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LA
CIVILTA CATTOLICA
ANNO NONO
16 Decembre 1857.
LA
CIVILTA CATTOLICA
ANNO NONO
Eeatus popnlns cuius Domic us
Dens eins.
Ps. cxtiir, -18.
TERZA SERIE
VOL. NONO
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ROMA
COI TIPI BELLA CIVILTA' CATTOLICA
Via di Borgo Nuovo al Vaticauo 81.
1858.
/ CompUatori della CivilUi Cattolica per gli articoli da essipubbli-
cati intendono godere il diritto di proprieta letteraria giusta le
convenzioni stabilite /ro' varii Stati <T Italia. E cosi riputeranno
frodolente quelle ristampe che si facessero di detti articoli senza
V espresso loro consenso.
GLI ORGANI BELLA OPINIONS
E
gli avviene comunemente che i cultori passional! di un' opera o
disciplina qualunque, restringendo in essa ogni loro pensiero ed
ogni loro amore, si persuadono di leggieri quella acchiudere una
suprema ed universale rilevanza, e per poco non dipendere da essa
tutto il bene del mondo presente e del future. Una tale propen-
sione ad esagerare 1'importanza della propria professione o del pro-
prio mestiere non manca d'averequalche cosa di comico, ogni qual
volta cade nell'esorbitante e nell'eccessivo ; e noi ricordiamo mae-
stri di calligrafia e di ballo credersi in tutta buona fede, che le fac-
cende della presente societa vanno a rompicollo per la sola ragione,
che gli uomini non attendono abbastanza a disciplinare i piedi alia
danza o le mani alia scrittura. Tuttavolla, messo da banda il lato
ridicolo di questa che e forse la piu innocua delle umane propen-
sioni, a noi pare che 1' illudersi un cotal poco per questo rispetto
non sia e non faccia poi un gran male •, e forse e provveduto consi-
glio di madre natura, che chi deve ogni suaforza ed ogni suo pen-
siero consumare intorno a cosa talora di piccolissima importanza,
trovi conforto e sostegno nel riputarla di grandissima, scambiando
1'essere quel dato uffizio ottimo ed ogni cosa per lui coll' essere otti-
mo ed ogni cosa in se medesimo. Sappiamo questo essere in gran
parte un giuoco di fantasia-, ma sappiamo altresi che non si vuol
essere troppo severi colla fantasia, non essendo essa stata inserita
per nulla hell' anirno umano •, e se ogni cosa ci apparisse secca-
mente alia pura ragione per quella che e in se medesima, forse il
6 GLI ORGANI BELLA OPINIONE
mondo se ne troverebbe in non piccolo imbroglio. Certo, dovendo
una madre spendere inestimabili tesori di sollecitudini e di amori
attorno al suo bambolo, non sempre vezzosissimo, perche le vorre-
ste furare il dolce conforto che attinge dalla innocua illusione di
crederlo la piu cara cosa del mondo, solo perche egli e la piu cara
cosa che essa si abbia in questo mondo ?
Pertanto se i giornalisti fossero soli essi a pensare il loro uffizio
essere il primo bisogno della moderna societa e 1' unica panacea a
tutti i mali che 1'affliggono; noi li lasceremmo pensare alia loro ma-
niera, senza volerli disturbare da quella dolce loro illusione, piu di
quello che faremmo per meccanici o musaicisti, i quali delle loro
rispettive professioni giudicassero a quella guisa. Ma i giornalisti
nellamedesima loro condizione di poter parlare abitualmente a mblti
ed anche a moltissimi hanno il mezzo di poter dar voga a quella loro
esorbitanza-, e tra per la facilita, onde la gente si lascia menare pel
naso da chi piu parla ed e ultimo a parlare, e per la malizia di chi
nel Giornalismo ha collocato il miglior suo nerbo per biechi inten-
dimenti o sospetti , e avvenuto che del Giornalismo stesso si siano
messi in onore alcuni concetti edencomii sperticatamente superla-
tivi. E cosi ci vengono dicendo che il Giornalismo e la misura del
progresso civile di una data contrada, assicurano quello essere un
mezzo efficace a disciplinare le intelligenze e ad educare i popoli, e
concludono in lui trovarsi YOrgano della Opinions. Vede poi ognuno
gran cosa che vorra essere quell' organo, chi non ignori (e chi puo
ignorarlo a' di nostri ?) V Opinione essere la sola, la legittima reina
del mondo. E perciocche questi organi, per suonare in tutti i regi-
stri come loro talenta, hanno uopo della liberta di stampa, e questa
nella censura, non foss'allro che ecclesiastica, trova o puo trovare
un poderoso ratten to, eccovi spifferato il solenne epifonema, quella
liberta di stampa essere il quinto elemento d- ogni cultura civile, e
per conseguente la censura, quale che ella siasi, riuscircosa al tut-
to violenta, illiberale ed intollerabile.
Ora in tutto codesto si acchiude un tal nugolo di falsita e di sofi-
smi, che noi crediamo pregio dell' opera il fermarci un tratto ad
esaminarli, per quanto sia materia da noi toccata gia da qualche
GLI ORGANI DELLA OPINIONS 7
anno e non di passata. Ma per farlo ci e uopo di eliminare, come di-
cono i matematici, dal nostro discorso alcuni elementi estranei alia
nostra materia , quantunque abbiano sembianza di appartenere a
lei. II che quando avrerao fatto e saranno condotte le cose alia loro
ragionevole dimensione, ahime! si vedra forse 1' organo maestoso
ristretto ad essere poco altro che un misero ottavino, o piuttosto
uno stridulo piffero ed abbastanza scordato. Ne dal farlo ci vogliamo
rimanere per non sembrare irnprovvidl che screditiamo il nostro
raestiere: gia dicemmo piu volte che noi ne giornalisti siamo, ne
lo facciamo per mestiere ; e piu sotto toccheremo del caso, in cui
anche quel mestiere puo farsi con merito uguale a qualunque opera
universal men te giovevole, e colla speranza eziandio di divenire or-
gano, almeno sotto qualche rispetto. Nel restanoi siamo cosi con-
vintidei mali che ha recato e reca il Giornalismo propriamente det-
to; abbiarno cosi poca fiducia nei beni onde puo farsi origine, che,
volendo pure noverare nella categoria dei giornali la nostra opera,
noi non esiteremmo un istante a smetterla senza piu, a condizione
che tutt' insi erne la-smettessero anche gli altri. Fatevi certi che la
causa della verita, della giustizia e d'ogni altra coltura umana e so-
ciale non vi potrebbe che guadagnare.
Col dire poi Giornalismo propriamente delto noi volemmo seque-
strare dal nostro^ discorso tutte quelle.scriUureperiodiche, lequali
impropriamente si chiamerebbero giornali, e che non si arrogarono
mai la prerogativa di essere Organi della Opinione. E di quel no-
vero sono i Periodici strettamente scientific]', quali erano gli antichi
Acta eruditorum, le Recensiones librorum, le quali chiamiamo oggi
Riviste, non le prendendo nel larghissimo senso del francese Revue
o dell' inglese /icvi«o,.che sotto quel titolo trattano di tutto-che
loro talenta. Appartengono altresi a questo novero le Memorie
delle Accademie o degl Istiluti scientifici, letterarii od artistid , le
quali sogliono dar conto delle tornate abituali , e mettere in nota
le quistioni che vi si agitarono, gli scritti che vi si lessero, i pro-
blemi che vi si proposero, i punti che vi si determinarono. Di
tutta questa varieta di lavori periodici messi a stampa , che mal si
direbbero Giornali, puo asserirsi con veritache essi sono effetto, e
8 GLI ORGANI BELLA OPINIONE
pero possono essere segno della operosita piu o meno vivace, onde
in un dato paese si coltivano le scienze, le lettere e la parte, diciam
cosi, piu dilicata e razionale delle arti. Soprattutto le Recensioni dei
libri, quando siano bene alimentate da lavori che incessantemente
vengano alia luce, e dei quali quelle diano la esposizione e la critica,
sono argomento manifestissimo che ivi almeno si stampa molto e si
stampano libri. Vero e che lo stamparsi mollo non importa sempre
che si stampi molto di buono ; ed avviene il contrario ogni qual-
volta a grande operosita intellettuale si accoppia un uguale scadi-
mento negli ordini delle scienze razionali, come avvenne soprattut-
to nella Francia ed in parte ancora nella Italia lungo la seconda me-
ta del passato secolo. Ma ci6 non toglie che quella maniera di stam-
pa periodica sia indizio di fervore operoso nel fatto delle scienze e
delle lettere, sia pure che il far molto non vada accoppiato al far
bene. Ne quelle Riviste di libri sono cosa nuova del nostro secolo.
Per quel tempo appunto ricordato piu sopra, come fecondissimo di
scritti messi a luce, 1' Italia ebbe la sua Rivista, condotta con isqui-
sito discernimento dall' eruditissimo Zaccaria , come aveala altresi
la Francia dai confratelli di lui, i quali in Trevoux compilavano il
Giornale che diede rinomo a quell' oscuro luoghetto. Noi non sap-
piamo se nel tempo presente una cosi fatta Rivista potesse avere
convenevole e sufficiente alimento dalla stampa contemporanea ,
quando questa dovesse considerarsi nelle vere opere nuove e di
qualche polso , ma possiamo passarci di questa richiesta ; stante
che, parlando noi di quei Giornali che si arrogano la qualita di es-
sere Organi della Opinione , e certissimo che somiglianti Periodic!
dotti ed eruditi , col mantenersi estranei alia politica ed alle qui-
stioni affini a quella, non si attribuirono quel vanto giammai.
Ben lo si possono con qualche sembianza di verita attribuire i
Giornali dei paesi retti a Statute alia maniera moderna. Perciocche,
essendo elemento indispensabile di questi il vigoreggiarvi una lotta
permanente di parti civili, e indispensabile ugualmente che ognuna
di esse abbia il suo organo, onde esprimere i proprii sensi, cora-
battere gli avversi ; difendere i proprii capi , accusare i contrarii ;
recare in mezzo quel che farebbe la parte vinta , giustificare quel
GLI ORGANI BELLA OPINIONS 9
che sta facendo la vincitrice -, e via discorrendo pei varii uffizii die
debbonsi compiere rispettivamente per ciascuna parte dal proprio
organo. E cosi vi debb' essere per lo meno il Giornale del Centra
e quello della destra e quello della sinistra ; ed uno, che e cosa del
Ministero , dee dire che tutto va bene , ed un altro che tutto va
male , ed un terzo dee sostenere anch'esso che tutto va male, ma
per una ragione che e 1' antipodo di quella , in cui si fonda il se-
condo, col quale e in guerra bandita. E poi quelle tre categoric si
sminuzzano anche esse con varii digradamenti e diverse sfumature
per le quistioni secondarie, salvando nondimeno il principio capi-
tale che costituisce rispettivamente ciascuna parte politica ; ed ap-
pena e concesso mancare di organo a quella parte inerte della Ca-
mera, che fu delta in Francia, nei bollimenti del 93, piano o ven-
tre, e che, non avendo giudizii e tendenze proprie , e parata a la-
sciarsi comperare o dominare da chi ha quattrini o potenza da sca-
valcare nella concorrenza i competitor!.
Di cosiffatti Giornali , nol neghiamo , pu6 dirsi con verita che
essi sono organi ; ma non gia della opinione , si veramente di una
opinione ; e secondo questo medesimo riguardo sono essi tutt' altro
che indipendenti od autonomi, come soglion dire. Perciocche se
rappresentano una opinione , ci6 avviene , perche , non cerchiamo
se pensano, ma certo dicono ne piu ne meno di quello che pensa
e dice la parte civile cui rappresentano j e questa alia sua volta
li compera e li legge appunto perche sa di trovarvi quello che
essa ha in capo e-le piace di ascoltare a solletico degli orecchi , e
proprio coacervant sibi magislros prurientes auribus. A questi poi,
benche si conceda che nelle cose secondarie possano dipartirsi un
cotal poco da quel comune sentire della propria parte, il certo e
che come prima nei punti cardinali se ne scostassero, e tosto ces-
serebbero di essere organo di quella opinione, ed o diventereb-
bero di un' altra , o resterebbero di nessuna. In somma sono indi-
pendenti come T organo e nei sonare indipendente dall' aria che vi
soffiano i mantici ; e se differenza vi e, essa dimora in questa solo
che , dove agli organi delle armonie 1' aria basta sempre per farli
sonare, per gli Organi della Opinione, nei paesi costituzionali,
40 GLI ORGAN! BELLA OPIMONE
raro e che basti il fiato della parola o il vento delle onoranze, e
ad ogni modo , chi voglia farli suonare a modo suo, & uopcrche
si metta mano a qualche cosa piu consistente , che non e il liqui-
do aere soffiato eziandio dai mantici pia maiuscoli dell' organismo
sociale. L'avere dunque una societa parecchi di somiglianti organi
a noi non apparisce come e perche debba prendersi per misura
della sua cultura civile, salvo il case di chi pensasse gran felicita per
un popolo essere il suo trovarsi scisso in parti contrarie , le quali ,
dovendosi pure osteggiare accanitamente, e gran merce che si con-
tentino di farlo colle parole su pei giornali, senza venire ai pugnali
plebei o alle cavalleresche pistole nelle contrade. Certo nessun sa-
no intelletto riputera conducente alia causa della verita e della
giustizia il dare abilita ad ogni piu strano sistema di potere farsi
largo colla parola stampata ed acquistare proseliti , e combattere
con qualunque arme gli avversarii, tra i quali si dee Irovare ezian-
dio chi possiede e propugna quel solo sistemu che, tra tanti contra-
st!, deve pure essere il vero. E nondimeno tant'e I In paese retto a
Statute ogni partito deve avere il suo organo , benche vituperoso
e scellerato e sacrilege, cominciando dalle studiate ipocrisie di una
Opinione, di un Espero o di una Staffetta e via digradando giu giu
fino all'abbietto luridume di una Gazzetta del Popolo e di una Unio-
ne. E pensate voi quale armonia d' inferno vorra essere per un o-
reochio cristiano il dissono e scomposto strombettare di tanti or-
gani, tiitti a un tempo ed in tutti i sette toni della scala !
A questo moltoaustero, ma non men giusto giudizio del Giorna-
lismo nei paesi costituzionali una sola eccezione dee recarsi-, ed
essa riguarda i giornali cattolici , siceome quelli che , avendo non
pure un'opinione ferma, ma una verita inalterabile a propugnare,
possono benecostituirsene organo, soprattutto quando yi sono con-
fortati da coloro, cui lo Spirito Santo pose a reggere la Chiesa diDio.
Essi nelsolo Stato della nostra Italia che versi in quella condizione,
possono bene attribuirsi il vanto di rappresentare la opinione ed il
sentimento dell'universale, almeno pei principii dommatici e mo-
rali che sostengono, ed alle inferenze che a quelli strettamente si
atttengono. N7on ignoriamo che da qualche tempo e prevaluta, anche
GLI ORGANI BELLA OP1WONE H
per quella parte della nostra Peuisola, il mal vezzo di qualifieare i
fedeli alle credenze dei loro padri per partita cattolico, e per istrazio
ancora li chiamano la parte clericale ; ma con ci6 solo gli estranei
a quello si dichiarano non cattolici, o per lo meno cattolici per for-
ma da restare separati dal Clero , che naturalmente acchiude i le-
gittimi suoi capi che sorio i Vescovi ed il supremo suo Gerarca che
e il romano Ponlefice. Or si consider! nuovo genere di Cattolicismo
che vorra essere quello, il quale professa esplicitamente di non vo-
lere aver che dividere col Sacerdozio, coll' Episcopate e collo stessa
Vicario diCristoin terra, e che, se pure si stringe d'amista e d'in-
teressi con qualche prete o frate, ci6 e solo con preti mezzo inter-
detti e con frati piu che mezzo sfratati. Ad ogni modo, supposto
che ad una societa cattolica sia incolta la grave sventura di vedere
costituiti nel suo mezzo varie parti politiche cozzanti tra loro in
certi punti, e solo accordantisi nell'avversione piu o meno astiosa
contro la Chiesa di Cristo; e insigne utilita e diciamo ancora e bi-
sogno presentissimo che sianvi dei generosi, i quali traggano in
mezzo a farsi scudo e difesa delle universal! credenze con tanta im-
pudenza rinnegate e sohernite. In queslo caso puo dirsi con verita
il Giornalismo cattolico, almeno pei capiprincipali, essere vero Or-
gano della Opinione, e rappresentarla con tanto maggior diritto,
quanto e piu evidente e sicuro che 1' universale del popolo e since-
ramente cattolico, e non pu6 per questo essere considerate come
una fazione od una parte.
La quale condizione, tutta speciale dei Giornali cattolici, ne ha
costituita la forza negli Stati Sardi in quella lotta oggirnai bilustre
che cola si .e ingaggiata tra la nazione sinceramente fedele alia
Chiesa, e le tre o quattro parti politiche che se ne disputano il do-
minio. Essi , benche in piccolo numero, benche non confortati da
poderose aderenze, anzi fatti segno agli oltraggi della stampa licen-
ziosa ed alle prepotenze ufficiali dei dominanti, hanno potato mante-
nersi generosaaiente sul campo a combattervi giusta guerra ed han
pptuto coglierneun frutto prezioso nell'esito insperato delle ultime
elezioni. Mail dire, che trovinsi valorosi medici a curare un morbo
o anclie ad attenuarne i tristi effetti , non significa che sia bella
j«> GLI ORGANI DELLA OPINIONE
e desiderevole cosa lo star malato 5 e quei generosi medesimi che
cola si adoperano con tanto zelo alia difesa della verita oltraggiata
e della giustizia manomessa , intendono meglio di noi , il loro mi-
nistero appena essere altro che il riparare, per quella piccola parte
onde sono riparabili, i danni che a quello gia si tranquillo e fiorente
paese sta recando lo sbrigliato imbizzarrire della incredulita e del
Yi'zio. Certo essi medesimi debbono sentire a quanto mal partito
debba trovarsi un popolo, il quale dovette non ha guari quasi cantar
trionfo per6 solo che gli venne fatto d' introdurre tra i suoi rap-
presentanti poco piu di un quarto, dei quali si possa dire: questi
d credono come credo io. Guardate mirabili effetti dei moderni tro-
vali ! un popolo che e tutto cattolico crede di toccare il cielo col
dito quando pu6 essere rappresentato da una rappresentanza nella
quale si trova a mala pena un quarto, cui con piena verita si pos-
sa appiccare quell' onorevole aggettivo. Torniamo a dire: e gran
vantaggio che, nello attuarsi le piu pregiudizievoli teoriche di non
so che rigenerazione sociale, almeno si trovi per via un ostacolo
poJeroso, quale potra opporlo la minoranza cattolica, e noi medesi-
mi, facendo plauso a quel vantaggio, ne volemmo tribuita la lode
a quei valorosi che per mezzo della stampa, soprattutto periodica,
lo avevano di lunga mano con tanto accorgimento apparecchiato.
Ma, come vede ognuno, quella medesima utilita che pur si coglie
nei paesi costituzionali dal Giornalismo cattolico e cosa tutta ipote-
tica, cioe nella supposizione dei nemici, a cui esso colle medesime
loro armi fa testa. Togliete questi, edessi si ritireranno dall'arena
del migliore lor grado, persuasi che debbono essere la coltura intel-
lettuale di un popolo misurarsi con altro regolo e procurarsi con
altri mezzi, che non sono brandelli o brandoni di carta stampata,
che vi recano ogni mattina colle novelle telegrafiche gli spilluzzichi
di scienza, le gocciole di letteratura e gli sbuffi di poesia.
Ne con questo vogliamo negare che talora ai giornali anche quo-
tidiani stendano la mano scrittori di levatura piu che mediocre. Si
sa: trattaridosi di Organi, come vi debbono essere parecchi registri,
cosi in ciascun registro debbono essere molte canne , dalle gravis-
sime che in ampiezza pareggiano ed in altezza soverchiano un can-
GLI ORGANI DELLA OPINIONE 13
none, fino alle infime che quanto sono piu smilze e piccine, e tanto
stridono col tono piu alto. Ma lasciando stare i giornali cattolici,
dei quali gli scrittori hanno per precipuo movente lo zelo •, il qua-
le pu6 confortare all' ingrato e non onorevolissimo ufficio perso-
ne che in qualunque altro ministero avrebbono potuto far bella
pruova, e restringiamoci un tratto agli organi delle vere parti po-
litiche. Quale che ne sia la ragione, e indubitato che in questi nes-
sun uomo di qualche vera rinomanza non mette abitualmente la
mano, se non fosse in qualche momento solenne , nel quale si cre-
da necessaria una parola riverita nella consorteria. Nel resto, tran-
ne questi casi , nei tempi ordinarii , eziandio nei paesi retti a
Statute , dove pure il Giornalismo e una vera potenza e rappre-
senta parzialmente le varie opinioni , in quei medesimi paesi , di-
ciamo , esso e abbandonato alle mezzanita piu vulgari , che se ne
valgono o per beccarvi un meschino stipendio, o per arrampicarsi
a qualche magro irapieguccio. Proprio cosi ! quasi vi vorremmo
entrar pagatori, che sopra dieci giornalisti voi ne trovereste nove
e un poco piu, che si bacerebbero il gomito , se potessero cangiare
il sublime uffizio di rappresentare 1' opinione e di educare il popo-
lo , coll' altro piu modesto di sporcar carta sopra di un dicastero
con un dugento franchi al mese. II che non dee far maraviglia, chi
ponga mente che quegli organi indipendenti, nelle quistioni capi-
tali , appena hanno altro uffizio che di rappresentare; e debbono
dir si quando i padroni dicon si, e dire no quando i padroni dicono
DO, e dire si e no all'ora stessa quando a quelli saltasse il ghiribizzo
di accoppiare I'affermazione alia negazione nella materia medesima
e sotto il rispetto medesimo. Allorche poi diciamo padroni non inten-
diamo solo un Ministero responsabile, che col favore o colla pecunia
si procaccia quel necessario appoggio ; e neppure una parte notevole
della Camera, che volendo fare un po'di opposizione, come dicono, se
ne dee apparecchiare lo strumento in un giornale ; ma fa da padro-
ne in questo caso qualunque gruppo della piu vituperosa gente coi
piu matti e biechi intendimenti , tanto solo che si creda di potere
costituire un partito. Ora voi vedete bene quanta dipendenza servi-
le ci voglia o dalla passione o dalla pagnotta, che sarebbe cosa piu
I i GLI ORGAM BELLA OPIMOKE
scusabile, per farsi organo indipendente della opinione in questa ma-
niera. E si consideri strambo concetto che sarebbe il guardare come
misura del progresso civile di un popolo e come mezzo ad ottener-
lo, T incessante scribaccbiare di gente per lo piii venale, senza ri-
putazione, senza nome, dai quali si vorrebbero esami e certificati
di iuona condotta per farli maestri dei fanciulli nella scuola, ed i
quali, senza nulla di tutto cio, si trovano insediati in cattedra a far
da maestri a quella massa inerte di fanciulloni che si dice pubblico
progressivo ed illuminato.
Lasciando ora i paesi ordinati a Statute e passando a quelli che
sono retti da una .volonta nel nome e nel fatto sovrara, assistita da
coosigli ed aiutata dall' opera di esperti Mihislri, che e la condizio-
ne di tutta 1' Italia, salvo un solo suo Stato; in cosifiatti paesi, dicia-
rao, ilGiornalismo propriamente detto vi dev'essere di necessitacon-
dotto ad una condizione al tutto meschina. E come volete che pro-
speri quella istituzione ordioala precipuamente a rappresentare le
varie parti civili, quando appunto questo in quei paesi le e disdel-
to? Nk gia che quelle parti non abbiano aderenti eziandio caldi e
fanatici 5 ma ad esse non essendo dato di aver un organo pubblico,
non ci pu6:neppure essere lo zelo di leggerli, ne la necessitadi pa-
garli e neppure la voglia di scriverli. Quindi ilGiornalismo, tran-
ne un solo caso, di cui diremo piu sotto, o resta comunemente una
ewrcitazione letteraria di principianti, che hanno 1'innocente gusto
didiventare autori e di farsi leggere colla dozzina di periodi ela-
borati con lungo amore con; in una mano il vocabolario e coa
nelV altra la grammatica; o e un balocco di gente oziosa 5 o e un
mezzo a campare la vita molto piu macro che non e nei paesi co-
stftuzionali, dove pure non & molto lauto. Noi lodando chi cerca
per quells via onesto esercizio al propno ingegno o innocua occu-
paziane del proprio tempo, non condannando chi, in mancanza di
meglio , se ne fa un modesto strumento di guadagno ; il solo che
vorremmo e che non se n'esagerasse oltre ogni termine di ragione-
vole T importanza.
Diteci , se il ciel vi salvi : facendo voi 1' uffizio di giornalista per
quei motivi che dicemmo e versando in quella condizione, con qual
GLI ORGANI DELIA OPINIONE 15
-diritto v' arrogate il vanto di essere Organo della Opinione, di- rap-
presentare il paese , di timoneggiare la navicella delFumano inge-
gno , e v'attribuite il ministero e 1'onore di non so che sacerdozio
laicale e di una missione incivilitrice e rigeneratrice della umana fa-
miglia? Vi parrebbe di trasognare a sen tire di cosi sperticate iperbo-
li; e pure chi di noi non leha sentite e non le ha lette, non pur nei
giornali, che questo s' intenderebbe, ma eziandio in qualche Hbro?
Ma per vita vostra! dove mai siete iti col cervello? Voi non -motto
innanzi negli anni , forse con poco ingegno e con piu pochi studii,
yi arrogate di farvi maestro, quando appena potreste essere scolaro-,
e vi arrogate di farlo nan colla posatezza di cbi medita prima e po-
sciascrive un libro, ma colla foga di chi, giorno per giorno, getta
alia peggio o alia meglio un po' di nero sul bianco per mandarlo al
palio , con una sicumera portentosa , che poco si differenzia dalla
impudenza! e quinci sedere a scranna e parlar di totto e giudicare
di tutto, e dandovi per Organo della Opinione pronunziare sentenza
sul terzo e sul quarto, con un'avventataggine che appena riesce, e
neppure riesce sempre a schivare an processo di diffamazione e di
calunnia ! Quando le oose fossero a questi termini, a voi parrebbe
invidiabile la sorte di quel popolo, nel quale un tal Giornalismo es-
sendo tenuissimo o nullo, vi sarebbe per conseguente piu scarsa la
messe di strambotti e di scand;\li che , anche senza il Giornalismo ,
suol essere nel mondo abbastanza copiosa.
Diremmo che oltre a questi che scrivono per esercizio' che sareb-
be co^a lodevole, o per onesto guadagno che sarebbe cosa innocua,
quando non vi si aggiungesse la singolare pretensione dell' organo,
vi e un'allra maniera di dettare scritti periodici, la quale si appog-
gia sopra piu nobile e sicuro fondamento. -E quella e quando altri
vi si conduca per zelo della verita conculcata, per Famore degl'in-
telletti traviati- e per F onore e per la difesa della cattolica Chiesa.
Se in tntti i paesi la Fede cristiana ed il buon costume fossero so-
stenuti e protetti almeno quanto e F interesse politico , forse quel-
Fopera sarebbe meno necessaria. Ma sia per F indifferentism o pre-
taluto in tutte le condizioni sociali , sia per la grande dottrina dei
compensi e degli equilibrii , fatto e che in molti paesi di questo
16 GLI ORGANI DELLA OPINIONS
mondo il rigoroso silenzio imposto alle parti politiche e compensate
con altrettanta licenza lasciata ai biechi dispetti ed ai vieti pregiu-
dizii anticattolici ; talmente che la sola parte civile che al presente
abbia rotto lo scilinguagnolo e la scredente e nimica della Chiesa.
Essa piu che nei giornali si fa sentire nei libri che stampa o che ri-
stampa, nelle teoriche che mette in voga, nelle sospizioni che soffia
contro cui piu teme •, e ci6 non solamente per le cose strettamente
religiose, ma eziandio per quelle che si attengono alle quistioni piu
gravi nella politica e nelle scienze sociali. Intanto certi statisti uma-
nitarii e certi politicoiii del nostro tempo guardano con indifferen-
za e quasi che non dicemmo con gusto , che si crolli ogni cardine
di autorita civile, purche ci6 facciasi con altrettanto danno della Isti-
tuzione religiosa. Ne si accorgono quei valentuomini che questa, fi-
duciosa nelle promesse e forte della potenza stessa di Dio,seguitera
per molti altri secoli a vedersi passare attorno tutti i poteri ter-
reni, che s' avvisarono poter fare senza di lei.
Ad ogni modo se quella e la sola parte che abbia quasi libera voce
in Italia, fu conveniente e necessario che a quella si opponesse un
argine da scritti cattolici, i quali, avendo pure alcune sembianze di
Giornalismo, possono bene partecipare qualche incomodo della for-
ma, ma certo non ne partecipano la voltabilita, atteso il Vero incrol-
labile che propugnano, e possono altresi promettersi la coopera-
zione di penne ben piii poderose di quelle che nei giornalismo vul-
gare e scredente si vanno esercitando. Dato ad un periodico Catto-
lico quel nobilissimo scopo, pu6 bene avvenire che uomini, non che
adulti, ma attempati, si acconcino all' ingrato uffizio di dettare ar-
ticoli , che se non e esercizio di apostolato cristiano, ha certo molti
riscontri con quello. E ad onta di tutto ci6 essi non ardirebbero di
spacciarsi per Organi della opinione, salvo i casi, in cui pronunzian-
do il pensiero della Chiesa, sanno che parlando a' Cattolici pronun-
ziano il pensiero di tutti. In queste speciali condizioni piuttosto che
in favori estrinseci ed in protezioni autorevoli si potrebbe trovar la
spiegazione di quella piu larga simpatia, onde qualche Giornale cat-
tolico si vedesse per avventura circondato.
ANALISI CRITICA
DEI PRIMI CONCETTI
DELL' ECONOMIA SOCIALE
§. H.
Le Polenze motrici dell'uomo rispelto all' economia.
SOMMARIO
'
1, Tre forze — 2. Tendenze di cgoismo nel senso, — 3. di giustizia uella ra-
gione, — 4. di generosita nella religione — 5. Come entrino nella scienza
economica, — 6. reluttanti indarno gli economisti, — 7. per vizio di natu-
ralismo. — 8. Se non si ammettono, 1' assunto della scienza e impossibile,
— 9. e contraddittorio. — 10. E un' Utopia negata dalfatto — 11. Non ba-
sta la giustizia, — 12. come insegna la pratica, — 13. e lo confessano gli
economisti — 14. Ragione fondamentale di questa insufficienza — 15. L'eco-
nomista non e teologo, ma accetta la religione — 16. Proposta di una tripar-
tizione della scienza — 17. Chiarezza che vi spargerebbe.
1. Non e chi ignori che le forze motrici dell'uomo, appetiti, pas-
sioni, volonta abbisognano d' una precedente apprensione, la quale
dallo stato puramente potenziale traggale alVatto. Dall'apprensione
de' sensi e della fantasia si destano gli appetiti e le passioni. La ra-
gione desta la volonta, ma con dueprincipii diversi •, vale a dire, o
coll' evidenza del vero Bene, a cui la volonta si affeziona in forza
1 Vedi volume precedente pag. 546 e segg.
Serie III, vol. IX. 2 16 Dccmftre 1857*
18 ANALISI CRITICA DEI PUIMI CONCETTI
della sua natura •, o coll'evidenza dell'autorita che la inclina a tendere
verso un qualche bene, anche non evidentemente ravvisato per ne-
cessario. La prima tendenza e naturale e spontanea : la seconda in-
clude per Io piu un rgerme d'idea religiosa e solo dalla religione
ottiene compiuta efficacia, non essendovi, fuor di Dio , sulla terra
autorita che possa per se imporre alia volonta vincoli legittimi e co-
stantemente efficaci per indurla ad operare quel bene, al quale na-
turalmente essa non tende. Appetite dunque cli soddisfazione, ten-
denza ragionevole al bene evidente, impulso religiose a perfezione
soprannaturale sono i tre motori principal! della volonta, dotati ri-
spettivamente di caratteri assai diversi tra loro.
2. L' appetito di soddisfazione nasce nell' uomo senziente ed e
per conseguenza essenzialmente individuale e soggettivo. Soggetti-
vo;perche il sentire e atto proprio interamente del soggetto che
sente: individuale per conseguenza; non essendovi ragione , per
cui il senziente possa accomunare ad altri la propria sensazione.
Se a me piace il dolce, a te pu6 piacere Y amaro ; se io abbisogno
di yesti contro il freddo, tu puoi abbisognare di pane contro la fa-
me. 11 sentimento dunque del bisogno e la brama di soddisfarlo
(la qualexcome motore economico suol dirsi e diremo ancor noi w-
teresse) include essenzialmente una tendenza d'egoismo.
3. Ma se uscendo dal Me senziente, io considero negli altri con
la ragione Y identita di natura e 1' universale dipendenza dal Crea-
tore ed Ordinatore di essa, eccomi trasportato repente nelle regioni
del!' obbiettivo ; dove ravvisando alcune proporzioni necessarie ed
assolute, indiperidenti per conseguenza da gusti o sensaziohi mie
personal!, mi sento legato per 1'evidenza del vero ad assentire col-
1'intelligenza, la quale trae dietro soavemente la volonta e la in-
cbina all* ordine , presentandole in questo il bene della giustizia.
Giustizia che, considerata genericamente nell' identita della natura
umana, stabilisce frale persone tutte un principio di naturale ugua-
glianza guarentito dalla volonta del Creatore. Secondo questo prin-
cipio io mi ragguaglio ad ogni altro uomo; e come voglio per me
il mio, voglio il suo ad altrui.
DELL' EGONOMIA SOCIALE 19
4. Fin qui la mia ragione tenea fiso lo sguardo intorno a se sulla
terra, e nell'uguaglianza di gli abitatori di questa, trovava laragione
di uguaglianza nelle loro attribuzioni : a ciascuno il frutto delle
sue fatiche, secondo 1' assioma sansimoriistico : A chaque capacite
selon ses oeuvres. Ma nun potrebbe I'uomo ergere piu alto lo sguar-
do e mirare nel sublime de' cieli il Padre di tutt' i mortali e nel
cuor di Lui I' amore uguale verso tutt'i figli ? Se questo egli miras-
se, quando tratta d'Economia, sentirebbe nel proprio cuore all' u-
guaglianza delle leggi di rigorosa giustizia sottentrare gl'impulsi
di benevolenza fraterna: e invece dLcommisurare a parita del la-
voro la parita della mercede, verrebbe stimolato a proporzionare
T ampiezzadei sussidii alia gravita de'bisogni. Laonde, senza cal-
colare piu che tanto T opera donde germina la ricchezza , calcole-
rebbe le miserie che ella dee sollevare. Disgraziatamente 1' alzare
cosi gli occhi al Padre cbe e nei cieli non e atto, cui sia proporzio-
nata la sola natura , comunque ella possa ravvisare ed ammirare la
sublimita del concetto , quando la degnazione misericordiosa di Dio
si compiace manifestarglielo. Di che, fuori del Cristianesimo, cote-
sto motore ricordato appena da un languido eco di tradizione o dai
suggerinaenti di una coscienza vacillante, e poco meno che scono-
sciuto alle menti e impraticabile alle volonta. Ma poiche, sua merce,
noi siamo nel numero di coloro^ al cui orecchio suono propizio 1 an-
nunzio di salute, trasfondendoci nel cuore una vita novella 5 poi-
che investighiamo gli elementi operativi di produzione e distribu-
zione della ricchezza in una societa cristiana^ in una societa cioe ,
ov' e generalmente diffusa, merce la fede e la grazia, cotesta vita
novella ; chi non vede che, nel rendere ragione dello stato economico
della.societa e del modo con cui un governante puo rettamente or-
dinarlo, dobbiamo tener conto di questa, come delle altre due forze
raotrici ?
5. Abbiamo dunque tre forze che possiamo dire produttrici e re-
golatrici della ricchezza: V inter esse che pensa al Me, la giustizia
che lo pareggia agli altri, la pieta che da agli altri una qualche pre-
ferenza. Ricercare in qual modo un governante possa ottenere, con
20 ANALISI CRITICA DEI PRIMI CONCETTI
adoperare in varie proporzioni coteste tre forze motrici, Fordinato
andamento de' pubblici averi, e, a parer nostro, 1' assunto precipuo
della Economia sociale.
6. Tale non e, lo sappiamo, il parere di molti economist! , come
u Jimmo nel precedente articolo dal Gamier. Persuasi com' essi sono
chegl'interessi individual! hanno tendenza armonica e sociale, poco
assegnamento essi fanno sulla fraternita e sul sacrifizio volontario :
e noi non sappiamo biasimarneli , finche si tratta della fraternita e
del sacrifizio de' SOCIALISTI. Le prove date da costoro dell'una e del-
1'altro sono tali, che giustificano pienamente la poca fiducia degli
economist!. Ne poteva essere altrimenti , posto che il Socialismo
odierno inchiude un' espressa negazione del vero Cristianesimo che
e solo nel Cattolicismo.
Ma perch6 il Socialismo, plagiando ipocritamente il linguaggio
cattolico, pronunzia de' vocaboli che in bocca sua divengono sterili
e derisorii, dobbiamo noi forse inferirne per conseguenza che 1'Eco-
nomia dee ricusare 1' impiego serio di forze reali e feconde? Strana
Economia sarebbe cotesta che rifmtasse la moneta e le banconote ,
perche dai falsarii vengono alterate e contraffatte. Se V economista
di Francia non conosce o non ha fede nel Cattolicismo, e naturalis-
simo che non faccia assegnamento alcuno sulla fraternita e sul sa-
crifizio spontaneo, non ostante i numerosi e portentosi esempii che
la patria sua gliene presenta. Ma noi che nella societa italiana veg-
giamo tutta la mote agitata da quello spirito nobilissimo 1, crede-
remmo fallire al debito di buon filosofo, se pretendessimo spiegare
i fenomeni economici, strozzando prima nella societa nostrail prin-
cipalissimo dei suoi motori, quello che forma il compimento della
societa nell' ordine mondiale, e che solo rende possibile 1' effettua-
zione compiuta del gran disegno.
7. Si, lettore gentile, va proprio cosi questa bisogna: e in un
tempo di tanta prevalenza del naturalisrno razionalistico non vi di-
spiacera che invochiamo sopra tale oggetto istantemente la vostra
1 Mens agitat molem et magno se corpore miscet. VIRGILIO.
DELL' ECONOMIA SOCIALE 21
attenzione. Gli uomini civili, i Gristiani europei, e molti eziandio di
coloro che si dicono e forse si credono cattolici, si sono lasciati tal-
mente invasare dal naturalismo, talmente inebbriare dalla potenza
della civilta, cbe sperandone ogni gran cosa, vorrebbono sbandirne
tutte le considerazioni soprannaturali e trovare una societa perfetta
nei puri element! di natura. Costoro ripetono co! Gamier che 1' in-
teresse conduce alia giustizia, che la tendenza degl1 interessi indi-
viduali e armonica e produce da se stessa un retto organamento
sociale.
8. Ora, dopo il poco che abbiamo detto intorno allo scopo dell Eco-
nomia pubblica, non ci vuole gran valentia di logica per dimostrare
I'assurdita di cotesto loro teorema. Qual e secondo il gia detto lo
scopo di cotesta scienza? Stabilire le leggi, mediante le quali I' ope-
rare di una societa produce e ripartisce rettamente la ricchezza in
modo che, salvo a ciascuno il libero impiego di sue forze e il frutto
delle forze impiegate, non vi sia cui manchi il convenevole sosten-
tamento. Cotesto scopo include, non e chi nol veda, due termini,
che nel sistema dell' interesse sono essenzialmente opposti; vale a
dire, lavorare per interesse e lavorare per altrui. Essendo T inte-
resse essenzialmente personale e soggettivo, tende necessariaraente
a lavorare per se solo. Per altra parte, essendo la societa un im-
menso aggregato di personal} disuguaglianze, ella somministra in
ogni ordine di potenze il contrapposto della forza e della debolez-
za: contrapposto, nel quale il piu debole non pu6 sussistere e usare
liberamente le forze, se non in quanto riceve in varie proporzioni
un qualche aiuto dal forte. Qualunque sia il ramo in cui si esercita
cotesta forza, il bisogno opposlo si distende in gradi svariatissimi
dalla mediocrita all'estremo della privazione, e quando e giunto a
quest' ultimo termine, nulla o quasi nulla pu6 con le proprie forze ;
tutto o quasi tutto deve aspettare dalle altrui: I'infermo agoniz-
zante bbbisogna del sano e robusto, il mendico affamato del ricco,
lo stupido crelino dell'assennato e via discorrendo. Ponete questo
estremo di debolezza in una societa ove I' interesse sia il motore
universale, e diteci se e piu possibile una giusta proporzione tra
le forze impiegate, il frutto raccolto, i bisogni sentiti?
22 ANAL1S1 CR1T1CA DEI PR1MI CONCETTI
9. L' interesse, siccome quello che nasce dalla brama di senlire
yradevolmente , esclude necessariamente ogni lavoro penoso, sug-
gerendo per conseguenza a chi puo oLLenerle, di adoperare in suo
pro le fatiche altrui : per 1 opposto include la brama indefmita di
godimenti, rendendo impossibile che un ricco abbia mai il super-
fluo. La tendenza dunque degl' interessi conduce inevitabilmen-
te in uiia societa i riccbi a volere in loro pro 1' opera dei poveri col
minimo dispendio. Stabilito universalmente un tale intento fra i po-
tenti di una societa, e facile il vedere se sia giammai sperabile quella
equa ripartizione, per cui il libero uso delle forze produce a ciascu-
no il congruo sostentamento. Efletto senza causa ripugna. Ora do-
ve troverete voi una causa perche il ricco doni il proprio ad altrui,
quando avete stabilito motore universale quell' interesse che tende a
trarre T altrui verso di se * ? Mi direte che T uomo sente gradevol-
menle anche senza interesse di dunaro, quando e ricompensato dal-
le lodi, dalla gratitudine, dall' amore, dalla coscienza d' aver fatto
il bene : stimoli tutti a sacrificare in pro d' altrui qualche parte del
proprio (il che in sostanza e un dirci che universal motore non e
1'interesse). Mi aggiungerete che, se i ricchi non sacrificheranno una
parte, correranno pericolo di vedersi involato il tutto. Che per con-
seguenza anche sotto 1' universale influenza dell' interesse la ric-
chezza pu6 venire ripartita equamente o per amore o per timore.
1 Troviamo nelP ARHONIA dei 5 Novembre 1857 un curioso catechismo at-
tribuito agli anglo-americani, ma che crediamo proprissimo di quella ignohile
parte di qualunque societa, che prende per guida Putilismo. Eccone il con-
testo :
— Che cosa e la vita ?
— Un tempo per gyadagnar denari.
— • Che cosa e il denaro ?
— Lo scopo della vita.
— Che cosa e I' uomo ?
— I7ho macchina per guadagnar denari.
—-Che cosa e la donna ?
— Una macchina per ispendere denari eccetera.
DELL' ECONOMIA SOCIALE 23
10. Ma questa b una di quelte risposte; con cui V immaginazione
s' ingegna di acquetare la ragione , svolazzando al fioco barlume
delle possibilita, invece di piantare saldi i passi nelle vie del mon-
do reale. Ella ricorda le commozioni filantropiche di quarlche cuor
romanzesco, i timori momentanei di qualche tumulto demagogico:
e scorgendo in cotesti trepidi momenti il ricco epicureo svegliarsi
dal sonno, aprire la borsa e gittare qualche scudo in bocca ad una
compassione teatrale o ad un Cerbero latrante, ella crede che la so-
cieta possa vivere continuamente o tra le sdolcinature della filan-
tropia o tra gli spaventi delle sedizioni. Ma ci vuol altro cbe cote-
ste subite paure o mostre di tenerezza peristabilire on ordine socia-
le! Questo dee risultare da quella ferma e costante risoluzione della
Ragione legislatrice che, scevra da timore o da affetto, mira a com-
piere 1'effettuazione dell'ordine in tutta la macchina sociale. Se co-
testa ragione medesima, invece di muoversi per amore dell' ordi
ne, 6 strascinata dall' universal Hfotore, T Interesse; sapete che co-
sa sara il Governo? Sara un'accorta combinazione aristocratica, un
calcolo studiato per determinare con quali arti e fino a qual segno
la cospirazione dei ricchi, dei forti , degli astuti potra comprimere
il tumultuare dei poveri , dei deboli , degli stolidi, inanimito dal
numero e guidato da qualche Masaniello . Calcolato accortamente
il valore dell'argine che si vuole opporre a cotesta moltitudine,1 si
blandira parte di essa che somministra i materiali necessarii per co-
struire quell' argine, e il rimanente sara destinato al proletariate ,
alia carcere, alia schiavitu, al macello, ad essere insomma o iloto a
Sparta, o paria tra i Bramini, o negro agli Stati Uniti, o indo a Cal-
cutta, o irlandese a Londra. I fatti sono notorii e dimostrano piu
assai che la nostra tesi non chiede: perocch^ tutte cotes tespietate
e vergognose oppression! , 1* Interesse le eserdta in societa , ove i
principii di umantta ancor suonano come eco di tradizione antica ,
o come rimbombo della cattolica armonia, al suono della quale il
sozzo epicureismo ancor sente un qualche rossore e corre con le
mani, se gli riesce, a coprirsi lafaccia. Or che sarebbe una socie-
ta, ove coscienza , onoratezza, pieta, relrgione e, per dir tutto in
24 ANALISI CR1TIGA DEI PRIMI CONCETTI
una parola, sentimento cattolico piu non serbasse una qualche in-
fluenza o come legislature aritico, o comerivale presente?
E fatto storico e ragione filosofica sono dunque concordi nel di-
mostrarci che uria societa governata &a\Y universale motore Inleres-
se, non puo senza contraddizione sperare un'equa ripartizione degli
averi per modo, che ciascuno sia libero nel lavoro, sicuro nel rac-
coglierne il frutto, soddisfatto in ogni urgente bisogno.
\ \ . Eppure questa equita di ripartizione debb' essere F assunto
dell' Economia sociale •, questa e cio che realmente si propongono ,
piu o meno esplicitamente , gli economisti. Dunque un' Economia
che presenti i fenomeni della produzione e ripartizione di ricchezza
soltanto sotto gl' impulsi dell' interesse, e una scienza che si propo-
ne un problema cui ella non puo risolvere. Ne trovera mai la for-
za necessaria per giungere al risultamento che pretende, se non am-
mette oltre F Interesse, le altre due potenze motrici, giustizia e pie-
ta. Tulte e due, diciamo ; giacche la stessa giustizia rigorosa ed e-
satta basterebbe bensi ad introdurre nella societa la riverenza al di-
ritto, ma giungerebb' ella ad ottenere soccorso al bisogno? In altri
termini, colui che dice: « io non rapisco 1'altrui » e egli disposto
perci6 a donare il suo ? Non e chi non veda il gran divario che an-
cora passa tra giustizia e benevolenza. Eppure se la societa non
giunge a dare anche a questa la sua giusta influenza, se non giunge
a dire : « diamo a chi di nulla ci ricambia » , il problema economic©
non giungera alia soluzione.
12. E potete vederlo praticamente in tutte le speciali applicazioni
di cotesto problema, le quali formano oggi il rovello degli economisti,
come vSalarii , paunerismo , lusso , macchine ecc. : in ciascuno de'
quali anche F elemento di giustizia , se vi s' introduca solo e nell' in-
flessibile sua rigidezza , difficilmente potra mitigare le spietatezze
dell' interesse ed assicurare alia natura la soddisfazione di sue do-
mande. Infatti manca egli alia giustizia rigorosa quell' impresario
che accetta dal manuale a minimo prezzo F opera giornaliera? E
il ricco e egli strettamente obbligato per giustizia al sovveni-
mento di questo o di quel misero ? Se il lusso toglie il pane ai
DELL' ECONOMIA SOCIALE 25
poveri , sapra la giustizia fissare que' limit! , oltre i quali il lusso
e colpevole? Se una macchina nuovamente inventata gittaallo scio-
pero una popolazione, correra la giustizia ad incendiare quell' opi-
ficio per assicurare all' artiere la sussistenza ? In tutte coteste col-
lision! 1'economista ravvisa una classe di danneggiati, la compati-
sce, ma non pu6 far di meglio, e Tunica speranza di cui ci con-
sola, e quella « Cotesto e male necessario; passera con danno dei
present! e lascera abbondanza pei futuri. » Or credete voi che i
presenti^ cotesti poveri presenti C\\Q s[.a.n morendo di fame, non sie-
no compresi anch' essi in quella legge di equa ripartizione, secondo
la quale la ricchezza materiale dee procacciare ad ogni membro
della societa, mediante lavoro corrispondente, il congruo sostenta-
mento? A noi pare che una rejta Economia pubblica debba anzi tut-
to assicurare la vita a chi gia vive, e non gia sacrificare i vivi all'agia-
tezza dei nascituri. E se nei soli impulsi dell' interesse ella non
trova una forza sufficiente per risolvere il suo problema, ella dee ri-
conoscere che parte essenziale della scienza debbono dirsi anche
gl' impulsi superior! all' interesse , giustizia e religione. Lo rico-
nosce , autorita non sospetta , lo stesso Blanqui nell'atto appunto
che sta vituperando come ignorante, oscurante, lentigrado, il clero
cattolico. La religione , dice , e la sola che possa ben risolvere le
quistioni economiche da lei medesima proposte : 11 y a des questions
d'economie politique qui demeureront insolubles tant qu'elle (la reli-
gion) n' y mettra pas la main, ^instruction populaire, LA REPAR-
TITION EQUITABLE DES PROFITS DU TRAVAIL, la reforme desprisons, les
progres de T agriculture et bien cT autres problemes encore ecc. i.
Vedete potenza della verita ! Un economista incredulo e socialista
riconosce non esservi, fuori della religione, una giusta soluzione di
molti e gravissimi problem! economic! 5 e un economista cattolico
pretenderebbe scrivere Economia sociale senza dipendenza dalla re-
ligione? Scrivere Economia, escludendo quell' elemento che e neces-
sario, a parer del Blanqui, per risolverne le piu gravi quistioni P
i. BLANQUI Histoire de V Economie politique, Parigi 1852, t. 1, pag. 152.
26 ANALISI CRITICA DEI PR1MI CONCETTI
Delia potenza del quale elemento oh quanti ammirabili esempi*
potremmo recare in mezzo, se la brevita d' un articolo eel permet-
tesse ! Ma a costo di fare strillare il tipografo, vogliam recare alme-
no quello attualissimo che troviamo nella Regeneration di Madrid
(29 OUobre 1857). non solo perche i fatti correnti allettano mag-
giormerite j ma anche perche e la materia e gli attori lo rendono
poco meno che miracoloso.
Dei quattro punti che poc' anzi abbiamo accennati non crediamo
che ve ne abbia uno o piu fuaesto all' equa ripartizione , o piu ri-
troso ad ogni medicina dei politici economisti che il luiso, piaga
desolatrice della societa moderna. Quante ne hanno studiate gli e-
conomisLi per medicarla ! Mal'ultima conclusionee sempre quellac.
e leggi suntuarie nulla valgoao, nulla giovuno.
Orbene sapetevoi la nuova? In Bajona uno scelto numerodi da-
me piu illustri hanno formata un' associazione con 1'intenlo. . . . (let-
tor mio, aprite tanto d'occhi e fatevi le croci) con 1'intentodi com-
battere il lusso negli abbigliamenti ! Or dite su, lettore , non e egli
cotesto proprio un miracolo a cui non valse tutta la potenza roma-
na? Noi non sappiamo se la societa otterra appieno il suo intendi-
mento, come-1' ottenne in allro genere di vizio, in altra classe di
persone, in altri popoli la societa di lemperanza ; la quale potrebbe
confermare essa pure la nostra asserzione \ ma, riesca o no, il solo
mostrarci nel sesso gentile in materia per lui si gelosa la risolu-
zione di combattere il lusso, non prova egli quanta sia la forza del
sentimento religioso in favore degl' interessi economki? Ese , co-
me sogliono coteste intraprese in Francia , la societa altecchisse e
propaginasse ^ se, come augura 1' egregio e cattolico giornale spa-
gnuolo, valicando i Pirenei si trapiantasse in Castiglia 5 se tra gl' I-
taliani , imitatori purtroppo , e si pazzi , dei figurini e delle mode
francesi , si trovassero imitatrici savie delle dame di Bajona^ se a
poco a poco crollasse cotesto idolo della Moda cheingoia, come un
Moloch , tante famiglie de'suoi adoratori ; chi non vede 1' immensa
rivoluzione economica che verrebbe quietamente operata in tutto il
mondo incivilito? E una causa capace di produrre effetti si estesi ,
DELL' ECONOMIA SOCIALE 27
si meravigliosi, si vantaggiosi, nell' ohbietto della scienza economi-
ca, si verra a raccontarci non far parte di cotesta scienza? Sarebbe
proprio come dirci che il maneggio dell'artiglieria o delle mine non
deve far parte di un corso di arte militare.
Lo vedete, lettore-, o rEconomia e una scienza incapace di ri-
solvere il problema fondamentale che ella stessa ha proposto-, o un
trattato compiuto d'Economia sociale dee mettere tra-le mani del
pubblico ordinatore , oltre la forza dell' interesse , altre potenze
capaci d' introdurrenella societa quell' ordine che per solo interesse
riuscirebbe impossibile. Ora quest' ordine non pu6 ottenersi senza il
sentimento di giustizia e d'amore, il quale nella societa cristiana e
carita. Dunque un buon trattato d' economia dee ricorrere a cote-
ste tre potenze motrici e additare al governante in qual modo egli
debba adoperarle per giungere allo scopo di veder soddisfatto ra-
gionevolmente ogni bisogno , libero ogni braccio, frutfifero ogni
lavoro. Ci6 non vuol dire che ella debba costituire il pubblico am-
ministratore arbitro della giustizia o capo della religione; come non
lo eostituisce negoziante o artefice, quando gU insegna qual partito
abbia a trarre dalle tendenze del commercio e dell' industria. Vuol
dire sol tan to che, assumendo come lemmi o comefatti il sentimento
giuridico e il religioso, la scienza dee considerarne e misurarne le
influenze economiche.
13. Dall'avere escluso questi elementi' necessarii e nata 1' impo-
tenza degli economisti nell' attenere le loro promesse ed appagare
le nostre speranze; e (sia detto a lode di loro sincerita) essi stessi
molte volte lo riconoscono, confessando che la sola Economia non
pu6 sciogliere il gran problema sociale. Ci occorreranno molti casi,
in cui dovremo dagli economisti stessi udire di queste confessioni.
Per ora contentiamoci di recarne due sole di uomini tali, che hanno
tra gli economisti meritata autorita di maestri e seggio onorevble.
"II primo eil Rossi nella seconda lezione del primo tomo, ove con
mirabile candore e chiarezza comincia dal confessare che 1'Economia
politica e una scienza sui generis 1 : che si orcupa solo dell' arric-
1 Seconds edizionr, tomo 1, pag. 31.
28 ANAL1SI CRITICA DEI PRIMI CONCETTI
chire e, considerata secondo 1'oggetto, dee distinguersi dalla scien-
za della felicita e da quella del perfezionamento morale. Yolete
godere? Volete perfezionarvi ? In tal caso dovrete adoperare dei
mezzi molto superior! a quelli che v' insegna 1' Economia politica ;
la quale altro non e che la scienza di acquistar ricchezze: Qui
veut settlement acquerir *. Voi vedete qui dunque una schietta
confessione , che coi mezzi suggeriti dall' Economia pubblica non
si ottiene ne felicita , ne perfezione morale : che anzi ( lo confessa
altrove 1' Autore) il bene morale, il bene politico esigono molte volte
delle eccezioni a quelle leggi che egli insegna di politica Economia.
Ma se ella non procura il bene della societa, perche ehiamarlapoft-
tica? E se volete chiamarla politica , cioe conducente al beneso-
ciale , perche non somministrarle que' mezzi che a tal uopo con-
fessate necessarii voi medesimi? \o\ annoverate tra i fatti fonda-
mentali di questa scienza gl' istinti di proprieta , 1'inclinazione al-
1'associazione, 1'antiveggenza del risparmio 2 e simili : perche non
annoverare eziandio e il sentimento di giustizia , senza cui 1' asso-
ciazione sarebbe impossible, e i sentimenti di pieta e di religione
che tanto influiscono in tutto 1' operare sociale? Qualcuno rispon-
derebbe forse che cotesti fatti appartengono ad altre scienze : ma
cosi certo non risponderebbe il Rossi, il quale riconosce che anche
i precedent Economia li riceve in compagnia di altre scienze 3
ne per6 cessano d' essere proprii anche di lei. E in vero , se un
fatto e necessario per ispiegare Tobbietto della scienza, e chiaro che
dee formarne parte. Quello che il Rossi risponde e che, non e an-
cora giuntoil momento di riunirein una sola tutte le scienze mo-
rali e politiche colla potenza della sintesi 4. Ma non e questo cio
1 Ivi pag. 28.
2 L' economic politique part essentiellement de ces donnees: notre puissance
sur les chases au tnoyen du travail , notre penchant a I'epargne si un interet
suffisant nous y pousse; notre penchant d mettre en commun notre activite et
nos forces; nos instincts de propriete et d'echange. (L. c. pag. 31 ).
3 Bien que. . . . ces faits lui soient. . . . communs avec d'autres sciences (L. c.)
•4 Le moment est il arrive de reunirt par une puissante synthese toutes les
sciences morales et politiques en une seulel , , , Nous en doutons. (L, c.pag. 36).
DELL' ECONOMIA SOCIALE 29
che noi domandiamo: noi non chiediamo al presente 1'unitadi tutte
le scienze moral! , ma si il compimenlo dell'Economia politica. Se
questa ricerca la natura , le cause , il tramutarsi della ricchezza ,
appoggiandosi su i fatti general! e costanti della natura umana * ;
se fatti general! e costanti di questa natura sono Famore di giusti-
zia, la pieta, la religione, non meno che il risparmio o la socialita;
se i primi fatti al pari dei second! influiscono alia produzione e al
girare della ricchezza-, perche ammettere i second! e ricusare i
primi , mentre riconoscete voi medesimo che senza quest! non puo
ottenersi la felicita politico , scopo essenziale delle scienze socia-
li? E ci6 in quel momento appunto, in cui, come voi dite, tuttala
societa e commossa per le influenze e per gl'incrementi della scienza
economica 2?
Ma tant'e! TEconomia politica ha da essere scienza unicamente
dell'acquistare ricchezza : a costo di non potere n6 spiegare il trasfe-
rirsi d'uno in altro della ricchezza, ne suggerire i mezzi d'un'equa
ripartizione. La confessione medesima potete udirla da un altro lu-
minare, autore di molt! articoli nel Dictionnaire d'Economie politi-
que, il Cherbuliez ; il quale nell'articolo Pauperisme riconosce fran-
camente che in questa tremenda questione del pauperismo, 1'Eco-
nomia non ha suggerimenti, se non negativi 3. Ella ricusa 1'inter-
venimento dello Stato, non vuolsi sentire parlare d'organizzazione
del lavoro e d'altre simili utopie : ma coteste negazioni non sciol-
gono il prohlema, solo c'insegnano che ancor non e sciolto •*.
1 L'economie politique rationelle, c'est la science qui recherche la nature,
les causes et le mouvement de la richesse en se fondant sur les fails generaux
et constants de la nature humaine et du monde exterieur (Rossi Cours a' Eco-
nomic politique. Deuxieme lecon pag. 35 ).
2 Tout rend lemoignage aujourd' hui du haut rang que la science economi-
que doit occuper dans I'ordre des sciences sociales .... Les votes nouvelles ou il
entraine les societes . . . les souffranees qu' il occasionne. (L. c. Introduction).
3 L'economie politique ne fournit guere, sur la question du pauperisme, que
dcs enseignements negatifs (Pauperisme pag. 338).
4 Elles nous apprennent seulement qu'il n'est pas resoZu ( Ivi ).
30 ANALISI CRITICA DEI PRIM! CONCETTI
— Ma dunque? Dunque il rimeclio d"l pauperismo dee
forse cercarsi nelle influenze moral! e in un cotal modo speciale di
esercitare la carita verso i poveri : questo modo peraltro non ap-
partenendo alia scienza economica, a noi non tocca indicarlo.
A voi non tocca indicarlo? Ma non insegnate voi Economia poli-
tical E questa scienza non ha ella per iscopo di studiare il tramu-
tarsi della ricchezza e le leggi per ripartirla equamente? Ora qual
cosa piu contraria all' equita che il condannare intere classi di po-
polazione allo strazio costante dell'oppressione, della fame, dell'ab-
brutimento? A questo voi scorgereste un rimedio nella morale e
nella carita cattoliea : ma per non introdurre cotesti element! nella
scienza , condannate questa all' obbrobrio dell'incapacita e ne con-
fessate voi stesso 1'impotenza !
Torneremo forse altra volta sopra questo tema gravissimo : per ora
bastino queste due confession! a confermare la nostra asserzione, es-
sere la scienza economica monca ed impotente a sciogliere que'pro-
blemi, sepretende mutilar 1'uomo, sottoponendolo tutto al supremo
motore INTERESSE.
Ma se ella si vede impotente a sciogliere que' problem! , perche
proporli ? Pereh& assumere a suo c6mpito 1' equa ripartizione della
riccbezza?
' Sebbene , Dio volesse cbe fosse sola impotenza! ma il peggio e
cbe gli economisti dalla falsita del principio furono strascinati a
poco a poco non solo a trascurare le forze piu vive e vitali di giu-
stizia e di carita cristiana , ma a considerarle positivamente come
nemiche agl' incrementi della riccbezza e del pubblico bene. Se
pure non vogliamo dire per 1'opposto cbe, essendo stati i primi cul-
tori di questa scienza preoccupati dab" avversione alia religione ed
alia Chiesa, la loro teofobia gli abbia indotti a mut.ilare pift presto
la loro scienza prediletta, cbe accettare ed introdurvi quello che
vedeano pur necessario per compierne il disegno , quando era
mestieri mutuare sussidii dal Cattolicismo. Checche sia della vera
causa di tale mutila/ione, il certo e che la libera produzione e Fequa
ripartizione della ricchezza richiede il concorso di coteste tre forze :
DELL' ECONOMIA SOCiALE, 31
ed e tale 1' evidenza di cotesto vero, che udremo piu volte gli econo-
mist! medesimi arrestarsi a mezzo delle loro teorie, riconoscendosi
incapaci di proseguirne lo svolgimento coi soli principii da loro
abbracciati : simili a que' materialists, del quali parlava il De Maistre,
che all' imbattersi in uu problema, cui la sola materia non pu6
risolvere , s'iiichinano con ipocrita modestia confessandosi igno-
ranti per non divenire spiritualist!. Ma qual razza di filosotia . e
cotesta che finge non vedere le cause per non essere costretta ad
ammetterle?
Lo stesso diremo ancor noi all'Economia. Se il libero uso delle
forze e T equa ripartizione della ricehezza e il tuo problema fonda-
mentale-, se per risolverlo e necessario, oltre 1'interesse, il sentiraen-
to di giustizia e il sacrifizio dell'eroismo religioso; perch& non in-
vestigare anche la forza di questi sentimenti rispetto alia produ-
zione e ripartizione , invece di arrestarti nell' impotenza dell' inte-
resse ? Perche cancellare per meta il disegno divino, e dirnezzare la
natura umana, riducendola a puro animale ?
14. A quesla misera mutilazione ed impotenza sara sempre ri-
dotta,ogiii scienza umana, quando assumera 1'empio e stolido pro-
ponimento di spiegare la macchina senza ammettere il disegno del-
1'artefice , di rendere ragione delluniverso negamdo quel fine supre-
mo, per cui esso dal Creatore fu prodotto. Questo Artefice supremo
non diede alia natura umana quella perfezione compiuta cheavreb-
be prodotto il suo riposo assoluto sulla terra, perche divisava som-
ministrarle nuove forze seprannaturali, con le quali giungesse a
perfezionarsi in una esistenza ultramondiale. Se tale fu il disegno
del Creatore, e chiaro che le forze puramente natural! (molto meno
poi gli appetiti puramente animaleschi) mai non formeranno degli
uomini una societa compiutamente ordinata. Ogni scienza dunque
che non si rannodi con qualche suo anello al principio religioso,
sara necessariamente imperfetta-, ogni scienza che positivamento
lo nieghi o lo impugni sara falsa in teoria, funesta nella pratica.
15. Qual sara dunque il doveredi un economista cattolico? Do-
vra egli divenire teologo e condurre la societa con 1' aseetica? Non
32 ANALISI CRITICA DEI PR1MI CONCETTI
manchera certo chiquesta opinione vorra imputarci: ma voi, letto-
re amorevole, cui la teofobia non travaglia, capirete benissimo po-
tersi scrivere un' Economia che non nieghi la religione , e ne ac-
cetti le istituzioni , anche da chi non e teologo $ come si pu6 inse-
gnare un' architettura che non nieghi la geometria, anche da chi
non e geometra; come una matematica che non nieghi la metafisica,
anche da chi non e metafisico. Gapirete anzi che, se un architetto
insegna le vere leggi d'architettura, e impossibile che nieghi la ma-
tematica ; se un matematico scrive un vero corso di geometria , e
impossibile che nieghi la metafisica : che per conseguenza e impos-
sibile che una vera Economia discordi dalla religione e dalla morale.
Capirete che, siccome i principii supremi dell'architettura ricevono
dalla matematica e dalla fisica la dimostrazione , le leggi e i prin-
cipii supremi di matematica la ricevono, per quanto ne abbisogna-
no , dalla metafisica ; cosi dalla morale e dalla religione dovra ri-
cevere i suoi 1'Economiaed accettarne la dimostrazione e le leggi.
16. Qual sarebbe dunque, praticamente parlando, la contestura
di un corso compiuto d'Economia pubblica, se i divisamenti fin qui
spiegati ricevessero il suffragio dei dotti ? Chiarita ed assicurata
1' idea di ricchezza , dovrebbe prima considerarsi come questa pro-
ducasi e si ripartisca spontaneamente sotto gl'impulsi dell'interesse,
ed e questo il compito, in cui generalmente si sono circoscritti finora
i maestri di cotesta scienza. Questa prima parte presentera neces-
sariamente quegl'inconvenienti e quelle lacune che fin da principio
abbiamo esposti : ed a questi dovra cercarsi il rimedio nei naturali
impulsi or di giustizia , or di benevolenza: questa piu propria della
famiglia , quella della pubblica societa. Investigare adunque quale
influenza eserciti sulla produzione e sulla ripartizione de'beni Tor-
dine pubblico della proprieta, dei tribunali, deiramministrazione •,
quale lo spirito domestico nelle varie condizioni della famiglia ; con
quali istiluzioni sociali possano coteste influenze volgersi a vantag-
gio del libero produrre, del possedere tranquillo e dell' equo ripar-
tirsi della ricchezza $ ecco una seconda parte, ove 1'interesse dell'io
vien corretto dalla ragione naturale.
DELL' ECONOMIA SOCIALE 33
Siccome nondimeno anche in questo secondo stadio le voci del-
1'interesse temperato si, ma insieme sostenuto dalla giustizia natu-
rale , molto ancora lasceranno a desiderare per 1' equa ripartizione
degli averi nella pubblica societa ; cosi la sapienza economica dovra
indagare in terzo luogo qaali sieno i sentimenti e le istituzioni re-
ligiose che potranno correggere 1' imperfezione della giustizia e
1'angustia degli affetti naturali , e in qual modo un amministratore
cattolico possa dare a cotesti sentimenti ed istituzioni la pienezza di
svolgimenlo nell' ordine civile, e la pratica efficacia con cui pos-
sono perfezionare e la liberta del produrre e 1'equita nel ripartire la
ricchezza. E qui ognuno vede il vasto campo che si apre innanzi al
trattatore di Economia , e gl'inestimabili vantaggi economic! che dal
gratuito , spontaneo, devoto operare del sentimento religioso trasse
in ogni tempo, ma oggi trae specialmente, la pubblica societa! Se
non che cotesti vantaggi niuno penso finora, ch' io sappia, ad in-
trodurli metodicamente nel corso pratico di Economia } e mold per
1'opposto si sforzarono di sbandeggiarneli e screditarli come piante
parassite , in quella appunto che lo spirito cristiano faceva in pro
della societa e dell' Economia prove meravigliose. Ridurre coteste
prove aU'evidenza dei fatti e delle cifre statistiche , sarebbe , come
ognun vede , un lavoro ugualmente nuovo per la scienza , utile
per 1' Economia , onorevole per la religioiie , logico per la coeren-
za scientifica.
17. Cosi potrebbe forse evitarsi lo sconcio, di che certi scrittori
si lagnano,allorche prendono a trattare questa scienza sotto que tre
rispetti consueti di produzione, distribuzione, consumazione : i quali,
essendo una pura distinzione logica, lasciano continue incertezze e
s intrecciano perpetuamente passando dall' un rispetto all' altro. E
la ragione e chiara, essendo per lo piu la consumazione di un pro-
dotto produzione di un altro e ad un tempo ripartizione d1 un gua-
dagno. Cosi, per cagione d'esempio, I'agricoltore che mangia il suo
pane, consuma V opera del fornaio , produce nel capitale delle pro-
prie forze un aumento, e partecipa alia sua quota nel frutto di
quel campo che egli fecondd co' suoi sudori. In qual categoria
Serie III, vol. IX. 3 19 Dccembre 1857.
34 ANALISI CRITICA DEI PIUM1 CONCETTI DELL,' ECONOMIA SOCIALE
dovra dunque collocarsi il pane dell'agricoltore? Nella produzioner
nella ripartizione o nella consumazione? E queste tre;parti sono el-
leno veramente oggetto dell.'Eeonomia ? E darem noi torto al Rossi
che sopprime la terza o a chi riduce la seconda alia prima ? Come
vedete, vi e grande oscillazione in tale partizione teorica. Se all'op-
posto si eonsideri 1 E^onomia in ragione delle potenze operatrici, si
avra la distinzione ben chiara di cio die puo ottenersidairinteresse
personale, di ci6 che dalla giustizia pubblica e dagli affetti domesti-
ci, di cio che dal sentimento religioso e dall'eroismo soprannaturale :
e tutti e tre cotesti motori riceveranno diploma di cittadinanza nel-
le regioni degli economisti, e verranno raccomandati alle crescenti
generazioni della studiosa gioventu 5 e le nobili influenze di giusti-
zia e religione non compariranno qui ( come sogliono anche talora
presso i trattatisti cattolici .) quasi moneta straniera , quasi un cor-
rettivo importune delle tendenze agl' increment! economic! della so-
cieta ; ma qual mezzo indispensabile per secondare il filantropico
intendimento di universaleggiare , quanto e possibile nella realta
del mondo presente, una tranquilla agiatezza, anche nelle infime
classi. Gosi 1' Economia che fmora , col mutilare il suo assunto e
mentire.i faj,ti , parve osteggiare 1'ordine e i sentimenti religiosi ,
restituita all' uomo la sua natura e ai fatti la loro pienezza, trove-
rebbesi immedesimata con 1'uomo e ragionevole e soprannaturale, e
condurrebbe i suoi allievi a comprendere la grande verita asserita
dal Montesquieu , che il Cattolicismo , destinato primariamente al
supremo bene dell' eternita, forma la base della felicita e dell'ordi-
ne anche nel tempo presente , anche per rispetto ai beni materiali.
•
.
NEGLI ANGLIGANI
Ricorderanno i nostri letlori come, faltasi nel Regno Unito della
Gran Bretlagna una Colletla per gli orfani e per le vedove de* sol-
dali caduti nella guerra orientate, i Cattolid ebbero ragione di ri-
chiamarsi che, nella distribuzione dei sussidii, i loro fratelli non ne
aveano ricevuti in proporzione alia parte che essi vi aveano contri-
buita. Anzi, oltre aquesta ingiusta parzialitd, silamentava ezian-
dio che il danaro era stato abusato a sospingere all' Anglicanismo
gli orfani catlolici. Non era dunque a prendere maraviglia che, fa-
cendosi urf altra colletta pei danneggiati dalla rivolta dell' India ,
quei due illustri ornamenti della Chiesa cattolica , il Card. Wise-
man Arc. di Westminster, e Mgr Cullen Arc. di Dublino, levassero
la wee per ammonire i Catlolici <f Inghilterra e d'Irlanda a Irovare
via piii sicura di soccorrere i loro fratelli bisognosi. Si levd gran
rumore nella parte avversa per le lettere dei due illustri Prelati ; e
Lord St Leonards voile, Ira gli altri, giustificare, in una lunga let-
tera, lacondotta della Commissione distributrice dei sussidii, Noi non
vogliamo giudicare di questo scritto 5 ma lo crediamo una fortuna
per la cosa caltolica, in quanlo che esso ha dalo occasione alia gra-
ve, ragionala e sapientissima replica fattagli da Mgr Cullen, e che
36 SAGGIO D' INTOLLERANZA
wot abbiamo letla nel Dublin Evening Post deZ24 Nov. 18o7. Es-
sa ci e paruta tanto opportuna alle condizioni del nostro tempo che,
vollalala quasi per intero nel nostro vulgare, V abbiamo volula met-
tere solto gli occhi del noslri lettori italiani. Ed essi dal leggerla m
prenderanno un Saggio d' intolleranza negli Anglican!, e ne ca-
veranno due utilissimi documenti I.° La grande sventura ancor tern-
porale che e per una nazione il perdere I'unila religiosa; nella quale
ialtura la parte callolica appcna pud promeltersi altro che essere
schiacciala e contrita sotto un giogo di ferro, come estata la genero-
sa e veramente eroica Irlanda. II. ° La insigne impudenzaod igno-
ranza dei nostri anglomani, i quali ci vengono a proporre come mo-
dello di libertd civile e di tolleranza religiosa un paese, in cui cost
aperlamenle ed impunemente s' insidia alia fede cattolica di vedove
ed orfani poveri, deboli ed indifesi.
Ecco dunque la lettera.
Dublino 21 Novembre 1857.
SlGNORE
/
Ritornando teste dal Continente , dove alcuni affari mi tratten-
nero alquante settimane, intesi che V. S. avea stimato necessario di
fare appunti ad alcune asserzioni di una lettera da me indirizzata a
Mons. Yore, Vicario Generate della diocesi di Dublino. Son grato a
V. S. d'aver in tal guisa cooperate a chiamare I'attenzion pubblica
sopra le questioni da me brevemente accennate in quella lettera, cioc
sopra 1' educazione de'figli dei soldati dattolici, Timpiego deldanaro
pubblico a far proseliti, 1'amministrazione del Patriotic Fund 1 e la
dotazione d'istituti protestanti fatta con esso. Queste rilevanti que-
1 Cbiamano Patriotic od Indian Fund tulto il valsente raccolto per sovve-
nirc alle vedove ed agli orfani dei soldati mortS nella guerra di Crimea o nella
rivolta delle Indie,
NEGLI ANGLICANI 37
stioni ora son note a tutti, saran discusse con calore e daran forse
occasione a dir molte cose spiacevoli e dure -, ma ci giova sperare
die il buon senso del popolo inglese e la sua leale equita lo faran-
no dichiararsi in favore della giustizia e della verita, e che nel fine
gli aggravii onde noi ci querelammo saranno riparati.
Queste speranze ci sono naturalmente ispirate dal buon succes-
so gia ottenuto da tale discussione. Certo V. S. deve ora accorgersi
che ramministrazione del Patriotic Fund non incontro quella uni-
versale approvazione che ella pensava, e che le disposizioni prese
per la dotazione de'pubblici istituti non piacquero « ai Cristiani d'o-
gni classe e d'ogni nome. » La lettera de! duca di Norfolk, uno dei
membri piu illustri della nobilta inglese, 1' attestato di tanti altri
gentiluomini cattolici, e la voce della stampa cattolica devono ave-
re destato nella mente di V. S. gravi dubbii intorno all' esattezza.
de' giudizii da lei pronunziati.
Mentre in tal guisa la verila, non ostante i molti sforzi fatti per
opprimerla, si va chiarendo a piena luce, io potrei per avventura
lasciar correre le cose, ecommettere al tempo e al corso degli even-
ti la giustificazione della mia lettera. Nondimeno, poich^ V. S. si de-
gn6 di citarla, io temerei di parere poco rispettoso o cortese, quan-
do non arrecassi qualche osservazione per chiarirla o confermarla,
Lo faro quanto piu brevemente mi sara possibile, e spero di convin-
cere V. S. che i giudizii da me recati intorno allepresenti question!
erano giusti, benche io ne accennassi appena le ragioni, e che so-
prattutto buoni motivi aveva io di chiamare ad esame 1'amministra-
zione del Patriotic Fund e di querelarmi che i danari dello Stato,
tan to in patria come fuori , fossero volti a far proseliti contro i).
Cattolicismo. Se in questa risposta mi accadesse di usare qualche*
frase men conveniente all'alto rispetto dovuto a V. S., io protesto
fin d' orach' ella sarebbe al tutto contro la mia intenzione ; e se per
inavvertenza o preoccupazione io cadessi in qualche errore, mi of-
fro pronto a correggerlo, tosto che mi sara indicate.
Jo desidero pero, che s'intenda bene innanzi tutto. non trattar-
si qui d' esaminare, se alle- vittime dei disastri delle Indie si debba.
38 SAGGIO D' INTOLLERANZA
dare soccorso o no. Di ci6 non vi pu6 esser dubbio n& divario d'o-
pinioni. Tutti dobbiamo detestare le atrocita commesse dai Cipai e
bramare sinceramente che le vittime siano assistite.
, Egli e ben vero che qui noi non possiamo far molto, giacchi nel-
le nostre citta e persino in questa Dublino, noi viviamo in mezzo
a tali scene di miseria e d'abbandono che, sebbene molti le guar-
dino con indifferenza, trovano appena il loro riscontro eziandio in
paesi desolati dal ferro e dal fuoco. 83 V. S. visitasse alcune del-
le vie e de'vicoli rovinati di Dublino, si sentirebbe rabbrividire d'or-
rore allo speltacolo di tante miserie, frutto di lunghe e feroci per-
secuzioni, non meno che dell' ultima carestia e dei modi tenuti in-
felicemente da alcuni proprietari (landlords) verso i loro coloni.
Quindi i soccorsi della nostra carita sono al tutto insufficienti ai con-
tinui ed urgentissimi bisogni.
Nondimeno v'e un desiderio universale di fare ogni sacrifizio per
alleviare i patimenti de'nostri fratelli nell India, e per soccorrerli
anche della nostra poverta-, il qual desiderio va perfettamente d'ac •
cordo coll a persuasione dettata dalla carita e dalla religione, che
il d'anaro dato per sollievo dell'indigenza non debba essere traviato
a propagare 1'errore o ad altro scopo indegno. Noi non siamo sordi
alle grida dei sofferenti, ma la storia delpassato e i fatti che ogni di
abbiamo sott'occhio, ci dimostrano si manifestain molti la tenden-
za a frammettersi nell'educazione dei fanciulli cattolici per sedurli
dalla religione de'loro padri , che il dovere oode siamo stretti a Dio
e alia sua Santa Chiesa, ci obbliga ad essere non solo vigilanti ma
gelosi in materia si capitale, e ad insistere per ottenere ogni salva-
guardia alia nostra fede, virlh la cui perdita non pu6 essere da niim
tesoro terreno compensata.
NeH'accostarmi al soggetto principale della mia lettera, V. S. mi
permetta di assicurarla che io pienamente consento con lei, « non
essere questo il tempo di aggiungere pure una stilla al calice d'ama-
rezza tra le diverse comunioni. w Ne ora, nb mai io ebbi ricorso a
uno spediente si vile. Benche obbligato talvolta dal mio pastorale uf-
ficio ad alzare la voce contro i falsi profeti che si accostano aU'ovile
NEGLI ANGLICANI 39
in sembianze di pecora, ma dentro sono.lupi rapaci che cercano di-
vorare i teneri agnelli; nondimeno ho sempre inculcate pace, carita,
pazienza e moderazione. Questa e la pratica universal edei paslori
Gattolici in ogni luogo : e noi possiamo vantarci che nel Belgio, in
Baviera, in Francia, nell' Austria e in altri paesi, oveil clero catto-
lico ha grande potenza, quei die da noi dissentono in religione sono
trattati colla massima liberalita; mentre in alcuni regui del Setten-
trione, come nella Svezia e Dariimarca, dove il Protestantesimo puo
ogni cosa, sono in vigore Qerissime leggi penali contro il Cattoli-
cismo. Nelle nostre cbiese d'lrlanda, benche noi insegniamo colla
Scrittura, che v' e una sola fede vera e una sola vera Chiesa, nori
pero mai scagliamo invettive contro coloro.che professano altra cre-
denza, e voi potreste frequentare per anni ed anni le nostre cbie-
se, senza udir.mai dall'aUare o dal puipito proferito il riome diPro-
testante o di Dissenziente. Noi insegniamo ai noslri fedeli ad amare
tutti, e di questo amore universale fanno manifesta prova le ammi-
nistrazioni degl'istituti caritatevoli, come quei di S. Vincenzo de'
Paoli e delle Suore della Gompassione e della Carita, che soccorro-
no i bisognosi, senza distinzione di credenze o di patria. Cosi i Cat-
tdlici,l)enche si spesso accusati di fanatismo e d' intolleranza, pra-
ticano la vera carita e tolleranza cristiana, aderendo fermamente
alle yerita.e condannando gli errori dottrinali, ma amando tutti e
pregando per la salvazione di tutti.
Purtroppo , Signore , io son costretto a dire , e il dico con pro-
fondo rammarico, che una gran parte del clero protestante d'lr-
landa non mostra il medesimo spirito di carita. Essi non aggiun-
gono.stille, ma torrenti al calice d'amarezza, non solo tra le Chiese,
ma tra vicino e vicino, tra padrone e servo, tra proprietario e co-
lono. £ un fatto doloroso, che negli anni scorsi essi hanno eccitata
una \iolentissima persecuzione contro i poveri servi cattolici, fa-
cendosi rei in faccia al Cielo d'arere ridotti molti de' loro prossimi
alia miseria e a morir di fame , perche n jn volcano consentire a
violare i dettami della loro coscienza. Forse V. S. non sa che le
chiese di questi ministri risuonano] continuamente di accuse fieris-
40 SAGGIO D' INTOLLERANZA
sime contro il Cattolicismo : i temi de' loro sermoni si veggono so-
vente affissi alle mura di questa citta e pubblicati in alcuni giornali;
ed in quelli i Cattolici sono insultati come rei d'idolatria e di super-
stizione, e incolpati d'insegnare che la menzogna, il furto e allri de-
litti siano cosa lecita. Persino nel di assegnato dalla giaziosa Maesla
della Regina alia pubblica umiliazionee preghiera , alcuni reveren-
di dratori esaurirono la loro eloquenza a provare che il Cattoli-
cismo e peggiore del Paganesimo e del Maomettismo , lasciando in-
ferire ai loro uditori che il povero soldato irlandese, il quale era
combatte per ringhilterranelle ardenti sabbie dell' India, e peggio-
re dei brutali Cipai, contro i quali combatte; e invece d'umiliarsi,
come portava Tinvito, superbamente vantaronsi, come 1'orgoglioso
Fariseo, di non esserecome gli altri uomini , ne come quei milioni
di Cattolici. E intanto , mentre non respirano che odio e non bra-
mano che di opprimere , cotesti predicated si tengono e si danno
per modelli di tolleranza e di liberalita , e condannano tutti gli al-
tri come amici del dispotismo e della tirannia. Mi duole di aggiun-
gere , che il soldato protestante di Sua Maesta dee frequentare chie-
se , ove si predica con si poca carita , dove le dottrine de' Cattolici
son rappresentate, come peggiori di quelle degl'Indiani e de' Mu-
sulmani , e dove, se non altro, gl'insultanti cartelli, affissi in sulle
porte della chiesa, sono fatti in modo da empir loro la testa di pre-
giudizii.
Col predicare a questo modo, con queste nuove Industrie di car-
telli oltraggiosi, di biglietti e d' invettive per propagare le loro
idee religiose, i nostri apostoli moderni sono riusciti ad istillare
nelle menti di molti il fiele della piu velenosa avversione contro i
loro fratelli cattolici per motivo della loro religione -, e io posso
dire con verita che molti de' loro uditori sono giunti a persuadersi
che col solo odiare cordialmente quello spettro che si chiama Pa-
pismo essi hanno adempiuto la legge e i profeti.
Senza dubbio , i Protestanti liberali e colti di questo paese , e
fortunatamente sono numerosi e potenti, condannano tutti ad una
voce quest' empia guerra di calunnia e vitupero, mo?sa con ispie-
NEGLI ANGLICANI 41
tato furore contro I' antica religione dell' Irlanda-, ma egli e vero
altresi che molti 1' approvano e la fomentano. E tra questi , mi e
grave il dirlo , devono contarsi alcuni prelati anglicani , anche di
questa citta, e la grande confederazione degli Orangisti ( Orange-
men), I quali , in questi ultimi mesi, proruppero a tai violenze, e si
lasciarono dai predicant! di piazza sospingere a tali enormezze,
che il Lord Cancelliere d' Irlanda, uomo di grande moderazione e
mitezza, credette necessario d' interporre la sua autorita per ri-
condurli al dovere.
Ora, dove il fanatismo e la violenza giungono a tal segno, dovre-
mo noi meravigliarci die si cerchi di stornare la carita dal suo ce-
leste scopo, per fame uno strumento di proselitismo ? V. S. , giudi-
cando dai generosi suoi sensi , crede che sarebbe fellonia contro
1'umana natura 1' immaginare pur possibile una si vile iniquita ; ep-
pure ella sicommette ogiiidi e ve ne ha prove innegabili. Si volga
uno sguardo alle case di lavoro, alle prigioni, agli spedali, allescuo-
le di unione (union schools) , e si vedranno esempii di siffatto lj*adi-
mento nella stessalnghilterra. Un'altra prova illustre ce ne offre la
storiadella carestia in Irlanda. La sciagura in ogni sua forma di fa-
me, d' infermita, di morte copriva questo paese. Quai sensi, se non
che di pieta e di commiseraziorie, potevano mai entrare in cuore
d'uomo in mezzo a questa desolazione universale? Eppure la storia
narra la triste novella che molti di quei che chiamansi ministri del
Vangelo di pace, e molti altri sedotti dalle loro parole od esempii ,
non esitarono di abusare di quel miserando stato per insullare ai
sentimenti dei poverelli , tentando di strappar loro la fede. Spesse
volte si rieg6 soccorso, se non a condizione di apostatare, e il mo-
ribondo dovea scegliere tra la morte del corpo e quella dell'anima.
Al tempo stesso si piantarono scuole di proselitismo e si diffusero
come una rete per tutto il paese-, e i fanciulli morenti di fame era-
no invitati a frequentarle e a comprarsi pane e vesti col prezzo della
loro apostasia. In molti casi essi furono comperati da una madre
sventurata, per ingrossare le file dei settarii. Questo sistema iniziato
in un tempo di calamita e di tenebre, benche andasse generalmente
42 SAGGIO D' INTOLLERA1SZA
fallito nel suo preoipuo oggetto, ha nondimeno cagronato gran male,
spingendo le vittime all' ipocrisia e alia menzogna. E sventurata-
mente e praticato con vigore anche oggidi ; e ci duole che molti
Cristiani dabbene e benevoli in fngbilterra siano tratti dalle rela-
zioni di predicant! interessati a contribute grossissi me somme per
mantenerlo.
Or bene, conoscendo io 1'indole e i seutimenti della setta ora
descritta, non aveva io ragione di cercare da chi dovessero essere
amministrati i danari che stavasi per raccogliere, se da uomini
d'onore e di carita, o da tali che in altri casi non aveano esitato
di far traffico dell'umana miseria ? Non avea io dritto di chiedere,
senza incorrere la colpa di fellonia contro 1'umana natura, qual
protezione si darebbe ai poveri orfani cattolici , delle cui anime si
cerca di fare un traffico , peggiore di quel degli sohiavi ?
Io so che una inchiesta poco dissimile parve spediente a un col-
lega di V. S. nell'amministrazione del Patriotic Fund , il sig. John
Pakington. « Vi e, noi leggiamo in una sua lettera al Times, nella
mente dell' universale col desiderio di sottoscrivere misto un sos-
petto, che finora non sia per anco ben guarentita ne la responsa-
bilita di chi dovra amministrare il danaro , ne i principii, le regole
o condizioni deH'amministrarlo ». Ora, mentre in Inghilterra, dove
si precede general ment'e con lealta , ne mai si tenta offesa alia re-
ligione della maggioranza del popolo, regnava tuttavia quell'inquie-
tudine rispetto al Fund, dovra egli parere strano che somiglianti
dubbii sorgessero in Irlanda, dove il fanatismo e I'intolleranza ban-
no stampato il suolo d'indelebili impronte?
Ne tampoco , Signore , poteva ispirarci illimitata fiducia in co-
teste collette il modo, con cui furono amministrate quelle che si fe-
cero in soccorso dei danneggiati nella recente guerra di Russia. In
molti casi le somme raccolte furono apertamente usate a fare pro--
seliti. Una ragguardevole signora , che vive in Irlanda , vedova di
un ufficiale, mi assi euro qual che tempo fa, che avendo fatto ricorso
ad una delle societa istituite per soccorrere i danneggiati dellpeser-
cito, le fu promesso di provvederla perTeducazione di due suoi figli,
NEGLI ANGLICANI 43
uno maschio e 1'altro femmina, ma fu al tempo stesso avvertita che
quest! dovrebbero frequentare il Servizio protestante alia scuola
ove sarebbero messi. Credo che alcuni membri delle pubbliche
Commission! e i ibndatori della scuola di Hampstead non si briga-
rono punto di nascondere le loro tendenze a fare proseliti.
Nell'amministrazione del Patriotic Fund si ebbe certamente mag-
giore riguardo alia giustizia e alia carita ; e V. S. co' suoi colleghi
intrapresero indubitatamente quest'opera di beneficenza con animo
imparzialissimo. Ma che nell' eseguirla siansi date occasion! di la-
men to, e che certe disposizioni, attribuite al vostro corpo o a! vo-
stri agent! , abbiano giustamente incontrato disapprovazione , io
confido di darvene convincenti prove. Tolga Dio che io accusi voi
o i vostri colleghi di voler fare nulla di sleale, benche io non possa
non condannare alcuni atti, dei quali cade sopra di voi 1' imputa-
zioae. Probabilmente , tutto il male e il difettoso nella vostra am-
ministrazione vuole attribuirsi allo spirito partigiario degli agenti
inferiori, mentre tutto il bene che si e fatto deve ascriversi all'azio-
ne diretta dei Commissarii stessi.
Nondimeno, Signore , in questo paese si e universalmente radi-
cata la persuasione , che nell' amrninistrazione del Patriotic Fund
apparisse manifesta la tendenza al proselitismo -, che non si fosse
provveduto egualmente all' educazione dei fanciulli cattolici e dei
protestanti-, che il soprappiu dei danari fosse stato dispensato senza
niun riguardo ai diritti dei Cattolici e che persino si fossero man-
dati fanciulli cattolici alle scuole protestanti. Anch' io, il confesso,
partecipai nel sentimento comune , e vi fui indotto da alcuni fatti
venuti a mia notizia. In questa sentenza mi confermarono le voci
udite di alcuni casi di proselitismo, avvenuti in Inghilterra e in al-
tre parti dell'Impero. Non entrero per ora nell'esame di quelle voci;
ma vi prego di prestare la vostra attenzione a un caso avvenuto
qui in Dublino, Scelgo questo in preferenza d'altri; perche avendo
in mano le lettere original! delle persone che vi ebbero parte , la
sua prova non dipende da voci vaghe o da testimonianze orali fa-
cili ad essere frantese.
44 SAGGIO D' INTOLLERANZA
Quil'illustre Prelato, coi document! alia mano, entra ad esporre i par-
ticolari del caso di un sergente, per nome John Kirley, morto in Crimea.
Egli morendo lasciava in Irlanda tre figli e una moglie. Aquesta il dolore
travolse in breve 1'intelletto, sicche fu ricoverata nello spedale dei pazzi.
I tre figli, cadati in mano ai Commissarii del Patriotic Fund, furono man-
dati a scuole protestanti; e alle istanze di qualche zelante ecclesiaslico che
reclam6 coutro si nefanda ingiustizia, fu dopo lungo tempo risposto, die
si era fatto, perche" non appariva che i giovani Kirley fossero stali educati
nella Religione Cattolica : ci6 che per molti e manifesti argomenti 6 chiarito
falso. Dopo la minuta esposizione di quel che abbiamo qui brevementc
accennato, 1' egregio Prelato prosiegue :
Ora, permettetemi , Signore, di chiedervi : era egli giusto che
quest! poveri giovani , Cattolici e figli di Cattolici , fosse.ro educati
da Protestanti? Non vediamo noi qui una parzialita manifesta pel
Protestantistno, mentre ci si dice che tutte le religion! devono es-
sere ugualmente protette? Fingiamo per un istante che il caso fosse
inverso, che il morto Kirley fosse Protestante, che Protestante fosse
la vedova, morta civilmente perche impazzita , Protestante il fra-
tello superstite, che ad una scuola parrocchiale protestante fossero
stati educati i figli, sarebbesi egli dubitato un istante se dovessero
ora allevarsi come Cattolici? Ma quando si tratta dei nostri diritti ,
si crede lealta usare altre misure ed altri pesi. La parte dei Catto-
lici e, come fu sempre, di soffrire. Si aggiunge anche 1' infamia al-
ia memoria e alia religione di un prode soldato cattolicb, morto
per la patria. Oh povero Kirley ! se egli avesse antiveduto il desti-
no de'suoi figli, avrebbe con profondo cordoglio deplorata la sven-
tura, la quale costringevalo a lasciarli alia balia ed alia discrezione
di stranieri.
Ne dee suppore V. S., che i sentimenti da me attribuiti al Kirley
siano pura fantasia o non sian comuni tra i soldati cattolici dell' e-
sercito. Ne abbiamo evidentissime prove anche nei campi militari
e negli spedali dell' India. Un ragguardevole ufficiale, al servizio
dell' Indie oriental! , il sig. Tommaso Staunton Cahill Esq. M. D.,
interrogate dalla Commissione dei territorii indiani , se avesse co-
nosciuto soldati, stati feriti in campo o altrimenli malati, dolersi
NEGLI ANGLICANI 45
che in caso di morte i loro figli orfani sarebbero lasciati interamen-
te in abbandono, rispose e altesto, avere udito tai lamentanze da
molti soldali di varii reggimenti, i quali querelavansi che mentre i
figli de' Protestanti erano tolti in cura dal Governo, i loro venisse-
ro costrelti ad abbandonare la fede dei padri , tenuta da essi per
1' unica vera ; e aggiunse questo sentimento essere comune tra i sol-
dati cattolici, specialmente se in scrvizio o malati allo spedale, ram-
maricandosi di non avere un orfanotrofio cattolico ove collocarli * .
A quest! sensi , e a queste testimonianze non accade aggiungere
commenti.
Eccovi dunque, Signore, dinanzi agli occbi una triste storia. Jo
non posso congetturare, se il male recato ai giovani Kirley (ed a chi
sa quanti altri a loro somiglianti?) sia riparabile. Forse le impres-
sioni fatte per piu mesi nelle loro tenere menti gia li hanno c am-
biati in nemici risoluti della religione del loro padre $ perche so che
ai fanciulli cattolici, i quali furono indotti a passare anche solo po-
che settimane nelle scuole protestanti di questa citta, s' insegna con
gran premura a odiare ogrii cosa cattolica , persino il nome della
Beata Vergine e il segno della croce del suo Divino Figliuolo. Forse
anche 1' infelice lor madre approva ora il fatto-, giacche non v' &
molto a sperare che una povera donna , a cui la poverta , il dolore
e la residenza in un ricovero di pazzi hanno stravolto 1' intelletto,
abbia coraggio di condannare le disposizioni di un magistrato, so-
lito ad essere riguardato dalle persone del suo grado con riverenza
e timore.
Ma checchfe sia di cio, non avevo io, tenendo presenti al pensie-
ro cotesti fatti, motivo di dubitare di qualche slealta nell' uso del
Patriotic Fund, e di mostrare premura che il danaro indiano fosse
amministrato con maggiore rispetto agl' interessi cattolici ?
Qui 1'egregio Prelate accenna un altro fatto simile a quel dei Kirley,
recandone in fine i document!.
Tanto basti intorno al pericolo del proselitismo. Mi permetta ora
Y. S. di esaminare 1'allogamento del soprappiu delle collette fatte
1 Sesto Rapporto sopra i Territorii Indiani 1833, pag. 108.
46 SAGGIO D* INTOLLERANZA
dai Commissarii. Le mie asserzioni intorno a cio non furono, ne pos-
sono essere contraddette, essendo fondate sopra il Rapporto stesso
dei Commissarii, inserito nel Times del 9 Giugno 1856. Secondo es-
so, di quel soprappiu furono assegnate 1°. per la dotazione di una
scuola di 300 fanciulle, figlie di soldati o marinai , 180,000 lire
sterline; 2°. per dotare una scuola di 100 fanciulli della stessa con-
dizione 25,000 , le quali aggiunte ad altri assegnamenti anterior!
sommauo probabilmente a 60, 000; 3°. al Wellington College 25,000$
4°. all' asilo di Cambridge per vedove 3,000; 5°. alia scuola nava-
le di Newcross 8,000 ; 6°. alia scuola femmiriile di Richmond 5,000}
7°. alia scuola navale e militare di Plymouth 2,500; 8°. alia scuo-
la somigliante di Portsmouth 2,500. A queste somme, che ascen-
dono a 286 migliaia di sterline, altre si debbono forse aggiungere,
secondo un cenno del Times.
Una Memoria anonima, pubblicata qualche tempo fa in risposta
alia mia lettera e attribuita dalla stampa ai Commissari Regi, ci spie-
ga 1' indole di alcuni di questi Istituti. Delle scuole navali e milita-
ri di Plymouth e di Portsmouth essa dice : « sono senza dubbio per
Protestanti. » Parlando di alcune altre dotazioni, la stessa Memoria
nota: « Altre somme furono anche assegnate per comprar nomine
in Istituti fondati da laici pe' figli degli ufficiali dell'esercito e della
marina. Questi, senza dubbio, sono Protestanti nel loro insegna-
niento , -ma non ve n' ha altri di tal fatta per altre religioni; n&
potevano i Commissarii dotare, anche in parte, Istituti che non fos-
sero specialmente destinati a benefizio di quelle classi. »
Le altre scuole, poste al numero 1 e 2 sono quel che in Irlanda
chiamiamo Scuole miste, le quali, quando sono amministrate da
Protestanti , come saranno in Inghilterra, sono di altrettanto, o di
maggiore perico-lo che le scuole schiettamente protestanti, in quan-
to che cogli errori positivi insinuano 1' indifferenza ad ogni religio-
ne, cosa sopra tutte funestissima. La Memoria aggiunge che le scuo-
le teste dotate saranno governate coi principii delle Union Schools in
Inghilterra. Ora qual e il carattere dell' insegnamento in queste
scuole? Un gentiluomo conoscentissimo dell' Inghilterra le descrive
NEGLI ANGLICANI 47
in due parole, dicendo : « Le Union Schools sono apertamente scuo-
le di proseliti, e poco meno che il profe^sano. »
Mentre si larghi assegnamenti si sono fatti in Inghilterra per do-
tare Istituti protestanti, s' e egli fatto nulla per qualche Istituto
cattolioo? Noi abbiamo, tanto in Inghilterra come in Irlanda , pa-
reccbi eccellenti orfanotrofii, soprattutto per fanciulle, pienamente
In opera ; i quali avrebbero aperto un rifugio sicuro ai figli d^-i sol-
dati cattolici, se si fosse provveduto a soccorrerli. Mu i Commissarii
non vi pensarono, serbando i loro'favori pei soli Protestanti. Ora
non pu6 aspettarsi che i Cattolici dell'Tmpero vogliansi chiamare
soddisfatti di un procedere, nel quale si cerca invano una prova di
liberta, di generosita o giustizia, o di proteggimento alia nostra fe-
de. Se tat cosa fosse accaduta a Napoli o in Ispagna , si sarebbe
gridato alia grettezza, all' incivilta,al fanatismo di una politica in-
degna del nostro secolo.
Si dira che le scuole dotate col danaro del Patriotic Fund sa-
ranno aperte a fanciulli di qualunque credenza , e che perci6 non
v' e di che muovere querela.
Ma ci6 che significa? Non altro, se non ctie i fanciulli cattolici
saranno ammessi a scuole, somigl'ianti alle Union Schools d'lnghil-
terra, le quali e noto essere apertamente e quasi per profestione scuo-
le di proselilismo; dove i superior!, i maestri, i libri, Tinsegnamen-
to, tutto e protestante; dove la loro religione sara considerata co-
me un non so che di umiliante e disonorevole, e dove la loro fede
sara esposta ad imminent! pericoli. Ora noi non possiamoriguarda-
re come un favore I'ammissione de' fanciulli cattolici in tali scuole.
L'esempio di altre scuole di questo genere misto, che sono in vi-
gore e dove sono ammessi ifigli dei soldati cattolici, come quella
del Duca di York a Chelsea, e la scuola Ibernese presso Dublino, ci
pu6 far conoscere che cosa debbano aspettarsi i Caltolici, e come
siano per essere trattati in quegli Istituti dotati dai Commissarii, dei
quali V. S. pensa che dovremmo essere content!.
Nella scuola del Duca di York, vi sono da> 15 a 20 fanciulli cat-
tolici fra 300 o 400 protestanti. I poveretti sono lasciati nella piena
48 SAGGIO D INTOLLERANZA
ignoranza del loro catechismo, e non furono mai preparati a rice-
vere i santi Sacrament!. L'accesso e chiuso al prete cattolico, tanto
die appena mai ne fu chiamato alcuno ad amministrare gli ultimi
soccorsi a un fanciullo moribondo. II Protestantesimo ivi regna da
padrone e il Cattolicismo e guardato con disprezzo. Ora, se questa
e scuola eccellente per Protestanti, non e certo desiderabile per
1' educazione de' Cattolici.
Altrettanto dicasi della Scuola Ibernese. Ella fu istituita princi-
palmente pei figli dei soldati Irlandesi •, e sicoome la maggior part®
di quest! sono cattolici, ed e cattolico questo paese, cattolica questa
citla di Dublino, altri aspetta forse di trovare in questa scuola la
massima imparzialita, e il dovuto rispetto agV interessi e ai senti-
menti cattolici. Ora il fatto si e, che ivi il capo dei governanti, il
comandantee tutti gli ufficiali, salvo forse un sergente, t.utti i mae-
stri, tutti gli ammonitori cosi detti di Chelsea, e tutti gli altri am-
monitori, eccetto forse pochissimi, sono Protestanti; che nelle snle
di scuole e sui tavolini si trovano Bibbie e libri di preghiera pro-
testanti, e questi sono sparsr per le altre parti della casa, di modo
che da qualunque parte si volga un giovane cattolico trova un in-
ciampo e una tentazione alia sua fede-, e che i libri usati nell'inse-
gnamento letterario, come i Compendii storici del Rev. sig. Gleig,
ministro protestante, sono assai sospetti e contengono molte cose
contrarieairinsegnamento della nostra Chiesa e offensive delle, no-
stre orecchie.
In questa scuola gli alunni cattolici non possono essere piu che
un terzo del numero totale, perche, dicono, un solo terzo dell'eser-
cito e di Cattolici. Regola che potrebbe difendersi, se fosse osservata
in tutti gli Asili ; ma essa non si estende all' Inghilterra, dove, per
esempio, nella Scuola del Duca di York, i Cattolici non sono, credo,
un ventesimo: e sesi prendono insieme tutti gli Asili d' Inghilterra
e d' Irlanda, gli alunni cattolici non faranno probabilmente un de-
cimo della totalita, e i superior! o maestri cattolici non sono forse
un centesimo. Donde e chiaro, che se una meta delle truppe, o an-
co solo un terzo di tutto 1' esercito e di Cattolici, i provvedimenti
NEGLI ANGLICANI 49
fatti pei loro orfani non sono adequati, e non rispondono punto alia
propo' zione del loro numero.
Qu^sto limite posto al numero del Cattolici da ammettersi nella
Sruola Ibernese e funesto, perche una vedova die domanda 1' am-
missione pel suo figlio e sente dirsi che il numero dei Cattolici e
compito, e sovente tentata di farlo ammettere per Protestante, sa-
crificando la sua fede al mantenimento temporale-, e la tentazione
cresce per non esservi niun uffiziale cattolico che sovraintenda al
registro. lo so di una infelice madre cheil fece, e venuta dopo qual-
che tempo in caso di morte, ebbe tanto spavento del conto che do-
vrebbe dare a Dio di avere sacrificata la fede del suo figlio, che si
teme non fosse per morire disperata. Ma essendo, per divina mer-
ce, riuscitaaritirare il figlio dalla scuola e aprovvedere alia educa-
zione di lui primadi morire, rendette in pace lo spirito a Dio. Altre
madri, e forse molte, vi sono qui in Irlanda che hanno commesso pur
troppo il medesimo delitto, e ne spntono senza dubbio frequentied
acerbissimi rimorsi. Ora non dobbiam noi condannare ci6 che e
Toccasionedi tanto male? E se questo si fa in Dublino, in una citta
cattolioa, in uno Stato cattolico e sotto 1' ombra del palazzo di un
Vicere liberalissimo, che dovra aspettarsi in Inghilterra, negPIsti-
tuti dotati col Patriotic Fund, dove il Protestantismo ha si gran
prevalenza?
Vengo ora all'India e alia colletta, che si sta facendo in pro delle
vittime della recente ribellione, e da cui ha preso le mosse questa
mia lettera. Siccome il danaro raccolto dovra essere commesso a
persone residenti cola, niuno credera superfluo 1' esaminare quali
siano cola i sentiment! che regnano nei governanti verso il Cattoli-
cismo, e se anche cola siasi mostrata qualche inclinazione ad abu-
sare del danaro pubblico per sovvertire la fede della gioventu cat-
tolica.
lo parler6 solo, quasi per saggio, dei pubblici orfanotrofii e delle
scuole pei figli dei soldati dei varii reggimenti stanziati nell' India,
e delle controversie nateintorno ad esse-, e ci6 primieramente, per-
che i mali piu grandi recati ai giovani cattolici versano nell'ammi-
Serie III, vol. /I. 4 19 Decembre 1857.
50 SAGGIO D' INTOLLERANZA
nistrazione di quest! Istituti di educazione, e poi, perche le notizie
da noi raccolte intorno alle scuole ed orfanotrofii militari dell'India,
oltreche illustrano e confermano quanto abbiam detto della Scuola
del Duca di York e delPIbernese, e delle scuole miste, dotate dal
Patriotic Fund, serviranno eziandio a fare aprire gli occbi sopra il
modo , onde le scuole de' reggimenti sono condotte qui in patria.
Gli Orfanotrofii nell' India furono fondati in parte colle collette dei
soldati, tanto cattolici come protestanti, a condizione che ciascun
alunno fosse educate nella religione de? suoi genitori ; ma essendo
stati commessi alia cura di Cappellani protestanti, essi perdettero
in breve il loro carattere primitive. « Ib chiamo questi Istituti Pro-
testanti (dice Monsig. Garew, Arcivescovo d'Edessa, eultimamente
Vicario Apostolico di Calcutta, in un Rapporto sopra lo stato del
Cattolicismo, stampato nel 1853, pag. 20), perche per tali debbono
aversi, qualunque sia il loro nome ufficiale-, tenendo nell' insegna-
mento e nella disciplina un metodo apertamente e per confessione
di tutti incompatible col Cattolicismo. »
II Rev. Dott. Fennelly, presente Vicario Generale di Madras,
conferma questa querela in un bell'opuscolo, pubblicato quest'anno.
Ivi a pag. 22, egli nota: « Se v' 6 gravezza cbe i Cattolici al ser-
vigio del Governo abbiano piu vivamente sentito, ella e questa
del trascurare che si fa, se non si fa peggio ancora, i loro orfani
cattolici. Da gran tempo, nelle diverse Sedi del Governo, furono
fondati Asili per mantenere ed allevare gli orfani de' soldati. Questi
Asili, a^a cui fondazione contribuirono del pan' i soldati cattolici e
i proteslanti, furono governati strettamente alia protestante, furono
aperti ai Protestanti, e, checche dica in contrario Lord Dalhousie,
furono chiusi ai Cattolici. Gli orfani cattolici non vi si ammisero, se
non a patto di apostatare dalla religione dei loro padri. »
A queste testimonianze da maggior luce quella del Dott. Staun-
ton Cahill, ufficiale della Compagnia dell' Indie Orientali, che ho
poco sopra mentovato. Nel ses to Rapporto sopra i Territorii Indiani
egli attesta (pag. 106-109), che in quegli asili militari i regolamen-
li e la pratica tendono manifestamente al proselitismo ; che gli am-
NEGLI ANGLICANI 51
ministratori sono generalmente protestanti •, che quest! considerano
V Istituto come interamente protestante, e percio non hanno alcun
rispetto d' irapedire ai Cattolici 1' esercizio della loro religione e di
obbligarli al culto protestante ; da ultimo che gli orfani cattolici,
non avendo nell' India altro Asilo ove ricoverare, sono di falto co-
stretti a divenire protestanti, e tali divengono.
Ecco dunque le contribuzioni fatte in comune da soldati catto-
lici e da protestanti, volte unicamente in pro di questi e a danno
dei primi, coll' obbligare i loro orfani all'apostasia. So che si afferma
arditamente, che oggi 1' opinione pubblica non tollererebbe per un
solo istante un tale abuso di confidenza; eppure chi si levo agridare
contro il sistema che da tanto tempo regna nell' India, o che si e
fatto per correggerlo? L' avvenuto altre volte potrebbe ripetcrsi, e
come in Inghilterra il soprappiu del Patriotic Fund fu speso per
Istituti protestanti, cosi nell1 India gli avanzidell'/ndmn Fund po-
trebbero essere impiegati, se non si provvede, a do tare gl' Istituti
anticattolici degli orfanotrofii e degli Asili.
Le scuole de' reggimenti (regimental schools) rassomigliano gran-
demente agli orfanotrofii, quanto all' essere ariticattoliche. « Tutto
il sistema, dice (nel Rapporto citato) Monsig. Carew, Arcivescovo
di Edessa, personaggio della cui autorita nessuno puo dubitare,
tutto il sistema, sopra cui queste scuole si fondano e si governano,
e di spirito e di essenza intieramente protestante, e al tutto incom-
patibile col Cattolicismo. Talora la intolleranza a lui propria vien
mitigata dalla bonta di qualcheduno dei reggitori, ma anche in
questi casi, che sono rari, la condizione degli alunni cattolici rima-
ne grandemente pericolosa alia lor fede, e perci6 anche ai loro co-
stumi. I principii, con cui sono governati, sono tratti dagli Arlicoli
della guerra, che furono fatti quando i soldati cattolici non erano
ancora ammessi come tali, e non godevano liberta religiosa ; que-
sta parte dell' amministrazione militare esige un cambiamento ra-
dicale. »
La presente condizione di queste scuole e piu ampiamente espo-
sta dal Rev. Vicario Generale di Madras nell'opuscolo gia citato.
52 SAGGIO D' INTOLLERANZA,
A pag. 24 egli dice; « Coteste scuole nelle varie stazioni militari
sono in pratica ed in effetto chiuse ai Cattolici, 1' educazione essen-
dovi anticattolica e protestante quanto puo essere. Al sacerdote cat-
tolico e persino vietato il visitarle. I libri e i maestri son protestan-
ti, ed essenzialmente protestante e 1' istruzione. Ne vale il dire che
i regolamenti permettono agli alunni cattolici di non assistere alia
preghiera e all' istruzione religiosa protestante, quando i loro geni-
tori ne dichiarino per iscritto il loro volere. Primieramente, questa
stessa eccezione e un insulto al soldato cattolico e una dichiarazione
umiliante della sua inferiorita. Poi, si sa che nell' India vi sono sera-
pre di quegli uffiziali molto pii, fatti sul modello di Exeter Hall,
che sono protestanti dichiaratamente fanatici e nemici di ogni cosa
cattolica: ora e egli giusto di esporre un semplice soldato, timido
o debole di mente, al pericolo o d' incorrere 1' avversione del suo
superiore, fucendo quella dichiarazione, o di lasciare in manifesto
rischio la fede de' suoi figli, non la facendo? Ma quand'anche la
facesse e i suoi figli non assistessero al culto protestante, la costi-
tuzione e la praiica di queste scuole e cosi intimamente protestante,
che la loro fcde resterebbe sempre in gran pericolo. E questo peri-
colo e si manifesto e temuto, che in pratica un padre cattolico, che
mandu a queste scuole il suo figlio, non e ammesso ai Sacramenti.
« I soldati cattolici , oltre parecchi altri aggravii loro proprii ,
han dovuto sostentare un orfanotrofio pei figli de' loro compagni
morti , e contribuire alle spese di scuole cattoliche pei loro figli.
Queste scuole, che si trovario nelle principal! stazioni di tutta Hn-
dia e costano assai , sono molto fiorenti, e alcune non la cedono ai
migliori Seminarii d' Europa, benche nelle piu s' insegnino solo i
primi element! sia dell' inglese come del volgare. Ora un recente
decreto del Presidente del Consiglio dell' India , dato in Consiglio ,
comanda ai soldati cattolici di ritirare i loro figli dalle scuole catto-
liche, dove riceveano una sana educazione religiosa e un'educazio-
ne letteraria , niente inferiore almeno a qualsiasi altra offerta loro
altrove, e di mandarli alle scuole delle guarnigioni e de'reggimenti,
le quali, ordinate come sono e sempre furono, non possono essQre
NEGLI ANGLICANI 53
riguardate dai Cattolici altrimenti, che come stromenti di proseli-
tismo : e cio sotto pena al padre di perdere il sussiilio che ha (di
due rupie e mezzo, ossia cinque scellini al mese) per ciascuno dei
figli, maggiori di 4 anni, che fosse assente. »
Abbiamo recato a lungo questo tratto dell Opuscolo di Monsig.
Fennelly , perche esso mostra pienamente che aggravio sian pel
€attolici le scuole de' r^ggimenti, aggravio, di cui 1' Irlanda ha da
Jagnarsi non meno che 1' India , ed al quale il Governo dovrebbe
Tolgere la sua attenzione per porvi riparo. Se non vi si pone , se
gli alunni cattolici sono obbligati a usar libri protestanti , o se dai
soldati cattolici si esige che dichiarino in iscritto di non volere che
i loro figli intervengano alia preghiera protestante, mentre dai sol-
dati protestanti non si esige allrettanto riguardo al culto cattoli-
co , si ecciteranno malcontenti ed ire. Si trattino da uguali coloro
che combattono le stesse battaglie ; non fate tra loro distinzioni
odiose 5 i soldati caltolici sappiano che i loro figli saranno educati
nella religione loro propria e sotto i loro pastori come sono i Pro-
testanti, e saranno impediti tutti i mali che possono nascere da sif-
fatte parzialita.
La trista condizione dei fanciulli cattolici nelle scuole de'reggi-'
menti ha dato per lungo tempo grandi affanni e fastidii al Vicario
Apostolico e al Clero cattolico di Madras. II Vescovo cattolico ,
dopo avere tentato in vano tutte le vie di accordo e di rimostranza,
dichiaroche non si riguarderebbe come vero figlio della Chiesa cat-
tolica , chiunque mandasse i suoi figli alle scuole de' reggimenti ,
menire in queste inculcavansi dottrine e usavansi libri anticattoli-
ci. Con cio egli non fece che adempire il suo ufficio di pastore vi-
gilante, mostrando i pericoli, a cui i teneri agnelli della greggia era-
no esposti. Le sue istruzioni furono promulgate dai pulpito e spie-
gate dai parrochi ai fedeli. Or che avvenne ? II Governatore, Lord
Harris , invece di riparare i torti ond' era mossa querela , e di to-
gliere quei libri, credette piu conveniente al suo decoro di scrivere
alle Autorita militari una lettera, data il 30 Maggio 1857, nella
quale a proposito della domanda fatta dai Vescovo di togliere i libri
54 SAGGIO D' INTOLLERANZA
anticattolici, leggiarao: a Si potrebbe domandare, se debbasi esclu-
dere dalla scuola anclie la Bibbia ? giacche questa seconda doman-
da non tardera a seguire la prima. No certamente : noi noa voglia-
mo fare oltraggio alia nostra coscienza per secondare le domande
di una genia di preti, die tuttora si sforzano di ricondurci all' igno-
ranza dei tempi tenebrosi. 11 farlo sarebbe , cred'io , un cedere la
vittoria religiosa e intellettuale ottenuta dalla Riforma, per am-
mansare un sacerdozio turbolento che non accettera patti, e die,
stando ai suoi principii, non puo essere pago, se non quando giun-
ga a un assoluto predominio. »
Noi non cercheremo di defmire lo spirito che delt6 questa lette-
ra, ma chiederemo soltanto: fu essa dettata da prudenza e politica?
Era egli spediente, mentre ferveva una vasta ribellione, tenere un
linguaggio si oltraggioso per tanti milioni di sudditi di Sua Maesta?
Era egli decenza insultare il sentimento religioso di duecento mi-
lioni di Cattolici sparsi per tutto il mondo? Lascio il deciderlo a
Y. S. lo diro solo, che mentre noi vediamo nell' India persone col-
locate ne' piu alti uffici discendere a tai vituperi , e ad un' acerbita
di linguaggio degna di una loggia di Orangisti anzicbe di un' aula
da Consiglio; non possiamo non sentire quanto sia necessario vigi-
lare, affinche quello spirito d' intolleranza, che si mostra in certi atti
di pubblica amminisLrazione, non si stenda anche alle opere di be-
neficenza, e affinche le contribuzioni caritatevoli non sieno perver-
tite ad usi di proselitismo e a danno della nostra fede.
A mostrare poi quanto sia vano il tentativo di propagare 1'erro-
re , o di opprimere la verita coi mezzi teste indicati , ci sia lecito
notar di passaggio che il Cattolicismo nell'India gode incontrasta-
bilmente gran predominio , a dispetto della dichiarata guerra che
ivi soffre, di 'molti ostacoli che gli sono a fronte , delle somme im-
mense che si profondono pei varii missionarii protestanti e degli
sCorzi che si fanno per sedurre gli orfani cattolici. Mentre 1' antica
fede numera a centinaia di migliaia i suoi credenti nell' India , il
Protestantismo non esce quasi dall' angusta cerchia delle residenze
Inglesi. Nessuna proviucia indiana, anzi neppure un villaggio, ac-
NEGLI ANGL1CANI 5S
cetto mai le forme del Protestantismo, sicche a ragione possa chia-
marsi protestante. E il Protestantismo ha si poca radice tra i natu-
ral! dell'India, che uno dei cap! Governatori di quelle province, co-
noscentissimo dial paese , dices! avere teste affermato in pien Par-
lamento che , se gl1 Ingles! venissero ora cacciati dallHndostan , vi1
lascerebbero dopo se appena una dozzma di Protestant.!. L'inse^-
gnamento cola praticato tanto e lungi dal disporre i nativi a rice-
vere il Cristianesimo , che sembra aver prodotto 1' effetto del tutto
opposto. II Reverendo Dbttor Carr, Vescovo protestante, interrogate
dalla Commissione parlamentare intorno alia educazione degl' In-
dian! rielle scuole del Governo , rispose : Ess! non solo sono incre-
dulial Cristianesimo in forza del loro sistema, ma sono stati ezian-
dio imbevuti delle obbiezioni degl' increduli Europe! 1.
Dopo discussi in tal guisa i punti capital! della quistione, 1' illustre Pre-
lato scende a giustificare la sua priraa lettera da varie accuse minori; che
le erano state mosse. Lasciando per brevitale meno important! recheremo
le ultimo, colle quali egli conclude :
La Memoria dei commissarii mi accusa d' aver dimenticato la
marina coi suoi 70 mila uomini d! servizio, i quali, salvo pochissimi,
sono tutti Protestanti ^ e le cui vedove perc!6 hanno diritto ai soc-
corsi del Patriotic Fund: Ma 1' Autore della Memoria ha qui inte-
ramente dimenticato lo scopo del Patriotic Fund; il quale, come
scrive il signer Mugford in una lettera del 14 Ottobre, dalla regia
Commissione fu ristretto a favore delle vedove e degli orfani di co-
loro che perirono nel servizio dell' ultima guerra contro la Russia.
Ora avventuratamente i 70 mila marinari dei vascelli inglesi non
perirono nella guerra di Russia •, e perci6 le loro vedove e i figli
non possono avere quel diritto che la Memoria loro attribuisce. Non
vi furono grandi scontri navali ne gran mortalita nella flott'a, come
fu nell'esercito-, sicche le vedove e gli orfani dei marinari dovette-
ro «ssere pochissimi in paragone dei soldati di terra. Perche dun-
que menar tanto grido di quei 70 mila marinari e delie loro vedove
. \ Rapporto sesto pag. 137.
S6 SAGGIO D' INTOLLERANZA
ed orfani, e levare si acerbi rimproveri contro di me per non aver
parlato di diritti che non sono?
E qui si noti che noi non conrediamo punto che i nostri mari-
nari sieno quasi tulti protestanti. L' improbabilita di un tal fatto e
mal difesa dall audacia dell' affermarlo •, e a mostrare quanto sia
privo di fondamento ci bnsta recare I' autorita di uno de' zii di
S. M. la Regina, il Duca di Clfirence che fu poi Guglielmo IV, il qua-
le, avendo passati molti anni alia marina e segnalatovisi in tutti
gl'impieghi, pole conoscere il numero dei Cattolici e dei Protestanti
assai meglio che 1' Autore anonimo della Memoria. Ecco le parole
diS. M. Guglielmo IV.
« Nella carriera della mia educazione io ebbi a conoscere i Cat-
tolici e sarei il-piu ingrato degli uomini , se dimenticassi le acco-
glienze che ne ebbi. Io li vidiin differentissime circostanze, secon-
do che recavano i miei successivi impieghi, ed hosempre ammira-
to il carattere, la bravura e la franca giovialita degl Irlandt-si. Se
ancor vivesse il venerando Duncan che s' immorta!6 con le sue vit-
torie contro 1' Olanda, ma giov6 anche piu alia patria con la fer-
mezza, con cui tenne in dovere la sua flotta durante 1' ammutina-
mento dei Nore; se ancor fosse V Earl St. Vincent, il quale tanta
s'illustro nel blocco di Cadice, oppure quegli che a lui fu soprattut-
ti carissimo, il gran Nelson, T eroe delNilo; se questi e altri il-
lustri uffiziali potessero levare dalla tomba le loro teste e veder
1' aurora di pace e di felicita che or a sorge sopra 1' Irlanda , se
potessero vedere come sia resa finalmente giustizia a quel gran
corpo cf uomini che combalterono con essi sulle tolde dei loro va-
scelli e il cui valore diede loro la mtloria ; quanto esulterebbero di
vedere esaudite le domande dei loro valorosi commilitoni ! Gran ri-
guardo vuole aversi a quello che personaggi siflatti direbbero e a
ci6 che essi stimerebbono debito allanazione irlandese 1. »
1 Discorso dell' A. R. del Duca di Clarence, poi Guglielmo IV , recitato al-
1'occasione del presentarsi dali'A. R. del Duca di Sussex una petizione di Bri-
stol in favore dei Cattolici nel 1829.
NEGLI ANGLICANI 57
Vi ebbe dunque per lo passato e vi ha tuttavia un gran nume-
ro di Cattolici militanti nella marina inglese; benche sventurata-
mente non abbiano i mezzi di farsi conoscere per tali con la pra-
tica detla loro religione , e possano appena mai sentir Messa, o
adempire nessun altro dei loro religiosi doveri.
Nel penultimo articolo della Memoria mi si fa colpa d'averein-
sinuato che il danaro dei Cattolici sia stato usato a tlotare scuole
protestanti, e mi si risponde con piglio beffardo « la contribuzio-
ne degT Irlandesi essere giunta soltantoaGO mila sterline, il piu
delle quali senza dubbio fu dato dai Protestanti , tali essendo la
massima parte dei ricchi in Irlanda ».
Se V. S. torna per poco coll' occhio sopra la mia lettera , ve-
dra che io senza fare maligne insinuazioni, affermai solo con isehiet-
tezza e candore, i Cattolici di Dublino avere contribuito al Patriotic
Fund secondo le loro forze e con la generosita loro consueta 5 al
che ora debbo aggiungere che, a mostrare quanto io approvassi
cordialmente la cosa, la mia quota super6 d'assai le mie forze. Io
non poteva parlare piii schietto e piu sernplice: ma v' e un' altra
questione che 1' Autore della Memoria qui cerca di evitare. Era
egli giusto usare i danari destinati a uno scopo speciale approvato
da tutti, usarli dico, a dotare scuole , a cui i Cattolici non pote-
vano concorrere , e delle quali i loro figli non possorio giovarsi
senza pericolo? Non entrero a discutere la quistione , ma in un
documento pubblico, che ho qui sott' occhio, trovo pronta la ris-
posta : « Non e duopo essere Cristiano per sapere che il racco-
gliere danaro per uno scopo e 1'usarlo per un altro senza consen-
so espresso dei donatori, e atto d' enormissima infedelta. »
Queste gagliarde parole non sono mie, ma di un Prelato prote-
stante, il reverendo Dottor Baggot di Newry, in una lettera del 16
corrente, scritta in lode deH'amministrazione del Patriotic Fund.
V. S. sembra essere d1 accordo quanto alia sostanza col Dottor
Baggot, notando che « Egli e fellonia contro I'umanita il supporre
che il Fund non sia lealmente usato a quel sacro oggetto, a cui fu
destinato. » Ora applicando questo principio al Patriotic Fund, m'e
S8 SAGGIO D' JNTOLLERANZA
lecito ilchiedere: Fu esso destinato daprincipio, ovvero sifece egli
almeno sapere a tutti nell'invitarli a conLribuire, che una gran par-
te di esso sarebbe destinalo adotare scuole, in cui 1'insegnamento
e protestante, o conforme a quello delle Union Schools e pericolo-
sissimo ai giovani cattolici? Eppure a queste scuole fu destinato un
quarto di milione di sterline.
QueH'allusione poi alia poverta dei Cattolici, e caduta, mi pare,
assai male in punto. Essa richiama memorie die sarebbe stato as-
sai meglio non ridestare. Se i Catlolici sono poveri , noi possianio
chiedere con le parole di un illustre poeta irlandese (Aubrey de
Vere) : « Che li fece Iloti ? II patibolo, la sferza e il.marchto rovente,
con cui una stolta rabbia fece guerra a una fervente fede. » L'ini-
quita delle leggi e i' influenza dell' Anglicanismo ban reso inevita-
bile questa inferiority di ricchezze che ci viene sovente rinfacciata.
Si usarono dapprima grandi confische, poi si punirono di multe
mensili i nostri Cattolici , perche non intervenivano al culto prote-
stante; e si cess6 dal multarli solamente quando fu loro tolla dalle
mani ogni proprieta. Anche oggidi T Irlanda cattolica e enorme-
mente aggravata per alimentare un' istituzione , la quale col suo
religioso insegnamento non puo in niuna guisa ripagare allo Stato
o al popolo le spese che costa. Chi considera la .nostra patria:at
lurae della sua storia passata e presente e condotto a giudicare che,
se in essa vive ancora un popolo cattolico, qiiesto deve trovarsi in
uno stato di estrema poverta. Ma invece di farci rimprover.o di que-
sta, non sarebbe egli piuttosto da ammirare la fedelta incompa-
rabile mantenuta alia religione dei padri, senza che niuna violenza
di persecuzione abbia mai potuto vincerla? E che giudizio dev' egli
farsi dello Stabilimenlo anglicano imposto loro a forza? « Di tutte
le present! istituzioni (dice un1 illustre autorita protestante) la
chiesa anglicana irlandese e la piu assurda ed impossible a di-
fendersi. Tal' e il giudizio dei presenti , tale sara dei .posteri , e
gli uomini stupiranno che un tanto sconcio abbia;potuto durare si
a lungo. »
NEGLI A1VGLICANI 59
Signore, se io ho toccato alcuni dei religiosi aggravii, sotto cui
geme oppressa questa terra , non fu per destare ire , ma per chie-
dere riparo. Se ci astenessimo dal ripetere i nostri diritti con la
tranquilla dignita d'uomini ehe meritano d' essere liberi, noi per-
deremmo smisuratamente nella stima di V. S. , e al tempo stesso
saremmo in colpa di avere indefinitamente differito il consegui-
mento di una giustizia, la quale gioverebbe a tutto rirnpero, unen-
do tutti i suoi popoli in perfetta uguaglianza e nei vincoli di eterna
amicizia.
Conchiudero coll'esporre a V. S. che molti Cattolici m'hanno
assicurato di essere pronti a contribuire all1 Indian Fund, purche si
piglino mezzi da proteggere i poveri figli dei soldati cattolici con-
tro i pericoli del proselitisrno. Forse il destinare alcuni nobili e
gentiluomini cattolici , come Membri delle Commissioni centrali di
Londra e di Calcutta, a fine di vigilare gl' interessi di que' giovani,
rimuoverebbe ogni sospetto e soddisfarebbe la pubblica sollecitu-
dine. Ho 1'onore di essere con profondo rispetto
Di V, S.
Servo Ossequente
*f" PAOLO CULLEN
I Giornali di Londra, sotto la data del 10 di questo mese, recano
una lettera diretta a Mgr Cullen, in nome della Commissione pel Pa-
triotic Fund, dal Segretario di essa signor E. Gardiner Fishbourns.
Egli si restringe a dire che T illustre Prelato non ha avuto informa-
zioni abbastanza esatte, e promelte di dark in un Rapporto che la
Commissione stessa sta elaborando per sottometterlo a S. M. la Re-
gina. Noi non ignoriamo il valore che vuol darsi a somiglianti di-
chiarazioni generali ed ufficiali; nondimeno ci pare un vantaggio
che si ammetta il principio e si rechi attenzione nelT esame dei fatli.
LA CONTESSA MATILDA DI CANOSSA
E
IOLANDA DI GRONINGA
IL RITROVAMENTO
Era gia il di per cadere, e 1' Eremita, vedendo grandemente
peggiorare lolanda (la quale pel calor della febbre smaniava di mol-
to e li sp^ssi deliqui riduceanla in caso di morte) stavasi immobile
al letto della fanciulla, asciugandole il sudor freddo, e pregando la
Madre di Dio che accorresse in suo aiuto. Poco stante udi la voce
di Ruperto che il chiamava; perche venuto alia prima spelonca, e
veduto I' Abate Dauferio giunto allora, 1' abbraccio e baci6 affet-
tuosissimamente bagnandol di lagrime.
— 0 perche piangi si forte, gli disse Dauferio, e perche veggo-
ti cosi triste e sparuto? Tu suoli , sempre ch' io vengo , accoglier-
mi con festa. £ egli forse per la sedizione occorsa a Brunn che ti
rammarichi? Iddio mi vi condusse a tempo di racchetarla; e se ne
eccettui i due maliardi che furon bruciati poco dopo levato il sole,
equalche Vandalo, che nella mischia rimase malconcio, niun cit-
tadino vi fu morto.
— No, amico mio del cuore, teste non piango di questo ; piango
la nostra figliuoletta, la quale, se Iddio non si muove a pieta del no-
stro dolore, siamo in termine di perdere fra poco.
— fi ella caduta nella forza di Odocaro? Passando nella mia ve-
nuta presso al Monistero, e per la fretta non potendovi en?rare, mi
LA CONTESSA MATILDA — IL RITROVAHENTO 61
disse uno de' castaldi, che le monache furon tutte salve, Dio gra-
zia-, ma in molta confusione, sia per lo spavento avuto, sia perch&
non trovano una loro alunna, che in quel subbuglio s' e sperduta
pel monistero, e n' erano tutte in cerca ; e troveranla, perche ne le
mura, ne le porte da via furon punto abbattute , e pero la dee pur
essere in casa di certo.
— No, Dauferio, la non e in casa, ed e appunto la lolanda, ch' io
trafugai furtivacnente per mezzo di Raimondo; ma la poverina s'ap-
peno tanto del lungo assedio fattole dal Marchese e dell' assalto dei
Vandali al monastero, che mi cadde svenuta , ed ora ci arde d' una
febbre mortale. Dio ti ci ha mandato per confessarla. Hai tu con
esso te il Corpo del Signore?
— Per ci6 mi vedi senza il cappuccio in capo. L' ho qui appeso-
al collo $ di a Ruperto che vada nella tua cella per le candele — Ru-
perto ando : Dauferio depose fra i doppieri ardenti il SS. Sacramen-
to, T adoro, e rizzatosi, disse : Ov' e 1' inferma?
Allora 1'Eremitasi fece innanzi, e preeeduto d'alquantol' Abate,
corse a lolanda e con viso lieto — Figlia mia, le disse, fatti cuore,
che Iddio ti manda una visita, la quale dee rallegrarti sommamen-
te. Egli el'Abate Dauferio, Vamico di Pandolfo e tuo protettore —
Ne ebbe terminate di dire, che ecco 1' Abate Dauferio s' avanza ; e
portale la mano, che lolanda bacio con riverenza, le disse — lolan-
da, il Signore, che t' ha campato da tante insidie, infonderatti nuo-
vo e pronto vigore all anima e al corpo, acciocche tu possa cantar
lungamente le sue laudi, adoperareil tempo alia sua gloria, e vive-
re a consolazioae di tuo padre.
lolanda con soave sembiante gli rispose — Padre santo , il vole-
re di Dio, amabile e giusto , compiasi sopra di me : mi sento male
assai, ma se a voi piace ch' io speri, non rimovero la speranza dal-
Tanimo che si sente morire: Dio, e la sua Madre intemerata corn-
piano il vostro presagio.
L' Eremita fattosele vicino le disse : lolanda, vuo' tu confessarti
coll' Abate?
— Deh si, rispose : oh che grazia e che misoricordia b ella mai
questa per me !
62 LA COMESSA MATILDA
— Ma sappi che dopo la confessione tu avrai un' altra visita, che
beata te : il Signore del cielo e della terra si degna entrare in cotesti
sotterranei e farli della sua presenza un paradiso. Vedi, figliuolina
mia , s' egli t' ama d' amore infinite ? Se la tua fiducia in lui e ben
posta? s' egli e prontissimo a premiare chi patisce per lui a pi& del-
la croce ?
— Dite davvero, padre? II mio Signore tddio mi sara recato in
questa grotta? lo il ricevero fra poco ? Di grazia portatemi, se 1' a-
vete, un pannolino da mettermi in capo : volete voi che lo riceva in
capegli alia presenza degli angeli suoi ?
II vecchio lacrimando di tenerezza le arrec6 un picdol manto di
lana , che altro non avea , ed uscito , and6 a prostrarsi dinanzi al
Sacramento, attendendo che la giovinetta fornisse la sua confessio-
ne. Ma qual confessione, Dio buono ! Quell' anima Candida e pura
s' umiliava profondamente e annichilava se stessa ai pie del mini-
stro di Dio, chiamandosi in colpa di mille reati, ch' ella avea per
gravissimi, e non erano in se medesimi, che le ignoranze dell'uma-
na fralezza e V ombra che involve la mente pargoletta , cui manca
talora la luce del giudizio pieno e il deliberate consentimento del
cuore. Quell' anima felice e benearventurata godea continue il ba-
cio della giustizia e della pace, ed abitava in essa e in essa riposa-
va il divino Amore come in eletta stanza , ch' egli ornava d' inno-
cenza e di raghezza celeste.
Dauferio entrando negli intimi reeessi di quel cuore , ammiraya
il sublime magistero della grazia preveniente , che sin da bambina
si dilettava in quella bell' anima e vi seminava i germi delle piu
nobili ed eccelse virtu , che ogni di prendeano nuovo incremento ;
contemplava con istupore i voli di quella mente , il calore di que-
gli affetti, la immensita di quei desiderii , la fedelta di quelle spe-
ranze, la gagliardia di quelle lotte, la magnanimita di quelle vitto-
rie di se medesima , e adorava i consigli di Dio , e inteneriva per
inestimabile commovimento di dolcezza. Terminate la confessione,
Dauferio alzossi per uscire a prendere nella spelonca la sacra Ostia;
ma lolanda voltasi a lui con un volto che le raggiava di letizia d'an-
gelo, gli disse — Padre, voi ora sapete quant' io sia pessima pecca-
IL RITROVAMENTO 63
trice e indegna di tanta grazia, che si compiace di farmi il bcriigno
Signore :, ma poiche nell' infinite amor suo vuol visitarmi, come fe-
ce al Pubblieano , aiutatemi, ve ne supplico, a snendere in terra
per mettermi a ginocchi e inchinarlo profondamente.
Dauferio potendo appena proferir parola per la pieta di quella
domanda — No, figlia mia, rispose, tu non ti reggeresti, tanta e
la tua debolezza e il furor della febbre: statti al piu sollevata al-
quanto sul tuo giaciglietto, comeil paralitico del vangelo dinanzi a
Gesu; confortati e spera: e quando I'avrai chiuso nell'abitacolodel
tuo cuore, prega per noi, prega pe' tuoi genitori, i quali soffrono
persecuzione per la giustizia; prega per la pace della Chiesa accioc-
che sia un solo ovile e un sol pastore — Cost detto usci dallagrotta.
La verginella si compose a riverenza, e tutta ristretta in se me-
desima s' umiliava e mettea.sospiri afibcati d'amore, e di santa im-
pazienza di vedere, onorare e ricevere il suo Signore. Ruperto e
Raimondo precedeano coi torcetti, e Dauferio, levato il Sacramen-
to, venia cantando coll' Eremita il salmo Laudate Dominum omnes
genles, e le voci chiuse in que' sotterranei chiostri si distendeano e
prolungavano entro le cave profonde e mandavano un suono cupo
e solenne, il quale parea gridar dalle viscere della terra le glorie del-
la diviaa presenza negli abissi come nel cielo. lolanda le udia soa-
vemente scenderle al cuore, e attendeacoiranimasospesa 1'ingresso
di tanta maesta in si povero albergo 5. ma come vide apparire 1'Ostia,
rifulse d'una luce viva in.tutto il sembiante, e grid6 forte in un
impeto di spirito — Non son degna, o Signore, che tu entri nella
casa dell' anima mia — e piccbiossi il petto, e chino il capo quanto
pote piu.
.Dauferio tenendo alzata 1'Ostia, disse — Ricevi, lolanda, il Viatico
del corpo del tuo Signore. Egli, che degna di tanto questa buia ed
orrida grotta, mutandola colla sua presenza in un paradiso di luce
pieno d'Angioli, di Cherubim e di Serafini, i quali seguon per tutto
la sua venuta, quaL paradiso non fara Egli in questo punto dell'ani-
ma tua, creata ad immagine del suo divino sembiante e pienadei
carismi della sua Grazia? Oh no, Egli non viene in te solo, ma seco
apporta nuovi tesori d' infinite valore, e t'addoppia le superne dol-
64 LA CONTESSA MATILDA
cezze, e t'accresce gl'insaziahili ardori delle sue fiamme, e ti ravva-
lora nell'agone per farti giugnerealla corona — lolanda acotsa a
quest! detti si spinse in un ratio d' amore a ricevere il suo Gesu in
Sacramento, e chinato il capo tutta s' immerse nella contemplazio-
ne delie maraviglie di Dio.
I due santi vecchi lasciaronla sola, e si raccolsero nella spelonca
per favellare intorno ai casi di quella funesta giornata. L' Eremita
narro all' Abate la venuta di Odocaro ferito, e in quante angustie
allora tumultuasse il suo spirito per timore che lolanda non s' ac-
corgesse della presenza del Marchese, e caduta in ispavento, le av-
venissero nuovi deliquii , dai quali sopraffatta ei la trovasse , rien-
trando, omai senza vita. Poscia venne alia supplica da lui fatta a
Odocaro di non imperversare contra i sediziosi, e della promessa
ch' ei fecegli di non incrudelire sopra di quelli, e che non verrebba
a sentenza, senza prima udire il consiglio suo: il che giur6 di fare
sopra la sua fede.
— Giurotti per cio che non ha — disse Dauferio. Quel giovane,
che disdice la fede pubblica di sposare la Gilia di Moravia, e si getta
dopo le spalle in un colla fede 1' onesta naturale, pu6 egli attener
la parola a veruno? Odocaro e principe valoroso e prode ; e liberale,
e munifico, se vuoi; ma e altresi d'animo subito, avventato e crudele:
la sua violenta passione traboccollo in mille eccessi, ricorse persino
agli stregoni ; ne bastandogli tanto malefizio, venne alle sacrileghe
violenze, e fece impeto sul luogo sacro, per rapire dalle braccia
stesse della Regina del cielo quell' angelo d'innocenza e di candore.
Or come vuoi tu presumere ch' egli stia saldo e non fallisca alia
sua parola? lo avviso, che mentre noi parliamo i suoi sgherri sono
gia in sull' orme degli ammutinati, ese vi metton gli artigli addos-
so ne faranno ogni strazio: cosi mi tengo certo, che s'egli haodo-
rato la fuga di lolanda, avra inviato i suoi ladroni a tutt'i varchi
per acchiapparla o viva o morta. Manfredo, sta all' erta che 1'aria
stessa non si avvegga del tuo furto ; poiche se Iddio ci lascia viva la
nostra figliuoletta, egli e da sottrarla con ogni avvedimento alle sue
ricerche, altrimenti noi e Pandolfo 1' abbiamo perduta irrevocabil-
mente. La Badessa sa ella che lolanda e in queste caverne?
IL RITROVAMENTO 65
— No, amico •, perocche, ancora ch' ella sappia di cotesto anti-
cliissimo corridore che raena alle grotte, non vi pose piu mente-,
ma io la mandai pregando che due ore prima della mezza notte
scendesse tutta soletta dietro 1' altare della Madonna: io aprir6
1' usciuolo pian piano, e presentatomi a lei, richiederolla di venire
con esso me a vedere la sua lolanda : chi sa che la fanciulla veg-
gendo la buona madre sua , per la subita allegrezza non migliori
per modo, cbe noi la ricuperiamo a Pandolfo e all' amore di Teot-
berga? Tu, Abate mio, potresti attenderla, e ci consiglieremo in-
sieme di trovar via sicura e pronta di trafugarla. Raimondo, come
tu sai , e quel fedele moguntino che tu mettesti ai servigi di Pan-
dolfo sino dai pnmi giorni della sua dimora in Znaim, e Io servi
sempre con amore, e gli fu sempre si dedito e si leale che piu volte
cimento in brutti repentagli la vita sua per salvarlo. Questi vide
nascere la lolanda, e se la crebbe sulle ginocchia, portandole quel-
la affezioneche padre, e tenendola incustodia sinche fu condotta in
monastero : qual migliore scorta di costui puo guidarla sino a Bo-
leslavia, e ronsegnarla ai suoi genitori?
— Tu pensi bene , rispose I Abate Dauferio ; ma s' io debbo
intrattenermi qui si tardi , egli e da mandarne avviso al Priore di
Znaim, aceiocche non istiano in sollecitudine di me tutta notte;
e poscia debbo licenziare la mia brigata , ne vorrei farla rientrare
in Brunn.
— Non ti dar pensiero di questo : far6 guidare i tuoi cavalli
all'ost.e dell'albergo di mezza via ch'e il padre del nostro Rataldo,
ov' e buona stalla per le bestie, e buono stare , massime a tavola,
pe' tuoi lancieri — Cosi detto, chiamo Anolino, e gli commise di
significare al caporale d' inviar di presente un messo al Monistero,
e poscia di condurre Io stormo a Rataldo per la nottata : prima del-
1' alba fossero coi cavalli alia bocca della spelonca.
Anolino usci e trov6 i lancieri sparpagliati parte a sedere, parte
a giacere e parte a cicalare in crocchio -, parlo al caporale, il quale
mise a cavallo il Terribile, ingiugnendogli di recar la nuova al mo-
nislero che 1'Abate non tornava che il domani; il Terribile strinse
Serielll, vol. IX. 5 23 Decembre '1857.
66 LA COKTESSA MA{E1LDA
gli sprorii a brigliadoro, e via. Allora.Anolino disse: Ehi camerata, io
v' ho a condurre al riparo di questo rezzo : chi mi piglia in groppa ?.
- II rezzo poco monta a chi e veslilo di hufalo su sino al collo^
disse 1'Orsaccio; ma senza un buon pezzo di manzo al forno, e un
fiasco di birra nel trippone si trema di f red do anehe a! foco.
- A meraviglia, soggiunse Anolino, e se mi levi in groppa , al
fiasco aggiugneremo un gotto di quel tuo idiornele die ti i'a anda-
re a zonzo si spesso il cervello.
L'Orsaccio senza dire che e stato, afferra Anolino per la cintura^
e tiraselo in arcione come un fuscello, tant era gagliardo !
— All'alhergo di mezza via, grido Anolino — A m< zza via, escla-
maron tutti : vival'oste! — Viva il suo lardo e le sue s;t!ri<-ce, d'sse
lo Scannaporco — Viva la sua birra doppia, ripiglio il Tracanna : e
cosi allecorniti aridavano d'un trotto ardito e forte come se caricas-
sero all'assaltod'un bastione. Giunti chefurono, nientr'essi gover-
navan le bestie, in cueina era un andare e venire, un armeggiare
dell'ostessa per apparecchiar le tavole, un trinciar^ di cosre di ca-
strone che facea I'oste, e uno schidionarh- negli spiedi. »• tin farle
aggirare alii ra^azzi , intanto che.il canovaio saliva e soendeva in
grotta per la birra; sicche in un attima la cena fu aminaiinita, e i
lancieri dell'Abate seduti a tavola a macinare a due palmenii.
Rataldo era anch' egli tutto in faccenda, el'omrtcciotie dell'oste
col suo berretto di martora mescea certi ciotoloni di birra che pa-
rean le conche del bucato, e gridava : su, camerata, irionfate ; dopo
le fazioni di JBrunn e' si vuol rannerbare il brae io.
— Noi, rispose lo Scannaporco, fummo pa> ieri , e non ci fu. da
trafelare menando le picche e dando scigriguate : er.iviimo soltanto-
di scoria armata al noslro Reverend issi mo, il quale piangea per-
che non giunse a tempo di levare Tarrosto dallo schidotie ; vo' dire
di togliere alfuoco i due negromanti, chevi s'arrosliano come due
fagiani. Pensateche carita fuor di luogo ! L'Abate nostro non avria
voluLo che quei due corbacci d inferno fossero bruciati : e per-
ch'io dissi — Messere, egli v'e indulgenza a rosolare i maliardi —
mi si rivolto come un istrice, dicendo : Non tocca alle. private per-
IL RITROV1MENTO 67
sone di far giustizia 5 i furori del popolo sono stolidi e ciechi : v' ha
i tribunal! 5 s'avviene ad essi per legge il far giudizio e dar sentenza
— lo misi il mento nella gorgiera e zitto ; ma se il popolo avesse
ghermigliato la Swatiza, oh vi dico io che, tutto a cavallo, io bat-
teva 1'acciarino, e dava T esca accesa a chi portava le fascine per
carbonarle quella sua pellaccia gia abbrostita dal sole. La brigan-
tona ha rubato , di sono, una pulzelletta alia Burgandofora mia vi-
cina : uff ! se la pigliavo ne facevo lardelli. Mi s' e detto che la ver-
siera per fuggire la eaccia s' e tramutata in civetta , ed altri dicono
che in gatta. II credereste? In quante gatte mi sono avvenutosta-
mane per le vie di Brunn tiravo loro lanciottate da passarle a ban-
da a banda, sperando infilzarvi la Swatiza: ma 1'aggiugnero quella
diayola, e se Vacciuffo, in fede mia buona, che la non truffera piu
il prossimo, e 1' Abate schiamazzi pure a sua posta.
Mentre lo Scannaporco , gia altetto per aver vuotato piu fiaschi
di cervogia, scoccava quelle sue braverie a huon mercato, ecco giu-
gnere un giovinotto dalle capanne tutto scalmato , e gridare : Fug-
gi , Rataldo , che vengono al galoppo quattro Vandali per metterti
le mani addosso e condurti prigione a Brunn, accusato d'aver fe-
rito il Marchese con un dardo saettatogli da lontano.
— • Troppo tardi , dissero con amara beffa i lancieri di Znaim,
troppo tardi , perocche i Vandali non troveranno che i rilievi della
cena : sero venientibus ossa dice sempre il padre Cellerario com®
<un di noi e tardivo a venire a tavola. Oste, ha' tu bisogno di quat-
tro starnotti? Apparecchia li spiedi, che n' avremo un arrosto si
grasso da porvi sotto la leccarda — E il dirlo, e il rizzarsi , o im-
pugnar 1'aste, e porsi la celata in capo, e schierarsi fuori delFoste-
ria ad attendere i farabutti, fu un punto solo.
I Vandali tardarono alquanto a venire, perocche lungo il cammi-
no arean preso ne' casali vicini tre altri caporioni del tumulto e
conduceanseli legati innanzi alia testa de' cavalli : per buona veu-
tura il cielo eralimpidissimo e la luna presso al suo colmo-, laonde
i lancieri videro useire del bosco i Vandali coi prigioni che li di-
nanzavano , e pensaron che la luna , riflettendo ne' lucidi elmetti e
negli usberghi , potea farli scorgere di lontano, e mettere in volta
68 LA CONTESSA MATILDA
il nemico, e pero altri ripararono in casa, altri alle stalle, ed altri
posersi in agguato, addopandosi a certi alberi per coglierli poi alle
spalle. II che renne lor fatto : mercecche i Vandali venendo senza
sospetto, come furono in sull'aia dell' albergo, tre scavalcarono , e
il quarto stette a guardia dei prigionieri.
I tre, brandite le giannette, si fecero avanti, ma non furono ap-
pena entrali, che si videro otto lancioni al petto, e udiron otto vo-
ci che gridarono — Arme a terra, o siete tutti morti — I! quarto a
quel romore, visto la mala parata, volse il suo ronzino per fuggire,
ma gli agguati furongli addosso improvviso, e gittaronsi al freno,
gridando — Ferma, codardo — Egli non v' era da contendere, ne
da far testa, tanto il numero li soverchiava; sicche i Vandali, gitta-
te 1'arme, domandaron quartiere. Rataldo corse ai prigioni, li seiol-
se, e li condusse dentro facendoli sedere a tavola, e dicendo ai Van-
dali : Noi Gregoriani non portiamo rancore, e siamo presti a render
bene per male : venite qua tutti quattro, sedete e bevete un tratto
coi lancieri dell'abate.
La teologia dell' ostessa non era cosi dolce, e vedendocoloro che
veniano per ammanettarle il figliuolo s' era tutta inzolfata , e avea
gia messo le mani sui fianchi per venire alle tavole e rovesciare una
ondatadi vituperi sopra i Vandali ; ma il marito presala per la ciop-
pa: Donna, disse, now fare schiamazzi ; Rataldo sa come dee com-
portarsi , ne tu dei immischiarti ne' fatti degli uomini , cicalona :
hai capito? va in cucina — E 1'oste venuto a quelli buoni compa-
gnoni con un prosciutto e con una gran damegiana di birradoppia
di marzo — Brigata, grid6, allegramente, qui v' e tetto per tutti ;
el'oste del sole e amico del comune — I lancieri per atto di caval-
leria, empiti i bicchieri ai Vandali, e torcatili insieme, rincappella-
rono il lino-, ma come furon venuti agli sgorcioli> dissero ai Van-
dali — Ora aggiugnete alle picche anco le scimitarre , e cosi, fatti
piu Ifggeri , rimontate a cavallo, e g;urateci per le vostre barbute,
che tornando a Brunnnon darete noia agli uomini del contado —
Quelli scherani, avutala si liscia, giuraroro, e andarono pe' fatti
loro chiotti chiotti alia volta di Brunn, avendo per miracolo d'aver
IL R1TROVAMENTO 69
campata la pelle, e Rataldo cogli altri tre riparo secretamente
quella notte medesima nel monastero di Znaim.
La Badessa Teotberga avea passato la tempestosa notte dell'assal-
to in quelle angosce che ciascuno pud immaginare • perocch' ella
come superiora e madre sentia gli sbigottimenti e gli affrinni di tut-
te le suore e di tutte le giovinette affidate alle sue cure : ma quan-
do seppe che i sacrileghi e feroci assalitori furono fulminati dall'ira
di Dio, ed eran tutti periti senza recare alcun danno alle Vergini
del Signore ; e piu quando se le miro accolte nella sala del Capiio-
lo, e vide le sue fanciulle correrle incontro, e saltarle al collo e ba-
ciarla, e gridare ciascuna — Madre son qui — ella prov6 si smisu-
rata letizia nell' anima, che non v'ha penna che la potesse dire.
Tutte eranle care, tutte stringeasi al petto con indicibile godimen-
to : ma ella attendeva lolanda, e la sua lolanda, mentre le baeiava,
correa cercando coU'occhio sollecito e trepidante — E lolanda dov'e
ella ? sclam6 non la veggendo , ov'e lolanda ? — Tutte guardarsi
intorno attonite e stupefatte, tutte uscire in un — Oh ! ell'era pure
in chiesa con noi ! Sara rimasta all'altare della Madonna.
In un attimo le Converse, che 1'amavano tanto, furono in cerca
di lei per tutti i lati del monastero. Sinche la notte duro, sperava-
si che la si fosse rimbucata a pregare in qualche afigolo seoreto ,
che tanti ve n'avea in quel vasto e antico edifizio : ma fatto giorno,
e ricerco per tutto dalle cantine al solaio e non la trovando, it coin-
pianto fu universale. Niun dolore per6 fu comparabile a quello
della veneranda Teotberga •, con ci6 sia che a una Conversa fuggi
detto per sciocchezza, che dopo 1' arietare degli assalitori, fatto
silenzio e creduto da tutte che i Vandali fossero penetrati per tru-
cidarle, la lolanda per non cadere in mano di que' ribald i sara fug-
gitaal buio sotto le cantine e cascata nella cisterna.
Com' era usanza di que'tempi , in che Tarte di coridurre le acque
da lontane sorgenti era poco esercitata, anco il Mom'st^ro di santa
Maria aveva ne' bassi fondi un vasto ambito ove racroglieansi le
acque piovane dalle gror.de, dagli acquitrini, e da fossa tell i dei ver-
zieri, nel qualeimuri furono spalmati di mastice acciocche non
facesser polo da disperdere le acque, e tutto intorno erano purga-
70 LA CONTESSA MATILDA
toi di ghiara e stillatoi di carbone da renderle purificate, limpide
e chiare. Egli formava, tant'era grande, un pelaghetto come i vi-
vai de'giardini, profondo di ben venti piedi, e tutto intorno correa-
no orlicci ammattonati , e dentro vi scendevano quattro scale di
pietra viva per calarvi a nettarne il fondo nelia state quand' eran
le acque basse. Teotberga udito il sospetto della Conversa, cbiamo
incontanente il castaldo con quattro lavoratori dell' orto, e poste
tutte le Converse intorno agli orli con di molte fiacrole accese in
mano, fece calare una rete la quale coi piombjni radesse il fondo ;
e poscia dai quattro lati tirata a guisa d'una tenda la fece sollevare.
Le fiaccole, che illuminavano tutto intorno, riverberando sulle
acque agitate, mandavano lampeggiamenti lucidissimi e spessi nelle
volte e nelle pareti, siccbe tutto quel grande edifizio sotterraneo
s'era converso in un teatro di luce. Net sollevarsi della rete , nel
gorgogliare delle acque batteva ogni cuore, era sospeso ogni respi-
ro, tutti gli occbi erano volti ad un punto : ma quando la rete co-
mincio a galleggiare, Teotberga usci in un — Mio Dio vi ringrazio !
spero cbe la mia lolanda sia viva.
Nell' uscire dai sotterranei la rotaia si presenta alia Badessa per
annunziarle la venuta di Ruperto : Teotberga, sapendo ch'egli era
uomo dell' Eremita, venne sollecita alia porta per intendere che
mai volesse. Ruperto le fece 1'ambasciata da parte di Manfredo, che
due ore prima della mezzanotte si trovasse sola e con una lanterna
all'altare della Madonna. Ella interrog6 il messo in mille forme, ne
ebue da lui altro che tanto. Speranza e timore combatterono il
cuore di Teotberga per tutto quello spazio di tempo, ne potea tro-
var luogo , se non volgendosi a Dio e scongiurandolo d' aver pieta
di lei e di lolanda.
Come tutte le donne del monastero si furono alle celle ritirate a
dormire, Teotberga antivenne di gran lunga 1'ora convenuta e sce-
sa in chiesa e prostratasi dinanzi all' immagine di Maria, la suppli-
cava piangendo che si movesse a compassione del suo dolore, ne la
patisse l''animo di lasciarla piu a lungo in quell' ambascia mortale.
Intanto spesso tendeva 1' orecchio verso la porta maggiore della
.diiesa, ove presumea che il Romito avrebhe pianamente picchiato.
IL RITROVAMENTO 71
Ma qual fu il suo stupore , mentr' ella era boeconi prostesa sopra i
gradini delT altare , sentirsi toccar leggermente la spalla e udire
— Levatevi Teotberga? — Rizzossi subitameute, e visto I'Erermta,
si stette attonita, ne disse altro che — Maria, aiutatemi I
-Non vi turbate, riprese ilRomito, ne crediate d'avere una vi-
sione : son io in came ed ossa.
— E come entraste voi, ch' io tengo appese alia cintola le cbiavi
della porta onde s' entra in chiesa, e la porta e cbiusa a due barre?
— Invece io vi domando alia volta mia: ov'e la lolanda? Sento che
la non sia piu in monastero: chi ba rubata quell' angiola? e dove si
trova ella in presente ? Cosi la custodite ?
— Deh, padre mio buono, non accrescete di grazia le agonie del
mio cuore. La cercammo per tulto , la cbiamammo per tutto : s' e
rovigliata la casa da cima a fondo e non si trova, e tutte le porte
eran chiuse, e niuno e uscito ne poteva uscire, perche io aveva le
chia\i, ne ho operto a Rataldo stesso che venne ad annunziarci il
macello degli assalitori.
— E voi, Madre, ove la credete voi ? Forse rubata? Forse sparita
per miracolo?
— Rubata da chi ? Quando a porte chiuse niuno pu6 entrare , e
la scalata all© finestre non ebbe luogo, e la lolanda 1' ho veduta io,
io con questi occhi, e mi parlo qui, qui dinanzi all'altare della Ma-
donna, e mi disse che pregassi per lei, ,perocche avvisava che 1'as-
sal to fosse dato per lei rapire e portarla in balia del Marchese. Riti-
rossi, e piu non si vide. Vi dico il vero, padre Manfredo, piu volte
mi baleno il pensiero , che Maria Vergine 1' abbia prodigiosamente
dileguata da noi e ricoverata a salvamento.
— Si, lolanda e a salvamento, ma e da pregare Maria che com-
pia la grazia e ce la conservi. Venite con me. La Badessa a queste
parole spalanco gli occhi, alzo le mani giunte alia miracolosa Im-
magine, e tacea per soverchia plena d'affetti , e seguiva il Romito,
che la condusse dietro all' altare. Giunto fra i due pilastri spinse
1'usciuolo , e disse : Madre , non vi ricorda che quarido foste fatta
badessa, tra le chiavi secrete ne trovaste una ch'avea legato all'a-
nello una polizza suggellata, la quale avea neMa saprascritta — />»-
72 LA COMESSA MATILDA
aprirsi sollanlo dalla futura Badessa , e dentro era scritto , come
fino dal tempo delle correrie degli Ungheri s' era fatto quel secreto
rifugio per le spose di Dio, che mette capo nelle mie grotte?
• Oh, disse Teotb^rga battendosi in capo, oh smemoratu me!
Yedi? la confusione m' avea tolto il capo.
- Ebbene. lo ebbi spia dell assalto, mandai Raimondo^ lolan-
da era proprio ingmocchiata qui fra i due pilastri : Raimondo aper-
se, la vide, I afferro, le turo la bocca, la tiro dentro, ricbiuse, e
mi coudusse la fanciulla nella spelonca: ma la poverina non resse
a tante e si lunghe lotte , e dopo aver alquanto dormito svegliossi
con una febbre ardentissima. che la tiene in continui deliqui. Feci
chiamare 1' Abate Dauferio, venuto a Rrunn per sedare i moti po-
polari insorti contro gli assalilori del vostro monastero, e Dauferio
venne , la confesso, e avendo portato seco a mia inchiesta il Corpo
del Signore, le ministro il santo Viatico, che tutta, per 1' immensa
leiiziadell'animo, cela riebbe; ma la poverina e tuttavia abbattu-
tissima della persona ; spero che la vostra presenza ce la rendera
interamente. E cosi detto avviossi pel sotterraneo.
Pervenuti alia spelonca , 1 Eremita prego la Badessa che ivi so-
stenesse alquanto, per disporre Tanimo della giovinettajl quale non
reggerebbf a quella improvvisa apparizione e potrebbe per la so-
verchia esultanza venir meno. Trovo 1' Abate Dauferio presso al
letto dell' inferrna , cui porgeva i piu amorosi conforti , e lolanda
alquanto migliorata, main dolce lotta coll' Abate che voleapersua-
derle, non doversi per niun modo ritornare al monistero per non
esporsi a novi pericoli dalla parte del Marchese: credersi per ognu-
no ch' ella sia dileguata o morta : in questi primi giorni Odocaro
fara occupare tutti i passi per coglierla-, ma poi non abbattendosi
in lei, cessera la guardia, ed ella potra esser mandala al padre.
Allorche entr6 1'Eremita lolanda gli si volse dicendo: £ egli pos-
sibile , padre mio , ch' io non debba tornare al monastero, come
vorrebbe 1' Abate Dauferio? Chi sa in quali angustie, in quante la-
crime, in quanta desolazione trovasi la mia cara e affettuosa madre
Teotberga •, che dolore proveranno suor Eriberta e suor Cunegon-
da$ che pianto faranno le mie compagne , e voi volete , se Dio mi
IL RITROVAMENTO 73
da grazia di guarire , ch' io mi diparta secretamente , e lasoi la di-
letta stanza della mia puerizia, e le mie dolci suore e le compagne
mie amorevoli e graziose seriza dir loro pure addio? Int.anto ere-
deran esse ch' io sia in man di ladroni, e non si daranno pace del
casi miei. No no, la Badessa Teotberga ci morrehbe di spasimo, ch'io
so quanto la mi ama.
— E se alia Badessa, soggiunse il Romito, fosse omai conto ogni
cosa, e le tardasse mille anni di vederti, non credi tu, lolanda, rh'el-
la non ismarrirebbe punto di questo buio , e verrebbe al tuo letto
come 1' amorosissima delle madri?
— 0 uomini reverendi, perch& destate in questa poverella desi-
derii senza speranza? Io credo, che s'io mi vedessi a lato la madre
dell'anima mia, io mi sentirei appieno ricuperata.
— S'egli e cosi, altendi pur a guarire, disse Dauferio, perocche
tanta e la cura che ha di te il padre Manfredo, ch' io son cerlo la
ti fara vedere piu tosto che tu non credi.
— Deh, Maria Santissima mi consoli di tanto! — esclamo lolan-
da, e uscito Dauferio, venne alia Badessa e menolla nella grotticel-
la. Poco manco, chela giovinetta, al vedersela entrare, non balzasse
dal suo letticello, tanta fu V esultanza del cuore suo : e Teotberga,
ch'era piu signora di se, lesi accostd dolcemente per baciarla; ma
lolanda le gitt6 le braccia al collo, e se la strinse con impeto, SHT-
rando volto a volto senza poter proferire parola. Stata alquanto in
i[ueiresuberanza di gioia, alzd il viso, e disse fiocamente — Oh ma-
dre mia, come siete voi venuta per cotesti luoghi profondi, in tanta
notte, fra tanto orrore e per si lungo cammino? So che mi amate
piu che se vi fossi figliuola unigenita, ma la sola carita di Dio pu6
avervi dato lena e cuore a tanto disagio, che sgomenterebbe qual
e animo piu intrepido esaldo : la infinita bonta di Gesu ve ne rime-
riti : voi mi date la vita, io me la sento correr pel sangue : oh ma-
dre mia, v'ho riveduto ancora! V'assicuro che se dovessi anco mo-
rire, mi sarebbe dolce la morte coltami fra le vostre bracoia.
— Calmati, figlia mia, non ti affollar tanto, che se' ancor fievole,
e cotest' ansra ti potrebbe riaccender la febbre : ti narrerA poi tutto,
ora statti riposata e tranquilla.
74 LA COrfTESSA MATILDA
— Si, Madre-, ma ditemi almeno ss le mie maestre e le mie so-
relle hanno saputo de' casi miei.
— Elle sono in gran dolore di te,e ti chiamano di continue, spe-
rando pure che tu sia in Itiogo non lontano, e che tu le possa udi-
re. Leonilde, Isotta,'Gi!da, Eulice stettero di molte oresupplicando
all altare della Madonna : Ginevra la bionda e Ginevra d' Austerlitz
desinarono pane ed acqua ; Giovanna e Geltrude e Arilgarda promi-
sero se ti ritrovano d' appendereairimmagine di Maria Tuna il suo
bel diadema eh' ebbe per le feste di Natale, 1' altra la sua cintura
grandinata di rosette d' oro, la terza il suo braccialetto a filograna
coHa borchia di rubino : la Liduina poi e la Paolisca, le quali tu-sai
quanto sono avventatelle, vispe e impertinentuzze, ma che hanno
si bel cuore e candido, sai che fecero? Oggi nella sala de' lavori
susoitarono una commozioneuniversale: imp>jrocche in quel silen-
zio levatesi tutto a un tratto, e corse a suor Cunegonda le si git--
tarono in ginocchiodavanti piangendoegridando — Noi, noi siamo
la cagione di tanto disastro, i nostri peccati ci tirarono addosso lo
sdegno della Madonna •, le promettemmo tante volte d'esser docili,
obbedienti e divote enon le attenemmo la promsssa, ed Ellaci ca-
stiga togliendoci la nostra cara lolanda. Ma d' ora innanzi saremo
buone, suor Cunegonda, diremo le orazioni con maggior compo-
stezza, non faremo ridere le compagne in Cappella, saremo piu di-
vote e riverenti alia Messa: credete voi, che la Madonna ci fara la
grazia di ritornarci la nostra sorella? Tntanto domandiamo perdono
a voi, cui demmo tanti dispiareri, e a tutte le compagne, alle quali
abbiamo fatto di molti sgarbi 5 e cosi detto baciarono i piedi alia
Maestra, e Puna dopo T altra yollero baciarli anco alle compagne,
le quali si contendeano perch? noi facessero, ritirando i pie sotto
lesedie, e piangendo, e dicendo — Basta, alzatevi — Di guisa che
non v'era chi potesse contenere le lacrime. A pranzo poi tutte ser-
barono il terzo piatto, ch' era una crema coi biscottini, di cui sono
si ghiotte, e lo portarono alle poverette, dispensandolo come un
fioretto in onore della Madonna, e aggiungendovi un po' di denaro,
acciocche le povere pregassero per te : e questa sera prima della
cena scesero tutte in processione coi torcetti accesi all' altare della
IL RITROVAMENTO 75
Madre di Dio perfarle il voto d'offerirle un cuore d'oro con entrovi
il nome di ciascheduna. Ma che ti dir6 della nostra ciec*olina, di
suor Colomba, che per le doglie dell' ossa e tutta rattratta, e da
vent' anni e confitta in letto? Com'ella seppe della tua disparizione
ruppe in un gran pianto, e alzate le mani al cielo, disse — Oh mio
signer Gesu, volgi i tuoi hegli occhi lucenti alia tua poverella cieca
e muovati pieta di lei : deh ridonami la mia cara lolanda, che mi
teneva ogni giorno si buona compagnia, e m' imboccava tanto gra-
ziosamente il cibo. Che n' hai fatto, Signore? ove ce la dileguasti?
non senti come tutte si struggono di tristezza? Gesu, oh si daccela,
te ne supplico con tutta 1' anima, ed io m'offero a sostenere col tuo
divino aiuto a doppio gli acerbissimi dolori miei dell' ossa.
Qui la lolanda non pot6 piu contenersi, e abbracciata di nuovo la
Badessa •, grido soffocata — Oh che carita ! Oh suor Colomba mia ,
perche volete patir tanto per me? Maria avvocata nostra , ora che
1'avete esaudita e sanno ch' io sono in luogo di salvamento, invece
di addoppiarle i dolori, toglieteglieli del tutto in premio della ge-
nerosa ed eroica sua offerta. Madre Badessa, ringraziate, vene sup-
plico, le suore e le compagne di tantaloro affezione per me; prego
Iddio, che ne le ripaghi secondo la sua infinita munificenza.
Allora 1' Abate Dauferio disse : lolanda, ora chetati e ingegnati
di dormire ; la Badessa tornera secretamente a vederti e stara teco
a lungo ; questa notte, ch' io ci sono, dobbiamo ragionare intorna
al modo piu sicuro di sottrarti alle ricerche del Marchese, e a'nuo-
vi assalti della sua violenza. Prega, fanciulla mia; abbandonati con
figliale fiducia in Dio , che con tanta benignita ti ha levato nella
palma della. sua mano e toltoti agli agguati ch' erano per iscoccarti
addosso. E cosi detto , la benedi. Bitiratisi poscia nella spelonca
discorsero a lungo, e vennero tutti tre nella sentenza, die quando
lagiovane fosse rinvigorita, Baimondo 1' accompagnerebbe in Boe-
mia al Santuario di Boleslavia, e la consegnerebbe al padre suo.
RIVISTA
DELLA
STAMP A ITALIANA
I.
Un dubbio delT Indipendente giornale di Torino.
L" Indipendente di Torino , la cui portentosa influenza sopra le
menti piemontesi si e dimostrata nelle ultime elezioni, vedendosi
ora senza partito che lo sostenga, si va raccomandando e quasi
esponendo al migliore offerente. In prima si e offerto al Ministero :
ora poi nel N°. 12 dicembre, non si mostra alieno dall' offerirsi ai
Cattolici : g'acche vedendo la parte chericale protestarsi fedele e de-
vota per convincimento e per zelo palrio alia monarchia costituzio-
nale, egli sarebbe quasi disposto a mettersi con esso lei in buona
armonia, per sostenere e ridurre ad osservanza di legge viva quel
benedetto Statuto di re Carlo Alberto che finora, specialmente nel
primo articolo, fu lettera morta. Vivo sarebbe, dice, il nostro desi-
derio di veder sul campo della lotla costituzionale quel partito : ma
ci riesce grave assai il dubitare delle pubbliche dichiarazioni , e piu
ancora il dovcr protestare che non sono sincere.
Oh vt- dete disgrazia ! E donde cotesti dubbii intorno a persone
cosi onorate?
— La ragione e chiara: come mai e possibile che gli uomtni, a
cui alludiamo, sieno dcliberali a promuovere il Irionfo di nn ordine
RIVISTA BELLA STAMPA 1TALIANA 77
di cose che stimano nella loro coscienza dannevole al bene pubblico
e morale ?
— Sard forse loro mente di porgere un esempio di rassegnazione.
— Stupido chi sel crede : questa rinuncia i dericali non fanno ,
ne faranno mai : ne illudono se stessi , ne riescono ad illudere allri.
— Ma caro, signer INDIPENDENTE , accusare cosi di mala fede
tanti onesti Cattolici senza alcun fondamento, questo in verita....
— Chi vi ha detto che manchi il fondamento ? Se avesle polulo
aggiustar fede alle recenti conversioni dell' Armonia, baslerebbero a
sgannarvi gli ultimi due quaderni della Civilta Cattolica. A fronte
di queste recenli ed esplicite dichiarazioni dell' organo pin aulorevo-
le e diffuso della parte clericale , non si dird che altri la calunnii
quando affermi che la sua conversione non e, ne pud essere sincera.
Cosi il citato INDIPENDENTE. Or vedete disgrazia della Civilta Cat-
tolica I Ella gitta cosi due pomi di discordia proprio nel momento
che i partiti stavano per riconciliarsi : questo e davvero un aver
disdetta al giuoco. E pure tanta e la nostra fiducia in quel vivo de-
siderio dell'IisDiPENDiiNTE, che ci faceiamo arditi a pregarlo di leg-
gere meglio quei due articoli , assicurandolo che nulla vi ti overa
di contrario alle schielte dichiarazioni di adesione plena ed assoluta
al Governo rappresentativo. La sola sentenza che pu6 trovarsi, e che,
lungi dal contrastare, conferma le dichiarazioni dei Cattolici piVmon-
tesi, e non esser lecito il tentare sovvertimenti dell' ordine legitlimo
per amore di utopie vagheggiate qual bene ideale della patria *.
1 « Guai a noi se fosse generalmente ricevuto il principio, essere lecito, es-
sere anzl onorevole, generoso, eroico 1'esporre tutti i concittadini a mille di-
sordini e pericoli e stragi, tosto che un private siasi foggiato nel suo cervello
una cotal sua idea del vero e sommo bene della patria (pag. 48 1 , 482. vol. VIII,
Terza Serie) ».
« Noi .... abbiamo accennato che non parteggiamo ne per 1'assoluto, ne pel
rappresentativo, purche ci si consenta che, quando un Governo legittimo ri-
verisce la legge suprema ed ogni diritto che ne deriva fino all' ultimo dei suoi
«uggetti, la sollevazione contro tale Governo, col rapire ai sudditi il possesso
di tutli i beni compresi nell'ordine sociale, e tutt'altro che cristiana e santa».
(pag. 585, 586. Ibid.)
78 R I VISTA
La quale proposizione applicata allo Statute (che, dato legittima-
mente da Carlo Alberto, governa oggi legittimamenteil Piemonte)
obbliga oggi i Cattolici a difendere la C ostituzione , come gli ob-
bligava un tempo a difendere la monarchia non costituzionale.
Non istaremo a moltiplicare citazioni per corifermare questo as-
sunto, persuasi che quegli articoli stanno in mano di chi li vuole, e
che in Piemonte si sa leggere e si capisce 1' italiano. Ma siccome il
dubitare delle pubbliche dichiarazioni di chicchessia riesce grave as-
sai all' INDIPENDENTE •, ecotesto dubbio nasce in lui per avere lapar-
te chericale per otto anni continui predicate gU ordini liberi come
pattibastardi e ordine di cose dannevolenella coscienza; cosici cre-
diamo in dovere di risparmiargli cotesta pena si grave, facendogli
sapere che prima che egli venisse al mondo , quando era vivo
buon' anima del suo nonno, il RISORGIMENTO, al principio di que-
gli otto anni, dei quali egli parla, la Civilta Catlolica sostenea per
1' appunto, nb piu , ne meno, quelle sckictte dichiarazioni di ade-
sione al Governo rappresentalivo , da lui rivocate in dubbio, come
troppo recenti : e le stampava, indovini mo dovePle stampava pro-
prio e replicatamente in Napoli.
— Possibile? —
— Possibilissimo, se non abbiamo le traveggole. Ma voi, signo-
re INDIPBNDENTE che certo non le avete, potrete accertarvene per voi
medesimo. Prendete in mano il primo volume della Prima Serie, e
troverete nel quaderno pubblicato ai 25 Maggio 18oO un articolet-
to intitolato UN LIBERALS CATTOLICO, tutto destinato a sostenere le-
cite le recenti dichiarazioni di liberalismo dei Cattolici piemontesi :
onde pud essere Cattolico nell" ordine politico chi riverisce T autori-
ta perche viene da Dio, sia che V incarni nel governante mediante
la moltitudine, sia che per immediata partecipazione (p. 540). Di
che la Cirilta Catlolica venne lodata da un suo lettore, la cui let-
tera troverete nel secondo volume a pagina 51 .
Continuate ora a scartabellare quel medesimo tomo secondo; tro-
Yerete a pagina 685 e segg. una rivista sopra il RISORGIMENTO, ove il
Conte Cavour dichiarava necessaria al bene della patria la separazio-
DELLA STAMPA ITAL1ANA 79
ne della Chiesa dallo Stato -, questo bene essere impossibile fintanto-
ch£ vi sara una religione dello Stato ; necessario sospendere I'appli-
caziane delia liberta, percho il clero non prevalga. Che cosa risponde
la Civittd Catiolira a coteste brame poco liberali del Conte Cavour
•per 'abolire il primo articolo deilo Statute che egli avea giurato?
Risponde cbe I'ARMONIA avea data po<-hi giorni prima una franca e
tatlolica tlichiarazione dei vtrisuoi sentimenti riguardo al manleni-
mento e alVrtsservanza dello Statute mcdesimo (pag. 687). Gapite,
signore INDIPENDENTE? Non solo la Civilta Cattolica, ma F ARMOTUA
st^ssa, in- peito e in persona, 'quell' ARMENIA che voi dile convertita
ieri, quell' essa , sette anni fa, faceva le medesime dichiaraz'oni.
Sapete voi chi sono qunlli che dichiaravano tutt' altro? Aridate a
leggere quella nostra rivista, e vedrete ! . . . Capirete da qual parte
sieno gli spergiuri dello Statute.
Ma per carita, non istate a parlarne! sembrerebbe che vogliamo
fare la spia. Leii'gete piuttoslo poohe pagine dopo (pag. 696) e ve-
drete che : la Chiesa non favorisce, ne gV interessi liberali, ne gli an-
tiliberali ; favorisce solo la verita e la giustizia: nel che sta il fon-
damento delle recenti dichiarazioni dei Cattolici piemontesi.
Passiaoio ora, per non essere troppo lunghi (che se tutto citare
volessimo, saremmo infiniti) al quarto volume. Vi troverete prima
un articolo tutlo impiegato alia difesa degli Ordini rappresentativi
contro coloro che li vogliono assolutamenle condannare (pag. 17),
nella rui conchiusione si promette che le istituzioni di governoiem-
perato, vituperate come PER SE anarchiche ed empie, verranno resti-
tuile allaprimitiva loro innocenza; che verranno difesi i Principi che
le ripurgano dalla colpa Inter ana; che si vedrd la Chiesa avversare,
non la t iberta civile, ma solamente la malvagita protestanle ; che i
liberali caltolici comprenderanno quali sieno gli scogli, ove potreb-
be urtare e rompere lo Statuto (cosl 1' avessero compreso ; che sa-
rebbe oggi piuassicuvato e riverito!) , e finalmente che la Civilta
Cattolica non avversa'il Governo piemontese, e sostiene unicamenle
sotto qualunque forma di Governo il principio cattolico (to mo IY
pagg. 32. 33.).
80 R1VISTA
Siccome poiallora, come adesso, il vivo desiderio divfderci en {ra-
re f>ul campo coslituzionale provocava da certi liberali compianti e
dubbiisulla sincerita delle nostredottrine;cosi soapp6 fuori un certo
costituzionale ponlifido, il quale non meno sincere e premuroso per
noi dell1 INDIPPNDENTE, nella MISCELLANEA DI FIRENZE ci rimprover6
la nostra avversione e alia Costituzione degli Stati PontinVii e a tutte
le altre Costituzioni moderne. Andate, signore INDIPENDENTE, alia
pagina 510 e seguenti del quarto volume , e troverete una lunga
risposta, ove si protesta francamente la dottrina contraria, conclu-
dendo che tin itomo onoralo non avrebbe dovuto impulard dottrine
odiose da noi espressamente ricusate, senza leggere attentamente al-
meno do che a lui direttamente abbiamo scrillo su tale maleria
(pag. 512.).
Parlando, come ora faociamo, coll' INDIPENDSNTE, quest.' ultima
frase rion avra tutta la forza : non gia perch" egli nonsiattomo
onorato , ma perche non abbiamo scritto direttammte per lui. Ci6
nondimeno , poiche egli fu erede del RISORGIMEMTO, e un buon
figliuolo non ricusa le obbligazioni paterne ; non sara inoppor-
tuno anche per lui 1' avviso : e tanto basti per rincorare e consolare
il vivo desiderio e le gravi dubbiezze dello scrvpoloso INDIPENDENTE.
Inquanto poi alia lettera di un suo amfco(?) che egli riporta nel
precedente suo numero, appunto perche conliene qualche dura pa-
rola contro la Civiltd Cattolica; essa non cambiera ne lo stato deHa
quistione, ne i sentimenti di affettuosa riverenza che sempre abbia-
mo professati pubblicamentc verso chi ci appella energumeni, violenti
e grossolani per insegnarci moderazione, e servili perche non diamo
preferenza ad alcuna forma di Governo, ma tutte rispettiamo ed ob-
bediamo le autorita legittime *. Questa nostra imparzialita non ci
1 Nell'alto che preparavamo pel torchio quesla rivista, abbiamo avuto uno
altro esempio dell'immoderata violenza di chi ci predica la moderazione: e ce
10 ha dato il Num. 49 dello Spettatore di Firenze. Conciossiache quivi un cer-
to scrittore dopo averci dichiarati mat crcati, furiosi, prestigiatori, di mala
fede, villani, dementi e via via sopra questo tono si modesto; quasi che noi a-
vessimo usate simili formole di gentilezza,conchiude ch'egli non prost i tuira mat
11 nobile ufllcio delle lettere scendendo in tal fango.
DELLA STAMPA. ITALIANA 81
sembra punto confutata r\& dai vantaggi de' Cattolici nel Piemonte,
ne dalla ioro sconfitta nel Belgio. Ed anche se il Piemonte, dopo nove
anni di strazio ra^cogliesse dagli Ordini rappresentativi un anno di
pa> e; anche se il Belgio che dopo moki annidilotta onorataesi brut-
tameute caduto, riuscisse a risorgere col lacerosuo Statute alia ma-
no ; che altro proverebbero que' due paesi, se non ci6 che noi poveri
servili andiarno da otto anni pubblicando e sostenendo, non essere
affatto impossibile che un Governo rappresentativo giunga ad espel-
lerequel veleno,con che rassolutaindipendenzaeterodossalo trasci-
na alia mortePDi che avendo noi lungamente ragionato nel tomo XI
della primaSerie, altro non possiamo fare che esortare HNDIPENDENTE
a leggtTe cid che abbiamo detto principalrnente del Piemonte e del
Belgio alia pagina 486 e seg. Dov egli trovera parole che potrebbero
quasi sembrare un annunzio di quello che sta accadendo e nel Pie-
monte e nel Belgio. Egli trovera quivi che niun uomo di senno sa-
prd persuadersi che sieno per durare quei Governi, se pretendono,
come fmora, rendere impossibile nel Belgio e in Piemonte una socie-
ta cattolica voluta dal genio de" popoli e in Piemonle anche dalla
legge fondamentale ; trovera che per correggere quelle istituzioni,
basta introdurvi il principio di obbedienza e lo spirito di sacrifizio
(pag. 487): che per introdurli bisogna cbe lo spirito cattolico con
piena liberta si sviluppi ( pag. 488 ) : che in Piemonte il ristora-
mento del Cattolicismo, non solo e agevole, logicamente pailan.lo,
ma e necessario, parlando legalmente, appena un Ministero voglia
lealmente adempiere loStatuto: che il clero caldeggera la coopera-
zione degli elettori cattolici incitandovi le coscienze, senza tema
d'essere accusato di tranelli edi sedizione: che gli elettori mireran-
no, non al trionfo d'un partito, ma alia probita di un Deputato che
cerchi unicamente 1' ordine e la giustizia ( pag. 489 ). E prose-
guendo cosi a spiegare in qual modo lo Slatuto potrebbe forrnare
la felicita dei subulpini, come la formarono altre volte le tempe-
rate istituzioni della monarchia sabauda ; si conclude finalmente
(pag. 592) che un Governo rappresentativo , sotto le influenze cat-
toliche , potra avverare coll'aiuto della coscienza cid che gli etero-
Serie III, vol. IX. 6 23 Deeembre 1857.
$2 RIVISTA
dossi stoltamente si ripromettono dalla sola forza dcirinteresse : e
si esortano Deputati, Senator! e Ministri a rinsanguinare di vitalita
«attolica le loro istituzioni, smettendo la illiberale e ingenerosa
guerra contro la Chiesa e contro i concittadini cattolici.
Se questo sia un avversare lo Statute piemontese , se quelle pa-
role siano contrarie a ci6 che oggi cola dichiarano i Deputati cat-
tolici, ce lo dira altra volta 1' LNDIPENDENTE. Frattanto : attenti ! di-
remo agli uomini onesti e leali: non vi lasriate cogliere al laccio.
I tratti fin qui citati dei primi anni della Civiltd Catlolica non mo-
strano soltanto quanto malamente sieno o letli o capiti, o calun-
niati gli scrittori cattolici •, ma mostrano insieme quali sieno i tra-
nelli astuti e perlidi, con cui si fa di tutto per sciridere la potente
unita della parte cattolica del Parlamento.
II.
5. Tommaso d' Aquino e il Rosmini, Saggio d" osservazioni sulle loro
dotlrine ideologiche per P. PAGANINI, Prof, di Filosofia nell I. e
R. Universita toscana — Pisa 1857.
£ un breve opuscolo in ottavo ed ha per iscopo di dimostrare
la convenienza della dottrina ideologica del Rosmini con quella di
S. Tommaso, rispondendo a quel nostro invito : Gli avversarii,
senza lante giravolte intorno alle metafore, dimoslrino coi luoghi ,
in cui S. Tommaso parla con frasi proprie e Iratta la materia
esprofesso, che secondo lui noi abbiamo unidea innata, ovvero che
il lume innato e V ente ideal* e non I intdletto agente , ovvero che
Tintelletto agente e appunto Vente ideale. L'Autore assume dunque
1' impegno di soddisfare a questa nostra richiesta con varii argo-
menti, cui noi per maggior chiarezzariporteremodistintamentecon
numeri diversi apponendo a ciascuno immediatamen te la nostra
risposta.
1 . Da prima 1'Autore fa un' osservazione preliminare ; ed essa e
-che le opere del Rosmini sono piene di citazioni di S. Tommaso. Or
BELLA STAMPA ITALIANA 83
e egli credibile che un uomo di tanto ingegao, qual senza dubbio
fu il Rosmini, non abbia capito S. Tommaso?
Risposta. Da che S. Tommaso venne al mondo fmo quasi a que-
st! nostri tempi, le sue opere ban formato lo studio dei piu eletti
ingegni del Cristianesimo. Tutte le Universita cattoliche lo tolsero
per maestro, tutti i Dottori vegliarono sopra i suoi volumi o com-
mentandoli ed esponendoli, o almeno procurando d intenderne la
dottrina. Nondimeno niurio s' accorse mai che egli ponesse innata
Tidea dell'erite, ma tutti anzi credettero il contrario $ come puo ve-
dersi presso tutli i commentator! di S. Tommaso e presso tutli i teo-
logi e filosofi scolastici. Ora noi alia nostra volta dimandiamo : E egli
credibile che tanti ingegni acutissimi e profondissimi, non sieno
riusciti ad intendere il s. Dottore? Massimamente che essi si conti-
nuavano per non interrotta catena coll' insegnamento stesso orale
di lui ? Non sembra dunque piu plausibile il dire che non 1' abbia
inteso un filosofo moclerno, il quale non si proponeva per iscopo di
cavare da S. Tommaso le dottrine da seguire , ma , dopo aver gia
concepito un sistema filosofico, studiavasi, se era possibile, di con-
fortarlo coirautorita del medesimo ?
II. Ma dove son le prove, npiglia il sig. Paganini, che facdano
vedere e toccar con mano che il Rosmini ablia usato male delle pa-
role di S. Tommaso l ?
Risp. Potremmo dire che queste prove si trovano nei diversi ar-
ticoli , nei quali discutemmo unatale materia; i quali essendo riu-
sciti , per confessione dello stesso sig. Paganini 2 ? a persuader la
1 Pag. 5.
2 <t lo so bene che il Mamiani , che il De Grazia , che i PP. Compilatori
della Civilta Cattolica si sono ingegnati di farlo credere, e che massimamente
gli ultimi 1' ban fatto credere davvero a uiia moltitudine di menti quanto in-
capaci a giudicare da se in materia di filosofia, altrettanto pronte ad assentire
ai giudizii, quali che siano, di quel giornale » (Pag. SJ. Qui abbiamo due con-
fessioni : 1'una , non esser noi i soli scrittori che abbiano sostenuto il dissenso
tra la dottrina del Rosmini e quella di S. Tommaso; 1'altra esserne rimasi con-
vinti una moltitudine di persone. Questi son fatti; il dirsi poi che eio sia av-
venuto per ignoranza e eredulita, son parole. Or possono le parole prevalere
ai fatti ?
81 RIVISTA
cosa a non poclii , non e credibile che 1'abbiano fatto senza valide
prove. Ma per non allegar cose nostre , invitiamo il sig. Paga-
nini a leggere le Discussion! di filosofia razionale del sig. Arcidia-
cono Buscarini , dove il dissenso tra la dottrina dell' ente ideale e
qtiella di S. Tommaso e mostrato con evidenza bastevole a chiun-
que non e d' animo preoccupato.
III. Nella pag. 6. 1'Autore viene al vero punto della quistione, cioe
se per S. Tommaso I" idea dell'essere sia il lume innato della ragio-
ne , e comincia a dimostrare che si con quesli argomenti : Per San
Tommaso il lume deU'intellelto e innato ed e distinto dall'intelletto.
Dunquee un'idea. Or qual altra idease non quelladell'ente? Di piu,
per S. Tommaso il lume dell' intelletto £ supertore ad esso; ed e
cosa oggettiva non soggettira.
Risp. II primo argomento si solve distinguendo 1' antecedente.
Per S. Tommaso il lume dell' intelletto e innato ed e distinto dal-
1'intelletto-, Distinguo: e distinto dall'intelletto che egli rhiama pos-
sibile, concede; e distinto dall'intelletto che egli chiama agente, ne-
go *. Dunque e 1' idea dell ente, si nega; giacche per San Tom-
maso T intelletto agente e una facolta dell' anima che astrae gl'in-
telligibili du'fantasmi sensibili 2.
Quanto al secondo argomento, rispondiamo che se s' intende per
intelletto la potenza che dee essere rischiarata dal lume (la quale
da San Tommaso e delta inlellelio possibile} , 1' intelletlo agente,
benche sia una facolta dell' animo, le e superiore; perche si para-
gona ad essa come principio attivo a principio passive, rendendo ia
atto gl' intelligibili che debbono informarla. Se poi per intelletto
s' intende lo stesso animo intelletlivo ; allora non c' e bisogno che ad
esso sia superiore assolutamente il lume che lo rischiara come causa
seconda ed instrumental, qual e 1' intelletto agente; ma basta che
1 Lux, in qua contemplamur veritatem, est intellectus agens. . . Lux autem
istn, qua mens nostra intelligit , est intellectus agens. Quaestio de Spirituali
creatura art. 10.
2 Vedi il nostro articolo intitolato Nomenclatura muderna d'una teorica an-
tica. CIYJLTA CATTOLICA III berie, vol. VII, p.ig. 3D1 c scgg.
DELLA STAMPA ITALIAN A 85
gli sia superiore il lume die lo rischiara come causa prirna e prin-
cipale, che e Dio infusore e direttore in noi dell' intellelto agente.
Imperocche a silTatta causa principle piu propriamente, che non a
quella istrumeutale e da altribuirsi 1' azione illustrativa •, siccome
appunto 1'azione illumiriativa de' corpi meglio si attribuisce al sole
clie non alia luce da lui diffusa, e 1' opera artificiosa meglio si attri-
buisce all' artefice che non allo strumento o all' arte ch« vi concor-
rono : Hoc ipso quod Daus in nobis lumen naturale conservando
causal et ipsum dirigit ad videndum; manifeslum est quod perceplio
veritatis sibi praedpue debel adscribi , sicut uperalio arlis magis
adscribitur arlifici quant arti 1.
Quanto al terzo argomento distinguiamo: il lume dev' essere ob-
bietlivonon subbiettivo, considerate terminativamente, concediamo;
considerate formalmente e nella propria entita, neghiamo. II lume
in noi infuso da Dio e per S. Tommaso una facolta dell' anima, e
per6 nella propria entita ^, subbieilivo e si moltiplica secondo la
molliplicaziotie delle anime e degli uomini : Lux autem ista, qua
mem nostra intelligit, est intelleclu* agens. Ergo inklleclus agens
est aliquid de genere animae, el ita muliiplicalur per mulliplicalio-
nem animarum el hominum 2. Ma se si considera lerminalwamen-
le, cioe a rispetto del termine a cui si riferisce, e obbiettivo ; per-
cbe colla sua astrazione rivela non se medesimo, ma 1' essere stesso
delle cose che ci fa conoscere. E la ragione si e, perche ogni cosa e
conoscibile per gii stessi principii, da cui e costituita nella propria
realita^ e per6 1' essere stesso obbiettivo e quello che determina la
conoscenza : lllud quod esl principium essendi est etiam principium
cognoscendi ex parle rei cognitae , quia per sua principia res co-
gnosdbilis est 3. Vero e che un tal essere nelle cose sensibili, a cui
nella presente vita e voHo il nostro intelletto, trovasi astretto da
condizioni individuanti materiali, da cui vuol essere liberato per
1 S. TOMMASO super Boethium De Trinitate.
2 Quaestio De spirituali creatuta art. 10.
3 Quaestio De scientia Dei art. 10.
86 Rl VISTA
essere appreso mentalmerite. Ma cio non altro manifesta, se non la
necessita d' una virtu astrattiva, qual e appunto T intelletto agente
yoiuto daS. Tommaso: Oporlet igilur ponere aliquam virlutem ex
parte intcllectus, quae facial inlelligibilia in actu per abslractiomm
spederum a condilionibus malerialibus. El haec est necessitas po-
nendi intelleclum ayentem 1. L essere poi de 1'oggetto sotto una ta-
le astrazione determina la conoscenza, e cio puo esso fare beriis-
simo, essendo urf imitazione dell' arte stessa divina: Res txislens
exira animam per formam suam imitalur artem divinam, el per eam-
dem nata csl facere de se veram apprehensionem 2.
IV. II quarto argomento lo riporteremo colle parole stesse del-
1'Autore. Per provare che secondo S. Tommaso il lume del nostro
intelletto e un' idea dice cosi : <c Secondo S. Tommaso 1 idea o la
specie intelligibile ha la relazione all 'intelletto nostro di cosa per
cui s'intende^ ma anche il lume dell'intelletto, secondo S. Tomma-
so, ha la relazione all' intelletto di cosa per cui s' intende; Dunque
secondo S. Tommaso il lumedeirintelletto e pur esso una specie in-
telligibile o un'idea. Qual ragionamento potrebbe caoiminare piu
dritto 3?»
Risp. G perdonera il sig. Professore, se con liberta faremo osser-
vare che il ragionamento che egli crede il piu diritto di ogni altro-
possibile, e per contrario assai storto, perche pecca evidentemente
contro le regole della logica. E veramente, ritenendo la stessa for-
ma si potrebbe argomentare cosi : Gli occhi han relazione all'uomo
di mezzo per vedere; ma anche gli occhiali hanno relazione all'uo-
mo di mezzo per vedere; duncjue gli occhiali sono occhi. Che ve ne
pare, o lettore, di questa foggia di argomentazione? Nondimeno
essa e identica a quella del sig. Paganini. In fatti ponetela a fronts
Tuiiadeiraltra. II sig. Paganini dice:
L'ideafta la relazione aU'intelletlo nostro di cosa per cui s'inlende;
\ Summa th, 1 p., q. 79, a. 3.
2 Quaestio De Veritate art. 8.
3 Pagma 12.
DELLA STAMPA ITALJANA 87
Maanche illume delFintelletto ha la relazione alVintdletlo di co-
sa per cui sintende ;
Dunque 11 lume dell'intelletto e idea.
Noi diciamo :
Gli occhi han la relazione alTuomo di cosa per cui si vede;
Ma anche gli occhiali han la relazione all' uomo di cosa per cui
si vede ;
Dunque gli occhiali sono occhi.
Parimenti : Le strade ferrate 'han relazione all' uomo di mezzo per
viaggiare:
Ma anche i battelli a vapore han relazione all'uomo di mezzo per
viaggiare ;
Dunque i battelli a vapore sono strade ferrate.
E cosi molte altre belle cose si potrebbero dimostrare coHa stes-
sa agevolezza. Vedete quanto giova trovare una buona forma di ar-
gomentazione ! Non avea dunque ragione il sig. Paganini di escla-
mare : Qual ragionamento potrebbe camminare piu dritto ?
Main che consiste il vizio logicale di questa forma diraziocinio?
Consiste nel fare che il mezzo termine sia due volte predicate di
una proposizione affermativa, e che per6 non si prenda mai in sen-
so universale, contro quella regola di logica, che gli antichi espri-
mevano con questo verso :
Aut semel aut iterum medius generaliter esto.
Oh che quisquilie da pedante! Certo, son quisquilie da pedante;
ma il dispregiare tali quisquilie fa poi che si commettano dei pa-
ralogismi che ^ccitano compatimento l.
1 Se ben si osserva i nostri avversarii muovono ordinariamente o da un
paralogismo o da una interpretazione falsa di tesli, e poi corrono a vele gonfie.
Per recarne un esempio, il sig. Ptiecher nell'ultimo articolo da lui insertto nella
•Cronaca reca dei passi di S. Tommaso, nei quali ilS. Dottore dice che 1'appeti-
zione della felicita e naturale all'uomo. 11 sig. Puecher pr«nde la voce naturals
per innata, e poi trionfa dimostrsndo che non puo essere innata 1'appetizione,
scnza che sia innata un'idea; giacche nil volitum quin praecognitum. Ottima-
mente; ma per disgrazia altro & essere una cosa naturale, cioe proveniente dalla
88 RIYISTA.
V. Quella forma di argomentare teste descritta parve al Sig. Pa-
ganini un'arme si huona, che torna ad impugnarla contro di noi,
per dimostrare che rioi si;imo costretti a ronfondere il lume intel-
lettuale colla fantasia, disrorrendo cosi : « Se il lume dell' intelletto
fosse il mezzo sirumentale del conoscere, come i nostri avversarii
pretendono, e manifesto i he in ordme almeno al conoscere il lume
intellettuale non varrebbe uulla piu della fantasia e del senso *. »
Ma ognun s'accorge che qut-sto raziocinio e simile al precedente:
Se gli occhi fossero il mezzo istrumentale del vedere , e manifesto
che in ordine almeno al vedere gli occhi non varrebbero nulla piu
degli occhiali , giarche anche gli occhiali son mezzo per vedere.
VI. II sig. P.iganini ci rinfaccia che noi non abbiamo avuto ros-
sore (sic) di obbiettare contro 1' idea innata dell'ente quel passo di
S. Tommaso : Similiter dicendum est de scientiae acquisitione, quod
praeexislunt in nobis quaedam scienliarum semina, scilicet primae
concepliones intelleclus , quae slatim lumine intellectus ag entis co-
gnoscuntur per species a sensibilibus abstraclas, sive sint ccmplexa
ut dignitates, sivc incomplexa sicut ratio entis et unius et huius-
tnodi, quae statim intelleclus apprehendit 2 • quando il Rosmini ne
avea data la legiltima interpretazione dicendo che altro e avere il
concetto dell'ente (ratio ends), ed altro & aver pres^nte semplice-
mente 1'ente senza piu ; e che il testo di S. Tommaso dee iritendersi
del primo e non del secondo 3.
natura, e altro & essere innata, cioe vigorente in noi fin dal primo istante dcll'e-
sistenza; altrimenli non pure 1'appetizione della felicita, ma innumerevoli nitre
cose, le quali ci son natural!, dovrebbero essere innate- 11 desiderio della feli-
cita4 in astratto dicesi naturale, perche non precede da nostra elezione, ma da
determinazione di natura. Esso nondimeno non si elice da noi fin dalla nostra
priina esistenza, ma solo quando giungiamo al concepiuaento del bene aslratto.
1 Pag. 15.
2 Quaestio De Magistro art. 1.
3 L'interpretazione che io propongo si e che, secondo una tale maniera di par-
lare, altro eaveril concetto dell'ente (ratio entis) e altro e aver presente 1'ente
senza piu. Avere il concetto dell'ente varrebbe intenderne la forza, cioe inten-
dere com'egli sia suscettivo d'applicazione e di produrre a noi da' suoi visceri
BELLA STAMP.V ITALIANA 89
Risp. Si , non possiamo negarlo, la nostra temerita e stata gran-
de nel nori tenere alcun conto d'una distinzione tanto naturale e
tanto legittima, che altro e avere il concetto dell'ente, e alrro e aver
presente semplicemente 1'ente senza piu; comeappunto altro e in-
dossare un abito, e altro e aver presente semplicemente quell'abito,
sospeso verbigrazia a un attaccapanni. Ma, che volete? il nostro
sbaglio e proceduto da questo, clie noi abbiamo credufo cbe per
1'intelletto sia una cosa med^sima aver presence 1'ente e avere il
concetto dell'ente , e che sia parimente il medesirno avere il con-
cetto dell1 ente e percepire la quiddita dell'erite (ratio entis). Onde,
dicendo cosi chiaramente S. Tommaso che la quiddita dell'ente si
apprende da noi per ispecie astratte da' sensati , abbiamo creduto
non darsi luogo ad arbitrarie interpretazioni, che cio non dovesse
intendersi dell' idea dell'ente in se stessa, ma bensi della sua ap-
plicazione ; massimamente che Tapplicazione, secondo il sistema
dell'ente ideale, si sarebbe fatta mediante un giudizio, e qui S. Tom-
maso parla dell' ente percepito per semplice apprensione : site in-
complexa sicut ratio entis et unius et huiusmodi. Ma il pegrgio e che
noi persistiamo tuttavia in questa opinione, la quale facilmente ci
sara comune con quanti leggono S. Tommaso , per intenderne la
verace dottrina e non gia per tirarlo colle tanaglie dov' esso non
pu6 venire.
VII. II sig. Pagariini per aprirsi la strada a conchiudere che ;c chi
\uol filosofare con S. Tommaso dee riconoscere nelV anima intellet-
tiva un atto soslanziale d1 intendere , e per conseguenza un primo
intelligibile a lei unito naluralmente, commcia dal farci sapere ch2,
secondo S. Tommaso, la sostanza delle creature consiste in un' ope-
razione. « S. Tommaso insegna che in ogni creatura T operazione
diverse cogaizioni. Anch'io dico che noi nori possiamo conoscere laforza, la fe-
condita, la virtu che ha 1'idea dell'etite d' essere applicata, fino a tanto che
all'occasione delle sensazioni (fantasmi) di fatto non I'applichiamo ; allora quel-
Tidea non ista piii solitaria, scioperata; diventa operativa ; allora miriamo in
essa con attenzione e con intenzione nova, e vi scorgiamo la saa no/June o in-
tima essenza. « Nuovo Saggio Sez. V. p. 1. c. 3. art. V.
90 RIVISTA
si distingue dalla sostanza , ma insegna eziandio che la sosta^za
pure e una cotale operazione prima, in cui si fonda ogni altra ope-
razione di lei : Secundum hoc unumquodque natum est operari ,
quod ACTU talem naturam sortilur. Lo che si accorda con cio che in
altro luogo dice deil'esistere che lo difinisce 1'attualitadi ogni cosa:
Esse enim est ACTLALITAS omnis rei. Yi sono dunque due specie di
operazioni o di atti : un alto in cui consiste la sostanza di un ente,
per cui esso ha una certa natura e un' attitudine quindi a far certe
cose-, e un atto che e un semplice accidente di quell' essere 1. »
Risp. £ questo il perpetuo equivoco degli avversarii, di confonde-
re 1'atto inteso per operazione coll'atto inteso per perfezione in ge-
nerale, e in quanto si oppone all' essere in potenza. Ma S. Tomma-
so dic& in cento luoghi die soltanto in Dio 1' operare s'immedesitna
colla sostanza: In solo Deo operatio est eius subsiantia 2. II santo
Dottore nega cio deH'anima umana tanlo per rispetto all'operazione,
quanto ancora per rispetto alie potenze operative: Potenlia est me-
dium inter substantiate et operationem ; sed operatio differt a sub-
stantia animae; ergo substantia differt ab utroque; alioqwn nones&et
medium, siesset idem cum exiremo 3. Esse inlelligens vel esse sen-
tiens actu non est esse subslantiale sed. accidentale *. Ma raolto piu
nega una tal medesimezza a rispetto dell' operazione, di quel che a
rispetto delle facolta di operare. Talmente che, sebbene egli siacosi
riguardoso in fuggire ogni parola oltraggiosa verso i contraddittori,
nondimeno non dubitadi scagliare il titolo d'insano coatrachi vo-
lesse sostenere che nell'aninoa gli atti o gli ahiti costituiseano la sua
essenza : Quidquid dicatur de potentiis animae , tamen nuttus un-
quam opinatur, nisi insanus , quod habitus et actus animae sint ipsa
eius essentia 5.
1 Pag. 22.
2 Summa th. I. p, q. 77. a. I.
3 Quaestio De Spirituali crealura art. XI.
4 Qijaestio De Anima art. Xil.
5 Quaestio De spiritual* creatura art. XI, ad I.
BELLA STAMPA 1TALIANA 9 1
""Dirai: eppureilsig. Paganini apporta del testi. Rispondiamo: quei
testi non provano nulla. Imperocche il primo non dice altro, se non
che ogni cosa opera secondo la natura che attualmente ha sortito ; e
il secondo dice cheTesistereeattualita, cioe perfezione, di tutto ci6
che e. Or questo che ha da fare coll' identita , che pretpndesi , tra
1'operazione e la sostanza deiranima? Atto , torniamo a ripeterlo ,
per S. Tommaso non significa la sola operazione , ma tutto cio che
determina e perfeziona un soggetto. II perche talvolta usa codesta
voce a significare 1' operazione, tal altra 1'usa a significare 1' essere
sostanziale antecedente ad ogni operazione. A convincersene basta,
se non altro , consultare 1' articolo primo della quistione settante-
simasettima nella prima parte della Somma teologica $ dove nello
stesso tempo che afferma 1'anima essere atto, anima secundum suam
essentiam est actus ; nega che 1' operazione di lei appartenga all' es-
sere sostanziale : operatio animae non est in genere substantiae, sed
in solo Deo, cuius operatio est ems substantia.
VII [. II Sig. Paganini argomenta cosi : Per S. Tommaso il lume
innato del nostro intelletto est simililudo increatae veritatis, eioe
d' una idea-, ora solo urf idea pud essere similitudine di tin' idea;
dunque per S. Tommaso il lume innato e un' idea *.
Risp. Con la medesima forma di argomentare si potrebbe dimo-
strare che S. Tommaso e perfetto idealista , dicendo cosi: Per
S. Tommaso tutte le cose create sono similitudini deirincreata VCFJ-
ta ; giacche egli dice espressamente : Si loquamur de veritate senm-
dum quod est in rebus, sic omnes sunt verae una prima veritate, cui
unutn quodque. assimilatur secundam suam entitatem%. Ma solo
un'idea pu6 essere similitudine dell'increata verita, cioe d' un'idea.
Dunque tutte le cose create sono altrettante idee. Non e questo un
bel modod'interpretar S. Tommaso? Senonche, giusta il S. Dotto-
re, acciocche una cosa possa dirsi similitudine dell'increata verita,
basta che ella nella sua realita si conformi all' idea del divino intel-
1 Pag. '28.
2 Summa th. I. p. tj. 16. a. YI.
92 RIVISTA
letto. sicch£ sia tale quale Dio la roncepi abeterno. II lume poi dd
nostro intelletto si dice oltraccio similitudine dell'increata verita in
un senso ancora piu particolare, in quanto colla sua virtu ci mena
alia conoscenza delle cose conforme a quella del divino intelletto,
benohe in modo limitato fd imperfetto. qual si conviene a un'in-
telligenza c.reata.
Crediamo che i nostri lettori ne abbiano ahbastanza per inten-
dere in che guisa il sig. Paganini dimostra la convenienza della teo-
rica dell ente ideale colla dottrina del S. Dottore : e per6 non oc-
corre intrattenercene con esame piu prolungato.
in.
Le rovine del mio Convento. Storia contemporanea : prima versione
italiana dall' originate spagnuolo per A:\TOFILO FILALETE — Mi-
lano Tipografia di Zaccaria Brasca 1857.
Questo racconto vide la luce nella sua lingua originale in Ispa-
gna nel 1852; ed essendo stato letto da mold con piacere pieno
di utilita, venne considerate come uno de' bei lavori letterarii e
morali uscito dai torchi spagnuoli in questo periodo ultimo di
tempo. Quindi a poco fu voltato in lingua tedesca e stampato dal
Loning in Munst^r, il quale manifesl6 cbe erane autore il frate fran-
cescano spagnuolo Emmanuele da Galasanzio. Nel 1856 fu cono-
sciuto in Francia per gli elogi scrittinedal sig. Villaretnel n." 703
dell' Illustration, dove fu angora stampata una incisione in legno
rappresentante il ritratto del cletto frate, suppostone autore. Quin-
di forse avvenne che tosto dopo si cominciasse il racconto medesi-
mo a vcltare in lingua francese, ed oltra un'edizione in due volu-
mi in sedicesimo, venne fatto cziandio di pubblica ragione in quel
benemerito periodico che e il Carrespovdant. In quest' anno che
corre ne fu compiuta una versione italiana dall'originale spagnuolo,
e le Rovine del Mio Convento uscirono alia pubblica luce in Milano.
Questa e la storia del hbro raccontata pei sommi capi.
DELLA STAMPA ITALIANA 93
Che 1'autore di questo racconto possa chiamarsi frate Emma-
nuele da Calasanzio non vi pu6 esser dubbio, quando chi racconta
le proprie avventure in questo libro si da precisamente un tal no-
me. La questione e se questo sia un personaggio reale, o un perso-
naggio ideale. A crederlo nome di un vero frate francescano, e del
vero autore del libro non vi e altra pruova diretta e positiva salvo
soltanto 1'att.estazione del sig. Loning, che dice di averlo sotto quel
nome conosciuto in Barcellona, quando appunto componeva it libro
delle Rovine. Poichfc ne la prima edizione spagnuola porta nome
dell' autore, ne le apposite ricerche cbe altri fece per conoscere
questo religioso in Ispagna ebbero felice riuscimento ; ne finalmen-
te vien detto per qua! modo siesi avuto il ritratto impresso come il
proprio dell' autore. Non si hanno dunque contro la testimonianza
del Loning cbe sole pruove negative, che non possono per se essere
sufficicnti a farla ripudiare. Nondimeno senza quel I a testimonian-
za difficilmente si sarebbe dallo scritto argomentato il nome reale
dello scrittore. Egli e vero che vi trasparisce un' intima conoseen-
zadegli usi, e delle costituzioni dell' Ordine francescano, qual pud
avere chi men6 in esso la vita per lungo tempo: ma pure qua e
colav'hanno degl'iridizii del tutto cont.rarii. Dallo scritto adunque
dovrebbe trarsi o cbe 1' autore non sia un francescano, o cbe se
tale era avesse voluto sviare ogni ricerca dei curiosi coll' inserirvi
di tali segni. Come adunque allora avrebbe egli ritenuto il proprio
nome, e indicafa la patria, specialmente quando dilicata pruden-
za sarebbe stata il farli sospettare cangiati , affine di allontanare
i biasimi dal capo di persone certe e forse tuttavia viventi? Ma non
essendoci permesso di dubitare dell' esplicita attestazione del Lo-
ning suo volgarizzatore tedesco, niuno di questi argomenti conget-
turali regge piu al martello, e bisogna piuttostocbe ciascuno s'ag-
giusti come vuole una spiegazione alle indicate irregolarita. Noi
piuttosto diremo della natura medesima dello scritto.
II titolo posto a questo racconto non comprende tutta la sna
estensione, e propriamente non appartiene che alia terza delle tre
parti nelle quali pu6 esso dividersi. Conciossiache noi qui abbiamo
94 RIVISTA
descritla minutamente la storia 1.° delle deviazioni 2.° della con-
rersione, e 3.° delle persecuzioni tollerate da un cuore eminente-
mente sensibile, e passionate; e solo all' ultimo de' tre periodi di
una tal vita pu6 appropriarsi quel titolo. Pur tuttavolta si possono
arrecare due ragioni sufficient! a difendere questa scelta. Poiche in
primo luogo potrebbe dirsi che lo scopo principalmente inteso dal-
1'autore di far concepire giusto ribrezzo delle sevizie adoperate con-
tra innocenti e mansuetissimi religiosi, richiedeva cbe fosse nel ti-
tolo indicato ex professo. In secondo luogo pote ci6 avvenire per-
che la rovina appunto del proprio convento fu dallo scrittore con-
siderata come il centro al quale le altre linee del suo disegno col-
limassero, e come il termine d' infinite traversie e patiraenti.
Ma se il titolo non risponde a capello all' estensione della storia
raccontata, risponde alia pieta dello stile, cbe nella sua semplicita
e pieno di mestizia e di compassione. II soggetto di tutto il racconto
e I'autore stesso che narra, il quale va colla favella propria del do-
lore rammentando ad una ad una le amarezze della sua vita, e in-
dicandone le cagioni ehe le produssero, e i rimedii che vi adopero
la Provvidenza o a lenirgliele o a cessarle. Infortunii nella fanciul-
lezza: perche rimaso orfano al primo sbucciarglisi dell' eta verde,
fu accolto da amorosi ma burberi zii, nei quali ebbe larghissimi
provveditori d' ogni suo materiale bisogno, ma non guida tenera ne
accorta al suo cammino, non conforto d' amore e di fiducia al suo
cuore. Infortunii nella gioventu : quando accolta in seno senza
accorgersene una tenera passione, e fomentatala fino a farla dive-
nire violenta, ebbe poscia a lottare lungamente contro 1'inclinazione
gagliarda del cuore, sostenuto solo dal sentimento di gratitudine
pei suoi benefattori, poiche quello della religione taceva ancora nel
suo petto. Infortunii nell'eta piu virile; che tali furono i modi sin-
golarissimicoi quali Iddio gli fe udir la sua voce e il trasse a nuovi
pensieri di pieta e di religione. La pace che quindi successe nel suo
spirito alle sostenute tempeste, fu presto turbata nell'eta matura da
miovi infortunii, dai quali fu tutto d' un colpo circondato, ma non
sopraffatto, nel vedersi rapito e distrutto quel beato asilo che gli
«ra stato fino a quel di tranquillissimo porto di salvezza.
DELLA STAMBA IEALIANA 95»
Lo svolgimento di tutta questa tela.e molto commendabile per la
semplicita e naturalezza del casi , che par conservino una jcerta
naUira loro singolare di novita, e forma appunto il contrapposto di
quegli avviluppati laberinti pei quali i piu dei moderni rornanzieri
amano d'aggirare se e i letlori. Questo pregio e quello propriamen-
te, pel quale giudichiamo che il Raccanto ie quasi del tutto istorico,
Forse c' inganneremo : ma; chi avessei voluto coniar tutta di suo
capo una novella , non avrebbe creduto d' acquistar grande merito
fra i novellatori , o produrre gran diletto nei lettori ideando un
corso di vicende tanto semplice e tanto piano. Anzi questo per noi
e tal criterio par distinguere un fatto avvenuto da un fatto imma-
ginato, una storia da un romanzo; che appunto dallo scorgere qua
e cola delle circostanze un po' troppo singolari, che nell'ordinario
corso degli eventi umani non si sogliono aggruppare tutte intorno
al medesimo soggetto , giudichiamo che al fondo per la massima
pante vero del racconto , abbia 1'autore fatte delle aggiunte di pro-
pria invenzione, ora per piu diletto, ora per piu utilita dei lettori.
Ma cosi qual e questa narrazione, chi si fa a leggerla vi scontra
una doppia idea morale che la rendono sommamente importante.
L' una s" affa a tutti i tempi e conviene a tutte le persone, ed e 1'ef-
ficacia della religione per darla paceal cuore-, 1'altra special issima-
mente s' addice all'eta nostra, ed e racerbita delle pene fatte im-
meritamente soffrire ai claustrali dal moderno liberalismov La pri-
ma di queste due idee campeggia in tutto.il libro, ma non per tutto
collo stesso aspetto. Dapprima un cuore straziato da segreta e tem-
pestosa passione, non trova niun refrigerio , perche non lo cerca
in-Dio : quella stessa passione vincesi con agevolezza, ricordasi sen-
za puntura, cangiasi alia fine in'materia di consolazione e di gau-
dio, quando il cuore isfangatosi . dalla melma tenace delle terrene
afiezioni ha provato le delizie proprie della divina carita. Da questa
grande idea, forse la piu necessaria alia vita dell'uomo, e la piu
cara, si genera quell'affetto che ogni lettore prende al racconto , e
quella soave soddisfazione che ne produce la lettura. L'altra idea
poi impone al libro 1' impronta dell'eta nostra ed il fa benemerito-
96 R I VISTA
della cristiana mansuetudine oflVsa cosi faoilmente dalle fazioni po-
litiche. Non sanno que' misen forsennati, assediatori e devastator!
di Chiostri in nome del progresso, della liberta, e della fratellanza,
non sanno le piaghe che aprono nel seno di tanti religiosi che quivi
dimorano all'ombra del Santuario; non conoscono i tremori e le
ambasce in che li gitta non meno 1'espettazione del la propria mnrte,
che la pieta delTaltrui misfutto; non veggono le lagrime, non odo-
no i singhiozzi del giovanetti che in quei chiusi domicilii ripararono
dalle irisidie mondane la loro innocenza , o dei verchi incanutiti
dalle penitenze e dalle fatiche piu clip dalla eta } lagrime e singhiozzi
che presto si cangiano in sangue versato per mano di tale, cui ieri
benehYavano e consolavano. Se il popolo, naturalmente generoso
quando non e sviato da seduttori astuti, o imbestialito da subito
accendimento di passionc , ci6 sapesse o vedesse , non si rende-
rebbe colpevole di quelle orgie sanguinose che da sessant' anni a
questa parte formano il vitupero piu carratteristico delle civili di-
scordie in Francia, in Svizzera, inSpagna, enell' Italia. Or questo
libro appunto mira a tale scopo e vi e tanta verita nella drscrizione,
che leggerlae sentirsene inorridito e tutt'uno. Per questo rispetto
il libro e destinato a divenire veramente popolare ; poiche tali setn-
pre divengono quei libri che contengono un ammaestramento mo-
rale in particolar modo acconcio a un qualche vero bisogno del po-
polo. E tanto piu francamente si pu6 ci6 pronosticare, quanto mag-
giore ne ha il merito una particolarita tutto propria dello scrittore.
anzi di quello spirito veramente religioso del quale essendo intima-
mente informato chi scrivea, non e meraviglia che veggasene quasi
dissi impregnata ogni pagina del suo scritto : vale a dire la mansue-
tudine dolce e caritatevole del vangelo. Non vie una parola di odio o
di vendetta verso que' carneflci ebbri di sangue umano ; non vi &
un risentimento di stizza per tante angosce sofferte; non vi e una
Tfialedizione contro gl' insulti e le calunnie. Non e questa snerva-
tezza di animo, o pochezzadi sentimento, o debolezza di ragione:
e proposito di mente alta e di cuor giusto. LTautore dirige il libro
alle moltitudini , cioe dire agl'illusi ed agl'ingannati: non ai som-
DELLA STAMPA ITALIANA 97
movitori cagione del coloro inganno e della seduzione. I primi sono
sveriturati colpevoli degni di compassione, siccome furono i carne-
fici crocifissori del Divin Maestro pel quali esso dimando perdono
all' Eterno suo Genitore col mitissimo nesciunt quid faciunl. I se-
condi sono quelle genimina viperarum che col loro tossico avvele-
nano le anime e contro le quali proferi parole di cosi giusto sdegno
il medesimo Redentore.
Se ci si cbiede inline qual giudizio debba farsi del libro sotto
1'aspetto estetico, noi diciamo sembrarci opera se non del tutto per-
fetta, certo almeno piena di bellezze veramente originali. Tali sono
in primo luogo le pietose descrizioni degl' infortunii sostenuti dal
narratore, e poche altre ven' ha che per 1'evidenza e rapidita su-
perino la narrazione della morte delle tre persone a lui piu care,
il padre, la sorella , il direttore spirituale. L'arte poi adoperata per
dipignere lo svolgimento e la forza della passione, prima fonte d'ogni
sua sventura, appropriandola all' indole riflessiva e condizionandola
alle circostanze esterne del vivere, danno indizio d'una conoscenza
piu cheordinaria del cuore umano, e d'una non minore abilita d'e-
sprimere colle parole ogni piu piccola variazione, ogni piu leggero
movimento dei piu tenui affetti. Che se alcuno trorasse qualche so-
verchio in questa dipintura, se non vorra approvarlo, lo scusi al-
meno col riflettere che ogni maestro ha sempre nelle arti ecceduto
in quei pregi ne' quali sentivasi eccellente.
Possonsi gli autori di Romanzi dividere in morali, civili e natu-
rali, secondoche in essi predomina o 1'elemento morale degli affetti
e delle passioni deU'animo, o 1 elemento sociale della civilta co'suoi
usi e colle sue leggi, o 1'elemento materiale delle forme esterne, sia
che derivirio dalla nalura, sia che dairartificio umano. Secondo una
tale partizione il nostro Autore dovrebbesi ascrivere al genere piu
difficile che e il morale. Certamente anche quando descrive le este-
riori apparenze delle cose naturali, anche quando fa menzione de-
gli usi domestic! e civili, 1' Autore non trova inciampo, e il fa cosi a
bell'agio e con mano si franca, che vi scorgi capacita non volgare
ancora per questi due versi. Ma dove proprio esso si ferma e nell'in-
Seri9lII,vol IX. 7 26 Deccmlre 1857.
98 RIV1STA.
terno di s?> medesimo ; e tuttoci6 che di fuori lo eirconda vien da
lui riferito ed ordinato all' interiore svolgimento dei pensieri e de-
gli affetti. Spirito molto riflessivo , nulla non accade nel mondo
esterno che ei non leghi coll'interiore operazione del proprio cuore, e
nessuna operazione interna, per pieciola che si voglia, cade per lui
inosservata. Sembrati un indefesso notomistache, rollospecillo alia
mano e il microscopio all'occhio, vada di fihra in fibra e di celluzza
in celluzza indagando il mistero della orgam'zzazione : se non ehe
eg!i non istudia il corpo ma lo spirito, non gli organi material! ma
le spirituali facolta. Forse questa minutezza d' indagini irigenerera
noia in qualch-3 class© di lettori non avvezza all' attenta contem-
plazione dei proprii atti. >Tol disdiciamo : ma non per questo il li-
bro diviene men buono-, e se non rechera eguale diletto a tutti, certo
produrra miglior frutto: poiche il conoscere se medesimo giova piu
che il conoscere o gl' intrighi d'un trattato , o i giri anfratti e tor-
tuosi d'un fiumicello.
N6 a scemare la gravita di queste ponderazioni morali mancano-
quegli ornamenti dello stile , che rendono gradito qualsivoglia an-
che piu severe argomento. Noi non ne giudichiamo che dallaver-
sione coudotta con piccola diligenza, quantunque maggior dell' u-
sata nelle traduzioni che presentemente si fanno in Italia di simili-
libri, soliti a comparire fra noi con vesti cosi dimesse e sozze da far
pieta. II traduttore si affatica nella introduzione ia dimostrare ch'e-
gli ha voltato nell'italiano il testo originale spagnuolo. Potea lasciare
quelle protestazioni , poich^ alcune frasi , anzi alcune parole sono
cosi prettamente spagnuole che gli scusano qualunque altro argo-
mento. Ne sono queste peregrinita soltanto che guastino lo stile del
traduttore : ma i gallicism! attinti dalTuso vizioso degrinfmiti no-
stri scribacchiatori moderni non vi son rari ^ e il nerbo gli s'illangui-
disce per una certa trascuratezza delle proprieta e delle grazie italia-
ne. Ma fra k colluvie di pessime versioni di cento e cento romanzi
forestieri questo non solo e tollerabile, ma quasi quasi puo dirsi
commendevole : perclie almeno non isgrammatica ne si sganghera
in madornali stranezze, Eppure anche da questa versione , comun-
BELLA STAMPA ITALIANA 99
que ella sia condotta, si argomenta assai bene la destrezza nel rac-
contare dello scrittore originale. Poiche se 1' eleganza, la soavita,
la proprieta e cotali altri pregi che dimorano proprio nelle parole
non puoi che appena congetturarle da una buona versione ; ben
puoi anche da una mediocre argomentare la forza dei concetti
Fordine delle idee , 1'opportunita delle immagini , la gagliardia del
sentimerito. Si collochino adunque le Rovine del mio Convenlo fra
il novero, laDio merce crescente, di quei racconti, i quali alia bonta
dell' argomento accoppiano la bellezza della forma e la leggiadria
degli ornamenti. Se egli e un male veramente lamentevole dell' e-
ta nostra questa voglia insaziabile di leggere conti , novelle e ro-
manzi •, dobbiamo consolarci che vi sieno ingegni eletti, i quali ve-
dendo 1'impossibilita di estirpare dalla radice il male, si appigliano
all'unico mezzo che resti alia prudenza per impedirne i maligni ef-
fetti, che e quello di scriverne dei buoni. Ora di tali da cinque anni
a questa parte sono usciti alia luce nelle diverse lingue d' Europa
mold piu che in forse vent' anni avanti : e questo, ossia segno ossia
mezzo di migliori costumi, e certo tal bene che deve consolare
grandemente chi studia 1« sorti piu probabili della societa per lo
ayvenire.
ANKUNZn BIBLIOGRAFICI ITALIANI
ALCANTARA (d!) S. PIETRO — Trattato dell' Orazione e Meditazione di San
Pietro d' Alcantara, aggiuntivi alcuni document! del P. M. Giovanni d'A-
vila. Torino. Tip. De-Agostini. 1857. Un piccolo vol. in 16°. dipag. 221.
ALFIERI PIETRO — Ecce Saeerdos Magnus. Mottetto da cantarsi all' entra-
re il Vescovo nel tempio, modulato a tre voci nell' antico stile eccle?ia-
stico da Monsignor Pietro Cav. Alfieri romano, Cameriere di Sua Santi-
ta PioIX. Un foglio in 4.°
AMADEO DI SOLERO — Sul vivere comune perfetto del regolari, Operetta
utile a tutte le persone religiose di qualunque ordine o istituto , propo-
sta e raccomandata dal P. Amadeo di Solero , Minore Osservante , non
pure ai Superior! regolari, ma eziandio ai Vescovi ed altri che abbian
cura di Monasteri o Convent!. Perugia , Tip. di Vincenzo Bartclli 1857.
Un vol. in 8°. di pag. 276.
Tre sono le parti di qiicsta opera : la pri- lico d'introdurre e cnstodire la pcrfctta vita
ma tratta in generale dell' osservanza rego- comune, e le altre osservanze. Se 1' Autore
lare sia quanto all' obbligo di mantenerla , propngna con zelo e calore una opinionc
sia quanto all' obbligo di ritornarvi ; la se- ir.olto severa, non gli manca ne la dottrina
conda tratta in particolare della Poverta re- per dimostrarla la sola legiltimamente vera,
ligiosa, in quanto essa importa di necessita ne la discrezione per dirigore saviamente chi
la vita comune j la terza tratta del modo pra- dee porla in pratica o per se, o per altrui.
AMYITTI V. — L' Europa Cattolica discorsa specialmente in Giacomo Bal-
mes da V. Anivitti. Orvieto, presso Sperandio Pompei 1857. Un vol. in
16°. di pag. 184.
ANONIMO — Atti del Sommo Pontefice Pio IX felicemente regnante, Parte
seconda che comprende i Motu-Proprii , Chirografi , Editti , Notificazio-
ni ecc. per lo Stato Pontiticio. Vol. 1°. 11°. Roma , Tip. Delle Belle Arti.
1857. Due vol. in 8°. di pag. 716, 380.
— Cenni sul Sacerdote Giovanni Mazzucconi Missionario Apostolico nella
Melanesia, morto per la fede il Settembre 1855, per un Alunno del Semi-
nario delle Mission! Estere di Milano. Milano, Tip. e Libr. Arcivescovile.
Ditta Boniardi-Pogliani di C. Besozzi 1857. Un vol. in 8°. di pag. 296.
I nostri lettori rammenteranno il martirio lazione. Per rispondere all' uno e all' altro
di Giovanni Mazzucconi, Missionario Aposto- fine, opera utile e pietosa sara il propagare
lico nella Melanesia da noi a suo tempo an- quanto e possibile la lettura di qucsti Cenni
nnnziato. Eccone il fedele , minuto ed ani- nelle altre Diocesi d'ltalia, imitando in cio
raato ragguaglio, scritto per onorare la me- 1'ardore di pareccbie Diocesi lombarde, dove
moria del fortunato Martire, e per accendere il libro appena uscito alia luce e stato ac-
nel cuore del C'ero italiano una santa effla- colto con vero ze!o affcttuoso.
— Memorie Modenesi de' faustissimi giorni II. III. IV. del Mese di Luglio
dell' anno 1857. Modena, Tip. dell' Immacolata Conceziorie 1857. Un fa-
scicolo in 8°.
— Scelta di Laudi sacre ad uso dei fedeli nelle Chiese, nelle Confraternite,
nelle Missioni ecc. Bastia dalla Tip. Fabiani. 1857. Un piccolo vol. in 16°.
ANNUNZII BIBL10GRAFICI ITALIANI iOl
ARRIGONI GIULIO — Discorso di S. E. Reverendissima Monsignorc Giulio
Arrigoni Arcivescovo di Lucca, fatto il giorno 12 di Novembre 1857 nel-
la solenne Riapertura del suo Seminario. Lucca dalla Tip. di G. Giusli
1857. Un oposc. in 8°.
— Manuale Clericorum pro sacris ordinibus suscipiendis, Fr. lulii Arrigonii
Archiepiscopi lucensis iussu editum. Lucae ex tip. Arcbiep. Benedini
Guidotti 1857. Un vol. in 16°. di pag. 112.
Questi due opuscoli quanto piccoli nella scienza e della pieta, fanno fede dello zelo
mole altrcttanto pieni di dottrina e di sa- speeialissimo dell'egregio Arcivescoyo di Luc-
pienza ecclesiastica, diretti in ispecial modo ca a mantener viva negli ecclesiastic! della
al Clero, 1'uno per fornirgli un succoso ma sua diocesi quella dottrina e quella pieta che
sodo manuale ne' s.uoi ministeri e nella sua ne furono sempre il vanto.
vita, 1' altro per animarlo all'acquisto della
BARBIROLLI LUIGI — Principii di Metodica musicale coll' applicazione del
Melronomo di Luigi Barbirolli. Rovigo, I. R. privil. prem. Stabilimento
Minelli 1857. Un opusc. in 8°. grande con tavole annesse.
BELLI SERAFINO — Metodo curativo per la Gotta proposto, dopo molti anni
di osservazioni, dal Professor Serafmo Belli. Fano. Tip. di Giovanni La-
na 1857. Un opuscolo in 8°.
BOEZIO SEVERING — Delia Consolazione della Filosofia di Severino Boezia
volgarizzamento di Giovanni Rocca. Milano, Tip. di Pietro Agnelli 1857.
Tin vol. in 8°. di pag. 220.
BOCCHI FRANC. ANTONIO — Settimo Programma del Ginnasio Vescovile di
Adria. Anno scolastico 1856-1857. Adria, dalla prem. Tip. Vesc. di G.
Vianello 1857. Un opusc. in 4°.
La dissertazione del nobile sig. Bocclii e trattati nelle medesime occasioni altri sogget-
una splendida monografia di Carlo Magno ti importantissimi ; cioe, per dire solo delle
considerato come guerriero, come legislatore, dissertazioni venute in nostra mano,nel H854
come cristiano, e come ristoratore delPIm- della storia antica sotto 1' aspetto della Ri-
pero e sotto tutti questi rispctti segnasi la velazione, nel 4855 della storia sotto 1'aspetto
via della Provvidenza per dimostrare i beni del cristianesimo , e nel 4856 Maometto e
che provcngono al mondo dalla plena armo- 1'Islam. Di questa sua fatica gli dcbbono es-
nia del Papato e dell'Impero. Gia negli anni sere grati quanti amano di vedere gli studii
precetlenti aveva il medesimo profcssore con storici rivolti a confermazione della nostra
uguale ampiezza di veJute e spirito cattolico Fede.
BONATI TEODORO — Alcuni scritti inediti intorno alia Immissione del Re-
no nel Po di Lombardia del Cavaliere Teodoro Bonati. Ferrara , presso
Domenico Taddei tipografo-libraio 1857. Un opusc. in 8°. di pag. 44.
BON BRENZONI CATER1NA — Poesie di Calerina Bon Brenzoni , precedute
da una Biografia scrilta dal Dott. Angelo Messedaglia. Firenze, Barbera, ,
. Bianchi e Comp. 1857. vol. ucico in 8°. di pag. C, 254.
Quanto modesta, caritatevole, pia e ma- bustezza nei concetti, di molta facilita nel —
gnanima apparjsce nella Biografia la nobile \' armonia , di molta dottrina specialmente
contessa Caterina Bon Brenzoni3 rapita alia • nella scienza astronomica. Laonde bene a
madre e allo sposo corre appena un anno ; ragione essa puo dirsi una gloria dclle donne
altrettanto le sue poesie la mostrano dotata italiane, piu cbe semplicemcnte di Verona;
di molta squisitezza nel gusto, di molta ro- dove ebbe la culla, il talamo e la tomba.
102 ANNUNZII BIBLIOGRAFICI ITALIAN!
CENTURIONE GIOVAXNI BATTISTA - Grammatica Elementare della lingua
italiana , ad uso della Prima Gioventii , compilata da G. B. Centurione
d. G. d. G. Roma, Tip. Bern. M6rini 1857. Un vol. in 8°. di p. XVI. 236.
— Florilegio di Preghiere, e di Considerazioni cristiane, ricavato da Autori
antichi e moderni e dato in luce da G. B. Centurione d. C. d. G. Ba-
stia, stamperia Fabiani 1857. Un vol. in 8°. di pag. XVI. 558.
Questo Florilegio contiene nn cotnpendio principal! verita della Fede ; quarantotto no-
della dottrina cristiana ; le preghiere ordi- vene in apparecchio alle principal'! festc del-
narie a Dio, a Maria Santissima ed ai Santi ; 1'anno : ed una non piccola raccolta di landi
1' apparecchio e ringraziamento alia Confes- sacre che possono cantarsi dai Fedeli nells
sione e Coniunione ; 1'Uffieio della Beata Ver- chi^se, nelle confratetnite e nelle missioni ;
gine e dei Defunti : una serie di meditazioni oltrc a molte altre pratiche e regolamenti
soyra la vita di Maria Santissima per tutti i particolari. Da cio si scorge che il Florilegio
giorni del mese ; altrettante sopra la Passione scusa pel Cristiano molti libri e puo dirsi
Gesu Cristo e sopra il Sanlissimo Sacra- il suo raanuale qnotidiano.
monto dell' altare ; altre trentuna sopra le
GHASTEL — Del Valore della Ragione umana , ossia ci6 che pu6 la Ragio-
ne da se sola, Opera del R. P. Chastel d. G. d. G. Milano, presso Car-
lo Turali tipografo editore 1857. Un vol. in 8°. di pag. 442.
Essendo, per questa edizione, divennta ita- dichiarare la piu vitale questione moderna, la
liana 1' utile e dotta opera filosofica del P. Civiltd Cattolica neragionera piii a lungo che
Chaste], e riuscendo essa opportunissima a non facesse allorche fu pubblicata in Pariji.
CROLLIS (de) DOMENIGO — Visione poetica, in cui sono considerate le col-
pe e le virtu delle different! umane condizioni, scritta da Domenico de
.Grollis e dedicata a D. Mario Massimo Duca di Rignano. Roma 1857.
Dallo StoMlimento Tipografko via del Gorso num. 387. Un vol. in 8°«
di pag. XXX, 210, coll' aggiunta di alcuni epigrammi latini di pag. 20.
CROSATTI STEFANO — Lettera di Monsignore Stefano Crosatti all' Illustris-
simo e Reverendissimo Monsignore Benedetto De-Riccabona, Vescovo di
Verona ecc. relativa.ai Monumento in pietra che fu eretto sopra la piaz-
za di Ghiesanova 1'anno 1855, in memoria della Dommatica Definizione
sull' Immacolato Concepimento di Maria Santissima , ornato ed abbel-
lito con miove decorazioni nel 1857. Verona, Tip. V'icentini e Franchi-
ni 1857. Un opusc. in 4°. grande.
DANDOLO — Novelle raccontate ad adolescenti dal Conte T. Dandolo. Mi-
lano, presso Natale Battezzati successo allo stabilimento hbrario Volpa-
to. 1857. Un vol. in 8°. di pag, 310.
E una ristampa, alia qnale il nobile e fe- S. Pancrazio in Roma nel -1849. Ed ogni
condo Au to re ha premessa la prcfazione, ondo animo gentile ne paghera ai conginnti super-
nel -1856 ne intitolava la prima edizione al stiti, ed in particular modo al fratello ed al
suo figliuolp ErricOj il quale col fratello Emilio padre, quel tributo di affcttuoso compatimen-
facevano allora ogni sua delizia. Dopo quo- to, a cui I' A. invita colle parole agginnte a
sta yiene nellh presente edizione, sotto il ti- quell' Armotazione . E quella pieta si fara tan-
tolo di Annotazione del 1857, un tratto del to maggiore, chi ripensi come vite cosi care,
libro : / Volontarii ed i Bersaglieri Lorn- 'generosc e piene di arvenire dovettero essere
bardi ; nel qual tratto il primo dipinge con immolate ad un pensiero , del quale il me-
pietosissimi e viyaci colori la morte del se- glio che possa dirsi e che fu una splendida
coirdo nelle fazioni militari presso la porta illnsione.
ANNUKZH BIBLIOGUAFICI 1TALIANI 103
ESTE (d') GIUSEPPE — Costume antico di appendere nei Templi le Tavole
\otive, Memoria postuma di Giuseppe Cav. d'Este. Un opusc. in 8°.
Talc Memoria sovra le Tavole votive fu sij. Pietro Sirletti non solo rese servigio alia
scritta ilal cavalier d'Este con molta crudi- faraa dell'amico, ma eziandio allo studio delle
/lime: e nel pubblicarla c!ie teste fece il antichita.
F10RETT1 DI S. FRANCESCO — I Fioretti di S. Francesco , Testo di lingua
ristampalo, secondo la lezione adottata dal P. Antonio Cesari, con no-
te grammaticali e filosofiche del Prof. Abate Francesco Regonati aduso
del giovanelti. Milano Editore Natale Battezzati 1857. Unvol. in 8°. di
pag. 308.
.Forma parte della raccolta di opore inti- sobriamento sparse pel libro indicano d'or- '
tolata la I'.uioi. A CATTOLICA • le note molto dinario le forme o le parole disusate.
FRAPPORTI GIUSEPPE — Linee fondaraentali di un Saggio d"Introduzione
alia Filosofia. Milano, presso Giacomo Gnocchi 1857. Unopuscolo in 8°.
dipag. 76.
GABARDI BROCCHI OLIVO — L'ultimo dei Carraresi Signore di Padova, Leg-
genda istorica in ottava rima di Olivo Gabardi Rrocchi: Padova dalla
Tipografia Antonelli 1857. Un vol. in 8°. di pag. 146-
GALLICANI ANGELO — Leggenda di S Francesco d'Assisi , Testo inedito del
huon secolo, pubblicato a cura del P. Angelo Gallicani Minorc Osservante.
Pistoia Tip. Cino 1856. fasc. in 8.° dipag. 52.
GIUSEPPE CARELLI — Prospetto delle Opere de' Porti, Fari, e Lazzaretti nei
Reali dominii di qua dal Faro a lutto il 1856, per Giuseppe Carelli Uffiziale
nel Ministero e Real Secreteria di Stato dei lavori pubblici. Napoli, Tip.
Ai'CordelUno 1857. Un opusc. in 4.°
GOVI G1LBERTO — Delle scienze nella societa, Discorso inaugurale letto dal
Prof. Gilberto Govi, per la solenne Apertura degli studii nell'I. eR. Istituto
Tecnico Toscano il di 16 di Novembre del 1857. Firenze Tip. Barbera,
Bianchi e C. 1857. Fasc, in 8.°
GUERN1ERI ANTONIO — Ricordi, Massime e Preghiere del Soldato, pel M. R.
D. Antonio Guernieri Arciprete della Diocesi di Belluno. Venezia, Tip. di
Mclchiorre Fontana 1857. Fasc. in 16.°
HAINE A. — Synopsis S. R. E. Cardinalium Congregationum, auctoreA. Hai-
ne, S. Theol. Licent. Archidioec. Mechl. Presb. Lovanii ct Bruxellis. Typis
C. 1. Fonteyn 1857. Un vol, in 8 °di pag. XXVI, 170.
L'Autore di qucsto libro, dimorando qual- a clii'devc trattare negozii ecclesiastici, ma
che tempo in Roma, raccol&e i piu esatti rag- altresi a clii vuol conoscere 1' ammirabile or-
guagli che pote intorno alle sacre Congrcga- ganizzazione di quegli aiuti, per mezzo de'
zionij e dispostene le notizic con semplicis- quali il Pontcfice governa la Chiesa Universa-
simo ordine, e con brevita tanto piu lodevole le. Per queste ragioni noi anniinziaino il li-
quanto piii malagevole in materia si vasta, bro, tuttocbe stampato in paese straniero.
dettu fuori quosta Sinossi ulilissima non solo
JANSSENS I. H. — Hermeneutica sacra, scu Introductio in omnes et siogu-
loslibros sacros veteris et novi foederis, Auctorel. H. Janssens. Taurini
104 ANNUNZII BIBLIOGRAFICI ITALIANI
ex officina stereotypographica HyacinthiMarietti, 1858. Un vol. in 8.°
di pag. 416.
Un semplice annunzio bastera per ora a ta Ermeneutica sacra Jell' Jaussens; riserban-
far conoscere la diligente edizione che il Ma- doci a miglior tempo il diseorrerne partita-
rietti La eseguita coi tipi stereotipi della dot- mente le opinioni e i pregi.
LEFEBVRE. F. T. M. — Des Etablissements deCharite danslavillede Rome,
par F. T. M. Lefebvre, professeurde la faculte de medecine de 1' Uniyersi-
t6 Catholiquede Lou vain. Bruxelles et Louvain, Typographic etLibrairie
de C. I. Fonteyn 1857. Un opusc. in 12.° di pag. 136.
Fra i parecchi libri, che in quest! ultimi riali e moral! di ciaseuna istituzione. L' in-
anni sono stati stampati per far conoscere al tenzione del dotto Autore si fu di rispondere
mondo gl'Istituti di Carita della cittii di Ro- alle calunnie lanciate contro il Clero dai liber-
ma , merita una menzionc speciale il libro tini bclgi intorno a questo particolare : \' in-
del sig. Lefebvre, nel quale non solo si espon- tenzione nostra nel citarlo fra questi annun-
gono storieamente i fatti e le cifre, ma si dan- zii italiani si e di fare vieppiii stimare ai no-
no confronti con altri paesi, s'adducono ra- stri concittadini i proprii nostri tesori.
gioni intime, si discorrono i vantaggi mate-
MANZI FERDINAKDO — Vita del glorioso Martire S. Pantaleone Medico, Pro-
tettore della citta di Ravello ; con brevi cenni sulla venuta del suo san-
gue in delta citta, per D. Ferdinando Manzi, dottore in ambedue le leg-
gi. ecc. Roma, Tip. di Anacleto Sabatini 1857. Un vol. in 8.° di pag. 112.
MASI EVARISTO— Pio IX. Pontelice Ottimo Massimo in Ancona nei giorni 22,
23, 24 Maggio 1857. Relazione storica deU'Almanacchista Piceno Evaristo
Masi. In Ancona, dalla Tip. Aureli G. e Comp. 1857. Un vol. in 4.° fre-
giato di 4 tavole litografate.
MAZZI G1ACOMO — Delle Perfezioni di JSTostro Signore Gesu Cristo, Libri tre ,
esposte con ogni chiarezza e semplicita evangelica, aftiuche servano alia
maggiore cognizione, ed amore di Lui, coH'aggiunta in tine degli Eser-
cizii divoli molto utili specialmente per le visile del San tissimo Sacramen-
to delPaltare. Rouia, Stabilimento tipog. di G. A. BertineUi 1857. Un vol.
in 8.° di pag. 356, 60.
I tre libri indicati nel titolo considerano il ra poi, onde ciaseuna parte e srolta, e tutto
nostro Signore Gesu Cristo prima come Per- chiarezza e semplicita congiunta a dottrina
sona dirina , secondo come Creatore , terzo ed affetto. Per la qual cosa noi auguriamo ai
come Redentore; e iu questi tre rispctti sono nostri lettori che leggendolo sentano trasfon-
disaminati gli attributi special!, le perfezioni dersi nelle aninie loro quello zelo medesiuio
e i meriti che esso ha per cattivare tutto il che il detto al pio Autore.
nostro intclletto e il nostro cuore. La manie-
MISLIN — 1 Luoghi Santi, per Monsignor Mislin. Milano, presso lo stabili-
mento Librario Volpato 1856.
Gia fin da sette anni era uscito alia luce nella molti il pensiero di volgcrla nella lingua no-
lingua francese la descrizione d' un viaggio stra italiana. Facciamo adunque plausoa que-
alla Terra Santa, fatto dal dotto e sagacissi- sta edizione finalmente compiutasi, la quale
mo Monsignor Mislin , e al vederla cos'i plena accresce quella raccolta, intitolata la 1'AKOLA
di nuove notizie, cos'i adattata ai bisogni CATTOLlCi, di un libro si pregevole.
correnti, e cosi amenamcnte esposta venne in
ANNUNZH BIBLIOGHAFICI ITALIANI \ 05
MOiNTANARI GIUSEPPE IGNAZIO — L'Arte di scriver lettere, dedotta dall'esa-
me de' classic! scrittori latini ed italiani per opera di Giuseppe Ignazio
Montanari, ad uso delle scuole del Yen. Seminar io e Nohil Collegio di
Osimo. Sesta edizione, nuovamente riveduta ed ampliata dall'autore. Par-
ma, da Pietro Fiaccadori 1857. Un vol. in 8.° di pag. 292.
Non e cosa molto facile lo scrivere bene quello del Montanari, nome gia conosciuto per
le lettere, e quindi tra le opere utili per la pregevoli lavori, merita buona accoglienza dai
gioventii sono da noverare i trattati cbe so- giovani piu provetti, ai quali la lingua tosca-
pra cio danno precetti. Ora fra i migliori, na e latina non sia cosa nuova e inusitata.
N1EL DESIRE — L' Agriculture physique, economique, tecnique e t Indus triel-
le des Etats Sardes, par D6sir6 Niel, pretre de la doctrine chre"tienne, di-
recteur du college de Saint Benigno. Turin, 1856. Imprimerie Speirani
et Tortone. Un vol. in 8.° di pag. 634 e tavole annesse.
Lavoro di molta lena e di ricerche dili- riche e pratiche rendono questo libro alta-
genti e questa, ehe puo dirsi la storia dell'agri- mente importante per tutt' i coltivatori degli
coltura degli Stati Sardi, risguardata sotto il Stati Sardi ; e anzi non sol per essi, ma fuo-
lato fisico, economico, tecnico e industrioso. ri ancora giovera grandemente sia per i con-
Sei parti distinte trattano in piu o mono ca- fronti sia per gli utili avvisi. Giovera di os-
pitoli de' sei soggetti seguenti ; del clima, servare che un' opera di tanto utile pratico pel
dei terreni, delle acque, degl' ingrassi, dei popolo e scritta da un Prete della dottrina ori-
vegetali e degli animali. La dbvizia ed esat- stiana, da uno cioe di quell'Ordine di cittadini
tezza, sia delle notizie sia delle istruzioni teo- tanto perseguitato dai libertini del Piemonte.
OZANAM A. F. — La Civilta nel Quinto Secolo, Introduzione ad una storia
della Civilta nei tempi barbari, seguita daun saggio intorno alle scuole
d' Italia dai V al XIII secolo per A. F. Ozanam, Professore di letteratura
straniera nella Facolta delle lettere diParigi. Vol. 1.° Milano dallo Stabi-
limento librario di Natale Battezzati, 1857. Un vol. in 8.° non ancora
compiuto.
Ne la purita della dottrina nell' illustre Noi facciam plauso a questa edizione, dalla
Ozanam, ne la sua conoscenza delle antiche quale si apprendera a stimar meglio 1'effica-
istituzioni italiane han bisogno del nostro te- cia del Cristianesimo nell' opera della civiliz-
stimonio per essere pregiate presso i lettori. zazione.
PACINI PIETRO — Lezioni morali pei Fanciulli della Campagna, Operetta d' un
Maestro alia buona, pubblicata per cura del dottor Pietro Pacini. Lucca,
Tip. Arciv. Benectini Guidotti 1857. Un vol. in 16.° dipag. VI. 168.
PARZANESE PIETRO PAOLO — Canti del povero. Bastia, Stamperia Fabiani
1857. Un piccolo vol. in 16. "di pag. 51.
POSTEL — Le Miracle de Saint Janvier a Naples, etude critique, historique,
th^ologique et scientifique, pr6c6d6e d'un examen general de la question
des Miracles; par M. 1'Abbe V. Postel du Diocese de Paris, Auteur d'une
Histoire de> I'Eglise, du Dimanche sanctifie, etc, Membre de plusieurs
Soci6tes litteraires. Paris, Librairie catholique de 1. L. Paulmier, Edi-
teur. 1857. Un vol. in 12.° di pag. VIII, 460.
Puo dirsi appartener questo libro all' Italia talia ; e pel trattarne che se ne fa con am-
non meno che alia Francia, perche tratta in piezza e dottrina non ordinaria merita di ve-
francese d'un miracolo continuamente ripro- nir qui indicato.
dotto in nna delle citta piu cospicue dell' I-
106 ANNUNZ1I BIBLIOGRAFICI ITALIAISI
PUCCIANTI GIUSEPPE — Delle similitudini dantesche, e di mia lezione del
divino Poema dichiarata barbara dal Biagioli, Letteradel dott. Giuseppe
Puccianti all'amico dott. Amedeo Panicucci. Lucca, Tip. di/1. Landi 1857.
Un fasc. in 8.°
QUATRINI BERNARDINO — Cenni filosofici sopra 1'arte rc-ltorica, tratti dalle
prose dell'Ab. Lucio Rocchi, per cura del professore D. Bernardino Qua-
trini. Perugia, Tip. di Vincenzo Santucci. 1857. Un vol. in 12.° dip. 64.
Con ruetodo strettamente sillogistico, c stile toriea : e cos'i il libro, se non riesce ameno
niolto stringato vi sono indicate le ragioni di ne si adatta alia capacita di tutt'i giovanctti,
alquanti precetti soliti a darsi nell'artc ret- e al cortn severe e utile ai pii'i provetti.
ROSMINI-SERBATI ANTONIO — Opere edite e<l inedite di Antonio Rosmini
Serbati, prete roveretano, Vol. XXXI, contenente 1' Epistolario, opera
posluma. Torino, Tipografia Paravia e Compagni 1857 in 8°. di p. 410.
L' Epistolario del ch. at. Antonio Rosmini so , la seconda quelle che si riferiscono a
si ra pubblicando per eura del R. D. Gio- subbietti scientific! e letterarii. D presente
vanni Battista Pagani, degno successore di volume di pagine 409 e il primo di quelli
lui neJla carica di Preposito Generate dell'I- che formeranno la prima parte di tutta la
stituto della Garita. La copia della materia e Collezione ; e contiene lettere dell' ill. Ro-
la natura stessa degli svariatissimi argouienti smini dal \Sto al ^36; nelle quali i let-
die in codestc lettere aono trattati, persua- tori potranno ravvisare scolpito al naturale
sero all' editore di dividere in due parti la lo spirito proprio del non men pio che dotto
dirisata collezione, sicche la prima contenesse fondatore del bencmerito Istituto della Carita.
le lettere di argomento famigliarc o religio-
BOSELLY DE LORGUES — Cristoforo Colombo, Storia della sua vita e de'
suoi viaggi, sull' appoggio di document! autentici raccolti in Ispagna ed
inltalia, del Gonte Rosselly de Lorgues ecc. volgarizzata per cura delConte
Tullio Dandolo. Seconda Edizione Vol. I. e II. Milano, presso Natale Bat-
tezzati succ. a Volpato, 1857. Due grossi vol. in 8.° di pag. 496, 480.
C.i affrcttiamo ad annunziare per ora si-in- esame piii ponderata quando ci sara permesso
pliwmerrte questa seconda edizione d'una dalle circostanze. nclle nostre consuete Riviste.
storia KI pregevole, riserbandoci a fame un
SCARAMELLI GIO. BATTISTA — Direttorio Mistico, nel quale s'insegna il
modo di condurre le anime per la via della contemplazione, indirizzato
ai direttori delle Anime dal P. Giov. Battista Scaramelli d. G. d. G. Vo-
lumi due in 8<>. di pag. 480, 328.
SCOTTI ANGELO ANTONIO — Omelie ai Giovani studenti per servir loro di
lezione spirituale, e di selvetta a' loro Predicated, di Angelo Antonio
Scotti. Milano, presso Natale Battezzati succ. a Volpato 1857. Un vol.
in 8». di pag. 384.
SCHULTE GIOV. FEDE RICO — Mamiale del Diritto matrimoniale cattolico,
secondo il Diritto ecclesiastico comune e il Diritto particolare austria-
co, prussiano, francese, del Dottor Gio. Federico Schulte, Professore di
Diritto canonico nell' Uniwrsita di Praga. Un fasc. in 8°. di pag. XVI.
144 formante la 1". parte del 1°. volume. Milano presso Natale Battez-
zati 1857.
ANNUNZU BIBLIOGRAFICI ITALIANI
107
SENSI DOMENICO — De Sepulcris Tarquiniensium. Elegia latina e sua Ver-
sione italiana di Domenico Canonico Sensi, dedicata a Sua Eccellenza
Reverendissima Mousignor D. Alessandro de' Conti Montani. Come to 13
Ottobre 1857. Un fascic. in fol.
STAGNI ANTONLUIGI - LezioDi di Sacra Eloquenza del Padre Antonluigi
Stagnida Cento, Minore Osservante. Milano, aspese di Longhi Amonio.
1857. Un vol. in 8°. di pag. 384.
Fra i non pochi libri, diretti all'insegna- Catechismo, Istruzioni famigliar^Meditazioni,
mento della sacra Eloquenza, ve ne ha vc- Fervorino, Panegirici, Mistcri ed Orazioni fu-
ramente pochissimi che riescano all'intento, nebri ; nelle ultime otto discorresi prima delle
senza ingenerare sistemi e preoccupazioni proprieta e del difetti dello stile e poi, cio che
dannevoli. Tra questi pochi debbon collocarsi costituisce la fine del libro, della esposizione
le Lezioni del P. Antonluigi Stagni, uscite pubblica di qualsivoglia componimento sacro.
teste alia luce in Milano. Esse nelle prime Questo specchio dimostra come il soggetto sia
sei indicano la natura o i sussidii dell' Elo- stato bene abbracciato: esso e inoltre di»
quenza sacra, nelle dodici seguenti discorro- chiarato con brevita, con chiarezza e con so-
no le varie parti, e i varii caratteri di una dezza di priucipii attinti dull' esperienza e
predica; in altre otto ristrignesi il ragiona- tlallo studio,
meuto ad alcune specie particolari, cioe dire
THOMAE (S.) AQUINAT1S — Doctoris Angelici, Ordinis Praedicatorum, Opera
omnia ad fidem optimarQm editionum accurate recognita. Parmae typis
Petri Fiaccadori 1857.
Gik altre volte -abbiamo fatto menzione del- zioni del De Rubeis e gl'Indici della Somma 5
la splendida edizione di tutte le opere di San il quinto tomo ov! e la Somma Filosoflca^ ed
Tommaso intrapresa dal benemerito Fiacca- infine la dissertazione del medesimo De Ru-
dori in Parma in un bel sesto in 4.°, con beis; del tomo sesto, cofltenente i Commenti
caratteri molto chiari e distribuiti in due al Libra delle Sentense sono usciti i primi
colonne e con carta bella e tenace. Ora fac- otto fasticoli j e del tomo ottavo, nel quale
ciam noto come questa edizione prosicgue il souo le Queitioni disputate e i Quodlibetij
suo corso con alacrita sufficientc. Sonosi pub- sono usciti alia luce i primi cinque fascicoli.
blicati i primi 4 volumi contcnenti la Somma V intiera colleiione sara composta di circa
Teologica, coll'aggiunta delle brevi conchiu- 24 volumi, ed ogni foglio di stampa, cioe di-
sioni tratte dall' edizione del Nicolai ed un re ogni sedici colonne, vien pagato venti
supplemento in fine contenentc le disserta- centcsimi di franco.
TRIVELLATO JOSEPH — Carmina latina et italica losephi Trivellato, in Se-
minario patavino Professoris emeriti. Patavii Typis Seminarii 1857.
Un vol. in 8°. di pag. 8 , 266.
Di queste eleganti e gravi poesie , uscite zia, affiue di poteme con piu agio raggua-
non ha molto in luce pei tip! del Seminario gliare i nostri lettori.
patavino, diamo ora seuiplicemente la noti-
GONTEMPORANEA
Roma 26 Decembre 1857.
I.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICII. 1. Concistoro — 2. Libri proibiti — 3. Nolizie varie —
4. Un enimma dell1 Independance Beige.
1. La Santita di Nostro Sigaore, la mattina del 21 Dicembre, ha tenuto Con-
cistoro Segreto, nel quale la medesima S. S. ha proposto la Ghiesa Metropoli-
tana di Salerno per Mons. Antonio Salomone, promosso dal Yescovado di Maz-
zara in Sicilia: la Ghiesa Arcivescovile di Atene in parlibus, per Monsig. Ma-
riano Falcinelli Antoniacci, promosso dal Yescovado diForli: laChiesa Catte-
drale di Forl'i per Monsignor Pietro Paolo Trucchi , della Congregazione della
Missioaedi S. Yincenzo de'Paoli, traslato dalVescovado di Anagni: di Ariano
per Monsignor Concezio Pasquini, traslato dal Vescovado diSquillace: di Ana-
gni pel R. D. Glemente Pagliari: di Veroli pel R. D.FortunatoMaurizi: di Niz-
za, pel R. D. Giovanni Pietro Sola: le Chiese Cattedrali unite di Parenso e Po-
la, nell'Istria, pel R. D. Giorgio Dobrillac: di Grisio di Rito Greco imitoin Croa-
zia, pel R. D. Giorgio Smiciklas: di Tarazona pel R. D. Cosma a Marrodan y
Rubiu, di Placencia pel R. D. Bernardo a Gonde y Corral: di Siguenza pel R.
D. Francesco di Paola Benavides y isavarrete: di AvilapelR. D. Ferdinando
Blanco: di Jaca pel R. D. Pietro Lnca Asensio: di Yich pel R. D. Giovanni
Giuseppe Gastaner y Rivas: di Minorca pel R. D. Matteo Jaume y Garau: di
Portorico, nell' America Seltentrionale, pel R. P. Fr. Paolo Benigno Carrion
deirOrrliue de'Minori Cappuccini: la Ghiesa Vescovile di Oropi, nelle parti de-
gli infedeli, pel R. D. Pietro Francesco Kregey, deputato Suffraganeo in Pra-
ga: di Ebron, nelle parti degl'infedeli, pel R. D. Bernardo Bogedain deputa-
to ausiliare a Monsignor Errico Forster, Yescovo di Breslavia. Finalmente si
e fatta a Sua Beatitudine 1'istanza del Sacro Pallio per le Chiese Metropoli-
tana di Salerno, ed Arcivescovile di Rodi, cui e unita la Cattedrale di .Malta,
CRONACA. CON1EMPORANEA 109
alle quali, dimesse da Monsignor Public Maria do' Gonti Sant, e succaduto,
per Coadiutoria, Moosignor Gaetano Pace Forno, gia Vescovo di Ebron.
2. Sono state reccntemente poste all' Indice de' libri proibiti le opere se-
gucnti:
Juicio doctrinal sobre el decreto pontiiicio, en que se declara articolo de
fe catolica que la gran Madre de Dios Maria Santissima fue preservada de
la mancha del peccado original, escrito por un Teologo de los de cuatro al
cuarto. Deer, die 10 Decembris 1851.
Resena bistorica de los principales Goncordatos celebrados con Roma y bre-
ves reflexiones sobre el ultimo habido entre Pio IX. y el Gobierno de Boli-
via por F. J. Mariategni. Deer. eod.
Histoire sainte du nouveau' testament, ancienne romaine 1 et 2, partie —
du moyen age — torn. 1 et 2 — de France torn. 1 et 2 — moderne torn. 1
et 2 — racconle"e aux enfans, par Lame Fleury, auteur de plusieurs ouvra-
ges d' education. Deer. eod.
0 Jezusie Chrystusie Odkupicielu, tudziez o pierwotnych Ghrzescianach i
ich domach modlitsvy, etc. — Latine vero — De lesu Ghristo Redemptore,
nee non de prhnitivis Ghristianis et eorum domibus orationis , tractatus
sub respectu historico religioso, paucis verbis delineatus a Sacerdote loan-
ne Pociej Mgro Theol. Ganonico Gathedr. Chelmensis etc. Donee corriga-
tur. Deer. eod.
Qu'est-ce que la Bible ? D'apres la nouvelle Philosophic Allemande, par Her-
mann Ewerbek. Paris 1850 Deer. SS. Off. Per. IV, 2 Decembris 1851 . - Quo-
cumque idiomate. -
3. La Santita diN. S. ilgiorno 13 di Dicembre, ordin6 sacerdote Monsig.
Luciano Principe Bonaparte. Pochi giorni prima la stessa Santita sua aveva
ordinato Arcivescovo di Edessa, in partibus infidelium, Monsignore Gustavo
dei Principi di Hohenlohe, suo elemosiniere.
La sera del 14 Dicembre giunse in Roma la Granduchessa Elena di Rus-
sia. II giorno 17 dello stesso mese 1' augusta viaggiatrice si condusse al Ya-
ticano per esservi ricevuta in particolare udienza dal S. Padre.
11 giorno 21 dello slesso mese giunse in Roma S. M. la Regina Maria Gri-
stina di Spagna, sotto il titolo di Gontessa d' Irumendi.
Nel giorno sacro all' Immacolata Concezione si risolse ad entrare nella
Chiesa cattolica il signer Giorgio Lorenzo Brown di Boston , d'anni 43, pit-
tore di vaglia, il quale poi fece la solennne abiura del protestantesimo il
giorno 10 di Dicembre, nella Cappelladi S. Luigi del Gollegio Romano.
II 20 dello slesso mese fu conferilo in Roma il Sacramento del battesimo
all' israelita Giuseppe Stoico di anni 53, nato nella Servia.
4. La corrispondenza di Roma, riferita nel N.° dei 9 Dicembre dell'/nde-
pendance Beige, e destinata a far toccare con mano, anche ai piii incre-
duli, clie quel giornale fabbrica in Brusselle alcune almeno delle sue si
vantate corrispondenze. Infatti noi chiediamo se sia possibile che uno, an-
che forastiere, il quale abitasse veramente questa citta nel giorno in cui il
Giornale diRoma pubblic6 un articoletto relative al Monte di Pieta, potes-
se non intendere a die cosa alludevano quelle parole che discorrevano pure
di cosa nolissima a tutti i ciltadiui. Pure la comsponluuza di Roma dell'/n-
ilO CROXACA
dependence annunzia quell'articoletto come un enimma, dicendo « Le Gior-
nale di Roma (dei 30 Novembre) public I'enignie que void ->. L'enimma con-
siste invece nella fama che ancor conservano presso alcuni le corrispon-
denze di quel giornale, specialmente degli Stati italiani.
STATI SARDI (Nostra Corrispondenza). \. Discorso della Corona —
2. Slatistica elettorale — 3. Geneva.
1 . II Parlamento Sardo venne aperto dalla maesta del Re la mattina del 14
di Dicembre. Grande era 1'espettazione di tutti ; che gli uni temevano, gli
altri speravano qualche annunzio d'un DUOVO disegno di legge alto ad ag-
gravare sempre piu le piaghe di questo paese. Ma il discorso della Corona
non fu quale veniva prenunziato. II Re cominci6 col manifestare la fiducia
che la nuova legislatures adempira I'alta sua missione con patriottismo e
senno ; disse che le nostre relazioui colle Potenze straniere si manteiigono
regolari e soddisfacenti ; che dura bensi 1' interruzione delle relazioni di-
plomatiche coll' Austria , ma che essa non pose ostacolo al corso normals
dei rapporti civili e commerciali dei due paesi; annunzio la conchiusione di
nuovi trattati colla Spagna , colla Danimarca e colla Persia nell' interesse
della pubblica giustizia, della navigazione e del commercio. Delle leggi che
dovra discutere la nuova Camera alcune vennero accennate in generale , e
si raggireranno sopra importanti argomenti d'interna amministrazione ;
altre in particolare, e sono due, 1'una sopra il migliore ordinamento del ser-
vizio Consolare , e 1'altra per un nuovo imprestito destinato a provvedere
alle grandi opere iniziate dalla Spezia al Cenisio a difesa ddlo Stato, a
vantaggio ed onore dellanazione. II Diritto, nel suoN.° 297 del 15 Dicem-
bre, compendia questo discorso nelle seguenti parole : « Non vi ha nulla di
mutato: non Vha che un preslito di piu ! » E siccome prima dell'imprestito
il discorso parlava del pareggio de'bilanci, cosi il Diritto osserva che : « L'af-
fermazione del pareggio de'bilanci fa uno strano contrasto coll' annunzio di
un nuovo imprestito. Meglio e confessare le piaghe nostre, e porvi efh'cace
rimedio con mano benevola, piuttosto che dissimularle per qualsiasi ragio-
ne. Le illusioni non giovano ad alcuno. »
2. La Camera gia tenne parecchie tornate destinate alia verificazione dei
poteri. E qui sara bene che io vi mandi una statistica delle votazioni avve-
nute. In Piemonte, sopra una popolazione di quasi cinque milioni, abbiamo
112,527 elettori inscritti. Moltiche avevano il diritto di farsi inscrivere non
se ne diedero pensiero. Per6 avendo i buoni giornali raccomandato di pre-
Talersi di questo diritto, nel 1857 il numero degli inscritti aument6 fino alia
cifra suddetta; mentre nel 1853 non era che di soli 90,871. Ma in quest' anno
non tutti gli inscritli votarono, avendo un terzo tralascialo di usare questo
loro diritto e dovere; perci6 i votanti furono solamente 70,738, sopra 112,527
inscritli. Si pub tenere per certo che gli inscritti non votanti sono conserva-
lori, imperocche i libertini non tralasciano mai di prendere parte alle vo-
tazioni. Le elezioni riuscirono in gran parte favorevoli ai Cattolici, perche
di questi molti votarono, attese le vive raccomandazioni de' Vescovi. Ma che
sarebbe egli mai ayvenuto, se tutti i 112 mila fossero concorsi a depone
CONTEMPORANEA 111
il loro voto nell'iirna? Se poi tutti i Cattolici, die n'avevano il diritto, si fos-
sero fatti inscrivere nelle liste elettorali, le cose sarebbero CRrtamente an-
date ottimamente. Sommano a 4,095 i voti che andarono dispcrsi o riusci-
rono nulli, e ci6 prova che noi siamo ancora nuovi in questo genera di
battaglie.
3. Continua sempre in Genova laquestione del Canone gabellario, impo-
sta enorme, che quella citta non pu6 assolutamente sopportare. 11 Munici-
pio, nella sua tornata del 17 di Dicembre, fu eccitato da una Giunta inca-
ricata di esaminare la misera condizione dellp finanze municipali « a rin-
novare ancora una volta gli energici suoi richiami al Parlamento e al Go-
verno, acci6 sia trovato modo di sollevare il Municipio da un onere, che frap-
pone ostacolo insuperabile al necessario pareggiamento fra 1'attivo e il pas-
sivo del suo bilancio, e induce un dissesto progressive nella civica ammini-
strazione. » (Gasz. di Genova N. 296, 17 Decembre). Mentre queste lagnanze
si fanno in seno del Gonsiglio, i sequestri si avvicendano in Genova contro
i venditori di vino, e i bastimenti che ne sono carichi; del che tutti concor-
demente mandano altissime lagnanze. II Movimento del 19 Dicembre N. 349
scrive le seguenti parole : « Genova non e forse ancora umiliata e sacrifi-
cata abbastanza, perche debba anche togliersi alia stessa il coramercio del
vino? ..... Tutti sanno che la pazienza ha i suoi limiti. Si cerca ogni mozzo
per provocare e far si che abbiano a nascere disordini. II senno e il sau-
gue freddo dei cittadini ha finora evitato questi disordini, e sapra evitarli
per 1'avvenire. Ma sarebbe forse nuovo I'esempio cheil sacriticato divenga
sacrificatore, che la vittima divenga carnefice? » Ho voluto trascrivervi
queste parole per darvi un' idea delta condizione di Genova. fi per6 a no-
tare che il Movi-mento e gioraale opposto al Ministero e non catloiico.
II.
COSE STRANIERE.
SPAGNA (Ncstracorrispondenza). \. Nascita del Principe delle Asturie —
2. Suo Battesimo — 3 Inerzia e pericoli del Minister©.
1. Questa mia lettera deve naturalmente cominciare col riferire 1'avvem-
mento che oggi rallegra la Spagna, la nascita cioe di un Principe delle Astu-
rie, il quale vide la luce alle dieci e un quarto della notte del ventotlo di
Novembre. Essendo noi avvezzi all'indifferenza, onde nel nostro paese s:ac-
colgono d'ordinario i casi politici, non pote non destare una gratisaima
meraviglia 11 giubilo sincero, anzi ardente, con cui tutto il Regno ha rice-
vuto questo dono della Provvidenza. Grande fu 1'allegrezza manifestataei in
tutte le classi del popolo al primo apparire de' segnali che annunziavano il
nascimento del Principe. Ho veduto la gente correre a drappelli al Palazzo
reale per gridar Viva alia Regina ; nei tre giorni seguenti ho veduto nei pas-
seggi , nelle piazze, nei circoli , nelle luminarie in tutta la vita esteriore di
Madrid, mostre di nuova ed insolita gioia. Nella fronte d'ogni Spagnuolo era
CRONACA
scolpito un sentimento di speranza e di compiacenza, perche la Provvidenza
avesse fmalmente donate un Principe al trono di S. Ferdinando : tulti sen-
tivano la speranza, che divenendo forte la Monarchia per la persona die ne
sara un giorno investita , debbano in un punto solo estinguersi i germi di
sconvolgimento e le abitudini di rivoltura che ci hanno trasmesso in retag-
gio ventiquattro anni di discordie cittadine.
Nelle province 1'allegrezza e stataancor piii viva emanifesta. Del che, ol-
tre alle informazioni che da ogni parte ce ne pervengono, pu6 essere testi-
monio la Gaceta, la quale, son gia parecchi giorni, e tutta piena dei caldi
eongratulamenti inviati alia Regina da un numero intinito di persone parti-
colari, e di corporazioni d'ogni grado e qualita. Se altri le lascia trascorrere
senza considerazipne alcuna, chi ha buon senno dee attendere al loro nu-
mero ed al concetto generale che le inforfna. II numero e tale che nessuna
delle concessioni estorte al trono dalla rivoluzione ne ebbe mai un uguale :
e tulte contengono una pit o meno esplicita protestazione di caldo amore
per la Monarchia. Non v'e alcun dubbio : la rivoluzione ha perduto fra noi
molto terreno ed il paese intero ha colta quest'occasione per darne una chia-
ra manifestazione.
2. La Regina non voile che il suo augusto figliuolo vedesse il di sacro
all' Immacolata Goncezione senza essere cristiano, e quindi e avvenuto che
il battesimo gli fosse amministrato in sulln sera del 7 prima di vespero.
Questa solennila e stata veramente magnifica, non solamente per la splen-
dida pompa che i nostri Re usarono sempre in ogni atto del culto cattolico,
ma eziandio per essersi trovati in Madrid moltissimi Prelati, quali venulivi
per esservi consacrati Vescovi e quali passandovi per trasferirsi alle nuove
loro sedi. Quindi al fonte battesimale scorgevansi, oltre a molti altri insigni
Prelati,il Patriarca delle Indie, gli Arcivescovi di Cuba, di Sevilla edi Bur-
gos, i Vescovi di Osma, di Guadix, di Avila e di Oviedo, i quali facean co-
rona al Primate di Toledo che amministr6 il battesimo al regio neonato.
Ma ci6 che crebbe ancor piu la solennita fu la presenza del Nunzio di Sua
Santita, Monsignor Barili, giunto a qnesta Corte due giorni innanzi, il quale
rappresentava 1' augusta persona del S. P. Pio IX come padrino del reale in-
fante. II primo nome impostogli fu di Alfonso , glorioso nelle storie di no-
stra patria, il quale viene ad allacciare, per cosidire, Ja regnante dinastia
dei Borboni colle noslre antiche dinastie di Asluria, Leone e Castiglia. Se
Dio, nella sua pieta, concede al nuovo Principe di regnare, esso prendera sut
trono il nome di Alfonso XII. Dio gli conceda vita e prosperita pel bene della
patria, e soprattutto per la esaltazione della Religione, la quale fu cosi bene
difesa, conlro i seguitatori di Maometto, dai suoi augusti antecessori.
3. In mezzo a queste feste, veramente popoiari, la politica e rimasa sopi-
ta. Ora comincia a destarsi novamente; e adirvi il veronon si mostra mol-
to favorevole al Gabmetlo Annero-Mon. Tutti dicono che i suoi giorni sono
contali e tutti indicano perfino le cagioni che ne decideranno la caduta. 11
certo e che tutte le sfoggiate speranze concepute dai libertini in sull' inse-
diarsi di questo Ministero, vanno cangiandosi in fumo, e dietro il disingan-
no seguita naturalmente la opposizione, che gia divien generale in quella
fazione. Siccome per6, dall'altro verso, il Ministero non da segno alcuno di
COOTEMPORANEA 113
vita, o di energia, ne risulta che la parte dedicatasi alia ristorazione della
Monarchia niegagli eziandio il suo sostegno. Ci troviamo dunque, por dirla
in una parola, in una condizione politica assolutamente passeggera. Tutte
le frazioni dei singoli partiti presentansi coll'arme in pugno e le artiglierie
carichc tino alia bocca. II segnale della battaglia sara la riunione delle Cor-
tes, le quali debbono aprirsi il 30 Decembre ; giacche nun e probabile che
il Gabinetto ottenga dalla Regina la dissoluzione delle Gamere, come dicesi
che esso pretenda. Frattanto si andra serivendo 1' ultimo capitolo della no-
stra storia dottrinaria, e vedremo morirsi negli sfinimenti delPinarmione
qucsto Gabinetto, rappresentante genuino della politica meticolosa, indeeisa
e perci6 stesso funesta, che caratterizza appieno il sistema parlamentare
Ghisottiano.ll gabinetto muore, per cosi dire, di asfissia, perche la pubbli-
ca opinione gli rifiuta qualsivoglia sorte di aria respirabile. L'ho detto aitre
volte e lo ripeto adesso, (colla differenza che finora 1'ho detto come conget-
tura molto probabile, ed ora lo ripeto come cosa evidente), la Spagna e
stanca delle farse ; vnole un Governo che governi, un Re che regni, e un
popolo che sottratto alia tirannia ipocrita del liberalismo, abbia e goda vera
Jiberta. Questa e la verita pura: ed io non temo di assicnrare che, se gli
uomini dabbene s' unissero qni per ispiegare non piu che la decima parte
dell' energia adoperatasi nel Piemonte, 1'edifizio liberalesco crollerebbe a
terra cosi disfatto che non yi sarebbe piu speranza di rialzarlo.
FRANCIA 1. Corpo legislative — 2. Gli organi dell' opinione — 3. Scomparli-
menti e Province — -4. La nobilta finta — ^ b. Crisi e soccorsi — 6. Liberia
dei culti — 7.1 negri nelle colonie francesi — 8. 1 giornali inglesi ed i fran-
cesi — 9. Minaccia di scisma — 10. La Revue des deux mundes e la lettera-
tura italiana.
1. Due soli dei deputati democratic! eletti al Gorpo legislative, siccome
gia dicemmo nel passato qnaderno, ricusarono di prestare il giuramento
di fedella alia Costituzione ed all' linperatore : gli altri cinque giurarono.
Ma non si sa se i due che non giurarono vorranno o potranno ancora pre-
sentarsi come candidati alle nuove elezioni. E diciamo presentarsi, perche
la legge ora non permette piu in Francia che si cliano i voti a candidati
che non abbiano prima legalmente dichiarato di accettare la candidatura.
E quanto al potersi essi di nuovo presefltare, fmora e certo che nulla il vie-
ta loro: ne e probabile che si voglia vietarlo, assicurando alcune corrispon-
denze di Parigi che 1' Imperatore non voile accondiscendere alia proposta
fatta da qualche Ministro d'impedire per 1'avvenire questa, che ben si pu6
chiamar beffa, non sappiamo per6 se agli elettori od al Governo. Forse egli
crede, e con ragione , che a questo giuoco di eleggere chi non vuol prestar
giuramento, e piu facile che si stanchino gli elettori ehe non il Governo: il
quale, anche senza quei due giuramenti, pu6 molto bene seguitare la sua
amministrazione degli affari. Quanto al tempo in cui gli elettori del quarJo
e del sesto circondario elettorale di Parigi dovranno rieleggere i Joro rap-
presentanti, esso e nell' arbitrio del Governo, il quale pu6 tardaree prolun-
Serielll, vol. IX. 8 26 Dectmbre 1857.
i I 4 CRONACA
garlo fino a sei mesi. Cinque sono inlanio i posli vacant! al corpo legisla-
tive. Due per causa di ricusato giuramsnto: uno per annullata elezione:
due per volontaria rinunzia.
2. La Presse, giornale democratico di Parigi, ma, nonostante la sua de-
mocrazia, molto amico del Principe Napoleone, e stato, come dicemmo nel
passato quaderno, sospesa per due mesi per causa di un articolo che si po-
te leggere riportalonell'Jm/epMirfance Beige e che certamente passava ogni
misura. Attese pero le relazioni di amicizia che passavano tra il giornale e
il detto Principe, sono state fatte vivissime istanze al Governo perche la so-
spensione fosse almeno ridotta ad un solo mese. Ma pare che nulla si sia
potuto ottenere. Questo giornale, che prima era diretto dal sig. Girardin,
-e ora, o meglio, dee ora essere direito dal sig. Millaud , barichiere molto
ricco fra i recentementi arricchiti : il quale pago al sig. Girardin 800 mila
franchi per ottenere la direzione del foglio. Ma non la pole Qnora ottenere
di falto: giacche il sig. Rouy, gerente del giornale, pretende di avere il diritto
<li scegliere i compilatori. Quindi sorse una lite la cui decisione provvisoria
•e in favore del sig. Rouy: e, benche si creda che alia flne la vincera il sig.
Millaud, pure per ora il suo competitore rimase padrone del giornale. Es-
sendo poi venuto a notizia del Rouy che il Millaud voleva rendere piu savia
la Presse, quegli, per far dispetlo al suo successore presunto, voile invece lan-
ciarla in nuove e maggiori forsennatezze: ed acconciatosi colPeyrat, scrit-
tore che dicesi amico del Principe IN'apoleone , pubblic6 1' articolo che fu
causa della sospensione. Dicono che la sola entrata degli annunzii rendeva
-alia Presse 30 mila fraachi al mese. Ecco dunque per lo meno 60 mila fran-
chi perduli pel sig. Millaud in grazia del sig. Rouy. Tutti questi pettego-
lezzi uon sarebbero degni di cronaca se non servissero a far sempre meglio
conoscere a che cosa si riduca di fatto il preteso sacerdozio della stampa
periodica, che vuol essere organo e rappresentante della pubblica opinione.
La disgrazia accaduta alia Presse non eccit6 poi grande dolore nei suoi
confralelli democratic!. 11 Siede, I'Estaffette e il Courrier de Paris parvero
anzi contentarsene molto facilmente : e ad ogni modo tutti e Ire fanno di
tutto per raccogliere 1'eredita del morto. Vero e che il Courrier, da demo-
cratico che prima era, si e ora fatto giornale del Governo. Ma ci6 non dee
impedire gli associati democratic! dal comperarlo : giacche tutti gli antichi
scrttlori , che prima erano coscienze democratiche , sono ora, tranne uno
solo che si e ritirato , diventati coScienze semiufficiali. Se dunque i sacer-
doti del pensiero e gli organi dell' opinione mutano si facilmente altare e
regislro, qual meraviglia che gli adepti e gli uditori non abbiano piii scru-
poli o migliore orecchio che i loro organi e sacerdoti ? Xe anco e da tacere,
per dare sempre miglior idea delle convinzioni di tali giornalisti, che il pro-
prietario del Courrier, sig. Prost, banchiere, fu per un tempo in forse se
<lovesse fare del suo giornale un organo religioso od un organo democratico.
3. Alcune corrispoudenze di Parigi a giornali forastieri recano che il Go-
verno francese volge, da lungo tempo, in pensiero di mutare I'ordinameii-
to amministrativo della Francia , surrogando alia troppo minuta divisione
4di scompartimenti alcune piii grand! circoscrizioni di territorio che, per la
CONTEMPORANEA 11 5
oro estensione, ritrarrebbero alquanlo delle antiche province. Aggiungono
che questo disegno dell' Imperatore e combattuto da alcuni Minis tri, i quali
si atterriscono all' idea di mutare ana delle istituzioni della rivoluzione
francese che dicono ormai passata negli usi e nelle tradizioni del paese.
Non sappiamo per6 che 1' istituzione degli scompartimenti abbia punto
fatto dimenticare ne i nomi ne gli usi della Provenza, della Normandia,
della Piccardia, dell' Alsazia e delle altre antiche division! storiche e natu-
rali di Francia.
4. Si da pure come certo da alcuni corrispondenti che il Governo fran-
cese segue i suoi lavori sopra le usurpazioni del titolo di nobilta e special-
men te della particella De preposta , per vana ambizione , al proprio nome
da chi non ci ha diritto. Ma si dubita se si verra mai a qnalche pratico ri-
sultato , giacche le usurpazioni sono taate e da si lungo tempo tollerate
che la regola ormai non si sa dove trovarla. E questa e stata in realta la
conseguenza delle prediche dei liberali sopra 1' uguaglianza e la fratellanza
universale : ottenere che tutti volessero diventare nobili ; e ci6 specialmen-
te in Francia, cioe nel paese che si crede da molti essere la vera patria del
liberalisrno moderno.
5. La famosa crisi americana segue ad empire di fallimenti 1' Europa: e
benche la Francia paia non essersene risentita quanto altri paesi, pure e
certo che an che cola gli operai si trovano in piu citta senza lavoro. Per ov-
viare ai pericoli di tale sciopero e per sollevare i poveri, il Governo ha ora
aperto un credito, presso il Ministero dell' interne, di un milione di franchi
perche siano impiegali in lavori utili ai comuni, ed in sowenzioni ai po-
Teri. Avendo poi alcuni giornali sparse notizie di tumulti in Lione cagionati
appunto dalla miseria degli operai , il Governo ha smentito recisamente tali
rumori, dimostrati del resto falsi dallo stesso fatto continue della tranquil-
lita che regna , non ostante la vera poverta della classe degli operai si nu-
merosi in quella citta.
6. Tra i molti mail che produce la cosi delta liberta di coscienzanei pae-
si cattolici vi e quello di rendere agevole la perversione degli ignoranti.
Se in un paese si concedesse la liberta del vendere medicine , anche i piu
liberali capirebbero che ne verrebbe per conseguenza la morte di molti ma-
lati che comprerebbero veleno dai ciarlatani invece di medicine dai far-
macisti. Or perche dunque ei maravigliano cotanto i liberali quando i cat-
tolici piangono la. licenza che vie, per esempio, in Parigidi aprire, in mez-
zo a popolazioni cattoliche, scuole prolestanti, dove i giovanetti cattolici van-
no ad imparare piu errori contro la fede che regole di grammatica? Di que-
sto si lagnava appunto ora il parroco di S. Sulpizio di Parigi, il quale, in
una sua lettera circolare piena di zelo, eccila i fedeli a voler cooperare alia
fondazione specialmente di una piu ampia scuola pei poveri operai cattoli-
ci, i quali, per mancanza di spazio nelle scuole gia esistenti, vanno alia
scuola protestante di recente fondata nella parrocchia.
7. 11 Governo francese fece, non ha molto, una convenzione con una casa
commerciale, allo scopo di ottenere la libera emigrazione di negri verso \&
colonie francesi dell' Indie occidental!. Le isole francesi, non meno che le
inglesi , dopo 1' emancipazione degli schiavi , hanno sempre sofferta care-
116 CRONACA
stia di lavoratori: il perche si e pensato ora di altirarne dall' AfTrica, dan-
do loro tulta la protezione , il salario e il resto che si di ai liberi operai ,
colla facility di ritornarsene nella loro patria sopra le navi dello Stato ,
quando sia passato un determinato numero d' anni. Per quanto paia in-
nocente il disegno, pure i giornali inglesi seguono a prevederne pessime
conseguenze, come gia le previdero fin dal principio: ed ora piii che raai,
dopo che si fece di cio tema di lament! nel Parlamento inglese. \\Morning
Post assicura che gia si e cominciato a credere nell'Affrica che i potentati
europei vogliono ricominciare il mercato degli schiavi. Donde poi dicono
nascere le solite conseguenze di guerre intestine al solo scopo di racco-
gliere schiavi da vendere ai trafticanti. Aggiunge quel giornale che egli
spera che presto si ahbandonera quel disegno, tanto piii che si e gia veduto
in pratica non ricavarsene punto qnelle utilita economiche che se ne aspetta-
vano. AUe quali cose rispondendo il Courrier du Havre osserva in prima che
tutta questa compassione degli Inglesi verso i Negri nasce dal desiderio di
vedere spopolate di lavoranti le colonie francesi. Gerca poi di dimostrare
partitamente 1' insussisleuza delle accuse lauciate, sia nel Parlamento sia
ne' giornali inglesi, contro la convenzione fatta dal Governo francese.
8. In mezzo ai compliment! che per lo piii s' inviano a vicenda i giornali
inglesi e i francesi, gli uni lodando gli altri ed entrambi glorificandosi mo-
destamente di appartenere alia prima nazione del mondo (ch6 sopra questo
punto niuno pub ceilere senza tradire la propria coscienza); scappano pero
fuori di quando in quando certe subite ire rivelatrici di quell'antipatia che
cova sotto le apparenze di cordialissiina amicizia ed ammirazione scambie-
vole. Cosi poco fa il giornale dei Debuts, il piii inglese de' giornali stranieri,
diceva cortesemente, a proposi to delle crudelta inglesi nell'India: « Noi non
possiamo parlare a nome dell'umanita, ma parleremo a nome della poli-
tica che gl' Inglesi capiscono meglio » Al che rispondeva non meno cortese-
mente il Daily-Telegraph: « I giornali francesi debbono sapere che noi non
vogliamo ricevere da loro lezioni di umanita. Giacche le lezioni di probita
date da chi e sotto il colpo d' una sentenza di fellonia non sono degne di es-
sere udite. » Avendo poi il Palmerston in piena camera dichiarato che : « sa-
rebbe il colmo delt'ingratitudine 1'avere sentimenti malevoli contro la Fran-
cia che ha fatto quello che poteva per provare la sincerita di sua amici-
zia verso 1'Inghilterra »; il Costitutionnel, dopo oitatene le parole, soggiunge :
« A'oi crediamo tanto piii volentieri alia sincerita delle parole di Lord Pal-
merslon quanto che, secondo noi, un'iutenzione diversa non sarebbe degna
dell't'sperienza e del merito di si illustre uomo di Stato ( dove 1'accorto lettore
vedra che, a simililudine del Debats, si fa piii fondamento sulla politica che
non sopra I'urnanita). Se pregiu'lizii iogiusti e odiosi avessero ispirato 1'opi-
nione del nostro paese, le gravi difficolta che sorsero ora di la dalla Mauica,
nel tempo della ribellione indiana, avrebbero prodotto 1'effetto di una scin-
tilla sopra un barile di polvere. Qual tentazione di profittare del tempo per
recare un colpo terribile alia potenza di un' antica rivale ! Invece gli avve-
nimenti dell' India non hanno suggerili alia Francia che sentimenti caval-
kreschi ». E conchiude 1'articolo dicendo: « La Francia e abbastanza forte
e gloriosa : nc ha bisogno di essere gelosa di vmma nazione : essa e poi
CONTEMPORANEA 117
anchc gcnerosa, ne gode de' trionfi altrui. » II che e senza dul)bio verissimo.
Ma pare che ringhilterra non ci creda troppo: giacche i giornali recano
che si fanno ora conlinui arraamenli sopra tutlele coste inglesi, presidian-
dole di fortezze e di cannoni. Sopra il che parlando 11 d'Israeli nella Camera
e ridendo delle proteste di Lord Palmerston sopra la sua piena fiducia nella
Francia, diceva die certamente tutli quegli armamenti delle coste inglesi
doveano essere fatli per clifendere la patria contro un' invasione del Re di
Napoli o dell' Imperatore della Gina.
9. llgiornale dei Dibattimentidvl sette diDicembre dichiara, senza ambi-
guita, ch'egli e pronto a fare uno seisma, « a petto delquale tutt' i passati
scismi sarebbero un nulla », se « 1'autorita che parla a nome del cielo in
questa parte di Enropa (e perche noa anche nelle altre parti?) e che vi 6
ascoltata a questo titolo da milioni di anime (sono appnnto 200 milioni)
promulghera solennemente che vi ha incompatibility tra la fede cattolica
e la sola forma di liberta politica (il parlamentarismo) che conosca il men-
do moderno » (donde si ricava'che, secondo il giornale, larepnbblica degli
Stati Uniti o non e forma di liberta o non e del mondo moderno). Ma poco
dopo ci fa parimente sapere che la paura di scisma per parte sua e una
pura illusione, giacche conchiude 1' articolo dicendo che « quantunque sia
meglio per la pace del mondo cattolico che 1'autorita taccia sopra questa
questione, pure egli oserebbe desiderare, PER SOLA CURIOSITA', che essa
parli e faccia conoscere il netto del suo pensiero. » Dal che si conchiude che
lo scritlore, come giornalista, ha bensi curiosita di conoscere i fatti ed
anche , se fosse possibile , i pensieri altrui, ma che delle decisioni di Roma
egli non se ne cura se non che soito il mero rispetto della curiosita. Sicco-
me poi gli scrittori di quel foglio pretendono, che quando parlano essi, parla
tutta la redazione, cosi si \orrebbe sapere se tra si illuslri persone nou ci sia
proprio nessuno che dei decreli della Chiesa abbia maggiore stima che
quella che ne mostra 1' autore dell' articolo. Ad ogni modo 1' autorita. da cui
egli chiede, per sola sua curiosita, una dichiarazione sopra la compatibility
della fede colla liberta polilica, 1' ha gia data molte volte in varie guise,
1'una piu cbiara dell'altra, sia col Fat to sia col detto: e solo puo ignoraria
chi in questa questione fa aperta profcssione di non curanza, dicendo « noi
prenderemmo molto poca parte a queslo dibaltimenlo se esso fosse pura-
incnte teologico, e se non Si trattasse che di chiarire un punto di dottrina»,
L' articolista dovrebbe sapere che chi non si cura di chiarire i punti di
dottrina ; rare volte ha le idee chiare nei punti di fatlo.
Checosa pensino poi talvolta della sola forma di liberta polilica gli stessi
Inglesi che la godono; non sarebbe bene il nasconderlo alia curiositascienti-
fica dell' articolista, il quule nella Rivista di Westminster , n°. di Ottobre
del 1857 pagina 470 (secondo cheriporta il Constitutionnel de' 6 Dicembre)
in un articolo intitolato « A che cosa serve il Governo rapppresentativo »
pu6, quanrio il voglia, leggere le seguenti parole a proposito delle camere
inglesi : « Osservate 1'immensa sproporzione che passa tra il fine e i mezzi:
dall'im lato difficolla senza nuraero, e dall'altra ineltitudine quasi compiuta
in coloro che debbono scioglierle. Si sarebbe tentati di credere che tutto
questo sistema fu incastellato sopra gli aforismi di qualche ciarlalano poli-
'118 CRONAC4
tico ». Ben inteso die 1' autore dell'arlicolo conchiude colla solita formola
di uso, dicendo che il Governo parlamentare e il migliore di tutti. La Chiesa
cattolica per6 non dice ne che il sistema parlameutare sia un ciarlatanismo
ne che sia il miglior governo di tutti (che 1' accoppiare in un solo articolo
tali contraddizioni e privilegio dei giornalisti) : essasi contenta di approvare
tutte le forme legittime di Governo, e tra quelle anche la forma parlamen-
tare ; protestando per6 sempre contro tutti quelli che, o siano o non siano
parlamentari , non lasciano a lei libero 1'esercizio di sua divina autorita,
esercizio che le compete, per diritto divino, sotto tulte le forme possibili di
governo.
10. La Revue desdeux Mondes non conosce in Italia altra letteratura che
quella del partito liberate, ogni cui novella o poesia, benche ignota piena-
mente a noi italiani, e annunziata dal signer de Mazade nella Revue de la
Quinzaine, come un avvenimenlo politico e letterario. E poi evidente che
essa. come tutti i parisuoi, dee ignorare compiutamente 1'esistenza di qua-
lunque libro italiano che non sia del suo partito politico. Vedemmo per6
un'eccezione singolare a questa regola riguardo all'Asmo del Guerrazzi, libro
degno del suo titolo piii ancora che nou del suo autore: il quale (autore) ben-
che liberalissimo e perci6 degno ditulti gli elogi della ftewte, e per6 neln.°
dei 15 di Decembre, molto severamente censurato. Stupimmo in sulle prime
a tale verita di giudizio: ma lo slupore cess6 quando vedemmo che la Revue
si era accorta che il Guerrazzi in quel suo libro non faceva alia Francia
quei compliment! che ordinariamente sogliono farle i nostri liberal! italia-
nissimi. II che ci fece ricordare dei giudizii parimente severissimi dati del-
1'Alfleri da Jules Janin e daaltri letterati francesi hberali e percio obbliga-
ti, per dovere del loro stato, a lodare la nostra letteratura antireligiosaed
antimonarchica. Delle quali critiche i nostri giornali liberah' italiani fecero
le alte maraviglie, senza riflettere che 1'Aliieri aveacomposto UMisogalloe
che percio, nonostanle il suo liberalismo, non potea essere lodato da libe-
rali francesi. Non vi e dubbio che, senza la predetta difficolta, la voce del-
YAsino de\ Guerrazzi sarebbe stata considerate dalla.fleuwe come unnuovo
eco della pubblica opinione liberale italiana.
»
BELGIO (Nostra corrispondenza ) \. Programma della Destra — 2. Programina
della Sinistra — 3. Circolari del Ministero — 4. Lettere dei Vesc«vi — 5.
La Lolta — 6. Forze del partito libertino — 7. Ilisul tato delle elezioni — 8.
Gioia de' libertini e speranze de' Cattolici — 9. Apertura delle Camere.'
1. 11 repentino scioglimento della Camera avendo tolto ai membri della
Destra la facolta di respingere in Parlamento le indegne calunnie che si ve-
nivano spacciando da' loro avversarii ; essi reputarouo spedieule, a tutela
della propria dignita, d'appellare al giudizio della nazione. Perci6 pubblica-
rono un Manifesto in cui si spiega la loro condotta rispetto alia legge della
Carita che fu tolta da' liberal! a prelesto di sommosse e di violenze inde-
gnissime; ed inoltre dichiarasi che la maggioranza cattolica avea gia risolu-
to, fin dal mese di Giugno, non solo di differire la votazione della legge, secon-
do il consiglio avutone dal Re, ma si ancoca di ritirarla affatto per dar proya
CONTEMPOIUNEA. 119
della propria moderazione ed un pegno sicuro di pace. « Impcrocche, vi si
dice, piti che della disegnata legge era da tener conto della condidone del
paese. Quanlunque si potesse parteggiare in sensi contrarii riguardo alia,
legge, doveasi andar d'accordo sopra lo stato delle cose, sopra 1'autoriti
delle leggi e dci poteri da mantenere o pinttosto da rialzare, sopra il rispet-
to verso Ic maggioranze da ristabiliro, sopra il grande smacco del potere
legale e della liberta costituzionale da riparare, sopra la coslituzione da di-
fendere, sopra la nostra rinomanza di saviezza da sostenere, sopra i pericoli
da cessare. » Quindi si passa adimostrare qnanto fosse legittima 1'origine
della maggioranza, la quale diceasi non rappresentare il paese « mentre
pure era sorta da elezioni regolari compiutesi senza commozioni, senza in-
trighi, senza scioglimenti, senza violeriza. Quando la calma regna negli spi-
riti, 1'opinione conservatrice grandeggia e vigorisce, perche vived'ordine
e dei principii di ragione. Per 1'opposto, quando I'agitazione tutto sommuo-
ve, ed i popoli vanno in turbolenze, 1' opposizione naturalmente trionfa,
perche essa blandisce le passioni che sono la sua vita. » Cosi dopo il 1831
la Sinistra sola sciolse per ben qnattro volte le Camere, e serapre con de-
creto controsegnato dal sig. Rogier ; sebbene « lo scioglimento sia per na-
tura sua indirizzato a ristabilire non a rornpere I'cqtiilibrio fra* i poteri, ed
un'arme riservata alia mano Reale da adoperarsi in pro di tutti, non un istru-
mento a servigio d7 nna fazione per soverchiare 1'altra. » I depntati della
Destra protestano poi contro le elezioni che pur troppo si doveano fare in con-
dizioni disuguali, e dichiarano di non ritirarsi dalla lotta solo per non ca-
gionare scompigli nazionali; e conchiudono infme con queste parole: « La
nazionalita Belgica sta fondata sopra tre forze conservatrici, cioe le istitu-
zioni rappresentative, il cattolicismo ed il monarcato. Se 1' una di esee do-
vesse venir meno, se la liberta del Belgio perdesse quel carattere cristiano
chene forma la base e la salvezza, 1'opera del 1830 sarebbe profondamente
guasta, ed il paese n'andrebbe-a precipizio verso quegli scogli contro cui
ruppe e naufrag6 la liberta political di tanti altri popoli ».
2. Godesto programma avea destato tal rumore e in Belgio e fuori, che i
Deputati della sinistra non poterono tralasciare di rispondervi. Questo fece-
ro undici giorni dopo , pubblicando una prolissa ed ampollosa declamazio-
ne , in>cui dopo recati in mezzo gli argomenti a propria discolpa , giltano
tutti i torti sopra i loro avversarii , alterando 1' importanza delle sommosse
che si rappresentano con giuocherelli di cifre, e snaturando i fatti oggimai
conti a tutta Europa. E questo programma un guazzabuglio indigesto di tut-
to ci6 che i giornali libertini sopra ci6 scrissero da sei mesi in qua, ed in
€sso vanno a segno di ricordare ai contadini che essi erano altra volta
servi attaccati alia gleba de'loro padroni e (dicon essi) accomunati quanto
a' loro diritti col bestiame della stalla! e che in graziadei principii liberal!
trovansi oggidi in istato d' uomini liberi. Aggiungono tuttavolta d'amare la
religione; di che prenderemo nota, affinche piu tardisi possa vedere come
i fatti rispondano alle parole , e come codesta genia sappia tenere le sue
promesse. « II clero belga continuera a godere con tuita sicurezza le lar-
ghissime sue immunita , e niuno pensa a scemargliene il possesso e 1'uso*
Nessun uomo di senno pu6 credere sinceramente che la Chiesa fra noi sia
J 20 CRONACA
minacciata dclla piii lieve persecuzione. Qualunque potcre , da cui la rcli-
gione avesse comechcsia a temer danno , sarebbe agli ocelli nostri uu po-
tere colpevole. NelFesercizio della santa sua missione il prete per noi e sa-
cro. » Son belle parole, e sarebbero da lodare se non ci fosse in cauda ve-
nenum, con un ma che dice molto in poco. « Ma intendiamo che il clero si
tenga nella cerchia del sno ufficio. » Questa cerchia qual 6? Non lo clico-
no, e fanno bene, giacche quella cerchia e molto limitata agli occhi di certi
libertini, e forse non tarderemo molto ad averne qualche saggio.
Tutta codesta cicalata fu evidentemente scrilta pei forastieri e pei sem-
plicioni. Bisognava rassicurare i Governi commossi dei gravi fatti accacluti
fra noi ed era d' uopo accattare i suffragi degli uomini dabbene e dediti a
religione, ma inesperti od incauti che non di rado si lasciano trarre a vo-
tare in favore dei libertini o per interesse o per inganno. Perci6 se ne spac-
ciarono 200,000 esemp'.ari gratis, in arnendue le lingue, a spesa delle log-
ge massoniche.
3. Per giunta pochi giorni inuanzi il Moniteur avea pubblicato una cir-
colare del Ministero per gli affari interni ai Governatori . circolare che pu6
definirsi una professione di fede tanto vaga e sfumata che non dovesse
scontentare alcuna frazione della parte libertina. «La politica rappresenta-
ta dal Gabinetto, dice il sig. Rogier, e oggimai conosciuta clal Belgio che Ja
vide in opera, e guardata nel suo aspetto generate e una politica tutto na-
zionale, di cunservazione e d'ordine, che spinge il progresso ma senza sus-
sulti, con fedelta e perseveranza ; una politica tutta intesa ai vantaggi mo-
rali e materiali de' popoli , che lascia all' iniziativa de' privati ogni liber ta,
servendosene per fecondare tutti gli elementi della prosperita pubblica.
A questa poh'tica venne or ora restituito il reggimento _della cosa publica
ed affidato nuovamente il carico di preservare una delle basi fondamentali
dei Governi e delle societa moderne, cioe 1' integrita dei diritti dello Stato
e 1' indipendenza del potere civile. » Aggiunto poscia che « oggimai egli e,
tempo di tornare la religione a quella pacifica sfera in cui debba rinvenire
il rispetto universale » conchiude da ultimo cosi : « la nostra origine e per-
fettamente regolare e coslituzionale. II Gabinetlo sorse dalla prerogativa
Reale esercitata in tutta la pienezza della sua liberta. Noslro scopo e rassi-
curare le coscienze e gl' interessi contro le dottrine intolleranti e le pretese
d' altra eta e d' altri tempi. » Dov' e chiara 1' allusione ai discorsi dei de-
putati cattolici , i quali non volevano che in una Universita dello Stato si
professasse un insegnamento anticristiauo; e si accenna pure a quegli or-
dinamenti della legge sopra la Carita, per cui si ammettevano fondazioni
private. « Quanto phi generale e manifesto sara 1' appoggio che il Governo
trovera negli elettori , tanto phi efficacemente egli potra compiere il suo
proposito. » Che vale quahto dire che essi saranno tanto piii smoderati quan-
to phi ne sara Iqro lasciata balia.
II sig. Rogier, con una tettera del 26 Xovembre, intim6 a tutti i Borgoma-
slri del regno , che facessero afh'ggere in modo permanente questa sua cir-
colare nei luoghi destinati alle pubblicazioni ufiiciali. In altra del 3 Dicem-
bre si Iagn6 di certi atti di negligenza o di violenza contro tale sua prescri-
zione, e diede ordine che la sua Gircolare si dovesse leggere in pieno consi-
CONTEMPORANEA 121
glio e seduta pubblica, aftinche gli Elcttori non fossero ignari d' un docu-
mento ufticiale che, a suo dire, spiega chiaramente le intenzioni ed i prin-
cipii del Governo. Per tal modo quesla epistola minisleriale ebbe lutti gli
onori ed i vantaggi d' una pubblicazione uffic.iale. Troppo meno di ci6 era-
si fat to dal sig. De Decker per la letlera del Re, la quale era la prima die
fosse scritta da Sua Maesta dopo 26 armi di regno, e che conteneva ammo-
nizioni piii utili di quanto valgono i vaporosi programmi del Ministero che
a buon diritto debbe intitolarsi cklle sommosse. Ma il sig. Rogier che vuole
essere obbedito, vuole anche essere capito; e questo sta bene , massime
per clri si tiene in con to d' uomo necessario.
4. In congiunture tanto diflicili i nostri Vescovi giudicarono ancor essi
che fosse loro dovere di levar la voce per segnare ai fedeli la strada da se-
guire. Parler6 solo del Mandamento dell' Era. Cardinale di Maiines, che
fu accettato e promulgato ancora dagli altri Yescovi con poche gjuute. Do-
po aver dimostrato che la religione, senza avere per ufficio speciale di reg-
gere gli affari temporali , non pu6 tuttavia rimanersi indifferente in cose
che toccano il bene de' popoli , S. E. conchiude : « e dovere d' ogrii buon
cristiano di concorrere alia felicita della sua patria, si che deve a tal fi-
ne sacrificare la sua quiete, sospendere le cure de' suoi affari privali,
esporsi eziandio a qualche danno ed agl' incommodi voluti dal bene ge-
nerale. Pertanto quelli cui compete il diritto di votare sono obbligati in
coscienza ad usarlo, concorrendo alle elezioni. Inoltre gli elettori non pos-
sono dare il proprio suffragio che ad uomini i quali ne siano veramente de-
gni; e da ultimo, per assicurare buone scelte, debbono convenire insieme
ed intendersela fra loro, immolando se occorre le particolari opinioni , col
ricordarsi che spesso la buona scelta dipende da un solo voto. » Sua Emi-
nenza esorta quindi il Clero ad essere circospetto e prudente, a non trattar
politica dal pergamo, a guardarsi da ogni insinuazione odiosa , a badare di
non dar appigli al nemico che si studia di rapirgli la fiducia dei fedeli per
diffondere poi a suo bell' agio le piu false e perniciose dottrine. Protesta
contro gl'intendimenli d'ambizione o di cupidigia onde si calunnia il Clero,
€ iinisce prescrivendo preghiere.
Questo parlare, che lo stesso Giornale dei Dibattimenti (a cui non pu6
farsi rimprovero di troppo bizzoco ) giudic6 moderate , savio e decoroso ,
lino a dire che ne ridondava onore al Vescovo, questo parlare non Irovo gra-
zia al cospetto de'nostri giornali libertini. L' Independance s'ingegn6 di sco-
prirvi per entro tutte le piu esorbitanti pretensioni dell' alto clero a dirigere
ed a dominare in nome della Ghiesa la sfera degli interessi temporali. Questo
giornale spaccia con fronte di bronzo ogni maniera di bugie, di calunnie ,
di assurdi con tanto maggiore audacia quanto piu difficile torna a' suoi
molti lettori, sparsi per tutta Europa, 1'accertare la verita de' fatli. II Gior-
nale di Liegi che 6 stimato organo del sig. Frere, os6 scrivere sopra i Man-
damenti de' Vescovi che « con simulate parole di dolcezza e di abnegazione
i nostri Vescovi sofiiano in cuore a' popoli odio e collera, abusando cosi nel
modopiu indegno d'ogni cosa santa. » E questo scrisse dopo aver detlo nel
mectesimo articolo che « il Belgio sta divisoindue fazioni le quali parteg-
giano in senso opposlo sopra 1'ampiezza de' poteri die voglionsi lasciare al
CRONACA
Clero, e sopra I'inutilita de' convent! e delle fraterie nel paese. A qucsto
punto, dic'egli, si riducono in sostanza le nostre lotte politiche. » Ond' 6
chiaro die trattasi di nulla meno die della facolla di vivere secondo i con-
sigli evangelici , e pure 11011 si vuole clie il Clero se ne mescoli ! Si dovra
dunque far capitate deile protestazioni melate della Sioistra e delle parole
del Ministro sig. Rogier? La vita raonastica non ha dunque nulla die fare
con la Cliiesa e non soggiace aU'autorila spirituale? 11 Congresso liberate, a
yero dire, organo del parti to progressisla, avea scritto « essere loro scopo di
non solo distruggere la politica del cattolicismo, ma si annientarne i domnii
siccome funesti all' umanila. » II National , da bucn democratico , avea
detto che « quando le dottrine loro si sarebbero trasfuse nelle masse , il
Belgio sarebbe dotato d' una Costituzione couforme ad uno schietto razio-
nalismo, senza stipendio al clero, senza conventi, senza religiosi, senza che
ipreti si mischiassero nell' opera deli'insegnarnento ecc. Che per togliera
gli abusi del confessionale eravi un solo mezzo, abolire la confessione ecc. •»•
Or bene! Mentre i liberali accettavano, senz'altro, 1'aiuto di costoro, pote-
yano i Yescovi stare mutoli in silenzio? No: essihamio parlato non gia da
politici , ma da Capi spiritual! epastori delle anime. 2\e avcano diritto, ne
aveano dovere, e non fallirono all'ofiicio loro. Trista cosa e che .in qucsto
paese, dov' e ammessala separazione dello Stato e della Chiesa, si senta con-
tinuamente ogni maniera di persone a discutere quistioni religiose ; e po-
sciache uomini implacabili nell'odio loro slrascinano la religione nel lezzo
de' giornali settarii e nel fango delle strade, bisogna pure scendere fino ad
essi e combatterli senza posa, seguane quel che puo didanni temporali.
5. I Cattolici scorati ed iaviliti in sulle prime dali'audacia incredibile der
loro avversarii rriont'anli, ripigliarono 1'animo e 1'opera, meno per isperanza
d'una vittoria quasi impossible nelle presenti congiunture, che per prote-
•stare col loro suffragio contro quella fazione che vantavasi d' averli sper-
duti ed annientati. A ben comprendere quale riuscisse la lotta e da dire al-
cuna cosa delle condizioui in che trovavansi gli avversarii.
6. Da lunga pezza la siaistra che chiedeva ed aspettava lo scioglimento
della Camera, avea ricostituite quelle associazioni poliliche alle quali nel U847
aveadovuto il salire al potere. Codeste associazioni hanno un presidente, un
tesoriere, oratori, agenti, ufQciali ecc. Tutto do che riguardalascelta de'Gan-
didati e il modo di farli intrudere ed acceltare dagli elettori, fu ventilate e
conchiuso in codeste conveuticole, propagini dirette delle logge Massoniche.
Da queste ricevendo la parola d'ordine, agiscono sopra tutto il Belgio., con
ispaventevole siomltaueita ed eflicacia. « II Grand' Oriente, dice uu rego-
lamento Massonico, dev'essere il centro dell' impulso per cui si muovono
tutte le logge, le quali hanno per primo loro dovere 1'obbedire pienamente
alle sovrane sue determinazioni. » A tale azione potente delle associazioni
si congiunse quella del Ministero, che non s'era mai fatta sentire. ultra vol-
ta in moJo cosi manifesto e scandaloso nel Belgio. Sorto dalla sommossa, il
Ministero dovea sorreggersi colla violenza, e non rifuggi dail'usarla vigoro-
samenta. V ha de' Commissarii di Circondario che, .per invito Ministeriale,
adoperarono tulta la loro autorita a piegare i Borgomastri. Uno d'essi, che
suppliva a Charleroy, loro ingiunse in noine del giuramento prestato al Re,
COMEMPORANEA 123
€he dovessero sostenore i candidati del Governo, e combattere il sig. Des-
champs. Un antico deputato di Termonrle , Direttore d' una polveriera a
Wetteren emembro della famiglia del Governatore d'Anversa, ebbe ordine
di rinunziare allasua Candidatura sotto pena di perdcre 1'impiego: si clie
tre giorni prima delle elezioni bisogn6 voltarsi a cercare altro candidate. Di
questi falti si possono recare ben mold, che chiariscono anche troppo quan-
to bene si convenga al Ministero il sopranome, con. cui e designate, della
sommossa. Finalmente , e questo fu che volse a maggior danno d.e' Cattoli-
ci, congiurava contro i conservator! la disposizione momentanea degli spi-
riti. S'era tanto gridato da'giornalilibertinisopra la legge del convent!, del-
la risurrezione della raanomorta, delle decime, della restituzione dei beni,
di testament! carpiti , di dominazione clericale ecc. , che malgrado le pro-
testazioni dei'Vescovi e gli schiarimenti dati da! giornali cattolici, molt!
illusi credeano davvero che il Glero volesse tornare tutti al medio evo, ri-
stabilire una specie di teocrazia, e rovesciare tulto il presente ordine di
leggi ed istituzioni del Belgio. Per poco non si credeva la patria condotta al-
restremo de'pericoli: e i dabben uomini, al sentirsi scongiurare in nome del
Re, delle leggi, della Gostituzione, della Religione e de'loro medesimi inte-
ressi, a salvare la patria dal precipizio, da vans! vinti e si lasciavano condur-
re al piacere de'libertini per paura d'una disaslrosa rivoluzione.
Tattavolta i Gattolici, alia vista di codesti ostacoli e forse appunto perci6
messi in puntiglio di affrontarli, credettero necessario di fare da parte loro
il possibile onde unirsi e stringersi insieme contro assalto cosi formidabile.
In certi luoghi cio f u fatto troppo tardi ; ma con tale ardore da lasciare spe-
ranza che col tornare abonaccia la cosa pubblica, forse loro verra ottenuto
1'intento. La lotta fu sostenuta vigorosamente anche nelle Cilta in cui da
molti anni i Conservator! s'erano sempre astenuti dal parteciparvi. II libe-
ralismo regnava senza rivale a Brusselle che e sua sede, ed a Liegi che gli
tien luogo di fortezza. Or bene: aBruxelles ed a Liegi i Gandidati Gattolici,
sebbene non eletti, pure riportarono buon numero di suffragi; e ad Anver-
sa, a Gand, a Bruges poco manc6 non rimanessero vincitori. Nelle altre cit-
ta poi i vantaggi andarono divisi fra le due parti.
7. Egli e vero per6 che i Conservator!, comes' aspettavano, ebbero una
vera sconfltta materiale, cioe pel numero de' loro eletti. La parte liberale
«he non avea piu di 44 suffragi, ora ne conta 69; per contrario la parte
Cattolica che ne aveva 64, ora 6 rimasta con 39. Uno de' piu celebri cam-
pioni cattolici, il sig. Deschamps, fu vinto a Charleroy dall'ostinata opposi-
zione del Ministero. Lo stesso ostracismo fu pronunziato ad Anversa contro
il Barone Osy, una delle nostre glorie nazionali. Tre de' caduti Ministri, iL
sig. Mercier, il sig. Nothomb, il sig. Dumon furono combattuti accanila-
mente, e soggiacquero. II sig. Delehaye, antico presidente della Camera, non
fu piii rieletto.
8. I liberal! inneggiano alia loro vittoria. II Belgio col suo voto di ieri ha
salvato la causa deH'inciyilimento , dice il Giornale di Liegi. Esso ha cosi
meritato 1' affetto ed il plauso di tutta Europa, dice 1' Observateur, organo
delle logge di Brusselle. II paese e salvato,, dice il Giornale di Gand, le no-
stre liberta resteranno incolumi e salde ; ma pensiamo al domani, raddop--
124 CRONACA
piamo gli sforzi per ischiacciare il nemico pubblico. L'lndependance poi salta
fuori a dire con tutta gravita, che il trionfo e compinto.
Senza dubbio noi siamo vinti ; ma da questo all'essere schiacciati eridolti
a niente corre gran tratto. Imperocche, secondo il calcolo fatto dalla Gaz-
zetta diLiegi, dei 77,000 votanti che concorsero alle elezioni del 10 Dicem-
bre, la parte cattolica ne riporl6 piu di 36,000; cioe a dire circa 5,000 di
meno che la parte libertina, e ci6 in forza delle arti e delle congiunlure
mostratepiiisopra. Sedata la passione, e meglio considerate le cose, la no-
stra parte ripigliera il suo posto; purche tuttavia vi si accinga con piii
efficacia, e, dando maggiore ampiezza alia stampa cattolica, si contrapponga
arditamente e con perseveranza al male che si fa dagli organi audaci delle
logge massoniche.
Ci6 che ci duole davvero si e che neppure le cose del 10 Dicembre siano
passate senza eccessi e senza violeuze. A tacere d' altri fatti, basti dire che a
Malines, dove risiede S. E. il Cardinale, i Cattolici riuscirono vincitori. Per-
cio la notte appresso, a furia di sassate, si sfondarono le invelriate della casa
del deputato eletto, con accompagnamento di grida e fischi ed ogni manie-
ra di contumelie.
9. II giorno 15 del corrente mese di Dicembre si apriranno le Camere. Pro-
babilmente poco si sapra sopra le condizioni che il Ministero ci prepara per
1' avvenire. Ma qualche cosa scopriremo delle sue intenzioni , e bisognera
pure che egli esca da quelle formole vaghe ed equivoche in cui s' avvol-
ge. Volesse Iddio che, governando dirittamente, egli facesse dimenticare il
vizio della sua origine e del suo potere. Volesse Iddio che davvero prendes-
se ad attuare il principio cosi pornposamente proclamato nel Manifesto
della Sinistra, cioe che la moderazione e 1'immutabile divisa de' buoni Go-
Yerni. Ci basterebbe quasi ch'egli non mentisse a se stesso, e rispettasse la
religione ed i suoiministri; poiche con questo avremmo il rimanente.
QUESTIONI VARIE 1. Ducati danesi — 2. Principati Danubiani — 3. Navigazionc
del Danubio — 4. Giunta delle frontiere russe e lurche — b. Mar Nero — 6.
Lord Redcliffe e 1' Istmo di Suez — 7. La Turchia e 1'isola di Perim — 8.
Una ragione per farsi turco trovata dal giornale dei Debats. — 9. Indie in-
glesi.
1. Benche la questione dei Ducati danesi sia ora raccomandata alia Diela
germanica, non per ci6 seguono meno ad occuparsene le altre Potenze e spe-
cialmente la Russia. Quesla, secondo che si legge in una corrispondenza
recata dal Constitutionnel, scrisse teste al Governo danese che essa non pu6
piu rimanere semplice spettatrice deU'affare dei Ducati, il quale, col tempo,
non pu6 non far nascere gravi diflicolta e pericoliper 1'turopa. I Governi
tedeschi fecero fki'oraprova di saviezza e di coriciliazione : locca dunque
ora alia Danimarca di venire a vere concessioni di fatto verso i Ducati. La
nota russa conchiude protestando che il Governo di Pietroburgo non inten-
de operare in questo che per sentimento di giustizia e non per ricavarne
qualche utile per se. La quale nota, dice il corrispondente del citato foglio
francese, non reco punto piacere al Governo di Prussia, benche paia secon-
CONTEMPORANEA 125
dare i suoi intent! nell'esito dell'affare. E la causa del dispiacere precede, df-
cono, dalla voglia che ciascuno ha di essere 1'esclusivo protettore de' Ducati;
non tanto , per proteggere i Ducati, quanto per avereil titolo e gli onoridi
protettore. Altri aggiungono che la Russia potrebbe perl'avvenire proteggere
invece la Danimarca contro i Ducati , se quella volesse rinunziare alle sue
idee di alleanza colla Svezia. Tutto ci6 si dice ora in Berlino , secondo la
delta corrispondenza; dal che si pu6 conchiudere che i Ducati sono forse
nel caso di poter citare per se il proverbio dei Promessi Sposi « Volete avere
amici e protettori? Fate di non averne bisogno ». Anche si parla dai giornali
tedeschi di un dispaccio del Conte Walewski indirizzato ai rappresentanti della
Francia presso le corti forastiere sopra la stessa questione dei Ducati. Secon-
do i detti giornali il dispaccio dice: non avere fin ora la Francia nulla detto
ne operate di ufficiale intorno a quest' affare : riconoscere lei il diritto della
Dicta Germanica : ma non potersi pure negare che una questione che tocca
rintegrita della Danimarca pu6 esigere 1' intervento degli altri potentati.
Conchiude col dichiarare che la Francia per ora tace la sua opinione, ri-
serbandosi di operare poi secondo che operera la Dieta Germanica, lascian-
do cosi intendere che essa non approvera una decisione che smembrasse
la monarchia danese.
2. II divano di Yalachia, prima di essere sciolto dalla Porta, (se pure e
vero lo scioglimento dei divani annunciato da alcuni giornali ) hapresauna
curiosa deliberazione: stabili cioe che il suo voto in favore dell' unione colla
Moldavia dovea essere subordinate alia possibility di ottenere un Principe
straniero ereditario. Se cio non si pu6 ottenere la Valachia intende di far da
se. E siccome e molto facile che il Principe straniero non si trovi o non si ap-
provi dal congresso di Parigi, cosi si pu6 credere fin d'ora che dei due divani
uno avra, in ultima analisi, votalo contro 1'unione. La Porla poi e ora occupata
nel preparare un disegno di costituzione moldovalacca dapresentare all' ap-
provazione del congresso. Secondo le notizie che di tal disegno ci da tin
d' ora il Mercurio di Svevia , esso consiste nel proporre un Principe per
ciascun principato, scelto a vita, tra le principal! famiglie del paese e con-
fermato dalla Porta. I due ospadari avranno poi aggiunto un corpo delibe-
rante, la cui autorita non si slendera che alle question! d' interna ammini-
strazione. La qualedovendo essere comune ai due paesi, i corpi deliberanti
si rauneranno talvolta, ora a Yassy ed ora a Bucharest, per trattare insieme
gli affari.
Mentre per6 la Porta pensa al come reggere nell' avvenire i principal,
non lascia di fare quello che puo per tirare al suo parere i potentati che do-
vranno, nel congresso di Parigi, decidere la cosa, e perci6 moltiplica note e
lettere circolari. Ad una delle quali rispondendo il Principe Gortschakoff a
nome della Russia, sotto la data dei 17 Novembre, incarica molto recisamen-
te 1' ambasciatore russo in Gostantinopoli di far sapere ad Aali Pascia che la
Russia non intende di trattare tal questione colla Porta ma bensi nel solo
congresso. L' Ambasciatore non mancd di leggere il dispaccio ricevuto al
gran Visire, il quale dicesi che rispondesse che quell' altiero dispaccio era
un anacronismo e che evidentemente il Principe Gortschakoff nello scriver-
lo si era immaginato di vivere dopo il trattato di Adrianopoli, quando la
126 CRONACA
Turchia era costretta a ricevere dalla Russia la legge, e prima del trattato
diParigi.
3. L' articolo 15 del trattato di Parigi vuole che le massime stabilite dal
Congresso di Vienna perregolare la navigazione dei fiumi che toccano varii
Stali e sancirne la liberta del commercio, siano applicate al Danubio eel alle
sue foci. Lo stesso articolo aggiunge che questa applicazione dee d' ora in-
nanzi far parte del diritto pubblico europeo e che percio i polentati con-
traenti la prendono sotto la loro guarentigia. Per assicurare poi 1'esecu-
zione di questa clausula 1' articolo 16 prescrive 1' istituzione di una giunta
europea composta dei delegati delle sette potenze contraenti. Questa giuiita
era incaricata di stabilire e far eseguire i lavori necessarii per agevolare la
navigazione nelle foci del Danubio e nelle parti del mare che loro si appres-
sano. Ollre questa giunta di natura sua temporanea, 1' articolo 17 ne isti-
tujsce un'altra permanente composta dei delegati di tutte le potenze litorali
del Danubio, cioe dell' Austria, della Baviera, della Turchia, del Wurtem-
berg, dei tre principati Danubiani, Valachia, Servia e Moldavia. Scopo di
questa giunta si e di preparare le leggi di polizia e di navigazione fluviatile,
e.di togliere tutti gli ostacoli alia libera navigazione del flume. La prima
giunta europea e temporanea si occup6 del suo mandate in Galatz, la se-
conda in Vienna; ed avendo ora ambedue compiuta 1'operaloro, i giornali
annunziano che il Gongresso future di Parigi dee ora occuparsi di appro-
varla. Parecchie rimoslranze si annunziano contro i decreti delle giunte per
parte dell' Austria e della Turchia t, delle quali giudichera il Gongresso
di Parigi.
4. L' articolo 30 dello stesso Traltato voleva che , rimanendo nello slato
anteriore alia guerra le frontiere della Russia e della Turchia in Asia, una
giunta per6 si occupasse in sul luogo della verificazione e rettificazione del-
le frontiere. La giunta doveaessere composta di due delegati della Russia,
due della Turchia, uno della Francia ed uno dell' Inghilterra. I suoi lavori
sono flniti solamente poco fa, secondo che annunzia il Moniteur, il quale ag-
giunge che la giunta ha sottoscritto in Coslantinopoli, il cinque del mese di
Dicembre, 1'atto finale che pone in chiaro il risultato di sue osservazioni.
5. Era pure stato deciso dal trattato di Parigi che il mar Nero dovesse es-
:sere mare libero alia navigazione ed al commercio di tutte le nazioni. Ma
venutosi alia esecuzione, la Russia dichiar6 per buone ragioni chiusi al com-
mercio i porti in sul lido della Gircassia ed aperti al commercio solamente
quelli di Anapa, di Sukum-Kale e di Redut-Kale. Del che essendosi lagnate la
Francia , 1'Inghilterra , 1' Austria e la Turchia , pubblicano ora i giornali una
nota russa in cui sono loro date le risposte che non possono non essere tro-
vate soddisfacenti. Giacche la Russia fa osservare che essa ha il diritto di
chiudere certi porti ai quali, secondo che gia e accaduto piii volte, si acco-
stano navigli carichi di armi destinate ai popoli coi quali la Russia e in guer-
ra. Si ammettono poi i legni commercial! nei soli tre porti suddetti perche
-cola solamente si trovano ora le necessarie fabbriche di quarantena e di
-dogana.
6. Secondo che si scrive da Gostantinopoli al Constitutionnel, Lord Red-
«cliffe , ambasciatore inglese presso la sublime Porta , ed uso cola a coman-
COMEMPORANEA 127
dare anzi che a rappresentare il suo Governo , dopo le ultimo diflerenze
avute coU'ambascialore diFrancia per causa ddl'annullamonto delle prime
elezioni del principal e poi della mutazione del Ministero larco , ha per-
duto molto della sua antica prcpotcnza. Siccome per6 la sola sua presenza
in Coslantinopoli e un continue inciampo al regolare andameoto delle cose,
cosi fu ora invitato molto caldamente dai suo Governo ad usare del conge-
do concedutogli , ritornando per qualche tempo almeno in Inghilterra. La
sua partenza e ora annunziata da'giornali, i quali aggiungono che forse egli
si rechera a Vienna per stringere sempre meglio la sua allcanza e quella-
della sua corte col Gabinetlo austriaco.
Una delle cose piu osteggiate da Lord Redcliffe si e 1'apertura deU'istmo
di Suez, alia qualc egli fu finora cosi opposto che non valse ad ismuoverlo
neppure la volonta presso che uuiversale del mondo di vedere attuata si
grande opera e si commoda via di commercio. Come poi egli solo sia riu-
scito ad opporsi a'voti comuni si spiega dai giornali coll' influenza ed au-
torita che riusci ad esercitare sopra il Sultano senza il cui consenso non e
possibile aprire quella via. La Francia per6 non avea, dicono, manifestata li-
nora la sua volonta con nessun alto ufliciale. Ma ora, secondo alcune cor-
rispondenze, il Governo francese presenlo alia Porta, per mezzo del suo am-
basciatore sig. Thouvenel, una nota in cui chiede formalmente il suo assen-
so per T apertura deir istrno. Non si sa che la Porta abbia iinora risposto
nulla: e per questo motive , aggiungono allri, Lord Redclifi'e si reca ora
in Inghilterra. Recenti dispacci poi annunziano che il signer Lesseps dee
fra breve chiedere alia Turchia un firmano per oltenere il taglio dell'istmo.
La domanda sara secondata dai rappresentanti dei Governi di Austria, Fran-
cia, Russia e Spagna.
7. Si ricorderanno i nostri lettori della possessione presa, non ha molto, dal-
la Gompagnia delle Indie dell'isola di Perim nel mar rosso e delle proteste
della Turchia iinora vane. Ora ritornando i giornali sopra questo fatto, nar-
rano che la Porta non intende abbandonare il suo dirilto, e che essa e piu
disposta che mai a farlo valere con tulti i mezzi che ha nelle mani. Essi
pcr6 si ridurranno probabilmente a soli negoziati ed a nuove proteste.
8. E poiche siamo in sul discorrere della Turchia, fiuiremo col far sape-
re ai nostri lettori come il Giornale dei Debats, nel suo N. dei 7 Dicembre.
in un articolo sottoscritto dai sig. Pellissier de Reynaud , dubita forte se sia
piu benemerito dell' umanita il maomeltanismo o il cristianesimo. Ecco le
sue parole « Si sa che la schiavitii e presso i Turclu molto piu dolce che non
in America ed in Russia. Sarebbe dunque un grande errore il credere che
F islamismo e.piu uemieo della liberta civile dell' uomo che non il cri-
stianesimo. lo credo auzi che quest' ultima religione e lungi dall' aver con-
tribuilo quanto si dice a far sparire la schiavitii da una parte di questo mon-
do ». Forse Tun giorno o 1'altro il giornale deiDebals consigliera laFraneia
di rendersi maomettana , per riconquistare cosi la liberla civile che egli
ogni gioruo vi piange perduta.
9. Dopo la presa di Delhi i giornali non ci parlano che di Lucknow la
quale merita tulta Fattenzione che le si concede, considerate ch' essa e ora
il nuovo centre della ribellione indiaaa, a cui fanno capo tutti i ribelli sbaa-
128 CRONACA CONTEMPORANEA
dati. Lucknow e una citta plena di ribelli i quali assediano la fortezza difesa
ancora da pochi inglesi, e sono assediati dai General! Havelock ed Outram
assediati essi pure da altro esercito di ribelli die ascendono, chi dice a 50 ,
e chi a 70 mila uomini. Questa almeno e 1' idea piu chiara che, in tanta
eonfusionc di notizie e di dispacci, si pu6 dare delta posizione cola delle
truppe. I General! Havelock ed Outram, mentre correvano all'aiuto di Luc-
kuow, aveano per via tolto ai ribelli il forte di Allumbagh, collocandovi un
presidio di 800 inglesi. Ora accade che tra Cawnpore ed Allumbagh sono li-
bere le comunicazioni, le quali pero sono dai ribelli interrotte tra Allumbagh
e Luckuow che non sono distant! per6 piu di tre miglia. Donde nasce che ,
siccome gia accadeva dintorno a Delhi, cosi ora intorno a Lucknow, gli ingle-
si sono tutt' insieme assediati ed assedianti. Qual sia pero il vero stato delle
cose e impossibile saperlo, giacche dai 26 di Settembre, quando la fortezza
fu soccorsa, lino ad ora, non se ne poterono piu avere notizie certe. Si sapeva
pero che gl' Inglesi chiiisi uel forte di Lucknow poteano difendersi lino ai 10
di Novembre. Cio posto s' intende perche da ogni lato accorrano gli Inglesi
yerso quel nuovo centre dei ribelli. Dall'un lato il piccolo corpo del colonello
Greathed, dopo unitosi a quello del Generate Grant, si avvi6 verso Ca\vnpore,
dove giunse il 26 Ottobre. Dall'altro il capitauo generate Sir Colin Campbell,
partito di Calcutta il 27 Ottobre, e pure arrivato in Cawnpore, dove fecero
parimente capo parecchi altri corpi staccali: di Cawnpore mosse Y esercito
inglese, di circa 10 mila uomini, verso Allumbagh, coll'intenzione di rista-
bilire le comunicazioni tra questa residenza e Lucknow.
Paiono dunque le cose prepararsi per uno scontro decisive sotto Lucknow
tra gli inglesi ed i ribelli : il quale mentre si attende, vano sarebbe il nar-
rare minutamente certi speciali accidenti di feriti, di morti e di pericolati,
dei quali, in mancanza di altro, sono pieni i dispacci indiani. Cosi si dice
che furono feriti in Lucknow il generate Outram ed il capitano Havelock :
che lo stesso generalissimo Campbell corse grave pericolo di essere preso pri-
gione da una banda d' Indiani : che un corpo di 250 inglesi fu sconfitlo dat
ribelli i quali ne uccisero la meta, ed altrettali casi comuni ad ogni paese
in armi.
Mentre per6 1' attenzione speciale dei ribelli e degl' inglesi e volta sopra
Lucknow, tutta I'lndjae plena diagitazione e di tumulti. 11 che ora confes-
sa anche il giornale dei Debats, il quale dice, che tutte le parti della presi-
denza del Bengala, cui le truppe inglesi non difendono , sono pienamente
disordinate e corse da bande di Cipai disciolti capitanate da indiani che re-
cano da per lulto il saccheggio e la devaslazione.
Lo slesso Giornale si scaglia ora piu che per 1' innanzi oontro le carni-
ficine cmdeli che tutte le corrispondenze dicono eseguite dagli Inglesi nel-
V India; e nel K°. dei 6 Dicembre dice appunto cosi « Si narra che un ora-
tore inglese, nelcelebre giorno dell'' umiliazione edel digiuno, confessasse
che fosse per il loro orgoglio , fosse per le loro invasion! , il certo si era
che gli Inglesi erano poco amati nel mondo. Vi ha molto di vero in que-
sto detto: e certamente non sono le present! crudelta inglesi nell' India
quelle che condurranno il mondo a sentiment! piu cordial! verso 1' Inghil-
terra ».
DI TRE GRADI DI YIVENTI
I.
Diversita dei corpi viventi dai non vivenli.
Gli esseri natural! che compongono quest' universe sensibile, si
dividono, come in due grand! calegorie, in corpi bruti o non vi-
venti, e in corpi viventi. I viventi poi di bel nuovo si ripartiscono
in due classi, in quella cioe delle piante, che esercitano funzioni
vegetative, e in quella degli animali, che oltre al vegetare sono do-
tati della virtu di sentire. Quindi sorge la gran divisione nei cosi
detti tre regni della natura : il regno minerale, il regno vegetale, il
regno animale. Al primo appartiene il solo essere; al secondo 1' es-
sere e la vita •, al terzo 1' essere, la vita e il senso : ed a capo di tutti
e tre questi regni sta 1' uomo, che quasi vertice di una triangolare
piramide tutti e tre li unifica nella individuality della sua natura, e
merce della vita intellettuale, di cui e partecipe, inizia un ordine
assai piu sublime, quello cioe degli spiriti, coi quali rannodando il
mondo corporeo viene a dare continuita all' universo.
Dovendo noi mostrare come 1' anima intellettiva e principio di
tutta la vita dell' uomo, ci e forza analizzare la vita in se stessa e
cercarne la verace sorgente. Al che ci spianeremo la strada col
Serin 111, vol. IX. 9 31 Dectmbre 1857.
-130 DI TRE GRADI DI VIVENTI
ricordar brevemente i caratteri proprii di ciascuno dei tre gradi di
vita, notando le precipue differenze che distinguono i viventi dai
corpi privi di vita, gli animali dai semplici viventi, 1' uoino dai sem-
plici animali.
E cominciando dai grado piu basso * , la prima c piu ovvia discre-
panza,. che ci si offre, si e che i corpi viventi sono organic!, i non
viventi inorganici. Imperocche laddove la materia bruta non vi pre-
senta che una sostanza omogenea nelle sue parti, in ciascuna delle
quali si verifica la stessa natura ; i vegetali per contrario vi mostra-
no un composto di parti dissimili piu o meno artiflziate, che colla
loro meravigliosa costruzione si prestano ad usi diversi. Un mine-
rale, sia verbigrazia uu pczzo di ferro o di zolfo, in tutta la sua mas-
sa e similare; esso serba la sua essenza tanto nel tutto insiemey
quanto nella menoma delle suemolecole; Y aggregate delle medesi-
me non e condizione richiesta ne alia sua esistenza ne alia sua spe-
cifica operazione. Anzi neppure una figura partioolare e necessaria
a siffatti esseri •, potendo voi conformarli in qualunque foggia meglio
vi aggrada, e fame a cagion d'esempio un globo, un cubo, un cono,
un prisma e va dicendo.
Vero e che i corpi generalmente parlando, quando passano senea
interruzione o turbamento dailo stato liquido o fluido allo statoso-
lido, tendono a prendere figure regolari secondo leggi di simmetria
proprie di ciascuna specie; e ci6 mostra la mente del sommo, Geo-
raetra nel determinar le forme della natura. Ma questa regolari ta di
configurazione, sotto cui le molecole de' corpi si raggruppano cristal-
lizzandosi,non muta nel' essenza ne Toperare di quella data sostan-
za, e si avvera egualmente coroe nel tutto cosi nei piu minuti rudi-
inenti della medesima. E per r.ecarne qualche esempio, un cristallo di
oarbonato di calce o di protossido di manganese vi presenta un bel
romboedro, che ad occhio nudo crederebbesi intero. Ma se voi a
mirarlo vi aiutate del microscopic, voi lo scoprirete composto d' in-
1 Plantae secundum ultimam rcsonantiam vitae habent vivere. DIONYSIUS
J)e divinis Nominibus c. 6.
DI TRE GRADI DI VIYENTI 131
numerevoli pezzetti dotati della stessa figura, e qaesti parimente
di altri piu piccoli, fino a non poterne discernere i primordial! ele-
menti. Che se non tutti i cristalli ofirono nel taglio successive delle
loro laminette la stessa conformazione di parti, sicche il nocciolo
che in fine si ottiene mostra talora una forma assai diversa or piu
or meno composta dell'intero; cio si vuol recare al modificarsi che
fanno di mano in mano le faccette laterali pel soprapponimento di
norelli piani sui loro spigoli o sui loro angoli solid! . Ma 1' omoge-
neita delle parti ha luogo ancora qui, ne si scorge ombra di vero
organismo, cioe di struttura moltiplice e svariata che serva di stru-
mento a diverse funzioni.
All' opposto pigliate un vegetale, qual piu vi talenta; ed esso vi
presentera sempre un tutto fornito di peculiar costruttura, la qua-
le non si trova in ciascuna delle sue discernibili parti , e rimossa
la quale ne 1' operare ne 1' esistenza piu resta di quel vivente. Ci6
potrebbe mostrarsi fin nelle alghe, nei funghi, nei licheni, il cui
organismo e dei piu semplici che si trovino in natura. Ma per ser-
yirci di esempii piu conosciuti, si ponga mente a qualsivoglia pianta
veduta in un giardino o in una villa. Sia verbigrazia un salcio, un
larice, un pino. Standoalle parti piu ovvie, in codesti vegetali ci ha
le radici, per le quali come per altrettante bocche essi attraggono
dalla terra gli umori da convertirsi in loro alimento. Ci ha il tron-
co col suo midollo, col suo sistema legnoso e corticale, co'suoi di--
versi strati di cellule e di fibre , coi vasi opportune al passaggio
del succo nutritive delle singole parti. Ci ha infine le foglie che, co-
me i polmoni o le branchie o le trachee negli animali, servono alia
loro respirazione. E cio diciamo in generale , per non discendere
senzabisogno alia piu minuta descrizione dei tanti organi che vi si
possono notare, dalla cellula primitiva fino ai piu avviluppati e arti-
fiziosi tessuti fibrali e vascolari. Ora si avrebbe veramente quella
data pianta, se alcuna di tali parti se le levasse? E potrebbe ella
continuare ad eseguir pienamente le funzioni proprie della sua spe-
cie e conservare la vita , se una sola serie degli anzidetti organi le
venisse strappato?
132 DI TRE GRADI DI VIYENTl
Di che apparisce che i viventi a differenza dei corpi bruti presen-
tano una vera unita comprensiva di parti eterogenee e di funzioni
svariate; ne la loro individuality si rivela integralmente se non nel
complesso del tutto e nel consenso armonico di molte operazioni
verso uno scopo comune.
L'altra differenzae che i corpi bruti vengono all'esistenza in mo-
do come a dire fortuito, senza intrinseca derivazione da un prin-
cipio a lor somigliante; e in egual modo cessano di esistere per
concorso eventuale di cause del tutto esterne. Essi non esigono
come condizione previa al loro essere un altro corpo- della stessa
loro natura dal quale traggano origins •, ma vengono prodotti o dalla
combinaziorie di corpi piu semplici, o dall'analisi di corpi piu com-
posti. Ne ci6 con periodo preordinato e costante, ma per mere con-
giunture di cause avventizie, che determinano 1 influenza delle for-
ze chimiche della natura. Ond' e che siflatti corpi, considerati in
loro stessi, hanno un'esistenza, diremo cosi, immobile e senza alter-
nativa di sorte, ne sono definiti da limiti nelhi loro durazione. Una
pietra esempligrazia, resta qual e da principio e perdura senza inter-
ruzione o cangiamento, finche da una causa estrinseca non venga
alterata o distrutta. Testimonio le rocce primitive, che misurano i
loro anni con quelli stessi della creazione; e forse si manterranno
nel loro stato fino alia consumazione dei secoli. Non cosi i corpi
viventi. Essi hanno un' origine preordinata e costante, ne iniziano
la loro esistenza se non da un germe che prima abbia fatto parte
di un altro individuo a lor somigliante nella natura. In altri termini
essi procedono per generazione da altri viventi, a cui Iddio infuse
intrinseca fecondita, sicche ciascuno fosse capace di generare in se
dei semi dotati di virtu formativa di nuovi individui della stessa sua
specie *. II vivente non nasce se non per opera di parenti. Sorto
\ Et ait : germinet terra herbam virentem et facientem semen , et lignum
pomiferum faciens fructum iuxta genus suum, cuius semen in semetipso sit su-
per terram Et protulit terra herbam virentem et facientem semen iuxta
genus suum, lignumque faciens fructum et habens unumquodque semcntem iuxlct
speciem suam. Genesis c. I.
1)1 TRE GRADI DI VIVENTI 133
poi che sia, esso ha vicissitudini ordinate e periodo fisso di dura-
zione •, dentro del quale dopo di essere proceduto per via in certa
guisa ascendente invigorendosi ed assodandosi fino a giungere a sta-
to perfetto, comincia a percorrere una serie di vicende in senso in-
verse dechinando passo passo ed invecchiando fino a perdere ogni
funzione di vita e a risolversi nei primitivi elementi inorganici.
Quale che la cagione sia di questo fenomeno , certo e che il fatto
universale e costante dimostra esser esso una fisica necessita, prove-
niente dalle leggi stesse intrinseche dell' organismo, il quale coll' e-
sercizio stesso si logora e si dissesta, fino a renders! strumento
inabile per le funzioni vitali. La morte de' corpi viventi e conse-
guenza inevitabile della stessa vita vegetativa *. Nondimeno ac-
ciocche la morte dell' individuo non rechi la perdita dell'intera spe-
cie, le piante hanno di gia antecedentemente provveduto a tal di-
fetto colla generazione d' innumerevoli germi , atti a svolgersi in
nuove piante della medesima natura. Questa si misteriosa azione,
che forma le maraviglie de' filosofi naturali, mostra nei viventi una
sorta di tendenza a difendere il proprio essere ed a perpetuarlo, co-
me possono, col farlo in certa guisa rivivere in altri individui, pro-
dotti dalla loro stessa sostanza. La qual facolta non si avvera nei
corpi bruti, perche non soggetti a vicende distruttive provenienti
dall' intriseca loro costituzione. Ond'essi manifestano la loro ten-
denza a conservarsi colle sole forze ripulsive ed attrattive ; in quanta
colle prime allontanano da se altri corpi nocevoli alia loro indivi-
1 Cuvier pensa -che la morte naturale proceda da che il vivente dopo di essere
cresciuto in dimensions, secondo le proporzioni proprie della sua specie, coinin-
cia a crescere in densita in moltissime delle sue parti ; e questo accrescimen-
to col procedere oltre altera per guisa 1'organismo, che rende impossibile 1* e--
sercizio delle funzioni necessarie a conservare la vita. Le corps vivant eprou-
ve des changements graduels, mais constants, pendant touts sa duree. Jl crott
d'abord en dimension , suivant des proportions et dans des limites fixees pour
chaque espece ct pour chacune de ses parties; ensuite il augmente en densite
dans la plupart de ses parties: c'est ce second genre de changement qui parait
etre la cause de la mort natitrelle. Le recne animal tome 1 Introduction.,
134 DI TRE GRADI DI VIVENTI
dualita, e colle seconde accumulano intorno a se nuove particelle
ora simili ora diverse, le quali coll'aumento della massa li difenda-
no dalle ingiurie di agenti contrarii.
In terzo luogo i corpi bruti non concorrono in veruna guisa al-
1'esplicazione e compimento del proprio essere 5 ma lo ricevono be!-
lo e perfetto, secondo la determinazione che ne fanno le forzeeste-
riori che sopra loro influiscono. All' opposto i viventi ricevato dal
generante non piu che un inizio, svolgono poscia da se stessi il
proprio tipo, organandosi di mano in mano e perfezionandosi se-
condo la loro specie. Si miri una pianta esempigrazia che dallo stato
di germe e d' embrione passa gradatamente a costituirsi in robu-
stoalbero. Da prima essa non avea nel seme altra organizzazione
che quella di un semplice otricello. in nulla differente dalle altre
parti elementari dell' organismo. Nondimeno appena cominciata a
germinare sotto favorevoli circostanze di umidita e di calore, ec-
cola emettere spiegatamente i suoi organi fondamentali nella sua
piumetta, nelsuo fusticino, nella sua radichetta. Procedendo piu in-
nanzi essa si fa ad organizzare il tronco, allungando in fibre e po-
scia conformando in vasi le cellule del precedente tessuto $ e rag-
gruppati di quelle fibre diversi fascetti vi si forma il midollo co'suoi
molteplici raggi e la corteccia colla sua epidermide, col suo paren-
chima, col suo sistema vascolare. Quindi al tornare di primarera il
cambio formatosi nella zona intermezza tra il sistema legnoso e
corticale ripiglia lo stesso lavorio, dando luogo cosi agli strati an-
nuali, per cui la pianta s'ingrossa e si consolida, fino ad aprir le
sue gemme, a metter fuora i suoi rami, a coprirsi di foglie, di fiori,
di frutta. E tutto cio per esercizio di virtu propria, esplicando in se
stessa parti e funzioni che prima non esistevano altrimenti che in
sola potenza e facerido sorgere nel proprio seno nuovi elementi di
natura del tutto diversa e superiore all' azione delle forze brute di
cui si vale come di strumenti.
E di qui nasce un' altra differenza, anch'essa capitalissima, tra i
corpi vivenii e non viventi. Imperocche i non viventi, sebbene re-
sistano in qualche modo , come dicemmo , agli agenti contrarii ,
DI THE GRADI DI VIVENTI 135
nondimeno non esercibmo veruna azione per la quale sottomettano
pienarmnte a se stessi gli altri esseri della natura, faceadoli ser-
vire al proprio perfezionamento e alia propria conservazione. Essi
sono connessi col rimanenie del mondo per sole relazioni di ordinc
generale ; servono piuttosto agli altri, eziandio con proprio dispen-
dio, di quello che volgano a proprio incremento le forze della cir-
costante natura. Se distruggouo una sostanza, cio e solo per for-
marne un' altra da se specificamente, o almeno inclividualmente di-
versa. Sicche codesti eorpi presentanoin loro stessi il solo concetto
di mezzo e in niuna guisa quello di tine.
Le pianteall'opposto operano assiduamenle in proprio vantaggio;
fan servire a loro pro rnolie altre sostanze , sciogliendole nei loro
dementi e incorporandosene le particelle atte a nutrirle. E benche
sieno esse stesse ordinate al bene di esseri piu nobili, offrono tutta-
via nella propria individuality un centre, verso cui convergano le
hiferiori esistenze. La terra e 1'aria somministrano loro degli ali-
menti, che esse decompongono e digeriscono e convertono nella pro-
ppia sostanza. Le piogge le bagnano porgendo in abbondanza 1'umo-
re -, cui esse seeondo la di versa virtu, di cui sono fregiate,fan servire
ad effetti diversisaimi. II calore le fomenta, ne ingagliardisce la forza,
ne i'avorisce la dilatazione dei pori, pei quali esse esalano le materie
nocive od inutili alia loro esistenza. La luce le colorisce, le svolge,
ne regola la dire2ione dei rami, i movimenti periodici delle foglie
in sui picciuoli o dei picciuoli in sui ratnoscelli, mettendole in tai
guisa nella posizione piu acconcia a compiere le funzioni proprie
della loro vita. Ora in mezzo al concorso di tante cause le piante
operano assiduamente assoggettandosene 1' influenza o anche di--
struggendoue 1' essere, a fine di valersene per crescere ed assodarsi
nella propria grandezza, o per conservare gli acquisti fatti e risto-
rarsi delle perdite a cui soggiacciono, o infine per perpetuarsi alme-
rjo. nella specie con la produzione di nuovi individui. Laonde in
qwesto, benche infimo grado di vita, si manifesta nella scala degli
esseri un passo immenso al di sopra dei mineral!; in quanto scor-
gesi una individualita cbe inchiude al tempo stesso una certa am-
136 DI TRE GRA.DI DI VIVENTI
piezza , per cui subordina a se le inferiori nature come mezzi a
scopo piii alto. 11 perche in esso riluce da questo lato un' orma piu
espressa di Dio, il quale sussiste da se medesimo , ed e fine a cui e
fatta ogni cosa creata.
Raccogliendo pertanto in pochi cenni il detto finora sparsamente,
i corpi viventi si distinguono dai non viventi : I. Per la costituzione
stessa materiale, in quanto hanno parti diversamente foggiate, in
ordine a speciali funzioni; e pero sono detti organici, dove i non
viventi per la contraria ragione son chiamati inorganici } II. Per
1'origine, in quanto i viventi procedono da cause costanti e preor-
dinate, a cui son da prima sostanzialmente congiunti in condizione
di germe; i non viventi all'opposto sono prodotti da accidentale in-
tervento di cagioni del tutto esterne ; e per6 quelli a differenza di
questi diconsi procedere per generazione intesa in senso proprioj
III. Per lo srolgimento, in quanto i virenti esplicano da loro stessi
il proprio tipo secondo la specie a cui appartengono ; per contrario
i non viventi restano immoti di per se nello stato che prima rice -
vettero ; e per6 quelli si dicono crescere veramente, laddove questi
propriamente non crescono, ma solo si uniscono con altra materia
per semplice apposizione di parti; IV. Per la durazione, in quanto
i viventi hanno un' esistenza terminata , chiusa tra limiti connessi
colla loro natura; i non viventi hanno un' esistenza indefinita e al
tutto determinabile da esteriore principio ; V. Per la maniera di
conservarsi ; giacche i viventi ristorano le loro perdite per la con-
versione di nuovi alimenti nella propria sostanza, e per6 si rinno-
vellano continuamente senza perdere la propria individualita •, i
non viventi restano quali furono prodolti da principio, finche o si
sciolgono nei loro elementi se sono composti, o vanno a far parte
di altra sostanza, se sono semplici o capaci di ulterior composizio-
rie; VI. Pel modo di riprodursi, in quanto i viventi si perpetuano
specificamente per virtu propria colla generazione di nuovi indivi-
dui-, i non viventi sono al tutto privi di simigliante efficacia, e solo
se nemoltiplica 1'esistenza per mera produzione proveniente da ca-
gioni esterne.
DI TRE GRADI DI VIVEKTI 1 37
II.
Diversitd degli animdli dai semplici viventi.
La vita del vegetale e tutta concentrata nel proprio corpo. Cre-
scere, nutrirsi, e produrre in se medesimo dei germi , abili a svol-
gersi in nuovi individui ; son queste le operazioni in cui si assomma
Fattivita della pianta. Negli animali la vita , senza uscir dal subbiet-
to , in cui si esercita , entra in comunicazione con altri esseri , in
virtu della sensibilita e del movimento spontaneo. Onde la vita ani-
male da'fisiologi moderni e appellata vita di relazione , e per con-
trario vita di nutrizione quella de' semplici vegetali *. II cbe era
stato gia fatto da S. Tommaso ; il quale segna sovente coll'epiteto di
nutritivo il principio vitale delle piante, e trattando del divario tra
la vita vegetale, animale e razionale, ne assegna tra le altre questa
differenza, che 1'operazione vegetativa si restringe al solo corpo del
yivente, dove per opposite 1'operazione dell'animale e dell'ente ra-
gionevole hanno un obbietto assai piu ampio, stendendosi quella del
primo a tutti i corpi sensibili, e quella del secondo a tutto 1'essere
in universale : Obiectum operations animae ( cioe del principio di
vita ) in triplici ordine potest considerari. Alicuius enim potenliae
animae obieclum est solum corpus animae unilum ; et hoc genus po-
tentiarum animae dicitur vegetativum. Non enim vegetativa potentia
agit nisi in corpus, cui anima unitur. Est autem aliud genus poten-
tiarum animae, quod respicit adhuc universalius obiectum , scilicet
omne corpus sensibile et non solum corpus animae unilum. Est au-
tem aliud genus potentiarum animae quod respicit adhuc universa-
lius obiectum , scilicet non solum corpus sensibile sed universaliler
omne ens. Ex quo patet quod ista duo secunda genera potentiarum
1 On appela celle-ci vie de relation, et celle-la vie de nutrition. Nota del
Dottor CERISE alle Ricerche fisiologiche del Bichat, nota (IV).
138 DI TRE GRADI DI V1VENTI
animae habent operation-em non solum respectu rei coniunctae , sed
etiam respectu rei exlrinsccae 1 .
Gli animali dunque godono di una doppia vita : 1'una, per cui
converlono nella propria sostanza diyersi alimenti, valendosene non
solo a ristorare le perdite che vanno facendo , ma ancora a perfe-
zionare il proprio corpo eprodurrein se germi di nuovi individuij
1' altra per cui percepiscono gli esseri, che esercitano impressioae
sensibile sopra di loro, e si determinano a locali movimenli. Onde
essi ebbero mestieri di un orgauismo assai piu complesso, in quanto
oltre agli organi vegetativi ci fa bisogno di due altri sistemi, quello
del nervi per la sensazione , e quello dei muscoli pel raovimento.
Anzi eziandio a rispetto dei sernplici orgaui vegetativi si dovettero
nell'aniraale indurre rilevanti variazioni , otteso la sua maniera di-
yersa di esistere. Non essendo, come le piante, fisso al suolo colle
radici, esso venne dotato di pe< uliari organi ed apparati per pren-
dere e triturare e serbare e digerire gli alimenti acconci a nutri-
carlo. Noi ci aggiriamo col nostro discorso massimamente intorno
agli animali di specie superior! , nei quali la vita di relazione nel
grado sensitive si manifesta pienamente ; non essendo del nostro
proposilo il soffermarci in minute osservazioni delta varie classi del
regno zoologico. Per ci6 dunque che spettaalla vita nutritiva di sif-
fatti animali e degno di considerazione illungo lavorio che si fa de-
gli alimenti per renderli gradatamente abili ad essere assimilati.
Dopo le varie trasformazioni che essi ricevettero nello stomaco
e negli intestini , e dopo che divennero chimo e quindi chilo, si
fanno strada, mediante i villi intestinali, nei vasi lattei e nelle ve-
ne affin di acquistare la natura di vero sangue per opera special-
mente dell'atto respiratorio, circolando nel sistema irrigatore. Cos!
elaborato il sangue diventa materia prossimamente nutritivadell a-
nimale, per la contenenza che ha di tutti gli elementi chimici neces-
sarii alia composizione delle parti sia solide sia liquide del medesi-
mo. Ond' esso ne percorre tutt'i punti del corpo, mediante i vasi
1 Summa th. 1. p. q. 78, art. i.
DI TRE GRADI DI VIVENTI 139
del sistema arteriale. Di che apparisce che le forze vegetative del-
1' animale , sebbene genericamente convengano con quelle del ve-
getale , nondimerio specificamente se ne distinguono j perche pro-
ducono effetti piu varii ed elevati , a' quali I'attivita della semplice
pianta non giunge. Ci6 si avvera fin nella composizione chimica
degli elementi primitivi e remoti della sostanza organica; giacch&
dove ne'semplici vegetali la comhinazione di siffatti elementi e ter-
naria, cioe di ossigeno, idrogeno e carbonio ; negli animali e qua-
dernaria aggiungendosi agli anzidetti tre principii 1'azolo, il quale
nelle piante non entra se non accidentalmente e in quantita molto
piccola. Che diremo poi degli elementi piu prossimi , della forma-
zion de' tessuti , delle membrane, de'vasi di si diversa natura, e
della produzione de'germi atti a svolgersi in altrettanti animali?
Non iscrivendo noi articoli di fisiologia , tralasciamo di esporre
si il sistema uniente od areolare, e si quello dei vasi-, essendo una
tale trattazione fuori al tutto del nostro scopo. Ci restringiamo a
fare un piccolo cenno del solo sistema nerveo e del muscolare, es-
sendo essi gli stmmenti proprii, 1' uno della sensazione 1' altro del
movimento spontaneo , che sono i caratteri reramente distintivi
dell' animale.
E cominciando dal sistema muscolare , esso risulta da un nume-
ro assai grande di psrti carnose, rosse negli animali a sangtie cal-
do, bianche negli animali a sangue freddo ; la massa delle quali e
composta di molti fascetti di fibre, risultanti ancor esse dall'unione
di altri filamenti piu tenui , paralleli tra loro o convergent! al me-
desimo punto , secondo la diversa configurazione del tutto. Impe-
rocche non ogni muscolo si rassomiglia agli altri nella forma ; ma
secando il diverso si to che occupa, o il diverso uso a cui serve ,
esso e piatto o rotondo o triangolare o cilindrico , o in altra guisa
conformato. Generalmente i muscoli nelle loro estremita finisrono
in un tessuto bianco, piu serrato e piu fermo, il quale secondo le di-
verse dimensioni che ha, riceve il nome or di aponevrosi or di ten-
din e.,Mediaritc i tendini le fibre per lo piu s' inseriscono nelle parti
dure del corpo, le quali negli animali vertebrati si nomano ossa, e
140 DI TRE GRADI DI VIVENTI
non sono altro che tessuto areolare assodato pel mescolamento di
rnolecole di calce e di fosforo. Ma ci6 che vuolsi precipuamente no-
tare nelle fibre muscolari si e la loro contrattilita, ossia facolta di
raccorciarsi sotto 1' influenza della virtu motrice propria dell' ani-
male o d'una irritazione qualunque in loro prodotta. Per virtu di tal
contrazione edel rilasciamento, che ne conseguita, i muscoli produ-
cono il movimento locale delle singole membra e quindi di tutto
il corpo, mediante il concorso delle parti dure ossia delle ossa ope-
rand a modo di leve. Onde puo dirsi a rigor di termini essere ap-
punto le fibre gli organi proprii della locomozione. Meraviglioso
e 1' inlreccio della loro azione , per cui nel produrre i singoli mo-
vimenti or s1 aiutano , or si moderano e contrabilanciano scam-
bievolmente sicche ne sorga un sol risultato , ammirabile bone
spesso per la sua intensita e grandezza a fronte della tenuita e fi-
nezza dei filetti onde i muscoli sono composti. Ne siffatta azione
pu6 assoggettarsi a calcolo certo , pel variarne la forza non solo
secondo i varii individui, ma secondo Teducazione, 1'esercizio e lo
slato diverse di salute d' uno stesso individuo. Benche poi il siste-
ma muscolare sia strumento della vita di relazione quanto ai moti
spontanei dell' animale 5 nondimeno esso si continua con gli stessi
organi vegetativi, i quali si compongono in grandissima parte di
fibre carnose per aver bisogno di contrattilita all'esercizio delle loro
funzioni, come lo dimostrano e il moto peristaltico degli intestini,
e la sistole e la diastole delle arterie e del cuore. Ma basti di cio;
diciamo qualche cosa del sistema nerveo.
II sistema nerveo forma una gran rete che involge tutte le parti
del corpo animate, e il cui centro principale e il cervello , con cui
tutti i nervi immediatamente o mediatamente son collegati. Impe-
rocche dal cervello come suo prolungamento precede nel collo la
cosi delta midolla allungata, e nel canale osseo del dorso la mi-
dolla spinale j e dall' una e dalFaltre traggono drigine i singoli nervi
che sotto forma di cordoncini biancastri metton capo negli organi
e si ramificano da per tutto. Quantunque la materia de' nervi sia
sempre la stessa, cioe sostanza grigia e medullare -, nondimeno essi
DI TRE GRAD1 DI VIVENTI
differiscono tra loro quanto alia conformazione, al colore ealle altre
qualita accidentali , secondo le diverse funzioni a cui son destinati
e i diversi organi a cui si riferiscono. Cosi verbigrazia altra e la
struttura dei nervi olfattivi , terminanti nelle cavita nasali , altra
quella dei nervi ottici terminanti nel bulbo degli occhi , ed altra
quella de' nervi tattili che stendendosi per tutto il corpo s' interna-
no colle loro estremita nella pelle ed aprendosi in papille vanno a
confondersi col tessuto della medesima. Noi non cifermeremo qui
a descrivere in particolare il concorso che i nervi prestano alia sen-
sazione, le condizioni che richiedono, la parte che vi prendono.
Ci6 sara da noi investigate in una trattazione speciale, nelia quale
discorreremo delle diverse facolta sensitive, dopo che avreino esau-
rita la presente quistione dell umano composto. Qui ci basti il ri-
cordare essere il sistema nerveo 1' organo, per cui 1' animale eser-
cita le sue sensazioni, le quali per conseguente vengono alterate o
inipedite, secondo le alterazioni o impedirnenti a cui soggiace esso
sistema.
Anzi non pure all1 esercizio della sensazione i nervi sono richie-
sti, ma all' esecuzione altresi del rnovimento nei muscoli e delle di-
verse funzioni degli organi vegetativi. Onde dai fisiologi i nervi so-
gliono dividersi in triplice categoria: in sensitivi, motori ed auto-
matici. Quest' ultimi son cosi nominati, perche la loro azione non
dipende in niuna guisa dalle percezioni e dalla spontaneita dell'ani-
male. Essi formano il sistema ganglionare, detto ancora del gran
simpatico, iniziandosi negli animali vertebrati da una doppia catena
di ganglii , disposti lungo la colonna spinale da ambi i lati e riuniti
tra loro per filetti della stessa natura, donde poi stendono numerose
ramificazioni ai singoli organi della vita vegetale. Nondimeno essi
fan parte dell' intero sistema nerveo, al centro del quale sono con-
giunti per 1' intermezzo di altri nervi. II che dimostra uno essere
1'organismo dell animale, benche composto di organi svariatissimi,
secondo le diverse funzioni a cui ciascuno debbe servir di strumento.
E questa crediamo essere la cagione per cui la perfezione d' a-
mendue gli organismi, nulritivo e sensitive, nei varii gradi dell' or-
Dl TRE GRADI DI VIVENTI
dine zoologico cresce e decresce in ragione diretta. Talmenteche-
quanto piu e perfetto 1' animale, cioe rneglio dotato di virtu sensi-
tiva, tanto piu in lui £ delicala e squisita 1' organizzazione ancora
della vita vegetativa 5 e viceversa dove si trova imperfettissima la
vita animale e ristretta ai suoi minimi termini, si scorge la mede-
sima imperfezione e tenuita a rispetto altresi della vita di nutri-
zione. Onde avviene che i limiti tra i due regni, vcgetale ed ani-
male, sieno piu difficili a distinguersi nell' infimo grado dell' uno e
dell1 altro e non nei gradi piu elevati ; sicche a stento si definisc*
se gT infusorii, dotati di solo sistema cellulare, sieno semplici vege-
tali o ancora esseri senzienti ; ma niuno dubito mai che il cedro
non fosse pianta ma animale. Parrebbe a prima giunta che la diffi-
colta di fare una simile distinzione dovesse avverarsi piuttosto nel-
le specie di piante piu perfette, come sarebbero una palma, un ci-
presso, una vite; e non per contrario negli organismi di struttura
semplicissima e rozzissima. Ma una piu attenta considerazione ci
convince che appunto in questi dovea verificarsi tale difficolla; per-
che essendo uno V organismo del vivente, a qualunque classe appar-
tiene, 1' infimo nella scala degli esseri sensitivi convien che abbia
un' organizazzione imperfettissima eziandio per rispetto alia vita
yegetativa^ e per contrario quanto piu si sale nella scala zoologica,
tanto piu gli organi delle due vite convien the sieno esplicati e
perfetti. II che vale eziandio per I'organismo che concerne alia lo-
comozione ; la quale per conseguente e minima negl' infimi tra gli
animali e si riduce a semplice dilatazione e ristringimento, senza
moto progressive da luogo a luogo ; siccome appunto la sensibilita
in essi si limita al solo tatto, come sembra che sia nei polipi, nelle
madrepore , nelle meandrine , e in generale in tutte le specie di-
verse di zoofiti.
III.
Divenitd deUuomo dai semplici animali,
Questa ragione, che abbiamo teste recata per rispetto alia vita
sensitiva, la quale nei suo infimo grado convien che si manifesti in
DI TRE GRADI DI VIVENTI 143
organismi imperfetti eziandio nell'orrline della vita vegetativa,non
ha veruna applicazione a rispetto della vita intellettuale. Itnperocehe
intanto la vita sensitiva cominoia a congiungersi colla vita vegetativa
in un organismo imperfettissimo da ambo i capi ; in quanto amen-
due son vite organiche, cioe tali che si esercitano per mezzo di stru-
menti corporei. Atlesocbe, essendo uno il vivpnte, e per consegoen-
za uno altresi 1' organismo ; non pu6 questo essere imperfetto e di
rozza costruttura a riguardo della vila di nutrizione, senza che ssa
parimente a riguardo della vita di relazione. Ma la vita intellettuale,
come vedremo a suo luogo trattando della spiritualita dell' aniina
urnaria, e vita indipendente da ogni intrinseco cancorso di organ!
materiali. Ond1 essa nel congiungersi nel suo piu basso grado colla
vita sensitiva, il che accade nell uomo, dotato ad un tempo di ra-
gione e di senso, non ha alcuna necessita di richiedere un organismo
imperfetto. Arizi ba per contrario necessita di richiedere un orga-
nismo perfetto. Conciossiache dovendo siffatta congiunzione del gra-
do intelli ttivo col grado sensitive ridondare in vantaggio della parte
piu nobile; convien cbe le facolta sensitive servano in quel modo
che possono all' esercizio della facolta intellettiva ; e per6 e d' uopo
che esse sieno il piu che puossi esplicate e perfette. II che non
accade dell'unione del grado sensitive col vegetale^ perche, sebbene
per tal congiungimento la forza outritiva viene, come dicemmo piu.
sopra, elevata a produrre non piu fibre legnose e foglie , ma carne,
nervi e va dicendo; tuttavia ci6 non serve che a formare chimica-
mente 1'organo da servire alia sensazione , ma non entra in niuna
guisa comeaiuto dell'atto stesso del sentire. Onde a ris.petto del gra-
do vegetale in ordine al sensitive non ha luogo queH'assioma : supre-
mum infimi allingit infimum supremi; percbe codesto assioma vigo-
reggia ivi soltanto, dove la funzione propria del grado inferiore deb-
b' essere essa medesima strumento e materia dell' operare proprio
del grado superiore. La qual cosa , come dicemmo , non si verifica
nell'unione di questi due gradi, rion essendo il vegetare ne obbietto
ne niinistro deH'azion di sentire. Tutto il contrario avviene del gra-
do sensitive a riguardo dell'intellettivo nell'uomo, giacche la materia
DI TRE GRADI DI VIVENTI
della conoscenza intellettuale a lui e porta dalla sensazione; e la
fantasia, suprema tra le facolta sensitive, e quella che gli presenta i
fantasmi da cui astraei suoi primitivi concetti. II perche nell'uomo
il grado sensitivo dovea essere perfettissimo, e perfettissimo per con-
seguente 1' organismo che ad esso risponde.
Ed il fatto concorda appieno colla ragione ; poiche di vero noi
scorgiamo nell' organismo animale dell'uomo una squisitezza e per-
fezione , qual non si trova in qualsivoglia altro senziente d' ordine
inferiore. Ci6 procede, come dicemmo, da che la sensibilita dovea
in lui esser ministra ed ausiliatrice deirintelletto.
La prima differenza dunque dell' uomo dal bruto possiamo con-
siderarla nello stesso organismo, il quale e in lui perfettissimo tra
tutte le famiglie e le specie del regno animale. Ne ci6 solamentfr
per quel che spetta alia bellezza della forma, alia regolarita e sim-
metria delle parti, alia posizione retta e verticale del corpo; ma mol-
to piu per quel che riguarda le funzioni sensitive e locomotive. Im~
perocche il sistema si nerveo come muscolare ha in esso una som-
ma delicatezza di tessitura, e le sue membra son meglio articolate
per 1'esecuzione di qualsivoglia movimento. Soprattutto e da notare
la peculiare conformazione del cerebro, che in lui e proporzionevol-
mente piu voluminoso che non in qualsivoglia altro mammifero, ed
ha gli anfratti piu profondi e piu numerose le circumvoluzioni.
L'altra differenza si e esser 1'uomo il solo animale propriamente
industrioso ed artista. Nei bruti noi osserviamo varii effetti artifi-
ciosi, comei nidi degli uccelli,la tela dei ragni, gli alveari delle pec-
chie. Ma evidentemente codesti effetti non procedono che da istin-to
e determinazion di natura, per cui son posti quasi meccanicamente
senza disegno preconcepito e conoscenza di proporzione tra mezzi e>
fine. II che apparisce dalla costanza e perfetta simiglianza nell'ope-
rare di tutta la specie, dalla totale assenza di progresso e dall'avve-
rarsi in animali sovente i piu stupidi ed inetti a qualunque alira
ordinata azione. Onde si fatti lavorii non dimostrano arte nelle pros-
sime loro cagioni, ma bensi nel primo Autore che a queste comuni-
c6 1' essere e 1' efficacia. Lo stesso non pu6 dirsi dell' uomo 5 il quale
DI TRE GRADI DI VIVENTl 145
si csercita in mille opere d'arte per propria invenzione, e distribui-
sce e varia e perfeziona il suo lavoro , e scopre del continue nuovi
usi ed applicazioni delle forze della natura. II perch& egli solo tra
gli animali venne dotato del vero strumento artistico, ciofe delle ma-
ni perfettamente conformate per ogni prendimento e maneggio di
cose si grandi come piccole, attesa la molta articolazione delle di-
ta, la facilita che esse hanno di muoversi separatamente e 1'opposi-
zione che il pollice pu6 fare alle altre quattro. Al che si aggiunge
la delicatezza del tatto, di cui son dotati i loro polpastrelli , aiutati
grandemente dalla durezza delle unghie che presta loro un valido
appoggio senza nuocere alia loro efficacia. In virtu di quest'organo
maraviglioso, che e la mano , 1' uomo diventa padrone della natura
sensibile -, e benche naturalmente sprovveduto di armi offensive e
difensive, egli si rende il piu possente degli animali, capace di vin-
cere ed atterrare e le immani balene e i feroci leoni e i robusti ele-
fanti, e qualunque altra fiera piu terribile e forte nuoti nelle acque,
o abiti le selve, o voli per 1'aere.
In terzo luogo 1'uomo e il solo tra gli animali che e dotato di fa-
vella, ossia di linguaggio articolato. I bruti forniti di polmoni emet-
tono, e vero, diverse voci e grida incondite a seconda delle passion!
da cui sono agitati e dei bisogni fisici che provano. Ma ognun vede
siffatti suoni non aver nulla che fare colla parola , segno artifiziale
ed arbitrario delle idee e degli affetti dell' animo e destinato ad
esprimere non le sole momentanee sensazioni , ma ogni sorta di
concepimento universale ed astratto. I suoni poi articolati , a cui
profferire soglionsi addestrare i pappagalli ed altre sorti di uccelli,
non sono propriamente vocaboli a rispetto di quegli animali ; per-
che essi vengono pronunciati meccanicamente per abitudine indotta
in quelli, senza niuna intelligenza del loro significato. Ed a propo-
sito del linguaggio , e graziosa la osservazione dei naturalist! , che
Torang-utang e le altre scimie piu vicineall'uomo per la conforma-
zione della testa e pel volume del cervello, sono del tutto incapaci
di scolpire vocaboli, per aver la laringe forata in guisa, che 1' aria
uscendo dalla trachea-arteria rientra e si disperde in alcune interne
SerieIII.vol.IX. 10 31 Decembre 1857.
J 16 DI TRE GRADI DI VIVENTI
cavita membranose 1. II che serve a rendere sempre piu evidente
non essere la favella se non privilegio dell' uomo.
In quarto luogo, 1' uomo e il solo animale in rigor di termini
socievole , non potendosi appellar propriamente societa la convi-
\rnza in comuned'alcuni animali gregarii, come verbigrazia le for-
miche ed i castori. II consorzio di questi e meramente istintivo ,
non regolato da autorita legislatrice, ne intrecoiato di relazioni di-
verse, ne procacciato da socii per volontaria cooperazione ad un
fine inteso comunemente da tutli. Un tal consorzio non e cbe 1'om-
bra della societa-, siccome ombra deU'intelletto pu6 dirsi il senso,
e ombra della volonta 1' appetito. Soltanto I' uomo ubbidendo non
meno alle propensioni della sua natura che ai dettami del suo in-
telletto contrae vincoli di verace convitto sociale co'suoi simili sotto
la direzione di un'autorita governatrice e coordinando i suoi sforzi
all' asseguirnento di uno scopo comune.
Ma per non andar troppo in lungo col notare i singolari divarii
dell'uomo dal bruto, riduciamoci alia differenza radicale e primaria
da cui tutti procedono e a cui tutti sono ordinati, ed essa e la ra-
gione che in lui folgoreggia come segnacolo del divin volto, e per
la quale egli entra in societa cogli spirit! puri ed e capace di cele-
brare la gloria del Criatore. Quindi la definizione di animal ragio-
nevole colla qu;\le 1'uomo suole distinguersi, per essere egli dotato
d'intelletto discorsivo, da cui come seguela precede la volonta e il
libero arbitrio e qualsivoglia altra dote , per la quale si diflerenzia
dagl' inferiori viventi. In virtu di questa sua perfezione la vita di
relazione dell' uomo non e circoscritta ai soli corpi singolari e con-
creti, come quella dei bruti, ma si spazia senza confine per 1' im-
mensa cerchia dell' essere in quanto tale. II che non essendo possi-
bile se non per opera di facolta non dipendenti nella loro azione da
intrinseco concorso di organi corporali ; ne segue che 1' anima
dell' uomo si trovi nel piu alto grado, a cui possa assorgere un
principio vitale informante il corpo, quale e quello di una plena
1 Camper a decouvert et bien decrit deux sacs membraneux qui communi-
quent avec let vcntricules de la glotte de cet animal, et qui assourdissent sa
voix. CUTIER Le regne animal, Tome I, Mamuiif eres.
DI TRE CLASSI DI VIVENll 1 47
superiorita e predominio a riguardo della materia. E cosi S. Tom-
raaso ne assegn6 la eccellenza sopra le vite inferior! ripetendola
appunto da questo capo. « La diversita delle anime, ossia de' prin-
cipii vitali, egli dice , dee desuinersi dal diverse modo, con cui la
loro operazione eccede 1'operare della natuFa corporea. Imperocehe
tuttu la natura corporea soggiace al principio vitale e vi si rap-
porta come raateria e struraento. Or egli ci ha un' operazione vitale,
la quale in tanlo eccede la natura corporea, che non ha bisogno
di essa come di organo per cui si eserciti ^ e tale e T operazione
dell' anima ragionevole. Un' altra operazione vitale sta al di sotto
della precedente; ed e quella che si esercita per organo corporeo,
ma non per alcuna qualita propria della materia. Tale e I' operare
dell' anima sensitiva; perche quantunque 1'um.idita, il calore e le
altre qualita corporee si ric-hifda.no per 1'operazione del senso } non-
dimeno 1'azion del sentire non si esercita pel loro mezzo, ma solo
esse sono richieste alia dehita disposizione dell' organo sensitivo.
L' infima poi operazione vitale e quella che si esercita per organi
corporali e in virtu di qualita parimente corporee. INoridimeno an-
che essa tiascende 1' operazione della materia ; perche i movimenti
di questa procedono da esterno principio, laddove quella procede
da principio interno : il che e comune a ttitte le operazioni vitali,
essendo proprio d' ogni vivente il muovere se stessoin qualche mo-
do. E tale e 1' operazione del principio vegetativo ; perciocche la di-
gestione e le altre funzioni che ne conseguitano si fanno instru-
mentalmente per 1'azion del calorico, ecc. *».
i Diversae animae distinguuntur secundum quod diversimode operatic ani-
mae super greditvr operationem naturae corperalis, Tota enim natura torpor alis
subiacet animae et comparatur ad iptam sieut materia et instrumentum. Est ergo
quaedam operatio animae , quae in tantum excedit naturam corpoream , quod
neque etiam exercetur per organum corporale : et talis est operatio animae ra-
tionalis. Est autem alia aperatio animae infra istam, quae quidem fit per or-
ganum corporale, non tamen per aliquam corpoream qualitatem . et talis est
optratio animae sensibilis. Quia, et$i calidum et frigidum, et humidum et sic~
cum, et aliae huiusmodi qualitates corporeae requirantur ad operationem sen-
au5, non tamen ita quod mediante virtute talium qualitatum operatio animae
sensibilis procedat; sed requiruntur solum ad debitam dispositionem organi.
148 DI TRE CLASSI DI V1VENTI
Questo testo e degnissimo di considerazione. Esso distingue tre
gradi di vita negli esseri composti : il vegetativo, il sensitive, il ra-
zionale. Assegna la ragion comune, per la quale il vivente si diffe-
renzia dal non vivente, che e 1' avere in se stesso il principio del
movimento e dell' azione di cui e subbietto. II che non convenendo
alia natura corporea in quanto tale, ne segue che il principio di vita
eccede le forze comuni della materia e secondo il grado diverso di
tale eccedenza debbonsi distinguere i diversi gradi di perfezione
vilale. Ora quei gradi son tre. Iraperocche la vita vegetativa, ec-
cede le forze dei corpi bruti, per la sola universale ragione di pro-
cedere da un principio interno al subbietto in cui essa si manifesta,
ma senza riiuna indipendenza dalla materia o dalle sue qualita ;
giacche la nutrizione e gli altri atti con essa connessi si eseguono
non solo per organi corporali, ma mediante le slesse forze chimiche
e fisiche della natura. La vita sensitiva sale piu alto ; perche essa
quantunque richieda tali forze come disposizioni degli organi cor-
porali, di cui ha bisogno ; nondimeno non si esercita per mezzo
delle medesime. In cima a tutte sta la vita razionale , la quale ec-
cede in massimo grado la natura corporea ; perche n& si esercita
per mezzo di forze chimiche e fisiche, come la vita vegetale, ne ha
mestieri di organi materiali come la vita sensitiva. II perche essa
tocca il supremo grado di perfezione vitale, ne pu6 procedere se
non da un principio al tutto immateriale e indipendente nella sua
sussistenza dal corpo.
Infima autem operationum animae est, quae fit per organum corporeum et vir-
tttte corporeaequalitatis. Supergreditur tamen operationem naturae corporeae,
quia motiones corporum sunt ab exterior i principio ; huimmodi autem opera-
Hones sunl a principio intrinseco ; hoc enim commune ett omnibus operationi-
bus animae. Omne enim animatum aliquo modo movet seipsum. Et talis ett ope-
ratio animae vegetabilis: digestio enim et ea, quae consequunlur, fit instrumen-
taliter per actionem calorit, etc. Sumina th. 1, p. q. 78, a> 1.
LA CONTESSA MATILDA DI CANOSSA
E
IOLANDA DI GRONINGA
IL CASTELLO DISFATTO
Nell'apparire d'una bella mattina si videro sulla via, che di
Moravia conduce in Boemia , due poveri viandanti sopra un ron-
zone maghero, ma gagliardo, il quale con una vecrhia bardella e
un po' di cavezza logora e a nodi andava d' un buon ambio e facea
gran cammino. Lo cavalcava un uomo di contado male inarnese,
e seco avea in groppa un garzonetto col cappuccio a gote, cbe gli si
tenea stretto a' fiancbi e mettevagli spesso il viso fra le spalle. Qui
e cola, parte innanzi, parte dietro e dai lati, vedeansi alquanto dalla
lunga da diciotto a vent1 uomini in vista di cacciatori , i quali con
bracchi e con levrieri alle lasse , parea cbe cercasser la posta da
sguinzagliarli e ammetterli alle volpi e aH'altra selvaggina. Chi li
avesse inconlrati non avrebbe posto mewte per nullaai duevillani,
riputandoli gente che andava al mercato di qualche vicino casale, o
forse in attesa di caricare la cacciagione di que' valentuomini.
Se non che il piu attempato era il fedele Raimondo, antico fami-
glio di Pandolfo, e il garzonetto, ch'aveva in groppa, era la bella e
travagliata lolanda, la quale per fuggire le insidie di Odocaro, ap-
pena guarita, fu dall'Abate Dauferio e dal Romito Manfredo, sotto
que' poveri panni , inviata a nostra Signora di Boleslavia per rag-
150 LA CONTESSA MATILDA
giugnere il padre. Que' cacciatori non erano altro se non i piu fran-
chi soldati dell'Abate di Znaim , i quali bene armati di spied! , di
giannette e zagaglie, sotto vista di cacciare, seguiano per iscorta la
damigella sin' oltre le frontiere della Boemia; alle quali pervenuti
senza alcun sinistro accidente , presero commiato da lolanda, la-
sciandola alia guardia di Dio; ese ne tornarono a Znaim colle buone
novelle.
.
I due profughi presero albergo una sera in una villa, ove trova-
rono di gran gente alle stalle, e dovettero per6 alloggiar malamente
sopra certi covoni di paglia sottu un porticale quasi al sereno, pe-
rocchi tutte le stanze eran prese. Credea Raimondo, che tanti fo-
restieri si fossero accozzati per condursi alia sacra di qualche chiesa,
nella quale, com' era costume di que' tempi, oltre la festa grande te-
neasi eziandio mercato di tutto il contorno. Malevatisi di gran mat-
tino, e partiti di conserva cogli altri, pervennero in sulla terza in
un larghissimo prato circondato d alberi annosi, in mezzo al quale
era una gran quercia che spandea largamente i suoi rami. A pie della
quercia vedeasi un rialto di verdi zolle a scaglioni , in vettaal quale
rizzavnsi una sedia coperta d' un finissimo conopeo di drappo scar-
lattino, estratovi sotto una pelle d'orso. II prato era alle sue prode
pieno gremito d' infinite frotte di popoli convenuti da tutto il reame.
Poco stante ecco entrare nel prato sei trombettieri, i quali sovra
cavalli bianchi venivano sonando , e dietro a questi molte barbute
armate di picca, le quali giunte al rialto fecero due ale tenendo Taste
in ispalla. Jntanto quattro mazzieri a. cavallo in mantellette di vel-
luto amaranto precedeano il Principe, il quale con elmo d'oro lu-
cente e incoronato venia chiuso in un usbergo di finissimo argento
colle fibbie ingioiellate di diamanti e di rubini; avea la cotta d'arme
di tocca d oro imperlata, eil mantello di porpora, affibbiato sul pet-
to.a, un anello d oro che uscia di bocca a una testa di leone. Egli
cavalcava un destriero leardo con selladi velluto cilestro, e legrop-
pe coverlate di sciamito , che scendea a frappe larghe sino ai gar-
retti, e avea la tesliera d'oro brunito con sopravi un pennoncello
piovente di penne d'airone.
IL CASTELLO DISFATTO
Questi era il Duca Uratislao, create di fresco Re di Boemia dal-
T Imperatore Arrigo IV * , il quale veniva, secondo 1'usanza di quei
tempi a giudicare isuoi vassalli. Seguianloda presso paggiche por-
tavano sopra bacini d'oro la corona reale e lo scettro , e scudieri
colla spada, coll'asta, coll'azza e collo scudo ; indi i grandi baroni
del regno tutti riceamente in arme sopra bellissimi palafreni, e cia-
scuno avea suoi scudifri e armieri cbe portavano le insegne delle
marche, delle contee e delle baronie, di ch' erano a omaggio del
Re. Serravano il corteo i Vidami , gli Scabini e i Prevosti, siccome
giudici e magistrati delta Corona, e per ultimo i giustizieri cogli
strumenti da martoriare.
II Re sale al trono 5 I' Arcivescovo di Praga benedice al popolo •,
gli Araldi corrono di scbiera in schiera trombando e gridando al-
to: Chi ha lite, contestazione, richiamo, incarico, accusa, ecceziow
o privihgio si presenti francamente al giudizio del Re 2. Tutto il po-
polo gridd con sommo applauso — Viva il Re — e fu fatto silenzio.
Allora si presentarono al trono prima i Vescovi e gli Abati, poscia i
Margravi, i Conti, i Visconti, i Castellani, e i Vassalli minori, i quali
prestarono al Re il Fio de' loro feudi , e gli piegarono innanzi le
bandiere a segno di vassallaggio. Cominciando il grudizio, si fecero
innanzi due grandi Baroni, i quali piativano de'confini d'una foresta.
II Re aggiudicolli alia prova dell'armi : presero campo ; s'investiro-
no colle lance, rotte le quali e gittati i tronconi, vennero alle spadej
1'uno fu ferito e perdette la lite: i Vidami ne rogarono atto, e fatta
la rivereriza al Re, i due contendenti sgomberaronoil campo.
Fu accusato ilCastaldo d'un'Abbazia d'aver ucciso a tradimento
il creato d'un Barone: neg6 il fatto alia prnsenza del Re, appellando
al giudizto di Dio per la prova dell'acqua bollente. II Re disse : Per
due Credi. La caldaia era nel massimo gorgoglio del bollore-, il
Cappellano del Re intono il Credo e tutto il popolo il seguiva ad alta
voce-, 1 accusato immerse le mani nella caldaia 5 terminate di
1 Chron. PegHW, Hoifmann.
2 Vedi ROBERTSON Disc. Prel. alia Stor. di Carlo V. — CIBRARIO Econ. Pol.
del M«di Ev. - SISMONDI Stor. delle Rep. Ital.
152 LA CONTESSA MATILDA
tare i Credi , rilevolle e alzolle in alto : la pelle era intatta , che
avrebbe dovuto essere tutta incotta e scarnata insino all'ossa. I po-
poli levarono un grido di gioia, dicendo a Dio — lustus es, Domine,
et rectum indicium luum (Ps. H8).
Fu tratto innanzi il Falconiere d'un Barone, il quale per vendet-
ta avea cavato un occhio al suo nemico. I consorti dell' offeso non
vollero riscatto di pecunia ; il Re , secondo la legge , diede la sen-
tenza del taglione : il giustiziere affoc6 un punteruolo d'acciaio , e
ficcatolo nell'occhio del Falconiere, glielo brucio. Un Saccardo fu
accusato d' aver giurato il falso sopra i santi Vangeli : il Re giudi-
collo a legge : il giustiziere pose la mano del Saccardo sul ceppo, e
coll'ascia gliela ricise di netto: die al moncherino una botta di fuo-
co per ristagnare il sangue , 1' intrise di balsamo e gliel' involse in
un panno.
Era legge de'Longobardi e anco de'Teutoni, che il creditore non
potesse spogliare il debitore del falco e della spada : fu condotto al
tribunale del Re un giudeo , che n' avea spogliato un povero cava-
liere. II Re condannollo a un grosso riscatto , piangente indarno il
giudeo usuriere , che dovette snocciolare di buon contanti , se non
volea piombare in un fondo di torre a discrezione dell' ofleso. Tutti
gridarono ; bene sta ; bruciatelo vivo , che ha crocifisso il figliuolo
di Dio.
Presentossi il canattiere d'un Barone e accuso un villano d'aver-
gli rubato un cane bracco pezzato bianco enero, e d'averlo vendu-
to a un guardaboschi il quale fu chiamato alia comparigione: venne
col cane. II Re disse ai bargelli — Si eseguisca la legge — Allora il
villano fu obbligato di levarsi il cane in ispalla , di girare tre volte
intorno al prato, e poscia venuto nel mezzo dovette alzargli la coda
e baciarlo. I popoli diedero in uno sgangheratissimo riso.
Anco fu accusato e convinto un masnadiere d' avere involato al
Margravio un falcon pellegrino di gran prodezza. II masnadiero non
avea di che pagare 1' ammenda , e il Re giudicollo in due once di
carne mangiategli addosso dal falcone. II cattivello fu posto boc-
coni sur una panca, e messogli sopra il falcone , il quale gli ficcd il
IL CASTELLO DISFATTO 153
becco nelle polpe , e tanto vi bezzico che ne trasse parecchi brani ,
sinche il giustiziere gliel tolse di sotto.
Fu accusato e convinto un ribaldo d' aver rubato un viandante :
costui avea meno un occhio , onde fu condannato nel naso ; peroc-
che era legge , che al ladro la prima volta si cavasse un occhio , la
seconda si tagliasse il naso , la terza gli orecchi : il giustiziere
preso il rasoio gli spicc6 ambo le narici insino al ceppo.
II re Uratislao in quella mattina giudico al fuoco due streghe, le
quali furono bruciate di presente sulla catasta in mezzo al prato^
sentenzio nella lingua un bestemmiatore , che gli fu tagliata colle
cisoie senza dimoraj fece attanagliare e poi bruciare un maliardo, il
quale per fare una sua esecranda malia , avea svenato un bambino.
Poscia diede molte senlenze di liti civili, di testamenti, di confini di
terre , di validita di contratti , e tanta era la sua sapienza e la sua
giustizia, che terminato il giudizio tutti i popoli gridarono : Viva
la giustizia del Be l.
Di certo quei tempi erano crudi nel codice penale secondo la fe-
rita di que' popoli rozzi ; ma almeno non facea duopo di mold av-
vocati, i quali per ispolpare le parti menano inlungo le liti anni ed
anni, con cavilli e avviluppamenti che non li stricherebbe Salomo-
ne; e presentano liste interminabili, colle quali si fanno largamente
guiderdonare dei congressi, dei consulti; dei pensieri notturni, e vi
notano uno zecchinose, incontrandoli per la via, li salutate di-
cendo : Vi raccomando il negozio.
lolanda e Raimondo per non dar vista di loro s' erano mescolati
fra le turbe , e stavano intenti al giudizio ; terminato il quale , il
gran Maliscalco pieg6 il ginocchio al Re annunziandogli la venuta
d' un' ambasceria del Marchese di Rrunn. II Re accettolla a grande
onore, e fattisi innanzi quattro Baroni in ricchissimo arnese di vesti
e di cavalli, e fatta la riverenza, esposero da parte del loro Signore,
1 Vedi per coteste leggi e statuti il codice di Luitprando , di Lodovico Pio ,
di Corrado il salico. II Glossario del Dufresne, le Dissertazioni del Muratori, il
Risorgimento d'ltalia del Bettinelli ecc. ecc. CIPRARIO. Econ. pol, incd. evo.
i54 LA CONTESSA MATILDA
che essendo stata rubata con violenza una nobile damigella dal Mo-
nistero di Santa Maria, il Marchese chiedeva in grazia alia Serenis-
sima Corona di Boemia , che il rapitore fosse rieerco : e trovato ,
e preso , losse rimandato sotto buona guardia colla damigella al
Castello di Brunn. 11 Re rispose laro : Che di buona voglia : ma
ne cbiedeva i conlrasegni. Allora gli ambasciatori dissero : Si-
re , la donzella e nei sedici anni , alta e ben complessa della per-
sona , di capelli biondi come oro, copiosi e lunghi; d'occhi azzurri
e sereni-, di fronte spaziosa; di carnagione bianchissiina ^ di viso lun-
go e di gote vermiglie.
La povera lolanda, che dopo 1'infermita era pallida divenuta, a
quelle parole s'imporporo di guisa, che il volto era di fuoco ; tr.e-
mavanle le viscere, e pareale che tutte quelle migliaia d'occhi fosse-
ro rivolti a lei. Raimondo, che se ne avvide, le disse all' orecehio
— Fatti cuore — e mentre le turbe erano tutte m confusione e
tramestamento pel ritorno, egli intruppossi fra loro; e in luogo di
continuare il suo cammino per la Boemia alia volta di Bokslavia,
torse la via per condursi alia ventuna verso la.Germania. Attraver-
sarono di molle contrade tedesehe, sinche.giunsero a una cittaove
trovarono fuori della porta una grande raunata di gente entro un
ampio steccato a guisa di quelli de'tornei. Smontarono a uno al-
albecgo, e s'appareccliiavano d'ireanch'essi avederela prorade'ca-
yalieri, quando avveoutisi in un uomo grande della .persona edi
franco sembiante, il richiesero della festa.
— In luogo di festa, rispose fieramente 1'uomodi Sassoniar chia-
matela macello fatto per crudel tirannia d1 Arrigo, il quale dopo
aver mace.Uata.i Sassoni, ora fa beccberia degli altri vassalli. Sap-
piate, cheavendo egli intimata una Dieta di tutti i baroni deli'im-
perio, la grida giunse nell'Qldemburgo de'Frisoni, ove in Rastedt
signoreggia il conte Hunone, ilNestore de'signori alemannu,Questi
essendo gia nella decrepitezza e tutto volto alle contemplazioni di
Dio, scusossi per la lunga eta del potersi rendere alia Dieta. Arri-
go sdegnonne acerbo come di fellonia, e gli mand6 imporre di pre-
sentarsi a purgare la sua contumacia, menando seco un campione,
IL CASTELLO DISFATTO 155
il quale fosse apparecchiato di manftenere il campo alia maniera di
Frisia contro il campione della parte regia. 11 venerabile vecchio
Hunone sentendosi pura la coscienza del peccato appostogli, a suo
gran disagio si mise in cammino accompagnato da molti eletti
guerrieri e dal figliuolo Federigo, leggiadro, generoso e prodegio-
vinetto, ch'egli ebbenella sua vecchiaia e per6 1'ama di smisurata
dilezione.
L'altro ieri il conte Hunone pervenne alia reggia, e fatta riveren-
za ad Arrigo, scusossegli con animo leale di quel suo rirnanere a
casa, promettendogli die non fu altrimenti per poca soggezione
a'suoi comandamenti, si per esser egli annoso e pieno d'acciacchi,
onde quella fatica arrebbelo disagiato e pericolato non poco. Esser
egli venuto tuttaria a'suoi nuovi ordini per dimostraglisi quel fede-
le vassallo che fu sempre inverse all' avo suo Corrado , e ad Errico
suo padre imperatori: avergli condotto innanzi ad omaggio 1'unico
figliuol suo Federigo, il quale non avea ancor tocco il veritesimo
anno, ma in prodezza d'arme e senno di cuore valea, per dono di
Dio, sopra 1'eta.
A quel nobile proferirsi d' Hunone gli Arcivescovi, i Ducbi e gli
altri Baroni erano pieni d' alta ammirazionee guardavano quel ve-
nerando vegliardo quasi con atto religioso: ma il fiero tiranno mira-
tol bieco, gli disse : lo t' ho per fellone, e non: ti lavera da cotesta
maccbia se non il giudizio della spada. Sara mantenitore per te del-
la sbarra il tuo figliuolo Federigo, e il campion mio sara un lione
africano. L' amoroso padre a questa dura denunzia allibi-, ma per
1'intimo tratto ch'egli aveva con Dio, abbandonata ogni sua speran-
za nel divin beneplacito , rispose : Re Arrigo, Cristo fia giudice1
fra me e te dell'innocenza.
Oggi adunque, riprese il sassone, Federigo combatte il fiero Ho-
ne-, forestieri, pregate pel nobile giorinetto; e cosi dicendo avvios-
si agli steccati. lolanda a quelle parole s' intese tutta commorer
dentro di pieta dell'innocente e d' orror pel tiranno-, e coll' intimo
del cuore voltasi al suo Angelo custode, il preg6 vivamente di sup-
plicare 1'Angelo di Federigo a infondergli fermezza e vigore da vin-
LA CONTESSA MATILDA
cere la belva crudele. Intanto ella enlro con Raimondo fra il doppio
palancato di queirimmensa prateria, la quale girava ben oltre a un
miglio. Ai due fuochi dell'elisse erano rizzati due palchi a padiglio-
ne riccamente messi ad arazzi e a rica scale di seta e di velluto, ga-
late di frappe d' oro, e seminate per tutto di piastrelli, di bombine
e di stellette d'oro, che brillavano come gemme. Nell'uno de'palchr
sail, detestato da tutte le genii, il Re Arrigo coi principi dell'im-
pero, neH'altro il venerabile conle Hunone, seguilo da'suoi cava-
lieri. Egli era alquanto curvo della persona coi capelli bianchi co-
me neve cadenli sulle spalle ; avea il vollo pallido e meslo, 1' alta
fronle, per F immenso dolore, costretta, e 1' occbio per la smisurata
angoscia dell' animo palerno gli parea morlo in viso. I popoli al
primo vederlo apparire in sulla loggia lacrimarono di pieta, e ma-
ladiceano in cuore alia spielalezza d' Arrigo.
Gli araldi e i donzelli d'arme corsero tulto 1'arringo, e fallisi di-
nanzi al trono, allendeano il cenno reale. Arrigo piego il capo : al-
lora fu dalo nelle Irombe, e alzala la gridainlorno — Federigo di
Rastedt sostiene alia prova del Hone che il Contesuo padre non pecco
di fellonia alia Corona — Di presente il giovine Federigo si fece
innanzi al vecchio padre, e piegale le ginocchia il chiese della bene-
dizione. II Conte soslenuto da due scudieri levossi in piede, e grido-
allo spiccatamenle : lo giuro a Dio, al Re, a tutti i Principi del-
1'imperio ch'io non ho mai fallilo la mia fede alia Corona. Figlio
mio, comballi franco per Vinnocenza di tuo padre: ti benedico in
nomedi Dio Padre, Figliuolo e Spirilo Santo, e prometto alia Po-
tenle ^7e^gine Maria, che se tu esci vincitore della gran lotta, io edi-
ficher6 ne' miei slati e giurisdizioni un tempio e un monistero in
onore di Lei. Cosi detlo, il reverendo vecchio ricadde nella sua
sedia e ficco il mento in seno.
Federigo scese co' suoi donzelli nell' arena , e fu vestito delle sue
armi ; si cinse al fianco la spada, e allacciatosi 1'elmo in capo, fece
ritirare ognuno alia sbarra. Federigo era bello, grande, nobile e
destro della persona ; e tulti al primo vederlo salutaronlo grazio-
samente con gridi e cenni , e le donzelle, ch'eran sulle logge e al
IL CASTELLO D1SFATTO 157
rialti , gittavangli fiori spicciolati , e sventolavano le cinture di velo
a gai colori , com'era 1'usanza di quell' eta. A un nuovo suono di
trombe fu tirato nell'arena da otto cavalli superbamente bardati
il gabbione di ferro , entro il quale chiudeasi 1'orribile fiera; e di-
staccati i cavalli, e il guardiano salito salla gabbia, alz6 coll'argano
la cateratta, e 1'aperse. II leone usci, fece alcuni passi, guardossi
attorno maravigliato di tanti popoli , e mise un rugghio spaventoso,
cbe altamente rimbomb6 per le logge e pei palcbi , e fece balzar il
cuore a tutti gli spettatori.
Federigo s'era fatto un fantoccio vestito di rosso vivo, e levato-
selo in braccio e postasi in bocca la spada fra' denti , mosse tran-
quillo e franco alia volta del fiero animale. II leone, come vide
avanzarsi il giovane guerriero , tutto arruff6 , scosse orribilmente
la giubba, sferzossi i fianchi colla coda, infiamm6 gli occhi, in-
ciocc6 i denti per rabbia , salt6 innanzi alcuni passi e s'arresto :
ma come vide Federigo farsi avanti con fermo passo e gagliardo ,
il leone guardollo con occhi di foco, rasp6 la terra, indi si raccolse
e strinse sulle zampe di dietro e scagliossi furiosamente per inve-
stirlo. Federigo gittogli innanzi il fantoccio, che il leone addento
e morse ingordo fremendo e agugnando ; ma il giovinetto, guiz-
zato di traverso, gli caccio la spada nel cuore e 1'ebbe trafitto da
banda a banda.
Allora si alzo un grido di gioia da tutti gli astanti ch'esclamarono
a una voce : Qui abitat in adiulorio Altmimi in proteclione Dei coeli
commorabitur (Ps. 90). II vecchio Hunone, cbe ratio in orazione a
Dio tenea chrusi gli occhi , a quel grido gli aperse , e vista la fiera
belva palpitante ai pie' di Federigo : esclam6 nel suo cuore : Isle
pauper damavit , et Dominus exaudivil eum, el de omnibus tribu-
lalionibus eius sahavil eum (Ps.33). In un attimo gli Araldi salta-
rono nello steccato , circondarono Federigo , e fra i plausi uni-
versali condusserlo innanzi ad Arrigo •, il quale percosso alia gioia
dellegenti, pauroso di sedizione, e stupito all' inestimabil prodezza
di Federigo, abbracciollocon infinita esultanza, cinselo di sua mano
del cingolo di cavaliere, misegli in dito un preziosissimo anello ,
158 LA CONTESSA MATILDA
donogli di molte terre nel paese di Soist, e franco in perpetuo del
vassallaggio la contea del padre •*.
Non e a dire quanto lolanda godesso della vittoria di Federigo, e
ne ringraziasse Iddio, ella ch'era quasi nella condizione di quel gio-
vane , ed aveva anch'essa per la tirannia d Arrigo il padre albando
dell'impero, profugo e in estremo sconforto, e preg6 la divina bon-
ta che soccorresse aU'innocenza del padre suo come avea magnifi-
cato quella d'Hunone. Appresso la vittoria di Federigo sopra il lio-
ne tutte le genti si dipartirono dagli steccati, e Roimondo, raccoi-
tosi colla donzella all albergo, le disse : lolanda, Signora mia, Tan-
data a Boleslavia e oggimai fatta impossible per voi dopo la pro-
messa del Re Uratislao al Sire di Brunn; laonde io non veggo altro
partito che quello di condurvi a Roma e mettervi sotto la prote-
zione del Papa, ch' e il padre de' fedeli , la letizia degli ssonsolati
e lo scudo dei deboli che ricoverano nelle sue braccia.
lolanda smarri al pensiero di si lungo viaggio, e pi^no d' insidie
e lacci dei nemici di santa Chiesa : tuttavia plena di fede in Dio, e di
confidenza nel Papa, si mise intrepida in cammino verso la Baviera:
se non che dopo alcuni giorni cavalcando lungo le rive del Danu-
bio s'abbatte in una gran pressa di cavalieri, che la fecero deviare,
tenendo a ritroso il corso del fiume per tragittarsi a Passavia. Que-
sta era la cavalcata dei due Arcivescovi di Praga e d'Olmutz. chia-
mati a Roma da Gregorio a trattare la loro causa al tribunale su-
premo della santa Sede. laromiro di Praga era fratello del re Ura-
tislao , il quale pretendeva supremazia di grado sopra la cattedra
di Olmutz, e il Vescovo Giovanni gliela contendea vigorosamente.
laromiro gli mosse guerra, il che saputo da Gregorio , gli mando
1' interdetto, intimandogli di venire insieme con Giovanni a dir sue
ragioni alsoglio Apostolico.
I due Prelati veniano con gran seguito di cherici e di cavalieri
con quella magnificenza che s'addiceva alia loro nobilta. ricchezza
e dignita, secondo 1'usanza di que' tempi. II Boemo avea in tutto
4 Vedt Chron. Rasted. SCHIPHOWER in Chron. Oldem.
m CASTELL0 DISFAT-TO Io9
del reale , e il Moravo, tuttocbe won fosse di sangue regio, non te-
neasi dameno in isplendore di laromiro. Ciascuno cavalcava bellis-
simi palafreni riccamente addobbati in gualdrappe di sciamito, in
selle gemmate, con isproni d'oro, e in fmissimi mantelli di por-
pora e zibetti di gran vaiore. Ciascuno era addestrato da due pa-
lafrenieri, e aveano innanzi la mula bianca colla croce inalberata,
e dietro nobili paggi. e valletti colle kisegne de'feudi: veniano ap-
presso i cherici , secondo la dignita, sopra ginnetti di bella guisa
e ben guerniti ; dopo seguiva la salmeria coi tesori delle cappelle
in calici e turiboli d'oro, in mitre ornate di preziose gioie, in anella,
e bottom da piviali , e paramenti di broccato d'oro, di veliuto e di
setino a vaghi ricami, e trecciere di perle, e nappe e cordon! do-
rati : per ultimo venia lascorta de' soldati bene in arme e sopra ca-
valli.di gran podere e da battaglia *.
Raimondo fra il corteggio del Prelato moravo conobbe alcuni suoi
amici, perche non parendogli esser sicuro, e dubitando di qualche
sinistro caso per lolanda, torse il cammino in fretta, e avviossi,. co-
me e detto diauzi, contro il corso delDanubio per tener poscia la via
d' Augusta. 11 suo avviso fu prudente; ma chi puo antiveder le for-
tune? Quella risoluiione torn6 di gravissimo danno, e d'amarissimo
pianto ad ambedue: imperocch^ com'ebbero valico il Danubio a
Passavia, mentre continuavano la loro andata alia voltadi Augusta,
avvenne loro d'attraversare di molte lande e foreste disabitate, e fu-
rono spesso a pericolo d' esser divorati dai lupi. Un gior.no che avean
corso un lungo tratto di paese diserto dalla guerra pervenriero alia
caduta del sole a un casamento mezzo disfatto ch'avea 1'aria d'uri
nobil nianiero baronale, posto in amenissimo sito sovra uapoggetto
coronato d'alberi frondosi , e di vive fontane annaffiato , le quali
doveano un di giocondare e fiorire colle fresche e chiare acque un
ampio giardino, in cui vedeansi ancora leaiuole scalfiLte, e i mar-
morei ornamenti.rotti e dispersi dalle soldatesche.
1 PELZEL'S GESCIHCHTE der Bohmer. pag. 66— FIORE.NTIWI pag. 117.
Greg. XII.
160 LA CONTESSA MATILDA •
Raimondo entr6 pei portici solitarii e cadenti, visit6 le camere a
terrene, e trovato un gran tinello col focolare, ivi pens6 di passar
la notte con lolanda; perche tolte le selle e le briglie ai due ronzi-
ni, e messili per UP. pratello di fina e folta erba ripieno, il quale era
circondato di muro, egli rientro nel disabitato palazzo. Ivi accese un
po' di fuoco, e trovati in una cameretta vicina alcuni covoni di pa-
glia, li stese in terra, si tolse dalle bisacce la provvisione, cenarono
chetamente, e poscia andarono a posare. Raimondo non tardo mol-
to a dormire, ma lolanda in quella solitudine, in quelle stanze de-
serte, in quelle tenebre che gia cominciavano g diffondersi, si send
presa d'un certo terrore che la tenea desta einquieta. Sinche duro
il fuoco acceso, ella continuava a guardarlo, e pareale che vigilasse
per assicurarla; ma a mano a mano spegnendosi, ella rimase in un.
buio pauroso, e stringeasi spesso la sua cara Madonnina al pe,tto,
raccomandandolesi con cuore affannato. Finalmente vinta dalla
stanchezza velo anch'essa gli occhi a un po1 di sonno.
Era gia notte alta, quando la giovinetta si scosse d' un trasalto,
e aprendo gli occhi, le parve aver veduto come un lampo balenare
in un muro e sparire. Le corse il sangue al cuore, balzo a sedere,
e parvele udire un romor sordo di lontano : chiamo Raimondo e gli
disse — Odi tu? — Che c' e egli? rispose — Parmi sentire uno
scalpiccio lontano, riprese lolanda, e anco vidi lampeggiar lumesul-
la parete di fronte — Ne avea compito di dire, che ecco guizzar nuo-
va luce, e sparire, e ripigliare, sinche videro il tinello illuminarsi
tutto. I due viaggiatori rimasero esterrefatti e si tennero morti, pe-
rocche videro entrar quattr' uomini con ceffo crudele, e V un d'essi
grido — Chi siete voi? — Poveri viaggiatori, rispose Raimondo, che
ci tramutiamo da Passavia ad Augusta —
lolanda (che coricandosi s' avea tolto il cappuccio e la chioma le
cadea per le spalle) avvegnache fosse in abito di garzone, fu losto
per femmina conosciuta ; laonde uno de' quattro presala per un
braccio la fe rizzare, dicendole — Buona donzella, vieni con noi —
lolanda tremava a verga a verga, e caduta in ginocchio alz6 le
mani supplicandolo di non farle affronto — Sta di buon animo.
IL CASTELLO DISFATTO 161
•
ripigli6 queU'uomo, niuno ti tocchera di peccato ; ma noi abbiamo
bisogno dell' opera tua per una inferma che abbiamo in casa. La-
sciate venire anche il mio compagno, disse pur tremando la gio-
vane; ma gli altri risposero: No, egli verra con noi. L' infelice
lolanda fu presa dali' uomo per mano e condotta via, contendendo-
si indarno Raimondo che volea seguitarla.
Quell' ostello dalla banda di levante calava sopra una rupe sta-
gliata, ch' avea le radici in un torrente, cotalche scendendo ezian-
dio di molte scale parea mettere ne' sotterranei, ma in fatto le stan-
ze avean aria e luce dal lato della valle. Entrarono dapprima in uno
androne che riuscia in una gran camera a volta sostenuta per lo
lungo da grossi pilieri d'asprone a bugna, intorno ai quali vedeansi
crogiuoli, calderuoli, mestole e mestolini di ferro, e fornacelle e
forme e staffe da serrarle. Ivi erano ancudini, ancudinette e tassi
con mazze, corbole, martelli a bocca piana, a boccatonda, apenna
dolce, a penna grossa, a penna lunga, con tanaglie, e morse e ci-
soie ne' ceppi. Cola in mezzo erano rizzati due gran strettoi di fer-
ro colle pile, i torselli, e i punzoni da stampar le monete, e vi si
travagliavano intorno certi ominacci mezzo ignudi, i quali colle ma-
novelle davano gagliardissimi tratti alle viti del torchio, che ne ser-
ravano i pani sulle stampe. Niuno la dentro zittiva; tutto faceasi
a segni, e 1'opera era concitata e piena d'ardore. Vedeansi ammon-
ticellati candelieri, vassoi, vasi, corone, turiboli, croci, reliquieri
tutti d' oro e d' argento, e rotti o tagliati si gittavano a fondere
nelle fornaci con varie leghe di stagno e d' ottone. Insomnia lolan-
<!a s'avvide con orrore ch'ella era caduta in empie mani, e che quel-
lo era un covo secreto di falsi monetieri.
L' uomo, che aveala rapita, la condusse per una fuga di camere
ov' eran di molti strapunti, sui quali vedeansi colchi uomini che
dormiano russando, in capo alle quali era una stanzetta dipinta con
entrovi un lumicino. lolanda sbigottita vide la in un canto un gia-
ciglietto, e sopravi una giovane donna gravemente inferma. Fan-
ciulla, disse quel fiero, questa e mia moglie, siati raccomandata -,
ella e grave, ed abbisogna di molta cura; fa che tu le sia sorella-,
Serie HI, vol. IX. 11 4 Gennaro 1858.
-162 LA COMESSA MATILDA
•
edettoquesto, e guardata 1' inferma pietosamente, gli calaron due
grosse lacrime dagli occhi, e usci seriz' altro dire. lolanda le si ac-
cost6 e fattole attorno alcuni vezzi donneschi, salutolla, offeren-
dosele graziosamente. La giovane le sorrise, e strettasela al petto :
Oh , disse , oggimai morr6 tranquilla , cbe mi veggo in si dolci
mani : dimmi ehe nome e il tuo? — lo mi chiamo lolanda, e tu?
— Ida, rispose 1' inferma — lolanda la governava con molto amore
e pel servigi da farle intorno dovendo di frequente passare fra quei
falsatori, tutti aveanla in riverenza: di che essa ringraziava Iddio,
e gli si raccomandava continue.
Venuto il giorno lolanda inginocchiossi a pie del letto, e tratta
dalla tasca di cuoio, che pendeale a fianco, la statuetta di Maria co-
mincio a recitare le sue orazioni del mattino. Ida la stava contem-
plando tacitamente ; e la divozione, Taffetto, la serenita colla quale
pregava rapiano V inferma a un'ignota dolcezza che tutta 1'anima
le occupava. La pieta che fioria su quel viso bello ed amabile, la
soavita di quegli occhi, rumiltadi quella fronte, la compostezza di
tutta la persona in se ristretta, lo spandimento dello spirito cbe
uscia caldo e innamorato da quelle labbra, moveano la mente dell-a-
povera Ida a nuovi sensi ch' ella non avea provato giammai. Co-
rn' ebbe terminate di pregare, lolanda rizzossi, e fattasi aH'inferma.
le disse — Ida mia, bacia 1'immagine della Madonna e confida in-
Lei — Ida baciolla-, e voltasi a lolanda le disse — Chi ecotestabel-
la Signora che tu mi fai baciare? £ fors'ella la Regina rostra? Quan-
t' e benigna ? Quanta maesta le spira dal sovrano sembiante ! E co-
testo caro bambinello e il figliuolo del Re? —
lolanda a quelle parole stupi, e disse — Ida, non se' tu cristia-
na? Non conosci la Madre di Dio, e il Redentore dell' anime no-
stre , sceso di cielo , fatto bambino , e poscia morto di croce, Dio
ed uomo?
— lo, rispose, non conosco altro Iddio che Odino figliuolo del gi-
gante .Borr, e fratello di Wili e di We potentissimi degli dei, crea-
tori del cielo e della terra, fattori dell' uomo, nel quale Odino spir6
1'anima e la vita —
IL CASTELLO DISFATTO 163
lolanda non potea rinvenire dal suo stordimento udendo tai cose;
e guardata 1' inferma con occhi incerti , le disse — Ida, non se' tu
alemanna?
— Sono luitizia, rispose, e tu sai che i Luitizii non sono cristia-
ni ; anzi sono in continua guerra coi Sassoni, e coi Danes!, che ado-
ran Gristo. Egli e appunto perche ho salvato un Cristiario, ch' io
mi trovo sbandeggiata dalle- mie native foreste e raminga con Duno
mio marito. TQ dei sapere che nell' ultima guerra de' miei Luitizii
coi Sassoni, dopo infinita strage dell' uno e dell1 altro campo, cia-
scuno ritirossi co' suoi ferili e co' suoi prigionieri entro i proprii
confmi. Fra i nostri prigioni era. un nobile e prode cavaliere , fi-
gliuolo d' un gran principe di Sassonia, giovine che non avea tocco
ancora i diciott' anni, ma si gagliardo che niuno resisteva alia sua
spada, e nella battaglia uccise ben tre Capi delle nostre tribu. Es-
sendogli stato morto il cavallo, cosi a piedi si difendeva mirabilmen-
te ; ma circondato da una gran calca de' nostri dovette cedere , e
fu fatto prigione e condotto alle nostre boscaglie.
Le tribii , cui quel nobile guerriero aveva ucciso i condottieri ,
gridarono ammutinate che il fiero Sassone si dovesse svenare all' a-
ra di Odino per placare 1' ombre dei nostri Duci; e cosi fu conve-
nuto di fare. Io sono figliuola del gran sacerdote di Odino, eil gio-
vane fu tratto nella capanna di mio padre , ed ivi legato a un cep-
po attendea la sua morte. Essendo io figliuola unica dimorava col
marito in casa mio padre, e per6 mi fu dato a guardia il prigionie-
ro, il quale nel suo grand' animo non mostrava segno di paura, ne
punto si ramrnaricava della sua sventura. Fu mandata la grida per
tutto il vasto paese dei Luitizii, che ivi a tre giorni il gran sacerdote
di Odino avrebbe immolato al suo altare sotto la quercia il piu pro-
de campione dei Sassoni. Tutti i guerrieri convennero, e campeg-
giarono sotto le tende. La notte del terzo di tutti gli uomini erano
nel gran prato del Dio , ragionando intorno alia nuova guerra da
rompere ai Sassoni , e faceano al lume delle tede di pino le danze
guerriere che precedono il sacrifizio.
Io era soletta al fuoco, e vedea il giorane prigioniero postosi gi-
nocchione pregare come facevi tu dianzi, e levava le mani al cielo,
164 LA CONTESSA MATILDA
e invocava spesso una Vergine che chiamava anch' egli Madre di
Dio , la quale dovea per certo essere questa bella Signora che tu
baci con tanta riverenza ed amore. lo mi sentiva commover le vi-
scere a pieta e tenerezza di si hello e nobil garzone che alia nuova
aurora doveva essere svenato. Ma quando 1' intesi dire — Ema, so-
rella mia cara, addio: deh quando saprai la mia morte, prega per
me — lo, che tanto piansi quando mi fu ucciso 1' unico mio fratel-
10 in battaglia, non potei piu rattenere lelacrime, e gli dissi — Pri-
gioniero, hai tu una sorella? — Si, mi rispose, e 1' amo tanto ! —
Allora presa da una prepossente forzadi compassione balzai in pie-
di, troncai colla scure le ritorte in sul ceppo, e gli dissi — Va, fug-
gi, nobil garzone, e consola la tua sorella — Corsi alle stalle, sel-
lai un cavallo, e gli dissi — Gala il monte, guada il Reknitz , e tienti
sempre in sulla tua diritta — 11 giorane si mise a cavallo efuggi.
Quattr' ore dappoi, che giaera vicina 1'aurora, udendo ritornare i
guerrieri, io feci vista di dormire presso il fuoco semispento: entro
mio padre con Duno, volsero gli occhi al ceppo, e non vi trovando
11 prigioniero, mio padre corse a me e scossemi fieramente, gridan-
do — Ov' e il Sassone? — Io feci la stordita, ed esclamai — Oh! che
dite? — Dico, ov' e il prigioniero? — La scure era vicina al ceppo,
e disse — Sciocca, perche lasciastu la scure si presso ? — Io rispo-
si — tagliai un p6 di legna pel foco, e avendo sonno, la dimenticai
cola in terra.
II romore fu grande : guerrieri salirono a cavallo , e spronaro-
no per la via che conduce all' Elba ; ma giunti alia riviera del Rek-
nitz, la trovarono per subite piogge smisuratamente ingrossata, e
dovettero ritornare. La rabbia deiLuitizii fu inestimabile, e mi vo-
leano svenar me all'ara di Odino. Allora mio padre, disse — Sacri-
ficheremo un altro Sassone , e la figliuola mia avra bando di terra
e fuoco — Duno mio marito prese I'oro e 1'argento del suo bottino
di guerra, e con tre cavalli ci dipartimmo. Duno s* abbatte nel cam-
mino in cotesti monetieri, s' aggiunse con esso loro, e ricoveraro-
no in cotesto castellazzo abbandonato , ove fanno moneta falsa di
marchi d' oro e d' argento , e tengon mano a tutti i ladroni del
contorno.
IL CASTELLO DISFATTO 165
lolanda, che aveva ascoltato con affettuosa attenzione i detti del-
F inferma, voltasi a lei con amore dolcissimo — Ida,le disse, togli-
ti da questa religione di sangue. II tuo Odino vuol vittime umane
svenate a' suoi piedi •, il nostro sommo Iddio invece, perch6 noi vi-
viamo in eterno, mise a morte 1' unico figliuol suo Gesu Cristo, Dio
come il Padre, il quale scese in terra, assunse umana carne, pati e
mori in croce per redimere le anime nostre. I suoi sacrifizii sono
d' amore; se noi 1' amiamo con tutta 1' anima, ci risorgera da mor-
te, e ci fara godere ne'cieli eternamente la sua Divinita, che ci ren-
dera felici e beati per sempre.
Ida mirava lolanda senza batter palpebra, e poscia le disse — Col
tuo Dio vedremo in cielo anche la tua bella Signora? — Pensa che
si, ripigli6 lolanda : Ella fu sempre Vergine, e il figliuolo di Dio in-
carn6 nel suo purissimo seno. Quando Gesu risorse da morte, e sa-
il in cielo, vi voile anco la Madre sua, e ve lafece levare dagli an-
gioli sariti, e incoronolla regina del cielo e della terra. Ida, tu sal-
vasti quel giovinetto cristiano, e Maria vuol rimeritarti col paradi-
so di si bell' atto, e diverrai anche tu piu bella di tutte le reine del
mondo.
— E che si dee far egli per giugnere a tanto bene? — riehiese Ida.
— Credere in Gesu Cristo, esser battezzato, rispose lolanda ed
osservare la sua legge, ch' e mite e soave pel conforto della sua gra-
zia — In quello entro Duno, il quale vedendo la sua giovane sposa
tanto serena e tranquilla in volto, le disse — Ida mia cara, cotesta
tua infermiera ti vale per un ristoro — Oh, soggiunse Ida, ella m'ha
detto tante belle cose! dirottele poi tutte: seritirai, Duno, che H
paradise dei Cristiani e piu bello del nostro Wahldlla 1 — II fier©
Luitizio crol!6 il capo, e rispose freddamente — Bene, bene : atten-
di a guarire.
Ma Ida era divorata da una febbre ardente , che la venia consu-
mando, e volgera con incredibile rapid! ta verso gli estremi. lolan-
da era continua al suo capo, e tergeale il sudore, e con acqua fre-
sca veniala refrigerando a sorso a sorso con una carita cosi tenera
•
1 II Wahlalla e il luogo di deljzie, il paradiso degli ScandinavL
166 LA CONTESSA MATILDA
« carezzevole, che Ida esclamava — Quanto sei buona, mia bella a-
mic«, tu mi sei piu che sorella : oh le cristiane son tutte cosi? S' io
fossi cristiana diverrei cosi buona anch' io? — Piu buona di me, ris-
pose I1 umile lolanda , perch6 col battesimo 1' anima tua diverrebbe
piii Candida della neve , piu limpida dell' acqua pura , piu lucida e
fulgerite del sole.
— Deh dunque, riprese 1' inferma , battezzami, e fammi bella
e buona come te.
— Io non posso se tu non credi in Gesu Cristo, figliuolo di Dio,
« nella Santissima Trinita — Credo, rispose Ida con impeto di cuo-
re, eanco nella tua bella Signora Madre di Dio. Su battezzami, lo-
landa, ch' io mi sento morire.
Allora lolanda rizzatala alquanto, e preso V acqua , battezzolla,
ne ebbe appena finite, che Ida sentissi 1' anima piena di tanto gau-
<lio, che le traboccava dagli occhi e dal viso, e ripetea continue —
lolanda, io mi sento giail paradisoin seno-, io bramo di morir presto
per vedere Gesu ela Signora mia — II contento la fece migliorare-,
e Duno che la visitava spesso non saziavasi di guardarla, dicendo —
Ida, tu sei piu bella : che t' ha ella fatto la tua infermiera? essa non
& donna, ma cosa celeste — e Duno mirava lolanda con riverenza.
Due giorni appresso Ida sentiasi venir meno : lolanda chiamo Du-
no che s' affrettasse, e con lui entrarono altri compagni, i quali ri-
masero commossi a veder la morente cosi chiarae lieta di volto. Es-
sa moyea le labbra per dire Gesu e Maria, che poteva appena scol-
pir«;, ma aperti gli occhi e veduto il suo Duno, chiamollo, e alzata
la voce, disse — Duno, fatti:Cristiano: addio — ripete Gesu, e spi-
r6 placida come una colomba. GH uomini tolsero il marito di cola,
e imposero a lolanda che la vegliasse. II giorno vegnente fecero una
^ fossa nel pratello ricinto, la seppellirono , e lolanda composta una
•croce di legno, piantolla sulla fossa , e preg6 a lungo quell' anima
benedetta, acciocch^ te ottenesse da Dio la grazia d' uscire di quel
<carcere e arrivar sana e salva al sepolcro degli Apostoli a sciogliere
il veto per suo padre.
Erano gia passatiaben dieci giorni che lolanda , confinata nella
«eameretta ovi Ida era morta, vivea prigioniera ed in pianto j ne le
IL CASTELLO DISFATTO 167
valea il promettere che non paleserebbe mai a persona viva chi abi-
tasse nei sotterranei di quel castello. Chiedeva di Raimondo, e niu-
no le rispondea : quei ceffi la teneano in continue terrore il giorno
e la notte: pregava lasua Madonnina che si mov^sse a pieta di lei-,
e piangeva e si desolava.
Una notte sentenelle camere vicine un insolito romore, e un ri-
dere e sghignazzare, e parlar d' assalti d' una sacristia, e di botti-
no d' oro e d' argento, e pareale udire anco una voce donnesca, la
quale millantavasi piu dell' altre. lolanda stava in orecchi e trema-
va. Dopo lunga ora di silenzio, perche cenavano , udi nuovamente
entrar nelle camere contigue e una grossa voce che disse — Va la
in fondo a coricarti, che v' e un' altra donna — e poco appresso en-
tra una femmina d' alta persona col lume in mano, la quale chiuse
1' uscio dietro a se col catenaccio.
lolanda trasali a quella vista, e guardata la donna, e conosciu-
tala, si getta alle sue ginoccliia, e dice sotto voce — Swatiza, aiu-
tami per amore di Dio — La zingana abbassa il lume, guarda fiso
la donzella ed esclama — lolanda, come voi qui? — Sedettero tut-
te due sul letticello, e lolanda le narro piangendo i suoi casi. Swa-
tiza pianse, forse per la prima volta in vita sua, tanto la strinse la
pieta di quell' innocente verginella$ e presala per mano e carezza-
tala affettuosamente — Benefattrice mia, le disse, non temete; io
conosco tutti gli aditi piu secreti di questo palagio, e vi faro uscire,
che persona nol sapra : qui sotto il vostro letto e un trabocchello
con una botola a ribaltella, e soprafu rammattonato; ma i matto-
ni non hanno calce e, levatone uno, tutti gli altri si rilevano age-
voluiente.
— Ma io vorrei salvo anche Raimondo, disse lolanda — Io ver-
ro poi per esso , s' egli e ancor vivo , ripiglio Swatiza , ma intanto
egli non vi e tempo da perdere — E posto da un lato il letticello,
e colla punta d' un trafiere alzato un mattone, tutti gli altri furono
rimossi chetamente : indi alz6 la ribalta della botola, prese il lume.,
e con lolanda avviossi per una scaletta che riusciva sulla ripa del
torrente.
IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
DI BENEFICENZA
A FRANCOFORTE
L' uomo, meraviglioso composto di materia e di spirito, e natu-
ralmente portato, per la parte materiale a contemplare ed ammira-
re quanto ha di esteso, di macchinoso, di strepitoso il mondo ester-
no ; per la parte spirituale a penetrarne con meraviglia le intriga-
tissime cause e 1' interno magistero. Ma di queste due contempla-
zioni or 1' una prevale, or 1' altra, secondo le varie tempre del sog-
getto contemplatore. La prima occupa fortemente le teste piu vol-
gari, le quali nella stampa periodica o nelle storie dei popoli corro-
no in traccia di avvenimenti strepitosi, di monumenti colossali, di
rivoluzioni, di battaglie, di grandi scoperte meccaniche, di vicende
politiche o religiose d'ogni maniera. Agl' intelletti piu sublimi tut-
t'altro pascolo erichiesto: e fatti die trascorrono inosservati, idee
che si propagano inavvertite presentano talora 1' aspetto di avveni-
menti importantissimi, donde germoglieranno a suo tempo i destini
del mondo. Di tal tempra era la mente di quel Vescovo, la cui Me-
moria intorno alia propaganda musulmanain Africa e nelle Indie
venne inserita nel Correspondent dei 10 e 25 Maggio 1851. II Ve-
scovo nelle sue missioni in que' paesi , osservando il fanatismo tur-
co alia Mecca e il progresso di quella nazione nella marineria di com-
IL CONGRESSO LMERNAZIONALE DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 169
mercio e di guerra , annunziava i moyimenti odierni dell' India ed
altri che probabilmente non falliranno, come questo non falli. Delia
stessa tempra era la testa di quel Napier, le cui parole da noi altrove
citate * intorno ai pericoli dell' Impero indobritaimo avrebbero dato
ai pari suoi nell'anno, in cui si pronunziarono, soggetto di maggior
meditazione, che tutt' i sovvertirnenti presenti, i quali richiamano
oggi la curiosita degli sfaccendati e i tardi pentimenti di chi nulla
previde.
A coteste piu acute intelligenze crediamo noi dover raccomandare
come avvenimento importantissimo, dopo tanti altri Congressi in-
ternazionali, quello di beneficenza che, tenuta 1'anno scorso a Bru-
xelles la sua prima tornata, raccolse quest' anno alia seconda, nel
centro della Dieta germanica dal 14 al 19 dello scorso Settembre,
forse 160 personedi varie nazioni sotto la presidenza del Consigliero
intimo di Reggenza a Berlino signor Bethman-Hollweg. Non gia,
vedete, che possiamo aspettarcene, comecerti filantropi s'andranno
forse immaginando, o una redenzione del proletario o una emanci-
pazione della donna, o la santificazione dei carcerati penitenti o al-
tre simili beatitudini tante volte promesse e ripromesse indarno j
cui certi goccioloni incorreggibili continuano a sperare dalle ciarle
ufficiali, come gli Ebrei sperano dalle nuvole il loro Messia. Oh! in
questo sensocotesto Congresso non fruttera ai poveri piu di quello
che al sapere italiano profittassero i famosi Congressi degli scienzia-
ti, o alia pace universale le perorazioni del Cobden e de' suoi com-
pagni. In generate la vera carita, la carita cattolica, addottrinata
dal Redentore a non istrombettare le proprie larghezze , rifugge
da coteste clamorose adunanze : le quali per conseguenza servono
piuttosto a chi ama fare parlare di se, sfoggiarein bei discorsi, av-
venturare concetti e divisamenti magnifici e straordinarii, trovare
occasione d'intrecciare conoscenze ed amicizie e banchettare feste-
volmente cogli uomini del bel mondo$ che e la prossima e piu si-
cura conclusione di somiglianti Congressi. E Dio volesse che non
1 Vedi Civilta Cattolica vol. VIII, terza s«rie, pag. 433.
170 IL CONGRESSO INTERNATIONALE
vi fosse 'talvolta di peggio e non si raccogliessero i Congressi di be-
neficenza , come gia quei della scienza , per preparare alia societa
scompiglio, desolazione e pianto.
Sotto T aspetto dunque di filantropia noi poco speriamo da co-
tali adunanze; utilissime quando trattisi d' istituzioni materiali,
come telegrafi, commerci, polizie, medicina e simili. Ma sapete voi
cio chein simili congressi, e specialmente in questo, crediamo rav-
visare d' importante? Noi veggiamo in esso tre elementi degnissi-
mi dell' attenzione dei savii : e sono, i progress! della grande unio-
ne dei popoli, attuazione dell' idea cattolica; 1'intrusione, la tiran-
nia, 1'iridipendenza dello spirito eterodosso che vi si dibatte; 1'on-
nipotenza meravigliosa del Yerbo eterno, che costringe codesto
spirito a servire ai suoi disegni e loro preparare il trionfo.
E in quanto all'unione, che simili congressi manifestano gia mo-
ralmente o preparata o inoltrafa o forma ta, niuno e che non sap-
pia essere cotesta un' idea essenzidlmente cattolica, fondata sul va-
ticinio del Redentore: Fiet unum ovile et unus pastor: e la Chie-
sa, dacche V avviv6 il Paracleto, lavora a tale impresa assidua-
mente , con missionarii , con Vescovi , con Ordini religiosi , con
giubilei , con crociate e pellegrinaggi, con Universita e congrega-
zioni e con mille altri argomenti destinati a stabilire, mantenere, fe-
condare quella cattolica unita , donde nacque la civilta europea.
Ma forse i Cattolici stessi non avvertono sempre a quell' essenzial-
mente, a quella relazione intima e naturale che passa fra unita mo-
rale del genere umano e Chiesa cattolica : specialmente dopoche la
filantropia umanitaria, usurpando al crislianesimo cotesto concetto,
1' ha trombettato al pubblico come una grande novita. Arcade qui,
come in altre cattoliche dottrine che , non potendo cancellarsi del
tutto nella civilta europea, anche dopo 1'introduzione del principio
eterodosso, la bellezza del concetto cristiano, gia abbracciato come
innegabile , quando TEuropaera interamente cattolica; i nemici
della fede ne tolgono in prestito una tinta di vero per inorpellarne
e rovi ed iniquita. E come rubando alia fiaccola della Chiesa qual-
che isolata scintilla di sue dottrine , i volteriani si facevano inven-
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE ITf
tori e promulgatori di natural probita , gl' illuminati di religions
naturale, i politic! costituzionali di potere temperate , i dottrinarii
eclettici di una pieta senza dommi ; cosi gli umanitarii usurpano al-
ia Chiesa 1 la meravigliosa idea della societa di tutti i popoli, sot-
traendone per6 quel fondamento dell' unita di fede , senza di cur
1' unita delle genti altro non puo essere che il vecchio sogno del-
1' impero universale o la sventura dell' universale schiavitu sotto>
un centralismo colossale.
Sia vecchio sogno o universale schiavitu , voi vedete , lettore ,
qual tristo compenso ci offrano gli umanitarii in surrogazione del-
Yunico ovile. Ma tristo e malaugurato qual' e, esso vi mostra pure
come progredisca nella societa incivilita tacito ed inosservato 1'av-
Yeramento del gran vaticinio. Cotesto medesimo procedere tacito e
inosservato forma parte egli stesso dell1 avveramento; essendo-
scritto , come voi ben sapete , che il regno di Dio cresce come
1 Cotesti plagi di belle istituzioni cattoliche potrebbero dare soggetto di un
lungo articolo e curioso. Sanno i lettori quante volte fa detto dai libertini stessi
che i vantati penitenziarii della civilta moderna sono semplici imitazioni o rae-
eonciamenti di cio che esisteva in Roma fin dal 1700 : sanno gli sforzi eroici
fatti da Miss Nothiugale per contraffare anglicanamente le Suore di Carita, e-
1' eroico fiateo in cui quelli abortirono. Or noi dubitiamo che altro simile pla-
gio sia quel Kindergarten (giardino di ragazzi) che il rapporto del sig. Giulio
Duval (ne diremo frapoco) ricorda come istituzione tedesca, appena conosciu-
ta fuori di Germania, e raccomaudata alle madri di famiglia e alle autorita
municipali dal Congresso filantropico. L'invenzione, che si dice del Froebel,
venne raccomandata nel Congresso dall'infaticabile sua promotrice, la baro-
nessa di Marenholtz, come ispirata dall'amor dei fanciulli ed efficacissima alia
lor buona educazione. 11 rapporto non ispiega in che consista quella pratica :
ma il titolo ci fa dubitare assai che allro essa non sia in sostanza se non cio
che nelle scuole di Roma appellasi appunto il Giardino, usitatissiino anche in
Napoli e in Sicilia da tutte le scuole e le pie congregazioni ; le quali in qualche
amena villetta raccolgono i loro giovanetti nelle ore di sollievo per congiun-
gervi 1' allegria della brigata con la tutela dell' innocenza. Se cosi fossero i
giardini tedeschi, 1'invenzione risalirebbe per Roma almeno al secolo di S. Fi-
lippo Neri , benche rivelata per la prima volta at membri del Congresso
80) nel 1837.
172 IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
sernente raccomandata al terreno mentre 1' uora dorme, e non se
ne accorge * ; che giungera come ladro senza che altri 1' aspet-
ti 5 che fermenta nascosto in quella farina che per lui si trasfor-
ma. Tutto ci6 vi dimostra come il preteso concetto umanitario,
altro non e che una scimmiatura di quel Cattolicismo inventato
18 secoli fa dalla Sapienza incarnata , che agita e fermenta questo
impasto , in cui la Chiesa lo nascose, e tende ad infondervi quell' u-
nita, di che per se stessa egli sarebbe incapace.
Questa incapacita poi che comparisce evidente e dai fatti passati
e dai presenti tentativi , e fondata nella natura; nell'essenza stessa
delle cose. Conciossiache dovendo ogni unita sociale risultare da-
gli atti deiruomo ; e gli atti dell' uomo da una ferma persuasione
della sua ragione •, e chiaro che se voi non trovate un mezzo per
congiungere le intelligenze, mai non riuscirete aformare una vera,
wmana,durevole societa. Ora, tolto il principio cattolico, trovate voi
piu nella societa incivilita altro universale principio, a cui aderiscano
spontanee le intelligenze? Ne avete in questo momento, dopo tante
altre, la solenne risposta nel Sinodo, ossia commedia, di Berlino
destinata a congiungere in unica alleanza evangelica le dissonanze
del protestantesimo 2. E da codesto microscopico fiasco potete ar-
gomentare quale sarebbe 1' impotenza di chi tentasse fra element!
eterodossi il congiungimento delle nazioni. Come ! un pugno di mi-
nistri protestanti con unica Bibbia alia mano, dopo lo studio erme-
neutico di tre secoli, vedendosi ormai vicini a perire, ne hanno di-
stillato finalmente nove gocciole di domma; e fanno di tutto per
sorbire almeno queste, come ultimo tentativo contro lo sfacelo della
cahcrena ; e le nove gocciole non possono trangugiarsi da tutti quei
pochi ministri cointeressati, che debbono sciogliersi senz' aver nulla
concluso 5 e voi vorreste sperare di unire co' principii medesimi
tutti i popoli della terra ! Via via, lettore mio gentile, bando a co-
testi sogni. L'wm'co ovile e idea di Dio, e solo Dio potra ridurla in
1 Semen germinet et increscat dum nescit Hie MARC. IV, 27.
2 Vedi Civiltd Cattolica terza serie, vol. VIII, pag. 507.
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 173
atto. Tutti codesti racconti sapete voi che sono ? Sono , si parva li-
cet componere magnis , le mediocrita architettoniche di Firenze co-
spiranti intorno alia cupola di S. Flora per escluderne la mente in-
ventrice del Brunelleschi.
Sebbene n6, il paragone neanche in piccolo non regge. Che in
fin dei conti la gelosia di quei di Firenze non giunse a demolire il
gia fabbricato e sperderne le macerie. Ben essi volevano appro-
priarsi il disegno e la gloria : ma si contentavano di continuare la
fabbrica com' era iniziata, e valersi di quelle pietre che erano gia
destinate alPedifizio. Non cosi gli eterodossi nella fabbrica della casa
spirituale : essi vogliono la societa universale del genere umano ,
ma fuori del cristianesimo e fabbricata col nulla.
Col nulla; sissignori ! proprio col nulla: giacchfc il gran mezzo,
il gran ripiego da loro scoperto per congiungere in unita perfetta
tutti i popoli della terra, e stato quello di eliminare a poco a poco
tutti que' dommi , con che la Sapienza incarnata voile congiungerli ,
ma che trovavano un contraddittore. Cosi furono esclusi tutti, fuor-
che quei nove; e poiche contra questi ancora le obbiezioni non
mancano, sara pur forza abbandonare anche questi e fabbricare 1'u-
nita d' intelligenze senza dottrine, col nulla, o, come suole dirsi,
con la tolleranza universale *.
Comprendete voi pienamente, lettore, 1'abisso di assurdita di un
tale concetto? Che direste d'una accademia di disegno, ove alia
scuola notturna de' gessi il professore per ottenere da tutti gli sco-
lari una medesima copia, smorzasse i lumi e li lasciasse all'oscuro
senza originale? che direste di una sinfonia, ove per ottenere 1'ac-
cordo dei musici, si proscrivesse la partitura e il maestro di cap-
pella per lasciare liberi i suonatori? Che direste di un viandante
che ignorando la direzione del suo viaggio , e ritrovando dispa-
1 Infatti le dolte lettere delPabbate Guerber intorno al protestantesimo
d' Alsazia lo mostrano cola mollo piii discrete dell' cvangelismo prussiano :
credereste? Si contentano di legare alia loro comunione chiunque ammette i
due dommi dell' unita di Dio e imtnortalita dell'anima. (Yedi 1' Univers dal 17
al 24 Decembre 1857).
174 IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
reri fra coloro, cui ne domanda , si risolvesse a chiudere gli occhi
e camminare alia cieca? Niuna societa umana potra mai spogliarsi
del desiderio del bene, dell' amor dell'ordine, del sentimento di giu-
stizia : ma per ottenerli e pur necessario, chi nol vede ? saper dove
trovinsi quelle belle cose. Dire a tutto un popolo, dire alia molti-
tudine di tutti i popoli « Accordatevi di tendere unanimi ad eflet-
tuare il bene, 1'ordine, la giustizia » -, e frattanto a tal uopo vietare
universalmente di decidere che cosa sia bene, ordine e giustizia;
egli e proprio un volere che si acciechino per giungere, senza ve-
derlo, concordi al termine a cui aspirano.
Or vedete, lettore, se e possibile fuori del Cattolicismo Tunica so-
cieta umanitaria ! Sene vedete I'impossibilita, concederete insieme
che Vunico on'te, come fu concepito solo dal Redentore , cosi solo
nella sua Chiesa e colla sua fede pu6 condursi ad effetto. Di che
siegue ci6 che in secondo luogo abbiamo proposto, che quando 1'e-
terodossia mette mano a tali faecende, ella vi s' intrude come un
guastamestieri, distruggendo in parte il gia fabbricato e rendendo
impossibile, finche ella dura aH'impresa, il proseguimento e il com-
pimento. Questa conseguenza, che risulta genericamente dall' anzi-
detto, riceve un'applicazione e unaconferma degnissima dell'atten-
zione deijsavii nel Congresso di Francoforte.
Codesta solenne adunanza di filantropi benefici, si propone il te-
ma piu nobile insieme e piu facile che per tali congressi potesse
idearsi. Quale idea piu nobile che unificare tutti glisforzi del mon-
do incivilito per asciugare ogni lagrima, confortareogni travaglio ?
Se vi ha un assunto, oved^bba essere facile il congiungere gli ani-
mi, per fermo egli e cotesto, a cui tutti naturalmente cospirano gli
animi onesti. Disgraziatamente, qualunque esser possa il merito per-
sonale de'concorrenti, lo spirito onde muove 1'impresa non e il cat-
tolico: e piuttosto quello spirito umanitarioimmaginato appuntoper
contraflare nell' irreligione il Cattolicismo, per ristabilire una unita.
fra esseri indipendenti. «L' istituzione del Congresso, diceva nelF a-
pertura il Presidente Beth man , ha la sua ragione nelle profonde
trasformazioni operate nella societa dai progressi dell incivilimento :
DI BENEFICENZA. A FKANCOFORTE 175
il quale traendo da servitu a indipendenza , da corpi d' arte a li-
berta di lavoro, sollev6 1'uomo alia vera sua dignita. Se non che,
atterrate le antiche istituzioni, asilo e sussidio delle moltitudini •,
1'individuo isolato nella sua indipendenza dovette soccombere in
nuova lotta; e la societa vide nuovi mali riprodursi per ogni dove
sotto la triplice forma di miseria, di degradamento fisico e morale,
di delitti.Ma la liberta che produsse il male, dee produrre il rime-
dio: giacche chi e libero sta mallevadore delle proprie azioni. Ed
ecco 1'origine del nostro Congresso, il quale, prescindendo da tutte
le differenze nazionali, politiche, religiose, intende contrapporre
alia miseria la beneficenza, alle tenebre del degradamento Teduca-
zione, ai delitti i penitenziarii: santa alleanza di nazioni ispirata
dal pensiero cristiano, a fine di preservare la societa europea dal
dissolvimento onde e minacciata, e sollevarla all' altezza della sua
missione mediatrice della civilta del mondo 1. »
Attraverso alle ampollosita di queste frasi, il lettore avra notato
da se varie confessioni importanti. II presidente del Congresso rico-
nosce (e questo gli fa onore) che il pensiero e suggerito dal cristia-
nesimo. Ma disgraziatamente vuole che prescinda dalle differenze
religiose (il che e un po' diificile a combinarsi specialmente pe'fi-
lantropi ebrei). Riconosce inoltre che 1'indipendenza e 1'anima del-
la societa moderna •, che questa indipendenza, sollevando 1' uomo
all' altezza della sua. vera dignita, gli partori miseria, abbrutimen-
to, delitto (curiosa dignita, madre di tale figliuolanza !) 5 che eotesta
indipendenza dignitosa conduce a dissolvimento la societa: che i
corpi d' arte erano asilo e sussidio, e non gia schiavitu delle molti-
tudini. Ma 1' ingenuita di queste confessioni non basta a velare ad
occhio medioeremente perspicace quella tinta d' indifferentismo re-
ligioso, senza cui simili unioni, e in materia tanto intimamente con-
nessa con la religione, mai non congiungeranno Cattolici con eSe-
rodossi.
1 Journal des ticoncmistes, Octobre 18S7 pag. 75 t 76.
176 IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
Infatti appena terminata la prolusione e introdottasi la trattazio-
ne intorno alia beneficenza, la sala si cangid in arena, in cui gli spi-
riti che avevano lottato nel Belgio in favore o contro della carita
cattolica, tornarono a cozzare si duramente, che perlo meglio con-
venne abbandonare il campo e tacere del problema (p. 76). Se non
che cotesto silenzio essendo piu utile alia pace che al sapere, que-
sto chiese in grazia che una medaglia di 200 fiorini invitasse a scio-
gliere per iscritto quel problema, sopra di cui dovevano tacere le
voci. Manco male ! la lotta delle dissertazioni sara taciturna ed in-
cruenta.
Ma che vale prudenza e tolleranza contro la natura delle cose?
Sopito appena il primo dissidio, ecco riscaldarsene un secondo pei
termini, dice il JOURNAL DES ECONOMISTES,PIY< die swmusati dal de-
putato di Algeria, 1' abate Landmann, qualificando per immorale c
viziosa 1' educazione di non so quale istituto di donzelle, ove le gio-
vani moresche vengono allevate en dehors de tout proselytisme reli-
gieux (pag. 78). Non avendo sott'occhio gli atti del Congresso, non
possiamo porre in fermo alcun giudizio, ne assumere le difese del
sacerdote cattolico con piena cognizione di causa. Dal poco che ci
presenta il giornale economico ci sembra ravvisare nella rimostranza
del deputato d' Algeria un sincere rappresentante dello zelo cattoli-
co. Ma ad ogni modo potendosi dare certi casi, in cui la verapru-
denza vieta per minor male il proselitismo, prescinderemo dal me-
rito della causa , e ricordiamo il contrasto unicamente perche si
vegga quanto poca speranza aver si possa di unita umanitariasotto
gli auspicii della sola filantropia.
Ne qui si arrestano gli urti ; che al finir di questo la quistione
intorno ai limiti delY assistenza pubblica ridesta il dissidio pocanzi
sopito intorno alia beneficenza del Belgio. E le quistioni seguenti
intorno all'istruzione universalmente obbligatoria, alia sua gratui-
ta, alia riforma penitenziaria e simili dovettero certamente muo-
vere ugualmente gli spiriti. Poiche il relatore , dopo aver riferito
le vive critiche apposte al Dottor Varrentrapp intorno alia riforma
penitenziaria e al sistema cellulare , conclude col Ducpetiaux non
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 177
essersi inteso di deciderne la quistione, ma solo di raccomandarne 10
studio (pag. 81). Quando le risoluzioni sono cosi discrete, sojrgiu-
gne il giornalista, 1'accordarsi & facile: ma una sentenza cost inde-
cisa perde assai della sua autorita 1 (o come noi diremmo in buon
volgare , non conclude niente). Un altro dissidio degno di osser-
vazione e quello intorno alia lingua che nella Capitate della confe-
derazione germanica i Tedeschi vollero tedesca. Se ne duole 1'eco-
nomista francese, e vorrebhe che la cortesia usata verso le persone
si fosse estesa anche alia lingua degli stranieri. Altrimenti, dice, a
Londra si vorra 1'inglese, a Milano 1'italiano: il che non garhera ai
Tedeschi. Supponiamo che questi risponderanno al signer Giulio
Duval che, se la cortesia richiedeva tale sacrifizio, toccava ai Fran-
cesi darne 1'esempio 1'anno precedente a Bruxelles : che 1'obbligare
i nazionali o uditori a nulla intendere, o interlocutori a stentare
nelle adunanze , e scortesia verso i nazionali maggiore dell' altra
verso i forestieri: che questi quando viaggiano inGermania debbo-
no presumersi capire almeno il tedesco: ne vedersi per qual motivo
il francese abbia a godere cotesta preferenza o a Londra o a Mila-
no, Queste ragioni tuttavia saranno probabilmente sopraffatte nei
futuri Congressi dalla prevalenza dell'idioma francese, essendosi gia
determinato che sia cotesta la lingua dei futuri bullettini dell'asso-
ciazione, e che si cerchi frattanto una seconda lingua da introdursi
in tutte le scuole primarie d' Europa a fine di mettere in correla-
zione tutti i popoli inciviliti. In altri tempi cotesta lingua univer-
sale era un fatto compiuto dal Cattolicismo merce della lingua la-
tina. Ma cotesta anticaglia e troppo cattolica per meritare uno>
sguardo da un Congresso fliw&pendenti. Essa continuera a studiarsi
da tutti i Cattolici istruiti : ma questi se vorranno avere accesso ai
Congressi , invece di due dovranno studiare tre lingue , grazie allo
spirito che presiede a coteste riunioni. Bene inteso che per intro-
durre una lingua universale in tutte le scuole primarie europee,
ci vorra una buona dose di leggi, 'd'ispettori, di multe, che costrin-
1 Pagina 81.
Serit HI, vol. IX. 12 4 Gennaro \ 8 58.
178 IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
gano il popolo a godere anche di questa liberta d' istruzione, come
di tante altre liberta che vanno ogni di piu incatenandolo al carro
del Progresso.
Ed eccoci, come vede il leltore, condotti natural mente a consi-
derare i natural! effetti dell'invasione eterodossa nell' unita cattoli-
ca trasformata in umanitaria , i quali abbiamo notato pocanzi po-
tersi compendiare in queste due parole: dispotismo dei polenti, schia-
vitu dei deboli.
Che tale debba essere indubitatamente la condizione di societa
umanitaria •, vale a dire di societa che voglia farsi universale, senza
abbra^ciare ilCattolicismo, risulta evidentemente dal suo carattere
teste descritto. Attesoche, non avendo cotesta societa alcuna posi-
tiva unita nel pensare , mai non potra condurre ad unita ragione-
volmente spontanea, moltitudini numerose e molto meno 1'univer-
salita delle genti. Or quando manca spontaneita di azione derivata
da evidenza di ragioni, ruomo non puo essere condotto, se non con
una qualche maniera di forza (forza d'interessi, di minacce, di tor-
menti ecc. ). Dunque la societa umanitaria o non esistera mai ( e
questo crediamo probabilissimo), o sara la schiavitu del genere uma-
no sotto un despotismo colossale.
Se cotesto vergognoso ed orrendo spettacolo dovra vedersi , sa-
ra , crediamo , nel regno dell'Anticristo. Frattanto peraltro sicco-
me Anticristi in miniatura sono e debbono essere tutti gli avver-
sarii della Chiesa cattolica ; e naturale che lo spirito filantropico
faccia egli pure le sue prove di tirannia, ogni volta che tiene un
seggio d'onore nei Congressi europei per fonmarela futura Societa
umanitaria. E in questo , di cui parliamo , la tirannica idea di co-
stringere per viadi convenzione diplomatica tutti i contadini e ar-
tigiani d' Europa, non che le class! istruite, ad imparare una lin-
gua straniera , non e in sostanza se non una speciale applicazione
del principio d'istruzione primaria obbligatoria abbracciato, dice il
Duval, senza che una voce contra'ria abbia richiamato in favore o
del diritto dei parenti o della liberta assoluta. Anzi vi si aggiunse
poco appresso eper le scuole primarie e per le normali 1'msegna-
'
DI BENEFICENZ A A FRANCOFORTE 1 79
mento dell' economia politica , la quale , in caso d' insegnamento
obbligatorio , diverrebbe un nuovo carico pel povero popolo, ollre
la lingua europea ch'egli sarebbe costretto ad imparare. Ed anche
cotesto placito di un professore veniva accettato senza difficolta dal
Congresso ( pag. 81 ). Ne e maraviglia , giacche chi mai avrebbe
richiamato, mentre un Congresso di letterati e scenziati trinciava si
liberalmente sulla pelle de' contadini e degli artigiani assenti? Que-
sta franchezza degli uomini di lettere a tormentare gli assenti non
puo recare stupore quando si pensa che anche in Congressi diplo-
matici si vituperano talora e si condannano inuditi, non gid fabbri
e bifolchi , ma personaggi di ben altra portata. Laonde il notar-
lo non e per noi effetto di meraviglia; e soltanto un argomento di
fatto per confermare che il dispotismo e condizione essenziale, co-
me dell'intera societa umanitaria , cosi d'ogni suo episodic o pre-
parative.
Se a cotesto Congresso fosse penetrato il valente deputato spa-
gnuolo Conte Cangua Arguelles * , buon Cattolico com' egli e, a-
vrebbe forse assunto un po' piu liberalmente di tanti liberali la di-
fesa della liberta de' bifolchi. « Ricordatevi, avrebb' egli detto, che
la legge civile, emolto meno le ciarle ufficiali, non hanno il di-
ritto d' imporre ohbligazioni a capriccio, ma solo di esigere ed ef-
fettuare nel concreto quelle che vengono imposte dalla naturale
onesta •, alia quale una buona lezione di catechismo somministra
tutti gli elementi necessarii di vita civile. Quando quest! sieno
salvi , ben potra lodevolmente un Congresso suggerire rnezzi di
persuasione onde perfezionare 1'istruzione del popolo : ma cos-trin-
gere, e talora con danno epericolo, i genitori volgari a perdere 1'a-
iutode'figli e ad arrischiarne T innocenza, mentre potrebbero con
1' aiuto del sacerdote cattolico procurare ad essi 1' istruzione ne-
nessariaalla probita civile-, questo e uno di que'dispotismi che ven-
gono n^turalmente suggeriti, quando si vuole ottenere una violen-
ta unita, seriza.verita che persuadano gl' intelletti, senza affetti
che muovano i cuori ».
1 Vedi la Regeneration del 4 Norembre i 8S7.
ISO IL CONGRESSO INTERNAZI0NALE
Ma se cotesto dispotismo non trov6 oppositori, bea ne trovo po-
co appresso la proposta dell' insegnamento gratuito. Oh qui pero-
rava Cicero pro domo sua-, giacche fra tanti scieriziati, pochi, e£6r-
se nessuno , avrebbe voluto condannarsi gratuitamente alia mo-
lestissima vita del pedagogo. Quando voi, disse taluno, avete re-
sa obbligatoria 1' istruzione, che occorre piu metterla gratuita?
II gratuito e un' esca potentissima per tirare chi non verrebbe.
Ma quando sono obbligati (dovea dire costretli) a venire, perche
vestire coi color! dell'elemosina cid che e una vendita di servigio?
On confoit la gratuitt , Id ou T obligation n' exisle pas : c' est une
amorce toute-puissant. Mais ou V obligation est prescrite, on ne de-
couvre aucun motif suffisant pour recourir a la graluite , qui revet
d' une couleur d' aumone ce qui est au fond un echange de servi-
ces *. Che delicatezza di sentimento verso il volgo I Costringerlo a
pagare, perche non si creda avvilito dall' elemosina !
Questa perorazione e un vero capolavoro : noi , dicono in so-
slanza que' filantropi, abbiamo due mezzi per istruire il popolo;
o allettarlo spontaneo con insegnamento gratuito , lasciandogli la
liberta nel benefizio , o costringerlo con la forza e a ricevere il
benefizio e per soprappiu a pagarlo : due liberalita nel primo ca-
so, due tirannie nel secondo. Se qualcuno vi avesse detto che co-
testa alternativa era proposta in un Gongresso di Gattolici, gia sa-
pete quel che avrebbero scelto; la Chiesa abbondo sempre per
1' insegnamento gratuito e volontario. Ma il Congresso era filantro-
pico e liberate: dunque si studii per forza e si paghi.
Per le stesse ragioni non rechera maraviglia che quei dabben fi-
iantropi, spinti da una cotale bonta di cuore alia tutela delle Jon-
ne e dei fanciulli vessati ed oppressi nelle officine dell' industria,
abbiano dovuto ricorrere ai soliti mezzi di costringimento ufficiale
«ontro i loro oppressori. Lasezione del Congresso che avea studia-
to profondamente Tarduo problema, ricorre, second© il solito, alia
diplomazia internazionale, i cui trattati, dice, dovr.ebbere genera-
i Pag. 80.
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 181
lizzare i beneficii delle ri forme in favore degli artigiani, ma senza
nuocere agT inleressi legittimi dei sopraccapi *. Cos! il signer Audi-
ganne in nome della sezione : e la costui domanda era cosi discre-
ta, che lungi dal meritare opposizione, meriterebbe quel nome,
dato dal Duval ad altre sentenze, d' inutile ed inconcludente.' Giac-
che come sperare di conciliare Tinteresse dei fabbricanti col sollie-
vo degli operai? Ci lavora da parecchi lustri il Parlamento inglese,
e che cosa conclude? Ve lo dice UN' OCCHIATA ALL' INGHILTERRA. Or
pensate come sarebbe passata innocentina e tacita la seiitenza di
quel Congresso I
Eppure .... eh ! caro mi6, qui non si trattava degl' interessi di
poveri bifolchi assenli : i sopraccapi dell' industria avevano voce in
capitolo, e la voce questa volta si fece sentire. Get appel d T interven-
tion des gouvernements n' a pas ete adopte sans une vive opposi-
tion '"*. II professore Arckersdyck e il Conte Arrivabene (oh arri-
vava bene davvero!) protestavano energicamente in favore della
libera concorrenza, (la quale, come bene intendete, non pu6 es-
sere libera ne' sopraccapi , se libera non sia la lassa delle ore e
degli stipendii nel lavoro) :• e le proteste ebbero effetto. Parecchi
Membri restrinsero la protezione ufficiale alle donne e ai fanciulU
che in varii luoghi gia la godono : tutti poi conclusero che, aven-
do lo Stato pochissima autorita sopra 1' attivita industre , molto
meno possono averne le convenzioni internazionali : che per cori-
seguenza 1'assunto del Congresso si ridurrebbe a far si che in tutti
i paesi d'Europa corrano in tal materia le medesime leggi, affinche
uno Stato , ov' esse fossero piu benigne , non abbia a patire nel
commercio per la minore benignita dei vicini 3. Trattenete il riso,
lettore , se mai foste in compagnia di qualche filantropo ; che il ri-
derne sarebbe scortesia. Ma a noi , di grazia , permettete almeno
1 Pag. 78.
2 Pag. 78.
3 Afin que les reformes decompiles par I'initiative de quelqueEtat, ne tour-
nent pas d son prejudice par la resistance des voisins moins soucieux de I'inte-
ret des classes laborieuses (pag. 79),
IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
che ridendo sotto i baffi , vi diciamo una parolina in un orecchio.
Avete veduto il bel topolino partorito dalla montagna? Si trattava
di affrancare tutti gli operai dall' oppressione : s' incomincia a re-
stringere la protezione a sole dorine e fanciulli ; ma poiche questa
protezione potrebbe indurre disparita nei guadagni, si cbiede uni-
formita nelle disposizioni benigne. Per poco che coteste disserta-
zioni vadano oltre , voi vedete che la protezione degli operai si ri-
durra a far si che le leggi per essi benigne in certi paesi, sieno ri-
formate per non nuocere ai capitalisti ed impresarii dei paesi vici-
ni. Oh davvero ! ha ragione il Duval : interpretato in tal guisa il
voto del Congresso, gli & cosa innoceritissima (almeno pei ricchi ) :
Le vote du Congres nous semble a Yalri de tout blame. Povera filan-
tropia umanitaria ! Ella e tanto impotente a fare il bene , che ad
ogni pie sospinto s' inginocchia ai Governi, perch& ci costringano
con manette e carceri ad essere dotti , disinteressati , benefici $ e
quando poi vuole trarre una conclusione pratica, balbetta formole
inconcludenti che finiranno gittando il debole in balia del forte.
Ma ecco un altro colpo da maestro : si trattava di combattere
I'ubbriachezza 'degli operai, e il pastor protestante signor Bottcher
chiedeva ( ai Governi s'inlende) un' anatema contro ogrii bevanda
tonica (bois son forte). Misericordia ! sclam6 un grido universale.
Ed a ragione, giacche finalmente toglierci il vino donatoci dal pa-
triarca Noe , gli e proprio un diseredare tutto il genere umano.
S'incominci6 dunque dal limi tare il senso dell' invocato anatema
ministeriale -, vino , birra , caffe e ogni altra bevanda o naturale o
semplicemente fermtntata vennero issofatto ribenedette, lasciarida
soltanto fra gli scomunicati i liquori distillati, come acquavite, gi-
n«pro e simili 3. Supponiamo che 1'acqua distillata voglia fare i suoi
richiami : il relatore peraltro non racconta che per lei si alzasse una
voce. Ma ben richiamarono voci non poche in favore dell'acquavite
e del ginepro : e da buone avvocatesse incominciarono dal mostra-
1 Anatheme reserve aux boit$on$ distillee*, t ell es qu' eau-de-vie, genievre, et
autrespareilles, ce qui a desarme I'opposition de beaueoup de membres (pag. 79).
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 183
re, che i liquori forti non influisrono sensibilmente nella mortalila
de' bevitori : essere ingiusta dunque la condanna e improvvido 1'af-
fidarne ai Govern! 1'esecuzione. Tanto piu, soggiunse il Duprat, che
fra i popoli del mezzodi le bevande forti, specialmente agli operai,
sono una stretta necessita. Laonde sapete voi di chi e la colpa se
que' tapinelli abusano degli spirit! ? La colpa e dei Govern! che met-
*tono dazii sul vino. Di che la vera soluzione del problema e pro-
cacciare vino agli operai : La vraic solution c1 est . . . . T usage du
vin naturel, mis a la portee des populations laborieuses * .
Voi tornate a ridere , lettore, e n' avete donde : ed appunto per
questo abbiamo trascritto qua e cola le parole francesi , per non
sembrare autori della farsa o della caricatura. Vero rimedio all ub-
briachezza procurare del vino abuon mercato! Oh capperi! chi se
I'avrebbe aspettato? Ma per comprenderne viepiii il ridicolo e trar-
ne argomento in favore del Cattolicismo, tornate prima col pensiero
cola sulle pianure d' Irlanda a mirarvi quel povero Cappuccino , a
pie di cui migliaia di operai del vecchio e nuovo mondo giurano
temperanza. Un grosso saio indosso, un Crocefisso alia mano, una
parola evangelica sul labbro, ecco gli argomenti di temperanza che
non distingue vino da spiriti, che non misura il male dell' ubbria-
chezza dalla mortalita de'bevitori, che non chiede aiuto a codici cri-
minali, ne a convenzioni diplomatiche. A fronte di cotesto povero
Cappuccino mettete 1' adunanza clamorosa nella magnifica sala del
Roemer, frai monumenti di tutta la grandezza germanica : mirate
que' dottoroni che si stanno spremendo il cervello per isbandeggia-
re 1'ubbriachezza, e concludono finalmente implorando dai Governi
1' abbondanza del vino ; e dite se pu6 darsi piu vivo emblema e
piu calzante argomento per dimostrare 1' impotenza filantropica
della societa umanitaria 2 a compiere ci6 che, per bocca de' piu
umili suoi ministri, eseguisce la Chiesa.
1 Pag. 80.
2 Quando scrivemmo questo articolo non credevamo possibile argomento
piii calzante. Oggi peraltro le ridicolezze di una nuova Societa di temperanza
tra le donne Americane ci sembrauo oscurare le glorie degli Enofili alemanni.
184 IL CONGRESSO INTERNAZIOJfALE
Ah! conclude qui il Duval, se il Congresso fosse stato nel mezzodi
d'Europa, le ragioni delDuprat avrebbero vinto.-Ma gli uomini del
NorddominavanoneH'assemblea i. Capite,lettore, quest' altra lezio-
ne? La Chiesa radun6 i suoi Vescovi, or sono tre anni, per pubbli-
care il domma dell'Immacolata in numero di circa 300; ed essi ve-
nivano dall'Australia e dalla Groelandia, dalla Cina e dall' Irlanda,
insomnia da tutti gli angoli della terra. Udiste voi una sola voce
in cotesta immensa assemblea che sperasse altra decisione dai Ve-
scovi del Sud, che da quelli del Nord? Parl6 una voce augusta ed
uno fu il pensare d'ogni mente, Taffettoossequioso d'ogni volonta.
Oh qui si che io veggo 1'unico ovile, la reale, non che possibile, so-
cieta umanitaria ! In Francoforte, 160 filantropi si raccolgono da
La notizia ne fu portata dal Courrier des Etats-Unis, secondo il quale nella
piccola citta di Logan un drappello di queste amazzoni, armate di martelli, di
asce, eccetera, percorrevano le vie, precedute da un lugubre cartello , scrit-
tovi : Morte ai mercanti di perdizione, dando la caccia a chiunque si ostinava
nel vender vino e liquori. Un droghiere che segretamente ne faceva negozio,
abbarrata la bottega, si appiatto nella retrobottega : ma indarno , che le apo-
stolesse militanti, alzate le scuri e sfondata la porta allagarono il magazzino
di quella mercanzia scomunicata, distruggendo senza pieta barili e bottiglie.
Inanimite dalla vittoria correvano contro un negoziante di vini: ma qui
cambiava la scena. II buon tedesco ritto alia porta col fucile alia mano aspet-
tava il turbine. La carica si ferma e s' incominciano le trattative per 1' aboli-
zione della mercanzia dannata. Persuadere ad un tedesco di buttare il vino!
pensate se era impresa sperabile! II negoziante stette fermo concedendo alle
eroine di temperanza di ritirarsi con tutti gli onori della guerra. E gia partite
costoro, il valent* uomo applaudiva a se stesso del proprio coraggio; quando
eccoti tutto trafelato ed ansante il suo garzone: « Presto, presto, signor Pa-
drone, tutte lebotti sono bucate e il vino scorre a torrenti ». Le scaltrite mae-
stre di temperanza 1' aveano burlato; e mentre la prima fila stava parlamen-
tando col negoziante, le ultime s' erano traforate per una porta secreta ed ave-
vano fatto il salasso.
Ecco i mezzi di temperanza che stanno a disposizione della nlantropia ; o
propinare il vino ai bevitori, perche non si ubbriachino cogli spirili ; o salas-
sare-le botti perche si sperda il vino. Eterodossi scegliete quel che vi place:
noi altri Gattolici ci atterremo per ora alia ricelta del P. Matteo.
1 Pag. 79.
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 188
poche parti della sola Europa, concludono con sentenze inconclu-
denti, risparmiando gli illustri presenti e taglieggiando la plebe Ion-
tana: e tutta 1'armonia delle loro conclusion! si riduce fmalmente
a sperare dalla filantropia del Sud 1'opposto di ci6 che voile la pre-
valente filantropia del Nord. E costoro sperano la colleganza di tut-
ti i popoli? Ah! se la vogliono davvero, perche non la cercano in
quella societa che guidata dall' Uomo Dio seppe idearla, ne intra-
prese 1'effettiiazione, ne presenta anche al di d'oggi sperimenti me-
ravigliosi con mezzi da nulla ?
Fuori di questa societa hen potranno farsi delle chiacchiere, ben
potranno scriversi delle dissertazioni 1 : ma conciliarsi davvero in
unita animi e popoli, e condurli praticamente ad una qualche con-
clusione ; questo , assicuratevene, sara sempre cosa impossibile per
due ragioni evidentissime che compendiano tutti i lavori deh" assem-
bler renana. La prima e, che mancando 1'autorita obbligatrice de-
gl' intelletti , tutto ci6 che vorra ottenersi dovra chiedersi con la
forza alia mano j forza che costringa la carita a divenire beneficen-
za, il popolo a studiar lingue ed economia, grimpresarii a diminuire
il lavoro e crescere i dispendii , gli operai a tenersi lungi dalla bet-
tola e dall' acquavite. La seconda e che , ripugnando generalmente
all' uomo , fuor che ci abbia personale interesse, -la tirannia -, tutte
le proposte di violentare intere classi a non dovuto progresso , ca-
dranno sempre per la ripugnanza degli animi onesti a farsi com-
plici del dispotismo. La sola unita, a cui finalmente si giungera sara
quella del banchetto finale, il quale venne anche questa volta, dice
il Duval , a suggellare la conformita filantropica con mille brindisi
in mille lingue. Oh qui si che furono tutti d'accordo ! Ma nel rima-
nente . . .
Buon per noi che dall' alto veglia a difesa de'popoli e tutto guida
agli eterni suoi fini la Providenza : e a Lei servono senza avveder-
i A Ire dissertazioni pose premii il Congresso , una contro 1' ubbriachezza,
una in favore dei buoi senza coma, una in favore della liberta della carita:
utilissirae tutte e tre , . . a chi guadagnera la medaglia.
i86 IL COHGRESSO 13TERNAZIONALE
sene tutti codesti Congress! umanitarii, che rubata una qualche ve-
rita alia Chiesa , come si rub6 da Prometeo una scintilla a! sole ,
s' ingegnano di dare unita e vita ai materiali meccanismi del loro
automi. Essi a buon conto ricordano perpetuamente al genere urna-
no e 1' unita di famiglia, da cui decadde, e T unita di destini, a cui
viene chiamato nella Chiesa cattolica.
Ma questo generale concetto , non puo nel mondo reale effet-
tuirsi se non si congiungono gl'intelletti e le volonta nelle dottrine
e nei doveri del cristianesimo. Ed anche a questo concorrono, stan-
za saperlo, i Congressi internazionali, mutuando ciascuno una qual-
che verita isolata da quell1 immensa sintesi che la Chiesa presenta }
e vi concorrono sotto due aspetti: ciofe 1.° mettendo inpiena evi-
denza e la verita di quel domma e la necessita di quella pratica. Cosi
i Congressi della pace mostrano la necessita di un arbiiro fra i po-
tentati , i Congressi degli scienziati la necessita di un' autorita che
ne concordi le dottrine , i Congressi di beneficenza la necessita di
una carita che accenda gli afletti} e cosi degli altri, aualizzando ad
una ad una e rendendo cosi piu intelligibili le sublimi dottrine della
Chiesa. 2.° II secondo aspetto, sotto cui vi concorrono, e il dimo-
strare la divinita del concetto con 1'impotenza degli sforzi, co'quali
s'ingegnano di attuarlo; e 1'affezionare le genti alia verita principio
di unila ragionevole rendendo odioso 1'errore con la tirannk, a cui
essi raccomandano 1'esecuzione delle loro invenzioni.
Continuino pur dunque alavorare nella loro impotenza. Essi lavo-
rano inconsapevoli per la Chiesa. Dopoche colesti pigmei , lavorando
per anni e per secoli saranno ridotti a confessare che con sforzi im-
mensi nulla conclusero, la necessita riconosciuta di que'beni che va-
gheggiarono, 1'inutilita riconosciuta di quegli sforzi, con che li pro-
cacciarono, la nausea di quella tiranriide, con cui vennero promos-
si, condurra finalmente le generazioni seguenti a chiedere 1' effet-
tuazione da quell' architetto medesimo che diede il disegno. E la
Chiesa, ricca di quella verita che 1'intellingenze abbracciano si cu-
pide, ricca di quella carita che corre si generosa al sacrifizio; tro-
veranei materiali sperimenti> nelle osservaaioni, nei tentativi d'ogni
DI BENEFICENZA A FRANCOFORTE 187
maniera di coloro che volevano usurparle la gloria, i material! gia
preparati ad ergere I'immenso edifizio. La pace universale e lo sce-
mamento degli eserciti si vedranno possibili fra Cattolici per la
spontanea riverenza del Potentati al Padre comune : dal magistero
universale verranno conciliati nei punti fondamentali del sapere
umano i dispareri de' dotti : da una carita gerarchicamente ordi-
nata potra ottenersi quella beneficenza sapiente che dara pane ai
mendichi senza violentare i ricchi : all' abbrutimento della crapula
mettera un' argine, invece della violenza della polizia, 1'associazione
di temperanza: 1' universale insegnamento sara dato gratuitamente
per zelo ed accettato universal men te , perch" e congiunto alia reli-
gione che niuno osa rifiutare. Tutti insomnia i veri bisogni dell' u-
manita, trovano nella Chiesa provvedimenti di sussidio spontaneo ;
ed essi tanto saranno piu efficaci per raccogliere le genti nell' unico
ovile, quanto piu evidente si sara mostrata nei Congressi filantro-
pici la necessita e 1'impotenza di provvedervi.
Ecco, lettore, la conclusione, a cui sembra invitarci la Provvi-
denza in questa guerra di Titani pigmei contro il Cielo. Pel Cristia-
nesimo, pel Cattolicismo, per 1' unico ovile stanno essi lavorando
inconsapevoli. Ne noi probabilmente, ne voi non vedremo compiuto
il gran disegno, il gran trionfo della Provvidenza. Ma il ridicolo to-
polino partorito quotidianamente da coteste montagne reboanli, se
si confront! colle colossali imprese che 'la forza creatrice della Chie-
sa trae quotidianamente dal nulla, assicura le nostre congetture e ne
guarentisce 1' ayveramento future.
RIVISTA
DELLA
STAMPA ITALIANA
I.
Storia delle belle Arti in Italia di FERDINANDO R ANALLI. Seconda edi-
zione ampliata e migliorata dalT Autore — Volume 2.° Firenze,
Torelli 1856.
Piu d'una volta ci accadde di far notare ai nostri lettori quanto
importi al bene universale della societa umana, della civile, della
cristiana 1' innestare in tutta 1' opera dell' istruzione, in tutte le isti-
tuzioni sociali, in tutto 1' andamento domestico, in tutte le produ-
zioni artistiche o letterarie, in tutti gl'insegnamenti filosofici o fisici
o morali, in tutta I'erudizione archeologica e storica, in somma in
tutto cio che pu6 concorrere a formare 1'uomo intellettivo 5 1'innesta-
re, diciamo, 1'elemento religiose e sinceramente e pienamente cri-
stiano. Questo che nel linguaggio dei libertini (a cui fanno eco cer-
ti semicattolici pregiudicati o ignoranti ) suole vituperarsi come
piccolezza d'animo o idiotaggine o vecchiume, altro non k finalmen-
te che il risultamento della natura umana ben conosciuta, e del con-
cetto religioso sinceramente appreso e logicamente applicato. Un
uomo che pretende essere di animo religioso (vale a dire compre -
so di quella verita che, Dio creo 1' uomo per unavita migliore, che
RIYISTA DELIA STAMPA ITALIANA 189
si uman6 per essergli redenzione, maestro e modello nel vivere) ,
non pu6 ricusare 9 cotesto Dio, suo maestro e modello, 1'esercitare
una perpetua influenza in tutto il personale e sociale andamento;.
se non divide in due 1' uomo spirituale e sociale, o non discrede i
diritti di Gristo sull' uomo cristiano, o non isragiona negando prati-
camente il valore de' principii specolativi. Siete cristiano davvero ?
Dovete volere per ogni dove attuato il Cristianesimo. Siete indif-
ferente, siete avverso a vedere per ogni dove padroneggiare T ispi-
razione cristiana? Dite francamente che la professione di Cristiane-
simo e per voi una pura commedia, o al piii una etichetta, un oeri-
moniale di urbanita •, non essendo possibile essere convinti delle
grandi 'verita cristiane, senza bramare che il convincimento rostra
si trasfonda e trionfi in altrui.
Ne volete una prova di fatto ? L' avete dai libertini medesimi : >
quali , mentre da un canto non fmano d'inveire contro le invasioni
e ilpredominio preteso dai clerical!, dall' altro non lasciano inope^-
roso un ordegno della gran macchina sociale, non intatto un rama
della gran pianta, ove non tentino introdurre per elaterio, per prin>-
cipio vitale lo spirito di loro indipendenza, con tutti quei principii
e teorici e pratrci che logicamente ne sgorgano e che vanno oggidi
sotto il nome generico di Principii delV 89. Ed appunto per quests
e loro si carala libera stampa, si odiosa la censura ecclesiastica, si
importune il giornalismo cattolico, perche quanto la prima contri-
buisce a trasfondere in ogni vena del corpo sociale la gangrena del-
1'errore ; tanto la- censura ecclesiastica e nasuta nel fiutarla, tanto il
coltello del giornalismo e pronto a reciderla e rovente a cauteriarla.
All'opposto dove la censura ecclesiastica non aguzza il coltello, u»
revisore laico non mira poicosiperle sottili, benche onesto e cri-
stiano •, e purche sia salvo il Credo, raro e che senta al fmto quel ve-
leno che i libri astuti ed ipocriti fanno inghiottire saporosamente
sotto mille forme di manicarelti e sorbetti.
Ed una appunto di tali opere e \aStoria delle Belle arti in Italia?,
migliorata, dice qui il frontespizio , ed ampliata per FERDINANDS
RANALLI. Pittqri, scultori, architetti pocp dilettandosi ordinaria-
190 RI VISTA
mente di astrattezze filosofiche, di teorie politiche, di nego.ziati di-
plomatici, potrebbono sfuggire alia corruzione dei sofismi etero-
dossi : tanto piu se 1' educazione domeslica o T artistica, li ponesse
in comunicazione familiare con uomini di senno e d'esperienza, ad-
dottrinati dalle calami l.a passate a detestare gli sconvolgimenti fu-
turi. Or bene : sorivasi per cotesti giovani una storia delle belle arti :
qual tema piu innocente? Ma I' innocenza del tema non impedira
d'introdurvi quasi per incidente cio che nell'iotento dell' uomo 6
necessariamente primario e principale, il concetto o religiose, oir-
religiose. Una storia delle belle arti scritta con ispirito irreligioso e
sedjzioso si traforera naturalmente nella societa degli artisti, e il
Cimabue, il Giotto, TUrbinate, il Buonarroti, invece di farsi -maestri
di pennello o scalpello , diverranno maestri di liberta ed uguaglian-
za, d' empietaedi rivoluzione.
Se tale e il libro del Ranalli, vede il lettore presentarglisi qui da
noi una doppia figura simile a quella descritta dql Venosino, bella
in faccia, ma mostruosa nel resto, come orca marina : Desinat in
piscem mulier formosasuperne. Ne questo rechera-maraviglia aino-
stri lettori, i quali forse non dimenticarono aver noi lodato altra vol-
ta qual letterato e retore il Ranalli, mentre pure egli ci costringeva
a biasimarlo per gli errori filosofici e religiosi. Se non che allora due
erano le opere, una delle quali gli meritava le lodi, un' altra i bia-
simi. Questa volta all' opposto nell' opera stessa, cbe avrebbe potuto
riuscire giovevole con 1' erudizione artistica proposta in istilegene-
ralmente piacevole e corretto 1 -, 1'Autore haintrodotto tanto vele-
no di rabbia anticattolica e d'insinuazioni sediziose, che sembra an-
dar cercando col lanternino ogni buco, ove possa, o a proposito o a
i General mente diciamo, perche in certe parti la scorrettezza e tale che
mostra un Omero dormicchiante, come puo vedcrsi per cagion d'esempio a pa-
gina 370, ove Canuto vegliardo c«n una face che tiene in mono un altro putto,
e tal f rase, che niuno indovinera chi tenga e chi sia tenuto : pagina 376. ^41-
i'arttifa now deve saziarsi mat di o&servare, la frase apparisce non essere pu-
re stata riletta: pagina 377. S'insegnerebbe confusione nelle menti degli artsflei,
;'sara forse errore del tipografo). E cosi parecchie altre.
BELLA STAMPA ITALIANA 191
sproposito, traforarne qualehe stilla. Volendo dunque dare una
giusta idea del libro, dobbiamo presentarlosotto amendae gli aspelti.
Mainquanto al primo capira il lettore non potersi da noi entrare
in lunghe e minute disquisizioni artistiche, quali sarebbero richieste
dalla natura dell' opera : la quale, volendo dare un'idea delFarte nei
success! vi suoi incrementi, entra in quelle particolarita di osservazio-
ne, senza le quali non possono intendersi le diverse proprieta delle
scuole e degli artisti. Or queste particolarita presuppongono sempre
nell' immaginazione o sotto gli occhi del lettore quei capilavoro che
si vanno esaminando : supposizione che a noi non converrebbe
ammettere parlando alle migliaia dei nostri lettori cbe per la mag-
gior parte mai non li videro. Diremo per altro generalmente che nei
suoi giudizii estetici 1'Autore ci sembra fornito di quel senno, di
queiracume esoprattutto di quel sentimentodel bello, cbe formano
in materia d'arte le doti indispensabili di chi giudica i lavori dei
maestri. Delia quale capacita TAutore da un bel saggio esaminan-
do i celebri dipinti rafaelleschi nei Vaticano e nella Farnesina : le
opere a pennello e a scalpello di Michelangelo e i capilavoro dei
due grandi capiscuola Tiziano e Correggio. E sebbene egli protesti
sul finire del secondo volume (pag . 481 e seg.) di essersi attenuto
airautorita dei supremi maestri, ne avere assunto altro ufficio che
quello di semplice storico regislrando solo quelle cose , sulle quali
il giudizio degli artisti di tanti sccoli ha rendula invariabile e in-
concussa I'opinione; non lasceremo per questo di tributargli la de-
bita lode di avere giudiziosamente ceduto allautorita, e attribuito
modestamente a cui s' apparteneva il merito di que' giudizii me-
desimi.
Nonmerio giudizioso ci sernbra il precetto inculcato da lui assi-
duamente, quasi corollario pratico di tutta 1'opera, di formarsi con
lo studio immediate della natura anzich^ dei suoi, anche piu per-
fetti, imitatori: del qual precetto egli sente Timportanza per modo,
che quasi ci parrebbe eccessivo. Perocche nei libro tredicesimo
parlando del bergamasco Moroni, ritrattista inarrivabile : Nei qua-
dri di sloria , dice , poco fece e poco valse il nostro Giambattista.
192 RIVISTA
Ma che rileva? Chiunqm giunge a ritrarre le persone di naturdle ,
come faceva il Moroni, moslra di sapere contraftare il viso della na-
tura nel piu eccellente e perfetto modo possibile ; che e in fine la piii
portenlosa e la piu desiderabile virtu delT arle (pag. 259 vol. II.).
Ora, se a noi e lecito dire il nostro parere, crediamo che la pittura
abbia una virtu anche piu portentosa e desiderabile, allorche senza
dismettere la viva imitazione della natura, sa adoprarla qual mez-
zo d'imprimere negli spettatori idee ed affetti morali, superiori d'as-
sai alia semplice notizia di una fisonomia , fosse ella pure del pri-
mo eroe del mondo. N6 vorra certo disdircelo 1' Autore , il quale
mille volte insiste su questa utilita delle arti belle (applicandola pur-
troppo talvolta, come vedremo , a soggetti tutt'altro che onorati).
Ed appunto per questo, spiegando meglio egli stesso il suo precetto,
vuole che nell'imitare la natura, si scelga il piu bel fiore-, e ad avere
nella scelta qualche indirizzo, che e pure necessario a scegliere be-
ne , egli vuole che 1' artista formi il proprio sentimento col vedere
quelli che innanzi a lui con egual sentimento scelsero il bello natu-
rale. E chi sard mai, domanda, il giudice di queslo sentimento? Sa-
ra , risporide , il sentimento di lutli gli uomini , confermalo da piu
generazioni : che e pur cosa impressa negl'intelletti e nei cuori dalla
medesima natura. Onde si dira ottimo arteftce quello , la cui ma-
niera di vedere la natura e a grado di piu uomini e di piu etadi
(pag. 377). Cosi 1' Autore introduce ragionevolmente 1' autorita
anche nelle belle arti , contrapponendosi a quella scuola che pre-
tenderebbe abolire ogni influenza del classicismo ed isolare ogni
artista dal genere umano , quasi non vi fossero tradizioni di arte ,
«ome vi sono di storia, di scienza, d'istituzioni 1.
II che abbiamo voluto notare affinche si vegga, come quei mede-
simi libertini , ai quali o inganno di sofismi o ambizione d' aggra-
duirsi le moltitudini o mania di scuotere ogni giogo fa sprezzare
quasi schiavitu contro natura e vilta di animo corrotto 1'inchinarsi
ai migliori e piu sapienti nel governo della vita sociale 5 quando
i Vedi pagina 111 , volume I e pagina 296.
DELLA STAMPA ITALIANA 193
poi trattasi di dare buono indirizzo agli studii di arti e di lettere ,
piu non veggono ne villa ne schiavitu nell' obbligare la ragione a
dipendere , e trovano anzi nella natura T evidente principio di tale
legittima dipendenza.
Ma tornando all'indirizzo pratico, suggerito dall'Autore ai cultori
del disegno , non vogliamo omettere una osservazione che confer-
mera viemeglio,essere sapientissimo consiglio il congiungere in tale
guisa I'imitazione del naturale e lo studio di quegli autori che me-
glio Timitarono. Conciossiache non essendo 1'uomo, secondo i retti
insegnamenti della sana filosofia , ne una pura intelligenza , ne un
semplice animale ; e dovendo congiungere in unica operazione le
sensitive facolta con le iritellettive 5 dagli oggetti sensibili dee rice-
vere la materia dei suoi concetti, ma in questi dee ravvisare le for-
me immateriali. Se tale e Tuomo in ogni sua operazione mentale,
vede ognuno che anche il concetto estetico dovra risultare per lui
da due elementi ; vale a dire dalla contemplazione della natura ,
nella quale il divino Fattore stampo 1'impronta della eterna sua idea
archetipa, e da una facoHa atta a concepire cotesta idea, liberandola
dalle grossezze della materia ed universaleggiandola in modo, che
serva poscia di generate misura , con la quale si paragonino i par-
ticolari individui di quella medesima specie. Se questa dottrina, (la
quale con le sentenze del Dottore d' Aquino fu piu yoke illustrata
dalla Civiltd Cattolica} interpreta veramente Toscuro enigma della
natura umana, essa dottrina applicata all'ordine pratico ci dara que'
documenti che vengono dalRanalli perpetuamente inculcati. Da un
canto « Abbiate, dira, perpetuamente presente 1'originale stampato
nella natura, giacche questa e la sola che indubitatamente vi rappre-
sental'idea divinadiquellebellezzeche trasportare volete nella tela
o sul marmo. Ma poiche 1'idea stampata nella materia concreta, dalla
grossezza di questa contrae limitazioni ed imperfezioni non proprie
di quella forma celestiale che dovete ritrarne j studiate nei grandi
autori che seppero astrarnela piu limpida, affinche dal loro esempio
impariate a svincolare il bello dalle imperfezioni della materia ».
Cosi I'imitazione della natura non dara nelle trivialita del Fiammin-
Scrie //', vol IX 13" 7 Gtnnaro 18S8.
194 Rl VISTA
go, e 1'idealita della copia non dimentichera di rassomigliarsi alTo-
riginale proposto dal Creatore. Si scansera il materialis-mo degli
empiric! e il manierato degl'idealisti nella pittura , come nella filo-
sofia temperata 1'Angelo delle Scuole seppe evitare le brutture del
sensismo e le follie delTidealismo, collegando nell'unica azione uma-
na Tintuizione della natura sensibile con 1'universalita del concetto
ast ratio.
Le quali osservazioni abbiamo voluto fare, non solo per confer-
ma del metodo artistico suggerito dal Ranalli , ma eziandio perche
il lettore comprenda viemeglio la verita di ci6 che piu volte affer-
mammo, strettissimo legame congiungere la filosofiacoll'arti e colle
scienze : giovare dunque la rettitudine del filosofare a promuovere
gV incrementi di queste $ e per I'opposto un filosofare monco o er-
roneo indurre il pervertimento non solo delle altre scienze, ma an-
che delle arti belle, le quali altro essernon possono che una giusta
rappresentazione del divirio archetipo di bellezza stampato nelle
creature.
Fin qui abbiamo dato un' occbiata al letterato artista. Ma questir
abbiam detto al principio, ebbe, non sappiamo se la sventura o la
colpa di cadere miseramente nel servaggio della ribellione etero-
dossa, nemica egualmcnte e al giogo della religione e alia civile au-
torita. Quindi il doppio spirito, chetutta ne infetta la storia, eche
afierra, anzi cerca ogni occasione per impostemarla e corromperla.
E in quanto ad irreligione essa trasparisce ogni qual volta si ofi're
1' opportunita di straziare il Cattolicismo e i suoi Pontefici: di che
se avessimo da recare tutti gli esempii piu o meno mascherati, non
fmiretnmo si presto : vedremmo il culto dei Santi e delle Reliquie
trasformarsi in idolatria (pag. 28 volume I.°): lo zelo di demo-
lire gl'idoli, in vendetta delle persecuzioni sofferte: Tesecrazione
dell'empieta d'adorarli in fanatismo superstizioso (pag. 27 vol. I.°):
il clero romano una razza spuria di stranieri e di plebei (pag. 24) :
S. Gregorio YH simoneggiare dannando i simoniaci (pag. 4-5). E
qui la smania di andar buscando ragioni di biasimo e tale che i vi-
tuperii ti scappano fuori ove meno te li aspetti , e dove il fatto non
DELLA STAMPA ITALIANA 195
parla, s' investiga la possibilita. Ondeche parlando delle stanze di
Torre Borgia « Di quante abbomirievoli sozzure, esclama, saranno
state spettatrici (pag. 264) ! » Raccontando le stranezze di Pier
di Cosimo, dice che egli aveva soprallutto a noia quatlro cose che in-
vero sono importunissime, il piangere del fanciulli, il tossire degli
uomini , il suonare delle campane e il cantare del frali ( pag. 220 ).
Le guerre religiose vengono date per testimoni di un secolo rott
ad ogni nefandezza (quel di Leone X), quasi i secoli anteriori non
avessero veduto anche piu acerbe le guerre religiose , benche non
rotti a nefandezza (volume II. ° pagina 7 libro X). Se con le pro-
speritd del pontificate crescono monisteri , temph ', altari, offerle ,
immagini , ornamenti, gli e per affezionare il rozzo e corrotto po-
polo : onde la religione mitissima del verace Evangelio di Cristo
si allontanava dai cuori, e la superstizione fanatica e crudele piu
salde radici vi mettea (pag. 31 volume I.°). I quali vituperii se ven-
gono scagliati in generale contro il pontificate, pensate poi qua-
li dovremo sentirne trattandosi dell' epocbe piu hgrimevoli della
barbaric ! Questi secoli luttuosi vengono dipinti dall'Autore coi co-
lori soliti ad adoprarsi da tutti gli eretici, quasi nulla piu rimanesse
dello spirito di Cristo nella Cbiesa da lui fondata. « Non altro, dice,
« che ricchezze, piaceri , ambizioni , crudelta, supe-rbie, ornamenti
« cercarono gli ecclesiastici : e tanto piu era osceno racquisto che
« essi facevano dei beni temporali, quanto che trafficando empiat-
« mente le cose sarite il facerano (pag. 37 volume I.°). » Nel qual
traffico gli aiutavano i Principi , t quali acciecali dal fumo della su-
perstizione fanatica credevano cancellare ogni maggiore misfatto col
donare a monasterii e chiese simonia impudcntissima. (Ivi)
Nel che voi vedete la consueta arte di confondere dotlrine e fatti ,
discreditando da un canto col nome di simonia ogni donazione a
chiese e monasterii, e cancellando dalla Scrittura Sacra quel pre-
cetto profetico : Peccata lua eleemosynis redime. Dall' altro canto
si fa credere che , secondo la dottrina della Chiesa , possa vera--
mente comprarsi la remissione dei peccati senza preconcepirne la
detestazione.
496 RIVISTA
Quest' arversione a clero, a reliquie, a Pontefici sembra ottenere
qualche triegua allora soltanto, quando gli si presenta occasione
<T insinuare altri errori. Cosi, per esempio, ottiene perdono il clero
veneto perche, al dire dell' Autore, ( cui certamente non consenti-
ranno i Veneti cattolici ) fin dal principio fu clero proprio e civil-
mente unilo con lo Stato.
AH'avversione del Ranalli per tutto ci6 che e inspirato dal Catto-
licismo corrisponde , come ragion vuole, ammirazione ed amore
per tutto ci6 che sa di pagania; fuor della quale 1'Autore doman-
da : dove trovare esempii person ificabili di sapienza (pag. 361 )?
Sapienza , la quale si perpetuava fra di loro da quella mirabile edu-
cazione pubblica che fin\ con le repubbliche di Grecia e di Roma
(pag. 218 vol. 11.°). Ecco dunque, secondo il Ranalli, dove dovreb-
be cercarsi oggidi il vero modello di educazione mirabile.
Volete ora una mirabile istruzione intorno alia creazione e al mi~
stero della vita umana? Certi dabben uomini come il Cuvier, Helic
De Baumont, il Wiseman e simili testoline, credono orrnai unica
geogonia ammissibile quella del Testo mosaico. Ma il Ranalli sapete
donde spererebbe notizie di somma imporlanza rispetto ai principii
della creazione? Da Zoroastro, da quel sapienle antichissimo, i cui
libri ci furono nascosli., perche rimanessimo al buio di lanle cose ri-
sguardanti il mistero doloroso della nostra vita (pag. 366). Poveri
cristiani! Non hanno altro che la rivelazione divina per compren-
dere il mistero della vita. Ah se leggessero Zoroastro, quante belle
coseci troverebbero ! Lo credano al Ranalli che mai non le lesse.
Grande spietatezza e barbaric fu quella di atterrare il paganesimo.
onde Graziano, Yalentiniano, Teodosio vengono straziati per la fe-
roce edostinata inimicizia ad ogni immagine di paganesimo. E per
1'opposto aCostantino si perdona 1'avere abbracciato il cristianesimo
piii per necessita pubblica, dice TAutore, che per inlima persuasio-
ne; in quanto consercb, ristoro ed abbelll i lempli degli Dii, e im-
prontb le medaglie imperials de simboli del gentilesimo. Forse Giu-
liano avrebbe avuto ingegno e voglie per rialzare I'abbaltuta maesla
di Roma. Egli adoperb in guisa che Vonore delle divinila pagano
BELLA STAMPA 1TALIANA 197
e con esso la gloria delle arti antiche rifiorisse (pag. 25 volume I.°).
Ma il momentaneo ritorno del culto pagano servl ad accendere nuove
discordie, piuttoslochc a ridestare Roma da quelT avvilimenlo (Ivi).
Vede il lettore che nell' apostasia di Giuliano non si biasima ne il
fatto di quell'empio, ne la speranzadi risuscitare gli Dii e conessi
la gloria romana, ma solo il non avore sortito 1'intento.
Ora se cosi si parla in favore di coteste stupidita idolatriche, po-
tete credere che molto piu pagane saranno le idee dell' Autore ,
quando trattasi di morale : nella quale veramente non sembre-
rebbe possibile nell' Italia nostra e ai nostri tempi una si sver-
gognata professione d' immoralita. Chi crederebbe p. e. che una
penna cristiana abbia scritto quegli elogi di Raflaello , la cui vita
ognuno sa ( e lo confessa 1' Autore medesimo a pag. 29 ) , come
fosse sfrenata a licenziosi eccessi fino a condursene prematuramen-
te alia tomba? Or bene lasua inclinazione al diletlo della carne
non impedt, al dir dell'Autore, che+il suo costume fosse esempio delle
piu amabili e rare virtu (pag. 30). E poco appresso: Se la na-
tura inlese mai a formare un uomo in ogni parte perfetto, Raffaello
fu certamente quel desso ; vero angelo ( che angelo / ) mandato dal
cielo a vestire per pochi anni la misera nostra carne, per innamorar-
ci di quella suprema bellezza, di cui ecc. (pag. 32).
Ma se in tutto la virtu pagana riscuote il tributo dei suoi elogi ,
ella giunge all' apoteosi quando s' innalza a fierezze politiche. Laon-
de le pitture del Beccafumi in Siena formano un oggetto di estasi
atto a rinfocolare ogni istante il popolo senese nel disperato desi-
derio di conservare la boccheggiante libertd della patria. E ancor oggi
chi, entrandovi , rimarrebbe freddo spetlatore di si virtuose glorie f
Chi non sentirebbe che T arte qui non vaneggia in superstizioni :
non ride in oscenita: non si compiace in adulazioni : non imbal-
danzisce in delilti? Artcfici, io vi supplico a tener cura, il piii
che potete, della qualita de'suggetti, se volete che I 'opera voslra deb-
ba dirsi civile^e liberale ( pag. 173). Domandera il lettore. quali
sitno cotesti suggelti degni di tanti encomii ? e rispondiamo con
1' Autore , essere 1' amicizia di Marco Lepido e Fulvio Fiacco j poi
198 RIVISTA
Codro Ateniese, che con la propria inorte da ai suoi la vittoria ; poi
Postumio Tiburzio dittatore, che con la morte del figlio sancisce I'ob-
bedienza militare ; poi Spurio Cassio decapitato e Marco Manlio
precipitate e Spurio Melio ucciso, tutti e tre comesospetti di ago-
gnata tirannide : accanto ai quali per ordine di P. Muzio tribuno
tulti sono arsi i loro complici (un vero auto da- fe e una virtuosa
gloria, specialmente quando siede giudice un tribuno, invece d'un
inquisitore). E fmalmente Zaleuco Principe che per non violare le
leggi fa cavare un occhio a se ed uno al figliuolo (pag. 173):
esempio curioso di giustizia ed osservanza delle leggi che farebbe
ridere ogni cristiano assennato , ma che fa trasecolare quando la
scempiaggine e d'un pagano.
Che piu? Le turpitudini stesse e le atrocita dei Gesari ottengono
un elogio dall' Autore, paragonate all' infausta monarchia di Car-
lo V, spellacolo senza fine lagrimevole. Giacche se sotto i Cesari pa-
gani ogni liberta eraspenta, ogm ordine distrutto, vana V autorita
delle leggi; pure a sostenere la dignild e fierezza di quel popolo va-
levano le conquisle el' estremo della servitii non videro quei
tempi, dacche non mancava un fcrro e una mano per ammazzare
il tiranno (pag. 8, 9 vol. I.°).
Cosi T Autore : di cui, noi siamo certi, il lettore andra seco stes-
so dubitando qual sia piu mostruosa enormita, o il paragonare la
fetida societa romana sotto i Cesari colla societa cristiana sotto Carlo
V, o il dare la preferenza alia prima per Tesecrabile ragione che la
fierezza del popolo nutrivasi con le conquiste, e che non le mancava
un ferro ad ammazzare il tiranno. E queste cose si stampano nella
mitissima Toscana nel 1856! Comprendera facilmente il lettore che a
tal cervello poco andra a sangue il Cristianesimo, non solo perche la
prima istituzione di Cristo tien piu dalla forma delle monarchie ; ma
ancora perche le massime di umilta, di pazienza e di rassegnazione
tirano gli uomini alia quiete e alia soggezione (pag. 125 vol. I°.) In-
segna fApostolo : NON BONIS TANTUM ET MODESTIS, VERUM ETIAM DISCO-
LIS REVEHENTER suBDiTOS ESSE (Si vcde che 1'A. non lesse 1' epistola
che cita). Al qual precelto non cost facilmente s' assoggetterebbe il
BELLA STAMPA ITALIA3XA 199
genio veemente delle repubbliche: nel cui seno sogliono accendersi
certe passioni, che la religione del Crocefisso raccomanda di tenere di
briglia (Ivi). Non sappiamo come T Autore riuscira ad acconciare
quest' ultima osservazione con la storia e coi fatti anche present! ,
i quali dopo avere dato alia Sede romana in tempi calamitosissimi
per sosteguo lo zelo cattolico delle repubbliche si devote or di Pi-
sa, or di Genova ; dopo avere infiammati con la severita cristiana
gli ultimi aneliti della repubb lica fiorentina; ci presentano oggi
ancora, ultimo avanzo vivente di vere repubbliche democratiche ,
quei cantoni cattolici, il cui gravissimo torto al cospetto della ti-
rannia liberalesca fu appunto il non sapere dismettere ne il Catto-
licismo ne 1' antica loro democrazia. Che i libertini avversino la re-
sistenza opposta alia loro tirannia , 1' intendiamo e dobbiamo ras-
segnarci. Ma che il Cattolicismo , da cui viene combattuta , dicasi
avverso alle democrazie che egli difende, questo in verita non pud
comprendersi se non si suppone o una profonda ignoranza della
storia o un' audacia incomprensibile di menzogna.
Per iscusare il nostro Autore da cotesto doppio vitupero , sup-
porremo una distrazione, un' inavvertenza a questi fatti storici 5 la
quale, combinata con la passione di liberta malintesa che deforma
questa opera da capo a fondo, lo fa traboccare di tratto in tratto in
simili enorniita sperticate. Le quali crediamo permettersi da Dio
negli scrittori eterodossi per una pietosissimaprovvidenza, affiriche
eon la stessa loro immanita pongano in guardia i lettori dabbene
contro quel veleno piu sottile che trasuda in ogni pagina ; e che
assorbito, per cosi sp iegarci, da tutti i pori, come i miasmi paludo-
si da chi vive in maremma, potrebbe condurre a morte un lettore
men cauto. A cui il poco che abbiam detto fara comprendere quan-
lo male puo produrre quest' opera nei giovani, allettati forse dalle
dottrine artistiche ad inghiottirselo •, e quanto importa allontanare
un tal pascolo dai candidi animi della gioventu. Cosi si trovasse un
editore discrete e zelante che, ripurgando la storia da tutti cotesti
veleni parassiti e da qualche sbaglio innocente, la ridonasse alia
luce, intera in tutte le sue parti, togliendone quel soprosso che
200 R1VISTA
riuoce ugualmente e alia verita storica e all' utilita dell' insegna-
mento ; e correggendo quegli sbagli di minor conto che in lavoro
si lungo sono condonabili a chi parla di cose mirate solo con gli
occhi altrui * ! Frattanto mentre aspettiamo una tale correzione
non mancano, a chi bramasse conoscere la storia delle arti, autori
iricorrotti benche men recenti, il Vasari , il Winchelmann , il Baldi-
nucci e specialmente il Lanzi , la cui storia della pittura e lodata
piu volte anche dal nostro Autore.
IL
La Strega di Monte Melton, Traduzione ddlTlnglesc — Milano Edi-
tori Volpato e Compagno 1856 un Vol. in 8° di 320 pagine.
II desiderio di porgere alpopolo, avido di piacevoli letture, un li-
bro che dilettasse ed ammaestrasse ad un tempo, ha fatto scrivere
questo Romanzo, il quale forma il numero quinto della tanto rino-
mata BIBLIOTECA CATTOLICA POPOLARE che si pubblica in Inghilterra.
Ecertamente quel pio desiderio e riuscito per gran parte allo scopo.
Quanto al diletto esso non precede , e vero , da prolungate e sma-
niose sospensioni ; non da passioni o da malvagita straordinaria-
mente gagliarde ; e per6 appunto fuori natura ed inumane ; non
da seducenti o lubriche descrizioni che pongano il fascino nei sen-
si e 1'ebrezza nel cuore. Gia s'intende: chi proponevasi il bene mo-
rale del lettore dovea rifiutare questi sozzi e slravolti elementi di
diletto immaginoso, e restringersi a quei piu semplici i quali non
turbano la serenita della fantasia, o la quiete del cuore. Quindi
sospensioni brevi e tranquille, passioni calde si maverosimili, ro-
vesci inaspettati ma non disperati, intreccio ma non imbroglio nella
1 Tali sono per esempio la Fontana ch'egli mette in piazza della Minerva:
il fontanone del Gianicolo dirimpetto a Strada Giulia: la noia che da a chi ami
il bucno e il bello la deforme Porta dd Po in Torino ( demolita ormai da 50
anni): la facciata ivi di S. Filippo tutta imboscala di colonne e di pilastri, e si-
mili altre novita le quali mostrano cssersi 1'Autore fidato un po'troppo delle
descrizioni altrui.
BELLA STAMPA 1TALIANA
favola, costumi veri, ordinarii, quali gli abbiamo ogni di sott' oc-
chio e fra le mani. Chi nello scrivere romanzi abbandona questa via,
poniamo pure cbesi proponga virtuoso intendimento, pericola sem-
pre di trasportare la fantasia, la mente ed il cuore dei lettori in-
cauti in un mondo fittizio, infastidendolo stranamente del reale.
Nella Strega di.Monte Mellon per lo contrario il lettore trovasi nel-
la societa, alia quale esso realmente appartiene-, e circondato di per-
sone coi vizii e colle virtu che sogliono accompagnarsi ai piu dei
mortali ; assiste a scene che mille volte ebbe innanzi, senza che sa-
pesse intenderle 5 e mira di quelle catastrofi che sono 1' ordinario
riuscimento delle vicende umane. Ma perche non vogliamo che ci
si creda alia parola, ccco ridotto in miniatura il quadro tratteggia-
to edipinto dall'autore in piu vastatela.
Una Ghita, vezzosa ma superba foresotta, era la fidanzata del piu
onesto, piu leggiadro, piu valoroso giovane del contado di Somer-
ton. In quella che doveva giurarglisi moglie, allettatada un. segre-
to dispetto dell'umile sua condizione di villanzuola, e sedotta dalle
insidie d'una sorella dal cuor^ guasto e dai costumi leggeri, vuolsi
far predire la sorte da una scellerata vecchia, che ha fama d'indovi-
na e di Strega. La sorte dettale dalla Strega ne seconda 1'orgoglio,
promettendole sposo di gran lignaggio, il cui nome incominci e
finisca con un E. La misera fanciulla sel crede, sciogliesi d'ogni
vincolo col suo promesso, ed aspetta la sorte. La strega e sul pun-
to di avviar la faccenda 5 non per amor che porti alia Ghita, ma
per desiderio di dar quella fraschetta per donna ad un nobile gio-
vanetto della famiglia dei Vane, e cosi vendicarsi dell' essere stata
discacciata dalla sua capanna paterna da sir Edmondo Yane, il ba-
ronetto dimorantenel castello di Broughton, al quale increscerebbe
quel matrimonio quanto la durissima delle sventure.
Uomo orgoglioso soleva questi tratlare con uguale durezza i fi-
gliuoli, i famigliari, i servitori: non soffriva che intorno a lui fosse
alcuna cosa non regolata dal suo volere: avea il cuore chiuso ad ogni
pieta verso qualsivoglia persona ; e il grandeggiar che facea nelle
spese a scapito del suo patrimonio era 1' effetto del non giudicar
202 RI VISTA
cosa alcuna sufficients alia propria dignita, piuttostoche amore d'agi
o liberalita generosa. Quindi i suoi figliuoli erano stati allevati fra
due estremi opposti ; paurosa suggezione al genitor loro, e plena
soddisfazione d'ogni gusto che potesse affarsi con quella suggezione.
L'effetto di tal sistema d'allevamento fu fatale ad Eugenio, 1'unico
figliuolo maschio ed erede del baronetto, il giovanetjo preso di mi-
ra dalla maligna vegliarda. Egli avea 1'animo chiuso ad ogni con-
fidenza verso il proprio genitore, e al tempo medesimo era fiero,
orgoglioso, indipendente al par! del padre. Viaggiando nelle Spa-
gne erasi, senza saputa d'alcuno disua famiglia, ammogliato agio-
vinetta di umile condizione, e ritornato in casa non si ardiva di pa-
lesarlo al padre. Lottava fra il timore ed ildovere, fra 1'amicizia e
1'orgoglio, fra le ansie di marito amantissimo e di timido figliuolo,
fra i suggerimenti della passione e i dettami della fede. Per buona
ventura aveva egli a confident! ed amici due persone di rarissime
qualita di mente e di cuore: il parroco cattolico del vicino villaggio
e un Geraldo Ponyers giovane dell' eta sua, ma di costumi e senti-
nienti opposti.
Questi era figliuolo d'un ricco proprietario di terre, venuto a,
grandi ricchezze da pochi anni, senza cbe la nuova fortuna aves-
re guaste le virtu deH'avventurosa famiglia. Semplicita grande nel-
le maniere, sincerita nel tratto, misericordia verso i poveri, affabili-
ta verso gl' inferiori , schietta allegrezza nel conversare : aveano i
Ponyers quanto occorreva per divenire oggetto d'amore e di stima
presso qualunque persona li conosoesse. Un uomo solo li detestava
a cagione precisamente di quelle buone qualita: e questi era il Ba-
ronetto. La loro ricchezza oscurava la propria e, quel cbe piu lo ro-
dea, essi erano divenuti padroni d'una parte dei suoi fondi, venduti
persopperire agli sciala^quamenti. La. loro semplicitaera piu amata
del proprio lusso: la loro carita generosa conquistava piu clienti che
la pompa e la vanita sfoggiata delle sue feste. In una parola : la vir-
tu dei Ponyers valeva molto pm nella stima degli uomini , che non
la nobilta e la liberalita dei Vane. Sir Edmondo adunque astia-
va in occulto la buona famiglia : in palese lasciava credere che ri
BELLA STAMPA ITALIANA 203
fosse tanta buona armonia con essa , che si potesse fino pensare
a un parentado. Geraldo infatti aspirava alia mano d' Annetta fi-
gliuola di sir Edmondo ; e questi avea secondate quelle speranze
col permetterle, purche solo fosse dopo due anni libero di dare o ne-
gare 1'assenso, volendo in questo mezzo scorgere se potesse trovare
per la sua figliuola miglior partito. La virtu di Geraldo e il prossi-
mo vincolo lo aveano reso caro ad Eugenio , il quale colla stessa
confidenza gli avea svelate le pene interne come avea fatto col par-
roco, ch'era ad un tempo il suo consigliere e direttore.
Ma i consigli dell' uno e dell' altro riuscirorio a nulla. Quando il
padre, sospettando alcun mistero nel torbido ed inquieto contegno
del figliuolo, gl'impose severamente che glie ne aprisse in sul fatto
la cagione-, Eugenio in cambio di confidargli il gran segreto fuggi di
casa col disegno di tostamente imbarcarsi sovra T Isabella e trasfe-
rirsi nella Spagna a casa la sua consorte. 11 pensiero del giovane
fu conosciuto da'suoi; e quindi, poiche si seppe che \" Isabella avea
rotto in mare senza che alcunodegli imbarcatise nesalvasse, egli fu
pianto per morto dalla propria famiglia. Ma invece Eugenio, disceso
dall' Isabella qualche ora prima del naufragio , erasi salvato real-
mente per singolare protezione del Cielo, e viveva nascoso in un'o-
scura casicciuoladi Somerton, divenuto troppo presto vedovo a un
tempo stesso e padre di un leggiadro fanciullino. Una persona sol-
tanto 1'avea conosciuto ed era la Strega di Monte Melton. Essa era
pervenuta a porglisi in casa per serva, e ad aggiugnersi per compa-
gnia in qualita di governante del bambino* la Ghita sovradetta. Suo
intendimento era di cercare ogni modo perche la Ghita divenisse spo-
sa di Eugetiio ; e cosi il nuovo dispetto che ne verrebbe nella fami-
glia dei Vane la vendicherebbe della ricevuta offesa. Rivel6 alia
Ghita 1'essere vero del loro giovine padrone-, le persuase che que-
sti nutrisse disegno sovra di lei ; le fece vedere in cio compiuta
1'antica predizionee la condusse a tale che la poveretta avea per-
duto ogni pace del cuore e non sognava altro che la futura gran-
dezza del suo baronaggio. Erano i conti senza 1'oste. Eugenio, col-
pito dalla sventura, non avea piu pensieri di mondo, e concentrando
204 RIVISTA
tutto raffetto suo nel piccioletto Francesco, divisava i modi di ria-
micarsi colla famiglia e riconquistar la graziadel genitore. La Ghi-
ta comiricio ad accorgersi che Eugenio non badava a lei e ne fa ol-
tremodo rammaricata : udito che il padrone cercava un ritratto di
donna involatogli (quello della moglie sua gia morta) , comincio a
sentire i pungoli della gelosia. Ricorse alia strega, e n' ebbe delle
cartelline di polvere da somministrare giorno per giorno ad Euge-
nio quasi fossero filtri.
Intanto Eugenio, per cominciar le praticbe colla sua famiglia, avea
di soppiatto invitato la sorella Annetta a venir da lui. La Gbita in
veggendola 1' ebbe per la sua rivale, ed usci in modi strani e vio-
lent! di guisa cbe Eugenio si vide costretto alicenziarla di casa. La
desolata giovane credendo di fare 1' ultimo sforzo nel cuore del pa-
drone, mischio nel the tutta la polvere avuta dalla Strega, e si po-
se tranquillamente ad aspettarne il risultamento. Essa era un sot-
tile veleno, col quale la mala vecchia, visto che il primo suo disegno
s'andava sperdendo in aria, voleva sopraggravare la sua vendetta.
Eugenio ne fu condotto a un tratto a morte, la quale ebbe soave
e santa fra le braccia della sua sorella, fra i conforti della religione,
col pentimento nel cuore, colle parole di perdono sulla bocca e i
nomi di Gesu e di Maria mescolati sulle labbra coll'ultimo sospiro.
Mentre egli cosi moriva, fu porta al padre suo Edmondo la let-
tera, colla quale Eugenio avea fatto partecipe alia sorella il suo na-
scondiglio di Somerton. Mille affetti diversi invasero il cuore del
dolentissimo padre : ira, vergogna, orgoglio, amore 5 prevalendo 1'a-
more monta precipitosamente a cavallo e s' avvia difilato alia casa di
Eugenio. Per abbreviar cammino prende una solitaria e scoscesa
scorciatoia ; e in essa s'abbatte in uno dei figliuoli della strega, uo-
mini scellerati al pari della madre e rotti ad ogni iniquita. Nell'atto
che questi stende la mano alia briglia, il cavallo s' impenna, si scuo-
te, e gitta di sella Edmondo ; il quale cadendo da del capo su i sassi e
resta come morto in terra. Accorre al romore 1'altro ligliuolo della
strega : s'impadroniscono del cavallo, nienano quel corpo, che cre-
dettero cadavero, entro la capanna della madre, e per sottrarsi ad
DELLA STAMPA ITALIANA
ogni castigo dannosi alia fuga, incendiando la capanna medesima.
In quella chela vecchia tenta di rientrarvi per prendere ungruzzo-
letto d' oro tolto dalle tasche del Baronetto e costa nel fuggire di-
menticato, cade soffocata dal fumo e vi muore bruciata viva. Intanto
Geraldo passando ivi vicino accorre giusto in tempo da liberare dalla
morte imminente il mal capitato Edmondo, e vi riesce coll'esporre se
medesimo a grave pericolo della vita. Edmondo e salvo la merce di
quel Geraldo da lui tanto abborrito ; questo fatto basta a mutarlo
del tutto di sentimenti e di affetto verso la famiglia Ponyers: la per-
dita del figliuolo ne doma I' orgoglio e la vanita , e la disgrazia en-
trando in quella famiglia vi port6 la pace, 1'amore, la confidenza.
Primo segno di tal cambiamento fu la parte presa da Edmondo
nella salvezza della poveraGhita. La quale era stata condannata al-
ia morte dal tribunale, perche militavano contro di lei tutte le ap-
parenze della reita; ed ella aveale rese piu salde colla menzogna.
Per celare le strane speranze concepite, e gli strani mezzi adopera-
ti, ella che non era scellerata ma solo ciecamente afiascinata dall'or-
goglio, avea sostenuto che quella polvere era stata da lei credufa
polvere di soda, e aveala mescolata coll'acqua del the, che sentia del-
1'asprigno. Geraldo ed una Teresa Vivian , intimamente legata alia
famiglia dei Ponyers, riuscirono a strappare il netto dalla bocca del-
la misera ed ingannata fanciulla, a trovarne le prove esterne e i te-
stimonii, a fame annullare la primitiva sentenza, e ridonarle la vi-
ta e la liberta. Bisognava nondimeno torla dal luogo ove erasi ac-
quistata troppo trista celebrita. II convertito Edmondo assunse tal
opera pietosa sovra di se, e con molta generosita provvide del suo
ad ogni bisogno della fanciulla.
E questa tutta la tela del romanzo , e quantunque ristretta in si
breve spazio, appare nondimeno come essa e acconcissima a ingeri-
re i piu gravi ammaestramenti morali che convengano allo stato
presente della societa. La Ghita attinge quella scontentezza del pro-
prio stato dalla vanita appresa in una botlega di crestaia, ove pass6
i primi anni 5 e la, dove essa sperava toccare il piu alto grado della
felicita, quivi trov6 vergogna , rimorso e poco manco che morte.
206 RIVISTA
Eugenio dai vizii dell' educazione trasse i vizii del cuore , e la sua
poca affezione, o docilita e confidenza verso il padre, gli chiama-
rono sul capo gastighi cosi severi. Edmondo duro verso i poveri
ebbe tanto a soffrire da una malLrattata vecchiarella, che piu danno
non avrebbe potato fargli qual si fosse piu elevato gentiluomo da
lui offeso : e la sua soverchiamente rigida severita verso i figliuoli
gli fece provare queila medesima punizione che Y orgoglio gli pre-
sentava come insoffribile , un figliuolo cioe che operando di suo
capo distrugge i piu cari disegni , e gli onori piu ambiti dal geni-
tor suo. Finalmente Geraldo nella schietta pratica di tutti i dove-
ri cristiani trova queila felicita che Fuomo puo toccare in terra, la
pare cioe , 1' abbondanza, la stima e 1' amore di tutti , anche de-
gl' invidi e degli orgogliosi. Oltre a questi insegnamenti di alto ri-
lievo molti altri ne porge il nostro racconto. Attingendo la norma
del bene e del male dalla luce della fede cattolica , voi vi trovate
dipinte tutte quelle care virtu che provmgono dall' osservanza dei
precetti evangelic), e tutti quegli error! e quei vizii che seco ne ad-
duce la dimenticanza. II perdono delle ingiurie anche piu gravi e
dannose, la rassegnazione ai divini voleri, 1' umilta nei sentiment!
e nelle opere, la compassione verso gli sventurati, tuttoch& maligni
di cuore e perversi di costume; la carita indefessa che va in trac-
cia dei bisogni da provvedere e dei mali da rimediare, la difliden-
za di se medesirno che fa schivare il pericolo, la confidpnza in Dio
che ci rende forti ed operosi : queste e molte altre virtu , che do-
vrebbero intessere la vita del cristiano , trovano esempio ed inco-
raggiamento in questo libro. Per lo contrario vi sono in tutta la
loro nerezza dipinti e severamente biasimati i vizii che infestano
pur troppo la nostra vita: la smodata vanita femminile eziandio nel-
le persone di piu umile slato , lo spirito infernale di vendetta che
non conosce modo n^ confine, 1'orgoglio di certi nobili che li ren-
de detestabili ed odiosi, la vana credulita regnante nel popolo ver-
so grindovini e i sortieri, infine 1'oblio di qupsti precetti evange-
lici, i quali ci danno le norme del bene e del male e le sicure guaran-
tigie della vera nostra felicita. Certamente da questo che abbiam
BELLA STAMPA ITALIAN A 207
/-
detto apparisce che 1' utilita morale propostasi dallo scritlore vien
conseguita nel fatto ; poiche i precetti attuati in un ameno racconto
non son mai perduti pel lettori. Quindi 6 nata la lieta accoglienza
fatta a questo libro nell'Inghil terra, sovrattutto dai giornali catto-
lici : quindi la celerita colla quale e stato tradotto in varie lingue, e
quindi altresi il raccomandarlo die noi facciarno a chiunque, dilet-
tandosi d immaginoseletture, vi cerca almenol'innocuita delle mas-
sime, e il vantaggio degli esempii.
Con ci6 nondimeno noi non intendiamo di giudicare questo libro
un lavoro perfntto sotto il mero aspetto letterario. Altra cosa e che
esso sia un racconto veramente ameno e veramente morale: altra
che sia un capo lavoro di arte. Anzi sotto questo riguardo molto
manca all' opera originale, e molto piu alia versione. Nella prima
in fatto T azione non essendo una sola , ne le varie altre introdot-
tevi e da noi intralasciate nel compendio collimando necessaria-
mente al medesimo scopo ; 1' attenzione del lettore e distratta , e
1'affezione sparpagliata. Di piu i caratteri dei varii personaggi non
hanno quella notevole opposizione necessaria a farli risaltare vie
meglio col trovarsi I' un 1' altro accanto. Qaalche circostanza del-
V avvenim^fito non e abbastanza preparata , e qual 'he altra non e
collocata al posto suo, generandosene cosi qualche parziale invero-
simiglianza. In questo genere di scritture non devesi e vero biasi-
mare il frequente dialogo: naa nella Strega di Monte Melton questa
frequenza ci par soverchia, e leggendo avremmo desiderato di rom-
pere qualche indugio nelT ascoltare, per assistere piia presto allo
svolgimento dei fatti. Questi nei dell' originale sono poi cresciuti
nella versione da uno sconcio che riputiamo gravissimo. LVarte di
rendere veramente gradito un racconto e per una b.uona meta po-
sta nello stile. Proprieta, sveltezza , grazia, nobilita richiedesi per
cattivarsi narrando 1' attenzione del lettore. Tutto ci6 e scomparso
nel!a versione, e in quella vece la scorrettezza , I'improprieta e la
ruvidezza della lingua ci ban piu d'una volta fatto rompere per fa-
stidio e rossore la lettura , la quale per altri riguardi non legger-
mente ci dilettava.
208 RIVISTA
HI.
Delia Musica Religiosa e delle Questions inercnti, Discorso di GIRO-
LAMO ALESSANDRO BIAGGI. Milano, Francesco Lucca 1857.
Mille grazie a voi, valoroso maestro Biaggi ! che certamente ,
benche questo titolo di maestro non ve 1'assumiate nel fronlespi-
zio, non e possibile non attribuirvelo, quando si legge la bella ope-
retta da voi pubblicata ; grazie a voi, diciamo, non gia soltantopel
servigio reso al pubblico colle dotte e tecniche osservazioni intorno
alia musica sacra , ma anche per avere rincuorato 1'animo nostro
scoraggito, tornandoci all'antica famigliarita con le Muse del canto.
Non capira forse il lettore donde tale gratitudine in noi verso
persona da noi non vista ne conosciuta. Ora eccone in poche parole
1'origine. Nello scorrere, come vuole il tristo nostro mestiere , le
colonne del Dcbats, c' imbattemmo piu volte a leggere lunghe dis-
sertazioni del D' Ortigue intorno alia musica sacra , ove trattavasi
dell'essenziale differenza tra la musica moderna e il canto fermo;
musiche , dicevasi , talmente fra loro diverse, che costituiscono due
sistemi affatto stranieri fra loro : cotalche stranamente illuso sareb-
be chi si desse a credere potere un orecchio medesimo acconciarsi
alle due tonalita *. A leggere tali frasi, dalle quali non sapevamo
trarre verun costrutto, noi che pure in altri tempi credemmo quasi
impazzire all' incantesimo delle note musical:, ci trovammo tutti
raumiliati •, e andavamo mesti mesti fra noi dicendo : « Proprio noa
abbiamo mai capito un' acca di musica. Avevamo sempre creduto
che non corresse tra il canto fermo e la musica ordinaria altra difie-
renza fuorch^ dello stile, dei caratteri e della base diatonica^ ed
1 Troviamo idee consimili citate dal nostro Autore a pie della pagina 26.
Par cela mime que les deux tonalites dont nous parlons sont incompatible!, el-
lea ne sauraient reellement coexister ensemble , I' organisation humaine etant
une, et ne pom-ant $ubir a la fois deux lots tonales opposees. ( Dictionnaire
Preface XIX ;.
BELLA STAMPA 1TALIANA 209
ora ci sentiamo dire che il nostro orecchio o non capiva il canto
fermo o frantendeva la musical Eppure si dell uno che delFaUra
avevamo saggiato qualche centellino e sotto valenti maestri , ran-
nodandole anche talvolta fra di loro, come necessariamente accade
a chi accompRgna sull'organo i canti liturgici della chiesa. Or come
mai tale accoppiamento perfino sulla tastiera fra due tonalita non
consociabili neppure nell' orecchio ? Converra dire che abbiamo so-
gnato tutta la vita: lo asseriscono i barbassori di Francia. »
Tale era la prostrazione dell'animo nostro in facciaal tripode de-
gli oracoli gallicani , quando a sgagliardire il soverchio di riostra
riverenza ci si present6 1'operetta del Biaggi , la quale pareva dirci
W •»*..-«» • ' r
in un orecchio : « Fa cuore, fa cuore : le due tonalita sono un so-
gno : e qual meraviglia che tu non le intenda, se non le intendono
que' medesimi checredono averle inventate? »
Pensate, lettore, se prendemmo fiato a queste voci : fummo come
chi credeva perduta perfalsi sospetti laconfidenzad'un amico,es'ac-
corge di possederla inviolata e sincera in tutta la sua intimita. Leg-
gemmo dunque (e potete credere con quale avidita !) il libretto: e
come ci avea rincuorati 1'assunto, cosici assicurd pienamente 1'evi-
denza della dimostrazione ben condotta per dodici capitoli e chiaris-
simamente compendiata nella conclusione : il tutto con uno stile, e
talora anche con una vivaeita di elocuzione che mostrano nel Biaggi
non che un maestro , anche un letterato , sebbene non vi manchi
talvolta qualehe scorrettezza nella frase e neologismo soverchio nei
termini e nell'ortografia, piccoli nei che nulla tolgono al merito
tecnico delP opera.
Esposto nel proemio il tema del suo Discorso, e nel primo capi-
tolo le idee fondamentali delle arti in genere e della musica in par-
ticolare, I'A. passa a mostrare la stranezza e le contraddizioni del si-
stema di due tonalita, combattendo specialmente il signer Fetis che
se ne vanta inventore, e il signor D1 Ortigue che, specialmente nel
Dizionario Musicale, se ne e fatto caldo promotore. E incomincian-
do nel capo secondo dalle ragioni filosofiche : « Voi , dice , preten -
dete provare le due tonalita col derivarle dalla diversita di clima, di
Serie III, vol. IX. 14 7 Gennaro 1858.
210 RIVISTA
razza , di lingua , di accento nei varii popoli , chiamando in testi-
monianza col Villotean la musica perfmo degli Egizii e le due o tre
che affermate avere gli Srozzesi , e le cantilene dei mercivendoli e
del trecconi cbe bandiscono le loro mercanzie per le vie e per le
piazze. Or non vedete che in tale guisa ogni popolo dovrebbe ave-
re almeno una musica (giacche due o tre ne date ai soli Scozzesi)
clie putirebbe di barbaro agli altri tutti? Eppure T Inghilterra , la
Scozia, I'Irlanda, la Danimarca , la Polonia. I' Algeria cantano (e
con quale diletto!) la nostra musica (pag. 23). Or ve' strano niodo
di argomentare dei due maestri francesi ! Prometteano dimostrarci
due tonalita , e ne troviamo almeno tante , quanti sono i popoli :
dovevauo mostrarle inconsociabili, ele vediamo correre senza passa-
porto per tutte le genti. E la tedesea, da Bach a Mayerbeer, passeg-
gia per la Francia, la francese, da Gretry a Auber, per la Germania
(pag. 26) : 1'italiana poi a quale popolo mai fra gl'inciviliti e rimasta
straniera? Voi dite che 1' uomo trae da se stesso le leggi dei rap-
porli fra i suoni: determinata la formola tonale ne subisce tutte le
applicazioni: esauritequeste, ricorre per bisogno di nuoveemozioni
a nuove tonalita ».
Di che conseguirebbe che ogni tanti secoli dovrebbero nasoere
tonalita novelle , come nacque , al dire dei due maestri franzesi ,
nell' Arianna del Monteverde la tonalita moderna; e che I'uomo sa-
rebbe padrone di trarre da se medesimo fra due secoli un'armonia
consonante, la quale sentita oggi giudicherebbesi dall'orecchio no-
stro dissonante.
Non seguiremo 1' Autore nelle citazioni , con cui egli mette in
contraddizione fra di loro i due musicblogi francesi, mostranxlo come
da un canto la musica antica che dovrebbe essere, secondo essi, uni-
camente religiosa, cant6 sull'arpa de' menestrelli amori ed oscenita:
dall'altro la moderna innamoro il cielo con le Messe di Mozart e collo
Stabat di Pergolesi. Non basta: cotesto canto fermo cosi alieno dalle
espressioni mondane, sapele voi donde lo traggono? Lo fanno deri~
vare dall' antica musica greca (pag. 31): e tal si cita che sa dirvi la
melodia dell'inno Lauda 5to»{composto da S. Tommaso d'Aquino)
-.'•'"'. ;-'j.tm^ T . . . j,'*l ./"> •»)..
DELLA STAMPA ITALIANA 2il
essere quella stessa che veste la prima strofa dell a prima pitica di
Pindaro (ivi). Strana scoperta in verita, mentre dopo tanto studiare
che si e fatto rispetto all'antica musica greca, siamo tuttavia in un
6wo poco meno che perfetto.(pag. 32) ; eintanto mentre ignorasi cha
cosa fosse la musica greca , costui sa dirci la somiglianza tra il
Lauda Sion e 1'ode di Pindaro ! Ma fosse pur vera la somiglianza,
qual sarebbe 1'iriferenza? Sarebbe cbe la musica essenzialmente reli-
giosa e una copia perfettissima di una musica essenzialmente paga-
na. Si puo dare stranezza maggiore? Bastino questi pochi cenni
della prova filosofica, con che si combattono dall'A. le due tonalita.
Passa nel capo terzo alia prova tecnica dedotta principalmente
dall'esclusione presso gli antichi della quarta maggiore, ribenedetta
con molte altre dissonanze, dopo il Monteverde, nella musica moder-
na. Non ci diffonderemo nello svolgere questo argomento tecnolo-
gico che alia piu parte dei nostri lettori, poco famigliarizzati col tri-
lono e con la settima maggiore o minore, riuscirebbe forse noioso.
Osserveremo soltanto con 1'A. cbe 1' intervallo di quarta maggiore
tanto e lungi dall' essere escluso interamente presso gli antichi, che
in una sola Messa del Palestrina se ne citano esempii non pochi ; e
i Fiamminghi, citati dallo stesso D'Ortigue, continuamente vi tor-
nano, benche compositori severissimi (pag. 54). Talcbe il povero
D'Orligue dopo il Fetis si riduce finalmente a dire che la dissonanza
non si ammette presso gli antichi senza preparazione, ossia , come
dicono i due francesi, solo per prolungazione (pag. 57). Ma-in tale
caso, sussume il Biaggi , con quale fronte asserite voi che non si
us6 prima di .Monteverde quella profana dissonanza?
I capitoli quarto, quinto e sesto prosieguono a ribadire la nullita
della teoria del Fetis, mostrando altre contraddizioni e di lui mede-
simo e del D'Ortigue; i quali dopo averci data la tonalita gregoriana
quale unico tipo di ir\usica religiosa, concludono col dircela lirai-
tata , imperfetta e intollerabilmente monotona (pag. 79); anzi di-
strutta interamente; giacche ormai inveee del tono autentico e del
plagale del primo, secondo, terzo ecc., anche il canto fermosi e ri-
dotto ai modi maggiore e minore (pa</.71,85). Se in tal guisa la
212 BIVISTA
tonalita gregoriana eagonizzante, non dovremo stupire che il Mini-
stro di pubblica istruzione abbia creduto necessario di farle la rac-
comandazione dell'anima in una circolare ai Vescovi del 2 Agosto
1853, ove raccomartda ai supremi pastori che ne abbiano gran cura,
come quella, a cui il canto fermo va debitore del suo carattere gra-
ve e religiose (po</.84).
Rimosso il pronunziato Felis, rimosse le dotlrine e le teorie che vi
si rannodano, che resta? Rcsta la musica come Than sempre intesa
quanti furono i filosofida Mose a di nostri; e come V inlese sempre,
e I'intende tuttavia lo schielto e nativo buon senso di tutliipopoli del-
la terra. Resta la musica UNA come la poesia, come I'architettura, co-
me la piltura, come la scullura ; e, come quest arti, alia anch'essa,
secondo la natura dei suoi mezzi, a varie forme, a varie espressioni,
ed a varii atteggiamenti. Resla la musica sempre musica; doe si to-
glie di mezzo T enigma di averla a intendere esistita chi sa per quanti
sccoli, senza ritmo ; che viene a dire, una pittura senza disegno, e una
architellura senza simmetria e senza proporzioni. Ci resta la sua slo-
ria, chiara e netta; tale che se non pud sempre appagare la curiositd
dei nomi propri e delle date (particolari, che il buio del medio evo
nasconde spesso in ogni maniera di discipline), tale, cheappagapero
sempre le ragioni della critica , in quanlo risponde a capello e alia
s.'oria delle altre arli, e alle condizioni inlellettuali de tempi (pag. 88).
Sono queste le parole, con cui dall' A. s'incomincia nel capo settimo
un cenno storico intorno alia musica , nel quale egli mostra come
dovesse nascere alia culla del Cristianesimo una musica cristiana ,
il cui primo svolgimento produsse il canto fermo, sotto gli auspicii
principalmente del Santo Arcivescovo Ambrogio e del Pontefice
San Gregorio (pag. 91 95), arricchito sotto il Pontefice 5. Vitalia-
no (secolo VII) di quella maniera di musica a piu voci che venne del-
ta diafonia, poi organo, poi discanto, poi contrappunto. Cosi pro-
segui 1' arte oscillando, come sempre accade, fra corruzioni e cor-
rezioni, finche giunse fra le pedantesche pastoie de'Fiamminghiad
esscre uno sforzo meccanico di note materialmente combinate, nel
DELL A STAMPA ITALIAN A 213
eui in'reecio stentato andava perduto ogni volo di fantasia, ogni
sapore d'intendimento e di affetto. In tale scadimento della musica
eccoti il Palestrina invitato da S. Carlo Borromeo a comporre le
cose musicali della Chiesa nei termini prescritti dal Concilio di Tren-
to, abbandonare gli artificii del conlrappunlo , e profondere quel te-
soro di vergini aspirazioni, in cut da ogni nola esala purissimo il
scnlimcnlo religioso (pag 1(M). Esamina qui 1'A. brevemente il ca-
ratlere di questo gran musicografo, lo paragona con quello del
Monteverde, e mostra in tal guisa anche storicamente 1' unita e il
successive svolgimento dell' arte sempre una, sia nella chiesa, sia
siil teatro. Nel capo ottavo stabilisce la distinzione della musica sa-
cra in musica artistica e liturgica : questa opportunissima ad ab-
bracdare i credenli sparsi su lulti i punti del globo con una medesi-
rna parola e con un medesimo suono e per conseguenza quotidiana,
semplice, facile, inalterabile (pag. 121): la musica artistica all'op-
peslo destinata a nobilitare le solennita piu cospicue , fomentando
cosi i progressi dell' arte secondo lo spirito del Crislianesimo chee re-
ligione insieme e civiltd (pag. 127) : (diremmo piu volentieri seil ch.
A. ce lo permette, che, essendo religione , e anima insieme della
civilta *.).
Assicurato in tale guisa alia Chiesa il possesso e la padronanza
dell'Arte , la determinazione della musica sacra si riduce ad una
pura quistiovie di stile: quistione che dall' Autore viene risoluta in un
modo del tutto inaspettato, il quale ai nostri lettori cattolici riuscira
carissimo, incastonando, per cosi dire, una nuova gemma in quel
diadema, per cui la Chiesa va ripigliando oggidi, in tutti gli ordini
I E stata talaiente profanatadal Gioberti e da'suoi compile! la religione cri-
stlana rklucendola ad essere un puro strumento di civilta politica, che nessu-
na cautcla dee sembrare soverchia per isradicare cotesto errore dalla mente
de'pusilli. Non vi ha arte o industria o forma qualunque dell'umaua conviven-
za che non abbisogni di morale e di religione per suo sostentamento. Ma con-
fondere per questo la religione e la morale coi vapori e con le filande, e ritn-
proverare alia Chiesa che i suoi Vescovi non si facciano impresari!, e tal niisto
d'empieta e di scempiezza, che non sai seabbia a detestarsi o a deridersi.
214 Rl VISTA
delle scienze e lettere, delle arti liberal!, delle Industrie economi-
che, degli indirizzi politici, quel primato supremo che le si addice
come a liglia del cielo.
Si cerca qual'e lo stile sacro: ma perche? Perche oggidi il teatro
ha invasato tutte le musiche e tutti gli orecchi : 1' arte si e fatta
schiava delle passioni popolari , e gli applausi plateali hanno dato
una vergognosa sanzione a cotesto servaggio. Or sappiate , dice in
sentenza negli ultimi tre capi 1'A., sappiate che eotesta associazione
innaturale e violenta della musica e del dramma e un connubio il-
legittimo ed infecondo. Ripuguando al dramma di essere cantato r
e alia musica di essere recitata , la musica tende a svigorire 1* elo-
cuzione del dramma : la poesia all' opposto, per dare energia alia
deelamazione, rinnega e immisensce tutto 1'artiQcio e il sentimento
musicale. Ed ecco perche tutti i grandi maestri, stanchi alfine di
stentare nell'inceppamento delle pastoie drammatiche, si gittano fi-
nalmente nella lirica liberta della -musica sacra , vero campo aper-
tissimo agli slanci della fantasia (pag. 190). La musica dunque lungi
dal chiedere , come oggi fa , ai teatri la perfezione e gli abbelli-
menti delle sacre armonie, dovrebbe anzi chiedere alia chiesa e alle
sue sacre armonie un rimedio alia scarnificazione del canto e al ma-
rasmo di che e minacdata dalla ragione drammatica. II melodram-
ma andra sempre piu rovinando , se la musica religiosa non verra
riposta in seggio (pag. 204).
Tale e in sostanza la conclusione del capo duodecimo, a cui tiene
dietro il riassunto che in poche parole mette in chiaro tutto il con-
cetto del libro. Dal quale, volendo pur trarre una conseguenza an-
che pratica, 1'A. inferisce quale debba essere 1'edurazione ed istru-
zione musicale , in cui per mancanza di metodo si profondono te-
sori e, raccolgonsi miserie.
Dal breve prospetto che abbiamo dato delle dottrine professate
dal Biaggi vedranno i filarmonici nostri lettori quanto essere deb-
ba il giovamento che potranno ritrarne, specialmente nella qui-
stione oggidi universalmente agitata della musica che convienealla
chiesa. Dal canto nostro ci crediamo onorati per la notabile con-
DELLA STAMPA ITALIANA
cordia che ravvisiamo tra le doitrine dell' A. e quelle da noi altra-
volta spiegate in tale materia. Non e pero che in certi punti non
abbiamo trovato il giudizio dell'A. alquanto severe. Riprovare p. e.
1'accordo dell'armonia col canto fermo, al quale 1'armonia e, a pa-
rerere dell' A, cosi straniera , come i minuti e leccati bassirilievi
d'oggidi strillerebbero sullemoli gigantescbe delle mura ciclopiehe
o pelasgiche (pag. 192); ci sembra proposizione difficile a conci-
liarsi con la teoria e con la storia e con le idee stesse dell'Autore 1.
Se, a parere di lui, la quistione della musica sacra e ridotta a pura
quistione di stile, non veggiarno perche non abbia a trovarsi un'ar-
monia di stile grave e maestoso analogo a quell.o delle melodic gre-
goriane. Se 1'armonia e un prodotto della natura acustica non meno
che la melodia, la filosofia sembra richiedere che Tuna all' altra si
accoppii n'aturalmente , acconciandosi ai graduali incrementi del
pensiero-esletieo. E questo che dalla filosofia s'insegna, viene con-
fermato dalla storia per bocca dell'A. medesimo : secondo il quale
corsi appena 50 anni da S. Gregorio, gia S. Vitaliano approvava
(ed era per conseguenza inventataj la diafonia nel canto fermo. In-
tendiamo benissimo esservi una ragione pratica che potra forse im-
pedire cotesta associazione, ed e la difficolta di trovare universal-
mente nel clero e, nei paesi meno colti, anche fra laici, la perizia
nccessaria. Ma coteste difficolta di esecuzione non debbono entra-
re nella quistione artistica.
Un' altra severita, cui non vorremmo consentire di leggieri, e
quell'impedimento dirimente che vorrebbe scindere con eterno di-
vorzio le due parti costitutive del melodramma. Che i tanti capila-
vori usciti da tale cannubio abbiano ad essere mostri condannati
dalla natura (pag. 162) ; la ci sembra sentenza troppo amara ad in-
1 II ch. Mons Alfieri, nell'atto appunto ch'cra sotto i torchi questa Eivitta,
ci fece conoscere due dotti articoli da lui pubblicati in lode del Biaggi, uno
nell'Eptacordo di Roma, 1'altro nell' Armonia di Firenze: nel quale ultimo os-
serva che il dotto P. Martini. . . non pubblico il TR\TTATO FONDAMENTALE DI
CONTRAPPCNTO sul detto canto , se non per addimostrare appunto comportarsi
in esso V armonia.
2J6 R1VISTA
ghiottirsi per un filarmonico. Invece di fulminare cosi lo spietalo
divorzio fra il dramrna e la musica per riverenza ai critici fiiosofi,
non potrebbe egli dirsi che la pretesa critica filosofica e in verita una
critica senza cervello , una filosofia cbe dimentica 1' assunto pro-
prio delle arti imitatrici? Certamente la scoltura imiterebbe con
maggiore perfezione la natura, se alle forme del marmo aggiunges-
se le tinte della tavolozza : eppure il buon gusto riprova le statue
dipinte. Un giardino inglese imiterebbe piu davvero i burroni al-
pestri, se non orlasse i suoi viali di dittamo e di spiganardo : eppu-
re quel misto di fin to selvaggio e di vero domestico ha un incah-
tesimo inarrivabile. E perche? Percbe nel primo caso 1'arte dello
scultore si mostra imitando il vero col marmo, nel secondo la va-
lentia del giardiniere raffigurando le Alpi nel giardino. Insomma
1'arte che imita la natura non dee contraflarla : il piu bello de' suoi
pregi sta appunto nel non oltrepassare in quella imitazione la na-
tura dei mezzi, de'quali, come sua proprieta, ella dispone.
Per questa stessa ragione chi assiste al Mose e al Guglielmo Tell
non va a ricercare propriamente il vero Mose, cui niuno figurera
mai cosi al vivo come la lettura del Pentateuco , ne il vero Tell ,
ruvido montanaro , non poeta , ne cantante ; ma cerca il ritratto
fantastico di que'due personaggi, e lo vuole colorito prima dali'in-
cantesimo del verso , poi da quello dell' armonia : la quale essendo
poi la piu soave , la piu incantatrice delle arti , prende sul teatro ,
ove e scopo il diletto , le ragioni di ultimo fine , ed incatena per
conseguenza al suo servaggio I'architettura, la poesia, la pittura,
destinate a seryirle in qualita di mezzi. Ammessa questa subordi-
nazione di mezzi al fine, la forma del rnelodramma non ci sembra
radicalmente einsanabilmente viziata dal dualismo,se non in quan-
to o il poeta non sa acconciarsi ad una funzione secondaria, o il fi-
losofo non sa comprendere il vero concetto dell'imitazione artisti -
ca, o spettatori ignoranti e distratti nulla curano 1' intero concetto
artistico dell' opera e vanno al teatro solo per farsi grattare gli orec-
chi da qualche pezzo piu brillante, piu concertato, piu soave per
passare il rimanente del tempo fra rinfreschi e cicaleggi.
BELLA STAMPA ITALIANA 217
Ci vergogniamo, a dirvero, della parte che abbiamo qui assunta
difendendo la verita artistica del melodramma 5 ma purtroppo essa
ci sembra evidente piu assai che non vorremmo: e cosi ci fosse da-
to di crederlo e mostrarlo un parto ibrido e stravagante ! che un
tale mostro non arrebbe per fermo quella costanza seduttrice che
lo rencle per mille titoli si pernicioso alia morale e si funesto alia
societa. Bene inteso che , nel difendere il melodramma , parliamo
di quello che servi in altri tempi a mettere in bella mostra il genio
del Paisiello, del Cimarosa ecc., e non di quello che oggi stordisce
coi frastuoni la platea e scanna cogli urli i miseri cantanti.
Come in queste due sentenze, cosi ci faremmo lecito proporre le
nostre difficolta all' egregio Autore in alcani altri punti seconda-
rii, se queste discussioni potessero convenire all'intento del nostro
Periodico: difficolta diciamo, enon obbiezioni, perche parliamo co-
me scolari a maestro , non come censori a censurato. Ma qualun-
que fossero le nostre difficolta, nulla torrebbero alia verita sustan-
ziale delFopera e al merito che ha 1'A. di avere smagato 1'incante-
simo, per cui parecchi ebbero a credere buonamente che possa
1'uomo cangiarsi 1'orecchio e fabbricarsi le tonalita: quasi non fos-
sero 1'orecchie e le note musicali create in relative proporzioni da
quella mano medesima che imbrillant6 1'iride dei sette suoi colori,
e proporziono i sapori e gli odori e le rispondenti loro potenze a
que' fini igienici, di cui sono ministre.
1. Nuovi usi dell" acqua del Pagliari — 2. Nuova pila del Palagi — 3. Disegno-
di un tunnel sottoraarino tra la Francia e 1' Ingbilterra — 4. Belle sperienze
del Tyndall intorno alle fiamme sonore.
i Abbiamo altre volte fatto parola delfacqua emostatica ritrova-
ta dal sig. Pagliari, farmacista Romano, e della sua utilita. Al pre-
sente abbiamo la soddisfazione di accennare a'nostrilettori un'altra
utilissima applicazione di quest' acqua. Tutti sarino qual terribile
male sia la cancrena, e quanto difficile 1'indicare ad essa un rimedio
cfficace. In Firenze nell'inverno del 1833-54 e di nuovo nel 1855,
mentre ivi imperversava il colera, si ebbe uu'epidemia di cancrene
nelle puerpere. II prof. Pellizzari penso all' acqua Pagliari, nella
quale trovava e 1'azione stittica ela balsamica; e attaquella ad im-
pedire 1'ingresso del pus nel torrente della circolazione, perche coa-
gula 1' albumina del siero del pus , e corruga i vasellini venosi ed i
tessuti organici, facilitando cosi la caduta dell'escara cancrenosa:
1'azione balsamica opera favorevolmente, non tanto nella parte in-
ferma, quanto in tutto il corpo. Fatte le prove, Tesito fu favorevole
quanto poteva bramarsi, pronto ed efficace-, ne men yantaggiosi ri-
sultati ottennero i prof. Vannoni e Balocchi, e n'e fatta menzione
nel Traltato di Ostelricia del dott. Balocchi (2.* ediz. Fir. 1856 pag.
808, 817). In seguito di queste osservazioni, fatte ancora da altri
professori dell'arte salutare, ed estese eziandio a cancrene prodotte
da altre cagioni, il dott. Enrico Albanese (che ha osservato una parte
SCIENZE NATURALI 219
di questi fatti) conchiude « che 1'acqua Pagliari e indicata e riesce
« efficace: 1.* Nelle cancrene di spedale : 2.° Negli antraci ma-
tt ligni o nelle infiammazioni cosi dette cancrenose : 3.* In quelle
« prodolte dal deoubito : 4.° in quelle prodotte da infiltramento
« urinoso : 5.° Finalmente nelle piaghe di cattivo aspetto e nelle
« ulceri depascenti.
Queste utili ed important! notizie, le quali almeno duplicano il
pregio delle belle invenzioni del nostro valente farmacista, si tro-
vano alquanto piu stesamente esposte in una memoria del dott. Al-
banese (Sull'uso delY ucqua Pagliariin alcune cancrene ecc.) inseri-
ta nella Gazzetta Medico, italiana, Firenze 8 Settembre 1857.
2. Studiando i fenomcni delle correnti elettriche, prodotte da la -
Stre di un medesimo metallo o di metalli different!, immerse in ac-
que stagnant! o correnti, o anche solo ficcate sotterra, il sig. Ales-
sandro Palagi di Bologna osserv6 che 1' intensita e la direzione di
quelle correnti variano irregolarmente non pure col variare dei luo-
ghi d' immersione, ma eziandio nel medesimo luogo col solo scor-
rere del tempo. A cessare questa irregolarita e variazione continua,
le quali impedivangli di trarre da tal nuova fonte di elettricismo
niun costrutto di utili ta pratica, immagind che gioverebbe, atteso le
proprieta elettriche del carbone da lui gia altra volta comunicate
all'Accademia di Bologna, di sostituire ad una delle lastre metalliche
un pezzo di carbone coke. Venuto infatti all' esperienza, la trov6
pienamente rispondere al suo intento. La nuova pila da lui adope-
rata componevasi di una piastra di zinco lunga 23 centimetri, larga
47 e spessa 2, immersa in un pozzo, e d'un rocchio di coke pesante
3 chilogrammi, immerso in un secondo pozzo, lontano 20 metri dal
primo. Un fil di rame, di 170 metri di lunghezza, congiungeva i due
element! della pila, e un galvanometro misurava 1' intensita e la dire-
zione della corrente da essi prodotta. Ora tutti i saggi fatti a diverse
ore e per piu giorni continui nel Maggio 1857, e confermati poi da
tutte le sperienze seguenti, diedero sempre la medesi ma corrente,
diretta nel filo metallico dal carbone allo zinco e di una intensita
invariable, salro che, nel primo immergere del carbone e dello
220 SCIENZE NATURALI
zinco nei pozzi, ella era un po' piia forte e non pigliava il suo tu-
nore costante se non dopo qualche tempo.
Ottenuto in tal guisa una corrente costanle, 1'Autore studio le
vie di aumentarne 1'intensita, e dopo varii tentativi, trovo die la via
piu effieace si e di sospendere al primo carbone, per un fil di ranie,
un secondo carbone, e a questo un terzo e cosi via via in mode da
fame una catena, facendo altrettanto dalla parte del zinco. Ecco in
brevi formole le principali leggi, che in questo bello e rilevante
studio gli vennero trovate. 1." Un pezzo di carbone o di zinco di
certa grandezza non accresce che di poco 1'intensita della corrente
prodotta da un pezzo piu piccolo. 2.° Quest'intensita crescecol nu-
mero dei carboni uniti T uno all' altro con fil di rame a modo di ca-
tena; cresce parimente col numero de' zincbi uniti allo stesso modo.
3.° I framrnenti di un pezzo di carbone incatenati coi fili di rarnt?
danno un'intensita maggiore che quella del medesimo pezzo intie-
ro; ne cid deriva dall'aumento della superficie, perche, coprendo di
cera lacca le nuove facce dei framrnenti, non si altera 1' efletto. 4.°
Se i pezzi di zinco toccano la terra, la corrente cessa del tutto o st
fa debolissima cangiando direzione-, laddove i pezzi di carbone pos-
sono toccar terra, senza che la corrente ne sia punto alterata, anzi
ella tende in tal caso piuttosto a crescere. Tuttavia se un dei fili che
incatenano i carboni tocca il suolo, I' interisita pigliera quel grada
che avrebbe se la catena terminasse in quel filo, cioe se i carboni
seguenti non esistessero. 5.° La corrente e tanto piu forte, quanta
maggiore e la distanza tra i singoli pezzi di c&rbone o di zinco in-
catenati. 6.° Se le lastre di zinco si toccano fra loro, la corrente
cessa affatto ; ma se si toccano fra loro i pezzi di carbone, la cor-
rente patisce solo uno scemamento notabile, restando pero sempre
assai piu forte, che nel caso, in cui i carboni formassero tutti un sol
pezzo. 7.° La corrente e piu intensa, quando lo zinco e amalgamate.
8.° La catena dei carboni e quella delle lastre di zinco possono es-
sere immerse dentro un medesimo pozzo, o in pozzi diversi piu o
men lontani, o dentro a fiumi, o eziandio in vasi d' acqua pura,
isolati dalla terra ; e in ogni caso possono essere poste sia vertical-
mente, sia orizzontalmente sostenendole per mezzo di galleggiantL
SCIENZE NATURALI 221
II sig. Palagi ha cercato di rendere utile questa sua nuova e sem-
plicissima pila,applicandola alia galvanoplastica, ai pendoli ed oro-
logi elettrici, e specialmente ai telegrafi, e sembra che i suoi ten-
tativi abbiano avuto buon esito. Ma ad ogni modo le sue ricercbe
ed esperienze sono di gran pregio per la scienza elettrica, e grande-
mente onorano 1' illustre Autore.
3. Abbiam sott' occhio an bel volume, pubblicato recentemente
a Parigi , ove si contengono gli studii di un gigantesco e arditissi-
mo disegno, qual e quello di aprire nello Stretto di Calais, tra la
Francia e 1' Inghilterra una via di ferro sottomarina l. Benche esso
a prima fronte sembri poco menoche impossibilee cbimerico, pure
in esaminandolo piu dappresso, il lettore vede scemare le difficoJta e
apparirne a poco a poco, se non agevole, certamente possibile, anzi
non improbabile il riuscimento. Tal e il giudizio che ne fu fatto in
Francia da uomini di Stato e di scienza autorevolissimi; anzi il dise-
gno del sig. Thom& deGaraond fu accolto dal Governo con tal rispetto
e favore, che per ordine dell'Jmperatore, il Ministro de' lavori pub-
blici raduno un Consiglio speciale di periti ad esaminarlo, e questi,
oltre gli elogi dali all' Autore, giudicarono utile che lo Stato desti-
nasse 500,000 franchi per verificare e compire gli studii prelimi-
nari, e che si ricercasse per essi la cooperazione del Governo Ingle-
se. Da questi inizii non e temerario lo sperare che forsQ fra pochi
anni se ne vegga risolutamente cominciata 1'esecuzione; ma ad ogni
modo crediamo che ai nostri lettori piacera 1' averne fin d' ora un
breve ed esatto ragguaglio.
Premettiamo col Gamond, che 1' idea di congiungere per una via
sotterranea V Inghilterra al Continente non k punto nuova , ma fu
gia messa piu d' una volta in campo. II primo a proporla fu il sig.
Mathieu , ingegnere delle mine, che nel 1802 presento al Primo
i Etude pour V avant projet d'un Tunnel sous-marin entre I' Angleterre
et la France, reliant sans rompre charge les chemins de fer de ces deux pays
par la ligne de Grinez a Eastware, avec la carte du trace projete et le profil du
tunnel traversant le diagramme geologique du massif submerge, par M. A.
Thome de Gamond. Paris, Victor Dalmont editeur 1857.
:, •
222 SCIENZE NATURALI
Console un modello di galleria sotterranea a due volte sovrappo-
ste, formata di due rami, i quali parLendo da un apice culminante
posto nel centro dello Stretto, scenderebbero 1'uno verso Francia,
1'altro verso Inghilterra, e quivi risalirebbero ciasouno per un' erta
convenevole all' aria aperta. Napoleone mostro gradire 1' ardito di-
segno ; ma le lunghe guerre, succedute alia breve pace d' Amiens
tra la Francia e la Gran Brettagna, ne fecero svanire ogni pen-
siero. Ai nostri di che la pace e 1' amista tra le due nazioni par che
yada pigliando sempre maggiore fermozza , altri e divisati disegni
furono arrecati al medesimo scopo. II Dott. Payerne propose di live.l-
lare nel fondo stesso del mare una linea di rocce e scogliere, e so-
vra queste fabbricare in mezzo alle acque una via cbiusa a volta.
I sigg. Franchot e Tessie idearono di posare sul fondo marino un
gran tubo di ferro fuso, dentro il quale corressc la via. II sig.
Favre immagino un tunnel sottomarino, simile in sostanza a que-
sto del Gamond, ma con altro disegno di costruzione. E per ta-
cer d' altri, lo stesso sig. Gamond prima di risolversi al suo tun-
nel, avea studiato altre vie, cioe 1° quella d' un ponte tubulare di
ferro, alzato sopra le acque dello stretto e composto di 400 pilieri
e di 400archi, aventi ciascuno 40 metri di apertura ; 2° quella d' un
istmo fattizio che legasse geograficamente la riva inglese alia fran-
cese, lasciando solo per la navigazione tre grandi canali adoppio.
Ma le enormissime spese che costerebbe il ponte, giacche valu-
tando a 10 milioni di franchi ciascun pilastro col suo arco, non
esigerebbe meno di 4000 milioni ; ele gravissime difficolta estrin-
seche attraversatesi all' istmo, 1' hanno indotto a lasciare questi due
disegni e ad attenersi al tunnel sottomarino. Qui giova aggiunge-
re, che il sig. Villiers Sankey, nella proposta che ha fatta teste al
Gorerno Inglese di una ferrovia continua daLondra a Calcutta,
per valicare lo Stretto di Calais presenta tre vie, cioe un tunnel
sottomarino, o un viadotto di nuova forma che a guisa di ponte
attraversi il canale, orvero un gran tubo di ferro calato nel letto
del mare, dentro cui corra la strada ferrata; e pare che delle tre
egli preferisca quest' ultima. Ma veniamo allibro di Gamond e-al
suo tunnel
SCIENZE NATURALI 223
II suo Elude ha tre parti principal!, cbe sono Les Milieux, ossia
i terreni a traverso i quali il tunnel dovrebbe aprirsi : Le Trace,
cioe la pianta della via tenuta di\\ tunnel; e Le Percernenl ebe con-
tiene tutte le operedelTesecuzione. Quanto alia prima parte, dire-
mo solo che i lunghi studii fatti dall' Autore intorno alia natura e
al giacimento dei terreni, fino a gran profondita, sia nelle due costie-
re francese ed inglese, sia nel fonJo sottomarino e nei due bancbi
di Varne e di Colbart sorgenti in mezzo allo stretto, per mezzo di
numerosissimi scandagli a piombo ed a lancia , e d'induzioni geo-
logicbe, gli ban fatto conoscere che questi terreni si continuano dal-
la Francia all'Inghilterra sottessoil mare con le medesime stralifi-
cazioni pochissimo inclinate all' orizzonte, e che si compongono
parte di calcari oolitici e parte di crete argillose, sicche tanto per
la materia quanto per la disposizione riescono grandemente agevoli
e sicuri a scavarsi.
Venendo al Trace, la via del tunnel sotto mare seguira la linea che
corre dal capo Grinez, il quale si avanza tra Calais e Boulogne, alia
punta Eastware posta tra Folkstone e Douvres. In questo tragitto
csso passera per I'estremita orientale del banco di Varne, sopra il
quale si ergeraun' isola, chiamata Bioile de Varne, che sara lasta-
zione centrale e marittima del tunnel. La linea del tunnel sara una
curva, leggermente concava, il cui pendio non giungeramai ai cin-
que millesimi, e percio rimarra molto inferiore di quel che vedesi
in parecchie strade ferrate: la sua lunghezza sara di 33 chilometri.
Dall'una parte e dall'altra vi si entreraper due gallerie sotterranee,
inclinate fino ai sette millesimi-, la galleria inglese dalla stazione di
Eastware percorrera 5500 metri fino a Douvres, e la francese dal-
la stazione di Grinez 8800 metri fino a Marquise, dove uscendo a
cielo aperto si congiungera qu inci alia via di Calais e quindi all' al-
tra di Boulogne.
La forma del tunnel sara cilindrica, a volta massiccia di pietra,
con 9 metri di diametro. Sotto il piano della doppia via di ferro
correra un condotto per lo scolo delle acque che potessero trapela-
re nel tunnel. Benche diqueste acque non v'e, secondo il Gamond,
224 SCIENZE NATURALI
a temere gran fatto, sia dalla parte di terra, specialmente di Fran -
cia, sia dalla parte di mare, atteso la natura e la stratificazione
pressoche orizzontale dei terreni, e la profondita a cui il tunnel si
Irova sotto il letto del mare, la quale, dove e minima, non e meno
di 22 metri.
Le due stazioni alle frontiere di Grinez e di Eastware, e la centrale
di Varne, godranno dal fondo stesso del tunnel il cielo aperto, per
mezzo di un vasto pozzo o torrione a sezione elittica cbe sorgendo
dal tunnel sbocchera diritto sopra il mare, e dara ai viaggiatori e
alle merci libero e immediate accesso dal tunnel al mare per via di
am pie e dolci scale a spira scavate nei fianchi stessi del torrione. II
piu vasto e importante di questi torrioni sara quel di Varna, la cui
base elittica nel piano del tunnel, che ivi e a 92 metri sotto il livel-
lo del mare, avra 200 metri di lungbezza e 100 di larghezza, e la
cui cima fara capo nel mezzo della Stella di Varna, cioe dell' isola
da costruirsi sopra il banco di questo nome. A quest'isola infatti si
dara la forma di stella romboidale con 17 ettari di superficie ; i
quattro raggi diagonal! di questa stella, sporgentisi a sprone in
mezzo al mare, apriranno ai quattro lati dell'orizzonte altrettanti
seni cbe serviranno di scala marittima ai viaggiatori e alle merci;
oltre a un vasto porto interne, avente 7 ettari di superficie, desti-
nato al ricovero delle navi che in quel centro di un passo frequen-
tatissimo, qual e quello della Manica, vorranno far sosta.
Oltre a queste disposizioni fatte per agevolare e ingrandire il
commercio e la frequenza del tunnel, il Gamond ha provveduto an-
che al lato politico e allagelosia delle due nazioni divise dallo stret-
to, ciascuna delle quali potrebbe in caso di guerra temere dall'altra
per la via del tunnel un' invasione repentina. A questo pericolo egli
hasempre pronto il riparo, inondando ad un tratto coll'acqua del
mare tutto il canale del tunnel e rompendo in tal guisa tra le due
terre ogni comunicazione sottomarina. Quest'inondazione pu6 farsi
per mezzo di grandi cateratte a valvola, disposte dentro camere
soiterranee alle due frontiere di Grinez e di Eastware •, e il Monar-
ca inglese o francese potrebbe per via d'ingegni elettrici da Londra
SCIKNZE NATURALI 225
o da Parigi aprire a suo talento quelle valvole e scatenare le acque
con nulla piu che muovere un dito. Una massa di 75,000 metri
cubi di acqua basterebbe a inondare in un'ora fmo alia volta tutto
il vano del tunnel nella sua parte piu bassa-, ne si potrebbe di nuo-
vo evacuare, se non in 72 ore e colconcorso dei due Stati.
Tal e 1'idea disegnata dal Gamond pel suo tunnel. Quanto al mo-
do poi di eseguirla , egli mirando soprattutto alia prestezza, che
suol essere oggidi condizione desideratissima di ogni impresa, ha
pensato un ordine di lavori che permettesse d' intrapreridere 1' o-
pera da molte parti a un tempo stesso, e che alia massima celerita
congiungesse tutta la sicurezza e solidita richiesta. Primo lavoro
sarebbe dunque la costruzione di 13 isolotti conici, che si forme-
rebbero versando in mare rocchi e scogliere di pietra miste con
argilla, e che verrebbero a dividere lo stretto in 14 stretti miriori.
Poi nel massiccio di ciascun isolotto si scaverebbe un pozzo da mi-
natore fmo alia profondita necessaria per giungere al piano del
tunnel. Finalmente dal fondo di ciascun pozzo s' intraprenderebbe
nelle due opposte direzioni lo scavamento e con esso a mano a ma-
no la costruzione della via ; di modo che ciascuna banda di scava-
tori non avrebbe che il lavoro di circa 1500 metri. Con questa sud-
divisione e simultaneita di lavori stima il Gamond che a dar com-
piuta tutta 1' opera basterebbero sei anni ; il primo dei quali spen-
derebbesi nella costruzione degl'isolotti e nell' aprimento dei pozzi,
il secondo nello scavamento di cinque sezioni minori del tunnel ,
che egli chiama sezioni direttrici, perche debbono servire a regolare
ed assicurare 1' allineamento di tutto 1'asse della via; e gli altri
quattro nello scavare le nove sezioni maggiori, rimanenti a com-
pirlo. Ad accelerare poilo scavamento sara di grande utile la mac-
china del Bartleet, cioe il trapano a percussione rotante, mosso dal
vapore, che gia nelle ferrovie di Savoia e presentemente nel traforo
del Moncenisio sta facendo si buone prove, e che nei sotterranei
dello stretto di Calais riuscirebbe tanto meglio, quanto ivi i terreni
son piu dolci a rompere che non i graniti delle A!pi. Compiuta che
sia tutta 1' opera, gl' isolotti artificial , divenuti ormai inutili , si
Serit III, vol. IX. 15 9 Gennaro 1838.
$26 SC1ENZE NATURALI
distruggerebbero tutti o la piu parte, facendone saltare colle mine
le cime, e sgonibrandone lo stretto.
La spesa totale dell'intrapresa non passerebbe, secondo i pro-
babili calcoli dell'Autore, la somma di 170 milioni di franchi; e i
frutti ch' ella renderebbe, atteso la frequenza grandissima cbe il
tunnel senza dubbio acquisterebbe, rimborserebbero in poco tem-
po lespese colla giuntadi gran guadagno a chiunque neintrapren-
desse 1'esecuzione.
Questa e ne' principal! suoi tratti I' opera gigantesca cbe il sig..
Thome de Gamond propone e spiega ampiamente nel suo libro. Se
ella sia mai per avere effetto, non sappiamo-, ma quando pure do-
resse rimanersi nel suo stato di semplice idea, merita d' essere co-
nosciuta; e il libro cbe 1'espone sara sempre un monumento pre-
gevole in tal genere di studii.
4. Tra i fenomeni acustici singolare e quel cbe producesi dalla
combustione dell'idrogeno o di altri gaz dentro a tubi di vetro, e
cbe suol ripetersi nei pubblici sperimenti di fisica. II suono musica-
le che la fiamma desta nel tubo fu attribuito dal De la Rive alia
condensazione ed espansione alternativa del vapore acqueo che si
genera nella combustione dell' idrogeno. Ma questa spiegazioue,
benche con assai ingegno difesa dal suo Autore, non pole reggere
alle nuove sperienze del Faraday, il quale , mostrando che i suoni
producevansi eziandio quando i tubi erano circondati da un' atmo-
sfera riscaldata sopra a 100° C. , e quando in vece dell'idrogeno bru-
ciavasi Tossido di carbonic, rese impossible 1' attribuirli al vapore
acqueo. Egli li ascrive piuttosto ad una serie di piccole e rapidis-
sime esplosioni , cagionate dalla combinazione periodica dell' ossi-
geno dell'aria con 1'idrogeno. A questa spiegazione, che sembra la
rera, aderisce anche il Tyndall, e cospirano a confermarla tutte le
sperienze da lui recentemente intraprese. Esse trovansi riferite nel
Philosophical Magazine dello scorso Luglio, e per la loro novita e
importanza noi vogliamo qui riportarle, riducendole per amore di
breyita e d'ordine ad alcuni capi precipui.
SCIENZE NATURAL! 227
1 ,° L' elevazione della nota musicale prodotta dalla fiamma nel
tnbo dipende non solo dalla lunghezza del tubo, secondo la legge
del Chladni 1, ma anche dalla dimensione della fiamma.
Infatti, collocando uu tubo di 25 pollici di lunghezza sopra un
getto d' idrogeno acceso, il Tyndall ottenne ilsuono fondamentale
del tubo; indi ponendo sulla stessa fiamma un tubo di pollici 12 iy2
non ebbe niun suono : ma appena ebbe rimpiccolita quanto pote la
fiamma , il secondo tubo diede una nota cbiara e melodiosa ch' era
Tottava della nota fondamentale del primo tubo, e questo, collocato
di nuovo sulla fiamma cosi rappiccinita, non diede piii la nota fon-
damentale ma la sua ottava, cioe la stessissima nota del tubo piu
corto. Per simile guisa. con un tubo lungo 6 piedi e 9 pollici, ma fa-
eendo variare le dimensioni della fiamma e la profondita del sito di
questa dentroil tubo, 1'Autore ebbe una serie di suoni nel rapporto
dei numeri 1, 2, 3, 4, 5. Quindi pare che, sebbene la rapidita, con
oui si succedono le esplosioni da cui nasce il suono, dipende dalla
lungbezza del tubo , pure vi concorre eziandio la grandezza della
fiamma, e questa dev'esser tale che le esplosioni si succedano all'uni-
sono delle vibrazioni sia della nota fondamentale, sia dei suoni a lei
armonici.
2.° Se, nel tempo che la fiamma suona dentro il tubo, si ripete
con la voce a un dipresso la stessa nota, la fiamma prende un mo-
vimento vivo di oscillazione che pu6 aumentarsi fmo ad estinguerla.
Questo fenomeno, gia descritto dal SchefFgotsch in uno degli ulti-
mi numeri degli Annali di Poggendorff, si ottiene ogni qual voltasi
faccia uscire il. gaz sotto una sufficiente pressione da un foro picco-
lissimo. II Tyndall nelle sue prime sperienze siservi a tal fined'un
becco d'ottone lungo 10 1./2 pollici e avente un orifizio del dia-
metro di 1/20 di pollice. Lo stesso effetto si ottiene adoperando
in luogo della voce uno slrumento musico, per esempio la sirena,
o il corista.
\ 11 Chladni mostro che L suoni prodotti dalla fiamma nel tubo sono gli stessi
che isuoni fondamentali di una canna aperta, avente la medesima lunghezza
del tubo.
228 SCIENZE NATURALI
3°. Le oscillazioni teste riferite non sono clie la manifestazione
otticadei batlimenti che si producono, quando le due note, quella
della fiamma e quella della voce o della sirena, sono prossime al-
1' unisono.
Ci6 e dimostralo dalle seguenti sperienze del Tyndall. A due a
tre piedi di lontananza dalla fiarnma sonora egli colloco una sirena,
ed elevandone gradatamente la nota, vide che quando il suono del-
la fiamma e quel della sirena si avvicinavano all' unisono, la fiam-
ma guizzava elevandosi ed abbassandosi alternativamente nel tu •
bo^amisura che 1' unisono diveniva piu perfetto, 1' oscillazionc
si facea piu lenta-, cess6ad un tratto quando 1'unisono fu perfetto;
trapassato questo punto e reso piu acuto il suono della sirena, la
fiamma riprese ad oscillare con una celerita tanto maggiore, quanto-
piu elevavasi quel suono, fino a tanto che la somma rapidita rese
le oscillazioni impercettibili all' occhio. Anche il corista serve otti-
mamente a questa dimostrazione. Infatti , aggravando la nota del
corista in modo che si allontani un poco dall' unisono della fiamma,
si trovano le oscillazioni di questa in perfetto accordo coi battirnen-
ti •, e inodificando il suono del corista in guisa che si varii il nume-
ro dei battimenti, si vede al tempo stesso variare anche il numero
delle oscillazioni della fiamma. L'effetto riesce ancora piu sensibile
se si ponga il corista sopra una cassa di rinforzo , perthe allora si
possono far vedere le oscillazioni della fiamma e sentire al tempa
stesso i battimenti a piu centinaia di astanti.
4°. Una fiamma , che arda ma senza suono nel tubo, diventa su-
bito sonora, se le si da colla voce o con altro strumento la nota
del tubo.
Questo curioso fenomeno venne trovato al Tyndall con sua gran
sorpresa, nel variare e ripetere le sperienze precedent!. Per meglia
assicurarsene, arrest6 il suono del tubo ponendo sull' estremita di
questo le dita, e torn6 ad invitare colla voce la fiamma : e questa.
sempre rispose pronta all invito. Lo stesso gli riusci sostituendo
alia voce la sirena ; giacche elevando gradatamente il sucno di qje-
sta , tosto che esso raggiunse la nota propria del tubo , entro cui
SCIENZE NATURALI 229
ardeva muta la fiamma, questa comincio ad allungarsi ed a guizzare
sonando , e prosegui indefinitamente il suo suono, anche dopo che
la sirena si fu ammutolita. Questa sperienza ha veramente del poe-
tico, e ti richiama subito al pensiero le fiamme parlanti dell otta-
va bolgia di Dante, dentro alle quali eran gli spirti , e la viva pit-
tura ch'egli ne fa del crollarsi mormorando e del guizzare la cima
qua e Id menando Come fosse la lingua che parlasse ; (Inferno, Can-
to XXVI. XXVII.) Come alia voce e alia sirena, la fiamma risponde
parimenti al corista, e di muta si fa vocale tosto che questo le si av-
vicini, rendendo la nota del tubo. Anzi pu6 farsi la seguente spe-
rienza: disporre una fila di tubi capaci di produrrele diverse note
della gamma , sovra altrettante fiammelle di gaz , ma in modo che
non suonino •, quindi con uno strumento abbastanza sonoro, posto
alia distanza di 20 o 30 metri, eseguire una gamma: ad ogni nota
di questa si udra tosto cominciare il suono nel tubo rispondente,
ele fiammelle, divenute una dopo 1'altra sonore, proseguiranno da
se sole il loro magico concento.
Nota il Tyndall, che sebbene queste sperienze riescano con tubi
di varie lunghezze, sono nondimeno piu facili quando la lunghezza
e di 11 o 12 pollici, perche nei tubi piu lunghi e piu difficile impedire
al suono di prodursi spontaneamente,senza che aspetti 1'eccitamento
esterno della voce o della sirena o del corista. Giova inoltre avere
riguardo al diverse grado di profondita, che tiene la fiamma den-
tro il tubo : giacche in un dato tubo la fiamma deve adeiitrarsi fino
a una certa profondita per dare il suono col massimo d'intensita-,
a una profondita un po' minore il suono e meno intenso, e a un
certo punto il suono cessa del tutto. Ora nelle vicinanze di questo
punto, la fiamma di muta diviene facilmente sonora, se si eccita
colla voce o altrimenti •, ma con questo divario, che se il punto e
troppo vicino, il suono cessa quasi subito, mentre che a qualche
distanza, il suono destato una volta dura costante. Anzi, con una
fiamma posta in modo che non fosse troppo sensibile agli eccita-
menti esterni, il Tyndall e riuscito ad ottenere 1' effetto contraria
del sopra descritto, cioe a far cessare per mezzo della voce o del
230 SCIENZE NATURALI
corista il suono del tubo; e per ultimo la fiamma era divenuta si
docile al suo comando , ch' egli poteva a suo talento farla suonare
o tacere.
5.° La luce di una fiamma che suona, benche all'occhio nudo
appaia continua, e in realta intermittente, e le intermittenze corri-
spondono alle vibrazioni sonore, ossia alle esplosioni produttrici
del suono.
La gran rapidita, con cui si succedono le vibrazioni, non permette
all'occhio nudo di seorgereil cangiamento cbe a ciascuna vibrazio-
ne accade nell'iritensita della luce ; ma questo pu6 rendersi sensibi-
le, facendo passare rapidamente su diverse parti della retina F im-
magine della fiamma. Ci6 si ottiene in varii modi, de' quali il piu
adatto eil seguente. Pongasi una lente di 33 centimetri di foco di-
nanzi a una fiamma d'idrogeno carbonato avente circa un pollice
d' altezza; a 6 o 8 piedi lontano dalla fiamma sospendasi un largo
diaframma di carta-, dopo la lente si disponga uno specchietto, il
quale, ricevendo la luce cbe traverse la lente, la rifletta sul campo
del diaframma ; e la lente si collocbi a tal punto cbe T immagine
della fiamma cada rovesciata e ben netta su quel campo. Movendo
10 specchio, quest' immagine muta luogo, e se il moto e rapido, el-
la apparisce, atteso la persistenza delle impressioni visive nella re-
tina, come una fascia luminosa continua. Diciam continua, quando
la fiamma non suona-, ma tosto che , adattatole convenientemente
11 tubo (questo era nella sperienza del Tyndall di 6 piedi e 9 polli-
ci), ella comincia a suonare, 1' immagine cambia forma sul diafram-
ma , e invece d' una fascia di luce continua si risolve in una serie
<T immagini distinte , la cui mutua distanza varia col movimento
dello speccbio -, sicche dando a questo un moto conveniente , elle
formano una catena belli ssi ma a vedere. Questa sperienza, che pu6
farsi anche dinanzi a unnumeroso teatro di spettatori, mostra chia-
rissimo all' occhio, in quegli intervalli oscuri delle immagini, le in-
termittenze di luce cbe ad ogni vibrazione succedono nella fiamma
sonora, perl' alternato contrarsi e dilatarsi ch'ella fa ad ogni esplo-
sione. II qual fatto prima del Tyndall gia fu indicato dal Wheatstone
nelle Philosophical Transactions del 1834.
SC1ENZE NATUIULI 231
Allo specchio della sperienza precedente pu6 sostituirsi un pris-
ma triangolare, alle cui tre facce siano adattati tre speech! , sospen-
dendolo per un filo verticale. Torcendo il filo, il prismasi mette in
rotazione e le sue tre facce ricevendo 1' una dopo 1' altra dalla lente
la luce della fiamma , ne proiettano 1' immagine sul diaframma. Al
principle del moto, le immagini sono separate da brevi intervalli ^
poi questi si fanno tanto maggiori quanto piu cresce la velocita della
rotazione: quando questa ha valicato il suo maximum, le immagini
ritornano ad avvicinarsi, e pigliano alfine 1'aspetto di una efferve-
scenza luminosa: e questi fenomeni si ripetono collo stesso ordine,
quando la torsione, operando sopra il filo in senso contrario, ripro-
duce in direzione opposta la medesima serie di movimenti.
Gl'intervalli delle immagini ora descritte , per quanto il Tyndali
pote ritrarre dalle sue osservazioni, sono occupati in parte da luce
azzurra, a cui sembra tener dietro uno spazio perfettamente oscu-
ro: sicche la fiamma sembra estinguersi e riaceendersi ad ogni
tratto. Ciascuna poi di queste fasi parve all' Autore coincidere esat-
tamente colle vibrazioni sonore j ma a ben fermare questopunto, gli
bisognano piu accurati studii.
Diciamo per ultimo di un' altra sperienza, clie il Tyndali chiama
elegantissima fra quante mai ne vide, e che eomprendendo insieme-
quasi tutte le precedenti, pu6 ben far loro da corona. Introducasi en-
tro un tubo una fiamma in tali condizioni che non suoni, ma possa
essere dalla voce eccitata al suono ; e si faccia rotare lo specchio in
modo che 1' immagine dia sul diaframma una fascia di luce con-
tinua. Se allora si fa suonare la fiamma, dandole con la voce la no-
ta del tubo, si vedeimmantineate quella fascia risolversi in una ca-
tena o corona di perle luminose, che brillano distinte sopra un
campo azzurroscuro, fino a tanto che dura il suonare della fiamma
eil rotare dello specchio. Lo stesso effetto si ottiene, collocando
sopra il tubo o sopra una cassa di rinforzo un corista, capace a pn>-
durre dei battimenti col suono della fiamma.
E tanto basti delle fiamme sonore, i cui vaghi fenomeni sono un
nuovo esempio della graziosa e sapiente armonia che regna nelle leg-
gi della natura.
CRONACA
CONTEMPORANEA
Roma 9 Gennaio 18S8.
I.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICII. 1. Dono del S. Padre. — 2. Opere pubbliche — 3. Notizie varie.
1. La Santita di N. S. volendo, nella sua pieta e muniGcenza, dimostrare
la speciale sua divozione verso 1' insigne reliquia della Culla di N. S. Gesii
Cristo, che si conserva nella patriarcale basilica di S. Maria Maggiore ,
invi6 teste al Gapilolo sei grandi Angeli col candeliere, tutti in legno dorato
di fmissimo lavoro, ed un assai ricco tappeto, destinati gli uni e 1'altro ad or-
nare e ad arricchire vieppiu 1'altare papale, dove lainsigne reliquia suole
tenersi esposta per tutto il giorno del S. Natale. I candelieri sono dello stile
del cinquecenlo, modellati egregiamente dallo scultore Pietro Galli romano,
e dorati con nuovo metodo di grand' effetto di ricchezza da Pasquale Fio-
rentini di Imola, largamente sowenuto ed incoraggiato nei suoi lavori dal
S. Padre. II tappeto poi 6 un tessuto felpato a Qori e rabeschi di palmi qua-
drati seicentosettantasei • lavoro del sig. Verduro Berge, di Tournai, e do-
nato al S. Padre dal Sig. Conte Bartolomeo du Mortier, membro della Camera
clei RappresentantidelBelgio; personaggio specchiatissiroo per avita pieta
e degno di ricordo, anche per i servigi che, in un col suo padre, rese a Papa
Pio VII ed ai Cardinal! esiliati allora in Fraocia.
2. Dalla TipograGa della Rev. Camera Apostolica e uscito alia luce il Rag-
guaglio delle cose operate nel Ministero del G'omwercio, Belle Arti, In-
dustria ed Agricollura , durante I' anno 1856 , e pe' Lavori pubblici nel-
I'anno 1855. Perche i nostri lettori sieno informati dell' andamento della cosa
pubblica nel Governo degli Stati Pontificii , noi faremo di questo documen-
to ufficiale una breve, ma sufficiente analisi.
Nella sezione delle Strade nazionall iroviamo segnata la sommadi scu-
di 222,263 spesa nell' anno 1855 per la conservazione ordinaria e per le
CRONACA CONTEMPORANEA 233
nuove opere di miglioramento fatte nelle slrade nazionali dello Stato. Nulla
diciamo delle concessioni e delle relative convenzioni delle Ferrovie fattesi
nel 1855 e 56, e registrate nei loro atli autentici in queslo Ragguaglio, poi-
che son cose ormai a tutti note.
Nella sezione del Telegrafi elettrici e notato che nel 1856 i dispacci
corsi stille linee telegrafiche pontificie ammontarono a 22,383 fruttanti al-
1'Erario un utile netto di piii di 18,000 scudi ; le quali due cifre dimostra-
no un grande aumento sopra 1' anno precedente. Al quale aumento giov6
1'essersi nel Settembre di quell'anno congiunte le linee pontificie colle linee
austriache, poslo nel Giagoo un nuovo uffizio pubblico in Pesaro , e co-
minciate nuove diramazioni da Foligno a Perugia per la Toscana e da Roma
a Civitavecchia.
Nella sezione de' Lavori Idraulici e segnata la somma totale di scudi
293,891 spesinel corso dell'anno 1855 per la conservazione dell' arginatura
dei Fiumi e dei Canali navigabili , e per la ristorazione e il manlenimento
dei Porti dello Slato.
Dalla sezione della Marina mercantile , Industria e Manifatture, dove
i prospetti sono copiosi e minuti, possiamo dedurre le conseguenze seguen-
ti. In primo luogo si osserva che la Marina commerciale continua il suo
progredire a detriment© della pesca, trovandosi nell'anno 1856 dedicati al
commercio 287 marinari di piii che 1' anno precedente, ed aumenlatosi il
tonnellaggio del naviglio commerciale di 1195: 73 tonnellate. Le navi che nel
1856 servirono pel commercio ascesero a 288 colla portata di 22,387: 67
tonnellate e con 4,917 uomini d' equipaggio. Le navi da pesca erano 362
capaci di 6,439: 95 tonnellate e con 2850 marinari. In secondo luogo il
movimento marittimo nei porti pontificii durante 1' anno 1856 e stalo mag-
giore che 1'anno innanzi con una proporzione inaspettata ; poicheTaumento
sopra gli anni precedent! e stato di 1299 navigli , di 15,068 uomini d' e-
quipaggioedi 135,982 tonnellate. Ilnumero assoluto poi dei navigli entrati
monta a 7,637 con equipaggio di 77,851, e tonnellate 596,988, e quello de-
gli usciti e di 7,626, con equipaggio di 77,784 , e tonnellate 596,624. In
terzo luogo anche nelle manifatture viene indicato con cifre comparative
un graduale avanzamento; notandosi il grande perfezionamento avutosi
nella tessitura dei panni lani sopraffini , merce dei premii d' incoraggia-
mento ; nel lavorio delle sete notasi il numero grande di nuove bigattiere
aggiuntesi quest' anno, e di nuovi lilatoi a vapore che si costrussero ; e
fmalmente viene notato un bel numero di nuove Industrie cominciatesi,
di nuove invenzioni, e d'introduzioni di nuovi metodi per le arti; ciascuna
delle quali ebbe dal Governo o premio o dichiarazione di proprieta.
La sezione dell' Agricoltum, Annonaria e Grascia indica le cure spese dal
Governo per moltiplicare e rianimare nello Stato le Accademie e gli Istituti
agrarii, e premiare altresi gli Istituti fondati dai privati; vedesi ancora il con-
siderevole frutto del premio promesso ad ogninuova piantagione d'alberi,
essendo, dal 1850 al 1856, stata ammessa al premio la rilevante cifra di
1,136,085 alberi nuovamente piantati, mezzo efficacissimo a rimboscare le
macchie. Finalmente i prospetti indicanti il raccoltO ed il consume dei
234 CRONACA
cereali dimostrano che, nella stagione del 1856-57, le province settentrionali
dello Stato supplirono col loro sopravanzo alia scarsita ben rilevante delle
meridional!.
Segue la relazione intorno al prosciugamento delle Valli ferraresi coll'a-
iuto delle macchine idrofore a vapore. Essa dimostra che, avcndo la pro-
vincia di Ferrara la superficie di %6,290 pertiche censuarie , tutta terreni
sommersi, paludosi, salsiginosi e stagnati, per essere o soltoposli al livello
del mare o circondati dalle alte dighe dei tinmi , che impediscono il colo
delle acque; potrebbe essa riacquistarsi tutta all'agricoltura, facendo racco-
gliere le acque in certi punti prossimi ai fiumi e quinci sollevandole colle
macchine a vapore idrofore per rovesciarle nel letto dei tiumi. Quando
tutta quella superlicie sara cosi rasciugata, il menomo prodotto che pos-
sa dare in granone, nel corso d'un anno, sorpassa i tre milioni e mezzo di
scudi, mentre la spesa totale per tal fine non giugnera ad un miiione. Que-
sl'opera e gia cominciata, e si prosegmri con alacrita uguale al vantaggio
che se ne spera. Alia fine di questa relazione leggesi il Capitolato pel pro-
sciugamento degli stagni di Ostia fatto nel Gennaio del 1857.
Nella sezione delle Belle Arti, Statistiche, Pesi, e Misure, notansi i molti
scavi , i molti ristoramenti di antichi monument! , le cure poste a conser-
Tare i capilavori delle arti belle, il nuovo monumento innalzato al Ta?so ,
le chiese ristorate ed adornate a pubbliche spese. E note vole il numero de-
gli oggetti di Belle Arti antiche e moderne estratti dallo Stato: la stima fatta
dagli Assessori, sempre inferiore di molto al vero prezzo pagato dai comprato-
ri, fa montare a phi di 13,500 scudi gli oggetti antichi ed a pid di 277,000 gli
oggetti moderni. Finalmente chiudesi il Ragguaglio con alquanti cenni in-
torno al monumento erettosi in Roma in onore dell' Immacolata Goncezione.
3. II giorno 24 del Dicembre passato, la Regina Maria Cristina di Spagna si
condusse al Vaticano per ossequiare la SantiUi di ^. S., il quale il 3 di Gen-
naio si rec6 al palazzo di Spagna per restituire la visita a S. M. 11 Santo
Padre si rec6 poi a piedi al vicino Collegio Urbano di PropagandaTide, dove,
oegli appartamenti del Cardinale Prefetto, ammise al bacio del piede gli
aihmni del Collegio e gli addetti alia Congregazione di Propaganda.
II giorno 3di Gennaio il Gardinale Vicario di S. S. confer!, nella chiesa
del Bambioo Gesu, i Sacramenti del Battesimo e poi quelli della Cresima e
dell' Eucaristia alia giovane ebrea Anconitana, Emilia Azizi di anni 18.
STATI SARDI (Nostra corrispondenza). \ . Disegni dei libertini dopo le elezioni —
2. Le elezioni della Sinistra e della Destra — 3. Le inchiesle — 4. Dilazioai
irragionevoli — 5. Le opere del Ministero nelle elezioni — 6. L'opera del
clero. Offese al Clero dette dai deput. Cavour, Brofferio, Hobecchi, Mamia-
ni — 7. Difesa del Clero dei deput. Di Camburzano , Solaro della Margarita,
Cais, Sotgiu, Della Motta, Potiziglione — 8. Conclusione, eordine del giorno
della Camera.
1. Pareva a molti che il Piemonte dovesse fmalmente fare un' eccezione
alia regola generate : ma ora pare purtroppo che anche tra noi si debba ve-
rificare che i libertini vogliono ad ogni costo comandare a bacchetta. Se
CONTEMPORANEA 235
possono accalappiare il popolo ed averlo dalla loro parle, bene; se no, fan-
no senza il popolo, ed anche contro il popolo. Permettetemi di raccontarvi
i fatti alquanto diffusamenle; il che servira a darvi un' idea della presente
condizione politica del Piemonte.
Appena la parte libertina conobbe le nuove elezioni degli Stati Sardi, ne
fu rabbiosamente sorpresa, come di cosa che non attendeva, e che rovina
tutti i suoi disegni. Ma lo stordimento cess6 ben tosto per dar luogo alia
piii viva sollecitudine, affine di neutralizzare questa solenne manifestazione
popolare. Due mezzi si presentarono ai libertini finora nostri padroni : 1'u-
no era quello di sciogliere la nuova Camera, 1'altro di assottigliare a poco a
poco, e con tutti i mezzi, le file dei deputati conservator!. Siccome il primo
mezzo era troppo violento, ed esponeva i libertini ad un gravissimo rischio;
cosi essi appigliaronsi al secondo, che pare voglia loro riuscire a meraviglia.
Gominciarono pertanto a mandare voce a tutti i deputati nemici in qua-
lunque modo dei Clericali , affinche convenissero alle prime tornate della
Camera; e la GazzMa del Popolo per un quindici giorni stamp6 a lettere
di scatola un simile ammonimento. 11 quale venne seguito, si che nessuno
dei deputati anticlerical! manc6; laddove parecchi de' conservatori per non
so quale impedimento, non comparvero.
2. Allora s'attese a fare a' conservatori un bel tiro. Siccome questi par-
lavano sempre di conciliazione, di moderazione, di tolleranza, cosi cercossi
di trarre protitto, in vantaggio della parte libertina, di siffatti sentimenti.
Gli atti elettorali furono distribuiti con evidente malizia, dando ad esaminare
pei primi quelli de' democratici , e ritenendo per ultimi quelli de' conser-
vatori. Perci6 le prime verificazioni dei poteri andarono di galoppo, e in
una tornata furono appro vate perfino 66 elezioni. I libertini non movevano
osservazione di sorta trattandosi de'loro amici; i buoni tolleravano, e cosi
in silenzio si approvava. Aftinche non comparisse troppo chiaro lo stra-
tagemma, di tratto in tratto intercalavasi qualche elezione de' conservatori,
che fosse tanto regolare da non poter comportare il benche menomo ap-
punto. Cosi vennero convalidate le quattro elezioni del Conte Solaro della
Margarita, quella di Mondovi che elesse il prof. Vallauri , quella del Mar-
chese Negrotto avvenuta a Novi.
Quando poi i libertini sentironsi forti e fuori di pericolo, allora vennero
in campo le elezioni de' conservatori , e apparve chiaro lo scopo di volerli
ad uno ad uno escludere dalla Camera, prevalendosi di una Jeggiera mag-
gioranza che avea la siuistra nelle rotazioni. II regolamento della nostra
Camera dice cosi: « Tutti i membri eletti pigliaao parte sia alia veriticazione
dei poteri, che alle votazioni delFiotera assemblea; per quest' effetto nessu-
no potendo esserne escluso inQno a tanto che 1' Assemblea non abbia deli-
berate che la sua elezione e sospesa od annullata. » Dunque, dissero i sinistri,
sospendiamo, per mezzo d'inchieste, quante piii elezioni de' conservatori
possiamo , e saranno tanti voti , che non combatteranno per ora le nostra
idee.
3. Detto fatto, vennero in discussione le due elezioni dei Collegi di Staglie-
no, e di Castelnovo d'Asti, che aveano eletto due conservatori. Nel verbale,
236 CRONACA
come dicono, delle elezioni era stato ommesso il numero de'voti conseguiti
dagli eletti, numero che per6 conoscevasi con una facilissima soltrazione.
Gotale ommissione si addusse come motivo di annullamento , o almeno
d'inchicsta. E qui vi prego di notare due cose importantissime. L'una e
che s' era gia passato sopra tale irregolarita approvando due elezioni della
sinistra, quelle cioe dei deputati Avondo e Pistone; 1'altra che i Collegi di
Castelnovo d'Asti e di Staglieno s'erano conformati, nello stcndere il pro-
cesso verb ale dell'elezione, alle istruzioni minisleriali, ossia alle Avuertenze
unite al modulo dei verbali. «Abbiamo due precedenti a questo riguardo,
dicea il deputato Bixio; e di piu non venne alcuna protesta relativamente a
queste operazioni. Mi pare impossible annullare ora ci6 che abbiamo ap-
pro vato in questa medesima tornata. » Le elezioni non furono annullate,
ma per6 fu decretata un'inchiesta; ii che tolse subito ai conservatori due
voti. In questa circostanza il GonteGrotti, deputato di Quart, fe udire giuste
e solenni lagnanze: «Nella verificazione di 130 elezioni in circa che venne-
ro sottoposte alia Camera , e che appartengono per tre quarti a deputati
d'un'opinione diversa da quelli che seggono alia destra, i miei amici poli-
tic-i ed io abbiamo moslrato in queste veriticazioni una lealta ed una mo-
derazione che avrei voluto vedere apprezzata Si e con gran dispiacere
che io veggo invece negli uffizii della Camera alcune elezioni, i cui verbali
sono perfettamente in regola, e quelle medesime gia approvate, ritirate e
combattute per mezzo di proteste fomentate dallo spirito di parte , e che
arrivano un mese dopo 1'elezione. » ( Atti uff. della Camera pag. 48 N.° 13)
4. Ora viene il bello. II 23 di Dicembre erano state deliberate due in-
chieste sopra le elezioni de' due deputati conservatori. La Camera area
stabilito di sospendere, per alcuni giorni, le sue tornate, in occasione delle
feste natalizie. II deputato Genina sorse e disse : « Siccome si sono gia vo-
tate due inchieste, bisognerebbe pure deliberare in qual modo si debbano
fare. Adesso ci saranno alcuni giorni di vacanza. Se si determinasse il modo
di fare le inchieste, si potrebbero subito dare le disposizioni opportune per-
che queste inchieste venissero messe in pratica. Io comprendo benissimo,
che per accertare alcuni fatti sieno necessarie delle inchieste ; ma io non
comprendo come queste si debbano differire per lungo tempo, lasciando cosi
sospesi gli individui, che vi sono sottoposti, suU'esito della loro posizione ».
(Alt. uff. N.° 13, pag. 50) Valerio, Cadorna, Pescatore ecc. saltarono agli occhi
del sig. Genina dicendo che la deliberazione era precoce, la proposta prema-
tura, e che si doveva attendere piu tardi a fare le inchieste. Molte buone
ragioni addussero il Conte della Motla, e il Dep. Bixio. Quest'ultimo osser-
vava che le inchieste cadono tutte sui deputati conservatori, che la delica-
tezza voleva almeno che si facessero presto, e a mano a mano che sorgono
le questioni ; ma fu un predicare al vento. 11 deputato Cadorna propose ,
che la Camera rimandasse la determinazione del modo, con cui si pro-
cedera alle inchieste, al tempo che sara compiuta la verificazione, dei po-
teri. Fu messa a' voti la proposta ; il Conte Costa di Beauregard domand6 la
votazione per appello nominale, e 82 deputati ebbero il coraggio di appro-
yarla, avendo 59 risposto di no.
CONTEMPORANEA.
237
5. Di poi vennero in campo le elezioni che si pretendono viziate per
pressione morale. Yi sorio due generi di protestc negli atti eleltorali. Alcune
accusano di pressione morale ii Governo, altre di pressione moroZeiChie-
rici. Vi dar6 un esempio della prima, nell'elezione del Gollegio di Monforte.
Una prolesta, pubblicata negli Alti ufliciali delta Camera N. 15, pag. 56 rac-
conta che il giudice del mandamento di Morra, il 18 di Novembre, « si reco
a casa del signer Arciprete di Morra , e non trovatolo perch6 era gia nella
aala elettorale onde sostenervi 1' ufficio di scrutatore conferitogli nell' adu-
nanza del 15 , incaric6 il seniore de' Vice Gurati in modo da poter essere
seutito da varii testimonii, di difh'darlo che, se compariva a dare il voto, lo
avrebbe fatto arrestare; che egual commissione voleva fosse fatta al no-
taio Genesio, ed al geometra Ravinale Giuseppe, i quali pure sarebbero stati
tradotti in Alba se si presentavano a votare. » Inoltre la stessa protesta
dice « che al ballottaggio del 18 tutti i carabinieri della stazione si trova-
rono a custodire 1' interno del palazzo (senza averne avuto un molivo al
mondo) dove si teneva 1'adunanza e le vicinanze del medesimo, quali ap-
postati alia porta aperta della sala elettorale, quali alia porta grande del
cortile... insomma carabinieri, servienti, uscieri, lulto fu posto in guardia. »
Al quale proposito osservava il dep. Tornielli : « Parmi che siavi stato altro
che intimidazione. Abbiamo carabiaieri da uria parte, il giudice dall' altra,
il quale si fu ad mtimare ad alcuni di asteuersi dal rotare, e giunge per-
lino a dire : mi rincrescerebbe di dover mandare in prigione quel povero
vecchio. E questo perche? Perche quel vecchio voleva andare a deporre il
suo voto. Se questo non sia intiraidire tutta una popolazione, io vi chieggo
che cosa sara? » Ora credereste voi che 1' elezione dal Gollegio di Monforte
sia stata annullata, od almeno sospesa e ordinata un'inchiesta? Tutt' altro;
1' elezione venne approvata, perche trattavasi di un sinistro, e il Gonte di Ga-
vour perorb per la sua approvazione.
6. Ma venne di poi la volta delle elezioni che si dicono fatte sotto la pres-
sione morale del Glero, Ghiamansi pressione morale le pastorali che scris-
sero i Vescovi , i consigli che diedero i parrochi , gli articoli che pubblica-
rono i giornali religiosi e cose siraili. Questa questione insorse traltandosi
dell' elezione fatta dal Collegio di Strambino del Marchese Birago, Direttore
deH'.4rmo/ua, e la Camera vi spese intorno ben due tornate , quella del 30
e del 31 di Dicem'bre., Questa questione fu di molta importanza, perche mo-
str6 gl'intendimenti del Ministero, e la sua amicizia cogli uomini della dema-
gogia. 11 Conte di Gavour par!6 lungamente nella tornata del 30 di Dicembre,
e le sue parole furono affatto ostili, non solo al Glero degli Stati Sardi, ma a
tutto il Clero catlolico. Rimprover6 al Glero elvetico i conati possenli per ri-
svegliare I'ombra del Sonderbund: al Glero francese gli sforzi continui per
abbattere le antiche liberta gallicane : al Glero belga di lottare con gran-
dissima energia per ristabilire in tutta la sua pienezza la mano morta
clericale; e al Glero Gattolico d'Inghilterra e d'Irlanda di scendert nei comi-
zii elettorali per impedireil regolare sviluppo dell'istruzione e della civilta.
11 Gonte di Gavour ha dichiarato suo dovere di contrastare il Clero con lutta
la sua forza, quando vuol combattere « per far tornare indiolro le societa,
238 CRONACA
per impedire il regolare e normale sviluppo della civilta moderaa. » ( att*
uff. N.° 18pag. 69.) Le quali parole furono come 1'intonazione data al par-
tito, e tutti i piu sfrenati demagoghi trassero fuori, e fecero eco al Conte di
Cavour, dicendo al Clero un mondo di villanie. Incominci6 Brofferio, e rim-
prover6 il Ministro di non aver messo in prigione i Yescovi: « lo dico aper-
tamente, cosi egli, che invece di lasciar passare impunite quelle ribellanti
pastorali ( le pastorali innocentissime pubblicate prima delle elezioni ) e
di starsene in beata calma aspettandone le conseguenze, che tulti abbiamo
vedute , dovevano i Ministri , poiche esse attaccavano le leggi dello Stato ,
denunciarle al Csco e tradurre i Vescovi sugli scranni de'competenti tribu-
nali. » Dopo il Brofferio par!6 il Robecchi, un exparroco, un prete che veste
da secolare, e le sue parole furono un' inveUiva continua e sguaiata contro
il Clero, contro una distinta classe di Cittadini che egli piu d'ogni altro
avrebbe dovuto difendere o rispettare, come bellamente awertiva il Conte
Cais. Assali finalmente non solo il nostro clero , ma il nostro popolo il de-
putato Mamiani che chiam6 la nostra plebe ignorante, eccitando vivissimi
rumori in tutta la Camera.
7. Viceversa sorsero in difesa del Clero offeso e calunniato valenti ora~
tori cattolici, e prima il valoroso Conte di Camburzano che colla sua elo-
quente e coraggiosa parola ottenne pure gli applausi delle gallerie. Parl6
di poi il Gonte Solaro della Margarita dichiarando, che, nelle passate elezio-
ni, il Clero avea ben meritato della patria , e rivelando la ragione finale
di tutle queste ire, di tutte queste inchieste, che erano d' intiinorire il Cle-
ro, e ridurlo, se fosse possibile, ad assistere colle mani alia cintolaalle lot-
te elettorali, in cui si decidono le sorti della religione e della patria. Parld
il dotto Canonico Sotgiu , rimbeccando coloro che , accusando i Chierici di
eombattere lo Statute, essi stessi ne distruggevano il primo articolo combat-
tendo il Clero , e manifestando il desiderio di vedere stabilita in Piemonte
la liberta dei culti. Parlo il Conte della Motta insegnando la storia al Ma-
miani, Professore della Glosofia della storia, il quale avea poco prima affer-
mato che i Romani Pontefici non protestarono contro le leggi Leopoldine.
Parl6 il Conle Costa di Beauregard , ed espose alia Camera che il risultato
delle elezioni non si dee gia alle mene del clero, sibbene alia politica sconsi-
gliata e rovinosa del Conte di Gavour. Parl6 il Conte Cais e, con un argomen-
to ad hominem, fe vedere che mentre rimproveravasi al Clero la pressione
morale, con questi discorsiecon queste inchieste cercavasi diinfluiremo-
ralmente sugli elciiori, e far loro paura per T avvenire. Parlo il Conte Pon-
aiglione , e die lettura alia Camera di alcuni curiosi documenti , da cui
risultava che il Ministero , e non il Clero , avea cercato di violentare le
elezioni con minacce e con promesse. Lesse ad esempio la lettera di un
giudice che termina colle seguenti parole: «Dica agli elettori che se vo-
gliono essere alleviati dalle imposte, e dal coucorso alle spese della stra-
da consortile, diano il voto a Cassinis (Candidate del Governo) che pu6
aiutarli presso il Governo, e non al Gonte d' Aglie che ne e nemico. L' af-
fare e grave ; coraggio e risoluzione » .
CONTEMPORANEA 239
8. Intanto quale fu la conclusione di lutta questa battaglia? Voi vi ai-
tendeteche sia stato deliberate di procedere ad inchieste, per verificare se vi
ebbero elezioni viziate per pressione morale tanto da parte del Governo ,
quanto da parte di privati cittadini. Cosi avea ragionevolmente proposto il
deputato Ricci, ma egli non venne ascoltato. Si approv6 invece il segucn-
te Online del giorno proposto dal deput. Cadorna : « La Camera riconosce
che I' uso dei mezzi spiritual} per parte del clero, onde influire sulle ele-
zioni, costituisce una violenza morale, che nelle singole elezioni pu6 dar
luogo all' inchiesta. » E 1' inchiesta venne poi stabilita still' elezione di
Strambino. Dal fin qui detto raccogliesi che il Ministero e sempre ostile
alia Chiesa; e che vuol fare in Piemonte colle inchieste ci6 che nelBelgib
i libertini fecero colle sassaiuol^.
REGNO DI NAPOLI. Terremoto.
Una terribile calamita, cioe una scossa gagliardissima di terremoto, ha
colpito il Regno di Napoli, e gi& a quest' ora nessuno dei nostri lettori ha
ignorato la gravita di tanta sventura od ha negato la sua compassione ai
colpiti da essa. Nondimeno noi ne compendieremo qui le principali circo-
stanze che finora si'sono potute conoscere: poiche le piii minute ed esatte
particolarita non sonosi ancora raccolte nei luoghi medesimi del disastro, do-
ve le autori^i d'ogni ordine hanno dovuto occuparsi con ogni sforzo di cele-
rita e di provvidenze a sovvenire i desolati superstiti , auziche a contare i
morti; ead accorrere a tuttele necessita urgentissime sopravvenute , piut-
tosto che ad indagarne e descriverne le cagioni.
II centro dal quale sembra che siasi diramato lo scuotimento delle lerre
=pu6 collocarsi nelle due province attigue, il Principato Citeriore e la Basili-
cata , e propriamente nell' estrema parte di ciascuna d' essa , dove 1' una
confina coll'altra; poiche quivi I'intensita della scossa ha toccato il suo
massimo grado ed ha prodotto i piu terribili effetti. Ma quello scuotimento
non s'e ristretto soltanto a queste due province. Esso e stato senlito daper-
tutto con gravi danni. Conducendo coll' immaginazione da quel gruppo de-
gli Appennini, che ha il nome di Monte della Maddalena, tre linee, Tuna
yerso il mar Tirreno nel golfo di Gaeta, 1'altra verso 1' Adriatico nel golfo
di Manfredonia e la terza verso il mar lonio nel golfo di Taranto; queste
tre linee segnano tin presso a poco tre diverse diramazioni di quell'a scossa.
Secondo che in queste tre direzioni trovansi le province del Regno : cost esse
piu o meno ban provato il terrore e lo scuotimento e in parte ancora i danni.
Ttella linea che corre all' Adriatico sembra che, verso il suo estremo, Canosa
abbia piu d' ogni altra sofferto, avendo avuto molti editicii abbattuti e mollis-
simi lesi e danneggiati, oltre parecchi uomini feriti e cinque morti. Meno di
Canosa, ma pure in modo abbastanza forte, sono state scosse e danneggiate
le citta di Trani, di Gioia, di Altamura, di Gravina, di Noci, di Spinazzola,
di S. Erasmo. Nella direzione del mare lonio la citta estrema che piu delle
altre circonvicine fu offesa si e Taranto. Nell' ultima linea sporgente al mar
Tirreno sembra che il danno sia stato piu esteso e piu intenso. La capitale
240 CRONACA
del Regno non ebbe fortunatamente altro danno rilevanle, dal terrore in
fuori che grandemente occup6 i cittaclini nel tempo del terremoto. Ma la
citta di Salerno fu profondamente scossa come la capitale, ed ebbe di piu
molti guasti nelle case, ed alcuni editicii abbattuti. In quesla generale ras-
segna abbiam trasandato molti punti intermedii, e molti ragguagli di danni
special! per amore di brevita.
Dalle diramazioni volgiamoci al centro medesimo, ove il disastro fu, sen-
za paragone alcuno colle altre parti del Regno, terribile e pauroso. All'oriente
del Monte della Maddalena le citta eivillagggidistrutticompiutamente sono
molti, e in quasi tutti grandissima e stata la strage di vile umane fatta dalle
rovine: Marsiconuovo, Viggiano, Laurenzana, Montemurro, Pietrapertosa,
Arianello non esistono piu , salvo alcuni pochi edifizii mezzo screpolati : i
morti non sono ancora numerati e solo si sa che pochissimi salvarono in
esse la vita e fra questi molti riportarono contusioni e ferite non leggere.
Le due citta di Viggiano , e di Laurenzana debbono la loro distruzione in
qualche partealtresi aU'incenrlio, il quale come suole avvenire in simili casi
fu cagionalo dal terremoto stesso. Le citta vicine alle precedent! e piu
fortunate, perche una qualche parte di loro rimase salva e la piu gran parte
degli abitanti fu sottratta alia morte , sono Calvello, Anzi, Abriola, Aliano,
e, la piii lontana dal centro anzidetto, Ferrandina. Dall'altra spalla delmonte,
che e la volta aH'occideote, gli effetti della scossa non sono stati meno terribi-
li. Brienza, Tito e Polla possono dirsi adeguate del tutto al suolo, sovrattutto
Polla, la quale e veramente quella che piauge il numero maggiore dei morti
sotto le rovine. Al seltentrione e a non grande distanza del Monte della Madda-
lena trovasi Potenza, la capilale della Basilicata, nella quale nessun fabricate
e rimaso illeso , anzi i piii di loro son divenuti inutili a qualsivoglia uso :
ma fu gran ventura che i morti si ristringessero soltanto a una venlina.
Prima di giugnere a Potenza per chi partesi dal Monie della Maddalena avvi
Vignola, e questa fu per due terzi distrutta. Le altre citta e borgate circo-
stanti in questa direzione sentirono gagliardissima la scossa , ma ebbero
non uguali i danni. Dal canto meridionale del Monte la distruzione e stata
piii grave, edi villaggi di Tramutola, Saponara e Sarconinon esistono piu,
e procedendo nella stessa direzione si giugne a Maratea, quasi sul mare,
anch' essa demolita dalla scossa insieme con varie altre borgate circon-
ricine.
Tale si e pei sommi capi la descrizione dei luoghi disirutti, o gravemente
danneggiati dal terremoto nel punto della sua massima intensila. II numero
dei morti non pu6 definirsi con esattezza, poiche non ancora hanno potuto
dissepellirsi tutli dalle rovine i cadaveri. Solo si sa che esso e grandissimo, ne
la fama, che li fa, giugaere a ollre quindici mila, pu6 dirsi esagerata. Oltre
i morti grande e stato altresi il numero dei feriti o sottrattisi da se mede-
simi all'eccidio o cavati di sotto alle rovine. Lo stato dei superstiti tutto che
illesi non e meno deplorabile ; poiche si trovarono in paese di rigida tempe-
ratura senza letto, senza vesti, senza letto e senza provvigioni di vettova-
glie . Ma dall'una parte la carita cristiana delle vicine citta, e dall'altra la
provvidenza attuosa del Governo ha recato pronli e validissimi aiuti a tanta.
CONTEMPORANEA 241
sventura. Mirabile e stata 1'alacrita colla quale la pieta del Re ha data le tlis-
posizioni piu opportune ed urgent! , e lo zelo degli ufiiciali pubblici che le ha.
eseguite. Per salvar la vita del feriti e degli infermi sono stati spediti nei
siti, dove il bisogno le richiedeva, in grandissima diligenza grand! provvisto^
di medicine , di bende, di pezzuole; medici, infermieri, religiosi ospedalieri,.
ofiiziali di salute , capiguardie sanitarie son corsi per regio comandamertto
a porgere la loro opera caritatevole. Per ricovero e per difesa dal f red do-
sonosi con somma rapidita costrutte baracche di legno e tende di tela; e
perche ci6 si eseguisse senza dimora, sonosi inviate cola quante tende mi-
litari occorrevano, quanto legname erapreparato nei regii arsenali, quanta,
tela e stata trovata nei magazzini di Napoli; e per servire alia costruzione-
repentina di si gran numero di ricoveri, sono stati sulle vaporiere regie
trasportati dove occorrevano gli arteflci medesimi degli arsenali. Di pan-
ni, di camice, di coltri, di pagliericci dalle citta vicine e dalla capitale
sopratutto tanta quantita e partita sopra train! e battelli, quanta col mez-
zo dei telegraQ elettrici ne hanno chiesta le Autorita di ciascuna citta o vii-
laggio bisognoso. Dicasi altrettanto dei viveri di piu urgente neoessita:
anzi per porgere un refrigerio a tanti sventurati, furono eziandio inviati dei.
cibi delicati, quali la distanza acconsentisse che si trasportassero. Per sol-
lecitare il piii che fosse possibile gli scavi delle macerie accumulates! e sot-
trarne a tempo chi fosse ancor vivo , ed impedire il putrefarsi dei cada-
veri col pericolo di cattive infezioni, sono stati raccolti in quel sito quanti
soldati zappatori, e pionieri si potesse, inviativi ingegneri dei Ponti e Stra-
de , uffiziali del Genio e artefici di marina. Finalmente perche nulla po-
tesse fare ostacolo alia celerita di tali provvedimenti, si 6 fatta facolta a tutti
i capi di Municipio, di Distretti , e di Province di valersi del danaro pubbli-
co a qualunque uso deslinato senza nessuna restrizione- Oltre a ci6 il R&
medesimo ha offerto una somma di parecchie migliaia di clucali dalla saa
cassa particolare, e questo esempio e stato seguitato dalla regale sua Con-
sorte, e dai suoi figliuoli. 11 resto della popolazione concorre, dietro una si.
nobile spinta, a porgere larghi sussidii ; poich& gl'impiegati civili, e tutti i
militari dell'esercito rilasciano la paga intera d'un giorno di loro servigio;
e gli altri cittadini offrono ciascuno secondo suo stato, somme non tenui di
denaro in una generate colletta. Tale efficace e benevola sollecitudine, se-,
non compensa ai-miseri le perdite tollerate, liconforta almeno nella loro de-
solazione e apre loro il cuore a qualche speranza.
Non rimane, a compiere questa relazione, senonch6 d'indicare alcune cir-
costanze osservale nei tremuoto, le quali possono valere a studiarne 1'indole e
la cagione, seppure queste circostanze varranno granfatlo a togliere le in-
certezze che circondano questo tremenclo fenomeno. II tremuoto fu sentita.
nella notte del 16 al 17 Decembre; e prima di quella nolte non fu osser-
vato da persona indizio veruno che ne facesse nascere il sospetto, salvoche>
in uri luogo solo, e questo fu il villaggio di Salandra. Quivi il Sindaco FJ-
ferisce che un mese circa innanzi, alia distanza di due miglia dall' abilata,.
vedevasi uscire, nolle sole ore mattutine, una specie di gaz, che spandeva un
calore abbastanza sensibile. Qualche di innanzi al tremuoto da un allro
Serie III, vol. IX. 16 9 Gennaro 185&.
242 CRONAC-V
fosso. distante picciolo tratto dal primo, esa!6 nelle ore medosime lo stesso
gaz. La esalazione continu6 fmo al giorno 22 dello stesso mese, cio£ dire
sette giorni dopo il treinuoto. Questa esalazione, dopo il fatto, ne fa giudica-
to un segno capace a prevenire un osservatore esperto: ma prima del fatto
chi aveala nolata non vi pose mente piu che tanto.
Intorno allo scuotimento stesso avvennto nella citta di Potenza (ch6 di
quivi solamente abbiam veduta una descrizione piu particolareggiata) si co-
nosce soltanto chele due scosse di quella notte funosta furono di egnal du-
rata, e che la prima fu preceduta ed accompagnata da rombo spaventoso
mentre il Cielo era sereno e 1' aria tranquilla. Dopo un presso a tre minuti
segui la seconda, la quale alle ondulazioni ed ai suasulti, molto piu violent!
della prima, aggiunse movimenti vorticosi e di sbalzo: le mura andavano
sossopra, le suppellettili piu pesanti venivano smosse dal loro sito e ttirbi-
nate in giro, le masserizie piu leggere, come le stoviglie e i cristalli, erano
gittati a gran distanza. Cosi in uua sola citta si videro unite le forme di-
verse di scuotimenti avveratesi finora in molti tremuoti, eccetto solo lo spac-
carsi in larghi fendimenti del terreno. II che se non si avver& di Potenza ,
in piu di un altro sito fu dolorosamente osservato.
II.
COSE STRAXIERE.
SYJZZERA (Nostra corrispondenza ) i. Nuova assemblea — 2. Vessazioni liber-
tine - 3. Guadagni del Caltolicismo'— 4. DiflScolta nella Diocesi di Basilea
— 5. Collegio catlolico — G.Commercio — 7. Notizie letterarie.
1 . L'assemblea nazionale , rinnovata nel mese di Ottobre per mezzo delle
elezioni generali, ha ora, in sul cominciare del Dicembre, riaperte in Berna le
sue sedute legislative. Le elezioni non riuscirono per nulla favorevoli al par-
tito de' conservatori ; i quali, sopra 100 deputati , non hanno che da 25 a 35
voci. La parte liberale (che presso di noi significa il partito ostile alia Chiesa
cattolica) pu6 quindi disporre d'unagrande maggioranza , che eseguira mol-
to servilmente tutti gli ordini de' capi iniziati alle tendenze dei cosi detti
« amici del progresso ». La prima operazione della nuova assemblea nazio-
nale fu di conferire gli onori della presidenza al sig. Keller d'Argovia, al
cui nome sono congiunti i piii infelici ricordi della Svizzera cattolica ; per-
ciocche egli equell'uomo stesso che propose nel 1841 di sopprimere i con-
venti argovini, enel 1847 di scacciare i Gesuiti. Questa elezione parla da se
ed annunzia ai Cattolici ci6 che debbano aspettarsi per parte di coloro che
hanno il mandate di decidere della sorte della Gonfederazione elvetica negli
anni 1858, 1859e 1860.
2. Dacch6 i frammassoni del Belgio hanno incominciato la guerra contro
i clericali , anche noi nella Svizzera notiamo un crescere d' ire e di ves-
sazioni contro la Chiesa, ilchericato e quanti sono devoti alia santa Sede,
i quali qui sono designati col nome di oltramontani. Cosi , per non citare
CONTEMPORANEA 243
che alcuni esempi, 1'auturiti civile del Canlone d'Argovia ha iiivitato i cu-
rati cattolici ad astenersi dalla Societa della santa Infanzia di Gesii, la quale
ha per iscopo di salvare i fanciulli pagani della Cina ecc.; ed ha loro vietato
di celebrare il mese di Maria nel prossimo Maggio : il Governo del Ticino ha
soppresso il convento delle suore Agostiniane : il Governo di Lucerna ha proi-
bito ai Comum di confidare gli ospizi e gli orfanotrofi alle Suore della Ca-
rita, , ee prima non siasi dimandata ed ottenuta una speciale licenza del Go-
verno, il quale si riserba il diritto di poter poi rivocare, quando crede, la fa-
eolla conceduta. Lo stesso Governo di Lucerna hanegato al convento d' Es-
chenbac di aprire il noviziato. Questi fatti del Governo bastano a provare
che lo spirito d' aggressione contro laGhiesa va crescendo, ed e in perfetto
accordo col linguaggio de' giornali liberali , la cui ingiuriosa audacia ogni
giorno piu s'aumenta. Cosi, per esempio, il Bund (giornale semiofficiale del
Governo centrale, che si pubblica a Berna ) declama in favore d'un Cattoli-
cismo « senza Papato » : lo Schweitzerbote ( giornale scritto dal Presidente del
Gonsiglio di Stato d'Aarau ) prenunzia alia S. Sede, che gli uomini colti fra
Cattolici presto si separeranno da lei; ed altri giornali fanno quanto pos-
sono per eccitare 1'odio de' protestanti contro i cattolici. Quest' attitudine osti-
le della stampa merita tan to piu attenzione nella Svizzera, quanto che fra noi
quasi tutti i giornali sono scrilti dai magistral! piu influenti, e ci6 che essi
annunciano, i Governi per lo piu 1'eseguiscono.
3. Non ostante pert queste cattive disposizioni generali , 1' accordo e la
quiete negli affari religiosi in alcuni Gantoni va alcun poco guadagnando.
Monsignor Bovieri, incaricato d' affari della S. SedeT avendo visitato il Val-
lese, la.sua presenza produsse nel Canlone ottimi effetti. 11 clero, il gover-
no ed il popolo hanno ricevuto il Rappresentante del Papa col piu rispet-
toso entusiasmo ; e dopo i trattati e le pratiche necessarie , il Gonsiglio di
Stato del Vallese ha oflicialinente annunciate ch' egli ha risoluto di rivoca-
re i decreti ed i principii anticattolici del 1848 , e di conchiudere un Gon-
cordato con la S. Sede.
Anche a Friburgo il Governo ha rivocato i decreti e le leggi del 1848 osti-
li alia Chiesa; diede agli istituti religiosi la facolta di acceltare novizi e d?
amministrare le loro proprieta; surrog6 nel collegio dotti ed ortodossi sa-
cerdoti ai professori liberali ed increduli : in line enlr6 in trattati col Ve-
scovo, per rimediare ai mali che i nemici della Chiesa hanno cagionato a
questo infelice e coraggioso popolo di Friburgo, durante i dieci anni di per-
secuzioni dal 1847 al 1857.
A Claris poi il Governo protestante ha finalrnente ceduto alle istanze del
Yescovo di Coira, si che ora non esige piu il giuramenlo dei curati catto-
lici, ne il placet sopra gli affari della Chiesa, e riconosce il diritto nel Vesco-
vo di Coira di regolare i Cattolici del Cantone di Glaris. Noi notiamo con pia-
cere .codesti miglioramenti in alcuni Gantoni, e saremmo assai lieti se spes-
so ci fosse dato di annunziare simili consolanti notizie.
4. Nella Diocesi di Basilea sembrano imminent! gravi difficolta. Nel Con-
cordato del 1828 i sette Governi, dei quali si compone questa diocesi, si ob-
bligarono di somministrare al Vescovo il bisognevole per aprire e sosteuere
CRONACA
>.m Seminario (casa, rendite, professor! ecc.); ma nel corso di 30 anni i
Yescovi non hanno potuto mai otlenere 1'esecuzione di questo articolo. Ora
diiialmente, dopo ripetute istanze del Vescovo, i Governi sono venuti nel pen-
;siero di fondare un Seminario , il quale pcr6 abbia piii del civile che del-
i'ecclesiastico, riserbando a se il diritto d'ispezione, anche sopra la disci-
jvlina interna ecc. II che ha tanto piu grande difiicolta quanta che la mag-
•gioranza de' sette Governi e protestante. La Gazzelta ecclesiastica Svizze-
^•a annunzia che T alfare del Seminario e ora rimesso a Roma, e che il
Vescovo di Basilea non risolvera nulla prima di aver ricevuto le istruzioni
'.lalla Santa Sede, la quale pel Concordato del 1828, e specialmente interes-
••sata a questo affare. E certamente poco probabile che i Governi radical!
d" Argovia , di Lucerna ecc. vengano facilrnente ad accordo colle autorita
tecclesiastiche ; cosicche si scorgono in questo affare i germi d'una compli-
•cuzione assai seria , la quale nelle sue conseguenze potra anche mettere in
forte imbarazzo i cattolici di Basilea.
5. II Collegio libero, che i Gattolici sono riusciti a fondare a Schwitz, prospe-
•ra molto bene. L'anno scolastico vi si apri nel mese di Ottobre con 200 al-
lievi; i professori sono sacerdoti che vivono in comune nell' antico convitto
dei Gesuiti. Ke ha la direzione il R. P. Teodosio dell'Ordine de'PP. Cappuc-
iciai, il quale sta ora facendo una questua in tutti i Gantoni per ingrandire
il Gollegio. Giacche vi si vorrebbe aggiungere un secondo convitto per gli
ailievi poveri, che hanno la vocazione al sacerdozio. Si spera di poter cosi
sopperire alia mancanza del clero secolare e regolare, che sempre piu si fa
seniire nella Svizzera.
6. Gli animi sono molto occupati per le strade di ferro e per gli affari
commerciali. Qualtro compagnie costruiscono linee, delle quali la maggior
parte e gia tracciata. II provento per6 non corrisponde alle speranze che i
dati statistici ed i pomposi programmi avevano fatto sorgere; giacche nia-
na delie linee svizzere rende il cinque per cento. Cibnonostante si spera un
miglior avvenire nella fusione delle principal! compagnie. Ma gia si parla di
miove linee, le quali desteranno nuovi concorrenti. Gli speculatori stranieri,
e specialmente i finanzieri di Parigi si sono gittati sulle ferrovie della Sviz-
aerae si fanno tra loro una gran concorrenza- II Governo federate e assai fa-
cile a dar concession!, perche gl'intraprenditori guareritiscono 1'esecuzione
de'loro progetti con una buona cauzione. In lal modo la Svizzera avra ben-
si molte ferrovie senza spendere il proprio denaro; ma esse si troveranno
nelle man! di stranieri, i quali certamente aspirano a guadagnare per se
itnziche a soddisfare ai bisogni del paese.
Onanto aU'industria ci ha pure gran movimento nella Svizzera. Quasi in
tuUi i Gantoni si orgauizzano banche di credito mobiliare ed immobiliare,
associazioni industrial! ec: ec: Ora v'ha qualcheristagno, perche 1'industria
svizzera e assai fortemente impegnata in America, avendo essa molto sof-
ferto per la crisi transatlantica, nella quale dicesi che il commercio svizze-
xero abbia perduto 10 milioni. I cantoni caltolici sono piuttosto agricoli
-die non industrial!, e soffrono per cio assai meno nelle perlurbazioni com-
mercial!.
CONTEMPORANEA 245
7. In quest' autunno sono uscite alia luce in Isvizzera due opere, molto
commendevoli per i loro priucipii cattolici e per 1' opportunita delle mate-
rie che tratlano: I'una el'istoria ecclesiastica della Svizzera ordinata abio-
grafie intitolata: Gli Eroi e le Eroine della fede e della carita cristiana nella,
Svizzera, per il Conte TEODORO DI SCHERER. Questi e il primo Cattolico che
presc a pubblicare 1'istoria della Ghiesa svizzera. Egli si e giovato di molti
document! autentici, coi quali illustra specialmente I'epoca della riforma del
XVI secolo rappresentandola in un modo affatto opposto a quello che fino
ad ora fecero gli s'critlori protestanti. La seconda opera e un romanzo sto-
rico de'nostri giorni intitolato: La Vocazione, in cui, sotto la forma dilette-
re piacevoli, si espongono le persecuzioni sopportate dai Caltolici nella Sviz-
zera nel tempo del Sonderbund.L'autore ha voluto conservare 1'anonirno; ma
si sa che egli e un sacerdote del Gantone di Lucerna noto per altri scritti
di simil genere. La letteratura cattolica verso la fine del 57 ha toccato una
grave perdita per causa d'un incendio che ha consumato in Sciaffusail gran
rnagazzino del signor Hurter, figlio del celebre istorico, ed uno dei princi-
pa'li librai editori cattolici della Svizzera e dell' Allemagna. 11 magazzino
per buoua sorte era assicurato per 80,000 fr: il che diminuisce il dannodel
proprietario, ma non gia quello della scienza cattolica, che ha perduto, per
eagione di qiiesl'incendio, una quanlita di opere utilissime.
'Fra le produzioni della stampa malvagia, che e sempre assai feconda
presso di noi, dobbiamo notare uno scritto annunziato dall'apostata Ammann
di triste rnemoria. Questo exreligioso, ora caldo protestante, s' occupa in
Ginevra di manifestazioni de.gli spiriti, facendo girar tavole e parlare spi-
riti; ed ora sta pubblicando un Vangelo, rivelato a lui in Ginevra. Cos! 1'in-
credulita e la superslizioiie si danno la mano. Per buona ventura i catto-
lici non meno che i protestanti conoscono assai bene la vita e le opere di
Francesco Ammann, e perci6 non e facile che si lascino ingannare piii ollre
da un tale sciagurato.
INGIULTERKA (Nostra corrispondenza). i. Apertura del Parlamento — 2. La crisi
commerciale e la Banca d' Inghilterra — 3. 11 giornale Illustrated News e le
i'este di Natale — 4. L'antico pagano e 1'inglese protestante — 5. II Messaggio
del Presidenle degli Stall Uniti — 6 11 Governo anglo indiano. — 7. (Giunta
dei Compilatori] 11 Leviatan — 8. Miseria del popolo.
1. 11 3 diDicembre la Regina apri il Parlamento con un discorso in cui
parlo della sospensione delia legge del 1844, dalla quale e regolata 1'emis-
sione dei biglietti della banca d' Inghilterra, della crisi commerciale, della
ribellione nelle Indie e della riforma da farsi nelle leggi eiettorali. La radu-
nanza del Parlamento prima del Natale fn cagionata dalla dispensa data dal
Governo alia Banca, per cui questa pote oltrapassare i limiti di 14 milioni di
sterline impost! dalla legge dei Peel del 1844 alia quantita di biglietti da emet-
tersi dalla Banca sopra la sicurta di ipoteche , pegni di fondi pubblici , di
eontratli, od obbligazioni. Questa fu dunque la principale materia che si dis-
cusse nella breve sessione. E rimarra incerlo fino al mcse di Febbraio quali
246 CRONACA
provvedimenli proporra il Gabinetto per riformare il governo nelle Indie
orientali. Sicrede per6 che il Ministero vorra proporre al Parlamento 1'abo-
lizione del doppio governo delle Indie, cioe del sistema, per cui il Governo-
e diviso fra la Gompagnia delle Indie ed il Ministero, Dices! che vi sia nel
gabinetto molta diversita di opinioni a questo riguardo. E principalmente
si nota che, fra tutte le persone che in queste contingenze hanno resi al
paese servigi importantissimi, e si sono segnalate nell'Impero indianoper
prudenza, valore ed altre qualita, nno solo, cioe il Generale Haveloch, e al
servigio della Corona. Gli altri tutti sono uomini educati ed allevati dalla
Compagnia e nel servigio della medesima. Si rammenta inoltre il famosa
detto di Canning, che le Indie, sotto il regime della Compagnia, sono state
una terra fertile di eroi. Si domanda poi quali sieno gli error! della Compa-
gnia, ai quali non abbiano partecipato i Ministri in Inghillerra, e special-
mente i presidenti del Board of Control. Dall'altro lato il governo doppio
(double government) e soggelto a varii gravi inconvenient!. Si aspetta dun-
que con ansieta lo scioglimento di questo importante problema della scienza
governativa, il quale sara sottomesso al Parlamento, quando questo si radune-
ra dopo le vacanze di Natale.
Aella tornata della sera del 3 Decembre Lord Palmerston, interpellato so-
pra ci6 dal Disraeli, ricus6 di comunicare le inlenzioni del Gabinetto sopra
il governo delle Indie e la riforma delle leggi elettorali. Quest' ultima que-
stione non attira ora molto 1'attenzione del paese, ed e promossa principal-
meute dall' ambizione inquieta di Lord John Russell, il quale si trova mal
volentieri fuori del Ministero. La Nazione crede ( a ragione o a torto poco
monta) di essere in sostanza bene rappresentata nella Camera dei Comunir
benche vi sieno alcuni difetti nel sistema eletlorale. II Ministero poi si cre-
de obbligato di proporre una nuova riforma parlamentare per sostenere it
suo credito di Governo liberale.
Nella tornata del 7 Lord Shaftesbury propose nella Camera dei Lord un
bill inteso a permettere ai ministri anglicani di predicare e di fare preghiere
pubbliche in luoghi non consacrati e senza il consenso del parroco, purche;
lo permetta il Vescovo. Per intendere il perche di questa proposizione con-
viene sapere cheilclero anglicano trova molta difficolta, se non anzi piut-
tosto una vera impossibility, di attirare il popolo e gli operai nelle sue chie-
se. II perche Lord Shaftesbury, con alcuni altri del partito calvinista, delta
Low Church, pensarono di prender in affitto la gran sala, delta Exeter Hall,
usata ordinariamente per radunanze pubbliche e per concert! , e di tenere
cola arringhe e preghiere ogni domenica. La novita della cosa fece si che
ogni domenica era gran folia in questa sala di Exeter. Del che trionfa-
rono quei signori, vanlandosi di aver finalmente trovato il modo di eserci-
tare 1'influenza dell'Anglicanismo sopra il popolo. 11 nuovo pseudo Vescovo
di Londra, il dottore Taite, approvb ogni cosa. La domenica dunque un Ve-
scovo, ovvero qualche celebre oratore, predicava in quella sala, dove accor-
revano pure varii membri delle due Camere del Parlamento per maggior-
mente attirare la folia. Nacque per6 il dubbio se realmente quelle radunanze
fossero composte in gran parte di popolo , e si disse che esse erano quasi
CONTEMPORANEA 24-7
interamente composte di boltegai e di altre persone di classe superiore, le
quali lasciavano le chiese per assistere a quelle nuove funzioni venute alia
moda. Di questo abbandonamento delle Chiese si Iagn6 il pastore anglicano,
€ finalmente proibi formalmente 1'uffizio di Exeter Hall. II D*ttor Taite fece
rimostranze, raa il parroco stette fermo e persiste nella sua proibizione fon-
data sulle vigenti leggi. Di che Lord Shaftesbury propose al Parlamento di
togliere questo divieto. II suo discorso fu notevole. Disse die il popolo ri-
guarda i pastori anglicani come signori ben vestili e meglio pagati e non
come pastori, e che vi e troppa separazione di classi nei tempii anglicani. Egli
dichiar6 che mollinonvogliono assolutamente entrarenei tempii anglicani,
dove essi si trovano Irattati in modo nmiliante, e che vi e una distanza ec-
cessiva fra il popolo ed il Clero. Parl6 poi energicamente dello stato d'igno-
ranza crassa in materia di religione, in cui versano le classi inferiori del
popolo, e dell' impossibility di rimediarvi per mezzo del Clero anglicano.il
Yescovo anglicano di Londra rispose che egli non approvava la proibizione
fatta dal Parroco, ma che vi e a questo proposito una diversita di opinione
fra i Yescovi anglicani. Proponeva che si stabilissero, dopo questo Natale, pre-
diche nelle navate delle due Catledrali di Londra, le quali rimangono vuote
ed inutili. Intanto i Protestanti dissidenti dal culto anglicano si sono impos-
sessati di Exeter Hall, e vi predicano ogni domenica. II pseudo Yescovo di
Londra fece una visita a Spitalfields, uno dei luoghi piu poveri di Londra, e
fece una predica al popolo, il quale trasse in folia ad ascoltarlo. Egli vuol
rivaleggiare collo Spurgeon, accorgendosi che la guisa angficana di predi-
caree troppo fredda. Mala vera forza delPAnglicanismo consiste nel danaro
€ nel potere politico.
2. II Parlamento approv6 pienamente la facolta data dal Goverao alia
Banca d'Inghil terra di eccedere i limiti tissati dalle leggi del 1844, quanturi-
<jue alcuni economist! dicessero che sarebbe stato meglio di mantenere il ri-
gore della legge. L'atto d'indennizzazione decretato dal Parlamento dichiara
validi i biglietti emessi dalla Banca oltre il limite di 14 millioni, e sospen-
de il limite della legge del 18 14, fino a 28 giorni dopo la prossima convo-
cazione del Parlamento. II medesimo atto dichiara per6 che, se in quello
spazio di tempo gli sconti della Banca saranno meno del 1.0 per cento, sara
di nuovo in pieno vigore la legge del 1844. Alcuni biasimano questo pror-
Tedimento, il qtiale per6 sembra a me molto savio. Conciossiacche quando
diminuira il prezzo degli sconti, diminuira pure 1'entrata dell'oro di fuori; nel
qual caso dee la Banca diminuire i biglietti che sono in giro, per ristabilire
1'equilibrio del sistema e per cessare lo stato straordinario, in cui si trova al
presente. II difficile sara 1'assorbimento della quantita straordinaria de'bi-
glietti. Questo avra luogo per mezzo della parte commerciale della Banca.
L'entrata dell'oro di fuori aumentera la quantita di oro nei sotterranei della
Banca, nel dicastero della Carta moneta; e quest'oro sara in parte cambiato
contro i biglietti trasferiti dall'altra parte delPAmministrazione della Banca,
quella cioe che fa il negozio di Banchiere; e quei biglietti saranno cancel-
lati di mano in mano- Ma 1'operazione richiedera qualche tempo.
La Camera dei Comnni ha nominata di nuovo la Commissione incaricata
diesaminare le leggi regolatrici dellaBanca e della moneta del Regno; que-
48 CRONACA
sta Commissione deve anche indagare le cause della crisi commerciale. 11
risultatodei suoi lavori sara importante, ma non e difficile di prevederlo.
Le persone piii intendenti giudicano che le recenti disgrazie commercial!
non hannonu^la che fare colla legislazione inglese. Anzi la legge del 1844
impedi maggiori guai, mantenendo intatta la convertibilita del biglielto in
oro. Se quella legge fosse stata in vigore negli Stati Uniti, non avremmo
forse veduta larovina di tante famiglie e la perdita di tanto capitale Gli
economist! americani non ricouobbero , disgaziatamente, che il danaro
non e semplicemente una mercanzia, ma e un istrumento di cambio; sic-
come spiega benissimo Uipiano (L. i. ff~.de Contract. Empt.). Percio essi
applicarono al danaro il principio della liberta del commercio, e ne na-
cque uno spirito sfrenato di speculazione fondato sopra un credito eccessivo,
assurdo ed anzi fraudoleuto. Giimse , siccome dovea giungere infallibil-
mente, il momento della rovina. Liverpool e Glasgow ne risentirooo gli ef-
fetti, i quali si comunicarono in tutto il regno. Nel medesimo tempo una
gran somma in metallo dovette andare nelle Indie, ed il metallo nella Ban-
ca d' Inghilterra ha diminuito notabilmente, essendo il cambio col di fuori
contrario all' Inghilterra. Queste circostanze produssero uno spavento nel
commercio. Diminuito il credito, aument6 necessariamente il bisogno di
danaro. La Banca dovette aumentare il prezzo degli sconti, e non pole ba-
stare ai bisogni del commercio senza eccedere i limiti imposti dalla legge
del 1844. Ma le medesime disgrazie accaddero in Amburgo, dove uon esiste la
carta moneta, e dove tutto il danaro e in melallo. Difatti il giro non puo im-
pedire le crisi commercial!, le quali sono arenamenli straordinarii proJotti
da varie circostanze.
3. Esiste in Londra un giornale, che si stampa ogni sabato, chiamato The
illustrated news , ossia: Lenotizie illustrate. Questo giornale e molto popo-
lare, perche scrive conformemente alle idee comuni secondo le circostanze
dei tempi. Per queste feste di Natale egli pubblic6 un numero verarnente
insigne, non tanto per la varieta dei disegni, quanto perche ci fa capire Fidea
popolare protestante della santa festa del Natale. Nel frootespizio vi e rap-
presentata la personificazione del Natale. Or qual e questa? Qual idea del
Natale e possibile d'immaginare piu consolante e piii gloriosa di quella del-
la Santissima Vergine Madre col suo divin fanciullo? Ma no. 11 Nalale 6
rappresentato dal giornale protestante nella forma di una gran testa di
Satiro ubbriaco, che si sta godendo i fumi di un gran vaso di punch in-
fiammato. Intorno gli stanno le piante emblematiche del culto druidico.
Gli altri disegni rappresenlano i comforts inglesi, il roast beef, il plum pud-
ding, e le gozzoviglie solite in questa stagione. Non vi si vede ne noslro
Signore, ne la Madonna, ne alcuna idea di Cristianesimo.
4. Difatti lo spirito del Protestantesimo e lo spirito materiale che riguarda
sempre la Religione, siccome cosa secondaria. Lo spirito della religione di
un protestante inglese e quasi quello del paganesimo romano. Lo spirita
d'ambedue e superbo, governato dall' idea di grandezza materiale e di po-
tere, ma soprattutto dalla nazionalita. L'anlico Pagano detestava il Cristia-
nesimo come religione forestiera, 1'Inglese fa al Catlolico il medesirao rim-
provero. II Romano vantava la sua religione siccome eminentemente patria e
CONTEMPORANEA 249
collegata colla sua grandezza e letteratura, e cosi fa 1'Inglese. Quegli rifiu-
tava di abbandonare la religione di Cicerone, di Virgilio e di Orazio, per ab-
bracciare quella del Pescatore Pietro ; quest! si vanta di conservare la reli-
gione di Shakespeare, di Milton, di Pitt e di Canning. II Romano diceva al
Cristiano, come 1' Ebreo disse a Nostro Signore : Non es amicus Caesarls:
ed altrettanto dice 1'Inglese al Cattolico. Agli occhi del Romano 1'Imperatore
era il Pontefice Massimo : il Sovrano Protestante Inglese e Capo della Chiesa
Nazionale. II Romano vantava la sua religione siccome quella sotlo la cui
influenza Roma si era innalzata ad una ricchezza, ad un potere e ad un do-
minio prodigiosi. Cosi 1' Inglese attribuisce al Protestantismo la ricchezza
smisurata eel il vastissimo Impero deU'Inghilterra e ne deduce la prova della
verita dello stesso Protestantismo, e dei meriti religiosi della nazione. Cosi,
secondo la Teologia inglese , il ricco Epulone avrebbe dovuto esser tras-
portato nel seno di Abramo ed il povero Lazzaro meritava di cadere nel-
1'Inferno. II pagano disprezzava la semplicita dei Santi ; 1' Inglese disprezza
le opere dei Santi Padri. E se ha qualche rispettu a S. Paolo si e perche (co-
me ho udito piu volte io stesso dire fra i protestanti) egli era un gentleman
ed un cittadino romano. Finalmente 1'antico Romano tollerava tutti i culti
e tutti gli Dei, eccetto che la sola vera religione cattolica ed il solo vero Dio
Salvatore Nostro. Cosi in Inghilterra e altamente professata 1'eguaglianza di
tutti i culti , la quale esiste veramente , eccetto che per la Religione cat-
tolica.
5. II solito Messaggio del Presidente degli Stati Uniti ha un interesse par-
ticolare in Inghilterra ed influira sopra la decisione del Parlamento nell af-
fare della Banca e della moneta. II Presidente Buchanan vi sostiene valida-
mente i principii della legge inglese del 1844. Parlando delle recenti disgra-
zie egli dice : « e evidente che le noslre disgrazie nacquero dal nostro si-
stema vizioso e stravagante di Carta Moneta e del Gredito delle Banche, il
quale eccit6 il popolo ad intraprendere speculazioni troppo ardite ed assur-
de, ed a giocare sui fondi pubblici. » Egli si lagna del potere illimitato che
hanno le Banche di mettere in giro carta moneta, fondata solamente sul Cre-
dito, e condanna giustamente 1' applicazione del principio della liberta del
Commercio al sistema della moneta.
6. II Ministero ha fatto conoscere alia Compagnia delle Indie le sue in-
tenzioni riguardanti il nuovo sistema di governo indiano che sara propo-
sto al Parlamento. La cosa rimane per ora un segreto, ma si sa in generale
che il Governo proporra 1'abolizione del famoso governo doppio (double go-
vernment) il quale divide il governo fra due Corpi, cioe la Compagnia ed il
Board of Control, il quale consiste in pratica in un Ministro del gabinetto
con un segretario. Forse si formera un Consiglio presieduto da un Segre-
tario di Stato. Ci vuole tutto il coraggio di un Palmerston per intraprendere
un tal cambiamento.
-7. (Giunta dei compilatori) . Come dei passi che fa verso il suo sciogli-
mento la questione Danese e la Danubiana, cosi di quelli che fa verso il Tamigi
il Leviatan ci tengono ora i giornali informati tutti i giorni diligentemente, ed
anche talvolta per mezzo di dispacci telegrafici. II Leviatan c il piu grande
arnese che la mano dell'uomo abbia linora fabbricalo coli'intenzionediget-
250 CRONACA
tarlo in mare e navigarvi sopra. Intenzione che perora non si eadempiutaT
perche tutte le macchine, postevi atlorno per vararlo, non valsero fmora a
smuovere, se non che pochissimo, un si grande colosso. Esso ha 680 piedi
da poppa a prora, e 60 dalla chiglia al ponte ; e largo 83 piedi ; portera se-
co 18 mila tonnellate di carbone, \ mila passeggieri, ovvero 10 mila sol-
dati ad un bisogno : dee camminare con una macchina ad elice e due
altre ordinarie, alimentate dal vapore di dieci caldaie e dal fuoco di cen-
to fornelli. Oltre a ci6 avra sette alberia vele. Ilpiroscafo e tutto di ferro,
ha 400 uomini di equipaggio, un gazometro per illuminare il legno, ed
una tipografia per la pubblicazione regolare di un giornale che rallegrera
gli ozii dei viaggiatori. I piii grandi vascelli fmora costruili sono nani al
suo paragone; e dicono che il Wellington, orgoglio delta flotta inglese ,
pu6 ricoverarsi come una barchetta sotto le mura di questo nuo\o mostra
marino.
Ma a quale scopo una nave si colossale ? Se si tratta solamente di fab-
bricare una nave gigante, non ci vuole grande ingegno a capire che, chi
avesse due milioni di piu che i quindici che cost6 il Leviatan, potrebbe
averne una piu grande ancora. Ma con qual pro? Prima di tutto si pre-
vede che esso col pescare che fa tanti piedi di acqua, non potra entrare nel-
la maggior parte dei porti. La sua lunghezza parimente, impedendogli
di girare inlorno a se stesso in uno spazio minore di settecento piedi di
lunghezza di acqua profonda , V impedira pure di entrare nei fiumi se
pure non vuole poi rimanervi iuchiodato. Ed in fatti ora che si tratta di
vararlo, si tenta di farlo scivolare di fianco , giacche il Tamigi dall' una
air altra riva non ha, sopra spazio sufliciente , una bastevole profondita di
acqua da sostenere la lunghezza di tale vascello. A che fine dunque un
si grande colosso, se poi ne i porti ne i fiumi lo possono albergare? Que-
ste ed altre considerazioni, alle quali il fatto dari poi il loro giusto valore,
fanno ora molti giornali contro la Compagnia che ha voluto fare questa
nuova speculazione commerciale ; e specialmente notano che la velocita
maggiore del legno sara probabilmenle controbilanciata dalla maggiore
perdita di tempo nello sbarcare lungi dal porto e sopra barche le merci ed
i passeggieri. Checche sia della futura utilita di questo vascello, il certo pero
si e che ha, fin d' ora, qualche significazione il nome massonico di Grande
orientale (Great eastern) datogli prima del suo compimento, e 1'altro non
meno diabolico di Leviatan che ora porta per consiglio , dicono , di una
donna. Lo spirito materiale del secolo non potea trovare nomi pui adatli
ad una sua opera si gigantesca; ne 1' esito infelice dei tentativi fmora fatti
per coronare il lavoro viene meno a proposito per farci sovvenire della
Torre di Babele.
8. La felicita del popolo inglese ci e cosi descritta da un recente articolo del
Daily News, il quale raccomandiamo all'attenta lettura degli economisti ita-
liani che neiringhilterra vedono il non plus ultra della prosperita commer-
ciale « Pare (dice il foglio) che i nostri confratelli giornalisti vogliano ad ogni
modo ignorare la triste realta della miseria de' nostri operai. >"oi sappiamo
che in tutta la contea di Lancastre si chiudono le porte delle fabbriche e si
cominciano ad udire i sordi lamenti degli operai sema lavoro. A Blackburn
CONTEMPOIUNEA. 251
undid filatoi di cotone sono stati chinsi in un giorno solo. Nella ultima riu-
nione dell'ufficio de'poveri, 3,378 persone hanno ricorso al suo aiuto ». E do-
po aver recall parecchi altri fatti di chiusure di fabbriche, il giornale aggiun-
ge « Noi preghiamo i fabbricanti di non diminuire ne il lavoro ne il salario:
essi non debbono operare alia leggiera contro i fondamenti, sui quali riposa
]a prosperita, se non 1'esistenza loro ». Con tali fondamenti e chiaro chela
prosperita e molto fittizia e labile.
Poco dopo una relazione data dal capo di polizia di Manchester facea noto
che di 87 fabbriche di cotone con 24,294 lavoranti , non erano piu aperte
che trenta con 10,273 lavoranti. E con questa ed ancor maggiore proporzio-
ne si notano come chiuse pure le altre fabbriche di ogni altro arnese, non
solo in Manchester, ma in moltissime altre citta popolose, con quel seguito
di miseria e di vera fame che ognuno si pu6 immaginare.
Da un arlicolo del Times ricaviamo inoltre che la perdita cagionata ai
commercianti inglesi dagli ultimi fallimenti si calcpla essere di 45 milioni
di lire sterline, circa il doppio della perdita recata dai fallimenti del 1847.
Lo stesso foglio aggiunge che , sommando questa cifra con quella del falli-
menti delle province , si pu6 ricavare una perdita totale di 50 milioni di
sterline che vuol dire mille e dugencinquanta milioni di franchi.
II Morning advertiser poi deplora specialmente la miseria cagionata in
Iscozia dalla crisi commerciale : miseria ch' egli dice enorme , principal-
mente per parecchie migliaia di miseri ridotti alia piu dura poverta.
AMERICA. \ . ftfessagio del Presidente — 2. Trattato col Nicaragua —
3. La crisi — 4. Mormoni.
1. 11 sig. Buchanan, Presidente degli Stati Uniti, ha indirizzato al Congres-
so americano il suo primo Messaggio, come lo chiamano , ossia un' esposi-
zione delle condizioni, in cui si trova la repubblica sia nel suo interno sia
nelle sue relazioni cogli Stati forastieri. E quanto alle interne condizioni
dello Stato, il presidente discorre principalmente della crisi commerciale, le
cui cause egli trova nella piena liberta e temerita delle operazioni delle
Banche, non frenate da alcuna legge che le obblighi a dare cauzioni e gua-
rentigie. « E evidente, dice il sig. Buchanan, che questa disgrazia proviene
unicamente dal nostro sistema vizioso e stravagante di carta moneta e del-
le Banche, che eccitano il popolo a stolte speculazioni ed ai giuochi di Bor-
sa. Queste crisi accadranno sempre periodicamente, finche la circolazione
della carta moneta, i prestiti e gli sconti saranno confidati alia discrezione
di quattrocento Banche non responsabili , che per loro natura non cercano
altro che il loro intcresse. » Quanlo ai mezzi di prevenire il ritorno di al-
tra crisi , il presidente ne accenna parecchi , e conchmde linalmente col
riposarsi sopra « il patriottismo e la saviezza degli Stati, i quali potranno for-
zare le Banche ad avere in deposito almeno il terzo dei fondi che hanno
in giro » Se ci6 non basta egli propone che si lolga alle Banche il diritto di
cmettere biglietti, mutandole in banche di solo sconto.
Venendo poi alle relazioni dell' America cogli altri Stati, il Messaggio si
stende specialmente sopra il trattato gia conchiuso ed ora sconchiuso col-
252 CRONACA
1' Inghilterra per 1' America centrale. Diciamo clie il trattato e sconchiuso,
giacche questo inline signilicano le parole, colle quali si prova a lungo clie
quel trattato non si pu6 interpretare, e clie conviene percio fame un altro.
Recate poi alcune cose di poco rilievo riguardo alia Francia, alia Spagna cd
alia Russia, il Messaggio ci da alcune spiegazioni sopra la parte che 1' A-
merica intende prendere alia questione colla Cina. Questa parte sappiamo-
ora essere pienamente pacifica e diretta ad ottenere trattati di rommercio.
Gravi parole dice il Presidente contro i filibustieri in generate e il Wal-
cker in particolare: il quale se e potuto ripartire di America per guerrcg-
giare contro il Nicaragua, il Buchanan dice che non e colpa sua: giacche
egli e partito senza che egli lo sapesse: che se 1' avesse saputo, certamentc
1' avrebbe impedito.
Del trattato poi conchiuso poco fa dagli Stati Uniti col Nicaragua, contra
cui gridano si alto i giornali inglesi, il Presidente tace pienamente, e solo
ne fa un cenno da lungi, quando dichiara che gli Stati Uniti hanno piu che
altri il diritto di mantenere sicuro il passaggio dell' Istmo, e chiede che il
Congresso dia al Presidente la facolta di inviare cola truppe a questo scopo..
quando ne venga il bisogno.
Quanto ad altre question! il Messaggio non ci da notizie piu chiare di.
quelle che gia sapessimo d' altronde. Solo e da notare in generate che il
Buchanan usa in esso tin linguaggio assai prudente e conciliative riguardo>
alle altre Potenze. II che fece dire al Times che il Messaggio del Presidente
degli Slali Uniti tende ogni anno piu a diventare quello che negli Stati par-
lamentari di Europa e il cosi detto discorso della Corona.
Un solo pun to per6 diede occasione a lamenti assai gravi dei giornali
inglesi, ed 6 il trattato detto Clayton-Bulwer dal nome dei plenipotenziarii
che lo sottoscrissero. L' Inghilterra mantiene che il trattato e chiaro e va-
lido e non intende di sconchiuderlo per conchiuderne un altro. L' Ameri-
ca sostiene che il trattato e oscuro e invalido e propone di fame un al-
tro. La questione consiste in questo che il trattato, secon do 1' Inghilterra,
lascia a lei i territorii che aveva nell' America cenlrale, e solo vieta ch&
d'ora innanzi sia occupatoda qualsivoglia Potenza qualche altro trattodel-
1' istmo : laddove Y America sostiene che , poiche 1' istmo , secondo il trat-
tato, ha da essere neutrale, 1' Inghilterra dee sgombrare quelle parti del-
1' istmo che ora possiede. II Presidente propone nel Messaggio che il trat-
tato si consideri come non avvenuto : 1' Inghilterra non intende cedere lo
sue terre. Intanto si aspetta 1' esilo delle pratiche che si debbono comin-
ciare col nuovo ambasciatore Inglese sig. Gore Ouseley.
2 II New-Yorck Herald da ora il testo, ch'egli dice autentico, del trattato tra
gli Stati Uniti e la Repnbblica di Nicaragua: ed, o siao non sia autenlico, il
cerlo e ch'esso differisce in cose essenziali da quel primo sunto che i giorna-
li americani ne diedero. secondo che esponemmo nel passato quademo. Ed
in prima non si trova punto concesso agli Stati Uniti il diritto di occupare.
immediatamente la via che attraversa 1'Istmo di Panama, per proteggere il
libero passaggio per essa, nel caso in cui il Governo di Nicaragua non po-
tesse proteggerlo da se. Neanco vi si trova la promessa per parte dell' Unio-
ne americana di inseguire il Walker e di ricondurlo agli Stati Uniti. Sola-
CONTEMPORANEA.
mente si dice nell' articolo 2 che gli Stati Unitiguarentisconola protezione-
e la ueutralita della via da aprirsi per 1' istmo a tutte le nazioni. II che die-
de occasione al sospetto inglese che gli American! non siano per prevaler-
si di questo diritto di protezione per occupare di fatto quel punto si impor-
tante per le relazioni commercial! del mondo. E fra tutti i giornali si lagna
di questo specialmente il Morning Post, il quale ricorda siccome il traltato-
Glayton-Bulwer, Ira gli Stati Uniti e 1' Inghilterra, avea appunto per iscopo
di impedire gli uni e I' altra dall' acquistare un nuovo territorio nell' Ame-
rica centrale ed un dritto qualunque -sopra la strada dell' istmo di Panama-
Aggiunge il Morning Post che il gabinetto di Washington ha promossa e fa-
vorita 1'evasione del Walker, per avere un' occasione di esercitare nell' Ame-
rica centrale il diritto che gli compete in forza del nuovo traltato. Delia
spedizione poi del filibustiere americano non si hanno finora notizie certe
tranne quella del suo sbarco sulle coste dell'America centrale.
3. Mentre per colpa delle folli speculazioni americane, quasi lutto il com-
mercio europeo e in angustie, con quelle tristi conseguenze di fallimeoti e~
di miseria che tutti ora stiamo, se non provando in casa nostra, almeno
commiserando neH'altmi; i giornali americani se la pigliano molto conso-
lata, confortandosi col pensiero che in fine poi chi piu ne softre si e 1' Eu-
ropa. « 11 nostro debito verso gli stranieri, dice il New-York Herald, e in.
buona via di pagamento, giacche i debitor! sono insolvibili. II t'abbricante
inglese e francese perdera una parte o il tutto del suo credito , e le ricchezze-
rimarranno a noi ». Sopra il qual testo ragiouando il giornale dei Dibatti-
menti « ecco, dice un tratto caratteristico de' costumi americani : quando le-
ricchezze loro restano, essi sono contenti di quanto possa accadere altrui »..
4. La guerra degli Stati Uniti contro i Mormoni sembra dovere durare piu
di quello che il Governo federate credeva, quando si contento d'inviar con-
tro essi quel debole corpo di truppe che ora ein cammino verso 1'Utah. It
Colonnello Alexander, che comanda 1'antiguardia, era giunto il 2 di Ottobre
a 30 miglia dal forte Bridger, occupato da' Mormoni, quando ricevette da
Brigham Young, capo dei Mormoni, 1'ordine di retrocedere. Che se per la.
stagione d' inverno non potea ci6 fare, gli si concedeva di fermarsi do-
v'era, purche deponesse le armi nelle mani di Lewis Rolinson, latore
dell' ordine di Brigham Young. II Colonnello Alexander seguit6, com' era
da credere, il suo cammino, ma un bel giorno fu sorpreso dai Mormoni ebe^
distrussero i suoi corivogli di viveri. Di che costretlo a mutare direzione il
Colonnello si volse verso Soda Spring, dove ora egli aspetta d'incontrarsi
coi Mormoni in armi. Se vince, seguira il suo cammino verso la citfa del
Lago Salato : se e vinto ha dietro s6 una via che il conduce a luogo sicuro.
Si teme per6 molto ch' egli non sia anzi vinto che vincitore, giacche i
Mormoni sono ben in armi, e pare che anche siano soccorsi dagl' Indiamr,
di cui il Brigham e caldo protettore ed amico. E poi certo che il Presideote
Buchanan intende di domare i Mormoni, giacche nel suo Messaggio disse
forti parole contro quei ribelli, protestando essere sua intenzione di volere
ad ogni modo vincere quella ch' egli dice essere la prima rivoluzione acca-
duta negli Stati Uniti.
2o4 CRONACA
NOTIZIE VARIE. 1. Russia. — 2. I Principal! danubiani —
3. Turchia — 4 Cina — b. India.
1 . Parecchie voile il nostro corrispondente della Russia ha tenuto discorso
dell'emancipazione del servi che 1'Imperatore Alessandro stava preparando.
Ora i giornali recano alcuniatti del Governo russo a questo proposito. Essi
?ono un rescritto imperiale, e due circolari del Ministero. II rescritto e di-
retto al gorernatore generale di Kovno, Vilno e Grodno, province dove la
nobilla fu unanime nel chiedere, prima che altrove, la emancipazione del
servi ; e concede che si venga a mano a mano alia emancipazione, proponendo
i varii gradi per cui procedere. Le due lettere circolari poi entrano ueipar-
ticolari phi minuti, e spiegano il modo pratico di effettuare la desiderata
emancipazione, senza ledere rerun diritto.
11 Constilutionnel reca, nel suo N.° de' 26 Dicembre, una vera ritrat-
tazione di alctme congetture, ptibblicate da lui in una sua corrispondenza di
Germania, a proposito della parte che la Russia intendeva prendere nella
questione dei Ducati Danesi. Egli aveva narrate che la Russia voleva intro-
mettersi negli afFari tedeschi e proteggere non tanto i Ducati, quanto la pro-
pria influenza in Germania. II che egli corregge nel numero citato, assicu-
rando che la Russia, 1' Inghilterra e la Francia sono d' accordo nel volere
conciliare gli animi quinci dei Ducati e quindi della corte di Gopenaghen. Si
pu6 perci6 sperare che la Dieta germanica non si opporra ai voti di questi
tre grandi Potentate col dare interamente il torto alia Danimarca o ai Duca-
ti, ma stara in quel giusto mezzo che avra per conseguenza di assicurare
a qaellarintegrita della monarchia ed a questi la pienezza dei loro diritti.
2. Gonviene confessare che la guisa , onde finora si comportarono i due
Divani o Parlamenti di Bukarest e di Yassy, non e stata tanto savia da po-
ter conciliare loro le simpatie del mondo politico. Essi hanno compiuto di
fatto i loro lavori: non gia perche abbiano fatto ci6 che doveano fare, ov-
vero perche siano stati impediti dal farlo; ma perche incaponitisi, come
fanciulli malotici, a fare solamente ci6 che volevano, hanno voluto occuparsi
delleloro utopie politiche, senza prendersi molta briga dello scopo, per cui
furono convocati. Quello di Rukarest ossia il Valacco, dopo aver approvato
il testo del suo Memorandum, che da le ragioni per cui si ha da fare T u-
nione dei due principal!, chiuse le sue tornate fin dal principio di Novembre.
II Moldavo poi , se si ha da credere a certe corrispondenze , si sciolse verso
la metadel Dicembre. La Commissione internazionale di Bukarest, vedendo
questo volontario silenzio dei Divani, scrisse loro una lettera, in cui gl'in-
vilava a Tolersi occupare anche delle leggi amministralive : ma i Divani ri-
sposero che prima volevano sapere se il congresso di Parigi approvera il lo-
ro roto dell' Unione. Di che la Porta invi6 una nola a lutte le Corti che
avranno voce nel congresso, facendo loro sapere che i Divani doveano essere
sciolti prima del congresso, avessero o non avessero finiti i loro lavori.
Se i Dirani non vollero occuparsi delle leggi amministrative , si occupa-
rono per6 con premura di leggi di persecuzione contro la Gbiesa cattolica,
CONTEMPORANEA 255
facendo con ci6 intemlere da quale spirito erano mossi. E noi confcssianio
che, fin dal principio, vedendo come la causa de'Rumeni era spalleggiata dal
giornale de' Debats e da altri liberal! europei, abbiamo subito prcsagi&o die
quei Divaui doveano essere aiiticattolici ben di cuorc. lofatti il Divauo molda-
vo decise che fosse nullo il matrimonio di una moldava con un cattolico : che
venti anni di soggiorno nel paese non bastassero a'cattolici per ottenere la
cittadinauza, ed altrettali leggi di intolleranza religiosa, votate a nome del
liberalismo. Le ultimo notizie poi recano che e decisu giii On d'ora ia futu-
ra sorte dei principal}, iquali sono destinati ad essere separati politicamen-
te ed uniti solo amministrativamenle.
3. Due avvenimenti di qualche rilievosono statiin Gostantinopoli, lapar-
tenza di Lord Stratford di Redcliffe ambasciatore iuglese e 1'arrivo del Les-
seps. Quegli dicesi che sia partito per sempre, quantunque egli abbia an-
nunziato che fra tre mesi sarebbe ritornato. Questi dicesi giuuto per otte-
nere 1' ultima e la ditinitiva sanzione della Porta per il taglio dell'itsmo di
Suez. La Porta si trova in quest' affare posta fra due; giacche dall'un lato
I'lnghilterra vi e contraria e dall'altro la Francia 1'esige. Che fare? Dicono
che la Porta in tale frangente chieda come cosa preliminare che 1' Inghil-
terra le restituisca prima 1'isola di Perin:, e poi le due Poterize si pongano
fra loro d'accordo. E chiaro che il taglio non si effettuera si presto, se si
hannoda verificare queste due previe condizioni.
Quanto al malumore che correva tra I'Ambasciatore francese ed Aali-Pa-
scia, esso si e ora pienamente dileguato : del che si allega da alcuni per ca-
gione la partenza dello Stratford e per effetto il taglio dell'itsmo.
4. Della Gina si annunziano quotidianamente prossimi avvenimenti drguer-
ra, i quali paiono, secondo i giornali, doversi ridurre alia presa di Canton.
Gli europei non saranno cosicostretlidi dichiarare laguerra all'lmperalore
della Cina, e si contenteranno di guerreggiare il celebre Yeh, Governatore
di Canton. Ma della presa della citta e chiaro che 1'Imperatore dovra saper-
ne qualche cosa : quindi si crede che egli, a questa novella, spedira amba-
sciatori che tratti.no cogli inviati europei. Altri dicono che il disegno delle
armate unite si e d'impedire 1'inviodel riso a Pechino, avendo la sperienza
dimoslrato che la Cone ciuese non si piglia molta pena del vedere saccheg-
giate alcune loutanc province del suo immense Impero ; ma quando vede
mancato ilcibo al popolaccio di Pechino si suole subito arrenclere; siccome
difatto e accaduto nell' ultima guerra. Ad ogni modo il certo si e che, poi-
che ora il permettono gli affari indiani, cominciano a giungere nella Cina i
rinforzi inglesi, si che non e a credere che debba niolto tardare i'annunzio
di un qualche fatlo d'armi.
Ma il curioso si e che ora gl' Inglesi paiono essere malcontent! del soc-
corso francese. Questo almeno lascia intendere il China mail, giornale in-
glese che si pubblica nella Ciua , il quale si lagua della presenza deir ar-
mata francese , e teme ch' essa non voglia prendere alia guerra piii parte
di quello che gl'interessi inglesi esigerebbero. Al qual proposito I' Ami de la
Religion dice, assai saviamente, nel suo N.0 dei 22 Dicembre, che questi la-
menti mostrano « che gl' Inglesi recano per ogni dove il loro spirito esclu-
256 CRONACA CONTEMPORANEA
shro, ed il loro patriottismo stretto ed interessato»; giacche quando la ribel-
tione dell'India minacciava di volersi prolungare, e 1'Iughilterra si trovava
in male acque, essa si volgeva pietosa alia Francia ed invocava il suo aiu-
lo a nome del trattato di Whampoa e della civilla cristiana. Ma ora che
t'lnghilterra si trova libera ad operare da se, gl'Inglesi della Cina vorrebbero
che 1'armata francese ed il Barone Gros veleggiassero verso la Francia. « Ma
noi, dice I' Ami dc la Religion, abbiamo de'conti da regolare colla Cina che
ha ucciso un nostro missionario. Questi interessi valgono hene quelli del
commercio inglese e de'funesti portatori dell'oppio.» Le quali cose non me-
no acerbamente dice pure, contro gli Inglesi della Cina, il Constitutionnel dei
20 Dicembre , il quale per6 aggiuuge che non cosi la pensa il Governo in-
glese piu che mai persuaso del bisogno di stare in buoni termini col Go-
verno francese , e del diritto che questo ha d' intervenire coll' Inghilterra
nella questione della Cina.
5, Lo scontro, che si prevedeva vicino, tra gl'Inglesi ed i ribelli sotto Lu-
oknow, ha ora avuto luogo colla meglio dei primi, i quali riuscirono a li-
berare la guarnigione assediata, e forse anche a prendere la citta che era
in potere dei ribelli. Sir Colin Campbell, giuntoil 13 dinanzi alia citta, do-
vette combattere per sei giorni, prima di potere salvare gl' Inglesi chiusi
Bella residenza : il che non ottenne senza gravi perdite toccate ai suoi 12
mila uomini, i quali alcuni dispacci aumentano fino a 22 mila.
Se poi il Campbell, oltre al liberare gl'Inglesi assediati, sia pervenuto a
cacciare di Lucknow le molte migliaia di ribelli che vi erano, la cosa e fi-~
nora molto dubbia, ne pare che si possa decidere ne anche con congbiettu-
re. Basta poi che la cosa sia dubbia, perche essa si dia per certa in sen-
so opposto da varii giornali. Percib i giornali inglesi cantano un inno di
trionfo solenne, come se ora fosse pacificata 1'India, ne ci foesero piu ribelli
da vincere, ne paese da conquistare: ed i giornali poco teneri dell' Inghil-
terra fe sono moltissimi) osservano che, dopo la presa di Delhi, si era pure
<lagli Inglesi cantato il trionfo : il che per6 non tolse che i ribelli uon fa-
cessero capo a Lucknow. Qual conto dunque fare di questo novello trionfo,
quando n6 anco si sa di certo che Lucknow sia stata presa; ed i dispacci
anzi recano che 100 mila ribelli attorniano 1' esercito inglese?
Checche sia di questo, il certo si e che in tutti gli scontri accaduti tra gli
Inglesi ed i ribelli questi furono sempre sconfitti, anche quando si trovavano
in numero molto superiore. Dal che si pu6 ricavare che 1'India non tardera
ad essere pienamente riconquistata, se non pacificata : giacche dall' un lato
•crescono ogni giorno i soldati inglesi e dall'aitro diminuiscono pure gradata-
mente le forze dei ribelli, i quali anche non possono non perdere animo ve-
ttendo tutt' i loro sforzi cadere a nulla. E perd anche certo che molto tem-
po, molto danaro e molto sangue ci vorra, prima che 1'India sia cosi bene
•assestata da poler di nuovo fruttare alia metropoli quei milioni che in ul-
tima analisi paiono essere 1'unico fine dei suoi padroni.
NUOVO ATTENTATO
E VECCHI PRINGIPII
II soverchio concentramento di tutte le fila governative dellaFran-
cianella grande sua Metropoli, fe dire ad alcuni con qualche sem-
bianza di verita che Parigi era la Francia, almeno quanto al man-
tenimento dellapubblica quiete, essendo manifesto che tutto attenen-
dosi al centro , ove questo sia scompigliato, il resto non ne pu6
rimanere tranquillo. Ma per altre ragioni potrebbe dirsi con nonr
minore fondamento che, per questo rispetto, la Francia e poco
meno che 1' intera Europa. La postura geografica e la potenza di
quella nazione veramente grande, la piu una nell'indole,la piu com-
pattaja piu omogenea nel mondo civile-, le simpatieche essa in op-
posti sensi sa destare col bene e col male, pel trapassare che suole
nell'uno e nell'altro i consueti confini; Tindole conversevole e co-
municativa di quella gente che ne ha pronto strumentonell'eloquio
facile, corrente e diffuso quanto forse nessun altro, sono tutte con-
dizioni che fanno tenere sulla Senna intento lo sguardo , piu che
ai sarti ed alle crestaie per impararvi le nuove mode, agli uomini
smaniosi di politiche commozioni. E quest! , per le ricordanze non
vecchie ancora degli esempii e dei conforti avutine in altri tempi,
sanno bene che un rivolgimento cola compiuto avrebbe eco piu a
meno potente, ma lo avrebbe scmpre nelle genti contermini, e nellar
Italia soprattutto, la quale, quantunque meno delle altre la tocchi, piif
forse di qualunque altra e disposta a risentirne di rimbalzo la scossa.
Scrie 111, vol. 7.T. 17 21 Gennaro 1858.
258 HUOVO ATTENTATO
La quale, diciamo cosi, dipendenza del mondo civile dalla Francia
ha acquistato in questi ultimi tempi novello vigore dalle tanto age-
volate comunicazioni per terra e per acqua, e da quel maraviglioso
trovato che, ,pel fremito arcano di un filo metallico, trasmette le
novelle colla celerita della folgore, quasi furandone a lei medesima
una scintilla. Cosi quella solidarieta dei popoli, vagheggiata con si
lungo desiderio dai riforrnisti umanitarii, e piu che iniziata a' di no-
stri j quello che fruttera di berie saprauno i nostri nepoti : quello
che per ora ne ahbiamo raccolto noi e il non potersi in una nazione,
come la Francia, gittare lo scornpiglio, senza che quasi all' istante
medesimo ne sia turbata una gran parte delle nazioni sorelle.
Queste considerazioni abbiamo voluto ricordare, perche s'intenda
almerio in parte 1'immane scelleratezza di chi^ con atLentato regicida
il piu terribile a nostra memoria (e a nostra metnoria ne souo tanti
da che 1'inviolabilita dei Re fu sanzionata dalle Costituzioni!), insi-
diaudo ad una vita, da cui dipendono le present! sorti della Franciar
metteva a rischio 1' ordine cittadino in tanta parte di Europa. Arizi
al vedere come i congiuratori fossero stranieri, abbiamo ragione di
supporre che si attentasse a quella vita, appunto per gettare altre
parti di Europa nelle convulsioni dell'anarchia e negli orrori delle
rivolte, Supponete corisummato quel hefando e sacrilego eccesso, e
sappiateci dire che sarebbe ora di molti paesi che quietano tranquilli.
Ma se noi colla immanita dell' attentato vogliamo altresi farvi sen-
tire le terribili conseguenze che erano ad aspettarsene, e che se ne
sarebbono volute da chi macchinollo, cio e solo a fine di farvi me-
glio apprezzare 1'insigne favore della Provvidenza nel prendere che
fece in sua tutela quella vita, ed in modo cosi vicino al prodigioso,
che solo il piu stupido fatalismo potrebbs non riconoscerlo da Lei.
Eci pare che quanti sono uomini non al tutto perdutie scredenli
dovrebbero innalzare un inno di ririgraziamento a quel Dio, il cui dita
segoa il limite alia tempesta, e che, per la salutedella societa minac-
ciata, tra cento feriti serba incolume quell'uno, al cui capo, per ruina
della societa stessa, erano i cento colpi vibrati, senza che di tanto feli-
ce riuscimento uomo al mondo si possa attribuire il vanto. Signori si!
non k a dissimularlo ! e la setta nimica di ogni ordine cittadino non
E VECCHI PRINCIPII 259
ha uopo d impararlo da noi, si che debba parere imprudente il dir-
lo si aperto. In nessun paese di Europa la vita del Principe e al pre-
sente legata cosi strettamente al precipuo bene della nazione, co-
me nella Francia •, e d' altra parte di nessuria nazione gli sconvol-
gimenti intestini avrebbero un seguito piu repentino e piu vasto ,
come di quella. E pero se 1'attentato alia vita di Napoleone III ei ri-
vela abbastanza i feroci intendimenti degli autori di quello,l'essere
esso, con tanta sembianza di portento, andato a vuoto ci affida che la
Provvidenza serba ancora giorni sereni alia Francia, e che sopra
1' Europa vuol tenere tuttavia minaccioso si, ma incatenato quel tur-
bine che i nemici degli uomini e di Dio, con un nugolo smisurato
d'iniquita e di sofismi,lehannoda tanto tempo addensato sul capo,
I nostri lettori troveranno nella Cronaca i particolari di quel ter-
ribile avvenimento •, e da essi faranno ragione del quanto sarebbe
stolido attribuirne la riuscita al solo caso. Noi qui, supposto il fatto,
ne vorremmo toccare le cagioni ed i due mezzi precipui che oggi
sono in voga per cessarne gli effetti, affine di trarne quegli ammo-
nimenti pratici che a comune salvezza la Provvidenza stessa ci for-
nisce, col solo aver permesso che la Francia e tanta parte dell' al-
tra Europa fossero condotte all'orlo del precipizio, per ritenerleyi
€ssa medesima pei capegli. Chi sa? forse molte menti sonnacchio-
se si scuoteranno; e la gravita del rischio corso, piu che le dimo-
strazioni ed i libri, fara loro intendere che la societa, se yuol vivere,
dee provvedere da se alia propria conservazione , e sui miracoli
non puo fare assegnamento, se non quando sono avverati.
Singolarissima condizione del moderno mondo sociale ! che, dopo
tantesuperbie e tanti vantameriti orgogliosi di raffinato incivilimen-
to e di forbiti costumi e di progresso umanitario, si debba tuttavia
stare continuo col battito in cuore per la conservazione del primo
elemento del vivere cittadino, jche e 1' ordine materiale! Tant' e! un
<lispaccio elettrico vi puo portare da un' ora all' altra la scintilla,
che faccia scoppiare quella mina di scellerate cospirazioni, che po-
che genti si possono assicurare di non avere sotto dei piedi 5 e dalla
cui esplosione sarebbero pericolate le fortune, le persone ed ezian-
dio le vite di quanti, per coscienza e per sentimento, non seppero
560 NUOVO ATTENTATO
« non vollero cospirare. Ora noi chiediamo: una society, in cui la
vita e le sustanze dei socii sono sempre in procinto di non trova-
re sicurezza che nel coraggio e nella forza privata dei socii stes-
si, in che si differenzia dai paesi selvaggi ? La sola differenza a
noi par questa, che nei secondi I' uomo individuo si trova a fronte
un suo pari; laddove nelle societa mod erne, scorn posto che fosse
il presente ordine, la gente onesta ed insueta delle lotte disperate e
sanguinose si troverebbe alia balia di una potenza organata, sma-
niosa di prepotenze, assetata di sangue, e la quale ha dinunziato in
iutti i metri, le carneficine truculente del terrors parigino del 93 es-
sere un giuooo rimpetto a quello che essa ha divisato e sospira.
Gli editori del Marnix lo stamparono non ha guari per bocca del
Quinet nel Belgio-, i loro fratelli non lo sconfessarono negli altri
paesi, lo hanno anzi professato a voce e per iscritto con una impu-
denzache ha del portentoso-, talmente che nei loro disegni il riusci-
mento del nuovo attentato parigino importerebbe, senza piu, ilri-
torno di quei giorni nefasti, quando sotto la scure del carnefice
sempre in opera (la ghigliottina in permanenza) cadevano a centi-
naia le teste senza distinzionedi eta, di sesso o di slato, tra le orgie
infernali di una plebe briaca di lascivia e di sangue. Niente meno
di questo: anzi qualche cosa piu di questo; in quanto che i rige-
jieratori nostri, quelli che sono qui, tra noi, nelle nostre citta italia-
jie, lungi dal condannare quegli orrori, ci han fatto assapere che il
Direttorio, la Convenzione, le Sezioni ecc. peccarono di troppa mi-
tezza. Che miserialun mezzo milionedi vite solamentelE cosi sela
ssocieta non se ne guarda,non e certo per colpa de' suoi nernici,che
le avessero lasciato ignorare le loro intenzioni ed il suo pericolo.
Lo sappiamo: mentrela parte onesta, pacifica e cristiana della so-
.cieta, che in molti paesi ed in Italia segnatamente e quasi il tutto,
palpita sull' avvenire suo e dei suoi piu cari, quell' orda di scellerati
jcospira all1 ombra di protezioni equivoche, di condiscendenze sop-
•piatte,di ospitalita legali, di tolleranze codarde,aspettando il destro
.>di accoppare coloro, cui col sofisma o colla paura impose il dovere di
4ollerarla. E nondimeno cio sarebbe poco : essi cospirano all' ombra
«di principii ammessi e carezzati da parecchi di quelli , ai cui danni
E VECCHI PRINCIPII 261
cospirano, ed i quali, quando ne fossero vittima, a stento otter-
rebbero il compatimento che pure si paga alia sventura. Se noi
(quod absit) dovessimo fare gli avvocati dei vecchi e nuovi cospi-
ra.tori, i quali, per venire ai loro intent!, si vollero sbarazzare la
via dagli ostacoli piu poderosi; ci basterebbe 1'animo di dettarne una
difesa se non piu eloquerite, forse piu concludente della Pro Milone
0 Pro Ligario, a sola condizione che si dessero per concessi i fa-
mosi principii dell' ottantanove. I quali quanto aiuterebbero il di-
fensore, altrettanto imbroglierebbero un tribunale, condannato st
ribellare alia logica per salvare il codice, con quella commedia
che, in somiglianti dibattimenti forensi per cause politiche, si k
vista. Mentre il Magistrate scaglia le folgori della giustizia sul capa
del reo, questi e circondato dalle simpatie cordiali di un pubblico
colto e benevolo, senza che gli manchi talvolta una occhiala pie-
tosa del Magistrate medesimo, che lo considera come una viltima
della fatalita che gli neg6 il riuscimento. Supponete questo, e chi
oggi sta sullo sgabello dei rei sarebbe Dittatore, Triumviro o qual-
che altra cosa. Pensate con che cuore deve il Magistrate dannarlo
per ora alia prigionia od all' esilio.
Non ignoriamo che i famosi principii, o come altri disse, le pre-
ziose conquiste dell'ottantanove sono state da qualcuno interpre-
tate per forma, da comporle colla stabilita dell'ordine pubblico. Ma
se una tale interpretazione pu6 garbeggiareacuiserve, e pu6 valere
a blandire certi sori che vorrebbero la quiete del cinquantotto, sen-
za perdere le conquiste dell'ottantanove, essa non andra mai a san-
gue a coloro per cui servigio furono fatte, ed i cui precessori, quan-
do le posero a profitto in faccia al mondo, furono bensi accusati di
aver calpeste le leggi divine e le umane, ma non mai poterono essere
accagionati di avere peccato contro alia logica. E nel vero prendete
di quei principii niente altro che il men contrastato ed il piu vul-
gare : Tindipendenza assoluta della coscienza individuate , e voi po-
trete certo, come pregiudiziali all'ordine pubblico, toglier di mezzo
1 Libeny di un lustro addietro, i Pianori ed i Milano dell'anno pas-
sato, i Pierri e gli Orsini di tre settimane or sono-, ma dirli rei e scel-
lerati, ammessi quei principii, oh ! in eterno non potrete. Anzi, oltre
262 NUOYO ATTENTATO
al compatimento allasventura,dovreteloro un poco di ammirazione
per la generosita, onde si esposero a queU'immenso rischio, per at-
tuare una loro idea che credeano santa; e qualche ghirlanda sulla loro
tomba non sara mal collocata, e qualche ispirazione poetica sara bene
accolta dai giornali di Torino, i quali, statine cosi largbi al Milano,
non ne vorranno essere avari al Pierri ed all'Orsini. II perche, se
quei principii con tanto rigore di logica servirono prima a spode-
stare , poscia a incarcerare e da ultimo a decapitare un Sovrano
che , a confessione medesima dei suoi nemici , non era un tiranno ;
perche quei principii stessi non potrebbero servire ai moderni per
disfarsi di Poteri piu accorti certamente, ma per fermo non piu miti
o piu condiscendenti di quello che fosse V infelice Luigi Capeto?
Credano gli amici dell'ordine che qui sta il tarlo segreto della
moderna societa -, e non cada in vano questa novella lezione ehe
la Prowidenza ci ha porto! Volere 1'ordine esterno nei fatti e pro-
fessare, promuovere, alimentare il disordine interno delle idee , e
un sogno che, a maniera appunto di certi sogni, e agitato da incubi
invisibili, e che non pu6 essere di lunga durata. Un giorno o 1'altro
si dovranno destare. e la terribile realta dei fatti, da cui si troveran-
no incalzati , sara tardo ed inutile disinganno delle visioni derate
ond'essi cullarono gl'improvvidi loro sogni. Date all'uomo la indi-
pendenza assoluta del suo pensiero e della sua coscienza ; ammet-
tete non potersi onestare alcun'autorita sopra 1'uomo individuo e
sopra le nazioni , che non sia assentita, voluta e costituita dall'uno
e dall'altra ; supponete chequegli e questa abbiano diritto di ader-
gersi a giudice della stessa autorita, chiamandone gli atti a sindacato
e spodestandone all' uopo i depositarii; e poi diteci quale consistenza,
quafe durevolezza potra avere nel mondo 1'ordine sociale, che pure
e il fine prossimo, per cui si assembrano a convivere insieme i mor-
tali? Chese a quei principii voi aggiungete la facilita, onde ogni
braraco di faziosi pud pretendere di essere la nazione -, se aggiun-
gete i fanatismi patriottici alia maniera pagana in uomini che di
Cristianesimo appena ritengono il Battesimo, se pure lo ebbero 5 se
aggiungete le ammirazioni sperticate dei Bruti primi e seeondi, ce-
lebrate nelle poesie , perpetuate nelle tele e nei marmi, declamate
E VECCHI PRINCIPII 263
sulle scene e traforatesi perfino nelle storie e nei romanzi ; se ag-
giungetela diffidenza, le sospizioni,il discredito, la calunnia gettata
sopra tutto quello che, in uomini ed in istituz'oni, avea apparecr-hia-
to il Cristianesimo per curare quella piaga cangrenosa della umaua
alterigia; se aggiungete, diciamo, a quei principii queste pratiche,
voi non farete piu gli stupori delle rivoluzioni cbe come la spada
di Damocle pendono sul capo della moderna societa; ma piuttosto
renderete grazie a Dio, che essa non sia caduta da un gran pezzo
anima e corpo in gola alle Rivoluzioni, si che 1'uscire da una fosse
il precipitare in altra piu truculenta, fino al regresso assoluto alle
bestiali violenze ed alle piu che bestiali corruzioni del Paganesimo,
unica forma di consistenle societa possibile fuori del Cristianesimo.
Ora fate conto che nella moderna societa in generale, e nella no-
stra Italia quanto per tutto altrove esotto qualche rispetlo anche pia
che altrove, se eccettuate i soli Cattolici all' antica, moltissimi nella
classe colta professano piu o menoquei principii equelle pratiche^ e
benchelaprudenzarichieggaperora qualche riguardo, e agevolenon-
dimeno Fosservare la loro persistenza nel mantener vivi gli uni e le
altre. Quella prudenza poi non dev' essere grande, quando si sia riu-
scito a far capire che il gran pericolo dei Governi al presente e lo
schermirsi dalle pretensioni della Curia romana e dalla invasione
di certi frati e di certe suore. Messo in sodo questo punto capitale,
per certi avvocati progressist! e mediconzoli e letteratucci e nobili
senza cervello o senza quattrini, i principii dell' ottantanove sono
cose da non potersi recare neppure in dubbio da chiunque stia al
livello ed all'altezza del secolo ; e 1'assoluta indipendenza dell' uo-
mo, e la sovranita popolare, ed il diritto alia riscossa, sono 1'abbici
della filosofia nazionale e della letteratura civile. Quanto poi a fana-
tismi patriottici, a tenerezze spasimate pei vecchi Bruti e ad ire anti-
cattoliche, questa nostra generazione addottrinata ne e copiosamen-
te fornita; e bene lo mostra nelle poesie che declama, nei discorsi e
nei libri che stampa e nelle imprese che caldeggia. Essa che sospira
a fare T Italia, ed a farla a qualunque patto e con qualunque mezzo,
potete capire che non potrebbegravarsi di un colpo che tanto dovea
contribuire a disfarla per ora. Essa che ha fatto 1' apoteosi dell'e-
264- NUOVO ATTENTATO
roico Bruto ed ha incielato 1' Astigiano che diello ad ammirare sulla
scena , non potrebbe fare mal viso a qualche Bruto moderno ; e se
alcuni magistral!, per amore dell' ottantanove edel classicismo pa-
triottico, si sono acconciati al tristo uffizio d'incensare 1'originale
e dannare al capestro la copia , essa piu coerente incensa insieme
copia ed originale. Essa che ha dichiarato per bocca del Segretario
fiorentino , primo e sommo impedimento alia grandezza italiana
essere il principato civile dei Pontefici, non potrebbe ora rammari-
carsi se in un modo o in un altro fosse sparito dalla scena 1' uomo
sagace e potente, che seppe assicurare alia Francia 1'antico vanto di
essere il braccio della Chiesa contro la violenza dei suoi nemici. Con
cio non diciamo che i nostri libertini italiani , almeno per conve-
nienza, non vorranno riprovare 1'esecrabile attentato del 14>Genn.
Non essendo, per divino favore, riuscito, capisce ognuno che si deve
moderatamente riprovare ; e piagnistei non mancheranno nei piu.
ipocriti o nei meno impudenti ; ma i piagnistei sopra Tattentato non
riuscito, chi sapra capirli, verseranno appunto nei non essere riuscito.
Che se non se ne fosse mescolato il diavolo, diranno certo essi ingiu-
riandolo a torto; senza la mano della Pro vvidenza, diciamo noi,pote-
te inlendere che in piu d uno Stato italiano sariasene sentita una
scossa da non farci invidiarei tremuoti della Basilicata. Ed allora?
oh ! allora sapete quantiConti che oggi non contano sognano di di-
ventar quello che pel Piemonte e il Conte di Cavour? Sapete quanti
avvocati fanno all'amore con un portafoglio ministeriale, che essi non
si lascerebbero fuggir di mano,come ha lasciato il mese passato 1'av-
vocato Rattazzi? epoi quanti medici non sarebberobeati di cangiare
il noioso uffizio di visitare malati con quello piu nobile di governare
un Ministero d' Istruzione, come sta facendo da tanto tempo il me-
dico Lanza ! Sappiamo che i cosi fortunati non potrebbero essere
che una mezza dozzina ; ma sappiamo altresi che nei lotto, ove
tanto pochi sono a vincere , sono smisuratamente piu a giuocare ,
per comperarsi la possibilita, la probabilita di guadagnare. E perd,
presumendo tutti di essere i fortunati in quello sconvolgimento
degli antichi ordini che si medita , ci dicono altresi che solo allora
1'Italia sara rigenerata e la patria avviata ai grandi suoi destini.
E VECCHI PRINCIPII 265
Queste smisurate ambizioni, mal compresse e peggio velate da
zelo di vedere 1' Italia una e indipendente, mentre svigoriscono tra
noi ogni opposto rattento, servono a fomentare altre piu col-
pevoli aspirazioni di una razza ben piu scellerata , di cui la prima
crede potersi valere ai proprii intendimenti. Talmenle (he i cosi
detti cosliluzionali moderali ed i demo^ratici arrabbiali, benche si
accaneggino tra loro, quanto a cio che sara da farsi dopo la cata-
strofe, sono nella nostra Penisola unitissimi quanto a volerla-, e se-
a procurarla fia d' uopo di una ecatombe di umane vile al Moloc
del patriottismo nazionale, i secondi non saprebbero starne in forse,
i primi si acconcerebbero alle conseguenze e ne manterrvbbero sal-
di i principii. E questo vi spiega come e perche, eziandio in que-
sto attentato, gl Italian! se non furono soli, ebbero la precipua
parte, con quella vergogna in faccia alle genti straniere per la
nostra patria, che noi indarno vorremmo dissimulare. Tuttavolta
non sara fuordi luogo il ricordare ci6 che in occasione somigliante-
notammo altrove: segli uomini sono nostri, non sono nostri i prin-
cipii, nori sono nostre le pratiche, e molto meno sono nostri gl in-
coraggiamenti che , a rinfocolare le utopie italiane , vennero cosi
frequenti d' oltre mare e d' oltre monti. Che dunque ci siano dngli
Italiani di quella mostruosa nequizia, di che fecero pruora i Pierri e git
Orsini, ci duole infino all anima. Ma che codesti fanatic! si pens! no <illa
causa italiana poler tornare piu utile un'altra Francia;che abbtano
agio da cospirare e darecare ad effetto leloro cospirazioni; che olteri-
gano passaporti , armi e quattrini al nefando e sacrilego intendi-
mento-, in tutto codesto 1' Italia non entra per nulla, se non forse
nel detestare quell'eccesso con tanto maggiore raccapriocio, quanto
era maggiore il pericolo corso da lei. Quanto all' Italia progressivar
che senza far plauso all'attentato, ne avrebbe raccolti i primi fruiti
per poscia trovarli piu assai amari che non si crede, essa n« d--ebe-
ne rispondere pel fuoco che mantiene vivo, pei rancori che soffit, per
le speranze che fomenta, per la bieca guerra che fa alia Chiesa ed ai
suoi ministri. Da ultimo in tutto questo non si deve vedere altro clie
Vattuazione dei famosi principii dell'ottantanove, merce, come tutti
sanno, forestiera e piu forse esplicitamente professati nella contrada.
266 NCOVO ATTENTATO
dove nacquero , che non in quella, dove furono tramutati. II per-
che sia nell'attentato per se medesimo, sia per gli sconvolgimenti che
se ne volevano, sia per la spenale qualita di quelli che vi posero la
mano; esso ci apparisre come una parziale applicazione di quelle
massime malaugurata , che da settant'anni appunto mantengono
1'Europain una specie di schiavitiidine; la qnale possa non essere pii
lunga della babildnese pel populo eletto! Ma se quell' incantesimo
non si scioglie; se , ritolta aH'uomo la usurpat.a sovr»nit.a , non si
restituisca a Dio ; se non si rimetta in onore la parola apostolica
che la potcsta e da Dio: la quale parola bast6 in t^mpi crist.inni a far
contare secoli alle Dinastie-, se questo , diriamo, non si faccia ,
la vita della societa sara precaria , la sua inorte potra differirsi , o
piuttosto se ne potranno protrarre le agonie per qualche anno o
per qualche lustro ; ma la suamorte e decretata,si che per farla vi-
vere vi sara uopo di miraooli. Ora voi sapete che i miracoli non li
abbiamo semprein saccoccia; anzi vi sono perfino, e non sonopochi,
quelli che neppure ci credono. E qual sicurezza, se il cielo vi salvi,
qual fiducia potremmo pigliare rontro un nemico che ruguma di
soppiatto le sue ire, che apparecchianelle tenebre le sue mene, che
non dietreggia alia idea di spegnere a centinaia vite sconosciute ed
innocue, che ha irretita tutf.a la societa coi suoi laociuoli, e che per-
fino le ha saputo ispirare rispetrn alle sue opmioni?
— Ma contate voi per nulla gli es^rciti poderosi e le bene orga-
natePolizie dai cento oc<'hi di Ar^oPe non sono gli eserciti che sal-
varono la sociera or fa un decennio? e non e la Polizia che novel-
lamente ha salvato
Chi? 1' Imperalore dei Francesi? Buon per lui, per la Francia e
per 1' Europa che sopra quel capo veglia utia Provvidenza, la qua-
le, come esso medesimo ebbe a dire, av^ndogli assegnato un ca-
rico od una missione , come ora dicono, si e essa medesima to Ha
la cura di mantenerlo al suo posto fin che non 1' abbia compiuta.
Povera societa cristiana se, a cessare i perniziosi effetti di quelle
ree dottrine, non avesse altri mozzi alia mano che eserciti ePolizie
eziandio cresciuti e mffinati tanto ! II suo dtirare sarebbe reso impos-
sibile, come pnma si fosse trovato modo di vincere la forza con una
E VECCHI PRINCIPI1 267
forza maggiore, e 1' astuzia con una maggiore astuzia : quistione ,
come vedete, del piu e del meno, la quale negli ordini del tempo si
risolve nell' altra del prima e del dopo. Nessuno piu di noi apprezza
quelle due istituzioni , utilissime e diciamo ancora necessarie alle
coudizioni in che versa la societa odierna^ed i servigi resile dal no-
bile mestiere delle armi, ele agitazioni e i delitti prevenuti e rispar-
miatile dalle Polizie, costituiscono un giusto titolo alia universale
riconoscenza.Nel resto il presidio che puossi trovare negli eserciti,
lungi dall essere una opposizione a quello che dicemmo noi, ne por-
ge anzi una conferma. Sapete perch£ il soldato pote e puo tuttavia
salvare la sociela pericolanle? perche esso, colla sua severa discipli-
na, e la negazione pratica e viva dei principii dell'ottantanove. Get-
tate in una falange di militi uno spruzzolo d' indipendenza indivi-
duale ed un atonio di sovranita dei gregarii , e voi con ci6 solo trli
avrete cangiati in un'orda di facinorosi alia spicciolata, i quali, non
che difendere altrui, si abbarrufferanno e sgozzeranno a vicfenda.
Quanto alle Poiizie , torniamo a dire , sono indubilati i servigi
che esse rendono all' ordine cittadino , e nessuno saprebbe vivere
tranquillo in citta soprattutto grandissima, ove quella tutela m;m-
casse. Ma che da esse si possa ottenere una piena sicurezza contro
agii ardimenti disperati ed alle macchinazioni incredibili dei cospi-
ratori, sarebbe al tutto vano il presumerlo ; ed il solo riuseimento
delFattentato del 14 dovrebbe bastare a levare di quella presunzio-
ne chi mai vi fosse. Le Polizie con tutti gV ingegni , di che le vo-
gliate foraite, appena possono altro che sorprendere 1' astuzia col-
1'astuzia, illudere le spie colle controspie, vincere il danaro col da-
naro , sopraffare il coraggio del deli t to col coraggio ancora mag-
giore del dovere. Ma in una lotta somigliante , o diciamo piutlosto
in un somigliante .giuoco quanto e agevole che le cose si trovino
dall una e dall'altra parte a termini uguali ? e messa questa parita,
vede ognuno che un granellino di tempo, di occasione , di oro pu6
dilibrare la bilancia-, senza che siavi ragione a supporre che ci6 ab-
bia ad essere a favore dell'uffiziale zelante e non piuttosto del tene-
broso cospiratore. Certo Parigi per questa parte efornita con accor-
gimento e copia degna di una si grande Metropoli, dove pure tanta
1268 NUOVO ATTENTATO
feccia conviene clie coli dalla Europa e dalla Francia ; e a quel che
se ne dice, gli uffiziali di quell' ordine non la cedono ad alcuno in
lealla, destrezza, zelo ed onoratezza a tutta pruova. E nondimeno
che valsero? la cospirazione ebbe tutto il suo effetto-, e se ne resto
menomata di una parte sola per la maravigliosa avvedutezza di un
tale Hebert,cio questi medesimoreco ad un caso chel' avea portato
ad affissare uno dei congiurati commisto alia folia. Nei resto gli
uffiziali, che si trovarono present! alia catastrofe, non ri pigliaro-
no altra parte che di toccarne in buon numero le ferite, ed in pro-
porzione dei mo'.tissimi che ivi se ne trovarono.
Con ci6 non vogliamo dire che si debbano trasandare i mezzi
umani, da che si vede che alcuna volta all'uopo maggiore non pro-
vano; ne che la fiducia nella Provvidenza divina debba persuadere
all' uomo di non fare dalla sua parte tutto quello che pu6 , e che
•entra eziandio nei disegni e nei mezzi della Provvidenza. Ma ap-
punto perche gli umani provvedimenti sono sempre deboli e spesso
fallaci , ad ovviare alia incredibile audacia delle sette cospiratrici ,
«oi diciamo che ad esse converrebbe togliere il migliore appoggio
che si abbiano per cospirare. Ora dalle cose fin qui ragionate e ma-
nifesto, quel migliore loro appoggio essere posto nei principii erro-
nei che esse professano, e che sono ammessi a chiusi occhi da tanta
.parte della societa moderna, la quale non giunge a persuaders! in
quelli acchiudersi la sua ruina e la sua morte. II rinnegare dunque,
nella specolativa e nella pratica, quei prineipii, che sono 1'antipodo
della dottrina cattolica, sarebbe il primo passo di chi volesse sga-
gliardire d' ogni vigore i cospiratori. Intendiamo che questi forsen-
naLi non farebbero senno pel rinsavire degli altri, e i loro cervelli re-
sterebbero stravolti, per raddrizzarsi che facessero i circostanti. Ma
oltreche dalla verita si avrebbe maggiore coraggioallarepressione,
sarebbe tolta via questa contraddizione che tronca i nervi ad ogni
mezzo per mantenere 1' ordine civile, se non forse aggiunge animo
a chi pone ogni van to e spera ogni bene dal perturbarlo. Da una
parte si saluta sovrano unico il popolo, e dall' altra non si vuole che
alquanti arrischiati operino per conto ed a nome di questo popolo
sovrano ; da una parte si fa Tapoteosidei vecchi cospiratori, dall' al-
E VECCHI PRINC1PH 269
tra la famiglia del criminale stende gli artigli sui nuovi; da una parte
al Bruto esemplare si pone in capo una corona civica, dalP altra ai
Bruti esemplati si apparecchia una corona di canape al collo. Tra
queste contraddizioni e manifesto che il settario, il cospiratore,
eziandio il regicida, a cui falli il colpo, apparira come uno sventu-
rato e forse ancora come un generoso che, favorito da Stella piu
propizia, saria stato un eroe da storia, da poema e da teatro. Chi
guardera in lui il fellone sacrilego, nimico degli uomini e maladetto
da Dio, che vi guardavano i nostri padri credenti ?
Resa cosi la sua vera sembianza al delitto politico e mostratolo
nella sua schifosa nudita alle genti esterrefatte , esse lo esecrereb-
bero non meno nei regicidi, i quali lo tentano non curanti di se o
di altrui, che nei dottrinarii politicanti, i quali, con molto artifizio,
eziaridio nelle nostre capitali italiane, ne fanno I' apologia. Anzi per
questi secondi, oltre alia esecrazione, vi sarebbe il disprezzo alia
codarda ipocrisia, onde si mantellano per iscagliare il colpo e na-
scondere la mano, che uscirebbe prontissima quando si venisse a
coglierne il frutto. Ma sopra la terra che ai delinquent! politic! por-
ge sicura ospitalita abusata da essi per organarsi e scagliarsi piu
truculenti ai danni della Europa continental, quella esecrazione si
addenserebbe, e forse non indarno piu che altrove.
II ritorno agli antichi everiprincipii cattolici in opera di scienze
sociali e di politica, oltre a troncare il male dalla radice, ci farebbe
propiziolddio,il cui regno e verita e giustizia, e la cui sovranita fia
sempre sconosciuta e rinnegata, finche il mondo, briaco di orgoglio,
vorra governarsi colla sola sovranita dell' uomo , la quale preslo si
allargaad essere sovranita del popolo. Ed allasocieta moderna, piu
forse di qualunque altra insidiata, e sopra ogni cosa necessaria la
protezione divina; el' averne avuto si splendida pruova neU'atten—
tato del 14 di Gennaio potrebbe servire al mondo per piu sentirne
il bisogno e meritarlasi come pu6 il meglio dalla parte sua. Sono
belli e buoni i provvedimenti , onde si veglia sulla vita civile dei,
popoli ; ma quelli riusciranno ad un nulla, quando la provvida mano
dell'Onnipotente non gli avvalora: Nisi Do minus cuslodierit civita-
tem, fruslra viyilat qui custodit earn.
LA RICCHEZZA
NELLA EGONOMIA SOCIALE
SOMMARIO
i. Soggetto cconomico delle potenze — 2. e la ricchezza nazionale. — 3. IB
qual senso e nazionale ? — 4. Gli avtri uon sono Yessere, — 5. ina sono le
coae ele opere — 6. da produrre, consumare, distribute. — 7. Schiarimeu-
ti intorno alia ricchezza, — 8. specialmente alia iinmateriale, - 9 negata da
molti — 10 e ragionevolmente. — 11. Classificazione delle opere 12 nia-
teriali, — 13. morali, — 14. miste. — 15. Giustezza ddla definizione del
Say. — 16. Che cosa sia permutabile, — 17. e permutazione. — 18. Si spe-
cilicano le cose permutabili, cscludendo I'uomo e gli atti morali, — 19. bcn-
che utili anche materialmente. — 20. ProducOno in fondo alieno. — 21. Si
distiuguono dal loro involucre materiale. - 22. Esclusione de'beni ed ope-
re soprannaturali. — 23. Epilogo delle cose permutabili e impermulabili.
1. Esaminammo^finora alcune inesattezze delle ideeche sogliono
proporsi da molti economist! intorno al vero intento della Economia
sociale. Questa, abbiam detto, mira direttamente, non ad accumu-
lare ricchezze, ma ad ordinare le persone rispetto alia ricchezza. Ad
esercitare cotesta funzione il governante ha in mano, quasi stro-
mento, tre specie o class! di potenze: la potenza dell'interesse mes-
sa-in moto dai beni sensibili, quella della ragione e della giustizia
LA RICCHEZZA NELL A ECONOMIA SOCIALE 27 f
eccitate dalla verita dell' ordine intelligibile, quelle finalmente del-
la religione operante fra' Cristiani per via di fede e di carita. Con
questetre potenze tin savio governante pu6 dare agli associati tin
ordine si perfetto relativamenteall'uso degli averi, che nella socie-
ta cristiana esso potra risolvere con vantaggio del bene comune i
complicate problemi, in cui si perde o vaneggia 1'Economia ete-
rodossa.
Contemplato lo scopo e le potenze, esamfniamo al presents il sog-
getto o materia, intorno a rui esse d;»i sudditi debbono esercitarsi sot-
to 1'indirizzo del governante. Qiu-sta materia, abbiamo'detto,sono
gli averi, o, come gli economisti dicono ordmariamente, fa Ricchez-
za. Maquale ricchezza? Esaminiamo prima che significbi I epiteto
nazionale o pubblico aggiunto a ricchezze; poi quali sieno gli averi
cbe la costituiscono •, finalmente la permutabilita, per rui quest!
averi entrano nel novero deHe ricchezze. Incominciamo dal primo.
2. Ed eccoci , lettore gentile, ad un passo assai sdrucciolevole,
grazie alia poca esattezza filosofica, con cui la materia venne trattata
da molti economisti. Essi professarono, dopo lo Smith, il Genovesi
edaltri, di studiare la ricchezza pubblica, la ricchezza delle nazioni
ecc.: professavano cioe anche col solo frontespizio del libro di trat-
tare una materia appartenente all' ordine pubblico , e per conse-
guenza soggetta ai pubblici governanti ^ e frattanto essi ragionarono
di tutta quella riccherza che oiascuno dei sudditi possiede per na-
turale diritto , consideramlone le varie fasi e i provvedimenti ohe
possano crescerla o diminuirla. Ora ^ facile il comprendere che la
sommn collettiva delle riochezze de'sudditi se pud dirsi nazionale,
tal si dice in tutt'altrosenso, che lancchezza am ministrata p«r con-
to del Corpo sociale. Questa e v«ramente cosa pubblica, da impie-
garsi per comun bene della n;izione ernon mai per utilita di alcua
pnvalo. Sulla rirchnzza <le'pnvati all opposto, il Corpo della nazio-
ne, Taufonta che la <*overna e il Principn, in cui rotesta autorita si
attua. non hanno aloun diritto di uso, ma solo il diritto diregolare
cbi le usa in modo che esso non offenda i doveri di giustizia e di be-
nevolenza. Considerare amendue cotesti soggetti con le medesime
LA UICCHEZZA
teoriche e col medesimo intento dovea naturalmente condurre e
condusse pur troppo a quella idea socialistica che lo Slato e il vero
padrone di tutta la ricchezza sociale, e a lui tocca il concederne ai
privati quel tanto che per sua benignita non vorra ingoiarsene. Que-
ste idee, che con tanti vituperii si rinfacciano alia famosa lettera di
Luigi XIV al Delfino, si accettarono poi da molti quando vennera
canonizzate dall'oracolo del Montesquieu, dal rivoluzionario Mira-
beau, dagl'invasori dei beni di Chiesa, poi dei castelli aristocratici,
poi dei fondi comunali: ed allora soltanto s'incominci6 a spaventar-
sene, quando comunisti e socialist! vollero trarne svergognatamen-
te, ma logicamente, leultimeconseguenze applicandole a qualsivo-
glia proprieta. All'udire dacostoro che se la ricchezza e naziondle,
tutti i nazionali debbono parteciparne, gli economisti si sono riscos-
si, e a coro pieno hanno cominciato a perorare per la liberta eco-
nomica ; cadendo, gia s' intende, nell'eccesso opposto; come sem-
pre avviene a chi acconcia la dottrina agli eventi, invece di giudi-
care e guidare gli eventi con le dottrine. E dopo aver detto che
tutti ibeni dei privati sono ricchezza della nazione, si venne poi a
dirci che i governanti della nazione non debbono impicciarsi per
yerun conto nell'uso che i privati fanno dei lorobeni.
3. Gli schiarimenti da noi dati, intorno al vero scopo della pub-
blica Economia ed alia vera funzione economica del pubblico go-
yernante, ci sembrano condurre naturalmente ad evitare cotesti con-
trarii eccessi. Imperocchfc stabilito chiaramente che lo Stato non go-
verna le ricchezze de' cittadini, ma si i cittadini rispetto alle loro
ricchezze; vede ciascuno che queste non cessano di essere ricchez-
za de' privati, n& sono ricchezza nazionale in senso solidario, ma
in senso collettivo, vale a dire, in quanta appartengono agl' indi-
vidui, i quali considerati collettivamente formano la nazione. La dif-
ferenza fra nazionale collettivo e nazionale solidario, importantissi-
ma nelle pratiche applicazioni e per6 degnissima della nostra atten-
zione, apparisce evidentissima quando trattisi di quelle ricchezze
immaterial! che certi economisti vollero (inopportunamente, come
fra poco vedremo) intrudere nei calcoli economici. In tali materie
NELLA ECONOM1A SOC1ALE 272
si pu6, volendo, riunire idealmente le capacita, gFingegni, le fan-
tasie, le eloquenze, le vene inventive, gli estri poetici ecc., che
sono posseduti alia spicciolata dagl' individui di quella nazione; e
dire per cagion d'esempio la nazione tedesca e ricca d'ingHgno
astrattivo, 1'italiana di estro armonico , la spagnuola di sentimeniiv
generosi ecc. Ma cotesta ricchezza pu6 ella dai Governi rispettivi-
raccogliersi negli erarii e spendersi a loro talentoPNo: ogni speeo-
latore tedesco, astrae o sogna per conto suo •, ogni maestro di cap-
pella dispone liberamente in Italia del suo estro armonieo; ognt
Caballero spagnuolo trae merito o vanto personale da suoi senti-
menti generosi. Or cosi vuolsi iritendere essere nazionale la ricchez-
za de' privati : essa e nazionale unicamente, perche appartiene aglt
individui di quella nazione; n& frutta agli altri se non in forza del
buon volere dei padroni e della comunioazione sociale. La sola dif-
ferenza che passa in tal caso tra queste seconde vere ricchezze e le-
prime impropriamente dette ricchezze immateriali e , che quelle
prime essendo inaccessibili alia violenza sfuggono di fatto ad ognt
solidarieta: le seconde all'opposto, bench& per diritto appartengano*
al privato, possono dal comunismo artigliarsi e buttarsi nell'erarie^
comune e battezzarsi indebitamente ricchezza nazionale solidariar
mentre non sono ricchezza nazionale se non collettivamente. AU'op^--
posto la ricchezza solidariamente nazionale, sapete qual e? fi quel-
la soltan to, 1'uso della quale appartiene, secondogiustizia, a!Corpo>
intero della nazione : ricchezza o tratta dalle pubbliche gravezze
o risultante dai fondi comuni. Ma di questa oramai appena ser-
basi una qualche memoria storica, essendosi venduti quasi tutft
beni dei Comuni, delle province ecc., dopoche si trov6 il commodes
espediente di provvedere ad ogni bisogno smugnendo con tasse e
soprattasse dalle borse de' privati 1' inesausta ricchezza nazionale.
Questo diciamo, come ben comprende il savio lettore, non gia per
biasimare ogni tassa che s' imponga, ma per mettere nel suo vero
lume la falsa terminologia che da occasione agli eccessi, el'impor-
tanza di correggerla con altra piu esatta. Stabilito che 1'Economia
pubblica somministra scientificamente i dati per regolare le mutue-
Strielll.vol.IX. 18 27 Gennaro
274 LA RICCHEZZA
relazioni dei suddit.i rispetto agli averi; il soggetto dell'Economia
saranno questi averi medesimi in generate, in quanto vengono a-
doperati dai cittadini o nel soddisfare ai proprii bisogni o riel con-
correre, pagando le giuste gravezze, asostentare i pesi comuni im-
posti dalPautorita , secondo le norme di giustizia e di benevolenza
sociale. II danaro che da tali gravezze si accumula. sara veramente
danaro nazionale da amministrarsi per pubblica autorita e spen-
dersi in vantaggio del Corpo sociale. Tutto il rimanente degli averi
pr-vati sara ricchezza de' privati stessi cbe giustamente li possie-
dono: ne niuno avra dritto a chiederne loro il conto, se non in quan-
to il modo di usarli potesse riuscire meno conforme ai mutui doveri
di giustizia e di bpnevolenza.
Cosi vede i) lettnre «-hp da un canto si concede a' privati pienis-
sima hberta in ciA che appaninne ai loro interessi ; dall'altro si pian-
ta la base di quella comunn aulorita ordinatri^e, seuza cui non vi e
societa; e chegoveniando uornirii rlotati di corpo, bisognosi di sns-
sidii raateriali, contigui nell'usarli, df-e necessariamenfe correggere
le esorbitanze cbe in tali relazioni, come in ogni altra, possono
accadere.
4. Cosi gli ai?«rt, la ricchezza dei so 'ii, in quanto regototi dnll'au-
torita, sono la materia delta pubb'ica Economia. Ma che intendiamo
noi colla parola areril Distingtiasi attentainente do rheVuomoe da
cid c.he egli ha ; giacche do che 1'uomo e, vien detto sno in un senso
totalnente di verso di cid che egli ha. Mia e la mm testa, la mano,
il piede : ma pen-be mif-i sono cotesti membri, sono io forse padrone
di dispornp e regalarli a mui la'ento? No : esaere miei significa qui :
formar parte di me, della rnia |>ecs<>n;i. Quando ;»H'opposto io dico
mio questo libro .che leggo, qiu'sro tempo rhe- spendo leggendolo,
intendo significare, che, senza off^ndere il diritto altrui, il libro po-
trei bruciarlo ed impiegare in tutt'altro il mio tempo. Quindi si
comprendera agevolmente quali sieno i rnif'i averi. Benche io dica
d'avere una testa, un' anima, un cuore ecc., ppr dire che la rma
persona, il mio essere risulta da cotesti rlementi o essenziali o int^-
grali ^ non ne siegue che 1'Economia debba d»-ttare le l^ggi del mio
NELLA ECONOMIA SOCIALE 275
pensiero e degli affetti del mio cuore. L' avere si prende qui nel
primo senso testfe spiegato ; e signified che essi sono parte della mia
persona con tutte le mie membra e le mie potenze naturali e so-
prannaturali. Questa persona mia & proprieta tulta del Creatore,
cbe per se solo tutta la cre6 e cui niurio dee rapirla.
5. Ma per sostentare e promuovere al com pi men to del divini in-
tent! questa mia esistenza composta, mi furono somministrate dal
Cr>;;itore le cose materials e le opere chepossono prodursi dalle mie
facolta, applicando i mezzi material! ai miei bisogni personal!. Que-
ste due calegorie di esseri che stanno perpetuamente a mia dispo-
sizione, queste sono Veramente i miei averi, appunto perche posso
di.sp'M-ne seuza alcun delrimento dell' essere mio. Cose materiali ed
oper • desumte a modificarle, ecco dunque in due parole tutti gli
a\vri delP uo'mo.
6. E come esercita egli eoteste opere intorno allecose, per conse-
guire 1'intento prescrittogli daL Creatore? Ognuno lo vede: essendo
le cose destinate a sostentamento dell'uorao e ad esercizio delle sue
faoolta, egli dovra prima di tutto raccoglierle, studiarle, ed accon-
ciurl? ai bisogni, e questo dicesi dagli economisti produrre: accon-
ciatrle, o dovra consu marie nel soddisfare ai proprii, o fame parte
ad aliri secondo gli altrui bisogni. Produrre dunque, consumare e
distribute sono le tre funzioni dell'uomo intorno agli averi, nelle
quali puu intervenire commodo o incommodo scambievole, quando
gli uomini vivono in societa *. Delle quali per conseguenza il pub-
1 Vi sarebbe una quarta maniera di usare le cose e sarebbe quella dei pro-
dighi e scialacquatori che, gittandole senza pro, le disperdono. Ma questa quarta
funzkme vienc proscritta e dalle le'ggi economiche e dalle morali , come quel-
la che evidenteuienle e contraria all'intento del Creatore eal comun bene de-
gli uumini. Se questa prodigitlita sperdesse solo le materie, potrebbe forse in
cerii CHS! trovar qunlche scusa nella loro soprabbondanza. Ma 1' opera uniana
si an^uitaiiiciile i-ircoscritta fca i limiti diuaa vita che vola col tempo, con qual
preiesto puo scialacquarsi, conceduta come e per Tutilita della persona e del-
la sociela ? Oh se rifleltessero a questo quegli apostoli del lusso e quelle si-
gno-ine tjHlanti che per una comparsa d'una sera sprecano il lavoro di 30 o 40
pcr.Mnif uupiegate ad azzimarle ed altillarle! Ma di questo diremo altravolta.
276 LA HICCHEZZA
blico governante deve studiare attentamente le proprieta, le cause
ialrinseche, gli effetti spontanei eccetera, se vuole introdurre 1'or-
<Kne in tal materia con regolamenti ragionevoli, e non iscompigliar-
iocon avventare comandi a casaccio.
7. Ma questo primo concetto degli averi, ossia della ricchezza
molto fu oscurato dalle discussion! di parecchi economisti e dalla
confusione delle loro idee. E in primo luogo, avendo essi preso di
fnira, non il destino dell' uomo nel disegno del Creatore, ma la cu-
pidigia dell' interesse avido di accumulare-, diedero per tema alle
loro ricerche, non gia I' uso, ma il cumulo, ossia la copia degli
averi, la quale propriamente si chiama Ricchezza. Quindi eccoci lan-
ciati negli equivoci e nelle quistioni : giacche gli uni dicevano non
doversi apppellare ricchezza ogni piccolo avere, ma la quantita de-
gli averi medesimi : altri il loro superfluo, altri la loro utilita, altri
il valore permutabile, altri illavoro impiegatovi, altri la soddisfa-
Ewne ottenutane. II chiarissimo Cavalier Bianchini, da cui abbiamo
tratto coteste sei categoric, dopo aver riferito ben trenta definizio-
ni della ricchezza, deplora questi equivoci che producono nella
scienza molta oscurita, ed esclude per lo meglio della scienza me-
desimail vocabolo ricchezza^ adoprando invecela parola proprieta,
la quale, come ognuno vede, equivale a ci6 che abbiamo detto gli
avert i. Essendo un avere dell' uomo qualunque cosa od opera,
della quale egli possa disporre in qualunque, anche minima quan-
tita; la materia dell'Economia resta in tal modo sgombra dagli
«quivoci. Ma proseguiamo a considerare le sentenze dei citati eco-
nomisti.
8. Non pu6 dirsi ricchezza ci6 che non e utile. Dunque, dissero
« cio che e utile dovra dirsi ricchezza » . Or negherete voi che sia
utile 1' ingegno, utile molte volte la probita, utile la sanita, utile ii
conoscimento del vero e molte altre simili doti ed abitudini imma-
leriali? Posto cbesieno utili, dovranno essere ricchezze e divenire
i Principii della sciensa del ben vivere sociale, Sezionc seconda, pag. CD.
NELLA ECONOMIA SOCIALE 277
soggetto dell'Economia i. E poiche coteste doti dei privati ridon-
dano massimamente in vantaggio della societa, questa dovra occu-
parsi del modo di propagarle e perfezionarle, e le opere di coloro
che coltivano la probita, la verita, la religione ecc, potranno va-
lutarsi come quella di chi coltiva 1'orto o la vigna o il bestiame, di
chi costruisce macchine , di chi tesse panni 2. Con tal serie d'idee
iion [)uo recar meraviglia che dallo Sciatoia si annoveri tra i produt-
tori anche il sapiente, Vamministratore, il magistrate 3, e dal Ba-
stiat il prete, il missionario, il Pontefice stesso, calcolaiidone, se
occorre, in lire, soldi e danari il valore della giustizia amministra-
ta, dell'onesta predicata, dell'indulgenza conceduta *. Per la stes-
1 Tutto che soddisfa i bisogni e i desiderii .deU'uomo gli economists conside-
rarono come parte di ricchezza. (SciALOU Principii d'Economia Sociale Sez. I,
c. I, §. II, n. 5.
2 L'azionedel medico eaffatto ugualcall'azione dell'agricoltore. GlOiA pres-
so SCIALOIA Sez. I, c. V, §. IV.
3 L. c. c. IV, §. II.
4 Curioso in tal proposito e il passo seguente del Dunoyer. Tres assure-
tnent la lecon que debits un professeur, est consommee en meme temps quepro-
duite, de meme que la main d'oeuvre repandue par le potier sur Vargile, qu'il
tient dans ses mains: mais les idees inculquees par le professeur dans I' esprit
des hommes qui Cecoulent, la facon donnee a leur intelligence, I'impression sa-
lutaire operee sur leurs facultes affectives sont des produits qui restent, tout
aussi bien que la forme imprimee a Vargile par le potier. Vn medecin donne
un conseil, un juge rend une sentence, un orateur debite un discours, un arti-
ste chant un air ou declame une tirade: c'est la leur travail : il se consomme a
mesure qu'il s'effectue, comme tous le travaux possibles ; mais ce n'est pas leur
produit, ainsi que le pretend a tort J. B. Say : leur produit, comma celui des
producteurs de toute espece, est dans le resultat de leur travail, dans les mo-
difications utiles et durables, que les uns et les autres ont fait subir aux hom-
mes sur lesquels Us ont agi, dans la sante que le medecin a rendue au malade;
dans la moralite, I' instruction, le gout qui ont repandus lejuge, I' artiste, le
professeur. PRODUCTION. Dictionnaire d' Economic politique- Al quale Dizio-
nario noi ricorreremo soventi , (benche siamo persuasi, al par d'ogni uomo
savio, che le scienze non si studiano su i dizionarii), pel valore dei dotti che lo
hanno compilato: il cui solo nome ce ne guarenlisce 1'esattezza nel riporta-
re geuuinamente le dotlrine dei moderni economist!.
278 LA RICCHEZZA.
sa ragione e coraunissimo il sentirci dire che la forza muscolare
del facchino, la scienza del letterato o del professore, 1'arte del can-
tante o del pitlore sono un capitale accumulate 1 : il che pareggia
quelle braccia , quella mente, quell' immaginazione allo scrigno
d'un banehiere, o al portafoglio d'un viaggiatore cherecail suo nu-
merario in cambiali. Che il mantenere la forza delle braccia, 1'ac-
quistare scienza o capacita , costi spese e talora anche gravi che
possono meritare rimunerazione, non e chi voglia negarlo ; ma
quello stimare le membra del n.aoovale e il valore degl'ingegni a
proporzione del danaro che vi si spende ; questo e cio che include
ed ingerisce un falso concetto, il quale inrarnaudosi poi nella pra-
tica, produce quella spieiatezza ail' i.i.glese che riduce 1'operaio ad
una bestia da soma, O'l anche peg^io: gia ••che fmalrnente la bestia
viene nutrieata dal padrone come roba. propria, laddove le braccia
dell operaio si tassano URicamente a proporzione del lavoro e della
concorrenza.
9. Queste esorbiranze, tanto contrarie al senso comune, dovettero
naturalmente disgustare altri economisti piu assennati, benche in-
fetti di utilismo, d'eterodossia, di miscredenza: i quali riprovarono
i cosi detti prodotti immateriali, liinitande la materia delle scienze
economiche alle sole cose possedute e permutabili ^. Si quistion6
dunque e si continua a quistionare intorno a ci6 che debba com-
prendersi nella parola riccliezza : e il chiarissimo Dunoyer si lagna
nell'ai ticolo Production, cui citamrno piu sopra, che i suoi colleghi
nell'Istituto Tabbiano combattuto, allorche egli sosteneva essere ric-
chezza per gli economisti I'ordirie prodotto da un Governo, la costu-
matezza prodotta da un moralista, Tistruzione da un professore , la
sanita daun medico, lagilita prodotta da un maestro d'arti cavalle-
resche 5 essere per conscguenza produltrice di ricchezza ogni arte
\ Le talent d' un fonctionnaire public, I' Industrie d'un ouvrier, forment
vn capital accumi le. Ivi, pag. iii.
2 Les settles richesseg, dont il est question en economie politique , se compo-
nent des choses quc. L'on pnsxede et qui ont une valeur reconnue. (SAY Catechisme
politique ch. 1.)
NELLA. ECONOMIA SOCIALE 279"
che larora a formare gli uomini al pttri di ogni altra che lavori in-
torno alle cose '.
10. Noi che in questo piato crediamo ragionevolissimi quegli ac-
cademici rhe non accettavano nelle loro dogane coteste mercanzie
spiritual!, fnrerno il possibile per chiarire viemeglio quali sieno que-
g'i fivnri fopere e cose), che devono far parte della scienza economi-
ca. E risjjetto alle cose non veggiamo che possa sorgere alcun dub-
bio, traltfirsi qui di quelle soltanlo, che possono entrare in com-
mercio per via di produzione, uso e permulazione. Conciossiache,
avendo noi gia stabilito che 1'Economia pubblica non si occupa delle
cose , se non in quanto dee regolare nel loro uso le persone per
mantenere 1'ordine nelle loro scambievoli relazioni 5 e queste rela-
zioni scambievoli in materia di averi riducendosi tutte o al produr-
re, o al distribute, o al consumare; quelle cose soltanto potranno
entnire nell'Economia polttica, le qtiali servono a compiere nella ci-
vil < omunanza coteste funzioni. Le cose dunque che, per Tillimitata
loro al>b(Hidanza non possono richiedere cooperazione al produrle,
ne sofFrire ingiustizie nel distribuirsi, ne danneggiar chicchessia nel-
1'essere consumate, vengono naturalmente trasandate dall' Econo-
mia politica. Ma se 1' opera umana trova il modo di crescerne 1'uti-
lita e remlerle cooj>eratriri al lavoro , imprigionando p. e. 1'aria in
un molino a vento o in un mantice, la luce in un dagherrotipo; al-
lora anche di queste co.<* potra occuparsi 1'Economia sociale e terra
<!onto dei loro effetti nelle relazioni economiche.
11. Detto dellrfcose, vediamo ora quali sieno le opere che ragio-
nevolmente eritrano nelle trattazioni economiche. Esse possono di-
vidersi, secondo il citato Dunoyer, in due classi 5 le une che lavo-
rano iutorno alta materia , le altre che intorno alle persone. Le
prime e chiaro che sono ricchezza materiale, benche non sieno ma-
teria, giacche e chi le vende e chi le compra non chiede gi£ T opera
1 On ne peut pat dire,... que ces produits n'ajoutent rien au capital natio-
nal : Us I'augmentent austi reellement qn* peuvent le faire det produits de toute
aulre espece. Un capital de connnifsanc.es ou de bonnes habitudes ne vaut pas
mom* qu'un capital a" argent ou de toute autre espeee de valeurt.
280 LA RICCHEZZA
per se, ma per 1'utilita ch'essa ingenera nella cosa lavorata. Or que-
sta utilita e , al pari delle altre cose materiali, fungibile e permu-
tabile. Dunque cotesta opera pu6 univocamente confrontarsi con
queste e proporzionatamente valutarsi.
12 Non cosi 1'opera esercitata intorno alle persone, la quale puo
molte volte ottenere efletti di tal natura, che non ammettano verun
confronto colle cose materiali. Se da una riva del fiume per tra-
gittare all' altra io chiedo al navicellaio che mi trasporti , quest' o-
pera , benche esercitata intorno alia persona , non differisce pun to
da quella che egli eserciterebbe tragittando una mercanzia. Lo stesso
puo dirsi del servo che veglia al letto del padrone infermo, o 1'accom-
pagna a passeggio per le vie. In simili azioni I' effetto che si pre-
tende e materiale, eroperaimpiegatavi puo pareggiarsi a mille al-
tre opere consimili che alimentano il commercio fra gli uomini.
13. Ma quando coteste opere intorno alle persone pretendono
principalmente un effetto morale o intellettuale, allora si decompon-
gono naturalmente in due parti : una che pu6 pareggiarsi ad opera
materiale, 1'altra (e questa e la principale) che trascende totalmente
la materia. Quando un professore, zelante pel bene de' suoi allievi,
vocifera dalla cattedra, egli impiega un'ora di tempo, oltre la mez-
z' ora di viaggio per venire da casa all' Universita , stanca la sua
macchina net declamare e nel camminare, come potrebbe stancarla
un pubblico banditore o un mercivendolo. Sotto tale aspetto se si
voglia calcolare a rigore di giustizia 1'opera del professore, nulla im-
pedisce di confrontarla alle due altre, e di trovarvi unaequivalenza.
Ma il professore con quell' opera e in quel tempo ha spianata la via
allo scolaro per 1'acquisto di nobilissime verita. Troverete voi fra
le merci materiali un corrispettivo equivalente a coteste verita? Po-
tete voi dire, esempligrazia, che il teorema pitagorico del quadrata
dell'ipotenusa ha il valore di 30 braccia di panno, o d'un sacco di fru-
mentoPPer quanto sieno avvilite le intelligenze, non ne troverete
una che osi istituire cotesto confronto o stabilire cotesta parita tra
un teorema e un sacco digrano. Ora 1'opera umana non prende va-
NELLA ECONOM1A SOCIALE 281
lore se non nel suo prodotto. Dunque 1' opera di quel professore, in
quanto e produzione di verita o verita prodotta, non pu6 confrontarsi
con altri prodotti material!, ne far parte della ricchezza economi-
ca. Per conseguenza 1'onorario dato al professore ben potra riguar-
darsi in parte come retribuzione materiale del materiale incommo-
do e del tempo e dell'opera , che poteva impiegarsi nella produzio-
ne di beni material]' •, in parte come provigione pe' lunghi studii ,
pe' libri ed altri mezzi necessarii a tale uopo ; ma non contraccam-
bia punto 1' inestimabile tesoro di verita intelligibili. E lo stesso
dite dell' istituzione religiosa , della educazione morale.
14. Evvi tra le due classi precedent! una intermedia ; ed e di
quelle opere che, scuotendo i sensi e 1'immaginazione, hanno bensi
qualche remota attinenza coll'uomo intellettivo , ma lavorano im-
mediatamente sull'uomo sensitivo. E qui , generalmente parlando,
il paragone non e impossibile tra queste ed altre opere materiali ,
essendovi ana certa proporziorie , per esempio , tra la dolcezza del
suono che molce materialmente 1'orecchio, e quella del sapore che
soddisfa anche piu materialmente il palato ; tra le soavita delle ar-
monie di un quartetto a corda e quelle di un quartette a voci, ben-
che in queste ultimo 1'intelligenza abbia una parte che non pu6 ave-
re nel suono delle corde. Qui dunque 1'azione per se pu6 entrare
fra le ricchezze, benche la finalita possa nobilitarla e moralizzarla.
15. Queste idee intorno alia materialita delle opere che formano
parte di ricchezza, mostrano molto ragionevole il Say e dopo di lui
molti altri economist!, i quali restrinsero I'idea di ricchezza alle sole
cose possedibili e permulabili.A\\Qcose; ecosi escludevano leperso-
ne: possedibili; e cosi escludevano dalla categoria di ricchezza tutte
quelle cose che o per abbondanza , o per altre ragioni 1'uomo non
potrebbe appropriarsi ; permutabili ; onde non e ricchezza ci6 che
non e possibile ridurre colle cose materiali a ragionevole confronto
ed equivalenza.
16. L' opinione di questi ne sembra molto plausibile , e solo ri-
chiede una spiegazione chiara ed accertata che determini quali sie-
282 LA RICCHEZZA
no le cose permulabili , ossia venali 1 . Al che ci aiuteranno gli eco-
nomist! medesimi spiegandoci come naturalmente avvenga e s' iu-
troduca fra gli uomini la permutazione.
17. Osservano essi che nel primo sladio della sua esistenza 1' uo-
mo nella societa puramente domestica produce da se, benche roz-
zamente, tutto Foccorrentea campare la vita. Ma per poco che, o
nella famiglia le persone, o nella societa crescano in numero le fa-
miglie, 1' osservazione ci mostra nelle varie persone diversissime
capacita : e quale precelle nei lavori di mente, quale in que'di rna-
no: giganteggia il sesso virile nelle imprese di forza e di rora^gio
al di fuori, mentre il sesso donnesco sostiene con Tassiduita del la-
voro e la delicatezza dellecure 1' interna economia e la tranquillita
domestica : si ravvisa cosi a poco a poco come fruttifica la divisione
del lavoro, a condizione peraltro che il lavorato superfluoa un pro-
duttore gli venga compensato dai prodotti altrui. Cosi a poco a poco
riene a stabilirsi fra tutti quasi un tacito patto, concui ciascunar-
tigiano assume 1'incarico di servire con Tarte sua tutto il proprio
Comune; purche questo assuma 1'obbligo corrispettivo di compen-
sare con altri prodotti il soprappiu delle derrate apprestate conl'arte
propria dal rispettivo artigiano. « lo, dice ciascuno di loro, faro per
tutti il pane, io gli abiti, io le calzature, io i trasporti ecc. ecc.; a.
patto per6 che il soprappiu delle merci mi yenga contraccambiato
1 Prendiamo qucsti due vocaboli quasi come sinomimi , benche vi sia una
qualche differenza filologica, potendo il verbo permutare adattarsi a qualsiro-
glia contralto, ore due proprietarii niutuamente si contraccanibiano le loro
proprieta ; laddove il vendere non suole applicarsi se non ai contratti , ove
una almeiio delle due parti riceve in contraccauibio il danaro. Ma questa diffe-
renza, come ognun vede , non influisce per nulla nel determinare quali sieno
le cose che meritano il nome di permutabili; altro non essendo la vendita, che
un'agevolazione delle permutazioni o uii loro intermedio, come generalmente
osservano gli economist!. Chi cede la derrata pel denaro intanto acc< tta la mo-
neta, in quanto e sicuro di potere con essa oltenere un'allra derrata. Kel caso
nostro dunque tanto vale il dire cosa venale, quanto il dirla permutabile.
NELLA ECONOMIA SOCIALE 283
dalle merci altrui 1. Cotalche la permutazione ben pu6 dirsi con le
parole dell' Ortes : Occupazioni preslatc a un modo e ricevule in tutti
i modi. Orail lavoro,come altrove dicemmo, e primitivamente de-
stinato al sostentamento materiale del lavorante. Dunqtie mezzi ana-
loghi di sostentamento formeranno un equo ricambio del lavoro ce-
duto. Vede qui il lettore I' inesattezza filosofica di qnelle formole
usate da certi economisti : Ogni scrvizio merita prezzo : Ogni merce
non e che servigio ceduto ; Ogni ricchezza servigii accumulati etc.
Prescindendo anche dal valore intrinseco della materia, in cui co-
testi servigii si attuano , queste frasi , perche sieno rigorosamente
vere, debbono restringersi ai servigii m materie permufabili, e pe-
r6 non ogni servigio sara venale, n£ potra dirsi ricchezza. Gran ser-
vigio vi rende in lite giusta un testimonio veridico, inelezione pub-
blica un suffragio favorevole. Potete voi comperare co' servigii eco-
nomic! c'otesti servigi morali? No: quello solo cbe potete compen-
sare all' uno e all' altro e il tempo e la fatica del viaggio distratti
da!P occupazione delle giornaliere loro faccende.
Questa dottrina , che nelle cose mercatabili include quelle sol-
tanto che si attengono alia materiale esistenza, viene in sostanza
insegnata dagli economisti nella teorica poco fa abbozzata della per-
mutazione. Giacche ciascun artefice in tanto si acconcia a lavorare
per altri, ed a eseguire per se un solo genere del sostentamento ne-
cessario (p. e. il solo pane), in quanto suppone chedi calzatura, di
vesti, di trasporti ecc. verra fornito dalle opere altrui. La permu-
tazione e dunque un succedaneo del lavoro, con cui ciascuno do-
vrebbe sostentarsi, e serve di compenso a quelle opere che, distolte
dal proprio sostentamento , s' impiegano in fornirlo ad altrui. Fate
dunque il conto di tatte quelle cose ehe per la commoda vostra esi-
stenz-a terrena potreste procacciarvi col vostro lavoro, inclusovi it
lavoro medesimo, con che la procaccereste, e il tempo, a cui ne-
cessariamente va legato il lavoro ; e yedrete quali sieno le cose che
1 Ammirabile per semplicita e chiarezza apparisce 1'antichissimo economista
Platone1, allorche nel secondo libro della Repubblica spiega quesla divisione del
lavoro.
284 LA RICCHEZZA.
potete e dare e ricevere in contraccambio nella compravendita. Noi7
deducendo le conseguenze della teorica precedente, daremo qui ua
saggio di applicazione.
18. Ed incominciando dall' escludere ci6 che non entra in com-
mercio, e chiaro che 1' uomo nel suo essere sostanziale non pu6
mettersi in vendita come proprieta arbitrariamente usabile in bene
del padrone; che sarebbe vendere la roba altrui, essendo egli con
tuttol' essere suo cosa di Dio. E se talora fu detto anche onesta-
mente che gli schiavi si vendono (come nel sacro testo dicesi de-
gli Ebrei), cio si vuole intendere di tutta 1'opera loro, ma non del-
la loro persona. Ne possono mettersi in vendita le sue facolta parte
anch' esse dell' essere umano : ma nulla vieta che 1'opera di queste
facolta, venga dall' uomo alienata per acquistare o sostentamento o
perfezione, poiche appunto a procacciarsela sono destinate dalCrea-
tore le opere delle facolta umane: e tanto vale a conseguire questo
intento 1'adoprare immediatamente queste forze a modificare la ma-
teria che dovra sostentarmi, quanto 1 impiegarle in pro di taluno
che mi somministri quella materia gia per opera sua modificata.
Corre tuttavolta grande differenza tra il sostentamento materiale e
la perfezione morale ; potendo il primo comunicarsi altrui, laddove
la seconda e tutta personale. Potra dunque vendersi I'operache ad
altrui vantaggio e diretta, ma non quella che compie il proprio do-
vere morale: potra 1' avvocato vendere quel tempo e quell' opera
che impiega a perorafe la tua causa, ben potendo impiegare quel
tempo e quell' opera in altri lavori di suo interesse materiale; ma
non potra farsi pagare ne 1'amore, con cui lavora per te, riguar-
dandoti come suo prossimo, ne la verita degli argomenti, con cui
sostiene la tua causa, giacche 1'amore del prossimo e il non menti-
re sono un compimento del suo dovere *. Per lastessa ragione il
1 Diciamo che non potra farsi pagare, vale a dire, esigere un equivalente.
Ma comprende il lettore che non escludiamo per questo ogni rimuuerazione o
prcraio, contraccambio ben diverse dalla mercede. Questa viene retribuita da
contraente uguale per compenso dell' opera ceduta, quella dall'Ordinatore so-
ciale per atto esercitato in vantaggio della societa.
NELLA ECONOMIA SOCIALE
magistrate non e un negoziante di giustizia, ne il missionario di o-
nesta, ne il professore di verita, ne il soldato del sangue proprio o
dell' altrui. Tutti costoro hanno assunto come ufficio proprio 1' a-
dempimento di certi doveri, la cui materia non e venale, ne pu6
trovare un correspettivo omogeneo nei materiali interessi. Se una
tale proporzione fosse possibile, il senso comune non rimarrebbe
vulnerato al sentirsi dire, esempligrazia, che un magistrato abbia
fabbricato con una sentenza cento scudi di giustizia, o un profes-
sore insegnato in una lezione cento franchi di verita. E ci vuole
1' eccesso di corruzione, a cui 1' eterodossia ba ridotto gV Inglesiy
per rendere credibile ci6 che pure ne venne riferito, cbe sieno ac-
cettate cola come frasi correnti quelle, con cui si dice che T inca-
rico di deputato alia camera de' Comuni costa mille, duemila gki-
nee ecc. Sente ognuno che cotesti termini sono tanto eterogenei
che non possono trovare fra di loro una proporzione: e come &
impossible in aritmetica sommare o moltiplicare insieme quindici
sinfonie con venti canne di tela per la disparatezza di tali oggetti$
cosi vede impossibile ridurre a qualche proporzione que' beni mo-
rali coi materiali.
19. — Ma potete voi negare che i clienti e le cause concorrono
piu volenterosi in mano ad avvocati onesti? Se questo non negate,,
dovete riconoscere, causa di lucro e fattore di ricchezza doversi dire
eziandio 1' onesta.
Chi cosi la discorre sembraci confondere 1' accidentale col per s&
deliberato. Certamente tutte le doti pregevoli e dell' anima e de!
corpo, traendolesimpatie deH'uomo ragionevole e sensibile, debbo-
no avere una qualche influenza sulle sue condizioni sociali. Ma mefe-
tereste voi con proprieta di discorso fra i fattori di ricchezza il coi>-
versare ameno di persona sollazzevole o la bella fisonomia e la car-
nagione porporina di una persona avvenente? Se 1'onesta, la piace-
volezza, la bellezza traggono le affezioni del cuore, e cosi danno oc>
casione a qualche contralto 5 cio e pura accidentalita non richiestav
ne contemplata da chi possiede que' pregi : i quali anzi perderebbe^
ro ogni loro valore, se venissero diretti e calcolati come element! d&
286 LA RICCHEZZA
guadagno. L'onesta venale sarebbe propria dell' ipocrita, la lepidezza
venale del buffone o del cerret.ano, la belta venale della prostituta.
E la ragione di qnesto e che non puo computarsi tra le ricchezze
commerciabili ci6 che non pu6 cadere in permutazione ; ne cade in
permutazione cio che il possessore non vuole o non puo vendere.
Quelle doti dunque che non possono essere dal possessore ragione-
yolmente gittate nel commercio, mai non potranno dirsi materia
permutabile, ossia ricchezza. Tolgasi dunque di grazia dal catalogo
delle ricchezze mercatabili e 1' adempimento dei doveri morali e
tutto cio che, non confortando direttamente la materiale esistenza,
non puo avere un corrispeltivo contraccambio nell'ordine materia-
le. Ed affinche in questo non si cada in errore, abbiasi grande av-
yertenza a sceverare nelle figure rettoriche cio che e verita da filo-
sofo, dalla veste fantastica che 1'eloquenza v'aggiunge. E chi scrive
in tali materie meglio ancora fara, se dara bando a coteste metafore
ingannevoli, sforzandosi a tutt' uomo di esprimere con la parola
schietto e semplice il vero. Contro la qual regola peccano gli econo-
misti poc'anzi citati, i quali trovano lavoro accumulate nelle merci.
20. A queste ragioni che rendono intrinsecamente vituperevoli
tali formole malintese di economia, un'altra in molti casi potrete
aggiungerne, ed e che 1'opera, con che si reca altrui certa specie di
servigi, non e propriamente un donargli ci6 che egli non ha , ma
solo un aprirgli la via a trovare quel tesoro che virtualmente pos-
siede : il che avviene appunto nell' insegnare il Vero o nell'educare
all' Onesto. II Vero scientifico insegnato dal maestro non e per
lo piu se non 1'apprensione interna di una yerita, alia quale il mae-
stro ha solo appianata la via: 1' Onesto e un puro conformarsi a
quell' interne insegnamento della coscienza che dall'educatore vie-
ne, non gia create , ma solo posto in evidenza ed in rispetto. Ger-
mina dunque cotesta specie di beni daH'intelletto e dal cuore del-
Valunno, rale a dire nel proprio fondo di lui, benche per opera del-
1' ahrui mano educatrice: cotalche dire che T istitutore o lo scrit-
tore, vende verita o probita, sarebbe tm attribuirgli la proprieta di
cotesti frutti che germogliano dal fondo del suo allievo o del suo
lettore.
NELLA ECONOM1A SOC1ALE 287
21. Quello che egli puo farsi pagare in certi casi e , corne abbia-
mo detto poc' anzi , il tempo e 1' opera che poteva impiegare per
proprio sostentamento,e che ha dovuLo spendere non solo nell'eser-
cizio attuale di sua funzioue, ma nelle lunghe preparazioni, nello
studio indefesso, nel procacciar libri e stromenti riecessarii, nel man-
tenere corrispondenze coi dotti ecc. : cose tutte che a chi voglia co-
scieriziatamente consecrarsi a tali funzioni potrebbero meritare ben
altro stipendio, che quello talora meschinissimo, onde vengono re-
tribuite. Non per questa crediamo assolutamente giustificate certe
doglianze (in parte , a vero dire , ragionevoli) di chi s' iridegna al
vedere meglio retribuita uria capriuola della Cerrito, che uiia lezio-
ne astronomica dell'Arago. Certamente e ragionevolissimo il disde-
gno, quando si vede un pubblico si bestialmente schiavo della vo-
lutta , che voglia pagare a si caro prezzo quella capriuola. Ma se
trattasi di rinieritare nei due lavori la parte materiale, quell' ora
impiegata dall' Arago nella lezione accademica non ha un minuto di
piu dell' ora impiegata ballando dalla Cerrito. La verita poi che egli
discuopre agl' intelletti non e sua merce : egli altro non fa che ad-
ditare la via e alzare il sipario a chi vuole contemplarla. Questa
opera certamente e pregevole , com' e pregevole la gentilezza di chi
vi guida per incognite vie. Ma essa non si puo permutare col ma-
teriale, ne si deve esagerare, quasi ella fosse creatrice di quella ve-
rita, alia quale solo vi apre il cammino.
22. Molto piu poi debbono porsi fuori d' ogni conteggio econo-
mico tutti que'beni spiritual! che la soprannaturale liberalita di Dio
pone talvolta a disposizione degli uomini , sia con provvedimento-
ordinario d' istituzioni costanti, come nei Sacramenti e nel Sacri-
fizio , sia per grazia straordinaria , come nelle rivelazioni e nei mi-
racoli. Nei quali casi , chi volesse ridurre a commercio ecoriomico
la grazia divina, cadrebbe in quella colpa che dal fatto di Simon
Mago ricevette presso i teologi il nome di Simonia.
Ecco dunque , come vedete, non poche opere escluse dal com-
mercio economico , ossia dal corso delle cose venali. E dalle opere
escluse e facile il discernere tutte le altre che restano incluse nella
. • ,fi:!oA ;j : '•,
LA RICCHEZZA NELLA ECONOMIA SOCIALE
riccti«zza economica. Ma noi per fornirvi una guida piu fedele,
stringeremo qui in poche formolette il fin qui discorso intorno alia
vendibilita.
23. Non pu6 vendersi ci6 che non e nostro •, ma non tutto il no-
e per questo stesso vendibile. L'uomo e padrone di se, in
col libero arbitrio pu6 governarsi. Ma poiche questo arbi-
ha un fine ed una legge morale che fanno tutto I' uomo servo
•di Dio , 1' essere dell' uomo non puo vendersi : ne per conseguenza
4e sue facolta che formano parte dell' essere.
Gli atti di queste facolta possono rivolgersi o direttamente al suo
fine morale, o al sostentamento fisico, o a prepararne la materia ne-
cessaria. I due primi modi di operazione sono doveri inviolabili, e
f>er6 niuno pu6 permutarli con beni materiali. Restano dunque solo
fra le materie mercatabili le materie superflue ai proprii bisogni ,
e i'azione delle forze, con cui a questi bisogni provvedonsi i mez-
zi materiali.
Queste forze sono o intellettuali o materiali ; e si le une che le
altre possono dirigersi a preparare un materiale elemento di agia-
tezza. In questo caso il loro esercizio diviene materia permutabile
•come quelle materie , in cui la loro operazione si attua. Potra
<lunque un artigiano vendere o il mobile che ha fabbricato, o il la-
voro di quattro giorni richiesto a fabbricarne un altro : uno scrit-
tore potra vendere il manoscritto da lui composto o 1'opera del-
1'ingegno e il tempo richiesto a comporre altro libro o giornale
•ecc. Questa opera, questo ingegno egli poteva impiegarli a formarsi
macchine che agevolassero il lavoro, mobili che adagiassero la vita.
Puo dunque permptarle con altri oggetti materiali ed equivalent.
Cosi sempre piu riesce evidente che la ricchezza e , come nota il
Marescotti, nel connubio del lavoro umano con la materia, giacche
il lavoro stesso in tanto acquista un pregio venale, in quanto o 1'ha
trasformata, o e potenzialmente diretto a trasformarla.
Tale ne sembra V idea essenziale ed esatta della venalita o per-
niutabilita economica , dalla quale vedete voi medesimo sgorgare
^uasi corollario la necessita dell' equivalenza nelle permutazioni ,
<della quale tratteremo altra volla.
DEL CONCETTO DI VITA
IN GENERALE
I.
. •
La mtaliia e riposta nelT immanenza dell' azione.
La vita si pu6 prendere astrattissimamente , in quanlo esprime
in generate ci6 che e eomune a tutti i gradi di viventi; e si pu6
prendere in un sense piu limitato, in quanto restringesi a signifi-
care il solo infimo grado di vita, cio6 a dire il grado vegetativo.
Anche questo involge una specie di comunanza, in quanto si trova
come fondamento in tutti i viventi organici; i quali per conservar-
si hanno bisogno di nutrizione. Di piu la vita pu6 considerars.
in atto primo e in atto secondo. In atto primo ella & 1' essere stesso
sostanziale del vivente; in atto secondo e 1'operazione che sgorga
da quell' essere. Vita dicitur duplidter: uno modo ipsum esse viven-
tis; . . .alio modo ipsa operalio viventis , secundum quam princi-
pium mtae in actum reducitur i .
Non essendo possibile formarsi una chiara e distinta nozione
del particolare, senza aver prima compreso il generale 5 noi comin-
.
i S. TOMMASO Summa Theol. i. 2, q. 3, art. 2 ad 1.
Serie HI, vol. IX. 19 20 Gennaro 1858
290 DEL CONCETTO DI VITA
ceremo dal chiedere in che consiste la vita nel suo significato piu
ampio 5 per quinci passare a dire in che propriaraente e posta la
vita nel suo significato piu ristretto, in quanto cioe prendesi per la
sola vita vegetale. E perciocche le cause e le sostanze da noi non
si conoscono altrimenti se non in virtu dei loro effetti e delle loro
operazioni; cercheremo della vita in atto secondo, per inferire in
che essa consiste in atto primo. La quistione adunque, che qui agi-
tiamo, si riduce alia seguente: che cosa costituisce generalmente
1' azione vitale a differenza della non vitale.
S. Tommaso, beiie intendendo non essere ufficio del filosofo il
crearsi dottrine a capriccio, ma ragionare i fatti e prendere le mosse
dagli universali concetti del senso comune, entra in tale investiga-
zione facendo quasi il comento a ci6 che la nalura stessa manifesta
implicitamente a ciascuno, e precede a questo modo. Per conoscere
facilmente in che consiste I' azione vitale, e bene volgere la consi-
derazione a quegli esseri, in cui la vita piu manifestamente ci si
appalesa. Questi sono appunto gli animali. Ex his, quae manife-
ste vivunt , accipere possumus quorum sit vivere et quorum non sit
viver-e. Vivere autem manifeste animalibus convenit *. Cio e detto sa-
pientemente, percheJavita nei vegetali e troppo latente, per essere
nell' infimo grado 5 negl' intelligent} poi e troppo astrusa, per essere
nel grado piu alto e non percettibile da noi, se non per riflessione
sopra gli atti della ragione. Nell' animale e nel grado mediano, e piu.
vicina ai sensi, dai quali prende le mosse 1' astrazione intellettiva.
L'animale adunque e I'obbietto piu opportune per aprirci la via
nella presente ricerca ; e pero noi possiamo a diritto distinguere la
yita, ponendo mente a cio per cui diciamo che 1' animale comincia a
Tivere o cessa di vivere. Unde secundurti illud oportet distinguere vi-
ventia a non viventibus, secundum quod animalia dicunlur vivere; hoc
autem est in quo primo manifestatur vita, et in quo ultimo rema-
net 2. Ora noi cominciamo a dire che ranimale e vivo, quando vesj-
1 Summa TheoL 1 p. q. 18, a. 1.
2 Luogo citato.
IN GENERALE 291
giamo che esso comincia a muoversi da se medesimo •, e mentre dura
in esso un tal moviraento giudichiamo che in lui continua la vita.
Per contrario, allorchfe scorgiamo che 1' animale non ha piu movi-
mento ab inlrinseco, ma solo vien mosso da impulso esteriore •, di-
ciamo che esso e morto, in altri termini che ha perduta la vita.
Primo autem dicimus animal vivere, quando incipit ex se motum
habere; et tamdiu iudicatur animal vivere, quamdiu talis molus in
eo perdurat. Quando vero iam ex se non habet aliquem motum sect
movetur tantum ab olio, tune dicitur animal mortuum per defectum
vitae t. L'attitudine dunque a muovere se stesso fa si che 1' animale
chiamisi vivo, come 1' assoluta incapacita di eseguire piu tal movi-
mento fa si che dicasi morto. II che non vuole intendersi del solo
movimento locale 5 ma di qualunque azione generalmente. Impe-
rocche e chiaro che quantunque 1' animale stia fermo, nondimeno
noi continuiamo a crederlo vivo, finch6 ci accorgiamo che esso con-
tinua ad esercitare in s6 un qualunque atto, come sarebhe il battito
del cuore, la nutrizione, una percezione sensitiva e va dicendo. Che
se tutte queste funzioni fossero in lui soltanto sospese, diremmo
essere nel medesimo sospesa la vita 5 della quale lo riputeremmo al
tutto orbo, se ci accertassimo esser quelle cessate senza speranza di
ritorno. Dunque 1'essere un soggetto dotato di un principio, da cui
sgorghi un' azione che in lui si compia, e ci6 che lo costituisce vi-
vente. Sicche in generaie pu6 dirsi che la vita in atto secondo con-
siste nel muovere se medesimo ; intendendo cio non del solo mo-
vimento locale, n& della sola mutazione quantitativa o qualitativa
de'corpi misurata dal tempo, ma bensi di qualunque operazione:
nel qual senso dicesi movimento anche il sentire e 1' intendere. Ex
quo patet quod ilia proprie sunt vivenlia, quae se ipsa secundum
aliquam speciem motus movent, sive accipiatur molus proprie, sicut
motus dicitur actus imperfecli, idest existenlis in potentia, sive mo-
tus accipiatur communiter prout motus dicitur actus perfecli, proul
intelligere et sentire dicitur moveri, ut dicitur in tertio de anima; ut
1 Luogo citato.
292 DEL CONCETTO DI VITA
sicvivcntia dicantur quaecumque se agunt ad motum vel operationem
aliquam 1.
La medesima dottrina il S. Dottore insegna in tutti i luoghi, do-
ye parla della vita 5 e basti, per non allungarci di troppo, riportar-
ne un altro solo. Nel comento al secondo libro de anima dice cosi :
La propria ragione di vita e posta in cio che un essere sia abile a
muovere s& stesso; intendendo il moto in senso largo, in quanto
cio6 si estenda codesta voce ad esprimere qualsivoglia operazione ,
eziandio 1'intellettuale. Imperocche quelle cose diciamo orbe di
vita, le quali non possonomuoversi, se non in virtu di un esterno
principio. Propria ratio vitae est ex /ioc, quod aliquid est nalum
movere seipsum ; large accipiendo motum, prout etiam intellectualis
operatio molus quidam dicitur. Ea enim sine vitaesse dicimus, quae
ab exteriori tantum principio moveri possunt 2.
Onde si vede che quando il senso comune attribuisce la vita alle
piante, implicitamente attribuisce loro un movimento ab ifltrinseco,
ossia un' operazione che in esse si eseguisca con provenienza da
virtu propria, E 1'analisi filosofica confermaquesto giudiziodel vol-
go-, attesoche, come nell' altro articolo vedemmo, la pianta in ci6 si
distingue dai minerali , che rappresenta una vera totalita, ossia un
composto di molte parti , concorrenti a costituire un solo individuo
con un sol fme,e con operazioni varie bensi, ma tutte al medesimo
fine subordinate. Le molecole dei corpi bruti che ne sono compo-
sti , sussistono ed operano ciascuna per conto proprio : 1' unita del
tutto e loro imprestata dalla mente nostra, sopra il fondamento della
loro scambievole coesione. Ma la pianta e veramente una, benche
estesa nell' organismo. In lei la vita si manifesta nella varieta delle
sue molte funzioni ; ma sifiatte funzioni son per modo intrecciate
tra loro, che tutte cospirino ad uno scopo comune ed identico. Esse
tendono alia conservazione di quell' essere , sia numericamente sia
specificamente considerate; e questo e sempre 1'unico scopo che si
1 S. TOMMASO, luogo citato.
1 In 1. Je ammo, lect. 1«
IN GENERALE 293
scorge o incoato , o promosso , o compiuto in qualsivoglia atto ve-
getative, dal primo assorbimento delle materie alimentari fmo agli
ultimi effetti dell'assimilazione e della fruttificazione. Noi appresso
vedremo non potersi spiegare ci6 , senza ammettere nelle piante
una forza centrale e primitiva, un principio vitale, distinto dalle
forze chimiche e fisiche, il quale inform! tutte le parti, ond' esse
constano, ed irifonda in ciascuno degli organi la diversa loro effica-
cia. Per ora ci basti il fatto dell'unita di essere del vegetale ; per cui
una medesima individuality comprensiva di diverse parti e manife-
stantesi per diverse azioni, e quella che svolge e nutrisce se stessa
convertendo nella propria sostanza le particelle di altri cor pi, e ge-
nerando germi acconci a perpetuarne la specie. La pianta, cosi fa-
cendo, opera propriamente in se stessa ; perche se stessa ingrossa ed
assoda crescendo; se stessa alimenta assimilandosi gli umori che
attrae dal suolo e dall'aria; una parte di se stessa converte in prin-
cipio di propagazione producendo semi, che poscia da lei disiaccati
e commessi alia terra germogliano.
Al corpo bruto noi non sappiamo attribuire altra forza, se non re-
lativaad altri corpi da esso veramente distinti. Attrazione, ripulsio-
ne, resistenza, gravita e simiglianti ; ecco tutta la loro efficenza. Ma
tali forze, come ognun vede, non si esercitano se non sopra un sub-
bietto sostanzialmente diverso che ha il suo essere a se, ne entra per
veruna guisa nell' integrita e nel fine dell' altro. Abbiamo, e vero;
agente e paziente , la molecola verbigrazia attraente e la molecola
attratta; ma 1'uno e al tutto fuori dell'altro non solo materialmen-
te, ma eziandio formalmente, perche 1' essere e il fine di ciasche-
duno si trova intero e compito in entrambi. Nell' organismo vi-
vente non e cosi ; perche le parti in esso non hanno valore, se non
in ordine al tutto, che sorge dalla loro unione. Esse sono fuori I'una
dell'altra quanto alia loro materialita ed estensione quantitativa;
ma sono in certa guisa 1' una nell' altra quanto alia loro formalita
ed estensione, diremo cosi, virtuale; perche costituenti un solo or-
ganismo ed attuate da virtu subordinate tra loro e sgorganti da un
solo principio. Ondeche la pianta quando opera, benche eseguisca le
294 DEL CONCETTO DI VIT1
sue funzioni per organi diversi; nondimeno opera in se medesima,
perche tanto I'agente quanto il paziente appartengono alia medesi-
ma individuality ; eper conseguenza la medesima individualita ope-
rante e quella che riceve 1' azione.
Di che, volendo ridurre a formola piu breve le cose dette, pos-
siamo affermare generalmente che la vita consiste nella immanenza
dell' azione. Imperocche e da avvertire che 1' operazione pu6 essere
di doppia specie; 1'una che dicesi transeunte, 1' altra che nomasi
immanente. Azione transeunte si chiama quella che e ricevuta in
un soggetto di verso dall' operante, come il gittare un sasso, o il
battere il grano sull'aia ; azione immanente per contrario si chiama
quella che e ricevuta nello stesso soggetto operante, come il senti-
re ed il volere. Duplex est actio. Una, quae transit in exterior em
materiam, ut calefacere et secure 5 alia quae manet in agente, ut sen-
tire et velle. Quorum haec est differentia: quia prima non est perfe-
ctio agentis quod movet, sed ipsius moti ; secunda autem actio est
perfectio agentis *. Onde si vederche a costituire 1' azione immanen-
te due cose si richiedono. La prima che essa sia veramente azio-
ne, cioe che essa proceda da un principio interno ; altrimenti , se
procedesse da un principio esterno, direbbesi passione. La seconda
fe che essa, procedendo da un principio interno al subbietto operan-
te, non esca fuori del medesimo subbietto, ma in qualche modo ri-
manga in lui. II sole illumina, e cio in virtu d'una forza che in esso
risiede e ad esso appartiene. Pu6 dirsi immanente una tale azione?
No; perche essa si esercita sopra subbietti distinti dall' operante.
Un grave, non sostenuto , cade. Pu6 dirsi immanente quel movi-
mento?No; perche sebbene esso sia ricevuto nel grave; tuttavia
rion procede da un principio interno al medesimo grave, ma da un
principio esterno, cioe dall'attrazione della terra che a se lo tira. Per
coutrario quando io sento o cammino, esercito un' azione immanen-
te •, percbe 1'arione del sentire e del camminare procede da me ed
in me si compie. Lo stesso dicasi proporzionevolmente della pianta,
1 S. Towuso Summa th. 1 p. q. 18, a. 2 ad I.
IN GENERALE 295
la quale allorche converte nella propria sostanza i succhi gia pre-
disposti, ovvero esplica il proprio organismo e frondeggia e fiori-
see e fruttifica, e dessa certamente che opera ed opera in se mede-
sima.
Obbiettera forse taluno : II pittore che dipinge un quadro, o il
citarista che tocca un liuto, esercitano senza dubbio un' azione vi-
tale; e nondimeno ella passa in un distinto subbietto. Dunque la
vitalita dell' azione non consiste nell' immanenza.
Al che rispondiamo chequell'azione del pittore e del citarista non
e vitale in quanto precisamente e mozione del pennello e delle cor-
de; perche in tal caso dovrebbe dirsi vitale eziandio 1'attrarre che
la calami ta fa del ferro, e la spinta che la molla da alle ruote d' un
oriuolo. Ma bensi quell' azione e vitale in quanto e movimento del-
le dita e delle mani dell'artista, le quali per fermo fanno parte del-
la sua persona; e per6 avverano che un medesimo sia il subbietto
che elice e che in se riceve 1' azione.
II.
// cancel to dell' immanenza spiega perche la vegelazione sia
I' infimo grado di vita.
Da tutti, filosofi e non filosofi, si riconosce concordemente la vi-
ta delle pi ante essere la piu bassa che net viventi si manifesta. Ma
egli e da assegnare la ragione di tale inferiorita 5 il che faremo ricor-
rendo al concetto da noi superiormente stabilito intorno alia vita.
La vita, secondoche diniostrarftmo, consiste nell1 immanenza del-
1' azione, o, cio che torna al medesimo, nel movimento che proce-
da da un interno principio. Ora egli e chiaro che la vegetazione par-
tecipa dell' immanenza nel menomo grado. E per fermo due cose
dicemmo essere necessarie, acciocchfe 1'atto sia immanente: 1' una,
che esso proceda da interno principio $ 1' altra che si faccia e riseg-
ga nel subbietto stesso da cui precede. Per amendue questi capi la
vita delle piante e la meno perfetta.
296 DEL CONCETTO DI VITA
E quanto al primo, noi possiamo considerare nell'azione tre cose:
1'esecuzione, la forma che determina I'operante, il fine a cui 1 ope-
rare 6 diretto. Ora la pianta e attiva per interne principio a rispetto
soltanto della prima di tali cose; ma e passiva a rispetto delle altre
due. Imperocche quantunque la pianta operi per forza intrinseca,
e pero da se stessa si dia 1' azione; nondimeno non e essa che pre-
stabilisce il fine della medesima, ne acquista per propria industria
la forma, che prossimamente la determina ad operare. La pianta
vegeta per conservare se e la specie. Un tal fine le e imposto dal
supremo Autore del tutto-, senza che essa lo apprenda, o lo segua
coll'affetto, e molto meno vedendo la proporzione che i mezzi hanno
per asseguirlo. La forma, per cui opera, e il principio attivo ; e que-
sto le e comunicato da natura, senza che essa valga a delerminarne
in alcuna guisa 1' influenza. La sola cosa che essa fa, si e il porre
1'azione, per la quale e insignita di facolta opportune, dipendente-
mente dalle circostanze concrete, in cui vien collocata. Inveniun-
tur quaedam quae movent se ipsa non habito respectu ad formam
vel finem, quae inest eis a natura, sed solum quantum ad execu-
tionem motus : sed forma, per quam agunt, et finis, propter quern
agunt, determinants eis a natura. Et huiusmodi sunt plantae,
quae, secundum formam inditam eis a natura, movent seipsas se-
cundum augmenlum et decrementum 1. Non cosi nella vita degli
esseri conoscitivi. Questi si muovono ad operare per conoscenza
da loro proracciata ; e se sono intellettuali, stabiliscono eziandio il
fine alia propria azione, o almeno ne scorgono 1'ordine e la pro-
porzione coi mezzi. Onde essi si muovono da se piu assai che non
le piante, le quali per conseguenza giustamente si dicono essere
neirinfimo grado di vita.
Lo stesso e da inferire, se si riguarda I'altro lato dell'imma-
nenza, cioc il terminarsi dell' azione nel subbietto medesimo, da
cui essa procede. L' operare della pianta resta nella stessa pianta,
cio& nello stesso subbietto operante, ma non e ricevuto nella stessa
1 S. TOMMASO Summa Th, 1 p., q. 18, a. 2.
IN GENERALE 297
potenza operativa. Spiegheremo la cosa con un esempio. L'inlelle-
zione e atto immanente-, perchk 1'animo stesso che la emette in se
la ritiene. Ma se si guarda accuratamente , essa e un alto imma-
nente assai inlimo-, perche viene accolta nella stessa sernplice facolta
intellettiva, da cui si elice. L'intelletto stesso che emette 1'intelle-
zione, si attua e si avviva della medesima. Ci6 non si verifica delle
piante. L'azione che esse fanno, non e ricevuta nella stessa poten-
za-, anzi neppure nella stessa parte organica che opera, ma bensi
in una parte di versa. La molecola assimilante e distinta certamente
dalla molecola assimilata, benche questa nel termine del suo tras-
mutamento cominci a far parte della medesima pianta. II perche
1' azione vegetativa e immanente da questo capo solo, in quanto
cioe essa resta nello stesso soggetto operante, considerate nella sua
individual totalita; ma in niuna guisa informa la stessa potenza
operatrice. Anzi siffatta azione, se ben si rimira, e tale, che o da
principle comirina ad esercitarsi sopra una materia distinta dall'o-
perante e solo nel termine rimane in esso; ovvero se comincia ad
esercitarsi sopra lo stesso subbietto, finisce al di fuori in un termine
estrinseco. Vediamolo partitamente.
Le funzioni del vegetale, considerate ne' loro precipui effetti, ri-
duconsi a tre: alia nutrizione, all' aumentazione, alia generazione
o fruttinVazione. Identifichiamo tra loro queste due ultime, perche
il generare ed il fruttare valgono lo stesso , non essendo il frutto
altra cosa, se non il fiore medesimo della pianta, 1'ovario o il gfrrne
del quale gia fecondato si spoglia degli stami e de' petali, di rui piu
non abbisogna , e s' ingrandisce per ingrandimento del tessuto in
cui si 1'ovario come il seme sono racchiusi. Orala nutrizione benche
abbia per termine la sostanza stessa della pianta, da cui si esercita,
assimilando ad essa le particelle segregate dal succo alimentare 5
nondimeno comincia da previe operazioni sopra un' esterna mate-
ria, quali sono gli umori che la pianta assorbe dal suolo, o i fluidi
che attira dall' atrnosfera. L'assimilazione e il termine, e compiesi
pel trasmutarsi in sostanza vegetale ci6 che prima non era, fuorche
materia bruta o materia vegetale gia morta. Ma quante funzioni
298 DEL CONCETTO Dl VITA
non le dovettero andare innanzi? L'assorbimento, la circolazione,
la secrezione e va dicendo •, le quali si esercitarono sopra sostanze,
che, quantunque passo passo si disponevano a tramutarsi nel vi-
vente, tuttavia non facevano ancora parte del medesimo, anzi nep-
pur tutte erano materie atte ad alimentarlo, e pero da esso ven-
gono espulse mediante le escrezioni.
Lo stesso ha luogo a riguardo dell' aumentazione ^ giacchfe la
pianta non cresce se non per via di nutrimento-, assimilando a se
piu materia di quello che sia precisamente necessario al restauro
delle perdite che va del continue facendo.
Da ultimo la generazione s'inizia , e vero, nel vivente stesso, il
quale dalla sua sostanza distacca le particelle che compongono il
germe ed il seme ^ ma essa tende ad un termine estrinseco, cioe alia
produzione di un essere distinto individualmente dal generante,
benche a lui consimile nelPessenza. Laonde la generazione del ve-
getale, sebbene sia un atto immanente nell' esordire, non e imma-
nente nel terminare •, e sotto tale riguardo essa difetta e cade dalla
perfezione intrinseca della vitalita ; la quale, secondo che dicemmo,
dimora appunto nell' immanenza.
Tanto poi la nutrizione , quanto la generazione , anche dal lato ,
in cui si riferiscono all'operante, non sono rnai ricevute nella stessa
potenza operative } perche consistendo si 1' una come 1'altra nel
trasmutare alcune molecole, o per aggiungerle o per disgiungerle
da esso operante, conviene che amendue si aggirino sopra una ma-
teria distinta dall' organo , da cui esse vengono eseguite. Sicchfe in
tali funzioni si avvera sempre che altra e la parte che opera , ed
altra quella che patisce ; quantunque entrambe appartengano allo
stesso subbietto.
III.
La vita in perfetlissimo grado non si verifica se non in Dio.
Di qui agevolmente si vede che la vita nell' ultimo grado di sua
perfezione non e propria se non di Dio ; e la ragione si e perchi
IN GENEKALE
del solo atto divino si avvera la totale e perfettissima immanenza,
per amendue i capi che la riguardano. E quanto al primo, noi pos-
siamo consider are tre ordini di vita : la vegetale , propria delle
piantej lasensitiva, propria degli animali ; 1' intellettiva , propria
delle spirituali sostanze. La vegetale, che e I'infima, partecipa del-
1'infimo grado di azione immanente; perche, come dimostrammo,
si esercita intorno allo stesso soggetto operante, ma non e ricevuta
nella stessa potenza operativa. Piu elevata sotto tale rispetto e la
condizione della vita sensitiva; perciocch& T atto di sentire non
solo resta nello stesso subbietto , ma di piii attua ed informa la
medesima facolta che lo elice. Cosi la visione ex. gr. precede dalla
facolta di vedere , e rimane nella faeolta stessa. Nondimeno pel
concorso, che si ricerca, dell'organo materiale, quell' atto non ri-
siede nelsemplice principio vitale, ma nel composto, a cui propria-
mente appartiene il sentire. Cosi la visione, che e 1'esempio test&
recato, none atto propriamente se non dell' occhio avvivato, cioe a
dire della virtu visiva, non in quanto questo si origina dalla sola
anima, ma in quanto informa quella parte organica deU'animale. Lo
stesso dicasi delle altre sensazioni. Onde 1'immanenza delVattosen-
sitivo nel principio vitale, da questo capo, non e perfetta.
ISon cosi della vita intellettiva. Conciossiache 1'intendere non si
esercita col concorso di verun organo materiale, ma tutto appartiene
alia semplice facolta dello spirito intelligente. Onde 1' immanenza
dell'atto intellettuale, sotto questo aspetto, e piena; perche la me-
desima facolta che emette 1' azione ne resta informata, senza parte-
cipazione di niun essere distinto dal principio, da cui la vita fontal-
mente rampolla. Perci6 le sostanze spirituali con piu forte diritto
si dicono viventi } e azione vitale in senso assai piu stretto viene
appellato 1' intendere ed il volere, che non il sentire e il nutrirsi.
Tuttavia convien notare che se trattisi di sostanza spirituale
creata, 1' azione sua non giunge all' ultimo e supremo grado d' im-
manenza. II che si rende manifesto da ambo i lati, che possono in
ci6 considerarsi. E da prima se guardiamo 1' immanenza dal lato,
per cui essa richiede che 1' atto risegga nello stesso principio elici-
300 DEL CONCETTO DI VITA
tiro, noi facilmente ci accorgeremo che essa non e piena e compita
se non in Dio. Irnperocche nelle creature anche spiritual! tanto
1'azione, qiianto la facoltaoperativa si distinguonodall'essenza del-
1' operante. Solamente in Dio 1' azione, la virtu di operare e I' es-
senza s identificano tra di loro ; giacche Dio solo e tutto atto e puro
atto. ne cotnporta romposizione di sorte alcuna. Dei potentia, quae
est operations prtnct'pium, est ipsa Dei essentia ; quod non potesl
esse verum neque in anima neque in aliqua creatura 1. Nee in angelo,
nee in aliqua creatura virtus vel potentia operativa est idem quod sua
essmtia 2. H per<-he in Dio, e solamente in Dio, si verifica la piena
e perfetta intimita d insidenza dell' azione nel principio operante ;
e quimli la piena e perfetta ragione di vita. Anzi da questa identi-
fioazione in Dio dell' essere coll'operare, ne viene che egli non solo
debba dirsi vivente in altissimo grado, ma debba dirsi essere la
stessa sua vita non solo in atto primo, ma ancora in atto secondo :
Sicut Deus est ipsum suum esse et suum intelligere ; ita et suum vi-
vere 3.
Nella medesima illazione, ci scontreremo, se volgiamo il guardo
all allro lato, per cui 1' azione si dice immanente, in quanto cioe si
riguarda la sua provenienza da interno principio. Imperocehe con-
sistendo la vita nell' operare da se e non per impulso ricevuto da
estrinseca cagione-, ivi la vita e piu perfetta, ove meglio si avrera
qu^st' intrinseco procedimento. Cum vivere dicanlur aliqua secun-
dwm quod operanlur ex seipsis et non quasi ab aliis mota; quan-
to perfectius competit hoc alicui , tanto perfectius in eo invenitur
vita ^. Ora delle tre cose, che dicemmo potersi in ci6 considerare :
1' esecuzione dell atto, la forma che determina 1' operante, il fine
a cui I'operazione s' indirizza, in Dio solo si verifica pienamente la
provenienza ab intrinseco rispetto a tutte. Le piante muovono se
1 S. TOMMASO Swmma th. p. 1, q. 77, a. i.
2 S. TOMMASO ivi q. 54, a. 3.
3 S. TOMMASO Summa th. 1 p., q. 18, a. 3.
4 iTi.
IN GENERALE 301
stesse splamente in quanto alia esecuzione dell' atto •, perche sebbe-
ne emettano 1' azione vitale per virtu propria, pure ci6 fanno per
determinazione di una natura o forma che non hanno da loro stesse,
ma ricevettero da esterna cagione, e molto meno si prefiggono il
fine del proprio operare. Gli animali salgono un grado phi alto ;
perchfe sebbene non si prefiggano il fine, il cbe e sopra la virtu sen-
sitiva; pure si muovono ad operare in virtu di cognizione acquistata
pei sensi, e cosi si danno in certa guisa da loro stessi la forma che
prossimamente li determina all' azione. Da ultimo gli esseri ragio-
nevoli non solo pongono per virtu, che e in essi, 1' azione, e me-
•diante la conoscenza si danno in certa guisa da loro stessi la forma
che a quella li determina; ma inoltresi prefiggono bene spesso da
loro medesimi il fine dell' operare, o al manco ravvisano lapropor-
zione dei mezzi con esso fine. Qui dunque noi scorgiamo gia tocco
1'ultimo grado di vita, per quel che concerne il darsi 1'atto da se me-
desimo. Nondimeno, chi sottilmente riguarda, un tal grado non e
posseduto perfettamente, se non dall'intelligenza increata; perche
1' intelligenza creata, sebbene si prefigga da se il fine particolare
d«ll' azione, tuttavia non si prefigge da se il fine ultimo, il quale
le e prestituito dalla natura. Di piu sebbene ella emetta per virti
sua 1' atto conoscitivo, da cui vien mossa a volere ed operare, non-
dimeno I' essere sostanziale, da cui quell' atto fontalmente germo-
glia, le venne impartito da esterna cagione, vale a dire dal Crea-
tore della sua esistenza. Soltanto Iddio non va soggetto aniuna di
simili imperfezioni ; essendo Egli da se sotto ogni rispetto, e non
avendo alcuri fine prestituito da esterno ordinatore , ma essendo
Egli stesso fine delle cose tutte. Laonde Egli solo opera per prin-
cipio sommamente intrinseco all'operante; e per6 Egli solo possiede
perfettamente e compiutamente la vita : Illud igitur cuius sua na-
tura est ipswn eius intelligere , et cui id , quod naturaliter halet,
non determinatur ab olio; hoc est, quod habet summum gradum vi-
tae. Taleautem est Deus; unde in Deo maxime est vita *. Eci6ba-
sti aver detto del concetto di vita in generate.
1 S. TOMMASO Summa th. 1 p., q. 18, a. 3.
LA CONTESSA MATILDA DI CANOSSA
E
IOLANDA DI GRONINGA
i
MANFREDO DI TRAVEMUNDA
Come le due donne furono a pie della rupe , Swatiza che il piu
del tempo andava scalza , levatasi lolanda in collo , si fece franca-
mente per lo mezzo delle profonde acque, le quali spumeggiavanle
sino ai fianchi e, come Dio voile, giunse all' altra riva. lolanda che
al fremito del torrente era per ispavento pallida divenuta , quando
fudepostasull'asciatto, ringrazio con ismisurato sentimento la sua
salvatrice ; e poscia rimessesi in via cosi al buio, lolanda le doman-
d6 a fidanza , in qual modo avesse potuto fuggire il fuoco nella
terribil giornata del sollevamento di Brunn y allorche bruciarono i
due negromanti di Corte.
— lo non sapea nulla , disse la Swatiza , di quel subito furore
della citta, e per6 me ne venia cheta su per una contrada , quando
sento gridare — ec"cola : pigliala, k la Strega, al fuoco al fuoco —
e il dir questo , e il vedermi addosso quattro villani armati fu tut-
t'uno. lo m'ebbi morta. Intanto fra lo schiamazzo udii una voce —
Va condotta al baloardo degli ungheri 5 la catasta pei due negro-
LA CONTESSA MATILDA — MANFREDO DI TRAVEMUNDA 303
manti fe gia presta : su , bravi , sollecitate — La gente ingrossava
come il torrente , e non v' era piu scampo. Allora io senlendomi
accagionare d'aver Tubato i bambini, venni in un subito avviso , e
quando Fui a un certo luogo ch'io ben conoscea, dissi a quei mani-
goldi — Cristiani , gia che debbo morire , acciocche Iddio abbia
misericordia di me, voglio consegnarvi un bel bambino da me ru-
bato ieri — Dov'e ? gridaron tutti : eh povera creatura ! ah ladra
infamc, fuori, lo vogliamo —
Io fatto il viso pietoso, ripigliai -r L'ho deposto in questa casa :
non facciamo paura a quelle povere donne , alle quali dissi ch'era
mio ; fate pur la guardia qui alia porta, ch' io salgo e scendo col
bambino in un attimo — I villani dissero — Va e torna subito —
e intanto co' lancioni sbarrarono la porta. Quella casa era appog-
giata a una collinetta ; perch& salite alcune scale, per una loggia si
riuscia in un vicoluzzo repente che scendeva in uno spiazzo , al
quale facean capo di molte strade. To datala per una di quelle , e
volto a molti canti che formavano un labirinto, mi rintanai in una
casipola di povera gente. Seppi poscia che i villani e il popolo atte-
sero alquanto, e non vedcndomi venire, salirono, cercarono, rimu-
ginarono tutta la casa dal tetto alle cantine -, e non vi trovando ne
me, ne il bambino , corse la voce che m'ero dileguata in forma di
assiuolo, di gatta e di corvo. Venuta poi la notte, mi camuffai bene
e calata da' miei turcimanni per le mura, trapassai il fosso, e cercai
mia ventura per la Germania —
Cosi detto, la Swatizaaffrettava il passo a un casolare di pastori
di sua conoscenza, e intanto diceva a lolanda — Signora mia , voi
dovete attenervial mio consiglio, ci6 6 che voi continuate il vostro
viaggio a maniera di Romeo , e teniate diritto al pellegrinaggio di
Roma soletta , quando non v' abbatteste nella brigata di qualche
Vescovo o Abate, o meglio ancora di alcuna Contessa che per divo-
zione cavalcasse ai luoghi santi , e v' aggiugneste fra loro accoltavi
per carita. In effetto voi non avrete a patire di vettovaglia, perche
eccovi questo zaino vecchio e rattacconato ma pieno di gruppi
4' oro , che vi bastera per 1' andata e pel soggiorno ; ma tene-
301 LA CONTESSA MATILDA
tevi sempre \\ cappuccio a gote , e anco tingetevi alquanto con
erbe il viso, che voi siete troppo bella , ne vi potrebbero mancare
inciampi. Parlate slavo per fuggire i parlari co'Tedeschi, i quali
parteggiano tieramente, chi per Papa Gregorio , chi per li scomu-
nicati , e potreste incorrere guai non lievi. Nel monistero di
Brunn apparaste di latino, e ove incontrassevi di passare per le pievi
t per le badie potrete favellare coi cherici ; ma siate cauta ezian-
dio con cotestoro ; perocche avvene non poehi , ed io ne conobbi
parecchi, i quali sono inveleniti contra il Papa a cagione che vieta
loro di comperarei benefizii dellechiese dai gastaldi deli'Imperato-
re, perche dice ii Papa che lesono simonie (e una parola latina che
io non intendo , ma mi fu detto dal monaco Guntrado ch' e una
brutta parola) e poi Gregorio non vuole che i sacerdoti sieno come
i congiugati. Mi pare che abbia ragione , perocche noi femmine,
perdonate damigella, siamo roba da cucina e non da altare, e siamo
come il carbone acceso, che dove tocca brucia e tigne.
— Io ti ringrazio, Swatiza, di questi buoni ammonimenti, dis-
se lolanda, e mi raccomander6 al mio buon Angelo che mi guidi e
conduca a salvamento sino alia tomba di san Pietro , ove pregherd
anco per te, acciocche Iddio ti riduca sulla buona via, e ti tolga da
cotesta vita andereccia e sviata, ediati grazia di salvar I'anima tua,
— Eh, damigella, rispose la zingana, ringraziate Dio, che voi
foste allevata nella pieta cristiana. Io son figiiuola di zingani vaga-
bond! e ladri, cbe m' insegnarono a viver di ratio sino da bambo-
letta , e quando avevo rapito una gallina al pollaio , o involato un
panno al bucato, mia madre faceami una carezza: e se la sera fos-
si tornata a casa colle mani vuote, la mi batteva, e cacciavami fuo-
ri della capanna senza cena. Ora poi son trista, e piena di male-
dizione.
— Pure, soggiunse lolanda stringendole la mano, io spero che il
Signore, il quale rimerita un bicchier d'acqua, non iscordera il be-
nefizio che tu m' hai fatto ; ricordati per6 di Raimondo, salvamelo
per carita — Cosi dicendo giunsero all'abituro dei pastori. Mancava
ancora non poco a giorno , ma Swatiza picchiato all' uscio e chia-
MANFREDO DI TRAYEMUNDA 305
mato Ulpone, gli disse — Ulpo , eccoti un mezzo marro d ar-
gento , mena qui questo giovine pellegrino sulla strada maestra,
che vi giugnerete di certo prima della lavata del sole.
— Buono buono, Swatiza, disse Ulpo, ch'era un giovinazzo tar-
chiato e piacevolone , tu ti se' fatta bacchettona eh? ma veggo,
che in luogo di cignerti il cilizio e picrhiarti le spalle colla discipli-
na pellegrinando alle indulgenze di colpa e pena, tu il fai per pro-
curatore inviandovi questo povero garzoncello , il quale se dovesse
pot tare in colloil fardello de'tuoi peccatacci, vi scroscerebbe sotto,
credilo a me, giunto qui a mezzo il bosco.
— Ciancia a tuo grado : lesto, e siati adunque raccomandato co-
testo mio procuratore. Addio, Lariduccio, fa buon viaggio e non ti
scalmare. Dio t' accompagni — E il nostro Lando misesi in via col
pastore.
Quando furono pervenuti alia via maestra, il pastore addirizzolla
yerso Augusta, e preso commiato, ritorn6 alle sue capanne. La po-
vera lolanda rimasa cosi soletta inginocchiossi sopra un sasso , c
tratta di tasca la sua immagine di Maria le si raccomand6 figlial-
mente, supplicandola d'esserle via, scorta, luce e difesa in si lungo
e periglioso cammino: indi rizzossi, enel rizzarsi s' intese correre
in petto tant' ammo e ardire, tanta gagliardia, risolutezza e bravu-
ra, ch' ella non parea piu quella timida donzelletta che per lo in-
nanzi, ma procedea spiritosae magnanima come s'ella fosse accom-
pagnata dal miglior nerbo di guerrieri. AU'ora di terza sentendosi
voglia di refiziarsi tolse un pane , che la Swatiza le avea fatto por-
re in tasca allorche usci della stanza de' monetieri , esedutasi lun-
go un ruscello all'ombra d'un' elce, ivi cominci6 la sua frugale co-
lezioncella.
Poco stante sovraggiunse un altro pellegrino, il quale giovandosi
di quel rezzo, si raise anch' egli a sedere , e aperto il suo zaino ca-
yonne la ciotola , e un mezzo pan fresco con alcune fette di pro-
sciutto che t.enea ravvolte in foglie di castagrio. lolanda conobbe
all1 abito ch' egli era Moravo, e miratol bene, e non le sovvenendo
i'averlo mai veduto, n'ebbe sommo contento e in suo cuore ne re-
Serie III, voL IX. 20* 20 Gennaro 1858
306 LA CONTESSA MiTILDA
se grazie a Dio, che le apparecchiava in lui buon compagno. Que-
sti era gia uomo di tempo, avea grave aspetto e parea gentile in at-
ti, costumato e onorando pe' bianchi capelli che gli scendean per le
spalle. Allora la giovinetta in abito di garzone gli si volse, e con
graziose parole salutollo in lingua morava all' usanza cristiana, di-
cendo — Sia laudato Gesu Cristo — In eterno — rispose il pellegri-
no, e mird attento le fattezze di lolanda.
— Oh tu sei paesano, il mio giovinotto, riprese-, di qual terra sei
tu? Egli non mi pare averti veduto mai a Brunn , ne a Znaim , ne
a Iglau, ne a Olmutz.
— Di certo, disse lolanda, perocche Zwittau e discosto assai da
coteste citta, che tu hai mentovato, e volge alle frontiere della Slesia.
— Uff ! di Zwittau? soggiunse 1'allro-, io ci fui una volta da fan-
ciullo con mio padre, e appena me ne rimembra. Come ti domandi,
e dove se'diretto?
— Io mi dico Lando, rispose la donzella, e vo in pellegrinaggio
ai santi Apostoli Pietro e Paolo per ottenere la liberazione di mio
padre, ch' e incorso nel bando, quand'egli e in tutto innocente del
malefizio appostogli da' suoi nemici.
— Povero figliuolo ! esclam6 il pellegrino. Cosi giovinetto ti sei
tolto addosso tanta fatica! Iddio t' esaudisca e la sua santissima
Madre. Senti , io TO pellegrinando anch' io insino a san Pietro
in Bosco di Voile Lagarina, e mi offero volentieri compagno della
tua giovinezza: io non vengo piu oltre, perocche il mio voto e sta-
to alle sante Madonne di Baviera e del Tirolo , e mi posi termine
san Pietro in Bosco, antichissimo Santuario delle alpi al confine d'l-
talia , eretto da Teodelinda Regina de' Longobardi, e arricchito da
molti Papi ai tempi di Pipino e di Carlo Magno di larghissime in-
dulgenze comechi pellegrinasse a sant' Agostino a Pavia, a sant'Am-
brogio a Milano e a san Matteo Evangelista a Salerno 1.
1 S. Pietro in Bosco £ antichissimo edifizio longobardo : ha tuttavi* 1* atrio
de' catecumeni e dei penitenti : nella nicchia sopra la porU e iina dipintnra
die ha tutta 1' aria dell' ottavo e nono secolo , come i musaici delle basilichc
romane di que' tempi. La chiesa e isolata lungo la via che mena' in Italia , a
,*%;'. <••. -X.v
MANPREDO DI TRAVEMUNDA 307
— lo accetto di buon grado la tua compagnia , disse lolanda , e
riconosco da Dio in conto di grazia 1'aver trovato chi guidi la mia
inesperienza in si lungo cammino •, il Signore nella sua bonta ren-
derattene copiosa mercede — Cosi detto, rizzaronsi da sedere e si
rimisero in cammino recitando salmi ed altre devote orazioni •, pe-
rocche a qael tempo i cristiani partecipavano tanto assiduamente
agli uffizii della Chiesa, che per la lunga consuetudine apparavano
a memoria i salmi, le epistole, i vangeli e i graduali della Messa.
In que' primi giorni vennero ragionando dimolte cose avvenute
in quegli ultimi tempi nella Moravia , e specialmente il pellegrino
parlava delle gravi discordie in che tumultuava tutto 1'impero ale-
manno per 1' ira atroce d' Arrigo contro i Sassoni e i Turingi ^ della
nuova gucrra bandita dal Re a sterminio di quelle Province ^ e Go-
me avea tolto la Baviera al duca Ottone e investitone Signore il
duca Guelfo , e degli sdegni suoi contro il duca Rodolfo di Svevia
e contra Bertoldodi Carintia, ed altri poderosi Baroni dell'imperio,
che Arrigo tiene a maniera di servi , e tramuta loro le signorie se-
condo che gli detta 1'odio, 1'amore e il capriccio, onde tuttaGer-
mania e in bollore e trambusto , e chi parteggia pel Re, e chi per
la liberta deirimpero manomessa con infinite stragi, arsioni e ra-
pine dal nemico di Dio , della Chiesa e de' popoli a lui soggetti.
lolanda ritrasse da cotesti ragionamenti che il pellegrino non era
uomo di bassa mano, e domandollo chi fosse.
— lo son Tebaldo di Jamnitz, rispose , e da giovinetto fui ac-
colto in corte del vecchio Marchese di Brunn come paggio di col-
tello e di eoppa alia sua tavola : cresciuto negli anni eammaestrato
ed esercitato in far d'arme e in tutte le altre prove di cavalleria,
entrai per lo primo scudiere del Marchese, e ho guerreggiato con
lui nelle campagne deh" I mperatore Arrigo, padre del Represente,
alle sue calate in Italia. II. Marchese ebbe un figliuolo vocato Odo-
un miglio circa dalla piccola citta di Ala nel Tirolo italiano. La tradizione por-
ta che il detto tempio fosse stato eretto da Teodeitnda Regina de'Longobardi:
Monsignor Francesco Pizzini d' Ochenbrun Cameriere Secreto della Santita di
Pio IX f. r. vi sta facendo intorno dotte e diligenti ricerche.
308 LA CONTESSA MATILDA
caro, il quale fuda lui commesso alia mia fede, e io rael venni cre-
scendo hello, d'alti spirit! e grandi , prode inarme, generoso,
munifico: se non che tutte queste nobili parti son guaste in lui da
un animo fiero e superbo, avventato, intollerante di consiglio, e
per mala rentura attizzato da pessimi cortigiani e da vili assenta-
tori cupidi , maligni e crudeli.
Appena assunto dal padre a parte del governo, cadde in due gra-
vissimi errori : primamente lasciossi trascinare dai tristi ad osteg-
giar fieramente il santo e diritto Papa Gregorio, e a faroreggiare
i simoniaci e gli altri scomunicati , con quel danno del suo popolo
cristiano, che tu puoi immaginare. Poscia innamorossi d'una gio-
vinetta del monistero di santa Maria, per la quale fece follie ine-
stimabili.
— Ma, soggiunse lolanda fattasi di fuoco in viso, non e egli gia
disposato a Gilia di Moravia? Almeno cosi mi parve avere udito da
molti. — Fermamcnte, rispose Tebaldo ; ne valsero i miei ammo-
nimenti, e il porgli sott'occhio gli effetti funesti di quel pazzo
amore, 1'onta di che si copriva col venir meno di sua fede , gli sde-
gni del Duea , il quale sarebbe venuto sopra Brunn e datogli il
guasto e messolo al filo delle spade. Fu tutto indarno -, ch' egli ac-
cecato dalla passione scese al disperato partito di assalire co' suoi
Vandali il monistero, e tentar di rapire quella giovinetta innocen-
te, ch'aveagli disdetto il suo amore. Ma la sacrilega impresa non.
giacque impunita: perch& saputosi di quell'assallo dai villani, po-
sero aguato ai Vandali, li macellarono, e il giorno appresso corsero
la citta, e bruciaron vivi i due negromanti di Odocaro. Per avven-
tura quando egli diede ai Vandali la commissione di qu^ll' assali-
mento io sopraggiunsi nella camera del Marchese : di che Odocaro
entr6 in sospizione ch'io n'avessi reso avvisati i villani, accioc-
che distornassero quel suo matto e iniquo ardimento; ma io ti
giuro ch' io non intesi verbo di quanto Odocaro avea proferito
col sergente della guardia. Non mi valse ne la mia fedelta, ne gli
antichi servigi, ne 1'averlo con tante cure allevato, ch'egli m'accu-
s6 di fellonia al padre j e s' io non mi fossi ricoverato presso il mio
MANFREDO DI TRAVEMUNDA 309
santo amico Manfredo , m'avrebbe come fellone fatto impiccare
alle forche.
— Ho inteso piu volte, interruppe lolanda, infingendosi di non
conoscerlo, parlare di cotesto Manfredo romito presso a Brunn : rhi
lo vuole un gran santo, e chi lo spaccia per un formidabile negro-
mante, il quale co' saoi scongiuri puo far traballare la terra, osou-
rare il sole, grandinare le biade, ire i fiumi a ritroso. Dicesi persino
che pu6 dar la favella alh bestie, e conversa con quelle, e i lupi e
gli orsi lo servono per valletti, e mandali alia raocia delle damme e
del cavrioli; chiamagli uccdli, e vengono a lui difilato, e gli invia
come suoi corrieri colle lettere in becco al Gran Cane di Tartaria e
al Soldano di Babilonia rhe gli pagan tributo come vassal li.
— Baie, rispose Tebaldo, baie, figliuol mio, e trovamenti e ca-
lunnie degli scomunicati, ai quali Manfredo fa la guerra, e tagliale
loro trame e rompe i loro dispgni; perocche egli, e TAbate Daufe-
rio di Znaim, uomini santissimi, onorano il Papa verace e predican-
lo per tutta Moravia, Boemia e Germania, sventando i tradimenti
de' Simoniaci, e gridando alto : che i sacerdoti del Signore deono
maneggiare in sugli altari il corpo di Cristo colle mani pure, col
cuore mondo e coi casti ppnsieri, perch' egli e rAgn.ello immacolato
e piu terso che il cielo cristallino e piu candido che la luce del
sole. Cotesti sciagurati piu sozzi del fango calunniano Manfredo per
iStregone; ma non m^raviglia, quand eglino sono si arditi di river-
sare in capo al santo Gregorio quel peccato di simonia che li can-
crena, e quella sporcizia che li contamina, e gli danno accusa e mala
voce, chiamandolo vituperoso, lupo divoratore dell'ovile di Cristo,
apostata, dragone d' inferno, anzi diavolo satanasso *. Costoro poi
sono si stolidi e ignoranti, che tacciano persino Papa Gregorio d' aver
egli inrentato per bizzarria tirannesca 1'obbligo della continenza
sacerdotale, quando ne son pieni i santi Padri e Dottori di tutti i
secoli da' tempi degli Apostoli sino a noi. Eccoti perche costoro
accagionano Manfredo di fattucchiero, dov' egli invece mena in quel-
le spelonche una vita piu angelica che umana -
1 PAOLO BERNRIED - Lamb. Chron. Wtperg.
310 LA CONTESSA MATILDA
lolanda a quel favellare di Tebaldo sentiasi goder 1' animo gran-
demente, perocche le cose dette in commendazione del suo caro be-
nefattore faceanle crescere la venerazione ch'essa nutriva altissima
yerso di lui : laonde voltasi al compagno gli disse — Ma dond' epoi
yenuto cotesto Manfredo ad abitare in luoghi si ermi e sotterranei,
ove conduce da tanti anni, a quel che si dice, vita cosi penitente e
romita?
— Amico, rispose Tebaldo, 1' eremita Manfredo e grand' uomo e
d'alto lignaggio, poich'egli nacque dei signori di Travemunda, che
aveano forti e numerosi navigli sul mar Baltico, e correano predan-
do sino alia Livonia e sino in Svezia, signoreggiando gran parte del-
leisole di Gotlandia, d'Oeseliae dell' Arcipelagod' Abo sino al mare
finnico.
Manfredo passo la prima adolescenza in un celebre monistero del
veseovado diBrema,nel quale dando opera agli studii entr6 in istret-
ta, amista con Adalberto,che fu poscia 1' illustre Arciyescovo di Bre-
ma, reso si celebre pel suo ardore ecclesiastico, pel zelo della liberta
della Chiesa, per 1'altezza deli' ingegno, per la vastita della dottrina,
per la sua munificenza, per la sua possanza, e pe' suoi tesori^ i quali
pregi vennero offuscati da quell' orgoglio che non volea patir emoli
al fianco, onde chiamato ai consigli di Arrigo Re, corresse a talento
1' impero germanico e fu cagione di tante turbolenze * .
U giovine Manfredo, uscito di maestro, si rivolse alle armi, e di-
Yenne il piii prode cavaliero che maneggiasse lancia e spada, e sopra
ci6 riusei il piu arrischiato navigatore de' mari artici, spingendosi
co' suoi nayigli pel golfo di Botnia, e poscia, yalicate le strette del
Sund, veleggio per tutte le costiere di Norvegia, e tragittossi alle
isole gelate della Islandia, combattendo francamente le orche mari-
ne, e azzuffandosi a stocco corto colla rabbia degli orsi bianchi. Tor-
nato nei porti di Travemunda era continuo in lotta coi Pomerani,
coi Curlandi, coi Livoni e cogli Scandiuavi pagani,i quali guerreg-
giavano atrocemente quelle tribu de' loro paesani che aveano ab-
1 ADAM. BREM Histor. Ecclesiast. HI.
MANFRED 0 DI TRAVEMUNDA 3H
bracciato la fede cristiana. Manfredo per coteste imprese era da tutti
avuto in conto del primo cava liere cristiano, ed era caro a tutti i
Baroni del settentrione, perocche il suo nome era temuto dai bar-
bar!, i quali non osavano assalire ed offendere le nuove cbiese che
si edificavano in quelle recenti Cristianita
II continuo pericolo delle incursioni de' barbari tramontani fa
in gran parte cagione che si eleggessero Vescovi guerrieri, i quali
difendessero colla spada quanto aveano acquistato colla croce, a
guisa dei riedificatori delle mura di Gerusalemme : laonde cono-
sciuta la virtu della pieta , e il valore del braccio di Manfredo,
egli fu, prima che giugnesse ai trent' anni, eletto Vescovo d'una
di quelle novelle diocesi, e poi consacrato da Bezelino Metropo-
litano di Brema. Le ricchezze e la potenza della sua casa lo ac-
compagnarono sulla cattedra episcopale, che fu mirabilmente chia-
rificata dallo splendor del suo zelo , dalla copia deila sua elo-
quenza, dalla saldezza del suo petto, dalla dignita e purita dei
suoi costumi, dall'altezza de'suoi sentimenti sacerdotali, dal ri-
gore della sua giustizia, dalla mitezza del suo animo nobile e ge-
neroso, dalla guerra incessante che fece alia simonia e all' incon-
tinenza , flagello e miseria de' nostri tempi , dalla difesa delle
vedove e de' pupilli contro 1'avidita dei potenti, dalla liberalita
sua verso i poverelli di Cristo, sopra i quali spandea, come piog-
gia ristoratrice, i tesori delle sue ricchezze. Questi insigni orna-
menti della tiara episcopale , che si luminosamente risplendeano
in Manfredo, aveano disteso la fama delle sue virtu per tutte le
Chiese settentrionali, e rendeano grande e riverito il suo nome.
Quando veniagli annunziato il guasto che menavano le tribii
pagane della Scandinavia sopra i novelli cristiani, egli sentiasi ar-
dere il petto di santo sdegno, e collegatosi co' Vescovi, cogli Abati
e coi Principi vicini, soldava di molti guerrieri, e unitosi colle ban-
de dei confederati, moveva intrepido a combattere que'ladroni, ed
istrappar loro di mano le prede, liberandoi prigionieri, e forzando
que'barbari a ristorare i danni delle arsioni, dei divelti delle blade,
della desolazione de'campi, del divastamento de'borghi e de'casali,
312 LA CONTESSA MATILDA
della ruina delle rhiese e de'monisteri diroccati e dall'empieta pro-
fanati. E tanto era fardore del suo zelo, che spingeasi persino a
cercarli nelle loro boscaglie; e vintili, e tolto loro i tesori abbotti-
nati nelle scorrerie soprai cristiani, quanti guerrieri poteafar pri-
gioni, conduceali incatenati alle terre cristiane, ed ivi li condan-
nava all'opera di manovali per la riedificazione delle chiese e delle
borgate : cotah-he essi medesimi doveano portar mattoni , rena ,
macigni e ealce per costrurre le cortine, le torri e i baloardi di
quelle rocche e di que'castelli e di quelle munizioni, che doveano
difendere in avvenire le frontiere dalle incursion! loro e da'loro
agguati.
Manfredo reggeva da molti anni la sua Chiesa come Vescovo e
difendeala come guerriero, mantenendo la pace, e facendo prospe-
rare la disciplina nei sacerdoti, la giustizia nei magistral!, la pace
nei popoli, quando venne a turbare la sua tranquillita una guerra
crudele. Alouni Principi s.assoni, dimentiohi della temperanza cri-
stiana, e invidiosi della potenza dell Arcivescovo di Brema e delle
sedi fiorenti dei vescovati del Baltico, unito loro sforzo, mossero
1'armi per soggettarli ad ingiusti tributi *. L' Arcivescovo di Brema
fece appello ai suoi suffraganei, i quali raccolte loro genti d' arme,
le inviarono in soccorso del Metropolita. Alcuni di loro condusse-
ro armati i propni stendardi e fra questi era il valoroso Manfredo.
L'esercito sassone avea fra i suoi capitani anco alcuni Vescovi
yassalli de'Pnnoipi, per quel funesto costume de'nostri tempi , chi
si 1' Imperatore come i Duchi della corona danno le investiture dei
rescovadi a titolo di feudo, e pero eleggono a Vescovi piu volen-
tieri gli uomini di spada che di cocolla, appunto per averli piu pre-
sti al soccorso delle guerre intestine che sempre ardono fra loro 2.
Manfredo adunquemilitando coll'esercito dell'Arcivescovo di Brema
ebbe di molti scontri co'Sassoni, e piu volte li sconfisse gagliarda-
mente, rimettendoii ne'confini. Sorta 1'anno appresso la stagione
1 ADAM. BRIM. Stor. Eccl. III.
2 Vedi VOIGT Storia di Gregorio VII,
MANFREDO DI TRAVEMUNDA 31 3
del guerreggiare, i Sassoni , ripigliate 1'armi , rivennero con pode-
rosa oste in su quello di Brema, menandovi guasto grande, ar-
dendo le biade, rubando il bestiame, uccidendo i recchi e traendo
in cattivita le donne e i fanciulli che vendeano per ischiavi ai Po-
merani e ai Curlandi.
Manfredo ordinate sue schiere della piu bella e fiorita gente en-
tro in campagna, e mosse cogli altri Baroni per opporsi all' ingiusto
assalimento de' Sassoni. Giunti a un torr^ntello si misero a campo
in faccia al nimico , ne tese.ro i padiglioni , perche voleano venire
incontanente a battaglia. Allora i rapitani si gittarono i basloni di
sfida, suonarono gl istrumenti, e le due schiere s' abboccarono in-
sieme con gran tempesta, urtandosi co' petti de' cavalli e menande
le spade. Manfredo affrontossi con un Margravio, e rottagli la lan-
cia nel panzerone l'ebb« gravernente ferito e traboccato di cavallo;
perch' egli, continuato il suo corso nel folto della battaglia, die col
troncone della lancia sul bacinetto d' un cavaliero che gli si paro in-
nanzi, e glielo sfond6, e trassegli in quello stordimento la lancia di
mano, colla quale corse a ferine alt.ri guerrieri, che percoteano i
Bremesi , i quali erano gia in piega. II valore di Manfredo fece ri-
cuperar la battaglia alle sue squadre, che rinfrancarono, e presero
molto campo, facendo tanto in arme, che i Sassoni davano adietro
n£ sosteneano alle bandiere.
Allora si vide rompere la folta un gran cavaliero e renir tempe-
stosamente alia volta di Manfredo, che gia avea messo in terra i ves-
silli del Conte di Catelemburgo , e volgeasi ad abbattere quelli di
Alberstadt. II cavaliero vestiva un finissimo usbergo d' acciaio a
commessi d'oro-, avea in capo un morione a cimiero di penne d'a-
quila, e a sovrapposte di due leoni d'argento che dai tempiali s'av-
ventavano incontra e venian colle teste ad incontrarsi sopra la vi-
siera a ventaglio , che copriane la faccia insino alia gorgiera. La
cotta d'arme era di sciamito chermisino a ricami d' oro, e la gual-
drappa del cavallo era tulta di girellini a maglia che scendeano fin
sotto il ginocchio, e avea la testiera d' acciaio a unicorno aguzzo.
Quando i soldati di Manfredo videro quel poderoso cavaliero venir
314 LA CONTESSA MATILDA
con severissimo ammo sopra Manfredo , che avea gia sbarattato la
pressa de'Sassoni , diedero un alto grido: di che Manfredo rivol-
tosi indietro , e scorto la baldanza dell' avversario, giro il cavallo,
pose la lancia m resta , e avventossegli contro come un lione ,
prima che il cavaliero avesse tempo di ristringersi e mettersi in
guardia. II cozzo d'ambedue fu si crudo, clie le antenne si spez-
zarono, gli scudi si squarciarono, i cavalli si urtarono con tan-
t' impeto che stramazzarono a terra. I cavalieri rizzaronsi in un
attimo, e tratte le spade, vennero a si gran colpi, che smaglia-
ron le corazze , e si ruppero gli elmi in capo : Manfredo destreg,-
giavaj 1' avversario lo incalzava e aveagli tagliato lo spallaceio;
allora Manfredo, fatto un contrasalto, trasse di punta, e giunse
un colpo al cavaliero nel fianco : il cavaliero cadde, e Manfredo
gli fu sopra, e dislacciogli 1'elmo per farlo prigione.
Ma qual fu ii suo dolores quando levalagli la visiera vide che
il ferito era il Yescovo Evremondo suo amico? Per poco non gli
svenne sopra, e die un ruggito sclamando — Evremondo, amico
de' miei primi anni, tu non sai chi t' uccise I Oh infelice condi-
zione dei nostri feroci e barhari tempi, che i Vescovi, minis tri
di pace, unli da Cristo a pastori dei popoli, fonti della carita del
Redentore , sono per 1' empia crudelta de' pagani , e molto piii
ancora per 1' avarizia de' Signori , obbligati air esercizio dell' ar-
mi contra i canoni della Chiesa, la quale geme del vederci piu
colla spada che colla croce in mano , e piu coll' elmo che colta
mitra in capo. Perdona, Evremondo, al tuo feritore — E in que-
sto dire Manfredo alzossi la visiera.
Evremondo Iev6 gli occhi, e riconosciuto Manfredo, gli disse —
Amico, io ti perdono di cuore-, tu non sei reo, perche ti difendesti
dagli ingiusti assalimenti dei nostri Principi — e cosi dicendo, alz6
la mano, e pregollo di porgergli la sua in pegno di perdonanza e
d'amista. Indi sentendosi mancare, soggiunse — Manfredo, Vesco-
vo di Dio, confessami, assolvimi del mio peccato, e prega nelsan-
to sacrifizio in suffragio deiranima mia — I guerrieri si scostaron
piangendoj Manfredo confessollo, e datoglt 1'assoluzione, lo bene-
MANFREDO DI TRAVEMUNDA
disse, e trattagli la croce vescovile di sotto 1'usbergo, gliela fece
baciare, e in quel santo bacio spin5). Manfredo fece portare quel
sacro corpo fuori della battaglia, e veduto gia i Sassoni in piena fu-
ga, suond a raccolta.
Manfredo, finita la guerra, ritorno alia sua sede sempre mesto
e piangente, fece vestire a bruno tutta la famiglia in segno di cor-
rotto, e ordino ai canonici che per trenta giorni continui recitasse-
ro in coro 1'uffizio de' morti, e cantassero la messa di requie per
Fanima d' Evremondo. Egli non usci piudi palazzo, vesti il cilicio,
digiun6 a pane ed acqua, non disse piu la Messa, ed ogni notte see-
so all'altare del Sacramento, ivi disci plinavasi a sangue, e poscia
gittavasi prostrato sul pavimento in lunga orazione piangendo,
gemendo, sospirando sino all' aurora. Come fu valico il mese, adu-
n6 in capitolo tutti i Canonici, e giuntovi in mezzo scalzo e con
una fune al collo, si prosterno dinanzi a loro, gridando — Ecco il
micidiale de'Vescovi, eccolemani contaminate del sangue degli unti
del Signore, ecco il lupo crudele, non pih degno d'esser pastore e
padre vostro. Arcidiacono, sorgi e dammi la pubblica disciplina —
Cio detto si denud6 le spalle ch' eran gia sanguinose e piagate dai
cotidiani flagelli, e voile cbe F Arcidiacono glidesse lapenitenza ca-
nonica, mentre i sacerdoti piangevano e recitavano tra i singulti i
salmi penitenziali.
Indi rizzatosi, cosi insanguinato si volse nuovamente ai Cano-
nici e disse — Decano, ti recherai a Brema coll' Arcidiacono, e dirai
all'Arcivescovo, che con tutti voi elegga nuovo pastore a questa
Chiesa ch'io ho polluta di sangue. — Cosi dicendo gittossi in terra
e voile baciare i piedi a ciascuno, scongiurandoli per le viscere di
Cristo d'eleggere un pastor mansueto, il quale vinca i nemici col-
Fumilta, colla mitezza, coll' orazione, coll'offerire 1'altra guancia a
chi lo percuote: con quest' armi domera i lioni, calchera il capo
agli aspidi e tornera i lupi in agnelli. Poi disse — Fratelli miei pre-
gate per me e statevi con Dio — Allora si alz6 un pianto dolorosis-
simo-di tutti, balzarono dai loro stalli, e serraronsi attorno al Ve-
scovo Manfredo, gridando — Padre, non ci abbandonare — Man-
316 LA CONTESSA MATILDA
fredo soggiungeva — Niuno osi toccarmi con quella raano cho
strin^e ogni di sull'altare il pacifico Agnelio, poich' io sono uomo
di santjue — Dicendo queste parole, si ritrasse in palazzo.
II castello episcopale aveva una posterla che riusciva sul fmme
Oder, e nel piu buio della nolle Manfredo ne usci veslito da pelle-
grino, ed enlro in un burchiellello che lo allendeva con un suofi-
dalo ballelliere, il quale Iragillollo pianamenle all' opposta riva :
quando il vide smontato, inginoccbioglisi davanli, baciogli lamano
lagrimando, e tornossene di celalo alia cilia. Manfredo scese 1 Ale-
magna, venne a Breslavia, ove riposalosi alquanlo, enlro in Boe-
mia, e di la si volse pellegrinando in Moravia al sanluario di Sanla
Maria di Brunn, ove per Ire giorni inleri slelle boccone dinanzi al-
1'allare senza punlo cibarsi, e la nolle slava orando sul pralo della
chiesa, e dormendo poche ore disleso sulla soglia della porla mag-
giore.
I popoli, che accorrevano al lempio, vedeano questo pellegrino
macilenlo, pallido, eslenualo giacere colla bocca per lerra, immo-
bile, e inconiinuo pianto che gli scorrea sollo la faccia, e s' addi-
mandavano a vicenda chi fosse, ma niuno il conoscea, ecomincios-
si a fanlaslicare, com' e usanza de'popoli, inlorno alia condizione
del pellegrino. Chi pensavalo per un fiero ladrone, il quale tornalo
a coscienzaandassetapinandosi pel mondo: chi dicealo un Margra-
vio, il quale uccisa la moglie per gelosia, visilara i celebri santuarii
d'Alemagna in isconto del suo peccalo : allri voleanlo un Danese
crisliano dicoloro che assalila 1'Inghillerra diroccarono e arsero le
chiese, i monisleri e ne scannarono i monaci a' pie degli allari. Al-
cuni diceano cheal lempo de'tre anlipapi avesse militate in Roma
per Benedello IX e commesse ruberie in Laterano e nella basilica
di S. Pietro, e fallasi levar poi di dosso la scomunica da Papa Da-
maso II, ira compiendo la penilenza canonica alle indulgenze dei
luouhi santi.
La mallina del quarlo giorno donna Teotberga , ch' era ivi Ba-
dessa da poco tempo , mand6 un cappellano a chiamarlo, e venuto
al monistero , voile che si refiziasse di si lungo digiuno , dicendo-
MANFREDO DI TRAVEMUNDA 317
gli : che sinch'egli volea rimanere al santuario venisse ogni giorno
pel pane e 1'avrebbe di buon animo da lei: intanto pregasse pel bi-
sogni di santa Chiesa, ch'era si crudelmente agitata dall'avarizia e
dalla superbia de'grandi della terra — Manfredo giorandosi di quel-
la devota stanza , comincio ad aggirarsi pei dintorni , sinche tro-
vato in que1 poggi, che corrono fra Austerlitz e Brunn, la caverna
ch'egli abita ancora, vi si mise per entro , e cominci6 a ricercarla
in tutti gli sfondi in che si dirama, e in una di quelle grotte si stet-
te. Ogni mattina ne usciva all apparire dell' alba per trasferirsi al
santuario, ed ivi stato sempre disteso sul pavimento a tutti gli uffi-
zii, al chiudersi della chiesa veniva al monistero, ricevea dalle mani
della dispensiera un pane bruno , e con esso tornavasi alle sue
spelonche.
La fama della sua santita cominci6 a spandersi largamente in-
torno , e molti in sulla sera, quand'egli ritornava dal santuario, at-
tendeanlo alia bocca dell' antro per baciargli la mano e raccoman-
darsi alle sue orazioni : del che Manfredo sentiva indicibil pena.
Frattanto un giorno, essendo egli nel cortile del monistero ad atten-
dere la dispensiera, s'avvenne a passare di la per avventura 1'Abate
Dauferio, ch'entrava a visitar laBadessa: li staffieri, che lo seguia-
no, s'erano soffermati alquanto di fuori per una treggia che attra-
versava la via, laonde Manfredo corse a tenergli la staffa. Dauferio
nell' alto di ringraziare il pellegrino , che avea gia preso le briglie
per attaccare il cavallo a un arpione , lo guardo fisso come chi ha
sotto gli occhi un sembiante conosciuto altre volte e vuol ridestar-
sene la rimembranza ; ma Dauferio , quasi favellasse e contendesse
con se- medesimo , nel farsi lentamente verso il chiostro , scosse il
capo dicendo fra se e se — mai piii ! che sogni son questi ? — Ed
entrato alia Badessa , non dicea motto , e stava sopr' animo come
tino adombrato.
— Che avete, Abate, gli disse Teotberga, che siete si impensie-
rito? che v' e egli incorso di strario? — El' Abate si brandi tutto,
stropicciossi la fronte, e di tratto disse — Madre, quanto e egli che
comparve qui il pellegrino che sta si lungamente prosteso all' al ta-
re della Madonna ?
318 LA CONTESSA MATILDA
— Egli e tin mezz' anno circa, rispose la Badessa, parla male il
nostro slavone, e si conosce alia pronunzia cb' egli e o Frisone o
della Germania scandinava.
— Tiva Dio! eglie desso, — esclamo l'Abate;elabuonaBadessa
lo stava pure guardando in maraviglia, ni sapea cbe si dire. Allo-
ra 1' Abate si riebbe alquanto, e favellato del negozio pel quale era
venuto, rizzossi, saluto Teotberga, scese per rimontare a cavallo,
usci dal monastero e avviossi alia cavern a del pellegrino : smont6
di sella, die il cavallo alii suoi staffieri, e disse cbe 1' attendessero.
Come fa entrato nella prima spelonca, trovo Manfredo, cb' era
giunto di poco e avea posto un po' di frasca sulle brage, e seduto
a quella fiamma, cenava il suo pan bruno.
L' Abate senz' altro dire, gli corse incontro , abbracciollo stret-
tamente . e baciatolo in fronte , piangendo di dolcezza , grid6 —
Manfredo mio, non conosci il tuo Engelardo, cbe ora e detto Dau-
ferio Abate di Znaim? — Manfredo scostossi alquanto, lo mir6 be-
ne in viso, lo riconobbe , e disse — Beato te, amico, che ti se'ren-
duto monaco, e fuggisti il fascino della corte imperiale! lo non so-
no degno della tua dimestichezza, peroccbe tu se' santo ed io ( e
qui coprissi il volto colle mani ) sono un micidiale sacrilego.
— Tu se' piu penitente di me, riprese Dauferio, e ogni tua col-
pa e cancellatae sparita nell' abisso della divina misericordia pel
tuo pentimento e per la tua penitenza.
— Engelardo, ripigh'6 il Romito, tu colla cocolla mutasti nome
e costumi, e se' tutt' altro dell' antico dapifero dell' Imperatore, ma
io son Vescovo, ne mutai il vezzo dell' armi, e guerreggiando, av-
Yegnaehe in giusta guerra, uccisi di spadail Vescoro Evremondo :
eyvi egli penitenza cbe basti a tanta colpa ? potro io lavare col
pianto di tutta la vita mia tanta maccbia? —
Quando 1' Abate Dauferio udi che Manfredo era Vestovo, si git-
t6 in terra a ginocchi per baciargli la mano ; ma atterrito Man-
fredo la ritiro , gridando — Non fare, Dauferio, cbe la mia e
mano di sangue — Cosi dicendo sollerollo di terra , e comin-
ci6 a narrargli le sue funeste arventure. Appresso 1' Abate ,
•
MANFREDO DI TRAYEMUNDA 319
consolato V amico, lasciollo, e cavalc6 al.llonastero ; ove giunto ,
non si die posa sinche non iscrivesse a Valeramo Sire di Trave-
munda, e fratello di Manfredo, col quale era stato molto familiare,
allorche eran paggi dell' Imperatore Corrado, e poscia Caraerieri
d' Arrigo III. Nello ssrivergli pero, siccome volea prudenza, non
palesogli punto il luogo ov' erasi riparato ii fratello; ma il consola-
va dicendo — Che Manfredo era vivo e sano, ed ei sapeva il paese
di sua dimora, ove conducea santa vita. Non ne facesse rnotto a
persona, eccetto che in alto secreto all' Arcivescovo di Brema —
Com' ebbe scritto, mise un corriere a cavallo, e speditamente in-
viollo a Travemunda. Valeramo gli rispose ringraziaodolo senza fi-
ne, e gli mand6 mille marchi d' oro pei bisogni del fratello: il che
continue) di fare ogni anno sino in presente.
Manfredo non voile mai uscire dalla sua severa astinenza, e con
quell' oro s' e fatto il padre degli orfani e il refrigerio de' poverel-
li di tutto il contorno. Tu non puoi credere quante lagrime egli
asciughi, quante fanciulle aiuti entrare ne' monisteri, o alloghi in
matrimonio, quanti prigionieri riscuota dalle mani dei creditori
crudeli, a quanti vecchi infermi provegga di cibo e di medici-
ne, quanti poveri sacerdoti soccorra di provigione. Egli stas-
sL-in orazione gran parte della notte, e il di accoglie riella spelon-
ca quanti accorrono al suo consiglio e al suo aiuto, perocche oltre
ai cotidiani benefizii egli s'adopera altresi a medicare de' suoi bal-
sami i feriti, e il marchese Odocaro ne ritrasse egli stesso tanto be-
ne quando fu ferito in una sedizione di Brunn, che riconosce la vi-
ta da Manfredo. ,
lolanda porse attentissimo orecchio a quanto narrava Tebaldo, e
sentiva smisurato piacere di quel racconto , ringraziando la divina
bonta che avesse a quel sant' uomo concesso la grazia di salvarla da
tanti pericoli , e di sottrarre il conte Pandolfo suo padre dall' ira
de' suoi nemicL Cosi fra mold ragionamenti continuando il viaggio
parecchi giorni, ella faceva a Tebaldo tutt' i servigi di valletto, ne
eran giunti appena a qualche alloggiamento, ch' essa con acqua
calda lavavagli ipiedi, rifacevagli il letto, pettinavalo ogni giorno, e
320 LA CONTESSA MATILDA
bene spesso non si trovando che un letticciuolo cedealo al compagno,
ed essa stendeva una bracciata di paglia in terra accanto a lui e
coricavasi sovra quella a dormire; di che Tebaldo ammirava la ca-
rita e la cortesia di quel garzonetto (che tale il credea) e aveamol-
ta compassione di lui che pareagli delicato e di gentil complessio-
ne. Non cessava poi di commendarlo inse medesimo della suapieta
e divozione, vedendolo pregare di frequente, e ai santuarii confes-
sarsi e comunicarsi con un raccoglimento e una tenerezza che parea
piu d' angelo che di umana creatura. .
Come furono giunti a Trento intesero male novelle d' Italia.
L' ambizioso ed empio Guiberto di Ravenna , avvegnache non
fosse stato ancora gridato formalmente antipapa, (come avven-
ne poi a qualche anno pel conciliabolo di Bressanone) era si aper-
to nemico e osteggiatore del Pontefiee S. Gregorio, e ambiva tanto
svergognatamente il Papato, ch'era avuto da tutti per antipapa e
cbi non era per S. Gregorio, diceasi Guibertiano a piena voce. Ora
dopo il Concilio Romano, che raise tanto furore in Arrigo e ne'pravi
cherici per 1' abolizione delle investiture e pei. canoni contro 1' in-
continenza, Guiberto erasi rimaso in Roma per condurre di sop-
piatto isuoi tradimenti contra il santo ed irremovibil petto di Gre-
gorio, il quale si contendea di ridur finaimente la Chiesa in liberta
dalle tirannie del secolo, e in purita dalle laidezze di coloro che
doveano vincere in candore la luce del sole. Costui per adulare Ar-
rigo e sgomberarsi la via al papato entr6 nell'iniquo disegno di as-
sassinare Gregorio -, laonde accontatosi con Cencio, il piu scellerato
e misleale barone romano, esecrabile a tutti i buoni, il mosse con
oro e con promesse a trueidare il Vicario di Gesu Cristo mentre
pontificava di mezza notte alia Messa del santo Natale al Presepe
del Signore. Cencio raun6 secretamente di Lucania, di Puglia e di
Roma, uomini esecrandi, satelliti delle sue perfidie, e all' ora con-
venutasi misero agli aguati. Allorche il Pontefiee aveacomunicato
nella Messa i fedeli, e perci6 regnava nella folia un sacro silenzio,
i sicarii fecero impeto nella Basilica ferendo e uccidendo il divoto
popolo, e con grida e urli terribili infransero i cancelli della Cap-
MANFREDO DI TRAVEMUNDA 321
pella papale, scannarono molli prelati, scagliaronsi come lioni so-
pra il Pontefiee, e afferratolo pe' capegli trascinaronlo pel gradi del-
1' altare, pestaronlo di pugna ecah'i, e il scelleratissimo Cencio gli
viforo un colpo di spada in fronte e ferillo: indi squarciatigli di
dosso i sacri paramenti, incatenaronlo, e trasserlo a furore nel pro-
fondo della torre di Cencio per consegnarlo poi vivo ad Arrigo.
Come la novella corse in quella nolle medesima per tuttoRoma,
i Romani fieramente indignali di lanlo sacrilegio, sonarono a stor-
mo le campane, si raunarono con faci alia man6 per le vie, corsero
pe'Rioni, e gridando — morte ai nemici di Dio e di Roma, fuori
il Pontrfice, vogliamo Gregorio — Le case de' piu conosciuli amici
di Cencio furono assalile, saccheggiate ed arse: penetravasi nelle
torri per sapere se Gregorio fosse in quelle soslenulo ^ ma allorche
usci una voce che gridava — Gregorio e nella torre de' Cenci — la
mallina s' avventarono lulti al palazzo arielandolo per isfondare
le porte, appoggiando scale alle fmestre, bolzonando la torre, e
fmalmenle, faltavi larga breccia, giltaronsi in quella per liberare
Gregorio.
Inlanto il perfido Cencio vedulosi a tanta distretta e come non
poteva fuggire la morle, scese inconlanente dal santo Padre, li ca-
sc6 a' piedi, abbracciogli le ginoccbia, supplicollo con lacrime di
perdonargli 1'atroce malefizio, e di proleggerlo dal furor popolare.
Gregorio 1'accolse benignamente fra le sue braccia, gli perdono con
paterna carita, si fe condurrealle finestre del palazzo, esort6 il po-
polo a cb elarsi e tornare alle proprie case; salissero a lui i mag-
giorenti. AMora usci, e fu dal popolo portato in trionfo, in Campi-
doglio, e poscia nella Basilica ad operare i divini misteri.
Cencio cbe avea avuta la vita in dono dalferoicagrandezza e ca-
rita di S. Gregorio, il quale aveagli imposto la penitenza d'ire in
pellegrinaggio a Gerusalemme, ingrato e traditore, fuggi invece alia
corle di Arrigo per continuar le sue perfidie contro il suo liberato-
re. Guiberto al pari di lui niquitoso e crudele, visto fallilo il suo as-
sassinio, trasferissi in Lombardia, ove con Tebaldo di Milano e con
Serie III, vol. IX. 21* 22 Gennaro 1858.
322 LA CONTESSA MATILDA • — 3UKFREDO DI TRAYEMUNDA
altri dissoluti signori, attizzo tumulti, ribellioni e guerra fellona e
atroce contro la Chiesa 1.
Quest! avvenimenti misero in nuovo trambusto la Germania, e
scendeano daquella molte masnade tedesche per levalli dell'Aizack
in Italia a nutrire i moti di Lombardia. All' arrive di Tebaldo e lolan-
da a Trento, trovarono la citta piena di soldati che s'avviavano per
la valle Lagarina a Verona, laonde la prudente giovinetta, benche
in abito virile, e accompagnata dal pio e assennato pellegrino, non
voile avventurarsi fra quelle torme selvagge e licenziose : perchk
fatte sue divozioni al corpo di S. Vigilio patrono della citta di
Trento, disse a Tebaldo-, ch'ella non credea di seguirlo sino a san
Pietro in Bosco per non trovare intoppi lungo V Adige alle chiuse
dell' alpi cb'erano strettamente guardate dalle milizie: essa riputa-
va miglior consiglio scendere in Italia per Valsugana e Val di Bren-
ta, ove i passi erano piu agevoli e aperti. Tebaldo si disgiunse a
gran dolore dal suo caroe amoroso compagno, pregogli daDio ogni
benedizione, e di buon mattino Tebaldo si misein via per Caliano.
e lolanda verso il castello di Pergine.
i PAOLO BERN, Cap. LIV, LV. LAMBEBT. an. 1076.
RIVISTA
DELLA
STAMPA ITALIANA
I.
Sul monumento a Vitlorio Al fieri in Santa Croce di Firenze. Di-
scorso di VINCENZO SALVAGNOLI. — Firenze. Tipografia Le'Mori-
nier. 1857.
« Fino aU'avvenimento delle riforme, Vincenzo Salvagnoli, or-
nato e lucidissimo ingegno , erasi dimostrato della filosofia del se-
colo XVIII e delle patrie memorie repubblicane e di quelle della ri-
voluzione francese amtniratore entusiasta. II culto per Francia por-
tava cosi innanzi, che yoleva scrivere un libro sul Primato francese
per dimostrare, colla storia alia mano, come, dalle Assise di Geru-
salemme fino al Codice Napoleone , questa grande nazione avesse
le idee della civilta moderna sempre prima che ogni altra praticate
e istituite. Milit6 nelle file della democrazia. Cospirava nel 21 coi
Carbonari; coi Romagnoli eBolognesi nel 31-, non fu straniero alia
Giovine Italia nel 33 , onde ebbe a soffrire quattro mesi di deten-
zione nella fortezza di Livorno ; maneggi6 da maestro , arme d'op-
posizione democratica , 1'epigramma ; condannava in risentite pa-
role il liberalismo , che chiamava aristocralico , rappresentato da
Gino Capponi e da Cosimo Ridolfi ; ecc. ecc. »
324 RI VISTA
Questo schizzo della persona e dei fatti del sig. Vincenzo Salva-
gnoli pu6 essere caricato , ma il certo e ch' esso e disegnato dalla
penna d'un suo carissimo amico , Giuseppe Montanelli * , con cui
egli usava a tutta fidanza neH'intimita fraterna del tu per tu, chia-
mandolo per vezzo Caro Beppe. Onde non eadubitare, se non della
fedele rispondenza fra il ritratto e i'originale, almeno del gusto che
con tale ritratto credette dare al suo amico ; poiche non si vede
ragione di supporre che il Caro Beppe volesse di proposito deliberate-
sconciare malamente le fattezze del caro anmVo a lui si familiare, e
tanto cosa sua, che scrivea : « senza di te mi sentirei men che nulla $
con te, tutto 2 ». Era poi nostro dovere di fare conoscere a' nostri
lettori si ragguardevole personaggio. per molte ragioni •, tra le qua-
li, tacendo d'altre piu gravi, recheremo qui due sole che bastano al
proposito. La prima e che il merito precipuo del sopra mentovato
Discorso sta veramente nell' essere dettato dal sig. Salvagnoli : sic-
che le medesime cose , dette da un altro qualsiasi, sarebbero forse
da trasandare affatto •, ma in bocca a lui hanno per appunto 1' im-
portanza d'un programma di parte politica-, ed a ben penetrarne il
senso bisogna aver piena contezza del valore di chi lo scrisse. La
.seconda e che altrimenti non si potrebbe capire nk la ragione dello
-Stenderci che faremo a discorrere sopra questa, che pare solo una
brevissima prosa accademica d' una quindicina di paginette a gran
.carat teri •, ne i! motivo del vampo e del rumore che levossi per co-
tale scrittura 3. Sapendosi chi e il sig. Salvagnoli, non si potranno
.pigliare a rovescio le sue sentenze , e si capira che non senza un
buon perche il partito della rivoluzione se n'e tanto ringalluzzato,
e ne fece si gran caso. Difatto le congiunture in cui fu pubbli-
1 Memorie sull' Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1830, di
GlCSEPPE MO.NTANELU. Vol. 1, pag. 218.
2 Ivi pag. l6(i.
3 L' Indipendente di Torino ne tesse il panegirico nel N. 378 del 31 Dicem-
bre 1857 , recando per appunto , in conferma dei pregi che gli allribuisce , il
'Home del suo autore , e conchiude pronunziando che « questo discorso dovra
restare come prezioso saggio della letteratura contemporanea i tali ana. »
BELLA STAMPA ITALIANA 325
cato codesto Discorso , 1' ammirazione ed il plauso con che venne
accolto e mandate attorno da certa consorteria, ed il sentirlo cele-
brare come un bel libra, una bella azione ed un alto di coraggio 1,
indussero molti buoui uomini a conghietturare che all' avvicinarsi
del 58 si volesse allestire un anniversario solenne del 48 •, e perri6
primo a scendere nell arena ed a tentare la prova fosse uno de' piu
valenti carnpioni che nel -47 levarono alto la bandiera deir/JaZia una
e indipendente.
Ma checch6 sia di ci6, certo e tuttavia che egli con la pubbli-
cazione di questo Discorso intese a fare un atto politico; percid,
avvisandoci che 1' avea scritto per un uditorio di qualila eletta,
aggiunge che le annotazioni sono indirizzate agli statisli , poiche
de guastamestieri, di qualunque colore o setta, non e da curare.
Staremo a vedere , noi guastamestieri , se queste trenta pagine
d' annotazioni indirizzate agli statist! riusciranno piu efficaci che i
Memorandum, le Note verbali, le Proteste, gl' Indirizzi e tutti que-
gli amminicoli di cui, non ha.molto, erasi armata la rivoluzione
italiana per ottenere con un po'di carta e d'inchiostro quel che
non poteva conseguire coi pugnali e con le baionette. Ma intanto
sara pur bene esaminare con qualche diligenza la bella azione, e
Tat to di coraggio del sig. Salvagnoli.
Innanzi tratto egli fa saperea tutti che 1'uditorio di qualita elet-
ta, per cui avea preparato cotesto suo Discorso e 1'Accademia di Pi-
stoia, e che vel dovea leggere per gli Onori Parentali a Vittorio
Alfieri-, se non che ne fu impedito da cagioni tutte fuori della vo-
lonla sua. Forse queste cagioni furono le medesime, per cui lo
stamparlo in Firenze stessa gli valse lode di coraggio. Aggiunge
poi che per certo a Pistoia avrebbe avuto cortesi e acuti uditori,
ed ora si augura cosiffatti lettori. Per la cortesia, s intende. Ma che
bisogno c'e di uditori e lettori acuti per un discorsetto accademico
da recitarsi agli Onori Parentali di un poeta? I nostri lettori ve-
dranno tra poco che il sig. Salvagnoli non ha tralasciato di parlare
\ Imparziale Fiorentino N. 42.
326 RIVISTA
qua e cola molto chiaro e forte, sicche torna impossibile il non
capirlo. Cosi, a cagione d'esempio, non ebisogno di grande acume
per intendere a chi egli parla, che cosa consiglia, che cosa minac-
cia, quando esce in queste sentenze: « Al piu forte umano volere
prevale 1'eterna legge della civilta •, imperocche siccome la siciirez-
za d'ogni popolo sta nell'essere raccolto, cosi quella d'ogni potere
sta nell'essere concern/to *... Seun ordine vecchio non vieneall'uo-
po riformalo sponlaneamente dalla ragione, di necessita gliene so-
stituisce uno tutto nuovo la violenza 2... I deliri d'una eta provo-
cano i contrari della vegnente: e dove il comando fa sfrenato, la
licenza gavazza furibonda ecc 3 » . Comeanche nel paragrafo IV, in
cui tratteggia 1'Alfieri, si scorge ad evidenza non essere soltanto
Tamore della veritastorica quello che gli fa notare, come 1'Astigia-
no « non poteva ammirare che il popolo inglese, ne confidare che nel
suo reggimento, equidistante dalla licenza e dal dispotismo. » Dove
non e governo rappresentativo, il Salvagnoli non vede che licenza
o dispotismo ; e se la macchina del Governo non e congegnata a con -
trappesi costituzionali, vano e sperare la salvezza della civilta, poi-
che a salvarla bisogna « darle ordini di legge e di ragione siffatti ,
che non potesse soffocarla chi presumesse difenderla , ne precipi-
tarla chi presumesse portarla al colmo d' un tratto. » Tutti gli a-
mori, i voti, le speranze, i propositi del Salvagnoli si mostrano
pure chiarissimi nel paragrafo VII, quando rallegrasi col Canova
perche Dio stesso gli pose sul labbro la parola con cui strappava a
Napoleone « la promessa diricreare la patria italiana, di farla indi-
pendente, di renderle, augusto capo, Roma * ». Se tutto andasse
di questo modo , certamente egli non avrebbe bisogno di racco-
1 P»g. 18. -J 2' Pag. 20. — 3 Pag. *l.
4 Pag. 31 Qui noteremo una antilogia dialettica del nostro oratore; il qua-
-le in ({iiesta pag. 31 dice di Firenze che goder non seppe la libertd ne sof-
, frire il dispotismo ; e poco appresso a pag. 39 afferma che « la Toscana, fino
dal secolo decimoterzo iniziatrice d'ogni liberta, da quella del pensiero a quel-
la del lavoro, fcndatrice del reggimento rappresentativo moderno fino dal 1532
se n'era conservata si degna che Pietro Leopoldo glielo voleva reslituire ».
BELLA STAMPA ITALIANA 327
mandarsi per aver lettori acuti. Tutt'al piu quando il facesse, vi si
dovrebbe vedere un artificio oratorio. Imperocche un certo parlare
fra i denti con aria di mistero , un atleggiarsi come vittima di ti-
rannide che incatena parola e pensiero, un cotalfremere sdegnoso
e contenuto, un sospirare passionate e rotto a mezzo, un dire co-
se a pnma giunta semplicissime e da nulla, ammonendo tuttavia di
badar bene a quello che sta
Sotto '1 velame delli versi strani ,
sdnoarti direttorica liberalesca, lequali, a chi sa usarne a proposi-
to, pongono intorno al capo una certa aureola di martirio, edanno
ancora all' opera stessa un non so quale saporetto di frutto proibi-
to, che la rende piu appetitosa e piccante. Con questi modi non tor-
na difficile guadagnarsi lode di coraggio e gloria di aver fatto una
lella azione. Ond'e che il Salvagnoli o per dare maggior efficacia
alle cose sue , o per crescere la bella fama gia conquistata, usa co-
desti modi oratorii con molto garbo e con ladebita rnisura. Qui,
per esempio, si contenta di augurarsi lettori acuti. Ma nel Saggio ci-
vile, che mand6 innanzi agli Scritti varii del Verri, si diede cura di
premonire tutti, che intendano piu che egli non ragiona, imploran-
do , a manifestare inlerissimo do ch' egli pensa , dal placato cielo
opportunita .
II sig. Ercole Ricotti , nel suo. libro sopra la Vita e gli Scritti
del Balbo, noto opportunamente che prima del 1847 « ogni scrit-
tore liberate torturavasi ad orpellare le proprie idee. . . . Quasi un
gergo stabilivasi tacitamente tra Autore e lettori ; e una frase
breve e oscura racchiudeva talvolta piu liberalesimo, che parecchie
facciate scritte in tempi , nei quali il liberalesimo par messo all' in-
canto » *. Al quale precetto o avvedimento di prudenza il sig. Sal-
vagnoli si attiene nel suo Discorso con quella stessa sagacia, con cui
ne4 1847 scriveva al suo caro Beppe Montanelli, « che senza una
gran cautela non faremo nulla ; che per fare il primo passo non
i Delia Vita e degli Scritti di CESARE BALBO, pag. 80, 81.
3!28 RIYISTA
bisogna dire dove faremo il mczzano e I'estremo. » Percio avviene
che ogtii mezza parola non orpellata, ogni sua frasuccia un po' lim-
pida, con cui va ridestando il fuoco sarro sugli altari tlella liberta,
gli suscita attorno un coro di applausi de suoi confiatelli, diciame
noi : dell' intera Italia, dicono i confratelli.
Vero e che il detto Discorso e mollo meno enimmatico di quanto
debbasi aspettare da chi capisce che a proposilo d un monumento
funebre il Salvagnoli ha elaborate un programma politico1. Di
che non pud dub'tarsi , atteso il modo con cui spiega Tintenzione
del Canova, e descrive i tempi rhe promettevano effettuarla , ini-
ziando veracemente quella condizione di cose , per cui solo e possi-
bile il bene civile della Italia. Cos! , ragionando sopra le cose di
sessant' anni addietro , tamquam aliud agens , senza dare sospetti
a chicchessia, un onesto liberate pun pigliarsi il gusto di fare I' a-
pologia della rivoluzione francese dell' 89, e dissertare sopra la ne-
cessita e la condotta d' una rivoluzione italiana , dimostrando che
per 1' Italia 6 supremo bisogno 1' unita di governo e T Indipendenza
politica.
Caldeggiare apertamente codesto disegno di fusione di tutti gli
Stati Italiani in uno solo -, dire chiaro * he bisogna mandar con Dio e
Pio IX, e Leopoldo, e Fran esco V, e Ferdinando II-, e ricominciare
la crociata contro il barbaro fino a cacciarlo al di la dell' Isonzo,
i
i La Riuista di Firenze forse non pose mente all'indole politica di que-
sto discorso , quando noto come cosa da doverne dolere « che non abbia
serapre quella chiarezza che petrebbc rendere i concetti evident! a ogni let-
tore, e che 1'artifizio e certa gonfiezza accademica abbiano talora allontanatt
1' Autore da qtiellu efficacissima semplicita ecc. » ( N. 11 )• Certe cose non si
possono dire cosi chiare! Non basta dunque , alia Rivista , che egli difenda
cnergicamente la rivoluzione dell' 89, e la dimostri neccssario s for so e pro-
gresso della civiltd e non ancora compiuto? Si vuol essere discreli ! Quando il
placate cielo gli avra dato opportunila di aprire interissimo il suo pensiero ,
egli dedurra le conseguenze pratiche di codesto suo principio storico. Intanto
si covino le dottrin« dell'89 o almeno si lodino altamente. II restd verra poi ; e
allora chi dorme si svegliera , ma troppo tardi ! £ sernpre inutile svegliarsi al
fragore delle rovine.
DELLA STAMPA ITALIANA 329
per fare Iialia una e indipetidente ; rimettere in campo i diritti
della nazione ail una Costituente che segga in Campidoglio e di la
regni sovrana-, bandtre, in una pa cola, il rfcominciamehto dell'im-
presa fallita nel 48, focse non si pot.ea senza qualche pericolo, non
gia per 1 Autore , ma per la santa causa. Ma far vedere e vagheg-
giare tutte queste h^lle cose nelle intenzioni del Canova, nel Monu-
mento per 1' Al fieri, nelle promess^ fatte da Napoleone I, a propo-
sito di Onuri Parentali, in un' Accademia, questa era cosa'quanto'
facile, altrettanto innocente, e che con 1' attraente novita del tro-
vato congiunge la prudenza dell' operare e la sicurezza deLPfcffwito.
Speriamo che il signer Salvagnoli non si richiamera di noi , che
per apprezzare il suo Discorso ne indaghiamo le natenzfohi. Impe-
rocch^ se egli auguravasi let tori acuti, cui non paresse « sfrano che
a ben conoscere un'opera dell1 arte si debba penetrare la rifiosla
intenzione delV arlistav ; molto meno dee sembrare strano che, a
ben comprendere il gergo liberalesco di chi caldamente si racco-
manda affinch^ si procuri d' intendere piu che non ragiona^ diasi
opera a penetrare la riposta intenzione del suo Discorso. Ben e vero
tuttavia che il sig. Salvagnoli s' e tollo la cura di avvertire che « il
concetto sostanziale del discorso e questo : il Canova voile col suo
monumento onorare in so'mmo grado PAIfieri, riconoscendolo mez-
zo attissimo per rammentare a Napoleone i dolori e I aspettativa
dell' Italia 1. » Ma e non potrebbe in taluno sorgere il pensiero che
\ Questo e un vero paradosso! Che Napoleone, toccato il colrao della glo-
ria e della potenza, quando stava meditando e sforzandosi d'attunre il sogno
dorato d'una monarchia universale , proprio allora volesse levare dalt* jmibita
corona il piii prezioso gioiello, cosliiuendo la nazione italica una ed indipen-
dente , questo non ha ombra di verosimiglianza , checche abbia egli detto a
scritto di poi. Ma che dovesse muoversi Napoleone a si grandeatto, solo per-
che un artista italiano sopra il sepolcro d'un poeta scolpiva 1' Italia piangente
o fremente , questa e cosi strana presunzione , che certo non pole entrare in
eapo al Canova ; e non ha riscontro, se non che nei pazzi divisamenti degli
Italianissimi del 48, i quali a furia di canzoni, di banchetti, di proclami e di
giornali volcano fare I' Italia. Anche in questo punto la Rivista di Firenze non
va d'accordo col sig. Salvagnoli.
330 RIVISTA
il Salvagnoli abbia forse voluto col suo discorso levare a cielo il Ca-
nova e 1 AIQeri, riconoscendolo mezzo attissimo per tenere accesi
gli sdegni, per avvivare le speranze, per dirigere ad uno scopo le
macchinazioni de' libertini italiani? Chi cosi pensasse non avrebbe
tutto il torto-, giarche e certo che se il Salvagnoli si fosse proposto
preoisamente questo scopo, non avrebbe potuto far meglio per con-
seguirlo.
Sulla fede di PietroGiordani incomincia 1'A. collo stabi'.ire, come
premessa di tutto il suo discorrere, che il Canova era Italiano con
tutia fa sua anima ; e questo dimostra a modo suo, dichiarando per
conghietture quale fosse la riposta inlenzione del Canova nello scol-
pire la tomb a di Clemente XIV ed il monumento ad Angrlo Emo.
Col medesimo genere d'argomentazione, quanto strano allrettanto
inconcludente, potrebbe altri dimostrare niente men chiaro che il
Canova fu per appunto lull' altra persona da quel cbe dice il Salra-
gnoli; e basterebbea tal fine spiegare i concetti simboleggiati dal
Canova nella tomba di Clemente XIII, e nello scolpire il Massimo
Pontefice Pio VI, genuflesso ed orante a pie della tomba di San Pie-
tro. Stia certo il signer Salvagnoli che il riscontro coi tempi , che
le annotazioni storiche e le patetiche riflessioni, che le vite di questi
due Sommi Pontefici, eroi di fortezza e di mansuetudine, che il
diuturno loro martirio per la causa di Santa Chiesa e della giusti-
zia, che 1'abuso spietato della forza onde furono vitlime, darebbero
modo di colorire un quadro a toechi si forti, a tinte si chiare e vi-
yide da disgradarne il tratteggiato da lui in senso contrario : ed il
Canova potrebbe campeggiarvi in aspetto d' uomo che alia vista di
tanta virtu e di tanta grandezza s' accinge ad immortalarne la me-
moria nel marmo, onde ricordare ai popoli i dolori e gli slrazii pa-
iiti dal Vicario di Gesu Cristo, i danni e le onte cui soggiacque la
Chiesa , ed il trionfo che da ultimo coronava gli oppressi , annien-
tando gli oppressori.
Entra quindi il Salvagnoli a ragionare sopra i tempi del Canova
e deH'Alfieri ; e datido una stoccata di fianco at tristi ed agl" ingrali
che giudicano male lo scorcio del secolo XVIII, ci mostra con sin-
BELLA STAMPA 1TALIANA 331
golare compiacenza « i campi di battaglia, le aule legislative, e la
terra e il mare insanguinati da cento e cento assei tori della civile
franchigia » , per farci cosi capire « quale e quanta si fosse stata la
contemporanea famiglia italiana, conservatrice eterna delsenno la-
tino. » Se per meritare ad una nazione la lode di conservatrice eter-
na del sen no latino dovessero bastare il chiaccherio de' Parlamenti, i
campi di battaglia ecc.; bisognerebbe tributare questo encomio pre-
cipuamente ai popoli di Londra e di Parigi : i quali non immolarono
soltanto cento e cento assertori all'idolo della civile franchigia, ma
gli offrirono pare in olocausto .le teste dei loro rnonarcbi , ed il san-
gue di milioni d' innocenti.
Ma non sono questi i soli esempi di virtu, acui il Salvagnoli re-
puta congiunta la gloria d' Italia, n6 questi soli i grandi fatti con
che la consolavano nelle sventure i magnanimi figliuoli di lei, che
esso ci propone ad imitare. L' Italia «. costretta dalla forza si ven-
dic6 colla ragione. Servi ma penso: e tacite serpeggiando le idee,
che la forza non incatena ne uccide, penetrarono da per tutto, lo-
gorando il vecchio, avvivando il nuovo, auspici Galileo * e fra Pao-
lo; restitutore 1' uno della liberta all' intelletto umano, maestro
V altro per far lo stato laico, ma religioso. Per cotal guisa, occulti
a' dominated armati , furono con indomabile perseveranza gittati
i fondamenti di un altro edifizio sociale. II perche il nuovo ordine
di cose e di diritti non nacque, ma si manifesto improvviso: ne
calo dalle Alpi Nupoleone per portare la civilta, ma per emanci-
parla 2. » Specchiatevi in questo esempio, sembra dire tacitamente
il Salvagnoli a' suoi aculi letlori; imparate come si fa ; vedete come
1 Qui il sig. Salvagnoli deve aver commesso uno sbaglio di patria e di nome,
e voile forse scrivere Lutero; a cui propriamente spetta la lode d'aver resti-
tuito, nei tempi moderni, all' intelletto umaiio la liberta di cui egli tratta, quan-
tunque il Gioberti per assicurare questo vanto alia Italia ne volesse autore pri-
mo il Socino. Galileo non fa mai nemico ne della Ghiesa ne dei Priiicipi ; e nel
fatto di tale liberta non merita cotesti eneomii del Salvagnoli.
2 Queste parole piacquero moltissitno alia llivista diFirense. Vefro e eh' es-
se sono chiarissime e non contengono ne artifizio ne gonfiezsa accademica.
332 uiviSTA
vennero nell'intento loro quei grandi da me celebrati ! Ma, sia det-
to con sua buona pace , questo ci pare un vero sciaiacquo di am-
mirazione. Non e poi un novissimo trovato dei rivoltosi italiani
quelio del lavorare solto mano e cospirare in segreto, quando V au-
torita pubblica, conscia de' suoi diritti e de' suoi doveri, sta vigi-
lando forte e risoluta di frenare a tempo i sommovitori de' popoli.
e di punire eziandio con inflessibile ma salutare giustizia chi si
studia di manomettere le legittime istituzioni, da cui sono retti gli
Slati . In ogni tempo ed in ogni luogo gli emuli di Catilina e di Bruto
giovaronsi delle tenebre, delle frodi e del tradimento per condurre
a termine le nefande opere loro e le divisate rivolture. I moderni
campioni del pugnale e dell' assassinio politico, i Carbonari del 21,
i proseliti della Giovane Italia , sotto questo rispetto , non sono
punto da meno di coloro che il sig. Salvagnoli con tanta mae-
stria d' eloquente oratore ci venne ritraendo in aspetto dei piu de-
gni e valorosi Ggli, onde possa andare altera 1' Italia nostra. Anche
questi seppero , con indomabile perseveranza , gittare occulti ma
pur saldi i fondamenti d'un nuovo edificio sociale-, e ben vedemmo
nel 1848 e nel 1849 quale ne fosse il disegno , 1' architettura e la
vastita. Chi nel 21, nel 31 e nel 33 pote conoscere le intcnzioni
riposte di codesti suoi commilitoni, sa benissimo che esse non sono
ancora abbandonate,e che per cambiardi modi e di apparenzenon
si tralascia di proseguire 1'opera. Anzi vediamoche, distribuiti con
molto accorgimentogli ufficii, secondo il grado, il valore e la con-
dizione sociale di ciascuno dei fratelli, la bisogna con istancabile
lavorio procede innanzi di buon passo, e si fanno serpeggiare le
idee, si logora il vecchio, s' avviva il nuovo, aspeltando dal placa-
to citlo opporlunila a far piu e meglio. Intanto certi scrittori su
pei giornali vanno eccitando ne' popoli il malcontento delT ordine
presente, ed uno smanioso desiderio di liberta e d1 indipendenza 5
altri con sussiego da pubblicisti ridestano le scambievoli gelosie
de' Governi, e li spingono a tutto potere sulla via tracciata dall'ja-
postata fra Paolo per le cose di religione; altri o piu modesti o piu
cauti si stanno paghi a scrivere e pubblicare discorsi, programmi,
BELLA STAMPA ITALIANA 333
mdirizzi, proteste, memorandum ecc. ecc. Ne mancano i piu animo-
si e maneschi, i quali si forniscono d'armi, si provvedonodi dena-
ro e di navi, e sferrano i ladri e i malandrini delle galere, e in lo-
ro compagnia, con audacia da gladiatori, gittano allo sbaraglio le
proprie vite per tentare la dura prova e far T Italia. Non crediamo
certamente che il Salvagnoli abbia voluto spingere proprio allc
ultitne conseguenze T emulazione dei moderni con \ esempio della
vittoria ottenuta dagli antichi cospiratori. Pure sembra darne un
cenno egli medesimo sul chiudere della sua orazione, la dove dice
che « se la semerita sparsa da Vittorio ha piu cbe il fior del verder
ancora non dette frutti maturi. » A noi paiono anche troppo ma--
turi , poiche stesero la mano a raccorli e 1' assassino del Duca di
Parma, e il Pianori, e Agesilao Milano, e il Tibaldi, ed ora il Pieri
e 1'Orsini per tacere di cento altri.
Dopo accennata Fapoteosi dei cospiratori italiani, il Salvagnoli
passa a celebrare i meriti e le glorie dell' invasione francese, a cui
gl' Italiani debbono saper grado del massimo bene, poiche era di-
retta ad emancipare la civiltd nell Italia. « La invasione ( spiega
egli poi nell' annotazione aggiunta) fu un mezzo doloroso, ma ne-
cessario, d'un fine buonissimo e salutare 1 $ la rivoluzione largi al-
1' Italia il massimo bene di rigenerarla 2- se dopo il 14 essa non
torno tre secoli indietro, fu merito della rivoluzione dell' 89 3. £
per chiarire meglio questo dettato di sapienza politica, dice che
« 1' oltimo sarebbe stato la rivoluzione senza 1' invasione. Ma quan-
go 1'ottimo non si pote ottenere, la invasione fu il bene non asso-
luto ma relative, perche senz' essa la rivoluzione non si sarebbe
inaugurata in Italia 4. »
Noi chiediamo licenza di volgere al sig. Salragnoli due domande.
€rede egli che la civilta presentemente sia a bastanza emancipata
in Italia? Gradirebbe egli una nuova rivoluzione, una seconda inva-
sione, per comperare a cosi caro prezzo, codesto massimo benel Se
gli pare che la civilta sia gia emancipata, che cosa pretende di pit?
i Pag. 42. - 2 Pag. 41 - 3 Pag. 41. — 4 Pag. 42.
334 RIVISTA
Se vuole qualche cosa piu innanzi, ha egli almeno calcolato i danni
e le devastazioni, onde sarebbe afilitta la patria sua, quando certi
dissennati desiderii fossero attuati?
Dell' avvenire non sappiamo checosapensi il sig. Salvagnoli, ne
probabilmente vorra disagiarsi per rispondere a tali nostre domande.
Ma da I passato si puo fare ragione dell' avvenire. Ora ecco per quale
maniera egli giudica i disastri e le ealamita con cui venne accorn-
pagnata la prinia riyenerazione d' Italia. La invasione francese ,
emancipando fra noi la civilta « accumulo ruine sopra ruine » : ma
gl' Italiani non ebbero a dolersene; che erano ruine di vecchi edifizi
e caduchi. Avete capito? Vecchi edifizi e caduchi erano le leggi pa-
trie e mitissime, a cui reggevansi gli Stati ilaliani, la legittima indi-
pendenza onde godevano le Repubbliche di Genova edi Venezia, la
maesta dei troni di Napoli, di Firenze, di Torino ecc. Yecchio edi-
fizio e caduco era precipuamente la sovranita temporale dei Papi,
si che 1' averle dato il crollo merita lode al primo JSapoleone ; ma
non senza qualche biasimo per non avere adoperati mezzi bastevoli
all'uopo di fare che non sorgesse mai piu. Imperocche « ernerido piu
con impeto che con senno Tantichissimo fallo di Carlo Magno, ces-
sando una dominazione insufficiente a riunire sottodi se tutta 1 Ita-
lia.e atta ad impedire che altri la riunisse. » E li un segno di richia-
mo vi manda a leggere in nota un brano delle opere di Pellegrino
Rossi, in cui si tratta esprofesso dei modi da tenersi per Tabolizione
del dominio de' Papi, e si discute la convenienza di quelli che uso-
Napoleone.
Ma non e da far meraviglia di cio. II nostro A. , nell' entusia-
smo della sua ammirazione per le rivolture francesi, giunse fmo a
coosolarsi di vedere tutti gli Stati italiani aggregati in condizione
di province all' impero Napoleonico. « Leggi, moneta, ufficio, co-
stume, armi e gloria, tutto era comune , tutto obbediva a una
mente sola, immensa, italiana : comune giogo, ma non privo di sol-
lievi^ come fabbricato da un concittadino, e come iriiziatore d'unita,
salutifera pur nel servire. » Venga pur dunque il Mazzini (dira , se
non lo scrittore, almeno qualche lettore acitio ) , e con mano di
ferro costringa sotto la sua dittatura tutta Italia, e la faccia una!
DELLA STAMPA ITALIANA 335
II giogo , fabbricato da un concittadino ed iniziatore d' unlta , non
sara senza sollievo; sarasalutifero il servire !
Conchiudiamo. Se non si vuole restare alia scorza, ma penetra-
re al midollo, bisogna inferire che, o il signer Salvagnoli non feee
cosa molto assennata proponendo all'ammirazione ed alia imitazio-
ne del moderni Italiani un ordine di idee e di cose che egli non
vorrebbe ora vedere attuato ; ovvero che egli, diede qualche ragione
di pensare che, per dire con tutta sicurezza quello che gli sembra
da fare, scelse i Parentdli a' Vittorio Alfleri, e meglioche leinten-
zioni del Canova manifest6, forse le proprie, che si restringono in
una frase : Italia una e indipendente, a costo d' una rivoluzione
come quella del 93, a costo ancorad'una invasione straniera ma
repubblicana, che ci sgomberi di codesti edifizii vecchi e caduchi.
Perci6 la dove descrive il simulacro dell' Italia posta dal Canova
sulla tomba dell'Astigiano, ce la rappresenta in atto di persona as-
sorta nella meditazione del riscatlo, e prosegue: « Err6 chi disse
che la gran donna piangesse: Italia non piange, ma consuma in se
stessa 1'umiliazione, mentre che il danno e la veryogna dura. E da
quel fremente meditare sulla tomba del nemico piu acerbo a tutti i
nemici suoi, manda nell' animo di chi la guarda una fiera neces-
sita di partecipare al generoso abborrimento. » E conchiude che
€osi il Canova sapea « parlare tremendi veri al prepotente, alia
nazione italica salutiferi. » Donde si potrebbe forse conchiudere
che pel bene d'ltalia bisogna trattare i Re come tiranni incorreg-
gibili, e tornare il Papa alia rete y secondo che generosamente inse-
gnava TAIfieri: e finche ci6 non siasi ottenuto, fremere e cospi-
rare contro gli obbietti del suo generoso abborrimento.
Saremmo, non sappiam dire se dolenti, o lieti di avere errato in
queste nostre considerazioni e congetture. Imperocche il nostro er-
rore, spiacevole sempre per s& medesimo a chi lo coglie, potrebbe
tuttavia avere per effetto d' indurre 1* Autore del Discorso ad una
esplicita dichiarazione di idee e di sentimenti, la quale, dando torto
a noi, lo darebbe parimente a quei giornali ed a quelle Riviste che
lodarono il discorso del Salvagnoli appunto per quella stessa ra-
gione, per la quale noi 1'abbiamo censurato.
RIVISTA
II.
Carmina latino, el itala IOSEPHI TKIVELLATO in Seminario Palarino
Professoris etc. emeriti - Patavii - Typis Seminarii 1857. Un
vol. in 8.° di pag. 264.
Non puoi parlare d' un chiaro Professore del Seminario di Pado-
va senza che ti ricorra alia mente, con un senso di dolcezza, d'amo-
re e di meraviglia, come quel luogo sacro alia pieta e alia scienza
delle divine cose, fu altresi la eletta stanza delle letlere e delle arti
amene, dell'erudizione e della filologia, V ornamenlo e la gloria
d' Italia, il tempio che le serbo il Palladio dell'antica sapienza greca
e latina, e donde uscirono tanli uomini celebri pel loro sapere e
per le loro virtu. Di la, per tenersi soltanto alle lettere e all elo-
quenza, uscirono, fra cento altri famosi, un Rinaldieloquentissima
Retore, il Ferrazzio egrtgio commentatore di Cicerone, il Costa
valente traduttore di Pmdaro in versi oraziani, il Clnlesotti faconda
professore di sacra eloquenza, il Facciolali che tanto illustr6 la no-
bile e dignitosa lingua del Lazio, il Forcellini che ne aduno come
in un emporio i piu eletti tesori, il Cognolato e il Furlanetto,ch&a
quelle del Forcellini aggiunsero nuove e preziose gemme, ed ora il
Corradini, il quale con vaste e indefesse ricerche va, pel profonda
pelago di quella ricchissima lingua, pescando le perle piu ascose e
fuggile all'oochio di quei solleciti e acuti indagatori.
Chi entra anche ora nella bihlioteca del Seminario, e la vede cosi
copiosa d'antichi e rarissimi codici, di libri delle piu riputate edi-
zioni dal cominciamento della stampa sino al Comino e al Manfre,
e delle accolte piu splendide in fatto d' illustrazioni dell' arti beller
cosi ne1 disegni, come nei trattati, dice : qui dentro attinsero tanta
erudizione e tanta sapienza gli uomini insigni che fiorirono in que-
sta nobile palestra d'ogni dottrina. La stamperia poi ci rimembra
quanti scrittori colsero il pregio delle sue belle, nitide e corrette
edizioni, che fecero conto all' Europa il nome loro, e furono avida-
mente richieste a fregio delle biblioteche.
DELLA STAJ1PA ITALIANA
N6 queste sono solamente glorie del passato, perocch& oggidl
eziandio novera fra i suoi professori uomini dotti e mantenitori del-
la classica letteratura, tanto prostrata in Italia per colpadi coloro,
che, avendo tutto il di in bocca il riome d' indipendenza e diliber!»a,
italiana, la fecero serva degli stranieri nelle scienze e nelle leUere,
strappandole quella corona che le brillava da land secoli in capodi
maestra della civilta e del sapere a tutte le nazioni d' occidente,
Ora non & piu gradito a molti lettori chi non imbotta le riebbie del-
la filosofia germanica o 1'ecletticismo delle scuole francesi* e cM
nella letteratura, e massime nella poesia, non si trasnatura in in-
glese col Byron, in tedesco col Goethe, e persino in francese coa
Vittor Hugo e col La Marline, dispettando acerbamente gli studia-
tori de'nostri grandi maestri greci, latini e italiani.
Cotesta scuola forestiera non e al certo quella dei chiari uop-
mini del Seminario di Padova, quai sono fra gli altri il Panella,
1'Agostini , il Roverini, il Corradini e specialmente il Trivellat<V
antico ed emerito Professore di belle lettere in quell' -Ateneo, it
quale form6 collo squisito suo gusto e colla sua vasta letteratuua
tanti cospicui alunni nel Glero patavino. Quest! noi chiamiaoaa
veri amici d' Italia, perche s'adoperano con nobile ardore a con-
servarle 1' avito retaggio de latini e degli italici studii , can.tan.do-
inoltre Fe virtu patrie e i patrii fasti, che tanto la resero illustre..
Basterebbe soltanto scorrere questa Raccolta di poosie latiae
e volgari del Trivellato, dedicate dal Seminario a Monsignor Fe-
derico de' Marchesi Manfredini Vescovo di Padova, in occasione
del solenne possesso ch'egli prendeva della sua Chiesa , per ve-
dere se noi diciam vero; perocche i piu degli argommti sc»oa
eminentemente italiani. La prima poesia latina e un' Ode alcaka;
sopra 1' incoronazione di Francesco Petrarca in Campidoglie. La
seconda e un' Elegia sopra 1' infelice Giovanna Reina di Napoli,.
ucc.isa da Carlo di Durazzo. La terza esametri intorno alia mii?a-
bile fedelta di Cristoforo Colombo ad Alfonso Re d'Aragona e di
Castiglia. La quarta la magnanimita di Colombo verso i suoi ne-
mici. La quinta 6 un' Ode pitioiambica , la quale canta le gioie
Serie III, vol. IX. 22 22 Gennar* 18S8L
338 RIVISTA
e i vaticinii delle tre Arti Belle pel ritorno del Pontefice da Avi-
gnone in Italia. La sesta ^ una pietosa Elegiu sopra la rnorte di
Gaspara Stampa padovana, tradita nel suo arnore da Collatino
conte di Collalto. La settima e unv Ode alcaica sopra la pri-
gionia di Francesco I Re di Francia, fat la sotto le mura di Pavia
da Ferdinando Davalo, marchese di Pescara marito delta famosa
Yittoria Colonna. L' ottava sono esanielri sopra la Repubblica di
Venezia vincitrice gloriosa della Lega di Gambrai. La nona e una
tenera E'.egia in morte della giovirietta Isabella Ravignana, ver-
gine contadina che nell'assedio di Padova fatto da Massimiliano
Imperatore fugge di mano ai soldati, si getta dal ponte del Brenta
e vi resta affogata. La decima un'Ode sopra Giovanni Sobieski Re
di Polonia alunno dell Universiia di Padova, alia sua statua eretta
nel Prato delta' V'alle. La undeeima a S. Francesco di Sales, alunno
anch'egli dell'Universita di Padova. La duodecima all altro alunno
Marcantonio Giustiniani Doge di Venezia. La decimaterza esame-
tri in morle di Giovanni Gapodistria, ucciso a tradimento sul limi-
tare della chiesa di Nauplia da G orgio e da Costantino 'Mauro-
micali, ed altre poesie tutte di bello e decoroso soggetto.
Ariche i temi di poesia vulgare emulano 1'amor patrio dei latini.
II primo si volge sopra Pesilio di Dnnte. II secondo tratteggia il pri-
mo trionfo della Divina Coinmedia. II terzo s' intitola Perseve-
ranza e coraggio di Crisloforo Colombo. II quarto e il Colombo per
un anno intero abbandonato in un' isola ignota dall' Ovando. II
quinto corapiange 1' ultima e massima disgrazia di Colombo dopo
la morte. II sesto e sopra i funerali di Raffaello. II settimo sopra
la St oria del Guirciardini. L' ottavo intorno al Sacco di Roma.
11 nono della Congiura di Gian Luigi Fieschi.il decimo di Torqua-
to Tasso per la stradadi Vanzo in Padova. L' undeeimo Torquato
nello spedale di S. Anna. II duodecimo la morte del Tasso. II de-
cimoterzo Galileo Galilei poco prima della suacecita.il decimo
quarto il Galileo cieco. 11 decimo quinto ultimi voti e morte del
Galileo, ll decimo sesto Posterita famosa del Galileo. Havvi eziandio
gli argomenti moral i e gli argomenti sacri, parte eroici e parte di
dolce e pietoso tema.
BELLA STAMPA 1TALIANA 339
II Trivellato, sia nelle poesie latine, come nelle volgari, s'irmalza
il piu delle volte alia nobilta de' suoi temi, e sp.azia per le vaste re-
gioni della fantasia con volo animato. Anconegli aflfetti alterna, se-
condoche gli delta la ragion dell obbietto, orala speranza eil timo-
re, ora lo sdegno e la soavita, ora 1' asperita e la dolce.zza, guidati
pero sempre dal sentimento del retto e del giusto: e se talvolta corn-
passionando le tribolazioni del Galileo intinge la penna in color!
acerbi, il fa rampognando poeticamente piu gli eccessi delle passioni
private, che la severita dei tempi, esagerata sovente dall'invidia o
dall' errore. E questo medesimo 1' egregio A., ne siamo certi ,
avrebbe fatto in modo assai piu mite, se avesse saputo che le pre-
tese crudelta coritro il Galileo sono una favola, come, con ultime e
severe ricerche^si e mostrato da ottimi scrittori, tra' quali ricordia-
mo il Marini 1. Ma 1'affetto che il Trivellato suol destare maggior-
mente con dolcissima corda si e quello della. pietae della tenerezza
verso le angosce d un' aniina bella e virtuosa o tradita od oppressa
dalla malignita o dalla perfidia. Alleghiamo questi pochi versi, che
con facilita df stile e copia di sentimento descrivorto 1' ultimo addio
della moribonda giovarie Stampa tradita dal Collalto!
0 soror, o mater, tristissima corda, valete;
Utraque m'e circum sedula nocte, die!
Vos etiam euganea florentes urbe puellae
Accipite extremum,civis ab ore vale;
Et vos artriacae, quas inter prodita vixi,
Vestra brevis iiimium, terqae doleada comes, .
Este mei memores, et nostrum dicite casum,
Qui potis -est teneras edocuisse animas;
Yos maiieo ad tumulum; maestos ibi spargite tlores;
At Gollatino parcite quaeque, precor.
Forsitan hie, solus, taadem miseratus amantem,
Quo jac.eo, gressum, sole cadente, feret;
Et flens: 0 quantum fueram tibi, clamet, iniquus!
Fausta o di^ne magis sorte quiesce cinis.
Hae lacrimae, haec pietas mihi serum, at dulce levamen ;
Et mea sub gelido gestiet umbra solo.
- .'
1 Galileo e /' Inquisizione, Memorie istorico critiche . . . di Monsignor MA-
RINO MARINI. Roma 1850 coi tipi di Propaganda.
RIVISTA
•QueHa parte dell'elegia, che descrive gli affanni della giorinetta Isa-
bella Ravignana, quando, perduti fra il tumulto delle armi i genito-
ri, -si trova smarrita per le vie di Paclova, e li chiama a gran voce,
e gia presso ad esser presa dai soldati si getta nel fiume, e piena di
tenerezza e di passione.
Heu! cito deficiunt vires, heu! fessa columba
Accipitris diro proxima ab ungue capi!
Ouid faciet? Geinitu clamat miserabile ; nemo
Territus instanti milite, porgit opem.
Ventum erat ad pontem: subiectas despicit undas:
« Me serva intactam tu modo flumen, ait. »
Desilit bine animosa; at cura est una cadenti,
Ut fluvii in medium tola modesta cadat.
iXequidquam armigeri servatum accurritis: ilia
Tangier impuris usque negat manibus.
Ipsa etiam, ut ficte eludat pietatis amorem,
Fluminea innantem vortice lympha rapit.
Ultima submersae resonarunt verba puellae
« Virgo iam vixi, gaudeo virgo mori >» .
Avremmo voluto porre sotto gli occhi de'nostri lettori altri sag-
gidi coteste poesie se lo spazio eel conoedesse; ma chi le gustera
IttUe intere trovera in esse molti pregi di belta e d1 eleganza.
m.
Un articolo deZJ'Arte, yiornale di Firenze.
IT Arle di Firenze, giornale lelterario, artistico, ma soprattutto
teatrale,ha. pubblicato, nelsuo N.° dei28 Dicernbre passalo, un ar-
ticolo intitolato : La lelleratura italiana e la Civilta Cattolica, nei
quale si fa toccar con mano che la Civilta Catlolica « vuole ridurre
i giovani italiani nell'Arcadia del Crescirabeni a piagnuccolare per
Filli e perClori. » L'articolo e sottoscritto da E. Vivaldi, ed indi-
rizzato in forma di lettera al Dottore F. N. suo awico dilettissimo.
J\Ton volendo noi lasciare i nostri giovani lettori nell'ignoranza del
pericolo in cui sono per cadere, abbiamo pensato di fare recitare dal
-signor Vivaldi il suo articolo nel seguente Dialogo tra lui ed il suo
DELLA STAMPA ITALIANA 341
amu-o dotlore. Le parole poste tra due virgolette sono fedelmente
ricopiate dall'articolo allegato. L'ultima partedel dialogo poi, nella
quale si parla di cose teatrali,e ricavata dalle pagine seguenti del
N.° citato AeWArte: le quali sono impiegate a narrare, in toscanis-
sima lingua, i grandi trionfi delle cantatrici e delle ballerine delle
cinque parti del mondo, a gloria eterna della soda letteratura eda
nobile eccitarnento della generosa gioventu italiana. Ecco dunque il
DIALOGO
Tra il signor Vivaldi ed un suo Amico.
Vivaldi (solo}. « Altro non mi resta che fremere in segrelo. »
( /Verne per qualche tempo)
Amico (che sopraggiunge). Che cosa sono questi fremiti che tu
mandi?
Vivaldi. « Amico dileltissimo : quando mi metlo sul serio a con-
siderare quali detrimenti arrechino alia gioventu italiana gli inse-
gnamenti delia Civilta Cattolica, altro non mi resta che fremere
in segreto. »
Amico. Dura sorte 1 Ma perche non fremere almeno in palese?
Questo ti recherebbe qualche conforto-
Vivaldi. Che mi parli tu di conforto, quando la nazioneintera non
si risente alle onte che riceve dalla Civilta Cattolica?
Amico. La nazione?
Vivaldi. Si: la nazione. « Al cospetto delta nazione si maltratta-
no i nostri piu grandi e piii venerati scrittori. A tarere degl'insulti
inverecondi alia venerata memoria di Vincenzo Gioberti, di Pietro
Giordani e di Giacomo Leopardi, che diresti, amico, in vedereda
cotestoro vituperati e scherniti il Muratori,il Beccarici,il Filangieri,
Pielro Verri, il Colletta, il Tommaseo ed il Balbo? »
Amico. Anche il Balbo?
Vivaldi. « Si : anche 1* integerrimo Balbo £ stato fatto bersaglio
ai colpi sarcastici dei caritatevoli Padri. »
342 R I VISTA
Amico. Yivaldi mio : non bisogna esagerare i principii. Si sa che
quando si scrive o si park contro i carilateioli Padri e le opere
loro, non ci e bisogno di citare ne futti ne testimoni : basta asserire
con fremiti, ed anche senza fremiti. Ma.questo e un caso al tutto
speciale. Giacche bisogna che tu sappi che la Civiltd Callolica, per
nostra disgrazia, va per le mani di mold, i quali sono anche usi a
leggerla piu di quello che a noi converrebbe. Anch' io ne ho letto
qualche cosa, e sono inchinato a credere, che tu mi hai qui affastel-
late troppo asserzioni senza prove. Peresempio, il Muratori ed il
Balbo — Ma tu ricominci a fremere.
Vivaldi. E come non fremere al vedere che ora, pur troppo, si
chiedono le prove, anche quando si tratta di questagente. Oh beati
quei tempi, nei quali parlavamo e stampavamo noi soli, e se altri
osava stampare o parlare, noi gli chiudevamo la bocca e la tipo-
graCacolle sassate. Non e ella cosa da fremere, amico mio, a ve-
<lere che ora in Italia non ci e piu lecito dire che il Gioberti e un
gran filosofo, senza che questi giornali retrogradi ci dimostrino
ch'egli non sapeva bene la logica? che il Leopardi, il Giusti-ed il
Giordani sono uomini pelasgici, senza ch' essi, concedendo loro la
lode di letterati piu o meno valenti, neghino loro quella di modelli
di retto pensare? che il Colletta, il Beccaria, il Filangieri, il Verri,
il Tommaseo sono uomini divini, senza che essi ci dimostrino che
hanno molte parti men che umanePOh miseria dei tempi present!
nei quali non possiamo piu avventurare una misera bugiuzza senza
che sia smascherata , ne stampare un articolo di giornale senza
che ci si rivedano le bucce! Cari luoghi io vi rivedo , Ma quei di
non trovo piu ! E questo e appunto quello che mi fa fremere. Ed
il peggio e che niuno si richiama.
Amico. Niuno?
Vivaldi. Niuno. « In Italia si e per tanto tempo sofferta un'onta
di questa fatta, senza che una penna generosa abbia convemente-
Hiente rintuzzato 1' ardire di quei soQsti reverendissimi » delta £»-
villa Cattolica.
Amico. Dunque impugnala tu questa penna generosa.
DELIA STAMPA IT^LIAN'A
Vivaldi. Altro che tina penna ! « Amlco mio, a voler tutte anno-
verare con novero ...»
Amico. Annoverare con novero ?
Vivaldi. Si : « a voler tiitte annoverare con novero sot tile le
costoro calunnie, e le critiche beffarde e pettegole non basterebbe
un volame. »
Amico. E tu fanne due , quattro , quanti bastano. Sara sempre
meglio che fremere in segreto ; cosa indifferente alia Civiltd Cat-
iolica, inutile alia buona letteratura e nociva alia tua sanita.
Vivaldi. La mia sanita la darei volentieri per la causa letteraria.
Ma, a dirti il vero, per confutare la Civiltd Catlolica non si richiede
grande sciupio di forze. « Sai tu cbe razza di letteratura vogliono
essi quesli civilissimi compilatori? »
Amico. Udiarno.
Vivaldi. «. Eh, mio caro : ci vuol pooo a saperlo. Apri le opere
del P. Giambattista Roberti e vedrai. »
Amico. Suppongo che questo Roberti e uno scrittore della Civiltd,
Cattolica.
Vivaldi. No; & uno scrittore del secolo scorso.
Amico. E perche debbo leggere uno scrittore del secolo scorso
per conoseere la razza di letteratura voluta dalla Civiltd Caltolica?
Vivaldi. Gli e che, con sommo mio dispiacere, debbo aggiungere
cbe, quando avrai lette le opere del Roberti, dovrai ancora leggere
quelte del Bettinelli, e poi i libri di « quel poverello dell'abate sub-
alpirio. »
Amico. Anche il Gioberti debbo leggere? Ma sai cbe affare 6
leggere il Gioberti! Pochi Italiani ci sono riusciti : e meno qnelli
che piu I' ammirano. Non si potrebbe cominHare a dirittura col
leggere la Civiltd Cattolica? Mi pare che, a voler dare buon giudi-
zio della letteratura di un libro, il mezzo piu sicuro si e di leggere
il libro.
Vivaldi. Ora ricomincio a fremere davvero !
Amico. Sia per non detto ; dunque leggo il Roberti, poi il Bet-
-•tinelli, poi il Gioberti, e poi?
344 RIVfSTA
Vivaldi. E poi veclrai « che il cioccolatte ed il cuffe erano 1'am-
brosia e 1'amrita di quest! buoni Padri. »
Amico. Per fare si bella scoperta leggerei di un fiato il Serum
italicarum.
Vivaldi. « Di modo che la bella letteratura non e pei reveren-
dissimi vita generosa dell' anima ecc. ecc. , come pretenderebbe
quel buon uomo del Centofanti, ma sibbene un semplice trastullo,
un giocherello da bambini. » Hai veduto come scende, per filo di
logica, quel mio Di modo che, quella conseguenza?
Amico. Sono conseguenze che fanrio fremere : ed io credo che i
sofisti della Civilta Catlolica ne faranno il loro pro.
Vivaldi. Ne ho delle piu curiose. Per esempio : se tu ammetti
1'esistenza delle edizioni ad usum Delphini, io ne ricaver6 subito,
per modo di conseguenza evidente, che la letteratura della CiviUa
Callolica consiste in un' anaereontica al cagnolino di Nice, ed in un
epigramma greco in morte di una civetta.
Amico. Vediamo questo sforzo d'ingegno.
Vivaldi. Eccolo in due parole : « Guarda Orazio e Virgilio sotto
il ridicolo panneggiamento loro affibbiato dal P de la Rue, e dim-
mi se li riconosci. II povero Deifobo, lacerum crudeliter ora, ma-
nusque ambas, mi fa meno compassione di quei due gran poeti ve-
nuti a mano di cosi sfacciati avversarii. E su questo passo cammi-
nano tutte le edizioni potate ad usum Delphini, contro cui si sca-
gliavail Foscolo. Immaginati dunque se gente che non arrossisce di
slavare nella sua prosa bastarda i versi dell' Eneide, puo mai ele-
varsi al concetto della letteratura civile! Oib6: (attento, che ora
viene la conseguenza) un epigramma greco in morte d'una civetta;
un' anacreontica al cagnolino di Nice ; una predica sulla compunzio-
ne in versi martelliani; ecco la letteratura della Civilta Catlolica. »
Hai veduto? In due parole ho tirata la conseguenza che ti avera
promessa, colla giunta ancora della predica sopra la compunzione.
Amico. Ripeto che sono cose da fremere.
Vivaldi. Se Dio mi da vita , hai da vedere che conseguenze mi
voglio mettere a tirare. Queste non sono che un « preambolo ».
Mi hanno da sentire questi « sofisti reverendissimi ».
BELLA S1AMPA ITALIANA
'Amico. Gente die fa le opere del Roberti, e le edizioni ad usum
Ddphini I
Vivaldi. « Che cosa pretenderebbero quest! sigriori colle loro
meticolose teorie di letteratura ibrida, effeminata, ciarliera? )>
Amico. Fare epigramrni allecivette, anacreontiche ai cani , e,
quelio che e peggio, prediche sopra la compunzione.
Vivaldi. « Pretenderebbero forse di ridurci, noi giovani Italian!,
nell'Arcadia del Civscimbeni, a piagnuccolare per Fill! eper Clori?»
Amico. Appunto! Cantatrici e ballerme a chi legge e scrive \ Arte,
il Momo, il Passatempo, la Lanterna, la Speranza, V Indicalpre, il
Buon gusto, \'Eco dei Tealri e simili colonne della soda letteratura !
Vivaldi. « Eh! si stroppino il cranio. . . »
Amico. Oh! questa poi e un' imprecazione!
Vivaldi. « Si stroppino il cranio nella stringa... »
Amico. Peggto.
Vivaldi. « Si stroppino il cranio nella stringa del Decolonia... »
Amico. Meno male.
Vivaldi. « Si stroppino il cranio nella stringa del Decolonia co-
loro che hanno la sfrontatezza di ricantarci in faccia nenie cosi
svenevoli. »
Amico. Deh ! perche non ti odono quei sofisti di Pioma? Per fermo
che da tali argomeati resterebbero convenientemente rintuzzati.
Vivaldi. Oh, mi far6 bene udire io. L'hanno trovato 1'uomo. lo
mi opporrd a questo decadimento della letteratura che ci si minac-
cia. Io combatter6. L armi, qua Tarmi; io solo Combalterd, pro-
comberb sol io.
Amico. Non si tratta di procombere, ma di vincere.
Vivaldi. Non intendo di procombere. Non ti accorgi che ho ci-
tato due versi del Leopardi? In buona prosa spero di vincere.
Amico. Volendo vincere che intendi fare?
Vivaldi. Prima di tutto assegnare la vera cagione del decadi-
mento della letteratura.
Amico. Se hai scopertala vera cagione gli e fatto il becco all'oca.
Cosa prevista, mezzo provvista. Qual e questa cagione?
346 RIVISTA
Vivaldi. « Tacito il dica per me : egli che nel suo dialogo della
corrella (sic) eloquenza present! il concetto dellaletteratura civile,
quando nell' obliuio moris antiqui poneva appunto una delle ca-
gioni, anzi la principale, della obbrobriosa decadenza di ogni arte
gentile presso i Latini. » Sapresti tu tradurre questo latino: obli-
vio moris antiqui ?
Amico. Bella difficolta ! oblio dell" antico costume.
Vivaldi. Benche dottore, meriti le sferzate : giacche « io tradurrei
Yolenlieri: dimenticanza della. propria dignitanazionale. »
Amico. Non avrei mai pensato che moris antiqui significasse della
propria dignitanazionale.
Vivaldi. Ti compatisco: tu del essere stato educato dalla « pedan-
teria dei pretesi classicisti, ciechi adoratori della sola forma ». Se
avessi studiata lacnuova grammatica del Bagarotti , tradurresti piu
fedelmente. Non sai che la dignitd nazionale e ora alia moda?
Amico. Specialmente quando e congiunta colla propria.
Vivaldi. Perci6 conviene porla dapertutto, anche nella traduzio-
ne di una mezza linea di Tacito. Tornando a noi, diceva che « e pre-
cisamente quest' oblivio moris antiqui , questa dimenticanza della
propria dignita nazionale che si cerc'a a grado a grado d' innestare
nella gioventu da quelle pagine svergognate del giornale romano. »
Amico. Dunque che intend! fare per salvare la gioventu da que-
st' inuesto ?
Vivaldi. Ci pensero : per ora « ho chiacchierato abbastanza : al-
tra volta.ti dir6 cose piu chiare e piu precise. »
Amico. Questo poi non te lo consiglierei. Perche obbligarti alia
noia di parlare chiaro e precise ?
Vivaldi. Perche la precisione e la chiarezza sono la mia passio-
ne. Precisione di argomenti, precisione di conseguenze , precisione
di citazioni, precisione di traduzioni : insomnia ho un genio di-
chiarato per la precisione.
Amico. £ un bel genio : utilissimo poi quando si ha da fare con
sofisti.
Vivaldi. Lascia fare a me. Per ora discorriamo d'.altra. Sai le
novita letterarie ?
DELLA STAMPA ITALIANA 347
Amico. Non so nulla.
Vivaldi. Dunque sappi che. « al teatro della Pergola piacque,
oltre ogni dire, la prima ballerina, la quale, sia per grazia, sia per
agilita e precisione. . . »
Amico. La precisione mi piace sempre.
Vivaldi. « . . . e precisione non fu trovata inferiore a nessuna
delle piu celebrate artiste del suo genere. II ballo e decorato col
massimo sfarzo ».
Amico. Non ho trovato nella Civiltd Callolica quest' annunzio
bibliografico.
Vivaldi. Gli e che « quelle pagine svergognate vorrebbero ridur-
ci, noi giovani italiani, a piagnuccolare per Filli e per Clori ». Sai
che e accaduto a Tassy ?
Amico. La chiusura del divano?
Vivaldi. Che divano ! Si tratta « della de Gianni Vives che, per
la sua simpatica voce, attrae le pubbliche simpatie. »
Amico. Anche questa notizia manca alia Cronaca della Civiltd
Caltolica.
Vivaldi. Te 1'ho detto che quel g'iornale « non pu6 elevarsi al
concetto della letteratura civile. » Ma il piu bello e ci6 che mi scri-
vono daH'Avana.
Amico. Qualche riroluzione?
Vivaldi. Ecco quello che mi si scrive. « Non tralascer6 di profit-
tare della partenza del vapore d' oggi (vedi che diligenza!) per
darvi notizia del successo della Lucrezia Borgia, scelta per il de-
butto della sigriora Gazzaniga. »
Amico. E\a.Civilld Catlolica viene ad annoiarci coi suoi arti-
coloni di filosofia, di politica e di economia, quando la Gazzaniga
fail suo debutlo all'Avana? Ora capisco veramente che la buona let-
teratura e in pericolo. Deh, per 1'amordel cielo, va, corn, vola, e,
coll'ingegno e coll' Arte, salva la letteratura civile.
ARCHEOLOGIA
Iscrizioni etrusche in monumenti autofoni i.
Ad aver sicurele origini della lingua etrusca dall'ebraica dove ba-
stare ad ogni uomo assennato 1'iscrizione di S. Manno da noi inter-
pretata nell'ultimo quaderno del teste passato Dicembre. Imperocehe
la verita di quell' interpretazione siappoggia ad un principle niente
meno che metafisico : ed il principio e, cbe il caso non pu6 essere au-
tore di un discorso filato e corrente, e sotto ogni rispetto in armonia
col vero. Guai se un tal principio si smuove ! noi precipiteremmo
nel delirio dello scetticismo : cederemmo di terreno dinanzi all' ateo,
che da un fortuito accozzamento di atomi vorrebbe ripetere tutto
quest' ordine mondiale, e dinanzi al materialista, che ad un giuoco
di organismo vorrebbe attribuire il discorso, appunto come ad un
giuoco di casuale combinazione noi lo attribuiremmo. Ognuno sa,
come tutta la buona filosofia alzo la voce contro 1'enciclopedista Be-
guelin, il quale domandava, che si concedesse, potersi comporre
da una combinazione del caso non gia un intero discorso, ma un
solo verso di Virgilio, e questo medesimo dopo un' infinita serie di
altre combinazioni. Or che vorrebbe egli dirsi di tal persona, che
al caso intendesse attribuire un intero ragionamento, tratto da una
1 Attesa 1' importanza dell'argomento ci facciamo lecito di consecrare an-
cora questa volta 1'intera appendice archeologica ad un secondo articolo del
ch. P. Tarquini inlorno alia sua Bella spiegazione della lingua etrusca. Quinci
appresso ripiglieremo il nostro costume di non ommettere la relazione delle
altre notizie archeologiche.
ARCHEOLOGIA
ben lunga iscrizione in prosa ed in poesia, in ragione di senso se-
condo 1'ordine stesso delle parole e secondo I' interpunzione stessa
dell' originate lucidae disinvolta, in ragion di sintassi corrispondea-
tesi d'ingegnosi parallelismi, in ragione d'estetica emula della ter-
ribilita di Dante, in ragione di storia tutto concorde e in armonia
dal primo all' ultimo verbo?
Ma tale appunto e 1'iscrizione di S. Manno secondo 1' interpreta-
zione. che noi ne demmo prendendo per chiave 1'ebraico. Ritorni-
no, di grazia, i nostri lettori sopra quella interpretazione, ed in-
nanzi tutto avvertano, che comparandosi insiemenon pure due lin-
gue, ma ancora due dialetti, egli e al tutto necessario, che ciasche-
duno abbia le sue proprietadiversificanti,altrimenti non sarebbero
piu due, ma bensi uno solo. Ci6 posto, gittisi lo sguardo sopca
quello specchio di riscontro, che noi facemmo, di qua dell'etrusco..
di la dell'ebraico. Primieramente egli e un fatto, che dalla priraa
all' ultima voce ebraica sono tutte cosi uguali alle corrispon.den.ti
etrusche secondo 1' ordine medesimo, che nell' etrusco si tiene, che
le proprieta divers! ficanti o appena si veggono, o affatto non esi-
stono. In secondo luogo & parimente un fatto, che quelle medesime
voci ebraiche tutto eguali all' etrusche, tradotte secondo il signiS-
cato lor proprio, rendono letteralmente quel discorso, che sotto vi
e segnato. Or che discorso e mai quello? Non e egli forse in ragion
di senso secondo 1' ordine stesso delle parole e secondo I' interpira-
zione stessa dell' originate etrusco lucido e disinvolto? Non in ragian
di sintassi corrispondentesi d' ingpgnosi parallelismi? Non in ra-
gion di estetica emulo della terribilita di Dante ? non in ragion di
storia tutto concorde e in armonia dal primo aH'ultimo verbo? Che
dunque? 0 questa interpretazione e il frutto della verita, e per coa-
seguenza esprimente i veri sensi chiusi nelle voci etrusche, o altri-
menti converra dire, che e stato un giuoco del caso, e cosi il prio-
cipio metafisico sara atterrato.
Abbiam parlato secondo quella certezza, che umanamente 4 la
maggiore, cioe la metafisica. Imperocche se in ragion filologica ae
350 ARCHEOLOGIA
aressimo dovuto discorrere, veramente.ci saremmo vergognati di
pur proporre dinanzi a dotti filologi la ipotesi , che abbiamo qui
combattuto. Imperocche egli e certo in filologia -, 1 .° che tra due lin-
gue veramente tra loro estranee non si pu6 dare il caso d'incontrar-
si un lungo tessuto di voci di suonomaterialmente uguale, che nel-
1'una e nell'altra sia giustamente significative; e che un tal caso in
tutta la storia della filologia e al tutto inaudito: 2.° che dandosi un
cosiffatto caso, questo medesimo e prova indubitata, chequelle due
lingue hanno tra loro strettissima cognazione, e che perconseguen-
za Tuna dee ritenersi per giusta cbiave dell'altra. Delle quali verita
anche chi non e filolego puo avere una prova luminosa in questa
medesima lingua etrusra, solo che ponga riflessione al riuscimento
del sistema fin qui invalso di diciferarla col mezzo del latino e del
greco. Dite, di grazia, in tutto questo tempo che un tal sistema ha
regnato, che cosa di somigliante avete potuto ottenere'f Confessia-
molo pure, nemmeno di un vocabolo si e potuto dare spiegazio-
ne bastante da conciliarsi una vera persuasione. E come ci6? Forse
che le prove sono state scarse? Anzi se ne son fatte continuamente
per un intiero secolo. Forse che gli uomini, che vi si sono occupati,
fu gente dappoco? Anzi il fiore degl'ingegni, il Core della dottrina
e dell'erudizione .di tutta quanta 1'Europa. Forse che i presidii ado-
perati furono in se troppo deboli? Anzi, dove noi adoperammo una
sola lingua, e tale lingua, di cui non ci e arrivato che quel fram-
mento, che ci da la Bibbia; essi due lingue insieme e tutte due
ricchissime vi adoperarono, la latina e la greca, etalora, come per
lingua di soccorso, una terza, cioe il sanscrito, di maniera che di
una medesima iscrizione etrusca la prima voce p. e. la spiegavano
in latino, la seconda in greco, della terza ne faceano una voce ibri-
da, mezzo latina e mezzo greca, la quarta la facean viaggiare dat-
1' India ed era sanscritica. E come dunque i resultati ne furono
cosi diversi ? Certo non per altra ragione, se non perche i principii
metafisici non possono giammai mancare, ed i principii filologici
hanno tal fermezza da non poter essere smentiti: e per conseguenza
ARCHEOLOGIA 351
dalla comparazione di quelle lingue, appunto perch& divenute estra-
nee, non pote giamrnai riuscire un discorso ragionato, siccome da
tre versi del Corano non potranno giammai riuscire tre terzine di
Dante; e per contrario dal confronto coll' ebraico essendo venuto
fuori quel discorso si lucido e per ogni verso conforme al vero, che
e la nostra interpretazione dell' iscrizione di S Manno, cio non per
altro pote essere, se non perche quel linguaggio ha veramente co-
gnazione strettissima coli'etrusco, e ne e la chiave genuma.
E qui avremmo dritto di fermarcij poiche il nostro assuntonon
e stato altro, che di presentare ai dotti questa si hramatissima chia-
ve genuina, che disserrasse i misterii della lingua etrusca. Ma poi-
che in questa fatta di ricerche v' e un argomento , che si tiene per
te«nico, ed e quello che traesi dalle iscrizioni bilingui, ci piace di ag-
giungere anche questo j e primieramente spiegheremo, quali sieno
le iscrizioni , che noi comprendiamo sotto il nome di hilingui. In
due classi noi le distingueremo ; 1' una di quelle che propriamente
sono tali, cioe a dire che si contengono in quelle voci etrusche, che
ebbero dagli antichi spiegazione greca o latina ; . 1' altra di quelle,
che appartengono a monument! autofoni , cioe a tali monumenti ,
che ben considerati manifestano da per se il significato della pro-
pria iscrizione. Le quali iscrizioni, si dell' una , si dell' altra classe,
per consenso unanime di tutti i filologi forniscono certamente una
sicurissima strada arinvenire la vera chiave di una lingua ignota.
E con. tutta ragione-, imperocche essendo in ambedue le classi reso
certo ii significato dell' iscrizione., nella prima per la traduzione
annessavi in altra lingua nota, nella seconda per la qualita del mo-
numento che vi parlay ove avvenga, che usando per interprete una
data lingua, n' esca fuora per 1' appunto quel significato medesimo
che dal monumento o dalla traduzione era stato espresso, egli e
evidente, che quella lingua ne e la yera e genuina chiave. Qui ci
restringeremo alle iscrizioni della seconda classe, siccome a quel-
le, chedebbono recare maggior diletto; traendo fuori uno-de'piu
illustri monumenti dell' arte etrusca, 1' Aringatore.
ARCHEOLOGIA
L'Aringatore.
'Qiiunqne visila la Real Galleria di Firenze, se nulla nulla s'in-
tenda nell arti del bello , non pu6 fare che non si arresti maravi-
gfiato dinnanzi ad una bellissima statua di bronzo, alta qualche
cosa piu di sei piedi , e nota fra gli antiquarii sotto nome di Arin-
gatore dal tenere la destra sollevata in atto di chi ragioni a qual-
che numero di astanti. II soggetto in essa rappresentato e vi'Stito
•<K tunica e pnllio; ornato di anello e di calcei toscani che giungono
fin oltre a mezza gamb'a ; hai capelli tagliati corto e rasa la barba.
Da queste due particolarita credette il Yinckelmann di potere rac-
cogliere che la stalua sia d1 eta men rimota che non credevasi pri-
ma di lui -, e dal giudizio del Vinckelmann non discorda il Lunzi ,
anche perche il portar fasciate le gambe non fu in uso presso i Ro-
mani, se non che molto tardi. Ma questi argomenti sono fondati nel
supposto che la mollezza ed il lusso passassero dai Romani agli
Etruschi , e non dagli Etruschi ai Romani •, supposizione non sola-
mente gratuita , ma contraddetta apertamente dagli antichi scrit-
tori e dai monumenti. Abbiamo detto che 1'Aringatore e vestito
<li luriica e pallio. Ora nel lembo di questo leggesi la seguente
iscrizione :
Trattandosi di un monumento cotanto insigne e naturalissimo il
-desiderio di conoscere qual senso racchiudasi nell' epigrafe. Non e
percio da stupire se ne tentarono 1' interpretazione il Passed , il
AJaflei, il Lami, il Lanzi ed altri archeologi insigni. Stando al giu-
dizio del Vermiglioli, che si giovo delle interpretazioni precedenti,
I'-epagrafe, secondo i riscontri greci e lalini , si potrebbe tradurre
eosi:
ARCHEOLOGIA
353
LETTURA ETRUSCA RISCONTRI LATIN! E GRECI
Aulesi Metelis Aulesii Metelli
Ve . Vesial Velii (filii) Yesia (nati)
Ktensi Ken Clenii
Pleres Teke nxr,ps; Eftws
Sansl Tenine Sancto ZYM
Tuthines Pisvlics Tomvt; Ipsulices
Fra le quali voci,recate a riscontro, notabili sono quegl' Ipsulices,
i quali, conforrne avverte il medesimo Vermiglioii, sono defmiti da
Paolo abbreviatore di Festo bracleae in virilem muliebremquc spe-
ciem expressae. Donde segue, che 1'epigrafe etrusfa, recata in buon
volgare, avrebbe questo letterale significato: « Di Aulesio Metello
« Clenio figlio-di- Velio, nato-da-Vesia cosa-piena pose al santo
« Giove qualunque fantoccino-in-Iaminetta. » II Lanzi in vece di
questo fantoccino avea proposto di spiegare « wavs; Pitulani >»
qualunque P'dulano, aderendo alia falsa tradizione che la statua fos-
se scoperta inPila, ed all' opinione forse egualmente falsa, che il
detto villaggio, il quale e posto nelle vicinanze di Perugia, sia 1'an-
tica Pitulum, cui il Cellario, fondato sopra Taulorita di Plinio, col-
loca al di la dell'Appennino vicino a Matelica. Ma comunque si ab-
bia da leggere quest' ultima voce , per quanto vogliamo credere i
lettori di facile contentatura, ci sembra impossibile che possano sti-
mare vera la spiegazione dell' epigrafe 5 e forse diranno che pote-
vamo astenerci dal riferirla, per non recare ingiuriaalla memoria di
un uomo meritamente famoso. Ci parve nondimeno necessario di
mostrare con un esempio illustre cbe cosa si possa attendere dal si-
stema del Lanzi, poiche uno scrittore di tanta dottrina e di si squi-
sito giudizio, qual fu il Vermiglioli , datosi a seguitarlo ne raccolse
frutto si scarso. Vediamo ora dove ci conduca 1* ebraico , che noi
prendiamo a termine di confronto.
Serie III, vol. IX. 23 29 Gennaro 1858.
354
ARCHEOLOGIA
TESTO ETRUSCO
- 33
ID
CI3D IMH3
3D3t
4MH A2
M3 HI OVf
MD I4R2
VERSIONE EBRAICA
LKTTURA ETKUSCA
Aulesi Metelis
Ve. Vestal
Ei
Enus-i Ken
Pele Res Teke
Sa Nasal
Tenine
Tuth In Es
Si Sevili k«s
LETTUIU EBRAICA
Eli Muttal
V. Busial
hi
Anoh Ken
Pele Aruts Taha
Se Nasal
Thannin
Dad En Es
Bi Sevil kes
VERSIONE LETTERALE LATINA
Aulus Metellus
Ve(lii filius?) Vesia natus
Qui
Incipiendo dicere recte
Miraculo terroris titubavit
Eo quod elapsus est
Serpens- magnus
Ardens obtutu ignis
Super semita tribunalis
VERSIONE ITALIANA
Aulo Metello
Figlio di Velio nato da Vesia
II quale
Gominciando ad aringar rettamente
Ad im portento pauroso titub6
Perocche sguizz6
Un-grosso-Serpente
Fiammeggiante con occhi di fuoco
Per lo passaggio del tribunale
ARCHEOLOGIA 355
. Or qui innanzi tratto vegga il lettore la consonanza che passa tra
questa interpretazione, dettataci dall' ebraico, e lo stesso monumen-
to. Ci fa conoscere I'interpretazione, chelacagione dell'ergersi que-
sta statua (dono votivo per allontanare ogni malo augurio) fu un
portento pauroso, che fece smarrire quest' Aulo Metello nell'atto del-
raringare. Ed eccovi la statua, che porto innanzi il braccio destro vi
dice persona, che sta aringando, e con tale attitudine, quasi in pro-
pria favella, vi attesta la verita dell' interpretazione. I seguaci del si-
sterna greco e latino con tutto il sanscrito invisceratovi dentro, anche
tormentando tre lingue insieme, e traendone fuora un' epigrafe sen-
za senso, non riuscirono a cavarne un motto, che dicesse quello,
che la statua dice. L' ebraico, rendendoviun dettato limpido e cor-
rente e tutto in armonia, come tosto vedremo, coi coslumi della
nazione etrusca e coi fatti, dalle prime parole Ki anoh (etrusco Ki
enus-i ) IL QUALE COMINCIANDO AD ARINGARE infino all' ultima Kes
(etrusco Kes) TRIBUNALE con un parallelismo d'idee, che non pu6
uscire se non dalla verita, vi svolge in tutto il tenore del discorso quel
medesimo che la statua compendia in uno sporger di braccio.
Ne meno insigne testimonianza alia verita della nostra interpetra-
zione rendesi dalla storia. Una nazione, in cui ergesi a dono votiva
una statua pel solo sguizzare di un serpente, vuol essere una na-
zione grandemente superstiziosa : e questo sguizzare di un serpente
tra le ubbie della medesima dovette parere sovra ogn' altra grave e
terribile. L'unae 1' altra di queste due cose ci vien contestata dalla
storia. Ed in quanto alia prima nulla di piu indubitato intorno agli
Etruschi, che T essere stati un popolo eccessivamente superstizio-
so, regolando la vita privata e pubblica dietro a vane osservanze
prese dal cadere dei fulmini, dal volo degli uccelli e da cent'altre
cose di questa fatta. Basti il dire che Tullio stesso, il quale si rideva
di tali sciocchezze come si pare al secondo libro de Divinatione, nel
dettare 1' opera de Legibus, per non andar contro a' pregiudizii
popolari, non si vergogn6 di proporre molte leggi appartenenti a
questa materia, e tra le altre ancor questa : Prodigia, portenta ad
Elruscos Aruspices, si Senalus iussit, deftrunto: Etruriaeque prin-
356 ARCHEOLOGIA
cipes disciplinam docento. Che poi tra i prodigii piu rilevati si te-
nesse 1'improvviso sguizzare di una biscia, ricavasi da Orazio, da
Cicerone, da Plinio, da Giulio Ossequente e da altri scrittori. A non
andar per lelunghe ci bastera riferire quel che narra Tito Livio al
capo XXII del libro I. Narrando le occupazioni gravissime di Tarqui-
nio il Superbo Haec agenti (soggiunge) PORTENTUM TERRIBILE (mi-
raculum terroris dice 1'iscrizione etrusca) visum; ANGUIS ex colu-
mna lignea ELAPSUS (il medesimo, verbo Nasal, elapsus est, leggesi
nell'iscrizione etrusca) cum terrorem fugamque in regiam fecisset,
ipsius rcgis non lam subito pauore perculit pectus, quani anxiis im-
pkvit curis. Itaque cum ad publica prodigia Etrusci tanlum vates
adhibcrentur, hoc velut domestico cxtcrrilus visu, Delphos ad maxi-
me inclyium in fern's oraculum mitlei'e slaluil ; neque responsa sor-
tium ulli alii committere ausus, duos filios per ignotas ea tempesla-
le terras, ignotiora maria in Graeciam misit. Considerando questo
luogo di Livio, chi non vedeil mirabile riscontro che offrecoll' iscri-
zione da noi dichiarata, non pure quanto alia sostanza del fatto, ma
perfmo nelle parole? Che se ad alcuno paresse cosa stranachel'im-
provviso sguizzare di un serpente non pure facesse morire la pa-
rola in bocca a Metello, ma fosse cagione che, astornare il mal au-
gurio, si offeriss9 a qualche divinita una statua votiva; come non
dovra in lui cessare la meraviglia al vedere per simil prodigio messo
in si gran tempesta I'animo di tal Re, quale fu Tarquinio il Superbo ?
Diciamo or qualche cosa intorno alcuni vocaboli piu degni di nota.
A7, 11 quale. Dotti oriental isti avean gia notato anche innanzi
al Gesenius, che il senso primitivo di questa voce dovea esprimere
il pronome Qui, e ne recavano buoni esempii , comeche ad altri
sembrassero non ben sicuri. Or eccone una nuova conferma da que-
sta epigrafe etrusca, dove per la necessita del contesto una tal voce
non pu6 aver altro significato. II Lanzi, partendosi dallalezione del
Demslero, invece di ID vi lesse -I3,forse per qualche sfregio, o
vizio della fonditura, che scorgasi al piede della I. Ma il contesto
non lascia ora dubitare dell'abbaglio da lui preso , e della verita
della lezione del Demstero.
ARCHEOLOGIA. 357
Res, ebr. Amis, Terrore. A cbi non sa di lingue oriental! parra
strano, che si confront! 1' etrusco Res coll'ebraico Aruts. Vuol dun-
que sapersi, che YA iniziale della voce ebraica acconciamente e qui
soppressa neU'etrusco; e cio per due ragioni : 1°. perche nasce da
un Ain; e dell' Ain, scrive il Gesenius alia lettera medesima , che
apud Phoenices eliam ab initio vocum PASSIM abiicitur: 2°. perche
il concorso dell' E finale della voce precedents ( Pele*) bramava que-
sta elisione-, e tan to piu in quanto cheambedue quesle voci sorio
come legate in una sola, e I' A della secorvla , conforme ai molti
esempii che ne abbiamo, molto probabilmente dov£ nell' etrusco
sonare E, la qual cosa rendea piu dura la collisione. Inoltre lo Tsade
finale dell' ebraico e ben cangiato nell' etrusco colla sibilante piu
lene 5, perch> un tal cangiamento Aramaeis (ai quali, come ab-
biamo nolato altra volta, 1' etrusco si atliene) familiaris est, dice il
Gesenius, alia lettera Tsade. Che pero i due termini di riscontro non
sono qui Res, ed Aruts, ma piuttosto Res, e Rus; e piu pienamente
Pele-res, e Pele-rus.
Kes, ebr. parimente Kes, Ttibunale Questa voce con questo me-
desimo significato legjresi una sola volta nella S. Scrittura al ver-
so 16 cap. XVII dell'Esodo; ond' e che il Gesenius mosse dubbio
sopra la genuinita di essa. Or ecco 1' etrusco, che entra a mantenere
la lezione del testo ebraico, e giustifica la versione della Volgata ,
e degli altri interpret! antichi.
. Altre osservazioni filologiche potrebbero farsi; ma noi le trala-
sciamo a studio, perche non tutti ne avranno gusto. Di una pero
non possiamo passarci, anche perche ci presenta Tesempio di una
parola bilingue; e questa e il nome Metello.
II significato di questo nome cosi vien dichiarato da Festo: Me-
lelli dicuntur in lege militari quasi mercenarii. Accius Annal. XXVII:
«Calones farnulique metellique» : a quo genere hominum Caeciliae
familiae cognomen putat duclum. E da notarsi il quasi premesso
a mercenarii; donde si fa chiaro che mercenarius non e la traduzio-
ne letterale di Melellus , ma piuttosto il genere , entro il quale si
contiene anche Metellus insieme con gli altri nomi annoverati da
358 ARCHEOLOGIA
Accio. Quindi e che le parole di Festo sembrano doversi tradurre
cosi: Metelli nella legge militare e nome di una specie di mercenarii.
Laonde malamente Filosseno Iasci6 scritto nel suo Glossario : Me-
tellus p/jOb<; ; e per lo contrario tutto acconciamente viene a spie-
garne e a determinarne 11 precise* significato la voce ebraica Mutlal
la quale significa iussus porlare , ovvero is , cui aliquid impositum
esl , insomma bagaglione , o facchino che portava le bagaglie dei
soldati $ e cosi veramente esprimeva una spezie di mercenario che
seguitara 1'esercito. Da nessun'altra lingua e certamente non dalla
greca , n& dalla latina si potra avere la spiegazione della voce Me-
tellus , e tale che stia perfettamente in accordo colla testimonianza
di Accio. Di qua poi si viene ad intendere il frizzo di Nevio contro
Metello, e la risposta dal medesimo data estemporaneamente al ma-
ligno poeta in pubblico teatro. Fato Romae fiunt Metelli consules,
avea detto il poeta. Conviene avere un ingegno assai grossolano
per intendere in senso diretto nella voce Metelli la nobile famiglia
Romana di questo nome, non solo perch& sarebbe stata cosa teme-
raria e da destare piuttosto indegnazione che riso il yilipendere sve-
latamente una famiglia cosi cospicua -, ma molto piu perch& la ra-
gione dell' arte esige che in tali motti vi debba essere 1'equivoco, di
guisa che 1'apparenza, ossia il senso letterale si mostri innocente, e
la cosa adsignificata ed il senso occulto riesca mordente. Adunque
a volgere in italiano il motto di Nevio sarebbe a dire : £ uri destino
per Roma che t facchini diventino consoli. Metello trattato da fac-
chino, inteso il frizzo , rispose mantenendo la stessa metafora con
un altro verso: Dabunt malum Metelli Naevio poetae: I facchini fa-
ranno una buona musica sulle spalle al poeta Nevio.
CONTEMPORANEA
Roma 29 Gennaio 1858.
I.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICII. 1. Te Deum in S. Luigi de'Francesi — 2. Accademia di lingue
— 3. Morle di due Cardinal! — -4. False notizie — S, Notizie varie.
1. II giorno 24 di Gennaio si cant6 nella chiesa di S. Luigi de' Francesi
un solenne Tedeum in ringraziamento a Dio della prodigiosa salvezza del-
1'lmperatore e deU'Imperatrice diFrancia dall'attentato dei 14 Gennaio. Mon-
signor Luciano dei Principi Bonaparte diede in fine la benedizione col SS.
Sacramento. Assistettero alia funzione la Regina Maria Gristina, il Principe
di Nassau, il Barone di Roson, Maresciallo della corte della Granduchessa Ele-
na di Russia, il Card. Segretario di Stato di S. Santita, ilGorpo diplomatico,
il Card. Yillecourt, Mons. Maggiordomo, Mons. Maestro di camera , ed altri
personaggi dell' Anticamera di S. S., ilPrincipe Orsini Senatore di Roma e
Principe assistente al soglio, il Generale Goyon cogli ufliciali francesi, gli
ufficiali superior! pontificii e straordinario numero di altri personaggi, oltre
a gran folia di popolo.
2. Dentro 1' ottava dell'Epifania sogliono ogni anno i giovani del Collegio
di Propaganda Fide dare quella loro sempre ammirata accademia poliglotta
per festeggiare cosi quella grande solennita della vocazione alia fede de'po-
poli gentili, alia cui salvezza que' giovani sono specialmente chiamati. Que-
st'anno I'Accademia ebbe luogo ad onore dell'Immacolata Concezione, pren-
dendone argomento dalla colonna die venne ora innalzata dinanzi alia fac-
ciata del Collegio di Propaganda. Le composizioni in isvariatissime lingue,
tra le quali si notarono le recitate nella lingua Oceanica di Uvea e di Futu-
na ed in quella del Sudan, furono intramezzate da canti nazionali orientali
e da un canto italiano.
3. Due Eminentissimi Cardinal! sono in questi giorni passati a miglior
yita. II giorno 14 di Gennaio mori in Uncow il Cardinale Michele Lewicki,
Arcivescovo di Leopoli, Halicia e Kamenik, di rito greco ruteno nella Polonia
300 CRONACA
austriaca. Nacque in Pokucia nel 1774 , e fu fregiato della sacra porpora
nel Concistoro del 16 Giugno 1856. II giorno 21 dello slesso mese mori in
Roma il Curd. Ugo Pietro Spinola, Pro Datario di Sua Santila. Nacque in Ge-
neva nel 1791, e fu pubblicato Cardinale nel Concistoro del 12 Luglio 1832.
4. Un empio foglielto di Torino dei 18 Gennaio fu, a nostra notizia, il pri-
mo c!ie pubblicasse la falsa novella di una « spedizione in Ancona di 200
Mazziniani parliti, secondo alcuni, da Malta, secondo altri dalle costediTu-
nisi. Si erode (aggiunge il foglio) che in quel tentativo vi possa essere con-
nivenza coll'altentato di Parigi». La gazzetta non ebbe tale notizia per di-
spaccio telegratico, si che si pu6 credere, con qualche fondamento, che 1'abbia
data per anticipazione, sapemlune qualche cosa d'altra parle. Non e poi male
il notare che quel foglio non ispese veruna parola per mostrare quella com-
mozione che non aveva per 1'altentato contro 1'Imperatore Napoleone. Ad
ogni modo la sua notizia corse poi sopra gli altri giornali, ai quali tutti fa
sapere \\Giornale di Roma che in Ancona non accadde nulladi cioch'essi
narrarono; e che la citta fu pienamente tranquilla; specialinente dopo i varii
arresti fatti sopra facinorosi che, alcuni mesi sono, osarono a tradimento at-
tentare alia vita di alcuni pacific! ed onesti cittadini.
5. La mattina del giorno sacro a S, Agnese la Santita diN. S. scesa nella
Basilica Vaticana, celebro la messa all'altare della Cattedra, e distribui la
Santa Comnnione a piii di dugento persons italiane e forastiere di ogni par-
te del mondo.
11 Ptceno,giornale d' Ancona, asserisca che si vannoalacremente continuan-
do i lavori della strada ferrata Pio-centrale nella sezione da Ancona a Bologna.
11 Governo ponlificio ha nel 1856 spesi scudi 16,407 : 90 ad incoraggiare con
premii i panni fabbricati nello Stato. Dal 1850 al 1856, lo stesso Governo ha
ammessi al premio 1,136,085 alberi di varie specie, la cni piantagione va
ogni anno aumentando, dopo che il Governo eccito con sua notificazione e
promessa di premio lo zelo degli agricoltori. Specialmente si osserva che van-
no ogni anno piu molliplicando le piantagioni degli olivi e dei gelsi. II rac-
colto dell' olio e dei bozzoli fu quest'anno nello Stato nostro ubertosissimo.
Nello stesso anno 1856, il Goveruo pontih'cio ha spesi nei lavori delle argina-
lure dei liumi, dei canali navigabili, e dei porti, la somma di scudi 299,891.
II giorno 7 di Gennaio le Altezze Reali dei giovani Principi Romanowski
di Leuchtemberg, poco prima giunti in Roma, si recarono al Yaticano per
ossequiarvi in parlicolare udienza il Santo Padre.
In sul principio dello stesso mese giunse pure in Roma 1' A. R. del Duca
di Nassau.
STATI SARDI. (Nostra Corrispondenza) i. Risultato della verificazione dei po-
teri — 2.1 Canonic! tiichiarati ineleggibili — 3. Urbano Raltazzi esce dal iMi-
nistero — 4. llircolare del Cavour Ministro dell' interno — o. La religione
del Ministero — 6. Morte del Coute Sallier della Torre — 7. 11 nuovo Ve-
scovo di Nizza — 8. Sassari e la Corte d'Appcllo.
1. Finalmente la verificazione dei poteri fu condotta a termine nella Ca-
mera dei deputati dopo piii d'un mese di discussione. Dieci elezioni vennero
CONTEMPORANEA 361
annullate, la maggior parte di deputati conservatori ; cioe le elezioni di
cinque Canonici, e quelle del Conte Ignazio Costa della Torre, edel deputa-
to di Savona. Furono slabilite diciotto inchieste, e tra queste selte per pres-
sione morale usata dal clero. Dopo tanto gridare' contro le mene clericali,
in sostanza la Camera dovette riconoscere die il clero degli Stati Sardi si
condusse legalmente durante le elezioni, giacche tra dugento quattro colle-
gi, non cadde il sospetto, e non fu deliberata 1'inchiesta che sopra sette. In-
tanto quando si farunno le inchieste? Come si faranno? Del quando non
si sa, e sara piii tardi che si pn6, tenendo cosi lontani dalla Camera molti
depulati conservatori. Del come si discorse nelle tornate del 19 e del 20 di
Gennaio. La destra chiedeva che la Magistratura venisse incaricata di cer-
care i I'atti relativi all' inchiesia ; ma la sinistra si oppose per le opinioni
politiche de'nostri Magistral. La ragione del numero fu per la sinistra, e
le inchieste verranno I'atte dauna giunta nominata dalle Camere e compo-
sta di deputati.
2. V'ho detto testeche vennero annullate le elezioni di cinque Canonici ;
ora eccomi a raccontarvi I' istoria di questa annullazione. La nostra legge
elettorale dichiara ineleggibili gli Ecclesiastici aventi cura d'anime o giuris-
dizione con obbligo di residenza. Non venne mai in capo a nessuno di an-
noverare i Canonici in qut-sta categoria, anzi nel Luglio del 1848, essendo
stato eletto deputato il sig. Asproni, Canonico penitenziere in Sardegna, sic-
come egli era democratico, cosi i democratici sostennero nella Camera che
anche ilCan. periitenziere non avea quella cura d'anime e quell' obbligo di
residenza che lo costituisse ineleggibile. Quanto agli altri Canonici non in-
sorse mai verun dubbio , e ve n' ebbero sempre in Parlamento durante i
died anni di Statuto che noi contiamo. Vi furono i Canonici Asproni, Turcot-
ti, Pernigotti e iMarongiu ; cosi che 1'eleggibilita de'Canonici potea dirsi cosa
giudicala. Ma in queste ultime elezioni erano stati inviati alia Camera cin-
que valorosi ecclesiastici, i quali erano Canonici, cioe Marongiu, Scavini, Che-
\ray, Soggiu, Ponzetti. Per liberarsene si disse che come Canonici essi erano
ineleggibili. Fu discussa lungamentela questione sotlo il rispetto Icgale e
parlarono con molta dottrina per 1'eleggibilita de'Canonici i Deputati Genina,
La Motta , Crolti , e i Canonici stessi, tra i quali dissero bellissimi discorsi
Monsignore Scavini, e il Ganonicu Soggiu. Ma le buone ragioni non valsero,
e 1' iniquo ostracismo, come chiamavalo nella Camera 1'eloquente Conte di
Camburzano, verijie consummato. I Canonici, capri emissarii di quell'ini che
i libertini nutrono contro il Glero, si alzarono I'un dopo Paltro e dissero ge-
nerose parole di commiato e poi uscirono dalla Camera. L'addio dei Cano-
nici Scavini e Soggiu catliv6 loro I'atretto di tulto il paese. II Canonico Che-
vray fe toccare con mano Tassurdita della decisione della Camera, quando
partendosene preg6 i deputati che 1'aveano dichiarato ineleggibile a volergli
indicare di quali anime avesse la cura , e dove potesse esercitare la sua
giurisdizione. Intanto, di sei ecclesiastici eletti a di-putati, ve ne ha ancor
uno, ed e 1'egrpgio e dotto sacerdote Margolti, valoroso e temnto compila-
tore dell' Armenia, la cui elezione non venne annullata , ma che non puo-
dare il suo voto, perche la sua elezione fu sospesa, non per mene clerica-
li, sibbene per futili pretesti di formality legali.
362 CRONACA
3. Mentre il nostro paese era amareggiato per 1'ostracismo a cui furono
condannati i Canonici, fu alquanto consolato per 1'uscita dal Ministero di
Urbano Rattazzi. II nome di questo uomo va unito a tutte le nostre disgra-
zie, cominciando dalla disfatta di Novara e dall' abdicazione di Carlo Alber-
to, e venendo sino allaCongiura di Geneva delGiugno 1857. Come die egli
avesse eccitato contro di se le ire di tufeti gli onesti ed anche di una parte
di libertini; tutlavia parea fermo al Ministero, e inamovibile. II 1 't di Gen-
naio corse voce che egli avea rassegnato le sue dimissioni alia Maesta del
Re, e non and6 molto che la notizia venne ufticialmente confermata. Allora
fu un almanaccare di tutti sopra la ragione di quesla uscita improvvisa del
Rattazzi, tanto piii che egli non avea abbandonato il Ministero soltanto, ma
anche Torino, riparando a Xizza. Chi volea trovare qualche connessionc tra i
fatti di Parigi , e la fnga del Rattazzi ; chi invece sosteneva esser egli gra-
vemente implicate nella congiura di Geneva, e aver abbandonato il porta-
foglio prima che avvenissero i dibattimenti del processo. lo non ho ragioni
per prestar fede ne alia prima ne alia seconda interpretazione, e mi attengo
a ci6 che dissero sopra questo proposito nella Camera dei deputati il Rattazzi
stesso e il Conte di Cavour; cioe che la presenza del Rattazzi nel Ministero
eccitando molte ire, molte critiche, molte doglianze, egli per non mettere
incaglio alia cosa pubblica, per non indebolire il Governo, erasi spontanea-
mente ritirato con un atto lodevolissimo di abnegazione e patriottismo. Del
resto al principio di Febbraio avremo i dibattimenti sopra la congiura di Ge-
nova, e ne risultera, come voglio sperare, 1'innocenza del sig. Rattazzi.
4. Intanto alcuni della parte liber lina entrarono in sospetto che uscito il
Rattazzi dal Ministero, il quale vi rappresentava il principio liberate, come
ebbe a dire il Rrofferio nella Camera dei deputati , gli altri Miuistri fossero
per piegare ad idee piii moderate , e meno rivoluzionarie. Ma il Conte di Ca-
vour non tard6 ad assicurare che la politica del Gabinetto non varierebbe;
e, quasi a pegno della sua parola , die fuori una circolare d'assai importanza.
Imperocche 1'uscita del Rattazzi dal Ministero non vi porlo verun altro Mi-
nistro; bensi il Conte di Cavour, restando Ministro degli affari esteri, assun-
se anche il portafoglio dell'interno, e cedette al Ministro della pubblica istru-
zione il portafoglio delle finanze. Ora, come nuovo Ministro degli affari in-
terni, il conte di Cavour indirizzd agli Intendenti una sua circolare, sotto la
data del 16 di Gennaio, dove saluta come egregio uomo distato il sig. Rat-
tazzi e dichiara che il Ministero intends rimanerc fedete a qudle massime
liberali d' internet, ed esterna politica che informarono costantemente la
sua condotta. Venendo poi ai particolari il nuovo Ministro dell' interno rac-
comanda tre cose agl' Intendenti: l.°di far capire alle popolazioni che il Go--
verno non osleggia la Chiesd, e attaccato alia religione dello Stato, rispetta
isuoi ministri; 2.° di attendere alia pubblica sicurezza; 3.° d' impedire pru-
dentemente un soverchio aumento delle spese locali. Questi tre punti equi-
valgono a tre solenni confessioni; 1'una che il noslro popolo non ha molto
buona opinione dei Ministri; 1'altrache v' e molto da fare tra noi per dare
sicurezza ai cittadini ; la terza che i Municipii e le province ruinano i loro
amministrati con ispese mal pensate, aggravando sempre piii le imposte co-
munali , provincial! e divisionali , che omai oltrepassano 1' imposta dello
CONTEMPORANEA 363
Stato. Le quali piaghe debbono essere ben gravi se il conte diCayour non
ha esitato di riconoscerle in pubblico.
5. E lepido pero un argomento che il nuovo Ministro dell'Interno adduce
per provare che il Ministero e attacealo alia religione dello Stato. Egli
dice : non sono mcno frequentati i sacri tempii, che nol fosse per I'addietro.
E vero, e io ve 1'ho scritto piu d'una volta, che il popolo nostro usa alle chie-
se e dimostra molta pieta. Ma ci6 prova la religione del popolo, non la re-
ligione del Ministero; ci6 prova , per dirla col Journal des Dcbats , che i
Ministri non rappresentano il popolo. Se le nostre popolazioni prestassero
ascolto a ci6 che lascia stampare il Governo, non userebbero alle chiese.
Esse accorrerebbero al tempio valdese che il Ministero ha lasciato elevare
contro 1' art. 1.° dello Statute. Se fanno altrimenti vuol dire che disappro-
7ano la sua politica, come ben hanno dimostrato di disapproval nelle ele-
zioni, votando pei clerical!. Sarebbe bella che si argomentasse delPaitacca-
menlo dei Ministri alia religione, perche in Piemonte furono eletti i Cano-
nici. Le elezioni non dipendono dal Governo e per6 il popolo nostro ha ma-
nifestato le sue opinioni religiose; laddove il Ministero, cooperando all' espul-
sione de' Ganonici dalla Camera, ha dato a vedere che la chi erica gli mette
addosso i brividi. Ed e curioso il dire che il Gabinetto rispetta i ministri della
Chiesa un giorno dopo che vennero condannati all'ostracismo, e dopo che
lo stesso Conte di Cavour, in un suo discorso alia Camera, non contento di
sparlare del Clero degli Stadi Sardi, insult6 il clero cattolico della Svizzera,
del Belgio, della Francia, dell' Inghilterra e dell' Irlanda. E poi quale sia
I' attaccamento del Ministero alia religione dello Stato risulta da questa
medesima circolare, dove il Conte di Cavour protesta di volere la liberta di
coscienza ossia, com' egli intendc, la liberta dei culti, e taccia la Ghiesa
di essere stata esclusiva, e vuole riformarla acconciandola agli Ordini li-
beri. Onde il popolo nostro gia disse al Conte di Cavour : ex ore tuo te iudico.
6. I conservator! piemontesi sono in lutto per la morte del Maresciallo
Coute Vittorio Amedeo Sallier della Torre, valoroso militare, fervente calto-
lico, esimio pubblicista , nitido ed eloquente Oratore. Egli incominci6 la
sua carriera militare il 21 di Febbraio 1789 , e rese grandi servizii alia
Monarchia sianella ristorazione, sia nel 1821, difendendo i nostri Re contro
gli insorti, molti dei quali oggi ci governano. II 10 di Luglio del 1822 venne
create Ministro Segretario di Stato per gli affari esterni, ed il 3 di Febbraio
del 1835 fu nominate Maresciallo d: esercito, Governatore e comandante ge-
nerale della divisione militare di Torino, nella quale carica dur6 fmo ai 24
di Marzo del 1848. Allora venne innalzato alia dignita di Senatore del Regno,
e piglio parte assidua ai lavori parlamentari, elevando sempre la sua auto-
revole voce in difesa della religione e del Re, contro gli scialacqui e gli at-
tentati della rivoluzione. II Maresciallo della Torre mori il 19 di Gennaio alle
tre del mattino , e il giorno 20 si celebr6 il suo funerale con grandissima
pompa, e coll' intervento della truppa che avea perduto un si illustre capo.
7. Ai sette del prossimo Marzo prendera possesso della Sede Vescovile di
Nizza Monsignor Sola , eletto recentemente Vescovo di quella Diocesi. La
quale, pel concorso straordinario di forastieri, e massime dei protestanti,
ha bisogno di molta cura, e dolevasi assai della vedovanza della Sede.
364 CRONACA
8. II Gnarilasigilli presentd al Senato del regno un disegno di legge che
aboliscela classc unica dellaGorte d'appello di Sassari. riunendola alledue
esistenti in Cagliari. I Sardi ne sono indegnatissimi. La ragione die adduce
il Guardasigilli per giustificare il suo disegno prova controdi lui. Imperoc-
che egli incoraincia col dire che il numero dei giudici della Corle di Sas-
sari e del tutto insufficiente al bisogno ; c nota die Ic cause penali a deci-
dersi nel 1856 furono 29i, e se ne spedirono 113 , reslandone 181. E del
pari nei primi tre triracstri del 1857 le cause penali da deciders! furono 106,
c se ne spedirono soltanto 71. Questo argomento, che per altri proverehbe
la necessila di aumentare il numero dei giudici, per la gran niente del sig.
Deforesta dimostra che dee essere abolita la classe nnica della Corte d'ap-
pello di Sassari. La Sardegna del resto venne provata abbasianza, e noil
sarebbe ne giusto, ne conveniente metterla a nuovi cimenti.
REG.VO LOMBARDOVENETO. \. .Morte del Maresciallo Radetzky — 2. Giomali - 3.
.Mons. Vescovo di Bergamo e la Gazzetta Provinciate — 4 Mous. Arciv. di
Milano e 1' AroiJuca Governatore — 5. II Sinodo di Lodi.
1. Alcuni fatli sono accaduti nel Lombardoveneto, dei quali dobbiamo dire
alcuna cosa ai nostri lettori, prevenendo la nostra solita corrispondenza di
cola, la quale li narrera poi piii stesamente.
II principale e senza dubbio la morte del celebre Maresciallo Radet/.ky,
avvenuta dopo breve malattia, il giorno cinque di Gennaio. II giorno 1 1 Di-
cembre 1'illustre capitano chiese spontaneamente un sacerdote, don Gio-
vanni Szupkay, lacui messa egli era solito udire quotidianamente. Si con-
fess6 con lui e poi ricevetle il SS. Yiatico. II giorno 2 Gennaro ricevette
dallo stesso sacerdote 1' estrema unzione. Confortato cosi dai soccorsi della
religione mori nella pace dell' anima T illtistre Maresciallo che per si lun-
ghi anni avea goduto di tanta fama si meritata e si intemerala. Giuseppe
Wenzel Conte Radetzky di Radetz nacque il 2 Novembre del 1766 a Trzebe-
nitz nella Boemia : a 18 anni comincio la sua carriera militare entrando in un
reggimento ungarese di cavalleria: negli anni 1788 e 1789 prese parte alia
guerra contro i Turchi: dal 1792 al 1795 combatte in Olanda e sul Reno:
nel 1796 era aiutante del Melas. Nel 1800 fu colonnello di un reggimento da lui
comandato nella batlaglia di Hohenliudcn. Nel 1805 venne in Italia col grado
<li Generate di brigata. La campagna del 1809 e principalmente la'batlaglia di
Wagram gli valse il grado di Luogotenente Feld Maresciallo. Fu poi capo dello
gtato maggion- generate ed ebbe in tal carira gran parte nelle campagne
dal 1813 al 1815. Nel 1831 fu nominate Comandante dell' esercito in Italia
dove coron6 tutti i suoi meriti e servigi passati colla gloria acquistatasi nel-
le guerre del 1848 e 1849.
2. La nuova legge del bollo pei giornali politici soltoposti a cauzione ha
col,jilo nel Lombardoveneto tre giornali; la Bilancia , la Sferza e 1' Eco
della Borsa. La Bilancia rimane , anche dopo il bollo, qual era, giornale
politico c cattolico, che esce tre volte la settimana, ma con un sesto un po'
diminuito e con qualche aumento di prezzo d' associazione : il quale non la
CONTEMPORANEA 365
rende per6 piu cara no della Sferza ne deU'Eco della Borsa. La Sferza ha
dovuto conteutarsi di parlarc di politica una sola vulta la settimana, e \'E-
co della Borsa abolire il sno siipplimento delle domeniche. In quest' oc-
casione non possiarno non raccomandare a' nostri lei tori, sopra ogni altro
giornale lombardoveneto,la Bilancia di Milano che e veramente giornale
-di sodi principii e di sode traltazioni , e merita perci6 di essere sostenuto
cd incoraggiato.
3. A proposilo di giornali dobbiamo pure annunziare che 1'egregio Mon-
signor Speranza, Yescovo di Bergamo, con sua lettera pastorale del 26 Dicera-
bre passato, ha permesso di nuovo la pubblicazione della Gazzclla provin-
ciate di Bergamo dopo che il suo compilatore, il sig. Cremonesi « ha dato
(come dice la lettera) piena soddisfazione del passato, e per se, e col mezzo
di persone ragguardevolissime degne di tulta la nostra fiducia, si e obbli-
gato a parole e a fatti di uniformarsi in tutto e per tutto alle disposizioni de'
sacri canoni intorno alia stampa: » La lettera pastorale contiene parecchic
cose di rilievo per le quali merita di essere conosciuta per inticro da' nostri
lettori. Essa e come segue.
« I motivi, che ci hanno indotto a proibire ai Nostri Diocesani la Gazzetta di
questa Provincia redatta dal sig. Giambattista Cremonesi, eranodi tal nalu-
ra che tutti gli schiamazzi del giornalismo protestantico e libertino, i con-
sigli della politica, le ragioni deU'interesse, i riguardi delle persone per so
non sarebbero mai bastati a smuovere 1'animo nostro dalla presa risoluzio-
ne. Preposli per volere di Dio at governo di questa Diocesi, come una sen-
tinella alia custodia della Casa d'Israele, ed un muro di bronzo alia sua di-
fesa, testimonii da Iroppo lungo tempo delle sinistre impressioni prodotte
da quella gazzetta e conscii del lamento generale contro la stessa, la quale
per maggior nostro rammarico e disdoro veriiva pubblicata coi tipi della
slampt-ria vcscovile, lusingati e delusi replicatamente nelle nostre buone
iispcttazioni; Noi avremmo creduto di mancare gravemente al nostro debito,
se anteponendo il temporale aU'eterno, la nostra quiete ogli interessi indi-
vidualial bene universale delle anime, avessimoacconsentito che il gregge
alle nostre cure aftidato, venisse esposto un'altra volta al pericolo anche
solo probabile di nuovi danni. Laonde era per noi assolutamente necessaria
una guarcntigia, la quale ci assicurasse che quel pericolo e quei danni non
sarebbero piu per rinnovarsi. Quesla siccome era la sola che potesse allon-
tanare dal nostro popolo la ruina spirituale, e giustificare noi stessi nel co-
spelto di Dio; cosi era pure la sola che potesse muovere 1' animo nostro a
.togliere 1'Estensore della Gazzetta Provinclale di Bergamo agli effetli della
, nostra proibizione. E questo e appunto quello che ora con grande consola-
zione dell' animo nostro, e con esempio a tutti i giornalisti cattolici imita-
bile di sommissione e di rispetto alle leggi Ecclesiasliche, ha fatlo il sig. Gre-
monesi. II quale ha dato una piena soddisfazione del passato, e perse ecol
mezzo di persone ragguardevolissime degne di tutta la nostra fiducia si 6
obbligato a parole e a fatti d' uniformarsi in tutto e per lutto alle disposi-
zioni dei sacri Ganoni intorno alia stampa, cosicche non solo possiamo ripro-
metterci da Lui che la sua gazzetta non ci somministrera mai piu argomenti
366 CRONACA
di censura, ma ci teniamo sicuri che memore quale e quanta responsabilita
in faccia a Dio, alia Chiesaedallo Stato graviti sullespallediungiornalista
eattolico, cooperera sinceramente e sempre a mantenere e procurare le buo-
ne massime della Fede e morale cattolica secondol'EcclesiasticoMagistero,
E per6 nel mentre siamo lieti di rendere al sig. Cremonesi questa buona te-
stimonianza, dichiariamo solennemente a tutti i nostri diocesani che da que-
sto momento sono cessati contro di Lui gli effetti della letlera Nostra Pasto-
rale 11 giugno ultimo scorso.
« 1 RR. Parrochi nella prima domenica o nel primo giorno di Festa, immc-
diatamente dopo ricevuta la presente, ne faranno letlura al popolo, attestan-
dogli in pari tempo la nostra soddisfazione per aver prestato agli ordini di
quella Pastorale un'ubbidienza quanto piu riverente alia Chiesa e alia nostra
persona, tanto piu degna della loro fede. Ai Tipografi poi della nostra citta
che, a confusione dei miscredenti, diedero unanimamente e generosamente
a tutto il mondo un esempio a questi tempi solennissimo di perfetta som-
missione e di profonda venerazione alle leggi ed ai Pastori della Chiesa,
tributiamo noi stessi con particolare compiacenza la ben meritata lode, de-
siderando che sia stimolo e caparra di beni maggiori.
« La grazia del Nostro Signer Gesu Gristo sia con noi tutti.
« Bergamo dal Palazzo Yescoviie, 26 dicembre 1 857.
f PIETRO LUIGI VESCOVO.»
4. Mons. Arcivescovo di Milano era stato colpito teste da subita e grave
malattia, la quale, grazie al cielo, ha ora rimesso della sua intensita, in
guisa che ie notizie che ce ne danno i giornali rassicurano pienamente di
una intera guarigione. Quella malaltia diede poi occasione ai suoi diocesa-
ni di mostrare quarilo fosse 1'affetto e la stima per il loro Arcivescovo : e
specialmente e da commendare la pieta dell' Arciduca che subito si rec6 a
visitare 1'illustre malato. Del resto i giornali sono pieni di atti veramente pii
edoltre ogni dire commendevoli del giovane Arciduca, il quale si conquista
Yeramente ogni giorno piu 1'affetto del popolo a lui immediatamente soggetto.
5. Abbiamo in questi giorni ricevuto un bel volume pubblicato nella Ti-
pografia vescovile di Lodi, il quale contiene il sinodo diocesano di Lodi te-
nuto nei giorni 29, 30, 3t del mese di Agosto del 1854. Con quel volume
ricevemmo pure una molto importante I«ttera pastorale di Mons. Vescovo
di Lodi,Gaetano Benaglia, diretta al suo Clero, nella quale annunzia lapub-
blicazione del suo sinodo, e gode che Dio gli abbia protratta la sua vec-
chiezza fino all'averne veduta compiuta la stampa e pubblicati i dccretL
Essi sonomoltied important!, e fanno fede dello zelodelvenerabilePastore^
CONTEMPORANEA 367
II.
COSE STRANIERE.
(Nostra corrisp.) 1. Apertura del Congresso — 2. Elezione del Presi-
dente — 3. Nuovo Ministero — 4. Sua natuia — 5. II Senate — 6. Feste.
1. Abbiamo un nuovoMioistero; e con ci6vedesi avverato il mioprogno-
stico. Vero eche in questa nostra Spagna, dove in venticinque anni (1833-
58) sonosi mutati quarantadue volte i Ministri, il pronosticare cangiamenli
prossimi di Gabinetto non e indizio di nessun dono di profezia. I vostri lettori
conoscono la lotta delle parti politiche ingaggiatasi da un anno in qua, e spe-
cialmente accaloratasi dopo il discioglimento del passato Ministero avvenuto
neH'ullimo Ottobre. Essi conobbero le cagioni che tennero lungamente in
forse la Corona di ci6 che occorresse di fare, il numero e la qualita degli
uoraini di Stato che vennero consultati , il solenne Gonsiglio tenutosi alia
presenza di S. M. la Regina dai piii celebri rappresentanti delle diverse ten-
denze che oggidi profondamente agitano la parte moderata, e finalmente
la decisione presa dalla Regina concedendola sua fiducia e i portafogli agli
uomini devoti alia tendenza cosi delta liberale. Or questa tendenza, gia 1'ho
detto altra volta, e poco accetta al nostro paese, e meno forse ancora alle
Cortes; donde traevasi per conseguente che, all'aprirsidi questc, s'appic-
cherebbe un combattimento mortale traesse ed il Ministero; seppure i Mi-
nistri non riuscissero a discioglierle prima del giorao posto alia loro riu-
nione. Doveva questo essere il 30 di Dicembre ; pur tuttavia venne differito
in fino al 10 del mese corrente, per la ragione o sotto il pretesto che non
prima d' allora poteva la Maesta Sua trovarsi abbastanza rinvigorila per as-
sistervi di persona. Certa cosa e che i Ministri accettavano con piacere, anzi
••cercavano con istudio, ogni plausibile motive di ritardarne 1' apertura, spe-
randocosi di potere;otlenere ildecreto dello scioglimento. Ma fosse che Sua
Maesta non volesse in modo veruno privarsi del concorso e delle congratula-
zioni delle Corti nella solenne occasione dell' aver dalo alia luce un erede
al Trono; fosse che il Ministero medesimo sentisse non avere sufficiente ra-
gione di porsi allaventura di un colpo arrischiato qual era cotesto; il fatto
e che il Parlamento fu aperto nella Domenica stabilita, e con ci6 schiude-
"vasi alle parti contrarie la palestra de' politici combattimenti. Or quivi la
prima occasione, in che potea manifestarsi 1'opposizione, sarebbe stata an-
cora la prima sh'da a morte contro i Ministri ; quella occasione fu la ele-
zionedel Presidente del Congresso. Due candidati venivano proposti a que-
sto carico: 1'uno era il sig. D. Luigi Mayans, antico Magistrate, Ministro
e Presidente piu volte del Congresso; esso veniva proposto e caldeggia-
to dai Ministero, e per tal circoslanza tutta speciale, pu6 dirsi il rappre-
sentante della tendenza liberale. II sig. D. Giovanni Bravo Murillo , vero
aniziatore e capo naturale di quella parte, che potremmo chiamare rifor-
368 CRONACA
mista, perche rappresenta la tendenza di riformare nel senso opposto al
Parlamcntarismo la nostra Costituzione, era il Caadidato della opposizione,
cioea dire di lutti coloro che piii o meno largamente desiderano di finirla
colle tradizioni rivoluzionarie.
2. Se finora invece di nominare i partiti in tale lotla, ho adoperato la
parola di tenderize contrarie; e stato a bello studio ; perches realmente non
pu6 dirsi che essa fosse fra i partiti di vario nome politico ben delinitL
Ed in effetto fra i due grandi gruppi parlamentari fautori dell'uno o del-
1'allro Candidalo, contavansi membri delle diverse parti politiche senza un
comune legame , senza un accordo preslabilito; anzi ancora con desiderii
differenti, eperiino opposli. Cosi, per venire un poco al concreto, il gruppo-
che favoreggiava il Mayans componevasi 1.° dei progressist!. ; 2.° dei par-
teggiani della Unione liberals ; 3.° dei parlamentarii puri; 4.° finalmente
del maggior numero degli impiegati eletti a rappresentanti, insieme coa
quel codazzo che in ogui Parlamento ammodernato forma e formera sem-
pre la clientela inevitabile del Ministero. Dalla parte opposta raccoglievansi
in un gruppo solo per sostenere la candidatura di bravo Murillo 1.° i rao-
narchici puri , 2.° gli uomini politici che nel 1852 approvarono i disegni
di riforma del sig. Bravo Murillo, 3.° i fautori intimi dell' ultimo Gabinetto
del sig. Duca di Valencia , 4.° gli antichi amici e clienti del Conle di S.
Luis, die furono gl' immediatamente perseguitali e vinti dalla rivoluzione
del 1854, 5.° fiualmente gli antichi dotlrinarii ammaestrati dall' esperienza
e ricreduti. Io credo che basti questa minutaenumerazione perche i lettori
della Civilta Cattolica comprendano le differenze piii o meno profonde
delle rispeltive frazioni di quest! due grnppi , ed i rispettivi principii di
mutua affmita che gli hanno congiunti nella lotta.
Quelli che non conoscono 1'imbroglio liberalesco e parlamentario non pos-
sono imaginare il cumulo d'intrighi, di andirivieni , di minacce, d' insulti,
di promesse , di lusinghe che ban preceduto la votazione: quelli che il co-
noscono non hanno bisogno di mie descrizioni. Dir6 semplicemente che
terminalasi 1' elezione il lunedi 11 Gennaio, ebbesiil risultalo seguente : a
favore di Bra'vo Murillo 126 voti, a favore di Mayans 118 , biglietti bianchi
5, al sig. Pidal 1. Per conseguente Bravo Murillo. fu elelto Presidente per 8-
voti di piii che Mayans, e per soli due voti se tiensi conto degli altri sei
perdutisi da Bravo Murillo , ma neppur conquislati dalla parte opposta.
Lolta tenacissima, come poche volte s' incontra nei fasti parlamentari, ma
quale doveva riuscire se risguardasi il line che si mirava, e i mezzi quasi
eguali coi quali si combatteva.
3. 11 Ministero si tenne disfatlo, eper conseguente quel medesimo giorno'
presentb alia Regina il dilemma: o la dimissione del Gabinetto olo sciogli-
mento delle Gorti. Da questo punto 1' incertezza pass6 dal Congresso al Pa-
lazzo Reale : ne quivi fu minore 1' impegno del Ministero per riuscire nel
suo intento. Basli dire che , secondo la pubblica voce, la nolle del martedi
fu firmato dalla Regina il decreto dello scioglimento, e pur tuttavia il mer-
coldi seguente venne accettatala dimissione del Gabinetto, dandosi 1'incarico
di formare il nuovo al sig. D. Saverio Isturiz, giunto da poco da Pietroburgox
CONTEMPORANEA
dove era Amhasciatore, per occupare la Presidenza del Senate. Egli, datosi
alacremenle all' opera, pole nel di seguente scegliere i suoi collegia e cost
presentarsi ieri (14 Genn.) innanzi alle Gorti col seguente ordinamento.
Presidents del consiglio dei Ministry Ministro di Staio e d'Oltremare il
sig Isturiz Presidente del Senato, liberale dell'antica fazione del 1812, pro-
gressista fino al 1836, oggidi t'ra i moderali di tendenze parlamenlari ;
ma coll' accorgimento proprio di un uomo di stato di non comune leva-
tura, COQ ampia sperienza degli afi'ari, e con grande interesse di conserva-
re 1'ordine pubblico.
Ministro delta guerra Don Firmino Ezpeleta; delta Marina D. Giuseppe
Maria DeQuesada; Generale e Senatore il primo, Capo di squadra il sccondo :
amendue militari di molto credito, ed avversi a qualsivoglia genere di si-
sterna rivoluzionario.
Ministro di Guerra e Giustizia D. Giuseppe Maria Fernandez de la Hozr
Deputato al Gongresso, antico Fiscale del tribunale supremo di Giustizia, li-
berale moderato.
Ministro dell' Interno Don Ventura Diaz, e delle Finanze Don Giuseppe-
Sanchez Ocano, antichi impiegati del Governo, faulori dichiarati della per-
sona e della politica del sig. Bravo Murillo; autore il primo d' un' opera di
Amrninistrazione generalmenle sthnata, e il secondo di una Rassegna Slo-
rica della Amministrazione Economica del sig. Bravo Murillo.
Non e stato nominate il Ministro del Commercio, forse per serbare que-
sto portafoglio ad alcuno dei capi delle frazioni parlamentari uscite vinci-
trici della lotta ^.
4. Che rappresenta, che e questo Ministcro? Nient' altro che un Ministe-
ro di transizione, fattosi perch6 bisognava fame uno, e fatto tale che non
potesse in tanta divisione di parti cccitare leire violentedi veruno. Se viea
considerate nelle idee che rappresentano i suoi membri, non e in alcun modo la
soluzione desiderata del nodo politico che ci stringe. Se si considera il pericolO'
checorreva il Governo diricadere in mano della rivoluzione,e una soluzione
convenientissima, quantunque temporanea. Disciolto il Parlameuto, secondo
il desiderio dei liberali, il Ministero Armero Mon avrebbe avuto contro di se
i moderati d'ogni nome, e quiudi avrebbe dovuto mendicar sostegno dal-
1' Unione liberale, composta di moderati quasi progressisti e di progressi-
sti quasi moderati. In questa parte politica vero sostegno al Miuislero noa
avrebbero potutq darlo che i piii ardenti, i piu vicini cioe e i plu confinanti
colla democrazia. In tanto, in questa nuova agitazione di animi, la elezione
generate dei rappresentanti avrebbe dovuto farsi quando non ancora sono-
calmati gli sconcerti morali e amminislrativi prodotli daH'ultima; quando le
persone onorale si spaventano all'idea sola di un Collegio eleltorale, quan-
do lo stato politico della Spagna e della Europa e cosl valevole a far mon-
lare le teste dei piu caldi promotori della Democrazia. Per queste ragiont
senza dubbio essi determinata la Regina a sciogliere la questione come 1' ha
4 La Gazzetta di Madrid del -18 annunzia die Ministro del Fomento e il sig. D. Gioacchino
Ignazio Mencos, Scnatore del regno (Rota dei Compilatori). I
Serie 111, vol. IX. 24 29 Gennaro 1858.
370 CRONACA
sciolta. Noi seguiremo intanto, tal e la trista condizione del tempo, il pe-
riodo divenuto normale delle mezze misurc, le quali sono la conseguenza
indispensabile del sistemi rappresentativi ammodernati, dove non si cerca
di fare il bene comune, ma il pro speciale di questa o di quella fazio-
ne politica.
5. Innanzi di lerminare questa relazione vo' menlovare unaltrofatto che
io giudico importante. Xel Senato non v'ha elezione di Presidente, per es-
ser questa un' attribuzione della Corona. It perche 1' opinione del Corpo
Senatorio manifestasi nella scelta dei Segretarii. Ora dei quattro eletti
dal Senato neppure uno ve n' ha tolto dal seno di quella maggioranza
dei 105 che col suo voto di censura al Gabinetto di S. Luis nel 1854 fu ca-
gione mediata, e se vuolsi aaco innocente, delta rivoluzione. Anzi 1'uno dei
quattro Segretarii si e quel Generale Galonge che, nella Legislatura dell' ul-
tima state, si fe notare per le veementi e forti parole onde biasimo la con-
dottadei Generali che nel 1854 si erano fatto capi ed autori immediati di ri-
voltura, Questa si e una prova evidente che il Senato, col primo suo atto,
ha volulo dichiarare la sua avversione a qualsivoglia elemento rivoluzio-
nario ; dando cosi al Gabinetto Armero Mon un vero voto di censura, e rin»
forzando per cousegueute in un modo molto efficace 1'atlitudine presa dal
Congresso nello scegliere il Presidente. Una tal condotta del primo corpo le-
gislative dello Stato non fu 1' ultimo impulse che dove spingere 1' animo
della Regina a dimettere piuttosto il Ministero che le Camere; perche sciol-
to il Congresso oslile ai Ministri, rimaneva sempre in pie il Senato. Vedesi
inoltre che il Senato ed il Gongresso hanrio condannato ugualmentelaten-
denza liberale del Gabinetto caduto. Or cio dovea bastare nel sistema par-
lamentare a decidere la politica dei Ministri successor! in fa vore della par-
le riformista : ma cosi non accade, ed il parlamentarismo si mostra o bu-
giardo o incapace, quando nei piii bei mominti d' applicare le sue teorie
manifesta torpore o pentimento o paura.
6. In mezzo a questa agitazione politica abbiam potuto godere di due fe-
ste, alle quali il popolo ha preso veramente parte con gioia somma. La pri-
ma solennita 6 stata la magnifica oblazione del Principe delle Asturie al
real Santuario di Atocha. Di questa splendida e devola ceremonia io non
vi notero che una sola circostanza : ed essa si e che si la Regina, si il Con-
siglio di cilta e si il Governo con tutte le altre corporazioni, invece di sciu-
pare, come allravolta solevasi, le ingenti somme in profani festeggiamenti,
hanno voluto tutte impiegarle inlimosine ed in altre opere di carita.Per tal
via il popolo ha goduto ancora meglio della festa, e il merilo della carita-
tevole azione ha attirato dal Cielo nuove benedizioni sovra il capo del picco-
lo Principe. L' altra festa fu fatta in onore del Nunzio di Sua Santiti, pel
quale il giorno 8 del corrente Gennaio fu imbandito nel Real Palazzo un
sontuoso banchetto. ^e la nostra Sovrana e stata sola a dare questi seifni
di rispetto verso la Santa Sede, ma con Lei e per 1'esempio di Lei hanno fat-
to a gara tutte le nostre classi sociali. Credo che Monsignor Barili debba
essere sinceramente soddisfatto dell' affettuosa e filiale accoglienza che ha
ricevuto daUa Corte e da tutto il Regoo.
CONTEMPORANEA. 371
FRANCIA. 1. Attentato contro 1'Imperatore — 2. Gli assassini — 3. Indegnazione
comune — 4. Discorso dell' Imperatore — 5. Provvedimenti.
1 . Non vi ha cerlamente a quest' ora nessuno del noslri lettori il quale non solo
non ignori il prodigioso salvamento dell' ilmperatore e dell' Imperatrice di
Francia dall' esecrando attentato del 14 Gennaio, ma che non ne sappia
i piu minuti particolari recall subito dai giornali e da' telegrafi con cura e
diligenza uguale al ben giusto interesse di affannosa curiosita che moveva
ognuno al conoscerli. Lo racconteremo nondimeno anche noi, se non con
quella minutezza di circostanze,la cui certezza non pu6 per ora essere in-
dubitata, almeno con sufficente ampiezza. E prima di tutlo pare certo che
la polizia francese sapesse gia che un colpo si tramava appunto quella sera
contro la vita dell' Imperatore. E che la polizia sapesse che un attentato si
preparava cosi in generale, e evideate dalla relazione avuta dal Governo
francese, fin dal mese di Giugno, da Yersey (isoletta ingtese dove abitano
molti esiliati francesi), e pubblicata in parte dal Moniteur il giorno dopo
dell' attentato, la quale diceva che la trama consiste in bombe fulminanti.
Un' altra relazione, giuuta di Londra, diceva che un tal Fieri era parti to di
cola per eseguire il disegno, dopo aver trattato della cosa parimente cogli
esuli francesi. Donde (per dirla cosi di passata) si ricava che se gli esecu-
tori sono, per nostra sventura, anche questa volta, italiani, gli italiani non
hanno per6 la colpa esclusiva. Ma che la polizia avesse ragione di sospet-
tare che la trama dovesse scoppiare appunto la sera dei 14, apparisce dal
numero straordinario di uffiziali di polizia che empievano quella sera il tea-
tro e stavano all'erta nella strada, e specialmente dall' essere stato appostato
appunlo quell' Hubert che conosceva il Fieri e pote carcerarlo un minuto
prima che egli dovosse dare il segnale del colpo, e condurlo a fine se per
caso (come infatti accadde) le prime bombe nou ottenevano lo scopo a cui
erano indirizzate. Dicesi ora perfino che la polizia francese avesse gia potu-
to avere, alcuni mesi fa, una di quelle granate incendiarie che fu mostrata
all' Imperatore. Gli assassini ne aveano fatto I'esperimento in un bosco vi-
cino a Londra: lo scoppio avea spezzato un grande albero. Ma checche sia
di queste congetture, alle quali il processo dara ben presto il loro giusto
valore, il certo si e che, senza una prodigiosa assistenZa del cielo, questa volta
lecose erano co'mbinate inguisa darendere vane tutte le precauzioni della
polizia, la quale pero ebbe in tal fatto moltissima lode di preveggenza prima
del fatto, dicoraggio e di avveclutezza nel pericolo. Alle otto e mezzo di sera
(noi narreremo il falto servendoci delle varie relazioni lette nei giornali e
nelle corrispondenze e scegliendo quelle che, mentre scriviamo, ci paiono
piu fondate) la carrozza imperiale era in sull' arrivare alia porta del teatro
dell' Opera, quando la carrozza precedente subitamente si dovette arrestare
per un non sappiamo qnale impedimenta : il quale fu per6 superato dalla
valentia del cocchiere. Si suppone che questo impedimenlo dovea avere la
sua parte nell'esito del colpo. Conlemporaneamenle I'uffiziale dipaceHe'bert
scontravasi aU'entratadella via Lepellettier (dov' e il Teatro) con un viso illu-
372 CRONACA
minato allora da un lume di gas, e che egli pole perci6 riconoscere per quello
<del Fieri uno dei congiuruti: il quale arrestato, e udito il primo scoppio ,
vuolsi che dicesse « Sono preso, ma non monta, il colpo e fatto ». E se il
colpo fosse riuscito e probabile che il suo arresto non sarebbe stato lungo.
•Giacche molti congiurati erano appostali in altri luoghi di Parigi per pro-
littare del primo spavento. Siccome pure e probabilissimo che, se egli non
fosse stato arrestato, avrebbe potato compire la tragedia mancata; giacche
«gli avea seco una delle bombe fulminanti, un revolver a sei colpi, ed un
grande pugnale; colle quali armi avrebbe potuto facilmenle scagliarsi piu
dappresso alia coppia imperiale in mezzo al tumulto cagionato dalle prime
bombe. Dicesi pure che egli, vedendosi venir sopra gente per arrestarlo,
•cntrasse in giusto timore che, a qualche urto troppo violento, potesse scop-
piargli addosso la bomba che portava , e che per do sclamasse « Occhio :
<badate: la cosa pu6 essere seria. » Mentre la carrozza imperiale giungeva
<linanzi alia porta dell' opera sormontando 1'ostacolo sopraddetto, e il Fieri
veniva am stato pochi passi lontano , Ire bombe 1'una dopo 1'altra scop-
>piano in mezzo alia folia del corteggio imperiale e del popolo, e spargono
intorno a loro ferite e morte, colpendo oltre a J 40 persone. Un cavallo della
-carrozza imperiale fu uccisosul colpo: 1'altro spaventatos'impenna, ecorre
innanzi strascinando il compagno caduto e si ferma addosso ad un muro
-contro cui lo indirizza il cocchiere, spezzando cosi il timone della carrozza
ia quale allora si ferma. Le scaglie delle granate fulminanti aveano ferito
il cocchiere, un Generale che slava sul dinanzi della carrozza, tre servi
che stavano neila parte di dietro, una folia di soldali, di ufficiali di polizia,
<3i popolo anche lontano: aveano malconcia la stessa carrozza la cui cassa
fu spezzala in piu parti. Gl' illesi furono 1'Imperatore el'lmperadrice, non.
per6 Ian to che non ne dovessero recare un ricordo della protezione avuta
•e del pericolo corso: giacche 1' uno e 1' altra ebbero una leggerissima scal-
iillura nel viso. L' Imperatore ebbe inoltre il cappello forato. Giunsa al-
lora allo sporlello lo stesso Hebert, che appena carcerato il Fieri era corso
alia carrozza e trovossi colto da piu ferite: mentre egli aperse uno spor-
•tello, 1'allro veniva aperto da un allro ufticiale. 11 brigadiere Alessandri, che
aveva arrestato 1' assassino Pianori, era vicino alia portiera della carrozza
imperiale quando scoppi6 la prima bomba. Corre allora, allontanando la
folia che riempieva la strada, e scoppiano le altre due bombe: vede una
persona sospetta, I'arrestaela trova armata di un revolver. Questi due uffi-
aiali sono indicati da'giornali come quelli a' quali, dopo Dio, si dee piu che
<id altri la salute dell Imperatore. Prima che scoppiasse la prima bomba
-ci fu chi disse di aver osservato un tale che stava sopra i gradini della
porta del Teatro, e che non voile partire, benche invitatovi dalla guardia,
dicendo che egli era iDcaricato di vegliare sopra la vita dell' Imperatore.
Questi fu il primo che salutasse al suo arrive 1' Imperatore sollevando in
alto il cappello; subito scoppiavano le bombe; si crede che questi fosse
stato incaricato di dare il segnale a coloro che dalle fmestre o dalla via
cloveano gettar le bombe. Parecchi revolver ed alcune bombe furono poi
.drovate gettate nella via: il che fa credere che molti armati fossero nella
CONTEMPORANEA 373
folia, ed ft ccrto grande grazia di Dio che fra tanti non uno abbia colto chi
cercava.
In quel frangente fu ammirabile il coraggio dell' Imperatore edell'Impe-
ratrice. Quegli,senza mostrare il menomo turbamento, scese di carrozza, e
prose a mescolarsi nella folia, dando ordini perche fosse provvisto a' feriti ai
quali la sua provvidenza si stese poi ampiamente. Ci vollero premure ed
inviti insislcnti per persuaderlo ad entrarenel teatro. L'Imperatrice voltasi
all' Iraperatoro disse « mostriamo a quesli viii die abbiamo piu coraggio di
•loro » cdentr6 nel teatro colla veste tuttacoperta di sangue. Yi assistettero
iiuo alia mezzanottc. Uscitine, tutte le vie erano illuminate e piene di folia
che fece udire le sue grida digioia.
2. Ora diciarno alcuna cosa degli assassin! gia arrestati : essi si dicono es-
serein tutto 27 o 28. Quattro per6sono i Hnora noti, e quelli sopra i qua-
il paiono caderei sospetti piu evidenti. L'uno e il Fieri, preso comedicem-
iiio. ligli e Fiorenliao (altri il dice Corso) ; ha cinquant' anni ; fu antico capo
i!i legiono nolle guerre del 48, gia carcerato per uccisione di un prete ed altri
ilelitti. Era venuto due giorni prima daLondra, dove avea combinata la cosa
coi rifuggiti francesi, con un passaporto belga; pass6 pel Belgio e venne a
•Parigi.H secondoe il noto Felice Orsini, di anni 36, fuggito dalle career!
di Mantova, dov' era cbiuso per assassinio politico. Noi leggemmo i suoi elo-
gi m;lP Indipendente e nell' Unione di Torino il giorno slesso incui que'fo-
gli recavano le prime notizie dell' attentato fallito. Vero e che il lodavano
specialmente come letterato: ma e una curiosa coincidenza. Dopo la fuga di
•Mantova corse, come fanno lutti costoro, aLondra, dove guadagnava la vi-
ta facendo il mcrcante ciarlatano di discorsi rivoluzionarii. Egii avea col
Pieri combinato in Londra la trama ed era venuto in Parigi da tre settima-
iie. Fu arrestato in casa sua, dove era corso dopo aver lauciata una bomba
-cd averne ricevute gravi ferite al capo. Un suo compagno, che dopo il colpo
recavasi a visitarlo, aveva dato sospetto di se; fu seguitato, ed essendo chi
•lo seguiva entrato in casa con lui, fu scoperto 1' Orsini ferito e a letto. Gli
si trov6 in casa molt' oro inglese ed una provvisione d'armi. II suo compagno
che dicovasi suo servo, e Antonio Gomez, che alcuni dicono Napoletano; egli
ha 30 anni. II quarto si chiama De Silva e pare essere un Veneziano, di nome
ftudio; altri giornali lo dicono Parmigiano: dicesi che abbia 25 anni. Molti
altri sono stati carcerati, ma questi quatlro*paiono i principali : il processo
dicesi che sara finito verso la inela di Febbraio. Sono poi state gia esami-
nate le bombc ogranate incendiarie, alcune delle quali vennero intere nel-
le mani del Governo. Esse sono una non piu usata invenzione di capsule e
di fulminate di mercuric. 1 due periti che le esaminarono, al solo maneg-
.giarle ne-ebbero dolori di capo e violenti uscite di sangue dal naso.
S.L'indegnazioiiedel popolo parigino, anzi di tuttaEuropa,contro si nefan-
do delitto estata quale noi non ci ricordiamo di avere mai udita; e ben a ragio-
ne: giacchft mai non si era veduta tanta atrocita di disegno. Moltissime sono
state le vitlime di questi assassini politici,i quali erano disposti a sacrificarne
anche migliaia, purche non fallisse il loro empio intento. II quale falli non-
dimeno, non rimanendo agli assassini allro che 1'odio comune e 1' ira impo-
374 C10NACA
tente per un supremo sforzo mancato. oltre qualche ferita toccata da loro-
nello scoppio delle bombe che rispettarono per6 1' Imperatore. Ma F indegna-
zione comune non versa soltanto sopra gliassassiui : beiisi ancora sopra chi
li spesa, li ospita e li protegge direttamente o indiretlaniente. Noi speria-
mo che da tale fatto si ricavera questa volta un gran bene : quello di chiu-
dere una volta quei covi dove si tramano questi tradinienti. Non ogni male
viene per nuocere.
II popolo parigino commosso a tanto misfatto, illuminb per due sere di
fila la cilia, a comune teslimonianza della gioia per la prodigiosa salvezza
di Napoleone III. Non vi fu poi ordine di cittadini in tutta la Francia che non
desse qualche segno di sua speciale devozione al Principe in tale ocrasione.
II clero ed il popolo, i municipii e i diplomatici , la borsa e i teatri, tutti con
indirizzi, con visile, con Te Deum dimostrarono ad apertissimi segni quan-
to godessero del fallito disegno. Specialmente poi sono da notare parec-
chi discorsi recitati all'Imperatore da varii personaggi autorevoli, i quali
tutti seppero,con poche e sentite parole, esprimere que'sensi che tale delitto-
eccitava in tutti i ctiori. Sarebbe lungo il riferirli tutti : ma non e a tacere
quello delConte di Moray, Presidente del Gorpo legislative, il quale par!6 co-
si: « Sire: Noi abbiamo desiderate vedervi per esporvi quanto noi ringra-
ziamo laProvvidenza la quale preserv6 la vostra vita e quelladell'Imperatrice:
ma noi abbiamo pensato che voi ci avreste ancora data licenza di parlarvi co-
me ci ispira una giusta indegnazione ed un profondo affelto alia vostra di-
nastia. Noi non possiamo celarvi che il popolo, che noi abbiamo poco fa vi-
sitato, teme degli effetti di voslra clemenza che troppo si lascia guida-
re dalla bonta del vostro cuore. Quando esso vede quali abbominandi at-
tentati si mulinino di fuori, egli chiede come mai Governi viciui ed amici
siano impotent! a distruggere queste officine di assassini, e come le sanle
leggi dell' ospitalita siano applicate a bestie feroci. II vostro Governo,che
e fondato sopra T autorita e la protezione degli onesti uomiui, dee a qua-
lunque coslo far cessare questi commovimenti periodici. Perottenere que-
sto scopo voi avrete dalla vostra il Gorpo legislative. Voi non siete cosi as-
salito se non perche roi siete la chiave maestra dell' ordine europeo. Noi
vi preghiamo dunque a non seguire soltanto ci6 che il vostro coraggio vi
inspira, e di non dimenticare che, non curando la sicurezza di voslra per-
sona, voi esponete al pericoloil riposo della Francia. •> Quest' idea del do-
versi una volta porre un freno alia facilita che hanno gli assassini politici
di cospirare al sicuro all' ombra della protezione britannica, era parimente
esposta piu o meno chiaramente in parecchi allri discorsi. E 1'idea era si
naturale che fuanche capita da parecchi giornali inglesi, i quali, insieme col
primo annunzio dell' attentato, esposero pure il bisogno che vi era di porre
questa volta le farnose leggi inglesi in armonia col senso comune, il quale
non intende come si possa mutare, aforza di leggi savissime, un paese civi-
le in covo di assassini conosciuti, ospitati e quasi protetti.
Ma saranno essi questi voti resi ancora una volta vani dai sutterfugi legali ?
Ci pare strano il pensarlo : tanto piu che, a nostro parere, quei voli non si
garebbero lasciali esporre si chiaramente in faccia all' Imperalore, se non vi
CONTEMPORANEA 375
fosse ancora il disegno di ottenerne 1'esccuzione. Crediamo poi che il legit-
timo desiderio di non parere amico di assassini , se non di ribellioni, in-
durra qnesta volta chi regge la cosa pubblica nci paesi sospetti a non fare
troppe diflicolta. Al qual proposito narrasi che, la sera dell' atlentato, quan-
do Lord Cowley, ambasciatore inglese, si present6 all' Imperatore, questi
,gli disse « Eccomi ancora nna volla scampato dai proietli di fabbrica inglese» . .
\. II giorno 18 Gennaio, 1' Imperatore fece la solenne apertura della sessione
legislativa del 1858 con un discorso molto importante. Cominci6 col toccare
brevemente delle cose operate dal Governo a pubblico bene, e paiiando del-
1'iricremento della pubblica istruzione disse che << 1'insegnamento divenuto
piu religiose e piii morale si rialza e si riassoda » Tocc6 poi della liberta
-de' culli « non dimenticando che la religione cattolica 6 quella della grande
maggioranza de'Francesi. Essa non fu mai si rispettata n6 si libera. I con-
cilii provinciali si raccolgono senza impediment}, ed i Vescovi godono della
pienezza dell'esercizio del loro santo ministero ». Le quali parole certamente
rilevantissime paiono accennare ad una abolizione di fatto di quella legge
che vieta i concilii provinciali prima della licenza del Governo, e di quelle
altre che in varie guise si oppongono al libero esercizio della podesta reli-
giosa de' Vescovi. II discorso dell' Imperatore tratta poi delle nuove leggi che
si preparano; e venendo alle relazioni della Francia cogli altri Potentati dice
€he « nella Cina la Francia e d'accordo coll'Inghilterra per ottenere il rad-
drizzamento de'torti fatti all' una ed all'altra e per vendicare il sangue del
nostri missionarii crudelmente uccisi». II Governo francese poi nonintende
prendere parte alia questione de'Ducali tedeschi se non nel caso in cui do-
\esse andarne di mezzo 1'integritci della monarchia Danese. II che £ appun-
to quello che gia avevamo congetturato seguendo le relazioni de'giornali,
Quanto- a' Principati Danubiani «le conferenze che debbono aver luogo in Pa-
rigi troveranno la Francia disposta alia conciliazione in guisa da diminuire
le difficolta, che sono inseparabili dalla diversity de'giudizii». Entrando poi
a discorrere dello stato generate in Francia, 1' Imperatore disse bensi « che
1'Impero non eun Governo retrograde e desideroso d'impedire glieffettipa-'
cifici di quanta hanno di buono e di civile i grandi principii dell' 89 » ma
aggiunse che « una piena liberty e impossibile dove si hanuo partiti ostili
alle basi del Governo ». Perci6 « siccome io (dice T Imperatore) non ho accet-
tato il potere per acquistare una vana popolarita, prezzo ingannatore di con-
cessioni estorte dalla debolezza, ma per meritare un giorno 1'approvazione
della posterila, fondando in Francia qualche cosa durevole, cosi io non temo
di dichiarare oggi, che il pericolo, checche si dica, non 6 gia nelle prerogative
eccessive del Governo ma piuttosto nella mancanza di leggi repressive »..
Queste leggi repressive non si faranno aspettare, e gia se ne annunziano
alcune nel discorso. Fra le quali quella del giuramen to alia costituzione che
dovranno prestare i candidati prima di accettare le candidature all'elezione
di depulato ; col che s'impediranno qnelle scene ridicole, non meno che scan-
dolose, di gente nota per repubblicana e peggio, che briga i voli di deputato,
per avere poi il gusto di non prestare il giuramento. Dopo questa legge se
376 CRONACA
ne propongono altre destinate in generale « a ridurre al silenzio le oppost-
zioni estreme e faziose. lo accolgo (segue 1' Imperatore) con premura e sonza
badare alia loro vita precedente quanti riconoscono la volonta nazionale.
I provocatori di turbolenze e gli orgaoizzatori di Irame sappiano che il lore
tempo e passato». L'Imperatore disse in fine alcune parole sopra 1' assassinio
tentato poco prima sopra la sua persona, facendo notare specialmenle che
1'assassinio politico e la prova piu concludente della debolezza de'partiti
che sono costretti a ricorrervi, e che mai dall'assassinio non ha verun par-
ti to ricavato utilita. II discorso fu applaudito oltre ogni dire, secondo che
riferiscono i giornali, e certamente chi lo legge non pu6 non ammirarne
1'eloquenza e la. fecondita d'idee, non meno che la precisione e la convcnien-
za ai tempi ed al paese.
5. Due giorni dopo il Moniteur conteneva la pubblicazione di un prima
provvedimcnto contro i nemici del Governo presente, secondo che il discor-
so imperiale avea prenunziato che dovea farsi, e secondo che le circo-
stanze pareano richiedere. II provvedimento consiste nella soppressione dr
due giornali, 1' uno democratico e 1'altro legittimista, i quali nei loro articoli
nltimi aveano offeso, in varia guisa, il Governo imperiale. II giornale demo-
cratico e lafleuue de Paris, il legittimista e \oSpectalcur, che prima della
sua sospensione chiamavasi Assemble Nationale. La relazione del Ministro
dell'interno, che precede il dccreto di soppressione, dice che « parecchi al-
tri provvedimenti saranno proposti aU'approvazione dell' Imperatore » di-
retti a togliere ogni speranza non solo ai democratic!, ma ancora « a que-
gli avanzi di antichi partiti che aspettano essi pure, con uguale stolidezza,
dall'anarchia una risurrezione impossibile ».
.Lo stesso Moniteur pubblic6 una noterella molto signiQcativa , con cui
csprimeva la sua indegnazione <• contro un giornale belga intitolato il Dra-
pcaw, che nel suo numero dei 17 Gennaio, avea approvato 1'assassinio dcl-
1'Imperatore. Noi aspettiamo (aggiungeva il foglio ufficiale) la decisiono del
Governo belga. » Leggiamo sui giornali che il Governo belga, con lodevolis-
sima premura, che niunooseraattribuire alia panra, introdusse subito azio-
ne criminale, non solo contro il Drapeau, ma ancora contro il Crocodil allro-
giornale belga. Inoltre ci annunziano i dispacci elettrici che lo stesso Go-
verno presentb alle Camere un disegno di legge che muta il codice penale
riguardo ai delitti che offendono le relazioni internazionali. II Governo sardo>
parimente credette bene in tale occasione di profittare per la prima voita
della mancanza del Rattazzi nel Ministero, col far sequestrare il giornale tori-
nese la Ragione, scritto dall'apostata Ausonio Franchi (altrimenfi delto Bonavi-
no)ilquale avea in una sua corrispondenza scritlo cose « che (dice la Ga:;:^^
Piemontese) sono in contraddizione flagrante col sentimento d' esecrazionc
contro la teorica dell'assassinio politico ecc. ecc. » Se il Governo sardo avesse
letla pure I' Unione del Bianchi Giovini del 18 Gennaio, vi avrebbe letto che
« 1'attentato si attribuisce a tutti, eccetto forse a colui che ne 6 il vero auto-
re, all' Imperatore stesso, che orbando il paese di liberta, ingenera odii e
rancori » con altre parole anche peggiori. Che piii? Anche la Svizzera pare
CONTEMPORANEA 377
commossa questa volla di odio sincere contro i rifuggiti e gli assassinii po-
litici : giacche il Governo federate sla facendo fare indagini e process! sopra
Ja condotta tenuta in quest! ultimi tempi dagli esuli cola ospitati.
Tu Hi quesli atti, lodevolissimi certamente, e che noi crediamo pienamente
spontanei, paiono del resto desiderati dal Governo francese, il qnale dicesi
che debha inviare una Nota ufficiale al Belgio, alia Svizzera ed allo Stato sardo
sopra la questione dei rifuggiti e la vigilanza a cui debbono essere snttoposti.
K per6 evidente chc il paese a cui sono ora piii void gli occhi dell'Eu-
ropa c 1'Inghilterra. Gia dicemmo die i suoi giornali furono, in suite prime,
quasi forzati a chiedere essi medesimi altre leggi contro i suoi ospiti. Par-
lasi di una nota che la Francia le ha ora indirizzata intorno a tal punto.
Dicesi pure che una nota collettiva dee essere indirizzata sopra queslo pro-
posito al Governo inglese dalle grandi Potenze: e che la questione dei ril'ug-
gili politici sara tratlata nel congresso di Parigi, nel quale pare che questa
volta si lasciera dall'un lato la questione italiana. E se si ha da giudicare
dalle parole abbastanza chia re e forti dei discorsi e dei giornali francesi se-
miufficiali, pare che la Francia non sia ora per contenlarsi di chiacchiere.
E proprio il caso di ripetere che non ogni male viene per nuocere.
Specialmente poi e da por mente alle curiose parole del Weekly Register,
il quale dice cosi « II Sun di ieri sera, pieno di una mollo naturale paura
per la sicurezzadei suoi amici Ledru Rollin e compagni, spera che il Go-
verno francese non vorra mescolarli nell' attentato del 14 Gennaio. Ma
noi, secondo le nostre iriformazioni , saremmo stupiti se non si giungesse
a scoprire che il delitto non solo fu tramato a Londra, ma che vi presero
parte i priucipali capidella demagogia rossa. Noi sappiamo di buona foute
che, parecchie ore prima del colpo , si tenne un meeting in Saint John's
Wood, dove erano presenti parecchi patrioti francesi ed italiani. La loro
inattesa maraviglia, lunedi sera, quando si seppe che il colpo era mancato,
€ facile ad intendere. Essi erano molto animati: e chi fra loro non sapeva
bene la cosa, assicurava molte ore prima dell' arrive della notizia, che in
Parigi si preparava qualche cosa di molto rilevante per la repubblica so-
ciale. Noi ci portiamo mallevadori di quanto dicemmo ». E probabile, che
ci6 che sapeva un giornale, lo doveva pure sapere la polizia.
BELGIO. (Nostra Corrispondensa) i. Tirannia liberale — 2. 11 Presidentc dei
frammassoni Presidente della Camera — 3. Ci fu o non ci fu sommossa? ~
4. 1 moderati vinti dagli immoderati — 5. Inesatlezze ufficiali — 6. (Giun-
ia dei Compilatori) L'Annuaire dell'Umversita di Lovanio.
1. II giorno 15 Dicembre si riuni la Camera dei deputati, e il giorno 23
ne fu rimessa la riconvocazione al 19 di Gennaio. Yi dir6 in primo qual-
che cosa sopra alcuni avvenimenti di questa breve sessione. La verificazio-
ne de'poteri si fece con piii quiete di.quello che si aspettava. La elezione
di Marche avea eccitati lamenti per parte di qualche eleltore, il quale pre-
•tendeva eesere state deposte nell'urna schede riconoscibili : cosa contraria
378 CRONACA
alia legge che vuole segreti i voti. Non pertanto si e fatto di ci6 poco con-
to; si che il deputato liberate venne ammesso per buono.
Si discusse per6 alquanto sopra il fatto seguente. Secondo la legge elet-
torale del 1851, sono nulli tutti quei suffragi che non sono abbastanza de-
terminati : ma la legge non istabilisce veruna formola certa. Ricavasi pe-
r6 da'casi precedent! che il nome solo del Candidate non basta, potendo il
nome solo convenire a piii d'una persona eleggibile. Infatti a Dinant ilsi-
gnor Thibaut, candidate cattolico, e gia depulato nella cessata sessione, fa
escluso dalla Camera ; non avendo volute 1'ufiizio elettorale menargli per
buone due schede che non contenevano che il solo suo nome. Parirneuti a
Lovanio il sig. de Wauters, candidalo cattolico, e deputato della cessata
Camera, ne fu escluso per lo stesso motivo. Ma ecco che in Ath il sig. Pri-
son, candidate liberale, la vinse sopra il suo concorrente per la maggioran-
zad'un vote solo, grazie a due schede non contenenti parimenteche il solo
suo nome ed ammesse dall'uffizio elettorale.
La Camera, secondo 1'art. 34 della Costituzione « verifica i poteri del
suoi membri, e giudica le questioni che possono sorgerc a questo proposi-
to ». Come si regolera dunque la Camera poste quelle contraddittorie deci-
sion! degli uffizii elettorali? 1 conservatori propongono una soluzioae iden-
tica ammettendo tutli e tre quei deputati o ricusandoli ugualmente, non,
potendo la Camera accogliere interpretazioni opposte tra loro. I liberali pro-
pongono la esclusione dei due cattolici e la ammissione del terzo liberale,
E perche questo ? II vero perche non occorre dirlo; ma quelloche i liberali
allegano si e che gli uftizi hanno cosi deciso senza lamenti di veruno, co-
me se non dovesse poi la Camera decidere sopra queste questioni. Inoltre
dicono che ad Ath la viva lotta che ivi ebbe luogo, dioot6 chiaro di qual
signor Prison si trattasse; come se la lotta, anche piii viva, di Dinant e di
Lovanio, non dinotasse parimente che i due membri iscritti nelle liste dei
conservatori furono quegli stessi che poi uscirono eletti. Ma siccome la
maggioranza e liberale (liberale pure nell' inventare spedienti e pretesti) T
cosi ella ammise il sig. Prison Jiberale, ed escluse i candidati cattolici.
Ecco la giustizia de' partiti sempre simili a se medesimi , sia nel Belgio, sia
nel Piemonte, dove si ammeltono nella Camera i Canonic! liberali e se ne
escludono i Canonic! conservatori;
2. Verificati i poteri, i liberali in coro dichiarono Presidente il signor Ver-
haegen, il gran Mastro dei Frammassoni belgi, il Presidente dell' associazio-
ne liberale di Brusselle, il capo dell'universita libera, 1'inventore di tulte le
ealunnie contro i Cattolici, colui stesso che la vigilia del 10 Decembre in-
dirizz6 agii elettori una lettera circolare da lui sottoscritta, dove prelendea
dimostrare chei conservatori sono nemici dell'ordine, della proprieta, della
Coslituzione, del Trono, dell' indipendenza nazionale. Costui, che ebbe il co-
raggio di sottoscrivere tanle odiose ealunnie, salito sulla tribuna, dissealla
Camera, o meglio al suo partito : « lo sono lieto e superbo della confidenza
che veggo da voi in me riposta. In nome del nostro libero Belgio, io accet-
to questo attestalo di confidenza con gratitudine, e come I' approuazionc,
CONTEMI'ORANEA 379
<della mia condotla politico,. I due vicepresidcnti ancora sono liberal! e, co-
me il sig. Verhaegen , avvocati a Brusselle. La dcstra avca sempre per lo ad-
dietro, per un certo spirilo di conciliazione e di lealla, nominate vicepre-
sidente un avversario; ma la sinistra quundo e in maggioranza non cono-
sce punto la delicatezza nel procedere.
3. La Camera pass6 poi a votare leggi urgenti, ma poco important!, le quali
non diedero luogo a discussiani. L' ultimo giorno per6 un deputato della di-
ritta avendo a caso detto come la Camera in Maggio fosse stata sciolta per
cagione della sommossa, il sig. Rogier Ministro dell' Interno, prese questa
espressione come un oltraggio alia Camera, al Governo, alPaese. « No, sog-
giunse, non e vero che il paese sia stato in preda alia sommossa. E questa
una calunnia che io rigetto a nome del paese. Vi e stato movimento, agita-
zione nelle strade, non pert sommossa a Brusselle. » II signor Conte Detheux
si levo allora per dichiarare , in nome della destra, che la discussione poli-
tica sopra gli avvenimenti passati, non potea farsi cosi a caso, e che in tem-
po migliore se ne sarebbe discorso pacatamente. Nel che convennero tutti.
Intanto per6, secondo il giudizio del Ministro dell' Interno, cui fa eco la si-
nistra, pare ehe si debba credere che non vi fu sommossa ; la qual notizia
giungera certamente nuovissima all' Europa. Tutti finora aveano creduto il
contrario , ma ci6 fu per inganno di que' giornali cattolici che il sig. Rogier
chiama faziosi in quel medesimo suo discorso. Noi abbiamo reduto offeso
ilNunzio Apostolicoedinsultatiideputati della diritta all'uscire che faceano
dalla Camera ; abbiamo udito gridare « Abbasso la maggioranza, abbassoi
Conventi, alia lanterna » ecc. ecc. ; abbiam visto rotti i vetri delle case dei
religiosi che non entravano per nulla in una legge che non li riguardava
punto e che essi non aveano certamente fatta, ma che era il pretesto della
sommossa ; abbiam visto rompere le invetriate a Brusselle e nei sobborghi
ad Anversa, a Liegi , a Lovanio, a Verviers, a Mons ; si diede sotto i nostri
occhi il sacco alia scuola dei Fratelli delle Scuole Cristiane in Jemmappes,
dove si commisero alti brutali ; sappiamo che un centinaio almeno dei piu
colperoli (per non parlare delle ceutinaia che sono in liberta) stanno ad
espiare nelle prigioni il loro delitto di sommossa, grazie ai tribunali che non
ragionano come il signor Rogier; abbiam visto tutto questo e converra udirci
dire in viso dal sig. Ministro dell' Interno che non ci fu sommossa, ma un
piccolo moto, e questo ancora per 1'onore del paese? Certamente, seuna
menoma parte dell'accaduto in danno della destra si fosse tentato contro La,
sinistra , i fogli liberal! di tutta Europa sarebbero ancora adesso in fuoco e
in liamme declamando contro la tirannia dei clerical! , e piangendo le in-
nocent! vittime liberali. Ma sopra questo punto ritorner6 altra volta quando
si fara nella Camera la discussione promessa sopra questo particolare.
4. Fuori della Camera ci6 che attira 1'attenzione di molti si e ancora una
•elezione ; giacchfe essendo il signor Rogier stato eletto a deputato di due col-
legi elettorali , ed avendo egli ottato per Anversa , rimane ad eleggersi un
deputato in Brusselle. II National, organo del radicalismo empio, propone
il sig. Perceval', antico deputato liberate , non riuscito a Malines il 10 De-
380 CRONACA
cembre. Questa candidatura non sembra molto gradita al Ministero,ne aF
sig. Verhaegen, che finora fu padrone delle elezioni di Brusselle. II giorno
dopo del trionfo generale delle elezioni, 1' Osserv alore, organodei frammas-
soni di Brusselle, con ipocrita moderazione scrisse « II liberalismo coslitu-
zionale trionf6 colle sole sue forze in tutta la sua schiettezza ed in tutta la
suapienezza; neil radicalismo ebbe nel trionfo la minima parte ». II radi-
calismo offeso prov6 nel National, colla dimostrazione delle cifre, die senza
il suo appoggio, il liberalismo sarebbe stato vergognosamenlebattuto, ed ora
egli assicura cheil Perceval sara eletto, anche malgrado delle ingratitiidini
de' liberali, nelcaso che cssi osassero opporsi. Qual parti to prendere in tal
caso? Accettando il Candidalo i liberali si confessavano vinti, rifiutandolo
si correva pericolo di una sconfitta. Ma fecondi come essi sono nel trovare
partito, troveranno certamente anche questa volta come cavarsela con qual-
che pretesto. Staremo a vedere; e ci6 servira tutl'insieme d'istruzione e di
pascolo allacuriosita 4.
5. II Monitore Belga, Giornale Ufficiale, fu finora libero dalle influenze dei
partiti. Ma ora egli 6 sotto la dipendenza del nuovo Ministero liberale e perci6 e>
diventato anch'egli obbedientissimo servitore come tuttiipiii caldi liberali.
In un recente articolo sopra le elezioni egli si fece 1' eco dei giornali del
partito e ripete persino le loro menzogne o inesattezze che sieno. Per dar-
vene una prova palpabile, egli dice che, sopra 77 mila votanti , vi furono-
12,000 voti di maggioranza in favore dei liberali. Ora la GazzeUa di Lieyi,
giornale caltolico , il quale, anche prima del risultato definilivo, avea gia
calcolato approssimativamente il trionfo per 5,000 voti, falto poi il calcolo
esatto ne ha trovati poco piii di seimila. II Giornale di Liegi pubblicalo
dai liberali, e la Tribuna pubblicata dagli ultraliberali diceva il medesimo.
Giacche, volendo esagerare, non passano la cifra di 7 mila. L' Independance
Beige, con quella imperterrita audacia del mentire che 6 dole comune dei
giornali del suo partito, annunzi6 invece che il Irionfo fu per 12 mila voti.
E con lei esce fuori ad ingannare il pubblico anche il Monilore ufficiale, il
quale come, 1' Independance, pronnnzia non solo senza prove, ma contro-
tutte le prove , il suo oracolo dei 12 mila voti. E inutile il dissimularlo : il
liberalismo coll' audaeia dei suoi fatti e delle sue menzogne si scava da sc
sotto i piediun tal abisso di disprezzonel mondo civile, che 1'orse il mondo
dovra la sua piu presta liberazione da quella peste appunto all' eccesso del
suo misfare.
— 6. Giunla dei compilatori. Abbiamo ricevuto in quesli giorni 1' An-
nuaire per 1'anno 1858 deU'Universita Gattolica di Lovanio, la quale ha cosi
pubblicato il ventiduesimo volume delta sua storiae statistica; giacchelT-
niversita fondata nel 1835 pubblic6 ogni anno un simile Annuario. II pre-
sente e diviso in tre parti. La prima, oltre la parle statistica (di cui accen-
4 I dispacci telcgrafici ci annunziarono che il Perceval fu eletto dcputato : il che dimostra
che nel Bclgio. come altrove, i frammassoni la vincono sempre, in ultima analisi , contro i lile-
rali piu moderati (Nota de' Compilatori).
CONTEMPORANEA 381
niamo la cifra di ben 694 scolari che in quest' anno si fecero iscrivere:
numero che gli student! non aveano mai toccato pel passato ) conliene k>
relazioni dei lavori di tre istituti che fioriscono in quell' Universita , cioe
della Societa di S. Vincenzo de' Pauli, della Societa letteraria , e della So-
cieta di letleratura fiamminga. Laseconda e la terza sono composte di leg-
gi e regolamenli concernenti 1'Universita c gli stud ii. Segue un' Appendices
di opuscoli, alcuni dei quali assai rilevanti, dovuti alia penna del ch. Mon-
signor De Ram Rettore dell' Universita e del ch, sig. Ferdinando Lefebvre
professore di medicina. Chiudesi il libro con alcnni antichi documenti ri~
guardanti la storia dei tempi passati di quest' inclita Universita del Belgio.
NOTIZIE VAIUE. 1. Ribellione dei crisliani nell' Erzegovina — 2. Morte di Rescid
Fascia 3. Ritorno probabile di Lord Hedcliffe — 4. L' istmo di Suez —
5. Indie inglesi — 6. II pirata Walker.
1. Agli altri impacci nei quali si trova la Porta, dopo die la sua inte-
grita ed autorita fu novellamente e solcnnemente dichiarata, e ora da ag-
giungere la ribellione dell' Erzegovina, i cui abilanti, che per lo piii sono-
greci scismatici, hanno prese le armi contro 1' autorita turca. Molte cose si
dicono sopra le cagioni di questa mossa. Vi e chi ci vede la mano dei li-
berali de'Principati Danubiani, i quali con questi tumulti da loro eccitalir
vogliono ad ogni motlo far toccar con mano alle Potenze la necessita di se-
parare le province cristiane dall' Impero Turco. Vi e chi non ci vede altro
che una scusabile indegnazionedeicristianioppressi daiTurchiora piu che
per l'innanzi,quando essi rredeano anzi di dover essere rispettati dopo le
promesse solenni del trattato di Parigi. Ma si trova che 1' esito fu di dover
pagare piu tassediprima: cosa che pare non piacere molto ai cristiani del-
1' Erzegovina, i quali sono in questo molto addietro. Giacche dovrebbero sa-
pere che, anche nei paesi piu colti di Europa, le tasse crescono in proporzio-
ne delcrescere della liberta. Checche sia di questo, il certo e che i cristia-
ni, specialmenle greci scismatici, si dicono da'giornali essere ora in ribel-
lione contro la Porta: e che questa ribellione pare dover avere qualche se-
greta unione colle question! dei Principal! Danubiani, se non anche per av-
ventura con quella prelesa tendenza di unione slava che e una delle molle
ora piii usate dalla democrazia cosmopolita per sommuovere il mondo.
I giornali pero che ci recano le notizie della ribellione dei Greci scisma-
tici, assicurano che la Porta e nei caso di poterla per ora vincere, grazie
all' esercito che vi ha sotto 1' armi, e ai punti important! che ha nelle ma-
ni. II che per6 non impedisce che alcuni giornali credano 1' opposto, spe-
cialmente per Pincrudire dell'inverno die rende impraticabili le vie alle-
truppe. Credesi poi che 1' Austria interporra validamente la sua mediazio-
ne, ed anche le sue armi, se tanto sara necessario per impedire che la ri-
bellione si propaghi. Ad ottenere il qual effetto il mezzo migliore sarebbe
Torse questo, che i Turchi cioe non credessero piu di essere padroni despot*
delle province cristiane del loro impended eseguissero lealmente le promes-
382 CRONACA
se fatle neir ultimo trattato di Parigi. Se la Porta segue a mutare in nuove
tasse i miglioramenti chie#tile dall' equita non meno che dalle Potenze, se
segue a permettere che i suoi ufQciali rendano la giustizia a peso d' oro ed
aumentino cosi ancora del doppio e del triple i gia insopportabili balzel-
li ; -non si dovra stupire se il partilo libertino, che non e per6 piii tenero di
lei ne della giustizia ne de'popoli, fara servire 1" altrui a profitto del proprio
dispolismo.
Del resto e inutile il dissimulare che le province cristiane della Turchia
sono forse destinate ad essere un fatale porno di discordia. Giacche in prima
e da presupporre essere assai malagevole che sotto la Turchia esse siano quie-
le e contente. Ci6 posto esse tenteranno sempre di mutare Governo sottra-
endosi a quello della Porta, cull' intenzione molto naturale di governarsi da
se. Ma vi sono sulle frontiere due imperi,l'auslriaco e il russo. Questo cre-
de aver sopra quelle province quasi un diritto di protezione religiosa; non
essendo ignoto ai nostri lettori che la Russia intende riunire quasi sotto il
suo pontificate laicale tutti ipopoli greci scismatici. L' Austria poi non ha
certamente 1' intenzione di cedere alia Russia si belle province , special-
mente che anche essa ha sudditi di rito greco, e si offre prontissima a pren-
derne anche altri sotto la sua protezione. Non ci vuole grande perspicacia
per prevedere da questo stato di cose qualche turbamento anche maggiore
del presente.
Le ultime notizie ci recano che la ribellione cresce, che le truppe sono
state sconfitte in piu scontri, che nuove truppe turche accorrono per do-
mare la sollevazione, e che 1' Austria pure ha spediti soldati alle frontiere.
Una delle cause della sommossa dicesi essere stata la propagazione nelle
province cristiane di parecchi esemplari dell' Ukase imperiale russo sopra
remancipazione degli schiavi.
2- La Porta ha perduto, il giorno 7di Gennaio, di morte quasi improvvisa il
piii abile de' suoi Ministri e politici , Rescid Pascia, uomo certamente assai
colto per Turco, e che anzi non avea di Turco, forse, che la nascita e il no-
me. Egli era ostile anzi tutto alia Russia ed amicissimo dell' Inghilterra :
pensava che 1'impero turco non poteva mantenersi senza 1'aiuto di qualche
Potentate europeo: e tra questi diceva che 1'Inghilterra era quella che chie-
deva meno e dava di piu. A Rescid Pascia deesi dunque in gran parte la
potenza dell'ambasciatore inglese in Gostanlinopoli, la guerra contro la Rus-
sia , e quanto ne segui. L' avvenira dira se il Rescid fu buon politico. Fin
d'ora tutti sono d' accordo nel concedere ch' egli non era Turco che di no-
me , e che il suo desiderio era di mutare a poco a poco la Turchia in uno
Stato europeo. Aggiungesi ch'egli stava appunto lavorando, quando fa
colpito dall' ultima malattia , sopra un disegno che dovea rendere liberi
i cristiani dalle vessazioni dei Pascia. Pochi giorni prima della morte egli
si era riconcifiato coll' ambasciatore francese che poco parea amare in lui
le sue simpatie verso 1' Inghilterra e percio 1' opposizione all' istmo di Suez
ed ad altrecose desiderate dalla Francia e negate dal Redcliffe. Egli fu Mini-
stro sei voile, benche non sia morto che dell' eta di circa cinqnant'anni. Per
CONTEMPORANEA 383
impedire le vociche cominciavano a nascere diun avvelenamentosie fatta
1'autopsia del cadavere in presenza de'delegati degli ambasciatori europei.
3. Insieme colla noliziadellamortediRescid Pascia giunse pure quella del
prossimo ritorno a Costantinopoli di Lord Redcliffe, il quale prima anche i
giornali ingiesi diceano aver questa volta compiuta la sua carriera diplo-
matica. Ed e chiaro che 1' logbllterra, avendo perdu to il suo iniglior soste-
gno nei consigli del Sultano , dee pensare a rimandar presto a Costantino-
poli quel suo arnbasciatore che dicesi avere sopra il Sultano si alto pote-
re. Ma il Redcliffe ha tanti nemici , e 1' Inghilterra e ora colla Francia in
termini di si delicate condizioni, che non sarebbe strano che la Francia riu-
scisse ad impedire quel ritorno e ad ottenere essa pure alia sua volta un
po'di predominio presso la sublime Porta.
4. 1 giornali pubblicano la domanda formale fatta dal Lesseps al Govemo
turco per 1' apertura dell' Istmo di Suez. II Lesseps chiede che il Governo
prima di tutto esamini se il canale e utile o no ai suoi medesimi interessj.
Quando avra giudicato questo punto , a lui pure apparterra il giudicare
ancora sopra la questione di neutralita del Ganale. Dopo il giudizio da lui
recato sopra un' opera che si fa nel suo territorio , le allre Potenze saranno
da lui richieste di dare il loro parere e di accedere ai suoi desiderii di
neutralita del canale. Cosi la queslione interna di esecuzione sara separata
dalla questione esterna di neutralita; siccome opiua il Principe di Metter-
nich, la cui opinione e citata nel tcsto della domanda.
A questo proposito narrano alcuni giornali tedeschi che non vi e proba-
bilita veruna die 1' Inghilterra sia mai per restituire alia Porta 1' isola di
Periin. Al piu. glie ne paghera il prezzo a danari. Aggiungono che 1' Austria
propendead approvar questa transazione, tantopiu che dicesi averl'lnghil-
terra promesso di non opporsi piu all' apertura del canale di Suez quando
essa sia sicura di possedere I'isola di Perim, colla quale puo quando il voglia
chiudere il passaggio del canale.
5. La famosa presa di Lucknow , che il Giornale del dibattimenti difen-
deva valorosamente conlro 1' Univers ed altri giornali che osavano dubi-
tarne , si sa ora non essere stato altro che la liberazione degl' Ingiesi car-
cerati nella fortezza. Che anzi ora e certo che gl' Ingiesi hanno aff'atto sgom-
berato il regno di Ude, ritirandosi a Gawnpore che e il luogo di concentra-
mento dell'esercito inglese. Sir Colin Campbell vide di non aver soldati ab-
•bastanza per prendere la citta e mantenersi nel rngno. Pens6 dunque bene
di ritirarsi dopo salvati i pochi Ingiesi di Lucknow. E questo e il fatto piu
rilevante accaduto in questo frattempo nell' India; la quale intanto segue
ad essere la tomba dei Generali ingiesi, giacche vi e anche morto, i!25 No-
vembre, di dissenteria il Generale Havelok.
Se ben si considera , si pu6 dunque ricavare dalle notizie ultime die gli
Ingiesi progredirono poco nella conquisla dell'lndia. Giacche non solo la presa
di Delhi non pacilico il paese, eome si sperava, ma condusse 1'esercito in-
diano nel regno di Ude , dove esso fe si bene capo che vinse gl' Ingiesi c
sforzolli ad abbandonare il paese. Intanto sono continue le notizie di nuovi
384 CKONACA CONTEMPORANEA
sollevamenti di truppe e di sconlri coi ribelli: coi qnali ora gl' Inglesi hanno
perfinoimparato a perdere, siccome accadde poco fa al colonnello Windham
battuto e sconfitto dagli Indian! colla perdita di un intero reggimento in-
glese.
Peggiore poi e la notizia che ci da il Daily News del 15 Gennaio: il quale
afferma come cosa certa che ora la rihellione c popolare e nazionale nel re-
gno di Ude, si che gli Europei sono stati di nuovo uccisi in gran numero
anche cola dove, prima degli ultimi felici successi dei ribelli, essi erano in-
vece protetti e celati alle ricerche della soldatesca indiana.Perle quali cose
si dice che gli Inglesi abbiano per ora rinunziato alia ricoriquista del regno di
'Ude. II quale delresto non era stato riunito all'impero inglese che nel 1856
a grande ingiuria della casa reale di Ude, di cui alcuni membri debhono
ancora presentemente trovarsi a Londra per perorare la propria causa. Ma
Ja ribellione avra forse ottenuto quello che invano potea sperarsi dalla Com-
pagnia dell' India.
Ci6 che merita altresi qualche considerazione si e cbe non si sa che cosa
facciano qnei 50 o 60 mila Inylesi , che partiti dall'Inghilterra alcuni mesi
sono, avrebbero ormai dovuto averla finita colla ribellione. II Pahnerston
per far vedere che era inutile 1'istmo di Suez, voile far andar 1' csercito
pel Capo di buona speranza: per non lasciar poi le costeinermi dinanzi ad
una invasione forestiera voile farlo partire su navi a vela. Intanto alcuni
sono giunli ed altri errano ancora nell'Oceano , mentre i ribelli indiani pro-
fitlano del tempo, e la giunta parlamentare d'inchiesta sopra le cause del
ritardo si prepara a chiedere conto al Palmerston, nella prossima sessione,
<lel perche si sia cosi, per un vano puntiglio ed un vano timore, posta a re-
pentaglio la riconquista dell' India.
6. II pirata Walker era riuscito , come nan-ammo , ad armare di nuovo
una flolta per invadere il Nicaragua , a partire coi suoi compagni sotlogli
occhi delle aulorita amcricane ed a viaggiare felicemente iin alle coste
dell'America centrale , mentre il Presidenle Buchanan stava , con mirabile
eloquenza,discorrendocontro il suo disegno. Ginnlo presso Greytown il 24
Novembre sul vapore la Fashion , il Walker sbarco sulla costa un 45 pi-
rali : poi entr6 nel porto di Greytown a tutta forza di vapore sotto i can-
noni della fregata degli Stati Uniti, Saratoga. Appena toccato lo scalo il
"Walker scese con 141 pirati. Ma pochi giorni dopo giunse un'altra fregata
comandata dal Comodoro Paulding : i due legni posero a terra 400 uomini :
« cosi sforzarono il Walker ad obbedire. Egli si rese prigioniero a parola ,
e ritorno negli Stati Uniti il 27 Dicembre. II curioso 6 che ora i magislrati
•americani pretendono che 1'arresto del pirata e illegale e contrario all'indi-
pendenza del Nicaragua, perche operato sopra il suo territorio. Se il Walker
sara perci6, com'e probabile, conservato in libertae se riusciradi nuovo ad
invadere 1' America centrale, questo Stato sara vittima del troppo rispetto che
te professa la sua sorella maggiore la Reptibblica degli Stati Uniti.
LE CONQUISTE
DELL' OTTANTANOVE
Parecchie volte abbiamo in questi quaderni fatta menzione delle
dottrine , le quali governarono la grande rivoluzione francese che
chiuse il passato ed apri questo nostro secolo ; e colle dottrine men-
zionammo altresi i vantaggi sociali e politic! che altri pretese es-
sersi raccolti da quell'immenso e diuturno commovimento : dottrine
e vantaggi che soglionsi nominare principii e conquiste dell' ottan-
tanove. E ricorderanno i nostri lettori che noi sempre ne parlarn-
mo non solo con diffidenza, come farebbesi di cose molto equivoche
e quasi traditrici, ma conaperta riprovazione, che si faceva giusta
indegnazione ogni qual volta alia intrinseca falsita loro si veniva ad
accoppiare, per cognazione d' idee, la rimembranza di quelle im-
mani scelleratezze che, a nome di quei principii, furono consumma-
te, e quelle maggiori che, in forza dei principii stessi. sotto i no-
stri occhi ed a danno della moderna societa si vanno macchinando.
Cosi quando novellamente 1' intera Europa era compresa da orrore
e da spavento per I' infame attentato alia vita di Napoleone III, noi
alia vista di una strage, quale per somiglianti occasioni a nostra me-
moria non si era mai osservata, e di quella incolumita prodigiosa
concessa dalla Provvidenza alia vita che sola era tolta di mira, noi,
Scrie III, vol. IX. 25 4 Felbraro 1858.
386 LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE
diciamo, a quello aspetto non sapemmo temperarci dal pigliarla non
tanto cogli uomini scellerati che perpetrarono quell'eccesso, quan-
to cdlle dottrine che, avendo loro di lunga mano pervertitele menti,
ne armavano altresi la mario ad un colpo, che avrebb.e potuto get-
tare lo scompiglio nella maggiore e miglior parte di Europa. L'ar-
ticolo : Nuovo attentato e vecchi printipw I questo appunto tolse a
mostrare; e siamo sicuri che ogni persona assennata ha dovuto,
senza piu, venire in quella opinione confermata dalla evidenza di
tanti fatti : la vita precaria del mondo civile, il rischio presentissi-
mo di precipitare nell' anarchia, i folli e mostruosi conati per get-
tarlovi, la poca fiducia che esso pu6 avere nei presidii material!,
onde ha dovuto circondarsi, tutto avere la prima sua origine in
quelle malaugurate conquiste dell' ottantanove.
Le quali cose essendo cosi, vede ognuno che ai Cattolici e diciamo
anche agli amici dell'ordine civile, non potea parer hello ed utile
che quelle conquiste fossero quasi a viso aperto applaudite da perso-
ne che pure si pregiavano di essere nimiche di rivoluzioni. Ci parea
anzi a dir poco, un peccare manifesto contro la logica quel profes-
sare i principii ed all1 of a stessa abbominare e contrastare con ogni
mezzo possibile le illazioni, soprattutto quando queste si volevano
recare alia pratica. Ma ecco che 1'Imperatore dei Francesi, tre gior-
ni appena dopo la prodigiosa incolumita serbata in un nembo di
proietti che colpirono pure presso ad un centinaio e mezzo di circo-
stanti, nel discorso tenuto nell' occasione di aprirsi la Sessione le-
gislativa del 1858, pronunzio una di quelle verita ponderatissime,
che sempre lampeggiano in somiglianti suoi discorsi^ la quale fa
molto a proposito per dileguare dagli animi onesti quelle apprensio-
ni che dicemmo sopra, intorno a credere le conquiste dell' 89 pro-
fessate da cui si dovrebbemeno. Egli, quasi per rettificare le men
giuste interpretazioni date da certuni ad altre sue parole, ha spie-
gato che I' Impero nulla ricusa di quello che in opera di bene e d' in-
civitimmlo pub aechiudersi nei grandi principii delV oltantanove^
1 Ques'.o volume p»g. 2o7 e seg£.
LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE 387
Pereiocche, avendo richiesto: Qu est-ce que V Empire? Esl-ce un
gouvernement.... desireiix.... eT empecher dans le monde le rayonne-
ment pacifique de tout ce que les grands principex de 89 .ant de bon ett
de civilisateur? risponde risolutamente che no. Vero eclic le parole
dette in altre circosUnze, chi le avesse paragonate coi fatti, non
poteario avere altra significazione che questa. Tuttavolta riputiarao
vera conquista del 08 I'essersi esplicitamente detto e con termini
tanto espressivi, che indarno oggimai vi potrebbero fondare colpe-
voli speranze coloro, cui troppo rileva che alle Conquisle delfoitan-
tanove si dia ben altra significazione da quella, che loro ha dato in
questa solenne circostanza 1' Imperatore.
A queste considerazioni molti nostri lettori spalancheranno gli oc-
chi, e per poco non si faranho le croci a sentire che alcuna cosa di
bene e di forza incivilitrice puo trovarsi in dottrine che, allargandosi
sull' Europa, vi portarono lo spavento, la distruzione degli antichi
ordini, e la insigne inabilitaa costituirne dei rmovi •, in dottrine che
formarono lo sgomento dei nostri padri e non furono feraci che di
pubblici scompigli e di private sventure; in dottrine insomnia che,
disserratesi sulla societa cristiana, lacoprirono di yituperii e di san-
gue, e 1'avrebbero in piccolissimo tempo fatta rinvertire ai corrom-
pimenti del Paganesimo, se non fosse soprarrivata ad arrestarne il
corso una mano potente, a cui venne fatto di governare la rivolu-
zione perche la spense. E nondimeno signori si ! alcuna cosa di
vero e di bene si acchiude in quei principii ; ne la Civilta Cattolica
ha dovuto aspettare nove anni per impararlo e per dirlo. Noi lo di-
cemmo fino dal primo volume della prima serie, il secondo o terzo
mese da che scrivevamo. Chiedendo allora se e come potea trovarsi
un Liberale cattolico *, ne rendemmo appunto questa ragione, del
trovarsi cioe qualche parte buona in tutto il sistema che dicesi co-
munemente libertiriismo o liberalismo , e che in sustanza e lo svol-
gimento piu o rneno ampio di quelle famose conquiste. E cosi ,
aggiungevamo allora, ne guari diversamente diciamo al presente.
1 Civilta Cattolica, I Serie, vol. I: Un Liberale cattolico.; pag. 537 e segg.
388 LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE
Potendo avvenire che un cattolico ed onesto uomo si attenga alia
sola parte buona di quel sistema, o senza avvertire o senza curare
il molto male a cui £ commista, esso potra. almeno nella speculativa
e parzialmente, essere liberale senza che vi sia ragione di attribuir-
gli tutti i torti e tutti gli esorbitanti traviamenti che a quel nome
sono stati associati. Ne d'altra parte dee rerare meraviglia che nel-
1'errore si possa trovare qualrhe elemenfo di verita •, essendo questa
anzi una condizione essenziale al falso come al male, il non potersi
trovare isolati per forma , che non ammettano alcuna mistura del
loro contrario, in quanto che il puro male ed il falso assoluto sono
niente altro che la negazione ed il nulla. Fino nei sogni piu mo-
struosi e bizzarri del febbricitante uopo e che vengano a comporsi,
o piu veramente a scomporsi i fantasmi degli oggetti reali veduti in
veglia.
Ora, pigliando le mosse dal movimento riformatore che inizid la
moderna era, come vogliono alcuni, nei primi lustrt del secolo se-
stodecimo, egli & manifesto che nei sentimento cattolico 6 innate
un principio di verace riforma ordinatrice, come nella indipendenza
eterodossa e acchiuso un principio di falsa riforma sovvertitrice. Di
qui e agevole il vedere come nell'uno e nell'altro trovasi il comune
elemento di riforma, la cui necessita era invocata perdiversi ed op-
posti motivi. Questo era il vero, e rappresentava quella parte buona
chenoi dicemmo essersi trovata negl'inizii della rivoluzione fran-
cese, ed in quelli eziandio della eresia luterana. Questa al primo suo
mostrarsi avea gridato : Riforma; e gridolla tanto che ne ritenne il
nome ingiustamente e quasi per antifrasi. Ora che molto vi fosse a
riformare in quel tempo nella Chiesa lo mostr6quinci a poco il Con-
cilio di Trento, del quale non sai se meglio meritasse del Cattolici-
smo colle autorevoli dichiarazioni date al domma , ovvero colle sa-
' lutari riformazioni introdotte nella disciplina. E pertanto questa fu
lo parte vera che si acchiudeva in quell' immense movimento degli
inizii del secolo sestodecimo. Ma esso di quel vero abuso strana-
mente, precipitando in quegli eccessi di senso private e di coscienza
indipent'ente, che fecero del Protestantesimo una macchina impos-
LE CONQUISTE DELL* OTTANTANOVE 389
sibile a tenersi in piedi , senza i puntelli governativi ed , eziandio
con questi, dannata a risolversi in quel Razionalismo, a che lo ve-
diamo venuto al presente. Non allrimenti vuol discorrersi della Ri-
volnzione francese e dei prinnpii che la governarono. Essa fu vera-
mente 1'applicazione sociale e politica delle medesime dottrine, che
aveano fatta la prima pruova due secoli innanzi nell'Alemagna , in
opera di riforma religiosa. Ed in questo secondo stadio essa ebbe
altresi il suo lato vero , e diremmo anche il suo lato buono , se la
convertibility metafisica del vero e del bene, non trovasse negli or-
dini della pratica ostacoli che la rendono quasi incredibile. Tutta-
volta e indubitato che la rivoluzione dell' ottantanove fu violerita
reazione popolare all' altra rivoluzione che s' era consummata dai
poteri civili ispiratisi dalle medesime dottrine della Riforma etero-
dossa-, ed i quali era verissimo ed era desiderabile che dovessero
tornare all'antica moderazione cristiana.
11 signor Guizot nella sua Sloria della Civilizzazione in Europa
spende molto ingegno e molte pagine a dimostrare che la liberta ci-
vile e stato frutto della Riforma protestantica in Europa '. E se
intendesse dello sbrigliamento dei pensamenti e delle cupidita del-
V uomo individuo , la cosa sarebbe vera , in quanto che , tolta al-
1' uomo ogni norma esteriore di credere e di operare , e lasciatagli
solo la coscienza e la Ribbia interpretata alia sua maniera, e mani-
festo che esso si trovera licenziato a qualunque cosa, in quanto qua-
lunque cosa pu6 farsi suggerire a furia di sofismi da una coscienza
colpevolmente erronea; e qualunque cosa pu6 pretendere di avere
trovato nella Ribbia, senza che uomo al mondo possa muovergliene
neppure rimprovero. E se il Fieri e 1'Orsini vi dicessero che essi
nello attentare alia vita di Napoleoiie III hanno obbedito ad un det-
tame imperioso di pura coscienza , e probabilmente lo diranno ; se
^ggiungessero , come certo potrebbero, di averlo trovato in termi-
nis prescritto loro nella Ribbia, interpretata col private loro senso 5
i Histoire de la Civilisation en Europe. Paris 1849. — II concetto sopra
citato si scontra passim, ma csplicitamentc e insegnato nella Lezione XII*
390 LE CONQl'ISTE DELL~ OTTANTANOVE
che potreste voi replicare per convincerli rei? che potreste recare
per condannarli siccome tali? tntendiamo che con cio non sareb-
be tolta ai Poteri legittimi la facolta di disfarsene, come di uomi-
ni altamente pregiudiziali all' ordine sociale. Ma dirli scellerati ,
ma tenerli per colpevoli di un delitto che i nostri maggiori guar-
davano con raceapriccio; oh! codesto non si potrebbe mai, se pur
non vogliate dire colpevole chi professa di seguitare i dettami di
una coscienza, cui voi medesirao dichiaraste ultimo ed unico giu-
dice del bene e del male 5 ovveramente dannare per colpevole chi
asserisce di aver presa a sua norma la Bibbia, interpretandola con
quel senso privato , che voi , se non qualificaste per infallibile , gli
deste almeno come mezzo unico ad intenderne il contenuto. II per-
che se per liberta s' intenda codesto sbrigliamento dei pensieri e
delle cupidita dell'uomo individuo, a cui sia tolto ogni freno este-
riore, lasciandogli a norma unica del vero e del bene una coscienza
molto elastica ed una Bibbia piu elastica ancora della coscienza ,
codesto, ripetiamo, e per fermo un dono della Riforma eterodossa.
Sotto un tale rispetto nessuno vorra contrastarle questa precipua
gloria, la quate la costituisce la eresia per antonomasia, siccome
quella che non nega questo o quel domma della fede, non rigetta
questo o quel precetto della morale, come fecero le antiche eresie,
ma col suo principio fondamentale conferisce abilita ad ogni uomo
di negarli e trasgredirli tutti. La liberta a questa maniera e frutto
della Riforma , e nessuno vorra contraddire al Guizot che le attri-
buisce quel vanto.
Ma il rinomato professore non si accorse , e forse neppur se ne
accorse il frequente e plaudente uditorio che circondavalo alia Sor-
bona nel 1829; non si accorse, dieiamo, che quella liberta potea
esser buona all' uomo sbrancato, solitario e selvaggio, quale lo so-
gnarono alcuni piu poeti che filosofi, prima del preteso patto sociale.
In quella condizione si potrebbe bene esercitare quella pienissima
liberta , senza rischio o di recar danno ad altrui , o di trovare re-
sistenza in ehi volesse schermirsi -o rifarsi di quel danno. Ma nel
vivere sociale quella liberta trova limiti ed ostacoli e rattenti ad
LE CONQUISTE DELL* OTTANTANOVE 391
ogni pie sospinto nelle uguali liberta dei socii , i quali hanno il me-
desimo diritto di ascoltare i dettami della loro coscienza e di con-
sulfarei versetti della loro Bibbia. Che se Tizio nell'wnwm dabis
crede di avere trovato il precetto di applicare un manrovescio a Caio,
Caio alia sua volta potra pretendere di avere trovato nel centum ac-
cipies il precetto di scaricarne un centinaio in volto a Tizio. Con-
dotta a questi termini la cosa, voi capite bene.che il consorzio uma-
no, a mantenersi e prosperare comunque, non potea piu fare asse-
gnamento sopra le coscienze, le quali tutte aveano la stessa auto-
rita, per quanto suggerissero a ciascuno cose tra loro pugnanti-, ne
pure si potea confortare della Bibbia , la quale, unica ed. identica
in se medesima, si multiplicava aU'infinito pei sensi privati, tutti
autentici alia stessa maniera. Non vi avea dunque altro modo a
contenere la moltitudine cbe 1'artifizio o la forza ; e questa prima di
quello, essendo manifesto cbe, nel primo scatenarsi delle passioni,
solo un braccio di ferro pu6 infrenarle, e 1'artifizio si raffina col tem-
po e viene opportunamente in aiuto alia non durabile violenza. Ed
ecco come 1' assoluta liberta individuals nell' ordine civile riusci e
dovea riuscire all'impero assoluto della forza; e la Riforma che, al
dire del Guizot, ebbe per proprio carattere T Insurrection de I1 'esprit
humain contre le pouvoir absolu dans I'ordrc intellectuel 1, nell' or-
dine sociale riusci al soggiogamento della societa umana sotto il po-
tere sbrigliato dell' arbitrio. Grande e terribile lezione che insegna
non si potere dall' uomo disconoscere il potere legittimo, senza di-
venire alia stess' ora scbiavo dell' illegittimo ! Lezione consegnata a
caratteri indelebili nella storia, cominciando da Cam, a cui, in pena
del padre schernito, fu intimata la condizione di servo, la prima vol-
ta cbe nell' antichissimo dei libri si trovi quella parola, fino al mo-
nello discolo e disubbidiente che , disconosciuta ogni autorita dei
genitori nella famiglia, e menato pel naso dal compagno piu discolo
di lui, cui egli conobbe nel caffe o nella bisca.
1 Oper. cit. Ltfon J//»
392 LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE
Ci fanno ridere quei sori die si credono e dicono con grande
prosopopea la liberta civile essere nata nel mondo colla Riforma
eterodossa; quando per converse la schiavitu civile, spazzata dal
mondo collo sfasciarsi del romano Impero, di cui avea vituperate le
agonie, risuscit6 appunto coll'apparire della Riforma, e cosi dovea
essere. Data Tassoluta indipendenza all'umano individuo, era na-
turale che ciascuno se ne valesse in proporzione della facolla ope-
rativa che si trovava avere alia mano , e quanto piu poteva tanto
piu da quel privilegio si vide sciolto e sfrenato a prepotere. E per-
eiocche i Principi di Alemagna si trovavano per quel tempo strin-
gere in pugno la massima potenza, quantunque circondata da po-
derosi rattenti nei privilegi delle classi, nelle franchigie delle citta,
nei diritti delle province, nelle leggi fondarnentali, nelle consuetu-
dini immemorabili, e soprattutto nelle immunhadellaChiesa e nel-
la dipendenza da lei ; essi furono i primi a proQttare di quell' uni-
versale sbrigliamento , e ne profittarono a misura della loro po-
tenza: cominciando appunto dallo sbarazzarsi di tutti quegli osta-
coli , che erano altrettarite guarentigie alia liberta dei suggetti.
Privilegi adunque, franchigie, diritti preesistenti , leggi fonda-
mentali , consueludini immemorabili , immuriita ecclesiastiche ,
Lutto fu sconosciuto, fu calpesto, and6 in fascio, e rest6 a domina-
re solo una volorita davvero indipendente, senza che le folgori del
Vaticano recassero piu il rnenomo intoppo a chi aveale tutte volte
in deriso. E quei popoli battendo palma a palma trionfarono di
avere acquistata la liberta, quando ai loro padroni fu tolto ogni
ostacolo ad opprimerli ; e vedete insigne accortezza che essi mo-
strarono nello stracciare colle loro mani gli atti i quali minaccia-
vano i Principi che non rispettassero i diritti e le borse dei loro
sudditi ! Erano come il creditore che si credesse fare gran guada-
gno quando straccia il titolo del suo credito ; ovvero come il vian-
dante che si pensasse potere incedere piui sicuro , quando si e ben
certificate che si e tolta via ogni guardia a custodire la strada.
LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE 393
Vero e che anche i popoli, giovandosi alia loro volta della indi-
pendenza, confer ita loro dalla Riforma, vollero fare le loro pruove,
e trassero in carnpo aperto armata rnano. Mase la lotta fu sangui-
nosa e prolissa,'non ne potea essere incerto il riuscimento: che alia
fin fine la canaglia dovea restare persuasa dall' irrepugnabile argo-
mento degli eseroiti disciplinati e della mitraglia. Ne erano le sole
baionette a confortare il naovo dispotismo del Principato eterodos-
so, il quale, afferrato con guanto di ferro il suo diritto inalienabile
d indipendenza indiriduale, invadevail santuario ove altra volta si
udiva intimare dipendenza, e pole irnbizzarrire tiranno per tutto al-
trove. Alle baionette si associ6, come notammo altrove * , la teologia
protestantica, inginocchiatasi suU'infimo gradino del trono e, colle
braccia incrocicchiate sul petto, si dicbiar6 umilissima serva del
Principato supremo. Leggete, se ve ne basta la pazienza, le devote
moine di Lutero a Federico il Sassone, dei suoi teologi al Langra-
vio d' Assia, e poi via via tutte le profonde riverenze e i codardi
baciamani dei Crammeri , dei Sarpi, dei Grozii, dei Puffendorfii,
dei Boemeri, dei Tommasii e di quei tanti Febronii e Giannoni che,
sotto nome di cattolici, politicarono alia protestante, e tutti li ve-
drete a' piedi del loro Signore contemplare in un' estasi di paradise
la maesta di sua assoluta indipendenza, beandosi ed impinguandosi
di quegli effluvii d'oro e di prebende, che giu piovevano per ridou-
danza dal diadema dell'idolo satollo. Con questo spettacolo innanzi
agli occhi ci vuole davvero una fronte silicea per ricantarci !a vec-
chia canzone del dispotismo civile introdotto nel mondo emantenu-
to dalla Chiesa- cattolica, quando per contrario, fin che essa ebbe
vera ed ampia influenza nel mondo, di quella esorbitanza, ripugnan-
te ai primi concetti cristiani, non si conosceva neppure ii nome-, e
dall'altra parte nome e cosa ricomparvero nel mondo, come tosto la
ribellione contro la Chiesa cattolica fu consummata.
\ CIVILTA' GATTOLICA, 1 Serie, Vol. V. Prima istituzione diun Governo am-
modernalo, pag. 18 e segg.
391 LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOYE
E nondimeno qtiello non era che il primo passo di un dispotismo,
che sarebbe stato, non sappiamo se piu tollerabile, ma certo meno
vergognoso, quando si fosse ristretto al solo ordine delle cose mate-
riali. Ma la Riforma, rinnegata 1' autorita conferita da Crislo alia
Chiesa, infeudo nel Principe indipendente eziandio quella spirituale
autorita, risuscitando con ci6 il Cesarismo pagan o, simboleggiato
nelle medaglie che, attorno ad una testa imperiale, recauo la scrit-
ta: Divus Caesar Imperator et summits Pontifex ; la quale signified
in buon latino la riunione della sovranita temporale e della spirituale
nella mano dell' uomo, appellisi esso popolo, Senato, Imperatore o
Re, ci6 poco monta 1. In questo sistema, come ben nota 1 abbate
Gaume 2, 1'uomo sociale, emancipatosi dalla tutela delle leggi divi-
ne, regnava, senza contrasto o sindacato, sopra le anime ed i corpi
dei suoi suggetti. La ragione del dominante era in quel sistema la
rcgola suprema del vero, la suavolontail fonte di ogni diritto (quid-
quid placuit principi, legis habct vigorevi). II fine ultimo della sua
politica e il bene materiale, senza che v' abbia alcuna parte il mo-
rale; e la medesima religione appena e altro che uno strumento di
governo, ordinato da lui come qualunque altra appartenenza civile ;
ne il sacerdote e altro che un ufficiale governativo. Fin che il suo
interesse lo esige, e nei limiti solo in che lo esige, il governante
supremo protegge la religione ed all1 uopo la fa rispettare : in caso
conlrario, 1'ahbandonaed occorrendo la perseguita ancora. A patto
che le religioni favoriscano il godimento dei beni della vita e con-
1 QuesU suprema ed assoluta autorita apparteneva o piuttosto credeasi ap-
partenere originariamente al popolo, dal quale fu trasportata ai Cesari : Hue
usque unicum legum auctorem in civitate Romano agnovimus, populum nempe,
idqut tarn tub regibus, quam constante rcpublica. Postquam Augustus rtrur*
potitus fuit, populus LEGE REGIA, quae dt eius imperio lata cst, ei et in eum
omnem tuam potestatem transtulit, atque exinde quidquid Principi placuit le-
gis habet vigorem. Institut. expos. T. I, pag. 9, ed. in 12.
2 La REVOLUTION, Recherches historiques sur V origine et la propagation du
mal en Europe , depuis la Renaissance jusqu'a nos jours , par Mgr. GAI.ME.
Paris 1886, Livr. VI, chap. I.
LE CONQUISTE DELL,' OTTANTANOVE 395
tengano il popolo nel dovere, tuLte sono ugualmente buone a' suoi
occhi, benche siano contrarie e pugnanti tra loro : egli le protegge
tutte , senza credere veramente a nessuna. Nell' ordine sociale il
Cesarismo non confer! all' uomo minore supremazia che nel reli-
gioso. Tutto viene dall' uomo e tutto ritorna all' uomo : esso fonda
la societa, crea il potere, lo delega a cui gli par meglio col diritto
di ripigliarlo a talento. II principe dona e misura la liberta a cia-
scuno, stabilisce la proprieta, costituisce la famiglia, conferisce in-
segnamento ed educazione alia eta crescente come a cosa.sua, go-
verna le private fortune che sono piuttosto suoi doni, in quanto de-
gna lasciarle a cui, volendo, potrebbe toglierle.
Questa era la potesta sociale e sovrana presso il Paganesimo, in
una societa cioe costituita dal solo uomo e con solo umani elemen-
ti 5 e quella appartenne originariamente al popolo, fin che, quando
Augusto col nome di principale si ebbe preso il tutto, quella pote-
sta dal popolo fu per la Lege regia trasferita in Cesare, e fu allo
stesso tempo costituito il Cesarismo, suprema vergogna del genere
umano, al quale un mostro qual fu Caligola potea dire con tutta le-
galita: Memento omnia mihi et in omnes licere 1. Ma vergogna, da
cui il mondo, insieme a tante altre, fu liberato dal Cristianesimo,
che ne tronc6 la radice, rivelando al mondo la vera origine del po-
tere che & Dio: con che mentreda una parte invigorira e tempera-
va il comando, nobilitava dall'altra e confortava la dipendenza.
Che se nella societa ricomparve un' altra volta il Cesarismo, essa ne
deve tutta 1'obbligazione alia Riforma, la quale, col conferire 1'as-
soluta indipendenza al Principe, lo faceva alia stess' ora capo delle
cose umane e delle divine-, lo costituiva Imperatore e Pontefice,
Cesare e Papa. Come popoli gia usi alia mitezza cristiana, e dichia-
rati anch'essi indipendenti nella ragione e nella cosci«nza , ripu-
gnassero ostinatamente a quella mostruosa apparizione del Cesari-
smo pagano gia morto e seppellito, narrano le storie delle smisurate
e prolisse calamita, in che fu ravvolta la misera Alemagna, soprat-
1 E lo diceva alia sua avola. SVET. in Calig. circ. med.
396 LE COKQUISTE DELL' OTTANTANOYE
tutto nella lunghissima ed atroce guerra del contadini (Bauerkrieg}.
La diplomazia poi di quel tempo non credette alia fine di poter
porre un termine a quell' universale scompiglio nei fatti per altra
via, che sanzionando un forse maggiore scompiglio nei diritti e
nelle idee col famoso Trattato di Westfalia, in cui ha troppa ragio-
ne il Gioberti di porre il cominciamento dell' era moderna-, e deve
intendersi, quanto al trionfo della ingiustizia ed alia negazione del
giure naturale e del divino in quel Trattato sanzionata.
Ma mentre nell' Alemagna si risuscitava il Cesarismo pagano per
opera della Riforma, in molti Reami cattolici quello spirito me-
desimo operava allo stesso scopo piu o meno copertatnente •, e
benche non si rompessero i vincoli colla Chiesa, le invasioni negli
immortali diritti di lei si facevano ogni giorno piu ardite, con u-
guale infrangimento di obbligazioni gravissi»ie a rispetto dei po-
poli governati. Sarebbe lungo discorrere per singolo dei minori po-
tentati; ma nelle due maggiori nazioni cattoliche la indipendenza
eterodossa di governanti, che pure professavano di non essere ete-
rodossi nelle credenze , consummo in molta parte quei due grandi
assorbimenti nei centre governativo; e vogliamo dire da un lato
dei privilegi e delle franchigie dei popoli, dall'altro dei dritti della
Chiesa, proprio secondo il disegno che era gia stato pienamente
compiuto negli Stati etorodossi di Aiemagna. Luigi XIV e Giusep-
pe II furono i due grandi riformatori di quel tempo ; e benche 1'uno
primeggiasse pel concentramento governativo e per F oblio degli
antichi diritti della Francia , e T altro per le intrusion! ed usurpa-
zioni religiose d' ogni genere e sotto ogni forma 5 ambedue nondi-
meno camminavano a gran passi verso il Cesarismo pagano nei dop-
pio suo aspetto, e ne traforarono nei rispettivi loro Stati quel tanto
che comunque si potea, senza romperla recisamente col centre
della cattolica unita. Chi scorresse gli oltre a ventiquattro mila de-
creti, leggi ed ordinazioni emanate dal figlio di Maria Teresa nei
non lungo suo regno , tutti in materie strettamente ecclesiastiche ,
la piu parte in d'Struzione e perturbamento delle antiche istituzio-
ni cattoliche, senza che il Supremo Pontefice ne approvasse, anzi
LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE 397
senza che talora ne sapessenulla, chi diciamo git scorresse tutti, in-
tenderebbe che T Impsralor Ponlifex era piu che per meta attuato
in quegli Stati. Ball' altra parte chi leggesse le htruzioni lasciate
dal quartodecimo Luigi all'erede presunto della sua corona, vi tro-
yerebbe tali germi di dispotismo imperioso ed assoluto, che sono
al tutto inconciliabili colle idee cristiane, esi mostrano derivazioui
dirette e necessarie di uri Paganesimo redivivo. Ma se 1' uno pre-
valeva nelle invasioni ecclesiastiche e 1' altro nelle usurpazioni ci-
vili, ciascuno non trascurava 1' altra parte ; e pelRegno di Francia
vi sono le quattro famose proposizioni che costituivano la quasi su-
premazia del Principe ; per 1' IcDpero austriaco vi era la divisata uni-
ficazione delle diverse genti onde esso costa , il che non si sarebbe
potuto fare, senza calpestare infmiti diritti, che non erano men san-
ti per apparlenere a deboli e ad inermi. Talmente che, verso la me-
ta del passato secolo era gia costituito nell' Europa, figlio della Ri-
forma eterodossa , il Cesarismo col doppio suo carattere di padro-
nanza assoluta negli ordini civili, e di preminenza non meno asso-
luta negli ordini della religione; e cio nei paesi protestanti con
quella impudenza che suol trarsi dal preteso convincimento : nei
cattolici con quella peritariza e con quei tentennamenti che , non
coiisentendo il tutto, lasciano almeno fame una buona parte.
Ora una tale condizione di cose in contrade e tra nazioai cristia-
ne non potea durare lungamente, sopratlutto nei tempo del quale
parliamo; cheesse ne erano abbastanza cristiane per aspettare con
tranquilla rassegnazione il lavorio segreto della Provvidenza , che
avrebbe torse annullato per mezzi estrinseci questo secondo Cesa-
rismo, corne aveva annullato il primo; ne erano abbastanza pagane
per rimanersi in quella stupida e codarda adorazione di Divi Augu-
sti, dei quali avrebbero avuto vergogna gli ergastoli ed i lupanari.
Quella generazione era qualche cosa di misto e di anfibio , mezzo
cristiana coi suoi concetti di urnana uguaglianza, di fraternita e di
universale giustizia; ma piu che mezzo pagana coile sue smisurate
ambizioni e cupidita snaturate ed atroci. Dall' altra parte anch'es-
sa era stala abbeverata largamente ed inebriata alia tazza velenosa
398 LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOYE
dellci indipendenza individuale -, ed i potentati medesimi non ne
aveano presa nessuna guardia, credendosi stolidamente che si trat-
tasse solo di scuotere la vieta servilita del cattolicismo, chiamato per
istrazio snperstizione ed anticaglia del medio evo. E non si accor-
gevano i dabbonuomini che se chi comandava avea creduto bene di
alTrancarsi dal diritto dirino, con ugual ragione e forse ancora con
maggiore lo avrebbe creduto chi obbediva. Pertanto il fatto tremen-
do del 1789, coi tre lustri che gli tenner dietro di desolazione e di
sangue, fmo al primo console , era la rivoluzione della bassa sfera
che r'eagiva ferocemente ma potentemente contro la rivoluzione con-
summata dalla suprema: Tuna e 1'altra governate coi medesimi prin-
cipii, o per dir meglio col medesimo principio ; perche in sustanza
tutte quelle idee strabocchevoli ed esorbitanti che bollivano in
quelle menii frenetiche , s' incentravano in quel cardine capitale i
Indipendenza assoluta ddl'uomo individuo.
Nulla vieta pertanto, anzi tutto vuole che di quel terribile e me-
morabile fatto si distinguano due fattori diversissimi e dispaiati tra
loro, quanto il bene dal male. Da una parte la Provvidenza, la quale,
coi principii stessi della loro ribellione alia giustizia ed alia Chiesar
puniva coloro che averano ribellato in alto, istruendoli alia stessa ora
del quanto fossero mal fermi i principii , dei quali aveano preteso-
di afforzarsi. Ora gastigo al colpevole ed istruzione alFerrante e sem-
pre bene, soprattutto quando vengano da una mano, che e la stessa
giustizia e la verita medesima. Di qui il fatto del 1789, in quanto
opera della Provvidenza , distruggitrice dell'apoteosi gentilesca del
Potente divinizzato ed indipendente , fece molti beni , principal-
menle nell'ordine negativo, ricordando a grandi ed a piccoli, con-
tro le idee Machiavelliche, che al di sopra di tutti i mortali, sudditi
o sovrani che siano , vi e una Giustizia eterna che a tutti sovrasta
ed a tutti comanda ugualmente. Exceho excelsior est . . .et insuper
universae lerraeRcx imperal servienti *. Ma dall'altra parte, ad in-
fliggere quel salutare gastigo ed a dare quella non meno salutare
i Eccles. V. 8, 9.
LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE 399
iezione, lo strtimento scelto o permesso dalla Provvidenza fu sopra
qualunque altro mostruosamente scellerato e truculento ; e questo
& il secondo dei due fattori che distinguemmo nel terribile fatto
della rivoluzione. Che poi di un' opera provvidenziale fosse tolto
a materiale strumento la umana nequizia non prenderanne scan-
dalo o maraviglia chi ricordi , il massimo bene venuto al mondo
dalla salutifera espiazione della Croce essere stato materialmente
compiuto dal massimo delitto che si commeUesse al mondo. Le inol-
titudini nondimeno sbrigliate e feroci , col medesimo loro ravvol-
tolarsi nelle orgie infernali piu sozze e piu sanguinose che cono-
scesse il Paganesimo, e cio nella nazione che era in voce de'la piu
colta e forbita nella moderna Europa, mostravano e mostrano tut-
tavia nelle storie, chi leggendole le sappia intendere, la immane
falsita dommalica dell' indipendenza popolare , come il concentra-
mento oppressore della Chiesa e dei popoli avea chiarita la falsita
dommatica della indipendenza dispotica negl'imperanti.
Era naturale che gli orrori della demagogia o narrati dalla im-
mensa catastrofe francese che vituperd il fine del passato e gl'inizii
di questo secolo oggimai sessagenario, o saggiati da noi medesimi
nelle passeggere prevalenze che essa ottenne qui e cola nel quaran-
totto, o prenunziatici dai nefandi e sacrileghi conati che per atten-
tare nella vita di Napoleone III, diremmo quasi, alia tranquillita di
mezza Europa, non dietreggiano a noverare a cento a cento le vit-
time j era naturale , torniamo a dire che quegli orrori della dema-
gogia, o narrati, o sperimentati, o temuti operassero salutarmente
nella moderna generazione. E primo salutare effetto ne dev' essere
il ridestare 1'amore deirunirersale verso 1'autorita, guardandola con
occhio cristiano , siccome benefica ordinazione divina al manteni-
mento del primo bene del vivere civile •, e coll' amore ne crescera la
fiducia, quando si vegga 1'autorita medesima risoluta a non patteg-
giare col male, ma a volerlo ad ogni modo sterpare dalla radice.
Tuttavolta questa , che potremmo chiamare seconda reazione alia
seconda rivoluzione, eioe alia demagogica del 79, potra riuscire or
hene or male, secondo che lo strumento ci sia o fornito dalla Prov-
400 LE CONQUISTE DELL' OTTANTANOVE
videnza, o cercato nelle reminiscenze di mal sopiti errori. E cosi
potradivenire od una terza rivoluzione, che rivendichi a profitto del
potente la indipendenza strappata a viva forza alle moltitudini fre-
menti; od un verace riordinamento di popoli tranquilli sotto il go-
verno di Principi che il diritto ne riconoscano originariamente da
Dio. II Protestantesimo , che che sia delle buone disposizioni e dei
migliori fatti delle particolari persone , per propria indole ispirera
sempre ai potenti di ritogliere ai popoli le abusate franchigie , per
incatenarli sotto il reggimento dell arbitrio (del bon plaisir}. II Cat-
tolicismo per contrario suggerisce cio che vediamo farsi ai due su-
premi imperanti della Cattolicita: acceltare eio& le lezioni del 1789,
in quanto furono magistero dellaProvvidenza, intimando a gover-
nanli, a Ministri, a nobili, alia intera nazione: una essere per tuttt
e superiore a tutti ed uguale per tutti (egalile} V eterna Giustizia,
interpretata e liberamente interpretata dalla Chiesa. Se questo e il
bene che si archiude nei principii dell' 89, noi 1'accettiamo. di tutta
la nostra volonta, e per quanto sia certo che esso non nacque allo-
ra , e certo altresi che non mai il mondo prima di allora avea spe-
rimentato con tanti dolori il tremendo effetto del suo contrario.
Quel sentimento di rispetto a tutti i diritti, ed a quelli segnata-
mente della Chiesa, il quale avea dettato il Concordato dell'Austria,
opera salutarmente maravigliosa di Francesco Giuseppe, ha dettato
novellamente a Napoleone III le altre belle parole dette nel discor-
so al Corpo legislative. Per esse quelle liberta o quelle conquiste
dell'ottantanove, le quali pei Giacobini volcano dire la Costituzione
civile del clero e la sovranitadel popolo ghigliottinante e ghigliot-
tinato, senza che pei nostri riformisti umatiitarii e libertini ab-
biano punto nulla cangiato di significanza; quelle conquiste mede-
sime, significano oggi la liberta della Chiesa, cominciata a rico-
noscersi nella riunione dei Concilii , ed un Governo tutto inteso al
verace bene del popolo ; ma appunto per questo indipendente dalle
aure voltabili della moltitudine, che diconsi popolarita. Oh ! questa
si che e vera e grande conquista delcinquantotto!
'
VALORE ED EQUIVALENZA
NELIA EGONOMIA SOCIALE
SOMMARIO
1 L' equivalenza e natural presupposto della permutazione — 2. e non dipende
dai contraenti. — 3. Eapplicazione dell" idea Valore,— 4. risultante dal de-
siderio subbiettivo e da proprieta obbiettive — 5. e chiarito dalla stiina s<v-
ciale. — 6. Influenze della socicta nel modificarlo. — 7. Nei contratti si pat-
leggia di valore pubblico. — 8. Vantaggi economic! del progresso. — 9. Com-
petenza delle autorita in tali malerie. — 10. Assurdita necessarie in chi vuol
negarla. — • !. Epilogo degli elementi di valore. — 12. Presuppongono il de-1
siderio o domanda. — 13. Considerazioni sulla legge economica di domanda-
oflerta, — 14. la quale dee modificarsi con la giustizia e benevolenza; —
15. comeavviene nelle sociela cattoliche — 16. bencheimperfette. — t-7. Epi-
logo intorno al soggetto materiale dell' economia.
1. Vedemmo nel precedente quaderno con quanta ragione molti
savii economist!, affermino essere essenzialmente connessa 1'idea di
permutabilita,ossia di venalita con 1'idea di ricchezza presa nel senso
proprio, ossia economico. Ben potraun oratore vantare le ricchezze
del nostro cielo italiano, dei nostri zeffiri soavi,dei fmmi che fecon-
dano in tanta copia la zolla italiana, degl'ingegni chevi splendono,
della lingua che vi suona: ma tutte coteste ricchezze non rispondo-
no se non metaforicamente a quel soggetto che sotto nome di Ric-
chezza viene contemplato dagli economist!, accumulate dagli avarr,
invidiato dal volgo. Questa ricchezza invidiabile non pu6 essere
Serielll, vol. II. 26 4 Febbraro 185&.
402 VALORE ED EQUIVALENZA.
esposta a disposizione di chiunque la brama; giacche se tale fosse,
piu non sarebbe invidiabile : e chi mai invidia in altrui cio cbetiene
in sua mano?
Senza vietare dunque a chiccbesia P usare metaforicamente que-
"W
sto vocabolo, crediamo piu conforme al sano criterio filologico 1'ap-
pellare ricchezza nel senso proprio quegli averi di persona o di na-
zione, i quali, essendo desiderevoli per qualche utilita materiale che
arrecano, e limitali si, che non tutti possano averli quei cheli bra-
mano, acquistano nella societa, come suol dirsi, un valorepermu-
tabile , cbe agli occhi di un retto stimatore fornisce la misura,
secondo la quale pu6 determinarsi la giustizia delle permutazioni.
I due che vogliono permutare non vogliono regalare ; ma cedono il
proprio per riceverne un equivalente. In che consiste cotesta equi-
valenza, questa uguaglianza di valori? Ecco, lettore, il soggetto
del presentearticolo, continuazione, come vedete, di quegli articoli,
coi quali andiamo analizzando ed esaminando i concetti elementari
di pubblica economia, per correggere, se mai vi s' incontrasse, qual-
che infezione eterodossa, rinsanguinandoli con I' idea cattolica.
Che questa equivalenza sia essenzialmente presupposta nelle mer-
ci fra loro permutabiti e richiesta a rigore di giustizia, voi lo ve-
dete da ci6 che gli economist! ci spiegano intorno alnascimento della
permutazione. Datisi gti operai d' un Comune a!la produzione esclu-
siva ciascuno d'una derrata, e cid non ostante volendo ad ogni modo
usufruttuare per se le opere proprie, secondo il diritto conceduto
loro da natura (il quale in certi casi e anche un dovere); non pos-
souo cedere la derrata propria, senza ottenere un equivalente nelle
altrui. Se P una o le altre eccedessero P equivalenza, e chiaro che
chi cede quel soprappiu ha impiegato P opera sua non per se, ma
per Paltro. Gosi lapensa, cosi parla ogni idiota. Se io sono disposto
a tutto dedicarmi al mio forno panificando per tutto il Comune, se
per dare al Comune il cornodo di avere pane migUore, dismetto ogni
pensiero di vesti, di calzari ecc. ; non e gia questo perche io intenda
faticare gratuitamente pe'miei concittadini. Questo potr6 farlo tal-
volta per ispontanea generosita, ma nel permutare intendo ricevere
'.* ointfl^a'ii .1\
NELLA ECONOMIA SOCIALE 403
1'altrettanto di quello che io cedo. Ora niuno pu6 acquistare il do-
minio del mio se io non intendo cederlo. Dunque se i miei concit-
tadini non contraccambiano il mio pane con merce equivalente, ben
potranno imolarmelo , ma appropriarselo non mai. Nelle permu-
tazioni dunque T equivalenza degli oggetti permutati e condizione
talmente essenziale, che il contralto senza questa e naturalmente
nullo *.
2. Tenete bene presente questa conclusione la quale potra riu-
scirvi di molto lume per rispondere a qualche economista, che tutta
la giustizia dei contratti vorrebbe ridurre al consenso non violen-
tato de' contraenti. Se il valore delle cose fosse un'entita tutta sogr-
v»
gettiva determinabile arbitrariamente da costoro, una tale dottriaa
potrebbe correre 5 giacche gli stessi contraenti che hanno diritto a
volere 1' equivalente nel permutare, avrebbero anche la potenza di
creare cotesta equivalenza: cotalche contralto lesivo sarebbero due
vocaboli contraddittorii. Ma se il valore (come fra poco direrno) non
e determinabile ad arbitrio, ma trora i suoi fondamenti obbieltivi
nella natura delle cose ; allora voi capite che se nelle permutazioni
1 E qui fate un paragone che chiarira viemeglio anche alt're quistioni. Che
nella permutazione sia richiesta a rigor di giustizia 1' equivalenza delle merci &
verita generalmente ammessa : e non ci ricorda aver mai udito che un nego-
ziante voglia farsi pagare , oltre la mercanzia , il servigio che egli presta nel
venderla ai compratori. E non ridercste voi se andando a comperare un cap-
pello e interrogando del prezzo , il cappellaio vi rispondesse: II valore del
cappello e 12 paoli ? Ma perche io vi rendo il servigio di vendervelo, ed ogni
wrvigio m«rita ricompensa, avrete la bonta di pagarmene 13. — Siamo certi
che gli rispondereste : I miei 12 paoli valgono quanto il vostro cappello e il
cederveli e un servigio che vi rendo e che merita esso pure il pagamento d'un
altro paolb.
Or bene questo fatto che non stiol farsi qUando si vendono altre merci , si
vanta come giustissimo quando trattasi della merce moneta : e fra le tante ra-
gioni ohe si dicono a dimostrare che il prestito del danaro e sempre per s&
fruttifero , una e cotesta : « Chi impresta, rende un servigio, ed ogni servigio
merita un premio. » La qual ragione , come ognun vede , potrebbe ritorcersi
dal uiutualario nel di della restituzione, giacche la somma restituita e precisa-
inente in se il servigio medesimo che la somma imprestata.
404 VALORE ED EQU1VALENZA.
e richiesta necessariamente 1'equivalenza delle merci permutate; se
questa equivalenza e indipendente in gran parte dai contraenti ; essi
ben potranno cambiare il contralto ( p. e. la permutazione in do-
nazione parziale) , ma permutare giustamente merci non equivalen-
ti mai nol potranno. E se uno de' contraenti dice nell* urgenza del-
la sua necessita di accettare cotesta disuguaglianza, sara questo un
rassegnarsi ad una ingiustizia, ma non sara mai un costituire equi-
valenza e giustizia in un contralto non giusto di cose non equi-
valenti. La ragione per cui sembra a certuni , che, lasciata ai con-
traenti la liberla di tassarne il prezzo , sia impossible cbe quel con-
tralto offenda la giustizia , suol essere questa. Se si potesse avere ,
O.icono , quella merce a minor prezzo , il compratore non consen-
lirebbe ad un prezzo superiore^se poi vi consente , cio dimostra
che quel prezzo maggiore e quello appunto cbe corre e che dee
correre nella societa.
Questo raziocinio, come vedete, sarebbe giustissimo, se nei con-
tratti fosse sempre possibile al compratore T andar picchiando al-
1' uscio di tutti i proprietarii per comperare dal piu discrelo , e in
caso d'incjiscrezione universale sospendere la compera; ovvero se
fosse a questi impossibile (o per onesta di coscienza o per la vigi-
lanza del magislrato) il collegarsi ad opprimere i compratori ne-
cessilosi. Sventuratamente, se voi sopprimete la legge che tassa i
jprezzi, coteste due ipotesi piu non sussistono : giacche da un canto
i necessitosi che comprano , stanrio col laccio alia gola della fami-
gliuola affamata che chiede il pane: dal lato opposto i grandi capi-
talisli, che sogliono essere pochi e collegati per naturali corrispon-
denze , non solo possono concertarsi fra di loro per esigere piu del
dorere, ma anche senza tale convenzione sono tulti concordemenle
incitati (se la coscienza taccia) dalla cupidigia a trarre il piu che si
possa dal proprio capitale. Quali sono dunque i termini, in cui si
stabilisce realmenle il contralto fra cotesti due contraenti? Udiamo-
lo da loro medesimi.
Compralore. Signore , vorreste vendermi dieci moggia di fru-
.mentoperlamiafamiglia?
NELLA ECONOMIA SOCIALE 403
Vcndilore. Volentieri : ma quanto me lo pagherete?
Compralore. Signore, io capisco che voi non volete regalarmelo.
Ma voi capirete eziandio che il danaro , con cui intendo pagarlo e
sudore della mia fronte dcstinato a rigore di natural giustizia al so-
stentamento del poveri figli miei. Intendo dunque pagarvelo a prez-
zo equivalente.
Vendilore. Come sarebbe a dire?
Compralore. Se io mi fossi dedicato al mestiere di colono, avrei
dovuto impiegare per ottenere codesto frumento 100 giornate di
lavoro, compresovi I'affitto del terreno. Queste giornate, questo af-
fitto ed altri carichi del terreno voi lo pagaste ad altri : tocca a me
di compensarlo a voi. Siete contento?
Vendilore. Non ne faremo niente.
Compralore. E perche?
Vendilore. Perche io non voglio perdere quel frutto che nelle cir-
costanze present! ne posso ritrarre.
Compratore. E quali sono qucste circostanze?
Vendilore. Voi per sostentarvi non potete trovare il grario a tal
prezzo : giacche e impossibile che voi andiate a comprarvelo in An-
cona o in Sinigaglia: i soli che nel contado qui attorno potrebbero
venderne, mi hanno assicurato che non lo cederanno a minor prez-
zo. Dunque o aggiungete due scudi al moggio, o provvedetevi co-
me potete.
Compralore. Ma di grazia , con qual giustizia potete pretendere
un tale aumento sul valore della merce?
Vendilore. Io non pretendo niente , non fo violenza a nessuno :
chi vuole il rnio grano, il prezzo e cotesto.
Compralore. Or bene converra passare per costi ed io vi dovro
dare le 100 giornate di lavoro che veraniente costa il frumento, piu.
quelle altre che voi volete aggiungere, ma che la merce veramente
non vale. Avvertite peraltro che non ci sara in tal guisa T equiva-
lenza nel contralto, e che io daro piii per ricevere meno.
Venditore. Chiacchiere, chiacchiere ! Se voi consentite a compra-
re il mio grano, vuol dire che il prezzo vi par che sia ragionevole.
406 VALORE ED EQUIVALENZA
Compratore. Perdonate, Signore : vuol dire che un povero pa-
dre ama meglio di essere spogliato di 20 scudi, che vedersi innanzi
rifiniti e boccheggianti per la fame i suoi figli . Ma la fame de' miei
figli non fara mai che con 100 giornate di lavoro io non avessi po-
tuto produrre le 10 moggia.di grano: e che per conseguenza la
giunta di 20 scudi non rompa 1'equita della permutazione.
Venditore. E perche dunque non produrvi il grano da voi me-
desimo ?
Compratore. Perche il grano non si produce nei due giorni, e la
fame non puo aspeltare un anno : perche 1'arte da me abbracciata
non posso cambiarla a un tratto con quella del bifolco: perche spe-
rava ( trattando con galantuomini ) di ricevere da loro il frutto di
loro fatiche con quella medesima equita, con la quale io cedo
le mie.
Venditore. Gran codino voi siete, se ancor la pensate in tal mo-
do ! ma se voi non sapete fare i vostri interessi, peggio per voi, noi
non vogliamo perdere i nostri. E finche siamo certi ch'altro grano
non venga di fuori , potete essere certo anche voi che non ne sce-
meremo il prezzo sul mercato.
Questo dialoghetto vi fa comprendere quanto corra divario fra
1'equita del contralto in se e il consenso delle parti contraenti : 1'e-
quita del contralto dipende dalla naturale equivalenza delle merci,
il consenso dei contraenti dalla maggiore o minore urgenza de' bi-
sogni. Di che vedete come cotesto consenso, lungi dal determinar*
1' equivalenza, potrebbe anzi nell'ipotesi di coscienze malvage pre-
supporre precisamente il contrario. La proposizione vi parra stra-
na, ma per poco che vi riflettiate, siamo certi che v'apparira mate-
maticamente evidente : ed eccone la dimostrazione.
II consenso dipende dai bisogni : ora i bisogni sono , general-
mente parlando , disuguali : dunque il consenso dipende general-
mente da cause disuguali. Ma cause disuguali danno effetti disu-
guali : dunque, generalmente parlando . se i contratti sono rego-
lati a pura forza di bisogni , senza il correttivo della coscienza , il
consenso dee supporre disuguaglianza nella permutazione: disu-
NELLA ECONOMIA SOCIALE 407
guagliariza che sta sempre in favore del piu ricco che ha minori
bisogni. E pur troppo lo sapete voi esser questa la condizione dei
contraenti ; onde corre in proverbio, che La Roba va alia ro&a, e
per T opposto
II povero uomo non fa mai ben,
Se muor la -vacca gli avanza il fieri
Se la vacca scampa, il fien gli manca *.
.
Buido dunque a rotesto principio spietato che, mentre abban-
dona il povero in mano all'avaro, aggiunge aldanno lo scherno di-
cendolo libero pagatore dellapropria oppressicrne, e derivando dal-
la soggettiva disuguaglianza dei contraenti 1'obbiettiva equivalenza
delle merci. Ma in che consiste dunque cotesta equivalenza?
Capite facilmente che T equivalenza altro nori e che una speciale
applicazione dell' idea di valore. Quando questo valore e uguale nel-
le due merci , esse equivalgono. Ora 1' idea di valore gia venne (e
crediamo con sufficierite chiarezza) spiegata nel quinto volume di
questa serie, incominciando da pagina 398, e comperidiata poscia a
pagina 402, ne noi staremo qui a ripeterla. Ma solo, restringendo il
detto cola, vi ricorderemo che il valore permutabile delle cose altro
non e, se non il complesso di quelle condizioni che muovono la vo-
lonta a contrjfccambiare I'altrui prodotto : che queste condizioni si
riducono, \ .* aU'utilita, con cui esso soddisfa ad un qualche nostro
bisogno determinando cosi come causa finale la tendenza di nostra
volonta: 2.° al diritto che altri ha di non cederlo senza equo com-
penso, il quale diritto si riduce alia propriela : 3.° alia rarita della
materia, alia qualita e quantita delle forze impiegate per trasfor-
marla. La prima di queste ragioni, Yutilila, e una relazione di due
termini, vale a dire, del desiderio sentito e della proporzione della
merce ad acquietarlo. II desiderio e puramente soggettivo , e pero
non pu6 entrare come quantita determinante nel giudicare il va-
lore. Tocca al compratore di vedere quale sia in lui la forza di tal
4 GIUSTI, Provtrbii toscani.
408 VALORE ED EQLIVALENZA
desiderio, e a quali sacrifizii potra esserne indotto. E voi sapete che
quanto una fantasia e piu matta e una passione piu accesa , tarito
sono piu matte e strane le risoluzioni acui e strascinala unavolon-
ta che se ne renda schiava. Di che vedete che dare al desiderio la
funzione di determinare i valori , egli e confidare ad un matto la
funzione di giudice.
4. Stabilito poi 1' intento di soddisfare il desiderio, il rimanente
e obbietto proprio della facolta giudicatrice: a lei tocca p. e. il giu-
dicareche tanto panee necessario a soddisfare la tuafame; che co-
testa quantita di pane al prezzo corrente di quel frumento, di qael
fornaio, coi mezzi odierni di panificazione, equivale alia tale som-
ma di moneta metallica. E lo stesso dite del panno che comprate
pel vestito, dell' argenteria che per la tavola ecc. Ognuna di cote-
ste merci allorch& si presenta sul mercato determina il giudizio del
compratore: prima con la materia, ond' egli guardera se I' abito e
di panno e di qual panno •, se la posata k d' argento e di qua! cara-
to-, e gran differenza passerafra il ricambio che egli vorra dare per
lo panno e quello che mi concedera per 1'argento : gran differenza
tra il panno di Verviers e queld'Arpino, tra 1'argento di bassa o di
alta lega. La quale differenza si ripete in gran parte dalla rarita e
difficolta di rinvenire cotesta materia. Vista poi I1 opportunitti e il
valore intrinseco della materia, a cui le intrinseche proprieta si ap-
poggiano, dovra considerare I'esterna forma sopraggiuntavi relati-
yamente al bisogno che egli vnole soddisfare (p. e. il taglio dell'a-
bito e la perl'ezione della cucitura, la forma della posata e la forbi-
tezza del lavoro) e alia forza, con cui venne prodotta. Quanto mag-
giore e la perfezione del lavoro, tanto crescera agli occhi della ra-
gione il valore della merce. Ma questo lavoro medesimo , oltre il
pregio graduale di sua perfezione, ha una ragione specifica di pre-
gio essenziale dalla facolta, con cui si opera; altro essendo il pre-
gio di una facolta mentale, altro di una facolta meccanica, altro del
misto di entrambe, altro di certi voli straordinarii d'ingegno raris-
simi ad incontrarsi. La facolta del matematico che regola il mec-
canismo d'una offi2ina, e mjlto pii rara e sublime della robustezza
NELLA. ECONOMIA SOCIALE 409
di quel facchino che mette in movimento la ruota maestra, o ali-
menta il vapore nella caldaia. Pure anche la facoltadel matematico,
potendosi da mold conseguire mediante lo studio, sottostadi gran
lunga nel mercato al genio di un Owerberck o di uri Bellini , il cui
delicato sentire con niuno studio potrebbe acquistarsi. II compra-
tore dunque paghera di vantaggio la merce offerta se la vegga pro-
cedere dalla potenza mentale del matematico chese dalla materiale
forza del facchino •, di vantaggio se vi ravvisi la scintilla dell'inge-
gno inventive, che se la fatica soltanto del calcolo bene eseguito.
Utilita delYoggetto, pregio della materia, dignild della forza pro-
dutlrice, ecco treelementi che indurranno il compratore ad au men-
tare il valore nel ricambio, Ma notate che la forza produttrice va
soggettaadue condizioni di tempo, che influiscono sul valore 5 cioe
di tempo passato, in cui si predispone, e di tempo corrente, in cui
si esercita. Gli studii dunque e remoti e immediati, con cui il pro-
duttore dovette prepararsi all opera, gli alimenti ed agiatezze ne-
cessarii nell' atto stesso del lavoro a sostentare la forza esecutrice,
sono due nuovi elementi che debbono ragionevolmente determi-
nare il valore di un prodotto, ossia la quantita d'altro prodotto che
potra pareggiarglisi nella permutazione.
5. Tutti cotesti calcoli potrebbero sembrare cosi complicati, che
un galantuomo avesse a perderci il cervello. Ma a spianarli e rende-
re liscia liscia la bisogna, interviene lo stato sociale, nel quale come
nasce il bisogno e il desiderio delle permutazioni , cosi viene som-
ministrata una norma facile ed universale per ben discernere i gradi
del valore: e la norma sta nella consuetudine delle persone oneste,
ridotta a formola esatta e universalmente intelligibile per mezzo della
moneta. Norma tanto piu necessaria per la grande mutazione che in
tale stato soffrono i valori delle cose, divenendo piu o meno rara la
materia col maggiore o minore uumero cui dee soddisfare, piu o
meno singolari gl' ingegni e le forze secondo la popolazione, la ca-
pacita, 1'istruzione, Teducazione eccetera, del paese in cui vi trova-
te. Vendete panno od argento? Le 100 mi sure che ne avete in ma-
gazzino appena troveranno compratori in un casale di 50 fuochi.
•41 0 VALORE ED EQUIVALENZA.
Passate in un borgo di 500 famiglie, quanto sembrera ma<igiore la
rarita della vostra derrata ! E quanto piu se la trasporterete in una
popolatissimacapitale ! AlTopposto le forzecon cui si Iavor6 la mer-
canzia, nel picciolo casale erano unicbe. Ma trasportate nella capi-
tale, quanto perdono di pregio e per la concorrenza di forze mi-
gliori e pel comodo di crescerle associandole !
6. Quindi vedete che il giudizio portato dalla ragione intornoai
valori, deve commisurarsi principalissimamente al!o stato sociale e
ad esso aeconciarsi. Infatti cbe dic'egli 1'oracolo della ragione tas-
sando I'equivalenza? Egli dice che con una quantita n , di frumento
p. e. , potrd ottenere una quantita q di vestimenta. Or cbe io possa
avere realmente la quantita g, dipende precisamente dalla cond'zio-
ne di societa, in cui mi trovo. Fuori di tale condizione, patteggiando
in terre inospite , fra uomini estrasociali , la cosa potrebbe andare
tutt'altrimenti. In terra selvaggia il mio vicino imperito di sartoria
avra impiegato una settimana a cucirsi malamente alcune pelli per
vestimento: e se io desidero averlo per me e pur giusto che gli pa-
ghi quella settimana di lavoro. Ma se in una societa incivilita il
sarto mandriano mi offerisse il suo rozzo zamberlucco a si alto
prezzo, percheV impieg6 una settimana : « Peggio per te, rispon-
derei, se non sai il tuo mestiere! Io comprero T abito da un sarto.,
e a meta di prezzo avro doppiamente pregevole il lavoro. »
7. Lo vedete, lettore, nella societa civile il valore, intorno al quale
si patteggia fra contraenti, e il valore sociale, non 1' individuale. II
compratore che vuole fare negozio non e obbligato a rivedere i li-
bri del venditore o le sue officine per sapere quanto costo a lui la
materia prima, quante giornate di lavoro furono impieirate da lui a
trasformarla o trasportarla : basta conoscere il prezzo che corre sul
mercato. Quando questo non sia evidentemente e arlificialmente
falsato, dee corrispondere alia materia e al lavoro di conscienziati
produttori : una superiorita eccessiva indichera imperizia o cupi-
dita nel produttore; una smodata inferiorita al prezzo corrente sara
all'opposto un grave indizio di merce o adulterata o rubat^. 7t(dt-
zio: diciamo, e non certa prora, per essere nrolte le cause, donde,
NELLA ECONOMIA SOCIALE 411
senza tali frodi , pu6 nascere talora anche. repentinamente gravis-
simo squilibrio nelle merci.
Quando queste ragioni non intervengano, vede il lettore ci6 che
al principio abbiamo accennato , le cause determinatrici dei valori
essere tutt' altro che soggettive -, queste cause sortire gravi muta-
zioni quando passano da relazioni individuali arelazioni pubbliche.
In queste relazioni essere anche piu assurdo che nelle private il dire
che i prezzi vengono determinati dalla discussione de' due privati.
I due privati che discutono ben potranno per frode, per sciocchez-
za, per errore, per bisogno urgente alterare in quel fatto i prezzi
correnti , ma non potranno far mai che se il prezzo pubblico della
derrata e 10, per laloro discussione divenga 12.
8. E qui permetteteci, lettore, una breve intramessa per tesservi
un panegirico del Progresso. Povero progresso ! Dobbiamo si spes-
so farlo il malarrivato, dannandolo a vitupero ed infamia, grazie ai
maleficii , di cui da certuni gli viene addossata la complicita ! Ora
che ci viene il destro di attribuirgli pur qualche vanto, non voglia-
mo lasciarne sfuggire 1' occasione. Questa ci si presenta dal poco
che abbiamo detto intorno all' origine del valore sociale , il quale
nasce con la permutabilita dalla divisione e suddivisione del lavoro.
Se con tal divisione e suddivisione ogni operaio acquista facilita e
perfezione nei suoi lavori, vede il lettore come a misura che le arti
progrediscono, i compratori si trovano naturalmente in possesso di
maggiori utilita con minore dispendio, se non di moneta, certo al-
meno di fatica. Quando nella rozza societa io voleva vestirmi di
pelli, doveva pagare coteste pelli a piu caro prezzo che oggi nou
pago un panno fino : e a proporzione della materia doveva pagare
il lavoro- E perche ci6? Perche un mandriano senza pratica impiega
una settimana, dove un sarto civile impiega un giorno ; perche le
pelli sono piu rare in societa rozza, che i panni in societa industre.
Quanto piu dunque verra agevolata 1'industria, tanto andra crescen-
do a parita del resto 1'agiatezza nel popolo.
Ci6 non vuol dire che la felicita di quel popolo ne pareggera
sempre il progresso, essendo cose diversissime agiatezza e felicita.j
412 VALORE ED EQUIVALENZA
Ma poich£ una certa somma di agiatezza e realmerite voluta dal
Creatore , finche il progresso agevolera alia comunariza civile il
possedimento di tale agiatezza, esso dovra dirsi un vero bene del-
la societa, la quale e destinata a compiere gl'intenti del Creatore.
9. Posto poi che tanto influisce la diversa condizione dello stato
sociale nelle diverse proporzioni del valore, si comprendera esservi
certi dati, percui il pubblico ordinatore ben puo essere e indotto e
illuminate a tassare equamente certe permutazioni piu usitate,quan-
do vi sia pericolo cbe 1' improbita di qualcbe private costringa, con
la necessita o con la frode, i compratori a tollerare 1'alterazione dei
valori. Cosi veggiamo il pubblico magistrate civile tassare su i mer-
cati la cosi delta meta del pane e di altre civaie: cosi i giudici nei
tribunali condannare i monopolii artificiosi e le lesioni enormi.
Quegli economist}, che ogni ragione del valore riducono all'estima-
zione dei contraenti, gridano qui, come nell'usura e nelle allre ma-
terie, contro i viriroli arbitrarii del commercio. Ma se il nostro
leltore avra approvato ci6che abbiamo detto intorno alia permuta-
Yione e al valore, egli vedra che cotesto grido di liberla nei privali
contratti vuole in gran parte ( non diciamo in tutto ) accoppiarsi
con tutti gli altri gridi di liberta eterodossa. Puo certamente un
Municipio , un tribunale or prendere abbaglio, or abusare 1'au-
torita tassando falsamente 1'equivalenza o su i mercati o fra litigan-
ti : e sara cotesta o sventura o colpa. Ma inferirne 1' assoluta con-
danna d' ogni ingerenza autorevole nella tassa dei valori sarebbe
trarre conseguenza universale da premesse , non solo particolari ,
ma eccettuative.
10. Per asserire in generale che mai non sia lecito all' autorita
intervenire nei contralto fra i privati , converrebbe sostenere una
delle proposizioni seguenti :
1 L'equivalenza delle merci permutate non e richiesla per giustizia
delle permulazioni :
L'equivalenza delle merci non ha alcun dalo intrinseco, ma tut-
ta si riduce all' arbitraria determinazione dei contraenti :
NELLA ECONOMIA SOCIALE
Qualunque sia il principio , da cui viene determinate il valore ,
i contraenti sono incapaci di violare nei contratti le leggi della
giustizia:
La violazione di queste leggi non ha alcuna influenza suU'ordine
puhblico, e per6 non va soggetta al pubblico ordinatore.
Chi non ha coraggio di affermare qualcuna di queste quattro
proposizioni da noi o dall' evidenza stessa dimostrate false, dovra
confessare che alia pubblica autorila puo competere in tali materie
una qualohe ingerenza-, e che 1'escludernela assolutamente e sempre
perqualche fallo dei governanti, e un volerci esporre a tutti gl'in-
convenienti delle passioni volgari, per impedire qualche inconve-
niente dell'autorita protettrice : egli eun ridurre i cittadini in ma-
teria d'interesse alia condizione degli Americani in materia di pub-
blica sicurezza : i quali , diceva un giornale americano , per non
sottostare agli abusi della polizia sono costretti, se vogliono sicura
la vita, ad avere pronto sempre un muro, a cui appoggiare lespat-
le e un revolver con cui ribattere di fronte 1'assassino. Non sare-
mo certo noi che prenderemo a fare il panegirico degli abusi dr
polizia. Ma nelP alternativa li preferiremmo a quei della piazza ^
e questa stessa alternativa non la crediamo una necessita socia-
le , finche almeno puo avere qualche forza la legge e la coscienza
cattolica.
11 . Concludiamo dunque che il valore delle cose venali dipende
1.° dalla materia considerata nel suo pregio intrinseco e nella sua
rarita; 2.° dal lavoro considerato secondo il pregio della facolta ,
da cui deriva , secondo il grado di perfezione , con cui venne
impiegata, secondo il dispendio delle preparazioni richieste a per-
fezionarla, secondo i mezzi di sostentamento e di agiatezza ne-
cessarii ad esercitarla •, 3.° dallo stato sociale piu o meno colto,
in cui il contralto viene patteggiato , e che toglie alle influenze
soggettive dell' individuo la tassa dei valori, trasportandola nell'or-
dine oggettivo delle condizioni sociali.
12. A queste tre condizioni regolatrici del valore venale deepre-
supporsi il bisogno, il desiderio, la domanda ecc. in quanto senza
414 YALORE ED EQUIVALENZA
bisogno non vi sarebbe domanda, ne senza domanda, permutazio-
ne : e se i bisogni, le domande, le permutazioni foisero pochissi-
me, la materia perdendo il pregio della rarita perderebbe un ele-
mento die influisce realmente, come poc'anzi e detto, sulla tassa
dei valori: di che voi vedete che 1'offerta e la domanda, ossia il biso-
gno del venditore e del compratore, lungi dall'essere i supremi de~
terminatori del valore , non vi hanno altra influenza che quella di
rendere piu o meno ram la merce : danno bensi un impulso alia
permutazione, ma non danno immediatamente in una societa one-
sta e cattolica le leggi e le misure dell'equivalenza.
13. L'osservazione e nella pratica di molta importanza, special -
mente quando trattasi di fissare il valore all'opera degli operai. ?sel-
lealtre merci si puoper lo piu o sospendere le pattuizioni, o invoca-
re dairautorita qualcbe provvedimento: e cosi il valore puo in qual-
cbe modo dibattersi fra le parti, ordinariamente a condizioni poco
meno che uguali. Ma i poveri operai, il cui numero di giorno in
giorno va crescendo, possono eglino aspettar la domane pel vitto
quotidiano, come i padroni possono aspettarlo per mettere. mano
al lavoro ? Incalzati dalla fame, essi corrono ad offerire le braccia-,
e la copia ed urgenza di questa offerta, secondo 1'economia dell'in-
teresse, dee naturalmente fame abbassare il prezzo a quell' infima
tassa che appena basta a campar la vita. E sapete voi, lettor mio
cortese, quanto purtroppo sia nei paesi eterodossi fedelmente ri-
dotta in pratica la legge degli economisti?
14. Ma introducete nella societa col sentimento cattolico le due
leggi di giustizia e di carita, deile quali altrove parlammo, e vedre-
te cangiare ad un tratto quella tassa spietata. II padrone che dee
condurre un operaio a giornata, sara egli il primo a calcolare il
giusto valore del vitto cotidiano che a lui non potrebbe equa-
mente negarsi : e dall' affollata moltitudine delle ofierte, invece di
trarre la spietata conseguenza di ribassare il salario, inferira 1' e-
stremo della miseria e della. fame, alia quale que' miseri sono ri-
dotti. Donde risultera una legge economica assai diversa dalla pre-
cedente : vale a dire che quando 1' ofierta delle braccia e cagionata
NELLA ECONOMIA SOCIALE
dal caro de' viveri, a proporzione di questo deve crescere lo sti-
peridio degli operai.
15. Ed affinche non crediate essere queste leggi d'economia cat-
tolica un sogno di medio evo, permetteteci che vi ricordiamo qual-
che fatto, dal quale potra vedersi che le utopie del medio evo in
cio che e perfezione sociale, beri possono riprodursi anche a mez-
zo il secolo XIX tostoche si ristori il sentimento cattolico.
Dedurremo 1'esempio da quei tempi di calami tosa carestia del
1855 e 1856, nei quali Tantico Ministro della Ristorazione Con-
te di Montebel , mentre tutti i salarii scemavano per la miseria
clie costringeva il popolo ad offrire le braecia. ordinava al suo
agente di au men tare di un sesto le liste presenlatedai taglialegna,
e zappatori nella sua terra di Vauxbois, e di un ottavo quelle de'chia-
vaiuoli, stipettieri, muratori e simili artigiani: e cio percompensa-
re il caro degli alimenti 1.
Se non che intendiamo benissimo che un Ministro della Ristora-
zione, codino incipriato, se mai ne fu, non fara grande autorita
presso gli avversarii. Ma che diranno essi se ricorderemo loro ci6
che notava la Patria di Torino (16 Novembre 1855) che in quel-
1'epoca stessa, mentre i capi di fabbrica inglesi deliberavano di see-
mare concordemente lo stipendio agli operai, i francesi all'opposto
andavano formando associazioni, ove si prendeva 1'impegno di con-
cordemente aumentarlo ?
Ecco qual e I'influenza del principio giuridico e del religioso nei
calcoli del valore ! L' aumento delle derrate agli occhi del Francese
cattolico aum'entava il valore di quelle opere, che dalle derrate dove-
vano trarre Talimento: laddove Vlnglese colTinteresse nei ctiore e
con la legge economica della domanda-offerta alia mano, trovava
un nuovo titolo per condannare a fame piii rigida del consueto i
sempre famelici suoi artigiani, scemandone it salario come ne ridon-
dava TofTerta.
16. E per maggiore evidenza dell'argomento notate, lettore ac-
corto, la Francia e bea lungi dall'essere adesso ci6 che fu altre vol-
•
1 Um'vert 16 Decembre 1856.
VALORE ED EQLTVALENZA NELLA ECONOMIA SOCIALE
te, una nazione pienamente, universalmente , praticamente catto-
lica. Eppure tanto ancora vi puo il sentimento delCattolicismo! Or
fate ragione se in una nazione ove il Cattolicismo fosse pieno , uni-
versale e pratico, la tassa de' valori condotta con tali principii sa-
rebbe un' Utopia, o non piuttosto una realita pratica ed universale.
17. Raccogliamo da ultimo sotto una sola occhiata il tema del
tre ultimi articoli.
Andavamo investigando il soggetto materiale della sociale eco-
nomia^ di quella cioe che indirizza il governante a bene ordinare i
sudditi nelle loro relazioni spettanti all'uso degli averi. II soggetto
materiale di tale scienza sono , abbiamo detto , gli averi. Ma quali
averi ? Quelli propriamerite , i quali stanno a disposizione dei sud-
diti e presenlano cosi 1'occasione di violare le leggi di giustizia e di
benevolenza scambievole.
Averi a disposizione dei sudditi non sono le loro persone , ne le
cose non possedibili o non permutabili equamente. Equamente per-
mutabili rimangono soltanto o le cose materiali o le opere misura-
bili col tempo, che nel trasformare esse cose vengono impiegate. Gli
averi dunque si riducono alle cose e alle opere materiali, che posso-
no in altre cose ed in altre opere trovare 1'equivalente.
Ma qual e la norma per misurare 1' equivalenza? £ il valore ; il
quale , abbiamo detto , ha la sua prima cagione nel desiderio pre-
supposto di provvedere ad un qualche bisogno. Presupposto poi un
tal desiderio , riceve la sua determinazione dalla ragione giudica-
trice, a proporzione 1.° deU'utilita a soddisfare il bisogno; 2.° della
rarita della materia; 3.° della quantita e qualita delle forze trasfor-
inatrici ^ 4.° delle condizioni sociali.
II giudizio complessivo risukante da cotesti element! o premes-
se, difficile per s& a ridursi in formola esatta e sicura, viene agevo-
]ato dal giudizio sociale di tutta la comunanza ed espresso in for-
mola universalmente intelligibile per mezzo della moneta.
Qui peraltro veggiamo il bisogno di dare qualche schiarimento
intorno a queste ultime parole, e si lo faremo nel seguente articolo
^iggiungeado alcune osservazioni economiche intorno alia moneta.
DI ALCUNE DEFINIZIONI BELLA VITA
i.
Necessila pei fisiologi di ben definire la vita.
La fisiologia, senza smettere il proprio carattere di essere osser-
vatrice e sperimentale, convieae che si fondiinprincipii razionali e
filosofici. In altra guisa essa si riduce, come bene spesso e avvenuto
di altre naturali discipline, ad un mero empirismo o collezione di
fenomeni, distribuiti con piu o meno d'arte in varie classi, e subor-
dinati a quelle, che, col nome di leggi, non sono in sostanza se non
fatti piu generali e costanti. Ma mentre ella resta in tale giro, le
manchera del tutto la ragione di scienza. Imperocche la scienza
richiede la conoscenza delle cagioni propriamente dette , le quali
sogliono essere occulte e nascose alia sola sperienza, ne altrimenti
si rivelano, se.non in virtu di principii trascendenti ed ontologici.
Un altro pregiudizioviene alia fisiologia dal suo sequestrarsi dal-
la filosofia, ed e il non poter essere inriestata nell'albero enciclope-
dico-del sapere. Un tale innesto precede nelle singole discipline dal-
la partecipazione d' un vincolo comune che tutte le rannodi in vera
unita di sisteraa ; e siffatto vincolo non si trova nelle particolarita
proprie di ciascuna, ma bensi nel legatne delle idee universal} e
nelle nozioni quidditative, che loro vengono porte da una scienza
prima e generalissima, la quale e segnata col nome di fiiosofia.
Ser ic III, vol. IX. 27 8 Febbraro 1853,
418 DI ALCUNE DEFINIZIONI BELLA TITA
Quindi non e a meravigliare se tutti quelli, die hanno voluto scri-
vere di fisiologia in modo scientific^ o valersi delle sue teoriche
per altra scienza da loro professata, si sono sempre mostrati solle-
citi di mescolarvi ricerche filosofiche, massimamente intorno all'es-
senza stessa della vita. A cio essi venivano indotti dalle ragioni so-
prallegate e dalla persuasione che 1'idea raadre di qualunque scien-
za e appunto quella cheriguarda 1'oggetto primario e fondamentale
di tutta la trattazione •, senza intendere il quale, e impossibile che
gli altri concetti secondarii abbiano distinzione e chiarezza.
Senonche, guasta per Cartesio 1'idea di unita sostanziale d' ogni
essere composto , la filosofia non fu piu in grado di somministrare
ai fisiologi il vero concetto di vita; la quale non puo venire intesa
da chi non sa altro concepire nei corpi, se non estensione e movi-
mento. Per6 ingegni eziandio sublimi e dispostissimi alle ragioni
scientifiche, quantunque si accorgessero la vita essere tutt' altro che
effetto delle forze comuni della materia ; no'ndimeno miseramente
smarrironsi, quando vennero a defmirne 1'essenza. A convincersi di
cio basta leggere qualsivoglia degli scrittori piu celebrati, che dopo
la riforma filosofica trattarono di si fatto argomento. Noi adarne un
saggio in questi nostri articoli, sceglieremo tre nomi chiarissimi tra
quelli che hella scienza o medica o fisiologica o zoologica si studia-
rono di non fermarsi alb sola parte fenomenale, ma di elevarsi a con-
siderazioni specolative e razionali. Sieno questi Stahl, Bichat e Cu-
vier , le cui diverse definizioni della vita discuteremo in tre sepa-
rati paragrafi.
II.
StahL
Questo celebre medico, fondatore del sistema.cosi detto dell'ant-
mismo per 1'attribuire die fai fenomeni vitali all'azione dell'anima,
ripone la vita nella conservazione dell'organismo, quanto alia mistu-
ra e disposizione propria delle sue parti. Ci6 veramente e da lui sta-
DI ALCUNE DEFIN1ZIONI DELLA VITA 419
bilito a proposito del corpo umano-, ma la ragione proporzionevol-
mente e la stessa per la vita organica generalmente ; la qunle non
puo negli inferior! viventi esser posta in qualche cosa di meglio che
non sia nell' uomo.
II discorso dello Stahl si ridtiee al seguente. Dopo essersi quere-
lato che non si fosse fino a suoi tempi conosciuta abbastanza la vera
e formale ragione di vita, egli passa a dimostrare la necessita, cbe
il corpo vivente ha di peculiar costruttura per adempire le sue fun-
zioni, e la somma facilita di corrompersi che in se racchiude, atteso
i corruttibili elementi ond' e composto. Da tal corruzione peraltro
1'organismo va esente, mentre durano le azioni vitali tendenti a ser-
barne 1'integrita e Y equilibrio , contro 1' influenza di nemicbe ca-
gioni. Di che e da inferire che nel mantenimento appunto di si fatta
integrita e di si fatto equilibrio consiste formalmente la vita, e che
comunicare al corpo la vita non suona altro se non oagionare in esso
quell' integrita e quell' equilibrio. Materia corporis , ut in se undi-
que, ita cum primis in sanguine, summe corruplibilis ; quod tamen
ne in actum corruptionis deducatur, vitae bemficio debet : quae nem*
pe nihil est aliud formaliter, quam haec ipsa conservatio corporis in
ilia sua mixtione quidem corruptibili , sed sine omni corruptionis
istiusmodi actuali evenlu * .
Definitacosr la vita, di leggier! "si scorge in che consistono i mezzi,
coi quali essa si procura dal principio vitale. Imperocche e manife-
sto che alia conservazione del corpo organico in quella sua mistione
corruttibile, senza che ne segua 1' attuale corrornpimento, coopera
rimotamente -il moto de' liquid! alimentari pel sistema de'vasi, d
prossimamente'concorrono le secrezioni ed escrezioni opportune.
Ecco dunque gli strumenti rimoti e prossimi della vita, ossia gli atti,
mediante i quali essa kprodotta e mantenuta nel corpo. Agit qui-
dem ilia (animalis natara vel anirna) imo peragit felicissimc, quan-
tum el quamdiu potest, motu; sed ille motus non est vita absolute et
i GEORGU ERNKSTI STAHL Theoria medico, vera. Halae MDCCVIU. pag. 581.
Brevis repetitio summorum capitum medicae Physiologiae.
420 DI ALCUNE DEF1NIZIONI DELLA VITA
simpliciter et qua tails. Praestat vitam mediante molu humorum
circulatorio ; sed hie motus circulalorius non est vita; sed tantum
instrumentum vitae , et quidem remotum. Proxime praestat vitam
per secreliones perpeluas et excreliones tempestivas materiarum non
solum inutilium sed etiam nocilivarwn. Interim neque secretiones
hae, neque excreliones sunt vita, sed solum verum ullimum et magis
immediatum instrumentum vitae, nempe eliminando aliena, nt ma-
neanl propria et ad corpus vere pertinentia. Ita demum vita cffi-
citur, nempe conservatio corporis et mixlionis eius, atque vindicalio
advcrsus omnem corruptionem, cui alias e materiali sua indole expo-
silum, immo obnoxium est 2.
Questa dottrina non pu6 in veruna guisa abbracciarsi, siccome
quella clie rovescia da capo a fondo ogni concetto filosofico della vi-
ta. Lasciando stare che si fatta teorica prescinde al tutto dal con-
cetto generico ed astrattissimo di vita, in quanto tale (vizio co-
mune a tutti i fisiologi, i quali nondimeno non potranno giammai
definire limpidamente la vita organica senza muovere da tal con-
cetto); nel medesimo giro cosi limitato dei soli viventi organic!
1' anzidetta teorica non riguarda, se non la sola parte materiale e
meccanica del vivente. L' integrita degli organi essenziali in un
animale o in una pianta, la mistura implicatissima de' loro chimici
element!, 1'equilibrio tra le parti solide e liquide che li compon-
gono, sono cose fuor d' ogni dubbio ricbieste, acciocchela vita pos-
sa in quelli sussistere. Ma sono esse tali, che costituiscano 1'essenza
stessa di vita nel senziente o nel vegetale? Se cosi fosse, non ci sa-
rebbe ragione, per cui non dovesse appellarsi vivente eziandio un
orologio o un'altra macchina, quale che siasi, fmche in lei dura
Vartificiosa disposizione de' pezzi e delle ruote ond'e congegnata.
E se Dio, dopo la separazione dell'anima dal nostro corpo, conti-
nuasse a mantenere in questo la medesima proporzione di prima
ne' gruppi molecolari delle sue diverse materie organiche,se impe-
disse ogni putrefazione del sangue ed ogni dissolvimento di parti,
2 Opera citata pag. 76.
DI ALCUNE DEF1NIZIONI BELLA VITA. 421
se conservasse i singoli tessuti e vasi e sistemi nella loro propria inte-
rezza (cose al certo non impossibili alia divina onnipotenza) ; osereb-
be lo Stahl di chiamar vivente quel eorpo? Eppure in esso, benche
non informato dall'anima, si avvererebbe appuntino cio in cui egli
ripone formalrnente la vita, cioe la conservazione della corruttibile
mistura, senza 1' attuale corrompimento, a cui 1'organismo per na-
tura e soggetto. -Nihil est aliud formaliler, quam conservatio corpo-
ris in ilia sua mixlione corruplibili, sine corruptions actuali evenlu.
Lo Stahl forse ripigliera : Un tal corpo, benche ritenga la sua or-
ganizzazione , nondimeno non potrebbe cbiamarsi vivente, perche
quella organizzazione non sarebbe in esso conservata da un'azione
vivificatrice , cioe dal moto prodotto dall' anima per la circolazione
degli umori , e per la secrezione delle particelle utili ed escrezione
delle nocive od inutili. Cotesta risposta pare potersi ricavare da quel
luogo, dove il nostro scrittore distingue la vita in quanto procede
dall'anima e in quanto e ricevuta nel corpo , e ripone la causalita
vivificatrice nell' azione, per cui vengono del continue rimosse dal
corpo le molecole non piu abili a far parte dell'organismo, e in loro
vece ne vengono assimilate delle altre. Bene notanda venit realis ilia
penitus diversitas inter vitam, quatenus de corpore dicitur* quo in-
quamrespeclu et intuitu corpus vivum esse dicilur(de qua re nobis
in Phijsiologia est sermo) , et ilium respeclum quo anima viva dici-
tur; quae respectu corporis vivifica solum did merelur. Peragil ta-
men in corpore hunc actum vivificalionis, non , uti vulgo crassiore
modo interpretantur , per nudam atque simplicem sui unionem ; sed
sane per aclionem. Neque tamen eamdem simpliciter innominatam,
sed omnino vere mechanico-physicam. Nempe per materiarum sen-
sim fatiscentium perpetuam remotionem, quae proprie et directe est
vita instrumentaliter considerata ; et in locum harum decedentium
novam receplionem et admotionemrecentium, quam nutritionem vo-
camus i.
\ Opera citata pag. 563.
422 DI ALCUNE DEFINIZIOM DELLA VITA
Ma, primieramente, ammessa questa risposta, dovrebbe ritrattar-
si cio, che dallo Stahl era stato asserito in termini cosi espressivi :
la vita del corpo consistere formal men te nella conservazione del-
1'organismo; dovendo piuttosto dirsi , secondo il soggiunto teste,
che essa consiste nel movimento che il corpo riceve dall'anima in
tuttelefunzioni necessarie al suo nutrimento. Imperocche la ragione
formale di una cosa qualunque non consiste in ci6 che pu6 stare ,
senza che essa si avveri $ sibbene in cio, cui posto, la cosa sorge, e
cui rimosso la cosa cessa di essere. Ora noi vedemmo che 1'organiz-
zazione potrebbe assolutamente conservarsi nel corpo, senza che
per questo si dovesse il corpo riputare vivente, e solo il moto cagio-
nato dall' anima sarebbe quello, che, al vedere dello Stahl, col suo
avverarsi avvererebbe la vita, col suo cessare 1'annullerebbe. Oltre-
che sel'azione vivificatrice e, secondo 1'accennata risposta, il moto
prodotto dall'anima 5 questo stesso moto ricevuto nel corpo sara la
vita del medesimo : non essendo altro la vita del corpo, se nonl' ef-
fetto immediate dell' atto vivificante.
In secondo luogo , questo moto circulatorio de' liquidi nel vi-
vente , e questa sua azione secretiva ed escretiva , sono certamen-
te funzioni vital! , operate per mezzo degli organi stessi gia av-
vivati. Esse dunque suppo-ngono la vita gia comunicata all' orga-
nismo, e sol concorrono a conservarla. Dunque non possono essere
mezzo e veicolo, per cui primamente la vita s' impartisca all' or-
ganismo.
In terzo luogo si fatte funzioni possono venire a tempo interrotte,
senza che per6 cessi sostanzialmente la vita nel corpo organizzato.
Cosi sembra probabile che awenga negli animali congelati ; i quali,
mentre durano in tale stato, non hanno ne circolazione di sangue,
ne nutrizione veruna, e nondimeno non muoiono ; perche come
prima si disgelano , ripigliano di bel nuovo le funzioni vitali. Lo
stesso e da dire degli animali asfisiati, e di quelle che i zoologi ap-
pellano larve; nelle quali niun fenomeno di operazione vitale si ma-
nifesta, e nondimeno la vita, sostanzialmente considerata, non 6
DI ALCUXE DEFINIZIONI DELLA VITA 423
ancora estinta 1. L'atto dunque die vivifica sostanzialmente I'or-
ganismo, non puo essere ne la circolazione ne la nutrizione.
In fine, noi domanderemo al sig. Stahl se la circolazione degli
umori nell' organismo e 1' azione degli organi secretorii ed escretorii
producano la vita in quanto 1' uno 6 semplice corso di un liquido,
e 1'altra e semplice analisi o sintesi di gruppi molecolari -, ovvero se
la producano in quanto amendue sono moti provegnenti da un prin-
cipio vivente. Per fermo non puo dirsi la prima di questecose; al-
trimenti dovrenamo appellare causa di vita eziandio 1' ascensione
dell'acqua in una tromba aspirante , e I' azione del ferro che sotto
un grado di conveniente teinperatura scompone il vapore di acqua
e se ne incorpora 1'ossigeno.
Si accettera dunque la seconda parte del proposto dilemma. Ma
se un moto impresso dall' anima ad un umor circolante basta ad
avvivare il corpo, per cio solo che quel moto procede da un essere
vivente-, perche il moto impresso dalla mia mano alia penna che
verga un foglio non bastera ad awivare essa penna e la carta ezian-
dio in cui va a terminarsi? Non e parimente un moto che procede
da una causa vivente ?
Si ripigliera, la differenza esser questa, che il principio motore
della penna e estrinseco ad essa penna, laddove il principio motore
dell' organismo e intrinseco ad esso organismo. Ottimamente $ ma
1 11 pent meme se faire que tout phenomena de nutrition et par suite qus
toute vitalite soil suspendue, pendant un temps plus ou mains long, soit dans
Us graines , soi.t chez les larves de quelques animaux placees dans certaines
conditions de temperature, de secheresie ou d' humidite. Mais si ces conditions
n'ont pas amene de lesion dans I' organisation, la nutrition et par suite le deve-
loppement, pourront reparaitre et continuer, jusqu' d la periods de la reprodu-
ction, Aimi dans ces cas-la Vorganisme est conserve d I' etat statique, c' est- d
dire non apte d agir, ou d manifester les actes propres d la substance organi-
see; c' est un etat de mort apparente , mat's non reelle; puisque V organisms
n'esf point lese, et manque seulement des conditions exterieures physico-chimi-
ques necessaires d I' accomplissement des actions qui caracterisent la vie et qui
reprennent des que cetles-ci lui sont rendues. Elements de physiologic de ITiom-
me etc. par le Docteur BERAUD etc. Tome 2, sixieme partie, pag. 678; Vitalite.
424 DI ALCUNE DEFIMZIONI DELLA VITA
che intendesi di dire con questa voce d' inlrinseco ? Che quel prin-
cipio non applica la virtu sua stando al di fuori del corpo ma stando
al di dentro ; sicche il moto da lui comunicato al mobile si propaghi
non dalla superficie al centre ma dal centro alia superficie? Sareb-
be ridicola al sommo una tale risposta; perche farebbe pullulare la
vita dalla sola diversa posizione d' un movente , e quindi dalla op-
posta direzione che prende il moto da lui prodotto. Oltreche , se
un diavolo invasasse un cadavere, cagionando in esso tutti i movi-
menti analoghi a quelli d'un organismo animato; osereste dire che
quel corpo e tomato a novella vita ? Nondimeno la causa del movi-
mento gli sarebbe interna , nel senso soprallegato , cioe starebbe
dentro, non fuori ; ed il moto anderebbe dal centro alia superficie,
non dalla superficie al centro.
La fefvida fantasia di Dante immagin6 di vedere nell'inferno 1'a-
nima di un traditore, di cui ii corpo tuttavia sulla terra mostrava di
mangiare e di bere e di esercitare tutte le altre funzioni vitali.
.... Col peggiore spirto di Romagna
Trovai un tal di voi, che per sua opra
In anima in Cocito gia si bagna,
Ed in corpo par vivo ancor di sopra -i .
E la ragione di tale apparenza la pose in ci6, che quel corpo era
stato dato in balia di un demonio, che ne governasse le membra.
Nel fosso su, diss'ei, di Malebranche,
L& dove bolle la tenace pece,
Non era giunto ancora Michel Zanche;
Che questi Iasci6 un diavol in sua vece
Nel corpo suo, e d'un suo prossimano,
Che ii Iradimento insieme con lui fece 2.
Questa finzione poetica deH'Alighieri puo servirci d'esempio ipote-
tico nella presente materia. Diciamo dunque: se fosse veramente
1 Inferno c. 33.
25 Ivi.
DI ALCUNE DEFINIZION1 BELLA YITA
accaduto quel caso, il quale non ha per fermo alcuna intrinseca ri-
pugnanza , sarebbe potuto dirsi veramente vivo quel corpo mosso
dal maligno spirito? No, certamente. Eppure in esso si sarebbono
verificati i movimenti prodotti da un principio vivente, ed intimo
in questo senso, in quanto era dentro non fuori del corpo mosso.
Dunque allorche si dice per costituire un corpo vivo richieJersi che
il principio de'suoi movimenti gli sia inlrinseco , non dee intendersi
con questa parola una semplice presenza interria, cioe un' esistenza
al di dentro ^ ma vuolsi intendere una congiunzione sostanziale ,
per cui il principio di vita talmente si unisca a quel ccrpo, che si
formi una sola sostanza ed un sol subbietto di azione e di passione.
Sicche il moto, che ne conseguita, talmente proceda dal principio
informante il corpo, cbe possa dirsi procedere eziandio dal corpo,
in quanto proceda da una potenza, la quale appartenga all' uno ed
all' altro congiunti insieme, ossia che appartenga al composto. In tal
modo si avverera cbe il corpo muova real men te se stesso-, quantun-
que in virtu del principio vitale che lo informa, e che informan-
dolo fa in esso pullulare le posse operatrici nei diversi organi da
lui avvivati.
Noi vedremo meglio a.suo luogo in che consiste quest' unione
sostanziale , ne possiamo qui in pochi cenni chiarire una quistione si
astrusa. Per ora bastici fermare contro dello Stahl che ne la sempli-
ce organizzazione puo costituire la vita di un corpo, ne il semplice
moto cagionato da un principio vivente puo costituire 1' atto vivi-
ficatore. L' organizzazione di per se non esce dai conGni della sola
materialita, e.vi da solamente 1' idea di macchina non di vivente.
II moto poi, comunicato ad un corpo da un principio vivente, sia vi-
sibile sia invisibile, sia operante al di fuori sia al di dentro , di per
se non esce dai confini di azione transeunte; e per6 non ha che fare
coll'azione vitale, la quale, come vedemmo, consiste nell'immanen-
za 1. Quest'immanenza non puo avverarsi, dove un medesimo non
sia 1'operante e il subbietto ricettivo dell'azione; ne questa medesi-
1 CIVILTA' CATTOLICA, lerza serie, vol. IX, pag. 289.
426 DI ALCUNE DEF1NIZ10NI DELLA VITA
mezza di agente e paziente pu6 aver luogo in un corpo,se il princi-
pio attivo non gli si unisca in guisa, che formi con esso una solaso-
stanza. Dunque 1'atto vivificante, per cm il corpo viene costituito so-
stanzialmente vivo , cioe vivo in atto primo , dee consistere nell' u-
nione sostanziale del principio vitale coll' organismo corporeo , non
gia nel moto che n' & conseguenza. Dunque il volgo irriso dallo Stahl,
perche credea cheYanimSiperagit hunc actum vivificationis nel cor-
po per sui unionem, ne sapeva piu di lui, benche non fosse ne medi-
co n6 fisiologo ; ed egli, in cambio di disprezzarlo, avrebbe fatto mi-
glior senno ad accettarne la credenza , procacciando di spiegarla e
convertirla in concetto razionale coll'analisi filosofica.
HI.
Bichat.
Piu prudente dello Stahl il Bichat, invece di cercare fin da prin-
cipio la vita nell'atto che sostanzialmente la costituisce, si fa a con-
siderarla ne' suoi fenomeni 5 ben intendendo cbe 1' ordine naturale
della nostra conoscenza si & di determinare e distinguere le cagioni
per rispetto ai diversi efFetti che ne provengono. Senonche, domi-
nato anch' egli dalla filosofia de'suoi tempi, non riusci che a darci
un concetto ontologicamente falso e logicamente sofistico della vita,
credendo di poterla definire: II complesso delle fanzioni che rt>s>sto-
noalla morte. On ckerche dans dss considerations abstraites la defini-
tion de la vie; on la trouvera, je crois, dans cet aperpu generale : La
vie esl I 'ensemble des fonclions qui resistenl a la mort * .
Dicemrno che questa definizione 6 logicamente sofistica : percioc-
ch& ognun vede che essa, invece di porgerci il concetto di vita, lo
presuppone, e incorre manifestamente in un circolo vizioso. Essa ci
spiega la vita per 1'opposizione aHa morte ; ma che cosa e la morte
se non la cessazione della vita ? Niuno pu6 intendere una privazione,
i Recherches physiologiques sur la vie et la mort. Premiere partie, art. i.
DI ALCUNE DEFIN1ZIOJXI BELLA VITA 427
se non ha gia in mente 1'idea della realita contraria che viene esclu-
sa: come appunto non si puo avere il concetto di tenebre, se non si
ha quello di luce •, ne pu6 capire che cosa sia cecita chi gia non sap-
pia che cosa sia vedere. Che pero tanto e lungi che la morte sia ele-
mento atto a farci conoscere la vita, che anzi la vita e Tunica ragione
di concepire la morte. Onde la definizione del Bichat, presa alia let-
tera, non merita neppure il nome di definizione ; giacche pecca evi-
dentemente contro quel canone di logica, che il definito non entri
a far parte della definizione sotto 1'aspetto in cui dee definirsi. Es-
sa evidentemente si risolve in questa proposizione tautologica : la
vita e il cornplesso delle funzioni che resistono alia cessazione del-
la vita.
Senonche lasciando da parte questa logica considerazione e vo-
lendo badare non tanto alle parole, quanto all' idea intesa dal Bichat ,
potremmo dire che egli prese sotto nome di morte il corrompimen-
to del corpo organico, e per6 la sua definizione equivale a quest' al-
tra: La vita e il complesso delle funzioni che resistono alia dissolu-
zione dell'organismo. Ma in tal caso egli non si differenzierebbe dallo
Stahl, se non in questo : che dove 1'uno guard6 all' effetto positivo
degli atti vitali, 1' altro guardo all' effetto negative ; e dove il primo
consider6 quegli atti come strumenti, il secondo li ebbe in conto di
conseguenze. Comunque sia, il certo e che anche cosi interpretata
la definizione del Bichat e difettosa, e ci6 per varie ragioni.
Da prima, essa non ispiega 1' atto vitale per se medesinio e in
quanto si distingue dal non vitale, ma solo quanto ad un effetto
da lui prodotto. Ed in ci6 stesso si limita alia sola considerazione
di quel che e secondario e indirettamente inteso. Senza niun dubbio
il vivente, corne ogni altro essere soggetto ad influenze contrarie,
resiste come e finche puo ad ogni aziorie di cause corrotnpitrici.
Tuttavia le sue forze nan si terminano in cio, ne questo e 1'. effetto
proprio e diretto della vita. Se cosi fosse, il vivente non avrebbe al-
tro officio che di combattere e vincere gli agenti opposti, rimanen-
do peraltro perpetuamente in quello stato in cui venne fin da prin-
428 DI ALCUNE DEFINIZIONI BELLA VITA
cipio collocate <3al generante. Ma non e questo ci6 che noi vediamo
nei viventi, ariche ristretti al solo ordine del vegetali. Noi li vediamo
operare a svolgere il proprio organismo, ad assodarlo gia svolto, a
rinnovarne contiriuamente le parti, e quiridi a propagarsi con infi-
riita fecondita in altri organismi a lorosomiglianti. Questo non e un
semplice resistere alia morte, ma un operare ed effettuare positi-
vamente la vita.
Piu, di quali amminicoli e di quale materia si serve il vivente
per adempire queste sue funzioni? Delle forze stesse e degli ele-
menti della natura inorganica. Dal mondo fisico e chimico egli ri-
ceve come in perpetuo tribute tutto ci6, di cui abbisogna per ali-
mentarsi, e dalla loro azione egli inizia i suoi stessi atti vitali.
II Bichat dice che tutto cio che circonda il vivente tende a di-
struggerlo : Tel est en cffet le mode d' existence des corps vivanls, que
tout ce qui les entoure tend a les delruire *. Questa proposizione
in rigore di termini e falsa. Se il nocumento che riceve una pianta,
esempigrazia da un eccessivo calore, da una troppa umidita o da
materie venefiche che si mescolino per avventura al suo nutrimen-
to, autorizza a proferire che tutto cio che circonda il vivente ten-
de a distruggerlo; c6n piu ragione il vantaggio che essa pianta ri-
cava dal calor temperato, dall' umidita opportuna, dalle materie
nutritive provenienti dall' atmosfera e dal suolo, dovrebbe autoriz-
'zarci a dire che tutto ci6 che circonda il vivente tende a conservarlo.
L'errore del Bichat par che sia proceduto daU'aver confuso cio
che avviene per se con ci6 che avviene per accidente, e dalP aver
considerate le forze comuni della natura in relazione, non piu col
vivente, ma col suo cadavere. Abbandonato 1'organismo dalprinci-
pio di vita, tutte le forze naturali si volgono a scioglierlo nei suoi
primitivi elementi inorganici. £ una specie di conseguenza dello
stato, per cosi dire, anarchico, in che rimangono nei morto corpo
i singoli organi e le parti, da prima governate e rette dall'attivita
1 Luogo citato.
BI ALCUNE DEFINIZIONI BELLA. VITA
vitale. Ma finche le forze comuni della materia inorganica si para-
gonino coll' organismo gia dotato di vita, esse debbono riguardarsi
piuttosto come suoi ausiliari e strunienti; giacche nell' intrinseca
loro virtu ed attitudine inchiudono cio che concorre in qualita di
mezzo per mantenerlo nell' essere ed aiutarne I'operazione. E quaL
funzione vitale puo assegnarsi, alia quale non concorrano gli effetti
dell'endosmosi, della capillarita, dell' attrazione molecolare, dell'af-
fmita, dell' evaporazione, dell' elettricita e va discorrendo?
Da ultimo Tidea del Bichat e contraria al fine inteso dalla Prov-
videnza ordinatrice dell'universo; il quale fine non e certamenteil
contrasto e la lotta, ma I' armonia e la pace, frutto dell' ordine. A
ci6 conduce il conserto di tutte le parti pel nesso loro scambievole,
e per la subordinazione delle nature inferior! al perfezionamento e
vantaggio degli esseri superior!. E cosi noi leggiamo nelle divine
Scritture la creazionede'viventi essere susseguita a quella dei corpi
bruti, per indicarci che net divino disegno le forze di questi non
erano che un apparecchio e una preparazione di mezzi alle piu no-
bili ed elevate funzioni di quelli.
IV.
Cuvier.
I difetti della definizione del Bichat furono in parte evitati dal
Cuvier, il quale, restringendosi a definire la vita nel suo grado piu
basso^ qual e quello dei vegetali, pose mente alia funzione piu uni-
versale e continua presso loro, qual e quella del nutrimento. Non-
dimeno il concetto che ce ne porse, peccaancor esso per mold ca-
pi. « Se per farci una giusta idea dell'essenza della vita, egli dice,
noi la consideriamo negli esseri in cui i suoi effetti sono piu sempli-
ci 5 noi scorgeremo ch' essa consiste nella facolta che hanno certe
combinazioni corporee di perdurare un dato tempo e sotto una
forma determinata, attirando senza posa nelle loro composizioni
''•:' " »
•430 DI ALCUNE DEFINIZIONI BELLA VITA
una parte delle sostanze circostanti , e restituendo agli elementi
una porzione della loro propria sostanza 1 ».
Un tal cominciamento e compatibile in un naturalista, il quale
non ha di mira che i soli corpi organizzati , di eui vuole parlafe;
ma agli occhi del filosofo e assai imperfetto e sottoposto ad equi-
vochi. Primieramente e falso che le piante sieno gli esseri, in cui
gli effetti della vita sono piu. semplici. Cio ha luogo per rispetto
al solo numero delle funzioni organic-he, le quali crescono nell'ani-
male per la giunta che vi si fa dflla vita sensitive, o, come la dico-
no, di relazione. Ma se si guarda alia ragione stessa di vita , come
promettevano le prime parole del Cuvier , essa nel grade piu sem-
plice e insieme piu alto non si verifica che negli esseri intelligent! ;
secondo che vedemmo nel precedente quaderno. Nelle piante la vita
e non solo fioca, ma massimamente ravviluppata,peltroppo parteci-
pare che ella fa colla materia e per la troppa dipeudenza che ha
dalle forze hrute della medesima.
In secendo luogo, 1' Autore si propone di cercare 1' essenza della
vita , e intanto volge il guardo alia sola parte istrumentale della
medesima , senza darsi alcun pensiero della differenza intrinseca
dell' azione. Ma lasciamo che 1' Autore compia la sua defmizione ,
per ripigliarne piu accuratamente 1'esame. « La vita dunque, egli
conchiude, e uo vortice piu o meno rapido, piu o meno implicato,
di cui la direzione e costante e che attrae sempre delle molecole di
specie identiche, ma dove le molecole individuali entrano ed escono
continuamente, di modo che la forma del corpo vivente gli e piu
essenziale della materia. Mentre dura tal movimento , il corpo, in
cui si esercita, k vivente ; esso vive. Allorche il movimento s'arre-
1 Si pour nous faire une idee juste de Vessence de la vie, nous la considerons
dans les fares ou ses effets sont les plus simples, nous nous apercevrons prompte-
ment qu' die consiste dans la faculte qu'ont certaines combinaisons corporelles
de durer pendant un temps et sous une forme determinee, en attirant sans cess&
dans leur composition une partie des substancts environnantes , et en rendant
dux elemens des portions de leur propre substance. Le regne animal ; Introdu-
ction; pag. 13.
DI ALCUNE DEFINIZIONI DELLA VITA 431
sta, senza ritorno ; il corpo muore 1. » Se questa non fosse data
dal Cuvier come defmizione della vita , ma come semplice osserva-
zione d'uno.de'suoi priucipali fenomeni ^ sarebbe non solo irrepren-
sibile, ma da lodarsi per Ie important! conseguenze a cui apre la via.
Imperocche essa non solo poae in mostra il gran fatto dell' assi-
milazione, in cui principalmente si esercita il lavorio della vita 5
ma richiama 1' attenzione ad uno dei caratteri piu notevoli di un
tal falto, qual e il perpetuo mu tarsi della materia del vivente, senza
cbe la sua individualita venga meno. Non ci ha parte del corpo OF-
ganico che materialmente riguardata rest! sempre la stessa. Le mo-
lecole che esso attira nella propria sostanza sono sostituite ad altre
gia espulse, per essere poscia ancor esse cacciate e cedere il luogo ad
altre che vengano a surrogarsi in loro vece. Ogni fibra , ogni tes-
suto, ogni organo peculiare soggiace a un tramutamento perpetuo
delle sue parti ; sicche dopo un dato tempo o tutte o quasi tutU
le molecole del vivente non sono piu identiche a quelle, ond' esso
prima si componeva. Nondimeno il vivente sussiste nella medesi-
ma individualita ; e in tanta metamorfosi de'suoi material! elementi
egli non e cangiato ne quanto all' essenza ne quanto alle sue ope-
razioni specifiche. Egli conserva sernpre il suo tipo, ed a sua fog-
gia trasforma tutte le materie di cui a mano a mano s' impadro-
nisce. Ci6 spiana la via ad inferire che dunque debb' e&sere in lui
un principio interne di sussistenza, che sia ragione del suo rima-
nere identico in mezzo a tanta rnutazione, e sia causa che gli atti
della vita continuino ad essere simili a loro stessi.
Inoltre il Guvier, benche chiami vita questo continue lavoro del
"vivente nelle funzioni di preparare gradatamente e assimilare a se
1 La vie esf done un tourbillon plus ou moins rapidc, plus ou mains com-
plique, dont la, direction est constante, et qui entraine toujours des molecules
de memes sortes, mats ou les molecules individuelles entrent et d'oii elles tortent
eontinuellement; de maniere que la forme du corps vivant lui est plus essentiel-
le que sa matiere. Tant que ce mouvement subsiste , le corps ou il s'exerce est
vivant ; tl vit. Lorsque le mouvement s'arrete sans retour , le corps iueurt«
Xuogo citato.
432 DI ALCL'NE DEF1N1ZIONI DELLA VITA
diverse parti di sostanze, che esso attira dai circostanti corpi • nondi-
meno a bastanza esprime che in cid e riposta la sola manifestazione
della vita, non la vita stessa sostanzialmente presa. Imperocche egli
dice che il corpo muore, non quando codeste funzioni cessano in
qualsivoglia modo, ma quando cessano senza ritorno. Onde suppone
che nel loro temporaneo intcrrompimento eziandio totale, il corpo
continui ad essere dotato di vita, in quanto e dotato della facolta di
ripigliare quell' esercizio, sehbene ne sia in lai per quel tempo impe-
dita 1' esecuzione. II che e un chiaramente distinguere la vita in
atto primo dalla vita in atto secondo, distinzione di sommo mo-
mento in questa materia.
Queste sono le principal! ragioni per cui quelle parole del Cuvier
ci sembrano assai giudiziose; e nondimeno in qualita di defmizione
non possono accettarsi , si perche non fan no cenno dell atto gene-
rativo ed esplicativo del vivente, e si perche non toccano in modo
alcuno F intima differenza dell' azione vitale dalla non vitale.
E quanto al primo difetto, il Linneo nella sua filosofia botanica
osserv6 che il limitedeiresplicamento della pianta e lo slato in cui
essa divierie atta a generare : Terminatur omne vegetabile fruclifica-
tione, alioquin vix cessaret crescere. Noi non vogliamo qui decidere
se 1' atto della generazione sia lo scopo a cui s' indirige dalla natura
il perfezionamento del vegetale, o se sia una semplice conseguenza
di quello stato, ordinata al fine che coll' individuo perituro non peri-
sea la specie. Ma checche sia di ci6, il certo e che un tale atto e una
*unzione principalissima, in cui si esercita la vita delle piante; mas-
simamente se si riflette che i semi da loro generati non servono so-
lamente, secondo I'ordine della natura, alia propagazione della spe-
cie, ma eziandio al sostentamento degli animali. Dunque in una defi-
nizione accurata della vita vegetativa la generazione non puo essere
trasandata. Lo stesso e da dire del suo crescere e rassodarsi, in cui
si manifesta una funzione sui generis, diversa dalla semplice nutri-
zione ; perche per essa il vivente si perfeziona e si svolge, ponendo
in atto ci6 che prima non contenea se non virtualmente.
DI ALCLXE DEFJNIZIOXI UELLA VITA 433
Quanto poi al secondo difetto della defmizione, di cui parliamo,
essa non tocca T intima essenza dell'aziorie vitale, la quale nel suo
concetto generico, consiste, come altrove dicemmo, nell'immanenza.
La defmizione si limita ad osservare ci6 solo che determina 1'azione
vitale nelle piante a rispetto dell' assimilazione, che e 1' esercitarsi a
trasmutare nella sostanza del vivente le materie diverse raccolte dai
corpi circonvicini. In altri termini la definizione del Cuvier guarda
alia sola differenza specifica della vita vegetale , senza por mente
alia nozione generica e piu universale, che dovea coartarsi per tal
differenza •, ed in cio stesso e monca ed incompiuta. Ond'essa riesce
a darci un concetto confuso ed indistinto del definite; e presenta
un' indeterminazione molto aliena dall'indole della vera scienza.
Questo vizio, che noi troviamo nelle defmizioni di tre irisvgni
scrittori, i quali sopra gli altri levarono grido di accurati ragiona-
tori delle dottrine che abbracciarono, crescono vie peggio in altri,
che si curarono meno di raziocinii e di teoriche. Da costoro sarcbbe
vano sperare una definizione della vita, se non perfetta, almen.
comportabile. E per recarne alcuni esempii,qual ideaprecisa potete
voi formarvi della vita, allorche sentite dal Brown che essa e il pro-
dolto degli stimoli sulla fibra eccitabile, ovvero dall' Huffeland che
e un continuato eserdzio delle forze organiche , ovvera dal Leroy
che e la circolazione armonica di different almosfrre inerenli ai so-
lidi ed ai fluidi dell' economia? Siffatte e simili defmizioni sembrano
inventate col disegno non di chiarire ma di oscurare I'oggetto.
Or bene in qtiali formole dovra proporsi una giusta definizione
della vita vegetale? Questo e ci6 che ci restava da ultimo a dire;
ma, perciocche I'arlicolo ha gia tocchi i suoi limiti, ne rimettiamo
la trattazione ad un altro quaderno.
,
Serie III, vol. IX. 28 8 Febbraro 1858.
LA CONTESSA MATILDA DI CANOSSA
E
IOLANDA DI GRONINGA
IL SOLITARIO DEL LAGO
La via, cjie corre da Trento al oastello di.Pergina , al tempo di
lolanda non era si agevole e piana come a'nostri giorni, pei gran
tagli che a tanta.industria si operarono, pochi anni or sono, a mez-
zo la costa de' rnonti, i quali sovrastano alia riviera della Fersina.
Qra il viaggiatore stupisce a vedere i gran fianchi di quelle.rupi
rossigne rotti e divelti dai picconi e dalle mine per ispianarvi una
via larga ed aperta, la quale a lunghi tratti trascorre come sotto
unagrondadi macigni che ti-pendono in capo; perocch^, ove ades-
so e un bello e dolce spianato, erano allora scoscendimenti e diru-
pi e frane e trabocchi orribili e profondissimi, fra i quali poteano
appena albergare i capri salvatichi e le volpi. I viandanti teneanole
creste de'monti, ed era un continuo scendere e salire di sentieruoli
ripidi, stretti e scoscesi, ove male a pie e peggio a cavallo si pro-
cedea fra boscaglie e spinai, che rendeano piu aspro e lungo il cam-
mino. Talvolta eziandio quelle callaie rasentavano il dosso dirupa-
to di quei macigni, ed era pauroso il vedersi a destra cinghioni
scagliosi, e sotto i piedi abissi che precipitavano nel torrente, il
quale s'udia muggire e fremere in profondo.
lolanda nel suo abito di pellegrino, uscita dalla porta del castellO
di Trento si mise in via, e stanca e aflaanata giunse in sul mezzo
•• *
LA CONTESSA MATILDA — IL SOLITARIO DEL LAGO 435
giorno a una serrata di scogli, cui cavalcava un altissimo ponte. Ivi
la valle s' adima tanto profonda, le rupi delle due montagne vi son
si nude e ristrette, e s' addentano e s' inchiavano si altanagliate fra
loro, che il torrente non polendo attrayersarle , tanto infuriovvisi
dentro, tanto vi ribolli, urt6 e infranse, cheil lungo sdegno de'suoi
morsi finalmente ne rose le radici, e s'aperse un picciol varco a pas-
sare. Pontalto (che cosiilnomano) s'inarca sopra cotesto abisso, e
ne'due parapetti ha finestre , per le quali sporgesi ilcapo a riguar-
dare quegli orrori. Laggiu e sempre notte, 1' acqua ti sembra in-
chiostro, le spume stesse non vi biancheggiano, una fitta nebbia di
vapore atro ti sale dalla vallea freddo , crudo e molesto che t' ad-
doppia il brivido ; ma volgendoti all' altro parapetto , e uscendo il
capo dalla finestra , vedi le rabbiose acque avventarsi con impeto
furibondo da quelli trarupamenti, e divallare di voragine in vora-
gine urlando, muggendo, rintonando con una tempesta che ti getta
il terrore in tutta Tauima.
lolanda, prima di porsi a sedere, dilettossi di mirare quelle orride
ripe, essendo che 1'orrido ha pure anch'egli le sue attrattive, e go-
dea di scorgere le tortorelle che svolazzando d' intorno amorosa-
mente, quando giugneano sopra quel buio mortale , davano indie-
tro spaurite, e gli sparvieri stessi roteavano in alto accelerando il
volo per uscir di quel baratro. Mentr' ella apriva il suo carniere per
refocillarsi d'un po'dipane, ode nella soprastante foresta uno scal-
piccio concitato, e vede quattr' uomini di rigido volto e di torbido
sguardo menar verso il ponte una donna scarmigliata, pallida, co-
gli occhi pieni di terrore e di pi-anto, la quale pervenuta in capo
d'esso ponte, comincid a tremare e gridar, colle braccia levate e col-
le man giunte, a' que1 feroci uomini, pieta e perdono con voce qua-
si spenta dalla paura.
Per te , femmina crudele o piuttosto furia d' inferno , dissero
quegli uomini sarebbe peccato 1'avere pieta: tu non Tavesti per
quelle anime innocenti, ne ti commosse 1'amore del tuo sangue, ne
la tenerezza delle viscere tue; tu dei morire scerpata da cotesti
scheggioni e aggorgata da coteste acque vorticose e ruggenti come
436 Li. CONTESSA MATILDA
la rahbia deU'efferato tuo petto — e il dire cosi, e il levarla di peso,
e accostarsi al parapetto del ponte, fu tutto un punto.
lolanda a quella vista, balza da sedere, corre incontro a quegli
spietati e grida : Arrestatevi , e se voi siete cristiani , non la fate
morire senza 1'atto di contrizione, perocche dee presentarsi al giu-
dizio di Cristo, e implorare le sue misericordie.
In quei tempi di fede anco gli uomini piu crudi, al nome di Ge-
su Cristo sentiansi per riverenza sbaldanzire , e prima di porre a
rnorte qualcuno, lasciavangli agio e tempo di raccomandarsi 1'anima
e chieder perdono alia divina giustizia de'suoi misfatti. Perclie ap-
pena intesero 1'imperioso comandamento di lolanda (che riputaro-
110 un giovane pellegrino) risposero : Buon garzone , cotesta rea
femmina chiegga pure merce a Cristo del suo peccato, ma essa non
puo fuggire la morte. Come tu vedi costei e ancora nel fiore deir eta
sua, ma quanto e bella di sembiante, altrettanto e laida e sozza di
cuore. Avendo essa marito giovane e valente, innamorossi d' un sol-
dato della guardia del castello di Pergine, e tanto and6 innanzico-
testo amorazzo, che per isposare il soldato, mentre il marito stanco
uall'opera dormiva nel bosco, 1'uccise con un colpo di scure in sul
eapo. Essa aveva di lui due figliuolini, 1'uno di cinque e I'altro di
ire anni, laonda cotesta fiera ita alia capanna, vi mise il fuoco nel
tetto di paglia, ne chiuse 1'uscio a chiavistello, e fatte le viste di
sarcbiare il grano nel suo campicello, li brucio vivi : e siccome il
demonio altizza al delitto, ma non insegna a coprirlo, cosi Dio per-
mise, ch'ella dopo aver morto il marito gittasse la scure in un ce-
spuglione-, e mentr'essa piangeva e facea le disperazioni dell'assas-
sinio del marito e del bruciamento dei figliuoli, fu da un pastorello,
ehe facea la frasca per le sue caprette, ritrovata la scure insanguina-
ta, e conosciula per sua, fu presa, giudicata, e condannata dal giu-
dice al precipizio di Pontalto.
Appresso queste parole, si volsero alia donna, che si batteva il
petto prostrata dinanzi a Dio, e le dissero : Spacciati, e levati su —
L'infelice rispose : Lasciatemi confessare a questo pellegrino , ac-
ciocche Gesu mi perdoni — e inginocchiatasi dirianzi a lolanda, con-
IL SOL1TARIO DEL LAGO -437
fesso il suo malefizio. Allora uno di quelli sgherri presa una mana-
ta di terra, la mise in bocca alia donna per comunicarla, e alza-
tala di peso coi compagni la capovolsero dalla spalletta del ponte,
e nel profondo gorgo casco. II gorgo la convolse nella voragine e
quella in Mice piu nori si vide.
Era superstiziosa costumanza di que' secoli rozzi e ignoranti, che
se 1'uomo, in condizione di morte, non avesse presto il sacerdote,
a cui potersi confessare, non gli parea morire col perdono di Dio se
non confessasse il suo peccato ad alcuno degli astanti •, e ci6 avve-
niva principalmente per quel detto dello Spirito Santo : Umiliali,
confessa il peccato too, e ollerrai misericordia. Ancora aggiugneasi
1'usanza, tuttavia in vigore a quei di, di confessare, inginocchiati
sotlo 1'atrio dei peccatori, alle turbe cristiane ch'entravano alia Mes-
sa, certi gran malefizii a terrore degli altri e per iscontarele pene
canoniche-, laonde in quella santa semplicita credeano eziandio che
il ccnfVssarsi prima di morire a chi pur rion era sacerdote, valesse
loro il perdono e la satisfazione penale 1. Tanto era profondamente
radicata nei fedeli la consuetudine di confessarsi, che negano i pro-
testanti e deridono i miscredenti !
Circa poi lo strano uso di comunicare i moribondi, imboccandoli
d'una pugnatadi terra, quando non poteano comunicarsi del Corpo
di Cristo, noi ci diamo a credere, che avvenisse, perche la terra sim-
boleggiava 1'umanita presa dal Verbo, il quale assumendo il corpo
mortale, e il corpo essendo stato formato da Dio di terra, Cristo,
come uomo, s' e fatto terra 2. L'altra cagione pu6 essere derivata
dai Pellegrini di Terra Santa, i quali venendo a morire in campa-
gna saeltati dalle torme arabe che ladroneggiarano la contrada, e
sapendo quella terra essere stata bagnata dal sangue di Cristo, di
quella comunicavansi prima di morire: la qual cosa divulgatasi in
ponente, invalse in quelle rozze cristianita 1' uso di comunicarsi
colia terra •, il che avveniva ordinariamente ai soldati che moriano
1 Vcdi il PASSAVANTI Spec, di penit.
2 Formavit Dominus Deus hominem de limo terrae. Geii. II.
438 LA CONTESSA MATILDA
in battaglia, ovvero ai giusliziati, e agli assaliti clai masnadieri in
campagna \.
lolanda non ebbe cuore di levare gli occbi a veder la caduta di
quella misera gittata dal ponte, ma intanto che i manigoldi leva-
ronla per capovolgerla nell'abisso, ella si mise aginocchie pre.g6 la
divina misericordia per quell' anima e a suffragio di lei recito le
orazioni de'morti; il che continue di fare tutta quella mattina ca-
minando alia volta di Pergine. Ora Pergine e uria citta piena di
popolo mercantesco e centre del traffico di quelle valli ubertose ,
posta a pie del castello, che sorge sulla poppa d'un alto poggio e
dura quasi intero anco a di nostri. Ha torroni a bertesca e cortine
merlate, con torri alte a ballatoio nel mezzo, le quali fiaricheggiano
il palazzo degli antichi signori, che si leva maestoso sulla gran scar-
pa incordonata, e manda su gugliette e torrelline di vedetta con
bellissima vista e pittoresca a chi lo riguarda lungo la via di Levico.
lolanda non vi voile salire, poiche essa fuggiva piu che potea le
castella munile, e teneasi pe' villaggi e per le borgate aperte ad
avere piu sparciato il cammino, e non intopparein qualche insidiar
cosi frequenti allora con que' tirannelli avidi e crudeli; i quali im-
poneano pedaggi, taglie e angherie infinite ai viandanti, che spesso
correan pericolo dell'avere e della persona peggioche se dessero ne'
ladroni. Laonde rifornitasi di vettovaglia a uria taverna a pie del
poggio, e seduta alquanto alFombra, rizzossi piu gagliarda, e in-
camminossi verso il lago di Levico.
fi quella valle molto solitaria e silvestre per lefitteboscaglie che
ne vestono i fianchi, e al tempo della lolanda era corsa lunghessa
le prode d'un viottolone sassoso e rotto sovente dai borri che vi
correano per lo mezzo, e nelle piene lo scassinavano con catrafossi
difficili a vincere anco ai pedoni. La valle dopo lungo cammino-
s'apre in due, perocche vi si spicca in mezzo un monte selvosoche
bagna i piedi in due limpidissimi laghi : a diritta si distende il laga
di Caldonazzo e a sinistra quello di Levico. lolanda che tendea versa
1 Yedi i Reali di Francia e la Vita di Bcnvenuto Cellini.
IL SOLITARIO DEL LAGO 439
Borgo di Valsugana, venia costeggiando la valle lungo il lago di Le-
vico, il quale e terso come cristallo, e volteggia colle chete e dolci
acque entro i seni de' monti, e vi fa ridotti maravigliosamente belli,
e bagni e pelaghetti, su pe' quali van nuotando e sollazzando tor-
merelle di folaghe, di garzetti, di anitre dai colli di smeraldo e dalle
penne cangiani.). II corpo del lago & profondo, ne ha quasi rive al-
1'intorno, perchei fianchi dei due monti vi pescan dentro si repenti
che i pedali delle annose querce e de' lecci vi pendono sopra colle
ampie chiomee vi si specchiano e s'addoppiano capovolte in quello;
tanto che le acque tranquille e serene pigliano uri colore verdechiu-
so, il quale si stende piacevolmente da un capo all'altro e ne rende
la superficie come d'un prato di minuta e lucida erbetta appannato.
Ma tanta vaghezza non e senza una soave mestizia che penetra
1'animo de' riguardanti, e il silenzio che vi regna, e non e rotto dai
venti che agitino i flutti, chiusi nel piu cupo dell a valle, rende il
loco pieno quasi di una sacra riverenza, e desta pensieri nobili ed
alti che rapiscono la mente alia contemplazione delle cose celesti.
Perche nel secolo XI fra tanta ferita di costumi, fra tanta agitazio-
ne di parti, fra tanto bisogno di quiete, molti uomini, che avean
condotti i loro verdi a rim alia corte knperiale, p nelle guerre cru-
deli, o fra le ambizioni del comando e le avidita delle umane gran-
dezze, stanchi di tanti aggiramenti, e pieni di fede, che le pasaioni
non aveano soffocata loro nel cuore, si riduceano in luoghi solitari
a vivere vita romita fuori del consorzio e della memoria delle genti.
^uelle falde montane, che pendeano sopra il lago volte a meriggio,
erano abitate.da tre o quattro solitarii che avean rizzato loro ca-
pannucci di felce in certi comignoletti del dosso, e fatto colla scure
un po' di piazza da godervi 1' occhio del sole, ivi stavano in asti-
nenza vivendo di pesciatelli del lago, ch'essi medesimi si pescavano
all'amo, o con certe rezzuole che gittavano ove le ripe calavan piu
agevoli, o ne' golferelli ove piu si riparava il pesce.
lolanda che avea dormito in un casolare fra Pergine e Levico,
pervenne in su quelle prode verso il mezzogiorno, e stanca e affan-
nata dai sole sedette all ombra d' un vecchio cerro per farvi il suo
440 LA COSTESSA MATILDA
parco desinare ^ ma ella non aveva aperto appena la sua tasca, die
parvele udir voci sotto la ripa tutta coperta d'ontani e d'avellane. Essa
temendo, non qualche scherano fosse appiattato la entro, per non es-
sere conosciuta, tirossi a goteil cappuccio, clie s'era tolto per go-
der meglio il rezzo e un po'di zeffiretto che aleggiava d'intorno e
rinfrescava 1'ambiente aere infocato. Poscia levatasi di cheto, e
aperto col bordone alquanto le foglie, vide a pie della ripa un ver-de
pianerello, cui scorreva per mezzo un rigolo d' acque lucidissime,
le quali giunte in capo all' erba precipitavano di salto in salto, ro-
moreggiando, nel lago. Due alti pini 1'ombravan tutto, e a basso il
pedale eran posti due trespoletti, e sovra quelli secluti due uomini
venerandi, 1'uno de' quali era gia vecchio e avea capelli bianchi co-
me la neve, 1'altro avea sol tan to qualche canuto e pareva d' eta an-
cor vigorosa.
Questo secondo narrava al piu attempato, che ieri ebbe nella sua
cella la visita del Vidamo di Pergine, il quale aveagli racconto 1'as-
sassinio tentato in Roma da Cencio contra Ildebrandoad istigazione
di Guiberto, e poi e poi . . . (ma disselo sottovoce) e poi anco dello
stesso Arrigo, poiche egli tienelldebrando per usurpatore della sede
romana, essendo salito sul trono senzail suo reale consentimento;
e tuttavia ebbe la strana baldanza di scomunicarlo, perche invest!-
va gli Arcivescovi, i Vescovi e gli Abati di propria autorita conferi-
tagli dalla corona.
— Ariolfo. disse Ermanno con voce grave e tranquilla, Arioifo,
il tuo visitatore ti disse piu menzogne e calunnie che non parole.
Con ci6 sia che Gregorio VII, e non piu Plldebrando del tuo Yida-
mo, ePontefice Massimo e diritto successore di S. Pietro, anche pel
chiaro e solenne consenso d' Arrigo ; e chi dice il contrario, ovvero e
ignorante, ovvero e maligno, scismatico e blasfemo. Dapprima io
ti vo dire, che la Chiesa di Dio e fondata da Cristo Redentore, del
quale e castissima sposa, e per conseguente madre nostra e regina.
Lo Spirito Santo la informa, la regge, la illumina,e per conseguen-
te e maestra infallibile della nostra ignoranza-, Dio ledala potenza,
-e il suo braccio poderoso vince 1' inferno e sgomina i suoi nemici;
il suo petto resistette fermo e invulnerabile all'ira degli Imperatori
IL SOLITARIO DEL LAGO 441
pagani, al furore de' barbari, alle perfidie degli eretici, alle argo-
mentazioni dei falsi sapieati, alle astuzie de' politic!, e come resi-
stette e vinse in passato resistera e vincera nel futuro. Pensa, Ariolfo,
se Iddio, che disse a Cefa : tu sei Pietro e sopra questa pielra edifi-
chero la mia Chicsa , ha bisogno dell' umano consentimento per
eleggere e confermare i successor! di Pietro e i Vicarii suoi in terra?
— Tu di'pur bene, Ermanno, ripiglio Ariolfo, ma se gli stessi
successor! di Pietro e Vicarii di Cristo fecero legge, che eletto il
Pontefice, 1'Imperatore lo confermi, altrimenti sia nulla la sua ele-
zione, perche vorrai tu chiamare Papa lldebrando, che non voile
richiedere 1' approvazione imperiale?
— Tu sei sempre stato soldato, il mio Ariolfo, e non puoi sapere
certe cose, Sappi che la Chiesa di Dio in terra e militante, e pero
Dio la purifica nelle battaglie, e permette per alcun tempo che i suoi
nemici la tengano in gran pressura. Or dunque verso la meta del
nostro secolo, venuto a inorte il Pontefice Giovanni XX, i tiranni di
Roma vollero ad ogni patto crearsi un Papa di lor lignaggio, il Cle-
ro e il popolo ne fecero un altro, e per6 la Chiesa videsi Benedet-
to IX rampollo de' conti Tusculani, e Silvestro III sedere sulla Cat-
tedra di Pietro e contenders! il reggimento di tutta la Cristianita.
Per isbarbare lo scisma dalle radici, furon tolti di seggio i due con-
tendenti e messovi un terzo che voile nominarsi Gregorio "VI, e pe-
rocche i due primi spodestati riassunsero la tiara, e la Chiesa di
Cristo era in gran confusione, Arrigo III calo in Italia e venne aRo-
ma con valida mano d' armati, balz6 viaRenedetto e Silvestro} Gre-
gorio chetamente rinunzio al Papato, ed Arrigo elesse e fece esal-
tare Svidgero Vescovo di Bamberga, il quale nomossi Clemente II,
che incoron6 Imperatore Arrigo. Fu allora che 1' Imperatore si fece
promettere da Clemente, e giurare dal popolo romano, che non si
verrebbe all' elezione di un nuovo Pontefice senzal' espresso ordirie
di lui 1. Arrigo il fece affinedibene, perche i tempi erano sconvolti
e le faziorii superbe e terribili ; ma era privilegio personaled' Arri-
go e non dei successori.
1 BARON. Annal. 1046.
442 LA COXTESSA MATILDA
Tuttavia per quel grande assioma : Che i facori personali dai
potenli successors si perpeluano colla forza , morto che fu Arri-
go III Imperatore, e a Vittore II succeduti Stefano IX e Nicolao It,
quando fu poi levato ai fastigi pontifical! e consacrato legittima-
mente Alessandro II di santa memoria, avvenne che i cortigiani del
piccolo Arrigo, richiamaronsi d' Alessandro a nome del Re fanciullo,
e dichiararon cassa e nulla quella consacrazione, perche non avea
richiesto il consentimentoreale; ed insediarono di presente Cadolao
antipapa, con quello scandolo e con quei turbamenti che a' nostri
giorni sconvolsero 1'Occidente; esenon era 1'invitta Matilda, la gran
Gontessa d'ltalia, che s'opponesse col consiglio e colla forza del va-
lore italinno al furore di Cadolao, ci vedevamo queU'Anticristo se-
dere sul trono di san Pietro ^.
Or tu vedi perfidia sciocca dei nemici di Papa Alessandro ! Una
promessa di Glemente II fatta personalmente all' Imperatore Arri-
go III e mantenuta da' suoi successori Damaso II, Leone IX, Vitto-
re II, al quale Arrigo III, morendo, raccomando la tutela del figliuolo
quinquenne, cotesti cortigiani volcano che valesse anche per Arri-
go IV bambino. Dovea dunque Alessandro II, Vicario di Cristo, do-
mandare il consentimento di ricevere lo Spirito Santo a una donna
e a un fanciullo. Che ti pare?
— Come a una. donna? interruppe Ariolfo sdegnoso.
— Si, ripigli6 Ermanno, a una donna, all' Imperatrice Agnese,
che avea la tutela d'Arrighetto, ed anco al fanciullo. Clemente pro-
mise per giunta all' Imperalore de' Romani, e non al Re di Germania,
e Arrigo era soltanto Re, coin1 e tuttavia: e nondimeno i Principi
Alemanni squarciarono il seno alia Chiesa di Dio con un Antipapa,
sotto il pretesto che Alessandro non avea chiesto licenza d' esser
Papa a una donna e a un fanciullo. La povera Imperatrice Agnese
si penti del suo peccato, e ando a piangerlo in Roma sulla tomba di
S. Pietro, ove si rese monaca; ma suo figliuolo, fatto grande, conti-
nu6 a imperversare contro Alessandro II, come ora imperversa con-
tro Gregorio VII. Ariolfo mio, coteste superbie contra il Vicario cii
1 DONJZONE e FIORENTINI vita della Contessa Matilda,
IL SOLr?AR10 DEL LAGO -443
Dio in terra non termineranno in Arrigo; ed io, avvegnache non sia
profeta, temo chela pin nobile e franca nazione del mondo, qual e
la tedesca, ahbia un di a perdere il Papa e con esso la fede, in pe-
na di quell' osteggiare 1'autorita sua divina cosi a lungo e con
modi tan to malign i.
- S'egli & poi per cotesto, disse Ariolfo. i Romani arebbon do-
vuto perdere il Papa gia da un pezzo, tanto gli si mostrano si soven-
te misleali ed ingrati.
— Con questa differenza per6, soggiunse Ermanno, cbe i Romani
peccan d'impeto, e non tardano il pentimento; laddove tantiPrin-
cipi e Vescovi alemanni misconoscono a sciente e come per diritto
Taugusta autorita de'Sommi Pontefici, e perfidiano a volerla in se
medesimi come per giure divino. Di che Dio li punira col massimo
de' castigbi, permettendo loro di sbrancarsi dal suo Ovile, entro il
qualte soltanto e salute di vita eterna.
— Tuttavia tu dicesti, ripiglio Ariolfo, cbe Gregorio chiese il
consentimento di Re Arrigo.
— Dicolti, e proverottelo, rispose Ermanno, e vedrai quant' e
ingiusta e sozza la guerra cbe gli fa 1' empio Guiberto , con tutta
la fazione de'simoniaci, degli incontinent! e degli adulatorie lusin-
gbieri d' Arrigo. II monaco Ildebrando. uomo di gran mente e di
gran cuore, vedendo cbe tutti i turbamenti della Chiesa gia da as-
sai tempo avvengono per la schiavitu, in cui la tengono le Poten-
ze secolari, venne nel sublime concetto di renderla, come cosa spi-
rituale, libera della servitu terrena; come cosa divina, signora del
create; come depositaria delle cbiavidel cielo e delFinferno, giudi-
ce inappellabile de' Cristiani. La prima cosa voile a ragione cbe il
suo Capo fosse eletto dalla Chiesa romana e non dall'Impero; poscia
cbe la Chiesa lo consecrasse e la consecrazione fosse valida senza il
consenso imperiale. Idelbrando comincio dalla lunga a incarnare
questo suo sublime e celeste concetto con Leone IX, indi con Yit-
tore II e Stefano IX, e per ultimo con Nicol6 II, il quale nel Con-
cilio diLaterano fece la famosa costituzione:che i\SommoPontefice
non fosse tletto che dai Cardindli della santa Chiesa romana, al suf-
LA CONTESSA ElTILBA
fragio del quali debba acconsenlire il clcro cd il popolo I. Posle le
quali cose vedrai, il mio Ariolfo, che Ildebrando, eletto Pontefk-e
per acclamazione dei Cardinali, del Clero e del popolo, sebbeue
egli si tenesse per vero e legittimo Vicario di Gesu Cristo, e gia go-
vernasse la Chiesa di Dio con plena autorita, non voile farsi consa-
crare prima d'averne il consenso d'Arrigo 2.
Imperocche come si seppe in Germania della sua elezione, i mali-
gni che temeano quel severo e irremovibil pet.to, fecerogran pres-
sa intorno al Re, gridando alia soverchia baldanza, anzi temerita
degli Italian! di creare un Papa non eletto dal Re, o almeno senza
il consentimento della sua corona. Arrigo che scapestrava contro
ogni diritto divino e umano n' ebbe paura, e mand6 il conte Ehe"-
rardo di Nellenburg a Roma, per intendere dai Cardinali e dal po-
polo per qual cagione avessero eletto il Papa, senza chiederne prima
1' assenso del Re •, e conosciuta T irregolarita dei comizii, cancellasse
i Yedi LABBE Collect, concil. T. IX, pag. 100. COLETI Sacro-sancta concil.
T. XII, p. 5. MURAT. Script, rer. ital. T. II, p. 2. Chron. Farf. pag. 6iS. BA-
BON. Annul, an. 1059.
2 Ecco il docutnento dell' elezione di S. Gregorio — Regnante Domino no-
afro lesu Christo , anno clem, incarn. ems 1073, {ndtcftone et luna II , 10
Eal. man', feria secunda, die sepulturae domini Alexandri *. m. secundi Pa-
pae, ne sedes apostolica diu lugeat proprio dcstituta pastore, congregati in ba-
silica B. Petri ad FmcuZa, nos sanctae romanae catholicae et apostolicae ec-
clesiae cardinales, clm'ci, acolythi, subdiaconi, diaconf, praetbiteri, praesen-
tibus venerabilibus episcopis et abatibus, clericis et monachis consentientibus,
plurimis turbis utriusque sexus diversique ordinis acclamantibus . eligimus nobis
in pastorem et summum pontiflcem virum relig'osum, geminae scientiae pruden-
tia pollentem, aequitatis ct iustitiae praestantissimum amatorem , tn adversis
fortem, inprosperis temperatum, et iuxta Apostoli dictum (1 Tim. Ill, 2j fro-
nt's moribus ornatum, pudicum, modestum, sobrium, castum, hospitalem, do-
mum suam bene gerentem, in gremio huius matris Ecclesiae a pueritia satis
nobiliter educatum et doctum, atque pro vitae merito in archidiaconatus ho-
norem usque hodie sublimatum, Hildebrandutn videlicet archidiaconum, quern
a modo usque in sempiternum et esse et did Gregorium Papam et apostolicum
rolumus et approbamus — Placet vobis? — Placet — Vultis eum? —
— Laudatfs eum ? — Laudamus.
Acta Romae 10 Ealend. maii Indict. II. (LABBE. T. X, 6)
IL SOLITARIO DEL LAGO 445
Gregorio del Papato e ne creasse un altro. Ma il santo Padre come
seppe della venuta del conte Eberardo , si T accolse con somma
benignita e cortesia , dicendogli con franco animo : Di' al tuo Re,
che Colui che scruta i cuori degli uomini sa e vede ch' io aecettai
ripugnante e piangente d' amaro pianto 1' acclamazione del clero e
del popolo romano che mi elesse al sommo pontificate, echeaccet-
tandolo, supplicai i Cardinali, ed ottenni da loro di non essere con-
sacrato se primanon mi verra 1' assenso di Cesare, dei Principi e
dei Vescovi alemanni ; ne niuno mi consacrera, s'io non sapr6 che
Re Arrigo non abbia la mia elezione approvato.
Arrigo, allorche seppe in Gregorio tanta mitezza ed osservan-
za, n'ebbe infinito contento, e mando a Roma il Vescovo di Ver-
celli, Gran Canceliiere d' Italia, ad assistere alia sua esaltazione *,
la quale avvenne 1' anno appresso per la festa della Purificazio-
ne. Or tu vedi, Ariolfo, come adoperano i santi uomini di Dio. Gre-
gorio sapea d'esser Papa verace senza 1' assenso d' Arrigo , e pero
scrisse a Re, a Principi e Vescovi, confortando, ammonendo, con-
sigliando, ordinando a vantaggio dell'anime loro e de'loro sogget-
ti, come richiedea 1'obbligo di chi siede al reggimento della Chiesa
di Cristo-, tuttavia voile 1' assenso del Re.
— Ma se Gregorio aveasi per legittimo Papa eziandio senza i\
consentimento d' Arrigo, disse Ariolfo, o perche dunque fece egli
quelle lustre di domandargliene 1' assenso prima di venire alia sua
consacrazione ? Le mi paiono ipocrisie coteste e simulazioniinde-
gne della magnanimita di Gregorio.
— T'inganni forte se la pensi cosi, gli rispose Ermanno; peroc-
che la prudenzae parte sostanziale della magnanimita. Ildebrando
attese sempre e eon ogni sforzo a liberare la Chiesa dalla lunga
. servitu del poter temporale ; ma volea sciogliere e non rompere le
1 LAMB. an. 1073 — TSOHUDY EVDSGHBN. Ghesch. I, pag. 25. Leggesi ezian-
dio in libra Ms. Censuali Centii Camerari, che S. Gregorio Vll, mando annun-
ziare ad Arrigo la sua elezione, e soggiunge — Rex vero, ubi electionis verita-
tem cognovit, eleetioni eius assensum praebuit, et statim Gregorium Vercellen-
sem Episcopum, italici regni Cancellarium, ad Utbem transmisit, quatenus au-
ctoritate Regia electionem ipsam confirmaret.
446 LA CONTESSA MATILDA
catene. Or tu vedi scandalo, che mena Guiberto, e con lui tanti
Principi e Vescovi cortigiani, avari e dissoluti, chiamando Grego-
rio un intruso, perch& non fu nominate ed eletto dal Re di Germa-
nia, e vedrai che tanto grideranno e brigheran tanto, die un bel
giorno ci vedremo sopraccapo lo scelleratissimo Guiberto, che bol-
le e smania d'esser Papa. Ma viva Dio ! Sinche Gregorio ha spirito
in corpo, Guiberto saraAnticristo, Papa non mai. Intanto lacristia-
nita d'occidente geme fra mille agitazioni funeste, e s'ella non ve-
desse sulla Rocca di Canossa inalzarsi fulgido e scintillante il faro
della Fede, non saprebbe ove dirizzare lo stanco naviglio de'suoi
pensieri. Da quella Rocca sublime irraggia il sentimento del Vero, e
in quella Rocca s'accoglie il viril petto di quella invitta Matilda che,
col valore delParmi italiane, rintuzzo gli sdegni alemanni congiu-
rati contro Alessandro : e si ti dico, che se i nemici di Cristo ad-
doppieranno le forze per isoendere a rovesciar la Sedia di Pietro,
Matilda sara la intrepida a opporvi la Fede e il petto dei prodi Ita-
liani, e sinche le rimarra un muro da bastionarsi, da quel muro
combattera col braccio dei forti d'ltalia, e in fine quella magnani-
ma n'uscira vincitrice. Addio, mio caro Ariolfo, e quasi la sesta e
debbo ritirarmi nel mio tugurietto : prega amico. In cotesti scon-
volgimenti 1' ancora della mente sta nell' orazione : recita spesso il
salmo : Quare fremuerunt gentes et populi meditati sunt mama ?
Astiterunt reges terrae el prindpes convenerunt in unum adversus
Dominum. et adversus Christum eius. Qui habitat in coelis irride-
bit eos et Dominus subsannabit eos. Dio beflerassi de'loro consigli,
delle loro astuzie, de'loro terrori, ealla beffa aggiungera lo scher-
no, sghignazzandoli come sciocchi e poltroni che vollero dar di
cozzo in quella pietra, in cui si scornarono i piii robusti capi da quel
di Nerone sinoa quello d?Attila e di Desiderio.
Com'ebbero cosi ragionato, i due monaci si divisero ; Ariolfo abi-
tava la selva di verso Pergine, ed Ermanno dalla banrla di Levico.
lolanda senti smisurato contento delle ragioni, poste in tanta evi-
denza, intorno alia sincera elezione di Gregorio, e ne benediceva
il Signore; ma coceanlaacremente quelle parole d' Ermanno, che
pronosticavan si male della Germania in pena del presente e del
IL SOLITARIO DEL LAGO 447
futuro. suo perfidiare contro la divina autorita de' supremi pastor!
della Chiesa, della quale Iddio e si geloso. Per il che toltasi da quel
luogo,. ove divisato aveva di desinare, raccolse il suo zaino e tenne
dietro alquanto dalla lunga adErmanno per vedere il suo romitag-
gio, il quale com'ebbe scorto, si assise sotto un altro albero e attese
a ristorarsi, e a meriggiare alquanto per rimettersi in forze •, ma
dopo un breve sonno risentitasi, e mirato il sole gia volgere verso
il lago di Caldonazzo,penso di non tardarela sua visita ad Errnanno
per non giungnere a Levico a sol calato.
Nell' accostarsi a quel solitario abituro lolanda sentiasi correr
per 1'ossa un sacro riprezzo, e il cuore le battea forte quasi presa-
go di udirsi confermare la terribil sentenza della sua patria: a cen-
to passi dalla capannuccia trovd un circoletto di mortella che in-
torniava una croce quivi piantata quasi limitare del devoto ostet-
lo dell'Eremita: 1' adoro, e internossi nel boschetto con pie sospeso
verso la cella. Nell' atto ch' essa ne toccava la soglia, Ermanno riz-
zavasi appunto dell'orazione: il suo rolto era acceso, i suoi occhi
lagrimosi, la sua fronte increspata, tutto il sembiante avea 1' aria
d'uomo che tornava allora dall'estasi che aveagli rapita tutta rani-
ma in Dio. lolanda a quell' aspetto celeste, che raggiava ancora il
lume dei divini consorzii, ca!6 gli occhi timidi in terra, e non osava
inoltrarsi d'un passo — Vieni,vergine di Groninga,disse con enfati-
ca voce il Vegliardo, vieni e odi: Cristo ha parlato, eCristo non erra,
ne mente. Egli promise 1'indeficienza alia Chiesa e la Chiesa non mor-
ra. L'acquisto della Fede e il dono piu prezioso che Dio faccia alle
nazioni, le quali per essa entrano nel suo ovile e son partecipi dei
frutti della redenzione, del prezzo infinito del suo sangue, della
grazia de'Sacramenti, deilumi delloSpirito Santo e della vita eter-
na; ma il dono della fede, ch'e indefettibile nella Chiesa retta da Cri-
sto per mezzo del suo Vicario in terra, non fu promesso perenne ai
regni e alle nazioni terrene. Dio perdona loro molti peccati nella
sua misericordia, mane castiga anche molti nella sua giustizia^ e nei
profondi consigli della sua sapienza talvolta castiga i Re pei pecca-
ti de'popoli, e tal altra punisce i popoli pei peccati dei Re.
448 IA COME5SA MATILDA
Oh Casa di Franconia, o Casa degli Hohenstaufen ! la vostra co-
rona e corona di sangue, e corona di turbini e di flagelli. Oh Arri-
go quarto non superbire delle tue vittorie sovra i Sassoni e i Tu-
ringi , non ti vantare quando avrai spento Rodolfo emolo tuo , e ti
vedrai Iremare sotto il piede la Germania , e metterai a soqquadro
la Chiesa, vendendo il sangue di Cristo ai piu cupidi e ai piu disso-
luti : non ti millantare quando scorrerai vittorioso I Italia col tuo
antipapa e scaglierai il fuoco distruggitore nel Vaticano, e vedrai la
santa vittima de' tuoi furori morir nell' esilio di Salerno } che quando
ti parranno piu verdi gli allori dei tuoi trionfi, allora appunto s'ap-
passiran sul tuo capo e ne cadranno sfrondati. Gregorio brillera co-
me Stella annoverato fra gli eletti di Dio in cielo, e tu? Tu roso dal
dolore per la ribellion del figliuolo , esagitato dalle imprecazioni
de'popoliche opprimesti, rimossodal seno della Chiesa che crudel-
mente e sacrilegamente squarciasti , triste , avvilito e lacerato da
tuoi rimorsi, morrai senza compianto della morte de' peccatori.
Erediterarmo il tuo peccato i figli de' figli tuoi , ed io veggo po-
scia gli Hohenstaufen raccogliere il pugnale, con cui tu straziasti il
seno della Chiesa, e vibrarlo nelle materne viscere di Lei, che pian-
gera, punira , perdonera ; ma sorgera piu robusta dalle sue ferite ,
piu bella, piu pura , piu folgorante dai lavacri del suo sangue ,
dall' irrigamento delle sue lacrime. Ma intanto le liorenti contrade
alemanne , la piu bella , nobile e valorosa porzione del gregge di
Cristo si sbranchera, sedotta da' suoi Principi e da' suoi pastori, dal
benedetto Ovile, e sequestrata dai pascoli salutari e dalla fonte viva
che scaturisce dal seno purissimo della Chiesa , trascorrera sviata
all' erbe avvelenate e alle acque turbolente dell' errore.
I santi monisterii, che accolsero i suoi prirni Apostoli, i sontuosi
templi ove cantavano le divine laudi, le auguste Cattedrali, antichi
seggi di Vescovi venerandi, saranno messi a ruba, contaminati, arsi,
diroccati e fattono acervi di ruine memorande , e segni funesti di
•sacrileghi furori.
Vergine di Groninga, tu impallidisci? tu tremi?'tu mi guardi
atterrita? Fra tante ruine consolati , che se gli Arrighi di Franco-
nia, e i Federighi d' Hohenstaufen provochei anno , colle lunghe e
IL SOLITARIO DEL LAGO 449
atroci guerre falte alia Chiesa, la giusta ira di Dio sopra le nazioni
alemanne, sorgera intrepida e robusta la Casa d' Ausburgo, ed op-
porrassi, come tin muro di bronzo, a fare argine al pieno ed orgo-
glioso torrente deli'eresia, clie scendera rninaccioso asvellere e di-
radicare dai petti la Fede. II muro d' Ausburgo sara il petto di Ferdi-
nando clie sosterra 1'impeto di quella fiumara e salvera una vasta ed
eletta parte della Germania da tanto e si furioso traboccamento.
Qui 1'ispirato di Levico si rattenne dalla foga del dire, chiuse gli
occhi, stette alquanto in silenzio , indi alzolli lacrimando suppli-
chevoli al cielo , e disse : Yeggo un Imperatore dell' augusta Casa
d' Ausburgo tralignare dalla pieta degli Avi ; i tempi corron funesti
alia Chiesa-, veggo una setta serpentina spargere della velenosasua
bava gran parte dei troni cattolici d'Occidente ; un nobil rampollo
d' Ausburgo raccoglie quel veleno, v'intinge dentro la penna e scrive
leggi, ognuna delle quali e catena che inceppa la Chiesa, e di Madre
e Reina la fa serva. Essa , ch' e sapienza dello Spirito Santo che la
informa, vien posta (come pupilla sciatta e milensa) sotto la tutela
del braccio secolare : le sue divine leggi non abbian vigore se 1' au-
torita terrena non dice loro : Passate , v' accetto. I Vescovi , il
clero , le dottrine, il culto esterno, le pie istituzioni della cristiana
carita, alcuni Sacramenti stessi impaccinsi fra mille pastoie, e disdi-
casi alia Chiesa il libero e universal reggimento de' suoi figliuoli ,
ma abbiasi come forestiera e matrigna.
Dio mio misericordioso e benigno, Tu il comporti? Sono omai
settant' anni che cotesto giogo sacrilego e crudele grava 1' augusta
cervice della tua Sposa ; vedi com' e fatta curva e tapina sotto gli
occhi de'suoi figliuoli! vedi come le ferite, onde le trafissero il pet-
to, sono incrudite e sanguinose I vedi come la sua veste e lacera e
il reale ammanto trascinato nel fango 1
lolanda a quelle dolorose esclamazioni sentiasi 1' animo sconfitto
e pieno d'ansia mortale ; e guardava fisa in volto al fatidico senza
far motto o batter palpebra : quando il vide serenarsi tutto ad un
tratto, ravvivare il raggio degli occhi, fiorirgli in tutto il sembiarite
un sorriso d' innefiabile godimento, ed esclamare in un tripudio di
Scrielll, vol. IX. 29 11 Febbraro 1858.
4oO LA CONTESSA MATILDA
smisurata letizia : Mio Signer baono e amoroso, io ti ringrazio I
Le lagrime de' santi tuoi sulla terra colmarono il nappo della tua
giustizia , le loro preghiere salirono come 1' incenso odoroso al tuo
trono, vinsero il cuore tuo, e piegaronlo a pieta della lunga e cru-
dele angoscia della tua Sposa ! Si , veggo il giovinetto d' Aus'ourgo
prode e valoroso nell' armi combattere sui campi d' Italia, e, cinto
ancora della corona di latiro colta sull'Adige e sul Mincio, salire con
pie franco sul trono de'suoi maggiori, e di la volger Tocchio sicuro
sul vasto Impero cbe lo circonda. Lo veggo deporre umile e pio i
suoi allori ai pie della Vergine Immacolata, da cui ebbe forza il suo
braccio , prodezza il suo cuore , senno e consiglio la sublime sua
mente. Egli volge 1'occhio figliale alia Chiesa Madre sua divina \
amabile e graziosa , e la vede afflitta e piangente , col giogo in
collo, colle manette alle braccia e coi ceppi al piede. II giovine Im-
peratore a quella vista freme d' alto disdegno, e voltosi a Lei , che
lo guardava piena di speranza e d1 amore : Sorgi , Madre mia ,
esclam6 , sorgi e regna nel mio impero libera e signora de' tuoi fi-
gliuoli, il piu ossequente de'qualiio mi professo e giuro al cospetto
di Dio e degli uomini.
Disse, e chinatosi , le fr.anse i ceppi, e baciolle il piede: le
sciolse le manette, e presale amorosamente la mano e baciata-
la, serrossela al petto, dicendo : Senti, Madre mia, come il cuo-
re mi batte d' amore e di riverenza per te: questo cuor saldo non
-piega ne alia rabbia de' tuoi nemici , nes all' insidie della simula-
zione , ne all' invidia che si rode e consuma di livore , ne all' arte
degli assentatori , n& alle bassezze dei vili , a' quali parea d' esser
grandi e sapienti,perche coi loro cavilli, coi loro sofismi, colle loro
fallacie ogni giorno aggiugneano un anello alia tua catena — Indi
le tolse il giogo dal collo , e le disse : JLeva il capo , Donna de
Cieli, sposa di Cristo immacolata, sovrana e maestra dell' orbe cri-
stiano : rimettiti in capo la corona d' oro ingioiellata dei doni dello
Spirito Santo ; i tuoi Vescovi ti circondino , e tu commetti loro i
tesori celesti delle dottrine- nelle Universita , nei seminarii , nelle
scuole, e nei libri : ordina e ti ubbidiremo, guidaci e ti segui-
remo, consigliaci e non falliremo nella via dei noslri doveri.
IL SOL1TARIO DEL LAGO
11 veccliio profeta del lago diceva queste cose rapito in un' esta-
si che parea sollevarlo di terra, e brillava d' una gioia inestimabile
con un' aria di paradise. lolanda, non potendo sosteaere il baleno
di tanta luce, cbe diffondeaglisi dall' acceso sembiante, declino gH
occbi in terra, ne osava di levarglieli in viso come a cosa reve~enda
e di cielo; ma F Eremita riscossosi e quasi rivenuto al sentimento,
vista la giovinetta cosi timida e peritosa : Alza gli occhi , disse,
e confortati al pensiero , cbe nulla succede al mondo che non sia
dalla divina sapienza preveduto e disposto a prova e triorifo della
sua Chiesa, a salute degli eletti, a gloria del suo nome. lolanda, fu-
tura nipote mia, tu non giungerai alia tomba di san Pietro , ma tu
bacerai il piede al suo successore a canto di quella gran Donna che
ha poche p?.ri in terra per valore, gentilezza e pieta : quando la ve-
drai, salutaladaparte d' Ermaano di Turingia. Vacolla benedizio-
ne di Dio, ch' egli e omai tardi. Quando giugnerai domani a Borgo
di Valsugana, cerca del vecchio Pruno balio de' due castclli, e digli
ch' Ermanno Tattende al suo romitaggio per favellargli di cosa che
importa. Addio.
lolanda avrebbe voluto fargli mille interrogazioni, ma non osan-
do per riverenza, parti coiranimo pieno di desiderii intorno ai fu-
turi avvenimenti preconizzati dall' eremita. Passo la notte a Levico,
eallo spuntare dell'alba si mise in cammino alia volta di Borgo, lun-
go il corso del Brenta. La deliziosa valle di Borgo scende verso
ritalia irrigata, oltre al fmme, da largbissime altre fonti che la cor-
rono e la fecojdp.n per tutti i lati, cosi limpide e fresche , e in un
cosi placide e chete, che rinchiuse nei canali, qui dan movimento a
molti edifizii di macchine accomodate alle arti che ne arricchiscono
i traffichi ; la serpeggiano a rinverdir prati , ad abbellire giardini ,
ad annaffiare pomieri ed orli, a rallegrare i campi, a purificar 1'a-
ria e temperarle i rigori ond' e compresa dalle nevi e dai ghiacci
delle altissime creste de' monti, dalle quali discende.
Si spiccano a sovraccapo della citta sul vertice di due gran spro-
ni di monte due antiche castella , che torreggiano d;ilia lunga , e
rendono piu maestosa la valle, e un giorno la difendeano dalle in-
cursioni de'nemici : rna la mcmtagna, che le sta di fronte dalla banda
452 LA CONTESSA MATILDA — IL SOLITARIO DEL LAGO
dell' aurora e del mezzogiorno, offre la piu vaga e maravigliosa vi-
sta che mai possa dilettar 1' occhio del viaggiatore. Imperocche le
sue coste son tutte vestite d' alberi fruttiferi, di vigneti, di cam-
picelli e di prati, che ascendono di proda in proda sino all' ultime
cime , con tanta varieta di colori , con si Leila disposizione di bo-
scbetti e di seminato, di filari di viti e di gruppidi peschi, di susi-
ni, di peri e d' ogni ragione frutti, ond' e pomato il fianco da capo a
fondo di tutto il bel monte, cbe forse non troyi in tutto il Tirolo
italiano cbi lo pareggi. Aggiugni la vagbezza delle ville e casine e
castellette graziose e gaie oltremodo , le quali son poste fra tanta
fecortu'ita di nalura e d' arte, e biancbeggiano in mezzo al verde
gaio de'castagni, delle viti edei mandorli, cbe addoppiano la deli-
zia del luogo. Dall'altro lato poi di Borgo sale la montagna di Sella
piena di pascoli e di foreste , ove i signori banno le ville estive, e
prendonvi mold piaceri dagli ameni passeggi, dal conversare colle
brigate cbe s' accolgono al fresco sotto g!i alberi e lungo le fonta-
ne vive che rampollano da quelle rupi e scorrono per quelle prata.
Ivi 1' ospitalitd e la gentilezza gareggiano a festeggiare gli amici e
ad intrattenerli in mille diletti, essendo quei cittadini d'animo cor-
tese, di spiriti svegliati e d' ingegno sottile e fecondo.
Cosi e Borgo al presente ; ma al tempo di lolanda non eranvi
cbe le due brune castella , accigliate e severe , munite di forti ba-
stioni, intorriate di rocche e aggirate da bertesche e da piombatoi a
difesa delle ossidioni. La valle, a di nostri cosi bella e feconda, era
piena di boscaglie e di pantani , e i dossi de' monti negreggiavano
del verde cupo de' cerri e degli elci, cbe irti e densi adombravano
quelle cbine selvagge. lolanda vi fu bene accolta dal vecchio Pruno,
il quale abitava in un suo maniero cbe speccbiavasi in un ramo del
Brenta, e avea dietro a se un giardinetto con pergole d' uve dilica-
te, e aiuole di fiori, e cerchiate da piante erraticbe ricoperte, sotto
le quali eran pancbe da sedere all'ombra, e vi si ricreavano tre sue
giovinette figliuole d' aria gentilesca e di modicortesi, nelle quali
1'onesta vincea la bellezza, e la virtu gareggiava coll' ingegno. Ivi
stette due giorni la lolanda a guisa di pellegrino, e poscia parti ver-
so 1' Italia, passando le paurose go!e di Grigno e di Primolano.
DELLA
STAMPA ITALIANA
I.
Delia Vita e degli Scritti del Conte Cesar e Salbo, rimembranze di
ERCOLE RICOTTI, con documents inediti. — Firenze, Felice Le
Monnier. 1856.
Tra i nomi che sonarono piu alto e si mantennero in piu chiara
fama nel decennio teste passato, pochi ve ne ha certamente che ci
paiano meritevoli d'essere ricordati con tanto rispetto, quanto e do-
vuto a Cesare Balbo. Questo personaggio, in cui andavano di para
la nobilta della mente con quella de'natali, 1'amore di patria con Faf-
fetto saldissimo verso la Religione cattolica, 1' integrita dell' onesto-
vivere private con la rettitudine delle intenzioni per la cosa pubbli-
ca, era ben degno che la storia togliesse a registrarne i fatti e le
vicende ; e grande n' era il desiderio e F espettazione in Italia si per
la parte grandissima ch'egli ebbe nell' opera di preparare e condur-
re innanzi i nuovi ordini politici del Piemonte, e si ancora per 1'aiu-
to efficace che da lui s'ebbero i promotori de' rivolgimenti italiani
del 48. Ma dovea riuscire difficile assai il ritrarre fedelmente alna-
turale un uomo come il Balbo 5 ne ci6 potea farsi che da chi fosse
entrato bene adentro nella conoscenza e nella pratica delle cose
letterarie e politiche, in cui esso avea posto mano; restando pur
sempre da temere che, qualunque fosse la maestria del pittore, il
454 RIVISTA
ritratto ne uscisse lumeggiato a quel modo e con quelle tinte che
meglio si convenissero al gusto ed agli amori del pittore stesso, piut-
tostoche alia propria figura e fisonomia delU originate. Imperocche
agli uoniini molto riputati per saviezxa e cospicuiper virtu, iquali
dalle proprie opinioni o dalla forza degli eventi sono condotti a me-
scolarsi di novita politiche ed a procurare mutamenti di Stati, suo-
le incontrare per lo piu 1' una delle due : o che dispiacciano egual-
mente e siano in diffidenza presso le parti avverse, perche a nessu-
na aderiscono interamente •, ovvero che ciascuna di esse si studii ,
quando le torna a conto, di metterli in mostra fra i campioni suoi
piu eletti. Le opinioni moderate delBalbo 1'esponeano, finche visse,
piuttosto al primo che al secondo di questi due casi : ma posciache
egli pass6 di questa vita, e le varie fazioni cessarono di temerne
Tautorita, parvero tutti convenire in un pensiero ed in un affetto
medesimo verso la sua persona e la sua memoria. Sotto questo
aspetto le vicende di Cesare Balbo sono chiaro documento della
niuna fiducia che s>i ha da porre nella stabilita di un rinomo sorto
da commozioni politiche, le quali spezzeranno domani 1'idolo che
levarono ieri, senza riguardo a meriti, ma per impeto cieco di pas-
sione 0 d'interesse, cui nulla e sacro. Per lui i brevi trionfi del 48
non furono senza srandissime amarezze e dolorosi disinganni ; ed
<_j c? *
ap^ena egli ebbe afferrate le ambite redini del Governo, dovette
saggiare g'i acerbi frutti di quella che in parte era opera sua. Usci-
to poi di Ministro, stette in Parlamento poco men che appartato da
tutti, senza formar partito ne seguirne, tratto quinci dalla voce
della coscienza, quindi dalle attinenze politiche 5 non sapea piu a
chi dare i suoi suffragi, lamentavasi di non essere piu buono a nul-
la, meditava ritrarsi dall'unScio di Deprtato * ; ond'e chiaro quanto
egli fosse non pure offeso dalle ingiurie e dalle calunnie dei nemici,
ma piu ancora adirato contro ai silenzii ed agli abbandoni degli
amici 2. Creduto relrivo dai piu caldi fautori di quella medesima
causa, per cui egli ebbe speso le sue veglie, i suoi studii, la sua vita
e fino il sangue de'suoi figliuoli, fu fatto segno alle quotidiane con-
1 RlCOTTl, pag. 238. — 2 Ivi, pag- 27°-
BELLA STAMPA ITALIANA
tumelie degli ullraliberali , che mentre ostentavano di rispeitarne
le intenzioai, per gran merce, con disdegnosa compassione, lo di-
cevano divenuto imbedlle '. Ne si tennero paghi a vituperarlo sui
giornali •, die gli mandarono pure lettere anonime con intimazione
di non piu assistere alia Camera : ed egli che ben sapea di che sono
capaci codesli settarii, non volendo venir meno all'ufficio suo col
tralasciare d' andarvi, portava a sua difesa, nascosto sotlo panni ,
un pugnaletto, e dava il suffragio in silenzio 2. Ne gli venne fatto
mai piu di riacquistare la perduta popolarita; sicche nel 18o2 pro-
vossi indarno atrovar colleghi per formare unMinistero, come n'era
stato incaricato dal Re; ed i continui displaced aggravarono la ma-
lattia che lo condusse poco appresso alia tomba •*.
Ma per contrario, quando egli fu morto, ciascuna delle parti che
1'aveanocombattuto vivo, si voile fregiare del suo nome; edilBal-
bo non solo continue a riscuotere il giusto omaggio dovuto all' in-
gegno suo, eziandio da quell i che non approvandone la politica ne
stimavano allamente i sensi religiosi ; ma fu nuovamente celebrato
dai moderati come lor capo ed esemplare, e mitriato perfino dai de-
magoghi piu ardenti per quel tanto distrada che egli, sebhene con-
trario alle inique loro esorbitanze, pure corse di conserva con essi
per fare T Italia.
In mezzo a cotanto ondeggiamento di giudizii e d'opinioni, uno
storico imparziale , spassionato e fedele della vita e degli scritti del
Balbo potea dunque sembrare obbietto di desiderio anziche di spe-
ranza. Ne avrebbe giovato molto ad inspirare fiducia in chi met-
tesse mano a' tale impresa, 1' udirlo dichiarare com' egli avesse in
animo d'apprestare cosi «. un documento ai posteri, e soprattutto
un incoraggiamento a coloro che a fare il berie della patria abbiaho
contrarie le condizioni dei tempi, e; massime le forme del reggi-
mento politico ^ ! ». E di verocon tal proposito in cuore non ba-
sta il voler dire cio che sembra vero e giusto, ma bisogna pure co-
rioscerlo, e perci6 non avere la mente preoccupata da storte per-
suasioni , le quali facciano velo ad un giudizio retto delle cose e
1 RlCOTT/, pog. 277. — 2 Ivi pag, 274. — 3 Ivi pag. 3 19, — 4 Ivi pag. 'it.
430 RIVISTA
delle persone; sicche da una parte non si sappiano vedere, in co-
deste forme di reggimento contrarie, che imbecillita, oppressione e
tirannide, e dall'altra cliritti vilipesi e conculcati, virtu trascenden-
tali ripagate col disprezzo, sante aspirazioni d'ammi generosi e
grandi soffocate dalla forza. E questo pericolo di funeste allucina-
zioni cresce a dismisura quando si scrive in mezzo ai commovi-
menti d' una rivoluzione solo in parte compiuta, che sta divisando
i modi da giungere a pieno trionfo.
Laonde sembraei meritare ben ampia lode il sig. Ercole Ricotti
che nel suo libro Delia Vila e degli Scritti di Cesare Balbo seppe,
se non tenersi al tutto immune da qualche difetto in questa parte,
certo superare vittoriosamente le maggiori difficolta, e regalarci in
questa pregevole sua scrittura un ritratto del Balbo a lineamenti
si naturali, che chi ha conosciuto da vicino quest'illustre personag-
gio, ehbe a dirlo somigliantissimo. Per cio che spetta la sustanza
della narrazione, ci sembra che il Ricotti abbia descritta la vita del
Balbo come il Balbo stesso quella di Dante, sebbene siavi molto
divario nel disegno e nella condotta letteraria, non meno che nella
lingua e nello stile. Pertanto chi abbia letto codesta bellissima ope-
ra del Balbo pu6 far ragione che di somiglianti doti vada pure
adorna questa del Ricotti per c56 che riguarda la schiettezza del
racconto, la misura e 1' opportunita nelle considerazioni, la tem-
peranza nelle lodi, la modesta severita nel ricordare i difetti al
paro che le virtu, con un fare posato, niente declamatorio, in cui
scorgesi grande riverenza e caldo affetto, ma non ismodato ardore
verso colui , al quale era stretto con si dolci vincoli di gratitu-
dine e d' amista. II Balbo scrisse con animo di Guelfo la vita di
Dante prima Guelfo poi Ghibellino: il Ricotti, tenerissimo delle li-
berta politiche e dell' indipendenza nazionale, non dissimu!6 pun-
to i suoi amori, i suoi desiderii e le sue speranze ; ma non pose
in bocca o in cuore al Balbo altri sentimenti od altri principii, che
i professati dalui pubblicamente a fatti, a voce o per iscritto. Cosi
egii mantenne con tutta lealta (cosa invero assai rara) la promessa
fatta sin da principio. « Ritrarro il Conte Cesare Balbo, perquanto
mi sara possibile, colle parole sue proprie. So che in tal modo prov-
BELLA STAMPA ITALIANA 457
vedero piuttosto al nome suo che al mio; ma faro, spero, im libro
utile. Nel cozzo ancor vivo delle passioni politiche, le parole di un
morto, non compendiate ne interpretate dal biografo. ma raccolte
con cura e riferite genuinamente, riusciranno meno sgradite e piu
efficaci 1 ». II Ricotti adunque non imprese di darci una storia
perfetta secondo tutte leregole proprie di tal genere di scritture,
ad imitazione del Classici; e percio appunto a questo suo libro po-
se soltanto il titolo di Rimembranze. Ma non per cio e da dire che-
questo abbia minor valore o vada sfornito d'ogni merito letterario.
Sotto qualche rispetto ci pare anzi da preferire ad altre opereassai,
belle per la forma classica, ma deturpate da infinite menzogne e
falsita ; laddove questa e tutta chiarita a punta di documenti, e
renduta piu attraente per un certo schietto candore nel venire spo-
nendo di per di i fatti, le vicende, gli studii ed i progressi, le gioie
e le pene, le traversie ed i trionfi dell' illustre defunto.
Che poi questo libro debba tornare a vantaggio de' savii lettori,
lo crediamo anche noi , ma per un bene affatto diverso da quella
che sembra dover essere inteso dallo scrittore; di che sporremo piu
sotto il nostro avviso, Intanto, per iscendere alquanto piu ai par-
ticolari, diremo in prima che ci piacque assai lo studio con cui il
sig. Ricotti colse ogni occasione di mettere in bella mostra T ani-
mo religiosissimo del Ralbo, e le sicure prove che esso diede del-
la sua devozione alia Chiesa ed al Papato, senza tacere punto nulla
di que' fatti che presso i Cattolici ammodernati delta scuola liber-
tina sono tenuti in conto di sciocchezze da pinzocchero. Ed uno di
codesti fatti ci sembra di dover notare qui piuttosto distesamente,
onde apparira meglio quale si fosse il Balbo fin dalla prima sua gio-
vinezza, in mezzo alle seduziorii di perversi esempii ed in congiun-
ture difficilissime •, e quale si mantenesse fmo all' ultimo, professan-
do, senza umani riguardi, que' principii da buon Cattolico, ond' era
governato in cose di religione e di giustizia.
Rello e vedere con quanto ribrezzo il giovane Cesare, pieganda
all'urto d'una forza prepotente , rifuggisse 1'incarico di Segreta-
1 RICOTTI, pag. S.
RFVISTA
rio della Consulta designata ad organizzare Roma , !a quale era di
reeente stata riunita all'Impero francese-, e come nel leggere quel
dispaccio « io restai, sono parole del Balbo, quasi colpito da un ful-
mine, destandosi ad un tratto in me la eoscienza di quelle brut-
te usurpnzioni a cui servivo . . . Qui lo spogliato era il Papa, capo
di mia religione , a cui venerare ed amare era stato allevalo : era
Pio VII , a cui era stato presentato; . . . era insomma un' usurpa-
zione , un' ingiustizia, una scelleratezza per me evidente , ed a cui
era chiamato a prender parte. Ne fui atterrato, addolorato oltre
ogni dire, disperato, e pur non seppi resistere e negar d'andare.
£la sola colpa, di cui io credo avere a dolermi nella mia vita pub-
blica. Fui deoole una volta, a 19anni e rimpetto a Napoleone. Ci6
non mi scusa ecc. » E qui prosegue nan*ando che astento, lottando
coi superior! e con sfe stesso, sottoscrisse i1 decreto della Consu ta,
pel quale si consummava la spogliazione degli Stati Pontificii, e f u
involto nella scomunica. Ma, detto il fallo, subito soggiunge 1'espia-
zione. cbe comincid in questo modo. Cesare Balbo ebbe una visita
del Radet, Generale di Gendarmeria, tomato dalla trista accompa-
gnatura del Papa. Questi tra ridente e serio rimproverollo cbe an-
dasse a Messa. « Io gli risposi cbe vi andavo per lo piu ai Sana Apo-
stoii in faccia al suo alloggio, ma cbe d'ora innanzi v'anderei sem-
pre, affincbe ei mi potesse sorvegliare piu faci1mente». N6 tal i-i-
spondere pu6 stimarsi naturale riazioae del suo carattere vivo e
risentito anziche no •, poiche a quei tempi ed a persona posta in quel
grado che lui, T alterigia avrebbe consigliatp ben altro ripicco che
1'andare a Messa. Egli volea cosi riparare alia sua colna, fattagli
anche piu acerba dai rimproveri d' un suo carissimo amico. Carlo
Vidua, venuto a bella posta da Firenze a Roma per isgridarnelo. Ne
tarxto punto il Conte Prospero Balbo a venirgli in aiuto perche
usHsse di quello stato. « Mio padre inquieto di me, e massime della
mia coscienza e della scomunica, venne-una seconda volta a veder-
mi . . . ed a rinconciliarmi collaChiesa.Ed eg'.i ed io domandammo
poi ch' io fossi tratto di Roma, ecc. ».
Questo racconto, in cui apparisce con tanto candore tuttal'ani-
ma del Balbo, fedelmente riferito dal sig. Ricotti, trarra forse un
BELLA STAMPA ITALIANA 459
beffardo sogghigno sul labbro a quella turba di politicastri miscre-
denti che oras'arrabbattano in Piemonte, e si travagliano senza posti
intorno all' opera di svilire, di calunniare, di combattere il Papato,
eoli'iritento di spogliarlo d'ogni dominio temporale, concitandogli
addosso la forza de' prepotenli e le ribellioni de' popoli. Gostoro,
11011 che stare inquieti della scomunica, se la recario a vanto ••, ed in.
certi lor fogliettacci dan fiato a tutte le tronibe, quando taluno di
lor consorteria si rnuore, e gridano a' quattro venti come il tal del
tali seppe con civile fortezza ricusare ogni ritrattazione ed ogni se-
gno d' avere anche solo per un istante riprovato quel che avea fatto
in contumelia della Chiesa, con aperta violazione de'suoi diritti, e
sotto pena di scomunica. Tale non era il Balbo. Egli, per amare a
modo suo 1' Italia, non avea spergiurato la fede a Cristo, non era
settario, non era venduto a societa segrete; anzi richiestone piu.
volte a grande istanza, vi si era sempre rifiutato con orrore, e le avea
combattute a tutto suo potere; e in questo sentimento dur6 dalla
priraa giovinezza fino all' ultimo della vita, si che nel 1846 imprese
e condusse a termine una caiorosa scrittura per distogliere gTItalia-
ni dalle societa segrete, cui dimostrava immorali, inutili, dannose 'l.
II Balbo adunque non fu mai intinto di questa mala pece (il Ricotti
a piu riprese eel dimostra) •, e non e poco vanto 1'aver saputo guar-
darsene eziandio allora quando 1'inesperienza, 1'andazzo dei tempi
e i primi bollori di gioventu pareano dovessero farlo agevolmente
restare arreticato dalle insidiose trame che gli si ordivano dattorno.
Perci6 sentiva grande vergogna ed acerbissinao rimorso d' aver, an-
che solo per debolezza, dato mano ad un'iQgiuria contro il Vicario
di Gesu Cristo, e temeva gli anatemi della Chiesa, e per esserae
prosciolto sQdava F ira di tale, che era avvezzo a yeder tutto cedere
ad un solo cenno del voler suo, e chiedeva di smettere un altro uf-
ficio, per iscansare ogni pericolo di ricadere in colpa.
Ma Cesare Balbo non si tenne pago a cotale riparazione, quasi
tacita e fatta innanzi a Dio e alia Chiesa, che pur era sufficiente, e
1 RICOTTI, pag. 212.
460 RIVISTA
per lui certo non era poco. Voile die fosse pubblica e duratura; e
percio nella vita che scrisse di se medesimo venne sponendo per filo
e per segno II come e il perche della colpa, gli affetti che ne provo
nell' animo, la contentezza dell'esserne liberate. Anzi meglio, voile
^ncora fame solenne ammenda per modo, che giovasse a rattenere
altri sill!' orlo del precipizio. Questo egli compie nella Camera dei
Deputati a Torino, mentrePio IX esulava a Gaeta, e 1'anarchia Maz-
ziniana sedeva in Campidoglio sotto nome e forma di Repubblica
romana. Nella risposta al discorso della Corona voleasi da quei di
parte democratica che fosse inserita una frase, per cui il Governo
•sardo avrebbe implicitamente ammessa come legittima la Costituen-
te repubblicana bandita a Roma sotto la protezione dei sicarii del
Zambianchi e dei satelliti del Garibaldi ; impegnandosi cosi a soste-
nerla. Pareccbi Deputati cattolici levaronsi fortemente contro co-
desta proposta : ma il Balbo fu allora maggiore di se , e disse un
lungo e vigoroso discorso che restera monumento della onesta,
-del senno, del coraggio ch'egli metteva in tutto , ma specialmente
in quei casi in cui vedea minacciata o manomessa la religione. « lo
termino, concludeva, con una memoria per me ingratissima -, ma
che fu a me e pu6 essere a tutti feconda di grave insegnamento....
Quarant'anni sono per 1'appunto nel 1809 io ebbi la sventura, la
nolpa, di partecipare all'abbattimento della potenza temporale di
un altro gran Papa, di Pio VII. L'immane potenza di Napoleonea
cui cedevano i potenti di Europa, pu6 forse servire di qualche scusa
a me allora adolescente. Ad ogni modo, gli esempii di quei corag-
gio civile, unico allora in Italia , di quei resistere; quei protestare,
e non riconoscere, e non cedere mai di quei Pontefice ; quei Car-
dinali, quei Prelati , quei Preti allora cosi disprezzati, furono quelli
che mi rivelarono la vigoria di quell' istituzione cadente in apparen-
za: furono il seme di quelle opinioni papaline, le quali mi furono
e sono rimproverate , ma nelle quali io mi confermai sempre tanto
piu, quanto piu io le studiai *. »
i RICOTTI, pag. 281.
DELLA STAMPA ITALIANA 401
Queste cose diligentemente raccolte e narrate dall'autore delle
Rimembranze noi abbiamo voluto qui notare, non solo perche ono-
rano la memoria del Balbo, ma eziandio perche fanno scorgere con
quale spirito sia scritto il libro di cui ora discorriamo. II sig. Ri-
-cotti segue passo passo la camera politica e letteraria del suo illu-
stre amico ; e nell'analisi che fa de' suoi libri editi od inediti non
tralascia mai di notare quei passi, in cui sono riveridicate le ragioni
della Chiesa, la santita e la gloria de' Pontefici, e ricordati i titoli,
per cui la Santa Sede romana ha diritto alia gratitudine ed all' os-
sequio speciale degl' Italian!. Ed ecco uno dei rispetti, per cui cre-
diamo vantaggiosa la lettura del libro del sig. Ricotti : per impa-
rarvi ciofe dall'esempio del Balbo che il piu acceso amore di patria,
di liberta e d' indipendenza nazionale non dee mai acciecare cosi,
che si offendano i diritti della Chiesa, e si cessi dal riverire col pro-
fondo del cuore e colla pratica esterna dei doveri cristiani la santi-
ta della Religione cattolica. Saremmo condotti troppo al di la del-
1'ordinaria misura delle nostre riviste, se volessimo anche solo ac-
cennare i moltissinii luoghi, in cui il Ricotti ha mostrato con quel
che dice del Balbo , che anch' egli tiene in alto concetto chi sa ri-
petere : non erubesco Evangelium. Solo vorremmo che non gli avesse
fatto poi un ingiusto rimprovero la dove dice di lui che « esagera
il principle deH'opinione religiosa, anche scompagnandolo degl' in-
teressi materiali *. » Questo e piu facile a dire che a provare $ e se
il Balbo voleva che gT interessi materiali sottostessero alia religio-
ne, questo non era esagerare, ma dare a ciascuno il luogo suo.
Un altro vantaggio offertoci nelle Rimembranze , sara pure il
conoscere in aspetto vicinissimo al vero quale si fosse il tanto cele-
Lrato autore delle Speranze, vuoi come letterato, vuoi come poli-
tico. Imperocchfe vi si scorge con mirabile eyidenza che 1' indole
propria del Balbo, e 1' ambizione vivissima, ch' egli stesso confesso
pih volte aver avuto sin da fanciullo di potere e di governare nel
Piemonte per governarvi liberamente, progressivamenle, italiana-
1 RICOTTI, pa§. 326.
•462 RIVISTA
menle 1 ; e il consorzio e la dimestichezza fraterna di molti che fu-
rono poi a sopraccapo dellerivoluzioni del 1821 e del 1830-, e il ge-
nere di vita e d'occupazioni politiche, in cui si trovo avvolto sul pri-
mo uscire dagli studii elementari, senza verun corredo di studii
scientifici sodi e sicuri-, tutto insomma in lui, la natura al paro che
1' educazione , concorse a gittargli nell'ariimo ed a fare che vi si
abbarbicassero profondamente quei principii politici che gli rendet-
tero travagliatissima la vita, e di cui non sappiamo bene se molto si
rallegrasse poi, in sugli ultimi anni, di vede e 1'attuazione fatta
nella patria sua. Come codesti principii si svolgessero, si assodas-
sero , di quali forme si vestissero nell' animo del Balbo , e come
si venissero a grado a grado temperando ; quali sforzi ponesse egli
in opera per incarnarli ne'suoi libri e nelle sue scritture inedite;
qual1' frutti ne raccogliesse non pure nel giro della vita privata,
ma eziandio nei pochi anni in cui ebbe tocco il suo scopo di aver la
mano nella cosa pubblica, tutto e con sugosissima brevita indicato
dal sig. Ricotti nell'analisi che venne facendo delle opere del Balbo.
Di che noi , per non ci allargare soverchiamente, diremo sol que-
sto : che rispettp alle inedite, stando ai cenni che ne da il sig. Ri-
cotti , teniamo per fermo che il Balbo stesso non le avrebbe mai
puiiblicate quali rimasero-, e per certo noncisembrario da accettare
in tutto i giudizii del suo biografo. In quanto poi alle altre chefu-
rono messe a stampa, gia e noto dalle dottrine per noi propugnate
intorno agli Ordini rappresentativi ed alia indipendenza italiana, e
teste ancora dalla rivista dei Saggi Politici del Balbo, che in mol-
tissimi punti dissentiamo e dal loro Autore e dal sig. Ricotti stesso.
Aggiungiamo tuttavolta che per lo piu 1' Autore delle Rimembranze
discorre molto assennatamente e non si lascia cosi preoccupare dallo
affetto pel suo amico, che non riprenda ancora con qualche aus.e-
rita cio che vi trova di difettoso.
La caduta di Napoleone I avea rotto una prima volta la camera
dci pubblici uffizi a Cesare Balbo ; le rivolture del 1821, e la diffl-
denza in che rimase presso il suo Principe , anche dopo salito al
1 RICOTTI, pag. 219.
DELIA STAMPA ITALIANA 463
trono Carlo Alberto, mandarono a vuoto tutte le sue speranze ed i
vagheggiati disegni di salir alto, di che e~a stata cost lusinghiera
per lui la prima gioventu. Perci6 si volse con tutta la forza dell'o-
perosita sua agli studii Ictterarii e storici, provandosi ancora di tanto
in tanto, ma con esito infelice, nell' aringo delle scienze. II Ricotti
ne ha segnati in certo modo i progress! ed il risultato in una nota
cronologica de' manoscritti editi ed inediti lasciati da lui in nieite
meno che quaranta volumi in foglio o in quarto. Dove si ha una pro-
va evidente della perfetta giustezza con cui il Ricotti scolpi ra il
carattere proprio del Balbo, dicendo che « si contrastavano i frutti
dell' ingegno suo le due qualita chel'accompagnarono fino alia tom-
ba: mirabile fecondita ne' disegni, impazienza nelTesecuzione. »
Difatto non v'ha ramo di coltura letteraria o scientifica, a cui egli
non istendesse bramosamente la mano per saggiarne i frutti. La-
sciando da parte i moltissimi articoli stampati ne' giornali italiani
ed ancora stranieri, ci rimasero di lu> storie, discorsi politici e sto-
rici, pensieri e meditazioni morali, romanzi, precatti di educazio-
ne, lettere, descrizioni, drammi, commeciie, tragedie in prosa e in
verso, saggi di fisica e chirnica e di storia naturale, poesie satiriche
e liriche e popolari, traduzioni, abbozzi di trattati filosoQci e meta-
fisici , ragionamenti d' estetica e d' economia politica , ecc, ece. A
tutto egli s' appigli6 con impeto, con facilita grande e talvolta con
loclevole chiarezza ; ma diremo pure con una certa instabilita di
proposito che lo distolse dal riuscire eccellente in alcuna trale varie
discipline, in cui la forza del suo ingegno avrebbelo fatto primeg-
giare, se in lui la prontezza deli'ideare fosse stata diretta e frenata
dallo studio di approfondire; e se la naturale sua perspicacia ezian-
dio nelle cose piu ardue, fosse stata rinvigorita da quella luce che
solo pu6 venire da una soda filosofia. Ma di questa , nell' ordine
specolativo , e' sembra che fosse non diremo gia al tutto digiuno ,
ma per certo assai scarsamente forriito, di che basta recare in pro-
va cio che nota 1' autore delle Rimembranze (pag. 89); cioe che
nel 1829 il Ralbo « lesse le opere del Cousin , ed essendosi appas-
sionato di esse, anzi in generate della filosofia, in quell'anno e nel
seguente ideo e comincio ben quattordici opere filosofiche senza
46i RIVISTA
compierne alcuna. » Dove si vede quanto sia vero che intorno a tali'
studii, i quali sono pure la sola base sicura ed il necessario corredo
di chi vuol salire alto in cose politiche , s' affatico il Balbo solo per
qualche tempo asbdlzi, ed egli ne senti poi gli effetti, quando scris-
se con espressione di cordogHo : « io non sono se non un inverni-
ciatore. La mia educazione fu fatta in diversi paesi d'Europa e du-
rante le rivoluzioni, interrotta da impieghi precoci, cangiata per
forzate vicende, ripresa nell' esilio. . . Le mie occupazioni non mi
hanno permesso di darmi ad uno studio solo. Io non sono se non
un inverniciatore i. »
L' autore della Vita di Dante cadeva qui in una esagerazione di
modestia, dicendosi nulla piu che inverniciatore . Ma non perque-
sto e men vero che la natura di que1 tempi procellosissimi cospi-
rando con 1'ambizione troppo ardente chespronava il Balbo a spin-
gersi innanzi quanto piu potesse in uffici a cui non era mature, fe-
ce si che il risultato de'suoi studii, troncati a mezzo quando sareb-
bero stati proficui, rimanesse inferiore all'ingegno suo ed alia fati-
ca che poi vi spese in eta piu provetta , quando le condizioni poli-
tiche non gli erano meglio favorevoli, e per altra parte 1'indole sua
fervida , insoflerente d'indugi , e la sanita cagionevole gli facevano
maggiore ostacolo. Onde apparisce perche mai di oltre a cinquecen-
to diverse scritture intorno ad argomenti svariatissimi , a cui pose
mano, tanto poche ne abbia compiute, e delle piu non abbia lasciato
altro che pochi capi , e spesso ancora null'altro che Io schema, la
partizione, 1' indice, 1' introduzione o la dedica od un brano di con-
clusione , come vedesi dalla tredicesima appendice del libro del
sig. Ricotti. II quale giustamente si duole che tanti generosi sforzi
riuscissero proporzionatamente a cosi tenue frutto.
Avendo, secondo a noi pare , assai largamente encomiato questo
libro delle Rimembranze, il suo Autore non avra certamente a male
che tocchiamo altresi , almeno di passata , certe sue inesattezze a
nelle espressioni o nei giudizii, che per niun modo gli possiama
menar buone.
i RICOTTI, pag. H9.
DELLA STAMP A 1TALIANA 4'65»
Anzi tutto egli dichiara che non s'acconcerebbe, per esempio, a
questa sentenza del Balbo : che la riforma religiosa , invece di mi-
gliorare la coltura della Germania, la peggior6 4. Ammettere, co-
me sembra a noi si ammetta dal Ricotti, che la Civilta ed il Cristia—
nesimo sono due diverse esplicazioni della medesima idea, che van-
no in ragione diretta I una dell'altra ; e poi negare che la dove il
Cristianesimo si corrompe , si deturpa , si scioglie in sette cOzzanti
fra loro , con perpetuo contrasto alia sana ragione ed alia verita
rivelata, la per appunto non debba ariche patir detrimento e gua-
starsi la buona coltura, questo ci pare un errore logico , per nulla
dire della falsita storica che vi si contiene.
Cosi pure, citando alcuni supposti del Gioherti, confessa come
certo che tutto il genere umano diverra cristianoequindi cattolicor
epoi aggiunge esserepiii che dubbii i tre seguenti, cioe l.°che il Pa-
pato esercitera su tutto il genere umano un supremo arbitrate reli-
gioso e civile ; 2.° che 1' Italia sara sempre Sede del Papato; 3.° che
questo fatto assicurera all Italia il posto regio ecc. 2. Checche sia del
poslo regio e aristocratico , pel resto la cosa va al rovescio. Non e
certo che tutto il mondo deve farsi e divenire cattolico; ma e certo
che il Papato avra sempre per sua sede 1'Italia, perche Sede del Pa-
pato e Roma, ne pu6 esservi Papa che non sia Yescovo di Roma;
che che sia poi della materiale e temporanea sua stanza.
Traspira pure dal libro del sig. Ricotti una tal soverchiaacerbita
contro la Censura preventiva, a cui soggiacevano in Piemonte, prima
del 48 le pubblicazioni de'libri e dei giornali 3. J]a questa non im-
pediva pero che i liberali se 1' intendessero a meraviglia tra loro con
quel certo gergo, di cui in piu luoghi parla il Ricotti stesso, e i fatti
del 48 provarono che il dente funeslo e T occhio maligno non do-
veano essere cosi spietati, come si vorrebbe far credere. A buon
conto vediamo che codesto dente funesto e codest' occhio maligno
venivano talyolta a patti di grandissima condiscendenza , come
quando si licenziava per la stampa fuori di Stato il libro delle Spe-
1 RICOTTI, pag. 162. — 2 Ivi, pag. 19">, 196. — 3 Ivi, pag. 80,81.
SerieIII.vol.IX. 30 11 Febbraro
uiviSTA
ranze * , e si lasciavano stampare nello Stato, coll'indicazione Ita-
lia ISii, le risposte fatte dal Balbo ai quesiti proposti daila Gaz-
zetla di Augusta 2. Ne sarebbe difficile trovare molti e molti altri
esempi di codeste segrete transazioni fra le impazienze dei liberali
e la vigilanza della Polizia e della Censura.
Molto meno possiamo approvare che si mettano a fascio colle so-
cieta segrete quelle che erano pnbblicamente formate da uomini
tanto cospicui perdignita civili,quantosegnalati per lapiu sodapieta
religiosa. Ne sta bene che il Ricotti abbia buttato la con lanta di-
sirivoltura, «il Balbo essere stato in varii tempi sollecitato d'entrare
sia nei Franchi Muratori, sia nella Societa Cattolica, sia in altre so-
cieta segrete; ed avere ricusato sempre». Della Sociela delV Arni-
cizia Cattolica erano ;n palese lo scopo, i promotori e gli atti, i quali
riducevansi alia stampa di buoni libri ed alia pregliiera. II Conte
Solaro Della Marghe.'ita ne ha esposte le origini ed i progressi, ne
ha numeral! ed appellati per rome i socii, ne ha chiarito il fine e il
perche del suo disfarsi; ne si e trovato chi gli potesse muovere ia
menoma replica in contrario 3. Pertanto che al Balbo, uomo dabbe-
ne ma troppo invaghito delle idee liberali, non piacesse aver parte
nella Societa Cattolica, sia pure : ma che o nella propria opinione
o peggio per iscritto, ei la mandasse in ischiera con le scellerate
consorterie de' Franchi Muratori, ch'egli avea a schifo come turpi-
tudini inutili ed inique^ ch' egli ne facesse quel conto che delle So-
cieta segrete, da cui scongiurava gl'Italiani a guardarsi, chiamandole
« vergogna e delltto dell' eta nostra * » ^ ci6 non sembra per nu'la
conforme a quella dirittura di giudizio, per cui il Balbo apparve an-
zi unico che raro fra i liberali; e pertanto preferiamo recare ogni
cosa ad una espressione mal ponderata e sfuggita alia penna del
sig. Ricotli.
Che se noi andassimo errati in questa conghiettura con cui vo-
lemmo scusare il Balbo, certo non possiamo fallire appuntando
1' autore delle Rimembranze d' avere avventata una proposizione
1 RICOTTI, pag. 210. — 2 Ivi, pag. 202.
3 Memorandum Storieo Politico, pag. 10-13.
A RICOTTI, pag. 164.
BELLA STAMPA 1TALIANA 467
falsa ed indegna del labbro d' un Cattolico, asscrendo senza dubbio
fondala sulla giustizia quella malaugurata proposta di legge per
1'abolizione del foro ecclesiastico, ond' ebbero origine le scissure
del Piemorite nel fatto delia religione *. II Balbo, tuttoche confes-
sasse d'essere assolutametite incompetente a giudicare di tali qui-
stioni sottp il riguardo del diritto, per aver fatto in vita sua soli set-
te mesi di studii legali 25 pure guidato dal buon senso e dalla di-
rittura de' prinoipii cattolici, la pensava molto meglio. Merita lode
il Ricotti per aver lealmente riferito il parere del Balbo tutto con-
trario al suo 5 ma dopo le sentenze recate sopra ci6 del supremo ed
inappellabile tribunale della Santa Sede, avrebbe dovuto astenersi
dal dire e ripetere giusto cio che la Chiesa riprovo come iniquo.
Ma basti il fin qui detto dei difetti che s' incontrano in questo
libro, i quali in parte sono da recare a nori sufficiente perizia delle
cose a cui si riferiscono, e in parte ancora, vogliamo credere, piu.
ad inesattezza della frase cbe a mala yolonta od a falso concetto.
Solo aggiungeremo che 1' opera sembra indirizzata ad invogliare
massimamente la gioventu italiana di mettersi sulle orme del Balbo,
per compierne i disegni ed attuarne le sperarize. II sig. Bicotti mo-
stra chiaro la sua iritenzione, conchiudendo 1' opera sua con queste
parole. « Possano queste rimembranze di Cesare Balbo, che io rac-
colsi con buon volere , suscitar mold a imitarlo , operando quanto
possono , mutando all'uopo la propria attivita, senza ambizioni in-
temperanti, senza dispute , senza vanita , col sacrificio di se mede-
simi. » Noi dubitiamo assai che questa esortazione debba ottenere
qualche effetto. Da oltre a un anno questo libro si legge , ma non
vediamo cessate le ambizioni intemperanti , le dispute , le vanita.
I recenti attentati regicidi fan vedere che gV italianissimi restario
quali erano $ ed i moderati che predicano i principii e rinnegano
poi le conseguenze , non hanno fatto maggior profitto. In quanto
poi al ridestare il fuoco sacro per la crociata contro il barbaro, vi si
oppone 1' efficacia dei fatti avvenuti nel 48 e nel 49 , che diedero si
forte smentita a certe seducenti teoriche,le quali dimostrarono tanto^
1 RICOTTI, pag. 289. — 2 Ivi, pag. 300.
-$68 R1VJSTA
vane certe speranze, e pur costarono tante vittime, tarito sangue e
ianti delitti. Chi ama davvero la patria sua puo una volta per fune-
sta illusione traboccarla in un mare di guai, credendo procurarle un
.paradiso di beni ineffabili; ma quando 1'esperienza de'fatti hachia-
rita impraticabile onestamente un' impresa, il tornare a tentarla
non e piu errore, e colpa. Or questo appunto s'inferisce per legit-
tima conseguenza dalla lettura di questo libro delRicolti, se inve-
ce di correrne le pagine come si suol fare de'romanzi, si pesano le
dottrine ed i fatti che vi sono esposti. Non dubitiamo punto che i
lettori avveduti e di senno saranno sopra ci6 d'accordo con noi, e
.percio saranno grati al sig. Ricotti d'avere, pur mirando ad altro
line, raggiunto questo che e grandissimo in pro dell'Italia nostra.
II.
CRISTOFORO COLOMBO. Storia della vita e dei suoi viaggi, del Conte
ROSELLY DE LORGUES, wlgarizzato, per euro, del Conte TULLIO
DANDOLO. Vol. 2. Milano, Battezzati 1857.
Chiaro gia corre fra i letterati e riverito fra i Cattolici il nome
<li Roselly de Lorgues: e quello del Conte Tullio Dandolo che in
questa opera viene ad associarvisi raddoppiera per amendue i titoli
Ja soddisfazione di coloro, alle cui mani giungera la Storia del Co-
lombo. Yedere un autore francese che, compreso d'ammirazione per
tin nostro concittadino, mette in bella mostra i grandi titoli che egli
lia alia riconoscenza del mondo intero, e cosa tanto piu degna di
gratitudine per parte degl' Italiani , quanto essi piu frequentemente
si lagnano che non si renda loro giustizia dai forestieri. Giusta od
ingiusta che sia la querela, ella trovera qui soddisfazione abbon-
^lante; giacche il chiarissimo Autore sembra avere assunto 1'ufficio
-di encomiatore del Colombo, spiegando in primoluogolagrandez-
^a della sua scoperta ; mostrando poscia che ella fu merito , non ,
come piu d'una volta accade, di buona ventura toccatagli in sorte,
-come al gallo venne incontrata la perla, ma di mente sagace nelle
congetture e di fortezza indomabile nel condurle a termine; final-
mente , e questo e il maggior titolo di rnerito , che cotesta forza
BELLA STAMPA ITALIANA 469
non fu opera soltanto di naturale magnanimita, ma effetto princi-
palmente di vivo ed eroico sentimento cristiauo, che mirava COQ
la scoperta di nuove terre a dilatare le glorie del Redenlore. La
maggiore delle imprese di tal genere viene in questa guisa rivendi-
cata all'Italia dall' imparzialita di penna straniera : e la Religione,
di cui oggi si disconoscono dagli empii la grandezza e i benefizii,
comparisce qui motrice supiema della stupenda impresa.
A dir vero, il chiarissimo P. Sanguineti , noto egli pure per una
biografia del Colombo , si duole in una recente sua lettera al Pro-
fessore Rebuffo che il Francese non abbia reso agli altri biografi ,
specialmente italiani, la giustizia che meritavano : che abbia anzi
preso non pochi abbagli in alcune circostanze dei fatti ; che siasi at-
tribuito il merito di qualche scoperta altrui , e qualche altra ne
abbia ignorata: cotalche il merito della biografia novella, tutto fi-
nalmente si riduca ad una certa pompa di eloquenza e vivacita di
entusiasmo con cui 1'A. ha rivestita la materia gia conosciuta. Nelle
quali imputazioni non possiamo negare esservi una certa apparenza
di verita. Apparenza, diciamo, perche non abbiamo coraggio di ar-
rogarci autorita di giudici fra avversarii che hanno studiata si pro-
fondamente la loro materia, noi che siamo lontanissimi dal profes-
sarcene maestri.
Cionondimeno, che T apparenza stia in favore del Sanguineti la-
sciamo al lettore il giudicarne. E in primo luogo che una certa gran-
diloquenza (naturale, a dir vero, specialmente in Francia, a scrit-
tori vivamente compresi del loro soggetto) dia campo ad attribuire
al signor Roselly un'eccessiva persuasione della novita e gran-
dezza di sua impresa, potra farlo sospettare a piu d'uno il sentirsi
dire che non vi ebbe Europeo che lessesse la vita di Cristoforo Co-
lombo (pag. 42) : che a di noslri egli e piu mal conosciuto che non un
secolo fa (p. 41) : che lo sguardo del prolestanlismo e il solo che abbia
misuralo I' opera sovrumana del genio cattolico: che 364 anni sono
scorsi, senza che I' avvenimenlo, onde si duplico il globo, sia slalo
descritto nella sua realild ( pag. 43). Queste e simili frasi hanno po-
tuto sembrare eccessive, specialmente dopo che 1'Autore medesimo
tesseva un lungo catalogo di scrittori applicatisi a chiarire la bio-
470 RIVISTA
grafia dell' Eroe genovese. Esse peraltro possono avere un signifi-
cato ragionevole, se si riguardi allintendimento del cattolico Fran-
cese, di dare alia grande scoperta quel carattere religiose, clie pre-
sentano quasi tutte le piu eroiche imprese in quei secoli di fede.
Se non che 1'altribuire a se il merito di aver notato questo carat-
tere religioso nella scoperta americana, sembra esso pure un van-
to ardito al chiarissimo scrittore genovese, il quale fino dal 1846,
scrivendo la biografia del Colombo, notava essere stato 1' Eroe pe-
nelrato si vivamente della sua opinione, che nel fervore ddla com-
mossa immaginazione vedeva un popolo infinite, sepolto nelle tenebre
deU idolalria, aspettare da lui la luce della vera rdigione * ecc.
Intendiamo che il Roselly potrebbe replicare in questa citazione
trattarsi piuttosto il Colombo come uomo eroicamente immaginoso,
anzi che come apostolo della Croce. Ma qualunque valore aver po-
tesse questa risposta, mai non potrebbe cancellare le testimonianze
di tanti altri, special in en te Cardinal! anuoverati dall'Autore mede-
simo a pag. 28 (t. 1°) , i quali celebravano magnificamente il falto
della scoperla e la sua impor Lanza catlolica, applicandovi alcuni testi
notevoli delle profezie di Isaia. Diciamo dunque piuttosto che quel
tuono di oracolo, di che si lagna il Critico genovese, vuolsi perdo-
nare all' entusiasmo dell' eloqueuza e all1 amore di scrittore verso il
proprio soggetto.
Meno forse perdonabile in uno storico potra sembrare qualche
asset zione gratuita e qualche errore cronologico rimproverato dal
chiarissimo Sanguineti al Roselly, secondo il quale una lettera in-
dirizzata dal Colombo ai Reali di Spagna Tanno 1501 novean-
ni dopo la scoperta, viene riferita quasi fosse una supplica per otte-
nere gli aiuti necessarii a cotesta spedizione. Anche la lunga apo-
logia in favore dell immacolata castita del Colombo e della sua Bea-
trice Enriquez viene impugnata si gagliardameiite dai document!
del Sanguineti, che questi ragionevolmente sembra rinfacciare al
biografo fraucese la severita dei rimproveri, coi quali egli flagella
gli autori di sentenza contraria.
1 Lett, del P. SANG. p. 5. Geneva 1857, Schenone.
BELLA STAMPA ITALIANA 471
Non seguiremo qui il critico genovese nelle altre sue censure,
bastando il poco che abbiamo dettoper far comprendere, quanto sia
savio consiglio negli scrittori il non seguitare troppo fervidamente
la foga dell'affetto, quando si tratta di scrivere fatti e di saggiarli a
giusta critica. Sebbene non sia necessario assolutamente deporre i
sentimenti del cuore quando si scrive la storia; cionondimeno, egre-
giamente osserva il Sanguineti, cbe del cuore bisogna diffidare,poi-
che facilmente trascina fuor di cammino. (Lett, a pag. 15.)
Dovremo noi dire per questo che la storia del Roselly non sia
un bel servigio reso alia Religione; e il volgarizzamento del Dando-
10 un Dell' aoquisto all' Italia ? Oh ! questo poi no !
Le censure dell' egregio Professore genovese meriteranno certa-
mente molta considerazione fra gli eruditt , e potranno forse sog-
gettare a nuova critica alcune sentenze dell' illustre autore. Ma, ol-
treche la totalita della storia viene da lui continuamente confortata
con citazioni autentiche a pie di pagina, come ognuno pu6 vedere
al primo squadernare del libro ; presso coloro ( e il piu de' nostri
lettori saranno di questo numero) chebramano corioscerne la storia
nei suoi fatti principali , e si dilettano di trovarvi quel non so che
<U vivace e drammatico che cambia la lettura in un divertimento, e
11 divertimento in soave ed utile commozione de'sentimenti cristia-
ni 5 per costoro 1'avvenirsi in tal fatta di storia, volgarizzata da pen-
na egualmente vivace e poetica , sara tenuto in conto di buona
ventura , e ringrazieranno del pari T estro di chi la scrisse e I'ele-
ganza di chi la volgarizz6.
- Queste poche parole ci sembrano bastevoli per dar conto di un
libro, cbe ricbiederebbelunghissima rivista, se volessimo sviscerar-
ne la materia, giacche in una piu breve altro far non potremmo
che un vano ripetio di quelle vicende di travagliosi tentativi, di
trionfi inaspettati, di scellerate congiure , di pericoli spaventevoli ,
di atroci crudelta e di non meritate disgrazie che tutti sanno, per
cui la-vita deH'Ammiraglio ligure sembra pareggiarsi a lunga trage-
dia : tragedia, in cui 1' arte dello storico ha saputo si poeticamente
intrecciare la narrazione dei fatti veri che ti tengono sospeso 1'ani-
mo, angoscioso, palpitante, come potrebbe fare 1'invenzione fanta-
-472 RIVISTA
stica di peripizie teatrali o romanzesche; che , quando una volta il
cuore e entrato in quel laberinto , piu non ti lascia posare il libro
finche non giunge ad uscirne.
Se una sommaria notizia di tali eventi non fosse si comune fra
le persone mediocremente istruite, non vorremmo certo frodare i
lettori del diletto che potrebbero trarre dal leggere almeno in com-
pendio la serie degli eventi. Ma poiche il libro si offre da se medesi-
mo agli Haliani con quelle sue scene cosi vivaci e commoventi che
in breve sunto languirebbero e agghiaccerebbero, lasceremo che i
nostri lettori vadano a cercare neli' opera quella copia di affetti e
d'immagini, che le due penne benemerite loro somministrano nel
racconto di uno dei piu gran fatti che abbiano illustrate il genio
italiano.
III.
Islruzioni leorico praliche per I' organo , singolarmente sul modo di
registrarlo di G. P. CALVI pubbUcate dal Maestro Gio. LOIVGHI
accademico di S. Cecilia. — Roma, i857, TipograGa Tiberina.
Non sono molti lustri che 1' Italia meridionale ha conceduta cit-
tadinanza ai portentosi organ! strumentati, di che rinomati fabbri-
catori, i Serassi , i Calido , i Biroldi e simili arricchirono da lungo
tempo le chiese venete, le lombarde, le piemontesi. In coteste re-
gioni, non che lemaggiori citta . anche i borghi minori , e perfino
certi casali hanno voluto ricreare il popolo e onorare Iddio con le
armoniche note di questo re degl'istrumenti. Nelle parti piu meri-
dionali all' opposto, tranne pochi che parevano miracoli ( come gli
organi in Catania e in Monte Cassino dei PP. Benedettini , quello
della Maddalena in Roma ed altrettali assai lontani anch' essi dalla
perfezione degli organi moderni) il popolo si contentava delle note
gravi e maestose dell' organo pieno, senza punto brigarsi dei com-
plicati meccanismi e della moltiplicita d'istrumenti che pareggiano
a piena orchestra gli organi lombardi.
Ci sembra assai probabile che la divozione dei fedeli fosse me-
glio servita da quella maestosa e legata successione di accordi e di
BELLA STAMPA ITALIANA 473
melodie a canone o a'fuga, che formo lo stile ecclesiastico degli an-
tichi organist! , die nori dal brillante e piacevole intreccio di stro-
menti e di motivi svariatissimi , con che gli organist! moderni ne
richiamano 1'attenzione ai concenti music!, anziche all' adorazione
di Dio e all' intelligenza della liturgia sacra: allora specialmente ,
quando 1'estro del suonalorc attinge le sue ispirazioni a reminiscenze
teatrali, anziche ad afietti di pieta cristiana.
Ma siane qualsivdglia il risultamento, il fatto e che da alcuni anni
gli organi istrumentali del Lombardoveneto si vanno inoltrando
col loro merito artistico nell' Italia ineriggiana •, e in Roma stessa
primeggiano i due organi dell' Anima e del Gesu , bei lavori dei
Serassi da Bergamo, ed obbligano in certo modo gli organisti ro-
mani ad impratichirsi di coteste meccaniche, e prendere nel suonar
1' organo quello stile e quella varieta che riusciva impossibile nella
semplicita e ruvidezza dell' organo antico.
Comprendera ciascuno che era difficile il passaggio dalF una al-
1'altra forma artistica, senza una guida che supplisse coi precetti
a ci6 che manca nella pratica. Dove gli organi e strumentati e dop-
pii s' incontrano ad ogni passo e per le citta e per le campagne ,
ogni mediocre organista conosce fin da giovane il meccanismo dei
registri e dei pedali : e se fallisce all'usarli, sara imperizia nell'arte,
non ignoranza del meccanismo. Fra noi all'epposto an che Tottimo
de' maestri potra venir meno all'espettazione, se tocchi per la pri-
ma volta le tastiere e le pedaliere d'uno strumento moderno.
A trarre costoro d'impaccio, ci sembra diretta 1' operetta che
qui annunziamo : ove, accennata prima la materiale disposizione dei
varii ordegni , si spiegano poscia le principali maniere di maneg-
giare i registri e la tastiera per ottenere gli effetti musical! e leimi-
tazioni, quanto si puo sorniglianti, degli strumenti di orchestra. Le
tavole litografiche aggiunte alia fine del fascicolo , rendono vieme-
glio intelligibili i precetti, rappresentando la facciata dell'organo e
le sue tastiere, ed esemplando in 19 schemi la maniera di valersene.
Chi enuovo nell'arte ringraziera certamente il ch. M. Longhi del
sussidio che egli da ai novelli artisti con questo suo lavoro.
ANNUNZII BIBLIOGRAFICI H ALTANI
ALF1ERI PIETRO — Sequentia in Missa Seraphici Patriarchae S. Francisci C,
una voce et organo concinnata a Petro Alfierio Romano. Romae 1857.
Sara gradita questa nqova cornposizione cali ordinarie; e specialmente alia numero-
del chiarissiino musicografo a tutli i divo- sa e santa progenie dei figli siioi, pei quali
ti del glorioso Patriarca d' Assisi; ad uso yiene pubblicata iu foglio da inserirsi nei li-
dci quali e tla lui pubblicata in note musi- bri corali.
ALMANACCO ETRUSGO, Cronologico, Statistico, Mercantile per 1'Anna 1858,
Anno 3.° Firenze, Tipografia di G. Mariani 1857. Un vol. in 8-° di
pas. 368.
J nome d'Etnisco indica non 1' ambito tistiche, e mercantili di tutta 1'Italia, ordi-
deglt Stati, dci quali si da notizia, ma solo natc con b«l mctodo, ricavate da fouti sicu-
il paese dove 1' Almanacco e composto e re, e stampate con molta nitidczza c dili-
stampato. Esso contiene in effetto le piii mi- genza. Vendesi per toscane liro 6.
nute e important! notizic cronologicliej sta-
A^MBALLl GIULIANO — BiograQa di Santo Arduino prete riminese, dall'o-
riginale latino di Scrittore del secolo undecimo, attribuito da alcuni a
S. Pier Damiani; Traduzione del Prof. Giuliano Anniballi. Rimini, Tipo-
grafia Albcrtini 1857. Un opusc. in 8.°
— Inni a santa Firmina Vergine e Mar tire amerina; Versione del prof. Giu-
liano Anniballi. Rimini, Tipogratia Albertini 1857. Un opusc. in 8.°
ANONIMO — Considerazioni e Preghiere per nove giorni in preparamento
alia festa della Immacolata Concezione della Gran Vergine e Madre di
Dio Maria. Roma, Tipografia di Tito Aiani 1857. Un opusc. in 32.°
— Considerazioni e Preghiere per nove giorni in preparazione alia festa del-
la Presentazione al Tempio della Gran Vergine e Madre di Dio Maria.
Roma, Tipografia di Tito Aiani 1857. Un opusc. in 32.°
— ' Delia Vita e delle opere di Giambatlista Taddei; Memoria pubblicala per
cura del civico magistrate di Ala. Trento, coi tipi di Giovanni Sewer
1857. Un opusc. in 8.°
— Programma Del Ginnasio-Liceale annesso al Collegio Convitto in Monza,
diretto dai Sacerdoti Barnabiti ; pubblicato alia fine dell' anno 1857. Mi-
lano, Tipografia e Libreria Arcivescovile : Ditla Boniardi-Pogliani di£r-
menegildo Besozzi 1857. Un opusc. in 4.°
Precede una dissertazione intorno ail un Monza, cui noi faremo conosccrc nelle no-
nuoyo sismometro collocato nel Collegio di tizie di scienze natural!.
— Regolamcnto sulli Notai ed Archivi, portato dal Motu-Proprio della S. mc-
moria di Papa Pio VII del 31 Maggio 1822, connote dell' Aw. P. 31., e la
Tariffa degli onorarii dovuti ai Notai ed Archivisti. Bologna, Tipi
Scienze 1857. Opusc. in 8.°
ANNUNZII BIBLIOGRAFICI ITALIANl 475
ANTONACCI PIETRO — Rendiconto di ima Raccolta Cbimico-Farmacologica
scienlificamente classiiicata a comoda istruzione de'giovani studios! del-
1'arte sa'utare, medici, chirurgi, e farmacisti, esistente nella farmacia
del Collegio romano, fatta negli anni 1856 e 1857 da Pietro Antonacci
D. C. D. G. diretlore di delta farmacia. Roma, Tip. di Bernardo Morirl
1857. Unopusc. in 8°.
BALDL\l UBALDO — Biografia del Prof. Gamillo Ramelli da Fabriano, scrit-
ta dal Canonico Ubalclo Baldini da Sassoferrato. Roma, Tipografia delle
Belle Arti 1857. Opusc. in 8°.
BATTISTA (Beata) VARANI — 1 Dolori mental! di Gesu Cristo, e Ricordi scrit-
ti dallaB. Battista Varan! dei DucM di Gamerino, Clarissa. Recanati, Ti-
pografia Morici e Badaloni 1857. Opnsc. in 16.° di pag. 88..
BERNARD L. — Errori e pregiudtzii popolari rontro la Religione, confutati
col semplice buon senso; Operetta dell'Ab. L. Bernard; Versione dal fran-
cese. Torino, Tipografia dir. da P. De-Agostini 1857. Un Opusc. in 16°
di pag. VIII, 272.
BIBLIOTECA CLASSICA di Opere antiche e moderne, adattate all? uso del-
la Giovenlu studiosa. Edizione economica in ventiquattresimo. Venezia,
Stabilimento tipogFafico-enciclopedico di Girolamo Tasso.
Da molti anni il benemerito tipografo Girolamo Tasso ha comlnciato
una Biblioteca di opere classiche di svariatissimo argomento, per servire
ai giovani piu provetti negli studii non solo per utile passatempo, ma
ezlandio per soda istruzione. Essa men pubblicandosi di fascicolo in fa-
sciiolo, senza alcuna in^erruzione. II seslo e in 24mo;/a carta, se non bella,
tutta da lino ; i caratteri piccoletti , ma chiari ; la corfezione lipogra-
fica d'ordinario fatta con diligenza ; il prezzo modico, perche ogni fascico-
lo di circa 240 pagine men pagato solo una lira austriaca. Le opere con-
tenute nella Biblioteca si vendonoal medesimo prezzo, ossia chesi comprino
separatamente, ossia che si comprino unite allealtre della intera raccolta.
Noi crediamo di fare, cosa utile ai nostri leUori ponendo qui in lista le
princwali opere-finorapubblicatesi, avveriendo due cose: I' una che queste
sono le castigate e ridotte a potere riuscire innocue alia gioventu: I'altra che
la Biblioteca si continua alacremente, e le opere avvenire non saranno
meno irrvportanti di queste che ora qui annunziamo. Per maggior comodo
terremo I'ordine alfabetico degli autori , aggiungnendo a ciascuna opera
ilsuo prezzo, il quale e sempre in ragione dei fascicoli onde si compone.
AGOSTINO (S . )• — Delle Confession! BARETTI — Lettere instmttive, de-
di S. Agostino libri 12 , tradotti da scrittive e famigliari di Giuseppe Ba-
Paolo Gagliardi.Vol. 1. — ,A. L. 2. retti torinese. Vol. 1. — A. L. 1.
ANTOLOGIA ITALIANA ad uso della — La Frusta letteraria di Aristarco
studiosa gioventu. Vol. 1 . — A. L. 1 Scannabue. Opera di Giuseppe Baret-
AR10STO — Orlando funoso con- ti. Tom. 3. - A. L. 5.
servato nella sua epica integrita, e re- BARTOLI — Della Storia della Com-
cato ad uso della studiosa gioventu pagnia di Gesu, L'Asia descritta dal
deli 'Abate Gioachino Avesani, con an- P. Danielle Bartoli della medesima
notazioni. Fasc. 5. — A. L. 5. Compagm'a. Libri 8. — A. L. 7.
476
ANNUNZII BIBL10GRAFICI ITALIAN!
— Missione al gran Mogol del P. Ri-
dolfo Aquaviva della Compagnia di
Gesu, sua vita e morte e d'aliri quat-
tro compagni uccisi in odio della Fe-
de in Salsete di Goa, descritta dal P.
Danielle Bartoli della medesima Com-
pagnia. Vol. 1. posto in fine all'^sia.
— L'uomo di lettere difeso ed emen-
dato del P. Daniele Bartoli. Vol. 1. -
A.L.I.
BARTOLI E NICOLAI — Cento tren-
taTemi, estratti dalle opere morali e
sacre del P. Danielle Bartoli e propo-
sli agli studenti ginnasiali per eser-
cizio di lingua italiana e di versione
nella latina dal Profes. Ab. Giuseppe
Teglio, con note grammatical! e sto-
riche. Vol. L — A. L.I, 50.
BEMBO — Lettere scelte del Cardi-
nale Pietro Bembo,riscontratecoH'e-
dizioni del 1548, 1552, e corredate di
note da L. Carrer. Vol. 1. — A. L.2.
BOCCACCIO — Trenta novelle di
Messer Giovanni Boccaccio, scelte dal
suoDecamerone,premessaviladescri-
zione della pestilenza stata in Firen-
ze I' anno 1348 dello stesso autore.
Tol. 1. — A.L. 1.
BOSSUET — Discorso sopra la Sto-
ria universale di Monsignore lacopo
Benigno Bossuet, arricchito di note e
continuato fmo a' nostri giorni. Vol.
1. -A.L. 3.
CARO — Lettere scelte dalle fami-
gliari del Commendatore Annibal Caro
per uso delle scuole. Vol. 1. — A.L. 2.
CARRER — Poesie scelte di Luigi
Carrer, con aggiunte inedite, tratte
dall'edizione fiorentina del 1854. Vol.
1. —A.L. 1.
CASA (della) — Prose e Poesie
scelte di Giovanni della Casa con la
vita di esso scritta da Luigi Carrer.
Vol. l.-A.L. 1.
CELLINI — Vita di Benvenuto Cel-
lini, da lui medesimo scrilta, ed ora
per la prima volta recata ad uso del-
la gioventii, secondo le phi riputate e-
dizioni. Vol. 1. —A. L. 1.
CESARI — Dissertazione sopra lo
stato presente della lingua italiana,
scritta da Antonio Cesari dell' Orato-
rio di Verona, coll' aggiunta in fine
del Dialogo intorno allo stesso argo-
mento, intitolato Le Grazie.\o\. 1 . —
A.L. 1.
— Novelle di Antonio Cesari prele
dell' Oratorio, con alcune aggiunte.
Vol.1. -A. L. 1.
— Vita di S. Luigi Gonzaga di Anto-
nio Cesari. Vol. 1. — A. L. 1.
COLOMBO — Operette dell' Abate
Colombo. Vol. 1— A. L. 1.
COMPAGNO (il) del passeggio cam-
pestre, ossia Raccolta piacevole di
fatti storici per formare il costu-
me della giovenlu, e suggerire ar-
gomenti ai disegnatori, pittori ecc.
Vol. l.-A.L. 1.
CORNARO - Discorsi di Luigi Cor-
naro intorno alia vita sobria. Vol.
1. -A. L. 1.
CORTICELLI — Delia toscana Elo-
quenza; Discorsi cento di Salvatorc
Corticelli. Vol. 1. — A. L. 3.
— Regole ed osservazioni della lin-
gua toscana, ridotte a metodo ed in tre
libri distribute da Salvatore Corticel-
li bolognese, colle correzioni di Pietro
dal Rio. Vol. 1. — A. L. 2.
COSTA Della Elocuzione di Paolo
Costa, con altresue operette.Vol.l.—
A.L. 1.
DANTE — La Divina Commedia di
Dante Alighieri, connote di Paolo Co-
sta e nuove correzioni. Vol. 3— A. L. 3.
— La Divina Commedia. Vol. uni-
co. — A. L, 1,50.
DATI — Prose scelte di Carlo R. Da-
ti. Vol. 1.— A.L. 1.
DAVANZATI — Opere di Bernardo
Davanzali Bostichi. Vol. 1. — A. L. L
FATTI (i) DI ENEA, estratli dalla
Eneide di Virgilio e ridotti in vulgare
ANNUNZII BIBLIOGRAFICI 1TALIANI
da Frate Guido da Pisa , con annota-
zioni di B. Puoti. Vol. 1.— A. L. 1.
FIORETTi (i) di S. Francesco del P.
A. Cesari del 1822. Vol. 1. — A.L. 1.
FIRENZUOLA — Prose scelte di A-
gnolo Firenzuola ad uso della gioven-
tii. Vol. l.-A.L, 2.
GIAMBULLARI— Storia dell'Europa
di M, Pier Francesco Giambullari dal-
1'800 al 943, ridotta ad uso della gio-
ventu. Vol. 1. — A. L. 2.
GIORDANI — Prose di Pietro Gior-
dani. Della phi degna e durevole glo-
ria della piltura e scultura. Vol. 1. —
A. L. 1.
GOLDSMITH -Compendio della Sto-
ria greca del dott. Goldsmith, tradotto
da F. Francesco Villardi. Vol. 1. — A.
L. 1,50.
- Gompendio della Storia romana
del Dr. Goldsmith tradotto da F. Fran-
cesco Villardi. Vol. 1 . — A.L. 1, 50.
GOZZI — Novelle delConte Gasparo
Gozzi veneziano. Vol. 1. — A. L. 2.
— L' Osservatore del Gonte Gasparo
Gozzi. Vol. 2. — A. L. 4.
— Scelta diLettere, tratte da diversi
autori dal Gonte Gasparo Gozzi vene-
ziano, premessivi gli avvertimenti per
imparare a scrivere le lettere. Vol. 1.
— A L.1.
IMITAZIONE (della) di Gesii Cristo
di Giovanni Gersen, tradotta da Giu-
seppe Taverna, con correzioni ed ag-
giunte. Vol. 1. —A.L.I.
— Della imitazione di Gristo, oltre
1'originale in latino, pubblicata nella
versione italiana, francese, tedesca.
Vol. 1. — A. L. 4. .
MAFFEI — Vite di diciassette Con-
fessori di Cristo del P. Gio. Pietro Maf-
fei della Compagnia di Gesu. Vol. 1.
— A.L. 3.
- Storia della Letteratura italiana
daH'origine della lingua fino ai nostri
giorni del Cavalier Giuseppe Maffei,
compendiata dal Padre Ignazio Cutro-
na della C. di G. Vol, 1. — A.L. 1.
MANZONI — Ritratti crilici e favole
di Giuseppe Manzoni , aggiunti alquan-
ti versi sciolti morali, e alcune regole
di ben scrivere. Vol. 1. — A. L. 1.
MARIANI— Vita del Pair. S. Ignazio,,
fondatore della Compagnia di Gesu,
scritta dal P. A. Fr. Mariani, della me-
desima Compagnia. Vol. 1 — A. L. 3»
MENGOTTI — Del Commercio dei
Romani dalla prima guerra punica a.
Costantino, ed il Colbertismo ; Mcmo-
rie di Francesco Mengotti Feltriense.
Vol. 1.- A.L. 1.
MONTI — Dialoghi del Cavalier Vin-
cenzo Monti. Vol. 1. — A. L. 2.
MUZZI e SCHMID. — Cento novelle.
di Salvatore Muzzi e cento brevi rac-
conti del Canonico Schmid pei fanciul-
letti.Vol. 1— A.L. 1.
NOVELLETTE pei fanciulli. Vol. L.
— A. L. 1.
NOVELLINO (il) ossia cento novelle
antiche, con note. Vol. 1 — A. L. 1.
OMERO — Odissea di Omero, tradot-
ta da Ippolito Pindemonte Veronese.
Vol. 1. -A.L. 2.
— Iliade di Omero tradotta da Vin~
cenzo Monti, con la tavola delle cose
piu notabili. Vol. 1. — A. L. 2.
OR AZIO — Opere di Orazio Flacco,ri-
dotte ad uso della gioventu, colla ver-
sione e colle note di Tommaso Gar-
gallo. Vol. l.-A.L. 3.
OSSIAN — Le Poesie di Ossian, tra~
dotte da Melchior Cesarotti, con note*
ed osservazioni. Vol. 1. — A. L. 3.,
PALL A VICING SFORZA- Arte della
perfezione cristiana del Card. Sforza
Pallavicino, con discorso sulla vita e
sulle opere dell'autore di Pietro Gior-
dani. Vol.1. -A.L. 2.
PANDOLFINI — Trattato del gover-
no di famiglia di Agnolo PandolfinL
Vol. l.-A.L. 1.
478
ANNUNZ1I BIBLIOGR>FICI ITA* IANI
PASSAVANTI - Lo specchio della
vera penitenza di F. lacopo Passa-
vanti fiorentino dell'Ordine de' Predi-
catori, con annotazioni grammaticali
e filosofiche. Vol. 1. — A. L. 1.
PERTICARI — Opere del Gonte Giulio
Perticari di Pesaro. Vol. 4. — A. L. 4.
PETRARCA — II Canzoniere di Fran-
cesco Petrarca, con annotazioni di L.
Carrer. Vol. 1. — A. L. 1. 50.
PIXDEMOXTE —Prose e poesie cam-
pestri d'TppolitoPindemonte, con 1'ag-
giunta del giardino inglese, descritto
dall'A. ne'sepolcri. Vol. 1. — A. L. I.
PLUTARCO — Alcuni opuscoli mo-
rali di Plutarco,volgarizzati da Mar-
cello Adriani il giovane, con annota-
zioni per uso delta studiosa gioventu.
Vol. l.-A. L.2.
POESIE scelte italiane di Vincenzo
Monti , Lorenzo Mascheroni , Ugo Fo-
scolo, Ipp. Pindemonte, Gio. Forti,
Gaspare Gozzi , Giuseppe Parini, Ales-
sandro Manzoni, Ang. e Gio. Paradisi.
Vol. 1.— A. L. 1.
PORZIO — Della Congiura dei Ra-
roni del Regno di Napoli contra il Re
Ferdinando I, di Gamillo Porzio. Vol.
i. - A. L. 1.
PROSE E POESIE di Italian! Viven-
di Vol. •? - A.L. 2.
PROSE scelte dalle Vitedei Santi
Padri. Vol. 1. — A. L. 1.
PUOTI — Regole elementari della
lingua italiana di Rasilio Puoti, colle
annotazioni di Salvatore Muzzi, e del
Prof. Dal Rio. Vol. i. -A. L. 1.
RED1 — Scelta-di lettere familiari
di Francesco Redi aretino, precedute
da un cenno intorno allo studio della
lingua italiana, di M. A. P. Vol. 1. —
A. L. 1.
SCHMID — Scelta di racconti del
Canonico Cristoforo Schmid, adottali
dalle scuole ad uso della gioventu.
Vol. 4. - A. L. 4.
SEGXERI — L' incredulo senza scu-
sa del Padre Paolo Segneri della Com-
pagnia d: Gesu. Vol. 3. — A. L. 3.
- 11 Cristiano istruito nella sua
legge. Ragionamenti moral! dati in
luce da Paolo Segneri della Compa-
gnia di Gesu. Vol. 3. — A. L. 10.
SECRETARIO (il) italiano e mer-
cantile, ossia esemplari di lettere e
risposte sopra ogni sorta di argomen-
ti, e formularii per suppliche, obbli-
gazioni, ricevute ecc. Vol. 1. — A.L.I.
TASSO —La Gerusalemme Irberata
di Torquato Tasso, illustrata con note
storiche e fllologiche. Vol. 1. — A.
L. 2.
TAVERNA — Operette diverse di
Giuseppe Taverna per ammaestra-
mento de'fanciulli, che comprende le
prime letture, novelle morali, e le-
zioni morali. Vol. 1. — A. L. I.
VARANO — Visioni sacre e morali
di Alfonso Varano, con la vita dell'au-
t ore, del Professore Pier Alessandro
Paravia. Vol. 1. — A. L. 1.
VARCHI — L'Ercolano; Dialogo di
Benedetto Varchi intorno alia lingua,
e specialmente della toscana e fio-
rentina. Vol. 1. — A. L. 2.
VIRGILIO — Eneide di Virgifio Ma-
rone, tradotta dal Gommendatore An-
nibal Garo. Vol. 1. — A. L. 2.
VITTORELLI — Rime edite e po-
stume di Jacopo Vittorelli, con le no-
tizie sulla vita e sulle opere dell'auto-
re scritte da Luigi Carrer. Vol. 1. —
A. L. 1.
ZANOTTI — Ragionamenti sull'arte
poetica e Filosofia morale di France-
sco M. Zanotti. Vol. 1. — A. L. 2.
BOONE GIAMBATT1STA — Breri Istruzioni Famigliari, indirizzate alia gioven-
tii di ambo i sessi per servire a sacro ritiro, predicate dal Rev. Padre G.
£. Boone della Compagnia di Gesu ; Versione italiana dell' Abate Fr.Filip-
ANWJNZII BIBLIOGRAF1CI ITALUNI 479
poni, dedicata a sua Ecc. Reverendissima Mons. Giovacchino Antonielli
Vcscovo di Fiesole. Firenze, Giorgio Steininger, Libraio Editore 1857. Un
opufec. in 8° di pag. 160.
Queste nitkle e facilissime istruzioni sopra bri chc corupongono la liiblioteca di opere •
i clifctti ilclla Giovcntii, il Mondo, il Ballo, il predicabili original! , itnlianc c straniere
Teatro, i Cattivi liLri, i Komanzi, la Buona ad uso ds' parrochi, curati, catcchisti, pre-
lettura, toccano i punti piii important! por dieatori, niissionarii, direttori di monastori
1'cducazione cristiana dei giovanctti d'ambo e «onservatorii , la qualo si pubblica in Fi-
i sessi. Esse formauo 1'uno dcgli utilissiini li- renze dallo Steiningor.
BROGLIE (de) ALBERTO — Delia Religione naturale; Studii del Principe Al-
berto de Broglie. Miiano, Tipograiia e Libreria Arcivescovile, Ditta Boniar-
di-Pogliani di Ermenegildo Besozzi 1857. Un opusc. in 8°.
CANALI GIUSEPPE — De Laudibns Michaelis Vialis Praelati V. E. Ponlificis
Maioris Bonon. ; Carmen losephi Canalii, qui et in italum sermonem vertit..
Bononiae, ex Typographeo ab Ancora. Opusc. in 4°.
II valorc nel poetare latinaiuente del ch. per eleganza c nobilta inferiorc a nessuna
professore Canali ci dispensa da ogni lode delle altre poesie da lui infino a questo giorno
di questo nuovo suo carme, il quale non e niesse in luce con tanto plauso de' lettcrati.
CECCARELL1 AGOST1NO — La Provvidenza Divina in ordine alia definizione
dommatica pel Concepimento Immacolato della Vergine ; Ragionamenti
dell'Arciprete Agostino Geccarelli. Cesena, Tip. di Costantino Bisazio 1857.
Un opusc. in 8.° dipag. 156.
CROLLALANZA GIAMBATTISTA — L' Impero Indo-Britannico e la sua potenza-
militare, del Professor Grollalanza da Fermo. Fano TipografiaLana 1857.
Un opusc. in 8.° di pag. 62.
V indefesso cpltivatore di ' studii storici, le stampe,dapprima nell' Encyclopedia Con-
qual c il sig. Crollalanza , ha colto questo tempordnea di Fano e di poi in un opusco-
tempo, in che ferve la guerra indiana, per lo a partc, il quale e corredato da una car-
raccogliere le principal! uotizie intorno al- ta geografica disegnata con sufficicnte esat-
1' Impero indo britannieo, e pubblicarle per tezza.
DANDOLO TULL10 — Romaed i Papi; Studii storici, filosofici, letterarii ed
artistici del C. Tullio Dandolo. Miiano, presso Volpato e Comp. editori
1857. Volumi 3 in 8.° di pagg, 496, 536, 556.
Dei cinque volumi, ondo tutta 1'opera sa- annunzio nou serve a dar ragione dell'opera,
ra composta , questi sono i primi tre , nei poiche d' cssa parleremo pbsatamente quan-
quali-l'indefesso scrittore, che e il Dandolo, do sara compiuta; ma per farla conoscere co-
fa pruora di tutta la varicta, la pieta e la si in generate ai nostri lettori, perche sia-
rastita .dei suoi studii storici. II presente no a tempo di procacciarsela.
DIOTALLEVI VINC. BASILIO — Epigrammata a Vincentio Basilio Diotallevi
ex variis auctoribus electa. Romae 1857. Ex Typographia lo. Cesaretti.-
Un vol. in 32.° di pag. 560.
Questa. pregevole raccolta dei piii eleganti era, Moralia^ Encomiastica, Votii'a,Lugu-
epigrammi, scelti presso che tutti dagli scrit- bria, Ludicra, Satyrica, Varia. Una tal
tori latini di questi ultimi tre secoli, c divisa raccolta o molto utile per i gioyani special-
in otto parti , ciascuna delle quail conticoc niente che si dcdicano allo studio delle let-^
un genere particohre di epigramrai. Esse terc latine.
portano i scguenti titoli: Epigrammata Sa-
480 ANNUNZII BIBLIOGRAFICI 1TALIANI
D10TALLEVI YINC. BAS'LIO — Le Vite degli eccellenti Generali, dal latino di
Cornelio>Tepote recate nella italiana favella da Vincenzo Basilio Diotallevi.
Roma 1857. Tipografia di Giovanni Cesaretti. Un vol. in 12. di pag. 158.
POLLADOR GIOVANNI — Corso di materaatica pura superiore all'elementa-
re, nel qualc sono trattate le malerie piii importanti, dell' ah. Giovanni
Follador, Profess'ore emerito di Matematica e meccanica nel Seminario
Vescovilo di Padova. Padova, coi tipi del Seminario 1857. Un vol. in 8.°
di pag. 444.
II ch. sig. Follaaor s'e propostb, comefU grandemente jjiovarein quei collegi, nei qua-
nc principale ilclsuo libro, di facilitare e ac- li non s' insegna la matematica a chi dcbba
corciaro, senza dctrimento dclla istruzione, lo professarla espressamente, ma sibbane a chi
stutlio delle niaicniaticke. Quindi La mante- o vuolc averne quel tanto di cognizionc che
nuto molta sobrieta nella esposizione, c seel- a uomo colto s} addice , ovvcro attingernc
ta ilei teoremi, ha preferiti i metodi piii bre- qucl sufficients a potersi senza ostacolo con-
yi,ha omesse le teoriche piii astratte c meno sacrare a qualche scienza di applicazione. II
usuali. Con cio nondimeno nulla ha nociuto libro e dippiu un altro testimonio del prc-
alla dottrina de' suoi allievi, poicke non ha gio, in die sono nell'insigne Seminario di
omesso cosa chc loro potessc occorrere nelle PaJova gli studii d' ogni genere, e del va-
varie applicazioni chc sogliono farsi dclle ma- lore scientifico non che lettcrario del suoi
temaliche pure. QuiniH questo corso puo chiari Professori.
GLXANNI FAXTUZZI MARCO - Osservazioni Geognostiche sul Coloramento di
alcune pielre, e sulla formazione di un' Agata che si trova nel Museo Gi-
nanni di Ravenna. Anno 1857. Ravenna, Tipografia del Yen. Seminario
Arcivescovile 1857. Un opusc. in 8°.
— Qsservazioni Geologiche sul flume Rubicone del Conte Cavalier Marco Gi-
nanni Fantuzzi, socio corrispondente dell'Accademia della valle tiberina
toscana, e dell' Agraria di Pesaro. Ravenna, nella Tipogratia del Yen. Se-
minario Arciv. 1851. Un opusc. in 8°.
GREGOR10(S.) NAZIANZENO — Ammonizioni diGregorioNazianzeno adOliin-
pia sua nipote, tradotle in versiscioltidaBernarnardinoBaldi,Abbate di
Guastalla, e pubblicate in occasione delle nozze del Gonte Ruggero Bal-
dini colla Contessa Innocenza Felici avvenute in Rimini nel giorno 7 Gen-
naio 1858. Rimini, Tip. Malvolli ed Ercolani. Opusc. ia 4°.
€UALCO DOMENICO — La dommatica Defmizione dello Immacolato Concepi-
mento della Beata Vergine Maria, Apologetico; per Domenico Gualco dot-
tore in S. Teologia ed in ambe le leggi. Genova, Stabilimento tipografico
di Gio. Fassi-Como 1856. Vol. 11°.
Nel vol. IV. dclla HI Scrie della Civilta dal sentimento comune dei fedcli, dalle te-
Caltolica a pag. 89; lodammo il primo vo- stimonianze medesime degli eterodossi , dai
Jume di quest' opera, come dettato in buona prodigi da Dio operati per intercession di
lingua e ricco di sacra erudizione e di soda Maria Immacolata, e finalmcnte dalla ragio-
scienza tcologica. Ora, che ci e vcnuto alle ne teologica. Quindi fatta vedere la possibi-
mani anche il secomlo, dobbiamo dire che gli Hta e 1'opportunita dclla deGnizione, si com-
stcssi prcgi di stile 1'adornano, non che la stes- menta il dccreto dommatico di Pio IX, e si
sa ampiezza e bonta di dottrina. Arrecansi difende dalle ingiuriose declamazioni del pre-
in priina gli argomenti dcdotti dall'autorita tc Donnetti, c del prof. Nuyts.
«lei Pioaiani Pontcflci , dalla sacra Liturgia,
ANNUNZII BIBLIOGRAFICI 1TALIANI 481
HURTER FEDERICO — Storia di Papa Innocenzo III e de' suoi Contempora-
nei diFederico Hurter, dottore di Teologia, storiografo dell'Impero, so-
cio di varie Accademie e cavaliere di piii Ordini; tradotta dal tedesco
sulla terza edizione rivedutaed ampliatadeU'autoredaT. Giuseppe Gtie-
mone, Ganonico della Golleg. di Rivoli. Milano, coi tipi della ditta Ant.
Arzione e C. 1857. Due Tom. in 8." di pag. XXIV, 308, 382.
lA'TRONA NICOLO' — Frasario mercantile poliglotto pel Gorrispondente nelle
' lingue italiana, francesc, tedesca ed inglese, per Nicol6 M. Introna, agente
di commercio, autore del manuale di calcolazioni mercantili, <ed altre
opere commerciali. Trieste, Colombo Coen, Editore; Milano, Nat. Battez-
zati successore a Volpato 1857. Vol. unico in 8.° di pag. VI, 660.
MAGRI PETRO-MO — Raccolta del Regolamenti, Editti ed Ordini relativi alia
Giurisdizione contenziosa nelle materie amministrative , che si trovano.
in vigore nello Stato Pontificio, cronologicamente ordinati dall'Avvocato
Petronio Magri. Bologna, Tipogratia governativa della Volpe e del Sassi
1857. Un opusc. in 8.° di pag. 128.
MALACARNE E POLLl — Manuale di Mineralogia ad uso degli studenti e de-
gli amatori di questa scienza , compilato da Innocenzo Dott Malacarne
e P. Polli; illustrata di circa 1,00.0 incisioni. Milano, Editore Natale Bai-
tezzati successore a Volpato 1857. Un volume in 8.° di pag. 858.
Ci piace di annunziare con lode un Ma- Croicoliti. Un' appp.ndice in fine di questa
nualc italiano di Mineralogia, il quale com- -1.* parte contienc cinque capi importanti per
premie quanto ora in tale scienza si desidera la ricerca e le raccolte dci mineral! , non
per averne buona guida agli studios! ed a! che alia :loro produzione -artificiale. Nella
dilettanti. Ecco come gli autori divisano la seconda parte svolgesi la GEOG.^OSIA , nella
loro opera. Nelle NOZIOM PRELIMIIURI do- quale, dopo avere csposti i sistemi di classi-
scrivono molto minutamente i caratteri e- ficazione del Brongniart, dell' Omalius d'Al-
sterni, fisici e chimici del mineral!, dando loy, del Cordier, dividono le rocce in vul-
in fine un'idea della distribuzione mctodica caniclie e sedimentarie ; e sotto le prime
della specie, e delle classifieazioni. Qiiindi pongono otto class! di rocce, e sei sotto le
entrano nella priraa parte, che e 1'OiUTTO- seconde. Qui pure in un'appendice discorresi
GNOSIA , dove scguitando la classificazioue di alcune rocce o non ben diffinite, o intera-
del Beudant annoverano, -1." le quattprdici mente anomale, le quali male si aggreghe-
faraiglie dei Gazoliti, II " le otto famiglie rebbero a veruno degli ordini descritti in-
dei Leucoliti, III.* le quindici famiglie dei nanzi.
MANNO GIUSEPPE — Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno ;
premessovi un compendio della storia antica dello stesso autore. Firen-
ze, Tip. Felice le Monnier 1858. Vol. unico in 12.° di pag. 468.
II chiaro scrittore, barone Giuseppe Man- corre fino al -1799. Qucsto compendio ycde
no , in mezzo alle gravi fatiche dei supi ora la prima volta la luce , unitamente alia
pubblici uffizii, ha voluto occuparsi di fare Storia moderua cui precede, e per cui chia-
il compendio della sua tanto applauilita opera rirc fu scritto. II Manno e molto noto per la
della Storia di Sardegna condotta fino al- nobiltu, 1' assennatezza , la serenita e la re-
I'annoH775; perche potessero cosi con pm ligiosita dello scrivere ; laonde uoi siamo
Lrcre lettura, ma non senza uguale csattczza, dispcnsati dall' encomiare una storia la
intendcrsi le cagioni e le origin! dei fatti quale in mezzo alb tante altre cho ora si
narrali da lui stesso nell'altra opera la 5/0- vanno scrivcndo ci sembra piuttostu singo-
ri:i moderna di Sardegna che dal -1775 lare che rara.
Serie III, vol. II. 31 13 Febbraro 1858.
482 AXMTNZII BIBLICGRAFICI 1TALIANI
MARTINI ANTONIO — La Santa Messa spiegata da Monsig. Antonio Martini
Arciv. di Firenze. Torino, Tipografia dir. da P. De-Agoslini 1851. Ua
opusc. in 16.° di pag. 158.
NEMCI LUIGI — La scuola del Canto Fermo dell'Abbate Luigi Ncrici Maestro
di musica nel ven. Seminario Arcivescovile di Lucca c Maestro di canto
ecclesiastico nel predetto Seminario , dedicata dal meclesimo agli stu-
diosi giovarii ecclesiastici. Lucca, dalla Tipografia di F. Giusti 1857. Ua
vol. in 8.° di pag. 256.
E uno Jci piu belli manuali chc conoscia- con lieve perizia ilel solfeggio ogni dilet-
mo per uso dei Scminarii, ove i chierici si tante potra apprendervi quanto Lasta a fine
addestrano al canto fcrmo. L'Autore protcsta di concorrere dignitosamente alia macsta
con ingcnua modestia avcre scritto unica- delle sacre funzioni ; checche possa csserne
nifiitc ad onore di Dio e .a benc della gio-1- di certe sue opinion! , intorno alle quali
vt'iitii : e che cotesta protesta sia verita lo regna tra i maestri qualche disparere, come
dimostru lo scrivere senza pretensione al- p. e. la costante uniformita delle note e del
cuna , intessendo quasi tutta V opera delle ritrao, di che altrove parlammo. Per compi-
citazioni di qucgli autori , di cui si serve, mento di questo bel trattato 1'Autore ag-
senza volere sfoggiare, come molti pur so- giunge sei lezioni ad indirizzo degli organisti
gliono, in erudizioui pcllegrine intorno alia che debbono coll' organo aceompagnarsi o
musica greca , ai aflumi gregoriani e simili rispondere al canto fermo ; lezioni degnissi -
notizie recondite chc nulla scrvono alia pra- me d' essere conoschite da quegli organisti
tica. 11 ch. Maestro rserici all' opposto tutto veramente pii, che 1' organo suonano non
sta nel condurre al pratico , per modo che per mestierc ma per ispirito di religione.
OZANAM — La Civilta nel quinto Secolo; Introduzione ad una storia della
civilta nei tempi barbari, seguita da un Saggio intorno al secolo d'ltalia
dal V al XIII secolo, per A- F. Ozanam, Professore di letteratura stra-
niera nella facolta delle lettere di Parigi. Milano, dallo stabilimento li-
braio di Natale Battczzati 1857. 2. Vol. in 12.°
PURGOTTI SEBASTIANO — Trattato elementare di Chimiea, applicata special -
meiite alia medicina e all' agricoltura, di Sebastiano Purgotli. Chimica
inorganica : Metalli. Perugia , Tipografia di Vincenzo Bartdli 1855. To-
mo II.°in8.° di pag. 504.
Piu di tlue anni gia scorsero da che noi talli distribuiti in sei gruppi o sczioni , sc-
facemmo conoscere il primo Yohmie di que- condo la loro affinita per Possigcao, comin-
sto trattato elementare del Purgotti (Cirilta ciando da quelli chc piu agcvolmente vi si
Cattolica II Serie, vol. XII, pag. -127). II combiaano. II sccondo libro puo dividersi
secondo volume chc ora annunziamo corri- in cinque parti- dei metalli cioe in genera-
sponde pienamcnte ai pregi del primo : lo le, degli ossidi metallici, dei solfuri metal-
stesso ordine, la stessa abbondanza di mate- iici, dei cloruri metallici, e inline dei sali
lie lo stesso metodo, la stessa chiarezza di melallici. Questo trattato, fra i pochi che
esposizione. Esso divi.lcsi in due libri , nel ne abbiamo in Italia, pregevolissimo, reggfr
primo doi quali parlasi in particolare dei benu al paragone di molti altri forestieri ,
metalli e dei loro principal! composti, e nel che pure sono pregiati fra noi, e letti nelle
secondo trattasi dcg'i uni e degli altri piu loro version!.
in gcncrale. Nel primo libro vengono i me-
R1GCI MAURO — La Fede Cattolica difesa dal Martire S. Sebasliano; Orazio-
ne panegirica delta da Mauro Ricci delle scuole pie, il giorno ventesimo
di Gennaio dell'anno 1858, nella solennita cetebrata in Firenze dalla Ye-
ANNUNZII BIBLIOGRAFICI ITALIANI 483
nerabile Arciconfraternita dell a Misericordia. Firenze , nolla Tipografia
Calasanziana. Un opusc. in 4.° di pag. 94.
Nel dedicarc questa orazione all' Emo Car- pi da nuovi sofisti. Per oltenero una si va-
dinalc Corsi , 1' Autorc dichiara clie 1' ora- sta comprensione di soggetto, 1' oratore si e
zione rccitata in fatto non pott* essere si Inn- collocate in un pnnto niolto «lcvato; dal <jna-
ga, com' e la stampata 5 e poichc fu recita- le rinsc'i a scorgerli tntti con uno sguardo: la
ta in sacra solennita, essa probabilmente fu fcde eattolica difesa dal Martire S. Sebastia-
piu parca di storia profana, e di rimandi no in Roma col sangue da lui versato , in
purainentc scientifici o civili. Nello stampar- Firenze colle opere di carita da lui ispirate.
la non era necessario questo riserbo, e pero Lo stile copioso e vibrato , la varia erudi-
1'Autore, oltra a far conoscere ai suoi lettori zione dimostrata nelle allusioni del discorso,
quante notizie le stone ci tramaudano del e nelle ducoutosei note ond' e cprredato ,
glorioso Martire S. Scbastiano, ha voluto con lo zelo vivo die trascorre da per tutto a di-
non piccola pruova d' ingegno intrecciarle fesa della Religione eattolica , faranno co-
colle niemorie piu vive della storia fiorenti- gliore al P. Ricci non solo il fjutto spiritua-
na, colle lodi tanto meritate della fraterni- le delle animc da lui desiderate, ma altresi
ta dalla Misericordia e colla difesa della re- il vanto letterario di vivace scrittore.
ligione cattolica, combattuta nei nostri tem-
ROSSI GIACOMO — Gompendio di Storia Universale; Parte Prima. Storia An-
tica esposta a tenore del programma dal Ministero della pubblica istru-
zione con decreto del 4 Settembre 1855, prescritto per le Glassi di l.6e
2.a Glasse Retorica dal P. Giacomo Rossi Professore emerito di Geogra-
fia e Storia. Torino, dalla Tipografia dei Fratelli Fodratti 1857. Un Vol.
in 8.° di pag. 332.
Somma parslmonia di parole, molta jjiu- 1' impero di Costantino. L' orJine segulto
-stezza di sentenze, buona scelta di fatti , e e quello dato nel programma del Ministero,
sufficients critica sono i pregi che rendono sebbene alcuna volta modificato dall'Autore
commendevole questa prima parte, la quale per piu chiara disposizione e colleganza di
dalla creazione del mondo si stende fino al- fatti.
ROSSI GIUSEPPE — Vieni meco, ossia il Maestro che indirizza i suoi scolari
all'assistenza delle sacre funzioni secondo i dneriti, Ambrosiano e Ro-
mano, ed alle altre pratiche di pieta. Operetta compilata dal sacerdote
Giuseppe Rossi, Goadiutore di Lasnigo in Valassina. Milano, Tipografia e
Galcografia di A. Fanaboni 1857. Opusc. in 16.° di pag. 398.
RUGGERI GAMILLO — De Cathedra Romana B. Petri Principis Apostolormn;
Oratio habita in- Basilica Vaticana XV Kalend. Februar. 1858 a Camillo
Ruggeri Patricio bononiensi, iuris utriusque Doctore, ex Pontificia Acade-
mia Nobilium Ecclesiasticorum.. Romae, ex Typographia Bernardi Mv-
rini. Un opusc. in 4°.
SCA^DELLA GAETANO — Commedia e dialoghiper Collegi, Oratorii e Scuole
di giovinetti e fanciulle del sacerdote Gaetano Scandella professore nell'I.
R. Ginnasio liceale di Brescia, Tip. Vesco vile del Pio Istituto dei fujli di
Maria in S. Barnaba 1857. Tre Fascic. in 8°.
La raccolta de' componimenti drammatici metti. Saranno otto i fascicoli della raccolta,
acconci ai Collegi ,d; educazione pei giova- i quali vendonsi separatamente al prezzo di
netti, vien pubblicandosi a fascicoli, ciascu- A. L. 0, 60 ciascuno: ovvero A. L. 4. chi
no dei quali conterrii due commedie ed una li compera tutti. Lo Scandella coraponendo-
farsa, ovvero dieci dialoghi o piccoli dram- li , e il si Jbenemerito Istituto dei figli di
484
ANNUXZII BIBLIOGRAFICI ITAL1ANI
Maria sfampandoli fanno un servigio a quei giovanetti ncl declamare, cerransi con prc-mn-
tanti collegi d' educazione, dai quali.volen- ra quei dramnii scritti a tal fine con qualche
dovisi o ricreare innocentemente o istruire i grazia, e con tutta la purezza della morale.
— Vita di Gabrio Maria Nava Vescovo di Brescia, scritta dal Sacerdote Prof.
Gaetano Scandella. Brescia, Tip. Yescovile del Pio Istiluto dei figli di Ma-
ria in S. Barnaba 1857. Vol. unico in 8° di pag. XI, 590.
fl piissimo e caritatevole Cansnico Loi'.o- spirito del Pavoni , ora defunto, continua-
yico Pavoni di s. mem., eonsecro tutta la sua trice delle sue opere, emulatrice delle sue
yita a raccogHere , nutricare , allevare , i- virtu. Questa Congregazione, volendo rende-
struire i fanciulli orfani ed abbandonati af- re ua omaggio di gratitudinc alia memoria
fine di formarne uoinini utili alia societa, e di Monsignor Nara , Vescovo di Brescia , il
qnel che piu importa, cristiani feryorosi alia protettore, 51 sostegno, 1'aiuto del Pavoni c
Chiesa. Alia qua!e opera , piena di fatiche, de'le opere di carita da questo promosse ,
di pene, di difficolta, aggiunse altresi 1'altra ne ha stampate coi tipi della propria stam-
non meiio ardua dell' istruzione dei sordi peria la vita, minutamente e diligentcmente
muti,ponendo cosi sotto le sue cure in un descritta dallo Scandella. Essa e importante'
sol vincolo di cristiana paternita tutti i non solo come biografia , ma altresi come
fanciulli piu bisognosi di soccorso e di Storia: poiche i tempi vivuti dal Nava, i
educazione. A perpetuarc poi tale opera rac- suoi carichi, le sue. cure pastoral! obbligatio
colse intorno a sc compagni informati della il narratore a cntrare nel racconto di molte
medcsima carita, e nel 48S7 inizio la Con - vicende della rivoluzione franccsc, del re-
gregazione dei Figli di Maria , erode dello gno italico, e dell'impero napoleonico.
SCOLARI FILIPPO — Della Fondazione in Possagno di una Gasa ai Chierici
Secolari delle scnole di Carita; Letlera all' illustre e nobile sig. Gav. Gae-
tano Moroni a Roma. Venezia, Tipogratia di L- Gaspari 1857.
SGOTT1 ANGELO ANTONIO — Meditazioni ad uso del Glero per tutti i giorni
dell'anno, tratte daiVangeli delle domeoiche,di Monsignor Angelo Antonio
Scotti. Milano, Editors Natale Battezzati, successors allo Stabilimento
Volpato 1858. 2 Vol. in 8° di pag. XIII, 720.
TESORO DI SER BRUNETTO LATIM — II libro primo volgare del Tesoro di
Ser Brunette Latini, recato alia sua vera lezione da Barlolomeo Sorio.
L'n vol. in 4°.
Qnesto vcro tesoro dell' anlica sapienza , a rendere la yera lezione dove ricorrcre a
rtmaso infino ad ora scorrettissimo nel suo quei testi latini o greci cbe Scr Drunott >
testo toscano, e si lungamente desiderate di riporto nel suo libro , e colla scorta dei
vederlo ridotto a convenevole lezione, com- quali si giugne a scerre tra le varianti dei
parisce ora emendate, mercc le cure amore- copisti francesi , e degli editori italiani la
voli e assennate di quei chiarissimo lette- vera lezione. Questa, frutto di fine discerni-
rato , che e il P. Sorio. Egli , piu fortunato mento c di lunghe fatiche , viene ora alia
delNannueci, pole consultare, oltra le stam- luce in una magnifica stampa, arricchendo
pe fattesi anche un codice assai pregevole la nostra lingua di qnella dovizia di modi
ai tempi medesimi del Latini scritto nella atti alle idee morali, onde il Tesoro e pie-
originale lingua francese , appartenentc .al no, e facendoci conoscere qual fosse la col-
Capitolo canonicale di Verona per dono del tura scientifica e letteraria, potremmo dire
March. Scip. Maffei. Ma cio non gli basto : 1' cnciclopedia, del secolo decimolerzo.
TORCELLI LUIGI ANGIOLO — 11 Mese della Immacolata per P. Luigi Angiolo
Torcelli Lettore Domenicano. Firenze, Tipografla Barbera, Bianchi e C.
1857. Un opusc. in 16.° di pag. 176.
CONTEMPORANEA
JRoma 13 Fcbbraio 1858,
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICH. 1. Prospetto deUraffico nel 1856 — 2. Beneficenza del S. Pa-
dre — 3. Morte del Card. Fieschi. — 4. Melodramma nell' Ospizio Apostoli-
co di S. Michele.
1. In sul chiudersi dell' anno 1857 venne pubblicato il Prospetto delle
tnerci introdotte ed estratte per gli Uffici.Dogqnali dello Stato Pontificio
nel 1856. Questo documento riesce molto utile per far comprendere dall'una
parte come il commercio cogli Stati esterni ogni giorno piu s' aumenti, e
come dall' altra 1' Amministrazione delle Pontificie Dogane ottenga sempre
migliori effetti. Una breve occhiata alle principal! cifre di questo lungo pro-
spetto bastera a convincerne de' due anzi detti miglioramenti.
Poniamo per base il presente specchietto, nelquale vedesi inprimo luc-
goil risultamento medio ottenuto annualmente lungo il quinquennio decor-
so dal 1850 iino al 1854; quindi le cifre proprie del 1855 e finalmenta
quelle del 1856.
ANN'I
VALORI DELLE
Parziali |
1
MERCI
Collettivi
PRODOTTO
DELLE DOGANE
Media
1850-54
Introdotte sc.
Estralte . . »
11,254,798 1
9,001,017 }
20,255,815
1,712,275
1855
Introdotte sc.
Estratte . . »
9,797,822 )
9,685,282 j
19,483,105
1,992,053
-
1856
Introdotte sc.
Estralte . . »
12,627,332 )
11,625,354. /
24,252,786
2,279,546
486
CIIONACA
Guardisi il terzo colonnino dove sono segnati i valori collettivi dclle mere!
si introdotte e si estratte. Yedesi che nel 1856 fuv ;i un aumento di traffico
di poco meoo che cinque milioni di scudi, a risguardo del 1855, e di quat-
tro milioai a risguardo deila cifra media del quinquennio. >Tell' ultimo co-
lonnino osservasi il crescere progressive negli introiti delle Dogane: uel
1855 crebbero di presso -780,000 tcudi sovra gii anni precedent!; nel 1856
1' aumento e di cir.,d 477,000 scudi sovra gl'introiii gia cresciuti dell' anno
innanzi. Debbonsi al certo tali aume^ti atlfibuire al migliore ordinamento
deirAmministrazione Doganale, ed al freno impostoal contrabando, soprat-
tutto per le riforme dei dazii decretate colle leggi del 1.° Giugno 1855,e
7 Maggio 1856: ed in effetto a queste cause arrecale altresi il Tesoriere ge-
nerale Minislro delle Finanze nel ragionamento che segue il Prospetto. Ma
non puossi negare che vi dovesse eziandio influire 1' aumeniato traffico sic-
come causa se non principale, almeno molto efGcace.
Dividiamo ora quei valori collettivi nelle quattro priacipali specie onde
essi compongonsi affine di ricavarne qualche considerazione utile a chi stu-
dia le condizioni dello Stato Pontificio. Eccone adunque il compendio
VALORI DE
Inlrodotte
LLE MERCI
Estratte
SostanzR animali sc.
1 317 106
1 96° 689
2 967' 795
6 545 ' 405
Sostanzv mincrdli »
692 ' 8C>3
360 '540
Manifatture «....»
7 649' 706
2 756' 719
TOTALE
12 , 627 , 433
11, 625, 354
La primacosache si osserva inquesto sunto si 6 la prevalenza dell'Intro-
duzione dovuta certamente alle manifatture straniere; e in tanto soloristretia
a quasi un milione , in quanto i prodotti campestri spediti al di fuori rag-
giunsero si alto valore. Questa preponderanza d'introduzione scemera un
giorno e forse disparira del tutto quando gli Opificii d' ogni sorta aperdsi
nello Stato prenderanno lutto il loro svolgimento , e sovratutto quando le
bonificazioni dei terreni incolti, gli studii, le cure e i capital! dei privati, e
la sollecitudine del Governo promoveranno ancora meglio i prodotti delle
nostre campagne. Conciossiach6 la condizione propria si del nostro suolo,
si delle nostre tradizioni e costumanze, se non ci consente d'inviare lungi
da no- i lavori artificiati nelle nostre oflicine, eccetto che alcuni appartenenti
alle arti pin nobili; ci pu6 fornire per6 cosi copiosamente i prodotti agresti
d'ogni guisa, che una gran parte ne sovrabbonderi pel traffico esteriore, e ci
pu6 venire diminuendo in gran parte il bisogno di provvedere alle necessila
proprie colle manifatture di paesi lontani. In unaparola rindustria interna
pu6 per una parte almeno emanciparci dalle manifatture forestiere : e 1'agri-
collora pu6 darci un ricchissimo traffico attivo. Ed in effetto do si scorge
chiaro nell' esaminare alcuni dei valori segnati nell'epilogo precedente. Se
CONTEMPORANEA 487
per le sostanze animali 1' estrazione supera 1'introduzione, e sovratutto la
Pastorizia che produce un tale effetto; poicbe di quadruped! d'ogni noine e
specialmente del Bestiame boviuo e porcino furono estratti tanti capi da
formar la somma di presso a 950,000 scudi , e delle Lane , particolarmenle
della greggia da lavoro, uscirono dallo Stato un presso a due milioni e mezzo
di libbre valutate per circa scudi 482,000. Migliorata adunque la cultura
degli animali, lo spaccio sara maggiore, perche la richiesta che se ne fa dal
di fuori e sempre crescente, non ostante il sempre aumentare che fa nello
Stato stesso Fuso della vaccina nel vilto giornaliero del popolo. Cos! ezian-
dio nelle sostanze vegetal! F eccesso della estrazione assai notevole, perche
maggiore di tre milioni e mezzo di scudi, dimostra tulto il pro che lo Stato
Pontiticio pu6 trarre dalle sue campagne per equilibrare 1' uscita delle merci
coll'entrata. In questaparte 1'Annona e le Biade trasportate fuori dello Stato
oltrepassano i due milioni e mezzo di scudi, e le piante tigliose e h'labili,
quale e specialmente la Canapa, vendute fuori dello Stato di poco non giun-
sero ai tre milioni ed un quarto di scudi. In quanto alle manifatturc la
prevalent delle in trodotte e, dicemmo, soprammodo importante, cagione
principale dell' eccedere che fa 1'introduzione. Vi sono pero alcune di que*
ste, le quali lavorandosi fra noi hanno gran pregio al di fuori , e possono
aumentare ancora I'industria e la ricchezza dello Stato; ma esse apparten-
gono a certe particolarila della coltura agreste, e per6 sopra essa intera-
mente si fondano. Gosi p. e. I'allevamenlo dei Filugelli oltre i bozzoli invia
al di fuori un milione e un quarto di scudi in iilati di Seta: e la coltiva-
zione della Canapa e del Lino spedisce tra fllati, tessuti e cordami un presso
a 400,000 scudi. Le nostre campagne adunque sono la vera nostra ricchez-
za, e pero debbono essere la principale nostra sollecitudine: le rnanifatture
ei debbono porre in grado di bastare a noi stessi negli ordinarii bisogni
della vita. Trascurare i campi per eccedere nelle officine non sembra che
siane il pro ne il dovere di chi o guida o esercila il traffico nei nostri Stati.
2. Nel rione di Trastevere si era da qualche tempo cominciata una fab-
brica assai spaziosa coll' intendimento di fornire abitazioni a buon merca-
to a persone povere. Ma per varii motivi lacosa procedeva molto a rilento,
si che appeua erano sorte dai fondamenli le mura di cinta. 11 che conoscen-
do la Santila di N. S. fece acquisto , col suo privato peculio, dell' intera
area, ordinando che il lavoro si proseguisse a sue spese. Compito questo in
parte, il S. P. con suo Breve degli 11 Gennaio dispose die la fabbrica fi-
nora compiuta el' intera area acquistata fossero date in proprieta all'Ar-
ciospedale di S. Giovanni in Laterano, alTmche colle pigioni che se ne ri-
trarranno (pigioni che dovranno sempre essere modicissime a favore dei
poveri) si mantengano nel detto ospedale parecchie povere donne colpite
da malattie croniche. L'esecuzione di si bell'opera e affidata all' Em. Card.
Vicario di S. S. La scelta delle povere doune, da mantenersi gratuitamente
nell' ospedale, dee essere fatta per turno nelle varie Parrocchie di Roma se-
eondo uno speciale regolamento approvato dal S. P. Gosi la S. S. ottenne
il doppio scapo di foroire a modico prezzo 1' abitazione alle famiglie dei
poveri, e di dare uno stabile ricovero a povere ammalate nell'ospedale di
S. Giovanni Laterano,
188 CRONACA.
Le mura di Citerna , Comune presso Citta di Castello sul confine tosea-
no, minacciavano ruina; di die quegli abitanti erano costernati, giacche so-
pra quelle mura poggia una gran parte degli edifizi. Ma il disastro immi-
nente essendo slato fatto noto alia Santita di Nostro Signore, essa voile subito
provvedervi con abbondante soccorso. Del resto la S. S. sta dando cotidiane
prove di sua caritatevole sollecitudine, non solo per ogni sortad'infelici nel
suo Stato, ma in tutta la Chiesa di cui e Capo. Ogni giorno i fogli ci recano
notizie di abbondanti soccorsi largiti dal S. Padre in ogni parte del mondo,
dovunque im qaalche disastro viene a colpire le citta. o le province.
3. La mattina del giorno 6 di Febbraio, dopo pochi giorni di malaltia,
pass6 a migiior vita, munito de' contbrti di nostra santa religione, il Cardi-
nale Adriano Fieschi, gran Priore Commendatario in Roma del sacro Ordine
militare gerosolimitano. Nacque in Geneva dalla si illustre Casa dei Fieschi
nel 1788 ; e fu pubblicato Cardinale nel Concistoro dei 13 Settembre dd 1838.
Col Gardinale Adriano si estingue la linea mascolina della famiglia Fie-
schi, Conti di Lavagna, cbe diede all' Italia uomini illustri nelle armi e nel-
la politica, ed alia Chiesa Sanli Porporati e due Sommi Pontefici, Adriano V
ed il grande Innocenzo IV.
4. Tra le svariate guise di divertimenti colle quali, nei giorni del Carne-
vale, i direttori dei varii istituti di educazione di Roma attendononon me-
no a ricreare cbe a sempre meglio educare i giovani loro affidati, non vo-
gliamo passare sotto silenzio il Melodramma rappresentalo piu volte nei cor-
renti giorui del Garnevale nell'Ospizio Apostolico di S. Michele, a cui sopra-
intende con tanto amore e buon successo 1' Em. Cardinal Tosti. II libretto,
pubblicato per le stampe dell' Ospizio, ha per soggetto: L'ullimo giorno di
ikrusalemme , ed e lavoro di Leopoldo Farnese. La musica e del Mae-
stro Ludovico Lucchesi, direttore nell'Ospizio della scuola di canto. I can-
tori erano tutti alunni della scuola di canto dello stesso Ospizio Apostolico.
Kssi seppero dare al gran numero delle persone invitate dall' Em. Porpora-
-to chiarissinaa testimoniaaza del loro profitto non meno che della valentia
del Maestro compositore.
STATI SARDI (Nostra corrispondenza] \. Sospensione dei lavori parlamentari —
2. L' Incliiesta — 3. il Marcbese Birago — 4. Lettera del Vescovo d' Ivrea al
Conte di Cavour — S, Processi di stampa — 6. Processo contro i congiu-
rati di Genova.
1. Da quindici giorni la nostra Camera ha sospese le sue tornate; del quale
caso insolito si danno parecchie ragioni, che io vi accenner6 brevemente. Si
dice in primo luogo che il Coute di Cavour, dcvendo esporre a' Deputati la
sua politica interim ed esterna, non reputa opportuni simili parlari ora che
la Francia, pergli avvenimenti del 14 diGenuaio, sla cogli occhi spalancati
sopra il Piemonte. Inoltre, essendovi parecchie elezioni da fare, 1'esposizione
franca della politica ministeriale potrebbe recar nocumento, e togUere i voti
o dell'una parte o dell'altra ai candidati del Governo. In terzo luogo si dice ]
che molti collegi trovandosi vacanti , molte elezioni sospese, parecchi Depu-
A
COIfTEMPORANEA 489
tali in congedo, altri gia annoiati delle occupazioni parlamentari, v'cra da
temere che la Camera convocata non rispondesse all'invito, ccosi potesse
avvenirne scandalo e delrimento alle istituzioni. Inoltre si aggiunge che le
discussion! del Parlamento, dando sempre luogo ad agitazione interna, e
ne' tempi present! essendo necessaria la tranquillita e la pace, si ripul6 che
1'esempio del silenzio dovesse partire dai Poteri dello State. Inline trovan-
dosi Ira i Deputati alcuni imprudenti, che amano di sfringuellare , potea
da'rsi che movessero interpellanze e uscissero in propositi sconsigliati. Una
sola di queste cinque ragioni sarebbe stata sufliciente per consigliare la
sospensione delle tornate della Camera.
2. Sette tra i Membri della Camera sono fuori di Torino per 1'inchiesta
parlamentare. Gia vi scrissi che essendosi falte proteste contro parecchie
elezioni che pretendevansi viziate o per corruzione, o per ci6 che chiamano
pressione morale, venne deliberata nn'inchiesta per conoscere la verita di
tali accuse. La giunta iucaricata di ci6 si compone di selte depulati, due
soli de' quali sono conservator! , tra i quali e il celebre Conte della Motla
notissimo ai vostri lettori. Partirono da Torino il 3 di Febbraio con grande
apparato di carrozze, staffieri e carabinieri , preceduti da una circolare del
Ministero deU'interno che invitava le autorita locali ariceverli con quel ri-
spetto e festa che meritavano i rappresenlanti del popolo. Ottenne le primi-
zie deirinchiesta 1'esimio Marchese Birago, deputalo di Strambino e di-
rettore deH'Jrraoma. Contro 1'elezione di questo illustre patrizio scalenossi
di preferenza la parte libertina; permettetemi perc!6 di contarvi in breve la
storia di questa guerra cosi vergognosa per chi la mosse e tanto onorevole
per chi la sostiene.
3. Fin dal ISiS il Marchese Birago conobbe e combatte con coraggio la ri-
voluzione, impiegando perci6 il suo ingegno, la sua influenza e il suo dena-
ro. Gontribui alia fondazione di parecchi giornali conservatori, tra i quali la
Nazionee 1! Armenia; ma aquest'ultima si consacr6 di preferenza, come a
quella che sosteneva con maggiore franchezza i suoi priatipii che sono Cat-
tolicismo, Monarchia, Piemonte. Presa la direzione dell' Armonia * non la
perdon6 ne a cure nea spese per procacciarle il posto che occupa nel gior-
nalismo Piemontese su cui com' aquila vola, per confessione unanime de-
gli amici e dei nemici. Ma n' ebbe a patire di molte persecuzioni, lettere
anonime , minacce di morte, ingiurie continue, libelli famosi, quattro ca-
scine incendiate in un anno solo, il suo castaldo ucciso proditoriamente,
ecc. Invece di cedere sotto il pesodi tanti assalii, egline trasse argomento
a proseguire con maggior lena. II Collegio di Strambino nelle elezioni pre-
cedent! piu d' una volta aveagli ofierto la deputazione, ma 1'oUinio Marche-
se, che volea fare il bene non per 1'onore ma per la coscienza, rinunzi6
sempre la candidatura in altrui favore; finche nelle elezioni del 15 di No-
vembre 1857 dovette piegarsi alia volonta degli elettori, che con grande mag-
^ I'iamo le condizioni d'associazionc di questo eccellente periodico. In Torino per un an-
no fr. 24. — per tutto lo Stato Sardo fr. 28. Per gli Stati Austriaci, pei ducati di Parma,
Modena e Toscana, per la Francia e Svizzera francbi 57 ; franco a destinazione.
490 CRONACA
gioran za di voli lo nominarono Doputato. Ne dolse forte ai liberlini che
giurarono di mandarne a monte I' elezione a qualunque costo. Di che pre-
sentaronsi alia Camera protege di due specie; 1' una accusava il clero di
pressione clericale, 1' altra sottoscritta da sei accusa.ra il Marchese Birngo
di avere pagato due elettori col mezzo di tre sacerdoti. L'onorato cavaliere
non seppe patire quest' ultima calunnia, e fe chiedere alia Camera copia
autentica della protesta per intentareun processo contro i calunniatcri. La
Camera neg6. It Marchese Birago valendosi degli atli official! della C;r
nei quali era stampata la protosta coi sottoscritti, porse querela al tribu-
nale d' Ivrea sotto la cui giurisdizione 6 Strambino. II tribunale respin^o la
querela, dicendo che non potea dar luogo a procedimento per certe ragic-
ni che furono conftitale dalla stessa Gaz~?tta del Giuristi. Allora il Mar-
chese Birago indusse i tre sacerdoti a porgere querela alia loro volta , ma
questi non ottennero miglior fortuna davanti il tribunale d' Ivrea. II Di-
rettore dell' Armenia torn6 la terza volta all' assallo, ed appello al tri-
bunale di Torino, e questo pure gli neg6 di potersi difendere. Potea piii
chiaramente manifestarsi la sna innocenza? Ora vedremo il risnltato del-
1'inchiesta. Esso non puo essere che favorevole al Marchese Bir;igo; ma non
si estendera all' accusa della corruzione , stante die la Camera delibcro
1' incm'esta sopra la sola pressione clericale , essenclo V onoratezza e la fa-
ma del sig. Marchese superiore, anche nel concetto de' suoi nemici, alle sor-
dide imputazioni de' proprii acctisatori.
4. Strambino appartiene alia Diocesi d'lvrea, ed io v'ho gia scritto che
1'elezionedi Strambino fu quella che, nelle tornate del 30 e 31 Dicembre, flie-
deoccasione nella Camera a lunghe diatribe contro il clero, tra le qnali si
segna!6 un hmgo e malpensato discorso del Conte di Cavoiir. II dotto e
coraggioso Vescovo d'lvrea, Monsignor Moreno, stim6 debito suo di sorgere in.
difesa del clero e dell'eletto di Strambino, ediresse nnabellissima lettera al
Presidente del nostro Ministero, in cui parola per parolane esamina il di-
scorso, neribatte i sofismi, ne corregge gli errori, ne dimostra lecontrad-
dizioni. La lettera venne pubblicata il 30 di Gennaio dall' Armenia. Essa
produsse un ottimo effetto, rincor6 i buoni, smascher6 i tristi, e feyedere
sempre piu che 1'Episcopato cattolico non \ien meno ai doveri del suo mi-
nistero neper minacce, ne per caltmnie, ne per persecuzioni, e in mezzo
alia servitu ed alia paura fa sventolare la bandiera della veriti e dell'in-
dipendenza.
5. Daquattro anni si pubblica in Torino un periodic intitolato la Ragio-
n«, scritto da un prete apostata che rinneg6 colla fede il suo nome, e inve-
ce di Bonavino chiamasi Ausonio Franchi (cioe Italiano libero}. Per tre
anni Ia/?rty7?onesostenneilra/5ionalismoinfilosofia,macol 18n8 penso es?ere
giunto il tempo di gettarsi nella politica e procedere all'appIicaKione de'suoi
principii. Nel n.° 32 del 20 di Gennaio pubb!ic6 una corrispondenza di Pa-
rigi, dove parlando dell' attentato contro .\apoleone III, tra le altre cose di-
cea che il ribelle vitlorioso del due Dicembre s' e posto col fatto al bando
della legge, e non e mvr-aviylia che si cerclii di puryarnt la contrada. II
fisco di Torino fe sequestrare quel numero della Ragione, e il sequestra fu
CONTEMPORANEA 491
annunziato nolla Gazzella Piemontcse con gravissime parole. II 28 di Gen-
naio vennero chiumati i giurati a decklere della reila oil iunocenza della
Rayione. 11 Verdetto fu die la Ruyione non era rea, e la didiiarazionedel
Giuri, dice, la Gazzelta.dai Giuristi, fit accolta da applausi. Allora si
mando altorno la yocc die il Minislcro, ricouoscendo rimperfe/Jone della
nostra legge sopra la stainpa e volendo dare una soddisfazione all'Imoera-
tore dei Frances!, attendees a propurre una modificazione alia legge medesi-
ma, soUraendo ai giurali il giudizio per apologia di regicidio. lo no.n saprei
ben dire quanto v'abbiy di vero ncl disegno di legge die s'annunziu di
prossima presentazione. A giorni avra luogo un altro proccsso di simil ge-
iKve in Oneglia, dove \\Pensiero, giornalello die pubblicasi in quella cilia,
iusulio 1'Imperatore dei Francesj.
6. E poicbe sono in SM! discorso di process! politic!, vi accenner6 che il 4
di Febbraio incominciarono in Genova, nella grande aula del Palazzo Div
cale, le discussion! scpra quello rclalivo agli avvenimenti de!29 di Giugno.
Kon ne conosco ancora i particolari; ma questi faranno argomsnto della roia
prossima corrispondenza. L' Italia del Popolo,\\ cui direttore e uno de' prin-
cipali implicali in questo processo, nel suo N. del 3 di Febbraio, si racco-
nianda perche cessino le iredi parte, e dicbiara imagnanimi propositi di
quegli uomini c/ic da-scilo mesi gemono ncllo squallore di tetre prviioni
ovii esilio. Aggiunge I' Italia del Popolo die il pubblico accusatoreha do-
mandate la testa di quei patrioli.
FtECno LOMBARDO Vi»ETO ( Nostra Corrispondenza) i. Boneficenza della Casa
iinperiale -— 2. Opere pubbliche — 3. Arti — 4. Socieia a bene pubblico
S. Uuiversita — 6. Vigilanza dell' Arciduca — 7. Nuova casa religiosa —
8. Malattia dell'Arcivescovo di Milano — 9. Morte del Maresciallo Badelzky^
1. Molli fatli important! sono accaduli fra noi negli uUirni tre mesi del-
1' anno passato e nel primo mese dell' anno corrente. lo ne ver^ discor-
rendo brevemenle, per riannodare il iilo degli avvenimenti.
Comincero col narrarvi alcune delle opere di carita, che tanto onorano la
Famiglia imperiale. In occasione delle nllime inuondazioni del Ticino e del
To nelle province di Pavia e di Lodi, 1' Arciduca Governatore aecorse dal-
1'Adriatico con meravigliosa soUecitudine sni luoghi, conforto e soccorse
le povere popolazioni rimaste senza tetlo e senza pane. Ai piu, urgent!
bisogni di ban 517 fam.iglie fu provveduto da S. M. 1' Imperatore con 30,000
J;re, e con altrettante da allri membri della Famiglia imperiale e segna-
tamente dall' Arciduca Governatore. Inoltre 1' I. Px. Luogotenenza anticip6
20,000 lire alle Delegazioni dei Comprensorii di Po e Lambro, e di Zerbo, e
1'Aulorita ci\dle e la ecclesiastica apersero collette in benelicio deidanneg-
giati. Grande e la gratitudine del popolo per la generosa carita dell' Impera-
tore e per le paterae sollecitudini del giovane Arciduca die Iasci6 la sposa
a Yenezia, per accorrere in sul luogo al primo annunzio del pericolo.
In sul finire deU'autunuo 1'Arciduca si rec6 a visitare i tre piu rimoti
distretti della Yaltellina , e in ess! i paeselli piu montani e piu poveri,
492 CRONACA
dove molte famiglie sono ridotte nell' estrema miseria per la scarsezza
de'raccolli, 1' inclemenza del la stagione e la gravezza cle' pubhlici carichi.
L' Arciduca conso!6 quella povera gente , la conforto, la soccorse di circa
10,000 lire , affidandone ai parrochi la distribuzione, e promise sussidii
maggiori. Alia promessa seguirono i fatti; che alle calde istanze dell' Ar-
ciduca, I'lmperatore assegn6 a quei poveretti il dono di trecento mila li-
re. L'avviso di quest' atto magnanimo fu dato a qnegli infelici in questi
ultimi giorni. lo non voglio , ne potrei volendo, enumerare tutte le ope-
re di carita fatte dai membri dell' augusta Casa imperiale e segnatamen-
te dalle LL. AA. I' Arciduca e 1'Arciducbessa Garlotta nel Regno Lombardo
Veneto in questi ultimi quattro mesi; ma non lascero almeno di ricorda-
re 1' Ospedale di Ceneda, la Pia Casa di Ricovero in Monza, il Pio Istituto
di Patronato dei liberati dal carcere in Milano, i poveri abitanti di Liarii
(frazione di Ovaro nella provincia di Udine) danneggiati dal fuoco, 1' i-
stituto femminile di Tregnago, i poveri di Mazzanio nel distretto di Can-
zo, e le 12 giovani fatte spose e dotate a Venezia da S. A. 1'Arciduchessa
Carlolta, tutti generosamente soccorsi ed incoraggiati. La geuerosita dtill' Ar-
ciduca e dell' Arciduchessa assume poi talvolta le forme piil ingegnose e
gentili per operare il bene, come e avvenuto nella bellissima festa dei
fanciulli poveri la vigilia del santo Natale. In una delle piu vaste sale
del Palazzo di Gorte furono accolti 14't fanciulli, 6 per ciascuna delle
24 parrocchie della cilia, tre maschi e tre feminine, scelti dai rispettivi
parrochi. Ogni fanciullo ricevette dall' Arciduca, ed ogni fanciulla dal-
T Arciduchessa un caneslro pieno di saporite frutta e di dolci, un libro
di preghiere, un abito compiuto ed uno zeccbino d'.oro. Gertamente con
questi mezzi di affettuosa bonta i Principi non possono non guadagnarsi
i popoli.
2 Alle opere di carita aggiungo ora quelle della utilita pubblica, le qua-
li tendono a favorire i materiali interessi delle popolazioni promovendo
1' agricoltura, asciugando paludi, migliorando porti e canal i, fa vorendole
piu pronte comunicazioni a beneficio del commercio. I giornali del Lom-
bardo Veneto hanno a lungo parlato delle paludi da prosciugare nel Vero-
nese, e in Lombardia nel Pian di Spagna presso Folico; delle brughiere
di Somma in Lombardia da innaffiare, dissodare e fecondare, e dei muraz-
zi di Venezia che proleggono dal mare quella meravigliosa citta. Or bene
1' Arciduca non trascura nessuno di questi argomenti di pubblica ulilila.
Egli ha gia aperti alia flotta austriaca canali e porti nel Veneto, che in
passato non poterono ricevere navi da guerra, se non prive affatto del loro
armamento. E per ci6 che concerne la sistemazione delle acque correnti,
rasciugamento delle paludi, la bonificazione delle brughiere, egli fa lavora-
re ed esaminare disegni acconci. AI quale scopo in questi giorni furono
chiamali a Milano il professore Buccbia da Padova ed altri uomini compe-
tenti per conferire inlorno a questi importantissimi lavori di utilita pubblica.
. Si no dal 10 Ottobre fu inaugurata la ferrovia di Bergamo, ed ebbe luogo
la prima corsa diretta da Venezia a Milano. Questa solleciludine nuova e
Uitta opera dello zelo dell'Arciduca. Resta ora che con pari diligenza si com-
CONTEMPORANEA
493
pia, col tronco da Milano a Buffalora, la congiunzione delle ferrovie Sarde e
Lombardo Venete. Questa congiunzione avra luogo nell'anno correntc, e gia,
il 23 Novembre nelle vicinanze diMilano'sono stall inizialii lavoridi slerro
e riporto, tanto per la ferrovia da Milano a Buffalora, quanta per la lineadi
circonvallazione.
Anche le opere delle strade ferrate del Tagliamento da Casarsa ad Udine
sono state incominciate nello stesso tempo, e negli ultimi di Novembre. si '
pose mano ai lavori della ferrcvia di Udine presso la porta di Grozzano.
Quest! fatti provano quanta stia a cuore del Governo il promuovere e com-
piere quelle opere die piu possono lornar vantaggiose al commercio ed al-
Le piii sollecite comunicazioni tra i popoli.
Le opere edilizie iu Milano hanno esercitato molto le lingue e le penne
nello scorso anno, ma se il romore fu grande, i fatti vennero scarsissimi.
11 Gamposanto, non ostante. un decreto dell' Imperatore che ne ordinava
1'immediato cominciamento, e aacora un desiderio. I Giardini pubblici fu-
rono proseguiti a rilenlo. Di un pubblico macello, di una Dogana, de' pub-
blici mercati , istituti che non sono solo di pubblico decoro , ma quasi di
prima necessita, non se ne parla. Sappiamo invece essere certa la costru-
zione della piazza tra il palazzo Marino e il Tealro della Scala, e probabile
1'ampliameuto della piazza del Duomo.
Anche a Como si preparano i lavori del nuovo porto, pei quali lagenero-
sitasovrana ha assegoato la somma di 300 mila lire. A Gomo si vuol pure
introdurre 1'illuminazione a gas. Tutto questo movimento edilizio giova a dar
lavoro ai bisognosi validi, e soddisfa ai voti di tutti i buoni, ma e abborri-
to da coloro che vorrebbero poter accusare d'indoJenza e di non curanza il
fiostro Governo. Alcnni de' nostri giornali hanno posto in ridicolo 1' eccessi-
va copia de'disegni di opere edilizie, e il poco o nulla che si e fatto per
eseguirli. Non Ioder6 que' fogli, ma ecerto che il Municipio dovrebbe fare
qualche cosa di piii.
3. Nuovi lavori si preparano percura del Governo ai nostri artisti. Oltre
la stalua a Leon;irdo da Vinci, decretata il di 8 Febb. 1857 da S. M. 1'Im-
peratore, da erigersi in piazza S. Fedele, e di cui fn gia aperto il concorso,
1'Arciduca ha stabilito di far decorare nel palazzo di Gorte tre sale co'ritrat-
li 1'una degl'Jmperatori cb'ebbero douiinio in Lombardia, la secondadei Go-
vernatori che vi rappresentarono 1'autorita loro, la lerza dei Duchi Sforza e
Yisconti. A illustrazione di queste opere sarebbe pure bene che si facesse
compilare con severa imparzialita da parecchi letterati lombardi la storia
di tutte le singole amministrazioni di ciascun Governo. Quelle biografie sa-
rebbero d'alto ammaestramento ai contemporanei. Oltre quesli lavori TAr-
cidura ha pure fatto distribute dall'Accademia L. 1500 agli artisti piii biso-
gnosi che hanno esposto i loro lavori in Brera nello scorso anno.
4. Nel Regno Lombardo Veneto furono pure in questi ultimi tempi isti-
tuite diverse societa ad utile pubblico. E stata fondatain Yenezia la s;cie-
ta per le strade cosi dette ipposidire a rotaie incassate; in Verona una so-
cieta di negozianti e possidenti che presta capital! su pcgni di sete ai ilia-
Jtuxi e coinmercia-iti; nel Novjinbre fu approvata la societa per tziomcolla
491 CRONAGA
firma : Cassa di sconto di Milano per le Province Lombarde. La cassa di
sconto aperse il suouflido con un fondo di sei o settemilioni, ma, dicesi,
che sinora fa poco per la concorrenza delle Casse Bancarie. II 17 Dicerabre
fu pure approvata in Milario 1' istituzione di una Cassa temporanea di sovven-
venzione sopra deposit! in pegno di sete. Le islituzioni della cassa di Scon-
to, e del Monte delle Sete debbono la loro origine alia ultima crisi Cnanzia-
ria e commerciale, che ha mandate in rovina tante case di traffico, e che
per bnona fortuna 6 stata assai piu mite tra noi che altrove.
Una Societa geologica fu pure fondata in Milaoo, la quale per essere nei
suoi primordii, non ha fmora potuto levare grido di se.
5. II Governo ha parimente istituito nello scorso anno nelle Universita di
Padova c di Pavia le caltedre della Storia del diritto, ed i Doccnti o profes-
sori che aprono corsi di lezioni intorno alle materie insegnate nelle scuole
Universitarie, e che possono essere frequentate giatuitamente da chivuole
erudirsi. Una importante disposizione e stata data dall'Arciduca per cono-
scere ed incoraggiare i giovani studenti dell' Universila che piu sono com-
mendevoli negli studii e nella condotta. Giacche la Direzione degli sludii uni-
versitarii dovra riferire ogni semestre a S. A. intorno ai giovani che dauno
maggiori prove di atlilndine intellettuale, e di onorato carattere.
6. A sopravvegliare i pubblici istituti 1'Arciduca vi fale sue visite inaspet-
tate ad ogni ora del giorno e della nolle. L' Ospedal maggiore e stato visi-
tato da S. A. a mezzanotte 1'8 Dicembre scorso, per verificarc 1'esattezza
del servizio in un tempo, in cui questo grande stabilimento non conla meno
di 3000 malati. S. A. ha pure vi?itato improvvisamente la Pia Casa d'ln-
dustria e di ricovero a S. Marco. }\on e a dire quanto la sollecitudine del-
1'Arciduca renda diligenti e stimoli all' alacrita ed esattezza del servizio tutti
gli addetti agli acccnnali istituti di pubblica beneficen/a.
7. E non solo vanno crescendo tra noi le Societa che chiameremo mera-
mente ulilitarie, ma vi crescono pure e prosperano le Societa religiose. II
giorno 8 Novembre , nella umilc chiesuola dei RR. PP. Carmelilani Scalzi
in Concesa, ebbe luogo la formale loro ricognizione e pre?a di possesso.
Questo Cenobio. ereilo nel 1612 dal Cardinale Cesare Monti, fu soppresso nella
scorso secolo, ed ora grazie alia sovrana concessione ed alle offerte della il-
lustre casa Confalonieri e d'altre persone, i PP. Carmelitani Scalzi vi furono
restituiti. II fausto avvenimenlo fu solennizzato da S. E. 1' Arcivescovo, che
vi Jesse un breve ma commovente discorso alia presenza di molti dei piu
ragguardevoli personaggi della Citta.
8. Quella sacra cerimonia fu segnita soli sei giorni dopo da un avveni-
mento funesto che per poco non priv6 la capitale Lombarda del suo sacro
Paslore. II giorno 21 Dicembre S. E. Monsignore Arcivescovo appena sede-
va a mensa in casa di S. E. il Duca Scotti, fu subito colto da un co'po d'a-
poplessia. Condotto di presente nel suo palazzo, ricevette tutte le piu dili-
genti cure , e si riebbe in guisa che e ancora viva la speranza della sua
perfetla guarigione. L'"Arciduca accorse piii volte al letto dell' Arcivescovo
per avere notizie certe del suo stato. S. M. 1'Imperatore voile esserne infor-
mato per telegrafo, e tutta la cilia fu sommamente afflilta da quell'infortunio.
COISTEMPOIUISEA 495
9. La morte die minacci6 il nostro pastore , tolse al Lombardo Yeneto
anzi a tutto 1'Impero il suo difensore piu prode. II Feld maresciallo Radi'tzky,
che il giorno 9 Dicembre avea passato in carrozza Ja rassegua di 1111 reg-
gimento di Ulani in piazza d'armi, il giorno dueGenuuio cadile gravemente
mala to, e il giorno 5 spiro, avendo cliicsto spontaneamente e ricevuto tutti i
soccorsi della Rcligione. I suoi ultimi momcnti furono sereni come di uomo
che era veramentc cristiano. 11 suo cadavere fu imbalsamato e rimase per
tre giorni esposto nel palazzo della Villa imp., luogo di sua dimora, in cappel-
la ardente. Intorno a lui, sopra guancialicli velluto nero, erano tutti i bogni
d'onore conceduti a suoi grand i meriti militari. A' suoi piedi erano i basto-
iri del comando, ch'egli aveva ottenuto dall'Austria e dalla Russia, nella sua
•qualita di Fold maresciallo, e quello che gli fu donato dall'esercito imperia-
le, e che dicono avesse il valore di 100 mila fiorini
I funerali celebratigli nel Duomo furono veramente degni di un Re per la
magnificenza dell'accompagnamento e la grandezza degli apparali fimebrL
II carro funereo su cui riposava la salma del maresciallo era magnih'eo e
tirato da sei cavalli coperti di gramaglia. II suo cavallo di guerra seguiva
il carro, tutto coperto anch' esso d' una lunga gualdrappa nera sostenuta da
uuo scudiero. II mausoleo ch'era slato eretto in Duomo era colossale , e fu
opera del pitlore Tencala. La navata di mezzo era tutta adobbata di grama-
glie e frange d'oro che pcndevano come cortine disgiunte in basso negli
intercolunnii. Ogni piliere portava lo stemma del defunto, il nome d'una delle
battaglie in cui avea preso parte gloriosa e sopra vi una corona d'alloro. Uno
splendido slato maggiore composlo di 300 ufticiali superiori in gran para-
ta, tra i quali molti di Stati forasiieri, venuti apposta per quella solenne ce-
rimonia, formavaunaccompagnamento funebre degno d'imo de'piu potenti
Sovrani d'Europa. Meste armonie accompagnavano il earro mortuario, ed
una immensa folia di popolo era spettatrice com.aossa di quell' ultimo tri-
bute reso dalla riconosceoza dell' Impero all' uomo che lo aveva salvalo.
II cadavere fu poscia conclotto a Verona, a Venezia, a Trieste ed a Vienna, e
-dappertutto ebbe funebri onori, e sincero compiantp.
TOSOANA. (Nostra Corrispondenza.) 1. Nascita di una Principessa - 2. Faccia-
ta di S. Croce — 3. Tomba del Buonarroti — 4. Le toinbe dei Medici —
5. S. Maria Novella e la sua farmacia - 6. Progressi materiali - 7, Siara-
pa — 8. II Pieri — 9. (Giunta dei compilatori) Dizionario del Mannzzi —
10. Scuola pei fanciulli in Pescia.
1. Fu rallegrata la Toscana, la mattina del 10 Gennaio, per la nascita di
nnaPrincipessa data alia luce dall'Arciduchessa Anna Maria, consorte all'Ar-
ciduca ereditario Ferdinando. La reale bambina venne battezzata dall'Arci-
vescovo di Firerize nelle splendide sale del Palazzo Pitti, alia presenza di tutta
la Corte in gala, del Corpo diplomatico, dei phi onorevoli personaggi fore*
stieri che trovavansi in Firenze, la mattina del giorno susseguente ; e fulle
imposto il nome di Maria Antonietta. Fu quindi cantato, secondo la religiosa
-consuetudine, il solenne Tedcum di azione di grazie nella chiesa dell' Aomin-
496
ziata, fra le parate militari e le salve delle artiglierie. La slagione bella e
serena, che segtiita con istraordinaria costanza in questo rigido inverno,
fupropizia alia solennita di quel giorno, e favori per tre notti continue la
sempre vaga illuminazione della cupola di Santa Maria delFiore. fatta rilu-
cente dal chiarore di molte faci, come per simiglianti circostanze e costume.
2. Una delle piu important! memorie della fausta Yenuta del Sommo Pon-
tetice Pio IX in Toscana, sara per certo nei posteri la facciata della chiesa
di santa Croce , di cui Egli degnossi di benedire e porre la prima pietra.
Mi e grato di annunziarvi, che, benche siano scorsi pochi mesi da quel me-
morabile fatto, i lavori della facciata si prosegnono senza interruzione: ed
hassi speranza che riuscira un' opera degna di un tan to principio e della
fama di Firenze. Antica e 1'idea del disegno comunemente atlribuito a quel
celebre architetto Simone del Pollaiolo , detto il Cronaca , che iioriva nella
seconda meta del 1400. La storia dice che un Castello Quaratesi. ricco citta-
dino, voleva a sue spese far la facciata con questo disegno del Cronaca, ma
che gli operai negandogli di apporvi sopra il suo stemma, egli si disgustd,
e volse ad altre pie imprese la sua pecunia. Per buona sorte negli Archival
dell' Opera era rimasto il progetto, ed oggi diligentemente ristudiato da un
architetto di gran vaglia, anconitano d'origine, ma da lunuo tempo domici-
liato in Firenze, qual e il cavalier Niccol6 Matas , e stato fedelmente ripro-
dotto sull' originale del Cronaca , e spiegato in ogni sua parte per metterlo
in opera. Esso consta di varie fasce di marmi bianchi, neri e rossigni, con
belle scorniciature alia base; e di stile elegante e severo, molto coerente alia
maesla di quel tempio ed all' idea degli antichi maestri dell' architettura
tutta cristiana e sublime delle chiese d' Italia. Speriamo che agli zelanti
operai di Santa Croce non venga meno il coraggio. e che nuovi benefaltori
come Castello Quafatesi, non meno pii, ma non tanto, come fu egli, difticili
e permalosi, dieno a questa eta scioperata lodevoli esempii di affetto per la
religione, per la patria, per le arti. Se cosi e, potremo sperare di vedere ai
tempi nostri 1' opera compiuta, laquale richiede sacritizio dispesa non lieve,
e costanza di proposito in chi ha avuto il coraggio di farsene iniziatore.
3. Ultimamente, cioe nelpassalo mese di Settembre, nell'islessa chiesa di
Santa Croce fu riaperta la tomba di Michelangiolo Buonarroti. Le ossa del
grand' uomo, quivi sepolte nel 1564, apparvero totalmente ridotte in pol-
yere, e pur sempre coronate d'alloro: sol restava qualche piccolo avanzo
-della veste e del cappello. La tomba venne riaperta per la circostanza di
dovervisi deporre una nobile donna della Casa Buonarroti, la quale morenda
ha disposto ad uso del pubblico e donate a Firenze la casa che fu di Michel-
•angiolo, tutti i disegni, i manoscritti, modelli e altre memorie, che oggi cosli-
tuiscono un piccolo museo dedicato alia memoria di quell' ingegno sublime.
Ed essa ha cosi ben meritato 1' onore di esser sepolta pve le ceneri di lui si
conservano.
4. Le tombe dei Granduchi della stirpe Medicea e di altri Principi di quella
estinta famiglia sono state un mese fa dischiuse, per riconoscere ciascuna
salma, e destinarle apposito luogo nel sotterraneo della chiesa di san Lo-
renzo; imperocche la celebre cappella dei preziosi marmi e delle superbe
CONTEMPOIUSEA 407
statue, che 6 il mausoleo tanto decantato dci Medici, sembra die tut to con-
tenesse fuor che le loro ossa, giaceriti altrove dimenticate. Se vera e la fuma
che gira in Firenze, vuolsi che nel visitar le mprtali spoglie del Medici,
cose di grandissimo pregio e valore si sieno trovate insieme con loro se-
polte. Anzi aggiungono, ma ignoro se sia la verita, che il Granduca °Pielro
Leopoldo, alia fine del secolo scorso, facesse schiodar la cassa di Cosimo primo
e di alcuni altri de'snoi antecessori per toglierne le gerame e altre preziose
cose; e vogliono altri che questa fosse opera di ladri o diFrancesi a tempo
della Granduchessa Baciocchi, che val lo stesso. Si assicura da Uilti che in
alcuna di tali tombe e stata riscontrata manifesta violazione o antica o re-
cente, Di tutta questa ricognizione delle tombe medicee stata fatta, a quanto
sembra, per comando del Granduca regnante, ed affidata a diligenti e rag-
guardevoli persone con rogiti e processi verbali fatti in regola, poco per
ora si sa con certezza; ma verra, per quanto si crede, a illustrazione dell'i-
storia, e a soddisfazione della legittima curiosita dell' universale, preparata
e poi pubblicata una narrazione, della qnale intendo informarvi a suo tempo
piu esattamente. Meriterebbe senz'altro questa superba Basilica di san Lo-
renzo, capolavoro di tre uomini insigni, quali furono Brunellesco, Donatello
e Michelangelo, esser curata piu di quello che presentemente non sia. Essa
e tuttora mancante della facciata, benche la Elettrice dei Medici, ultima di
quellaregia famiglia, defunta a mezzo il secolo scorso, lasciasse a quest' uo-
po buona somma di denaro, che chi sa ove sara stata dispersa. La cappel-
la dei Principi tanto ricca e tanto superba, ove i marmi preziosi, le gemme,
le statue di bronzo , le dorature , le picture arditissime del cav. Benvenuti
abbagliano 1'occhio sorpreso di chi per la prima volta vi entra, manca lut-
tora dell' altare, e priva del pavimento e non ha ingresso decente. Nella Sa-
grestia di Michelangelo , ov' e la tanlo celebre statua della Notte sul monu-
mento di Giuliano de' Medici, tu vedi un altare posticcio nel mezzo allato
alia cassa di legno, ove sono provvisoriamente poste le ceneri del Granduca
Ferdinando III. Finalmente dietro il coro della chiesa in vece di muraglia
e una tela, che separa questa dalla cappella dei Principi.
5. Molto lodevolmente hanno poi intrapreso i Padri Domenicaniil restauro
della chiesa di Santa Maria Novella, decoro del loro Ordine, che la costrui
da se stesso, ormai sono seicento anni, per opera di due frati architetti Sisto
eRistoro.E 1'Ordine domenicano, senza aiuto d'alcimo, oggi la restaura con
ogni cura, valendosi dei guadagni della sua farmacia, che a piu nobile USD
non si potrebbero consacrare. La farmacia che e una delle rarita di Firenze
ove niun forestiero, in ispecie se americano o inglese, non manca di recarsi,
e un portento di farmachi eccellenti , di deliziosi profumi , di rarissime es-
senze. I suoi prodotti premiali con grande onore alle esposizioni di Parigi e di
Londra, sono bene spesso ilrisultato di. segreti processi che un religiose farmar
cista all'altro ha insegnati, e che si sono lavorati e perfezionati colla pazienza
monastica per anni ed anni, emulando la pratica i progress! della scienza.
6. Gerto e che Firenze da qualche anno ha avuto un maraviglioso in-
cremento nel lato materiale, e si lavora di continuo a nuove strade e quar-
tieri di cittay e arifare il lastricato delle antiche ricolmo nel mezzo come il
Serie HI, vol. IX. 32 13 Febbraro 1858,
4-98 CRONACA
Corso diRoma; e gia sorgono grand! ed eleganti palazzi sulla destra riva
dell'Arno, scendendo dal ponte di ferro, in quella vasla area che prima oc-
cupavano orti, prati e mulini alia cosi nominata porticciuola, e che ora va
diventando una bellissima s trad a tutta a mezzodi come Chiaia di Xapoli ,
dclizioso passeggio dei forestieri , che vengono a goder nel verno del mite
•clima d' Italia. Corre voce poi che debba esser dal Municipio decretato un
gran condotto di acque per averne fontane perenni nelle slrade e nelle
piazze priucipali. II che sarebbe beneticio grandissimo ed insieme abbel-
ILnento non piccolo alia citla. Anche la popolazione e in aumento conti-
nuato e rapido, poiche mentre al principio di questo secolo di poco su-
perava i 90 mila abitanti, nello scorso anno essa e giunta ad oltrepas-
sare i 113 mila. Ne per avventura potrebbesi talrisultato attribuire solo ad
aumento d'industria o di commercio; le condizioni dei tempi ci hanno an-
che il loro merito, e lestrade ferrate, che agevolando le comunicazioni col-
le altre province e citta di Toscana , hanno arrecato un forte incremento
alia Capitale. Vi e luogo a credere che nel corso dell' anno 58 restera cnm-
piuta tutta la linea tra Firenze e Lucca, ora interrotta al mcnte di Serra-
valle non fmito ancora di perforare; e che verra ancora effettiiato il primo
tronco della linea di Arezzo lino al Borgo di Ponte a Sieve. Dicesi pure che
i lavori tra Siena e Roma sieno molto innanzi per la parte della Toscana;
si che si pu6 concepire la lieta speranza del ravvicinamento delle dueCapi-
tali in un avvenire non molto remote.
7.11 Governo favorisce con somma alacrila qnesti vantaggi material]', non
poco stimolato dall'esempio di altri Governi vicini. Dio volesse che d' pari
passo andassero gl' increment! degl'interessi morali. Ma paiono dimostrare
il contrario le stampe, i giornaletti e i fascicoletti che compariscono ogni gior-
DO, in cui s'ignora se sia piii la poverta dello stile, del gusto e delle idee,
o la mancanza di verita, di buon senso, di religione, e di morale pubblica.
Tali cosette e cosacce messe a stampa sono una vera vergogna delle letters
italiane, per non dire del danno nel costume e dello scandalo nella religione.
8. L'atlentato diParigiha scosso singolarmerte 1'opinione pubblica e po-
trebbe aver qualche lontano risultato anche pei Governi d' Italia. La notizia
che fosse fiorentino Tassassino turb6 grandemente la capitale, la quale parve
ria\rersi allorquando fu avverato che lo scellerato Pieri non era native di Fi-
renze, ma dei sobborghidi Lucca, emigrate da 9 anni e pur troppo alle inique
imprese iniziato nelle tenebrose eongreghe di Londra. Non e per6 men vero
che egli facesse i suoi primi tirocinii nella rivoluzione del 48, comandando
in Pisloia e negli Appennini una di quelle masnade che inlitolavansi legio-
ni italiane.
- 9. II ch. Abate Giuseppe Manuzzi pel mesediMarzo porramano allari-
stampa del suo Vocabolario della lingua italiana, il quale sara ricco di trenta
€ piii mila tra giunte, correzioni e miglioramenti sopra la passata edizione
gia esaurita. Gli amatori della bella lingua nostra, che 1'attendono da tanto
terr/po, godranno di veder cosi coronate le fatiche e le diligenze del dotto
ed instancabile Compilatore.
10. Alcuni Sacerdoti della citta diPescia, deplorando la ignoranza de' po-
veri faociulli, aprirono nel 1852, col consenso di Monsig. Vescovo, una Scuola
COXTEMPORANEA
notturna di Dottrina cristiana. Accorsero volontcrosi i fanciulli a ricevere
la religiosa istruzione; nuovi operai si aggiunscro ai primi per coadiuvarli
nella santa impresa; rinsegnamenlo dalo con un buon melodo fece ottenere
ben presto ottimi risultati, sicche in poco tempo la scuola giunsc a tale,
che yisitata da parecchie illustri persone, fra le quali quattro Vescovi toscani,
ne ebbe molti elogi. Alia line dell'anno scolastico, fatto un invito alia ca-
rita cittadin;1, fu raccoltu una somma di scudi60 che servi per premiare con.
vesli ed altri doni i piu merilevoli. L'anno seguente furono ammesse alia
scuola anche le bambine alia cui istruzione furono destinate le ore mattutine
dei di feslivi.
Cosi passarono le cose tino al 1856. Allora idetti zelanti Sacerdoti, cono-
scendo che ipii cittadini corrispondevano consomme sempre maggiori alle
loro dimandc, pensarono essere giunto il momento di \edere satisfatte le
loro brame, di aprire cioe un Asilo infantile per raccogliere gli orfani e piu
derelitti bambini. II perche chiamati in loro aiuto alcuni probi e tidati citta-
dini laicijComunicarono loro il proprio disegno e ne riportarono incoraggia-
mento e cooperazione. Fu allora aperta la lista di coloro che volevano esser
socii contribuenti di questa pia Aggregazione, la quale , insieme co' rispon-
denti statuti, fu canonicamente approvata da Mons. Vescovo nostro, e afli-
liata alia Gongregazione di Dottriua cristiana di Roma.-E perche 1'educazio-
ne di questo Asilo fosse veramenle cattolica, secondo i desiderii di coloro
che ne erano stati promo tori , essa fu affidata alle benemerite Sucre di Ca-
ritadi S. Giuseppe dette dell'Apparizione. Queste buone Religiose si diedero
con ogni impegno all'educazione di qnesti poveri birnbi, secondo i dettati di
nostra S. Religione e tosto se ne videro i buoni effetti.
Tale e stata 1'origine di questa Gongregazione che ha il duplice scopo dcllo
inscgnamento della Dottrina cristiana e del mantenimento dell' Asilo infan-
tile : Congregazione che e stata in modo evidente favorita dalla Divina Prov-
videnza, perche, incominciata senza un soldo, ha potuto raccogliere note-
voli somme, come risulta dal Rendiconto dell'anno 1856.
II.
COSE STRANIERE.
FRANC-A \. Indegnazione per 1'attentato dei 14 Gennaio. — 2. Eccezioni. —
S.Provvedimenti varii di pubblica sicurezza. — 4. Indirizzi dell'esercito. —
5. L'Ingliilierra e i riiug^iti — G. Discorso del Persigny. — 7. Polemica re-
ligiosa in Francia. — 8. Condanne per delitto di stampa. — 9. La Revue du
monde payen. — 10. Le Conferences del R. P. Felix. — 11. Il Reveil nuovo
giornale. — 12. Le Inscriptions chreliennes del le Blant. — 13. La rivoluzione
e le biblioteche. — 14. I pubblici dibattimenti. — IS. Bilancio e statistica
delle poste. — 16. II Dupin. — 17. La Regina di Ude. — 18. I ncgri nelle
colonie francesi. — 19. Ti'attato col regno di Siam.
1. 11 tentative d'assassinio dei 14 Gennaio contro 1'Imperatore di Francia,
col seguiiO che ebbe di ferite e di morti e cogli effetti che se ne prevedeva-
no, nel caso che avesse ottenuto il suo scopo principale, non e un fatto che
§00 CRONACA
si possa dimenticare in quindici giorni. Olio altri attentati 1' aveano prece-
dato nel breve giro di selte anni; due aveano avuto un principio di esecu-
zione, quello del Pianori doe e quello di colui che,dinanzi al teatro degli Ita-
liani, tiro un colpo di pislola sopra la carrozza imperiale : questi fu chiuso
a Bicetre come pazzo. Gli altri erano stali solamente tramati e sono quelli
delle macchine infernali diMarsigUa e di Lille, della Marianna, del Tibaldi e
del Grilli e dei cinque condannati come contumaci. Ma niuno di essi avea
at lira to sopra gliassassini politici tantoodio comune e tanta probabile effi-
eacia di provvedimenti, quanto quest' ultimo, che di tutti fu il piu funeslo.
jSon e esagerazione il dire che per tutta Europa, anzi per tutto il mondo ci-
vile, non fu che unavoce sola di esecrazione di tale misfatlo e di congra-
tulazione per 1' esito mancato. Principi e popoli con lettere, con indirizzi,
eon ambasciate si unirono a manifestare tali sensi. Ed anche ora HMonitcur
di Parigi empie le sue lunghe pagine di indirizzi d'ogni maniera, deslinati
a dimostrare qual sia la veramente comune epubblica opinione a questo
riguardo.
2. Alia quale comune e pubblica opinione per6 non mancano, siccome al
solito, le sue poco onorevoli eccezioni. E non parliamo gia de' Mazziniani e
Repubblicani di professione, ne de' loro poeti e prosatori cesarei, i quali pub-
biicamente professano, come ognuno sa, due cose: 1' amore e la stima di soli
se; e 1'odio spinto fino all' assassinio contro tutto il genere umano che non
pensa come loro. Bensi parliamo di alcuni pochi che, in su i loro giornali,
si arrogano il nome di costituzionali sinceriv ed i quali, pochi a nostra no-
tizia, in tale congiuntura, come nelle simili che precedettero, si divisero in
due classi. Isclla classe de' taciturn! ed in quella degli approvatori del fatto.
E dei taciturni non diremo nulla, perche si sa che 1'affetto lalvolta suol to-
gliere la parola : e chi osera negare che questi tacessero appunto per 1' im-
petodeh"affetto?Ma degli approvatori nomineremo alcuni: tra i quali sono
da notare specialmente gli scrittori dell'f/raone e della Gazzetta del popolo
di Torino. E che essi siano certamente costituzionali non e a dubitarne, giac-
che i principal! scrittori della Gazzetta del popolo sono deputati alParlamen-
to sardo egiurarono fedelta allo Statuto. II Bianchi Giovini poi, scrittore del-
r Unione, brig6 altra voltaivotidiDeputato e li ebbe;ed eraprontoa giurare
fedelta alloStatuto se un doloroso accidente non 1'avesse ridottoarinunzia-
re alia deputazione. 11 doloroso accidente si fu 1'accusa di ladro che , per
disgrazia, pesava allora sopra di lui, non ostante il volume che egli. scrisse
per difendersi. II quale caso avendo annunziato un Deputato in piena Ca-
mera , e chiesto che prima di ammettere il Bianchi Giovini in si onorevole
consesso, questi dovesse purgarsi dall' ioiquo sospetto, lo scrittore dell' U-
iiiono credetle cosa piu sbrigativa il rinunziare alia deputazione. Dunque
cjiicsti onorevoli scrittori in tale occasione credettero bene di lasciare in-
l.endere ne' loro giornali rispettivi che se I'lmperatore di Francia fosse sta-
lo culpito , la colpa era sua ; giacche chi avea pregato Xapoleone III di far
la guerra alia Repubblica Romana e diriporre il Papa nel suo trono? Xon
certo il Bianchi Giovini, ne il Bottero,ne il Borella, ne altri simili Deputati co-
stituzionali, Se dunque egli voile brigarsi degli affaridegr Italian!, qualme-
raviglia che gl'ltaliani siimpaccinode'suoi,egli facciano scoppiare bombc
CONTEMPORANEA 501
sotto la carrozza? Inoltre Napoleone III non e egli Italiano di brigine? Dun-
que tocca agli Italiani di assassinarlo. Coi quali argomenti il BianchiGiovini
e gli altri prelodati scrittori intendono di avere a sufticienza diraostratoil
loro odio contro gli assassini, e piu die chiaramente scusati quegl'Italiani che
tentarono d' assassiriare un Italiano che os6 difendere il Sornmo Ponteiice;
colpa dinanzi a loro imperdonabile.
Tolte queste e altre simili eccezioni, non vi fa ne Governo ne giornaleche
ancora si lasci guidare da vm resto di pud ore e di coscienza, che non si sia
rallegrato pubblicamenle dell'essere fallito 1'assassinio; avendo tutti piu o
meno chiaramente lasciato intendere che Napoleone III e ora uno de' piu sal-
di puntelli dell'ordine europeo, e che per impedire simili casi sono da pren-
dere buoni provvedimcnti.
S.Trai provvedimenti gia presiunodei piurilevantiesenzadubbioquello
che divide la Francia in cinque gran Gomandi militari. II decreto che sopra
cid fu dato sotto il 27 di Gennaio, pone tutte le truppe della Francia sotto il
comando di cinque Marescialli che risederanno in Parigi, Nancy, Lione, To-
losa e Tours. Tra le altre utilita che si prevedono dover derivare da questo
eoncentramento d'autorita militare nelle mani di pochi, la relazione del Mi-
nistro della guerra, che precede il decreto, pone anche questo ; cioe che
« le truppe potranno in un dato istante essere rapidamente riunite in cor-
pi important!, nelle mani di un solo capo, e provvedere cosi all'ordine inter-
no ed alia sicurezza del territorio ».
Lo stesso giorno il Senato ricevette comunicazione di un disegno di leg-
ge secondo la qualc i candidati alia deputazione dovranno, almeno otto gior-
ni prima deH'apertura dello scrutinio, deporre presso il Prefetto uno scritto,
in cui si contenga il giuramento loro di fedelta alia Costituzione ed all'Impe-
ratore.
II giorno .1.° di Fcbbraro poi, essendosi riunito il Senato, il Mioistro di
Stato vi lesse un messaggio dell'Imperatore, in cui questi dichiara reggente
del Governo, in caso di sua morte, Flmperatrice, e nella sua assenza iprin-
cipi francesi secondo Fordine ereditario della corona. Lo stesso messaggio
istituisce un consiglio private, il quale, coll'aggiunta di due Principi france-
si piii prossimi al trono per ordine ereditario, diverra consiglio di reggen-
za pel solo falto dell' avvenimento al trono dell' Imperatore minore di eta.
Questo consiglio privato sara fin d' ora consultato nei grandi affari dello
Stato e si preparera cosi al cdmpito importanle che 1'avvenire pu6 riservar-
g}i. II messaggio era accompagnato dal decreto che istituisce il consiglio pri-
vato. Ksso e composto dell'em: Card. Morlot Arciv, di Parigi, delMarescial-
lo Pelissier, di Achille Fould, del Troplong, del Morny, del Baroche e del
Persigny.
Nello stesso giorno fu presenlato al Corpo legislative un disegno di legge
relative a provvedimenti di pubblica sicurezza. II presidente del Consiglio
di Stato, sig. Baroche, nella relazione da lui letta sopra questa proposta di
nuove leggr,disse die questo nuovo rigore di provvedimenti era un effetto
dell'attentato, con con cui si minacci6 alia vita dell'Imperatore. « Quell'au-
dace tentative impone il dovere (dice la relazione) di chiedere al Corpo le-
gislative i mezzi legali di mantenere nel paese 1'ordihe e la sicurezza, che
502 CRONACA
1' Impero gli ha rcso. » I pvimi articoli del disegno di legge, che certamente
sara presto votato, puniscono di carcere e di inulta chi in qualsivoglia guisa
osi turbare la pace pubblka , ordire congiure , iabbricare o vendere armi
seuza licenza. L'articolo 5, che di tutti e ii piii grave, da facolla al Governo
di esiliare o di coniinare ogni persona condannata per uno dei delitti aceen-
nati nei primi articoli di questa legge o da altre leggi, che si citano n:.'ll'ar-
ticolo 6. L'aiiicolo 7 da la stessa facolta al Governo verso tutti coioro die fu-
rono gia coiidannati per i falli degli anni 48, 49 e 51 , quando gravi cagio-
ni li provassero pericolosi.
^on sappiamo poi fmora se la nomina a Minislro dell' interno del Gene-
rale Espiuasse succeduto al Billault, la cui rinunzia fuaccetlata, sirannodi
in qualche guisa ai provvedimenti gia presi. Mentre scriviamo non ci e
giunto sopra cio altro che la pura nctizia per dispaccio telegrafico.
4. Merilano poi specialissima attenzione i caldi indirizzi che da ogni lato
della Francia seguono ad essere preseutati all' Imperatore. Tra i quali quelli
dei varii corpi di truppe sono veramente singolari per la chiarezza uelle
forme , con cui esprimono il loro fermo proposito di sostenere sul trono il
Principe imperialc nel caso della morte dell'lmperatore, ed il desiderio di
andare, se occorra, fino a Londra per iscovare di cola gli assassini politici.
« Se V. M. (dice il reggimento 82.° di linea) ha bisogno di soldati che va-
dano a trovare queste bestie feroci fino nel loro covo , noi vi preghiamo di
porre noi all'antiguardia. » II giornodopo lo stesso giornale ufflciale pubb.ico-
un altro indirizzo del 59.° reggimento che diceva: <•. L'indignazione porta i
noslri cuori virili a chiedere conto alia terra d'impnnita, dove sta il covo
dei mostri che vivono sotto la protezione delle sue leggi. » E cosi parlano
parecchi altri reggimenti. Pure dicono alcuni giornali che il Moniteur ha
avutocnradi ammorbidire le forme di alcuni indirizzi, e che alcuni altri non
credette bene di pubblicarli perche troppo offensivi dell' Inghilerra. Se si dee
poi credere alia Correspondance generate litografata, foglio di Londra, ci-
tata nell' Independance Beige del 1 Febbraio, 1'ambasciatore ingleseaParigi
si e altamente lagnato col Ministro Walewski del primo di questi indirizzi.
Ma quando vide, dopo i suoi lamenti, pubblicarsene altri anche piii forti, dice
il detto foglio che 1' ambasciatore ne scrisse a Londra. Dove Sir Carlo Wood
Grande Animiraglio invio oubito ordine ai porti militari di porre in assetto-
tutte lenavi da guerra. Cagione di quest' ira 6, secondo il citato piornale li-
tografato, 1'avere il Governo francese fatto stampare sul suo foglio ufficiale
che 1' Inghilterra e paese di assassini. 11 Times poi ha, alsuo solito, un cal-
do articolo coiitro il Governo francese per questo stesso motivo. E chiaro-
che a queste notizie di armamenti e d'ire non conviene credere prima di
avere migliori informazioni.
II Moniteur uon ha per6 lasciato di pubblicare poi altri indirizzi mol-
to forti e chiari contro 1' Inghilterra. Pubblic6 pure quello dei Framassoni
francesi, i quali, fra le altre cose, dicono che « il grande Architetto dell' Uni-
verse non ha permesso che anime perverse si aprissero la via verso I Im-
peratore a traverse della pace del mondo. » Si vede che quei framassoni
erano un po' impacciati nell'architeltare questo loro curioso periodo.
•
CONTEMPORANEA 503
5. Ma piu che non degli indirizzi o leggi interne, fatle e da farsi contro
i sowertitori dell' ordine in Prancia, si cliscorre e si congettura di ci6 che
1' Inghilterra dee ora fare contro i suoi ospiti politici. I giornali inglesi non
meno che i forastieri vanno perdendosi sopra ci6 in articoli, in novelle, in
conghietture di ogni fatta. Chi dice che le leggi gia ci sono bell'e fatte, e
che basta volerle e saperle applicare : chi sostiene che le leggi non vi sono.
•Quest! ultimi si dividono in due partiti: alcuni vogliono che le leggi nuo-
ve si facciano in varia guisa, secondo chemeglio talentaa chi scrive il fo-
glio: altrj non vogliono che si tolga all' Inghil terra questo vanto incontra-
stato d' essere il ritrovo di tutti gli esuli del mondo. Tra quest! hi segnala
il Times vero modello del giornalismo senza coscienza e senza pudore, e
ci6 nonostante vantato come il primo giornale del mondo. Ma anche sopra
questo Liunto non occorrera aspettar molto, prima di vedere il netto della
cosa. Gia si e raunato in Londra il Parlamento, e gia i dispacci telegrafici
ci recano, mentre scriviamo, che la sera dei i di Febbraio « Lo"d Palmer-
ston annunzib per Lunedi venturo la presentazione di un bill tendente ad
emendare la legge relativa al delitto di congiura e di assassinio ». Poco po-
tremo dunque stare a sapere che cosa vorra questa vo'.ta fare 1' Irighilbrra
per contentare I' Europa che pur troppo la sta guardando.
6. Quali siano poi i desiderii del Governo frances-e in questa questione
apparisce dal discorso tenuto dall' ambasciatore francese Persigny in Lon-
dra in risposta a quello fattogli solennemente dal Lord Mayor di I ondra
nell' occasione del fallito attentato. L'ambasciatore, lodato il diritto di asi-
10 e dichiarato che non si desidera pnnto di vederlo v^olato , not6 che la
questione e tutta « nell a condizione morale della Francia che concepisce
ora dubbi sopra i veri sensi dell' Inghilterra. Giacche , o la legge inglese
basta in taU casi e perche non si applica? o non basta e perche non si
muta?«Dopo questo dilemma, dalle cui corna e difficile uscire sa1 o, il
Persigny fece saviamente notare che sarebbe cosa dolorosissima pel suo
cuore se la mutua confidenza di due popo'i corns il francese e 1' inglese ,
dovesse mutarsi in diffidenza ed in aperta guerra. Non e piu possibile lo
stupirsi se, dopo tali spiegazioni,il Palmerston ha creduto dovere proporre
una qualche legge contro gli assassini politici.
7. Da qualche tempo i protestanti fraicesi, nei loro giornali e nelle loro
corrispondenze, si-lagnavano altarnente di supposte persecuzioni del Governo
francese , a' quali lamenti davano jirincipalmente luogo nelle loro colonne
11 Siecle ed il Giornale dei Dtbats in Francia, ed i1 Times in Inghilterra. Ve-
ro e che il Times, dopo avere per un pezzo accusato il Governo francese di
intolleranza e di persecuzione, si accorse finalmente di? essere stato per lo me-
no ridicolo nel predicare la tolleranza pei prolestanti in Inghilterra, paese si
celebre per la sua intolleranza contro i Gaitolici. Gi6 nonostante il Monileur
in un suo articolo credette behedidifenderecon molto calde parole laFrau-
cia dalle accuse lanciatele, e di esprimere insieme alcune idee del Gover-
no sopra la guisa, con cui egli intende che d'ora innanzi si faccia nei gior-
nali la cosi delta polemica religiosa. « Molto rileva, dice il giornale ufiiciale,
di porre fine alia polemica calda chivoffende la coscienza de'cittadiai e oltrag-
gia le loro credenze. E piu utile ancora di difendere la societa intera con-
o04 CRONACA
tro lo spirito di sovversione e di empiela- rivoluzionaria. Questo spirito si
cela dietro le polemiche religiose, e se ne giova per distruggere ogni princi-
pio d'autorila, ispirando il disprezzo di ogni principio di religione ». L'arti-
colo di cui citammo queste poche ma chiare parole , e in verila tliretto a
vietare in generale il troppo caldo delle dispute sui giornali coniro qualsi-
voglia culto: ma e evidente che 1'utilila vera di quel divieto,non mono che
lo spirilo generale dell' articolo, e in favore della religione cattolica, la qua-
le e la religione di 34 milioni di Francesi, e pure fu la religione piii costan-
temente oltraggiata da molti giornali, e specialmente dal Siecle. Percio ve-
demmo con piacere che,nell'£/mum del 30 Gennaio, in un arlicolo di quel
sempre si valente e si cattolico scrittore che e il sig. Luigi Veuillot, si loda
mollo quella nota del Moniteur, e s'intende nelsenso appunlo die noi pure
le avevam dato nel leggerla. La religione caltolica non ha bisogno di pole-
mica, se non quando e assalita. In tal caso essa si difende. Se non e assa-
lita essa insegna ed espone i suoi dommi, che essendo la verita medesi-
ma, brillano di luce chiara ad ogni occhio non volonlariamenle velato dal-
la malizia e dal pregiudizio. Togliete gli empii libri e gli empii giornali
che spargono nel popolo la malizia ed il pregiudizio, e la verila 'caltolica
non ha bisogno che di mostrarsi per essere amata e diraostrata evidente-
menle credibile. Invece le religioni false e specialmente il proteslanlesi-
mo vivono di odio, di accuse, di negazioni. Togliete loro la polemica e sono
ridotte al nulla. E dunqne altamente commendevole ilGoverno francese per
aver ora vielate le polemiche « dirette a distruggere ogni principio di au-
torita, ispirando il disprezzo di ogni principio di religione. » ft un pezzo
che i buoni aspettavano un si necessario provvedimento , giacche era cosa
dolorosissima il vedere in Francia ogni giorno insultata la religione calto-
lica dal Siecle, dal Charivari e da molti altri giornali della stessa risma.
8.Un libro intitolato:7rmei falsiCatlolici, scritto daun tale Martin, non
avea fatto verun romore, quando sail in un subito in qualche rinomanza,
grazie ad una sentenza data dai tribunali di Parigi , i quali ne condan-r
narono 1'autore a sei mesi di carcere ed a 2 mila fr. di multa. Noi non co-
nosciamo il libro che per il testo della condanna, il quale censura in esso
parecchie cose certamente callive e condannabili, insieme con altre delle
quali e senza dubbio lecito ad ognuno di avere giudizio di verso dal tribuna-
le. II quale per fermo non avra inteso di costringere nessuno ad ammette-
re Pirreprensibilita delle cosi dette liberta della Ghiesa gallicana. Ma, gene-
ralmenle parlando, e certo che, per quanto se ne puo ricavare dai testi ci-
tati nella sentenza, quel Martin non sa nulla dello spirito della Ghiesa ne
delle sue istiluzioni: se pure non si dee credere, ci6 che pare ammetlere \'U-
nivers, che 1'autore e anzi un libero pensatore (doe uno che non pensa), il
quale voile rendere odiosa la Religione Cattolica, e non riusci che a rende-
re ridicolo se medesimo. I giornali Uberi pehsatori di Parigi lentarono in
sulle prime di ritorcere contro la Ghiesa e i giornali religiosi. quella senlen-
za, ma non riuscirono alia prova. Cosi riuscissero essi ad allontanare dal-
le loro dottrine le conseguenze pratiche dei Pianori e de' Pieri ! Poco dopo
furono condannati ciascuno a due mesi di carcere ed a 500 fr. di multa
due scrittori Ae\¥ Estaffette, giornale parigino il quale, come dice la sentenza,
COWTEMPORAKEA
avea « posto in riclicolo la religione cattolica die ognuno dee vencrare, e i
suoi ministri die lianno diritto al rispelto di tutli « L' oltraggio alia reli-
gionc cattolica ed a suoi ministri era stater fatto dal detto giornale colla
pubblicazione di una canzone cantata gia dagli ekttori liber all belgi, i
quali possono da questa condanna vedere di quale onore si siano coperti
dinanzi all' Europa nelle loro recenti elezioni.
O.Continuano pur troppo ad uscirein Francia libri contenenti attacchi di-
retti oindiretti contra larivelazione.Abbiamo ultimamentegittatigliocchi so-
pra alcuni capi dell' opera: La terra e I'uomo, di L. F. Alfredo Maury, e questo
breve edincompiutoesame non ci ha punto confortato a sperarbenedell'Isto-
ria Universale, che si pubblica da una societa di professori e di dotti, sotto la di-
rezione di M. V. Durny, prof, d'istoria, alia quale il libro del sig. Maury pa-
re che serva d' introduzione. Ma se la fede ha in Francia de' nemici e del
noncuranti, non manca pure di zelanti difensori. II di appresso a quello, in
cui ci era giunto alle mani il libro del sig. Maury, ci pervennero tre qua-
derni di un nuovo giornale cattolico, venuti a luce nel preceduto Agosto e
ne'due mesi seguenti, col titolo : Revue du Monde Pay en . , . Recueil Semi-
periodique, redige par une socttle de Catholiqucs et dirige par M. H. D'An-
selme. Col nome di mondo pagano e di paganesimo qui s'intende. in gene-
rale Yerrore, considerato corne alterazione del vero, anteriormenle cono-
sciuto, Iradizionale o rivelato. II paganesimo, nelle sue forme esterne, e
fuggito dinanzi al Cristianesimo dalle parti piu colte del nostro globo ; ma
le sue dottrine o le sue incertezze sono tornate ad involgerci da ogni par-
te, ed a mettere in forse ogni verita rivelata, Aporre riparo a questa irru-
zione del mondo pagano nel mondo letterato, e per esso nelle societa cri-
stiane, indirizzano lodevolmente le loro fatiche il sig. D'Anselme e i suoi
colleghi. Gonformandosi a questo bisogno sociale, essi propongonsi di por-
tare 1' attenzione e la critica sopra le opere ed i 'monument! della scienza
e della letteratura, nel passato e nel presente, ma unicamente per le rela-
zioni che essi possono avere colla tradizione sacra o la rivelazione , le
quali in tanti moderni scritti veggonsi piu o meno alterate , se non for-
malmente contraddette. Determinato cosi dallo scopo, il carattere gene-
rale degli articoli sara quello di una serie continua di esami critici, che
potranno molto variare , quanto alia forma ed ai punti particolari del-
la scienza, dell' erudizione e della letteratura. « La rivista abbracce-
« ra 1'esame critico; l.°delle cronologie profane; 2.° de'monumenti, le cui
« date supposte non entrino nel cerchio segnalo dal Genesi ebraico; 3.° del-
« le origini religiose e storiche; 4.° de'personaggi divini o umani che ei mo-
« strano le prime religioni e i primi annali de' popoli; 5.° de' costumi, usi,
« superstizioni , proverbii ecc; 6.° delle opere importanti , le quali , senza
« far caso della tradizione sacra e della rivelazione, ammettono la diver-
« sita primitiva delle religioni, delle lingue e delle razze; 7.° del lavori
« lelterarii , che , a disprezzo della religione, inculcano ai popoli lo scet-
« ticismo e 1' incredulita e, ruinando le credenze ed i costumi, li danno
« in preda al flagello delle rivoluzioni che ne sono le conseguenze ». Augu-
riamo il piu felice successo alle fatiche e allo zelo de'valenti collaboratori.
E ad otteneiio piu fauslo e piu pieno, siaci permesso esporre rispettosa-
506 CRONACA
mente un nostro desiderio, cioe che i beneraerili rcdattori, usando il loro
diritto ed abbracciando le dottrine secondo le loro convinzioni inconcusse
e conform! al senso letterale delle sacre carte, vogliano insieme avvertire
esplicitamente (nelloro cuore non dubitiarno che cosi pensino),non peccare
contro la fede chi non rigetta la parola diDio, ma, mosso da argomenti per
lui \alidi, la intende in modo diverse, non riprovato anzi talora autorizza-
to clalla Chiesa. Se do aon dichiarasi, temiamo che possa scemare ilfrutto
del loro sudori,e da quest! per avventura in qualche intellettomeno esperto
o men bene disposto occasionarsi 1'eifetto contrario al bramato, alienando-
lo dalla doltrina cattolica. I buoni cattolici applaudiranno seDza fallo ad
una nuova Rivista che sorge a coinbattere per la verita cattolica armata
di zelo, di operosita e di sapere, e munita dell'approvazione ecclesiastica di
Monsig. Arcivescovo di Avignone.
10. Souo uscite novellamente a Parigi, coi tip! di Adrien le Clerc, le Con-
ferenze sopra il Progresso per mezzo del Cristianesimo recitate nel J85&
nella chiesa cattedrale di Notre Dame di Parigi dal R. P. Felix della G. d.
G. successore in quel pulpito dei Frayssinous, dei Lacordaire e dei Ravignan.
Non e questo il laogo di distendorci nelle lodidi queste Couferenze,le quali
furono ampiamente e meritameote lodate e compendiale, quaudo si recita-
vano, dai giornali francesi e specialmente dall'^mi de la religion. Diremo
solo in breve che esse ci paiono degnissime di essere voltaic in italiano, sic-
come quelle dei suoi predecessor!, tanto pel merito deh" argomento accon-
cissimo ai tempi present!, quanlo per quello dell' eioquenza con cui esso e
trattato.
11. Un notevole annunzio ci reca Vf Hirers dei 10 Gennaio,ed e la nascitain
Parigi di un giornale letterario, sodo e di buoni costumi. S'intilola il Rcveil,
ed e diretto dal sig. Granier de Cassaignac, del quale il sig. Luigi Veuillot
rende quest' onorevole testiuaonianza: « Noi lo conosciamo abbastanza, ed
in guisa da sapere che egli difeudera valeutemente molte verita, e nou ne
offendera veruna. » E un bell' elogio e, fatto da tale scrittore , dice piu di
quello che pare. N6 il giornale si mostra indegno di tale elogio iiel suo pri-
mo numero, di cui citeremo queste parole : • « In religione noi siamo per la
Chiesa, in polilica per la monarchia, in letteratura per il secolo di Luigi
XTV. L'ni'a ed autorita. Noi non ripudiamo alcuna delle nostre eredita e
lion facciamo la guerra che agli illegittimi. » Speriamo ehe le promesse sa-
ranno mantenute, e che la Francia avra cosi un giornale letterario, in cui
non si parli solamente e malamente di romauzi , di teatri e di aneeMoti
scandalosi. 11 Riiveil non incontra pero il gusto del giomale dei Debals , il
quale in un suo articolo, sottoscritlo dal signer Rigault ed iuserito nel nume-
ro dei 21 Gennaio, malmena molto il nuovo giornale appro vaudo,senza mi-
sura, quello che il Granier di Cassaignac si bene cluam6 « Orgia letteraria. »
Kel'o stesso articolo lo stesso autore dice che gii assassini politic! « vengono
dall' Italia. » Se avesse detto die vengono dali'Inghilterra (beuche talvolta
nascono anche in^Francia) avrebbe detto piu giusto. Ma il giornale dei De-
bats puo egli ammettere qualche male iiell'lDglulterra parlamentare? Hac-
comanda poi la moderazione allTnirer*, il quale avea detto che era un
poeta frances3 (Vittore Ugo) quegli che consigliava e lodava 1'assastinio
CONTEMPORANEA
dell'Imperatore. Siccome si trova clie 11 poeta franccsc e un esnle politico,
cosi il Rigault, con carita e modorazione liberate, dice che il Veuillot e un
perfido denunciatore, ed altre simili parole cli moderazionc e di carita.
13. Un' ailra opera di gran rilievo per la letteratura cil-uiana e uscita al-
ia luce in Parigi col titolo: Inscriptions chretiennes de la Gaule, anlerieu-
res au VIII siecle, reunies et annotees par Edmond le Blant. Di quest'ope-
ra, che dee constarc cli piu volumi, non e uscito che il primo che abbiamo
sott'occhio, il quale volume fa meritamente coronato dall' Istituto di Francia
nell' Accaderaia delle iscrizioni e delle belle lettere. Esso e un bell' in quarto
di 498 pagine con quarantaed una facciala di finissime slampe,.pubblicato
in Parigi per ordinc dell' Imperatore nella stamperia iraperiale con grande
eleganza di tipi. Riaiandiamo alle notizie archeologiche 1' esame piu partico-
lare di questa bell' opera che gia vedemmo. altamente commendata dai piu
ripulati giornali e da valenti archeologi. Tra questi merita speciale men-
zione il ch. E. Gavedoni, il quale chiude una sua mcmoria sopra quest' ope-
ra colle seguenti parole «I pregi dell'opera sono tanti e si grandi, cue muo-
vono nel lettore il vivo desiderio di vederla sollecitamente continuata e
compiuta » .
12.11 giornale dei Debats del 31 Dicembre lamenta, a ragione, la condi-
zione di quelle famiglie che sono costrette a vendere le loro biblioteche ed
altre collezioni preziose. I quali lamenti egli muove a proposito della ven-
dita che ora si fa in Parigi della celebre biblioteca di scienze naturali, rac-
colta a gran cura ed amore. di padre in figlio, dalla famiglia de Jussieu.
Questa biblioteca, che per un secolo e mezzo fu il ritrovo de'naturaUsti,
dove il Linneo, il Lamarck ed altri celebri naturalist! studiarono, fra breve
sara dispersa pel mondo. « Questa, dice il citato giornale, e forse I' ultima
di quelle grandi collezioni secolari , altra volta si comuni ed ora si rare in
Francia. Ma con chi prendersela se il soffio delle rivoluzioni ha dispersi
tanti >tesori? » Noi sapremmo bene suggerire al giornale dei Debats
con chi prendersela: ma crediamo che egli non vorrebbe poi prendersela
con niuno, considerate che egli e uno de' piu accorti sofliatori di rivoluzioni
e sperditori perci6 di biblioteche, che noi conosciamo.
14. Tra le molte conquiste del moderno Jiberalismo si conta puredamolti
quella della piena pubblicila dei dibattimenti giudiziarii: la quale, come tutti
i beni di questo mondo, non e perci6 senza le sue disgrazie, specialmente
quando le si congiunge, come in Francia, la liberta della stampa. Giacche al-
lora accade soventi che un processo scandaloso, il quale, se fosse stato trat-
tato o a porte chiuse, o senza 1' eco molte volte menzognero od almeno in-
fedele dei giornali, sarebbe rimasto circoscritto ne' termini di una piccola
citta di provincia , quando invece e portato nelle cinque parti del mondo ,
reca seco 1'infamia spesso immeritata di testimonie di accusati poi dichia-
rati innocenti. II che fu splendidamente dimostrato poco fa in Francia dal
celebre oratore Berrier, avvocato in un certo processo , nel quale gli accu-
sati, dichiarati poi innocenti , furono nondimeno straziati dalle sole rela-
zioni che dei dibattimenti fecero i giornali. Vi e chi propose in tale occa-
sione, secondo noi, assai saviamente, ^he fosse vietato ai gioruali di pub-
blicare altra relazione dei dibattirnenii che la giudiziaria loro comunicata
508 CRONACA
dal tribunale. Certamente tale provvedimenlo sarebbe molte volte la salva-
guardia della verita, del la morale e della fama delle persone.
15. II Moniteur del 23 Gennaio pubblica il disegno di legge regolatrice
del bilancio generale di Francia del 1859. Le spese si presumono diun mi-
liardo, 766 milioni, 707,277 franchi, cioe 49 milioni e 717,781 franchi di
piu che 1'anno passato. II totale delle entrate dello stesso anno si prevedc
dover essere di un miliardo, 813 milioni 919, 114 franchi: cioe 47 milioni
211,837 franchi piu delle spese. It Governo ha 1' intenzione di spendere 40
milioni di questo avanzo nel riscatto del debito consolidato.
1 Una relazione nfficiale ci fa noto che il numero delle lettere distribute
in Francia nel 1856 fu di 251, 997, 700, oltre a 2, 867, 904 non distribute
perche d'ininlelligibile indirizzo. II prodolto delle poste fu di 85,831,130 fr.
Le spese non montarono che a 36,337,000 fr. rimanendo cosi all' Erario
un utile di 19,494,130 fr. II numero degli uffiziali delle poste fn in quello
stesso anno di 25,815.
16. II sig. Dupin, quando teste dichiaro che, per solo amore del proprio paese,
egli avea acceltata la carica di Presiclente della Gorte di Gassazione e di Se-
Datore, avea parimenle dichiarato che prima avea voluto compiere piena-
mente 1'ufGzio di esecutore testamentario, confidatogli dal Re Luigi Filip-
po. Nondimeno poco dopo il Dnca di Monlomorency, il Conte di Montalivet ed il
sig. Scribe, colleghi del Dupin in quell' uffizio, dichiararono inuna loro let-
tera, pubblicata nello Spectateur, che il mandato del sig. Dupin non era
ancora compiuto ne di fatto ne di diritto.
17. La povera exregina di Ude, venuta dall' Oriente in Inghilterra a di-
fendere invano la sua causa dinanzi alia Compagnia dell'Indie sua spoglia-
trice cd al Governo, si era poco fa recata a Parigi con gran pompa di cor-
teggio. Ma pochi giorni dopo il suo arrive mori. Essa fu sepolta con gran
pompa nel cimitero musulmano (che la Reginaeradi religionemaomettana,
della setta cui appartengono per lo piu i Persiani) ; ma senza Fintervento
ufticiale del Governo come desiderava taluno, il quale credeva che essendo
essa Regina doveva avere onori reali. Ma (secondo che narrano alcune cor-
rispondenze) il Governo francese interrogd sopra ci6 1'Ambasciatore inglese,
il quale non mostr6 approvare la cosa.
18. Abbiamo gia discorso altra volta dei Negri che la Francia intende tras-
portare nelle sue colonie come liberi lavoratori , e delle difficolta che a
questo disegno oppone I'lnghilterra. Ora accadde, secondo che narra I'lndc-
pendance Beige, che due navi da traffico della Casa Regis di Marsiglia erano
andate a caricare Negri sulle coste atl'ricane , per eseguire 1' intenzione del
Governo francese. II comandante inglese, che voleva vedere in quel carico
una violazione delle leggi contro la tratta dei Negri , non si oppose al ca-
rico, ma decise di far seguitare le navi da un legno inglese, il quale dovea
visitarle in alto mare. II che avendo conosciuto il comandante francese ,
fece sapere all' inglese che, se voleva eseguire il suo disegno, egli avrebbe
fatte scortarelenayidaduefregate, eche, dibuono o mal suo grado, il carico
sarebbe giunto alia Martinica, dov'era destinato, e dove difatti i Negri sono
gia arrivati. Di che il comandante inglese credette bene di non fame akro,
CONTEMPORANEA 509
rendcndo di ogni cosa consapevole il suo Governo, il quale dicesi che sia
sopra ci6 in pratiche col Governo francese.
19.11 Moniteur de"28 Dicembre pubblica un Trattatodi amiciziaedi com-
mercio tra la Francia ed il Regno di Siam. Fu conchiuso il 15 Agosto del
1856 e ratificato il 24 Agosto dell' anno seguente. Secondo il Trattato i Fran-
cesi ^odranno cola delle grazie concedute alia nazione piu favorita ; ma
specialmente e da notare 1'articolo 3 che concede ai Francesi nel regno di
Siam « la facolta di praticare la loro religione pubblicamente e liberamente,
di fabbricare chiese in siti destinati dal Governo del luogo, d' accordo
col console francese. I missionarii francesi avranno la facolta di predicare,
d' insegnare , di costruire chiese , seminarii e scuole , spedali ed altri pri
ediflzii in qualunque luogo del regno , conforme alle leggi del paese. Essi
si aggireranno liberamente nel regno, purche abbiano carte autentiche del
Console francese, o, in sua mancanza, del loro Vescovo, col visto del Gover-
natore Generale residente a Gsangkok ».
NOTIZIE VABIE 1. ( Da nostra corrispondenza ) Parlamento inglese — 2. India
inglese — 3. Cina e Concincina — 4. Erzegovina — 5. Conversioni neiPHol-
stcin — 6. Questione del Ducati dtftiesi.
1. 4 "11 Parlamento inglese siradunera il 4 del mese diFebbraio e nelle
sue tornatc il Palmerston dovra sostenere una lotta assai difficile. Egli do-
vra proporre una legge di riforma parlamentare. Ma la Nazione in gene-
rale e fredda sopra questo riguardo, e inoltre sara difficile il con ten tare il par-
tito radicale. La questione del rjordinamento del Governo deli'Indie e irta di
difficolla anche piii formidabili. Si sa che il Minislero proporra di coslituire
un Consiglio puramente consultative, presieduto da un Ministro di Gabinetto,,
il quale sara responsabile come Ministro degli affari indiani. Ma ci6 rende-
rebbe 1' Impero Indiano soggetto alia lotta dei partiti della Camera dei Co-
muni. In sostanza la Camera dei Comuni governera 1' Impero Indiano per
mezzo della responsabilita del Ministro. Dunque tutte le opinioni ed i pre-
giudizii politici, sociali e religiosi degl' Inglesi avranno piena influenza nel
Governo deli'Indie. II gran diffetto dei Governi costituzionali e che essi sono
governi di partiti , e che i Ministri sono sempre partigiani. Questo difetto
diventa poi pericplosissimo, quaiido i partiti di un paese governano un al-
tro paese abitato danazioni pienamente diverse della Nazione governatrice.
Le cariche poi e gli impieghi nell' Indie saranno pure sotto la medesima
influenza parlamentare, che regola'la distribuzione delle cariche e degU
\ La corrispondenza di cui diamo questo brano non ci e giunta a tempo per essere pubbli-
cata nel passato quaderno. Essa contiene inoltre una bella dcscrizione del Leviathan, la quale
pubblicheremo nolle Piotizie scientifiche del futuro fascicolo. In quest'occasione notiarao gli er-
rori incorsi nella stampa di alcnne passate corrispondenze inglesi. A pag. 75-1 del Vol. 8.° di
questa serie,Hnea ^7, togli queste parole: nella Sessione del -ISSS-oi; a pag. 755, liiiea ^6 in
vece di per leggi piu; a pag. 755 invcce di Wetcalfe leggi Metcalfe; a pag. 637 dello stesso
Vol. linca 71 invece di Lord leggi Duca di Norfolk. (Ifc'a de' Compilatori) .
1)10 CRONACA
impieghi in Inghilterra. Quale sara il risultato di questa influenza? Abbiamo
veduto mandarsi il Generale An son al comando dell' esercito delle Indie di
300 mila uomini, solamente perche egli era membro di una gran Famiglia
del partito Whig, perche aveva molti parenti nel Parlamento, e perche egli
era carico di debiti. Egli aveva fatto le sue campagne alle corse di Epsom,
<Ii Newmarket ecc. e nei Club di Londra. Gosi probabilmente accadra molte
alire volte in simili casi, quando i partili della Camera govern ino 1'ludia.
E bisogna no tare che Lord Palmerston e essenzialmente partigiano, e che
egli e capace di fare qualunque cosa per ottenere im buon successo parla-
mentare. Ognuno vede questi pericoli, i quali daranno materia a gravi di-
scnssioni nel Parlamento.
« Intanto il Ministero Palmerston ha vacillate alquanto nella pubblica opi-
uione per la nomina di Lord Glanricard ad una carica nel Gabinetto. Gli
antecedent di questo signore sono pessimi e scandalosissimi. Anche le per-
sone meno scrupolose fremono di questa nomina. Ma egli 6 Whig Palnier-
stoniano, ed amico intrinseco del Palmerston ; e questi tiloli bastarono per
innalzarlo alia carica importantissima di Ministro di Gabinetto. Lord Clan-
ricard difendera i provvedimenti ministeriali nella Camera dei Pari, mala
sua nomina nuoce al Ministero.
2. « La disfatta soslenuta nell'India dal Generale Wyndham fu grave assai
ed avrebbeprodotlorisultati tristissimi, se il Generale Sir Colin Campbell non
avesse intieramente messi in rotta i vincitori. La diflicolta della campagna
e ora intieramente nel regno di Ude. Intanto giungono rinforzi dall' Inghil-
ierra. La mortedel Generale Havelock eccita in Inghilterra il pin vivo ao-
lore come di una grave perdit?. Ma si crede che il General Campbell ba-
stera da se per condurre a buon ternrine le operazioni militari contro iri-
belli. 1 periti nell' arte militare ammirano specialmente la maestria, colla
quale egli libero gli Inglesi di Lucknow. Le difficolta presenti derivano dal
numero enorme dei nemici in paragone della forza inglese. 11 Generale Wyn-
dham si Iasci6 sorprendere ; pare perci6 che egli non sia snfficientemente
sperimentato nell'arte della guerra. Ma le truppe europee si sono mostrale
finora capaci di vincere i soldati indigeni, anche quando questi furono mol-
to piu numerosi. Nel regno di Ude i proprietarii delle terre, iZemendari,
si sono ribellati; il che rende le condizioni di quel paese piu gravi di quel-
le delle altre province indiane. Alcimi d.'cono che nasceranno nuovi guai.
Ma sernbra piu probabile che le truppe le quali arrivano ogni giorno dal-
1'Inghilterra, b?steranno per ridurre I'lmpero indiano ah" obbedienza. » Fin
qui il nostro corrispondente.
Le piurecenlinotizie dell'India non sono si chiare che senepossaritrarre
un giudizio netto sopra lo stato delle cose. Secondo alcuni dispacci sembra
confermarsi che Sir Colin Campbell voglia ritirare per ora le truppe dal
regno di Ude pienamente ribellato, e attendere invece a pacificare il resto
dell'India. Altre notizie invece paiono indicare che egli raduni soldati alle
frontiere occidental! di quel regno e precisamente alia frontiera occidental
presso Furruckabad, dove i ribelli si sono arrestali in gran uumero, dopo aver
costretto gl' Inglesi ad abbandonare quella fortezza. Ci giungono pure novelle
CONTEMPOUANEA
di due vittorie riportate dal Generate Outram e dal colonnello Seaton in duo
scontri coi ribclli. Ma 1'importunte non ista in qucsti falti d'arme staccali:
bensi nella stagione dei caldi e delle pioggie, la qimle si avvicina, comin-
ciando essa nell'Indiacol mese di Aprile. Se in questo frattempo le cose non
si quietano, e da temere clie non cresca Fagilazione e la rivolta.
Altro caltivo siutomo per Favvenire sono le maUUtie cheinfieriscono nel-
FesercHo iuglese.Xoi leggenimo gia in un giornale die la morle cagionata,
sp:cialmente da dissenterie, col|)iva circa mille soklali al mese. Ora il Pays
ci annunziapure die la morlalila e grandissirna nell'esercito inglese, eche
un priuo convoglio di 400 ammalati, die sara seguito da parecchi altri, e gift
arrivato a Suez, dove forse si fondera uno spedale. Un giornale di Londra
dice che g!i ammalati da trasportarsi sono piu di sei mila. E chiaro die il
clima dee essere micidiale, quando i convalescent! si trasportano a Suez dal-
1'Indi? , dove certo non mancano ospedali nelle citta inglesi.
Leggiamo poi nell' Unided-Service Gazette, giornale militare di Londra,
che essendo necessarii piu di 60 mila uomini per compiere 1' armamento
dei varii reggimenti di linea, non si sa come trovarli, giacche la voglia di
andare a combattere nell'Indie si e ora molto diminuita nel popolo inglese.
3. Fino da un mese fa il Times ci anmmziava che Canton, mentre egli
scriveva , era forse assalita e presa dalle forze riunite degli Inglesi e
dei Fr?ncesi. Ma finora non ci fu dato di saper altro che il numero dei
legni da guerra che bloccauo il porto , e i disegni die vi sono di proce-
dere colle cattive, poiche alle buone il Mandarino Yeh, Governatore di Can-
ton, non si e voluto arrendere. Gli europei si sono intanto impadroniti
seiza resistenza dell' isola di Honan. Gli Americani ed i Russi non pren-
deranno parte alle otfese, benche abbiano ricevuto gli uni e gli altri. un
duroriliuto, condito di ironia, di entrare in Canton come mediator! di pace.
Sara certamente cosa curiosa il vedere alle prese 5 mila Inglesi e 900
Francesi con una citta di un milione di abitanti, che conta 225 mila sol^
duti. Si crede die gli Europei saranno, loro mal grado, aiutati dagli oltre
a 50 mila ladri che in tale occasione ci narrano i giornali essere accor-
si presso Canton, come uccelli di rapina, sopra un campo di battaglia.
L'ammiraglio inglese ha per6 avulo cura di avvisare con sue gride i I po-
polo di Canton di non mescolarsi nella lotta dei soldati dei due paesi, as-
sicurandolo che in tal caso egli sapranon solo risparmiarlo, ma difender-
lo ancora da quetle migliaia di ladri che lo minacciano. Una strana noti-
zia ci da intanto il Times, il qualeci narra essere giunto dalla Gina a Lon-
dra il generale inglese che doveva comandare 1' assalto di Canton. 11 detto
giornale crede che egli sia venuto per convincere il Governo dell' impossi-
bilita di assalire con si poche forze quella grande citta.
Sembra poi certo che un'armata francese dee pure recarsi nella Cocinci-
na, per chieder conto a quei barbari delle crudeli persecuzioni mosse gia
piu volte e specialmente della crudelissima, con cui ora inh'eriscono contro
i cristiaiii e i missionarii. A quest,' anna ta, a richiesta del Governo francese,
si unira pure un corpo di soldati spagnuoli: il quale,secondo I'Espana, sara
composta di 1,400 uomini che sono ora alle Filippine e di una batteria di
artiglieria.
CROXACA CONTEMPORANEA
4. Gontinuano i raoti in molte province della Turchia europea; cioe nel-
la Bosnia, Servia , Albania e specialmente nell' Erzegovina , dove i gior-
nali chc narrano i particolari della ribellione dicono ctie vi sono perfino ban-
de di piu di due mila ribelli. I Montenegrin! poi vi hanno preso gran parte;
il che toglic molta forza ad una protesta del Principe Danilo, da lui mandata a
Cjstantinopoli, nella quale egli dichiara che non ha colpa nella sommossa.
Finora nonsipuo prevedere nulla deH'avvenire, specialmente perche non si
sa bene donde provengano gli incoraggiamenti ai ribellati. I quali se fos-
sero lasciati soli, e probabile che presto sarebbero ricoodotti al dovere. Vero
£ che, se laPorta non pone una volta frerio alle intollerabili esigenze del
Pascia, i quali spolpano i Gristiani con vessazioni ed imposte di ogni ma-
niera, questa sola ingiustizia continuata puo dare, anche senza cercare altre
ragioui, coraggio sufGciente a quegii infelici quasi ridolti dalla loro miseria
alia disperazione. Se non aliro quell' oppressione sara sempre un buon ar-
gome'nto in mano a quanti, o per un motivo o per un altro, credono che
quelle province europee e cristiane non istiano bene sotto il dominio della
Porta.
5. Ne! giornale dei Debats del 22 Gennaio leggemmo una molto consolan-
te notizia data solto la guarentigia della Correspondence Bullier, che dice
cosi « Nell' Holstein e ora accaduto un t'atto che cagion6 qualche stupore.
Parecchi personaggi segnalali sono passali dalla religione luterana allacat-
tolica..Il capo di una delle prime famiglie della nobilla holsteinese, ilConte
Hahn di Neuhaus, fratello della Contessa Ida Hahn-Hahn, si rese caltolico in
Salzbourg, seguendo 1' esempio del Professore Stein dell' Urn versita di Kiel,
che 1'anno scorso si convert! parimente al Gattolicismo con tutta la sua fa-
miglia. Uu altro membro dell' alta nobilta deU'Holstein, il figliuolo del Gonte
Blome di Salzau e della Principessa Bagration, si e pure reso cattolico ».
6. La questione dell' Holstein si agita ora dinanzi alia Dieta germanica,
la quale ha gia dato il suo primo volo favorevole ai Ducati per mezzo del
relatore della giunta federale. La relazione propone d'invitare la Danimarcr
a porre la Gostituzione dei Ducati in armonia colla Gostituzione federale, e
ci6 in breve tempo. I varii Govern! tedeschi pero non poterono tiuora pro-
cedere al voto detinitivo, perche alcuni inviati di piccoli Stati non^ oano
ancora ricevute le istruzioni dai loro Governi. Dices! che cio abbia recato
dispiacere alle Potenze maggiori che erauo desiderose di tinir presto 1'af-
fare; e che ora si pens! di modih'care ilregolamento della Dieta in guisada
togliereai piccoli Slat! il modo di opporsi colle loro lentezze alia prestade-
cisione degli affari. Ma ora non ci e piu altra questione che di tempo, es-
sendo eviclente che il voto federale sara contrario alia Danimarca. Perfino
si pretende che sia stato gia incaricato 1' Annover di occupare colle truppe
federal! i Ducati nel caso che ia Danimarca non renda loro giustizia. Que-
sta dal canto suo crede di aver fatlo piu di quello che doveva in favore
dei Ducati, e non pare disposta a cedere, siccorne si pu6 ricavare dal dis-
corso recitato dal Ue nell' apertura delle Camere. Pare dunque probabile
che la questione si dovra appianare in qualche congresso, in cui prenda-
no parte come mediator! i grandi potentati non ledeschi;
IL FRATE
Fu chi disse che il titolo e per un libro ed anche per un artico-
lo quello che per 1'uomo individuo e il proprio nome. La quale ana-
logia,nonpuo negarsi, ha molti riscontri verissimi, come si potreb-
be agevolmente mostrare, cominciando dal fondamentale, die e il di-
stinguere tra loro glindividui dellastessa specie, nel che alia fine &
posta la ragione ultima d' imporre i nomi. Nondimeno tra il titolo
di un libro ed il nome di un uomo vi ha, sotto un altro rispetto,
piuttosto opposizione che somiglianza ; stante, che dove per un uo-
mo il chiamarsi Caio o Mevio non avra nulla che fare colla fortu-
na che esso trovera in questo mondo ; per un libro al contrario e
per un articolo, il titolo che esso porta in fronte vale buone tre
quarte parti della fortuna che lo aspetta riella repubblica letteraria,
Di che a noi pare che facciano con molta accortezza quegli scritto-
ri, giornalisti segnatamente, i quali, trovato che abbiano un titolo
nuovo, ghiotto, piccante, credono di avere compiuta la massima
parte della loro bisogna ; e forse non s' ingannano, in quanto che
con cio solo si sono assicurato il gradimento di tutti quei candidi
lettori, i quali non sogliono andare oltre al titolo, per maritenere
forse sempre intatto il loro candore. Di qui veniamo nel pensiero
jche ottimo consiglio sarebbe aitanti libri, che si stampano intorno
Serie III, vol. IX. 33 18 Febbraro 1858.
51 4 IL FRATE
all'arte di scrivere buoni libri, aggiungerne alcuno intorno alTar-
te d'inventare bei titoli, dai quali dipende in tantaparte la fortuna
dei libri.
Ora noi davvero mostriamo d'ignorare perfino 1'abbici di quest' ar-
te, quando con tanta bonarieta mettiamo qui cosi spiattellato in
fronte alia prima pagina: II Frate\ non ci accorgendo che con cio
solo condanniamo Forse lei e le seguenti sorelle omonime ad essere
saltate a pie pari da piu di un lettore. Deh ! se il ciel vi salvi I che
senno e codesto? E chi volete che si dia pensiero a' di nostri di fra-
ti e di fraterie, quando il mondo spregiudicato e progressivo, spo-
gliatolo scoglio del medio evo e forbitosi di quella vecchia ruggine,
di una cosiffatta generazione invisa non tollera neppure il nome ;
torce il muso ed aggrinza il naso alia sola afa che gli fa quella la-
na gross! era, della quale fiuta il sito mezzo miglio lontanoPe se
pure si acconcia a sostenerne qualche drappelletto qui o cola, cio e
solo per ora, ed in quanto pu6 trarne qualche servigio materiale
alia custodia di un cimitero od al servigio di un ospedale: acondi-
zioni sempre, ci6 s'intende da se, che i frati gli costino meno
dei fattorini e dei manovali anche d' infima nazione. Se dunque ci
saltava il grillo di trattare una materia cosi poco affacentesi al
gusto del tempo moderno ed urtarne cosi bruscamente le suscel>
tivita dilicate, vi mancava egli modo di ammorbio'ire , almeno nel
titolo, la crudezza di queH'argomento? Per figuradi esempio: Isa-
cri sodalizii minislri di civilla; ovveramente: Le consorterie reli-
giose ulili alia civilla, o qualche cosa di somigliante sarebbe stato
un passaporto abbastanza sicuro per fare incedere, senza mold la-
menti, qualche articolo intorno ai frati, veduto soprattutto la ma-
gica efficacia che nel nostro tempo ha acquistato a farsi largo nel
mondo quella parola civilta, eziandio quando le fosse appiccata ap-
presso la qualificazione di cattolica. Come dunque trarre in mezzo
con tanta sicurezza, e gettare in viso ad un pubblico colto ed ita-
liano, senza un riguardo al mondo, quel tilolo su cui tante accuse
si sono addensate, tente sospizioni, tante ire e, peggiori ancora
delle sospizioni e delle ire, tanti sarcasmi ? II Frale ! ma ci e da
IL FRATE
Fame basire dallo sgoaiento piu di un lettore, e da fargli gettare il
quaderno dalla finestra, o, con miglior profitto in questo tempo
invernale, da farglielo buttare nel cammino.
Tuttavolta se il nostro titolo e poco prudente e niente artifi-
zioso, avra almeno il merito di essere molto schietto , siccome
quello che fino dalla prirna parola vi viene a dire cio, di cbe lo
scritto deve parlarvi, senza quella gherminella vulgare di accen-
nare in coppe e dare in bastoni. Sel'argomento non vi garbpg-
gia, e voi potete passare oltre, senza curarvene piu che tanto. Ma
se avrete la pazienza di durarla per una mezza dozzina di pagi-
ne; chi sa? forse troverete la cosa meno sguaiata, meno vieta e,
quel che piu monta, stretta agli interessi dei nonfrati, assai piu
di quello che altri a prima vista potrebbe immaginare.
Perciocche non e nostra intenzione tesserequi 1'apologia e molto
meno il panegirico degli Ordini religiosi. Che volete ? se ne sono
fatte tante ed in comune e per singolo, che oggimai sarebbe tem-
po sprecato il cominciare da capo per chi ha voluto capirla , e piu
sprecato ancora per chi non ha voluto, e che certp non cangereb-
be giudizio e vezzo pel ripeterle che vorrebbe fare nelle sue pagine
la Civilla Caltolica. Messi dunque dall' un dei lati apologie e pa-
negirici, vogliamo piuttosto ragionare alquanto di una cosa viva,
freschissima che abbiamo tutto il di sotto degli occhi, in condizio-
ne di desideratum e di semplice voto dove i libertini non prevalgo-
no ancora, ed in condizione di fatto o compiuto o vicinissimo a
compiersi, dovunque .essi sono divenuti padroni del campo. Voglia-
mo cioe discorrere di quell' odio cupo , di quella rabbia feroce che
lo spirito di ammodernamento ha mostrato sempre e mostra tutta-
via contro ogni generazione di religiosi, senza distinzione di sesso,
di uffizio, di esterno abito o d' interne abitudini ; e voi ci permet-
terete di abbracciarli tutti sotto la universale appellazione di Frati,
dando a questa voce quel senso piu largo che comunt'mente le si
suole dare un po' per istrazio , un po' ancora pel non sapere a cui
essa si appartiene in proprio. Versino nella campagna o nella citta,
vestano lana grossa o fina, si radano il mento o portino barba prolis-
316 IL FRATE
sa, vadano scalzi o calzati, siano I neri fraticelli, i bigi o i bianchi,
vivano di antichi lasciti o di giornaliere limosine , siano addetti ai
ministeri apostolici o vachino alia contemplazione ed alia salmodia,
sia una schiera di dotti che coltiva le sacre discipline, sia un pu-
gno di monachelle, il quale ignorando tutti ed ignorato da tutti, al
tin, tin, della nota squilla notturna
surge
A maUinar lo sposo perch6 I' ami ;
tutte codeste differenze ci sono a dirittura per nulla. La sustanza e
che come prima un paio di dozzine di Cristiani si riuniscono in un
ostello comune per vivervi, secondo i consigli evangelici, alia loro
guisa-, e tosto la patria e dichiarata in pericolo, le parti civili stril-
lano, i giornali si arrovellano, i Parlamenti scagliano leggi, i Go-
verni si arrabbattano per eseguirle, e non si ha posa, se non quando
si e ingiunto a quelle due dozzine di abbandonare issofatto le loro
cose, la loro casa e la loro cassa, se ne hanno, al Fisco-, di scioglier-
si, di sbrancarsi , sotto pena ecc. ecc. Bene inteso che se altri ma-
schi vogliono riunirsi per altri fini, fosse pur quello di cospirare
contro la pubblica cosa; se altre femmine volessero far vita comu-
ne per qualunque altro intendimento, non esclusone il pessimo:
se maschi o femmine ( che sarebbe cosa piu. naturale ) volessero
attrupparsi per costituire una Compagnia tragica, comica od eque-
stre, un Governo ammodernato non vi potrebbe trovar nulla a ridire,
se non forse vi dovrebbe trovare non poco a favorire. E in ogni ca-
so la liberta a tulti e per tutti non e il primo elemento del vive-
je civile ?
Ora di codestanimiciziaappunto,cosi sfidata,cosiirreconciliabile,
vorremmo qui niente piu che cercare le cagioni e gli effetti, restrin-
gendo questi ultimi alia sola parte che ne viene all' universale, eper
giunta quasi nel solo giro dei beni materiali od economici. Cosa,
come vedete , al tutto nuova ; e la quale nulla non ha che fare coi
-volumi polverosi delle vecchie apologie fratesche. Cosa poi abba-
stanza rilevante, com'eogn' inchiesta di cagioni prime, che euffizio
IL FRATE 517
della filosofia, ed ogni previsione di effetti remoti, la quale e parte
precipua della prudenza. Che se di un fenomeno fisico, talora ap-
pena discernibile e di piccolissima levatura, e purecosi lodevole pei
filosofi naturali 1' investigare le cagioni ed il prevedere gli effetti*,
crediamo che molto piu abbia ad essere pel filosofo civile (e chi
non e filosofo civile nel nostro tempo?) 1' esame di un affetto e di
un sentimento , che hanno invaso il cuore e le menti di tanta parte
della moderna societa che pregiasi di cultura, e dei quali le con-
seguenzesi fanno sentire, come vedrassi, bene al di fuori della cer-
chia dei presi di mira direttamente.
Ma appunto dalla somiglianza dei fenomeni naturali , di cui si cer-
cano con tanto studio le cagioni e gli effetti, siamo ammoniti che
primo nostro debito in questa materia sarebbe mettere in sodo il fat-
to, per non imitare quei fisici poco accorti, i quali si stillano talora il
cervello a fabbricare teoricheper ispiegareun fenomeno maraviglio-
so, inventato e narrato per giuoco da un giornalista, che non sapea
come altrimenti empire r ultima pagina o 1'ultima colonna del suo>
giornale. Or quanto al fatto, cui noi vorremmo esaminare, ci sem-
bra che potremmo passarci dal mostrarne la verita; tanto esso e co-
spicuo, solenne, attestato dalla storia e dalla esperienza; e per poco
non se ne potrebbe recare ad argomento la nausea stessa che in piu
di unorecchio schifiltoso destera quellostesso titolo: 11 Frate. Guar-
date! questa voce, che in sustanza e sinonima o meglio e accorciamen-
to di fratello, e che ai nostri padri suonava si riverita e si cara, og-
gimai in certe orecchie ed in certe brigate equivale a qualche cosa
di altamente invfso e spregevole: ad un indistinto di furberia, di
egoismo, di triviale oziosita gatidente, di prepotenze soppiatte, d'i-
pocrisia farisaica e di tutto quei resto che ne avrete udito le cento*
volte. Talmente che chi recasse in dubbio il fatto di quelle ire an-
tifratesche dalla parte della societa progressiva cd illuminata, da-
rebbe vista di non sapere affatto nulla del mondo presente ed an-
cora meno di nulla del passato. Dei libri soli, in cui quei veleno fu
stillato a gran copia, se ne potrebbe fare una numerosissima bi-
blioteca j e senza essersene ancora, quanto sappiamo noi, costituita
518 IL FRATE
una con quella specialita d'intendimento, sembra che quei libri non
siano studiati dalle sole tignuole ; e vi vanno a pescar largamente
quei tanti che si tolgono il canco di raffazzonare alia moderna le
vecchie declamazioni e le cento volte smentite calunnie.
Che quelle poi e queste non fossero mere chiacchiere, ma abbia-
no avuto i loro effetti, variamente larghi,secondo chele varie circo-
stanzehan permesso, potrebbe chiunque il voglia vederne coi pro-
prii occhi I'argomento di fatto. In ogni citta di qualche momento, e
piu assai nelle grandi e nelle grandissime voi non camminerete cinque
contrade, cbe non vi venga osservato un antico monastero o conven-
to,che,cacciatine gliantichi abitatori, ha ricevutola piu o meno o-
norevole destinazione di casa privata, di pubblico spedale o ricovero,
di ufficio governativo, di teatro, di magazzino, di opificio, o di caser-
ma o prigione, che e il piu frequente. Ecosi quegli edifizii coi nuovi
usi, a cui furono deputati, vi dicono in loro favella che le famiglie, per
cui servigio erano stati inrialzati , non erano in deliciis dei potenti e
dei prepotenti del loro tempo; i quali le ebbero in si grande uggia,
che per cavarsi quei pruno dagli occhi non esitarono un istante, es-
si depositarii e vindici della giustizia, di calpestare in faccia del mondo
iprincipii piu elementari della grastizia.Ne alcuno pu6 ignorare da
cui si consummasse, sul declinare del passato secolo, quell' immenso
latrocinio che nei tempi andati,almeno quanto allasua vastila, non
avea esempio. Fu la grande rivoluzione francese che dalla Senna ri-
versatasi, come una lava vulcanipa, sopra 1' Europa orientale e nor-
dica, la prima opera che compi fu schiantare dalle radici quanto vi
avea di famiglie claustrali incamerandone i beni, deputandone a
profani usi le case e sperperandone come polvere al vento le perso-
ne. Con cio essa non faceva che compiere il gran fatto da lei mede-
sima iniziato qualche lustro innanzi nella Francia, nel Portogallo,
nella Spagna sopra uno speciale ed a lei ed altrove piu inviso so-
dalizio, quando la rivoluzione, prima di scendere nelle piazze, baz-
zicava a fidanza di donna e di signora per le Corti, e si spianava la
via colle mani medesime di quei Principi, a cui fu pietosa poscia a
concedere l'esilio,contentandosi di mieterne una sola testa sul pati-
IL FRA.TE 519
bolo.Quello che fece'la grande harmo fatto poscia le piccole rivolu-
zioai moderne elepiccine, cominciando dai Conventi di Argovia e
dalle suore del Sacro Cuore di Torino, e faranno le seguenti fmche
ce ne saranno ; perche tutte hanno in corpo il maladetto spirilo del
frate vituperoso da cui fur figliate^ il quale lego in perpetuo fidecom-
misso ai suoi discendenti 1' odio arrabbiato e feroce a quella vita
claustrale, che, pure scagliandolo dal suo serio, gli avea raddoppiato
in fronte il raarchio infame delf apostasia. Ne per invesLire i chio-
stri vi fu uopo che le rivoluzioni montassero al loro parosismo del
macellitumultuariialla manieradeiSeMem&n'sJiparigini. Quelloanzi
fu sempre il primo passo eil men tempestoso nello stadio dei pubblici
sconvolgimenti. I Titani mostruosi e truculenti, che eompaiono al
quarto o quinto atto della tragedia, sdegnerebbero come troppo fa-
cili vittime gl' inermi religiosi e le suore imbelli : questa e porzione
anticipata dei primi Donchisciotti della liberta, i quali fatte le loro
pruove in quella materia cedevole, aspettario di essere alia loro volta
spenti e stritolati, come i Girondiui poetici e sentimentali, dalla
scure dei Robespierre.
Ed appunto perche 1' abolizione dei chiostri e lo sperpero dei
claustraii si attiene ai primi passi delle rivoluzioni, non vi e stato
uopo per vederli che queste inoltrassero molto innanzi-, ma e ba-
stato talora che si mostrassero appena , perche quell' abolizione e
quello sperpero si comiriciassero fino dalle prime mosse con buoni
auspicii: salvo sempre ai Zambianchi presenti, passati e futuri la
facolta di trastullarsi cosi per un passatempo coi macelli di S. Cal-
listo, quando nel processo degli avvenimenti ne salti loro la fan-
tasia. Chi ricorda cio che per questo capo si tento e si compi
nel quarantotto, vi vedra il riscontro di cio che si era tentato nel
trenta, e si era piu che tentato nel ventuno; e sempre collo stesso
ritornello, che ogni pubblico subbuglio comincia e talora e anche
solo annunziato dal dare addosso ai frati ed alle suore. II solo Bel-
gio avrebbe potuto essere una eccezione a questa regola generate ;
e cio per 1'indole speciale del movimento che ne cangio le condi-
zioni politiche, e per la qualita degli uomini che lo condussero. Ma
il crollo, dato novellamente in quel paese alia cosa cattolica, toglie
320 1L FRATE
ogni titolo a quella eccezione, e porge pur troppo una conferma a
quello che noi diciamo. Perciocche, come tutti sanno, il primo mo-
vimento plateale, che per somma ingiuria strappo di mano alia mag-
gioranza cattolica il suo diritto,per conferirlo al pugno di mestatori
che avean prevaluto cogli urli e colle sassate -, quel primo movi-
mento, diciamo, fu originato dallo sgomento messo nella parte li-
bertina dalla legge di carita, gia sul punto di essere sanzionata dalle
Camere. Ora il gran peccato di quella legge dimorava in questo
che , agguagliando essa il claustrale a qualunque altro cittadino ,
«d il ehiostro a qualunque altra associazione, gli facea abilita di
possedere ed accettare donazioni e lasciti in pubblico servigio. E
questo medesimo circondato da tante ispezioni e revision! e con-
trolli governativi, che allo stesso protestante Guizot per poco non
parvero piu del bisogno. Tuttavolta eziandio quel poco sembr6 cosi
stranamente insopportabile alia parte libertina che , gridando con
quanto ne avea nella gola , il Belgio star per cadere nella balia dei
frati, essa si gett6 a scombuiare le citta e le campagne, riportan-
done quel trionfo che non pu6 mai fallire alia forza bestiale ed ar-
dita, venuta alle prese colle irresolutezze e coi tentennamenti della
paura che ha quasi perduta la coscienzadei proprii diritti non meno
che dei propii doveri. Talmente che, dove per tutto altrove gli sfoghi
delle ireantifratesche furono i primi passi dei libertini prevalent!, qui-
vi quelle ire furono il mezzo di prevalere-,echipuo indovinare vio-
lenze sacrileghe,acuiessisi abbandoneranno, come prima si saran-
no assicuratidi star fermiin sella? Essi faranno n& piu ne meno di
quello che per due terzi ha gia compiuto il libertinismo piemonte-
'•se-, il quale probabilmente compira 1' altro terzo che vi resta, non
foss' altro che per mostrare il nessun eonto, in che tiene la parte
clerical©.
II fatto adunque e innegabile ed il solo recarlo in forse sarebbe
ridicolo. Esso poi, perche la cosa s'intenda bene, potrebbe espri-
mersi in questi o sorniglianti termini : Molta parte della moderna
societa e quella segnatamente che, pregiandosi di cultura progres-
siva, vagheggia non so che perfezionamenti sociali e religiosi, quella
parte , diciamo , e invasa fino all'intimo delle midolla da un odio
IL FRATE 521
cupo e feroce verso tutto che sappia di claustro e di claustrale. E
benche talora la prudenza le imponga di dissimulare quell' avver-
sione, eziandio coll infingimento e colla ipocrisia, essa nondimena
la schizza e direm quasi che la trasuda da tutti i pori, lasciandone
vestigia indubitate nella storia falsata,nei paralogismi della scienzar
nei placid della economia sociale , nella letteratura , nella poesia 7
nelle arti, nel teatro, nelle abitudini medesime della vita, e per fino
nei ricordi e comenti blasonici di qualche prosapia illustre. Ove poi
avvenga che quella parte, per diritto o per traverse, acquisti abilita
d'influire cornunque nella pubblica cosa, e piu ancora se le venga
fatto di prenderne il maneggio, voi potete porre ogni cosa, che il
primo uso che ne fara, sara appuntoper ispazzarsi d'attorno 1'invi-
so fratume. II farlopoi con piu o menodi avventatagginee di acer-
bitapl recarvi maggiore ominore apparenza di giustizia, o diciamo
piuttosto di legalila che non e lo stesso-, il comperarsi a quest'uopo
la penna imparziale di uno scrittore probo o di un giornaiista co-
scienzioso; 1' assoldare le sassaiuole degli scolari o gli urli incom-
posti della canaglia; il rinfocolare le gelosie di un sodalizio contra
1' altro, per poscia mandarli a spasso 1'uno appresso dell'altro,ov-
vero il soffiare sospetti d'invasione nei troppo creduli depositarii
del potere, perch£ questi, schermendosi dai neraici finti, siano piu
agevolmente sopraffatti dai veri -, tutte codeste sono arti squisite
di onesta strategia, e versano solamente circa modum. Ma la su-
stanza e che quella parte libertina, fin che non le e dato ope-
rare, ruguma dispettosamente le sue ire, e ne sfoga quanto ne puo
colla parola scritta o stampata e con altri mezzi soppiatti, nella cui
scelta non suole mirare per le sottili •, come prima si vegga in pu-
gno il potere, e tosto non vede 1'ora di adoperarlo a dar pascolo
a quei troppo lungamente compressi sdegni-, e per6 sempre e do-
vunque Tavvenimento di quella parte al potere e sinonimo di Bando
ai Frati ed alle Fraterie.
Ora di questo fenomeno appunto noi vorremmo provarci a cer-
care le cagioni occulte •, che e appunlo come se un filosofo na-
turale, con suoi fornelli e storte ed acitli e sali, si mettesse ad inve-
822 IL FRATE
stigare le cagioni della forza ripulsiva che vigoreggia tra due su-
stanze,che non ci & verso da farle stare Tuna accostodell'aHra. II li-
bertino ed il frate! sono comeil polo artico e Vantart.ico; e T accop-
piare 1'acqua ed il fuoco, il nero ed il bianco vi verrebbe fatto piu a-
gevolmente, che 1'amicare quei due elementi cosi ripugnanti tra di lo-
ro. Di questa ripugnanza dunque vorremmo cercare le cagioni •, ma
primadi farlo, fia pregio dell'opera sgomberarci la via da un pregiudi-
zio, che. occupando le menti del lettore, potrebbe far dare alle nostre
parole un senso piu ampio assai che noi loro non vogliamo dare, col
rischio di farci appiccarelitigio con cui meno vorremmo.
Noi dicemmobensi che quella generazione di libertini eprogressisti
ha per quinto elementoqueiravversione feroce allefraterieneH'am-
plissi mo senso della parola, qualunque colore poi vestanoe qualunque
regolaprofessino.Ma non dicemmo che chi partecipa a quell' avver-
sione sia libertino e progressistanel senso, onde sono intese al presen-
tequegli appellativi . Sarebbe come a dire che chiunque k attratto del-
le gambe, e uopochesiatirato in carrozza-, senza che sene possa infe-
rire che chiunque vain carrozza sia attratto delle gambe, potendo be-
nissimo avvenire che quel veicolo, necessario per la sua infermita ad
uno, sia adoperato da unalfro per cagione altutto diversadall'a in-
fermita. Ora, posto che nella societa moderna vi sia quella genera-
zione di fratofobi,diciam cosi, per propria vocazione del loro stato-,
supposto che sia sparso nel mondo un nugolo di libri e libercoli e
quaderni e quadernetti,lasciato in prezioso retaggio dall'altra gene-
razione omogeneache la process e, era naturale, era inevitabile che
a moltissimi si appiccasse quell' avversione come per esfrinseco in-
flusso, senza averne per nulla 1' interna,radice. II quale effetto non
rechera maraviglia a chiunque sappia, come in questo mondo sono
ran assai quelli che pensano colle loro teste, ed i quali, uditi i giu-
dizii delle altre, sappiano sceverare il vero dal falso e formarsene
un loro proprio. I piu, e starem per dire quei che sono piu tronfi
della propria indipendenza, pensano e dicono quello cheodono pen-
sarsi e dirsi dagli amici, coi quali usano , dai libri chesogliono ave-
re per le mani.Dateci pertanto un uomo anche onestissimo, leale e
IL FRATE 523
vogiiamo eziandio aggiungere buon cristiano,il quale per questo ca-
po abbia quasi solo ascoltato quei fratofobi che dicemmo sopra, e non
abbia letto che libri del medesimo senso; supponete per giuntache
per condizioni special! non abbia mai avuto orcasione di certificar-
si delle cose coi proprii occbi •, e voi troverete, non che possibile,
ma agevole eheronestissimo, 11 leale, il buon cristiano misverra e
spiritera all'idea dei frati, e di certi frati, piu che non farebbe il
bambolo sotto le coltrici alia minaccia del folletto e della versiera.
A questi dabbenuomini avremmo mal garbo ad appiccare il sonaglio
di libertini e di progressisti: nulla meno! noi li lasciamo stare dove
stanno^ese al lettore avranno un po' vista digoccioloni e dibalordi,
non e certo per colpa nostra. II piu che possiamo dire, non sappiamo
bene se per loro scusa o per loro conforto, e il ricordare, che poi dei
cosiflatti ce ne sono tanti ! Ma il nostro intento e 1'esaminare il fe-
nomeno a rispetto di coloro, nei quali esso e naturale e precede
abintrinseco.
Dei quali parlando saremo dispensati, speriamo, dal benigno let-
tore di esaminare quelle cagioni che, a giustificare le loro ire in-
nanzialla gente onesta, sogliono recare essi medesimi: cagioni che,
a sentire essi, sono un fiore di zelo per V onore della Chiesa, di
spasimi per la umanita sofferente, di ditirambi pindarici per 1'inci-
vilimento del mondo. Sono scede da sbellioarne dalle risa, se il
troppo grave argomento lo consentisse. Non sono gia i Frati, ve-
dete, che essi abborrono : e il loro scadimerito, le loro infram-
mettenze nelle cose secolaresche, i loro ozii beati, e i pingui pos-
sedimenti, e gli stipendii pei sacri ministeri,e lo strappare a titolo
di limosina per fino il pane di bocca al poverello : cose tutte di
grave scaridalo alia gente e che haano bisogno presentissimo di ri-
forma. Qual riforma poi vorrebbero indurvi, si potrebbe imparare
da un loro corifeo di trista memoria, che appunto per correggere
e riforraare, sono oggimai due lustri, un particolare sodalizio , gli
rivers6 sul capo cinque grossi volumi di libello il piu infamatorio
che si- vedesse mai al mondo da che si scrivono libelli infamatorii;
e per ultima conclusione dannavalo allo sterminio, imitando Tarte
curativa di Bertoldo,il quale, per guarire il suo cliente dal dolore
S24 IL FRATE
di capo, proponeva il mezzo sicurissimo di troncargli il capo.Le-
pido poi era lo spediente proposto per rilevare i claustrali dal
loro seadimento e da ritrarli dalle iriframmettenze secolaresche!
Si mettano di proposito a caldeggiare col senno e colla mano
1' impresa del fare T Italia, delf ottenere indipendenza nazionale
e liberta civile , negozii, come tutti sanno, spiritualissimi ed e-
minentemente ascetici, ed allora la parte libertina si riconciliera
coi frati, dara loro 1' amplesso fraterno, ( T accolade fraternelle di
grande uso nellaConvenzione francese del 93), lasciando loro non-
dimeno il pensiero di campare senza rendite, senza stipendii e senza
limosine. Che poi a questa maniera di riforma essi mirassero e mi-
rino, se non ad altro apparisce a questo che, come prima qualche dis-
graziato , cedendo a quelle suggestioni sacrileghe, frangendo i vo-
ti giurati a Dio ed alia Chiesa, si fu gettato all'apostasia ed a tutte
!• sue conseguenze, alle quali il sesso gentile non era maiestraneo;
questi fu onorato, festeggiato, stipendiato da non aver bisogno ne
di rendite, ne di stipendii, ne di limosine : il che si poteva,perche
eran rarissimi e conveniva allettarne degli altri. Non vi par dun-
que che e proprio lo zelo di riforma che gli fa avere in uggia i fra-
ti? riformateli tutti alia maniera del padre Gavazzi, e i libertini ne
saranno i protettori e gli avvocati.
Lasciamo dunque da parte codeste commedie inventate per ab-
bindolare i gonzi : noi, perche la Dio merce non siamo gonzi e non
crediamo tali i nostri lettori, volgiamoci a recare le vere cagioni di
quella nimista, quasi vorremmodire naturale, che e' accesa tra il li-
bertino ed il frate, che sono come il diavolo e 1'acqua santa, senza
che resti dubbio a cui appartenga la prima rappresentanza. Ma noi
ci accorgiarno che, volendo scrivere 1'introduzione ad un articolo,
abbiam fatto, senza avvedercene un articolo, che puo considerarsi
come introduzione ad una materia da trattarsi in piu d'uno. Con-
Vferra dunque soffermarsi qui per continuarla nei venturi quaderni,
augurandoci che i lettori non si vorranno gravare di questi inter-
rompimenti che sono condizione inseparabile da un PeriodicO. Del-
la rassegnazione poi del Frate ad aspettare rispondiamo noi, sapen-
do che sua virtu principale dev'essere la pazienza.
COSMOGONIA NATURALE
GOMPARATA COL GENESI
Sono gia corsi alcuni anni da che noi manifestammo il pensiero
di trattare in una serie di articoli della Cosmogonia e della Geologia,
per compararle alle dottrine del Genesi, toccando per avventura
alcuna cosa eziandio intorno alie tradizioni di alcuni antichi popoli
gentili (do. Call. I Ser. Vol. VI, p. 89 ). Talvolta ci e stata rara-
mentata questa nostra parola. Abbiamo per piu cagioni differito :
ora poniam mano all' opera, e facciamo pensiero di occuparcene piu
o meno stesamente, secondoche il consentiranno le circostanze e di
questo periodico e di chi si assume tale incarico.
Noi dunque ci proponiamo di esporre in questi articoli coll' aiuto
delle scienze umane, le principal! fra le conclusioni avverate ed am-
messe dai moderni scienziati, e fondate sopra i fatti fisici e geolo-
gic!, intorno ai primi tempi del mondo, ponendole a riscontro di
quello che sopra tale argomento ne insegna la rivelazione e la tra-
dizione piu antica. *
I sistemi geologici o cosmologici d' una volta .erano castelli in
aria, palazzi di fate, edifizii senza fondamsnto o con fondamsnto
troppo deboleasostener tanta mole. Si e fmaimenteconosciutoche
526 COSMOGONIA NATURALE
bisognava piu e meglio studiare i fatti ; ed in questo studio COD
sommo ardore sonosi occupati molti valenti Daturalisti. Alcuni fra
questi, disgustati de' sistemi e de' fabbricatori di mondi, passando
all'estremita opposta, banno voluto raccogliere senza piu materia-
li per gli arcbitetti futuri. Ne vorremodi cio biasimarli, tanto piu
che il loro esempio non pu6 divenir contagioso; ed assai piu da te-
raersi e il metodo opposto; mercecche non molti tra gli uomini di
studio sono di questo umore, che paghi di radunar pietre, matto-
ni e calcina, lascino altrui la gloria di edificare. Non k poco se
contentinsi trarre da'fatti le sole conseguenzelegittime,quellecioe,
che, o necessariamente o con gran probabilita, ne conseguono. Di-
fatto anche a'nostri giorni si propongono da alcuni strane bizzarrie,
bencbe non abbiano, a quel che pensiamo, gran numero di seguaci,
o perch£ e assai generale il disgusto di questi sogni d' infermi, o
perche chi e tuttora di tal genio ama piuttosto divenir caposcuo-
la e farsi un mondo da se, a costo ancor di viverci tutto solo co'suoi
pensieri, che militar senza gloria sotto gli altrui vessilli. Ma assai
generalmente i geologi de'nostri giorni stabiliscono sulla base de' fat-
ti un certo numero di conclusioni generali rispetto alcune princi-
pali questioni geologiche, comeche non tutte sieno ancora da tutti
ammesse. E invero, se tanto importanti sembrano alVuomo le inda-
gini geologicbe, se queste eccitano cosi viva la curiosita e per av-
ventura piu die altra scienza naturale, egli e per le conseguenze
che se ne aspettano; egli e perch£ la geologia si occupa intorno al-
le rivoluzioni di questo globo da noi abitato •, perche si studia di
dar ragione delle modificazioni di esso, de'fenomeni che in esso os-
serviamoj e precipuamente per le relazioni che hanno le sue con-
clusioni con le tradizioni religiose. Que' geologi de'nostri giorni, i
quali da un gran numero di accurate osservazioni traggono con-
clusioni piu o meno probabili, non possono senza ingiustizia, cio
cbe s'e fatto de' loro predecessori, paragonarsi agli auguri, di cui
diceva Cicerone, cbe era meraviglia se un coll' altro incontrandosi
trattenevan le risa-, ne diremo che ricercando nelle viscere della ter-
ra essi nulla piu ne abbian tratto di vero, che gli antichi Romani o
COMPARATA COL GENESI
i modern! Hovas del Madagascar o altri barbari dall'esplorare le vi-
scere degli animali.
Le piu important! di queste conclusioni andrerno qui raccoglien-
do e confortando di prove. Ci faremo lecito d'interporre qua e Id
qualche nostra osservazione o pensiero-, ma ove esponiamo leosser-
vazioni ed i pensamenti degli altri li citeremo con fedelta, allegan-
do non di rado le proprie loro parole, fi possibile che cio a tutli
non piaccia, e sia cagione di qualche ripetizione : ma lascian-
do stare, che cosi lo scrittore mostra la sua sincerita, e non cade
facilmente in sospetto di non aver compreso gli autori, i quali cita,
e che non e gran male il far udire da diverse bocche unamedesima
verita; e da por mente che la geologia e tutta appoggiata sui fatti,
che per6 i fatti sono qui tutta la prova, e non potendo chi scrive
sottoporre tali fatti agli occhi di chi legge, le testimonianze fanno
la figura di argomenti, come nelle istorie. Le citazioni non sono
qui dunque utili soltanto alia storia della scienza, come sarebbera
in un' opera di matematica o di metafisica.
Abbiamo parlato di geologia edi geologi, perche principalmente
intorno alia nostra terra, piccolissima, ma a noi sommamente im-
portante, porzioncella dell'universo, si aggireranno le nostre inda-
gini. Non potremo peraltro astenerci dal dire qualcbe cosa in gene-
rale intorno all' universo materiale, del quale, unificato dalla gran
legge della gravitazione universale , e una porzione il sistema so-
lare, come di questo fa parteil nostro globo terracqueo. Del primo
forrnarsi e del primo stato dell' universo, ci6 che in senso proprio
e grammaticale merita il nome di Cosmogonia, non molto diremo,
€ perche cosi conviensi al principal nostro proposito, di comparare
la verita naturale colle dottrine delle sacre carte, ove pochissimo
leggiamo intorno alle origini di ci6 che non e il nostro globo (e per-
che dovremrno ivi leggerlo?) ed eziandio perche poco e timida-
mente possiamo dire di cose cosi sterminate e difficilmente esplo-
rabili da un solo de' nostri sensi.
Al saggio cosmogonico o geologico, che formera la prima parte di
questo lavoro, succedera un commentario della cosmogonia mosai-
328 COSMOGONIA NATURALE
ca, la piu antioa e la piu rispettata delle cosmogonie, ove porremo
a confronto de' fatti geologici ci6 che ne insegnano i nostri libri
sacri. Alcune persone pie rimirano anche oggidi con occhio diffi-
dente e tiip.ido lo studio de' fenorneni geologici , e taluni fra gli
scienziati non amano questo raffroritare delle verita naturali colle
rivelate, ed il citarsi de' sacri test! a proposito di opinioni fisiche.
Mold altri per contrario o sia fra gli studios! delle sacre carte o fra
gli indagatori della natura si compiac-ciono di siffatti confront! e
comparazioni e, se non erriamo, il numero ne Va di giorno in giorno
crescendo. Noi siamo con questi. Oediamo da un lato che le verita
rivelate e le naturali non pbssano trovarsi in contraddizione reale,
tuttoche possano parere contrarie per qualche tempo, sinche le cose
non sieno assai dichiarate; e pensiamo dall'altra parte che la geolo-
gia, quantunque lontana assai dalla perfezione a cui tende, sia nui-
lameho abbastanza matura, per somministrare, come tesle dice-
vamo, alcune solide proposizioni, opportune all' interpretazione ed
eziandio alia difesa della cosmogonia o geogonia mosaica, e per
mostrarsi arnica ed utile alleata delle verita religiose, delle quali da
principle pote sembrare avversaria. Avviene talora che due rag-
getti di luce, emanati da una stessa sorgente, cagionino unendosi
oscurita in qualche porzioncella di spazio : ma per 1' ordinario piu
sono le luci che ne illuminano, e meglio si vede. Piu veggiamo con
due fiaccole che con una-, e se converga la loro luce su certi punti,
sono questi piu illuminati, che non veduti allo splendor di una soL?.
Tre faci possono illuminarci nel buio deile prime eta. Non ne spe-
gnamo alcuna. La prima e la Sacra Scrittura , luce purissima e sen-
za fallo, ma pur non bastante all'oggetto, come quella che ne e
data per illuminarci in altro e piu alto ordin di cose. Purissima tr
splendidissima e la luce gialla del sole, ma non sufficiente a farci
assai conoscere i corpi azzurri o i rossi. Allo studio de' libri sacrr
conviene aggiungere lo studio d'un altro libro, libro scritto ancor
esso da Dio, libro che solo poc' anzi s '& incominciato a leggere e ad
interpretare-, bencbe il linguaggio di questo non sia sempre assai
facile e chiaro , e desso nondimeno la seconda face necessaria alle
COMPARATA COL GENESI
nostre ricerche, e che non poco ci ha di gia illuminato. Allo studio
del globo terracqueo e de' libri sacri, se a tanto ci bastino il tempo
e le forze , terra dietro la terza face cioe le tradizioni de' varii po-
poli : fiaccola e vero alquanto fosca e fuliginosa per le tante favole,
che presso le nazioni diverse avvolgono ed offuscano la luce del
vero, ma che pure congiunta alle altre due pu6 cooperare ancor
essa a dissipare le tenebre.
Non si pretende di ravvivare 1'abuso dell' eta trascorsa e definire-
colla sola scorta de' testi sacri le quistioni naturali , ma soltanto di
rafTrontare colle conclusion! date dalla scienza umana i racconti
delle sacre carte ad alcune tradizioni conservateci dagli scrittori
profani.
Si e creduto un tempo che il Genesi si opponesse colla sua cro-
nologia agli slanci delle speculazioni geologiche. Ma questa diffi-
colta, che era stata in qualche modo rimossa dagli stessi espositorir
del Genesi parecohi secoli prima che nascesse la geologia (lo vedre-
mo or ora), non sarebbe sembrata concludente, se i fatti geologici'
fossero stati piu accumulati, piu esattamente descritti, piu univer-
salmente conosciuti. E alia fine, era egli un male assai grande, se-
ponevansi certi confini a chi tentava volare senz'ali?Malgrado que-
sto , nonv'ebbero anche troppe e troppo fantastiche ipotesi in-
torno alia formazione del globo? Se invece di cominciare dal rac-
cogliere un buon mimero di fatti, esaminarli e compararli, e dili-
gentemente studiare la distribuzione delle rocce, e gli avanzi der
regni organici i quali rinvengonsi in certi strati mineralij. si co-
mincio preposteramente dal fabbricare sistemi , di ci6 non e da
incolpare il rispetto verso i libri di Mose , ma bensi la fretta inop-
portuna dello spirito umano, che ha bisogno di calzari di piombo,
non gia di ali ai piedi. Egli e da por mente, che il vero metodo di
studiare non s' impara cosi presto forse in alcuna facolta-, che
mentre niuno conosce piu di un piccol numero di fatti, ognuno puo-
credere d'averne assai, come il selvaggio nella sua nuda capanna
si crede ricco, finche non ammiri altrovepalagi e ricchezze-, e fmal-
mente che la naturale curiosita ed impazienza degli studiosi gli spinge-
Serie III, vol. IX. 34 18 Ftbbraro 1858,
530 COSMOGONIA >'ATURALE
a voler troppo presto sapere, ad averedottrinefisse e compiule, in
ispecie sulle question! piu grandi e piu curiose, piuttostoche a so-
spendere il giudizio ed ammassare frattanto lentamente e faticosa-
mente de' fatti, di cui non potranno per avventura far uso se non gli
scienziati futuri. Xella chimica e negli altri rami della fisica crea-
vansi sistemi compiuti prima che si cominciasse a sperimentare.
In uno scritto geologico stimabile per altro ed istruttivo, leggem-
mo «I fossili trovati a Verona nel 1517 divennero occasione di una
<c curiosa controversia, un solo soienziato , il Fracastoro , rigaar-
« dandoli come avanzi di animali, che vissero ove ora sono le loro
« spoglie, gli altri corisiderando questa dottrina come inrompatibi-
« le colla creazione mosaica, vi vedevano, come il Mattioli ed il Fal-
« loppio, Tefletto della fermentazione o d'una forza p!astica,o, co-
« me il Mercatie I Olivi di Cremona, de' giuochi di natura prodotti
« sotto 1' influenza degli astri I meno assurdi attribuivanli aldi-
« luvio narrato da Mose 1. » Si vorra credere che il timore di offen-
dere la Bibbia abbia generato quegli stravaganti sistemi intorno ai
fossili? A noi pare che piuttosto avrebbe dovuto fare abortire qnei
parti di una miserabile filosofia. Perocche potevatemersinon siabu-
sasse di quella dottrina per contraddire al racconto del Genesi rispet-
to alia creazione delle piantee degli animali, e certamente i segua-
ciditali sistemi si chiudevano una strada, allora opportuna, a con-
fermare la verita del diluvio mosaico colla testimozianza degli avan-
zi organici, che uscivano del sen della terra. Del rimanentela Cbie-
sa cattolica non e mai intervenuta in queste controversie ed ha la-
seiatoaeiascunodi pensare a suo senno,ed achi piacevasi attribuir
tali spoglie al diluvio di No&, ed a cui ci6 non piaceva, tanto a chi
le credeva avanzi di esseri organizzati , quanto a chi le faceva pro-
durre alle fermentazioni , alle forze plastiche , alle costellazioni o
ad altro.
1 Expose de quelquet doctrines des geologet modern** par M. le Prof. MA-
CAIRE. Bibl. Univ. 1836. Dec. pag. 333.
COMPARATA COL GENESl 53i
Allorche in Verona I'annololT, cavandosi dellefosse per la fabbrica
de'bastioni, trovavansi in copia echini pietrificati, granchi, conchi-
glie e altri corpi fossiliorganici,si saranno al certo fatti in torn o a cio>
non pochi discorsi. Niuno per altro usci allora in pubblico. Lo stes-
so Fracastoro non era che privatamente richiesto del suo parere da
Torello Saraina dottore in legge e studioso delle antichita patriej
compiacevalo il Fracastoro a voce e forse in iscritto, ed il Saraina in-
seri i suoi detti nell' opera latina delVOrigine di Verona, che intitolo-
al suo Vescovo Gio. Matteo Giberti. Ne sappiamo che alcuno si scan-
dalizzasse di quella sentenza $ ma bensi che il libro del Saraina fu
riprodotto in lingua italiana 1. Nello stesso secolo manifestarono la
opinione medesima del Fracastoro, non solo ii Cardano, ma ancora
il Cesalpino in un' opera dedicata a Papa Clemente VIII 2. Anche
1'illustratore del museo del Calzolari (Andrea Chiocchi), benche pri-
ma esponga tutt' altre ipotesi , cita poi con rispetto 1' opinione del
Cesalpino, e riporta con molta lode i detti del Fracastoro 3. Non sap-
piamo se il Mattioli e G. B. Olivi medico Cremonese tenessero per
assai certe ed universal! le dottrine che ad essi attribuisconsi : in al-
cuni luoghi essi sembrano , in ispecie il primo , riconoscere i fossili
organizzati per ci6 che appaiono, cioe per avanzi di esseri viventi :
ma cio poco importa. fi certo almeno che quest' ultima sentenza non
fu rigettata ne per iscrupoli religiosi ne per timore, o sia da essi,
o dal Mercati, o da altri. E come poteva esserlo , mentre alia stes-
sa appoggiati altri mold naturalisti , esempigrazia Fabio Colon-
na e lo Scilla , consideravano i corpi marini disseminati sulla ter-
ra come effetti e testimonianze del diluvio noetico ? II Lancisi ar-
chiatro pontificio, il quale per volere diPapa Clemente XI, pubblic6
e commento la Metallotheca Valicana del Mercati , corresse nelle
note alcune false dottrine di questo, e si studio di provare come
\ Verona 1586.
2De Metallicis, Libri (res, ANDREA CAESALPINO Auctore. Romae JS96,pag.S.
Non parlo di Leonardo da Vinci, perehe i suoi scritti restarono inediti e sco-
nosciuti nno ai nostri giorni.
3 Musaeum Calceolarium Veronense 1622, pag. 407.
•532 COSMOGONIA NATURALS
.anche senza ricorrere al dilavio noetico, puo ammettersi 1'esi-
stenza de' corpi marini nelle terre piu o meno lontane dal ma-
re J. £ poi strana cosa che le strane sentenze del Falloppio si
deducano dal suo rispelto pel Genesi. Questo anatomico celebre si
inostra in filosofia piu ammiratore di Aristotile, che di Mose. Esso
nega 1' origine diluviana de' fossili marim. Udiamone la ragione dal-
la sua bocca. Peripaletici, quamvis concedant diluvium parliculare,
.neganl tamen universale: quare non possumus dicere quod ex diluvio
testae illae habuerint orlum in illo monte ( Volaieranno ) . Non crede
.poi, quel luogo cosi alto esserestato in altri tempi coperto dal mare,
£ percio si volge alle fermentazioni ed alle esalazioni, che produce-
vano orai testacei ora i frammenti de'lorogusci. Aggiunge: Etiam
Jortasse erit dicendum quod ollae seu testae ollarum, quae sunt Ro-
mae in colle illo Testaceo vocalo, fuerint ibi genitae, non autem ab
>antiquis inibi repositae, ut quidam asserunt 2. E pure in alcune parti
di quel colle non pochi frantumi, in ispecie i manichi delle anfore,
mostrano assai chiara 1'iscrizione latina impressa col sigillo dal fi-
gulo alia maniera di tante altre terre cotte. L'autore dell'articolo
geologico sopraccitato soggiunge: « Come si era veduto il Fallop-
« pio attribuire alia fermentazione fino i vasi di terra trovati nel
xc monte Testaccio, per timore che non si trovassero ne' fossili degli
« argomenti contro la creazione Mosaica, si vede con intenzione
1 IHetall. Vatic. Opus posthumum auctoritate et munificentia dementis XI
font. Max. e tenebris in lucem eductum Romae 1719. V. in parlicolare p. 220
c scguenti. II Lancisi con- approvazione del Papa scelsea collaboratore in que-
sto lavoro Pietro Assalti professore di Botanica nell'Arcliiginnasio Romano, il
quale poi diresse al Morgan! una vitarella del Lancisi, inserita nell'Effemeridi
•dell'Accademia Leopoldina perl'anno 1722. Nelle stesse Effemeridi per Vanno
4688, pag. 4i6 si riferiscono le osservazioni fattc nell'Accademia Fisico-Mate-
iiwtica di Roma comunicate al Langenmantel da Monsignor Giovanni Ciampini.
Si confrontarono delle ossa fossili scavate presso Vitorchiano nel Yiterbese con
uno scheletro naturale di un elefante, e si concluse che quelle, come altre con-
•servate in varii musei, apparlenevano a queH'aniniale. « Queste furono » dice
il Brocchi « le prime osservazioni di osteologia fossile comparata, istituite di
proposito >;.
2 De metallis seu fossilibus C. IX.
COMPARATA COL GENESI 533
« contraria il Voltaire negare 1'esistenza di essi fossili, perehe vo-
«• levansi vcdere in essi le pruove di un diluvio universale. Se rico-
« nosce per vere corichiglie quelle trovate nelle Alpi, le attribuisce
« al passaggio de' pellegrini di Siria, che ne tornavano ornati. Se
<c scuopronsi presso Etampes 1' ossa d' una renna e d' un ippopota-
« no, non e, come alcuni pretendono, che il Nilo e la Lapponia si
« dessero rendez-vous tra Parigi ed Orleans, ma senza piii che un
«. dilettante di curiosita avea un tempo conservato questi scheletri nel
K suo gabinetto »: Quanto e verisimilmente interpretata 1'intenzio-
ne del Voltaire, tan to e assurda quella attribuita aH'anatomicomo-
dcnese. £ egli possibile che, nondico il troppo aristotelico Falloppio,
ma il piu scrupoloso scrittore trovasse opposizione tra il raccon-
to Mosaico della creazione e le terre cotte degli antichi Romani?
Del resto queste filosofiche stravaganze, come non apparteneva-
no ad alcuna opinione religiosa, cosi non eranb proprie piu di uno
che d' altro paese. Se il Falloppio in Italia ricorreva alia fermenta-
zione per ispiegare le conchiglie fossili, non insegnava in Germania
simil dottrina 1'Agricola *? Ne molto migliori pensieri manifestava-
noaltri naturalist! della sua nazione nelsecolo XVJI. Plot in Inghil-
terra invocava la forzaplastica, e Lister ricorreva anch'egli un tem-
po agli scherzi della natura. Bertrand di Berna negava che i corpi
marini e le piante fossili fossero quello ehe appariscono, e ci6 nel
1752! (la quistione in Italia era terminata da un pezzo), comeche
poscia mutasse opinione. Se alcuni scrittori italiani nel seeolo XVII
insegnavano, i testacei fossili essere avanzi d' animali, nati nelle
rocce,ove dall' acqua ne erano stati abbandonati i germi, non fu.
questa dottrina riprodotta dall' inglese Luid , e dopo lui dallo sviz-
zero Lang? e nella storia dell' Accademia reale delle scienze di Pa-
rigi per 1' anno 1704 non ci si da per verisimile questa opinione 2 ?
L' uomo di buon' ora propone teoriehe stravaganti e tardi studia i
fatti : 1'astrologia e 1'alchimia hanno preceduto 1'astronomia e la
chimica.
1 De ortu et causis subterran. L. IV.
2 Hist, de I' Ac. R. an. 1703, p. 23.
S34 COSMOGONIA NATURALE
Qaanto & alia religione ed alia Bibbia , esse hanno , se punto
veggo, piuttosto giovato clie nociutoalie ricerobe geologiche. E in-
vero un gran numero di queste si sono falte o per difendere il Ge-
nesi, o per interpretarlo, o ancora per impugnarlo, o almeno per
impugnare qualche sistema, che s'era voluto fondare sopra quel li-
Lro, a cagion d'esempio, quello di Woodward. Senza un testo sacro,
chetrattassede'primi tempi del mondo,in cotali indaginidi solacu-
riosita pochi si sarebberooccupati,ed aipiu,ne senza qualche ragio-
ne, sarebbero quelle parute frivole e di niun conto.Quei medesimi,
ehe per puro amor della scienza si sono dati con grande ardore a
questi studii, io non so se tutti avrebbero cosi operato, qualora non si
fossero ritrovati, a cosi dire, circondati da sistemi, da ipotesi, da
osservazioni,benche al certo incompiute, cui data aveva occasioneil
testo diMose. Si puo aggiungere^he suirautorila di questo credevan-
si,anche ne'secoli meno istruiti, alcune delle principali verita relative
all' istoria primitiva della terra, le quali la scienza non ha provate,
se non in questi ultimi tempi. Ma cio basti per ora avere accennato.
La cronologia di Mose e sembrata, a dir vero, contraria non solo
a qualche ipotesi geologica, ma eziandio a cio che assai general-
mente i moderni geologi deducono dai fatti e sostengono come tesi,
0 piuttosto suppongono qual verita indubitata. Fa di mestieri che
qui alcun poco ci fermiamo, per torre di mezzo un impedimento,
il quale potrebbe per avventura arrestare dal bel principio taluno
de'leggitori, efargli intramettere la lettura, o proseguirla con ani-
mo mal disposto ed avverso. Di cio tratteremo nel rimanente di
questa introduzione.
Se a mostrare fra la verita naturale e la rivelata quella concor-
dia, che non pu6 mancare fra due figliuole del primo Vero, fosse
duopo dare una nuova ma non assurda interpretazione a qualche
luogo della Bibbia, il quale alia fine non tratta di dogma, ne di
morale, o di culto, e del cui senso gli antichi Padri della Chiesa non
convengono; sarebbe questo un gran male? Pare che no. Anche
negli autori piu facili greci e latini si trovano talora difficolta insor-
montabili, le quali poi dileguansi, allorchk il vero senso dell'autore
1 fissato e giustificato dalla scoperta d'un monumento, da qualche
COMPARATA COL GENE SI 535
nuova scoperta di geografia, di storia, ed anclie talvolta di storia
naturale. II verso di Marziale, ove favella di un rinoceronte:
Namque gravem gemino cornu sic extulit ursum V
era inintelligibile, e si e creduto seorret.to, finches non si e ricono-
sciuta da' modern! 1'esistenza de'rinoceronti bicorni, non ignoti
agli antichi Romani. Ma la parola di Dio — Sele parole di uomini
meno illuminati de' loro attuali successor! hanno talora duopo che
crescano i nostri lumi per essere interpolate a dovere; quanto piii
la parola di Quello, che la povera nostra scienza vince e sempre
vincera immensamente ! La Chiesa ha in ogni tempo lasciato libero
il campo agli interpret! disputant! intorno ai varii puntidi cronolo-
gia biblica; benchfe le loro dispute relative all'umana cronologia e
ad epocbe per la religione important!, fossero di maggior momento
cbe non le opinion! risguardanti soltanto la cronologia de' mine-
ral!, delle piante e delle bestie. Ne cito solo un esempio. Secondo
il testo ebraico e la Volgata adoperata dalla Chiesa Romana ed
approvata dal Concilio di Trento, passarono circa 40 secoli tra 1'a
creazione di Adamo e la nascita di Gesu Cristo : ma quanto pre-
cisamente? Secondo Natale Alessandro 4-000 anni, ne piu nfe meno :
secondo il Bellarmino ed il Petavio 398i : se crediamo a Sisto Se-
nese e ad altri 3960 • se all' A Lapide 3963: se allo Scaligero
3950 : se , per tacere di altri , a ci6 che ne insegna S. Girolamo
nelle Queslioni Ebraiche, 3941. La Chiesa Romana tollera del pari
tutte quelle sentenze , ma net suo Martirologio ci fa leggere , che
tra que' due grandi avvenimenti corsero 5199 anni , seguendo la
versione dei Settanta, la cronologia de'quali e stata assai seguita e
nella Chiesa orientale e nella occidentale. Ne poco differiscono nel
compute quegli stessi che seguono i settanta interpret!. Es. gr.
mentre Eusebio Cesariense va d' accordo col Martirologio romano,
Clemente Alessandrino ai loro 5199 anni, ne sostituisce 5624 e
S. Giuliano, Vescovo di Toledo nel secolo VII0, 60 H.
(Sara continuato.}
1 De Spect. ep. 22.
LA CONTESSA MATILDA DI CANOSSA
E
IOLANDA DI GRONINGA
/ BAGNI D' ABANO
II monastero de' Benedettini di Praglia fondato da Maltraverso
de' Conti di Montebello nel 108CF fra i colli Euganei a pie del monte
delle Are, e cresciuto poscia e nobilitato nei secoli XV e XVI, e tal
monumento dell'antica pieta e religione, che gli italiani e gli stra-
nieri, i quali da' vicini bagni d'Abano accorrono a visitarlo, ne ri-
mangono altamente compresi e rneravigliati. E ben a ragione : tanta
e la vastita dell' edifizio, la maesta degli archi e delle logge che tutto
per quattro gran chiostri lo corrono intorno ; la nobilta delle sale
destinate alle pubbliche e religiose adunanze de' monaci ; la molti-
plicita delle celle che gli accolgono ai santi e solitarii recessi : la
magnificenza degli atrii ; la sontuosita del tempio -, la vastita del
recinti ; la riverenza che spirano le antiche muraglie, i lunghi an-
diti, il silenzio de' chiostri, I'armonia, la pace,il riposo che regna
in quel sacro amhito destinato al riliramento, alia contemplazione,
allo studio, ai notturni salmeggiamenti , alia perenne preghiera ,
che levasi a Dio per placare la sua giustizia e per aprire i tesori
della sua misericordia sopra il mondo contaminato dagli errori ,
dalle fallacie , dalle ignoranze , dai malefizii e dalle perfidie del-
1' umana miseria.
LA. CONTESSA MATILDA — I BAGNI D' ABANO 537
Chi entra sotto quegli archi silenziosi -, chi passeggia per quelle
lunghe gallerie-, chi sale a quei pensili giardini-, chi scende in quei
vasti sotterranei sostenuti da lunghi ordini di pilastri , fra i quali
Je strette finestre mettono una languida lace ; chi vede le nume-
rose pile di marmo entro cui ciascun monaco lavora un di le sue
lane-, chi mira le divote cappelle da pennello antico dipinte •, chi
respira quei casto aere che aleggia per quei romiti ricoveri de' santi
sequestrati dal vorticoso aggiramento dei vani desiderii, dei turpi de-
litti, delle avare cupidigie, delle orgogliose e superbe ambizioni
del secolo , si sente rapir 1'anima a sentimenti degni della nobilta
e grandezza della sua divina natura , e dell'eccelso fine , per cui
fu creata.
Ivi fu sempre la santita congiunta colla piacevolezza , il ritiro
conditp dall'ospitalita, la ricchezza benedetta e magnificata dai ter-
rieri e dai pellegrini per le generose beneficenze , che come fmtne
reale usciano da quei monistero a sollievo de'poveri, a conforto
delle vedove e de' pupilli, a sostegno de' vecchi, a guardia delle
vergini , a ristoro delle pubbliche e private calamita. Ivi il nobile
cavaliere crocialo, che passava col suo drappello per ire al con-
quisto del santo Sepolcro; ivi la pia matrona, che pellegrinava alia
tomba de' Principi degli Apostoli •, ivi il Margravio alemanno, sveco
o danese, che scendeva co' suoi guerrieri a difesa della Santa Sede
contro i tiranni che le facevano oltraggio, aveano cortese e largo
accoglimento cogli uomini e coi cavalli.
Ivi ogni giorno accorreano centinaia e centinaia di poveri, che
erano largamente nutriti dai monaci. Fa stupore a veder gli ampli
granai, ove dai feudi e dalle vaste tenute raccoglieasi il frumento
per fare il pane alle turbe accorrenti •, al vedere i forni, le dispense,
le fruttiere, le oliere,i macelli, le officine di tutte le arti e mestieri
in che s' esercitavano co' loro creati ; le stanze de' pellegrini j i
quartieri degli ospiti; le stalle de' cavalli 5 i fienili, i pagliai; ma
sovratutto le tinaie, ove accoglieasi la vendemmia, con tini pel mo-
sto che paiono cisterne, con graticci per le uve in serbo, con torchi
e soppresse e tombini e bigonci, che ben mostrano quant' era il vino
che distribuivasi ogni giorno alle turbe. Le cantine poi corrono
538 LA COINTESSA MATILDA
sotto i lunghissimi chiostri, e vaccisi coi oarri e coi cavalli , e sulle
travi son ritte in dirittissimi tilari le ample botli che contengono
le migliaia di cogna , e paiono a vederle baloardi a munizione di
quelle vie sotterranee 1.
II secol nostro, che trafelando dietro a una civilta artificiale, non
puo intendere la munificenzadegli antichi giorni di naturale gene-
rosita e di fede, grida alia perdizione , allo sciupio, al traboccamen-
to di tante ricchezze inabissate nelle ventraie de'Monaci ; ma egli,
cbe tanto esclama a favore del popolo , non vuol confessare che
quelle opulenze erano una fonte viva di beneficenza pel popolo ap-
punto, che vi attingeva senza rossore, perches aveale in conto di
cosa sua. Ora quelle immense possession! sono quasi tutte in mano
di ricchi mondani , i quali ne rubano i frutti al poverello, e li git-
tano con profusione in vani sfarzi di palagi , di mense, di feste , di
comparse, di giuochi, e spesso di stravizi.
lolanda, calata in Italia sempre a seconda delle verdi rive del
Brenta, venne a Bassano e a Padova, per continuare il suo pelle-
grinaggio verso il Po, costeggiandolo in sulla diritta. Essendosi in-
ternata fra i colli Euganei che allora copriansi tutti di dense ed oscu-
re foreste di roveri, d'abeti e di larici, giunse da Padova, a sole al-
to, fra il poggio di Tramonte e le prata che vi si distendono ai pie-
di. Ivi era il castello di Berengario colle sue brune torri, e coll'am-
pio fosso d' intorno, al quale lolanda non voile accostarsi, poiche
ov' ella vedea ponti levatoi teneasi dalla lunga. Volse invece 1' oc-
chio per tutto in giro a scorgere qualche abituro di contadini ove
ricove~are, e la sua buona ventura gliene fece veder uno grande,
che parea, ed era, d'un'agiata contadinanza. Vi trovo sull'aia al-
cuni fanciulletti che giocavano, e dentro in cucma una bella garzo-
na grande, colorita e gagliarda, la quale con aria modesta e con
modi semplici e^chietti teneasi colca in grembo la testa bianca co-
me neve d' una sua bisavola, che venia pettinando amorevolmente,
e intrecciandole i pochi capelli con un nastro nero percumularglieli
e attorcigliarglieli in capo.
»
1 PJVETTA not. Monast. di Praglia 1854.
I BAGNI D' A BANG
La vecchiona avea valicbi i cento e quattr'anni, ne la lunga eta
aveale tolto il vedere e 1' udito, ne rotti e schiantati i denti in boc-
ca , si ch' ella facea croccare le croste del pane a meraviglia. Era
grande e spiecata della persona, ne portava la vita in arco, ne china
e in tentenne la testa; solo avea di molte crespe in fronte e pel viso,
e risentiasi alquanto delle ginoccbia, e per6 camminava un po'lenta
e con un bastoncello a gruccia cbe le reggeva la vita. Come fa pet-
tinata rizzossi dello serabello, e voltasi alia buona fanciulla disse —
O 7
Ciustina mia, ti ringrazio: Iddio ti rimeriti della carita — Allora
lolanda in abito di pellegrino e col suo cappuccio a gote, fattasi
innanzi, domand6 per amore di Dio I'ospizio per quella notte — Che
tu sia il ben venuto, rispose la vecchia; sotto il tetto della Ghilda, fi-
gliuol mio, il ricetto e sempre. cordiale ; vieni e siedi : le nostre
donne son ite a portare la colezione ai segatori del fieno, ma come
ritornano ammanniranno il desinare : intanto, Giustina, recagli un
po'di pane, mele e butirro da refiziarsi.
La Giustina and6 a un armadiolo, ne trasse di che asciolvere, e
posollo sopra una grossa tavola ch' ivi era di noce. La veccbia gli
si pose a sedere in faccia sopra un trespolo, e miratol bene, disse —
Deb! come tu se' giovinetto e dilicato di compiessione ! onde vieni,
figliuoletto mio, e dove se' tu incamminato?
— Vengo di lontano, le disse, e vo' per adempiere il mio voto pel-
legrinando sino a Roma ai limini de' santi Apostoli Pietro e Paolo.
— Ci fui anch' io ai miei di col mio povero padre, rispose la vec-
chia Ghilda, al tempo d'Ottonell Imperatore, e vidi e venerai i sacri
vincoli di san Pietro nella basilica d'Eudossia, trent' anni dopoquel
gran miracolo, che operarono sopra lo scudiere d'Ottone Magno, il
quale era in possessione d'unmal demonio, e il tocco di quellepre-
ziose catene cacciogliel di dosso. Quando sarai a Roma, bambinello
mio, baciale con riverenza, che non t'intravverra mai sinistro di
malie, di failure, d'apparizioni di fantasmi, d' anime dannate, odi
demoni. Come tu vedi io m' ho i capelli tutti bianchi, eccetloque-
sta cioccherella in fronle ch' e nera come quella di Giuslina, e sai
perche? Oh direttelo io. Engellone, il mio povero marito requiescat,
340 LA CONTESSA MATILDA
apponealo al ritocco di quelle sante catene, il clie avverra anche a
te se le ti saranno poste sul capo. .
A cui lolanda soggiunse — Pregate, madre mia buona, ch' io
possa pervenirvi, baciarle divotamente, ed ottenere pel merit! di
S. Pietro saldezza nella fede, amore ed ossequio verso la Santa Se-
de, e obbedienza al Supremo Pastore, senza le quali non si puo
ottenere la vita eterna.
Ma la vecchia nonna, ch' era gia in sullo sdrucciolo del discorre-
re, continuandosi rapidamente, disse — Ti prometto, ch'io d'aHo-
ra innanzinon ebbi a soffrire,n& potenzadi malie,ned'incantamen-
ti, ne d' infestazioni degli spiriti rei, ch' egli e un gran guiderdone,
sai tu? e un gran privilegio che non 1' hanno'le regine incoronate.
Pensa, figliuol mio! Noi viviamo in una contrada, ch'e malvagia e
ria a' suoi abitatori, poiche si pare aperto che sotto i colliEuganei
v' abbia una delle porte d' inferno.
— Oh come il sapete voi? disse lolanda. Le porte dell' inferno
sono i peccati, e io non seppi mai che vi si entrasse per altra porta.
— Tu se'ancora fantino, ripiglio quell' antica: odi me. A tre mi-
glia di questo monte avvene un altro, che domandasi Abano, da
una rupe del quale sgorga un gran capo d' acqua bollente che for-
ma un laghetto d' acque azzurrone come 1'indaco ; e attorno di co-
testo lago, per Io stravenamento sotterraneo, rampollano e scatu-
riscono a gran getti altre acque bollenti anch'esse; e cosi il lago
come coteste polle impregnano tutto 1' acre circostante di odore di
zolfo, che strozza il respiro in gola, e fumano d' una fuligine densa
e atra che fa notte e scurita e buio da non ci vedere per entro.
Ora dicono i nostri vecchi, che Caino ramingando sopra la terra,
sempre in fuga dell' ombra di Abele, che ucciso avea con unbron-
cone di cerro, giunse qui nel contorno stanco e disperato, e git-
tossi in terra per dormire. Allora la terra si aperse, e Caino spro-
fond6 nelt' inferno : e perocche egli era gigante, Dio suscito i colli
Euganei, acciocche turassero e abbarrassero quell' immensa caver-
na, che gli s' era aperta sotto per inghiottirlo. Caino sentendo co-
cersi e arroventarsi nelle fiamme penaci, punt6 i piedi sulle schiene
i BAGNI D'ABANO 541-
di Lucifero, e colle spalle urta le radici del monte d' Abano e del
monte Ortona, e vi si arrovella sotto, e smania e arrabbia per iscar-
dinarli e convolgerli, di guisa che suda copiosarnente, e quel su-
dore impregnato del zolfo e del bitume infernale, e bollente per le
fiamme che divampano tutto quel corpaccione, gli esce e trapela
pei pori, e impozzanelle intime caverne, e da quelle si travasa per
fessi delle rupi, e schizza dalle vene di sotterra con quel bollore e
quel fumo, ch'io ti dissi. In quelle acque ne pesci guizzano, ne-
granchi notano, ne oche, ne anitre si tuffano, ma dalla densa fu-
mea vapora un puzzo che ammorba.
Arrogi a'coteste acque scaturite d' inferno un' altra infestazione 5-
che sul comignolo dei colli di Tramonte, di Torreglia, di Rovolone
e di Carbonara non di rado apparisce 1'ombra nera di Lamec, il>
quale travola in questi dintorni per ghermire Caino, ch'egli, sic-
come suo sfidato nimico, cerca da sei mil'anni in qua-, ed e ombra-
minacciosa che tiene sempre 1' arco teso per saettarlo, e da tutto it
suo corpo esala fumo e nebbia che forma nugoli vorticosi e scuri ;
e quando chiama Caino, la sua voce e di tuono che rimbomba per
tutte le valli e i dossi de' monti Euganei. Queste maraviglie si veg-
gono a occhio dai nostri uomini, specialmente a luna scema. E
quando il gigante Lamec giugne quassu in vetta al colle di Tra-
monte, dapprima sentesi la terra soffiare come un gran mantaco^
poscia tremarej e tremando squassa tutte le foglie degli alberi, le
quali cascate in terra, si raggricciano, si drseccano, si ravviluppano
pel ventar vorticoso che le accumula e aggira.
Lamec allora spunta suso di terra il cucuzzolo del capo, e i ca-
pelli gli si rizzano tesi e irti come un bosco di lancee, e scuotendoli
s'urtano, s'incioccano e fremono come la bufera che agita la fore-
sta. Allora i cani guaiscono, i tori mugghiano, i cavalli rignano,
i galli stridono, i montoni belano , i topi fuggono e si rintanano.
Lamec alia fine esce con tutla.la persona, e mette un piede sul colle
delle Are e 1' altro sul colle di Tramonte, e lieva si alto che copre
il sole col petto e col capo.
— Nonna, interuppe lolanda, lo vedeste voi mai? che la mi par
cosa di gran spavento a vederlo, e io ci morrei intirizzita.
542 LA CONTESSA MATILDA
— Non t'ho io detto teste ch' io fui tocca a Roma dalle catene
di S. Pietro ? Ebbene, quel toccamento ci dilegua le vision!, ne per-
ci6 io potrei vedere unque mai 1'ombra di Lamec. Anzi tu dei sa-
pere qualmente tutte le spianate che sono intorno alle acque bol-
lenti di Abano sono abitate dalle anime vagabonde degli Euganei,
ch'erano popoli antichi, antichi, fii! i quali vennero laggiu dal ma-
re, ed erano gente cattiva e micidiale. Or questi Euganei, a mano
a mono che moriano, furono dalla divina giustizia confinati a va-
gabondare sino al di delgiudizio per cotesti piani, e vagolano sem-
pre il giorno e la sera, e allo scocco della mezza notte tutte quelle
anime si scagliano a here e a tuffarsi nelle acque solforose, ove ge-
mono esospirano insino all' aurora. Sono spirit! invisibili, e se per
mala ventura passando intoppassero in qualche cristiano, il cristiano
a quell'urto, s' egli e a cavallo, casca di sella, e s'egli e a piedi tra-
mazza in terra, e non puo campare piu di ventiquattr' ore. Che ti
pare, faticiullo mio ? Baldo, il mio povero cognato (egli e gia un
aflare d'ottant'anni, e me ne sovvengo come fosse oggi) veniva dal
monte Ortona in sull'ora calda ed era tutto scalmato, ed ecco sente
urtarsi ; gli treman le ginocchia, gli si torce la bocca, gli s'ingrossa
la lingua, e in luogo di parlare faceva mugolii e bava. I compagni
•ch' erano con esso lui eel riportarono in casa, e dissero alia Enge-
larda — Comare, gli ha tocco un'anima di certo, e Baldone vostro
£ spacciato — II poveraccio mori nella notte. Tuttavia sai tu in
quante io m'abbattei a' miei di? Per me egli era come Y urto d'un
moscherino, poi ch'io fui benedetta dalle catene di S. Pietro 1.
Coteste anime confinate da Dio quando le hanno sete entrano
nelle capanne e beono quant' acqua c'e ne' secchi, asciugano gli
abbeveratoi delle bestie, e talora insino alle cisterne. Anche vanno
1 Emilio Sauvestre, narra che ad Auray avvi la stessa supers tizi one. Una
giovane, egli dice, entro in casa piangendo e tremando — Che fu? — Ah mio
padre attraverso stanotte il piano di Pluvigner, in cui vagolano le anime, una
in passando 1'urto, cadde di cavallo, ed ora eel portan moribondo. Io cercava
<ii consolarla ; ma essa gridava — morra fra poco, perche I'anima 1'ha tocco —
Venne il medico e dichiaro ch' era un colpo apopletico.
I BAGNI D" ABANO 543
pe' granai e tramestano le fave col panico, i fagioli colla spelta, e i
piselli col frumento. Talfiata si chiudono nella madia e uon lasciano
lievitare la pasta : poi Dio ci guardi, else ci adocchino i bambini !
Tu li vedi smagrire ed appassire come i fiorelli del campo : o torco-
no e strabuzzano gli occhi, e smaniano e si contorcono, o copronsi
di croste, ch' egli e un pianto a vederli. Eh! che ti pare? Sono al-
tresi beffardi, e fanno di molte giarde alle genti, come di dar lora
il gambetto e scappucciano ; nello scender le scale fan loro smue-
ciare il piede e le tombolano da cima a fondo : se tu hai fretta d'en-
trare in casa, gittano nella toppa un sassolinetto, e gl'ingegni della
chiave non giocan piu nelle molle, e ti viene la stizza, e dei chia-
inare il magnano che sconficchi la serratura. Sono le anime, che
fanno adombrare i cavalli, che mettono il capereccio ne' muli, e li
conficcan li sull' uscio di stalla che non li moverebbe 1'argano. La
state si fan mosche, si fanno cimici e danci noia; si tramutano in ta-
fani e pungono co' loro aguiglioni i cavalli 5 si fan vespe, si fan ca-
labroni e mettono in furia i tori e i giovenchi ; ma il piu conver-
tonsi in talpe e guastano i prati; in topi e rodon le avellane e le
noci: in tignuole e bucherano i panni lani; in tarli e sfaiinan le
tavole-, in bachi e magagnan le frutte; in somma son tristi quant1 er
possono,e non vale scongiuri, non vale incanti, non vale canzoni,
ma e oggimai venuto il tempo che tutte coteste tregende debbano
diloggiare dalle nostre contrade.
— Oh come farete voi? disse la lolanda. lo non ci veggo rimedio.
- II rimedio c'e; e verracci dalBarone di cotesta signoria, ch'e
uomo di gran ricchezza e d'eminente pieta : egli e il Sir Maltra-
yerso dei Conti di Montebello, il quale ha in animo di fondare a pie
di questo colle un tempio alia Vergine Maria e un moriistero ai mo-
naci di S. Benedetto, ed ha perci6 gia chiamato dal famoso moni-
stero di Pollirone il padre Iselberto per fare gli apparecchiamenti ^
anzi se appresso desinare tu vorrai vederlo, egli dee passar indi per
visitare le falde del monte dell' Are, ove disegna di porre le fonda-
menta delPedifizio '.
1 PIVETTA pag. 34.
LA COMESSi. MATILDA
lolancla ne fu consolata, peroccbe ella sperava da Iselberto consi-
gli e indirizzi pel suo pellegrinaggio e F attendeva con desiderio.
Intanto com'ebbe preso un po' di ristoro, gia cominciavano a ritor-
nare le donne dai prati per accendere il fuoco ed apparecchiare il
.pasto ai mietitori, i quali come fu la mezza terza passata , rivenne-
ro alia capanna colle loro falci in ispalla. Erano fra loro tre vecchi,
nati della Ghilda, con sette loro figliuoli, gia uomini d' oltre qua-
rant' anni, e tutti con bei giovanottoni, piu d' uno de' quali era gia
sposo e n' avea bambini ; ondeche fra le donne, le putte e le fan-
x:iullette coi mascbiotti, era una famiglia di trentasette persone. A
mano a mano die giugneano, deposte le falci in un luogo deputato,
si faceano innanzi alia Mamma grande, e inchinatala davanle il
Jjuon giorno con riverenza e amorevolezza figliale. Poco appresso
siassisero a tavola tutti gli uomini da un lato e le donne dall'altro:
a capo era seduta la Ghilda, la quale come regina della mensa , ve-
nia servita la prima: ad alcune altre tavolette sedeano i fanciulli e
le puttine : due spose recavano i messi alia tavola maggiore, ed al-
tre due facean le porzioni e mescean bere ai piu piccoli. Vedeasi
un ordine e una pace mirabile in quella numerosa famiglia, ove le
cognate viveano in buona armonia fra loro, e attendeano alia mas-
serizia ciascuna alia sua volta ; a quella ch'era di settimana tutte le
altre obbediano , porgeano aiuto, e compiano le faccende assegnate
-con uno avvicendarsi regolato e discreto. Quelle che poppavano i
bambini, ove tardasse una cognata a venire, governavano anco il
.suo, e nutrianlo del loro se.no con sollecitudine quasi materna.
Le giovani falte pasturavano ai prati e per le ripe i buoi da gio-
go-, aiutavano i segatori del fieno , i mietitori del grano ; vendem-
miavano , portavan le corbe dell' uva al tino , facean la frasca pel
bestiame da serbare alia vernata : le pulzellelte menavan le capre
ai corbezzoli e ai frassinelli su pei greppi del poggio , o le greg-
giuole delle pecore alle pascione del piano. Le spose poi altre avean
cura della canapa e del lino , lo maceravano , lo maciullavano , lo
filavano e tesseanlo nelle stalie il verno ; altre si travagliavano in-
lorno alle ocbe, alle papere, all'anatre, alle gallme , alle uova e ai
I BAGNI D ABANO
pollicini ; tutte poi davan mano al bucato , alia dispensa, a conser-
vare il lardo che non irrancidisse, a fumare prosciutti, a insaccare
mortadelle e salcicce , a impastare e infornare il pane, ad avviar la
cucina. Onde che quella famiglia era come un piccolo Stato che pro-
cedeva ordinatamente a legge , e mantenea gelosa le assuetudini e
le costumanze della domestica tradizione 1.
La lolarida, in sembiante di pellegrino, fu posta a tavola in mez-
zo ai due pid vecchi e servita subito dopo la vecchia nonna , e da-
tole il rniglior boccone: e perocche beeasi a quei di in un solo bic-
chiere che giravasi intorno , essa 1' avea prima di tutti , e dato il
buon pro ai commensali , assumeane il suo bisogno e passaralo al
vicino. Com'ebbero desinato, il piu vecchio, il quale prima di porsi
a tavola aveva intonato il Benedicite , al rizzarsi recito YAgimus, e
tutti risposero YAmen facendo il segno della Croce. Fu sparecchiato
dalle fanciulle in un attimo : la Giustina aiuto la bisavola , e con-
dussela a sedere sotto la pergola che adombrava 1'entrata; due al-
tre raccolsero i rilievi del pane e del companatico e uscirono a con-
solarne una tormerella di poveretti che attendeano sotto il noce ,
eh' era grande e fronzuto dinanzi all'uscio della rimessa delle vac-
che. Nalda la ricciuta ch'era una delle due limosiniere , tutto a un
tratto si spicca dal noce , corre verso casa , entra in fretta , da di
mano alia piletta dell'acqua santa , e fatto giomella della mano , se
ne spruzza in viso e la versa in sul sogliare dell'uscio.
— Che fai , Nalda? dice la Giustina: oh perch6 spruzzi? che c'e
egli di nuovo? La Nalda ponendosi il dito a bocca — Zitto, rispose:
fra i poveri venne la Baugulfa; tu sai stregonaccia ch'eU'e: ora vo'
per un pane bianco, di quelli dalla croce , e glielo porto acciocche
la se ne torni contenta: altrimenti la ci potrebbe fare di gran danni
ai bambini delie cognate — e detto questo e rientrata in dispensa ,
1 Nella Venezia e nella Lombardia non sono rare in campagna coteste fa-
miglie patriarcali assodate nel timore di Dio, nella semplicila,neH'ordine e nel-
Paniorc. 11 Maggiorengo e la Reggidora sono i clue pcrni intorno ai qtiali s'ag-
gira il pacifico andamento della famiglia.
Serie HI, vol. /.Y. 35 22 Fibbraro 1858.
546 LA CONTESSA MATILDA
e preso il pane e portato alia riputata Strega fu un lampo. Nel dar-
gliele, disse la Nalda con buon viso — Te, Baugulfa mia , e godi
quesLo pan bianco per amor nostro — La donna guardo la giovi-
netta COB occhio giulivo, e baciando la croro incisa sal pane — - Va,
disse, che tu sia benedetta, fanciulla avventurosa: non andera guari
che tu sarai cbiesta dal. piu bel giovane e ricco di Monte Rosso ;
ne malia ne fattura tocchera mai il limitare dell' uscio tuo.
La Nalda torno in fretta a Giustina, e le narr6 sorridendo il pro-
nostico, aggiugnendovi — Cotesto pan bianco ci campera un pezzo
i barnboletti dalle slregherie di costei : se avessero fatto altrettanto
la Diomara e la Gandolfa nostre vicine non averiano avuto a pian-
gere i loro figliuolini j perocche Tuna e 1'altra in luogo d'accoglier
benignamente la, Baugulfa e regalarla di buon pane, Tuna attizzol-
le incontro un canaccio e 1'allra negolle un po' di farina. Non 1'aves-
ser mai fatto! La strega si volse alle loro capanne, si morse le dita,
squadrolle a coma contro di quelle , e parlotto fra denti non so
quali imprecazioni. Due giorni appresso il bimbo di Diomara, ch'e-
ra uu fiore , ed aveva le guancette di latte e rose , ed era si gras-
soccio che p area un pane di burro , comincio a sbadigliare , a tre-
mare tutto quanto, a non voler piu la poppa, talmente che divenne
mingberlioo, seccuccio, co'labruzzi biancbi e fini fini, con un certo
colore cenerognolo e certe odcbiaie a cerchiello livido come inchio-
stro , che par.ea proprio un lucerloletto assiderato. Ma il fantolino
della povera Gandolfa, te Tho a dire? Divenne gonfio come un'otre,
floscio, giallo, con quelle sue goterelle cascanti e flaccide come due
cenci.; dirugginava le gengive, torceva gl.i occbi che avea cotti in
fronte. La tapina della madre chiamoEriberta, quella vecchia mam-
mana che sa tutti li secreti dell' erbe , tutte le virtu de' minerali ,
tutti i misteri de' contraveleni, la quale come ha veduto un bambi-
no la ti sa dire-, quest! ha i bachi, quegli ha il lattime , quest' altra
ha il mai benedetto, costui fu mai bailito e cotesto ha la tarantella.
Or la Eriberta , visto il bambino della Gandolfa disse : qui ci vuole
scongiuri e non medicine; e intinto il dito nell'olio di santa Giusti-
na unsegli a croce la pozzetta dello stornaco, e tolta Tacqua santa
I BAGNI D' ABANO 547
gli spruzz6 la bocca. Mirahile a dire! cugina mia. La creatura co-
mincio a contorcersi come una biscia, a mandar fuori bava e sfhiu-
ma, e a gorgogliare come chi ha il rantolo 5 le si gonfio il collo che
parea la si soffoeasse , e poscia aperta la bocca si diede a rec^re
topi morti e rospi e lucertole , e gomitoli di capelli , e forcine e
spilli , che mai la piii strana cosa. Eh ! coteste diavolaece di stre-
ghe a che san condurre un bambino ! Dio ci guardi dal fistolo -, ed
egli ci conviene fare buon viso alia Baugalfa , che gran merce
per noi l.
Mentre la Nalda narrava si fatte capestrerie, il padre Iselberto
giunse alia capanna coll'architetto e coi maestri, i quali ivano pro-
veggendo il monte delle Are , per vedere il sito piu acconcio , e le
plaghe piu dolci, e le correnti delle arie piu fresche, e ii terreno piu
sodo che non sia soggetto ad acquitrini o a gemitii sotterranei che
impozzino sotto le fondamenta. Com' ebbero ben considerato e scas-
sato intorno , e affondato co'picconi di mold tombini per tentare le
vene del suolo a parecchie braccia , rimasero tutti a una voce di
scegliere appunto lo spazio che oggi occupa il celebre Monistero di
Praglia, che nel latino barbaro di que' tempi chiamossi Nostra Si-
gnora di Pratalea, forse per le praterie che le si distendono innan-
zi dal lato di tramontana 2.
II padre Iselberto, mentre i fossaiuoli cavavano cola intorno, di-
lungossi alquanto per far motto alia vecchia Ghilda •, e vedutala se-
dere aH'ombra, le disse — Che si fa, Nonna? II buon giorno a voi:
avete desinato con appetito? — Meglio che mai, rispose, che lo sto-
maco macina ancor bene; e s'egli non mi da carne, mi da vita:
chi si rincarna e qui la Giustina e le altre fanciulle di casa che ogni
cibo ya loro in succo e le mi son fresche come rose. Beneditemele,
1 Queste superstizioni regnano anche oggidi neU'Ernico, e avvi un paesello
in Valle del Sacco che tiensi abitato da coteste fattucchiere , le quali pitoc-
cando agli usci, le raadri nascondoao i bambini, e fanno a quel'.e di larghe ele-
mosine acciocche non li streghino.
2 PITETTA ivi pag. 34.
548 LA CCWTESSA MATILDA
Padre mio, che le crescan buone e timorate — E vi campino an-
ch'esse cent'anni, interruppe ii monaco.
— Eh tulta grazia di Dio, soggiunseGhilda, ho gia tocco li cento
e quattro, e per questo pochino che ci ho a vivere mi sto riguar-
dando il sole piu che posso qui fuori all' aria aperta. Dite un po',
Padre mio, stamane ci e rapitato un pellegrino, che se ne va sino
a Roma : gli e si giovinetto, ed ha un'aria si dilicata e si belli modi
e cortesi , che pare proprio un santerello: vorreste voi accoglierlo
nella vostra brigata e condurvelo a Pollirone, ond'egli poi conti-
nuerebbe il suo viaggio?
- Volentieri , nonna mia : ci ho appunto il cavallo di fra Bsr-
nardo che riman qui pe' lavori , il quale si dovrebbe condurre a
mano. Ov'e egli il pellegrino? chiamatelo.
La Giustina and6 per esso-, e come don Iselberto lo vide venire
con aria tanto graziosa e onesta, conobbe di subito ch'egli era gio-
vine di buon lignaggio , e voltosi a lui , disse — Buon damigello ,
come ti chiami? — Lando , rispose la giovane — Ebbene vuo' tu
venire con esso me sino al monistero di Pollirone? — Gran merce,
riprese lolanda, io recherommelo a favore sommo — Dunque, sog-
giunse Iselberto , fa di trovarti domattina qui sull' uscio della ca-
panna, ch' io passer6 allo spuntare del giorno.
II domani furono a cammino , e il monaco facendoselo cavalcare
a lato, iva interrogandolo donde venisse: perche saputo ch'egli ve-
*iiva di Moravia ed avea corso buona parte della Germania, il ri-
chiese di novelle dell'Impero, intorno alle quali lolanda rispondeva
con molto senno e discrezione, lamentando i trambusti e le desola-
zioni che cagionavano le guerre crudeli d'Arrigo contra la Sassonia
e la Turingia.
— Quella povera Germania , disse Iselberto , mi fa proprio com-
passione. Ell' e la piu nobile, franca e leale nazion d'oltre monti, e
con ci6 generosa, prode e robusta in guerra. Essa era giunta alia
jnaggiore sua gloria e potenza per Ottone il Magno, per Errico il
Santo e per Arrigo il Nero : e il presente Ggliuol suo la stanca , la
conculca, 1'opprime, e il peggio si e che la tiranneggia nella parte
T BAGNI D' ABANO 549
piu sacra e gelosa delle nazioni qual e laFede. Costui ha fatto clella
Chiesa il piu sozzo e nefando mercato vendendo a prezzi ingordis-
simi le Sedi Vescovili, le abazie, i priorati, i canonical!, le ammini-
strazioni degli spedali, e tutto ci6 che v'e di santo in terra i. Ne
perche tu vegga, giovinotto mio, tanto strazio delle cose sacrate, tu
dei farti a credere, che le genti ecclesiastiche sieno tutte ghiotte e
avare: ma io ti pfego che tu consider! come 1' uomo e udmo, e ove
s'aggiunga alle ree inclinazioni della sua corrotta natura 1'impulso,
anzi lo sprone, T uomo prevarica la legge piu facilmente. Ora il mon-
do va gridando contro la cupidigia e 1' avarizia de' cherici , quando
egli e il ghiotto e 1'avaro, e per ingordigia si assume quell' autorka
e quel potere ch' egli non ha , ne aver puote che per ragion della
forza rubando i beni della Chiesa, e vendendoli al miglior offerente.
Tu vedi. La Chiesa dispensa la grazia dello Spirito Santo in virtu
delle sue divine prerogative, e non vuol mercede; anzi condanna,
detesta e ahatemizza chi osasse di riceverla, dicendo ci6 che 1'Apo-
stolo Pietro disse a Simon Mago, il quale vedendo che gli Apostoli
coll' imposizibn delle mani infondeano lo Spirito Santo, obtulit eis
pecuniam, dicens : date mihi hanc potestatem; e Pietro gli rispose dis-
degnoso : Pecunia tua tecum sit in perditionem ; quoniam donum
Dei existimasti pecunia possideri 2. Ma la cupidita d' alcuni Prin-
cipi, arrogandosi, sotto il pretesto de feudi, 1'investitura delle Aba-
zie e de' Vescovadi , comincio a darli per moneta. Oh apri cotesta
porta, e mi dirai se I'ambizione, se 1'orgoglio, se tutte le piu turpi
passioni non vi s' affolleranno al limitare per traforarsi nelle dignita
anco piu sante.ed auguste? 1 Principi ebbero una via larga e nuova
ad impinguare 1' erario col sangue di Cristo , e Simon Mago che fti
scomunicato da Pielro, fu accolto e accarezzato da Arrigo. Chijha
'• '
\ Vedi in Lamberto, an. 407o, le ruberie d'Arrigo, le angherie contro 1'A"-
bate Meinvardo di Reichenau, la vendita di quesla abbazia a Roberto abate di.
Bamberga, che gli diede millepondo argenti purissimi: il quale volea poi com-
perarela Badiadi FuMa cacciandone il buon ab. Viderado; se non che il Papa
lo scomunico. Vedi poi lealtre Simouie d'Arrigo IV uel VdlGT cnpo IV.
2 Act. Ap. C. VIII,
550 LA CONTESSA MATILDA
piu marche d' oro e d' argento a offerirgli , quegli si busca a un
tratto la cattedra episcopate , acquista la scienza del magistero ce-
leste, la pieta, lo zelo, la sobrieta, la mitezza con tutto il corredo
delle virtu che deono rendere il Vescovo guardia e tutela del gregge
del Signore. Si eh? Tutti colesti Vescovi e Abati mercatanti son
lupi e non pastori , sono maestri d' iniquita e non di giustizia , in-
trusi e non chiamati come Aronne, Anticristi e non gli unti di Dio.
Dapprima Papa Alessandro II combatte cotesto rio mostro sino
alia morte ; ma Gregorio VII non si da pace , sinche non gli abbia
tronco il capo, e purgata la Chiesa dal velenoso suo fiato. E Arrigo?
Arrigo risuscita cotesta idra, ridendosi degli anatemi, e riempiendo
di maladizioni e di quattrini 1' erario sempre vuoto per le guerre
ingiuste e crudeli che fa contro i suoi sudditi. Guiberto, che e 1'an-
tesignano del simoniaci, promette ad Arrigo, se lo fa Papa, mari e
monti-, onde cotesto nefario tento pel Natale passato d' assassinare
in Roma il santo Pontefice in sull' altare , per ghermirsi il Panato
coi sacchi d'oro che verserebbe in quel pozzo sfondato dell'avidis-
simo Arrigo. Ora che maraviglia, figliuol mio, se tutta Germania e
tutta Italia e in tempesta , e i cherici e i principi scismatici vi sof-
fian dentro? Se non che il magno animo di Gregorio sta saldo come
scoglio al furiar del mare , che dalla sua altezza si mira a' piedi le
spume che rigorgano e si disperdono romoreggiando. Sono omai
mille anni che il mare freme sotto la rupe di Pietro , e piu la per-
cuote , piu la terge e fa bella. S infransero a questo scoglio i capi
incoronati di cento tiranni, e chiunque vorra cozzarvi sara contrito.
Arrigo ha un mal gioco alle mani; e s'egli si ostina ad invcstire la
pietra angolare, ri'andra col capo rotto-, credilo a me, anzi credilo a
tutte le storie. Sai non di meno ci6 che mi duole? Egli e lo strazio
de'popoli; le persecuzioni che si fanno a' Vescovi e agli Abati pii, e
ai Principi generosi , i quali professano devozione al santo Padre
Gregorio ; che altri son taglieggiati da mille balzelli , angariati ,
avuti in dispetto, e strappati alle loro sedi e messi al bando dell'Im-
perio senza ferma dimora: perocche se il monistero che gli accoglie,
eil Principe che da loro rifugio, e in qualche guisa al fio dell'Im-
I BAGNI D ABANO
perio , il Re tenta di sterminarli anco di la colle minacce e colla
forza.
II Padre Iselberto, volgendo gli occhi nel ragionare al pellegrino,
vide sotto il cappuccio cadergli una grossa lacrima : di che incon-
tanente si tacque-, e arrestato alquarito il cavallo, e veduto che il
resto della brigata cavalcavagli dietro ajnoltadistanza, disseavoce
Lassa : Buon donzelio , tu piangi • avrestu a lacrimare qualche tuo
parente perseguitato per la sua fede al Papa? Dillomi a tutta sicur-
ta, ch' io e tutto il monistero di Pollirone riconosciamo a nostra
Sigaora la gran Contessa d Italia, 1'invitta e religiosa Matilda, i cui
maggiori fondarono ed arricchirono cotesta Abazia, ed ella ci pro-
tegge ed onora sopra quanto iramaginare tu possa 1. Questa eroina
e il sostegno d' Italia, il conforto de'buoni, il propugnacolo della
Santa Sede Apostolica. Papa Gregorio la chiama figliuola primoge-
nita, il piu valido braccio della sua difesa, il piu fermo e impene-
trabile scudo che rintuzza i dardi de' suoi nemici. Matilda sola col
suo petto di diamante regge sicura incontra a tutti gli assalti delle
lusinghe, delle seduzioni, delle aperte violenze di quanti Principi la
impugnano per la sua costante osservanza al legittimo successore
di S. Pietro. Sotto 1' egida di Matilda noi possiamo apertamente
mostrarci figliuoli amorevoli di Gregorio : laonde se tu hai qualche
affanno, puoi aprirti appieno con me, sia per tua consolazione, sia
pur anco, se vuoi, per aver consiglio ed aiuto dalla Contessa, la
quale non dee tardare di giungere at monistero, e per questo il no-
stro Abate mando per me volendo ch' io mi trovi presente alia sua
venuta.
lolanda ebbe il maggior contento che mai, udendo ch' ella in
breve si troverebbe innanzi a quella gran donna, che avea del suo
nome riempito il mondo, ed era la speranza di tutti i buoni. La
Badessa Teotberga e 1' Abate Dauferio ne parlavano con profonda
riverenza, e riputavanla con infmiti applausi la salvatrice d'occi-
dente per avere si strenuamente difeso, contro 1'antipapa Cadolao,
1 DONIZONE Vit. Mathil.
552 LA CONTESSA MATILDA
il santo Pontefice Alessandro II, come ora gagliardamente difendea
la legittima elezione e le magnanime virtu di Gregorio. Per le quali
cose lolanda porse al monaco Iselberto le maggiori grazie della
pieta che mostrava del suo dolore; e fingendo la persona d' uomo,
gli disse-, che invero sentiasi afflitto oltremisura a cagione del lungo
ed acerbo esilio in che gemeva suo padre, perch' egli tenea con
santa ostinazione le parti prima d' Alessandro e poi di Gregorio,
Indi gli soggiunse: che appunto per implorare le divine misericor-
die sul padre suo crasi votato al pellegrinaggio di Roma. -- Tre
giorni appresso, entrati in un navicello, tragittarono il Po e si re-
seroal monistero, ove don Iselberto present6 il pellegrino al vene-
rando Abate, commendandolo per giovane virtuoso, e pregandolo
che 1'avesse per raccomandato.L' Abate consegnoUo al padre Fore-
stieraio, che lo condusse al quartiere de' pellegrini.
Poco innanzi il coricare del sole, due giorni dopo 1'arrivo della
lolanda, si vide venire a gran corso verso la porta del monistero
un messaggio che annunziava, esser la Contessa a mezza lega da
Pollirone. Allora 1' Abate co'monaci piu antichi scese in cocolla al
di la del ponte levatoio, che cavalcava il fossaggio ond'erano cinte
le mura, ed ivi ad una croce, ritta nel mezzo di un largo prato, si
stettero schierati ad attendere la sua venuta. Precedeano la caval-
cata cento barbute colic aste falcate in ispalla; appresso a qualche
spazio due trombe, e dietro a quelle quattro mazzieri. A un trar
di sasso procedea sola sovra una ginnetta bianca la Contessa rav-
volta in un gran mantello di broccato d'oro a soprariccio, con in
capo una foggetta di sciamito cilestro che tenea chiusa nel cappuc-
cio del manlello: avea guanti a manopola coi polsini di daino chiusi
da due bottoncelli a filograno ingioiellati da due smeraldi: in pie
usattini di marrocchin rosso a becco di falcone in punta-, ai tacchi
sproni d'oro con borchie di diamante al giro delle rotelle.
Dopo la Contessa cavalcava il Vescovo sant' Anselmo a diritta, e
a manca il gran Siniscalco, dietro ai quali seguiano il gran Cre-
denziere e il gran Falconiere, il Mastro di campo, scudieri, don-
zelli d'arme, e valletti di gran lignaggio: chiudeva il drappello una
I BAGX1 D' ABANO 553
banda a cavallo cli spadoni a due mani in camaglio e coperti d'una
cotta di finissimo giaco a larghi manicotti. L' Abate 1' asperse con
acqua benedetta e tutti si segnarono. Matilda scavalco nel secondo
chioslro e fu condotta nella chiesa, ove assistette al canto della
compieta, e poscia a mezzanotte, come era sua usanza, alzossi pel
mattutino 1.
II di vegnente dopo 1'ora di terza, avendo gia udito la messa
conventuale, 1' Abate con don Iselberto le condussero innanzi il gio-
vine pellegri-no, e lasciaronlo solo con lei. Matilda era di bell'aspet-
to, di graziose fattezze, ma piene di sorriso e d'amabile dignha, e
quand'ella parlava irifondea colla soavita della voce e colla serenita
del sembiante amore e fiducia inesiimabile in chi 1'ascoltava 2. Ora
com'ella ebbe innanzi da se la lolanda guardolla con quel suo oc-
chio vivo e scrutatore, facendole di molte domande, alle quali ri-
spondea la giovinetta con una certa peritanza, che invitava e mo-
vea la Contessa a un sentimento misto di tenerezza e di compas-
sione. Indi tutto a un tratto le disse : Perche , figliuol mio , tieni
il cappuccio tanto serrato allegote? lo ti prego di gittartelo indie-
tro come st conyiene dinanzi alia tua Signora.
La timida fanciulla calo gli occhi, si fece rossa in Viso come un
acceso carbone, la prese un tremito per tutte le m'embra, e cosi
tremando alz6 le mani e mando indietro il cappuccio-. A quest' atto
la lunga e copiosa chioma, ohe si teneva ravvoltaa sommo il capo,
le ricasc6 sulle spalle, e la Contessa benignamente sorridendole in
volto , la prese per. mano ed accostatala alquanto , le disse : lo
sospettavo di molto che tu fossi donzella: fatti cuore, figliuolamia,
cbe Dio t'ha condotto colla sua grazia a buon porto. Or dimmi,
chi sei, e non t' infingere, perocche le tue parole mi chiarirono,
che tu fosti allevata nella fedee riverenza del veraee Vicariodi Cri-
sto, e le tue fattezze e i tuoi modi mi dicono, che tu se' di gentil
sangue.
1 DONIZ. Vit. Mathtld.C. il
2 Do.Niz. Vit. Math.
LA CONTESSA MATILDA — I BAGNI DABANO
Allora lolanda narr<!> in breve alia Contessa i suoi casi ; le disse
di cui era figliuola, e per quale cagiorie non pote raggiugnere il
padre in Boemia, e s' era dovuta mettere a cosi lungo cammino:
pregavala infine di tenere strettamente celato 1'esser suo per timore
del Re Arrigo e dei nemici di suo padre.
Dunque, esclam6 Matilda, tu sei figliuola del Conte Pandolfo di
Groninga, ch' io conobbi cotanto nella mia prima giovinezza in
corte di Beatrice mia madre, ed era il piu gentile e costumato ca-
valiere dell' Imperatore Arrigo III, che ce lo mando piu volte in
ambasceria secreta! Mia madre 1'aveva in altissima stimaper le sue
virtu e pel suo valore, ed io mi tengo avvenlurata oltremodo d'ac-
cogliere fra le mie braccia la figliuola di quel megnanimo, che da
tanti anni soffre si crudele persecuzione per la Chiesa di Dio. Non
dubitare del tuo secreto: tu mi sarai in conto di sorella, e, se il
vuoi, di figliuola ed arnica dilettissima. Cosi detto, le gitto le brac-
cia al collo, se la strinse al cuore amorosamente, e non iiniva di
baciare e carezzare lei che piangeale in seno, e offeriasele per fi-
gliuola ed ancella.
I/IMPRESA ITALIANISSIMA
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI GAPI
Eccovi un bel regalo, letter gentile: le Memorie politiche di FE-
LICE ORSINI i.
— Ma che siete impazziti I Sono libri cotesti da annunziarsi nel-
la Civiltd Cattolica?
Stropicciatevi pure benbene gli occhi, che avete ogni ragione di
farele maraviglie. E v'e di peggio: vedete'.anche Y Armenia & impaz-
zita con noi ; e 1' annunzia e ne fa qna lunga analisi. E per aggiun-
gere al peggio il pessimo, il valoroso Giornale torinese lo da come
libro utile, e noi sottoscriviamo : e poeo poco che veniate a stuzzi-
carci, che si che siam capaci di raccomandarvelo per lettura spiri-
tuale.
Adagio nondimeno e intendiamoci bene. Se voi foste di que'gio-
vanotti fidenti ed accendibili, che ogni laminetta d' orpello accet-
tano per oro contante, e in ogni lucciola che svolazzi credono di
parlare coll' arcangelo Gabriello-, oh allora no: che cotesti meschi-
nelli, ogni vocabolone che rimbombi se 1'inghiottono come una
verita che risplenda 5 e per costoro il libro potrebb' essere assai pe-
ricoloso. E al sentirsi parlare della virtu del Barbetti inflessibile nelle
1 Memorie politiche di FELICE ORSINI, scritte da lui medesimo. Torino >
preso Degiorgis 1858.
556 L'IMPRESA ITALIANISSIMA
mul<?^,cretlerebbero virtu il vendicarsi : al sentirne lodarela sin-
ceriid e franchezza, con che diceva bugie in giudizio e in confessio-
ne, crederebbero cbe menzogne e sacrilegii fossero atti di franchez-
za e sincerila (pag. 35): al sentire con chepiglio eroico costui ri-
batta 1' accusa di spergiuro appostagli dal Farini, crederebbero cbe
non sia spergiuro chi infrange il giuramento, quando Tosservarlo
non torna piu a conto alia propria parte (pag. 40).
Ma se non avete piu il latte della nutrice sulle labbra e i Bruti
e i Publicoli della scuola negli orecchi; se nell'ascoltare declama-
zioni sapete trarne il costrutto imbrigliando 1'affetto; allora stando
cauto sempre sopra di voi, e supposto che abbiate la licenza de'
libri proibiti (giacche il libro e proibito per se come empio), con
tali condizioni, diciamo, leggete pure 1' autobiografia dell'Orsini,
che potra riuscirvi utile del pari e a destare affetti di religione e
a guidare la condotta civile e politica.
.Gli affelti religiosi si muoveranno per compassione,al vedereun gio-
vaneUo,ilcuiscriverenemostra 1'indoleche giaebbebuonae vivace,
allevato poi, dic'egli, con educazione severa, attiva, sludiosa, sover-
chiamente nligiosa, rr<a onesla (pag. 9); mentre compiva gli studii
neU Universila di Bologna, venire in dimeslichezza con giovanicapi-
szziom delle varie societa segrete (pag. 14), e laseiarsi strascinare
al piu cinico eccesso dell' apostasia dal Redentore e della fierezza
verso gli uomini, cadere coi complici nelle carceri,e beversi tutte le
arli degli scellerati costituiti innanzi al.tribunale, ricevendo le piu
minute istruzioni dei compagni inlorno agli interrogator ii giudizia-
rii (pag. 19), e cominciare tm'alternativacontiriua di congiure e di
carceri, di career! e di congiure. Ma di questo che potrebbe dirsi tri-
sto e veridico encomio di quella natura, destinata dal la Provvidenza a
m'glior.i impreseed a piu onorevole celebrita, ma falsata e prosti-
tuita dall' appestata atmosfera che respirava, altro non diremo in
queste pagine: compiangetelo, lettore, e compiangete con lui tante
altre vittime sventurate della scelleraggine dei settarii.
II punto, sopra di cui interterremo piu lungamente i nostri letto-
ri, saiauna verita che naturalmente si deduce da tutto il libro a
G1UDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 557
disinganno di coloro, i quali o non osano resistere ai sommovitori,
o nepaventano soverchiamente le forze, osperano mitigarne la fie-
rezza, oconfidano raccoglierne con la moderata tolleranzaun qual-
che frutto. A tutti costoro dira, senza volerlo, o piuttosto contro
sua voglia, il libro dell'Orsini : «Gran dabbenuomini voi siete in co-
teste vostre sueranze! Finche aspettateche noi tentiamo rivolture,
inettiamo asoqquadrole citta, scindiamo ed agitiamo le nazioni ele
famiglie ; oh ! per codesto, lasciate far a noi ! vi serviremo di barba e
di parrucca che ne siamo maestri. Ma se credete che i nostri disegni
abbiano capo e coda ; che la nostra fazione abbia forze proporziona-
te allaudacia; che le nostre congiure abbiano unita, si che il primo
passo miri ai successivi, i successivi all' ultimo, 1' ultimo present!
uno schema di societa e di Governo ragionevole e duraturo: la sba-
gliate di grosso. Leggetemi di grazia, ma cori la ragione e non con
la fantasia, e capirete che lo sperarne un costrutto e vero sogno.
La rigenerazione d' Italia, la tenteremo ad ogni costo, pronti ad
immolare ecatombi dei nostri concittadini, come un' ecatombe e
mezza di Parjgini fu immolata per assassinare quel solo che c' im-
pedisceil trionfo. Ma in quanto all' ottenere o 1' indipendenza pa-
tria, ol'unita italiana, o le forme repubblicane, ol'uguaglianza cit-
tadina, o la concordia degli animi, o la tranquillita dell' ordine so-
ciale; di tutto questo, state pur certi, non ne sara nulla: leggetemi ».
Si, si, lettore, leggetela pure cotesta desolata elegia, cotesta fi-
lippica disperata di un cervello che si sdegna perch<b non gli riesce
d'espugnar la natura: e la conseguenza capirete voi stesso quale ne
sara. Ai paroloni di progresso, di amor patrio, di glorie italiane, di
polenza, d1 indipendenza futura rispondera dolente un involontario
sorriso di compassione pel farnetico che parla a sproposito: agl' iri-
viti ed eccitamenti furibondi del maniaco che prepara tumulti e
stragi, rispondera la risoluta fermezza del medico che mette la ca-
micia di forza e strascina al manicomio; giacche finalmente, se me-
rita compassione il maniaco, hanno anche maggior diritto a sicu-
rezza i cittadini che ne possono essere investiti. Alle minacce poi
della Cassandra che va profetandoci il trionfo dell' idea nella societa
558 L' IMPRESA ITALIAMSSIMA
delT avvenire *, rispondera il disprezzo, con cui si accolse dai savii
nel 1857 1' annunzio del subbisso pronunziato dallacometa del 13
Giugno.
Tali sono i sentimenti che si destano in chi legge, al vedere da
un canto nella parte sfon'cadel libro il perfidiare ostinato a sempre
nuovi tumulti, malgrado i disastri di pubbliche slragi e di compres-
sione insuperabile ; al vedere dall' allro la stoltezza ed incoerenza
delle idee e del raziocinii , con cui lo sciagurato Spartaco studiasi
di arretioare la gioventu italiana, a cui dedica il libro.
Povera giovenlu! tanto piu facile ad essere illusa dalle apparen-
ze , quanto piu calda e generosa nell'amore del bene ! Deh se hai
percorso quel libro, se ti hai scaldata rimmaginazione a questa fan-
tasmagoria, medita, di grazia, per un momento spassionatamente i
fatli, ponderaconla fredda ragione le teoriche ; e vedi aqual sogno
sagrificberesti le stessa, la famiglia, la patria, la religione. Nei fatti
vedrai tanta meschinita d' accorgimenlo politico e di mezzi mate-
riali, cbe 1'impresa ti parra un sogno di ragazzi : nelle teoriche vedrai
tan I a contraddizione tra premesse e conseguenze, che dubiterai se
costoro abbiano perduto il discorso.
Prima pero di venire narrando questi fatti ed esaminando queste
teoriche crediamo bene di notare brevemente die noi giudichiamo-
un libro ed un autore per quanto V Autore si fa noto dal libro ; nein-
tendiamo per nulla attribuirgli manco da lungi quell' ultimo fatto
(conseguenza della teorica} , pel quale 1' Autore si trova ora sotto
processo. Vedra ognuno leggendo queste pagine ch'esse si poteano
scrivere quali esse sono , ancorchel'Orsini non fosse per nulla immi-
schiato nell'esecrabile attentato che funesto teste la citta di Parigi.
Sappiamo purtroppo il rispetto che si dee a chi non e fmora che
accusato.
1 « L'idea repubblicaua deve portare o presto o tardi la vera liberta all'I-
« talia .... £ un fatto generale la tendenza di tutte le nazioni a fare scomparire
« 1'impero, la monarcbia, la teocrazia, il potere spirituale. » (Conclusione
J>. 289).
GIUDIGATA DA UNO DEI SUOI CAPI
Meschinitd de' falti.
. La serie de' falli e nota pur troppo ; e le Memorie politiche aliro
non vi aggiungono die le invettive, quando trattasi di qualsivoglia
alto di giustizia e d' autorita legittima , euna tinta di schiettozza
nel narrare i fatti de'rivoltosi, die ne rende sommamente credihili
gli spropositi che vi si narrano.Saggio delle prime pu6 essere il mo-
do, con cui si raccontario le mission! ddle Romagne sotto Gre^orio
XVI 1 , gli elogii del Colonnelji Freddi e Cavana, dislinti per crwlazza
e animo vendicativo in favore del dispotismo (pag. 17)-, la descri-
zione dei reggimenti svizzeri, dei Centurioni, della furibonda reazio-
ne, dello spionaggio , del despotismo del papa , degli assassini go-
vernalim (pag. H ) ecc. ecc. E tanto basti in genere d'invetlive ,
giacche non crediamo che i lettori abbiano diffieolta a persuader-
si essere tale lo stile di tutto il libro.
La schiette-zza poi, con cui si narra 1'intera serie degli sconvol-
•gimenti italiani dal 181o fino al 1857, intreccio perpetuo di scem-
piaggini senza nome e diaudaciesenzagiudizio, abbisognadi prova
piu prolissa: tanto piuche,se lo racconlassirno con lenostre parole,
potrebbe credersi piuttosto esagerazione del pregiudizio, che raocon-
to della verita. Detto danque brevemente de' primi anni di Papa
Gregorio, narra I'Autore come, awicinandosi T anno 1838,sgom-
brata 1' occupazione straniera , i liberali cominciarono a concepire
nuove speranze.. L'Orsini, che trattava alia dimestica co' capi-sezione
delle societa segrele, giovani suoi coetanei, trova in coteste associa-
1 «c Per aggiungere lo scherno all' infamia, il pontefice voile che i gesuiti
•« percorressero le Romagne a fare le mission!. Vennero; profondevano indtil-
« genze plenarie; piantavano croci netle pubbliche piazze; accendevano le
« menti degl'ignoranti con ogni specie di falsita ; proclamavano aperto il para-
« diso solo a chi difendeva il papa dalle male intenzioni de' liberali; cio esse-
« re, predicavano, decreto di Grislo, della Vergine e di tuttala sequela dei San-
* ti » (pag. 14).
o60 L? IMPRESA ITALIASISSIMA
zioni fiacchezza e stanchezza , tranne forse nella Giovine Italia ,
acresa allora di poesia e di sentimentalismo reliyioso. Tra costoro
maturavano le speranze d'ltalia: la giovenlu dell' Unirersita facera
piani sopra piani alcuni figurarono come Capi nei moti che
di It a poco (1843) scoppiarono (pag. 14, 15).
Ed ecco chi erano i grand! architetti della redenzione italiana!
In altri tempi credevasi che la funzione di governare grand! na-
zioni anche nei di della pace, fosse opera di altissimo senno e di pe-
rizia profondissima del cuore e della societa: all'opposto costoro die-
dero a cervelli da poeta e a labbra ancor tinte di latte della nutrice,
1'opera, non di governarne la pace, ma di rigenerare tra immensi
sconvo!gimentisetteootto,enon tutti piccoli. Stati checompongono
i 25 milioni d'ltaliani. Con simili cervelli a sopraccapo dell'impresa
non rechera stupore ch'efla riuscisse un continue avvicendarsi d'in-
ganni e di disinganni, d audacie e di avvilimenti, di moti e di sconfit-
te. E gia fin da principio alcuni agenti del partito , tornati da Na-
poli riferivano tutlo essere ivi pronto per la rivohizione, perfino feser-
cito,pura immaginazione del Conic Livio Zambeccari (pag. 14, 15).
Eccitato cosi I'ardore dei giovani, alcuni si sollevarono seguendo il
Ribotti alia conquista d'Imola, i piu tremarono, i pochi vennerodis-
persi, e t7 debolissimo Gorerno papale mostr6 che valera di per se ad
opprimere i moti rivoluzionarii e a tenere in freno In popolazione
(pag. 16). II che fu effetto,non solo deH'avventatezza giovanile, ma
anche della disunione del parlito liberale gia diviso in esaltatiemo-
deraft' (pagg. 15, 17).
Non altrim^nti e incominciarono e finirono 5 moti di Rimini : non
altrimenti la matta spedizione dei Bandiera. Ricciotti e Moro che,
ingannati dalle esagerazioni della Giovine Italia, sbarcarono alia
foce del Neto e chiamali a libertd gli abitanti, onziche in seguaci, si
abbatterono in palle nemiche (pagg. 26, 42). Tale fu la prima fase
di coteste ribellioni all' impazzata, mentre i petti ardevano di fiam-
me repubblicane.
Ma che? Lampeggiano due penne piemontesi di genio costitu-
zionali, e alle voci del Balbo e del Gioberti eccoti gli animi repub-
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI b'Gl
blicani trasformarsi in aristocrazia da Parlamenti. Non prevarino
tra costoro il povero Orsini fedele sempre alia sua repubblica-, ma
appunto per questo egli deplora il partito repubblicano ridotto ai
minimi termini, e strelto in amicizia e in lega co'moderati (pag. 44),
E il lettore pu6 quindi inferire qual fosse la saldezza del principii
fra cotesti politic! imberbi e poetanti;i quali, dopo aver congiurato
dal 1821 al 1845peZ bene della patria- repubblica, s' accorgevano ad
un tratto che il bene della patria voleva la Costituzione. A questa
dunque si diede mano dopo il memorando giorno dell'amnistia : e
per riuscire nell' intento, si corse bamboleggiando dietro Principi ri-
formatori, ai quali si slrapparono di mano le Riforme (pag. 57,59).
Fermiamoci qui un momento, lettore, a quelle riforme slrappate
ai Principi, per considerare 1'ingenuita della confessione strappala
all' Orsini, ad anno della sua causa, dalla franchezza deU'animo e dal-
1'evidenza dei fatti. Se mai foste di que'dabbene, che (come P/n-
dipendente di Torino) ripetevano nel 1857 contro i Principi fedi-
fraghi le invettive, cui non credevano que' libertini istessi che nel
i850 le inventarono 5 se , diciamo , foste di costoro, vedreste qui as-
sai chiaro la stranezza di quella morale che fa traditori i Principi che
rivocano le strappate Riforme, quando i libertini che le strapparono
le abusano a danno del popolo, senza volerle giurare (come a Napoli),.
o mirano a cancellarne gli articoli (come in Piemonte) dopo aver-
li giurati. Le riforme strappate dell' Orsini possono somministrare
agl'illusi un buon disinganno, In quanto a lui, non era meslieri di
tanto per giustificazionedi que' Principi •, giacche egli professa fran-
camente che, dopo aver promesso sul suo onore riverenza all 'ordi-
ne pubblico e al legitlimo Governo, pote giustamente prendere le ar-
mi contro Pio /X, perche voltava le spalle al suo partito, e tornan-
do sulle orme de1 suoi predecessori, cessava di essere Sovfano legitli-
mo e tradiva T Italia (pag. 40). Se giurando con tali principii un sud-
dito che accetta Pamnistia pu6 fallirealla parola d'onore, quando il
Principe non fa a modo di lui 5 molto piu avriano potuto i Principi
riguardafe come nulle le concession! ( da Pio non mai giurate )•,
Serie III, vol. IX. 36 22 Febbraro 18S8-.
S62 L' IMPRESA 1TALIANISSIMA
quando la grazia prima strappata per forza, vedevano poi si inde-
gnamente abusata.
Anzi, con la morale dell'Orsini neppure abbisogniamo di lanto.
Secondo lui, si DEBBE USARE OGNI SORTA DI MEZZI PURCHE CONDUCENTI
AL TRIONFO DELLA CAUSA Sana queste, dice, le norme die le
nostre sventure, T esperienza e i migliori polilici c insegnano di se-
<7iu'£are-(pag.291). Allrot'he restrizionigesuitiche! Con tali principii
esecrabili, qual e il delitto che non possa giusbfi.'arsi? Che serve
il discutere del giusto e dell'ingiusto? Lo spergiuro e necessario
alia causa; dunque e dovere.
Ma questo sia detio sol di passaggio per lodare la sincerita di
quelle ri forme STRAVPATE e ridurne a giusto valore i giuramenti, se-
condo le teorie de' libertini. Torniamo ora agl Italiani che corre-
vaho baniboleggiando dietro Principi riformatori. In questo tempo,
continua 1'Autore, sragionare, parole, disunionc, leggerezze, di.scor-
die, Iradimenlo reciproco fra i liberali e tra le nazioni, e per giunla
disprezzo degl' intcressi vitali del povero: ecco i fattiche dislinsero le
parli combattenli nella prima epoca della rivoluzione italiana ed euro-
pea del 1848 (pag. 57). Se il ritratto dell' Italia rigenerata e rigene-
ratric-e, non vi pare lusinghiero, ci vuole pazienza; la fisonomia era
quella e il pittore la ritrasse fedelmente. Cosi gl" llaliani, datisi alle
ciarle, ai proclaim, ai banchetti, alle feste preparavano lasanta impre-
sa con una mirabile unanimila,la quale dur6 costantissima, GnchS
sorse il momenta della lotta. Allora oh allora la scena cambio ! po-
clii volavano alle ar»m(pag. 53) : la rivoluzione italiana e popolare,
durata solo per le cinque giornate di Milano, finiva in una impresa di
moderazione e di monarchia: e quegl'Italiani, che con tanta unani-
mita avevano ballato e cantato, quando si tratto di correre controil
barbaro, si trovarono ridotti di 25 milioni a soli 30 o 40 mila in una
guerrasanta di nazionalita. Vergogna agl' Italiani ! sclama qui con
nobilesdegno I'Autore (pag. 64-). Ma tant'e: la nazione non seppe
far di meglio; e laconseguenza furono S. Lucia, Curtatone, Vicenza,
ove {'Italia fece da se (pag. 55). Ed ecco terminate il secondo pe-
riodo dell'impresa italianissima iniziata da sbarbatelli repubblicani,
GIUDICATA DA UNO DEI SUO! CAPI 563
proseguita or da parlamentari moderati, or da arrabbiati costituenti,
e terminata con la caduta delle due Repubbliche, venela e romana.
L'Autore che in quest' ultima recito la sua parte, ne racconta, in-
formato sempre e sincere, parecchi aneddoti degni di essere cono-
sciuti. Ricordati i rnoti di Calabria con Romeo e Mazzoni alia testa
(Seltembre 1847), egli racconla la parle che prese nelle riforme
di Toseana col Ribotti e col Fabrizi , prima facendo a questo da se-
gretario verso Mazzini, poi seguendo il Ribotti alia conquista degli
Abruzzi : donde ito a Roma merito nuovo arresto, ma riusci a cam-
parne. Slavano allora, dice, al polere i moderali , i ciarlieri, vec-
chi rinnegati, ipoeti, iFarini, capi delle cospirazioni del 1843 e 45,
divenuti ora Depulati, governalori , intimi Scgretarii de Cardinally
e se la passavano lietamenle , perche dischiuso il campo alia loro
eloquenza (pag. 66). ( Anche questo ritratto e proprio dipinto dal
naturale!) Prodamata la Repubblica ai 9 Febbraio , essa cadde
in uomini senza ingegno ed erudizione , ma buoni di cuore e d amor
patrio. (Capite, lettore , la forza del panegirico? Vuol dire che
erano veri repubblicani , ma gente incapace). Giungeva frattanto
il Mazzini, il quale, dopo la perdita della prima campagna, salvatosi
con la colonna del Garibaldi, vi duro armato di carabina per 10
miglia d' insolite fatiehe (!), stanco delle quali ebbe pel meglio di
condursi nella pacifica Lugano (pag. 68) ; donde partito faceva il
5 Marzo ilsuo ingresso a Roma (pag. 69). L'Autore deride qui il
Triumviro senza conoscimento degli uomini, ne senno pratico,
ne cognizioni militari: e eensuratene le opere, ne compendia gli
errori a pagina 74. Narrando poscia di se, ricorda come fu spedito
dal Goverrio repubblicano a frenare le vendette politiche egli assas-
sini in Ancona, ricorrendo allo stalo d'assedio ( formola , dice, del
veccliio despotismo chenort si sarebbe dovuia usare), indi in Asco-
li, donde caduta Ancona, tornava a Roma (pag. 76) , finche vi
fu ristorato il papalo, vielo carcame, caduto moralmente e per sem-
pre (pag. 77).
Manco male ! Questo carcame, cadulo per sempre, d'allora in
poi ristoro le finanze dello Stato , lotto coll' anglicanismo e col
564 L'IMPRESA ITALIANISSIMA
calvinismo olandese , ristorando due gerarchie , spezzo le catene
del giuseppinismo nell' Austria, domo le resistenze d' altri Stati
alemanni , strinse nuova concordia con Portogallo, Spagna, Wur-
temberg, Stati Uniti, Messico, Guatimala ecc. ; e raccolti fmalmente
a' piedi della Vergine Immacolata da tutli gli angoli della terra 200
milioni di Fedeli , intimo loro con autorita senza esempio : CRE-
DETE 5 e i 200 milioni credettero.
Or se tan to fece il morto carcame , pensate che avra fatto la
sempreviva repubblica , tendenza generate di lutte le nazioni e og-
getto primissimo del? Europa ( pag. 289 ) ! A dir vero , le prime
sue prove non avevano dato fin qui grande idea della sua possanza.
Ma I'.Autore se ne consola osservando che pochi llaliani VERI vi
furono, ma che que pochi armali valsero a /ar impallidire i lor ti-
ranni, ad accendere la rivoluzione in tutta Europa, ad affrontare le
armate di Francia, Austria e Spagna. Che non sarebbe stalo, sog-
giunge, se invece di un pugno di ITALIANI ne avesse racchiusi nel suo
eeno un centomilal Che, se Italia Lutta si fosse levala in armi?
Che, se i reggilori di lei avessero avuto capacita e ingegno? (pag. 77).
Cosi egli : e noi lungi dal contendergli questo elogio del coraggio
italiano, ci consoliamo che quel branco di poeti sbarbatelli abbiano
mostrato d' avere almeno un po' di valore nel cuore , giacche non
avevano giudizio nel cervello. Ma in quanto alia causa de' repub-
blicani, chiunque capisce T italiano, vede benissimo qual valore ne
colga 1' apologia. Essa dice in sostanza che 1' Italia non voieva sa-
perne di repubblica e di ribellione , che i pochi veri repubblicani
erano un branco di tirannelli congiurati a farla ci6 che ella non
voieva essere , a costo di mille inganni e crudelta e tradimenti.
Insomma se 1'Italia avesse bramato davvero cio che costoro le attri-
bmseono, la vittoria non potea mancarle. Ora la vittoria manco per-
ehe glltaliani non corsero alle armi. Dunque gl'Italiani non vole-
vano ci6 che costoro suppongono. I pochi repubblicani prima di
cadere pugnarono con un valore da Catilina; ma con miglior sorte
di costui, risparmiali dalla clemenza dei moderati loro avversarii,
poterono rannodare le fila delle cospirazioni e brandire nuovamen-
GIUDICATA DA UNO DEI SUOl CAPI 565
te, ora il pugnale da assassini, ora la baiorietta da combattenti, fu-
nestando la patria loro di nuovi palpiti , di nuove stragi per con-
seguire con mezzi ridicoli nuovi disinganni e nuove disdette.
La ridicolezza di cotesti mezzi viene tratteggiata dall' Autore in
tutta la storia dei moti successivi che qui ormeremo in pochi passi.
Quello del 1853, schiacciato con arrcsli, leggi marziali e impicca-
menti, venne operato da pochi giovani eroi che a 6 Febbraio assali-
vano il Castello di Milano, pugnalando alcuni soldati e giocolandosi
inlorno ad un cannone di cui sj impadronirono . Mentre compievasi
un fatto si eroico in Milano , gli emigrati del Piemorite che tenta-
vano sboccare con armi su! Lombardo, erano impediti dalla polizia
sarda (pag. 82). In un lampo ogni cosa sfumata, il parlito repub-
blicano andato in piccolissimi frantumi, Mazzini perduto nell'opi-
nione, scioglimento del Comitato nazionale , il repubblicanismo ri~
masto un nom<?, impiccamento e galera in Lombardia, prigioni in
Toscana , bando de fuorusciti dal Piemonle , divisione e sfiducia
uniccrsale (pagg. 83, 84) ^ ecco i frutti del falto eroico tentato dalla
repubblica viva.
All aspetto di tale desolazione era naturale che, come i Romani
dopo la battaglia di Canne, anche la Repubblica italiana avesse il
suo dittalore. A dir vero, il Mazzini consigliato da alcuni amid avea
prima deposto ogni maneggio di cospirazione : ma poco dopo cambio
e venne a comporre un dittalorato cospiratorio , avente cerilro di
operazione lui solo, consiglio lui solo (pag. 84). Ma il nuovo Fabio che
afdeva di riabilitarsi in faccia al partito, non ebbe la prudenza del
Massimo. Con una cassa militare di 7 mila franchi, con qualche cen-
tinaio d uornini di Massa e contado e con un cento nazionali di Spe-
zia e Sarzana (ben inteso che sovra cento giovani che promellono
lung i dal per icolo, cinque o died mantengono laparola (pag. 85), si
incamminarono 1'Orsini, il Fontana ed altri eroi alia conquista d'l-
talia col movimento di Sarzana dei 2 Settembre 1853. Ma 1' eser-
cito riuscito in ultimo a sole 29 persone con 14 fucili , all' avvici-
narsi di una compagnia di bersaglieri piemontesi, si dissipo senza
aver veduto il nemico. E il peggio e che gli stessi Generali caddero
566 L* IMPRESA 1TALIANISSIMA.
in mano, non del nemico che non fu veJuto, ma di sette gendarmi
piemontesi che intimarono: Chi buyia Ve mortl ( Chi muove e
morto) (pagg. 87, 88). Cosi il povero Orsini portato a Geneva
cadde nuovamente non in domo Petri, ma nelle carceri di S. An-
drea suo fratello , e dopo due mesi di segreta ando sfrattato
a Londra , in quel tempo appunto che il Cahi, condotlosi per
una spedizione di Mazzini nelle monlagne del Cadore, era arrestato
dagli Austriaci (pag. 91). Cosi sempre fu: quaudo sonvi gli uo-
mini, mancano le armi ; quando vi sono queste, mancano quelli e
via dicendo (pag. 92): tale e 1' epiibnema, con cui si conclu-
de dall' Autore il doloroso racconto del conquisto fallito. In Lon-
dra 1' Autore descrive lo stato degl' llalianissimi in modo corn-
passionevole : discordant! e odiantisi 1' un 1'altro: odio inespli-
cabile contro Mazzini : i suoi parteggianti spandevano le piu vili
accuse contro allri palrioti : quanto ai mezzi pecuniarii, mescMni-
ta (pag. 94). Eppure il Dittatore voile tornare all'assalto: Orsini
fu destinato per la Lunigiana, mentre il Mazzini e Kossuth avreb-
bero sboccato per la Vallellina. Questa volta la cassa militare del-
1' Orsini si riduceva modestamente solo a mille e cinquecento fran-
chi; ma in compenso erano, non piu 14 ma dugento fucili, venti-
due carabine, trenta palle coniche per ciascuna, due paia di pistole
e una ventinadi fischi ( pag. 96). Gerico fu presa con le trombe j
1'Italia doveva prendersi a fischi.
Disgraziatamente anche questa volta s' incontro unincaglio, non.
piu in una compagnia di bersaglieri, ma in una voce notturna ri-
petuta a coro da tutto 1' esercito atterrito : Non vogliamo far la
morte dei Bandiera (pag. 99).
Capirete benissimo, lettore, che quando i militari non vogliono
morire, la via piu sicura e piu corta e di scappare. Un grido di tre
doganieri fa baslecole ad intiinorirli: credettero d' esser sorpresi
da una compagnia; si diedcro a fuggire gittando carabine, palle
e ogni altra co&a. I guardacoste presero i dugento fucili e le bel-
lissime carabine: eilcapitano Cal.... che giungevain soccorso dei
conquistatori tornossene addietro pago di ritenersi i 200 franchi.
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 567
Anche una volta tutto sfumato, conclude (pay. 101) I'afiliUissimo
Generale di Divisione.il quale peraltro riusci a svignarsela tra la cro-
ciera delle navi cannoniere, e riporto al Mazzini in Ginevra la dolo-
rosa notizia che dimostrava come non vi fosse alcuna disposizione in
que popoli, e come gli agenti di Mazzini, neldare rapporti a Lon-
dra, o erano ingannati, o cadcvano in esagerazioni (pag. 102).
Dopo tale confessione, chiunque non abbia mandate il cervello a
processione s'immaginera che almeno per qualcbe anno cotesti as-
sassini d' Italia volessero darle riposo, non fosse altro , per non sa-
criBoare cosi alia spicciolata i loro bravacci , le loro lance spezzate
« sopratutto gli scarsi loro denari. Ma Y impresa d' Italia non mira
a si vili interessi : un mese clopo il colpo di Carrara, il fuggito dalla
Lunigiana accingevasi per ordine del Mazzini a penetrare nella Val-
tellina. Yorremmo qui ripetere le comiche istruzioni date dal Ge-
nerale in capo, Mazzini, al Generale della divisione, la quale dovea
comporsi d' un. cenc.inquanla o dugento uomini: destinati, secondo
I'articolo terzo del piano strategico, a penetrare in due o ire colonne
dai Grigioninclla Valtellina (pag. 112). Siccomenondimeno dei du-
gento aspettati, soli nove , compreso il Generale Orsini, apparvero
sul campo di battaglia, tre dei quali, dice 1'Autore (Mazzini, C
€ Quadrio), sarebbe stato necessario farli trasportar di peso dai con-
trabbandieri, onde valicare la ghiacciaia del Muretto; e facile 1'im-
maginare cbe le tre colonne non ispinsero molto innanzi le loro con-
quiste: la polizia di Coira scoperse 200"fucili: bast6 questo perche
tutto 1'esercito fuggisse in numero di 5, percbe 4 (Rudio, Fuma-
galli, Pas e €....) furono arrestati dalla polizia (pag. 112).
Cosi , conclude 1' Orsini, ebbe termine questa piultosto commedia
die tragedia (pag. 117): e il povero storico si mostra qui scorag-
grato assai. Che fare? Dove andare? Non aveva un palmo di terra,
tranne Inghillerra, ove potermela vivere sicuro (pag. 118). Eppure
offertagli appena altra missione di cospirazione, egli 1'accetta senza
difficolta (pag. 119), e si reca a Milano a preparare un' ecatombe,
o, come dissero allora, un vespro d'ufliciali, compiuto il quale, sue-
'
"568 L'IMPRESA ITALIANISSIMA
cederebbe V insurrezione governata da Mazzini in persona (pagg.
121, 122).
Ma scandagliato in Milano Tanimo degli eroi, trovo diffidenza nel
Mazzini, scoraggimento per le disdette passate: e non vedendo pro-
babilita di buon esito, si risolse a cercarealtravia per la salvezzaita-
liana, arruolarrlosi nelle truppe austriache o nelle russe. Ma sventu-
ratamente riconosciuto da uri Ebreo modenese e manifestato alia po-
lizia, ebbe ad arruolarsi in.tutt' altro reggimento, passando non so
quanti mesi nelle caroeri di Mantova, donde fuggi con un ardire e con
un'industriadegni di causa migliore. Sebbene il racconto di queste
Sue prigioni nulla spira di que'sentimenti sublimi, pietosi, teneri,
di che sono si ammirate le Mie Prigioni di Silvio Pellico^pure la ro-
marizesca audacia del fatto ne rende dilettevole il racconto. Noi
per6 non ci interterremo in questo che nulla monta per IMmprese de-
gl' Italianissimi, e proseguiremo la storia di quelle , .alle quali 1 Or-
sini giunto aZurigo die mano con nuovo entusiasmo chiamatovi dal
Gerofante genovese (pa#.248). Se non che giunto in Londra e dis-
gustato del despolismo mazzinianO, si risolse a/ar dase, e mentre il
Mazzini in Italia preparava i tenlatividi Genova, Livorno e Sapri, egli
si diede a promuovere fra gV Inglesi la santa causa, parlando e stam-
pando libero, indipendente e frrmo a dispetto delle otto o diecigonnelle,
dacuisono circondati Mazzini, Campanella eSaffi (pagg. 260. 263).
Qual pro egli abbia recatoro'suoidiscorsijo vedremdipoi.Inquanto
agli ultimi eventidi Genovd, di Livorno e di Napoli, miserabil tnentc
incominciati e finiti, non oslante 26 anni di sperienza, egli lace sa-
pendo bene per falto proprio quanti accidenti facciano dare il rove-
scio ai meglio concepiti disegni (pag. 266). Ma i fatti sono cosi re-
centi , e i tribunal! di 'Geneva e di Salerno ne danno informazioni
si certe, che la lacuna dell Orsini non impedisce per nulla 5 nostri
lettori dal formarne un giudizio : tanto piu che i fatti vennero gia
raccontati anche dalla Civilla Cattolica. Essi hanno potuto vedere
che anche cotesto ultimo sforzo, cotesto nonplus ultra dell'eroismo
italianissimo ha continuato a mostrare ci6 che tutto il rimanente
della storia, immane atrocita negli animi, villa di tradimento e au-
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 569
dacia di fatti : ma tranne questo, meschinita di mezzi , incapacity
di preveggenza, incoerenza di movimenti e insomnia, come dice
1'Orsini, miseria dal principio fino al fine.
Tale e in compendio la storia dell'Orsini, che ben potrebbe dirsi
pe'combattimenti \'Iliade, pe' viaggi \\0dissea, per le fughe ['Egira
degYllalianissimi. Solo ne duole che la grettezza del nostro com-
pendio ha scemato necessariamente la ridicolezza di quelle imprese,
la quale sotto la penna di chi Pars rnagna fuit, acquista un non so
che di comico pel contrasto fra la poetica grandiosita de'disegni e
la prosaica meschinita dei mezzi e delle persone. Ti sembra ve-
dere 1'arlecchino finto Principe: ovvero una di quelle scene di ca-
gnuoli o di scimmie che, ritti su i pie' di dietro e vestiti alia mili-
tare, si fingono uomini maneggiando il loro fuciletto di latta e fa-
cendo 1' esercizio ai cenni del giocoliere. Rayazzi d' Universita ne
combmano i piani; esploratori senza giudizio ne somministrano le
informazioni $ mancano le armi ove sono soldati , mancano soldati
quando vi sono le armi j gli arruolati non vengono, i pochi venuti
si spaventano e fuggono-, le istruzioni del Generalissimo sono deri-
se dai subordinati, i comandi di quest i disobbediti dai soldati : per
colmo di miseria neppur vi sono danari ; con loOO franchi s'inco-
mincia la guerra d' Italia, altrove il misero peculietto da ragazzi
parte e rubato dall' Ungarese (pagg. 96 , 98) , parle dal Milanese
(pag. 80) , parte dagli stipendiati Grigioiii (pag. 112), parte dal
capitano Cal — (101): con un esercito, che noverafino a ISOcapi
sulla carta , e venuti all' ergo si trovano 29 ed anche soli 9 sul
campo : tra duel poi , tra cospiratori , tra assoldati tutto e discor-
dia , insubordinazione , disprezzo scambievole , gelosie , calun-
nie *. Cosi si prepara Vunita dell' Italia e la sua redenzione contro
1 Si direbbe che questepagine avesse letto, chi che egli sia, lo Scrittore di
quell'articolo del Moniteur (13 Febbraio 1858), allorche cosi descriveva i mi- :
seri avanzi del partito libertino in Francia.
« Leur parti en est reduit, nous ne disons pas a quelques fanatiques, mais a
« quelques factieux incorrigibles , que 1* on rencontre loujours en etat de re-
« volte contre le pouvoir , quelqu'il soil, fut-il celui de leurs propres amis. En
570 L'IMPRESA ITALIANISSDIA — GIUDICATA DA UNO DEI suoi CAPI
400 mila baionette mosse da un sol pensiero, legate da una disci-
plina ammirabile , esercitate da secoli alia guerra e animate da una
fedelta a tutta prova. Poveri Italianis?imi, davvero die siete impaz-
ziti ! Chi vorra rider i piu saporitamente, legga in originale le Me-
morie e vedra....
Ma no! non legga: che si sentirebbe morire sul labbro 1'involon-
tario sorriso al riflettere quanto costi all' Italia in danaro, in pianto,
in sangue, in riputazione la commedia rappresentata da cotesti buf-
foni al cospetto del mondo incivilito , e deploratu candidamente fi-
no dal medesimo Orsini (pag. 277 ). Che si trovi anche in Italia un
qualche Lamartine poeta che la fa da politico, ciurmando le molti-
tudini, questo s'intemle: ogni piazza ha i suoi cerretani. Ma che
un branco di costoro senza sperienza, senza mezzi , senza uornini
e conoscendo e confessando questa sua miseria , ubbriaco di una
Utopia esecrata dagl'Italiani, tenga da 43 anni in iscompiglio la Pe-
nisola, smugnendone il danaro, sconcertandone gl' interessi , scin-
dendone i cuori, calpestandone le istituzioni, besternmiandone la
religione; che non passi un lustro, senza che quasi per ischerzo si
sparga il sospetto, si desti un tumullo, s'insanguini un pugnale, si
faccia palpitare un popolo 5 che in ogni famiglia la madre, la sposa
abbiano a piangere desolate o per un figlio sedotto che si arruold
tra i carnefici, o per un padre assassinato che vittima ne soccombej
e tutto cio per iimestare tirannicamente nei 2a milioni d' Italian!
un'idea assurda ch'essi deridono, un'istituzione che ricusano, una
ribellione che detestano^ questo in verita e tale scelleratezza di quei
frenetiei , tale svenlura e vergogna della patria nostra , che il ri-
derne puo essere un momentaneo lampo strappato per forza dal-
1'eccesso della stoltiziaj ma cede tosto il campo all'orrore dei mis-
fatti e delle desolazioni.
«f y ajoutant un petit nombre de dupes , recrutes principalemeut dans le has
« fonds de 1'ignorance et de I'lmmoralite Ton aura tout le personnel de cette fa-
« ction qui s' insurge par 1' assassinat centre la volonte d' un grand peuple »
14 Febbraro 1858.J.
R I VIST A 3
:-tf>,i •••'-;• i .»,*],;•>-
DELLA
•
I.
•*>:&«)/«•
Operc rm'non dt Dante Alighieri con illustrazioni e note di PIETRO
FRATICELLI. — Firenze Barbera Bianchi e Comp. Tipografi Edi-
tori 1857. Volumi 3. in 8.°
II primo che raccogliesse in un sol corpo tutte le Opere minori
del sommo Alighieri fu Terudito e chiaro filologo Pietro Fraticelli;
e la sua edizione, comparsa nel 1834 e segg., riusci molto accura-
ta per la correzione del testo e ricca di note filologiche molto as-
sennate. Un pressb a dieci anni dopo 1' illustre letterato, qual ^ il
sig. Alessandro Torri, rifece una simile collezione in Livorno gio-
vandosi del riscontro di nuovi codici per migliorar la lettura ed
ampliare il numero degli scritti attribuiti a Dante, e apponendovi
illustrazioni e commenti or suoi proprii, ora d' altrui: se non che
o/
72 RFVISTA
questaRaccolta Torriana manca del secondo volume che dovea con-
tenere il Canzoniere di Dante. Alcune altre ristampe delle Opere
minori sono state fatte negli ultimi quattro lustri in Italia, ma nes-
suna merita menzione speciale, per non essere altro che copie piu o
meno guaste d'una delle due precedent!. Esse con cio rimasero lun-
ga pezza le sole pregiate, e sarebbero ancora al presente, se 1' Edi-
tore della piu antica, riponendo mano a tal collezione, non fosse
venuto teste a darne fuori una novella, la quale supera ogni altra
fatta innanzi per la bonta del testo, per lacopia ed opportunita del-
le note, per la critica della compilazione, ed in fine ancora per la
nitidezza e correzione della stampa. Sotto tali rispetti la nuova Rac-
colta delle Opere minori di Dante non dee giudicarsi soltanto eccel-
lente in paragone delle alire, ma eccellente eziandio in se medesi-
ma: considerate che nella presente condizione degli studii Dante-
schi tanta precisione riscontrasi nella lettura, tanta ahbondanza
nelle dichiarazioni letterarie , e finalmente tanta assennatezza nel
difmire il tempo, lo scopo e il soggetto di ciascun argomento del-
rAlighieri, che veramente le costui opere ban preso quella nobile
sembianza degna di lui, la quale , colpa dei copisti, degli editori,
e spesso ancora dei commentator!, sembrava avessero del tutto
smarrita.
II primo volume di questa Raccolta contiene il Canzoniere, le
Rime Sacree lePoesie latine. II secondo comprende la Vita nuova,
i Trattati de Vulgari eloquio e De Monarchia, appostavi la versionc
fatta del primo dal Trissino, e del secondo da Marsilio Ficino; e la
questione DeAqua et terra colla traduzione italiana del prof. Fran-
cesco Longhena. II terzo ed ultimo volume abbraccia il Convito e le
Epistole latine recate in italiano dallo stesso Fraticelli, Questa e la
tessitura materiale dei tre volumi. Quanto agli studii fattivi irttorna
dall'Editore, ei li vien disponendo, come a luogo loro proprio, in-
nanzi a ciascun componimento speciale dell' Alighieri , dando ra-
gione del tempo or certo or probabile in che venne scritto dall'au-
tore; dell'intimo senso inteso in quel dato componimento; del
DELL A STAMPA ITALIAN A 573
modo per se tcnuto affine di sceverarlo di quegli infiniti errori
che ne adulterarono la lettura-, delle piu riputate edizioni , e spe-
cialmente dei codici piu sicuri che dove consultare per ridurre il
testo ad un senso non sol convenevole , ma piano e dignitoso,
Questi possono dirsi lavori puramente bibliografici , e come tali
mostrano diligenza , assennatezza e valore degno d'ispirare tutta
quella fiducia che omai si pu6 donare in questa materia al giudizio
del Fraticelli.
Oltre a questi schiarimenti bibliografici parecchi altri se ne scon-
trano nelle dissertazioni premesse a ciascuna opera di Dante, i quali
riguardanola critica, la storia, e la letteratura. Sottili e giudiziose
indagini sono quelle che nel Canzoniere vendicano a Dante o gli
diniegano i componimenti finora a lui attribuiti dalle stampe e dai
codici : n& meno accorte son quelle rivolte a fissare a ciascuno scrit-
to riputato legittimo il tempo in che Dante il die alia luce. Questi
due servigi sono di gran rilievo per entrare nell'intimo senso dells
opere del gran Fiorentino, senza essere deviati da scritti non suoi ,
ne lasciati in sospeso dalla confusione del tempo. Forse ancora piu
utile, e certo non meno ponderato si e T esame dei due amori di
Dante, il naturale e 1'allegorico, fatto una prima volta nella intro-
duzione al Canzoniere e una seconda ancora piu minutamente nel
proemio della Vita Nuova. II discernere dove quell'alto cuore del-
1' Alighieri parli in figura di amori intellettuali e soprassensibili da
lui sentiti cosi vivamente, e dove di quelle fiam me terrene dalle
quali fu compreso nell' eta novella, ne fu libero del tutto nell'eta
piu matura , importa grandemente rhi voglia penetrare il senso
dei suoi scritti o in rima o in prosa. II Fraticelli reca in tal questio-
ne siffatta luce, che difficile sara che altri pnssa per Tavvenire con-
trariare all'opinione chiarita da lui veracon si gran corredo di pruo-
ve. Forti ed accesi altresi sono quei tocchi dove nella prefazione alia
Vita Nuova confuta il folle sistema Rossettiano , che impiccolisce
il sommo Dante fino alia bassezza d' un pauroso e furbesco settario,
che sotto il gergo di lettere e di sillabe collocate a certi cantucci
574 RIVISTA
del suoi versi , e di significazioni arrovesciate nelle parole comu-
nira ai suoi consort! le proprie stizze ed i proprii arrabbiamenti *.
€hi dicesse troppo breve una tale confutazione, mostrerebbe non
aver mai sentito il grande, il bello, 1' affettuoso che ribocca spon-
taneamente per ogni parte dai versi di Dante! Esatto puo dirsi an-
cora e ben definito il pregio, die il Fraticelli indica siccome il pro-
prio di ciascuna composizione; e la parte die fa or alia dignita, or
alia eleganza dello stile, e quando alia evidenza e quando alia sotti-
lita delle ragioni, vien divisata con molto opportune discernimento.
Gotai giudizii, che mettono in suU'avviso il lettore, valgono moi-
tissimo a far rivolgere tutto 1' amore dei giovani studenti verso
quelle qualita ancor piu minute, che concorrono a formar tale e non
altro lo stile e 1'argomerito. La parte storica e stata essa pure chia-
rita abbastanza dove comportavasi dal soggetto, sia nelle varie in-
troduzioncelle premesse a ciascuna poesia del Canzoniere, e a cia-
scuna epistola, sia nelle note qua e la diffuse ai tanti luoghi che di-
mandavano un simile schiarimento.
II lavoro poi condotto dal Fraticelli con amore e cura singolaris-
sima consiste nei commenti grammaticali e letterarii , coi quali ha
illustrate questa seconda sua raccolta ancor piu e meglio che la pri-
ma non avesse fatto. La gioventu studiosa trovera in questi com-
menti una guida sicura e condiscendente che condurralla come per
tnano in questo studio delle Opere di Dante, quanto arduo a com-
piere senzaaiuto, altrettanto utile per imparare la sobrieta, la no-
i)ilta, la forza del dire, che sono i pregi sovranamente proprii di
tale scrittore.
Una sola cosa avremmo desiderato, e ci e forza di significare qui
pubblicamente un tal desiderio, una sola cosa, diciamo, avremmo
desiderato di vedere con piu liberi sensi dichiarata dal Fraticelli
1 Eziandio la Civilta Cattolica ne ha detto qualche cosa nel Vol. Vll della
prima Serie pag. 206 e seg. ad occasioue dell' opera di Dante De vulgari elo-
quentia, riprodotta dal ch. sig. Alessandro Torri.
BELLA STAMPA ITALIANA 575
nella Dissertazione intorno al libro di Dante sopra la. Monarchia".
Tutti sanno che quivi 1'Alighieri propose T universale mon'irchia
col solo Imperatore a capo.- e concedendo pure al Romano Ponte-
fice il primato spirituale, il vorrebbe nondimeno Principe si dcisuoi
Stati, se vogliasi beriignamente interpretare; ma al oerto 'ligio e
vassallo a quell' Imperatore al paro di qualunque altro Barone o
Feudatario dell'Impero. II Fraticelli non lascia or colle sue parole,
or con quelle del Carmignani di far avvertire che tutta la teoria
politica della Monarchia e unamera astrazione-, che le opinion! di-t
ghibellino scrittore non sono ne tutte vere, ne del tutt.o inconcus-
se; che troppo smisurate cose quegli asseri per istudio manifesto di
parte, e per 1' amore della causa imperiale. Fermasi poi in modo
speciale adimostrarecolle parole espressive e chiare di Dant1 sf.es-
so, cheil fiero ghibellino non intese mai di spogliare il Papa cTogni
temporale dominio 5 anzi manifestamente gli attrihui il potere del
Principato terreno, sebbene sottomesso per fio all'Impero, e ritenu-
to sotto titolo d'amministratore in nome dell'Imperatore •, anzian-
cor di piu professo altamente che Cesare qudla riierenza usi.a Pic-
tro, la quale il primogenito figliuolo usare verso il padre debbe, ac-
ciocche egli illustrate dalla luce della patcrna grazia con piu virlute
U cir-colo della terra illumini i. Con questi avvertim-nti ha i! ch.
editore salvati in molta parte i diritti al vero , indicato 1'inganno
di coloro che pongono 1' Alighieri fra i nemici di ogni potero tem-
porale dei Poritefici, e ovviato al danno che I'autorita di si graa
nome male abusata puo recare nelle menti o deboli o pregiudica-
te. Ma cio non bastava. Egli era necessario d'indicare con esplicite
parole la pioibizione che la Chiesa ha fatto del libro de Monarchia v
e 1' osservanza cbe ogni buon cristiano deve a tal divieto. Questa
indicazione manca : ne gia per malo animo dell' editore, perche in
tutto questo libro, e in altriancora chedi lui abbiam letti son con-
tinue le dimostrazioni della sua riverenza alle somme chiavi. Ba-
i DE MON. lib. Ill presso il fine.
576 RIMSTA
stici 1'averla qui indicata : perche il volerla di piu giustificare addu-
oendo le ragioni che potremmo assai facilmente, sarebbe un metier
in dubbio una causa omai giudicata, e per la quale non havvi soste-
nitori che presso i meno dotti , o i piu tristi.
Oltre a quesla mancanza degna di osservazione , potremmo in
tutto il corso dei tre volumi indicare alcuni dubbii intorno alle
cose asserite dal Fraticelli , ed alcune piu difficoltache vereobie-
zioni. Esse al certo nulla scemano il pregio da noi pienamente ri-
conosciuto di questa Raccolta: anzi a chi ben mira debbono con-
fermare la scbieltezza del nostro giudizio cosi favorevole. Ma il
farlo minutamente di tutti i tre libri ci sembra troppo noiosa opera
pei nostri lettori: 1'intralasciarlo del tutto sarebbe diffidenza verso
Ja cortesia d^ll editore medesimo. Oudeche buori partito ne sembra
1' attenerci a qualche cosa piu importante intorno al primo libro
soltanto, siccome quello che piudegli altri ba dovuto costar fatiche
al dotto editore , e deve dirsi certamente il piu dovuto a lui per la
critiea , per le dichiarazioni , per la correzione del testo. Queste
<loti sue proprie ce lo ban fatto prescegliere; e il pochissimo che
vi noteremo valga a testimoniare quel moltissimo che v' e di bonla
•e di perfezione.
Sappiano adunque i nostri lettori che quivi sono due parti : la
prima contiene ii Canzoniere proprio e legittimo parto di Dante ; la
seconda quei componimenti in versi o dubbii, e certamente spurii,
i quali si trovano pero nelle stampe o nei codici atlribuiti all' Ali-
ghieri. Or nel Canzoniere proprio di Dante ci siamo abbattuti in
alcuni, sebbene pocbissimi versi, i quali conforme al sistema orto-
graQco ammesso edaccettato molto opportunamente in questa edi-
zione, vorrebbero diflerente lettura. Tali sarebbero, a mo' d'esempio,
Ben coiiosc' io che va la neve al sole (Canz. VIII.)
Nol sofferia, perocch' ella e liniia (Cans. XIH)
L'anima piange, si ancor len duole (Cam. XIV.)
BELLA STAMPA ITALIAN A 577
i quali dovrebbero leggersi come qui segue
Ben conosch' io che va la neve al sole
Not soffreria, perocch' ella e fiaita
L'anima piange, si ancor le 7n duole
E forse ancora invece di leggere
E priego sol, ch'audir mi sofferiate (Ball. 1.)
Gli guai de' discacciati tormentosi (Son. VII.)
Rodermi cosi il core scorza a scorza (Canz. IX)
Cerchia la mente mia (Ball. IV)
La novita che per tua ferma luce (Canz. X.)
si leggerebbe meglio secondo qualche variante, o la guida del
buon senso
E priego sol, ch'a udir mi sofferiate
Gli guai degli scacciati tormentosi
Kodermi cosi il core a scorza a scorza
Gerchi6 la mente mia
La novita che per tua forma luce
La ragione di queste varianti , che a noi sembrano preferibili ,
apparira di per se chi nell' edizione del Fraticelli consulti le poesie
alle quali esse si riferiscono.
Quanto alia legittimita dei componimenti attribuiti a Dante ve
n' ha di quelli che, privi come sono d' ogni argomento estrinseco
d'incontrastabile forza, non gli si possono ascrivere senza o giudi-
carli fattura dell' eta giovanile di lui , o lasciati da Dante senza la
consueta sua lima. Tale specialmente ci sembra il Sonetto XXIX che
dice cosi
Poiche, sguardando, il cor feriste in tanto
Di grave colpo, ch'io batto di vena,
Dio, per pietade or dagli alcuna lena,
Che '1 tristo spirto si rinvegna alquanto.
Or non mi vedi consumare in pianto
Gli occhi dolenti per soverchia pena,
La qual si stretto alia morte mi mena,
Che gia fuggir non posso in alcun canto !
erie III, vol. IX. 37 "2lFebbra.ro 1858.
o78 RIV1STA
Vedete, donna, s'io porto dolore,
E la mia voce s'e fatta sottile,
Chiamando a voi merce sempre d'amore !
E s'el v'aggrada, donna mia gentile,
Che questa doglia pur mi strugga il core,
Eccomi apparecchiato servo umile.
nel quale quel rivolgersi ora alia sua donna, ed ora a Dio porta non
piccola confusione nel seriso. Ollre a che si scorge contrarieta tra
la preghiera the fassi a Dio nelle quartine d'avere alcuna lena nella
grave doglia che il consuma e la conchiusione dell' ultima terzina ,
nella quale s' offre alia donna servo umile apparecchiato a sentirsi
struggere il core per questa doglia.
Quanto alle note illustrative v' ha qualche osseryazione leggera
che e pur htne di fare. E la prirna riguarda certe oinissioui in
luoghi che pure esigevano uno schiarimento, Ne citeremo soltanta
alcune. Nelle due Ballate "VI e VII si fa da Dante a-llusione a un
dolce loco, ad unfiore, ad una ghirlandella : e il lettore desidera in-
vano di saperne qualche cosa. Nella licenza della Canzone XII s'in-
via questa ai tre men rei di Firenze , due dei quali deve salutare .
e il terzo trarre di mala setta. Questo luogo ha o non ha relazione
colla XXVI terzina del canto seslo dell' Inferno, dove pur si dice
che son due giusti in Firenze della parte oppressa , i quali pero
non vi sono intesi? Se i due luoghi sono paralleli, diviene faisa 1 o-
pinione di Guido Carmelilano , antico commentatore della Divina
Commedia , ii quale vuole che i due giusti mentovati da Ciacco
sieno Dante stesso, e Guido de Cavalcanti : e si fa prohahile quella
di altri che li chiamano I'uno Barduccio, e 1' altro Giovanni da Ve-
spignano citando 1 aulorita di G. Villani. E quindi cosi determi-
nati i primi due , piu agcvole riuscira conoscere il terzo che vivea
con loro in Firenze, e seguitava la parte contraria. A noi hasti ave-
re accennato il luogo hisognoso di qualche dichiarazione, e 1'utilita
che ne verrehhe daU'iHustrarlo.
Ancora qualche opinione manifestata dal sig. Fraticelli ne' suoi
schiarimenti ammette alcun dubhio. Lasceremodi notare quelle po-
DELL A STAMPA ITALIA NA 579
chelequali conoernono puramente la lingua o il senso-di Dante, per
dar luogo ad una sola la qoale risguarda la storia che ha ben altra
importanza. II Sonetto XXXVII e il testo'che devesi iriterpretare ,
ed esso e del seguente tenore :
Se vedi gli ocelli miei di pianger vaghi,
Per novella pieta che il cor mi strugge,
Per lei ti priego, che da te noo fugge,
Signer, che tu di tal piacer gli svaghi ;
Con la tua drilta man cioe che paghi
Chi la giustizia uccide, e poi rifugge
Al gran tiranno, del cui tosco sugge ,
Ch'egli ha gia sparto, e vuol che 'I mondo allaghi.
E messo ha di paura tanto gelo
Nel cuor de' tuoi fedei, che ciascun tace :
Ma tu, fuoco d'Amor, lume del cielo,
Questa virlu, che nuda e fredda giace,
Levala su vestita del tuo velo ;
Che senza lei n on 6 qui in terra pace.
Questo sonetto fu dal Dionisi inteso e dichiurato come una preghiera
fatta a Dio , perehe puriisca Papa Bonifazio dell' essersi, dopo avere
uccisa la giustizia, rivolto al gran Tiranrio ilRe diFrancia, il quale
sparge tossico d' avarizia per tutto il mondo. Or cjuesta interpetra-
zione e riferita senza niuna osservazione dal sig. Fraticelli, e con
ci6 sembra da lui ammessa. Eppure qual probabiiita le si puo ra-
gionevolmente attribuire? Se Papa Bonifazio nocque ai Fiorentini,
fu sventura nbn malizia: essendogli veriuto meno non la volontadi
porvi la pace, ma o la couoscenza limpida della vera cagione delle
citladine dissensioni, o il valore delle persone che per cessarle vi
mand6. Che poi fra queste fosse quel Carlo di Valois, cosi cattivo
paciere in Firenze, come cattivo guerriere in Sicilia, noh gli si po-
tea dar colpa dall'Alighieri , il quale sapea pur bene che quello fu
suggerimento di Corso Donati, capo di parte bianca e suo affine.
Molto meno gli si potea attribuire 1' essersi dopo quelia mala riu-
scita rivolto al Re di Francia : quando appunto per avere diniegato
580 RIV1STA
a Carlo di Valois il compenso promessogli per la sua doppia com-
missione cosi male eseguita, ebbe Bonifazio a sostenere quelle si
basse ingiurie e si cocenti vergogne , che destarono la magnanima
ira dell'Alighieri medesimo, e gli posero in bocca quel nobilissimo
sdegno che tutti conoscono. II commento adunque del Dionisi non
& solo dubbio, ma improbabile. Qual sara adunque 1'interpetrazione
del SonettoPCi sembra ben difficile arrischiarne alcuna non cono-
scendosi per niun modo il tempo, nel quale fa scritto. Nellasuppo-
sizione pero ch'esso debba riferirsi a! disastro dei Bianchiin Firen-
ze, bene e piu probabile che quel gran Tiranno sia lo stesso Carlo
di Valois, tale stimato da essi e da Dante; chi la giustizia uccide
non sieno che i cittadini di parteNera persecutori deiBianchi eso-
stenuti da Carlo, al quale 1'accusa di avarizia non si attaglia male
pel modo come in Firenze si diport6. Questa interpretazione non e
che una congettura, il veggiamo : ma anche cosi si accorda meglio
collastoria, e coi sentimenti dell' Alighieri.
Finalmente tra le poesie stampate sotto il nome di Dante dobbia-
mo mentovare due, non riprodotte dal Fraticelli, probabilmente per-
che il modo della loro pubblicazione nonle fece giugnere alia sua
notizia. La prima si 6 una Canzone pubblicata in Roma nel 1833
coi tipi del Salviucci da Sante Pieralisi, Bibliotecario della Barbe-
riniana, in piccolo numero d' esemplari : la quale comincia
Virtii che '1 Ciel moyesti a si bel punto,
Che pianeta ne stelle non avesse
A dar difetto, ma compito bene; ecc.
La seconda e il Sonetto
Chi vuol star sano osservi questa norma,
Non mangiar senza voglia, e cena breve ecc.
pubblicato nell' Imparziale di Faenza (anno HI,Distr. XXIV, N. 95,
pag. 186) dal ch. sig. Cav. Salvatore Betti. Quantunque 1'opinione
dei due editori di questi due componimenti si dichiari per la loro
DELLA STAMPA 1TALIANA 581
legittimita, nondimeno lascia alcun dubbio nell' animo del lettorc
nell'una qualche difetto di slile, nell' altro la natura dell' argornen-
to. Ad altri la decisione. Essi per6 non sono da meno di quelle poe-
sie apocrife assegnate al nostro sommo poeta, e riportate tutte dal
Fraticelli.
Questi nei, piccioli di numero e di gravita, e alcun altro ancora
che i piu versati di noi in tali studii vi potessero scorgere, nulla tol-
gono all' importanza grandissima del libro, o al merito del suo edi-
tore. II libro e veramente la piu compiuta, la piu corretta, la piu
illustrata raccolta delle Opere Minori di Dante: e 1' editors il piu
assennato, e il piu erudito dei suoi chiosatori. Laonde noi di molto
buon grado ci congiugniamo a quei valenti e numerosi lelterati , i
quali desiderano di vedere quanto prima mantenuta dal Fraticelli
la bella promessa gia fatta di pubblicare la Divina Commedia cor-
retta ed annotata con altrettanta diligenza ed assennatezza.
II.
Roma eLondra, Confronts del Sac. GIACOMO MARGOTTI Dott. in Teo-
logia, Depulalo al Parlamenlo Sardo ecc, un vol. di pagg. 620
— Torino, tip. Fory e Dalmazzo 1858.
Gl' improvvidi encomiatori sogliono talora riuscire pii pregiudi-
zievoli dei censori severi, non tanto perl'orgoglio chefomentano nei
lodati, quanto per gli esami e per le ricerche, a cui danno occasione,
e le quali possono riuscire ad un effettoal tutto contrario al mira-
to da loro. Questoci sembra essere stato il caso dell' Inghilterra in
questi ultimi anni, intorno alia quale e incredibile quanto siano sta-
ti esorbitanti e sperticati gli encomii, messi in voga da una genera-
zione di uomini, che non sa levarsi di un dito sopra la sfera delle
cose material!. E fin che leammirazioni si circoscrivevano all'ordi-
namento civile edalla macchina governativa, si potea mandar buona
quella predilezione imparata dal Montesquieu ; quantunque era con-
siglio insano volere applicare a tutti i paesi del mondo quegli ordini,
che provano in Inghilterra, appunto perche ha ivi tradizioni, abi-
RITISTA
tudini , insole e qualita sinc^olari a lei sola. Mala cosa ando hene
pita innanzi : e quei Vinoe-nzo Gioberti rhe avea concesso all' Italia
un Primato morale e civile ipoteti.'o, cioe quando la si fosse raffaz-
zonata alia maniera che ogli proponeva; eg!i med^simo lo attribui-
va pienissimo all' Inghilterra , forse perche in lei si erano gia at-
tuate quelle parti , che a lui parevano acchiudere la rigenerazione
d' Italia. Per lui T Inghilterra e un vivo esempio di quella onnipo-
tenza sociale che la civilta malura porgs ai popoli ed ai loro capi ;
ed essa ha fatto quei prodigi che allre volte erano difficili per fin o ad
immaginare; in lei solamente mantenersi in onore la umana natu-
ra * : e perche si capisse bene in che senso egli avea asserito il Pri-
mato ipotetico della Italia, non dubita di pronunziare che 1' Inghil-
terra occupa oggi il primo luogo nella gerarchia polilica delle na-
zi'om, e Vrialia T ultimo 2. E da tutto il contesto apparisce che la
preminenza politica si trae seco ancora la civile.
E se si trattas^e di una semplice gara di preminenza tra una na-
zione ed un'altra, la cosa potrebbe lasciarsi passare, senza darsene
molto pensiero; non ci parendo che il merito di un popolo abbia
a crescere per istrombazzarlo che altri faccia a voce ed in iscritto.
Ma nd caso presente il paragone acquistava rilevanza bene altri -
menti grave, che non e il piato puerile di due contendenti intorno
a chi dei due abbia merito di entrare innanzi all'altro. Supposto,
come altri voile, che la civilta sia frutto della religions e che que-
sta, governando i beni della vita, ne assicuri la perfezione e gl' in-
crementi •, per poco non si veniva ad ammettere che criterio sicuro
della vera religione e 1' abbondanza e 1'eccellenza di tutti quei be-
ni che costituiscono e compiono la Civilta. Ammessa questa teorica
e supposfo quei fatto dell'incedere che fa 1' Inghilterra alia testa
delle nazioni civili e 1' Italia alia coda , era piccolissimo il passo ad
una illazione inaspettata per avventura , ma non per questo meno
legittima, logicamente parlando. Dunque 1' Italia cattolica ha tutta
1'obbligazione del suo scadirnento civile al Cattolicismo che profes-
i Gcsuita Moderno vol. Ill, pag. 194-
2Ib.pag. 103.
BELLA STAMPA 1TALIANA 583
sa , come per contrario T Inghil terra eterodossa va debi trice di
quella sua grandezza e prosperila civile all' essersi sbarazzata del
Cattolicismo , ed all' avergli sostituito una Chiesa nazionale , una
Chiesa stabilita (established church). Questa conseguenza cosi cru-
da e recisa non la trasse il Gioberti, che pel suo tempo la prudenza
non lo avrebbe consentito 1; mapostine i fondamenti, Iasei6 il pen-
siero di trarla all'accortezza dei leggitori, e piu ancora allo zelo degli
adepti, i quali non vennero meno al grande uopo. Molti lo ban gia
fatto abbastanza chiaramente, e con piu franchezza di tutti sembra
averlo fatto certo Napoleone Roussel che, con pubbliche dicerie in
Torino e con due volumi ivi medesimo messi a stamp a, lia voluto
questo appunto persuadere all'Italia, lei trovarsi al fondo dell' av-
vilimento e T Inghilterra all'apice della grandezza, percho essa non
die le spalle al Cattolicismo, come daoltre a tre secoli ha fatto que-
sta seconda. Ma quelli, a cui non basta la fronte a sciorinarla in ter-
mini cotanto espressivi, si contentano a ribadire Tuna delle due pre-
messe od anche ambedue, sicuri cheil natural discorso d'ogni me-
diocre intelletto fara il resto. Perciocclie ammesso una volta il prin-
cipio che la vera religione dee frutta re grandezza nazionale ed ec-
cellenza civile -, concesso il fatto che T Inghilterra e la piu grande e
piu civile nazione, e 1' Italia la piu lontana da quel doppio pregio;
egli non sivuol essere aquila d' ingegno per inferirne, che in opera
di religione sul Tamigi si sta a cento tanti meglio condizionati che
non sul Tevere, Noi non diciamo che tutti quelli i quali caldeggiano
quel principio od asseriscono questo fatto mirino alia illazione che
ne traemmo noi ; diciarao si veramente che da quelle premesse e
inevitabile questa illazione, ed a quegl' Italiani che pur professando
quelle premesse medesime, vorrebbono schernirsi dell'accusa di tra-
dita fede cattolica, si potrebbe mandar buona la scusa, a patto che
concedano di zoppicare nel discorso.
Questo passo innanzi ci abbiamo voluto prendere per fare imen-
dere ai nostri lettori che il libroqui annunziato si stende assai piu
1 Ma forse lo avea gia scritto nella Filosofia della Rivelazione e nella Ri-
forma Cattolica , come noi mostrammo nelle rispeltive Uiviste di quelle due
opere,lll Serie, Vol. V, pag. 337, 600.
581 RIVISTA.
largo di quello che sarebbe il sempiice paragone di due citta, quan-
tunque grand! e nominatissime. Roma e Londra rappresentano ri-
spettivamente due sistemi di civilta, di Governo, di condizione so-
ciale e soprattutto di religione. L' Autore medesimo , cbe di quei
due nomi fece il titolo del suo libro, senti Tampiezza e 1'importanza
del suo soggetto, dicendoci fmo dalla prima pagina, che « Roma e
Londra richiamano alia memoria due sistemi, duedottrineche coz-
zano fra loro in punto di religione, di morale, di politica, di eco-
Domia, di civilta. Roma e la citta della fede , la Sede dell' autorita,
la fonte degli oracoli. Londra e il paesedeH'indipenderiza, 1'ara del
libero esame, la dea del Parlamentarismo. Roma, la citta di Dio, il
Santuario deirUniverso , chiama i popoli , in nome del cielo, al go-
dimento dei beni morali, considerando come un sempiice accesso-
rio i vantaggi terreni. Londra la citta del mondo, I1 emporio del
comniercio universale, invita le geriti a godere della terra e sulla
terra , a studiare 1'aumerito di questi gaudii, ad inebriarsene come
se fossero rultimo termine della loro vita. I due concetti vennero
espressi da due grandi poeti, Dante e Byron: il primo dei quali
celebrando Talma Roma, definiva il luogo dei beati Roma onde Cri-
sto e Romano 1 ; ed il secondo vedeva in Londra una massa enorme
di maltoni, di fumo e dinavigli 2 ». Dalle quali parole e agevole 1'in-
tendere 1'ampiezza e la rilevanza di un soggetto che in certa gui-
sa potrebbe dirsi , colla debita proporzione, la continuazione ed
il ristauramento della celebre obbiezione, a cui rispose S. Agosti-
no negli ammirabili libri della Citta di Dio. Allora come a'di nostri
si apponeva al Cristianesimo (che nella sincera ed unica sua forma
e la stessa cosa che il Cattolicismo), lui avere immiseriti i popoli e
chiamata sopra di Roma le ruine di che Attila 1'avea fatta desolata
e grama; laddove Roma stessa fiVche s'era tenuta alia religione di
Numa, era stata la padrona del mondo. Non altrimenti ci dicono i
nostri anglomani: 1 Inghikerra dalla sua separazione da Roma es-
sere salita a quella grandezza ed a quella potenza cheora tutti am-
1 Purg, cant. XXXVII, v. 102,
2 Don JUAN. A mighty mass of bricks, and smoke, and shipping.
DELIA STAMPA ITALIAN4 583
mirano e temono; laddove Roma, e lo stesso dicono dei paesi che
a lei sono congiunti per fede, dal Cattolicismo a cui si attengono e
di cui quella e il centre, non'ha colto, dalla fine del medio evo in-
sino a noi, che scadimento negli ordini civili ed iudebolimento nel-
la forza politica e sociale.
Quello che rispondesse S. Agostino agli oppositori del suo tempo
non ignorano i dotti, e potrebbero i non dotti andarlo a vedere
con loro singolare profitto in quell' opera forse la piu varia , la piu
erudita , la piu stringente di quante ne uscirono ( e ne usciron
tante ) da quella penna quasi divina. Ma era pur necessario che
alia nuova difficolta del nostro tempo , opiuttosto alia nuova for-
ma che 1' antica difficolta ha preso a' di nostri, si desse una rispo-
sta per cessare lo scandolo dei pusilli, e la tentazione di quegl' im-
provvidi che vogliono misurare le cose del cielocol re^olo fallacis-
simo della terra. E la risposta e data in questo libro del Margotti ; ed
e data con tale sodezza di ragioni ed evidenza di fatti edi cifre, che
oggimai sarebbe impossibile una replica. Che se da questa risposta
si riversa sopra la parte non cattolica dell' Inghilterra un cumulo
d'infamia, rispondente al cumulo non minore di sventureche pesa-
no su quel popolo cosi degno di migliori destini ; la co'pa non vuol
recarsene ne al Margotti, nea noi, ne a chiunque altro ha fatto ope-
ra di trarre alPaperto una verita cosi vergognosa e cosi dolorosa ai
nostri fratelli separati-, ma si veramente la colpa se ne dee tutta
recare a quegrimprovvidi encomiatori che, mettendo T Tnghilterra
alia cima delle nazioni civili perche separatasi dal Cattolicismo, sono
riusciti a farla conoscere alia coda e bene al di sotto a rispetto di
tutto quello che si e comunque risentito di quella separazione.
II concetto di questo libro puo restringersi ai capi seguenti. Cri-
sto col suo Vangelo non ha mai promesso beni temporali di qua-
lunque sorta a chi lo seguitasse, fossero uomini individui od anche
intere nazioni. Egli ha loro anzi dinunziato il contrario colla parola
e coll'esempio quando deU'umilta, della poverta (almenodello spi-
rito, della croce, deH'annegazione ha fatto loro altrettanti doveri;
e se egli avesse promessa ed assicurata ai suoi seguaci la beati-
tudine in questo mondo e nell' altro, 1' opera della diffusione del
586 RI VISTA
Cristianesimo non saria stata quel gran miracolo che tutti vi rieono-
scono •, e che fu opera miracolosa appunto, perehe i mortal! seguita-
rono cosi alacri e volenti una legge che spesso imponevalo spoglia-
mento effettivo dei beni terrestri, sempre ne voleva 1'affettivo, e le
migliori promesse serbava per lavitaavvenire. Questa dottrina fon-
damentale del Vangelo fu reoata alia pratica dalla Chiesa, la qua-
le nella sua litargia, benche preghi talora pei beni eziandio mate-
riali, non e mai che esca dai limiti del neces^ario, e il piu spesso
fa voti che i cuori cristiani siano staccati clagli amori e dai godi-
meiiti mondani. Ci6 presupposto, 1'essere una nazione piu o meno
ricca, piu o meno potente diarmio di politic-he influenze, spesso non
ha nulla che fare colla religione che essa professa; e come dalla
storia impariamo che quella preminenza appartenne talora a nazio-
ni cattoliche, cosi non dee rerar maraviglia che altra volta appar-
tenga a naziorii eterodosse: altrimenti i Musulmani avrebbon diritto
di recare, per la verita dell'Alcorano, questo argomento singola-
rissimo dei trionfi lunghi ed amplissimi riportati dalle armi del lo-
ro Maometto.
Vero e che, ordinato bene I'uomo individuo e sociale riguardo ai
beni celesti , se ne deve trovare eziandio bene riguardo ai terreni ^
ma questo dai Vangelo si considera come una conseguenza indiret-
ta e staremo per dire secondaria, conforme a quella parola del Re-
dentore : quaerile primum regnum Dei et iustitiam eius et haec
omnia adiicienlur vobis. *. Dove si scorge aperto che Yhaec omnia
(evuol dire quanto e necessario alia vita sensibile) non e che una
giunta al Regno di Dio ed alia sua giustizia cercata direttamente
e di tutta la volonta. Anzi quella promessa medesima neppure e
incondizionata ed infallibile: essendo manifesto che la poverta, gli
stenti , le calunnie, le persecuzioni , dinunziate da Gristo ai suoi
servi , suppongono bene che in molti casi possa la persona cerca-
re regnum Dei et iustiiiam eius, e nondimeno mancare o in tutto o
in parte dell' haec omnia. Ma quando pure si hanno , essi beni tro-
yaijsi in condizione al tutto diversa in una nazione cristiana (e re-
1 MVTTH. VI, 33.
BELLA. STAMPA 1TALIANA 587
sUingiamoci a parlar di questo che e I'oggelto precipuo del libro),
ed in una nazione pagana. Ed e lanto rilevante una cosiflatta difie-
reriza , che in essa potrebbe dirsi dimorare tutta 1' irifmita distanza
che dispaia in opera di civilta le nazioni cristiane da qut-lle che non
sono ; della quale differenza quest! putrebbero nuverarsi come capi
precipui. I. Per una nazione pagana o paganeggianle la ricchezza ,
il rinomo, la potenza militare e politica si cereano come fine ultimo,
come e fine ultimo per Tuomo, secoiulo lei, il godimento de'beni ter-
restri; laddove una nazione cristiana li considera come mezzi a beni
piu alti dell'altra vita. II. Di qui per la prima la ricercadi quei beni
e senza alcunamisura, enel rigore dclla parolaesmisurafa, e senza
alcuna dipendenza dalla qualila dei mezzi, i quali tutti sono buoni
quando rispondono al fine ultimo cbe governa ogni cosa $ laddove
per la seconda la misura dei beni uinani resta essenzialrnente tem-
perata dal fine e dai mezzi secondarii, che anciressi debbono essere
governati da un fine superiore. III. Secondo la qual nor ma i beni
morali di un popolo andranno sempre innanzi ai materiali, siccome
quelli che riguardano Tuomo secondo la miglior parte di se e deb-
bono essere la regola di tutti gli aUri, come anco il merito e 1'appa-
recchio della vita ultramondiale. IV. Nello stessogodimentodei beni
sensibili la temperanza permette e la carita vuole che partecipino
quantopiupuossi di umane creature; equindi nelle nazioni cristiane
sonocomunemente sconosciute quelle immaai e scandalosedistanze
tra iunumerevoli turbe di divoratida perpetue indigenze, e pochis-
simi che marciscono in una opulenza sibaritica che crea sempre
nuovi bisogni per usare una ricchezza sfondolata che altrimenti re-
sterebbercome resta in gran parte, senza utilita e senza scopo.
Giudicando con queste norme Roma e Londra , e coi confront!
perpetui che il Margotti viene conducendo pei trentaquaM.ro capi ,
in che e partita tutta la sua opera , se ne coglie per ultima conclu-
sione, Londra rappresentarci una civiUa strettamente pagana , e-
semplata sopra quello che fu 1'anticaRoma nel tempo singolar-
mente delsuolmpero-, eRomamoderna renderci immaginedi quello
che sa fare e pu6 fare la civilta cristiana in vantaggio di popoli che,
aspettandosi ad una vita migliore, hanno pure uopo dei beni di que-
588 RIVISTA
sta. Concedete adunque scnza paura airinghiHerra 1'avere in Londra
la metropoli piu vasta, piu popolosa, coi piu enormi serbatoi di mo-
neta e di mercatanzie , che si conosca solto le stell^ •, concedete al
suo Governo 1'abilita maravigliosa di trar profitto da tutti gli scon-
volgimenti europei, ed il privilegio burbanzoso di far rispettare il
nuovo civem romanum dai piu e dai meno forti, cominciando dal Mo-
nitore parigino e terminando ad un povero marito, obbligato dal suo
piccolo Governo a far le scuse al gentleman delle parole un po' stiz-
zosette dettegli dalla moglie -, concedetele lo stendere lo scettro so-
pra nazioni longinque, e mandarvi a reggerlei suoi proconsoli ed a
conquiderle le sue legion i. Con tutto codesto voi non le avrete dato
che una piccola parte di quello cbe era 1' antica Pioma : grandezza
cioe e potenza strettamenle pagana. Ma quanto a beni morali di
menle e di cuore, come se ne debbon trovare in un popolo cbe ab-
biacolturacristiana; quanto a sufficienza di beni eziandio material!
partecipati in temperata misura dal maggior numero possibile di
umane creature; oh! di codesto non conviene neppure parlare per
rispetto a Londra ; ed essa che vi abbarbaglia lo sguardo coi suoi
mucchi di ghinee e col suo innumerevole navilio, essa mal riesce a
coprire quelle piaghe cangrenose di scostumatezza che vince ogni
concetto, di stupida ignoranza e di pauperismo schifoso, che erano
la vergogna ed il flagello di Roma antica ed, assicuratevi, non sono
Tonore nfe il conforto di Londra moderna. Per trovar quei beni pria
di tutto morali d'istruzione e buon costume abbastanza universale ,
e maleriali accomunati a tutto un popolo , si che il mancarne si
possa considerare come una vera eccezione-, per trovar questo , di-
ciamo, bisogna volgersi alle nazioni cattoliche ed a Roma segna-
tamente che n'e il centro e la metropoli spirituale.
Affrettiamoci ad aggiungere che il Margotti non fu cosi preso del
suo soggetto, che non vedesse moke parti buone trovarsi in Londra,
come molte cose imperfettesi trovano nella stessa Roma. Egli spen-
de un intero capitolo che e il terzo a mostrare, come Tutto do che e
in Londra nou e pagano, ne tutto do che e in Roma e cattolico. Ed
e b*illo, e veramente consolante il vedere come, ad onta delle vec-
chie persecuzioni e delle moderne difficolta, tante buone istituzioni
DELLA STAMPA 1TAL1ANA 589
siano in piedi in quella, cui molli Inglesi medesimi si piacciono a
chiamare nuova Babilonia. Ma questo lungi dallo infermare 1'as-
sunto del Margotti lo conform a, in quanto egli colla evidenza del
fatti vi mostra che quanto vi ha di veracemente buono inlnghilter-
ra ed in particolar modo in Londra, tutto e o reliquia di un Catto-
licisrno, non potuto spegnere in ogni sua parte, ovveramente e ef-
fetto del Cattolicismo medesimo operante in mezzo a contrade, che
a lui si mostrarono cost sconoscenti. Cominciate dalla Magna Carta
di Giovanni Senzaterra, la quale e il fondamento delle liberta ingle-
si, e terminate colla predicazione del Cappuccino P. Matthew, che
in un popolo di hevoni raccoglie a migliaia quei che giurano tem-
peranza -, quanto ci ha di grande e moralmente salutare in codesti
oltre a sei secoli, tutto e opera della Chiesa cattolica. Laddove se in
Roma vi e alcuna parte men buona, se ve ne e alcuna anche catti-
va, essa e effetto di quello spirito semipagano che da uomini scre-
denti ed empii vi si e voluto mantener vivo in ogni tempo, dai gior-
ni di Arnaldo da Brescia fino alia Repubblica una , indivisibile ed
eterna che fini nel 1849.
Quello pero che rende di somma rilevanza questo lavoro del De-
putato subalpino, e rendera impossibile il dargli una replica e la dovi-
zia di fatti autentici e di dati statistic!, ondeadogni passo 1'A. vien
confortando i suoi confront! ; ed a noi e stato oggetto di ammirazio-
ne 1 averne esso potuto, ed in poco tempo, raccogliere in cosi gran
numero, che non conosciamo altra opera che ne sia meglio provvi-
sta. Ora quando la quistione si e ridotta a paragone di cifre , e di
cifre, riolaie behe, fornite dalle parti medesime interessate, che vor-
reste voi replicare alle conseguenze che da quelle immediatamente
derivano? 0 vorremmo per avventura mettere in duhbio che ottanta
esempligrazia sia qualohe cosa piu di otto, e che il zero sia meno di
venti? Or questo caso ricorre ad ogni passo nei Confronti tra Roma
e Londra, e cio sempre colla medesima conseguenza che quanto a
beni morali e materiali \\veropopolo, cioe la rnoltitudine, sta senza
paragone meglio sul Tevere che sul Tamigi; che quanto ad eserciti
apparecchiati, a navilii compiuti, a vendette prese, a.regoli spodesta-
ti, a soddisfazioni imposte eziandio ai potent! che dovetter cedere
590 RIVISTA
piu alle artiche.alle armi, in tutto codi sto non si puo neppure isti-
tuire tra Roma e Londra Jl paragone, in quanto la prima vi reca
semplicemente zero, perche non e questa la sua missione in questo
mondo. Ma quanto ai beni morali ed ai materiuli possibilmente dif-
fusi, e appena credibile la sproporzione cbe si osserva dal semplice
paragone delle cifre. Cost, esempligrazia, in Londra furono in 13
anni arrestati per ubbriachezza 249,000 uomini e 183,911 donne:
in tulto 432,921 * ; in Roma non ne contereste un centesimo in
tredici secoli. Ivi dicono i rapporti ufficiali che sopra 3000 fanriulli
se rie trovano 1588 senza la piu picco.Ja. idea di religione 2; in Ro-
ma e malagevole trovarne uno che non sappia abbastanza bene il
Cutechismo. In Londra sono non meno di 307, COO i poveri die
stanno a pubblico carico , cioe 1'ottava parte della popolazione, in
Roma sono 2012, cioe I'ottantesima 3. Qui sopra ogni 38 abitanti
vi e presto un letto per un povero infermo, cola ne e uno per ogni
434 abitanti 4. E quale citta potrebbe decbinarsi al paragone con
quella cbe conta 80 mi!a femmine di mala vita? Prolungate questo
paragone per tutte le appartenenze della vita pubblica, e ci si dica
a cui potra bastare quinci appresso la fronte di fare i panegirici di
Londra e le nenie di Roma.
Ma troppe cose vi surebbero a dire per fare intendere la rilevanza
di questo libro col qualeil Margotti ba reso un insigne servizio, non
diciamo tanto a Roma, quanto alia cattolica. Civilta, dileguando un
prestigio cbe a molti potrebb' essere occasione di scandalo. Piut-
tosto cbe da nostre rassegne lo intendera meglio il lettore scorrendo
coll'occbio i titoli dei capi, in cui e diviso il libro. Eccoli dunque,
ed essi porranno fine a questa Rivista , mostrando alia stess' ora di
quanta utilita e vorremmo ancbe aggiungere di quanto diletto pud
tornare la lettura di un libro cosi copioso di fatti moltiplici e sva-
riatissimi.
\ Pag. 428. Da inchieste ufficiali.
2 Report del sig. Jufrell pag. 63.
3 La cifra e pel 1854 nel Rapporto al Parlamento. Quella di Roma e dalla
Statistica ufllciale pag. 319.
4 Pag. 532.
DELLA STAMPA 1TALIANA 591
Dedica a Monsig. Fransoai Ar ,-iv. <li Torino — CAP. I. Argo-
gomcnlo del preseale Ubro — CAP. II. Dalle rassomiglianze iraLon-
dra modcrna e Roma pagana — CAP. III. Titlto do che 6 in Londra
non e pagano, ne lullocio che e in Roma e cattoltio — CAP. IV. Delle
anllche relazioni tra Roma e Londra e delle presend inimidzie —
CAP. V. Se Londra separandosi da Roma abbia guadagnato in civil-
la — CAP. VI. Condizione intelletluale del popolo in Roma e in
Londra — CAP. VII II Papa e la PitpMsi., os&ia la religions di Ro-
ma e la religions di Londra — CAP. VIII. La basilica di S. Pictro
e la cattedrale di S. Paolo, o.ssia h chiese di Roma e le chiese di
Londra — CAP. IX. Del clero ang^icano di Londra, -e del clero
cattolico di Roma. — CAP. X. Gli oralori di Londra e i pre-
dicatori di Roma — CAP. XI. Laierano e Westminster, os«ia i
concilii di Roma e i congressi di Londra — CAP. XII. DelT unila
cattolica in jRoma, e della moltiplicitd delle seile in Londra — CAP.
XIII. Londra romana, os.<m delle nresenti condizionidelCattnlic'smo
in Inghillerra — CAP. XIV. Delle cause che promuovono in Londra
itrionfi di Roma — CAP. XV. Degli ostacoli che si frappongono a
maggiori trionfi di Roma in Londra — CAP. XVI. Lasociela biblica,
di Londra e la propaganda di Roma — CAP. XVII. La bibliotcea
Vaticana in Roma e la biblioteca del Musco Britannico in Londra
— CAP. XVIII. II Times e la Civilta CattoUca, ossia il giornalismo
in Roma ed in Londra — CAP. XIX. Roma e Londra considerate
rispetto alle belle arti — CAP. XX. Le glorie di Roma'cattolica nel
palazzo di cristallo eall'esposizione di Manchester — CAP. XXI. La
moralila in Roma ed in Londra — CAP. XXII. La polizia e i ladri
in Roma e in Londra — CAP. XXIfl. D'twa nuova specie di ladri
che trovansi in Londra e non in Roma — CAP. XXIV. Delia costu-
matezza in Roma ed in Londra — CAP. XXV. L ubbriachezza e il
suiddio in Roma ed in Londra — CAP. XXVI. La famiglia in Ro-
ma ed in Londra — CAP. XX VII. L' amministrazione della giuslizia
in Roma ed in Londra — CAP. XXVIII, Le prigioni di Roma c di
Londra. — CAP. XXIX. La casa del santo Officio a Roma e la iorre
di Londra — CAP. XXX. La poverta di Roma e la miseria di Lon-
dra — CAP. XXXI. La carita callolica di Roma e la carita legate di
392 RIVISTA
Londra — CAP. XXXII. II Re ed il popolo in Roma ed in Londra —
CAP. XXXIII. Del? azione esterna di Roma e di Londra — CAP.
XXXIV ed ultimo. Delia caducita di Londra, e delTeternita di Roma.
— Documenti e schiarimenli.
III.
Giulia Francardi, Hfemorie di GIUSEPPE BIANCHETTI, quarta edizwne
riveduta dalV Autore coir aggiunta di un proemio e di due fram-
menti, lacopo e Maria , dell" autore stesso. — Firenze Felice Le
Monnier 1856.
II nome di Giuseppe Bianchetti e noto agl' Italiani per molte
scritture pubblicate nel corso degli ultimi sette lustri, dove son rnol-
to da lodare gli utili argomenti , i nobili concetti , e lo stile ele-
gante. Al certo non tutte le idee da lui propugnate consuonano
colle nostre : siccome non tutte del paro si accorderanno coi senti-
menti di chi nutre pensieri contrarii ai nostri. Un libro nondime-
no , nel quale questa contrarieta e leggerissima , e per lo appun-
to il racconto della Giulia Francardi che per la quarta volta vedc
la luce fra noi dal 1826 in qua. Esso adunque non e libro nuovo
per la lettura ne per le lodi e le censure. Le sue vicende sono
narrate in uno dei proemii stampati innanzi al libro ; ed in esso
il pro ed it contra viene esposto con bel garbo dall' Autore me-
desimo. Noi adunque siamo al tutto dispensati di ripetere le di-
fese e le accuse gia fattesi innanzi ; perche non vogliamo alzarci a
giudici fra le parti che contendono , ne fa d' uopo aggiugnerci co-
me seguaci all'una d'esse quando niuno interesse morale ci obbliga
a questa dichiarazione. Molto piu che il valore conosciutissimo di
quelli che giudicarono queste Memorie semplici per la condotta ,
evidenti per le descrizioni e dilicate per la grazia degli ornamenti-
fu ed e largo compenso all' Autore di esse delle fatiche che lunga-
mente vi spese intorno. Quello che importa principalmentc a noi
si e lo scopo morale propostosi dall' Autore , e le pratiche regole
dell' educazione distese nello syolgimento del racconto.
BELLA STAMPA ITALIANA
L' intendimento dell' Autore fu da lui esposto nel proemio della
prima edizione, dicendo che egli si prefiggeva di scrivere alcuni
pensieri intorno alia virtu domestica, cio6 intorno al modo di rego-
lare le passioni che conturbano maggiormente la quiete della fa-
miglia, intorno all' educazione dei figliuoli, alia santita del matri-
monio, ed in breve intorno alle cose priricipali che compongono il
governo di una casa. Or tuttocio adempiefedelmente col delineare
che fece la vita della Giulia. Essa ci presenta in s& sola congiunte
molte delle circostanze, in che soglionsi trovare la piu parte delle
giovinette nel grembo delle loro famiglie. Educata con gelosa ma
savia amorevolezza dai suoi gcnitori concepi innocente amore pel
primo giovane, cui gli proferse la solitudine della vita ritirata della
campagna. Pietro, tal era il norne del giovane, non fu dai genitori di
lei ammesso alia speranza delle nozze , per la mala vita che avea
menato innanzi ; e in quella vece fu la Giulia impalmata ad un
Odoardo giovine costumato, nobile, ricco, temperantissimo. Se non
che Pietro dai di che conobbe la Giulia si cangi6 tutto d'affezioni e
di costumi ; Odoardo dai di che, divenuto marito, fu padrone di so
trabocco nelle stravaganze e nei vizii dalui prima non conosciuti, e
giunsead abbandonare lasposa per seguitar lontano chi volea spol-
parlo infino all'osso per brutto amor di guadagno. Eccoti adunque
la Giulia derelitta dallo sposo rotto ad ogni vizio, e lentata dall' a-
more d'un giovane che toglieva da tale amore appunto stimolo alia
virtu. Questa lotta durissima fra le piu dure che possa sostenere un
cuor sensitive, era d.iversarnente sostenuta da Giulia , diversamente
da Pietro. Poiche in Pietro 1'amore puramente naturale per la virtu
lo rimoveva e veroda ogni fatto che valesse a macularne 1'esterno-
splendore ; ma non gli correggeva la inclinazione del cuore, anzi con
sofisme e scaltrimenti glie la veniva scusando. Giulia per lo cori-
trario, guidata dalla conoscenza intima dei proprii doveri , e molto
piu dai chiari dettami della religione, se per qualche tempo sente-
la violenza del combattimento, finisce col trionfarne appieno-, con-
servando per fino gli afletti allo sposo mal degno. Gosi adunque i
diritti sacri del matrimonio restano inviolati •, e chi legge trova in
Serie III, vol. IX. 38 2i Febbraro 1858.
R1VIST.4.
racconto dipin^a al vivo una delle piu pericolose tentazioni
pel cuore di giovane sposa , il suo progresso , le sue trame e 1'arte
finalmcnte del vincerla.
Giulia fa ogni sforzo per richiamare a se lo sposo traviato: lo
invita con un affetto sinci-rissimo , lo accoglie con allegrezza , lo
tratta con amore, gli ridona la pace , 1' agiatezza, 1'onore perdu -
to ; il vede convertito ridivenire all' innocenza e alia t.^mperanza
della prima eta. Questo nuovo aspetto dipigne i doveri della moglie
con una nobilta che lascia soddisfatto a pieno ogni cuore.
Ridonato al talamo il suoonore, Giulia ci si presenta qual madre
tenerissima ed accorta , e tutta dedicata all' allevamenlo e all'cclu-
cazione della sua barabina, ed al goverrio della sua casa. In qnesto
nuovo stato di Giulia son preziosi gli avvertiraenti che da il Bian-
chetti sopra il miglior modo di educare 1'eta pargoletta. Vero e phe
il governo della famiglia el' educazione dei figliuoli vengono lungo
tutt'esso il racconto dichiarati da lui con diligenza, ora dove ci di-
pigne la Giulia fanciulletta, ora quando ci descrive la casa Fran ar-
<li ela villa d un vecchioCavaliere amico di Pietro. Ma egli si fernia
propriamente a darne precetti positivi e formali in questo ultimo
tratto della vita di Giulia. Nel che fare porge avvedim* nti e consigli
di molta saviezzae merrtevoli d'essere posti in opera da tutti 5 gc-
nitori.
Da questi brevi indizii apparisce come 51 Bianchetti conseguisse
riritendimento voluto di cooperare al miglioramento morale della
famiglia. Or egliavrebbe ci6 pienamente conseguito, se si fosse un
po'meglio schernito dalle maleinfluenze che infestavanol'atmosfe-
ra negli anni in che la Giuiia fu descritta. Parlare in essi della san-
tita del matrimonio, della potenza della religione, della vittoria
delle passioni, fu certamente opporsi alia corrente che invadeva
ogni cosa: ed il coragg'O non manc6 al Bianchetti per farlo. Sibbe-
ne maneogli la fortuna di non essere neanco scosso da quella cor-
rente. La qual fortuna se avesse egli avuta, o non avrebbe descritto
come scrissel'addio di Pietro e di Giulia, o 1' avrebbe biasimato come
di un passo dato incautamente sovra I'orlo d'un precipizio; ne non
arrebbe dipinto il Don Emilio con quelle tinte un po' satiriche, che
BELLA STAMPA ITALIANA
fanno parere il buon prete essere una cosa rara riella nostra Italia,
e molto meno f avrebbe lodato di accendersi all' amore del bene
colla lettura di tale libro, cbe non ebbe coraggio di pronunziarne 51
nome, quasi che mancassero ad un Sacerdote eloquentissimi scritto-
ri , ove apprendere virtu, fra gl'infiniti che.rie annovera la Chiesa
cattolica, Questi, e qualche altro somigUanM a questi, sono gli avan-
zi non interamente repudiati d'un'insegnamento e d'una letteratu-
ra miscredente non propria dello scrittore, ma dell' eta sua; i quali
se disparissero dalle Memorie da noi lodate le renderebbero un libra
veramenle buono per promuovere la virtu domestica.
Dopo le Memorie della Giulia trovansi in questo volume duefram-
menti d'un racconto intitolato facopo e Maria. Yolea il Biancbetti
descrivere le avventure della donna cbe avea sedotto il cuore di
Odoardo : ma non bastandogli il tempo a colorire il disegno, che ne
avea concepito, si contento di publicarne due tratti, il primo dei
quali descrive il ravvedimento, il secondo la cagione o meglio il prin-
cipio dei disordini della vita di lei. Eppur cosi moncbi come sono,
non solo contengono molti pregi di ottima narrazione, ma grande
ammaestramento pei genitori troppo facili ad affidare a cure altrui
la vigilanzadelle proprie figliuole. Quindi e veramente a dolere che*
questo lavoro non abbia potuto avere il suo compimento.
SCIENZE NATURALI
i. (Nostra Corrispondenza). 11 Piroscafo Leviatan — 2. Disegno di ricoslru-
zione dell'antico Porto Romano ecc. — 3. Tre Memorie di Acustica del cli.
Prof. Zantedeschi — 4. Livello del Mar Caspio e del Mar Morto — 5. Gra-
nate fulminanti del recente attentato di Parigi — 6. Uno specifico contro
1'etisia polmonare.
,1. « La costruzione del piroscafo Leviatan sulle rive del Tamigi e senza
d-ubbio un avvenimento straordinario nella storia dell'Arcliitettura Kavale ,
giacche essa scioglie tre problem! importantissimi di questa scienza ; cio6
1 .° quale sia la forma piii acconcia per ottenere la maggiore rapidita pos-
sibile nell' acqua ; 2.° qual sia la grandezza di una nave richiesta per fare
col massimo proiitto lunghi viaggi sull'Oceano; 3.° quale sia la costruzione
navale in cui si possa ottenere la massima solidita con una quanlila defi-
.nita di material!. Per ben 50 anni il sig. Scott Russell , celebre costrut-
tore di navi, fece uoa serie di esperienze, le quali condussero alia scoperta
del Wave principle, ossia principio delle onde, nella costruzione dei basti-
menti. Questo principio consiste in una certa somiglianza fra le curve del-
la forma della nave e quelle delle onde ; per la quale la nave incontra nelle
acque la minima resistenza possibile. II sig. Scott Russell comunic6 il
risaltato delle sue ricerche alia British Association for the Advancement
cf science, la quale nomin6 una Giunta incaricata di proseguire il lavoro.
Si trov6 quindi esservi varie specie di onde , la piii importante delle quali
fu cbiamata f onda primaria di traslazione , ed e prodotta da una nave ,
chc trascorra le acque con grande velocita: se la velocita della nave su-
pera quella dell' onda , la nave trascorre sul verlice dell' onda con meno
resistenza. Questo importantissimo risultato fa vedere chc aumcntando la
SCIENZE NATURALI 597
velocila si tliminuisce la rcsistenza delle acque: mentre prima si credeva
che usando poco carbone, e per conseguenza ottenendo poca velocita nel
movimento di un piroscafo, si risparmiasse Delle spese del viaggio. Alcune
compagnie aveano bensi osservato con maraviglia che al contrario facevasi
risparmio, aumentando la velocita delle navi; ma.ora la Giunta presieduta
dal sig. Scolt Russell ha dimostrato questo principio scientificamente.
« Studiando poi la questione delle forme esteriori delle navi, il sig. Rus-
sell trovo che la curva della prora di una nave devc essere simile a quella
&e\Yonda di traslazione, eche la curva della poppa dee imitare Yondasot-
tentrante ( Wave of replacement). Questa maniera di costruzione ha per
iscopo di diminuire quanto epossibile la resistenza dell' acqua ; e la riuscita
di piii di 20,000 sperimenti ha dimostrato infatti , che per ottenere una
navigazione rapida , bisogna che la nave sia costrutta sul modello delle
curve delle onde del mare. Questo e quel che chiamasi il principio del-
le onde.
« Lo studio fatto dal dottore Scoresby sopra le onde dell' Oceano Atlanti-
co, e le ricerche fatte al tempo stesso dal sig. Scott Russell condussero ad
important.! risultati, riguardo alia lunghezza dei piroscafi. Lo Scoresby os-
sorv6 che durante una forte burrasca 1'altezza delle onde e di 24 a 36 piedi
inglesi da cima a fondo, cioe 12 a 18 piedi sopra il livello medio del mare;
mentre in una tempesta essa giugne fmo a 45 piedi. Egli osserv6 inollre ,
che in un mare agitato, la distanza di due onde ossia 1'inlervallo trai loro
vertici e di 100 a 150 piedi inglesi; che in un mare moderatamente gros-
so , lal distanza giunge a 300 piedi , e in una tempesta lino a 600 piedi ;
e che queste grandi onde hanno la velocita di 30 miglia 1' ora, cioe di un
miglio per ogni due minuti. Quindi si ricava che una nave della lunghezza
di 600 a 700 piedi poserebbe sopra due , tre , o piii onde nel medesimo
tempo , e che non correrebbe rischio di rompersi nel mezzo col pro-
prio peso.
« Questi sono i principii sui quali fu fondata 1'idea di costruire il pirosca-
fo colossale Leviatan, del quale daro ora ai vostri lettori un breve cenoo.
Per far conoscere le dimensioni di questa nave basta paragonarle a quelle
de' piu grandi vascelli tioora coslruiti, e dire che mentre il Great Western
fabbricato 20 anni fa elungo 236 piedi inglesi, il Great Britain 322, V Hi-
malaya 370 e il Persia 390, la luoghezza del Leviatan e di 680 piedi dalla
perpendicolare di prora a quella di poppa , cioe 692 piedi sul ponte. La
larghezza dello scafo e di 83 piedi, e di 118 piedi sopra le ruote. L' altezza
dello scafo e di 60 piedi e di 70 piedi fino alia cima dei baluardi. 11 Levia-
tan e tutto di ferro : le grandi lamine di ferro che ne formano il giro ester-
no sono disegnate e curvate con somma delicatezza sopra modelli scienti-
h'camente iuventati ; e ve n'ha di queste lamine oltre a 10,000, quasi tutte.
598 SCIEISZE XAIUIULI
diverse di grandezza e di forma 1' uua dall'allra, e congiunte insiome con
3,009,000 di chiudi. Qucslo lavoro -giganlesco, e veramenle il trionfo del-
1'arte-del Matematico e del Fahhro.
« L'interno poi e diviso da dieci muraglie di ferro trasversali, in modo che
uoa delle division! potrebbe rienipirsi di acqua senza nuocere alle altre e
seuza mettere in peilcolo il vascello. Vi sono anche due mura ossia com-
partiineuti ferrei longitudinal!. II Leviatan si muovera a ruote, ad dice e a
vele. La forza tulale delle inacchiiie a vaporeedi 11,500 cavalli; il (iiaine-
tro delle ruote e di 56 pied! inglesi. Vi sono sette alberi per le vele, costrui-
ti di ferro, (salvo uno a poppa, destiuato a portare la bussola) e le gomone
e le sarte saranno di filo di ferro. II Leviatan porta con se dieci ancore di
grandezza colossale, due piroscafi della luugbezza di 100 pied! iuglesi, e
ciascheduno con uua macchina a vapore della forza di 16 cavalli, piii di
\enti altre bardie di diverse graudezze, alcune di esse ton alberi e vele.
Qitanto ai viaggiatori, il Leviatau ha comodissima stanza per 800 passeg-
gieri di prima cla-sse, 2,000 di seconda, 1,200 di terza, cbe sono in tutto
4,000 passeggieri, senza contare i 400 uomini della ciurma. Dices!, che du-
rante i viaggi si stainpera a bordo un giornale ogni settimana colle notizie
del viaggio e della popolazione di quella piccola citta galleggiaute. Tulta la
nave sara illuminata a gas, il quale sara fatto a bordo, ed i segnali saran-
no comunicati dall'uua eslremita aU'allra per mezzo del telegrafo eletlrico.
I viaggiatori goderanno sulla tolda uua passeggiata non interrotta di 1/8 di
miglio.
« Quesli cenni basteranno a dare ai voslri leltori un' idea di questo gigan-
tesco piroscafo, il quale, secondo i calcoli del celebre Brunei, fara il viag-
gio dairiughilterra alle ludie pel Capo di Buona Speranza in 33 giornL
Colla gran marea del line di Geunaio il Leviataa si trovera galleggiante sul
Tami-a; ma gli sforzi di piii d'un mese per spingerlo dentro al fiume noa
sono bastati Gnora a compierne il varamento, in cui si spesero ben 30,000
lire sterline. » 4 Fin qui il nostro Corrispondente d'Ingbil terra.
2. L'egregio Ingegoere Vincenzo Manzini ha leste pubblicato per le stamps
un grandioso ed elaborato disegno 2, per risolvere Fantico e imporlantis-
1 Da notizie posteriori abbiamo infatti , che il ol Gennaio la niareu portu interamenle a
galla il Leviataa , c che fu quiiidi rimorchiato fino a Deptford , dove si allcstira pel viaggio
<lell' Oceano.
2 Del Modo di restiluire a Roma I' antico suo Porto, liberarla dalle inondazioni e dai
centri <F infezione della sua aria, e delle conseguenti bonification*, navigazionf ed irri-
yazione generate degli agri romano e pontino, risguardate quali bati di pronta e sicura
coloni-zazione delle province meditcrranee Pontificie. Progelto dell' Inyegnere Vix:i.>zo
MA\ZIM. Roma, Sub. tipog. di Marco Lorenzo Aurdi e C.° Piazza Boryhese; num. 89.
Un Volume in -i.° grande di pag. 92 con una gran carta illustrativa.
SCIENZE NATURALI 599
simo problema di sanare,rinnrire e eolonizzare tutta la maremma romana;
problema che il Sommo Pontefice fel. regnante, ha di nuovo proposto al-
riiidagine dei doUi. Nui, lasciando ai periti il giudicare della parte tecnica
<li queslo insigiie lavor-o, riputiamo pregio dell' opera il darneai nostri let-
ton 11 ii breve ragguaglio, mentre facciam plauso al Manzini del suo nobile
pensiero c dei profondi sludii da lui posti a maturarlo.
Due sono le parti principal} che abbraccia qnesto disegno, riaprire cioe
alle foci del Tevere I'antico Porto Romano e risanare 1'agro pontino; am-
bedue connesse intimamente fra loro e necessarie, second© 1'Autore, a dare
ima compiutasoluzione al quesito proposto. Quanta alia prima: dei tre porti
die ebbe in aatiqo Roma imperiale, cioe quel di Anzio a Levante, quel di
Centumcelle a Ponente, e fra essi due quel di Qstia in sulle foci del Tevere,
pare ginstamenle all'Autore che quest' ultimo, come il piii opportuno, fosse
e ancora siail piu degno di formare la vera porta di mare della capitate del
mondo. A renderglil'anticosplendore non altro si richiede, che ricoslruirlo
a mi dipresso quale fu sotto gl'lmperatori. Glauclio, che lo decret6 neU'anno
43 dell'era cristiana, lo aperse, scavando a lato della bocca tiberinaun va-
sto bacino dentro terra e introducendovi il mare. Quindi gett6 nel mare
stesso due grandi aggeri, che ne chkulessero il scno, e in sulla bocca di
questo affondando la gran nave che avea trasportato a Roma T obelisco va-
ticano, se ne servi di base all'isola che fabbric6 per antiguardo del porlo
e dal mezzo della quale sorgeva il gigantesco faro , imitato da quel di Ales-
sandria. I trenta mila operai occupati a ci6 negli undid anni che gli resta-
vaiio di vita nou baslarono a Glaudio per veder compiuta 1'opera! Questa fu
termmata e inaugurata daNerone, il quale non pago di tanto, voile anche
in Anzio sua patria costruire un altro sontuoso porto, da lui chiamato Ne-
roniano. Traiano aggiunse poi al Porto Ostiense ossia Romano nuove e gran-
diose opere che lo recarono al colmo del suo splendore. Scav6 dentro terra
la Darsena Traiana, equivalente per ampiezza a un secondo porto, comuni-
caute col primo per un largo canale; di iiaiico al porto condusse.la Fossa
Truiaua, ora Ganaledi Fiumicino, e per mezzo di un canale trasverso messa-
la in comnnicazione colla sua Darsena, congiunse le acque del Tevere a
qneile del porto interno, di modo che le navi potessero da questo continua-
re direttamente la viasu pel fitime insino a Roma; ed alia bocca di questo
canale trasverso piant6 robuste porte contro gl'interrimenti. alle quali porte
€<dovuta la conservazione del porto per oltre a 15 secoli , come dalla loro
dislruzione dee ripetersi la perdita del porto e ilcosi rapido e sempre cre-
scente protendiinento della spiugyia di Fiumiciuo,
II disegno adunque del ..Manzini propone in primo luogo di scavare un
Bacino, da lui chiamato Bacino Pio, al modo stesso che Claudio scav6 il suo
Porto ; poi riaprire ed espurgare il Porto di Glaudio e la Darsena Traiana,
600 SCIENZE SATURALI
ora Lago di Porto , sgombramloli del fango e delle maceric ; e in un lato,
della Darsena aprire lo sbocco ad un canale salso che vada a mettcr capo
nel Tevere deviate a Ponte Galera , ove saranno le porte traiane costmite
colle proporzioni di un grande sostegno moderno. In tal guisa il Porto Pio,
nome dato d all' Au tore al nuovo Porto, allungando 1' antico di quanto s' e
inoltrala la spiaggia verso mare , si trovera alia testa dell' antico Porto Ro-
mano, di cm raddoppiera la superficie , formando cosi uno dei piu grandi
porti d'ltalia, anzi delMeeHterraneo -I. La Fossa Traiana non servira piu di
Locca al Tevere , ma munita di porte varra a mettere in comunicazione il
Porto col fuime e per esso con Roma. Affinche poi le navi, dopo valicato il
sostegno , trovino fondo sufficiente per continuare il viaggio di Roma , il
corso presente del Tevere dal sostegno a Roma sara corretto ed abbreviate.
Inoltre di fianco al sostegno si gettera sul nuovo Tevere di Maccarese un
robusto ponte sopra cui passera la via Portuense , e i cui pilieri soster-
ranno le porte o chiuse destinale a tenere in collo le acque magre e a far
correre, quando si voglia, 1' intiero Tevere chiaro nel canale salso e attra-
verso 1' intiero porto : mezzo potentissimo di espurgarlo. II Tevere poi che
libero e diviso in piii rami i qnali ne scemano 1' impeto , minaccia d' im-
paludare e interrire sempre piu la spiaggia, incatenato e costretto ad una
sola bocca a Maccarese, colmera quello stagno e scaricandosi in mare con
iutta la sua piena terra sbarazzata la sua foce, mentre un emissario, mu-
nitoesso pure di sostegno, condurra le acque torbide del Tevere a colmare
1'altro stagno di Ostia; sicche saran tolti di mezzo quei centri d'infezione,
e di sterilita.
Tali sono i principal! lavori ideati dal Manzini nella prima Parte. Xella
seconda tratta delle terre pontine e del loro totale risnnamento, compiendo
1'opera degli antichi Romani, e poi dei Papi, principalmente di Martino V,
Sisto Ve Pio VI, rimasta in gran parte inefficace o per incuria de' posteri,
0 per la fallacia dei principii idraulici con cui fu nei varii tempi condotta.
A questo scopo 1'Autore propone come spediente capitale quel che gia pro-
posero nel 1809 Prony e Fossombroni, di escludere cioe dall' agro pontino
1 corsi d'acqne straniere, che sonolavera causa delle paludi, conducendoli
fuor d'esso mediante nuove inalveazioni al mare : le acque paesane trove-
rebbero allora facile scolo e il terreno verrebbe in breve tempo prosciu-
gato. Di queste acque inoltre egli vorrebbe giovarsi per compiere un ca-
nale interno di navigazione che partendo da Terracina , pel monte Circeo ,
\ II nuoYo Porto occuperebbe una supcrficie galleggiabile di metri quadrat! 2,632,600 ;
dei qnali 474,300 presi al marc, 837,300 pel nuovo Porto Pio , \ ,0 53,850 pel Porto Clan-
dio, 256,850 per la Darsena Traiana ; e potrebbe egli solo ricettare piu vaseelli che non tutti
insieme i porti italiani, eccettnata Venezia — Op. cit. pag. 24.
SCIENZE NATURALI 601
per Anzio e pel Porto Romano si stenderebbe fino a Roma. Ad Anzio si
riaprirebbe 1' antico porlo Neroniano , col quale comunicherebbe il canale
sopraddetto. E cosi, prosciugati gli stagni, colmati i bassi fondi, governate
le acquc , tutto quel t rat to di maremma che si stende da Terracina ad
Ostia e a Roma, cioe una superficie di 1300 miglia quadrate, capace di
ben 250,000 abitauti, verrebbe radicalmente risanato e restituilo con im-
mcnso vantaggio alia coltura e all'abitazione.
L' impresa tuttoche gigantesca ed ardna , non e certamente maggiorc
ne delle forze materiali di cui oggidi pu6 agevolmente disporre la meccani-
ca e 1'idraulica, soprattutto colle macchine a vapore le quali suppliscono
ad un tratto le.migliaia d'uomini e di cavalli; ne delle borse, giacche col-
1'associazione dei capilali tutto e possibile. Secondo i calcoli dell' Autore,
la spesa totale delle opere da lui ideate ascenderebbe a 22,219,500 scudi:
rna qaesti renderebbero tosto, merce i terreni acquistati e migliorati, un
prodotto di 41,012,600 scudi, cioe poco meno che il 200 per 100; e ci6 sen-
za calcolare le rendite dei porti di Roma e di Anzio, della navigazione sul
Tevere e sul canale che da Roma e da Porto metterebbe per Anzio e pel Cir~
ceo a Terracina. Quanto al tempo, tutto sarebbe compito in vent' anni. II
primo decennio andrebbe nei lavori, cioe 4 anni per costruire il nuovo
Porto Romano, dirizzare e incatenare il Tevere, ed eseguire le opere delle
palndi pontine, e sei anni per colmare tutti gli stagni e cominciare lungo
il lido una striscia di coltura a bosco. 11 secondo decennio sarebbe impie-
gato a coltivare i terreni gia sani, suddividerli, fabbricarvi, e popolarli. De-
gl'immensi vantaggi poi, che il compimento di si grand' opera recherebbe
a Roma, allo Stato e all'ltalia non accade parlare: tanto essi sono manifesli,
soprattutto chi miri la nuova importanza che ai nostri mari promette di
dare 1'aprimento dell' istmo di Suez, e la floridezza che acquisterebbe senza
dubbio il nuovo Porto Romano, che per capacita sarebbe il primo dei porti
mediterranei, e per postura troverebbesi quasi nel centro della nuova e
gran via che sta per prendere il commercio marittimo delle nazioni.
3. II nome e i meriti scientific! del ch. Francesco Zantedeschi sono gia da
molti anni conosciuti non pure all' Italia, ma a tutta la dotta Europa, mer-
ce le non poche opere e le moltissime Memorie, con cui egli ha illustrate
le varie discipline della filosofia e soprattutto la scienza fisica •>, ne' diversi
1 Chi fosse vago di conosccrc almcno i titoli delle Opcrc e Mcmoric principal! uscite dalla
feconda penna del Zantedeschi, vegga 1' opuscolo che han pubblicato ncllo scorso Novcnibre a
Padova i discepoli di lui, per attestato d'amore e di condojjlicnza del grave infortunio che tol-
se 1' illustre Professore alia cattedra da lui per tanti anni si nobilmentc mantenuta. L'opuscolo
s' intitola: Ffatcita, Studii , Posizione sociale e Blbliografta delle pnncipali opere e me-
morie di Francesco Zantedeschi -— Padova, coi tipi di Angclo Sicca 1 857.
C02 SCIENZE NATLRALI
suoi rami di meccauica, oliica, calorico e priucipalmente in quelli del ma-
gnetismoe deli' elellricita. Aquesti lavori vogliousi ora aggiuugere tre pre-
gevoli Mernorie di Acuslica, venuteci recenleinente alia mano, che 1'Aulore
pubblico I'annoscorso nel Vol. XXV della Classe di matematica e scienze
naturali dell' Accaderaia Imperiale delle Scienze di Vienna e die fiirono poi
in Vienna stessa ristampate a parle.
La prima s' intitola: Delle Doltrine del terzo suono , ossia della Coinci-
denza delie vibrazioni sonore, con un cenno sull' analogia, che prescnta-
no le vibrazioni luminose dello spettro solare. Egli e noto ai fisici , dac-
che il Tartini per primo 1' avverti ^ die quando da due strumenti musicali,
p. c. da due violini, vengono prodotti due suoni diversi, abbastanza gagliardi
e spstenuti per qualehe tempo, nasce da essi un terzo suono, risultante dalla
coincidenza delie luro vibrazioni sonore. Or qual e la legge di questo fenome-
no, e lanalura di questo suono risullanle? Gli acustici non si sono linqui ac-
cordati intieramente nello spiegare 1'unae 1'altra, forse perdifetto di espe-
rienze esatte che li guidassero. A questo difetto volendo sopperire ilZanle-
deschi, si fece con una copiosa serie di svariati e accuratissimi spcrimenti
a delermiuare la natura del terzo suono risultante, rappresenlandoio aril-
meticamente col numero delle vibrazioui, ededucendo quindi dal semplice
ragguaglio di tai numeri la legge invariabile che esso mantiene. Senza en-
trare nei particolari delle sperienze, recheremo solo-le precipue conclusio-
m che 1' Autore ba da esse dedotte e die grandemente illustrano questa
materia. 1°. II numero esprimente il terzo suono e sempre la differenza dei
due suoni dati. Se, per esempio, i due suoni dati sono ilrfo di 16 piedi e il
si, dei quali il primo ha 64 vibrazioni per 1", il secondo 120; il terzo
suono sara il si bemolle, il quale corrisponde a 56 vibrazioni, differenza
esatta di 64 e 120. Da questa legge fondarnentale derivano quasi tutte le
altre. 2.° II terzo suono si trova ora piii basso ora piu alto del piii gra-
ve tra i due suoni dati, secondo che la differenza delle vibrazioni rap-
presentanti questidue suoni e minore o maggiore del numero delle vibra-
zioni che rappresenta il' suono piu grave; ma esso non e mai piu alto
dei due suoni dali, non polendo mai la difi'erenza di due numeri positivi
superare il maggiore di essi. 3°. II suono risultante e tanlo piu vicino al-
r acuto dato, quanlo questo trovasi piii distante dal suono grave. 4°. II
terzo suono non e sempre il massimo comune divisore dei due suoni dati,
come fu stabilito da alcuni fisici quasi legge generale ; giacche se questa
legge si avvera in molli casi , in mold altri fallisce. 5°. II tono rappre-
sentatoda32 vibrazioni per 1", e il limite del terzo suono netto e distin-
i Veil il suo Ti-ailalo di musica secondo la rera scienza dell'armonia. Padoya, coi lipi di
Manfre, stampcria del Scminario -I7ol.
SCIEiVZE N.iTUIULI
603
1o:in fatti, se la differenza dei due suoni dafi e minore di 32, non si
Fonte piii die nno sbattimento, il qual.e e fortissimo nei toni piu gravi.
Egli e vero per6 che qnesto limite pu6 variare secondo gli orecclii. 6°.
Dato il valore di due suoni, si puo sempre determinare a priori il terzo
suono o lo sbattimento risullante: bastando formare la lor differenza.
Da questi sperimenti resta adunque comprovato un fatto importante nella
teorica dinamica delle vibrazioni sonore, che cioe dalla coincidenza di queste
vibrazioni risultano suoni rappresentanti la loro dilTerenza, ma non mai la lo-
ro somma. II somigliante sembra che avvenga nolle vibrazioni luminose dello
spettro solare, come accenna per ultimo il Zantedeschi. « Chiunque, die' egli,
raccolga alia distanza di qualche centimetre da im prisma di perfettissimo
flint lo spettro solare, non vede che quattro zone, colorate, separate da luce
bianca; e sono due meno rifrangibili, rossa e gialla, e due piu rifrangibili,
azzurra e violetta. Giascuno dei colori delle due coppie e separate da un
filetto di luce bianca, mentre 1'intervallo che separa il giallo dall' azzurro,
formato da luce bianca, e senza confronto maggiore. Se il telarino che rac-
coglie 1'anzidetto spettro, si allontani a poco a poco dal prisma, conser-
vandolo sempre parallelo alia faccia rifrangente del medesimo, si scorge che
nei punli, nei quali i raggi delle due coppie cromatiche vanno ad incontrar-
si, sorge un terzo colore. Cosi frail rosso ed il giallo si genera 1'aranciato;
fra il giallo e 1' azzurro si genera il verde; fra 1' azzurro e il violeUo si ge-
nera 1'indaco, senza che sieno distrutti i raggi primigenii generator! del
terzo colore. L'analogia col terzo suono coirisponde al caso, in cui il terzo
suono generate e mtermedio ai due suoni generator!. Nello spettro solare il
potere rifrangibile del terzo raggio e sempre minore del piu rifrangibile
dato; come ne' su-oni il terzo suono e sempre meno acuto del piu acuto date. «
Nella seconda Memoria 1'illuslre Autore tralta Delia corrispondenza che
mostrano fra loro i corpi sonori nella risonansa di piu suoni in uno ;
esaminando cioe quel noto e singolar fenomeno delle corde vibranti, per cui
se in esse destasi un suono, questo suol venire accompagnato da altri suoni
armonici, egli reca con nuove sperienze nuova luce nelle question! intorno
a tal materia agitate dai fisici ; se si diano cioe suoni semplici o se tutti sie-
no sempre composti, come opinano i piu degli autori antichi e moderni, se
il suono grave in coteste armonie preceda sempre all' acuto, quale sia il nu-
mero de' suoni armonici, quale il loro limite e altre simili. Le conclusioni
a cui egli e condotto dalle sue sperienze sono principalmcnte : 1.° i suoni
per lo piu essere composti, ma non sempre, dandosi talora suoni semplici
e solitarii, come accade nell'arpa d'Eolo, arpa che si fa suonare da una cor-
rcnte d'aria spirante da stretle fenditure; 2.° i suoni composti essere for-
mati da suoni armonici, i quali sono ora concomitanti, ora succcssivi al
suono primigenio; 3.° e in questa successione non sempre i gravi precedere
604- SCIENZE XATURALI
agli aculi, come credette il Pizzati, ne sempre gli acnti ai gravi, come pea-
s6 ilMarloy, ma variare 1'ordine secondo gli strumenti, giacche nel piano-
forte la lonica va innanzi alia duodecima e alia decimasettima, laddove
nell'arpa d'Eolo , il tono piii aculo precede al piii grave che e sempre 1'ul-
timo a destarsi; 4.° il numero poi eil limite de' suoni armonici o concomi-
tanti delle different! ottave noa potcrsi determinare in modo assoluto, ma
sibbene potersi affermare che essi mantengono sempre la medesima forrna
fondamentale, ripetendo coslantemenle 1'armonia sol, mi, do per ciascuna
ottava, armonia che e Ira lutte la piii perfetla.
La terza Memoria ha per titolo : Delia unila di misura del suoni musicali,
del loro limiti, delladurata delle vibrazioni sul nervo acustico dell'uomo,
e dell'innalzamento del tono fondamentale avvenuto nei diapason di acciaio
in virtu diunmovimentospontaneo molecolare. Scopo precipuo dell' Auto-
re e qui la ricerca e la determinazione di un suono fisso, a cui come ad unita
invariabile di misura si possano riferire gli accordi deivarii strumenti. Ifi-
sici e i musici hanno sempre desiderate di stabilire a quest' uopo un diapason
Upo, ma non hanno potuto per anco venire in accordo perfetto. Gosi, dal dia-
pason nor male de' fisici, che e di 256 vibraziooi per un 1 ", differiscono quel
di Pietroburgo che e di 272 a 276, quel di Napoli che e di 271, quel di Mi-
Jano che e di 268 , quel di Yenezia che e di 266, quel di Vienna che e di 205
a 268, e cosi altri. Oltre a ci6 il diapason stesso cangia col tempo la sua lo-
nalita, portandola piu alto. Infatti ilProf. Lissajous trov6 nel 1856 cheil dia-
pason la sAV Opera di Parigi eseguiva circa 898 vibrazioni perl ", mentre vor-
so il 1715, secondo Sauveur, il la adoperato nelle orchestre di Parigi eradi
810 vibrazioni per 1 ", ci6 che darebbe nello spazio di 140 anni 1'elevazior.e
di quasi un tono nel diapason delle orchestre. Di quest' elevazione per6 lu
parte principale, come appare da altri ragguagli, ha avuto luogo nel pre-
sente secolo e sopratutto da un trent'anni in qua. Or quali sono le cagioci
di questo innalzamento sempre crescente, che sempre piii afl'atica le voci
dei cantanti e le logora anzi tempo? Varie se ne arrecano dagli autori. II do-
minio che han preso nelle orchestre gli strumenti a fiato, la cui tonalita nello
mani sia dei musici sia dei fabbricanti, tende naturalmente ad alzarsi
per la maggiore sonorita che gli strumenti ne acquistano e il minor peso che
cosi richiedono: 1' innalzamento del tono anche negli stmmenti a corda, e
specialmente nei pianoforti , dove i progress! dell' arte permeltendo ai fab-
bricatori di dare senza pericolo maggior tensione alle corde e con cio piii
sonorita, li invitano ad elevarne il tono; e quiridi la necessita di alzare an-
che il diapason per metterlo in accordo cogli strumenti. Inoltre 1'uso stesso
di regolare i diapason gli uni cogli altri dando loro un tratto di lima; giac-
che la lima riscalda il diapason e benche si trovi allora d' accordo col dia-
pason regolatore, quando poi si raffredda, alza il tono, sicche adoperando il
SCIENZE NATURALI 605
secondo diapason a regolarne un terzo, questo si trovera piu alto del primo,
c cosi di seguito.
Ma, secondo il Prof. Zantedeschi, la vera cagione di quest' innalzamento
di tono deve piuttosto attribuirsi ad un moto intestino molecolare che si svol-
ge col tempo nell'acciaio dei diapasoa e ne accresce 1'elasticita primitiva.
Quiadi a cansare questa fonte di errori e cli variazioni, egli propone di so-
stituire ai diapason di acciaio i diapason di legno fatti a canna ed emholo,
dei quali si valgono tuttavia gli accordalori di strumenti nel mezzodi del-
1' Italia; essendo che il legno bene stagionato di bosso, di ebano, di abete
e simili , manliene per eta lunghissime lo stato molecolare di aggregamerito
senza allerazioni sensibili , atteso la sua tessitura fibrosa, mentre la strut-
tura granulare dell'acciaio e piu instabile. Infatti avendo egli paragonato
parecchi diapason, antichi d' oltre a mezzo secolo e muniti di ricordi auten-
tici del loro tono primitive, dei quali altri erand' acciaio , altridi legno a
canna ed embolo, trov6 i primi aver tutti alzato, bencbe inegualmente , il
tono originario, mentre i secondi sono durati invariabili. In ogni caso poi, per
assicurare vie meglio al diapason a canna ed embolo la qualita di misura
normale, e stabilire con esso un suono fisso dal quale si regolino tutti gli
strumenti, bastera riscontrarlo colla sirena di Cagniard Latour o colle ruote
dentate di Savart, apparati misuratori delle vibrazioni sonore, i quali, so-
prattutto coi perfezionamenti suggeriti dall'Autore, potranno in ogni tempo
attestare la stabilita del diapason o correggerne le alterazioni. Con ci6 sem-
bra spianata grandemente la via a determinare nella musica un' unita nor-
male ed invariable, ed a risolvere unproblema che tan to importa all'arte
e alia scienza dell'armonia.
4. Nel Nuovo Cimento dello scorso Novembre leggiamo recata da una
Memoria dell' illustre Carlini, letta all'I. R. Istituto Lombardo, alcune pre-
gevoli notizie intorno alle ultime misure fatte per determinare la differen-
za di livello tra il Gaspio e il Mar Mero. II Caspio, come ognun sa, e un
mare solitario e pr-ivo di ogni comunicazione , almeno apparente , colla
gran famiglia de' mari che circondano la terra ; sicche, se non fosse la
salsedine delle sue acque, meglio chiamerebbesi lago e sarebbe il piu
gran lago del mondo. Ma cosi non pare che fosse anche ne' tempi an-
tichissimi ; anzi vi sono molti argomenti di giudicare , ed e credenza og-
gimai ferma e universale dei geografi, che esso altra volta distendesse assai
piu largo le sue acque fino a congiungerle col Mar Nero e per esso col
Mediterraneo e coll'Oceano. Infatli la superticie di quella gran pianura che
stendesi tra il Caucaso e 1' Altai porta ancora recenti e indubitati segni di
essere stata un letto di mare, le cui acque siansi a poco a poco ritirale fino
a restringersi dentro le present! rive del Gaspio; il quale percio troverebbe-
606 SCIENZE NATURAL!
si, col lugod'Aral che ne e disgiunto dauua steppa di 120 leghe, nel fon-
do piu basso di quest'immenso bacino.
Ora nei mari comunicanti tra loro, il livello esempre uguale o di pochis-
simo ditferente, comel'iian mostrato anche tesle del Mediterraneo e del Mar
Rosso le misure da noi altrove menzionate. Ma non cosi puo dirsi del Ga-
spio, la cui altezza puo esser conosciuta soltaDto da misure dirette. Fin
dall'anno 1811 i signori Engelliardt e Parrot eseguirouo a tal line uua li-
vellazione barometrica a traverso le lerre che dividono il Gaspio dal Mar
JSTero: e il risultamento fu, che il primo trovossi di 300 piedi piu basso del
secondo. Se non che il Parrot, da una seconda livellazione parimenle ba-
rometrica ch'egli fece nel 1829, giunse a una tutt'altra conclusione, e tro-
-v6 il Gaspio di tre o quattro piedi piu alto dell'Eusino.
A togliere I'incertezza, in cui un disaccordo si strano, e per m'una guisa
irnputabile ai consueti errori di osservazione lasciava il problema, 1' Acca-
demia delle scienze di Pietroburgo stabili di far eseguire, colla massima
accnratezza e coi piu esatti strumenti, una triangolazione e una livellazio-
ne geometrica; allaquale imprcsa 1'Imperatore delle Russie >7icol6 assegn6
subito un fondo di 50,000 rubli. Furono scelti a tal' opera i tre astronomi
G. Fuss, A. Sawitsch e G. Sabler, i quali cominciatala il 1 Novembre del
18361'ebbero nienata a lenrine coll'OUcbre del 1837. La linea, sopra cui essi
condussero le misure, parte da Kagalnik sulle rive del mare di Azow e fa
capo a Cernoi-Rynok sul marCaspio, per una lunghezza totale di 510miglia
gcografiche italiane, e attraverso un terreno per la massima parle paludo-
so o deserto, quali sogliono essere quelle infelici regioni.
Tralasciamo la lunga e arida serie degli studii, delle misure , dei calcoli
i'atti dai tre astronomi , e tutte lecautele e veriticazioni da essi adoperate
per certilicarne il valore; le quali, chi fosse vago di. conoscerle, trovansi
accennate dal Carlini nella predetta Memoria, ed ampiamente esposte nella
Relazione tedesca che ne fece il celebre astronomo Guglielmo Struve, pub-
blicata nel 1849 a Pietroburgo. A noi basta il riferirne I'uUimo risultamen-
to, il qual e che il mar Caspio e veramente depresso al di sotto del mar
JN'ero di 80 piedi pafigini, ossia di metri 26: cifra che, alteso le squisite di-
ligenze usate dai tre astronomi russi nel condur le misure, vi e ogni ragion
di credere che sia vera e, per quanto pu6 desiderarsi in lal genere di ri-
cerche, esatta. Se poi questo livello del Caspio sia eostante, oppure vada
soggetlo, e dentro quai termini, a variazioni o ad oscillazioni, rimane incer-
to, ne potra detinirsi altramente, che con osservazioni idrometriche conti-
nuate per lunghi auui.
II mar Guspio e tutta quella pianui'a di steppe che gli giace intorno e
della quale esso e come 1' umbilico , non e il solo , benche sia il piu vasto
sfondo, che nella superficie terrestre si abbassi sotto il livello dei mari. Un
SCIENZE NATURALI 607
altro, meno vasto di gran lunga, ma piu profondo, si trova in Palcstina, cd
e il bacino del Mar Morto colle brevi pianure che il costeggiano, c con lutta
la vallc del Giordano risalendo fino al lago di Tiberiade. Che il Mar Morto
ossia il lago Asfaltide, sia notabilmente piu basso del Mediterraneo puo fa-
cilmente avvedersene ogni viaggiatore ( ed e osservazione dell' illustre De
Saulcy nel viaggio che fece cola nel 1851 ), il quale, saleudo da Giail'a a
Gerusalemme e poi da Gerusalemme discendeado al Mar Morto , paragoni
anche solo alia grossa 1'altezza di quella salita colla pro Fond ita molto mag-
giore di questa discesa. Ma oltre a ci6 se ne hanno misure direttc e piii
precise , fatte col barometro in varii tempi da scienziati di varie nazioni.
Quelle del Francese sig. De Berton , ricordate dal Saulcy , danno al livelh>
del Mar Morto una differenza di oltre a 400 metri al di sotto del Mediterra-
neo. L'Inghilterra mando piii d'una spedizione al Mar Morto , per fare slu-
dii accurati di quella regione famosa, non meno per la singolarila de' suoi
fenomeni, che per memorie bibliche. La prima fu del Capitano Simonds ,
che per una triangolazione determin6 il livello del lago di Tiberiade e la
pendenza delle acque del Giordano , che da questo lago scendono per la
valle di Ghor a seppellirsi , dopo un corso di 25 leghe , nell' Asfaltide. La
seconda , che dovea compiere gli studii della prima , fu coniidata nel 1847
al Luogotenente Molineaux, il quale secondo le istruzioni clell'Ammiraglia-
to , prese a discendere la corrente del Giordano fino al Mar Morto. Ma con
successo infelicissimo , perche tra per la guerra che gli fecero i Beduini
lungo il flume e per un' orribite tempesta di due giorni che ebbe a soste-
nere nel lago , egli e parecchi suoi vi perdettero non solo le fatiche ma la
vita. Piii fortuuata fu la spedizione che nell' anno seguente 1848 intrapre-
sero gli American! sotto la condolta del capitano Lynch. Dopo avere sbar-
cati a S. Giovanni a" Acri i due batlelli , un di ferro , 1' altro di rame , che
aveano condotti a tal fine dall' America, e quindi portatili a dorso di cam-
melli fino al lago di Tiberiade , incominciarono nell' Aprile la loro naviga-
zione : in dieci giorni discesero il fiume e in altri venti girarono e corsero
tutto il Mar Morto ; quindi prima di partire inalberarono sopra una gran
zattera , ancorata non lungi da Engaddi , la bandiera degli Stati Uniti , la-
sciandola come memoria del loro viaggio attraverso quelle acque, riputate
per si lungo tempo inospite ed innavigabili. Ora. tra le molte osservaziohi
ivi fatte da cssi, evvi anche la rnisura barometrica dei livclli del lago di
Tiberiade e del Mar Morto relativamente al Mediterraneo. 11 primo e infc-
riore al Mediterraneo di piedi 612 ossia metri 199 : il secondo lo e piii del
doppio, cioe di piedi 1235 o rnetri 401. Quest' ultima cifra si accorda abba-
stanza con quella che abbiamo recato poco sopra del sig. De Berton ; sic-
che, sebbene alle misure del Berton e dei navigalori americani non sia per
avventura da aversi tanta fede , quanto a quelle degli astronomi russi ri-
608 SCIENZE NATURALI
guardo al Caspio, pu6 nondimeno prudentemente credersi die non si dilun-
ghino gran falto dal vero. Donde segue che paragonando il Mar Morto al Ca-
spio, il primo scende sotto il livello del Medilerraneo da 45 volte piu che il
secondo; ed e senza fallo il piii profoudo abbassamento clie conoscasi della
superficie terrestre.
5. Ecco la descrizione che il sig. Aime Girard, valente chimico di Parigi
e scrittore della Patrie, ha dato di quegli spaventosi proiettili che gii as-
sassini del 1 i Gennaio scagliarono coatro la carrozza imperiale e clie spar-
sero intorno ad essa tanta strage. Sono cilindri di ferro o di acciaio, cavi,
lunghi circa 10 centimetri , del diametro di 6 centimetri e terminal! da
due calotte sferiche. Di quesle 1'una ha 2 centimetri di spessezza, edemu-
nita di 25 carninetti disposti a riccio e armati ciascuno di una capsula ful-
minante; 1'altra e assai piu sottile e leggera , di modo che scagliando in
aria la granata , ella vien sempre a cadere battendo a terra colla calotta
delle capsule, e delermina in tal modo 1' esplosione. II cavo interno del ci-
lindro contiene la polvere, non gia polvere ordinaria, ma un'altra assai piii
esplosiva, qual e il fulminato di mercuric. La forza di proiezione di questo
fulminate e cinquanta volte maggiore di quella della polvere da caccia, e
basta un chilogrammo di fulminato per caricare 40,000 capsule detonanti.
A intenderne la spaventosa violenza basti ricordare che , come racconta
Berzelius, un tale nell'aprire una cassettina piena di questa sostanza fu ful-
minato in sull' istante , e le ossa della mano con cui teneva Ja cassettina
furoro rotte e scagliate con lal impeto, che poterono traversare una grossa
tavola di quercia ; e die il dotlo tedesco Hallen fu talmente sfracellato e dis-
fatto daU'esplosione di 250 grammi di questo fulminato, che nel suo labora-
torio non si trovb piu di lui altro clie brani di carne schiacciati contro le pa-
reti e macchie di sangue. Del resto ben si vede che i fabbricatori di coteste
granateinfernali ne conosceanola straorJinaria esplosivita, mirando le stra-
ordiriarie caulele che usarono nel comporle. Delle due parti in cui e diviso il
cilindro, 1'una s'adatta sopra 1'altra a sernplice combaciamento, giacche era
a temere che congiungendole a vite si producesse lo scoppio ; una saldatura
esterna supplisce al difetto di resistenza che un tal modo di congiunzione da-
rebbe al cilindro. Inoltre, quella parte del cilindro che conteneva la polvere
era chiusa da un coperchio che posava semplicemente sopra il labbro d'una
incanalatura ; sopra questo coperchio poi era adattata la calotta sferica e
saldamente fermala con una forte vite d'acciaio, la cui testa avea due cen-
timetri di diametro.
6. La tisi dei polmoni fu riputata finqui morbo incurabile, e benche non
mancassero rimedii empirici e palliativi, come 1'iodio, il ferro, le acque sol-
forose ed altri per attenuarne qualche sinlomo o allentarne i progress! ,
numo per6 era conosciuto capace di guarirlo radicalmente , togliendo di
SCIENZE NATURALI 609
mezzo rinfiammazione de'polmoni e la loro lenta consunzione, causa infal-
libile di morte. Ora il Dottor De Lamarre annuazia di avere scoperto que-
slo speciflco nell'elicina , che e una sostaaza estratta dalla lumaca (helix),
e preparata secondo un suo metodo. Ella si deve amministrare ogni giorno
a forti dosi, le quali, senza recare altrove niun danno, a poco a poco cicatriz-
zano le piaghe del polmone e ne risolvono gl'ingorghi sanguigni, lino a to-
gliere interamente la radice del male. I felici sperimenti fattine dall' auto-
re a Parigi, e il favorevole ed unanime suffragio di un Consiglio di medici
insigni,invitati a giudicarne sopra mold casi 1'efficacia, sembrano provare
che T elicina debba essere per la tisi polmonare quel che la chinina fa
gia. trovata per le febbri periodiche : ci6 che sarebbe senza fallo una uti-
lissima conquista della medicina , quando la prima ricevesse da una pid
costante e universale esperienza quella conferma che ha gia ricevuta la
seconda.
Serie III, vol. IX. 39 27 Febbraro i838.
CRONACA
C 0 N T E M P 0 R A N E A
Roma 27 Febbraio 1858.
I.
COSE ITALIANS.
STATI PONTIFICII. 1. US. P. all' Universita roniana — 2. 11 tribunale criminale
di Roma — 3. Ragionamento del P. Angelini d. C. d. G. — 4. Necrolo-
logia — 5. Nolizie varie — 6. Istituto Mazzolani in Faenza — 7. Conver-
sion! in Terni — 8. Couferenze scientinche uelU diocesi di Macerata e To-
lentino — 9. Smentite a giornali forastieri — 10. 11 corrispondente roma-
no dell' independence Beige.
1. Ilgiorno 12 di Febbraio la Sanlita di N. S. voile visitarel' Universita Ro-
mana. Salita nell'aula msssima e circondata daquanti siattengono a'quel-
1'inclito corpo, volse a tutti un breve discorso, e per dare ai professori un
attestato di sua soddisfazione, fece conoscere che una somma annua avea
destinata sopra il pubblico erario per accrescere il loro assegnamento. La
Santita Sua si mosse poi per visitare i diversi Gabinetti che per sua muni-
ficenza sono ora stati quali allargali e quali eretti dai fondamenti. Essi sono
quelli di minerologia, di chimica, di medicina, di fisica, di anatomia umana e
di zoologia. II S. P. fu ricevuto in dascuno di essi dai rispeltivi professori ,.
i quali ebbero 1'onore di eseguire alia presenza di S. S. oarecchi dotti e cu-
riori sperimenti; e di i'arle ammirare quanto in quelle vaste e ricche colle-
zioni si conserva sia per antica sia per recente munificenza dei Sommi
Pontefici.
2. La cancelleria del tribunale criminale di Roma ha pubblicato due do-
cumenti important!. L'uno e una nota che fa conoscere il numero e la qua-
lita dei deposili giunti in potere del detlo tribunale dai i.°Giugno alia fine
di Dicembre del 1857. Essi sono stati 166 dei quali 108 gia furono restituiti.
I depositi che inparte furono restituiti e in parte ritenuti, perehe necessarii
a processi pendenti, sono 10 ; i non restituiti ancora, perehe non finite le
cause, SODO 29 : quelli di cui non si conosce il padrone sono 19. Del primo
semestre del 1857 rimanevano in potere del tribunale 55 depositi, di cui
36 gia furono restituiti, occorrendo gli altri per processi non ancora com-
piuti.
II secondo documento e il Quadro delle cause introdotte e decise dai
tribunale criminale di Roma mil' anno 1857, e dei carcerati a disposizione
CRONACA COiNTEMPORANEA 61 I
del medesimo a tutto il 31 Dicembrc del detto anno. Lc cause iiUrodotte
furono 3101, le decise per Roma 7009, per Comarca 451. So si ponga raente
al grande numcro cli quesle 7160 cause decise, oltre ai 15G8 casi fortuiti
intorno ai quali si sotio dovute prc-ndi-re le informazioni , ed alle 373 com-
mission! per atti in sussidiodi giustizia,ognunQpotradileggeri riconoscere
il lavoro die i Minislri inquirenti, la Procura fiscale generale ed il Tribnnale
giudicante hanrio dovuto sostenere, specialmente per isbrigare tante cause
coil premura; del che certamente il tribunale merita gran lode. II nolevole
divario die corre tra il numero delle cause introdotte e delle decise dee
attribuirsi allo speciale zelo, con cui ogni giudice ed attuario ha procurato
di finire le cause introdotte negli anni passati.
3. Dalla Tipografia delle BelleArti in Roma e uscito novollamente alia luce
un Ragionamento sopra gli Studli Archeologici del P. Giampietro Secchi
d. C. d. G. estratto dal Tomo lol del Giornale Arcadico , scritto dal P.
Antonio Angelini della medesima Comp. e da lui recitato nell' Accademia
Tiberina il giorno 6 Luglio di quest' anno. Esso sarii certamente caro a
quanti desiderano conoscere i lavori di queU'uomo veramente eruditissimo
che fu il Secehi ; e non solo i lavori da lui dati sparsamente alia luce in
tanti anni e luoghi , ma ancora quelli da lui lasciati piii o meno compiuti
tra le sue carte. II ragionamento poi e scrilto con molta conoscenza e pe-
rizia, non solo della lingua e dello stile italiano, ma ancora di quelle dispa-
rate materie archeologiche che sono 1' argomento precipuo del discorso.
4. II giorno 1 2 di Febbraio mori in Roma, dopo breve malattia, 1' Em. Cardi-
nale Ludovico Gazzoli, primo Diacono del Sacro Gollegio. Egli era nato in
Terni nel 1774 e pnbblicato Cardinale nel Coneistoro dei 2 Luglio del 1832.
II giorno 17 dello stesso mese mori ia Roma^ in mezzo a tntt'i conforti della
xeligione, 1'illustre scultore Prof. Filippo Albacini romano, Consigliere del-
1' Accademia di S. Luca. Egli Iasci6 la delta Accademia erede proprietaria
delle sue sostanze, che dovranno essere impiegate in premii e pensioni ai
giovatii artisti italiani e specialmente romaui.
Mui'i pure in Roma il giorno 15 dello stesso mese, tra i conforti della re-
ligione, il Marchese Filippo Naro Patrizi Montoro, \essillifero ereditario di
S. R. G. lasciaudo grande desiderio di se per le virtii di cui era adorno. II
giorno 12 poi passd parimente agli eterni riposi la Marchcsa Giovanna
Serlupi Grescenzi,'nata Buoncompagni Ottoboni, dei Duchi di Fiano, dotma
di segnalata pieta e virtii cristiana.
5. 11 giorno 14 di Febbraio, nella chiesa nazionale di S. Antonino uV Porto-
ghesi,si canl6 un solenne Te-Deum in ringraziamento a Dio per la cessa-
zione della febbre giallain Lisbona. V'intervenne, oltre a parecchie illustri
persone, I'^eccellenza del sig. Visconte di Alte, inviato straordinario e Mi-
aistro Plenipotenziario in missione speciale di S. M. Fedelissima presso la
S. Sede.
II sig. Duca D. Mario Massimo e stato teste nominate daS. S. Commissa-
rio generale delle Strade ferrate Pontificie Romane.
Ilgiorno 22 di Febbraio-fu ricevuto dalla Santita di N. S., a cui presentd
le sue lettere credenziali, il sig. Gonte Gabriele Francesco di Paola du Gha-
612 CROXACA
stel, di recente promosso dal grado d' Incaricato d'affari a quello di Ministro
residente del Re dei Paesi Bassi presso la S. Sede
Lo stesso giorno furono celebrate, per cura del sig. Duca di Gramont, am-
basciatore francese, nella chiesa nazionaledi S. Luigi dei Francesi, solenni
funerali al defunto ContediRayneval, poco fa ambasciatore diFrancia pres-
so la S. Sede. L' affelto e la grata memoria ch'egli ha lasciato in Roma fu-
rono pure cagione che altre solenni esequie, per suffragarne 1' anima, gli si
celebrassero in Roma Delia chiesa dellaMaddalena, il giorno 24 di Febbraio.
Mons. Sagrista di S. S. pontific6 la Messa", a cui per disposizione del S. Pa-
dre intervennero Mons. Maggiordomo e Mons. Maestro di Camera ed altre
persone della Nobile Anticamera Pontificia.
6. La citta di Fuenzae oraarricchita diun imovo istituto di beneficenza,
grazie alia generosita del Conte e della Contessa Mazzolani, ora defunti, die
con loro testamento vollero altamente beneficare la loro patria. L' istituto
che avra per sede lo stesso palazzo Mazzolani e per rendita molti stubili
legatigli dal testamento , sara chiamato Istituto Mazzolani e confidato alle
religiose del Sacro Cuore di Gesii od alle Figlie della Carita. Lo scopo della
nuova opera sara 1'educazione di povere fanciulle faentine orfane, le quali
dovranno essere mantenute sino all'eta di anni 20.
7. II giorno 21 Gennaio passato ricevettero in Terni il santo Battesimo sub
conditione dalle mani di Mons. Vescovo, otto giovani di una sola famiglia,
sei feminine e due maschi, convertitisi dalla eresia luterana alia religions
cattolica. Pochi giorni dopo essi fecero la solenne abiura nella chiesa Cat-
tedrale, con grande loro consolazione e gioia comune della pia eilta.
8. Pochi anni sono i Vescovi, convenuti a Concilio nella citla di Loreto e qui-
•vi Hitesialla riforma del popoloe del clero loro,ordinarono sapientemente fra
le altre cose che s'istituissero nelle singole diocesiGonferenze ecclesiasticlie,
nelle quali i sacerdoti si andassero con varii opportuni mezzi esercitaado
nelle sacre scienze. Di che, ilzelanteMons. Zangari, Vescovo di Macerata e
Tolentino, islitui ora le dette Conferenze nella sua Diocesi. Quali poi siano
le esercitazioni che in esse si dovranno compiere, lo spiego egli medesimo in
una sua Allocuzione al clero nell' occasione d'istituire nella sua Diocesi
le Conferenze scicntifiche, pubblicata nel 1857 per le stampe di Giuseppe
Cortesi in Macerata. 1 temi delle Conferenze saranno presi, secondo che ri-
caviamo dalla delta allocuzione, dalla Scrittura sacra, dalla disciplina e li-
turgia della Chiesa, dalla storia ecclesiastica, dalla giurisprudenza canonica,
dalla Teologia dommatica ed ascetica. In ogni tornata sara tratto a sorte il
tema della disscrtazione da leggersi nella seguente tornala, ed il nome del
sacerdote che dovra stenderla. Gli altri membri della Conferenza potranno
poi proporre obbiezioni e riflessioni. La disser(azione dovra durare circa
mezz'ora : ed un'altramezz'ora la discussione. E certo che da tali Conferen-
ze istituite nelle singole diocesi dee per necessita sempre meglio ingenerarsi
nel clero 1' amore ed il culto delle scienze sacre. Ed e pcrci6 da altamente
commendare Mons. Yescovo di Macerata e di Tolentino che provvide cosi
il suo clero di oltimo mezzo di profitto-non meno s'cientifico che spirituale.
9. Giornaliufficiali e non ufficiali seguono apubblicare, supra il conto del
Coverno Pontificio, menzogne quali piu, quali meno assurde, ma tulte ispi-
CONTEMI'ORAKEA 613
rate dallo stesso desiderio di dar mala voce collefalsita ad un Governo che
non possono con verita malmenare. II Giornale ufficiale di Roma, che va
di quando in quando raddrizzando queste inesatte notizie, conteneva a tal
proposito nel suo numero dei 20 Febbraio il seguente articolo che ripro-
duciamo esaltamente.
« Un giornale ufficiale di unprossimo Statoltaliano(dice \\Giornak di Ro-
ma) riporta un articolo di un periodico tedesco, nel quale si asserisce che il
S. Padre abbia fatto premure alle LL. MM. gl'Imperatori di Austria e di Fran-
cia non solo di prolungare la stazionc delle rispettive guarnigioni nello
Stato Pontificio, ma ben anclie di aumenlarle. Di tutto questo non esiste
una sillaba di \ero.
« La moltitudine delle calunnie che si scagliano contro il Governo ponti-
ficio, e delle menzogne che si divulgano con ipocrita compiacenza, rende
necessario che di tanto in tanto si faccia menzione diqualcunadi esse, uni-
camente per rendere avvertiti i lettori di quegli articoli a non lasciarsi il-
ludere dai racconti favolosi che si pubblicanoda chi non ha altrogenioche
quello di malignare contro la S. Sede ed il Governo pontilicio.
Duegiornidopo lo stesso Giornale di Roma pubblic6 quest' altro articolo.
« Un giornale inglese The Illustrated London News, ha detto, e la Presse di
Parigi, i\Corriere Mercantile di Genova e qaalche altro periodico di Piemon-
te, non hanno dubilaio di ripetere che i briganti arrestarono, con grande-
accorgimento e destrezza, il convoglio della strada ferrata da Roma a Fra-
scali, un giorno che era stipato di passeggeri, e specialmente di donne or-
nate deiloro vezzi piu. preziosi e delle piu ricche vesti, perche accorrenti
ad una gran festa: e che a loro bell'agio spogliarono tutti, senza per6 far
loro altro oltraggio. Hanno quiudi tratta la conseguenza che neppure sulle
strade ferrate si pu6 andar sicuro nello Stato Pontificio dagli assaltr dei
briganti. Ognuno fara certamente le meraviglie, che si abbia tanta audacia nel
pubblicare notizie cosi inverosimili : e noi faremmo altrettanto, se non los-
simo abituati a \edere certi giornali, intend sempre a mentire e calunnia-
re, non dubitar mai di dare ad intendere cose le piu strane, anche a co-
sto di trarre sopra di se le risa e il disprezzo che e giustamente loro dovuto ».
Fin qui il Giornale di Roma.
10. Al qual proposito noteremo che,avendo noi manifestato qualche tempo
fa i nostri dubbii. sopra 1'esistenza a questo mondo diuncorrispondentero-
mano dell' Independence Beige , colui che si professa tale credette dovere
nel detto giornale provare a lungo la propria esistenza. Ma, per disgrazia, re-
co appunto un argomento che ci conferma sempre piu nella nostra opinione,.
che egli non viva punto in Roma, ne negli Stati Pontificii. Infatti, volendo-
fare dell' informatodi cose segrete, annunzia che, se volesse, potrebbe scri-
vere notizie sopra una certa eredita Bonaccioli. II che dimostra evidente-
mente ch'egli ignora quello che in Roma tutti sanno; non essendovi tra noi
veruno il quale non sappia, (se pure il vuol sapere) quanto concerne una
tale causa che si apita dinanzi ai tribunal!.
614 CRONACA.
STATI SAUDI (Nostra Corrispondenza ) i. Proposte pet1 la tiforma dd!a legge
sopra la stamps - 2. T ginrati in Piemonte — 3. Nota del Covet-no fran-
cese e interpellanza del Dep. Yalerio — 4. Le nuove elezioni e la pressione
ministeriale — 5. Processo di Gehova - G. Arresti in Sardegna — '7. L'Espo-
sizione a favoro dalle missioni ecc., nuovo giornale.
1. Dopo 1'attentato del lldiGennaio tutti compresero che qualche nuova
provvidenza era necessaria anche in Piemonte per la sicurezza degli allri
Governi d' Italia e d' Europa; stavasi perci6 in aspettazione di ci6 che sa-
rebbe per fare il Ministero. Le vacanze delta Camera die si protrassero per
circa un mese per ragione del Carnovale e di altre elezioai da farsi, non per-
miseru al Ministero d'aprire prima 1'animo suo intorno ai nuovi provvedi-
menti da abbracciarc; ma il 17 Febbraio, nella prima tornata che tennero i
dcputati, venne loro presentato dal Ministro Guardasigilli un disegno di leg-
ge che consta di tre parti. La prima riguarda le cospirazioni contro la vita
de' Principi foraslieri; la secoada 1' apologia del regicidio; la terza F orga-
namento dei Giurati. La cospirazione contro la vita dei Sovrani e capi
dei Governi stranieri e punita colla reclusione estensibile fino a dieci anni
di gaiera, quando vi sieno atti preparatorii. L' apologia dell' assassinio po-
litico ovunque commesso e punita colla pena del carcere da tre mesi ad
un anno, ollre acl nna multa estensibile a lire mille. Ma che cosa. s' intende
per apologia' d' assassinio politico? II disegno di legge risponde che tale
reato si commette ogni qaal volta, col mezzo della stampa o di qualsivoglia
artiticio meccanico atto a riprodurre segni figurativi , si approva 1' assassi-
nio politico, ovvero si cerca di giustiflcarlo , o di scusarlo. La medesima
pena sara pure applicata, quando I'apologia fosse fatta indirettamente colla
pubblicazioue o riproduzione di scritti stampati, o di opere altrui.
2. Riguardo al nuovo organamento de' Giurati e bene ch' io dica prima
com' esso e presentemeute formato. La legge del 26 di Marzo 1818 ha sta-
bilito i giudici di fatto nei giudizii di stampa,. ordinando che essi vengano
tratti a sorte in numero di 200 per ogni distretto de' Magistral! di appello
dalle lisle degli elettori politic!. L' estrazione si dee fare ogni sei mesi dal-
1' Intendente della provincia dove risiede il Magistrate d' appello; 1' Inten-
denle ne trasmette la nota al primo presidents del Magistrato d' appello ; e
questi, nella prima udienza pubblica d'ogni mese, fa I'estrazione di cinquan-
ta nomi tra i compresi nella lista suddelta, i quali saranno i giudici del
fatto, che dovranuo prestar servizio durante il detto mese. All' udienza poi si
estraggono, dai 50, quattordici giudici del fatto necessarii per quel giudizio,
e tanto il Ministero pubblico quanto 1' imputato possono ricusarli, sino al
numero di sei per ciascheduno. Gosi furono ordinate le cose fin qui. Ora il
i sig. Deforesta propone un nuovo sistema. Sono giudici del fatto tutti gli
inscritti uella lista degli eletlori politic!. La lista di dugento di questi vie-
ne formala negli ultimi quindici giorni dei mesi di Giugno e di Deccmlire
d' ogni anno da una Commissione. Questa Commissione e composta del Sin-
daco e di due Consiglieri , 1' uiio eletto dal Municipio e 1' allro dall' Inten-
•dente. Nell' estrazione dei giudici del fatto pei singoli giudizii, tanto il pub-
blico Ministero quanto 1' imputato possono ricusare gli estratti a sorte sino
CONTEMPORANEA 615
ache rimangano nell' urna tanti nomi che uniti a quelli gia cstratti e non
ricusati raggiungano il numero di quattordici. lo noa porter6 giudizio ne
sopra il primo ne sopra il secondo sistema, pago di averli esposti bre-
vemente.
3. Qui debbo uotare siccome sia ora la seconda volta che si modifica la
nostra legge sopra la stampa riguarclo ai giudici del fatto. La priraa volta
cio avvenne nel Febbraio del 1852, dopo il colpo.di Stato del 2 Dicembre,
e la seconda volta avviene ora dopo F atteutato del 14 Geimuio. Questa co-
incidenza ha dato luogo alia voce corsa generalraente tra noi che il Mini-
stero siasi piegato a queste nuove ritbrme in forza dinote giunteda Parigi.
Intorno al die il deputato Yalerio iuterpello il Coate di Gavour nella torna-
tu de' 18 di Febbraio. II Ministro cominci6 dapprima a dolersi dell' inop-
portunita dell'interpellanza, e poi confess6 che la Francia, dopo 1' attenta-
to del 14 di Gennaio, avea mandato una nota al Piemonte, come all'Inghil-
terra, al Belgio ed alia Svizzera. Quanto poi al rendere pubbiica questa no-
ta, il Cavour disse clr egli non avrebbe difficolta di comunicare il docu-
mento ad una Commissione della Camera, e discutere con questa dell' op-
portunita di pubblicarlo.
4. II tre di Febbraio si fecero died nuove elezioni politiche, nelle quali
i conservatori furono vinti, non avendo ottenuta la vittoria che nel solo Col-
legio di Busaqui in Sardegna. Dovendosi poi procedere il 17 alia verilica-
zioni dei poteri dei nuovi deputati, il Conte Solaro della Margherita disse
nella Camera un .bellissimo discorso sopra le menc ministerial!, dichiaran-
doche, dopo avere udito il Conte di Gavour tanto declamare contro i Chie-
rici, perche aveano cercato d'influire sopra le elezioni, avea sperato che il
Governo sarebbesi serbato neutrale. Ma 1' espettazione venne delusa. La
pressione morale, I' uso dei mezzi temporali oltrepassarono ognimisura;
e qui prese a raccontare di molti fatli, alludendo anche alia persuasione di
molti , i quali credono che le vittorie ministeriali sieno state miracoli del-
I'oro. Accean6 pure il Go ute Solaro alia Circolare pubblicata dal Conte di
Cavour, quando venne assunto al Ministero deH'interno, nella quale « chiarl
esplicitamente essere sua volonta che il Governo continuasse ad intervenire
neile elezioni, autorizzando cosi una pressione di ben altro peso che quella
rimproverula al Glero in sette soltanto dei dugento e quattro Collegi »(Att.Uff'.
della Cam. N.° 74 pag. 277). 11 Conle di Gavour rispose al Gonte Solaro
essere pretto dovere d' un Ministro coslituzionale il cercar di far trionfare
quelle dollrine, quei principii politici^ che ritieue piu conformi agli inte-
ressi delpaese ». Sopra ilche osservava molto acconciamente il dep. Valerio
che « quando 1'intromissione del Governo nelle elezioni giunge ad essere
aperta, come dichiar6 averne diritto il presidente del Gonsiglio, per me pen-
so che il diritto elettorale rimune intieramente perduto. »
5. In Genova si fecero varii arresti politici, e per ben sette volte fu se-
questrata la Gazzetta del Mazzini intitolata L'ltalia del Popolo. Presente-
mente si sta trattando presso laGorte d'Appelloin quella citta il processo con-
tro i congiurati del 29 Giugno. Dai lunghi e continui interrogatorii dei testi-
monii e degli accusati si ricava che moltissimi furono tratti in inganno, e che,
sotto prelesto di sollazzi , chiamati nei rilrovi della congiura, Irovaronsi i pu-
616 CRONAC.V
cnali appunlati al petto quando vollero uscirne. I feroci discorsi de' con-
giurati,le mine, i saccheggi e simili orrendi tentativi appariscono pure in
modo irrepujinabile. Pare che la congiura non sia stata ordita in Genova, ma
in Torino, nell'Albergo dei Due Delfini, e cornparisce nel processo uno sco-
nosciulo che ha denari assai , e paga pranzi , carrozze, e da la parola d' or-
dine. Merita pure di essere riferito ci6 che disse 1' imputato Giussani ; il qua-
le raccont6 die essendo stato invitato da un signore ad arruolarsi tra i con-
giurati che doveano andare contro Napoli, il progetto glipiacque « perche
{ disse) secondo il mio modo di vedere, non mi poteva compromettere, es-
scndomi sembrato che il Governo non vi fosse contrario ». Al che il Presi-
dente: « Come, come, cosa dite?» El' imputato Giussani: « Si; ho considerate
che il Governo non poteva gran che disapprovare quel falto ( la spedizione
contro JNTapoli). giacche il Gonle di Cavour al Congresso di Parigi ebbe a
dire, che se non sirimediava al mal governo del regno di Napoli con prpnte
riforme, unarivoluzione sarebbe facilmente scoppiata. »
6. Merita lode assai la sollecitudine della polizia nell' Isola di Sardegna.
La statistica degli arresti operati da' reali carabinieri di Sardegna nel 1857
recache furono arrestati 204banditi, tutti imputati d'omicidio,conaltri!76
grassalori, 537 ladri, 87 per risse con ferite, 39 per rivolta alia forza ar-
mata, e 18 individui fuggiti dalle galere e dalle carceri.Tanto narra la Gaz-
zetla Alilitare.
1. Sotto il titolo deH'OfcoZo della fedc, in due quaderni dell' anno passato, voi
avete sottoposlo ai vostri lettori alcuni pensieri intorno all'opera della pro-
pagazione della fede ed ai mezzi onde farla prosperare fra le popolazioni
cattoliche. La conclusione a cui mirava quel discorso si fu che i due ele-
nienti di borsa e di fede non bastavano per ispiegare il porgersi che faceva
piii o meno generoso, un dato paese a quelTopera si cristiana; ma che piii
d'ogni altro vi entra la efflcacia e 1' ampiezza onde se ne danno gli eccita-
menti e se ne fa la proposta. Qualche tempo era appena trascorso dopo
questi vostri articoli, quando nella solita corrispondenza io narrai siccome
11 Canouico Ortalda, Direttore dell'opera suddetta in Torino, aveva posto ma-
no ad un nuovo mezzo per renderla phi nota e svegliare verso di lei mag-
gior favore popolare. Prima di rendervene piii ampiainente informali volli
per6 aspettare ehe si mostrassero i frutti. E poiche quesli non si fecero
aspettare lungamente, io ve ne daro qui un ragguaglio tanto piii volenlieri
quanto che esso presenta fatti che vengono in appoggio dei vostri detti.
Incoraggiato queU'ottimo Direttore dal felice esito che sorti una piccola
lotteria da lui proposta alcuni anni sono, venne ora nelpensiero di ritenta-
re la stessa pruova in guisa assai piii vasta. Per lastricarsi la via mand6
innanzi un Quadro nominativo di tutti i missionarii sardi, incitando questi
insieme con tutti i cittadini dello Stato, perche volessero concorrere ad una
esposizione da rivolgersi in lotteria a vantaggio delle missioni cattoliche, af-
fidate ai missionarii sardi.
Lo Stato sardo , che non conta che pochi milioni di abitanti, ha piii di
seicento missionarii sparsi pel mondo. Gi6 dovea eccitare ed eccit6 difatti
grata sorpresa nel paese stesso, il quale non era conscio di si bel suo me-
rito. Ricordarglielo era mezzo acconcio per muoverlo in favore di tanti
CONTEMPORANEA 6 1 7
connazionali. E cosi fa. II Governo stesso diede 1'esempio, giacche il primo
Minis tro, Gonte di Gavour, rec6 un tal fatto a notizia dei consoli sardi nei
paesi forastieri, scrivendo loro inuna lettera circolare un paragrafo soprala
protezione dei missionarii sardi coi termini seguenti: « Recerili lavori di
« molta esattezza hanno fatto conoscere che nelle diverse regioni del globo
« esistono piu diseicento missionarii sardi, diciotto dei qualisono insigniti
« del caraitere vescovile- Questi missionarii essendo RR. sadditi, hanno di-
« ritto alia particolare protezione dei consoli di S. M. , i quali nei casi piu
« imporlanti e delicati avranno cura di prestarla loro col massimo inte-
« ressamento.
L'idea dell' egregio Can. Ortalda piacque poi oltremodo ai Vescovi dello
Stato, i quali non solo 1'accolsero di buongrado, mainoltre si compiacque-
ro di promuoverla e di commendarla nelle loro diocesi. I missionarii furo-
no solleciti di rispondere dalle diverse parti coll'inviare parecchi oggetli pre-
ziosi o per valore intrinseco o per la loro rarita, cosi che in pochi mesi i do-
ni gia oltrepassarono il valore di cinquantamila franchi. Ma il Direttore non
tard6 ad accorgersi che un invito esteso ad un concorso si svarialo non avreb-
be potuto raggiungere pienamente il suo scopo, senza una pubblicazione pe-
riodica che ne fosse come il foglio uftiziale ed illustrative. Pose perci6 mano
a pubblicare un periodico che ha per titolo : Esposizione a favore deile mis-
sioni cattoliche afftdate ai ssicento missionarii sardi: foglio ebdomadario * .
II suo compile, come si scrive nei programma, sara di ritrarre e muttere
in bella mostra il grande movimento iniziato per questa pia esposizione, e
svelarne tutt' i passi e le fasi tanto nello Stato come fuori. Quindi esso fo-
glio si occupera di descrivere gli oggetti dell' Esposizione, illustrandoli
all'uopo con litogralie, di registrare i nomi delle persone promotrici dell'e-
sposizione, collettrici o donatrici degli oggetti, di far conoscere i brani piu
important! delle lettere, con cui i missionarii accompagnano T invio dei loro
doni, di pubblicare le circolari dei Yescovi e quegli altri document! che
avranno relazione coll' Esposizione, inflne di dare notizie recenti intorno
alle missioni, nelle quali stanno ora faticando i missionarii sardi.
Oltre il suo principale intento di favorire 1' esposizione stessa, tale perio-
dico servira ancora a far conoscere molti curiosi oggetti ioviati dai missio-
narii ; e specialmente a dare colle lettere dei missionarii stessi novelle delle
loro fatiche a tanti" concittadini. Inoltre questo periodico dara gradito ed
innocente pascolo alia curiosita di quei tanti che amano letture amene e cu-
riose. Ed i genitori potranno senza timore alcuno porlo nelle mani dei loro
figliuoli, sicuri ad un tempo di recare loro grande dilctto ed istruzione. Gik
ne sono usciti i primi numeri, i quali sono un pegno sicuro dell' avvenire.
Vi leggemmq sette lettere circolari relative all' Esposizione , scritte dai Ve-
scovi di Ciamberi, \'ercelli, Geneva, Novara, Biella, Ivrea ed Asli. Molti
articoli poi sono scritti da Vescovi. Gosi, per esempio, dell'Oceania parla Mon-
signor Bataillon Vescovo della medesima, dell' India Monsignor Balma, gia
Vicario aposlolico di Ava e Pegu, dell' Egitto Monsignor Guasco presents
\ II prczzo e di f. 4 per un scmcstrc in Torino, franco a'confini f. 5. Le associazioni si
ricevouo dai Direttori dioccsani della Propagazione della Fede, della S. Infauzia e da Giacinto
Marietti.
618 CROXACA.
Yicario apostolico. II primo oggetto illustrato e il SS. Sepolrro, vengono
quindi le rose di Gerico, i lavori dei monaci di S. Saha occ. Finir6 qnosto
cenno col notare la feconditft delle opere cattoliche. Spimta la Propagazio-
ne delta fede, e pochi auni dope nasce la Santa In fan-ia non mono mile- ;il!e
missioni. Una pubblieazione periodica ma! potendo bastaro per ditto cogli
Annali delta Prepay azione della Fede, ecco che ora ne germogliano vario
altre, trale quali non meno ricco di vita si presenta il foglio die vi anriun-
zio. Tutfe queste opere sono vivificale dallo stesso spirito, infiammate dallo
stesso zelo, e dirette da una sola virtu la carita cattolica.
if.
COSE STRANIERE.
SPAG.NA. (Nostra Corrinpomlenza.) J. Spiegnzioni domandute al sig. Bravo Mu-
rillo — 2. Suo discorso ~ 3. Effetti — -4. II sig. Fejada nel Senalo — 5. Stato
presente.
1. La lotla delle tendenze tra le due graudi frazioni dell'antica parte mo-
derata coslituisce al presente quasi tutta 1'attuosita della nostra politica mi-
litante. Essa va approssimandosi ad un qualche scioglimento, il quale van-
taggio devesi al principale avvenimento occorso in Ispagna dall'ultima mia
corrispondenza in qua. Questo avvenimento non e altro che il cliscorso pro-
nuiciato nel Gongi-esso dal sig. Bravo Murillo, il giorno 30 del passato Gen-
naio.
Fin da quando cominciarono i dibattimenti intorno alia risposta da farsi
al discorso della Corona, anzi ancorprima di essi nella interpellazione circa
1'ultimo cangiamento dei Minislri, rivolta al Ministero il giorno 25 dal sig.
Santa Cruz, capo della minorita progressista; fin d'allora, diceva, pub dirsi
che il tema comune di tutti git oratori dell'opposizione, piu o meno manife-
sta, fu quello d'insistere presso il sig. Bravo Murillo perche, con termini pre-
cisi ed espressivi, dichiarasse se continuava a sostenere il celebre disegno di
Riforma coslituzionale concepito , anzi ancor pubblicato dal Ministero , del
quale egli fu capo nel 1851-52, ovvero se rinunziava ad esso. Due sorte di
ragioni vi erano , come incontra se.mpre nella palestra parlamentare , per
chiederequestaspiegazione: ragioni apparent!, ragioni vere. Laragioneap-
parente messa in campo dimorava nella necessita di calmare i timori che,
secondo che si diceva, inquietavano gli animi dei liberali intorno alle in-
tenzioni del sig. Bravo Murillo; timori fondati nel sospetto che il suo inal-
zamento a Presidente del Congresso dovesse quindi a poco generare 1' at-
tuazione delle sue idee politkhe. Ma assai diversa era la ragione vera di
tale domanda di spiegazione; poiche voleasi con cio rompere i legami di
quella lega parlamentaVe che avea eletto Presidente il sig. Bravo Murillo,
siccome quell a , che formatasi fra persone d' opinamenti diversi, contava
molti caldi avversarii della Riforma del 1852. II Presidente del Congresso
fu quindi posto in unamolto difficile condizione : giacche dichiarandosi co-
stante ne'suoi disegni politici, correa pericolo di sciogliere la maggiorita
della Camera e di essere per queslo accusato di aver posto un ostacolo alia
tanto necessaria unione della parte moderata; se al contrario li rinnegava,.
CONTEMPOIUNEA. 619
attraevasi contro lataccia d'incostanza e di leggerezza polilica. A uscire da
tale impaccio non ci volea rneno del grande ingegno del sig. Bravo Mu-
rillo : ed esso in effetto non gli venne mono. Tent6 egli da prima di conser-
vare assoluto silenzio intorno a quel punto poricoloso; ma vi'sto Pinsistere
die a vero studio tutti facevano sopra quelle dichiarazioni, fu costretto alia
fine di parlare. II suo discorso divideva in due parti. La prima dimostrava
die egli non poteva essere costretto di dare spiegazioni ihtoroo ai famosi
divisamenti del 52, poiche egli non era Ministro, cgli non era invitato a
formare un Ministero, egli non era capo d'una opposizione al Governo. Or
questi sono gli unici tre casi , nei. quali il sistema parlamentare esige da
un uomo politico quelle spiegazioni. La seconda parte pero del discorso fu
rivolta precis'amente ad esprimere , in un modo tutto suo, quel medesimo
programma politico che 1'oratore rion giudicavasi obbligato di fare nel mo-
do die esigeva la minorita della Camera. La differenza consists in ci6, che
il sig. Bravo Murillo schivo molto opportunamente di collegare le sue inten-
zumi politiche col programma del 1S52, rifiutando di dichiararle intorno a
questo punto; e daR'aUra parte non rifiul6 di esporle sotto forme concrete
e determinate, collegandole colle necessita present! della Spagna. Non son6
obbligato , disse in sostanza, a dichiarare se io conserve o se abbandono
gli antichi divisamenti; .posso nondimeno, riella quali ta di deputato, mamfe-
stare cio che io credo convenienle e necessario di fare per governare la
Spagna; dirigendo a uno stato fermo e tranquillo questa nazione che da molti
anni ha perdato ogni 1'ermezza ed ogni tranquillita. Gi6 fu, come ognun ve-
de, un annunziare un programma compinto.
2. Or qual e questo programma? Eccone i sommi capi. II socialismo ci
minaccia , le prove ne souo troppa evidenti. II socialismo e que!la grande
catastrbfe che il mondo incivililo vede appressarsi ogni giorno di piu. Sue
prodezze sono il regicidio , Io sconvolgimeuto dei popoli , gl' incendii , gli
assassinii : suo scopo il capovolgere la presente societa, senza nessun rispotto
nea diritti no a doveri. In quesli ullimi anni, per sommanoStra sventura,
la. Spagna e divenuta il campo piu libero a si fatali intendimenti : e tutti
siamo stati. testimonii della guerra dichiarata contro la nostra Religione ,
contro il nostro trono , contro la nostra proprieta. II rimedio , che devcsi
opporre contra un male si minaccioso e s'rimminente, consiste nei seguenti
provvedimenti.
Predicare la Religione, colle parolee coll'esempio, alle classi piiibisogno-
se; sostenere ed aumentare Tautorita del Sacerdozio caltolico. I mali che il
socialismo vuol correggere sono di carattere perpetuo come la societa uma-
na, anzi come la natura stessa umana: sempre vi saranno povcri e ricchi.
Contro questa disuguaglianza non v'e altro rimedio, fuorche quello insegna-
toci da Gesu Cristo, cioe dire la carita noi ricchi, la rassegnazione nei po-
veri. Or chi puo arrogarsi d'inspirare quelle due virtii nel euore degli no-
mini, se non e la Religione? Quindi il signor Bravo Murillo invoca 1'aiuta
di essa, e pero chiede 1'unico modo che pu6 rendere eflicace questo aiuto v
una grande influenza e una grande indipmdenza nel Clero.
Aftine di secondare 1'opera della Religione vi bisognano leggi che dura-
mente comprimano e severamente castighino qualsivoglia reato contro la
020 CRONACA
proprieta; ed intanto, ad occorrerea quei bisogni piii urgent! die spingono
il povero al delitto, e cosi prevenirlo, bisogna subito organizzare, sopra fon-
damenli interamente cristiani, la pubblica beneficenza.
Bisogna formare, senza perdcr tempo, una lega di Governi nell'Europa,
costituita ed ordinata con tal destrezza e solidita, die basti a distruggcre
tutte le lenebrose macchinazioni delle societa segrete.
Per dare al Governo e alle istituzioni della Spagna la forza che loro e
necessaria , il signor Bravo Murillo dimanda una Riforma elettorale , la
quale modifichi di molto il numero del deputati ed il censo degli elettori ,
escluda dal Gongresso gli Ecclesiastici edi militari che sono nel servigio at-
tivo, poiche essi sono gia rappresentati nel Senato, escluda parimente gli
impiegali, eccettuati alcuni pochi di piu alto grado , i quali riseggono sta-
bilmerite in Madrid. Dimanda ugualmente 1'Oratore che si riformino i re-
golamenti interni della Camera, di modo che venga con essi ad assicurarsi
il decoro , la tranquillita e la stabilita delle sue deliberazioni , senza che
giammai il potere parlamentare possa impacciare 1'azione del Governo, ne
invadere alcuna delle prerogative della Corona. Vuole altresi una legge pel
pubblici impicgati, la quale fissando i legittimi diritti dei servitori dello
Stalo, determini 1'ordine degli avanzamenti e delle destinazioni, per chiu-
dere la porta alle smodate pretensioni dei deputati e degli elettori. A un
tal provvedimento il signor Bravo Murillo di si grand'importanza, che giu-
dica minacciarsi grandi sventure allo Stato, se subito non si pone con mano
ferma un rimedio a questa febbrile mania degli impieghi.
Le nuovenecessita della Spagna rendono indispensabili nuovi sagrificii:
eimpossibile, dice 1'Oratore, viverealla moderna epagare all'antica. Quin-
di e mestiere che il proprietario si disponga a pagare piu di quello che oggi
paga, se vuole essere protetto, difeso ed aiutato efficacemente dal Governo.
II signor Bravo Murillo crede poi di strappare alia rivoluzione uno de'suoi
pretesti piu speciosi, proponendo la disammorlizzazione di ogni sorta di
beni ammorlizzati. Quelli di proprieta ecclesiastica col consenso del Sommo
Pontefice, e solo con esso, e non mai ed in nessun caso altrimenti ; quelli di
proprieta civile in guisa che la disammortizzazione sia vantaggiosa ai coin-
pratori, ai venditori ed allo Stato,
3. Questo e, ridotto ne' suoi minimi termini, il programma del signor
Bravo Murillo. Esponendolo io mi sono ristrelto all'ufficio di mero cronista:
non giudico nulla, non qualifico nulla. Credo nondimeno di poter asserire
che qnesto programma ha dei punti che piacciono, e dei punli che dis-
piacciono a tutte le parti politiche. La disammortizzazione e abborrita da
tutti quelli chepensano non essere essa altra cosa, senon che la violazione
giuridica di quel diritlo di proprieta che tantoeloquentemente aveva difeso
il signor Bravo Murillo. Ball' altra parte la liberta piena della Chiesa, e la
Riforma elettorale sono profondamente detestate dai progressisti. Quindi
conseguita che il signor Bravo Murillo non propone soluzioni definitive. Esse
sono forse impossibili: forse questo eminente uomo di Stato crede conve-
niente il condiscendere in alcune cose a quello che si chiama spirito mo-
dcrno, affine di poter conservare 1'ordine pubblico per tutto quel tempo di
ehe i Governi hanno bisogno per ordinare le loro forze, a fine di combattere la
CONTEMPORANEA
621
rivoluzione nel suo proprio campo. Ma di ci6 sia quel che si vorra: il fatto e
€he il signor Bravo Murillo lia spieguto una bandiera, la quale se non riesce
u riunire in unsol corpo altorno a se tutta la partc modcrala, riunira cer-
tamenle quella porzione di lei, die e meglio tlisposta ad abbattere le piii forti
barriere innalzate clalla rivoluzione. Se essa riuscira un giorno a sedere nel
Ministero, le sue difficolta consisteranno nell' essere troppo liberate per gli
assolutisti, e troppo assolulista pei liberali. Gia cominciano a vedersi i sin-
tomi di questa difficolta, la quale d'ora innanzi sara la chiave per intende-
re lo svolgimento successivo della nostra oscura ed indeterminata polilica.
4. Al discorso del signor Bravo Murillo nel Gongresso debbesi upire I'altro
pronunziato nel Senato dal sig. Don Santiago Fejada, il quale combatte co-
me sterile e come pericolosal'usanzadidedicarelunghe discussioni all'esa-
me della risposta del discorso della Corona. Questo solo argomento dimo-
stra chiaro che il signor Fejada e anch' esso un poderoso e franco avversario
del parlamentarismo. II suo discorso fu ascoltato con rispetto e compia-
cenza neH'alta Camera, e quiudi non fa meraviglia che esso riuscisse assai
malgradito alle falangi libertine di ogni grado e d'ogni condizione.
5. Se dopo la precedente esposizione dame fatta fossi richiestodi detini-
re la nostra condizione politica, dovrei rispondervi ripetendo ci6 che tante
altre volte vi ho detto: cioe ch'essa nonpuo essere altrimenti qualificata, se
non con un' antilogia, poiche in effetto e una vera interinidad normal. II
termine definitive di questa continua mutazione di provvedimenti tenxpora-
nei, che dura da ventiquattro anni, solo Dio lo sa.
FRANCIA \ . Scuse della Francia per gli indirizzi bellicosi dell'esercito — 2. II
nuovo bill inglese ed il ntiovo Ministero — 3. Pazienza francese — •*. Gli as-
sassini non italiani — 5. Processo sopra 1' attentato — 6. Legge di sicurezza
generate — 7. 11 giuraraento de'deputati — 8. Nuovo Ministro degli affari
intertii — 9. Articolo del Moniteur sopra le nuove leggi — 10. Discorso del
Ministro della pubblica istruzione — 11. Morle del Gonte di Rayneval — 12.
Foi el liaison, nuova Rivista catlolica.
1 . Discorremmo nel passato quaderno del mal viso fatto in Inghilterra agli
indirizzi bellicosi dell'esercito francese all'Imperatore Napoleone, e special-
mente a quelli che dicevano chiaramente che 1'esercito non desiderava che
nn cenno dcll'Imperatore, per volare proprio aLondra, designata sotto le va-
rianti di covo di assassini, e di ricovero di bestie feroci. Ne tan to parea la-
gnarsi ilGoverno inglese degli stessi indirizzi, quantodeU'averli il Governo
francese fatti inserire nel Moniteur, dando cosi loro quasi un' aria d'appro-
vazione ufliciale. Delle pratiche corse di qua e di la a questo proposito noi
non vedemmo sopra i giornali nulla di rilevante a sapersi; se pure non ha
qualche imporlanza il non essersi punto confermate le voci corse di un
armamento delle coste inglesi, comandato in seguito di quegli indirizzi e del
viaggio a Londra dell'ambasciatore inglese in Parigi. Bensi tutt'all'improv-
viso si lesse nei giornali, che la ricavarono dai rendiconli delle Camere in-
glesi dove fu letta, una nota ufticiale di scusa scritta dal Walewski, Mini-
stro francese degli alfari esteri, al Persigny, ambusciatore francese in Lon-
022 CRO;VACA
tlra. In essa si.diccva che « se si poterono introdurre nel foglioufficiale pa-
role che parvero in Inghilterra contrarie ai sentimenti di moderazione ma-
nifestati dal Governo francese , esse non possono essere attribuite ad altro
che ad un'inavvertenza cagionaia dalla moltitudine degl'indirizzi. L'lmpe-
ratore (aggiungeva il dispaccio) v'incarica di dire a Lord Clarendon cheegli
fu assai dolente del fatto. »
2. E molto probabile che, se questa letlera di scusa non fosse giunta a tempo
per calmare almeno alquanto la suscettivila britanrica , il Bill contro i ri-
fuggiti non avrebbe avuta alia prima lettura quella maggioranza di200voti
tra 299 votanti che poi ebbe. Benche poi non sia per nulla certo che il Bill
debba giungere felicemente al porlo, e non anzi naufragare in una delle due
letture che ancora rimangono a farsene.Equestodubbio si e qnello che to-
glie per ora molto d'imporlanza alle disposizioni del Bill proposto, le quali
anche non sono perse grancosa al bisogno. Finora le cospirazioni, intese a
commettere un assassinio , erano nella legge inglese considerate come soli
delitti, e punite perci6 di una multa e di una breve carcere; d'ora innanzi
saranno considerate come crimini e punite di carcere o di galera non mi-
nore di tre o di cinque anni , ed anche perpetua. La legge abbraccia lutte
:le cospirazioni fatte e da sudditi inglesi e da stranieri, purche nel territorio
inglese, ossia contro un inglese, ossia contro uno straniero, e da eseguirsi o
in Ingbilterra o fuori. Ma, come dicevamo, e probabile che la proposta sia
almeno molto mutala prima d'essere decretata come legge.
II die avevamo scritto, quando ci giunse 1' improvvisa ed inaspettata noti-
zia della caduta del Ministero Palmerston appunto nell' occasione della se-
conda lettura di questo Bill. Giacche il giorno 19 il sig. Gibson propose,
nella Camera dei Comuni , la scguente risoluzione: « La Camera seppe con
molta commozione che il recente attentato contro !a vita dell' Imperatore
de' Francesi fu ordito in Inghilterra, e manifesta la sua esecrazione per ta-
li colpevoli imprese. Essa e sempre pronta a rimediare ai difetti delle leg-
gi criminali quando e dirnostrato che esse sono difettose: ma non pu6 as-
tenersi dal manifestare il suo dispiacere che il Governo della Regina, prima
d' invitare la Camera ad emendare la legge, non abbia riconosciuto essere
suo dovere di risponclere al dispaccio del Governo fraucesedel 20Gennaio.»
Questa risoluzione che non nega la votazione del Bill, ma rimprovera il Go-
verno, fu approvata da 234 voti contro 215. Di che il Palmerston, coi suoi
colleghi, si ritiro dal Ministero, il quale, mentre scriviamo, dicesi ora novel-
lamente formalo in questa guisa. Primo Lord della Tesoreria, Derby: Can-
celliere dello Scacchiere, Disraeli : Lord Cancelliere, Thesiger : affari esteri,,
Lord Malmesbury: in tern o Walpore: Commercio, Hombey: Indie, Lord
Ellenborough : sigillo privato, Hanvick; Luogotente d; Irlanda, Eplington.
3. Finora intanto non si pu6 negare alia Francia una gran dose di pazienza
generosa verso 1' Inghilterra. La qual pazienza e generosita, appariscon pure
dalla nota che il \Yalewski scrisse al Persiguy, sotto il 20 di Gennaio, dopo
1'atlentato. In essa, dopo aver osservato siccome « qucslo nuovo attentato
al pari di quelli che 1'aveano preceduto, era stato ideato in Inghilterra, »
protesta in prima « che il Governo imperiale 6 convinto della sincerita dei
senlimenti di riprovazione che tali fatti eccitano nell' Inghilterra , » e poi
CONTOirORANEA 623
assicura, con cliiarissimi termini, che « niuno piii della Francia rispetta la
liberality con cui I'mghilterra ama di praticare il diritto d'asilo verso gli
stranieri, viltime delle lotte politiche ». Toccato poi dell'abuso, a cui spin-
gono ilbenefizio dell'ospitalita quegli esnli politici che mulinano assassioii,
•conchiude che « il Governo francese, pieno di fiducia nell'alta ragione del
Gabinotto inglese, si astiene da ogni indicazione di provvedimenti da pren-
dere, conlidando intieramente sopra di lui ». L'esito della nnova crisi mi-
nisteriule inglese ci dira se la fiducia della Francia fu ben collocala.
4. Grande (e certamente legittima qnando fosse slata fondata sul vero) fa
la gioia dei giornali francesi ed inglesi nel potere in sulle prime asserire
che non altri che italiani erano gli autori dell' ultimo attentato. Ma ora tra
gli accusati del delitto vi e pure un Francese ed un Inglese. L'Inglese e
un tale Tommaso Atlsop, gia membro della Borsa di Londra. Le granate
fulminanti furono fatte per suo ordine in Inghilterra, dove pure si ordi il
resto della trama. Egli e ora cercato dalla polizia inglese, die offerse 200
lire sterline di premio a chi dara informazioni del dove si possa trovare.
]\Teanche a lui mancarono difensori nelle Camere inglesi, di cui.alcuni mem.'
bri si scandalizzarono che il Governo osasse cosi turbare la pace di un
suddito inglese. Rispose un Ministro che egli era reo dinanzi alia legge in-
glese , e che se egli era cercato , ci6 non accadeva perch6 la Francia 1'a-
vesse chiesto.ll Francese poi e un tale Simone Francesco Bernard, arrestato
il giorno 14 di Febbraioin Loudra, ecomparso il giorno appressodinan/jal
tribunale, che ha rimandato ad otto giorni dopo I'interrogatorio, per man-
canza finora di prove evidenti della sua complicita neU'atlentato di Parigi.
5. Del processo che si aspetta con grande curiositti si sa finora questo. L'i-
struzione e compiuta; ed il giorno 12 di Febbraio la Camera di accusa udi
la relazione sopra 1'istruzione. Udita la quale , la Camera decret6 che siano
mandati dinanzi alia Corte delle assise della Senna Simone Fieri, Carlo di
Rudio, Antonio Gomez, Felice Orsini e Simone Francesco Bernard assente.
Questi cinque sono accusati di aver cospirato contro la vita del I'lmperatore
e (U'lrimperatrice. II Rudio poi, il Gomez e I' Orsini sono accusati di avere
commesso 1'attentato, ed inoltre di aver uccise parecchie persone. Si sa ora
che i feriti nella sera del 14 Gennaio furono 156, otto dei quali morirono. Gre-
desi che il processo comincera dentro il mese di Febbraio, e precisamente il
giorno 25, e si suppone che sara sbrigato in poche udienze. Stando poi ad
alcune corrispondenze, pare che il processo non si ristringera all' attentato,
ma abbraccera tutta la gran tela della coagiura che i cospiratori aveano
ordito per lutto Europa. Al che giovano mirabilmente, secondo le citate cor-
rispondenze, i molti arresti di implicati in quella congiura che si vanno ora
facendo in molte parti di Europa. Secondo altre notizie, date parimente da
corrispondenti, il processo sara differito alquanto, fmchfe non sia ottenuta
dal Governo inglese T estrazione del Bernard e deU'Allsop, di cui la polizia
inglese dicesi che sia cerla di presto impadronirsi.
6. II giorno 13 di Febbraio il Conte di Morny, Presidente del Corpo legislati-
ve, lesse nell'assemblea la relazione a nome della Giunta incaricata di esa-
minare la proposta di legge delta di sicurezza generale, di cui demmo uu
cenno nel quaderno passato. Due sono le mutazioni proposte dalla Giunta
624 CROXACA
ed accettate poi dal Governo. La prima vuole die la legge non cluri che fi-
no al 31 di Marzodel 1865, senon fa prima rinnovata; la seconcla richiede
che il Governo non possa procedere all'espulsione o confine di alcuno ssnza
il parere del Prefetto dello Scompartimento, del Generale comandante e det
Procuralore generale. II Conte di Moray nella sua relazione par!6 di coloro
che in Francia appartengono a diversi partiti politici, dimostrando che Intti
doveano ora unirsi al Governo imperiale. Avremmo desiderate per6 che
spiegasse meglio il suo pensicro quando disse che « le societa moderne non
hanno piii la superstizione del diritto divino ». II dirittodivino, inteso come
una speciale designazione fatta da Dio della persona, e certamente una sen-
tenza, se non superstiziosa, ahneno non ammissibile, se non in casi straordi-
narii come in David ed in Saulle. Ma inteso come una derivazione naturale
della istituzione della societa umana, lungi dall' essere superstizione, e una
necessita filosofica di chiimque comprende la societa. E certamente il sig.
di Moray non sarebbe disposto a negare che ad ogni suddito sia imposto
da Dio il dovere di obbedire. Or che altro e il diritto di comandare se non
il correlative di cotesto dovere ? Ne il Gonte di Moray dee temere che dal-
1'ammettere in tal senso il diritto divino, ne scenda il non dover ammette-
re le dinastie novelle: giacche il per me Reges regnant e I'obedite praepo-
sitis carnalibus si applica alle nuove non meno che alle antiche dinastie.
La legge di pubblica sicurezza fu gia votata il giorno 20 di Febbraio con
227 voti contro 24, sficondo che ci reca un dispaccio telegrafico. Per poter
poi applicare queste nuove provvidenze di polizia, il Governo chiese al corpo
legislative un credito supplementare di un milione e 200 mila franchi. La
propostadi legge era preceduta da questo breve preambolo. « Nelle present!
congiunture non e mestieri di molto insistere sopra la necessila di accresce-
re si in Francia e si fuori i mezzi di speciale vigilanza affidata al Ministero
dell'interno » .
7. II Senate di Francia, con vote unanimc dei suoi 129 membri prescnti,
vot6, il giorno 8 di Febbraio, il Senatusconsulto che richiede il giuramento
di fedelta dai candidati alia deputazione. Esso fu pubblicato gia nel Moni-
teur , si che presto si determinera pure il giorno della convocazione degli
elettori della Senna per eleggere i Deputati da surrogarsi al defunto Cavai-
gnac ed ai signori Garnot e Goudchaux che rifiutarono di giurare fedelta
all' Imperatore ed alia Gostituzione. II giuramento imposto ai candidati e il
seguente : « Giuro obbedienza alia Gostituzione e fedelta aU'Imperalore*. Ogni
altra formola e dichiarata nulla.
8. II nuovo Ministro degli affari interni, Generale Espinasse, indirizzo poco
dopo la sua elezione una lettera circolare ai Prefetti, nella quale spiega il
perche della nomina di un militare ad una carica esclusivamente civile.
Questo perche e tutto nel bisogno di una « vigilanza attenta, continua, pre-
murosa, pronta, ferma e nondimeno quieta come la forzaed il diritto. Ta-
le e (dice il Ministro) la parte piii importante del mio uffizio e cosi si spiega
la scelta che 1' Imperatore fecedime ». E dunque evidente che la nomina del
Generale a Ministro degli affari interni fu fatta, perche fossero, con piii for-
za e fermezza, applicate le nuove leggi di pubblica sicurezza votate dal cor-
po legislative.
COiNTEMPOKANEA. 2&-
9. Un molto notevole arlicolodeLVoni/ewr venue leste aproposito per ispio-
gare e dare, per cosi dire, ragionedi tuttelenuove leggi e provvidenzo to--
ste prese dal Governo francese dopo 1' attentato del 14 Gennaio. Esse, dice-
1' articolo, erano gia stabilite prima dell'attentalo, il quale non fece che di- -
mostrarne 1'opportunita. E quanto ai decreti sopra la reggenza ed il consiglio •
private, la cosa e cvidente. Quanto alia legge sopra la sicurezza generate, 1'ar-
ticolo spiegaahingo che essa, nell'intenzione del Governo, non colpisce ^e
non che quei ribellidi professione che, graziati mille volte, mille volte ri tor-
nan o alle ribellioni, alle barricate, agli assassinii, pronti sempre a giovarsi
di ogni occasione per gettare nell' agitazione e nel lumulto lasocieta. Quelli
che vi presero parte sono noti alia polizia pei loro fatti del 48 , 49 e 51, e
saranno ora piu che per 1'innanzi sottolamano dell' an tori ta, che al primo
loro moto potra cacciarli di Francia o confmarli, secondo che meglio crede-
ra utile al pubblico riposo. « Le migliori leggi per6, dice 1' articolo, non val- -
gono, se non sono ben applicate. Questa sara applicata con fermezza e con
moderazione ». Sono stati poi, con decretodel 13 Febbraio, nominati i cip-
que marescialli di Francia, aiquali sono confidati i cinque comandi militari
novellamente istituiti.il Magnan risiedera in Parigi, il Canroberta Nancy, i:<
Gastellane a Lione, il Bosquet a Tolone, il Baraguay d' Hilliers a Tours.
E conquesto, dice il citato articolo del Monileur, sono compiute le nuo-
ve provvidenze che il Governo credeva necessarie per assicurare in Francia -
1' ordine e la quiete. Esse si riducono, come vedemmo, ai decreti sopra la
reggenza ed il Consiglio private, ai nuovi comandi militari, al nuovo Mini-
stro sopra gli affari interni, ai giuramenti dei candidati, ed alia nuova legge-
di pubblica sicurezza. « Questi provvedimenti , dice il Moniteur, erano ne-
cessarii, ma sono sufficient!; il Governo non vuole nulla di piu per rassicu- -
rare la societa, per difendere i grandi interessi di cui e il custode ».
10,11 giorno ultimo di Gennaio il Minislro dell'Istruzione pubblica, sig. Rou- -
land, tenne un discorso a piu di cinque milaoperai raunati nel circo Na~
poleone in occasione di una solenne premiazione degli allievi delle society,
polictenica e filotecnica. II Ministro disse tra le altre queste parole: <• Abbia-
te ilrispetto alle cose sante, giaccheil sentimento religioso e la salvaguar-
dia deU'uomo dalla culla alia tomba. La rYatellanza cristiana e la sola vera: -.
essa consola e soecorre tutti i sofferenti, essa non offende veruno, essa non-
mostra una falsa felidta nel sangue e nelle lacrime di un paese ribellato.
Conservate la fede de' vostri padri. Non ci ha che gli orgogliosi e i malvagi •
che si ribellino contro Dio ». Narra un testimonio oculare che queste parole -
dette dal Ministro con forza e con calore ad un' accolta di persone che pa- •
reano poco preparate a bene riceverle, furono per6 ricevute con acclamazio--
ni, e produssero ottimo effetto.
11. II giorno 12 di Febbraio sono stati in Parigi celebrati solenni funeralt
in suffragio dell' anima del Gonte di Rayneval, gii ambasciatore di Francia.-.
in Roma e poi eletto ad ambasciatore presso la corte di Pietroburgo. Disse-
i suoi elogi sul tumulo il Gonte Walewski, Ministro degli affari esteri. E che >
quelle lodifossero meritate, ne sono buoni testimoni quanti il conobbero m>
Serie III, vol, IX. 40 27 Febbraro 1838
C26 CRONACA
Roma, diplomatico non meno divoto al suo Governo che alia S. Scde ed al-
ia religione.
12. Abbiamo ricevuti i primi numeri di una nuova Rivista Cattolica intito-
lata Foi et Raison, Bulletin Catholique; fondata e dirctta dal sig. Carlo Bier-
man, ingegnere, antico allievo delta scuola politecnica. Essa si pubblica in
Auch e ci pare informata d'oltimo spirilo cattolioo.
RUSSIA (Nostra corrispondrnza') 1. Emancipazione dei servi — 2. Disposizioni
governative — 3. come accolte, nelle varie province — 4. Dimostrazioni
tli affetto all' imperatore — o. Alcutie riflessioni sopra 1* emancipazioiie —
6. Consrglio dei Ministri — 7 Morte del Metropolita di Kief — 8. Guerra
nel Caucaso.
1. In altre mie corrispondenze vi avea parlato dell'emancipazione dei con-
tadini, come di una disposizione goveruativa prossima ad aver effetto. Di
ci6 era no gia persuasi coloro clie seguono con occhio attento il corso degli
eventi, sebbeue molti tra essi pensassero che la risoluzione di una lal qui-
stioue verrebbe protratta indeQnitamente. Gli avversarii di cotale disposizio-
ne (e sono molti) speravano di aver trioufato delle velleita favorevoli all'e-
mancipazione date a divedere dall'Imperatore in diverse circostanze; quando
all' improvviso si avvidero che il Governo era per occuparsi della quistione,
affine di risolverla defmitivamente. Gomincer6 col farvi conoscere la natura
e il valore delle provvidenze prese dal Governo in tal materia, indi vi dir6
1'effelto ch'esse hanno prodotto in Russia, in fine vi esporro qualche mia con-
siderazione.
Avea il Generale Nazimof fatto sapere all' Imperatore che la nobilta dei
Governi di Vilna, Grodno e Kowno, i quali formauo 1'antica Lituania, e dei
quali egli ha I'amministrazione, desiderava emancipare i servi, sotlo certe
condizioni. L'Imperatore diede allora facolta.ai proprietarii nobili di qnei tre
Governi di procedere alia formazione di Giunte, che fossero composte di un
proprietario nobile per ciascun distretto, eletto dalla nobilta possidente del
distivtto medesimo, e di due proprietarii nobili per ciascun Governo o pro-
vincia, proposti dal Governatore. II che assicura all' elemento elettivo una
gran maggioranza. Quando queste giunte cosi cosliluite avranno lavorato i
loro disegni , verra istituita in Yilna una Giunta generale composla di due
deputati uominati da ciascuna delle tre Giunte locali, dinn grande proprie-
tario nominate dal Governatore generale e finahnente di un membro delega-
te dal Ministero dell' interne. Cosicche degli otto membri costituenti questa
Commissione, sei sono di nomina elettiva. Quando la delta Giunta avra com-
piuto il sno lavoro, qoesto sara trasmesso al Ministero dell'interno, dal quale
verra portato poi alia sanzione dell'Imperatore^
2. Ifondamenti della nuova legge, che dovra uscire dalle deliberazioni di
quesle varie Giunte , sono conlenuti nelle istruzioni date ai membri delle
medesime Vi restringero qui in poche parole quanto vi ha in esse di piii
importante. L'abolizione della schiavitd dee .essere progressiva: nel termine
di sei mesi dovranno le Giunte aver compiuto i lore lavori, ed e determinate
a 12 anni il periodo, in cui dee aver luogo la trasformazione compiuta. Seb-
bene non si dica apertamente, pare nondimeno che si ritengaper principio
CONTEMPORANEA 627
non esscre il contadino proprieta del sno sign ore. Ma invcce si dicliiara
(e, se non erro, e questa la prima volta che una tale dichiarazione e inserita
nella legislazione russa) che il ricirito del contadino, contenente lasuacasa,
la sua stalla ed il suo orto, e di proprieta del sign ore, salvo il diritto al con-
tadino di poterlo far suo mediante riscatto. Tutto il terreno appartiene al si-
gnore, il quale deve perodividerloin due parti, concedendo 1'usufrutto d'una
delle parti al contadino, il quale paghera percio iraa somma in danaro, owe-
rosi obblighera ad alcune giornate dilavoro straordinado. Questa divisione
fatta nna volta rimane inalterabik1. Durantelostato di transizione dalla ser-
vilii alia liberta, i contadini uon potranno allontanarsi dalla terra, senzaun
permesso dei proprietarii, cui rimane at'h'data la polizia rurale, finche non
vengano stabiliti i tribunal! rurali.
3. Tal e a un dipresso il sunto delle disposizioni prese dal Goveruo a ri-
guanlo della nobiHa delle tre province Lituane. Qneste disposizioni furono
pcv6 falle conoscere ancora ai nobili delle altre province per stimolarli a
fare cio die fece la nobiHa di Vilna, Grodno eKowno. Ed ecco come que-
sti invili vennero accolti. AMosca la nobilta rispose ch' essa si sottornette-
va rispettosa al volere dell' Imperatore; a Tarnbaf non si fece che votar il
deposito negli archivi dei dispacci comunicati. In somma apparisce che una
parte delta nobilta russa eun po' avversa alia emancipazione, ed e quindi a
temersi ch' essa non aderisca che a malincuore alia nuova legge, o se non
altro, faccia di tullo per indebolirne gli effetti.
Ne d' altra parte pu6 dirsi che la minorita favorcvole all' emancipazione
sia mollo soddisfatta. Essa dice che il finora decretato e molto poca cosa,
Infatli in quesli ultimi tempi era divenuta comune a molli 1' opinione che
non potesse aver luogo 1' emancipazione, senza c'he fosse concedulain pro-
priota ai contadini una porzione de'le terre da pagarsi con una giusta in-
dennita; ed ecco che ora non si tratta piu che del solo usufrutto. Inoltre, fin
da tempi remotissimi, il ricinto del contadino era considerato come sua
proprieta, ed oggi si dicliiara che quello e anzi proprieta del signore, e che il
contadino dee ricomprarlo. Rimanendo poi la polizia rurale, cioe I' autori-
ta, nelle mani dei proprietarii, riuscira difticilissimo frenarne gli abusi. In-
somma essendo afiidata alia nobilla tutta i' organizzazione del nuovoordi-
ne di cose, essa che pei suoi interessi e per i suoi principii non pare troppo
favorevole alia emancipazione, procurera certamente che venga al conta-
dino conceduto il meno che sia possibile. II che e dimostrato ad evidenza
da ci6 che accade nelle province tedesche del Baltico ed in altre, dove si
pu6 vedere col fatto che non basta una emancipazione qualunque, a frenare
gli abusi di potere nei signori e ad alleviare le conseguenti miserie dei con-
tadini. Da tutto ci6 voi vedete che non mancano obbiezioni ed anche, se vo-
lete, di qualche valore, contro la nuova legge. Ma checche siade'parlicola-
ri , il ccrto si e che I' idea generate e molto commendevole, e die stabilita
una volta 1' emancipazione come principio e come massima , non puo piu
ritornarsi indietro ; i suoi avversarii ormai pit non s' illudono, die anzi ne
sono costernati.
4. 11 giorno 18 Gennaio ebbe luogo la processione e la benedizione del-
1'acqua della !NTeva; fesla che riusci sontuosissima, avendovi preso parte an-
•G28 CRONACA
-cora rimperatore, il quale vi riscosse dal popolo vivissime acclamazioni
in ringraziamento di quanto egli fa per bene del suoi sudditi. Sua Mae-
-Sta fu aache ricevuta con indicibile enlusiasmo nella scuola di diritlo, ove
portossi a fare una visita, volendo anche assistere per qualche tempo alle
-.lezioni del professor!.
Quasi nello stesso tempo un' altra manifestazione anche piu notevole avea
-luogo in Mosca. Circa dugento persone appartenenti all'Universila, alle let-
-tere e alia stampa, in pubblico attestato della gioia che loro arrecava quanto
dal Governo operavasi in favore dell'emancipazione , si riunirono a ban-
• chetto nel Club del Commercio; dove oltre a varii e caldi brindisi falti alia
.salute dell'Imperatore, furono recitati quattro discorsi.
Mosca vide pure teste un altro fatto che scosse al quanto la pubblica opi-
"nione. Alcuni ufficiali di polizia, essendo entrati in un appartamento ove
' eransi pacificamente assembrati alcuni studenti, tutto il Corpo universitario,
professori e studenli, prese parte in favore dei giovani con molto calore. II
fatto fu immantinenti comunicato dal Governatore di Mosca, conteZaurefski,
al rimperatore con un dispaccio telegrafico che annuuziava essersi gli stu-
• deutiribellati. L'Imperatore rispose collo stesso mezzo : « Xon ci credo: si
, ,proceda ad un esame. » E in vero fattosi 1' esame , non si tardo a ricono-
scere che nonvi era nessun atto di ribellione. La conseguenza di questo
.fatto si fu la subita rimozione daU'ufficio del Gran Maestro della polizia di
Mosca, essendo stato il Principe Krapotkine, aiutante di campo delTImpe-
Tatore, surrogate al sig. Timachnf.
Da ci6 si ricava chiaramente che il popolo , la giovenlii delle scuole, gli
"jomini di lettere , e in somma tutti quelli che costituiscono la cosi delta
•-classe media del popolo, sono lutli favorevoli all'lmperatore Alessandro,
perche vedono in lui il promotore di benefici e necessarii miglioramenli.
Ciova credere che siffatto entusiasmo non nasconda secondi tini, e che sa-
pra farsi distinzione tra i miglioramenti chiesti dalla giustizia e gli spe-
-ilienti suggeriti da utopie rivoluzionarie e imposti dalla violenza.
5. In mezzo a queste circostanze 1'Imperatore ha presa ia delta determina-
>izione sopra 1' emancipazione dei contadini arditain vero, ma che al tempo
stesso mi sembra dettata da una grande abilita. Ed in fatti quesla 6 la prima
. rolla, in cui una questione politica di grande importanza non vieiie risoluta
-con un Ukase, ma invece viene affidata al giudizio e alle deliberazioni della
. nobilta. Vero e ch' essa non e chiamata a dare sopra V emancipazione che
un voto consullalivo, essendo riserbala la decisione definiliva al Governo.
Ma la cosa non potea essere diversamente; giacche in tale questione non si
tratta solo degl' interessi della nobilla, ma ancora di quelli del contadino,
•di cui il Governo dee considerarsi come il tutore. Si tratta iuoltre di affare
che concerne generalmente I'lmpero, e che e perci6 superiore agli interes-
si di una determinata classe dicittadini. Ma non e men vero per6 che Tim-
.peralore, mentre emancipa i contadini, invita ancora la nobilta a dare il suo
iparere in cosa di alta importanza. In fatti la prima questione, circa la quale
essa e consultata, 6 di tale natura, che dall'attitudine assunta in questa cir-
•costanza dalla nobilta pu6 deciders! della parle che le e serbata per 1'av-
• venire. Essa si niostrera certamente degiia dell' occasioue. E poi a sperarsi
CONTEMPORANEA
620
ch'cssa non faccia al tempo stesso concession! allo spirito rivoluzionario; che
disciolga essa stessa il nodo gordiano, senza aspettar cbe altri lo tronchi in
vecc sua e fors'anche suo malgrado, e contro lei. Se cosifara, essa ne avra
tosto laricompensa nella condizione che le saradata per 1' avvenire e nella
influenza che essa dovra esercitare. In fatti, se quel primo lavoro delle Giun-
te provincial!, riuscira soddisfacente, probabilmente 1'Imperatore convoche-
rain Pietroburgo i delegatidelCorpo della nobilta.E altresi da sperarsi che il
Goveruo, il quale lia dato prova di gran fermezza, col mettere allo spevimen-
todiunesamequesta gran questione dell'emancipazione, nonostantelegravi
difficoltacheliadovulo vincere, vorra mostrare ugual fermezza nel dirigerei
lavori delle Giunte,procurando bensi di prendere Inme dalle considerazioni
altrui, ma senza nulla cedere di quella preponderanza che egli dee mantenere
sopra gli interessi generali, in presenza di semplici interessi particolari.
6. Debbo ora parteciparvi una importante innovazione avvenuta in Corte.
Essa consiste nell'eseguire che fa 1'lmperatore da qualche tempo i suoi la-
vori particolari coi soli Ministri degli affari esteri, della guerra e delle fi-
nanze, mentre gli altri debbono portare le loro proposte al Consiglio dei
Ministri che si riunisce ogni giovedi sotto la presidenza dello stesso Impe-
ratore, dove tutle le quistioni formano oggetlo di seria discussione. Siffatto
provvedimento, per quanto paia semplice e naturale, eper6 del lutto nuovo
in Russia, cd incontr6 la comune soddisfazione.
7. II giorno 2 di Gennaio e morto Monsig. Filarete, Metropolitano non unito
di Kief, inetadi anni 81. Non bisogna per6 confonderlo con nn allro Fila-
rete riseclente a Mosca, giunto anch'egli ad un'eta molto avvanzala, il quale
ha acquistata una importanza di gran lunga superiore a quella del defunto,
e la cui morte farebbe percid molto piii rumore in Russia che non cagiono
quella del Metropolitano di Kief.
8. Terminer6 la mia lettera con dirvi qualche parola intorno alle con-
seguenze delFuliima campagna nel Gaucaso. Dopo cinque mesi di fatiche e
di combattimenti, le truppe comandate dal Principe Orbilian si sono final-
mente impossessate dei piani di Salatar. Uri ugual felice successo otten-
nero le armi russe sulla riva sinistra del Kouban, ove si sono fatte nume-
rose corse nel paese nemico , si sono abbattute foreste , praticate strade
militari, approvjgionati magazzini e caserme e terminate le fortificazioni
del forte Maikop.
I Cosacchi e le altre truppe irregolari della Russia formano unapopola-
zione di tre milioni di uomini, i quali, per la loro organizzazione tutta spe-
ciale, hanno allresi bisogno di una parttcolare amministrazione. Al che ha
ora provveduto 1'Imperatore fondando una Intendenza delle truppe irrego-
lari , che dipende dal Ministero della guerra, e concentra nelle sue mani
quanto riguarda quelle popolazioni.
NOTIZIE VAHIE \. Liberia religiosa in Svezia — 2. Ducati danesi — 3. Opera di
MODS. Lonovich — 4. Erzegovina — 5. II Moptenegro ed il sig. Girardin —
G. India inglese — 7. Cina.
1. La Svezia regno protestante, segue a dare alPEuropa cattolica la piu
chiara dimostrazione della intolleranza prolestante. Si sa che laproposizione
630 CRONACi
reale, diretta a togliere clalla legislazione svedcse le pone eccessive contro i
dissident! dal culto lu.terano, fu rigettata da tre de'quattro ordini dello Stato,
dopo una lotta assai viva nella Camera. Ma la lotia stessa fece coauscere al-
1'Europa I'oppressione de' Caltolici in quel paeso, cd alia Svezia la mala im-
pressione che dappertutto faceano quelle leggi crucleli, tan to piu assurde
quanto che destinate adifendere colla forza pubblica la religione dallos/u-
rito private. Di che il Governo crcdette necessario, dopo rigettata la prima
proposta di legge, di fare almeno- qualrhe cosa a favore di quella liberta di
coscienza, di cui il protestantesimo parla cotanto. Questa nuova proposta, per
quanto fosse tenue e quasi nulla, non pote per6 vincere la prova della di-
scussione. Nella Camera del clero non fu neanche posta ai voti, tanto essa le
si mostro avversa ; nella Camera dei Contadini la proposta pass6 con quattro
soli voti di maggioranza ; la Camera de'Xobili la rigett6 con dieci voti. Chec-
che dica la Camera de' Borghesi, pare ora certo cha la legge non passera.
2. La Dieta Germanica aveva stabilito di tardare un mese prima di dare il
suo voto sopra la relazione della Giunta incaricata di esaminare la questione-
de' Dueati danesi. La relazione, come narrammo, e sfavorevole alia Dani-
marca. La tardanza poi nell'approvarla fu cagionala dal desiderio clie aveva
la Dieta che intanto la Danimarca trovasse qualche via diconciliazione.il
mese per6 essendo spirato I'll di Febbraio, senza che il Governo danese
avesse fatto altro che confermarsi nelle sue prime deliberazioni , la Dieta
in quel giorno stesso approve il voto della Giunla. Nel testo della risolnzione,
pubblicato gia dai giornali, la Dieta nega formalmente di volere approvare i
varii atli coi quali il Governo danese, dal 1854 fino ad ora, pretese di rego-
lare la relazione de'due Dueati d'Holstein e del Lavemburgo colla monarchia.
Decide poi che sia invitato il Governo danese ad assicurare ai Dueati una Co-
stiluzione conforme alle leggi feclerali , cipe una Costituzione speciale ed
un'amministrazione indipendente. La Danimarca inline dovra al piii presto
far sapere alia Dieta che cosaintenda di fare per conformarsi al voto dell' As-
semblea federale. Queste sono notizie officiali. I giornali -poi aggiungono che
il Governo danese confida di essere sostenuto contro la Dieta da potentati non
tedeschi.
3. Monsignor Giuseppe Lonovich, residente in Vienna, ha scritta in quella
citta un'opera che ci pare dover riuscire molto utile ai fedeli. Essa e intito-
lata: Spiegazione della popolareArcheologiaecclesiaslica: doe dei Fosti cat-
Wild, dei Sacramenti, delleFestee deiRiti; e fu pubblicato dal sig. Giovan-
ni Hopf, Dottore di S. Teologia e consigliere della Diocesi esanadiense. L'o-
pera e divisa in tre volumi. 11 primo discorre del ciclo delle Feste eccle-
siastiche, il secondo dei Sacramenti, il terzo delle ordinarie e straordinarie
solennita eceriinonie. E certo che it disegno dell'opera e insieme utile. vasto
e atlraente, si che non dubiliamo che essa non sia per recare profitto non
meno che diletlo ai suoi lettori. 11 che ci fa desiderare di vederla voltata dal-
1' originale ungherese in qualche lingua piu conosciuta.
4. Seguono le turbolenze e le aperte ribellioni nou solo nell'Erzegovina, ma
nella Bosnia ancora e neh" Albania, senza che finora si sappia piu che per
1'innanzi sopra la vera loro cagione, la quale al piu si conge tlura dai varii
giornali e dai varii corrispondenti, secondo il giudizio che ciascuno di essi
CONTEMPORAISEA 63f
si fa di questi avvenimenti. Anche le relazioni die fmora leggemmo di que-
ste turbolenze sono hmgi assai dall'essere esatte e particolarcggiate, conten-
tandosi i giornali di dire per le generali che continnano gli scontri e le ru-
berie; che le truppe tiirche si avanzano o si ritirano; che la ribellione ha
invasa la Bosnia e 1' Albania ed altrottali cose vaghe ed indeterminate. Cio
che vi ha per6 ora di nnovo si e la parte molto rilevante che da qualche
tempo hanno incominciato a prendere i Montenegrini in questi fatti. II che
del resto si dovea aspettare, non polendosi supporre che quei Greci, i quali
sono in contiriua guerra tra se e^coi loro vicini, lasciassero fuggire una si
Leila occasione di menare lemani e di far bottino sopra i Turchi e sopra i
Cristiani cattolici, Jasciaudo poi ai giornalisti la cura di spiegare le loro rube-
rie col panslavismo. Alia quale curiosa spiegazione n6n ricorre per6 la Gaz-
zetta austriaca che, parlando di codeste novelle prodezze dei briganti mon-
teuegrini, dice in prima che quei piccolo popolo non dee la sua indipenden-
zase non che alia memoria che serba 1' Euro pa del suo antico valore nel com-
battere i Turchi. Ma so ora, abusando di qnesta condiscendenzadell'Europa,
intende vivere alle spese dei vicini, come i fondatori di Roma secondo la
storia classica, si espone al pericolo di vedersi sottoposto a tutele forastie-
re. « 1 Turchi, (segue il detto giornale) sono oral vicini piii quieti ed inof-
fensivi che si possano trovare. I Montenegrini sono un vero flagello poco
noto fmora, eda troppo tempo 'tollerato. L' Austria ha il diritto di cacciar
per sempre dall'Europa il diritto del piu forte che regna nel Montenegro. II
che sara tanto piu facile a fare,, quaato che 1'indipendenza del Montenegro,
che non fu mai compiutamente riconosciuta, non pu6 accordarsi colla pre-
sente guisa di sno Governo, in forza del quale P arbitrio e la violenza regna>
no neH'interno ed all' esterno il saccheggio e 1'assassinio, che, quando sono-
€onsumati, si considerano nel paese come fatti da eroe. »
5. Queste ed altre parole sopra. il Montenegro della Gazzetta austriaca die-
dero in prima il tema di alcuni dispacci telegrafici che corsero il mondo e le
gazzetle, annunciaudo «che il Montenegro dovea sparire dalla carta Europea»
« fornirono poi materia ad un grazioso articoletto del sig. Saint-Marc Girardin,
scrittore ordinario del giornale dei Debats. Questo scrittore, il quale sivanta
di avere scoperto pel primo i Principati Danubiaiii, e che senza dubbio e
il piu grande carnpione che essi abbiano in Europa a fa¥ore della loro unio-
ne in un solo regno; non pote non protestare controqueste parole del foglio
tedesco rerso una parte si vicina alia sua scoperta geogratica e politica. In
prima egli loda i Montenegrini di spirito cristiano, perche accorrono a di-
fendere i loro fratelli cristiani conlro i Turchi; dove e da sapere che i Mon-
tenegrini non sono ne turchi ne cristiani e nemmeno greci scismatici so
non che di nome, e sono celebri come ladri in tutte le vicinanze del loro
piccolo territorio; nel quale in vero lo spirito cristiano e cosa ignota a quei
barbari occupati cotidianamente in rubare mandre a turchi ed a cristiani.
Quanto poi al timore che mostra il Girardin che FAustria abbia ora inven-
tati questi tumulti dell' Erzegovina, solo per avere un pretesto di occupare
il paese, confessiamo che la cosa ci pare difficile a credere, considerate che
queste province sono abbastanza note al mondo (specialmentedopole sco-
perte del Girardin) e che, quando anche fossero ignote, non sono poi si Ion-
632 CROXACA
lane che non possa chi vuole andare a vedere che cosa vi si fa. Al die se
si aggiungfi. che la Tarchia ci entra per qualche cosa, e die i consoliei
commissarii europei sono cola con tanto di occhi aperti sopra quanto ac-
cade, non sara malagevole il persuaders! che e piu facile assai, che ilibe-
rali europei siano anzi quelli che eccitano i tumulti in quelle province per
unirle, se possono, in un regno greco costituzionale.
Non vogliamo perft lasciare di notare che il Girardin dice pure espres-
samente in quel suo arlicolo che, « quanlo a se, egli non esita a preferire
1'occupazione, ed anche la conquista austriaca, al Governo turco nella Bos-
nia e nell'Erzegovina. Giacche la civil ta, anche sotto la forma meno libera,
vale meglio che non la barbaric impotente e gelosa. » Nel che non si pu6
negare che il Girardin non abbia qualche ragione.
.6. Lenovelle dell'Impero anglo indiano sono, in questi ultimi giorni, favo-
revoli alle armi inglesi, le quali in molti scontri hanno scoufitti i ribelli. Ed in
prima il generate Campbell recatosi, come narrammo, verso la frontiera oc-
cidentale del regno di Ude, presso Ferruckabad, dove i ribelli crano in gran
nuniero, riusci il 2 Gennaio a difendere quel luogo, cacciandone i nemici che
minacciavano d' impossessarsene. II generale Outram dal canto suo sconfis-
se tre volte gli Indian!, manteneudosi intanto in Allumbagh contro 30 mila
assalitori. Ed il maraviglioso e che i dispacci, i quali ci recano queste vitto-
rie, hanno sempre quest' invariabile tenore « 1 ribelli sonp stati sconfitli con
perdita innumerevole di uomini e di cannoni: gl' Inglesi non hanno avuto
perdite di sorta» ovvero « la perdita degl' Inglesi fu. insignificante ». Dalle
ultime notizie sappiamo che il Campbell si avanzava con 10 mila uomini
verso Luknow, dove pare ch' egli voglia assalire il grosso deU'esercito in-
diano colaraunato. Unaltro dispaccio aggiunge ch' egli ha sconfitti i ribel-
li presso Futyghur edora aspetta il treno di assedio per rientrare con esso
nel regno di Ude.
Ma ci6 che ora attira piu 1'attenzione nella questione anglo Indiana si 6
il nuovo BUI proposto dal caduto Palmerston, che muta il Governo dell' India
togliendolo alia Corte dei direttori e dandolo al Ministero, cioe alia Camera
dei Comuni. Nella prima letturail Bill sopra 1'abolizione della Compagnia
dell'Indie fu gia approvato con 318 voti contro 173; ma oraniuno puo pre-
vedere che cosa nascera, dopo la crisi ministeriale, a proposito di questo e di
molti altri affari, sopra i quali si sapeva che cosa pensava il gabinetto cadulo
e non si sa che cosa pensera il Ministero venturo, il quale anche non, e an-
cora certo che nasca vitale.
Nella Camera dei Comuni si sono pure fatte udire lagnanze assai calde sopra
varii fatti del Governo inglese nelP India. E in prima fu. molto censurata
1'occupazione del Regno di Ude, donde nacque, dicea taluno, quel malconten-
to che fu poi causa della presente ribellione. Anche fu consigliato il Gover-
no a non impiccar piu tanti Cipai alia volta : al che fu risposto che si prov-
vedera col bastonarli e col trasportarli in lontane isole, invece d' impic-
carli. Intanto sappiamo che poco fa furono impiccati in Delhi altri 58 India-
ni in una volta, dicui 35 si dicono appartenere alia famiglia reale. Al quale
proposito merita di essere notato quello che, nella sua lettera pastorale per
la Quaresima, diceva poco fa ai suoi diocesani Mons. Guibert, Arcivescovo di
COXTEMPORANEA. 633
Tours in Francia. II del to prclato osserva die la Provvidenza, volendo far toe-
care con manoil divario che passa tra ilSommo Pontefice romano el'Inghilter-
ra che accusa i Govern! italianidi troppo rigore, permise che questa clovesse
ancorauna volta dimostrare almondo com'cssa tralta i suoi sudditi ribelli.
7. La citta di Canton, quando giunsero le ultime notizie della Cina, era, se
non nelle mani, almeno (siccomc dice in termini il dispaccio) solto i piedi
delle truppe alleate di Francia e d'lnghilterra. Le quali, dopo avere, come
narrammo, occupata I'isola di Honan e aspettato invano dal Mandarine Yeh
Governatore di Canton una risposta soddisfacente alle loro domande, il gior-
no 28 sbarcarono e il 29 presero, dopo breve combattimento, alcune alture
fortificate donde possono sfracellar la citta se non si arrende. E che essa
si sia difatto arresa, pare potersi ricavare da un secondo dispaccio che dice
appunto che «la citta di Can tone presa », aggiungendo che il Governatore di
essa Yeh fa fatto prigioniere mentre fuggiva travestito, e fu condotto sulla
nave Y Inflessibile.
Secondo una lettera citata dal Pays si credeva nell'esercito allealo che,
dopo presa Canton, si sarebbe procedulo alia presa di Tien Sing nel caso che
la caduta della prima non avesse avuto verun risultato. Ne e difficile che
ci6 accada. Giacche la citla di Canton e lontana da Pechino, e 1'Imperatore
pu6 ignorarne per un pezzo la presa. Laddove Tien Sing e come il merca-
to dovePechin fa le sue provvigioni divitto.Se essa e presa, la capitale del-
I'lmpero avra carestia di viveri e Tlmperatore dovra cedere alle volonta di
quei barbari, sinora dalui tanto disprezzati.
CINA. (Nostra corrispondenza) 1. La Missione proteslante in Cina secondo i gior-
nali protestanti — 2. La medesima Missioue secondo la verita dei fatti — 3.
Unparallelo — 4. Le Locuste — 5. Le imposte a Sian hai — 6. II trattuto
russo — 7. Giustizia cinese.
1. -i North-China-Herald eil nomed'un giornaletto inglese, che si pubbli-
ca ogni sabbato nella citla europea di Scian hai, a benefizio massimamente
del commercio in questa citta fiorentissimo. I suoi articoli sono per 1' ordina-
rio di poeo rilievo. Ma uno ve n'ebbe, il 5 Settembre, che offre in iscorcio
tutta la storia della Missione protestante in Cina : eccovelo fedelmente tra-
dotto insieme con le tre note, quale ritrovasi nel giornale.
« Oggi, 5 Agosto 1857, i cristiani compiono il primo mezzo secolo di loro
religiose fatiche nella Cina. Un breve ragguaglio di tali fatiche riuscira cer-
tamente gradito ai lettori del North-China-Herald: e veramenle qualche
cosa in tal genere e pur dovuta a quelli che mostraronsi favorevoli alle in-
traprese de' Missionarii in questo paese 2. n numero totale de' collaboratori
^ Le recenti notizie della guerra degli anglofrancesi contro la Cina sono da noi narrate
alia fine della precedente Rutrica, Notizie Varie. Questa corrispondcnza racconta cose non po-
co rilevanti dell' interno del paese. (Nota dei compilatori.)
2 « lo vi sopporto, o Missionarii, disse uno dei piii abili e piu fclici commercianti inglesi
•che mai vcnisse in Cina, perche il certo successo de' vostri layori aumentcrii la diniauda d'un
gran numero d' articoli utili di commercio ». Questo tcstimonio e vero, e perfettainente d'aecor-
do con la dichiarazione della Santa Scrittura che la pieta e profittevole per ogni cosa. Non v'ha
commercio onorevole che non possa esser compatible col Cristianesimo, cd ojjni allro aspctto di
nostra relijjione sarebbe affatto storto. (JVoto, certamente assai curiota,del Norlh-China-Herald).
634 CRONACA
inviati dalle chicse protestanti monta gia a prcsso che quattrocento, de' quail
quasi una meta sono stali ministri evangelic! insigniti de'sacriordini, altri
pochi son venuti come missionarii raedici o agenti laici, il resto si compo-
ne dellemogli de' ministri o di altre siguore uon maritate, die quasi tutteT
o spose o celibi, sono state direttamente occupate al lavoro dell'educa-
2ione o ad altri doveri de' missionarii. Appartenendoi venuti a phi di venti
diverse associazioni proteslaati, quasi tutte le sette e parti del Cristianesi-
mo hanno cosi avuto i loro rappresentanti, e peru una gran somma d'in-
teressi personali e concentrata in questo campo di fatiche. In grandezza esso
non cede a verun altro sulla terra, sia che si consideri il molto da operarvi
eil numero di quelli, sopra cui e a operare, sia che si considerino i buo-
ni risultali che con certezza si otterranno a suo tempo. II numero degli
operai e stato aumentato gradatamente; nel primo decennio non ven'ebbe
che quattro, contando solo gliuomini, nel secondo quindici, nelterzo tren-
tauove, nel quarto cento e cinque, mentre che nell' ultimo il numero n' e-
stato quasi raddoppialo. Presentemente a Scian hai v' ha 22 ordinati, tre
niedici ed un ageute laico, ed inoltre quattro donne celibi e sedici maritate
con venticinque figliuoli-, in tuttoTl. JXoinonabbiamoanostra disposizione
imezzi necessarii per dare ci ire esatte e precise sopra il con to delle allre sta-
zioni. A Ning-po sono sedici ordinati, diciassette signore e ventisei tigliuoli ; a
Fu-ciao sette ordinati, tre signore, e died iigliuoli; ad Amoy otto ordinati, sei
donne, e tredici figliuoli ; ad Hong Kong e Macao (non ve n'ha a Canton) ven-
tidue ordinati, diciotto donne e venli Ggliuoli. Oltre a questi237 gia numerati,
Vha molte famiglie ed altri parecchi individui che sono assenti dalla CinaT
ma conservano loro relazioni con questa inissione, e sperano potervi ritor-
Dare. Le opere eseguile dal cominciamento alia h'ne sono state si varie e
con si different! circostanze, che non pu6 darsene se non un conto gene-
rale. L'imparare questo linguaggio nelle sue forme e dialetti numerosi e gli
apparecchi per agevolarnelo studio; il ministero giornaliero della predica-
zione nelle chiese e cappelle, ne' templi e nelle vie, nelle proprie residenze
e di casa in casa, ne' viaggi per terra e sui battelli nelle riviere, sovente
ad indiridui isolati, alcuna volta a numerose assemblee, il piu spesso a qual-
che decina d'uditori; la traduzione dei 66 libri dell'antico e nuovo Tesla-
mento nella lingua generale del paese, e di alcune sue parti nei diversi dia-
letti, e poi la stampa di questi libri e F apparecchio di quarto a ci6 si ri-
chiede; la compilazione di trattati cristiani, e la distribuzione di questi e
della Bibbia; piu, lo slabilire convitti e collegi , e comporre libri per tali
scuole; 1'organizzarc scuole bibliche e riunioni di esame.; la guida de' ca-
techismi, e 1'esame de' candidati pel battesimo cristiano; la vigilanza so-
pra le chiese nascenti, 1' istituzioue degl'ignoranti e gli sforzi a richiamare
i traviati; la visila de' malati ede' ciechi, e la distribuzione delle medicine
elimosine ai bisognosi; e poi raccorre e pubblicare notizie varie e curiose,
scrivere giornali e leltere pei comitati o per gli amici particolari ; queste
ed altre simili opere formano il catalogb de' ministexi che di giorno e di>
nolle, per lo spazio d'uii mezzo secolo, hanno data im'am.pia occupazione
alle braccia ed alle teste di tutti quei quattrocento, trauomini e donne, che
entrarono in questo vasto campo. Queste opere in generale sono state molto
COMEMPORANEA 633
copiose, ben diretle e non mancano di buoni e grand! risnltati. Dovrebbesi
pur pensare cbe parccchi operai non sj/misero al lavoro che poco tempo fa,
e che siamo piullosto al tempo della seminagione che a quello della ricolta.
Quanta a-i punti essenziali del Gristianesimo, alle sue dotlrine ed. ai fatii fon-
•damentali, ilia una buona somma d'istruzione e stata comunicata ai Cinesi.
In nn campo come questo, in cui i termini del servizio sono si ravvicinati tra
loro , gli operai non possono sperare di vedere che una parte e sovente
minima dei buoni e legittimi frutti di loro faticbe .*. Quel poco per altro
clic possono vederne basta afar loro rendere grandi'grazie per lo passato,
cd a loro inspirare coraggio e sper'anza per 1'avvenire, quando sanno cbe
il buon successo del lavoro, in cui .essi non sono che collaboratori, non e
dubbio. Una memoria ben cpndotta di quanto i Missionarii protestanti ban-
no operate nei diversi spartimenti, di cui abbiamo parlato, che indichi con
imparzialita e chiarezza i precetti e le dottrine inculcate, i rcligiosi costu-
mi e caratteri formati, con minuti particolari sopra i mezzi impiegati, e an-
cora un desideratum. Pei rnissionarii una siffattamemoriasarebbe in cerla
maniera ci6 che una buona carta de' venli e delle correnti e pei navigator!
sagaci. La Bibbia in verila e il, nostro solo sicuro Direttorio ; nondimeno in
questa eta di progresso non si avra forse mollo ad aspettare, e ricavando
profitto dalle .passate sperienze, i metodi di condurre le operazioni de' rnis-
sionarii potranno rendersi piu semplici, piu economici, piu apostolici e piu.
efficaci che non furono nei tempi andati.
Tra quelli che, sotto gli auspizii delle chiese protestanti., sono venuti ia
Cina per Gristo e pel suo Vangelio , tra gli uomini come tra le donne , non
mancarano degni e nobili esempii di zelo, di fatiche, di fede e di pazienza.
Tali furono, per tacere de' viventi, Robert Morrison e William Milne, Samuel,
Dyer e David Abeel, Edwin Stevens e W. H. Medhurst. Questi ed altri, i cui
nomi sono men conosciuti, ban no fat to molti eccellenti lavori, i cui frutti,
senza dubbio, per la grazia divina, rendono molte anime felici e benedette
per sempre. II presente prospetto ed i segni de' tempi, quando si paragona-
no a ci6 che scontrarono solitarii avventurieri su queste rive gia sono cin-
quant'anni, oh quanto sono differenti! Venendo in Gina quell'uomo zelante
ed eroico (Morrison), mise ad effetto, come e noto al presente, ci6 che era
statoil voto ardente di sua giovinezza, cioe che Dio volesse diriggerlo su que-
sta parte del campo de' Missionary ove le difficolta riescono piu grandi e piu
insormontabili. Alloranon solo la polizia, esclusiva di questo paese reslrin-
geva la comunicazione collo straniero ad uno stretto spazio e ad un pic-
ciol nnmero di monopolist, ma eziandio il proprio Governo era si guarclin-
go di darombra ai Ginesi, che Morrison fn costretto di passar V Allantico" e
venire a Canton sopra un naviglio che non portava la bandiera inglese. Al
suo arrive per lutta una stagione fu invigilate da uu occhio geloso e da
quegli stessi che poco dope furono solleciti d' assicurarsi il beneficio dei suoi
1 In una Jclle Mission! di Araoy, quclla cioe clella societa Je' Missionarii «li Londra, furono
iH'U' ultimo doconnio battczzati centottantadiie aditlti, e V obbe (juasi lo stcsso numcro nella
Missione del circolo americano. Ndle altre Missioni ed in altri luoghi il numero de' proseliti e
stato niolto miiiore: in alcune pero maggior aumento e stato fatto alia Chiesa negli ultinii di-
ciotto mesi ehe negli anni precedent! di loro storia (JYote dello stesso giornale protestante).
636 CRONACA
servigi pel progresso del loro onorato commercio. Per piii di venti anni
egli fatic6 quasi solo, egli solo Missionario protestantc in quest' imperio,
Milne giunse a Macao, ma ne fu scacciato; cerc6, come altri che il segui-
rono, una residenza nei Distretti. Allora predicare la dottrina di Crislo, o
professare e praticare la sua religione , era dal codice penale della Gran-
de Pura Dinastia dichiarato delitto capitale. Allora, dalle leggi comuni o an-
tichi costumi di quest' Impero, tutti gli stranieri resident! a Canton come
mercanti, erano obbligati, dopo gli affari d'una slagione, a primavera riti-
rarsi dalla citta de' Becchi a quella di Macao. Per una licenza speciale quei
mercanti poterono condurre le loro famiglie a risiedere nel territorio porto-
ghese; ma nessuna donna barbara potea avvicinarsi nemmeno ai sobbor-
ghi della capitale della Provincia. Per aver tentato in una occasione un atto
si mostruoso, tutto il commercio venne sospeso, e tutto il gabinetto impe-
rialee'l trono stesso del dragone si misero in movimento per I'immcdiata
espulsione delle due o tre donne intruse. Tale era lo stato degli affari nel
1830; giorni miserabili di monopolismo! Qualtr' anni dopo, i diritti esclusi-
vi in Gina della onorevole Compagnia dell' Indie ebbero fine: la real Com-
missione, guidata da Lord Napier, giunse nel Luglio del 1854, e quegli toccata
sul bel principio il riliuto d'abboccarsi col Governatore di Canton, ne vo-
lendo mettere a repentaglio 1'onore edi diritti dovuti agli stranieri, indis-
pettito e contrariato ritirossi a Macao, ove poco stanle spir6 il di 11 Ottobro.
Poche settimane innanzi, il 1.° Agosto, ilDottor Morrison era morto a Cun-
ton, lasciando quivi ai lavori de' Missionarii non piii che due persone, lo
quali erano state per tre o quattr'anni sue compagne nel disseminare le bi-
bliche verila, specialmente pel mezzo della stampa e dell' opera d' un indi-
gena cristiano ••. Verso il principio del 1839 avvenne 1' arresto di tutti z'.l
stranieri a Canton, ed il confiscamento delle ventiraila e piucasse d'oppio;
avvennero di poi in tre anni successivi tre spedizioni armate, la sotto-
scrizione del trattato inglese dinanzi Na'nkiuo il 29 Agosto 1842, e finalmen-
te, due anni piii tardi, 1'atto di tolleranza, dato a pennello rosso, 1'anno di
Tao-kuan ventesimo, 1 1 mesi e 19 giorni, cioe il 28 Decembre 1844. Cosiper
una straordinaria e misteriosa provvidenza, larghe porte sono state aperte
ai trionfi de' Missionarii Protestanti; e pure il loro lavoro non e che comin-
ciato : ma essi vi si danno di tutta forza. Da Colui, che tiene ogni potere
sul Cielo e sulla terra, i discepoli di Nostro Signore hanno la commissione
di rompere il pane di vita, la parola di Dio a tutt'i popoli. Questa grande Mi?-
sione nei tempi di Dio avra per certo il suo pieno effetto, ed in quella che gli
anni passeranno, nel mezzo secolo che comincia, la sua Verita, se ben leg-
giamo le promesse, otterra splendidi e gloriosi compimenti, sorpassando-
quanto fu visto dal suo popolo sulla terra fin dai giorni degli apostoli e de'
martin primitivi. La Gina non pu6 essere un' eccezione »»
\ Durante gli esami pubblici per cinque giorni successivi piu di undiciniila trattati cristia-
ti, o parti della Bibbia, sono stati distribuiti da Liang Afah ai letterati di Canton. Probabil-
mente in uno di qucsti giorni Hun Siu Tsiuen, allora candidate ai gradi letterarii, ricevette
una copia della.buona parola, che piii tardi fecc una si viva imprcssione sul suo cuore.
dello stesso giornnle).
CONTEMPORANEA 637'
2. Fin qui 1'articolo del Protestantc, scritto, a quel che ho inteso, a dis-
colpa de' Ministri spesso accusati da' loro compatriotti d' inerzia e di steri-
lita, mentre che i Cattolici sono si fecondi nelle loro missioni. lo non voglio-
entrar giuclicc per ora nella questione : ho solo qualche fatterello fresco fresco
a raccontare; vcl daro schietto e netto, senza brigarmi di far common tari.
Due Ministri protestanti recaronsi non ha guari nella citta di Sun kian , e
quivi presa ad affitto una casa, yendevano il riso ad un prezzo qualche cosa
inferiore del comune, e per giunta di compiacenza, vi accoppiavano la di-
stribuzionc graluita, del pane della parola. II concorso fu grande, ed il mini-
stro ripeteva I'aringa con addosso una specie di lungo sacco che gli dava
aria di penitente ossia diKu sieu, come diceano quei cittadini. Sun-kian e una
Capilale di second' ofrline in altri tempi Qorentissima, ma ora mezzo diserta,
dal vizio dell'oppio ; eper6 tuttavia una citta di letterati. Parecchi saputelli
trasseroalla folta; v'ebbe pure qualche Grisliano che, dissimulando lapropria
professione, comincio ad interrogare quei dottori, ed a farli uscire dal cer-
chio consueto della creazione : dimandi qua, rispondi la, i predicant! ca-
deano in contraddizioni, e 1'astuto Ginesotto non lasciava di rimbeccarneli;
la disputa riusciva sempre col dire che la questione era intricata e richie--
devasi tempo a trovarne 1' avviatura. I Ministri nel conversare voleano pure
pizzicar dicinese, el'altrobel bello trovava modo di loro presen tare qualche
cifra d' un uso alquanto raro , e dimandarne il suono ed il senso : e qui
nuovi tragitti di parole, nuovi volteggiamenti, nuovo pigliar tempo. Intanto
il concorso scemava, i cittadini, quantunque stretti dalla carestia, amavana
meglio comprare il riso altrove, che accattare un piccolo risparmio con la;
lunga noia d' un freddo sermone : e cosi in brieve il penitente non ebbe
piu che pochi ascoltatori. Tra questi pochi comparve in fine un famoso-
linguacciuto pagano, che vi trasse a solo intendimento di dar una buona.
lezione a quegli stranieri. Vedutolo si attento e d' un' aria assai svegliata r .
un Ministro voile parlargli da amico , ed il richiese se ben sentisse di
quella sovrana dottrina che si avidamente udiva. « Oh se da amico mi chie-
dete, da amico vo' rispondere ( 1'altro soggiunse): Signori miei, sfrattate di
qua : voi sparlate sovente de' Missionarii cattolici, ma per verita voi non.
giungete all' altezza loro a dieci spanne : quelli hanno una dottrina vasta e
profonda , interrogati sanno rispondere , assaliti sanno vincere : ina voi
ribadite sempre lo stesso , 'e poi sguizzate , traballate , cadete in secco. Oh
tenetevi alconsiglio d'un amico, ritornate a Scian hai, restate altri due anni.
ad istruirvi bene della dottrina che volete predicare , ed allora verrete a.
convertirci : state sani. La dimane la casa era vuota : i Ministri aveano ere- -
duto.airamico, e la notte stessa erano usciti dalla cilta proterva, lasciandovi
le spese. Ma finche si tratta di spendere, quei signori non sono si di leggeri
sbigottiti. Fermossi un di essi in una popolosa brigata , e comincio la*sua,
missione con distribuir danaro a quanti volevano ascoltarne i santi-am-
maestramenti. Pensate che folia ! L'odiato Europeo divenne il benedetto di
quella gente fortunata ; ed il Miuistro, tutto rallegrato di s-i bel successo ,
voile imbandire un lauto pranzo a quei futuribili credenli. Un pranzo !.
tutti a gara volean dare il loro nome al libro di vita : crebbero le simpa-
tie , aumentarono le limosiae , e parecchi gia viveaao a spese della carita.
638 CRONAC.V
cristiana. Se non che quei popolani spingevano le loro mire ben piu lon-
tano che il Ministro s' immaginasse : erano sottili di panni, e qnalche bri-
na gia cominciava ad inasprire 1'aria : recaroiisi percio dall' affettuoso loro
provveditore , e sollevando un poco i loro cenci « Maestro, gli dissero ,
fa freddo : sie san Ian tse » I panni furono negati, ed alcuni cominciarono
a rimbrottarlo; «ve', ci negai panni il crudele». I malcontent! cresceano. e
1'altro non si lasciava commuovere. Xon andarono molti giorni che il Ministro
dovetle prendere la fuga : i suoi cari volcano niente meno che ucciderlo.
Poiche dunque il danaro non rinsciva a converlire, voile un altro tentare un
nuovo spediente. Si fa.rader la testa, si veste alia cinese, e cosi va difilato
in una pagoda, ove comincio le sne clicerie col darsi peruno de' mission a rii
caltolici, allegandone a pruova la foggia del suo vestire. Ed ecco, mentre
sciorinava le sue piu calde dissertazioni, un garzoncello pagano gli si strin-
ge addosso, e con un ghignetto malizioso; « vediamo un po', dice, se tu sei
veramehte de'missionarii cattolici ; quelli hanno la coda come noi , fa che
esamini qui la tua».Il ministro cerc6 invano di svincolarsi, il petulante gli
abbranc6 la coda , e con una strappatella se V ebbe tutta in mano insieme
col berettinocui era slata appuntata. Una pronta e piena risatafu il frutto
della predica. Piu sventurato ancora vuolsi reputare un altro povero Mini-
stro, il quale confess6 di se, non ha guari, cbeavendo predicate ogni giorno
per tre anni interi , neppur uno si e trovato che abbia volnto credere
alia sua buona parola.
3. Diamo ora uiia brieve occhiata alle missioni cattoliche: dovrei par-
lar di tutte , ma mi restringo alia sola del Kian-nan , ne di questa vo'
toccare che un anno solo. Ecco dunque il prospetto dal 1 Luglio 1856
sino al SOGiugoo del corrente. II numero de' cristiani gia monta a 74, 297:
gli adulti eonvertiii nel corso dell' anno sono 2,463 ; i fanciulli pagani
in estremo pericolo battezzati 10,915; i raccolti ed alimentati 4,767. fi
inutile parlare delle 103,040 confessioni udite ; delle 8,709 esortazioni
agli adulti e catechismi ai fanciulli ; dei 2,871 battesimi conferiti ai bam-
bini cristiani ; delle continue corse agli infermi ; e di tante altre ope-
re annesse al santo ministero. Parliamo piuttosto de' numerosi istituti
da manlenersi c dirigere, opere magnifiche, sempre piii crescenti e fe-
conde di sempre piu felici resultati. Y'haun seminario di 28 giovani, di
cni parecchi, fornili gli studii, gia cominciano le prime opere del santo
ministero ; un Convitto di 82 alunni occupa'i negli studii proprii al con-
seguimento de' gradi letterarii ed alia cognizione profonda della dottrina
religiosa; tre scuole superiori di 52 alunni interni ed esterni , destinate
a formar buoni maestri, catechisti ed amministratori delle cristianita;
dugento settantacinque scuole inferiori frequentate da 3,105 scolari ester-
ni ; un orfanotrofio di 190 fanciulli con arti e mestieri diversi. Per le
fanciulle v' ha due scuole superiori di 55 akmne interne, per averne di
buone maestre ; ottantanove scuole inferiori , cui assistono 1 ,260 akmne
esterne ; e due orfanotrofi di 90 meschinelle abbandonate. Infine pe' ma-
lati v' ha uno spedale , ove 20 persone ricevono al presente le cure del
corpo e dell' anima. A produrre si copiosi frulti , a vivificare e dirigere
CONTEMPORANEA 639
tante opcre disperse in un campo si vasto e come affogato in un pelago di
paganesimo e di corruzione, gli evangelici operai, tra enropeied indigeni,
sani ed infermi, destinati a scorrere per le cristianitao arestare ne' domi-
cilii per dirigere ed insegnare, non furono die una trentina. Ma come a
tanto, direievoi, bastarono le forze ed i mezzi? Vi rispondo quel che so :
so che dal Ltiglio al Decembre le forze maiicarono a quattro, e morirono
vitlime di lorp fatiche ; so che i Gristiani spremono la loro miseria per
aiutare lo zelo de' missionarii ; so soprattutto che quell' istessa Verita che
disuse: palmes non potest ferre fructum nisi manserit in vite, disse pure:
qui manet in me, hie fert fructum multum. II senso e chiaro.
4. Quest' anno nel Peceli la raccolta e pessima : le piogge furono , c
vero, alquanto tardive , mala ruina principale furono le locuste. II loro
primo passaggio avvenne nei primi giorni di Luglio , e dirigevansi dal
A'ord est al Sud ovest : si traltennero soli tre di , ma in si brieve tempo
divorarono gran parte del miglio e del kao lean, ne la loro partenza rniglioro
punto la condizione de' campi: nel loro passaggio lasciarono tante uova,
che, Bcorsa qualche settimana, allo schiudersi di esse, ognuno si avvide d'es-
ser caduto dalla padella nelle brage. Le piccolo locuste erano senza nu-
mero , ne eravi mezzo da scacciarle , giacche non aveano ancora messo le
aline per volare. II miglio fu tutto quanto divorato, ed il danno arreca'to al
kao lean in ispiga non fu leggero. Molte divenute grandicelle so ne parti-
rono verso il Nord ovest , non gia volando ma saltellando. Immaginate di
vederne un esercito largo nella sua fronte per lo ineno di una lega, e
steso in lunghezza oltre a dieci leghe , avanzarsi saltelloni , fornendo
cosi il cammino d'un miglio al giorno e sostando la notte a tutto divorare ,
sempre nella stessa direzione , senza arrestarsi mai per ostacolo alcuno ,
valicando stagni di acqua, aggrappandosi per le paretidelle case, anzi, nella
cittadiWei hien,sormontatene le mura al Sudest, correme le vie e le abita-
zioni, e ricalaudo dalle mura del Nord est, nroseguire il loro cammino. Ad
onta della slrage chesc ne facea a milioni e milioni, arrivavano pure in tal
numero, che il terreno alia lettera spariva sotto le loro gambetle ; esse inon-
davano le strade, penetravano le case a centinaia a migliaia: ricominciava
la piaga d'Egitto. 11 tribunale de' rili ha chiesto ed oltenuto daH'Imperadore
di accrescere un titolo onoritico at Genio delle locuste, Lieu-Men-tsian ,
perche condiscenda a cessare tanto flagello.
5. Le locuste dell'anno scorso aveano lasciato questa provincia del Kian
nan : nuove colonie sono arrivate, ma troppo tardi e soltanto in alcuni luoghi ;
quindi la ricolta del riso e quasi mediocre ; men buorja e quella del cotone
guastata dalle piogge. Ma la carestia delle province settentrionali, special-
mente di Pekino, sifa sentire anche qui: i mandarini, mossida patrio zelo,
faimo soscrizioni a furia per le truppe e per 1' Imperadore. La citta di Scian
hai, la sola cilia, oltre ai tributi ordinarii, ha somministrato quest'anno piu
di due milioni di taeli (once d'argento) , ed ora tutti i proprietarii devono di
piu dare, ciascuno secondo le sue forze, chi cento, chi dugento, chi cinque-
cento o mille misure diriso, da inviarsi all' affamato Figlio del Cielo. II piu
ricco della citta, vecchio pagano di cognome Yo, smidollato dal .mandarine
<GfO CRONACA COINTEMPORANEA
-e disperato, ha interrotto il commercio, ha chiuso i monti di pieta e la banca,
e pero gran parte di mcrcanti non sa dove trovar danaro. Pure sforzato ha
dovulo prender egli solo 1'incarico della soscrizione del riso; aveaimposto
.-ad una famiglia cristiana la quota di 600 misure e ad altre di 500 o 300. Gli
fu fatto sapere per iscritto ed a voce die le famiglie cristiane, concorrendo
con le loro limosine a tante opere di pubblica utilila iutraprese da' missio-
nariiydoveano essere alquanto risparmiate. 11 buon vecchio si die conviotd,
ed i Cristiani sono stati non poco alleggeriti.
6. I Russi poco tempo fa ritornarono a Scian hai dal secondo loro viag-
gio del Giappone. Furono ben accolti a Nangasaki , poterono a lor pia-
<jere scorrere la citta ed i contorni a dieci miglia, comprar oggetti, trattare
coyii abitanti; furono tre volte invitati a pranzo dal Governatore, hanno avu-
to facolta di scorrazzare per tutte le vie imperiali, purche non entrassero
negli Stati de' gelosi Principi feudali ; hanno infine conchiuso un bel trat-
tato. Volcano i Giapponesi che non fosse permesso ai navigli russi di menar
cola Missionarii od oggetti di culto; ma rammiraglio plenipotenziario, il Conte
Putiatin, ha voluto casso quell' articolo, lasciando all' una parte la liberta
d'arrecar ci6 che voglia, ed all'altra quella di ricevere cio che piace. Seppi
dal comandante russo che nel tempo stesso di loro dimora nel Giappone, gli
Olandesi aveanopure fatto un nuovo trattato. A Pekino 1'esito della spedi-
zione fu meno felice. Giunti i Russi a Tien-Ism , il Yicere della Provincia
recovvisi subito da Pao tin per dimandare che cosa volessero. Risposero
non voler parlare con altri de' loro affari, se non con la stessa celeste Mae-
.-sta. Non 1'ottennero. Alcuni de' Russi resident! a Pekino volcano abboc-
carsi con quei della Nave , ma nel mezzo della via furono arrestat' e ri-
•condotti alia capitale, ove restano sotto la vigilanza rigorosa della polizia
cinese. Corre voce cola che il Vicere, avendo riferito il fatto all' Imperado-
re, questi gli mand6 ordine di arrestare immediatamente quegli stranieri,
-e d' inviarli sotto buona scoria a Pekino , per farli quivi decapitare.
7. Unmembro della famiglia imperiale, di nome Tsun-nen , rendutosi col-
pevole di ladronecci e d'infami lascivie, era stato dau" Imperadore punito,
ma non di morte. II mandarine Ammonitore Y-ken-iun, in una memoria,
xappresenl6 che una tal sentenza non era a rigore di giustizia, e ricordava
1'esempio dell' Imperadore Kia-kin, il quale a Koleminu, membro pure della
famiglia imperiale e colpevole di eguali delitti, mand6 1' ordine di strango-
larsi. II 24 dell'ottava luna ( 11 Agosto) un rescritto imperiale porta, che se-
condo 1'avviso del real gabinetto , il delitto di Tsun-nen e men grave di quello
di Koleminu, e che i membri della famiglia del Sovrano non possono esser
decapitati. Pero il Tsun-nen e gia slato cassato dalla famiglia imperiale,
;e fu menato in ceppi al luogo del supplizio, ove dovelte assistere all'esecu-
zione degli altri condannati. fi stato poi severamente ripreso, e mandato
in perpetuo esilio a Ho-lun-kian , ove al primo suo fallo sara subilo sen-
tcmi-dio nel capo.
L' IMPRESA ITALIANISSIMA
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI
Contraddizione nei discorsi.
Paragonando nel paragrafo precedente la compass! onevole me-
schinita dell'impresa italianissima con quel camulo di sventure che
a danno della nostra patria diletta ne germinarono, noi deplorammo
la vittima ed esecrammo i carnefici, i quali in onore di una loro
idea, di un loro sogno,la vanno straziando da tanti anni.
Eppure ci avvediamo , e ve ne accorgerete forse ancor voi , che
troppo siamo stati generosi concedendo a costoro un' idea , un di-
segno preconcetto. Se vi fosse almeno questo , mostrerebbono an-
cora un principio di ragionevolezza umana, essendo proprio del-
1'uomo ragionevole 1' operare per un fine. Ma per costoro 1'unico fi-
ne e, come per i demonii dell'inferno, la strage degli uooiini e la
rovina delle istituzioni : non venit nisi ut mactet et perdat. Lo intima-
va nel 1846 il Mazzini : « Distrrugete quello che esiste , appresso si
pensera ». Lo ripete nel 1857 1 Orsini, il quale suggererido i priri-
cipii del Programma per 1'avvenire, dice francamente che, tocchera
all' intera nazione il decidere intorno alia quistione della forma poli-
lica che ci dee governare (pag. 293) : intanlo s' incorninci adistrug-
Serie III, vol. /£. 41 4 Marzo 1838.
642 L' IMPRESA 1TALIANISSIMA
gere il presente ; beriinteso clie, nell'aspettativa di cio che comande-
ra la nazione, 1'Orsini stesso incomincia a comandare e vietare cio
che a lui place o displace, sotto pena di trattare chi resiste come tra-
dilore della patria; pronto frattanto egli stesso a ricusarle 1'opera
sua, se i suoi connazionali dccrelassero un Governo contrario ai
suoi principii (pag. 260).
— Ma dunque in sostanza, signor Felice, si potrebbe sapere che
cosa volete? Da un canto volete distrutti que'Governi, ai quali ob-
bediva (sia pure che per bigottismo, o ignoranza, opregiudizii, ma
certo volontariamente) 1'universalita de'vostri connazionali. Per al-
traparte diteche tocca all'universalita de'nazionali \\decidere intor-
no alia forma politica: poi tornate a dire che se essi decretassero un
Governo contrario ai voslri principii, ricusereste alia patria 1' opera
vostra. Ma dunque assolutamente volete governar voi; o in altri
termini volete che governino i connazionali, ma secondo i vostri
principii. Sicche tutti i tentativi de'vostri Liliputti, tutti i supplizii
e le stragi che ne furono punizione o conseguenza, tutti i palpiti
in che s'agonizza, le discordie che ci straziano, i balzelli che ci di-
vorano, i sospetti che ci rodono, le infamie che c'insozzario, a nul-
1'altro mirano finalniente, sotto il bel nome di liberta, se non ad at-
terrare tutto ci6 che rispettiamo al presente, e capovolgerci all* im-
pazzata in un incerto avvenire, ove ciascun di loro dira, come voi
dite: « 0 fate a modo mio, o vi lascio; o L' ITALIA si FACGIA RE-
PURBL1CA GOME NCI LA VCGLIAMO, 0 NOI CONTINUEREMO A DESOLARE LA
PATRIA, A COSTO ANGORA DELLA VITA ». In verita per ridurci a tale ti-
ranriide non valea la spesa di scuotere il giogo antico. Giovani ita-
liani, che ve ne pare ? Abbiam noi fatto un bel guadagno ? Eppure
tant1 e ! ecco la liberta che vi si presenta : o repubblica mazziniana,
o strazio perpetuo: scegliete.
Prima peraltro tranquilliamo perun momento gli afietti che cote-
sti delirii e delitti hanno eccitato: e dopo 'avere imparato dalla storia
dell' Orsini la ridicola nullita delTitalianistno passato, impariamo
dai suoi ragionamenti 1' impossibilita dell' italianismo futuro. A
dir vero, nell' accingerci a dimostrarvela, ci sembra quasi sentirci
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 643
rinfacciare 1'audacia del nostro proposito nel chiedereall'Aulore Ie
proved! una tesi opposta precisamenteal suo assunto ealla sua con-
clusione. Se egli avesse scritto a fine di disgustare per sempre gl'I-
taliani di quelle rivolture che a lui costarono carceri e strazio, ai
complici delitti e derisioni, all'Italia disdette e stragi -, si compren-
derebbeche la Civiltd Caltolica volesse ripeterne gli argomenti. Ma
che questi si tolgano in prestito da cbi protesta nell' introduzione
volere inspirare ad ogni cuore italiano COSPIRAZIONE ED AZIONE
costanli, ejficaci, potenti per fare la rivoluziom e won aspeltarla iner-
ti (Introduzione pag. 5); da cbi raccomanda nel concladere che si ac-
quisti la liberta, mettendo a capo d' ogni nostro pensamentol'odio allo
stranieroja vendetta control Principi nostri (Conclusione pag. 292);
questo sembra proprio un fare a fidanza con una testa senza cer-
vello, o con un cervello senza logica. Eppure cbe volete ? Lo sra-
gionare dell'Autore esi continue, si evidente, che non possiamo tro-
vare migliori argomenti de' suoi per contraddirlo.
Anzi permetteteci che per abbreviare ed agevolare il discorso
1'introduciamo a perorare egli stesso, riserbando a noi soltanto d'in-
tercalarvi qualche frase per connettere i sentimenli, ea voi di pro-
porre all' uopo qualche dubbio per ottenerne la spiegazione.
Ohime! vi confessiamo, lettore,che sentiamo gelarci in man o la
penna a chiamare a combattimento su queste pagine uno sventu-
rato, che combatte oggi pur troppo, sopra tutt' altro campo, una
troppo piu funesta battaglia. E furnmo per tacere : ma come? nel
momento, in cui cotesto libro, con tutte le attrattive della curiosi-
ta per uno stile, se non elegante, almeno vivace, per sentimenti,se
nongenerosi, almeno teatrali, chiama a se la gioventu per sedurla,
per accenderla, per invasarla , noi taceremo per riguardo ad una
sventura ohe potrebbe acquistare nuove attrattive allo scritto ?Deh!
sullo sventurato volga pietoso dal cielo uno sguardo (nel preghiamo
ben di cuore) il Dio delle misericorclie : ma noi la prima misericor-
dia ladobbiamo a quella cara gioventu, di cui il libro va in traccia
per tradirla e strascinarla a perdizione. Forse cbe cessano coteste
pagine infami dal fame strazio, perche il misero Autore ne sla pa-
gando il fio alia giustizia o col patire, o col fremere, o col morire?
644 L' IMPRESA ITALIANISSIMA
Ecco dunque limpido e conciso 1' argomento di cui 1'Autore ci
somministrera tutti gli elementi per dimostrare impresa stolida ed
impossibile la miova rivoluzione italiana. Una rivoluzione effica-
ce e durevole non e possibile,se non o per universale volonta di un
popolo spontaneamente uniformenel volerla, o per direzione di un
Capo valoroso, politico, potente, o per soccorso di Principi e po-
poli stranieri.
Or in Italia non e possibile per la rivoluzione ne Tuniforme dispo-
sizione de'popoli, ne il valore, 1'accortezza, la potenza di un Capo,
ne il soccorso da alcuna gente straniera.
Dunque ben potra in Italia nascere qualche tumulto e spargersi
altro sangue; ma una rivoluzione efficace e durevole e moralmente
impossibile.
L' argomento ci sembra in regola 5 ciascuna proposizione delle
premesse vela provera 1'Autore-, la conseguenza e precisamente 1'op-
posta di quella, a cui vorrebbe egli condurci. Rifacciamoci dal prin-
cipio , e ascoltiamo 1' Autore che c' insegna magistralmente le con-
dizioni richieste per fare una rivoluzione.
Orsini. Orsu, Italiani , e pur tempo una volta che conosciate la
mala via, per cui camminaste. Da? 1843 in poi fui testimone di
molte spedizioni tentate e sempre fallite ; e parmi, a dir vero, effetto
di guasti intelhtti quel volere , ad onta di una non intenotta e ben
trista esperienza, fame sempre di nuove. Le rivoluzioni debbono pre-
pararsi ed eseguirsi dall' inferno delle ciltd, dai cilladini slessi ; deb-
bono essere promosse, non dal di fuori, ma da cagioni interne <f in-
teresse generate, di spirilo nazionale, di amor palrio, di odio all'op-
pressione lanto straniera che indigena. Hanno insomma ad essere
REALI, SENTITE € MOM ARTIFICIALI (pag. 104).
Una setta o pochi [uoruscili streltisi in segrela associazione o in
comitalo, possono muovere bensl una mano di malcontenti, od anche
di giovani bravi ed ardenti, che in ogni regione ve n' hanno sempre ;
ma essere cagione di una rivoluzione generale, se gli spirili non sono
propizii a ricevere i cambiamenti, no. Nascono bensi tali movimenti
spesso per casi impensati , come a Genova nel 1746, ma prima c
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 645
meslieri che la rivoluzione morale sia compiuta, V oppressions univer-
salmenlesentita, I'odio contro i despoliprofondo, inveterato (pag. 18).
Se questo manchi, larivoluzione e impossibile o certo momentanea.
Ne questo basta : ad ottenere la rivoluzione politica ed otte-
nerla durevolmente , ci vuole quelVunita morale che costituisce al-
T interno la forza del popolo, e senza di cui T unita politica suona
despotismo e scompare alia prima occasione.
Qaesta unita morale consisle nella comunanza d' idee , di costu-
manze, di leltcratura ecc.; e pero azione preparaliva alia rivoluzione
debb'essere \ ° illuminare le masse sulla libertd deU'uomo , sulla re-
ligione , sul Governo ; 2.° far la rivoluzione morale prima della
materiale (pag. 284)-, 3.° schiacdare moralmente la reazione dei
preli e dei Governi nella pubblica opinione (pag. 290). Cosi ver-
rebbe a costituirsi quell' unita morale , da cui pu6 risultare una
rivoluzione durevole.
Or ditemi in fedevostra, Italiani , vedete voi, o almeno spe-
rate possibile una tale unita? La nazione italiana e ella pronta
a fare quanto operarono gli Spagnuoli contro Napoleone il Gran-
de ? II crederlo sarebbe un disconoscere le condizioni reali della
Penisola (pag. 270). Dio buono! Fin dal principle dei movi-
menti italiani, il sentimenlo di UNA ITALIA INDIPENDENTE non esisteva
nella classe infima della sociela ; e Ira la media ed istrutta era, se
abbiamo a parlar vero, ben poca cosa.... E questa fu la ragione, che
nelle sommosse posteriori, invece di agire per sentimenlo nazionale,
gV Ilaliani si diedero a scimmioltare le forme cosliluzionali d'ollre-
monli : perche Id rivoluzione era statapassiva e non atliva (pag. 10).
Mi direte che d' allora in poi le idee sono cambiate. Ma sarebbe un
grande errore. Smo alia fine della prima campagna del 1848 le
classi infime ed agricole dello Stato Romano e delle Due Sicilie non
conoscevano patria, ne indipendenza: nella Toscana afjezionate al
Gran Duca ripeteano « fuori lo straniero » per moda piu che per
sentimenlo : nel Piemonte il popolo tutto bigotli, ignoranti, affezio-
nali al Re, pronti a seguirlo (pag. 4-6). L'aristocrazia avversa alle
novila, le armate operanli come macchine, nel clero poco sentimenlo.
646 L' IMPRESA ITALIANISS1MA
nazionalc, in tutli prontezza alle parole, ad entusiasmarsi e subito
avvilirsi, ad accusarsi, a diffidare, a cahmniare ecc. ecc. , abititdini
dtl Cattolicismo (pagg. 47, 48) ^. Insomma tutta V Italia, fuor di
noi, repubblicani, aveva tutt'altri pensieri che i nostri : e ci voile
tutta la nostra insistenza per ispargervi qualche germe di malcon-
tento. onde colorire il preteso bisogno d'innovazioni.
E dopo d'allora credete voi che abbiamoguadagnato in unita? Oh
si davvero ! L'amnistia ricondusse i fuorusciti in Italia pieni di co-
stumi e pensamenti stranieri , deposto il giovanile ardore per Veto, ,
le miserie, i disinganni; dimentica la pairia per loro interessi , ac-
quislato un fare di moderazione si distinto dalT indole de primi moli
italiani (pag. 45). Or pensate quale influenza dovettero avere costoro
nello scindere viemaggiormente la nostra unita. Qual meraviglia che
appresso fossero si pochi i veri Italiani? Che il moto di Milano dei
6 Febbraro non trovasse che pochi giovani eroi? (pag. 81). Che
1'imprudenza di cotesto moto, e molto piu gl' impiccamenti sco-
raggissero i popolani? (pag. 128). Che i Valtellinesi non fossero
disposti ad insorgere, ne vi fosse da sperare in Chiavennaschi e Ber-
gamaschi? (pag. 108). Che, nello scandagliare il popolo pel vespro
degli ufficiali, tutta la moltitudine si riducesse a o o 600? (pag. 127).
Negli Stati estensi poi e nella riviera ligure i fatti dimostrarono
come non vi fosse alcuna disposizione in que popoli (pag. 102)^ e
1'avversione del popolo alle rivoluzioni giungeva a tale, che quando
ci fummo dispersi dopo il moto di Sarzana, t contadini facevano a
gara ad arrestarci , le donne (infamie inaudite!) a farci la spia
(pag. 101). Come vedete, nulla si e guadagnato: gl' Italiani del
1854 somigliano quei del 48 , come questi somigh'avano quei del
del 181 4 al 1815.
Questo tuttavolta e naturale pur troppo. Senza parlare del discre-
dito, in che le imprudenze del Mazzini gittarono tutto il partito ,
evvi in Italia un principio finora indelebile di unita cattolica. Ora
1 Guricsa cotesta aliitudine ! E piu curiosa ancora che le sette segrete, le
quali rinnegano in tutto il resto il Cattolicismo, null'altro abbiano voluto rite-
nerne (come ci dira fra poco PAutore) se non coteste abitudini.
GIUDICATA DA UiNO DEI SUOI GAPI 647
finclie queslo permane, e chiaro che non vi puo essere I'unita morale
della rivoluzione, e che per conseguenza, secondo i miei principii,
la rivoluzione e impossibile. Ed eceo perche abbiamo tanto insistito
sopra la necessita di schiacciare i preti e il papalo: Qricha vi sara
Papa in Italia, vi sara quel servagyio che da origins ad una religions;
(pag.276) finche vi sara tal sercaggio la rivoluzione morale non e
fatta. Or pensate voi se il popolo italiano sia disposto a sacrificare
Papa e Cattolicismo ! Ye lo disse T anno scorso il viaggio trionfale
di Pio IX. Al riinbombo di coteste ovazioni , che ancora eeheggia-
no, pare a voi sperabile che si schiacci il Papato? Se rispondete che
no , concludete pure che per parte del popolo la rivoluzione italia-
na e impossibile.
Lettore. Ebbene sia pure -, se non la fara il popolo, la faranno le
sette.
0. Poveri giovani illusi ! Non sapete proprio quel che vi dite !
L' Italia opera delle sette? A far I' Italia bisogna anzi disfare le set-
te : vi dice il Foscolo nell' epigrafe del mio frontespizio: o piuttosto
ve lo dice lanatura, il nome stesso della cosa. E di vero che altro e
Setta, se non parte secata , divisa dal tutto ? Una selta , o pochi
fuorusciti riescono benissimo ad introdurre una scissura fra gl' Ita-
liaui, ma now possono essere cagione d una rivoluzione generale
(pag. 18 ). Ne domanderete forse un perche piu iniimo, piu pro-
fondo , piu pratico : ed io , franco come sono , non ho la meno-
ma difficolta a chiarirvene , cessando quelle illusioni che da lon-
tano ingigantiscono il potere delle sette, e svaniscono da vicino
come nebbia al vento, o piuttosto come la vita nel corpo incaricre-
nito. Sapete voi che cosa sono per la maggior parte le sette? Infa-
mia di gente che si predicano virtuosi e non sono che vigliacchi, peg-
giori de'nostri nemici stessi e degni di essere reietti dal consorzio de-
gli uomini dabbene. Queste infamie hanno puriroppo luogo fra le
selle, dove bene spesso , anziche la ragione , la retlitudine , Tamore
palrio, e la onesla, prevalgono Yingiustizia, I' acciecamenlo e la men-
zogna , V invidia , ed cgni sorla di basse e abbielte passioni. II fin-
gere , il mentire conlinuo , il mislero ed i raggiri , in cui sono co-
648 L' IMPRESA ITALIASISSDIA
stretti di ravvolgersi i settarii , finiscono per divenire un ABITO -, cjli
animi si corrompono; e non vi e atto, per quanlo sia spregevole, di-
nanzi al quale s'indietreggi (pag. 33). Certamente vi sono delle ec-
cezioni, ed una di queste fu il Barbetti, scampato al pugnale di al-
tro settario che tento assassinarlo . Ma esseri come lui sono assai rari
in mezzo alia rnalignitd che generalmente s'incontra qua<jgiu(pQg.
35): gV inlrighi, gli arbilrii hanno luogo nel seno slesso della cospi-
razione liber ale; si dissigillano le lettere e si leggono, abusandone poi
il segreto: onde capirete quale imprudenza sarebbe fondare le spe-
ranze d' Italia sopra quelle poche eccezioni.
Let. Ebbene, se non si pu6 fare con le sette , si trovi un gran-
d'uomo che dia al popolo col comando, quell' unita che moralmen-
te gli manca. Non abbiamo noi a'nostri tempi I' esempio della spe-
dizione di Napoleone il Grande a Cannes ?
0. Eh cari miei! dei Napoleoni fuvvene un solo al mondo ....
Egli possedeva il segreto di far sorgere I' entusiasmo ovunque pre-
sentavasi.Noi dal nostro lalo che abbiamo invece? II genio nelle pa-
role, la meschinitd nei falti (pag. 105). L Italia manca oggidi di un
uomo che, per ingegno mililare e politico, possa con isperanza di
trionfo mettersi a capo della causa di redenzione: nessuno ha la sim-
patia universale degVltaliani.
Let. Nessuno? oh qui , scusateci: degli uomini non ne mancano;
e senza parlare dei minori , basterebbe il solo Mazzini ad incentra-
re quanto ha di nobile nei pensieri, di generoso negli afletti, di ener-
gico nel braccio la gioventu italiana.
0. Mazzini ! E voi avete coraggio di nominarmi Mazzini? Maz-
zini, il despota dell* idea , del capriccio , dell infallibilita ! Essere,
cut giuslo od ingiuslo e lutfuno, purche serva al suo volere : essere
paragonabile alt attuale Napoleone !
Let. Sara questo un difetto, ma intanto voi stesso paragonandolo
alt1 attuale Napoleone dite ch'e proprio 1' uomo, di cui abbiam biso-
gno : giacche non negherete certamente airimperatore dei Francesi
valor di mente ed energia di volonla, voi che lo dite qtiel desso che,
profittando degli crrori delle nazioni, arresld il progresso deila ri-
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 649
voluziorie 5 clie sorregge V attuale assello politico delt Europa ^ si
che tutti i Sovrani fanno capo a lui (pag. 271). Ordateci in Mazzini
uri altro Napoleone che impieghi in favor dell' Italia le stesse doti,
e vedete quali speranze. . . .
0. Yoi applicate male il mio paragone. Paragonai Mazzini a Napo-
leone nella tenacita del proposito, non nella capacita. Mazzini e tal
uomo che alia sua volonta sarebbe capace di posporrela salute del pae-
sefpag. 264) : main quanto a capacita, ella e un puro presligio nato
dal suo stile poetico-biblico-profelico e da quel non so che di mislerio-
so, onde si riveste il non mai veduto esule lontano (pag. 49). Vit-
tima io pure di cotesta illusione seguitai un tempo Mazzini, perche
lo ritenni per Capo degl' Italiani e dotato di mezzi morali e mate-
riali all'uopo (pag. 264). Ma dopo le sue avventure politiche fui co-
stretto a ravvisare nel suo partilo meschinitd di mezzi in danaro e
armi ; in lui difetto di capacita ordinatrice nella mente e mancanza
totale di senno pralico (pag. 124). Caduta Roma, quel suo fare di
assolulismo alieno Sartori, Saliceli e Montecchi, reslando con lui
Agoslini , bisognoso del soldo per vivere , e Safli, strumento cieco
(pag. 79). Coslrelto allora a darsinelle mani di giovani inesperti ,
si ostino nell' idea che, un pugno di uomini co' nomi di Dio e del
Popolo valga a fare insorgere tutta la Penisola (pag. 124) : ea
cotesta sua ostinazione siamo debitori del vitupero di tante scon-
fitte e del sangue de' nostri piu valorosi eroi, caduti vittima di tal
pazzia. All' incapacita e all'ostinatezza aggiungete la ciurmeria mi-
stica del nuovb Maometto moderno , la villa delle adulazioni , con
che i suoi consiglieri e le sue consigliere Tadorano, Yascoltano ed ese-
guiscono spargendo veleno, cercando d' infamare eld non si fa servo
del grande agitatore ligure (pag. 282) : e vedrete se costui e tal
uomo che dia speranze all'Italia. Credereste? Nelbel mezzo del se-
colo decimonono Mazzini, interpetrando la formola « Dio e Popolo »,
dice che egli e Tinterpelre delle leggi di Dio, che e emanazione dello
Spirito Santo, che ha la santa missione di rigenerare I'ltalia e Vu-
niverso. Di che, passando poi dalle teorie ai fatli, egli vuole nei suoi
proselili cieca obbedienza , vale a dire assolutismo o dittatorato.
6oO L' IMPRESA ITALIANISSIMA
Giovani entusiastici e donne fanatiche lo tcngono come un prof? la,
un essere misterioso , un mito ( pag. 287 ) , un angelo disceso dal
cielo, un nuovo Gesu Cristo, il piu gran genio degli ullimi secoli,
e simili altre stramberie con elogii sperticati, pronunziati da' suoi
LECTURERS nelle principali oitta d'Inghilterra (pagg. 259, 261).
Let. Come ! e in Inghilterra si trova gente che si lascia accalap-
piare da tali soempiaggini ?
Ors. E quanti ! Tra le varie amiche di Mazzini che lo risguardano
come un dio , una , la Signora Haw..., ne sta compilando la bio-
grafia che sara davvero un capo laroro ( pag. 261 ) : e il peggio e
che dalla discrezione di coteste signore (poco use al segrclo) dipen-
dono le sorti de patrioti italiani (ivi ). Ma il fatto sta che tulli i
migliori si sono distaccati da lui, che a nulla di buono riusti mat;
che non ha fatto sino ad ora che sacrificare inutilmente delle vitlime
ed insinuure disuniom fra i patrioli (pag. 264) : che portb disunion!
ncl partito nazionale (pag. 287) ; che allo sciogliwenlo del Comitato
nazionale italiano i Mazziniani non rappresenlarono piu che una
fazione (pag. 264).
Ecco , giovani miei , che cosa e Mazzini in doti di mente e di
volonta. E da cotesto Maometto sperereste rpdenzione all' Italia ed
unita di spirito negli Italiani ? Quel che ci vorrehbe a tal uopo lo so
ben io, e vel'ho compendiato nel capitolo XV che dovrete studiare
a suo tempo come il catechismo degl'Italiani. Ma in quanto a trova-
re un uomo, neppur se aveste il lanternino di Diogene ! Cionondi-
meno voglio essere generoso con voi e supporre che sorga dalle dassi
vergini della societa il Washington italiano (ivi).
Let. Oh allora non negherete che 1' Italia avrebbe la sua unita ,
giacchfe voi stesso, dopo averci esortato a non essere servi d' alcun
uomo, aggiungete 1' eccezione : Se non dove si trovi un GENIO della
guerra, della cospirazione; nel qual caso 1'obbedire, anziche dar se-
gno di servilismo , sard una stima giusta del merito , della capacitd
e un omaggio reso alia causa italiana (pag. 266).
0. Oh in tal caso avete ragione: se trovate chi ha talento e
mezzi necessarii , associatevi; giacche quando obbcdile al Gene-
GIUDICATA DA USO DEI SUOI CAPI 651
rale, alia scienza e al genio, soddisfate al dovere di ciltadino, non
servile T uomo (pag. 276). Pure che volete? torno ad affermare
che anche sotto tal Capo 1' unita non potra ottenersi. E ci6 per
tre ragioni. La prima e che se il grand' uomo pu6 trovarsi, e
molto difficile per6 che sia generalmente riconosciuto : e voi do-
vete sapere che tutti i grandi uoinini fino al Washington ame-
ricano , allora si conobhero grandi, quando ebbero compiuta 1'im-
presa : ma prima quante gelosie, quanti interessi, quante vili ca-
lunnie ebbero ad affrontare anche fra genii meno corrotte ! Per
nascente gelosia s'incomincia a parlare freddamente, poi voci di dif-
fidenza si accolgono senza esame, corrono di bocca in bocca: i nemi-
ci ne approfiltano, Tombra prende aspelto di corpo, i timidi schiva-
no il calunniato, e non osano difenderlo: da ultimo per gelosie e pri-
vate inimicizie vedesi perduto un uomo che poteva rendere grandi
servigi alsuo paese (p. 33).
Ma diamo ancor piu. Vinca il grand'uomo ogni gelosia, ogni stu-
pidita, ogni vitupero, ogni timidezza, ogni calunnia; otterra egli
Fautorita necessaria ? Ripeto che no, per un'altra ragione, ed eche
nei movimenti insurrezionali e ben difficile potere esigere Yobbedien-
za. I soldati regolari seyuono la voce del comandante: e qui sta tut-
to. Ma nelle cospirazioni tutte le passioni umane sono messe in mo-
lo. Chi agisce per ambizione, chipervoglia di cambiar for tuna, chi
per soddisfare una qualche vendetta, e chi infine per Tamor puro di
palria. Ma questi ultimi purtroppo sono il numero minore. Tutlipoi
vogliono ragionare, far piani, ecc. Per lo che, quegli che si mette al
comando di spedizioni rivoluzionarie, bisogna che lo faccia o per una
rara abnegazione in favore della causa, o per buona dose di aud.acia.Di
qui non si fugge. Simiglianti spedizioni hanno in loro stesse il germe
della dissoluzione; e per quanto siano stale ben meditate, un picciolusi-
mo accidente, la voce sola dun uomo, che tenda a sconforlare i com-
pagni all'atto del pericolo, basta a farla abortire (pag. 103). Ne in
questo avete a credere che i rivoltosi sieno biasimevoli (ed ecco una
terza ragione contro la possibilita del grand' uomo o la sua potenza
motrice). Un individuo non ha il diritto d'imporre le proprie opinioni
652 L' IMPRESA ITALIAMSSIMA
(pag. 260) : onde ognuno puo dire al Capo, cio ch'io dico a Mazzini :
« La natura diemrni intelletto, liberld e indipendcnza di volere ; e sino
a che rimarrommi in senna, vocjlio usarne a piacimento, e non in-
tendo starmi servo di lui (pag. 26o). Sappia egli dunque che come
non vuolsi despotismo monarchiro o impcriale, ne manco vuolsi co-
spiralorio, o sedicenle repubblicano, o ditlatorio (pag. 266, 290).
Sappia che vogliamo la discussione in tutto e che, ove non ci rispet-
tiamo franoi stessi, saremo mai sempre pronti acurvare la cervice
a tin Diltalore, a un Papa, a un Imperatore (ivi) ». Se cosi io parlo
aquell'amico, al quale peraltro ho sempre obbedito, tale sara natu-
ralmente verso il Washington novello il linguaggio d' ogni buono
Ilaliano. La liberta eil primo de'nostri principii. Adorate il princi-
pio, sacrificate il vostro benessere e la vita pel trionfo di quello ; e non
servile persona per non essere messi a fascio tra coloro che portano
'la livrea di un padrone (pag. 276) » .
Tali sono i miei precetti ai giovani italiani: e voi capite che, se
gli ascolteranno, la loro unitadiviene assolutamente impossibile.
Let. Impossibile ! Voi disperate un po' troppo. Dov'e libera la
discussione, la verita si fa strada : ci fu detto e ripetuto le mille vol-
te. Si facciano dunque pubblicar de'giornali (ma di quelli vedete !
gagliardi, convincenti), e cosi tutti si persuaderanno, e dalla liberta
stessa nascera Tunita.
0. Poveri sbarbatelli ! Ben si vede che non conoscete ne ragio-
ne, ne storia. E donde nelle mcnti giovanili degY Italiani tante idee
confuse d'indipendenza, unitd, liberld, governo, se non dalle discus-
sioni, dalle ciarle di tanti riformatori o capi-sella che abbiamo avuti
(pag. 267)? E donde nacqueilpemrfmiento deWopinione naziona-
le e repubblicana si vigorosa nel 1830, se non per le opere di Gio-
fterfi, di Azeglio, di Salbo, di Mamiani che, paralizzato il vigo-
re, sviarono le mcnti, immergendole in una confusione di dottrine
pelasge-cattoliche-ilaliane-papali-romane ed allri rancidumi; per
cut la giovenlu vaga di novitd lasciava i forli accenti d' Alfieri e di
Foscolo ? Da quesla folia di opere letterarie e di doltrine, confusio-
ne d' idee sempre piii crescente, ella sorbiva una moderazione stoli-
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 653
da ed inopporluna e s'ingannava inlorno ai principii alii a riyenerare
I' Italia (pagg. 48, 49). Queslo fu Vefletlo degli scritti de modera-
ti: Q voi sperate unita dagli scritti, unita dal giornalismo ? Eh ! ca-
ri miei ! quando si vuol comaridare non bisogna ricorrere a discus-
sioni. II Manin, che in tal materia la sapeva lunga, appena giunto
al potere impose silenzio ai circoli e alle sette (pag. 65).
Let. Quaado e cosi, veggiamo benissimo rimpossibilita di rige-
nerarci per opera di un grand' uomo. II grand'uomo non c'e; se ci
fosse non potrebbe ottenere 1'obbedienza dalle passioni dei compli-
ci : se le passioni cedessero, il principio di liberta ci obbliga arifmtar-
la, e voi pel primo ce ne date e il precetto e 1'esempio. Lasciamo dun-
que a dormire il grand'uomo : ma invece vedete un poco se si po-
tesse ricorrere a qualche nazione potente, all'InghiUerra, alia Fran-
cia, alia....
0. Diamine che sproposito! che scerpellone enorme! E non ve-
dete la strettissima lega di tutti i governi europei a fine di arresla-
re la corrente, per cui siavviano i popoli (pag. 289)? E i tanti dis-
inganni dei tradimenti passati 4 nonvi fanno comprendere la stol-
tezza di tornarvi afidare? No, no! ricevasi pure Valuta di qualun-
que slraniero nella guerra di rigenerazione , ma nessuno slraniero
armato IN CORPO deve porre il piede in Italia. Gli stranieri che ci
ddnno mano debbono essere falli cittadini italiani e ammessi come
tali nelle truppe nazionali (pag. 291.)
Lei. Scusateci : sbarbatelli come siamo, noi veggiamo peraltro ,
e la vedete voi stesso contraria alia lega de'Governi europei la ten~
denza di tulle le nazioni a riconoscersi come sorelle ed a fare scorn-
parire dalla societd gli elementi che ereditammo dai Romani, dai
Tartan setlentrionali e dalla Chiesa : L' IJIPERO, cioe LA. MONAR-
CHIA, LA TEOCRAZIA e IL POTERE SPIRITUALE (pag. 289). Or tra so-
relle, ha ella da regnare tale diffidenza, che ognuna rifiuti il soccor-
so dell'altra a costo di rimanere sotto la verga?
0. Giovanotti miei , rispettate i proverbii : Rara est concordia
tratrum; e la gelosia delle sorelle pu6 essere peggiore della discor-
1 L'Autore si lagna de' tradimenti inglcsi pag. 26, e nel documento ivi ci-
tato (pag. i9ii); pel Frances! vedi la nota, pag. It.
65 i L' IMPRESA ITALIAXISSIMA
dia tra fratelli. E chi fu I'oppressore della Repubblica romana se
non la sorella di Francia ? E quando all' Austria mancava la forza
contro i Crociati italiani, la giovine Alemagna di Francoforte scru-
poleggi6 forse nel somministrare all Imperatore armi e danari? Che
piu? I Magiari stessi, que'Magiari, cui senza la Russia, Austria non
avrebbe domati, avevano promesso di dare fino all'ultimo soldato
contro gli Italiani, pur che fossero loro serbate certe garanzie nazio-
nali. L'egoismo lor costo caro: schiacciata la rivoluzione in Europa,
i Magiari non poterono sperare soccorso dagli allri popoli (pag. 67).
E cosi voi vedete ci6 che pu6 sperare 1' Italia dalle nazioni sorelle.
Oltre a ci6 coteste sorelle benedette sono schiave al pari di noi e
taluna ancor piu di noi : ne possono aflrancarsi senza di noi , come
noi non possiamo senza di loro. Qui, come vedete, & un circolo vi-
zioso: e la favola de'sorci che volevano appendere il campanello al
gatto. Nessuna pu6 essere la prima; e senza la prima b chiaro che
nessuna sara la seconda. I Governi mostrano una prontezza inar-
rivabile, a schiacciare quaiunque movimento liberals. Vi e poi tra di
essi solidariela adamantina, esercitata per mezzo dellepolizie, de'pre-
tid'ogni specie , della diffidenza e corruzione fomentata , dei tradi-
menti , degli omicidi politicie delle armate. In questo stato di cose,
che debbono fare i repubblicani dell' Italia e dell' Europa? (pag. 289).
Let. E non potrebbero intendersi, unirsi, avert dei centri, delle rap-
presenlanze?
O. Che intendersi ! che unirsi ! Non v' ho mostrato che cotesta
unita e impossibile? Aver poi dei centri sotto coteste polizie da' cen-
t'occhi ! mi fate ridcre.
Concludete dunque: la vera liberta italiana non potra conqui-
starsi sino a chelealtre nazioni non siano nella medesimavia (pag.
280.) Ora le altre nazioni lungi dairesserci,sono quelle che hanno
ribadite e tengono viepiu salde le nostre catene. Dunque come
e vano attcndere che un Governo Italiano imprenda la guerra del-
Tindipendenza, cosi e vano sperare che le nazioni si levino per l&
liberta europea (pag. 272).
GIUDICATA DA 1^0 DEI SUOI CAPI 600
Let. Quand'e cosi, non veggiamo proprio speranza per gl' llalia-
nissimi: e il meglio sarebbe che costoro quietassero una volta e ci
lasciassero in pace.
0. Oh questo poi no! Un caso, pu6 sempre succedere: chi sa?
Un buon momento di unanazione straniera.... Unabuonaispirazio-
ne per uno de'nostri Principi . . . . Un evento inaspettato; che so io?
Dobbiamo sempre starprontiaglieventi. Attend per6 a non lasciare
che un utopisla , un fanatico , un conquislatore , un Governo qua-
lunque met la a profitto proprio Tentusiasmo delle masse e lo svii dal
vero scopo della rivoluzione.
Let. Oh capperi ! Dunque neppur saremmo sicari dell' impresa,
quando avessi mo dalla nostra un conquistatore , un Governo! Oh
povera impresa itaUana, stai fresca davvero !
0. Eppure dovete capirla anche voi 5 ed io veggo purtroppo
in certi Stati costituzionali un tremendo pericolo per la nostra li-
berta. Da un canto noi dobbiamo profiltare delle modiche liberla del
Piemonle ad oggetto di conoscersi ed inlendersi cofuoruscili de'varii
Stati italiani; di spandere nelle vicine contrade le nostre dottrine sul-
la liberla deltuomo, sulla religione, sul governo dei popoli; di fare
insomma larivoluzione morale. A queste liberta dunque dobbiamo
dare appoggiopiuche si pub (pag.284). Ma dall'altra parte voi dovete
comprendere che la Costituzione non e che un semplice passaggio:
e dal canto mio vi ho detto che, ove i miei connazionali decretassero
monarchia costituzionale, mi ritrarrei da ogni pubblico officio (pag.
260). L'indipendenza pu6 bensi esservi data da una monarchia co-
stituzionale: nm la vera liberta politica e religiosa non pu6 aversi,
se non se quando le nazioni insorgeranno controil despotismo. Ed
ecco perche vi dissi poc'anzi che nessun Governo ha da mettere a
profitto proprio il vostro entusiasmo: servitevi delle Costituzioni ,
ma non le servile.
Let. Quand'e cosi, addio causa italiana.
0. Maledette le pedanterie della logica che avete appresa su i
banchi dell'llniversita! Perche v'ho mostrato chela rivoluzione e
impossibile, voi subito col vostro Ergo ! Dunque non se ne faccia
656 L' IMPRESA ITALIAMSSniA
niente! Ah vergogna! Cosi subito voi incodardile? Sollevateri al-
I'alfezza del tempi: siale uomini, vale a dire esseri razionali, digni-
tosi , fieri, liberi, indipendenli , siale inscmma italiani , e male-
dite per sempre la parola SERVAGGIO e DISCORDIA-, abbracciatevi
Tun I'allro; amista, fratellanza sia decretata con ognuno, che non
sia in fame, e vendicatc le vittime di tanti eroi mieluti dal despo-
tismo (pag. 291).
Let. Ma come fare, se la cosa e impossible? Finche si tratta di
fratellanza, va bene. . . Ma a proposito, e come faremo a conoscere
chi sia in fame ?
O. Oh bella! Ci vuoltanto?
Let. Chi e stato condannato in giudizio, n'e vero? 0 almeno chi
ha trascinata la catena dei galeotti?
O. Oibo ! Ma che siete pazzi? E chi e di noi che non sia stato in
carcere o in galera? Veggo proprio che siete semplicioni: con un
po' di pratica nella storia, sapreste che voglia dire schiacciare Yin-
fame. Ma poiche non capite, vi diremo per ora che chiunque cospi-
ra per una dinastia straniera —
Let. Per la Casa di Savoia per esempio?
O. (Oh che stolidi!) Per una dinastia austriaca o francese, vo-
gliam dire, costui e infame, e traditore della palria (pagg.282,283).
]\on basta: chiunque, durante la guerra mette fuori opinioni intorno
alia forma di Governo, traditore della patria anche lui (pag. 290).
Let. Capperi quanti infami ! A cotesto ragguaglio abbiam paura
che gV infami cresceranno a migliaia, e forse forse diverranno piu
che gl' Italiani. E chi sa quante vittime innocenti verranno scanna-
te all'impazzata a titolo d'infamia?
0. Non tanti scrupoli : lasciatevi regolare e non isbaglierete. Vi
daremo la nota degl' infami asuo tempo, additandovi anche la stra-
da, la casa, ilnumero della porta, il piano, affinche possiate fareil
vostro dovere. Per ora Timportante e gridare : « Amista e fratellan-
za » ed abbracdarvi Y un 1' altro.
Let. Oh manco male ! Questa e la parte piu facile della nostra
impresa. Solo temiamo che quelle maledette polizie abbiano a di-
sturbare 1' amplesso.
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 637
0. Quasi die tutto cio che si vuol fare si dovesse dire ! La nostra
dcveessere cospirazione co&tante, accanita, ma sorda (pag. 291). E
poi la polizia puo ella frenare una rivoluzione morale? Intendiamoci
chiaro, giacche debbo lasciarvi: lutta la quislione delle noslre liberld
e riposta nel Cattolicismo : tutto il Cattolicismo nel Papalo. Senza
Papa non vi sarebbe Cattolicismo ; senza Cattolicismo la rivoluzione
morale si fa in un attimo, giacche e facilissimo il persuadere agli
uomini la liberta del pensiero, e per conseguenza la liberta della
coscienza, la liberta dell' operazione, quando hanno perduto ogni
timor di Dio, o almeno ogni guida dell'intelletto. Ed appunto per
questo quando in Inghil terra provai di tenere pubblici discorsi in-
torno all Italia, esposi chiaramente che la quistione delle nostre
liberta era riposta nel Papato ; che bisognava cominciare dal far
cessare T intervenlo slraniero negli Slati Romani. Ed appunto in se-
guito a' miei discorsi il 23 Ottobre 1856 fu stabilito sotlo il Lord
Mayor d' inviarne una pelizione al Parlamento (pagg. 358, 59).
Quello che persuadeva agl'Inglesi, questo stesso ripeto anche a voi :
Schiacciale i preti (pag. 290) . . . fate scomparire la Chiesa (pag.
289), allerrate il papalo : sino che avremo papa in casa nostra, not
saremo schiavi. Atterrato il papato, T unila morale e compiuta.
Let . Ehi , ehi , ehi ! A cotesto modo si tratta nientemeno che di
farci apostati eh ?
0. Eh cari miei! perche T eroismo della virtu abbia pieno svol-
gimento, perche non venga schiacciato dal despotismo, e meslieri che
togliale i pregiudizii e I'ignoranza (pag. 275).
Siete Italiani,-si o no? Se tali siete, il primo , primissimo dovcre
degTIlaliani e quello di farsi indipendente , di cacciare gli slranieri
(pag. 279). E a tal uopo si DEBBE USARE OGNI SORTA DI MEZZI, PURCHI?:
CONDUCENTI al Irionfo della causa (pag. 291). Ve lo dicono anche i
preti quando parlano della salute eterna, primo dovere de'Cristiani:
quanto piu dobbiam dirvelo noi, trattandosi del primissimo dovere
degl'Italiani ? Quelli tra voi che non hanno il coraggio dell'aposta-
stasia , quelli che non si sentono capaci di mettersi nella via ri-
chiesta dal dovere , cessino di gracidare e si rassegnino al nome di
Serie III, vol. IX. 42 4 Mar so 1858
€08 L' IMPRESA ITALIANISSIMA
codardi e di sera (pag. 277). / repubblicani puri, isoli logiri,slabi-
liscano T esclusione di qualunque casta , ?a distruzione delle armate
stanziali (png. 283): ogni cittadino, soldato pronto a difendere la pa-
tria (pag. 280), la istiluzione depreti non necessaria al bencssere del-
la societa, Vuomo 1ibe.ro ncWadorare Jddio (pag. 279). Tale e 11 cate-
chismo che, divenuti [taliani.insegneretealTagricoltore, all'artigiano.
La gran massa della nazione, (gli agricollori, il popolo, la giovenlii)
€ pura e contiene il germe delleroismo (pag. 275). Addottrinata col
mio catechismo diverra italiana e la vittoria e per noi.
Let. A dirvela , signer Orsini , quest'ultima pennellata sembraci
mettere il colmo alia dimostrazione d' impossibilita di quanto bra-
mate: giacehe in sostanza voi riconosceste che il primo passo alia
rigenerazione italiana non pu6 venire ne da una nazione straniera,
ne da cospirazione settaria, ne da valore di un caporione : ma pre-
suppone assolutamente un' unita di pensieri e di affetti rivoltosi, la
quale non pu6 nascere se non dall' abolizione del Cattolicismo per
via di perpetua cospirazione sorda, costante, accanita. Or come non
vedete che da un canto cotesta cospirazione trarra sopra di noi con-
tinuamente gli occhi delle polizie e le severita dei Governi, onde
sara impedita perpetuamente di attecchire -, dall' altro 1'abolizi one
del Cattolicismo rendera gl1 Italianissimi oggetto di esecrazione a
tutt' i popoli italiani,le cui moltitudini sono si fermamente cattoliche ?
0. Voi volete mostrarmi impossibile ci6 che e accaduto, il che e
la pin solenne delle assurdita. Non si fece la rivoluzione nel 1848?
Dunque si pud fare anche nel 1858.
Let. Si potra fare nel 1858 quello che nel 1848 : ciofe una serie
di sconvolgimenti senza capo ne coda , senza unita di disegno ,
senza scopo prefisso, senza armonia di operazione. Si potra inizia-
re una serie di Governi effimeri, ciascuno de'quali cadra sotto i col-
pi d' altra fazione ingagliardita.
0. Ebbene da cosa nasce cosa (pag. 16).
Let. Dite piuttosto da caso nasce caso , e 1' anagramma sara una
gran verita: e ci dira quel che purtroppo sono in realta tutti i ten-
tativi de'sommovitori. Malcontenti della loro nullita presente, pre-
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 659
sumeridosi chiamati ad una grandezza futura , essi sono lietissimi
di avventare a casaccio la patria ad ogni pericolo, ad ogni sventu-
ra con la speranza che fhialmente il caso li portera a galla. Se vi
riescono , eccoli giunti al termine dei loro desiderii, all'apice della
grandezza : se falliscono , rimarranno quello che furono , seppure
un qualche cioudolo non cadra loro in quel turbine ad appiccicarsi
sul petto, o una qualche giubilazione a rifornirne la borsa. Ed ecco-
finalmente il vero oggetto di quell1 amore di patria, di che si fiugo-
no si caldi; e per cui non mirano ne a pericolo, ne a sciagura del-
I'intera nazione.
Ma tanto basti, lettore: Sat prata biberunt: abbastanza abbiamo
trascritto di coteste nefandita.
Prima di terminare, a voi ci rivolgiamo nuovarnente, giovani
generosi e cattolici, a cui la bellezza e la nobilta dell' amor patria
potrebbe far gabbo e agevolarele illusion! intorno allastoltezzae al-
1'empieta de'conati italianissimi. Dall'Orsini che ne fu uno dei piu.
audaci eroi voi udiste cio che 1'impresa fu nel passato ; grandiosita
di ciarle, meschinita di mezzi, nullita del Capo, sacrifizio de'corag-
giosi ma crudeli, cabale ed intrighi dei vili ; e, a dirla in una parola,
una ragazzatadi discoli congiurati. Eppure, notatelo! 1'Orsini parla.
del piu bel periodo che abbiano avuto le speranze italianissime.
Pensate che sara in appresso !
L'Orsini stesso vi dice in sostanza, senza volerlo, che la sua causa
e disperata. Allora SOLTANTO, ecco intere le sue parole, di cui po-
c'anzi abbiamo citato pochi frammenti, potremmo sperare dav-
vero di essere fa'tti indipendenti e liberi, quando tulti i popoli del-
VEuropa si levino per la causa della repubblica e della solidarieta
delle nazioni. Questo avverra : e noi ci avviamo alia grand' epoca che
fara scomparire fimpero, la monarchia , il Caltolicismo. A tal fat-
to siamo forse piu vicini di quanta non si crede (pag. 270).
j& dunque stupidaggine tentare in Italia meschini moti repub-
blicani, ove non e possibile speranza di riusdta. Cidposto, dobbia-
mo aspeltare operando, prepararci attivamente, profittando delle mo-
diche libertd del Piemonte., per ispargere i mezzi di propaganda ri-
voluzionaria, conoscerci edintenderci (pagg.271,272). Cosi 1'Orsini.
660 L' IMPRESA ITALIANISSIMA
Togliete da questo discorso la profezia che fa scomparire il Cat-
lolicismo quanta prima ; e vedete se potea dirsi piu chiaramente
impossibile la rivoluzione futura, specialmente a voi che certarnen-
te lion credete possibile la caduta del Cattolicismo, dalla quale tut-
ta dipende la possibilita de\Y Italia futura. All' impossibilita di co-
testa caduta aggiungete 1'altra delprepararsi altivamente alia rivolu-
zione per modo, chese ne conseguisca realmente 1'effetto, dipenden-
te, secorido 1' Orsini medesimo, dalla unila della rivoluzione mora-
le,la quale sola rende possibile, a parer sito, la rivoluzione mater ia-
le. Nulla vieta certamente ai congiurati di valersi delle modiche li-
bertd del Piemonte per ispargere i mezzi della rivoluzione. E basta
leggere nell' Italia del Popolo del mese di Febbraio le audaci invet-
tive contro Napoleone III, campato quasi per miracolo dalle bombe
degli assassini , per capire quanto approfittino cotesti scellerati
delle modiche liber ta del Piemonte e dei consigli dell' Orsini. Ma
e egli ugualmente evidente che all' audacia ed ostinatezza de'ten-
tativi, sia per corrispondere la trasformazione morale dell' u-
mversalila degl' Italiani? Questo , come vedete, dipende anzitut-
to dall' abbandono universale del Cattolicismo : ma non basta.
Suppone inoltre e che i Governi italiani e stranieri lascino cosi
usufruttare dai rivoluzionarii le modiche libertd del Piemonte; e
che questi operatori di iniquita, mentre operano attivamente, ab-
biano tutti la pazienza di aspeltare, e non isconcertino la trama con
moli meschini; e che gli onesti e zelanti Cattolici, il clero special-
mente, non .vadano continuamente distessendo con la verita quel-
Torditura d'errori e di malvagita che gli empii dal lato opposto van-
no intrecciando : suppone in somma che quel gran movimento cat-
tolico che in Germania, in Francia, in Inghilterra forma il rovello
degli eterodossi prepotenti, non si estenda ancora all' Italia, e la-
sci un branco di congiurati in piena liberta di gabbare 25 milioni
di Cattolici.
Se tutte coteste supposizioni non hanno pur 1'ombra di proba-
bilita , egli e chiaro che 1' unita morale della trasformazione e im-
possibile in Italia ^ ed e per conseguenza impossibile quell' Italia
GITJDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 661
dell'avvenire, cuisognanoirigeneratori. Tuttocio che potranno ot-
tenere col prepararlaci attivamenle, con lo slar pronti ad insorgere,
col tenere a capo d'ogni pensamento Vodio allo straniero e la ven-
detta contro i Prindpi italiani (pag. 292) , egli e di tenere in per-
petua agitazione di sospetti , di palpiti la patria loro -, d'impedire
ogni buon volere de'Principi a largheggiare di liberta; di ingelo-
sire la vigilanza straniera contro qualsivoglia ravvicinamento d' in-
teressi, di commercio, di comunicazioni scientifiche eccetera, fra i
diversi Stati d' Italia. Tal e il bel frutto di coteste mene insensate,
con le quali si tenta proseguire la ragazzata del discoli.
Non vorremmo tuttavia, giovani generosi, che queste nostre pa-
role vi facessero cadere in equivoco. Avviene di leggieri a chi per-
dutamente s' irivaghisce di qualche utopia divisata a buon fine, di
irritarsi contro chi mette in chiaro 1'assurdita del mezzo, quasi vo-
lesse opporsi all'utilita o santita dello scopo: il che, come vedete, e
precisamente 1' opposto della verita ; non essendovi impugnatore
piii pernicioso ad un fine, di colui che vuole conseguirlo con mezzi
inetti. Se dunque vi abbiamo dimostrato con le parole dell'Orsini
nulla esservi di piu inetto a conseguire il bene dell' Italia che i co-
nati degl' Italianissimi, siam noi veramente i promotori del bene di
lei, e costoro ne sono i piu acerbi irnpugnatori.
Se non che il nostro opporsi alle utopie potrebbe aver 1'aria di
opporsi a quel santo fine , se tutto si riducesse al puro negativo.
« Che serve, potreste dirci, che deridiate coll'0rsini la meschinita
de' conati, se nulla sapete surrogarvi, in che ci fia dato esercitare
1'opera nostra a "pro della patria? Dovremo noi vivi e vigorosi come
siamo, rimanerci in panciolle con le mani alia cintola in quel dolce
far niente, che gli stranieri per bocca dell Orsini medesimo rinfac-
ciano agl' Italiani? »
Tolga il Cielo che, per evitare la meschinita delle imprese, voglia-
mo condannarvi alia nullita dell'ozio. Operate anzi, vi diremo ancor
noi, ma con tutt'altro intendimento da quello dell'Autore. Ed affin-
che intendiate in qual modo possiate operare utilmente , indagate
prima 1' intima causa che rese e rende impossibili tutti i conati ita-
662 L' IMPRESA ITALIAMSSIMA
lianissimi. II dabbene Autore attribuisce cotesta impossibility alle
eterne discordie che scindono la morale unita degf Italiani ; e ne
trae soggetto contro di essi di acerbe catilinarie. Ma invece di in -
veire contro di loro , perche discordi , non sarebbe stato piu savio
investigare Tintima causa di cotesta lotta ? E se le idee, i principii
di chi promuove 1'impresa fossero per se medesimi necessaria sor-
gente di discordia, perche imputare 1'effetto ai concittadini che ne
ascoltano i consigli, quasi potessero distruggere la natura delle co-
se o la logica derivazione deile conseguenze ?
Or notatelo bene : 1' impresa degl' Italianissimi ha in se il germe
della discordia e della distruzione in quel principio utilistico che
dall' Orsini medesimo viene assegnato per regola al Governo delle
nazione nel suo catechismo con la formola seguente : A norma degli
inleressi panicolari presieda costantemente t equa legge del torna-
conto generate. . . II drillo divino e uri invenzione del despotismo 1,
tra Dio e la crealura non ha diritto di intromettersi ne la societd ,
ne il Governo, ne un individuo qualunque ; che I' uomo e libero nel-
I'adorare Dio (pag. 279). Cotesta formola che, togliendo alia societa
ogni unita di coscienza e per conseguenza ogni regola di eterna
Giustizia , le assegna per norma il tornaconto generale , altro non
puo fare in una societa che lacerarla in minutissime fazioni.
S'illudono certuni credendoche quel vocabolo universale (il tor-
naconto} cui tutti accettano , produrra I' universalita del consenso
anche nel concrete , quando si venga all1 opera. Ma in verita chi
non vede, o diciamo meglio, chi non ha veduto che quando si ven-
ne a determinare nell' impresa italiana il tornaconto generale, Maz-
zini voleva laRepubblica, Gioberti la Costituzione, altri la Confede-
razione $ e chi la capitale in Miiano , chi in Torino , chi in Genova
1 Se il siguor De Moray leggesse mai questa proposizione dell'0rsini,capira
quanto sia stato ragionevole il nostro desiderio indicate alia pagina 624 di
questo volume. Se 1'Orsini ripudia il dritto divino, percbe favorevole al despo-
tismo (sinomino appo lui di monarchiaj, ogni amico dell'ordiuata monarchia
dee ponderare attentamente le proprie parole, quando vuole biasimare uu qual-
che eccesso nei fautori del dritto divino.
GIUDICATA DA UNO DEI SUOI CAPI 663
€cc., tutti pel tornaconto , o certo sotto il pretesto dl tornaconto?
Tale e la natura dell' uomo e dei beni limitati che egli maneggia}
e davvero che sarebbe sovercbiamente dabbene cbi sperasse cam-
biarla. Posto dunque-che 1' Italia non pu6 crearsi se non per via di
unita morale, e I' unita morale non puo nascere dal tornaconto ; il
primo passo da farsi,cbi voglia ottenere davvero quell'unita, stanel
trovarne il vero principio e innestarlogagliardamentenel cuorede-
,g!'Italiani.
Or qual e questo principio atto a congiungere in vera unita le
creature umane? Sarebbe strano cbe s1 ignorasse dai Cristiani ci6
cbe quel Pagano assumeva come assioma; Principio dell' unita so-
cial e essere 1' unita del diritto: Coetus hominum IURE sociatus. Fin-
che non trovate un'unica legge e durevole del dritto , ben potrete
ravvicinare gli uomini acozzarepergl'interessi, ma associarli nella
quiete dell'ordine, non mai.
Inyece dunque di catechizzare gl'Italiani coll'Orsini : Primo pri-
missimo dovere degl' italiani essere di farsi indipendenti e cacciare gli
stranieri (pag. 279), sostituile quest' altra forrnola: PRIMO, PRIMISSI-
SIMO DOVERE DEGL' ITALIANI ESSERE DI RISPETTARE IL DRITTO A COSTO
DIQUALSIVOGLIA MATERIALS TORNACONTO: o in altri termini: PRIMO, PRI-
MISSIMO TORNACONTO DEGL' ITALIANI ESSERE L' ANTEPORRE IL GIUSTO A
QUALUNQUE INTERESSE MATERTALE, FOSSE PURE DI L1BERTA*, D'lNDIPEN-
DENZA. Sara egli gran cbe il domandare ad Italiani cattolici per que-
sta proposizione 1' assenso che Aristide ottenne dagli Ateniesi pa-
gani,allorche disseloro, nulla essere piu vantaggioso ad Atene, ma
nulla in una piu iniquo, cbe 1'impresa ideata da Temistocle, di ar-
dere il naviglio degli alleati?
Se rotesto principio si accetta qual base inconcussa, allora si noi
veggiamo possibile un'unita itdliana , non gia nel cacciare il bar-
laro, nell'abolire il Papato, nello schiacciare il clero o altre simili
imprese eroiche cbe fabbricberanno 1' Italia al giorno di S. Bellino;
ma si nell' invitare a giusta congiunzione d' inte ressi in tutti quei
punti , ove la giustizia non e violata. Legbe doganali, unita di siste-
ma metrico, corrispondenze telegrafiche , ferrovie ben sistemate,
C6 i L IMPRESA ITALIAMSSIM A GIUDICATA DA OO DEI SUOI CAPI
associazione tipografica, societa assicuratrici e checche altro vi piac-
cia delle tante invenzioni moderne, con che si promuovono i ma-
teriali vantaggi, tutto potra a poco a poco ottenersi ; essendo ridico-
lo il supporre o nel magistrato, o nel Principe una deliberataopposi-
zione agl'innocui incrementi dell'agiatezza e della gloria e grandezza
materialede'popoli, la quale finalmente e la gloria e grandezza loro
propria. Ma affinche tutto cio sia possibile, uopo e che e Principi e po-
poli sieno persuasi nessuna dicotesteistituzioni volersi adoperare dai
mestatori per isconvolgere 1'ordine sociale. Altrimenti i primi pel
debito di assicurarne la pace, i secondi per 1'interesse di non per-
derne il bene gia posseduto, mai non s1 indurranno concordemente
nel promuovere quelle imprese, ove sospetteranno Danaum insidias.
Buon per noi che questa base inconcussa di sociale unita, a dis-
petto di tanti urti , con che la crollarono gli empii , ancora resiste e non
da pelo in Italia! Voi, giovani generosi,chebramateoperare in pro
della patria, date mano anzi tutto aconsolidare questo fondamento
d'ogni bene-, e poi con quanto avrete d'ingegno e di influenza in-
nalzate sopra di questo, quanto vorrete, 1' edifizio dei possibili in-
crementi material! ; ed avrete 1'inestimabile consolazione che, senza
tenere in palpiti e in agonie la patria vostra, le avrete procacciato
un bene vero, un bene durevole. II quale, fondandosi sul Cattoli-
cismo che dall1 Italia, come da centre, dirama le sue influenze su
tutta la terra, dara alia patria vostra uno splendore e un' influenza
su gli altri popoli tanto piu efficace e piu salda, quanto e piu effi-
cace e durevole il volontario ossequio della fede cattolica, che la
soggezione violenta alia temuta potenza degli eserciti e de' navigli.
IL FRATE
Nel farci a cercare le cagioni e gli effetti di quella irrecoricilia-
bile avversione che sempre e da per tutto si scorge nel libertine a
rispetto del frate , noi ci lasciammo andare ad un preambolo tanto
lungo, che pote esso solo scusare ungiusto articolo *. Ora nel ripi-
gliare quel suggetto avremmo mal garbo a proemiare di nuovo; e
fia pregio dell' opera saltare , senza piu , a pie pari nella materia ,
anche a rischio che il cortese lettore o non 1'abbia letto quell'altro,
o ne abbia quasi al tutto dimenticata la contenenza. Si dimenticano
tante cose in due settimane !
E per primo motive di quell' avversione ci si offre il piu univer-
sale e che per poco non comprende tutti gli altri $ e vogliamo dire
1' odio che il mondo ha verso Cristo e la divina sua istituzione del
Cristianesimo. Perciocche , essendo da una parte parola evangelica
che quell'odio vigorisce e vigorira sempre nel mondo, se voi non lo
trovate in corpo ai libertini, non si sain cui dovrebbe esso alberga-
re 5 e converrebbe ammettere la famosa conciliazione del mondo con
Cristo, la quale un cervello pelasgico fantasticava non ha guari essere
la gloria piu cospicua della nostra eta progressiva ; dall' altra parte
e naturale che, supposta quell'avversione al Cristianesimo, essa de-
v' essere piu feroce ed ostinata contro del Frate , come contro la
1 Vedi questo vol. pag. 513 e segg.
666 IL FRATE
parte piu viva , piu attuosa e diciamo ancora piu perfetta del Cri-
stianesimo. Dove nptate, di grazia, attentamente, per cessare rischio
di equivoci e di nuove invidie. Noi non intendiamo parlare di que-
sto o quell'Ordine e molto meno diquesto o quell' uomo individuo,
ai quali non si appartiene a noi 1' attribuire le qualificazioni di piu
o meno perfelto nel Cristianesimo. Noi parliamo in generale della
professione di vita religiosa o claustrale, secondo le norme e le pra-
tiche approvate ab immeuiorabili dalla cattolica Chiesa ; e di quella
professione , vogliate o non vogliate, e indubitato, non che altro,
dalle dottrine del Catechismo che essa e la parte piu perfetta del Cri-
stianesimo, anzi quella che professa di mirare come a suo specifico
fine a quella perfezione. Ne a questo rileva nulla 1'essere essa te-
nuta da molti per la spazzatura del mondo : se si rammemori chi
abbia detto di se il facti sumus omnium peripserna ', non si pren-
derebbe maraviglia, quando noi, appunto dall' essere il Frate con-
siderato come la spazzalura del mondo, volessimo trarre argomento
del suo essere la parte piu eletta del Cristianesimo. Ma noi non ab-
biamo uopo di cio, tanlo solo che si osservi e s'intenda in che con-
siste sustanzialmente la professione di quella vita.
S. Tommaso, che in questo , come in mille casi somiglianti , ri-
dusse a formola precisa e scientifica il comun sentire dei Padri e
dei Dottori, insegna nella sua Somma: la vita claustrale consistere
sustanzialmente nello aggiungere che essa fa alF adempimento dei
precetti 1'osservanza eziandio dei consigli evangelici j negia solo in
quella forma temporanea e transeunte, onde da qualunque potreb-
be farsi con molto merito , ma senza pigliarvi stato; si veramen-
te con obbligazione perpetua confermata da solenni giuri ricono-
sciuti, approvati ed accettati dalla Chiesa 2. Qra per non cangiare
1' articolo di un Giornale in una dissertazione di morale o di asce-
tica, ci restringeremo ad osservare che quella professione coslituisce
un vero slato di perfezione, siccome quello che risponde all'invito di
\ i Cor. IV, 13.
2 Summ. theol. 2. 2. q. 86, art. 1, 3, 4, 5.
IL FRATE 667
Cristo si vis perfectus esse 1 ; e vi risponde quanto all'ampiezzadei
beni a cui rinunzia , colla massima estensione , non escludendone
veruno dei sensibili-, quanto alia durata della rinunzia, dandole la
possibile lunghezza, in quanto non la misura con meno della stessa
vita. Ne ci e bisogno che i nostri saccenti beffardi sogghignino
sotto i baffi a queste parole , dando del gomito al vicino ed acccn-
nando al frate avido , ambizioso e qualcbe altra cosa. Se ve ne ba
dei cosiffatti , tal sia di loro : noi torniamo a dire cbe qui non mi-
riamo ai singoli, ma trattiamo della professione religiosa per se me-
desima-, ed essa e n& piu ne meno di quello cbe descrivemmo. Ab-
biamo poi tutta la ragione di restingerci a questa, si perche essa
propriamente e oggetto della inimicizia sfidata, di cui cerchiamo la
ragione-, si perche la colpa del traviato apparisce tanto piu grave,
quanto piu e santa e rettissima la via, da cui esso per sua sven-
tura travio. Nel resto tanto e vero che non il traviamento dei sin-
goli, ma la perfezione della vita per s6 medesima e segnoaquelle
prepotenti ire, che se per impossibile i frati traviassero tutti , la
guerra sarebbe issofatto finita; e ne potrebb' essere buono argomen-
to la simpatia cbe il libertino professa pel rilassato e soprattut-
to per 1' apostata. E pertanto, supposto che la professione re-
ligiosa acchiuda quanto ci ha di piu nobile e di piu perfetto nel
Cristianesimo, e naturale, e inevitabile che chi ha questo in ug-
gia, debba tanto piu bruciare di astio contro di quella, la quale del
Cristianesimo medesimo attua in s& medesima la forma piii schiet-
ta, piu pura e piu spigliata del suo contrario. Per somiglianza ap-
punto di chi, avversando per una sua Wzzarra fantasia, esempligra-
zia, 1'antiquaria o la poesia, ed esso dovrebbe di necessita avversare
piu intensamente gli speciali e passionati prdfessori di quelle nobi-
lissime discipline.
La quale ragione si fara piu manifesta e forse si allarghera assai
piu che a prima vista non mostra, se si consider! quel naturdlismo,
a cui a poco a poco si e voluto trarre il Cristianesimo , fino ad es-
•v>-H^':;- ' 4* %* <^ ^1t.itoo»«j
1 MATTH, XIX, 2!.
668 IL FRATE
sere qualche cosa somigliante alia filosofia, per bisticciarne poscia
quel Cristianesimo civile , che fu 1' affissazione di uno splendido in-
gegno ma traviato $ il quale lasciolla in malaugurato retaggio ad
uria turba di ammiratori che ne possono a loro grande agio emulare
gli ardimenti, ma per buona ventura non ne pareggiano 1' ingegno.
A quest' opera sacrilega di svestire d'ogni elemento sovrannaturale
il Cristianesimo si lavora a' di nostri di mani e di piedi da per tut-
to, e nell' Italia, quanto per tutto altrove; quantunque qualche ri-
guardo di discreta prudenza persuada ad andare tra noi un po' piu
a rilento, almeno nelle apparenze. Ora sapete voi che grande im-
paccio e pei moderni rigeneratori il Frate , non gia , vedete , col
suo operare : di ci6 diremo piu innanzi ; ma si veramente col solo
suo essere quello che e , colla sola maniera di vita che esso profes-
sa? maniera di vita, la quale, per 1'insegnamento universale e per
la pratica costante della Chiesa, e riputata la perfettissima, anzi la
sola perfetta tra quante ne puo istituire un uomo ragionevole. Ne
sia grave al lettoreche noi, per chiarire questo punto capitale, pi-
gliamo la cosa dai suoi principii; che forse non altrimenti potrebbe
intendersi come le nimicizieanticlaustrali, eziandio quando si con-
tengono nei limiti dell'antipatia e del dispregio, hanno la prima ra-
dice nello avere piu o meno disconosciuta ogni supernaturalita del
Cristianesimo : che vuol dire averne disconosciuta quella parte ap-
punto, che lo rende propriamente quello che esso e.
Essendo 1'operadel Redentore, in quanto egli fu rigeneratore del-
1'uman genere , un'opera di restaurazione e di perfezionamento,
essa dovette mantenere tutti i doveri naturali; e benche vi recasse
nuova perfezione nello scopo, ed invigorisse la natura di nuova
forza per compierli, quei doveri nondimeno sustanzialmente rima-
sero quello che erano ; ed il temperarsi dalla crapula ed il rendere
Taltrui sono , nella loro essenza obbiettiva, atti niente meno pre-
gevoli in un Gentile che in un Cristiano , quando questi dalla sua
professione non vi aggiungesse alcuna speciale qualita superiore
alle forze naturali. Vero e che il Cristianesimo, oltre a quei doveri
indettati dalla natura, ne aggiunse degli altri 5 e precipui sono tra
IL FRATE 660
questi 1'esercizio delle virtu teologiche , il culto esterno , 1'uso dei
Sacrament! , dell'astinenza e via discorrendo. Ma quanto alle pri-
me, trattandosi di cose interne, ognuno le si acconcia a suo modo $
e non manca chi si avvisa, la Fede essere 1'aderire ai dettami della
ragione che e Lume divino, si che i soli pazzi mancherebbero di
questaFede; la Speranza essere 1'aspettarsi ogni bene in questo-
mondo e nell'altro, se altro ve ne e al di la, e nessuno e si ba-
lordo che voglia promettersi il male ; la Carita poi vi pare? qual
cosa vi puo essere piu naturale e piu soave, che far bene al prossi-
mo e soprattutto riceverne? Talmente che, a ragionarvi sopra, co-
testi signori nulla trovano piu naturale che le soprannaturali virtu
teologiche, e per poco non vi dimostrano su due piedi che Socrate,
Giulio Cesare e Marco Tullio vi primeggiarono. Quanto a quell' al-
tr' ordine di doveri che ricordammo (culto esterno, Sacramenti,
astinenze ecc.), essi nel codice evangelico sono al tutto indetermi-
nati •, e tocco alia Chiesa il defmirne il tempo, il luogo , la misura,
attenendosi alle antiche tradizioni e modificandoli , secondo le cir-
costanze venivano suggerendo. Ora di queste determinazioni voi
sapete meglio di noi qual conto facciasi dai professori del Cri-
stianesimo civile ; i quali non saprebbero persuaders! come e per-
che, ad essere cime di onestuomini ed anche grandi e grandissimi
uomini , ci abbia ad essere alcun bisogno di codeste quisquilie.
Oh ! che? andava forse a Messa Catone in Utica, ovveramente facea
ella la Pasqua 1' eroica Lucrezia? e nondimeno ci6 non tolse che il
primo fosse il piu compiuto modello degli amatori di liberta, e la
seconda divenisse 1'orgoglio del sesso, che in lei si mostro tutt' altro
che debole. E perche dunque nelle nostre generazioni slombate.,
evirate e deiette si vorranno giudicare i grandi uomini a norma di
codeste pratiche da pinzocchera? Scrivendo poi di queste cose nella
quaresima, non fia fuor di luogo un cenno di quest' altra delermi-
nazione ecclesiaslica del generale precetto evangelico intorno alia
penitenza.L'astinenza! ma chi non sa che e la virtu piu raccoman-
data da Epitteto a fine di conservare vigorose le forze della mente
e del corpo ? Anzi Epicure consigliava il digiuno pel nobilissimo in-
670 IL FRATE
tendimento di cogliere maggiore diletto dal cibo ; quantunque egli
medesimo si lamentava di quello, onde potremmo lamentarci anche
noi, che, ad onta cio£ di cosi nobili precetti, piu assai erano e sono
a crepare d'indigestione, che non a morire d'inedia. Ed in qualche
paese di questo mondo, benche riputato alia cima della perfezione
sociale, Tubbriachezza , cbe tra noi non esce dalle piu sozze ta-
verne plebee, e ivi abitudine prediletta del Bore dei gentiluomini,
si che raro si chiude un convito, senza che una niezza dozzina di
oonvitati debba essere portata a braccia, come altrettanti sacchi di
farina , a digerire il vino , per non dire degli altri che trovano a
stento le scale ed irabroccano per rairacolo lo sportello della car-
rozza che gli attende in istrada. Stando dunque a questa maniera
di temperanza filosofica, essa si differenzia dalla ecclesiastica in que-
sto solo, che, dove la seconda 6 circoscritta ad alcuni tempi e ad al-
cuni cibi, la filosofica abbraccia tutti i tempi e si stende a tutt' i
cibi che si preveggono pregiudizievoli allasanita-, e ci6 nella teori-
<?a, che nella pratica, s' intende, e un altro paio di maniche. Ma
prescindendo da questo motivo di non pregiudicare la sanita o di
eccitare 1'appetito, venire a parlarea que' valentuomini di grasso e
di macro, di Quaresima e Quattrotempora sarebbe il medesimo che
farsi accogliere colle berte e colle fischiate.
Se un cosiffatto procedimento si venisse applicando a tutte e sin-
gole le appartenenze del Cristianesimo che si levano soprala sfera
della ragione e della natura, sequestrandone tutto quello che ci par
forte a credere o duro a praticare, senza essere nondimeno dettame
immediate della coscieriza, voi avrete bello e compiuto il Cristiane-
simo civile; il qualearmonizza mirabilmente con tutte le propensio-
ni del cuore, e le seconda tutte e non ne contrasta nessuna, pur-
che, si capisce, sieno conformi alia natura •, Cristianesimo che pot&
ottimamente essere praticato prima di Cristo , e puo essere a di no-
stri anche da chi non e Cristiano, fino da chi espressamente pro-
fessadi non voler essere. Che se in questo Cristianesimo civile tutto
« natura e niente altro che natura, ne segue di necessita, che come
la virtu ordinaria non esce dai limiti di quella, cosi la straordinaria,
IL FRATE 671
la sublime, laeroica non potra neppure essa uscire da quei confini,
in quanto 1' eccellenza di una virtu non ne cangia la natura ; o
1' eroismo potrebbe dirsi la virtu ordinaria inualzata a grande po-
tenza, secondo il linguaggio algebrico. Ora per grande che vogliate
supporre I'esponente, non per questo avra cangiato di natura la
radice. Ed eccovi il grande uomo cristiano trasformato ad essere-
niente alt.ro che il grande uomo pagano, in quanto che 1' uno e Tal
tro sono governati dagli stessi principii e giudicati colle stesse nor-
me. Di qui le commedie dei Grandi uomini, delle Apoteosi , dei
Panteoni moderni, scimmiature stracche e scipite degli aritichi,
iniziate col francese del novantadue ; il quale per far bene capace
il mondo della grande trasformazione compiuta, scelse a quell' uopo
un tempio augusto del Dio vivente •, e sperperatene al vento le ca-
ste reliquie della Vergine pastorella patrona di Parigi , vi depose ,
con sacrilege e blasfemo oltraggio, gl'immondi resti di quei mostri
di feroce e bestiale tirannide che furono i Marat ed altre cotali
lordure. E secondo le nuove teoriche anche questi avrebbero do-
vuto entrare nel Cristianesimo, il quale, non ripugriando a nes-
suna grandezza, dovrebbe abbracciare eziandio quelle de' Marii e dei
Silia e di quanti altri per qualunque mezzo seppero impadronirsi
del potere civile. Nondimeno, eziandio senza dare in questi eccessi,
la dottrina che ogni eccellenza naturale costituisca non il grande
in questo o quei genere, come esempligrazia, il gran capitano , il
gran poeta, il grande astronomo, grandezza che noi in nessuna ma-
niera vorrem negare, ma costituisca semplicemente Yuomo grande
ed il gran Cristiano; codesto lo abbiamo sentito ogni giorno, e non
solamente di altrui ma eziandio di se medesimo, come piu d' uno
modestamente il si arroga. Di qui quella matta idea di accomunare
la Canonizzazione cristiana agli uomini eccellenti in qualunque ge-
nere, quali che siano stati finalmente le loro credenzee la loro vitu,
sicche un giorno od un altro s'abbiano a decretare sacri incensi ed
onori divini a Niccol6 Machiavelli , a Vittorio Alfieri , a Giacomo
Leopardi ed eziandio a madamigella Rachele, la famosa strionessa
israelita, la quale, meno pericolosa e piu giudiziosa degli altri tre?
672 IL FRATE
si fe pagare dall' uno e dall' altro emisfero per tredici milioni di
franchi il gusto di averli divertiti sulla scena per un tre o qualtro
lustri con un declamare meraviglioso. Ed acciocche gli ammiratori
dei grandi uomini non avessero a sospettare , non forse questi ab-
biano a trovarsi ad di la della tomba meno lieti e riveriti di quello
che al di qua trovasi la loro memoria, eccovi che a rassicurarli vie-
ne 1'abate Gioberti , il quale, nella Riforma caltolica, ci fa assapere,
senza molte ambagi, come, salvo (e chi ne dubita?) il Cristiane-
simo, si puo ottimamentepensare cbe neir altro mondo Iddio bene-
detto avradei riguardi molto speciali ai grandi uomini, edasolo ti-
tolo della loro grandezza poetica , letteraria , artistica , militare ,
politicae va dicendo, che che sia poi stato di tutto il resto. Ora non
vi pare egli un trovato maraviglioso codesto Cristianesimo civile
che, sfatando quanto Cristo ha insegnato di superiore alia ragione e
quanto ha prescritto di ripugnante alia corrotta natura, si fruisce
tutta 1'orgogliosa compiacenza di professarne la dottrina. ne pre-
tende tutta 1'ammirazione delle moltitudini, lascia libero il corso a
tutte le sregolate propensioni, ed all'uomo, in questi termini dipar-
titosi dalla vita , promette onori poco meno che divirii in questo
mondo ed un cotal quale paradiso nelPaltro?
Bene dunque: tutta codesta incastellatura , che e un indistinto
ridicolo di sacrilega alterigiae d' ignoranza grossiera, resta confusa
ed annullata dal frate col solo mostrarsi, o diciamo piuttosto dalla
viva professione della perfezione evangelica, supposto il concetto
che se ne ha tra i Cristiani conforrne a ci6 che ne insegnala Chie-
sa. Signori si ! questa sola professione attuata nel mondo dice in
sua favella, ottimo ed eccellente e solamente grancTe nel Cristianesi-
mo essere non quello che codesti poveri cervelli malati hanno sogna-
to, ma quello che Cristo Redentore ha stabilito. E quello che Cristo
Piedentore ha stabilito e precisarnente il rovescio di quello che co-
clesti poveri cervelli malati hanno sognato. Tant' e! mentreessi fan-
tasticano glorie imperiture ed onori divini a chi dett6 un bel poema,
o riport6 molte vittorie, o si fabbrico una ricchezza sfondolala, o
sotto specie di servire la patria riuscl a furia di tranelli e di delitti
IL FRATE 673
ad abbrancarne il timone^ mentre, diciamo, essi fantasticano a que-
sto modo, la Chiesa professa ed insegna cbe, in opera di grandezza
deU'uomoin quanlo ragionevole e libero, tutte quelle glorie sono
un bel nulla •, con esse tutte potersi benissimo piombare in eterno
in un inferno meno poetico del dantesco, e sapienza verace essere
lo spregiarle, 1'abbandonarle e melterlesi a dirittura sotto dei pie-
di, come professa di fare il claustrale. II perche, quando trattasi
di decernere supremi onori, la Chiesa non ne va a cercare i soggetti
nelleAccademie, negli Atenei, nei campi di battagliaonei gabinetti
degli statisti ; ma si veramente li va a cercare nelle umili celle dei
poveri e spregiati religiosi : e trovato, esempligrazia, un Felice da
Cantalice scalzo, sempliciano, ignorante cbe non sapeva 1' alfabeto,
ve lo mette sugli altari, e vuole che quanti sono Cattolici gli facciano
riverenti le ginocchia ed il ciglio. Signori si! ancbe il ciglio. Ed il
farlo riverente in questo caso, per 1' uomo carnale ed altezzoso, e
cosa ben piu malagevole che piegare le ginocchia. Tuttavolta quella
riverenza acchiudeunafilosofia sublimissima; ed il mostrarsene sto-
macali, come fanno i nostri barbassori riformisti, e manifesto se-
gno che essi non capiscono neppure 1'abbici di quel Cristianesimo,
cui credebbero riformato quando fosse rappiccinito alle grette di-
mensioni delle lor testoline. Che se mai avviene, come suole alcu-
na volta, che eziandio il laico, il letterato, lo scienziato, il guerriero
attingano a quell' altezza, badate bene che ci6 non avviene in quan-
to essi acquistarono rinomanza in quelle loro rispettive professioni,
ma in quanto nella vita laicale colle lettere, colle scienze, colla mi-
lizia seppero accoppiare 1'annegaziorie, il distacco dalle cose del
mondo, 1'umilta propriadelcenobita; di qualita che, ove si potesse
intendere che essi mirarono per diritto o per traverso a quella ri-
nomanza, gia si troverebbero lontani le mille miglia dalla perfezio-
ne cristiana e, non che gli onori degli altari, potrebbe loro essere
negato, da Quegli che solo pu6, perfmo 1'ingresso nella eterna vita.
Insomnia e il mistero della Croce che il mondo non capisce e be-
stemmia : mistero che ebbe sembianza di scandalo agli occhi dei
Giudei e parve stoltezza a quello dei Gentili : ludaeis quidem scan-
Serie III, vol. IX. 43 3 Marzo
1L FRA.TE
dalum, gentibus autcm stultilia 1;e mistero che, non sembrando me-
no stolto ai nostri pagani redivivi, essi ban pensato di cavarlosi da-
gli occbi, volgendolo in mito quanto a Cristo che fa 1'esemplare, e
schiacclandolo a furia di scherni nei professori della vita religiosa
che sonogli esernplati.
Vero e che il non intendere la stoltezza della croce, non potreb-
be avere altro effetto, die di tenere come cosa al tutto disennala e
pazza chi comunque si studia di ritrarne in sk medesimo una so-
miglianza. Ora questo potrebbe ingenerare disprezzoe forse ancora
eompatimento negli animimegliodisposti, non nimicizia-, e nessuno
e che voglia pigliarla coi poveri pazzarelli nell' ospedale dei matti,
per la sola ragione che essi in molti punti pensano a rovescio di
quello che pensiamo noi. Tuttavolta la cosa va alquanto diversa-
mente nella follia che qui si discorre, siccome quella che, messa in
onore da un Grande, che il mondo civile da diciannove secoli si &
eonvenuto a tenere per Dio e seguitera un gran pezzo ad onta de-
gli sforzi titanici di chi vorrebbe altrimenti, 6 stata circondata dalla
riverenza dei popoli, dallo splendore dei trionfi e dal suggello dei
prodigi. Innanzi a quel trofeo che e divenuto la follia della croce,
voi capite bene che non ci e da fare il gradasso, come uomo che
non sene cura eguarda e passa via. Sopnsttutto che essa, dovenda
pure essere in qaalche modo partecipata da chiunque si onori del
nome di Cristiano, e un tacito rimprovero ed una condanna di chi,
non solo non vuol saperne per conto proprio, ma, ostinatosi colpevol-
mente a noncapirla, la scherniscein altrui e vorrebbe ad ogni patto
farlauscire del mondo. Ed e manifesto che al rimprovero, alia con-
danna la genteorgoliosaeriseritita non suol esserpaga di rispondere
col solo disprezzo.Ma oltre a questa,che pur basterebbe per s& sola,vi e
un'altra ragione piupoderosa della nimicizia che illibertino ha giura-
to alfrate^laquale ragione vuol esserpresa anch'essa un pocoab alto.
Sanno anche i bimbi dal Cateehismo che la Cbiesa in questo
raondo e militantc; e chi dice milizia suppone guerra o sempre in
atto, o certo che da ora in ora pu6 rinfrescarsi con nuove battaglie.
E questa idea, improntata nel titolo distintivo della nostra Chiesa>
1 Cor. 1, 23.
IL FRATE 675
e attestata dalla perpetua sua storia, la quale appena e stata altro
nei suoi presso a diciannove secoli che novera, ne al presente e
altro , ne sara altro per 1' avvenire, che una successione non in-
terrotta di pugne incoronate da vittorie piu o meno tardive ,,
ma da pugne e da vittorie sempre. Indole poi specials di questa
pugna e stata che i suoi nemici si sono venuti col volgare dei secoli
afforzando di nuovo vigore coll' intendersi sempre meglio fra loro,
coll' ordinarsi a disciplina di schiere e di capi, col giovarsi della
passata sperienza e quasi traendo novelle forze dalle stesse sconfitte.
E sarebbe, se il veder nostro non erra, molto istruttivo soggetto di
storia, chi venisse, secolo per secolo, descrivendo questo successi-
TO incremento che le forze del male e dell' errore sono venute
acquistando, fino a giungere a quella prepotenza, a cui sono salite
nel nostro tempo, benche paiano meno. Fu quindi naturale e con-
venientissimo all'ordine della Provvidenza, che eziandio gli stru-
menti esteriori della Chiesa .avessero i loro incrementi, si ehe si
potesse a lei assicurare quella prevalenza, che puo ben tardare gli
anni ed i lustri, ma non le pu6 venir meno giammai. Tra questi
sussidii forniti allaChiesa militante dalla Provvidenza fussmpre con-
tatocome poderosissimo il primo costituirsi inOccidente delle fami-
glieclaustrali, lequali, adifferenzadel monachismoorientale,accop-
piarono comunemente alia contemplazione la vita attuosa ed operati-
va in servigio della Chiesa stessa. Chi nella storia non legge i nudi
fatti e neppure si studia d; introdurre per forza nei fatti un ordine
preconcetto, che e fabbricare la filosofia della storia alia maniera ale-
manna, ma vi legge i legami e le dipendenze, onde li ha gover-
nati la Provvidenza, chi, diciamo, studia la storia a questa ma-
niera, che e la sola ragionevole, non pu6 non ammirare il maravi-
glioso rispondersi delle nuove lotte in che era ingaggiata la Chiesa,
e del sorgerle che facevano accanto, come per incantesimo, novelle
falangi che nella qustlita delle armi, negli ordini della disciplina,
nelle abitudini della vita avrebbero convinto i piu restii, il loro ap-
parire essere un sussidio tutto fatto e disposto pel nuovo bisogno.
Sarebbe faccenda da non venirne a capo in poche pagine chi vo-
ksse discorrerne per singolo j ma anche questo sarebbe studio bel-
676 IL FRATE
lissimo nella storia e di maravigliosi document! fecondo 5 soprat-
tutto se non si lasciassero gli Ordini militari ed ospifalieri, i quali
tanta parte ebbero in quella impresa gigantesca delle Crociate, che
occupo per un paio di secoli 1'Europa cristiana e contribui, piuforse
di qualunque altra, a costituirla quello che essa e al presente. Ma
eziandio senza ci6, e restringendoci alle famiglie strettamente clau-
strali , 1' intervento provvidenziale in sussidio della Chiesa nel-
1' apparire degli Ordini religiosi si farebbe manifesto ricordandone
anche sol di passata qualcuno. In quel conquasso generale in che
versava 1'Occidente sull'aprirsi del medio evo, quando la Chiesa si
trovava a lottare colle corruzioni degli antichi dominatori , colla
ferocia dei sopravvenuti e colla ignoranza di tutti, si consider! che
saria divenuto la nostra societa, senza il taumaturgo di Norcia e la
santa e benemerita sua prole. La famiglia di S. Benedetto fa man-
data a combattere quel triplice nemico; e si pu6 dire che da lei per
presso a tre secoli usci quanto di santita, di mitezza e di dottrina vr
fu uopo per rigenerare 1'Italia ed il mondo-, e nori ci pare di dir so-
verchio asserendo , che nel suo grembo per quel tempo si formava
T Episcopato cattolico , inclusivi i supremi Pastori ; che da lei ne
uscirono i piii illustri, dagl'Ildebrandi ai Lottarii. E quando i gran-
di vizii del medio evo, venuti alle prese coile non meno grandi sue
virtu, minacciarono di prevalere con una cupidita feroce che nulla
Oggimai piu rispettava, e con una scienza fastosa che col troppo
sottilizzare degenerava in eresie moltiplici che sguinzagliavano i
popoli ad ogni eccesso , le cose furono condotte a tali termini, che
pote narrare la leggenda essersi offerto in visione al terzo Innocen-
zo il tempio lateranese barcollare sulle fondamenta e minacciare
ruina. Or voi non ignorate quali mani si furono stese a rafiermarlo.
II poverello di Assisi e Domenico di Calaorra, cogli innumerevoli loro
figliuoli, fur sortiti per grazia, quello a tornare in pregio presso le
nazioni sviate la mitezza e la poverta della Croce, questi a conqui-
dere le eresie con una predicazione che pote essere simboleggiata
da fiaccola ardente recata in bocca dal fedelissimo degli animali. Ma
la nuova era si apriva con quei funesti auspicii che fecero palpitare
tanti cuori cattolici sugl'inizii del secolo sestodecimo, quando, per
1L FRATE 677
opera di un apostata vituperoso e di un sozzo coronato, in cui sern-
bravan rivivere i Neroni ed i Caligoli , Inghilterra, Lamagna ed in
parte ancoraFrancia, Olanda edElvezia stavano per separarsi dalla
cattolica unita , mettendo in onore quel sistema di ribellione che ,
trasportato dagli ordini religiosi ai civili , mantiene da tre secoli
1'Europa in im perpetuo tramutarsi di piene rivolture e di dimez-
zateristaurazioni,senza che apparisca grande speranza die si abbia
a mutar registro. E neppur manc6 in quella solenne congiuntura
laProvvidenza di afforzare la Chiesa militante con nuovo sussidio ,
fornendole, fra Ie altre, onde quel secolo fu fecondo, quella falange
alia quale non tocca il defmire se rispondesse al suo scopo $ ma certo
glielo farebbero credere le ire rabbiose,ondefu sempre onorata dai
nemici della Chiesa, i quali la vollero ad ogni patto per alquanti
lustri rimossa dalcampo, perch e potessero inorgoglire e prepotere,
quanto per avventura non aveano mai fatto , fino ad aver le appa-
renze di essere prevaluto con un totale trionfo.
Dove si noli di grazia attentamente, affine di non attribuire alle
nostre parole un significato assai piu largo che esse non hanno.
Noi non diciamo che, col mostrarsi la prima volta in Occidente il
vivere claustrale, cominciasse il combattere della Chiesa: gia notam-
mo codesto essere carattere essenziale di lei in quanto e militantej
ed, in questa condizione, sua milizia ordinaria e il clero, suoi duci
sono i Vescovi con al capo il supremo Pastore. Diciamo si vera-
mente le famiglie religiose essere state ed essere tuttavia sussidii
straordinarii, mandati alia Chiesa pel rinvigorirsi che col volger dei
tempi veniva facendo 1'oste nemica. Ora, riserbando al seguente
articolo il cercare se siano necessarii e se tutti debbano essere
attuosi in opere esteriori per dirsi militanti, egli ci vuol poco a com-
prendere che cosiffatti sussidii, appunto perche straordinarii, do-
veano avere qualche cosa di piu poderoso del consueto , onde en-
travano piu forti e piu temuti nella mischia , e per conseguente si
cbiamavano addosso piu sfidate e piu furiose le ire degli avversarii.
DaH'altra parte egli basta intendere che siano gli Ordini religiosi ,
quale li fecero i loro istitutori in Occidente, per fare giusta stima
dei nuovi elementi di forza che essi portavano a servigio della Chie-
678 IL FRATE
sa , stretta da tutte parti dalle lotte terrene. E ci sia permesso di
fame un cenno, quanto lo s^orcio di un articolo , che gia volge al
suo termine , ci poo permettere.
E pria di tutto si osservi come nelFrate operoso la professione dei
consigli evarigelici k messa, per cosi dire, al servigio dei ministerf
apostolici-, e questo non e a dire quanto ne renda I'opera piu efficace
e poderosa. Ne solo per Fannegazione che acquista maggior merita
di grazia;che questa non e ragione da entrare in tutti icervelli^ma
pel trovarsi che per essa fa Tuorno piu snello, piu leggiero, piu spi-
gliato da ogni ingombro ed impedimento terrestre, si che non pure
e meglio disposto ad incentrare tutte le sue care in un obbietto solo,
ma non offre quasi presa aU'avversario per trattenerlo o sviarlo dal
suo camino. II Frate! ma quando esso e quello che per sua profes-
sione dev'essere,riesce un osso duro da rompere i denti a piu di un
mastino, venuto corpo a corpocon esso in opera di divino servigio !
Al che si aggiunga la forza che 1'uomo individuo prende dall'asso-
ciazione organata, disciplinata, con ordini e leggi e consiietudini che
ne fanno una vera falange guerriera , in cui ciascuno e sostenuto
dalla forza di tutti, e tutti sentono d'avere per se il vigor di ciascu-
no.Talmenteche ognuno di essi pu6dire di chiamarsi Legio nel me-
desimo s?n?o, benche peropposto fine, onde di se dieeanlo i rei demo-
nii neli'Evangelio-, e se vi hanno le legioni che assaltano, perche non
vi saranno quelle che difendono? Ora e incredibile quanto codesto
operare di conserto con molti,con unitad'interidimento, con somi-
glianza di vita, con intimita di consuetudine, accres^a yigore all'uo-
mo che, socievole di sua natura, si sente maggiore di se quando tro-
vasi in comunione con molti , ed acquista coscienza di piu potere
come sa che all'occorrenza non gli verra meno il conforto altrui.
La quale maggiore efficacia che il ministero apostolico acquista
dall'essere disposto e disciplinato con ordine, diciam cosi, militare,
si fa via ancora maggiore da quellache nelle arti meccaniche e forse
invenzione moderna, ma che nelle nobili discipline e antichissima, e
la quale sogliono chiamare: parlizione del lavoro. Ed e il metodo ,
onde, nel fabbricare unoggetto qualunque che sia costitmtodamolte
e svariate parti, non sia uno a farle tutte, ma ciascuna di esse abbia
IL FRATE 679
un operaio speciale , che quella faccia solamente e non altro. Ed e
manifesto che aquella maniera ognuno acquistera maravigliosa age-
volezza nel fare la parte sua<3,quellochepiu monta, la fara con una
perfezione impossible ad asseguirsi per altra via. Ora questo ap-
punto si ottenne col costituirsi delle famiglie claustrali , non solo
perche ciascuna di esse totee a coltivare un' opera speciale , acqui-
standovi speditezza e perfezione; ma eziandio perches nel giro di cia-
scuna di esse, intendendo i singoli ad opere e talora a parti di opere
che da altri sono compiute, vi acquistano abilita di far molto e hene
e speditamente, quanto per altra maniera sarebbe impossible. Ma
quello che sopra ogni altro rende poderosae temibile questa manie-
ra di sacra miliziaelasua perpetuita che, serbandone la piena iden-
tita morale, non si altera pel successive permutarsi degl'individui,
e sfida i secoli negli ordini del tempo, senzatema che essi la sgagliar-
discano, anzi con sicorezza che le porgano, sotto qualche rispetto,
nuovo vigore. £ tan to breve, tanto labile la vita dell'uomo, i cui gran-
diosi divisamenti raro e che possano misurarsi con una mezza doz-
zina di lustri! e spesso nel loro piu prosperoso fiorire sono inariditi,
talora non escono dai primi ed informi concepimenti! A questa debo-
lezza inseparable dalla uniana natura, reca rimedio in servigio della
Chiesaristituzione delle famiglie claustrali, le cui opere possono per-
petuarsi insieme con esse-, che sigiovano delle secolari sperienze e
delle domestiche tradizioni; e sono come il fiumeche, volgendo sem-
pre novelle acque, resta nondimeno sempre lo stesso coi suoi effetti
salutari di rinfrescare le pianure ed i poggi, nel cui mezzo fa suo viag-
gio,e di essere legame di unita tra genti diverse e tra loro lontane.
Non si creda il lettore che noi , colle considerazioni recate , ab-
biamo dimentico il nostro proposito deviandoci al tutto dal preso ca-
mino. Nulla meno ! noi abbiamofilalo diritto a vele gonfie ed oggi-
mai stiamo per afferrare il lido. Si cercava per noi ilvero motivo,
pel quale il libertino, e generalmente le sette nimiche di Dio e della
sua Chiesa, astiano il Frate , come la terribilissima delle cose; per
isbarazzarsene la via non rifuggono da qualunque arte piu iniqua,
dalla codardia della calunnia fino alia ferocia delle carceri, delle spo-
liaziohi , degli esilii e degli uccidimenti. Ora dalle cose discorse ci
680 IL FRATE
pare clie il quesito si e fatto piano , quanto pu6 esserlo ogni cosa
nota per se medesima. E che altro e la pugna se non uno sforzo di
vincere gli ostacoli ? e dove si scorge piu poderoso lo sforzo, che altro
potete conchiuderne se non che ivi 1'ostacolo e tanto piu prepoten-
te? ela vigorosae furente riazione vi attesta egli altro che un'azione
opposta ed uguale? Pertanto, supposto che nel Frate o neiFrati, to-
gliendo questa voce nell'ampiezzavulgare dell'appellazione,laProv-
videnza abbia costituito uno dei piii forti presidii della Chiesa mili-
tante, eranaturale, era necessario, sarebbe maraviglia se non fosse
cosi, che i nemici di essa Chiesa contro di loro si scatenassero con piu
furore, e comunemente la misura di questo e proporzionata alfosta-
colo chevi trovano. Ed ostacolo poderosissimo si trovava in uomini
sciolti dabrighe ed attacchi terreni, che pigliavano forza dall'associa-
zione, da questa acquistavano abilita speciale, e la comunanza ne per-
maneva e si perpetuava eziandio essi venuti meno. Or tutto questo
ci pare piu del bisogno a spiegare le nimicizie del libertino a rispetto
del Frate per quello che questi fa. Che se vi aggiungete il disprezzo
che il primo, per la sua orgogliosa e grossiera ignoranza, ha verso
1'altro per quello che esso e, in quanto colla sua professione dei con-
sigli evangelici e 1'antipodo dei pensieri e degli affetti del mondo,
voi avrete tutta intera la soluzione del problema. II libertino non
capisce quello che e il Frate, e per6 lo spregia, ma di uno spregio
astioso e risentito, come si farebbe del rimprovero ; il libertino dee,
quasi diremmo per vocazione del proprio stato, riagire contro quel-
lo che fa il Frate in opera di zelo cristiano ; ed in questo doppio
motivo (I' essere e T operare) si acchiude la ragione fondamentale
dell'odio che gli ha giurato.
Ma che seguirebbe quando questa avversione avesse il suo eflet-
to ?Ci6 e quello che ci resta a discorrere ed e, se il veder nostro non
erra, la parte piu rilevante del presente suggetto, siccome quella
che non tanto dovra versare intorno agli effetti spirituali e stretta-
mente religiosi, quanto intorno ai morali e piu ancora agli econo-
mici nel pubblico e nel privato ; cose che al nostro secolo, se nulla^
lo conosciamo, stanno sul cuore assai piu che le rigorose astinenze
e le prolisse salmodie.
COSMOGONIA NATURALE
COMPARATA COL GENESI '
A conciliare il racconto del sacro Genesi intorno all' opera de*
sei giorni colle dottrine e le osservazioni de'geologi, non e per av-
ventura bisogno rieorrere ad una tutta nuova ed inaudita spiegazio-
ne del testo mosaico, ma ci sembrano sufficient! alcune osservazio-
ni gia fatte dai sacri interpret!.
Udiamo prima cio cbe ne insegna Mose. i.° Nel principio creb-
Iddio il Cielo e la Terra. 2.° E la terra era deserta e vacua, e
tenebre erano sulla faccia dell' abisso : e lo spirito di Dio mo-
vente sopra la faccia delle acque 2. Tuttocio sembra precedere i sei
giorni, nei quali si odono e si adempiono i divini comandi (E disse
Iddio: sia luce. E disse Iddio ecc.), o certamente sono questi giorni
preceduti dal primo verso, ove narrasilaveracreazione. Fu dunque
lacreazione, e fu poscia uno stato della materia creata prima dell'o-
pera de'sei giorni. Fecisti ante omnem diem in principio caelum et
terram, dice S. Agostino 3. Pietro Lombardo insegna: In principio
Deum creasse coelum, idest angelos, et terram, scilicet materiam qua-
tuor elementorum adhuc confusam et informem, et quae a Graecis di-
cta est chaos, et hoc fuit ante omnem diem 4. Potrebbero aggiungersi
S. Basilio, Teodoreto, S. Bonaventura ed altri teologi^ ma e inuti-
1 Vedi questo vol. pag. 52S- o35. — 2 Genes. I, 1, 2.
3 Conf. L. Xll c. 12, 13. E S. Ambrogio: Terra erat invisibilis .... quiet
nondum lux quae illuminaret mundum. . . . Primo fecit Deus, postea venusta-
vit (Hexamer. L. 1 , C. 7) ; e Beda : Duas res ante omnem diem , et ante omn<?
tempus condidit Deus , angelicam videlicet creaturam et materiam informem
(In Genesim C. I.)- — ^ H. Sent. Dist. 42.
682 COSMOGONIA NATURALE
le accumulare citazioni in cosa perse assai manifesta.Fu durique un
tempo , durante il quale, la terra si trov6 nello stnto descritto nel
secondo versetto (inanis et vacua . . . ). Alcuni pensano, che la ter-
ra, dopola creazione, passando per aleune vicende, si riducesse allo
stato ivi descritto , nel quale ritrovavasi allorchc disse ( ciofe vofle )
Iddio : sia luce. Ci6 sicuramente non si oppone al sacro testo. II P.
Benedetto Pererio, riconoscendo un tempo anteriore al primo de'sei
giorni , lo crede assai breve , ma non osa afferrnarlo piu breve di
un giorno ordinario di 24 ore *. Ora se pu6 supporsi quel tempo
lungo un giorno o eziandio qualche cosa di piu, senza tema di con-
traddire all'Esodo, ove leggiamo: In sei giorni Iddio fece il Cielo e
la terra e tutto do che e in essi 2 , potra anche supporsi lungo wn
anno, o anche assai piu, se ci sieno buone ragioni per cosi pensare.
Di fatto altri commentatori hanno osservato, ehe rispetto alia lun^-
ghezza di quel tempo siamo ridotti alle congetfeure , daechfc Mosfe
nulla aflatto ne dice. Cosi il Petavio 3. II passo allegato dell'Esodo
sembra che possa tradursi : In sei giorni il Signore formo ( di ma-
teria gia esistente, perche prima da lui creata), ovvero compi, per-
feziono il cielo e la terra ... 5 a questi vocaboli corrispondendo il vo-
cabolo ebraico (nipyT) ivi usato,.verbo ii quale non racchiudendol'i-
dea di creazione dal nulla, non vieta il credere tal creazione anteriore,
di un tempo indeterminato , al lavoro dei sei giorni. Un tempo as-
sai lungo anteriore a questi si 6 supposto non solo dal Whiston,raa
da altri parecchi , i quali hanno eosi creduto di conciliare la fisica
col la Sacra Scrittura. £ fra questi 1' autore del libro L' antiquitt ex-
plique par la Genese. H rabbino Abhhu, citato da Mose Maimonide •*,
insegnava a proposito del principio del Genesi : Hinc habemus quod
Dfus aedificarit mundos et illos iterum deslruxerit. Alcuni cnoderni,
come Bonnet 5 e Gervais de Laprise 6, banno opinato che il lavoro
Ife Genesim. C. I. — 2C. XX, v. 11; C. XXXI, v. 17.
3 PETAV. Theol. Dogm. De opif. sex dier. L. I, c. 10, § G: Quod intervaUum
( il lempo precedeute il primo gicruo) quantum faerit nulla divinatio potest
atsequL
4. More Necochim coaversus a lo. BuxiORFiO P. II. C. 30.
5 Palingen. Philos. C. 6.
6 Accord de la Genese avec la geologie par M. GERVAIS DE LAPRISE aine.
COMPARATA. COL GENESI 683
de'sei giorni non fosse se non il rinnovarsi della terra gia estinta, e
che,primadi questo die abitiamo, fossero stall o uno o piu mondi.
Non sappiamo se sia necessario avvertire,noiesseresoltanto relatori,
non gia approvatori di quest! sistenii , cio die meglio apparira in.
seguito. Anche meno approveremo la strana ipotesi dell'ultimo fra
gli scrittori mentovati, il quale immagino,gli Angeli essere stati per
avventura i primi abitatori del globo * , ipotesi non al tutto nuova,
mercecche un altro autore del secolo passalo aveva bizzarramente
sospettato, che le ossa de giganti scoperte in diversi luoghi ed a gran-
de profonditd 2 sieno tutti avanzi e reliquie degli Angeli ! !
Peraltro ancora a di nostri parecchi scrittori (e fra quest! eziandio
qualche ecclesiastico cattolico) banno opinato, che quel tempo ante-
riore a' giorni Mosaici possa essere stato assai lungo 3, ed in quel-
lo sieno avvenute le vicende , delle quali sono effetti varii ferio-
meni osservati ne' nostri strati e non punto agevoli a spiegare, ove
si voglia ilnostro globo non piu antico di Adamo. Ne faremo udire
qualcuno. « La cronologia Mosaica » dice il sig. Sharon de Tur-
ner 4 «. comincia dalla formazione di Adamo e da' sei precedent!
« giorni o periodi, ebe principiano dalla produzione della luce. Qual
(c intervallo vi fosse fra la prima creazibne della sostanza materiale
« del nostro globo, ed il comando alia luce di scendervi sopra, se
« mesi, se anrii o seeoli, non si conosce. La geologia abbrevii od
1 GERVAIS DE LAPRISE. S wte . . .
2 Essai sur cette question : Quand et comment V Amerique est elle peuplee ?
par E. B. d'E. (BAILLI D'ENGEL) 1767, pag. 200.
3 II sig. Vittorio de Ronald, benche zelantissimo pel senso letterale di Mose
e non amico a' modern! geologi, concede peraltro, « che neU'interpretazione
« piu generaltnente ammessa » (che i sei giorni comincino col farsi della luce, e
che prima Iddio avesse creato il cielo, la terra, 1' aria e 1' acqua) « i geologi
« troverebbero tutta la latitudine desiderabile per le loro chimiche precipita-
« /ioai,e per condensare le loro nebulose e per incrostare i loro soJi. Siccome
« Ja Scrittura non indica alcun tempo (determinate) fra il principio ed il pri-
« auo giorno, essi potrebbero allentarele briglie alia loro immaginazioue ed ac-
« cumulare i seeoli ; la religione non si opporrebbe. » Mo'ise et les geologues
modernes. C. Ill, pag. S2.
4 La Storia sacra del Mondo consider ata filosoftcamen fe... Versionedi M.'
B. BARTELLONI, Lucca 1837, Let. XVIII, T. 11, pag. 290.
684 COSMOGOXIA NATURALE
« allunghi la durata di questo intervallo, come lo stima piu conve-
ne niente. Non v' e restrizione per questa parte. In quesla porzione
« del tempo possiamo noi porre la formazione della nostra materia
« elementare, la composizione e la disposizione de' vasti central! ed
« interni contenuti, qualunque essi sieno, e la produzione di tutte
« quelle cose, alle quali non era la luce essenzialmente necessa-
« ria ». Altri vanno piu avanti. 11 religiosoe dolto autore dell' ope-
ra: Les Soirees de Monllhery 1 fa cosi parlare il suo principale in-
terlocutore : « V e una terza ipotesi, la quale a me sembra probabi-
« lissima,ela quale, collocandosi facilmente in un can toncello della
« narrazione biblica, perfettamente si acconcia all' esistenza delle
« idee moderne e concorda colle pretension! de' geologi. Non pu6
« supporsi la creazione, della quale il Genesi ci da la storia , non
« essere che la creazione, la quale avea 1'uomo per oggetto, e I'ulti-
« ma dopo altre molte, le quali ebbero luogo nello spazio indefinito,
« che separa la creazione della materia dalla organizzazione della
<c natura, tale quale Dio 1'ha fatta in ultimo luogo per 1'uomo? Fra
« il momento, in cui essa materia usciva del nulla,indicatodall'es-
« pressione misteriosa: Inprincipio, sino a quello in cui Iddio voile
« organizzare per la piu perfetta delle sue opere questo limo, forse
« piu di una volta impastato , pot& trascorrere un tempo, qualun-
« que siasi, del quale la Scrittura non da conto all' uomo, perche
« quel tempo non era del suo dominio. In questo tempo la terra,
« come gli altri grandi corpi, pote assai volte cangiar di forma e
« di abitatori. . . . Ecco perche troviamo nella natura attuale delle
« tracce di creazioni anteriori alia nostra, le quali ci sorpren-
« dono: tracce che assai distinguonsi da quelle lasciate dal dilu-
<c vio, le quali non rinvengonsi se non alia superficie o ne' terreni
<c mobili. Cosi avra Iddio create , poscia organizzato e distrutto
« successivamente le sue opere. . . . ed infine la sua ultima creazio-
« ne, o piuttosto 1' ultima organizzazione, sara stata 1' epilogo fe-
« dele, ma piu perfetto, di tutte le sue opere anteriori ; e cio spie-
1 Les Soirees de Montlhery. Entretiens sur les origines Bibliques, recueillis
•et publics par M. DESDOUITS Prof, de Physique au Coll. Stanislas. Paris 1836
v. p. 23, 26, 30, 67, 70.
COMPAR.VTA COL GENESI 68S
« gherebbe questo fatto singolare osservato da tutti i geologi-, che
« i fossili nella loro successione mostrano 1' ordine della creazione,
« che assegna loro Mose. In questa ipotesi i giorni della creazione
« potrebbero essere veri giorni, o piuttosto saranno ancora periodi,
« la cui durata sara tanto indifferente quanto e incerta. » E nella
nota al fine del secondo trattenimento, ove parla non coll' altrui,
ma colla propria bocca 1'autore, esso ne dice: « Riconoscendo che
« un grandissimo numero di fatti geologic! non si ritrova nella geo-
« goriia del Genesi, il quale ne fa la storia della terra destinata all'uo-
« mo , legittimamente si conclude che tali fatti sono anteriori ad
« essa istoria-, e noi aderiamo pienamente a questa spiegazione. »
II celebre professor Buckland (nell'opera: Sulla relazione della Geo-
logia e della Mineralogia colla Tcologia naturale * , come in altri scritti
anteriori) sostiene che il tempo indicato da' fenomeni geologici puo
trovarsi nell' intervallo indefmito , che seguita il primo verset-
to del Genesi. « lo ho stabilito la mia opinione nella lezione inau-
« gurale, pubblicata ad Oxford nel 1820 (pag. 31, 32), ove ab-
« braccio I' ipotesi, che la parola principle siasi adoperata da Mose
« nel primo versetto del Genesi per esprimere un periodo di tem-
« po indefinite, anteriore all'ultimo gran cangiamento, il quale mo-
« dific6 la superficie della terra, ed alia creazione degli abitatori at-
« tuali, animali o vegetabili; durante il qual periodo avrebbe avuto
« luogo una serie d' operazioni e di rivoluzioni pretermesse dal sa-
te cro storico, attesoche niuna relazione avevano colla storia del-
« 1'uomo, ed egli non poteva parlarne, se non col solo fine di mo-
« strare, chela materia dell'universo non e eterna ne esiste da per
« se, ma fu in origine creata dal potere di Chi pu6 tutto. £ per me
« gran soddisfazione il vedere, 1'opinione che ho cosi esposta, dopo
« averne fatto 1' oggetto di lunga meditazione, essere al tutto con-
« forme a quella esposta dal dott. Chalmers nella sua Evidence of
« the Christian Revelation cap. VII. Si e discusso se il verso i.9
« del Genesi sia come un sommario racconto della creazione , i
1 The Bridgeivatsr Treatises — Geology and mincralogss considered with
reference to natural theology. Vol. I, c. 2, pag. 19, London 1836 — Id. Yin-
diciae geologicae, or the connection... Oxford 1850.
686 COSMO GONIA NATURALE
« cui particolarivengano poi esposti nell' opera de' sei giorni, ovvera
« sia un' affermazione distinta dell' avere Iddio create il cielo e la
<( terra, senza limitare il periodo del tempo, in cui operava la Po-
« tenza creatrice. Laseconda opinione concorda perfettamente colle
« scoperte della geologia.Le parole colle quali Mose comincia : Net
« principio Iddio creo il cielo e la terra, possono legitlimamente
« prendersi per una breve esposizione della creazione degli elemen-
« ti della materia, o per un periodo distinto che precede 1' opera
« del primo giorno. In niun luogo si afferma che Dio cre6 cielo e
« terra net primo giorno, ma si che ci6 fece nel principio. Questo
« principio pu6 essere stato ad un'epoca incalcolabilmente remota,
« seguita da periodi indefiniti, ne' quali saranno avvenute le ope-
« razioni fisiche, scoperte dalla geologia. . . ».
Ancora dall' illustre e per tanti titoli commendabile Cardinal
Wiseman fu lodata e preferita come opportuna qaesta via per giu-
gnere a conciliare la cronologia biblica colla geologia 1, ossia per
dare alia terra, senza ofFendere la veraeita di Mose, una eta mag-
giore di quella, la quale volgarmente se le altribuisce,eperci6 no-
tabilmente maggiore di quella della specie umana 2.
Non vogliamo condannare ci6 che la Chiesa tollera e tali uomini
approvano. Ma, a dir vero, sembra, cosi interpretando,troppo se-
pararsi il primo verso del Genesi (In principio creavit Deus caehim
et terrain) dal secondo (Terra eral . . .), nel quale pare esporsi il
primo stato della terra o di ci'd che poi fu la terra, non gia quello,
a cui dopo mold secolie molte vicissitudini dovea pervenire. Leope-
remagnificamente annunziatenel primo e nel quinto giorno, non sa-
ranno piu d' una purificazione dell' aria, che restituisce prima una
debole luce solare trapelante per la caligine diradata, indi 1'apparir
degli astri alia terra, che prima n' era stata ill uminata? Sembra
pure un po?duro, che il Creatore volesse (benche per mezzo delle
1 Twelvt Lectures on the connection.... Conference sopra la connessioue. . • »
negli Ann. delle Scienze relig. Roma n.° 10 e seg.
2 I'osi pensano ancora L. F. IEUAX: Nouveau Traite des sciences geologi-
ques. 1840 — GUIRAND Phil. Cath. de I' Hist. — DE GENONDE — GOSSELIN —
BOXNAIRE — MANSUY. ecc.
COMPARA.TA COL GENESI 687
cagioni seconde) distruggere ogni vita vegetahile ed animale sulla
nostra terra, prima cli formarvi una creatura a suaimmagine e dar-
le agio di coritemplare le sue opere, ed annullareun intiero regao
o impero di viventi, prima di imporgli la perfezione, ch' e la vita
ragionevole.
Ecco un' altra strada, aperta da uno de' piu illustri dottori della
Chiesa. S. Agostino, dopo avere per due volte tentata la spiega-
zione de' misteriosi giorni MosaicifDtf Gen. contra Munich. ^ De Gen.
adliteram imperf.), poco soddisfatto delle volgari e piu comuni in-
terpretazioai, scrisse, fatto- gia Vescovo, i dodici Hbri De Genesi
ad literam. In quest' opera (come pure nella posteriore DeCivitate
Dei 1) considera que' sei giorni come un solo di, o come un solo
istante, e da alle voci giorno, sera, mattina, ripetute piu volte nel
C. I del Genesi, unatutto sua, e perci6'appunto che tutto'sua, assai
ingegnosa spiegazione-, ma la quale sembrando, a dir vero, piuttostO'
metafisica o teologica, die non fisica, non e necessario qui esporla 2.
L'opinionedi S. Agostino seguita da Alberto Magno 3 e da altri teo-
logi,eduniversalmante giudicata immune daerrore, e assai rispettata
da S. Tommaso nella Somma •*. Ilmedesimoin un' opera anteriore $,
paragoriandola alia interpretazione volgare, aveva scritto : Augu-
stinus vult in ipso creationis principio, quasdam res per species suas
distinclas fuisse in natura propria, ut elementa, corpora caelestia et
substantial spirituales 5 alia vero in rationibus seminalibus tantum,
ut animalia, plantas et homines, (noi diremo certamente assai meno
di S. Agostino], quae omnia postmodum in naturis propriis produ-
eta sunt in illo opere, quo post senarium illorum dierum Deus na-
turam prius conditam administrat, de quo opere (lo. V.) dicitur: a Pa-
ter meus usque modo operatur et ego operor. » Esposta poi la vol-
gare opinione , prosegue: Haec quidem positio est communior et
± II C. VI del L. XI termina con queste parole: Qui dies cuiusmodi sint, aut
perdifllvile nobis aut etiam impossibile est cogitare, quanta magis dicere.
2 V. De Gen. ad litt. L. IV, C. XXII-XXXV; L. V, 7, 3. Da Civit. Dei L. XI,
C. VII, 29, 30, 31.
3 Videtur mihi Augustino consentiendumi ALB. M. Sum. 5. I, Qu. 12 a. 6.
* P..I, Qu. 74, a. 2. — 5- lull Sent. DisU 12, art. 2.
688 COSMOGOMA NATURALE
magis consona videlur liltcrae quantum ad super fidem ; sed prior
(quella di S. Agostino) est ralionabilior et magis ab irrisione infi-
delium sacram Scripluram defendit, quodvalde observandumdocet
Augustinus Super Genesim ad lileram (L. i.), ut sic Scriptura ex-
ponatur, quod ab infidelibus non irrideatur; el haec opinio plus
mihi placet. E da notare, che S. Tommaso vedeva tanto prima del-
le moderne scoperte, non esser facile difendere perfettamente dalle
irrisioni degli infedeli la storia mosaica della creazione secondo la
volgare intelligenza, e pensava che la faciiita di difendere la Scrit-
tura dalle derisioni di chi sa qualche cosa, dovesse avere il suo pe-
so, allorche trattasi d' interpretarne i luoghi non assai chiari. Ne
poteva ei conoscere le opposizioni, le quali contro la volgare interpre-
tazione eranoper sorgere dalsenno della terra-, ma la suaperspicacia
mostravagli come chi non e facile a soggettare 1'intelletto alia
fede, poteva facilmente ridersi di un racconto,che presentavagli un
Dio, il quale, volendo tutto fare con istraordinario comando, e nul-
la con quei voleri uniformi e permanenti, che noi chiamiamo leggi
generali di natura, rimette piu volte le mani nel lavoro, e il quale
n& assai fa mostra della sua possanza tutto operando ad un tratto,
ne assai fa mostra della sua sapienza,lasciando alle leggi da lui im-
poste alia materia di produrre ci6 che esse possono: un Dio che al
cominciare d'un giorno opera per un istante e quindi per tutto il
giorno riposa, crea la confusione per introdurre l'ordine,fa una lu-
ce, non si sa quale, per farla sparire o rifuggirsi negli astri prima
della creazione degli animali, ed immerge la terra nell'acquaper
estrarnela quanto prima.
Dirassi, e bene, che T accennata dottrina sembra a prima vista
non opportunaall'intentOjCome quella la quale non allunga i tempi
ma gli abbrevia, quantunque d' assai poco. Ci6 e vero: ma qualun-
que interpetrazione, tollerata e rispettata nella Chiesa, o allunghi
o abbrevii molto i giorni mosaici o li riduca ad un giorno o a nulla
piu di un istante, basta a provare, che 1' interpretazione volgare,
di giorni di 24 ore, non e da essa Chiesa adottata, come dottrina
certa e da non potersi impugnare, mentre senza alcuna nota fu essa
rigettata da'sommi dottori. Di piu: leggasi attentamente 1' opera
COMPARATA COL GENESI 689"
de Gen. ad lit. *, e si vedra come S. Agostino non nega ogni suc-
cessione di tempo rielle opere della creazione (sarebbe negar 1'evi-
denza), e die, se riduce ad un di solo o ad un sol pimto i giorni'
del C. I del Genesi, pensa per6 che avvenissero secundum inter-
valla temporum le cose di che si favella nel C.IF, cominciando dal
v. 6-, e che se in quel primo di o istante fu tutta creata la materia,
non fu peraltro formata; e quanto per le leggi della natura aneo-
ra al presents si va formando di materia gia creata (come lepian-
te, i loro semi ed i corpi degli animali), secondo che a lui pare,
fu allora fatto soltanto caussaliter, invisibiliter , potenlialiter , quo-
modo fiunt futura non facta -. Cosi allorche altri scioglie del sale
nell'acqua ed abbandona la soluzione alia evaporazione , fa allora,
ma soltanto caussaliler, de' cristalli salini futuri. Se non che pu&
ben costui abbandonare la soluzione ed ancora dimenticarla : i cri-
stalli tanto e. tanto si formano:poiche il volere delCreatore conserva
le creature e le loro proprieta. Laddove, se Iddio non piu volesse*
curare le sostanze da se create e le leggi con esse concreate, ne
conservasse ad esse la loro efficacia, allorche debbono ridnrla ad
atto, esse nulla opererebbero, o piu veramente nulla sarebbero 3.
Ora le sostanze, nel cominciare del tempo create soltanto nelle loro
cagioni ed invisibilmente, furono poi fatte visibilmente nel tempo
e, dice S- Agostino, non in que' misteriosi giorni al tutto dai nostrr
diversi, ma si nel tempo seguente, negli ordinarii giorni che ven-
1 Basta leggere i C. 4, 5, 6, 7 del L. V ed il L. VI.
2 Caussaliter tune dictum est produxisse terrain herbam et lignum, id es£
producendi accepis'se virtutem L. V, C. -i, 6; VIII, 3.
3 Creationis potentia, et omnipotentis alque omnitenentis virtus, caussa
substinendi est omni creaturae: quae virtus ab eis quae creata sunt regendis st
aliquando cessaret, simul et illorum cessaret species, omnisque natura concide-
ret. Neque enim sicut structor aedium cum fabricaverit abscedit, atque illo-
cessante et abscedente stat opus eius ; ita mundus vel ictu oculi stare poterit, si-
ei Dei regimen sui subtraxerit, (DeGen. ad lit, IV, 12) - Credamus vel, si pos-
sumus, etiam intelligamus, usque nunc operari Deum, ut si conditis ab eo re-
bus operatio eius subtrahatur, intercidant (Ibid. V. 20).
Serie 111, vol. IK- 44 8 Marzo 1858..
690 COSMOGONIA. NATURALE
nero appresso e che misuransi ddl girare del sole 1. Ma quanto du-
ro questo tempo? quantifurono questi giorni solari, durante i quali
si attuo quanto prima era fatto soltanto in potenza? Mos& nulla
ne dice, e percio resta questo un tempo per noi incerto ed inde-
terminato, e pu6 credersi assailungo, qualora non manchino a tal
dotlrina validi fondamenti.
Veramente questa sentenza e alquanto oscura e soggetta a non
lievi diffieoha. S. Agostino medesimo scrive : Quisquis . . . aliam
quaerit inillorum dierurn enumeraiione sententiam, quae non inpro-
phetia figurate, sedin hac creaturarum conditions proprie, meliusque
possit intelligi, quaerat el divinitus adiutus adinv-enial. Fieri enim
potest ut ego etiam aliam his divinae Scripturae verbis congruentio-
rem inveniam; neque enim hanc con fir mo, ut aliam quae proponenda-
sit inveniri non posse contendam 2. Comunque siasi, ad altri e lecito
pensare col santo Dottore,che i sei giorni della creazione non com-
prendano ciascuno ventiquattro ore, ne un tempo phi o meno lungo^
ed interpretare quelle voci,giorno , sera, mattina, o come esso le
intende o in altro modo piu congruente alla.lettera del sacro testo.
Gli sarebbe lecito aggiungere cha in quella prima e sola vera crea-
zione del mondo visibile , Iddio creo veramente tutta la materia ,
dotolla delle sue proprieta, le impose lesueleggi,e che in virtu di es-
seleggi dal suo libero volere imposte e conservate, doveano foraiarsi
el'atmosferae il mare e i lagbi e i fiumi e le rocce e le isole e i con-
tinenti, onde pu6 dirsi con S. Agostino, che il Creatore fino dal pri-
mo giorno rebus factisrerum faciendarum caussas inserebai,etomni-
polenti potenlia fulura faciebat : ma rispetto alle piante e agli ani-
mali da principio ne cre6 soltanto la materia, e imponendo alia na-
tura le sue leggi, sin d'allora prepar6 il necessario, affinche potessero
quegli esseri organizzati, vivere e prosperare, crescere e moltipli-
plicarsi : giunte poi , secondo le naturali vicende, le opportune con-
dizioni, un comando dell'Onnipotente, senza trar dal nulla pur un
nuovo atomo di materia, formo i corpi di questa e di quella specie,
1 L. VI c. 5:p«r temporaliaspatia;per{sto$notissimos litcit corporalit diet,
qui circuitu solis fiunt.
2 De Gen. ad Ut. IV, 28. F. Retract. L. //, c. 24.
COMPARm. COL GENESI 691
o classe di viventi. Chi cosi discorresse avrebbe accordato col Genesi
tutte la scoperte geologiche o fatte o future o possibili, e cio, non
gia inventando qualche nuova ed ardita interpretazione, ma seguen-
do un antico sistema, ed esponendolo in modo men soggetto ad
abusi ed a scandali i.
Ma, oltre le indicate, v'ha ancora una terza via, e (se nonandia-
mo errati) piu opportuna (benche piu laboriosa) a difendere la cro-
nologia mosaica dall' apparente ostilita della storia naturale , anzi
ancora a provarne 1'origine soprannaturale , lasciando ad un tem-
po liberta bastante alle osservazioni ed eziandio alle ragionevoli ipo-
tesi de'naturalisti. A questa ci appigliamo, trovandola sicura, per-
che tollerata dalla Chiesa ed assai conforme ai fatti. Se qualche ra-
gione, o naturale o teologica,ci astringesse quandoche sia ad ab-
bandonarla (ci6 non ci sembra verisimile), potremmo rivolgerei ad
una delle due sovraesposte. Questa, ora da noi preferita, e fondata
sopra principii gia da lungo tempo ammessi da'sacri interpreti. Nella
prima delle due esposte sentenze si pongono i lunghi period! de'geo-
logi prima deli'Esamerone Mosaico; nella seconda si collocano dopo
esso (postmodum, come udimmo da S. Tornmaso)-, in questa terza
si fanno contemporanei o piuttosto si confondono con esso. Che la
parola Off (jom) dies , si usi nelle Scritture in senso di tempo
o periodo indeterminato , e cosa gia osservata da assai commen-
tatori e tedlogi, i quali a tutt' altro pensavano che alia cosmogonia
o alia geologia ; e ciS essi osservano principal men te ad occasione
delle parole del C. II del Genesi v. 4. In die, qua fecit Dem coelum
et terram, et omne mrgultum agri . ... S. Agostiao (nel L. ]lde Gen.
contra Manich. C.3) scrive: Superiusseptem dies numeral antur: nunc
unus dicitur dies, quo die fecit Deus caelum et terram et omne viride
agri, et omne pabulum, cuius diei nomine omne tempus significari bene
intelligilur. II Molina 2 ha scritto: Dicunt Doctores communiler, Moy-
sem eo loco sumpsisse diem pro tempore, iuxta illud Deuteronomii
1 Si vedano le due operette del Professore ab. WATERKEIN. De la geologic
et de ses rapports avec Us vSrites rivelees. Louvain 1841. La science et la foi
sur I'ueuvre de la creation. Liege. 1845.
2 MOLINA. In primam partem. De opere sex dierum D. I.
692 COSMOGONIA NATURALE
XYX// iuxla est dies perditionis . . . et alibi saepe in Scriplura su-
mitur dies pro tempore. Cosi il Bannes * . Cosi interpretano quel luogo.
la versione Arabica nella poliglotta del Walton, Beda e non pochi
moderni, o sia cattolici o eterodossi, Natale Alessandro, Duguet, Gio-
vanni Clerc e molti altri. II Pererio 2 dice: Sic frequentissime est apud
.prophelas, qui nomen diei usurpant pro tempore. Aggiunge il Peta-
vio 3 , la voce giorno usarsi invece di tempo o di periodo indeterminate
^ome dagli Ebrei, cosi da'Greci e da'Latini, e reca im luogo di Cicero-
ne: Ilaque cum ego diem in Sicilian perquirendi perexiguam postula-
xissem, invenit isle qui sibi in Achaiam bidao breviorem diem postu-
laret *>. IlNicolai 3 cosi dichiara quelle parole diMose: in quel tem-
po che Dio dal niente trasse. . . ed altrovene dice: « Chi non sa, e nella
« Scrittura ed in tutti gli autori della latinita la voce dies prendersi
<( assai volte indefinitamente, sicche lo stesso sia in die che in tern-
pore? » Forse questi scrittori non avrebbero ricusato di spiegar cosi
i nostri sei giorni,ove avessero saputo, che alia piu ovvia spiegazione
x>ppongonsinondicoopinioni edipotesi, che presto passano, mafatti,i
quali sono i giudizii della natura (Opinionum commenta delet dies, na-
luraeiudiciaconfirmal.CiceroDeNat.Deor.H.}.NesicrediaichesoH.an-
to innumero plurale e nonmai in singolare quella voce ebraica signi-
fichi tempo indeterminato o periodo di tempo, come taluno ha as-
serito. Si leggenel C. VIII di Amos: Ecce dies veniunt, et mittam fa-
mem.... In die ilia (cioe in quel tempo 6 ) deficient virgines pulchrae
et adolescenles in sili. v. 11 ad 13. Ecco dies in singolare sinonimo
-del dies plurale. Leggo in Michea : Et erit in novissimo dierum : erit
1 BANNES « Dies potest accipi pro quacumque duratione et mensura » In pr.
part, quaest. 73.
2 In Gen. lib. I.
3 De opif. sex dierum lib. II. C, 24. Diu hoc loco pro tempore sumitur dii-
rum sex, quibus coclum et terram creavit, hoc tst, elaboravit. Id.
4 In Verrem. Act. c. 3. Aggiunge Cicerone : ego Sicilian totam quadraginta
diebus sic obii etc. II giorno brevissimo da lui ricbiesto era lo spazio di 110 giornl.
5 Dissert, e Lezioni di Sacra Scrittura T. 11, p. 7, 282.
6 Tempore illo patientur deliquium (Targum JONATHAN'.) Eo tempore (lo.
'CLERICUS).
COMPARATA COL GENES1 693
mons domus Domini praeparatus in verlice montium *. Qualurique
siasi il senso profetico di questo luogo, il senso grammaticale e senza
fallo: nell' ultima epoca, nell' ultimo tempo: e cosi interpretano i Set-
tanta, ilTargum detto di Gionata, il Siro e TArabico presso il Wal-
ton. Daws les dernier temps, traduce il P. de Carrieres; posteris tem-
poribus il Clerc. Singolare e poi un passo del Profeta Naum , nel
quale la voce dies si applica al tempo di oscurita o di notte. Custodes
tui sicut locustae et parvuli tui sicut locuslae locuslarum (quelle nate
da poco), quae confidunt in sepibus in die frigoris. II P. de Carrie-
res traduce: quand le temps est froid; Y Arcivescovo Martini: nelfreddo
tempo. Pareanzi che qui voglia significarsi il freddo notturno ; dacche
siegue il testo : Sol orlus est et avolaverunt el non est cognitus locus
earum, ubi fuerint 2. Si oda la versione poetica del P. Casarotti:
E come esposte in sulle siepi al gelo
Stan le locuste rannicchiate e spesse;
Ma sgombrato il notturno umido velo,
Nemmen lasciando lor \estigia impresse
S'alzan sparse volando all'aure in seno.
Pu6 servire di commento a questo luogo ci6 che narra delle lo-
custe il dotto arciprete Giovene, il quale aveva avuto agio di osser-
varne le terribili squadre. Eccone qualche tratto: « A notte e anco-
« ra di giorno quando sia nuvoloso e freddo , si rappiattano lungo
« le siepi . . . , ma venuto il Sole, svolazzano con grande agilita . . .
« Allorche sono di fresco nate, alia notte si ammonticchiano acca-
a vallandosi 1'una sopra le altre 3 ».
S. Ireneo, dis"correndo della minaccia fatta adAdamo: Quocutn-
que die comederis ex eo, morte rnorieris, ne reca varie interpretazio-
ni e fra le altre, che Adamo edEva in ipsa die mortui sunt in qua
manducaverunt, quoniam conditionis dies unus , cioe, spiega il Pe-
tavio, quia toturn illud spalium, quo mundus perseverat unius diei
1 C. IV, v. I.
2 C. III. v. 11. V. Tob.XXXVIIl, 22, 23. OseamJI. 16.21.F. 9. Joelem HIM.
Abdiam. F.I 1. Ezechielem ZXr. l,3.Sopftom'am 7/7.11. Zachar. Till. 11. etc.
3 Memorie della Societa Italians T. XIV, p. 194.
691 COSMOGONIA NATURALE
instar est l. Dice ancora S. Ireneo con S. Giustino 2 Q con alcuni
Rabbini , che Adanio puo dirsi morto nel giorno in cui disobbedi ,
perche non pass6 i mille anni, e mille anni innanzi a Dio non sono
piu cbe un giorno.
Ma forse, concedendo i Padrie gli espositori, la voce dies potersi
talorae talora doversi prendere in senso di tempo o di periodo, an-
cora nell' epilogo della storia della creazione, che e nel C. II del Ge-
nesi •, sono poi di accordo in asserire , null'altro che giorni di venti-
quattro ore dover essere que'sei giorni del C. I? No certameiite. Ab-
biamo veduto che S. Agostino 3 e S. Tommaso non averano punto
di amore alia volgare interpretazione de' sei giorni , la quale anzi
pareva loro meno^atta a sfuggire le critiche degli infedeli. Alcuni e
fra gli antichi * e fra i piu recenti teologi hanno pensato con Filone
Ebreo e con Origene ^, che tutto fosse fatto in un istante, non gia
in sei giorni propriamente delti , ovvero in un tempo brevissimo e
certamente rion piu lungo di solo un giorno ordinario 6. Questi non
1 S. IREN. L, V. C. 25. PETAV. De Opif. L. II. C. iO. II Yen. BEDA (1. cit.)
spiegando il dies units, del v. 5. del C. I del Genesi, scrive : Fortassis hie diei
nomen totius temporis nomen est et omnia volumina saeculorum hoc vocabulo
includit. Niun geologo dirk mai ne piu ne tanto.
2 Dialogo cum Trifoue.
3 AUG. de Civ. Dei XI , c. 6. — Probabilivs tst illos primos sex dies in-
experta nobis et inusitata specif in ipsis rerum conditionibus explicates... quod
eerte de illis Iribus fateri cogimur , qui ant» condita luminaria commemorati
atque numerati sunt. (De Gen. ad lift. IV, c. I.).
4 Vedi PETAVIO De Opif. sex dierum. L , I. C. 8. Gio. LEONARDO Hnc CDe
operesex dierum, Friburgi 1821 ) ne cita parecchi,ma non sappiamo se tutti a
buon diritto.
^ Periarchon L. IV. Contra Celtum L. IV, c. 50.
6 MACEDO Collat. 6. De Ang. Dis. H-CAIETANCS in Gen.c. I. etc. - Lo Speda-
lieri (Analisi dell' Esame critico C. X, art. 7, § 4-) scrive che la maggior parts
de' Teologi si da a credere che tutto Iddio avesse fatto in un solo istante, per-
eiocche la sua pottnza non ha bisogno di tempo. Questo e troppo. L la minor
parle de'Teologi quella che cosi opina, e fra questi laluno vien poi ad ammet-
•tere qualche breve spazio di tempo, e. g. il SEBRV: Praelect, Theol. De
Op. Pr. HI.
COMPARA7A COL GENESI
credevano chc i giorni mosaici fossero sei giorni ciascimo di ven-
tiquattro ore; ne per questo le loro interpretazioni sono state con-
dannate. Ora se la parola giorno nella Sacra Scrittura ha parecchie
volte il senso di tempo indeterminato, ed ai sei giorni del C. I del
Genesi si e sempre reputato lecito dare interpretazione differente da
quella di giorni di ventiquattro ore, non si vede perchfe non possa-
no questi giorni reputarsi periodi indeterminati, qualora a ci6 fare
si trovi qualche fondamento nel testo medesimo, ovvero sembri ci6
necessario o spediente per difendere la Sacra Storia dalle obbiezio-
ni degli avversarii. Se, a difenderla da argomenti soltanto specula-
tivi, e figliuoli della debole ragione uraana, uomini sommi per san-
tila e per allezza d'ingegno, hanno creduto opportuno abbraceiare
altreinterpretazioni,chesenza fallo dovevano sembrarepiu violente
e piu aliene dalla lettera, perchfe non sara lecito abbracciare questa,
per conciliare la storia di Mos& coi fatti? tanto piu se, posta questa, le
osservazioni de'geologi non pure non abbattono, ma piuttosto sem-
brano confermare il racconto dell' ispirato Legislatore , il die non
pu6 ottenersi battendo altra strada.
Ne diremo questa strada al tutto incognita a S. Agostino. Ne'libri
DeGen. contra Manich. e in quello Ds Gen. ad lit. imp erf. C. ATegli
sembra ammettere vera successione di tempi nell' opera della crea-
zione ( e. g. la terra prima invisibile edinforme, indi simile a que-
sta nostra) , senza per altro credere i giorni della creazione iden-
tici ai nostri giorni ordinarii di ventiquattro ore-, onde eche sembra
dirci que'giorni esser tempi indeterminati i. £ poi assai curioso un
passodelC.XV dell'operaimperfelta, ad occasione del quinto giorno.
1 Tres dies superiores quomodo esse sine sole potuerunt ? . . . . Restat ut in-
telligamus in ipsa quidem mora temporis ipsas distinctions operum sic appel-
.latas, vesperam propter transactionem consumati operis et manepropter inchoa-
tionem futuri operis , de similitudine scilicet humanovum operum . . . De Gen.
cont. Man. 114. Quaeri potest quern diem dicat et quam noctem. Si ilium diem
vult accipi, quern solis ortus inchoat et claudit occasus et illam noctem , quae n
solis occasu usque ad ortum tenditur , non invenio quomodo esso potuerit , ante-
quam coeli luminaria facta essent* De Gen. ad lit. imp. c. 6.
696 COSMOGONIA NATUFULE
Hie plane quivis tardus iam evigilare debet ut intdligat quales isti
dies enumerenlur: cum enim certos seminum numeros Deus animanli-
m
bus dederit servantes miram certo ordine constanliam, ut cerlo die-
rum numero pro suo quoque genere, et concepta ulero gerant et edita
ova calefaciant, cuius naturae institutio Dei sapientia conservatur,
quae . . . disponit omnia suaviter; quomodo unodie poluerunt con-
cipere, et ulero gravescere, et parta fovere alque nutrire, el implere
aquas mam, et mulliplicari super terram? Ita enim subiungitur: et
sic factum est, ante vesperae advenlum. Questo discorso, a dir ve^
ro, e fondato sopra una falsa lezione, che aveva allora sott'occhio S.
Agostino; dacche quelle parole (et sic factum est} non sono in quel
luogo, n6 nel testo originale, n& in alcuna versione ora conosciuta:
ma sempre e vero che il S. Dottore si mostra in questo libro, piu
assai che alia volgare interpretazione, favorevole a quella de'lunghi
periodi.
Questa spiegazione e stata ahbracciata dal P. Bertier dell' Orato-
rio * e piu modernamente dal Vescovo Becchetti Domenicano in una
opera diretta contro Dupuis. Vediamo al presente tale interpretazione
citata come innocente, tollerabile ed atta a sciogliere o troncare le
obbiezioni de' geologi dagli apologisti della religione 2, dai teolo-
gi 3 e dai giornali religiosi -*. Quella sola concessione, equiva-
lente ad un trattato di pace fra la teologia e la geologia, dee riu-
scire utile all' una ed all'altra, e perci6 cara a chiunque ami sin-
ceramente o la religione o la scienza , e carissima a chi le ami
amendue. Que' moderni geologi, che si danno qualche pensiero
1 Histoirc des premiers temps du monde pag. 108.
2 Lettres de quelques Juifs . . . . d ,>/. de Voltaire. Ed. T7, T. II, p. 126. —
FRAISSINOUS. Defense du Christianisme T. II, Conf. VI. Mo'ise considere comme
historien des temps primitifs.
3 LJEBERMANN Instil. Theolog.1. I, p. 301. — SCHNAPPINGER Doctr. Dogm.
Eccl. V, g. 122, n. 1, August. Vindelicor. 1816. — 1. HERU. IANSSEN Herme-
neutica Sacra. Leodii 1818. Vol. I, pag. 245. — P. PERRONE S. I. Praelect.
Theologicae Roraae i 836. Vol. Ill, pag. 84-68. etc.
4 Annales de philosophic chretienne. Paris — Annali di Scienze Religiose
Roma 1837. eec.
COMPARATA COL GENESI 697
della Sacra Scrittura, seguono per lo piu. quesla spiegazione. Uno
de' primi e stato Gio. A. De-Luc, zelante difensore del Genesi, nelle
sue opere geologiche, ne' Principii di Teologia., di Teodicea, di Mo-
ra?;?(pag.23), e in una lettera inserita nella corrispondenza fra esso
ed il rainistro Teller di Berlino. In questa dice,che il Michelis pro-
fessore a Gottinga era pure venuto in questa opinione, prescinden-.
do da ogni considerazione geologica 1. II dottor Bukland, e 1'au-
tore delle Soirees de Montlhery, come abbiamo veduto,hanno preso
altra via per difendere il racconto Mosaico: ma per6 il primo non
crede esservi alcuna solida obbiezione , ossia critica o teologica ,
contro 1'interpretazione della parola giorno, come esprimente un
lungo periodo di tempo. II secondo veramente in un breve piu re-
cente scritto 2 si mostra, sepuntoveggiamo , un poco troppo ne-
mico di quella sentenza ; ma nell'opera citatane aveva parlato assai
1 Fra gli interpret! tedeschi Henslero crede, i giorni del G. I. del Gen. indi-
care lo spazio di parecchi anni e le parole sera e maltino doversi intendere col-
lettivamente : e una serie di sere e mattine succedentisi formarono il primo
periodo ecc. (presso FED. CAR. ROSENMULLER Scholia V. T. In Gen. p. 59, 71).
— L'autore del libro De la Mort avant I'Homme ( ROSELLY DE LORGCES) sta an-
ch'esso pei sei period! e sostiene che prima del peccato era non il male, ma bensi
la morte (nei Lruti) C. I e II. — Sta pure pe' lunghi period! 1'autore dell'opera
La Cosmogonie de la revelation, ou les quatre premiers jours de la Genese en
presence de la science moderne, par M. N. P. GODEFROY avec une introduct. par
ERNESTE M. DE BREDA. Pan's i84ip. 31 — Cosi pure il traduttore di BODE (Con-
sider, generali sulla disposizione dell'universoj prete della Diocesi di Beauvais.
Vedi ancora: I sei giorni del Gen. spiegati colla Filosofia naturals dal Sacerdote
Prof. LORENZO AGOSTINO GHILI (Barnabita) Milano I8i4,p.39. -DALMAS: La Cos-
mogr. et la giologie . . . . et leur comparation avec le Genese . . . 1832; opera
approvata per la parte religiosa da Monsign. Vescovo di Viviers, nella quale
leggo pag. 125. « Ora ch' e da tutti riconosciuto (avoue de tout le monde) die i
giorni del Genesi non sono i nostri giorni di 24 ore, ma period! indeiiniti , de'
quali ciascheduno puo comprendere piu migliaia di secoli, possiamo giudicare
deH'igneranza o della mala fede de' volteriani del secolo decimottavo, che osa-
vano dire, il racconto del Genesi essere un tessulo di assurdita e di favole in
contraddizione continua colle leggi natural! e coi fatti avverati dalla scienza.
Quanto i tempi sono cangiati! »
2 Universite CathoL Juin 1837.
,-t >
698 COSMOGOSIA NA.TURALE
benignamente. « Qui troviamo, aveva detlo, un terreno, ove si sono
« trincerati molti, e teologi e scienziati ; e non crediate, che il si-
te sterna de' periodi indeterminati sia un'ipolesi disperata e nuova,
« immaginatadai partigiani della Bibbia controle scoperte moder-
« ne. Ove ci6 fosse, nulia ne seguirebbe o contra V ipotesi o con-
« tra il testo, perocche le opinioni fondate sui monumenti non as-
« sai conosciuti ed imperfetti debbono modificarsi secondo 1'esten-
« sione che prendono gli uni o gli altri , riconoscendo la loro au-
« tenticita comune, purchenon v'abbia vera contraddizione
« D'altra parte non si trova assai naturale abbracciare questa opi-
« nione , allorche si considers i.° che la parola tradotta giorno si-
K gnifica letteralmente un periodo, 2.° che i tre o quattro primi
« giorni della creaziorie hanno esistito primadel Sole,ilquale pro-
« duce i nostri giorni e le nostre notti? (pag. 24, 25) » £ mani-
festo che la sentenza di cui parliamo non e punto contraria a quella
dei due scrittori citati, e possono 1'uoa e 1'altra stare iasieme in
perfetta armonia. II prof. Americano Silliman crede che fra la pri-
ma creazione indicata nel v. I del Genesi, ed il primo giorno, non
sia assurdo ammettere una estensione di tempo, quale i fatti pos-
sono sembrare richiederla; ed e insieme disposto a considerare i
sei giorni della creazione come periodi di tempo d'indefinita lun-
ghezza, ed a credere la parola giorno non necessarianiente limitata
a ventiquattro ore ! .
Egli e vero che , cosi interpretando , sembrano darsi alia yoce
giorno, nella storia Mosaica della creazione, due significati diversi 5
ma cio non si evita nella volgare sentenza : anzi i seguaci di questa
sogliono dare a quel nome tre sensi : 1 .° di tempo della luce in op-
posizione alia notte (C. 1, v. o): 2.° di giomo di venlkjuattro ore: 3.*
di tempo indetermiriato o di un periodo di sei giorni (C. II , v. 4).
Udiamo ora i sentimenti di alcuni scrittori dottie religiosi.fi cosa
singolare che possiamo porr'e fra questi una Santa contemporanea
di S. Bernardo. S.a Ideigarde 2 scrisse : Sex enim dies, sex opera
1 Presso BUCKLAND 1. cit. pag. 18.
2 Epi»t. ad Colomenie*.
COMPARATA COL GENESl 699
sunt; quid inceptio et .cowpletio sinyuli cuiusque operis dies dicitur.ll
seguito di questo nostro lavoro sara in gran parte quasi un commen-
tario alia recata sentenza della Santa: ci sforzeremo indagare coll'a-
iuto della filosofia naturale e dell'ermeneutica scritturale quali opere
compivansi in ciascuno de' sei giorni genesiaci.
II celebre P. Ermenegildo Pini Barnabita ha lasciato scritto. «Che
« intendono essi per un giorno?Intendono forse il tempo di venti-
« quattro ore ? Questo senso non e attribuito al nome di giorno
« dal sacro testo, ne vi si pu6 attribuire dal contesto. I giorni di
« creazione non sono certamente giorni da prendersi in senso vol-
« gare, ne valutabili in ore: perciocche Mose indica ciascuno dei
« seguenti giorni colla frase stessa, con cuiindico jl primo, dicen-
« do : sera e mattina si fece un giorno , cioe il secondo , il terzo T
« ecc. Ora tra la sera e la mattina volgarmente si computa la
« notte e non il giorno. Dunque il giorno indicate con quella espres-
« sione non e giorno da prendersi in senso comune; al piu potreb-
« be prendersi in tal senso quando avesse detto : mattina e sera si
« fece un giorno, poiche tra mattina e sera volgarmente si computa
« il giorno. Aggiugnesi che alia prima mattina non poteva essere
« antecedente la sera , poiche questa non si computa se non dopo
« il mattino. Quindi intendete che un giorno di creazione neppure
« .pu6 intendersi per un giorno astronomico di ventiquattro ore ,
« men tre questo comprende notte e giorno , laddove quello e tra
« sera e mattino. II nome di giorno , anchc volgarmente , si suole
« usare in diversi sensi , e anche in senso metaforico : non dee
« pertanto sembrare strano se si dira che ognuno dei giorni di
« creazione, incominciati dalla formazione della luce, abbiasi ad^rn-
« tendere in un senso superiore al comune , e a riguardarsi come
« un atto di creazione indipendente da tempo. La creazione e un at-
ft to della potenzadivina, con cui essa da 1'esistenza ad alcuni possibi-
« li: il passaggio degli esseri dalla non esistenzaall'esistenza, il quale
« dal voler divino si compie in un istante, 6 a noi come il passag-
« gio da sera al mattino, dalle tenebre alia luce; e da questo passag-
700 COSMOGONIA NATURALE
<c gio ci vien presentato il giorno , nome da.Dio stesso da to alia
« luce. Questo senso e certamente metaforico e misterioso ; ma
« e quello che corrisponde all'opera di creazione a noi incompren-
« sibile ed in cui conveniva che ne parlasse uno storico divinamente
« ispirato. Ora tra i giorni e gli atti di creazione puo intendersi un
« intervallo qualunque di tempo , poiche i sacri libri non dicono
« che fossero immediatamente seguentil'uno all'altro. Qundi tra la
« formazione de' mari, de' vegetabili, e degli animali , e la crea-
« zione dell' uomo possiamo supporre una seri« di secoli anche in-
« calcolabile 5 tempo che avra servito di consolidamento della terra
« ferma , che gia era stata in una fluidita acquea , ed a preparala
a all'abitazione deli' uomo. Un geologo pertanto , il quale rispetti i
« sacri libri , pud trovare in essi un tempo incalcolabile anteriore
« all' esistenza della specie umana t ».
Ilsig. ab. Floties2 , esposte le varie sentenze, non si decide per alca-
na e conclude. « Noi diremo col gran Bossuet chelddio ha voluto fare
« il mondo con sei diflerentiprogressi, che egli ha volulo chiamare sei
«. giorni (5 Elevations). Noi ci faremo lecito di aggiungere che la let-
« tura attenta del sacro testo sembra portarne a concludere, che i
« sei giorni della creazione sono il racconto particolareggiato della
« formazione progressiva dello stesso mondo piuttosto che la storia
« di sei mondi diversi , cinque de' quali sieno stati distrutti
« Del resto,ne mai si ripete abbastanza, la religione non e interes-
« sata punto in questa discussione. I sei giorni della creazione sie-
<c no o non sieno giorni naturali , i monji de' geologi sieno stati
« formati ne' primi cinque giorni del Genesi o si pongano nel pe-
« riodo indeterminate, che si suppone scorso fra la creazione della
« materia ed il primo giorno di cui parla Mose , poco importa. In
« queste diverse ipotesi nulla pu6 concludersi contra i libri santi :
<c la loro veracita resta intatta ».
1 Sui sistemi geologici. Milano i8il, pag. 86 e seg.
de Philos. Chret. N. 98. Aout 1838, pag. 1S7-9.
COMPARATA COL GENESI 701
<( Alcuni de' Geologi » sono parole d'altro dottissimo ecclesiasti-
co, il ch. ab. Rohrbacher 1 « pensarono, 6000 anni non bastare
« a spiegare gli strati del globo. . . . Gli uni temevano, gli altri
« trionfavano, di trovarsi in opposizione colla Bibbia. Si sbagliava
R da una parte e dall'altra. La Bibbia ci da la cronologia delFuomo,
« non gia quella delle bestie , delle piante , delle pietre : cid cbe e
u anteriore all'uomo non entra nella cronologia biblica. I sei giorni
« della creazione possono riguardarsi come sei periodi piu o men
« lunghi j e le prime parole del Genesi indicano un intervallo di
« tempo anteriore all' opera de' sei giorni , intervallo indefinite tra
« la creazion primitiva della materia e la sua trasformazion succes-
« siva nel mondo presente. »
\ Discours de reception alia Soc. R. di Nancy.
(Sara continua(o)
RIVISTA
BELLA
STAMPA ITALIAN!
I.
Poesie scelte di PIETRO BIG mi con un discorsoecon note di AUGUSTO
CONTI. — Firenze, Felice le Monnier 1857.
Pietro Bagnoli ebbe dalla natura tutti que1 doni interni che for-
mano un poeta, e vinse coll1 industria quell1 esterne difficolta che
ayrebbero potuto rendere rani que' doni. Tenerezza di cuore, viva-
ce fantasia, memoria pronta e tenace, intelletto limpido ed agevole
erano uniti ad un corpo squisitamente sensitive e nervoso, ad un
forte sentimento del bello e deU'armonia, e ad una delicata mobili-
ta di atti e di affetti. Egli per6 nasceva di piccolo stato: e il figliuo-
lo del canovaio dei Pitti, cosi qualificato in tutto il resto dalia natura,
non sarebbe uscito dalla folia de' contadini o dei castaldi, se non
avesse colla costanza della volonta superata 1'avversita della condi-
zione. Non ebbe appena il piccolo Pietrino imparato a leggere da
un barbiere del vicinato, cbe s' appicc6 tenacemente alle lettere, e
vi acquist6 una eccellenza non ordinaria, la quale procacciogli agia-
tezza , gradi e deeoro di vita. A noi non s' appartiene di parlare di
queste vicende sue private, ecbi vuole prenderneinformazioneleg-
ga la vita cha brevemente ha delineata il sig. Augusto Conti nel li-
bro che ora prendiamo ad esaminare. Noi consideriamo piuttosto il
RIVISTA BELLA STAMPA ITALIANA 703
Bagnoli come scrittore; e benches come tale sia gia noto da lunga
pezza all' Italia, non crediamo inutile il riufrescarnela memoria ora
che una scelta di sue poesie e novamente pubblicata.
Molti sono i componimenti che egli Iasci6 scritti o starnpati. II
:Cadmo, poema epico in venti canti,fu da lui messo alia luce fin
dal 1821. L1 Orlando Savio, poema cavalleresco in 48 canti,chese-
guitando a contarele imaginose avventure dell' Orlando Innamorato
e dell'Orlando Furioso, ie compie colla morte d'Orlando inRoncis-
yalle, fu da lui posto alle stampe nel 1833. Sotto il titolo di Poesie
varie pubblico nel 1825 alquanti poemetti di grave argomento, al-
cu»e canzoni e varii sonetti composti per diverse occasion! : e que-
ste Poesie varie, alquaiito cresciute coU'aggiunta di nuove, vennero
riprodotte nell836.Discorsiin prosa pochi stamponne^duesopra la
lingua italiana fino dal 1822, uno intorno all' Orlando, e qualcheal-
tro appresso. Oltre queste sue scritture edite, molte altre ne compose,
secondo che ci attesta il lodato sig. 'Conti^ e di queste alcune sono
perdute, altre rimangorio fra le sue carte. Fra le carte perdute si an-
novera un poemetto intitolato 77 Rinaldo, composto dal Bagnoli nel-
1' infantile eta di otto anni 5 una Commedia di Terenzio da lui tra-
dotta in versi Martelliani, alquanti Drammi scritti per le Corti di
Toscana e di Vienna , e varii altri componimenti falti in varie cir-
costanze e poi non piu curati dall'Autore. Conservansi ancora, e
vedranno probabilmente la luce, 1'Eneide di Virgilio tradotta in al-
trettanti versi italiani, alcune Orazioni funebri ed accademicbe, ven-
tinove Lezioni inauguraliscritte in latino, e recitate alia Universita
di Pisa, e finalmente qualche sonetto e canzone.
Questa moltitudine di scritti fatestimonio della fecondita del suo
ingegno piu che della lunghezza della sua vita. Poiche quantunque
ci toccasse 1'ottantesimo anno dell' eta, quando nel 1817 placi-
damente e piamente cess6 di vivere, pur tuttavia la piu gran
parte de' suoi componimenti furono lavoro delf eta verde^ aven-
do 1'eta piu matura consumato nelle gravi cure dell' insegnamento
delle lettere greche e latine all' Universita pisana, ove tenne catte-
dra poco men di trent' anni ; e 1' estrema vecchiaia avendo speso nel
704 RIVISTA
governo della Diocesi di Samminiato, dove egli ebbe i natali e dove
fu eletto a Vicario Generale, dopo il riposo ottenuto dalle fatiche
della scuola.
II Bagnoli siccome scrittbre ebbe i vizii dell' eta in cui nacque,
.attemperati dai pregi rarissimi del proprio ingegno e del proprio
cuore. L' incredulita, insegnata palesemente dai filosofi del suo tem-
-po, era riuscita, presso i popoli che serbavano ancora la fede, a se-
parare talmente la religione dalle scienze, dalle arti , dalle leggi e
dalla storia d'una nazione, che il congiugnerle insieme era stimato
COSH assurda, e come tale lasciata a chi volesse mostrarsi amico e
frequenlatore, come per dileggio usavan dire, delle sacristie. Dal-
i'altro lato due scuolerivali s'accapigliavano intorno alle leggi del-
1'estetica. Da un lato si proclamava I' emancipazione d'ogni vincolo,
ossia d'imitazione, ossia di regole,ossia dicostumanza^e dall'altro,
per la necessaria reazione contra un tale sbrigliamento, ogni cosa
degli antichi si proponeva a modello, fino la frivolezza dei loro ar-
gomenti, fino la vacuita della loro mitologia, fino la licenza della lo-
ro morale, fino 1' ammirazione della loro tirannide. I migliori in-
gegni che vissero in quei di non seppero schermirsi del tutto da
questo contagio: ed il Bagnoli non fu certamente dei piu fortu-
nati. Pongasi pure che {'Orlando Savio, siccome lavoro di eta gio-
vanile, non poteva portare altra impronta, che quella della legge-
rezza fantastica propria degli anni; esso non attesta meno per questo
gli amori e i diletti proprii del tempo in che fu scritto, se e vero
chenel pensiero de'giovani, incapaci di opporsi da se all' andazzo
comune del loro secolo, si riflette intero il concetto d' un' eta.
Molto piu poi appariscono que' vizii nel Cadmo, lavoro meditato a
lungo, e limato con diligenza dai Bagnoli uomo gia maturo.
II concetto di questo poema e la Civilta, ma la Civilta pagana, la
Civilta naturale, e per conseguenza la Civilta monca; nella quale il
soprannaturale non si marita col naturale, ne la Provvidenza divina
s accompagna colla liberta umana-, Civilta impossibile, siccome
quella che non tien conto delle attinenze che legano il genere uma-
ao col Divin Redentore, e spregia il falto del Cristianesimo regnante
DELLA STAMPA 1TALIANA 705
nelle nazioni incivilite. Pur questo argomento era per lo appunto
quello che piu agitava gli spiriti al tempo che esso fu scelto; e la
forma, nella quale fu incarnato era la propria di quella filosofia sen-
sistica, la quale allora dominava abbassando gl'intelletti alle vedute
di terra, di carne, d'interesse, anzi accecandoli, sicch& nulla scor-
gessero di quanto sovra i sensi s'elevava. II Bagnoli adunque pag6
il tributo al suo secolo ; ma non cosi che in cento luoghi non tras-
paia , anche a ritroso del proprio sistema, la mente alta e il cuore
cristiano.
Quanto alia esecuzione di quel concetto, egli non seppe distrigar-
si da'ceppi dell' allegoria e della mitologia, e tanto eccede nell' una
e nell' altra, che esse possono dirsi la veste della sua idea, lo stame
ch'empie 1'ordito della sua tela. In questo particolare il Bagnoli die
in un estremo che non venne comportato neppure dal suo tempo,
e i seguaci medesimi della scuola classica freddamente accolsero i
suoi canti epici. Questo difetto pero era compensato largamente
dalle qualita proprie dello stile del Bagnoli ; fra le quali spiccano
specialmente una facile ed armoniosa soavita di verseggiare , ed
una imaginosa vivacita di simililudini, di traslati, e di descrizioni.
Per chi non avesse ancora lette le poesie dell'illustre Samminiatese
giovera porgerne un lieve saggio in questa rivista. Valga per primo
esempio il seguente brano, dove e descritta la creazione.
Ed ecco in tanto numero converso
Di globi 'n moto, e tra quei moti loro
La possente Armenia che 1' universe
Temperava, com'organo canoro,
Con numero e misura in ogni verso
Scorrea celeremente in su i pi6 d'oro ;
E sotto i passi suoi le vie dell' etra
Eran sonanti, come corde in cetra.
Tempi e spazi tissava e centri e giri
Con stabil patto, econ quai rote intorno
A s6 medesmo ed al suo Sol s' aggiri
Ogni aslro opaco a condur 1'anno e il giorno,
E con quai Ibrze, ond'ei sia tratto e tiri
E parla, e faccia, onde partio, ritorno,
E i passi e le misure in ordinanza
Distribuiva alia perpetua dahza.
Serielll.wl.lX. 45 H jjfarro 1858.
706 RIYISTA
Ogni lucido centro a farsi lieti
All'aureo lume ottenne i propri erranti.
Qual fia tempra di corde, o di poeti
Voce che innumerabil cose cauti ?
Die al nostro Sol condurre i suoi pianeti,
E a questi intorno altri minor rotanti;
Dette alia terra nella notte bruna
Ministra e ancella 1'argentata luna.
Di cinque zone al luminar superno
La media oppose, e i cardini del mondo
In catene Ieg6 di ghiaccio eterno ,
Fissi al moto del cielo obliquo e tondo ;
Onde tra doppia tempra e state e verno7
E distingueva il bel raggio giocondo
In setle liste, e 1'aria in sette tuoni,
Conformando tra lor colori e tuoni.
E diede voce all'Eco, all'Iri veste,
Biondo crine all' Aurora e roseo viso,
Fosco ammanto alia Notte, alle tempeste
Spirto, ale ai venti, ed alia calma il riso.
Ombra, o valli, e voi luce, o monti, aveste ;
Tu fosti dalla terra, o mar, diviso;
E tu pur anco, o Eternitade immota,
Nel giro enlrasti dell'eta che ruota.
Da tale oprar la Dea col sommo ingegno
Poi medito mirabile lavoro.
L' universe ristrinse in breve ordegno
Contesto di sua man d'ebano e d'oro.
A selte corde teste in cavo legno
Die 1'ambrosia celeste, e pose in loro
La ragion delle efere, e fee la cetra
Armoniusa ed emula dell'etra.
Intanto Amor sulle derate piume
Avvalorando 1'universa-mole ,
Lieto della grand'opra, all'ombra, al lume
D'astro in astro scorrea, di sole in sole,
E ne rendea ciascun perenne fiume
Propagator di successiva prole,
Pien di calda virtu, che in lui s'interna
Al caldo mista di sua face eterna.
Yoi del sommo Fattor prole gemella
Germani e sposi, Amore ed Arnionia,
Tornasle dall'ovrar di Stella in Stella,
E v'incontraste per 1'azzurra via ;
Siccome tortorella a tortorella
Coll'ali tese per baciar s'avvia ;
Ove il santo connubio celebraste
L' universe in un bacio inebriaste.
.8281 i..:v/\'. ft G*
BELLA STAMPA 1TALIANA 707
Tremaro i poll di piacer, si scosse
Fin dal centre la terra, e lagioconda
Volutta, come lampo, dilatosse
Per entro al suolo, al fuoco, all'aria, all'onda ;
L'onnipotente allor 1'anima mosse
Per la natura universal feconda
Dove pin, dove meno compartita,
E diffondeva oceani di vita.
Esso e tolto dal Cadmo, e a noi sembra verissimo ci6 che ne giu-
dica il ch. sig. Conti, esser questo per ispleridore d'imagini, varie-
ta di concetti, e fatilita di verseggiare soavissima e verissima poe-
sia. Queste altre ottave son tratte dalla cantica romanzesca TOr-
landoSavio, e valgano afar pregiare 1'arte dello scrivere con quella
dolce semplicita e serenita di modi tanto dimenticata dai nostri pii
recent! poeti. II Bagnoli s' introduce cosi nel canto ove descrive le
avventure di Elpinice, e del quale copieremo qui soltanto le prime
sinque strofe per amore di brevita.
Credo che non vi sia piii gran diletto
Di quel d'un navigar per placid' onde,
Quando il ciel ride con sereno aspetto,
Ne pioggia il turba, e nube non 1'asconde ;
E libeccio in catene a forza stretto
Freme nelle caverne sue profonde;
E dibattendo 1'ali, il grembo a Teti
Fan tremolar gli zefiiretti lieti.
Allora i rematori alternamente
S'odon cantar gioconde canzonette ;
Piena e la nave di festosa gente,
Che in poppa, in prua 1'onda a mirar si mette ,
Che percossa da' rai del Sol lucente
Le bellezze del cielo in se riflette.
Sembran UQ strato i bei flutti marini
Di perle scintillanti e di rubini,
0 come specchio in cui sua bella imago
Vaglieggia il ciel tra candido e vermiglio,
E vi traspar, com' entro a puro lago
Dal margine traspar la rosa e il giglio.
Al labbro e all'occhio scintillante e vago
Di te, Nice gentil, lo rassomiglio,
Quando vuoi dir qual fiamma in petto annidi,
Ed all' amante ti rallegri e ridi.
708 RIVISTA
Si spinta avendo la velata nave,
I paladini dalla curva sponda
Dolce diletto al mormorio soave
Prendean dell' aura al lorcammin seconda;
StavaDsi intorno alia spalmata trave
Assisi a rimirar la tremula onda,
Mentre a misura, onde piu via si faccia,
Giungeano al vento i remator le braccia.
Mirano la sonante onda percossa
Tutta incresparsi di canuta spuma.
La doppia fila giovanil, di mossa
la mossa, par clie ognor piu lena assuma,
Spicca la nave ad ogni data scossa,
Come ad un soffio va leggiera piuma,
E striscia sopra 1'acque, come snella
Fende 1'aria la negra rondinella.
Eppur queste son lavoro di eta, fresca, quando il soprabbondare
clella fantasia e grande impedimento alia parsimonia e castigatez-
za. Ma il Bagnoli, che nel resto dei suoi canti non e dissimile dai
due luoghi citati, avea dalla natura ingegno capacissimo, e gusto
squisito sopra i suoi contemporanei. Se e' fosse nato un mezzo se-
colo piu tardi, e cosi alle doti sue proprie avesse potuto aggiugnere
quelle della filosofia e dell'arte crisfiana, ravvivatesi negl' intelletti
piu robusti in questo mezzo, non dubitiamo di asserire ch' egli a-
vrebbe colta la palma tra i poeti viventi.
Ma se e cosi qual pro del ristamparlo ? Perche le buone qualita
dello stile son pregi anch' essi , dai quali pu6 cavarsi profitto ;
perche e bene ancora vedere gli errori in che caddero i migliori
ingegni per evitarli-, perche fmalmente potesse il Bagnoli soprav-
vivere ne'suoi scritti presso i suoi amici e i suoi concittadini, e far
fede in qual modo una volonta costante pud superare gli ostacoli
oppostile dalla fortuna. Pur tuttavolta con tutte queste ragioni non
avremmo saputo appro vare 1' edizione degli scritti del Bagnoli, se
una mano perita quanto affezionata, non avesse cercato disgom-
brarne quel molto che oltre aU'increscimento ed al fastidio avrebbe
ingenerato dispregio nel lettore. Questa mano arnica la trovo il Ba-
gnoli nel suo concittadino Augusto Conti, uomo di religione spec-
chiata, di mente comprensiva e di gusto squisito nelle lettere. Esso
in primo luogo ha saputo portar la falce pietosa fra i rami troppo
BELLA STAMPA ITALIANA 709
lussureggianti di questi alberi. Cosi nel Cadmo i venti canti che esso
comprendeva son ridotti ad undici,i quali formano un tutto intero,
lasciando nella meritata oscurita battaglie, amori, mitologie ed al-
tre superfluita cosiffatte. Dei quarantotto canti dell'Orlando Savio
ha seelto solo tredici luoghi i quali possono stare da se ed alletta-
re un poco piu la curiosita e 1'attenzione del lettore. Delle altre
poesie ha scelte le migliori fra le stampate, e aggiugnendovi solo
quattordici sonetti degVinediti n'e uscita una sufficiente ed utile
raccolta. Un cosi savio discernimento giovera alia memoria del Ba-
gnoli, e al vantaggio dei giovani che ne vorranno leggere le poesie,
E per questi specialmente il sig. Conti ha fatto un lavoro vera-
mente lodevole, e che vorremmo imitato da molti letterati del suo
conio nel porre che fanno a stampa gli scritti altrui. Esso ha posto
di luogo in luogo delle note critiche, le quali compiono a un tem-
po questo triplice ufficio; cioe dichiarare le parole o i sensi oscuri
dell'autore, indicarne i concetti e le maniere false, assegnandone la
cagione, illustrarne i tratti piu belli ed il segreto magistero che li
rese tali. Per tal modo la lettura di questo libro non solo eresatol-
lerabile ed innocua con quello che 1'autore ha prudentemente moz-
zato dalle poesie del Bagnoli ; ma essa e resa dilettevole ed utile
vuoi con cio che del Bagnoli e rimaso, vuoi con ci6 che il Conti vi
ha aggiunto del suo. Per la qual cosa si rende ancora desiderabile-
il secondo volume dove si promette la versione dell'Eneide insieme-
colle prose italiane e latine del Bagnoli. Questo volume non potra-
non riuscire utile alle lettere , quando il chiaro editore nell' ordi-
narlo e chiosarlo non si diparta dalle regole seguitate nel prima
volume.
II.
Tre articoli dello SPETTATORE di Firenze nei suoi nutneri dei 14,
21 e 28 Febbraio 1858.
Lo Spettatore, giornale di Firenze, che da qualche tempo pareva
dimentico dei fatti nostri , si e ora occupato di bel nuovo di noi a
proposito della Rivista da noi scritta, nel fascicolo del terzo Sabbato-
di Gennaio del 1858, sopra il libro di Ferdinando Ranalli intitolato ;
1
710 RIVISTA
Storia delle belle Arti in Italia. La quale opera volendo egli difen-
dere contra le nostre censure, ci vienesopra per la penna del signor
Achille Gennarelli , con una di quelle grandini d' improperii che
piovevano gia nel 1848 dalle nubi fulminant! del Gesuita moderno;
e che portate dal vento che soffiava , e aiutate dalla tragica elo-
quenza di chi le avventava, ebbero allora un qualche effetlo mo-
mentaneo a favorire i movimenti della riscossa italiana. Sospettia-
nio nondimeno che il copista abbia a restare molto al disotto dell'o-
riginale, e la copia abbia a sembrare agli uomini assennati un ana-
cronismo dopo la straordinaria mutazione dei tempi. I cinque tomi
del libello famoso trovavano gli animi preparati, la riputazione del-
1'autore gigantesca, il vocabolario dei vituperii di edizione recen-
tissima, e, quel che piu importa, la tipografia italiana o tiranneg-
giata , o infeudata dal partito libertino, contro cui niuno pareva
osasse zittire in difesa. Oggi il vocabolario degl1 improperii e logo-
ro, gli animi alquanto scaltriti dall'esperienza, 1'invenzione ranci-
da , le orecchie ottuse dal troppo; e per colmo della disdetta, alia
stampa libertina e contrapposta in ogni angolo d' Italia una stampa
cattolica , a cui non manca ne coraggio , ne torchio. In tali condi-
zioni capira lo Spettatore che tutte quelle lunghe colonne di vecchie
invettive sono per la Civiltd Caltolica innocentissime, come il dardo
del vecchio Priamo : e noi siamo tanto piu lieti di lasciarle cadere,
quanto ci riconosciamo piu incapaci nel maneggiare cotesta specie
di eloquenza. Dove non possiamo a meno di non osservare che gli
scrittori libertini sogliono strillare tanto pid forte contro chi li toc-
ca, quanto essi sogliono essere piu gagliardi nell'ingiuriare altrui.
II che crediamo provenga da questa singolarissima cagione. Essen-
dosi quei valentuomini, forse per la lunga abitudine, fitta in capo
la strana idea di dovere essere essi soli a parlare, in quanto si cre-
dono di essere essi soli 1' Italia, la nazione, ogni cosa; come si veg-
gono tocchi, strillano e si arrovellano ne sanno rifarsi dallo stupore
che trovisi chi tanto ardisca. Cosi solamente puo spiegarsi 1'accusare
che lo Speltatore fa la Civilta Cattolica di maligna ed invida , che
dice male di tutti e non la perdona a nessuno , e malmena tutti i
buoni e va discorrendo. Supposto che essi credano la loro parte
BELLA STAMPA ITALIANA 711
essere il tutto, s'intende tosto che noi la pigliamo con tutti quando
censuriamo gli scritti della parte loro. Ma se consentissero a rico-
noscere che fuori di questa vi e pure qualche anima viva in Italia,
si accorgerebbero che la Civiltd Cattolica assai spesso loda e non
biasima, fmo ad aver forse dato qualche volta nel soverchio piutto-
sto pel primo che pel secondo rispetto , e da qualche benevolo ne
siamo stati ammoniti. Ma i lodati dalla Civiltd Cattolica non conta-
no per nulla, il censurare gli scritti del libertini e censurare tutti,
perche essi sono tutti ed il tutto, e cosi toechi appena, danno in
escandescenze da mettere compassione del fatto loro.
Ma noi poste in disparte le parole di vilta, impudenza, audacia,
menzogne, calunniatori, turpitudinc abbominevole, persecuzione, me-
dio evo, fango del giornale romano, fatti shall, e simili altri sostan-
tivi ed aggettivi, che sono 1'unico argomento delle due prime co-
lonne dello Spettatore, passeremo immediatamente alia terza, la cui
prima parte ci consola con due centellini di confutazione , seguiti
immediatamente , nell' altra meta della terza e nel principio della
quarta , da una seconda scarica d' artiglieria contro i Compilatori
pazzi da manicomio, falsarii, ignoranti, insidialori, giuocolieri di
sperimentata malizia, eccetera, eccetera. I due tentativi poi di con-
futazione che trovano il loro compimento nel numero dei 28 Febbraio
(le cui due prime colonne in bollore d'invettive non la cedono alle
precedent!) , possono riguardarsi sotto due aspetti ; cioe 1 ragioni
personali^ 2 ragioni critiche. E di ciascuno diremo alcuna cosa.
E quanto al primo cominceremo dal ringraziare chi ci fornisce
le onorevoli informazioni intorno alia probita, alia riputazione let-
teraria, alle angustie dotnestiche, alia lontananza dalla patria e so-
prattutto alia sincerita religiosa dell' Autore dell' opera da noi cen-
surata ; al quale siamo sommament£ dolenti di avere , parte per
inconsapevolezza , parte per necessita , recato un qualche aggravio
nelle sue afflizioni. Ma appunto perche savio ed onesto, il chiaris-
simo Autore non pretendera obbligare ogni censore che giudica di
un libro, a conoscere la patria, la famiglia, 1'asse ereditario, i pe-
ricoli corsi , i danni portati nel pubblico e nel privato, e checche
altro appartiene alia persona di chi scrisse il libro censurato. Quan-
712 RIVISTA
do si pubblica lealmente un parere sopra un libro , si dee solo por
mente adinformare i lettori del bene o del male che se ne puo rac-
cogliere; il che dipende unicamente dal libro. Ed appunto per que-
sto e vietato ad ogni scrittore onesto di lasciare il libro ed avven-
tarsi alia persona: lasciare , esempligrazia , 1'articolo della Civilta
Cattolicaed. avventarsi contro qualcuno de'suoi redattori. E che tale
sia il nostro procedere , lo dovrebbe sapere per esperienza lo stesso
signor Ranalli ; non solo per le lodi date in questa stessa Rivista con
ogni sincerita aquellaparte delFopera che ne parve lodevole; ma
ancora per gli elogi tributati altra volta all' opera sua letteraria, con
tale copia di parole e di affetto, che poco si addirebbe ad invidiosi
che volessero discreditarlo * . Vero e che alle lodi della opera lettera-
ria tennero dietro i biasimi della storica. Ma che colpa abbiamo noi,
se diciamo le cose come le troviamo? Dicemmo allora bene della let-
teraria, dicemmo male della storica: lodiamo oggi laparte artistica,
biasimiamo lo spirito poco religioso. E perche? Perche tale e la
verita del fatto, e sacra ci e unicamente la verita.
E questo confronto della presente opera del Rarialli con le pre-
cedenti serva di risposta al rimprovero che ci fa lo Spettatore con-
trapponendo ad alcuni errori da noi censurati in questa certe belle
verita dall'Autore pubblicate nelle precedent! : quasi il censore di
un libro potesse condannarsi a leggere tutte le altre scritture della
medesima penna. Che a questo sia obbligato il tribunale prima di
condannare le persone, sia pure : giacche le persone hanno merito
o demerito da tutte le opere loro. Ma un libro fa bene o male tutto
da se: ne i lettori che inghiottiscono un errore in un libro, si bri-
ganopunto di andare a cercare se altrove FAutore medesimo abbia
scrittoaltrimenti. Cionondimeno, se anche volessimo accettarel'ob-
Lligo che lo Spettatore vorreblje imporci ( un po' grave e quasi ri-
dicolo) di non censurare un' opera di Autore vivente senza legger-
nele altre; questa volta ci troveremmo averlo in parte adempiuto, e
saremmo condotti a ribadire il gia detto, trovando nelle due opere
precedent! quel medesimo contrapposto di lodevole e di biasime-
i \edi Civilta Cattolica, II Serie, vol. XII , pag. 75 e segg.
BELLA STAMPA 1TALIANA 713
vole che notammo nello spirito , con che fu scritta 1' ultima storia.
II quale spirito pu6 essere nel Ranalli, come dicemmo, o sventura
0 colpa : machecche sia, e quello poi finalmente che lascial' ultima
impressione negli animi, specialmente se giovanili ed incauti, dei
leggitori. E qui, poiche abbiamo toccato dello spirito, nella cui
generate reita sta propriamente il vizio di quest' opera; osservi il
lettore che il suo carattere buono o reo non puo gia ritrovarsi in
una o altra frase del libro , o di mold libri d' un Autore 5 ma dee
cercarsi nella costante ripetizione delle dottrine medesime ( sieno
pure piu o meno sottilmente velate) ogni qualvolta 1' occasione se
ne presenta. Posto poi che debbasi dar conto dello spirito di un li-
bro senza poterlo tutto trascrivere , come fara egli il censore per
giustificare le note che vi appone ? Vede ciascuno ch'egli e costretto
ad accennare in unaformolettacompendiatissima ildifetto o il pre-
gio di una dottrina, citando la pagina affinche il lettore ne giudichi
da se medesimo.
E cosl appunto citammo noi ben molti passi del Ranalli in quella
rivista (III serie, vol. IX, pag. 191): ma cotesto modo di censura dallo
Speltalore vien detto falsificazione. Vedranno fra poco i nostri letto-
richi sia, fralo Speltatore e la CivillaCattolica, colui che ha falsificati
1 sentiment! e i passi citati : a noi basta per ora avere spiegato al
lettore qual sia il fondamento, con cui abbiamo giudicato lo spirito,
non gia della persona, ma della storia artistica del Ranalli. Dopo le
censure apposte da noi altra volta a\\eStorie italiane, non trovando
correzione nella storia delle arti , vedendo anzi nell' ultima ribadite
le dottrine censurate nella precedente, e naturalissimo che for-
miamo il concetto che il medesimo spirito continui a maneggia-
re la penna : pognamo pure che gli errori ed i traviamenti ad uno
ad uno potessero alia meglio, non diremo gia scusarsi, ma com-
patirsi. Coteste inesattezze di una frase ben possono cadere inav-
vertitamente quando sono rare e presto rivocate. Ma quando altri,
non che rivocarle, le ripete e nella stessa opera e in opere successi-
ve , esse si chiariscono dottrine professate per principio, non isba-
gli sfuggiti per distrazione.
714 R1VISTA
Cionondimeno siamo lietissimi di sapere dallo Spetlatore che il
Ranalli wede e professa sinceramente la religione nella quale e nato;
perche, tenendo vera la legge di Cristo, non vnb voler sostiluire
la menzogna alia verila, perche non assucfatto alle imposture non
saprebbe e non vorrebbe inventare una nuova religione. Queste
belle parole sono per noi gran conforto ; e maggiore ancora per
cio cbe 1' avvocato del Ranalli soggiunge , tale essere il sentimento
di tutta la sua parte. Lo pregheremo nondimeno di osservare che
cotesto interno sentimento allora soltanto pu6 valutarsi al cospetto
della societa , quando la legge di Crislo si spiega con Y autorita
della Chiesa, e quando 1'interno credere si riproduce nelle scritture
messe a stampa. Nelle quali se noi troviamo poca armonia con
que' sentimenti , T essere molli e rispettabili i nomi di coloro che
scrivono, non diminuisce, anzi raddoppia il danno che esse recano,
e 1'obbligo in noi di censurarle. II cbe serva di risposta all1 accusa
dell' avere noi confutato que' tanti nominati nello Spettatore ; al-
cuni de quali, quando ce ne porsero occasione essi stessi,ben volen-
tieri abbiamo anche lodati. E tanto basti intorno alle ragioni per-
sonal! : veniamo ora alia parte critica dei tre articoli.
L' avvocato non ha creduto opportune ormare colla sua confuta-
zione i passi della Civilta Catlolica : anzi nel terzo articolo, dato
un catalogo delle nostre citazioni intorno al Ranalli , soggiunge :
Se in questa indicazione non si trova T ordine progrcssivo dei nu-
meri , e perche abbiamo tenuto dietro al disordine della Civilta
Cattolica, alia quale essendo necessario di lutto confondere, a ren-
dere credibili le sue falsificazioni, non poteva mantenere T ordine
delle cilazioni. Rimprovero, in cui, colla parte scortese, non manca
la parte comica.
Sarebbe stato lepido che, dovendo noi in quell' opera censurare,
religiosamente parlando , lo spirito eterodosso, e politioamente lo
spirito libertino ^ tutto lo spirito irreligioso avessimo dovuto tro-
varlo per ordine di pagine nel primo tomo, diviso in eterodossia e
paganesimo, e tutto lo spirito libertino nel s^condo, per citare cosi
le pagine per ordine ! Si direbbe che lo Spettalore non abbia mai
fatto la rivista di un libro ! Ad ogni modo avendo egli senza ordi-
DELL A STAMPA ITA LIANA 715
nare le pagine disordinato il filo del discorso , e con tal disordine
snervati i nostri argomenti, noi siamo costretti a tornare a quell'or-
dine , non di pagine , ma di materie , con cui fu scritta la pri-
ma censura.
II cui primo argomento potrebbe ridursi a queste poche parole:
« Non e religioso lo spirito di un libro che del Cattolicismo roma-
no ragiona costantemente con discredito, mostrandosi ammiratore
del paganesimo. Or tale e 1 opera da noi censurata ». La prima di
queste proposizioni viene da noi confermata con molte prove, e la
maggiore, accennata in poche parole, e trattadal primo volume (pag.
28), ove il Ranalli considera che (sono sue parole) V eccessivo culto
di Santi, sembrando togliesse gran parte di quello dovuto al sommo
ed unico Iddio, dava motivo ai nemici della cristianita di accusare
la Chiesa della medesima idolatria c/i' ella aveva combaltuio nei pa~
gani. Ma di do non appartiene a questa istoria disputare. Cosl il
Ranalli. Or come lo giustifica dalla nostra imputazione lo Spetta-
tore? Invece di coteste parole poco cattoliche, egli trascrive dalla
stessa pagina un altro testo del Ranalli , soggiungendo: II leltore
pud giudicare se possa menlirsi con maggiore sfronlalezza. E noi la-
sciamo ai nostri lettori il giudicare se un avvocato possa rispondere
con maggiore accortezza.
Acapirepoi come la Civil la non abbiamentito, appuntando quelle
parole di poco ortodosse, basta il riflettere che quell' accusa si ri-
pete oggi dai protestanti che cercano invadere ed evangelizzare 1'Ita-
lia; che il dire quel culto eccessivo e un condannare la pratica aquei
di della Chiesa} che alle parole dava motivo un Cattolico avrebbe
sostituito si volgeva inpretesto;a\\e altre, sembrava togliesse il culto
a Dio, lo spirito cattolico avrebbe aggiunto, per cautela dei meno
accorti, una piccola confutazione, o almeno un'avverbioche ripro-
vasse cotesta stoltizia. L Auto re all' opposto con imparzialita poco
cattolica soggiunge che di ci6 non gli appartiene DISPUTARE : verbo
equivoco, ma che lascia intendere potersi dispulare se il culto fosse
eccessivo, se per esso se ne togliesse gran parte a Dio, se fosse ra-
gionevolel' accusa d' idolatria. Dottrine che sembrano ribadite dal-
1'Autore, (pagg. 32, 33) ove condanna I'abuso di molliplicare sover-
716 R1VISTA
chiamente le immagini del Scinli e Toslinazione nella Chiesa Latina
di lussurcggiare in immagini, . . . sorgente di scandali che lapub-
llica morale guastarono. Qui, come meglio vedra il lettore se con-
sulta 1'intero contesto, si biasimano ugualmente ela Chiesa e gli ico-
noclasti, tornando ai rimproveri d'idolatria fatti alia prima da'Giudei
eda'Musulmani. Quasi la Chiesa dovesse cambiare disci plina per le
maliziose o per le goffe scempiaggini dei suoi nemici. Questa con-
ferma abbiamo qui aggiunta, non tanto per ingagliardire la prova,
quanto per mostrare che, non per figura rettorica, ma a tutto ri-
gore di verita dicemmo nella citata nostra pagina (191) non recarsi
da noi tutti gli esempii di spirito eterodosso.
II che potra vedersi eziandio in quella medesima pagina 28, don-
de e tratto il primo argomento, e dove trasandammo ci6 che dice
TAutore, biasimando i molti altari eretti in una medesima chiesa.
Lo spirito cattolico,specialmente in Toscana, ove le pazzie inno-
vatrici del Ricci sono notissime, non avrebbe rimpianto, come
rimpiange il Ranalli, quel solo altare dei primi lempli e la reUgio-
sa semplicitd cacciata dalle prime chiese pei tanti altari ecc. (la-
inento condannato contro il Sinodo di Pistoia nella Bolla di Pio VI),
senza aggiungervi almeno una riprovazione di cotesta barbaric che
in tutto il popolo toscano eccit6 sempre tanto orrore. Speriamo che
1' apologista non rispondera , perito com' egli e , trattarsi qui di
bellezza artistica ; risposta che attribuirebbe al Ranalli un errore
d'artista, quasi il culto dovesse acconciarsi all' architettura, e non
piuttosto 1'architettura al culto.
La seconda prova dedotta dal primo volume (pag. 27 ) e che il
Ranalli ha trasformato nei primi Cristiani lo zelo di demolire gl'i-
doli in vendetta delle persecuzioni sofferte. Le parole dell' Autore
sono: Teodosio compie I' opera di Graziano con piii feroce ed ostina-
ta inimicizia ad ogni immagine di paganesimo .... fece al Senato
approvare ci6 che quel gregge di schiavi non avrebbe potuto ricusa-
re...Fu lasciato libero ai seguaci del Cristianesimo lo sfogo del loro
odio contro una religione , da cui sapevano essere stati lungamente
perseguitati .... Onde alia fanalica moltiludine , infiammata dalle
esorlazioni di QUELLI CHE PIU* AUTORITA AVEVANO nelle cose della loro
DELL A STAMP A 1TA LIANA 717
fede , non pareva vero, ecc. (pag. 27). Oralo Spettatore , per giu-
stificare il Ranalli e mostrarci falsarii , ha estratto da quella pagi-
na 27 un brano intermedio, interrompendolo appunto a quelle pa-
role , delle quali vedeva 1' avventatezza ( Onde alia fanatica mol-
titudine ecc.), e soggiunge tosto raccontarsi lo stesso dagli storici
piu ferventi del Cristianesimo , e vitupera la Civiltd Cattolica. Ma
certamente gli storici ferventi non avrebbero usati gli epiteti di
/Proceed oslinata; non avrebbero attribuilo alle persecuzioni soffer-
te 1'odio contro 1'idolatria: e cio indistintamente nei seguaci del Cri-
slianesimo; non avrebbero supposto che Vescovi e Papi infiammas-
sero il fanatismo delle moltitudini. Parole tutte cbe ben possono
trovare un avvocato clie le difenda , ma non troveranno un Catto-
lico che le appro vi. Di che capira lo Spettatore non biasimarsi da
noi lo storico che racconta distruzioni di monumenli , ma il Cattoli-
co che le racconta con parole poco cristiane.
La terza prova della Civilla Cattolica e dedotta dalla pagina 24
ove si biasimail detto che Constantino ( ' nome della piu infausta ri-
cordanza ) . . . . abbandonb Roma al governo di una razza spuria
di stranieri e di plebei. Qui lo Spettalore domarida se siamo pazzi
pel manicomio o falsarii pei tribunali, supponendo ai tempi di Con-
stantino il Governo temporale dei Papi ?
Noi in causa propria non ci arrogheremo di scegliere fra tribunal!
o manicomio : solo pregheremo lo Spettatore che ci spieghi a chi fu
lasciato da Constantino il Governo di Roma. Noi che avevamo letta
altre volte negli storici, e tra questi nel Cantu, che a Roma non fu
tolto il primato ; ne mai abbiamo incontrato altra moneta d' Impe-
ratore romano a que' tempi, fuor di Constantino; credemmo bona-
mente che Roma rimanesse sotto 1'antico suo Governo temporale. ne
sapemmo interpretare qual fosse quella razza spuria e slraniera che
ebbe in Roma un tal Governo. Tarito piu che, al dire degli storici, la
mzza spuria di cortigiani, di gente venale,di adulatori ecc.. trasmi-
gr6 da Roma a Constantinopoli : per lo che, tranne il Papato, in tutto
il rimanente non sapemmo trovare differenza di governanti. Che poi
il Papato incominciasse a governare, benche non sovranamente, in
Roma a' tempi di Constantino, ed anche prima, ci6 sebbene sembri
718 RIVISTA
allo Spettalore bugia o pazzia , e peraltro un fatto non meno evi-
dente nella storia, die necessario nel discorso. Gli storici, fra le ra-
gioni della traslazione dell' Impero , annoverano 1' ombra che rice-
veva da un sacerdozio si eminente Vlmperatore , . . il quale lo softriva
in Roma men pazientemente cheneU'eserciloun Cesarecke gli dispu-
tassel' Jmpero * . In Roma ancor pagana il Ponlefice romano dava gia
impaccio ai Cesari (DE MAISTRE). 2 Dagli storici medesimi sappiamo,
e se ne dolgono i giureconsulti cesarei , che gl'Imperatori avevano
abbandonato in mano ai Vescovi gran parte dell'autoritalegislativa:
i Vescovi medesimi riprovavano talora le leggi stesse degl' Impera-
tori : e questi lungi dal risentirsene, pubblicavano che certe leggi
dovessero sottostare all'approvazione deiVescovi. Ora che altro e
questo se non Governo?Governo spirituale bensi agli occhi del Cat-
tolico -, ma che dagli eterodossi ad ogni tratto appellasi invasione
della Chiesa o debolezza di Principi condiscendenti. In questo senso
dunque, che da scrittori liberaleschi non puo essere disdetto, la sto-
ria ci fa sapere che anche il Papa, almeno come gli altri Vescovi,
avea governo. II discorso poi ci dice che dovette averlo , non essendo
possibile fra Cattolici , specialmente in assenza del Capo supremo
dell'Impero, che non sovraneggiasse di fatto, se non di diritto, quel-
1'autorita gerarchica che, governando Vuomo morale, governa spiri-
tualmente si, ma appunto per questo potentemente , tutto 1' uomo
esteriore e il mondo sociale. Se dunque i Papi veramente governa-
ronoinRoma quando Constantino neabbandono laresidenza; se fuor
dei Papi il governo continu6 qual era per T addietro quando altri
Imperatori risiedevano a Nicomedia , Milano ecc., a chi si riferisce
quel tilolo di razza spuria e di stranieri, alle cui mani rimase ab-
bandonato il Governo di Roma? Tutto cio sia detto unicamente per-
che si comprenda che il dare del pazzo e dell' ignorante puo essere
talora un regalo pericoloso, e non e sempre come la saetta di Gio-
nata che mai non tornava indietro. Saremo del resto lietissimi che
il Ranalli non abbia avuto queU'intenzione sinistra,siavi o non sia-
1 BOSSUET, Discorso sulla Stor. Univ.
2 Vedi CAKTU' Epoca VII Affari retigiosi cap. IV.
-
BELLA STAMPA ITALIANA 719
vi la razza spuria , a cui ricadesse il Governo di Roma abbando-
nata da Constantino.
Passiamo ora alia quanta prova della Civilta Cattolica, che essa
deduce da quelle parole del Ramlii (vol. I, pag. 45), ove parlandosi
di S. Gregorio VII, quest! viene da lui tacciato di simonia. La Ci-
viltd Catlolica 1'accenno in due parole 5 e 1' avvocato che senti pro-
babilmente tutta la forza deirargomento, giudico pih prudente di
saltarlo a pie' pari. Ma coteste gherminelle, utili a difendere una
causa nel foro, non giovano a difendere nel mondo letterario e re-
ligioso. Se lo Spettalore stesso ripetesse ai suoi lettori le velenose
formole, con cui si straziaifi il Papato, e che giungono talora alia
bestemmia contro quel santo Pontefice, siamo certi che piu d' uno
di essi, benche avvezzo a cotesto frasario, ne sarebbe stomacato.
Lasciamo la falsita di fatto che i Romani avversassero la Sede apo-
stolica, cui tante volte difesero contro i tirannelli, e contentiamoci
di notare le formole del racconto, sempre favorevoli ai nemici del-
la Chiesa, sempre contrarie ai suoi fautori. II tiranno oppressors
del Pontefice vien detto V eloquente e coraggioso Crescenzio : quel
mostro di Arrigo IV lascio un forte esempio ai fuluri Cesari: Grego-
rio VII era salito sul Irono col fermo proponimento d' innahare i
Papi sopra i Re . . . . V ambizione e la prosper! ta della Chiesa gli
davano ardire .... facendo valere t aulorita del Pontefice conlro U
simonie (quasi il simoneggiare avesse dovuto essere lecilo al solo pa-
pa): induceva i Principi a sottomettere le loro terre a S. Pielro IN
ASSOLUZIONE DEI LORO PECCATi .... ad aumentare le ricchezze e il
potere della sede pontificia,seguitando gli esempii dellamalaugurata
razza dei Carlovingi .... gagliardo e&empio ai fuluri papi di lener
piu dalregno di questo mondo che dal regno dei Cieli (vol. I, pagg.
45, 46). Ecco il frasario cattolico di cotesta storia quando parladei
Papi, dei loro fautori e de' loro persecutor'!} e qui si tratta di un
Papa santo, it quale e accusato di simonia, di ambizione e di tenere
piu alia terra che al cielo! Se pure quell' ambizione non si riferisce
alia Chiesa, come forse la frase italiana porterebbe, ma che non vo-
gliamo credere per non rendere la bestemmia ancora peggiore.
720 R1V1STA.
Tutta cotesta contestura di frasario scandaloso viene trasandata
dallo Speltalore ben consapevole della impossibilita di giustificarlo,
non meno che quell' altra estratta dalla pagina 37, ove si dice si-
monia impudentissima cancellare i peccati con le elemosine. Cionon-
dimeno 1' articolista ha saputo evitare la taccia di non averlo toc-
cato, dicendo al fine della pagina 82, che avendo a parlare di que'
secoli, il Ranalli dovea naiuralmenle toccare delle simonie, come
S. Pier Damiano e il Muratori; avvertendo pero che non dee con-
fondersi la superstizione del medio evo con la reUgione santissima del
Vangelo. Che bel modo di TOCCARE nel Ranalli ! E che lealta di ri-
spondere nello Spettatore! Trascrivere parole innocenti e tacere le
irreligiose , e poi gridare falsaria la Civilla Cattolica !
Nota poscia la Civilta Callolica come certe invettive scappano
fuori a sproposito, parlando esempligrazia di Torre Borgia e dell'o-
dio di Pier di Cosimo al cantar dei Frati. Al che lo Spettatore ri-
sponde che avrebbe potuto dir di peggio: e di questo noi siamo piu
che persuasi; e che peggio dissero il Leibnizio (protestante) e il Raj -
naldi: il che non fa a proposito per la quistione. Abbiamo gia detto
che non trattasi qui d'esaminare i fatti, ma lospirito con cui si scri-
vono. Tutti quei Santi che hanno bramato la riforma della Chiesa, la
bramarono perche vedevano dei difetti ed anche delle colpe ; ma ne
parlarono in modo assai diverso da quello che tiene il Ranalli. Di
queste arti da avvocato tu ne incontri parecchie nell' apologia : co-
me cola ove si rinfaccia alia Civilta Cattolica di parlare prima di
Graziano e poi di Constantino : e poco appresso di sallare come un
giuocatore di prestigio dal primo al secondo volume : quasi fosse
falsario chi per investigare lo spirito di una scrittura confronta i
testi tra loro lontani ! Quasi lo spirito che e cattolico nell' ordine di
cronologia e d' impaginatura , perdesse il Cattolicismo col perdere
la serie dei tempi e delle pagine !
II sesto argomento della Civilta Cattolica e dedotto dalla pagina
7 del secondo volume , ove le guerre religiose si adducono per te-
stimonii di un secolo rotto a nefandezza. Ma di questo 1'articolista
non parla : come neanche risponde per giustificare la maniera ir-
riverente , con che si dice per la prosperita del pontificato essere
DELIA STAMPA ITALIAINA 721
cresduti monisterii, templi, altari e checche altro affezionava il roz-
zo e corrotto popolo, privo di ogni sentimento buono edumano. On-
de la religione mitissima del verace Evangelio di Cristo s1 allon-
tanava dai cuori ; e la superstizione fanatica e crudele piu salda
radicivi mettca ( vol. I, pag. 31 ). Singolari effetti del monisteri 7
del templi e degli altari !
Non cosi e dimenticato il rimprovero fatto dalla Civilta Caltolica
al Ranalli di aver lodato il clero veneto-, perche, essendo stato cle-
ro proprio e civilmente unito con lo Stato , fu cagione di sincera
affezione alia religione. Qui lo Speltatore, senza troppo brigarsi del-
1'intimo senso di coteste parole, abbandona alia Civilta Cattolica
questo argomento , e si fa apologista di quella repubblica perche
amo le reliquie de' Santi. Ma chi ha biasimato Venezia per le reli-
quie? Bella maniera di scambiettare nel rispondere! lam dic,Poslhu-
me , de tribus capellis.
Ne meno artifizioso e 1'attribuire alia Civilta Caltolica un accon-
ciamento di testo, perche al rimprovero precedente che sta a pagi-
na 39, un altro ne AGGIUNGE della pagina 361, intorno all'ammira-
zione del Ranalli pel paganesimo. Quell' AGGIUNGE e proprio un
gioiello ! La Civilta Catlolica in quel luogo torna da capo e fa una
transizione, quale potrebbe porsi nel separare due parti del discor-
so, dicendo (pag 196): All" avversione del Ranalli pel CattolicismQ
corrisponde V ammirazione verso i pagani. Questo andare a capo ,
questa transizione da una parte ad un'altra, che un retore ordinario
direbbe separazione , per lo Spettalore e una aggiunla al clero
veneto. Bene stat purche c'intendiamo col vocabolario.
II quale amore del paganesimo viene confermato dalla Civilld Cat-
tolica con varie pruove che non hanno piu senso, quando sono se-
parate dall'assunto, come fa loSpettatore parlando di Zoroastro. Le
parole del Ranalli che tanto spererebbe dalle opere di quel Savia
per comprendere il mistero doloroso della vita umana e i principii
della creazione , suonano o non suonano ammirazione? £ o non e
ammirazione delle repubbliche di Greciae diRomail trovare in esse
uri ammirabile educazione pubblica che con esse fini (pag. 218, vol..
Serie III, vol. IX. 46 11 Marzo I8u».
722 RIVISTA
II)? Lo Spellatore ci accusa in tal proposito di falsita, perche quel-
1'educazione vierie delta mirabile, per 1'ispirare che faceva il senti-
mento della bellezza: senzaavvedersi che in questostesso amoredella
bellezza, separate presso quei pagani dall'onesta, dimora appunto
uno dei caratteri della morale paganachenoi lamentiamonelRaualli.
E tornando alia scuola d' Atene, e o non e ammirazione pel pagani il
domaridare : Dove Irovare esempii personificabili di sapienza, fuor del
tempi anlichi, quasi non vi fosse un sapiente insigne fra i Cristia-
ni ? £ o non e ammirazione per Giuliano il dircelo invaghito della bel-
lissima faccia di gloria, dolato d ingegnoper rialzare I'abbattuta mae-
sla di Roma , scusandone poi 1' apostasia in quantoche la cristianiia
uscita dairumile e puro silenzio de'solterrand e delle catacombe era
offuscatadalle eresie, e deplorando, non gia Tapostasia di quell'em-
pio, ma 1'essergli fallitorintento? Tutto questo si trova nella stessa
pagina 25 delRanalli, e lo Spettatore dice che \ACiviltd disgiungeepoi
rappicca. Ma sapete perche? Perche prima aveva parlato di Constan-
tino, dimenticandosi di citarela pagina 20. Nella qualeil Ranalii ve-
niva accusato dalla nostra rivista d'aver perdonato a Constantino
1'essersi fatto cristiano, in quanto la sua conversione era stata
poco sincera ed avea couservato in parte il gentilesimo. Lo Spet-
talore per giustificare il suo cliente ne reca quelle sole parole:
La conversione di Constantino non fu tutta sponlanea. Ma per-
che non soggiungere le altre? Perche non dirci che a mostra-
re Constantino cattolico per necessita piu che per intirna persua-
sione, il Ranalii adduce 1' aver egli rispettato i monumenti del
cullo de'suoi maggiori? Che con una mano innalzava basiliche, col-
Taltra abbelliva i templi degl'lddii ? Che la religione di Cristo voi-
le... quelle praliche e forme esterne che gradilo all' impero aveano
falto il Pagancsimo1! fpagg. 19,20) i. Tutte coteste parole, dice lo
Spettatore, significano che tlmperatore non fece violenza ai sudditi,
1 Se la Civilta Cattolica avesse voluto notare nella sua rivista tutte Ic pro-
posizioni poco ortodosse, avrebbe potuto aggiungere in questo medesimo passo
«he il Ranalii suppone in quella pagina, come il protestante Guizot, che Yittitu-
tuzione dell episcopato non fosse al principle del Cristianesimo , e che 1'episco-
pato venisse cangiando in assoluta podesta le congreyazioni dei primi tecoli.
BELLA STAMPA 1TALIANA 723
perche abbracdassero altra religione. Davvero ? Ci rallegnamo con
10 Spetlatore, di aver trovatauna nuova lingua italiana.
Prova del paganesimo in morale recansi dalla Civilta Cattolica
1'ammirazione e le esortazioni del Ranalli per lepitturechen'n/oco-
lavano il popolo sanese nel disperato desiderio di liberla della patria;
e di ci6 tace al tuttol'avvocato. Ma non tace gia intorno all' elogio
fatto dal Ranalli a Raffaello con queste parole : La sua inclinazione
al dileito della came non impedi che il suo costume fosse esempio ecc.
Lo Spetlalore trova qui ragione pel lettore di difftdare che not parlia-
mo falso,\° perche il Ranalli non ha lodatoT incest o, l'adulterio,il fur-
to, (pag. 84 colonnaterza}, ma solo notato i suoiamori, che alia fine
erano con donna libera e nascosli : 2° perche non ha confessalo che
Raffaello fosse sfrenato a licenziosi eccessi : 3" perche il Ranalli da
11 titolo di angelo al Sanzio , quando nota la divinita del suo inge-
gno nelfigurare le cosecelesti: -4° perche il Vasari e ilRembo nefe-
cero elogio consimile.
Vede il lettore che la prima parte dell' apologia sarebbe appunto
una conferma dell'accusa: giacche e egli linguaggio cattolico lodare
come uomo perfetlo un donnaiuolo, purche faccia in segreto? Que-
sto si poteafare dai pagani per Socrate-, ma fra Cattolici il linguag-
gio non corre.
— Ma il Ranalli non consente col Vasari che fosse sfrenato a li-
cenziosi eccessi. — Risponde il Ranalli stesso rimanere sempre incon-
trastabile che il Sanzio amasse le donne ed unaperdutamente (pag. 36).
— Ma fu detto angelo per la divinita dell' ingegno. — Ecco la
frase : Se la natura intese mai a formare un uomo in ogni parte per-
fetto, Raftaello fu certamente quel desso , vero angelo mandato dal
cielo per innamorarci ecc. (pag. 32). Se avesse detto pittore perfettor
la ragione dello Spettatore varrebbe : ma uomo e piu che pittore.
— Ma il Vasari dice a un dipresso il medesimo. — Anzi la ci-
tazione del Vasari addotta in difesa e un argomento di piu del poco
cattolicismo, con cui scrive il Ranalli. Perciocche il buon Vasari,
prima di direi che Y anima sua e da credere che abbia dise medesima
adorno il cielo , premette che vicino a morte il Sanzio , come cri-
sliano, mando Vamata sua fuor di casa con altri segni di vera pietaj
724 RIVISTA
poi confesso e contrilo fimil corso della sua vita 1. Le quali cose
tutte si sono troncate dal Ranalli, quasi a volere evitare quel puzzo
di conversione cristiana. Egli 1'avra fatto per tutt' altro motivo che
a noi non tocca giudicare : ma il leltore non disdira che, se avesse
voluto evitare a vero studio ogni ombra di Cristianesimo , non
avrebbe potuto troncare il testo del Vasari piu opportunamente. In-
torno poi all'epitaffio del Bembo, basta ricordare il proverbio: Bu~
giardo come un epitajfio : senza dire e del carattere morale dell' epi-
grafista, e del genio consueto di que'latinisti del cinquecento, cui
1' antitesi Ae\V integer, integros dovea parere tal gioiello da usare
indulgenza a danno della verita.
Del resto tutto questo e un di piu: chi vuol vedere la tinta gene-
rale di quell' elogio , ne legga la conclusione a pagina 34. Vedra
che le preziose reliquie (del Sanzio) furono di tanta virtu, che acce-
sero T agghiacciato secolo con insolila riverenza ecc. che s' inchine-
ranno con devolo ossequio tutte le generazioni amiche del buono e del
bello a pie del Sarcofago del Sanzio, e verranno nel pensiero che, se
nel XV secolo erano grandi scelleratezze,eranopure grandissime vir-
tu. Questo linguaggio un Cattolico lo adopera per onorare i Santi:
e rivolto a tal uomo non puo fare a meno di urtare il sentimento di
chiunque distingue il sacro dal profano ed il hello artistico della
honta morale.
Fin qui abbiamo mostrato la lealta dell' apologista del Ranalli e
la falsita della Civiltd Catlolica nell' accusare questo secondo di
spirito poco cattolico. Dovremmo ora esaminare allo stesso modo
1'apologia per rispetto allo spirito politico. Ma poiche da un canto
in opera di buona fede la meta delle prove recate potrebbe bastare
a giustificarci, e dall' altro anche lo Spettatore riconosce troppo ar-
dita in materia politica una frase del Ranalli, ci contenteremo del
fm qui risposto : tanto piu che dopo la stampa di quella Rivista (9
Genn. 18o8) il fatto spaventevole del 14 imponead ogni censore
onesto e cristiano un riserbo che prima sarebbe stato eccessivo.
Non torneremo dunque a toccar cosa che possa tribolare nuova-
\ VASARI Edizione di Venezia 1828, pag. 260, del vol. VII.
BELLA STAMPA ITALIANA
mente quell'Autore sventurato e dabbene, il quale Dio sa se avreb-
be voluto che un avvocato venisse ad obbligarci a ricordare e chia-
rire in pubblico ci6 cba a lui sarebbe slato probabilmente piu utile
mandare in oblio. Certamente non siamo noi che abbiamo voluto
rifrugare coteste piaghe; compiuto il debito di mettere in guardia
1'universale, noi avremmo lasciatain pace una persona, percui non
abbiamo alcun titolo di avversione personale e molti ne abbiamo di
stima e di riverenza.
Qui potrebb'essere finita la nostra rivista che mostrera, speria-
mo, ai nostri lettori (non certamente a quei dello Spettalore), quanto
siano ponderate le nostre censure ; nelle quali ci studiamo sempre
che i biasimi sieno anzi minori cha maggiori del demerito. Ma resta
allo Speltalore, un argomento estrinseco che, cominciato nel primo
dei tre articoli, e stato potentemente ribadito nel terzo : di che si
pu6 credere che in esso 1' articolista riponesse il suo Achille. E
quell' argomento si trae dalle approvazioni censorie e dal silenzio
della Congregazione dell'Indice intorno alia prima edizione del Ra-
nalli. Ora diciamo noi: se \oSpetlatore pu6 trovare impudenza, men-
zogne , turpiludini abominevoli , fango del giornalismo e va dicendo
nella Civilta Cattolicafirmata. dalla censura di Roma nel 1858, com'e
possibilecheegli dia tal peso alia censura fiorentina, che non sia le-
cito biasimare un'operache ella abbia firmato nel!845? E poi com' e
possibile che voglia condannarci a sapere tutti i libri che furono ap~
provati in quel tempo, quando nella seconda edizione non si trova
mentovata quell'approvazione ? Quanto alia Congregazione dell' In-
dice, 1 articolista s' ingannerebbe a partito se pensasse cbe un libro
in quello non contenuto nominatamente, sia per cio solo libro buo-
no e pero approvato dalla Chiesa. Non tutti i libri sono recati alia
conoscenza della Congregazione, e quand'anche fossero, il solo fat-
to di nori averli condannati non e segno di averli approvati.
726 RIVISTA
III.
Scritli varii del Dotlor LUIGI MAIM.
La patria del Sigonio e del Muratori non fu mai scarsa di nobili
ingegni, che alle classiche lettere congiungessero gli studii seven
della critica e della erudizione. E che nol sia anche oggidi, bastano
a provarlo i nomi illustri di un Cavedoni, di un Parenti, di un Ve-
ratti , di un Galvani e di altri che 1'Italia venera come maestri nel-
le diverse discipline, cui hanno arricehite e seguono ad arricchi-
re co'loro scritti.
Ora al bel numero di cotesti eletti ingegni, onde fiorisce Modena>
deve ascriversi anche ilDottor Luigi Maini, autore di parecchi opu-
scoli eruditiestorici,piccoli di mole ma pieni di buon succo di erudi-
zione e per chiunque misuri il valore de'libri non a spanne o a peso
di carta, ma dal buono che contengono e dal molto che costarono di
studii e di fatiche, pregevoli assai piu di molte altre opere che fan-
no oggidi nel mondo tipograQco ingombro voluminoso. Oltre poi
1' essere pregevoli per se stessi, son tali ancora doppiamente per le
belle speranze che danno del tanto piu e meglio che 1'Autore, tut-
tavia fresco di eta, promette col crescere degli annie degli studii. I
suoi lavori furono messi a stampain varii tempi, ora a parte, ora in
raccolte periodiche e specialmente in quella pregevolissima degli
Opuscolireligiosi, morali e lelterarii di Modena ; e noi ne abbiamo
fatto qualche menzione altrove , ma qui li raccoglieremo a breve
rassegna, dalla quale potra il lettore facilmente giudicare dello spi-
rito e del merito dell'Autore.
Tn primo luogo ricorderemo le edizioni da lui fatte di scritti al-
trui inediti o dimentichi, e preziosi per valore storico o letterario.
Tali sono primieramente due Lettere di Alessio Visdomini gentil-
uomo ferrarese , in cui sono minutamente descritte le cerimonie
deirinaugurazione al seggio ducale di Ferrara di Ercole II nel 1534
e di Alfonso II nel Ioo9 1 : le quali lettere, benche siano a stampa
1 Sopra I'avvenimento al seggio ducale di Ferrara di Ercole secondo e di
Alfonso secondo successore di lui , Lettere di ALESSIO VISDOMIM , con airerti-
mento preliminare del Dott. LuiGi MAIM. Modena, Moueti, 1836.
BELLA STAMPA ITALIANA 727
nelle Memorie storiche di Rcggio di Lombardia del Conte Nicola
Taccoli, pubblicate in Carpi nel 1769, possono tuttavia riguardarsi
come inedite , atteso la rarita grande di quest' Opera , e valevano
certo 1'onore di riveder la luce,piu chenon certe altre che, seeondo
il vezzo di oggidi , si vanno talora dissotterrando dagli archivit
senza niun vantaggio. Degnissime dello stesso onore erano le due
Leggende di S. Giuliano e di S. Eustacliio , che il Maini trasse da
un codice antico, scritto cioe sul cadere del secolo XIV odal comin-
ciare del XV ; siccome quelle che per 1'aurea semplicita del dettato
e per la purezza della lingua risnlendono bene tra i gioielli del no-
stro trecento 1. La prima di esse , dice 1'editore ne\\' Avvertimenio
posto innanzi, e, per quanto mi sappia, inedita affatto: la seconda,
benche gia pubblicata dal Manni e poscia dal Cesari, e aggiunta per
dare un saggio compiuto del codice da cui ambeduesono trascritte.
II congiungere poi in una sola edizione le leggende di quei due
santi fu bel pensiero , atteso la somiglianza che corre tra essi nelle
avventure cbe le tradizioni ce ne ricordano : come fu bel pensiero
e cristiano lo scegliere tal pubblicazione pel festeggiamento di noz-
ze illustri , giacche « oltre il pregio che loro deriva dalle bellezze
del dettato, e che solo varrebbe a renderle piu important! delle so-
lite cantafere epitalamiche, harmo pur questo non meno considere-
vole di rivelarci utili ammaestramenti di vita matrimonial^ 2 ».
Dal medesi mo codice e pur tratta un'altra LeggendadiS. Cristo-
foro anch'essa inedita 3 e, come le due precedent!, corredata dal-
1'editore, nell'Avyertimento preliminare e nelle note, di illustrazioni
storiche e filologiche, le quali grandemente ne accrescono il pregio.
Finalmente, tra coteste edizioni sono da noverare le memorie da
lui tratte a luce di alcuni Santi, appartenenti alia Chiesa di Mode-
na, o perche ivi ebbero i natali come sono quei Beati modenesi, le
1 Leggende di San Giuliano e Sant' Eustachio seeondo la lezione di un co-
dice antico, pubblicate dal Dott. LuiGi MAINI. Reggio, Torreggiani 1854.
2 Ivi pag. 15.
3 Lcggenda di S. Cristoforo edita seeondo la lezione di un codice antico dal
Dott. LuiGi MAINI, ad illustrazione di una vecchia pittura tests scoperta nella
cuttedrale di Modena. Modena, Pelloni 1854.
728 RIVISTA
cui Vite egli pubblic6 da un'operetta latina inedita di Francesco For-
ciroli *, o perche vi ban culto speciale, come S. Omobono , una
cui Vita, antica sopra quantece ne sono rimaste e finora inedita, il
Maini trascrisse da un codice di Reggio del secolo XV, e pubblico
la prima volta 2 nell'occasione solennissima delta visita che il S.
P. Pio IX fece a Modena nel Luglio del 1857, riserbandosi a ripub-
blicarla, con tutto 1' opportuno corredo di iliustrazioni e di note,
negli Opuscoli religiosi morali e letlerarii di Modena.
Passando ora agli scritti originali del Maini, ci si fa innanzi tra
i piu rilevanti quello che egli pubblic6 nel 1853 intorno alle Corse
del polio in Modena 3 -. dotta monografia, piena di varia ed amena
erudizione, ove dalle memorie, dalle cronache e dalle storie patrie
1'Autoreha raccolto e ordinato tutto ci6 che si riferisce al costume
di correre il palio , usato per festeggiamento pubblico in Modena
come in altre citta , e continuatovi dal secolo XIII, al quale ne ri-
salgono i primi ricordi, fino ai tempi nostri. Siccome poi tra le
fonti da lui investigate a quest'uopo gli venne alle mani un docu-
mento assai pregevole in versi latini del Rococciolo, poeta mode-
nese del secolo XVI, velo aggiunse come appendice, sotto il titolo:
De spectaculis urbis Mulinae ex poemate manuscripto Publii Fran-
cisci Rococciolii , quod Mutineis inscribilur, accompagnato da una
traduzione in versi italiani di Marc' Antonio Parenti, e preceduta
da una dissertazione storica, in cui 1'Autore, presa occasione dal
poema del Rococciolo , discute ed illustra alcuni punti di storia
patria , e specialmente intorno alia famosa guerra tra i Modenesi
e i Bolognesi , cantata dal Tassoni nella Secchia Rapila.
1 Vite de'Beati Modenesi ece. Modena, Pelloni, 1856.— Dei Beati Gherardo,
Bangoni, e Gherardo Boccabadati di Modena dell'Ordine dei Frati Minoriecc.
Modena, Rossi, 1856.
2 Sancti Homoboni Civis Cremonensis, Mutinae patroniminoris, Vita anti-
quior nunc primum in lucem prodit cura et studio ALOISII MAINI I. U. D. Mu-
tinae, Soliani, 1857.
3 Le Corse del Palio in Modena, Cenni storici del Doit. LUIGI MAINI. Mode-
na, Cappelli, 1853.
DELLA STAMPA 1TALIANA 729
Di argomento non dissimile e un altro scritto del Maini intorno
all'uso Dei sollazzi profani a mezza quaresima ecc. i. Del quale uso
comune in Italia efuori egli descrive le varie fogge adoperate nelle
diverse citta d' Italia, e specialmerite in Reggio, ne ricerca le ori-
gini , ne arreca le ragioni , mescolando al diletto delle curioseno-
tizie ivi da lui raccolte Futile di savie considerazioni , degne di
chi sa trovare nei soggetti anco piu tenui della storia gli am-
maestramenti, di cui ella e sempre feconda.
A questi temi profani sieguono altri di materia sacra, apparte-
nenti cioe al culto e aU'Agiografia cristiana, nella qual parte di
storia il Maini sembra aver posto principalmente 1' amore e lo studio
delle sue erudite ricerche. Due di essi risguardano il culto di Maria
Vergine Assunta e della sua Immacolata Concezione, nella citta di
Carpi 2. Altri trattano della vita, del culto e delle immagini di
S. Contardo, della nobilissimaCasa Estense, fiorito nel secolo XIII,
e in sulla fine del XVII eletto dalla citta di Modena per suo special
Protettore 3. Ma piu ragguardevoli per ampiezza e per acume d1 in-
vestigazioni storiche sono i tre lavori, che il Maini mise in luce
Vanno scorso intorno a S. Possidonio, alia traslazione del suo corpo
dalle Puglie nell'agro mirandolano, all' invenzione del medesimo, e
a varii monumenti risguardanti la storia del suo culto 7*. In questi
1 Dei sollazzi profani a mezza quaresima, ed in ispecie Delle Vecchie in
Reggio di Lombardia, Cenni storici del Dott. LuiGi MAINI da lui medesimo com-
pendiati, Reggio, 1855.
2 La festa dell' Assunta in Carpi, Cenni storici di LmGl MAIM. Modena,
Vincenzi 1849.
Del Culto all' Immacolata Concezione di Maria nella citta di Carpi, Ricor-
di del Dott. LUIGI MAINI, con iscrizioni. Carpi, 1855.
3 San Contardo d'Este, Comprotettore di Modena, Ricordi storici del Dott.
LUIGI MAINI. Modena, 1857.
Jconografia di S. Contardo d'Este, Comprotettore di Modena. Modena, 18S7.
4 Sopra la traslazione del corpo di san Possidonio dalle Puglie nell' agro
mirandolano alia Chiesa che da lui s'intitola, Osservazioni storiche -critiche
del Dott. LUIGI MAINI. Modena; 1857. - Di alcuni monumenti risguardanti la
storia del culto di S. Possidonio, protettore principale della Citta e del Ducato
730 RIVISTA
specialmente 1'Autore non solo da prova di vaste cognizioni stori-
che e di profonda erudizione, ma si mostra largamente fornito di
quella solidita di giudizio, penetrazione di mente , giustezza di
raziocinio e lucidezza di esposizione, senza le quali il critico e 1'eru-
dito in luogo di arrecar luce nei punti oscuri e scabrosi della storia
non riesce che ad avvilupparli di maggiori tenebre.
Da questo rapido prospetto dei lavori del Mdini (di quelli almeno
che sono giunti a nostra notizia), i nostri lettori si saranno avveduti
quali siano le predilezioni deU'Autoreecome, nell' immense campo
che offre agl ingegni la storia erudita, egli abbia prescelto per se i
soggetti patrii e religiosi. Dell' aver eletto soggetti patrii, nissuno
certogli dara biasimo, ma piuttosto lode grandissima, non potendo in
nessuno cadere il dubbio che, tra le molte maniere di servire utilmen-
te coll'ingegno alia patria, nobilissima non sia quella d' illustrarne
la storia. E se nella gioventu italiana molti valorosi e fervidi inge-
gni, invece di correre dietro a folli utopie, applicassero la mente a
severi studii con zelo somigliante a quel del Maini, certamente po-
trebbero un giorno meritare dell'Ilalia assai meglio, che non fanno
avviluppandosi in arcane tranie di congiure e di sedizioni e prepa-
rando a lei nuovi dolori e nuove vergogne.
Ma non tutti forse concorderanno ugualmente nel commendarlo
di dedicarsi a soggetti religiosi. Lasciamo stare quella generazione
d'uomini e di giornali che fan professioue di libertinismo e d'ir-
rehgione, giacche costoro avendo a stomaco ogni cosa che sentadi
pieta e di religione, non e maraviglia che versino censure ed ezian-
dio dileggi sopra chi ad essa dedica la penna e 1'ingegno, e dei
loro hiasimi non che turbarsi, deve anzi uno scrittore cattolico te-
nersi onorato. Ma per avventura eziandio tra i Cattolici onesti e
sinceri potrebbe trovarsi chi non facesse buon viso agli studii reli-
giosi del Maini, non gia perche sieno religiosi, ma perche egli e uo-
mo laico, e non credono che ad uomo laico si convenga il penelrare
nel santuario di certe discipline piu strettamente sacre, quali sono
della mirandola, Cenni illustrativi del Dott. LviGi MAIM. Modena,d8o7. - So-
pra la invenzione del corpo congelturato di S. Possidonio ecc. memoria del
Dott. LUIGI MAIM, con documcnti. Modena, 18^7.
DELLA STAMPA 1TALIANA 731
Ie agiografiche e liturgiche, oppure temono che questein tali mani
non abbiano a ricevere danno piuttostocheincremento e splendore.
Se non che, a giudizio nostro, questo timore che in raltri casi pu6
esseresavio,nelcasopresentenonhaalcunfondamento. La condizio-
ne laicale per senon togliealcertochealtri possatrattare con lode le
scienze sacre e quanto ad esse si attiene. Ne ci mancano in Italia ,
(per tacere gli estranei comeilDeMaistre e il Chateaubriand) esempii
illustri di autori che, senza essere chierici , scrissero saviamente e
utilmentedi cose religiose: bastino per tutti Scipione Maffei e Ales-
sandro Manzoni, epiu recentemente ancora il prof. Ignazio Monta-
nari,scrittore esimio di agiografia e 1' indefesso Conte Tullio Dan-
dolo che tanti e svariati lavori sta regalando all' Italia. Corne dal-
1' altra parte non mancano pur troppo, benche la Dio merce siano
pochi, esempi di chierici, i quali o scrivessero di cose disdicevoli
anche a un profano o trattassero la religione ela dottrina sacra con
profanita secolaresca, anzi pagana. Imperocche il trattare bene o
male di cose religiose non dipende dall' estrinseche qualita di chi
scrive, ma si dalle intrinseche delta mente e del cuore. Quando la
prima sia fornita disana e solida dottrina, e il secondo sia informa-
toda uno spirito veramente cattolico, pio e ossequioso all' autorita
della Chiesa, non v' e nulla a temere e v' e molto a sperare dall' in-
gegno dello scrittore. E questo appunto si avvera nel Maini, sicco- .
me gli scritti medesimi da lui finqui pubblicati ce lie fanno sicura
testimonianza. Quindi ben lontani dal dubitare di lui o dal fargli
colpa di temerario per aver messo mano a studii religiosi ed agio-
grafici,cisem bra anzi, che tutti i buoni debbano sapergliene grado
e favorirne 1' opera.
Quanto a noi , ci congratuliamo col Maini delle sue dotte e reli-
giose elucubrazioni tanto piu, volentieri, quanto che in esse egli ac-
cenna e promette altre opere di maggior lena , sopra le quali sta
alacremente lavorando. L'ottimo saggio che egli ha dato di se colle
precedenti, ci fa desiderate ch' esse vengano presto in luce ed ab-
biano una lunga e nobile successione.
ARCHEOLOGIA
1. II mondo di Cerere — 2. Nuovo cpiteto a Giove — 3. Solenne granchio pescalo
in riva alia Senna — 4.1 pifferi di montagna — J5. Una nuova epigrafe aggiun-
ta al Museo kircheriano — 6. Messico. — 7. Urna del sig. Giulielti di Chiari
pubblicata dal sig. Hubner.
1. Gli antichi Romani, che eran uomini di grande giudizio o come si dice
a'di nostri di molto senno pratico, lo dimostrarono ancora nell'imporre alle
cose nomi proporzionati alia loro jmportanza. Quindi e che a tutta quella
moltitudine di attrezzi (noi diremmo bazzicalure), con cui le donne cercavano
di farsi piu belle che non avea voluto farle la madre natura, accomunaro-
no quella voce medesima, con cui dalla sua bellezza denominarono 1' uni-
verso. Che anzi pretendono i tedeschi editori del Forcellini (con quanta ra-
gione lo lasceremo giudicare ad altri) che il primo significato della parola
mundus sia proprio quella moltitudine di ornameuti donneschi, con cui so-
levano lisciarsi e strebbiarsi per comparire. Da questo significato della voce
mundus deriv6 il chiamarsi col medesimo nome quella cista si spesso men-
tovata negli scrittori che parlano de' misteri di Cerere, perche conteneva
varii oggetti sacri al culto di quella Dea. Un esempio chiarissimo di quest'u-
so riscontrasi in Apuleio, il quale incolpato dal suo accusatore dell' essersi
trovato tra'suoi mobiliuno specchio; tesse di questo un panegirico, del quale
ci duole di non potere addurre che il principio. Quoniam, ut res est, mains
periculum decernis speculum philosopho, quam CERERIS mundum profa-
no videre, con quel che segue. Se questo luogo di Apuleio fosse venuto in
memoria a due chiarissimi archeologi della nostra eta, noi ci diamo a crede-
re che non avrebbero esitato nella interpretazione di una insigne epigrafe
capuana tornata in luce non ha gran tempo.
, . . iCVRIA. M. F. SACERDOS
CERIALIS. MVNDALIS
D. S. P. F. C.
Posta quella testimonianza chiarissima di Apuleio che parla del mondo di
Cerere siccome di cosa notissima, appena ci sembra probabile che la nuova
sacerdos Cerialis Mundalis possa spiegarsi altrimenti che per la sacerdo-
ARCHEOLOGIA 733
tessa a cui era affidata la custodia della cista di questa Dea; e non pare che
sia meslieri di ricorrere ne al pane bianco ne all' orco , siccome vediamo
essersi fatto nel Bullettino archeologico napoletano n. s. vol. V, pag. 91, e nel
Bullettino dell'Instituto di corrispondenza arctieologica. Ma qualunque sia la
significazione che voglia darsi a questa voce Mundalis, ella sara raccolta da-
gli ampliatori del lessico latino, a cui finora essa manca.
2. Ne' due numeri or ora citati de' due Bulletlini, da cui siamo usati di
trarre la parte principale delle notizie archeologiche, viene riferita e qualifi-
cata per importante la seguente iscrizione trovala nella stessa citta di Capua.
ti. claudio. NERONE. P. Quintilio. varo. cos
... ANTISTIO. L. F. CAMPANO. II. VIR. T. POMPONIO. Q. BIVELLIO. AED.
/. cocceivs. C.L. M. L. PAPA. AEDIC, IOYI. LAR. EX. D. D.
I supplementi sono del signer Cav. Minervini, che primo la pubblic&; e sopra
questi 1'Henzen non truova che replicare. Non cosi quanto allaparola LAR,
che il Minervini proponeva d' interpretare LARISSEO, ed egli crede piii pro-
babile aversi ad interpretare per laribus, non trovando veruna difficoita o
nel vedere un'edicola dedicata a due divinita senza 1' intermedia copula et
o nel vedere congiunto Giove coi Lari, pe' riscontri che vi ha dell' una par-
ticolarita e dell'altra in parecchie iscrizioni. Di cosi fatte spiegazioni non si
tenne pago 1'insigne archeologo M. Gelestino Cavedoni; e se il Minervini
fe viaggiare quel controv'erso titolo di Giove dalla Tessaglia, il ch. Modenese
lo fa venire dalla Lidia e propone di supplire LARASIO. La stima inverse
questi solenni maestri, per quanto grande ella sia, non dee farci tenere per
dimostrazioni quelle che essi medesimi non tengono che per semplici con-
getture ; ne parra temerita se scostandoci con riverenza dalla loro opinione;
proponiamo modestamenle che in quel Lar si possa contenere una voce che
non sia ne il Larisseo del Minervini, milLaribus dell'Henzen, neilLara-
sio del Cavedoni. Ce ne porge sospetto il seguente luogo di Macrobio, che
non vediamo citato da nissuno di loro, Decimo Kalendas (ianuarias) feriat
sunt lows, quae appellantur Larentinalia. Sopra le quali ferie fattosi Ma-
crobio ad esporre le varie opinioni che correvano allora fra i dotti, mette
prima d'ogni altra quella che le ponea celebrate in onore di Acca Larenzia,
famosa meretrice che, passata poi a giuste nozze con un ricchissimo toscano
per nome Carucio, fu da lui lasciata erede del suo patrimonio, il quale poi
venendo ella a morte lascio al Popolo Romano. Per tal benefizio, soggiunge
Macrobio, Ab Anco in Velabro loco celeberrimo urbis sepulta est: ac solle-
mne sacriftcium eidem constitulum, quo dls manibus eius per flaminem
sacrificaretur, IOVIQUE FERIAE CONSECRATAE, quia aestimaverunt antiqui
animas a love dari, et rursuspost mortem eidem reddi (Saturnal.|T, 10). Ora
734 ARCHEOLOGIA
quale ripugnanza vi sarebbe nell'ammeUere che in quel Lar si chiuda un epi-
teto di Giove derivato dalle feste Larentinali? Certo noi sappiamo dallo stes-
so Macrobio che i Laurentini dall'essere le caleade consecrate a Giunone,
cognomen deae ex cerimoniis addiderunt KALENDAREM IVNONEM vocantes
(Sat. I, 16). Non e dunque assurdo il pensare che i Romani praticassero il
somigliante col marito di lei, chiamandolo lovem Larentinalem .; e che un.
tal nome insieme colle ferie trasportassero in Capua nel condurvi la loro co-
Ionia, siccome vediamo avervi trasportate altre usanze religiose e civili.
Ammettendo questa interpetrazione, si sfugge la difficolta che nasce dal ve-
dere con un monumento alzalo per consenso dell' autorita pubblica in tempo
si antico approvarsi un culto straniero, dove Lar s' interpret! perLarasius o
Larisseus. Ne ad accettare il Larasius sembra argomento bastevole il cogno-
me del de(licante,perche un tal cognome se trovasi in Frigia, trovasi ancora in
altripaesi. Ouanto all'interpretare LAR per LAR1BVS, veggano i dotti in epi-
gruQa (e il signer Henzen fra i primi) se sia prudente il supporre dimezzato
il name delle divinita a cui insieme con Giove era sacra 1'edicola, doe del sog-
getto medesimo dell'epigrafe. Chi dovesse a' tempi nostri dettare un' isorizio-
ne da porre sulla facciata d'un tempio crisliano innalzato in onore di due
Santi, poniamo de' gloriosi martiri Lorenzo e Sebastiano, non gli sorgerebbe
certo in mente di scrivere: LAVRENTIO SEB. Per questa ragione ci sembra
poco verisimile che in Lar. si chiuda altra cosa che un epiteto di Giove.
Dove Larentinalis non paresse doversi accettare, a preferenza di Larasius
o Larisseus ci piacerebbe Lararius o Laralis; voCi nuove anche queste, ma
pero confortate dall'analogia di Lararium e di Laralia; tanto piii che il
culto di Giove era congiunto con quello de' Lari, come, oltre alle ragioni ad-
dotte dall'Henzen, provasi colla testimonianza di Macrobio sopra allegata e
forse col lupiter domesticus (Or. 1236), col quale il lupiter Lararius po-
trebb'essere unacosa medesima. Del valoredi queste nostre congetture la-
sciamo che giudichino i dotti. Se mai inveced'una lasca avessimo pescato
un granchio, lo pongano insieme col seguente che fu pescato in riva alia
Senna da uno degli scrittori della Revue archeologique.
3. L' ultimo quaderno a noi pervenuto di queslo periodico, ch'e del 15 di
Gennaio 1858, a pag. 595 - 598 , contiene un catalogo di alcuni oggetti an-
tichi scoperti presso alle veluste citta di Cosa e d'Hispalia. Al n.° 11 leg-
giamo questa notizia che trasportiamo a verbo. « Pesi in terra cotta , tra-
forati con due buchi e portanti scavata 1'iscrizione C. R. Sopra una lucerna
della medesima terra , provegnente dai nostri scavi , io leggo quest' altra
iscrizione: COPPI RES; (cosa di Coppus), e che mi' sembra offerire il nome
del fabbricatore. L' iscrizione del nostro peso potrebbe forse non esserne
che 1' abbreviazione: e non presentare che le letlere iniziali delle due pa-
role che la componevano. » II dotto scrittore ebbe <nii una piccola distra-
ARCHEOLOGIA 735
zione di mente; attesoche il Coppi res invece di valere chose de Coppus
significa Gait OPPK RES^uit , epigrafe che leggesi frequentissima in anti-
che lucerne, secondoche ne alTerma il P. Garrucci.
4. E poiche trattando della Revue Archeologique la giustizia voleva che
mentovassimo il Garrucci che ne fete accord di questo granchio solenne,
prenderemo di qui 1'occasione di sciogliere un debito che abbiamo con lui e
coi nostri lettori. Nel passare in rassegna la prima parte del suo bel lavoro
epigrafico intorno alia celebre iscrizione di Autun, accennammo che il si-
gnor G. P. Rossignol Con quella furia e con quella tempesta Oh' escono i
cani addosso al poverello, fe uscire nella Revue archeologique una violenta
invettiva non degna della gentilezza di un letterato, molto men di un fran-
cese , tacciandolo di plagio e d'ignoranza del greco idioma. A siffatte accu-
se sono gia piu mesi che il Garrucci diede risposta ; e tale risposta , quale
il Rossignol certamente non si attendeva; essendosi' avverato appunto quel
toscano proverbio che i pifferi di monlagna andarono per sonare e furono
sonati. Quanto all' accusa di plagio il Garrucci ne mostra ad evidenza la
falsita col mettere in chiaro che il senso da lui dato all' epigrafe di Autun
non solo difierisce, ma e quasi in ogni cosa diamelralmente opposto a quel-
lo del Rossignol, sicche non potea rubare da lui. Quanto alFignorauza del
greco che questi appose al Garrucci , la risposta ch' egli diede al chia-
rissimo professore parigino vinse di lunga mano la nostra aspettazione.
Cos! per addurre almeno un esempio , il Rossignol avea definito che la lo-
cuzione ev Ppo-reoi; per ev ppoTot; a significare tra i mortali, era un oltrag-
gio alia lingua greca. Ma quale non dovette essere la sua meraviglia
nel vedersi provato che tra gli ollraggiatori della lingua medesima dovea
mettersi FatticissimoEuripide? Ed infatti egli fece lo scambio riprovato dal
Rossignol almeno un tre volte , e Vuna di esse in questa sentenza, che nel
caso nostro si tradurrebbe col toscano proverbio addotto poc' anzi:
3>t\j ! TWV PpoTStwv w; avufjwcXau ru^at.
Del quale nostro giudizio intorno alia risposta del Garrucci tanto ci tenia-
mo piu sicuri , quanto abbiamo piu forti ragioni a pensare di avere a noi
consenziente il medesimo Rossignol. Que'ste sono in prima la sua vivacita
piu che francese, manifestata a chiari indizii nella presente controversia e
nell'altra col signorLeon Renier, della quale ragguagliammo i nostri lettori,.
non son molti mesi ; e poi la miuaccia con cui terminava la sua invettiva
contro il Garrucci , se questi osava fiatare. 11 silenzio tenuto dal Rossignol
6 la prova piu convincente che egli si crede pagato infino all' ultimo quat-
trino; e tanto piu che la Revue archeologique dovette annunziare almeno il
titolo della risposta del Garrucci , benche rifiutasse contro ogni ragione di
736 ARCHEOLOGIA
oquila di pabblicarla per non offendere il Rossignol, v'ha chi dice direltore,
certo uno de'piu forti campion! di quel pcriodico. II quale rifiuto non ci sem-
bra molto lodevole, perche avendo egli nelle sue pagine dato luogo all'accu-
sa, era cosa assai conveniente che non lo negasse alia discolpa, e tan to piu
ad una discolpa, nella quale la moderazione avanza il pregio della dottri-
na. E nondimeno il Garrucci si mostra cosi versato. come in altre materie,
cosi nella greca filologia , che la risposta di lui contiene osservazioni che
invano si cercano perfino nel Tesoro di Errico Stefano del Didot. Non puo
dunque la Revue addurre a pretesto del suo rifiuto , ch'ella non volesse in-
iardare le sue pagine di pettegolezzi o d' inezie. Soddisfatto alia promessa
che facemmo di dar conto brevemente della risposta che il Garrucci avreb-
be dato alle invettive del Rossignol, passiamo ad una notizia che riuscira piu
cara a chi professa archeologia.
5. II ch. P. Giuseppe Marchi acquist6 pelMuseo Kircheriano, e con la gen-
tilezza usata con noi molte volte ci permette di trascrivere e pubblicare una
preziosa epigrafe in versi trovata in una vigna, posla forse un cento passi
fuori di porta Latina, in alcuni scavi diretti dal Gav. Guidi, al quale siamo
debitori di tanti monumenti sacri e profani tornati in luce nel nostro tem-
po. Alia forma de' caratteri e piu ancora all' ottimo sapore che vi trova-
no gl'intendenti di buona latinita, pu6 giudicarsi di eta non molto lontana dal
miglior secolo: e per conseguente fu proprio un barbaro chi valendosene
in una fabbrica, siccome di un materiale inutile, ci tolse di avere intera
questa leggiadrissima epigrafe. Vero e che la parte sopravanzata dee superare
quella che and6 perduta; ed inoltre fu scarpellata con tanta esattezza per
adattarla aH'ampiezza del muro, dove ella fu adoperata in cambio di mat-
toni, che ci rimangono dieci versi interi e sani; sicche non ci e mestieri di
•volgerci a congetture ne a supplementi. Noi li riferiremo prima quali si
leggono nella lapide, e poi con le parole divise da'proprii segni ortografici
per comodo di chiunque abbia poca famigliarita col latino, e meno ancora
coU'epigrafia; e da ultimo ne daremo una traduzione in nostra lingua.
MVLTOS ' CVMCAPERET ' SVPERBA ' FORMA
BLANDO ' IVNCTA ' VIRO ' PVDICA ' MANSIT
QVINVNC ' PROMERITIS ' BENE ' ADQVECASTE
CORPVS ' QVODPOTVIT ' NEGARE ' FLAMMAE
VNGVENTO ' ET ' FOLEOROSISQVE ' PLENVM
VT ' NVMENCOLIT ' ANX1VSMERENTIS
PARCAS ' ORO ' VIRO ' PVELLA * PARCAS .
VT ' POSSIT ' TIBI " PLVR1MOS ' PERANNOS
CVM ' SERTIS ' DARE » IVSTA * QVAEDICAVIT
ET ' SEMPER ' VIGILETLVCERNA * NARDO
ARCHEOLOGIA 737
Multos cum caperet Superba forma,
Blando iuncta viro pudica mansit;
Qui nunc pro meritis bene atque caste
Corpus, quod potuit negare flammae,
Unguento et foleo rosisque plenum
Ut numen colit, anxius merentis.
Parcas, oro, viro puella, parcas !
Ut possit tibi plurimos per annos
Cum sertis dare iusta quae dicavit,
Et semper vigilet lucerna nardo.
Quanti cuori non vinse il tuo sembianle !
Pure, o Superba , inviolata fede
Serbasli ognora, unita a sposo amante.
Ora (a tanta virtu degna mercede)
II corpo, che alia fiarmna egli rapio,
D'unguento e nardo e rose pieno adora,
Con casto rito e pio,
Quasi un mime ; e s'accora ;
2s »: ingiusto e il duol per donna si pudica.
Perdona al tuo fedel, perdona , arnica,
A fin ch'ei possa per molt'anni i fiori
Rinnovellarti e i consecrati onori;
E con nardo nutrita
Mantener la tua lampa ognora in vita.
V. 1-2. Un po'di coramento noa sara inutile : nel quale per6 studieremo
di esser brevi per non ripetere cose a tutti notissime. Chi voglia pid ampii
schiarimenti delle tante usanze fanebri mentovate nella nostra epigrafe ,
cerchi, se non altro, il trattato del Kirchmann. ID Superba noi riconosciamo
non un qualiticativo della voce forma, ma il nome stesso della defunta;
perche quantunque superbus, usato in buona parte a dinotar cosa eccellente
in qualunque genere, non manchi d' ottimi esempii, che anzi veggasi ado-
perato in parlando della bellezza; nondimeno in questo luogo rendereb-
be forse la locuzione meno elegante , e perci6 men degna di tutlo il reslo
dell' epigramma. Aggiugnesi che queslo nome trovasi in altre epigrafi ,
come pu6 vedersi nel Forcellini. Stando cosi la cosa, non e improba-
bile che 1'ologio ci sia giunto intero, e solo vi manchi 1'epigrafe con la con-
sueta formola D- M', il nome di chi pose il monumento, e poco altro. Non
sappiamo se i maestri in archeologia approveranno la nostra congettura;
ma certo e ctie si accorderanno con noi nel tenere per bellissimi i primi
Serieintvo1,IX. 47 13 .Vano 1858
738 ARCHEOLOGIA
due versi , e nel far voti che in sulla tomba di ogni donna insieme con la
bel'ezza (se pure voglia ricordarsi un fiore si cacluco) si possa alraeno sog-
giungere \\pudica mansit.SQ ci6 non pu6 sempre scriversi con verita, n'e
spesso cagione, che invece d'un compagno amoroso (tale ci sembra quila
significazione di blandus), molte donne ebbero la disgrazia di sortire ma-
riti disamorati e peggio. Yero e che 1' amore non dee travalicare i confini
del giusto, come li travalico il marito di Superba fioo a venerarne le ceneri
con onori divini; costumanza per6 comunissima fra'gentili, anzi la prima
porta per cui 1'idolatria s' introdusse nel mondo 4.
V. 3-6. Due dubbii possono sorgere inmente di qualche lettore, 1'uno in-
torno al genere di sepoltura data a Superba, 1'altro intorno al valore della
yoce foleo. In quanto al primo dubbio, a chi per quel Corpus quod potuit
negare flammae pretendesse non aver Superba toccato il rogo, non sarebbe
per awentura cosa facile provargli con evidenza il contrario. Contuttocio ,
considerato il tempo in cui probabilmente fu scritta 1'epigrafe , e piii veri-
simile che fosse bruciata ; ma che 1' affettuoso marito adoperasse 1' ingegno-
a sottrarre alia liamma quel piu che pot6 delle ceneri dell' amata consorte.
In quanto al foleo & da notare che questo vocabolo trovasi registrato nel-
1'Appendice del Furlanetio allessico forcelliniano sopra 1'autoritadi due la-
pidi antiche; ma non se ne da veruna spiegazione. Gli editori tedeschi del
Forcellini ne diedero questa dichiarazioue :
FOLiiUM, i. q. oleum. Inscr. ap. Ordl. 5037, ubi corruptam lapidis scriptu-
ram FOLCUM ita restituens, notandam hanc pronunliationem docel Osann.
1 futuri lessicografi si guarderanno bene dal ripelere quest' errore dell'O-
relli e dell' Osann; poiche il foleum nienle ha die fare con oleum , ma e
Yunguentum nardinum , detto ancora unguentum foliatum o semplice-
mente folium, in grandissimo pregio tra gli antichi Romani, come si rac-
coglie da Plinio e da' suoi commentatori 2. Ne questo e il solo sproposik) a
cui fosse data la cittadmanza romana dall' Orelli, scrittore che ottenne fama
assai maggiore del merito. A convincersene pienamente basta gittarc uno
sguardo alle correzioni che gli furono fatte dall'Henzen. E nondimeno egli
non crede d' avere emendato tutto ci6 che nell' Orelli abbisogna di corre-
zione; e noi gliel crediamo tanto piu facilmente,perclie degli errori che re-
slano ne'due volumi dell' Orelli potremmo fln d'ora indicarne parecchi. Vi
ha per6 un errore, di cui non vogliamo differire 1'emendazione ; ed e il tro-
\ Sap. XIV, To.
2 Chi viiglr arenie auipia nutizia . consulti (sc a tanto gli Lasti la pazienza) Plinio nella sua
sluriu (XII, 20, 8), e il Salmasio nelle Esercitazioni Plinlane ; de'qtiali fonti irrigarono gli orti
loro quei ch« anipiaiuente ne trattarono a' nostri tempi. Sc poi taluno dcsideraase qualche altro
es«mpio di folium ( nel significato di malabalhrum o malobathrttm ) , ne troverk uno in
Falladio (Ian. XVIII) alia pagina 51 della classica edizione del Gesner.
ARCHEOLOGIA. 739
vare tra le classi, in cui le iscrizioni latine furono da lui comparlite, aneor
la seguente posta in ultimo luogo: SVPERSTITIO IVDAICA ET CHRISTIANA.
'Uno sfregio fatto sul viso non solo di quanti sono i Cattolici, ma di quanti
sono i protestanti che non precipitarono nelPabisso del razionalismo, non
che dovesse venire riprodotto daH'Henzen, ci sembra che non dovesse pas-
sare senza la merilata censura; e ci auguriamo che tali empieta non com-
pariranno nel desiderate Corpus inscriptionum latinarum. Tornando ora al
nostro foleum vedranno i h'lologi latini, se abbiasi per avventura a scrivere
foleum piuttosloche folium; poiche la prima forma, che gi& compariva in.
piu lapidi, e tra le altre nella celebre di Urso Togato, viene ora stabilita nella
nuova epigrafe correttissima. E diciamo correttissima non ostante quel-
T adque pro atque, perche tale scambio non solo ricorre frequente in codici
€ in lapidi di ottimi tempi; ma si ancora in un antico grammatico pubbli-
cate dal Mai leggiamo che Olim scribebatur per • D • ADQVE • coniunctio;
nunc ADQVE (Script. Vett. N. Coll. I, part. 4, pag. 77) ; la quale teslimonian-
za ci sembra degna di essere addotta ne' lessici.
. V. 7-10. Ghiarissima e la sentenza di questi versi a chi non ignori le ub-
bie de' gentili intorno alle anime de'morti; ubbie di cui son pieni gli anti-
chi scriltori latini e greci, e fondate nella loro religione medesima. Di qui
e che a denotare le onoranze praticate verso de' morti si spesso vediamo ad-
operata la formola placare manes; e questa e pure la ragione della calda
preghiera ripetuta dal marito di Superba. Quanto agli onori da lui promes-
si, 1'epigrafe non c' insegna nulla di nuovo. Gosi in una lapida di Ravenna
vediamo gravati gli eredi di un legato SVB HAG CONDITIONS VT QVOTANNIS
ROSAS AD MONVMENTVM Eivs DEPERANT ; nel Digesto L. 18, §. 4, De Alim*
legal, si propone il caso di chi avea lasciato a'suoi liberti cibaria el veslia-
ria, per6 con la condizione seguente : Quos libertos meos, ubi corpus meum
positum fuerit, ibi eos morari iubeo ul per absenliam ftliarum mearum
ad sarcophagum meum, memoriam meam quotannis celebrenl; e nel Di-
gesto medesimo L. 44, Maevia de manumissis, noi leggiamo: Saccus ser-
vus meus et Eutychia el Irene ancillae meae , omnes sub hac condilione
liberi sunlo, ul monumenlo meo allernis mensibus LVCERNAM ACGENDANT
et solemnia mortis peraganl. Ne pure e nuova la particolarita qui notata
del tenere lalucerna allumata con nardo; ma e nuovo il vigilare attribuito
per locuzione poetica alia lucerna , e ne terranno conto gli ampliatori del
tesoro latino; siccome altresi di un altrouso nuovo del medesin:o verbo ; il
qual uso sfuggi alia diligenza del Mai e dei tedeschi editor! del vocabolario
del Forcellini. Nel frammento di Froatone, che ha per titolo Principia hi-
sloriae , noi leggiamo questo bellissimo elogio a Traiano. Sero ipse post
decisa negotia lavari: mensa sobria, victuin caslris plebeio: vinumloci,
740 ARCHEOLOGIA
aquam tcmporis bibere: PRIMAM VIGILIAM facile VIGILARE, postrcmam
iamdudum expergitus opperiri (pag. 319, ed. Rom. 1823).
6. Lo studio delle antichila Messicane, ha ricevuto gran lume dalle ricer-
che del Dupaix e del Buturiai nel secolo trascorso, e s'e aumentato grande-
mente per la collezione di Lord Kingsboroug , per le vaste inquisizioni del
Barone di Humboldt, pei disegni del signor de Waldeck dei sontuosi edificii
d'Uxmala, per le scoperte delle antichissimecitta dell'Yucatau, fatte dagli
American! Stephens e Cathevood ; e i dotti stupiscono al vedere quei mara-
vigliosi monument!, e si domandano: qua! popoli e in quali eta eressero
quelle piramidi, quei palazzi, quei templi, quelle tombe, scolpirono quei
marmi, incisero quei geroglitici?
11 dotto e sottile investigatore Abate Brasseur de Bourbourg, dopo un lun-
go soggiorno nel Messico, pubblic6 in ispagnuolo e in francese sino dal 1852
al Messico molti document! intorno alle tradizioni messicane, delle quali no!
abbiamo parlalo in questa serie. Ora cotesto istancabile viaggiatore , ritor-
nato novamente in quelle region! , fece nuovi e importantissimi studii in-
torno alle tradizioni dell' America Centrale. Egli ne ha cercato i costumi^e
le usanze, ne ha appreso le lingue, ne ha udito le tradizioni a voce, ha fatto
diligent! inchieste negli archivii pubblici e privati, ha trovato codici di quelle
lingue, 1! ha tradotti, commentati,illustrati, e ne ha potuto formare una lun-
gacompilazione di annali della piu grave importanza sotto i varii rispetti del-
1'etnograOa, della filosofla e della storia di quelle antichee misteriose nazioni.
Questa grand' opera, che sara un prezioso tesoro di document! e di sco-
perte, si sla ora pubblicando a Parigi in qualtro gross! volumi d' ottavo
grande, dei quali tre hanno gia veduto la luce, e si sta imprimendo il quar-
to, e 1' Allan te in foglio, che avra sessanta carte, ove sondisegnate topogra-
fie inedite di quelle region!, edifizii scoperti, monument! di varie ragioni e
prospettive di luoghi parlicolari.
II primo volume conliene i tempi eroici e la storia dell'impero de'Tolte-
xhi; ed e preceduto da un' Introduzione, laquale contiene 1'intero sistema
della scrittura messicana.
II secondo contiene la storia dell' Yucatan, della monarchia Quiscegua-
timalese, quella della monarchia Chichimeca di Tetzcuco, del Messico-Te-
nochlillan, e del rinascimento della civilizzazione m\['Anahuac sino alia fi-
ne del secolo XIV.
11 terzo contiene la storia dei regni dello Stato tfOaxaca, del Michoacan,e la
continuazione dell' Ana/mac, e le osservazioni intorno alle religion! messicane.
II quarto finalmente conterra la conquista del Messico, del Michoacan, di
Guatemala e dell' Yucatan, lo stabilimento degli Spagnuoli, e la fondazio-
jae della Ghiesa Catlolica sopra gli avanzi dell' idolatria messicana sino alia
ti le del secolo XVI.
ARCHEOLOGIA 741
L' opera 6 intitolata: Histoire des nations civ ilisees du Mexique-Centrale
durant les sleeks anterieurs a Christophe Colomb, ecrite sur des documents
originaux et entierement inedits, puises aux anciennes archives des indige-
nes, par M.I' abbe BRASSEURDEBOURBOURG, Paris. Arthus Bertrand. 1857.
7. L' urna del sig. Giulietti di Chiusi pubblicata dal sig. Hilbner -i merita
ancor essa di esser collocata tra i monumenti etruschi autofoni 2. Se-
condo la descrizione del sig. Hiibner sopra il coperchio della medesima
giace una figura muliebre , e sulla frontee scolpita ua'epigrafe etrusca, so-
pra la quale sta efiigiata una sedia col suo sgabello, fregiata di graziosi or-
namenti, e sotto e delineate un commovente spettacolo. Sono due cigni, gli
uccelli diVenere, i quali da due genietti armati di bastoncelli ricurvi sono
messi in fuga in parti opposte. Lo spettatore rimane commosso a quella cru-
da separazione; epoiche gittando 1'occhio sull' epigrafe lavede cominciarsi
da un nome non gia femminile, quale si conveniva alia defunta , ma bensi
il maschile; se non gli dorme 1' ingegno, si sente tosto favellare il monumento,
quale apertamente gli dice , questa memoria essersi posta da un infelice ma-
rito ad una consorte amatissima; e perci6 veramente consorte, non gia, con-
cubina, perche, se pure non c' inganniamo, la sedia, vuota omai della me-
desima , ci par simbolo tutto acconcio ad indicare la giurisdizione dome-
stica che essa aveva. Questi essere i cigni tra loro separati , perche qui e1
rotto un amore : il quale amor maritale, espresso da quegli amorosi uc-
celli, vi richiama tosto alia mente la bellissima cista etrusca del Museo Ya-
ticano, sul cui coperchio si veggono pure due cigni e sedenti sovr' essi due
figure, che guardansi amorevolmente , 1'una maschile e 1' altra muliebre.
Or mentre il sistema greco latino e muto al deciferare questa epigrafe ,
ecco che 1'ebraico ne trae fnori tale favella, che e appunto la favella me-
desima del monumento. L' epigrafe e la seguente :
MAHtVf
A2UAO4/U
Levoci, tranne la seconda, son giadivise nell'originale ; ond'e cherinter-
prete non deve far altro , che applicarvi le corrispondenti voci ebraiche, e
ricevere dal monumento stesso il discorso, che ne esca fuori. Eccoae adun-
que i consueti riscontri , e le consuete versioni.
\ Bollettino Archeologico Ottobre 1837 pag. 450.
.2 V. quesfo vol. pag. 548,
742 ARCHEOLOGIA
TESTO ETRUSCO E VERSIONS EBRAICA
MAM tVt ••
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fi T q n :' jtp : fiitftf-nu-iN
LETTURA ETRUSCA ED EBRAICA, E VERSIONS LA TINA E ITALIANA
Lett, etrusca — Larce tut anas
Lett, ebraica — Lar-gaa dod aneh
Vers. latino, — Largius amator infelix
Vers. italiana — Largio amante infelice
Lett, etrusca — Lartalisa secel apra
Lett, ebraica — Lartaalisa segel ebra
Vers. latina — Larthis filiae Conjugi conjunctionis *
Vers. italiana — Alia figlia di Larte Consorte concordissima
Notaste quell' 'amante infelictf quella consorte concordissimti! ed in espri-
mere la voce consorte, osservaste il caldaico segel che e termine espressivo
di colei, che e vera moglie ? In breve avverliste, come la loquela espressa
dall'ebraico e appunto la medesima del monumeato ? la quanto alle altre
osservazioni filologiche, che potrebbero farsi, noteremo solamente, che la
scrittura ebraica del noini proprii che qui si legge, noi la proponiamo per
mera congettura; secondo la quale Larce (Lar-gaa) conforme al verbo si-
riaco verrebbe a significare: gwemLarmagniQcum fecit, cioe I Lari tofecer
grande; ed intorno a Lartalisa (figlia di Larte, o forse anche diLarziaj vo-
gliamo eziandio che si noti la terminazione in ISA, la quale ricorre inmolte
altre voci, che tutte sembrano patroniinici, o matronimici femminili: onde
e, che noi la stimiaino essere veramente una mera terminazione femminile,
ma forse avere avuto origine dell' ebraico Issa (n I^NJ Femmina : si che p. e.
Lartalisa venga precisamente a signiflcare femminanata di Larte ovvero
di Larzia. Del resto nessuno v' ha che non senta 1' orientalismo della frase
coniuac coniunctionis ; ed intorno la voce Anas non sara inutile osservare,
che nella medesima 1' s finale , che d' ordinario e una lettera aggiunta per
proprieta etrusca , ha una peculiare ragione nell' ebraico n i a cui corri-
sponde. Imperocche troviamo, che questa lettera ebraica, in grazia certa-
mente dell'aspirazione, che le e annessa, e nel fine delle voci voltata in s in
molte altre parole etrusche.
I Coniunctissimac.
CRONACA
CONTEMPORANEA
Roma 13 Mar zo 1858.
I.
COSE ITALIANS
STATI SARDI (Nostra Corn'spondenra) 1 . Legge contro 1'apologia dell' assassinio
politico — 2. Necessita di essa in Piemonte — 3. L'Almanacco nazionale pel
1858 — 4. Le finanze — 5. Scioglimento dell' Accademia militare — 6. Ti-
mori in Genova.
1. «Gli altri Govern! staono rivedendo le loro leggi per introdurvi spe-
ciali disposizioni che credono poter rendere piu difflcili gli assassinii poli-
tic!, e meno impossibili le impunita dei loro autori; e no! noa potreramo
non seguire il loro esempio senza incorrere nell' immeritata taccia, che
eguale orrore in no! non desti la perversa teoria dell' assassinio politico. »
Cos! disse alia Camera il Ministro Guardasigilli, presentandole un suo dise-
gno di legge die stabiliva una pena speciale per la cospirazione contro la
vita dei Sovran! e cap! dei Govern! forastieri , definiva il reato d' apologia
dell' assassinio politico e riordinava i Giurati nei giudizii di stampa. Di
questo disegno, accennatovi gia da me nella precederite corrispondenza, oc-
cuparonsi gli uffizi della Camera in segreto e i Giornali in pubblico. Gli
irai elessero la giunta che dee esaminarlo e proporne alia Camera 1'accetta-
zione o modificazione ; e membridi questa giunt? sono il Broiferio ed il Vale-
rio, nomi di cattivo augurio. 1 giornali liberlini poi malmenarono il Ministro
Deforesta e il suo disegno, dando ad amendue i titoli piu ingiuriosi. Egli pare
che simili disposizioni di legge dovrebbonsi accogliere da tutti d'assai buona
voglia ; eppure i giornali libertini f'anno i visacci e temono per la liberta.
2. Yolete per6 sapere per quale sorta di liberla temono essi? La Gaz-
zetta delle Alpi chiam6 uomini amanti sinceri di liberta, incorrotti di
vita e di costumi coloro che ferirono di coltello in Italia (N. 135, 7 Giu-
gno 1856). La stessa Gazzetta, parlando di Napoleone III, dicea : Se il pugna-
le di Pianori fallivail colpo un altro pud assicurarlo. (N°. 43,20 Feb-
braio 1856). La Maga, pensando alle acclamazioni ed alle ovazioni all'Im-
peratore dei Frances!, non avea altro conforto che quello della signora Ma-
7-44 CRONACA.
•ncmna(N. 56, 8 Maggio 1856). L'Espcro chiamavaper/ido, traditore, sper-
giuro, ladrone Y Imperatore d' Austria (X. 47, 16 Febbraio 1856). L' Unione
Tolea rompere la testa alRe di Napoli, all' Imperatore d' Austria, aNapo-
•leone (N. 172, 23 Giugno 1856). II Mazzini, nell'7/a/ia e Popolo, chiamava san-
4o U pugnale (N. 169, 19 Giugno 1856). La Gazzetta del Popolo predicava
il diritto di Agesilao Milano (N. 294, 11 Dicembre 1856). L' Italia di Geneva
condannava amorte il Re di Napoli (N. 26, 1 Novembre 1856). E questa la
liberta che la legge Deforesta logliera ai giornali libertini in Piemonte. Un.
onest' uomo potrebbe rammaricarsene ? Pure quei fogli se ne rammaricano.
3. Per mostrarvi fino a qual punto giunga 1'impudeaza de'nostri scrittori,
vi diro due parole dell' Almanacco Nazionale per il 1858 , pubblicazione
della Gazzetta del Popolo anno 9.° In quest,' Almanacco a pag. 27 leggesi il
panegirico di Carlo Pisacane. A pag. 78 v'e un libello contro i frati e gli
Ordini monastici. A pag. 71 trovasi un articolo iotitolato Agesilao Milano
cd il Barone Bentivegna, che dice : « La storia scrive nel libro del buoni i
nomi di Milano e di Bentivegna caduti ». E poi seguitando a pag. 74 dice:
« Popoli d' Italia inginocchiatevi davanti a Bentivegna e davanti ad Agesilao
Milano. Italiani, baciate i due santi. » E a pag. 75, parlando della cappella
votiva che si voile erigere in Napoli, in memoria della liberazione del Re,
soggiunge: « Bassi ed alti corligiani proposero d'innalzare sul luogo una cap-
pella alia Vergine in rendimento di grazie. Chi sa che invece in quella cap-
pella non abbiansi a depositare col tempo le sacre reliquie di Agesilao Mi-
lano ».Notate chela Gazzetta del popolo, che stampa tali infamie, haDepu-
tati alparlamento i due suoi phi empii scrittori, il Borella cioe ed il Bottero.
4. Venne poco fa presentata alia Camera ladimanda di un nuovo impre-
stito di quaranta milioni. II nostro bilancio passivo pel 1859 ha un disa-
xanzo di L. 12,464,120 29. Da molto tempo ci si annunzia il pareggio dei
bilanci •, ma non lo vediamo mai. Sopra 1' esercizio del 1856 s' ebbe un de-
ficit di L. 3,362,080 78: sopra quello del 1857 se ne calcola uno di L. 17,
812,86762; sopra quello correnle del 1858 se ne prevede uno di L. 11,
832,202 15; le quali mancanze rendono necessario il detto imprestito di qua-
ranta milioni. E il Ministro delle Qnanze non dissiraula che, anche collasom-
ma di quarauta milioni, non si sopperisce a tutte le spese slraordinarie che
debbono durare ancora per quattro o cinque anni oltre il 1859; come sono
quelle del traforo del Cenisio, del trasporto della Marina alia Spezia, del
polverificio a Fossano, della costruzioae di nuove fregate, del prolungamen-
to del molo nuovo di Genova, del monumento a Carlo Alberto e della rete
siradale di Sardegna. Ma il Ministro ha la sicura fiducia che vi si potra sop-
perire coi fondi annuali di estinzione, senza piu ricorrere a nuovi mezzi
straordinarii. Egli conchiude la sua relazione ai Deputati colle seguenti pa-
role: « Crediamo che sia omai tempo di sostare da nuove opere costose
die non siano riconosciute d' indeclinable necessita, o non producano un
immediato e corrispondente guadagno al pubblico erario, iino a tan to che
le finanze dello Stato, arricchite dai maggiori prodotti, che le grandi opere
di pubblica utilila intraprese o compiute prometlono di versare , consen-
tano di alleviare o modilicare alcune delle irnposte piu gravose o non pie-
namente conformi all'indole dei tempi ed alia civilta. «
CONTEMPORANEA 745
5. Gravissimi disordini avvennero nell'Accademia militare di Torino, die
perci6 dovette essere chiusa e i giovani mandati alle case loro. Presto si ria-
prira con nuove leggi piii rigorose.
6. Un numcro straordinario di delitti, di furti, di grassazioni avvenne in que-
sti giorni in Geneva ; ed eccit6 le lagnanze di tutti i cittadini e della stessa
Gazzetta di Genova. Fu generale opinione che tutti quesli delitti avessero
uno scopo politico e tendessero a distogliere I'attenzione della polizia dalle
mene rivoluzionarie. Si riconobhe difatti per alcuni arresti, che i ladri sort!
in Geneva' quasi improvvisamente, non appartenevano a quella famiglia di
malandrini che si suole per ordinario dedicare a questo mestiere. La pubblica
autorita stette sugli avvisi, e tenendo dietro ai furfanti, non Iasci6 di veglia-
re sopra i rivoltosi. Dicevasi intanto cheun legno americano giunto in porto-
recasse soccorso ai nuovi congiurati. Gerto e che una nuova trama erasi ordi-
ta, e sefu rotta ne'suoi principii, se ne dee saper grado alia solerzia del nuo-
vo Ministro dell'inteino, il quale, procedendo ben diversamente dal suo pre-
decessore, am6 meglio prevenire che reprimere. Molli arresti si fecero pure
in questa circostanza, e fu dato il bando a mold emigrati. Fra gli arrestati
evvil'Inglese Hodge, implicate nel processo Orsini, e sostenuto prigione in
Genova. Ma la sua cattura e argomento d'una querela internazionale relati-
vamente all'estradizione. Imperocche 1'arrestato e Inglese, ne 1'Inghilterra
pu6 chiederlo, non essendovi tra lei e il Piemonte nessun trattato di estra-
dizione. La Francia 1' ha richiesto bensi , e il trattato tra lei e noi esiste ;
ma 1'arrestato non e suddito francese. II nostro Ministero, primadi rispon-
dere alia domanda del Governo francese, ha richiesto a questo proposito 1'av-
viso del Governo britannico. ; ';vn
SVIZZERA ITAUANA ( Nostra corrispondenxa). 1. Imposta progressiva — 2. Sop-
pressione di un Convento — 3. Proposte antireligiose - 4. Questione della
separazione — 5. (Giunta de' Compilatori) Lettera di Mons. Bovieri.
l.Gia sapete che anche al nostro Can tone, insieme con molte altrebeati-
tudini radicali, fu regalata una legge d'imposta, e quel che piu monta, pro-
gressiva. Ed e proprio tale; giacche il Governo voile quest' anno che la prin-
cipal cura di questo importantissimo fra gli aifari di Stato, fosse affidata ad
una giunta cantonale, alia quale non solo fu data 1' autorita di decidere so-
pra i lamenti dei contribuenti, come 1'anno passato, ma quella ancora ( se
pure la giunta non se la prese da se) di mutare di assai la cifra delle sostan-
ze e delle rendite. Ben inteso che la mutazione doveasempre essere in au-
mento, essendo il sistema d'imposta tale che di quanto crescono le sostanze,
di tanto dee crescere 1'imposta. Chi dunque prima pagava in ragionedi uu
quarto per cento, coll'aumento paghera il mezzo; chi il mezzo I'uno, ecosi
discorrendo. Tutti i contribuenti debbono sopportare quest'arbitrario ac-
crescimento di rendita, e pagare cosi anche per quello che non posseggono.
Ad alcuni pochi furono usati riguardi, ed i favoriti furono, come gia dovete
intendere, i settarii amici del Governo radicale. Che ne dite ? Non e questo
un trovato pellegrino per far denari ? II fatto per6 non corrispose del tutto
all'aspettazione; giacche i richiami e le rimostranze contro un tale arbitria
748 CRONACA
furono tante e si ben ragionate, che la giunta e il Governo ne furono po?ti
in impiccio, donde nacque che le riscossioni del danaro si dovcttero ritar-
dare piu. di tre mesi, e ci6 con non poche restrizioni delle cifre imposte dalla
Giunta per ischivar peguio.
2. II nostro Gran Consiglio, che si sciolse nella prima meta del passato Di-
cemhre, non fece quest'anno gran cosa; fuorche un'arhitrariasoppressione
di un nuovo Convento, quello cioe delle Agostiniane di Monte Garasso presso
Bellinzona. Quella fabbrica, benche antica di circa dne secoli, era sempre
stata bene manjtenuta; ma dall'anno, in cui ne fu tolta alle monache I'amini-
nistrazione, data dal Governo ad un suo cagnotto, le cose andarono sempre
alia peggio, si che le povere Religiose furono nella necessita di supplicare
al Governo, perch6 facesse riparare il Convento che in piu luoghi minacciava
ruina. La supplica fu assai volentieri accolta dal Governo, ilquale tosto vi
mand6 un suo ingegnere a visitarlo. Mi fu dato per certo che all' ingegnere
fu raccomandato di chiedere molto danaro per la riparazione, giacche ai no-
stri radicali piacciono le cose magniiiche. II perito corrispose ai desiderii
del Governo, e chiese per le ripara/ioni oltre a seimila franchi, somma che
non si potea trovare nella cassa del monastero, spogliata gia de' suoi capital!
e oggetti preziosi. Di che il Governo, per tagliar corto, venne alia proposta
di soppressione, adducendo fra gli altri motivi, quello di non voler aggra-
vare lo Stato di quelle spese, e di non volere neppure che quelle povere mo-
nache stessero in continue pericolo della vita. Compassione veramente sin-
golare e simile a quella di un ladro, che, dopo avere spogliato un ricco pro-
prietario di quanto possedeva, gli entrasse in casa e gli dicesse: « voi in tale
casa cosi sprovista non potete piu vivere; uscite di grazia, e lasciate che
venga io ad abitare in vece vostra. »
3. Durante questa sessione legislativa furono fatte diverse proposte : tra le
quali due meritano d'esser ricordate. La prima si fu che fossero proibite tutte
le questue fatte per motivi religiosi; la seconda che fossero mandati fuori dello
Stato tutli i Religiosi che ancora trovansi nei pochi conventi del Can tone, per
cosiliberare lo Stato da persone pericolose,e la cassa dello Stato dal dover pa-
gare le pensioni, che si dovrebbero in caso di una totale soppressione. Que-
ste proposte non furono prese in considerazione, ma non mancarono di porre
in timore i buoni, i quali vivono persuasi che di tutto sono capacii radica-
li, quando trattasi di osteggiare la Chiesa e il clero. In questa medesima ses-
sione del Gran Consiglio fu chiesto al Governo, se aveva in pronto la legge
per I' incameramento dei beneficii semplici. Alia qual domanda fu risposto,
esigere la prudenza che si differisse la cosa al Maggio prossimo.
4. II Consiglio Federale ha incaricato il sig. Avv. Hungherbuker di S.
Gallo di stendere una memoria intorno alia questione della separazione del
Ticino dalle diocesi Lombarde. Questa memoria deve trattare del diritto e
della convenienza della separazione. Quello che fa meraviglia si 6 che la co-
sa, quantunque della massima importanza , venne affidata non solo ad un
Radicale, ma ad un Protestante nemico naturale della Chiesa Cattolica.
- 5. Intanto Mons. Bovieri, incaricato di affari della S. Sede presso la Con-
federazione Svizzera, ha diretto al Chroniqueur di Friburgo una lettera, colla
quale rifiuta la troppo gratuila asserzione , per non dire peggio , di alcuni
CONTEMPORANEA 747
giornali svizzeri che accusarono la Santa Sede d'e&sere intrattabtte, e di op-
porre un' ostinata resistenzd nella quistione della separazione del Ticino
dalle Diocesi lombarde. Noi diamo qui la lettera , secondo che e registrata
dall'ottimo giornale il Credente Cattolico,r\e[ suo n.° de'27 di Febbraio.
« Ultimamente alcuni giornali si permisero d'asserire, che nella questio-
ne della separazione del Ticino dalle Diocesi lombarde la Santa Sede e tn-
trattabile e d'una ostinaia resistenza.
« Per non ledere in alcun modo 1' imparzialita dei signori redattori di
quei giornali , debbo supporre che essi troppo imperfettamente conoscano
quanto ha fatto iinora la Santa Sede nella questione, di cui si tratta. lo pe-
r6 rigetto come calunniose queste imputazioni , giacche , quando vuolsi in
tal modo qualificare una persona, farebbe d'uopo che ella fosse, senz' altro,
dal lato del torto ed irragionevolmente vi persistesse. Ora la Santa Sede ,
non solamente non e venuta meno ne alia giustizia ne alia ragione in
quello die ha linora operate intorno alia separazione, ma nei limiti del suo
diritto e del suo dovere sacrosanto e stata arrendevole quanto poteva.
« Nella liducia che queste poche parole , le quali pregovi d' inserire nel
prossimo numero del vostro giornale, bastino per reitificare le imputazioni
dianzi accennate , mi pregio di rinnovarvi , signor Redattore , i sensi della
mia perfetta stima ». Cosi la lettera.
IT.
COSE STRAN1ERE.
FRANCIA i. Processo e condanna dei rei dell'atlentato del 1-4 Gennaio — 2. I
lodatori dei regicidi — 3. Le sette in Francia — 4. Inghilterra e Francia —
5. Arresti — 6. Morte del P. De Ravignan.
1 . II giorno 25 di Febbraio, secondo che i giornaU aveano gia prima an-
nunziato, si apersero in Parigi i pubblici dibattimenti , presso la Gorte di
assise della Senna, sopra 1'attentato dei 14 di Gennaio. Dopo la letlura fatta
dal Procurator generale deH'atto di accusa, cominciarono gli interrogatorii
degli accusati Antonio Gomez , Carlo di Rudio, Felice Orsini e Giuseppe An-
drea Fieri. Nessuno dei quattro confess6 schiettamente il proprio misfatto ;
ma ciascuno, convinto dalle prove troppo chiare di sua reita, fece qualche
concessione all' evidenza, confessando chi d'aver gettata una bomba, senza
sapere che fosse, come fece il Gomez ; chi d'avere tramata ogni cosa, ma di
non avere per6 gettate bombe, come 1'Orsini; chi di aver cospirato e gettate
bombe, ma per amor proprio, per timore di non essere creduto denunziatore,
come il di Rudio; chi in fine di avere bensi avuta una bomba in lasca nel
momento dell' attentato, ma di non essere andato cola, che per curiosita e
senza mala intenzione, come il Fieri. I dibattimenti durarono due sole udien-
ze ; giacche il giorno 26 la Corte condann6 I' Orsini , il Fieri ed il di Rudio
alia pen a dei parricidi , ed alia galera perpetua il Gomez, per il quale sol-
tanto i Giurati ammisero le cosi dette circostauze attenuanti.
Lungo e, per avventura, inutile ed inopportune sarebbe il narrare qui anche
in succinto la tela della congiura ed il modo della esecuzione, sia percho
748 CRONACA
innumerevoli giornali hanno narrato appuntino ogni cosa, sia perche la
storia del fatto non e in ogni parte evidente, ne noi vorremmo diminuire od
aggravare la parte di chicchesia. Faremo nondimeno alcune osservazioni
sopra fatti speciali die ci paiono degni di particolare considerazione.
Ed in prima e certo che I'Orsini diede, secondo noi, nel processo private e
negli inlerrogatorii pubblici , assai mala mostra di se , sia perche si con-
traddisse sempre dicendo e disdicendo, accusando altri e poi ritrattandosi,
e poi di nuovo accusando colle relicenze e col silenzio piii ancora che non colla
parola ; sia perche egli voile nondimeno apparire uomo grande e generoso
nel pubblico dibattimento, mostrando un orgoglio tanto meno scusabile,
quanto meno fondato. Gli altri tre poi si mostrarono anche piii apertamenle
vili e senza veruna generosila ne di sentire ne di operare; 'del che confes-
siamo di essere stati un poco stupiti. GiacchS in sulle prime credevamo che
almeno essi avrebbero avutalagenerosita di confessare il loro delitto. Ma il
yedere che ciascuno di essi tent6 di fuggire, con aperte menzogne, a quella
pena a cui per6 essi aveano condannati, con codarda ferocia, tanti inno-
centi, solo per colpire quell' uno che usci incolume, ci distoglie quasi dal
concedere loromoltodi quella compassione che certamente non si pu6nega-
re mai interamente.a qualsivoglia infelice.
Dopo gl' interrogatorii, il procuratore generale, Chaix d'est-ange, prese la
parola rincalzando 1' accusa con un' eloquenza lodata comunemente dai
giornali di ogni partito. Fece, trale altre cose, notare la vergognadi quest!
cospiratori, graziati gia dal Sommo Pontefice, i quali ritornarono nondi-
meno subito dopo a congiurare contro chi li aveva resi alia liber ta. « L'Or-
sini , disse il procurator generale , fu obbligato a' dar giuramento , e que-
st' uomo si scrupoloso , che parla si alto del suo onore , giura sopra il suo
onore di essere per 1' avvenire suddito fedele. Ma appena ottenuta la grazia,
yiola il suo giuramento. L'Orsini, colle sue apparenze di generosita, avrebbe
dovuto ripudiare quei principii di una setta politica che predica apertamente
che il fine giustitica i mezzi ».
Non pot6 poi il medesimo Procuratore generale astenersi dal dire an-
ch'egli che « queste cospirazioni di assassinii, per uccidere I'lmperatore, si
formavano fuori di Francia e da forastieri ». Vero e che poco dopo egli
stesso aggiunse ci6 che segue: « Qui noivediamo il francese Bernard, 1'ani-
ma e forse il capo di questa cospirazione. Egli ordin6 le bombe, egli pro-
cur6 i passaporti, egli mand6 le pistole. » E poco dopo: « il Bernard si tro-
va dappertutto, eccetto che dove vi hanno pericoli » . Non crediamo poi che
niuno abbia mai professata la dottrina del regicidio piii apertamente e piu
odiosamente di qnello che fecn teste il Pyat, esule francese in Londra, con
una sua recente scriltura, di cui i giornali inglesi e francesi ci recarono al-
cuni brani. Per fermo non credevamo che auche dal piu basso fango delle
sette potesse mai sorgere si iofame scritto.
Dopo il discorso del Procurator generale si levarono gli avvocati per la
difesa; ma nelle loro arringhe non vi fu cosa di rilievo, eccetto che in quella
recitata in favor dell' Orsini dal signer Jules Favre, avvocato assai celebre,
che appartkne al partito repubblicano e combatte gia nell'assemblea fran-
cese i' intervento della Francia contro 1' ultima Repubblica Romana. Gerta-
CONTEMPORANEA
mente pare a noi che quella difesa non sia stata in verita altro che un pa-
negirico del patrioti italiani ed un elogio di chi, per amore dell' inclipen-
denza della patria , si conduce a qualunque eccesso. II che parimente si
contiene nellalettera che 1'Orsini scrisse dalla carcere all'Imperatore Napo-
leone III e che il Favre lesse all'udienza, con raaraviglia comune che a tale
scrilto si desse tale pubblicila.
2. Ma e cosi depravato il senso morale di certi politici da giornale, che noi
non ci maravigliammo pun to di aver letto in questi giorni le phi alte lodi
dell' Orsini e dei suoi complici nei giornali, specialmente piemontesi, come
1' Opinione , 1' Unione e la Gazzetla del Popolo. Questa fa evidenti pane-
girici del regicidio in generate e di questi regicidi in ispecie: 1' Unione poi
del Bianchi Giovini hasempre, in questi casi, due parti; Tuna e 1'arlicolo,
cosidetto, di fondo, fatto pel iisco e pei gonzi: 1'altra e la corrispondenza
di Parigi (che a qualche indizio noi crediamo scritla in Torino dalla penna
stessa che fa gli articoli di fondo), la quale dice, con tutta la chiarezza pos-
sibile, che sarebhe pure una bella cosa se Napoleone fosse una volla tolto
da questo mondo. Ma talvolta il Bianchi Giovini sa anche lodare 1' assassi-
nio da se, siccome fece teste , nel N.° dei 4 Marzo del suo giornale, in un
articolo da lui sottoscritto, dove dice, fra le altre cose che, se I' assassino
comune e riprovato universalmenle, I' assassino politico ando invece sog-
getlo a giudizi diversi: imperocche non emeno assassino I' Imperatoredi
Austria che il Libeny. E poco dopo chiama vigorose individualita, che vi-
vono di abnegazione e di sacrifizi (come i santi Padri del deserto) Orsini,
Rudio, Gomez, Tibaldi, Pianori, Agesilao Milano e Pisacane che muoio-
no per un' idea fissa die si chiama patria. E conchiude che I' Italia, da
qualche tempo in qua, manifestando la sua esistenza cogli atti d'indivi-
dui di una natura sommamente rigogliosa (bel rigoglio che e 1' assassi-
irio!) fa capireche altri molti ne acchiude nel suo seno,i quali sentono il
bisogno di sprigionarsi edi respirareun' aria libera e nazionale ( coll'as-
sassinare il prossimo). Intanto il fisco piemontese si diverte a sequeslrare
quasi ogni di 1' Italia e Popolo del Mazzini. Nel che fa moko bene , ma,
secondo noi, bisognerebbe far questo e nonlasciareil resto. Giacche le lodi
dei regicidi disdicono anche piu nei giornali che si dicono costituzionali e
minis leriali.
Ma checche sia della moralita di questi scritlori di giornali, il certo e die
il buon senso di ognuno non potra non ripetere quello che molto bene dis-
se il Procurator generale : « Sarebbe mai vero che ogni assassino possa di-
re che egli uccise, perche la societa era mal regolata? Se ci6 fosse, ognuno,
giudice in propria causa, potrebbe colpire quanti vuole: e come potrebbe
durare cosi la societa? Dicono che essi voleano il bene della loro patria. Ma
questa patria fu. per un istante nelle loro mani: che ne hanno fatto questi
eroi? Non furono allora che turbolenze, disordini, uccisioni, incendii, san-
gue sparso , fucilati senza sentenze , condanne senza magistral!. E 1' emi-
grazione italiana che e? Ce lodicel'Orsini. Essa e divisa inmolte sette che
si odiano, in parti invidiose e violente: essa rappresenta la guerra ci-
vile ; e se questi uomini riuscissero a vincere i loro nemici, non rimarreb-
be piu. loro ultro che scanuarsi fra loro. » Cosi il Procurator generale.
750 CRONACA
In ninn luogo per6 crediamo che la dottrina perversa del regicidio sia
stata cosi solennemente approvata, come in Londra in qucsti giorni. Giacch&
essendosi cola tenuto un solenne meeting , vi furono recitati discorsi tutti
spiranti 1'elogio dell' assassinio politico. Un Inglese manifest6 apertamente
il suodesiderio che una palla venga presto a colpire 1'Imperatore Napoleo-
ne. Verso la fine uno stampatore polacco propose tre Viva aU'Orsini, e i
Viva furono gridati tre volte da immense popolo. Pochi giorni prima usci
alia luce, parimente in Londra, 1'opuscolo mentovato piu sopra di Felice Pyat,
emi^rato francese, in difesa dell'attentato del 14 Gennaio. Un altro opuscolo,
intitolato: // tiranmcidio, fu pure pubblicato teste in Londra in lingua in-
glese, ma il libraio fu carcerato e non liberate linora cbe sotto cauzione.
3. Per intendere lo stato presente clella Francia non sara fuori di proposito
il citare ci6 che, nella tornata del 18 Febbraio del Gorpo legislative, disse il
signer Baroche, Presidente del Consiglio di Stalo, nel discorso che fece in
difesa della legge allora proposta dal Governo, ed era votata, delta della si-
curezza generate: « Si e notato che il delitto dei 14 Gennaio fu tramato e
preparato fuori di Francia, e che era stato eseguito da forastieri. Ma si puo
egli credere che pochi infelici sarebbero venuti a Parigi per commettere il
misfatto, se essi avessero creduto che, nel caso di riuscita, niuno si sarebbe
mosso? Da qualche tempo mostravasi in Francia una certa agitazione: cio
conosceva il Governo prima del 14 Gennaio. Dopo 1' atlentato , le relazioni
dei Prefetti della polizia e del Procurator generate posero in sodo che in
molti luoghi vi erano persone che, non sapendo nulla dell'attentato, aveano
per6 udito dire che, verso la meta di Gennaio, vi sarebbe stata in Parigi qual-
che novita. In ogni Scompartimento e quasi in ogni citta di Francia , vi ha
un certo numero di persone iucaricate della corrispondenza dei ribelli: es-
se ricevono le parole d'ordine, danno le notizie e sono pronte ad operare. E
dunque impossible di lasciare il paese disarmato in presenza di un tale
organismo di settarii. Quando il popolo sara privo di tali capi che agitano
e corrompono, egli trovera la tranquillita e la quiete. Finche quest! capi re-
steranno nel paese, alia prima congiuntura pu6 riaccendersi 1'incendio. »
Queste parole rivelano ad un tempo lo stato della Francia quanto alle sette,
e 1'intenzione del Governo di servirsi della nuova legge, ora votata, per
cacciare di Francia o confinare coloro tutti che sono conosciuti poter essere,
ad un bisogno, i capi di un tumulto politico. Ed e chiaro che, applicando
questa legge anche a poche persone, si pu6 diminuire di molto in Francia
ogni pericolo di rlvoluzione.
Non e poi da stupire che i cospiratori di professione facciano ora tutt'i
loro sforzi, prima che 1' applicazione delle nuove leggi li riduca, come spe-
riamo, all'impotenza. Ed un segno del loro molto scusabile malumore lo
diedero, il giorno 7 di Marzo, in Chalon sopra la Saona, dove, come ci narra
dispaccio telegrafico , una quarantina di persone assalirono alia sprov-
/ista alcuni soldati e gittarono grida sediziose, spargendo la voce che in
ijjfiera rinata la repubblica, Gli abitanti stessi presero le armi, ed uniti
alle truppe, dispersero i faziosi,di cui quindici, fra i piu colpevoli, furono
lo stesso giorno incarcerati.
CONTEMPORANEA 7ol
-1. Tn sulk prime non solo i forastieri, ma g!i stessi Inglesi furono molto ira-
picciati nello spiegare le cause e iprohabili effetti della mutazione del Mini-
stero brilannico. Yi fu perfino chi voile quasi drchiarare nullo edinvalidoil
voto della Camera de'Comuni sopra la propostadel Gibson, alleganrlo che nssa
era stata posta ai voti per nno sbaglio del Presidente. Tutti poi pareano mara-
vigliaticheilPalmerston liberale avcsse dovuto cadere sotto ivoti del con-
servatori, per colpa del primo attoda conservatore da lui fatto col proporre il
Bill sopra i rifuggiti. Ora pero e certo che il riunirsi che fece la maggio-
ranza in favore del Gibson non fu cagionato dalla voglia di non votare il BUlt
ilche anche spieg6 chiaramente in un suo articolo il Monitcur diParigi, ma
bensidal desiderio di punire il Palmerstoned i suoi compagni, per aver lascia-
ta senza risposta la prima nota del W.ilewsld, in cui questi parea lagnarsi
dell' Inghilterra come d'asilo troppo libero agli assassini politici. Che poi il
Palmerston siasi trovato abbattuto da una camera scelta poco fa per aiu-
tarlo, si spiega coll'unione, che dicono coalizione, dei varii partili, a lui e
tra loro opposti, i quali raramanlesi possonounire per fare, ma bsnsi pos-
sono unirsiper disfare. E questa voltasi unirono per abbattere il Palmer-
ston chesubito ritirossi, colla speranza di presto ritornare. Intanto il giorno
1° Marzo Lord Derby, ora primo Ministro inglese, dichiaro alia Camera chs
il Governo inglese era amico di tutti i Governi, specialmente della Francia;
disse che il voto della Camera dei Comuni non portava seco la riprovazione
del Bill intorno ai fuorusciti, e quanto alia nota del Walewski, aggiunse che
il Gonte di Malmesbury, nuovo Ministro degli affari esteri, aspettava dalla
Francia amichevoli spiegazioni. Ma quanto al riproporre al voto della Ca-
mera il Bill del Palmerston, Lord Derby non promise nulla. Fece anzi in-
tendere che egli propendeva a credere che, per frenare i fuorusciti, bastas-
sero le leggi vigenti. Donde si ricava che tanto il Governo, quaa'to la Came-
ra sono ora liberi di fare quello che crederanno meglio.
Alcuni giornali poi ci recano, mentre scriviamo, il sunto della nota del
Governo inglese al francese: essa dicesi essere in termini sommamonte
conciliativi e favorevolissimi alia conservazione dell' alleanza anglofranee-
se. Vero e che vi si dice pure espressamente che il Governo inglese non
pu6 promettere nulla, quanto alia modificazione delle leggi sopra i forastie-
ri, e si contenta per ora di assicurare il Governo francese che i rifuggiti
saranno con somma cura tenuti d'occhio. Col che pare che il nuovo Mini-
siero abbia compiuti gia due atli impostigli dal voto della Camera che lo
porl6 al potere; rispondere cioe alia nota francese e mantenere franca I'indi-
pendenza inglese da ogni pressione forastiera quanto al mutare le leggi.
Yedremo se la Francia e 1' Inghilterra si contenleranno di pure promes-
se e di buone parole. Per ora sembra certo che vi e qualche divario fra
1' atteggiamento vice nde vole dei due Governi e dei due popoli; giacche quo-
sti paiono guardarsi un po' in cagnesco, mentre quelli sono larghissimi di
mutui complimenti. In Francia i giornali semi'ifficiali e in Inghilterra i gior-
nali e i meeting danno aperti segni di poco buona alleanza col vicino allea-
to: i due Governi invece fanno di tutto per unire gli ariimi e conservare la
buona armonia. Ma alia fine dei conti i popoli anche piu liberi sogliono la-
752 CRONA.CA
sciarsi governare da chi li sa governare : vi e dunque a sperare che la buona
armonia continuera.
5. Tutte le corrispondenze di Francia parlano di molti arresti fatti nell'Im-
pero di persone sospette: ed e chiaro clic il Governo non voile votata la leg-
ge di sicurezza generate (che ora e promulgate nel Moniteur colle mutazioni
fattele nel Gorpo legislative e da noi allrove acceunate), per poi non ser-
virsene. Ma mentre si carcerano i sospetti e i pronti ad ogni misfatto, noi leg-
giamo nel Monileur che e conceduto il ritorno in Francia ai Generali Bedeau
e Ghangarnier. Questi pero , con una sua lettera , pubblicata nei giornali
belgi, dichiaro di non voler servirsi, per ora, della grazia imperiale.
6. II giorno 25 di Febbraio mori in Parigi il P. Saverio Delacroix de Ravi-
gnan. Naque in Baiona nel 1795 ed, applicatosi giovanetto agli studii del di-
ritto, nel 1821, nell'eta di 26 anni, era gia sostituto del procuratore del Re
presso il tribunale della Senna. Ma 1'anno seguenle, avendo risolutodien-
trare nella camera sacerdotale, ricevetle la tonsura da Mons. Frayssinous,
che primo avea predicate in Parigi le Conferenze nella cattedrale. Dopodue
mesi di stanza nel Seminario di S. Sulpizio, si rese religiose della Comp. di
Gesii. Mons. di Que"len, Arcivescovo di Parigi, lo invito poi a predicare le Con-
ferenze, nel quale uffizio e noto come levasse alta fama di eloquenza vera-
mente religiosa. Nelle faticbe continue del predicare, del confessare e dello
scrivere, logorossi la vita, che egli ora fini sanlamente in mezzo al duolo
di quei tanti che egli avea non meno editicati colla sua singolare pieta, che
istruiti colla sua dottrina. Egli pose pure a stampa parecchie opere, tra le
quali nomineremo 1' opuscolo : Dell' esistenza e deli Istiluto dei Gesuiti, e
Ylstoria di Clemente XIII e di Clemente XIV. Le sue Conferenze non furono
mai pubblicate.
I suoi funerali celebrati in S. Sulpizio, modesti come si convenivaa reli-
gioso, furono per6 solennissimi pel numero e la qualita delle persone che
V intervennero. Presiedeva il funebre rito lo stesso Gardinale Arcivescovo di
Parigi e vi assistevano il Cardinale Bonnet e tre altri Vescovi. Dopo le asso-
luzioni al tumulo, fatte dall'Em. Arciv. di Parigi, il Vescovo d' Orleans,
Monsig. Dupanloup, stretto amico del defunto fino dalla prima giovanezzar
fece ona non meno eloquente che affettuosa orazione funebre , col testo
molto appropriate alia circostanza : Defunctus adhuc loquitur.
BELGIO (Nostra corrispondensa ) 1. La Camera dei Deputali. — 2. Riforme del
Codice Penale. — • 3. Querele dell' Ambasciadore di Francia contro alcuni
giornali. — 4.11 colonnello Charras espulso dal Belgio. — 5. Giornalismo. —
6- Associazione conservatrice. — 7. Ritratlazione del Times. — 8. Parliti
del Belgio.
1. I bilanci furono votali dalle nostre Camere quasi senza discussione:
mezzo sicuro per disbrigare presto simili affari correnti, i quali del resto non
possono cbe suscitare sempre le stesse quistioni. II che prova la lealta della
parle destra; giacche quando il Minislero cattolico trovavasi al potere, la si-
nistra, come ogauno fra noi ben rammenta, si dava, per istancarlo, a cavil-
lare sopra tutli i particolari del bilancio. E che quella non fosse allora che
CONTEMPORA1NEA. 753
una strategica di po::6 buona fede, apparisce da questo, die il bilancio di
quest'anno, preparato dal Ministero precedente, fu approvatodal Ministero
presente, salvo qualche piccola modificazione. Un risparmio di 180 mila fran-
chi, fatto nel bilancio delle Finanze, ha procacciato un elogio al presente
Ministro, il quale e stato per6 si cortese e giusto da altribuirne, come do-
veva, il merito al suo predecessore , oggi escluso dal Parlamento in grazia
della elezione del 10 Decembre.
Vi dir6 ora soltanto qualche parola intorno ad alcuni fatti die hanno avu-
to luogo in queslo tempo nel Parlamento. L'anno scorso furono votati, pel
Cardinale Arcivescovo di Malines , oltre alia consueta somma , 3500 fran-
chi, a titolo di spese di ufficio, a motivo della vastita della sua Diocesi; ma
quest'anno si e creduta eccessiva quella picciola sommai e per6 gli e stata
tolta. II qual fatto vcnne poi giustificalo da un tal Deputato, oracolo della si-
nistra, col dire che ci6 non faceasi per aslio verso 1'Arcivescovo, il quale cer-
tamente meritava ogni riguardo, ma solamente a fine di qvitare 1'inconve-
niente che la somma per mi votata sorpassasse quella che si concede ad un.
Ministro, il quale rappresentaun potere che deve stare sopra ogni altro. Niu-
no in verita si aspettava di sentire che 3500 franchi, a titolo di spese d' uf-
ficio, potessero dare ombra all' indipendenza del potere civile.
Erano giunte alia Camera petizioni che chiedevano mutazioni nella legge-
elettorale; ma un Deputato della sinistra, levatosi, propose 1'ordine del gior-
no. Col che fece atto di dispregio e di biasimoindiretto, come suol farsi nei
casi di petizioni che si credono indiscrete. La destra non volea permettere-
cheundiritto dato dalla Costituzione , e del quale non aveano certamente
abusato i soscrittori delle petizioni, venisse cosi bislrattato. Ma fu risposto-:.
« Voi volete suscitare agitazione »; e senz'altro si passo all'ordine del giorno-
Poco dopo per6, in occasione di una parola sfuggita ad un deputato a tal
proposito, si porto incidentemente la discussione sopra la legge elettorale,.
mostrando alcuni la sconvenevolezza che trovavasi nel costringere alcuni
elettori a fare le sei, le sette e anche talvolta le dieci leghe per recarsi a dare
il proprio voto , mentre altri non aveano punto bisogno d' incomodarsi per
venire sino al Capoluogo del circondario. Si notarono quindi gli abusi a' quali
questi inconvenienti spesso davano luogo ; perche in lal caso o gli elettori
non votano, o pure si fanno trasporlare a spese del candidate e talvolta del
partito. E per6 alcuni proponevano che ciascun eleltore desse il suo voto nel.
proprio Comuoe, come si pratica in Francia e in Olanda; altri preferivano
die il voto venisse 'dato nel Capoluogo del Cantone, altri poi proponevano
il mantenimento della votazione del Capoluogo del circondario, dando pero-
un'indennita agli elettori a spese del Governo; altri finalmente trovavano
che miglior partito fosse lasciar le cose com'erano. Questo fu naturalmente-
T avviso della sinistra, la quale trova il suo vantaggio nel sistema presente,
che da molta prevalenza al cittadino sopra il campagnuolo. La proposta, nou-
potendo essere portata a qualche risoluzione, fu rigettata senza votazione.
Al qual proposito sono da notarsi due fatti curiosi. L'uno si 6, che il sig.
Tesch, Ministro della Giustizia, essendo interrotto, lascid intendere ch'egli-
meditava di proporre, un giorno o 1'altro, una legge contro 1'azione del cle-
Serie 111, vol. IX. 48 13 Mar so 1858.
Toi CRONACA
ro nelle elezioni. Al die per6 si oppose risolutamente il signor di Thcnix, capo
della dcstra, dimostranclo la impossibility delta cosa, poste le noslre leggi.
L'altro fatlosieche il sig. Rogier, Ministro dell'Interno, il quale non ha
vecluto, nella sommossa c nelle sassate di Maggio scor?o, altro che una sem-
plice commozione popolare, vede oggi ayitazione nelle innocenli potizioni
di qnalche Comune. Di che, com' e naturale, egli rovescio la colpa sopra i
Deputati della destra ed esclamd, die quando i suoi erano in minoranza, sa-
rebhe staio loro facile di protiurre una simile agitazione, ma che se n' erano
astenuti per moderazione. Uno storico si trovera certamente impacciato nel-
1' avvenire per ricavare la verita dalla nostra storia contemporanea.
2. II signor Ministro della Giuslizia prescnt'6 alia Camera una proposta di
revisione del Codice penale e propriamente del 2° libro, il quale trattadei cri-
mini e delitti contro la sicurezza dello Stato, 1'autorita del potere costituito e
lerelazioniinternazionali. II capoY, cheriguardaappunto queste, sara pel pri-
mo presentato all'esame della Camera. Gia la relazione della Commissione in
favore del disegnovenne deposta sul banco. Questa quistione dara forse luogo
acuriose palino lie, e gia i giornali se ne sono di molto occupati. Giacche bi-
sogna sapere che, quando, nel Decembre del 1852, un Ministero liberale mo-
derate propose una legge contro glioltraggi recati ai Sovrani forastieri, i li-
berali del colore del sig. Verhaegen la combalterono. I giornali liberali , e
1' Observateur sopra tutti, chiamavano i Conservator! parti to dello straniero.
Ora invece che si aggrava la legge, sostitnendo il procedimento ufflciale al
procedimento dopo i richiami del Governo inaultato, ['Observateur approva.
E cosi dev'essere, dappoiche essendo venuti al potere i suoi partigiani, di-
vennero con ci6 stesso infallibili. II contraddirli sarebbe un' eresia mini-
steriale.
3. In forza di quella stessa legge del 1852 e stata dall' Ambasciatore di
Francia intentata querela contro tre giornaletti che si slampano nella capi-
tale, per causa di insulti recati all'Imperatore, e di applausi fatti all' atlen-
tato del 14 Gennaio. Essi sonoil Drapeau, scritto da un tale Labarre, an-
tico scrittore della Nation, che allora insult6 pure la famiglia reale, il Croco-
dil, scritto da un tale Hallaux e il Proletaire, scritto da un tal Coulon, sarto di
mestiere. L' atto d' accusa 6 gia compiuto e fra qualche giorno la causa sa-
ra portata davanti alle assise, della cui competenza sono i delitti di starnpa.
I giurati pronunzieranno sopra la reita di qoesti giornalisti.
4. II caduto Ministero aveva data facolta ad un esule francese di qualche
nome, il colonnello Charras, di dimorare a Brusselle, ove questi intendea
stampare una sua Storia della battaglia di Vaterloo. Ma qualche tempo fa
egli ricevelte dal Ministero presente Tordine di abbandonare il Belgio, enon
ostanti le istanze fatte dai suoi amici e a malgrado delle preghiere da lui
stesso fatte al sig. Rogier, che un tempo 1' onorava della sua protezione,
il colonnello ha dovuto partire. Si ebbe un bel dimandare la ragione di
cio ai giornali ministeriali ; essi o hanno taciuto del tutto il vero motivo di
siffatto procedere, o hanno cercato fare una diversione dalla quistione, preoc-
cupando I'opinione pubblica con qualche storiella pericolosa.
5. In questa congiuntura I' 'Observateur si fe ad assalire il phi cospicuo
personaggio della magislratura Belga, osservando che la giustizia non potea
CONTEMPORANEA 755
essere imparziale, quaudo il Presidente non era della sua opinione in poli-
tica. Poi venue la volta del Procuratore del Re, e cosi di mano in mano.
Non fa poi risparmiato il clero, nei varii intervalli. Cosi, per esempio,
tutti i giornali liberal! approvarono 1' inchiesta contro il clero volata dalle
Camere di Piemonte, e tulti parimente combatterono il loro antico alleato
di Francia, il Giornale dei Debats, per aver questo avuto il coraggio di dire
in tal questione la veritae di difenderla. Bisogna tuttavia confessare che i
giornali del partito e gli uomini che essi rappresentano, benche d' accordo
quando trattasi di strillare contro i clerical!, sono poi abbastanza discord!
tra loro quando trattasi della politica del Gabinetto. Gli esagerati trovano
che i Miuistri sono troppo moderati, e lo dicono chiaramenle, osservando
inoltrc che le loro azkmi non solo non corrispondono, ma sono anzi in con-
traddizione con quanto essi diceano priraa di salire al potere. Dimenticano
isemplicetticheallora i Miaistri faceano parte dell'opposizione, e che oggi
essi sono divenuti conservator! dei loro portafogli.
6. L'associazione costituzionale conservalrice si e ora istiluita definitiva-
mente: ed il 6 Febbraio se ne tenne, nel palazzo dei de Merode in Brusselle,
una riunione generate di pin di 500 persone accorsevi da tutte le parti del
Belgio. In essa furono approvati gli statuti. II programma dice che lo scopo
puramente politico di quest' associazione e la difesa di tutti gfinteressi con-
servator! , valendosi a tal uopo di tutti quei mezzi che le nostre istituzioni
legalmente forniscuno, e specialmente della stampa e delle elezioni. Essa
non vuole altra regola che la costituzione, secondo le trad izioni del Gongres-
so del 1830. La fondazione di quest'associazione, lungi dall'essere un atto di
aggressione, e anzi un atto di pura difesa, dappoiche, essendo gli avversarii
giadalungo tempo organ izza ti , riusciva impossible lottare con essi senza
organizzarsi del pari. II Gonte di Theux e Capo del Gonsiglio di amministra-
zione, e il sig. Principe di Ghimay e capo dei Gommessarii.
7. In un suo numero dello scorso Gennaio, il Times pubblic6 una corri-
spondenza , nella quale un certo Inglese , che diceasi dimorare nel Belgio,
scrivevagli che i soldati belgi formavano senza dubbio il peggiore esercita
delPEuropa, dando per prova di tale graluita asserzione alcune mere inven-
zioui. L' onore nazionale ne fu punto al vivo , e varie risposte perentorie
comparvero sopra tutti i giornali. L'esercito offeso e commosso nomino tre
Generali per far ricerca dell' au tore di si indegna calunnia. II Times allora
disapprov6 ci6 che avea detto il suo corrispondente, le cui asserzioni furono
dallo stesso Governo inglese qualificate d' insolentissime, e il corrisponden-
te stesso fu obbligato a scrivere una compassionevole ritrattazione. Dice in
essa che egli avea letto nella guida di Murray essere i Belgi nel 1831 fuggiti
presso Lovanio ; ma siccome avea poi riconosciuto, per prove avutene, che
quella non era cosa certa , cosi confessava che la sua accusa era priva di
fondamento. Ecco dove vanno a cercare le notizie i famosi corrispondenti
del Times ! dalle guide! Qual meraviglia poi che essi siano spesso si male
informali?
8. Vi dar6 qui alcune spiegazioni sopra il partito liberale nel Belgio, il quale
6 compo&to di disparatissimi element!. V! sono in prima gli uomini leali e sin-
ceri i quali , igriorando le vere tendenze del liberalismo, credono in buona
756 CRONACA
fede di servir la patria , ne sono ostili alia religione. Yi sono poi i moderati
che sperano di potere, colla loro presenza e coi loro consigli, rallentare i passi
degli ultraliberali. Vi sono gli ipocriti che tendono allo scopo, ma con pru-
denza. Essi malmenano il clero, affettando di rispettar la religione ; e questa
•e la maschera di quasi tutti i giornali del partito. Vi sono i piu innoltrati
i quali dichiarano piu apertamente i loro pensieri. Gl' ipocriti debbono in
pubblico moslrarsi avversi a questi ultirai , benehe in segreto ne accettino
1'alleanza. Queslo partito composto di element! si diversi, cammina verso UQO
.stesso fine, poiche e sotto Tunica direzione del Grand'Oriente Massonico.
Secondo un documento Massonico del 1856, ecco come si fanno le elezio-
ni liberali : « Un candidate frammassone sara in primo luogo proposto dalla
loggia (nel cui territorio si fara 1'elezione) all'accettazioue del Grande Orien-
le. II medesimo sara poi imposto ai fratelli delTobbedienza » -i. II Grande
•Oriente e dunque quegli che dee prima approvare tutti i candidati (e cosi si
spiega 1'unanimita con cui la sinistra ha scelto il Verhaegen a Presidente
della Camera). II candidate approvato dal Capo dei Frammassoni e poi pro-
posto alle Associazioni liberali, che sono come logge pubbliche nelle quali i
iframmassoni iniziati la fanno da padroni e gli allri non servono che a for-
mar numero 2. 1 membri di queste associazioni fanno una elezione prepara-
toria e si obbligano a votare poi anche conlro il loro proprio parere ( secondo
le regole dell' obbedienza cieca) colui che ebbe maggior numero di suffragi.
Quando il cadidato dei frammassoni eeletto, egli ha i seguenti doveri:
« L' eletto dai frammassoni sara coslretto a fare subito una professione di
fede di cui si fara atto verbale ; egli sara invitato a ricorrere ai lumi di questa
loggia e del Grande Oriente nei casi gravi che possono occorrere durante il
fiuo mandato » . Egli e dunque una macchina (proprio il perinde ac cadaver e
il bastone da vecchio ) nelle mani del Grande Oriente ; e da il suo voto come
gli viene dettato dal suo padrone, e dee star bene attento a non fare nulla
di suo capo, giacche le logge hanno non solo il diritto, ma il dovere di spiare
gli atti di coloro ch' esse hanno fatto entrar nella vita politica. Chi sa queste
-cose non si stupisce al leggere cosi spesso nei fogli liberali il nome di tradi-
tore, e di rinnegato dato a certi personaggi rispettabili ed onorevoli, i quali,
essendo prima liberali sinceri, hanno poi mutato parere quando hanno sco-
perto 1'abisso in cui erano per precipitare. Ed e a notare che sono sempre
uomini di onore e di ingegno coloro che passano dalla sinistra alia destra ;
ma non potrebbe cilarsi un solo uomo valente il quale sia mai passato dalla
destra alia sinistra.
Hanno dunque i liberali un'unica direzione che li guida tutti, come bu-
ratlini, ad un unico scopo. Non vi parler6 ora del loro scopo sociale e po-
litico ; vi dir& solo alcune parole del loro scopo morale e religioso. Da infi-
niti document! si ricava che i frammassoni vogliono sostituire la morale
\ Notino i lettori come i liberali , che gridano si alto contro 1' obbedienza cattolica, sono poi
^chiavi tlella rolonta dei loro padroni (Rota de' Compilatori).
2 Queste logge esterne del Belgio sono precisaraente quello che in Italia erano nc!48 i Cir-
coli ed ora sono in Piemonte le associazioni degli operai. Prima del 48 queste logge si chiama-
vano in Italia Congress* degli scienziati, Islituti di filantropia, Comitati agrarii e cose simili,
.siccome ci ha narralo chiaramente lo stesso Montauolli fjVo/a de' Compilatori)*
COIfTEMPORANEA 757
univcrsale alle fmtasmagorie idolatriche. Qucste sono le parole del Fr.
Faider pronunziate nella loggia di Brusselle nel 1846. Ma siccome una luce
troppo viva ed improvvisa acceca in vece di illuminare, cosi egli crede che
non sia ancora opportune di pubblicare queste dottrine. Madopo il 1846 si
e progredito, si che alcuni si sono falti piu arditi. Questi , del resto, hanno
seguilo il consiglio dello stesso Faider il quale voleva che si cominciasse
fo\V inscgnamento ; poi che si c'ercasse di diminuire 1' influenza del clero
c di cacciare i religiosi. II Fr, Boulord nel 1854 credeva che si dovesse usare
anche la forza per finirla coi conventi. 11 che si e tentato nel 1857; ma il
paese non era peranco abbastanza maturo, quantunque educate dai discorsi
del Verhaegen e dei suoi amici , e dalle scandalose canzoni profuse nel po-
polo. Qoeste erano tali che 1' Estaffette, giornale di Francia, per averne ri-
prodotla una sola fu processato dai tribunali. Essi dunque sono d'accordo
per distruggere il cattolicismo.
Questoscopo per6 dei frammassoni non e comune a tutti i liberal!, molti
dei quali non tendono che ad appagare la loro ambizione e il loro interes-
se; altri poi sono guidati da motivi che credono generosi. Ma in sostanza
il fatto e che tutti concorrono, in qualche modo, ad ottenere il fine propo-
stosi dai frammassoni. Non voglio con questo dire che lulti j liberali sieno
frammassoni , o sieno stati soltoposti alle indegne formalita di cui sopra ab-
biam discorso. E chiaro che i frammassoni sanno adoperare prudenza con
certe persone utili alia causa, e che con altre sanno non esservi bisogno di
niuna promessa esplicita. Ma e certo pure che niuno dei liberali pu6 tergi-
versare nell'obbedire agli ordini dei frammassoni , e nel dare il suo voto
nella Camera, senza incorrere subito nell'accuse di traditore e di rinnegato
ed essere poi escluso nelle future elezioni. Tutti i liberali debbono sottoscri-
vere pubblicamente al programma dell'associazione liberale.
INGIIILTERRA. (Nostra Corrispondenza) ^. Caduta di Lord Palmerston — 2. Nuo-
vo Miiiistero.
1. Lord Palmerston e caduto, ed e caduto in un modo curioso. La causa
immediata della sua sconfittafuil Bill proposto dai Miuistero, affme di ren-
dere piu severa la legge contro quelli che cospirassero in Inghilterra per
uccidere un Sovrano forastiero. Ma ci6 non sarebbe bastato da se per rove-
sciare il Palmerston. II trionfo che egli ebbe nelle elezioni , all' ultimo
scioglimento del Parlamento, accrebbe oltre ogni credere la sua indole na-
turalmente altiera. Egli credette di poter dar la legge alia Camera dei Co-
muni, e di meritare cosi il titolo di dittatore, datogli dai suoi adulatori. Si
vide dunque in esso un aumento di baldanza, la quale non sarebbe stata tol-
lerabile se non fosse stata accompagaata dai suo solito buon umore scher-
zoso e geniale. La Camera, la quale e tenacissima del rispetto dovutole, co-
minci6 a mostrare segni di disgusto. II Palmerston pero non profitt6 di que-
sti avvisi che gli vaticinavano la sua disgrazia. Che anzi egli innalz6 alia
terza carica, fra le grandi dignita dello Slato, con posto nel Gabiuetto , un
suo amico, uomo ini'amato neH'bpinione comune; il quale anche ebbe 1' im-
pudenza di presentarsi spesso in una tribuaa della Camera dei Gomuni. Que-
>
758 CRONACA
sta nomina sembro un ecccsso d'insolenza, e se ne vide 1' effetto. Giacche
quando si alzava Lord Palmerston, egli non era piii ricevuto col favore con-
sueto, e non era ascoltato in sileuzio; chiunqueloattaccava era applaudito.
Egliper6 si mostrava sempre franco ed ardimentoso. Alcune altre nomi-
ne, evidentemente dovute al pretto favoritismo, dispiacquero al popoloed
alia Camera. Finalmente un Deputato, il sig. Wise, quantunque del partito
del Palmerston, annunzio alia Camera una proposta collo scopo evidente di
riprovare la nomina dell' amico e nuovo collega del Ministro. Questa propo-
sta sembrava eccederei limiti delle ingerenze di un' assemblea legislative,
trattandosi di un esercizio della regia prerogativa; ma ai nostri tempi il
potere della Camera e, in pratica, quantunque non in teoria, illimita'o. II
tempo era dunque gravemente minaccioso pel Ministero. Intanlo.si sep-
pe la notizia dell'atroce attentato a Parigi contro 1' Imperatore; di che il Mi-
nistero propose un Bill per aumentare la severita delle leggi criminali con-
tro i cospiratori. Questo Bill non piacque ad una parte considerevole della
popolazione, massimamente in Londra. Conciossiache gli Inglesi sono gelo-
sissimi di qualunque anche menoma apparenza di una influenza straniera
esercitata sul Governo dell' Inghilterra, e si credette che il Bill fosse dettato
o almeno suggerito dal Governo francese. Inoltre nacque il sospetto che si
volesse togliere o diminuire il diritlo di asilo , di cui godono i forestieri in
Inghilterra. Questo sospetto si collegava coi pregiudizii inglesi contro i Go-
\erni cattolici del Continente. E bisogua notare inoltre, che alcuni dei ri-
fugiati stranieri sono noti in tutla 1' Inghilterra, come oratori e predicatori
contro la Santa Sede e contro la Religione cattolica, e percio sono benveduti
dal partito anglicano e dai giornali prolestanti. Gli indirizzi dei Colonnelli
fraucesi all' Imperatore, stampatinellfonifeur, aumentarono il malcontenta
degh" Inglesi, perche quelli sembrarono contenere minacce contro i' Inghil-
terra. Lord Palmerston poi, essendo interpellate nella Camera dei Comuni, le
presentb il dispaccio del Conte Waleswki, nel quale questi pareva lagnarsi
dello stato delle leggi inglesi, allegando che ne derivava 1'impunita dei cospi-
xatori stranieri in Londra. In queslo dispaccio si trovavano espressioni capaci
di essere mal comprese, e nello stato dell'opinione in Inghilterra non e da ma-
ravigliarsi che esse siano state interpretate in un senso non favorevole. Lord
John Russell e Gladstone proQttarono di queste circostanze per combattere
vigorosamente il Palmerston. II Gibson, spinto dal partito radicale ed inco-
raggiato dal partito Peel, specialrnente da Gladstone, Graham e Herert, e
desiderando vendicarsi della sua sconh'tta cagionata dal Palmerslon all'ele-
zione di Manchester , propose dunque un voto, il quale condannava il Mini-
stero, perche non aveva falla una vigorosa risposta al uispaccio del WalewskL
La riuscita di questo colpo sembr6 dubbiosa anche allo stesso Gibson ,
avendo la Camera approvata, con maggioranza di 200 voti, 1'introduzione del
Bill contro i cospiratori. Giuntoil giorno della lotta, fu lunga la discussio-
ne. II discorso del Gibson fu vigoroso edeloqueute. Egli accus6 il Palmerston
di aver tradita la causa del liberalismo europeo, e di non aver mantenuto in
tutto 1'onore del proprio paese. II Gladstone par!6 acremente e con somma
eloquenza contro il Ministero. Ogni colpo vibrato contro il Palmerston face-
CONTE3IPOTUNEA 759
va ccheprgiaro la sala degli applausi dci membri di quella pofonte assem-
blea, si che si vedeva chiaramonte che il Ministro aveva perduto il favore
comune. II Disraeli, capo dell'opposizionc, fcce nn discorso terribile. It se-
gretario della Tesoreria pregd un Deputato di proporre che si prorogasse la
discussione ad tin altro giorno , spcrando che intanto si potesse placarc il
malumore della Camera. Ma il Palmerston, fidente troppo di se, non voile
indugio, e si alz6 per concludere la discussione, mostrando tutta la sua
baldezza naturale. Accolto per6 con un brontolio quasi generale , e™li
perde la bussola, cosa tanto necessaria nei grandi pericoli, ed il suo discorso
fu quello di un uorno, il quale si vede ridotto agli estremi. La Camera fu
sempre phi offesa. Invece di un discorso degno di un uomo di Stato, egli
pronunziouna invettiva.La violenzadei suoi gesti, il tnono delle sue parole
e il cruccio del volto sembravano segni piu di debolezza che di vigo-
re. Finalmente il Presidente interrog6 la Camera e si pass6 alia votazione ,
in mezzo ad un silenzio, il quale indicava 1'importanza del risultato, dal quale
doveva dipendere la durata del Ministero. Finalmente i quattro scrutator!
(tellers) si avanzarono fino alia tavola dove giaceva la mazza d' oro , e di-
chiararono il numero dei voli; cioe peril Ministero 215, contro 234. Subito
che si vide il Gibson prendere la parte destra fra gli scrutatori, la Camera
seppe che il Palmerston era vinto , e la sala risuon6 di vlvissimi applaus?.
Questo fu per lui un momento terribile di sconfitta e di umiliazione.
L'indomani si seppe che egli aveva data la sua dimissione, e che la Re-
gina aveva chiamato a se il Conte di Derby. Si pentirono allora molti De-
putati del partito radicale e whig di avere rovesciato il Ministero. Ma era
troppo tardo quel pentimento.
Forse Lord Derby, conoscendo la poca forza del suo partito nella Camera,
avrebbe voluto rifiutare 1'incarico di formare un Ministero. La grandezza
prircipesca della sua condizione ereditaria, la carica gia sostenula di primo
Ministro e la fama di oratore lo innalzano al di sopra di qualunque ambi-
zione. Ma spin to dai suoi aderenli parlamentari egli dovctte formare un
nuovo Minislero. Gladstone, Graham, Herbert e Cardwell, i quattro Peelisti,
ritiutarono i portafogli loro otferti da Lord Derby. Egli si vide dunque ri-
dotto a formare un Governo composto del solo partito conservatore, il quale
non ha nna maggioranza nella Camera dei Comuni. Dunque la durata del
Ministero Derby dipendera dalla generosua dei suoi nemici, e dai meriti in-
trinseci degli ordinamenti e delle leggi che saranno da lui proposte. In un.
eloquente discorso, quel nobile Lord diede un cenno della politica del nuovo
Ministero, che sembra non molto diversa da quella di Lord Palmerston. II
nuovo Ministero rispondera al dispaccio del Walewski e poi, forse, proporra
al Parlamento una legge contro i cospiratori. Sara pure proposta al Parlamen-
to una legge per sotloporre all' autorila diretta della Corona e delle Camere
I'lmpero angloindiano, coll'abolizione del celebre doppio Governo da me gia
descritto. Questa legge sara probabilmenle migliore di quella proposta dal
Palmerston. In quanto alia questione della Riformaparlamentare, questa sara
prorogata all' anno venturo; ma bisognera vedere se la maggioranza della
760 CRONACA
Camera si contentera di questo indugio. Pare certo che il Ministero Derby
non possa durare molto. E vero che gli rimane il provvedimento di scio-
gliereil Parlamento, qnaloraegli si trovi sconfltto nella Camera. Mail risul-
tato di questo mezzo dipendera dalle circostanze parlamentari in cnisarail
Ministero, e dall'opiuione della Nazione. II nuovo Governo e tutto protestan-
te, e non contiene un solo Cattolico; ma la sua politica forastiera sara forsc
piu conservativa di quella di Lord Palmers ton. Lo slato favorevole delle fi-
nanze del regno, ed il buon risultato delle operazioni militari nelle Indie
sono circostanze favorevoli pel Ministero. Sara bensi necessario im im-
prestito di dieci milioni di lire sterline per le Indie, ma esso non produrra al-
cun carico per 1'erario dell'Inghilterra. La presa di Canton e anche essa
venuta in buon punto , giacche dara al Governo il potere di assicurare il
commercio inglese colla Cina.
NenziE VARIE — \. Navigazione del Danubio — 2. Erzegovina — 3. Turchia
— 4. India Inglese e Cina.
1. Una questione diplomatica di qualche rilievo ba da alquanto tempo
occupati di se tutti i giornali. Si tratta della convenzione per la libera navi-
gazione del Danubio, fattae ralificata gia dagli Stati attraversali dal flume ;
i quali, com'era naturale, riserbarono a se soli alcuni privilegi, conceclendo
ai navigatori di altri Stati una parte sola di quella liberta di navigazione e
di commercio. Ma siccome il Congresso di Parigi e quello che ordino una
tal dichiarazione di libera navigazione, cosi i Governi degli Stati non attra-
versati dal fiume e che parteciparono per6 al Congresso, pretendono che la
convenzione ratificata dagli Stati littorali non e valida, finche non sia ap-
provata nel prossimo Congresso, nel quale essi intendono di ottenere per se
maggiori larghezze. Pare ora certo cbe gli Stati littorali abbiano ampiamen-
te data ragione a questi richiami, e che siano pronti a sottomettere, sotto
certe condizioni , il loro trattato all' approvazione del future congresso. II
che anche disse espressarnente la Turchia in una sua recente Nota a tutti
i suoi rappresentanti presso le Corti che sottoscrissero al Trattato di Parigi.
2. Seguono a riceversi sopra 1' agitazione dell' Erzegovina nolizie sempre
piu rilevanti, espresse per6 in termini generali, forse perche la barbaric dei
paesi, dove accadono i fatti, non permette che si sappiano le cose troppo pel
sottile. Si parla per6 di fatti d' arme, di assedii, di uccisioni, di fughe, in
somma di quanto suole accadere in un paese levatosi in arme. Ed appunto
mentre scriviamo, un dispaccio telegrafico ci annunzia essere avvenuto uno
scontro tra Turchi e Montenegrin! colla peggio dei primi. Giacche essi per-
dettero una barca, un cannone e trentauomini; laddove i Montenegrin! non
ebbero che sette morti e 14 feriti. Per ritornare la quiete a quelle contrade
alcuni giornali dicono che 1'Austria e pronta ad occupare per orail Monte ne-
gro, se i suoi abitanti osano fare altre scorrerie nei territorii vicini: altri
che essa non pensa che a secondare la Turchia negli sforzi che fa per or-
dinare il paese, altri iofine che la Turchia sola pu6 rimediare a tutto, fa-
cendo che siano eseguite verso i Cristiani le promesse dell'Hatti-humaiun
CONTEMPORANEA 761
che finora non sononote che di fama ai poveri raia delle province turche. E
questo appunto chiedono gli Slavi della Bosnia in una loro supplica pre-
sentata tcste al Principe Callimachi, ambasciatore turco presso la Corte
di Vienna. Vero e che i lamenti di quegli Slavi, la cui supplica e ora pub-
blicata sopra i giornali, paiono un po'esagerati anche al giornale dei Debats,
persona non sospetta di voler favorire la durata del presente ordine politico
dicose nelle province cristiane soggette all' Impero turco. Esaminando at-
teutamente la cosa, ci pare difticile il negare che tra le cause di quei tu-
rn ulti non abbia gran parte anche la propaganda slava pienamente demo-
cratica. Ne ci pare probabile che 1' Austria sia per vedere, senza occupar-
sene seriamente, una rivoluzione democraticaalleporte del suo Impero.
3. E ora presso che certa la rinunzia fatta dallo Strafford Redcliffe della
sua carica di Ambasciatore inglese in Costantinopoli. Siccome egli era il phi
potente avversario che avesse cola la politica della Francia e della Russia,
cosi questa sua rinunzia non pu6 riguardarsi se non come un vero trionfo
di queste due Gorti. Anche si pu6 presagire che saranno d'or innanzi minori
le difficolta che incontrera presso il Governo turco 1'apertura dell'Islmo di
Suez, a cui si opponeva prima lo Strafford piu ancora che non il Sultano, nel.
cui territorio si ha da fare il gran lavoro. Al qual proposito e da notare eziau-
dio essere stata ora pubblicata sopra i fogli una ofh'ciale dichiarazione
della Turchia contro la voce sparsasi ch' essa volesse cedere per danari al-
Flnghilterra 1'isoladi Perim, la cui sola importanza sideve appunto all' es-
sere la chiave del futuro canale.
4. Le notizie dell' India inglese non hanno piu ora ne la novita , ne la ri-
levanza di prima, non solo perche i giornali facilmente si stancano di tener
dietro ad una questione lunga ed intricata, ma anche perche gli ultimi av-
venimenti di Parigi e di Londra atlirarono a se 1'attenzione comune. Perci6
appena e se noi troviamo ora nei fogli mentovati i dispacci telegrafici che
giungono di cola. Essi ora narrano che il Campbell, dopo occupata la for-
tezza di Ferruckabad, nettata di nemici la riva destra del Gange e ritor-
nato a Cawnpore,vi as petto i rinforzi, di cui avea bisogno per rienlrare nel
regno di Ude. II 25 Gennaio poi egli si trovava in Fattighur, presso Ferru-
ckabad, prouto ad entrare neU'Ude con 15 mila soldati e 100 cannoni. Un al-
Iro esercito di 10 mila uomini dovea enlrare nello stesso regno per altra
parte. L' Outram continuava ad essere presso Allumbagh, a qualche miglio
da Lucknow, dove i ribelli erano in numero, dicono, di 100 rnila. II Gene-
rale Sir Ugo Rose avea ottenuto alcune altre vitlorie sopra i ribelli dell' In-
dia centrale, togliendo loro la irnportante posizione diRatgurh, e liberando
la guarnigione di Sangor,assediata da sei mesi.
La Gazette de France nondimeno annuncia la nuova ribellione di una
gran parte del regno di Lahore, taciuta dai dispacci inglesi. Altri giornali
dicono che il piano di guerra dei ribelli si e ora di tirare in lungo, evitan-
do scontri decisivi, ed aspettando la venuta della stagione piovosa che ob-
blighera gl' Inglesi a ritirarsi.
Annnuncia poi un corrrispondente del Times che la guerra, che si com-
batte ora nell' Ude, e una vera guerra di sterminio, non concedendosi quar-
762 CRONACA CONTEMPORANEA
tiere ne dull' una ne dall'altra parte. II die dimoslra , dice il Constitution-
nel del 25 Febbraio, che 1'annessione al dominio inglese del regno di Ude
non fn fatta perche quei popoli fossero mal governati dal Joro Re, come
prelendono gl'Inglesi. Ma conviene citare alcime parole del detto giornale
semiufficiale francese , non gia perche noi le appro viamo , ma perche da
esse si intenda quale sia 1' affetto, con cui parlano ora i giomali francesi
degli loglesi: « Cio che non si pu6 tollerare (conchiude il detto foglio un suo
caldo articolo contro 1' annessione del regno di Ude) si e die i giornali in-
gtesi prendano da ogni cosa occasione di predicare certe pratiche niente
scrupolose. Vi fa chi avea ognora al suo servizio un testo della Bibbia,
per giuslificare i piu nefandi eccessi. Molti giornali inglesi,ed [[Times spe-
cialmente, somigliano a costui, quaudoliugono una virtuosa indegnazioue
contro il mal governo del Re di Ude. 3e quel Re avesse si mal governato
i suoi sudditi, questinon si sarebbero ora ribellati per sostenerlo. Dunque
finiamola con quest' ipocrisia. La polilica sola fu quella che voile 1'unione
delreguo di Ude; essa richiedera tra breve 1'unione di altri territorii. L'ap-
parenza di virtu, con cui parlano i giornali inglesi, non togliera a quest!
atti il Joro vero valore. » Cosi il detto giornale.
Ma che gli loglesi siano ora sicuri della vitloria, pare potersi ricavare da
quello che, nella Camera dei Lord, disse poco fa Lord Panmure, Miuistro gia
della guerra nel Ministero passato. Questi disse che era parere di uomini com-
petenti essere ora inutile di mandare neh" India nuovi soldati, echepercio
il Governo non avrebbe piu inviate cola altre truppe che le necessarie per
colmare i vuoti fatli nell'esercito dalle malattie. Speriamo che questa fidu-
cia non sia simile a quella che noi slessi udimmo esprimersi in Torino nella
Camera dei Deputati quando, invitato un Ministro a mandare rinforzi a Carlo
Alberto, che allora era coll'esercito sotio Verona, un celebre Deputato disse
in termini, secondando I'avviso del Ministro, che il mandare allora rinforzi a
Carlo Alberto sarebbe stato un vero lusso di uomini e di spesa. Ma il fatto
provo che i rinforzi non sarebbero poi stati tanto inutili.
Di quanto riguarda la Gina, oltre le lunghe relazioni ufticiali della presa
di Canton, non giunse altra notizia tuorche quella, linora dubbia percbe
non ufficiale, della partenza da Canton di undici navi da guerra degli al-
leati dirette alia stazione di Ovai ho,donde, dicesi, voglionsi far partire dis-
pacci verso Pechioo.
INDICE
GLI ORGAN! DELLA OPINIONE. "1A.UM -/'J^lV . . 5
ANALISI CRITICA DEI PRIMl CONCETTI DELL'ECONO-
MIA SOCIALE. ... . .VV% ':HT. . . . . 17
§. I. Le Potenze motrici delYuomo rispetto alTeconomia . ivi
SAGGIO D INTOLLERANZA NEGLI ANGLICANI. ... 35
LA CONTESSA MATILDA DA CANOSSA E IOLANDA DI
GftONINGA . . ,?^^|S^M|£«PS^ 60
11 Ritrovamenlo . . . .,,,r. - ,,y,, :(^, .* i.^( miCS>* v. . . ivi
II Caslello disfatto . . . . . . yT-n 0*r.l>tf _._ :. 149
Manfredo di Travemunda . . . 302
II Solitario del Lago. 434
/ Bagni d'Abano 536
DI TRE GRADI DI VIVENTI . . . . ; \ ^ .^ 'X . i29
I. Diversita dei corpi viventi dai non vivenli . . . .ivi
II. Diversita degli animali dai semplid viventi .... 137
III. Diversild dell'uomo dai semplid animali . ^ -.; . 142
1L CONGRESSO INTERN AZION ALE DI RENEFICENZA A
FRANCOFORTE < ^ iV™v' '*l 168
NUOVO ATTENTATO E VECCHI PRINCIPII 257
LA RICCHEZZA NELLA ECONOMIA SOCIALE. . . . 270
DEL CONCETTO DI VITA IN GENERALE 289
I. La vilalitd e riposta nelY immanenza delT azione . . ivi
II. // concetto deU'immanenza spiega perche la vegetazione
sia linfimo grado di vita 295
LE CONQUISTE DELL1 OTTANTANOVE 385
VALORE ED EQUIVALENZA NELLA ECONOMIA SOCIALE. 401
764 INDICE
DI ALCUNE DEFINIZIONI DELLA VITA ....... 417
I. Necessita pei fisiologi di ben dcfinire la vita . . . ivi
II. Stahl 418
III. Bichat . . . .' 426
IV. Cuvier . 429
IL FRATE 313,665
COSMOGONIA NATURALE COMPARATA COL GENESI 525 681
L'IMPRESA ITALIANISSIMA G1UDICATA DA UNO DEI
SUOI CAPI 555
§. I. Meschinita de fatli .559
§. II. Conlraddizione nei discorsi 641
RIVISTE DELLA STAMPA ITALIANA
DEL I. SABBATO DI GENNARO
I. Un dubbio deM'Indipendente giornale di Torino. . . 76
II. 5. Tommaso d' Aquino e il Rosmini, Saggio d1 osserva-
zioni sulle loro doltrine ideologiche per P. PAGANINI, Prof, di
Filosofia nelT I. e R. Universita loscana — Pisa 1857. . . 82
III. Le r ovine del mio Convento. Storia contemporanea : pri-
ma versions italiana dall'originale spagnuolo per ANTOFILO Fi-
LALETE — Milano 1757 92
ANNUJSZH BIBLIOGRAFICI ITALIANI 100
DEL III. SABBATO DI GENNARO
I. Sfon'a delle belle Arli in Italia di FERDINAND o RANALLI.
Seconda edizione ampliata e migliorala dall'Autore — Volume
2.°, Firenze 1856 188
II. La Strega di Monte Melton, Traduzione dalV Inglese —
Milano 1856 200
III. Delia Musica Religiosa e delle Questioni inerenti, Dis-
corso di GIROLAMO ALESSANDRO BIAGGI — Milano 1857. . . 208
SCIENZE NATURALI 218
DEL I. SABBATO DI FEBBRARO
I. 5u7 monumento a Viltorio Alfieri in Santa Croce di Fi-
renze. Discorso di VINCENZO SALVAGNOLI — Firenze 1857. . 323
II. Carmina latina et itala IOSEPHI TRIVELLATO in Semina-
rio Patavino Professoris etc. emeriti — Pntavii 1857 . . . 336
III. Un arlicolo dell' Arte, giornale di Firenze .... 340
ARCHEOLOGIA. . . - 348
INDICE 765
DEL III. SABBATO DI FEBBRARO
I. Delia Vita e degli Scritli del Conle Cesare Balbo rimem-
branze di ERCOLE RICOTTI ecc. Firenze, 1856 453;
II. CRISTOFORO COLOMBO. Storia della vita e del suoi viaggi
del Conle ROSELLY DELM\GUE$,volgnrizzata per cura del Conte
TULLIO DANDOLO. Vol. 2, Milano 1857 468
III. Islruzioni teorico pratiche per V organo, singolarmenle
sul modo di registrarlo di G. P. CALVI pubblicale dal Maestro
Gio. LONGHI accadernico di S. Cecilia. Roma 1857. . . . 472:
ANNUNZII BIBLIOGRAFICI ITALIANI 474
DEL I. SABBATO DI MARZO
I. Opere minori di Dante Alighieri con illustrazioni e note
di PIETRO FRATICELLI — Firenze 1857 571
II. Roma e Londra, Confronti del Sac. GIACOMO MARGOTTI
Dottore in Teologia, Deputato al Parlamenlo sardo ecc. —
Torino 1858 .' 581
III. Giulia Francardi, Memorie di GIUSEPPE RIANCHETTI ,
quarta edizione riveduta dall Autore coUagggiunta d un proe-
mio e di due frammenti, lacopo e Maria, dell' aulore stesso —
Firenze 1856 .592
SCIENZE NATURALI 596
DEL III. SABBATO DI MARZO
I. Poesie scelte di PIETRO RAGNOLI con un discorso e con
note di AUGUSTO CONTI. — Firenze, Felice le Monnier 1857. 702
II. Tre articoli dello SPETTATORE di Firenze nei suoi numeri
dei 14, 21 , 28 Febbraio 1858 709
III. Scritti varii del Dotlor LUIGI MAINI 726-
ARCHEOLOGIA . 732-
CRONACHE CONTEMPORANEE
DAL 12 AL 26 DECEMBRE
I. COSE ITALIANE— STATI PONTIFICII 1. Concistoro — 2. Libri proi-
"biti — 3. Notizie varie — 4. Un enimma dell' Independance Beige. . . 108
STATI SARDI (Nostra corrisp.) 1. Discorso della Corona — 2. Statistica
Elfltorale — 3. Genova . 110
II. COSE STRA.MERE — SPAGNA (Nostra corrisp) i. Nascita del
Principe delle Asturie — 2. Suo Battesimo — 3. Inerzia e pericoli del
Ministero lit
FRANCIA 1. Corpo legislative — 2. Gli organi deZt'Opinione — 3,
Scompartirnenti e Province — 4. Lanobiltd finta — 5. Crisi e soccorsi —
6. Liberia dei culti — 7. / negri nelle colonie francesi — 8. / giornali
766 IXDICE
ingJesi ed i francesi — 9. Minaccia di scisma — 10. La Revue des deux
Mondes e la letteratura italiana 113
BELGIO (Nstra corrisp ) 1. Programme della Destra — 2. Programma
della Sinistra — 3. Circolari del Ulinistero — 4. Lettere dei Vescovi —
5. La Lotta — 6 Forzc del partita libertino — 7. Risultato delle elezio-
ni — 8. Gioia de' libertini e speranze de' Cattolici — 9. Apertura delle
Camere 118
QUESTION! VARIE 1. Ducati Danesi — 2. Principals Danubiani — 3.
Navigazione del Danubio — 4. Giunta delle frontiers russe e turche — 8.
Mar Nero - 6. Lord Redcliffe e I' Ismo di Suez — 7. La Turchia e VIsola
di Perim — 8. Una ragione per farsi turco trouata dal giornale dei De-
bats — 9, Indie Ingiesi 124
DAL 26 DECEMBRE AL 9 GENNARO
I. COSE ITALIANS — STATI PONTIFICU 1. Dono del S. Padre — 2.
Opere pubbliche ~ 3. Notizie varie . • 232
STATI SAUDI (Nostra corrisp.) 1. Disegni dei libertini dopo le elesioni
— 2. Le elezioni della Sinistra e della Destra — 3. Lc inchieste — 4. Di-
lasioni irragionevoli — 5. Le opere del Ministero nelle elezioni — 6.
L' opera del clero. Offese al Clero dette dai deputati Cavour, Brofferio,
Robecchi, Mamiani — 7. Difesa del Clero dei deputati Di Camburzano,
Solaro della Margarita, Cais, Sotgiu, Della Motta, Ponziglione — 8. Con-
elusione e ordine del giorno della Camera 234
REGNO DI NAPOLI Terremoto. . . 239
II. COSE STRAN1ERE — SVIZZERA (Nostra corrisp.) \. Nuova as-
semblca — 2. Vcssazioni libertine — 3. Guadagni del Cattolicismo — 4.
Difficolta nella^Diocesi€di Basilea — 5. Collegia cqttolico — 6. Commer-
cio — 7. Notizie letterarie 242
I.NGHILTERRA (Nostra corrisp.) 1. Apertura del Parlamento — 2. La
crisi commercial e la Banco, d' Inghilterra — 3. II giornale Illustrated
News e le feste di Natale — 4. L'anftco pagano e I'inglese protestante —
— o. II Messaggio del Presidente degli Stati Vniti — «>. II Governo an-
glo indiano — 7. (Giunta dei Compilatori) II Leviatan - 8. Miseria
del popolo 245
AMERICA 1. Messaggio del Presidente — 2. Trattato col Nicaragua —
3. La crisi — 4. A/ormont ^j.* 251
NOTIZIE VARIE 1 . fium'a — 2. / Principati danubiani — 3. Turchia
— 4. Cina — S. India " 254
DAL 9 AL 29 GENNARO
I. COSE ITALIANE — STATI PONTIFICII 1. Te Deum in S. Luigi de'
Francesi — 2. Accademia di lingue — 3. Morte di due Cardinali — 4.
False notizie — 5. Notizie varie 359
STATI SAUDI (Nostra corrisp.) 1. Risultato della verificazione dei pote-
rf — 2. / Canonici dichiarati ineleggibili — 3. Vrbano Rattazzi esce dal
Ministero — 4. CircoJare del Cavour lUinistro dell' Interno — 5. La reli-
gione del Ministero — 6. Morte del Conte Sallier della Torre — 7. II
nuovo Fescooo di Nizza — 8. Sassari e la Corte d' Appello 360
REGNO LOMBARDO VENETO 1 . Morte del Maresciallo Radetzky — 2.
Giornali — 3. Mons. Vescovo di Bergamo e la Gazzetta Provinciale — 4.
Jtfons. Arciv. di Milano e I'Arciduca Governatore — 5. II Sinodo di Lodi. 364
II. COSE STRANIERE — SPAGNA (Nostra corrisp.) 1. Apertura del
Congresso — 2. Elezione del Presidente — 3. Nuovo Ministero — 4.
Sua natura — 5. II Senato — 6. Feste 367
767
FRANCU 1. Attentato contro Vlwperatore — 2. Gli Assassini ~ 3. In-
dcgnazione comune — 4. Discorso/dell' Imperatore — Jj. Provv/'dimenti . 371
UELGIO (Nostra corrisp ) 1. T/tranuia liberate — 2. It Presidente del
Frammasoni Presidente della Camera — 3. Ci fu o non ci fu sommos-
sa? — 4. I moderati vinti dayli immodcrali — 5. incsattezza ufficiali
6. (Giunta de' Compilatori) Z/Annuaire dell'L'niverxitd di Lovanio. . . 377
JN'OTiZiE VAitiE 1. Ribeliiftne dei cristiani nell'Erzeyovina — 2. Morte
di Rescid Pascid — 3. Ritorno probabile di Lord Redcli/Je — 4. L' Ismo
di Suez — J>. Indie inglesi — 6. II pirata Walker 381
DAL 29 GENNARO AL 13 FEBBRARO
I. COSE ITAL1ANE — STATI PONTIFICII I. Prospetto del trafjico ncl
48o6 — 2. Beneficenza del S. Padre — 3. Morte del Card. Fiesclii — 4.
Melodramma nell' Ospizio Aposlotico di S. Michele 485
STATI SAKDI (Nostra corrisp.) 1. Sospensione dei lavori parlamentari
— 2. L'Inchiesta — 3. II Marchese Birago — 4. Lettcra del Vescovo d'l-
vrea al Conte di Cavour — 5. Processi di stampa — 6. Processo contro i
cunyiurati di Genova 488
REGNO LOMBAKDO VENETO (Nostra corrisp.) 1. Beneficenza delta casa
imperiale — !2. Opere pubbliche — 3. Arti — 4. Societd a bene pubblico
— 5. Universita — (5. Viyilanza deU'Arciduca — 7. Nuova casa religiosa
• — 8 Malaltia dell' Arcivescovo di Milano — 9. Morte del Maresciallo
Sadetzky 491
TOSCANA (Nostra corrisp.) 1. Nascita d' una Principexsa — 2. Faccia-
ta di S. Croce — 3. Tomba del Buonarroti — 4. Le tumbe dei Medici —
5. S. Maria Novella, e la sua farmacia — 6. Progressi materials — 7.
Stampa — 8. II Pieri — 9. (Giuiita dei Compilatori) Dizionario del Ma
nuzzi — 10. Scuola pei fanciulli in Pescia . 49S
111. COSE STRAKIEHE - FRANCIA 1. Indegnazione per 1'ai.tentato dei
14. Gennaio — i. Eccczioni — 3. Provvedimenti varii di pubblica sicu-
rezza — 4. Indirizzi dell' eserc.ito — 5. L' Inghilterra e i rifuggiti — 6.
Discorso del Ptrsigny — 7. Polemica religiosa in Francia — 8. Condan-
na per delitto di stampa — 9. La Revue du Monde payen — 10. Le
Conferences del R P. Felix — 11. II Reveil nuovo giornale — 12. Le
Inscriptions cliretiennes del Le Blunt — 13. La rivoluzione e le Biblioteche
— 14. I pubblici dibattimenti — If). Bilancio e statistica delle paste —
16. II Dupin — '17. La Regina di Ude — 18. / ncgri nelle colonie fran-
cesi — 19. Trattato col rcgno di Siam 499
NOTIZIE VARIE (Nostra corrisp.) 1. Parlamento inglese — 2. India in-
glese — 3. Cina e Cocincina— 4. Erzegovina — 5. Conversioni nell' Hoi-
stein — 6. Questione dei Ditcati danesi »*••'. 509
DAL 1 3 AL 27 FEBBRARO
I. COSE ITALIANS — STATI PONTIFICII. 1. 7i 5. P. nell' Universita
romana — 2. II tribunals criminale di Roma — 3. Rayionamento del
P. Antjt'Uni d. C. d. G. — 4. Necrologia — S. Notizie varie — (i. Isti-
tuto Mazzolani in Faenza — 7. Conversioni in Terni — 8. Conf'erenze
scientifiche nella dioccsi di Maccrata e Tolentino — 9. Smentite a yior-
nali forastieri — 10. II corrispondrnte romano delt'lndependance l?el{je. 610
STATI SARDI (Nostra corrisp ) 1 . Proposte per la ri forma della leyge
sopra la stampa — "2. I yiurati in Piemonte — 3. Nota del Governo fran-
cese e interpellanza del Dep. Valeria — 4. Le nuove elezioni e la pres-
sione ministeriale — S. Processo di Genova — 6. Arresti in Sardeyna —
7. L'Esposizione a i'avore delle missioni ecc. nuovo giornale 614
768 INDICE
II. COSE STRAN1ERE — SPAGXA (Noslra corrisp) 1. Spiegazioni do-
inandate at sig. Bravo Murillo — 2. Suo discorso — 3. Effetti — 4. II
sig. Fejada nel Sennto — 5 Stato presents 618
FRANCIA 1. Sense delta Francia per gl' indirizsi bellicosi dell' esercito
— 2. II nuovo bill inylese ed il nuovo Ministero — 3. Pazienza francese
— 4. Gli assassini non italiani — 5. Processo sopra I' altentato — 6.
Leyye di sicurezza yenerale — 7. II giuramento de' de.putati — 8. Nuovo
Ministro degli affuri inter ni — 0. Articolo del Moniteur sopra le nuove
kggi — 10. Discorso del Ministro della pubblica istruzionc — 11. Morte
del Conle di Rayneval — 12. Foi etRaison, nuova rivista cattolica . . 621
RUSSIA (Nostra corrisp.) 1. Emancipazione dei servi — 2. Disposizio-
ni governative — 3. come accolte nclle varie Province — 4 Dimostrazio-
ni di affetto all' Impcratore — 5. Alcune riflessioni sopra I' e>nancipazio-
ne — (i. Consiglio dei Ministri — 7. Morte del Metropolitan di Kief — 8.
Guerra del Caucaso 626
NOTIZ'E VARIE 1. Liberia religiosa in Svezia — 2. Ducati danesi —
3. Opera di Mons. Lonovich — 4. Erzegovina — S. II Montenegro ed il
sig.Girardin — t>. India inglese — l.Cina 629
CiNa (Nostra corrisp.) 1. La missione protcstante in Chia secondo i
{jiornali protestanti — 2. La medesima missione secondo la verita dei
fatti — 3. Unparallelo -— 4. Le Locuste — S. Le imposte a Sian hai —
t>. II trattato russo — 7. Le Locusle 633
DAL 27 FEBBRARO AL 1 3 MARZO
I. COSE ITALIANE — STATI SARDI (Nostra corrisp.) 1. Legge contro
r apologia dell'assassinio politico — 2. Xecessita di essa in Piemonle — 3.
L' Almanacco nazionale pel 18S8 — 4. Le ftnanze — o. Scioglimento del-
l' Accademia militare — 6. Timori in Genova 743
SVIZZERA ITALIANA (Nostra corrisp.) I. Imposta progressiva — 2. Sop-
pressione di un Convento — 3. Proposte antireligiose — 4. Questione della
scparazione — 3. (Giunta de' Compilatori) Lettera di Mons. Bovieri. . 745
II. COSE STHAXlEttE — FRANCIA 1. Processo e condanna dei rei del-
V attentato del 14 Gennaio — 2. / lodatori dei regicidi — 3. Le sette in
Francia — 4. Inghilterra e Francia — S. Arresti — 6. Morte del P. De
Ravignan ....-..,......, 747
BELGIO (Nostra corrisp. ) 1. La Camera dei Deputati — 2. Riforme
del Codice I'enale — 3. Querele dell' Ambascindorc di Francia contro al-
cuni giornali — 4. /{ cotonnello Charras espulso dal Belgio — o. Giorna-
iismo — 6. Associazione conservatrice — 7. liitraltazione del Times — 8.
Partiti nel Belgio . , • . . . . 752
INGHILTERRA (Nostra corrisp.) 1. Caduta di Lord Palmarston — 2. Nuo-
vo Ministero 757
NoTiziE VARIE 1. Navigazione del Danubio — 2. Erzegovina — 3. Tur-
ckia — 4. India Inglese e Cina 760
ERRATA CORRIGE
pag. 537 , lin. 5. lavora lavava
)i S93 , » 12. gli proferse le proferse
» 700 , ;> 7. preparala prepararla
IMPRIMATUR — Fr. Dom. Butlaoni 0. P. S. P. A. M.
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BX 804 .C58 SMC
La Ci vi Itaa cattol ica
AIP-2273 (awab)
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