Skip to main content

Full text of "Rendiconti"

See other formats


(fi 


■  I  3- 


L 


ATTI 


DELLA 


REALE  ACCADEMIA  DEI  LINCEI 


ANNO    CCLXXXV. 
1888 


SERIE     CìTJ  ABTA 


RENDICONTI 

PUBBLICATI  PER  CURA  DEI  SEGRETARI 


VOLUME    IV. 

1°  Semestre 


i/a 


ROMA 

TIPOGRAFIA    DELLA    R.   ACCADEMIA    DEI    LINCEI 


PROPRIETÀ    DEL    CAV.    V.    SALVIUCCI 


1888 


III 


(o  09?  HA, 


4-   7.    ò~5T 


RENDICONTI 


DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  fìsiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  dell'  8  gennaio  1888. 
F.  Brioschi  Presidente 


Astronomia.  —  Sui  fenomeni  della  cromosfera  solare,  osser- 
vati al  R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano  nel  4°  trimestre 
del  1887.  Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia  una  breve  Nota  sulle  osserva- 
zioni della  cromosfera  solare  fatte  al  E.  Osservatorio  del  Collegio  Romano 
durante  il  4°  trimestre  del  1887.  Anche  queste  osservazioni  furono  contrariate 
dal  cattivo  tempo,  e  si  poterono  eseguire  in  sole  37  giornate,  cioè  11  in  ot- 
tobre, 13  in  novembre,  e  13  in  dicembre.  Ecco  i  risultati  di  questa  nuova 
serie  : 


1 

1887 

Medio  nu- 
mero  delle 
protuberanze 
per  giorno 

Media 

altezza 

per  giorno 

Estensione 
media 

Massima 

altezza 

osservata 

Ottobre    .  . 

6,3 

39"0 

2°1 

90" 

Novembre  . 

11,0 

44,0 

1,6 

84 

Dicembre    . 

8,3 

44;  2 

1,6 

104 

4°  trimestre 

8,65 

42,6 

1,7 

104 

«  Se  si  confrontano  questi  dati  con  quelli  del  precedente  trimestre    (vedi 
Rendiconti  13  novembre  1887),  si  può  dire  che  nell'ultimo  trimestre  del  1887 


i  fenomeni  cromosferici  solari  presentarono  una  lieve  diminuzione,  risultando 
le  medie  del  trimestre  tutte  inferiori  di  quelle  del  precedente.  Anche  in  queste 
serie  non  vi  ha  relazione  stretta  fra  il  fenomeno  delle  protuberanze  e  quello  delle 
macchie  solari,  perchè  mentre  il  massimo  numero  diurno  delle  protuberanze 
avvenne  in  novembre,  in  questo  mese  si  ebbe  un  minimo  secondario  nelle 
macchie.  Qualche  fenomeno  eruttivo  venne  osservato  in  novembre  e  dicembre, 
ma  di  poca  importanza  ». 

Astronomia.  —  Osservazioni  di  macchie  e  f acole  solari  fatte 
al  R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano  nel  4°  trimestre  del  1887. 
Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Presento  all'Accademia  il  riassunto  delle  osservazioni  delle  macchie 
e  facole  solari,  eseguite  nel  R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano  durante  il 
4°  trimestre  del  1887.  Le  osservazioni  furono  un  poco  contrariate  dal  cattivo 
tempo,  e  non  si  poterono  eseguire  che  in  55  giornate,  cioè  19  in  ottobre, 
17  in  novembre,  e  19  nel  dicembre.  Ecco  i  risultati: 


1887 

Frequenza 

della 
macchie 

Frequenza 

dei 
fori 

Frequenza 
delle 
M  +  F 

Frequenza 

dei  giorni 

senza 

M  -i-F 

Frequenza 

dei  giorni 

con  soli 

F 

Frequenza 

dei 

gruppi 

Media 
estensione 

delle 
macchie 

Media 

estensione 

delle 

facole 

Ottobre    .  . 
Novembre  . 
Dicembre    . 

4°  trimestre 

0,90 
0,88 
3.37 

1,75 

0,37 
0,82 
3.31 

1,53 

1,27 
1,70 

6,68 
3,28 

0,47 
0,47 

0,16 

0,37 

0,00 
0,00 

0,00 
0,00 

0,70 
0,71 
1,21 

0,88 

20,21 

6,41 

40,10 

22,82 

10,53 
17,30 
16,84 

14,19 

«  Paragonando  questi  dati  con  quelli  del  trimestre  precedente  (vedi  Ren- 
diconti 13  novembre  1887),  si  vede  che  la  diminuzione  nel  numero  delle 
macchie,  già  accentuata  nel  mese  di  settembre,  continuò  in  ottobre  e  nel  no- 
vembre, nei  quali  mesi  fu  anche  scarso  assai  il  numero  dei  relativi  gruppi, 
così  che  ad  onta  dell'accrescersi  del  fenomeno  nel  mese  di  dicembre,  le  medie 
per  il  4°  trimestre  1887  relative  al  numero  delle  macchie  e  frequenza  dei 
gruppi  risultano  inferiori  a  quelle  del  3°  trimestre.  Poca  è  invece  la  differenza 
per  l'estensione  delle  macchie  e  delle  facole.  Sono  da  rimarcarsi  i  periodi  dal 
6  al  17  ottobre,  dal  28  ottobre  al  4  novembre  e  dal  21  novembre  al  1°  di- 
cembre, in  cui  mancarono  macchie  e  fori  ». 


Matematica.  —  Sulle  superficie  d'area  minima  negli  spasi  a 
curvatura  costante.  Memoria  del  Corrispondente  Luigi  Bianchi. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 


—  5  — 

Fisica.  —  Sulla  conducibilità  calorifica  del  bismuto  posto  in  un 
campo  magnetico.  Memoria  del  Corrispondente  Augusto  Righi. 

Questo  lavoro  sarà  inserito  nei  volumi  delle  Memorie. 

Zoologia.  —  Morfologia  e  sistematica  di  alcuni  protozoi  pa- 
rassiti. Nota  preliminare  del  Corrispondente  B.  Grassi. 

«  È  mio  scopo  il  completare  in  alcuni  punti  gli  studi  da  me  fatti  sui 
protozoi  parassiti  nel  1879,  e  raccolti  poi  in  una  Memoria  che  vide  la  luce 
nel  1882  (Atti  della  Soc.  Ital.  di  Scienze  naturali,  voi.  XXIV).  I  migliora- 
menti introdotti  in  questi  ultimi  anni  nella  tecnica  microscopica  e  la  pra- 
tica maggiore  da  me  acquistata  nelle  ricerche,  m'invogliarono  a  tornare  sul- 
l'argomento, nonostante  che  dopo  di  me  fosse  stato  già  ripreso  e  nuovamente 
illustrato  da  parecchi  studiosi  (Blochmann,  Biitschli,  Kiinstler,  Fisch,  See- 
liger,   Danilewsky). 

«  La  forma  da  me  descritta  come  Monere  (?)  delle  Raganelle,  è  stata 
ristudiata  dal  Fisch,  che  ne  ha  fatto  risaltare  la  grande  importanza  morfo- 
logica e  l'ha  definitivamente  denominata  Grassia  Ranarum.  Il  Seeliger  ha 
invece  sospettato  che  il  nostro  protozoo  non  fosse  che  una  cellula  epiteliale 
a  ciglia  vibratili  :  è  quasi  inutile  soggiungere  che  l'erroneità  di  una  tale  sup- 
posizione riescirà  evidente  a  chiunque  vorrà  osservare  le  figure  e  le  descri- 
zioni date  da  me  e  dal  Fisch. 

Il  Danilewsky  ha  riveduto  il  Paramecioides  Costatum,  Grassi,  e  l'ha  ri- 
tenuto nient' altro  che  una  varietà  del  Tnjpanosoma  Sanguinis,  Gruby.  Il 
Bùtschli  ha  cancellato  il  mio  genere  Paramecioides,  facendolo  sinonimo  del 
gen.   Tripanosoma. 

«  Contro  l'opinione  del  Danilewsky  devo  ripetere  ciò  che  nella  mia 
Memoria  ho  già  fatto  risaltare  : 

«  I.  che  il  Paramecioides  a  Rovellasca  si  trova  appena  nella  Rana 
Esculenta,  in  cui  è  anzi  comunissimo,  manca  cioè  costantemente  negli  altri 
Batraci  (Rana  Temporaria,  Hyla  viridis,  Bufo  varie  specie)  ancorché  convi- 
vano colla  prima;  che  il  Trypaìiosoma  è  per  contrario  comunissimo  tanto 
nella  Rana  Esculenta  quanto  negli  altri  or  citati  Batraci; 

«  II.  che  non  si  trovano  forme  intermedie  tra  il  Tripanosoma  e  il 
Paramecioides. 

«  Io  poi  non  posso  accettare  la  soppressione  del  gen.  Paramecioides 
proposta  dal  Biitschli,  e  ciò  perchè  la  forma  stabile  del  corpo  e  le  coste  o 
creste,  che  ne  percorrono  la  superficie  in  senso  longitudinale,  mi  sembrano 
caratteri  di  valore  generico. 


—  6  — 

«  Premesse  queste  brevi  osservazioni  critiche,  passo  alle  ricerche  da  me 
nuovamente  istituite:  esse  riguardano  i  Monocercomonas,  i  Cimaenomonas 
(Trichomonas),  i  Trìchomonas  Grassi,  i  Plagiomonas  e  infine  YAmoeba  Coli. 

«  Sono  già  parecchi  anni  che  io  descrissi  coi  nomi  di  Joenia  (niiiecteas  im 
Flagellato  parassita  del  Calotermes  Flavicollis;  uno  dei  caratteri  più  sor- 
prendenti della  Joenia  si  è  un  bastoncello,  che  percorre  l'interno  del  corpo 
di  questo  Protozoo,  nel  senso  della  lunghezza,  trafiggendolo  talvolta  da  parte 
a  parte,  e  che  all'avanti  presenta  un'incavatura  per  accogliere  il  nucleo,  il 
quale  possiede  anzi  una  membrana  che  appare  aderente  al  bastoncello  in 
corrispondenza  all'incavatura.  Questo  organo  venne  da  me  interpretato  come 
una  sorta  di  scheletro  interno.  Nella  stessa  Nota  io  richiamava  l'attenzione 
sulla  possibile  omologia  del  bastoncello  col  cosidetto  Kiel  dei  Trichomonas 
(Sin.  Cimaenomonas)  e  ne  induceva  la  possibilità  di  far  rientrare  nella  cla.->>' 
dei  Flagellati  anche  la  famiglia  delle  Lophomonadine  (da  me  stabilita  per 
i  gen.  Lophomonas  e  Joenia),  famiglia  che  si  trova  esclusa  nel  sistema  pro- 
posto nell'opera  classica  del  più  grande  conoscitore  di  protozoi  oggigiorno 
vivente,  il  prof.  Biitschli  (Brorn's  Protozoa).  Molte  e  prolungate  osservazioni 
mi  autorizzano  ora  a  sostenere  che  nei  Trìchomonas,  (Cimaenomonas)  non 
esiste,  come  asseriscono  specialmente  Biitschli  e  Blochmaun,  -  un  Kiel  auf 
dem  Korper  »  cioè  una  carena  o  cresta  sul  corpo  (superficiale)  ;  non  è  una 
cresta,  ma  bensì  un  bastoncello  molto  simile  a  quello  della  Joeaia,  non  è 
superficiale,  sibbene  interno  come  quello  della  Joenia;  esso  sta  però  più  av- 
vicinato a  quella  superficie  del  corpo  che  i  suddetti  autori  denominano  obero, 
che  a  quella  che  gli  stessi  denominano  unterò,  ma,  ripeto,  è  certamente  interno. 
M'è  d'uopo  aggiungere  che  in  certi  individui,  talora  in  tutti  quelli  ospitati 
da  un  dato  esemplare  d'un  Batracio  per  es.,  il  bastoncello  non  è  visibile, 
oppure  è  sottile  come  nelle  figure  del  Blochmann,  oppure  trovasi  limitato  quasi 
alla  metà  posteriore  del  corpo.  Credo  che  tutte  queste  variazioni  siano  ascri- 
vibili alla  differente  età  degli  individui.  Il  bastoncello  è  molto  sviluppato  e 
relativamente  grosso  nei  Trìchomonas  dei  Bufo:  si  è  negli  esemplari  molto 
grandi  che  riesce  facile  di  persuadersi  che  sta  veramente  nell'interno  del  corpo. 
Io  credo  perciò  ornai  indiscutibile  la  già  da  me  supposta  omologia  di  questo 
bastoncello  con  quello  della  Joenia:  non  esito  quindi  a  ritener  dimostrata 
la  parentela  della  Joenia  coi  Trichomonas,  parentela  indicata  anche  da  altri 
caratteri  (nucleo  ecc.). 

«  È  possibile  che  il  bastoncello  non  sia  altro  che  il  prodotto  della  dif- 
ferenziazione della  membrana  del  nucleo.  Notevole  si  è  anche  l'analogia  del 
bastoncello  in  discorso  o,o\Y Axenfaden  di  molti  spermatozoi,  i  quali,  com'è 
noto,  imitano  nella  loro  struttura  i  Flagellati. 

«  In  tutte  le  forme  da  me  ristudiate,  ho  potuto  trovare  un  nucleo  nella 
parte  anteriore  del  corpo,  anche  nel  Plagiomonas  e  nel  Trichomonas  Grassi 


(Poli/mastice?  Butschli)  in  cui  m'era  sfuggito  nel  1879.  Nel  Trichomonas  Ba- 
trachorum  il  nucleo  possiede  un  evidente  nucleolo. 

«  Tutti  i  Flagellati  da  me  riesaminati  (eccetto  il  Megastoma,  di  cui  qui 
non  mi  occupo)  si  possono  nutrire  d'alimenti  solidi  in  pezzi  più  o  meno  vo- 
luminosi :  possono  assumere  materie  fecali  dell'oste,  corpuscoli  amilacei,  leu- 
cociti, globuli  rossi  ecc. 

«  In  tutti  ho  trovato  una  bocca  che  era  già  stata  da  me  segnalata  nella 
Memoria  precedente:  riesce  però  molto  malagevole  il  formarsene  un'idea 
esatta.  Fatto  sta  che  nei  Trichomonas  (Cimaenomonas)  fa  l'impressione  di 
una  fessura  o  d'un  infossamento  in  vicinanza  all'inserzione  dei  flagelli:  le 
labbra,  o  pareti,  delimitanti  questa  fessura,  possono  presentarsi,  già  sul  vivo, 
distaccate  l'ima  dall'altra,  ovvero  combaciantisi;  e  quest'ultimo  è  il  caso  più 
comune,  lo  che  spiega  come  l'organo  in  discorso  sia  sfuggito  al  Butschli,  al 
Blochmann  ed  al  Kùnstler.  Io  credo  che  questa  fessura  esista  appena  virtual- 
mente quando  il  protozoo  è  ben  pasciuto,  e  venga  a  diventar  beante  quando 
sta  nutrendosi  ;  diventa  beante,  a  mio  credere,  per  mezzo  d'un  vacuolo  che 
compare  in  essa,  probabilmente  uscente  dal  fondo  della  fessura  stessa  (Mund- 
stelle):  questo  vacuolo  allontanerebbe  le  due  labbra  l'ima  dall'altra  e  ver- 
rebbe a  sporgere  fino  al  di  fuori  dell'apertura  boccale.  Esso  mi  apparve  molto 
più  evidente  nel  citostoma  del  Plagiomonas  e  del  Mono  e  er  corno  nas  Insectorum. 
Voglio  aggiungere  d'aver  veduto  non  di  rado  un  vacuolo  boccale  occupante 
il  grande  citostoma  (spazio  peristomiale)  del  megastoma. 

«  Il  gen.  Trichomonas  degli  autori  (Cimaenomonas)  è  caratterizzato 
da  un  peculiare  ondeggiamento  che  nella  precedente  Memoria  io  aveva  at- 
tribuito allo  scuotersi  d'un  flagello  originante  anteriormente  e  rovesciato  al- 
l'indietro  sul  corpo  dell'animale,  del  quale  sorpassa  la  lunghezza  per  un 
tratto  maggiore  o  minore.  Questo  tratto  distale  appare  ordinariamente  spinto 
da  un  lato  rispetto  all'estremità  posteriore  dell'animale.  Il  Blochmann,  il 
Butschli  e  il  Kùnstler  si  sono  persuasi  che  questo  flagello,  nella  parte  cor- 
rispondente al  corpo  dell'animale,  non  è  libero,  sibbene  resta  riunito  al  corpo 
stesso  per  mezzo  di  una  sottilissima  membrana.  Anch'io  ho  potuto  convin- 
cermi che  essi  hanno  ragione:  è  quindi  infondata  l'interpretazione  data  del- 
l'organo ondeggiante  dallo  Stein  e  recentemente  ripetuta  dal  Seeliger.  Questo 
flagello  rivolto  all'indietro,  ancorché  strappato  via  dal  corpo  dell'animale, 
purché  vi  resti  fisso  in  un  punto  anteriore  o  posteriore  (l'osservazione  riesce 
facile  nel  T.  muris),  continua  a  vibrare.  La  membranella  riuniente  il  flagello 
al  corpo  ha  un  margine  più  lungo  e  uno  più  corto:  è  più  lungo  quello  che 
s'attacca  al  flagello,  il  quale  descrive  costantemente  una  linea  serpentina: 
è  più  corto  quello  che  s'attacca  al  corpo  dell'animale,  percorrendo  una 
linea  retta. 

«  Il  Trichomonas  Muris  verso  la  parte  media  del  crasso,  e  non  di  rado 
anche  prima,  assume  lo  stato  di  riposo  :  in  questo  stato  il  corpo   presentasi 


tondeggiante,  il  protoplasma  addensato,  quasi  irrigidito,  i  flagelli  sono  scom- 
parsi, può  restare  ancora  traccia  del  bastoncello  e  dell'inserzione  del  flagello 
rivolto  all'indietro,  il  nucleo  è  sempre  evidente,  manca  una  vera  capsula. 
Una  trasformazione  simile  ho  trovato  anche  nel  Monocercomonas  Insectorum. 

«  Vengo  ora  alla  parte  sistematica.  Il  Butschli  ha  adottato  ben  poche 
linee  dell'edificio  sistematico  da  me  proposto.  Ora,  dopo  le  nuove  ricerche 
da  me  fatte,  mi  è  restata  la  convinzione  che  quello  nuovo  del  Butschli  non 
può  senz'altro  venir  preferito  al  mio.  E  infatti  col  sistema  del  Butschli  XHe- 
teromita  (Sin.  Bodo)  viene  ad  essere  in  un  sottordine  differente  (Heteroma- 
stigoda)  da  quello  (Isomastigoda)  del  THchomastix  Bloch.  (Sin.  Monocerco- 
monas  Grassi)  per  la  semplice  ragione  che  il  THchomastix  possiede  due 
flagelli  di  più,  mentre  i  Megastoma  e  le  Hexamitae  vengono  ad  essere  ac- 
cozzati in  un  medesimo  sottordine  (Isomastigoda)  coi  Trichomonas  e  coi 
THchomastix  ecc.  non  ostante  che  presentino  divergenze  ben  più  considerevoli 
anche  nei  flagelli.  V Ihteroraita  {Bodo)  resta  in  un  sottordine  differente  da 
quello  del  Plagiomonas  (con  cui  presenta  un'innegabile  affinità)  (contraria- 
mente a  quanto  suppone  il  Butschli,  il  Plagiomonas  non  è  affatto  un  Heteromita 
ma  trova  posto  tra  gli  Isomastigoda  con  due  flagelli  anteriori).  Anche  il  Pa- 
ramecioides  e  il  Tripanosoma  col  sistema  del  Butschli  vengono  enormemente 
discostati  dal  Polijmastix  (?)  e  dal  Trichomonas  a  cui  pm  naturalmente  paiono 
vicini.  Non  è  neppur  giustificata  la  separazione  di  sottordine  delle  Monomite 
(Herpetomonas)  e  dei  Plagiomonas.  Dell'esclusione  dei  Lophomonas  dai  Fla- 
gellati ho  già  sopra   parlato. 

«  Il  metodo  della  divisione  dei  Flagellali  in  semplici  famiglie,  metodo 
da  me  seguito  nella  mia  Memoria,  mi  sembra  molto  più  naturale. 

«  Anche  per  quel  che  riguarda  la  nomenclatura,  vado  convinto  che  il 
Butschli  ha  tenuto  troppo  poco  conto  delle  mie  proposte.  Ho  già  detto  che 
non  possono  esser  considerati  sinonimi  Tripanosoma  e  Paramecio ides,  Plagio- 
monas e  Bodo.  Io  aveva  fatto  una  famiglia  speciale  dei  Megastomi  (Mega- 
stomidea)  e  l'aveva  collocata  dopo  la  famiglia  delle  Cercomonadina,  della 
quale  l'ultimo  genere  era  X Ilexamita.  Con  ciò  volevo  dire  che  il  Megastoma 
per  un  carattere  sagliente  (due  flagelli  posteriori)  ricorda  XHexamita,  ma  che 
si  è  però  ulteriormente  differenziato  tanto  da  meritar  d'esser  collocato  in  una 
famiglia  differente.  Il  Butschli  invece  crea  la  famiglia  delle  Tetramitine  e 
delle  Polymastigina:  a  quella  riferisce  i  Monocercomonas  A  Trichomonas  ecc., 
a  questa  le  Hexamitae,  i  Megastoma,  il  Polymastixì  Butschli  (Sin.  Tri- 
chomonas, Grassi).  Intanto  il  termine  Polìjmastigina  è  per  lo  meno  superfluo 
essendo  anteriore  quello  di  Mcgastomidea,  Grassi.  Ma  perchè  il  Butschli  ha 
denominato  la  famiglia  dal  genere  incerto  Polymastix  (?)  Butschli?  Il  Poly- 
maslix  (?)  del  resto  è  intimo  parente  delle  Tetramitae  e  dei  Plagiomonas  e 
non  ha  nulla  che  vedere  colle  Hexamitae  e  coi  Megastoma.  Il  gen.  Tricho- 
mastix  Bloch.,  adottato  dal  Butschli  è  forse  superfluo,  rientrando  benissimo  nel 


_  9  — 

gen.  Monocercomonas,  Grassi.  Il  Bùtschli  infine,  attenendosi  alle  leggi  della 
nomenclatura,  ha  respinto  certi  cambiamenti  da  me  proposti,  per  es.  quello 
di  Cimaenomonas,  invece  di  Trichomonas.  Io  li  aveva  suggeriti  nella  ferma 
opinione  che  fosse  lecito  mutare  i  nomi  che  potrebbero  dare  una  falsa  idea 
dell'animale  che  indicano,  ogni  qual  volta  non  fosse  possibile  che  il  cam- 
biamento producesse  confusione. 

«  Per  comodo  del  lettore  riproduco  qui  la  classificazione  già  da  me  adot- 
tata, con  pochissimi  cambiamenti.  Difetti  ne  presenta  :  la  famiglia  Cercomo- 
nadine  vuol  esser  scissa,  ma  io  lascio  volentieri  queste  innovazioni  a  chi  si 
occuperà  anche  delle  forme  libere. 

Fani.  Cercomonadine  Kent  emend. 

«  Gen.:  1.  Herpetomonas  Kent  (Sin.  Monomita  Grassi).  —  2.  Tripa- 
nosoma Gruby.  —  3.  Paramecioides  Grassi  (Sin.  Paramecium  Wedl  1850).  — 
4.  Plagwmonas  1882  Grassi  (Sin.  Cystomonas  E.  Blanch.  1886  (1).  —  5.  Bodo 
Ehr.  (Sin.  Heieromita  Duj.).  —  6.  Monocercomonas  Grassi  (Sin.  Trichoma- 
styx  Bloch.).  —  7.  Cimaenomonas  Grassi  (Sin.  Trichomonas  Donne).  —  8.  Co- 
sti fera  Grassi  1887  (Sin.  Polymastix?  Bttt.).  —  9.  Bicercomonas  Grassi 
(Sin.  Hexamita  Dui.,   Giardia  Kunst.). 

Fam.  Megastomidea  Grassi  1882  (Sin.  Polymastigina  Biit.  1883). 

«  Gen.  10.  Megastoma  Grassi  (Sin.  Cercomonas  Lambì  1859;  Lamblia 
R.  Blanch.  1886). 

Fam.  Lophomonadìdea  Grassi. 

«  Gen.  11.  Lophomonas  Stein.  —  12.  Jocnia  Grassi. 

«  Riassumo  brevemente  le  caratteristiche  dei  singoli  generi. 

1.  Herpetomonas  :  Un  solo  flagello  anteriore  (cioè  originante  all'estremo  an- 

teriore del  corpo),  diretto  anteriormente,  nessuno  posteriore. 

2.  Trypanosoma:  Una  membrana  ondulante,  terminante  in  un  flagello:  forma 

del  corpo  mutabilissima. 

3.  Paramecioides:  Come  il  gen.  2,  ma  forma   del   corpo    costante    e    corpo 

percorso  da  creste  longitudinali. 

4.  Plagiomonas:  Due  flagelli  anteriori,  diretti  anteriormente,  ed  uno  poste- 

riore (caudale). 

5.  Bodo  :  Due  flagelli  anteriori,  uno  diretto    anteriormente   e   l'altro   poste- 

riormente: nessuno  posteriore. 

0.  Monocercomonas:  Quattro  flagelli  anteriori,  tre  diretti  anteriormente  ed 
uno  più  lungo  rovesciato  all'indietro  e  sopravanzante  l'estremità  poste- 
riore del  corpo:  nessuno  posteriore. 

7.   Cimaenomonas:  Quattro  -  cinque  flagelli  anteriori,  tre -quattro    diretti   in 

(')  Traile  de  ZooL  Medicale.  Paris  1886,  p.  78. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  2 


—  10  — 

avanti,  uno  rivolto  all'  indietro,  più  lungo  del  corpo  e  fissato  per  un 
gran  tratto  al  corpo  stesso  con  una  sottilissima  membranella,  nessun  fla- 
gello posteriore  :  scheletro  interno  fatto  da  un  pezzo  longitudinale  (ba- 
stoncello). 

8.  Costi  fera:  Quattro  flagelli  anteriori,  tutti  diretti  più  o  meno  nettamente 

in  avanti:  un  flagello  posteriore  delicatissimo:  corpo  percorso  da  coste 
o  creste  longitudinali,  quasi  come  nel  gen.  3. 

9.  Dicercomonas  :  Quattro  flagelli  anteriori,  tutti  diretti  più  o  meno  netta- 

mente in  avanti  :  due  flagelli  posteriori  :  scheletro  interno  (fatto  da  uno 
o  due  pezzi  ?)  :  corpo  senza  una  distinta  cuticula. 

10.  Megastoma:  V.  Memoria  speciale  in  corso  di  stampa. 

11.  Lophomonas:  Molti  flagelli  anteriori,  diretti  più  o  meno  nettamente  in 

avanti:  scheletro  interno  fatto  da  due  pezzi. 

12.  Joenia:  Molti  flagelli  anteriori,  diretti  più  o  meno  nettamente  in  avanti: 
scheletro  interno  fatto  da  un  pezzo  principale  (bastoncello)  e  da  molti 
piccoli  accessori:  metà  posteriore  del  corpo  rivestita  di  fine  ciglia  im- 
mobili. 

«  Mi  sono  convinto  che  quei  corpiccioli  sporgenti  che  presentano  le  Co- 
stifere  e  che  con  grande  riserbo  io  aveva  nell'altra  Memoria  tentato  di  spie- 
gare come  corpi  tricocistomorfi,  sono  veramente  corpi  estranei  (batteri)  insi- 
nuatisi e  fissatisi  con  un  loro  estremo  nei  solchi  tra  le  coste,  ond'è  percorso 
il  corpo  del  protozoo.  Un  sospetto  simile  era  già  stato  avanzato  dal  Kunstler. 
A  proposito  del  Kunstler  non  ho  che  a  dolermi  dall' aver  egli  ridescritto  nei 
Comptes  Reiidus  1883,  parecchie  forme  da  me  scoperte  senza  nemmeno  ci- 
tarmi: egli  ha  fatto  così  nascere  una  confusione  che  il  Butschli  ha  cercato 
di  togliere. 

«  Il  sopra  esposto  quadro  sistematico  conferma,  se  non  m'inganno,  la  mia 
opinione  sulla  posizione  del  gen.  Megastoma.  L' Hexamita  non  è  prossima  al 
Megastoma  tanto  quanto  crede  il  Butschli  :  l'unico  riscontro  sicuro  viene  dato 
dai  due  flagelli  caudali:  per  gli  altri  caratteri  l'Hexamita  è  molto  più  pros- 
sima al  Monocer  corno  nas,  al  Trichomonas  ecc.  (')  La  forma  da  me  descritta 
come  Dicercomonas'?  muris  è  veramente  un  Dicercomonas,  e  perciò  lascio  i 
nomi  Dicercomonas  muris,  togliendone  soltanto  il  punto  interrogativo. 

«  Secondo  le  mie  nuove  ricerche  il  Monocercomonas  hominis  deve  mutar 
genere  :  esso  è  in  realtà  un  Ci  ma  enomo  nas,  o  se  si  preferisce,  un  Trichomonas 
hominis  a  cui  restano  sinonimi  anche  Cimaenomonas  hominis  (Grassi)  Cercomo- 
nas  hominis  (Dry a.ìne),  Cercomonas  intest inalis  (Leuckart),  Amoeba  sp.  (Lambì.) 
Non  ostante  i  dubbi  sollevati  dal  Leuckart,  dal  K.  Blanchard  e  prima  di  loro 

(!)  La  forma  Hexamitus  inflatus  Dus.,  quale  viene  ridescritta  da  Butschli,  dev'essere 
considerata  rappresentante  d'un  nuovo  gen.  (Dujardinia)  per  la  disposizione  dei  flagelli 
e  per  i  vacuoli  contrattili. 


—  11  — 

dal  Butschli,  vado  convintissimo  che  due  sole  specie  di  Monadine  si  riscon- 
trano nell'intestino  dell'uomo  in  Italia,  in  Francia,  in  Germania  ed  in  Austria, 
e  cioè  il  Megastoma  entericum  (Grassi)  e  il  Trichomonas  hominis  (Dav.).  La 
piccolezza  di  quest'ultimo  parassita  ne  rende  oltremodo  difficile  lo  studio,  da 
ciò  l'insufficienza  della  mia  precedente  descrizione.  Con  buone  lenti  ad  immer- 
sione ho  potuto  persuadermi  che  l'ondeggiamento  verificasi  in  tutti  gli  individui; 
che  quest'ondeggiamento  è  interamente  paragonabile  a  quello  dei  Trichomonas; 
che  il  flagello  ondulante  si  comporta  come  nei  Trichomonas  e  s'estende  perciò 
d'un  bel  tratto  al  di  là  dell'estremo  posteriore  dell'animale;  che  infine  esiste 
un  bastoncello  interno  pure  come  nei  Trichomonas,  ma  questo  bastoncello  non 
è  visibile  che  di  rado,  talvolta  appena  nella  sua  parte  posteriore,  tuttociò 
forse  perchè  gli  individui  in  esame  non  sono  interamente  maturi. 

«  Eiassumo  brevemente  i  caratteri  del  Trichomonas  hominis  Dav.  che  inte- 
ressa la  scienza  medica.  Corpo  piriforme,  ovalare,  o  subovalare,  un  po'  asimme- 
trico; coda  più  o  meno  spiccata,  lunga  talvolta  quanto  il  corpo  dell'animale,  di 
solito  non  corrispondente  perfettamente  al  polo  posteriore  del  corpo  ;  non  più  di 
quattro  flagelli  anteriori  e  diretti  anteriormente  difficili  a  vedersi,  appiccicantisi 
facilmente  l'uno  all'altro,  lunghi  in  generale  circa  una  volta  e  un  quarto  la  lun- 
ghezza del  corpo  dell'animale,  uguali  tra  loro,  relativamente  molto  più  lunghi 
negli  individui  piccoli;  citostoma  (bocca)  vicino  all'inserzione  dei  flagelli;  baston- 
cello interno  longitudinale  non  sempre  visibile,  talvolta  visibile  appena  nella  sua 
parte  posteriore;  nucleo  con  nucleolo,  collocato  anteriormente  e  corrispondente 
alla  parte  curva  del  bastoncello;  flagello  ondulante  rivolto  all' indietro,  più  grosso 
di  quelli  anteriori  e  riunito  al  corpo  dell'animale  per  una  delicatissima  membra- 
nella  difficilissimamente  visibile.  Il  flagello  talvolta  non  ondeggia  benché  esista  e 
l'individuo  si  locomova  (alterazione  ?).  Notisi  però  che  i  movimenti  dell'animale 
rendono  difficile  di  rilevare  l'ondulamento,  che  perciò  a  tutta  prima  pare  man- 
cante negli  individui  che  rapidamente  si  locomovono.  Il  flagello  ondulante 
percorre  in  direzione  longitudinale  obliqua  la  superficie  del  corpo  e  prolungasi 
sottilissimo  al  di  là  del  corpo  per  un  tratto  lungo  quasi  come  il  corpo  stesso. 
Lungh.  mass,  del  corpo  10-11  ,u,  largh.  mass.  5-6  fi.  Lo  strato  superficiale 
del  corpo  è  alquanto  ispessito,  non  esiste  però  una  cuticula  distinta  come  nel 
Megastoma.  Molti  individui  assumono  forma  tondeggiante  e  presentansi  allora 
come  tante  sferette  oscillanti  e  roteanti  (alterazione?).  Il  Trichomonas  hominis 
viene  ad  esser  similissimo  al  Trichomonas  viginatis,  da  cui  io  non  saprei 
distinguerlo  se  le  osservazioni  del  Kunstler,  come  si  ha  ragione  di  credere, 
sono  esatte. 

«  Il  T.  batrachorum  e  il  T.  Muris  si  differenziano  dal  T.  hominis  perchè 
hanno  soltanto  tre  flagelli  anteriori  (almeno  io  non  ne  ho  trovati  che  tre), 
perchè  sono  più  voluminosi,  perchè  il  tratto  distale  del  flagello  ondeggiante 
è  meno  sottile,  può  fare  un  passo  spirale  sulla  coda  prima  di  diventar  libero  ecc. 


—  12  — 

Distinguere  il  T.  batrachorum  da  quello  Muris  è  molto  difficile;  può  farlo  sol- 
tanto chi  ha  avuto  sottocchio  migliaia  d'individui  provenienti  da  differenti  osti. 
«  V  Amo  eh  a  Coli  dell'uomo  si  incapsula  (l)  precisamente  come  X  Amo  eh  a 
blattarum  Biitschli.  Le  capsule  a  completo  sviluppo  contengono  più  o  meno 
numerosi  (tre-sei-nove)  nuclei  difficilmente  colorabili  e  circondati  da  scarso 
protoplasma.  Abbiamo  trovato  tutti  gli  stadi  intermedi  tra  le  Amoebae  tondeg- 
gianti e  senza  involucro  e  le  capsule  in  discorso.  Queste  sono  un  po'  più  piccole 
delle  Amibe  da  cui  provengono  e  risaltano  nelle  feccie  perchè  incolori  e  splen- 
denti. Esse  servono  per  fare  la  diagnosi  dell'  Amoeba  Coli.  Kipetuti  sperimenti  da 
noi  fatti  dimostrano  che  se  un  uomo  inghiotte  queste  capsule,  riceve  le  Amibe, 
e  ne  riceve  probabilmente  tante  quanti  sono  i  nuclei  in  esse  contenuti.  Si  tratta 
quindi  di  una  riproduzione  endogena;  notisi  che  ima  volta  sviluppate  nel- 
l' intestino  esse   possono  riproducisi  enormemente  per  semplice  scissione  » . 

Matematica.  —  Sui  concetti  di  limite    e  di  continuità.   Nota 
di  E.  Oesàro,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

«  Una  funzione  f{x)  manca  alla  continuità  ogni  qual  volta,  nel  tendere 
di  h  a  zero,  f{x  -f-  h)  —  f(%)  ridiventa,  in  valore  assoluto,  superiore  al  nu- 
mero f,  positivo  ed  arbitrariamente  piccolo.  Più  frequente  è  l'infrazione  alla 
continuità  nell'intorno  di  x,  più  si  è  autorizzati  a  dichiarar  grave  la  discon- 
tinuità in  x ,  e  si  capisce  che  discontinuità  piena  ed  intera  è  soltanto  quella 
di  prima  specie,  poiché  le  funzioni  discontinue  di  seconda  specie  non  abban- 
donano mai  una  certa  tendenza  più  o  meno  insistente  verso  la  continuità. 
Limitandoci  a  studiare  ciò  che  accade  a  destra  di  x,  supponiamo  calcolata 
la  probabilità  che  l'incremento  assoluto  della  funzione  superi  e  nell'inter- 
vallo (x ,  x-\-h)  e  facciamo  decrescere  h  indefinitamente.  Tenda  verso  mt{x)  la 
probabilità  stessa,  e  sia: 

zs(x)  =  lim  zs-c(x). 
e  =  0 

La  funzione  zs  rappresenta  il  grado  di  discontinuità  di  f(x)  in  x,  e  si  può 
dire  che  1 — zs  ci  dà  la  misura  dell'aspirazione  di  f{x)  alla  continuità.  È 
necessario  tener  presente  l'espressione  di  z?e,  affinchè  apparisca  in  qual  modo 
si  è  pervenuti  a  zs  col  decrescere  di  e .  Si  osservi  infatti  che  le  funzioni 
continue  non  sono  caratterizzate  da  zs  =  0 ,  perchè  esistono  funzioni  infinita- 
mente poco  discontinue,  nel  senso  che  srE  tende  a  zero  insieme  ad  é  ,  ma 
senza  raggiungere  il  valore  limite.  Similmente,  per  le  discontinuità  di  seconda 

(')  Le  ricerche  suH'Ànioeba   Coli  sono  fatte  in  collaborazione    col   signor    Salvatore 
Calandracelo. 


—  13  — 

specie  si  potrà  avere  zs  =  1 ,  senza  che  il  valore  1  sia,  come  per  le  discon- 
tinuità ordinarie,  effettivamente  raggiunto.  Un  esempio  di  ciò  si  ha  nella  funzione 

che  per  «  =  0  è  zero,  e  per  x^-0  è  espressa  da  sen  — .    Posto  £  =  cos  — -, 

X  à 

con  6  compreso  fra  0  ed  1 ,  si  cerchi  la  probabilità  che   il   valore  assoluto 
di  sen—  superi  «  nell'intervallo  (0,/ì).  Indicando  e  n  n   il    minimo   intero 

superiore  ad    —,  si  ottiene: 

re  h 


zsz  =  lim  n  y 


4:8 


(2*-f-l)2  —  0S 


ma,  per  applicazione  d'una  celebre  forinola  di  Eulero,  la  'somma  che  figura 
nel  secondo  membro  si  riduce  facilmente  a 

^        2JÌ— i-M    I    p/    X 

log2tt-l-tf+B0i), 
dove  n2R(/i)  tende,  per  n  infinito,  ad  un  limite  finito.  Ne  segue  : 

zs  =  lim    n  log  2^  —  1  +  6  =  e  • 

n=co  2n  —  1  —  6 

Col  tendere  di  s  a  zero,  6  tende  all'unità,  e  però  zs  =  1  ;  ma  questo  valore 
non  è  mai  raggiunto  effettivamente  da  zs-z,  cosicché  la  discontinuità  della 
funzione  considerata,  nell'intorno  di  x  —  0 ,  non  è  la  piena  discontinuità, 
benché  ne  differisca  infinitamente  poco.  Essa  si  dileguerebbe  quasi  per  intero 
se  la  funzione  si  prendesse  uguale  a  zero  nei  valori  irrazionali  di  x ,  oltreché 
in  «r  =  0:  si  avrebbe  w(0)  =  0,  e  la  funzione  sarebbe  quasi  continua.  Si  avrebbe 
dunque,  per  così  dire,  una  discontinuità  nascente. 

«  Si  consideri  ancora  la  funzione  rappresentata  da  — —    —       per    x 


diverso  da  zero,  ed  uguale  a  zero  per  x  =  0 .  Si  riconosce  subito  che  per 
essa  la  funzione  tz{x)  differisce  infinitamente  poco  dall'unità  quando  x  =  0 , 
e  raggiunge  poi  effettivamente  il  valore  1  a  destra  ed  il  valore  0  a  sinistra 
di  infiniti  valori  di  x,  differenti  da  zero  meno  di  quantità  arbitrariamente 
piccole.  È  poi  facile  costruire  delle  funzioni  che  abbiano  nell'intorno  di  x  =  0 
un  determinato  grado  6  di  discontinuità.  Un  calcolo  in  tutto  simile  al  pre- 
cedente conduce  a  considerare  la  funzione  <f(x),  generalmente  nulla,  ma 
uguale    ad    1    nell'intervallo    ( —  ti ,  ti).    La    funzione    espressa   in   generale 

da  (jp  I  sen— J ,  ed  uguale  all'unità  per  x  =  0,  è  la  funzione  richiesta.  Simil- 
mente, la  funzione  uguale  ad  — —  —  quando  questa  espressione  rappre- 
senta un  numero  non  superiore  a  0 ,  ma  nulla  in  ogni  altro  caso,  ha,  per  x  =  0 , 


a  zer 


—  14  — 

una  discontinuità  di  grado  0.  Ciò  è  spiegato  dall'esistenza  di  infiniti  tratti 
di  continuità,  che  vengono  in  qualche  modo  a  rompere  la  discontinuità  nel- 
l'intorno di  x  =  0,  derivando  essi  da  infinite  discontinuità  ordinarie,  che 
riconducono  incessantemente  la  funzione  al  valore  che  deve  assumere  per  x  =  0 . 
Ed  è  anche  discontinua  di  grado  0,  in  x  =  0,  la  funzione  che  per  questo  valore 

è  zero  e  per  gli  altri  valori  della  variabile  è  espressa  da     —  -\-  0     —     —     .   Si 

noti  che  a  destra  di  zero  la  funzione  è  generalmente  continua,  pur  presen- 
tando discontinuità  ordinarie  a  destra  di  infiniti  valori  di  x,  arbitrariamente 
piccoli. 

«  Ancorché  due  funzioni  siano  ugualmente  discontinue,  si  può  giudicare 
quale  delle  due  aspiri  meno  fortemente  ad  avere  quella  determinata  discon- 
tinuità, studiando,  per  ciascuna  di  esse,  il  modo  di  variare  di  zrt ,  quando  s 
tende  a  zero.  Così,  per  x  =  0,  il  grado  di  discontinuità  della  funzione  uguale 

o  per  #  =  0,  ed  espressa  da  sen  (Z:  sen— J  quando  x  differisce  dazerò, 
è  il  limite,  per  £  =  0,  di  1  — — - .  Ne  segue,  per  esempio,  che  mentre  le 

■  Ih' 

funzioni  espresse  in  generale  da 

sen  I  sen—  )  ,  sen  {  -  sen  —  ) , 
\       x  1  \il         x) 

hanno  lo  stesso  grado  di  discontinuità  in  #  =  0,  si  può  dire  che  l'aspira- 
zione della  seconda  alla  continuità  è  n  volte  più  energica  dell'aspirazione 
della  prima.  Conviene  dunque  introdurre,  oltre  il  concetto  del  grado  zs  di 
discontinuità,  anche  quello  dell'intensità  d'aspirazione  al  grado  stesso,  e,  per 
ciò  che  si  è  detto,  tale  intensità  potrà  essere  convenientemente  misurata  dal 

valore  assoluto  di  —r1  per  *  =  0  . 
de 

«  Dato  un  gruppo  di  numeri,  G,  sia  f{x)  uguale  ad  1  o  a  zero,  se- 
condo che  x  appartiene  o  no  a  G .  Già  sappiamo  definire  la  frequenza  di  G 
a  destra  di  x.  Calcolata  la  probabilità  che  un  numero  del  gruppo  sia  infe- 
riore ad  x ,  è  noto  che  la  frequenza  di  cui  si  tratta  è  la  derivata  della  pro- 
babilità stessa,  a  destra  di  x.  D'altra  parte,  se  f(x)  =  0  ,  e  se  s  è  una 
frazione  propria,  piccola  quanto  si  vuole,  è  chiaro  che  zsz  è  il  limite,  per  h  =  0, 
della  probabilità  che  un  numero  dell'intervallo  (x,x-{-h)  appartenga  a  G, 
e  tale  probabilità  limite  non  differisce,  come  è  facile  vedere,  dalla  frequenza 
testé  definita.  Così  vediamo  che  il  grado  di  discontinuità  di  f(x)  a  destra 
d'ogni  numero  esterno  a  G  è  rappresentato  dalla  frequenza  g(x)  degli  ele- 
menti di  G  a  destra  del  numero  considerato,  e  si  può  scrivere: 

zs{x)  =  f(x)  +  g(x)  —  2f(x)g(x). 
E  noto  che,  se  G  è  di  prima  specie,  se  ne  possono  raccogliere  gli  elementi 
in  un  intervallo  arbitrariamente  piccolo.  In  altre  parole,  i  numeri  costituenti 


—  15  — 

un  gruppo  di  prima  specie  sono  infinitamente  rari  fra  i  numeri  reali.  Ed  è 
evidente  che  la  frequenza,  generalmente  nulla,  è  infinitesima  nei  valori  limiti. 
In  questi  ultimi  si  ha  dunque  discontinuità  di  grado  infinitamente  vicino 
all'unità  o  a  zero,  secondo  che  essi  appartengono  o  no  al  gruppo.  Anche  se  G 
fosse  di  seconda  specie  potrebbero  presentarsi  circostanze  analoghe.  In  parti- 
colare, la  funzione  di  Hankel,  uguale  ad  1  o  a  zero  secondo  che  x  è  razio- 
nale o  no,  ha  la  proprietà  di  rappresentare  il  proprio  grado  di  discontinuità, 
in  quanto  che  il  suo  stato  è  infinitamente  prossimo  alla  piena  discontinuità 
per  valori  razionali  di  x , :-e  raggiunge  quasi  la  continuità  per  ogni  valore 
irrazionale. 

«  Per  poter  misurare  l'energia  con  cui  una  funzione  aspira  ad  avere  una 

determinata  discontinuità,  occorre  calcolare  il  limite,  per  e  =  0,  di  — - — ; 

e  quando  tale  limite  non  esiste,  si  è  obbligati  a  ricorrere  a  criterii  di  pro- 
babilità per  formarsi  un  convincimento  morale  circa  la  maggiore  o  minore 
aspirazione  della  funzione  considerata.  Occorre  dunque  estendere  ancora  il 
concetto  di  limite,  ed  a  ciò  si  perviene  come  segue,  nel  caso  più  semplice 
d'una  successione  di  numeri,  procedenti  in  un  determinato  ordine.  Sia  p,(x) 
la  probabilità  che  un  numero  preso  ad  arbitrio  nella  successione  x  —  ax  , 
x  —  ttì ,  x  —  as, ,  riesca  inferiore  ad  e  in  valore  assoluto,  e  si  rappre- 
senti con  p  il  limite  di  ps  per  £  =  0.  La  funzione  p(x)  rappresenta  l'inten- 
sità con  cui  la  successione  ax  ,  a2 ,  az , tende  ad  avere  per  limite  il 

numero  x:  essa  è  la  misura  dell'aspirazione  di  a»  ad  x.  Se  realmente  la 
successione  considerata  ha  un  limite  determinato  a ,  è  chiaro  che  p(a)  =  1, 
e  p(x)  =  0  pe  x  %  a .  Se  invece  non  esiste  il  limite  di  a» ,  per  n  infinito, 
ciò  non  può  impedirci  di  ritenere  che  an  tenda  con  maggiore  o  minor  forza 
verso  ciascun  numero  x ,  e  nell'incertezza  in  cui  siamo  circa  l'esistenza  di 
un  limite  non  ci  sentiamo  meno  propensi  ad  attribuire  al  limite  stesso  un 
valore  ben  determinato,  che  cerchiamo  di  apprezzare  studiando  il  succedersi 

dei  valori  ax ,  a% ,  az , ,    col    tener    conto   de  le  momentanee    tendenze 

verso  valori  preferiti,  e  della  probabilità  di  riuscita  che  ciascuno  di  essi 
presenta.  Così  ad  ogni  valore  x  si  attribuisce  una  determinata  importanza, 
rappresentata  da  xp(x)  secondo  i  più  elementari  principii  del  calcolo  delle 
probabilità.  E  però,  immaginando  che  il  limite  atteso  sia  l'ammontare  d'un 
premio  da  conseguire,  la  media 

X  =  2  xp  (x) 
è  la  speranza  matematica,  che  possiamo  considerare  come  il  valore  morale 
del  limite  della  data  successione,  poiché  X  rappresenta  precisamente  la  somma 
che  potremmo  equamente  pretendere  da  chi  volesse  sostituirci,  a  suo  rischio 
e  profitto,  nella  ricerca  del  limite,  considerata  come  caccia  ad  un  premio. 
In  particolare,  se  il  sistema  dei  numeri  interi  si  può  scindere  in  più  sistemi  A!  , 
A2 ,  A3 , ,  in  modo  che  an  tenda  ad  un  determinato  limite  U  quando  n 


—  16  — 

percorre  A,- ,  e  se  j),  è  la  frequenza  di  A*  nel  sistema  dei  numeri  interi,  è 
chiaro  che  p(x)  è  uguale  a  zero  in  generale,  ma  p{x)=pi  se  ay=Xt-.  Ne 
segue  : 

A  =lh  A  +P*  K  -\~lh  h-\- 

Si  consideri,  per  esempio,  la  successione 

0,1,0,2,0,1,0,3,0,1,0,2,0,1,0,4, 

ottenuta  prendendo  an  uguale  all'esponente  della  massima  potenza  di  2  che 
divide  n .  Sebbene  non  esista  il  limite  di  questa  successione,  noi  potremo 
dire  che  essa  ha  per  medio  limite  l'unità.  Infatti,  dopo  aver  messo  in  A, 
i  numeri  ottenuti  moltiplicando  per  2'-1  gli  interi  dispari,  si  vede  che  i 
sistemi  A  esauriscono,  senza  compenetrarsi,  il  sistema  dei  numeri  interi, 
e  si  ha  : 

1  ... 

Pi  = 


xi  =  i-i  ,   a^yìzL.1 


2l  ___     2'" 

i 

Ma  bisogna  osservare  che  non  è  sempre  lecito  invertire  i  sistemi  A ,  e 
quando  le  loro  frequenze  ed  i  limiti  corrispondenti  danno  luogo  a  serie  sem- 
plicemente convergenti,  occorre  eseguire  il  calcolo  di  A  pei  primi  n  termini 
della  successione,  e  far  poi  crescere  n  all'  infinito.  È  anche  importante  osser- 
vare l'eguaglianza 

lini       1   .       .          .          .  .       , 

À  =    n  =  cc   —  («i  +  «2  +  (h  -\ f-  a») , 

la  cui  dimostrazione  è  facile.  Essa  ci  conduce  a  definire  altrimenti  il  limite 
d'una  successione.  A  questa  si  sostituisca 

«i ,  4  («i  +  eh) ,  |  («i  -|-  a2  -f-  «3) , 

Se  la  prima  successione  ha  un  limite  determinato  a ,  anche  la  seconda  ha 
un  limite  X  =  a.  Se  la  prima  successione  non  ha  limite  determinato,  la  seconda 
può  averne  uno,  che  si  assumerà  come  medio  limite  della  prima,  e  questa 
definizione  del  limite  concorderà  con  quella  data  in  principio.  Se  poi  la  seconda 
successione  non  ha  limite  determinato,  se  ne  deduca  una  terza,  e  così  via, 
si  avrà  un  mezzo  di  classificare  le  successioni  di  numeri,  ascrivendo  al 
genere  0  quelle  che  hanno  un  limite  determinato,  al  genere  1  quelle  che, 
non  appartenendo  al  genere  0  .  ammettono  una  prima  successione  derivata  con 
limite  determinato;  ecc.  Benché  queste  successioni  derivate  tendano  a  dive- 
nire ai ,«!,«!,... .  può  accadere  che  una  successione  sia  di  specie  trascen- 
dente, nel  senso  che,  fra  le  sue  derivate,  non  se  ne  trovi  una  a  limite  deter- 
minato. 

«  Ritornando  alle  funzioni,  si  calcoli  la  probabilità  che  f(x)  sia  compreso 
fra  a  —  s  ed  »-{*"*,  nell'  intervallo  (x  ,x  -\-  h) ,  e  si  faccia  tendere  h  a 
zero.  Il  risultato  P=  tenda  poi  a  P  (x  ,  a)  ,  per  s  =  0  .  Questa  funzione  rap- 
presenta l'aspirazione  di  f(x)  al  valore   a.   Quando   f  (x)   è  continua  per 


—  17  — 

x  =  x0 ,  si  ha  P  (x0 ,  a)  =  1  ,  se  a  =  f  (x0)  ,  e  P  (x0 ,  a)  =  0  per  ogni 
altro  valore  di  « .  In  generale  si  converrà  di  considerare  come  medio  limite 
di  /  (x)  ,  in  x ,  la  somma 

2  =  2  a?  (x  ,  a)  , 

estesa  a  tutti  i  valori  di  a .  Riprendendo  la  funzione  f(x)  =  —  —     — 

x        [_x  J 

è  facile  vedere  che  Ps   ha,  per  ss  =  0 ,   un.  valore   indipendente  da   a ,   se 

0  =  «<1,    ed  il  valore  zero  se  a  è  negativo  o  non  inferiore  all'unità.  Il 

medio  limite  di  /  (x) ,    quando  x  tende  a  zero,  è  dunque  ~  ,  giacché  tutti 

i  valori  dell'intervallo  (0,1)  sono  egualmente  probabili.  Si  consideri  ancora 

la  funzione     —     —  2     —     ,   supponendola  nulla  o  uguale  all'unità  per 

x  =  0  .  L' intorno  di  zero  è  costituito  da  infiniti  tratti  di  continuità,  nei  quali 
si  alternano  i  valori  0  ed  1  ,  egualmente  probabili,  cosicché  P  (0  ,  a)  =  \ , 
quando  a  è  zero  o  1  ,  e  P  (0  ,  a)  =  0  in  ogni  altro  caso.  Il  medio  limite 
della  funzione,  per  x  =  0  ,  è  dunque  | .  Si  osservi  che  la  discontinuità  della 

funzione  considerata  è  di  grado  \.  Similmente  la  funzione     —    —  3     —     , 

supposta  indifferentemente  uguale  a  0,1,2,  per  x  =  0 ,  ha  per  questo 
valore  una  discontinuità  di  grado  j ,  ed  il  suo  medio  limite  è  1 .  Importa 
osservare  che  le  precedenti  considerazioni  permettono  di  supplire  alla  mancanza 
di  derivata  mediante  il  calcolo  del  medio  limite  di  ciascun  rapporto  incremen- 
tale, quando  l' incremento  della  variabile  tende  a  zero.  È  questo  un  argomento 
sul  quale  ritorneremo,  per  occuparci  altresì  dell'  integrazione  fondata  su  cri- 
terii  di  probabilità. 

*  Non  è  probabile  che  la  nozione  del  medio  limite  sia  per  rendere  qualche 
servizio  all'analisi  classica,  dappoiché  non  è  sempre  possibile  estendere  a  X 
le  proprietà  degli  ordinarli  limiti  ;  ma  non  vien  menomata  l' importanza  della 
nozione  stessa  quando  se  ne  circoscriva  l'uso  alle  teorie  che  l' hanno  generata, 
cioè  allo  studio  degli  eventi  matematici  e  delle  mutue  distribuzioni  numeriche. 
Quanto  alla  discontinuità  delle  funzioni  non  è  facile  scorgere  fin  dove  potrebbe 
farsi  sentire  l'utilità  di  misurarla  esattamente  o  in  media;  ma  è  certo  che 
la  questione  acquisterebbe  alta  importanza  se  il  contegno  della  funzione  spe- 
cifica 73  da  noi  introdotta  avesse  qualche  influenza  su  taluni  essenziali  fatti 
concernenti  le  funzioni,  come  la  derivabilità,  l'integrabilità  e  l'esprimibilità 
analitica  « . 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


—  18  — 


Matematica.  —  Forinole  relative  al  moto  d'un  punto.    Nota 
di  E.  Cesàro,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

n  Due  forinole  (l)  del  prof.  Siacci,  relative  al  moto  d'un  punto  in  un 
.piano  o  nello  spazio,  furono  dimostrate  dal  prof.  Cerniti  mercè  la  teoria  dei 
complessi  (2).  Ora  noi  vogliamo  estendere  le  forinole  stesse  al  caso  d'una  tra- 
jettoria  n  —  1  volte  curva,  mostrando  che  esse  restano  indipendenti  dalle  cur- 
vature esteme  al  nostro  spazio.  Un  punto  0 ,  fisso  nello  spazio  ad  n  dimen- 
sioni, in  cui  si  muove  M  ,  si  projetti  in  Of  sul  piano  che  oscula,  in  M  ,  la 
trajettoria  (M) ,  e  siano  rispettivamente  E ,  ¥  ,  le  componenti  dell'accelera- 
zione secondo  O'M  e  la  tangente  ad  (M) ,  in  M.  Siano  r,l,p,  le  distanze 
di  0'   ad   M ,   alla  normale  principale,  alla  tangente.  Poiché  le  componenti 

v2     vdv 
dell'accelerazione  secondo  queste  ultime  rette  sono  —  ,  —r-  ,  si  vede  subito  che 

q      ds 

_  /'      if_       „ vdv        l      v2 

P         Q  ds  J)         Q 

Ponendo  pò  uguale  ad  una  funzione  arbitraria  T ,  la  prima  forinola  diventa 

E-4..-5-. 

f       Q 
Per  trasformare  la  seconda  ricordiamo  anzitutto  che,  in  virtù  delle  forinole 
fondamentali  della  Geometria  intrinseca  delle  curve,  da  noi  recentemente  sta- 
bilite (3),  si  ha,  per  l' immobilità  di  0  , 

US  Q  Qi 

essendo  q  la  projezione  di  OM  sulla  binormale  principale,  e  Qi  il  raggio  di 
torsione.  Dunque 

_     rdn    ,   /  ilp    (     q  \  y%      _  v_    d  (pv)  ,   _j?_     v% 


Jdp  q   \    V2    _   V 

T\ds  "■"  Qx  ì  p         p 


() 


ds     '   \  ds        Ci  /  p         p        ds  p 

ovvero 

p%  ds  2ji  ?i 
È  questa  la  seconda  forinola  cercata.  Si  osservi  che  occorrono  n  relazioni  per 
fissare  0  nello  spazio,  e  quella  da  noi  adoperata  basta  soltanto  ad  esprimere 
che  0  non  può  spostarsi  parallelamente  alla  normale  principale  di  (M)  .  Ne 
segue  che  0  può,  ad  ogni  istante,  arbitrariamente  muoversi  in  un  determinato 
spazio  ad  «  —  1  dimensioni,  senza  che  ne  soffra  l'esattezza  delle  due  formole 


(!)  Atti  dell'Accademia  delle  Scienze  di  Torino,  t.  XIV 

(2)  Accademia  dei  Lincei,  Transunti,  1879. 

(3)  Annali  di  Matematica,  1888. 


—  19  — 

stabilite.  Così,  per  esempio,  quando  il  moto  ha  luogo  in  un  piano,  le  for- 
inole sussistono  per  due  punti  animati  da  velocità  parallele,  potendosi  inoltre 
assumere  come  0  l'uno  o  l'altro  dei  punti  stessi». 

Ottica  matematica.  —  Le  lamine  sottili  anisotrope  colorate 
nella  luce  polarizzata  parallela.  Nota  dell'  ing'.  Carlo  Viola,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

GENERALITÀ 

«  I  fenomeni,  che  si  ottengono  quando  si  analizza  la  luce  polarizzata,  la 
quale  attraversi  una  lamina  anisotropa  (non  isotropa,  eterotropa)  non  assor- 
bente, sono  stati  trattati  spesso,  anche  matematicamente  :  un  ultimo  lavoro 
completo  è  di  A.  Bertin  (1).  Non  è  invece  stato  considerato  il  caso  se  la  la- 
mina assorbe  la  luce.  A  riempire  questa  lacuna  tende  la  presente  Memoria. 

«  Se  una  lamina  assorbe  la  luce,  essa  ci  apparisce  colorita,  e  se  è  ani- 
sotropa, può  apparirci  dicroica.  L' intensità  dei  colori,  di  cui  è  composta  la 
luce  bianca  (solare)  possiamo  rappresentare  colle  ordinate  di  una  curvilinea, 
la  quale  presenta  il  suo  massimo  nel  colore  giallo,  e  tocca  l'asse  delle  ascisse 
negli  estremi  del  rosso  e  del  violetto.  L'area  racchiusa  da  questa  curvilinea 
e  dall'ascisse  è  dunque  Y  intensità  della  luce  bianca,  che  vogliamo  assumere 
eguale  ad  uno.  L'intensità  di  un  colore  qualunque  sia  rappresentato  dal 
segno  k2,  essendo  k  l'ampiezza  d'oscillazione  eterea  nello  spazio  vuoto.  Avremo 
per  definizione  :  2k2  ==  1 . 

*  Per  ogni  direzione  del  raggio  luminoso  in  una  lamina  anisotropa  (ad 
uno  o  a  due  assi  ottici)  le  oscillazioni  dell'etere  si  decompongono  in  due  dire- 
zioni determinate,  e  variano,  in  tesi  generale,  da  colore  a  colore  ;  queste  due 
oscillazioni  sono  tra  loro  perpendicolari  ed  individuano  i  piani  di  polarizza- 
zione della  luce.  Oscillando  l'etere  in  uno  o  nell'altro  di  questi  due  piani, 
l'assorbimento  della  luce  nella  lamina  anisotropa  sarà  differente,  e  varierà 
pure  per  ciascun  colore.  Vogliamo  indicare  con  1 — m2  e  con  1 — n2  i  coeffi- 
cienti generali  d'assorbimento  pel  colore  la  cui  intensità  è  k2,  e  ciò  relativa- 
mente ai  due  piani  di  polarizzazione,  di  guisa  che  dopo  il  passaggio  della 
lamina  l' intensità  k2  diverrà  m2  k2  ovvero  n2  k2  secondochè  il  raggio  esce 
polarizzato  a  seconda  di  una  o  dell'altra  direzione  (è  ordinario  o  straordinario); 
se  nell'esperienza  si  fa  uso  della  luce  bianca,  essa  passerà  la  grossezza  della 
lamina  colle  intensità  rispettive  2m2  k2  e  2n2  k2,  e  la  sua  intensità  totale  sarà 
quindi  2m2  k2  -f-  Iti2  k2. 

«  Ora  prendiamo  a  sviluppare  le  forinole  relative  all'interferenza  della  luce 
pel  caso  più  generale   contemplato  da   Bertin:  un   raggio   monocromatico  di 

(')  Ueber  die  Farben  von  Krystallplatten  in  clliptisch  polarisirten  Lichte,  von  A. 
Bertin  in  Paris. —  Zeitschr.  f.  Kry stali,  u.  M'uier.  herausg.,  v.  P.  Groth,  volume  V,  p.  36, 1881. 


—  20  — 

intensità  k-  e  di  lunghezza  d'onda  X  nello  spazio  libero,  si  polarizza  linear- 
mente nel  Nicol  polarizzatore,  attraversa  una  lamina  di  mica  di  \  d'onda 
(affine  di  assumere  la  polarizzazione  ellittica),  attraversa  indi  la  lamina  sottile 
di  un  cristallo  anisotropo  senza  cambiare  direzione,  infine  attraversa  un  Nicol 
analizzatore  combinato  con  una  mica  di  \  d'onda  luminosa.  Per  passare  dal  caso 
generale  ai  casi  speciali,  avremo  da  sopprimere  l'una  o  l'altra  delle  due  miche 
od  anche  ambidue  per  avere  il  caso  il  più  semplice. 

«  Per  ottenere  l'espressione  generale  dell'intensità  della  luce  nell'analiz- 
zatore, non  seguiremo  tutto  lo  sviluppo  datoci  da  Bertin;  ci  basterà  di  rias- 
sumerlo e  di  introdurvi  le  varianti,  che  sono  relative  ai  coefficienti  m  e  n,  e 
poscia  estenderemo  le  nostre  considerazioni  all'  interpretazione  delle  formole 
pei  singoli  casi  sperimentali.  Per  direzione  di  una  lamina  anisotropa  inten- 
deremo sempre  quella  di  estinzione  tra  i  Nicol  incrociati,  e  colla  voce  Nicol 
intenderemo  semplicemente  i  piani  di  polarizzazione  e  d'analisi  di  cui  è  for- 
nito il  microscopio.  Denotino: 

ce  l'angolo  che  la  direzione  della  prima  mica  fa  col  Nicol  polarizzatore, 
<p  l'angolo  che  la  direzione  del  cristallo  fa  colla  direzione  della  prima 

mica  ; 
ip  l'angolo  che  la  direzione  del  cristallo  fa  colla  direzione  della  2a  mica  e 
/?  l'angolo  che  quest'ultima  racchiude  col  Nicol  analizzatore. 
«  Per  semplificare  diciamo  : 

sen  a  =  a  cos  a  =  a , 

sen  (p  =  v  cos  g>  =  Vi 

sen  \p  =  u  cos  \p  —  ux 

sen  /?  =  b  cos  fi  =  bi . 

«  Per  ottenere  l'ampiezza  della  luce  nel  Nicol  analizzatore,  avremo  da 
decomporre  dapprima  quella  nel  polarizzatore  a  seconda  delle  due  direzioni 
della  prima  mica,  indi  ciascuna  di  queste  nelle  due  direzioni  della  lamina 
anisotropa  e  cosi  via  fino  a  raggiungere  il  Nicol  analizzatore,  ove  le  ampiezze 
normali  ad  esso  non  si  tengono  in  conto.  Ciò  posto  è  facile  vedere  che  in 
seguito  a  questa  decomposizione  si  ottengono  otto  ampiezze  nel  Nicol  analiz- 
zatore con  ritardi  diversi  ;  a  due  a  due  però  essi  sono  eguali,  e  quindi  le 
ampiezze  rispettive  possono  essere  sommate  senz'altro.  Con  ciò  si  ottengono 
le  seguenti  quattro  ampiezze  coi  ritardi  corrispondenti  : 

P  =  m/c  (a  b  ih  Vi   —  d\  bx  u  v)    col  ritardo     o 

X 
Gr  =  mk  (a  bx  u  Vi  —  eh  b  U\  v)  »  -r 

B.  =  nk  {a\bxU\V\ — abuv)  »  à' 

X 

K  =  nk  (ablrrl v  — axbtiv^)  »     <H~~7' ' 


—  21  — 

Ove  <$  è  lo  spessore  relativo  (cioè  spessore  ottico)  della  lamina,  ossia  il  prodotto 
del  suo  spessore  reale  J  per  la  differenza  massima  o  —  e  di  due  esponenti 
di  rifrangenza  per  la  data  direzione  del  raggio  luminoso. 

«  Ognuna  delle  quattro  ampiezze  sopra  notate  è  ancora  decomponibile  in 
due  :  l'ima  avente  il  ritardo  nullo,  l'altra  ~  d'onda.  Le  ampiezze  relative 
allo  stesso  ritardo  di  moto  possono  essere  sommate,  sicché  ci  risultano  le  due 
seguenti  : 

(■  A' 

X  =  F  -f-  H  cos  2rt  -r-  —  K  sen  2rr  — 
Y  =  G  +  H  sen  2/r  -j  +  K  cos  2/r  -y  • 

«  Un'ulteriore  decomposizione  non  è  possibile  per  modo  che  i  ritardi 
siano  eguali  tra  loro,  per  conseguenza  l' intensità  della  luce  sarà  /=X2-f-Y2  (l) 
vale  a  dire  : 

/  =  (F2  +  G2+H2  +  K2)  +  2(FH4-GK)cos2/r|+2(GH— FK)sen2^.  (1 

«  Per  semplificare  introduciamo  : 

sen  2«  =  A  cos  2a  =  A! 

sen  2/?  =  B  cos  2/?  =  B, 

sen2(/>  =  U  cos2«/>=U1 

sen  2y>  =  V  cos  2y>  =  Vi 

«  Fin  qui  lo  sviluppo  condensato  di  A.  Bertin.  In  seguito  dobbiamo  tenere 
conto  dei  coefficienti  m,  n;  non  ci  soffermiamo  però  alle  riduzioni  di  genere 
elementare,  diamo  senz'altro  i  valori  delle  tre  quantità  in  parentesi,  che  pren- 
dono parte  a  formare  i;  essi  sono: 

F»  -f  G2  +  H2  +  K2=^  (1  — B'U,  -  A^t  +  Ai  B,  U^,)  + 


4 


ri 


+  -|- (1  -f  BìTJì  +  A^  +  A!  Bt  UiV,)  , 

2  (FH  +  GK)  =  ^  (AB  —  UVA,  B,)  , 
ed  infine 

2  (GH— FK)  =  \ 1  AU[m2  (Bx  +  V.)  +  *«  (Bx  —  V,)]  + 

+  BV  [m2  (A!  +  Ux)  +  n-  (Ax  —  Ux)]  1  ■ 


(')  Ciò  si  dimostra  facilmente,  vedi  tuttavia:  F.  Neumann,  Theoretische  Optlk,  p.  18. 
Leipzig,  1885. 


—  22  — 

«  Per  conseguenza  l'espressione  dell' intensità  della  luce  polarizzata  ellit- 
ticamente sarà  : 

m2[l—  BxUx— À!  V1+A1B1UIV,]+»1  [1+BxU^A!  V,+A  M!i*& 

+  mn  [AB— UVAiB,]  cos  2tc  — 

W2 
:  '  +  $  AU[m2  (Bt  + V,)  +  #  (B,—  V,)]  + 

+  BV  [w2  (At  -fUO  +  ^2  (A!  —  U,)]   sen  2n  — 

Discussione  dell'equazione  generale. 

I  Caso.  La  luce  è  polarizzata  lineare. 

1.  Luce  monocromatica. 

«  Chiamiamo  con  0(0  —  <p-\-\p  -f-  «)  l'angolo,  che  l'analizzatore  fa  col 
polarizzatore  e  manteniamo  ad  a  il  suo  primo  significato;  l'espressione  per 
l'intensità  della  luce  nell'analizzatore  lineare  sarà  : 

ii  =  k*  \_m  cos  «  cos  (  0  —  a)  —  n  sen  a  sen  (  0  —  a)  ~^-\-  (3 

2 

-f-  #»«#*  sen  2a  sen  2(0  —  «)  sen2  n  —  • 

«  Dando  all'analizzatore  im  quarto  di  giro,  ossia  facendo  0-J-9O0  in  luogo 
di  0,  per  l' intensità  della  luce  avremo  : 

i%  =  k2 1  m  cos  a  sen  (0  —  a)  -\-  n  sen  a  cos(0 — a)  |  —  (4 

—  »2/zA-2  sen  2a  sen  2  (  0  —  a)  sen2  7r  -y  • 

«  La  somma  di  i,  e  it  è  : 

f  =  e'i  +  /2  =  #2  (w2  cos2  a  -}-  n2  sen2  «) .  (6 

«  Vale  a  dire: 
I.  La  somma  delle  intensità   di  un   colore  nell'analizzatore, 
per  due  posizioni  normali  di  questo,  è  eguale  alla  inten- 
sità del  colore  prima  di  attraversare  l'analizzatore. 
«  Supponiamo  che  lo  spessore  relativo  ó  della  lamina  anit-otropa  sia  eguale 
ad  un  numero  intero  d'onda  ;  le  intensità  del  colore  per  le  due  posizioni  nor- 
mali dell'analizzatore  saranno  in  tal  caso  : 

ii  —  A'2  [m  cos  a  cos  (0  —  a)  —  n  sen  a  sen  (0  —  «)  ]2    ì 
h  =  k2  \_m  cos  a  sen  (0  —  «)  -f-  n  sen  a  cos  (0  —  «)  ]2    ) 

«  Questa  condizione  si  raggiunge  per  una  grossezza  qualunque  della  lamina 
e  per  un  qualunque  colore,  quando  vi  si  sovrapponga  una  lamina  di  quarzo 
(o  di  un'altra  sostanza  anisotropa)  tagliata  a  bietta  e  non  normalmente 
all'asse  di  simmetria. 

«Se  0  =  90°,        sarà:     ix  =  k2(m~n  Vsen22« .  (7 


(6 


—  23  — 

«  L' intensità  ìx  in  questo  caso  non  può  annullarsi  che  per  due  soli  valori 

di  a  cioè  :  per  a  =  0  e  a  =  90°.  Essa  invece  è  sempre  nulla  per  m  =  n . 

Quindi  : 

IL  Se  si  introduce  tra  i  Nicol  incrociati  una  lamina  aniso- 
tropa  in  una  direzione  intermedia,  e  vi  si  fa  passare 
sopra  parallelamente  un  cuneo  di  quarzo:  se  è  possibile 
ottenere  l'estinzione  completa,  adottando  la  luce  mono- 
cromatica, la  lamina  è  monocroica,  se  no  è  dicroica. 
«  Se  0  =  0, l' intensità  sarà  :  »,  =  k2  (m  cos2  a-\-n  sen2  a)2.  Vale  a  dire: 

in  questo  caso  l'oscurimento  non  sarà  mai  possibile  per  un  arbitrario  valore 

di  «  se  m  ed  n  sono  differenti  da  zero. 

«  Se  0  <  0  <  90°,  l' intensità  i  della  luce  potrà  annullarsi  quando  sia 

soddisfatta  la  condizione  : 

—  =  tg  a  .  tag  (0  —  ce)  ;     quindi  :  (8 

III.  Assumendo  per  0  un  valore  compreso  tra  0°  e  90°  e  gi- 
rando la  lamina  nel  suo  piano  fino  a  tanto  che  vi  sia 
l'oscurimento  della  luce,  l'espressione  superiore  ci  de- 
termina il  grado  di  dicroismo  di  un  cristallo. 

2.  Luce  bianca. 

«  Facendo  uso  nell'esperienza  della  luce  bianca,  otterremo  l' intensità 
della  luce  nell'analizzatore  per  due  posizioni  normali  di  questo,  dando  a  k, 
m,  n,  ó  e  A  tutti  i  valori  possibili  dall'estremo  rosso  all'estremo  violetto,  e 
quindi  facendo  la  sommatoria  di  tutte  le  singole  intensità  luminose  della 
forma  3  e  4,  che  così  risultano.  Avremo  : 

Ij  =  2k2  [m  cos  a  cos  (0  —  a)  —  n  sen  a  sen  (0  —  a)]2  -\~    \ 

*    I 
-f-  sen  2a  sen  2  (0  —  a)  2mnk2  sen2  m  -yf  I 


I2  =  2k2  [m  cos  a  sen  (0  —  «)  -\-  n  sen  a  cos  (0  —  «)  ]2  — 
—  sen  2a  sen  2(0  —  a)  2mnk2  sen2  n  — 


(9 


«  A  rigore,  l'angolo  a  è  pure  variabile  se  la  lamina  anisotropa  appartiene 
ad  un  cristallo  a  due  assi  ottici,  ma  però  in  via  d'approssimazione  è  permesso 
di  ritenerlo  costante,  e  di  introdurre  nell'equazione  un  valore  medio.  Quindi: 

IV.  Le  immagini  sono  colorate. 

«  Facendo  la  somma  di  li  e  I2,  intensità  della  luce  nell'analizzatore 
corrispondenti  a  due  sue  posizioni  normali,  avremo  : 

I  =  Ij  -j-  I2  ==  2k2  (m2  cos2  a  -f-  n2  sen2  a),    quindi  :  (10 

V.  Sommando  l'immagine  di  una  lamina  colorata  monocroica 

o  dicroica   coli' immagine   per  una   posizione    di   90°   del 


—  24  — 

Nicolanalizzatore  si  ottiene  perrisultatoil  colore  della 
lamina  osservata  senza  l'analizzatore;  ovvero  : 
Le  immagini  d'interferenza  di  una  lamina  anisotropa 
assorbente  per  due  posizioni  normali  del  Nicol  analizza- 
tore sono  supplementari  nel  colore  proprio  della  lamina. 
«  È  interessante  per  la  pratica  di  dare  all'angolo  a  alcuni  valori  particolari. 
«Se     a  =  0°,  si  avrà:     ^  =  cos2  02m2k2    \ 

I2  =  sen2  QIm2k2    I 

«  Se     a  =  90°        »  Ix  =  cos2  Q2n2  k2 

l2  =  sen20^2/t2     ; 
«  Quindi  : 

VI.  Se  la  direzione  della  lamina  è  parallela  al  Nicol  pola- 
rizzatore, e  facendo  uso  di  luce  bianca,  si  gira  il  Nicol 
analizzatore  di  90°,  l'immagine  cambia  bensì  di  inten- 
sità ma  non  di  colore.  Se  invece  si  tengono  fermi  i  due 
Nicol  e  si  dà  alla  lamina  un  quarto  di  giro,  l'immagine 
varia  di  colore  se  la  lamina  è  dicroica,  non  varia  se  è 
monocroica. 


«  Se     0  —  u  =  0  ,     sarà  :     It  =  co$2Q2rn2k2 


l2  =  sen20^2/j2 


«  Se     0—  «  =  90°     »         I,  =  cos*©2»8  & 

I,  =  sen20^2  k2 
«  Quindi  : 
VII.  Se  la'direzione  della  lamina  è  parallela  al  Nicol  analiz- 
zatore, e  facendo  uso  di  luce  bianca,  si  gira  l'analizza- 
tore di  90°,  l'immagine  cambia  di  colore  se  la  lamina  è 
dicroica,  non  cambia  se  è  monocroica,  al  contrario,  dando 
alla  lamina  un  quarto  di  giro,  l'immagine  varia  bensì  di 
intensità  ma  non  di  colore. 

II  Caso.  La  luce  è  polarizzata  circolare. 

1.  Luce  monocromatica. 

«  E  cioè  possono  darsi  tre  combinazioni  :  o  la  luce  si  polarizza  circolar- 
mente, o  la  si  analizza   circolarmente   ovvero  infine  la   si  polarizza  e  la  si 
analizza  circolarmente.  Le  due  prime  sono  le  più  interessanti  pel  dicroismo. 
«  a)  La  luce  subisce  la  polarizzazione  circolare  solo  all'entrata.  Basta 
porre  «  =  zt  45°  e  /?  —  0  ,  onde  si  ha  : 

a=±a2,     b  =  0,     &,=*!}     é==a=l,     A,  =  0,     B  =  0,     Bt  =  1; 
quindi  le  intensità  della  luce  per  polarizzazione  destrogira  e  levogira  saranno  : 

4i  =  in2  k2  (1— Ui)+  n2  k2  (1+UO  =t  U/,-2  [m^l+VO-W^l— Vx)]  sen2  n-j 


—  25  — 
ossia  facendo  alcune  riduzioni  ed  introducendovi  i  seni  e  coseni  : 
21  =  k2  (m2  sen2  tp  -\-n2  cos2  </')  =t  sen  2^/  (m2  cos2#>  -f-  #2  sen2y)  sen  2/r  —     (13 

A 

ove  <f-t:45  è  l'angolo  che  la  direzione  della  lamina  fa  col  Nicol  polariz- 
zatore, e  tp  l'angolo  che  la  direzione  della  lamina  racchiude  coli' analizzatore. 
È  evidente  che  se  i  coefficienti  m,  n  fossero  tra  loro  eguali,  l'intensità  i  non 
dipenderebbe  dall'angolo  <j.  Quindi  : 

Vili.  Girando  il  polarizzatore  circolar e(')  comunque  si  voglia, 
l'intensità  della    luce    monocromatica    non   cambia  se   la 
lamina  è  monocroica,  cambia  invece  se  essa  è  dicroica. 
«  b)  La  luce  subisce  la  polarizzazione  circolare  solo  all'uscita.  Basta 
porre  ce  =  0  e  (ì  =  =*=  45,  onde  si  ha  : 

a  =  0 ,     ax  —  1 ,     b^^zb,,    A  ==  0  ,     A,  =  1  ,     B  =  et  1 ,     Bi '=  0; 
quindi  le  intensità  della  luce  monocromatica  per  polarizzazione  destrogira  e 
levogira  saranno  : 

U  =  k2m2  (1— Vi)  -f  n2k2  (1+V,)  + V  [in2  (1  -f  UO  -f  n2  (1— TJi)  ]  A2  sen2^^, 

ossia  facendo  alcune  riduzioni  ed  introducendovi  i  seni  e  coseni  : 

2i  =  m2k2  sen2^  -j-  n2 k2  cos2</>  =t  sen  2^  (m2  cos2ip  -j-  «2  sen2^)  k2  sen  2;r  -r  •  (14 

A 

«  Questa  combinazione  è  analoga  alla  precedente,  cioè  :  se  i  coefficienti 
m,  n  sono  eguali,  l' intensità  del  colore  non  varia  se  gira  l'analizzatore.  Quindi  : 

IX.  Tenendo  fermo  il  polarizzatore  lineare  e  girando  l'ana- 
lizzatore circolare  quanto  si  voglia,  l'intensità  della  luce 
non  varia  se  la  lamina  è  monocroica,  varia  invece  se  è 
dicroica. 

«  Sono  anche  interessanti  i  casi  particolari    quando  sen  2/r  —    è    zero , 

A 

vale  a  dire  quando  la  grossezza  relativa  della  lamina  anisotropa  è  identica- 
mente eguale  ad  un  numero  intero  d'onda  luminosa. 

X.  Girando   comunque  si    voglia   il  Nicol   con   polarizzazione 

circolare  rispetto  al  Nicol  con  polarizzazione  lineare, 
l'intensità  del  colore  non  varia  mai  se  la  lamina  è  mono- 
eroica,  varia  invece  se  è  dicroica. 

2.  Luce  bianca. 

«  Anche  qui  è  interessante  di  considerare  le  due  combinazioni  sepa- 
ratamente. 

«  a)  La  luce  bianca  si  polarizza  circolarmente  solo  air  entrata.  Per 
avere  l' intensità  della  luce  nell'analizzatore  basterà  sommare  tutte  le  intensità, 

(')  Per  Nicol  circolare  si  intende  un  Nicol  ordinario  fornito  di  una  mica  di  |  d'onda 
ed  in  posizione  di  45°  col  Nicol. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  4 


—  26  — 

che  si  ottengono  dalla  equazione  (13)  introducendovi  tutti  i  valori  possibili  di 

/;,  m,  n,  à  e  l  per  la  luce  bianca.  Chiamando  questa  intensità  con  I,  avremo 

per  le  due  posizioni  normali  della  mica  : 

j 
2l=2k2  (m2  sen 2ip  -\-  n2  cos2(p)  =t  sen  2ìp2k*  (m2  cos2^-f-»2  sen2^)  sen  2n  T  (15 

«  Da  cui  si  ricava  senz'altro  : 

XI.  L'immagine  è  colorata. 

XII.  I  colori  delle  immagini  che  si  ottengono  nell'analizza- 
tore, polarizzando  la  luce  d'entrata  circolarmente  levo- 
gira e  destrogira,  sono  supplementari  nel  colore  proprio 
della  lamina. 

XIII.  Se  si  gira  comunque  si  voglia  il  polarizzatore  circolare, 
l'immagine  non  cambia  di  colore  se  la  lamina  è  mono- 
croica,  cambia  invece  se  essa  è  dicroica. 

«  b)  La  luce  bianca  si  •polarizza  circolarmente  solo  all' u trita,  cioè 
nel  Nicol  analizzatore.  Qui  si  otterranno,  in  analogia  coll'equazione  (15) 
le  seguenti  intensità  della  luce  nell'analizzatore  con  polarizzazione  circolare 
destrogira  e  levogira  : 

j 
21  =  2fc*  (m2 sen2<p  -j- «2cos2^)  _£  seiì2(f2k2  (m2 cos2t/' -f-  n2  sen2(//)  sen 2n  -  ; 

da  cui  senz'altro  si  ricava: 

XIV.  L'immagine  è  colorata. 

XV.  I  colori  delle  immagini  che  si  ottengono  nell'analizza- 
tore, polarizzando  la  luce  d'uscita  circolarmente  levo- 
gira e  destrogira,  sono  supplementari  nel  colore  proprio 
della  lamina. 

XVI.  Se  si  gira  comunque  si  voglia  l'analizzatore  circolare, 
l'immagine  non  cambia  mai  di  colore  se  la  lamina  è  mo- 
nocroica,  cambia  invece  se  essa  è  dicroica. 

«  Tutte  queste  proposizioni  hanno  qualche  importanza  nell'analisi  delle 
rocce  ;  la  VII  e  la  XVI  ci  forniscono  il  mezzo  di  riconoscere  se  un  cristallo 
è  monocroico  o  dicroico,  l'ultima  proposizione  senza  alcun  inconveniente. 

«  Il  metodo  che  si  segue  generalmente  in  tale  ricognizione  consiste  in 
ciò:  di  levare  il  Nicol  analizzatore  e  di  far  girare  o  il  Nicol  polarizzatore 
ovvero  la  lamina  sottile  sul  piatto  del  microscopio.  In  ambedue  i  casi  vi 
sono  degli  inconvenienti  :  intanto,  dando  alla  lamina  ima  diversa  posizione 
rispetto  al  polarizzatore,  le  linee  di  sfaldatura,  le  fenditure,  i  corpuscoli  in- 
clusi ecc.,  fanno  sì  che  la  luce  trasparente  ci  apparisca  diversa  secondochè 
essa  sia  polarizzata  nell'entrata  in  un  piano  o  nell'altro;  in  secondo  luogo 
girando  il  polarizzatore,  diversa  luce  si  riceve  dallo  specchio  del  microscopio, 
la  quale  è  composta  di  due  parti  :  di  luce  polarizzata  linearmente  e  di  luce 
normale;  inoltre  girando  il  polarizzatore,  l'osservatore  si  fa  ombra  colle  dita, 


—  27  — 

di  guisa  che  anche  per  questa  ragione  semplice  si  osservano  delle  intensità 
variabili  ;  di  più  girando  il  piatto  del  microscopio,  ci  appariscono  le  diverse 
variazioni  che  la  luce  riflessa  produce  sulla  superficie  della  lamina.  In  terzo 
luogo  non  sarebbe  raccomandabile,  per  le  cose  note  e  dette,  di  togliere  il  Nicol 
polarizzatore  e  di  sostituire  in  sua  vece  il  Nicol  analizzatore.  Applicando  la 
XVI  proposizione,  che  abbiamo  dato,  tutti  codesti  inconvenienti  spariscono 
perchè  tutte  le  disposizioni  nel  microscopio  rimangono  inalterate,  solo  il  Nicol 
analizzatore  gira  nel  suo  asse  verticale  senza  che  diversa  quantità  di  luce, 
di  variabile  intensità  e  diversamente  disposta  rispetto  alle  singolarità  della 
lamina  giunga  all'analizzatore,  se  non  per  il  solo  effetto  del  dicroismo  della 
lamina  sottile. 

«  Eimangono  a  considerare  la  3a  combinazione  ossia  :  luce  polarizzata  cir- 
colarmente all'entrata  e  all'uscita,  ed  infine  considerare  il  caso  quando  la  luce 
è  polarizzata  ellitticamente  in  tre  combinazioni  diverse.  La  nostra  discussione 
fermiamo  qui  :  in  primo  luogo  perchè  l'ulteriore  ha  molta  analogia  colle  cose 
dette,  in  secondo  luogo  perchè  l'espressioni  per  l'intensità  della  luce  sono 
più  complicate,  e  non  offrono  dei  dati  semplici  per  il  dicroismo  dei  cristalli  » . 

Astronomia  fìsica.  —  Le  protuberanze  solari  nei  loro  rap- 
porti colle  variazioni  del  magnete  di  declinazione  diurna.  Nota 
del  prof.  P.  M.  Garibaldi,  presentata  dal  Corrispondente  Tacchini. 

«  La  notissima  corrispondenza  fra  i  massimi  e  i  minimi  di  macchie  solari 
e  i  massimi  e  i  minimi  del  magnete  di  declinazione  diurna  messa  in  evidenza 
anche  nei  particolari,  in  una  nostra  comunicazione  (')  nella  quale  si  paragona- 
vano i  valori  assoluti  mensili  delle  due  serie,  subì  una  notevole  anomalia  negli 
anni  1885-86  che  merita  di  essere  segnalata  perchè  lascia  supporre  che,  oltre 
le  macchie,  vi  siano  altre  espressioni  dell'energia  solare  che  possano  influire 
sopra  l'ago  di  declinazione  e  regolarne  l'amplitudine  dell'oscillazione  diurna. 

«  Dalla  Nota  sopra  citata  risulta  che  l'ultimo  periodo  di  macchie  solari 
e  variazioni  declinometriche  diurne  coincideva,  con  un  minimo  comune,  nel 
giugno  del  1879  e  che  terminava,  con  un  maximum,  nel  maggio  1884  per 
i  valori  di  macchie  e  nel  giugno  successivo  per  quelli  declinometrici  :  nei  mesi 
compresi  fra  questi  estremi  l'andamento  dei  termini  delle  due  serie  è  quasi 
parallelo  e  sincrono,  tranne  pochissime  eccezioni,  come  appare  dal  t  quadro 
numerico  e  dal  diagramma  in  quella  Nota  riportato. 

«  Dal  giugno  1884  in  poi  i  valori  delle  variazioni  diurne  e  quelli  delle 
macchie  andarono  diminuendo,  come  lo  faceva  prevedere  il  cominciamento 
del  nuovo  periodo,  toccando  un  primo  minimo  in  aprile  1885  quelli  di  decli- 
nazione e  in  marzo  quelli  di  macchie;  senonchè  mentre   queste  ripigliavano 

.      (')  Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  Classe  di  scienze  fisiche,  matematiche 
naturali.  Seduta  del  6  dicembre  1885. 


—  28  — 

un  leggiero  aumento  fino  a  luglio,  per  poi  continuamente  diminuire  fino  ad 
oggi,  le  variazioni  magnetiche  diurne  crebbero  straordinariamente  sino  a  set- 
tembre 1885  toccando  un  valore  di  113,12  superiore  a  quello  del  maximum 
periodico  del  giugno  1884  che  era  rappresentato  da  111,26;  inoltre  nel  mentre 
il  numero  dei  gruppi  di  macchie  andava  sempre  diminuendo,  meno  una  sta- 
zionarietà nei  mesi  di  marzo,  aprile  maggio  e  giugno  1886,  i  valori  declino- 
metrici  ripigliavano  sensibilmente  nel  dicembre  1885  fino  all'aprile  1886, 
epoca  in  cui  raggiunsero  il  valore  di  110,70,  poco  inferiore  a  quello  notato 
nel  giugno  1884  nel  tempo  della  ricorrenza  del  periodo  undecennale. 

«  Dal  sopra  esposto  si  vede  che  i  due  massimi  declinometrici,  molto  spic- 
cati, che  si  riscontrano  nel  settembre  1885  e  aprile  1886,  non  hanno  la  loro 
base  e  riscontro  in  quelli  di  macchie  solari  le  quali,  per  conseguenza,  non 
possono  ritenersi  come  unici  fattori  da  cui  dipenda  l'ampiezza  della  variazione 
diurna  dell'ago  calamitato,  la  quale  perciò,  deve  risentire  l'azione  di  altro  o 
altri  agenti. 

«  E  questo  dubbio  è  anche  confortato  dalla  considerazione  che  se  le  va- 
riazioni declinometriche  diurne  fossero  solo,  o  principalmente,  funzioni  di 
macchie  solari,  dovrebbero  presentare  una  qualche  ragione  di  grandezza  con 
queste,  nel  mentre,  tal  fiata,  si  verifica  il  contrario  ;  così  per  esempio  si  vede 
che  il  maximum  magnetico  (periodico)  del  1884  rappresentato  da  111,26  è 
accompagnato  da  un  maximum  (pure  periodico)  di  macchie  misurate  da  722,82, 
mentre  nel  1885  il  valore  declinometrico  massimo  113,12  ha  per  riscontro 
un  sistema  di  macchie  solari  misurato  da  260,30. 

«  Fra  le  varie  espressioni  dell'energia  solare  quella  che  ci  parve,  con 
maggiore  probabilità,  più  atta  ad  influenzare  il  declinometro,  fu  quella  delle 
protuberanze,  specialmente  in  causa  degli  elementi  fisici  onde  sono  costituite. 

«  A  questo  proposito  instituimmo  una  serie  di  calcoli,  i  quali  ci  fornirono 
opportuni  elementi  per  confrontare,  con  un'unità  di  criteri,  declinazioni  ma- 
gnetiche diurne,  macchie  e  protuberanze  solari. 

«  Le  basi  di  questi  calcoli  sono  comuni  a  tutte  tre  le  serie  di  fenomeni, 
i  quali  perciò  riescono  perfettamente  paragonabili. 

«.  A).  Dai  valori  declinometrici  diurni  si  dedussero  quelli  di  mese  e  per 
mettere  in  evidenza  l'influenza  dei  singoli,  il  valore  d'ogni  mese  è  rappresen- 
tato da  quello  notato  nella  serie  ottenuta  dalla  somma  di  dodici  mesi  suc- 
cessivi: nel  quadro  seguente  sono  notati  sotto  la  lettera  V. 

u  B).  I  valori  delle  macchie  sono  calcolati  egualmente,  però  si  tenne 
conto  del  numero  dei  gruppi  di  macchie  G  e  della  loro  estensione  E  :  il  va- 
lore mensile  GXE  risulta  egualmente  dalla  somma  di  dodici  mesi  successivi. 
«  C).  I  dati  per  le  protuberanze  sono  dedotti  egualmente  ;  anche  a  ri- 
guardo di  esse  si  tenne  a  calcolo  la  loro  altezza  media  mensile  A  e  la  loro 
estensione  parimente  media  mensile  E  e  i  rispettivi  valori  di  mese  sono  dati 
da  AXE,  come  sopra,  calcolati. 


—  29  — 

«  Gli  elementi  per  le  macchie  sono  desunti  dalle  osservazioni  fatte  dal 
sig.  Tacchini  al  Collegio  Romano  e  notate  nella  Memoria  degli  spettrosco- 
pisti  italiani;  quelli  delle  protuberanze  furono  tratti  da  osservazioni  fatte  a 
Palermo  dal  sig.  Ricco  e  da  Tacchini  a  Roma  e  registrati  nelle  Memorie  anzi- 
dette ;  le  variazioni  declinometriche  sono  quelle  fatte  regolarmente  ogni  giorno 
nell'Osservatorio  dell'Università  di  Genova. 

«  I  valori  GXE,  V,  EX  A  sono  notati  nel  seguente  quadro  numerico  A 
che  comprende  il  sessennio  1882-87. 

Quadro  A. 


1882 

1883 

1884 

GXE 

V 

EX  A 

GXE 

V 

EX  A 

GXE 

V 

EXA 

Gennaio  .... 
Febbraio    .  .  . 

Marzo 

Aprile 

Maggio   .... 
Giugno    .... 

Luglio 

Agosto    .... 
Settembre  .  .  . 
Ottobre  .... 
Novembre  .  .  . 
Dicembre  .  .  . 

.     129,22 
.     135,12 
.     145,93 
.     182,72 
.     199,91 
.     195,95 
.     172,24 
.     179,78 
.     175,69 
.     174,83 
.     164,09 
.     162,27 

101,76 
101,90 
101,86 
103,58 
106,30 
104,70 
103,08 
102,67 
101,96 
102,09 
103,54 
102,61 

111,44 
108,65 
109,01 
110,17 
111,09 
110,98 
106,61 
107,11 
106,83 
109,12 
113,25 
113,64 

167,57 
159,59 
146,77 
140,31 
128,23 
181,16 
271,14 
285,31 
326,34 
408,40 
473,79 
522,81 

104,22 
103,24 
103,72 
103,69 
101,38 
102,30 
103,47 
103,38 
104,01 
105,69 
104,76 
105,05 

111,80 
112,66 
116,25 
122,03 
127,59 
134,65 
138,10 
137,19 
137,31 
138,84 
139,33 
143,44 

553,74 
594,44 
661,05 
682,78 
722,82 
678,77 
601,97 
604,12 
574,01 
492,11 
436,82 
396,28 

105,38 
107,89 
109,99 
110,56 
111,07 
111,26 
110,54 
109,54 
109,33 
108,34 
108,49 
109,13 

143,38 
148,58 
154,62 
155,20 
151,52 
173,11 
173,04 
174,22 
175,46 
169,89 
169,97 
166,26 
i 

1885 

1886 

1887 

GXE 

V 

EX  A 

GXA 

V 

EXA 

GXE 

V 

EXA 

Gennaio  .... 
Febbraio    .  .  . 

Settembre  .  .  . 

Novembre  .  .  . 
Dicembre  .  .  . 

.     354,12 

.     342,57 

277,82 

286,54 

217,47 

259,16 

.     276,95 

267,77 

.     260,32 

249,41 

.     241,16 

.     232,77 

107,90 
105,29 
103,03 
101,55 
104,38 
106,10 
109,75 
113,05 
113,12 
111,55 
110,70 
109,37 

163,81 
162,88 
151,16 
144,70 
142,78 
118,46 
122,71 
130,73 
137,05 
146,41 
160,27 
161,80 

228,88 

203,19 

211,67 

211,07 

178,82 

125,28 

94,47 

83,14 

!    69,13 

61,05 

58,95 

57,85 

110,50 
110,19 
110,48 
110,70 
109,68 
107,64 
105,15 
102,77 
100,38 
100,72 
100,41 
101,20 

161,21 
162,27 
164,64 
160,54 
160,97 
156,11 
149,83 
140,72 
131,07 
125,78 
107,26 
102,59 

54,07 
52,68 
35,42 
27,63 
22,69 
21,07 
15,91 
15,98 
14,13 

100,58 
100,42 
98,74 
98,01 
97,22 
96,70 
97,41 
97,96 
98,86 
97,15 
96,62 

100,22 
92,02 
90,15 
91,35 

88,86 
88,63 

—  30  — 

«  Per  mettere  in  migliore  evidenza  l'andamento  dei  valori  suddetti  si  co- 
strusse  il  seguente  diagramma  B. 

Diagramma  B 


Variazioni  V 


Protuberanze  ExA 


Macchie  G  X  E 


«  Dall'analisi  dei  valori  numerici  e  dal  movimento  delle  curve  si  vede 
che  quella  di  V  e  GXE  procedono  armonicamente  fino  e  durante  il  primo  tri- 
mestre 1885,  dopo  del  quale  cessano  di  essere  concordanti  e,  in  certi  tempi, 
sono  opposte:  così  per  esempio,  ad  un  maximum  declinometrico  di  aprile  1886 
corrisponde  un  minimum  di  macchie  in  marzo  dello  stesso  anno  ;  inoltre  ad  un 
maximum  assoluto  di  energia  magnetica,  che  non  ha  riscontro  negli  ultimi 
15  anni,  svolgentesi  nel  secondo  trimestre  e  specialmente  nel  settembre  1885, 
corrisponde  una  grande  debolezza  in  quanto  a  macchie  solari. 

«  Considerando  ora  i  valori  EXA  del  quadro  numerico  A  tradotto  grafica- 
mente nel  diagramma  B  si  vede  che  la  curva  delle  protuberanze  solari  ha, 
nel  suo  insieme,  un  andamento  che  corrisponde  alle  altre  due  fino  alla  metà 
del  1885,  colla  differenza  che  i  valori  non  si  muovono  sincroni  e  quelli  delle 
protuberanze  sono  alquanto  in  ritardo. 

«  Dopo  il  primo  semestre  1885  le  macchie  sono  in  continua  e  sensibile 
diminuzione  mentre,  invece,  la  curva  rappresentante  le  protuberanze  solari  è 
in  marcatissimo  aumento  come  quella  delle  variazioni  declinometriche  diurne; 
e  questo  potrebbe  dimostrare  che  l'azione  delle  protuberanze  sull'ago  è  analoga 


—  31  — 

a  quella  delle  macchie,  e  che  talvolta  l'indebolimento  dell'energia  solare 
(in  quanto  a  macchie)  può  essere  compensata  o  rimpiazzata  da  quella  prove- 
niente dalle  protuberanze  solari. 

«  Da  ciò  conseguirebbe  che  il  movimento  diurno  dell'ago  non  può  più 
essere  definito  tenendo  solo  a  calcolo  le  macchie,  ma  che  nello  studio  delle 
amplitudini  declinometriche  di  giorno,  debbano  anche  considerarsi  le  azioni 
che  possono  produrre  le  protuberanze  dell'astro,  la  natura  delle  quali  è  spe- 
cialmente e  direttamente  annoverata  fra  quelle  che  influenzano  maggiormente 
le  condizioni  elettriche  del  cosmos  » . 

Fisica  terrestre .-  Il  terremoto  di  Firenze  del  14  novembre  1887. 
Nota  del  prof.  Carlo  Marangoni,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  1.  Benché  il  terremoto  avvenuto  a  Firenze  il  14  novembre  p.  p.  non 
abbia  prodotto  alcun  danno  materiale,  pure  è  importante  per  la  sismologia  di 
riferirne  qui  alcuni  interessanti  particolari. 

«  La  prima  scossa,  che  si  verificò  alle  ore  6,48  ant.  (tempo  medio  di 
Eoma),  parve  in  Firenze  forte,  sussultoria  e  brevissima;  essa  fu  seguita  da 
5  o  6  oscillazioni,  lente,  orizzontali,  della  durata  in  tutto  di  5  a  6  secondi. 

«  Pochi  momenti  avanti  la  prima  scossa,  fu  udita  una  forte  romba,  simile 
al  rumore  del  vento  in  principio,  che  poi  crescendo  somigliava  al  rumore  d'un 
treno,  e  nel  momento  della  scossa,  allo  scontro  di  due  convogli 

«  Da  taluno  fu  notato  che,  una  mezz'ora  avanti  il  terremoto,  i  canarini, 
che  stavano  in  una  gabbia  appesa  al  muro,  schiamazzavano,  ed  erano  straor- 
dinariamente inquieti. 

«  Che  la  prima  scossa  abbia  una  componente  verticale,  anche  in  un  ter- 
remoto ondulatorio,  la  credo  una  necessità  meccanica;  e  se  i  sismografi  non 
la  registrano  ordinariamente,  come  è  avvenuto  in  questo  di  Firenze,  ciò  si  deve 
attribuire  alla  poca  sensibilità  del  sismografo  verticale.  Infatti  una  rapida 
scossa  orizzontale,  nel  propagarsi,  urta  gli  strati  che  gli  stanno  avanti,  e  com- 
primendoli, li  solleva  momentaneamente. 

«  Io  che  ero  a  letto  provai  l'impressione,  dalla  prima  scossa,  come  se 
uno  avesse  sollevato  dappiede  il  letto  e  l'avesse  tosto  lasciato  ricadere. 

«  2.  Il  sismografo  a  pendolo  che  da  poco  tempo  avevo  stabilito  al  K.  Li- 
ceo Dante  mi  ha  segnata  una  bellissima  traccia,  che  qui  riproduco  ingrandita 
7  volte  per  mezzo  della  fotografia.  11  sismografo  è  stabilito  nell'angolo  di  due 
robusti  muri  maestri  al  pian  terreno.  Esso  amplifica  7  volte  le  dimensioni 
della  scossa  (*);  cosicché  il  disegno  qui  riprodotto  è  49  volte  più  grande  del 
vero  moto  sismico  di  un  punto  della  terra, 

(')  Il  mio  pendolo  ha  analogia  con  quello  immaginato  dal  P.  Cecchi  :  ma  la  massa 
pesante  è  a  '/„  della  distanza  dalla  sospensione  cardanica  alla  punta;  l'asta  è  fatta  di  un 
tubo  di  ottone,  leggiera  e  rigida  a  un  tempo;  finalmente  la  punta  scrive  su  d'una  lastra 
di  vetro  da  specchi  affumicata.  Di  qui  la  sensibilità  dell'apparato  e  la  nitidezza  della  traccia. 


—  32  — 
«  Nella  traccia  si  distinguono  varie  ellissi  e  una  lemniscata,  ovvero  come 
un  8.  Tutte  queste  curve  mostrano  che  vi  furono  più  scosse  a  brevissimi  inter- 
valli in  direzioni  diverse.  Ma  la  teoria  non   si  presta  a  trovare  le  direzioni 
elementari  delle  scosse,  essendo  il  problema  indeterminato. 

«  Mi  limito  a  notare  che  l'asse  maggiore  delle  più  grandi  ellissi  è  nella 
traccia  di  mm.  6  ;  per  lo  che  l'estensione  massima  del  moto  sismico  fu  di  6/, 
di  millimetro  ;  e  questo  avvenne  sensibilmente  da  nord  a  sud.  Il  prof.  Pittei, 
direttore  del  R.  osservatorio  meteorologico  di  Firenze,  e  il  P.  Giovannozzi 
dell'osservatorio  Ximeniano,  pure  di  Firenze,  hanno  notata  nei  loro  sismografi 
una  traccia  di  circa  un  millimetro  da  nord  a  sud. 

«  La  traccia  mostra  inoltre  che  le  grandi  ellissi  sono  punteggiate;  il  che 
proverebbe  vibrazioni  rapidissime  del  suolo  nel  tempo  della  scossa. 

«  La  durata  d'una  oscillazione  del  mio  pendolo  sismometrico  è  di  mezzo  se- 
condo: per  lo  che,  se  Y oscillazione  sismica  fosse  stata  di  uguale  durata,  cia- 
scuna ellissi  sarebbe  stata  descritta  in  1";  e  siccome  in  ogni  ellissi  sono  se- 
gnati circa  50  punti,  così  si  avrebbero  avute  50  vibrazioni  complete  al  secondo, 
che  corrisponderebbe  all'  incirca  al  sol-y  .  Ma  non  avendo  io  pendoli  di  diffe- 
renti lunghezze,  non  posso  stabilire  la  durata  di  una  oscillazione;  credo  però 
debba  essere  stata  assai  minore  di  1". 

a  La  lemniscata  sembra  essere  dovuta  alla  prima  scossa,  perchè  ha  il  suo 
nodo  nel  punto  di  equilibrio  del  pendolo.  La  sua  forma  ci  dice  che  essa  è 
stata  prodotta  probabilmente  da  due  scosse  sensibilmente  perpendicolari  NS 
e  EW ,  aventi  le  durate  rispettivamente  come  2:1;  che  in  oltre  le  du«  oscil- 
lazioni perpendicolari  s' incontrarono,  nel  nodo,  nella  fase  della  loro  massima 

velocità.  Ciò  spiegherebbe  la 
romba  straordinariamente  fra- 
gorosa udita  al  R.  Liceo  Dante. 
Essendo  poi  cessata  l'oscilla- 
zione, a  periodo  più  breve,  la 
punta  descrisse  le  due  grandi 
ellissi  e  poi  quelle  più  piccole 
da  est-nord-est  a  ovest-sud-ovest. 
Si  noti  che  il  moto  reale  della 
terra  è  direttamente  contrario  al 
moto  apparente  della  punta  che 
ha  descritta  la  seguente  traccia. 
«  Anche  i  tromometri  del 
P.  Bertelli  alla  Querce  si  mo- 
strarono agitatissimi.  Appena 
_  dopo  la  scossa  il  grande  pendolo 

Traccia  del  terremoto  di  Firenze  ingrandita  7  volte,   tromometrico    segnava    6    divi- 

aisfnla  traccia  vera la  p,m,eggiatu"  è  men0  res°'are  di  quella  (lui"  sioni;  quello  normale,  di  m.  1,50, 


—  33  — 
segnava  25  divisioni.  In  oltre,  dalle   osservazioni  gentilmente  favoritemi   dal 
chiariss.  P.  Bertelli,  risulta  un  massimo  al  tutto  straordinario  nel  novembre  87, 
come  apparisce  dalle  medie  mensili  in  valore  intensivo  dei  due   tromometri 
riuniti  pel  seguente  quinquennio: 

1883     1884     1885     1886     1887 
Medie  del  Novembre    156       103       176       142       322 

«  3.  Un  altro  particolare  interessante  di  questo  terremoto  si  è  la  sua  cir- 
coscrizione molto  ristretta  e  circolare  non  ostante  l' intensità  insolita  per  Fi- 
renze. Nessuna  notizia  dai  giornali  di  altri  terremoti,  se  si  eccettua  quello 
quasi  simultaneo  di  Cavaillon  e  Saint  Saturnin  in  Provenza. 

«  Mi  recai  alla  Direzione  dei  telegrafi  dove,  per  una  circolare  del  P.  Ser- 
pieri,  gli  impiegati  devono  dare  notizie  sui  fenomeni  sismici  all'Ufficio  cen- 
trale. Ma  il  terremoto  avvenne  in  un'  ora  nella  quale  tutti  gli  uffizi  telegrafici 
erano  chiusi  e  non  si  ebbe  alcuna  notizia.  Tuttavia  il  direttore  compart.le 
comm.  Mazzanti,  molto  gentilmente  mi  promise  di  fornirmi  privatamente  delle 
notizie  sulle  varie  linee  che  irradiano  da  Firenze  ;  ed  ho  avute  infatti  le  rela- 
zioni da  più  di  50  stazioni  telegrafiche. 

«  Anche  il  comm.  Municchi  direttore  del  Traffico  della  rete  Mediterranea, 
il  sig.  ing.  Niccolari,  direttore  della  Ferrovia  Faenza-Firenze,  l'ispettore  Mar- 
tini della  rete  Adriatica,  il  prof.  Bombicci  a  Bologna,  e  i  Sindaci  di  vari 
Comuni  della  provincia  di  Firenze,  da  me  interpellati,  mi  fornirono  altre  indi- 
cazioni, che  mi  hanno  servito  benissimo  per  fare  la  carta  della  scossa  sismica; 
per  lo  che  io  ringrazio  qui  pubblicamente  i  prelodati  Signori  che  nell'inte- 
resse della  scienza  si  sono  data  ogni  premura. 

«  Ed  ecco  pertanto  i  risultati  avuti  dalla  mia  carta. 

«  Il  centro  della  scossa  fa  Firenze  e  si  possono  distinguere  tre  zone 
circolari  quasi  concentriche. 

«  1°  Un  cerchio  di  13  chilometri  di  raggio  che  ha  per  centro  Firenze, 
dentro  il  quale  si  è  sentito  molto  forte  il  terremoto  e  parve  generalmente  sus- 
sultorio,  fu  preceduto  da  più  o  meno  forte  romba.  Questa  zona  comprende 
al  perimetro  i  paesi  Pratolino,  Pontassieve,  San  Casciano,  Lastra,  Calenzano. 
«  2°  Una  zona  anulare  che  ha  per  centro  Firenze  e  che  si  estende 
fra  due  raggi  di  13  km.  e  25  km. 

a  In  questa  zona  la  scossa  fu  ondulatoria,  debole  e  senza  romba,  se  si 
eccettua  Montespertoli  dove  si  sentì  forte  con  romba.  Comprende  al  perimetro 
esterno  i  paesi  Borgo  S.  Lorenzo,  Reggerlo,  Greve,  Empoli. 

«  3°  Una  zona  che  si  estende  fino  al  raggio  di  50  km.  avente  però  per 
centro  l'Impruneta  (9  km.  al  sud  di  Firenze). 

«  In  questa  zona  la  scossa  fu  appena  sensibile  a  pochissimi  e  senza 
romba,  eccettuato  Certaldo,  dove  questa  fu  sentita  forte.  I  paesi  estremi  che 
appena  avvertirono  la  scossa  furono  Firenzuola  Toscana,  Arezzo,  Siena  e 
Pontedera. 

Kendiconti.  1888,  Voi,.  TV,  1°  Sem.  5 


—  34  — 

«  Unisco  qui  l'elenco  di  circa  70  località  colle  rispettive  indicazioni  for- 
nitemi. Le  divido  in  4  zone.  Chi  volesse  ricostruire  la  carta  può  prendere 
quella  della  Provincia  di  Firenze  da  1  a  12,500  del  dott.  Francesco  Vallardi. 

la  Zona. 

Firenze.  —  Sì,  fortissima  sussultoria  ondulatoria  nord-sud.  Forte  romba. 

Fiesole.  —  Sì,  forte  sussultoria,  6,48. 

Cercina.  —  Sì,  forte. 

Sveglia.  —  Sì,  forte. 

Pratolino.  —  Sì,  forte,  ondulatoria  sussultoria.  Grande  romba. 

Pontassieve.  —  Sì,  forte  sud-nord,  8". 

Strada.  —  Sì,  6,48.  Due  scosse  forti  ;  forte  romba  prolungata  avanti,  ondula- 
toria est-ovest. 

Galluzzo.  —  Sì,  forte  sussultoria,  6,45. 

Impruneta.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria. 

San  Casciano  (Val  di  Pesa).  —  Sì,  forte  sussultoria  (da  far  sonare  i  campa- 
nelli), ondulatoria  nord-sud.  Forte  romba. 

Lastra  a  Signa.  —  Sì,  fortissima  ondulatoria  sussultoria  nord  est  -  sud  ovest. 

Brozzi.  —  Sì,  forte,  6,40. 

Campi.  —  Sì,  forte. 

Calenzano.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria  preceduta  da  forte  romba  (secondo 
altri,  fortissima). 

2:i  Zona. 

Vaglia.  —  Sì,  debolissima,  6,45 

San  Piero  a  Sieve.  —  Sì,  leggerissima. 

Borgo  San  Lorenzo.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria,  6,49. 

Vicchio.  —  Sì,  leggera  ondulatoria,  poi  sussultoria,  6,55. 

Rufina.  —  Sì,  forte  ondulatoria  est-ovest,  ore  7. 

Vallombrosa.  —  Sì,  debolissima. 

Eeggello.  —  Sì,  forte  ondulatoria. 

Figline.  —  Sì,  leggera  ondulatoria. 

Greve.  —  Sì,  forte  ondulatoria  est-ovest,  ore  6,50. 

Montespertoli.  —  Sì,  forte  ondulatoria  nord  ove.-t-sud  est,  preceduta  da  romba. 

Montelupo.  —  Sì,  forte. 

Empoli.  —  Sì,  forte  ondulatoria  nord-sud. 

Prato.  —  Sì,  forte  ondulatoria  sud-nord,  7a. 

3a  Zona. 

Barberino  di  Mugello.  —  Sì,  leggera  ondulatoria,  6.30. 
Firenzuola  Toscana.  —  Sì,  debolissima. 
Scarperia.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria. 


—  35  - 

Ronta.  —  Sì,  debole. 

Crespino  (sul  Lamone).  —  No. 

Dicomano.  —  Sì,  ondulatoria  rapida,  6,30. 

San  Godenzo.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria. 

San  Giovanni  (Valdarno).  —  No. 

Terranuova  Bracciolini.  —  Sì,  leggera  ondulatoria,  sussultoria. 

Montevarchi.  —  Sì,  leggerissima  sussultoria. 

Arezzo.  —  Sì,  leggerissima. 

Poggibonsi.  —  Sì,  forte  ondulatoria  sud  est -nord  ovest,  6,45. 

Colle  Val  d'  Elsa.  —  Sì,  forte  ondulatoria  ovest-est. 

Siena.  —  Sì,  leggerissima  nord-sud. 

San  Gimignano.  —  Sì,  leggera  ondulatoria. 

Certaldo.  —  Sì,  leggera,  con  forte  romba,  6,45. 

Montatone.  —  No. 

Castel  Fiorentino.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria. 

Ponte  a  Elsa.  —  Sì,  debolissima. 

San  Miniato.  —  Sì,  leggera  ondulatoria,  6,45. 

Fucecchio.  —  Sì,  leggera  ondulatoria  sud-nord,  circa  le  7. 

Santa  Croce  sull'Arno.  —  Sì,  due  scosse  leggere  ondulatorie  sud-nord. 

Castel  Franco  di  sotto.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria,  poco  dopo  le  7. 

San  Romano.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria. 

Pontedera.  —  Sì,  leggera  ondulatoria,  nord  nord  ovest -sud  sud  est,  circa  le  7. 

Monsummano.  —  Sì,  debole  sussultoria,  6,50. 

Pistoia.  —  Sì,  leggerissima  ondulatoria  nord-sud,  6,50. 

Montale  Agliana.  —  Sì,  debolissima. 

4a  Zona. 

«  Esternamente  alla  3a  Zona  non  hanno  avvertito  il  terremoto  come  ci 
venne  attestato  dai  seguenti  luoghi  situati  a  distanza  maggiore  di  50  Km. 
Bologna,  Brisighella,  San  Cassiano  (sul  Lamone),  Rocca  San  Casciano,  Vico 
Pisano,  Buti,  Cascina,  Calci,  Navacchio,  Pisa,  Lucca,  Bagni  San  Giuliano, 
Pracchia,  Sambuca. 

«  N.  B.  Nelle  gallerie  dell'Appennino,  di  Pratolino  e  in  tutte  le  altre 
secondarie  della  ferrovia  Faenza  -  Firenze  in  costruzione,  non  fu  avvertita 
alcuna  scossa  di  terremoto. 

«  4.  Quale  può  essere  stata  la  causa  del  terremoto  di  Firenze  ?  Le  cause 
principali  dei  terremoti  si  possono  ridurre  alle  quattro  seguenti  : 
«  1°  Sollevamento  per  vulcanismo. 

«  2°  Avvallamenti  per  plasticità  o  per  azione  dissolvente  delle  acque 
.sotterranee. 

«  3°  Fenditure  per  contrazione  della  terra. 


—  36  — 

«  4°  Esplosione  di  miscugli  gassosi  sotterranei  (1). 

«  Interroghiamo  quindi  i  fatti  per  vedere  di  appurare  la  causa. 

«  Sebbene  il  vulcanismo  sia  la  causa  più  generale  e  poderosa  che  pro- 
duce i  terremoti,  come  lo  ha  luminosamente  provato  il  eh.  prof.  Stoppani, 
nessun  fatto  ci  fa  pensare  che  Firenze  sia  su  di  un  cratere  vulcanico  sot- 
terraneo. 

«  Il  giorno  14  novembre  avvenne  pure  un  forte  terremoto  alle  9,20  ant. 
a  Cavaillon  (9,50  di  Roma)  e  a  Saint  Saturnin  in  Provenza;  e  mentre  a 
Saint  Saturnin  fece  screpolare  le  case,  ad  Avignone  (che  dista  appena  60  chi- 
lometri) non  fu  avvertito.  Ciò  mostra  che  questi  terremoti  furono  proprio 
locali  e  indipendenti  l'uno  dall'altro;  per  lo  che  sarei  disposto  ad  escludere 
l'azione  vulcanica. 

«  Sotto  all'Arno  serpeggia  un  fiume  invisibile  che  alimenta  la  galleria 
filtrante  donde  Firenze  ha  l'acqua  potabile. 

«  Il  giorno  16  settembre  (1887)  si  osservò  in  Firenze  un  curioso  fatto. 
Alla  mattina,  avanti  le  7,  l'Arno  era  perfettamente  asciutto:  c'era  solo  un 
po'  d'acqua  in  quei  burroni  che  stanno  dietro  le  pile  dei  ponti;  ed  in  quelle 
piccole  pozze,  i  pesci  che  vi  si  erano  rifugiati  vi  si  trovavano  così  fitti,  che 
i  pescatori  li  prendevano  colle  mani. 

«  Poco  dopo  le  7  l'acqua  cominciò  a  comparire  e  alle  4  di  sera  era  ri- 
tornata al  livello  ordinario. 

«  Dubitai  che  si  trattasse  di  una  frattura  sotterranea  che  avesse  inghiot- 
tita l'acqua,  la  quale  del  resto  è  scarsissima  nei  mesi  caldi  nell'Arno;  osservai 
il  sismografo  che  avevo  impiantato  appena  da  poco  tempo,  ma  non  mostrò 
alcuna  traccia  di  scosse. 

«  Venuto  il  terremoto  del  14  novembre,  mi  sovvenni  del  fenomeno  dell'Arno 
del  16  settembre.  Le  due  date  precedevano  di  un  giorno  il  novilunio  (2).  In- 
terrogai il  P.  Bertelli  per  sapere  se  il  16  settembre  almeno  i  tromometri 
fossero  stati  agitati  ;  ma  questi  mi  assicurò  che  in  tutta  la  2a  quindicina  di 
settembre  i  tromometri  segnarono  zero.  Mi  venne  allora  un  dubbio,  e  per  chia- 
rirlo andai  dal  capo  meccanico  dello  stabilimento  idraulico  di  San  Niccolò, 
dove  trovansi  le  turbine  per  elevare  l'acqua  potabile,  e  seppi  infatti  che  nella 
notte  dal  15  al  16,  per  la  scarsità  dell'acqua,  fu  elevata  la  chiusa  dell'acqua 
per  potere  lavorare  il  giorno  dopo  colle  turbine  le  quali  riprincipiarono  il  la- 
voro alle  7  antim.   del   16,  ora  nella  quale  riapparve  l'acqua;  dunque   quel 

(1)  La  teoria  del  Perrey,  che  ammette  una  marea  luni-solare  della  crosta  terrestre, 
galleggiante  su  di  un  mare  plutonico  interno,  non  è  più  sostenibile  ;  imperocché  pare  pro- 
vato che  la  terra  sia  totalmente  o  quasi  totalmente  allo  stato  solido.  Tuttavia  l'influenza 
luni-solare  sui  terremoti  si  può  spiegare  benissimo  per  l'attrazione  dei  detti  astri  sulle  masse 
fluide  che  stanno  nascoste  dentro  le  viscere  della  terra  e  a  poca  profondità. 

(2)  Si  sa  dagli  studi  statistici  del  Perrey  che  i  terremoti  sono  più  frequenti  nei  noviluni 
che  nelle  altre  fasi. 


—  37  — 
prosciugamento  non  era  dovuto  a  un  fatto  naturale.  Eppure  come  sarebbe  stato 
facile  ingannarsi,  e  propendere  per  la  teoria  delle  fratture. 

«  La  teoria  dell'esplosione  di  miscugli  gassosi  sotterranei,  la  quale  è 
validamente  sostenuta  dal  prof.  Bombicci,  ha  una  certa  relazione  con  quelle 
di  Aristotele  e  del  Lemery;  ma  ne  differisce,  perchè  la  forza  motrice  nella 
teoria  del  Bombicci  è  istantanea. 

«  Tre  circostanze  verrebbero  in  appoggio  alla  teoria  del  Bombicci: 
«  1°  Gli  abbondanti  depositi  di  ligniti  che  si  trovano  nel  Valdarno,  ca- 
paci di  generare  l'idrogeno  protocarburato. 

«  2°  La  forte  romba  che  si  è  fatta  sentire  nel  centro  della  scossa. 

«  Citerò  una  esperienza  curiosa.  Una  volta  avendo  fatto  passare  l'ossigeno 
attraverso  a  una  boccia  contenente  petroleina,  ed  avendo  riempito  di  quel 
miscuglio  gassoso  un  bicchiere  a  calice,  di  quelli  alti  che  servivano  per  lo 
champagne,  nel  darvi  fuoco  sentii  uno  spaventoso  boato,  simile  all'urlo  di 
un  animale  feroce.  La  durata  dell'urlo  sarà  stata  di  \  secondo,  e  il  volume 
del  miscuglio  solo  di  T^  di  litro.  Si  comprende  quindi  agevolmente  come  una 
massa  maggiore  di  gas,  capace  di  cagionare  un  terremoto,  possa  produrre  una 
romba  fragorosa  e  prolungata  per  alcuni  secondi. 

«  3°  Il  terremoto  del  14  novembre  avvenne  in  una  stagione  piovosis- 
sima. I  mesi  di  ottobre  e  di  novembre  furono  ostinatamente  piovosi;  circostanza 
di  grande  valore  per  la  teoria  del  Bombicci  (')• 

«  Ma  la  data  del  14  novembre,  che  precede  di  un  sol  giorno  il  novi- 
lunio, sarebbe  più  favorevole  alle  altre  cause  che  non  ali  ultima.  Si  comprende 
come  la  marea  lunare  possa  determinare  (come  semplice  causa  occasionale) 
delle  fratture,  dei  dislogamenti  nel  suolo,  e  delle  eruzioni  vulcaniche  ;  ma  non 
si  comprende,  per  ora  almeno,  come  la  marea  lunare  possa  incendiare  il 
miscuglio  esplosivo  sotterraneo,  senza  il  concorso  di  un'azione  vulcanica. 

Conclusione. 

*  Volendo  spiegare  il  terremoto  di  Firenze  col  vulcanismo,  si  dovrebbe 
ammettere  la  sede  della  scossa  a  grande  profondità.  In  questo  caso  il  raggio 
di  50  Km.  della  zona  che  fu  scossa  è  troppo  ristretto. 

«  Per  lo  contrario,  la  zona  scossa  sarebbe  troppo  grande,  se  la  causa  fosse 
stata  un  piccolo  avvallamento  od  una  piccola  frattura.  D'altra  parte  un  avval- 
lamento od  una  frattura  avrebbero  prodotto  in  Firenze  (centro  della  scossa) 
dei  danni  nei  tubi  dell'acqua  potabile  e  del  gas,  ma  verificai  alle  Direzioni 
di  questi  servizi,  che  nessuna  fuga  straordinaria  si  verificò  nel  giorno  del  ter- 
remoto. Soltanto  l' indicatore  della  pressione  del  gas  lasciò,  nella  curva  gra- 
fica, il  segno  di  una  rapida  depressione  di  circa  2  mm.  in  acqua,  12  minuti 

(i)  Bombicci,  Sulla  costituzione  fisica  del  globo  terrestre  ecc.  Memorie  della  E. 
Accademia  di  scienze  dell'Istituto  di  Bologna,  serie  4a,  toni.  Vili,  1887. 


—  38  — 

avanti  le  7,  cioè  all'ora  della  scossa  ;  e  ciò  tanto  al  misuratore  del  Gabinetto 
del  Municipio,  quanto  all'officina  del  gas.  Ma  dopo  questo  seguono  altri  segni 
simili,  dovuti  alle  diminuzioni  di  pressione  che  si  fanno  alla  mattina  nel  rego- 
latore del  gas.  Per  il  che  rimane  dubbio  se  quel  segno  sia  dovuto  alla  scossa, 
ovvero  alla  mano  dell'operaio. 

«  L'ipotesi  di  un  colpo  istantaneo,  come  d'una  mina  non  riuscita,  pro- 
dotto dall'esplosione  di  un  miscuglio  gassoso,  parrebbe  più  confacente  al  caso 
nostro,  per  la  grande  ristrettezza  dello  spazio  ove  si  sentì  la  scossa  verticale 
e  la  romba;  per  l'istantaneità;  per  la  natura  vibratoria  della  scossa  (come 
lo  prova  la  traccia  sismica  a  punteggiature),  simile  alle  vibrazioni  elastiche 
che  devono  provare  le  pareti  di  un  eudiometro  nel  momento  dell'esplosione; 
che  poi,  col  liquefarsi  del  vapore  acqueo  prodottosi,  cessa  la  causa  di  ulte- 
riori spinte. 

«  Benché  dal  complesso  dei  fatti,  e  per  esclusione,  io  sarei  per  applicare 
la  teoria  del  Bombicci  al  terremoto  di  Firenze,  pure  veggo  che  non  ho  un 
valido  argomento  da  potere  asserire  che  così  deve  essere  stato  di  certo.  Sarò 
lieto  se  altri  verrà  in  mio  aiuto  con  nuovi  fatti,  oppure  mi  toglierà  dall'errore  ». 

Fisica  terrestre.  —  Contributo  allo  stadio  delle  rocce  ma- 
gnetiche dei  dintorni  di  Ruma.  Nota  I.  di  Filippo  Keller,  presentata 
dal  Socio  Blaserna. 

«  Come  risulta  da  ricerche  assai  estese,  da  me  fatte  in  questi  ultimi 
anni,  esistono  nei  dintorni  di  Roma  delle  rocce  magnetiche  in  moltissime  lo- 
calità; prima  però  di  entrare  in  una  esposizione  delle  cose  osservate,  stimo 
opportuno  di  fare  alcune  considerazioni  sopra  i  diversi  procedimenti  atti  a 
riconoscere  queste  rocce  magnetiche. 

«  In  generale  è  facile  a  stabilire  se  una  roccia  possiede  del  magnetismo 
o  no,  ma  riescirebbe  difficilissimo  di  misurare  questo  magnetismo  in  un  modo 
assoluto.  Tre  sono  i  metodi  per  rintracciare  il  magnetismo  del  terreno;  nel 
primo  si  riduce  una  piccola  porzione  della  roccia  da  sperimentarsi  in  polvere 
e  si  porta  questa  in  contatto  con  un  magnete  o  elettromagnete  più  o  meno 
potente  per  estrarne  le  particelle  magnetiche;  in  questo  modo  si  giunge  a 
stabilire  la  quota  percentuale  magnetica  del  terreno.  Nel  secondo  metodo  si 
distacca  dalla  roccia  un  frammento,  che  si  analizza  poscia  coll'ago  magnetico, 
presentando  a  questo  successivamente  i  diversi  punti  del  campione  e  osservando 
la  relativa  azione  sull'ago.  Finalmente  nel  terzo  procedimento  si  studia  l'in- 
fluenza, che  produce  la  roccia  ovvero  il  terreno  sugli  istrumenti  magneto-tel- 
lurici  e  questo  metodo  è  senza  dubbio  il  più  importante  dal  punto  di  vista 
della  fisica  terrestre.  In  ordine  al  relativo  valore  di  questi  tre  procedimenti 
e  l'opportunità  della  loro  applicazione,  devonsi  fare  le  seguenti  considerazioni. 

«  Trattandosi  di  rocce  friabili  o  poco  coerenti,  allora  riesce  il  primo  metodo 


—  39  — 

di  grande  speditezza  e  rileva  la  più  piccola  traccia  di  minerali  estrattibili  col 
magnete.  Sotto  questo  aspetto  sarebbe  preferibile  agli  altri  due  metodi,  ma 
un  grave  inconveniente  sta  in  ciò,  che  l'estrazione  di  queste  particelle  possa 
cambiare  le  loro  proprietà  magnetiche,  sia  per  l'induzione  del  magnete  analizza- 
tore, sia  per  la  loro  cambiata  posizione  e  orientazione  relativamente  alla  primi- 
tiva giacitura.  Se  si  ha  poi  da  fare  con  rocce  molto  compatte,  allora  non  è  sicuro 
se  l'operazione  meccanica  della  riduzione  in  istato  polverulento  non  influisca 
essa  pure  sul  magnetismo  delle  particelle  estratte.  Infatti  è  notissimo  che 
gli  urti  forti  indeboliscono  i  magneti  e  si  sa  poi  anche  da  un  altro  lato, 
che  scuotimenti  non  molto  violenti  favoriscono  l'azione  induttrice  della  Terra. 
Così  percuotendo  ripetutamente  e  con  poca  forza  una  sbarra  di  acciaio  tem- 
perato, tenuta  in  posizione  verticale,  questa  si  magnetizza  talvolta  conside- 
revolmente e  assai  più  forte  che  senza  scosse.  In  ogni  modo  però  è  sicuro 
che  sebbene  nella  esecuzione  di  questo  metodo  sia  da  temersi  un  cangiamento 
del  magnetismo  delle  particelle  estratte,  rimane  tuttavia  provato  che  esse 
sono  soggette  all'induzione  magnetica  e  quindi  devono  nella  loro  posizione 
iniziale,  per  lo  meno  possedere  una  certa  intensità  magnetica  dovuta  all'indu- 
zione terrestre,  la  quale  però  potrebbe  anche  essere  piccolissima.  Se  poi  vi 
sia  pure  del  magnetismo  permanente  non  può  essera  deciso  con  questo  proce- 
dimento, e  neppure  l'analisi  microscopica  farebbe  luce  su  questo  punto,  perchè 
potrebbe  avvenire  benissimo,  che  il  magnetismo  permanente  che  si  rileverebbe 
in  questo  modo  fosse  derivato  dal  magnete,  col  quale  vennero  estratte  le  par- 
ticelle in  discorso. 

«  La  terra,  che  viene  depositata  nei  letti  dei  torrenti  nell'Agro  Ro- 
mano o  anche  semplicemente  lungo  gli  scoli  delle  acque  piovane,  con- 
tiene spesse  volte  una  quota  percentuale  di  sabbia  magnetica  molto  con- 
siderevole. Tali  depositi,  che  si  formano  in  conseguenza  del  maggior  peso 
specifico  di  detta  sabbia  relativamente  alle  altre  sostanze  travolte  dall'acqua, 
si  possono  nella  vicinanza  di  Roma  assai  bene  osservare  nella  tenuta  di  Roma 
Vecchia  e  altrove,  ove  la  detta  quota  percentuale  giunge  talora  persino  a  22. 
Il  rinvenimento  di  questa  sabbia  magnetica  e  augitifera  è  in  certa  condizioni 
anche  di  utilità  pratica  per  la  geologia,  perchè  addita  la  presenza  di  giaci- 
menti vulcanici  esistenti  in  località  superiore  del  bacino  del  torrente.  In  questo 
modo  rinvenni  non  pochi  giacimenti  vulcanici  negli  Abruzzi. 

«  Il  secondo  metodo  per  rintracciare  le  rocce  magnetiche  è  meno  difettoso 
del  primo  ;  qui  non  viene  il  magnete  adoprato  in  contatto  col  corpo  da  speri- 
mentarsi, la  sua  azione  induttrice  è  quindi  molto  meno  da  temere  e  appunto 
per  ovviare  il  suo  effetto  o  almeno  per  renderlo  minimo  è  da  raccomandare 
di  servirsi  di  aghi  magnetici  piccoli.  Vi  sono  degli  autori  che  distinguono  i 
minerali  in  ordine  al  loro  comportarsi  verso  il  magnete  in  due  specie,  cioè 
in  semplicemente  magnetici  e  in  magneto-polari.  I  primi  chiamati  anche 
unipolari,  sarebbero  caratterizzati  da  un'azione  attrattiva  sopra  ambedue  i  poli 


—  40  — 

dell'ago  magnetico,  mentre  la  seconda  specie  (bipolare)  attrae  un  polo  e  respinge 
l'altro;  il  ferro  dolce  si  comporterebbe  nel  primo  modo  e  il  magnete  permanente 
nel  secondo.  Ma  questa  classificazione  non  regge  o  almeno  è  poco  opportuna 
quando  s'intende  stabilita  nel  senso  generale  come  ora  yenne  enunciata;  inoltre 
essa  dà  luogo  a  molti  equivoci.  Così  analizzando  un  corpo  debolmente  magnetico 
con  un  ago  grande  e  assai  forte,  lo  si  troverà  in  generale  semplicemente  magne- 
tico e  soltanto  nel  caso  di  una  distanza  assai  grande  fra  ago  e  minerale,  comparirà 
magneto-polare  come  è  di  fatto.  La  spiegazione  di  questo  cambiamento  delle 
proprietà  magnetiche  del  minerale  è  assai  semplice  e  dipende  unicamente 
dall'induzione  esercitata  dall'ago  sul  minerale  stesso,  che  produce  sempre 
attrazione  e  finché  il  magnetismo  proprio  del  corpo  viene  superato  da  questa 
induzione  si  ha  sempre  attrazione;  nel  caso  contrario  si  manifesta  invece  anche 
la  ripulsione. 

«  Il  primo  che  ha  richiamato  l'attenzione  su  questo  argomento  è  Hauy  ('), 
e  il  Melloni  (2)  che  pare  non  aver  conosciuto  il  lavoro  di  questo  autore  giunge 
alla  medesima  conclusione.  Melloni  fece  sotto  questo  punto  di  vista  degli  studi 
assai  estesi  sopra  rocce  vulcaniche  provenienti  principalmente  dalle  adiacenze 
del  Vesuvio  e  dalle  province  Napoletane  in  genere,  dando  un  elenco  molto 
dettagliato  di  quelle  che  possiedono  del  magnetismo  e  io  mi  sono  occupato 
di  simile  ricerche  sulle  rocce  dei  dintorni  di  Roma,  sebbene  l'oggetto  prin- 
cipale del  mio  studio  fosse  un  altro,  cioè  di  ricercare  l'influenza  di  queste  rocce 
sulle  misure  magneto-telluriche.  Ho  trovato,  conformemente  a  quanto  dice 
Melloni,  che  i  minerali  magnetici  anche  i  più  deboli  si  palesano  come  i  cosidetti 
bipolari,  quando  si  ha  cura  di  ridurre  abbastanza  piceola  l'induzione  dell'ago 
sul  minerale.  A  questo  scopo  mi  sono  servito  di  aghi  piccolissimi  forniti  di 
specchio  e  facendo  la  lettura  con  cannocchiale.  Melloni  invece  adoprò  l'ago 
astatico  grande,  il  quale  però  non  si  deve  accostare  troppo  al  minerale. 

«  In  tutti  i  corpi  magnetici  si  devono  distinguere  due  magnetismi,  uno 
permanente,  il  quale  suppone  una  certa  forza  coercitiva  e  l'altro  indotto 
della  Terra,  e  quest'ultimo  varia  colla  posizione  fra  il  corpo  e  la  Terra.  In- 
vece di  distinguere  in  mineralogia  i  corpi  magnetici  in  bipolari  e  uni- 
polari, sarebbe  molto  meglio  di  prendere  per  base  della  classificazione  la 
prevalenza  dell'uno  o  dell'altro  dei  due  magnetismi  ora  accennati.  Indispen- 
sabile sarebbe  però  in  queste  ricerche  di  rendere  minima  l'influenza  dell'ago 
sul  corpo  ;  inoltre  non  devesi  perdere  di  vista,  che  il  magnetismo  indotto 
dalla  Terra  varia  colla  forza  di  quest'ultima;  volendo  quindi  togliere  ogni 
incertezza  sulla   classificazione  in  discorso,   occorrerebbe  di  riferirla   ad  una 


C)  Sur  les  Aimants  naturels.  Journal  de  physique,  de  chimie  eie.  par  La  Metilene, 
tome  45,  an.  1794,  pag.  309. 

(-)  Memorie  dell'Accademia  delle  Scienze  di  Napoli,  fase.  II  dell'anno  1853,  pag.  120 
e  seguenti. 


—  41  — 

certa  intensità  terrestre  fondamentale.  Non  mi  sembra  però  che  l'utilità  di 
questo  argomento  sia  tale  di  meritare  considerazioni  così  estese. 

«  Venendo  ora  al  terzo  metodo  atto  a  rintracciare  le  rocce  magnetiche, 
conviene  innanzi  tutto  riflettere  che  questo  magnetismo  si  manifesta  talvolta 
con  intensità  assai  forte  in  guisa  da  essere  riconoscibile  a  colpo  d'occhio  con 
una  piccola  bussola  sprovvista  persino  di  graduazione.  Avvicinando  questa 
alla  roccia  da  indagare  si  rilevano  qualche  volta  delle  deviazioni  di  180°,  e 
di  questi  blocchi  o  rupi,  consistenti  tutti  di  lava  basaltina,  esistono  nei  dintorni 
di  Koma  un  numero  non  indifferente  ;  due  di  questi  giacimenti  sono  descritti 
nella  Nota:  Sulle  rocce  magnetiche  di  Rocca  di  Papa  (l).  Per  rintracciare  sì 
forte  magnetismo  non  occorre  uno  speciale  procedimento;  occupiamoci  invece 
del  caso  di  un  magnetismo  debole  da  rintracciarsi  cogli  strumenti  magneto- 
tellurici. 

«  Per  tal  fine  potrebbe  servire  ciascuno  dei  tre  elementi  dei  quali  viene 
caratterizzato  il  magnetismo  terrestre  (declinazione,  inclinazione  e  componente 
orizzontale)  e  qui  giova  riflettere,  che  verificandosi  in  un  tale  luogo  una  ano- 
malia del  magnetismo  terrestre,  allora  si  può  in  generale  ritenere  che  questa 
si  estende  a  tutte  e  tre  le  costanti  magnetiche,  e  che  il  caso  contrario  è  piut- 
tosto eccezionale. 

«  Il  metodo  più  perfetto  in  questo  riguardo  consisterebbe  senza  dubbio 
nella  misura  assoluta  di  queste  costanti;  ma  si  giunge  anche  all'intento  in 
modo  più  o  meno  completo  mediante  le  misure  relative,  e  questa  maniera  di 
operare  è  in  generale  assai  più  spedita. 

Metodo  della  declinazione. 

«  Supposte  certe  condizioni  topografiche,  questo  metodo  si  presta  assai 
bene  e  il  relativo  procedimento  si  riduce  in  sostanza  alla  determinazione  della 
differenza  di  declinazione  di  due  punti  A  e  B,  il  che  riesce  molto  semplice 
quando  si  può  mirare  direttamente  da  un  punto  all'altro.  Per  tale  fine  basta 
di  stabilire  in  A  una  bussola  azimutale,  di  appuntale  lo  zero  della  scala  al 
punto  B  e  di  fare  la  lettura  dell'ago  ;  si  trasporta  poi  la  bussola  in  B,  mi- 
rando verso  A  e  facendo  nuovamente  la  lettura  dell'ago.  Ammesso  che  in  B 
non  si  verifichi  anomalia  di  declinazione  e  che  le  letture  non  coincidano,  allora 
è  evidente  che  la  loro  differenza  rappresenta  l'azione  del  terreno  in  A.  Sarà 
appena  necessario  ricordare,  che  qui  si  prescinde  dalla  sfericità  della  Terra  ; 
per  distanze  AB  grandissime  bisognerebbe  fare  le  dovute  correzioni,  come  anche 
per  la  variazione  generale  della  declinazione  colla  posizione  topografica.  Trat- 
tandosi poi  di  misure  assai  precise,  come  sarebbero  richieste  nel  caso  di  un 
magnetismo  molto  debole,  non  si  potrebbero  neppure  più  trascurare  le  variazioni 
periodiche  della  declinazione. 

(')  Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  voi.  II,  anno  1886,  pag.  428. 
Rendiconti.  1888.  Vol.  IV,  1°  Sem.  6 


—  42  — 

«  Volendosi  esplorare  una  data  località  rapporto  al  suo  magnetismo,  allora 
dopo  fissata  una  buona  mira  B  posta  preferibilmente  in  terreno  non  magnetico, 
si  debbono  considerare  due  cose  per  la  scelta  del  punto  A.  L'istrumento 
dev'essere  posto  primieramente  in  poca  altezza  sul  suolo  esponendolo  così  più 
da  vicino  all'azione  del  terreno  ;  in  secondo  luogo  poi  è  utile,  ma  non  indi- 
spensabile, di  stabilire  questo  punto  preferibilmente  in  un  luogo  ove  esiste 
qualche  discontinuità  del  suolo  ;  così  se  è  possibile  al  piede  di  una  prominenza, 
principalmente  quando  questa  è  di  forte  scarpata.  In  questa  disposizione  trovasi 
l'ago  dissimmetricamente  esposto  all'influenza  del  suolo,  quindi  meno  facilmente 
si  elidono  le  azioni  delle  diverse  parti  del  terreno  circonvicino.  Nell'inclino- 
metro si  farà  questa  neutralizzazione  più  difficilmente  sentire  quando  anche  il 
suolo  sia  perfettamente  piano. 

«  Il  metodo  ora  esposto  si  presta  bene  in  pratica  e  una  distanza  AB 
molto  grande  riesce  favorevole  alla  precisione  del  risultato,  ma  spessissime 
volte  rimane  assai  difficile  di  stabilire  il  punto  B  in  guisa  che  soddisfaccia  alle 
supposte  condizioni,  di  essere  cioè  visibile  da  A  e  di  trovarsi  in  un  terreno 
privo  di  magnetismo,  o  almeno  ritenuto  come  tale.  In  questo  caso  volendo 
continuare  a  praticare  il  metodo  nella  sua  semplicità  come  venne  stabilito, 
altro  non  rimane  che  di  fissare  questo  punto  in  terreno  dubbio  o  anche  pro- 
babilmente magnetico.  Ma  ciò  posto,  il  risultato  assume  un  significato  molto 
meno  netto  di  prima  e  non  si  può  concludere  altro  riguardo  la  differenza  in 
discorso,  che  la  metà  di  essa  rappresenta  un  limite  inferiore  della  anomalia  in 
declinazione  che  si  verifica  in  uno  dei  punti  A  e  B  senza  poter  precisare  in 
quale.  Se  però  dal  punto  B  fosse  visibile  una  buona  mira  B1  posta  in  terreno 
neutro,  allora  ripetendo  lo  stesso  metodo  si  giungerebbe  in  fine  a  collegare 
B1  con  A  ottenendo  così  la  perturbazione  di  A  in  grandezza  e  direzione  come 
prima,  e  questo  procedimento  sarebbe  ancora  applicabile  quando  fra  A  e  Bl 
fosse  necessaria  una  serie  di  più  punti  invece  di  uno  solo.  Rinunciando 
all'indicato  vantaggio,  allora  il  metodo  ora  trattato  può  essere  modificato  nel 
senso  di  mirare  da  ambedue  i  punti  A  e  B  sopra  un  terzo  C  posto  in  grande 
distanza  e  possibilmente  nel  prolungamento  della  A  B .  La  semidifferenza 
delle  due  letture  rappresenta  come  prima  un  limite  inferiore  della  perturba- 
zione di  declinazione  in  uno  due  punti  A  e  B.  Non  verificandosi  la  condizione 
dell'allineamento,  allora  deve  applicarsi  la  dovuta  correzione  agli  angoli,  la 
quale  risulta  in  parità  di  circostanza  tanto  minore  quanto  sono  maggiori  le 
distanze  AC  e  BC.  Questo  modo  di  procedere  non  richiede  una  distanza  AB 
assai  grande,  anzi  questa  può  essere  anche  piccola  senza  pregiudicare  l'esattezza 
del  risultato;  ma  con  ciò  non  intendo  dire  che  non  vi  siano  delle  altre  ragioni 
che  consigliano  di  non  oltrepassare  un  limite  inferiore  di  questa  distanza. 
Difatti  con  questo  metodo  non  si  rileva  in  fondo  altro  che  la  differenza  di 
azione  del  suolo  nei  punti  A  e  B,  e  facilmente  si  comprende  essere  in  generale 
più  attendibile  il  caso,  ove  questa  differenza  cresce  colla  distanza,  che   non 


—  43  — 
il  contrario.  In  ogni  modo  però  devonsi  prendere  possibilmente  grandi  le  di- 
stanze AC  e  BC. 

«  Per  illustrare  il  fin  qui  detto  con  un  esempio  pratico,  riporto  i  risul- 
tati delle  osservazioni  fatte  per  esplorare  il  magnetismo  del  pendio  setten- 
trionale del  monte  sul  quale  siede  il  paese  di  Rocca  Priora.  Per  tal  fine 
ho  stabilito  una  visuale  generale  che  termina  da  un  lato  al  palazzo  munici- 
pale di  questo  paese  (il  quale  occupa  il  culmine  del  detto  monte),  e  dall'altro  al 
casale  di  S.  Angelo  (territorio  di  Tivoli)  sul  declivio  del  monte  omonimo, 
in  prossimità  della  via  rotabile  Tivoli-S.  Gregorio  ;  la  distanza  di  questi  due 
punti  è  di  circa  15  km.  Per  sfuggire  la  possibile  azione  perturbatrice  da 
parte  degli  oggetti  di  ferro  contenuti  in  questi  fabbricati,  fissai  i  due  punti 
A  e  B  nella  indicata  linea  di  mira,  non  proprio  ai  due  estremi,  bensì  ad  una 
opportuna  distanza  dai  medesimi,  A  a  Rocca  Priora  e  B  a  S.  Angelo.  Dalle 
serie  d'osservazioni  fatte  in  entrambi  i  punti,   risulta  per  la  lettura  media 

dell'ago: 

in  A 32°,55' 

in  B 30",14' 

differenza 2°,41 

e  siccome  l'andamento  della  divisione  va  nel  presente  caso  in  senso  della  declina- 
zione crescente,  dobbiamo  concludere  che  la  declinazione  di  S.  Angelo  sia  infe- 
riore a  quello  di  Rocca  Priora  di  2°,41'.  Finora  non  è  stato  provato  diretta- 
mente per  quanto  io  sappia,  se  si  verifica  una  qualche  anomalia  del  magnetismo 
terrestre  nella  località  dame  scelta  a  S.  Angelo,  ma  tutto  fa  credere  il  contrario, 
giacché  il  terreno  consiste  di  roccia  calcarea.  Con  ciò  però  non  intendo  dire  che  il 
terreno  adiacente  sia  assolutamente  privo  di  magnetismo.  Di  fatti  a  circa  m.  400 
di  distanza  dal  punto  in  discorso  nella  direzione  verso  Tivoli  esiste  un  giacimento 
poco  esteso  di  tufo  vulcanico  di  natura  poco  coerente,  il  quale  palesa  una  forza 
magnetica  assai  debole.  Portando  la  bussola  quasi  fino  al  contatto  con  esso,  non 
ottenni  col  metodo  dei  tre  punti  A,  B,  C  di  sopra  descritto  che  soli  16'  di 
differenza  di  lettura  della  bussola  ;  basandosi  su  questo  numero  quale  azione 
sarebbe  attendibile  nella  distanza  di  circa  m.  400  ?  Del  resto  gioverà  qui  notare, 
essere  nel  territorio  di  Tivoli  le  rocce  magnetiche  non  molto  rare,  così  i  tufi 
vulcanici  di  villa  Adriana,  Corcolle,  Santa  Balbina,  Ponte  dell' Acquoria,  Vi- 
triano  e  segnatamente  quello  di  Valle  degli  Arci  agiscono  in  modo  molto  pronun- 
ciato sul  declinometro,  però  questi  giacimenti  si  trovano  in  distanza  troppo 
grande  dal  punto  B,  per  poter  credere  che  la  loro  azione  arrivi  fino  a  questo 
punto. 

«  Possiamo  quindi  concludere,  se  non  con  certezza  assoluta  almeno  con 
grande  probabilità  che  la  differenza  di  2°,41'  che  si  verifica  fra  le  declina- 
zioni delle  due  località  esplorate  di  Rocca  Priora  e  S.  Angelo  derivi  unica- 
mente dall'azione  del  terreno  di  Rocca  Priora.  Che  ivi  esista  positivamente 
del  magnetismo  può  essere  comprovato  assai  speditamente  col  metodo  dei  tre 


—  44  — 

punti,  anteriormente  descritto;  per  tale  fine  non  occorre  neppure  una  grande 
distanza  A  B.  Non  sarà  poi  fuori  di  luogo  di  richiamare  l'attenzione  sulla 
rupe  o  picco  isolato  denominato  Pentima  della  Fontana,  che  non  dista  che 
soli  700  m.  dal  punto  A;  questa  rupe  è  dotata  di  un  magnetismo  assai  forte 
e  qui  si  trovano  diversi  punti,  ovvero  se  vogliamo  chiamarli  poli,  che  invertono 
completamente  la  direzione  dell'ago  magnetico.  Del  resto  è  da  notare  che  il 
nucleo  del  monte  su  cui  giace  il  paese  di  Rocca  Priora  consiste  di  sperone, 
però  nel  punto  A  si  trova  invece  un  giacimento  di  terra  di  colore  rosso  scuro, 
che  viene  estratta  ad  uso  di  pozzolana. 

«  Rapporto  alla  trovata  differenza  di  declinazione,  rimarrebbe  ancora  da 
appurare  un'ultima  circostanza;  si  potrebbe  cioè  domandare  fino  a  che  grado 
si  facci.1,  in  questa  differenza  sentire  l'induzione  della  bussola  sul  suolo.  La 
risposta  a  i  uesta  domanda  non  è  facile,  è  però  verosimile  che  questa  influenza 
non  sia  di  glande  entità  ;  per  chiarire  questo  argomento  bisognerebbe  ripetere 
le  osservazioni  con  aghi  di  diversa  grandezza  e  intensità,  il  che  rimane  ancora 
da  farsi  ». 

Fisica.  —  Sulla  scarica  elettrica  nell'aria  fortemente  riscal- 
data. Nota  del  dott.  Pietro  Cardani,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

I. 

«  Numerose  esperienze,  fatte  a  temperatura  ordinaria,  hanno  dimostrato 
che  molto  sensibilmente  il  potenziale  al  quale  avviene  la  scarica  varia  pro- 
porzionalmente alla  pressione  alla  quale  un  gas  determinato  è  sottoposto,  e 
quindi  proporzionalmente  alla  sua  densità  :  numerose  esperienze,  fatte  invece 
a  temperatura  variabile  ma  con  pressione  costante,  hanno  dimostrato  che  il 
potenziale  a  cui  avviene  la  scarica,  diminuisce  rapidamente  col  crescere  della 
temperatura;  ma  non  hanno  potuto  stabilire  con  rigore  se  tale  diminuzione 
fosse  esclusivamente  dovuta  alla  variazione  di  densità  del  gas  per  l'elevarsi 
della  temperatura,  o  se  fosse  anche  dovuta  ad  una  minore  resistenza  alla  sca- 
rica che  i  gas  riscaldati  potrebbero  presentare  indipendentemente  dalla  loro 
densità. 

«  Il  metodo  più  sicuro  e  più  decisivo  per  risolvere  tale  questione  sarebbe 
stato  quello  di  riscaldare  ad  alte  temperature  un  recipiente  ermeticamente 
chiuso,  e  nel  quale  vi  fossero  gli  elettrodi  tra  i  quali  potesse  avvenire  la 
scarica:  ed  è  questo  appunto  il  metodo  che  fu  seguito  dall'Harris.  La  misura 
del  potenziale,  al  quale  avveniva  la  scarica,  si  faceva  misurando  le  quantità 
di  elettricità  che  si  somministravano  al  condensatore,  con  una  bottiglia  elet- 
trometrica; e  l'Harris  potè  constatare  che  occorreva  lo  stesso  numero  di  scin- 
tille della  bottiglia  elettrometrica  perchè  avvenisse  la  scarica,  sia  che  il  reci- 
piente, dove  essa  aveva  luogo,  fosse  a  temperatura  ordinaria,  sia  che  fosse  alla 
temperatura  di  148  gradi. 


—  45  — 

«  Ma  le  esperienze  dell'Harris  non  si  possono  considerare  come  sufficienti; 
i  limiti,  tra  i  quali  fece  variare  la  temperatura,  furono  troppo  ristretti;  né 
gli  era  possibile  salire  a  temperature  più  elevate,  giacché  l'involucro  di  vetro 
attraversato  dagli  elettrodi ,  cominciava  a  diventar  conduttore  :  e,  tra  questi 
limiti  di  temperatura  così  ristretti,  il  metodo  di  misura  da  lui  seguito  non 
comportava  quella  precisione  che  sarebbe  stata  necessaria,  se  la  variazione  di 
resistenza  del  gas  al  passaggio  della  scarica  col  variare  della  temperatura 
fosse  stata  tanto  piccola,  da  abbisognare  una  differenza  nelle  quantità  di  elet- 
tricità del  condensatore,  minore  di  quella  che  veniva  misurata  da  una  scin- 
tilla della  bottiglia  elettrometrica. 

«  Il  non  possedere  corpi  isolanti  ad  alta  temperatura  fu  difficoltà  speri- 
mentale così  grave  che  il  metodo  dell'Harris  non  venne  più  oltre  tentato.  Si  cercò 
invece  di  risolvere  la  questione  riscaldando  i  gas  liberamente  e  tenendo  conto 
dell'effetto  che  avrebbe  dovuto  produrre  la  loro  progressiva  diminuzione  di 
densità  :  e  dalle  esperienze  fatte  con  questo  indirizzo,  sia  da  quelle  del  Becquerel 
dalle  quali  risulta  che  attraverso  i  gas  al  calor  rosso  passa  anche  la  corrente 
di  pochi  elementi  di  pila,  sia  da  quelle  del  dott.  Emo  secondo  le  quali  il 
potenziale  E  a  cui  avviene  la  scarica  varierebbe  colla  temperatura  i  secondo 
una  legge  rappresentata  dalla  formola: 

E  =  A  —  m—  Ct2 
sia  anche  da  quelle  più  recenti  del  Baille,  si  ricaverebbe  che  col  crescer  della 
temperatura,  la  resistenza  che  un  gas  presenta  al  passaggio  della  scarica,  dimi- 
nuisce molto  più  rapidamente  di  quel  che  vorrebbe  la  semplice  variazione  di 
densità,  e  quindi  anche  se  il  gas  rimanesse  a  volume  costante  per  il  semplice 
riscaldamento,  dovrebbe  offrire  al  passaggio  della  scarica,  resistenze  sempre  mi- 
nori col  crescer  della  temperatura. 

«  In  questa  incertezza  di  risultati  ho  cercato  di  poter  realizzare  il  me- 
todo seguito  dall'Harris  per  temperature  molto  più  elevate  di  quella  alla  quale 
egli  era  arrivato,  ed  ho  raggiunto  lo  scopo  propostomi,  impedendo  che  la  sca- 
rica avvenisse  lungo  l'involucro  che  pel  riscaldamento  si  comportava  come  un 
corpo  buon  conduttore,  col  seguente  apparecchio. 

IL 

Descrizione  dell'  apparecchio. 

«  L'apparecchio  adoperato  era  formato  di  due  parti  principali: 
«  I.  Di  un  tubo  di  vetro  MN  del  diametro  di  circa  50,nm  e  della  lun- 
ghezza di  circa  25  centimetri,  al  quale  venne  saldato  un  tubo  di  vetro  quasi 
capillare  NL  ;  nel  tubo  capillare  era  stata  fatta  precedentemente  una  saldatura 
laterale  con  un  tubo  di  egual  diametro  SR.  Dentro  il  tubo  NL  si  fece  passare 
un  filo  di  rame  sottilissimo  che  portava  alla  parte  inferiore  un'asticina  di  ottone 
con  pallina  rappresentata  nella  figura  in  P.  Dopo  aver  teso  il  filo  di  rame  in 


f 


I 


M 


M 


—  46  — 

modo  che  1'  asticina  venisse  a  comprimersi  fortemente  contro  il  vetro,  si  saldava 
il  filo  di  rame  al  tubo  di  vetro  in  L  con  ceralacca.  Così  si  otteneva  in  L  una 

chiusura  perfetta,  e   la   pallina  P 
restava  immobile. 

«  IL  Di  im  altro  tubo  di  vetro 
AB,  del  diametro  di  circa  40lnm  e 
della  lunghezza  di  circa  35cm  al 
quale  venne  saldata  dalla  parte  in- 
terna con  saldatura  a  campana,  un 
altro  tubo  di  vetro  BC,  del  dia- 
metro di  circa  15"ltn  e  più  lungo 
del  tubo  AB  di  3  o  4cm. 

«  La  zona  concentrica  che  ri- 
maneva tra  i  due  tubi  era  chiusa 
in  A  con  un  turacciolo  di  sughero, 
il  quale  a  sua  volta  era  attraver- 
sato da  due  tubi  di  vetro  di  piccolo 
diametro  ;  di  questi  uno,  il  tubo  E, 
arrivava  fino  quasi  alla  saldatura  a 
campana,  l'altro  invece,  il  tubo  D, 
appena  attraversava  il  sughero. 
«  Sopra  il  sughero  si  colò  del  mastice,  e  così  una  corrente  d'acqua  en- 
trando per  D,  circolava  nella  zona  concentrica  dei  tubi  ABC  ed  usciva  per  E. 
«  Nel  tubo  vuoto  centrale  si  trovava  una  asticina  rigida  di  ottone  che 
portava  nella  parte  superiore  una  pallina  pure  di  ottone.  L'asticina  era  fer- 
mata nella  parte  inferiore  al  tubo  di  vetro  C,  con  sughero  e  mastice:  lo  spazio 
poi  che  rimaneva  tra  l'asticina  ed  il  tubo  BC  si  riempì  con  paraffina  fusa  che 
poi  si  lasciò  lentamente  solidificare. 

"  Per  riunire  queste  due  parti  dell'apparecchio  in  modo  da  ottenere  una 
chiusura  ermetica  si  seguì  il  seguente  metodo  :  si  prese  un  pezzo  della  stessa 
canna  di  vetro  che  si  era  adoperata  pe:  fare  la  prima  parte  dell'apparecchio 
e  della  stessa  lunghezza,  e  si  dispose  concentricamente  alla  seconda  parte  del- 
l'apparecchio, e  nello  spazio  anulare  rimasto  tra  i  due  tubi  si  versò  paraffina 
fusa  sino  a  due  centimetri  circa  dall'estremità  superiore  del  tubo  AB.  Dopo 
che  la  paraffina  divenne  solida,  si  riscaldò  leggermente  il  tubo  esterno  e  lo 
si  levò,  rimanendo  così  aderente  al  tubo  AB  un  cilindro  di  paraffina  HK  di 
diametro  esterno  eguale  al  diametro  interno  della  prima  parte  dell'apparecchio. 
Preparate  così  le  due  parti  dell'apparecchio,  si  riscaldò  leggermente  il  tubo  MN 
e  vi  si  introdusse  dentro  il  tubo  AB,  in  modo  che  la  pallina  F  venisse  a 
trovarsi  distante  dalla  pallina  P  di  3  o  4mm. 

«  Perchè  poi  la  paraffina  aderisse  bene  al  tubo  MN,  lo  si  riscaldava  nuo- 
vamente in  due  volte  consecutive,  in  modo  che  prima  si  fondessero  gli  strati 


—  47  — 

superiori  mentre  gli  strati  inferiori  rimanendo  solidi  impedivano  che  la  paraffina 
medesima  potesse  gocciolare  lungo  il  tubo  AB,  indi  aspettando  che  questi 
strati  solidificassero  e  ripetendo  la  medesima  operazione  per  gli  strati  infe- 
riori dopo  aver  capovolto  l'apparecchio.  Per  aver  con  più  sicurezza  la  chiusura 
dei  due  tubi  a  tenuta  d'aria,  si  colò  sopra  la  paraffina  anche  un  grosso  strato 
di  ceralacca. 

«  Preparato  così  l'apparecchio,  lo  si  sospese  in  un  sostegno  Bunsen  ver- 
ticalmente ed  il  tubo  laterale  SR  si  mise  in  comunicazione  con  un  manometro 
ad  aria  libera,  formato  di  due  tubi  di  vetro,  dei  quali,  quello  che  comunicava 
coll'apparecchio,  era  alto  settanta  centimetri,  l'altro  circa  180  cent.  Inferior- 
mente e  lateralmente  era  saldato  un  rubinetto  in  vetro  per  fare  uscire,  all'oc- 
correnza, il  mercurio  dal  manometro.  Dopo  avere  versato  del  mercurio  nel  ma- 
nometro in  modo  da  riempirne  completamente  il  tubo  più  corto,  si  riuniva  il 
manometro  col  tubo  SR  e  nella  congiunzione  si  metteva  uno  strato  di  cera- 
lacca: così  nell'apparecchio  veniva  rinchiuso  un  certo  volume  d'aria  che  alla 
temperatura  ordinaria  aveva  la  pressione  atmosferica. 

«  La  parte  superiore  del  tubo  di  scarica  MN  venne  circondata  con  rete 
metallica;  e  da  due  tubi  ripiegati  circolarmente,  posti  uno  sopra  l'altro  concen- 
trici al  tubo  MN  ed  esterni  alla  rete  e  muniti  di  molti  fiorellini,  usciva  il  gas, 
in  modo  che  tutto  l'apparecchio  veniva  circondato  completamente  dalle  frmme. 
«  Col  crescer  della  temperatura  il  volume  dell'aria  aumentava  ma  si  ricon- 
duceva al  volume  primitivo  versando  mercurio  nel   tubo   aperto.  Se  tutto  il 
gas  racchiuso   nell'apparecchio   avesse   assunto  una   temperatura   costante  ed 
uniforme,  dall'aumento  di  pressione  avrei  potuto  rigorosamente  ottenere  l'au- 
mento di  temperatura  del  gas  :  ma,  per  la  corrente  di  acqua  fredda  che  cir- 
colava rapidamente  nel  tubo  AB,  l'aria  aderente  alla  porzione  di  questo  tubo, 
che  si  trovava  nell'ambiente  circondato  dalle  fiamme,  doveva  essere  ad  una 
temperatura  inferiore  a  quella  dell'aria  che  si  trovava  in  contatto  delle  pareti 
riscaldate,  perciò  la  pressione  risultante  misurata  dal  manometro  doveva  esser 
minore  di  quella  che  avrebbe  dovuto  essere,  se  tutta  la  massa  d'aria  rinchiusa 
avesse  avuta  la  temperatura  delle  pareti  riscaldate.  In  alcune  esperienze  pre- 
liminari, nelle  quali  invece  di  paraffina   aveva   adoperata   della   sabbia  per 
riempire  tutto  quello  spazio  che  non  prendeva  parte  alle  variazioni  di  tempe- 
ratura dell'apparecchio,  era  tale  la  condensazione  dell'aria  nelle  parti  fredde 
che,  mentre  il  vetro  cominciava   a    diventar   pastoso,  la   temperatura  che  si 
avrebbe   dedotto    dalla   pressione    era   inferiore    di  200  gradi.  Colluso  della 
paraffina,  questo  spazio,  che  chiamerei  spazio  nocivo,  era  ridotto  ad  avere  una 
influenza  estremamente  piccola  ;  ad  ogni  modo  potremo  tener  contro  di  questa 
causa  di  errore  e  considerare  le  temperature,  dedotte  dalle  pressioni,  di  poco 
inferiori  alle  temperature  vere  :  del  resto  in  tali  ricerche  anche  un  errore  di 
10  o  15  gradi  nella  temperatura,  non  sarebbe  un  errore  di  gravi  conseguenze. 
«  La  pallina  superiore  dell'apparecchio  era  metallicamente  in  comunicazione 


—  48  — 

col  suolo  e  la  pallina  inferiore  rilegata  all'  armatura  interna  di  una  bat- 
teria di  quattro  grandi  bottiglie,  che  si  caricavano  con  una  macchina  di  Holtz. 

«  L'armatura  esterna  comunicava  col  suolo.  Con  un  filo,  isolato  accura- 
tamente, l'armatura  interna  era  pure  comunicante  con  un  elettrometro  di  Righi 
e  le  deviazioni  dell'ago,  proporzionali  ai  quadrati  dei  potenziali,  venivano  lette 
con  cannocchiale  e  scala. 

«  Il  metodo  sopra  descritto  si  prestava  bene  per  eliminare  l'errore  che 
potrebbe  commettersi  per  le  dilatazioni  degli  elettrodi  sotto  l'azione  del  riscal- 
damento, stabilendosi  una  specie  di  compensazione  tra  le  dilatazioni  del  vetro 
e  le  dilatazioni  delle  asticine  metalliche  ('). 

III. 

Risultati  delle  esperienze. 

«  Ho  fatto  coli' apparecchio  diverse  serie,  delle  quali  trascrivo  qual- 
cuna per  esteso,  sia  per  dimostrare  che  le  deviazioni  dell'elettrometro  erano 
fra  loro  molto  concordanti,  sia  per  dimostrare  l'andamento  generale  del  feno- 
meno in  condizioni  iniziali  di  pressione  molto  differenti. 

«  La  serie  seguente  fu  cominciata  colla  temperatura  dell'ambiente  di  26°. 

«  Pressione  atmosferica  762'™. 

«  Deviazione  dell'ago  espresse  in  divisioni  della  scala  perchè  avvenisse 
la  scarica  del  condensatore  : 

130  —  132  —  133  —  133  —  133  —  133. 

«  Riscaldo  fortemente  il  tubo  mantenendo  il  volume  dell'aria  costante. 
Pressione  data  dal  manometro  715""". 

«  Temperatura  che  corrisponderebbe  a  questa  pressione  282°. 

«Deviazioni  dell'ago:  —  130—133  —  132  —  133  —  131. 

«  Lascio  raffreddare  il  tubo  e  faccio  una  osservazione  intermedia  ;  pres- 
sione data  dal  manometro  300nUB  :  temperatura  che  corrisponderebbe  a  questa 
pressione  133°. 

«  Deviazioni  dell'ago:  —  133—135  —  137—136  —  135. 

«  Lascio  raffreddare  completamente  il  tubo  :  pressione  atmosferica  762mm  : 
temperatura  dell'ambiente  26°. 

*  Deviazioni  dell'ago:  —  134 — 137  —  135  — 136  — 135. 

«  Rinnovo  la  serie  riscaldando  il  tubo. 

«  Pressione  data  dal  manometro  530mm.  Temperatura  che  corrisponderebbe 
a  questa  pressione  215°. 

«  Deviazione  dell'ago:  —  138  —  139  —  137  —  139—138. 


(')  Per  300  gradi  ravvicinamento    degli    elettrodi   sarebbe    stato  minore  di  —   della 
distanza  tra  gli  elettrodi  stessi. 


—  49  — 

«  Pressione  data  dal  manometro  767mm.  Temperatura  che  corrisponde- 
rebbe a  questa  pressione  300°. 

«  Deviazioni  dell'ago:  —  115 — 113—114  — 115  — 113. 

«  Seguito  a  riscaldare  l'apparecchio  :  pressione  data  dal  manometro  790mm  : 
temperatura  che  corrisponderebbe  a  questa  pressione  309°. 

«  Deviazioni  dell'ago:  —  108  — 107  —  109  — 108  — 107. 

«  Lasciato  raffreddare  completamente   l'apparecchio  trovo  alla  pressione 
atmosferica  ed  alla  temperatura  ordinaria  le  seguenti  deviazioni  dell'ago: 
134  —  135  —  137  —  135  —  136. 

«  Dalle  esperienze  sembrava  quindi  che  risultasse  questo  fatto,  che  cioè 
la  resistenza  opposta  dai  gas  al  passaggio  della  scarica  diminuisse  solo  len- 
tamente col  crescer  della  temperatura,  ed  essendomi  sorto  il  dubbio  che  questa 
diminuzione  avesse  potuto  dipendere  da  una  non  omogenea  distribuzione  della 
densità  del  gas  nell'apparecchio,  ho  pensato  di  ridurre  ancor  più  piccola  la  pa- 
rete di  vetro  che  rimaneva  fredda  per  la  circolazione  dell'acqua.  Smontato  perciò 
l'apparecchio,  ed  aggiunta  lateralmente  un'altra  piccola  quantità  di  paraffina, 
ho  fatto,  dopo  averlo  rimontato  col  metodo  superiormente  descritto,  la  seguente 
serie  di  esperienze. 

«  Pressione  atmosferica  761mm.  Temperatura  dell'ambiente  27°. 

«Deviazioni  dell'ago:  —  137  —  135  —  134—135  —  135  —  136. 

«  Riscaldo  l'apparecchio. 

«  Pressione  data  dal  manometro  567mm  :  temperatura  che  corrisponderebbe 
a  questa  pressione  230°. 

«Deviazioni  dell'ago:  —  140  —  138  —  135  —  137  —  136. 

«  Pressione  data  dal  mamometro  725mm:  temperatura  che  corrisponde- 
rebbe a  questa  pressione  287°. 

«Deviazioni  dell'ago: —  128  — 130  —  130 — 127  — 128. 

«  Pressione  data  dal  manometro  845mm:  temperatura  che  corrisponde- 
rebbe a  questa  pressione  330°. 

«Deviazioni  dell'ago:  —  119  —  122  — 119  — 121 122. 

«  Lasciato  raffreddare  l'apparecchio,  trovo  risultati  concordantissimi  con 
quelli  avuti  prima  di  cominciare  la  serie. 

«  Anche  con  pressioni  iniziali  molto  minori  l'andamento  generale  del  feno- 
meno è  sempre  lo  stesso:  trascrivo  come  esempio  una  serie  di  osservazioni. 

«  Dopo  aver  eseguite  diverse  misure  a  temperatura  ordinaria  ed  a  pressione 
di  762mm,  dalle  quali  risultava  che  per  avvenire  la  scarica  tra  le  palline 
occorreva  una  deviazione  dell'ago  di  98  divisioni  della  scala,  tolgo  la  comu- 
nicazione tra  il  tubo  di  scarica  ed  il  manometro  e  riscaldo  fortemente  l'ap- 
parecchio lasciando  l'aria  libera  di  dilatarsi:  indi  rimessa  la  comunicazione 
col  manometro  e  masticiata  la  congiunzione  con  ceralacca,  lascio  raffreddare 
il  tubo  avendo  cura  di  togliere  successivamente  del  mercurio  dal  manometro 
in  modo  da  rimanere  durante  il  raffreddamento  il  volume  dell'aria  costante. 
Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  7 


—  50  — 

«  Alla  temperatura  ordinaria  di  27°  la  pressione  indicata  dal  manometro 
è  — 380mm:  la  pressione  del  gas  era  quindi  di  382mm. 

a  Deviazioni  dell'ago  :  —  30—30  —  29  —  31  —  30  —  30. 

«  Kiscaldo  nuovamente  il  tubo,  versando  mercurio  nel  manometro  in  modo 
da  rimanere  il  volume  dell'aria  costante. 

«  Pressione  indicata  dal  manometro  0,  cioè  pressione  dell'aria  contenuta 
nel  tubo  di  scarica  762mm.  Temperatura  che  corrisponderebbe  a  questa  pres- 
sione 300°. 

u  Deviazioni  dell'ago:  —  27  —  28  —  27  —  27  —  27. 

«  Lascio  raffreddare  l'apparecchio:  a  temperatura  ordinaria  trovo  risultati 
identici  a  quelli  prima  ottenuti. 

IV. 
Conclusione. 

n  Dalle  serie  trascritte  risulta  manifesto  che  la  diminuzione  di  resistenza 
che  presentano  i  gas  al  passaggio  della  scarica  per  l'elevarsi  della  tempera- 
tura è  molto  piccola,  giacché  bisogna  tener  presente  che  i  potenziali  variano 
colle  radici  quadrate  delle  deviazioni  dell'ago  dell'elettrometro,  e  che  quella 
piccola  porzione  di  tubo  che  si  trovava  in  contatto  coli' acqua  corrente,  mentre 
doveva  produrre  come  una  condensazione  nell'aria  aderente,  doveva  produrre 
d'altra  parte  una  diminuzione  di  densità  del  gas  nel  resto  dell'apparecchio, 
cospirando  così  a  far  diminuire  il  potenziale  al  quale  doveva  avvenire  la  sca- 
rica: ed  ove  si  osservi  che  fino  oltre  250  gradi  le  deviazioni  dell'ago  sono 
rimaste  quasi  costanti,  se  ne  potrebbe  concludere  che  solamente  a  tempera- 
ture molto  elevate  la  diminuzione  di  resistenza  dei  gas  al  passaggio  della 
scarica  si  rende  sensibile,  e  che  questa  resistenza  dovrebbe  esser  indipendente 
dal  numero  degli  urti  molecolari.  È  inutile  avvertire  che  questo  si  riferisce 
alla  scarica  disruptiva,  giacché  la  scarica  che  ha  luogo  per  convezione,  per 
la  quale  l'elettricità  si  disperde  nel  gas  di  cui  è  circondato  il  corpo  elettriz- 
zato, avviene  sempre  più  facilmente  quanto  più  elevata  è  la  temperatura,  tanto 
che  una  corrente  d'aria  calda  è  uno  dei  migliori  mezzi  per  scaricare  i  corpi 
elettrizzati;  e  nelle  esperienze  superiormente  descritte  era  necessario  girare 
la  macchina  di  Holtz  con  grande  rapidità,  quando  la  temperatura  era  elevata, 
perchè  la  scintilla  scoccasse  tra  le  due  palline. 

«  Considerando  poi  che  il  potenziale  a  cui  avviene  la  scarica  dipende 
essenzialmente  dalla  quantità  di  materia  che  deve  attraversare,  che  non  di- 
pende invece  dal  numero  degli  urti  delle  molecole  (e  lo  dimostrano  le  pre- 
cedenti esperienze),  che  per  il  passaggio  della  scintilla  la  molecola  dei  corpi 
gassosi  si  scinde,  come  lo  provano  le  analisi  spettroscopiche,  e  che  nelle  varie 
sostanze  gassose  nelle  identiche  condizioni  di  temperatura  e  di  pressione  oc- 
corrono potenziali  differenti  per  produrre  scintille  della  stessa  lunghezza,  tutto 


—  51  — 

questo  tenderebbe  a  dimostrare  che  la  scarica  compie  nei  gas  un  vero  lavoro, 
e  che  quindi,  perchè  si  produca,  il  potenziale  deve  esser  più  o  meno  grande 
secondo  che  è  più  o  meno  grande  il  lavoro  che  deve  eseguire:  ed  in  questo 
caso  è  facile  comprendere  che  la  temperatura  non  può  avere  nella  scarica  che 
una  influenza  piccolissima,  giacché,  secondo  le  classiche  esperienze  del  Saint- 
Claire  Deville  sulla  dissociazione,  se  occorrono  temperature  elevatissime  per 
ottenere  parziali  dissociazioni  delle  molecole  dei  corpi  composti  stabili,  molto 
probabilmente  occorreranno  temperature  anche  elevatissime  per  ottenere  una 
modificazione  sensibile  nella  stabilità  della  molecola  dei  corpi  semplici,  e 
quindi  perchè  la  scarica  esegua  un  lavoro  sensibilmente  minore  per  scinderla. 
«  Era  mia  intenzione  sviluppare  più  distesamente  questo  concetto,  di 
vedere  cioè  se  realmente  il  potenziale  al  quale  avviene  la  scarica  disruptiva 
nei  gas,  dovesse  dipendere  dal  maggiore  o  minor  lavoro  di  disgregamento  mo- 
lecolare che  essa  deve  compiere  :  concetto  che  sarebbe  avvalorato  dal  fatto  che 
per  la  stessa  distanza  esplosiva  la  scarica  avviene  a  potenziale  minore  del- 
l'idrogeno che  nell'ossigeno,  e  nell'ossigeno  a  potenziale  minore  che  nell'azoto, 
e  che  nei  composti  stabili  dall'azoto  e  dell'ossigeno  ed  in  generale  nei  gas 
composti,  il  potenziale  è  generalmente  superiore  di  quello  necessario  pei  gas 
semplici  componenti:  come  pure  era  mia  intenzione  tentare  coli' apparecchio 
superiormente  descritto,  di  vedere  se  nei  vapori  di  mercurio,  la  cui  molecola 
è  mono-atomica,  si  potesse  ottenere  la  scarica  disruptiva ,  tanto  più  che  in 
una  delle  serie  fatte,  per  un  momentaneo  abbassamento  di  temperatura,  essendo 
penetrata  nell'apparecchio  una  piccolissima  quantità  di  mercurio ,  trovai  che 
la  deviazione  dell'elettrometro  istantaneamente  era  di  molto  diminuita.  Il 
cambiamento  di  residenza,  da  Palermo  a  Roma,  mi  impedisce  di  poter  con- 
tinuare per  ora  nel  lavoro  intrapreso,  dal  quale  sperava  poter  ricavare  qual- 
che interessante  relazione  tra  il  potenziale  di  scarica  e  la  costituzione  mole- 
colare dei  corpi  aeriformi  » . 

Mineralogia.  —  Sulla  così  detta  Savi  te  di  Montecatini.  Nota 
di  Ettore  Artini  (') ,  presentata  dal  Socio  Struever. 

«  Già  dal  1856  Quintino  Sella,  in  una  lettera  al  cav.  A.  Sismonda  (2), 
dalle  misure  goniometriche  eseguite  su  alcuni  «  aghi  di  Savite  finissimi  »  con- 
clude che  «  poco  resta  a  dubitare  doversi  considerare  la  Savite  come  una  delle 
«  tante  varietà  di  mesotipo  che  già  si  conoscono  »  ;  ma,  verso  la  fine  del  lavoro, 
non  avendogli  permesso  la  piccolezza  degli  aghi  lo  studio  dei  caratteri  ottici, 
pare  non  escluda  in  modo  assoluto  la  possibilità  che  si  tratti  di  una  varietà 
di  mesolite  o  scolecite. 

(1)  Lavoro  eseguito  nel  Laboratorio  di  Mineralogia  della  E.  Università  di  Pavia. 

(2)  Il  nuovo  Cimento,  VII,  225. 


—  52  — 

«  11  D'Achiardi  (')  riporta  i  dati  del  Sella,  e  ritiene  trattarsi  di  un  meso- 
tipo  magnesiaco,  respingendo  il  sospetto  di  impurità  del  materiale  sottoposto 
ad  analisi. 

»  Io  potei  avere,  grazie  alla  gentilezza  del  prof.  L.  Bombicci,  alcuni  cri- 
stalletti  della  Savite  di  Montecatini,  abbastanza  grossi,  e  tra  questi  ne  trovai 
due  bellissimi,  terminati  ad  una  estremità  ;  la  lunghezza  di  entrambi  è  circa 
un  centimetro,  essendo  l'uno  della  grossezza  di  un  millimetro,  e  di  poco  più  che 
mezzo  millimetro  l'altro.  Presentano  la  combinazione  (010)  (100)  (110)  (111)  ; 
le  facce  di  queste  forme  presentano  gli  stessi  caratteri  che  nella  Natrolite. 
e  i  cristalli,  per  l'aspetto  generale,  ricordano  abbastanza  quelli  di  Montecchio 
Maggiore.  I  risultati  delle  misure  goniometriche  eseguite  su  questi,  e  sopra 
un  sottile  prismetto  non  terminato,  sono  esposti  qui  sotto,  col  relativo  peso. 


Spigoli 
misurati 

XX0    I 

xx°  II 

xx°  ni 

Angoli  calcolati 
da  BrOgger 

per  la  Natrolite 

no.ilo 

88°  54'    ■ 

-II; 

— 

88°  49'  — III; 

88°  45' 30" 

J» 

88  21     - 

■il; 

— 

— 

n 

110.111 

63  25     - 

-III; 

63°  24'    —II; 

— 

63  10  31 

» 

64  18     - 

•il; 

63  32     —II; 

— 

n 

n 

63  59     - 

-i; 

64     1     —II; 

— 

n 

y> 

63  22     - 

■I; 

— 

— 

j) 

ni. in 

53  11     - 

■ni; 

52  28     —I; 

— 

53  39 

m.iii 

37  40     - 

-li; 

37  45     —III; 

— 

37  37  45 

n 

37  41     - 

-I; 

— 

— 

» 

111.111 

36  38(2)- 

il; 

36  41(2)—  IH; 

— 

36  47  30 

*  Come  si  vede,  questi  angoli  corrispondono  a  quelli  della  Natrolite,  e 
se  c'è  qualche  oscillazione,  la  si  deve  alle  facce  di  (111)  che  sono  spesso 
poco  piane  e  spezzate  in  questo  minerale. 

«  Un  risultato  anche  più  soddisfacente  e  decisivo  mi  fornì  lo  studio  dulie 
proprietà  ottiche.  Anzi  tutto,  nessuno  dei  molti  prismi  trasparentissimi  osser- 
vati al  microscopio  mi  lasciò  scorgere  la  più  piccola  deviazione  della  dire- 
zione di  estinzione  dallo  spigolo  [110  .  ilo]  .  Poi,  nel  più  grosso  dei  due  cri- 
stalli predetti,  dopo  avere  segata  la  estremità  terminata  per  conservarla,  tagliai 
due  lamine,  normali  alle  due  bisettrici,  le  quali,  grazie  alla  perfetta  traspa- 
renza del  cristallo,  mi  permisero  misurazioni  esattissime.  Nessuna  traccia  di 
geminazione  apparve  dallo  studio  di  queste  lamine  ;  il  piano  degli  assi  ottici 


(J)  Mineralogia  della  Toscana,  n,  143. 

(2)  Osservai  due  vicinali  abbastanza  brillanti,  che  facevano  colla  rispettiva  faccia 
di  (111),  angoli  di  1°8'  e  1°36'.  Siffatte  vicinali  poco  definite  abbondano  nella  Natrolite 
di  Montecchio  Maggiore. 


—  53  — 

è  parallelo  alla  (010)  ;  la  bisettrice  acuta,  positiva,  è  parallela  a  [110  .  110]. 

Trovai 

2Ha=  62°44'(1)     (Na) 

2Ho=119°38'(-')    (Na); 

da  questi  si  calcola 

2  Y  =  62°6'  (3)     (Na) . 

«  Risulta  evidente  da  tutto  ciò  la  perfetta  identità  del  minerale  detto 
Savite  colla  Natrolite.  Io  non  potei  farne  l'analisi,  per  mancanza  di  materiale 
puro  in  quantità  sufficente,  ma  osservai  che  i  più  dei  cristallini  sono  assai 
torbidi,  come  per  inclusione  di  sostanze  estranee. 

«  Questo  fatto,  insieme  al  trovarsi  il  minerale  su  roccia  molto  magnesi- 
fera,  e  nello  stesso  giacimento  per  l'appunto  in  cui  dal  medesimo  autore  fu 
trovato  il  picranalcime,  altra  specie  magnesifera,  già  abbattuta  dalia  analisi 
di  un  materiale  puro  (4),  e  insieme  alla  riflessione  che  sarebbe  strano  che 
la  magnesia  contenutavi  in  proporzione  nientemeno  che  del  13  ^  per  cento 
non  portasse  alcuna  variazione,  nemmeno  nelle  proprietà  ottiche,  da  quanto 
si  trovò  per  la  Natrolite,  mi  conferma  che  i  risultati  delle  analisi  fatte  della 
Savite  non  autorizzano  affatto  a  mantenere  questo  nome,  nemmeno  ad  indi- 
care una  semplice  varietà  » . 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

P.  Busin.  Sulla  frequenza  delle  alte  e  basse  pressioni  nell'emisfero 
boreale.  Presentata  dal  Socio  Betocchi. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

,  Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando fra  queste  il  fascicolo  1°  della  pubblicazione  del  Socio  Gemmellaro: 
La  Fauna  dei  calcari  con  Fusulina  della  valle  del  fiume  Sosio  nella  Pro- 
vincia di  Palermo  ;  la  3a  edizione  dell'opera  del  defunto  accademico  P.  Vol- 
picelli:  Trattato  completo  sulla  elettrostatica  induzione  od  elettrica  in- 
fluenza ;  e  l'opuscolo  del  sig.  E.  R.  G.  Groth  :  An  Essai/  on  the  Origin  and 
Development  of  the  Solar  System. 

0)  Media  di  sei  letture;  limiti     62.35—  62.53. 

(2)  Media  di  sei  letture;  limiti  119.36—119.42. 

(3)  Per  la  Natrolite  fu  trovata  2  V  (Na)  =  62°9'10"  ;    62°15'   (Brogger)    —    61°52'  ; 
61°32';  62°24'  (Artini). 

(4)  E.  Bamberger,  BechVs   sogenannter  «  Picranalcim  »   von  Montecatini.  Zeit.  fur 
Kryst.  VI,  32. 


—  54  — 

CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  dei  lavori  presentati  ai  due 
concorsi  ai  premi  Reali,  scaduti  col  31  dicembre  1887,  per  la  Matematica 
e  per  la  Chimica. 

Lavori  presentati  al  Concorso  al  premio  di  S.  M.  il  Re  per  la  Matematica. 

(Concorso  prorogato). 

1.  Ascoli  Giulio,  l)  Integrazione  della  equazione  differenziale  J2  =  0 
in  un'area  Riemanniana  qualsivoglia  (ms.).  —  2)  Le  curve  limite  di  una 
varietà  data  di  curve  (stampata  negli  Atti  dei  Lincei,  Memorie  se.  fis.,  ser.  3a, 
voi.  XVIII) 

2.  De  Paolis  Riccardo.  Fondamenti  di  una  teoria,  puramente  geome- 
trica, delle  curve  e  delle  superficie  (ms). 

3.  Riboldi  Giovanni.  Sopra  il  teorema  relativo  alla  som?na  degli  angoli 
di  un  triangolo  rettilineo  (st). 

4.  Ricci  Gregorio,  i)  Principi  di  ima  teoria  delle  forme  differenziali 
quadratiche  (st.).  —  2)  Sui  parametri  e  gli  invarianti  delle  forme  qua- 
dratiche differenziali  (st.).  3)  Sui  sistemi  di  integrali  indipendenti  di  una 
equazione  lineare  ed  omogenea  a  derivate  parziali  di  1°  ordine. 

Lavori  presentati  al  Concorso  al  premio  di  S.  M.  il  Re  per  la  Chimica. 

Ciamician  Giacomo.  1881.  l)  Sopra  alcuni  composti  della  serie  del 
pirrolo  (st.).  —  2)  Sull'azione  del  cloroformio  sul  composto  potassico  del 
pirrolo  (st.).  —  3)  Sopra  un  nuovo  (terzo)  omologo  del  pirrolo  contenuto 
nell'olio  di  Dippel  (st.).  —  1882.  4)  Studi  sui  composti  della  serie  del  pir- 
rolo.!. I  derivati  della  pirocolla  (la  parte)  (st.).  —  5)  Studi  sui  composti 
della  serie  del  pirrolo.  IL  Trasformazione  del  pirrolo  in  piridina  (st.). — 
6)  Studi  sui  composti  della  serie  del  pirrolo.  III.  (st.). — 1883.  7)  Sull'azione 
del  cloruro  di  cianogeno  sul  composto  potassico  del  pirrolo  (st).  —  8)  Studi 
sui  composti  della  serie  del  pirrolo.  IV.  Azione  dell'idrogeno  nascente  sul 
pirrolo  (st.).  —  9)  Studi  sui  composti  della  serie  del  pirrolo.  V.  /  derivati 
della  pirocolla  (2a  parte)  (st.).  —  10)  Studi  sui  composti  della  serie  del 
pirrolo.  NI.  L'acetilpirrolo  ed  il pseudoacetilpirrolo  (st.). —  1884.  li)  Sin- 
tesi della  pirocolla  (si).  —  12)  Ueb3r  einen  blauen  Farbstoff  aus  Pyrrol. 
(Dai  «  Berichte  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft  zu  Berlin  »  )  (st.). — 
13)  Sopra  alcuni  derivati  dell' imide  succinica  (st.).  —  14)  Studi  sui  com- 
posti della  serie  del  pirrolo. .VII.  I  derivati  dell'acido  a-carbopirrolico  (si). — 


—  55  — 

15)  Sull'azione  dell'  idrossilammina  sul  pirrolo  (si)- —  16)  Sopra  una  nuova 
sintesi  dell'acido  a-carbopirrolico  (si).  —  17)  Sull'adone  degli  ipocloriti 
ed  ipobromili  sul  pirrolo  (si).  —  18)  Studi  sui  composti  della  serie  del 
pirrolo.  Vili.  Sull'azione  di  alcune  anidridi  organiche  sul  pirrolo  (si). — 
1885.  19)  Sull'azione  del  cloruro  di  carbonile  sul  composto  potassico  del 
pirrolo  (si).  —  20)  Sulla  monobromopiriduia  (si).  —  21)  Sull' acetilpir- 
rolo  (et.). —  22)  Sopra  un  solfoacido  del  pirrilmetilchetone  (si). —  23)  Sul 
dipseudoacelilpirrolo  (si).  —  24)  Studi  sui  composti  della  serie  del  pir- 
rolo.  IX.  Sull'azione    dell'acido    nitrico    sul  pirrilmetilchetone    (si).    — 

25)  Sull'azione  del  calore  sull' acetilpirrolo  e  sul  carbonilpirrolo  (si).  — 

26)  Sugli  alcaloidi  derivanti  dal  pirrolo  (si).  —  27)  Sull'azione  degli  alo- 
geni sul  pirrolo  in  presenza  di  idrati  alcalini  (si).  —  28)  Sulla  costitu- 
zione del  pirrolo  (si).  —  29)  studi  sui  composti  della  serie  del  pirrolo.  X. 
Sugli  alcaloidi  derivanti  dal  pirrolo  (si). — 1886.  30)  Sul  pirrolilene  (si). — 
31)  Sopra  un  metodo  di  estrazione  del  pirrolo  dalla  parte  non  alcalina 
dell'olio  animale  (si). —  32)  Sopra  alcuni  nitro  composti  della  serie  del 
pirrolo  (si).  —  33)  Sull'azione  dell'anidride  acetica  steli' omopirro lo  (metil- 
pirrolo)  (si).  —  34)  Sull'azione  dell' allossana  sul  pirrolo  (si). —  35)  Sopra 
alcuni  derivati  bisostituiti  del  pirrolo  e  sulla  loro  costituzione  (si).  — 
36)  Sul  comportamento  del  metilchetolo  (a-metilindolo)  e  sulla  formola  di 
costituzione  del  pirrolo  (si). —  37)  Sul  tetrajodopirrolo  (Iodolo)  e  sulle  sue 
proprietà  terapeutiche  (si). —  38)  Sintesi  del  pirrolo  (si). —  1887.  39)  Sulla 
trasformazione  del  pirrolo  in  derivati  della  piridina  (si). —  40)  Sull'azione 
dell'anidride   acetica  sul   N-metilpirrolo   e  sul   N-benzilpirrolo   (si).   — 

41)  Studi  sulla  costituzione  di  alcuni  derivati  del  pirrolo  (due  Note)  (si).  — 

42)  il  pirrolo  ed  i  suoi  derivati  (Monografia)  (in  corso  di  stampa). 

Alle  pubblicazioni  sopraindicate  il  concorrente  aggiunge  tre  Note  di  due 
allievi  dell'  Istituto  chimico  di  Koma,  perchè  contengono  la  descrizione  di 
ricerche  che  hanno  relazione  coi  suoi  studi  e  perchè  sono  citate  nella  Mono- 
grafia: Il  pirrolo  ed  i  suoi  derivati. 

a)  Sul  piperilene  (di  Gaetano  Magnanini)  (si).  —  b)  Sul  joduro  di 
trimetilpropilammonio  (di  Tommaso  Langeli)  (si).  —  <0  Sulla  trasforma- 
zione degli  omologhi  dell' indolo  in  derivati  della  chinolina  (di  G.  Ma- 
gnanini) (si). 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Segretario  Blaserna  legge  le  lettere  di  ringraziamento  per  la  loro 
nomina,  inviate  dal  Corrispondente  Golgi  e  dai  Soci  stranieri  :  von  Bruecke, 
De  Bary,  Dohrn,  Gegenbaur,   Hèbert,  Kekulè,  Klebs,  Kovalewsky, 

VON    RlCHTHOFEN,    WEBER    e   ZeUNER. 


56  — 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  di  una  lettera  del  Rettore 
della  R.  Università  di  Bologna,  colla  quale  s'invita  l'Accademia  ad  assistere 
alla  celebrazione  dell'  8°  centenario  di  quella  Università. 

L'Accademia  unanime  delibera  di  accettare  il  cortese  invito,  e  di  farsi 
rappresentare  alla  solenne  cerimonia  da  alcuni  Soci,  che  a  suo  tempo  saranno 
delegati  dalla  Presidenza. 

Lo  stesso  Segretario  rende  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 

La  R.  Accademia  palermitana  di  scienze,  lettere  e  belle  arti  di  Palermo  ; 
la  R.  Accademia  danese  di  scienze  e  lettere  di  Copenaghen  ;  la  Società  sici- 
liana per  la  storia  patria  di  Palermo;  la  Società  ligure  di  storia  patria  di 
Genova;  la  Società  batava  di  filosofia  sperimentale  di  Rotterdam  ;  la  Società 
filosofica  di  Birmingham;  la  Direzione  dell'Archivio  di  Stato  di  Bologna;  la 
R.  Deputazione  di  storia  patria  di  Modena  ;  il  Museo  di  geologia  pratica  di 
Londra;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge  Mass. 
Annuncia  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni: 

L'Università  di  Freiburg. 


P.  B. 


57  — 


KENDICQNTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  22  gennaio  1888. 
G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  delle  No- 
tizie per  lo  scorso  decembre ,  e  lo  accompagna  con  la  Nota  che  segue  : 

«  Le  ultime  informazioni  intorno  ai  rinvenimenti  d'antichità  cominciano 
con  un  rapporto  sopra  una  tomba  antica,  scoperta  in  s.  Pietro  al  Natisone 
(Regione  X).  Ivi  coi  resti  del  defunto  si  trovò  un  braccialetto  di  bronzo, 
che  fu  conservato  nel  Museo  di  Cividale  del  Friuli.  Oggetti  di  varia  età 
nella  stessa  Regione  X  furono  rimessi  alla  luce  presso  Cancello  Veronese, 
nel  comune  di  Mizzole. 

«  In  Torino  (Regione  XI)  si  riconobbero  i  resti  di  una  strada  dell'an- 
tica Augusta  Taurinorum,  in  via  del  Seminario.  Nella  città  stessa,  al  di 
là  della  Dora,  nel  punto  dei  nuovi  quartieri  segnato  dalla  via  Foggia,  si 
scoprirono  tombe  della  necropoli  romana,  e  tra  queste  un  frammento  epigra- 
fico, riferibile  per  la  forma  delle  lettere  al  primo  secolo  dell'impero. 

«  Altri  sepolcri,  pure  di  età  romana,  furono  scoperti  a  Rivoli,  nella 
contrada  Mongioie. 

«  A  Bertinoro  presso  Forlì  (Regione  VIII),  negli  scavi  per  le  fonda- 
zioni del  nuovo  cimitero,  ad  un  chilometro  dall'  abitato,  s' incontrarono  og- 
getti appartenenti  alla  suppellettile  funebre  di  una  tomba  preromana  :  cioè 
Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  8 


—  58  — 
braccialetti   di   bronzo  ;  cuspidi  di   lance  di  ferro  ;  un  giavellotto  ;  ed  altri 
frammenti  dello  stesso  metallo. 

«  Ma  le  notizie  più  importanti,  contenute  nel  nuovo  fascicolo,  sono 
quelle  che  riguardano  gli  scavi  di  Vetulonia  (Regione  VII).  Annunziai  già 
{Notizie  1886,  p.  143),  che  sotto  la  direzione  dell'ispettore  cav.  Falchi  erano 
state  ripigliate,  per  conto  del  Ministero,  nuove  ricerche  nella  necropoli  vetu- 
loniese,  dove  le  esplorazioni  precedenti  avevano  restituito  ricco  materiale 
scientifico,  aggiunto  alle  pubbliche  raccolte  del  Museo  di  Firenze.  Di  questi 
nuovi  scavi,  che  diedero  suppellettile  anche  più  preziosa,  tratta  un  ampio 
rapporto  che  non  si  potè  comunicare  prima  di  ora,  sia  perchè  era  necessario 
che  fosse  compiuto  il  restauro  dei  numerosi  oggetti  scoperti,  sia  perchè  occor- 
reva aggiungerci  varie  tavole,  ove  fossero  rappresentati  gli  oggetti  medesimi. 

«  Le  tombe  esplorate  furono  moltissime  ;  tra  le  quali  la  più  importante 
è  quella  che  fu  denominata  del  duce,  formata  da  un  gran  circolo  di  pietre, 
dentro  cui  si  scoprirono  vari  depositi  di  bronzi  di  sommo  pregio,  di  fittili,  e 
di  utensili  riferibili  all'età  alla  quale  vanno  attribuiti  gli  oggetti  del  depo- 
sito di  Palestrina,  conservato  ora  nel  Museo  Kircheriano,  e  la  suppellet- 
tile della  tomba  Regulini-Galassi  di  Cere,  esposta  nel  Museo  Gregoriano  al 
Vaticano. 

«  In  uno  di  questi  depositi,  si  trovò  una  coppa  fittile  con  iscrizione 
etrusca;  e  con  questa  un  vasetto  di  argento,  coperto  di  lamina  d'oro,  ab- 
bellito di  ornati  di  stile  fenicio,  simili  a  quelle  delle  coppe  di  Cipro,  di 
Cere  e  di  Palestrina.  Anche  questa  nuova  suppellettile  fu  esposta  nel  Museo 
di  Firenze. 

«  In  Roma  (Regione  I)  furono  esplorati  vari  ambienti  di  una  casa,  di 
età  romana,  sotto  la  chiesa  dei  santi  Giovanni  e  Paolo  al  Celio,  ove  si  ri- 
conobbero pitture  del  secolo  IV  dell'era  nostra,  rappresentanti  soggetti  cri- 
stiani e  scene  di  martirio.  In  queste  scene  sembrò  verosimile,  doversi  rico- 
noscere fatti  allusivi  al  martirio  dei  santi,  ai  quali  fu  dedicata  la  chiesa,  e 
che  nella  casa  loro,  sopra  la  quale  fu  poi  costruita  la  chiesa  stessa,  vennero 
trucidati  per  ordine  dell'imperatore  Giuliano,  come  è  narrato  da  antichi  do- 
cumenti. 

«  Un  bassorilievo  marmoreo,  rappresentante  il  ratto  di  Elena,  fu  recu- 
perato negli  sterri  di  via  Cavour,  dove  pure  si  rinvennero  non  pochi  fram- 
menti epigrafici  ;  ed  altra  tomba  del  sepolcreto  vetustissimo  esquilino,  ricom- 
parve presso  la  chiesa  di  s.  Martino  ai  Monti. 

«  Resti  di  suppellettile  di  altro  sepolcro  antichissimo  si  raccolsero  in 
piazza  Vittorio  Emanuele,  nei  cui  pressi  non  mancarono  avanzi  d' iscrizioni. 

«  Merita  qui  pure  di  essere  ricordato,  che  nuovi  studi  sull'epigrafe  sco- 
perta in  piazza  della  Consolazione  {Notizie  1887,  p.  110,  n.  4),  e  riferibile 
al  tempio  di  Giove  Ottimo  Massimo  in  Campidoglio,  hanno  condotto  a  rico- 
noscere, che  i  popoli  Asiatici  quivi  memorati,  non  gli  Abeni,  come  fu  creduto. 


—  59  — 

ma  sono  i  Tabeni  di  Tabai  della  Caria,  popoli  dei  quali  si  hanno  altre 
memorie  epigrafiche  e  monete. 

«  Parecchie  altre  lapidi  iscritte  rividero  la  luce  nel  sepolcreto  antico 
fra  le  porte  Pinciana  e  Salaria,  dove  pure  fu  recuperato  un  frammento  di 
calendario,  riferibile  ai  giorni  dal  14  al  21  di  agosto. 

|l  Una  importantissima  lapide  onoraria,  di  un  prefetto  del  pretorio  e 
prefetto  dell'annona,  fu  estratta  dall'alveo  del  Tevere  presso  la  sponda  di 
Marmorata. 

«  Nel  fondo  Patturelli,  presso  santa  Maria  di  Capua  Vetere,  fra  dirti 
e  s.  Prisco,  dove  tornarono  a  luce  pochi  mesi  or  sono  due  epigrafi  osche,  delle 
quali  fu  data  comunicazione  alla  R.  Accademia,  fu  dissotterrato  recentemente 
un  cippo,  su  cui  sono  incise  due  nuove  epigrafi  parimenti  osche.  Unitamente 
a  questo  cippo,  si  rinvenne  un'ara  di  tufo;  quindi  una  statua  fittile,  man- 
cante della  testa,  e  rotta  in  minuti  frammenti. 

«  In  Pompei  proseguirono  gli  scavi  nell'isola  2a  della  Regione  VII,  e 
nell'isola  7a  della  Regione  IX,  e  si  trovarono  monete  ed  anfore  scritte. 

«  Finalmente  in  Vasto  (Regione  IV)  si  riconobbero  altre  tombe  di  età 
romana,  e  si  scoprirono  mattoni  con  marche  di  fabbrica  ». 


Storia.  —  Il  Socio  Tommasini  presenta  una  Memoria  illustrativa  d'un 
documento  tratto  da  un  manoscritto  della  Biblioteca  Angelica,  contenente  un 
Registro  degli  Officiali  del  Comune  di  Roma  a  tempo  di  Nicolò  V  e  nel 
primo  anno  di  pontificato  di  Calisto  III,  scritto  dallo  scribasenato  Marco 
Guidi. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 


.    Storia  religiosa.  —  Le  premiers  chrétiens  et  le  démon.  Me- 
moria del  Socio  Edmondo  Le  Blant. 

Questo  lavoro  sarà  inserito  nei  volumi  delle  Memorie. 


Archeologia.  —  Il  Socio  Helbig  intrattiene  l'Accademia  su  di  una 
figura  arcaica  di  guerriero,  in  bronzo,  trovata  nel  santuario  d'Asclepio  ad 
Epidauro,  secondo  l'iscrizione  di  dialetto  dorico  e  d'alfabeto  argiro  granita 
sopra  la  base,  lavoro  d'un  certo  Hybriastas. 


60  — 


Filologia  —  Frammenti  Copti.  Nota  VIP  del  Socio  Guidi. 

«  In  quest'ultima  nota  pubblico  i  frammenti  Borgiani  relativi  agli  apo- 
crifi del  N.  T.  che  restavano  ancora  inediti,  vale  a  dire  i  N'  114  e  115  del 
Catalogo  di  Zoega  ;  anche  questi,  come  parecchi  dei  precedenti,  sono  in  forma 
di  omelie,  forma  comune  nella  letteratura  copta  (').  E  come  ho  fatto  per  gli 
altri  Numeri,  così  nella  pubblicazione  di  questi  ho  conservato  i  molti  errori 
di  ortografia  ecc.  degli  originali,  nei  quali  non  pochi  fogli  sono  in  cattivo  stato 
e  di  lettura  assai  difficile  (-). 


N°   CXIV.   (quattro  fogli;  p.  19-21,  31-32) 

p.Ie  pocJ>opei    JuuutOK   rtgHTOY.     Eitta.   eKOYety   oy   Off.    Kovety 
TtyKRiuu  jùìnxiffOYujg,e.   AffOK   +ff<5^rA*q   rtAX.     8«sjuiHff 

'J-XUJ    JULUOC    ffHTff    XG    TGTffff AOYCJUJUl.     rrreTffCUJ    ffJULUlAI 

&ixff  TeT-pAne^*  rfrTAJU.fTrrppo.  SVreTrtKÀ.  ^fceicrre  rt- 
currrt  ecy<w\uoY.  AffOK  +ff<vrc*&ui>rrff  en^eiuirr  exgeff 
JUtnHYe.  *yuj  ^-ff<sjmoYT~e  epurrrt  ff^q  ncyHpe.  ^TGTftK* 
grteffHY  rfcojTrf  rrre  nK*£.  anok  +ff*JuioYTe  epurrrf  xe 

ffACffHY.  ^VrETffKA.  £r7lC?\HpOffOJULOC  ffCCJUTff.  <5Of0K  +ffA- 
cyojne    ffHTff    ffK^sHpOffOUlOC.       5\T6T"ffKA    &FfcyHpe     ffCCJUTff 


V-)  Cfr.  Amélineau,  Étude  sur  le  Christianisme  en  Egypte,  8. 

(2)  Indico  qui  alcune  correzioni  e  supplementi  che  sono  da  fare  nelle  Note  precedenti  : 
P.  20,2  1.  Aff^peAC.  a  AqJUlOYg,  leggi  ffqAAOY&.  21,18  Buppl.  [egOYft]. 
23,0  1.  p.  7-10.      27,24  CpOI  1.  epOK.     29,3  la  pag.  TS  comincia  colla  sillaba  &E  di 

rrrepeqge.  17  to?n  Aff.    33,25 1.  Ung^rioc.    74,9 1.  JuìnTonoc.  20 1.  rt- 

6ffpUJJLA6.  :ì_>  N ff  ETG  ff OYq.     77,10  suppl.   L^8e>   14  suppl.  Ite  [dfe].  17  suppl. 

TAiri[cTic].    33  suppl.  iìn[o]YOE[i]ffE  e  ex[it  ff].    78,27 1.  line,  (con 

punto  dopo).  79,4  1.  ffTeK^enijTIJtUA?  80,5  suppl.  £Gp  ?  23  «cinque»  1.  «sei». 
81,n  1.  [*t"]  ItOYIip.?  256,25  1.  T<S.&0.  Tralascio  di  notare,  perchè  cosa  di  poco 
momento,  qualche  parola  non  ugualmente  divisa  nelle  varie  Note.  Spero  poi  pubblicare  fra 
breve  la  traduzione  della  maggior  parte  di  questi  apocrifi,  con  alcune  osservazioni  critiche 
sulla  lezione  dei  codici  che  talvolta  è  guasta  da  errori  e  lacune. 


—  61  — 
ti&&YT£'hoc   rt*2a<M<ortei    rtHTrt.     3VreTrtK*   &rtKYnoc   rt- 
coutn.  Jurt  g,rtJui<5crte?\oo?\e.  ertole  +rt<5s>+  rtHTrt  ììnn^p*- 
Xicoc.  ^TETrtKA  [&!rtxirtoYa>g,e  rtcuuTrt  rtcy*YT<M<o  &itII 

neXPortOC-    ^"OK    £(JU  +rf<5^t"   WHTÌt.    ttTeKK?\HCI<S.  CTC  JLA6C- 

*         

t*ko.  oYà.e  juiecp^c.  xe  rtT<MKOTC  exrt  TneTp*   etta-  p  k 

xpHY  eTe  <MtOK  ne.   Enju<s.  rtrtetyrtHYe  eTe  ty<\Yco)K  rtrtT&T 

enuioY.  ertole  +ffAÌ-  rtHTrt  ììnT^cyeoeity  juìnAeY<VF,Fe?\iort. 

n<M  eTCuuK  rtripuujute  e&o?s  g,n  nuioY  egoYrt  enuurtg,  ty* 

erteg.     Eie  rt<M  aitaay   rtHTrt  rtTtyE&iuj  rtrtertT<*T~eTrt- 

K<*c<vr  rtcouTrt.   Urtrtc*  rt<sj  THpoY  nex<sx  rt^q  rt6T  tjuia^y 

rtrtcyHpe  rt^e&eXAioc.  xe  nc^g,  *xic  xex*c  epe   n^tyHpe 

crt^Y  gutooc  OYA.  &l  OYffAJUt  juLuok.  *ycju  oy<*.  gì  &&0Yp 

JutuiOK  &p<M  grt  TeKAirtTppo.     IH  nei<MTHJm<s.  eto  rtcynnpe 

ou  rt<sjutep*Te.     2£m  eTuurt  eTuurt  xm  eY&irte  UnoY^cp.  (sic) 

ty^rtTOYpcvrtK^oe^poc  ììncyHpe  juìnrtOYTe.     2£m  cyccjuk 

ìlnecyrtH  gA.  nt&t.  cy<jatTOYg,utooc  jurt  Te  &p<M  &juì  neq- 

eooY.  ayou  rtquLOYTe  epooY   rt^q   rtcy&Hp.      Ilex^q  r*p 

* 

rt*Y  xe  rtTooTrt  rt^cyRap.  xe  rtertT<ucoTJutoY  THpoY  rtTJut  P.  21 

n^etarr  <MT<s.JutujTrt  epooY.     3\yo>  ort  xe  <sjtOK  ne  t&uu- 

rte?\oo?\e  Haag.  rtTuuTrt  ne  rtety2\g  nAeiorr  ne  noYoeie. 

^TeTrtrtAY  xe  nta  rteipujjuie  xrce  rt^cy  rtg,e.  £a>CTe  «Te 

ncyHpe  jììrirtQYTe  xooc  rtAY  xe  rtTeTrt£rt  e&o?\  n&ht  rtee 

Jutnty2\g  rtT&uurte?\oo?\e.   ecyAYXJ  e&o?\  rtgHTq  rtceToutfe 

gli  aaa  rtm.  rtee^t"  rt^rt+oYcxj.     T<u  Te  oe  nta  rtAnocTO 

?\oc  xi  e&o?\  grt  rtty^xe  jùtne^cc  AYTuutfe  grt  ToiKOYJuertH 

THpc.     N<sj  2s.e  epe  ncuoTHp  xuu  juìjuiooy  rtAY  nnjttrtrcrto- 

oyc.  epe  nKeioY^^c  itUìAésc.     Ilex^q  rt*Y  xe  ere  gHHTe 

anok  'f-rt^TrtrtooY  rtHTrt  Juìnn^pAK^sHTOC  nenrtA  rtrjute. 

Gre  gHHTe  ^TfAKajK  egp^i  ty^  n^eiurr  ete  neTrteiuuT  ne. 

<5^ycju  n<s.rtoYTe  ete  neTrtrtoYTe  ne.    NT<s.qo  iJineTCOOYrt 

lìn^HT  rtOYort  rtun.  rtTepeqeume  enTuuty  JutngHT  ilinoYA. 

#  

noYA.    ^q+   rt<^q    K<s.TApoq.    IIeTp[oc]   jmert  rtTepeqrt^Y  P.  22 
eTeqjurtTR^^sgHT.  *yuu  xe  OYpeqKcx)  eRo?s  ne.   AqppHT 


—  62  — 
rt*q  eqxuu  jùmoc.  xe  +rt*+  itAK  rtrtetyourr  rrrAAÌrrppo 
(sic)  rtnjumHYe  eTpeKpeienoYoei  epoc.  ^ycu  neTeicrfAAAopq 
gixJuì  nxAg  qrtAtyuune  eqjmHp  &rt  umHYe.  *yuj  neTK- 
Ko2\q  eRo^s  &ixjuì  mc*&  qrt^cyujne  eq&H?\  e&o?\  &tt  AAnHYe. 
Erte  rtoYtyrt&'THq  Art  ne  neTpoc.  ree  Juirt  ?\aay  rtpujAie 
rt^ecyRujK  e&OYft  ETAirrrppo  rtrtJutnHYe.  <\rt2s.pe<sx  AqTA- 
xioq.  xe  OYÌt  gAg,  juuutArttyajne  gli  nm  JuinAeiurr.  Iakcu- 
&oc  AqTCA&oq  eneqeooY  gixii  nTOOY.  Icu&<5JtrtHC  *q- 
KAAq  eqTHfTepoq  eT&e  neqTE&o.  jmrt  TeqnApeertiA. 
cJ>i?\innoc  AqTX^ftoq.  xe  +£,*!  nAeiurr.  ayuj  nAGicux 
rtgHT.     Ouujuiac   AqTCAiioq.    xe    *rtOK    ne    Te&iH   eTZi- 

juioeiT  egoYrt   enuurtAg.     U*e<Moc  xe  *rtOK  ne  noYoem 

*  

p.  23  juìnKOCjmoc.  GatXaioc  xe  anok  nencyuuc  eTrtAKcu  rtTeq- 
\J/yxh  £A  neqecooY.  Cmuurt  xe  nerrrAqrtAY  epoi  *q- 
it^Y  en<\eiuuT.  Iakuj&oc  ncyHpe  n*?\cj><moc  xe  ArtOK  ne 
TnYFH  ilnuuftg.  R*peoj?\ojui<Juoc.  xe  Arto*  ne  noeiK 
iinajftg.  Ioy2ì*c  xe  eqcooYrt  xe  oYpeqxioYe  ne.  Aqic* 
neicTsocoroJUiuurf  rrrooTq.  xe  rateq6Yt  ?\oitfé  excu.  NTeige 
on  eqrtAY  e&uuK  nix*.,  ayoj  eqcooYrt  iinTSRo.  ixit  mroucy 
juìngHT  JuìnoYA.  noYA.  Iàjuiooy.  3\qrt<\Y  em-E&o  Hn&HT 
muugAftrfHC.  AqKAAq  eqTH(T  epoq  &ujc  xiepiT  rt*q. 
IIex*q  r*p  xe  rtepe  le  xie  Jujmoq.  à.oinort  eqcooYrt 
Jjlu&ìt  IlneityoYTiiTAYe  neqpAft  juinpo^OTOC.  *q+  rtAq 
K^TApoq.  3\yo>  ìrrepe  oYàjnrtort  eyeune.  nex^q  xe 
OYÌt  oya  rtgHTT-HYTrt  rtAnAp*2jXoY  Jujmoi.  NTepoY- 
xooc  rt*q  THpoY  xe  uurrei  anok  ne  nxoeic.   a.  neTpoc 

p.24  xujpjuì  OYfte  luj^rtnHC.  enet^H  rteqrtHX  £it  KOYrtq  me 
ìtee  HoYtyHpeKOYi  eqrtHX  &rt  KOYftq  nneqeiurr.  nex*q 
rt*q  xe  xrtOYq  xe  rtuut  ne.  %  nH  6e  rtoxq  nex*q  exrt 
T-JutecTert^HTT  rtìc  *qxrtOYq.  IH  Teirto6~  itcynHpe.  oj  nei- 
peq+2ujupe*  etzhk  e&o?\  *xrt  tyifte.  ^YpoJAAe  itc^pg 
rtxno  nerume  rtoxq  &rt  KOYrtq  juinftoYTe.  Oy6ix  Rk^c  gì 
C*P2  ecitHX   exit  T-jmecTftgHT  rtìc.     Oy^ac   nc^p^   eq- 


—  63  — 
cyAxe  jutrt  nnoYTe  FtTAnpo.  £i  T^npo.  IIerfTAqn?NAcce 
«juioq  eqrtHX  exrt  TequiecTgHT.  Ul  neirfofTrtgJUiOT.  rrum 
rtgHT  rfpoujue.  K<\ft  ertecouq  rtee  I»nAco?\ojutiJun  neTftAety- 
juteeYe.  h  rtqty^xe  enTAio  mteipojjuie.  2tm  entynpe  rt^e- 
Re2s.Aioc  noYouge.  uja  nuepiT  UnrroYTe.  2£m  encorr 
ru<Mcouii.oc.  ty<\  n.uepiT  me  Xm  enjuusjtgme  jùnovocp. 
cyArtTeqrto^q  exrt  TJUiecTertgHT  itic.  xitt  rtenotfe  rttye 
eqeftKOTK  gixuuoY.  «j<mt 

epoq  ty^KKujK.  &uuTArt  à.e  eKty<JOfXujK  eRo^s  mteKgooY  p.  31 
eTpeKei  £&.o7\  gli  neiKocuioc.  epujAir  nKAipoc  tyuune 
eTpeYOYAgK  rfAgprt  fteiceiOTe.  epcy<Jot  TeYNOY  tfe  ujoune. 
eTpGKKcu  rtcuuK  mtgice  rrr^KcyonoY  gH  neiKoauoc  Un- 
iiàsr  eTreKft^eiJLie  xe  averne  ft<\gp<M<  FrtfT  rregRHYe  jùtnei- 
Kocjmoc.  Kft^cKepKuupK  efto?\.  rtmoupety  rtftewfix  e&oX 
FccejnopK  exooTK.  jmrt  p^Tic.  itcexiTK  enm*  6Te  rtKOYAujq 
Air.  6Te  nejmgAAY  ne.  5\ycju  nrepeq^e  rt<M  ff*q  nex^q 
rt^q  x[e  o]YAgK  rtc[oui].  6m*OY*gT  ììcujk  Tcjurc  cu  n*- 
xoeic.  Oya^k  rtcuj!  uu  neTpoc.  rtT<*TCA&OK  en^eiouT 
rtATJUOY.  Oya^k  rtcuui  t*tc*&ok  en^eooY.  utrt  nxouic 
nTAJurrrffOYrre.  Oya^k  rtcoui  ta.k<voict<\  IIjuiok  Una.- 
npocuunorr  gixrt  ToiKOYJmertH  THpc.    Htok  ne  neTpoc  eg- 

p<M  exeit  TeineTp*  +rt<ScKUJT  rtTAeKK?\Hci<\.  ayuu  JuinY^sH 

* 

rt<sJUNTe  rf^etytfjmtfau.  eLp]oc  *n  [+]rf<?^f  nak  rtrfecyotyT  p.  32 
rtTUtrtTppo  ìtrfjmnHYe.  ayou  neTeK[ftAjjmopq  gi^ìi  n[<A.]g  (sic) 
qrfAtyuune  eqjuiHp  gìt  rtejmnHYe.  ayoj  neTeKff<\&o?\q  e&o?\ 
gixjùì  nKAg.  qffAtyuune  eqftn?\  grì  euinHYe.  3\Kft*Y  xe 
rtex^eio  e+it^T^^Y  ffAK.  ceo  mto<T  erteKgice  eTeicrfAtyo- 
noY.  K^ir^p  oy  ne  neoYoeicy  eTCKim^Aq  eKcyengice. 
Krr*p  «je  rtpouine.  ilurt  OYoeicy.  juumrt  OYXP0ftoc  na- 
cyuune.  HneuiTO  e&o?\  jutneurro  rfeTft^cyuune  itAK.  TertoY 
de  OYAgK  rtcoui  n^uiepiT".  t^tcaRok  enxuux  ìtT^AJirtT- 
rtoYTe.     ^qKOTrq  rt(H  neTpoc.  AqnAY  [enjm^eHTHc   eq*.- 


—  64  — 
&ep<vrq.  neT"epe  le  Jute  juùutoq.  Ilex^q  rt*q.  xe  nxoeic 
(sic)  n<M  à.e  rtToq  ite.  <J\qoYu)cy5  rr*q  rttft  Te.  xe  eicy<JOt- 
ovoucy  eTpeqtfuj  cy^rr+ei.  Tttk  titxx  Rtok.  oya&k  itcoui.  $\ 
neity^xe  2^e  ei  bKo7\  gìt  rtecrtHY.  xe  JuinjLt^oHXHc  etjlié- 
juiay  rr^juioY  Art  uja  erfeg,.  K<Mr*p  neTertjmoY  uu  rt<3UTO- 
cto?\oc.  TtoYuioY  An  ne.  a?\||>s*j 


N°  CXV.  (sette  fogli;  pag.  43-44,  99-110) 

p<  uiy  CT^Ypoc.  AYCgAi  epoq  noYTiT^oc.  <vrei  egOYft  n67  grt- 
juirrrpe  nrfOYX.  ayxuu  ìtgrtK^THropiA  eg,0Yrt  epoq.  ay- 
«juune  rex^xe  enrtoYTe.  3Vuoy  6b  errrtuiHrre  jujtooy  cju 
X*X  neiurr  ìinertTAYCT^YpoY  juùuoq.  kata.  c^pg.  rtr- 
\j/A^\?\ei  kata  negpHTort  eTxoouie  eneity*.  liinooY. 
3\yxi  rtOYtyoxrte  noyuut  nex^q  giOYCon.  AYCJmirte 
rtoYXi^eHKe  epo<  rt6t  njui^ncyajne  rtruXoYJUi<Moc  juit  m- 
fcjuiAH  ?\n"Hc.  juioaìì.  juirt  rteeRo?\  grt  Ar<\p.  reftep.  uùt 
«sjuuuiouff.  SJ.U  n<vu*?\HK.  utrt  rt^?\?socJ>Y^\oc.  aycju  rtFTOY- 

H8   THpOY    &ft   TYpOC.    KAir^p    ACCOYp     Aqqei     ffIÌJUl*Y 

ay+tootoy  Jmrt  rttynpe  ridurr.»  UmtcA.  rt<M  *qT<\JiiooY 
eneYtyine  uirt  neYrt  o67te<T  eqxuu  juìmoc  xe.     «  3\piee  rt^Y 
rrr<M<<\*c  ìIjut<\Xig,<\.u  uirt  cic^p*.  *yuj  rtee  rciA&m  &n 
(sic)  «  nextStJLà^PP0C   «Ticcurt.  ay&otoy   efto?\   grt   oyjwa.   ejuùt 
jmooY  rtg,HT"q.  <jJy  cyuune  rt  ee    mTrt  [LinKAg,.      K  uu  rt]- 
ì.jui^  «  rceYf^px^^]  Nee  rcuupHfì.  Jurt  ^h&.  jmrt  c*ReH.  utrt  ca?\- 
uus.rt<\  rfeY^px^J^  THpoY.    rt<M  rrr^Yxooc.  xe  m^pert- 
K?\Hportouiei  rt<jat  Unuus.  ctoy^^IÌ  utnrtoYTe.   n^rtoYTe 
kaay  rtee  rtoYTpoxoc.  rtee  rtoYpooYe  uìnurro  e&o?\  un- 
thy.  rtee  rtoYKuugT  eiy*qpa>Kg,  rtoYuiArtcyHrt.  ayou  rtee 
rtOYKuu&T  eqpuuKg,  rt&rrrooY.    eKenuuT   rtcuuoY.   rrreige 
grt  TeKgA.T"HY.  aycju  eKecyTpToupoY  &rt  tck  op]rH.  ute^ 
rceY[go  rtcy]uuty.  [^yoj  c]erf^tyifte  rtc^]  ne[K]pArf  nxoeic. 
U^poYxityine  rtcetyTopTp  Ttj^A  erreg.  rterteg.  rfceoYuj?sc. 


—  65  — 
«  rtceTAKO.  ayou  JutApoYeme  xe  neKpArt  ne  n^oeic.  xe 
«  rtTOK  aaayaak  neTXOce  exjut  nKAg  THpq.  »  ^ycouoy& 
rAp  NAJme  g,ìt  oYJutrrrArpioc  egpAi  exouq.  eYoucy  eRo^s 
eni^sATOC.  2ce  Àrtme  ì!u.oq  CTAYpoY  Juùutoq.  ayou  qei  ui- 
juay  JùnemeAxe  &rt  TrmHTe.  rrrrtrtAtyqei  eport  Alt  ertrtAY 
epoq.  5\  hai  kou  nan  e^pAi  ft&Nftoutoc  ejuut  cy[tfojut]  Jx- 
xxoit  e 

TeKjmrTTAnicrroc  TAp.  &ouc  eccil  ***-**  y  rcT-UitTAnicroc  p.  99 
itrtertT-AYpAniCToc  epoi  +0Yecy  TeKJUÙrr&HT-crfAY  a;  Xi- 
2lYJUOC.  &ouc  eccyououT  e&o?\  njutrtTg,HT~citAY  mui.  ^pi 
ATitA&Te  ou  ooujuiac.  Api  ATitA&Te  ene&oYo.  xckac  eie- 
TAxpo  gou.  xe  fterfTAKnAY  epooY  +p«jnHpe  aitok  ìIjutooY 
oj  ooujuiac.  xg  nouc  AK&e  eTeicoc|>iA  eKAJUiA&Te  JUjutOK  rtoY- 
koyi  &rt  TeuurrrATff AgTe.  A&e  nexAq  ìttfi  eouxiAc  ^"cooYrf 
rtT-uirrrAFAeoc  JuinAxoeic.  juu?  TeqjmnTtyrt^THq.  *e  eq- 
cyAitrt  ay  epoi  eAi&e  efto?\  noykoyi.  qitAei  tyApoi  rtq^iop- 
ooy  Juùmoi   NTAqei  FAp  enecHT  eneigoufì..  Kenep  erteqco- 

( sic*  le  lettere 

oyn  juTjuioi  xe  eicyme  rtcA  TeqAit actacic  ic  tam ay  epoc  ec.'in  rreq. 

AqOYOUcyE  ìi&lTc  ZG  AKDATTfA&Te.   CAKItAY  6pO!  AKITICTe-   Alt.  aggiunte 
^  _  dopo) 

Y6.      Ue&GlAATK  KA?\OUC  gli  OYOOpX  X6KAC  exege   eneTEK- 

tyme  rtcouq.  5\<rtAY  epoi  grt  iteK&A?\  cu  ooujlaac.  AAHnoTe  p.  100 
ìrrA&ouK  eRo^s  giTOOTK.  ttTKTOK  ori  eT-eKjmitTATitA^T-e 
meeeon.  Arti  neKTHHKe  eneiuiA.  rtrrtAY  ertAtfTx.  ayou  tck- 
<fix  rrrrtoxc  e-xJx  nAcnip.  NFTlI<^oune  rtAnicToc.  a?\?\A 
jùtnicroc.  ^qoYoutyS  ittft  euuJUAC  xe  nAXoeic  ayou  ha- 
rtoYTe.  ^fnicreYE  eTeictfìffei  enecHT  nrxicAp*?  gii  AAApiA 
-reKJLiAAY  UnApeertoc  ^-nicreYe  eTeKtfTftA?\e  enecTAY- 
poc  xe  itTK  oYitoYxe  eqxHK  e&o?s.  ayou  ìitk  oYpoujue  git 
oYJuie.  +nicTeYe  eTEKArfACTAcic  eRo^\  git  fteTJUtooYT. 
+nicrreYe  cu  nAxoeic  xe  nccuxiA  itTAKXiTq  eRo?s  gxt 
AAApiA  TeKÀAAAY.  rtToq  oit  ne  rcxAiftAY  epoq  eqAtye  ene- 
CTAYpoc.      Hnroq  ort    ne+ftAY  epoq   gw   ftAfiiA^  eqA&e- 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  le  Sem.  9- 


—  66  — 

p<vrq  epoi  nAXoeic.  ayou  nAnoYTe.     IlexAq  nA.q  rt<rfìc 

xe  AKffAY  AJcnicTeve.  haiatoy  rtrteTÌinoYff<w\  aycju  <vy- 

*  __  _     

p.  p*  niCTeYe.  NTepeqRujK  rtK[o]?\  &itootoy  rt6T  ic.  AYTÀxpo 

enegoYO.  *yuj  <w\«OYg  NpAtye.    erteY«joon  2ie  ne  gioY- 

con  rf<rf  ciUKjurf    neTpoc   juirt    oujjuac    neTe   cy*Y.uoYTe 

epoq  xe  àj^Ymoc.   ayuu  ft<vo*rfAH?\  ne  e£.o?s  grt  TK^rtA. 

r?TFA?\i?\<sjA.  uirt  rtcyHpe  rt^eRe^Aioc.  ayuj  KecrtAY  eRo?\ 

gn  rteqjuu^eHTHC.  nex^q  rf ay  ntff  cuuujrf  neTpoc  xe  ^Tf  a- 

Ruuk  eden  tEt.   nex<\Y  n^q  xe  TmtHY  gujuurt  rrltjuiAK 

+rfAKuu  nc[uji  n]negpH[To]rf  taci  egfpAi  e  jxcjok  cu  neTpoc. 

ctKg  oy  KeneeYJue:  eTJUtrrroYujge  rticecon.  e^y+hak  nre- 

^oycià.  nToiKOYUierfH  THpc.     Gjcrf^RajK  etfen  tEt  ne*  oy 

cju    neTpoc.    azic   iiJUi<ST~e    neTCKOYAcyq    xrfAge    epoq. 

UnpenieYJutei  gta^ok  cyxoi  uu  neTpoc.  ay+  n<Mc  rrroi- 

KOYUierfH  THpc  uirt  ;rte'TrfgHTC.    Umoff  nex<\q  +rfARa)K 

eden  tEt.   xek^c  eiexicRuu   eTJmrtTOYujge   rctfen  puujme. 

P.pE     EmAxicRuu  eTenp^gic  Ntyopn.  xe<<\c  em<\xic&uj  ort  epoc 

TenoY.     ^XrtoK  Artr  oYuu&e  npeqtfen  tEt.  TertoY  6e  <sitr 

oYuuge  npeqtfén  pume.  Nujopn  juiert  emnx  *&<ju  ee^^AccA 

eitfén  tEt.   TertoY   6e   em<jatoYX   rcrfAtyrte  eToiKOYJmertH 

THpc  jutfc  rteTHgHTC.  xe  [eijCTArf  go  ftrre  \[/y^xh  rtftpuu  jm]e 

itT^YKrfoc  gii  nrtofte.     Oyxoi  jmert  nujopn   ne   juu?  gert- 

cyitHY.  uirt  genoYocep.  UnooY  2s.e  guuuuq  OYneTpA.  matkijui 

te.  Jutrf  gertcRooYe  rc<vrujxrf.  juh  oycjuoy  iinrfOYTe.  Nc^q 

gìtT&T  eujAYJmoY  ne.  ayoj  ejutit  gHY  tyoon  gii  neYJuioY. 

linooY  2s.e  guuujq  grt\J/YXH  npuujute  ecyAYamg  ree.   ayuu 

OYft  OYrtotTrtgHY  tyoon  gii  neYujrtg.  Nc^q  anok  juh  rtAep- 

r<VTHC  ne  ei^-Reice  nay.  iinooY  Xe  gaxjuq  ahok  ne  uirt 

rt^cyRHp  rt<\nocTo?\oc  epe  ne^c  +KeKe  rt^rr.    Nc^q  oy- 

cgume  Te  juirt   gerfcynpe   ecyAYJuioY.    iin  ooy]    Xe    guuujq 

#  

p.  103  [n]e^c  ne  xtrt  Teqe<K?\HCiA  n<s.t.u.oy.   Nc^q  oY+ime  ne  Juirt 
gertcYftrertHc.  iinooY  xe  gajojq.  Tne  Te.  juu?  rfArreTsoc. 
TertoY  (fé  kaat  taKojk  eRo?\  TA2.0KiJutA^e  ììjuoi.  T^rt<VY 


—  67  — 
xe  +rt*eiJUG  exJuùrroYuj&e  xm  jùuuiort.     %xzt  2ie   e&o?\ 
nex*q    aya^sg  enxoi.  *yu>  JuTnoYtfen  ^a<s,y  &rt  xeYtyH 
gtìajui^y.   anok  nGT-ff^T^JuioK.     Em^H  npume  exp^coR 
ettH   HI    Hi  HI    H  HI  te.    eqty^rtuucK   eqrtoYxe 
mteqtyrtHY    eeA2s.*ccA.    rtqTJÌltfuune.      UJ^qpKOYi    rtgHT 
ene&OYO    nqKATOOTq    e&o?\.    eTJ&e  hai  Aq^oKiJui^e  jla- 
juooy  rt67  nxoeic.  xe  K<JOt  eYTJùIóTjune  irreYtyH  etiaaa^y. 
ayuu  ort  FrceAJUA&T-e  UneY^OTiciuioc  ìtcerTJUi6umT.   *yuj 
rtceTiIpKOYì  ìtgHT  enTHpq.  OYKOYff  oym  6ò*x  juluooy  ep 
T2a*icortiA.  nx^qT^rt^oYTOY  epoc.      II| 
H  H      ^ht  rrroiKOYJUtertH  THpc.     IlKeceene  Xe  &o>oy  p.  104 
eT-pcYKcuK  eT^tyeoeity  Hneqp*rr  ettaeihy.  kat*  x^P* 
ilnoYA.  noYA.  JÙùmooY.     3\yuu  iinoYpn  ?s**Y  &ft  TeYcyH 
THpc  exJuùui^Y.     3\Y&ice  jutert.    *yuu  ayk^too'toy   e&o?\ 
jÙnoYepKOYi    rtgHT.     oy2s.6    ilnoYXuu    rtoYty^xe    rtoYurr 
eRo?\  &r?  pouoY.     HTepe  tyuupn  2s.e  tyajne  *qi  Ntft  ic  *q- 
A&ep<vrq  g,i  nexpo  jutnecjuicrr  ìtoY[p]uj[juie] 
Hi  Hi  rteiujHpetyHim  juih  oym  ^**y  ìtTEx  NTETHYTit. 
nex*Y  rt*q  xe  juumorf.  Aito*  r*p  +ptynHpe.  xe  najc  *q- 
jutoYTre  epooY  xe  cynpecyHJUL  Kenep  rtepe  &2\?\o  rt&HTOY. 
Extepe  oYort  ìtgHTOY  EAqAJAJ   &rt  oy?\hkia.  ayu)   rt&erc- 
tyHpecyHJii  *rt  fte.     ertole  2s.e  i-rf,vr*AJieT-HYTN.  xe   etKe 
oy  AYJUtoYTe  epooY  xe  cyHpetyHJUi.     Eni2^H  rrroq  nerrrAq- 
xooc  eKo?\  &rt  puuq  Xxjuirr  juùutoq.  xe  &*JmHrt  +xcu  juijlioc 
rtHT-[rt  x]e  euuH[Tei]  KTCTTficeMT-HYT-rt  ftT6]Tftpee  ìtrttyH-  p.pe 
petyHJUi  nrteT-rtRuuic  e&oYrt  eTJUtrrrepo  ìlnrcoYT-e.     Eq*&e 
p<vrq  rttft  neTCOOYrt  juin&HT-  HoYort  rruui.    eqtfuutArr  e&o?s 
epooY.  eqrt^Y  epooY  evo  rtVrJc**!*.  rtee  rf&erttyHpetyHAi. 
ayuj  epe  neYg,HT  o  rtK^eApoc.  rtee  JùTn<Mt*Fre?\oc  eTgn 
Tne.  eqrt^Y  2,e  epooY  xe  AYT^xpo  k*?\ujc  AqxiOYTe  epooY 
rrrei&e  xe  rfeit^HpetyHJui  juih  nex[AC|]  [rt*]Y  H7\[aay]  I 
r-ìfjrj-*-   ~^  "     E""""1  "^  ^     Htooy  ^.e  nex<s,Y  rt<s.q  xe 

nTncooYn  ^n  ilnerttfuune.  ^oYcjurt  itrreKK^^  uj  neTpoc  coy- 


—  68  — 
(jurrr  «\noK  neTty<\xe  niuuiAK.  CoYcunT  kak  cu  ciutcun  xe 
Ano*  ne  neicxoeic.  noi  &a  neK&HT  cu  n^cuuT-n  xe  Ano* 
neftTAixc^B.OK  eTJUtrrroYcu&e.  UnppgoT-e  cu  neTpoc 
eT&e  n&ice  ìrreioYtyH.  Eie  gHHTe  Anox  +*gep<s/r  ìlnei- 
p.  p*Z  aia.  aycu  +n[Aq]i  £*  ~  J  -T  !  [xcMàc] 

6KE6UUE  xe  Aftr  nuu.  Etyxe  UnexcoYoum"  cu  n^JuiepiT" 
Ano*  +n<vr4JUutoic.  3\nox  nemvuxooc  rt ak  xm  nujopn  xe 
kcu  rtrteKtyftHY  ìtccuK  «juuioy  oya&k  nccui.     £\rtoK  nem"<M- 

+   ft^K    rtft6(X)OCXJT   rtftGKK^sHCIA  THpOY.    3\nOK  nenTA.lTA.X- 

poK  exit  TneTpA  nATKUut.  ^nox  nenTAiTCARox  enAeooY 

gixLI  nxo[ovj  Ano*  |  Aito*  nerr- 

TAiTpexei  tyApoi  exjuiootye  gixn  baracca  noe  ITnneT- 

ujoycuoy.     3\noic  nenTAic-Young,  iyàk  e&o?\  nrepiTcuoYn 

efto?\  gn  neTutooYT.   3\nox  nenTAiTCARe  eoujutAc  enA67x 

jutn  nAcmp.     3\nox   neTc^Axe   nSJjiAAK  TenoY.      Uh    nY- 

cooYn  Huoi  An  ou  nerpoe  rtTAixooc  ft^K  xe  oya£k  n- 

nrJccu,n-  CUJJ  t^^^k  n[oY"oup,e  itpeci  6en  p  cutie.  T       ^cu  ne 
CCUK?J  __  r    ^  _ 

p.  107  L.k  nr+gTHK   ene\J/YXH    «taytaaoy  etootk.  juh 

OYn  ?\aay  ktSt  iiTETHYTÌt  jcuuon  nexAY.  3\noic  nenT- 
AiOYeg,cAg,ne  ttftTST  eTlrrpeYftcuK  e^oYn  eneTntynHY. 
xckac  JuutncA  oykoyi  ETETFrtArtAY  EftE+ftAAAY.  NoYxe 
HnetynH  Fica  oYnAJut.  Llnxoi.  ayou  TeTnnAge  eoYon. 
Ntooy  xe  nexAY  nAq  xe  Angice  ennoYxe  nnentynHY 
nxeYcyH  THpc.  aycu  jtInentfeLn]  ^aa.y.  GtKc  nexcyAxe 
2^e.  aycu  &ÌI  neKpAn.  TnnAKTon  nicecon.  aycu  TftnA- 
noYxe  nnenujnHY  enecHT  enjutooY.  TenoY  tfe  6cucyT  ou 
nAcnHY  itTETitrt^Y  ETJUtnTCTJuiHT.  juin  TJunrtyngTHq. 
jutn  TuitTCAlìe  nneipuujuie.  OnTcuc  ene  Ano*  ne  neinAxooc 
nAq.  xe  eKcooYn  jùuuon  Tcun.  cu  npcujuie.  eie  htk  mut  h 

oy  ne  neic&cuR.  h  eiccooYn  Tjcun]  xe  e7ttyAjn[noY]xe   | 

#  

p.  108  BH  ■  %t\?\&  uinoYxe  ?\aay  &n  nAi  ncA  nAi  sjl- 

jutATe.  xe  eTRe  neiccyAxe  TmtAnoxq.  0Yà.e  neYcooYn 
xiJUioq  An  xe  nVoq  ne.  oYXe  HìneqoYcun  nneY&A?\  eTpeY- 


—  69  — 
COYOUftq.    $tt\?\A  AYKTOOY  rrreYrrc-Y  ayx^^  rtrteYujrtHY. 
ìrrepoYrtoxoY  tfe  JunoY^6"iI<SoJu  ecokoy  egp<sa  &n~rt  T^tye 
rtffT&T.     NToq  à.e  fteqgjuiooc  ne  Hnove  eqóuucxrr  epoc-Y 
[eq]K(xi  rtpouq  FtTepov[pj<VTtfoJm  ■    ""^  [grJTit  [taJu^g]  H     (suppiisc.  e- 

XT  TLT  COKOY  e 

IlexAY  rtftGYepHY  xe  JutAport  eneKpo.     rrrepoYJmoofte  ene-  Km-j^T?] 
Kpo  AY&uurt  egc-Yrt  epoq.  AqoYojrt  nrfevR^?\  eTpeYCOYuurtq. 
ITexe  luugArmHC  2^6  juìneT-poc.    xe   jtxoeic  ne.     NTepeq- 
cuutjGl  Xe  r?6T  neTpoc  enp<Jot  Uneqxoeic.  JutneqAgep<vrq 
enxHpq.   a?\?\a.   Aqxi  UneqenertTHT-HC.    ET6   neqcJ>AriA-  LJ2S&?) 
piort  Aqjutopq  Huoq.  xe  rteqKH  r*p  ka&hy  ne.  Uneqtfuu 
ujAirreqei  gì  nxoi  eT&e  nequie  eg,OYrr  epoq.    a.7\7\^  *q- 
&o6q  eeA?\<sxc<s.  rrreYttOY.    NTepeqrt ay  Xe  rt6T  neTCOOYrf  p  109 
eireTe    Jutn^TOYcyuune    xe    AqRotfq    coa?\<sxca.    AqoYeg- 
c^&rte  eTpe  nJutooY  Agep^Tq.  ayuj  rtqtyoune  nco&t  rtee 
rtoYome.     Nnrepeqei  2^e  eneKpo  AqrfAY  epoq   AqcoYumq  (sic) 
xe  rtToq  ne  neqxoeic.  ayuu  AqoYujT  rt<\q     Nnejuus.ehrrHC 
2s.e  gouoY.  aybi  eYcouK  ìlnxoi.    HTepoYJmoone  Xe  eneKpo 
ayn<\y    eYty^g    I*  nitori  kow     jutrt    oytEt    *Inrf<vriKorf. 
jurt    oyocjk   IInrta>riKorf    gykh    e&p<sj.     ^ycuuk  Xe  jiuìne- 
tyrtH   eneKpo   eqjuteg,   mtotf^rrrET.     ^ycju  jmmtc<\.  Tei^cyn 
FctEt  Une    rfetyrtHY   nuug,.     IlexAq   2^e    iiay   xe    Aftme 
eRo?\  £Ìt  rcTEnr  rrTrfVrexntfonoY  TertOY.     ^yoj  Une  oya 
n&htoy  to?\ojuu*.  exrtOYq  xe  irne  mui.   AYCOYounq  FAp  (sic) 
xe  neYXoeic  ne.     Ilex^q  n^Y  xe  «suuiHiTrt  n>rerrr(OYujJut. 
5\ygi   ay&ajlooc  iSneqilTO   eRo^s  Aqxi   &ìl   noeiK   Aq+ 
nay.   ^yiju  ori  eKo^s  giut  htEt.      Ul    rfAnocrro^oc    tcxjk 
it&HT  xe  OYffo6~he  np^tye  rrr*qcyujne  rtHTit  eg[oYe]  enKe- 
ceene   rmpuujme   eT&txjut.   nK*&.     Ecyxe  «vreTnep  oykoyi  p- no 
itOYoeity  eTeTrt&oce  jmrt  neTrtxoEic.  eie  gHHxe  xe  TertoY 
TeTrtitAcyuune    gjuì   neunrort   cy^  eneg.    ^qxi   eKo?\   ^ii 
noeiK  ^q+  rt<\Y.  aycu  on  gRo?\  gH  htEt.     Oyoeik  ìinoY- 
TAjmioq  grt  fftfix  «OYAimpH.  oytEt  HnoYtfonq  giTrt  ntfix 
rtoYou^e.    oykcw^t    euieYStepouq    giTrt    FttfTx:    rtrtpouxie. 


—  70  — 
ETreTÌtgoce  ite*,  oy  cu  rfAnocro^oc  etoyaa&.  eie  &hhtg 
[aycjO&te  rtHxrt  rtoY&pE  Jumrt^TiKort.  3\g,purrrt  t-etnuie- 
EYE  E&0?\  5\ftOK  nErtTAIT-rfSJUUE  nETff  AcyuunE.  riTETrtp^opiA 
Art  6e  rtxixpon.  oy^e  EqipooYcy  Ert<MiK<Scg,.  ^icoKte  rtHTN 
rtTUtrrrEpo  nrfJutnHYE.  Unpcyn&iCE  6e  xm  TEftoY.  AnEjm- 
K*8  «8HT  nurr.   uirt   T?\YnH.    Jutrt    n*cyAg,out.    ÀJUHiTtt 

IITET-rtOYUUJUt.        NTEpOYCJU    2^E    EYOYUUJUt..     JlEXAq    rtCIJUUJUrT 

nETpoc  n<H  Te  xe  cijmuurr  nujHpE  ruuu&<5atrtHc  kjue  juluoi 

E&OYE    EffAI.       NTEpEqCUUT-il 


«  Con  questo  frammento  terminano  i  testi  copti  di  letteratura  apocrifa 
conservati  nel  museo  Borgiano.  Speriamo  che  presto  vengano  ordinati  e  fatti 
conoscere  gli  altri  manoscritti  copti  di  tal  genere  che  si  conservano  nelle 
varie  biblioteche  di  Europa,  se  pure  non  sia  possibile  avere  esatta  contezza 
di  quelli  che  trovansi  nei  monasteri  di  Egitto.  Sarà  allora  men  difficile  il 
dare  un'edizione  critica  degli  Apocrifi  Copti  del  Nuovo  Testamento-. 

Archeologia.  —  Il  Corrispondente  Barnabei  presenta  una  sua  Me- 
moria, nella  quale  è  illustrata  una  preziosissima  lapide,  rinvenuta  nell'alveo 
del  Tevere  vicino  alla  sponda  di  Marmorata. 

«  Fu  posta  in  onore  di  L.  Iulio  Iuliano  prefetto  del  pretorio  sotto 
Commodo,  e  nominato  a  questa  carica  nell'anno  189  dell'era  volgare.  La 
lapide  contiene  tutto  il  corso  degli  onori  di  questo  personaggio,  ricor- 
dato dal  biografo  di  Commodo  e  da  Dione;  e  ci  fa  sapere  che  prima 
che  fosse  stato  egli  eletto  alla  prefettura  del  pretorio,  fu  prefetto  dell'  an- 
nona ;  preposto  alla  cura  della  cassa  centrale  dello  Stato  ;  comandante  della 
flotta  pretoria  Misenate  e  della  riotta  pretoria  Ravennate;  messo  a  capo  di 
corpi  speciali  di  cavalleria  in  varie  guerre  ed  in  varie  spedizioni,  tra  le 
quali  è  ricordata  la  spedizione  contro  i  Mauri  che  sotto  Marco  Aurelio  in- 
vasero la  Spagna,  ed  i  Castaboci  che  nel  tempo  stesso  invasero  la  Grecia; 
comandante  di  una  flotta  sul  Ponto,  comandante  di  vari  corpi  di  cavalleria 
nella  guerra  Germanica  e  Sarmatica  (anni  170-175  e.  v.),  non  senza  farci 
sapere  che  fece  la  sua  prima  carriera  delle  armi  come  tribuno  della  cohors 
prima  Ulpia  Pannoniorum,  come  prefetto  della  cohors  lertia  Augusta  Thra- 
cum,  finalmente  come  prefetto  dell'  ala  Tampiana,  e  prefetto  dell'  ala  Her- 
culana  od  Herculiana. 

«  La  Memoria  del  Corrispondente  Barnabei  sarà  inserita  nel  fascicolo 
delle  Notule  degli  Scavi  per  lo  scorso  dicembre  ». 


—  71  — 

Archeologia.  —  Notice  sur  une  vue  de  Rome  et  sur  un  pian 
clu  Forum  à  la  fin  chi  XVe  siede,  cVaprès  un  reeueil  conserve 
a  VEscurial.  Nota  del  sig.  E.  Muntz,  presentata  dal  Socio  Fiorelli. 

«  En  publiant  l'année  dentière  un  reeueil  de  documents  sur  les  monu- 
ments  antiques  de  Rome,  j'y  mentionnai,  d'après  les  indications  gracieuse- 
ment  communiquées  par  M.  le  professeur  Justi,  l'émineut  biographe  de  Win- 
ckelmann,  un  album  inédit  renfermant  diverses  vues  de  la  Ville  éternelle  au 
temps  du  pape  Alexandre  VI  (*).  Depuis,  à  la  suite  de  nombreuses  démarches, 
je  suis  parvenu  à  obtenir  la  reproduction  de  deus  des  dessins  conservés  dans 
cet  album,  ceux  là  mème  que  j'ai  l'honneur  de  soivmettre  aujourd'hiii  à  l'Aca- 
démie  royale  des  Lincei. 

«  Rappelons  sommairement  l'origine  et  le  contenu  de  ce  précieux  reeueil. 
C'est  un  volume  en  papier  de  63  feuillets,  portant,  d'ordinaire  sur  les  deux 
còtés,  de  nombreux  dessins,  dont  les  uns  représentent  des  édifices  entiers, 
d'autres  des  fragments  et  surtout  des  ornements.  Nul  doute  que  nous  n'ayons 
devant  nous  l'oeuvre  d'un  des  nombreux  architectes  qui  sillonnaient  alors  en 
tous  sens  l'Italie,  d'un  contemporain  de  Giuliano  da  San  Gallo,  dont  les  deux 
albums  conservés,  l'un  à  la  bibliothèque  Barberini,  l'autre  à  la  Bibliothèque 
communale  de  Sienne,  n'ont  plus  besoin  d'étre  signalés,  ou  encore  d'un  con- 
temporain de  Fra  Giocondo  qui,  nous  le  savons  par  une  publication  recente, 
recueillait  pour  le  compte  du  roi  Ferdinand  les  principales  antiquités  du 
royaume  de  Naples  (2).  J'hésite  à  prononcer  un  nom,  me  bornant  à  recommander 
le  problème  aux  savants  qui  se  sont  voués  a  l'étude  de  la  topographie  romaine. 
«  L'exécution  du  reeueil,  on  l'a  vu  plus  haut,  appartient  aux  demières  années 
du  XVe  siècle,  à  la  fin  du  pontificat  d'Innocent  Vili,  ou  au  commencement 
du  pontificat  d'Alexandre  VI.  En  effet  un  des  dessins  (fol.  39)  contient  l'ins- 
cription:  Roma]mcccccxxx|xi;  d'autre  part  la  présence  de  la  pyramide, 
connue  sous  le  nom  de  Sepulchrum  Scipionum  ou  Meta  Romuli,  prouve  que 


0)  Les  antiquités  de  la  ville  de  Rome  aux  XIV,  XVe  et  XVIe  siècles.  Paris, 
Leroux,   1886,  p.  157-161. 

(2)  Archivio  storico  per  le  provincie  napoletane,  1884-1885. 

1489.  19  octobre.  Il  detto  Lucio  da  Sessa  ha  pure  2  d.  3  t.  spesi  nei  di  passati  allor- 
ché Fra  Giocondo  e  Jacobo  Sannazaro  si  recarono  a  Pozzuoli  a  vedere  quelle  anticaglie. 

1489.  21  octobre.  Fra  Giocondo  di  Verona  riceve  3  d.  correnti  per  la  spesa  che  gli 
converrà  fare  andando  a  Mola  ed  Gaeta  per  vedere  certe  anticaglie. 

1492.  30  juin.  Si  danno  4  d.  3  t.  ed  11  gr.  ad  Antonello  de  Capua,  pittore,  e  per 
esso  a  Fra  Giocondo  prezzo  di  126  disegni,  che  a  fatto  in  due  libri  di  Maestro  Francesco 
de  Siena  in  carta  di  papiro,  uno  di  architettura,  e  l'altro  d'artigliera  e  di  cose  apparte- 
nenti a  guerra. 


—  72   — 

le  dessin  correspondant  a  été  exécuté  avant  l'année  1499,  date  de  la  déinolition 
de  ce  monumenti. 

«  En  entreprenant  de  faire  reproduire  par  la  photographie  les  princi- 
paux  dessins  du  volume  de  l'Escurial,  je  me  suis  tout  d'abord  attaché  à  la 
vue  de  Kome,  me  rappelant  l'accueil  bienveillant  fait  par  l'Acadérnie  des 
Lincei  à  une  précédente  communication  de  méme  nature,  le  pian  du  Livre 
d'heures  du  due  de  Berri,  que  le  regretté  Marco  Minghetti  avait  bien  voulu 
lui  communiquer  de  ma  part. 

«  Cette  vue  est  un  croquis  fait  très  librement  et  qui,  partant  du  Pan- 
théon, que  l'on  voit  représentée  à  l'extrème  gauche,  coupé  la  ville  en  ligne 
droite  pour  aboutir  au  Chateau  Saint  Ange,  et  de  là  suit  la  ligne  des  forti- 
fications  jusqu'au  «  Palazo  papale»,  e  est  à  dire  jusqu'au  Vatican  inclu- 
sivement. 

«  La  partie  la  plus  développée  est  donc  le  Borgo.  On  y  reconnait  successi- 
vement  la  «  Meta  Romuli  » ,  l'hospice  de  Santo  Spirito,  avec  sa  coupole  poli- 
gonale, le  clocher  de  l'église  attenante,  puis,  en  revenant  sur  le  premier  pian, 
la  grosse  tour  construite  par  Nicolas  V,  et  enfin  le  palais  pontificai  et  la 
basilique  de  Saint  Pierre.  Le  palais  est  vu  de  coté,  coni  me  sur  le  pian  de 
Benozzo  Gozzoli,  et  non  de  face  comme  sur  les  plans  publiés  par  M.  de  Rossi. 

«  Nul  doute  que  M.M.  de  Rossi,  ou  Lanciani,  ces  maìtres  de  la  topo- 
graphie  romaine,  ne  parvieiment  à  identitìer  les  differente  autres  monuments 
indiqués  dans  la  région  représentée  par  l'anonyme  de  l'Escurial. 

«  En  attendant,  il  importe  de  signaler  la  parfaite  sincérité  de  l'artiste 
au  quel  est  due  cette  vue  ;  il  a  representé  -  par  fois  un  peu  naivement  -  ce 
qu'il  avait  sous  les  yeux,  sans  tenir  compte  des  plans  autérieurs,  depuis  ceux 
qua  publiés  M.  de  Rossi  jusqu'à  ceux  qu'ont  mis  au  jour  MM.  Gregorovius, 
Stevenson,  Gnoli  et  Strzygowski.  Les  informations  qu'il  nous  apporte  sont 
donc  absolument  indépendantes  de  celles  de  ses  devanciers  et  n'en  ont  que 
plus  de  prix. 

«  Les  fouilles  qui  ont  été  entreprises  au  Forum  avec  tant  de  succès  dans 
les  dernières  années,  et  qui  ont  complétement  renouvelé  cette  partie  de  la  topo- 
graphie  romaine,  m'ont  décide  à  m'attacher,  dans  le  choix  des  spécimens  que 
je  me  proposais  de  faire  reproduire,  un  dessin  assez  fini,  représentant  le  Campo 
Vaccino  tei  qu'il  était  à  la  fin  du  XVe  siècle. 

«  La  vue  du  Forum  est  prise  du  haut  du  Capitole.  On  apercoit  d'abord 
les  trois  colonnes  du  tempie  de  Vespasien,  puis,  plus  à  droite,  la  colonnade 
du  tempie  de  Saturne,  dans  l'état,  ou  à  peu  près,  dans  le  quel  elle  se  trouve 
aujourd'hui. 

«  La  partie  la  plus  intéressante  est  celle  qui  a  été  représentée  à  gauche. 
Il  n'est  pas  diffìcile  de  reconnaìtre  l'are  de  Septime  Sevère  (inscription  :  Lucio 
Settimeo   Severo)  (*),  avec  sa   base  presque   complétement  déblayée  et   son 

(*)  Et  non  «  l'arco  Settimes  Severo  »  corame  je  l'avais  imprimé  par  en-eur  dans  mori 
volume. 


—  73  — 

couronnenient  débarassé  des  costructions  qu'y  avait  élevées  le  moyen  àge  (des 
traces  de  constructions  se  voient  cependant  encore  sur  le  pian  de  Du  Pérac 
qui  date  de  1575). 

«  A  travers  l'arcade  principale,  on  apercoit  un  édifice  a  pilastres  qui  se 
trouve  à  la  hauteur  de  l'église  Sant'Adriano. 

«  Plus  loin,  du  coté  du  Colisée,  s'élève  un  édifice  construit  en  pierres 
de  grand  appareil,  avec  une  porte  ou  arcade  cintrée  au  centre,  et  un  fronton 
triangulaire.  Ce  monurnent  fait  penser,  soit  au  tempie  de  Cesar  soit  à  un 
are  qui  se  trouvait  autrefois  dans  cette  région.  La  rangée  des  colonnes  qui 
lui  fait  suite  est  évidemment  le  tempie  d'Antonin  et  de  Faustine.  Quant  au 
campanile  on  peut  y  reconnaìtre  sans  hésitation  celui  de  ss.  Cosma  et  Da- 
miano. Au  fond,  enfin,  le  Colisée. 

«  La  vue  conservée  à  l' Escurial,  outre  qu'elle  est  peut  ètre  la  plus 
ancienne  des  vues  du  Forum  Romain,  nous  apporte  donc  des  données  inté- 
ressantes  sur  plusieurs  monuments  qui  ont  disparii  depuis,  et  que  les  archéo- 
logues  romains  n'auront  pas  de  peine  à  restituer,  en  rapprochant;  les  éléments 
nouveaux  fournis  par  le  dessinateur  anonyme,  des  fouilles  récemment  exécutées 
par  le  gouvernement  italien. 

«  Parmi  les  autres  dessins  relatifs  aux  Antiquités  de  Rome,  je  citerai 
(fol.  4)  une  reproduction  des  mosaiques  de  Santa  Costanza,  des  ornements 
conserva  à  Santa  Sabina  (fol.  1),  d' autres  provenant  de  la  basilique  des 
Santi  Apostoli  (fol.  4),  de  Sant'Agnese  (fol.  5),  de  1'  «  Areno  male  arrivato  » 
(fol.  7),  des  vues  du  Colisée  (fol.  13,  15,  31),  les  détails  du  Chateau 
Sant'Angelo  et  do  Sant'Adriano  (fol.  14-27),  de  l'are  de  Constantin  (fol.  17), 
du  Panthéon  (fol.  18,  19,  33),  du  tombeau  de  Cecilia  Metella  et  de  Sant'Ur- 
bano (fol.  22),  des  reproductions  d'une  statue  d'Hercule  trouvée  au  Monte 
Cavallo  et  apparfcenant  au  Cardinal  de  Sienne  (fol.  26),  des  mosaiques  de 
ss.  Cosma  e  Damiano  (fol.  27),  un  «  veduta  d'Aracoeli  »  (fol.  29),  des  cro- 
quis de  fragments  de  sculptures  conservés  près  de  San  Sebastiano,  à  Santa 
Maria  in  Trastevere,  à  Santa  Cecilia  (fol.  31,  33),  des  vues  de  l'are  de 
Vespasien,  de  l'are  de  «  Trusi  »,  de  l'are  de  Titus  (fol.  34,  35,  36),  du 
théàtre  des  Savelli  (fol.  43),  un  dessin  de  l'Apollon  du  Belvedére  (fol.  42), 
alors  encore  conserve  dans  les  jardins  du  Cardinal  de  San  Pietro  in  Vincoli, 
c'est-à-dire  de  Julien  della  Rovere,  la  plus  ancienne  reproduction  à  coup 
sur  de  cette  statue  célèbre,  et  ime  infinite  de  plans,  de  vues  d'ensemble  ou 
de  détails,  de  reproductions  d'ornements  de  toutes  sortes  ». 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  IO 


—  74  — 

Etnografìa.  —  Collesione  etnografica  della  Nuova  Caledonia 
esistente  nel  Museo  preistorico  di  Roma.  Nota  del  dott.  G.  A.  Colini, 
presentata  dal  Socio  Pigorini. 

«  Quando  il  Cook  nel  1774  scoprì  la  Nuova  Caledonia,  i  suoi  abitanti  non 
conoscevano  affatto  l'uso  del  metallo,  quantunque  i  minerali  di  ferro  sieno 
abbondanti  nell'isola.  Ma  dal  principio  del  secolo  presente,  e  specialmente 
dopo  l'occupazione  francese,  essendo  divenute  frequentissime  le  loro  relazioni 
con  le  popolazioni  civili,  vanno  lentamente  perdendo  i  caratteri  originali. 
L'Opigez  nel  1886  riferiva  alla  Società  di  Geografìa  di  Parigi  (Bull,  de  la  soc. 
de  géogr.,  1886,  p.  411)  che  non  si  trovano  al  sud  di  Canala  che  indigeni 
semicivili.  Solamente  le  tribù  della  regione  settentrionale  vivono  ancora  allo 
stato  selvaggio,  ma  circondate  da  posti  militari,  dalle  missioni  e  da  stazioni 
di  coloni  liberi  o  di  deportati,  non  potranno  a  lungo  resistere  alla  civiltà. 
Le  industrie  e  le  arti  specialmente  sono  troppo  bambine,  perchè  possano  con- 
servarsi a  lungo  di  fronte  alla  concorrenza  straniera,  e  già  le  stoviglie  indi- 
gene e  le  accette  di  pietra  sono  state  quasi  completamente  sostituite  dai 
prodotti  europei  o  dell'Australia  (Moncelon,  Bull,  de  la  soc.  d'anthr.  di  Pa- 
rigi, 1886,  p.  376:  Rev.  d'Etha.  dell'Hamy,  1883,  p.  340).  È  difficile  pre- 
vedere so  i  Neo-Caledonì  sopravviveranno  alla  violenza  della  tisi  e  ad  altre 
cause  di  distruzione,  le  quali  mietono  numerose  vittime  specialmente  fra  i 
convertiti,  ma  possiamo  con  sicurezza  presagire  vicino  il  giorno,  in  cui  anche 
dalla  Nuova  Caledonia  saranno  scomparse  le  ultime  tracce  dell'età  della  pietra 
e  delle  condizioni  di  vita  che  vi  sono  associate. 

n  11  primo  gruppo  etnografico  di  quest'isola  che  ebbe  il  Museo  Preistorico 
di  Roma,  fu  offerto  nei  primi  anni  della  sua  fondazione  dal  cav.  Luigi  Mari- 
micci,  a  cui  nel  1885  e  nel  1886  si  aggiunsero  due  ricchi  doni  fatti  l'uno  dal 
cav.  Alessandro  de  Goyzueta  e  l'altro  dal  cav.  Luigi  Hanckar,  r.  console 
a  Numea.  Il  materiale  così  raccolto  è  molto  numeroso,  e  per  la  sua  varietà 
può  somministrare  agli  studiosi  un  concetto  esatto  degli  usi  e  dei  costumi 
degli  indigeni.  Dobbiamo  soltanto  dolerci  che  qualche  pezzo  mostri  troppo 
chiaramente  l'influenza  della  civiltà  europea,  sopra  tutto  nelle  decorazioni,  e 
qualche  altro  faccia  perfino  sorgere  il  sospetto  di  essere  stato  lavorato  da  in- 
digeni semicivili  per  farne  commercio.  Ma  ciò  corrisponde  perfettamente  alle 
mutate  condizioni  di  quest'isola,  ed  oggi  sarebbe  difficile  rappresentare  in 
modo  migliore  le  sue  industrie  e  le  sue  arti. 

«  La  serie  più  ricca  della  intera  collezione  è  quella  delle  armi,  che  com- 
prende mazze,  giavellotti,  pietre  da  lanciare  con  la  fionda,  archi,  frecce  ed 
accette  di  pietra. 

*  Le  mazze  si  ammirano  per  l'eleganza  del  lavoro  e  per  la  diversità  della 
forma,  e  distinguonsi  da  quelle  dell'isole  vicine  per  una  specie  d' impugnatura 


—  75  — 

formata  dall'  ii^rossamento  della  parte  superiore  del  manico.  Il  tipo  più 
comune  è  quello  che  i  Francesi  chiamano  en  forme  de  champignon,  perchè 
somiglia  ad  un  fungo  gigantesco.  Gli  esemplari  di  questa  forma  spesso  nella 
superficie  superiore  hanno  scannellature  verticali,  che  partono  dal  centro  a 
guisa  di  raggi,  mentre  in  altri  sul  margine  è  intagliata  una  serie  di  punte. 
Vi  hanno  inoltre  mazze  con  testa  sferica  provveduta  all'  intorno  di  bozze, 
dal  Vieillard  e  dal  Deplanche  paragonate  a  più  seni  di  donne  messi  l'uno 
accanto  all'altro  circolarmente.  Ma  le  più  belle,  e  nel  tempo  stesso  le  più 
micidiali,  sono  quelle  che  rappresentano  una  testa  di  uccello,  probabilmente 
del  cagu  (Rhynocetus  jubatus  J.  Verr.  e  0.  des  Murs),  la  quale  sormonta 
un  lungo  collo  che  serve  da  manico. 

«  Per  fabbricare  le  dette  armi  i  Neo-Caledonì  adoperano  parecchi  legni 
duri  e  pesanti,  specialmente  quelli  della  Casuarina  equisetifolia  Forst.,  della 
Casuarina  nodlflora  Forst.,  e  di  altre  specie  di  Casuarina  chiamate  dagli 
indigeni  nanui.  Le  decorazioni  consistono  in  stoffe  di  corteccia  di  Broussonetia 
papyrifera  o  in  tessuti  europei  avvolti  intorno  al  manico,  in  nastri  di  vari 
colori,  in  cordoncini  di  lana,  in  treccioline  di  fibre  vegetali  o  di  peli  di  pipi- 
strello {Pteropus  rubricollis  Lath.).  Talune  delle  mazze  en  forme  de  cham- 
pignon sono  inoltre  ornate  nella  superficie  inferiore  della  testa  con  incisioni 
imbiancate  (Labillardière,  Belai,  du  Voy.  à  la  recherche  de  La  Pérouse, 
Parigi,  anno  Vili,  voi.  II,  p.  246,  tav.  XXXVII,  fig.  10-15  ;  Vieillard  e  De- 
planche, Rev.  Mar.  et  Colon.,  voi.  VI  (1862),  p.  220-21  ;  Patouillet,  Trois  ans 
en  Nouvelle-Calédonie,  Parigi,  1873,  cap.  Vili,  p.  141-43;  Rev.  d'Ethn., 
1883,  pag.  333;  Ratzel,  Vòlkerkunde,  voi.  II,  p.  241  e  244;  Wood,  The 
nat.  hist.  of  man,  Londra,  1880,  Nuov.  Cai.,  p.  206-07). 

«  I  giavellotti  consistono  in  aste  di  legno  arrotondate,  lunghe  da  m.  1,80 
a  2,30,  con  "due  cent,  circa  di  diametro,  colla  punta  talora  dentata,  e  sono 
sempre  tinti  in  nero,  salvo  nel  mezzo.  Si  anneriscono  o  col  carbone  oleoso 
della  noce  dell' Aleurites  triloba  Forst.,  od  anche  esponendoli  al  fumo  del 
kaori,  resina  che  cola  dal  tronco  della  Dammara  Moorii  Lindi.,  della  Dam- 
mara ovata  Moore,  e  della  Dammara  Lanceolata.  In  alcuni  esemplari,  a  10 
o  15  centimetri  dalla  punta,  si  trova  un  pungiglione  di  razza,  legato  in  modo 
che  rimane  conficcato  nella  carne  neU'estrarre  il  giavellotto  dalla  ferita.  A 
questi  se  ne  aggiungono  altri  colla  base  intagliata  a  coda  di  pesce  per  poterli 
dirigere  più  facilmente,  e  perchè  possano  meglio  fendere  l'aria.  Una  terza  va- 
rietà finalmente  più  lunga  delle  altre  è  provveduta  di  tre  o  quattro  punte  a 
guisa  di  fiocina  e  serve  per  la  pesca.  Quasi  tutti  questi  giavellotti  sono  de- 
corati con  incisioni  geometriche,  e  quelli  usati  nelle  feste  hanno  inoltre  ric- 
chissime decorazioni  di  nastri  di  stoffa  di  Broussonetia,  di  fili  di  lana,  o  di 
cordoncini  di  pelo  di  pipistrello.  L'ornamento  però  di  tali  armi  più  elegante 
e  più  pregiato  dagli  indigeni  è  una  piccola  tavoletta  ovale  di  bambù,  coperta 
di  ricami  bianchi  e  neri,  legata  all'asta  con  treccioline  di  pelo  o  con  fili  di  lana. 


—  76  — 
«  I  Neo-Caledonì  scagliano  il  giavellotto,  prendendolo  nel  mezzo  fra 
il  pollice  e  le  due  prime  dita,  portando  rapidamente  il  braccio  dal  di  dietro 
in  avanti,  o  per  gettarlo  più  lontano  si  servono  di  un  piccolo  strumento 
cui  danno  il  nome  di  tabi  o  di  Un,  di  paolé,  nabo  ecc.,  che  ricorda  Yametfr 
tum  dei  Romani.  Viene  così  descritto  dal  Labillardière  (voi.  II,  p.  246, 
tav.  XXXV).  che  figura  anche  il  modo  di  servirsene  :  «  J'admirai  la  méthode 
«  ingénieuse  qu'ils  ont  inventée  pour  accelerar  la  vìtesse  de  ces  javelots  lors- 

*  qu'ils  les  lancent.  Ils  se  servent  pour  cet  effet  d'un  bout  de  corde  très-éla- 
«  stique  fabriquée  avec  de  la  bourre  de  cocos  et  du  poil  de  roussette  ;  ils  en 
■  fixent  l'ime  des  extrémités  au  bout  de  l'index,  tandis  que  l'autre  qui  est 
«  terminée  par  une  sorte  de  bouton  globuleux  entoure  la  zagaie  sur  laquelle 

*  est  disposée  de  manière  quelle  l'abandonne  aussitòt  qu'on  lance  cette  arme  ». 
Oltre  le  fibre  del  cocco,  si  usano  per  simili  strumenti  anche  le  fibra  di  altre 
piante  tessili  ed  una  specie  di  giunco.  Sono  poi  di  grossezze  diverse:  alcuni 
nostri  esemplari  sono  come  la  penna  di  im'oca,  altri  poco  meno  del  dito  mi- 
gnolo. Il  giavellotto  lanciato  in  tal  guisa  può  colpire  il  bersaglio  tino  a 
60  metri  di  lontananza.  Nella  corsa  è  sottomesso  ad  un  movimento  di  ro- 
tazione che  rende  le  ferite  tanto  più  gravi,  quanto  più  si  sono  ricevute  da 
vicino,  ma  non  produce  serie  conseguenze  se  non  quando  colpisce  le  parti 
più  delicate  del  corpo,  come  gli  occhi,  il  petto,  il  ventre  ecc.  Del  resto  gli 
indigeni  sono  così  abili  ed  esercitati  che  evitano  per  lo  più  il  colpo  (Pa- 
touillet,  cap.  Vili.  p.  147-53;  Vieillard  e  Deplanche,  p.  221-23;  Rev.  d'Bthn^ 
1883,  p.  332-33;  Wood,  p.  205-6;  Ratzel,  p.  204,  fìg.  3). 

■  Manca  nella  nostra  collezione  la  fionda  fatta  generalmente  con  le  fibre 
del  cocco  o  delle  foglie  della  Musa  discolor  Hort.  (colabutc  degli  indigeni). 
Vi  hanno  però  le  pietre  da  lanciare,  di  forma  ovoidale,  poco  più  grosse  di 
un  uovo  di  piccione  allungato,  che  sogliono  prepararsi  strofinandole  su  pietra 
dure  bagnate.  Ciascun  uomo  ne  porta  sempre  una  ventina  con  sé  in  un 
sacco  avvolto  intorno  alla  vita.  Abbiamo  due  esemplari  di  simili  sacchi,  e  si 
compongono  di  tre  parti:  nel  mezzo  vi  è  una  borsa  di  un  tessuto  molto 
stretto,  più  lunga  che  alta,  la  quale  si  porta  davanti  sul  ventre  e  contiene 
otto  o  dieci  pietre  ;  le  altre  due  parti,  fra  le  quali  è  sospesa  la  precedente, 
sono  due  sacchi  a  maglia  abbastanza  lunghi  da  potersi  adattare  intorno  la 
vita,  nei  quali  si  ripone  un  certo  nnmero  di  pietre  di  riserva.  Gli  indigeni  sono 
abilissimi  nell'uso  della  fionda,  che  portano  sempre  intorno  la  fronte,  e  lanciano 
pietre  alla  distanza  di  200  o  300  metri  (Labillardière.  voi.  II,  p.  186,  202-3, 
tav.  XXXV  e  tav.  XXXVIII,  fig.  16-18  ;  Vieillard  e  Deplanche,  p.  223,  630-1  ; 
Patouillet,  cap.  Vili,  p.  153-5;  Wood,  p.  205;  Ratzel,  p.  250. 

«  Le  frecce  e  gli  archi  sono  usati  comunemente  dai  Melanesì,  ma  non 
da  tutti.  Il  Labillardière  non  trovò  queste  armi  fra  i  Neo-Caledoni  ;  altri  esplo- 
ratori più  recenti  però  ne  constatarono  l'uso  nella  caccia  degli  uccelli  e  nella 
pesca.    Probabilmente  sono  state  da  poco  introdotte  nell'  isola.   Le   frecce 


—  77  — 

esistenti  nel  Museo  si  compongono  di  una  punta  di  legno  nero  levigatissima 
e  di  un'asta  di  canna  con  striscioline  di  corteccia  d'albero  avvolte  alle  due 
estremità.  Nella  raccolta  dell' Hauckar  e  del  Marinucci  ve  ne  hanno  inoltre 
molte  con  punte  di  osso,  ma  queste  e  gli  archi  di  Casuari  aa  appartengono 
indubbiamente  alle  Nuove  Ebridi  (Labillardière,  voi.  II,  p.  246  ;  Vieillard  e 
Deplanche,  p.  220;  Patouillet,  cap.  VI,  p.  112;  Moncelon,  p.  371;  Rev. 
d'Mhu.,  1883,  p.   336). 

«  I  pezzi  che  attirano  specialmente  l'attenzione,  sono  le  accette  che  i 
Francesi  chiamano  en  forme  d'oste/isoir  :  ne  abbiamo  tre  esemplari,  uno  dei 
quali  con  testa  di  nefrite.  Le  prime  notizie  intorno  a  questi  oggetti  singo- 
lari si  trovano  nella  relazione  del  Labillardière,  il  quale  non  solo  ne  fece 
un'  esattissima  descrizione  e  li  figurò,  ma  somministrò  ancora  interessanti 
particolari  sul  loro  uso  :  «  Ils  (gli  indigeni)  avoient  apportò  un  instru- 
«  ment  qu'ils  appellent  nbouet,  nom  qu'ils  donnent  également  à  leurs  tom- 
«  beaux.  Il  étoit  forme  d'un  beau  morceau  de  serpentine  aplati,  tranchant 
«  sur  les  bords,  taillé  a  peu  près  en  ovale,  parfaitement  poli  et  de  la  lon- 
«  gueur  d'un  doublé  décimètre.  Il  étoit  percé  de  deus  trous  dans  chacun 
«  desquels  passoient  deux  baguettes  très-flexibles  qui  le  lixoient  sur  un  manche 
«  de  bois  auquel  elles  étoient  liées  avec  des  tresses  de  poil  de  chauve-souris  ; 
«  cet  instrument  étoit  porte  sur  un  pied  fabriqué  avec  un  noyau  de  cocos 
«  qui  étoit  attaché  aussi  par  des  tresses  de  méme  nature  dont  quelques-unes 
«  étoient  plus  grosses  (voyez  pi.  38,  fig.  19).  Nous  n'avions  pu  jusqu'alors 
«  connoìtre  l'usage  de  cet  instrument  ;  ces  Sauvages  nous  apprìrent  qu'il  ser- 
«  voit  à  couper  les  membres  de  leurs  ennemis  qu'ils  partagent  après  le 
«  combat.  Un  d'encre  eux  nous  en  fìt  la  démonstration  sur  un  homme  de 
«  l'équipage  qui  se  coucha  sur  le  dos  d'après  son  invitation.  D'abord  il  re- 
«  presenta  un  combat  dans  lequel  il  nous  indiqua  que  l'ennemi  tomboit  sous 
«  les  coups  de  sa  zagaie  et  de  sa  massue  qu'il  agita  violemment,  puis  il  exé- 

*  cuta  une  sorte  de  danse  pyrrhique,  tenant  en  main  cet  instrument  de 
«  meurtre  et  nous  montra  qu'on  commencoit  par  ouvrir  le  ventre  du  vaincu 
«  avec  le  nbouet  et  qu'on  jetoit  au  loin  les  intestins  après  les  avoir  arrachés 

,y.  au  moyen.de  l'instrument  figure  dans  la  pi.  38,  fig.  20,  et  qui  est  forme 
«  de  deux  cubitus  humains  taillés,  bien  polis,  et  fixés  dans  un  tissu  de  tresses 

*  très-solide.    Il   nous  montra  qu'on  détachoit  ensuite  les  organes  de  la  gé- 
f  «  nération  qui  deviennent  le  partage  du  vainqueur;  que    les  jambes   et    les 

«  bras  étoient  coupés  aux  articulations  et  distribués  ainsi  que  les  autres 
«  parties  à  chacun  des  combattans  qui  les  portoit  à  sa  famille.  Il  est  difficile 
«  de  peindre  la  feroce  avidité  avec  laquelle  il  nous  exprima  que  les  chairs 
«  de  cotte  malheureuse  victime  étoient  dévorées  par  eux  après  avoir  été 
"«  grillées  sur  les  charbons.  Ce  cannibale  nous  fìt  connoìtre  en  méme  temps 
«  que  la  chair    des    bras  et  des   jambes  se  coupoit  par   tranches  de  sept  à 


—  78  — 

«  huit  centimètres  d'épaisseur,  et  que  les  parties  les  plus  rnusculeuses  étoient 
«  pour  ces  peuples  un  mets  très-agréable  (voi.  II,   p.  215-17)  ». 

«  Simili  accette  furono  anche  illustrate  come  armi  di  battaglia,  ma  i 
moderni  esploratori  più  degni  di  fede  escludono  quest'uso  e  si  accordano  nel 
descriverle  come  insegne  di  potere,  come  una  specie  di  scettri,  dei  quali  gli 
indigeni  fanno  mostra  nelle  feste,  nelle  danze  e  nelle  visite  (Meyer,  Jadeit-  und 
Nephrit-Object;  Asien,  Oceanien  und  Afri/ca,  p.  55,  tav.  V,  fìg.  3;  Heger, 
Mitili,  d.  Anthr.  Gesellsch.  in  Wien,  1880,  voi.  IX,  p.  139-40,  tav.  II, 
fìg.  1-2;  Ratzel,  p.  227  e  240,  fig.  19;  Patouillet,  cap.  Vili,  p.  140,146; 
Rev.  d'Eihn.,  1883,  p.  333;  Vieillard  e  Deplanche,  p.  221).  Solamente  il  Gar- 
nier  {Bull,  de  la  soc.  de  géogr.  di  Parigi,  1868,  p.  459-60)  prosegue  a  chia- 
marle accette  da  sacrifizio,  aggiungendo  che  servivano  per  tagliare  i  cadaveri 
dei  nemici  uccisi,  senza  per  altro  dire  se  ha  tratto  questa  notizia  dalla  rela- 
zione del  Labillardière  o  da  altra  fonte.  Ora  è  difficile  determinare  in  modo 
certo  qual  fede  meriti  il  racconto  dell'illustre  naturalista  francese.  Ad  ogni 
modo,  sebbene  nelle  moderne  relazioni  non  si  trovi  confermata  quella  nar- 
razione, e  non  vi  si  faccia  nemmeno  menzione  dell' istrumento  per  estrarre  gli 
intestini  dal  ventre,  è  certo  che  la  maggior  parte  delle  numerose  circostanze 
da  cui  è  accompagnata,  si  trova  riferita  con  poche  differenze  da  un  gran  numero 
di  esploratori.  Il  cannibalismo  infatti  dei  Neo-Caledonì  è  stato  constatato  da 
testimoni  oculari  degni  sotto  ogni  aspetto  di  fede,  quali  il  (  ìarnier  (  Tour 
du  monde,  1868,  sec.  sem.,  cap.  XV).  1  particolari  poi  riguardanti  la  divisione 
dell'ucciso  sono  accertati  dal  Vieillard  e  dal  DeplanclK-.  L'individuo  ucciso, 
essi  scrivono,  è  sospeso  al  tronco  di  un  albero,  mentre  un  indigeno  armato  di 
un  coltello  di  bambù  o  di  una  valva  di  conchiglia  comincia  ad  aprire  il  ventre  ed 
estrae  gli  intestini.  Fatto  ciò,  stacca  le  cosce  e  le  altre  membra,  e  niente  desta 
maggior  meraviglia  che  la  facilità  con  cui  si  eseguisce  questa  operazione.  Tutto  il 
cadavere  è  fatto  in  pezzi  e  distribuito.  Spesso  accade  che  la  quantità  di  carne  su- 
pera il  bisogno  attuale  :  allora  si  fa  subire  al  corpo  umano  il  medesimo  processo  di 
disseccamento  che  si  usa  coi  pesci.  Cadaveri  intieri  sono  così  affumicati  e  servono 
da  provvigioni  da  viaggio  (p.  216).  Tutte  le  parti  del  corpo  non  sono  ugual- 
mente apprezzate:  la  testa  e  gli  organi  sessuali  appartengono  di  diritto  ai  capi, 
come  i  pezzi  più  nobili  e  più  delicati.  Qualche  pezzo  succolento  è  avvolto 
in  foglie  di  banano  e  inviato  agli  amici  e  ai  conoscenti  delle  tribù  vicine,  e 
il  rimanente  è  distribuito  fra  i  sottocapi  e  gli  alti  personaggi.  Il  basso  po- 
polo raramente  ha  l'onore  di  gustare  questo  cibo  e  le  femmine  ed  i  fanciulli 
ne  sono  esclusi,  ad  eccezione  delle  donne  dei  capi,  alcune  delle  quali  mo- 
strano una  voracità  straordinaria  (p.  214-15).  La  verità  delle  circostanze  ac- 
cessorie sembra  una  prova  molto  seria  per  indurci  a  credere  all'intero  racconto 
e  farci  ritenere  che  un  giorno  simili  accette  nelle  feste  non  figuravano  sola- 
mente come  oggetti  di  parata. 


—  79  — 

«  Essendo  le  teste  di  queste  accette  oggetti  di  pietra  dei  più  notevoli  la- 
vorati da  popolazioni  selvagge,  sarebbe  interessante  conoscere  particolarmente  il 
metodo  di  fabbricazione,  ma  non  sembra  che  si  sieno  potute  raccogliere  su 
ciò  notizie  positive.  «  En  Nouvelle-Calédonie,  scrive  il  Garnier  {Rev.  Mar.  et 
«  Col.,  voi.  XIX  (1867,  voi.  I),  p.  907),  les  indigènes  aujourd'hui  ou  ne  sa- 
li vent  plus  faire  les  belles  plaques  de  jade  poli  auxquelles  ils  attachent 
«  tant  de  prix,  ou  ignorent  d'où  elles  viennent.  En  general,  quand  on  lem 
«  demande  où  ils  se  sont  procurés  ces  plaques,  ils  indiquent  invariablement 
«  come  lieu  de  provenance  une  localité  très-éloignée  de  leur  propre  terri- 
«  toire  ».  11  Patouillet  (cap.  Vili,  p.  143-44)  riferisce  il  sistema  di  fabbri- 
cazione quale  gli  è  stato  spiegato  da  alcuni  vecchi  indigeni.  Avrebbe  con- 
sistito nel  mettere  un  pezzo,  naturalmente  piatto,  di  giada  sotto  una  caduta 
d'acqua,  adattandolo  in  una  cavità  affinchè  la  corrente  non  lo  spostasse. 
L'acqua  cadendo  sulla  giada,  portava  con  sé  una  pioggia  di  sabbia  che  a 
poco  a  poco  la  levigava,  e  sarebbero  stati  necessari  due  anni  per  ottenere 
l'accetta.  Osservando  la  forma  regolare  di  simili  strumenti,  la  grossezza  non 
uniforme,  e  l'affilatezza  del  taglio,  riesce  difficile  convincersi  che  si  fabbri- 
cassero col  processo  indicato. 

«  Alle  armi,  nella  collezione  del  Museo  Preistorico,  fanno  seguito  gli  uten- 
sili e  gli  strumenti  da  lavoro,  fra  cui  ricorderò  dapprima  una  valva  levigatissima 
di  conchiglia  con  gli  orli  affilati,  che  le  donne  portano  attaccata  alla  cintura 
come  ornamento  o  piuttosto  come  coltello.  Conchiglie,  frammenti  di  quarzo, 
schegge  di  bambù,  ed  ora  pezzi  di  vetro  di  bottiglie  rotte,  sono  gli  unici  stru- 
menti da  taglio  dei  Neo-Caledonì  per  radersi  la  barba,  per  fare  sanguigne  ca- 
pillari nelle  parti  malate,  per  intagliare  gli  oggetti  di  legno,  per  staccare  le  cor- 
tecce del  niauli  (Melaleuca  viridifìora  Gaertn.)  da  coprire  le  case  ecc.  (Vieillard 
e  Deplanche,  p.  204,  206,  228,  494,  619;  Patouillet,  cap.  XII,  p.  231,  e  tav. 
p.  218,  fig.  6;  Bourgey,  Nouv.  Ann.  de  Voij.,  1865,  voi.  I,  p.  346).  Per 
scavare  invece  i  canotti  usavano  asce  di  pietra  molto  singolari,  di  cui  due  esem- 
plari esistono  nella  collezione.  Uno  ha  il  manico  molto  corto,  piegato  ad  angolo 
nella  parte  superiore,  con  grosso  nodo  sferico  allo  spigolo  e  con  l'estremità 
intagliata  per  inserirvi  la  testa.  Il  Forster,  l'illustre  naturalista  della  spedizione 
Cook,  descrisse  e  figurò  per  primo  queste  asce,  aggiungendo  che  servivano 
per  coltivare  la  terra  e  lavorare  il  legno.  Sebbene  anche  in  qualche  illustra- 
zione moderna  sieno  ricordate  come  strumenti  agricoli,  tuttavia  i  recenti 
esploratori  sono  concordi  nel  far  menzione  di  un  solo  di  questi,  ed  è  un  ba- 
stone di  legno  colla  punta  indurita  al  fuoco  (Vieillard,  p.  627  ;  Patouillet, 
cap.  V,  p.  98-99  ;  Opigez,  p.  439-40  ;  Rev.  d'Ethn.,  1883,  p.  337-38).  Tutti 
ammettono  poi  che  le  asce  di  pietra  erano  usate  di  preferenza  per  lavori  da 
legnaiuolo  :  il  Vieillard  e  il  Deplanche  aggiungono  anche  che  qualche  volta, 
ma  di  rado,  servivano  come  armi  da  guerra,  prima  che  le  accette  di  ferro 
diventassero  l'arma  prediletta   di   quegli    indigeni    (Heger,  p.  140,  tav.  II, 


—  80  — 

fig.  3-4;  Meyer,  p.  53,  tav.  V,  fig.  2;  Congrès  intér.  d'A/ithr.  et  d' Arche  ol. 
PrehisL,  4  sess.,  Copenaga,  1869,  p."477;  Vieillard  e  Deplanche,  p.  221; 
Patouillet,  cap.  XII,  p.  224).  L'altra  accetta  della  nostra  raccolta  differisce 
dalla  prima  notevolmente,  perchè  il  manico  è  più  lungo  ed  ha  unappendice 
che  forma  spigolo  con  esso,  nella  quale  è  legata  la  testa.  Abbiamo  inoltre  molte 
teste  per  accette,  alcune  col  taglio  molto  logoro,  indizio  sicuro  del  lungo  uso. 

«  Nella  collezione  non  figurano  le  stoviglie,  che  le  donne  fabbricavano 
con  molta  abilità  e  servivano  per  cucinare  i  cibi.  Vi  hanno  invece  parec- 
chie zucche  della  Lagenaria  vulgaris  Ser.  per  conservare  e  trasportare  l'acqua. 
Dopo  averle  ben  pulite  e  lavate  gli  indigeni  ne  aumentano  la  solidità  cir- 
condandole con  tremoline  piatte  di  libre  di  cocco,  riunite  poi  a  guisa  di 
manico  per  renderne  più  facile  l'uso  (Vieillard  e  Deplanche,  p.  498,  651). 
A  ciò  si  aggiungono,  cestelli  abilmente  intessuti  con  erbe,  e  vari  esem- 
plari della  piccola  mazza  di  legno,  «  qui  rappelle  assez  bien  par  sa  forme  et 
«  ses  stries  une  grosse  pomme  de  pin  »  (Patouillet,  cap.  XII,  p.  231).  Si 
chiama  fécapo,  néapo  a  Houagape,  e  sambo  a  Canala.  Serve  per  battere  le 
cortecce  della  Broussonella  papyrifera  e  del  Ficus  prolifici  Forst.  (uangui 
degli  indigeni)  con  cui  si  preparano  le  stoffe  da  farne  turbanti  ed  altri  or- 
namenti. I  Neo-Caledonì  però  non  dimostrano  in  questa  industria  multa  abi- 
lità, e  i  loro  prodotti  sono  di  gran  lunga  inferiori  a  quelli  delle  isole  Figi, 
delle  Samoa  ecc.  Nella  collezione  del  cav.  Hanckar  ne  esistono  alcuni  esem- 
plari, ma  non  è  certo  che  provengano  dalla   Nuova  Caledonia. 

«  L'abito  dei  Neo-Caledonì  è  molto  povero:  consiste  nella  maggio'-  parte 
degli  uomini  in  un  cordone  adattato  intorno  alla  vita,  col  quale  sovente  ten- 
gono legati  contro  il  ventre  in  posizione  verticale  gli  organi  genitali,  general- 
mente avvolti  con  stoffe  e  con  foglie  di  banano.  (Bourgarel,  Mém.  de  la  Soc. 
d'Anthr.  di  Parigi,  voi.  II,  p.  4ul;  Labillardière,  voi.  II,  p.  186,  J:;7.  tav. XXXV; 
Pigeard,  Nouv.  Ann.  di  Voy.,  1847,  voi.  I,  p.  202-3;  Bourgey,  Nouv.  Ann. 
de  Voy.,  1865,  voi.  I,  p.  352  ;  Moncelon,  p.  351-2).  Il  vestito  delle  donne 
invece  è  molto  più  decente  :  nubili,  e  di  frequente  prima  della  pubertà,  por- 
tano intorno  la  vita  una  specie  di  gonnellino  lungo  da  6  a  8  metri  e  largo 
circa  da  10  a  15  centimetri,  chiamato  mendha  o  gh/\  formato  da  una  cintura 
da  cui  pendono  a  guisa  di  frangia  fibre  estratte  dalle  foglie  del  Pandamts 
Minda  e  del  Pandanus  macrocarpus,  o  dalle  corteccie  della  Thcspesia  popul- 
nea,  del  Paritium  tiliaceum,  ecc.  Tale  gonnellino  è  avvolto  intorno  alle  anche 
in  modo  che  tutte  le  sue  parti  sono  sovrapposte.  Qualche  volta  vi  aggiungono 
un  grembiule,  che  giunge  fino  alla  metà  della  coscia  (Vieillard  e  Deplanche, 
p.  204-5,  635,  641,  656;  Bourgarel,  voi.  II,  p.  402;  Labillardière,  voi.  II, 
p.  187,  tav.  XXXVI;  Patouillet,  cap.  XII,  p.  229).  Abbiamo  nella  collezione 
parecchi  di  questi  gonnellini,  alcuni  tinti  in  nero  con  sostanze  vegetali  (Coleus 
Blumei,  Semecarpus  atra,  Eugenia  Jambos,  Dianella  ensifolia)  (Vieillard, 
p.  645).  Nella  notte  e  nei  giorni  freddi  e  piovosi  ambedue  i  sessi  usano  un 


—  81  — 

mantello  fatto  coi  gambi  molli  e  resistenti  dell'  Eleo charis  esculenta  e  del- 
l' Fle  ocharis  Alt  slro-  Caledonica,  i  quali  sono  semplicemente  intessuti  a  guisa 
di  stuoia  nella  parte  interna,  mentre  esternamente  pendono  sciolti.  Anche  di 
simili  mantelli  esiste  nella  collezione  un  bell'esemplare  (Vieillard,  p.  624; 
Bourgarel,  voi.  II,  p.  402). 

«  I  Neo-Caledonì  hanno  molta  cura  della  loro  capellatura,  che  tagliano 
e  dispongono  in  differenti  fogge,  ungono  coll'olio  di  cocco,  ed  ornano  con  penne, 
foglie,  fiori,  stoffe  di  Broussonetia  e  tessuti  rossi.  Per  pettinarla  usano  due 
forme  differenti  di  pettini  molto  comuni  anche  in  altre  isole  della  Melanesia. 
L'una  consiste  in  lunghe  asticelle  di  legno  ben  levigate,  legate  ad  un'estremità, 
l'altra  in  mezze  rotelle  di  bambù  su  cui  sono  intagliati  i  denti.  Quasi  tutti 
i  nostri  esemplari  sono  ornati  con  disegni  geometrici  incisi  (Vieillard  e  De- 
planche,  p.  204,  205,  206,  617, 619  ;  Bourgarel,  voi.  II,  p.  381  ;  Opigez,  p.  434  ; 
Moncelon,  p.  351-2;  Labillardière,  tav.  XXXV,  fig.  8-9). 

«  Come  nel  decorare  le  armi  e  gli  utensili,  così  nel  fare  ornamenti  per- 
sonali attribuiscono  speciale  importanza  e  valore  ai  cordoncini  del  pelo  del 
Pteropus  rubricollis  Lath. ,  che  richiedono  lunga  e  paziente  preparazione 
descritta  dal  Patouillet  (cap.  XII,  p.  225-9).  «  Quando  un  pipistrello  è  stato 
ucciso,  egli  scrive,  l'indigeno  prende  un  pizzico  di  cenere  fra  le  dita,  affinchè 
il  pelo  non  gli  scorra  dalle  mani,  poi  comincia  a  carpirlo  dal  dorso,  dal  ventre 
e  da  sopra  la  testa.  Il  rimanente  è  troppo  ruvido  o  piuttosto  troppo  nero  per 
essere  utilizzato,  oltre  che  non  prenderebbe  il  cclore.  Il  pelo  ottenuto  si  con- 
serva gelosamente,  finché  non  se  ne  ha  una  quantità  sufficiente,  perchè  quello 
di  un  solo  animale  non  darebbe  che  due  metri  di  corda.  Per  farla  si  prepa- 
rano cordoncini  di  fibre  del  banano,  intorno  ai  quali  si  avvolge  il  pelo. 
Quando  se  ne  hanno  tre,  ben  coperti  coi  detti  peli,  s'intrecciano  insieme.  Tale 
lavoro  è  lungo  e  se  ne  occupano  egualmente  gli  uomini  e  le  donne.  Si  ottiene 
una  corda  di  un  bruno  grigio,  della  grossezza  di  una  penna  di  corvo  e  gene- 
ralmente lunga  una  trentina  di  metri.  Innanzi  di  servirsene  però  bisogna 
tingerla  in  rosso,  e  simile  operazione  è  riservata  specialmente  agli  uomini  » . 
Il  Vieillard  (p.  646,  650-51)  afferma  che  per  la  colorazione  si  adoprano  le 
radici  della  Morirtela  tinctoria  Roxb.  fatte  bollire  con  le  foglie  di  un  piccolo 
arbusto  chiamato  dagli  indigeni  uabune  affine  alla  Barringlonia.  Dalla  rela- 
zione del  Patouillet  si  può  desumere  che  il  sistema  tenuto  per  colorire 
i  cordoncini  è  molto  complicato,  e  si  usano  altresì  la  cenere  e  l'acqua  di 
mare.  Quello  che  importa  di  rilevare  poi  si  è  che  danno  all'  operazione  un 
carattere  religioso,  e  perciò  sottopongono  al  tabu  il  luogo  della  fabbricazione 
attaccando  ad  un  palo  delle  pagliuzze  e  un  lungo  pezzo  di  tapa.  Un  indi- 
geno, egli  aggiunge  «  róde  aux  alentours  pour  s'assurer  que  la  curiosité  des 
«  femmes  n' expose  pas  les  travailleurs  à  l'arrivée  des  génies  protecteurs  des 
«  roussettes.  Ces  esprits,  disent-ils,  foncièrement  salaces  comme  les  animaux  qu'ils 
«  patronnent,  vont  circulant  partout  autour  des  femmes,  et  ne  manqueraient 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  11 


—  82  — 

«  pas,  si  quelqu'une  s'approchait  du  lieu  protégé  par  le  tabou,  de  se  mettre 
«  à  ses  trousses  et  de  découvrir  en  la  suivant  ceux  qui  ont  méchamment  mis  à 
«  mort  les  animaux  qu'ils  aiment.  À  quelles  extrémités,  dans  ce  cas,  la  fureur 
«  les  pousserait,  c'est  ce  qu'on  n'ose  prévoir  ». 

«  Nella  collezione  vi  hanno  parecchi  ornamenti  personali  di  peli  di  pipi- 
strello cui  sono  attaccate  conchiglie  {Guida  o  Gonui)  e  servono  indubbia- 
mente per  ornare  le  gambe,  il  collo,  o  la  vita  (Vieillard  e  Deplanche,  p.  205, 
206,  477;  Patouillet,  cap.  XII,  229).  A  ciò  si  aggiungono  parecchi  braccialetti 
di  Conus,  un  gioiello  generalmente  usato  dai  Melanesì  «  Cet  ornement  se  fait 
«  avec  un  cóne,  scrivono  il  Deplanche  e  il  Vieillard,  que  l'on  use  sur  une 
«  pierre,  de  manière  à  en  détruire  la  base  et  le  sommet  et  à  ne  laisser  que  le 
«  premier  tour  de  spire  ;  il  en  résulte  un  anneau  dans  lequel  on  passe  assez  dif- 
«  ficilement  la  main  » .  (Labillardière,  voi.  II,  pag.  245,  tav.  XXXVII,  fig.  5-6  ; 
Vieillard  e  Deplanche,  p.  206;  Patouillet,  cap.  XII,  p.  224-25). 

«  Non  mancano  nella  collezione  alcuni  fischietti  di  canna,  soli  strumenti 
musicali  dei  Neo-Caledonì.  Più  comunemente  però  sogliono  accompagnare  i 
loro  canti  e  le  danze  battendo  in  terra  con  una  canna  di  bambù,  o  percuotendo 
la  stessa  canna  con  la  mano  (Patouillet,  cap.  XI,  p.  205-06  ;  Vieillard  e  De- 
planche, p.  209,  213;  Rev.  d'Etlm..  1883,  p.  331).  Queste  canne  servono 
anche  da  bastoni  di  viaggio,  ed  allora  generalmente  vi  sono  incise  figure 
umane,  di  animali,  di  alberi,  di  case  ecc.,  che  richiamano  alla  mente  fatti 
importanti  o  scene  che  hanno  colpita  la  fantasia  del  disegnatore  11  Carnier 
fa  menzione  di  un  bambù,  su  cui  erano  stati  incisi  i  principali  avvenimenti 
di  una  spedizione  francese  (Bull,  de  la  sor.  de  géogr.  di  Parigi,  1870,  primo 
seni.,  i».  26;  Vieillard  e  Deplanche,  p.  619;  Opigez,  p.  445;  Reo.  il' '  Elìni.. 
1884,  p.  352-53). 

*  Finalmente  debbo  fare  menzione  di  una  maschera,  in  generale  nelle 
recenti  relazioni  detta  masque  de  (//'erre.  È  di  legno,  tinta  di  nero,  col  naso 
schiacciato  e  larghe  narici  molto  convesse.  Rappresenta  ima  figura  spavente- 
vole, con  una  specie  di  parrucca  tessuta  di  fibre  vegetali  e  coperta  di  ca- 
pelli. Intorno  alla  bocca  sono  attaccati  con  mastice  semi  rossi  dell'  Abrus  prc- 
catorlus,  mentre  al  collo  è  sospesa  una  lunga  rete,  in  ciascuna  delle  cui 
maglie  è  inserita  una  penna,  formando  così  una  specie  di  veste.  Non  essen- 
doci fori  agli  occhi,  chi  la  porta  deve  necessariamente  guardare  attraverso  la 
grande  apertura  della  bocca  (Ratzel,  p.  240,  fig.  9;   Patouillet,  p.  180). 

u.  Il  Labillardière  che  descrisse  e  figurò  le  maschere  dei  Neo-Caledonì 
(voi.  II,  p.  239,  tav.  XXXVII,  fig.  1),  intorno  al  loro  uso  riferisce  le  se- 
guenti notizie  :  «  Ils  font  usage  sans  doute  de  ces  masques  pour  ne  pas  étre 
«  reconnus  de  leurs  ennemis  lorsqu'ils  entreprennent  contre  eux  quelques  ho- 
«  stilités  » .  Questa  informazione  è  confermata  e  completata  dalla  relazione 
del  Patouillet,  (cap,  Vili,  p.  159),  dalla  quale  si  rileva  il  modo  con  cui 
simili  maschere  sono  usate  nelle  dichiarazioni  di  guerra.  Un  guerriero  vestito 


—  83  — 

di  una  di  esse  si  reca  nel  villaggio  nemico,  portando  da  una  mano  un  gia- 
vellotto e  dall'altra  una  moneta  indigena  (perle  di  conchiglia).  Giunto  in  pre- 
senza dei  nemici  getta  la  moneta  in  terra  e  scaglia  il  giavellotto.  Fatto  ciò, 
la  sua  missione  è  finita  e  può  ritirarsi  tranquillamente,  perchè  la  moneta  serve 
a  compensare  la  tribù  per  l'offesa  che  personalmente  le  ha  recato.  Tali  ma- 
schere però  figurano  anche  in  alcune  danze,  e  in  ispecie  nelle  cerimonie  alle- 
goriche che  fanno  parte  delle  feste  date  in  onore  dei  capi  morti,  le  quali 
senza  dubbio  hanno  carattere  religioso  (Vieillard  e  Deplanche,  p.  210;  Bour- 
garel,  voi.  II,  p.  402-03;  Opigez,  p.  432-33;  Moncelon,  p.  351,  372;  Gar- 
nier,  Tour  du  Monde,  1867,  sec.  sem.,  cap.  XII,  p.  206;  Wood,  p.  203-04; 
Patouillet,  cap.  IX,  p.  184).  È  quindi  ragionevole  il  sospetto  che  a  simili 
oggetti  si  attribuisca  dagli  indigeni  qualche  significato  religioso,  che  noi  non 
conosciamo  » . 


Astronomia.  —  Relazione  sulle  esperienze  istituite  nel  R.  Os- 
servatorio Astronomico  di  Padova  in  agosto  1885  e  febbraio  1886 
per  determinare  la  lunghezza  del  pendolo  semplice  a  secondi,  pre- 
ceduta dalla  esposizione  dei  principi  del  metodo  e  dalla  descri- 
zione dello  strumento  di  Repsold.  Memoria  del  Corrispondente  Gio- 
vanni  LORENZONI. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 


Zoologia.  —  Significato  patologico  dei  protozoi  parassiti  del- 
l'uomo C).  Nota  del  Corrispondente  prof.  Battista  Grassi. 

«  A  chi  studia  la  letteratura  di  questi  ultimi  anni  sembra  che  stia  per 
spuntare  sull'orizzonte  medico  una  nuova  stella  :  mentre  la  maggior  parte  degli 
studiosi  stanno  concentrati  intorno  agli  Schizomiceti  ed  agli  Ifomiceti,  alcuni 
pochi,  quasi  pionieri,  tentano  dimostrare  che  i  Protozoi  non  hanno  minore  impor- 
tanza, che  cioè  molte  malattie  supponibili  parassitarie,  nelle  quali  fin  qui 
non  si  è  dimostrato  con  sicurezza  o  non  si  è  trovato  alcun  Schizomicete,  alcun 
Ifomicete,  siano  prodotte,  invece  che  da  questi  esseri,  dai  Protozoi.  È  bene 
che  enumeriamo  le  malattie  in  cui  fino  ad  ora  si  è  trovato,  o  almeno  si  è 
creduto  di  trovare,  dei  Protozoi.  Esse  sono:  la  malaria,  l'anemia  perniciosa 
progressiva,  il  gozzo  colloide,  certe  pseudoleucemie,  certi  empiemi,  il  vaiuolo, 


(')  Questa  Nota  forma  quasi    un'appendice  alla  mia  precedente  Sulla  Jl/orf.  e  Sist. 
dei  Protozoi  parassiti  (v.  seduta  dell'8  gennaio  1888). 


—  84  — 
la  varicella,  la  tosse  convulsiva,  il  morbillo,  la  scarlattina,  il  mollusco  conta- 
gioso, l'herpes  zoster,  la  dissenteria,  certe  enteriti,  certe  vaginiti  (a  catarro 
purulento  ed  acido).  E  si  noti  che  le  ricerche  su  questa  strada  sono  appena 
cominciate  ;  se  dunque  già  all'inizio  pochissimi  osservatori  hanno  potuto  racco- 
gliere tanta  messe,  è  ragionevolissima  la  speranza  di  poter  rischiarare  mol- 
tissimi morbi  colla  face  dei  Protozoi.  Essendomi  io  molto  occupato  di  protozoi 
parassiti,  quand'era  ancor  studente  in  medicina,  ho  creduto  opportuno  di  ritor- 
nare sull'argomento:  la  Nota  che  qui  presento  è  appunto  il  frutto  dei  nuovi 
miei  studi. 

«  Il  Lòsch  in  Kussia,  avendo  trovato  un  caso  di  grave  colite  comitata 
dalla  presenza  di  molte  amibe  {Amoeba  Coli,  Lòsch)  le  ritenne  causa  della 
colite  stessa.  Il  giudizio  del  Lòsch  venne  accettato  senza  discussione  fino  al 
1878  in  cui  io  sostenni  che  quest' Amoeba  Coli  è  comunissima  in  Italia  e 
non  si  può  concederle  alcun  valore  patogenetico.  Poco  dopo  di  me  il  Cunnin- 
gham  in  Calcutta  è  arrivato  alla  stessa  mia  conclusione.  Orbene  un  amiba, 
che  dalle  descrizioni  risulta  identica  all' Amoeba  Coli  venne  recentemente  da 
Kartulis  (Virchow's  ArchiulSSG)  e  da  altri  {Centralblatt  /'.  Bacter.  1887) 
proclamata  causa  di  quella  malattia  infettiva  che  è  nota  col  nome  di  dissenteria. 

«  Dopo  nuove  ed  estese  ricerche  io  sono  stato  costretto  a  ritornare  alla 
mia  convinzione  del  1878.  Non  si  dimentichi  che  gli  autori,  a  cui  accenno, 
non  si  sono  dati  la  briga  di  fornire  quelle  prove  che  sono  necessarie  per 
stabilire  con  sicurezza  l'efficienza  morbosa  del  parassita  in  discorso,  quasi  che 
questa  efficienza  fosse  naturalmente  evidente  come  quella  dell' anchilostoma. 
Oltracciò  sono  convinto  che  se  essi  vorranno  cercare,  verificheranno  facilmente 
quel  che  in  tutta  Italia,  al  sud  della  Francia  e  su  parecchi  militari  reduci 
da  Massaua  ho  potuto  osservare  e  quel  che  ha  confermato  il  Cunningham 
in  India  :  che  cioè  l'Amoeba  Coli  può  accompagnare  in  più  o  meno  numerose 
coorti,  talvolta  in  un  numero  veramente  sterminato,  le  più  svariate  malattie, 
tra  cui  nomino  specialmente  la  tifoide,  il  colera,  la  pellagra,  le  coliti  anche 
secondarie  a  tumori  del  colon  ecc.;  che  l'Amoeba  Coli  può  comparire  in 
enormi  sciami  per  diarrea  o  dissenteria  ab  ingestis  ;  e  che  infine  molti  individui 
sani,  specialmente  contadini  e  ragazzi,  presentano  nelle  feccie  (che  eliminano 
pultacee)  ('),  per  mesi  e  mesi,  non  di  rado  numerosissimi,  quei  corpuscoli 
speciali  che  io  e  Calandracelo  dimostrammo  amoeba  coli  incapsulata.  In  molti 
casi  assistemmo  alla  scomparsa  delle  amibe  senza  che  l'individuo  ne  resentisse 
alcun  vantaggio.  L'Amoeba  può  pascersi  di  corpuscoli  sanguigni,  di  cellule 
epiteliali,  se  trova  liberi  questi  elementi  nel  cavo  intestinale  :  se  no,  essa  si 
contenta  anche  di  materie  fecali  (per  es.  di  corpuscoli  amilacei  e  dei  fram- 
menti di  fibre  musculari  ecc.),  perfino  di  megastomi  e  di  trichomonas. 

(!)  Si  noti  che  per  sé  solo  il  carattere  pultaceo  delle  feccie  nei  nostri  contadini  e 
nei  ragazzi,  non  esprime  alcuna  rilevabile  alterazione  del  processo  digestivo. 


—  85  — 

«  Le  amibe  sono  abbastanza  comuni  nel  colon  dei  Mus  senza  alcuna  appa- 
rente alterazione  dell'organo  che  le  alberga;  sono  pure  comuni  nelle  rane 
(in  tutta  l'Italia  e  nella  Germania)  e  nelle  Blatte  (in  Lombardia  e  in  Ger- 
mania), del  pari  senza  che  producano  loro  alcun  danno  rilevabile.  Conchiu- 
dendo nego  che  le  amibe  siano  causa  della  dissenteria  epidemica  :  esse  sono 
semplici  commensali  del  tutto  innocui. 

«  Nel  1878  io  ho  dimostrato  contro  Zunker  che  i  Trichomonas  (Mono- 
cercomonas  o  semplicemente  Cercomonas)  hominis  (intestinalis)  Davaine  sono 
del  pari  innocenti,  e  nessuno  ha  più  pensato  d'invocarli  come  cause  morbose 
tranne  il  Leuckart  che  li  sospetta  sempre  capaci  d'irritare.  Il  suo  sospetto 
per  quanto  autore\ole,  non  è  però  basato  ad  alcuna  seria  prova,  ma  invece 
ad  una  imperfetta  cognizione  delle  mie  osservazioni  e  dei  miei  esperimenti. 

«  Il  Kiinstler  ha  recentemente  creduto  di  poter  tornare  a  sostenere  che 
le  trichomonadi  vaginali  siano  causa  di  vaginite  a  catarro  acido.  Se  le  cose 
stessero  veramente  in  questi  termini,  almeno  in  molte  parti  d'Italia  le  vagi- 
niti  in  discorso  dovrebbero  essere  di  gran  lunga  meno  frequenti  che  in  Francia 
e  in  Germania,  essendoché  il  Trichomonas  da  noi  è  una  grande  rarità  (io 
non  l'ho  mai  trovato)  mentre  esso  è  invece  oltremodo  comune  in  Germania 
e  in  Francia.  Ma  possiamo  noi  seriamente  ammettere  questa  enorme  diversità 
di  frequenza  delle  vaginiti  ?  Certamente  il  ginecologo  ne  sarebbe  stato  colpito 
e  non  aspetterebbe  che  noi  coi  nostri  Trichomonas  venissimo  ad  insegnarglielo. 

«  Passiamo  ai  Megastomi,  una  forma  che  prima  di  me  veniva  confusa 
coi  Cercomonas;  com'io  ho  dimostrato,  essi  sono  adattati  alla  vita  parassi- 
taria più  perfettamente  che  molti  altri  Protozoi  parassiti.  Essi  hanno  una 
grande  bocca,  o  ventosa,  ad  orlo  contrattile,  colla  quale  stanno  attaccati 
alle  cellule  dei  villi  intestinali  del  duodeno  e  del  digiuno:  essi  vivono  a 
spese  di  queste  cellule,  evidentemente  le  succhiano.  11  numero  di  questi 
Megastomi  è  di  spesso  così  considerevole  che  ogni  cellula  epiteliale  ne  pos- 
siede uno  o  parecchi.  Da  queste  mie  osservazioni  parrebbe  risultare  che 
fossero  causa  morbosa.  Ma  di  fronte  ad  esse  stanno  le  osservazioni  cliniche. 
Queste  ultime  non  mi  autorizzano  punto  a  ritenere  che  il  Megastoma  produca 
quel  danno  di  cui  a  tutta  prima  si  crederebbe  capace.  Se  certe  diarree  cro- 
niche accompagnate  da  anemia  paiono  indubitatamente  riferibili  al  Megastoma, 
vi  sono  per  contrario  individui,  e  non  pochi,  i  quali  pur  ospitando  questo 
parassita,  anche  in  gran  numero,  godono  di  salute  perfetta.  Aggiungasi  che 
il  Megastoma  si  trova  in  molti  animali  senza  che  mostrino  di  risentirne  alcun 
danno  (1).  Per  apprezzare  convenientemente  il  Megastoma  si  deve  tener  conto 

(')  Voglio  qui  soggiungere  che  resta  sempre  il  valore  diagnostico  da  me  concesso 
ai  Protozoi  parassiti  nella  mia  Memoria.  Quanto  ai  Megastomi  ne  ebbi  una  prova  evidente  : 
ad  un  individuo  che  non  presentava  nelle  feccie  Megastomi  né  liberi  nò  incapsulati,  diedi 
cinque  plerocerchi  di  perca.  Dopo  due  giorni  cominciò  ad  eliminare  colle  feccie  inumere- 
voli  Megastomi,  in  parte  incapsulati;  ciò  durò  8  giorni  dopo  i  quali  restarono  appellale 


—  86  — 

della  circostanza  che  l'intestino  dell'uomo  è,  per  pai-ere  di  parecchi  autori, 
molto  più  lungo  che  non  occorrerebbe,  e  perciò  parti  considerevoli  possono 
molto  probabilmente  venir  esportate  o  impedite  di  funzionare  senza  che  la 
salute  resti  seriamente  compromessa.  Non  è  assurdo  il  supporre  che  l'inte- 
stino di  molti  animali,  compreso  anche  quello  dell'uomo,  si  sia  allungato 
appunto  adattandosi  a  certi  parassiti.  In  proposito  notisi  che  l'Anguillula 
{Strongijloides)  nell'uomo  e  nella  donnola  s'annida  nelle  ghiandole  del 
Lieberkuhn  che  altera  non  poco,  e  nel  ratto  abita  i  lunghi  e  grossi  villi  in 
cuniculi  (gallerie)  serpentini  che  essa  stessa  scava  insinuandosi  tra  l'epitelio 
e  il  connettivo  sottostante.  È  quindi  certo  che  essa  altera  l'intestino,  eppure 
io  ho  studiato  a  lungo  molti  casi  in  cui  erano  presenti  infinite  schiere  d'An- 
guillule  senza  che  potessi  convincermi  che  gli  osti  ne  risentissero  alcun  sin- 
tomo molesto!  È  il  caso  d'un  ricco  signore  che  può  continuare  a  vivere  con 
gran  lusso  anche  perdendo  una  parte  dei  suoi  capitali. 

«  Il  Balantidium  Coli  nell'uomo  in  Italia  è  rarissimo  ;  io  lo  vidi  una  sol 
volta  a  Pavia.  Nel  colon  dei  porci  in  Italia  è  volgare  oltre  ogni  credere.  Al 
proposito  debbo  esternare  il  sospetto  che  la  specie  dei  porci  sia  ditì'erente  da 
quella  dell'uomo,  non  essendo  riusciti  Calandruccio  ed  io  a  propagarlo  nell'uomo, 
dandoglielo  a  mangiare  in  condizione  d'incistamento.  In  ogni  caso  manca 
qualunque  prova  che  il  Balantidium  sia  causa  morbosa. 

«  Passiamo  ai  Coccidi.  Io  ho  a  lungo  cercato  i  Coccidi  nell'uomo,  sempre 
invano.  Eppure  altri  osservatori  li  hanno  trovati  facilmente  !  V'è  però  luogo 
al  dubbio  che  essi  abbiano  pigliati  per  Coccidi  i  corpuscoli  speciali  delle  fec- 
cie  già  de  me  stesso  sospettati  psorospermi,  e  che  oggigiorno  sappiamo  Amibe 
(Grassi)  e  Megastomi  (Perroncito,  Schewiakoff  e  Grassi)  incapsulati.  Certo  è 
però  che  veri  Coccidi  sono  stati  trovati  parecchie  volte  nell'uomo  e  che  sono 
cause  morbose,  come  è  stato  ammesso  da  molti  osservatori.  I  ratti  e  special- 
mente i  ratti  bianchi  in  Sicilia  vengono  tormentati  da  un  coccidio  che,  se 
le  descrizioni  di  Eimer  sono  esatte,  è  differente  dall' Eimeria.  Il  coccidio  dei 
nostri  ratti,  contrariamente  a  quanto  si  ammette  peli'  Eimeria,  per  riprodursi 
ha  bisogno  di  passare  un  certo  tempo  in  vita  libera,  in  cui  entra  colle  feccie 
quando  è  incapsulato  :  in  vita  libera  si  segmenta  e  produce  i  corpi  falciformi. 
Se  questo  coccidio  così  sviluppato  viene  inghiottito,  si  trasforma  in  tanti 
Coccidi  quanti  sono  i  corpi  falciformi  :  si  trovano  i  giovani  Coccidi  non  ancora 
incapsulati  dentro  le  cellule  dell'intestino  tenue.  Essi  distruggono  queste  cellule 
e  s'incapsulano.  Giunti  a  questo  periodo  di  sviluppo,  prima  di  segmentarsi, 


capsule  che  andarono  rarefacendosi  ;  dopo  15  giorni  scomparvero  interamente  esse  puro. 
Dal  comparire  i  Megastomi  nelle  feccie  io  indussi  che  i  Plerocerchi  s'erano  sviluppati  (si 
sa  che  il  Botriocefalo  risiede  nella  parte  superiore  dell'intestino)  e  infatto  dopo  23  giorni 
l'individuo  col  felce  maschio  eliminò  tre  Botriocefali.  Il  Botriocefalo  evidentemente  aveva 
prodotto  l'eliminazione  dei  Megastomi. 


—  87  — 

vengono  eliminati  colle  feccie.  Questo  andamento  (compreso  il  punto  più 
importante  e  forse  non  ancora  ben  accertato  per  alcun  altro  coccidio,  cioè 
l' infezione  diretta  coi  Coccidi  contenenti  corpuscoli  falciformi),  è  facilis- 
simo ad  osservare  nei  ratti  bianchi  tenuti  in  gabbia.  D'estate  bastano  alcuni 
giorni  perchè  il  coccidio  uscito  colle  feccie  formi  i  corpi  falciformi  :  e  richie- 
donsi  meno  di  altri  dieci  giorni  perchè  il  ratto  bianco  presenti  nelle  feccie 
Coccidi  incapsulati. 

«  Il  ratto  può  presentare  una  grave  coccidiosi,  grave  a  tal  punto  che 
le  sue  feccie  non  sono  quasi  nient'altro  che  un'ammasso  di  Coccidi  sospesi 
in  un  liquido  d'aspetto  sieroso,  o  mucoso.  Queste  scariche  diarroiche  possono 
essere  di  color  bianco  sporco,  tirante  al  rossigno  ;  se  si  ripetono  frequentemente, 
l'animale  dimagrisce  e  muore.  All'autopsia  si  trova  quasi  tutto  l'intestino  tenue 
disepitelizzato  e  il  contenuto  intestinale  è  rappresentato  quasi  soltanto  da 
una  enorme  quantità  di  Coccidi  con  cellule  intestinali  più  o  mena  alterate. 
Tutti  questi  fatti  s'intendono  riferiti  ai  casi  gravi,  i  quali  si  verificano  a 
gran  preferenza  nei  ratti  bianchi,  nati  da  uno  o  da  pochi  mesi.  In  realtà  la 
coccidiosi,  per  quanto  ho  detto,  ha  decorso  acuto,  se  l'infezione  non  si  ripete; 
ripetizione  che  però  accade  facilmente  d'estate  se  le  gabbie  in  cui  si  tengono 
i  ratti  non  vengono  ben  ripulite  giornalmente. 

«  Quando  si  trova  che  i  ratti  presentano  il  coccidio  nelle  feccie,  se  non 
si  vuole  andare  incontro  al  pericolo  di  vederli  soccombere,  si  deve  cambiar 
loro  la  gabbia  ogni  giorno,  servendosi  di  gabbie  che  siano  state  ben  disin- 
fettate. Così  si  impedisce  che  il  ratto  assuma  nuovi  germi,  e  si  è  certi  di 
veder  scomparire  i  Coccidi  dalle  feccie  dopo  poco  tempo. 

«  Questi  fatti  già  stati  intraveduti  da  altri,  ma  non  esattamente  osservati 
per  quanto  io  sappia,  sono  stati  qui  da  me  accennati  perchè  essi  indicano 
al  medico  le  regole  da  osservare  per  la  cura  della  coccidiosi. 

«  Prima  di  lasciar  l'argomento  voglio  aggiungere  che  io  ho  cercato  in- 
vano i  Coccidi  pleurici,  che  sono  stati  dimostrati  causa  di  empiema  in  un 
caso  d'individuo  proveniente  da  paesi  tropicali  (Kùnstler). 

«  Eecentemente  Pfeifter  (1),  ha  descritto  un'altro  Sporozoo  e  precisamente 
una  vera  Gregarina  (Monocystis)  nel  vaiuolo,  nella  varicella  e  nelle  pustole 
vacciniche  dell'uomo  e  di  vari  animali.  Io  mi  sono  occupato  di  confermare, 
col  sig.  dott.  Segré  e  da  solo,  questa  interessante  scoperta,  la  quale  se  fosse 
vera,  indicherebbe  indubitatamente  la  vera  causa  del  vaiuolo  e  della  varicella, 
inquantochè  sappiamo  che  le  Gregarine  negli  invertebrati  sono  capaci  di 
produrre  seri  disturbi.  Senonchè  noi  ci  siamo  convinti  che  certamente  lo 
Pfeiffer  non  ha  avuto  sott'occhi  una  Gregarina  ed  ha  pigliato  per  Gregarina 
degli  elementi  alterati,  forse    delle    cellule    epidermoidali  in  degenerazione. 


(!)  Per  la  bibliografìa   delle  Memorie  qui  citate   rimando  il  lettore  al  tanto  diffuso 
Centralblatt  f.  Bacter.  u.  Parasitl.  1887. 


I  corpi  descritti  dallo  Pfeiffer  sono  facilissimi  a  riscontrarsi  in  molte  malattie 
cutanee  ma  non  dimostrano  alcun  carattere  proprio  degli  esseri  vivi.  Parlano 
in  favore  della  nostra  convinzione  l'irregolarità  somma  delle  loro  forme  e 
sopratutto  il  modo  di  succedersi  degli  stadi,  il  mancare  i  corpi  falciformi  ecc.  ecc. 
Alla  medesima  conclusione  sono  giunto  per  la  Gregarina  scoperta  dallo  stesso 
Pfeiffer  nell'herpes  zoster  e  pel  coccidio  scoperto  dal  Perroncito  nel  mollusco 
contagioso.  Sono  contento  che  il  prof.  Maiocchi  al  Congresso  medico  di  Pavia, 
in  cui  comunicai  una  parte  di  queste  osservazioni,  siasi  dichiarato  perfet- 
tamente d'accordo  con  me. 

«  Voglio  ancora  accennare  al  Protozoo  scoperto  da  Deichler  nella  tosse 
ferina.  Purtroppo  finora  mi  mancò  l'accasione  di  studiar  casi  di  tosse  ferina: 
le  figure  e  le  descrizioni  date  dal  Deichler  sono  però  tali  da  lasciar  adito 
al  grave  sospetto  che-  si  tratti  di  pseudoparassiti  come  quelli  dello  Pfeiffer. 
I  cenni  del  Deichler  sul  morbillo  e  sulla  scarlattina  sono  troppo  incompleti 
per  meritar  seria  attenzione.  Un  Flagellato  è  stato  descritto  come  causa  del- 
l'anemia perniciosa  progressiva  (Klebs).  Finora  però  le  ricerche  sono  incom- 
plete: io  non  l'ho  trovato  in  un  caso  clinicamente  classico  della  malattia  in 
discorso.  Si  è  trovato  anche  una  Monadina  in  casi  di  pseudoleucemia. 

«  È  in  ogni  modo  a  notarsi  che  i  Flagellati  nel  sangue  degli  anfibi, 
dei  rettili  (ho  trovato  anche  1' Heteromita  laccrtae  Grassi,  nel  sangue  della 
Lacertae  viridis)  e  dei  mammiferi  non  sono  punto  rari;  che  possano  produrre 
gravi  malattie  è  possibile,  ma  non  è  punto  dimostrato. 

«  Resta  di  accennare  alla  malaria.  Il  zoologo  che  studia  le  belle 
Memorie  di  Marchiafava,  di  Celli  e  di  Golgi  si  sente  fortemente  inclinato  a 
credere  che  il  Plasmodium  malariae  sia  un'amiba  imperfettamente  osservata, 
un'amiba  straordinariamente  simile  all'amiba  pigmentifera  da  me  scoperta 
nei  Chetognati,  i  quali  per  essa  subiscono  di  sovente  la  castrazione  cosidetta 
parassitaria  (Giard). 

«  Che  il  Plasmodium  fosse  un'amiba,  era  appunto  la  mia  convinzione 
fino  a  che  ebbi  io  stesso  occasione  di  osservare  la  cosa  da  vicino.  Allora  vi 
cercai  invano  i  caratteri  di  Sarcodino  che  mancavano  nelle  descrizioni  dei 
vari  autori  (compreso  anche  il  Metschnikoff)  e  precisamente  non  vi  trovai  il 
nucleo  in  alcun  modo,  non  ho  potuto  determinare  che  il  Plasmodium  assuma 
nutrimento  solido  co'  suoi  pseudopodi,  non  ho  trovato  neppure  il  Flagello  nelle 
cosidette  spore,  Flagello  forse  necessario  per  spiegar  l'entrata  loro  nel  globulo 
sanguigno.  Capisco  che  ai  risultati  negativi  si  deve  concedere  un  valore  rela- 
tivo :  in  ogni  modo  a  me  pare  lecito  asserire  che  manca  la  prova  che  il  Pla- 
smodium rnalarise  sia  un  essere  vivo,  ciò  che  ha  già  prima  di  me  sostenuto 
il  prof.  Tommasi-Crudeli. 

«  Ora  che  abbiamo  passato  in  rassegna  le  varie  malattie  in  cui  si  de- 
scrissero Protozoi,  facciamo  la  somma. 

«  È  dimostrato  che  certi  Protozoi  (i  Coccidi  sopratutto  e  forse  in  certi  casi 


—  89  — 

i  Megastomi)  (*)  possono,  produrre  malattie  locali.  Manca  la  prova  che  siano 
capaci  di  far  sviluppare  le  cosidette  malattie  infettive.  Questa,  dirò  così, 
indifferenza  dei  Protozoi  che  vivono  parassiti,  trova  un  importante  riscontro 
nei  Protozoi  che  conducono  vita  libera.  Come  gli  Schizomiceti  e  gli  Ifomiceti 
parassiti,  quelli  liberi  hanno  in  complesso  un'importanza  grande  nell'economia 
nella  natura  (fermentazione,  putrefazione,  nitrirìcazione  ecc.).  Invece  i  Protozoi 
liberi  benché  straordinariamente  diffusi  in  modo  che  dapertutto  dove  c'è  un 
po'  d'acqua  s'incontrano  in  enorme  numero,  almeno  per  quanto  finora  si  sa, 
non  hanno  alcun  significato  sé  non  in  quanto  servono  di  preda  gli  uni  agli 
altri  e  per  altri  esseri.  Gli  Schizomiceti  e  gli  Ifomiceti  producono  fermenti 
solubili,  veleni  ecc.  I  Protozoi  non  danno  niente  di  simile.  Insomma  senza  Schi- 
zomiceti e  Ifomiceti  l'equilibrio  degli  esseri  vivi  sarebbe  grandemente  turbato, 
ciò  che  non  accadrebbe  che  molto  limitatamente  se  scomparissero  i  Protozoi. 

«  E  si  tenga  conto  d'un  altro  fatto.  I  Protozoi  parassiti  se  portati  in 
vita  libera,  o  muoiono  o  si  conservano  in  una  condizione  che  possiamo  deno- 
minare morte  apparente,  mostrando  così  una  proprietà  negativa  in  confronto 
alla  maggior  parte  degli  Schizomiceti  e  degli  Ifomiceti.  Perciò  i  Protozoi  già 
a  'priori  non  si  prestano  a  spiegare  molti  fenomeni  propri  delle  malattie 
infettive,  i  cui  germi  in  molti  casi,  come  per  es.  nella  malaria,  debbono 
poter  moltiplicarsi  fuori  dell'organismo  umano. 

«  Conchiudo.  Io  ho  poca  fede  nei  Protozoi  considerati  come  causa  di 
malattie  infettive.  Essi  possono  produrre  malattie  locali  nell'uomo:  queste 
malattie  però,  almeno  nei  nostri  paesi,  sono  relativamente  rare.  La  stella 
adunque,  a  cui  accenno  nel  principio  di  questa  mia  breve  lettura,  è  secondo 
me  una  stella  cadente  (2)  ». 

Fisiologia.  —  Ricerche  sui  gas  contenuti  nella  vescica  nata- 
toria dei  pesci.  Nota  II  (3)  di  Margherita  Traube  Mengarini,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

«  Nel  1883  il  chiarissimo  professore  Emile  du  Bois-Beymond  volse  la  mia 
attenzione  sulle  esperienze  di  A.  Moreau  intorno  alla  vescica  natatoria  dei  pesci. 

«  Il  fatto  veramente  nuovo  e  sorprendente  stabilito  da  Moreau  è  che 
l' esperimentatore  può  far  variare  la  proporzione  tra  l'ossigeno  e  l'azoto  nella 
vescica  natatoria  dei  pesci,  variando  la  pressione  alla  quale  il  pesce  è  esposto. 

(1)  Fors'anche  i  Sarcodini  possono  produrre  malattie  locali,  cosi  V Haplococcus  reti- 
culatus  Zopf  nei  muscoli  del  porco  (Biol.  Centrablatt  Bd.  Ili,  n.  22,  1883). 

(2)  Non  ho  ricordato  in  questa  Nota  VAmoeba  parasitica  Lenden.  (trovata  da  Len- 
denfeld  in  Australia  nella  cute  di  pecore  affette  da  una  grave  malattia  cutanea)  perchè  non  ho 
potuto  consultare  il  lavoro  originale  :  ne  conosco  appena  un  estratto  pubblicato  nel  Wiener 
Landwirt.  Zeitung  1886,  n.  70. 

(3)  V.  Rendiconti.  Voi.  Ili,  2°  Sem.,  pag.  55. 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  12 


—  90  — 

«  Moreau  dimostrò  che  ciò  dipende  dall'aumento  di  ossigeno  che  av- 
viene nella  vescica  quando  si  rende  il  pesce  specificamente  più  pesante; 
aumento  che  egli  spiega  con  una  secrezione  di  ossigeno  nella  vescica  stessa. 
Questo  aumento  dell'ossigeno  nella  vescica  si  può  procurare,  sia  vuotando  la 
vescica  stessa  col  trocart  o  colla  pompa  pneumatica,  sia  rendendo  il  pesce 
più  pesante  applicandogli  una  zavorra,  sia  infine  tenendolo  forzatamente  nel- 
l'acqua ad  una  profondità  maggiore  di  quella  a  lui  solita. 

«  Da  questo  fatto  fu  dedotto,  ed  è  ora  generalmente  ammesso,  che  i 
pesci  sono  capaci  di  segregare  nella  vescica  natatoria  l'ossigeno.  L'azoto  vi 
si  troverebbe  per  osmosi  (Nota  I  39  p.  77).  L'autore  non  parla  della  pro- 
venienza delle  piccole  quantità  d'acido  carbonico  che  spesso  vi  si  rintracciano. 

k  Per  dimostrare  anche  meglio  che  i  pesci  non  prendono  i  gas  trovan- 
tisi  nella  loro  vescica  dall'ambiente,  Moreau  fece  sui  pesci  fisostomi  la  se- 
guente esperienza  che  trascrivo  per  intiera  dalle  Revues  scieatifiques  (40 
p.  392)  non  avendo  potuto  in  nessun  modo  ritrovarla  fra  le  opere  originali 
di  Moreau. 

«  Et  maintenant  d'où  vieat  l'air  de  la  vessie  natatoire  ?  Lorsqu'il  y  a 
«  un  canal  de  communication  avec  l'estomac,  on  peut  se  demander  si  le  pois- 
«  son,  qu'on  voit  du  reste  souvent  venir  à  la  surface  gober  des  bulles  d'air, 
-  ne  les  introduirait  pas  directement  dans  sa  vessie.  On  démontre  quii 
«  n'en  est  rien  en  laissant  pendant  plusieurs  jours  le  vase  où  nagent  les 
«  poissons  sona  une  vaste  cloche  pleine  d'un  mélange  d'hy drogane  et  d'oxy- 
«  gène:  on  ne  trouve  jamais  d'hydrogòne  dans  la  vessie  à  moins  qu'on  ait 
«  au  préalable  vide  le  réservoir  gazeux  par  le  jeu  de  la  pompe  pneumatique  ■ . 
«  Alcune  esperienze  da  me  fatte  nel  laboratorio  del  marchese  Stefano 
Capranica  gentilmente  posto  dal  proprietario  a  mia  disposizione,  confermano 
soltanto  l'ultima  asserzione  di  Moreau,  che  cioè  i  pesci  colla  vescica  vuo- 
tata ad  arte  inghiottiscono  il  gas  che  trovano  alla  superficie  dell'acqua. 

«  —  Prima  serie  di  esperienze  eseguite  sui  carassius  auratus  ed  infine 
sui  leuciscns. 

«  Il  carassius  auratus  ha,  come  è  noto,  la  vescica  natatoria  ristretta  a 
circa  due  quinti  della  sua  lunghezza,  in  modo  da  formare  due  sacchi  comu- 
nicanti. Questi  sacchi  però  sono  tanto  indipendenti  l'uno  dall'altro,  che  si 
possono  benissimo  vuotare  separatamente.  Perfino  separandoli  con  un  taglio  il 
gas  non  si  perde. 

«  Credo  però  che  questa  indipendenza  non  debba  attribuirsi  ai  due 
muscoli  annulari  descritti  da  Mueller,  ma  bensì  alla  materia  colloidale  della 
vescica,  giacché  pure  i  fori  del  trocart  richiudonsi  subito;  e  recidendo  il 
dutto  esofageo  dove  sbocca  nella  vescica,  pochissimo  gas  ne  esce  nonostante 
che  io  abbia  trovato  i  gas  nella  vescica  del  carassius  auratus  sempre  sotto 
pressione  maggiore  di  quella  dell'aria  atmosferica. 


—  91  — 

«  Per  vuotare  la  vescica  del  pesce  mi  servii  del  metodo  di  Moreau 
adoperando  invece  del  trocart  una  siringa  di  Pravaz  capace  di  10  ce. 

«  La  siringa  viene  introdotta  un  po'  al  disopra  della  linea  laterale  del 
pesce  per  non  ferire  l'intestino. 

«  Il  pesce  fu  tenuto  durante  l'esperienza  in  acqua  disaereata  (!)  satura 
d'idrogeno. 

«  L'esperienza  fu  disposta  nel  seguente  modo:  il  pesce  operato  venne 
introdotto  in  un  pallone  di  vetro  chiuso  ermeticamente  con  un  tappo  di  gomma 
coperto  di  mercurio  e  attraversato  da  due  tubi  di  vetro  con  robinetti  ugual- 
mente di  vetro.  Uno  dei  tubi,  che  era  destinato  ad  introdurre  una  abbon- 
dante corrente  di  idrogeno  nel  pallone  vi  pescava  poco  oltre  il  centro  di 
esso,  l'altro  destinato  all'uscita  del  gas  non  oltrepassava  lo  spessore  del  tappo. 

«  Il  pallone  venne  riempito  d'acqua  che  vi  fu  fatta  bollire  prima  alla 
pressione  atmosferica  e  poi  per  lungo  tempo  nel  vuoto  prodotto  da  una  pompa 
ad  acqua. 

«  L'acqua  poi  venne  tenuta  satura  d'idrogeno  che  vi  gorgogliò  durante 
tutta  l'esperienza,  formando  un'atmosfera  di  pochi  centimetri  di  altezza  tra 
la  superficie  dell'acqua  ed  il  tappo. 

«  L'idrogeno  prima  di  entrare  nel  pallone  passava  per  alcuni  apparecchi  di 
lavaggio,  cioè  :  due  tubi  ad  u  pieni  di  pezzetti  di  pomice  imbevuti  di  sublimato 
corrosivo,  una  bottiglia  con  nitrato  di  piombo,  una  con  nitrato  d'argento, 
un  tubo  con  potassa  caustica  e  finalmente  delle  bolle  di  Liebig  riempite  di 
nitrato  d'argento  serventi  di  teste. 

«  Appena  queste  s'annerivano  vennero  fatti  i  necessari  cambiamenti 
negli  altri  apparecchi. 

«  Queste  precauzioni  sono  necessarissime  per  preservare  i  pesci  dalle 
velenose  impurezze  dell'idrogeno.  Il  pesce  introdotto  nell'acqua  disaereata 
non  cade  in  fondo  se  ha  perduto  il  gas  di  una  vescica  sola.  Sta  allora  ver- 
ticalmente colla  testa  in  su,  se  il  gas  perduto  è  quello  della  vescica  poste- 
riore ;  se  invece  è  quello  della  vescica  anteriore  si  avvicina  meno  alla  ver- 
ticale e  tenendo  la  testa  in  giù. 

«  Il  pesce  con  ambedue  le  vesciche  vuote  riempie  probabilmente  prima 
l'anteriore,  giacché  sta  dopo  poco  tempo  verticalmente  colla  testa  in  su. 

«  Questi  fenomeni  non  si  osservano  nettamente  che  nei  pesci  messi  dopo 
l'operazione  nell'acqua  disaereata  o  guasta,  oppure  in  quelli  operati  che  per 
qualunque  lesione  stanno  male. 

«  Si  vede  che  dipende  dalla  volontà  del  pesce  o  piuttosto  dalle  sue 
facoltà  di  coordinazione  di  controbilanciare  col  giuoco  dei  muscoli  la  spinta 

(*)  Sapevo  da  esperienze  non  ancora  pubblicate  che  feci  sulla  proposta  e  sotto  la 
direzione  del  prof.  Hugo  Kronecker,  che  i  pesci  resistono  relativamente  bene  alla  man- 
canza d'ossigeno  se  si  asporta  l'acido  carbonico,  locchò  allora  si  operò  fissandolo  col- 
l' idrato  di  sodio. 


—  92  — 

che  sente.  Le  posizioni  straordinarie  assunte  dal  pesce  non  dipendono  da  una 
paralisi  muscolare  del  pesce,  poiché  esso  allo  stesso  tempo  è  capace  di  giun- 
gere con  straordinari  sforzi  muscolari  sia  alla  superfìcie,  sia  in  fondo  del 
vaso  secondo  che  pesa  più  o  meno  dell'acqua. 

«  la  esperienza  :  Un  pesce  di  63  gr.  viene  introdotto  nel  pallone  dopo 
essere  stato  privato  di  circa  10  ce.  di  gas.  Esso  cade  al  fondo  del  vaso:  soffre 
di  una  forte  dispnea  e  fa  ogni  sforzo  per  arrivare  alla  superficie,  ciò  che  gli 
riesce  ad  intervalli  per  mezzo  di  movimenti  serpiformi.  Arrivato  alla  super- 
ficie succhia,  per  tutto  il  tempo  che  gli  riesce  di  fermarvisi,  avidamente 
l'idrogeno. 

«  Dopo  circa  tre  ore  e  mezza  il  pesce  galleggia  alla  superficie  ;  riesce 
allora  ad  andare  giù  cogli  stessi  sforzi  muscolari  che  al  principio  gli  servi- 
rono per  salire.  Non  arriva  però  fino  in  fondo  al  vaso  e  finisce  dopo  poco 
tempo  per  non  muoversi  più  dalla  superficie  dove  galleggia  in  posizione  oriz- 
zontale senza  muovere  le  pinne.  Viene  ucciso  dopo  dodici  ore  di  permanenza 
nel  pallone. 

«  Il  gas  della  sua  vescica  viene  introdotto  nell'eudiometro  e  dà  una  forte 
detonazione  seguita  da  forte  contrazione  di  volume. 

«  Il  pesce  dunque  aveva  aggiunto  l'idrogeno  all'ossigeno  rimastogli  nella 
vescica. 

«  Quest'esperienza  non  parlerebbe  contro  la  possibilità  di  una  secrezione 
dell'ossigeno  nella  vescica  :  il  pesce  sentendosi  più  pesante  dell'ambiente  e 
vieppiù  privo  d'ossigeno,  ha  procurato  di  tornare  allo  stato  normale  più  presto 
che  poteva  inghiottendo  il  gas  esistente .  alla  superficie. 

«  2a  esperienza  :  Senza  cambiare  l'apparecchio  già  descritto,  circondai 
il  tubo  afferente  l'idrogeno  d'una  rete  metallica  a  forma  d'imbuto  che  chiu- 
deva poi  il  collo  del  pallone  in  modo  che  il  pesce  introdottovi  non  potesse 
più  attingere  né  le  bolle  d'idrogeno  che  gorgogliavano  nell'acqua,  né  l'idro- 
geno alla  superficie. 

«  Un  pesce  di  155  gr.  introdottovi  si  comporta  al  principio  come  i  pesci 
della  prima  esperienza  :  tenta  di  andare  alla  superficie  con  movimenti  serpi- 
formi  e  finisce  per  tenersi  verticalmente. 

«  Dopo  due  ore  e  mezzo  però  sta  al  fondo  e  non  va  in  su  che  di  rado. 
Dopo  trentasei  ore  rimane  permanentemente  al  fondo  del  pallone.  La  sua 
respirazione  ha  cambiato  carattere.  Invece  delle  respirazioni  frequentissime, 
ma  con  mosse  normali  della  bocca  e  degli  opercoli,  respira  molto  di  rado 
spalancando  la  bocca  e  le  branchie  annerite  in  modo  convulso. 

«  Viene  ucciso  dopo  71  ore  e  mezza  di  permanenza  nel  pallone.  Il  gas 
della  sua  vescica  introdotto  nell'eudiometro  esplode  soltanto  coll'aggiunta  del- 
l'ossigeno. 

«  Kipetei  quest'esperienza  su  vari  soggetti.  Per  l'ultima  di  esse  misurai 
i  gas  della  vescica  sebbene  in  modo  poco  preciso,  senza  catetometro. 


—  93  — 
«  Ottenni  come  risultato  dell'analisi  : 

Idrogeno  3,30  ce. 

Azoto  3,70  ce. 

Acido  carbonico     0,10  ce. 

Queste  esperienze  provano  che  il  pesce  è  capace  di  empire  la  vescica  nata- 
toria non  soltanto  coi  gas  che  trova  alla  superficie  dell'acqua,  ma  anche  con 
quelli  sciolti  in  essa,  cosa  negata  da  Humboldt  e  Provencal  (')  e  non  più  posta 
in  questione,  per  quanto  io  sappia,  da  alcun  naturalista  dopo  di  loro. 

«  3a  esperienza  :  Esiste  un'ipotesi  di  Erman  sulla  respirazione  dei  pesci 
colla  quale  si  potrebbe  pure  spiegare  come  i  pesci  provveduti  di  dutto  eso- 
fageo siano  capaci  di  riempire  la  loro  vescica  natatoria  coi  gas  sciolti  nel- 
l'acqua. 

«  Egli  (21)  dice  :  «  Io  credo  con  buona  ragione  che  gli  animali  con 
«  branchie  producano  od  almeno  favoriscano  assai  la  separazione  dell'aria 
«  (dall'acqua)  aprendo  rapidamente  la  cavità  buccale  prima  fermamente  chiusa 
«  attirando  così  l'acqua  in  uno  spazio  molto  aggrandito  ;  l'aria  in  parte  libe- 
-  rata  dalla  pressione  dell'acqua  si  espande  e  si  stacca  dall'acqua,  in  bolli- 
«  cine  che  l'animale  nella  seconda  parte  della  respirazione  dirige  alle  branchie  » . 

«  Per  verificare  l'ipotesi  di  Erman  variai  le  mie  esperienze.  Al  pallone 
chiuso  venne  sostituito  una  vasca  a  pareti  di  vetro,  nel  di  cui  centro  per 
mezzo  di  appositi  tubi  gorgogliano  durante  tutto  il  decorso  dell'esperienza 
due  correnti  gazzose  :  l'ima  di  aria  atmosferica,  l'altra  d'idrogeno.  Delle  reti 
di  nickel  erano  disposte  in  modo  che  i  pesci  non  potevano  attingere  diret- 
tamente i  gas  né  alla  superficie,  né  lungo  il  tragitto  delle  bolle. 

«  Introdussi  in  questa  vasca  un  Leuciscus  colla  vescica  intatta  e  colla 
bocca  mantenuta  permanentemente  spalancata  da  un  pezzo  di  sughero  imbe- 
vuto colla  paraffina  e  spintogli  nelle  fauci  in  modo  da  non  impedire  il  pas- 
saggio dell'acqua,  ma  da  rendere  immobile  l'apparecchio  buccale. 


(')  23  p.  283  «  On  a  fait  respirer  des  tanches  non  seulement  dans  du  gaz  Hydro- 
«  gène,  mais  aussi  dans  une  des  eaux  charge'es  d'un  mélange  d'Hydrogòne  et  d'Oxygène. 
«  Pas  un  atòme  d'Hydrogène  n'est  entré  dans  la  vessie  natatoire  des  poissons  soumis  à 
«  ces  expe'nences  ». 

«  Qnesto  risultato  negativo  ottenuto  dal  celebre  naturalista  dipende  probabilmente 
dalle  impurezze  dell'idrogeno  adoperato,  poiché  a  p.  279  dice  :  «  Les  poissons  placés  dans 
«  un  liquide  qui  contenait  de  l'Oxygène,  de  l'Hydrogène  et  de  l'Azote  parurent  souffrants 
«  dès  qu'il  furent  place's  sous  la  cloche  qui  e'tait  renversée  sur  du  mercure.  On  les  retire 
«  presque  morts  après  trois  heures  de  temps  ».  E  poi  :  «  Ils  souffrent  plus  dans  l'Hydrogène 
«  que  dans  l'Azote.  Ils  sont  dans  un  état  de  mort  apparente  si  on  les  y  enferme  pendant 
«  quatre  ou  cinq  heures.  On  remarque  géne'ralement  que  dans  les  gaz  Azote  et  Hydro- 
«  gène,  ils  ferment  leurs  opercules  comme  pour  garantir  leurs  branchies  du  contact  de  ces 
«  deux  gaz  ». 


—  94  — 

«  Il  pesce  reso  dal  sughero  più  leggiero  dell'acqua  resta  come  sospeso 
e  colla  testa  in  su  alla  rete  di  nickel  che  gli  rende  impossibile  l'accostarsi 
alla  superficie  dell'acqua. 

«  Dopo  due  ore  va  verso  il  fondo  con  grandi  sforzi  muscolari.  Abban- 
donandosi però  rimane  di  nuovo  sospeso  sotto  la  rete,  ma  questa  volta  colla 
testa  obliquamente  in  basso. 

«  È  difficile  spiegare  questo  secondo  spostamento  nelle  condizioni  di  equi- 
librio del  pesce  giacché  esso  non  perdette  durante  l'esperienza  alcuna  bolla  di 
gas  (1).  Dopo  20  minuti  cambia  di  nuovo  la  sua  posizione  e  finisce  per  rimanere 
orizzontalmente  sotto  la  rete. 

«  Il  pesce  venne  sacrificato  dopo  72  ore.  È  da  notare  che  il  numero 
delle  sue  respirazioni  era  alla  fine  come  al  principio  da  80  a  85.  Le  inspi- 
razioni però  parevano  più  ampie  del  normale,  giacché  il  pesce  dilatava  molto 
gli  opercoli. 

K  L'aria  della  sua  vescica  esplose  vigorosamente  nell'endiometro;  essa 
conteneva  quindi  oltre  all'ossigeno  suo  proprio,  una  ragguardevole  quantità 
d'idrogeno  assorbito  dall'acqua. 

«  Dalle  esperienze  finora  descritte  risulta  : 

«  1°  Le  citate  esperienze  di  Moreau  si  verificano  soltanto  per  ciò  che 
riguarda  i  pesci,  i  quali  avendo  la  vescica  natatoria  vuotata  ad  arte  vanno 
alla  superficie  per  inghiottire  qualsiasi  gas  ivi  trovano  per  riempirne  la  loro 
vescica  natatoria. 

n  2"  I  pesci  fisostomi  sono  capaci  di  separare  l'idrogeno  sciolto  nel- 
l'acqua e  di  riempirne  la  vescica. 

«  3°  Questo  processo  accade  sia  che  per  mancanza  di  gas  nella  vescica 
essi  sentano  lo  stimolo  di  riempirla,  sia  nel  caso  che  avendo  loro  causato 
artificialmente  una  diminuzione  di  peso  essi  galleggino  sull'acqua. 

«  4°  I  pesci  respirano  benissimo  senza  far  movimenti  colla  bocca. 
Quindi  la  morte  dei  pesci  tenuti  colla  bocca  spalancata  sotto  l'acqua  corrente 
non  può  essere  attribuita,  come  suppone  Erman,  alla  loro  incapacità  di  pro- 
curarsi l'aria  facendo  il  vuoto  colla  bocca. 

b  In  altra  nota  dimostrerò  che  i  pesci  senza  dutto  esofageo  si  compor- 
tano in  modo  identico  ai  fisostomi  » . 


(')  Dopo  le  esperienze  di  Charbonnel  Salle  (Annales  des  Sciences  nat.  1887  voi.  II 
p.  305),  pare  escluso  il  dubbio  che  i  ciprini  siano  capaci,  come  ammette  Mueller,  dietro 
considerazioni  anatomiche,  di  spostare  le  masse  di  gas  volontariamente  da  una  vescica 
all'altra. 


95 


MEMORIE 
DA  SOTTOPOKSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

P.  Toldo.  /  Fableaux.  Presentata  dal  Segretario. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Carutti  presenta,  in  nome  del  dotto  e  operoso  editore, 
le  due  seguenti  opere:  1°  il  volume  decimo  della  Bibbia  volgare  secondo 
la  rara  edizione  del  1  ottobre  MCCCCLXXI,  ristampata  per  cura  di  Carlo 
Negroni  ;  col  quale  volume,  che  contiene  le  «■  Lettere  Apostoliche  »  e  «  l'Apoca- 
lisse »  ha  termine  l'opera;  2°  Le  Letture  edite  e  inedite  di  Giovan  Bat- 
tista Gelli  sopra  la  Commedia  di  Dante,  raccolte  per  cura  di  Carlo  Ne- 
groni, socio  della  r.  Commissione  pei  testi  di  Lingua.  Firenze,  1887,  fratelli 
Bocca  editori;  volumi  in  ottavo. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  pure  la  Storia  dell'Impero  Ottomano  da 
Osman  alla  pace  di  Carlovitz,  del  senatore  Vincenzo  Errante,  Roma,  1882, 
due  volumi,  e  ne  discorre;  e  l'opera  del  Socio  Lampertico  intitolata:  La 
Legge  14  luglio  1887 J  n.  4727  {Serie  3a)  di  abolizione  ed  affrancazione 
delle  decime. 

Il  Socio  Guidi  presenta,  a  nome  dell'editore  prof.  Rossi,  l 'papiri  copti 
del  Museo  Egizio  di  Torino,  ragionando  dell'importanza  e  dell'utilità  della 
pubblicazione. 

Il  Socio  Lampertico  presenta  all'Accademia  la  Relazione  testé  pub- 
blicata in  nome  del  Ministero  d'Agricoltura,  Industria  e  Commercio  sul  com- 
mercio, l'industria,  il  credito,  ed  aggiunge  le  seguenti  parole: 

«  Autore  ne  è  il  comm.  Monzilli,  direttore  Capo  divisione  dell'industria 
e  del  commercio.  La  relazione  con  molta  chiarezza  di  dettato  e  molta 
copia  di  notizie  fa  conoscere  quale  sia  l'azione  che  nelle  attribuzioni  del 
Ministero  dell'Agricoltura,  Industria  e  Commercio,  l'amministrazione  pubblica 
esercita  quanto  all'industria,  al  commercio  e  al  credito.  Essa  peculiarmente 
si  occupa  di  quanto  concerne  quella  parte  dell'istruzione  che  spetta  ancora 
al  Ministero  di  Agricoltura,  Industria  e  Commercio. 

«  Non  ne  fo  una  recensione,  ma  solo  la  presentazione,  non  senza  segna- 
larne l'importanza  anche  scientifica  nelle  svariate  applicazioni  della  scienza 
in  questo  campo  di  attività  dell'Amministrazione  Pubblica  » . 


—  qg- 
ii  Socio  Betocchi,  a  nome  del  conte  di  Charencey,  fa  omaggio  del 
tomo  XV  degli  Atti  della  Società  filologica  di  Francia. 

Il  Corrispondente  Lumbroso  presenta  in  nome  dell'autore,  la  seconda  edi- 
zione ampliata  e  corretta  dei  Ritratti  e  profili  politici  e  letterari  di  Matteo 
Ricci  (Firenze,  Cellini,  1888).  Questa  pregevole  raccolta,  in  cui  è  da  notarsi 
che  lo  scrittore  è  fonte  a  sé  stesso,  contiene  le  monografie  :  Azeglio  e  Cavour  ; 
Federigo  Sclopis;  i  due  Promis;  Giovanni  Prati;  Caterina  Ferrucci;  Carlo 
Baudi  di  Vesme;  Ercole  Ricotti;  Cesare  Campori. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Segretario  Carutti  annuncia  all'Accademia  la  morte  del  Socio  nazionale, 
senatore  Francesco  Carrara,  Socio  della  R.  Accademia  dal  9  marzo  1875, 
avvenuta  il  17  gennaio  con-.,  dicendo  che  ogni  sua  parola  sarebbe  insufficiente  a 
segnare  la  dolorosa  perdita  che  l'Accademia,  la  Scienza  del  diritto  e  l'Italia 
hanno  fatta. 

Il  Socio  Mancini  si  associa  ai  sentimenti  espressi  dal  Segretario  Ca- 
rutti, ed  aggiunge  che  si  riserba  di  commemorare  l'illustre  estinto  insieme 
al  chiaro  giurista  Francesco  Laurent,  che  faceva  parte  dell'Accademia 
come  Socio  straniero. 


CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Carutti  dà  comunicazione  dei  lavori  presentati  al  concorso 
al  premio  Reale  per  le  Scienze  filosofiche  e  morali,  scaduto  col  31  di- 
cembre 1887. 

I.Cecconi  Giovanni.  La  genesi  dell  Italia  (st.). 

2.  Maltese  Felice.  Monismo  o  nichilismo,  voi.  I,  II  (st.). 

3.  Paoli  Giulio  Cesare.  Fisiocosmos  o  saggio  di  un  sistema  naturale 
di  filosofia  (ms.). 

4.  Paolini  Eugenio  Paolo.  L'allevamento  umano.  Manuale  per  gli  edu- 
catori della  prima  infanzia.  Educazione  fisica  (st.). 

5.  Pitrelli  Nicola.  L'uno  per  ogni  verso  o  la  lingua  universale  di 
Leibnizio  e  la  inesattezza  delle  scienze  esatte  (st.). 

6.  Santangelo  Spoto  Ippolito,  l)  La  tendenza  delle  classi  sociali  infe- 
riori nella  2a  metà  del  secolo  XIX  (st.).  —  2)  Importanza  della  monografia 
di  famiglia  negli  studi  sociali  (st.). 


—  97  — 

7.  Anonimo.  (Motto:  «  Intima  panduntnr  vieti  penetralia  coeli  »)•  L'asso- 
soluto  vivente  (ms.). 

8.  Anonimo.  (Motto:  « Laboravi » ).  Z«  dottrina  del  vovg  noirjTixóg  e  na- 
Trjrixóg  studiala  in  Aristotele  e  ne' suoi  principali  interpreti  da  Teofrasto 
fino  a  giorni  nostri  (ms.). 

9.  Anonimo.  (Motto  :  «  Mestier  gli  fu  d'aver  sicura  fronte  » .  Inf.  XXI). — 
Primordi  del  linguaggio  (ms.). 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Carutti  comunica  una  lettera  del  ff.  di  Sindaco  marchese 
Guiccioli,  colla  quale  s'invitano  gli  accademici  ad  assistere  alla  inaugura- 
zione dei  busti  di  Bartolomeo  Borghesi  e  Guglielmo  Henzen,  che  avrà 
luogo  in  Campidoglio  il  27  del  corrente  mese. 

Lo  stesso  Segretario  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Ringraziano  per  le  pubblio azionioni  ricevute: 

La  Sovraintendenza  agli  Archivi  nelle  Provincie  Romane  ;  la  Società  di 
scienze  naturali  di  Ottawa;  l'Università  di  Oxford;  la  Scuola  politecnica  di 
Delft;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge,  Mass. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 
L'Accademia  delle  scienze  di  S.  Francisco;  la  Società  storica  di  Han- 
nover ;  le  Università  di  Utrecht  e  di  Tubinga  ;  il  Museo  nazionale  di  Mexico  ; 
l'Istituto  Teyler  di  Harlem;  l'Osservatorio  Morrison  di  Glasgow,  Missouri. 

D.  C. 


—  99  — 


RENDICONTI 


DELLE    SEDUTE 

DELLA    R.     ACCADEMIA    DEI    LINCEI 

Classe  di  scienze  fìsiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  del  5  febbraio  1888. 
F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PKESENTATE  DA  SOCI 

Astronomia.  —  Osservazioni  sul  bordo  e  sulle  protuberanze 
solari,  fatte  all'  Osservatorio  del  Campidoglio  negli  anni  1884, 
1885,  1886  e  1887.  Memoria  del  Socio  L.  Respighi  e  del  dott. 
F.  Giacomelli. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 

Mineralogia.  —  Sulla  cosi  detta  Savite  di  Montecatini.  Comu- 
nicazione del  Socio  Alfonso  Cossa. 

«  A  complemento  di  quanto  fu  giustamente  asserito  dal  sig.  Ettore  Ar- 
tini  nella  sua  Nota  presentata  nella  seduta  del  giorno  8  gennaio  scorso,  sulla 
identità  della  Savite  del  Bechi  colla  Nalrolite,  m  interessa  di  far  cono- 
scere che  per  riguardo  alla  composizione  chimica  l'identità  dei  due  minerali 
fu  già  stabilita.  L'ingegnere  Ettore  Mattirolo  eseguì  nel  corso  dell'anno  1886, 
nel  mio  laboratorio,  delle  indagini  sulla  composizione  di  cristalli  della  così 
detta  Savite,  dalle  quali  risulta  che  questo  minerale  quando  è  ben  scelto 
Rendiconti.  1888,  Voi,.  IV,  1°  Sem.  13 


—  100  — 

non  contiene  traccie  di  magnesia,  e  presenta    una  composizione    centesimale 
che  soddisfa  a  quella  corrispondente  alla  formola  della  Natrolite  (l)  » . 

Matematica.  —  Sopra  alcuni  invarianti  simultanei  di  due 
forme  binarie  degli  ordini  5  e  4 ,  e  sul  risultante  di  esse.  Memoria 
del  Corrispondente  Enrico  D'Ovidio. 

«  Il  numero  degl'invarianti  e  covarianti  fondamentali  di  una  o  più  forme 
binarie  cresce  assai  rapidamente  all'elevarsi  dell'ordine  di  ciascuna  forma,  e 
non  meno  rapidamente  si  accumulano  le  difficoltà  che  presenta  il  calcolo 
degl'invarianti  e  covarianti  medesimi.  Ciò  spiega  come  non  siano  stati  ancora 
stabiliti  i  sistemi  completi  simultanei  di  due  forme,  una  almeno  delle  quali 
sia  di  ordine  superiore  al  4°. 

«  Il  presente  scritto  reca  qualche  contribuzione  al  sistema  simultaneo 
di  due  forme,  una  del  5°  ordine  e  l'altra  del  4°;  e  precisamente  ha  per 
oggetto:  di  assegnare  quegl' invarianti  fondamentali  che  son  di  gradi  non  supe- 
riori a  4  e  5  rispettivamente  nei  coefficienti  delle  due  forme,  e  di  esprimere 
mediante  essi  il  risultante  delle  due  forme. 

«  In  conseguenza  questo  lavoro  ha  stretto  legame  con  la  mia  Noia  sulle 
forme  binarie  del  J°  ordine  (Atti  dell'Accademia  delle  Scienze  di  Torino, 
voi.  XV,  1880)  e  con  la  Memoria  Sopra  alcuni  invarianti  di  due  fornii: 
binarie  degli  ordini  5  e  :'.  o  6  e  .'»'.  e  in  particolare  sul  risultante  di  esse 
(Memorie  della  Società  Italiana  delle  Scienze  detta  dei  XL.  tomo  IV,  1881)  ». 

Questo  lavoro  sarà  inserito  nei  volumi  delle  Memorie. 

Matematica.  —  Sopra  certi  integrali  definiti.  Nota  del  Corri- 
spondente S.  Pincherle. 

«  1.  Sia  y(t)  una  funzione  continua,  reale  o  complessa,  data  per  ogni 
valore  reale  e  positivo  di  /  da  0  a  oo,  e  finita  per  ogni  valore  finito  di  L 
eccettuato  al  più  t  =  0.  Si  supponga  inoltre  che  sia 

lira  <f(t)ertx  —  0 

t=ao 

per  ogni  x  la  cui  parte  reale  è  maggiore  di  un  numero  reale  dato  a  (2).  In 
tale  ipotesi,  è  noto  che  l'espressione 


,,-t.r 


(f(t)  di 


0)  Sulla  Natrolite  di  Montecatini.  Nota  di  E.  Mattirolo.  Atti  della  R.  Accademia 
delle  scienze  di  Torino.  Voi.  XXI.  Adunanza  del  20  giugno  1886. 

(2)  Verrà  indicata  con  r{x)  la  parte  reale  della  quantità  complessa  x. 


—  101  — 

rappresenta  una  funzione  analitica  di  x,  regolare  per  r(x)  ]>  a  e  per  e  pic- 
colo quanto  si  vuole  ed  anche  per  s  =  0  se  <f(t)  è  finita,  o  infinita  d'ordine 
(algebricamente)  minore  del  primo,  per  t=  0.  Ma  se  (f{t)  è  infinita  per  t  =  0 
d*ordine  k  >  1,  l'espressione 

(1)  e-tx(f(t)dt 

non  avrà  alcun  significato,  benché  essa  possa  continuare  a  godere  di  proprietà 
formali.  Bensì  avrà  significato  l'espressione 

•-»  co 

(2)  (— 1)M  e-top-ytydt 

per  ogni  ^,  >.  A;  ;  e  supponendo  d'ora  innanzi  X  intero,  qust'  ultima  espres- 
sione si  potrà  chiamare  la  derivata  Xsima  formale  della  (1). 

«  Ciò  posto,  se  in  luogo  della  (1)  prendiamo  a  considerare  l'espressione 

dove  a  è  tale  che  r(a)  ^>  a,  questa  avrà  significato  per  r(x)  >  a  e  rappre- 
senterà per  quei  valori  di  x  una  funzione  analitica,  le  cui  proprietà  saranno 
affatto  simili  a  quelle  di  cui  godeva  formalmente  la  (1).  In  particolare  le 
derivate  della  (3),  dall'indice  X  in  avanti,  coincidono  colle  (2). 

«  Il  procedimento  con  cui  dalla  (1)  si  è  passati   alla  (3),  è  stato  sug- 
gerito da  una  formula  che  s' incontra  nella  teoria  delle  funzioni  euleriane  come 

r'(x) 
espressione  di    „  .   [  (l).  Esso  sarebbe  suscettibile  di  generalizzazioni  sulle 
r  (x) 

quali  mi  propongo  di  tornare,  ed  è  appena  necessario  di  avvertirne  l'analogia 

col  metodo  che  si  tiene  nell'applicazione  del  teorema  di  Mittag-Leffler,  quando 

ai  termini  di  una   serie    si   sottraggono    funzioni   opportune  in  modo  che  la 

serie  si  riduca  convergente. 

«  2.  Prendo  a  considerare  la  serie  multipla 

(4)  V  /rA  (r*\  .  •  . (rA (—l)n^n^...nm ^ 

/      VV  \ih)     \nm)  (x  -h  >ii  ai  -h  n2  ce2  h nm  «w)x 

dove  le  ri,  r2 ,  . . .  rm  sono  quantità  reali  e  negative  e  le  «i ,  «2 ,  •  •  •  Km 
sono  quantità  complesse  aventi  la  parte  reale  positiva,  e  la  somma  va  estesa 
a  tutti  i  valori  interi,  positivi  o  nulli,  degl'indici  nXì  n%,...  nm.  Siccome 
questa  serie  converge  e  diverge  insieme  alla 

( — iy»1-w*8H-...nJi, 


Z__  \nx)  \nj     \nm) 


(iti  «i  +  %«H —  nm  ccm)x 
così  mi  occuperò  prima  di  questa. 

«  Estraggo   dalla    (5)   quel   gruppo  di  termini,  che  dirò  Su,  in  cui  la 

0)  V.  Hermite,  Cours,  3me  ed.,  p.  131  (Paris,  Hermann,  1887). 


—  102  — 

somma  nx  -+-  n%  +  . . .  Hm  degl'  indici  è  costante  e  uguale  ad  n  :  indi,  essendo 
a  la  minima  fra  le  r(«0,  r(«2), . . .  r(am),  osservo  che  in  quel  gruppo 

|  rti ax  -+- ??2 «2  H —  Km am\>.nir (ai) -l- n2 r («2)  +  -»m r (am)  >  «a ; 
inoltre,  per  essere  le  ri ,  r% , . . .  rm  negative,  il  coefficiente 

<-^"C:)(»i)-(i:)    (».+».+••■»-=») 

è  essenzialmente  positivo;  infine  per  le  proprietà  dei  coeflìcenti  binomiali, 

Z.WW   vw    V       w      / 

dove  la  somma  si  estende  ai  valori  degl'  indici  la  cui  somma  è  uguale  ad  n. 
Per  queste  ragioni,  si  ha: 

11      èri1     '      èri  V  »  '»  «^ 

Ma  il  rapporto  di  due  termini  consecutivi  in  quest'ultima  serie  essendo 

_  /  -I-  /'!  -f-  rr±  -  rm  -f- 1  _^_ 

si  ha,  per  il  criterio  di  Gauss,  che  essa  sarà  convergente  sotto  la  condizione 
(6)  *>  —  (ri -h  r2 -h  -  rm) . 

Tale  è  la  condizione  di  convergenza  della  serie  (5)  e  conseguentemente  della  (4). 
«  3.  Tornando  alle  espressioni  della  forma  (1),  consideriamo  il  caso  speciale 


(7)  e-xtn(ì  —  e-^'Yvdt 

dove  le  «v  hanno  le  parti  reali  positive.  La  (7)  si  può  riguardare  come 
la  generalizzazione  dell'  integrale  euleriano  di  prima  specie,  come  si  vede 
scrivendola  sotto  la  forma 

(  Wl 

//*-»/7(l  —  u*v)rvdu, 
Jo 
mediante  la  trasformazione  u  =  e~l. 

«  Quando  la  (7)  ha  un  significato,  essa  rappresenta,  per  ì\x)  >  0,  una 
funzione  analitica  regolare  di  x\  ma  se  gli  esponenti  rv  sono,  come  li  sup- 
porremo quindi  innanzi  (•),  reali  e  negativi,  la  funzione  sotto  il  segno  è  intì-. 
nita  dell'ordine  — (ri  -f-  rz  •+■ . . .  rm)  per  1  =  0  e  la  (7)  non  ha  significato 
se  quest'ordine  è  maggiore  dell'  unità.  Ha  invece  sempre  un  significato 
l'espressione 

/~\  00 

( 1  Xk-i  [  m 

(8)  A—i!   F(X~"(;g)==      e-^P-'lIiì—e^y.dt, 

per  l  intero  e  soggetto  alla  condizione  (6). 

(l)  Si  tralascia  per  brevità  l'estensione  al  caso  che  le  rv  siano  complesse,  e  all'altro, 
assai  semplice,  che  alcune  delle  rv  siano  positive. 


—  103  — 

«  Svolgendo  in  serie  il  prodotto  sotto  il  segno  nella  (9),  si  può  eseguire 
l'integrazione  termine  a  termine,  poiché  in  forza  delle  considerazioni  svolte 
nel  §  precedente,  si  può  applicare  un  noto  teorema  del  Dini  (l);  e  si  ottiene 
così 
(_1  )x-i  jia-i)  tx\  =  'ST  (_i  )«  (?1\  (r*\  . .  (rA 1 . 

«  Il  teorema  di  Mittag-Leffler  e'  insegna,  partendo  da  questa  espressione, 
integrando  l  —  1  volte  e  determinando  convenientemente  le  costanti,  a  for- 
mare un'espressione  che  nei  punti  — {nxal-+-n\a%-\ — nmam)  è  infinita  del 

prim' ordine   coi   residui   ( — l)n  i   1  )  (  ' 2  )•  •  (   m  ).  Ora,  il  mio  scopo  è  ap- 

yriif  \ii2/      VW 

punto  di  far  notare  come  questa  espressione  si  possa  ottenere  in  forma  d'in- 
tegrale definito,  applicando  alla  (7)  il  procedimento  indicato  al  §  1  ;  e  questa 
espressione  si  ha  senz'altro  nella  forma 

j  j,-*_/i+(i_-5)fH — f- (1~^ tX~2) e~l ì n (l—e-^y,dt , 

che,  integrata  termine  a  termine,  dà  appunto  l'espressione  indicata  dal  teo- 
rema di  Mittasr-Leffler 

1 


i<-oc)-(air 


ih  «i  -+-  •••  nm  <xm  —  (1 — x) 
1 _ \—cc  (1— xY-%  ) 

1  -f-  'Ih  «i  H llm  ««?  (1  +  nx  «1  H ttm  Cimf  (l-H&i«H—  •  •  llma  m)~K~l) 

«  4.  Il  eh.  Hermite,  ricordando  la  nota  formola 

per  il  caso  di  r{a)  >>  0,  si  propone  di  vedere  ciò  che  essa  diviene  per  r{a)  <C  0  (2). 
Il  metodo  accennato  al  §  1  conduce  ben  presto  al  risultato,  che  non  è  che 
un  caso  speciale  di  quanto  si  è  trovato  al  §  3.  Infatti,  posto  u  =  e~\  l'espres- 
sione 

J-,  co 
e-xt(l— e-tf-Ult 
o 
non  ha,  per  r{a)  <[  0,  alcun  significato  ;  ma  si  indichi  con  l  un  numero  in- 
tero tale  che  sia 

X-hr(a)<0 
e  si  consideri  la 


her*t—(i  +  {i—a)  +  ..(1     ^'^  V')j(l  —  e-1)"-1 


dt 


(x)  Dini,  lezioni  litogr.  di  calcolo,  calcolo  integrale,  p.  90.  Pisa,  1877-78. 
(2)  Acta  Societ.  Scientiarum  Fennicae,  t.  XII,  1881. 


—  104  — 
questa  sviluppata  in  serie  diviene 

/_l       }   \    n    )(,i-hl  —  {l—a 


1  — x 


x)       n-+-l      (>i-hiy 


'  0H-i)x  ! 


che  non  può  differire  dalla  —, — -~-  che  per  una  funzione  intera   d'ordine 

r^a-hx) 

X — 1  al  più  ». 


Astronomia.  —  Sulla  distribuzione  delle  protuberanze  alla  su- 
perficie del  sole  durante  ranno  1887.  Nota  del  Corrispondente 
P.  Tacchini. 

«  Presento  all'Accademia  una  breve  Nota  sulla  distribuzione  delle  protu- 
beranze alla  superficie  del  sole  durante  il  1887.  Dagli  angoli  di  posizione 
osservati  per  1863  protuberanze,  ne  ricavai  le  corrispondenti  latitudini  elio- 
grafiche, e  dalla  serie  delle  latitudini  le  cifre  del  quadro  seguente,  che  rap- 
presentano la  frequenza  relativa  del  fenomeno  in  ogni  zona  di  10  gradi  in 
ciascun  emisfero  solare. 


Latitudine 

1887.  Frequenza 

1°  trimestre 

2°  trimestre 

3°  trimestre 

4°  trimestre 

Anr.o 

90°+  80° 

0,000 

0,016 

0,003 

0,006 

uhm,; 

80  +  70 

0,003 

0,008 

0,011 

0,009 

0,008 

70  +  60 

0,005 

0,008 

0,009 

0,009 

(1.1 1<  IX 

60  +  50 

0,078 

0,072 

0,023 

0,054 

0,053 

50  +  40 

0,140 

0,070 

0,056 

0,110 

0,086 

40  +  30 

0,083 

0,127 

0,065 

0,066 

0,086 

30  +  20 

0,109 

0,086 

0,107 

0,066 

0,095 

20  +  10 

0,101 

0,074 

0,082 

0,016 

0,073 

10  .     0 

0,062 

0,039 

0,061 

0,038 

0,051 

0-10 

0,052 

0,052 

0,098 

0,069 

0,071 

10  —  20 

0,057 

0,086 

0,062 

0,104 

0,075 

20  —  30 

0,104 

0,090 

0,114 

0,098 

0,102 

30  —  40 

0,088 

0,091 

0,076 

0,079 

0,083 

40  —  50 

0,096 

0,134 

0,188 

0,179 

0,153 

50  —  60 

0,015 

0,027 

0,033 

0,088 

0,037 

60  —  70 

0,000 

0,006 

0,006 

0,006 

0,005 

70  —  80 

0,007 

0,010 

0,006 

0,000 

0,006 

80  —  90 

0,000 

0,004 

0,000 

0,003 

0,002 

—  105  — 

«  Nel  primo  trimestre  le  protuberanze  furono  più  frequenti  nell'emisfero 
boreale  del  sole,  come  nell'ultimo  trimestre  dell'anno  precedente  con  una  fre- 
quenza però  sempre  marcata  fra  -1-10°  e  -f-60°  e  fra  — 10°  e  — 50°,  mentre 
si  mantennero  relativamente  scarse  presso  all'equatore  solare,  cioè  da  0°  a=t  10°. 
Nell'emisfero  boreale  è  notevole  la  zona  (-+-40°-f-50°)  di  massima  frequenza 
assoluta. 

«  Nel  secondo  trimestre  le  protuberanze  furono  in  numero  quasi  eguale 
tanto  al  nord,  che  al  sud  dell'equatore  solare.  Nella  zona  equatoriale  (0°=t  10°) 
si  mantennero  scarse  come  nel  precedente  trimestre,  e  ci  furono  due  zone 
ben  distinte  di  massima  frequenza  a  (-+-  30°  -+-  40°)  e( — 40°  —  50°).  Anche 
per  questo  trimestre,  come  per  il  primo,  la  frequenza  delle  protuberanze  so- 
lari è  bene  marcata  dall'equatore  a  =!=600,  e  raro  il  fenomeno  nelle  restanti 
calotte  polari. 

«  Nel  terzo  trimestre  si  appalesa  una  maggiore  frequenza  delle  protube- 
ranze nell'emisfero  australe.  È  notevole  la  massima  frequenza  delle  protube- 
ranze nella  zona  australe  ( — 40°  —  50°),  come  nel  2°  trimestre,  mentre  nella 
zona  equatoriale  (0°ztlO°)  non  vi  fu  scarsità  del  fenomeno,  come  nei  due 
trimestri  precedenti.  Anche  in  questa  nuova  serie  di  osservazioni  però  può 
dirsi,  che  le  protuberanze  furono  sempre  frequenti  dall'equatore  tino  a  z£  60°. 
Notiamo  anche  il  fatto,  che  nel  1°  trimestre  1887  in  cui  si  ebbe  una  grande 
prevalenza  delle  protuberanze  nell'emisfero  nord,  la  massima  frequenza  di 
esse  avvenne  nella  zona  (-f-  40° -f-50°),  cioè  alla  stessa  distanza  dall'equatore, 
come  per  l'emisfero  sud  in  questo  terzo  trimestre. 

«  Nel  quarto  trimestre  continuò  la  maggiore  frequenza  delle  protuberanze 
nell'emisfero  australe.  Inoltre  si  ebbe  ancora  la  maggiore  frequenza  del  feno- 
meno nella  zona  ( — 40°  —  50°),  mentre  intorno  all'equatore  le  protuberanze 
furono  scarse.  Puossi  dire  in  complesso,  che  il  fenomeno  delle  protuberanze 
si  manifestò  con  abbastanza  frequenza  in  quest'ultimo  trimestre  dall'equatore 
a  zt  60°,  con  due  massimi  nelle  zone  (zt:  40°  zt  50°),  e  che  fu  assai  raro 
intorno  ai  poli. 

«  Nel  risultato  annuo  si  ha  una  maggiore  frequenza  delle  protuberanze 
nell'emisfero  sud,  con  due  zone  di  massima  frequenza  equidistanti  dall'equa- 
tore (zz  20°  zt  50°).  Una  frequenza  sempre  rilevante  si  manifestò  dall'equatore 
fino  a  zt  50°  come  nel  precedente  anno  « . 

Astronomia.  —  Sull'eclisse  di  Luna  del  28  gennaio  1888. 
Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Il  cattivo  tempo  impedì  quasi  del  tutto  le  osservazioni  che  ci  eravamo 
proposti  di  fare.  La  nostra  attenzione  era  rivolta  ad  osservare  le  occultazioni 
di  stelle,  che  in  numero  considerevole  ebbero  luogo  durante  l'eclisse  lunare: 


K.  *■ 

Grandezza 
delle  stelle 

Fenomeno  osservato 

Osservatore 

136 

9,5 

Immersione 

Àfillosevich 

148 

10 

n 

s 

89 

7,7 

Emersione 

Tacchini 

136 

9,5 

n 

» 

201 

8,7 

n 

n 

—  106  — 

ma  il  continuo  passaggio  di  nubi  più  o  meno  dense  non  permise  di  fare  che 
sole  5  osservazioni,  che  qui  riferisco: 

Koma  18  gennaio  1888. 

Tempo  medio  di  Roma 

llh.10n,.39s,57 
11.27.  7,02 
11.31.40,86 
12.24.24,18 
12.31.38,82 

«  La  parte  eclissata  del  disco  lunare  può  dirsi  che  si  mostrò  quasi  sempre 
rosea;  l'eclisse  totale  doveva  incominciare  alle  llh.  21ni,  e  già  alle  10h.  50m 
era  sensibile  la  tinta  rosea  della  parte  in  ombra.  Durante  l'eclisse  totale  poi 
il  disco  della  luna  si  fece  decisamente  rossastro,  e  il  fenomeno  di  detta  colo- 
razione è  da  ritenersi  più  marcato  che  nel  1884,  e  paragonabile  invece  alla 
colorazione  osservata  nel  1877.  Il  contorno  dell'ombra  fu  sempre  trovato  re- 
golare, cioè  senza  indizio  di  distorsione  o  gobba,  del  genere  di  quella  che 
si  annunziò  essere  stata  veduta  durante  l'eclisse  lunare  dell'ottobre  1884. 
L'uscita  della  luna  dall'ombra  doveva  aver  luogo  alle  2h,  e  ad  lh.42m  si 
vedeva  ancora  tinta  di  un  roseo  latteo  la  parte  ombrata  del  disco  lunare  ■ . 


Astronomia.  —  Osservazioni  del  pianetino  (264)  Libussa.  Nota 
di  E.  Millosevicii,  presentata  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Nelle  sedute  12  giugno  e  13  novembre  dell'anno  decorso,  ho  presentato 
all'Accademia  gli  elementi  ellittici  del  pianetino  (264)  Libussa,  che  rappre- 
sentano abbastanza  bene  l'insieme  di  tutte  le  osservazioni  della  prima  oppo- 
sizione, ed  una  effemeride  per  la  ricerca  nella  seconda  opposizione.  Quest'ul- 
tima avrebbe  bisogno  d'una  lieve  correzione,  poiché  l'anomalia  vera  del  pia- 
neta fu  da  me  calcolata  con  una  costante  dell'orbita,  nel  cui  logaritmo  mi 
si  insinuò  un  errore.  Da  ciò  deriva  che  le  posizioni  che  io  potei  fare  in  gen- 
naio, dopo  ritrovato  il  pianeta  il  giorno  8,  sono  molto  più  in  accordo  coi  luoghi 
dedotti  dagli  elementi,  di  quello  che  non  sembri  ad  una  semplice  lettura  di 
confronto. 

«  Mi  propongo  ora  di  discutere  ambedue  le  opposizioni  allo  scopo  di  de- 
durre un  sistema  di  elementi  che  le  rappresenti  ;  ciò  si  potrà  fare  con  maggiore 
vantaggio  possedendo  osservazioni  fino  all'aprile  prossimo;  attualmente  do  le 


—  107  — 

cinque  posizioni  che  posseggo,  le  quali  già  da  sole  bastano  per  la  formazione 
d'un  luogo  normale. 


Epoca 

1888 

Tempo  medio 
Roma 
C  R 

a  apparente  (264) 

Logaritmo 

fattore 
parallasse 

ó  apparente  (264) 

Logaritmo 

fattore 
parallasse 

Gran- 
dezza 

I.  8 

13h  0m35s 

10h17m26s79 

9,406  n 

h-  26°20'55"4 

0,442 

12,2 

9 

12  28  46 

2,93 

9,481  n 

26  55,  2 

0,469 

12,2 

10 

10  57  56 

16  38,97 

9,628  n 

32  57, 1 

0,578 

12,2 

11 

11  25  28 

12,23 

9,587  n 

39    8,4 

0,535 

12,4? 

18 

11  32  16 

12  17,78 

9,522  n 

-4-  27  24  57, 1 

0,471 

12,2 

Matematica.  —  Sopra  una  estensione  della  teoria  dì  Mentami 
sulle  funzioni  di  variabili  complesse.  Nota  II  (!)  del  prof.  Vito  Vol- 
terra, presentata  dal  Socio  Dini. 

«  1.  In  una  Nota  che  ebbi  l'onore  di  presentare  recentemente,  ho  esposto 
i  fondamenti  della  estensione  della  teoria  di  Riemann.  Nella  presente  mi  pro- 
pongo di  stabilire  la  teoria  delle  caratteristiche  relativa  alle  funzioni  colte- 
gate  net  senso  riemanniano . 

«  Dalle  formule  (6)  trovate  nella  Nota  citata  si  ricava 


(1)        Dx  dx  +  D2  dy  4-  D3  (U 


1  y^\  (D\  dx'  +  D'2  dy'  +  Dr3  ds'). 


d(x',y',z') 

L'espressione  differenziale  lineare  J)ldx -hT^idy -\-J)zdz  gode  quindi  di  una 
proprietà  invariantiva. 

«  Distingueremo  due  casi:  quello  cioè  in  cui 

(2)  Di  dx  -h'Didij-h  D3  ds  =  0 

è  integrabile,  dal  caso  in  cui  non  è  integrabile. 


(3) 
(4) 


1°  Caso. 

«  2.  Nella  ipotesi  della  (2)  integrabile  avremo 

Dx  dx  +  D2  dy  -h  D3  di  =  Xdfi . 
*  Abbiasi  una  funzione  O  dipendente  da  linee  e  supponiamo  che  sia 


Dt 


do 
d{ys) 


D 


«  Poniamo 


dO 


d  (yg) 


73, 


dO 
d(zx) 

dO 


Da 


dO 
d  {xy) 

dO 


=  0 


d  (zx) 


d  (xy) 


Q, 


(0  V.  Rendiconti,  Voi.  HI,  2°  Sem.  1887,  pag.  281. 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


14 


—  108  — 
avremo 

^       "ty       7>;  ^  ^  A        in- 

quinai  (vedi:  Sopra  le  finis,  dip.  da  linee,   Art.  Ili,  §  1)  si  potrà  trovare 
una  funzione  6»  la  quale  soddisfa  alle  condizioni 

(5j  d(ys)  ~    '    rf(^)  _  x  '     d(#y)      s 

«  Le  funzioni  0  e  fi  rimangono  inalterate  eseguendo  un  cambiamento  di 

d®  .  .    ...  j. 

variabili.  Se  sopra  una   superficie  a  sarà  —  =  0  ,  nei  tratti  di  essa  ove  fi 

non  è  costante  potremo  prendere  0=0.  (Vedi  :  Sopra  le  fidi:,  dip.  da  linee, 
Art.  Ili,  §  2,  4). 

«  3.  Ricaviamo  prima  di  tutto  dalle  formule  precedenti  un  teorema  ana- 
logo a  quello  di  Green.  A  tal  fine  consideriamo  due  fimzioni  tf\  e  #2  dipen- 
denti da  linee  le  quali  soddisfino  alla  condizione  (4).  Esisteranno  due  fun- 
zioni 6»!  e  02  tali  che 

~òy  "a*  —  7>j  ty  --  ^i      ^(//j)       l  ty   X-  ~    ^*  7>y  "  d{yz) 

,  16X  Ifi       7>0_i_;^«_  d(t>x         ]  "dflg  "Bjtfc       ~3flg  ~hfi  d<I>2 

(6l))17  7>o?  " "  la  Hi  =~  Xl  ~d(;<c)  {()2>\  li  la:     '  ìx   li  "  Xi  ~~  d{ix) 
16!  1(i       l*8±lwL_  (/^i  pft2  iti  __^t>2   Ifi  _    dd>2 

Hx~òy"l>y  lx~~Ql  ~  d(#y)       \  "da  >/        ty  ^<<'  ~  d{xy)' 

«  Essendo  noto  il  fi,  potremo  limitarci  a  considerare  una  porzione  di 
spazio  T  entro  il  quale,  comunque  siano  cri,  Xn  qù  bt8,  x2,  «■>.  purché  monodrome 
finite  e  continue,  le  (6^  e  (62)  si  possano  soddisfare  mediante  delle  funzioni 
di  e  02  pure  monodrome  finite  e  continue. 

«  Dando  alle  EéS  lo  stesso  significato  attribuito  loro  nella  Nota  prece- 
dente, avremo  : 

,_v             TT               E22  gx  g2  —  E23  ((>!  y2  -»-  g2  Xi)  -1-  E33  Xi  y8 
(  J  )  H*,*,  = ^1 = 

_  1  (  /E13y2— E^o-A^        /E23y2— E22o2\7)<9i       /E33x2— E38p8\T>fli  )  = 

_  1  (  /E13yi— E18pAT»fl8  __  /E23yi— E82oxU08       /E33Xi— E38oA^8) 
-A(\        D,         h^       \        Di         !*>¥       \        D'         /"*) 

«  Se  lo  spazio  limitato  dal  contorno  a  fa  parte  di  quello  T  in  cui  si 
considerano  $,e  <J>2 ,  si  ottiene  facilmente  dalle  formule  precedenti,  mediante 


—  109  — 
integrazione  per  parti,  denotando  con  n  la  normale  a  a  diretta  verso  l'esterno  di  S, 

(A)  f  AH*,*,  dS  = 

=J>.iE"'^E"g'coB^ 


Di 


D, 


Dx 


~ò  /E33X!— E23gi\) 


dS 


J<j     (        Dx  Di  ^i 

f«  <  ^  /E13y2-E12o2\        7)  /E23X2-E22g2\      ^/E33y2-E23gAj^ 

«  Queste  formule  ci  forniscono  evidentemente  il  teorema  analogo  a  quello 

di  Green. 

«  Altre  formule  che  è  utile  stabilire  sono  le  seguenti 


®*»*»  ~  Dt 


*2,P2 


1  Ip2.  sy2 


Xi,pJ       D2|pi,s7i 


zs% 


7*2,  *2 


■*  J 


ir   "**•  ■    ^  ,     ^2~|    i 

=  T    &1— \-%i— —  +Pi— -  =7 

da  cui  si  deduce,  mediante  integrazioni  per  parti, 

ce  C     dOi 

(B)  JflA0#i#a  rfS  =  j^  fa  cos  ;u-  +  Xi  cos  ny  ■+-  Pi  cos  ras)  dtf=J^ 02  -^T^= 

=  I  6X  fa  cos  rc#  -h  X2  cos  rcy  +  p2  cos  nz)  dc=\Bx  -^~da  ■ 

«  «  4.  Possiamo  dare  subito  una  applicazione   della  formula  (A)  dimo- 
strando il  seguente  teorema  :  m 

«  Se   la   funzione  reale   *P,  dipendente  da   linee,   soddisfa 

alle  condizioni 


2 


E  1  ; 


d® 


d(ccy) 


-Ei; 


dV  -i 


rf  (&#) 


Di 


^d{yz) 


•E21 


dv  n 


d(xy) 


(C) 


Dx 


2 
d«P 


J^31 


•rf(^) 


-E3 


d*P  -I 


d(?/*) 


D. 


D3 

d*P 


D9 


=  0 


3  d (xy) 


d  {yz)    '      2  ^  (*») 

e  si  conoscono  i  valori  di  *P  corrispondenti  a  tutte  le  linee 
del  contorno  a  del  campo  S,  (entro  il  quale  l  conserva  sem- 
pre lo  stesso  segno  echeèinterno  a  T)  la  «P  è  completamento 
determinata  per  tutte  le  linee  chiuse  del  campo  S. 

«  Infatti  supponiamo  che  esistano  due  funzioni  *P'  e  *P"  le  quali  sod- 
disfino alle  condizioni  poste  ;  anche  la  loro   differenza  *P'"  dovrà   soddisfare 


—  110  — 

alle  condizioni  (C)  ed  inoltre  essa  dovrà  avere  corrispondentemente  alle  linee 
del  contorno  un  valore  nullo.  Applichiamo  ora  la  formula  (A)  prendendo 
a>1=a>2=jp'"  ;  si  avrà 


i 


/■H.ii;"'ji'"  ab  = 


=  rtfi  «W.-B„g>  cos  >lx +E»3X1-Eirf.cos  E,dt.-EMf .  cos  ,u  U 

Ja      •{  JJi  Dx  Di  ) 

dW" 

«  Ma  al  contorno  a  si  ha  — —  =  0  ,  quindi  (vedi  §  2)  potremo  pren- 
der 

dere  0i=O  limgo  e,  nei  tratti  in  cui  fi  non  è  costante,  mentre  lungo  questi 

avremo 

Ti"       7>"       D'i 
(8)  cos  ««2;: cos;??/: cos  /?j=-J-  :  -1-  :  — -  ; 

perciò  la  equazione  precedente  diverrà 

f/H;;,-;/,-'  dS  =  0 

da  cui  risulta  Hjp/"ap"'  =  0  e  quindi  W"  costante  (vedi  Nota  prec.  §  6). 
La  W"  dovendo  esser  nulla  al  contorno,  sarà  sempre  nulla  e  perciò  X¥'=W". 

«Basterà  dunque  conoscere  i  valori  corrispondenti  alle 
linee  del  contorno  di  S  della  parte  reale  o  della  parte  imma- 
ginaria di  una  funzione  collegata  alla  F  nel  senso  rieman- 
niano,    perchè  la  funzione  stessa  sia  nota. 

«  Il  teorema  precedente  può  dimostrarsi  anche  applicando  la  (B)  e  sup- 
ponendo in  essa  Ol-Jri<l>.2  collegata  ad  F  nel  senso  riemanniano. 

«  5.  Imprendiamo  la  formula  (6)  e  poniamo  <PX  -f-  <7>2  =  <D.  Avremo  : 

I  =  j  J/IWS  =  j  f /H^,  dS  +J/H#i*s  4-  ìfjE+n  dS . 

«  Supponendo  <P2  nullo  per  tutte  le  linee  del  contorno  a,  potremo  assu- 
mere 0o  =  0  lungo  a  ove  fi  non  è  costante,  mentre  negli  altri  tratti  ove 
(i  =  cost.,  avremo  soddisfatte  le  (8),  onde  applicando  la  (A)  otterremo 


=  1  J>,,,,  *  +  ij>,,*.  <IS  -js  »,  g(**=**) 

*  l    d;    ; + *  l    d;    h dS  ■ 


«  La  condizione  necessaria  e  sufficiente  affinchè  I  risulti  massimo  o  mi- 
nimo, per  dati  valori  di  <P  corrispondenti  alle  linee  del  contorno,  e  suppo- 
nendo l  sempre  dello  stesso  segno  in  S,  sarà  quindi  data  da 
/m  7)  /E13y  — E12g\    ,     1  /E83y  — E88g\    .     7)  /E33x  — E38g\ 

(9)      SV— ^T  "j  +  ^l      dT  -J^tA      5       )  =  ° 

e  si  avrà  per  I  un  minimo  od  un  massimo  secondochè  l  sarà  positivo  0 
negativo. 


—  Ili  — 

«  Dall' esser  soddisfatta  la  (9)  insieme  alla  (4)  segue  (vedi  Nota  prec.  §  7) 
che  esisterà  una  funzione  $>'  tale  che  ®-hi<P'  sarà  collegata  alla  F  nel 
senso  riernanniano.  È  palese  l'analogia  fra  le  presenti  considerazioni  e  quelle 
su  cui  si  basa  il  così  detto  principio  di  Riemann-Dirichlet. 

«■  6.  Se  d>1  -4-  id>2  è  collegato  ad  F  nel  senso  riernanniano,  esisteranno 
le  due  funzioni  6X  e  02  (vedi  §  2)  le  quali  soddisfano  le  equazioni  (5). 

«  Troviamo  ora  quali  relazioni  sussistono  fra  queste  funzioni.  Tenendo 
conto  delle  equazioni  (Ax)  della  Nota  prec.  §  4,  avremo 

l         1)1/  1)2  1)X  ly  l>s 


}0,  _     D0!  t,       ~ò02      ,     -n       "^2      ,     -n       "^ 


(10)    {  L\^  —  D3^-L  =  E21^--f-E22^-  +  E 


2  3 


~òs  ~òx         '   ~ìx  ~òy  !>g 

D2  lx  _Dl  7>y  ~Esi  >s  +Es2  ^  +Es3  tt 
come  pure  le  equazioni  equivalenti 

d,^-d,^=-(e11^-h-e„^  +  e„^ 

ly  l>g  \       Ix  ly  ì* 

-»g  ìx  \  "  ~òx  Dy  D*  J 

1)2  ix  -^^y-  —  r31l^  +  E32  Dy  +E33  W 
«  Le  due  funzioni  6X  e  02  debbono  dunque  soddisfare  ad  una  stessa  equa- 
zione differenziale  che  è  la  seguente 

(d,  ink  H+Elt^+El,H\n+±ryBtl^B,12?+B,,3?)-L 

lx\_/-\       l)x  l>y  7>g  j J     1>ijìJ\      ìx  l>y  ^«/J 

+  ^R(E31^+E3!H+E33^-]  =  o 

1)2\_A \       1)X  Dy  1>g  !_\ 

e  lungo  una  superfìcie  qualunque  e,  per  la  quale  il  quadrato  dell'elemento 
lineare  è  ds*  =  Fida2  -f-  2Fdu  dv  -f-  Gc/y2,  dovrà  aversi  (vedi  :  Sulle  funz. 
dipFda  linee,  Art.  Ili,  §  3) 

dd>1 1         d^elf.i)      dd>2  _         1         d(doji) 

d<*  '  "  |/EG  — F2  <*(w,  ^)    '  da  '  ~  |/EG  — F2  d  (u,  v) 
«  6.  Le 

d¥l  dF,         ^  dF, 

lh  ~  d(yz)  '     CJl  —  d  (gx)  '     ri  —  rf  (#y) 

dF8  ^F2  d¥2 

752  "~  ri  (y*)  '     q'2~d  (gx)  '     r2  ~  of  (ay) 
soddisfano  anche  esse  alle  condizioni  (vedi  Nota  prec.  §  4) 

I  J^i_  +  ^£i_  +  _>j_  =  ()  I    ^2     {_  >/2  +  ^r2  _Q 

|    "Sa;         7)2/  D£  j    7)^  ì>y  "2)s 

I  ViPi  +  D2  (Zi  -+-  D3 rt  =  0  |  D^2  +  D2  ^2  -{-  D3  r2  =  0  ; 


—  112  — 


quindi  potremo  porre 


(  d(  tx.u)  ___  d{U  ,  n)  _  d(tnp)  __ 

)  tf(y,*)  _i;i1    d(*,tf)  _ri1'  d{*,l) 

(11)  i  ^,rt_,     ^,,/f)  ^^)  =  r. 

d(y,t)~Pt'    d{z,x)~l2'  d(x,y)        " 
«  Se  ne  deduce 

;  ==_<l(tn  **»_/« )_ 


d  (x ,  y ,  *) 

«  Eseguiamo  un  cambiamento  di  variabili  e  prendiamo  invece  di  #,  y,  £ 
un  sistema  di  variabili  a?',  y\  /,  tali  che  x'=tXì  y'=t*,  z'=a.  Avremo 
En=l,  E22=l,  E33=0;  E23=0,  E3l=0,  E12=  0 
Dx  =  0,  D2  =0,  D3=— 1 
e  le  equazioni  (10)  diverranno 

"ày'  "         ìx'   '  ìx'  ~~  ~òy' 
u  Ne  segue  che 
(12)  0i  +  f'4*"G(*i  +  ftt,p). 

«  Nell'Art.  Ili,  §  5  della  Nota  :  Sittfe  /tour.  &jp.  da  lince,  abbiamo  dimo- 
strato che  se  sono  doddisfatte  le  (6i)(G2)(ll)  si  ha 

fa  (ih  cos  nx  -f-  Qi  cos  ny  H-  rx  cos  «*)  c/c  =$z.U  dp 
fa  (p2  cos  ;u-  -f-  ry2  cos  ny  -f-  r2  cos  ?w)  da  =/l  £2  d/t 
/o  (wicos  ìix  -+-  Xi  cos  »y  -j-  (>i  cos  »*)  da  =fudìdfi 
fa  (sy2cos  ra#  -f-  x2  cos  «y  H-  q2  cos  tu)  dtì=flfii  <ln 
essendo  L  la  linea  contorno  della  superficie  a, 
«  Ne  segue  che 

F  |[L]|  =  /L  (*,  H-  t/t)  4>  ,     ®  IMH/t  («i  4-  *«t)  fr 
e  reciprocamente  se  le  funzioni  complesse  F  e  <I>  dipendenti  da  lineo  saranno 
ottenute  colle  formule  precedenti  da  fi  +  tYa  e  08-M'02,  legate  dalla  (12)T 
esse  saranno  collegate  fra  loro  nel  senso  riemanniano. 

«  Si  ha  dunque  il  modo  di  costruirò  le  funzioni  complesse  di  linee  col- 
legate fra  loro  nel  senso  riemanniano  nel  caso  in  cui  la  (2)  sia  integrabile. 
Basta   perciò    prendere    tre  funzioni  finite  continue  e  monodrome  fi,  U,  n 

di  x ,  v ,  * ,  tali  che     ;, 1  '   2  '  '*   ^  0  e  quindi  una  funzione  finita  continua  e 
J  d(x,  y ,  4 

monodroma  G  (£,  a)  di  £=tx-\-i  U  e  di  /«•  Presa  una  linea  qualunque  L  e  posto 

F|[L]|=Jl»,  <P|[L]|  =  fLG4« 
avremo  che  F  e  <S>  saranno  collegate  fra  loro  nel  senso  riemanniano. 


—  113  — 


2°  Caso. 


En 

IX 

-HE„ 

^1 

+Ei3 

~3<Ti 

-CJ-21 

-\-  E22 

TV 

H-  E23 

E31 

-f-Esi 

tv 

+  E33 

"t>yi 

«  Consideriamo  ora  il  caso  in  cui  la  (2)  non  sia  integrabile.  Adottando 
le  solite  notazioni,  relativamente  alle  due  funzioni  F  e  <P  collegate  fra  loro 
nel  senso  riemanniano,  si  determinino  </ 1  e  y2  in  modo  che  siano  soddisfatte 
le  equazioni: 

D2  — D3  — —  =  KTSi 

12  l>y 

oX  o« 

~òy  Ix 

in  cui  k  è  una  funzione  che  lasceremo  per  ora  indeterminata.  Supporremo 
di  rimanere  entro  un  campo  T  in  cui  le  equazioni  precedenti  possono  essere 
soddisfatte  da  funzioni  </l5  </2  monodrome  finite  e  continue,  comunque  siano 
k -,  tóii  Zi,  Q\  purché  anche  esse  monodrome  finite  e  continue.  A  cagione 
delle  relazioni  (3)  e  (BJ  (vedi  Nota  I)  avremo  che  delle  equazioni  prece- 
denti, una  risulta  conseguenza  delle  altre  due.  Da  esse  si  ricava,  tenendo 
conto  delle  formule  (Ai),  (3),  (4r)  della  Nota  I, 

JliU  —        -f-Jlii2— — f—  -Tii3  ~       — JL>2  — —  H-  U3  ~T — wh 

l  Ix  l>y  12  12  ly 

(13,)      E^+E^H-E^-D^  +  D^-^ 

Ix  l>y  ìz  ix  12 

E3i^+E3^+E33*-D1^-f-D^  =  /^ 
Ix  li/         33  ^  ìy  Ix 

«  Moltiplicando  le  (132)  per  i  e  sommandole  colle  (13i),  posto  q>i-\-i(p2  =  g> 
e  denotando  con  p' ,  c[  ,  /  i  valori  coniugati  di  p ,  g ,  r,  avremo  con  un 
calcolo  facile: 

Se  ora  eseguiamo  un  cambiamento  di  variabili  e  passiamo  dalle  x ,  y ,  2 
alle  «2/,  /  ,  /,  si  dimostra  senza  difficoltà  che  basterà  prender  k  in  modo 

che    k(x' ,  ?/,/)  =  k(x,  y,  2)    ,  }'.  '    ,  " n    affinchè    colle    stesse  (fi  e  <r2 

d  \x  ,  y  ,  z  ) 

le  (13i)  e  (132)  valgano  qualunque  siano  le  coordinate  x,  y ,  2. 

«Abbiasi  ora  un'altra  funzione  <P'  =  <I)i  -hi<&2  collegata  alle  prece- 
denti nel  senso  riemanniano  e  a  cui  corrispondono  zsì  ,  fa' ,  Qi  ;  ts%  ,  xì  ,  q-2' 
e  le  funzioni  <p/ ,  <p2' ,  tali  che  fra  esse  passino  le  relazioni  analoghe  alle 
(130  e  (13,). 


—  114 


«  Formiamo 


1 


H#x*\  —  dx 


X2,  Qz 


r 

D2 


C  2,  ro  2 


Ci  ,  »i 


_1_ 

D3 


ro2>X2 
^l,Xl 


E22  gì  gfi  —  E23  (gì  x\  H-  g'i  Xi)  -+-  E33 Xi  x'i  __ 

E33  ori  ro'i  —  E3i  (a?!  gri  -+-  m\  o,)  -f-  En  gì  g't  _ 

""•  D22 

_  En  xi  Zi  —  Eig  (xi  ui\  -f-  x'i  gyi)-f-  E22  ot!  syfi 
D32 
«  Si  otterrà  facilmente 


lirVi      ,  Vi        Vi    "l.rVz^      Vi. 


^ 


>] 


«  Moltiplicando  la  (14)  per  kdS  ed  estendendo  la  integrazione  ad  un 
campo  S,  interno  a  T,  entro  il  quale  le  funzioni  che  compariscono  non  hanno 
alcuna  singolarità,  otterremo,  mediante  integrazione  per  parti, 


«>    I^^t^'f)^^'^^) 


da 


in  cui  le  derivazioni  rispetto  a  a  sono  eseguite  in  modo  che  la  normale  sia 
diretta  verso  l'esterno  di  S.  In  particolare  prendendo  gj1=c?5'1  ,  Xi=x'i  >  Qì=q'u 
avremo     H  —  0  (vedi  Nota  I.  §  5)  ;  onde 

«  11.  Dalle  (14)  si  deduce  facilmente  la  espressione  di  H  per  mezzo  di 
<Pi,  </>2,  <f>\,  y'2  che  denoteremo  con  H(g>i,  </"2,  y'i,  <jp'2)  e  quella  di  &  me- 
diante yi  e  <p2  che  si  indicherà  con  &((fi ,  cjp2). 

«  Si  ponga 

essendo  la  somma  del  2°  membro  costituita  da  tre  termini  che  si  ottengono 
ruotando.  Le  equazioni  a  cui  dovranno  soddisfare  (fi  e  (f2  saranno 
(17)  r(<pv,<f2)  =  0        r(9ii— 5Px)  =  0 . 

«  Reciprocamente  se  (fi  e  <p2  soddisfaranno  alle  equazioni  precedenti  le 
Wi ,  Xi ,  Ci  ;  w2 ,  X2 ,  g2  dedotte  dalle  (13,),  e  (132)  verificheranno  le  condizioni  (E) 
della  Nota  I. 


—  115  — 

«  Le  (17)  dipendono  da  un  problema  di  calcolo  delle  variazioni.  Infatti 
si  consideri 

e  si  formi 

+/.  m.  (<f, ,  5P, ,  Vi ,  v*)  c?s . 

«  Supponendo  xpx  e  i//2  nulli  al  contorno,  avremo  mediante  integrazioni 
per  parti 

«  Quindi  (supponendo  A'  sempre  dello  stesso  segno)  affinchè  sia  I  mas- 
simo 0  minimo,  per  dati  valori  al  contorno  di  qx  e  <f2,  bisognerà  che  siano 
soddisfatte  le  equazioni  (17).  Dalle  formule  precedenti  si  deduce  pure  facil- 
mente che  dati  i  valori  di  q>x  e  y2  al  contorno  del  campo  S,  le 
funzioni  stesse  sono  determinate  dalle  condizioni  (17). 

«  12.  Riprendiamo  la  formula  (15)  e  supponiamo  k  sempre  dello  stesso 
segno  entro  tutto  il  campo  S.  Se  esistessero  due  funzioni  complesse  di  linee 
(P'  e  <P"  collegate  ad  F  nel  senso  riemanniano  e  che  per  le  linee  del  con- 
torno di  S  avessero  gli  stessi  valori,  posto  <D'  —  0>"=a>,  risulterebbe  lungo 

d<P       dd»,       .d&2        .    ..         .     /1K.    .         . .      -     n 
e,  0  =  ±-r—  =  — (-  %  —— ,  quindi  per  la  (15)  si  avrebbe  0=0  e   perciò 

<P  sarebbe  nullo  per  tutte  le  linee  del  campo  S.  Se  ne  conclude  che  i  valori 
al  contorno  di  S  di  una  funzione  (P  collegata  ad  F  nel  senso  riemanniano 
definiscono  completamente  la  funzione  ». 


Matematica.  —  Sur  la  comparaison  des  séries  divergentes. 

Nota  di  E.  Cesàro,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

«  Convenons  de  dire  que,  de  deux  séries  divergentes,  dont  les  termes 
généraux  sont  un  et  vn,  la  première  est  moins  divergente  que  la  seconde, 
lorsque  le  rapport  des  sommes 

Un  =  U\  -f-  II*  -| \-  Un  ,  V„  =  V\  -\-  Vz  -\ \~  Vn  , 

/  ni 

tend  vers  zero,  pour  n  infini.    Etant  donne  *  <  0  ,   si   le   rapport  — —  tend 

vn 

vers  une  limite  l,  il  existe  un  nombre  fini  v,  tei  que  les  rapports 

2N+1         ^n+2  ^'n 

sont  tous  compris  entre  X-\-s   et  1  —  s ,  quelque  grand  que    soit  n.   Cela 
est  encore  vrai  pour  le  rapport 

l\+l  +  Vs+i  -| f-  Vn  _  V„  —  Vv  ' 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  15 


—  in;  — 

pourvu  que  les  nombres  v  soient  positifs.  Le  dernier  rapport  tend  donc  aussi 
a  A,  pour  n  iufìni.  En  conséquence 

lim2»=:lim^  (1) 

V„  Vn 

lorsque  le  second  mernbre  existe.  11  en  résulte  que,  pour  comparer  deux  séries 
divergentes,  on  peut  se  borner,  dans  un  grand  nombre  de  cas,  a  comparer 
leurs  termes  généraux. 

«  Une  serie  divergente  (\-\-Vi-\-  étant  donnée,  on  peut  toujours  en 

construire  ime  infinite  d'autres,  qui  divergent  moins.  Il  suffit  de  "prendre 

K  =  fi"!  +  r,  -\ h  vn)  —  f(i\  +  v*  H h  y«-0  ' 

en  supposant  que  /'  (x)  croisse  indéfiniment  avec  x,  tandisque  sa  dérivée  tend 
a  zero.  On  a  alors 

U„  =  /•(¥„), 

et  U„  croìt  indéfiniment  avec  n,  bien  que  son  rapport  a  V„  ait  zero  pour 
limite.  Il  est  donc  impossible  de  séparer  nettement  la  classe  des  séries  con- 
vergentes  de  celle  des  séries  divergentes.  C'est  à  cette  impossibilitò  qne  nous 
devons  l'imperfection  nécessaire  de  tous  les  caractères  spéciaux  de  convergence. 

«  Ayant  fixé  une  sèrie  divergente  V\  -\-  Vs  -\ ,  a  termes  positifs,  sup- 

posons  que,  pour  une  serie  quelconque.  dont  le  terme  general  est  w„,  le  rap- 

port  —  alt  une  limite  A,  pour  n  infini.  On  aura,  cu  verta   de  (1), 
vn 

lini  ^  =  A.  (2) 

Si  la  sèrie  est  convergente,  A  =  0  ;   mais  il  couvient  de  remarquer  <jue  la 

fi 
condition   A  =  0   n'est  pas   nécessaire   pour    la   convergence;   car  —  pour- 

rait  ne  pas  avoir  de  limite.  Elle  n'est  jamais  suffisante,  quelle  que  soit  la 
serie  des  v.  Cette  importante  remarque,  due  à  Abel,  résulte  immédiatement 
de  ce  que,  d'après  (2),  les  séries  pour  lesquelles  A  =  0  sont  convergentes  ou 
moins  divergentes  que  la  sèrie  des  v,  et  nous  savons  quii  est  toujours  pos- 
sible  de  cOnstruire  une  infinite  de  séries,  qui  divergent  moins  que  la  serie 
des  v.  Il  suflit  de  considérer,  par  exemple,  la  sèrie  dont  le  terme  general  est 

Un  =  log  yr-  ■ 
"  n—l 

On  a  U;l  =  logVH.  La  sèrie  diverge  donc.  Cependant,  à  cause  de 

on  a  A  =  0  .  On  pourrait  encore  imaginer  une  fonction  f(x),  qui  augmente 
continuellement  et  indéfiniment  avec  x,  tandisque  sa  dérivée  reste  finie.  On 
voit  que,  pour  la  sèrie  dont  le  terme  general  est 


—   117  — 
la  condition  /  =  0  est  remplie.  Cependant,  la  serie  est  divergente.  En  eftet 

Pour  n  croissant  à  l'influì  et  v  Constant,  le  second  membro  ne  peut  tendre 
à  zero,  sans  quoi  /'  {%)  devrait  angmenter  indéfiniment  avec  se,  contrairement 
à  l'hypothèse.  Il  en  est  de  méme,  à  plus  forte  raison,  de  U„ — IL,,  quelque 
soit  v.  Cela  suffit  pour  affirmer  que  la  serie  est  divergente. 
«  Onsait,  d'après  Kummer,  que,  si  l'on  pose 

Un  Un—\ 

Vn  Vn—\ 

l'examen   du  rapport  — -  fournit,  pour  les  séries  à  termes  positifs,  un  inté- 

ressant  caractère  de  convergence,  puisque  la  serie  des  u  est  convergente  ou 
divergente,  suivant  que  la  limite  du  rapport  considéré,  si  elle  existe,  est 
negative  ou  positive  (1).  Si  elle  est  nulle,  on  ne  peut,  en  general,  rien  affir- 
mer. Cela  étant,  supposons  que  la  serie  proposée  soit  divergente.  La  for- 
mule (1),  appliquée  aux  séries  des  w  et  des  u,  donne 

,.  Un  r       Wn 

lim  — =  lim  —  > 

U„  V»  Un 

IO 

pourvu  que  le  second  memore  existe.  Donc  lim  — -  =  0 ,  non  seulement  dans 

Un 

li  -  11 

le  cas  de  lim  —  =  0 ,  mais  encore  dans  le  cas  où  —  tend,   pour  n   infini, 
vn  vn 

vers  une  limite  finie  et  déterminée.  Le  caractère  rappelé  ne  conduit  donc  a 

u 
rien,  toutes  les  fois  que   le   caractère   base   sur   Fexamen  de  —  permet  de 

Vyx 

constater  la  divergence  de  la  sèrie.  C'est  pourquoi  il  convient  de  borner  l'exa- 

w  u 

men  de  — -  aux  séries  pour  lesquelles  —  tend  à  zèro.  Mais  l'on  peut  faire, 

Un  Vn 

ici,  une  remarque  analogue  à  celle  d'Abel  (1),  en  montrant  qu'il  existe  une 
infinite  de  séries  divergentes,  qui  satisfont  aux  conditions  simultanées 

Vn  Un 

quelle  que  soit  la  serie  des  v.  Reprenons,  dans  ce  but,  la  serie  dont  le  terme 
general  est  donne  par  l'égalité  (3).  On  a 

Wnf(Y        v  /(V»)-/(V^l) 

—  rVn-l)—  y    _y 

u>n  T  n        *  n—\ 

Le  second  membre  ne  peut   augmenter  à  l'infuri  avec  n.    puisque  f'(-v)  est 


(!)  Voyez  le  Mémoire  de  Dini  sulle  serie  a  termini  positivi  (Annali  delTUniv.  Tose, 
IX,  §  18). 

(2)  Voyez  Dini,  loc.  cit,  §  23. 


—  118  — 

w  w 

toujours  finie.   Donc  lira  — -  =  0 .  Il  y  a  plus  :  —  finit  par  prendre  un  signe 

Un  Un 

IO 

contraire  à  celui  de  /'(V„),  lorsque  V„  croit  à  l'infini  avec  a.  Donc  — - 
tend  à  zero  par  valeurs  négatives.  C'est  précisément  le  cas  qui  nous  interesse; 
car,  si  — -  tendait  à  zero  par  valeurs  positives,  on  pourrait  toujours  affirmer 

Un 

la  divergence  de  la  serie. 

«  On  étend  sans  peine  le  théorème  (1)  au  cas  où  le  rapport  des  termes 
généraux,  au  lieu  d'avoir  une  limite  finie  et  détermiuée,  tend  vers  des  limites 
tìnies  Xx,  l.2,..lr,  en  nombre  fini,  suivant  que  n  parcourt  un  des  systèrnes 
A! ,  A2, ... ,  A,. ,  respectivement.  On  suppose  que  tout  nombre  entier  appar- 
tienne  à  quelqu'un  de  ces  systèrnes,  mais  à  un  seul.  On  peut  alors  definir 
une  fonction  <jp*(»),  qui  soit  égale  à  l'unite  ou  à  zèro,  suivant  que  n  appar- 
tieni ou  non  au  systòme  A,-.  Si  la  limite 

l  =  lim  ^  (fi{l)-\-ih(fi('2)  H h  i\,  <fi(d) 

existe,  pour  toutes  les  valeurs  de  i,  on  a,  au  lieu  de  (2), 

lim  |^  =  /1/1  +  /2 /,  +  ••  +  /,/,.  (4) 

Lorsque  y„  =  l,  U  est  la  probabilité  qu'uu  nombre  entier,  pris  au  hasard, 
appartienne  au  système  A,.  Lorsque  r,,  =  /i,  on  peut  dire  que  /,/<,  est  la 
forme  asymptotique  du  d""c  nombre  du  système  A,  ;  etc.  Supposons  mainte- 
nant  que  les  nombres  /;  décroissent  continuellement,  et  que  Ai,  A2,  soient 
les  systèrnes  des  nombres  impairs  et  des  nombres  pairs.  On  peut  écrire 

.        ,        ..     Vi  — Vi -{-ih —  i\ 

li  —  li  =  Imi —^ • 

La  serie  du  numérateur  n'est  pas  divergente.  Donc,  en  observant  que  ll-\-lt=l, 

on  a 

lx  —  /,  =  0,     d'où     lx  =  li  =  \ . 

Par  suite,  si  —  tend  vers  «  ou  vers  8,  suivant  que  n  est  impair  ou  pair, 
v„ 

on  trouve,  au  lieu  de  (2), 

lim&  =  !(«  +  #. 

'  n 

Conséquemment,  pour  que  la  serie  proposée  soit  convergente  ou  moins  diver- 
gente que  la  serie  des  v,  il  est  nécessaire  que  les  limites  «  et  /?,  tant  quelles 
existent,  soient  égales  et  de  signes  contraires.  La  formule  (4)  fournit  ainsi 
de   nouveaux   caractères   de   divergence,   qui   pourraient  etre   utiles   lorsque 

—  oscille  entre  des  limites  finies,  en  nombre  fini  « . 


119 


Matematica.  —  Sopra  un  teorema  fondamentale  nella  teoria 
del  calcolo  simbolico  delle  Forme  erniarie-.  Nota  di  Ernesto  Pascal, 
presentata  dal  Socio  Battaglini. 

«  In  una  mia  Nota  precedente  ho  data  una  semplice  dimostrazione  di  un 
teorema  sul  calcolo  simbolico  delle  Forme  binarie,  che  io  avea  già  accen- 
nato per  incidente  in  altro  mio  lavoro,  e  che  sta  dimostrato  in  modo  diverso 
nella  recente  opera  di  Kerschensteiner,  raccolta  dalle  lezioni  di  Gordan. 

«  Il  teorema  il  quale  in  fondo  è  che  :  mantenendosi  sempre  nei  limiti  delle 
espressioni  simboliche  (cioè  senza  sviluppare  mai  i  determinanti  e  i  fattori 
lineari  che  entrano  nelle  formazioni  invariantive),  si  deve  poter  rintracciare 
qualunque  relazione  che  esista  fra  le  Forme  invariantive,  è,  come  si  vede, 
di  fondamentale  importanza,  costituendo  uno  dei  principi  base  del  calcolo 
simbolico. 

«  In  un  recentissimo  lavoro  il  sig.  Study  ha  esteso  il  teorema  alle  Forme 
ternarie  (x);  io  mi  propongo  in  questa  Nota  di  dimostrare  lo  stesso  teorema 
nella  sua  massima  generalità,  cioè  per  le  Forme  ennarie.  Il  vantaggio  del 
mio  metodo  di  dimostrazione  mi  pare  che  sia  quello  di  far  penetrare  molto 
addentro  nell'  intima  natura  del  problema.  La  dimostrazione  che  lo  Study  dà 
pel  caso  delle  ternarie,  ha  in  fondo  la  stessa  tessitura  della  citata  dimostra- 
zione di  Gordan  pel  caso  delle  binarie.  Egli  si  serve  di  una  certa  generaliz- 
zazione della  forinola  di  Gordan  data  da  Clebsch  in  una  importante  Me- 
moria (2).  Io  mi  servo  dei  risultati  ottenuti  in  una  recente  Memoria  del 
prof.  Capelli  sullo  stesso  argomento  (3). 

«  Siano  ax ,  a2,  ...  X\ ,  #2 rispettivamente  serie  di  coefficienti  e 

di  variabili  di  specie  n,  per  modo  che  formino  le  forme  lineari  : 

«11^11  +  «12^x2  H +  a\nCihn  =  alXi 

«  È  noto  che  fra  un  certo  numero  di  tali  elementi  (coefficienti  e  varia- 
bili) esiste  sempre  una  relazione  d'identità  del  tipo  ùivaricmtivo,  la  quale 
varia  di  forma  secondochè  si  tratti  o  di  tutte  variabili,  o  di  variabili  e  di 
coefficienti,  o  di  tutti  coefficienti. 


f1)  Ueber  tentare  lineare  Formen.  Math.  Ann.  Bd.  30,  s.  120. 

(2)  Ueber  eine  Fmdamentalaufgdbe  der  Invariantentheorie.  Abh.  der  k.  Ges.  d.  Wiss. 
zu  Gottigen,  Bd.  17,  1872.  Cfr.  anche:  Gordan,   Ueber  Comblnanten,  Math.  Ann.  Bd.  V. 

(3)  Fondamenti  di  una   teoria   generale   delle  forme  algebriche.  Memorie   della  R. 
Accademia  dei  Lincei,  serie  3a.  voi.  XII,  1882. 


—  120  — 
«  Questa  relazione  prende  cinque  forme  diverse  che  sono: 

V  (— 1)»»  (ai+ì  Oi+t ....  ai-i)  (dihbt ...  b'n-i)  =  0  (1) 


X  (—l)m  («<+i  «**•••■  «<-0  «<«  =  0  (2) 

(ed  a? ...  aw)  (.'!  .<•, ...  #n)  —  (^,Xj  «2,,., ...  ",,.,-J  =  0  (3) 

V  (—1)"'  (a?i+,a?m  ....  #>-i)  «*.  =  0  (4) 

i=] 
n-i-l 

J  (—1)"''  (•'«..  -V, Fi-,  )  (■<•;//,  >/■>  -  .'/.-,)  =  0  .  (5) 

1=1 

«  Cogli  stessi  2n  coefficienti  possono  evidentemente  comporsi  l  1  I  iden- 
tità del  tipo  (1),  mentre  con  w— {— 1  coef&cien.'bi  e  una  variabile  non  può  com- 
porsi che  una  sola  identità  del  tipo  (2),  e  così  per  (3). 

«  Le  (1),  (3),  (5)  possono  dar  luogo  a  molti  casi  particolari  supponendo 
due  o  più  degli  elementi  che  vi  compariscono,  fra  loro  eguali. 

«  Ora  io  dico  che  se  si  ha  un'espressione  del  tipo  invariantivo,  cioè  for- 
mata con  determinanti  ennarii  e  con  fattori  lineari  ennarii,  e  se  questa  espres- 
sione è  identicamente  zero,  essa  può  sempre  ridursi  in  una  somma  di  ter- 
mini di  cui  ciascuno  contenga  per  fattore  una  delle  cinque  suddette  iden- 
tità-zero, il  che  equivale  a  dire  che  usando  solo  le  identità-zero  deve  po- 
tersi riconoscere  l'annullarsi  dell'espressione  senza  aver  bisogno  di  sviluppare 
le  diverse  formazioni  invariantivo  che  essa  contiene. 

«  Intendiamo  però  che  l'annullarsi  dell'espressione  sia  di  tale  natura 
che  sussista  quando  i  coefficienti  simbolici  che  in  essa  vi  compariscono  si 
considerino  come  effettivi  ;  ma  è  chiaro,  che  se  anche  ciò  non  fosse,  possiamo 
sempre  ridurvici  prendendo  la  media  aritmetica  di  tutte  le  espressioni  che 
si  ottengono  dalla  data  permutando  i  simboli  equivalenti  in  tutti  i  modi 
possibili  fra  loro.  L'espressione  data  la  supponiamo  naturalmente  omogenea 
in  ciascuna  serie  di  coefficienti  e  di  variabili. 

«  Supponiamo  in  primo  luogo  che  non  contenga  che  a-\-ì  serie  di  coef- 
ficienti e  una  sola  serie  di  variabili.  Ponendo  allora,  per  brevità. 

(oì+1  ai+2 ....  04-1)  =  Ai 
essa  risulterà  di  tanti  termini,  ciascuno  del  tipo 

a  a.  a  8         B  6 

B  =  A!1  A2- A„V  aKx  a%2> flWià 

mentre  la  (2)  diventa 

n+l 

X(—  l)«iAiaUe  =  Q.  (2') 


—  121  — 
«  Dalle  condizioni  di  omogeneità  di  tutti  i  termini  B,  si  ricava: 

«1      +«H \-CCn     -+/?„+!==  COSÌ 

a.2    +«3H r-an+i+i^i     =cost.     / 


«,,+i-f- _«i  H h  a«-i+  /?»    =  cost. 

§i    -hfi*-\ hpn    +/?„+!=  cost. 

dalle  quali  si  ricavano  : 

(«!    —/?!.)—  («o       —  jt?8       )  =  COSt. 
(«2—  A)  —  («3       —A       )  =  COSt. 


(6) 


(7) 


(«»  —  /?»)  —  (b»+i—  &h-i)  =  COSt,  ^ 

(«i  —  ft)  -f-  («2  —  ,?2)  H h  («u  —  Ai")  =  cost. 

«  Da  queste  relazioni  appare  subito  che 

«i  —  A  =  cost.         «2  —  /?2  =  cost an+1  —  fln+x  =  cost.  (8) 

Quindi  si  ha  che  da  ogni  termine  (2)  possiamo  togliere  un  fattore  comune 
e  resta  un'espressione  che  dovrà  da  sé  essere  identicamente  zero,  e  che  risulta 
di  termini  del  tipo: 

J->    —  -fi-i      -tt-2     •  •  •  JZ-n+l      tl\x.    ^ix  •  •  •  lhi-t-lx  • 

«  Se  l'espressione  deve  essere  identicamente  zero,  considerando,  cioè, 
tutte  le  quantità  che  in  esse  figurano,  come  delle  variabili  fra  loro  indipen- 
denti, sarà  ancora  zero  se  ad  un  certo  numero  di  queste  sostituiamo  altre  fra 
loro  indipendenti  e  legate  alle  prime  da  date  relazioni  algebriche.  Introdu- 
ciamo allora  le  altre  quantità  G\,  C2,.. .  C„,  date  da 

Ai  0\x  =  \j\  ,    .A2  d-ij:  =  C2,  A,j  anx  =  (jn  (9) 

e  queste  nuove  n  quantità  fra  loro  indipendenti  C  possiamo  supporre  di  in- 
trodurlo in  luogo  delle  altre  n  anche  fra  loro  indipendenti: 

#11  j       #21  i       #31  5    ■■■  •  •    Om\  * 

«  Da  (2')  si  vede  intanto  che 

A„+1  an+lx=^  (— 1)— 1  A,  aÌQ0=J_  (— l)'"-1  d  =  Cn+i  •  (10) 

£=1  i=*l 

La  espressione  primitiva  deve  dunque  ridursi  a  zero  colle  sole  sostituzioni 
(9),  (10);  deve  essere  quindi  divisibile  per 

i=i 
ovvero  per 

K-+-1 

*=i 

come  si  volea  dimostrare. 


122  

«  La  dimostrazione  suesposta,  sussiste  perfettamente  se  invece  di  n-hì 
coefficienti  e  una  variabile,  vi  sono  reciprocamente  n-\-\  variabili  e  un  coef- 
ficiente. 

«  Consideriamo  ora  il  caso  generale,  in  cui  vi  sono  p  serie  di  coeffi- 
cienti, e  q  serie  di  variabili.  È  chiaro  in  primo  punto  che 

p  -f-  q  >  n  4-  1 . 

Infatti  se  uno  dei  due  numeri  pì  q  è  eguale  ad  n-\-l  e  l'altro  è  zero,  al- 
lora cogli  elementi  dati  si  possono  formare  solo  /H-l  determinanti  ennarii. 

«  A  causa  della  omogeneità  di  tutta  l'espressione  in  ciascuno  elemento, 
si  possono  stabilire  delle  relazioni  analoghe  alle  (6)  facendovi  però  in  queste 
le  ,->  tutte  zero.  Allora  dalle  (7)  appare  che  ciascuna  delle  «  deve  essere 
costante,  e  allora  l'espressione  risulterebbe  di  termini  tutti  eguali. 

«  Se  imo  dei  due  numeri  p,  q  è  eguale  ad  «  e  l'altro  è  1,  -allora  si 
può  formare  un  solo  determinante  ennario,  e  poi  n  forme  lineari. 

«  So  dunque  l'espressione  data  contiene  in  un  suo  termine  il  determi- 
nante alla  potenza  a ,  e  i  fattori  lineari  alle  potenze  /?i ,  /?a ...  (ìn ,  dovendosi 
avere,  a  causa  dell'omogeneità 

a-f-/?!=COSt.  a+/?2  =  COSt (e  -f-  /?„.  =  COSt. 

/*i  H-  &  H 1-  fti  =  cosi . 

sarà  per  tutti  i  termini  «  =  cost.,  e  quindi  allora  togliendo  da  tutta  l'espres- 
sione il  fattore  comune  (determinante),  resta  un'espressione  composta  solo  di 
fattori  lineari. 

«  Allo  stesso  caso  ci  riduciamo  chiaramente  se  nessuno  dei  due  numeri 
p  e  q  è  uguale  o  maggiore  di  n.  Ora  è  chiaro  che  un  tale  aggregato  non 
può  mai  essere  zero,  almenochè  non  lo  sia  nel  senso  che  i  vani  termini  si 
distruggano  addirittura  fra  loro;  non  lo  può  essere  cioè  nel  senso  che  per 
riconoscere  il  suo  annullarsi  si  debbano  sviluppare  le  espressioni  lineari  che 
contiene.  Ed  infatti  se  ciò  fosse  possibile,  lo  sarebbe  ancora  quando  pongo 
eguali  a  zero  tutte  le  «r,  p.  es.  con  un  indice  superiore  a  1.  Allora  ogni  forma 
lineare  ennaria  diventa  un  sol  termine,  e  la  cosa  è  evidente. 

«  Prendiamo  ora  p — 1  serie  di  coefficienti  au  <h<>  •  •  •  «p-i  e  trasformia- 
moli in  serie  di  variabili  nel  seguente  modo  :  prendiamo  n  nuove  serie  di 
variabili  yx,  //•>, . . .  yn  e  altre  n — (p — 1)  serie  di  coefficienti  a2), . . .  a*,  e 
trasformiamo  le  a  nelle  y  in  modo  che  p.  es.  an ,  a^ . . .  aln  si  pongano  propor- 
zionali ai  determinanti  minori  formati  colle  y2 ,  ys , . . .  yn ,  e  così  di  seguito. 
Il  che  equivale  a  porre  le  relazioni 

(tu  Vji  4-  ai2  ?/j2  H h  din  Vjn  =  0 

per  tutti  i  valori  di  /,  j  da  1  ad  n  esclusi  i  valori  eguali. 

«  Dalle  quali  relazioni  posso  reciprocamente  con  forinole  perfettamente 
analoghe  a  quelle  con  cui  le  a  si  esprimono  per  le  //,  esprimere  le  y  per  le  a. 


—  123  — 

«  Così  facendo,  è  chiaro  che  la  espressione  primitiva  data  si  viene  a 
ridurre  in  un'altra  contenente  una  sola  serio  di  coefficienti,  e  r  serie  di  va- 
riabili, dove  r  >  n  avendo  dimostrato  che  p  -j-  q  >  n  H-  1 .  Prima  d'andare 
avanti  è  utile  osservare  a  questo  proposito  che  se  p  —  1  >>  n  ed  eguale  p.  es. 
ad  sn  -h  t  allora  per  ciascuno  dei  primi  s  gruppi  di  n  coefficienti  io  posso 
introdurre  n  nuove  variabili,  e  per  l'ultimo  gruppo  di  t  soli  coefficienti  posso 
introdurre  altre  n  nuove  variabili  ;  per  modo  che  se  q  =  0 ,  allora  essendo 
jp>n-f-l  ,  si  avrà  r  almeno  eguale  a  2n  e  quindi,  come  abbiamo  detto  r>w. 

«  Altri  due  casi  son  da  considerarsi  ;  il  primo  è  quando  p  =  1  ;  allora 
naturalmente  non  si  introduce  nessuna  nuova  serie  di  variabili,  e  le  con- 
siderazioni che  seguono  vi  si  adattano  perfettamente;  il  secondo  è  quando 
p  =  0  ;  ma  per  la  perfetta  reciprocità  che  vi  è  fra  le  variabili  e  i  coefficienti, 
questo  caso  chiaramente  non  è  diverso  da  quello  in  cui  q  =  0  che  è  stato  già 
considerato. 

«  Ci  serviremo  ora  della  forinola  di  Gordan  generalizzata  dal  prof.  Ca- 
pelli in  una  recente  Memoria  ('). 

«  Ivi  si  dimostra  (2)  che  un'espressione  come  quella  a  cui  abbiamo  ridotta 
la  espressione  data,  può  esprimersi  con  funzione  razionale  ed  intera  di  cova- 
rianti identici  e  di  polari  di  espressioni  contenenti  a  serie  di  variabili,  o  anche, 
se  vogliamo,  «-(-1  serie  di  variabili.  Le  polari  poi  son  fatte  fra  tutte  le  va- 
riabili che  sono  scomparse  e  solo  n  —  1  di  quelle  rimaste,  che  chiameremo 
£, ,  tt  •  ...  li-i  • 

«  Possiamo  dunque  fare  sparire  r  —  (n  -f-  1)  variabili,  e  sappiamo  inoltre 
che  queste  funzioni  contenenti  un  minor  numero  di  serie  di  variabili  si  rica- 
vano dalla  primitiva  con  aggregati  di  operazioni  di  polari,  per  modo  che  se 
la  primitiva  è  zero,  anche  queste  funzioni  derivate  sono  zero.  Ma  in  queste, 
avendo  una  serie  di  coefficienti  e  n  -+- 1  serie  di  variabili,  si  può  porre  in 
vista  un  fattore  del  tipo  (4)  e  che  sia  lo  stesso  per  tutte  queste  varie  espres- 
sioni derivate. 

«  Per  costituire  poi  l'espressione  primitiva  dobbiamo  effettuare  su  esse 
un  aggregato  di  operazioni  di  polari.  Serviamoci  di  un  teorema  di  Capelli  (3), 
che  dice  che  quest'assieme  di  operazioni  di  polari  può  sempre  supporsi  composto 
di  polari  le  cui  variabili  nella  formazione  delle  polari  sono  solamente  le  n — 1 
variabili  £.  Allora  il  numero  di  tutte  le  possibili  polari  da  dovere  operare  è 

(r  —  n  —  1)  (n  —  1)  =  w 

aumentato  del  numero  delle  polari  che  si  ottengono  combinando  le  ìi — 1  £  con 
loro  stesse. 


(!)  Capelli,  op.  cit. 

(2)  §  74,  pag.  58. 

(3)  §  7, 1°,  pag.  0. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  16 


—  124  — 

«  Però  è  da  notarsi  che,  per  un  teorema  fondamentale  di  Capelli  sulle 
operazioni  invariantive  (I),  io  posso  in  una  operazione  invariantiva  disporre 
l'ordine  dei  diversi  fattori  operativi  come  meglio  mi  piace  ;  potrò  quindi 
porre  avanti  (cioè  da  operarsi  prima)  le  polari  effettuate  fra  le  a — 1  varia- 
bili £.  Ma  allora  l' idealità-zero  non  muta  di  forma  ;  restano  quindi  solo  « 
polari  diverse  che  danno  altrettante  forme  diverse  all'  identità-zero.  Il  numero 
dei  termini,  ciascuno  contenente  un  diverso  fattore  d' identità-zero  è  dunque 
co  -\-  1  =  m  —  n2  —  /'  -f-  2  . 

«  Kidotta  l'espressione  trasformata  a  questa  forma,  posso  ora  ripassare 
all'espressione  primitiva  data  esprimendo  le  nuove  variabili  y  per  le  a.  Con 
ciò  ripasserò  naturalmente  all'espressione  data  primitiva,  a  meno  però  di  un 
fattore  che  conterrà  pure  i  nuovi  coefficienti  introdotti  ap....afi  che  dovranno 
staccarsi  interamente. 

«  L'espressione  data  quindi,  moltiplicata  per  una  certa  espressione  evi- 
dentemente mai  zero  (perchè  dipendente  dalla  trasformazione  affatto  generale 
che  si  è  fatta)  si  trova  sviluppata  in  termini,  ciascuno  contenente  per  fat- 
tore una  identità-zero.  Di  qui  è  chiaro  che  l' annullarsi  della  funzione  pri- 
mitiva data  deve  potersi  ottenere  facendo  uso  solo  dulie  identità-zero1». 

Fisica.  —  Scarica  elettrica  attraverso  i  minerali.  Nota  del 
prof.  Carlo  Marangoni  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

m.  1.  In  due  Memorie,  pubblicate  nei  Rendiconti  di  questa  R.  Accademia  (2) 
esposi  alcuni  fatti  nuovi  che  mi  parvero  mostrare  una  relazione  fra  l'elettri- 
cità e  la  luce.  Successivamente  il  prof.  Panebianco  ha  fatto  opposizione  alle 
mie  deduzioni  teoriche,  nella  sua  Rivista  (3).  Egli  verificò  e  trovò  esatti  molti 
dei  risultati  da  me  avuti.  Però  non  ottenne  mai  nella  calcite  la  perforazione 
parallela  all'asse,  come  io  ho  osservato  in  più  casi.  E  ciò,  forse,  perchè  il  sul- 
lodato  professore  non  avrà  traforati  tanti  cristalli  di  calcite,  come  me,  cioè 
più  di  40,  o  avrà  impiegati  esemplari  a  facile  sfaldatura  ;  invece  io  traforai 
del  limpidissimo  spato  d'Islanda  con  distinta  frattura  concoide. 

«  Ma  il  vero  disaccordo  sta  nella  interpretazione  dei  fatti.  Il  prof.  Pane- 
bianco  mi  muove  due  importanti  obiezioni:  1°  Che  i  fenomeni  da  me  osser- 
vati nel  salgemma  «  mostrerebbero  nonché  una  nuova  relazione  fra  V elettri- 
cità e  la  luce,  una  improbabile  differenza  grandissima  fra  la  luce  e  l'elet- 
tricità » .  2°  «  Che  in  tutti  i  casi,  la  scarica  che  fora  il  minerale  altro  non 
produce  che  gli  effetti  meccanici,  che  si  ottengono  per  mezzo  della  percussione  ». 


(!)  Op.  cit.  pag.  9. 

(2)  Rendic.  R.  Accad.  dei  Lincei.  Voi.  Ili,  1°  Sem.  1887,  pag.  136  e  202. 

(3)  Rivista  di  Minerai,  e  Cristallografia.  Voi.  I,  fase.  1°  e  2°.  Padova,  1887. 


—  125  — 

«  Discuto  subito  quest'ultima  obiezione,  riservando  la  difesa  della  la  ad 
una  prossima  Memoria,  come  già  promisi  fmo  dalla  2a  mia  Nota. 

«  2.  Quarzo.  —  Dopo  tante  prove  sono  riuscito  a 
traforare  il  quarzo,  ed  ecco  come  :  La  lastra  A  di  quarzo 
viene  saldata  con  cera  gialla  fusa  su  di  un  tubo  B  di 
vetro  e  circondata  pure  di  cera,  in  modo  che  il  quarzo 
sia  immerso  nella  cera.  Un  filo  di  rame  penetra  nel  tubo  B 
fino  a  toccare  il  quarzo.  Il  tubo  di  vetro  è  lavorato  in 
alto  a  smeriglio,  e  serve  a  tappare  il  fondo  di  una 
vaschetta  C  di  vetro.  Si  versa  nella  vaschetta  il  petrolio, 
o  meglio  la  benzina,  e  sopra  il  quarzo  si  fa  arrivare 
l'altro  filo  metallico.  Producendo  la  scarica  col  rocchetto 
fra  i  detti  fili,  la  scintilla  attraversa  i  cristalli,  anche 
se  piccoli,  senza  scorrere  sulla  loro  superfice.  Così  ho 
forati  dei  quarzi  da  3  a  fino  5  millimetri  di  grossezza. 
«  In  quattro  quarzi,  destrorsi  e  sinistrorsi,  tagliati  perpendicolarmente  al- 
l'asse, il  foro  è  stato  rettilineo,  o  in  forma  di  una  spezzata,  e  sembra  diretto 
parallelamente  allo  spigolo  formato  da  una  faccia  del  romboedro  primitivo  con 
una  faccia  plagiedra  adiacente.  Vi  sono  in  oltre  due  incrinature  striate  che 
hanno  per  intersezione  il  foro. 

«  Provai  a  spezzare  uno  di  questi  quarzi,  destrorso,  nella  direzione  delle 
incrinature;  ma  la  frattura  adiacente  alle  incrinature  era  perfettamente  concoide, 
senza  traccia  di  continuazione  dei  piani  di  incrinatura.  Ecco  intanto  una  dif- 
ferenza fra  la  percussione  e  la  perforazione  elettrica.  Inoltre  i  piani  d'in- 
crinatura sono  finamente  striati  in  direzione  quasi  perpendicolare  al  foro. 

«  Provai  a  misurare  l'angolo  diedro  delle  due  incrinature  col  goniometro 
a  riflessione,  e  per  ottenere  una  misura  più  approssimata,  essendo  tale  determi- 
nazione molto  malagevole,  ho  adoperato  il  goniometro  come  circolo  ripetitore, 
riportando  10  volte  il  detto  angolo,  ed  ottenni  350°,06",  cioè  in  media  35°,00'; 
or  bene,  l'angolo  polare  delle  suddette  facce  che  più  si  accosta  a  questo  valore 
è  35°,14',  il  quale  è  formato  appunto  dalla  faccia  del  romboedro  diretto 
1,0,1,1  colla  plagiedra  10,7,17,7. 

«  Volendo  applicare  poi  il  metodo  ingegnoso  del  prof.  Panebianco,  della 
riflessione  contemporanea  della  luce  sulle  incrinature  (s'intende  attraverso 
lamine  a  faccie  parallele),  e  sulle  faccie  esterne  del  cristallo,  per  constatarne 
il  parallelismo,  incollai  sulla  lastra  un  cristallo  plagiedro  giustamente  orien- 
tato, e  trovai  fra  le  faccette  a  gradinata  delle  due  incrinature,  e  le  facce  del 
romboedro  primitivo,  e  la  plagiedra  adiacente  il  parallelismo  supposto.  Noto 
che  questa  ultima  faccia  non  è  di  sfaldatura. 

«  Traforai  con  maggiore  difficoltà  due  esemplari  fortemente  plagiedri  D  e  S 
di  quarzo  affumicato,  della  grossezza  di  5mm.  Il  foro  non  riuscì  che  dopo  molte 


—  126  — 

scariche  invertite  ;  esso  riuscì  un  po'  tortuoso,  rna  tendente  ad  essere  paral- 
lelo all'asse,  e  quindi  perpendicolare  alla  sezione  fatta.  Qui  le  incrinature  sodo 
tre,  inclinate  di  120°  fra  loro,  giacenti  in  piani  paralleli  alle  facce  del  prisma 
di  2°  ordine. 

«  Ma  anche  le  incrinature  sono  irregolari  e  interrotte.  In  esse  non  scor- 
gesi  la  disposizione  a  elice  che  credevo  di  trovare  ;  esse  assomigliano  piuttosto 
alle  perforazioni  irregolari  ottenute  in  certi  vetri. 

«  E  avendo  voluto  traforare  una  lastra  di  calcedonio  bianco,  non  ostante 
che  fosse  grossa  appena  nini.  1,5,  vi  riuscii  con  estrema  difficoltà,  e  qui  pro- 
dusse una  sola  incrinatura  irregolare,  come  quando  si  rompe  un  vetro. 

«  3.  Gesso.  —  Il  prof.  Panebianco  mi  ha  prevenuto  nel  pubblicare  l'effetto 
della  scarica  attraverso  il  gesso.  Egli  osservò  una  direzione  del  foro  ■  [010]  con 
due  incrinature  che  hanno  per  comune  sezione  la  direzione  del  foro.  La  più 
estesa  è  parallela  a  100  (piano  di  sfaldatura  concoide),  l'altra,  parallela  a  509. 
(piano  di  frattura  per  percussione  di  Reusch)  la  quale,  dopo  qualche  milli- 
metro, dalle  due  parti  del  foro,  cambia  direzione,  formando  due  estese  incri- 
nature parallele  a  101  (piano  di  sfaldatura  fibrosa)». 

«  Ma  io  ho  ottenuto,  sopra  più  di  un  centinaio  di  fori,  su  lastre  di  gesso 
parallele  a  010,  altre  due  direzioni  diverse.  Uno  di  questi  fori  è  nell'inter- 
sezione delle  due  incrinature  110,509,  quindi  la  direzione  del  foro  è  [995]; 
l'altra  le  è  simmetrica  rispetto  al  piano  010,  vale  a  dire  le  due  incrinature 
sono  110,  509,  e  la  direzione  del  foro  è  quindi  [995.  j  :  Però  la  traccia  delle 
due  incrinature  oblique  a  010  su  questa  faccia  è  la  stessa  come  quando  il 
foro  è  perpendicolare  alla  lamina,  e  nell'insieme  assomiglia  ad  una  /  disposta 
orizzontalmente. 

«  Delle  volte  si  hanno  tutte  e  due  le  direzioni  simultaneamente  e  l'ima 
di  seguito  all'altra  [995]  ,  [995]  e  il  foro  ha  la  forma  di  un  V  orizzontale. 
Ma  facendo  riflettere  la  luce  su  questi  nuovi  piani  d'incrinatura  obbliqui, 
si  vede  che  sono  tutti  a  gradinata,  e  che  le  faccette  di  ogni  scalino  sono 
parallele  a  100  (piano  di  sfaldatura  concoide).  Ho  misurato  col  goniometro 
di  Haiiy  l'angolo  formato  dalle  due  incrinature  comprendenti  il  V  e  l'ho  tro- 
vato di  111°  i  circa,  che  corrisponde  appunto  all'angolo  polare  delle  due  facce 
110,  110  che  hanno  un'incidenza  di  68°  30'.  I  piani  di  queste  due  facce 
indicano  nel  gesso  due  direzioni  di  più  facile  incrinatura,  senza  che  sieno  piani 
di  sfaldatura.  Forse  è  per  l'influenza  di  questi  due  piani  che  la  sfaldatura 
secondo  la  faccia  100  riesce  concoide,  essendo  questa  faccia  tangente  all'angolo 
formato  da  quelle  due. 

«  È  strano  che  alle  volte  la  scarica  segua  una  via  più  lunga  e  a  gradinata, 
piuttosto  che  la  più  breve  [010],  la  quale  giace  in  oltre  in  due  piani  di  sfal- 
datura ;  e  ancora  più  strano  sembrerà  il  fatto,  quando  si  sappia  che  il  foro 
obbliquo  è  tanto  più  frequente  di  quello  perpendicolare,  quanto  più  la  lastra 
è  grossa.  In  fine  il  rapporto  fra  la  frequenza  delle  due  direzioni  del  foro  varia 


—  127  — 

assai  colla  provenienza  del  minerale.   Questi   fatti   appariscono   chiaramente 
dal  quadro  che  segue: 


Grossezza 

della 

lamina 

Numero  dei  fori 

nella 

Direzione 

min. 

[010]     |    [995]  (i) 

4,8 

12 

8 

Gesso 

di  Remagna    . 

1,4 

20 

2 

0,5 

16 

O 

2,0 

0 

8 

Gesso 

1,0 

1 

15 

0,4 

2 

6 

Gesso 

di  provenienza 

incognita  . 

5,6 
1,6 

4 
10 

7 
2 

Gesso 

del  Bolognese 

(molto  fessurato) 

7,7 

1 

3 

1 

Totale     .     .     . 

66       !       51 

Conclusione. 

«  Le  incrinature  parallele  alle  facce  del  prisma  di  2°  ordine  e  della 
faccia  plagiedra  suddetta  nel  quarzo,  mostrano  che  vi  sono  dei  piani  di  minima 
insistenza,  che  non  sono  piani  di  sfaldatura.  Lo  stesso  dicasi  dei  piani  110,  110 
ilei  gesso.  Dunque  la  scarica  elettrica  ha  rivelato,  nei  cristalli,  dei  nuovi  piani 
di  frattura,  i  quali  sono  quasi  sempre  striati,  in  causa  della  disposizione  a 
gradinata. 

«  Io  li  chiamerò  piani  di  incrinatura;  essi  rappresentano,  insieme  col 
foro,  le  direzioni  della  minima  resistenza  al  passaggio  dell'elettricità  ». 

Fisica.  —  Sitila  velocità  del  suono  nelle  leghe.  Nota  del  dott. 
6.  Giuseppe  Gerosa,  presentata  dal  Socio  Cantoni. 


«  Nella  presente  Nota  mi  limito  a  riferire  i  risultati  conseguiti  per  la 
velocità  del  suono  nelle  leghe  di  zinco  e  stagno. 

«  Le  leghe  esaminate  sono  dieci,  che  vennero  formate  associando  al  peso 
molecolare,  valutato  in  grammi,  dello  zinco  ordinatamente  y5j  2/5,  3/5,....  '% 

(')  Il  segno  ambiguo  ±  indica  o  Turni  o  l'altra  delle  direzioni  [995]  ,  [995]. 


—  128  — 

del  peso  molecolare,  pure  valutato  in  grammi,  dello  stagno.  La  velocità  del 
suono  fu  dedotta  dalle  vibrazioni  longitudinali  dei  fili  di  piccolissimo  diametro 
(A.  Masson,  Annales  de  Chernie  et  de  Physique;  1858,  s.  3a,  t.  LUI,  p.  260). 

a  Per  preparare  i  fili,  fondevo  in  un  crogiuolo  di  porcellana,  stretto  e 
profondo,  i  metalli  da  associarsi,  presi  nelle  debite  proporzioni  accuratamente 
stabilite,  e,  dopo  aver  agitato  per  bene  la  lega  fusa  con  un  tubetto  di  vetro 
piegato  a  gomito  e  riscaldato  ad  un'estremità,  ne  assorbivo  un  cilindretto. 
Questo  poi  era  passato  successivamente  alla  trafila  di  acciaio  (per  diametri 
grandi)  e  di  rubino  (per  diametri  piccoli),  e  l'operazione  veniva  continuata 
finché  si  fossero  raggiunti  diametri  tali,  per  cui  il  suono  reso  dai  fili  rimanesse 
invariabile,  quando  i  diametri  stessi  venissero  diminuiti  ancora.  I  limiti  in- 
feriori dei  diametri  per  lo  zinco  e  lo  stagno  risultarono  rispettivamente  di 
circa  0,2  e  0,4  mm.  ;  quelli  delle  leghe  erano  compresi  fra  questi. 

«  I  fili  venivano  tesi  orizzontalmente,  stringendone  le  estremità  fra  due 
morsette  in  ferro,  che  erano  impegnate  a  vite  nei  due  carretti  del  tornio 
dell'officina  dell'Istituto,  fìssati  lungo  le  guide  ad  una  data  distanza.  Per 
meglio  dire,  dapprima  un'estremità  dei  fili  veniva  serrata  in  una  delle  morsette, 
ed  all'altra  estremità  poi,  dopo  che  i  fili  stessi  erano  stati  fatti  passare  attra- 
verso la  seconda  morsetta  ed  in  seguito  sulla  gola  di  una  puleggia,  veniva 
appeso  un  piattello  da  bilancia.  Tesi  i  fili  con  un  peso  conveniente,  veniva 
serrata  anche  la  seconda  delle  morsette,  delle  quali  le  superficì  prementi  i 
fili  erano  rivestite  di  una  lamina  di  legno. 

«  La  distanza  delle  due  morsette,  misurata  fra  i  due  piani  verticali  rasenti 
le  loro  fronti  prospettantisi,  era  di  1,4988  m.  ;  e  questa  era  la  misura  della 
lunghezza  del  filo  vibrante. 

«  I  fili  erano  fatti  vibrare  longitudinalmente  sfregandoli  leggermente  e 
per  brevissimo  tratto  fra  due  dita,  cosperse  di  polvere  di  colofonia.  Quand'essi 
erano  tesi  con  un  peso  sufficiente  (250  a  350  grammi  secondo  la  natura  e 
la  sottigliezza  del  filo)  emettevano  suoni  purissimi,  che  per  la  disposizione 
dell'esperienza  (essendo  il  tornio  tutto  in  ferro  e  solidissimo)  non  potevano 
essere  influenzati  dalle  vibrazioni  dell'apparecchio. 

«  Il  numero  delle  vibrazioni  dei  suoni  resi  dai  fili  fu  determinato,  me- 
diante il  sonometro,  sul  quale  era  tesa  una  corda  sottilissima  d'argentana, 
scelta  fra  le  più  omogenee.  Per  ciascun  filo,  sottoposto  ad  esame,  venne  suc- 
cessivamente preso  sulla  corda  del  sonometro  l'unisono  e  la  prima  ottava  bassa 
del  suono  fondamentale  del  filo  stesso,  non  che  l'unisono  e  la  prima  e  seconda 
ottava  alta  di  un  diapason  do-3,  costruito  dal  Konig,  corrispondente  a  512 
vibrazioni.  Per  tal  modo,  oltre  che  assicurarmi  dell'omogeneità  del  filo  vibrante, 
veniva  a  riferire  i  suoni  del  filo  e  del  diapason  a  tratti  poco  diversi  della 
corda  del  sonometro.  Le  esperienze  furono  ripetute  sopra  diversi  fili  di  una 
stessa  lega  e  ad  epoche  diverse,  e  le  differenze  nei  suoni  determinati  da  un'espe- 
rienza all'altra  non  sorpassarono  mai  gli  errori  di  osservazione  relativi   alle 


—  129  — 

varie  prove  di  una  medesima  esperienza.  Si  deve  però  usare  di  una  pazienza 
estrema  per  ottenere  dei  fili  omogenei. 

«  Ora  sono  riassunti  nella  tabella  seguente  i  risultati  ottenuti: 


Leghe 

l 

V 

t'i 

v2 

v — vt 

v — va 

J'A 

Zinco  puro 

mm 

113,  8 

11,087 

11,135 

— 

—  0,048 

— 

11,9 
5.7 
3,9 
3,0 
2,3 
2  1 

1 

125,  7 

10,037 

9,966 

10,132 

h- 0,071 

—  0,095 

2 

131,  4 

9,602 

9,598 

9,578 

■+-  0,004 

■+-  0,024 

3 

135,  3 

9,325 

9,332 

9,217 

—  0,007 

-+-0,108 

4 

138,  3 

9,123 

9,131 

8,963 

—  0,008 

-+-0,160 

5 

140,  6 

8,973 

8,970 

8,775 

-+-  0,003 

+  0,198 

6 

142,  7 

8,841 

8,834 

8,629 

-+-  0,007 

+  0,212 

2,0 
2,6 
3,6 
4,0 
13,5 

7 

144,  7 

8,719 

8,700 

8,514 

-+-0,019 

-+-  0,205 

8 

147,  3 

8,565 

8,549 

8,419 

-+-0,016 

-+-  0,146 

9 

150,  7 

8,372 

8,373 

8,341 

—  0,001 

-+■  0,031 

10 

154,  7 

8,156 

8,165 

8,275 

—  0,009 

—  0,119 

Stagno  puro 

168,  2 

7,501 

7,536 

— 

—  0,035 

— 

«  I  numeri  1,  2,  3, .  .  .  .10  della  prima  colonna  indicano  ordinatamente 
le  leghe  formate  col  peso  molecolare  dello  zinco,  valutato  in  grammi,  unito 
ad  1,  2,  3,  ...  .  10  quinti  del  peso  molecolare  dello  stagno:  lo  zinco  e  lo 
stagno  sono  pure  considerati  come  due  leghe,  nelle  quali  la  quantità  dello 
stagno  allegata  allo  zinco  è  nulla  nel  primo  caso  ed  infinitamente  grande 
nel  secondo. 

«  I  valori  di  X  esprimono  le  lunghezze  della  corda  del  sonometro,  che 
danno  suoni  all'unisono  dei  suoni  fondamentali  resi  dai  fili. 

«La  ^  indica  la  velocità  del  suono  a  13°  delle  leghe,  riferita  a  quella 
a  0°  dell'aria,  presa  come  unità.  Essa  fu  calcolata  colla  relazione 


k 
v  =  —  .n.l , 

Vi 


nella  quale,  pel  caso  presente,  è  ; 
k  =  1,  riferendosi  al  suono  fondamentale  del  filo  ; 
v0  —  331  m.,  velocità  del  suono  nell'aria  a  0°  ; 
1=  1,  4988,  lunghezza  del  filo  vibrante; 

n—-~T  512,  essendo  A  =  544,  2  mm.  la  lunghezza  della  corda  del  sono- 
metro che  vibra  all'unisono  col  diapason. 


—  130  — 

«  Coi  valori  di  v,  assunti  come  ordinate,  fu  costruita  la  curva  grafica 
(indicata  nella  tavola  sottostante),  di  cui  le  ascisse  rappresentano  le  frazioni 
del  peso  molecolare  dello  stagno  allegate  al  peso  molecolare  dello  zinco  nelle 
varie  leghe.  La  curva  non  si  può  esprimere  con  una  relazione  analitica  molto 
semplice  :  essa  approssimativamente  corrisponde  alla  forinola 

(a)  »!  =  7,536 +  3,899*    '         V    1,S    '  '  , 

nella  quale  x  esprime  l'ascissa  della  curva.  Vale  a  dire,  per  x  =  0  e  per 
x  =  oo  l'espressione  (a)  dà  rispettivamente  la  velocità  del  suono  nello  zinco 
e  nello  stagno,  e  per  x  =  l/5  =  0,2,  =  2/5  =  0,4, =   10/5  =  2  dà 


!!!!!!i:lii!n!!i!ii!H!l! 

iiiiijiiiiiiii 


:iii:::li:::!l]=:  :-  ':'•••••!■••:':„ 

:!!!;:;;:!!!3sì:!::ì=:  .^llHisilillsis  iill 

:  !! .  •    ...  .  .:•••  ili  li! 

■  ■■■■  ■■::;=,:■■:: ■;=-::-;,--  m 

'  "M, 

•::;:;:;;::-;.'.:.:;:;:;:;:r  •;  :;•;:•••■::  : 

■=ì:ì:::ì;:::;:=  —  iSiii:-!'-;'":  ••■ 

: 

■ 

'••■li'    '  '  WM 

llP1  '  binili  Si  1 


"  a!:1 


■t: 


•!•  •      •  •.  : 


lilla 


quella  delle  leghe  1,  2, 10.  Le  differenze  fra  i  valori  v  osservati 

e  quelli  v i  calcolati  colla  (a)  sono  scritti  nella  colonna  v-vx  della  precedente 
tabella. 

«  L'andamento  della  curva  poi  rivela  come  v  varii  molto  più  rapidamente 
in  corrispondenza  dei  valori  estremi,  in  special  modo  dei  più  piccoli,  che  non 
dei  valori  intermedi  della  x.  E  più  precisamente  la  derivata  seconda  della  (a) 

\  -    /j?-o,8  yj 

^i=__3899r^^  l*  ^TiaP~0,8V - 

dx2  L     V    1,5     /        éxi 


\/x 
,   A  (x— 0,8V)8~| 

Ì2|/d 


-^N^)T] 


# 


—  131  — 

si  annulla  per  #=  1,  2345,  ossia  la  curva  presenta  un  flesso  intorno  al  valore 
f  dell'ascissa;  il  che  corrisponde  a  dire  che  la  variazione  della  velocità  del 
suono  da  lega  a  lega  risulta  minima  per  le  proporzioni  di  1  di  zinco  a  f  circa 
di  stagno,  riferite  ai  rispettivi  pesi  molecolari  dei  metalli. 

«  Nella  tabella  numerica  surriferita  si  può  notare  inoltre  che  le  differenze 
v-v2  fra  i  valori  v  osservati  e  quelli  v2  calcolali  colla  media  aritmetica  delle 
velocità  del  suono  dei  pesi  rispettivi  dei  metalli  componenti  le  leghe,  trovano 
un  valor  massimo  per  le  leghe  intermedie  e  mutano  di  segno  per  le  due  leghe 
estreme.  Anzi,  se  si  osserva  la  curva  di  (v-v2)  (tracciata  nella  tavola),  ove 
appunto  le  ordinate  rappresentano  le  differenze  v-v%  e  le  ascisse  le  frazioni 
del  peso  molecolare  dello  stagno  allegate  al  peso  molecolare  dello  zinco,  più 
sopra  designate  con  x,  si  rileva  che  essa  presenta  un  massimo  precisamente 
in  corrispondenza  di  a  =  1,24;  per  cui  nello  stesso  tempo  che  le  variazioni 
della  velocità  del  suono  pella  lega  composta  di  1  peso  molecolare  dello  zinco 
con  -f-  circa  di  quello  dello  stagno  trovano  un  minimo,  vi  assumono  un  mas- 
simo le  differenze  fra  la  velocità  osservata  e  quella  calcolata  colla  media  aritme- 
tica delle  velocità  dei  pesi  rispettivi  dei  metalli  allegati. 

«  La  curva  di  (v-v2)  poi  taglia  due  volte  l'ascissa,  in  corrispondenza  dei 
valori  x  =  0,358  ed  x  =  1,846;  cosicché,  mentre  per  le  soluzioni  normali 
di  due  sali  avvi  in  corrispondenza  di  una  data  proporzione  dell'uno  di  essi 
una  sola  proporzione  dell'altro,  per  cui  le  costanti  fisiche  del  loro  miscuglio 
corrispondano  alla  media  aritmetica  dei  valori  delle  costanti  analoghe  delle 
soluzioni  componenti  il  miscuglio  stesso,  qui  vi  sono  due  proporzioni  diverse 
dello  stagno,  che,  unite  ad  un  dato  peso  dello  zinco,  danno  leghe  corrispon- 
denti rispetto  alla  velocità  del  suono,  cioè  che  presentano  il  carattere  in 
discorso. 

«  È  da  osservare  però  che  per  i  miscugli  delle  soluzioni  saline  sono  molto 
semplici  i  rapporti  fra  le  proporzioni  dei  pesi  molecolari  dei  rispettivi  sali, 
cui  corrispondono  siffatte  proprietà  ;  mentre  questa  semplicità  non  si  verifica 
per  le  leghe  qui  studiate. 

«  Tuttavia,  se  da  una  parte  risulta  dalle  esperienze  di  I.  Kiewiet 
(Wiedemann's  Ann.  188(3,  t.  XXIX,  p.  617),  stabilite  sopra  verghe  prismatiche 
formate  con  leghe  di  zinco-rame  e  stagno-rame,  che  il  coefficiente  di  elasticità 
(alla  flessione)  non  è  costante  per  le  leghe  stesse  e  dipende  dal  loro  stato 
molecolare,  il  quale  può  cangiare  molto  col  modo  di  fusione,  e  che  inoltre 
non  si  può  dedurre  dalla  legge  di  variazione  termica  del  coefficiente  di  elasticità 
dei  metalli  semplici  la  variazione  di  quello  d'una  data  lega,  dall'altra  parte 
non  è  men  vero  che  il  numero  delle  vibrazioni  longitudinali,  rese  dai  fili 
trafilati  omogeneamente,  si  mantiene  costante,  a  meno  di  piccole  differenze, 
e  che,  se  non  una  legge  fìsica,  certo  una  data  norma  di  variazione  si  presenta 
da  una  lega  all'altra,  come  si  può  rilevare  tosto  anche  dalle  differenze  Al 
dei  valori  di  A,  registrate  nell'ultima  colonna  della  tabella  numerica  più  sop:a 

Rendiconti.  1888,  Voi,.  IV,  1°  Sem.  17 


—  132  — 

riferita.  E  siccome  il  numero  delle  vibrazioni  longitudinali  dei  fili  può,  secondo 
Poisson  (Avogadro,  Fisica  dei  corpi  ponderabili',  1837,  t.  I,  p.  241),  essere 
espresso  da 


y  pi 


dove  g  significa  l'accelerazione  di  gravità,  p  il  peso  assoluto  del  filo  e  q  la 
tensione  che  si  richiederebbe  per  allungare  di  X  il  filo,  così  dovrebbe  il  coeffi- 
ciente d'allungamento  dei  fili  stessi  presentare  un  comportamento  analogo  al 
valore  di  n. 

«  Ma  riferirò  per  l' innanzi  i  risultati  relativi  a  siffatta  ricerca,  insieme 
a  quelli  della  velocità  del  suono  corrispondente  a  leghe  diverse  dalle  surri- 
ferite e  per  la  natura  e  per  il  numero  dei  metalli  consociati  » . 


Fisica.  —  Sopra  ima  reiasione  fra  il  potere  termoelettrico 
delle  coppie  bismuto-rame  e  la  loro  sensibilità  rispetto  all'azione 
del  magnetismo.  Nota  del  clott.  Giovan  Pietro  Grimaldi,  presen- 
tata dal  Socio  Blaserna. 

«  Alcune  mie  precedenti  ricerche  (l)  hanno  dimostrato  che  il  potere  ter- 
moelettrico delle  coppie  bismuto-rame  diminuisce  notevolmente  quando  esse 
vengono  collocate  in  un  intenso  campo  magnetico. 

«  Chiamando  E  la  forza  elettromotrice  termoelettrica  fuori  del  campo 
magnetico  ed  E'  la  f.  e.  m.  dentro  il  campo  facendo 

E 
ho  preso  ó  come  misura  dell'intensità  del  fenomeno  suddetto,  e  ne  ho  deter- 
minato i  valori  numerici,  per  diverse  coppie  ed  in  circostanze  diverse.  Ho  tro- 
vato così  che  i  valori  di  ó,  positivi  per  il  bismuto  commerciale  e  negativi 
per  quello  puro,  per  uno  stesso  campo  magnetico  variano  moltissimo  da  coppia 
a  coppia,  ed  anche  in  una  stessa  coppia  variano  a  seconda  della  posizione  di 
essa  rispetto  all' elettro-calamita,  e  con  la  direzione  della  corrente  termoelet- 
trica, apparentemente  senza  regola  alcuna. 

«  Ho  voluto  ora  riprendere  in  esame  la  quistione  per  vedere  se  esista 
qualche  relazione  fra  i  valori  di  ó  e  quelli  del  potere  termoelettrico,  che, 
come  si  sa,  nel  bismuto  varia  molto  da  campione  a  campione. 


(')  Rend.  Acc.  Lincei,  Voi.  Ili,  1°  Sem.  1887,  pag.  134  e  Nuovo  Cimento,  serie  3a, 
voi.  XXI  e  XXII. 


—  133  — 

«  Il  metodo  sperimentale  seguito  nelle  sopra  citate  ricerche  dava  i  valori 
di  ó  indipendentemente  dalla  determinazione  di  quelli  di  E.  Ho  determinato 

perciò  ora  questi  ultimi,  ricorrendo 
ad  un  metodo  di  compensazione.  La 
figura  qui  accanto  disegnata  rappre- 
senta schematicamente  la  disposizio- 
ne sperimentale.  AAi  indica  la  cop- 
pia termoelettrica  da  cimentare,  nel 
cui  circuito,  fatto  di  un  grosso  filo 
di  rame,  era  inserita  una  resistenza  r 
di  2ohm  circa,  rispetto  alla  quale  era 
perfettamente  trascurabile  quella  in- 
terna della  coppia,  e  quella  dei  reofori  MAi  ed  AL  P  è  la  pila  compensatrice  (una 
coppia  Danieli  a  solfato  di  zinco);  C  una  cassetta  di  resistenze.  In  G  è  segnato  il 
galvanoscopio,  che  era  una  bussola  di  Wiedemann,  grande  modello  Edelmann  a 
specchio,  astatizzata.  Le  letture  di  essa  venivano  fatte  secondo  una  disposi- 
zione ideata  recentemente  dal  Kighi  (l) ,  collocando  cioè  la  scala  a  3m  di  di- 
stanza dalla  bussola,  ed  il  cannocchiale  vicino  ad  essa,  con  l'asse  formante 
un  piccolo  angolo  con  la  normale  allo  specchio.  Un  doppio  interrruttore  non 
disegnato  nella  figura  permetteva  di  chiudere  simultaneamente  i  due  cir- 
cuiti NPL  ed  NAi  AL  ;  con  un  commutatore  I  si  poteva  sostituire  ad  MAj  AI , 
MBX  BI,  dove  B^  è  una  coppia  termoelettrica  campione  rame-ferro  la  cui 
resistenza  interna  non  che  quella  dei  fili  MB!  ed  IB  era  anche  trascurabile 
rispetto  ad  r. 

»  Una  delle  due  saldature  di  questa  coppia  campione  era  immersa  nel 
vapor  acqueo,  dentro  un  pallone  con  acqua  bollente,  il  collo  lungo  del  quale 
era  circondato  esternamente  da  un  tubo  dove  circolava  anche  il  vapore  per 
un'altezza  di  25cm  circa.  Attorno  all'altra  saldatura  effluiva  continuamente 
dell'acqua  a  temperatura  costante,  da  un  vaso  di  60  litri  di  capacità,  riem- 
pito almeno  24  ore  prima  di  cominciare  le  esperienze. 

«  Questa  coppia,  come  mi  risultò  da  esperienze  preliminari,  era  di  una 
costanza  perfetta  durante  una  serie  di  esperienze,  e  delle  sue  variazioni  da 
una  serie  all'altra,  cagionate  dalle  variazioni  di  temperatura  nelle  saldature, 
si  poteva  facilmente  tener  conto  leggendo  un  termometro  di  Baudin  diviso  in 
quinti  di  grado,  immerso  nell'acqua  vicino  alla  saldatura  fredda,  ed  un  baro- 
metro che  permetteva  di  determinare  la  temperatura  di  ebollizione  dell'acqua. 
«  Le  saldature  delle  diverse  coppie  bismuto-rame  venivano  successiva- 
mente collocate  l'ima  in  un  vaso  contenente  un  miscuglio  di  neve  pesta  e  di 
acqua,  l'altra  in  un  bagno  (contenente  un  termometro)  dove  effluiva  continuamente 


0)  Vedi  Faé,  Influenza  del  magnetismo  sulla  resistenza  elettrica  dei  conduttori  solidi. 
Atti  del  R.  Istituto  veneto,  serie  VI,  tomo  V. 


—  134  — 

dell'  acqua  proveniente  dallo  stesso  grande  recipiente   adoperato  per  la  pila 
[normale.  Queste  saldature  erano   perciò  all' incirca    alle    stesse  temperature 

avute  precedentemente  nella  determinazione  di  e?. 
«  Si  indichi  : 

Con  E  la  f.  e.  m.  della  Danieli; 

Con  p  e  tv  i  poteri  termoelettrici  delle  coppie  bismuto-rame  e  rame-ferro, 
medi  fra  le  temperature  alle  quali  vennero  rispettivamente  portate  le  sal- 
dature delle  coppie  suddette; 

Con  l  e  6  le  differenze  fra  le  temperature  delle  saldature  delle  coppie  bi- 
smuto-rame e  rame-ferro; 

Con  R  ed  R!  le  resistenze  della  cassetta  C ,  rispettivamente  necessarie  a  por- 
tare  a   zero  il  galvanometro  quando  vien  chiuso  o  il  circuito  MA! AI 
o  quello  MBiBI. 
«  Avremo,  come  è  noto,  le  due  equazioni: 


dalle  quali  si  ricava 


pi  _ 

E  " 

r 

~R 

TvO 

r 

E  ~ 

Rx 

TV 

Rx  e 

R    t 

n 

—  è  la  quantità  da  determinare  ('). 

TV 

«  La  resistenza  della  Danieli,  non  che  quella  dei  reofori  LPCN  era  tra- 
scurabile rispetto  ad  R  ed  R1  che  variarono,  il  primo  da  2640ohm  a  6870ohm 
ed  il  secondo  da  2060ohm  a  2110ohm. 

«  Riporto  qui  sotto  le  misure  eseguite  sopra  le  7  coppie  di  bismuto  com- 
merciale, contradistinte  nel  citato  lavoro  con  le  lettere  B,  D,  A,  I,  H,  E,  C. 
Da  quelle  eseguite  sulle  due  coppie  di  bismuto  puro,  nessuna  conseguenza  si 
può  trarre,  attesa  l'esiguità  del  loro  numero. 

«  Nella  prima  colonna   della  seguente   tabella  sono  riportate  le  lettere 

che  indicano  le  diverse  coppie  ;  nella  seconda  i  valori  di  —  ,  che   danno  i 

poteri  termoelettrici  delle  medesime  riferite  a  quello  medio  fra  0°  e  100°  della 
coppia  rame-ferro,  preso  come  unità.   Nella   terza   colonna   sono  registrati  i 


(!)  Come  si  vede,  operando  in  tal  modo,  non   occorre  determinare   né  r,  né  E,  che 
solo  si  richiede  sia  costante  durante  il  tempo  necessario  a  fare  due  misure. 


—  135  — 

valori  di  ó  medi  dei  risultati  ottenuti  per  le  diverse  orientazioni  delle  coppie, 
e  della  corrente  termoelettrica  rispetto  all' elettro-calamita. 


2 

n 

& 

B 

2,05 

0,0507 

D 

3,13 

0,0323 

A 

3,21 

0,0342  (!) 

I 

3,70 

0,0322 

H 

4,27 

0,0130 

E 

5,18 

0,0124 

C 

5,25 

0,0016 

p 

Come  si  vede  nella   superiore   tabella   al  crescere  dei  valori  di  —  i  valori 

TI 

di  S  vanno  decrescendo,  cioè:  tanto  più  piccolo  è  il  potere  termo-elettrico  di 
una  coppia,  tanto  più  grande  è  la  sua  sensibilità  rispetto  all'azione  del 
magnetismo  (2).  Sola  eccezione  fa  nel  nostro  caso  la  coppia  A  per  la  quale 
ó  dovrebbe  essere  alquanto  più  piccolo;  ma  se  si  considera  (come  è  detto 
nel  citato  lavoro)  che  essa  venne  costruita  con  bismuto  di  diversa  provenienza 
delle  altre,  si  spiegherà  facilmente  questa  leggiera  divergenza, 

«  La  relazione  sopra  enunciata  diventa  più  interessante  se  si  osserva 
che  le  coppie  in  parola  vennero  preparate  in  modo  diverso  l'ima  dall'altra, 
alcune  tagliando  il  bismuto  direttamente  da  un  grosso  pezzo,  quale  proveniva 
dal  commercio  senza  fonderlo,  altre  fondendole  e  facendole  raffreddare  alla 
temperatura  ambiente,  una  infine  immergendola,  appena  solidificata,  nel- 
l'acqua fredda. 

«  Se  però  i  valori   di  ó  diminuiscono  al  crescere  di  —  i prodotti—  ó 

TV  TI 

sono  ben  lungi   dall'essere   costanti.   Se   si   disegna  una   curva  prendendo  i 

p  p  $ 

valori  di  —  come  ascisse   e  quelli  di  - —  come   ordinate,   essa  risulta   piut- 
n  u  re 

tosto  complicata  :  se  si  prendono  invece  come  ascisse  i  valori  di  J,  i  diversi 


(*)  Nella  stampa  della  citata  Memoria  a  pag.  13  s'incorse  in  un  errore  tipografico; 
per  la  coppia  A  fu  stampato  cf,  \jf\  =  0,0536  mentre  si  aveva  effettivamente  <f,  \T]  =  0,0436. 

(2)  Se  invece  di  prendere  la  media  dei  quattro  valori  di  ó  ottenuti,  due  cambiando 
l'orientazione  della  coppia  rispetto  all'elettrocalamita,  e  due  cambiando  la  direzione  della 
corrente  termoelettrica  rispetto  a  quella  della  corrente  magnetizzante,  si  prende  separata- 
mente la  media  dei  due  valori  nei  quali  la  corrente  termoelettrica  resta  costante  e  varia 
solamente  l'orientazione  della  coppia,  nelle  due  serie  dei  valori  di  <f  così  ottenuti  si  veri- 
fica pure  la  su  accennata  relazione. 


—  136  — 

punti  si  trovano  all'incirca  sopra  una  curva  che  volge  la  sua  concavità  verso 
l'asse  delle  x }  al  quale  diventa  quasi  parallela  per  i  valori  di  S  che  su- 
perano 0,0320. 

«  È  molto  probabile  che  una  relazione  simile  a  quella  sopra  enunciata 
sussista  fra  l'aumento  di  resistenza  elettrica  che  subisce  il  bismuto  per  l'azione 
del  magnetismo  e  la  resistenza  specifica,  le  quali  quantità,  come  è  noto,  va- 
riano da  un  campione  all'altro.  Spero  di  poter  presto  eseguire  uno  studio  spe- 
rimentale su  questo  argomento  ». 

Fisica.  —  Poteri  induttori  specifici  di  alcuni  olii.  Nota  del 
dott.  Enrico  Salvioni,  presentata  dal  Corrispondente  Roiti. 

«  In  occasione  di  alcune  ricerche  suggeritemi  dal  prof.  Koiti,  delle 
quali  forse  tornerò  ad  occuparmi,  disponevo  di  due  condensatori,  i  quali  si 
prestano  allo  studio  del  potere  induttore  dei  liquidi  ;  e  ne  ho  approfittato  per 
determinare  i  poteri  induttori  di  alcuni  olii,  cioè  : 

1°  di  un  campione  di  olio  di  colza,  di  Lombardia,  fatto  nel  1887  ; 

2°  di  lino,  fatto  a  freddo,  nel  1885,  con  semi  del  raccolto  del  1884; 

3°  di  cotone  del  1887,  depurato  a  Marsiglia; 

4°  di  cotone,  rancidissimo,  preparato  da  almeno  12  anni  ; 

5°  di  ulivo,  di  Pontassieve,  del  raccolto  1886-87  ; 

6°  di  sesamo  di  Giaffa,  fatto  a  Firenze  nel  1887,  con  semi  pervenuti 
da  Gallipoli  nel  1886  ; 

7°  di  mandorle  dolci  ; 

8°  di  ricino,  questi  due  preparati  due  giorni  prima  del  saggio  ; 

9°  di  arachide,  preparato  parimenti  a  Firenze,  due  giorni  prima  del 

saggio,  con  semi  pervenuti  dalla  Spagna  nel  1886. 

«  Questa  serie  di  olii  mi  fu  gentilmente  procurata  dal  sig.  prof.  Emilio 

Bechi,  il  quale,  come  è  noto,  si  è  occupato  con  tanto  zelo  e  con  felice  esito, 

della  ricerca  dei  mezzi  atti,  per  fini   doganali,  a  riconoscere  le  miscele  dei 

vari  olii. 

«  I  due  condensatori  hanno  la  stessa  forma,  e  sono  stati  costruiti 
saldando  con  mastice,  l'uno  dentro  l'altro,  due  tubi  di  vetro  chiusi  ad 
una  estremità ,  in  guisa  che  gli  assi  coincidessero  il  meglio  possibile. 
Nel  tubo  interno  ho  versato  del  mercurio  ben  pulito,  facendolo  discen- 
dere per  un  lungo  e  sottile  imbuto  di  vetro,  vi  ho  immerso  poi  un  filo 
di  rame,  per  le  opportune  comunicazioni,  ed  infine  vi  ho  colato  sopra  della 
parafina  fusa.  Fatto  ciò,  e  osservato  minutamente  che  non  fossero  rimaste 
aderenti  al  vetro  delle  bollicine  d'aria,  ho  rivestito  di  stagnola  il  tubo  esterno, 
curando  che  v'aderisse  bene,  per  tutto  quel  tratto  che  nel  tubo  interno  cor- 
risponde al  mercurio,  lasciando  scoperti  solamente  due  tratti,  l'uno  in  basso 


—  137  — 

che  corrisponde  al  mastice,  l'altro  in  alto  che  corrisponde  alla  parafina.  Ho 
così  due  condensatori  cilindrici,  nei  quali  il  mercurio  fa  da  armatura  interna 
e  la  stagnuola  fa  da  armatura  esterna.  Le  dimensioni  approssimate  delle  varie 
parti  dei  due  condensatori,  contraddistinti  colle  lettere  A  e  B,  costruiti  iden- 
ticamente, eccettochè  in  B  non  si  colò  la  parafina,  sono  riassunte  nel  prospetto 
che  segue: 

TUBO   INTERNO  A  B 

Lunghezza 64.c  68.c 

Diametro  interno  medio 1.0  1.0 

Grossezza  media  del  vetro 0.09  0.09 

Tratto  immerso  nel  mastice,  circa 2.5  3.5 

»       occupato  dal  mercurio 50.  48. 

n       occupato  dalla  parafina 9.  — 

«       lasciato  vuoto  e  verniciato  con  gommalacca    ...       5.  20 

TUBO   ESTERNO 

Lunghezza 53.5  49.3 

Diametro  interno  medio.     .     .     .     , 1.3  1.2 

Grossezza  del  vetro 0.1  0.1 

Tratto  scoperto  inferiore 2.5  3.5 

»        rivestito  di  stagnola 47.0  44.8 

»        scoperto  superiore 4.0  2.0 

«  Supponiamo  che  l' intercapedine  di  uno  di  questi  condensatori  sia  occu- 
pata da  un  dielettrico  di  cui  sia  k  il  potere  induttore  specifico  :  questo  con- 
densatore può  allora  considerarsi  come  il  sistema  di  tre  condensatori  riuniti 
in  cascata,  perchè  le  superficie  di  contatto  del  dielettrico  col  vetro  sono  super- 
ficie equipotenziali,  o  almeno  molto  prossimamente  si  possono  ritenere  come 
tali,  sia  per  la  loro  forma,  sia  per  lo  strato  conduttore  d'umidità  che  si 
deposita  sul  vetro,  e  non  sul  mastice,  perchè  molto  meno  igroscopico. 

«  Posso  quindi,  senz'altro,  porre  per  questo  sistema  : 

-  +  -  +  -  =  —  [11 

C,  ^  C2  ^  ka        Cft  L  J 

dove  si  indica  con  d  la  capacità  del  primo  condensatore  che  ha  per  dielet- 
trico il  vetro  del  tubo  interno,  con  ka  la  capacità  dell'intermedio  che  ha 
per  dielettrico  il  mezzo  occupante  l' intercapedine,  così  che  «  è  la  capacità 
quando  questo  mezzo  è  l'aria  secca,  con  C2  la  capacità  del  terzo  che  ha  per 
dielettrico  il  vetro  del  tubo  esterno,  e  infine  con  Ck  la  capacità  di  tutto  il 
sistema. 

«  Pel  caso  che  anche  l' intercapedine  contenga  mercurio,  la  [1]  diventa  : 

-  +  -  =  -•  [2] 

fi        \      pi  ri  L'-'J 


—  138  — 

e  questa  riposa  sul  solo  fatto  che  nello  stato  d'equilibrio  il  potenziale  è  costante 
in  un  conduttore  e  sulla  condizione  che  la  durata  della  carica  sia  sufficiente 
per  raggiungere  l'equilibrio,  senza  che  sia  necessario  ritenere  k  =  od  ;  la  quale 
opinione  è  professata  da  molti  (Mascart  e  Joubert  ('),  Mascari  Gordon  ecc.) 
ma  è  messa  in  dubbio  da  Maxwell  (2),  e  sarebbe  contraria  anche  ad  alcune 
recenti  esperienze  (3). 

«  Sostituiamo  al  mercurio  l'aria  secca  ;  se  C«  è  la  capacità  del  sistema 
in  questo  caso,  in  cui  k=lJ  applicando  la  [1],  si  ha: 

JL  +  ì  +  i  =  ì.  [3] 

Le  uguaglianze  [1],  [2],  [3]  danno  allora  : 

jc  _  Cfe(C,„     C(7)  |-4-, 

nella  quale,  come  è  naturale,  alle  Cft,  Cm,  C„  si  possono  sostituire  quantità 
ad  esse  proporzionali.  Per  determinare  k,  basterebbe  quindi  confrontare  con 
una  capacità  invariata,  le  capacità  Cfe,  Cm,  Ca.  Così  ho  tentato  di  fare  sul 
principio,  assumendo  il  condensatore  B,  col  mercurio  nell'  intercapedine,  come 
termine  di  confronto  e  paragonando  con  questo  il  condensatore  A  prima  col- 
l'aria  nell'intercapedine,  poi  col  mercurio,  e  infine  col  dielettrico,  seguendo 
il  metodo  esposto  e  discusso  da  Glazebrook  (4). 

«  Ma  con  un  solo  elemento  Danieli,  essendo  piccolissime  le  capacità  dei 
due  condensatori,  la  sensibilità  non  riuscì  sufficiente;  quindi  invece  di  au- 
mentarla sia  rendendo  il  metodo  cumulativo,  come  facilmente  si  può  imma- 
ginare con  un  giuoco  alternativo  di  contatti,  sia  aumentando  la  forza  elettromo- 
trice, ho  preferito  di  misurare  direttamente  le  capacità  C„,  Cm,  C*  e  sono 
ricorso  al  metodo  di  Maxwell,  quale  fu  modificato  da  Thomson  (5)  ;  a  questo 
mi  sono  poi  fermato   definitivamente,  perchè  l'approssimazione  era  sufficiente. 

a  Anche  qui  la  disposizione  è  analoga  ad  un  ponte  di  Wheatstone,  colla 
differenza  che  un  lato  è  interrotto  e  nell'  interruzione  vibra  un  pezzo  metallico 
comunicante  con  un'armatura  del  condensatore,  mentre  l'altra  comunica  con 
quell'estremo  del  lato,  dove  mette  capo  la  diagonale  del  galvanometro.  Va- 
riando opportunamente  le  resistenze  dei  lati,  si  può  far  in  modo  che  quest'ul- 
timo rimanga  a  zero:  se  nell'unità  di  tempo  si  compiono  n  vibrazioni  complete 


(')  Leeons  sur  V Electricité  et  le  Magnetisme.  Tomo  I,  pag.  127. 

(2)  Treat.  on  Elect.  and  Magn.  2a  ed.,  voi.  I  pag.  53. 

(3)  Cohn  e  Arons,   Wicd.  Ann.  Tomo  XXXIII,  1888. 
(*)  Pini.  Mag.  XI,  1881,  pag.  370. 

(5)  Philosophical  Transactions  of  the  Pioyal  Society,  parte  III,  1883,  pag.  707;  vedi 
anche:  Eoiti,  Mem.  dell'Acc.  di  Torino,  Serie  2a,  XXX VTH;  Nuovo  Cimento,  1887,  pag.  137. 


—  139  — 

e  se  l'equilibrio  è  raggiunto,  Thomson  ha  dimostrato  che  la  capacità  X  del 
condensatore  è  data  da: 


«X 


a  [_{a  +  g-f-  g)  (a  -f-  b  -f-  ci)  —  fl2] 


[  {a  -\-  b  -J-  d)  (a  -f-  e)  —  a  [a  -\-  d)~\  [a  -\-  d)  (a  -{-  e  -\-  g  —  a  (a  -\-  e)  ] 


nella  quale  a,  b,  e,  d,  g  sono  le  resistenze  dei  singoli  rami,   contrassegnati 

colle  stesse  lettere  nella  fi- 
gura. Nel  caso  presente  ho 
preso  a=l  (A.B.),d=1000, 
e  fu  sempre  di  parecchie  mi- 
gliaja  d'unità,  g  è  di  5630 
unità  A.B. ,  e  infine  la  re- 
sistenza b  della  pila  è  molto 
piccola  :  si  vede  allora  facil- 
mente che  la  forinola  si  può 
semplificare  nella  seguente 


riX  =  —  IO3 
e 


[5] 


esprimendo  X  in  microfaraday  e  e  in  ohm. 

«  Per  alternare  le  cariche  alle  scariche,  mi  ha  servito  un  diapason  elet- 
tromagnetico, isolato  su  ebanite,  che  porta,  all'estremità  d'un  rebbio,  due 
striscioline  di  platino  :  ciascuna  di  esse,  ad  ogni  oscillazione  completa,  viene 
a  toccare  due  linguette  pure  di  platino  H,  K.  Di  queste  luna  (K)  serve  alla 
carica  del  condensatore,  l'altra  (E)  alla  scarica,  chiudendolo  sopra  sé  stesso; 
la  prima  comunica  con  uno  dei  vertici  collegati  all' elettromotore,  la  seconda 
con  uno  dei  vertici  collegati  al  galvanometro,  coli' armatura  esterna  E  del 
condensatore  e  col  suolo:  l'armatura  internai  comunica  col  rebbio  vibrante. 

«  L'elettromotore  usato  era  un  elemento  Danieli,  che  si  tenne  sempre 
isolato  su  un  isolatore  Mascari  II  ponte  è  fabbricato  dagli  Elliott  di  Londra, 
graduato  in  unità  britanniche,  tutto  isolato  su  ebanite.  Il  galvanometro  è  di 
Siemens  ed  Halske,  cogli  aghi  a  campana,  sensibilissimo,  e  presenta,  coi 
rocchetti  in  serie,  come  fu  usato,  una  resistenza  di  5630  (A.B.).Con  tale  di- 
sposizione l'approssimazione  è  buona,  così  da  avvertire  una  variazione  nel 
ramo  e  di  10  unità  su  9000. 

«  In  tutte  le  misure  ho  variato  il  dielettrico  nel  condensatore  A  ;  ma 
siccome  alla  sua  capacità  si  aggiunge  quella  degli  annessi  (diapason  e  fili), 
che  importa  eliminare,  così  ho  approfittato  anche  del  condensatore  B,  con 
mercurio  nell'  intercapedine,  collocato  vicino  al  primo,  per  modo  che  due  brevi 
tratti  di  filo  bastassero  a  riunirli;  e  ogni  volta  ho  fatto  prima  una  mi- 
sura con  entrambi  uniti  in  superficie  e  subito  dopo  col  solo  B.  Spesso  poi 
ho  fatto  una  terza  misura,  in  via  di  controllo,  col  solo  A.  Se  si  indicano 
con  RA+B,  RB,  RA  le  resistenze  nel  ramo  e  che  hanno  dato  l'equilibrio,  allora 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  13 


—  140  — 
le  capacità  di  A  -f-  B ,  B ,  A ,  computati  insieme  gli  annessi,  sono,  per  la  [5], 
uroporzionali  a  '  ^  '  B-  •  Quindi,  continuando  ad  indicare  con  C  (e  nei 

^     ^  Ra+b        Rb        Ky 

singoli  casi  Cft,  C„,  C«)  la  capacità  di  A  esclusigli  annessi,  la  C  è  propor- 
zionale alla  differenza ~- ,  e  per  avere  la  k  basterà  sostituire  nella 

-tiA-t-B  -Kb 

[4],  alle  0* ,  Co ,  Cm  i  valori  che  si  ottengono  per  questa  differenza,  secondo  che 

•         r  ««       1       ,        1  1 

il  dielettrico    è  un   olio,  o  l'aria,  o  il  mercurio.  La  quantità  —  -f- - — 

JLl<A  -Ctu  XIa-4-B 

poi  sarà  proporzionale  alla  capacità  degli  annessi  ;  e  si  mantenne  infatti  co- 
stante (avuto  riguardo  alla  sua  relativa  piccolezza)  come  si  vedrà  nei  pro- 
spetti. Prima  però  di  passare  a  questi,  accennerò  ad  alcune  delle  cautele 
osservate  in  tutte  le  misure,  e  cioè: 

«  1°  Ho  determinato  col  cilindro  di  Duhamel  il  numero  n  delle  vibra- 
zioni compiute  in  un  secondo,  prima  di  cominciare  e  dopo  terminata  tutta 
la  serie  delle  misure:  la  prima  volta  ho  trovato  «  =  126,6  vibr.  comp.  e 
la  seconda  w  =  126,9. 

a  2°  Ho  cercato  di  smuovere  il  meno  che  fosse  possibile  le  viti  che 
avvicinano  le  linguette  del  diapason  ai  rispettivi  contatti  ;  giacché  si  sa  che, 
per  la  così  detta  penetrazione  delle  cariche,  la  capacità  di  un  condensatore 
non  è  indipendente  dal  tempo,  per  cui  persistono  le  comunicazioni  coi  poli 
della  pila.  Ed  infatti,  esagerando  nell' avvicinare  le  linguette  ai  contatti,  ho 
constatato  un  leggero  incremento  della  capacità. 

«  3°  Ho  avuto  cura  di  tener  ben  puliti  i  detti  contatti:  uno  strato 
leggerissimo  d'umidità  o  di  untuosità  basta  a  produrre,  quando  il  diapason 
vibra,  una  differenza  di  potenziale  fra  ciascuna  linguetta  ed  il  corrispondente 
contatto.  Da  questa  causa  d'errore,  che  può  diventare  ragguardevole,  mi  sono 
guarentito,  sia  chiudendo  il  ramo  del  galvanometro  mentre  vibrava  il  diapason 
ed   era  aperta   la  pila,  sia  invertendo  i  poli  di  quest'ultima. 

«  4°  Per  notare  con  qualche  esattezza  la  temperatura  dei  condensa- 
tori, li  ho  racchiusi  in  due  bussolotti  di  zinco  del  diametro  di  circa  20  cen- 
timetri, dopo  aver  però  constatato  che  essi  non  influivano  sulla  capacità.  Come 
appare  dai  prospetti,  la  temperatura  media  fu  di  13°,  le  variazioni  mante- 
nendosi entro  stretti  limiti;  le  corrispondenti  variazioni  sono  generalmente 
insignificanti,  eccetto,  se  mai,  nel  caso  in  cui  l'intercapedine  conteneva 
mercurio. 

«.  In  questo  caso  ho  fatto  sei  misure,  delle  quali  due  sul  principio  e 
quattro  alla  fine  delle  esperienze.  Il  mercurio  era  stato  versato  lentamente, 
come  aveva  fatto  per  il  tubo  interno,  sino  a  raggiungere,  colla  base  del  me- 
nisco, l'orlo  superiore  della  stagnola.  È  in  questa  serie  che  ho  avuto  l'appros- 
simazione relativa  migliore  :  i  risultati  sono  raccolti  nel  prospetto  che  segue, 
dove  come  negli  altri,  N  è  il  numero  d'ordine,  t  la  temperatura. 


—  141 


Tavola  1. 


N 

t 

Ra+b 

Rb 

Ra 

\  Ra+b     Rb/ 

\  RA    Rb    Ra+b  / 

1 

0 

17,7 

4831 

9716 

— 

0,10408 

— 

2 

16,2 

4795 

9613 

— 

0,10452 

— 

13 

14,0 

4814 

9735 

9070 

0,10501 

0,0052 

14 

14,0 

4808 

9750 

9Ó50 

0,10543 

0,0050 

17 

12,9 

4800 

9725 

— 

0,10550 

— 

18 

12,9 

4830 

9770 

— 

0,10419 

Media 

0,10487 

«  Errore  medio 


1/   l2"l7.(3V2lt""  =  Q 


vip— i) 


.  1  A' +<*»'+ 
:i  V    pìp-1) 


0,00014  e  cioè  dell' un  per 


«  Errore   probabile    ziz  f- 

mille  circa. 

«  Le  determinazioni  nel  caso  in  cui  l'intercapedine  era  occupata  dall'aria, 
riuscirono  alquanto  difficili;  ho  dovuto  più  volte  migliorare  le  condizioni, 
prima  di  ottenere  risultati  concordi.  Ciò  è  dovuto  alla  circostanza,  che  il  velo 
umido  onde  è  ricoperto  il  vetro  si  estende  anche  sopra  la  ceralacca,  e  così 
tende  ad  uguagliare  il  potenziale  sulle  armature  del  condensatore  intermedio. 
Ciò  risulta  evidente  dal  seguente  gruppo  di  osservazioni  successive,  che  cor- 
rispondono a  condizioni  igroscopiche  via  via  migliori. 

«  L'intercapedine,  lavata  con  una  soluzione  di  soda  e  poi  con  molta 
acqua  distillata,  è  accuratamente  asciugata  con  carta  bibula: 


RA+B  =  7800,  RB  =  9540,  IO5 


(—  --) 

\Ra+b  Rb/ 


0,02339,  (tf  =  ll°,2) 


Faccio  passare  per  circa  due  ore  una  corrente  d'aria  secca  e  trovo  : 
RA+B-8640,     RB  =  9500,  IO3  (-^-  -£)  =  0,01048,  (t  =  II9  fi); 

fo  lo  stesso  per  altre  due  ore  e  trovo  : 

BA+B  =  8680,  RB  =  9520,  IO3  (^  -  ~^j  =  0,01030,  (*  =  11°,2); 


e  così  ordinatamente 


142  — 


-tt.V-t-B  " 

=  8800 
8840 

Rb  = 

=  9550     103(^— - 
\1wb 

9570 

Rb) 

=  0,00894  (/  =  10°,0) 
0,00863  (/=10°,1) 

8690 

9400 

0,00870   (*  =  10°,2) 

«  Però,  insistendo,  sono  riuscito  ad  ottenere  ima  serie  di  osservazioni  suffi- 
cientemente concordanti:  parte  di  queste  si  ebbero  sul  principio  asciugando 
semplicemente  con  carta  bibula  l'intercapedine  dalla  quale  s'era  fatto  sgoc- 
ciolare l'olio,  parte  infine  (osservazioni  25a  e  26a)  dopo  averla  pulita  con 
acqua  di  soda,  indi  con  acqua  distillata  e  asciugata  con  corrente  d'aria  secca. 
Ecco  la  serie  ottenuta  : 

Tavola  IL 


N 

t 

Ra+b 

Rb 

Ra 

H*    -i) 

W1  -1 

\  Ra          Rb 

ìàr) 

o 

o 

15,2 

9265 

9986 



0,00779 

— 

10 

14,7 

8970 

9660 

— 

0,00796 

— 

11 

12,5 

9000 

9740 

7175* 

0,00844 

0,0050 

12 

12,6 

9040 

9740 

7815* 

0,00795 

0,0048 

13 

12,9 

9070 

9770 

— 

0,00790 

— 

15 

12,9 

9008 

9720 

— 

0,00813 

— 

16 

13,0 

9180 

9930 

— 

0,00822 

— 

19 

13,4 

9100 

9810 

— 

0,00795 

— 

20 

13,4 

9095 

9800 

— 

0,00791 

— 

21 

13,3 

! I 

9750 

— 

0,00806 

— 

25 

10,1 

8840 

9570 

— 

0,00863 

— 

20 

12,0 

9000 

9730 

— 

0,00833 

Media 

0,00811 

*  Fi 

irono  misurate,  facendo  a=l,  «£=10000,  mentre  le  altre,  pigliando  a=\,  d- 

=10000. 

»  Errore  medio  di  0,00408.  Errore  probabile  di  0,00005,  cioè  minore 
dell'uno  per  cento. 

«  Qui  trova  posto  anche  una  misura  colla  quale  ho  chiuso  queste  ri- 
cerche, fatta  allo  scopo  di  schiarirmi  un  dubbio  ;  se  cioè,  alla  capacità  del 
condensatore  intermedio  che  fa  parte  di  A,  ed  è  costituito  dal  dielettrico  che 
sono  andato  variando  e  dalle  superficie  affacciate  dei  due  tubi,  non  si  ag- 
giunga una  capacità  sensibile  y  ;  quella  del  condensatore  che  si  può  sospet- 
tare formato  dall'aria  e  dai  veli  d'umidità  condensate  sul  vetro,  in  corri- 
spondenza a  quel  tratto  del  tubo  esterno  che  non  è  rivestito  di  stagnola.  Per 
decidere  su  questo  punto,  nello  stesso  giorno  in  cui  avevo  fatto  le  osservazioni 


segnate  con  a),  ho  tagliato 
dopo  di  che  ho  trovato 

BA+B  =  8640  ,  RB  =  9370  , 


—  143  — 

tubo   esterno 


di  A  sin   presso   la   stagnola; 


10: 


\RA-,-b  Kb/ 


0,00902 


e  cioè  per  A  una  capacità  maggiore,  mentre  avrebbe  dovuto  risultare  mi- 
nore, se  l'influenza  del  tratto  tagliato  fosse  sensibile  rispetto  a  quella  del- 
l'umidità condensata  sul  vetro.  Si  può  dunque  trascurare  y  nei  limiti  dell'ap- 
prossimazione raggiunta  in  queste  determinazioni. 

«  Così  pure  sono  indotto  a  ritenere  trascurabile  l'effetto  del  mastice, 
per  quel  tratto  di  tubo  che  all'esterno  non  è  ricoperto  di  stagnola  e  che 
contiene  mercurio  nell'  interno  ;  tanto  più  avendo  verificato  che  l'aggiungere 
del  mercurio  per  lc  in  quest'ultimo,  non  produce  effetto  sensibile. 

«  Le  rimanenti  misure  che  si  riferiscono  agli  olii,  mi  riuscirono  senza 
difficoltà.  Quando  un  campione  d'olio  aveva  servito,  lo  si  levava  lasciandolo 
sgocciolare  per  parecchie  ore;  poi  l'intercapedine  veniva  detersa  con  lunghe 
strisce  di  carta  bibula,  indi  sciacquata  coll'olio  che  doveva  servire  succes- 
sivamente ;  infine  si  toglieva  questo,  e  si  versava  lentamente  l'olio  non  ancora 
usato,  e  diligentemente  filtrato.  I  risultati  di  questa  serie  sono  raccolti  nella 
tavola  III  :  ogni  osservazione,  che  figura  in  essa,  è  però  sempre  la  media  di 
più  di  due,  eccettochè  per  gli  olii  di  ricino  e  di  arachide,  per  i  quali  ne 
ho    fatte  due  sole  ben  concordanti  fra  loro. 

Tavola  III. 


x 


\    ]>A-f-B  Rb/  V   Ra  Rb  Ra-+-B/ 


IO3 


1.  Olio  di  colza  .  . 

2.  di  lino 

3.  di  cotone  recente 

4.  di  cotone  rancido 

5.  d'ulivo 

6.  di  sesamo  .  .  .  . 

7.  di  mandorle  .  .  . 

8.  di  ricino 

9.  di  arachide  .  .  . 


16,15 

5  13,00 

6  13,70 
9  14,60 

7  12,40 

8  13,40 
22  13,20 
231  10,90 
241  11,40 


8320 
7924 
8009 
8000 
8104 
8099 
7914 
7565 
8035 


10003  — 
969113801* 
96893837* 
97413740* 
9765  3935* 
9775  3877 
9500 
9715 
9690 


0,02022 
0,02301 
0,02165 
0,02234 
0,02099 
0,02116 
0,02110 
0,02926 
0,02125 


0,0033 
0,0044 
0,0044 
0,0044 
0,0046 


«I  numeri  segnati  con  asterisco  sono  stati  trovati,  prendendo  b  =  \, 
rf  =  1000,  mentre  tutti  gli  altri  prendendo  £  =  1,  ci  —  1000.  In  fine  nella 
tavola  seguente  do  i  valori  avuti  per  k,  sostituendo  nella  [4],  a  Cm  0,10487 
(vedi  tavola  I),  a  Ga  0,00811    (vedi   tavola   II,   e   a  Gk   i    valori   dati  per 

\RA+B       RB/ 


=-)  IO3  nella  tavola  III. 


—  144  — 
Tavola  IV. 


Hopkinson  * 


Quincke  **     Palaz 


Colin  et  Arons  : 


1.  Olio  di  colza 

2.  di  lino  .... 

3.  di  cotone  recente 

4.  di  cotone  rancido 

5.  d'ulivo 

6.  di  sesamo  .  .  .  . 

7.  di  mandorle  .  .  . 

8.  di  ricino 

9.  di  arachide  .  .  . 


2,85 

3,35 

3,10 

3,23 

2,99 

3,02 

3,01 

4,62 

3,03 

da  3,22  a  3,07 

3,37 

3,15 

3,17 

4,78;  4,82;  4,84 

3,17 

2,38;  3,29 


3,03 


L61 


4,43 


*  Nature  1887,  pag.  142;  Philosophical  Magazine,  Voi.  XIII,  pag.  242;  Electrical 

Eeview,  Nov.  1887,  pag.  537. 

**  Philosophical  Magazine,  Voi.  XVI,  1883,  pag.  5. 

***  Lumière  Électrique.  Tomo  XXI,  1886,  pag.  97;  Archives  de  Genève.  Tomo 
XVII,  pag.  415. 

****  L.  e. 


«  L'errore  probabile  di  k  dipende  quasi  unicamente  dall'errore  da  cui 
è  affetta  la  media  delle  misure  eseguite  coll'aria,  e  cioè  risulterebbe  inferiore 
dell'uno  per  cento  (vedi  tav.  II)  se  non  vi  fossero  errori  costanti  ;  siccome 
poi  gli  errori  meno  facili  da  evitare  tenderebbero  ad  aumentare  la  /e,  così  sarei 
inclinato  a  ritenere  che  i  valori  dati  nella  prima  colonna,  debbano  essere 
aumentati  un  poco,  non  però  più  del  due  per  cento. 

«  Chiudo  ringraziando  vivamente  il  prof.  Roiti,  che  mi  ha  messo  in 
condizione  di  eseguire  queste  misure  ». 


Chimica.  —  Sintesi  di  acidi  metilindolcarbonici.  Nota  preli- 
minare di  Giacomo  Ciamician  e  Gaetano  Magnanini,  presentata  dal 
Socio  Cannizzaro. 

«  L'analogia  di  comportamento  del  pirrolo  con  gli  indoli  è  stata  recen- 
temente più  volte  provata.  I  fatti  noti  fin'  ora ,  sebbene  dimostrino  in 
modo  indiscutibile  la  somiglianza  chimica  che  esiste  fra  i  derivati  del  pir- 
rolo e  quelli  dell'  indolo,  pure  non  sono  sufficienti  a  dare  quel  quadro  com- 
pleto di  reazioni  che  è  necessario  per  giudicare,  in  ogni  singolo  caso,  del 
modo  di  comportarsi  delle  sostanze  appartenenti  ai  due  gruppi  di  composti. 
La  storia  chimica  dell'  indolo  non   ha    raggiunto  ancora  quello  sviluppo  che 


—  145  — 

oggi  vanta  quella  del  pirrolo,  sebbene  si  conoscano  già  alcune  delle  rea- 
zioni più  importanti  comuni  alle  due  serie  di  composti,  come  sarebbe  quella 
della  trasformazione  degli  indoli  in  derivati  della  chinolina  (Fischer,  Ciami- 
cian,  Magnanini)  e  quella  della  formazione  dei  derivati  chetonici  dei  nieti- 
lindoli  dall'  anidride  acetica  (Fischer).  Guidati  dal  concetto  ora  esposto,  noi 
abbiamo  iniziato  una  serie  di  ricerche  sul  gruppo  degli  indoli,  dopo  esserci 
accordati  col  prof.  Emilio  Fischer,  che  coltiva  pure  questo  campo  di  studi, 
per  una  divisione  del  lavoro.  Noi  porgiamo,  in  questa  occasione,  sentiti  rin- 
graziamenti all'illustre  chimico  di  Wiirzburg  per  la  gentilezza  che  ebbe  in 
quella  occasione  a  dimostrarci. 

«  In  questa  nota  preliminare  accenneremo  brevemente  soltanto  ad  al- 
cuni dei  fatti  da  noi  trovati  finora,  riserbandoci  di  esporre  il  tutto,  a  suo 
tempo,  in  una  più  estesa  comunicazione. 

«  È  noto  che  si  possono  ottenere  abbastanza  facilmente  gli  acidi  pir- 
rolcarbonici  facendo  agire  l'anidride  carbonica  sul  composto  potassico  del  pir- 
rolo e  il  carbonato  ammonico  sul  pirrolo,  ed  è  noto  inoltre  che  in  queste 
reazioni  il  carbossile  va  principalmente  a  sostituire  un  atomo  di  idrogeno  in 
posizione  «.  Ci  sembrò  interessante  di  vedere  se  queste  reazioni  fossero  ap- 
plicabili anche  agli  indoli,  e  di  stabilire  se  entrambi  i  e  -  metilindoli  sono 
in  grado  di  dare  con  eguale  facilità  gli  acidi  carbonici  relativi,  vale  a  dire 
se  il  carbossile  entra  egualmente  nella  posizione  a  e  nella  posizione  /?. 

«  I  due  e  -  metilindoli  si  prestano  mirabilmente  a  questi  studi,  perchè 
in  uno  di  essi  (scatolo)  è  disponibile  l'idrogeno  in  posizione  «,  nell'altro 
quello  in  posizione  ,?.  La  sintesi  dell'acido  scatolcarbonico  ha  poi  un  inte- 
resse speciale  essendo  questo  composto,  oltre  all'indolo  ed  allo  scatolo,  un 
prodotto  costante  della  putrefazione  delle  materie  albuminoidi. 

«  I  tentativi  fatti  col  carbonato  ammonico  non  ci  hanno  dato  finora  ri- 
sultati soddisfacenti;  si  ottengono  invece  facilmente  gli  acidi  scatolcarbonico 
e  metilchetolcarbonico,  facendo  agire  l'anidride  carbonica  sopra  un  miscuglio 
equimolecolare  di  sodio  metallico  e  scatolo  o  metilchetolo.  La  reazione  av- 
viene a  quanto  sembra  con  uguale  facilità  in  entrambi  i  casi,  e  si  compie 
intorno  ai  230° -250°. 

«   L'acido    metilchetolcarbonico   o    acido   a-metil-  /?-  indolcarbonico 

C . COOH 
C6H4       C  CH3   non  era  conosciuto  fin  ora.  Cristallizza  dall'alcool  diluito  in 

\y 

NH 

aghettini  quasi  insolubili  nell'acqua,  che  si  decompongono  intorno  ai  183° 
in  anidiide  carbonica  e  a-metilindolo.  È  un  composto  poco  stabile,  che  ri- 
corda in  parte  il  comportamento  dell'acido  /S-pirrolcarbonico  ;  si  scinde  nel 
modo  accennato  anche  bollendo  la  soluzione  del  suo  sale  ammonico. 


—  146  — 

*   1/  acido    scatolcarbonico    o    acido    /?-  metti-  a-  iiidolcarbonico 
C.  CH3 

/^ 

C6H4       C  .  COOH  ottenuto  per  sintesi  dallo  scatolo  è  identico  a  quello  sco- 


NH 

perto  da  H.  ed  E.  Salkowski  (').  Cristallizza  dall'acqua  bollente  in  aghi  finis- 
simi e  fonde  scomponendosi  in  acido  carbonico  e  scatolo  intorno  a  165°. 
È  più  stabile  dell'acido  metilchetolcarbonico,  la  soluzione  del  suo  sale  am- 
monico  non  si  scinde  in  scatolo  libero  per  ebollizione. 

«  Sembra  che  per  riscaldamento  con  anidride  acetica  possa  dare  una 
anidride  analoga  alla  pirocolla. 

«  Nel  porre  fine  a  questa  breve  comunicazione  diremo  ancora  che  è 
nostra  intenzione  di  studiare    il   comportamento  dei  metilindoli  col  fosgene, 

(CL  \ 
CO  ,T„  ).  Abbiamo  inoltre  ten- 
NH2/ 

tata  l'ossidazione  dell' acetilmetilchetolo  di  Jackson,  che,  secondo  le  recenti 
ricerche  di  E.  Fischer,  è  un  vero  chetone  come  il  pseudoacetilpirrolo,  abben- 
chè  venga  facilmente  scisso  dall'acido  cloridrico.  L'ossidazione  con  camaleonte 
pare  non  dia  che  l'acido  acetil-o-amidobenzoico,  che  si  ottiene  pure  dal  metil- 
chetolo  con  lo  stesso  ossidante;  sembra  invece  che  tanto  l'acetilmetilchetolo 
che  il  metilchetolo  diano,  per  ossidazione  colla  potassa  fondente,  l'acido  a-'m- 
dolcarbonico,  ottenuto  per  sintesi  da  E.  Fischer  dall'acido  fenilidrazinpirora- 
cemico.  Questo  fatto  sarebbe  interessantissimo  perchè  anche  i  c-metilpirroli 
(similmente  ai  fenoli)  non  danno  gli  acidi  pirrolcarbonici  corrispondenti  per 
ossidazione  col  camaleonte,  ma  bensì  per  ossidazione  dei  loro  composti  potas- 
sici colla  potassa  fondente. 

«  Per  ultimo  facciamo  già  ora  osservare  che  l'introduzione  dell'acetile 
nello  scatolo  offre  qualche  difficoltà,  e  sembra  non  avvenire  agevolmente  che 
coli'  intervento  di  cloruri  metallici.  Ci  ripromettiamo  risultati  interessanti 
dallo  studio  del  e  -  acetilscatolo  perchè  questa  sostanza  si  avvicinerebbe  per 
la  sua  costituzione  all' a  -  acetilpirrolo,  più  del  derivato  acetilico  del  metil- 
chetolo che  contiene  l'acetile  in  posizione  0.  Questo  ultimo  fatto  forse  potrà 
servire  a  spiegare  il  comportamento  dell'acetilmetilchetolo  ». 

Chimica.  —  Ricerche  sull'Apiolo.  Nota  preliminare  di  Giacomo 
Ciamician  e  Paolo  Silber,  presentata  dal  Socio  Caxxizzaro. 

«  Nella  presente  Comunicazione  esponiamo  brevemente  alcuni  dei  fatti, 
che  abbiamo  trovato  finora,  allo  scopo  di  riservarci  lo  studio  ulteriore  di 
questa  sostanza,  che  ci  sembra  degna  d'interesse  e  per  il  suo  comportamento 
chimico  e  per  le  sue  proprietà  fisiologiche. 

(')  Beri.  Ber.  13,  189,  2217;  18,  410,  411  Bef. 


—  147  — 

«  La  costituzione  chimica  dell'  apiolo  è  ancora  completamente  ignota, 
sebbene  questo  composto  sia  conosciuto  già  da  molto  tempo,  ed  anche  noi, 
lo  confessiamo,  ci  troviamo  ancor  lontani  dall'avere  trovato  la  soluzione  del 
difficile  problema,  che  abbiamo  intrapreso  a  risolvere. 

«  Le  ricerche  più  recenti  sull' apiolo  sono  quelle  di  E.  von  Gerichten  ('), 
che  datano  dal  1876.  L'apiolo  è  stato  ottenuto  dai  semi  di  prezzemolo,  as- 
sieme ad  un  terpene,  per  distillazione  con  vapor  acqueo.  È  un  solido  che 
secondo  v.  Gerichten  fonde  a  30°  e  bolle  senza  scomposizione  intorno  ai  300°. 
Cristallizza  in  aghi  bianchi,  insolubili  nell'acqua  e  solubili  nell'alcool  e  nel- 
l'etere. Quando  è  fuso  si  solidifica  molto  difficilmente.  La  sua  reazione  ca- 
ratteristica più  nota  è  quella  con  l'acido  solforico,  in  cui  si  scioglie  per  lieve 
riscaldamento  con  colorazione  rossa  intensa;  aggiungendo  acqua  alla  soluzione 
solforica  si  separa  una  sostanza  fioccosa  bruna.  All' apiolo  si  attribuisce  la 
formola  C12  H14  04. 

«  Nostra  prima  cura  è  stata  quella  di  avere  dell' apiolo  perfettamente 
puro,  per  determinarne  nuovamente  la  composizione.  La  sostanza  proveniente 
dalla  fabbrica  di  E.  Merck  venne  a  questo  scopo  sottoposta  ad  una  accurata  di- 
stillazione frazionata  a  pressione  ordinaria  ed  a  pressione  ridotta.  L'apiolo 
bolle  costantemente  a  294°  a  pressione  ordinaria,  ed  a  179°  alla  pressione 
di  34  min. 

«  I  risultati  delle  nostre  analisi  confermano  la  formola  C12  H14  04,  come 
si  vede  dai  seguenti  numeri: 
1.     0,2156  gr.  di  apiolo  distillato  a  pressione  ordinaria,  dettero  0,5130  gr. 

di  C02  e  0,1310  gr.  di  H2  0. 
IL    0,2378  gr.   di  apiolo  distillato  a  pressione    ridotta,  dettero  0,5642  gr. 
di  C02  e  0,1398  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  C12  Hx4  04 

64,86 
6,31 

«  Finora  non  ci  fu  possibile  di  determinare  il  peso  molecolare  del- 
l'apiolo  per  mezzo  della  densità  di  vapore. 

«  L'apiolo  è  volatile  con  vapore  acqueo,  è  solubile,  oltre  che  nell'etere 
e  nell'alcool,  anche  facilmente  nell'acetone,  nel  benzolo,  nell'etere  acetico  e 
petrolico.  Non  si  combina  con  gli  acidi  né  con  le  basi  e  finora  non  abbiamo 
potuto  ottenere  composti  coll'idrossilammina  e  colla  fenilidrazina. 

«  Dei  diversi  prodotti  di  scomposizione  dell'apiolo,  che  abbiamo  ottenuti 
finora,  accenneremo  soltanto  a  quello  che  si  forma  per  ossidazione  coll'acido 

0)  Beri.  Ber.  IX,  H77. 
Eendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  19 


I 

ii 

C     64,88 

64,77 

H      6,75 

6,53 

—  148  — 

cromico.  Si  ossidano  4  gr.  di  apiolo  con  un  miscuglio  di  30  gr.  di  bicromato 
potassico,  30  gr.  di  acido  solforico  concentrato  e  600  e.  e.  d'acqua,  bollendo 
in  un  apparecchio  a  ricadere.  Durante  l'operazione  si  svolge  anidride  carbo- 
nica e  dei  vapori  di  odore  aldeidico,  che  però  non  riducono  la  soluzione  d'ar- 
gento ammoniacale.  Dopo  tre  ore  d'ebollizione,  l'ossidazione  è  compiuta  e  per 
raffreddamento  si  separano  degli  aghetti  di  una  nuova  sostanza.  Si  distilla 
con  vapor  acqueo,  per  eliminare  l' apiolo  rimasto  inalterato,  ed  assieme  a 
questo  passano  piccole  quantità  d'un  acido  volatile  che  non  si  è  potuto  affer- 
rare finora.  Filtrando  si  ottiene  il  nuovo  corpo,  che  rimane  in  parte  disciolto 
nella  soluzione  cromica,  da  cui  si  può  estrarre  con  etere.  Il  rendimento  am- 
monta al  20  %  dell' apiolo  impiegato.  Ossidando  l' apiolo  con  anidride  cromica 
in  soluzione  acetica  non  si  hanno  rendimenti  migliori. 

«  Il  nuovo  prodotto  venne  purificato  facendolo  cristallizzare  dall'alcool 
diluito.  Fonde  a  102°. 

«  Le  analisi  dettero  i  seguenti  risultati ,  che  conducono  alla  for- 
inola Ci2H12  06: 

I.  0,1822  gr.  di  sostanza  dettero  0,3838  gr.  di  CO,  e  0,0812  gr.  di  H2  0. 
IL  0,2268  gr.  di  sostanza  dettero  0,4754  gr.  di  C02  e  0,1006  gr.  di  H2  0. 
III.  0,1928  gr.  di  sostanza  dettero  0,4040  gr.  di  C02  e  0,0852  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  C,2  HI2  06 

I  II  III 

G     57,44    57,17     57,15  57,14 

H      4,94      4,93      4,91  4,76 

«  La  sostanza  della  forinola  Ci2  HI2  Otì  è  perfettamente  neutra.  Non  si 
scioglie  negli  alcali  ed  è  poco  solubile  nell'acqua.  Si  scioglie  difficilmente 
del  pari  nell'etere  petrolico,  facilmente  invece  nell'alcool,  nell'etere,  nel  sol- 
furo di  carbonio,  nell'acido  acetico  glaciale  e  nel  benzolo  ;  da  questo  solvente 
si  separa  in  forma  di  lunghi  aghi  splendenti.  Nell'acido  solforico  concentrato 
si  scioglie  con  colorazione  gialla  intensa;  col  riscaldamento  la  soluzione  prende 
un  colore  verde  oliva  e  per  aggiunta  d'acqua  si  separano  fiocchi  bruni. 

«  Per  ultimo  vogliamo  ancora  aggiungere  che  l' apiolo  dà,  per  ossida- 
zione col  camaleonte,  del  pari  un  prodotto  neutro,  che  fonde  a  122°,  e  pic- 
cole quantità  di  un  acido. 

«  Speriamo  di  potere  fra  non  molto  far  seguire  a  questa  breve  Nota  una 
Comunicazione  più  estesa  e  più  interessante. 


—  149  — 

Chimica.  — Ricerche  chimiche  sulla  germinazione  del  P àu- 
se ola  s  vulgaris.  Nota  preliminare  del  dofct.  A.  Menozzi,  presen- 
tata dal  Socio  Cannizzaro  in  nome  del  Socio  Koerner. 

«  Nella  germinazione  dei  semi  le  materie  di  riserva,  azotate  e  non  azotate, 
servono  per  la  costruzione  dei  primi  organi  e  pei  diversi  bisogni  fisiologici 
della  nuova  pianta  ;  e  in  questo  periodo  della  vita  vegetale  avvengono  neces- 
sariamente molteplici  metamorfosi  sostanziali,  diverse  a  seconda  della  natura 
delle  materie  di  riserva  ed  a  seconda  delle  piante.  Facendo  astrazione  da  quella 
parte  di  sostanze  organiche  che  si  scompone  e  si  ossida  fino  a  dare  anidride 
carbonica  ed  acqua,  le  materie  non  azotate,  come  amido,  grassi,  ecc.,  si  tra- 
sformano in  sostanze  diffusibili  e  si  trasportano  di  cellula  in  cellula,  dando 
poi  prodotti  diversi  a  seconda  delle  circostanze.  Anche  le  materie  azotate, 
gli  albuminoidi,  vanno  soggette  a  profonde  metamorfosi  chimiche  e  danno  pro- 
dotti che  si  trasportano  da  un  punto  all'altro  dell'organismo  per  compire  uf- 
fici differenti. 

«  Lo  studio  delle  trasformazioni  sostanziali  in  questo  periodo  presenta 
uno  speciale  interesse,  potendosi,  meglio  che  in  altri  stadi,  (quando  la  pianta 
ha  la  facoltà  di  produrre  nuova  sostanza  organica  da  anidride  carbonica  e  da 
acqua),  ottenere  dei  criteri  sicuri  intorno  alle  funzioni  delle  sostanze  organiche 
diverse.  Ed  esso  è  stato  argomento  di  ricerche  per  parte  di  molti  scienziati. 
Si  sono  fatti  germinare  dei  semi  in  ambienti  privi  di  sostanze  organiche,  i 
germogli  ottenuti  si  sono  mantenuti  all'oscurità,  affinchè  non  intervenga  il 
processo  di  produzione  di  materia  organica  a  complicare  i  fenomeni  e  rendere 
non  intelligibili  i  risultati,  e  dopo  un  certo  tempo  si  è  indagata  la  natura 
delle  sostanze  contenute  nelle  pianticelle. 

«  I  risultati  però  che  queste  ricerche  ci  hanno  acquisito,  sono  lungi  dal 
completare  le  nostre  cognizioni  intorno  alle  trasformazioni  diverse  che  avven- 
gono nella  germinazione.  Così  per  le  materie  organiche  non  azotate  le  espe- 
rienze del  Boussingault  ci  hanno  dimostrato  che  l'amido  dei  semi  di  maiz  si 
trasforma  in  zucchero,  in  celluioso,  in  gomma;  quelle  del  Peters  che  le  sostanze 
grasse  dei  semi  di  zucca  danno  nella  germinazione,  amido,  zucchero,  celluioso. 
Osservando  agentemente  si  scorge  come  restino  non  poche  lacune,  e  fra  altro 
si  presenta  la  domanda  :  di  che  natura  è  lo  zucchero  che  si  forma  in  queste 
circostanze  ?  Gli  autori  ammettono  trattarsi  di  glucosio  ;  ma  il  glucosio  è  stato 
confuso  a  lungo  col  maltoso,  ed  a  priori  si  comprende  come  non  sia  impro- 
babile si  formi  maltoso,  almeno  dapprincipio,  inquantochè  nei  semi  in  germi- 
nazione trovasi  anche  diastasi. 

«  Per  ciò  che  riguarda  le  sostanze  azotate  le  metamorfosi  di  queste  fino 
a  poco  tempo  fa  erano  prese  in  poca  considerazione.  Gli  sperimentatori  si  limi- 
tavano a  constatare  che  esse  passano  in  parte  sotto  forma  solubile,   oltreché 


—  150  — 
una  parte  dà  luogo  a  formazione  di  fermenti  diastasici  è  peptonigeni.  Tuttavia 
il  fatto  della  presenza  dell' asparagina  nei  germogli  di  parecchie  piante,  se- 
gnatamente leguminose,  mantenuti  all'oscurità,  in  condizioni  in  cui  l' aspa- 
ragina stessa  non  poteva  provenire  che  dagli  albuminoidi,  indicava  che  queste 
sostanze  vanno  soggette  a  profonde  trasformazioni  ;  e  tanto  più  ciò  risultava 
quando  a  fianco  dell' asparagina  il  Gorup-Besanez  trovava  nel  1874  nei  germogli 
di  veccia,  la  leucina  e  la  tirosina.  Ma  un  largo  contributo  di  fatti  hanno  arre- 
cato in  questo  campo,  nell'ultimo  decennio,  le  belle  ricerche  di  E.  Schulze 
e  dei  suoi  collaboratori,  poiché  ci  hanno  dimostrato  una  serie  di  trasformazioni 
di  sostanze  azotate  nelle  piante,  e  ci  hanno  condotto  alla  conoscenza  di  pa- 
recchie nuove  sostanze  fisiologicamente  molto  interessanti.  Nei  germogli  di  zucca 
ha  trovato  glutammina,  asparagina,  leucina,  tirosina,  ipoxantina,  /cantina, 
e  gitani  uà  come  prodotti  di  trasformazione  degli  albuminoidi.  Nei  germogli 
del  lupinus  luteus,  asparagina,  acido  fenil-ammidopropionico,  acido  am- 
midovalerianico,  traccie  di  leucina  e  tirosina,  ed  una  nuova  sostanza  azotata, 
trovata  dapprima  nella  veccia  e  nel  trifoglio,  e  chiamata  vernina.  Una  diffe- 
renza essenziale  fra  le  due  sorta  di  germogli  sta  in  ciò,  che  nei  germogli  di 
zucca  per  quantità  prevale  la  glutammina  sugli  altri  prodotti  di  scomposizione 
degli  albuminoidi,  mentre  nei  germogli  di  lupino  l'asparagina  ha  di  gran  lunga 
il  sopravvento.  Ciò  che  il  Schulze  spiega  coll'ammettere  che  questi  prodotti 
servano  più  o  meno  facilmente,  a  seconda  delle  piante,  per  la  rigenerazione 
degli  albuminoidi,  di  guisa  che  i  prodotti  elaborati  lentamente  si  accumulano 
per  una  certa  quantità,  mentre  quelli  elaborati  rapidamente  non  si  trovano 
che  in  piccola  quantità  o  non  si  trovano  affatto. 

«  Il  numero  delle  piante  però  a  cui  si  riferiscono  le  ricerche  del  Schulze, 
è  troppo  limitato  per  potere  dai  risultati  delle  ricerche  stesse  dedurre  delle 
conclusioni  d'indole  generale.  Parecchie  quistioni  d'altronde  rimangono  insolute; 
e  si  comprende  come  sia  necessario  accumulare  quanto  più  è  possibile  ma- 
teriale, instituendo  esperienze  con  molte  e  diverse  piante,  e  variando  oppor- 
tunemente  le  condizioni,  onde  ottenere  i  dati  voluti  per  stabilire  dei  principi. 

«  Nell'intendimento  di  contribuire  all'esplorazione  di  questo  campo,  ho 
instituito  una  serie  di  ricerche  su  piante  in  germinazione.  Ho  scelto  dapprima 
il  Phaseolus  vulgaris.  Volendo  indagare  le  trasformazioni  delle  sostanze  azotate 
e  delle  non  azotate,  la  pianta  da  me  scelta  presenta  condizioni  favorevoli, 
contenendo  e  le  une  e  le  altre  in  quantità  notevoli. 

«  I  semi  furono  posti  a  germinare  nella  sabbia,  mantenuta  umida  con 
acqua  distillata,  in  un  ambiente  oscuro  alla  temperatura  di  25°-30<?.  Nel  ter- 
mine di  10-12  giorni  i  germogli  raggiunsero  l'altezza  di  25-30  cm.  A  questo 
punto  furono  raccolti,  tagliuzzati  e  spremuti.  Il  liquido  ottenuto  dalla  spre- 
mitura è  poco  colorato  ;  ha  debole  reazione  acida  ;  fatto  bollire  e  separato 
dagli  albuminoidi,  che  cosi  si  depositano,  devia  debolmente  a  sinistra  il  piano 
della  luce  polarizzata;  riduce  il  liquido  di  Fehling. 


—  151  — 

«  Concentrando  il  succo  a  b.  m.  e  abbandonandolo  quando  è  ridotto  a 
piccolo  volume,  dopo  alcune  ore  comincia  la  separazione  di  asparagina,  sepa- 
razione che  continua  per  due  o  tre  giorni.  Kaccogliendo  l' asparagina,  lavandola 
con  acqua  fredda  e  ricristallizzandola  da  acqua  bollente  con  un  po'  di  nero 
animale,  si  ottiene  incolore  e  pura.  La  sostanza  fu  identificata  oltreché 
per  l'aspetto  e  pel  comportamento,  anche  colla  determinazione  dell'azoto  e 
dell'acqua  di  cristallizzazione, 
gr.  0,2001  di  sostanza  seccata  all'aria  diedero  e.  e.  31,7  di   azoto  a  11°  e 

alla  pressione  di  762  mm.  ; 
gr.  0,9072  di  sostanza  perdettero  a  100°  gr.  0,1094  di  acqua. 

«  Da  cui: 

Trovato  Teorico  per  C4  H8  N2  Os.  H2  0 

N%     18,96  18,67 

H20     12,06  12,00 

«  La  quantità  di  asparagina  che  così  si  ottiene  è  piuttosto  grande,  e  senza 
dubbio  nella  pianta  in  questione  essa  supera  di  gran  lunga  gli  altri  prodotti. 
L'asparagina  fu  trovata  nei  fagiuoli  in  germinazione  dapprima  da  Dessaignes 
e  Chautard,  in  seguito  dal  Boussingault  e  da  altri  autori. 

«  Il  liquido  da  cui  fu  separata  l'asparagina  fu  concentrato  a  sciroppo  e 
indi  estratto  ripetutamente  con  alcool  a  90  %  (voi).  Il  primo  estratto  contiene, 
a  fianco  d'una  piccola  quantità  d'asparagina,  quasi  tutto  lo  zucchero  e  una 
certa  quantità  degli  altri  prodotti  che  più  sotto  saranno  descritti,  ed  esso  fu 
utilizzato  per  la  separazione  dello  zucchero  come  si  dirà  in  seguito.  I  successivi 
estratti,  separati  da  un  deposito  sciropposo  e  liberati  dalla  massima  parte 
dell'alcool,  abbandonati  per  qualche  tempo  danno  luogo  a  im  deposito  costi- 
tuito da  piccole  masse,  deposito  che  va  lentamente  aumentando  per  parecchi 
giorni.  La  materia  che  così  si  separa  ha  l'aspetto  della  leucina  greggia  ;  essa 
risulta  dalla  miscela  di  diversi  ammido-acidi,  come  esporrò  fra  poco.  Una 
nuova  quantità  della  miscela  stessa  si  ottiene  diluendo  il  liquido  sciropposo 
molto  colorato,  da  cui  fu  separata  la  materia  or  indicata,  e  trattando  con 
acetato  basico  di  piombo.  Il  liquido  separato  dal  precipitato,  e  liberato  dal 
piombo  con  idrogeno  solforato,  fornisce  per  concentrazione  una  nuova  quantità 
di  miscela. 

«  Questa  miscela  fu  dapprima  sottoposta  a  ricristallizzazione  da  alcool 
diluito,  onde  ottenerla  incolore,  e  poscia  si  trattò  in  soluzione  acquosa  con 
ossido  idrato  di  rame.  Si  ottenne  così  una  piccola  quantità  di  un  composto 
insolubile  di  color  bleu-chiaro  ed  un  liquido  di  color  bleu-cupo.  Il  liquido 
fu  liberato  dal  rame  con  idrogeno  solforato  e  indi  concentrato.  Ridotto 
a  piccolo  volume,  si  depose  poco  alla  volta  una  sostanza  dell'aspetto  e  del 
comportamento  della  leucina.  Non  potendosi  aspettare  d'aver  a  che  fare  con 
un'  unica  sostanza  pel  fatto  noto  che  i  sali  di  rame  degli  ammido-acidi  si 
tengono  reciprocamente  in  soluzione,  la  sostanza,  raccolta  fu  sciolta  nell'acqua 


—  152  — 

e  trattata  ancora  con  ossido  idrato  di  rame.  Si  ottenne  nuovamente  una  pic- 
cola quantità  di  composto  insolubile.  Il  liquido  fu  liberato  dal  rame  con 
idrogeno  solforato,  e  indi  concentrato.  La  sostanza  che  si  depose  a  piccolo 
volume  fu  raccolta  e  purificata  con  ripetute  cristallizzazioni  da  alcool  diluito. 
Da  questa  soluzione  si  depone  per  raffreddammento  in  magnificile  foglie  bianche 
splendentissime  ;  presenta  grandissima  rassomiglianza  colla  leucina  naturale 
purissima,  e  da  essa  con  saggi  qualitativi  si  distingue  assai  difficilmente. 
L'analisi  però  del  prodotto  come  pure  quelle  di  alcuni  suoi  derivati,  hanno 
dimostrato  in  modo  decisivo  che  la  sostanza  è  acido  ammido-valerianico. 
L'analisi  elementare  ha  dato  questi  risultati: 

da  gr.  0,2950  di  sostanza  si  ebbero  gr.   0,2502  di  H20   e  0,5551  di  C02; 
da  gr.  0,1903  di  sostanza  si  ottennero  e.  e.  19,9  di   azoto   a    10°   ed   alla 
pressione  di  744. 
«  Da  cui  : 

Trovato  Calcolato  per  Cs  Hn  N02 

C  •/„     51,32  51,28 

H  »        9,64  9,40 

N  »      12,24  11,96 

«  La  sostanza,  tanto  allo  stato  greggio  quanto  allo  stato  puro,  presenta, 
come  s'è  detto,  grandissima  rassomiglianza  colla  leucina  naturale.  Come  questa, 
una  volta  asciutta,  galleggia  sull'acqua,  bagnandosi  difficilmente;  riscaldata 
in  tubetto  d'assaggio  dà  un  sublimato  fioccoso,  voluminoso,  spandendo  vapori 
alcalini  con  odore  di  ammine.  È  però  più  solubile  nell'acqua  della  leucina, 
come  è  più  solubile  di  quello  della  leucina  il  rispettivo  composto  ramico. 
Così  pure  il  cloridrato  ed  il  nitrato  sono  diversi  dai  corrispondenti  composti 
della  leucina. 

«  Il  sale  di  rame  ottenuto  colla    soluzione    dell' ammido-acido  e  ossido 
idrato  di  rame,  è  abbastanza  solubile  nell'acqua  specialmente  a  caldo,  e  dalla 
soluzione  bollente  si  deposita  per  raffreddamento  sotto  forma  di  piccolissimi 
cristalli  di  color  bleu.  L'analisi  del  sale  di  rame  ha  dato: 
gr.  0,3041  di  sale  diedero  gr.  0,0645  di  Cu,  pari  a  21.2  %  di  Cu  ; 

Teorico  per  (C5  H10  NOs)a  Cu 
Cu  21,4  o/0 
«  Per  maggior  sicurezza  ho  preparato  il  cloridrato  ed  il  nitrato.  Il  cloridrato  si 
depone  in  prismi  trasparenti  solubilissimi,  della  composizione  C5HUN02.HC1, 
come  risulta  dalla  determinazione  del  cloro: 

gr.  0,3150  di  sale  hanno  dato  0,2856  di  Ag  CI  pari  a  CI  0,0714.  Quindi: 
Trovato  Calcolato  per  C5  H„  NO».  H  CI 

Cloro  %    22,65  23,10 

«  Il  nitrato  si  depone  in  lunghi  aghi  schiacciati  bianchi,  che  si  alte- 
rano col  riscaldamento  sopra  100°. 

«  Acido  ammido-valerianico  è  stato  trovato  da  E.  Schulze  e  I.  Barbieri 


—  153  — 

nei  germogli  di  lupini  (1),  e  i  caratteri  dati  da  questi  autori  coincidono  con 
quelli  della  sostanza  da  me  ottenuta  dai  fagiuoli.  Non  risulta  se  Schulze  e 
Barbieri  abbiano  osservato  se  il  loro  ammidoacido  è  otticamente  attivo. 
Quello  da  me  ottenuto,  in  soluzione  acquosa,  è  debolmente  levogiro.  La  so- 
stanza rassomiglia  non  poco  all'acido  «-ammido-valerianico  normale  ottenuto 
per  sintesi  dall'aldeide  butirrica  normale,  ed  all'acido  a-ammido-isovalerianico 
ottenuto  dall'aldeide  isobutirrica;  tuttavia  non  si  identifica  con  nessuno  dei 
due,  differendone  per  la  solubilità  e  per  l'attività  ottica.  Così  pure  è  diverso 
da  quello  ottenuto  dal  Gorup-Besanez  dal  contenuto  del  pancreas. 

«  Mi  riservo  di  studiare  ulteriormente  e  di  indagare  la  costituzione  di 
quest'ammido-acido,  il  quale  per  la  sua  diffusione  nelle  piante  acquista  un 
interesse  fisiologico  rilevante. 

«  Il  composto  ramico  insolubile  ottenuto  nel  modo  anzidetto  dal  tratta- 
mento della  miscela  di  ammido-acidi  con  idrossido  di  rame,  fu  sospeso  nel- 
l'acqua e  scomposto  con  idrogeno  solforato.  Dal  liquido  risultante  concentrato, 
si  ottenne  un  ammido-acido  poco  solubile  nell'acqua  fredda,  e  cristallizzabile 
dall'acqua  bollente  in  pagliette  lucenti.  L'analisi  del  prodotto,  purificato  ri- 
trasformandolo in  sale  ramico  e  cristallizzandolo  da  acqua,  ha  dimostrato  che 
la  sostanza  ha  la  composizione  CgHnNO-z,  corrispondente  all'acido  fenil- 
ammido-propionico,  e  l'esame  delle  proprietà  indicherebbe  trattarsi  del  me- 
desimo ammido-acido  ottenuto  da  Schulze  e  Barbieri  dai  germogli  di  lupinus 
luteus  (2),  pure  a  fianco  di  acido  ammido-valerianico. 

«  Dall'analisi  della  sostanza  si  ottennero  questi  risultati: 
0,2122  di  sostanza  diedero  gr.  0,1332  di  acqua  e  0,5071  di  C02. 

»       e.  e.  22,5    di    azoto    a    13°  C.  e  747  mm.  di 


gr.  0,2122  di 

sostanz 

gr.  0,3099    » 

B 

pressione. 

«  Da  cui: 

Trovato 

c  % 

65,17 

H  » 

6,97 

N  * 

8,42 

Teorico  per  C9HU  NOa 
65,45 
6,67 
8,48 

«  La  sostanza  scaldata  al  tubetto  sublima  con  iscomposizione.  La  solu- 
zione acquosa  precipita  con  acetato  ramico  dando  un  composto  di  color  bleu- 
chiaro. 

«  Riserbandomi  di  ritornare  in  seguito  sulle  sostanze  descritte  per  ciò  che 
si  riferisce  alla  quantità  ed  alla  distribuzione  nelle  diverse  parti  delle  pian- 
ticelle, nelle  diverse  condizioni  ed  epoche  di  sviluppo,  farò  notare  che  per 
quanto  ho  potuto  osservare  finora,  l'asparagina  supera  tutti  gli  altri  prodotti 
per  quantità,  poi  viene  l'acido  ammido-valerianico  e  indi  l'acido  fenil-ammido- 
propionico. 

(»)  Journ.  f.  prakt.  Chemie  (2).  27.  337. 
(2)  Journ.  tur  prakt.  Chemie,  1.  e. 


—  154  — 

«  Aggiungo  che  dai  liquidi  da  cui  si  separò  la  miscela  di  ammido-acidi 
ora  descritti,  si  ottenne,  per  ulteriore  concentrazione,  deposito  di  un  amrnido- 
acido  che  piuttosto  del  comportamento  dell'acido  ammido-valerianico  presenta 
quello  della  leucina.  Stante  però  la  piccola  quantità  di  sostanza  ottenuta 
finora,  e  la  vicinanza  grandissima  nel  comportamento  fra  acido  ammido-va- 
lerianico e  leucina,  non  posso  finora  pronunciarmi  su  questo  punto  in  modo 
decisivo. 

«  D'altra  parte  le  sostanze  descritte  non  sono  i  soli  prodotti  azotati  pro- 
venienti da  trasformazioni  degli  albuminoidi  nei  germogli  dei  fagiuoli.  I  sci- 
roppi da  cui  furono  separate  le  anzidette  sostanze  danno  un  precipitato  con 
acido  fosfo-volframico,  che  scomposto  con  barite  ha  fornito  un  prodotto  cri- 
stallizzabile. Così  pure  alcuni  saggi  indicherebbero  la  presenza  di  ipoxantina 
e  iantina.  La  caratterizzazione  di  queste  sostanze  è  riserbata  a  ulteriori 
ricerche. 

«  Come  fu  detto  superiormente  il  primo  estratto  alcoolico  del  liquido 
separato  dall' asparagina  e  concentrato  a  sciroppo,  contiene  la  massima  quan- 
tità dello  zucchero.  Quest'estratto  ripreso  parecchie  volte  con  alcool  e  da  ul- 
timo abbandonato  per  qualche  tempo,  depone  una  massa  cristallina  costituita 
principalmente  da  zucchero,  ma  inquinato  da  diverse  altre  sostanze,  e  molto 
colorato.  Liberata  la  materia  cristallina  dal  liquido  sciropposo,  fu  sottoposta 
a  ricristallizzazione  da  alcool.  A  motivo  della  presenza  di  altre  sostanze  fa- 
cilmente solubili  nell'alcool  e  nell'acqua  non  sono  finora  riuscito  ad  ottenere 
zucchero  allo  stato  di  chimica  purezza,  e  debbo  quindi  rimandarne  lo  studio 
dettagliato.  Ma  faccio  notare  fin  d'ora  che  l'aspetto  ed  il  comportamento 
dello  zucchero  separato  indicherebbero  trattarsi  di  glucosio  destroso.  Eiduce 
il  liquido  di  Fehling;  devia  a  destra.  Il  composto  con  fenilidrazina,  prepa- 
rato secondo  le  indicazioni  di  E.  Fischer,  è  costituito  da  aghi  gialli  facil- 
mente cristallizzabili  da  alcool  diluito  e  da  acetone.  Dopo  averlo  ricristal- 
lizzato parecchie  volte  fonde  a  205°. 

«  L'analisi  elementare  di  questo  derivato  ha  dato: 
gr.  0,2499  di  sostanza  fornirono  gr.  0,1371  di  H20  gr.  0,5509  di  C02. 
gr.  0,1518   »         »        diedero    e.  e.  20,2    di    azoto  a  12°  C.  e  747  mm.  di 

pressione. 

«  Da  cui: 

Trovato  Calcolato  per  fenilglucosazone  C^HaaNiO* 
C  %     60,12  60,33 

H  »        6,09  6,14 

N  "      15,52  15,64 

«  In  altra  comunicazione  renderò  conto  dei  risultati  delle  ricerche  sulla 
natura  precisa  di  questo  zucchero,  come  pure  delle  prove  instituite  per  inda- 
gare se  esso  sia  il  solo  zucchero  contenuto  nei  germogli  dei  fasriuoli. 


—  155  — 

«  Faccio  osservare  che  le  sostanze  descritte  provengono  da  trasforma- 
tone delle  materie  di  riserva  contenute  nei  semi,  poiché  ricerche  apposita- 
mente fatte  hanno  dimostrato  che  nei  semi  non  germinati  non  si  contengono 
uè  asparagina,  né  zucchero,  nò  nessun'altra  delle  sopradescritte  sostanze  tro- 
vate nei  germogli. 

«  È  mia  intenzione  di  estendere  e  completare  le  ricerche  sulla  germi- 
nazione del  Phaseolus  vulgaris,  per  ottenere  dei  dati  sui  rapporti  quantitativi 
per  diversi  periodi  e  per  le  diverse  parti  delle  piante,  coltivate  in  condi- 
zioni diverse.  Come  pure  intendo  instituire  esperienze  con  altre  piante  appar- 
tenenti a  famiglie  differenti,  in  ispecie  con  cereali,  onde  accumulare  quel 
materiale  di  fatti  richiesti  per  svelare  e  spiegare  le  trasformazioni  sostan- 
ziali nelle  piante,  e  per  dimostrare  l'ufficio  delle  singole  sostanze  accumulate 
nei  semi  ». 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORRSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

P.  Cornaglia.  Delle  Spiaggie.  Presentata  dal  Socio  Betocchi. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  di  una  lettera  colla  quale  il 
Socio  straniero  F.  von  Recklinghausen  ringrazia  l'Accademia  per  la  sua 
nomina. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  inoltre  una  medaglia  fatta  coniare  dalla 
Società  mineralogica  di  Pietroburgo  in  onore  del  mineralogo  von  Kokscharow. 
Socio  straniero  dell'Accademia,  in  occasione  del  50°  anniversario  della  di 
lui  attività  scientifica,  e  comunica  la  lettera  colla  quale  la  sopranominata 
Società  accompagnava  il  dono  della  medaglia. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  ta- 
cendo particolare  menzione  delle  seguenti  inviate  da  Soci  : 

T.  Taramelli.  Del  terreni  terziari  presso  il  Capo  La  Mortola  inLiguria. 

A.  Kanitz.  Magyar  novénytani  oapok.  XI  Evfoliam. 

E.  vox  Bruecke.  Varie  opere,  delle  quali  sarà  dato  l'elenco  nel  Bol- 
lettino bibliografico. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  20 


—  15(3  — 
Lo  stesso  Segretario  presenta  anche  la  prima  traduzione  italiana  fatta 
dai  professori  G.  e  R.  Canestrini,  dell'  opera   di    Carlo    Darwin  :    Sulla 
struttura  e  distribuzione  dei  banchi  di  corallo  e  isole  madreporiche. 

Il  Corrispondente  Cerruti  presenta  un  fascicolo  a  stampa  nel  quale  è 
esposto  il  disegno  della  nuova  edizione  nazionale  delle  opere  di  Galileo,  ed 
aggiunge  le  seguenti  parole: 

«  La  nuova  edizione,  cui  S.  M.  il  Re  ha  concesso  il  suo  alto  patrocinio, 
vien  fatta  a  spese  dello  Stato  e  per  cura  del  Ministero  dell'istruzione  pub- 
blica giusta  il  tenore  del  R.  decreto  20  febbraio  1887.  La  direzione  generale 
del  lavoro  fu  affidata  al  prof.  Antonio  Favaro  del  quale  è  nota  la  singolare 
competenza  negli  studi  galileiani:  all'opera  del  Favaro,  per  quel  che  con- 
cerne la  cura  del  testo,  sarà  associata  quella  del  prof.  Isidoro  del  Lungo, 
accademico  della  Crusca.  Avanti  che  si  mettesse  mano  alla  pubblicazione,  il 
Ministero  volle  che  fosse  allestito  e  divulgato  per  le  stampe  un  disegno  esatto 
della  nuova  edizione  e  che  questo  disegno  fosse  riveduto,  discusso  ed  appro- 
vato da  tre  nostri  colleghi  :  i  prof.  Ginocchi,  Govi  e  Schiaparelli.  Nel  fasci- 
colo, che  ora  presento  all' Accademia,  il  prof.  Favaro  tesse  una  storia  minuta 
delle  edizioni  precedenti  delle  opere  galileiane  ;  parla  delle  vicende,  non 
sempre  liete,  toccate  a'  manoscritti  del  Galileo  e  della  sua  scuola;  espone  i 
criteri  che  saranno  assunti  come  guida  per  la  nuova  edizione,  la  quale,  per 
quanto  si  prevede  ora,  comprenderà  venti  volumi  di  circa  500  pagine  l'uno, 
di  sesto  e  caratteri  pari  a  quelli  di  questo  fascicolo.  Il  materiale  inedito,  o. 
se  già  edito,  non  compreso  nelle  edizioni  precedenti,  non  esclusa  quella  del- 
l'Alberi, è  considerevole  pur  computando  soltanto  il  materiale  già  noto  agli 
studiosi.  Ma  non  è  dubbio  che  nuovi  documenti  ancora  verranno  alla  luce 
dalle  ricerche  che  il  Favaro  si  propone  di  istituire  in  biblioteche  ed  archivi 
nazionali  e  stranieri  ». 

Il  Corrispondente  Roiti  fa  omaggio  della  2a  edizione  dei  suoi  Elementi  di 
Fisica. 

CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  di  un  avviso  col  quale  parte- 
cipasi all'Accademia  essersi  costituita  in  Milano  una  «  Società  Italiana  di 
elettricità  pel  progresso  degli  studi  e  delle  applicazioni  »  ed  aggiunge  che 
questa  Società  ha  aperto  un  concorso  a  premio  sul  tema  seguente  : 

«  Monografia  sugli  elettromagneti,  atta  a  servire  di  guida  nello  studio 
delle  forme  e  delle  dimensioni  degli  elettromagneti  di  campo,  nelle  mac- 
chine dinamo-elettriche  ». 

Tempo  utile:  30  ottobre  1888;  premio:  una  medaglia  d'oro  del  valore 
di  lire  600. 


—  157  — 


CORRISPONDENZA 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 
La  li.  Accademia  di  scienze,  lettere  e  belle  arti  di  Palermo  ;  la  R.  Ac- 
cademia zoologica  di  Amsterdam;  la  Società  Reale,  la  Società  archeologica 
ed  il  Museo  britannico  di  Londra;  la  Società  filosofica  di  Cambridge;  l'Isti- 
tuto meteorologico  rumeno,  di  Bucarest;  l'Università  di  Oxford;  il  Comitato 
geologico  di  Pietroburgo. 

Annunciano  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni: 
La  li.  I.  Accademia    nautica  di  Trieste;    le    Università    di    Kiel  e  di 
Heidelberg. 

Ringrazia  ed  annuncia  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni  : 

L'Università  di  Christiania. 

P.  B. 


159  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  19  febbraio  1888. 
Gr.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Archeologia.  —  Il  Vice-Presidente  Fiorelli  presenta  il  fasci- 
colo delle  Notule  degli  Scavi  per  lo  scorso  mese  di  gennaio,  e  lo  ac- 
compagna colla  Nota  seguente. 

«  Il  territorio  di  Este  nella  Regione  X,  che  dagli  antichi  sepolcreti  che 
circondavano  l'abitato  restituì  in  questi  ultimi  anni  materiale  archeologico 
preziosissimo,  di  età  pre-romana  e  romana,  diede  nuova  ed  inaspettata  copia 
di  oggetti  oltremodo  rari,  che  accrebbero  le  ricchezze  del  Museo  atestino. 

«  Nel  fondo  del  sig.  Luigi  Baratela,  ad  orieate  della  città,  fu  trovata 
alcuni  anni  or  sono  un'abbondante  suppellettile  votiva,  per  lo  più  di  bronzi 
scritti  in  caratteri  euganei,  e  si  scoprirono  resti  architettonici  di  un  edificio 
sacro,  che  quivi  sorgeva. 

«  Di  questo  nuovo  materiale  fece  un  accurato  studio  il  prof.  Gherardo 
Ghirardini,  descrivendo  patitamente  le  iscrizioni  euganee,  le  antichità  figu- 
rate, gli  oggetti  di  ornamento,  gli  utensili,  e  le  monete. 

«  La  prima  parte  di  questo  ampio  lavoro  inserita  nel  fascicolo  di  gennaio, 
si  occupa  delle  epigrafi,  ed  esamina  prima  quelle  che  sono  incise  in  lami- 
nette  di  bronzo,  poi  quelle  che  si  veggono  sui  chiodi,  in  ultimo  le  iscrizioni 
in  piedistalli  di  pietra,  destinati  a  sostenere  statuette  votive. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  21 


—  160  — 

«  Quattordici  sono  le  epigrafi  delle  lamine,  una  delle  quali  presenta  pure 
un'iscrizione  latina.  Di  chiodi  poi  si  ebbero  circa  duecentocinquanta,  e  sorprende 
in  essi  la  varietà  delle  lettere  che  vi  sono  incise,  e  la  maniera  con  cui  furono 
disposte.  Le  basi  iscritte  sono  quindici. 

«  Di  questa  scoperta  furono  date  notizie  incomplete  fuori  d' Italia  ;  e 
dal  favore  col  quale  vennero  accolte,  si  può  argomentare  la  soddisfazione  che 
certamente  avranno  i  dotti,  nel  trovare  riunito  nella  monografia  del  Ghirar- 
dini  tutto  quanto  si  può  desiderare  intorno  all'  importante  rinvenimento. 

«  Alla  illustrazione  de'  monumenti  scritti  del  deposito  votivo  di  Este, 
succedono  note  del  ff.  Commissario  dei  Musei  e  scavi  prof.  E.  Brizio,  intorno 
a  vasi  dipinti  dell'antica  necropoli  di  Bologna  (Regione  Vili)  scoperti  nel 
fondo  Arnoaldi,  e  sopra  uà  sepolcro  di  tipo  Villanova,  rinvenuto  a  Moglio 
nel  comune  di  Praduro  e  Sasso. 

«■  A  Cortona  (Regione  VII)  nel  luogo  La  Bassa,  fu  scoperta  un'urna  di 
pietra,  sul  cui  coperchio  è  effigiata  la  figura  di  un  uomo  nel  solito  stile  trascu- 
rato delle  urne  volterrane;  ed  in  contrada  Salvadagno,  si  rinvenne  altra 
urna  con  iscrizione  etrusca  nel  coperchio. 

«  In  Orvieto  continuarono  le  esplorazioni  della  necropoli  volsiniese,  in 
contrada  Camiìcella,  nel  fondo  Leone,  dove  varie  tombe  furono  esplorate, 
quasi  tutte  rovistate  in  antico. 

«  In  Corneto  furono  pure  visitate  alcune  tombe  in  contrada  Ripagretta, 
due  delle  quali  solamente  erano  state  rispettate  dagli  antichi  depredatori.  Erano 
a  buca  quadrata,  con  entro  un  vaso  dipinto  in  cui  si  contenevano  i  resti  della 
cremazione.  Questi  vasi  sono  anfore  attiche,  una  di  stile  severo,  un'altra  di 
maniera  piuttosto  trascurata. 

«  In  Roma  (Regione  I)  si  trovarono  avanzi  di  sculture  marmoree,  nei 
lavori  pel  prolungamento  di  Via  Cavour  nella  Regione  della  Subura;  altre 
tombe  dell'antichissima  necropoli  esquilina,  nella  piazza  Vittorio  Emanuele  ; 
altri  avanzi  di  oggetti  votivi,  tra  le  vie  Buonarroti  e  Macchiavelli,  dove  si 
crede  essere  stato  il  tempio,  di  Minerva  Medica;  ruderi  di  antiche  fabbriche 
in  piazza  di  Termini,  appartenenti  agli  edifici  espropriati  da  Diocleziano, 
quando  costruì  le  grandiose  Terme;  finalmente  molte  iscrizioni  si  scopri- 
rono nel  cimitero  tra  le  Porte  Pinciana  e  Salaria.  Dall'alveo  del  Tevere  si 
recuperarono  varie  migliaia  di  monete  di  bronzo  e  di  argento,  familiari  ed 
imperiali. 

«  In  s.  Maria  di  Capua  Vetere,  nel  cortile  del  quartiere  nuovo,  tornarono 
all'aperto  ruderi  di  antiche  fabbriche,  e  non  pochi  frammenti  architettonici 
marmorei,  busti  e  statuette  pure  di  marmo,  e  statuette  fittili. 

«  In  Gragnano,  presso  la  piazza  di  s.  Leone,  fu  rinvenuta  un'  urna  di 
marmo  con  iscrizione  latina. 

«  In  Nicotera  (Regione  III)  si  scoprì  una  parte  di  antico  edificio,  proba- 
bilmente tempio,  nel  predio  la  Timpa,  dove  nelle  indagini  fatte  pochi  mesi 


—  161  — 

prima,  era  stata  riconosciuta  al  proprio  posto  una  colonna  di  granito,  della 
quale  si  potè  misurare  l'altezza  che  è  di  circa  6  metri. 

«  In  Lazzaro,  frazione  del  comune  di  Motta  s.  Giovanni,  nella  provincia 
di  Reggio  Calabro,  fu  recuperata  un'  iscrizione  latina  sepolcrale,  che  diede 
occasione  al  Vice  Direttore  di  quel  Museo  can.  Di  Lorenzo,  di  riassumere 
tutte  le  memorie  intorno  alle  antichità  rinvenute  nel  paese  predetto,  ove 
credè  riconoscere  il  sito  di  Leucopetra,  non  esattamente  indicato  nella  tavola 
Peutingeriana. 

«  In  Sardegna  molte  antiche  sepolture  si  scoprirono  nella  regione  Carce- 
rami, nel  comune  di  Settimo  san  Pietro,  alcune  costruite  solo  di  embrici,  altre 
formate  di  grosse  anfore  con  cadaveri  incombusti.  Vi  si  trovarono,  a  quanto 
dicesi,  parecchie  monete  di  oro,  ed  altre  di  bronzo,  molte  delle  quali,  che 
unitamente  a  globetti  per  collana,  andarono  disperse,  erano  forate  ». 

Psicologia. —  II  fenomeno  della  ricordanza  illusoria.  Nota  del 
Socio  Francesco  Bonatelli. 

»  Questo,  della  ricordanza  illusoria,  è  un  fatto  psichico  che  lo  scri- 
vente ha  osservato  parecchie  volte  in  sé  stesso  ;  perciò,  quand'anche  non  fosse 
intervenuto  mai  ad  altri  che  a  lui,  meriterebbe  pur  sempre,  come  fatto  che 
gli  è,  che  si  cercasse  di  trovarne  la  spiegazione.  Ma  del  resto  io  credo  che 
anche  molti  altri  avranno  avuto  occasione  d'osservarlo  in  sé  medesimi  e  che 
in  moltissimi  poi  si  sarà  prodotto  senza  che  lo  avvertissero.  Ragione  di  più 
per  farne  oggetto  di  studio.  Ed  ecco  qui  di  che  si  tratta.  Preferisco  esporre 
dapprima  un  caso  concreto;  verremo  dappoi  al  concetto  generale. 

«  La  scorsa  notte  io  sognava  d'avere  occupato  colla  mia  famiglia  un 
quartiere  di  certa  casa  situata  non  so  in  quale  città.  Discutendo  con  la  moglie 
sulla  distribuzione  dei  mobili  e  siili' assegnare  a  questo  o  quell'uso  le  varie 
camere  del  novo  alloggio,  io  ricordava  con  perfetta  chiarezza  d'avere  abitato 
già. parecchi  anni  prima  quel  medesimo  appartamento  e  andava  ripetendo: 
qui  allora  s'era  collocato  il  nostro  letto,  costì  era  la  stanza  da  studio  e  così 
via.  Svegliatomi  e  ricordando  molto  nettamente  il  mio  sogno,  io  cominciai 
a  chiedere  a  me  stesso  in  qual' epoca  della  mia  vita  avessi  occupato  quella 
casa  e  in  quale  città.  L'energia  della  ricordanza  era  tanta  che  dapprima  non 
ebbi,  anche  nella  veglia,  il  menomo  dubbio  di  non  ricordare  cosa  realmente  avve- 
nuta; soltanto  non  mi  riusciva  di  rammentare  la  città  e  l'epoca,  e  solamente 
dopo  avere  percorso  col  pensiero  minutamente  tutti  gli  alloggi  dove  sono  tor- 
nato dalla  prima  infanzia  al  dì  d'oggi,  ho  finito  con  dovermi  persuadere  che 
quella  ricordanza  era  falsa.  Era  anch'essa  parte  del  sogno.  Quel  dato  quar- 
tiere io  non  solo  non  l'ho  abitato  mai,  ma  nemmeno  veduto. 

«  Ripensando  allora,  mosso  dalla  meraviglia  e  dalla  curiosità,  alla  mia 


—  162  — 

vita  passata,  mi  ricordai  d'altri  sogni,  nei  quali  m'erano  apparse  quelle  stesse 
camere  e,  quello  ch'è  più  singolare,  ricordai  che  in  tali  sogni  quell'alloggio 
mi  s'era  presentato  come  già  abitato  da  me  molti  anni  prima.  Si  tratta  dunque, 
diremo  generalizzaDdo,  d'una  rappresentazione  che  nel  sogno  apparisce  come 
reminiscenza,  mentre  non  è. 

«  E  qui  taluno  forse  dirà  che  non  c'è  punto  da  meravigliarsi  e  che  la 
spiegazione  del  fatto  è  ovvia.  Un  sogno  richiama  un  altro  sogno  e  questo 
secondo,  rispetto  al  primo  è  una  riproduzione  ;  perciò  figura  come  ricordanza 
d'un  fatto  precedente.  Come  la  vita  della  veglia,  malgrado  le  interruzioni 
del  sonno  e  de' sogni,  ripiglia  la  sua  continuità  al  destarsi,  così  esser  possi- 
bile, anzi  avvenire  effettivamente  in  molti  casi  che  la  vita  del  sogno  si  con- 
tinui malgrado  le  interruzioni  della  veglia.  E  invero  taluni  hanno  descritto 
de'casi  di  tali  due  vite  d'uno  stesso  subbietto,  alternantisi  e  costituenti  cia- 
scuna un  tutto  continuo  e  distinto. 

«  Io  non  so,  di  scienza  certa,  se  quest'ultimo  caso  sia  mai  realmente 
intervenuto  con  perfetta  esattezza,  e  inclino  a  credere  che  siffatti  racconti  ten- 
gano più  del  romanzo  che  della  verità.  Ma  il  caso  mio  particolare  non  si 
acconcia  del  tutto  alla  proposta  spiegazione  e  ciò  per  le  ragioni  che  seguono. 
Prima  di  tutto,  sebbene  io  sogni  assai  spesso,  è  un  fatto  per  me  accertato 
da  tutto  quello  che  la  memoria  mi  suggerisce,  che  non  ho  mai  sognato  due 
volte  di  ritrovarmi  nello  stesso  ambiente.  Le  case,  le  strade,  le  piazze,  ove 
mi  vedo  sognando,  sono  sempre  assolutamente  nuove  e  non  corrispondono 
mai  in  nulla  a  quel  ch'ho  veduto  nella  realtà.  In  particolare  l' interno  delle 
abitazioni  da  me  sognate  è  sempre  differentissimo  —  tranne  rispetto  a  quell'ap- 
partamento di  cui  ho  parlato  quassù  —  ;  differenti,  dico,  tra  di  loro  e  da 
quelli  dove  ho  realmente  abitato.  In  secondo  luogo  è  da  notarsi,  che  ciò  che 
ho  riferito  rispetto  al  sogno  della  notte  passata,  a  me  accade  non  di  rado 
anche  nella  veglia.  Mi  accade  cioè  che  trovandomi  in  luoghi  nuovi  e  in  cir- 
costanze nuove,  i  luoghi,  le  circostanze,  i  fatti,  le  persone,  i  discorsi  che 
si  tengono,  tutto  insomma  mi  pare  la  esatta  ripetizione  di  cosa  intervenuta 
un'altra  volta.  Ora  qui,  com'è  chiaro,  non  è  il  caso  di  supporre  che  questa 
illusione  di  reminiscenza  sia  dovuta  a  un  sogno  antecedente,  dacché  sarebbe 
una  combinazione  improbabilissima  o  anche  impossibile  eh'  io  avessi  sognato 
prima  esattamente  proprio  tutto  quello  che  doveva  accadermi  più  tardi. 

«  Quest'ultimo  fenomeno  —  cioè  il  parere  che  ciò  che  è  nuovo  sia  la 
precisa  ripetizione  di  cosa  già  avvenuta  —  io  l'ho  accennato  più  volte  nelle 
mie  lezioni  di  psicologia  e,  per  fissarlo  con  un  appellativo,  son  solito  chia- 
marlo il  fenomeno  della  falsa  riflessione.  Credo  pure  che  altri  psicologi  l'ab- 
biano notato,  ma  non  rammento  ora  il  nome  di  nessuno  in  particolare  ;  pro- 
babilmente, se  non  erro,  credo  d'averne  veduto  qualche  cenno  nelle  opere  di 
Herbart,  ma  non  saprei  trovare  il  luogo.  Ora  la  spiegazione  di  questo  fatto, 
che  mi  sembra  più  verosimile,  dovrebbe  attagliarsi  anche  al  caso  della  falsa 


—  163  — 

ricordanza  nel  sogno.  Si  tratterebbe  d'un  gruppo  di  rappresentazioni  attuali, 
il  quale  benché  affatto  nuovo  (almeno  come  un.  tutto,  perchè  quanto  alle 
parti  si  sa  che  debbono  per  forza  essere  o  tutte  o  in  grandissima  parte  ripro- 
duzioni o  ripetizioni)  si  affaccia  alla  coscienza  come  identico  ad  uno  conser- 
vato nella  memoria  e  che  ora  venga  richiamato  appunto  per  la  sua  identità 
col  presente. 

«  Se  si  pensa  bene  alle  circostanze  che  accompagnano  il  fatto  del  ricor- 
dare e  dico  particolarmente  del  ricordare  che  una  cosa  percepita  ora  è  stata 
percepita  altra  volta,  si  vedrà  che  queste  sono  varie  e  di  varia  maniera.  Per 
altro  la  forma  più  ordinaria  e  quella  che  ci  dà  la  persuasione  più  sicura 
dell'aver  già  prima  percepito  quella  tal  cosa  è  questa:  che  l'immagine  della 
cosa  stessa,  mentre  ci  è  presente  frammezzo  a  un  complesso  d'altre  deter- 
minate, ci  apparisce  anche  sotto  un  aspetto  più  languido  circondata  da  un 
ambiente  diverso.  Siffatta  diversità  dell'ambiente  impedisce,  per  la  contrad- 
dizione in  cui  sta  coll'ambiente  attuale,  che  l' immagine  riprodotta  di  quel 
dato  oggetto  si  fonda  e  si  unifichi  con  quella  che  ci  viene  offerta  nel  mede- 
simo tempo  dai  sensi.  Così  si  forma  in  noi  un  secondo  piano,  uno  sfondo  di 
scena  per  così  dirlo,  il  quale  appunto  perchè  staccato  dalla  scena  attuale 
dev'essere  per  forza  collocato  fuori  del  presente,  quindi  nel  passato  o  nel- 
l'avvenire. 

«  In  quali  casi  la  scena  fantastica  che  si  contrappone  alla  presente  (reale) 
venga  naturalmente,  cioè  in  forza  del  gioco  naturale  del  meccanesimo  psichico, 
collocata  nell'avvenire  anziché  nel  passato;  in  quali  casi  ancora  oscilli  in  fra 
due,  talché  si  resti  nell'  incertezza  se  abbiamo  davanti  a  noi  una  cosa  acca- 
duta o  che  potrà  o  dovrà  accadere,  è  una  ricerca  di  non  piccolo  momento  per 
la  psicologia,  ma  che  qui   non  crediamo   necessario  di  approfondire  (*).   Per 


(')  La  coscienza  della  nostra  individualità  personale,  che  sotto  forma  più  o  meno  distinta 
ci  accompagna  costantemente,  compendia  in  sé  tutta  la  nostra  vita  passata.  Perciò  i  fatti, 
che  appartengono  realmente  al  nostro  passato,  hanno  delle  connessioni  intime,  quand'anche 
non  sempre  esplicitamente  avvertite  e  spesso  nemmeno  avvertibili,  colla  coscienza  presente. 
Questi  legami  peculiari,  come  servono  a  distribuire  le  memorie,  almeno  approssimativamente, 
a1  luoghi  loro,  dimodoché  un  fatto  accaduto,  poniamo,  vent'anni  fa  non  si  frammischia  alle 
ricordanze  dell' ieri  o  dell'anno  scorso,  ma  resta  allogato  fra  altri  gruppi  più  lontani,  così 
hanno  per  effetto  immediato  di  resuscitare  attorno  a  ciascuna  reminiscenza  un  gruppo  di 
rappresentazioni  e  di  sentimenti,  che  già  occupano  un  posto  fisso  nello  schema  generale 
della  nostra  vita.  Ecco,  sommariamente  significato,  il  carattere  per  cui  le  ricordanze  si  annun- 
ciano alla  nostra  coscienza  come  tali.  In  quanto  all'avvenire,  esso  non  è,  come  parrebbe, 
un  campo  interamente  vuoto,  attesoché  noi  pensiamo  spesso  al  futuro,  sia  prossimo  sia 
più  o  meno  lontano  ;  un  certo  schema  quindi,  sebbene  assai  più  indeterminato  e  vago,  é 
già  tracciato  anche  per  la  vita  avvenire.  Di  qui  la  distinzione  tra  le  rappresentazioni  che 
si  allogano  decisamente  nel  futuro  e  quelle  che  non  avendo  nessun  legame  necessario  né 
con  lo  schema  del  passato  né  con  quello  dell'avvenire,  aleggiano  per  dir  così  in  un  campo 
affatto  indeterminato. 


—  164  — 

lo  scopo  di  questa  Nota  basterà  ricordare  che  altro  è  il  carattere  con  cui  si 
affacciano  alla  coscienza  le  mere  riproduzioni  (ricordanze),  altro  quello  che  con- 
traddistingue i  prodotti  della  fantasia  (come  soglionsi  chiamare),  vale  a  dire 
le  combinazioni  nuove  in  tutto  o  in  parte  di  elementi  vecchi,  ossia  di  riproduzioni. 

«  Tralascio  di  ricordare  altre  circostanze,  che  possono  concorrere  a  pro- 
durre il  medesimo  effetto,  come  ad  es.  qualche  mutazione  sopravvenuta  nella 
cosa  stessa,  qualche  particolar  legame  con  un  fatto  già  riconosciuto  come  appar- 
tenente al  passato  e  somiglianti  e  vengo  al  caso,  che  offre  maggiore  oscurità 
ed  è  di  più  difficile  spiegazione.  Questo  interviene  allorché  la  percezione  d'un 
dato  oggetto  suscita  in  noi  immediatamente  il  pensiero  ch'esso  fu  percepito 
altre  volte,  sebbene  manchino  tutti  quegli  accessori,  che  servono  a  proiettare 
l'immagine  nel  piano  del  passato.  In  questo  caso  non  ci  sono  nella  nostra 
coscienza  due  immagini  distinte  della  medesima  cosa,  l'una  colla  vivezza  della 
sensazione  attuale,  l'altra  più  pallida  come  riproduzione;  bensì  l'immagine 
è  unica,  e  ciò  nulla  meno  siamo  consci  che  la  cosa  fu  percepita  altre  volte. 
Parlando  figuratamente,  si  direbbe  che  nei  casi  descritti  dianzi  la  percezione 
presente  suscita  dal  fondo  dell'  incoscienza  l' immagine  identica,  e  questa  nel 
venire  incontro  alla  sua  gemella  è  arrestata  davanti  alla  soglia  del  presente 
dal  contorno  in  cui  è  incastonata,  cosicché  rimane  di  fronte  alla  rappresenta- 
zione attuale,  e  staccata;  nel  caso  ultimo,  come  isolata  ch'ella  è,  vola  incontro 
a  questa  con  tanta  rapidità  che  si  fonde  con  essa,  senza  che  la  coscienza  arrivi 
a  coglierla  prima  che  la  fusione  siasi  operata.  Il  che  posto,  si  domanda  dac- 
capo donde  nasca  in  tal  caso  la  nostra  persuasione  che  la  cosa  fu  già  altra 
volta  percepita. 

«  Io  credo  che  a  questa  domanda  non  possa  darsi,  psicologicamente  par- 
lando, che  una  sola  risposta.  Un  sentimento  indistinto  e  indefinibile,  eppure 
efficace,  accompagna  questo  fatto;  sentimento  che  ha  la  sua  causa  sufficiente 
nel  processo  psichico  della  riproduzione  (e  naturalmente  anche  ne'  processi 
fisiologici  che  la  accompagnano,  la  condizionano  o  ne  sono  condizionati).  Codesto 
processo  resta  fuori  della  coscienza;  ma  il  suo  valore  come  fatto  psichico  si 
traduce  in  un  sentimento.  Ora  un  siffatto  sentimento  non  ha  alcun  contenuto 
rappresentativo  (che  altrimenti  sarebbe  rappresentazione  e  non  sentimento)  e 
nella  coscienza  si  annunzia  solamente  per  il  suo  effetto,  cioè  per  quella  per- 
suasione che  vi  produce  che  la  rappresentazione  attuale  è,  a  dir  così,  foderata 
d'una  riproduzione. 

«  Ciò  posto,  se  noi  supponiamo  che  una  rappresentazione  attualmente  pre- 
sente nella  coscienza  (sia  poi  questa  una  percezione  sensata,  sia  fantasma  puro 
come  nel  sogno)  per  la  particolar  condizione  in  cui  si  trova  o  il  sistema  ner- 
voso o  l'anima  nostra  o  tutti  e  due,  dia  origine  a  quel  peculiare  sentimento, 
la  rappresentazione  ci  si  affaccerà  come  la  ripetizione  d'un' altra  precedente. 
Ed  ecco  spiegato  e  il  fatto  riferito  del  sogno  e  i  fatti  della  falsa  riflessione 
nella  veglia. 


—  165  — 

«  Rimane  a  vedersi  se  questo  tentativo  di  spiegazione  debba  arrestarsi 
qui,  o  se  sia  possibile  rendere  qualche  ragione  anche  del  fatto  introdotto  nella 
spiegazione  detta,  cioè  del  prodursi  in  noi  quel  sentimento  anche  senza  che 
sia  data  la  sua  causa  solita  e  normale,  che  è  il  processo  della  effettiva  ripro- 
duzione. Io  credo  che,  entro  certi  limiti,  la  cosa  sia  possibile  ;  ed  ecco  come  : 

«  Conviene  premettere  una  osservazione,  che  da  vari  psicologi  è  già  stata 
riconosciuta  come  vera,  cioè  che  data  nella  coscienza  una  rappresentazione 
attuale,  che  duri  un  certo  tempo  (ciò  che  in  generale  deve  ammettersi  di  tutte), 
mano  mano  che  il  processo  della  sua  produzione  prosegue,  la  parte  di  essa 
che  è  passata  si  tragitta  nel  campo  delle  rappresentazioni  oscurate  e  che  pos- 
siamo anche  dir  potenziali.  Per  es.  a  quel  modo  che,  ove  sia  data  la  serie 
successiva  delle  rappresentazioni  A ,  B  ,  C  ,  al  comparire  di  B  si  oscura  A 
e  così  B  si  oscura  al  comparire  di  C  ,  del  pari  se  sia  data  una  rappresenta- 
zione R  ,  la  cui  durata  corrisponda  a  quella  della  intera  serie  A  ,  B  ,  C  ,  noi 
potremo  concepirla  come  risultante  da  tre  parti  successive  r ,  r\  r",  ciascuna 
eguale  nel  contenuto  ad  R ,  ma  durante  solo  un  terzo  di  questa  e  però  al 
comparire  di  r'  si  oscurerà  r ,  ed  /  si  oscurerà  al  comparire  di  r" . 

«  Ma  le  rappresentazioni  uscite  dall'attualità  e  doventate  latenti  possono, 
com'è  ben  noto,  rinnovarsi  sia  spontaneamente  (che  qui  vuol  dire  per  effetto 
di  processi  interni  psico-fisici),  sia  per  effetto  del  loro  richiamo,  dovuto  a 
un'altra  rappresentazione  attuale,  che  sia  ad  esse  legata  vuoi  da  somiglianza, 
vuoi  da  contemporaneità  o  successione.  In  tal  caso  quelle  appariscono  come 
reminiscenze,  semprechè  non  compaiano  isolate,  ma  con  quel  contorno  che  s'è 
detto  di  rappresentazioni  e  di  sentimenti  in  contrasto  con  quelli  che  di  pre- 
sente occupano  il  campo.  Ora  la  vicenda  delle  nostre  condizioni  complessive 
è  talora  così  rapida,  che  un  elemento  appena  scomparso  dalla  coscienza,  qua- 
lora ricomparisca  anche  solo  dopo  un  breve  istante,  trova  mutato  l'ambiente 
psichico.  In  tal  caso  esso  dovrà  presentarsi  coi  caratteri  d'una  ricordanza.  Farei 
torto  all'  intelligenza  del  lettore  se  mi  diffondessi  a  mostrare  come  questi  fatti 
contengano  la  spiegazione  che  da  noi  si  cercava. 

«  Basti  soltanto  avvertire  che  effettivamente  i  casi  in  cui  sogliono  pro- 
dursi quelle  che  abbiamo  chiamato  ricordanze  illusorie  e  false  riflessioni, 
sono  tali  da  ingenerare  per  l'appunto  una  vicenda  rapidissima  di  stati  psichici; 
sono  casi  cioè  in  cui  la  nostra  sensibilità  è  altamente  eccitata  e  il  nostro  sistema 
nervoso  irritabilissimo.  Il  che  infatti  si  avvera  sia  ne'  sogni  molto  vivaci,  sia 
nella  veglia  quando  ci  troviamo  in  circostanze  straordinarie,  come  a  cag.  d'es. 
fra  insolite  peripezie  di  viaggi  e  somiglianti.  In  tali  casi  le  rappresentazioni 
attuali,  man  mano  che  si  vengono  svolgendo,  sono  accompagnate  dalla  ripro- 
duzione della  loro  parte  oscurata  e  così  si  genera  nel  nostro  intimo  quasi 
un'eco  incessante  ;  donde  quel  peculiare  sentimento  che  produce  l' illusione 
della  reminiscenza  » . 


—  166  — 

Archeologia.  —  Il  Socio  Helbig  presenta  alla  Classe  una  figulina  in 
bronzo  rappresentante  un  Sileno,  ed  accompagna  la  presentazione  colle  seguenti 
parole  : 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia  una  figurina  di  bronzo  (alta 
m.  0,11),  la  quale,  come  quella  presentata  nella  seduta  antecedente,  fu  trovata 
ad  Epidauro  nel  santuario  di  Asclepio.  Rappresenta  un  Sileno,  il  quale  sta 
in  piedi,  appoggiando  la  sinistra  sul  fianco  ed  alzando  la  destra  sopra  il  capo. 
Siccome  resta  dubbioso,  se  quest'  ultima  mano  abbia  tenuto  un  attributo  o  sia 
semplicemente  stesa,  così  l'azione  della  figura  non  può  determinarsi  con  sicu- 
rezza. Può  tessere  che  il  Sileno  si  prepari  a  ballare,  alzando  a  tal  uopo  la 
destra  in  maniera  tipica,  e  può  essere  che  abbia  tenuto  con  questa  mano  un 
vasetto  e  ne  versi  il  liquore  p.  e.  nella  bocca  d'una  pantera  che  sarebbe  stata 
aggiunta  sulla  base  mancante.  Ma,  malgrado  quest'incertezza,  spicca  la  ras- 
somiglianza che  tale  figurina  tanto  nel  tipo  del  volto  quanto  nella  movenza 
offre  col  Marsia  di  Mirone.  Essa  dunque  ci  offre  un  nuovo  esempio  di  come 
i  motivi  inventati  dai  grandi  maestri  si  modificavano  e  s'adoperavano  in  senso 
diverso  da  altri  artisti.  Conosciamo  giù  due  tipi  che  in  tale  maniera  furono 
derivati  dal  Marsia  di  Mirone,  cioè  quello  dell' Atteone  che  si  difende  contro  i 
cani  e  quello  d'un  Satiro  che  col  piede  alzato  vibra  un  colpo  contro  una 
pantera  (1).  A  questi  tipi  ora  s'aggiunge  il  Sileno  trovato  ad  Epidauro  » . 


Scienze  sociali.  —  Un  Socialista  Cinese  del  V.  secolo  av.  C.  : 
Mih-Teih.  Memoria  letta  dal  Corrispondente  S.  Cognetti  de  Martiis. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 


Storia  letteraria. — Piero  Strozzi  fiorentino  e  la  Metaf  rasi  greca 
dei  Commentarli  di  Giulio  Cesare.  Nota  del  Corrispondente  Giacomo 
Lumbroso. 

«  Il  sig.  Carlo  Malagola  ha  ragione  di  ricordare  nella  sua  Vita  dell'  Urceo 
(Bologna,  1878,  p.  5)  che  «  gli  studi  delle  lettere  elleniche  in  Italia  fiori- 
rono prima  che  altrove  nella  città  di  Firenze  »,  e  di  lamentare  «  non  abbia 
ancora  trovato  essa  un  uomo,  come  Venezia  ebbe  la  ventura  di  trovarlo,  che 
imprenda  a  trattare  questo  argomento,  utilissimo  per  tutte  le  città  d'Italia, 
per  Firenze   importantissimo  e  necessario  ».   E  in  fatti  vedasi   il   posto  che 

0)  Cf.  Furtvangler  :  Dei   Satyr  aus  Pergamon,  p.  8  ss. 


—  167  — 

occupa  l'ellenismo,  perfino  nella  vita  di  un  capitano  di  guerra  ed  ingegnere 
militare,  quale  fu  sopra  tutto  il  fiorentino  Piero  Strozzi  (1510-1558),  ed  il 
gruppo  che  gli  sta  dietro  di  quesiti  da  sciogliere  e  di  ricerche  da  fare.  Io 
per  me  sono  stato  tratto  a  considerare  da  vicino  questo  episodio  ('),  dall'essere 
venute,  fra  le  mie  letture,  ad  incontrarsi  e  combinarsi  due  notizie  abbastanza 
importanti  in  proposito,  finora  separate  nella  vastità  della  scienza  ed  incon- 
sapevoli, per  così  dire,  l'una  dell'altra.  Uno  schizzo  dell'ellenismo  nella  vita 
di  Piero  gioverà  a  porle  in  piena  luce  ;  e  non  saprei  cominciarlo  meglio  che 
col  ricordare  l'ellenismo  della  vita  del  padre.  Nel  quale  è  notabile  anzitutto 
certo  culto  esclusivo  della  sapienza  e  letteratura  antica  pagana,  che  il  figlio 
ebbe  poi  comune  con  lui,  o  meglio  tutti  e  due  ebbero  comune  con  altri  in- 
fervorati di  rinascimento.  «  Il  estoit  fort  scavant  (dice  il  Branthóme  di  Fi- 
lippo Strozzi)  ;  et  voylà  pour  quoy  ce  grand  scavoir  luy  nuisit  à  sa  creance. 
On  dit  que  feu  M.  De  Strozze  son  fils  luy  ressembloit  un  peu  en  ceste  foy... 
La  reyne  (Caterina  de' Medici)  qui  l'aymoit,  et  son  ame  et  tout,  après  l'avoir 
souvant  presse  et  importune  de  lire  dans  la  Bible...  après  plusieurs  reffus,  le 
tenant  un  jour  en  sa  chambre,  luy  monstra  ladicte  Bible  pour  y  lire  au 
moins  un  chapitre  qu'elle  luy  monstra,  pour  l'amour  d'elle;  ce  qu'il  fit  et 
le  lit:  et  y  ayant  trouvé  un  passage  qui  ne  luy  pleust,  il  ferma  aussy  tost 
le  livre,  et  dit  à  la  reyne  que  ce  passage  luy  faisoit  perdre  le  goustz  de 
lire  les  autres  »  (2).  Del  resto  Filippo  Strozzi  «  nei  primi  suoi  anni,  udì  nelle 
greche  lettere  Fra  Zanobi  Acciainoli  nella  sua  facoltà  eccellente  » ,  e  «  attese 
all'Umanità  talmente,  che  quella  lingua  ben  tosto  possedè  » ,  e  «  fece  in  sua 
gioventù  più  annotazioni  sopra  scritture  greche  »  (3).  Poi,  prigioniero  nel 
«  Castello  di  Fiorenza  »,  troviamo  che  carteggiò  col  Vettori  di  testi  e  di 
quesiti  greci,  ed  a  correggere,  per  uso  di  Alessandro  Vitelli,  un  volgarizza- 
mento del  «  Trattato  degli  Ordini  della  Romana  milizia  »,  nel  quale  erano 
molti  errori  «  per  non  avere  lo  interpetre  visto  Polibio  greco  ma  il  latino  » , 
«  dal  greco  fonte  trasse  e  formò  »  la  sua  traduzione  (4),  e  infine  par  che 
studiasse,  poco  prima  di  uccidersi,  uno  scritto  morale  di  Plutarco  (5).  Dunque 
ellenista  il  padre  di  Piero  veniente  die  di  sua  vita  et  decedente.  Va  poi 
notata  in  lui  un'altra  cosa  che  in  quell'età,  aprente  o  promettente  il  suo 
cursus  honorum  ecclesiastico  agli  umanisti,  è  per  sé  sola  un  indizio  di  sol- 

f1)  Oltre  ai  testi  che  andrà  citando,  mi  è  riuscito  di  leggere  la  poco  divulgata  operetta 
di  Francesco  Trucchi,  Vita  di  Piero  Strozzi  fiorentino,  maresciallo  di  Francia,  scritta 
sui  documenti  originali,  Firenze,  1847,  ma  senza  profitto  per  il  mio  soggetto. 

(2)  Oeuvres  complètes,  Paris  (Jannet,  Paquerre,  Daffis),  1858-1878,  t.  V,  p.  50  e  segg. 

(3)  Vita  di  Filippo  Strozzi  scritta  da  Lorenzo  suo  fratello,  premessa  alla  Tragedia 
del  Mccolini,  Firenze,  1847,  p.  XI  e  CXX. 

(4)  «  Documenti  letterari  »  aggiunti  alla  Vita  suddetta,  p.  343-357. 

(5)  Documento  presso  L.  A.  Ferrai,  Cosimo  dcWedici  duca  di  Firenze,  Bologna, 
1882,  p.  116. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  22 


—  168  — 
lecito  avviamento  del  figlio  nelle  lettere  e  nella  erudizione  (l).  Filippo 
«  disegnava,  dice  Antonio  di  Luca  Albizzi  (2),  come  fusse  Piero  in  età  di 
farlo  prete,  perciò  che  essendo  stato  il  cardinal  de' Medici  (zio  di  Clarice  sua 
moglie)  l'anno  1513  creato  papa,  sperava  per  suo  mezzo  esso  dover  venir 
grande  nella  Chiesa,  e  questo  fu  la  cagione  per  avventura,  che  egli  lo  man- 
dasse, mentre  era  piccolo  fanciullo  per  alcun  tempo  vestito  da  prete,  e  di 
color  paonazzo...  Accrebbe  il  desiderio  di  Filippo  la  creazione  di  Clemente, 
sì  per  lo  parentado  et  amicizia...  come  anco  per  le  molte  speranze  che  il 
Pontefice  gliene  dava;  per  questo  si  messe  con  ogni  industria  a  persuader 
Piero,  che  pigliasse  l'abito  da  Prete  e  volesse  attendere  alla  Corte  Romana  » . 
Ed  anche  nel  Varchi  si  legge  che  «  sotto  le  promesse  fatte  da  Clemente  più 
volte  al  padre  di  doverlo  far  cardinale,  Piero  s'era  vestito  da  prete,  e  andato 
fuora  per  Firenze  in  abito  di  sacerdote  » ,  il  che  più  tardi  «  non  poteva  né 
sdimenticarsi  né  sgozzare  »  (3).  Il  Branthòme  poi  ci  dà,  benché  in  ordine 
rovescio,  la  correlazione  degli  studi  di  Piero  a  questo  disegno  paterno:  «  il 
fust  en  ses  premiers  ans  bien  nourry  et  instruict  aux  lettres  par  le  seigneur 
Philippe  Strozze  son  pere  ;  de  sorte  que,  pour  y  estre  très  parfaict,  son  pere 
le  voulut  à  l'eglise  » ,  soggiungendo  «  Mais,  pour  avoir  esté  reffusé  d'un  chap- 
peau  de  cardinal,  il  quieta  tout  de  despit,  et  prit  les  armes,  non  pas  pour- 
tant  qu'il  discontinuast  jamais  les  sciences,  encor  quii  fust  à  la  guerre,  ne 
list  et  n'en  escrist  »  (4):  continuità  dimostrata,  come  si  vedrà,  da  altri  fatti, 
ed  anche  da  questo  che  Piero  alla  sua  volta  «  fust  fort  curieux  de  faire  très 
bien  nourrir,  et  sur  tout  très  bien  instruire  aux  bonnes  lettres  (suo  figlio  Fi- 
lippo); et  desiroit  qu'il  y  sceust  autant  que  luy;  car  il  y  estoit  très  parfaict; 
mais  pourtant,  son  filz  n'y  pouvoit  approcher;  si  en  scavoit  il  assez  »  (5). 
Di  più  leggiamo  altrove  in  Branthòme  :  «  Il  paroissoit  bien  aussy  que  ce 
grand  capitaine  estoit  bien  amateur  des  lettres,  car  il  avoit  une  très  belle 
bibliotheque  de  livres.  Je  ne  diray  pas  de  luy  comme  le  bon  rompu  le  roy 
Louis  XI  disoit  d'un  prelat  de  son  royaume  qui  avoit  une  très  belle  librairie 

(i)  Instruzioni  in  Eoscoe  Lorenzo  il  M.,  Pisa,  1816,  t.  3°,  App.  p.  LXXXI:  «  Messer 
Giovanni,  il  quale  io  ho  fatto  Prete,  e  mi  sforzo  di  lettere  nutrirlo  in  modo,  che  non  abbia 
da  vergognarsi  fra  gli  altri  ».  Affò  Vita  di  Pierluigi  Farnese,  Milano,  1821,  p.  52:  «  Se 
Eanuccio  suo  figliuolo...  con  sommo  calore  attendeva  allo  studio  delle  greche,  e  latine  let- 
tere, il  tutto  avveniva  per  la  sollecitudine  del  Pontefice,  che  disegnava  di  farne  un  chiaro 
lume  della  Chiesa".  P.  89:  «Ranuccio...  alla  presenza  del  Papa  e  di  varj  cardinali  diede 
pubblici  saggi  della  sua  letteratura  greca  e  latina...  onde  meritò  d'esser  promosso  di  quest'anno 
medesimo  all'onor  della  porpora  ».  Dejob,  Muret,  1881,  p.  352:  «  Le  titre  d'érudit  pouvait 
inspirer  l'espoir  du  cardinalati. ..»  ecc. 

(2)  Vita  di  Piero  Strozzi,  nel  volumetto  di  C(esare)  G(uasti)  Vite  di  Uomini  d'arme  ecc. 
Firenze,  Barbera,  1866,  p.  512.  Io  mi  sono  valso  qui  del  ms.  Corsiniano  1320. 

(3)  Storia  fiorentina,  ed.  Arbib,  Firenze  1844,  t.  3,  pag.  6. 

(4)  Oeuvres,  t.  II,  pag.  246. 

(5)  Oeuvres,  t.  VE,  pag.  236. 


—  169  — 

et  ne  la  voyoit  jamais,  qu'il  ressembloit  un  bossu,  qui  avoit  une  belle  grosse 
bosse  sur  son  dos,  et  ne  la  voyoit  pas.  Mais  M.  le  mareschal  visitoit,  voyoit 
et  lisoit  souvant  sa  belle  librarne  »  (').  Oltre  alla  quale  aveva  «  uno  stu- 
diolo o  scrigno  pieno  di  medaglie  d'oro  antiche  »  (2),  o  come  scrive  Caterina 
de' Medici  in  suo  carteggio,  «  de  medailles  et  antiquitez  »  (3):  cosicché  sotto  la 
corazza  del  capitano  di  guerra,  del  «  maravigliosissimo  bravo  »,  come  lo 
chiama  il  Celimi,  Piero  Strozzi  nascondeva  anche  questo  tratto  caratteristico 
del  compiuto  umanista  d'allora. 

«  Ma  veniamo  al  greco.  L'Albizzi  nella  citata  biografia,  non  solo  narra 
ch'egli  «  attese  nella  sua  fanciullezza  agli  studi  dell'Umanità  assai  diligen- 
temente, i  quali  non  abbandonò  mai  mentre  stette  in  Fiorenza  » ,  e  che  più 
tardi  «  fu  mandato  a  studio  a  Padova  »  (4),  ma  nota  espressamente  che  «  nella 
greca  lingua  molto  bene  era  introdotto  »,  aggiungendo  un  «  si  dice  essere 
stato  suo  maestro  Marcello  Cervino  da  Monte  Pulciano,  che  poi  fu  Papa 
Marcello  secondo  ».  Nulla  di  ciò  nel  commentario  De  vita  Marcelli  II  di 
Pietro  Pollidori,  Koma,  1744.  Il  Varchi  coetaneo  e  conoscente  di  Piero  (5), 
ce  lo  presenta,  a  diciassette  anni,  «  sotto  la  custodia  di  ser  Francesco  Zefiì 
suo  precettore  » ,  e  tornando  a  ragionare  di  lui  quando  era  su  i  ventidue 
anni  (1532),  dice  che  «  intendeva  comodamente  la  lingua  latina,  e  faticava 
più  che  non  sogliono  fare  i  suoi  pari,  sotto  ser  Francesco  Zeni  suo  precettore 
nella  greca  »  (6)  :  ellenista  ed  insegnante  non  cattivo  lo  Zeni,  a  giudicare 
anche  da  altre  notizie.  Vincenzo  Borghini  che  fu  suo  scolaro  (1537,  1538), 
racconta  (Manni,  Sigilli  III,  84)  delle  sue  lezioni  di  lettere  greche  e  lo  dice 
«  huomo  litteratissimo  »,  "del  quale  habbiamo  fatto  più  frutto,  che  di  alcun 
altro  maestro  ».  Al  che  il  Bandini  aggiunge  (Calai,  cod.  lai.  Bibl.  Laur., 
Ili,  401)  :  «  Habeo  in  privata  mea  bibliotheca  Sophoclis  tragoedias  septem, 
ab  Aldo  Venetiis  impressas  a.  1502,  cum  correctionibus  et  notulis  graecis 
elegantissimis  manu  Francisci  Zeffii,  qui  nomen  suum  prodit  in  ultima  pagina 
sic:  xrfjfxcc  (pQayxitfxov  rov  Zccicpiov  xaì  twv  (pi'Xo)v  »:  il  quale  motto  sembra 


(!)  Oeuvres,  t.  H,  pag.  248. 

(2)  Montalvo,  Relat.  della  guerra  dì  Siena,  presso  Carlo  Promis,  Biografie  di  inge- 
gneri militari  italiani,  Torino,  1874,  p.  290. 

(3)  Lettres  de  Catherine  de  Médicis,  publiées  par  Hector  De  La  Ferrière,  Parigi,  1880, 
t.  I,  p.  563. 

(4)  Corsiniana  1320;  cf.  410  (=  Magliab.  CI.  XXV,  337)==  Chigiana  G.  VITI.  220: 
Vita  di  Piero  Strozzi  scritta  da  Gio.  Batt.  Strozzi  il  cieco,  con  lettera  dedicatoria.,  d 
Poma  23  gennaio  1611,  e  Bandini,  Collectio  vet.  moniment.,  Arezzo,  1752,  p.  XXL!  (Gio- 
vambattista Adriani  famigliarissimo  in  Padova  de' figliuoli  di  Filippo  Strozzi). 

(5)  Opere  di  Donato  Giannotti,  Firenze,  Le  Mounier,  1850,  II,  p.  419  (Ben.  Varchi 
nell'a.  1538  in  Venezia  presso  Messer  Pietro  Strozzi). 

(6)  Storia  fior.,  ed.  cit.  t.  I,  p.  167,  t.  III,  p.  6. 


—  170  — 

essere  indizio  di  non  povera  libreria  (*);  ma  comunque,  elegantissime  postille 
greche  non  si  fanno  da  chi  conosca  così  così  quella  lingua.  Infine  il  prof.  Pic- 
colomini,  in  una  lettera  inserita  dal  prof.  Villari  nel  suo  «  Niccolò  Macchia- 
velli  »  (I,  540),  scrive  che  nel  Cod.  Laur.  40  del  Plut.  89  inf.  si  ha  una  tra- 
duzione di  Francesco  Zeffi  del  frammento  di  Polibio  sulle  forme  degli  stati  (2). 

«  È  noto  che  Piero  Strozzi,  datosi  in  seguito  all'armi,  ed  alla  bandiera 
che  «  pareva  la  più  degna  ■»  ai  repubblicani  d'Italia  (3),  si  fece  soldato  di 
Francia  (1536),  ebbe  nell'anno  1543  in  Parigi  lettere  di  naturalità,  (4).  Or 
quivi  correvano  i  tempi  di  Francesco  I,  correvano  i  tempi  del  Budeo,  che  è 
quanto  dire  del  nascimento  e  del  primo  fiorire  dell'ellenismo  in  Francia,  pro- 
mosso e  caldeggiato  da  dotti,  da  letterati,  da  stampatori,  dal  re,  dai  mi- 
nistri, dai  cortigiani  (5).  Fra  i  quali  sopraggiunto  lo  Strozzi,  e  come  oriundo 
della  dotta  Italia  e  come  Piero,  è  impossibile,  chi  lo  conosca,  gli  venisse 
meno  in  ciò  solo  la  voglia  d'essere  tenuto  eguale  o  superiore  ad  altri  qual- 
sifosse.  Del  resto  da  un  passo  del  Branthòme  che  dovrò  recitare  più  innanzi, 
si  potrebbe  arguire  che  avessero  commercio,  anziché  od  oltreché  col  figlio, 
propriamente  con  lui,  due  valorosi  cultori  francesi  dell'  ellenismo,  il  Daurat 
ed  il  Konsard  ;  uè  lo  vieta  punto  la  cronologia  (6)  ;  e  se  così  è  stato,  da  quel 
testo  trapela  il  compiacimento  con  che  talvolta  andò  loro  mostrando  il  suo 
valore  nelle  lettere  greche.  Ma  checche  sia  di  questo,  un  fatto  cerco  e  significante 
è  che  la  gran  raccolta  di  manoscritti  greci  del  card,  liidolfi,  fu  acquistata, 
anni  dopo,  nel  50,  da  Piero  Strozzi  «  qui  aimoit  passionément  les  livres  », 
dice  un  relatore  dell'acquisto,  «  et  qui  scavoit  le  grec  aussi  bien  qu'aucun 
homme  de  son  siècle  »;  e  fattala  trasportare  in  Francia,  la  tenne  gelosa- 
mente presso  di  sé  finché  visse  ("). 

«  Tuttavia  le  notizie  che  precedono  sono  un  nulla  a  paragone  di  que- 
sta, dataci  dal  solo  Branthòme:  «  Pour  plus  grande  preuve  que  j'aye  jamais 

(')  Lo  usavano  bibliofili  insigni  di  quel  tempo  :  v.  Muntz  et  Fabre,  La  Bihlioth.  du 
Vatican  au  XVe  siècle,  1887,  p.  308  e  347;  Bandini,  De  vita  et  scriptis  Petti  Victori, 
p.  XXXIV;  Le  Roux  de  Lincy,  Becherches  sur  Jean  Grolier,  Parigi,  1866,  p.  65,  87. 

(2)  Altri  documenti,  ma  non  per  noi,  della  vita  letteraria  dello  Zeffi,  possono  vedersi 
nel  Bandini,  Specimen  litter.  florent.  1751,  II,  p.  94  e  nella  Vita  di  Filippo  Strozzi  il 
vecchio  scritta  da  Lorenzo  suo  figlio,  con  documenti  ed  illustrazioni  di  Gius.  Bini  e  di 
Pietro  Bigazzi,  Firenze,  1851,  per  Nozze,  p.  XXL  Nel  Varchi  è  da  osservarsi  intorno  allo 
Zeffi  anche  il  racconto  a  p.  259  e  segg.  del  t.  III. 

(3)  Carlo  Promis,  Biografie  cit.  p.  257. 

(4)  Benvenuto  Celimi,   Vita,  lib.  2°,  §  19. 

(5)  D.  Rebitté,  Guillaume  Bude  restaurateur  des  études  grecques  en  France,  Pa- 
rigi, 1846  ,  p.  104,  110,  116,  244,  248,  255,  274. 

(6)  P.  Blancliemain  in  Oeuvres  de  Ronsard,  Parigi,  1867,  t.  Vili,  p.  12:  «  En  1543 
Ronsard  se  donna  tout  entier  aux  Grecs  et  aux  Latins...  Il  s'en  alla  partager  avec  Antoine 
de  Bai'f,  les  lecons  du  savant  helléniste  Dorat». 

(7)  V.  F  u  Auteur  du  Mera.  hist.  »  in  Delisle,  Le  Cabinet  des  Jl/anuscripts  etc.  1868, 
I,  209. 


—  171  — 
veu  de  mondict  sieur  le  mareschal...  de  son  scavoir,  9'a  esté  les  Comman- 
taires  de  Caesar  quii  avoit  toiirnez  de  latin  en  grec,  et  luy-mesmes  escrits 
de  sa  main,  avecque  des  Gommante  latins,  additlons,  et  instructions  pour 
gens  de  guerre,  les  plus  belles  que  je  vis  jamais,  et  qui  furent  jamais 
escriptes.  Le  langage  grec  estoit  très  beau  et  très  eloquaut,  à  ce  que  j'ay 
ouy  dire  à  gens  très  scavans  qui  l'avoient  veu  et  leu,  cornine  M.  de  Ronsard 
et  M.  Daurat,  s'estonnans  de  la  curiosité  de  cet  homme  à  s'estre  amusé  de 
faire  cette  traduction,  puisque  l'originai  estoit  si  eloquant  latin,  et  disoient 
le  grec  valoir  le  latin.  Voilà  ce  que  je  leur  en  ay  ouy  dire,  car  j'entends 
autant  le  grec  cornine  le  hault  alleman;  mais  seachant  un  peu  de  latin,  je 
trouvois  les  Commants  très  beaux  et  dignes  d'un  grand  homme  de  guerre. 
M.  de  Strozze  son  fila  m'a  monstre  souvant  ce  livre,  et  permis  de  lire  dedans 
devant  luy,  mais  non  jamais  de  le  transporter  ailleurs,  ce  que  j'eusse  fort 
voulu  pour  en  desrober  les  plus  beaux  traicts  ;  mais  encor  que  nous  fussions 
fort  grands  amis,  il  m'en  reffusoit  tout  à  trac,  tant  il  en  estoit  jaloux.  Je 
ne  scay  ce  quii*  est  devenu;  mais  e' est  grand  dommage  que  ce  livre  n'est 
imprimé  pour  les  gens  de  guerre  »  {l).  Avendo  noi  d'innanzi  agli  occhi  la 
vita  intera  dello  Strozzi,  tutta  audacia,  sapere,  tenacità  di  proposito,  ope- 
rosità instancabile  (2),  e  in  quella  vita  intera,  due  vene  principalissime  di 
studio  :  la  lingua  greca  e  Cesare  (3),  e  non  lungi  dallo  Strozzi  Carlo  Quinto, 
pel  quale  un  dato  autore  e  una  data  lingua  diversi,  ma  voluti  entrambi 
coltivare  assiduamente,  si  fondon  in  ima  sola  lettura  ed  occupazione  che  diventa 
mezzo  efficacissimo  a  ritenere  l'uno  e  a  non  dimenticare  l'altra  (4),  e  non  lungi 
dalla  metafrasi  greca  di  Cesare,  qualche  frammentaria  metafrasi  greca  di 
altri  classici  latini  (5),  potremo  forse  dar  ragione  del  fatto  dello  Strozzi, 
ma  questo  rimarrà  pur  sempre  sorprendente  come  agli  occhi  dei  contemporanei. 
«  Quale  sia  stata  la  sorte  poi  del  manoscritto,  né  il  Branthome  (scri- 
vente nel  1590)  ce  lo  sa  dire,  ne  altri,  credo,  sa.  Dal  contesto  si  vede  che 
non  passò  insieme  coi  codici  Ridoni  nella  biblioteca  di  Caterina  de'  Medici, 
quindi  nella  Reale  ed  ora  Nazionale  biblioteca  di  Parigi  (G),  ma  fu  dopo  la 

(i)  Oeuvres,  t.  LT,  pag.  247. 

(2)  Carlo  Promis,  op.  cit.  p.  255-294. 

(3)  Albizzi  e  Gio.  Batt.  Strozzi  11.  citt.  «  Cesare  i  cui  commentar]  leggeva  continua- 
mente e  portava  appresso  di  sé  »  ;  Montaigne,  Fssais,  LT,  34  :  «  il  avoit  prins  Cesar  pour 
sa  part  »  ;  Branthome,  t.  VII,  pag.  312  :  «  il  scavoit  et  vouloit  fort  pratiquer  ce  qu'il 
avoit  leu  des  guerres  anciannes  ». 

(4)  Branthome,  t.  I,  p.  102  :  «  il  fist  traduire  l'histoire  de  messire  Philippes  de  Co- 
mines  francoise,  en  toutes  les  autres  qu'il  scavoit,  pour  ne  les  oublier,  les  pratiquer,  et  re- 
tenir  mieux  la  diete  histoire  ». 

(5)  Mureti  scripta  selecta  ed.  Teubn.,  Lipsia,  1873,  II,  p.  35,  Epist.  XXIII  (Seneca 
tragico);  Egger,  Ilist.  de  VHellén.  en  France  I,  222  (Virgilio,  Marziale). 

(6)  Branthome,  II,  246;  Delisle,  1.  cit.;  Mazzatinti,  Invent.  dei  mss.  itoti,  delle  Bibl. 
di  Francia,!,  Roma  1886,  p.  CXII;  Nolhac,  Invent.  des  mss.  grecs  de  Jean  Lascaris  in 
"Mélanges  de  l'École  de  France  de  Rome  »,  VI,  1880,  p.  251. 


—  172  — 

morte  di  Piero  (1558)  gelosissimamente  custodito  dal  figlio  che  morì  nel  1582. 
È  sperabile  che  in  qualche  ripostiglio  d' oltremonte  esso  esista  tuttora  e  venga 
fuori  quando  che  sia  alla  luce.  Ma  intanto  si  può  domandare  se  la  traduzione 
di  Piero  Strozzi  niente  abbia  che  fare  colla  metafrasi  greca  dei  Commentari 
di  Cesare  edita  nel  1606  e  d'ignoto  autore.  Sarebbe  ozioso  il  quesito  se  il 
manoscritto  che  ha  dato  luogo  alla  stampa,  fosse  venuto,  poniamo,  da  Bisanzio, 
e  se  il  testo  avesse  un  sapore  antico  od  orientale.  Ma  ecco  la  storia  del 
manoscritto,  ecco  la  fortuna  del  testo,  in  questi  tre  secoli,  presso  i  filologi, 
i  quali  nulla  sapendo  del  fatto  strozziano,  non  sono  stati  al  certo  guidati  mai 
da  un  preconcetto.  Paolo  Petau  (1568-1614)  aveva  in  Parigi  una  bella  biblio- 
teca, ricca  di  manoscritti  (*),  in  parte  provenienti  dalla  dispersione  (1590)  di 
quella  del  Fauchet  (1530-1601),  il  quale,  sia  detto  di  passata  ed  a  buon 
conto,  fu  probabilmente  intrinseco  dello  Strozzi  (2).  In  quella  biblioteca  esi- 
steva manoscritta  (non  si  sa  se  originale  o  copia)  una  metafrasi  greca  dei  Com- 
mentari di  Cesare.  Questa  metafrasi,  il  dotto  Bongars  (1554-1612),  cugino 
del  Petau  (3),  essendo  Eesidente  ed  Ambasciatore  di  Enrico  IV  in  Germania, 
comunicò,  con  grande  aspettazione  dei  dotti  (4),  allo  Jungermann,  che  la  rese 
pubblica  nella  sua  edizione  di  Cesare  (Francoforte,  1606).  Ma  chi  ne  poteva 
essere  l'autore?  Lo  Jungermann  e  lo  Scaligero  opinarono  che  fosse  Massimo  Pia- 
nude,  od  un  coetano,  od  un  imitatore  di  Planude  ;  altri  non  si  contentò,  ci  vide 
una  mano  migliore;  altri  Teodoro  Gaza.  Questa,  in  breve,  la  prefazione  del  primo 
editore.  Ora  si  seguiti  collo  scritto  De  graeco  metajìhraste  commentariorum 
Caesaris  dello  Heller,  nel  «  Philologus  »  d'or  fa  trentanni  (t.  XII,  1857, 
p.  107-149).  Dopo  avere  riferito  quel  «  satis  splendidum  judicium  de  interprete  » 
il  quale  «  in  caussa  fuit,  cut  translatio  eius  mox  magnani  auctoritatem  conse- 
queretur  » ,  tanto  che  «  insequentes  commentariorum  Caesaris  sive  editores  sive 
enarratores  eam  ubique  consuluerunt,  non  tantum  ad  sensum  verborum  ipsius 
Caesaris  indagandum,  veruni  etiam  ad  textum  eius  constituendum  » ,  egli  accenna 
la  declinante  fortuna  del  testo  così  :  «  Nunc  quidem  apud  Caesaris  editores  inter- 
pretis  auctoritas  ad  minimum  fere  redacta  est.  Quorum  recentissimus  Schneide- 
rus,  quamquam  verba  eius  innumeris  locis  commemorat,  in  praefatione  p.  XLIX: 
«  huic  metaphrasi,  inquit,  nihil  tribuimus,  quippe  quam  ad  libros  mss.  potius 
quam  ad  editos  seculo  decimo  sesto  factam  esse  persuadere  nobis  nondum  potue- 
rimus  « ,  indi  prosegue  :  «  Quod  Schneiderus  inchoavit  nec  perfecit . . .  iam  ego 
absolvam  atque  ita  illustrabo,  ut  nisi  caecus  esse  aut  luci  sponte  occludere 

(!)  L.  Jacob,  Traicté  des  plus  belles  bibl.  1644,  p.  552.  Cf.  per  le  vicende,  Le  Rous 
de  Lincy,  op  cit,  p.  315,  Delisle,  op,  cit.  I,  287  ;  Mazzatinti,  op.  cit.  p.  CXXLX 

(2)  J.  Simonnet,  Le  Présidem  Fauchet  in  Revue  hist.  de  droit  frane,  et  étrang.  voi.  IX, 
1863,  p.  425-470  («  Pendant  le  siége  de  Sienne,  en  1555,  il  fit  plusieurs  voyages  en  France, 
pour  en  porter  des  nouvelles  au  roi  Henri  II"). 

(3)  Lettres  de  Jacques  de  Bongars  (a  La  Haye,  1695)  II,  p.  661.  L.  Anquez,  Henri  IV 
et  VAllemagne  d'après  les  mém.  et  la  corresp.  de  Jacques  Bongars,  1887,  p.  XLTI. 

(4)  Scaligeriana,  1669,  p.  73:  «  Habebhnus  Caesarem  graece  versum». 


—  173  — 

velis  oculos,  totani  eam  caussam  te  piane  perspicere  necesse  sit  fateare:  ver- 
tisseque  sua  metaphrasten  ex  Rob.  Stephani  exemplari  Par.  1544  impresso, 
iis  evincam  argumentis,  ut  in  textu  commentariorum  Caesaris  recensendo  emen- 
dandoque  ne  nientio  quidem  graeci  interpretis  arnplius  fieri  posse  videatur  » , 
e  provato  ciò  con  ventotto  pagine  di  argomenti,  non  si  ferma:  «  Iam  sequitur 
necessario  ut  graecus  ille  metaphrastes  ne  Graecus  quidem  fuerit.  Quis  enim 
Graecus  post  1544  etiam  mine  Caesaris  commentarios  vertisset?  Quod  quamvis 
admirabile  vel  paradoxon  primo  adspectu  videatur,  sermonem  metaphrastae 
accuratius  consideranti  iam  non  dubium  apparebit . . .  Sane  pauca  quaedam 
feliciter  expressisse  metaphrasten  non  inficior;  multa  alia  satis  bene  narrasse 
videtur  :  verum  nulla  fere  est  pagina,  in  qua  non  inveniantur  gravissima  vitia 
ac  peccata  eiusmodi,  qualia  vix  homo  graecus  natione  committere  potuisse 
videatur  » .  Seguono  vizi  e  peccati,  e  poi  :  «  Jam  si  Graecus  non  fuit  graecus 
ille  metaphrastes,  ex  alia  eum  natione  fuisse  necesse  est ...  « .  Chi  conosce 
il  fatto  dello  Strozzi  e  piglia  gusto  e  diletto  delle  scoperte  della  critica,  non 
può  giungere  a  questo  punto  del  vigoroso  e  penetrante  scritto,  senza  trarne 
ammirazione.  Si  direbbe  che  per  virtù  propria,  per  forza  di  raziocinio,  la  Cri- 
tica filologica  ancorché  con  una  benda  sugli  occhi  stia  per  toccare  con  mano 
lo  Strozzi.  Ma  poi  si  legge  :  «  Ego  arbitror  Gallum  eum  fuisse  etc.  ».  E  se 
indizi  ci  sono  di  mano  gallica,  bisogna  contentarsi  di  oscillare  fra  queste  due 
supposizioni,  o  che  si  avesse  nel  manoscritto  Petau  una  copia  alcun  poco  infran- 
cesata del  lavoro  strozziano,  o  che  nello  stessissimo  luogo  d'Europa  e  momento 
della  storia,  siano  state  fatte  nientemeno  che  due  metafrasi  greche  dei  Com- 
mentari. 

«  Pazienza  per  il  greco,  ma  dove  sono  iti  e  chi  ci  darà  mai  i  Commants 
latins,  addilions  et  instructions,  insomma  gli  studi  e  le  meditazioni  di  un 
Piero  Strozzi  su  Giulio  Cesare  capitano  di  guerra  ?  » 

Filologia.  —  Per  la  Fonistoria  profana.  Nota  del  prof.  F.  G. 
Fumi,  presentata  dal  Socio  Momaci. 

Questa  Nota  sarà  pubblicata  nel  prossimo  fascicolo. 

Etnografìa.  —  Ornamenti  personali  dei  Melanesi  esistenti  nel 
Museo  Preistorico  di  Roma.  Nota  del  dott.  G.  A.  Colini,  presen- 
tata dal  Socio  Pigorini. 

«  Il  dott.  Ottone  Finsch  ha  recentemente  pubblicata  un'  interessante  Me- 
moria (]),  la  quale  serve  ad  illustrare  alcuni  singolari  ornamenti  personali 
della  Nuova  Guinea  esistenti  nel  Museo  Preistorico  di  Roma. 

(])  Mittheil.  ci.  Anthr.  Gesellsch.  in  Wien,  voi.  XVII,  p.  153. 


—  174  — 

«  I  Melanesi,  scrive  il  Finsch,  non  riconoscendo  il  valore  delle  nostre  cose 
preziose,  stimano  le  monete  di  oro  quanto  quelle  di  rame,  un  diamante  quanto 
un  vetro  colorato,  e  senza  esitazione  preferirebbero  un  pezzo  di  ferro  vecchio 
o  di  vetro  al  più  splendido  gioiello.  Ad  eccezione  dei  centri  commerciali 
importanti,  come  Mioko  e  Matupi  nella  Nuova  Bretagna,  nelle  isole  della 
Melanesia  s'incontra  di  rado  qualche  indigeno,  il  quale  comprenda  che  il 
dollaro  ha  maggiore  pregio  delle  monete  di  conchiglia  o  dei  braccialetti  di 
Trochus.  Gli  ornamenti  personali  fanno  nel  commercio  e  nei  cambi  le  veci 
delle  monete,  e  ve  ne  hanno  alcuni  ai  quali  si  attribuisce  un  altissimo  valore 
per  la  rarità  del  materiale  di  cui  sono  fatti,  o  per  l'abilità  con  cui  sono 
lavorati.  Siccome  poi  gli  indigeni  sogliono  tuffarsi  nell'acqua  o  vagare  nei 
folti  boschi  rivestiti  dei  loro  ornamenti,  così  per  farli  hanno  bisogno  di  mate- 
riale solido,  e  perciò  usano  di  preferenza,  insieme  a  varie  specie  di  conchiglie, 
i  denti,  i  quali  crescono  di  pregio  quanto  più  sono  rari  per  la  loro  natura, 
o  per  la  scarsezza  degli  animali  da  cui  sono  tratti. 

«  Il  Finsch  aggiunge  che,  ai  denti  degli  animali  selvaggi,  salvo  poche 
eccezioni,  si  dà  poco  valore,  e  soltanto  in  determinate  località,  mentre  quelli 
degli  animali  domestici,  il  cane  ed  il  porco,  erano  e  sono  ancora  in  parte 
pregiati  in  tutte  le  isole  del  Mare  del  Sud.  I  canini  del  cane  erano  una  volta 
tanto  stimati  dagli  indigeni  delle  Hawaii,  quanto  lo  sono  ora  dai  Melanesi 
della  Nuova  Guinea  e  delle  Salomone,  i  quali  li  annoverano  fra  i  mezzi  più 
preziosi  di  cambio,  e  attribuiscono  loro  un  valore  che  può  compararsi  a  quello 
delle  grosse  monete  di  argento  presso  noi  (,).  Molto  più  dei  denti  del  cane 
poi  sono  stimate  le  zanne  del  porco,  da  cui  ricavano  molti  e  vari  ornamenti  (2). 

«  11  Museo  Preistorico  possiede  nelle  collezioni  della  Nuova  Guinea  una 
ricca  serie  di  collane,   di  fasce  per  la  fronte   e   per  la  vita  ecc.  ornate  con 


(J)  A  causa  del  loro  alto  valore,  le  collane  di  denti  di  cane  debbono,  insieme  ad  altri 
oggetti  preziosi,  fare  sempre  parte  del  prezzo  cbe  gli  indigeni  della  costa  sud-est  della 
Nuova  Guinea  pagano  per  l'acquisto  di  una  moglie  (Finsch,  Mittheil.  d.  Anthr.  Gesellsch. 
in  Wien,  voi.  XV,  p.  20;  D'Albertis,  Alla  Nuova  Guinea,  Fratelli  Bocca  e  C7,  1880, 
p.  264,287). 

(2)  È  certo  che  anche  le  popolazioni  italiane  dell'età  della  pietra  fecero  largo  uso  di 
denti  per  ornarsi;  se  ne  rinvennero  infatti  spesso  esemplari  furati  alla  radice  nelle  loro 
tombe  e  nelle  stazioni.  Il  Museo  Preistorico  di  Roma,  per  esempio,  comprende  nelle  sue 
collezioni  zanne  di  cinghiale  e  denti  forati  raccolti  dal  prof.  Arturo  Issel  nelle  caverne 
della  Liguria,  dal  sig.  Francesco  Orsoni  nelle  grotte  di  San  Bartolommeo  e  di  Sant'Elia 
esistenti  nel  capo  Sant'Elia  presso  Cagliari,  e  dal  sig.  Stefano  De  Stefani  nelle  palafitte 
del  Lago  di  Garda  (Issel  A.,  Nuove  ricerche  sulle  caverne  ossifere  della  Liguria,  estr. 
dagli  Atti  della  E.  Accad.  dei  Lincei,  Mem.  della  CI.  di  se.  fis.  mat.  e  nat.,  1877-78,  p.  19, 
tav.  I,  fig.  15;  De  Stefani  Stefano,  Notiz.  degli  Scavi  comunic.  alla  E.  Acc.  dei  Lincei,  1880, 
p.  208  ;  Sopra  gli  Scavi  fatti  nella  palafitta  centrale  del  Golfo  di  Peschiera  ed  in  quella 
del  Mincio,  estr.  dal  voi.  LX,  serie  IH,  fase.  I,  dell'Acc.  di  Agric,  Arti  e  Comm.  di  Ve- 
rona, p.  34).  È  notevole  trovare   le  zanne    di  porco  usate  per  ornamento  personale  anche 


—  175  — 

denti  di  cane,  oltre  a  molti  gioielli  forirati  con  zanne  di  porco  da  portarsi 
nel  setto  nasale,  al  collo,  sul  petto,  al  braccio  ecc.,  alcuni  dei  quali  sono 
notevolissimi  per  l'originalità  e  per  l'eleganza  della  forma  (1). 

«  Meritano  specialmente  l'attenzione  per  la  loro  rarità  due  ornamenti 
composti  con  una  zanna  piegata  in  modo,  da  formare  quasi  un  circolo,  intorno 
ai  quali  il  Finsch  somministra  nuovi  ed  interessanti  particolari.  L'uno  fa  parte 
della  raccolta  del  fiume  Fly  (Nuova  Guinea)  ed  è  figurato  dal  D'Albertis  (2) 
come  un  braccialetto  :  l'altro  invece,  proveniente  da  Porto  Finsch  sulla  costa 
nord-est  della  Nuova  Guinea,  è  così  descritto  dal  Finsch  (3)  «  Jabo,  zanna 
«  di  porco  arcuata,  ornamento  da  petto  dei  capi.  Queste  zanne,  piegate  arti- 
«  ficialmente  quasi  come  circolo,  formano  in  tutta  la  Melanesia  l'ornamento 
«  più  prezioso  e  si  ottengono  con  grande  difficoltà  ».  La  lunghezza  dell'esem- 
plare di  Porto  Finsch,  presa  intorno  al  margine  esterno,  è  di  millim.  210,  il 
diametro  massimo  interno,  non  compresa  la  larghezza  del  dente,  misura  mil- 
lim. 60;  la  punta  levigata  e  arrotondata  dista  dalla  base  di  millim.  15.  Molto 
più  grande  invece  è  la  zanna  proveniente  dal  fiume  Fly  ;  la  sua  lunghezza 
è  di  millim.  358,  il  diametro  massimo  interno  si  eleva  a  millim.  97;  la 
punta  non  è  pienamente  arrotondata,  ha  una  leggerissima  sfaccettatura,  e 
si  sovrappone  alla  base  di  millim.  16,  così  che  formerebbe  un  circolo  com- 
pleto se  non  divergesse  di  25  millim. 

«  Comparando  tale  esemplare  con  quelli  ricordati  dal  Finsch  si  trova  che 
è  uno  dei  più  grandi  :  questi  infatti  variano  nella  lunghezza  da  millim.  230 


in  civiltà  relativamente  avanzate,  come  presso  gli  indigeni  dell'Africa  Equatoriale  (Jacques  V. 
e  Storms  E.,  Bull,  de  la  Soc.  d'Anthr.  de  Bruxelles,  1886-87,  p.  116,  tav.  X,  fig.  133),  e 
presso  le  nostre  popolazioni  della  prima  età  del  ferro  delle  quali  il  Museo  di  Boma  pos- 
siede un  magnifico  esemplare  legato  in  bronzo,  proveniente  da  tombe  del  comune  di  Spi- 
netoli  nella  provincia  di  Ascoli  Biceno.  Il  che  non  deve  recare  meraviglia  se  pensiamo 
cbe  nella  nostra  medesima  civiltà  è  sopravvissuto  l'uso  di  portare  simili  zanne  per  orna- 
mento, o  piuttosto  per  amuleto. 

(1)  Gli  oggetti  menzionati  sono  descritti  o  figurati  nelle  opere  seguenti  :  Finsch,  Ca- 
talog  der  ethnol.  Sammlung  der  Neu  Guinea  Compagnie  ausgestellt  im  Kgl.  Museum  fiir 
Vólkerkunde,  Berlino,  1886,  fase.  I  e  U,  n.*  40,  88,  138,  191,  280-81,  302,  314,  320,  361, 
371,  634,  682,  744,  870,  879,  919,  921,  928;  Original-Mittheil.  aus  der  ethnol.  Abtheil. 
der  Kgl.  Museen  zu  Berlin,  an.  I,  fase.  II  e  IH,  p.  59,  97,  99,  tav.  U,  fig.  5  ;  Mittheil. 
d.  Anthr.  Gesellsch.  in  Wien,  voi.  XV,  p.  21,  fig.  12,  p.  22-23,  fig.  14;  D'Albertis,  op.  cit., 
p.  58,  fig.  15,  p.  154,  fig.  5,  p.  180,  fig.  2  e  7,  p.  211,  fig.  4,  27,  28;  Mantegazza,  Arch. 
per  VAntr.  e  VEtnol.,  voi.  VII,  tav.  XIV,  n.  691,  976;  Boll,  della  Soc.  Geogr.  Ital.,  1873, 
fase.  4-5,  p.  64;  Viaggio  della  Corvetta  Vettor  Pisani,  anni  1871-72-73,  estr.  dalla  Ri- 
vista Marittima,  tav.  VI,  fig.  9.  Il  D'Albertis  ha  compreso  nelle  sue  collezioni  del  fiume 
Fly  e  dell'isola  Yule  molte  zanne  di  porco  ricordate  e  figurate  nella  relazione  dei  suoi 
viaggi  (p.  286,  287,  fig.  1-3,  p.  351)  come  strumenti  usati  nei  lavori  d'intaglio. 

(2)  D'Albertis,  op.  cit.,  p.  180,  fig.  7. 

(3)  Catalogo  cit.  n.  302. 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  23 


—  176  — 

a  265,  mentre  il  loro  diametro  interno  sta  fra  i  65  e  i  75  millim.  Essendo 
calcolata  dal  Finsch  la  lunghezza  di  una  zanna  normale  di  notevole  gran- 
dezza a  230  millim.,  è  necessario  conchiudere,  che  gli  animali  da  cui  si  otten- 
gono quelle  piegate  sono  molto  vecchi.  Questo  fatto,  unito  all'altro  del  nu- 
mero ristretto  dei  porci  allevati  dai  Melanesi,  basta  a  mostrare  quanto  simili 
denti  debbano  essere  rari. 

«  Il  metodo  usato  per  dare  alle  zanne  la  forma  circolare,  descritto  con 
cura  dal  Finsch,  è  semplicissimo.  Consiste  nel  cavare  al  porco  ancora  giovane 
il  dente  canino  superiore  corrispondente  alla  zanna  che  si  vuole  preparare, 
la  quale,  non  incontrando  più  alcun  ostacolo  che  la  costringa  a  divergere, 
cresce  ripiegandosi  su  sé  stessa  e  la  punta  giunge  quasi  a  toccare  la  carne. 
Quanto  al  modo  di  portarle  il  Finsch  ricorda  un  capo  dell'isole  Samoa,  che 
ne  portava  una  .attaccata  a  guisa  di  pendaglio  al  braccialetto.  Ma  più  gene- 
ralmente servono  per  ornamento  del  petto,  sospese  ad  un  laccio,  come  si 
usa  sulla  costa  nord-est  della  Nuova  Guinea  e  specialmente  a  Porto  Finsch, 
o  pendenti  da  fasce  elegantemente  ornate  con  anellini  e  dischetti  di  varie 
conchiglie,  costume  comune  agli  indigeni  della  costa  orientale  e  dell'arcipe- 
lago d'Entrecasteaux.  I  nativi  invece  della  Baia  Astrolabio  (costa  nord-est 
della  Nuova  Guinea)  e  dell'isola  Willaumez  (arcipelago  della  Nuova  Bretagna) 
formano  preziosi  ornamenti  legando  due  denti  per  la  base  con  la  punta  ri- 
volta all'infuori. 

«  Ad  eccezione  delle  piccole  isole,  ornamenti  di  tal  natura  s'incontrano 
dalla  Nuova  Guinea  fino  a  Samoa  :  essendo  molto  rari  sono  portati  sola- 
mente dai  capi  più  potenti,  e  quindi  servono  anche  come  distintivo  di  potere. 
Il  colore  giallo  dei  denti  simili  a  vecchio  avorio,  e  la  levigatezza  derivante 
dal  lungo  uso  fanno  testimonianza  dell'antichità  di  tali  gioielli  trasmessi  di 
generazione  in  generazione.  Questi  ornamenti,  passando  di  tribù  in  tribù  per 
mezzo  del  commercio  di  cambio,  si  trovano  spesso  in  località  lontanissime 
dal  luogo  di  fabbricazione,  ma  in  generale  sono  ceduti  molto  difficilmente, 
anche  dietro  l'offerta  degli  oggetti  ricercati  dagli  indigeni  con  la  maggiore  avi- 
dità. Un'  altro  fatto  ha  notato  il  Finsch  molto  importante,  perchè  può  aiu- 
tarci a  conoscere  l'origine  di  molti  singolari  ornamenti,  ed  è  che  i  capi  infe- 
riori, quando  non  possono  avere  zanne  originali,  ne  fanno  delle  artificiali  che 
ricavano  dalla  Tridacna.  Anche  tali  imitazioni,  richiedendo  un  grave  lavoro 
e  moltissima  abilità,  hanno  alto  valore  »   (l). 


(')  Un  altro  fatto  simile  è  riferito  dal  Moseley  pei  Melanesi  dell'Isole  dell'Ammira- 
gliato, che  sogliono  portare  a  guisa  di  amuleti  ossa  umane,  specialmente  del  braccio,  avvolte 
con  penne.  Un  nativo  aveva  sostituito  alle  ossa  una  testa  di  omero  intagliata  nel  legno 
(Journ.  of  the  Anthr.  Inst.  of  Great  Britain  and  Ireland,  voi.  VI,  p.  416). 


—  177  — 


Fisica  terrestre.  —  Risultati  delle  osservazioni  idrotermiche 
eseguite  al  Porto  d' Ischia  nel  1887.  Nota  di  Giulio  Grablovitz, 
presentata  dal  Socio  Blaserna. 


«  Compiutasi  col  1887  un'  annata  di  regolari  osservazioni  idrotermiche 
al  Porto  d'Ischia,  ho  esteso  alla  medesima  le  mie  ricerche  sulle  influenze 
manometriche  e  barometriche  con  metodo  analogo  a  quello  seguito  pel  primo 
trimestre  (vedi  voi.  Ili,  fase.  Ili,  2°  semestre  1887)  (!)  ed  i  risultati  valsero  a 
confermare  all'evidenza  la  prima  delle  dette  influenze  e  ad  escludere,  o  quasi, 
l'azione  diretta  della  seconda. 

«  Il  dettaglio  del  procedimento  matematico  è  esposto  in  apposita  rela- 
zione rimessa  airufficio  centrale  di  meteorologia  e  geodinamica  per  la  pub- 
blicazione negli  annali.  Giova  però  qui  accennare  un'importante  circostanza 
di  dettaglio  ed  è  questa,  che  allorquando  la  sorgiva  rimane  sospesa  in  causa 
d'un'  eccessiva  depressione  del  mare  assunto  nel  suo  valore  medio  diurno,  la 
temperatura  osservata  non  è  più  atta  a  rappresentare  il  calore  proprio  della 
sorgiva,  ma  è  semplicemente  quella  d'un' acqua  rimasta  stagnante  e  perciò 
in  via  di  naturale  raffreddamento.  Queste  temperature,  essendo  suscettibili  di 
rapidi  abbassamenti  ad  acqua  morta,  e  di  repentini  inalzamenti  alla  ricom- 
parsa della  sorgiva,  se  da  un  lato  valgono  a  qualificare  con  tutta  chiarezza 
la  sospensione  dell'efflusso,  dall'altro  lato  affettano  i  risultati  matematici,  in 
modo  da  nascondere  le  altre  proprietà,  meno  pronunciate,  ma  assai  più  signi- 
ficanti. Si  deve  a  questa  circostanza  se  le  osservazioni  del  primo  trimestre, 
quantunque  mettessero  in  piena  evidenza  la  legge  idrostatica  che  regola  l'efflusso 
della  sorgiva,  lasciarono  un  residuo  d'apparente  influenza  barometrica,  che  nel 
trattamento  dell'intiera  annata  andò  eliminandosi,  per  iscomparire  quasi  del 
tutto  coli' esclusione  di  quelle  basse  temperature  dall'analisi.  In  tale  esclusione 
ho  compreso,  in  base  a  ripetute  osservazioni  dirette,  le  temperature  inferiori 
a  48°,  che  evidentemente  non  si  verificano  a  sorgente  viva. 

«  Da  36  gruppi  aventi  per  argomento  altrettante  quote  medie  mareome- 
triche,  ricavate  dai  dati'  disposti  in  ordine  aritmetico,  ho  ricavato  la  seguente 
forinola  : 

I  =  55°  45  —  0°003736  (58 .  8558  —  M)9 

in  cui  I  è  il  grado  idrotermico  corrispondente  all'altezza  M  del  mare  espressa 
in  centimetri  della  scala  mareometrica. 

(!)  Errata  corrige:  A  linea  9  del  4°  capoverso  leggasi  ed  il  in  luogo  della  parola  del. 


—  178  — 

«  Dal  seguente  quadretto  appariscono  : 
«  1)  altezze  del  livello  medio  giornaliero  del  mare  di  5  in  5  centimetri, 
«  2)  i  rispettivi  valori  idrotermici  desunti  per  interpolazione  dalle  medie 
di  36  gruppi  di  valori  osservati  e  senza  esclusioni, 

*  3)  i  medesimi  con  esclusione  delle  temperature  inferiori  a  48°, 
«  4)  le  temperature  idrotermiche  calcolate  colla  formola, 
«  5)  le  differenze  tra  calcolo  ed  osservazione. 


1 

60 

55 

50 

45 

40 

35 

30 

25 

20 

2 

55.61 

55.29 

55.02 

54.76 

54.26 

53.08 

51.78 

45.46 

35.66 

3 

55.53 

55.29 

55.02 

54.76 

54.26 

53.16 

52.37 

51.20 

(50.12) 

4 

55.45 

55.40 

55.16 

54.74 

•54.13 

53.33 

52.34 

51.17 

49.81 

5 

+  0.08 

-0.11 

-0.1  I 

-+-0.02 

+  0.13 

-0.17 

+  0.03 

+  0.03 

(+0.31) 

«  Il  valore  posto  tra  parentesi  alla  quota  20  della  terza  linea  è  il  medio 
di  soli  4  dati  appartenenti  a  livelli  compresi  tra  22.5  e  21.0,  essendo  rimasti 
esclusi  quelli  riferentisi  a  quote  più  basse. 

«  Da  parecchi  metodi  di  confronto  è  emersa  l'importante  conseguenza  che 
l'efflusso  della  sorgiva  è  giustificato  assai  meglio  dallo  stato  del  mare  che  da 
quello  del  barometro,  ma  dove  quest'ultimo  si  rivela  del  tutto  inefficace  si  è 
nel  raffronto  delle  digressioni  dei  singoli  dati  idrotermici  dai  valori  medi  presi 
a  gruppi  aventi  per  argomento  le  medie  di  pressoché  uguali  dati  mareometrici 
e  barometrici  ;  poste  a  confronto  le  digressioni  idrotermiche  colle  vicendevoli 
digressioni  barometriche  e  mareometriche,  ottenni  per  risultato: 

«  1)  Per  ogni  centimetro  d'aumento  del  mare,  0"31  d'aumento  idro- 
termico senza  esclusione  delle  temperature  basse  o  0°134  con  esclusione  delle 
medesime. 

«  2)  Per  ogni  millimetro  d'aumento  barometrico,  un  abbassamento 
idrotermico  di  0°027  e  0°010  rispettivamente. 

«  Conviene  inoltre  accennare  che  il  valore  rappresentante  l'influenza  ma-* 
reometrica  è  il  medio  di  36  risultati,  tutti  dello  stesso  segno  e  giustificanti 
per  3/4  il  totale  delle  digressioni  senza  riguardo  al  segno,  mentre  quello  che 
si  riferisce  all'influenza  barometrica  non  ne  giustifica  che  la  28ma  parte,  con 
bizzarre  alternative  di  segni. 

«  Le  variazioni  idrotermiche  hanno  dunque  potuto  essere  attribuite  alla 
diretta  influenza  della  pressione  atmosferica,  pel  solo  fatto  che  da  queste  dipen- 
dono in  grande  parte  le  variazioni  mareometriche  depurate  dalla  marea  luni-so- 
lare  ;  ma  dall'analisi  matematica  emerge  chiaramente  che,  almeno  per  queste 
termali  del  Porto  d'Ischia,  la  pressione  atmosferica  non  agisce  che  indiret- 
tamente, cioè  a  mezzo  dei  cangiamenti  di  livello  del  mare. 

«  I  fenomeni  più  salienti  notati  nel  periodo  di  queste  osservazioni  e  d'altre 
anteriori,  trovando  in  questa  legge  una  completa  spiegazione,  non  hanno  più 
bisogno  d'essere  attribuiti  né  a  spinte,  né  ad  assorbimenti  d'origine  vulcanica; 
essendosi  esclusa,  almeno  come  causa  diretta  e  predominante  la  pressione  atmo- 


—  179  — 

sferica,  rimangono  con  essa  allontanate  le  teorie  endogene  che  alla  medesima 
si  collegano.  Ciò  peraltro  non  esclude  che  v'abbiano  altre  cause  di  variazione 
del  calore  del  sottosuolo,  lo  studio  delle  quali  rimane  riservato  ad  osserva- 
zioni più  mature.  Rimane  del  pari  aperta  la  via  ad  investigazioni  sugli  effetti 
meccanici,  fisici  e  chimici,  che  questo  regime  idrico  sotterraneo  è  atto  a  pro- 
durre, esercitando  un'  azione  più  o  meno  pronunciata  sui  fenomeni  sismici. 

«  Rimane  intanto  accertata  un'  influenza  che  in  seguito  a  maggior  copia 
d'osservazioni  darà  i  valori  definitivi  della  correzione  da  applicarsi  alle  tem- 
perature osservate,  per  renderle  confrontabili  nello  studio  delle  variazioni  del 
calore  sotterraneo;  e  questi  primi  risultati  debbono  in  pari  tempo  ammae- 
strarci ad  accogliere  con  molta  cautela  tutti  quei  fenomeni  congeneri  che  a 
primo  aspetto  possono  inspirare  concetti  più  fantastici  che  reali. 

«  La  mia  relazione  si  chiude  con  un  raffronto  baro-mareometrico,  da  cui 
risulta  il  rapporto  di  1  :  13.81,  che  di  poco  s'allontana  dal  rapporto  teorico 
(1 :  13.3)  dei  pesi  specifici  dell'acqua  marina  e  del  mercurio  » . 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

G.  Filippi.  L'arte  dei  Mercanti  di  Calìmala  in  Firenze  e  il  suo  più 
antico  Statuto.  Presentata  dal  Segretario  Ferri  a  nome  del  Socio  De  Leva. 

C.  Merkel.  L'impresa  italiana  di  Carlo  I  d'Angiò  e  l'opinione  dei 
contemporanei.  Presentata  dallo  stesso. 

C.  Cipolla.  Una  congiura  contro  la  repubblica  di  Venezia  negli 
anni  1522-1529.  Presentata  dallo  stesso. 

N.  Morelli.  Relazione  sugli  scavi  eseguiti  nella  caverna  Pollerà, 
situata  nel  Finalese  (prov.  di  Genova).  Presentata  dal  Socio  Pigorini. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Carutti  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando fra  queste  un  opuscolo  del  sig.  Julliot  intitolato  :  Quelques  inscriptions 
romaines  des  Musées  de  Sens  et  de  Lyon. 

Il  Socio  Berti  presenta  l'opera  del  sig.  F.  Gabotto  :  Giason  del  Maino 
e  gli  scandali  universitari  nel  quattrocento,  colle  seguenti  parole: 

«  Presento  in  nome  dell'autore  Ferdinando  Gabotto  un  libro  che  porla 
per  titolo,  Giason  del  Maino.  —  In  questo  libro  è  descritta  la  sua  vita  con 
abbondanza  di  documenti  e  sono  esaminati  gli  scritti.  La  giovane  età  del- 
l'autore e  le  diligenti  ricerche  che  esso  fece  intorno  all'argomento  trattato 
meritano  grande  lode  ». 


—  180  — 

Il  Socio  Tommasini  fa  omaggio,  a  nome  dell'autore  sig.  Bruto  Amante, 
dell'opera:  La  Romania  illustrata,  e  ne  discorre. 

Il  Corrispondente  Cognetti  de  Martiis  offre  una  sua  traduzione  della 
commedia  di  M.  A.  Plauto:  I prigionieri  di  guerra  (captivi). 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Presidente  Fiorelli  annuncia  con  rammarico  all'Accademia  la  per- 
dita da  questa  fatta  nella  persona  del  suo  Socio  straniero  Enrico  Summer 
Maine.  Egli  era  Corrispondente  straniero  dall' 11  luglio  1876,  e  Socio  stra- 
niero dal  26  luglio  1883. 

Il  Segretario  Carutti  comunica  all'Accademia  i  ringraziamenti  inviati 
dal  prof.  Gamurrini  per  la  sua  nomina  a  Corrispondente. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Carutti  comunica  che  l'Accademia  antropologica  di  Nuova 
York  ha  mandato  un  invito  per  prender  parte  al  Congresso  antropologico  in- 
ternazionale, che  sarà  tenuto  in  quella  città  nei  primi  giorni  del  prossimo  giugno. 

Lo  stesso  Segretario  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 

La  R.  Accademia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche  di  Napoli;  la 
R.  Società  zoologica  di  Amsterdam  ;  la  Società  geologica  di  Manchester  ;  la 
Società  filosofica  e  l' Università  di  Cambridge  ;  1'  Università  di  Oxford  ;  il 
R.  Istituto  del  Lussemburgo  ;  l' Istituto  meteorologico  rumeno  di  Bucarest  ; 
l'Osservatorio  di  S.  Fernando  ;  il  Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

Il  Ministero  della  Guerra;  la  R.  Accademia  della  Crusca;  l'I.  Società 
geografica  russa  di  Pietroburgo  ;  la  Società  di  scienze  naturali  di  S.  Ottawa  ; 
la  Società  geologica  di  Washington. 

D.  C. 


181  — 


EENDICONTI 


DELLE    SEDUTE 

DELLA    R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  fisiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  del  4  mar 'so  1888. 
F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Matematica.  —  La  risoluzione  della  equazione  di  sesto  grado. 
Estratto  di  una  lettera  del  dott.  H.  Maschke  al  Socio  Brioschi. 

«  Si  può,  per  mezzo  di  una  trasformazione  di  Tschirnhaus  : 
y  =  x1  -f-  he  -j-  /<< 
trasformare  l'equazione  generale  del  sesto  grado  F  {%)  =  0  ,  nella  : 

2 

y6  +  «t  +  /¥  +  \  f  +  yy  + ó  =  °  (1) 

senza  che,  per  la  determinazione  dei  coefficienti  l ,  fi ,  si  abbiano  a  risolvere 
equazioni  di  grado  superiore  al  quarto.  Ora  è  sotto  questa  forma  (1)  che  appare 
la  equazione  (14)  della  mia  Memoria  (Ueber  die  lineare  Gruppe  der 
Borchardtscìwi  Moduli.  Mathematische  Annalen.  Bd.  XXX). 

«  Supponendo  che  le  sei  radici  della  equazione  (1)  yi^z-^e  abbiano 

i  valori  : 

yi  =  <p  -\-  6  (—  tpi  —  03  —  04) 

yt  =  tp  -j-  6  (—  V'2  +  0a  +  V'4)  (  (2) 

y8  =  (p  -f-  6  (+  i/'2  —  08  +  0*) 

y4  =  ^  -j-  6  (+  ^  +  ^  ~  ^ 

IJh  =  _  2cp  —  2  4  sl  s8  s3  8A    ,    y6  =  —  2y>  +  2  4  *,  *2  *,  s4 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  24 


—  182  — 

essendo  : 

<P=tf  +  tf  +  *s4  +  s*4 

ho  dimostrato  nella  stessa  Memoria  che  le  quattro  quantità  *  soddisfano  al 
sistema  di  equazioni  seguenti  : 

F8  =  -i«     ,     F12=|/S     ,     P20  =  -IVy     ,     F24  =  |J         (3) 
nelle  quali  le  F^  sono  forme  determinate  di  grado  k  nelle  z  (equazioni  12). 

«  D'altra  parte  il  dott.  Bolza  ha  dimostrato  (Math.  Annalen.  Bd.  XXX, 
pag.  478)  in  quale  modo  si  possono  calcolare  gli  invarianti  A ,  B*,  C*,  J 
di  una  forma  binaria  del  sesto  ordine  f  per  i  valori  delle  &  (0  ,  0)  apparte- 
nenti alla  stessa  forma  f . 

«  Ora  esprimendo  le  #  (0 , 0)  per  mezzo  di  moduli  di  Borchardt,  vale 
a  dire  colle  quattro  funzioni  : 

^  =  05=^5(0,0|2rn,2r12,2r22) 
g%  =  023=  #23(0  ,  0  |  2rn  ,  2r12 ,  2r22) 
g3  =  doì=  #01(0  ,  0  |  2rn  ,  2r12  ,  2r22) 
^  =  04  =  ^4(O,O|2rn,2r12,2r22) 

si  ottengono  le  forinole  seguenti  : 

,  g»  F212  — F24 

"  32.5.27     F8F12-F20 

(5) 


ir 


rt6  28  n10 

Fs  '  °*=-^5"'Fl2  '  ^  =  -^-(FsF12-F20)j 


34.  5 
nelle  quali  q  è  un  fattore  dipendente  dai  periodi,  e  cioè  : 

?=^ — 

«11  «22  «12  «21 

«  Ne  segue  che  le  equazioni  (3)  sono  soddisfatte  dalle  quattro  quantità  : 

Zi  ==      T3"  "5      ?      £2  =       ~=r  u23     ,      £3  ==       "=    uol      ,      £4  =  — —  tì4  (7) 

VQ  )fQ  Yq  I'q 

se  si  calcolano  i  periodi  e  le  funzioni  0  cogli  integrali  normali  iperellittici 
appartenenti  ad  una  forma  binaria  del  sesto  ordine,  di  cui  gli  invarianti  hanno 
i  valori  seguenti  : 

A  = ? /?'-**  ] 

'   3.5.28  2y  —  ait 

1  1  2*  (8) 

«Le  sei  espressioni  y,  ,  y2 . .  y/6  (2)  sono  quindi  le  radici 
della  equazione  (1),  essendo  le  g  definite  dalle  forinole  (7) 
e  le  6  appartenendo  ad  una  forma  binaria  del  sesto  ordine 
gli   invarianti   della   quale   hanno   i    valori   (8). 

«Berlino  26  febbraio  1888. 


—  183  — 

Matematica.  —  Osservazioni  sulla  precedente  comunicazione, 
del  Socio  F.  Brioschi. 

«  La  singolare  importanza  della  Memoria  pubblicata  dal  dott.  Maschke 
nel  volume  XXX  dei  Mathematische  Annalen  aveva  attirato  tutta  la  mia 
attenzione  e  già  da  oltre  un  mese  in  una  lettera  diretta  al  nostro  Socio  stra- 
niero prof.  Klein  io  dimostrava  come  una  equazione  qualunque  del  sesto  grado 
poteva  trasformarsi  nella  equazione  (14)  della  Memoria  indicata.  Nella  pre- 
cedente comunicazione  il  dott.  Maschke  giunge  per  via  affatto  differente  allo 
stesso  risultato,  ed  io  sono  a  lui  assai  grato  di  essersi  diretto  a  me  per  ren- 
derlo pubblico. 

«  Ecco  ora  in  qual  modo  io  vi  giungeva.  La  equazione  (14)  della  Memoria 
del  dott.  Maschke  è  la  seguente  : 

ìf  —  6F8  y±  +  4F12  f  -f-  9F82  f  —  12F20  y  +  4F24  =  0 
ossia  la  : 

{if  —  3F8  y  +  2F12)2  +  12  (F8  F12  —  F20)  y  —  4  (F212  —  F24)  =  0  . 

«  Posta  sotto  questa  ultima  forma,  pei  valori  di  A ,  B*,  C*,  J  determi- 
nati dal  dott.  Bolza  (i),  la  equazione  stessa  si  trasforma  nella  : 

(£»  —  5  .  33.  B*£  —  10  .  33.  C*)2  -f-  -^-  (£  —  5  .  27.  A)  =  0 


nel] 

.a  quale  £  =  |  q2 

y  • 

«  Facciasi  ora  : 

£  =  5 

.  27A- 

-f 

e  si 

i  giungerà  alla  : 

(              t6  —  3  , 

.5. 

27. 

A/4  +  3  , 

.  5  .  (5  . 

,47, 

(1) 

i 

i        +\^t~ 

-10 

(55 

ì  410  A.3  — 

-5.33, 

,43 

A^  —  9B*)  t2  -f 

AB*  —  33  C*)  =  0  . 
«  Sia  u  {%\ ,  x2)  =  0  una  equazione  qualsivoglia  del  6°  grado,  e  k=  £  {uu)A 
un  covariante  di  quarto  ordine  della  forma  u.  Per  un  teorema  da  me  dimo- 
strato alcuni  anni  sono  negli  Annali  di  Matematica  (2)  se  si  pone  : 
Uh  -4-  Xi  k  =  0  tu2  —  cci  k  =  0 

essendo  ux  =  |  -£-  ,  ih  =  \  —, —  ;  e  si  elimina  il  rapporto  Xi  :  x2  da  quelle 
(lX\  &x% 

due  equazioni,  si  ottiene  una  trasformata  della  equazione  u  =  0  ,  cioè  la  : 

Ót6  +  Ul2  t4  ~\-  Un  t2  +  Uis  t  +  Ulè  =  0 

nella  quale  ó  è  il  discriminante   di  u  ed  uu  ,  ul4 ,  uì5 ,  it16  invarianti  della 
stessa  forma  (3). 

(!)  Darstellung  der  rationalen  ganzen  Invarianten  der  Binàrform  sechsten  Grades 
durch  die  Nullwerthe  der  zugehórigen  »  —  Functionen.  Math.  Annalen.  Bd.  XXX,  pag.  478. 

(2)  Sulle  relazioni  esistenti  fra  covarianti  ed  invarianti  di  una  stessa  forma  binaria. 
Tomo  XI,  serie  2a,  anno  1883. 

(3)  Non  avendo  eseguita  la  calcolazione  di  questi  invarianti  ho  pregato  alcune  setti- 
mane sono  il  prof.  Maisano  dell'  Università  di  Messina  di  volerlo  fare.  Egli  ha  aderito  chie- 
dendo qualche  tempo  per  altre  sue  occupazioni,  e  fu  questa  la  ragione  per  la  quale  non 
pubblicai  prima  d'ora  il  risultato  superiore. 


—  184  — 
«  Ora  ponendo  a  confronto  quest'ultima  equazione  colla  superiore  (1)  si 
ottengono  per  A  ,  B*,  C*,  4  i  seguenti  valori  : 

1  «i>  ™  1  /  2  _  3rf      \ 


A  = 

C*  = 


3.5.2"       tf 


ir 


(2u12—0óu12Uli-\-27ó2ul6)     ,     ^  =  8^ 


2.5.36.c)'3  rr11      —  .  -■-  ~*v  rf 

«  Questi  valori  degli  invarianti  della  forma  binaria  del  sesto  ordine  degli 
integrali  normali  iperellittici  sembrano  a  me  degni  di  osservazione  ;  mi  riservo 
perciò  di  ritornare  sui  medesimi,  e  sulla  trasformazione  della  equazione  di 
sesto  grado  che  ad  essi  conduce,  appena  possa  ottenere  la  calcolazione  dei 
quattro  invarianti  un  ,  Uu  ,  ui5 ,  tho  » . 

Astronomia.  —  Sulla  distribuzione  in  latitudine  delle  eruzioni, 
macchie  e  f acole  solari  durante  il  1887.  Nota  del  Corrispondente 
P.  Tacchini. 

«  Colla  presente  Nota  si  dà  termine  al  resoconto  delle  osservazioni  solari 
fatte  nel  R.  Osservatorio  del  Collegio  romano  durante  il  1887.  Come  si  è 
fatto  per  le  protuberanze  nella  Nota  precedente  del  5  febb.  1888,  così  anche 
per  gli  altri  fenomeni  solari  diamo  qui  appresso  la  loro  frequenza  relativa  per 
ogni  zona  di  10  gradi  in  ciascun  emisfero  solare. 


Latitudine 

Frequenza 
delle 

Frequenza 
delle 

Frequenza 

delle 

eruzioni 

macchie 

facole 

90°-+- 80 

0 

0 

0 

80-+-70 

0 

0 

0 

70^60 

0 

0 

0 

60h-50 

0 

0 

0 

50-4-4H 

0 

0 

0,006 

40-h30 

0,050 

0 

0,029 

30  -+-  20 

0 

0,014 

0,053 

20-hIO 

0,150 

0,141 

0,124 

10  .   0 

0,150 

0,141 

0,188 

0—10 

0,450 

0,422 

0.312 

10  —  20 

0,050 

0,282 

0,229 

20  —  30 

0 

0 

0,041 

30  —  40 

0 

0 

0,012 

40  —  50 

0,050 

0 

0 

50  -  -  60 

0,100 

0 

0,006 

60—70 

0 

0 

0 

70  —  80 

0 

0 

0 

80  —  90 

0 

0 

0 

—  185  — 

«  Le  eruzioni  dunque,  i  grappi  di  macchie  e  di  facole  furono  più  fre- 
quenti nell'emisfero  australe  del  sole,  come  avvenne  per  le  protuberanze. 

«  Tenendo  presente  i  dati  della  Nota  precedente  sulle  protuberanze,  si 
rileva  : 

«  1.°  Che  mentre  le  protuberanze  idrogeniche  si  osservarono  dall'equatore 
fino  nelle  calotte  polari  (=t:  80°  +  90),  gli  altri  fenomeni  vennero  quasi  intie- 
ramente veduti  fra  0"  e  ±  40°  come  nell'anno  precedente. 

«  2.°  Che  le  macchie,  facole  ed  eruzioni  metalliche  presentano  un  chiaro 
accordo  nelle  rispettive  zone  di  massima  frequenza  fra  0°  e  ±  20°,  e  che 
un  solo  massimo  di  frequenza  si  ha  per  ciascuno  dei  3  ordini  di  fenomeni 
nella  stessa  zona  solare  fra  0°  e  — 10°,  precisamente  come  nell'anno  1886. 
«  3.°  Che  la  zona  di  massima  frequenza  delle  protuberanze  idrogeniche 
non  corrisponde  con  quella  relativa  ai  massimi  degli  altri  fenomeni,  perchè 
le  protuberanze  presentano  un  massimo  di  frequenza  ben  marcato  in  ciascun 
emisfero,  nelle  zone  cioè  (+20  +  50)  e  (—  40°  —  50°),  ossia  a  latitudini 
più  elevate. 

«  4.°  Che  mentre  le  macchie  si  mantennero  tutte  nella  zona  equatoriale 
fra  i  paralleli  +30°  e  —  20°,  le  eruzioni  e  le  facole  si  presentarono  anche 
a  latitudini  più  elevate  nei  due  emisferi,  cioè  fino  a  -f-  50°  e  —  60°.  Si 
hanno  dunque  zone  con  facole  ed  eruzioni  e  senza  macchie,  e  molta  parte 
della  superficie  solare  con  sole  protuberanze  idrogeniche,  anche  in  regioni  ove 
le  macchie  non  si  formano  mai. 

«  Nel  1887  si  conservò  così  il  carattere  del  minimo  di  attività  solare 
avvertito  colle  osservazioni  del  1886  ». 

Fisica.  —  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici,  provocati  dalle 
radiazioni.  Nota  preliminare  del  Corrispondente  A.  Righi. 

«  Cercando  la  spiegazione  dei  fenomeni  descritti  recentemente  da  Hertz  ('), 
da  E.  Wiedemann  e  Ebert  (?)  e  da  Hallwachs  (3),  sono  stato  condotto  a 
studiare  l'azione  della  luce  sui  fenomeni  dell'elettricità  di  contatto  fra  metalli, 
ed  ecco  un  breve  cenno  dei  primi  risultati  ottenuti. 

«  a)  Un  disco  metallico  verticale  A  può  collocarsi  più  o  meno  vicino 
ad  una  rete  metallica  B  tesa  parallelamente  al  disco.  Questa  disposizione  è 
stata  da  me  ideata  allo  scopo  che  sia  possibile  illuminare  quelle  parti  d'uno 
dei  metalli  che  sono  vicinissime  all'altro  metallo.  Uno  dei  due  metalli, 
p.  es.  A,  comunica  con  una  delle  coppie  di  quadranti  di  un  elettrometro  di 
conveniente  sensibilità  (un  Volta  corrisponde  ad  una  deviazione  di  circa 
130  particelle  della  scala),  l'altro  B  comunica  coll'altra  coppia  di  quadranti 

(i)  Wied.  Ann.  31,  1887,  p.  983. 

(2)  Wied.  Ann.  33,  1888,  p.  241. 

(3)  Wied.  Ann.  33,  1888,  p.  301. 


—  186  — 

e  col  suolo,  mentre  l'ago  dell' istrumento  è  mantenuto  ad  un  potenziale  costante 
(con  cento  coppie  rame-acqua-zinco).  Se  per  un  istante  si  fa  comunicare  col 
suolo  anche  A,  poi  lo  si  illumina  vivamente,  si  ottiene  una  deviazione,  che 
va  crescendo  sino  ad  un  valore  definitivo,  che  vien  raggiunto  tanto  più  presto, 
quanto  più  vicina  è  la  sorgente  luminosa,  e  quanto  più  estese  sono  le  due 
superficie  metalliche.  La  deviazione  è  negativa  se  A  è  zinco  e  B  ottone,  e 
lo  stesso  valore  finale  si  ottiene  se  si  carica  dapprima  A  in  modo  da  avere 
una  deviazione  maggiore.  Se  A  è  vicinissimo  a  B,  la  deviazione  una  volta 
formata  non  varia  sensibilmente  se  d'un  tratto  A  si  allontana  da  B,  il  che 
prova  che  i  due  metalli  sono  ridotti  dalla  luce  al  medesimo  potenziale. 

«  Ne  consegue  che  la  deviazione  suddetta  misura  in  valore  assoluto  la 
differenza  di  potenziale  di  contatto  fra  A  e  B.  Infatti  se  si  prende  come  zero 
il  potenziale  dei  quadranti  posti  in  comunicazione  col  suolo,  e  se  V  è  il 
potenziale  di  A  e  V  '  quello  di  B  mentre  comunicano  col  suolo,  la  differenza 
di  potenziale  di  contatto  fra  A  e  B  sarà  V  —  V.  Se  poi  X  è  il  potenziale 
dei  quadranti,  che  comunicano  con  A,  alla  fine  dell'esperienza,  X-|-V  sarà 
quello  di  A,  mentre  quello  di  B  resta  V.  Si  avrà  quindi  X-f-V  =  V\ 
X  =  V  — V. 

«  Se  si  mette  B  invece  di  A  in  relazione  coli' elettrometro,  si  ha  devia- 
zione di  segno  opposto,  sensibilmente  di  egual  valore  assoluto. 

«  11  sistema  dei  due  metalli  A  e  B,  quando  sono  illuminati,  si  comporta 
dunque  come  una  coppia  voltaica,  che  si  potrà  chiamare  coppia  fotoelettrica. 

«  La  luce  solare  diretta  non  produce  l'effetto  in  discorso,  almeno  in 
modo  ben  distinto;  la  luce  del  magnesio  è  più  attiva  e  quella  dell'arco 
voltaico  dà  risultati  assai  più  notevoli.  Se  poi  si  ottiene  l'arco  fra  carbone  e 
zinco,  come  quando  si  vuole  proiettare  in  lezione  lo  spettro  di  questo  metallo, 
il  fenomeno  acquista  la  massima  intensità,  ottenendosi  la  deviazione  elettro- 
metrica in  pochi  secondi.  Ciò  fa  pensare  che  sieno  specialmente  attivi  i  raggi 
ultravioletti,  il  che  è  confermato  dal  fatto  che  una  lastra  di  vetro  basta  a 
intercettare  quasi  completamente  l'azione,  mentre  una  di  quarzo  l'indebolisce 
assai  poco,  tanto  che  conviene  in  qualche  caso  il  concentrare  i  raggi  sui 
metalli  con  una  lente  di  quarzo. 

«  b)  Quattro  coppie  fotoelettriche  formate  ciascuna  da  una  lastra  del 
metallo  A  e  da  una  rete  del  metallo  B  a  quella  vicinissima,  sono  riunite 
in  serie,  e  cioè  la  rete  della  prima  è  libera,  quella  della  seconda  comunica 
colla  lastra  della  prima,  e  così  di  seguito,  sinché  la  lastra  dell'ultima, 
rimasta  isolata,  costituisce  l'altro  polo  della  pila.  Sotto  l'azione  delle  radia- 
zioni emesse  dall'arco  voltaico,  questa,  che  può  chiamarsi  pila  fotoelettrica, 
presenta  i  noti  fenomeni  elettrostatici  di  una  pila  a  circuito  aperto,  come  se 
1  metalli  che  la  formano  si  trovassero  immersi  in  un  vaso  pieno  d'acqua. 

«  e)  Se  si  sopprime  la  rete,  e  si  illumina  semplicemente  una  lastra 
conduttrice  comunicante  coli' elettrometro,  dopo   che   per  un  momento  venne 


—  187  — 

posta  in  comunicazione  col  suolo,  si  ha  una  deviazione,  lenta  a  formarsi,  e 
positiva  coi  metalli  finora  messi  in  prova.  Sembra  che  in  questo  caso  i  corpi 
che  circondano  la  lastra  illuminata  facciano  le  veci  della  rete  metallica  adope- 
rata nella  prima  esperienza;  per  cui  una  quantità  di  elettricità  negativa, 
eguale  alla  positiva  acquistata  dall'  istrumento,  passerà  in  quei  corpi  e 
nel  suolo. 

«  d)  Se  A  è  un  disco  d'ottone  coperto  di  selenio  cristallino,  si  può 
dapprima  riconoscere  che  questo  corpo  è  assai  più  elettronegativo  del  carbone 
di  storta  e  che  come  questo,  ma  con  maggior  intensità,  si  comporta  nel 
formare  con  un  altro  conduttore  una  coppia  fotoelettrica.  Ma  soppressi  i  raggi 
ultravioletti,  onde  impedire  la  produzione  del  nuovo  fenomeno  più  sopra 
descritto,  si  può  riconoscere  che  gli  altri  raggi  fanno  variare  la  differenza  di 
potenziale  fra  il  selenio  ed  un  metallo  qualunque,  rendendolo  più  elettronegativo. 
Per  es.  accoppiato  all'ottone,  la  forza  elettromotrice  di  contatto  subisce  un 
aumento  di  circa  un  quarto  del  suo  valore  (con  una  determinata  lastra  di 
selenio  da  me  adoperata).  È  questa  una  proprietà  del  selenio,  che  dipende, 
come  altre  ben  note,  dalla  modificazione  che  le  radiazioni  producono  in 
questo  corpo. 

«  Lasciando  a  parte  quest'  ultimo  fenomeno,  che  è  di  diversa  natura  da 
quella  degli  altri  qui  descritti,  e  senza  entrare  per  ora  in  tentativi  di  una 
completa  spiegazione,  che  sarebbero  prematuri,  farò  rilevare  soltanto  come 
sembri  accettabile,  almeno  provvisoriamente,  l'idea  che  i  raggi  ultravioletti 
facciano  nascere  una  convezione  o  trasporto  di  elettricità  dai  corpi  sui  quali, 
in  causa  delle  differenze  di  potenziale  che  si  stabiliscono  fra  conduttori  comu- 
nicanti, la  densità  elettrica  superficiale  ha  un  dato  segno  (probabilmente  il 
negativo)  a  quelli  sui  quali  ha,  per  la  stessa  causa,  il  segno  contrario 
(positivo)  ». 


Matematica.  —  Sul  movimento  di  roteinone  che  prende  nel 
vuoto  od  in  un  fluido  incompressibile  un  corpo  soggetto  a  forse 
di  potenziale  Ri  cos2  6  -f-  H2  cos  e .  Nota  del  dott.  Bernardo  Paladini, 
presentata  dal  Socio  Dini. 


«  Il  problema  della  rotazione  di  un  corpo  rigido  P,  simmetrico  rispetto 
ad  un  asse  £,  attorno  ad  un  punto  fisso  0  di  questo  asse  si  riduce  alle  qua- 
drature ogni  volta  che  il  potenziale  V  delle  forze  agenti  sul  corpo  dipenda 
unicamente  dall'angolo  0  che  l'asse  £  fa  con  una  retta  fissa  Oj,  il  che  evi- 
dentemente ha  luogo  quando  sui  punti  di  P  agiscono  forze  che  emanano  dai 


—  188  — 
punti  di  un  altro   corpo  fisso  simmetrico  rispetto   ad  un   asse   che  coincide 

con  Oj. 

«  Presi  gli  angoli  euleriani  0,  y,  \p  per  determinare  le  successive  orien- 
tazioni della  terna  degli  assi  principali  0(£,  rp  £)  di  P  relativi  ad  0,  rispetto 
alla  terna  0  {x,  y,  z)  congruente  ad  essa  e  fìssa  nello  spazio,  l'applicazione 
del  metodo  di  Jacobi  per  la  integrazione  delle  equazioni  del  moto,  conduce 
subito  ai  seguenti  integrali  : 


.  f    eh 
t  —  U =  — A 


r(Crnm — o)do) 


C(Cr0o)—g)do} 


(1— w8)|/F(o)) 

essendo:  t  il  tempo;  w= costì;  A,  A,  C  i momenti  d' inerzia  respettivamente 
intorno  ad  0;c,  Orn  0£  ;  h  la  costante  delle  forze  vive;  rj  quella  delle  aree 
relativa  ad  Os  ;  r0  la  componente  della  velocità  angolare  di  rotazione  intorno 
a  £  (componente  che  si  mantiene  costante  durante  tutto  il  movimento); 
U,  <fo >  Vo  tre  costanti  dipendenti  dalle  condizioni  iniziali  ;  ed 


F(«)  =  (2 A  ( V+/ì)  —  AO02)  (  1—  «2)  —  (O0  «  —  yf 


a  La  funzione  F  sarà  algebrica  razionale  intera  in  cos  0 ,  come  è  neces- 
sario affinchè  gli  integrali  (1)  conducano  a  delle  trascendenti  ellittiche  od 
abeliane,  quando  V  dipenda  unicamente  da  cos  0 ,  che  si  presenta  come  varia- 
bile di  integrazione:  se  vorremo  però  limitarci  alle  trascendenti  di  ordine 
non  più  elevato  delle  ellittiche,  dovremo  supporre  che  per  V  si  abbia: 


(2) 


Ht  cos4  0  -f-  H-2  cos3  0  -f-  H3  cos2  0  -f-  H4  cos  0 
sen20 


con  le  H  costanti  qualunque. 

«  Nella  mia  tesi  di  laurea  (novembre  1886)  considerai  appunto  la  rota- 
zione del  corpo  P  quando  V  prende  questa  forma,  e  poiché  i  risultati  otte- 
nuti sono  in  stretta  relazione  con  quelli  di  Jacobi  e  Lottner  nel  problema 
di  Lagrange,  e  li  contengono  naturalmente  come  caso  particolare,  così  credo 
utile  esporli  brevemente  in  questa  Nota. 


—  189  — 

«  1.  Se  l'equazione  F  =  0  ha  tutte  e  quattro  le  sue  radici  reali  e  queste 
sono  ax ,  a2,  a3,  cti  in  ordine  crescente,  si  ottiene  : 
a4  sn2w  —  «!sn2/r 


costì  = 


5P=5To+- 


siru —  su*  tv 


r0(A-C) 


d 


\/kJt 


(a  3 — <2i)(fl!4 — at) 


dv 


\7t(ìt ,  hx  -J- K) -\- n(ii  , ia2)  j-J- 


(S)< 


^Ci  oV2        i M~'~  m  0g  ©!  («  —  ^i)  0  (u  —  ia2) 


.    i  S(l  {    /•     ■      i  T-\       f     ■    \\      dìogQAia^  .  d log &( id*)) 


afa"! 

1    1  log  ^fr—fo)  ®("+*tf») . 

8  ©^«-f-tff,)  ©(w— ?(T2)  ' 


rie, 


W-f- 


m 


essendo:  u  un  argomento  ellittico  legato  al  tempo  dalla  relazione 
u  =  (t0  —  l)  1/ 2A  (^3 — ai)  {aA—a2)  ; 

k*  il  modulo  delle  funzioni   ellittiche  dato  da  fr~~ ai\^~ a*\- 

(«3  —  ai)  (a4  —  a2) 
ÌT,l(fui(T2  tre  costanti  ausiliarie  inferiori  ad  /K'  definite  dalle  relazioni: 


su'-  //=■ 


«4  —  a2 


,  sn^  eoy 


(ai— a3)(l-f-fl4) 


,    SU2  (/(Ti  +  K): 


.(ai—  a3)(l — «,) 


ai  —  az  (a4—a3)(l-\-aiy^      "~1  lJ       (a4_fls)(i_^1) 

«  2.  Se  l'equazione  F  =  0  ha  le  due  radici  reali  ax  ed  <?2  e  le  altre  due 
immaginarie     a3=a2 — y'erits'=a1-{-yrrèirs",     aA=a2 — •/é*'=ar\-y"erCs" 
si  ottiene  : 

atì (cn  hx  -f-  cn  h)  (cn  h2  —  cn  li)  -f-  (cn  ia2  -f-  cn  u)  (cn  /o1!  —  cn  ir) 

(cn  /(Ti  —  cn  io*)  (cn  &V  -{-  cn  u) 


costì 


(4) 


.  (    ;'0(C — A)        d  log  (cn  zV  —  cn  la^       d  log  (cn  u  —  cn  ia2) 

q~      L/ahT77,    "        *i  +       ~^T 

JrTyy 

rflogH(iVi)       aJlogH(iVt)       ìt)  ;ì 

~~        «to',        ~         rfo',  '  K)2  "^ 

S  ®(^H  ®  (^f)  ^(^Fh  i^H- 

,  (c?log(cn/r  —  cn?'tfj)     a*  log  (  cn  jc — cn  iax  )     d  log  H(/V x  ) 

^  — ^°~r(  oV2  rfffj  da\ 


H log 

1    m 


d<s2  (hi 

dlogH(h'2))  u 


S  2  " 


e  (^)  h.(^)  e  fi±*)  h,(^) 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


—  190 
essendo  : 


u  =  (U-t)  j/^  /  f  ;  k'  =  cos'  ^-  :  ci.  h  =  ry^f,  ; 
y—/—«i  y +«2/  y  —  y  +«iy—  ««y 


ed  z'^'i  =  &K'  —  20"i  j     ^'2  =  &K'  —  i^s 


«  3.  Ciascuno  degli  angoli  ye^  si  compone  di  una  parte  proporzionale 
ad  u  e  di  un'altra  periodica  :  le  due  parti  periodiche  g/  e  ip'  di  essi  hanno 
poi,  egualmente  che  0,  lo  stesso  periodo  reale  T.  Quindi  la  rotazione  di  P 
può  considerarsi  composta  :  da  una  rotazione  uniforme  progressiva  attorno  a  £ 
dovuta  alla  parte  di  g  proporzionale  ad  u;  da  una  rotazione  uniforme  pro- 
gressiva attorno  a  2  dovuta  alla  parte  di  \p  proporzionale  ad  u  ;  da  una  rota- 
zione oscillatoria  degli  assi  principali  di  P  attorno  a  quelli  fissi. 

«  Per  trovare  la  posizione  del  corpo  al  tempo  t  si  deve  : 
(a)  sostituire  i  valori  di  6,  </',  \p',  corrispondenti  a  questo  tempo,  nelle 
forinole 

«j  =  cos  <fr  cosi/''  —  sen  q>'  sen  ip'  cos  6,     §l  =  cos  y'  sen  xp'  -f-  sen  y  cos  xp'  cos  0, 

Yi  =  sen-9'  sen  0, 

«0  = — sen  <//cos  xp'  —  cos  y  '  sen  ip'  cos  0,  /?,  = —  sen  </  '  sen  \p'-\-  cos  <p'  cos  xp'cos  0, 

ya  =  cos</'  sen.0, 

rr3  =  sen  ip'  sen  0,  /?3  = —  cos  1//  sen  0,    y3  =  cos  w 

e  determinare  la  posizione  corrispondente  del  corpo  mediante  le  forinole  : 

X  =  «!  £  +  n,  rt  -}-  a3  £ .     a  =  ft  £  -f-  ft  ry  -{-  #, £ ,     *  =  yx  £  -f-  y2  jj  -f-  y:ì  £ 

(A)  far  girare  il  corpo  attorno  a  ;  di  un  angolo  */v  -\-  ip0 
(e)    »          «         »         "         »       s             »             (I>ì'  -f-  </„ . 
«  Non  manca  dunque,  per  completare  la  soluzione  analitica  del  problema, 
che  costruire  i  nove  coseni  a, y;j;  ed  a  ciò  osserveremo  che  dovendosi  pren- 
dere il  seno  ed  il  coseno  degli  angoli  </'  e  </,r  non  avremo  per  «, ys  delle 

espressioni  razionali  se  non  quando  il  divisore  m  unito  agli  integrali  ellittrici 
di  terza  specie  che  danno  gli  angoli  y  e  ip  sia  un  multiplo  di  21.  Volendo 
che  ciò  accada  si  trova,  per  un  noto  teorema  sul  valore  del  divisore  unito 
ad  un  int.  di  3a  specie,  che  deve  aversi  fra  i  coefficienti  H  del  potenziale  V: 
Hx= — H3  ed  H2= — Hi  ;  nel  qual  caso  V  prende  la  forma  :  Hj  cos20-f-H2  cos  0, 
ed  il  divisore  m  viene  precisamente  'li. 


I!»l    — 


+ 

te 


CD       § 

ce    s— 


CD  <>■ 

H  .te 

•rB  © 

«3  .— . 

1  + 


c3 


CD  ri\ 

a  ^ 

.2  1 

NI  \ 


+ 


te 


+ 

te 


> — 1      - 


+ 


+ 


Ì5     © 

CD      ^~ 


8  + 

te 


© 


c3 
2 


CD  ti 

pi,  ^a 

SS  ® 

CD  W 


te    — 
■^   te 


te       M 

Cd       I 

© 

i 

te 
© 

T 

te 

© 


te 

+ 


te 

© 

— 

+i+ 

o»  1  ^— y       o. 
fc      tri      fe 


te-© 

T  + 


te     ^ 

+  ® 

.te      to 

J  + 

© 

_L 
I 

.te 
+ 

© 

te 


te 


tf-s 


te 

+ 


© 

+ 
.te 

© 


—    te 


il 

te  © 

L  + 

.te   ^Z 

^   te 

5, 1 

te*  «^ 

+  © 

© 

+ 

te 


te 

© 


.te       te 


te 
+ 

te 


•S     © 


© 
+ 
.te 

+ 

.te 
+ 

© 


"1     £ 

5  4 


■s  © 

+  <-= 

.te  .5 

^  -4- 

_,  1 


te 
+ 


Cx    te 

si  - 

IT© 

,— s    te 

te  ^ ' 

T® 

£  + 

fcq    .te 
?  + 

+  - 

te    © 


fcJO 


w 


O  S3  £3 

a  ^  2 

«  ■">  5 

a  ce  •- 

CD  rr*  ai 

a  ■© 

C8  <?  ^ 


c3 


ca 


te 


te 

+ 

te 


.te 
© 

+ 
te 


<2    ■£ 


CT1    Vi 

a   <rH 


CD 


.te 
© 

s 

+ 

te 


fe 


-73 

cd  r, 

o  •* 
CD 


o    a 
§    8 


O       1-,       CD 

a    cd  ^ 

CO 

CD       c3       ., 

.a    a    c= 


.£    cs    a 


O  ^     1 


CD       a        CD 


T 

.te 


.te 
© 

© 
c-i 


> 

a 

c3 

ci 

CO 

CD 

3 

CD 

1 

(T( 

'nj 

a 

CD 

O 

w 

0 

a 

CD 

O 

+ 

„.2    cà 
a    °°    2 

ffl         fl)         H 


a 


—  192  — 


sa 

HH 

J3 

<D 

c3 

O 

•  1— 1 

SJ 

o 

sa 

sa 

?H 

«Jh 

o 

-+J 

crt 

ori 

05 

03 

pEJ 

« 

CD 

O 

05 

o 

od 
f-l 

T3" 

C3 

0Q 
O 

03 

O 

i—l 

O 

cri 

3 

nr> 

O 

rrS 

c3 

n 

-1-3 

71 


«1 


© 
+ 


+ 

io 


7T 


+ 


H- 


N 


te         «I         te 


s        s        s 


^) 


I  + 


+ 
te 


te 


+ 

te 


N 


© 


1 

<M 

1 

71         i 

(M 

T 

<M 

T 

<M      +  (M 

TU  t 

t! 

te 

.te 

te 

te 

.te 

.te|          te 

te 

yi        e? 


O 


£     S 


i 

te 


sa     £  .9 


o-1  r3 
cd     cS 


I 

te 

+ 

.te 


bC 


©  bc 
sa 

sa  o 

^  — <   £ 

za  t3     a 


© 

"5" 


03 


O       rj 


B   1 

<© 


bc   £f  rg 
o     ©     ~* 

sa    ** 


03 


33 


o  cr1  >— <    r— 

P4  a     bo   '-" 

=     ©     _* 

CD  r^          Si         3 

o  sa     o>    ^ 

s  TI  il 

CD  S      r—         " 

bc  g     tì   Ph 


© 

+ 


bn 

.,_, 

-+J 

bc 

n3 

o 

-t-> 
o 

CD 

OJ 

o 

CD 

1— 1 

o 

/J 

o 

H 

+ 

te 


+ 

te 


sa       sa 


3 


£ 


CO 


+ 
te 


+ 

te 


^  ^ 


te 


Si  S 


te 


71 


tq         ^ 


+ 

te 


N 


co 


CO 


©  © 


te 


te 

©  ® 


te 


+ 


© 
CO 


I    71 


+ 

te 


te 


-ri 


Z^    ©       © 


te 


I    «    + 
.te  te 


te 


te 


®  ©  © 


te 


te 


■>=. 


—        ^  ^   |CO 

Q   ico 


<*a. 


+ 

te 


+ 

te 


+ 

te 


+ 

te 


ce 


71 


+ 

te 


te. 


z 


+ 
te 


S 


71 


te 


71 


s 
co 


sa    cd 


—  193  — 
essendo  : 


«  Fra  le  rotazioni  alle  quali  appartengono  le  formole  (6)  dobbiamo  segna- 
lare quella  della  terra  attorno  al  suo  centro  di  gravità:  fu  infatti  mostrato 
dal  Tisserand  che,  tenendo  conto  dei  termini  più  considerevoli  nello  sviluppo 
del  potenziale  delle  forze  agenti  su  di  essa,  si  può  dargli  la  forma  Hxcos2^ 
(con  B^  >  0),  e  che  inoltre  la  equazione  di  quarto  grado  F  =  0  ha  neces- 
sariamente due  radici  immaginarie. 

«  6.  Il  seguente  Teorema  dà  una  immagine  geometrica  della  rotazione 
del  corpo  P. 

«  La  rotazione  di  un  corpo  simmetrico  rispetto  ad  un 
asse,  attorno  ad  un  punto  fisso  del  suo  asse  di  simmetria 
per  1' azione  di  forze  il  cui  potenziale  è  H1cos26  +  H2cosO,  si 
può  rappresentare  mediante  il  rotolamento  di  un  cono,  il 
cui  asse  coincide  coli'  asse  del  corpo,  su  di  una  superficie 
di  secondo  grado  di  rivoluzione  attorno  alla  retta  fissa  da 
cui  si  contano  gli  angoli  6,  superficie  che  è  un  elissoide,  un 
paraboloide   o   un   iperboloide    ad   una    falda   a   seconda   che 

e  r0  maggiore,  uguale  o  minore  di    ^ ^    • 

«  La  curva  base  del  cono  riferita  ad  un  sistema  di  coordinate  polari  q 
e  #  col  centro  al  punto  di  incontro  coli' asse  f  del  piano  £=r0 ,  ha  per  equazioni  : 

q*  =  4"  (2Hi  cos2  6  -f  2H2  cos  6  -f  2/ì  —  Oy2) 

9-  =  —  if  -\-  are  tang  sen  6»  — -  = 

n>0(Q02— 2/0-Hg/y— (2H1,<7-f-r0CH2)(o    _jg_  . 
—  #o+ro  (/o— t)  -\-J  2Hi  m2  _j_  2H2  M  +  2/i_  Cr02  |/F(w) 

Per  Hx=0  la  superficie  di  secondo  grado  è  una  sfera,  e  la  base  del  cono  si 
riduco  ad  un'erpolodia,  come  ha  trovato  anche  il  Darboux. 


—  ll>4  — 


IT. 


ni,  Un  corpo  P  soggetto  a  forze  di  potenziale  Hj cos2 tì -j- H2 cos tì  si 
muova  in  un  fluido  omogeneo  incompressibile  limitato  da  una  superficie  fissa 
chiusa  giacente  all'  infinito,  colle  condizioni  che  il  fluido  sia  privo  d'attrito, 
che  non  possieda  moto  vorticoso,  che  sulle  sue  particelle  non  agiscano  forze, 
che  la  velocità  varii  in  esso  con  continuità  da  punto  a  punto  e  non  ne  esista 
altra  che  quella  dovuta  al  moto  del  corpo  :  condizioni  che  permettono  di 
applicare  il  principio  di  Hamilton. 

«  Supponiamo  che  scegliendo  convenientemente  una  terna  di  assi  0  (£,  >r  £) 
nell'  interno  del  corpo,  la  forza  viva  totale  T  del  fluido  e  del  corpo  prenda 
la  forma  : 

T  =  an{iir  -f  v-)  -j-  aS3w*  -{-au  (f  -f-  q2)  -f-  2«14  (up  -\-  vq)  -f-  2a36wr  -j-  a6«r2 
essendo:  le  a  coeflicienti  costanti;  u,  v,  w  le  componenti  secondo  £,  rn  £  della 
velocità  del  punto  0,  e  p,  q,  r  le  componenti  delle  velocità  angolari  secondo 
£,  ?;,  l.  Presi  per  parametri  indipendenti  qx ,  y8, q6,  che  definiscono  la  posi- 
zione del  corpo,  ordinatamente,  le  coordinate  «,  /?,  y  del  punto  0  rispetto  ad  una 
terna  fissa  (%,  y,  s)  e  gli  angoli  euleriani  tì,  y,ip  delle  due  terne,  e  posto,  come 
suol  farsi  per  costruire  la  funzione  caratteristica  dell'equazione  di  Hamilton, 

Pi=    ,  j       ,  la  T  espressa  per  le  pL  e  le  qi  prende  la  forma: 


i%) 


+  («tìo,«— ^^sen^^seni/*— p2cos  \p)  -j TZ(P*—!Ps C08e) 

—  2«i  i  Xpz  (po—pr,  cos  tì) —  2«3g  ,"  cos  tì  p3p5  -f- 

-f-  2  (  (a66!< — ani)  sen0costì#3  —  a36[JiseR8p5  -f-  «u^  —7  (Pe  — ^5  cos  6)  )  X 

X  (p,sen  «/' — pò  cosi/') 

—  2&i  t  ^1  Qh  cos  </'  -f-^,  sen  «//)> 
essendo:  .  2 

*  =  «33  «66  «3C    5  ,«  =  «11   aU  «14    • 

«  Prendendo  per  l'asse  fisso  s  una  conveniente  direzione  si  può  sempre 
fare  in  modo  che  sia  ^x=0,  p2=0,  e  p3  =  c=  costante,  quindi  la  equazione 
a  derivate  parziali,  un  integrale  completo  della  quale  dà  tutti  gli  integrali 
del  moto,  è: 

flnl    ^    +ft33"  T7    H hr  TT—  costì-—-  —  2«14/c  — —  costì— 

\Dtì/  \^P/        sen2tì(^i//  }g>)  (7^  7^) 

—2«36  e/t  cos  tì—  ~\-a4lc-À  sen26-\-aG6c\ii  cos26  —  2//»  )  H ,cos2tì-}-H2costì-{-/;  (  =0 


—  105  — 
e  ad  essa  si  soddisfa  prendendo  : 

■w  =  />  +  .^  + 


dH    a  I — y  2//«  (Hi  cos2tì-f-H2  cos  9+A)— ^»««,u  cos2tì  —  e2«44*  sen2  0 
sen  tì  1/  _a33jU^2_f_  2aliùg—2cfcose(aii/.—a3(i!i  )ì  (1— cos2tì) 

—  U  —  /costì  j*. 

«  Gli  integrali  del  moto  del  corpo  P  nel  fluido  sono  dunque  (ponendo 

oì  =s  costì  ed  indicando  con  F  la  espressione  che  è  sotto  il  radicale) 

[  ,  m     C    dm  - 

,   t  —  t0=—  —     -== 
1  auJfF(m) 

-,v'  /  /  -,w,      /  v  i  #36," — axiX  foni»)      .     f  (tf« — /)#» 

(7)?_To=_(flsJ^1Ii)(,_4)+__j-_+j_^_ 


a 


J(l_W2)tF(w) 


_1 L/nTl.  -.<(r  \ì   I      <"       f     ^ 


-==-  1  F(w)sen«/>-cos</<(/-ytó)  +-f-    -^=(2H1&,-}-H2)f/l- 
?y  1  — w  2\  ;     «  1 1  ^ J  j  F  ( w) 

-7Ì=jt/ì>)eosi//+sein//(/— £«)!+—  f-==( 


(8)  /S-^o=-7=j^(«)eos^+sen^(/'-^)|+-^  f^(2HlW+H2)f/T^cos  «j, 


a4ic  —  ciMq  1     ri  )  ouli» 

y  —  y0= (t—t0)  +  — T  C  («44  X— fl66  ,")  «  +  /  («36  ,«—  «14  A)5-==. 

r  a\\*-J  \  ;yF(w) 

«  Occupandoci  solo  delle  (7)  che  danno  la  rotazione  attorno  all'origine 
degli  assi  £,  rj,  £  noi  possiamo  dapprima  riconoscere  una  rotazione  uniforme 

progressiva  attorno  a  &  colla  velocità  angolare  — — ,  ed  un'altra  attorno  a  l, 

n        i    -ìj           i        c(a30fi — «14/)w  .  ,  r 

colla  velocita   angolare  — : —  proporzionale   cioè  a  cos  tì  ;   facendo 

da  queste  astrazione,  rimane  la  rotazione  definita  dalle  forinole  : 

fi      C     Cibi 

t      In    =- 


&nJf¥((o) 
rn      *  \  ff33  /<  —  «n^    |     f  (g<»  —  f)d- 
/./*  ^  (1 — or    1  F( 


Vi— </;o  = 


(l-,r)t  F(«) 
(/w  —  //)  ^w 


(l-or)|  F(W) 
«  Ma  se  in  queste  poniamo 

1  ~  =  A'     ~==C'     <J=—9'     /"=Oo 

1     «11  «33 

(0)  f  e  -  c!  — 

9/i  +  —  (2«i4  0  —  «i4  c)  =  2/i ,     Hi  +  ^y—  («, ,  X  —  «66  ««)  =  H,  , 

li  uA.fl 

H,  + -^- («:ì0 /«  —  «UA)  =  ÌL 


—  19(3  — 

esse  divengono  precisamente  le  (1)  del  §  I;  quindi  si  conclude  che,  astra- 
zione fatta  dalle  rotazioni  sopra  dette,  la  rotazione  nel  fluido  del 
corpo  P  attorno  all'origine  0  è  identica  a  quella  che  prende 
nel  vuoto  un  corpo  P', simmetrico  rispetto  adunasse,  fissato 
p_er  un  punto  di  questo  asse,  soggetto  a  forze  di  potenziale 
Ht cos2 6 -\- H2 cos 0  per  il  quale  i  momenti  di  inerzia  A  e  C,  le 
costanti  g,r0h  inerenti  alla  rotazione  ed  i  coefficienti  H^ ,  H2 
del  potenziale,  si  compongono  mediante  i  coefficienti  a  della 
forza  viva  T,  quelli  del  potenziale  delle  forze  agenti  su  P 
e  le  costanti  e,  f,  g,  h  nel  modo  dato  dalle  forinole  (9). 

"  Se  il  corpo  P  fosse  simmetrico  rispetto  ad  un  asse,  le  rotazioni  attorno 
a  £  ed  a  g  sparirebbero,  e  i  movimenti  di  P  e  P'  sarebbero  perfettamente 
gli  stessi  ». 

Matematica.  —  Sopra  una  estensione  della  teoria  di  Riemann 
sulle  funzioni  di  variabili  complesse.  Nota  III  (')  del  prof.  Vito  Vol- 
terra, presentata  dal  Socio  Dini. 

«  1.  Nella  Nota  precedente  su  questo  argomento  venne  esposta  la  esten- 
sione della  teoria  delle  carati  eristiche  alle  funzioni  di  linee  collegate  fra  loro 
nel  senso  riemanniano.  Nella  Nota  che  ho  Tonore  di  presentare  viene  breve- 
mente trattata  la  teoria  delle  operazioni  di  derivazione  e  di  integrazione  rela- 
tive alle  funzioni  stesse. 

«  Per  questo  studio  è  necessario  introdurre  delle  funzioni  complesse  dei 
punti  dello  spazio  collegate  opportunamente  alle  funzioni  fin  qui  considerate. 

«  Riprendiamo  pertanto  la  definizione  di  Riemann  relativa  alle  funzioni 
di  variabili  complesse.  Due  variabili  complesse  <f  e  \p  (funzioni  dei  punti  di 
un  piano,  i  quali  si  riferiscono  alle  coordinate  cartesiane  x,  //)  sono  funzioni 
l'una  dell'altra  quando 

1*P  ~bìf>       ~ò<p      D\p 
l>x  ~òy       7)#  "3  ( —  x) 

«  Questa  definizione  è  equivalente  a  quella  enunciata  nella  Nota  I,  ed 
essa  può  estendersi  allo  spazio.  Infatti  si  abbiano  due  variabili  complesse  F 
e  /',  la  prima  delle  quali  sia  funzione  delle  linee  e  la  seconda  sia  funzione 
dei  punti  dello  spazio.  Diremo  che  F  è  collegata  ad  /  nel  senso  riemanniano, 
quando 

(i)  -dF  v  ,_  **  V,|„  <®  v_0 

d  {ys)  "òse      d  (zx)  ~òy      d(xy)  ~ìz 

«  Stabiliremo  di  rappresentare  le  funzioni  di  linee  mediante  delle  let- 
tere maiuscole  e  quelle  di  punti  colle  lettere  minuscole. 

C1)  Vedi  pag.  107. 


—  197  — 
«  2.  Ciò  premesso  si  possono  dimostrare  facilmente  le  seguenti  propo- 
sizioni : 

«  la  Se  una  funzione  /  è  collegata  ad  F  essa  lo  sarà  a  tutte  le  fun- 
zioni #  collegate  ad  F  nel  senso  riemanniano  (vedi  la  Nota  I). 
«  Infatti,  posto 


d¥ 


d{yg) 

avremo 


onde: 


=p 


d¥ 
d  (gai) 


or  — -  4-y— --ho— -  =  0 
Da:  ~  *  ~ty       *  ì* 


«  2a  Le  condizioni  affinchè  più  funzioni  ftl  (/  =  1  ,2  . .  n)  siano  colle- 
gate ad  una  stessa  funzione  F  sono  date  da 

~òfi         ~ò/r       ~ì>fs 


(2) 


oO!  ò30  Ù3C 


ìli 

1» 


d(fi*fr,f,) 

d{x,y,g) 


O   (e,r,s  =  l,2,...») 


«  Infatti  dalle 


(8  =  1,2...») 


risultano  come  conseguenza  le  (2). 

«  Se  mantenendo  fissi  i  ed  r  (supposto  /)  e  /'r  indipendenti)  e  dando 
ad  s  tutti  i  valori  1,2,...»,  esclusi  i  ed  r,  è  sempre  soddisfatta  la  (2)  essa 
sarà  soddisfatta  evidentemente  per  una  combinazione  qualunque  di  i ,  r ,  s. 

«  3.  Quando  si  avrà  un  sistema  di  funzioni  fi  che  soddisfano  alle  (2) 
si  dirà  che  esse  sono   collegate  fra  loro  nel   senso   riemanniano. 

«  Si  giustifica  facilmente  la  ragione  di  questa  denominazione,  osservando 
che  porre  la  condizione  (2)  equivale  a  stabilire  ciò  che  segue: 

«  Si  prenda  un  punto  M  ove  le  tre  funzioni  hanno  i  valori  f, ,  f2 ,  f3  e 
due  punti  N  e  P  infinitamente  vicini  ad  esso:  si  denotino  con  fi+J'fit 
fi+j'f^fr  +  J'f,  i  valori  di  fi,fs,fr  in  N  e  qon  fi  +  4"fiìf,+J"f,ì 
frJ^j»fr  i  loro  valori  in  P  e  si  ponga  la  condizione  che  i  rapporti  fra  i 
determinanti 

;jfs,  j»f.\  '    .//;,  J"fr    '  Ufi,  *"fi 
abbiano  dei  limiti  indipendenti  dal  modo  con  cui  i  punti  N  e  P  si  avvici- 
nano ad  M  indefinitamente. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  2C 


—  198  — 

«  4.  Abbiasi  un  sistema  qualunque  di  funzioni  *Pi  collegate  fra  loro  nel 
senso  riemanniano   e  si  prenda  una   funzione  f  collegata  ad  esse;  sia  cioè 

d  {ys)  ìx      d  (zx)  ~ìy      d  {xy)  7)2 


(3) 


u.  Si  potranno  trovare  delle  funzioni  (fi  tali  che 

dOi        d(f,<pi)         dd>i         d(/\tn)         d<I>j         d  (/■.<(;) 


d{yg)        d(y,g)  '     d(z,x)       d(z,x)  '      d{xy)        d{.rjj) 
«  Lo  funzioni  </»  saranno  evidentemente  collegate  allo  <Pj,  alla  /'  e  sa- 
ranno pure  collegate  fra  loro. 

«  Reciprocamente  se  si  ha  un  sistema  di    funzioni  </,  collegate  fra  loro 
nel  senso  riemanniano,  posto 

d {(fi , <f.,)  _  d((fj,(fs)  _  d{(fj,(fs)  _ 

dM  '=57,s'     d{g#)        XiSì     d{x,y)       Qi8' 

avremo 

~òas        ~ìy        ~òz 

«  Esisterà  dunque  una  funzione  complessa  <Pis  che  soddisfa  alle  condizioni 

dG>iS  d®is  d®ia 


d{y,z)-"iB>    T>{*x)-%i8ì    d{xy)-Qu' 

«  Le  4>iS  sono  fra  loro  collegate  nel  senso  riemanniano. 
«  Infatti  dalle  relazioni 

d(y>i,(ps,9>r)_Q     ^(y«-»y«»yt)_u 
d(xj/,z)  '        d{x,yj) 

segue  che 

^IS   X/'s  __    Qis 

TSrl  "Ari  Qrl 

«  Inoltre  il  sistema  delle  <Pis  sarà  collegato  alle  (fi.  Quando  fra  &i  e 
f  e  (pi  passano  le  relazioni  (3)  si  dirà  che  (P;  è  coniugata  alle  f  e  (fi  q  reci- 
procamente f  e  spj  coniugate  a  cT»j .  In  questa  ipotesi  il  valore  di  4>i  corri- 
spondente ad  una  linea  L  sarà  dato  da 

(4)  •«POH/****/ 

«  (V.  6'ojjm  ^  /W./^:.  dìp.  da  lince  Nota  II)  supponendo  che  L  faccia 
parte  di  una  porzione  dello  spazio  in  cui  f  e  (fi  sono  monodrome. 

«  Si  consideri  una  superficie  a  ;  fissato  il  senso  positivo  della  normale  n 
sarà  determinato 

d&is 

—j—  =  zsis  cos  non  4-  Xis  cos  ny  -f-  gis  cos  »£  . 

«  Ora  se  si  prende  sopra  e  un  sistema  di  coordinate  curvilinee  uv,  tali 
che  le  direzioni  u, ,  y ,  »  siano  disposte  come  le  ce,  y,  z  e   che  il  quadrato 


—  199  — 
dell'elemento  lineare  della  superficie  sia  ds2=E  du*-{-2  F  du dv-\-Gr  dv2,  avremo 

\l(D.:a  1  Du      ' 

(5) 


Du 
~ò<Ps 


Dv 


d<*        y  EG— F* 

«  5.  Ciò  premesso  si  può  passare  allo  studio  delle  operazioni  di  deriva- 
zione e  d'integrazione.  Siano  Fe$  collegate  fra  loro  nel  senso  riemanniano. 
Posto  come  precedentemente 

f/F  dF  JF_  d^_   _         A®-=  d<t>    ^o 

d{ys)~V'    d{gx)~qì    d(ay)~r;    d(y;)~m'   d{zx)  ~~ X  '    d(*y)      e 
e  preso  in  un  punto  un  elemento  qualunque  di  superficie  dò,  avremo 


d<P\ 
da  ì 


/  dF 
[da 


DO 
V 


d® 


«  Questo  rapporto  indipendente  da  da  lo  denoteremo  col  simbolo  -=  e 

col  nome  di  derivata  di  4>  rispetto  ad  F.  Essa  sarà  una  funzione  com- 
plessa dei  punti  dello  spazio.  Come  proprietà  fondamentale  può  dimostrarsi 
che  la  derivata  di  0>  rispetto  ad  F  è  collegata  alle  due  fun- 
zioni <P  ed  F  nel  senso  riemanniano.  Infatti,  posto 

d<t> 


dF 


=  <P 


si  avrà 
D(f 


1    Dx 

e  quindi 

D(p 


Dm 


Dx 


Dp_ 
Dx 


~ò(p 


ìy 


2i 
~ìy 


=  -^-  —  <p 


Dq_ 

~ìy 


D(f 

Dg 


Do 

Dz 


—  <f 


Dr 

Dz 


Dy 


L      ^i    I 

P  Dx  ~*~  q  ìy  ^~  '    D8 


[dx  *  Dy  ^  ^  /     *  V"^      ~*y      ^  ' 

«  6.  Sia  ora  /  collegata  ad  F  e  a  una  superficie  aperta  o  chiusa  nello 

spazio  in  cui   sono   definite  le   due   funzioni;  fissata  la  direzione  della  nor- 

dF 
male  n  a  a  è   definito  -j—  e  quindi  è  pure  definito 


I 


che  rappresenteremo  col  simbolo 

fa  fdF  . 
«  Col  cambiare  il  senso  della  normale  cambierà  il  seguo  dell'integrale. 
Se  a  non  è  chiusa,  fissiamone  la  direzione  dei  contorni  in  modo  che  un  osser- 
vatore disposto  nel  senso  positivo    di  uno   qualunque  di  ossi  e  rivolto  verso 
la  superficie,  veda  la  direzione  positiva   della   normale  andare  dalla  sinistra 


—  200  — 

alla  destra.  Con  questa  convenzione,  quando  è  stabilito  il  senso  dei  contorni 
è  fissato  il  segno  dell'integrale. 

«  Si  supponga  tf  chiusa  e  tale  che  formi  da  sola  il  contorno  di  uno 
spazio  S  entro  il  quale  la  /  e  la  F  non  abbiano  singolarità.  Avremo 

f* fdl  =X  <  yjijfì cos  nx + tfM cos  ny + ~^> cos  m  I  *  = 

/  y      rfF         y.   rfF        y     ,/f    \^g_0 

«  Quindi  si  ha  il  teorema  espresso  dalla  formula 

(6)  /«  /V/F  =  0  . 

«  Se  invece  di  una  sola  superficie  a  si  hanno  le  superficie  o'i-(/=  1,2...  n) 
che  limitano  lo  spazio  S,  entro  il  quale  non  sussistono  singolarità  per  f  e  F, 
si  avrà  la  formula 

(6')  J,  f  fdF  =  0 


i  .y<*.. 


in  cui  le  normali  alle  cv  sono  tutte  prese  nella  direzione  dall'esterno  all'in- 
terno di  S. 

«Il  teorema  contenuto  nella  formula  precedente  non  è 
altro  che  la  estensione   del   teorema   di   Cauchy. 

«  È  noto  che  il  prof.  Morera  ha  dato  un  teorema  inverso  a  quello  di 
Cauchy  (');  esso  pure  può  estendersi  al  nostro  caso.  Sia  cioè  soddisfatta  la  (6) 
per  ogni  superficie  a  chiusa  che  limita  uno  spazio  S,  escluso  per  quelle  che 
hanno  nell'interno  dei  punti  o  delle  linee  singolari  di  f  o  di  F  :  se  ne  potrà 
concludere  che  f  e  F  sono  collegate  fra  loro  nel  senso  riemanniano.  Si  po- 
trebbe stabilire  la  precedente  condizione  come  definizione  del  collegamento 
riemanniano  fra  una  funzione  di  linee  ed  una  di  punti. 

«  7.  Si  abbia  un  sistema  di  funzioni  c/i  collegate  fra  loro  nel  senso  rie- 
manniano. Prese  due  qualunque  di  esse  y>i  e  </\,  se  ne  trovi  la  coniugata  &is. 
Si  fissi  il  senso  positivo  della  normale  n  a  una  superficie  a;  sarà  determi- 
nato il  valore  di  f„  yr  d  d>is ,  e  avremo  applicando  la  (5) 

(7)  /.  <Pr  d®>>  =  i/h^->l«  =±        <f, 

in  cui  u  e  v  sono  un  sistema  di  coordinate  curvilinee  tali  che  le  direzioni 
della  terna  u,v,n  siano  disposte  come  le  %,y,g.  Se  denotiamo  con  d  gli 

0)  Rend.  del  B.  Istit.  Lumi..  Serie  II,  voi.  XIX,  fase.  VII. 


lì K  tir 


—  201  — 

accrescimenti  nel  senso  delle  linee  u  e  con  ò  quelli  nel  senso  delle  linee  v, 
l'integrale   precedente  potrà  scriversi 


(fr 


d(fi ,  d(ps 

Ó(fi  ,  Ó(fs 


«  Supponiamo  e  chiusa  e  che  limiti  da  sola  uno  spazio  S  nel  quale  nes- 
suna delle  funzioni  abbia  singolarità,  in  tal  caso  l'integrale  (7)  sarà  nullo 
e  quindi 


|     <Pr 


d(fi ,  d(fs 


I) 


che  è  un'altra  forma  sotto  cui  può  enunciarsi  il  teorema 
precedente  analogo  a  quello  di  Cauchy.  Così  pure  vale  anche  sotto 
questa  forma  il  teorema  reciproco,  cioè  l'analogo  del  teorema  di  Morera. 

«  8.  Si  tolgano,  mediante  delle  superficie  convenienti,  dal  campo  in  cui 
sono  definite  due  funzioni  /  e  F  (collegate  fra  loro)  tutti  quei  punti  e  quelle 
linee  in  cui  le  due  funzioni  presentano  delle  singolarità,  e  per  mezzo  di 
opportune  sezioni  lineari  si  renda  superficialmente  il  campo  rimanente  sem- 
plicemente connesso.  Ciò  fatto  ogni  superficie  chiusa  che  potrà  tracciarsi  sarà 
contorno  completo  di  uno  spazio  ove  le  due  funzioni  f  e  F  non  avranno 
singolarità. 

«'Si  prendano  due  linee  L0  e  1^  aventi  ciascuna  una  data  direzione,  tali 
che  si  possa  condurre  per  — L0  (')  e  Lt  una  superficie  e  (vedi  Sopra  le  funs. 
dip.  da  linee  Nota  II).  Si  determini  il  senso  della  normale  a  a  relativamente 
alle  direzioni  di  — L0  e  L{  nel  modo  indicato  nel  §  6.  Sarà  allora  deter- 
minato 

(9)  fa  tpdF . 

«  È  facile  dimostrare  che  il  valore  dell'integrale  precedente  non  dipen- 
derà dalla  superficie  condotta  a ,  ma  dipenderà  solo  dalle  linee  —  L0  e  L^ . 
Infatti  condotta  per  le  due  linee  un'altra  superficie  aì ,  avremo  che  l'insieme 
di  e  e  (Ti  formerà  una  superficie  chiusa,  quindi  per  le  ipotesi  fatte 

/ff+0l  (fdY  =  0 
donde  la  proprietà  enunciata.  Perciò  l'integrale  (9)  potrà  indicarsi  con 

(10)  jLo  9dF  . 

«  Combiando  il  senso  della  normale  n  cambia  il  segno  dell'integrale  (10) 
(vedi  §  6)  per  conseguenza  si  avrà 

f%rfF =-("',, 


'd¥ 


(l)  Con  —Lo  si  intende  la  linea  L„  presa  in  direzione  opposta. 


C 


—  202  — 
a  Se  tenendo  fissa  la  curva  L0  si  muta  la  Lx ,  l'integrale  (10)  potrà  rite- 
nersi come  una  funzione  dipendente  dalla  linea  L,  e  quindi  potremo  porre 

tpdF  =  ®\[L{]\. 

«  La  funzione  <P  sarà  collegata  ad  F  nel  senso  riemanniano   e  avremo 

dO> 

vale  a  dire  le  due  operazioni  di  integrazione  e  di  derivazione  si  elidono  scam- 
bievolmente. Analogamente  se  le  y<  (a"=l ,  2  , . .  n)  saranno  collegate  fra  loro, 
otteremo 

ó(fs  ,  òyr 

e  W  I  [Li]  |    sarà  collegata  alle  qn  nel  senso  riemanniano. 

«  Supponiamo  che  /'  e  </  siano  coniugate  ad  F.  in  questo  caso  avremo 

~Ll  dfdcp 
/Lo    òfó(f 

«  9.  Le  equazioni  (2)  che  passano  fra  le  derivate  delle  /',  ,  /',• .  fs  provano 
che  queste  variabili  prese  tre  a  tre,  debbono  esser  legate  da  relazioni 


e 


=  ^|[Li] 


fimi-pimhC 


F/ ,  r  •  s  (fi  >  fr  )  / s)  —  0. 

Reciprocamente  ogni  qualvolta  fra  le  tre  variabili  f  ,  fr ,  f»  passerà  una  rela- 
zione Fi,r,s(/?i,/r,/s)  =  0,  ovvero  sarà  f  =  y  (/', ,  fs) ,  risulterà  soddisfatta 
la  (2)  e  perciò  le  tre  variabili  f  ,  fr  ,  fs ,  saranno  collegate  fra  loro  nel  senso 
riemanniano. 

«  Ciò  prova  che  la  teoria  esposta  in  questa  Nota  e  nelle  due  precedenti 
è  strettamente  legata  allo  studio  delle  funzioni  di  due  variabili  complesse 
ed  ai  loro  integrali,  onde  credo  che  le  idee  brevemente  accennate  potranno 
mettere  in  evidenza  la  utilità  di  introdurre  le  funzioni  dipendenti  da  linee 
nello  studio  delle  funzioni  di  due  variabili  complesse. 

«  Il  sig.  Poincaré  in  una  importantissima  Memoria  pubblicata  nel  vo- 
lume IX  degli  «  Acta  Mathematica  »  ha  esteso  il  teorema  di  Cauchy  agli  inte- 
grali doppi:  il  teorema  enunciato  nel  §  7  coincide  colla  estensione  del  teo- 
rema di  Cauchy  data  dal  sig.  Poincaré.  Questo  teorema  è  stato  il  punto  di 
partenza  delle  mie  ricerche. 

«  Una  ulteriore  estensione  della  teoria  di  Riemann  alle  funzioni  di  un 
numero  qualunque  di  variabili  complesse  può  eseguirsi  senza  gravi  difficoltà 
purché  le  considerazioni,  limitate  in  queste  Note  agli  spazi  a  tre  dimensioni, 
si  estendano  ad  uno  spazio  ad  n  dimensioni,  e  il  concetto  di  funzione  dipen- 
dente da  linee  si  generalizzi  alle  funzioni  dipendenti  da  iperspazi  immersi 
nello  spazio  ad  n  dimensioni  ■» . 


—  203  — 

Matematica.  —  Sulla  classificazione  delle  forme  differenziali 
quadratiche.  Nota  del  prof.  Gregorio  Ricci,  presentata  dal  Socio  Dini. 

«  In  una  mia  Memoria  pubblicata  nel  tomo  XII  della  serie  2a  degli 
«  Annali  di  Matematiche  pure  ed  applicate  »  proposi  una  classificazione  fon- 
damentale nello  studio  delle  forme  differenziali  quadratiche.  Chiamai  classe 
di  una  forma 

n 

(p2  =  2rs  ars  dxr  dxs  , 


essenzialmente  positiva  nel  campo,  cui  si  estende  la  variabilità  delle  varia- 
bili x ,  quel  numero  minimo  h  intiero,  positivo  o  nullo,  per  cui  è  possibile 
dedurre  la  forma  stessa  dalla 

n+h 

ds2  =  St  dy]  , 
i 

ponendo  in  questa  per  le  y  delle  opportune  funzioni  delle  x  .  Quella  Memoria 
contiene  una  nuova  dimostrazione  di  un  teorema  già  noto,  che  dà  i  criteri 
per  riconoscere  le  forme  di  classe  0  ,  nonché  il  teorema  analogo  per  le  forme 
di  la  classe.  Mi  è  ora  riescito  di  trovare  un  teorema  generale,  che  serve  a 
riconoscere  la  classe  di  ogni  forma  differenziale  quadratica  essenzialmente  posi- 
tiva, e  questo  teorema  è  oggetto  della  communicazione  che  ho  l'onore  di  rivol- 
gere alla  Accademia. 

«  Per  comodità  indico  con  fw  la  derivata  rispetto  ad  xr  di  una  fun- 
zione /di  xx  x% . .  xn ,  con  f™  la  sua  derivata  seconda  rispetto  ad  xT  e 
ad  xs ,  etc.  Se  la  forma  y2  può  dedursi  nel  modo  indicato  dalla  espressione 
di  ds2  deve  essere  possibile  determinare  le  y  in  funzione  delle  x  per  modo 
che  si  abbia 

1)  ars  =  2ty(?yls\ 

Indico  con  U  (t  =  1 , 2 , .  n  +  h ,  i  =  1 , 2  . .  li)  un  sistema  di  soluzioni  linear- 
mente indipendenti  del  sistema  di  equazioni  algebriche 

n+h 

2)  2tyln£t  =  0     (r  =  l,«,.») 

i 

legate  fra  loro  dalle  relazioni 

n+h  ^  LQ  per  i  >  j 

3)  St  Cu  C,j  ==  *  ,     f  =  |  l  per  i  =  j  • 


—  204  — 

Scelto  ad  arbitrio  uno  di  tali  sistemi  di  soluzioni,  ogni  altro  sistema  analogo 
si  ha  ponendo 

h 

4)  £«=^yii£*n 


le  Yij  ( /  ,  y  =  1,2..  lì)  essendo  i  coefficienti  di  una  sostituzione  ortogonale. 
È  di  più  facile  verificare  che,  se  si  indica  con  a  .  crs  l'elemento  reciproco 
di  ars  nel  discriminante  a  di  <^2  e  si  tien  conto  delle  (1)  alle  identità,  che 
si  hanno  dalle  (2)  ponendovi  £t  ==  £«  (*  =  1  , 2  . .  h)  equivalgono  le 

5)  2rs  Crs  VV  tf?  =  f  —  Ì  fu  tti  • 

1  1 

«  Posto 

dalle  (1)  si  traggono  le 

6)  **,t  =  *1?vT 


e  se  si  pone  ancora 

n+h 


6')  PiP,K  =  2t  Uy?     ('»*  =  1 ,2. .»,  *  =  1 ,  2  . .  //) 

1 

le  (6)  e  (6f)  risolute  rispetto  alle  ytap)  danno 

7)  yfp)  =  2rs  crs  ai, ,  r  y?  +  4  fiiP ,  *  U . 

i  i 

Dalle  (6)  si  traggono  pure  le 

%,m         aiq,m  —  **\}tt      Ut  Ut       Vi         ) 

e  dalle  (7)  (6)  e  (6')  avendosi 

■5*/y#) y01>  _    (H)    W)  \  =  ^  ^  (^   r  ^     _  ^      ^  j  + 
1     v  /  1 

~T  **»  (rty  i  »  P»»5  ,  «         r^  i  i  Pmp  ,  i)  i 
1 

posto 

n 

u)  &lm  ,  pq  ==  ^p)W         ^o  »w     |    "^s  ^  \^'r/  i  »*  Mmp  ,  s         &lp  ,  r  &mq  ,  sj  5 

si  giunge  alle 

h 
I)         «im,p«  =  ^(^,i/?w?,i-  §iq,ifimp,i)      (lì  m,p,q  =  1  ,  2.  .%) 


essendo  per  le  (6') 

I  )  j3ip,i  =  §pi,i 


—  205  — 

«  Le  (2)  essendo  identicamente  soddisfatte  per  £t  =  fa  si  ha 


n-hh 
1 

y  f    „c«) 

ovvero  per  le  (6') 

8) 

V   M«w(n  _ 
i 

Prs ,  fc    i 

mentre,  posto 

n-t-7i 

9)  ma ,  «  =  ^i  ìn  Cut     (*  »  *  =  1 *  2  . .  h ,  «  =  1 ,  2  , . .  ») , 

dalle  (3)  si  ha 

II')  *»»,•  + «*«,«  =  (). 

Le  (8)  e  (9)  risolute  rispetto  alle  f((*  danno,  tenuto  conto  delle  (1), 

n  h 

1 0)  ££'  =  —  ^M  Cpq  fips  ,  ft  y  f  +  ^  WZa  ,  s  £tì 

1  1 

e  poiché  dalle  (6r)  si  ha 

n+ft  ,  n+h 

i  i 

tenuto  conto  anche  delle  (6)  e  (6'),  si  avrà 

»  /i  >n-/j 

Cft  +  *«  ff«  aiP , r  §q* ,h  =  2ì  mih ,qPiP,i  +  2t  U yllpq) 

1  1  1 


e  sottraendo  da  questa  quella,  che  se  ne  trae  scambiando  p  con  q , 

n  h 

II)   A£*  _  ftai  +  5«  <?«  («ip,  r  iV,  fe «Jg,  r  &«,  k)  =  2<  (%,  g  @ip,  i %',y  /%  f) 

1.  1 

«  In  fine  dalle  (9)  si  trae 


n+h  / 


(r)  _  •»««  —  y 


mik,s—mik,r- 


v   /  HO  MS)  ,<■(«)   HO\ 

^*  V^i     Wfc  fra     b|»  / 


e  per  le  (1)  e  (10) 

'*  n 

HI)    mih,s  ~  m<£,r  +  2)  (m*J,r  Mij,s—  mkj,s  M^r)  =  ìpq  Cpq  (firp,i  /9s?jft  —  Prq,i  &p,ft) 
1  1 

(i ,  A  =  1 ,  2  . .  h  ;  r ,  s  =  1 ,  2  . .  «■)  . 

«  Se  ora  al  sistema  £«;  di  soluzioni  indipendenti  del  sistema  di  equa- 
zioni (2)  se  ne  sostituisce  un  altro  £  # ,  il  quale  si  esprima  per  le  precedenti 
mediante  le  (4) ,  posto 

n-t-h 
mji,r' — -*«  *tf   fc«      ' 

derivando  le  (4)  e  facendo  uso  delle  (10)  si  perviene  facilmente  alle 
a)     Y%  =  2j  (Yij  mjh ,  r  +  fr*  wj,, ,.)     (r  =  1,2..»,  i ,  A;  =  1 , 2 . .  h) , 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  27 


—  206  — 
mentre  le  (7)  si  trasformano  nelle 

/?)  yfP)  =  2rs  crs  alp ,  r  y™  -f  Sih  yik  fa , *  ?t.  . 

i  i 

«  Ciò  premesso  supponiamo  che  la  forma  differenziale  quadratica  y2  essen- 
zialmente positiva  nel  campo,  a  cui  si  considera  estesa  la  variabilità  delle  x, 
sia  tale  che,  le  espressioni  a^q  ed  aim,pq  essendo  definite  dalle  equazioni  (a) 
e  (b),  sia  possibile  trovare  due  sistemi  di  funzioni  prs,i,  #*#„■  (£,/= 1,2,  ..h; 
r=l,2..n),  che  soddisfacciano  al  sistema  di  equazioni  (I)  (II)  (III).  Con- 
sideriamo il  sistema  di  equazioni  a  derivate  parziali,  che  risulta  delle  («) 
e  delle  (/S),  nelle  quali  le  funzioni  yt  e  Yì*  si  riguardano  come  incognite, 
le  Cu  rappresentano  un  sistema  qualunque  di  soluzioni  del  sistema  di  equa- 
zioni algebriche 

2t  U  y'P  =  0  ;  St  fc  £0-  =  e  ;  2t  fr  U  =  0         (/,/  =  1,  2,  ..  h— 1) 


h 


■*>i  s  ti —  -L         —rs  trs  yt     t 


(S) 


e  dalle  m^-hr  si  intendono  eliminate  le  derivate  seconde  delle  y  mediante 
le  (/?).  Se  si  tien  conto  delle  note  relazioni,  che  legano  fra  loro  i  coefficienti 
Yik  di  una  sostituzione  ortogonale  o,  posto 

h(h—\) 

1  2 

si  immaginano  i  coefficienti  medesimi  espressi  per  N  funzioni  indipendenti 
Ax ,  A2 , . .  AN  per  guisa  che  quelle  relazioni  siano  identicamente  soddisfatte  e 
si  riguardano  come  incognite  le  funzioni  A  ed  y,  possiamo  immaginare  le  («) 
risolute  rispetto  alle  A(s),  come  le  (p?)  lo  sono  rispetto  alle  ytilp>.  Così  il  sistema 
di  equazioni  («)  e  (/?)  ci  dà  le  derivate  prime  delle  X  e  le  seconde  delle  y 
espresse  per  le  A  e  per  le  derivate  prime  delle  y.  Le  equazioni,  che  espri- 
mono le  condizioni  di  integrabilità  di  un  tale  sistema  per  le  (I)  (II)  e  (III) 
riescono  tutte  identicamente  soddisfatte,  qualora  per  le  derivate  seconde  delle  y 
e  prime  delle  A  si  introducano  i  valori  dati  dal  sistema  stesso  e  in  questo 
senso  dico  che  il  sistema  è  completo.  È  poi  noto  che  un  tale  sistema  di 
equazioni  a  derivate  parziali,  ammette  un  sistema  integrale  con  tante  costanti 
arbitrarie  quante   sono  complessivamente    le  derivate  prime    delle  y  e  le  A, 

cioè  n  (il  4-  h)  -\ ,  e  che  tali  costanti  arbitrarie  possono  determinarsi 

in  modo  che  le  derivate  prime  delle  y  e  le  A  prendano  valori  arbitrari  per 
un  sistema  arbitrario  di  valori  delle  variabili  indipendenti  x,  per  esempio 
per  xx  =  x»  =  —  =  xn  =  0.  Se  delle  costanti  stesse  si  dispone  in  modo 
die  per  questo  sistema  di  valori  delle  x  siano  verificate  le  (1),  si  deduce 
dalle  (/?)  che  le  (1)  seguiteranno  a  sussistere  in  ogni  intorno  del  punto  (0  0.  .0) 


—  207  — 

tale  che  in  esso  le  ars  e  le  loro  derivate  siano  tutte  finite.  Possiamo  dunque 

concludere  che 

La  classe  di  una  forma  differenziale  quadratica  <f>2  è  data 
da  quel  numero  minimo  intiero  positivo  o  nullo  h,  pel 
quale  è  possibile  determinare  un  sistema  di  funzioni  fiiPìi 
Mijl  (l,p  =  l,2  ..n;  i,j=*l,2>..h),  che  soddisfacciano  al  si- 
stema di  equazioni  (I),  (I'),  (II),  (II')  e  (III),  nelle  quali  le 
espressioni  aim,p  aim,pq  sono  quelle  definite  dalle  equa- 
zioni (a)  e  (b). 

V)   fyj,  — j—   1  ) 

«  Dopo  aver  disposto  nel  modo  indicato  di  — — - costanti  arbitrarie 

di  integrazione,  ne  restano  — 1-^~ *~  ,  che  rappresentano  l'arbitra- 
rietà di  una  sostituzione  ortogonale  a  coefficienti  costanti,  che  si  può  appli- 
care alle  ijt  senza  variare  la  forma  della  espressione  di  ds2. 

«  Nel  caso  di  h  =  0  restano  soltanto  le  equazioni  (I)  sotto  la  fonila 

G'im  ,  pq  ==  " 

e  nel  caso  di  h  =  1  le  (1)  e  (I')  sotto  la  forma 

Q>lm  ,  pq  :==z  §lp  §mq  Plq  Pmp  ,    Hip  =  Ppl 

e  le  (II)  sotto  la  forma 

C — #?  +  *« c™  (a*  .»•&•— aii  ■  *  M  =  ° 

come  trovai  già  nella  Memoria  citata  superiormente. 

«  Mi  riserbo  di  applicare  il  teorema  generale  qui  dimostrato  alla  classi- 
ficazione ed  allo  studio  delle  forme  differenziali  quadratiche  a  tre  variabili 
e  in  generale  di  ritornare  sull'argomento  per  ulteriori  sviluppi  e  deduzioni  ». 

Matematica.  —  Su  le  trasformazioni  involatone  dello  spazio 
che  determinano  un  complesso  lineare  di  rette.  Nota  I.  del  dott.  D. 
Montesano,  presentata  dal  Corrispondente  De  Paolis. 

«  Ogni  trasformazione  involutoria  dello  spazio  dà  origine  ad  un  com- 
plesso di  rette  :  quello  delle  rette  congiungenti  le  coppie  di  punti  coniugati 
nella  trasformazione. 

«  Nella  presente  Nota  io  mi  occupo  di  quelle  trasformazioni  involutorie 
che  danno  origine  ad  un  complesso  lineare  contato  una  sola  volta,  tali  cioè 
che  ogni  raggio  del  complesso  contenga  una  sola  coppia  di  punti  coniugati. 

«  Dalla  considerazione  delle  superficie  costituite  dalle  coppie  di  punti 
coniugati  situate  sui  raggi  delle  congruenze  lineari  del  complesso,  deduco  il 
tipo  generale  di  siffatte  trasformazioni,  e  lo  costruisco  con  grande  semplicità 


—  208  — 

ponendo  in  evidenza  alcune  interessanti  proprietà  di  una  curva  di  10°  or- 
dine e  di  genere  11,  dalla  quale  la  trasformazione  è  completamente  deter- 
minata. 

u.  Poi  esamino  i  casi  particolari  piìi  importanti  dovuti  allo  staccarsi  di 
una  superfìcie  fìssa  dalle  superfìcie  che  nella  trasformazione  più  generale  cor- 
rispondono ai  piani  dello  spazio;  ed  ottengo  anche  in  questi  casi  proprietà 
notevoli  per  alcune  curve  e  superfìcie  gobbe. 

«  1.  Nello  studio  delle  trasformazioni  involuto  rie  dello  spazio  hanno,  in 
generale,  grande  importanza  le  superfìcie  K  generate  dalle  coppie  di  punti  co- 
niugati situate  in  piani  passanti  per  una  retta  r.  Esse  costituiscono  un  si- 
stema oo  4,  e  in  generale  ve  ne  sono  due  che  passano  per  quattro  punti  dati  (l). 

«  Ma  nel  caso  che  ci  proponiamo  di  esaminare,  che  cioè  i  punti  coniu- 
gati nella  trasformazione  fossero  su  raggi  di  un  complesso  lineare  r,  le  su- 
perfìcie K ,  K  '  dovute  a  due  rette  r ,  r'  coniugate  nella  correlazione  polare 
nulla  (T)  dovuta  al  complesso  r,  coincidono  in  un'unica,  luogo  delle  coppie 
situate  sui  raggi  della  congruenza  lineare  (r — rr),  sicché  le  superfìcie  K  co- 
stituiscono un  sistema  lineare  2,  il  quale  risulta  proiettivo  al  sistema  delle 
congruenze  lineari  del  complesso  I\ 

«  Ogni  superficie  K  passa  semplicemente  per  le  direttrici  della  congruenza 
a  cui  è  dovuta,  ed  ha  altri  due  punti  su  ciascun  raggio  di  tale  congruenza, 
sicché  risulta  di  4°  ordine. 

«  Essa  di  più  contiene  le  curve  fondamentali  della  trasformazione,  ma 
non  i  raggi  fondamentali  di  essa,  che  sono  i  raggi  del  complesso  r  di  cui 
ciascuno  corrisponde  nella  trasformazione  ad  ogni  suo  punto. 

«  2.  Le  congruenze  lineari  di  un  fascio  <t>  del  complesso  r  danno  ori- 
gine a  superfìcie  K  formanti  un  fascio  P,  la  cui  base  è  costituita  dalla  linea 
fondamentale  della  trasformazione  T  e  dalla  curva  luogo  delle  coppie  di  punii 
della  T  situate  sui  raggi  del  sistema  rigato  R  base  del  fascio  d>. 

«  Ora  quest'ultima  curva  con  le  direttrici  di  una  qualsiasi  congruenza 
del  fascio  <2>  forma  la  completa  sezione  della  superfìcie  K4 ,  dovuta  a  tale  con- 
gruenza, con  l'iperboloide  I  sostegno  del  sistema  R,  sicché  essa  è  di  6°  or- 
dine e  di  genere  3,  e  quindi  la  linea  fondamentale  della  T  è  di  10"  ordine 
e.  se  non  si  spezza,  il  suo  genere  è  11  (2). 

«  Partendo  inversamente  da  una  curva  Cc  di  genere  3  situata  su  di  un 
iperboloide  I,  due  qualsiansi  superficie  K  ,  Kj  di  4°  ordine  passanti  per  essa 
determinano  un  fascio  F  (che  ha  per  base  la  C0  e  una  Ci0  di  genere  11  con 
20  punti  sulla  C6),  le  cui  superficie  K  ,  K^ , ...  Kr  segano  ulteriormente  la  qua- 
drica  I  secondo  coppie  di  generatrici  kk' ,  kx  k\  , . . .  krk'r ,  che  appartengono 

(')  V.  De  Paolis,  Le  trasformazioni  doppie  dello  spazio.  Memorie  dell'Accademia 
dei  Lincei.  Serie  2a,  voi.  I,  §  39  e  40. 

(2)  Vedi  Salmon-Fiedler,  Analytische  Geometrie  des  Raumes.  II  Theil.,  3l°  Auflage, 
p.  132. 


—  209  — 

al  sistema  delle  quatrisecanti  della  CG  e  costituiscono  su  tale  sistema  un'in- 
voluzione ordinaria,  sicché  le  congruenze  lineari  (k  —  kr),(ki  —  A'\) ,  .  .  . 
(k'r  —  //,-),  di  cui  esse  sono  direttrici,  appartengono  ad  un  complesso  lineare 
r  e  vi  formano  un  fascio  <l>  proiettivo  al  fascio  F. 

«  Se  ora  su  ciascuna  superficie  Kr^/cr^r  del  fascio  F  si  considerano 
le  coppie  di  punti  in  cui  i  raggi  della  corrispondente  congruenza  (/>  —  fér)  di  <P 
segano  (oltre  che  sulle  kr ,  k'r)  la  superficie,  l'assieme  di  tali  coppie  col  va- 
riare della  Kr  individua  nello  spazio  una  trasformazione  involutoria  T  della 
specie  cercata,  in  cui  cioè. le  coppie  di  punti  coniugati  sono  su  i  raggi  del 
complesso  r,  una  in  generale  su  ogni  raggio. 

«  Si  è  dunque  costruita  la  T. 

«  Evidentemente  in  essa  è  linea  fondamentale  la  curva  C10  che  con 
la  C6  forma  la  base  del  fascio  generatore  F.  Invece  i  punti  della  C6  risul- 
tano a  due  a  due  coniugati  nella  T.  Due  punti  coniugati  sono  su  una  gene- 
ratrice dell'iperboloide  I  del  sistema  delle  bisecanti  della  C6. 

«  3.  Per  determinare  l'ordine  di  moltiplicità  della  linea  fondamentale  C10 
e  il  grado  della  trasformazione  T  si  noti  che  i  due  fasci  generatori  F  ,  <P 
determinano  in  un  qualsiasi  piano  a  due  fasci  proiettivi,  l'uno  di  raggi: 
a ,  «i . . .  ar  del  complesso  r,  situati  nelle  congruenze  del  fascio  <X> ,  l'altro 
di  curve  del  4°  ordine  :  x  »  Xi  >  •  •  •  Xr ,  sezioni  con  le  superfìcie  del  fascio  F  ;  e  la 
curva  C5  generata  da  questi  due  fasci  si  spezza  nella  conica  (a  I)  ed  in  una 
curva  di  3°  ordine  J3  che  passa  per  il  centro  A  del  fascio  di  raggi  e  per  i 
punti  («  Ciò),  la  quale  risulta  luogo  delle  coppie  di  punti  della  T  giacenti 
nel  piano  «  (o  allineati  col  punto  A). 

«  Ora  se  il  punto  A  è  un  punto  della  C10,  gli  oo  '  punti  che  gli  cor- 
rispondono nella  T  sono  sulla  corrispondente  linea  J3  (la  quale  allora  viene 
ad  avere  un  punto  doppio  in  A)  sicché  la  curva  Ciò  è  linea  fondamentale 
tripla  per  la  trasformazione  T. 

«  E  dalla  costruzione  data  della  T  segue  anche  che  le  ulteriori  sue  linee 
fondamentali  non  possono  essere  che  raggi  del  complesso  r,  di  cui  ciascuno 
ha  da  corrispondere  ad  ogni  suo  punto.  A  questi  raggi  le  curve  J3  non  si 
appoggiano  in  generale;  d'altra  parte  esse  curve  J3  sono  coniugate  a  se  stesse 
nella  T,  sicché  ogni  superficie  (P  che  corrisponda  nella  trasformazione  ad  un 
piano  dello  spazio,  ha  in  comune  con  ciascuna  linea  J  tre  punti  non  fonda- 
mentali e  dieci  fondamentali  che  contano  per  30,  e  quindi  l'ordine  delle  ® 
è  11,  e  i  raggi  fondamentali  della  trasformazione  sono  20;  cioè  le  <X>  sono 
delle  <!>„==  Ciò3  «i  . . .  a20. 

«  Questi  raggi  ax  . . .  a20  sono  quatrisecanti  della  Ci,, . 

«  4.  Dal  ragionamento  fatto  per  costruire  la  trasformazione  T  si    può 
anche  dedurre  che: 
«Una  linea    Ciò    (degenere  o  no)  tale    che  per  essa    passi   un 

fascio  F  di  superficie  di  quart'ordine  di  cui  la  ulteriore 


—  210  ■*- 

linea  base  sia  una  C6  di  genere  3  non  generale,  ma  si- 
tuata su  di  un  iperboloide  (')  che  non  contenga  alcuna 
parte  della  C10,  risulta  linea  base  di  un  sistema  li- 
neare co4, .2,  di  superficie  di  4°  ordine  siffatto  che  le 
co3  superficie  del  sistema  che  passano  per  un  punto  P, 
hanno  in  comune  un  secondo  punto  P'  coniugato  al  pre- 
cedente in  una  trasformazione  T  della  specie  che  stu- 
diasi (completamente  determinata  dalla  Ci0),  nella  quale 
il  sistema  delle  superficie  K  (§  1)  coincide  col  sistemai. 
«  Se  la  Ciò  non  si  spezza,  il  suo  genere  è  11,  ma  essa  non  è  la  curva 
più  generale  di  tale  ordine  e  genere,  perchè  come  conseguenza  del  teorema 
precedente  si  ha  che: 

«Nel  sistema  co  4  delle  superficie  di  4°  ordine  passanti  per 
una  curva  data  Ciò  di  genere  11  (2)  le  curve  Cc  di  genere  3 
che  con  la  Ciò  formano  le  basi  dei  fasci  del  sistemarono 
tutte  della  stessa  natura,  o  tutte  cioè  non  hanno  qu atri- 
secanti  (e  questo  è  il  caso  più  generale),  otuttele  hanno. 
Solo  in  quest'ultimo  caso  la  data  Ciò  è  linea  base  di  una 
traformazione  T. 

«  Come  proprietà  caratteristica  che  distingue  tale  curva  Ciò  dalla  più 
generale  dello  stesso  ordine  e  genere,  si  può  assumere  anche  questa  che: 
ogni  piano  dello  spazio  sega  la  Ciò  in  1  0  punti  situati  su  una 
curva  di  3°  ordine. 

«  Ammesso  infatti  che  esista  una  tale  curva  J3  di  genere  1,  si  deduce 
che  vi  è  una  rete  di  superficie  K4  =  Ci0^3  e  che  un  qualsiasi  fascio  F  di 
essa  ha  per  ulteriore  linea  base  una  linea  J  di  3°  ordine  e  di  genere  1, 
che  ha  10  punti  sulla  Ciò  e  due  sulla  ^/,  sicché  le  superficie  del  fascio  F 
segano  i  piani  delle  J ,  J  '  secondo  due  fasci  di  rette,  che  vengono  riferiti 
proiettivamente  ed  in  modo  che  la  retta  comune  ai  due  fasci  corrisponde  a 
sé  stessa,  sicché  le  congruenze  lineari  che  hanno  per  direttrici  le  coppie  di 
rette  corrispondenti  in  tale  proiettività,  appartengono  ad  un  complesso  lineare 
r  e  vi  formano  un  fascio  <P  che  viene  a  corrispondere  proiettivamente  al 
fascio  F  in  modo  da  poter  generare  una  trasformazione  T  di  cui  la  Ciò  è 
linea  fondamentale.  Ed  ogni  altro  piano  «  segherà  la  curva  CM  in  punti 
situati  sulla  cubica  J3 ,  luogo  dei  punti  coniugati  nella  T  giacenti  in  «  (§  3). 
«  5.  La  superficie  K*  della  T  dovuta  alla  congruenza  lineare   (r  —  /) 

(1)  Halphen,  Sur  la  classi  fi  cationi  des  courbes  gauches  algélriques.  Journal  de  l'École 
poly  te  dunque.  Cah.  52,  cap.  VI.  1. 

(2)  Che  il  sistema  sia  oo  4  si  deduce  dal  teorema  del  n.  20,  cap.  I,  della  Memoria  citata 
dall'Halphen.  Anche  in  seguito  nella  determinazione  della  specie  dei  vari  sistemi  di  su- 
perficie che  si  considereranno,  ci  serviremo  sempre  di  tale  teorema  senza  citarlo  ulterior- 
mente. 


—  211  — 
contiene  nei  piani  per  r  o  per  r'  le  curve  J  dovute  ai  fasci  (A  —  «)  della 
congruenza.  Ora  se  le  r ,  r  '  coincidono  in  un  raggio  r  del  complesso  r, 
tutte  le  curve  J  situate  nei  piani  per  r  passano  per  i  due  punti  coniugati 
nella  T,  situati  su  r,  sicché  questi  punti  risultano  doppi  per  la  corrispon- 
dente superficie  K. 

«  Inversamente  si  ha  che  :  Nel  sistema  delle  superficie  K  della  trasforma- 
zione T  la  superficie  che  ha  un  punto  doppio  in  un  punto  arbitrario  P,  ne  ha 
un  secondo  nel  punto  P'  coniugato  a  P  nella  T,  ed  è  quella  dovuta  alla  retta  PP\ 

«  Si  noti  ancora  che  .  la  superficie  K  della  T  dovuta  ad  uno  dei  suoi 
raggi  fondamentali  ax . . .  a2()  ha  per  retta  doppia  tale  raggio  a,  giacché  la 
linea  J  dovuta  ad  ogni  piano  per  a  si  spezza  nella  a  ed  in  una  conica. 

6.  Nella  T  la  superficie  Jacob iana  delle  <PU  è  una  I4o=Ci0u(>i  .  •  •  a20Y; 
la  superficie  punteggiata  unita  è  una  <?8  =  C102  ax . . .  «20  0);  e  la  congruenza 
delle  congiungenti  punti  coniugati  inf.te  vicini  è  di  4°  grado. 

«  La  curva  Cn  che  nella  T  corrisponde  ad  una  retta  arbitraria  r  ha 
su  questa  8  punti  (i  punti  rSis)  e  ne  ha  10  sulla  retta  /  coniugata  alla  r 
rispetto  al  complesso  T,  perchè  un  piano  n  passante  per  r'  sega  la  Cu,  fuori 
della  r\  solamente  nel  punto  che  nella  T  è  coniugato  al  punto  nr\ 

«  Ogni  congruenza  Qm  del  complesso  r  determina  una  superficie  imita 
nella  T,  luogo  delle  coppie  di  punti  coniugati  situate  sui  raggi  della  con- 
gruenza. Tale  superficie  passa  m  volte  per  la  C10  ed  ha  in  comune  con  ogni 
linea  J  oltre  gli  m  punti  di  appoggio  con  la  010  altri  2m  punti  situati  sui 
i-aggi  della  congruenza  appartenenti  al  fascio  a  cui  è  dovuta  la  J,  onde  l'ordine 
della  superficie  è  4m. 

«  Inversamente  le  congiungenti  i  punti  di  una  superficie  Ffe  =  Ci(/'  ai 
punti  coniugati  (che  sono  su  di  una  F'u;,-4o/t  =  C103'J-u/l)  costituiscono  una 
congruenza  del  complesso  r  di  grado  Sk — 10/ì  (2). 

«  Si  è  con  ciò  al  caso  di  costruire  e  studiare  tutte  le  trasformazioni 
doppie  dello  spazio  che  hanno  per  involuzione  congiunta  la  T  nel  senso  in- 
dicato da  De  Paolis.  Basta  assumere  come  spazio  doppio  uno  spazio  ordinario 
su  i  punti  del  quale  si  sia  rappresentato  razionalmente  il  complesso  r  con 
i  metodi  indicati  da  Cremona  (3). 

«  Si  noti  infine  che  la  trasformazione  T  che  si  studia,  può  supporsi 
anche  generata  mediante  il  complesso  lineare  r  e  un  connesso  conico  Xi_8 
di  1°  grado  e  di  2°  ordine  (4),  in  modo  che    due    punti    coniugati  nella  T 

(')  V.  De  Paolis,  Meni,  e  §  cit. 

(2)  Ne  segue  che  non  vi  è  alcuna  FS=C10.  Veggasi  la  classificazione  dell'Halphen. 
Meni,  cit.,  cap.  VI,   n.  7. 

(3)  Sulla  corrispondenza  fra  la  teoria  dei  sistemi  di  rette  e  la  teoria  delle  super- 
ficie. Atti  della  R.  Accademia  dei  Lincei.  Serie  2a,  tomo  III,  §  3,  in  nota. 

(4)  V.  Masoni,  Su  i  connessi  conici  ecc.  Rendiconti  della  R.  Accademia  di  Napoli, 
fase.  4°,  1883. 


—  212  — 

siano  i  punti  che  nel  connesso  X  sono  coordinati   ad   un  raggio   del   com- 
plesso r. 

«  I  raggi  «!  . .  .  «20  sono  i  raggi  singolari  del  connesso  situati  nel  com- 
plesso T;  e  la  C10  è  il  luogo  dei  punti  i  cui  piani  coordinati  nel  connesso 
coincidono  con  i  piani  polari  nella  correlazione  polare  nulla  (T). 

«  7.  Dalla  costruzione  data  nel  §  4  della  trasformazione  T  mediante  la 
sua  linea  fondamentale  C10  segue  che  ogni  quatrisecante  della  Ciò  corrisponde 
nella  T  a  ciascun  suo  punto,  ed  è  quindi  un  raggio  del  complesso  r,  fonda- 
mentale per  la  T.  Ora  può  succedere  che  la  Ciò  si  spezzi  in  modo  da  am- 
mettere oo  x  quatrisecanti.  Allora  la  superficie  S*  del  complesso  r  che  ne  è 
il  luogo,  viene  a  far  parte  di  ogni  superficie  <Pn  della  T,  sicché,  trascurando 
tale  superficie  Sa,  si  ottiene  una  trasformazione  di  ordine  11 — //,  nella  quale 
le  superficie  <t>  sono  delle  d>n_a  =  L03  Li2  L2l  L3°  ai .  ..a8 ,  ove  L3 ,  L2 ,  Lx ,  L„ 
sono  le  parti  della  Ci0  (di  ordine  l3 ,  /•> ,  lx ,  /0  ,  per  l0  -f-  lx  -f-  /2  -+- 13  =  10) 
multiple  rispettivamente  secondo  3,  2,  1,0  per  la  superficie  S*. 

«  Il  sistema  della  superficie  K  non  si  altera  con  lo  staccarsi  della  Stt, 
sicché  ogni  raggio  r  di  questa  si  trova  su  tutte  le  superficie  K  dovute  alle 
congruenze  lineari  di  r  passanti  per  r,  e  perciò  questo  raggio  contiene  oo  ' 
coppie  di  punti  coniugati  della  Tu-*. 

«  Di  un  punto  A  della  curva  fondamentale  Lr  (per  r=0,  1,  2)  la  cor- 
rispondente linea  J3  si  spezza  negli  r  raggi  della  Su.  uscenti  da  esso  ed  in 
una  curva  di  ordine  3  —  /',  che  corrisponde  ad  A  nella  Tu_a.  Invece  per  ogni 
punto  A  della  L3  la  linea  J  è  costituita  dalle  tre  generatrici  della  Sa  uscenti 
da  esso,  sicché  su  un  qualsiasi  altro  raggio  di  T  che  passi  per  A,  i  due 
punti  coniugati  nella  T  coincidono  in  A,  e  quindi  la  L3  non  risulta  fonda- 
mentale per  la  Tn_a,  ma  ne  è  curva  unita  singolare. 

«  E  la  congruenza  delle  congiungenti  punti  coniugati  inf.te  vicini  si 
spezza  nella  congruenza  dei  raggi  del  complesso  V  appoggiati  alla  L3  ed  in 
quella  dei  raggi  dovuti  ai  punti  della  superficie  punteggiata  unita,  la  quale 
superficie  formando  con  la  Sa  la  i?8  del  caso  generale  risulta  una  J28_a=L02Li. 

«  Ne  segue  /3  <  4  ,  /*  <  8. 

«  La  superficie  S„.  oltre  le  L8',  L3  non  ha  alcun'altra  linea  multipla. 
La  sua  sezione  con  una  superficie  K  si  compone  delle  linee  fondamentali,  e 
dei  fi  raggi  che  essa  ha  nella  congruenza  lineare  a  cui  è  dovuta  la  K,  in 
modo  che  se  per  individuare  la  Tii_a  invece  di  partire  dalla  C10  si  parte 
dalla  S;J.  che  soddisfi  le  condizioni  accennate,  riesce  agevole  stabilire  gli  or- 
dini delle  linee  L;  e  considerando  le  congruenze  d'ordine  minore  (1  o  2)  del 
complesso  r  che  contengono  la  Sa,  e  le  superficie  unite  che  esse  determinano 
(§  6),  le  quali  comprendono  la  S,,.,  si  viene  a  determinare  la  linea  C10  e 
la  corrispondente  trasformazione  Tn_a. 

«  Ciò  apparirà  più  chiaramente  negli  esempi  che  verremo  ora  a  con- 
siderare. 


—  213  — 

«  8.  La  superficie  Sa  sia  un  fascio  di  raggi  (A  —  a)  del  complesso  r. 
Allora  le  superficie  K4  della  trasformazione  dovuta  alle  oo *  congruenze  li- 
neari di  r  che  contengono  il  fascio  (A  —  a),  si  spezzano  nel  piano  a  ed  in 
superficie  di  3°  ordine  K3  costituenti  una  rete,  di  cui  risulta  linea  base 
quella  parte  della  linea  fondamentale  C10  della  T  che  non  giace  nel  piano  a. 
E  siccome  due  superficie  della  rete,  dovute  alle  congruenze  lineari  (t — t'), 
(u  —  ur),  hanno  in  comune,  oltre  la  linea  in  questione,  la  conica  C2,  che  nel 
piano  @=t'  u'  della  stella  A  forma  con  il  raggio  « /?  del  fascio  (A — a)  la 
linea  J  del  piano  /?,  perciò  la  linea  base  della  K3  è  una  C7  di  genere  5 
passante  per  A  ed  appoggiata  in  sei  punti  alla  conica  C2  • 

«  Partendo  inversamente  da  una  tale  curva  C7  e  dal  complesso  r,  riesce 
agevole  costruire  la  trasformazione  T10  che  cercasi. 

«  Si  noti  infatti  che  una  C7  gobba  di  genere  5  è  base  di  una  rete  di 
superficie  di  3°  ordine  di  cui  i  fasci  hanno  per  ulteriori  linee  basi  coniche  C2 
appoggiate  in  sei  punti  alla  C7.  Di  queste  co  2  coniche  una  ne  passa  per 
ogni  punto  P  dello  spazio  ;  solo  quando  P  è  un  punto  della  C7 ,  le  coniche 
del  sistema  che  passano  per  esso,  sono  co  l  e  giacciono  sulla  superficie  della 
rete  che  ha  in  P  un  punto  doppio. 

«  I  piani  delle  coniche  C2  costituiscono  una  stella  di  cui  è  centro  un 
punto  A  della  C7.  Che  se  C2 ,  C'2  sono  due  qualsiansi  coniche  del  sistema, 
basi  dei  fasci  L  ,  L/  della  rete,  e  n ,  ri  sono  i  loro  piani,  il  fascio  1/  sega 
il  piano  tv  secondo  un  fascio  di  cubiche  del  quale  sei  punti  base  sono  i 
punti  (C2  -  C7),  onde  gli  altri  tre  sono  su  una  stessa  retta.  Ora  di  questi 
ultimi  punti  due  sono  i  punti  {n  C'2)  e  il  terzo  è  il  punto  (n  C7)  =  A  non 
situato  su  C2,  sicché  per  questo  punto  A  determinato  completamente  dal 
piano  n  della  conica  C2 ,  passa  il  piano  ri  di  ogni  altra  conica  analoga  C'2 . 

«  E  inversamente  ogni  piano  n  passante  per  A  contiene  una  conica  C2 , 
dal  che  segue  anche  che  una  conica  del  sistema  è  determinata  univocamente 
da  una  sua  corda  che  non  passi  per  A  ('). 

«  Ora  se  con  la  C7  è  dato  un  complesso  lineare  r,  le  coppie  di  punti  P  P' 


0)  Le  superficie  K3  =  C7  di  un  fascio  F  segano  il  piano  n  della  conica  C2  base  del 
fascio  secondo  le  rette  del  fascio  (A  —  n).  Da  ciò  segue  che  ciascuna  superficie  K8 
della  rete  contiene  una  retta  k  della  stella  A  (essa  è  l'unica  retta  della  K3  che 
si  appoggia  in  un  solo  punto  alla  C7),  sicché  essa  superficie  può  riguardarsi  come  il  luogo 
delle  coniche  C2  situate  nei  piani  passanti  per  il  raggio  k.  Ne  segue  che  le  coniche  C2 
che  si  appoggiano  ad  una  retta  r  sono  nei  piani  di  un  cono  di  3a  classe  della  stella  A 
e  generano  una  superficie  omaloide  Fs^CVr  C22  essendo  quest'ultima  la  C»  che  ha  per  corda 
la  r.  Analogamente  le  coniche  Ca  tangenti  ad  un  piano  q  sono  nei  piani  di  un  cono  di 
4a  classe  della  stella  A,  e  generano  una  F^^Ct4,  la  quale  è  toccata  dal  piano  (>  lungo  una 
C6  che  ha  7  punti  doppi  sulla  C7 . 

Si  ha  con  ciò  il  mezzo  di  determinare  le  caratteristiche  elementari  del  sistema  delle 
coniche  C2. 

Rendiconti.  1888,  Voi.  IV,  1°  Sem.  28 


—  214  — 

situate  su  una  stessa  conica  C2  dell'assieme  e  su  uno  stesso  raggio  del  com- 
plesso r,  determinano  una  trasformazione  involutoria  T  della  specie  che  stu- 
diasi, in  cui  ogni  raggio  del  complesso  r  contiene  una  sola  coppia  di  punti 
coniugati  eccettuati  i  raggi  del  fascio  (A  —  a)  del  complesso  che  ne  conten- 
gono oo  l. 

«  La  C7  è  linea  fondamentale  tripla  per  la  trasformazione.  Ogni  suo 
punto  P  ha  per  coniugata  la  sezione  della  K3  =  P2  C7  col  piano  polare  di  P 
nella  correlazione  polare  nulla  (T). 

«  L'altra  linea  fondamentale  della  trasformazione  (doppia  per  essa)  è  il 
luogo  dei  punti  del  piano  «  i  cui  piani  polari  nella  (r)  contengono  le  co- 
niche C2  passanti  per  essi;  e  tale  luogo  è  una  C3,  perchè  ogni  retta  r  di  u 
contiene  tre  punti  del  luogo,  che  sono  la  sezione  di  r  con  la  superficie  K3 
della  rete  che  passa  per  la  retta  r  della  stella  A  coniugata  alla  r  nella  (T). 

«  Sicché  nella  trasformazione  T10  che  ne  risulta,  le  <X>  sono  delle 
<P10  =  C73C32  cii . . .  aì5,  essendo  ax  . . .  a^  le  trisecanti  della  C7  appoggiate 
alla  C3,  raggi  del  complesso  T;  e  la  Jacobiana  delle  W  è  costituita  dalle 
I9  =  C73  C3  ax . . .  a15 ,  I27  =  C78  C36  («j  . .  .  #15)\  che  corrispondono  alle  C3  C7. 

«  Queste  due  curve  hanno  in  comune  i  punti  (a  C7)  diversi  da  A. 

«  La  superficie  punteggiata  unita  della  trasformazione  è  di  7°  ordine  ;  è 
una  £7  =  C72  C3  ax. . .  ai:,  ('). 

«  9.  Un  caso  particolare  del  precedente  si  ottiene  quando  la  trasformazione 
T  presenti  un  punto  fondamentale  A,  a  cui  corrisponde  il  suo  piano  polare  a 
nella  (T). 

«  Come  prima  le  superficie  K4  della  T  dovute  alle  congruenze  lineari 
che  contengono  il  fascio  (A  —  «),  si  spezzano  nel  piano  a  ed  in  superficie  K3 
di  una  rete,  in  cui  però  ogni  conica,  base  di  fascio,  C2  deve  contenere  il 
punto  A  che  su  di  essa  deve  corrispondere  al  punto  («C2),  sicché  le  super- 
ficie K3  risultano  monoidi  col  punto  doppio  A  in  comune.  La  C7  (di  genere  3) 
passa  per  tale  punto  tre  volte,  mentre  l'altra  linea  fondamentale  C3  della 
trasformazione  vi  passa  semplicemente. 

«  E  tutte  le  superficie  K,  della  T  hanno  in  A  un  punto  doppio. 

"10.  La  superficie  Sa  sia  un  sistema  rigato  K  del  complesso  r.  Allora 
ciascuna  congruenza  lineare  del  fascio  O  di  r  che  ha  per  base  il  sistema  R, 
determina  una  superficie  K  che  spezzasi  nell'iperboloide  I  su  cui  giace  il 
sistema  E,  ed  in  una  quadrica  che  col  variare  della  congruenza  descrive  un 
fascio  V  proiettivo  al  precedente. 

«  Partendo  inversamente  da  due  fasci  proiettivi  F ,  Q>  l'uno  di  quadriche 
e  l'altro  di  congruenze  lineari  appartenenti  ad  un  complesso  r,  le  coppie  di 


(])  A  due  a  due  le  trisecanti  della  C7  sono  coniugate  nella  T.  Due  trisecanti  coniugate 
sono  in  un  piano  per  A,  il  cui  inviluppo  è  un  cono  di  5a  classe,  e  il  loro  punto  d'incontro 
è  su  una  curva  H15  della  P.7 ,  sicché  dette  trisecanti  costituiscono  una  S1S  =  C,5H15^ 


—  215  — 

punti  P  P'  situate  su  una  stessa  quadrica  S  del  fascio  F  e  su  uno  stesso 
raggio  della  congruenza  Q  del  fascio  <J>  che  nella  proiettività  data  corrisponde 
alla  S,  costituiscono  una  trasformazione  involutoria  T  nella  quale  semplice- 
mente i  raggi  del  sistema  R  base  del  fascio  Q>  contengono  ciascuno  co  1  coppie 
di  punti  coniugati. 

«  Le  linee  fondamentali  di  questa  trasformazione  T9  sono  la  curva  C4 
base  del  fascio  F  e  la  curva  C6  luogo  delle  intersezioni  delle  quadriche  S 
del  fascio  F  con  le  direttrici  delle  corrispondenti  congruenze  lineari  Q  del 
fascio  Q>.  La  prima  curva  è  tripla  per  la  <J>9  ;  la  seconda  ne  è  doppia,  è  di 
genere  3,  ba  per  quatrisecanti  i  raggi  del  sistema  R  e  ha  in  comune  colla 
C4  otto  punti. 

«  I  ra^i  fondamentali  della  T  sono  le  ai...  an  corde  comuni  alle  C4 ,  C6 . 
La  Jacobiana  delle  d>  è  costituita  dalle  superficie  I16  =  C45C64(#i...tfi2)2. 
I16=C46Ce3  («i . . .  aì2)2  che  corrispondono  rispettivamente  alle  C4,C6;  e  la 
superficie  punteggiata  unita  è  una  i26  =  CY  C6  «i . . .  ax%  » . 


Cristallografia.  —  Criteri  per  stabilire  una  classificazione  natu- 
rale dei  cristalli.  Nota  del  prof.  Carlo  Marangoni,  presentata 
dal  Socio  Blaserna. 

«  1.  In  questa  Memoria  mi  propongo  di  prosare  che  il  salgemma  è  di- 
metrico esagonale  (l);  e  che,  per  induzione,  appartengono  all'esagonale  tutti 
quei  minerali  del  sistema  tesserale,  che  si  sfaldano  parallelamente  alle  facce 
del  cubo.  Non  dove  ripugnare  l'esistenza  d'un  romboedro  coll'angolo  di  90°; 
è  quasta  una  forma  intermedia  fra  i  romboedri  acuti  e  gli  ottusi,  sebbene 
però  un  romboedro  di  90°  abbia  la  forma  esterna  di  un  cubo,  esso  non  cessa, 
per  le  sue  proprietà,  di  essere  un  romboedro. 

«  La  forma  esterna  dei  minerali  è  così  mutabile,  e  spesso  è  mimetica, 
pseudomorfa  e  può  mancare  affatto  che  essa  costituisce  un  carattere  secondario. 
Il  più  importante  carattere  dei  cristalli  è  l'assettamento  regolare  delle  mole- 
cole, il  quale  dà  origine  ai  piani  di  sfaldatura. 

«  Qui  mi  limito  a  due  soli  casi  :  quello  che  dà  luogo  all'ottaedro  di  sfal- 
datura e  l'altro  che  dà  luogo  al  romboedro  di  sfaldatura. 

«  Soltanto  il  primo  può,  secondo  il  mio  modo  di  vedere,  appartenere  al 
sistema  tesserale;  il  secondo,  all'esagonale.  Dunque  la  fluorite,  che  si  sfalda 
in  ottaedri,  e  il  salgemma,  che  si  sfalda  in  cubi  (romboedri  di  R  :  R  =  90°) 
sono  incompatibili  nel  medesimo  sistema.  Ma  vediamo  di  appoggiare  questa 
mia  ipotesi  sopra  dei  fatti. 


0)  Eendic.  d.  E.  Acc.  dei  Lincei.  Voi.  IV,  fase.  3°,  1888. 


216 


«  2.  Rifrazione.  —  Se  il  salgemma  è  un  romboedro  in  forma  di  im  cubo, 
ima  delle  sue  diagonali  deve  essere  l'asse  principale,  e  in  questa  direzione  i 
fenomeni  ottici  devono  essere  diversi  da  quelli  veduti  nella  direzione  delle 
altre  tre  diagonali.  Per  verificare  ciò  feci  tagliare,  da  un  medesimo  cristallo 
limpido  di  salgemma  di  Stassfurt,  quattro  lamine  della  grossezza  di  5"1IU 
nella  direzione  111  e  in  modo  di  troncare  i  quattro  angoli  di  una  stessa 
faccia  del  cubo;  così  ciascuna  sezione  è  perpendicolare  a  una  delle  quattro 
diagonali  diverse. 

«  Esaminando  le  dette  lamine  nel  campo  oscuro  dell'apparato  di  Nor- 
remberg,  a  luce  parallela,  trovai  infatti  che  tre  di  quelle  lamine  presenta- 
vano due  direzioni  di  estinzione  retta  come  i  cristalli  uniassi,  e  quando 
l'asse  ottico  era  in  direzione  diagonale  la  luce  appariva.  La  quarta  lamina 
invece  lasciava  passare  solo  poca  luce,  visibile  specie  coll'apparato  a  torma- 
line, e  l'intensità  del  campo  non  variava  col  girare  la  lamina.  Il  piano  che 
contiene  l'asse  ottico  nelle  tre  prime  lamine  passa  per  una  certa  mediana  della 
faccia  dell'ottaedro  ed  è  perpendicolare  alla  lamina,  dunque  i  piani  degli 
assi  ottici  delle  tre  lamine  passano  per  una  diagonale  del  cubo,  quella  per- 
pendicolare alla  quarta  lamina.  Dunque  il  salgemma  è  un  cristallo  uniasse, 

l'asse  è  una  diagonale  del  cubo, 
dunque  il  salgemma  è  un  romboedro 
coli' angolo  di  90°,  sfaldabile,  come 
gli  altri,  parallelamente  alle  facce 
del  romboedro. 

«  Si  noti  che  la  luce  nelle 
prime  tre  lamine,  in  posizione  dia- 
gonale, non  apparisce,  uniforme, 
come  osservasi  nelle  lamine  sfal- 
date di  calcite;  ma  apparisce  a 
linee  sfumate,  di  color  celeste  chia- 
ro, parallele  al  piano  che  contiene 
l'asse,come  vedesi  nella  fìg.  1.  Le 
lamine  triangolari  avevano  22mm 
di  lato  e  vi  si  contavano  15  linee 
luminose  principali.  ' 
«  3.  Perchè  il  salgemma  non  è  birifrangente  ?  siccome  vi  sono  romboedri 
ottusi  e  acuti:    romboedri   negativi  e  positivi,  cercai  se  v'era  una  relazione 

fra  l'angolo  K  e  il  rapporto  —  dei  due  indici  di  rifrazione  straordinario  e  ordi- 
to 

nario;  e  se  per  avventura  il  romboedro  di  90°  fosse  il  punto  di  transizione 
fra  i  positivi  e  i  negativi,  nel  qual  caso  dovevasi  trovare  —  =  1,  e   quindi 


Grandezza  doppia  del  viro. 


nessuna  traccia  di  doppia  rifrazione.  Ma  non  è  così  :  il  rapporto  —  varia  poco 


Angolo 

polare  R 

— 

Tormalina 

45°.41r 

— 

Pirargirite 

71.18 

— 

Dolomite 

73.48 

— 

Calcite 

74.55 

+ 

Dioptasio 

84.  5 

+ 

Quarzo 

85.45 

—  217  — 

col  variare  dell'angolo  R  e  poi  passa  d'un  salto  dai  cristalli  —  ai  -f-  prima 
d'arrivare  all'angolo  di  90°,  come  vedesi  nel  seguente  specchietto  : 


0,990 
0,934 
0,932 
0,895 
1,034 
1,006 


«  Occorre  dunque  di  trovare  un'altra  spiegazione  della  mancanza  di  doppia 
rifrazione.  Si  sa  che  sovrapponendo  due  lamine  di  calcite  parallele  ad  R,  della 
stessa  grossezza  e  disposte  simmetricamente,  come  se  l'una  fosse  l'immagine 
dell'altra  rispetto  al  piano  R,  guardando  attraverso  la  detta  coppia  di  lamine 
non  si  osserva  più  la  doppia  rifrazione;  ma  la  luce  rimane  polarizzata  coi 
piani  di  estinzione  come  prima.  Si  può  allora  supporre  che  un  cristallo 
di  salgemma  sia  una  forma  mimetica  risultante  di  romboedri  in  forma  di 
cubi  disposti  simmetricamente  in  diverse  positure,  in  modo  che  ne  risulti 
ancora  un  cubo  di  apparenza  quasi  isotropa.  Se  il  mimetismo  è  così  frequente 
per  le  forme  meno  regolari,  lo  sarà  maggiormente  per  le  forme  cubiche  ;  nelle 
quali  è  quasi  indifferente  la  positura  delle  singole  molecole. 

«  Ad  avvalorare  l'ipotesi  che  il  salgemma  sia  una  forma  che  chiamerei 
mimetrica  isomorfa,  sta  l'apparenza  striata  che  esso  presenta  fra  i  nicol  in  dire- 
zione diagonale,  simile  a  ciò  che  osservasi  in  vari  minerali  ripetutamente 
geminati;  ad  esempio:  nel  microclino  e  in  altri  feldispati. 

«  4.  Piani  d'incrinatura.  —  Anche  i  piani  d'incrinatura,  prodotti  dalla 
scarica  elettrica,  mostrano:  1°  una  analogia  fra  il  salgemma  e  i  cristalli 
dell'esagonale;  2°  una  differenza  fra  il  salgemma  e  la  fluorite,  che  è  tes- 
serale. 

«  Tanto  il  salgemma  che  la  calcite  possono  essere  attraversate  dalla 
scarica  in  tre  direzioni  perfettamente  analoghe  ({).  La  fluorite,  invece  lo  è 
in  una  sola  direzione,  diversa  dalle  tre  suddette. 


0)  Nella  seconda  Memoria  (R.  Lincei  voi.  Ili,  fase.  5°,  1887),  notai  pel  salgemma 
una  direzione  di  più:  lo  spigolo  del  tetraedro  e  dell'ottaedro  sono  una  medesima  direzione, 
come  risulta  dal  calcolo: 

tetraedro,  111,  111  ==[011] 
ottaedro,    111,  III       [<>!!] 


—  218  — 
«  Ecco  il  quadro  comparativo  delle  direzioni  dei  fori  e  dei  piani  : 

Calcite  Salgemma 


fori 


incrinature 


I.  Spigolo  culmi-  (       R 
nante—  2R(')  (     1210 


scalini 


II. 


[0001] 


\   ìolo 


III.  Spigolo  R 


1100 

R 
R 


R_ 
0111,1101 

R 
R 
R 

lisci 


i 


fori 


[Oli] 


[111] 


[001] 


incrinature 

scalini 

100 

liscia 

Oli 

010,001 

ilo 

speculari 

101 

a   strie  sottili 

Oli 

normali  al  foro 

100.010 

estese 

speculari 

110,110 

brevi 

(?) 

«  Dal  precedente  quadro  risulta: 
«  1°  che  il  foro  della  calcite,  parallelo  allo  spigolo  del  romboedro 
inverso  —  2  R,  corrisponde,  nel  salgemma  allo  spigolo  del  tetraedro  ;  perchè, 
se  si  dispone  il  cubo  con  una  diagonale  verticale,  presa  come  asse  principale, 
le  diagonali  delle  facce  del  cubo,  che  partono  dagli  angoli  terminali,  sono 
appunto  spigoli  del  romboedro  inverso  —  2  R. 

«  Le  due  incrinature    sono,  in  tutti  e  due  i  cristalli:   una,  parallela  a 
una  faccia  e  l'altra,  alla  sezione  principale  perpendicolare  a  detta  faccia. 

«  2°  che  il  foro  parallelo  all'asse  nella  calcite  è  analogo  al  foro  paral- 
lelo alla  diagonale  del  cubo  assunto  come  asse  principale  :  in  ambedue  i 
cristalli  le  incrinature  son  tre,  che  hanno  per  intersezione  l'asse  suddetto,  e 
fanno  angoli  di  120°  fra  loro;  colla  differenza  che,  nella  calcite  le  incrinature 
sono  parallele  alle  facce  del  prisma  esagonale  di  1°  ordine;  mentre  che  nel 
salgemma  sono  parallele  al  prisma  esagonale  di  2°  ordine,  parallelo  all'asse 
suddetto.  Il  salgemma  ha  più  analogia  col  quarzo,  che  forma  pure  tre  incri- 
nature parallele  al  prisma  di  2°  ordine.  Le  tre  facce  d'incrinatura  del  salgemma 
corrispondono  ai  piani  di  percussione  del  Reusch. 

«  Nella  calcite  gli  scalini    sono  paralleli    rispettivamente  a  una  faccia 
del  romboedro;  nel  salgemma  non  si  scorge  la  direzione  degli  scalini. 

«  3°  finalmente  il  foro  parallelo  agli  spigoli  culminanti  del  romboedro  R 
di  calcite  corrisponde  al  foro  parallelo    agli  spigoli  del  cubo  di  salgemma; 


(')  In  un  sol  caso  la  calcite  ha  presentato  un  foro  parallelo  alla  diagonale  maggiore 
di  una  faccia  E.  I  due  piani  d'incrinatura  erano  :  E,  striato  perpendicolarmente  al  foro, 
e  il  piano  di  scorrimento  di  Reusch.  Ma  questa  direzione  sta  alla  I  come,  nel  salgemma, 
uno  spigolo  del  tetraedro  sta  all'altro  che  gli  e  normale. 


—  219  — 

le  due  incrinature  nella  calcite  sono  due  piani  di  sfaldatura,  come  nel  sal- 
gemma; ma  in  quest'ultima  vi  sono  altri  due  piani  in  diagonale,  cioè  quelli 
di  percussione. 

«  La  maggiore  analogia  dei  piani  .d'incrinatura  del  salgemma  con  quelli 
del  quarzo,  piuttosto  che  con  quelli  della  calcite,  può  confermare  l'ipotesi 
che  il  salgemma  sia  mimetico  ;  il  quarzo  infatti  è  in  generale  formato  dalla 
riunione  di  un  cristallo  destrorso  con  uno  sinistrorso. 

«  Se  si  trafora  la  fluorite,  tagliata  parallelamente  a  una  faccia  del  cubo, 
o  dell'ottaedro,  questa  si  incrina  sempre  secondo  due  piani  di  sfaldatura  che 
hanno  per  intersezione  il  foro  ;  spesso  questo  è  una  spezzata  che  segue  due  spi- 
goli successivi  dell'ottaedro.  Ho  misurato  l'angolo  formato  da  due  incrinature  e 
l'ho  trovato  =  109°  |  che  è  circa  l'angolo  dell'ottaedro  regolare  =  109°.28U6". 
«  Alle  volte  il  foro  è  curvilineo  nella  fluorite  ;  ma  allora  si  vede  che 
una  incrinatura  è  fatta  a  gradinata,  il  decrescimento  degli  strati  segue  una 
legge  irregolare  e  si  ha  una  incrinatura  di  forma  apparentemente  cilindrica  ; 
di  qui  la  ragione  dei  fori  tortuosi. 

«  La  scarica  elettrica,  o  sfalda  i  minerali,  o  produce  una  incrinatura 
la  quale  è  intermedia  a  due  piani  di  sfaldatura,  e  si  direbbe  essere  la  loro 
risultante. 

«  5.  Curve  delle  durezze,  elasticità.  Exner  trovò  (l)  che  il  salgemma  e  la 
fluorite  si  comportano  oppostamente  riguardo  alla  durezza,  esperimentata  in  varie 
direzioni  su  di  una  stessa  faccia.  Cioè,  pel  salgemma  sulle  facce  100  e  111, 
la  durezza  è  massima  nella  direzione  dal  centro  della  faccia  ai  vertici;  ed 
è  minima  dal  centro  ai  punti  di  mezzo  dei  lati.  Avviene  l'opposto  sulle  cor- 
rispondenti facce  della  flourite.  Nella  calcite,  invece  sulle  facce  del  romboedro 
e  sulla  faccia  basale  si  hanno  i  massimi  e  i  minimi  precisamente  come  nel 
salgemma. 

«  Voigt  e  Groth  trovarono  che  l'elasticità  nel  salgemma,  normalmente 
alle  facce  100,  111,  sta  nel  rapporto  1:0,763.  Tutti  questi  fatti  stanno  a 
provare  che  il  salgemma  non  è  isometrico. 

«  Conclusione.  —  Non  essendo  possibile  di  provare  che  esista  un  cubo  col- 
1* angolo  di  90°,  (e  su  questo  argomento  richiamo  al  lettore  l'importante  lavoro 
del  prof.  Grattatola:  Dell'unità  cristallonomica)  (2)  è  probabile  che  presto 
si  veggano  sparire  tutti  quanti  i  minerali  dal  sistema  tesserale  ;  e  che  questi, 
emigrando  di  sistema  in  sistema,  si  riducano  tutti  nel  triclino.  Questo  fatto 
è  necessaria  conseguenza  dell'essere  il  sistema  di  Haity  artificiale.  Basandoci 
invece  sul  concetto  dei  piani  di  sfaldatura  si  può  stabilire  una  classificazione 
naturale    delle    forme    cristalline;  e  mi  parrebbe  di  ridurre,  per  ora,  molti 

(')  F.  Exner,  Untersuchungen  uber  dio  ffàrte  an  Crystallflàschen.  Wien  1873. 

(2)  G.  Grattarola,  Rivista  scientifica  di  G.  Viniercati  anno  IX.  1877.  Dirò  solo  che 
l'autore,  avendo  misurato  un  angolo  del  cubo  della  galena,  ottenuto  per  sfaldatura,  lo  ha 
trovato  =89°.5r,  coll'approssimazione  di  10  secondi. 


—  220  — 

minerali  sotto  due  soli  tipi,  eie;  l'ottaedro  di  sfaldatura  e  il  romboedro  di 
sfaldatura. 

«  In  questa  nuova  classificazione  avverrebbe  il  fatto  opposto;  che  cioè, 
minerali  appartenenti  a  sistemi  inferiori  verrebbero  a  trovare  il  loro  posto 
nel  primo  tipo,  cioè  nell'ottaedrico  ;  imperciocché  l'essere  gli  assi  uguali  o 
disuguali;  l'essere  gli  angoli  retti  o  quali  si  vogliano,  non  costituisce  una 
differenza  esenziale,  ma  solo  specifica.  11  fatto  fondamentale  in  mineralogia 
è  la  forma  di  sfaldatura,  dipendente  dal  numero  e  dalla  disposizione  dei 
piani  di  sfaldatura.  Qui  non  si  passa  in  modo  continuo  da  un  valore  all'altro 
ma  si  salta  recisamente  da  una  forma  a  un  altra. 

n  Mi  sorgono,  è  vero,  delle  difficoltà,  e  delle  obiezioni  ;  ma  trovo  anche 
molti  altri  argomenti  in  appoggio.  Eppoi  non  sono  le  difficoltà  che  hanno 
arrestata  la  scienza,  ma  sono  esse  principalmente  che  l'anno  fatta  progredire  » . 

Fisica.  —  Nuovo  metodo  per  la  determinazione  delle  due  co- 
stanti di  elasticità.  Nota  I.  del  dott.  Michele  Cantone,  presen- 
tata dal  Socio  Blaserna. 

«  La  ricerca  dei  due  coefficienti,  che  caratterizzano  una  sostanza  relati- 
vamente alle  deformazioni  elastiche,  ha  preoccupato  molto  i  fisici  senza  che 
si  sia  potuto  venire  sinora  a  conclusioni  del  tutto  soddisfacenti. 

«  Lungo  sarebbe  rifare  la  storia  delle  esperienze  intraprese  sul  riguardo, 
tanto  più  che  una  severa  critica  ha  oramai  scartate  alcune  di  esse,  perchè 
non  corrispondenti  alle  condizioni  teoriche,  in  base  alle  quali  le  formule  appli- 
cate erano  stabilite  ;  non  accennerò  pertanto  né  alle  esperienze  fatte  sui  me- 
talli temperati,  corpi  non  isotropi  e  assai  probabilmente  non  omogenei,  né  a 
quelle  fatte  sul  causciù,  perchè  riguardano  una  sostanza  la  quale  cede  alle 
azioni  deformatrici  in  modo  diverso  da  quello  che  nella  teoria  si  suppone. 
Ma  non  potrò  tacere  delle  esperienze  di  Wertheim,  di  Regnault  e  di  Cornu 
relative  alla  determinazione  della  costante  di  Poisson,  ordinariamante  denotata 
colla  lettera  fi. 

«  Non  credo  che  alle  prime  si  possa  attribuire  importanza  di  ricerche 
decisive  sulla  questione  assai  controversa  di  quella  costante,  oltre  che  per  le 
ragioni  esposte  dai  fisici  i  quali  di  questa  critica  si  sono  intrattenuti,  anche 
per  le  condizioni  in  cui  si  trovavano  i  tubi  sottoposti  a  trazione,  ben  diverse 
da  quelle  prevedute  dalla  teoria:  non  si  poteva  infatti,  obbligando  le  parti 
terminali  a  non  subire  contrazioni  trasversali,  ottenere  nei  recipienti  quelle 
variazioni  di  volume  interno  che  si  sarebbero  avute,  supponendo  i  punti  della 
sezione  terminale  superiore  capaci  di  avere  spostamenti  nel  loro  piano  e  quelli 
della  sezione  terminale  libera  sottoposti  ad  una  tensione  uniforme. 

«  Le  ricerche  condotte  con  tanta  cura  da  Regnault  non  hanno  avuto  esito 
più  fortunato  delle  prime,  perchè  nei  calcoli  relativi   a  quelle  esperienze  si 


—  221  — 

assumeva  come  coefficiente  di  elasticità  del  vetro,  di  cui  erano  formati  i  reci- 
pienti che  venivano  sottoposti  esternamente  a  pressione  uniforme,  quello  che 
era  stato  dedotto  dalle  esperienze  di  Wertheim  :  or  essendo  abbastanza  noto 
il  modo  con  cui  varia  il  coefficiente  di  elasticità,  non  solo  per  tubi  di  varia 
qualità  di  vetro,  ma  anche  per  quelli  della  medesima  qualità,  si  è  dai  fisici 
ritenuto  poco  attendibile  il  risultato  avuto  dall'illustre  sperimentatore  francese. 

«  Si  è  piuttosto  ritenuto  come  assai  probabile  il  valore  di  /i  0,250,  cui 
porterebbero  approssimatamente  le  esperienze  fatte  da  Cornu  applicando  il 
metodo  di  Fizeau  per  determinare  la  curvatura  di  una  lastra  di  vetro  sotto- 
posta a  flessione,  tanto  più  che  per  quella  determinazione  non  occorreva  la 
conoscenza  del  coefficiente  d'elasticità  della  sostanza  su  cui  si  operava.  Certo 
le  ricerche  di  Cornu  furono  eseguite  con  un  metodo  indiscutibilmente  supe- 
riore agli  altri  sino  allora  tenuti,  non  solo  per  la  grande  esattezza  di  cui 
erano  suscettibili  le  misure,  ma  bensì  per  il  fatto  che  si  producevano  piccole 
deformazioni,  coudizione  essenziale  perchè  fosse  possibile  trovare  un  riscontro 
coi  risultati  cui  porta  la  teoria  della  elasticità.  Purtuttavia  è  rimasto  sempre 
il  dubbio  che  il  valore  di  ;i  potesse  variare  non  solo  colla  sostanza,  ma  fin  anco 
da  una  qualità  ad  un'altra  di  vetro  ;  per  cui  dai  fisici,  che  si  sono  occupati 
delle  variazioni  di  volume  dei  liquidi  nei  recipienti  di  vetro  sottoposti  a  pres- 
sione, o  si  è  evitato  con  qualche  artifizio  di  tener  conto  delle  deformazioni 
del  recipiente,  o  nei  casi  in  cui  questo  è  stato  impossibile,  si  è  adottato  con 
qualche  incertezza  da  taluni  il  valore  della  costante  fi  trovato  da  Cornu,  da 
altri  quello  dedotto  da  Kegnault. 

«  In  occasione  di  alcune  mie  esperienze  sulle  deformazioni  dei  conden- 
satori è  occorso  anche  a  me  di  conoscere  i  valori  di  fi  ed  E  per  i  recipienti 
cilindrici  di  cui  mi  servivo,  ed  ho  intrapreso  talune  ricerche  in  proposito,  per 
le  quali,  adoprando  un  metodo  nuovo,  son  venuto  con  grande  approssimazione 
per  fi  al  valore  0,250  cui,  oltre  alle  esperienze  di  Cornu,  accennerebbero  i 
risultati  ottenuti  teoricamente  da  Poisson  e  in  questi  ultimi  tempi,  per  via 
diversa  da  Saint-Venant  ('):  ho  fiducia  pertanto  che  la  pubblicità,  che  io  do 
ad  esse,  valga  ad  avvalorare  un  fatto  di  grande  importanza  per  la  teoria 
della  elasticità. 

«  Debbo  qui  esternare  sensi  di  viva  gratitudine  al  chiarissimo  prof.  D.  Ma- 
caluso  che  mi  ha  ammesso  nel  Laboratorio  di  Fisica  di  questa  Università 
e  mi  ha  fornito  i  mezzi  per  intraprendere  le  ricerche. 

«  Il  Lamé  ha  calcolato  le  variazioni  di  lunghezza  e  di  volume,  che  su- 
bisce un  recipiente  di  forma  cilindrica,  supposto  che  alle  due  superficie  agis- 
sero pressioni  uniformi  date  ad  arbitrio  ;  e  si  sa  che  le  formule  dedotte  sono 
con  leggiera  modificazione  applicabili  al  caso  di  recipienti  cilindrici  terminati 
da  due  emisferi.  Ciò  che  rende  difficilmente  applicabili  quelle  formule  è  la 

(»)  De  Saint-Venant,  C.  R.,  LUI,  1107. 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  29 


—  222  — 

determinazione  dei  raggi  interno  ed  esterno  del  tubo,  di  cui  essi  son  formati; 
non  tanto  perchè  questa  misura  presenti  inconvenienti  speciali,  quanto  perchè 
i  tubi  di  vetro  non  hanno  d'ordinario  pareti  di  spessore  costante:  fortunata- 
mente però  ho  potuto  trovarne  alcuni  a  spessore  sensibilmente  costante,  ed 
ho  ritenuto  quindi  potermi  servire  di  quelle  formule  per  dedurre  da  esse  i 
due  coefficienti,  dopo  aver  determinato  sperimentalmente  le  variazioni  di  lun- 
ghezza e  di  volume. 

«  I  tubi  da  me  adoperati  per  queste  esperienze  sono  quelli  di  cui  mi 
ero  servito  per  le  ricerche  sulle  deformazioni  dei  condensatori:  sono  di  vetro 
turingio,  hanno  pareti  sottili  e  gli  assi  quasi  perfettamente  rettilinei.  Ho  avuto 
cura  di  dare  ai  recipienti  una  lunghezza  conveniente  perchè  le  calotte  termi- 
nali avessero  poca  influenza  sulle  variazioni  sia  di  volume  che  di  lunghezza; 
ed  inoltre,  per  operare  in  condizioni  più  vantaggiose,  ho  procurato  di  pro- 
durre nelle  calotte  stesse,  mercè  la  fusione,  un  aumento  di  spessore,  e  una 
curvatura  non  molto  forte.  A  far  ciò  sono  stato  costretto  a  modificare  le  dimen- 
sioni dei  recipienti  adoperati  nelle  esperienze  elettriche,  ragion  per  cui  si  tro- 
veranno diverse  le  loro  capacità  da  quelle  che  allora  aveano.  Ricorrendo  a 
tali  precauzioni  ho  potuto  supporre  trascurabile  l'influenza  delle  calotte  e  con- 
siderare i  recipienti  come  aventi  forma  cilindrica. 

«  Le  esperienze  hanno  avuto  per  iscopo  di  determinare  per  ciascun  reci- 
piente la  diminuzione  di  capacità  dell'unità  di  volume  per  una  pressione 
uniforme  uguale  ad  uno  all'esterno,  e  successivamente  l'aumento  di  lunghezza 
per  una  pressione  uniforme  uguale  ad  uno  all'interno. 

«  Le  formule  che  danno  siffatte  variazioni  sono,  come  si  sa  : 
Jv        5  —  4/f        R.2 


VP!  E       IV  —  IV 

Ji  1—  2/t  Rn2 


(1) 

LP0  Jbl       Ri8— JV  (2) 

dove  Pi  ed  Rx  denotano   rispettivamente  la   pressione   ed  il  raggio  esterno, 
P0  ed  R0  la  pressione  ed  il  raggio  interno. 

«  Ponendo 


si  ha: 


da  cui  si  ricava 


K  = 


K  = 


VPi    "   LP0 

5  —  4/1  R.2 
l—2.u  R,r 


A<  =  — |V--  (3) 

Ri» 

«  Per  avere  ;i  non  occorre  che  la  ricerca  di  K  e  la  determinazione  dei 

due  raggi  del  tubo  :  noto  fi  sarà  facile  ottenere  il  coefficiente  di  elasticità  E. 

«  La  misura  del  raggio  interno  di  ciascun  recipiente  è  stata  fatta  riem- 


—  223  — 

piendolo  di  acqua  distillata,  privata  d'aria  mediante  l'ebollizione  :  questo  li- 
quido occupava  tutto  il  recipiente,  un  tubo  intermedio  destinato  alla  salda- 
tura di  un  tubo  capillare,  e  porzione  di  quest'ultimo;  dalla  differenza  dei 
pesi  del  recipiente  pieno  e  vuoto  si  avea,  fatta  la  correzione  per  la  tempe- 
ratura, il  volume  del  liquido;  da  cui  togliendo  la  porzione  che  riempiva  i 
due  ultimi  tubi,  si  avea  con  sufficiente  approssimazione  il  volume  interno  del 
recipiente  che  si  dovea  sottoporre  a  pressione.  Chiamando  V  questo  volume, 
ho  calcolato  il  raggio  interno  R0   del  tubo  servendomi   della  nota  formula: 


Rn 


V; 


dove  lx  denota  la  lunghezza   della  parte  cilindrica  del  recipiente,   ed  l%  la 
somma  delle  saette  delle  due  calotte  terminali. 

«  D'altra  parte  mediante  lo  sferometro  si  è  avuto  lo  spessore  delle  pareti 
del  tubo,  ottenendo  i  pezzettini  occorrenti  per  questa  determinazione  dalla 
rottura  di  due  tratti  anulari  presi  agli  estremi  della  porzione  che  si  adoperava 
per  la  costruzione  di  ciascun  recipiente.  Il  valore  medio  degli  spessori  misurati 
si  adottava  per  la  determinazione  del  raggio  esterno.  Aggiungerò  che  il  dia- 
metro interno  del  tubo  intermedio  fra  il  recipiente  e  il  cannello  capillare  erasi 
determinato  direttamente  colla  macchina  a  dividere,  e  che  il  diametro  del 
tubo  capillare,  destinato  alla  misura  delle  variazioni  di  volume,  erasi  dedotto, 
dopo  essersi  accertati  che  il  tubo  fosse  sensibilmente  capillare,  determinando 
la  lunghezza  e  il  peso  di  una  colonna  di  mercurio  introdottavi,  e  facendo  la 
correzione  per  la  temperatura. 

«  Variazioni  di  volome  per  le  pressioni  esterne.  —  In  un  serba- 
toio cilindrico  B  (fig.  la),  comunicante  per  un  tubo  laterale  C  col- 
l' apparecchio  di  compressione  dell'aria,  veniva  introdotto  il  reci- 
piente A  che  si  voleva  sottoporre  a  pressione,  e  con  un  tappo  eli 
sughero  S,  rivestito  alla  superficie  di  mastice,  si  operava  la  chiu- 
sura ermetica  della  concamerazione  compresa  fra  B  ed  A.  In  B  si 
conteneva  dell'acqua  destinata  in  parte  a  mantenere  costante  la  tem- 
peratura tutto  all'intorno  del  recipiente  A,  e  in  parte  a  diminuire 
il  volume  dell'aria  che  si  volea  comprimere,  essendo  ciò  richiesto 
dall'uso  di  una  pompa-manometro  di  cui  io  mi  serviva. 

«  Era  questa  costituita  di  due  tubi  di  vetro  a  sezione  piuttosto 
grande,  messi  in  comunicazione  mediante  un  tubo  di  gomma  fasciato, 
e  dei  quali  uno,  comunicante  col  serbatoio  B ,  era  fissato  stabilmente 
alla  parete,  l'altro,  aperto  superiormente,  era  sorretto  da  apposita 
custodia  scorrevole  lungo  un'asta  di  ferro  verticale.  Fra  i  due  tubi 
si  aveva  un  regolo  graduato  in  millimetri  per  misurare  la  differenza 
\JI  di  livello  del  mercurio,  che  occupava  parzialmente  i  due  rami  del 
Fi»-,  i.     manometro.  Perchè  tale  misura  non  fosse  affetta  da  errori  provenienti 


e 


—  224  — 

dalla  direzione  della  visuale  dell'osservatore,  si  erano  circondati  i  due  tubi 
o-randi  di  vetro  con  anelli  di  ottone  aventi  il  bordo  superiore  netto  e  scoi- 
revoli  su  guide  verticali:  sul  prolungamento  dei  bordi  superiori  si  aveano 
due  indici  che  si  potevano  adattare,  girando  gli  anelli,  sul  regolo  graduato. 

«  Le  dimensioni  dei  tubi  di  congiunzione  e  delle  parti  nelle  quali  si 
osservano  le  variazioni  di  livello  sono  state  scelte  in  modo  che  fossero  pos- 
sibili aumenti  o  diminuzioni  di  pressione  sino  a  circa  l/3  di  atmosfera.  Ho  ri- 
tenuto sufficiente  questo  limite  perchè  si  poteano  avere  variazioni  notevoli 
sia  di  capacità  che  di  lunghezza,  e  d'altra  parte  perchè,  volendo  applicare 
le  formule  teoriche,  procuravo  di  non  avere  deformazioni  troppo  forti. 

«  Un  termometro  a  contatto  del  recipiente  B  accennava  a  piccole  varia- 
zioni di  temperatura  nel  periodo  delle  esperienze;  e  questo  era  dovuto  al 
fatto  che  si  lavorava  sotto  l'anfiteatro  della  scuola  di  Fisica,  in  un  ambiente 
perciò  poco  esposto,  e  nel  quale  si  lasciavano  costantemente  chiuse  le  finestre' 
e  le  imposte. 

«  Le  letture  relative  alle  variazioni  di  volume  del  recipiente  si  faceano 
senza  che  l'osservatore  stesse  vicino  all'apparecchio:  si  disponeva  a  tal  uopo 
di  un  cannocchiale,  fissato  ad  un  trepiedi  solido,  e  munito  di  un  micrometro, 
su  cui  si  valutavano  gli  spostamenti  della  superficie  libera  del  liquido  nel 
tubo  capillare  T  (tìg.  la).  Per  avere  il  valore  assoluto  di  questi  spostamenti 
si  attaccava  al  tubo  T  lateralmente  una  scala  in  millimetri,  incisa  sul  vetro 
mediante  la  macchina  a  dividere,  e  senza  bisogno  di  spostare  il  cannocchiale 
(cadendo  la  scala  nel  campo  di  esso) ,  si  verificava  di  quando  in  quando  il 
numero  di  divisioni  del  micrometro  che  corrispondevano  ad  ogni  millimetro  : 
non  si  ebbero  mai  a  constatare  differenze  sensibili  fra  queste  letture  di  veri- 
fica. L'ingrandimento  adottato  non  potè  essere  lo  stesso  per  tutti  i  recipienti, 
perchè  quello  usato  per  due  di  essi  non  si  trovò  sufficiente  per  gli  altri  due; 
si  dovette  quindi  aggiungere  una  lente  convergente  all'obbiettivo  del  cannoc- 
chiale per  ovviare  all'inconveniente  di  avere  spostamenti  assai  piccoli;  epperò 
si  ebbe  cura  di  determinare  l'ingrandimento  in  questo  secondo  caso  colle  stesse 
cautele  che  si  erano  adoperate  per  il  primo,  e  le  esperienze  di  verifica  fatte 
per  uno  dei  recipienti  coi  due  ingrandimenti  mostrarono  che  il  rapporto  loro 
era  uguale  a  quello  ottenuto  operando  con  recipienti  diversi. 

«  Variazioni  di  lunghezza  per  pressioni  interne.  —  Le  variazioni  di  lun- 
ghezza vennero  da  me  determinate  col  metodo  di  Fizeau.  Questo  metodo  non  è 
stato  sinora  adoperato  per  la  misura  di  piccole  deformazioni  in  corpi  di  lun- 
ghezza considerevole  forse  perchè  si  è  ritenuto  di  impossibile  attuazione  :  si  è 
pensato,  credo,  che  sarebbe  stato  assai  difficile  sottrarre  il  corpo  a  quelle 
vibrazioni,  provenienti  dal  passaggio  dei  carri  in  un  centro  abitato,  che  si 
comunicano  facilmente  mediante  le  pareti  ai  corpi  che  sono  ad  esse  legati. 
Ammesse  queste  vibrazioni  certo  il  metodo  in  parola  non  è  applicabile  ;  se  non 


225  — 


che  ho  potuto  constatare  che  tali  vibrazioni  sono  temporanee  e  si  possono  in 
gran  parte  evitare  disponendo  di  un  locale  non  troppo  vicino  a  strade  fre- 
quentate da  veicoli.  Le  esperienze  mie  furono  fatte  nello  stesso  locale  cui 
sopra  si  accennava,  e  non  ostante  mi  trovassi  ad  una  distanza  di  circa  80  metri 
da  una  delle  vie  di  maggior  traffico  non  ho  risentito  gran  fatto,  probabil- 
mente per  la  natura  del  sottosuolo,  l'influenza  di  quella  causa  disturbatrice: 
ho  potuto  infatti  produrre  delle  frangie  che  per  molto  tempo  non  subivano  spo- 
stamenti bruschi. 

•  «  La  disposizione  cui  ho  avuto  ricorso  è  accennata 
dalla  fig.  2a.  In  una  mensola  di  legno  M,  fissata  soli- 
damente al  muro,  era  praticato  un  foro,  nel  quale,  me- 
diante un  tappo  di  sughero  S  si  adattava  il  recipiente  A 
in  modo  che  il  suo  asse  riuscisse  perfettamente  verti- 
cale, operando  la  sospensione  per  una  porzione  del  tubo 
intermedio  I.  L'estremo  inferiore  di  questo  tubo  attra- 
versava un  secondo  tappo  di  sughero  S' ,  destinato  a 
sorreggere  un  tubo  di  vetro  B ,  che  circondava  per  quasi 
tutta  la  lunghezza  il  recipiente  A.  Il  tubo  B  portava 
inferiormente  un  anello  circolare  C  con  tre  fori,  per 
cui  passavano  tre  viti  v ,  facienti  capo  ad  un  secondo 
anello  C  occupato  internamente  da  una  lastra  di  vetro  l 
a  faccie  piane  e  parallele  :  le  viti  v  mediante  i  dati  d, 
che  le  reggevano  superiormente,  e  le  molle  a  spirali, 
che  le  circondavano  nei  tratti  compresi  fra  i  due  anelli, 
permettevano,  girando  opportunamente  i  dadi,  di  spostare 
la  lastrina  inferiore  e  di  darle  una  orientazione  qualun- 
que. Fra  questa  lastrina  ed  un'altra  V ,  fissata  mediante 
un  po'  di  colla  da  falegname  all'estremo  del  recipiente  À. 
si  producevano  le  frangie. 

«  La  produzione  di  esse  riusciva  facile  purché  si 
avesse  cura  di  far  combaciare  le  due  lastrine  prima  che 
la  colla  solidificasse  :  le  frangie  comparivano  per  il 
fatto  del  combaciamento,  sicché  il  giorno  appresso,  gi- 
rando poco  a  poco  i  dadi,  si  poteano  portare  le  lastrine 
ad  una  distanza  di  circa  mezzo  millimetro  senza  perderle. 
«  Le  frangie  aveano  in  principio  forma  di  anelli  concentrici,  ma  in  se- 
guito le  ho  ottenute  costantemente  a  forma  di  un  doppio  sistema  di  iperboli 
ad  assi  incrociati,  probabilmente  perchè  qualche  volta  nel  combaciamento  delle 
due  lastrine  si  dovette  produrre  una  deformazione  permanente  in  una  di  esse. 
«  Le  frangie  si  rendeano  visibili  nel  seguente  modo.  Al  muro  era  attac- 
cata in  basso  una  seconda  mensola  di  legno  Mr;  su  cui  veniva  fissato  con 
morsetti  il  piano  di  un  trepiedi  P,  analogo   a  quello  che  adoperava  Fizeau 


Fisr.  2. 


—  220 


per  le  sue  ricerche,  destinato  a  sorreggere  colle  punte  delle  tre  viti  /?  una 
lente  k  piano  convessa  e  ad  orientarla  in  modo  che  la  sua  faccia  piana  riu- 
scisse sensibilmente  parallela  alle  due  lastrine  / ,  l'.  Fra  il  piano  del  trepiedi 
e  la  lente  si  avea  uno  specchietto  a  formante  un  angolo  di  circa  45°  colla 
verticale  ed  avente  una  orientazione  tale  che  potessero  per  esso  passare,  tanto 
all'andata  che  al  ritorno,  i  raggi  che  producevano  le  frangie  d'interferenza 
fra  le  due  lastrine.  Per  il  resto  la  disposizione  era  identica  a  quella  seguita 
da  Fizeau  nelle  sue  determinazioni,  come  è  accennato  in  pianta  dalla  fig.  3a. 

Un  fascio  di  raggi  provenienti  da  una  lampada 
Bimsen  Q ,  resa  monocromatica  da  una  perla  di 
solfato  di  soda,  passava  attraverso  una  lente  a 
corto  foco  L,  convergendo  in  vicinanza  della 
faccia  riflettente  di  un  piccolo  prisma  a  rifles- 
sione totale  i ,  da  cui  veniva  deviato  e  diretto 
verso  lo  specchietto  o-,  dove  subendo  un'altra 
deviazione,  e  passando  poi  attraverso  la  lente  K 
dava  luogo  ad  un  fascio  parallelo  che  generava 
le  frangie  per  la  riflessione  alle  due  faccio  della 
lamina  d'aria  frapposta  alle  due  lastrine  1,1'. 
I  raggi  di  ritorno,  riflessi  nuovamente  dallo  spec- 
chietto (/,  venivano  ad  un  cannocchiale  collocato 
dietro  il  prismetto  r,  dando  all'osservatore  un'im- 
agine  ingrandita  delle  frangie  d'interferenza. 

«  La  congiunzione  del  recipiente  A  col  ma- 
nometro si  effettuava  mediante  tubi  di  vetro  fis- 
sati al  muro:  così  veniva  evitato  che  il  reci- 
piente, per  qualche  spostamento  dei  tubi  che  lo 
faceano  comunicare  col  manometro,  avesse  a  subire 
piccole  rotazioni. 

«  Quanto  all'influenza  della  temperatura  si  potea  ritenere  trascurabile, 
anzitutto  perchè  quella  dell'ambiente  non  soffriva  variazioni  notevoli,  in  se- 
condo luogo  perchè,  essendo  le  lastrine  l  ed  /'  attaccate  a  due  tubi  di  vetro 
della  stessa  lunghezza  e  della  stessa  qualità,  gli  spostamenti  loro  per  effetto 
della  temperatura  si  compensavano,  ed  infine  perchè  si  ebbe  cura  di  proteggere 
con  doppio  involucro  di  latta  R  e  con  una  custodia  di  legno  N  il  recipiente  A 
dalla  irradiazione  della  lampada  Bunsen  di  cui  si  facea  uso  per  la  produ- 
zione della  luce  monocromatica.  Le  esperienze  del  resto  mostrarono  la  poca 
influenza  della  temperatura,  non  avendosi  nelle  frangie  da  una  esperienza 
all'altra  spostamenti  sensibili. 

«  D'altra  parte  i  movimenti  delle  frangie  riferiti  a  punti  segnati  sulla 
lastrina  l'  erano  presso  a  poco  gli  stessi  per  tutti  i  punti,  ed  avvenivano 
gradatamente  pmchè  la  pressione  non  variasse  tutta  d'un  tratto.  Si  riconobbe 


1 


Fiff.  3. 


—  227  — 

superfluo  pertanto  di  misurare  volta  per  volta  gli  spostamenti  relativi  a  di- 
versi punti  di  riferimento,  e  si  preferì  invece  di  limitarsi  alla  misura  di  quelli 
che  avvenivano  rispetto  ad  un  punto  segnato  nel  centro  della  lastrina  l'.  In  un 
caso  in  cui  si  constatò  che  la  condizione  sopra  citata  non  era  soddisfatta,  si 
modificò  la  sospensione  del  recipiente  A  alla  mensola  M,  rendendola  anche 
più  solida,  sino  ad  avere  spostamenti  dello  stesso  valore  per  tutti  i  punti  di 
riferimento. 

«  Con  queste  cautele  si  potea  esser  sicuri  che  il  metodo  impiegato  per 
constatare  le  variazioni  di  lunghezza  era  assai  adatto  perchè  non  suscettibile 
di  gravi  cause  di  errori,  di  attuazione  non  molto  difficile,  e  vantaggiosissimo 
per  il  modo  col  quale  direttamente  ed  in  valore  assoluto  permetteva  di  misu- 
rare quelle  variazioni. 

«  Debbo  qui  render  grazie  alla  cortesia  del  chiarissimo  prof.  Antonio  Eoiti, 
che  mi  ha  permesso  per  queste  ricerche  l'uso  di  alcune  parti  dell'apparecchio 
di  Fizeau,  attualmente  in  costruzione  nel  Gabinetto  di  Fisica  del  R.  Istituto 
Superiore  di  Firenze  » . 

Chimica.  —  Sulla  formazione  dei  due  tetrabromuri  di  pirro- 
lilene (').  Nota  di  G.  Ciamician  e  G.  Magnanini,  presentata  dal  Socio 
Cannizzaro. 

«  In  una  Nota  presentata  a  questa  Accademia  nel  novembre  scorso  (2). 
uno  di  noi  fece  vedere,  che  in  seguito  alle  ricerche  di  Ciamician  e  Magmap-hi 
e  contrariamente  alle  asserzioni  di  Grimaux  e  Cloez,  il  pirrolilene  (o  eritrene). 
ottenuto  dall'eritrite  o  dalla  pirrolidina,  dà,  per  trattamento  con  bromo,  di- 
rettamente molto  probabilmente  due  tetrabromuri  isomeri  diversi. 

«  I  sigg.  Grimaux  e  Cloez  avevano  osservato  che  il  tetrabromuro  meno 
fusibile  (118°-119°)  si  trasforma  per  distillazione  nell'altro  isomero  più  fusi- 
bile (38°-39°),  scoperto  da  Ciamician  e  Magnaghi,  e  da  questo  fatto,  male 
interpretando  un  lavoro  di  questi  due  chimici,  credettero  di  poter  conchiu- 
dere che  il  tetrabromuro  fusibile  a  39°-40°,  ottenuto  da  Ciamician  e  Ma- 
gnaghi, provenisse  dalla  trasformazione  dell'altro  isomero  per  distillazione  e 
non  derivasse  direttamente  dall'idrocarburo. 

«  Nella  Nota  accennata,  uno  di  noi  ebbe  già  occasione  di  dimostrare  che 
questa  interpretazione  dipendeva  principalmente  dal  non  avere  i  due  chimici 
francesi  letta  con  sufficiente  attenzione  la  nota  di  Ciamician  e  Magnaghi,  e 
la  quistione  a  risolversi  venne  posta  nel  seguente  modo.  Ciamician  e  Ma- 
gnaghi fecero  assorbire  il  pirrolilene,  proveniente  dalla  pirrolidina  e  dall'eri- 
trite dal  bromo,  e  ne    eliminarono  l'eccesso  riscaldando  il  prodotto  a  b.  m. 

(!)  Lavoro  eseguito  nel  E.  Istituto  Chimico  di  Padova. 
(2)  Rendiconti  III,  242. 


—  228  — 

Il  residuo  seruisolido  venne  trattato  con  etere  petrolico,  che,  lasciando  indi- 
sciolto  il  tetrabromuro  di  Henninger,  fusibile  a  118°-119°,  asporta  un  bro- 
muro liquido,  che,  scacciato  l'etere  petrolico,  in  un  caso  (nel  prodotto  ottenuto 
dalla  pirrolidina)  si  solidificò  spontaneamente  dopo  molto  tempo,  e  nell'altro 
(nel  prodotto  ottenuto  dell'eritrite)  venne  purificato  per  distillazione  frazionata 
a  pressione  ridotta.  In  entrambi  i  casi  risultò  lo  stesso  composto,  im  tetra- 
bromuro isomero  a  quello  di  Henninger,  fusibile  a  38"-39°.  Restava  perciò  a 
decidere  se  il  tetrabromuro  di  Henninger  potesse  trasformarsi  nell'altro  iso- 
mero per  riscaldamento  con  bromo  a  100°. 

«  Noi  abbiamo  ripetuto  a  questo  scopo  le  esperienze  di  Ciamician  e 
Magnaghi  evitando  con  cura  ogni  riscaldamento  del  miscuglio  dei  tetrabro- 
muri.  I  prodotti  di  decomposizione  dell'eritrite  con  acido  formico,  vennero 
fatti  assorbire,  impiegando  l'apparecchio  già  descritto  dai  due  autori  citati, 
dal  bromo  puro  ed  il  prodotto  ottenuto  venne  liberato  dall'eccesso  di  bromo 
mediante  una  corrente  d'aria  e  poi  lasciandolo  per  qualche  giorno  in  un  es- 
siccatore sulla  calce.  Per  trattamento  con  etere  petrolico  si  separò  facilmente 
il  tetrabromuro  di  Henninger  e  la  soluzione  petrolica  lasciò  indietro,  per 
spontaneo  svaporamento,  un  olio  di  intenso  odore  canforico,  che  si  solidificò 
in  un  miscuglio  di  neve  e  sale. 

«  Abbandonando  il  prodotto  solidificato  per  qualche  tempo  a  sé  stesso  in 
un  ambiente  freddo,  si  mantiene  solido  e  non  fonde  più  al  calore  della  mano. 
Si  potè  perciò  spremerlo  fra  carta,  per  liberarlo  da  una  materia  oleosa,  che 
ne  abbassa  notevolmente  il  punto  di  fusione.  La  materia  così  ottenuta  è 
bianchissima,  e  venne  sciolta  nell'etere  petrolico  per  eliminare  delle  piccole 
quantità  dell'altro  tetrabromuro,  che  non  è  del  tutto  insolubile  in  questo  sol- 
vente. Per  lento  svaporamento  si  ottenuero  cristalli  tabulari  che  fondevano 
a  38°-39°  (*),  e  che  avevano  tutte  le  proprietà  del  composto  scoperto  da 
Ciamician  e  Magnaghi. 

«  Con  ciò  è  provato  che  il  pirrolilene  dà  direttamente  col  bromo  due 
tetrabromuri  isomeri.  Vogliamo  però  fare  osservare  che  le  quantità  relative, 
in  cui  si  formano  questi  due  corpi,  possono  variare  e  dipendono  da  cause  che 
non  abbiamo  potuto  determinare.  Questo  fatto  può  forse  servire  a  spiegare 
in  parte  i  risultati  avuti  da  Grimaux  e  Cloez.  —  La  quantità  relativa  del 
tetrabromuro  più  fusibile  da  noi  ottenuto  era  minore  di  quella  che  ottennero 
Ciamician  e  Magnaghi. 

«  Sebbene  le  esperienze  or  descritte  non  lascino  alcun  dubbio  sulla 
formazione  dei  due  tetrabromuri  dal  pirrolilene,  pure  ci  è  sembrato  interes- 
sante di  vedere  se,  operando  in  condizioni  simili  a  quelle  descritte  da  Cia- 
mician e  Magnaghi,  fosse  possibile  la  trasformazione  del  tetrabromuro  meno 
fusibile  in  quello  più  fusibile.    Prima    di    tutto    ci    siamo  accertati,  che  il 

0)  Ciamician  e  Magnaghi  trovarono  il  punto  di  fusione  39°-40°,  Grimaux  e  Cloez  37°,5. 


—  229  — 

tetrabromuro  di  Henninger,  non  si  trasforma  nel  suo  isomero,  per  riscalda- 
mento prolungato  con  bromo,  in  un  tubo  chiuso  a  100°;  ma  poi  abbiamo 
voluto  vedere  se  distillando  il  detto  tetrabromuro  a  pressione  ridotta,  come 
fecero  Ciamician  e  Magnaghi  per  purificare  il  prodotto  contenente  il  com- 
posto fusibile  a  38°-39°,  avvenisse  la  trasformazione  in  proporzioni  tali  da 
giustificare  la  supposizione  di  Grimaux  e  Cloez. 

«  Noi  abbiamo  distillato  il  tetrabromuro  di  Henninger  ad  una  pressione 
di  circa  6  centimetri;  il  composto  bolle  costantemente  a  180°-181°,  ed  il 
distillato,  polverizzato  e  lavato  con  etere  petrolico,  non  cede  a  quest'ultimo 
che  piccolissime  quantità  del  tetrabromuro  fusibile  a  38°-39°.  Ora  Ciamician 
e  Magnaghi,  distillando  la  parte  del  loro  prodotto  greggio,  solubile  nell'etere 
petrolico  (*),  a  pressione  ridotta,  ottenero  quasi  esclusivamente  il  nuovo  te- 
trabromuro e  solamente  le  ultime  porzioni  del  distillato  erano  formate  dal 
tetrabromuro  di  Henninger,  che  evidentemente,  non  essendo  del  tutto  insolu- 
bile nell'etere  petrolico,  venne  da  questo  sciolto  assieme  all'altro  composto. 
Con  ciò  noi  siamo  lontani  dal  voler  negare  il  fatto  interessante  scoperto  da 
Grimaux  e  Cloez,  che  il  tetrabromuro  di  Henninger  si  trasformi  in  parte 
per  distillazione  nel  suo  isomero,  ma  vogliamo  soltanto  mettere  in  rilievo  il 
fatto  non  meno  accertato  che,  essendo  questa  trasformazione  funzione  della 
temperatura,  essa  non  avviene  che  in  minima  quantità  se  si  fa  la  distilla- 
zione a  pressione  ridotta. 

«  Le  osservazioni  di  Grimaux  e  Cloez  sul  lavoro  di  Ciamician  e  Ma- 
gnaghi, sono  perciò  prive  di  fondamento  :  prima  di  tutto  perchè  realmente 
il  pirrolilene  può  dare  col  bromo  direttamente  due  tetrabromuri  diversi,  iso- 
meri, e  poi  perchè  nelle  condizioni  in  cui  operarono  Ciamician  e  Magnaghi, 
la  trasformazione  del  tetrabromuro  meno  fusibile  in  quello  più  fusibile  non 
poteva  avvenire  in  modo  da  produrre  il  tetrabromuro  che  fonde  a  38°-39°, 
nella  quantità  ottenuta  da  questi  chimici. 

«  Per  ultimo  dobbiamo  fare  notare  che  il  punto  di  fusione  del  tetra- 
bromuro di  Henninger,  da  noi  osservatola  118°-119°,  come  trovarono  Cia- 
mician e  Magnaghi. 

«  Avendo  preparato  nel  corso  delle  esperienze  ora  descritte,  quantità 
notevoli  del  bromuro  di  Henninger,  abbiamo  invitato  il  eh.  sig.  prof.  Rug- 
gero Panebianco  a  volere  fare  lo  studio  cristallografico,  essendo  stato  già  stu- 
diato da  questo  lato  l'altro  isomero  dall'egregio  ing.  Giuseppe  La  Valle.  — 
Il  prof.  R.  Panebianco  ebbe  la  gentilezza  di  comunicarci  un  sunto  del  suo 
lavoro,  che  verrà  stampato  per  intero  nella  Rivista  di  Mineralogia  e  Cristal- 
lografia italiana  da  lui  diretta. 

0)  I  sigg.  Grimaux  e  Cloez  dicono  nella  loro  pregevole  Memoria:  «...  .mais  en 
voulant  purifier  le  tetrabromure  d'érythrène  par  distillation  ils  (Ciamician  e  Magnaghi) 
ont  rencontré  un  corps  fusible  à  39°-40°  ....  »  per  cui  potrebbe  sembrare  che  si  fosse 
trattato  del  tetrabromuro  a  118°-119°,  ciò  che  è  erroneo. 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  30 


—  230  — 
«  Sistema  cristallino:  Monoclino 

a:  b:  e  =  2,63485:1:2,333815 

$  =  80°  55' 

«  Le  misure  istituite  sopra  un  cristallino  (fìg.  1  proiettata  su  010  e  in- 
grandita 30  volte  circa)  dettero  : 

001:100  =  80°  55' 
001:111  =  65  11 
001:111  =  70  45) 


001:111  =  71  8 

100:111  =  67  24 

111:111  =  39  28 

100:111  =  73  20 


70°  56',  5 


Fio  2 


Tu  U 


«  Prendendo  per  angoli  fondamentali:  001:100,  001:111  ,  100:111,  si 
hanno  dal  calcolo  le  costanti  anzi  date  ed  i  valori 

001:111  =  70°  46 
111:111  =  38  47 
100:111  =  73    49 

«  Sfaldatura  perfetta:  (100). 

«  Piano  degli  assi  ottici:  parallelo  a  (010).  —  Una  bisettrice  dell'angolo 
degli  assi  ottici  per  la  luce  media  è  circa  normale  a  (001).  —  L'angolo  degli 
assi  ottici  misurato  nell'olio  ed  in  una  lamina  parallela  a  (001)  fu  trovato 
di  circa  99°. 

«  Il  prof.  R.  Panebianco  ha  fatto  anche  uno  studio  microscopico  di  questa 
sostanza,  che  crediamo  utile  riassumere  qui  brevemente,  perchè  può  servire 
a  riconoscerla  anche  in  piccole  quantità.  —  Svaporando  lentamente  su  di  un 
copri  oggetti  alcune  gocce  della  soluzione  eterea  si  ottengono  dei  cristallini, 
per  lo  più  poggianti  con  la  base  sul  vetrino.  Alcuni  dei  cristalli   maggiori. 


—  231  — 

riportati  alla  stessa  orientazione,  sono  raffigurati,    ingranditi   circa  80  volte, 

nelle  fig.  2,  3,  4,  5,  6,  7  e  8.  I  cristalli  rappresentati  dalle  fig.  2  e  3  sono 

i  più  cornimi  e  non  sono  infrequenti  quelli  della  fig.  4  più  o  meno  allungati. 

«  Per  gli  angoli  piani  si  trova  : 

rill:001]:[lll:001]  =  138°40>=10)  Lim.  137°  50' —  139°  10' 

[lll:001]:[100:00r])      110.  8(y  (   ==2)Liin .109°  45-111°  40 
[111:001]:[100:001]^  v 

«  Combinando  i  due  valori,  si  ha  per  l'angolo  piano  della  base 

[lIl:001]:[lll:001]  =  41o9' 

da  cui  risulta  a'. b  =  2,664  ... , 

che  è  poco  diverso  dallo  stesso  rapporto  ottenuto  nei  cristalli   macroscopici, 
viceversa  in  questi  ultimi  si  ha  dal  calcolo: 

[111:001]:[111:001]  =  41°34' 

«  Nel  porre  termine  a  questa  comunicazione  non  possiamo  omettere  alcune 
osservazioni  sulle  cause  che  possono  determinare  l'isomeria   dei   due   tetra- 
bromuri  di  pirrolilene.  L'uno  di  noi  fece  osservare,  nella  Nota  già  citata,  che 
non  è  improbabile  che  l'isomeria  in  questione  corrisponda  a  quella  degli  acidi 
racemico  e  tartrico  inattivo  ;  ora  Otto  e  Ròssing  (*)  e  Hjelt  (2)  hanno  pub- 
blicato recentemente  alcuni  interessantissimi  fatti  sugli  acidi  dimetilsuccinici 
e  dietilsuccinici  simmetrici,  i  quali  fatti  presentano  una  certa  analogia   col 
comportamento  dei  due  bromuri  di  pirrolilene.  Anche  presso  i  due  acidi  di- 
metilsuccinici ed  i  due  acidi  dietilsuccinici  simmetrici,  si  osserva  che  l' iso- 
mero, che  ha  il  punto  di  fusione  più  elevato,  si  trasforma  per  distillazione 
in  quello,  che  fonde  a  più  bassa  temperatura.  —  Il  problema   dell'isomeria 
elei  due  tetrabromuri  di  pirrolilene  si  potrà  risolvere  trasformando  le  due  so- 
stanze negli  alcooli  corrispondenti;  noi  abbiamo  già  fatto  coli' acetato  argen- 
teo alcune  esperienze  in  proposito,  che  crediamo  conveniente  di  non  pubbli- 
care, avendo  i  sigg.  Grimaux  e  Cloez  annunciato  interessanti  ricerche  su  questo 

argomento. 

«  Crediamo  in  fine  utile  rammentare  ancora  una  volta,  che  anche  l' iso- 
meria dei  due  tetrabromuri  di  piperilene  (■'),  osservata  da  uno  di  noi,  sarà  proba- 
bilmente da  interpretarsi  in  modo  analogo  » . 


(i)  Beri.  Ber.  XX,  2736. 

(2)  Ibid  XX,  3078. 

(3)  Vedi,   Magnanimi  Rendiconti  «Iella  K.  Acc.  dei  Lincei  [4],  li.  13. 


—  232   — 

Chimica.  —  Sulle  solfine  e  sulla  diversità  delle  valenze  dello 
zolfo.  Nota  di  Raffaello  Nasini  e  Alberto  Scala,  presentata  dal 
Socio  Cannizzaro  (*). 

«  Da  molto  tempo  noi  eravamo  occupati  nello  studio  dei  composti  orga- 
nici solforati,  principalmente  allo  scopo  di  stabilire  qualche  cosa  di  positivo 
riguardo  alla  tetravalenza  dello  zolfo  e  alla  diversità  delle  sue  valenze  :  noi 
avevamo  fatto  speciale  oggetto  delle  nostre  ricerche  i  solfuri  organici,  le  sol- 
fine e  i  composti  che  da  esse  derivano.  Sino  a  qui  non  avevamo  creduto  ne- 
cessario di  pubblicare  i  resultati  dei  nostri  studi  e  attendevamo  di  averli 
completati  ancor  maggiormente,  ma  un  lavoro  comparso  recentemente  negli 
Annali  di  Liebig,  eseguito  dai  signori  Klinger  e  Maassen  (2)  nell'Istituto  chi- 
mico dell'Università  di  Bonn,  e  nel  quale  gli  autori  lavorando  nello  stesso 
nostro  campo  trovano  risultati  diametralmente  opposti  ai  nostri,  ci  obbliga  a 
pubblicare  almeno  una  parte  delle  nostre  ricerche. 

«  La  questione  della  tetravalenza  dello  zolfo  è  stata  lungamente  dibat- 
tuta. Senza  tener  conto  dei  composti  in  cui  questo  elemento  è  unito  con  altri 
elementi  bivalenti  o  polivalenti,  composti  che  in  modo  assoluto  non  possono 
mai  essere  una  prova  della  sua  tetravalenza,  vi  sono  poi  altre  combinazioni 
in  cui  essa  sembra  non  dubbia  :  queste  sono  oltre  il  tetracloruro  di  zolfo,  che 
non  si  è  riusciti  ad  isolare,  i  derivati  solfinici  dei  solfuri  organici,  i  quali 
possono  tutti  considerarsi  come  derivati  degli  ioduri  solfinici  che  risultano 
dall'addizione  di  un  solfuro  organico  M2S  con  un  ioduro  alcoolico  MI:  quésti 
ioduri  hanno  quindi  la  composizione  SM3I  nei  quali  I  può  essere  sostituito 
da  Br ,  CI ,  OH  e  che  danno  luogo  poi  a  svariatissimi  composti  nei  quali  rag- 
gruppamento SM3  figura  sempre  come  monovalente:  i  tre  radicali  alcoolici 
possono  essere  uguali  oppure  differenti  :  ma  sino  ad  ora  si  conoscono  soltanto 
composti  del  tipo  S  M3  A  e  S  M',  M"  A ,  ossia  aventi  tutti  e  tre  i  radicali  alcoo- 
lici uguali  o  pure  soltanto  due  uguali.  Disgraziatamente  di  tutti  questi  com- 
posti né  dei  più  semplici  né  degli  altri,  si  è  potuto  determinare  la  densità 
di  vapore:  quindi  resta  sempre  il  dubbio  se  si  tratti  di  veri  composti  ato- 
mici dalla  riunione  nei  quali  necessariamente  e  indubbiamente  lo  zolfo  sa- 
rebbe tetravaleute,  oppure  di  composti  molecolari  derivanti  p.  es.  di  solfuri 
organici  e  di  una  molecola  di  ioduro  alcoolico.  Altra  questione  poi  vi  è  e  del 
più  grande  interesse  che  riguarda  non  solo  la  tetravalenza  dello  zolfo,  ma 
ancora  la  qualità  delle  sue  valenze,  se  cioè  esse  sieno  tutte  uguali  fra  di  loro. 
Ove  si  potesse  escludere  l'ipotesi  delle  combinazioni  molecolari,  i  fatti  sco- 
perti da  Kruger,  a  proposito  dei  composti  solfinici  a  cui  sopra  abbiamo  accen- 

[})  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  E.  Università  di  Roma. 
(J)  Liebig's  Annalen.  T.  CCXLIH,  pag.  193. 


—  233  — 

nato,  sarebbero  una  prova  indiscutibile  che  le  quattro  valenze  dello  zolfo  non 
sono  uguali.  P.  Kruger  in  un  lavoro  eseguito  l'anno  1876  nel  Laboratorio 
di  Kolbe  (!)  preparò,  partendo  dal  solfuro  d'etile  e  l'ioduro  di  metile,  il  cor- 
rispondente ioduro  solfinico  (C2  H5)2  CH3  SI  e  quindi  molti  derivati  di  questo  : 
partendo  poi  dal  solfuro  misto  di  metile  etile  e  dall'ioduro  di  etile,  preparò 
poi  il  corrispondente  composto  solfinico  C2H3 .  CH3 .  C2H5 .  S  .  I  e  i  suoi  deri- 
vati. Malgrado  che  avessero  l'identica  composizione,  trovò  che  né  gli  ioduri 
né  i  derivati  corrispondenti  che  si  ottenevano  erano  identici  :  si  avevano  delle 
isomerie.  I  derivati  del  primo  ioduro  solfinico  li  chiamò,  per  ricordare  l'ori- 
gine, combinazioni  della  dietilmetilsolfina,  gli  altri  combinazioni  della  etil- 
metiletilsolfina. 

«  Nella  piccola  tabella  seguente  sono  riuniti  i  resultati  più  interessanti 
di  Kruger  a  proposito  di  questa  isomeria  : 

Combinazioni  della  dietilmetilsolfina  Combinazioni  della  etilmetiletilsolfina 

E2  S  .  MI  -  olio.  ESM  .  EI  -  cristallino. 

2(E2  S  .  MCI)  PtCU .  monometrico  .  p.  di  f.  21.4°  2(EMS  .  EC1)  .PtCl4 .  monoclino  .  p  .  di  f.  186° 

E2  S .  MCI .  Au  Cl3  .  aghi  lunghi .  p.  di  f.  192°  ESM.ECl.AuCl3.crist. microscopici. p.dif.  178° 

E2  S .  MCI .  CHgCla. romboedrico,  p.  di  f.  198°  ESM  .  EC1  .  2HgCl2 .  trimetrico  .  p.  di  f.  112" 

E2  8  .  MCN  .  Hgl2 .  tetragonale,  p.  di  f.  115°.  ESM  .  ECN  .  Hgl2  .  monoclino  .  p.  di  f.  98°. 

«  Come  si  vede  le  differenze  tra  i  composti  corrispondenti  delle  due  sol- 
fine sono  abbastanza  notevoli  :  sopra  tutti  poi  è  interessante  il  fatto  dei  due 
cloroplatinati  che,  avendo  composizione  identica,  cristallizzano  in  sistemi  diffe- 
renti, e  quello  analogo  delle  combinazioni  dei  cianuri  solfinici  coll'ioduro  mer- 
curico.  Quanto  ai  punti  di  fusione,  trattandosi  di  sostanze  che  si  decompon- 
gono con  grande  facilità,  non  si  può  dar  loro  una  grande  importanza:  quindi 
appoggio  principale  in  favore  di  tale  isomeria  sarebbe  evidentemente  il  di- 
verso modo  di  cristallizzare.  Ora  Kruger  non  sembra  che  facesse  deter- 
minazioni cristallografiche,  di  più  aggiunge  nella  sua  Memoria  che  se  le 
soluzioni  del  cloroplatinato  monoclino  si  lasciano  a  sé  per  molto  tempo,  si 
ottiene  poi  cristallizzato  quello  monometrico.  Tutto  questo  fece  dubitare  se 
realmente  fosse  il  caso  di  una  isomeria  0  non  piuttosto  si  trattasse  di  com- 
posti più  0  meno  puri.  Lossen  (2)  infatti  crede  che  Kruger  avesse  tra  le  mani 
composti  impuri  :  crede  che  il  cloroplatinato  monoclino  non  fosse  altro  che  il 
monometrico  impuro  e  che  perciò,  pure  essendo  monometrico,  si  presentava 
con  aspetto  diverso,  e  dice  che  a  tutte  queste  obiezioni  Kruger  avrebbe  po- 
tuto rispondere  facendo  fare  esatte  misure  cristallografiche.  E  anche  L.  Meyer 
nel  suo  celebre  libro  Die  modemeti  Theoriea  der  Chemie  dice  che  l'esistenza 
di  tale  isomeria  non  è  perfettamente  sicura  (3).  Notisi  poi  che  anche  ammet- 


C1)  Journ.  f.  prakt.  Chem.  [2]  XIV,  193. 

(2)  Liebig's  Annalen.  T.  CXXXVI,  pag.  1. 

(3)  Die  modernen  Theorien  der  Chemie.  Fiinfte  Auflage,  pag.  353. 


—  234  — 

tendo  che  realmente  esistano  quest'isomeri,  non  si  potrebbe  subito  concludere 
assolutamente  che  le  valenze  dello  zolfo  sieno  diverse  ;  giacché  tutto  si  potrebbe 
spiegare  colla  ipotesi  delle  combinazioni  molecolari  :  in  un  caso  si  sono  unite 
due  determinate  molecole,  nell'altro  due  molecole  diverse.  Di  questa  opinione 
non  era  Kriiger,  il  quale  credeva  che  il  comportamento  chimico  dei  derivati  sol- 
finici  non  poteva  spiegarsi  supponendo  che  fossero  combinazioni  molecolari. 
E  anche  Van't  Hoff  ammette  che  si  tratti  di  veri  composti  atomici  (*):  egli 
crede  che  delle  quattro  valenze  dello  zolfo  due  sono  spiccatamente  positive, 
le  altre  due  invece  decisamente  negative  :  l'isomeria  scoperta  da  Kriiger  è 
una  conseguenza  necessaria  di  questa  teoria  che  Van't  Hoff  stabilì  specialmente 
sopra  considerazioni  di  ordine  chimico. 

«  Per  contribuire  a  risolvere  la  questione  della  tetravalenza  dello  zolfo 
e  quella  della  diversità  delle  sue  valenze,  noi  avevamo  da  molto  tempo  ripe- 
tuto le  esperienze  di  Kriiger,  e  poiché  con  ricerche  attente  e  minuziose  e  con 
esatte  misure  cristallografiche  avevamo  trovato  sostanzialmente  giusto  quello 
che  da  Kriiger  era  stato  esposto,  così  non  avevamo  creduto  necessario  di  pub- 
blicare fino  ad  oggi  le  nostre  ricerche,  tanto  più  che  eravamo  occupati  a  risol- 
vere la  questione  se  in  generale  le  solfine  si  debbono  considerare  come  com- 
binazioni molecolari  o  atomiche,  e  l'altra  importantissima  se  vi  possono  essere 
casi  di  isomeria  anche  nei  composti  in  cui  lo  zolfo  bivalente  è  unito  con  atomi 
o  gruppi  monovalenti. 

«  Noteremo  qui  come  vi  sieno  dei  fatti  che  appoggiano  una  tale  ipotesi. 
Carius  facendo  agire  in  tubi  chiusi  a  150°  l'alcool  metilico  o  l'alcool  ami- 
lieo  sul  disolfofosfato  di  etile,  ottenne  due  solfuri  misti,  quello  di  metiteetile 
e  quello  di  etileamile,  che  analizzò  e  di  cui  determinò  la  densità  di  va- 
pore, il  primo  dei  quali  bolliva  a  58,8°-59,5°,  il  secondo  a  132-133,5°  (-). 
E  identici  composti  disse  di  avere  ottenuti  il  Linnemann  (:))  trattando  con  ioduro 
di  metile  e  di  amile  una  soluzione  di  solfuro  potassico  nell'alcool  etilico.  Ma  in 
seguito  trattando  con  ioduro  di  metile  la  mercaptide  sodioetilica,  fu  ottenuto 
appunto  da  Kriiger  un  solfuro  di  metileetile  bollente  a  65°-66°,  e  per  l'azione 
dell'ioduro  d'etile  sulla  mercaptide  sodioamilica  ottenne  Saytzeff  (4)  un  solfuro 
di  etileamile  bollente  a  158°-159°.  Carius  analizzò  e  determinò  la  densità 
di  vapore  dei  suoi  prodotti,  e  lo  stesso  fecero  alla  loro  volta  Kriiger  e  Saytzeff: 
del  resto  i  punti  di  ebollizione  dati  da  questi  scienziati  sono  del  tutto  sicuri 
perchè  confermati  da  molti  altri  esperimentatori,  mentre  le  esperienze  di  Carius 
sino  a  qui  non  erano  mai  state  ripetute.  È  probabile  che  si  tratti  anche  qui 
di  un  caso  di  isomeria,  e  Saytzeff  stesso  ne  dubita  e  dice  che  sarebbe  inte- 


0)  Ansichten  iiber  die  organische  Che  mie.  Braunschweig  1881,  pag.    63. 

(2)  Liebig's  Annalen.  T.  CXIX,  pag.  313.  Anno  1861. 

(3)  Liebig's  Annalen.  T.  CXX,  pag.  61.  Anno  1861. 

(4)  Liebig's  Annalen.  T.  CXXIX,  pag.  354. 


—  235  — 

ressante  di  vedere  quale  composto  si  ottiene  facendo  agire  l'ioduro  di  amile 
sulla  mercaptide  sodioetilica.  Noi  abbiamo  ripetuto  le  esperienze  di  Carius 
e  presto  pubblicheremo  i  risultati  delle  nostre  ricerche  :  per  ora  ci  limiteremo 
a  far  conoscere  che  nel  modo  indicato  da  Linnemann  non  si  ottengono  solfuri 
misti  e  che,  volendo  preparare  il  solfuro  di  etileamile  nel  modo  suggerito 
da  Saytzeff,  con  nostra  meraviglia  abbiamo  osservato  che  l'ioduro  d'amile  non 
reagisce  quasi  affatto  sulla  mercaptide  sodioetilica,  mentre  si  ha,  come  è  noto, 
una  reazione  vivissima  quando  si  tratta  la  mercaptide  sodioamilica  coli' ioduro 
d'etile. 

«  Come  abbiamo  detto  in  principio,  la  Memoria  dei  signori  Klinger  e 
Maassen  comparsa  sul  finire  del  decembre  dell'anno  decorso  ci  obbliga  a  pub- 
blicare almeno  una  parte  delle  nostre  ricerche,  quella  che  riguarda  i  lavori 
di  Krùger.  Klinger  e  Maassen  affermano  di  avere  pure  ripetute  le  esperienze 
di  Kriiger  e  di  aver  trovato  che  non  esiste  che  un  solo  ioduro  solfinico  in  cui 
lo  zolfo  è  unito  con  due  etili  e  un  metile,  e  conseguentemente  non  esiste  che 
una  sola  serie  di  derivati  :  tutti  i  composti  li  riguardano  perciò  come  deri- 
vanti dalla  dietilmetilsolfina  e  affermano  che  tutte  le  combinazioni  ottenute 
da  loro  partendo  dagli  ioduri  solfmici  preparati  nei  sei  modi  qui  sotto  indi- 
cati, sono  sempre  identiche  quando  hanno  identica  composizione: 

A)  del  solfuro  di  etile  e  ioduro  di  metile  :  1)  sotto  20°  ;  2)  cri- 
stallizzando il  prodotto  1)  dalle  soluzioni  calde;  3)  a  caldo. 

B)  del  solfuro  di  etilmetile  e  ioduro  d'etile:  4)  sotto  20°;  5)  cri- 
stallizzando dalle  soluzioni  calde  il  prodotto  4)  ;  6)  a  caldo  (in  questo  modo 
si  ottengono  composti  meno  puri). 

«  Ci  ristringeremo  a  parlare  dei  cloroplatinati  perchè  questi,  per  le  sol- 
fine, sono  i  composti  sopra  i  quali  si  è  sempre  maggiormente  rivolta  l'atten- 
zione dei  chimici:  cristallizzano  bene  e  si  possono  purificare  e  analizzare 
facilmente.  Klinger  e  Maassen  non  hanno  potuto  ottenere  che  un  solo  cloro- 
platinato,  quello  che  secondo  Krùger  deriva  dalla  etilmetiletilsolfina,  cioè  il 
monoclino:  anche  preparando  l'ioduro  nel  modo  descritto  da  Kriiger  e  poi 
facendo  il  cloruro  e  il  cloroplatinato,  essi  non  hanno  ottenuto  che  il  composto 
monoclino  e  che,  secondo  le  loro"  esperienze,  fonde  a  210°.  I  cristalli  dei  clo- 
roplatinati ottenuti  coi  diversi  metodi  li  hanno  sempre  fatti  osservare  da  un 
cristallografo,  il  sig.  G.  Laird,  il  quale  ne  ha  determinato  la  forma  e  il  si- 
stema e  ha  trovato  che  sempre  erano  gli  stessi,  sempre  monoclini  (1).  Secondo 
gli  autori  se  si  trattano  soluzioni  molto  concentrate  di  cloruro  di  solfma  con 
cloruro  di  platino,  si  ha  immediatamente  un  precipitato  costituito  sempre  da 
cristalli  monoclini,  ma  che  a  un  occhio  poco  esercitalo  e  con  un  esame  super- 


0)  fleher  die  Krystallographischen  Besiehmgen  der  Methyl  -  und  AethyUulfinchlo- 
roplatinate.  Inaugural-Dissertation.  G.  F.  Laird  1888.  Zeitschifl  fiir  Ejystallographie  XIV, 
1, 


—  236  — 

fidale  possono  sembrare  monometrici  e  precisamente,  come  dice  Kruger,  com- 
binazioni del  cubo,  ottraedro  e  tetraedro.  In  questo  modo  gli  autori  si  spie- 
gano come  Kriiger  si  potesse  essere  ingannato.  Concludono  non  esistere  che 
una  sola  solfina,  la  quale  non  dà  naturalmente  che  una  serie  sola  di  deri- 
vati aventi  la  stessa  composizione:  in  qualche  caso  si  possono  avere  dei 
sali  diversi,  ma  diversi  perchè  aventi  composizione  diversa:  così  p.  es.  il 
cloruro  di  solfina  può  combinarsi  sia  con  sei,  sia  con  due  molecole  di  cloruro 
mercurico  e  dar  luogo  a  due  composti  diversi  :  ma  è  sempre  la  stessa  solfina 
che  si  unisce:  isomeria  non  esiste. 

«  Ora  le  nostre  ricerche  sono  in  perfetta  contraddizione  con  tutto  quello 
che  dicono  i  signori  Klinger  e  Maassen.  Noi  abbiamo  preparati  gli  ioduri 
delle  solfine  secondo  le  prescrizioni  di  Kruger,  e  abbiamo  stabilito  principal- 
mente che  esistono  due  cloroplatinati,  l'uno  monometrico  che  deriva  dalla  die- 
tilmetilsolfina,  l'altro  monoclino  che  deriva  dalla  etilmetiletilsolfina.  Le  deter- 
minazioni cristallografiche  furono  eseguite  dal  prof.  G.  La  Valle  nel  Gabinetto 
mineralogico  dell'Università  di  Roma  diretto  dal  prof.  Struver  e  non  lasciano 
nessun  dubbio  in  proposito.  Gli  ioduri  solfinici,  come  abbiamo  detto,  li  abbiamo 
preparati  nel  modo  indicato  da  Kruger  :  cioè  si  è  scaldata  a  bagno  maria,  in  un 
apparecchio  a  reflusso  e  per  vari  giorni,  una  mescolanza  di  pesi  molecolari  di  sol- 
furo etilico  e  ioduro  metilico  o  di  solfuro  di  metiletile  e  ioduro  di  etile,  aggiun- 
gendo alla  mescolanza  un  po'  d'acqua  (circa  l/A  del  volume).  Ottenuti  gli  ioduri, 
preparammo  i  cloruri  per  mezzo  del  cloruro  d'argento  e  quindi  i  cloroplatinati. 
Mentre  la  preparazione  degli  ioduri  fu  sempre  fatta  nel  modo  indicato,  quanto 
alla  preparazione  e  alla  cristallizzazione  dei  cloroplatinati  abbiamo  variato 
moltissimo  le  condizioni  sia  di  concentrazione  che  di  temperatura  :  malgrado 
questo  noi  abbiamo  sempre  potuto  constatare  che  dall'ioduro  di  dietilmetil- 
solfina  si  ottiene  sempre  un  cloroplatinato  monometrico  ;  e  anzi  questo  com- 
posto si  ottiene  con  molta  facilità  puro  e  ben  cristallizzato:  dall'ioduro  di 
etilmetiletilsolfina  si  ottiene  sempre  un  cloroplatinato  monoclino.  sebbene  la 
purificazione  sia  un  poco  più  diffìcile  e  ci  vogliano  maggiori  precauzioni  per 
ottenere  cristalli  che  si  possano  ben  misurare.  Non  abbiamo  però  mai  sin  qui 
potuto  constatare  la  trasformazione  del  composto  monoclino  nel  monometrico, 
sebbene  le  soluzioni  del  primo  sieno  state  lasciate  a  sé  per  molti  mesi  in 
condizioni  svariatissime  di  concentrazione  e  di  temperatura. 

«  Facciamo  seguire  le  nostre  analisi  dei  cloroplatinati  avvertendo  che 
le  sostanze  analizzate  sono  di  preparazione  diversa,  ma  tutte  sono  state  stu- 
diate cristallograficamente.  Quanto  ai  punti  di  fusione  noi  avremmo  trovato 
che  il  cloroplatinato  della  dietilmetilsolfina  fonde  a  205°,  quello  della  etilme- 
tiletilsolfina a  211°-212°.  Del  resto  fondono  male  e  si  decompongono  :  perciò 
crediamo  che  tale  determinazione  non  abbia  grande  importanza. 


IV 

calcolato  per 
2C2H5.CH3 
C2H5  SCI  .PtCU 

19,84 

19,43 

4,46 

4,21 

—  237  — 

Cloroplatinato  del  cloruro  di  dietilmetil-  Cloroplatinato  del  cloruro  di  etilmetil- 

etilsolfina.  2  (C,  H5).  CH3 .  GIS  .  PtCU  .  etilsolfina.  2  C2  H5 .  CH3 .  C2  H5  C1S  .  PtCU . 
P.  di  fusione  2050-Monomelrico  P.  di  fusione  2110-212°-Monoclino 

I)  gr.  0,4718  di  sost.  dettero  gr.  0,1480  di  Pt  I)    gr.  0,3760  di  sost.  dettero  gr.  0,1172  di  Pt 

II)  gr.  0,3764       »            »       gr.  0,1180     »  II)  gr.  0,3372       »  »      gr.  0,1058     » 
ni)  gr.  0,4980       »            n      gr.  0,1570     »  III)  gr.  0,5818      »  »      gr.  0,1826     » 

IV)  gr.  0,3807  di  sost.  dettero  gr.  0,2720  di      IV)  gr.  0,5592  di  sost.  dettero  gr.  0,4071  di 
C02  e  gr.  0,1560  di  H20.  C02  e  gr.  0.2235  di  H20  . 

V)  gr.  0,3165  di  sost.  dettero  gr.  0,2292  di       Di  qui  si  ricava: 
C02  e  gr.  0,1256  di  H2  O . 

Di  qui  si  ricava  : 

trovato  calcolato  per  trovato 

2(C2Hs)2 
I  II  III  IV  V       CHsSCl.PtCU  I  II  II 

C      —       —  19,49  19,81         19,43      C      —       — 

H      —       —        —      4,54    4,39  4,21       H      —       —       - 

Pt  31,36  31,34  31,52     —       -  .31,49      Pt  31,17  31,37  31,38  31,49 

«  Per  tutto  ciò  che  riguarda  la  conoscenza  esatta  della  forma  cristallina 
dei  due  isomeri  e  la  questione  della  morfotropia  dei  composti  solfmici,  a  cui 
accenna  il  Laird  nella  sua  Memoria,  facciamo  seguire  il  lavoro  cristallografico 
che  il  prof.  La  Valle  ha  avuto  la  gentilezza  di  comunicarci  : 

Cloroplatinato  di  Etil-metil-etil-solfina. 

«  Sistema  cristallino  =  Monoclino. 

Costanti  aib:c  =  1,151Ì3: 1 : 0,794745  . 
^  =  49°.  17'.  56" 
«  Forme  osservate:  (110) ,  (111) ,  (001) ,  (010) 
«  Combinazioni  (110)  (111)  (001) 

(110)  (111)  (001)  (010). 
«  Sopra  parecchi  cristalli  misurati,  solo  da   tre   ottenni  valori  angolari 
«  attendibili  per  numero  di  spigoli  omologhi  potuti  misurare;  e  da  essi  ottenni: 

Misurati 


angoli 

limiti 

medie 

calcolati 

n. 

001:110 

60. 

'  32'  —  60.( 

»  36' 

60.°  34'.  20" 

# 

7 

111:001 

55. 

13  —55. 

39 

55.   26.  20 

* 

7 

110:110 

82. 

14  —82. 

28 

82.   13.  20 

# 

8 

111:111 

77.3 

77.3 

76°.  52'.  48" 

4 

110:111 

67. 

15  —67. 

34 

67.  24.  30 

67.   43.39. 

5 

«  Sul  piano  di  simmetria  una  direzione  di  estinzione  è  quasi  normale 
«  allo  spigolo  [001]. 

«  Sulle  faccie  del  prisma  (110)  si  osserva  nettamente  un  apice  d'iper- 
«  bole  con  relativi  anelli. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  31 


—  238  — 

«  La  bisettrice  acuta  è  quasi  normale  ad  (100). 
«  Dispersione  orizzontale. 


00  1 


Fig.  1  Fig.  2  Pig.  S 

«  I  cristallini  sono  spesso  tabulari  secondo  due  faceie  parallele  del  prisma 
verticale,  ed  in  pari  tempo  allungati  nel  senso  degli  spigoli  che  queste  for- 
mano colla  base;  vedi  (fig.  1). 

«  Non  meno  sovente  mostrano  quasi  egualmente  sviluppate  le  forme  (Ilo) 
e  (001),  vedi  (fig.  2). 

«  Finalmente  ma  più  di  rado  si  osservano  le  forme  (111)  e  (110)  pre- 
dominanti, come  è  raffigurato  nella  fig.  3. 

«  In  ognuno  di  questi  tre  modi  vari  di  sviluppo  dei  cristalli,  le  dimen- 
sioni massime  non  superano  i  due  millimetri. 

Cloroplatinato  di  Dietil-metil-soljina. 
«  Sistema  cristallino  =  Monometrico. 

Combinazione  (100),  (111). 
Misurati 


angoli 

limiti 

medie 

calcolati 

n. 

111:001 

54.°  12'  —  55.°  37' 

54.°  52' 

54.°  44' 

17 

001:100 

89.  40  —  90.  34 

90.  00 

90.  — 

3 

111:111 

69.  52  —  71.  10 

70.  32' 

70.  32 

(5 

«  I  cristalli  osservati  provenienti  da  parecchie 
u  cristallizzazioni,  mostrano  costantemente  la  sem- 
«  plice  combinazione  sopra  indicata,  ma  con  sviluppo 
«  così  variabile  delle  singole  facce,  che  assai  sovente 
«  si  prenderebbero  per  monoclini  (vedi  fig.  qui  con- 

-  tro)  e  per  identici  a  quelli  del  cloroplatinato  di 
«  etil-metil-etil-solfina  ;  tanto  più  che  gli  angoli  di 

-  quest'ultimo  non  differiscono  che  di  poco  da  quelli 
«  del  sistema   monometrico.   Però   l'esame   ottico 


—  239  — 

«  esclude  assolutamente  il  sistema  monoclino,  poiché  per  quanti  cristalli  esami- 
«  nassi  nella  luce  polarizzata  e  nel  senso  normale  a  tutte  le  singole  facce,  non 
«  ne  trovai  mai  alcuno  che  non  fosse  a  semplice  rifrazione. 

«  Insisto  sopra  questo  fatto  perchè  i  resultati  miei  sono  assolutamente 
«  opposti  a  quelli  del  Laird  e  confermano  invece  pienamente  le  osservazioni, 
«  quantunque  poco  esatte,  come  osserva  il  Laird,  di  Krùger,  il  quale  non  ap- 
«  pare  che  avesse  fatto  misure  cristallografiche.  Non  vi  ha  dubbio  quindi  che 
«  secondo  i  resultati  da  me  osservati,  esiste  realmente  oltre  al  cloroplatinato 
«  monoclino  (di  etilmetiletilsolfina)  un  altro  monometrico  (di  dietilmetilsolfma). 
«  Dopo  ciò  è  chiaro  che  questo  fatto  modifica  le  conclusioni  relative 
«  alla  così  detta  morfotropia,  che.il  Laird  ha  voluto  dedurre  dalle  osservazioni 
«  fatte  sopra  la  forma  cristallina  dei  cloroplatinati  di  trimetilsolfina,  dimeti- 
«  letilsolfina  e  dietilmetilsolfina.  Difatti  si  conosce  ornai  con  certezza  la  forma 
«  monometrica  in  tutti  e  tre  questi  composti ,  come  d'  altra  parte  risulta 
«  chiaramente  anche  dallo  studio  cristallografico  che  non  esiste  una  sola  solfina 
«  con  un  metile  e  due  etili,  bensì  due,  e  il  cloroplatinato  dell'una  è  monome- 
«  trico,  dell'altra  è  monoclino  ». 

«  È  evidente  da  tutto  quello  che  abbiamo  esposto  che  esistono  due  clo- 
roplatinati isomeri  aventi  la  composizione  2C5  H13  SCI.  Pt  Cl4  ;  e  poiché  l'uno 
deriva  dall'ioduro  di  dietilmetilsolfina  e  l'altro  dall'ioduro  di  etilmetiletil- 
solfina, è  pure  assai  certo  che  anche  i  due  solfuri  debbono  essere  isomeri. 
Però  dalle  osservazioni  del  prof.  La  Valle  appare  come  sia  facile  scambiare 
i  cristalli  monometrici  con  i  monoclini,  se  la  misura  esatta  degli  angoli  e 
le  proprietà  ottiche  non  togliessero  ogni  dubbio  in  proposito.  Notisi  bene  che 
non  si  può  ammettere  che  il  composto  monometrico  risulti  da  mescolanze  di 
cloroplatinati  di  trimetilsolfina,  dimetiletilsolfina  e  trietilsolfina,  quelli  che 
potrebbero  formarsi  nella  reazione:  ciò  sarebbe  poco  probabile  anche  dal  lato 
chimico  giacché  si  ottiene  sempre  lo  stesso  composto  anche  variando  i  modi 
di  preparazione  :  ma  è  poi  impossibile  ove  si  rifletta  che  il  cloroplatinato  di 
trietilsolfina,  che  necessariamente  dovrebbe  entrare  nella  mescolanza,  è  mono- 
clino (!).  L'isomeria  scoperta,  ma  non  rigorosamente  dimostrata  da  Kriiger, 
esiste  dunque  realmente.  Se  si  tratti  di  combinazioni  molecolari  e  quindi  la 
isomeria  derivi  dal  fatto  che  molecole  differenti  si  sono  unite  fra  loro,  o  se 
invece  si  tratti  di  composti  atomici  e  l'isomeria  derivi,  secondo  quello  che 
pensa  anche  Van  't  Hoff,  dal  fatto  che  le  valenze  dello  zolfo  non  sono  uguali, 
noi  non  potremmo  dirlo  in  modo  assoluto  e  aspettiamo  di  aver  completati 
i  nostri  studi,  specialmente  quelli  che  riguardano  le  combinazioni  dello  zolfo 
bivalente  e  l'isomeria  delle  solfine  con  tre  radicali  alcoolici  diversi.  Ed  es- 
sendo stabilita  tale  isomeria,  cade  naturalmente  la  prova  in  favore  della  tetra- 

(^  P.  Dehn,  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Sulfinverbindungen.  Liebig's  Annalon,  Bupp. 
T.  IV,  pag.  91,  anno  1886. 


—  240  — 

valenza  dello  zolfo  che  Klinger  e  Maassen  avevano  dedotto  dal  fatto,  che 
essi  credevano  di  avere  stabilito,  che  si  forma  sempre  l'ioduro  di  una  stessa 
solfìna  sia  unendosi  il  solfuro  R2S  coli' ioduro  RI,  sia  unendosi  il  solfuro  RR'S 
coli' ioduro  RS.  Certamente  è  molto  probabile  che  si  tratti  di  combinazioni 
atomiche  :  il  fatto  che.  sostituendo  all'  iodio  degli  ioduri  solfinici  un  ossidrile 
si  hanno  basi  fortemente  alcaline  le  quali,  secondo  1* ipotesi  delle  combinazioni 
molecolari,  altro  non  sarebbero  che  l'unione  dei  solfuri  alcoolici  con  alcool  0, 
l'altro  fatto  che  partendo  da  un  determinato  solfuro  e  ioduro  organico  con 
radicali  alcoolici  differenti  si  possono,  in  certe  condizioni,  ottenere  dei  composti 
solfinici  in  cui  non  entra  che  il  radicale  dell'ioduro  alcoolico,  certamente 
tutti  questi  e  altri  fatti  male  si  spiegherebbero  coli' ipotesi  delle  combina- 
zioni molecolari.  Noi,  or  sono  alcuni  anni,  avevamo  cercato  di  risolvere  spe- 
rimentalmente la  questione  determinando  il  peso  molecolare  dei  composti 
solfinici  per  mezzo  del  punto  di  congelamento  delle  loro  soluzioni.  Sperimen- 
tammo sull'ioduro  di  trietilsolfina  in  soluzione  acquosa  e  trovammo  un  coef- 
ficiente di  abbassamento  così  elevato  (1,551  —  1,038),  da  dovere  necessaria- 
mente concludere  che  in  soluzione  diluita  la  molecola  doveva  essere  forte- 
mente disgregata. 

«  Ci  riserviamo  di  continuare  le  ricerche  di  cui  abbiamo  tenuto  parola 
nel  corso  di  questa  Memoria,  giacché  è  evidente  che  i  sigg.  Klinger  e  Maassen 
e  noi  lavoriamo  in  direzioni  perfettamente  opposte  ». 

Botanica.  —  Pugillo  di  alghe  t ripolitane.  Memoria  dei  dottori 
G.  B.  De-Toni  e  David  Levi,  presentata  dal  Socio  Passerini. 

«  La  flora  ficologica  del  Mediterraneo  venne  di  recente  compendiata  dal- 
l'Ardissone  (2)  e  dopo  la  pregiata  opera  di  questo  botanico,  ben  poche  con- 
tribuzioni furono  pubblicate  allo  scopo  di  accrescere  la  conoscenza  delle  ficee 
che  vegetano  nel  suddetto  bacino. 

«  11  Borzì  (3)  aggiunse  tre  specie  alla  flora  marina  di  cui  si  tratta,  cioè 
Nìtophyllum  carybdaeum  Borzì,  Callophyllis  laciniata  Huds.,  e  Polysipho- 
nìa  Brodiaei  (Dillw.)  Grev.,  raccolte  nel  porto  di  Messina,  il  Pichi  (  ')  indicò 
nuove  località  lungo  le  spiagge  toscane  ed  all'  isola  Gorgona  per  alghe  già 

(*)  Hortmann  -  Theoretische  Chemie,  pag.  307. 

(2)  F.  Ardissone,  Phycolggia  mediterranea,  parte  prima:  Floridee  (Memorie  della 
Società  crittogamologica  italiana,  voi.  I).  Varese  1883.  —  là..,  Phy oologia  mediterranea, 
parte  seconda:  Oosporee,  Zoosporee,  Schizosporee  (loc.  cit,  voi.  II,  disp.  1-2).  Varese 
1886-1887. 

(3)  A.  Borzì,  Nuove  floridee  mediterranee  (Notarisia  I,  p.  70,  tab.  2).  Venezia  1886. 

(4)  P.  Pichi,  Elenco  delle  Alghe  toscane  (Floridee)  (Atti  della  Società  Toscana  di 
scienze  naturali,  voi.  IX,  fase.  1).  Pisa  1888. 


—  241  — 

riconosciute  proprie  del  Mediterraneo  stesso  e  noi  pure  (l)  ebbimo  occasione 
di  illustrare  l'Adriatico  superiore  nei  riguardi  dei  lidi  veneti,  mentre  nuove 
forme  aggiunse  all'Adriatico  orientale  l'Hauck  (2)  e  si  occuparono  dell'Arci- 
pelago greco  lo  Schmitz  (3)  ed  il  Miliarakis  (4). 

«  In  particolar  modo  sono  illustrate  le  spiagge  della  nostra  penisola 
(eccettuate  le  Maremme,  le  Puglie,  la  Calabria,  la  terra  d'Otranto  che  ancora 
mancano  di  speciali  florale)  e  le  isole  maggiori  ad  opera  di  molti  autori  tra 
i  più  moderni  de'  quali,  oltre  il  citato  Ardissone,  meritano  di  esser  ricordati 
il  Piccone  (5),  l'Hauck  (6),  lo  Strafforello  ('),  il  Falkenberg  (8),  il  Debeaux  (9), 
il  Langenbach  (10)  ;  le  piccole  isole  vennero  fatte  in  gran  parte  conoscere 
dall'or  menzionato  Piccone  (H),  dal  Solla  (12),  dal  Rodriguez  (13);  minori  cogni- 
zioni si  possedono  intorno  alla  costa  settentrionale  dell'Africa,  poiché  soltanto 
l'Algeria  oftre  una  notevole  contribuzione  nei  lavori  del  Montagne  (H)  e  l'Egitto 
nelle  classiche  opere  del  Forskael  (15)  e  del  Dolile  (16). 

*  Della  costa  tripolitana   poco   si  può  ricavare   di   positivo  e  il  primo 


(1)  G.  B.  De  Toni  e  David  Levi,  Flora  Algologica  della  Venezia,  parte  prima:  Le 
Floridee  (Atti  del  R.  Istituto  Veneto,  serie  VI,  tomo  III).  Venezia  1885.  —  Id.,  parte 
seconda:  Le  Melano  ficee  (loc.  cii,  serie  VI,  tomo  IV).  Venezia,  1886. —  Id.,  parte  terza: 
Le  Cloroficee  (loc.  cit,  serie  VI,  tomo  V  e  VI).  Venezia  1888. 

(2)  F.  Hauck,  Neue  uncl  kritische  Algen  des  Adriatischen  Meeres  (Hedwigia  XXVII, 
p.  15).  Dresden  1888. 

(3)  F.  Schmitz,  Ueber  griine  Algen  aus  dem  Gol  fé  von  Atìien.  Halle  1878. 

(4)  S.  Miliarakis,  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Algenvegetation  von  Griechenland: 
Die  Meeresalgen  der  Insel  Sciathos.  Athen  1887. 

(5)  A.  Piccone,  Florula  algologica  della  Sardegna  (N.  Giornale  botan.  ital.  voi.  X). 
Firenze  1878.  —  Id.,  Spigolature  per  la  ficologia  ligustica  (loc.  cit.  voi.  XVII).  Firenze 
1885.  —  Id.,  Nuovi  materiali  per  l'Algologia  sarda  (loc.  cit.  voi.  XVI).  Firenze  1884. 

(G)  F.  Hauck,  Die  Meeresalgen  Deutschlands  und  Oesterreichs.  Leipzig  1885. 

(7)  F.  Ardissone  e  I.  Strafforello,  Enumerazione  delle  Alghe  di  Liguria.Mila.no  1877. 

(8)  P.  Falkenberg,  Die  Meeresalgen  des  Golfes  von  Neapel  (Mittheilungen  aus  der 
Zoologischen  Station   zu  Neapel,  I.  Band,  2  Heft).  Leipzig  1879. 

(9)  0.  Debeaux,  Enumeration  des  Algues  de  Bastia  (Corse).  Paris  1874. 

(10)  G.  Langenbach,  Die  Meeresalgen  der  Lnseln  Sizilien  und  Pantellaria.  Berlin  1873. 
(n)  A.  Piccone,  Catalogo  delle  Alghe  raccolte  durante  le  crociere  del  Cutter   Vio- 
lante (Memorie  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  ser.  3a,  voi.  IV).  Roma  1879. 

(12)  R.  Solla,  Auf  einer  Excursion  nach  den  pelagischen  Lnseln,  Aprii  1884,  gesam- 
melte  Meeresalgen  (Oesterr.  botan.  Zeitschrift.  Jahrg.  1885,  n.  2).  Wien  1885. 

(13)  F.  Rodriguez,  Alcune  osservazioni  in  lettere  private  ;  di  prossima  pubblica. none 
un  lavoro  sulle  Alghe  delle  isole  Balcari. 

(14)  C.  Montagne,  Cryptogames  Algériennes  (Annales  des  sciences  naturelles  2  sèi 
tom.  X,  p.  268  et  334).  Paris  1838.—  Id.,  Exploration  scientifique  de  V Algerie,  Algues, 
tom.  I,  avec  16  pi.  Paris  1846.  —  Id.,  Sylloge  generum  specierumque  cryptoyamarum. 
Parisiis  1856. 

(15)  Forskael,  Flora  Aegyptiaco -Arabica.  Haoniae  1775. 

(16)  H.  Delile,  Flore  d'Ègypte,  avec.  62  pi.  Paris  1813. 


—  242  — 

abbozzo  si  trova  offerto  da  alcune  determinazioni  del  Piccone  (!),  fatte  su 
esemplari  dragati  a  5  miglia  al  nord  di  Tripoli  mediante  il  gangano  a  circa 
50  metri  di  profondità;  delle  21  specie  indicate  dall'egregio  algologo,  14  sono 
diverse  da  qqelle  enumerate  nella  presente  nota,  per  cui  si  crede  opportuno 
riportarle:  Valonia  utricularis  Ag.,  Udotea  Des fo ntai nii  Decne,  Stilophora 
rhùodes  J.  Ag.,  Dictyota  Fasciola  Lamour.,  Dictyota  linearis  Ag.,  Zanar- 
dinia  collaris  Crouan,  Cystoseira  Montagna  J.  Ag.,  Chrysymenia  digitata 
Zanard. ,  Chrysymenia  Chiajeana  Menegh. ,  Cryptonemia  Lomation  J.  Ag., 
Polysiphonia  elongata  Harv.,  Polysiphonia  subulifera  Harv.,  Rytiphloea 
tinctoria  Ag.,  e  Dasya  spinella  Ag. 

«  Precisamente  in  vista  della  così  imperfetta  conoscenza  del  litorale  afri- 
cano bagnato  dal  Mediterraneo,  si  ritiene  opportuno  di  pubblicare  la  deter- 
minazione di  materiali  ficologici,  raccolti  nel  golfo  di  Tripoli  dall'egregio 
prof.  Kaffaello  Spigai,  poiché  essa  può  giovare  sia  per  il  confronto  con  le 
specie  indicate  dal  Montagne  nell'Algeria,  sia  per  il  progresso  della  cono- 
scenza intorno  alla  distribuzione  geografica  dei  talassofiti.  Egli  fu  infatti  con 
grande  meraviglia  che  tra  le  alghe  raccolte  a  Tripoli  dal  prof.  Spigai,  si 
poterono  notare  alcuni  esemplari  della  Galaxaura  adriatica  Zanard.,  finora 
scoperta  soltanto  nell'Adriatico  a  Lesina  dal  Botteri  ed  a  Miramar  dall' Hauck! 

*  Né  si  deve  tacere  che  parecchie  specie  come  la  Gratelonpia  dicho- 
toma  J.  Ag.,  YAcrodiscus  Vidovichii  Zanard.,  la  Gontarinia  peyssonelliifor- 
mis  Zanard.,  la  Ricardia  Montagna  Derb.  et  Sol.,  vengono  nel  nostro  lavoro 
indicate  per  la  prima  volta  della  costa  africana  settentrionale. 

«  Chiudiamo  queste  brevi  osservazioni  coli' esternare  i  nostri  più  vivi 
ringraziamenti  al  eh.  prof.  Raffaello  Spigai,  residente  in  Tripoli,  fiduciosi  di 
ottenere  presto  nuove  raccolte  algologiche  da  una  località  così  interessante, 
pronti  sempre  a  contribuire  con  le  nostre  povere  forze  al  progredire  della 
neologia  mediterranea. 

Florideae 

Cryptonemiaceae,  J.  Ag. 

«  1.  Grateloupia  diuhotoma  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  178;  Epicr.  p.  152. — 
Kiitz.  Sp.  p.  732  ;  Tab.  Phyc.  XVII,  t.  28,  c-e.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I, 
p.  137. 

«  Un  solo  esemplar  etto,  sorgente  dalla  base  del  caule  d'ima  Cistosira. 
Questa  specie,  come  s'è  già  detto,  è  nuova  per  il  litorale  africano. 

«  2.  Halymenia  Monardiana  Mont.  Crypt.  Algér.,  p.  8  ;  Expl.  de 
l'Algerie  p.  115,  t.  XI,  f.  2.— Kiitz.  Sp.  p.  717  non  Tab.  Phyc.  XVII,  t.  2,  d.— 
J.  Ag.   Sp.  II,  p.  203.  —  Zanard.  Icori,  phyc.  adriat.  II,  p.  91,  t.  LXIII  — 

(!)  A.  Piccone,  Risultati  aigologici  delle  crociere  del  Violante  (Annali  del  Museo 
Civico  di  Storia  Naturale  di  Genova,  voi.  XX).  Genova  1883. 


—  243  — 

Ardiss.  Phijc.  Medit.  I,  p.  149.  —  Ilalymenia  mesenteroides  Monard.  mscv. — 
H.  carnosa  Hering  in  Kiitz.  Tab.  Phyc.  XVI,  p.  35,  t.  98  !  —  H.  palmata 
Delle  Chjaje  Hydrophyt.  Neap.,  t.  XV. 

«  Rara  sulla  spiaggia,  piuttosto  abbondante  sugli  scogli  (n.  8).  L'esem- 
plare comunicatoci  dal  prof.  Spigai,  corrisponde  perfettamente  con  la  figura 
della  Halymenia  carnosa  Hering.  offerta  dal  Kutzing  nelle  Tabidae  phyco- 
logicae. 

«  3.  Acrodiscus  Vidovichii  (Menegh.)  Zanard.  Icon.  phyc.  adriat.  II, 
p.  119,  t.  LXIV.  —  Hauck,  Meeresalgen  p.  132,  f.  52.  —  Chondrus  Vidovi- 
chii Menegh.  in  Atti  della  3a  Riunione  degli  scienziati  italiani  1841,  p.  11. — 
Cryptonemia  Vidovichii  Zanard.  Saggio  p.  42.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I, 
p.  162.  —  De  Toni  e  Levi,  FI.  Alg.  Ven.  1,  p.  59.  —  Euhymenia  dichotoma 
Kùtz.  Sp.  p.  742  ;  Tab.  Phyc.  XVII,  t.  72. —  Cryptonemia  dichotoma  J.  Ag. 
Alg.  Med.  p.  100;  Sp.  II,  p.  225;  Epicr.  $.  161. 

«  Rara  sulla  spiaggia  ed  a  poca  profondità  (n.  22).  E  indicata  per  la 
prima  volta  per  l'Africa. 

Rhodymeniaceae,  Harv. 

«  4.  Chrysymenia  Uvaria  (L.)  J.  Ag.  Alg.  med.,  p.  110;  Sp.  II,  p.  214; 
Epicr.,  p.  324.  —  Mont.  Expl.  de  l'Algerie  p.  97.  —  Langenb.  Meeresal- 
gen Siùlien  und  Pariteli.,  p.  19.  —  Piccone,  Calai.  Alghe  Violante  p.  12, 
n.  41. —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  210. —  De  Toni  e  Levi,  FI.  Alg.  Ven.  I, 
p.  75.  —  Fuciis  Uvarius  L.  Syst.  Ili,  p.  714.  —  Chondria  Uvaria  Ag.  Sp.  I, 
p.  347.  —  Physidrum  Uuarium  Delle  Chiaje  Hydrophyt.  Neap.,  t.  XLIII.  — 
Gastroclonium  Uvaria  Kiitz.  Sp.  p.  865  ;   Tab.  Phyc.  XV,  t.  97. 

«  Rara,  a  poca  profondità  (n.  5).  È  specie  frequente  pressoché  in  tutto 

il  Mediterraneo. 

Squamariaceae,  Ardiss. 

«  5.  Peyssonellia  Squamaria  (Gmel.)  Decaisne,  PI.  de  l'Arab.,  t.  V, 
f.  16.—  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  502;  Epicr.,  p.  386.  —  Kiitz.  Sp.,  p.  693;  Tab. 
Phyc.  XIX,  t.  97,  a-b.  —  Mont.  Expl.  de  l'Algerie,  p.  123.  —  Langenb. 
Meeresalgen  Sizilien  und  Paliteli.,  p.  20.  —  Piccone,  Calai.  Alghe  Violante 
p.  14,  n.  49.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  227.  —  De  Toni  e  Levi,  FI.  Alg. 
Ven.  I,  p.  83. —  Fucus  squamarius  Gmel.  Ilist.  fuc.,]).  171,  t.  XX,  f.  1.— 
Ulva  Squamaria  Roth  Cai.  Ili,  p.  322.  —  Zonaria  squamaria  Ag.  Sp.  I, 
p.  131. —  Flabellaria  Squamaria  Delle  Chiaje  Hydrophyt.  Neap.,  t.IX. 

«  Sulla  spiaggia,  rejetta  dalle  onde  e  sugli  scogli  a  poca  profondità, 
insieme  alla  specie  seguente  (n.  15). 

«  6.  Peyssonellia  rubra  (Grev.)  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  502  ;  Epicr.,  p.  386. — 
Piccone,  Catal.  Alghe  Violante  p.  13,  n.  48;  Risult.  Violante  p.  26,  n.  85. — 
Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  228.  —  De  Toni  e  Levi,  FI.  Alg.  Ven.  I,  p.  83.— 
Zonaria  rubra  Grev.  in  Limi.   Transactions,  XV,  2,  p.  349. 


—  244  — 

«  Sulla  spiaggia  e  sulle  scogliere  a  poca  profondità  (n.  15).  Secondo  il 
Piccone  questa  specie  venne  già  raccolta  (dm-ante  le  crociere  del  Cutter  Vio- 
lante) a  5  miglia  a  nord  di  Tripoli  ad  una  profondità  di  50  metri. 

«  7.  Contarinia  peyssonelliiformis  Zanard.  Saggio  p.  45  ;  Icon.  Phyc. 
adriat.  I,  p.  47,  t.  XII.  —  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  492.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I. 
p.  232.  —  De  Toni  e  Levi,  FI.  Aìg.  Vai.  I,  p.  84  ;  Schem.  gen.  Florid., 
t.  IX,  gen.  36,  p.  XXIV.  —  Hauck,  Meeresalgen  p.  32,  f.  6. 

a  Karissima,  su  frammenti  di  una  Cystoseira  (n.  17).  La  Contarinia 
peyssoneliiformis  Zanard.,  era  finora  indicata  dell'Adriatico  sulle  coste  del- 
l'Istria dall' Hauck  e  su  quelle  della  Venezia  dallo  Zauardini  e  da  noi,  del 
Tirreno  nel  golfo  di  Napoli  dal  Falkenberg.  Il  confronto  istituito  con  gli 
esemplari  veneti  da  noi  raccolti  e  pubblicati  nel  n.  8  della  nostra  Phycotheca 
italica  non  ci  lascia  alcun  dubbio  riguardo  all'esattezza  della  determinazione. 

«8.  Khizophyllis  Squamariae  (Menegli.)  Kiitz.  Sp.,  p.  877;  Tab. 
Phyc.  XVI,  t.  8.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  224.  —  De  Toni  e  Levi, 
FI.  Alg.  Yen.  I,  p.  85  ;  Schem,  gen.  Florid..  p.  XXII.  t,  IX,  gen.  33.  — 
Wormskjoldia  Squamariae  Menegh.  Liti,  ad  Coriaaldi  n.  8.  —  Phùophyl- 
lis  dentata  Mont.  Expl.  de  V Algerie  p.  63,  t.  XV,  f.  2. —  Zanard.  Icon. 
phyc.  adriat.  Ili,  p.  29,  t.  LXXXVII.  —  Langenb.  Meeresalgen  Sizilien 
und  Peniteli.,  p.  19.  —  Piccone,  Calai.  Alghe  Violante  p.  14,  n.  50.  — 
Rhodomela  perreptans  J.  Ag.   Symb.,  p.  13. 

«  Un  solo  individuo  sopra  un  frammento  diPeyssonellia  Squamarla  n.  (15). 

Sphaerococcaceae,  Ardiss. 

«  9.  Sphaerococcus  coronopifolius  (Good.  et  Woodw.)  Ag.  Syn.  p.  29; 
Sp.  I,  p.  291.—  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  644.  —Mont.  Expl.de  l'Algerie]}.  103.— 
Langenb.  Meeresalgen  S bilie n  und  Pantell.,  p.  21.  —  Piccone,  Catal.  Alghe 
Violante  p.  15,  n.  57.  —  De  Toni  e  D.  Levi,  FI.  Alg.  Veri.  I,  p.  89  ;  Schem. 
gen.  Florid.,  p.  XXVII,  t.  X,  gen.  40.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  247.— 
Fueus  coronopifolius  G.  et  W.  in  Linnean  Transactions  III,  p.  185.  — 
Rhynchococcus  coronopifolius  Kùtz.  Phyc.  p.  403.  t,  61,  f .  1  ;  Sp.  p.  754; 
Tab.  Phyc.  XVIII,  t.  10,  e-h. 

«  Kigettata  sulla  spiaggia  dalla  parte  delle  scogliere  (n.  2) 

Helminthocladiaceae,  J.  Ag. 

«  10.  Galaxaura  adriatica  Zanard.  Icon.  phyc.  Adriat.  I,  p.  t.  XXII, 
A.—  J.  Ag.  Epicr.,  p.  527.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  274.  —  Hauck 
Meeresalgen  p.  64.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Ven.  I,  p.  99  ;  Schem.  gen. 
Florid.  t.  XII,  gen.  48,  f.  a!  b. 

«  Bara  sulla  spiaggia  (n.  12). 

*  Il  eh.  Giacobbe  Agardh  al  quale  abbiamo  spedito  in  comunicazione 
uno  degli  esemplari  tripolitani  di  questa   specie,   espresse   1* opinione  che  la 


—  245  — 

G.  adriatica  Zanard.  non  differisca  dalla  G.  fragilis  Decaisne.  Tale  parere 
dell'illustre  ficologo  svedese  è  appoggiato  dall'esame  che  potemmo  istituire 
tra  esemplari  di  ambedue  le  specie  esistenti  nell'Algarium  Zanardini,  nonché 
tra  gli  esemplari  tripolitani  e  quelli  adriatici  raccolti  a  Miramar  dall' Hauck. 
La  figura  della  Galaxaura  adriatica  Zanard.  data  dal  proprio  autore  nella 
Iconographia,  non  rappresenta  che  esageratamente  gli  esemplari  provenienti 
dall'Adriatico  orientale  e  quello  stesso  raccolto  a  Lesina  dal  Botteri,  sul 
quale  esemplare  lo  Zanardini  propose  la  G.  adriatica  ;  in  realtà  il  cespuglio 
assume  la  forma  rappresentata  nella  tabula  XII  dei  nostri  Schemata  gene- 
rum  Floridearum  e  riprodottavi  mediante  il  processo  eliotipico. 

«  Con  tale  aspetto  del  cespuglio  e  forma  degli  articoli,  la  Galaxaura 
adriatica  si  avvicina  molto  alla  G.  indurata  Kiitz.  Tab.  Phye.  Vili,  t.  31, 
cui  si  può  riconoscere  identica  riguardo  ai  dettagli  strutturali;  secondo  G. 
Agardh  (Epicr.  p.  528)  la  specie  ora  accennata  del  Kiitzing  corrisponderebbe 
alla  G.  Schimperi  del  Decaisne,  semplice  forma  della  G.  fragilis,  ciò  che 
pure  tenderebbe  a  dimostrare  che  la  G.  adriatica  e  la  G.  fragilis  sono  una 
medesima  entità  specifica.  Né  molto  diversa  ci  sembra  la  G.  spongiosa  Kiitz. 
Tab.  Phijc.  Vili,  t.  34. 

«  Alquanto  differente  sarebbe  invece  per  la  sottigliezza  della  fronda 
la  Galaxaura  cylindrica  Decaisne,  benché  il  modo  di  ramificazione  e  la 
forma  degli  articoli  sieno  affatto  eguali  a  quelli  della  G.  fragilis. 

Grelidiaceae,  Harv. 

«  11.  Gelidium  crinale  (Tura.)  Lamour. —  J.  Ag.  Epicr.,  p.  546. — 
Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  290.  —  Piccone  Calai.  Alghe  Violante  p.  13, 
n.  47.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Ven.  I,  p.  106.  ■ —  Fucus  crinalis  Tura. 
Hist  fuc,  t.  198.  —  Gelidium  corneum  var.  crinalis  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  170. — 
Mont.  Expl.  de  l'Algerie  p.  107.  —  Sphaerococeus  corneus  var.  crinalis 
Ag.  Sp.  I,  p.  285. —  Acrocarpus  crinalis,  lubricus,  spinescens,  corymbosus 
Ktitz.    Tab.  Phyc.  XVIII,  t.  32,  d-k,  33  a-c,  33  d-e,  36  a-c. 

«  Abbastanza  frequente  sulla  spiaggia  e  sugli  scogli  (n.  19). 

«  12.    PTEROCLADIA  ?    TRIPOLITANA   n.    Sp. 

«  Habitus  Carpoblepharidis  ceylanicae;  fronde  circ.  10-12  cm.  alta, 
piano-compressa,  pinnato-ramosa,  cartilaginea,  sanguinea  ;  ramulis  ultimis  bi- 
tricuspidatis  ;  tetrasporis  in  soros  laxiuscule  collectis,  subglobosis,  cruciatim 
quadripartitis. 

«  Earissima  sulla  spiaggia,  a  poca  profondità  (n.  3).  Molto  importante 
riesce  questa  specie  la  cui  determinazione  generica  ci  lascia  in  dubbio  a  mo- 
tivo della  mancanza  di  esemplari  provveduti  del  frutto  capsulare  o  cistocar- 
pio,  sulla  struttura  e  disposizione  del  quale  è  in  gran  parte  fondata  la  clas- 
sificazione delle  Floridee.. 

«  L'esemplare  da  noi  posseduto  ha  l'aspetto  anche  della  Carpoblcpharis 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  32 


—  246  — 

pinnatifolia  figurata  dal  Kiitzing  nel  voi.  XIX,  fc.  39  delle  Tabulae  Phy- 
cologicae  e  descritta  per  la  prima  volta  come  Ptilota?  pinnatifolia  àsii  Suhr 
nella  Flora  1834,  p.  732,  t.  II,  f.  18,  ma  nel  nostro  esemplare  le  tetraspore 
anziché  essere  disposte  in  àerie  trasversali  e  mostrarsi  divise  a  triangolo,  ap- 
paiono piuttosto  agglomerate  in  sori  e  divise  a  croce,  ciò  che  non  conviene 
assolutamente  coi  caratteri  del  genere  Carpoblepharis  Kiitz. 

«  Una  gelidiacea  che  assomiglia  molto  alla  Pteroeladia?  tripóUtana  è 
la  Ptilophora  pinnatìfida  di  G.  Agardh,  descritta  nei  Bidrag  till  Florideer- 
nes  Morphologie  VII,  p.  70  ma  questa  è  assai  più  gracile  della  specie  tri- 
politana  e  per  di  più  non  se  ne  conosce  la  fruttificazione  tetrasporica.  È  da 
sperare  che  esemplari  raccolti  in  altra  stagione  e  forniti  del  cistocarpio,  pos- 
sano risolvere   la  determinazione  generica  di  questa  nuova  specie. 

Laurenciaceae,  Harv. 

«  13.  Ricardia  Montagnei  Derb.  et  Sol.  in  Ann.  Selene.  Neil.  1866, 
p.  209,  1.  1.  —  Zanard.  Icon.  phyc.  adriat.  II,  t.  LXI.  —  J.  Ag.  Epicr., 
p.  637.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  357.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Ven. 

I,  p.  120. 

«  Su  frammenti  della  specie  seguente  (n.  23).  E  nuova  per  la  fiora 
africana. 

«  14.  Laurencia  obtusa  (Huds.)  Lamour.  Ess.,  p.  42.  —  J.  Ag.  Sp. 

II,  p.  750;  Epicr.,  p.  653.—  Kùtz.  Sp.t  p.  854;  lab.  Phyc.  XV,  t.  54, 
a-b.  —  Mont.  Expl.  de  l'Algerie,  p.  92.  —  Langenb.  Meeresahjdi  Si&lien 
tmcl  Pariteli.,  p.  22.  —  Piccone  Calai.  Alghe  Viola/ile  p.  15,  n.  61  ;  Risiili, 
algol,  p.  30  n.  105.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  326.  —  De  Toni  e  Levi 
FI.  Alg.  Veri.  I,  p.  118. —  Fucus  obtusus  Huds.  FI.  Angl..,\>.  586.  — Tura. 
/list.  Fuc,  t.  21. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia  e  sulle  scogliere  (n.  23).  Già  raccolta  a  Tri- 
poli nelle  crociere  del  Violante. 

«  15.  Laurencia  papillosa  (Forsk.)  Grev.  —  J.  kg.  Sp.  II,  p.  756; 
Epicr.,  p.  652.  —  Kùtz.  Sp.,  p.  855;  Tal).  l'hijc.  XV,  t.  62.  —  Langenb. 
Meeresalgen  Sizilien  und  Paliteli,  p.  22. —  Mont.  Expl.  de  V Algerie  p.  35. — 
Piccone  Risult.  algol,  p.  30,  n.  106. —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  330.  —  De 
Toni  e  Levi,  FI  Alg.  Vea.  I,  p.  119.  —  Fucus  'papillosus  Forsk.  FI  Aegypl. 
Arab.,  p.  190. —  Chondria  papillosa  Ag.  Sp.  I,  p.  344. —  Fucus  cyanosper- 
mus  Del.  Égypt.,  p.  152,  t.  57,  f.  3. 

n  Insieme  alla  Laurencia  obtusa  (n.  23).  Già  indicata  di  Tripoli  dal 
Piccone. 

Khodomelaceae,  Harv. 

«  16.  Vidalia  volubilis  (L.)  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  1121. —  Langenb.  Meere- 
salgen Sùilien  und  Pantell,  p.  23.  —  Piccone  Coiai.  Alghe  Violante  p.  17. 


—  247  — 

n.  70;  RisuU.  algol,  p-  34,  n.  118.—  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  424.  — 
De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Ven.  I,  p.  150.  —  Fucus  volubilis  L.  Sysi.  Ili, 
p.  715. —  Volubilaria  mediterranea  Lamour. —  Mont.  ExpL  de  l'Algerie 
p.  77.  —  Dictyomenia  volubilis  G-rev..  —  J.  Ag.  Alg.  medit.,  p.  146.  — 
Kiitz.  Sp.,  p.  847.  lab.  Phyc.  XVI,  t.  98.  —  Rhodomela  volubilis  Ag.  Sp.  I, 
p.  374. 

«  Rara  sulla  spiaggia  (n.  21).  Già  indicata  da  Piccone,  come  raccolta  a 
5  miglia  da  Tripoli  a  50  metri  di  profondità. 

«  17.  Acanthophora.Delilei  Lamour.  Ess.,  p.  44.  —  Decaisne  PI.  de 
VArab.,  p.  185.—  J.  Ag.  Sp.  II,  p.  817.  —  Kiitz.  Sp.,p.  858;  Tab.  Phyc, 
XV,  t.  75,  f.  1.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  352.  —  Fucus  na  j  adi  formi  x 
Delile  Égypt.,  p.  292,  t.  56,  f.  1.  —  Fucus  acanthophorus  Tura.  Hist.  lue., 
t.  32.  —  Chondria  Delilei  Ag.  £/;.  I,  p.  363.  —  Gystoseira  acanthophora 
Delle  Chiaje  Hydrophyt.  Neap.,  t.  XCII. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia,  fuori  del  golfo  (n.  18).  Lungo  le  coste  afri- 
cane, prima  d'ora,  era  indicata  solo  di  Alessandria  d'Egitto. 

Corallinaceae,  Harv. 

«  18.  Jania  Rubens  (L.)  Lamour.  Polyp.,  p.  272.  —  Mont.  Expl.  de 
V Algerie  p.  131.  —  Kiitz.  Sp.,  p.  709;  Tab.  Phyc.  VIII,  t.  84,  f.  II-IV.— 
Aresch.  in  J.  Ag.  Sp.,  II,  p.  557.  —  Langenb.  Die  Meeresalgen  Suilien  uud 
Peniteli.,  p.  21.—  Piccone  Catal.  Alghe  Violante  p.  14,  n.  54.  —  Ardiss. 
Phyc.  Medit.  I,  p.  459.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Ven.  I,  p.  164.  —  Co- 
rallina rubens  L.  Syst.  I.  p.  1304.  —  Corallina  cristata  Eli.  et  Soland. 
Zooph.,  p.  121  (sec.  Areschoug.). 

«  Abbondante  sulla  spiaggia,  sugli  scogli  (n.  14)  ;  alcuni  esemplaretti 
anche  interposti  ai  filamenti  del  Gelidium  crinale  (n.  19). 

Phaeophyceae. 

Dictyotaceae,  Harv. 

«  19.  Dictyota  dichotoma  (Huds.)  Lamour.  in  Leso.  Joarn.  boi.  II, 
(1809),  p.  42;  Ess.,  p.  58.  —  Mont.  Expl.  de  l'Algerie  p.  30.  —  J.  Ag. 
Sp.  I,  p.  92.  —  Kiitz.  Sp.,  p.  552;  Tab.  Phyc.  IX,  t.  10,  f.  I.  —  Langenb. 
Meeresalgen  Sizilien  und  Pantell.,  p.  14.  —  Piccone  Calai.  Alghe  Violante 
p.  9,  n.  26.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.  I,  p.  478.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg. 
Ven.  I,  p.  172.  —  Ulva  dichotoma  Huds.  FI.  Angl.,  p.  476.—  Dictyota 
vulgaris,  attenuata,  lalifolia,  sibenicensis  Kiitz.  Tab.  Phyc.  IX,  t.  9,10,11,12. 

«  Rara,  rigettata  sulla  spiaggia;  sugli  scogli  a  poca  profondità  (n.  1). 

«  20.  Padina  Pavonia  (L.)  Lamour.  Dici,  class,  d'hht.  /^/.  XII,  p.  589.— 
J.  Ag.  Sp.  I,  p.  113.—  Mont.  Expl. del' 'Algerie  p.33. —  Langenb.  Meere- 
salgen Sizilienund  Pantell.  p.  14.  — Piccone  Catal.  Alghe  Violatile,  p.  1". 


—  248  — 
u#  28.  —  Ardiss.  Phye.  Medit.,  I,  p.  486. —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Yen.. 
Ili,  173.  —  Ulva  Pavonia  L.  Syst.,  II,  p.  719. — Fucus  Pavoaius  L.  Sp., 
II,  p.  1630.  —  Padina  oceanica  et  mediterranea  Bory  Z>/^.  c/ass.  <2'At*f. 
w«/v  XII,  p.  590.  —  Zonaria  tennis  Kùtz.  et  Zonaria  Pavonia  Draparn. 
in  Eùtz.  Sp.,  p.  565;   Tab  Phyc  IX,  t.  70  et  71. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia  e  sulle  scogliere  del  porto  (Spigai  in  litt.). 

«21.  Halyseris  polypodioides  (Desf.)  Ag.  Sp.,  I,  p.  142  —  J.  Ag. 
Sp.,  I,  p.  117.  — Kùtz.  Sp.,  p.  261;  «.  P*yc,  IX,  t.  53.  —  Langenb. 
Meeresalgen  Sizilien  and  l'unteli.,  p.  14.  —  Piccone  Calai.  Alghe  Violante. 
p.  10,  n.  29.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.,  I,  p.  488.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg. 
Ven.}  I,  p.  174.  —  De  Toni  e  Paoletti  Contr.  fi.  Massaua  e  Suakim  n.  20. — 
Fucus  polypodioides  Desf.  FI.  Atlantica,  II,  p.  241.—  Dictyopteris  poly- 
podioides Lamour.  in  Desv.  Journ.  hot.,  II,  (1809)  p.  130;  Ess.  p.  56. — 
Moni.  Expl.  de  V Algerie  p.  28. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia  (n.  11). 

«  22.  Zonaria  flava  (Clem.)  Ag.  Syn.  p.  XX.  —  J.  Ag.  Sp.  I,  p.  110.  — 
Piccone  Catal.  Alghe  Violante,  p.  10,  n.  27.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit..  1. 
p.  490.  —  Fucus  flavus  Clem.  Ensayo,  p.  310. —  /onorili  Tournefortiana 
Mont.  Expl.  de  l'Algerie  p.  32!  —  Phycopterìs  Tournefortii  Kiitz.  Tab. 
Phyc,  IX,  tab.  65  !  —  P.  dentata  et  P.   cornea,    Kutz.  /.  e,  t.  65  et  6(j. 

*  Abbastanza  frequente  sulla  spiaggia,  reietta  dalle  onde  (n.  10).  Questa 

specie  nel  Mediterraneo  è  rara;  finora  venne   scoperta    nel    golfo    di  Spezia 

(Bertoloni),  a  Catania  (Cosentino),  a  Palermo  (Todaro),  a  Genova  (Piccone), 

ad  Antibes  (Boraet),  sulle  coste  delle  isolette  Montecristo  e  Ponza  (signora 

Toscanelli),   e    dell'isola    Gallita    (Piccone).    È    invece    comune    nell'oceano 

Atlantico. 

Fucaceae,  J.  Ag. 

«  23.  Sargassum  linifolium  (Tura.)  Ag.  var.  salici fol ir m  J.  Ag. 
Sp.,  I,  p.  342. — Picc.  Risult.  Algol.  Croc.  Violante,  p.  19,  n.  62.  —  Ar- 
diss. Phyc.  Medit.,  II,  p.  15.  —  Fucus  salici folius,  Gmel.  Hist  Fuc,  t.  98?  — 
Bertol.  Amoenit.,  p.  283,  t.  IV,  f.  1.  —  Sargassum  Boryanum,  Mont.  Expl. 
de  l'Algerie,  p.  4,  t.  I,  fig.  3.  —  Kiitz.  Sp.,  p.  613;  Tab.  Phyc,  IX, 
t.  22,  f.  IL 

«  Sulla  spiaggia  e  nel  golfo,  in  frammenti  (n.  26).  Già  raccolto  durante 
le  crociere  del  Violante,  a  5  miglia  da  Tripoli  mediante  il  gangano  (Piccone). 

«  24.  Cystoseira  discors  (L.)  Ag.  Sp.,  p.  62.  —  J.  Ag.  Sp.,  I,  p,  224.  — 
Mont.  Expl.  de  l'Algerie,  p.  17. —  Kiitz.  Sp,,  p.  601;  Tab.  Phyc,  X,  t.  51, 
f.  II.  —  Vallante  Gystoseiren,  p.  17,  t.  VI. —  Langemb.  Meeresalgen  Sizilien 
uni  Pantell.,  p,  14.  —  Piccone  Risult.  Algol.,  p.  18,  n.  60.  —  Ardiss.  Phyc 
Medit,  II,  p.  29.  —  De  Toni  e  Levi  FI.  Alg.  Ven.,  II,  p.  33.  —  Fucus  di- 
scors L.  Syst.,  p.  717,  n.  48. 

«  Un  solo  esemplare  raccolto  sulla  spiaggia. 


—  249  — 

Obloropliyceae 

Siphonaceae,  Grev. 

«  25.  Anadyomene  stellata  (Wulf.)  Ag.  Sp.,  I,  p.  400.  —  Mont. 
Expl.  de  l'Algerie,  p.  159.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.,  II,  p.  181.  —  De  Toni 
e  Levi  FI.  Alg.    Ve/i.,  Ili,  p.  111.  —   Ulva  stellata  Wulf.  in  Jacq.  Coli., 

I,  p.  351.  —  Anadyomene  flabellata.  Larnour.  Polyp.,  p.  365,  t.  XIV,  f.  3.  — 
Langenb.  Meeresalgen  Sùilien  und  Pariteli.,  p.  9.  —  Piccone  Risult.  algol.. 
p.  10,  n.  25.  —  Kiitz.  Sp.,  p.  511;  Tab.  Phyc.  VII,  t.  24.  —  Flabellaria 
Anadyomene  Delle  Chiaje  Hydrophyt  Neap.,  t.  54. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia  e  nel  golfo  (20). 

«  26.  Codium  tomentosum  (Huds.)  Stackh.  Ner.  Brit.,  p.  XIV  et 
p.  21,  t.  7. —  Mont.  Expl.  de  l'Algerie,  p.  48. —  Kiitz.  Sp.,  p.  500;  Tab. 
Phyc,  VI,  t.  94.  —  Langenb.  Meeresalgen  Sùilien  und  Pantell.,  p.  7.  —  Pic- 
cone Risult.  algol.,  p.  10,  n.  28.  —  Ardiss.  Phyc.  Medit.,  II,  p.  170. — 
De  Toni  e  Levi,  FI.  Alg.  Ven.,  Ili,  p.  106. — Fucus  lomentosus,  Huds. 
FI.  Angl.,  p.  584.  —  Spongodium  dichotomum  Lamour.  Fss.,  p.  73. —  Co- 
dium vermilara  Delle  Chiaje  Hydrophyt.  Neap.,  p.  14,  t.  XXXIX.  —  Co- 
dium filiforme  Mont.  /.  e.  p.  50,  t.  X,  f.  2! 

«  Rigettata  sulla  spiaggia,  raramente  (n.  4). 

«  27.  Halimeda  Tuna  (E.  et  S.)  Lamour.  Polyp.,  p.  309,  t.  XI  f.  8.  — 
Kiitz.  Sp.,  p.  504;  Tab.  Phyc,  VII,  t.  21,  f.  IV.  —  Langenb.  Meeresalgen 
Sùilien  und  Pantell.,  p.  8.  —  Piccone  Catal.  Alghe  Violante,  p.  7,  n.  14, 
f.  1!;  Risult.  algol.,  p.  11,  n.  30.  —  Mont.  Expl.  de  l'Algerie,  p.  159.— 
Zanard.  Icon.  Phyc  adriat.,  Ili,  p.  129,  t.  CXII  !  —  Ardiss.  Phyc.  Medit, 

II,  p.  174.  —Corallina  Tuna  Eli.  et  Soland.  Zooph.,  p.  Ili,  t.  20  A. — 
Flabellaria  Opuntia  Delle  Chiaje  Hydrophyt.  Neap.,  t.  X.  —  Halimeda 
sertolara  Zanard.  Syn.,  p.  124,  t.  IV,  fig.  1.  —  H.  Opuntia  De  Noi  Spe- 
cimen Alg.  ligust.,  n.  70. 

«  Rara,  sulla  spiaggia  (n.  27).  Già  pescata  a  5  miglia  da  Tripoli  col 
gangano  ad  una  profondità  di  50  metri,  durante  le  crociere  del  Violante. 

«  28.  Caulersia  prolifera  (Forsk.)  Lamour.  in  Joum.  Boi.,  11,(1809), 
p.  142.  — Delile  Égypt.,  p.  294,  pi.  56,  f.  4-7.  —  Mont.  Expl.  de  l'Al- 
gerie, p.  161.  —  Langenb.  Meeresalgen  Sùilien  und  Pantell.,  p.  8.  —  Pic- 
cone Risult.  algol,  p.  9,  n.  24.  —  Fucus  proli  fer  Forsck.  FI.  Aegipt.  Arab., 
p.  193,  —  Phyllerpa  prolifera  Kiitz.   Sp.,  p.  494. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia  (n.  6).  Già  dragata  a  5  miglia  da  Tripoli, 

secondo  il  Piccone. 

Ulvaceae,  Lamour. 

«  Ulva  Lactuca  (L.)  Le  Jol.  List.  Alg.  Cherb.,  p.  38.  —  Boni,  et 
Tlmr.  Et. phycol,  p.  5,  pi.  II,  111.— Mont.  FI.  d'Algerie,  p.  150.  —  Piccone 


—  250  — 
Risult.  algol,  p.  6,  n.  5.—  Ardiss.  Phyc.  Medi/.,  II,  p.  193,  —  De   Toni 
e  Levi  FI.  Alg.    Ven.,  Ili,  P-  186. 

«  Abbondante  sulla  spiaggia  e  sulle  scogliere    poco    lungi    dalla    costa 
(Spigai  in  litt.)  ». 


PRESENTAZIONE  DI  MEMORIE  PER  COMMISSIONI 

E.  Bonardi  e  G.  G.  Gerosa.  Nuove  ricerche  intorno  all'influenza 
di  alcune  condizioni  fisiche  sulla  vita  dei  microrganismi.  Presentata  dal 
Socio  G.  Cantoni. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando tra  queste  i  due  Cataloghi  pubblicati  dall'Osservatorio  di  Parigi,  ed 
aventi  per  titolo:  Étoiles  observées  aux  imtruments  meridiens,  de  1837-1881. — 
Positions  observées,  de  1837-1881;  i  volumi  IV  e  VI  (A  r  a  e  h  n  i  d  e  s)  contenenti 
i  risultati  della  spedizione  scientifica  francese  al  Capo  Horn  (1882-83);  e  la 
pubblicazione  del  sig.  M.  Benedikt  :  Kraniometrie  und  Kqihalometrie. 

Lo  stesso  Segretario  richiama  poi  in  particolar  modo  l'attenzione  dei 
Soci  sulla  grande  opera  in  cinque  volumi  del  sig.  E.  Chantre  :  Recherches 
anthropologiques  dans  le  Caucase,  di  cui  l'autore  ha  fatto  omaggio  all'Ac- 
cademia. 

Il  Corrispondente  Tacchini  presenta  le  due  Note  a  stampa  del  sig.  E.  Bras- 
sart  :  Bue  nuovi  anemometroscopi  registratori  dei  fratelli  Brassarl.  — 
Sismoscopi  o  avvisatori  sismici. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Presidente  Brioschi,  all'aprirsi  della  seduta,  annuncia  che  a  questa 
assiste  il  Socio  straniero  Otto  Struve. 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  di  una  lettera  del  prof.  Vir- 
chow,  colla  quale  ringrazia  l'Accademia  per  la  sua  nomina  a  Socio  straniero. 


—  251  — 

CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Blaserna  annuncia  che  la  R.  Accademia  delle  scienze 
fisiche  e  matematiche  di  Napoli  ha  bandito  un  concorso  a  premio  sul  tema 
seguente  : 

«  Sulle  curve  'piane  del  4°  ordine  in  reiasione  con  l'interpretazione 
geometrica  delle  forme  invariantive  della  forma  ternaria  biquadratica  » . 

Premio:  lire  1000.  Tempo  utile:  31  marzo  1889. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  di  una  lettera  dei  Segre- 
tari generali  del  Congresso  geologico  intemazionale,  colla  quale  invitano 
i  Soci  dell'  Accademia  a  prender  parte  al  Congresso  stesso,  che  si  terrà  in 
Londra  dal  17  al  22  del  prossimo  settembre. 

Lo  stesso  Segretario,  a  nome  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione, 
comunica  ancora  come  una  società  di  scienziati  francesi,  allo  scopo  di  sta- 
bilire relazioni  fra  i  cultori  della  Chirurgia,  ha  deliberato  di  tenere  un  Con- 
gresso a  Parigi  dal  12  al  17  del  corr.  marzo. 

Il  Segretario  Blaserna  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cam- 
bio degli  Atti  : 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  R.  Società  zoologica  di  Amsterdam  ;  la  Società  numismatica  ed  archeo- 
logica di  Filadelfia  ;  la  Società  degl'ingegneri  civili  di  Londra;  l'Università 
di  Oxford  ;  l'Istituto  meteorologico  rumeno   di   Bucarest. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

Il  Collegio  degl'ingegneri  ed  architetti  di  Palermo;  la  R.  Università 
di  Roma;  l'Osservatorio  di  Parigi. 

P.  B. 


253  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DEELA     R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  18  marzo  1888. 
G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  delle  No- 
tizie per  lo  scorso  febbraio ,  e  lo  accompagna  con  la  Nota  che  segue  : 

«  Una  seconda  Memoria  del  prof.  G-hirardini  illustra  gli  oggetti  d'arte 
figurata,  scoperti  nel  deposito  votivo  del  fondo  Baratela  presso  Este  (Re- 
gione X),  oggetti  rappresentati  in  sette  tavole,  che  comprendono  più  di  cen- 
tocinquanta figure.  Si  dividono  in  due  ordini:  in  statuette  di  bronzo  ed  in 
lamine  figurate;  si  aggiungono  le  fibule  ed  altri  pezzi  minori.  Vi  predomina 
una  rude  arte  locale,  raramente  ispirata  ai  modelli  greco-romani;  ma  il  com- 
plesso è  importantissimo  per  lo  studio  della  civiltà  italica. 

«  In  Milano  (Regione  XI)  parecchi  avanzi  di  costruzioni  antiche  furono 
riconosciuti  nei  lavori  per  aprire  la  nuova  strada  fra  la  Piazza  del  Duomo 
e  la  Piazza  Castello.  Inoltre  una  lapide  con  epigrafe  latina  sepolcrale  fu  tro- 
vata tra  i  materiali  di  vecchie  fabbriche  in  Via  Cavenaghi  ;  e  varie  anfore 
e  pezzi  di  vasi  aretini  e  lucerne,  scoperte  in  mezzo  ad  ossami  presso  Piazza 
Castello,  lasciarono  il  dubbio  che  quivi  sia  stato  un  sepolcreto  gallo-romano, 
compreso  poi  entro  il  recinto  della   città  nel  secolo  IV. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  33 


—  254  — 

«  Da  vari  siti  della  provincia  di  Bologna  (Regione  XIII)  si  ebbero 
informazioni  sopra  antichità  preromane  quivi  rinvenute  ;  delle  quali  mi  limito 
a  dare  il  semplice  annunzio,  riserbandomi  di  presentare  nel  prossimo  fa- 
scicolo tutte  le  Note  che  a  questa  scoperta  si  riferiscono. 

«  Nel  territorio  di  Chiusi  e  propriamente  in  contrada  le  Capando  di 
sopra,  fu  trovato  un  pozzo  formato  con  sette  cilindri  fittili,  che  uniti  misu- 
rano in  altezza  circa  quattro  metri.  E  simile  al  noto  pozzo  di  C.  Antonius, 
rinvenuto  nella  necropoli  Esquilina,  ed  intorno  al  quale  molto  fu  disputato  dai 
dotti,  altri  ritenendo  essere  stato  quello  una  tomba  vera  e  propria,  altri 
una  conserva  d'acqua. 

«  Parecchi  oggetti  di  età  varia,  appartenenti  a  suppellettile  funebre 
preromana  e  romana,  si  rinvennero  nel  cimitero  di  Grosseto,  a  due  chilometri 
dalla  città,  ed   a  quattro  dal  sito   ove  sorgeva  l'etnisca  Kusellae. 

«  Da  Civitavecchia  si  ebbero  alcune  lapidi  iscritte  che  provengono  dal  ci- 
mitero cristiano  di  Centumcellae.  La  prima,  che  è  dell'anno  545,  ha  dato  materia 
a  dotte  osservazioni  del  eh.  comm.  De  Rossi.  La  seconda  è  del  557  ;  la  terza, 
troppo  mutila,  si  addimostra,  per  la  forma  della  scrittura,  pure  appartenente 
al  secolo  VI  dell'era  cristiana:  alla  quale  età  vanno  riferite  anche  le  altre 
iscrizioni  di  quel  cimitero. 

«  In  Roma  (Regione  I)  molte  furono  le  scoperte.  In  Piazza  Vittorio  Ema- 
nuele ricomparvero  resti  di  muri  medioevali,  nel  cui  perimetro  si  trovarono 
caldaie  di  rame,  vasetti  di  bronzo,  ed  un  candelabro  di  ferro.  Vi  si  trovò 
pure  una  tomba  della  necropoli  arcaica,  tutta  sconvolta  e  disfatta,  ma  con 
molti  resti  della  suppellettile  funebre,  consistente  in  fìttili  con  ornati  a  colori, 
in  buccheri  di  tipo  laziale,  in  pezzi  di  bronzo  ed  in  alcuni  spirali  a  filo 
d'oro. 

«  Molti  altri  fittili  del  deposito  votivo,  attribuito  al  Tempio  di  Minerva 
Medica,  si  recuperarono  tra  le  vie  Buonarroti  e  Macchiavelli  ;  cioè  statuette 
e  teste  di  varie  dimensioni;  mani,  piedi,  e  visceri  umani;  animali  diversi; 
e  vari  esemplari  del  noto  gruppo  rappresentante  le  divinità  eleusine.  I  pezzi 
finora  raccolti  intieri  o  frammentati  ascendono  a  cinque  o  sei  mila. 

«  Un  tratto  di  antico  muraglione  a  parallelepipedi  di  tufo  si  scoprì 
presso  il  palazzo  senatorio  in  Campidoglio,  vicino  all'ingresso  degli  uffici  mu- 
nicipali, dove  fu  pure  trovata  ima  sepoltura  dell'età  di  mezzo. 

«  Resti  di  grandi  costruzioni  in  travertino  e  mura  laterizie  con  colonne 
e  pezzi  di  ornati  marmorei  rividero  la  luce  negli  sterri  per  la  fogna  della 
Via  Arenula,  in  prossimità  di  Piazza  Cenci. 

«  Altre  iscrizioni  si  ebbero  del  noto  sepolcreto  della  Via  Salaria,  il  quale 
rimonta  al  finire  della  repubblica  ed  al  principio  dell'impero.  Ma  scoperte 
di  maggiore  importanza  avvennero  nella  via  stessa,  e  propriamente  nel  ci- 
mitero cristiano  di  Priscilla.  Come  è  dichiarato  in  una  lettera  scrittami 
dal  comm.  G.  B.  De  Rossi ,  e  che  offre    sommaria  informazione  di  questi 


—  255  — 

rinvenimenti,  ne'  nuovi  scavi  praticati  nel  cimitero  sopra  detto,  si  scoprì  un 
ipogeo  di  forme  antichissime,  diverse  dal  tipo  ordinario  dell' escavazione  ce- 
meteriale cristiana  ;  e  che  quantunque  orribilmente  devastato,  mostra  ancora 
che  fu  ricoperto  di  lastre  marmoree  e  musaici. 

«  Dai  frantumi  delle  epigrafi  che  vi  si  raccolsero  si  rileva  che  quivi 
riposarono  varie  persone  degli  Acilii,  che  abbracciarono  il  cristianesimo.  Al- 
cuni pezzi  di  una  lastra  marmorea  in  bei  caratteri,  rinvenuti  nel  luogo  stesso. 
appartengono  ad  un'iscrizione,  certamente  estranea  all'ipogeo,  dedicata  a  L.  Mi- 
nicio  Natale,  iscrizione   di  cui  il  eh.  dott.  Hiilsen  restituì  l'intiero  contesto. 

«  Grandi  latomie  di  tufo,  esercitate  sul  finire  della  repubblica  ed  il 
principio  dell'impero,  si  riconobbero  in  contrada  Pozzo  Pantaleo  sulla  Via 
portuense. 

«  Nel  territorio  tusculano  presso  Frascati,  in  contrada  le  Cappellette, 
si  rinvennero  pezzi  di  fistule  acquane  plumbee  col  nome  di  Matidia  come 
in  altri  pezzi  di  fistule  simili  trovati  in   Ostia. 

«  Un'epigrafe  onoraria  ad  Annia  Agrippina,  scoperta  in  Pozzuoli  nei 
lavori  del  nuovo  rione  ci  ricorda  il  marito  di  lei  C.  Iulius  Apollonius  de- 
clinala Romae,  al  quale  si  riferisce  un  altro  titolo  puteolano,  edito  dal 
Mommsen  (CI.  L.  X,  1721). 

«  Non  mancano  informazioni  sopra  scoperte  avvenute  in  Sicilia  ed  in 
Sardegna  ;  ma  trattandosene  in  Memorie,  alle  quali  vanno  unite  delle  tavole, 
ed  aspettandosi,  per  alcuni  fatti,  nuove  dilucidazioni,  mi  riserbo  di  parlarne 
alla  K.  Accademia  nelle  prossime  tornate. 

«  Basti  qui  per  ora  il  dire,  che  le  scoperte  accennate  riguardano  un 
tesoretto  di  monete  greche  di  argento  trovato  in  Sicilia  ed  aggiunto  al  Museo 
di  Palermo;  oggetti  d'oro  di  ornamento  personale  rinvenuti  nella  necropoli  di 
Gela;  nuove  ed  importantissime  costruzioni  rimesse  all'aperto  nell'acropoli 
di  Selinunte;  colonne  milliarie  della  strada  romana  di  Sardegna  scoperte  nel 
territorio  di  Olbia  ;  lapidi  della  necropoli  di  Telti  nel  territorio  stesso.  Devo 
finalmente  annunciare  che  gli  scavi  fatti  eseguire  dentro  e  fuori  il  cimitero 
siracusano,  de'  quali  fu  dato  un  accenno  nelle  Notizie  del  1886  p.  139,  con- 
dussero a  riconoscere  un  muro  robustissimo,  largo  quasi  sei  metri,  formato  a 
grossi  blocchi  di  pietra  squadrata,  che  corre  da  sud  a  nord,  fin  sotto  il  colle 
Temenite.  Le  nuove  indagini  fecero  rinunciare  al  sospetto  che  si  ebbe  quando 
di  quel  recinto  si  scoprirono  i  primi  tratti  dentro  il  camposanto,  vale  a  dire 
che  fosse  stata  la  platea  in  cui  erano  edificati  i  famosi  templi  di  Cerere  e 
Proserpina,  che,  stando  alle  memorie  classiche,  in  quella  pianura,  oggi  detta 
del  Fusco,  dovevano  sorgere.  Un'ampia  Memoria  sopra  questo  trovamento 
sarà  edita  dal  prof.  Fr.  Sav.  Cavallari,  come  appendice  al  grande  lavoro  sopra 
la  topografia  di  Siracusa  ». 


—  256  — 

Filologia.  —  La  traduzione  degli  Evangeli  in  Arabo  ed  in 
etiopico  fgeesj.  Memoria  del  Socio  I.  Guidi. 

«  L'antica  traduzione  araba  degli  Evangeli  nacque  forse  in  Palestina, 
nel  XIII  sec.  ebbe  una  revisione  nel  Patriarcato  Alessandrino,  e  questa  edi- 
zione corretta  ebbe  grande  favore  in  Oriente  e  modificò  l'antica  traduzione 
etiopica  » . 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 

Giurisprudenza.  —  Gli  Statuti  pistoiesi  del  secolo  XIII  a  pro- 
posito di  uno  studio  di  L.  Zdekauer  (*).  Riassunto  e  cenni  critici 
del  Socio  F.  Schupfer. 

«  Le  pubblicazioni  dei  nostri  Statuti  municipali  si  seguono,  ma  non  si 
rassomigliano.  Non  è  molto  il  Lampertico  pubblicò  lo  statuto  di  Vicenza  : 
adesso  abbiamo  dinanzi  questo  di  Pistoia  dovuto  alle  cure  pazienti  dello 
Zdekauer  ;  e  l'uno  e  l'altro  corredati  da  sapienti  illustrazioni.  Ma  quanta 
differenza  nel  resto  !  Se  il  Lampertico  si  è  fatto  a  studiare  la  storia  civile 
della  sua  Vicenza  dai  tempi  romani  tino  a  quelli  del  comune,  e  illustra  lo 
statuto,  che  pubblica,  analizzandone  gli  elementi,  riproducendone,  per  cosi 
dire,  la  fisonomia,  determinandone  le  relazioni  col  gius  comune,  lo  Zdekauer 
si  ferma  piuttosto  alla  parte  esteriore  della  legge,  che  ha  tra  mano,  rintrac- 
ciando la  via,  per  la  quale,  da  una  più  antica  compilazione  del  secolo  XII, 
si  è,  un  po'  alla  volta,  arrivati  ad  essa.  E  anche  la  forma  è  diversa.  La 
prefazione  dettata  dal  Lampertico  ha  qualcosa  di  artistico  ;  quella  dello 
Zdekauer  pare  anzi  schivare  tutti  i  lenocinì  dell'arte  :  è  irta  di  citazioni, 
intersecata  da  diplomi,  piuttosto  pesante  ;  e  nondimeno  ha  anch'essa  la  sua 
grande  importanza.  Da  parte  nostra  non  esitiamo  a  dire  che  è  un  molto  sa- 
piente e  utile  contributo  alla  storia  del  diritto  medievale  italiano,  che  po- 
trebbe servire  di  esempio  ad  altre  pubblicazioni  di  simil  genere.  Diremo  di 
più  :  coloro  che  si  occupano  di  siffatti  studi  potranno  anche  trovarci  interesse 
a  vedere  come  uno  statuto  si  venisse  mano  mano  formando  ;  perchè  in  so- 
stanza tutta  la  prefazione  dello  Zdekauer  si  riduce  a  questo  :  di  farci,  con 
una  minuta  analisi  delle  fonti,  e  attraverso  le  molte  carte  del  secolo  XIII 
e  gli  scritti  di  antichi  giureconsulti,  assistere  alla  formazione  dello  statuto 
pistoiese  del  1296. 

«  Abbiamo  già  notato  come  esso   si  appoggi  ad  uno  statuto  più  antico 

(*)  Statutum  potestatis  comunis  Pistoni  anni  MCCLXXXXVI  mine  primum  edidit 
Ludovicus  Zdekauer.  Praecedit  de  statutis  pistoriensibus  sacculi  XIII  dissertatio.  — 
Mediolani  apud  Ulricum  Hoepli,  pag.  LXV-343. 


—  257  — 

del  secolo  XII,  di  cui  si  conservano  tuttavia  molti  frammenti  ;  e  infatti  ben 
24  capitoli  sono  uguali  o  quasi,  e  questi  alla  lor  volta  si  riannodano  ad 
antiche  leggi  o  consuetudini.  Basterà  ricordare  lo  statuto  circa  il  maritar  le 
ragazze,  che  certo  trae  la  sua  origine  dall'editto  di  Liutprando.  Ma  non  può 
dirsi  che  dopo  quella  pubblicazione  la  legislazione  avesse  sosta  un  solo  istante. 
Erano  tempi  in  cui  la  società  veniva  tutta  l'innovellandosi  ;  e  naturalmente 
alle  condizioni  e  ai  rapporti  nuovi  della  vita  doveano  anche  corrispondere 
leggi  nuove.  Ora,  non  dirò  che  vi  si  provvedesse  sempre  con  una  revisione 
del  vecchio  statuto  :  per  lo  più  si  trattava  di  singole  leggi,  che  venivano 
pubblicandosi  nei  parlamenti  secondo  il  bisogno;  ma,  ingrossando  esse  sempre 
più  col  tempo,  parrà  naturale  che  si  pensasse  infine  a  riordinare  tutto  quel 
materiale  legislativo,  che  era  venuto  accumulandosi  via  via,  e  anche  correg- 
gerlo e  completarlo  dove  faceva  mestieri.  Tra  la  redazione  del  secolo  XII  e 
la  redazione  angioina,  che  vien  dopo,  c'è  di  mezzo  addirittura  un  secolo  ;  e 
in  questo  frattempo  ci  abbattiamo  in  tutta  una  folla  di  leggi,  che  l'autore 
ha  avuto  cura  di  annoverare. 

«Ne  ricordo  una  dell'anno  1191,  che  proibisce  di  alienare  le  torri; 
un'altra  riguardante  l'alienazione  delle  cose  pupillari,  che  un  diploma  del 
1206  dice  contenuta  in  constituto  civitatis;  una  terza  del  1209,  che,  ispi- 
randosi al  disposto  del  Senatoconsulto  Macedoniano,  vieta  di  far  credenza  ai 
figli  di  famiglia  prima  che  avessero  diviso  col  padre  ;  uno  statuto  sulle  cose 
mobili,  di  cui  è  menzione  in  una  carta  del  1213  ;  uno,  di  questo  medesimo 
anno,  sulle  donne  che  passavano  a  nuove  nozze  e  sulla  successione  nei  loro 
beni;  e  altri  provvedimenti  degli  anni  1217  e  1224  circa  l'alienazione  delle 
case.  Un  altro  statuto  dev'essere  stato  scritto  poco  dopo  l'anno  1219,  in  cui 
fu  fatta  la  pace  tra  Bologna  e  Pistoia,  perchè  vi  si  riferisce  come  a  cosa 
recente.  Un  provvedimento  riguardante  l'acquisto  delle  torri  per  successione 
è  dell'anno  1228.  Lo  statuto  de  arredo  estimato  et  rebus  que  solent  extimari 
cum  arredo  è  già  ricordato  in  una  carta  del  1232,  come  contenuto  nel  consti- 
tutum.  Alcune  leggi  si  sono  occupate  della  locazione  delle  terre.  Una  del 
1233  stabilì  la  prescrizione  di  tre  anni  per  gli  affitti,  giusta  i  principi  del 
diritto  giustinianeo  ;  e  una  carta  del  1236  conosce  già  la  trina  requisiiio 
domino  facienda  ut  in  constituto  Pistorii  continetur  de  terris  in  affictv/m 
datis.  Anche  un  arbitrato  del  1237,  con  cui  fu  messo  termine  ai  dissidi, 
che  c'erano,  tra  la  università  dei  militi  e  quella  del  popolo,  doveva  porsi 
nel  constitutum  ;  e  sappiamo  veramente  che  vi  fu  posto.  Una  concordia  dei 
Pistoiesi  col  popolo  di  Carmignano,  che  figura  nelle  redazioni  posteriori,  è  del 
1242.  Una  aggiunta  vi  fu  fatta  nel  1251.  Altre  riformazioni  subite  dalle 
leggi  sugli  affitti  appartengono  pure  all'anno  1251.  Uno  statuto  circa  i  tutori 
da  darsi  dal  giudice  è  del  1254.  Un  altro  de  easis  non  alienandis  porta  la 
data  del  1260. 

«  E  così  si  arriva  ai  tempi  angioini.  Pistoia  si  era  data  (1267)  a  Carlo 


—  258  — 

d'Angiò  ;  e  allora  per  la  prima  volta,  dopo  circa  un  secolo,  parve  necessario 
di  rivedere  tutta  questa  farraggine  di  leggi,  e  specialmente  adattarla  alle 
mutate  condizioni  dei  tempi.  In  realtà  la  nuova  dominazione  angioina  scon- 
volse da  capo  a  fondo  lo  stato  della  città,  e  fu  compilato  un  nuovo  statuto 
corretto  ed  emendato  in  tre  libri  col  mezzo  dei  costitutari,  che  si  distingue 
caratteristicamente  dall'antico.  Quando  precisamente  ciò  avvenisse,  vedremo 
più  sotto  :  qui  vogliamo  osservare  soltanto,  che  molte  parti  furono  mutate  ; 
ma  più  quelle  che  risguardavano  il  diritto  pubblico.  Molti  provvedimenti 
presi  in  favore  dei  Guelfi  appartengono  a  questi  tempi.  Alcune  leggi  poetano 
addirittura  il  nome  di  Carlo  d'Angiò,  e  concernono  la  elezione  dell'avvocato 
e  sindaco  del  comune  che  ne  difendesse  le  cause,  la  elezione  dei  custodi 
delle  porte,  i  custodi  dei  castelli  e  altri  ufficiali  pubblici.  Uno  statuto  spe- 
ciale contro  coloro,  che  dicessero  villania  alla  Santa  Romana  Chiesa,  al  Re 
•  e  alla  Regina,  fu  anche  pubblicato  in  questi  tempi.  Tra  quelli  di  diritto 
privato  ce  n'è  uno,  che  regola  la  materia  dei  feudi,  e  un  altro  del  1271, 
che  proibisce  di  ricevere  un  figlio  di  famiglia  come  pagatore  principale.  Noto 
anche  alcuni  provvedimenti  dell'anno  1273  relativi  ai  luoghi  pii  ;  uno  sta- 
tuto del  1278  sui  legati,  e  un  altro  del  1283  sulla  proprietà  comune  delle 
case  e  delle  torri.  Un  capitolo,  votato  nel  1284,  ha  questa  intestazione,  che 
ne  mostra  la  speciale  importanza:  qwd  domimis  episeopm  non  adiungatur 
alieni  officiali  civitatis  Pistoni  et  quoti  sindicus  et  officiales  proceda  ut 
in  officio  suo  absque  domino  potestate.  Dino  di  Mugello  nel  cons.  28  cita 
due  altri  statuti.  Uno,  che  non  si  dovesse  dare  ascolto  alle  querele  e  recla- 
mazioni dei  banditi,  sia  che  si  trattasse  di  malefici  o  di  debiti  ;  l'altro,  che 
non  si  dovesse  render  ragione  a  chi  non  era  allibrato,  salvo  nei  casi  di  morte 
o  di  spargimento  di  sangue.  Questa  ultima  legge  è  del  1288.  Insieme  trovo 
fatta  parola  di  uno  statuto  del  1293  su  gli  artefici  e  artisti,  che  dal  distretto 
fossero  venuti  a  stabilirsi  in  città:  doveano  pagare  i  dazi  e  le  collette  e  fare 
le  funzioni  con  gli  uomini  del  loro  comune.  In  questi  tempi  cominciano  anche 
gli  orditi* lineata  sacrata  et  sacratissima,  come  son  detti  certi  statuti  del 
popolo. 

«  Infine,  correndo  l'anno  1296,  Pistoia  dà  a  Firenze  la  «piena  e  libera 
autorità,  licenza  e  balìa  di  dirigere  e  riformare  la  città  e  il  popolo  in  buono 
e  pacifico  stato,  e  ordinare  e  statuire  ciò  che  credesse  pel  buono  e  pacifico 
stato  della  città  stessa  e  del  distretto  »  ;  e  nel  medesimo  anno  Amadore  di 
Rabbiacanina  e  Loteringo  di  Montespertoli,  giudici  mandati  dai  Fiorentini, 
correggono  lo  Statuto.  Il  lavoro  fu  fornito  nel  breve  spazio  di  tre  mesi,  ed 
è  quello  pubblicato  dallo  Zdekauer  ;  ma  il  nuoAO  statuto  segna  il  termine 
della  libertà  pistoiese.  La  stessa  legislazione  è  venuta  foggiandosi  su  quella 
di  Firenze.  L'autore  ha  notato  ben  21  rubriche  del  solo  libro  II  dello  sta- 
tuto fiorentino,  che  corrispondono  a  quelle  del  nuovo  statuto  pistoiese  !  Del 
resto  è  un  lavoro  di  grande  sapienza  legislativa,  nel  quale  si  fondono  l'antico 


__  259  — 

spirito  del  comune,  fedele  all'impero,  con  l'ingegno  politico  della  vittoriosa 
Firenze,  che  impone  le  sue  leggi  alla  città  soggiogata. 

«  Tale  è  la  nuova  pubblicazione  dello  Zdekauer,  e  non  esitiamo  a  tri- 
butarle ogni  più  ampia  lode.  La  stessa  mancanza  di  un  commento  continuo 
del  testo,  e  anche  del  glossario  delle  voci,  è  supplita  dagli  indici  metodici 
copiosissimi,  nei  quali  ha  cercato  di  svolgere  il  contenuto  intero  dello  statuto. 
I  frammenti  poi,  che  si  trovano  riuniti  nella  dissertazione,  serviranno  molto 
bene  a  quel  lavoro  d'analisi,  che  la  edizione  del  testo  ha  iniziato. 

«  Soltanto  non  vorremmo  accettare  tutto  ciò  che  dice  della  redazione 
angioina. 

«  Egli  crede  che  sia  nata  nel  1267,  e  ha  cura  di  mettere  assieme  al- 
cuni indizi.  Osserva,  che  lo  statuto  del  1296,  che  fu  fatto  sur  essa,  ricorda 
ben  otto  volte  il  nome  di  Carlo  d'Angiò  e  anche  accenna  al  capitolo,  che 
vuol  punite  le  villanie  dirette  contro  il  Ee  e  la  Kegina  ;  ma  queste  non  ci 
paiono  ancora  ragioni  sufficienti  per  ritenere  che  la  redazione  debba  proprio 
attribuirsi  a  quell'anno.  Né  lo  prova  il  nome  di  Cialdo  de'  Cancellieri,  che 
fu  podestà  appunto  nel  1267,  e  che  ricorre  tre  volte  nello  statuto.  Ciò  che 
possiamo  e  vogliamo  ammettere  è,  che  fin  dalle  prime  si  saran  pubblicati 
alcuni  statuti,  che  provvedessero  al  mutato  ordine  di  cose  ;  ma  che  subito 
si  sia  pensato  a  rifare  tutto  lo  statuto,  è' cosa  più  presto  detta  che  provata. 
D'altronde  sappiamo  veramente  di  una  revisione  fatta  nell'anno  1272,  di  cui 
non  si  sarebbe,  certo,  sentito  il  bisogno  a  soli  cinque  anni  di  distanza.  Anzi 
ne  esiste  tuttavia  un  frammento  in  una  carta  pistoiese  del  1321.  Comincia 
così  :  Hoc  statutum  noviter  factum  corredini  et  enenclatum  per  constitu- 
tarios  comunis  Pistorìi  tempore  —  dei  et  regis  gratta  honorabilis  pote- 
statis  Pistorìi.  anno  d.  MCCLXXIL 

«  Né  vorremmo  ammettere  che  questa  redazione  angioina  fosse  piuttosto 
arruffata.  L'autore  dice  che  deve  essere  stata  più  un  cumulo  di  riforme  che 
non  un  vero  corpo  di  leggi,  o  uno  statuto  legalmente  ricevuto  e  rubricato  ;  ma, 
appunto  dai  frammenti,  che  ne  rimangono,  rileviamo  che  era  divisa  in  tre 
libri  ;  e  che  il  primo  trattava  dell'officio  e  della  elezione  del  podestà,  e  degli 
altri  officiali  della  città  e  del  distretto  e  dei  loro  assegni  ;  e  il  terzo,  dei 
giudizi,  delle  prescrizioni,  delle  successioni,  dei  contratti,  delle  appellazioni 
e  simili,  oltre  ad  alcune  cose  straordinarie.  Anzi  la  carta  summentovata  ri- 
produce un  capitolo,  che  vi  era  contenuto,  sulle  alienazioni  delle  donne.  Vi 
è  detto  che  potean  vendere  con  giuramento  ;  ma  ci  voleva  il  consenso  di 
due  parenti,  e  anche  doveano  aver  giurato  spontaneamente.  Del  secondo  libro 
non  sappiamo  nulla. 

«  Aggiungiamo  qualche  osservazione  sugli  Ordinamenti  del  popolo,  o 
piuttosto  sugli  Ordìnamenta  sacrata  et  sacratissima,  che  l'autore  tocca  solo 
incidentalmente  qua  e  là. 

«Non  c'è  dubbio,    che  questi   sien    nati    da    quelli;    ma  hanno  il  loro 


—  260  — 

carattere  speciale.  Se  vogliamo,  sono  leggi  di  sospetto,  dirette  contro  l'aristo- 
crazia dominante,  che  a  Pistoia,  come  a  Bologna,  furon  dette  veramente  Or- 
dinamento, saerata  et  salatissima,  e  a  Firenze  Ordinamenti  di  giustizia. 
Ora,  il  primo  tentativo  di  uno  speciale  statuto  del  popolo  pistoiese  tendente 
a  frenare  gli  abusi  dei  maggiorenti,  potrebbe  trovarsi  accennato  in  un  di- 
ploma del  1237,  che  ricorda  certa  caliganti  a  artium,  avvenuta  a  Pistoia, 
contro  la  universitas  dei  militi  e  giudici.  Perchè  sembra,  che  il  popolo,  in  questa 
occasione,  siasi  dato  degli  speciali  statuti,  e  che  questi  fossero  diretti  contro 
i  nobili  :  ma  la  cosa,  a  quanto  pare,  non  ebbe  seguito.  Gli  arbitri,  eletti 
a  sedare  quel  dissidio,  avrebbero  stabilito,  tra  le  altre  e  prima  di  tutto, 
quod  constitutum  comune  sii  in  civitate  Pistoni  tam  prò  maiori  quam 
prò  minori  et  etiam  in  districtu.  Et  hoc  servetur  in  hoc  anno  praesenti 
et  in  perpetuum.  Infatti,  ancora  nel  1259,  il  podestà  giurò  soltanto  il  con- 
stitutum comimis,  e  non  si  trova  fatta  parola  che  del  consiglio  dei  CC  e  di 
quello  dei  C  e  XL.  Ma  già  una  provvisione  del  1294,  tendente  a  stabilire 
se  alcune  persone,  che  si  spacciavano  per  cittadini  ed  artisti,  lo  fossero  ve- 
ramente, dice  che  doveano  scrutinarsi  salvis  sempier  statutis  sacris  et  sa- 
cratissimis.  In  quell'anno  era  podestà  di  Pistoia  Giano  della  Bella,  un  nome, 
che  simili  ordinamenti  avean  reso  celebre  a  Firenze  l'anno  avanti.  E  in 
seguito  gli  esempi  si  moltiplicano/  Lo  stesso  statuto  di  Pistoia  del  1296 
rammenta  questi  statuti  e  ordinamenti  del  popolo  col  nome  di  sacrata  et, 
sacratissima  ;  e  un  documento  del  medesimo  anno  accenna  anche  alla  loro 
provenienza.  Si  tratta  di  un  inventario  dell'opera  di  San  Giacomo  del  1296, 
che,  tra  i  privilegi  e  stromenti  del  comune,  registra  appunto  gli  ordina- 
menta  sacrata  que  venerimi  a  civitate  Bononiae  sigillata  dnobus  sigillis. 
Questo  inventario  è  ricordato  dallo  Zdekauer  a  p.  LII  ;  e  così  Bologna 
avrebbe  dato  codesti  ordinamenti  a  Pistoia,  come  li  ha  dati  a  Firenze.  L'au- 
tore però  soggiunge,  che  noi  sappiamo  ben  poco  degli  ordinamenti  bolognesi, 
e  ciò  non  è  interamente  conforme  al  vero.  Certo  se  ne  sa  qualcosa  di  più 
di  ciò  che  sta  scritto  nel  Dizionario  del  Rezzasco,  a  cui  rimanda  ;  perchè 
essi  si  conservano  tuttavia  a  Bologna  e  si  stan  pubblicando  da  quell'infati- 
cabile e  fortunato  ricercatore  di  cose  medievali,  che  è  il  nostro  amico  Gau- 
denzi,  per  incarico  della  Deputazione  di  storia  patria  della  Romagna.  Sol- 
tanto ci  auguriamo  che  la  pubblicazione  possa  procedere  più  alacremente, 
che  non  ha  fatto  finora.  Il  fascicolo,  che  abbiamo  sott' occhio,  conta  già  due 
anni  di  vita,  e  riproduce  solo  un  frammento  di  statuti  del  popolo  della  metà 
del  secolo  XIII,  desunto  da  un  codice  membranaceo  della  biblioteca  univer- 
sitaria di  Bologna,  e  gli  statuti  del  popolo  dell'anno  1282,  sulla  fede  di  un 
codice  membranaceo  dei  conti  Malvezzi  de'  Medici  e  di  un  altro  dell'Archivio 
di  Stato  contenente  gli  statuti  di  Bologna  dall'anno  1289  fino  al  principio 
del  secolo  XIV.  Appunto  il  libro  quinto  di  questi  statuti  è  formato  dagli 
ordinamenti    del   popolo,  promulgati   tra    gli  anni    1282    e    1292,  con    le 


—  261  — 

aggiunte,  modificazioni  e  detrazioni,  alle  quali  andarono  soggetti  fino  al  1296, 
e  riproduce  gli  statuti  sacrati  e  sacratissimi.  Il  codice  stesso,  a  proposito  di 
quelli  del  1282,  osserva  :  Hic  est  tractatits  ordinamentorum  sacratorum  et 
sacratissimorum  et  modificationum  eorum  et  aliorum  ordinamentorum  de- 
pendentium  et  occasionatorum  ab  eis.  Fra  i  quali  amo  ricordarne  uno,  che 
riguarda  la  responsabilità  di  tutto  il  casato  pei  delitti   dei  singoli  membri, 
che  lo  componevano.    Certamente   è   lo   statuto   più    importante,   e  per  così 
dire   l' anima,    di   cotesti   ordinamenti  ;   e   può   vedersi   sì  negli   statuti   sa- 
crati e  sacratissimi  di  Bologna  e  sì  negli  ordinamenti    di    giustizia    di  Fi- 
renze.   Anche  Dino  di  Mugello  ne  allegò   uno    nel   cons.  16  per  Fredo   dei 
Cancellieri,  e  credo  che  interesserà  di  vedere,  come  appunto  questo    statuto 
sacrato,  che,  secondo  Dino,  cominciava    con   le   parole  :    ut    lupi  rapacitas, 
trovi  il  suo  riscontro  in  un  altro  degli  statuti  sacrati  e  sacratissimi  del  po- 
polo bolognese  dell'anno  1282,  che  comincia  press'a  poco  allo  stesso  modo  : 
Volentes  et  intendentes  quod  lupi  rapace?,  et  agni  mansueti  ambulent  pari 
gradii,  providerunt  ecc.    Ciò  che  più  importa,  è  l'indole  della  provvisione, 
che  concorda  pure  con  quella  citata  da  Dino  :    tutti    della    città   e   del  di- 
stretto, di  cui  erano  descritti  i  nomi,  doveano  tra  un  anno  e  un  mese  pre- 
stare buona  ed  idonea  securtà  al  podestà  del  comune  e  al  capitano   de  re- 
presentando  personaliter  coram  predictis  dominis  et  quolibet   eorum   quo- 
ciens  ipsi  vel  alter  eorum  fuerint  requisiti  ex  quacumque  de  causa  et  de 
non  tenendo  vel  esse  seu  stare  permitendo  in  eorum   domibus  . . .  aliquos 
bannitos  communis  Bononie  prò  maleficio  aliquo  ...  vel  aliquos  assassinos 
vel  infamatas  personas,  et  de  non  offendendo  seu  offendi  f adendo  aliquem 
vel  aliquos  in  personis  vel  rebus.    Insieme    è   detto  che  ognuno  doveva  ri- 
spondere tanto  per  sé  quanto  per  tutti  quelli  della  sua  casa:  Et  teneantur 
quilibet  infrascriptorum    et    eius   securitas,  tam  prò  se  quam  prò  eo  vel 
eis  de  domo  sua,  tam  . . .  clericis  personis  quam  laicis,  videlicet  patribus, 
film  vel  fratribus  nepotibus  tam   legitimis   quam  naturalibus.    I  maggio- 
renti, che  rifiutassero  di  dare  la  securtà,  doveano  essere  banditi  ;  il  podestà 
che  tralasciasse  di  esigerla  era  punito  con  una  multa.  Lo  statuto  aggiunge, 
che  egli  potrà  procedere  contro  i  detti  maggiorenti  per  qualunque  maleficio, 
delitto  o  quasi  delitto,  eccesso    o    quasi   eccesso,  inquirendo,  multando,  pu- 
niendo,  condempnando  et  confinando  ad  suam  voluntatem  et  arbitrium*. 

Paletnologia.   —   Di  alcune  leghe  usate  nelle  prime  età  dei 
metalli.  Nota  del  Socio  Luigi  Pigorini. 

«  L'on.  barone  Marcello  Spinelli  fece  analizzare,  anni  sono,  in  Napoli  dal 
saggiatore  degli  orefici  una  fibula,  apparentemente  di  bronzo,  dell'arcaica  necro- 
poli campana  di  Suessula.  L'analisi,  pubblicata  dal  eh.  dott.  von  Duhn  {Bull. 

Rendiconti.  1888.  Vol.  IV,  1°  Sem.  3* 


—  262  — 

dell'Ut,  di  corr.  arch.,  1878,  p.  152),  dimostrò    che  tale   fibula,  del  pesa 
di  gr.  3,466,  si  componeva  di 

oro gr.  0,235 

argento   ....      »    0,705 
rame       .     .     .     .      »    5,526 

«  Poco  dopo  il  von  Duhn  annunziò  {Bull.  cit.  1879,  p.  142)  che  l'ana- 
lisi di  altri  oggetti  d'ornamento  della  stessa  necropoli,  ritenuti  pur  essi  di 
bronzo,  diede  risultati  ancor  più  notevoli,  essendosi  scoperto  che  «  ve  ne 
erano  alcuni  consistenti  per  la  maggior  parte  di  oro  puro  ».  Egli  quindi 
suppose  che  si  fosse  trovato  il  metallo  corinzio,  l'aurichalco  tanto  lodato  da 
Plinio  e  da  altri,  al  quale  in  Napoli  venne  dato  il  nome  di  metallo  Spinelli. 

«  Appresso,  per  cura  del  sig.  Giacomo  Egg  di  Piedimonte  d'Alife,  furono 
analizzati  degli  oggetti,  creduti  anche  questi  di  bronzo,  raccolti  in  altra  ne- 
cropoli campana  esistente  nel  territorio  di  Alife,  coeva  di  quella  di  Suessula. 
Il  eh.  dott.  Dressel  riferì  (Ann.  dell'  Ut.  di  corr.  arch.  1884,  pag.  247, 
248)  che  si  trovarono  composti,  talvolta  di  2/3  di  argento,  di  l/a  di  oro  e 
di  1/6  di  rame,  tal' altra  di  3/4  di  argento  e  di  y4  di  rame. 

«  Questo  risultato,  osservò  il  Dressel,  è  non  solo  sorprendente,  ma,  secondo 
«  il  mio  avviso,  anche  erroneo.  Imperocché  un  metallo  composto  di  tre  parti 
«  di  argento  e  di  una  sola  parte  di  rame,  ovvero  di  due  parti  di  argento  e 
«  di  una  parte  metà  oro,  metà  rame,  si  deve  necessariamente  riconoscere  per 
«  argento,  qualunque  sia  il  suo  stato  di  conservazione  e  di  ossidazione,  e  non 
«  potrà  mai  apparire  come  bronzo.  I  pezzi  in  quistione  nulla  hanno  di  questa 
«  necessaria  apparenza  di  argento,  anzi  non  si  distinguono  punto  dagli  oggetti 
«  di  semplice  bronzo.  Quale  sia  l'errore  incorso  nell'analisi  chimica  non  saprei 
«  dire;  ma  che  errore  vi  sia  è  indubitato,  come  sono  pure  persuaso  che  l'ana- 
«  lisi  del  metallo  Spinelli  vada  soggetta  a  qualche  modificazione  » . 

«  Kecentemente  il  von  Duhn,  nel  suo  terzo  pregevole  ragguaglio  delle 
scoperte  di  Suessula  (Bull,  dell' Imp.  Ist.  arch.  gerrn.  Sez.  rom.  voi.  II, 
pag.  252,  253),  ha  pubblicato  il  risultato  di  una  nuova  analisi,  eseguita  nella 
Università  di  Heidelberg  sopra  una  fibula  e  im  braccialetto  di  bronzo  prove- 
nienti dalle  note  tombe.  E  il  seguente: 

Braccialetto.  Fibula. 

rame 89,09  rame 90,54 

stagno     ....  8,85  stagno     ....  6,98 

piombo    ....  1,99  piombo    ....  1,97 

ferro 0,07  ferro 0,51 


100,00  100,00 

«  Dunque,  scrive  il  von  Duhn,  né  oro,  né  argento  ;  invece  una  composi- 
«  zione  somigliantissima  al  nostro  metallo  da  cannoni,  relativamente  ricca  di 


—  263  — 

«  rame,  povera  di  stagno,  più  povera  di  piombo,  affatto  sprovvista  dello  zinco, 
«  conforme  insomma  alle  leghe  più  arcaiche  in  genere  del  solito  bronzo  greco. 
«  Come  combinare  con  questo  risultato  quello  delle  analisi  napoletane,  sopra 
«  le  quali  doveva  fondarsi  il  mio  giudizio  anteriore  non  lo  so  ;  lascio  ai  tecnici 
*  il  decidere  come  abbia  a  spiegarsi  la  strana  differenza  che  esiste  positiva- 
-  mente  fra  l'aspetto  e  la  qualità  del  bronzo  ordinario,  e  gli  oggetti  fatti 
«  del  metallo  Spinelli  » . 

«  Non  voglio  escludere  la  supposizione  del  Dressel,  vale  a  dire  che  sia 
accaduto  qualche  errore  nelle  analisi  ordinate  dallo  Spinelli  e  dall' Egg,  spe- 
cialmente ne] le  ultime  per  la  circostanza  che  gli  oggetti  di  Alife,  i  quali 
sarebbero  composti  per  la  maggior  parte  di  argento,  non  si  distinguono  punto 
all'aspetto  da  quelli  di  semplice  bronzo.  Credo  ad  ogni  modo  che,  ove  l'errore 
esista  realmente,  si  abbia  soltanto  in  ciò  che  concerne  la  quantità  dei  metalli 
riconosciuti  in  ogni  singolo  oggetto.  Considerando  pertanto  che  i  risultati  delle 
analisi  qualitative  fatte  in  Italia  sono  molto  diversi  fra  di  essi,  e  assai  diffe- 
renti da  quello  ottenuto  in  Heidelberg,  inclino  a  ritenere  che  le  famiglie 
campane,  cui  si  riferiscono  le  antichità  di  Suessula  e  di  Alife,  lavorassero 
oro  e  argento  cui  era  unito  artificialmente  del  rame,  e  inoltre  facessero  uso 
tanto  del  bronzo  comune,  quanto  di  vere  e  proprie  leghe  di  rame  e  di  argento, 
non  che  di  rame,  argento  e  oro.  Lascio  peraltro  insoluto  il  problema  se,  nel 
secondo  caso,  la  lega  venisse  composta  coi  tre  metalli  presi  separatamente, 
oppure  col  rame  e  coli' elettro,  in  cui  l'oro  e  l'argento  già  fossero  natural- 
mente combinati. 

«  I  dubbi  espressi  sulla  possibilità  di  simili  operazioni  nei  giorni  ai 
quali  rimontano  le  menzionate  necropoli,  potevano  sembrare  fondati  fino  a 
che  le  osservazioni  relative  a  Suessula  e  ad  Alife  si  credevano  una  eccezione, 
sebbene  siasi  citato  anteriormente  qualche  fatto  per  dimostrare  che  innanzi 
la  fine  della  prima  età  del  ferro,  nell'Italia  superiore  esistevano  oggetti  di 
argento  cui  era  stato  aggiunto  del  rame  (1).  e  quantunque  dell'arte  di  unire 
il  rame  all'oro  nella  stessa  età  siensi  trovate  prove  anche  nelle  celebri  tombe 
di  Hallstatt  (Morlot,  nelle  Mém.  de  la  Soc.  B.  des  Antiq.  du  Nord,  1866- 
1871,  pag.  31).  Panni  però  che  tali  dubbi  non  abbiano  più  ragion  d'essere, 
dopo  le  importanti  scoperte  che  gli  egregi  signori  Enrico  e  Luigi  Siret  hanno 
fatte  nella  Spagna,  fra  Cartagena  ed  Almeria,  mirabilmente  descritte  ed  illu- 
strate nell'opera  loro:  Les  premiers  àges  du  metal  dans  le  sud-est  de 
V  Espagne. 

(i)  Il  Gozzadini  {UH.  scop.  nelVant  necrop.  «  Marzabotto,  tav.  XVII.  fig.  20)  illustrò 
dna  fibula  di  argento,  rinvenuta  in  Marzabotto,  scrivendo  a  pag.  86,  nota  233,  quanto 
segue:  «L'analisi  chimica  ha  dimostrato  che  vi  è  una,  piccola  quantità  di  rame  unita 
«  all'argento,  secondo  che  si  costuma  per  renderne  più  l'arile  la  lavorazione  ».  È  da  notare 
che  tale  fibula  non  è  etrusca  come  il  Gozzadini  ritenne,  ma  bensì  gallica  (Brizio,  Tombe 
crop.  galliche  della  prov.  di  Bologna,  1887,  pag.  70). 


—  264  — 

«  È  noto  che  in  Europa  si  lavorava  l'oro  nei  primordi  dell'età  del  bronzo, 
ma  comunemente  si  ritiene  che  l'uso  dell'argento  vi  si  introducesse  soltanto 
colla  civiltà  della  prima  età  del  ferro  inoltrata.  Le  estese  e  fruttuosissime 
esplorazioni  dei  signori  Siret  (op.  cit.  pag.  231)  mostrarono  invece,  che  l'ar- 
gento si  conosceva  e  si  adoperava  nel  sud-est  della  Spagna  chiusa  appena 
l'età  della  pietra  (!),  e  che  la  scoperta  di  esso  deve  attribuirsi  alla  presenza 
del  metallo  nativo  esistente  alla  superficie  del  suolo.  Le  molte  analisi  chi- 
miche delle  antichità  raccolte  da  quei  due  valenti  investigatori  provarono 
inoltre,  che  nell' indicata  contrada  della  Spagna,  contemporaneamente  ai  più 
arcaici  oggetti  di  rame  e  di  bronzo,  se  ne  fabbricarono  altri  tanto  di  argento, 
quanto  di  una  lega  d'argento  e  di  rame  (Siret,  pag.  232). 

«  In  una  tomba  dell' Àrgar,  per  es.,  insieme  con  varie  antichità  figurate 
dai  Siret  nel  loro  splendido  Album  (tav.  XXXIX,  gruppo  738),  si  rinvennero  una 
lama  di  coltello  di  rame  coi  chiodetti  pel  manico  composti  di  rame  e  di 
argento,  oltre  ad  un  pendaglio  della  stessa  materia,  come  risulta  dalle  seguenti 
analisi  (Siret,  pag.  231): 

Pendaglio.  Chiodetti. 

argento      ....     22, 65                    argento     ....  27,74 

rame 51,35                     rame 28,22 

ferro  e  piombo   .     .     traccio                   stagno      .     .     .     .  3,55 

piombo     ....  2,04 

«  L'argento  di  cui  si  servivano  i  primitivi    abitatori  del  sud-est   della 


(l)  Stimo  opportuno  di  citar-'  in  questo  luogo  un  fatto  osservato  in  Italia,  che  si 
connette  colle  questioni  accennate  nella  presente  comunicazione,  e  di  cui  devo  la  notizia 
all'egregio  collega  prof.  Pompeo  Castelfranco.  —  Nel  famoso  sepolcreto  di  Remedello  in 
provincia  di  Brescia,  il  quale  rimonta  ai  primordi  della  metallurgia  nel  nostro  paese 
[Bull,  di  paletn.  ital.  X,  pag  133  e  seg.  ;  XI,  pag.  138  e  seg.),  il  eh.  don  Luigi  Ruzze- 
nenti  di  Asola  scavò  una  tomba  trasportata  intatta  nel  Museo  civico  bresciano,  della  quale  si 
legge  il  seguente  breve  ragguaglio  nei  Commentarli  dell'Ateneo  di  Brescia  (1886.  pag.  81). 
u  Lo  scheletro  ha  sul  ventre  una  rotella  di  pietra  alabastrina  a  sette  raggi  ;  sul  fianco 
«  una  cuspide  di  freccia  di  selce  in  direzione  trasversale  culla  punta  volta  a  sinistra  e 
«  più  basso,  al  lato  destro,  un  gruppo  di  tre  simili  più  piccole  cuspidi  colle  punte  verso 
«  i  piedi.  Ma  la  parte  più  importante  dell'arredo,  importantissima  da  vero,  è  uno  spillone, 
«  che,  se  è  d'argento,  come  non  se  ne  dubita,  mostrando  l'uso  di  questo  metallo  nell'età 
«  cupreolitica,  turba  e  confonde  gli  argomenti  onde  si  distinguono  que'  periodi  e  sottope- 
«  riodi  primitivi  ».  —  Il  Castelfranco,  il  quale  fu  presente  al  saggio  dello  spillone  eseguito 
da  un  orefice  bresciano,  mi  ha  dichiarato  che  è  indubbiamente  di  argento  fuso.  Dopo  le 
scoperte  dei  signori  Siret  il  fatto  acquista  una  considerevole  importanza  e  merita  di  essere 
studiato  attentamente,  imperocché  in  altre  tombe  del  sepolcreto  di  Kemedello,  coeve  per 
fermo  di  quella  che  conteneva  lo  spillone,  si  rinvennero  oggetti  di  rame  i  quali  sembrano 
rimontare  alla  età  di  quelli  antichissimi  dello  stesso  metallo  e  di  bronzo,  che  nel  sud-est 
della  Spagna  si  trovarono  uniti  ad  ornamenti  di  argento. 


—  265  — 
Spagna  era  quello  nativo  delle  Ilerrerias  (Siret,  pag.  226),  un  pezzo  del  quale, 
sottoposto  all'analisi  (ibid.  pag.  231),  si  vide  contenere 

argento 89,62 

rame 0,18 

cloro traccie 

impurità 10,20% 

«  Ove  si  confronti  il  risultato  di  tale  analisi  con  quello  delle  due  pre- 
cedenti, appare  chiaro  che  i  chiodetti  e  il  pendaglio  sono  stati  formati  con 
una  lega.  Nessuna  meraviglia  quindi  che  leghe  analoghe  fossero  in  uso  anche 
presso  altri  antichi  popoli  del  bacino  del  Mediterraneo,  quali  le  famiglie  che 
lasciarono  le  tombe  di  Suessula  e  di  Alife. 

«  Fra  i  molti  oggetti  scoperti  dai  Siret  e  che  furono  analizzati,  non 
se  ne  è  trovato  alcuno  di  un  metallo  simile  a  quello  Spinelli.  Ciò  non  esclude 
che  il  fatto  non  possa  verificarsi  in  seguito.  Intanto  è  da  tener  conto  che 
i  nominati  autori,  parlando  (pag.  236)  della  composizione  degli  ornamenti 
d'oro  rinvenuti,  notano  che  sono  di  oro  pallido.  Li  ritengono  formati  «  d'un 
electrum  naturel,  dans  lequel  l'or  domine  »,  e  citano  in  proposito  la  notizia, 
data  già  da  Strabone,  che  l'oro  e  l'argento  esistono  naturalmente  uniti  nella 
penisola  iberica.  Si  può  quindi  con  qualche  fondamento  supporre,  che  anti- 
chissimamente  sul  bacino  del  Mediterraneo,  come  si  componeva  la  lega  di 
rame  e  di  argento,  così  si  fabbricasse  quella  di  rame  e  di  elettro,  la  quale 
potrebbe  trovare  riscontro  nel  metallo  Spinelli  della  prima  fibula  suessulana 
che  fu  analizzata. 

«  Dimostrato  che  nel  sud-est  della  Spagna,  quasi  a  partire  dalla  fine 
dell'età  neolitica,  oltre  fondere  il  rame  e  il  bronzo,  sapevasi  unire  il  rame 
coi  metalli  preziosi  del  paese,  si  può  chiedere  se  le  popolazioni  di  Suessula 
e  di  Alife,  vissute  posteriormente  e  che  lavorarono  leghe  simili,  le  fabbri- 
cassero esse  o  le  ricevessero  preparate  dal  di  fuori.  Occorrono  altre  ricerche 
innanzi  di  tentare  la  soluzione  del  problema.  Se  consideriamo  però  che  le 
scoperte  dei  signori  Siret  avvalorano  ciò  che  gli  antichi  raccontano  sulla 
notevole  quantità  di  argento  e  di  elettro,  che  in  età  molto  lontana  i  Fenici 
acquistavano  dagl'Iberi  e  vendevano  altrove  con  grande  profitto  (Siret,  pag.  236. 
257,  259),  e  che  la  lega  di  cui  ho  parlato  risale  nel  sud-est  della  Spagna 
alle  origini  della  metallurgia,  non  è  inverosimile  il  credere  che  la  lega  ado- 
perata nella  Campania  provenisse  dalle  spiaggie  iberiche  » . 

Bibliografìa.  —  Di  un  manoscritto  di  Rime  del  secolo  XV L 
recentemente  acquistato  dalla  Biblioteca  Angelica.  Nota  del  Corri- 
spondente E.  Narducci. 

«  Tra  i  recenti  acquisti  fatti  dalla  Biblioteca  Angelica  mi  è  parso  degno 
di  nota  un  manoscritto  cartaceo,  in  4°  piccolo,  segnato  ora  col  n.  1882,  scritto 


—  26(3  — 

tra  il  1578  e  il  1582,  e  contenente  Rime  di  circa  50  dei  migliori  poeti  di 
quella  età  fecondissima,  e  specialmente  dei  più  rinomati  tra  gli  accademici 
Intronati  di  Siena.  Non  mi  è  riuscito  di  appurarne  la  storia  e  la  provenienza; 
ma  segno  manifesto  ch'esso  dovè  finora  rimanersi  colato  alle  indagini  degli 
eruditi,  è  il  trovarvisi,  tra  molti  componimenti  di  Torquato  Tasso,  cinque  a 
lui  attribuiti,  che  invano  si  cercherebbero  nelle  raccolte  a  stampa  delle  sue 
Rime  II  nostro  manoscritto  ci  presenta  inoltre  rime  di  otto  poeti  e  di  una 
poetessa,  che  non  menziona  il  Quadrio  nella  sua  amplissima  Storia  della 
poesia.  Notevoli  sono  anche  nove  sonetti  acrostici  di  Claudio  Tolomei,  le  cui 
prime  lettere  riunite  formano  il  nome  di  margarita,  e  sono  in  lode  di  Mar- 
gherita di  Valois,  figlia  di  Francesco  I  re  di  Francia,  disposatasi  ad  Emanuele 
Filiberto,  Duca  di  Savoia.  Ho  pertanto  l'onore  di  presentare  all'Accademia 
l'analisi  di  questo  manoscritto,  tolta  dal  mio  catalogo  inedito  dei  codici  del- 
l'Angelica. 

1882. 

Chartaceus,  in  4.°  minori,  ff.  125,  sec.  XVI.  Quinquaginta  fere  auctorum, 
et  prsesertim  Academicorum  lutronatorum  Senensium.  carmina  italica;  in  quibus 
recensendis  C.  est  prò  '  Canzone  ',  M.  prò  '  Madrigale  ',  0.  prò  '  Ottave  '  seu 
Ogdoadse,  S.  prò  '  Sonetto  '. 

1.  Claudii  Tolomei,  Corona  novem  epigr.  (S.)  in  lauderà  Margarita^  Valesiae, 

Francisci  I.  Francorum  regis  fili»,  et  uxoria  Emmanuelis  Philiberti 
Sabaudise  Ducis:  quorum  cuiusque  prima  littera  acrostichon  efficit  '  MAR- 
GARITA '.  Prsevia  est  eiusdem  C.  T.  ad  eamdem  epistola,  d.  Parisiis. 
16  mar.  1553,  fol.  l-3b. 

a.  '  Mirauano  dal  ciel  gli  angeli  intenti'. 

b.  'Alto,  et  caldo  desir,  di.'  mi  costrigni'. 
e.      'Ride  a  questa  Fenice  l'aria  intorno1. 

d.  '  Gratie  eira  pochi  il  eiel  laryo  destina'. 

e.  'A  mirar  questa  tua  nuoua  sorella'. 

/.      'Raggio  'li   l'io  in  uni  Donna  riluce'. 
g.      'I  nostri  alti  pensier  di  uirtu  pieni'. 
li.      'Tranquillo  porto  al  empia   <-\   ri,  tempesta'. 
i.      'Alma  real,  da  le  cui  luci  sante'. 

k.     Eiusdem  '  a  M.  Cam,?  Spannocchi  hauendo  co*  suoi  belli  caratteri  scrìtti 
i  precedenti  son}  '  (S.). 
'Non  potendo  con  arie  formar  belle'. 
Leguntur  a,  e  et  g  ap.  Dìon.  Atanagi,   De   le  Rime   di  diversi  nobili 
poeti  Toscani '._,  lib.  2.  Yen.  1565.  f.  18b  et  21a. 

2.  Bartholom/EI  Caroli  Piccolomini  (S.),  fol.  4a. 

a.  'Voi  clie  'n  questi  uicini  ombrosi  monti'. 

b.  '.Splenda  questo  felice  alni',  terreno'. 

3.  'Dello  Scacciato  Intr.10'  (S.),  fol.  4a. 

'  Vani  pensier  che  così  dolcemente'. 


—  267  — 

4.  '  Dello  Spaventato  Intr.t0  '  (S.),  fol.  4b. 

'  Sì  dolce  fiamma  già  m'ardeua  il  cuore  '. 

5.  '  Dell 'Ombroso  Intronato  '  (S.),  fol.  5a-6b. 

a.  '  Scarco  de'  graui  miei  martìri  in  parte  '. 

b.  '  S'a'  miei  giusti  disii  fatto  pietoso  '. 
e.      '  Nel  mio  bel  sol  de  la  diuina  luce  '. 

d.  '  Dell'usato  leggiadro  habito  altero  '. 

e.  '  I  sospiri  amorosi  del  mio  cuore  '. 

f.  '  Angelo  in  carne  humana  eletta  et  chiara  '. 

g.  '  In  morte  del  Bugino  '. 

'  Anima  bella  che  nel  primo  cielo  \ 

6.  Claudii  Tolomei  (S.),  fol.  6b-10. 

a.  '  Un  bello  aurato  uelo  a  l'aurea  testa  '. 

b.  '  L'alma  beltà  de  l'alto  sole  in  terra  \ 
e.      '  Qual  miseria  o  timor  sarà  mai  graue  '. 

d .  '  Qual  gioir  lieto  non  si  uolge  in  pianto  '. 

e.  '  Dietro  al  orme  sanguigne  oggi  m' inuio  '. 

f.  '  Negli  antri  habitar  uoglio  oue  Echo  torni  '. 

g.  '  Acque  stillano  gli  occhi  et  sangue  il  cuore  '. 
h.  '  D'amore  essempio  sopra  ogni  altro  degno  '. 

i.  '  Quando  per  l'ampio  mar  le  turbate  onde  '. 

k.  '  Eccomi  giunto  al  loco,  al  tempo,  al  giorno  '. 

I.  '  Qual  pensier  qual  desir  nel'alma  annido  '. 

m.  '  Quanti  dolci  pensier  d'amore  ardenti  '. 

n.  '  Quando  l'ardente  amor  dal  ciel  discende  \ 

0.  '  Il  tempo  fugge  come  nebbia  al  uento  '. 
p.  '  Se  l'alta  speme  nudrisce  il  desire  '. 

q.      '  L' inferma  spoglia  che  mi  cinse  Adamo  '. 
r.      '  Sotto  l' insegna  del  tuo  sangue  tinta  '. 

Sacra,  prseter  a,  quod  est  amatorium. 

7.  'Del  Susornione  Intr.t0'  (S.),  fol.  11-14*. 

a.  '  Se  pur  ti  piace  ancor  che  '1  nodo  antico  '. 

b.  '  Spira  per  lo  sgrauato  aer  sereno  '. 

e.      '  Per  folti  boschi  e  per  campagne  aperte  '. 

d.  '  Spirto  gentil  a  cui  '1  ciel  largo  diede  '. 

e.  '  Valle  oue  i  raggi  del  mio  ricco  sole  '. 

/.  '  Mentre  io  gioiua  ala  bella  opra  intento  '. 

g.  '  Né  perch'  io  cerchi  ognor  nuoui  paesi  '. 

h.  '  Donna  gentil  se  '1  ciel  prigion  mi  diede  '. 

i.  '  Così  potessi  io  '1  duol  che  l'alma  accoglie  \ 

k.  '  Se  dopo  mille  et  mille  uoglie  erranti  '. 

1.  '  Persa  ho  la  uista  del  bel  uiso  adorno  '. 
m.  '  S'amorosi  pensier  dipinti  in  carte  '. 

n.      '  Sì  leggiadra  è  la  rete  oue  io  son  colto  '. 
o.      '  Del  uiuo  fonte,  del  mio  pianto  eterno  '. 

8.  Petri  Ioannis  Salvestri  '  Intro.10  per  m.  Cesare  Tolomei  a  mad.a  Frasia 

Marzi'  (S.  caud.),  fol.  14b. 

'  Se  '1  ciel  ui  presti  il  dottor  uostro  tale  '. 


—  268  — 

9.  Scipionis  Gonzaga  (C.  et  S.),  fol.  17. 

a.  '  Padre  del  ciel,  se  per  dubbioso  calle  '. 

b.  '  Semplicetta  fanciulla  il  fiero  inganno  '. 

10.  Incertorum  (S.),  fol.  18a. 

a.      '  Chiedendo  un  bacio  ala  mia  cara  Minta  '. 
h.      '  Dela  più  bianca  et  mansueta  agnella  '. 

11.  Curtii  Vignali,  'Ad  imiialione  di  quello  del  Petr:    Quando  io  son 
tutto  uolto  in  quella  parte'  (S.),  fol.  18b. 

'  Quando  i  begli  occhi  di  quel  uiuo  sole  \ 

12.  Incertorum,  (S.),  fol.  18b-19a. 

a.  '  Alla  dantesca  '. 

'  Carlo  ammira  il  Boote  i  tuoi  trofei  '. 

b.  '  Deh  potessi  io  Madonna  uscir  di  uita  '. 

13.  l  Bel  Cieco  d'Adria',  i.  e.  Aloisii  Groto  (S.),  fol.  19a. 

'  Fortezza  et  senno  amor  dona  non  toglie  '. 

14.  Incerti  '  genti Ih.0  di  Corfìi'  (S.),  fol.  19b. 

a.  'Questa  di  sempre  dardeggianti  allori'. 

b.  '  Viua  fiamma  ili  Marte  et  di  Bellona'. 
Huius  carmina  sequuntur  infra,  f.  41. 

15.  LiviiE  Marzi  de  Placidis  (S.),  fol.  20-21b. 

a.  '  Arbor  famoso  li  cui  santi  rami  '. 

b.  '  Non  è  gloria  portar  scettro  o  corona  '. 
e.      '  Stupidi  intenti  et  fissi  gli  occhi  miei  '. 

d.  '  Quando  ueloce  il  sol  l'albergo  lassa  '. 

e.  '  Crudo,  iniquo  et  fier  uento  dispietato  '. 

/'.       '  L' idea  a  questa,  o  questa  al'  idea  diede  '. 
g.     '  Non  potenza  mortai,  non  stelle  ingrate  '. 

16.  Incerti  (S.),  fol.  21b. 

'  Speme  che  di  dolcezza  il  duolo  e  '1  pianto  '. 

17.  THOM.E    B ALBANI    (S.),    fol.    22a. 

'  Candida  neue  et  uoi  purpuree  rose  '. 

18.  Cristophori  Guidiccioni  ad  eumdem  Th.  B.,  fol.  22a. 

'  Balbani,  uoi  con  destro  alto  sentiero  '. 

Post  nomen  A.  eadem  marni  legitur  :  '  oggi  Yescouo  di ...  '  Chr.  G.  electus  est 
episc.  Adjacensis  d.  13  maii  1578,  obiitque  d.  18  nov.  1582  (Cf.  Ughelli,  It.  Sa- 
cra, ed.  2,  to.  3.  Ven.  1718,  col.  497)  ;  ideoque  scriptus  codex  intra  quadriennium. 

19.  Incerti  (S.),  f.  22b. 

'  Hor  che  l'Aquila  e  '1  Gallo  infetti  i  figli  '. 

Cf.  infra  sub  43  e. 

20.  Thom.e  Balbani  '  Risposta  al  Guidicc.ni  '  (S.),  fol.  22b. 

'  Ben  io  seguendo  un  bel  nobil  pensiero  '. 

21.  Fausti  Sozzini  '  Frastagliato  Inir:t0  '  (S.),  fol.  23a. 

a.  '  Il  ciel  de  le  sue  grafie  il  seno  aperse  '. 

b.  '  Bagna  dolor  non  gli  occhi  pur,  ma  bagna  '. 

Est  a  in  laudem  Isabella?  de  Medicis,  ut  ex  acrosticho. 


—  269  — 

22.  '  Del  Tardo  Intr.0  al  Frast.0  Intr.0  '  (S.),  fol.  23.b 

'  Dunque  spirto  gentil  più  tosto  in  carte  '. 

23.  (Fausti  Sozzini),  Kesponsio  (S.),  fol.  23b. 

'  Tu  e1  hai  forse  d'amor  sì  poca  parte  '. 

24.  Anon.,  forte  eiusdem  F.  S.  (S.),  fol.  24. 

a.  '  Ben  potete  ueder  negli  occhi  miei  '. 

b.  '  Dolor  che  '1  cuor  mi  premi  et  cangi  il  uolto  '. 
e.      '  Lo  star  mi  strugge,  e  '1  fuggir  non  m'aita  '. 

d.  '  Viui,  chiari,  cocenti,  altieri  lumi  '. 

Est  ci  in  laudem  Virginia  Spannocchi,  ut  ex  acrosticho. 

25.  Antonii  Piccolomini  (S.),  fol.  25a. 

'  Se  la  mia  dea  uia  più  d'ogni  altra  è  hella  '. 

26.  Kesponsio  (S.),  fol.  25a. 

'  Beltà  non  uale  a  farsi  un'alma  ancella  '. 

27.  Marii  Colonna  (S.),  fol.  25b. 

'  Se  '1  uostro  uago  giouenil  desire  '. 

28.  Responsio  (S.),  fol.  25b. 

'  Vana  speranza  di  non  uer  gioire  '. 

29.  Carmina  anonyma,  fol.  26-32b. 

a.  '  Al  Materiale  Intr.0  '. 

'  Quel  duro  laccio  di  ch'amor  t'auinse  '. 

b.  Eidem. 

'  Non  perchè  ognor  uia  più  sommo  ualore  '. 

e.  '  Poi  che  da  te  mio  sol  l'empia  fortuna  '. 
ci.      '  Se  non  bastando  ala  mia  fiera  stella  '. 

e.  '  Gran  uendetta  d'Amor,  il  freddo  petto  '. 

f.  '  In  morte  di  m.   VergP  Grazini  Amaro  Intr.0 
'  Lasciando  in  terra  ciò,  che  in  te  d'amaro  '. 

g.  '  Del  chiarissimo  sol  ch'eterno  luce  '. 
h.     '  In  morte  di  L.°  C.°  ' 

'Già  dolce  scorta  nel  camin  ch'io  prendo'. 
i.      '  In  rimembranza  di  mad.a  Fillide  sua  sorella  già  morta  '. 

'  Volge  il  quinto  anno,  et  lasso  panni  un  giorno  '. 
k.     '  Stanze  recitate  nel  trionfo  dello  Sdegno,  rappresentato  in  Siena  dall'uni- 
versità delti  scolari  '. 

'  S'alcun  per  gran  desio  d'alta  bellezza  '. 
I.      '  Lodi  dello  Sdegno  cantate  nel  suo  trionfo  '. 

'  Giusto  possente  sdegno  '. 
m.    '  Canzone  di  David'. 

'  0  beato  chi  mai  non  muoue  il  piede  '. 
n.     'Al  maestro  della  musica.  Canz.  di  David  quando  uenne  a  lui  Natan 
il  Profeta,  dopo  l'essersi  egli  giaciuto  con  Bathsaba  '  (C). 

'  Habbi  pietà  di  me,  o  Dio,  secondo  '. 
o.     '  Al  maestro  della  musica  sopra  il  Ghittih,  Canz.  vii]  '. 

'  0  Ioua  signor  nostro  '. 
p.      '  Canz.e  di  Dauid  '. 

'  Ioua  ho  io  per  pastore  '. 
q.      '  Vostri  uiuaci  lumi  '. 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  35 


—  270  — 
Sunt  a  ad  i  S,  h  Ogdoadae,  l  ad  q  C.  Versiones  Psalmorum  sunt  m  1, 
n  50,  o  8  et  jt?  22. 

30.  'Del  med.°  Frast.°\  i.  e.  Fausti  Sozzini  (S.),  fol.  32b-33a. 

a.  '  7»  morfe  di  mad.a  Erminia  Colombini  de  Simoni,  che  morendo  di  parto 

lassò  di  quello  una  fig.a  '. 
'  Che  non  può  fiera  morte,  se  il  gran  regno  '• 

b.  '  In  morte  di  mad.a  . . .  '  (sic). 

'  Donna,  che  giunta  sei  di  questa  uita  \ 

31.  '  Canzone  del  S.r  D.  Scipione  da  Castro  in  morte  della  S.ra  Padrona 

dell'Ili.™0  SS  Giou.  Andrea  Boria'  (C),  fol.  35-40. 

'  Tra  l'antiche  ruine  '. 

In  frustulo  chartaceo  interserto,  marni  recentiori  legitur:  '  Il  sig.r  Gius.e 
Molini  giudicò  questo  scritto  di  T.  Tasso  '  ;  quod  refellitur  ex  eo  quod  sub 
nomine  eiusdem  S.  d.  C.  idem  Carmen  extat  impressimi  in  Rime  di  diversi 
celebri  poeti  dell'età  nostra,  coli,  a  Jo.  Bapt.  Licino.  Bergomi  1587,  p.  290 
ad  296.  Insuper  T.  T.  versus  ut  '  Arder  il  Ciel,  e  lagrimar  il  Sole  '  nunquam 
scripsisset. 

32.  Eiusdem  incerti  de  quo  supra  ad  n.  14  (S.),  fol.  45a. 

'  Se  dal  terreno  chiostro  human  pensiero  \ 

33.  Lauree  Battiferri  (S.),  fol.  41ab. 

a.  'Se  gli  occhi  innalzo  a  rimirar  talora'. 

b.  'Sotto  l'inuitta  et  militante  insegna'. 
e.      '  Di  uirtute  in  uirtù  salir  desio  '. 

34.  Torquati  Tasso  S.,  prater  ea  quae  aliter  subnotantur,  fol.  42-52b. 

a.  '  Facelle  son  d' immortai  luce  ardenti'. 

b.  '  Geloso  amante  apro  mill'occhi  et  giro  '. 

e.      'L'incendio  onde  tai  raggi  uscir  ltì;i  fuore'. 

d.  '  D'aria  un  tempo  nudrimmi,  et  cibo  et  aita  '. 

e.  '  Cinthia  non  inai  sotto  '1  notturno  uelo  '. 

/.  '  La  hella  aurora  mia,  eh'  in  negro  ammanto  '. 

g.  '  Chi  è  costei,  che  'n  sì  mentito  aspetto  '. 

h.  '  Sorge  lo  sdegno,  e  'n  lungha  schiera  et  folta  '. 

i.  '  Quel  puro  ardor,  che  da'  soaui  giri  '. 

Cf.  infra  sub  t 

k.  '  Tolse  barbara  gente  il  pregio  a  Roma  '. 

I.  '  Gielo  ha  madonna  il  seno,  et  fiamma  il  uolto  '  (M.). 

m.  '  La  bella  pargoletta  '.  (M.). 

n.  '  Allor  che  ne'  miei  spirti  intiepidissi  '. 

o.  '  Costei  che  su  la  fronte  ha  sparsa  al  uento  '. 

p.  '  Hor  che  l'aura  mia  dolce  altroue  spira  '. 

q.  '  Alla  S.ra  Leonora  Contessa  di  Scandiano,  per  il  Duca  di  Ferr.a  ' 

'  Donna  se  ben  le  chiome  ho  già  ripiene  '. 

r.  'Questa  stirpe  regal  d'huomini,  et  d'opre'. 

s.  '  O  con  le  Grati  e  eletta  et  con  gli  Amori  '  (C). 

t.  '  Quel  puro  ardor  che  da'  fatali  giri  '. 


—  271  — 


v. 
w. 

X. 

y- 

2. 


Est  repetitio  i,  quibusdam  mutatis.  Neutrum  piane  concordat  cum  impresso. 

u.      '  Mentre  madonna  il  lasso  fiancho  posa  '. 

Cf.  infra  sub  36n. 

'  Amor,  se  fia  giamai  che  dolce  i'  tocchi  '. 
'  Tasson,  qui  doue  il  Medoniso  scende  '. 
'  Quella  candida  via  sparsa  di  stelle  '. 
'  Quando  liauran  queste  luci  et  queste  chiome  '. 
'  Vedrò  dagli  anni  in  mia  uendetta  (ancora)  '. 
a.     '  Nelle  nozze  dell' lll.mi  S.ri  Don  Alfonso  et  D.a  Marfisa  da  Este  '  (C). 
'  Già  il  noturno  sereno  '. 

35.  Celsi  Cittadini  «  ad  imitai.™  del  Tass.no  '  (M.),  fol.  52b. 

' Al  nostro  dolce  nero  \ 

36.  Torquati  Tasso  S.,  prseter  ea  quse  aliter  subnotantur;  ubi  animadver- 

tendum  s,  t,  u,  v  et  w,  inscripta  esse  '  Bel  Tassino  ',   eo   quod  etiam 
Bernardus,  Torquati  pater,  clarus  sui  sevi  poeta  fuerit,  fol.  53-61. 

a.     '  Del  med.°  T.  Tasso  essendo  in  carcere.  Son.  2°,  alla  Duch.a  di  Ferr.a  \ 

'  Alma  real,  che  per  leggiadro  uelo  '. 

•'  Al  nostro  dolce  azzurro  '.  (M.ì. 

'  Alla  Sere.ma  Sig.ra  Margherita  Gonzaga,  Duch.a  di  Ferr.a,  Son.  p.°  \ 

'  0  regia  spera,  al  tuo  bel  nome  altero  '. 

'  Alla  med.a  3.°  \ 

'  Se  pietà  uiua  indarno  è  che  si  preghi  \ 
e.     '  Alle  figlie  del  Duca  Ercole  di  Ferrara  '. 

'  0  due  figlie  d'Alcide,  onde  s'oscura  '. 

Cf.  infra,  sub  41,  p. 

/'.      '  La  man,  ch'auuolta  entro  adorate  spoglie  '. 

'  Sop.a  Vhauer  uisto  due  belle  donne  baciarsi  insieme.  Le  donne  furono 

la  sig.a  Marfisa  da  Este,  et  la  sig.a  Lucretia  Macchiauelli  '. 
'  Di  nettare  amoroso  ebro  la  mente  '. 
'  Cercando  uà  per  questo  et  quel  sentiero  '. 
'  Sotto  '1  giogo  d'amor,  speranza  et  fede  '. 
'  Più  non  potea  strai  di  fortuna,  o  dente  '. 
'  A  madama  Lucretia  da  Este  Duch.a  d"1  Vrbino  '. 
'  Negli  anni  acerbi  tuoi  purpurea  rosa  '. 

'  Alla  Sig.a  Leonora  Contessa  di  Scandiano  '.  Item  ac  n  et  o. 
'  Eose,  che  l'arte  inuidiosa  ammira  '. 
Repetitio  34  v. 

'  Quel  labro,  che  le  rose  han  colorito  '. 
'  Oue  tra  care  danze  in  bel  soggiorno  '. 
'  Al  tuo  dolce  pallore  '  (M.). 
'  Se  de'  begli  occhi  dela  donna  mia  '  (M.). 
'  Baci  soaui  et  cari  '  (C). 
'  Alla  Pietà  '  (C). 
'  Santa  Pietà,  eh'  in  cielo  '. 
'Donna  dela  mia  fé  segno  si  chiaro'. 
'•  Del  Tassino  alla  Duc.a  d"  Vrb.°  '. 
'  Se  '1  mio  Marte  non  ha  Ciprigna  alcuna  '. 
'  Donna  per  cui  trionfa  Amore  ei  regna  '. 


9- 


—  272  — 

37.  '  D'una  donna  '  (0.),  fol.  62-63a. 

'  Se  bella  è  la  cagion,  ch'amar  m'accende  '. 

38.  '  D'una  donna  all'amante,  in  lontananza  di  lui  (S.),  fol.  G3'\ 

'  Bene  aspetto  io,  né  apparir  ueggio  ancora  '. 

39.  Kesponsio  (S.),  fol.  63b. 

'  Se  mi  fu  graue  et  duro  o  donna  all'ora  '. 

40.  Tetrasticha  sub  tit.  '  Epigrammi  ',  fol.  64. 

a.  '  Sendo  detto  a  Caton,  quando  ei  morìo  '. 

b.  '  Panie  a  Lucretia  indegno  essere  in  aita  '. 
e.      '  Io  arsi  la  mia  destra,  et  non  men  pento  '. 

d.  '  Taciturno  era  giouinetto  Cato  '. 

e.  'Chiedi,  un  re  disse  a  un  saggio;  et  ei  discreto'. 

f.  '  Domitiano  un  fa  sedersi  appresso  '. 

g.  '  Dice  Plato,  eh'  in  fallo  il  senio  mira  '. 
li.  '  Fece  sotto  la  fé  il  Pastor  Leone  '. 

41.  Torqu ati  Tasso,  carmina,  quorum  a  ad  h  inscripta  '  Del  Tassino  ',  fol.  67-76. 

a.  '  Al  Duca  di  Ferrara  '  (S.). 

'  Così  perpetui  il  re  de'  fiumi  altero  '. 

b.  '  Sopra  la  malatia  del  Principe  di  Mantova  \ 
'  Langue  Vincenzo,  e  seco  amor,  che  seco  '. 

e.      '  Al  Duca  di  Ferr.a  '  (C.) 
'  0  magnanimo  tiglio  '. 

d.  '  Al  Principe  di  Tose."  Filippo  de'  Med.  '  (C.) 
'  0  figlie  de  la  terra  '. 

e.  '  Questa  che  tanto  il  cieco  uolgo  apprezza  '  (0.) 

/*.      '  Sopra  le  fascie  che  per  il  suo  cauterio  gli  mandò  la  S.ra  D.a  Lauinia 
della  Rouere  '  (M.) 

'  Se  da  si  nobil  mano  '. 
g.     '  Dialogus  inter  amantem  et  Carontem  '  (Ogdoada). 

1  A.  Caron,  Caron?  Ca:  Chi  sei   importun,  chi  grida? 
h.     '  Tirsi  morir  uolea  '  (C.) 
i.      'Odi  Filli  che  tuona,  odi  ch'in  gelo'  (S.) 
k.      '  Di  sostener  qual  nuouo  atlante  il  mondo  '  (S.) 
I.      '  Al  Principe  di  Parma  '  (M.) 

'  0  nipote  d'Augusto  '. 
m.     '  La  natura  compose  '  (M.) 

n.     '  Tre  gran  donne  uiddi  io,  eh'  in  esser  belle  '  (S.) 
o.      'Donna,  poi  che  fortuna  empia  mi  nega'  (S.) 

p.     '  Alla  Duchessa  d'Uro.0  et  a  mad."  Leonora  da  Este  sorelle,  figliuole  del 
D.a  Ercole  di  Ferrara  '  (S.) 
Est  repetitio  36  e. 

q.     '  Donne  cortesi  et  belle  '  (C). 

r.     '  Non  6'agguagli  ad  Alcide  '  (M.). 

s.      '  Il  cuor  che  m' inuolò,  donna,  un  furtiuo  (S.). 

42.  Petri  Francisci  Moneglia,  Jamiensis  (Oda),  fol.  83. 

■Deh  perchè  pari  agli  empi  antichi  falli'. 


—   278  — 

43.  Carmina  anonyma,  fol.  85-93a. 

«.     'Ad  imitatione  della  Canz.  del  Petrarca:  Qual  più  diuersa  et  nuoua\ 

'  Quante  il  sol  di  natura  opre  stupende  '  (C). 
b.     '  A  mad.a  Laura   Viuiana  '  (S.). 

'  Come  quanto  han  raill'  alme,  illustri  et  diue  '. 
e.     'Ad  imitatione  della  Canz.  del  Petrarca:   Verdi  panni  sanguigni  (C). 

'  Aspra  selce  di  rupe  alpestre  et  dura  '. 
Cf.  infra  sub  /. 

d.  '  Canz.e  ad  imitata  di  quella  del  Petr.a  Verdi  panni  '  (C). 
'  Aure,  ombre,  herbette,  fronde,  frutti  et  fiori  '. 

e.  '  Hor  che  l'Aquila  e'1  Gallo  infetti  i  figli  '  (S.). 

Est  repetitio  19. 

f.  'A  imitatione  della  Canz.  del  Petr.a:   Verdi  panni'  (C). 
Est  repetitio  e. 

g.  '  Stanze  sop.a  la  maniera  della  uita  de'  forzati  in  galera  '  (0.). 
'  Le  muse,  onde  qui  s'odon  canti  et  suoni  . 

44.  '  Nella  morie  del  Sereniss.0  Granduca  di  Toscana  il  sig.  Cosimo  de  Me- 
dici, Cannone  di  m.  Frano.0  Baccelli,  fisico  in  Fior.za  (C),  fol.  93b-95a. 

'  Mentre  pensoso  io  mi  sedeuo  al'ombra  '. 

De  hoc  F.  B.,  ac  de  eius  scriptis  et  negotiis  egi  in   ephem.   Il   Buo- 
narroti, ser.  iii,  voi.  i.  Eomse  1882,  p.  261  et  262. 

45.  Thom^  Balbani  (S.),  fol.  95b-96. 

a.  '  Lieti  pastor,  che  per  l'herbose  sponde  \ 

b.  '  Volgi  gli  occhi,  Damon,  riguarda  intorno  '. 
e.  '  Se  in  que'  begli  occhi  mi  promette  amore  '. 
d.  '  Alla  donna  et  gentil,  che  in  questa  etate  '. 

In  lauderà  Artemisia?  Borghesi,  ut  ex  acrosticho. 

46.  Eq.  Sinolfi  Saracini  (S.),  fol.  97. 

a.  '  Con  quel  fero  desio,  che  m'arde  il  cuore  '. 

b.  '  A  che  mi  diede  il  ciel  sì  salda  fede  '. 

47.  Jo.  Bapt.  Strozzi  (C),  fol.  98. 

'  Dal  balcon  doue  amor  si  dolce  fiocca  '. 

48.  Jo.  Bapt.  Strozzi,  iunioris  (C),  fol.  99-100b. 

a.  '  Di  questa  pietra  Amore  '. 

b.  '  Sop.a  u.a  Donna  di  casa  Spini  o  Malespini  '. 
'  Senza  fiammelle  o  strali  '. 

49.  Incerti  (M.),  fol.  100b. 

'  Tirsi,  mentre  io  ti  bacio  '. 

50.  Torquati  Tasso  (S.),  fol.  101. 

'  Mentr'  è  degli  anni  nostri  il  lieto  maggio  '. 

51.  (Francisci)  Coppetta  (S.),  fol.  102b. 

'  Locar  sopra  gli  abissi  i  fondamenti  '. 

52.  Malvicini,  Kesponsio  (S.),  fol.  102B. 

'  I  superbi  pensier  frenati  et  spenti  '. 

53.  Incerti  (S.),  fol.  103a. 

'Ben  ho,  Signor,  di  camminar  desio1. 


—  274  — 

54.  (Fr.)  Coppetta  (S.),  fol.  103a. 

'Amor  m'ha  posto  come  scoglio  al'onda '. 

55.  Julii  Caesaris  Albicante,  Mediolanensis,  monachi  Montis  Oliveti  (S.), 

fol.  104-105. 

a.  '  Già  morta,  hor  uiua,  o  di  mia  stanca  uita  '. 

b.  '  Non  è  se  ben'  io  piango,  e  'nuan  sospiro  \ 
e.      '  Miracoli  di  morte,  intatta  e  uiua  '. 

d.  '  Morir  dourei,  così  tenace  e  forte  '. 

e.  '  Ben  sapeu'  io  che  troppo  ardente  e  bella  \ 

f.  '  Di  questo  mar  turbato  e  porto  e  polo  \ 
(].  '  Spiegar  d'alto  polo,  onde  scendesti  '. 

h.      '  Tu  che  sfauilli  in  ciel,  tu  che  '1  crin  biondo  '. 

Hsec  tria  postrema  in  mortem  Sabaudi»  Ducissae. 

56.  Diomedis  Borghesi,  acad.  Intron.  (S.),  fol.  107. 

a.  '  Da  te  nasce  il  timor,  nasce  la  spene  '. 

b.  '  Per  la  S.ra  Laura  Peuerera,  Mant.na  Dama  della  Due."  di  Fer.ra  '. 
'  Questo  uago  ben  culto,  eterno  lauro  '. 

e.     '  A  richiesta  di  signora  ingelosita  et  disperata  '. 
'  Ne  la  tua  dura,  auuersa,  aspra  partita  '. 

57.  Eq.  [Felicis  an  Raphaelis?]  Gualtieri,  Aretini  '  Li  morte  di  m.  Gi- 

berto suo  figliuolo'  (C),  fol.  108-110a. 

'  Come  uiuer  poss'  io  ?  se  la  mia  uita  '. 

58.  Anonymi  (S.),  fol.  110b. 

'  Corri  di  puro  argento,  alza  le  corna  \ 

59.  Jo.  Bapt.  Guarini,  Ferrariensis  (S.),  fol.  110b. 

'0  nel  silentio  tuo,  lingua  bugiarda  '. 

60.  Bruti  Guerini,  Fanensis  (S.),  fol.  11  la. 

'  Con  negra  benda  il  ciel  gli  occhi   celarsi  '. 

61.  (Christophori)  Guidiccioni,  episc.  Adjacensis  (S.),  fol.  1111'. 

a.  '  Di  così  ricco  et  sì  gentil  lauoro  '. 

b.  '  Ecco  hor  la  bella  donna  estinta  giace  '. 

62.  Anonymi  (C),  fol.  112-114a. 

'Poiché  più  uolte  umano'. 

63.  Francisci  Panigarola,  Mediolanensis,  ord.  Minorum,   fol.  114a-116a. 

«•      '  Ben  potrian  que'  begli  occhi  '  (SS..). 

b.     '  Sop.a  lo   sponsalitio  del  Principe  di  Mantoua  colla  Principessa  di 
Parma  '  (C). 
'  In  qual  parte  sì  ratto  i  uanni  muoue  '. 
e.     'Sopra   l'Imperatrice   Maria    d'Austria  passando  per  Pania  IL  ottob. 
1582  '  (M,). 
'  Ecco  de  la  grande  Austria  a  cui  s'inchina  '. 

Subjicitur  inscriptio  eidem  Imperatrici  Januam  ingredienti. 

d.      '  Amanti,  o  lieti  amanti  '  (Oda). 

64.  '  Per  la  sig.ra  Laura  Raugona.  Del  sig.r  Giulio  Cesare  Gonzaga,  risp.a  al 

Son.°  del  Tassino  :  Tolse  barbara  gente  il  pregio  a  Roma  (S.),  fol.  116b. 

'  Pose  a  barbara  gente  il  freno,  e  a  Poma  '. 


—  275  — 

65.  Lauree  Lucchesini  Guidiccioni  (M.),  fol.  117. 

a.  '  Onde  è  tiranno  Amore  '. 

b.  '  Per  mad Giusti  de*  Marini  \ 

'  Donna,  se  giusta  sete  '  (M.). 

66.  Diotisalvi  Petri  Senensis  Francisco  Petrarchse  (S.),  fol.  107b. 

'  Il  bel  occhio  d'Apollo  del  cui  sguardo  '. 

67.  F.  P.,  responsio  (S.),  fol.  118a. 

'  Se  Phebo  al  primo  amor  non  è  bugiardo  '. 

68.  Anonymi  '  Per  la  s.ra  Manna'  (M.),  fol.  118b. 

'  Qual  puote  oggi  uiro  inferno  '. 

69.  Bruti  Guerini,  Fanensis  (S.),  fol.  119. 

'  Con  negra  benda  il  ciel  gli  occhi  uelarti  '. 

70.  Alexandri  Guglielmi,  versio  rythrnica  hymni  '  Dies  ir  ce  ',  prsevia  epi- 

stola  s.  d.   ad   Nic.   Costanti,   quse   ine.   '  Filippo,   re   di  Macedonia  \ 

fol.  120-1 22a. 

'  Giorno  orrendo  che  'n  fauille  \ 

71.  'Di  Leonardo  Vinci,  famoso  pittore',  fol.  122b. 

'  Chi  non  può  quel  che  uuol,  quel  che  può  uoglia  '. 

Cf.  Gustavi  Uzielli,  Sopra  un  sonetto  attribuito  a  Leonardo  da  Vinci, 
in  ephem.  //  Buonarroti,  voi.  X.  Komse  1875,  p.  177-191  et  249-268,  ubi 
concluditur  auctorem  hujus  epigrarnmatis  fuisse  Antonium  Maturi  di  Meglio. 

72.  Marignani  (S.),  fol.  123h-124a. 

a.  '  Se  '1  cuor  nel'amorose  reti  inuolto  '. 

b.  '  Fia  mai  quel  dì,  che  gratiosa  stella  '. 

73.  Francisci  Bembo  (S.),  fol.  124a. 

'  Quel  gran  ualor,  ch'ai  mondo  in  tante  carte  '. 

74.  Ccelii  Magni,  responsio  (S.),  fol.  125a. 

'  Quel  pregio,  che  non  pon  mie  roze  carte  '. 

75.  Anonymi  (S.),  fol.  125b. 

'  Speme  che  di  dolcezza  il  duolo  e  1  pianto  \ 

De  Intronatorum  Academia  docte  disseruit  ab.  Fabiani  in  Nuova  rac- 
colta di  opuscoli,  to.  iii.  Ven.  1757,  p.  6-25. 

Auctores  de  quibus  supra,  praster  Baccelli  Franciscum  (44),  Balbani  Thomam  (17, 
20,  45),  Guglielmi  Alexandrum  (70),  Marignani  (72),  Marzi  Placidi  Liviam  (15),  Mo- 
ne'glia  Petrum  Franciscum  (42),  Piccolomini  Bartholomeum  Carolum  (2),  Salvestri  Pe- 
trum  Antonium  (8),  et  Vignali  Curtium  (11),  recensentur  a  Frane.  Xaverio  Quadrio  Della 
storia  e  della  ragione  d'ogni  poesia.  Bononis,  1739.  -  Mediol.  1752,  7  voli.  4°  :  Albicante 
Julius  Cassar  (55),  t.  VI,  p.  139,  sqq.  -  Antonius  Mathai  di  Meglio  (72),  t.  VII,  p.  99, 
170.  -  Battiferri  de  Ammannatis  Laura  (33),  t.  II,  p.  250,  456,  661,  676  ;  t.  IV, 
p.  78,  121,  434.  —  Bembo  Franciscus  (73),  t.  II,  p.  431.  —  Borghesi  Diomedes  (56),  1. 1, 
p  474-  t  II  p  254  ;  t.  VI,  p.  260;  t.  VII,  p.  102.  -  Castro  Scipio  De  (31),  t.  H,  p.  355; 
t.  Vn,  p.  104.'-  Cittadini  Celsus  (35),  t.  I,  p.  41,  474  ;  t.  II,  p.  186,  267.  -  Colonna  Ma- 
rina (27),  t.  II,  p.  270;  t.  III,  p.  187,  377.  —  Coppetta  (Franciscus)  (51),  1. 1,  p.  90,  764;  t.  II. 
p.  241;  t.  LU,'  p.  34,  184,  267;  t.  VI,  p.  119;  t.  VII,  p.  75,  161, 194.  -  Diotisalvi  Senensis 
(66)  t.  II  p.  187.  —  Gonzaga  Julius  Cfesar,  seu  Caesar  (64),  t.  II,  p.  376;  t.  V,  p.  398.  - 
Gonzaga  Scipio  (9),  t.  I,  p.  85.  -  Gualtieri  Felix  (57),  t,  II,  p.  257;  t.  VII,  p.  105.  -  Groto 


—  276  — 

Aloisius  (13),  passim.  -  Gualtieri  Kapbael  (57);  t.  II,  p.  355.  -  Clarini  Jo.  Bapt.  (59), 
passim.  -  Guarino  Brutus  (60,  69),  t.  H,  p.  277;  t.  HI,  p.  264;  t.  VII,  p.  102.  -  Gui- 
diccioni  Christophorus  (18,  61).  t.  n,  p.  514.  —  Lucchesini  Guidiccioni  Laura  (6o),  t.  \  . 
p  400  433,  460. -Magno  Ccelius  (74),  t.  E,  p.  280;  t.  Ili,  p.  103,  118,  267;  t.  VI, 
p.  269.  -  Panigarola  Francisco  (63),  t.  I,  P.  182,  196,  342,  360;  t.  HI,  p.  63;  t.  VII, 
p.  1056is.  —  Petrarca  Franciscus,  passim.  —  Piccolomini  Antonius  (25),  t.  II.  p.  510.  - 
Saracini  Sinolphus  (46),  t.  in,  p.  67.  -  Sozzini  Faustus,  (21,  23,  30),  t.  ni,  p.  267.- 
Strozzi  Jo.  Bapt.  fil.  Laurent*  Philipp!  (47),  t.  II,  p.  346,  662;  t.  V,  p.  83;  t.  MI, 
p.  136.-  Strozzi  Jo.  Bapt.,  fil.  Lamentìi  Friderici  (48),  t.  I,  p.  70;  t.  II,  p.  369;  t.  Ili, 
p.  306;  t,  VI,  p.  678;  t.  MI,  p.  102,  106,  174,  175.  —  Tasso  Torquatus  (34,36,41.  50 
passim.'-  Tolomei  Claudius  (1,  6),  passim.  -  Vincius  Leonardus  (72),  t.  V,p.  521;  t.  VII, 
p.  26,  27.  Qui  lateant  sub  tit.  Acad.  '  Ombroso  '  (5),  '  Scacciato  '  (3),  '  Spauentato  '  (  i  I, 
'  Susornione  '  (7)  et  '  Tardo  '  (22),  quseren.lum. 

Carmina  36  K  i,  r,  41  g  et  50  inter  edita  T.  T.  minime  reperiuntur  ; 
prseterea  34  h,  q,  u,  36  n,  p,  s  et  41  h  in  recentioribus  editionibus  ab  im- 
pressis  maxime  differunt.  Initia  eorum,  qu»  in  impressis  desiderantur,  ad 
maiorem  studiosorum  commoditatem  alphabetice  subjiciimtur: 

'  Caron,  Caron  -  Chi  sei,  importuna  grida  '  (O.),  f.  72a. 
'Cercando  va  per  questo  e  quel  sentiero1  (S.),  f.  54b. 
'Mentr' è  degli  anni  nostri  il  lieto  maggio'  (S.)i  f.  101. 
'Se  de' begli  occhi  della  donna  mia'  (M.),  f.  57a. 
'  Sotto  '1  giogo  d'amor,  speranza  et  fede  '  (S),  f.  55*. 

Ea  et  in  Bernardi  Tasso  cai-minibus  frustra  requires;  animadvertendam  tamen, 
quod  in  rep.  litteraria  notissimum ,  ssepe  medii  et  infimi  sevi  carmina 
pseudoepigrapha  reperiri;  nec  tantum  in  mss.,  sed  etiam  in  impressis,  ut 
ex  gr.  epigr.  71,  quod  a  P.  Lomazzo  in  Trattato  dell'arte  della  pittura, 
Mediol.  1584,  p.  282,  inscribitur  Leonardo  Vincio  ;  a  Leone  Allacci  vero,  in 
Poeti  antichi,  Neap.  1661,  p.  186,  Dominico  Burchiello.  Insuper  in  exemplo 
libelli  :  Rime  et  prose  del  signor  Torquato  Tasso.  Parte  terza,  Ven.  1583, 
adnotationibus  manu  ipsius  T.  T.  referto,  cura  et  solertia  d.  Hectoris  Novelli 
reperto  et  bibl.  Angelica  vindicato,  tribus  carminibus  auctor  apposuit:  '  Non 
è  mio  '. 

Hic  obiter  notandum,  operi  Thorn»  Garzoni,  cui  tit.  La  Piazza  univer- 
sale, quindecies  saltem  impresso,  pr»fixum  esse  epigr.  T.  T.,  v.  '  Sonetto  ' 
ad  Alphonsum  II  Ferrari»  Ducem,  quod  ine.  «  Superbo  foro,  oue  le  scienze  e 
l'arti  ',  et  latuit  omnes  eiusdem  poet»  carminum  editores.  (Cf.  Strenam  ephem. 
La  Gioventù,,  Fior.  1863). 

Archeologia.  —  Di  un'iscrizione  latina  arcaica  del  console 
Servio  Fabio  Fiacco,  scoperta  in  s.  Angelo  in  Formis  presso 
Capita.  Comunicazione  del  Corrispondente  F.  Barnabei. 

«  Il  Socio  Corrispondente  Barnabei  discorre  di  un'importantissima  iscri- 
zione arcaica  latina,  scoperta  recentemente  in  s.  Angelo  in  Formis  presso 
Capua,  dove  sorgeva  il  famoso  tempio  di  Diana  Tifatina.  L'iscrizione  incisa 


—  277  — 

in  pietre  di  calcare  infisse  in  un  muro  antico,  è  lunga  m.  4,16,  e  si  rife- 
risce al  console  Servius  Fidvius  Flaccus,  che  tenne  i  fasci  nell'anno  619  di 
Eoma,  135  av.  Cr.,  e  che  nell'anno  predetto,  come  sappiamo  dalla  lapide, 
de  mcumbies  {sic),  cioè  col  denaro  ricavato  dal  bottino  di  guerra,  fece  costruire 
quel  muro  forse  per  ringraziamento  alla  divinità  coli' aiuto  della  quale  aveva  su- 
perati i  nemici.  La  guerra  a  cui  qui  si  allude  fu  quella  contro  i  Yardei  od 
Ardei  dell' Illirico,  come  ci  è  manifesto  per  il  ricordo  di  Livio  (Epit.  56). 
«  La  Nota  del  Socio  Corrispondente  Barnabei  sarà  inserita  nel  fascicolo 
delle  Notizie  degli  scavi  in  -  corso  di  stampa  » . 


Matematica.  —  Su  le  trasformazioni  involutorie  dello  spazio 
che  determinano  un  complesso  lineare  di  rette.  Nota  II  (!)  del 
dott.  D.  Montesano,  presentata  dal  Corrispondente  De  Paolis. 

«  Continuerò  nella  presente  Nota  l'esame  dei  casi  particolari  più  note- 
voli, che  si  presentano  per  le  trasformazioni  involutorie  dello  spazio  nelle 
quali  i  punti  coniugati  sono  su  i  raggi  di  un  complesso  lineare  r. 

«  1.  Nel  caso  che  la  superficie  S;J.,  che  si  stacca  dalla  superficie  3>n 
■corrispondenti  nel  caso  generale  ai  piani  dello  spazio,  sia  di  3°  o  di  4°  grado, 
non  si  hanno  più  infinite  congruenze  lineari  passanti  per  essa;  né  è  oppor- 
tuno ricorrere  alle  congruenze  quadratiche  del  complesso  r  che  contengono 
la  superficie,  ma  è  più  agevole  costruire  la  corrispondente  trasformazione 
Tu-,,,  mediante  il  1°  teorema  del  §  4  (Notai),  prendendo  per  fascio  gene- 
ratore F  un  fascio  che  contenga  la  superficie  K4  dovuta  ad  uno  dei  raggi 
fondamentali  della  trasformazione,  la  quale  superficie,  passando  due  volte  per 
tale  raggio  (§  5, 1),  può  essere  rappresentata  su  di  un  piano  e  permette  con 
■ciò  di  scorgere  che  il  fascio  costruito  soddisfa  alle  condizioni  volute  per  de- 
terminare la  trasformazione. 

*  Partiamo  da  prima  da  una  superficie  A4  =  <z12 kQ%mx  m»  m3  in  cui  le 
«i ,  k,  fra  loro  sghembe,  si  appoggino  alle  rette  m,  e  la  conica  C2  incontri  la 
<ii  ma  non  la  k  e  le  m  (2).  Segando  la  A4  con  una  superficie  S3=#2  mx  m2  m3 
■come  ulteriore  sezione  si  ottiene  una  C7  di  genere  3  (3)  che  ha  tre  punti  su 
■ciascuna  delle  ai ,  k  (i  punti  di  appoggio  di  queste  rette  con  le  m)  e  sei 
sulla  C2,  sicché  vi  è  certamente  una  superficie  K4  =  #  C2  C7  diversa  dalla  A4: 
e  nel  fascio  F   determinato   dalle  A4 ,  K4   l'ulteriore  linea  base   è   ima  Ctì 

(0  V.  pag.  207. 

(2)  Il  dare  una  retta  doppia  per  una  superficie  di  4°  ordine  equivalendo  a  13  con- 
dizioni lineari,  restano  ancora  due  condizioni  disponibili  per  individuare  la  A4. 

(3)  Nella  ben  nota  rappresentazione  della  A4  su  di  un  piano  si  possono  assumere 
come  immagini  delle  k  ,  C2 ,  m  le  Ca  =01  . .  5  ,  C^O'  1  .'. .  8  ,  d  =  06  ,  C»  =  07  ,  d  =  08, 
che  allora  l'immagine  della  C7  è  una  C5  =  01  . . .  5  (G78)2. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  36 


—  278  — 

di  genere  3  (*)  che  ha  quattro  punti  sulla  ax  (i  punti  in  cui  questa  incon- 
tra le  C7,  C2),  e  che  perciò  giace  con  la  ax  su  di  un  iperboloide,  sul  quale 
non  trovasi  alcuna  delle  k  ,  C2 ,  C7 .  Perciò  la  linea  C10  -  costituita  da  queste  tre 
curve,  determina  (§  4, 1)  una  trasformazione  T,  nella  quale  sono  fonda- 
mentali tutti  i  raggi  della  S3,  essendo  essi  bisecanti  della  C7  e  secanti 
della  k  (§,  7,  I),  sicché  tale  superficie  S3  =  £2  C7  si  stacca  dalle  d>n  ;  e  nella 
T8  che  ne  risulta  le  <P  sono  delle  <2>8  =  C23  C72  k  ax  aa ...  a%  a9 ,  ove  le  a2 , ...  «8 , 
al  pari  delle  ax ,  sono  trisecanti  della  C7  appoggiate  alla  C2,  e  la  a9  è  la  retta 
del  piano  x  della  conica  C2 ,  che  unisce  il  punto  (yk)  al  punto  X  =  (xC7), 
non  situato  su  C2. 

«  L'ulteriore  sezione  del  piano  x  con  la  superficie  A4  è  una  conica  C'2 
appoggiata  alle  a,\ ,  k ,  M\ ,  m2  ,m3,  la  quale  perciò  appartiene  all'iperboloide 
che  passa  per  queste  rette  e  per  la  direttrice  semplice  della  superficie  S3, 
sicché  la  C2'  si  appoggia  a  tale  direttrice  e  il  punto  d' incontro  è  il  punto  X. 
Perciò  due  generatrici  della  S3  uscenti  da  uno  stesso  punto  P  della  k  incon- 
trano il  piano  x  in  due  punti  situati  su  una  retta  p  passante  per  X,  la  quale 
nella  T8  corrisponde  a  P  (§  7, 1). 

«  Il  piano  x  appartiene  perciò  alla  Jacobiana  della  <P,  la  quale  ulte- 
riormente comprende  le  I8=C23  C72  k-  ax...  as  «92,  I19  ==  C27  C75  k  (ax . . .  a%f  r/,„ 
che  corrispondono  rispettivamente  alle  C2 ,  C7.  La  superficie  punteggiata  unita 
della  T8  è  una  i25  =  C22  C7  ai...  a9. 

"2.  Si  parta  in  secondo  luogo  da  una  superficie  A4  =  a*  k  U  Mi ...  mt 
in  cui  le  ax ,  k  ,  //,  a  due  a  due  fra  loro  sghembe,  si  appoggino  alle  mx, ..  w4; 
e  si  seghi  la  A4  con  una  superficie  S4  =  (/i://)2  m1 . .  .  mA.  Come  ulteriore  sezione 
si  ottiene  una  C8  di  genere  5  che  ha  per  quatrisecanti  le  ax,k,k',  e  che 
trovasi  certamente  con  le  k ,  k'  su  di  una  superficie  K4  diversa  dalle  A4 ,  S4. 
«  Nel  fascio  F  determinato  dalle  A4,  K4,  l'ulteriore  linea  base  è  una  C6 
di  genere  3  (2)  che  ha  per  quatrisecante  la  ax  e  che  perciò  giace  con  questa 
su  di  un  iperboloide  che  non  contiene  alcuna  delle  /j,  //,  C8,  sicché  queste 
tre  curve  determinano  una  trasformazione  T,  nella  quale  tutti  i  raggi  della 
S4  =  (£#')2C8  (corde  della  C8  appoggiate  alle  £,£')  sono  fondamentali, 
sicché  ne  nasce  una  T7  in  cui  le  <P  sono  delle  <P7  =  C88 /j //  ax ...  «8,  essendo 
le  a2 , . .  as  al  pari  della  ax  quatrisecanti   della  C8. 

«  Le  rette  fondamentali  k,  k'  risultano  coniugate  rispetto  al  complesso  r 
originato  dalla  trasformazione,  e  a  ciascun  punto  dell'una  corrisponde  in 
questa  tutta  l'altra,  sicché  la  Jacobiana  delle  <P  comprende  semplicemente 
una  I24  =  C87  (k  k'  ax  ...  a8)4,  che  corrisponde  alla  C8. 

«  La  superficie  punteggiata  unita  è  una  i24  =  C8  ax . . .  a%. 

C1)  Nella  rappresentazione  data  ora  della  A4  essa  ha  per  immagine  una  C5  =  03 1  ...  8. 
(2)  Le  immagini  delle  k ,  A',  G§t  C« , mt , . .  tnt  sono  rispettivamente  le  C2  =  012345  , 
C2  =  012367,  C,  =  03 123  (4567)283,C8;=031...  8,0,  =  08  ed  i  punti  1,  2,  3. 


—  279  — 

«  La  trasformazione  ora  studiata  è  l'unica  trasformazione  T  che  am- 
mette due  linee  fondamentali  fra  loro  coniugate. 

«  3.  Si  parta  da  una  superficie  A4  =  a12C3/£,  in  cui  la  C3  sia  gobba  e  due 
qualsiansi  delle  ax ,  C3 ,  k  non  abbiano  alcun  punto  in  comune.  Segando  la 
superficie  con  una  S4,  che  passi  due  volte  per  la  C3  e  contenga  le  rette 
?.>?! , ...  m4  della  superficie  A4,  corde  della  C3  non  appoggiate  alla  k,  si  ottiene 
come  ulteriore  sezione  una  H6  di  genere  1.  Al  solito  è  possibile  costruire 
un  fascio  F  =  (A4K4),  che  abbia  per  base  le  k,  C3,  H6  e  una  C6  di  genere  3  (') 
con  quattro  punti  sulla  ax  (2),  sicché  viene  ad  aversi  una  trasformazione  T 
in  cui  le  k, C3, H6  sono  fondamentali.  In  essa  risultano  fondamentali 
tutti  i  raggi  della  S4  =  C32H6  (corde  di  entrambe  le  curve  C3, 
H6),  e  perciò  si  ottiene  una  T7  in  cui  le  4>  sono  delle  <P7  =  /f3  H62  C3  au  ..  a6, 
essendo  la  a2,  al  pari  delle  k,  au  quatrisecante  della  H6,  e  aA ...  a6  le  corde 
della  H6  appoggiate  alle  k,  C3. 

«  La  Jacobiana  delle  <P  è  costituita  dalle  I4  =  k2  H6  C3  a3 •  ••  «e, 
I16  =  ^  H65  C32  (a,  a2y(a3...a6y,  I4  =  £3  H6  a3...a6,  che  corrispondono  rispet- 
tivamente alle  A-,H6,  C3.  Le  H6,  C3  hanno  8  punti  in  comune. 

«  La  superficie  punteggiata  unita  è  una  Sì4  =  k*  H6  «i ...  a6. 

<t  Ogni  congruenza  quadratica  Q2  =  S4  del  complesso  r,  determinato  dalla 
trasformazione,  dà  origine  ad  una  superficie  unita  U4  ==  h*  Htì  (§  7,  I).  Di 
tali  superficie  vi  è  un  sistema  lineare  oo4,  dal  quale  si  potrebbe  anche  par- 
tire per  individuare  la  trasformazione. 

4.  «  Infine  si  parta  da  una  superficie  A4==flisA ,  che  abbia  sulla  k  due  punti 
doppi  P,  Q.  I  piani  tangenti  lungo  la  k  alla  superficie  formano  un  fascio 
proiettivo  alla  serie  dei  punti  di  contatto,  sicché  le  quattro  rette  mx , ....  m4 
della  A4  diverse  da  quelle  che  escono  dai  punti  P,  Q,  appartengono  con  le  k,  ax 
ad  un  iperboloide  I.  Ora  ima  superficie  S4=#3Wi ...  m4  (la  quale  ha  per  diret- 
trice semplice  l'ulteriore  sua  sezione  con  la  I)  sega  ulteriormente  la  A4  secondo 
una  C9  =  P3  Q3,  di  genere  4,  che  con  la  k  e  una  C6  di  genere  3  appoggiata  in  4 
punti  alla  «,  (3)  forma  la  base  di  un  fascio  di  superfìcie  K4  =  P2Q2.  Perciò 
le  kx ,  C9  determinano  una  trasformazione  Tnella  quale  sono  fondamen- 
tali tutte  le  generatrici  d e  1 1  a  S4  (trisecanti  della  C9  appoggiate  alla 

(i)  Le  immagini  delle  C8  ,  k ,  H8 ,  Cs ,  m  ,  •  • .  *»4  sono  risp.  le  linee  C4  =  0  (123)2  4  ...  8, 
C1  =  345,C6^e0*1245(678)2,C5  =  031...8,Ci  =  04,C1  =  05  ed  i  punti  1,2. 

(2)  Il  complesso  lineare  r  che  contiene  la  superficie  S4  (e  perciò  i  raggi  mu ..  wi*  di 
questa)  passa  anche  pel  raggio  ff, .  Infatti  la  curva  H.  passa  per  i  punti  at  *»i , . . .  A»  ™< 
senza  toccarvi  i  piani  axmx,..a,  mt,  i  quali  invece  risultano  tangenti  negli  stessi  punti 
alla  C6  e  quindi  anche  all'iperboloide  I=«iC6,  sicché  le  direttrici  della  congruenza  lineare 
che  passa  per  i  raggi  m1)...mi  coincidono  in  au  il  che  equivale  a  dire  che  ogni  com- 
plesso lineare  T  che  contenga  i  raggi  mu  •■  miy  passa  anche  pel  raggio  at. 

(3)  Le  immagini  dei  punti  P  ,  Q  e  delle  linee  k  ,  C9 ,  C6 ,  m, , . .  m<  sono  risp.  le  linee 
Cx  =  012  ,  Cx  =034  ,  Cx  =  567  ,  C6  =  01234  (567)'  83 ,  C6  =  03 1  . . .  8,  C,  =08  e  i  punti  5,  6,  7. 


—  280  — 
fc),  sicché  si  ottiene  ima  T7  in  cui  le  Q>  sono  delle  #,  =  C92«i  ...«tì,  essendo  le 
a2 ...  aG  come  la  ax  quatrisecanti  della  C0 . 

«  La  Jacobiana  delle  <I>  è  una  I24=C97  {al....aùY  die  corrisponde  alla  C9. 
La  k  invece  è  linea  unita  singolare  della  trasformazione  (§  7-1). 

«  La  superficie  punteggiata  unita  è  una  £ì4  =  CWi  •■« <h  • 

«  5.  Le  superficie  S5  contenute  in  un  complesso  lineare  r  sono  di  due 
specie  (*):  l'ima  di  genere  1  con  curva  doppia  di  5°  ordine  e  di  genere  1; 
l'altra  di  genere  0  con  curva  doppia  di  6°  ordine  e  di  genere  1  dotata  di 
un  punto  triplo  che  è  triplo,  anche  per  la  superficie  (2). 

«  Se  si  suppone  che  la  superficie  S„.  sia  una  S5=K52.  considerando  la 
sezione  della  superficie  con  una  superficie  K  della  trasformazione  risultante  T0, 
si  deduce  che  l'ulteriore  linea  fondamentale  di  questa  deve  essere  una  C5 
che  ha  da  essere  linea  base  di  un  sistema  lineare  oo3  di  superficie  di  3°  or- 
dine coniugate  a  se  stesse  nella  T6.  (Sono  le  superficie  determinato  (§  7.1) 
dalle  oo3  congruenze  quadratiche  che  contengono  la  S5). 

«  Ora  inversamente  un  sistema  lineare  oo3  di  superficie  di  3°  ordine  che 
abbia  per  base  una  curva  gobba  C3  di  genere  1,  determina  una  trasformazione 
involutoria  della  specie  che  studiasi,  della  quale  mi  occuperò  in  una  pros- 
sima Nota. 

*  6.  Se  invece  si  suppone  che  la  superficie  S,,.  fosse  una  S5  He*,  L'altra 
linea  fondamentale  situata  sulla  S5  risulterebbe  una  C3  gobba,  sicché  vi  sa- 
rebbe un'ulteriore  retta  fondamentale  k  tripla  per  le  <I> ;  e  le  oc2  congruenze 
quadratiche  contenenti  la  S5  darebbero  oo2  superficie  S3  hs  k2  C3  coniugate  a 
se  stesse  nella  T. 

«  Partendo  inversamente  da  una  rete  di  S3  =  A2C:,  (in  cui  la  C:t  è  gobba 
ed  ha  per  corda  la  k)  e  dal  complesso  lineare  r,  si  può  costruire  la  Tfl . 

«  Infatti  i  fasci  della  rete  hanno  per  linee  basi  variabili  coppie  di  rette 
pp'  appoggiate  alle  k,  C3,  sicché  nella  congruenza  di  1°  ordine  Q,  che  ha 
per  direttrici  queste  due  linee,  viene  ad  aversi  un'involuzione  J  di  Pelasse, 
siffatta  cioè  che  ogni  retta  dello  spazio  incontra  una  sola  coppia  pp'  di  essa, 
eccettuati  semplicemente  i  raggi  di  una  congruenza  4  costituita  dalle  diret- 
trici semplici  delle  superficie  S3  della  rete,  delle  quali  direttrici  ciascuna  si 
appoggia  alle  oo1  coppie  pp'  situate  sulla  S3  a  cui  essa  appartiene. 

«  Fra  le  superficie  della  rete  vi  è  un  cono  K3,  col  vertice  V  sulla  k, 

(')  Non  teniamo  conto  (e  faremo  lo  stesso  anche  in  seguito)  delle  superficie  conte- 
nute in  congruenze  lineari,  giacche  esse  evidentemente  per  /x^> 4  non  possono  essere  con- 
siderate come  superficie  Sm. 

(2)  Nella  rappresentazione  di  Nether  e  Lie  dei  raggi  del  complesso  r  sui  punti  dello 
spazio  ordinario,  le  due  superficie  S8  del  complesso  r  hanno  rispettivamente  per  corrispon- 
denti curve  di  4°  ordine  di  genere  1  e  0  che  hanno  tre  punti  sulla  conica  fondamentale 
della  rappresentazione.  V.  Cremona,  Sulla  corrispondenza  fra  la  teoria  dei  sistemi  di  rette 
e  la  teoria  delle  superficie.  Atti  della  E.  Accademia  dei  Lincei.  Serie  2a,  voi.  Ili,  §  19. 


—  281  — 
luogo  dei  raggi  g  della  Q  che  incontrano  i  loro  coniugati  nella  J.  I  piani 
ffd't  ffiffiy—  di  tali  coppie  speciali  inviluppano  nella  stella  V  un  cono  di 
2a  classe  X2,  ed  uno  qualsiasi  <o=gg'  di  essi  è  sostegno  di  un  fascio  di  rette 
della  congruenza  J,  costituito  dalle  direttrici  semplici  delle  co1  superficie 
della  rete  che  passano  per  le  gg'. 

«  Il  centro  0  di  questo  fascio  è  il  3°  punto  («C3)  non  situato  sulle 
rette  g,g'-  Viceversa  ogni  punto  0  della  C3  è  centro  di  un  fascio  (O-oi) 
della  J,  che  trovasi  nel  piano  «  del  cono  X2  passante  per  0,  diverso  da 
quello  determinato  dalla  #i  =  VO  e  dalla  sua  coniugata  nella  J. 

u  Sicché  un  piano  n  (o  una  stella  P)  dello  spazio  contiene  3  (o  2)  raggi 
della  J  dovuti  ai  fasci  (0-w)  i  cui  centri  sono  in  ti  (o  di  cui  i  piani  passano 
per  P),  e  quindi  la  congruenza  J  è  di  2°  ordine  e  di  3a  classe,  e  unico  suo 
punto  singolare  è  il  punto  V  vertice  del  cono  K:ì  appartenente  alla  congruenza. 

«  Ora  le  coppie  di  punti  PP'  situati  su  due  raggi;;,;/  della  Q  coniu- 
gati nella  J  e  su  uno  stesso  raggio  del  complesso  T,  determinano  una  trasfor- 
mazione T,  nella  quale  ogni  raggio  di  r  contiene  una  sola  coppia,  eccettuati 
i  raggi  del  complesso  situati  nella  congruenza  J\  i  quali  ne  contengono  ce  l. 

«  Ora  pel  teorema  di  Halphen  (l)  il  luogo  di  tali  raggi  è  unaS3  =  V3C3 
le  cui  generatrici  si  appoggiano  alla  C3  semplicemente,  e  che  perciò  risultando 
di  genere  0,  ammette  una  curva  doppia  Htì  =  V3;  sicché  la  trasformazione  T 
che  ne  risulta,  è  di  6°  ordine  ed  in  essa  le  $>  sono  delle  <t> Q^k^G^HeCi^azi1), 
essendo  le  ax ,  a* ,  az  corde  della  H6  apppoggiate  alle  k ,  C3. 

«  La  HG  è  di  genere  1,  ha  sei  punti  sulla  C3,  tre  su  ciascuna  genera- 
trice della  S5  e  il  solo  punto  V  sulla  k. 

«  La  Jacobiana  delle  d>  è  costituita  dalle  I9  =  /^6C32HC  (ai  a2  a3)2, 
I7=/£3  C33H6  ai  a%  a3 ,  I4  =  /j2  C3H6  ax  a2  a3 ,  che  corrispondono  rispettivamente 
alle  H6,C3,&. 

«  La  superficie  punteggiata  unita  della  TG  è  una  i?3  =  /,;2C3,  che  è  anche 
il  luogo  dei  raggi  della  congruenza  Q  coniugati  a  se  stessi  nella  involuzione  J. 

«  7.  Tre  specie  di  superficie  di  6°  ordine  esistono  nel  complesso  lineare, 
rispettivamente  di  genere  2,  1,  0. 

«  L'ultima  non  può  essere  considerata  come  superficie  Sy.,  perchè  la  trasfor- 
mazione risultante  avrebbe  per  linea  fondamentale  la  curva  doppia  C10  della 


(!)  Sur  les  droites  qui  satisfarti  à  des  conditions  donrìées.  Comptcs  rendns,  1871-72. 
V.  anche  Zeuten,  id.  id.,  1874;  Segre,  Su  la  geometria  della  retta  ecc.  Memorie  della 
E.  Accademia  delle  scienze  di  Torino,  serie  2a,  toni.  XXXVI,  §  109. 

(2)  Anche  dalla  legge  di  generazione  data  ora  alla  T,  è  agevole  dedurre  che  le  linee 
k  ,  C3  ,  H6  sono  fondamentali  per  essa. 

Si  noti  anche  che  ogni  corrispondenza  J  involtltoria  e  di  la  classe  fra  i  raggi  'li 
una  congruenza  Q  di  1°  ordine,  dà  origine,  insieme  ad  un  complesso  lineare  /'.  ad  una  tra- 
sformazione T  della  specie  che  studiasi,  in  modo  analogo  a  qnello  ora  accennato.  Per  essa 
possono  ripetersi  i  ragionamenti  fatti  ora  per  la  T,-,. 


282  

superficie,  la  quale  perciò  verrebbe  ad  avere  in  comune  con  una  qualsiasi  super- 
ficie K4  della  T  la  C10  e  sei  raggi,  cioè  in  tutto  una  linea  d'ordine  26,  il 
che  è  assurdo. 

«  Esiste  invece  una  trasformazione  T5  dovuta  allo  staccarsi  di  una  S6  =  K82. 
«  Per  costruirla,  dopo  avere  notato  che  l'ulteriore  sua  linea  fondamentale 
deve  giacere  anche  essa  sulla  S6 ,  né  può  incontrarne  le  generatrici  che  già 
tono  quatrisecanti  della  K8 ,  sicché  deve  essere  costituita  da  due  generatrici 
li ,  k  della  superficie,  dobbiamo  ricorrere  alla  seguente  proprietà  della  S6: 
«  Ogni  S6=K82  è  base  di  una  rete  di  congruenze  quadratiche. 
I  fasci  della   rete    hanno    per    superficie    basi   variabili 
sistemi  rigati  K,  di  cui  ciascuno  ha  in  comune    con  la  S« 
quattro  raggi. 
«  L'assieme  2  di  tali  sistemi  R  eoo2,  eper  ogni  raggio  r  del 
complesso  r  ne  passa  uno.  Semplicemente   se   il  raggio  r 
appartiene  alla  Stì,  esso  trovasi  su  oo1  sistemi  R  apparte- 
nenti alla  congruenza  Q2  =  r2  della  rete. 
<•  Le  congruenze  lineari  del  complesso  r  che  passano  per  un 
qualsiasi  sistema  R  dell'assieme,  hanno   in  comune    con 
la  superficie  S6,  oltre  i  quattro  raggi  (RS6),  coppie  di  gene- 
ratrici costituenti  sulla  S6  un'involuzione,  che  è  la  stessa 
qualunque  sia  il  sistema  R,  in  modo  che  se  h,k  sono  due 
raggi  coniugati  in  essa,  ogni  congruenza  lineare  Qi  =  AA 
contiene   un    sistema   R    di  2    (che    passa    per    i    quattro 
raggi  (Qi  Sej)  diversi  da  h,k);  come  viceversa  ogni  sistemaR 
di  2  giace  in  una  congruenza  Qi^hk  ('). 
«  Con  ciò  su  le  direttrici  di  ciascuna  congruenza  Q^/i/t;  vengono  ad 


(!)  Rappresentando  infatti  il  complesso  r  sullo  spazio  ordinario  [S  in  modo  che 
un  raggio  arbitrario  h  della  S6  sia  fondamentale  nella  rappresentazione,  alla  S8  viene  a 
corrispondere  una  C5  gobba  di  genere  2  che  ha  quattro  punti  sulla  conica  fondamentale 
K2  della  rappresentazione  ;  e  i  sistemi  rigati  R  dell'assieme  2  hanno  per  corrispondenti  le 
coniche  C2  che  sono  le  basi  variabil*  dei  fasci  della  rete  delle  S3  =  K2  Cs .  Ora  i  piani  di 
queste  coniche  costituiscono  una  stella  (§  8,  I),  di  cui  è  centro  un  punto  K  della  Cs;  il 
raggio  k  della  S6  che  corrisponde  a  questo  punto  in  r,  è  il  coniugato  ad  h  nella  corri- 
spondenza inyolutoria  su  accennata. 

Ad  un  sistema  rigato  R  di  -  passante  per  h  corrisponde  nella  spazio  S  una  conica 
Ca  che  si  spezza  in  una  trisecante  t  della  Cs  ed  in  una  retta  situata  nel  piano  della  co- 
nica fondamentale  K2  ;  ed  alle  congruenze  lineari  del  complesso  r  che  contengono  tale 
sistema  R  =  A,  corrispondono  in  S  i  piani  passanti  per  la  t,  sicché  alle  coppie  h'  k' , . . . 
che  le  accennate  congruenze  determinano  sulla  superficie  I6,  corrispondono  in  S  le  coppie 
di  punti  sezioni  della  Cs  con  i  piani  passanti  per  la  t  (non  situati  su  questa),  le  quali 
coppie  sono  quelle  in  cui  le  generatrici  dell'iperboloide  I2  =  C3  di  sistema  opposto  alla  t 
si  appoggiano  alla  curva.  Per  la  proprietà  di  tali  coppie  veggasi  Caporali,  Sui  complessi 
e  sulle  congruenze  di  2°  grado.  Memorie  dell'Accademia  dei  Lincei,  ser.  3a,  voi.  II,  n.  35. 


—  283  — 

aversi  due  punteggiate  proiettive,  sezioni  del  sistema  II  contenuto  nella  con- 
gruenza :  e  l'assieme  di  queste  coppie  di  punteggiate  proiettive  (i  cui  sostegni 
formano  la  congruenza  lineare  che  ha  per  direttrici  le  h ,  k)  determina  nello 
spazio  una  trasformazione  T5  della  specie  che  studiasi,  perchè  ogni  raggio  r 
del  complesso  r  appartenendo  ad  un  solo  sistema  R  di  2  contiene  una  sola 
coppia  di  pirati  coniugati,  eccettuati  i  raggi  della  superficie  Sc  che  ne  con- 
tengono   00  l. 

«  Ogni  fascio  (  D  -  6)  di  r  che  abbia  il  suo  centro  sulla  curva  doppia  K8 
della  SG ,  forma  un  sistema  E  di  2  con  un  secondo  fascio  (D'-ó')  che  ha 
anche  il  centro  sulla  K8 .  Le  direttrici  d,  d  '  della  corrispondente  congruenza 
Qi  =  M,  appartenendo  ai  fasci  (D-ór),  (D'-tf)  vengono  a  corrispondere  per 
intero  ai  punti  D',  D  nella  T,  sicché  questa  ha  per  linea  fondamentale  semplice 
la  K8.  È  anche  agevole  di  dedurre  dalla  legge  di  generazione  data  alla  T, 
che  le  ìi ,  k  ne  sono  linee  fondamentali  doppie  e  che  perciò  le  <P  sono  delle 
a>5=(M)8  K8  ax , ..  a4  essendo  ax ...  a4  i  raggi  di  r  corde  della  K8  appoggiati 
alle  h ,  k. 

«  La  Jacobiana  delle  d>5  comprende  le  I8  =  (hk)iK&(a1...aiy, 
li==h*k'K*al...aAì  I4  =  M-2K8  eh. ...  a4,  che  corrispondono  rispettivamente 
alle  K8,  h ,  k. 

«  Il  genere  della  K8  è  quello  della  superficie  gobba  I8  che  le  corri- 
sponde, è  cioè  l'8°. 

«  La  superficie  punteggiata  unita  della  T5  è  l'iperboloide  luogo  dei  raggi 
del  complesso  r  appoggiati  alle  h ,  k. 

«  Invece  ogni  iperboloide  che  contenga  un  sistema  rigato  K  =  h  k  di  r 
è  unito  nella  T5. 

«  Si  noti  ancora  che  la  S6  =  K82  determina  oc1  trasformazioni  T5  dovute 
alle  oo l  coppie  hk  della  specie  accennata  situate  su  di  essa. 

«  8.  Se  infine  per  superficie  Sa  si  assuma  una  S6  =  K92  del  complesso  r, 
mediante  la  solita  rappresentazione  del  complesso  si  deduce  che  la  superficie 
ha  due  punti  tripli  A,  B  (tripli  anche  per  la  K9),  e  che  essa  insieme  ai 
fasci  (A-«),  (B-/S)  di  r  dovuti  a  tali  punti  forma  la  base  di  un  fascio  F  di 
congruenze  quadratiche  di  r.  In  una  qualsiasi  congruenza  Q,  di  tale  fascio 
la  retta  #  =  AB,  congiungendo  due  punti  singolari,  è  anche  sezione  di  due 
piani  singolari  n,  nx  (*),  i  quali  vengono  incontrati  dai  singoli  raggi  della  Q, 
in  coppie  di  punti  costituenti  una  corrispondenza  quadratica  fra  i  due  piani, 
nella  quale  sono  fondamentali  le  due  terne  di  punti  secondo  cui  i  due  piani 
segano,  oltre  che  in  A  e  B,  la  K9,  giacché  questa  curva  è  il  luogo  dei  punti 
singolari  delle  congruenze  Q2  del  fascio  F,  non  situati  nei  piani  singolari  or,  /?. 

«  Ora  variando  la  Q2  nel  fascio  F,  la  coppia  n  nx  varia  attorno  alla  zi- 
generando  un'involuzione  ordinaria   I   proiettiva  al  fascio  F;  e  le  oo1  corri- 

(J)  Caporali,  Mem.  cit.,  n.  1. 


—  284  — 

spondenze  quadratiche  dovute  a  tali  coppie  determinano  nello  spazio  una 
trasformazione  involutoria,  in  cui  ogni  raggio  di  r  (appartenendo  ad  una  sola 
congruenza  Q2  del  fascio  F)  contiene  una  sola  coppia  di  punti  coniugati,  eccet- 
tuati semplicemente  i  raggi  della  S6,  che  ne  contengono  oo1,  sicché  la  tra- 
sformazione risulta  di  5°  ordine,  ed  in  essa  le  <P  sono  delle  <P5  ==  k*  K9  ax  a% , 
essendo  ax ,  a2  i  raggi  di  r  trisecanti  della  Ky  appoggiati  alla  k. 

«  E  la  Jacobiana  delle  <I>  è  costituita  dalle  superficie  I4  =  k%  K9  a^  a2  ; 
Ii2  =  /j9K92  (a1a2y,  che  corrispondono    rispettivamente    alle  h,  K9. 

«  Il  genere  di  quest'ultima  è  4:  quello  della  superficie  gobba  I12  che 
le  corrisponde. 

«  La  superfìcie  punteggiata  unita  della  T-,  è  costituita  dai  piani  doppi 
w,  co'  dell'involuzione  I  su  accennata;  e  le  congruenze  02,  02'  del  fascio  F, 
che  corrispondono  alle  coppie  ».»,  »'»'  della  I,  formano  la  congruenza  delle 
congiungenti  punti  coniugati  nella  T  infinitamente  vicini. 

«  I  punti  tripli  A,  B  della  K9  sono  punti  uniti  singolari  della  T5. 

«  9.  La  trasformazione  T5  ora  studiata  è  completamente  determinata 
dalla  superficie  S6  o,  ciò  che  è  lo  stesso,  da  un  fascio  F  di  congruenze  Q2 
di  r,  che  abbiano  in  comune  due  fasci  (A-«),  (B-/?). 

«  Ora  nel  fascio  F  può  trovarsi  una  congruenza  02  costituita  dai  raggi 
del  complesso  r  appoggiati  ad  una  conica  H2.  La  coppia  di  piani  dell'invo- 
luzione 1,  che  viene  allora  a  corrispondere  a  tale  congruenza,  è  costituita  dal 
piano  e»  della  conica  H2  contato  due  volte  (A  e  B  sono  sulla  H>),  essendo 
doppi  per  la  congruenza  02  i  raggi  del  fascio  (O-w)  del  complesso  r. 

«  Per  la  natura  di  tali  raggi  si  ha  ancora  che  ognuno  di  essi  corri- 
sponde a  ciascun  suo  punto  nella  trasformazione  che  viene  ad  aversi,  sicché 
questa,  trascurando  il  piano  a>,  si  riduce  ad  una  Tt.  E  siccome  la  superficie  S6 
risulta  il  luogo  dei  raggi  appoggiati  alla  H2  di  un'altra  qualsiasi  congruenza 
del  fascio  F,  perciò  la  sua  linea  doppia  si  spezza  nella  H2  ed  in  una 
Kt=A2B20,  sicché  nella  T4  le  <P  sono  delle  #4  =  &2K7  «,  essendo  a  tri- 
secante  della  K7  appoggiata  alla  k  ;  mentre  la  H2  risulta  linea  unita  singo- 
lare della  trasformazione. 

«La  Jacobiana  delle  <l>  comprende  le  I3  =  /,•  K-;  a,  I9  =  /.;6  K,2  a3,  che 
corrispondono  rispettivamente  alle  /<:,  K7.  Quest'ultima  linea  è  di  genere  3. 

«  La  superficie  punteggiata  unita  della  T4  è  il  piano  doppio  o/  dell'in- 
voluzione I  diverso  da  oj,  e  come  prima  la  congruenza  delle  congiungenti  punti 
coniugati  infinitamente  vicini  spezzasi  nella  congruenza  02  (dovuta  alla  curva 
unita  singolare  H2)  e  nella  congruenza  0'2  (dovuta  alla  superficie  punteggiata 
unita  o/). 

«  Inversamente  dalla  considerazione  di  una  tale  congruenza  è  agevole 
dedurre  che  ogni  trasformazione  T4  della  specie  che  studiasi,  coincide  con 
quella  considerata  ora. 

«  10.  Esaminiamo  infine   il  caso  che   la   superficie  S,A  del  complesso  r 


—  285  — 

sia  una  S8.  La  corrispondente  trasformazione  T3  non  avrà  più  una  superfìcie 
punteggiata  unita,  sicché  la  congruenza  delle  congiungenti  punti  coniugati 
infinitamente  vicini  sarà  costituita  dai  raggi  del  complesso  r  appoggiati  ad 
una  curva  unita  singolare  C4 ,  tripla  per  la  superficie  Ss  (§  7,  I). 

«  Ed  i  tre  raggi  di  questa  superfìcie  che  escono  da  un  punto  arbitrario 
della  C4 ,  formando  la  linea  J  dovuta  a  tale  punto,  conterranno  ciascuno  un 
secondo  punto  della  C4 ,  cioè  la  superfìcie  S8  sarà  il  luogo  delle  corde  della  C4 
raggi  del  complesso  r,  e  quindi  pel  teorema  di  Halphen  la  congruenza  delle 
corde  della  C4  ha  da  essere  .di  2°  ordine,  cioè  la  C4  deve  essere  di  genere  1. 

«  Ogni  linea  J  luogo  dei  punti  coniugati  nella  T  situati  sui  raggi  di  un 
fascio  (0  —  w)  di  r,  passa  per  i  punti  (co  C4)  e  tocca  in  essi  le  rette  che  li 
uniscono  al  punto  0,  sicché  due  punti  della  J  coniugati  nella  T,  e  perciò 
allineati  con  0,  risultano  reciproci  rispetto  al  fascio  di  coniche  che  ha  per 
base  i  punti  accennati,  e  perciò  anche  rispetto  al  fascio  di  quadriche,  di  cui 
è  base  la  C4 ,  sicché  la  trasformazione  T  risulta  costituita  da  coppie  di  punti 
situati  su  raggi  di  un  complesso  lineare  r  e  reciproci  rispetto  alle  quadriche 
di  un  fascio,  ciò  che  determina  completamente  la  T  (l). 

«  L'unica  sua  linea  fondamentale,  semplice  per  essa,  è  una  curva  C6  di 
genere  3  (affatto  generale)  che  è  la  linea  doppia  della  superfìcie  S8.  Essa  ha. 
otto  punti  sulla  C4. 

u  Trasformazioni  T  di  grado  inferiore  al  3°  non  esistono  » . 

Fisica.  —  L'isoterma  dei  gas.  Nota  I.  di  Aroldo  Violi,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

Cenno  storico  dell'isoterma. 

«  Nella  seconda  metà  del  secolo  XVII  (1670),  Boyle  e  contempora- 
neamente Mariotte,  partendo  da  esperienze  assai  imperfette  trovarono  che: 
«  il  volume  di  una  data  quantità  di  gas  è  in  ragione  inversa  della  pressione  » , 
quando  si  mantiene  costante  la  temperatura.  Questa  legge,  conosciuta  col 
nome  dei  due  sperimentatori,  fu  ritenuta  conforme  al  vero  per  oltre  un  secolo 
e  mezzo  ;  e  soltanto  nel  1826  Oersted  e  Swendsen  ripetendo  le  esperienze 
sulla  compressibilità  dell'aria  e  dell'anidride  carbonica,  attribuendo  certe  de- 
viazioni da  loro  osservate  ad  errori  di  misura,  confermarono  la  legge  di  Boyle 
per  l'aria  ma  non  per  l'anidride  carbonica.  Tali  risultati,  per  l'aria,  vennero 
nuovamente  confermati  nel  1829  da  Dulong  e  Arago  fino  alla  pressione  di 
27  atmosfere.  In  seguito  Despretz  trovò  che  l'anidride  carbonica,  l'idrogeno 
solforato,  l'amoniaca  ed  il  cianogeno  si  comprimevano  più  dell'aria  e  l'idro- 
geno meno  ;  e  ritenendo  per  quest'ultimo  applicabile  la  legge  di  Boyle,  tutti 
gli  altri  se  ne  allontanavano  in  diversa  misura  come  fu  confermato  dalle 
esperienze  differenziali  di  Pouillet. 

0)  Essa  è  affatto  analoga  alla  trasformazione  individuata  nello  spazio  da  una  rete 
di  superfìcie  di  2°  ordine.  V.  Reye,  Die  Geometrie  dar  Lage  -  II. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  37 


—  286  — 

«  I  metodi  coi  quali  fino  allora  si  era  studiata  la  compressibilità  dei  gas 
erano  assai  imperfetti.  Kegnault,  perfezionando  il  metodo  di  Boyle  e  Mariotte  e 
quello  di  Arago  e  Dulong,  sottopose  una  serie  di  gas  a  misure  che  riuscirono 
della  massima  esattezza  per  pressioni  sempre  crescenti  fino  a  20m  di  mer- 
curio; e  dimostrò  che  non  solamente  i  gas  coercibili  ma  anche  i  così  detti 
gas  permanenti  si  scostano  qual  più  qual  meno  da  quella  legge,  e  tanto  più 
quanto   maggiore  è  la  pressione  a     cui  vengono  sottoposti. 

«  Mentre  accennavano  a  moltiplicarsi  le  esperienze  sulla  compressibilità 
dei  gas  a  temperature  prossime  a  zero,  si  cercò  ancora  di  verificare  la  legge 
di  Gay-Lussac,  il  quale  riunendo  i  risultati  delle  sue  esperienze  a  quelli  di 
Dawy  trovò  che  «  tutti  i  gas  han  lo  stesso  coefficiente  di  dilatazione  indi- 
pendente dalla  loro  pressione  » .  Tali  ricerche  vennero  fatte  da  Kudberg, 
Magnus  e  più  dettagliatamente  da  Regnault;  e  dalle  loro  esperienze  sull'aria 
atmosferica,  l'azoto,  l'idrogeno,  l'ossido  di  carbonio,  Tanidride  carbonica,  il 
protossido  di  azoto,  il  cianogeno  e  l'anidride  solforosa,  emergono  le  seguenti 
conclusioni  :  1°  Riscaldando  l'unità  di  volume  di  un  gas  in  modo  da  far  va- 
riare la  temperatura  di  un  grado,  mantenendo  costante  la  pressione  oppure 
il  volume,  l'aumento  di  volume  o  di  tensione  sono  quantità  tali  che  la  prima, 
eccetto  per  l'idrogeno,  è  sempre  maggiore  dalla  seconda  ;  2°  queste  due  quan- 
tità, dette  l'una  coefficiente  di  dilatazione  e  l'altra  coefficiente  di  tensione, 
crescono  con  la  pressione,  o  tanto  più  rapidamente  quanto  più  il  gas  è 
vicino    al  suo  punto  di  liquefazione. 

«  Queste  importanti  conclusioni  offrirono  un  mezzo  facile  per  la  doter- 
minazione  della  compressibilità  dei  gas  a  temperature  elevate,  ogniqual- 
volta si  conoscevano  la  compressibilità  a  zero  e  il  coefficiente  medio  di  dilata- 
zione, a  diverse  pressioni,  fra  zero  e  la  temperatura  alla  quale  si  sperimen- 
tava. Infatti  Blaserna,  confrontando  i  risultati  ottenuti  da  Regnault  a  100° 
con  quelli  corrispondenti  alla  temperatura  poco  differente  da  zero,  trovò  che 
l'aria  a  100°  segue  quasi  esattamente  la  legge  di  Boyle  ;  e  alla  stessa  tem- 
peratura la  compressibilità  dell'anidride  carbonica  è  intermedia  fra  la  com- 
pressibilità corrispondente  a  3°, 26  e  quella  dell'aria  a  4°,75.  A  identiche 
conclusioni  giunse  pure  Amagat,  il  quale,  con  metodi  più  ristretti,  studiò 
la  compressibilità  dell'aria,  dell'anidride  carbonica  e  dell'anidride  solforosa 
a  temperature  diverse  fino  a  250°  e  320°.  Amagat  studiò  ancora  la  dilata- 
zione dell'anidride  carbonica  e  dell'anidride  solforosa;  e  trovò  che  diminuisce 
regolarmente  crescendo  la  temperatura,  e  si  avvicina  sempre  più  al  valore 
previsto  dalla  legge  di  Gay-Lussac  senza  però  raggiungerlo  alla  temperatura 
di  250°. 

«  La  compressibilità  dei  gas  a  fortissime  pressioni  fu  studiata  in  principio 
da  Pouillet  con  un  apparecchio  differenziale  che  non  permetteva  di  dedurne 
i  valori  assoluti.  Più  tardi  Natterer  volendo  liquefare  i  gas  allora  detti  per- 
manenti, ricorse  a  pressioni  enormi,  circa  3000  atmosfere;  e  giunse  al  ri- 
sultato inatteso  che  l'aria  e  l'azoto,  a  quelle  pressioni,  si  comportavano  come 


—  287   — 

l'idrogeno,  cioè  si  comprimevano  meno  di  quanto  esige  la  legge  di  Boyle. 
Questo  fatto  fu  confermato  molto  tempo  dopo  da  Andrews  come  una  probabile 
proprietà  di  tutti  i  gas. 

«  Amagat  fece  delle  esperienze  sulla  compressibilità  dell'azoto  fino  alla 
pressione  di  320m  di  mercurio,  alle  temperature  15°-22°,  con  un  manometro 
ad  aria  libera,  formato  di  tubi  d'acciaio,  collocato  nel  pozzo  d'una  miniera  ; 
e  trovò  che  il  prodotto  della  pressione  per  il  volume,  anziché  esser  costante 
come  vorrebbe  la  legge  di  Boyle,  col  crescere  della  pressione  prima  dimi- 
nuisce fino  a  raggiungere  un  valor  minimo  e  poi  aumenta  rapidamente: 
cioè  l'azoto,  per  pressioni  basse  si  comprime  più  e  per  le  alte  meno  di  quanto 
esige  la  legge.  Ciò  venne  anche  confermato  da  Cailletet  il  quale  ricercò  la 
compressibilità  dell'azoto  a  15°  con  un  manometro  ad  aria  libera  per  pres- 
sioni variabili  da  39m  a  182m  di  mercurio  ;  e  sebbene  i  suoi  risultati  siano 
un  po'  diversi  da  quelli  di  Amagat,  pure  si  accordano  nell'andamento  gene- 
rale del  fenomeno. 

«  Per  pressioni  variabili  da  24m  a  300m  di  mercurio,  Amagat  si  occupò 
ancora  della  compressibilità  dell'idrogeno,  dell'ossigeno,  dell'aria,  dell'ossido 
di  carbonio,  dell'etilene  e  del  gas  delle  paludi,  servendosi  in  parte  di  un 
manometro  ad  aria  libera  di  75m,  in  parte  di  un  manometro  chiuso  ad  azoto 
che  poteva  esser  graduato  con  sufficiente  esattezza;  e,  ad  eccezione  dell'idro- 
geno, giunse  per  gli  altri  gas  a  risultati  identici  a  quelli  avuti  per  l'azoto. 

«  Nel  1822  Cagniard  de  la  Tour  esponendo  ad  alte  temperature  dei 
liquidi  rinchiusi  in  tubi  di  vetro  osservò  che  :  «  ad  una  determinata  tempe- 
ratura, i  liquidi  si  trasformano  bruscamente  e  totalmente  in  vapore  ».  Tale 
temperatura,  differente  per  i  diversi  liquidi,  è  caratterizzata  dal  fatto  che  il 
menisco  liquido  diviene  piano  e  rimangono  perciò  eliminati  gli  effetti  capillari. 

«  Nel  1869  Andrews  con  classiche  esperienze  mostrò  il  comportamento 
dell'anidride  carbonica  liquida  e  gassosa.  Egli  osservò  la  compressibilità  del- 
l'anidride carbonica  in  vicinanza  del  suo  punto  di  liquefazione  per  pressioni 
crescenti  fino  a  110  atmosfere  e  alle  temperature  13°,1-48°,1;  e  giunse  a 
concludere  che  l'anidride  carbonica  al  disopra  della  temperatura  di  30°,92, 
che  egli  chiamò  temperatura  critica,  non  è  più  possibile  poterla  liquefare 
qualunque  sia  la  pressione  impiegata  ;  ed  anzi  la  compressibilità  segue  una 
legge  sempre  più  regolare  quanto  più  è  elevata  la  temperatura.  Dalle  stesse 
esperienze  Andrews  calcolò  la  pressione  alla  quale  si  liquefa  l'anidride  car- 
bonica per  diverse  temperature  al  disotto  di  quella  critica;  ne  studiò  il  coef- 
ficiente di  dilatazione  per  pressioni  di  17m-223m  di  mercurio  alle  tempera- 
ture 0°-100°,  come  pure  il  coefficiente  di  tensione;  e  confermando  le  con- 
clusioni di  Begnault  venne  ad  estenderle   per  le  alte  pressioni. 

«  Il  metodo  di  Andrews  fu  in  seguito  adottato  da  altri  sperimentatori  ; 
Janssen  sperimentò  la  compressibilità  del  protossido  d'azoto  allo  tempera- 
ture 12°-43°,8  per  pressioni  variabili  da  51  a  123  atmosfere  misurate   con 


—  288  — 

un  manometro  chiuso  ad  aria,  senza  correzione  per  le  deviazioni  dalla 
legge  di  Boyle;  e  trovò  la  temperatura  critica  oscillante  fra  36*,3  e  36°, 7. 
Roth  studiò  la  compressibilità  dell'anidride  carbonica,  dell'anidride  solforosa, 
dell'etilene  e  dell'ammoniaca  fino  alla  temperatura  di  183°, 8  (vapori  di  ani- 
lina) e  alle  pressioni  da  10  a  160  atmosfere,  misurate  con  un  manometro 
chiuso  ad  azoto  e  senza  correzione. 

«  Finalmente  Amagat  pubblicò  un'estesa  serie  di  ricerche  sulla  compres- 
sibilità dell'azoto,  dell'idrogeno,  dell'anidride  carbonica,  dell'etilene  e  del  gas 
delle  paludi  per  pressioni  crescenti  da  30"'  a  320m  di  mercurio  e  alle  tem- 
perature 16°-100°.  Le  pressioni  erano  misurate  con  un  manometro  chiuso 
ad  azoto  di  cui  era  stata  studiata  la  compressibilità  con  un  manometro  ad 
aria  libera.  Tali  ricerche  provano  sempre  che  i  gas  studiati,  per  pressioni 
basse  si  comprimono  più  e  per  le  alte  meno  di  quanto  richiede  la  legge  di 
Boyle,  ad  eccezione  dell'idrogeno.  Il  coefficiente  di  dilatazione  dedotto  da 
esse  è  una  funzione  complicata  della  pressione  e  della  temperatura  :  a  eguali 
limiti  di  temperatura  cresce  prima  con  la  pressione  fino  ad  un  massimo  corri- 
spondente alla  pressione  del  minimo  di  compressibilità  e  poi  decresce  rego- 
larmente; in  generale  poi  diminuisce  quando  cresce  la  temperatura,  sebbene 
si  verifichino  dei  curiosi  spostamenti  in  vicinanza  ai  massimi. 

«  Dopo  che  le  classiche  esperienze  di  Regnault  dimostrarono  l'inesattezza 
delle  leggi  di  Boyle  e  Gay-Lussac,  si  pensò  di  sostituire  alla  semplice  forinola 

PV  =  RT , 
(nella  quale  P  e  V  rappresentano  la  pressione  e  il  volume  del  gas  ;  R  una 
costante  differente  per  ogni  gas;  T  la  temperatura   assoluta),   altre   forinole 
più  complicate  che  meglio  rappresentassero  l'insieme  delle  osservazioni. 

«  Regnault  propose  le  due  forinole  empiriche 

-j^-  =  l+A(P  — 1)  +  B(P  — 1)' 

pv  =  1  +  «(-f-i)+*(-r-1)! 

nelle  quali  il  volume  è  espresso  in  funzione  della  pressione,  e  viceversa  la 
pressione  in  funzione  del  volume,  essendo  A,  a,  B,  b,  costanti  date  dalle 
esperienze. 

«  La  teoria  cinetica  dei  gas,  che  allora  si  sviluppava,  offrì  occasione  di 
stabilire  delle  forinole  più  corrispondenti  alle  condizioni  in  cui  devono  con- 
siderarsi i  gas.  Così  Duprez  introdusse  il  concetto  del  covolume  C,  e  dette 
l'equazione 

p  (V  +  C)  =  costante 

generalizzata  poi  da  Budde. 

«  Amagat  tenendo  conto  delle  attrazioni  molecolari,  che  chiama  pressione 
interna  Pl5  scrive 

(P  -+-  PO  V  =  costante  ; 


—  289  — 

ed  in  altra  occasione,  riconoscendo  che  il  volume  di  un  gas  doveva  ridursi 
della  quantità  y>  dipendente  dal  volume  delle  molecole,  adopera  la  formola 

P  (V  —  (f)  =  costante. 
«  Hirn  generalizzando  questi  concetti,  e  tenendo  conto  anche  della  legge 
di  Gay-Lussac,  arriva  all'equazione 

(P  +  P0(V  — ^)  =  KT 
Kankine  adopera  la  formola 

Recknagel,  tenendo  conto  delle  attrazioni  molecolari,  sviluppa  dalla  teoria 
cinetica  l'altra 

pv  =  rt(i  —  y) 

in  cui  e  è  funzione  della  sola  temperatura. 

«  Tutte  queste  forinole  furono  trovate  difettose  e  non  concordanti  colle 
esperienze  fatte  ultimamente  sulla  compressibilità  e  la  dilatazione  dei  gas; 
esse  però  tracciarono  la  via  alla  teoria  sviluppata  da  Van  der  Waals;  il 
quale  esprimendo  la  pressione  interna  in  funzione  del  volume,  e  tenendo  conto 
del  volume  molecolare,  arriva  all'espressione 

(p+^)(v-*)  = 

che  è  l'equazione  generale  dell'isoterma  da  lui  proposta,  nella  quale  a  e  b, 
per  ogni  gas,  rappresentano  l'attrazione  molecolare  e  un  multiplo  del  volume 
molecolare,  e  sono  quantità  costanti  calcolate  con  i  risultati  sperimentali. 

«  Dal  confronto  con  le  esperienze  la  formola  di  Van  der  Waals  rap- 
presenta bene  i  fenomeni  fin' ora  osservati  sulla  compressibilità  dei  gas;  rende 
perfettamente  ragione  del  punto  critico  e  offre  un  mezzo  semplice  ed  elegante 
di  passare  da  questo  alla  determinazione  delle  costanti  a  e  b;  però  nei  cal- 
coli numerici,  quando  si  tratti  di  esperienze  molto  estese,  essa  dà  valori  molto 
prossimi  al  vero  ma  non  esatti. 

«  Anche  Clausius  è  arrivato  alle  stesse  conclusioni.  Egli  crede  che  le 
premesse,  le  quali  condussero  Van  der  Waals  alla  sua  formola.  non  sieno 
sufficientemente  esatte.  Se  a  tale  espressione  diamo  la  forma 

RT  a 


RT 


P  = 


V  —  b       V 


il  termine  -^  rappresenta  la  pressione  interna,  la  quale  sarebbe  così  indi- 
pendente dalla  temperatura  T  e  in  ragione  inversa  del  quadrato  del  volume. 
Clausius  ritiene  che  la  pressione  interna  debba  dipendere  dalla  temperatura, 
e  debba  crescere  quando  questa  diminuisce;  perciò  modifica  la  formola  così 

p RT ___a 

r  —  V  —  b     T  (V  +  C)2 


—  290  — 

essendo  C  una  nuova  costante.  Confrontando  questa  espressione  con  le  espe- 
rienze di  Andrews  sull'anidride  carbonica,  Clausius  trova  che  tutte  le  serie 
di  esperienze,  meno  una,  rientrano  perfettamente  nella  forinola. 

«  Sarrau  ha  voluto  esaminare  se  le  estese  esperienze  di  Amagat  rien- 
trano nella  formola  modificata  da  Clausius;  e  nei  suoi  calcoli  l'ha  trovata 
concordante  per  l'ossigeno,  l'anidride  carbonica,  l'azoto,  il  gas  delle  paludi, 
l'etilene  e  l'idrogeno  (1). 

Equazione  generale  dell'isoterma. 

«  Alla  temperatura  dello  zero  assoluto ,  immaginiamo  un  gas  con- 
tenuto in  un  cilindro  verticale,  di  sezione  uguale  all'unità,  mantenutovi  da 
uno  stantuffo  di  peso  uguale  alla  pressione  esterna  espressa  in  chilogrammi  ; 
e  facendolo  liberamente  espandere,  siscaldiamolo  fino  alla  temperatura 

1)  6  = (1  +  ut) 

essendo  t  una  temperatura  misurata  in  scala  centigrada,  «  una  quantità  co- 
stante dipendente  dalla  temperatura  assoluta.  Quando  nella  massa  gassosa  si 
sarà  stabilito  il  movimento  stazionario,  potremo  ritenere  le  N  molecole  del 
gas,  di  masse  uguali  ad  m,  muoventisi  con  eguale  velocità  media  u  ;  e  poiché 
l'effetto,  corrispondente  al  numero  degli  urti  che  esse  produranno  nell'unità 
di  tempo  sulle  pareti  del  recipiente  in  cui  sono  contenute,  è  proporzionale 
alla  loro  forza  impulsiva  totale,  chiamando  F  la  forza  impulsiva  totale  del- 
l'unità di  volume  del  gas,  la  forza  viva  delle  N  molecole  contenute  nel  vo- 
lume Vi  sarà  espressa  dalla  formola  di  Krònig  e  Clausius 

2)  8A^i  =  — ó— 


«  Se  le  molecole  del  gas  considerato  fossero  dei  punti  materiali  posti 
fra  loro  a  distanze  grandissime  in  modo  da  poterne  trascurare  la  scambievole 
influenza,  la  forza  impulsiva  determinante  il  loro  movimento  sarebbe  precisa- 
mente misurata  dalla  pressione  esterna.  Ma  in  tesi  generale  le  molecole  sono 
sistemi  di  punti  materiali  e  tali  che,  oltre  ad  occupare  uno  spazio  relativa- 
mente piccolo,  si  possono  influenzare  scambievolmente  rispetto  alle  distanze 
alle  quali  si  trovano:  a  questo  aggiungansi  le  azioni  interne  molecolari.  Allora 
la  forza  impulsiva  totale  di  ciascuna  molecola  potremo  ritenerla  uguale  alla 

(!)  Questo  sunto  e  i  numeri  delle  tabelle,  che  troveremo  nel  confronto  con  le  espe- 
rienze delle  equazioni  dell' isoterma,  relativi  alle  osservazioni  di  Regnault  ed  altri  speri- 
mentatori sono  tolti  dall'opuscolo  litografato  «  Lezioni  sulla  teoria  cinetica  dei  gas,  dettali; 
nell'anno  1881-82  agli  allievi  dell'Istituto  Fisico  di  Eoma  dal  prof.  Pietro  Blaserna  ». 


—  291  — 

somma  di  due  forze  delle  quali  una,  quella  di  traslazione,  è  equilibrata  dalla 
pressione  esterna,  e  l'altra  dall'insieme  delle  azioni  interne  del  gas.  Perciò 
rappresentando  con  i  ciò  che  Clausius  chiamò  pressione  interna  del  gas  ;  con  J 
il  peso  dell'unità  di  volume  di  mercurio,  e  con  h  la  pressione  esterna  espressa 
in  metri  di  mercurio,  sarà 

3)  F  =  Jh  -h  ì 
e  la  2)  si  trasforma  nella  seguente 

4)  VtVA  +  fK^N^f  ■ 

«  La  pressione  interna  del  gas  dipende  naturalmente  dall'attrazione  mo- 
lecolare totale  i\  del  gas,  la  quale  sarà  eguale  all'attrazione  molecolare  esterna*/, 
rispetto  alle  masse  molecolari  che  s'influenzano,  diminuita  dell'attrazione  mo- 
lecolare interna  a"  riferita  alle  singole  masse  molecolari;  perciò  potremo  scrivere 

5)  ti  — a  — a  . 

«  L'insufficienza  dei  mezzi  d'osservazione  non  ci  permette  di  conoscere 
fino  a  quale  distanza  le  molecole  dei  corpi  si  possono  scambievolmente  in- 
fluenzare, né  quello  che  avviene  internamente  in  ciascuna  di  esse;  e  soltanto 
con  considerazioni  diverse  si  sono  esposte  delle  teorie  non  troppo  accettabili, 
mano  a  mano  che  l'esperienza  ci  mostrava  il  vario  comportamento  dei  corpi. 

«  Avogadro  (1811)  e  più  tardi  Ampère  (1814)  ritenendo  che,  in  eguali 
condizioni  di  pressione,  i  gas  si  dilatino  e  contraggano  quasi  egualmente  per 
un'eguale  quantità  di  calore  somministrata  o  sottratta,  giunsero  all'ipotesi  che: 
«  eguali  volumi  di  tutti  i  gas  contengono  un  egual  numero  di  molecole  ». 
Questa  ipotesi  fu  ben  messa  a  profitto  dai  chimici  i  quali  se  ne  valsero  più 
specialmente  per  determinare  con  molta  esattezza  il  numero  degli  elementi 
che  formano  le  molecole  dei  corpi  semplici. 

«  Nella  sua  ipotesi,  Avogadro  considera  i  centri  delle  singole  molecole 
tutti  egualmente  distanti  fra  loro;  e  siccome  le  molecole  a  quelle  distanze 
s'influenzano  scambievolmente,  ritenendo  che  le  distanze  dei  centri  moleco- 
lari misurino  precisamente  i  diametri  delle  sfere  d'azione  sensibile,  rispetto 
alle  quali  si  deve  verificare  il  movimento  stazionario,  è  allora  una  conse- 
guenza di  tali  ipotesi  che,  in  eguali  condizioni  di  pressione,  «  le  sfere  d'azione 
sensibile  delle  molecole  di  tutti  i  gas  sono  eguali  fra  loro  » . 

«  L'interpretazione  di  questo  principio  dipende  dal  concetto  che  possiamo 
formarci  sulla  costituzione  dei  corpi.  Infatti,  ammessa  l'esistenza  delle  atmo- 
sfere eteree  per  gli  elementi  e  le  molecole,  supponiamo  che  ad  ogni  elemento 
corrisponda  un'eguale  atmosfera  eterea,  la  quale  ne  definisca  la  sua  sfera 
d'azione  sensibile  ;  allora  è  facilmente  accettabile  l'espressione  che,  in  eguali 
condizioni  di  pressione  «  le  sfere  d'azione  sensibile  di  tutti  gli  elementi  sono 
uguali  fra  loro  ».  Però  le  molecole,  salvo  poche  eccezioni,   sono   formate  di 


—  202  — 

più  elementi  di  eguale  o  diversa  natura  secondo  che  i  corpi  risultanti 
sono  semplici  o  composti  ;  ed  in  questo  caso  l'ipotesi  di  Àvogadro  sarà  solo 
confermata  quando  si  ammetta  una  condensazione  nelle  atmosfere  eteree  degli 
elementi  che  si  combinano  insieme  ad  una  deformazione  nelle  atmosfere  eteree 
condensate,  in  modo  che  il  volume  dell'atmosfera  eterea  della  molecola  risul- 
tante sia  affatto  eguale  a  quello  dell'atmosfera  eterea  di  un  elemento  qua- 
lunque. La  condensazione  delle  atmosfere  eteree  degli  elementi  che  si  com- 
binano non  implica  l'intimo  contatto  della  sostanza  di  cui  sono  formati,  ed 
è  in  relazione  ai  fenomeni  fisici  che  si  manifestano  nelle  reazioni  chimiche  » . 


Fisica.  —  Nuovo  metodo  per  la  determinazione  delle  due  co- 
stanti di  elasticità.  Nota  II  C1)  del  dott.  Michele  Cantone,  presen- 
tata dal  Socio  Blaserna. 

«  Risultati  delle  esperienze.  Comincio  col  dare  nella  prima  tabella  le 
dimensioni  dei  quattro  recipienti  di  cui  mi  sono  servito,  e  che  per  comodità 
ho  indicato  coi  numeri  d' ordine  I ,  II ,  III ,  IV. 

Dimensioni  d<-i  recipienti 


Numero 

del 
recipiente 

Spessore 
delle 

pareti 

Raggio 
int. 

Raggio 

csl. 

Lunghezza 

Volume 

I 

II 
III 
IV 

min 

0,394 
0,394 

0,617 
0,472 

mm 

4,205 

4,327 
7,593 

4,799 

m  ni 

4,599 

4,721 
8,210 
5,271 

min 

667 
631 

7:::. 
705 

mmc 

36980 

36952 

132210 

50720 

|| 

«  Nelle  quattro  seguenti  tabelle  trascrivo  nell'ordine  col  quale  furono 
ottenuti  i  risultati  delle  esperienze  da  me  fatte  per  le  variazioni  di  volume 
dei  recipienti  col  variare  della  pressione  interna  ;  facendo  osservare  che,  tanto 
in  queste  esperienze  quanto  in  quelle  relative  agli  allungamenti,  ogniqualvolta 
si  produceva  una  variazione  di  pressione  si  riportava  sempre  il  manometro, 
successivamente,  alla  posizione  iniziale,  sicché  gli  spostamenti  notati  per  le 
diverse  pressioni  sono  le  medie  di  quelli  (quasi  sempre  uguali)  avuti  nei  due 
casi.  Nella  prima  colonna  di  ciascuna  tabella  ho  segnato  le  pressioni,  notando 
col  segno  —  quelle  al  di  sotto  della  pressione  atmosferica;  nella  seconda 
colonna  ho  registrato  le  variazioni  di  volume  corrispondenti,  computate  in  divi- 
sioni del  micrometro  ;  nella  terza  quelle  relative  ad  una  variazione  di  pres- 
sione di  lmm;  nella  quinta  il  loro  valore   medio  in  mm.c.  ;  e  nell'ultima  il 


(>)  V.  pag.  220. 


—  293  — 

valor  medio  della  variazione  dell'imita  di  volume  per  una  pressione  uguale 
ad  lks  su  lmmq. 

Recipiente  N.  I. 

Diam.  del  tubo  capii.  =  0mmi,1767.  Una  div.  del  microm.  =  0mm,2140 


Pi 

(Jv)  div. 

(^/y)    diV. 

per  P,  =  lmm 

perPi  =  lmra 

ày 
VP, 

mm 

72,5 
120,0 
174,0 

d 

3,65 
6,20 
8,85 

0,0502 
0,0517 
0,0519 

mmc 

0,001924 

0,003833 

Recipiente  N.  IL 
Diam.  del  tubo  capii.  =  0ramM074.  Una  div.  del  microm.  =  0mm,1238 


Pi 

(Jy)    diV. 

(Jy)    diV.        , 

perP,  =  lmm 

Jy 

perPi  =  lmm 

ày 
VPi 

mm 

103,5 

d 

3,85 

0,0372 

147,5 
194,0 

5,60 

7,40 

0,0379 
0,0381 

mmc 

0,001920 

0,003821 

103,0 

4,00 

0,0388 

180,7 

6,90 

0,0382 

Recipiente  N.  III. 
Diam.  del  tubo  capii.  =  0mmi,6297.  Una  div.  del  microm.  =  0mm,2140 


p, 

(z/v)  div. 

(Jv)  div. 
per  Pi  =  lmm 

ày 

perPi  =  lmm 

Jy 

VP, 

mm 

133,0 

d 

7,35 

0,0553 

174,0 

9,60 

0,0552 

186,0 

10,10 

0,0543 

241,5 
115,7 

13,45 
6,35 

0,0557 
0,0548 

mmc 

0,007398 

0,004116 

—    97,5 

—    5,25 

—  0,0538 

-  139,5 

—    7,60 

—  0,0545 

—  185,5 

—  10,35 

—  0,0558 

—  212,5 

-  11,65 

—  0,0548 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sera. 


38 


294 


Recipiente  N.  IV. 
Diam.  del  tubo  capii.  =  0mmM156.  Una  div.  del  microm.  =  0mn\1238 


Pi 


(Jv)  div. 


(Jv)  div. 
perP^l1 


per  P,  =  1' 


-A- 

VP, 


nim 

90,5 

(i 
4,25 

157,5 

7,40 

208,7 

9,75 

d 

0,0470 
0,0470 
0,0467 


mn.c 

0,002412 


0,003198 


«  Seguono  i  risultati  ottenuti  per  gli  allungamenti.  Nella  prima  colonna 
di  ciascuna  delle  tabelle,  in  cui  essi  sono  registrati,  trovansi  le  pressioni, 
nella  seconda  il  numero  di  frangie  che  si  spostavano  rispetto  al  punto  segnato 
nel  centro  della  lastrina  /' ,  nella  terza  la  frazione  di  frangia  corrispondente 
alla  variazione  di  pressione  di  lmm ,  nella  quarta  il  valor  medio  della  varia- 
zione di  lunghezza  dell'unità  lineare  per  una  pressione  di  lk-  su  lmmq. 

Recipiente  N.  L 


Po 

U\ 

perP0  =  lmm 

per  P0  =  lmm 

A. 
LP0 

111  111 

F 

F 

172,0 

3,40 

0,0125 

—  147,0 

—  1,80 

—  0,0122 

—  231,5 

—  2,85 

—  0,0122 

199,0 

2,50 

0,0120 

284,0 

3,55 

0,0125 

—  146,0 

—  1,90 

—  0,0121; 

—  229,5 

—  2,85 

—  0,0121 

0,00000368 

0,000406 

—  230,0 

—  2,95 

—  0,0128 

275,0 

3,50 

0,0127 

140,0 

1,75 

0,0125 

277,0 

?,52 

0,0127 

201,5 

2,47 

0,0123 

284,5 

2,57 

0,0125 

Recipiente  N.  IL 


Po 


{A 


(4 

per  Po  — l1 


per  P0  =  1  ",m 


Al. 

i.r, 


ni  m 

146,5 

193,0 
195,0 
145,3 

227,0 
226,0 
195,0 


—  1,65 
2,10 
2,25 

—  1,60 

—  2,60 

—  2,58 
2,20 


0,0113 
0,0109 
0,0115 
0,0110 
0,0114 
0,0114 
0,0113 


mra 

0,00000333 


0,000388 


295 


Recipiente  N.  III. 


Po 

(A), 

(A)p 

perP0  =  lmm 

per  P0  =  lmm 

LP0 

mm 

146,5 

2*00 

0*0138 

—  227,5 

—  3,37 

—  0,0148 

—  227,2 
194,5 

—  3,27 

2,88- 

—  0,0144 
0,0148 

mm 

0,00000421 

0,000421 

—  226,5 

—  3,25 

—  0,0143 

194,0 

2,80 

0,0144 

195,0 

2,72 

0,0140 

194,7 

2,70 

0,0139 

Recipiente  N.  IV. 


Po 

(A)F 

perP0==lmm 

perP0=lmm 

LP0 

mm 

—  145,0 

-1*65 

-    0*0114 

—  145,0 

—  1,65 

—  0,0114 

—  225,5 

—  2,60 

—  0,0115 

—  226,5 

-2,60 

—  0,0117 

193,7 

2,20 

0,0113 

195,0 

2,28 

0,0117 

0,00000342 

0,000356 

196,5 

2,33 

0,0118 

277,5 

3,22 

0,0116 

—  144,0 

—  1,67 

-  0,0116 

—  144,0 

-1,63 

—  0,0113 

—  226,5 

—  2,65 

—  0,0117 

195,0 

2,27 

0,0117 

«  In  base  ai  risultati  ottenuti  vennero  calcolati  i  valori  di  (i  che  tro- 

vansi  qui  appresso  notati  : 

Valori  di  (i 


I 

0,246 

li 

0,261 

III 

0,264 

IV 

0,256 

«  Si  vede  che  tali  valori   accennano   sensibilmente   alla  costanto  0,250 
voluta  dalla  teoria  e  trovata  sperimentalmente  da   Cornu;    che   se   le   cifre 


—  296  — 

ottenute  per  i  recipienti  II  e  III  si  discostano  più  delle  altre  da  quel  valore, 
ciò  probabilmente  è  da  attribuire  ad  errori  di  osservazione,  come  si  può  argo- 
mentare riguardando  le  terze  colonne  delle  tabelle  relative  a  quei  recipienti, 
indicanti  appunto  una  maggiore  discordanza  tra  le  cifre  ottenute  che  non  per 
gli  altri  due  serbatoi. 

«  Non  credo  però  che  cause  di  errori  possano  esservi  di  natura  tale  da 
alterare  notevolmente  i  risultati:   se  infatti   si  calcolano   gli  errori  di  n  in 

R  2 
funzione  di  quelli  di  K  e  di  ~ ,  unici  elementi  che  compariscano  nella  for- 
iti 

mula  (3) ,  si  ottiene  : 

à        V  ,r  ,  6A  /Ro_'\ 

JV  =  1 p \i  i    /    "    H  2         V      \R,2/  ' 

HM.;     (2KsH    y   ' 

*  I  coefficienti  di  JK  e  J\=pA  sono  per  il  recipiente  I  rispettivamente 

0,036  ,  0,408,  e  valori  analoghi  hanno  per  gli  altri  recipienti  :  se  si  considera 

R  2 
che  errori  di  0,2  in  K  e  0,03  in  ^  danno  per  fi ,  qualora  non  vi  sia  coni- 
iti 

penso  di  sorta,  un  errore  di  0,02,  si  comprenderà  come  sia  impossibile  di 
arrivare  con  queste  esperienze  ai  valori  ottenuti  da  Begnault  e  da  Wertheim; 
e  come  invece  sia  perfettamente  ammissibile  per  fi  il  valore  0,250. 

«  Forse  non  varrà  questa  costante  per  tutti  i  corpi,  anzi,  volendo  pro- 
cedere d'accordo  colla  teoria,  non  può  esserlo,  perchè  non  tutte  le  sostanze 
solide  hanno  perfetta  elasticità  di  forma,  e  dovendo  essere  u  =  0  per  i  li- 
quidi, è  prevedibile  che  avvicinandoci  ai  corpi  cedevoli  alle  azioni  deforma- 
trici si  abbiano  valori  diversi;  ad  ogni  modo  parmi  si  possa  cominciare  ad 
asserire  che  il  vetro  abbia  il  comportamento  di  un  corpo,  quale  nella  teoria 
della  elasticità  si  ammette. 

«  Ponendo  ,«  =  0,250  ho  proceduto  alla  determinazione  del  coefficiente 
dì  elasticità  per  ciascuno  dei  recipienti  da  me  adoperati. 

«  Avrei  impiegato  per  questo  scopo  la  formula: 
(5  —  4/0(l  —  2,u) 


E  = 


(l-2u)^-(5-4/0  - 


VP,       v  '  '  LP0 

(la  quale  si  ricava  facilmente  dalle  (1)  e  (2)),  perchè  sul  valore  di  E  non 
avrebbero  influito  Rx  ed  R0  ;  ma  non  ho  potuto  farlo  stante  la  eccessiva  alte- 
razione  che  sul  valore   di  E  avrebbero   apportato  gli  errori  ammissibili  per 

Non  mi  restava  che  ricorrere  ad  una  delle  formule  : 


VP!        LPC 


E    _5— 4/c        K,'  ^_ 


^v      Ri2  —  ito2  '  _A_      Rl' 

VPi  LP0 


—  297  — 

che  si  ricavano  rispettivamente  dalle  (1)  e  (2) ,  e  la  cui  scelta  non  era  indiffe- 
rente atteso  il  valore  unico  di  [x  adottato  per  i  diversi  recipienti.  Non  ostante 
che  entrambe  dessero  E  sensibilmente  colla  stessa  approssimazione,  ho  prefe- 
rito l'uso  della  seconda  ;  poiché,  mentre  nel  primo  caso  il  valore  di  E  dipende 

dalla  determinazione  di      ^   ,  sulla  quale  ha  influenza  il  diametro  del  tubo 

capillare  e  l'ingrandimento   del   cannocchiale,   nel  secondo   caso  invece  quel 

valore  si  ha  mediante 


LP„ 


,  che  si  ottiene  in  modo  assoluto  ricorrendo,  come 


io  ho  fatto,  al  metodo  di  Fizeau. 

«  Seguono  i  valori  ottenuti  per  E. 


Valori  di  E 

I 

6277 

II 

6783 

III 

7023 

IV 

6799 

» 

«  Il  non  essere  costante  il  coefficiente  d'elasticità  per  i  diversi  reci- 
pienti di  cui  mi  son  servito  non  è  un  fatto  nuovo  :  nelle  ricerche  di  questo 
genere  non  si  ha  quasi  mai  valori  vicini  fra  loro,  per  cui  ritengo  che  tale 
diversità  in  gran  parte  non  sia  dovuta  a  cause  di  errori  ». 


Micrografia.  —  Fotografia  istantanea  del  preparati  microscopici. 
Nota  preliminare  di  Stefano  Capranica,  presentata  dal  Socio  Tommasi- 
Crudeli. 

«  Le  conclusioni  cui  è  giunto  l'autore  nelle  sue  ricerche  sono  le  seguenti: 

1  .,.    .  1 


«  1°  La  fotografia  rapida  ^—  o  rapidissima 

Zi)  ZOO 


può  essere  ottenuta 


col  microscopio  fotografico,  usando  obiettivi  a  forti  ingrandimenti  e  ad  immer- 
sione. 

«  2°  L'autore  è  giunto  mediante  un'otturatore  ed  una  disposizione  spe- 
ciale, ad  ottenere  un  numero  qualunque  di  prove  fotografiche  successive  dei 
movimenti  di  un  oggetto  osservato,  similmente  a  ciò  che  si  ottiene  macrosco- 
picamente per  il  volo  degli  uccelli  o  per  i  movimenti  rapidi  di  altri  ani- 
mali (Marey,  Muybridge  ecc.). 

«  3°  Mediante  il  sistema  delle  pose  successive,  l'autore  è  giunto  a  ripro- 
durre sull'istessa  lastra  i  diversi  piani  di  un  preparato  qualsiasi,  ottenendo 
così  una  unica  prova  d'insieme. 


—  298  — 

«  L'autore  richiama  l'attenzione  dei  micrografi  specialmente  sulle  cose 
accennate  al  n.  2,  intieramente  nuove  in  scienza,  e  suscettibili  di  molte 
ricerche  importanti  per  lo  studio  degli  infusorii  e  di  tutti  i  microrganismi 
viventi  » 


RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

Il  Socio  Pigorini,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Taramelli,  legge 
una  Kelazione  sulla  Memoria  del  prof,  don  Niccolò  Morelli,  intitolata: 
Scavi  eseguiti  nella  caverna  Pollerà  situata  nel  Finalese  {provìncia  di 
Genova),  concludendo  per  l'inserzione  della  Memoria  negli  Atti  accademici. 

Le  conclusioni  della  Commissione  esaminatrice,  messe  ai  voti  dal  Pre- 
sidente, sono  approvate  dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Carutti  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando tra  queste  le  seguenti,  inviate  da  Soci  o  da  estranei: 

F.  Lampertico.  Discorso  sull'indole  e  scopo  dell' Assoc iasione  nazio- 
nale per  soccorrere  i  missionari  cattolici  italiani,  in  relazione  alla  con- 
dizione presente  e  avvenire  dell'Italia.  —  Discorso  pronunciato  in  Senato 
nella  tornata  del  9  febbraio  1888. 

E.  Levasseur.  La  théorie  du  salaire.  —  Sue  semaines  à  Rome. 

S.  Levi.  Vocabolario  geroglifico  copto-ebraico.  Voi.  VI  ed  ultimo. 
Opera  che  ebbe  il  premio  Beale  per  la  Filologia  nel  1884. 

F  Schaff.  Church  and  State  in  the  United  States.  Opera  inviata  dal 
Socio  Corrispondente  Botta. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  inoltre  il  volume  II  dei  Discorsi  par- 
lamentari dì  Quintino  Sella,  raccolti  e  pubblicati  per  deliberazione  della 
Camera  dei  Deputati  ;  i  volumi  III  e  IV  della  Miscellanea  della  R.  Società 
romana  di  storia  patria,  contenente  Scritti  vari  di  G.  A.  Sala  e  il  Cronicon 
Siculum  incerti  Authoris,  ab  anno  340  ad  annum  1396,  pubblicato  dalla 
Società  di  Storia  patria  napolitana  per  cura  di  G.  De  Blasiis. 

Il  Socio  Messedaglia  offre  la  Relazione  del  regio  Ministro  d'Italia 
in  Rumenia,  conte  G.  Tornielli-Brusati  {1882-83),  facendo  rilevare  il  valore 
economico  e  statistico  che  questa  opera  presenta. 


—  299  — 

11  Segretario  Carutti  annunzia  alla  Classe  che  è  terminata  la  stampa 
del  primo  volume  del  Supplementum  al  Corpus  Inscriptionum,  e  che  potrà 
essere  pubblicato  fra  non  molto. 


CONCORSI    A    PREMI 

Dal  Ministero  della  pubblica  istruzione  vennero  trasmessi  all'Accademia 
gli  avvisi  di  concorso  ad  assegni  per  istudi  di  perfezionamento  all'estero,  di 
L.  3000  ognuno,  per  un  anno  a  cominciare  dal  1°  novembre  1888,  istituiti 
dal  Ministero  stesso,  dall'Amministrazione  del  E.  Collegio  Ghislieri  di  Pavia. 
e  dalla  Cassa  di  risparmio  di  Milano. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Carutti  dà  comunicazione  di  una  lettera  del  Presidente 
dell'Accademia  Antropologica  di  Nuova  York,  colla  quale  si  rinnova  l'invito 
ai  Soci  di  prender  parte  al  Congresso  antropologico  internazionale  che  avrà 
luogo  in  Nuova  York  nei  giorni  4,  5  e  6  del  prossimo  settembre.  Nella  let- 
tera si  fa  preghiera  ai  Soci  che  non  potessero  intervenire  al  Congresso,  di  man- 
dare qualche  lavoro  di  Etnologia,  di  Etnografia,  o  di  Archeologia  preistorica. 

Lo  stesso  Segretario  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Kingraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  Società  Reale  di  Londra  ;  la  Società  di  scienze  naturali  di  Ottawa  ; 
le  Società  filosofiche  di  Cambridge  e  di  Filadelfia;  la  Società  archeologica 
di  Londra;  le  Università  di  Cambridge  e  di  Upsala;  l'Osservatorio  di  S.  Fer- 
nando ;  il  Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

Il  R.  Istituto  di  studi  superiori  di  Firenze;  la  Società  entomologica 
svedese  di  Stockholm  ;  il  Museo  di  scienze  naturali  di  Lione  ;  1'  Università 
di  Jena  ;  l' Osservatorio  centrale  di  Pietroburgo. 

D.  C. 


—  301  — 


KENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


Classe  di  scienze  fisiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  dell'  8  aprile  1888. 

F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PEESENTATE  DA  SOCI 

Matematica.  —  La  forma  normale  delle  equazioni  del  sesto 
grado.  Nota  del  Socio  F.  Brioschi. 

«  1°.  Denomino  forma  normale  di  una  equazione  del  sesto  grado  quella 
che  ottiensi  da  una  equazione  qualunque  del  sesto  grado  mediante  la  trasfor- 
mazione indicata  in  una  mia  recente  comunicazione  all'Accademia  ('). 

«  Rappresentando  con  u  {xx ,  x2)  =  0  la  equazione  del  6°  grado,  e  con 
k  =  7  (uu)4  il  covariante  biquadratico  del  secondo  grado  della  forma  u{x\  ,x%), 
eliminando  il  rapporto  xx'.x%  dalle  due  quintiche  : 
(1)  (f  =  Uh  -\-.xz k  =  0  ,        \p  =  tilt  —  Xik  =  0 

si  ottiene  la  : 

(2)  ót6  -f  U12  l4  -f  UU  t*  +  Vis  t  +  ««16  =  0 

nella  quale  ó  è  il  discriminante  della  forma  u{x\,xt)  ed  Un  ,  M14 ,  uÌS ,  uì6 
sono  invarianti  della  forma  stessa  dei  gradi  12,  14,  15,  16.  La  equazione  (2) 
è  la  forma  normale  delle  equazioni  del  sesto  grado. 

«  Questa  forma  normale  non  è  quindi  che  la  risultante  delle  due  equa- 
zioni di  quinto  grado  g.-  =  0  ,  tp  =  0  ed  un  metodo  diretto  per  giungere  ad 

(')  Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei.  Seduta  del   1  marzo  1888. 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1"  Sem.  20 


—  302  — 

essa  fu  già  fatto  conoscere  dal  prof.  Gordan  vari  anni  sono  (l).  Però,  nel  caso 
attuale,  per  la  determinazione  dei  valori  di  g,  2 ,  Ui  4 ... ,  conviene  ricorrere 
ad  un  altro  metodo  indiretto  che  indicheremo  più  avanti,  limitandoci  a  fare 
uso  di  alcuni  risultati  del  metodo  dovuto  al  prof.  Gordan  per  altro  scopo. 

«  Il  prof.  Gordan  introduce  dapprima  tre  covarianti  simultanei  delle  forme 
</),  «/',  da  lui  denominati  o,  o\  t  ;  ossia  : 

«  Posto,  per  la  forma  del  sesto  ordine  u  {xx ,  a?2)  ; 

h  =  j(u  u)s ,      g  =  (u  k) ,      p  —  \  (k  k), 
i  primi  due:  covarianti  dell'ottavo  ordine,  ed  il  terzo  di  quarto  ordine,  della 
forma  u  ;  ed 

L  =  ~  (un)6 ,  M  =  •-  (/•/■  ) ., 

i  due  invarianti  di  secondo  e  quarto  grado  ;  si  hanno,  nel  caso  attuale,  i 
seguenti  valori  di  q,  c,  %  : 

Q=zhhtl  —  ±gt-\-k% 
a  =  ^  r-25^2  +  24p]  %  =  \  [5L/2  +  6M]  , 

e  dalle  due  equazioni  y==0,  «/' =  0  si  deducono  facilmente  le  cinque  che 
seguono  : 

Cini  -f-  t  tfn  #»2  +  i  r#*4  =  ° 

?1112 •f(°'llA*8 *l»#t*) Ì  './•,!.''1  =0 

«1122  +  f  (Cll  #1*  40"12  ^i  #2  -}-  C22  ^22)  -f~   5  r^22^l2  =  ^ 

(>1222  f  (tf22^1#2  0"l2^12)  |  TXiX*  =  0 

«2222  +  T"  <*22  ^l2  +  1  *e£l4  =  0 

nelle  quali  : 

1        d4g  1    rf8<r 

?11U~  5.6.7.8   tf^4'  °'n  — 3.4^*" 

«  Indicando  con  : 

cin  ^'i4  +  4ar2  ^ì3  «^2  +  6<7,-3 ^!2  «r22  +  4(7>-i^-1  x%  -\-  ar-,  x%  =  0     (r=l,  2. ..5) 
quelle  cinque  equazioni,  si  avrà  dapprima  che  il  primo  membro  della  equa- 
zione (2)  è  dato  dal  determinante  : 

V  =  Xf=fc  aU  «22  «33  «44  «55) 

e  sarà  : 

_  dV     dY 
X\  •  x%  — 


cioè,  come  è  noto,  si  dedurranno  i  valori  delle  radici  della  equazione  u(xi,xi)=Q 
da  quelli  delle  radici  della  equazione  trasformata  (2)  senza  ricorrere  a  riso- 
luzioni di  altre  equazioni  ausiliari. 

(')  Ueber  die  Biìdung  der  Resultante  sioeier  Gleichungen.  Math.  Ànnalen.  Bd.  III. 
pag.  385. 


In 

l\ì 

l>ii 

mu 

fìlli 

mt2 

fin 

ih  2 

7I22 

—  303  — 

«  2.°  Passiamo  ora  alla  determinazione  dei  valori  di  u12,  Un ... .  Una 
forma  u{xx  x2)  del  sesto  ordine  possiede,  oltre  gli  invarianti  L,  M,  tre  inva- 
rianti dei  gradi  6°,  10°,  15°  che  indicheremo  con  N,  P,  R. 

«  N,  come  è  noto,  è  l' invariante  cubico  di  k  ;  per  fissare  i  valori  di 
P,  R,  sieno  l,  m,  n  i  tre  covarianti  quadratici  di  u  : 

l  =  (uk)4 ,        m  =  (^)2 ,        n  =  (mk)ì 
e  porremo: 


j  (mm)2  ,      R 


«  Sieno  xx ,  x2 ...  x6  le  radici  della  equazione  u(x,  1)  =  0  e  si  indichino 
con  a,  b,  e,  d,  e  le  espressioni  : 

a  =  -  u  (xr),     b  —  —  z^r  (#r) e  =  -^ — g  mv  Ov) 

essendo  #r  una  qualsivoglia   fra   quelle  radici.   Ora  per  ima   nota  proprietà 

dei  covarianti  si  ha  (l)  : 

k  (xr)  =  3#2  —  4cac 

e  quindi,  per  le  (1),  si  avrà  : 

Ir  " 

a 
«  I  valori  degli  invarianti  L,  M,  N,  P,  R  si  possono   pure  esprimere  in 
funzione  delle  a,  b,  e,  d,  e  e  lo  stesso  avrà  pur  luogo  per  <?,  w12,  uu,  uì5,  ui6; 
salvo  che  le  ultime   espressioni   conterranno  un  certo  numero   di   coefficienti 
indeterminati.  Sostituendo  il  valore  superiore  di  tr  e  queste  espressioni  nella  (2), 
si  otterrà  una  equazione  identica   la  quale   condurrà  alla   determinazione  di 
quei  coefficienti.   Evidentemente   per  l'identità   della   equazione   si  potranno 
anche  supporre  nulli  una  0  più  delle  quantità  «,  b  ...  e  ,  purché  non  si  annulli 
alcuno  degli   invarianti   L,  M  ...  R.   Per  esempio,   supponendo   b  =  c  =  Q,  si 
ha  tr=0  e  quindi  identicamente  uì6  =  0.  Ma  in  questa  ipotesi: 
L=—  Gae,        M=3a2d,        N=—  ^-azdi 
P=—  «4[ft2  +  18^2£  +  81f/V  +  5.81.rf5] 
e  per  questi  valori  vedesi  tosto  che  wI6  dovrà  esprimersi  come  segue: 

UlG  =  Qo  L2  N2  +  Ql  L2  M3  +  q2  LM2N  +  q3  MN2  +  Qi  M4  +  qs  NP 
essendo  q0  ,  q,  ...  coefficienti  indeterminati.  Sostituendo  per  L,  M,  N,  P  i  valori 
superiori  ed  eguagliando  a  zero,  si  hanno  fra  quei  coefficienti  le  relazioni: 
3?0  +  ?5  =  0     q1  =  0     3o2  +  ?5  =  0     q3  +  20q5  =  0     3(>  +  |(»5  =  0 

(0  Vedi  la  mia  Nota,  Ueher  die  Trans  formati  on  der  algebraischen  Gleichungen  durch 
Covarianten.  Math.  Annalen  Bd.  XXIX,  e  la  Memoria  del  dott,  Hilbert,  !'<■/,<■>■  eine  Darstel- 
lungsweise  der  invarianten  Gebilde  im  bindren  FormengeUete.  Math.  Annalen.  Bd.  XXX. 


—  304  — 
e  posto  quindi  £5= — 12r  si  avrà: 

Ul6  =  v  [  (M2  -f-  2LN)2  +  12N  (20  MN  —  P)  ] 

essendo  v  un  coefficiente  numerico  ancora  indeterminato.  Due  altri  coefficienti 
della  equazione  (2)  sono  noti,  il  ó  discriminante  della  forma  w(#i,,z2)  ed  u15 
non  esistendo  altro  invariante  di  15°  grado  che  K.  Si  hanno  così  le: 

6  =  l  [  32  (54  L2  N  -f-  53  L3  M  —  4L5)  —  55  (8LM2  +  48MN  +  3P)  ] 

Uis  =  j«R 

nelle  quali  X,  /ti  sono  coefficienti  numerici  a  determinarsi.  Rimangono  così  a 
trovarsi  i  valori  di  u12l  Uu  e  dei  coefficienti  A,  fi,  v. 

«  L'applicazione  del  metodo  sopra  indicato  darà  dapprima  che  posto: 

2= —  sono     [i  =  6       v  =12 

e  si  avranno  pei  valori  di  w12,  w14,  le  espressioni  seguenti: 

uì2  =  -L4M  —  4.5.L3M  —  ^-^L2M2  —  2.53.LMN  +  ^M3—  '^^N2+ 
o  o  12  4 

+TLP 

Uu  =—  2 .  43.  L2MN  —  2 . 5 .  13 .  LM3  —  33. 4 . 5 .  LN2  —  2  . 3 .  52. 1 1 .  M2N  -4- 

+  3(L2-j-2.52.M)P. 

«  Queste  espressioni  si  possono  semplificare  introducendo  in  luogo  del- 
l' invariante  P  del  decimo  ordine  il  discriminante  ó,  e  posto  L  =  « ,  sosti- 
tuendo agli  invarianti  M,  N  gli  invarianti  /?,  y  legati  ai  primi  dalle  due 
relazioni  : 

5«.M  =  |(a»  — /*),        53N  =  ^(2«3-3*/*+y) 

cioè  gli  invarianti  fi,  y  che  si  annullano  con  ó  se  la  equazione  u{x,  1)  =  0 
ammette  una  radice  tripla. 

«  Dal  valore  superiore  di  ó  si  avrà  così  : 

55.P  =  3.  43  S  -j-  ~-  (9«5—20a3/?  +  3a*y  —  21«/?2  +  2/?y) 

e  sostituendo  questo  valore  di  P  e  quelli  di  M,  N  nelle  espressioni  trovate 
sopra  per  u12,  «u,  2«i6  si  otterranno  le  : 

52.^2  =  3.42.«J-f-i-U,        55.m14  =  3.43.(11«2  —  8/?)cf-j-^V 
o  27 

58.  mI6  =—  4C  (2«3  —  3«/S  +  y)  ó  —  ~-  W 

Li  I 

essendo  : 

U  =—  (15«/?  —  yf  —  20£3 

V  =  «U  -J-  2 .  32.  fi2  (lOafi  —  y) 

W=(«2  — 16,*)  U  —  4.34/!?2(^  +  10aV  —  «/)• 


—  305  — 

«  È  noto  che  il  quadrato  di  R  si  esprime  in  funzione  razionale,  intera 
di  L,  M,  N,  P  :  e  si  ha  : 

R2  ==  9  (20MN  —  P)  E2  —  6  (M2  +  2LN)  EF  —  12NF2 
posto  : 

l  E  =  3  (P  -f  4MN)  —  2L  (M2  +  2LN) 
?F=— 3L(20MN— P)  — 32M3  — 21GN2. 

Li 

-  Ora  : 

54(M2  +  2LN)  =  ^(16«4-27«2iS  +  6/?2+5«y)  =  ^H 

55(20MN  — P)=— 3.43.J  — ^-(8«5— 15«3/9-}-«2)'  — 57«/S2  +  9^)  = 


81 

43 


inoltre  : 


| .  53  E  =  32.  43.  ó  —  —  (15a3/f  —  «2  y  -f  62«/52  —  4/?/)  = 


42 
=  3*.  43.  ò  —  —  S 

?  56.  F  =  32. 43. h.aó  +  |-  (45« V— 3«3/— 19.21  .«2^2+  57«^+32/53— 2y2)= 

=  32.43.5.«J  +  ^T 

e  sostituendo  si  otterrà  R2  espresso  in  funzione  di  «,  /?,  y,  J  ;  ossia  : 

-^R2=_j3  +  _L_[6S_4K_5«H_25«2(2«3-3«/?  +  y)]()2- 

—  ^I-[9S2  +  4HT  — 24KS  — 15«HS  +  40«T(2«3— 3«/?  +  y)]J+ 

+  ^T?  L3HST  -  9KS2  -  4T2  (2«3  -  3«/J  +  y)] . 

Sono  cosi  determinati  tutti  gli  elementi  che  compongono  la  trasformata  della 
equazione  del  sesto  grado  ». 

Bacteriologia.  —  //  bacillo  della  malaria.  Nota  del  Socio  Cor- 
rado Tommasi-Crudeli. 

«  L'Accademia  ricorderà  che  nella  seduta  del  5  dicembre  1880,  io  pre- 
sentai una  Nota  riassuntiva  delle  ricerche  eseguite  in  Pola  dal  dott.  Bernardo 
Shiavuzzi,  illustrandola  coi  preparati  microscopici  inviati  dall'autore  in  dono 
all'Accademia  (')•  I  risultati  ottenuti  dal  dott.  Schiavuzzi  confermavano  inte- 
ramente quelli  ottenuti  da  Klebs  e  da  me  nel  1879,  e  l'autore  non  dubitava 

(!)  Rendiconti  dei  Lincei.  Voi.  II,  2"  semestre,  1886,  pag.  329. 


—  306  — 
di  concludere  che  il  fermento  specifico   della  malaria   è  costituito  da  quello 
Schizomicete,  pel  quale  Klebs  ed  io  proponemmo  il  nome  di  Bacillus  melariae. 

«  In  Italia  l'annunzio  di  questi  risultati  fu  accolto,  dove  con  diffidenza, 
dove  con  incredulità.  Questa  accoglienza  fu  in  parte  dovuta  al  discredito  nel 
quale  le  ricerche  sulla  natura  della  malaria  erano  cadute,  dopo  quel  singo- 
lare avvicendarsi  di  affermazioni,  di  contradizioni  e  di  negazioni,  di  cui  vi 
tracciai  la  storia  non  edificante  nel  maggio  dell'anno  passato  (*).  Ma  in  parte 
fu  dovuta  ancora  ad  un  certo  sentimento  gerarchico  che  domina  nel  nostro 
pubblico  medico,  quando  si  tratta  di  lavori  di  scienza  pura,  e  specialmente 
di  lavori  di  fisiologia  o  di  patologia  sperimentale.  Parve  strano  che  un  medico 
esercente  in  un  piccolo  paese,  si  permettesse  di  asserire  cose  tanto  contrarie 
a  quelle  proclamate  in  alcuni  dei  principali  Istituti  patologici  e  clinici  d'Italia; 
e  vi  fu  chi  giunse  perfino  a  dire  che  lo  Schiavuzzi,  ignaro  di  batteriologia,  aveva 
battezzato  come  bacillo  specifico,  il  bacillo  comunissimo  della  patata. 

«  Ma  fuori  d'Italia  le  cose  procedettero  altrimenti.  Molti  seppero  apprez- 
zare il  rigore  del  metodo  di  ricerca  usato  dal  dott.  Schiavuzzi,  e  ne  augu- 
rarono bene  per  l'attendibilità  dei  risultati  da  lui  ottenuti.  Altri  rammenta- 
rono che  la  brillante  carriera  scientifica  di  Roberto  Koch  era  incominciata 
con  un  bel  lavoro  batteriologico,  fatto  quando  egli  era  appunto  nelle  stesse 
modeste  condizioni  dello  Schiavuzzi,  cioè  medico  di  un  distretto.  Fra  questi 
ultimi  vi  fu  l'illustre  botanico  di  Breslavia,  Ferdinando  Colin,  il  quale  nei 
suoi  Beitràge  sur  Biologie  der  Pflansen,  aveva  pubblicato  quel  lavoro  di 
Koch,  e  poste  così  le  prime  fondamenta  della  sua  fama  scientifica.  Ferdi- 
nando Cohn,  dopo  letta  la  mia  Nota  del  5  dicembre  188(3,  andò  apposita- 
mente a  Pola  per  prendere  cognizione  esatta  dei  lavori  di  Schiavuzzi.  Egli  si 
persuase  della  realtà  dei  risultati  ottenuti,  e  li  dichiarò  decisivi  in  seno  alla 
«  Schlesische  Gesellschaft  fùr  vaterlàndische  Cultur  »  (-) .  annunziando  nello 
stesso  tempo  che  egli  intendeva  pubblicare  il  lavoro  completo  di  Schiavuzzi 
nei  suoi   «  Bei  fra  gè  ». 

«  Di  questa  pubblicazione,  intitolata:  Untersuchungen  ìiber  die  Malaria 
iti  Pola  (3),  il  dott.  Schiavuzzi  fa  adesso  omaggio  alla  nostra  Accademia. 
Essa  è  corredata  da  una  tavola  che  riproduce  le  fotografie  fatte  a  Breslavia, 
sotto  la  direzione  di  Cohn,  del  Bacillus  malariae  interamente  sviluppato, 
non  che  delle  varie  fasi  del  suo  sviluppo.  Nella  fìg.  5  di  questa  tavola  sono 
poi  raffigurate  le  degenerazioni  subite  dai  globuli  rossi  del  sangue  negli  ani- 
mali inoculati  con  questo  bacillo;  degenerazioni  che  erano  state  interpretate 
da  insigni  patologi,  italiani  ed  esteri,  come  rappresentanti  lo  sviluppo  di  un 


(')  Rendiconti  dei  Lincei.  Volume  III,  1°  semestre,  pag.  355. 
(*)  V.  Botanisches  Centrolblatt.  V.  XXXI.  pag.  288.  Theodor  Fischer,  Casse!  1887. 
(3)  Beitràge  sur  Biologie  der  Pflanzen,  herausgegeben  von   Dr.  Ferdinand   Cohn. 
Voi.  V,  pag.  245  (Sonderabdruck).  S.  U.  Kern's  Verlag.  Breslau,  1888. 


—  307  — 

parasta  animale  nell'  interno  di  quegli  elementi.  Questo  preteso  parasita, 
chiamato  da  alcuni  Plasmodium  malariae,  e  poi  da  Metchnikoff  Goccidium 
Malariae,  non  esiste.  Se  ne  riproducono  tutte  le  forme  che  lo  simulano,  a  vo- 
lontà, ogni  qualvolta  si  fanno  morire  lentamente  i  globuli  rossi  del  sangue 
in  una  cavità  chiusa  del  corpo  dei  mammiferi  o  degli  uccelli.  Si  tratta  di 
niente  altro  che  di  una  necrobiosi  dei  globuli  rossi,  la  quale  avviene  nel  corso 
della  infezione  malarica  ;  ma  che  può  aver  luogo  anche  in  altri  stati  pato- 
logici dell'uomo,  sia  nel  sangue  circolante,  sia  nel  sangue  imprigionato  entro 
cavità  del  corpo.  La  conversione,  quasi  costante,  dell'emoglobina  in  pigmento 
nero  (melanemia)  è  l'unica  particolarità  che  si  riscontra  in  questa  forma 
della  necrobiosi  dei  globuli  rossi,  quando  essa  avviene  nel  corso  della  infe- 
zione malarica. 

«  L'insieme  dei  fatti  verificati  da  Schiavuzzi  e  da  Colin,  sembra  ormai 
mettere  fuor  di  dubbio  che  la  causa  della  malaria  è  riposta  nel  Baciilits 
malariae.  Sarebbe  desiderabile  che  questa  convinzione  si  facese  rapidamente 
strada  nel  mondo  scientifico,  onde  riparare,  in  parte  almeno,  alla  perdita  di 
tempo  prezioso  che  si  è  fatta,  spendendo  nove  anni  in  sterili  controversie  mor- 
fologiche, invece  di  rivolgere  tutti  gli  sforzi  alla  soluzione  del  gran  problema 
della  bonifica  stabile  dei  terreni  malarici.  Per  ora  noi  andiamo  innanzi  a 
tentone,  con  bonifiche  puramente  sospensive,  che  spesso  riescono  fallaci,  e  che 
quando  non  riescono  fallaci,  sono  per  lo  più  di  incerta  durata.  Onde  riuscire 
ad  ottenere  bonifiche  sicure  e  stabili,  occorre  completare  lo  studio  biologico 
del  fermento  malarico,  e  scoprire  le  vere  ragioni  per  le  quali,  mentre  esso 
alligna  e  prospera  in  terreni  di  svariatissima  composizione,  talvolta  prospera, 
e  talvolta  invece  non  alligna,  in  terreni  apparentemente  identici  per  la  loro 
composizione  geologica,  giacitura  e  condizioni  idrauliche,  sebbene  appartengano 
alla  medesima  regione,  e  siano  non  di  rado  finitimi  ;  come  avviene  p.  es.  in 
alcune  località  di  Eoma  e  dell'agro  romano.  Occorre  in  ultimo  trovare  il  modo 
di  modificare  la  composizione  di  questi  vari  terreni,  in  guisa  da  rendere  im- 
possibile la  vita  del  fermento  malarico  entro  di  essi,  più-  conservando  loro 
la  facoltà  di  produrre,  con  vantaggio  economico,  delle  piante  utili. 

«  Fino  ad  ora  queste  sono  tutte  incognite  che  richiedono  un  lungo  ed 
assiduo  lavoro  per  essere  rivelate.  Adesso  però  che  abbiamo  un  punto  di  par- 
tenza il  quale  sembra  sicuro,  e  possediamo  metodi  di  ricerca  perfezionati  e 
relativamente  semplici,  è  sperabile  che  questo  studio  proceda  senza  interru- 
zioni, motivate  da  dissidi  scientifici  e  non  scientifici.  Già  il  dott.  Schiavuzzi 
si  accinge  a  questo  studio  nella  sua  nuova  residenza  di  Parenzo,  dove  fu  recen- 
temente nominato  medico  distrettuale  dal  governo  austriaco.  Ed  ho  qualche 
dato  per  ritenere  che,  parallelamente  alle  ricerche  che  si  faranno  nell'Istria, 
verranno  istituite  ricerche  identiche  nella  regione  romana  dal  prof.  Cuboni, 
il  quale  ora  dirige  il  laboratorio  di  Patologia  vegetale  in  Roma,  ed  il  quale 


—  308  — 

ha  già  altra  volta  inviato   alla   nostra   Accademia   un   lavoro  importante  su 
questo  argomento  »   (!)- 

Astronomia.  —  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  f acole  e  pro- 
tuberanze solari  fatte  al  R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano 
nel  T  trimestre  del  1888.  Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia  il  riassunto  delle  osservazioni 
solari  fatte  nel  1°  timestre  del  1888.  Per  le  macchie  e  per  le  facole  il  mi- 
merò delle  giornate  utilizzate  fu  di  68,  egualmente  ripartite  nei  singoli  mesi 
del  trimestre.  Questo  buon  numero  di  osservazioni  si  deve  al  fatto,  che  du- 
rante il  giorno  la  nebulosità  non  fu  continua,  mentre  in  realtà  la  stagione 
fu  pessima.  Ecco  il  solito  quadro  delle  medie  trimestrali: 


1888 

Frequenza 

delle 
macchie 

Frequenza 
dei 

fori 

Frequenza 
delle 

M  +  F 

Frequenza 

dei  giorni 
Bonza 
M  -  F 

Frequenza 

dei  giorni 

con  soli 

F 

Frequenza 

dei 

gruppi 

Mi'li.l 

deUe 

macchie 

Media 
estensione 

delle 
facole 

Gennaio  .  . 

1,65 

1,01 

2,70 

0,21 

li.ilil 

1,30 

11,17 

14,13 

Febbraio  .  . 

0,87 

1,43 

2,30 

0,74 

0,00 

0,48 

5,91 

11,09 

Marzo    .  .  . 

0.74 

0,96 

1,70 

0,61 

0,00 

0,48 

6,22 

14,57 

1°  trimestre 

1,09 

1,11 

2,23 

0,52 

0,00 

0,75 

7.77 

13,26 

«  Se  si  paragonano  questi  dati  con  quelli  relativi  all'ultimo  trimestre 
del  1887,  si  vede  che  il  fenomeno  delle  macchie  e  delle  facole  solari  con- 
tinuò a  diminuire,  e  perciò  si  fece  maggiore  la  frequenza  dei  giorni  senza 
macchie  e  senza  fori.  Nel  mese  di  febbraio  sopra  23  giornate  di  osservazione 
il  sole  presentò  poche  e  piccole  macchie  nel  giorno  1  e  dal  20  al  27,  mentre 
nella  serie  intermedia  le  macchie  e  i  fori  mancarono  sempre. 

«  Alla  diminuzione  delle  macchie  e  delle  facole  non  corrispose  analoga 
diminuzione  nel  fenomeno  delle  protuberanze,  come  rilevasi  dal  seguente 
specchietto  : 

Protuberanze  1°  trimestre  1888. 


1888 

Numero 

dei  giorni 

di 

osservazione 

Medio  nu- 
mero   delle 
protuberanze 
per  giorno 

Media 

altezza 

per  giorno 

Estensione 
media 

Massima 

altezza 

osservata 

Gennaio  .  . 

23 

8,48 

.i:/'7 

ln5 

120" 

Febbraio  .  . 

13 

8,07 

45,5 

1,6 

120 

Marzo    .  .  . 

1!' 

10,31 

45,  5 

1,5 

110 

Trimestre   . 

55 

9,02 

45,  7 

1,5 

120 

(')  Nuovi  studi  sulla  natura  della  malaria.  Atti  dei  Lincei.  Memorie   della  Classe 
di  scienze  fisiche,  ecc.  Serie  3a,  volume  IX,  pa,u.  31.  Roma  1881. 


—  309  — 

«  Nel  fenomeno  delle  protuberanze  iclrogeniche  si  ha  dunque  un  leggero 
aumento  in  paragone  di  quanto  si  notò  nell'ultimo  trimestre  del  1887.  Anche 
la  cromosfera  si  presentò  spesso  assai  viva  ed  a  fiamme  molto  pronunciate, 
e  nelle  protuberanze  predominò  la  struttura  filosa  e  perciò  a  base  relativamente 
ristretta,  ciò  che  portò  la  media  loro  estensione  diurna  un  poco  minore  di 
quella  ricavata  dalle  osservazioni  dell'ultimo  trimestre  del   1887  ». 

Astronomia.  —  Osservazioni  sulla  cometa  Sawerthal,  fatte  da 
Tacchini  e  Millosevich.  Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Questa  cometa  fu  scoperta  dal  Sawerthal  al  E.  Osservatorio  del  Capo 
il  18  febbraio  dell'anno  corrente.  L'astro  aveva  allora  una  declinazione  au- 
strale di  56°,  era  visilbile  ad  occhio  nudo,  e  la  coda  della  cometa  abbrac- 
ciava un  angolo  di  2  gradi.  Col  rapido  moto  dell'astro  verso  l'equatore, 
l'osservarlo  divenne  possibile  anche  per  gli  osservatori  europei  ;  ma  il  tempo 
ostinatamente  cattivo  ritardò  le  osservazioni  e  a  Eoma  la  cometa  fu  veduta 
per  la  prima  volta  nel  mattino  del  25  marzo.  Il  prof.  Millosevich  ottenne 
all'equatoriale  di  Merz  la  seguente  posizione  : 

1888  marzo  24.  17h.     5m.  18s.  Eoma  (t.  m.  C.  E.) 
a  app  0^21h.  38m.  21s,  25  (9.  603  n) 
Ó  app  CK    5°.  36'.    23",   6  (0.  707). 

«  La  cometa  era  sempre  visibile  ad  occhio  nudo,  con  nucleo  stellare  di 
6a  a  5a  grandezza,  e  coda  abbastanza  bella. 

«  Nel  mattino  del  26  si  tentò  l'osservazione  spettrale,  ma  non  si  ottenne 
imagine  buona;  invece  l'osservazione  riesci  nel  seguente  mattino,  cioè  del  27. 
Applicai  al  grande  refrattore  il  solito  spettroscopio  usato  per  le  precedenti 
comete,  e  si  trovò  che  il  nucleo  della  cometa  dava  uno  spettro  lineare  sot- 
tilissimo in  relazione  alla  piccolezza  del  nucleo  veduto  direttamente.  Lo 
spettro  del  nucleo  però  presentava  tre  rinforzi  di  luce  ai  posti  corrispondenti 
alle  solite  zone  del  carbonio  vedute  negli  spettri  di  altre  comete,  e  lateral- 
mente si  avevano  deboli  tracce  delle  zone  anzidette.  Il  punto  più  vivo  dello 
spettro  lineare  del  nucleo  era  il  più  refratto  dei  tre.  Lo  spettro  poi  del 
nucleo  appariva  su  di  uno  spettro  continuo  assai  debole  e  più  largo,  corri- 
spondente forse  alla  luce  riflessa  dalla  viva  nebulosità  oblunga,  che  avvol- 
geva eccentricamente  il  nucleo.  Dopo  il  prof.  Ricco  mi  scrisse  di  avere  nella 
osservazione  spettroscopica  ottenuto  risultati  pressapoco  come  i  nostri:  a  Pa- 
lermo la  cometa  fu  veduta  per  la  prima,  volta  il  1-1  marzo. 

«  Il  tempo  si  mantenne  poi  quasi  sempre  cattivo  e  solo  nel  mattino  del 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Som.  I" 


—  310   — 

6  aprile  si  potè  determinare  nuovamente  la  posizione  dell'astro  dal  prof.  Mil- 
losevich.  Ecco  le  nuove  coordinate: 

1888  aprile    5.  15h.  59m.  45s.  Roma  (t.  m.  C.  R.) 
a  app  Os22h.  15m.  21s,  00  (9.  640  n) 
ó  app  OS +  7°.  58'.  23",  0  (1,  772). 

«  L'astro  è  indebolito,  ma  ancora  visibile  ad  occhio  disarmato  -. 

Meccanica.  —  Intorno  ad  un  recente  studio  sulla  gravità. 
Nota  del  Corrispondente  G.  B.  Favero. 

«  Il  prof.  J.  W.    Hàussler  in  un  articolo   pubblicato  nel   R&pertoriurh 

der  Physik,  1886,  voi.  XXII,  p.  501,  intende  dimostrare  che  la  gravità  è 
una  conseguenza  meccanica  necessaria  della  rotazione  della  Terra  intorno  al 
proprio  asse.  In  un  secondo  articolo  pubblicato  nello  stesso  Repertorium,  1887, 
voi.  XXIII,  p.  719,  egli  estende  i  suoi  calcoli  al  sistema  planetario,  inten- 
dendo dimostrarne  matematicamente  l'origine. 

«  Non  mi  è  noto  che  altri  siasi  occupato  di  questi  studi  del  prof.  Hàussler. 
Non  credo  quindi  del  tutto  inutile  accennare  qui  brevemente  alla  insussistenza 
del  procedimento  da  lui  seguito  e  dei  risultati  ottenuti. 

«  Egli  trova  che  il  numero  di  giri  fatto  dalla  Terra  intorno  al  proprio 
asse  nel  minuto  secondo  vien  diminuito  di  8291.  91-2t ,  quando  alla  sua  su- 
perficie il  peso  di  un  chilogrammo  venga  sollevato  di  un  metro. 

«  Sebbene  questo  coefficiente  sembri  piccolissimo,  è  facile  però  riconoscere 
che  esso  è  eccessivamente  grande.  Gli  spostamenti  di  masse,  che  avvengono 
alla  superficie  terrestre  per  forze  naturali  turberebbero,  se  quel  coefficiente 
fosse  vero,  in  modo  assai  sensibile  la  durata  della  rotazione  terrestre.  Così, 
per  es..  per  citare  un  caso  determinato,  nel  1801)  pcBSSO  Groldau  nella  Sviz- 
zera una  frana  di  oltre  venti  milioni  di  metri  cubi  precipitò  dai  Rossberg 
da  un'altezza  di  oltre  900  metri;  e  questo  fatto,  secondo  il  coefficiente  del 
prof.  Hàussler,  avrebbe  dovuto  produrre  una  diminuzione  di  oltre  quaranta 
minuti  primi  nella  durata  della  rotazione  terrestre. 

«  Il  coefficiente  del  prof.  Hàussler  è  dunque  erroneo,  e  l'errore  proviene 
da  un  procedimento  erroneo  di  calcoli,  mediante  i  quali  egli  vi  perviene. 
Senza  entrare  nei  particolari  di  tali  calcoli,  ci  limiteremo  ad  osservare  che  il 
concetto  stesso  da  cui  parte  fautore  è  gratuito.  Infatti  egli  considera  una 
sfera  in  rotazione,  e  suppone  che  alla  sua  superficie  un  elemento  della  massa 
venga  spostato,  e  che  tale  spostamento  esiga  un  lavoro,  e  poi  soggiunge  :  La 
condizione  dell'energia  costante  per  l'intero  sistema  può  essere  soddisfatta 
solamente,  se  la  forza  consumata  per  tale  lavoro  sia  presa  dall'energia  cine- 
tica della  rotazione  (p.  502).  Ora  ciò  è  appunto  quanto  dovrebbesi  dimostrare. 
Lasciata  anche  la  considerazione  di  forze  esterne,  ed  il  moto  dei    centri    di 


—  311  — 

gravità  delle  masse  rispetto  al  centro  di  gravità  comune  del  sistema,  vi  sono, 
per  quanto  riguarda  la  Terra,  altre  energie,  oltre  quella  di  rotazione,  nelle 
quali  può  essere  convertito  o  dalle  quali  desunto  un  lavoro  compiuto  alla  sua 
superficie. 

«  Quanto,  al  fatto  accennato  dal  prof.  Hàussler,  che  la  velocità  angolare 
di  masse  rotanti  aumenta,  quando  parti  di  esse  masse  si  avvicinano  all'asse 
(p.  501),  esso  sussiste,  ma  si  spiega  in  base  alle  note  leggi  della  meccanica, 
indipendentemente  dalla  gravità  e  da  qualunque  concetto  sulla  causa  della 
sua  esistenza. 

«  Abbiansi  infatti  i  punti  materiali  /«, ,  /t8 , . . .  ed  il  punto  materiale  m, 
i  quali  si  muovano  sotto  l'azione  di  forze  reciproche,  e  di  forze  la  somma 
dei  cui  momenti  sia  nulla  rispetto  ad  una  retta  fìssa.  Presa  questa  retta  per 
asse  delle  £,  avrà  luogo  per  quest'asse  il  teorema  delle  aree.  Dette  £  ed  rt 
le  coordinate  di  un  punto  ,u,  x  ed  y  quelle  del  punto  w,  secondo  gli  altri 
due  assi,  sarà  dunque 

*(4-'S)+-(-ì-^)=°-t  . 

dove  con  fi  ed  m  si  sono  indicate  le  masse  dei  rispettivi  punti.  Se  le  masse 
/i  formano  un  sistema  rigido  rotante  intorno  all'asse  delle  s,  saranno  costanti 
le  loro  distanze  ^ ,  q2  , . . .  da  quest'asse.  Inoltre  preso  un  piano  passante 
per  l'asse,  e  fisso  al  sistema  rotante,  detto  y  l'angolo  di  questo  piano  col 
piano  a»,  ed  a, ,«,,...  gli  angoli  fatti  dalle  qx  ,  q%  , . . .  collo  stesso  piano 
#£,  saranno  costanti  le  differenze  a,  —  y> ,  a2  —  y  , . . .  e  quindi  cla^  =  dy  . 
da»  =  dtf> , . .  .  Notando  dunque  che  si  ha  £  =  q  cos  ce ,  rj  ==  q  sen  a ,  si  ottiene 

2„  (§&  —  v^\  =  ^r-2(io?  ;   e   posto   x  =  r  cos  u ,  y  =  r  sen  «  ,   si   avrà 
'    \  dt         dt }       dt 

similmente  mC^M  —  yjr)  =  mr2-^  ,  e  l'equazione  superiore  diverrà  po- 
nendo il  momento  d' inerzia  2(iq*  =  I 

I^.  +  fflr^  =  CoSt. 

d2     '  dt 

-  Se  si  considerano  due  tempi  diversi,  nei  quali  i  valori  delle  velocità 
angolari  ^t^-  e  del  raggio  r  siano  rispettivamente  w0 ,  v0 ,  /'„  ed  e», ,  v1  ,  >'. 
avremo 

«  Che  se  nel  primo  dei  due  tempi  considerati  la  massa  m  fa  parte  del 
sistema  rotante,  e  poi  sotto  l'azione  delle  forze  accennate  cambia  di  posto 
rispetto  al  sistema  stesso,  in  modo  però  da  farne  ancora  parte  nel  secondo 
dei  tempi  considerati,  allora  si  ha  y0==wo ,  »i=«i  e  quindi 

/n(/\r  —  /'i:)'"o 

(  i  +  mn%)  «0  =  (i + mr*)  w>  '  da  CU1  Wi ~~ w°  =  ~  i+ró^8"" 


—  312  — 

«  L'alterazione  prodotta  nella  velocità  angolare  del  sistema  rotante,  per 
il  cambiamento  di  posto  della  massa  m,  è  dunque  proporzionale  al  valore 
iniziale  w0,  ed  è  indipendente  dalla  variazione  dell'angolo  u  e  della  coordi- 
nata g,  corrispondenti  alla  posizione  iniziale  e  finale  della  massa  m:  l'alte- 
razione è  nulla  quando  nel  nuovo  posto  la  massa  m  si  trovi  alla  stessa  di- 
stanza dall'asse  alla  quale  si  trovava  in  origine. 

«  Invece  dell'alterazione  prodotta  nella  velocità  angolare  può  esprimersi 
quella  prodotta  nel  numero  dei  giri  fatti  nell'unità  di  tempo,  o  quella  nella 
durata  di  un  giro.  Detti  nel  primo  caso  n0  ed  nx  il  numero  dei  giri,  e  nel 
secondo  T0 ,  T\  la  durata  di  un  giro,  prima  e  dopo  il  cambiamento  di  posto 
della  massa  m,  si  hanno  le  relazioni  2tt«0  =  w0 ,  %nnx  =  wx ,  w0 T0  =  27T  , 
oj1T1  =  27t,  e  quindi  le  forinole: 

m(r02  —  r^)nQ  m(rr  —  r02)Tn 

iti  ^0  TI  o  1  *■  l  -^  0  T       I  9 

I  -f-  inr^  I  +  mr02 

«  Le  forinole  valgono  anche  per  il  caso  che  la  massa  m  nel  cambiare 
di  posto  subisca  degli  urti  elastici  colle  masse  ;i,  o  quando  gli  urti  non  es- 
sendo del  tutto  elastici  siano  diretti  all'asse,  e  non  producano  quindi  perdita 
di  forza  viva  di  rotazione. 

«  Prescindendo  dall'azione  dei  corpi  celesti,  il  cambiamento  di  posto  di 
masse  alla  superficie  o  nell'interno  del  globo  terrestre  si  fa  per  effetto  di 
forze  reciproche,  cioè  tali  che  all'azione  esercitata  su  tali  masse  corrisponde  una 
reazione  eguale  e  contraria  nel  corpo  terrestre.  Se  dunque  si  considera  la 
Terra  come  un  corpo  rotante  intorno  ad  asse  fisso,  e  si  prescinde  da  perdite 
di  forza  viva  di  rotazione  prodotte  da  urti  non  elastici,  potranno  applicarsi 
le  forinole  superiori.  L'alterazione  nella  velocità  di  rotazione  sarà  dunque  nulla 
se  il  cambiamento  di  posto  delle  masse  si  fa  nella  direzione  del  polo  celeste  o 
lungo  un  parallelo.  Riguardando  la  Terra  come  una  sfera  di  raggio  11,  sup- 
poniamo che  la  massa  m  si  trovi  alla  superficie  e  sia  assai  piccola  in  con- 
fronto della  massa  M  della  Terra.  Spostaudo  m  di  una  piccola  quantità  l 
nel  senso  del  meridiano,  e  di  h  nel  senso  dell'altezza,  chiamata  X  la  latitudine, 


MR2 


avremo  r0  =  R  cos  /  ,  /\  =  (R  -j-  lì)  cos  I  A  -|-  —  l  .  Inoltre  si  ha  I  : 

ni  p 

e  sostituendo  al  rapporto  —  delle  masse,  il  rapporto  ~  dei  pesi,   otterremo 

Tt  —  T0 hp  cos  X  (h  cos  X  —  l  sen  X) 

T0  "PR- 

«  Se  lo  spostamento  si  fa  unicamente  nel  senso  della  verticale  si  ha 
Tt  — T0  _  òph  cos2  X 
T0  PR 

«  Se  dunque  all'  equatore  si   solleva   di  un  metro   il  peso  di   un  chilo- 

5 

grammo,  la  durata  della  rotazione  della   Terra  viene  aumentata  di  —    del 

1  K 


—  318  — 

suo  valore,  ossia  di  —5^ —  minuti  secondi,  ritenuto  T0  =  86104,1,  ed  es- 
sendo P  il  peso  della  Terra  in  chilogrammi  ed  E  il  suo  raggio  in  metri. 
Kitenendo  eguale  a  6  il  peso  specifico  della  Terra  si  trova 

«««Uiotó.10-. 

ir  xt 

«  Siccome  poi  nel  caso  attuale  può  ritenersi \-  — ™ =  0 , 

così  il  coefficiente  n0 — »i,  considerato  dal  prof.  Hàussler,  ha  il  valore 

no  —  ni^=  14052.  IO"40 

invece  del  valore  8291.  IO-24  da  lui  trovato  ». 


Fisiologia.  —  Ricerche  sui  gas  contenuti  nella  vescica  nata- 
toria dei  pesci.  Nota  III  O  di  Margherita-Traube  Mengarini, 
presentata  dal  Socio  Blaserna. 

I. 

«  Le  esperienze  da  me  descritte  nella  precedente  Nota  si  riferiscono  a 
pesci  fisostomi. 

«  Per  sperimentare  con  quelli  a  vescica  chiusa  dovetti  ricorrere  a  pesci 
marini,  non  potendo  procurarmi  tali  pesci  di  acqua  dolce. 

«  L'apparecchio  adoperato  fu  sempre  il  medesimo  già  descritto;  solo  fu- 
rono ricoperte  con  mastice  speciale  inattaccabile  dall'acqua  le  parti  metalliche, 
e  la  rete  fu  fatta  di  ferro   stagnato. 

«  Anzitutto  feci  una  serie  di  misure  per  verificare  la  quantità  di  acido 
carbonico  che  si  trova  nelle  vesciche  dei  pesci  dopo  un  soggiorno  prolungato 
in  un'acqua  bene  aereata;  dopo  avere  constatato  che  di  acido  carbonico,  0 
non  ve  n'era  punto,  0  ve  n'erano  tracce  appena  sensibili,  decisi  di  tralasciare 
questa  ricerca. 

«  Tutte  le  misure  furono  fatte  col  metodo  di  Bunsen,  col  catetometro 
e  scala  millimetrica  situato  vicino  all'eudiometro,  ed  in  una  stanza  dell'Isti- 
tuto fisico  della  Kegia  Università  di  Roma  situata  al  nord  e  molto  bene 
adatta  per  simili  misure. 

«  Il  gas  detonante  fu  preparato  per  via  elettrolitica  coli' apparecchio  di 
Bunsen.  L'idrogeno  e  l'ossigeno  furono  preparati  pure  per  via  elettrolitica 
con  speciale  apparecchio  da  me  costrutto  e  che  descriverò  in  altra  Nota, 
Esso  ovvia  alla  incertezza  delle  varie  preparazioni  dell'idrogeno  e  dell'ossi- 
geno consigliate  dai  vari  sperimentatori. 

(')  V.  pag.  89. 


—  314  — 

«  Il  gas  in  questo  apparecchio  usciva  preparato  di  fresco  volta  per  volta 
che  occorreva,  onde  ovviare  a  fenomeni  secondari  che  avrebbero  potuto  adul- 
terare i  risultati  delle  misure. 

«  Debbo  alla  squisita  cortesia  del  chiarissimo  professore  Blaserna  di  aver 
potuto  disporre  per  le  mie  esperienze  del  ricco  materiale  dell' Istituto  fisico. 

II. 

«  Insieme  alle  misure  sui  pesci  senza  dutto  esofageo,  ne  feci  due  serie 
su  pesci  fisostomi  di  acqua  dolce,  perchè  volli  persuadermi  se  le  condizioni 
fisiologiche  del  pesce  abbiano  una  sensibile  influenza  sull'andamento. 

«  Tale  dubbio  fu  in  me  sollevato  dalle  esperienze  di  Moreau,  dalle  quali 
egli  deduce  che  i  soli  pesci  sani  siano  capaci  di  produrre  l'ossigeno  nella 
loro  vescica. 

«  Delle  otto  esperienze  che  qui  trascrivo,  tre  (IV,  V,  VI)  furono  fatte  su 
pesci  perfettamente  normali  ed  uccisi  quando  essi  si  trovavano  in  piena  vitalità. 

«  Le  altre  (VII,  Vili,  IX,  XI,  XII)  furono  fatte  su  pesci  che  dopo  le 
prime  24  ore  di  permanenza  nella  vasca  si  ammalarono  per  l'acqua  forse 
troppo  calda,  ed  intorbidata  dalle  grandi  quantità  di  uova  che  i  pesci  avevano 
depositate. 

«  Dall'esame  delle  diverse  analisi  risulta  che  in  tutti  i  pesci  sani  od 
ammalati  penetrò  l'idrogeno  nella  vescica,  ma  che  nei  pesci  ammalati  il  pro- 
cesso di  assorbimento  procede  più  lentamente  che  in  quei  sani.  In  ambedue 
i  casi  la  quantità  d'idrogeno  cresce  colle  ore  di  permanenza  del  pesce  nel 
bagno.  Per  la  proporzioni  dell'ossigeno  nulla  posso  dire,  non  risultandomi 
dalle  cifre  trovate  alcuna  relazione  semplice. 

«  Merita  di  essere  osservato  il  fatto  che  mentre  si  constata  per  i  Leu- 
ciscus  un  aumento  progressivo  dell'idrogeno,  un  pesce  di  altra  specie,  il 
Cy primis  barbas  cioè  (n.  XI),  mostra  una  proporzione  d'idrogeno  diversa 
dagli  altri. 


Data 

Numero 

d'ordine 

dell'eBper. 

Tempera- 
tura 

della  vasca 

Durata 

dell' 

esperienza 

e  •/. 

0% 

N  »/. 

Pesci 
adoperati 

19  Maggio 

20  Maggio 

21  Maggio 

IV 
V 
VI 

19,2 

19,2 
19,4 

ore  23,5' 
ore  48 
ore  74,30 

5,86 
8,21 
9,19 

17,86 

7,69 

28,79 

76,44 
84,10 
57,46 

Leuciscus 

id. 
id. 

10  Giugno 
12  Giugno 
14  Giugno 

16  Giugno 

17  Giugno 

VII 
VIII 
IX 
XI 
XII 

■2-1.1 
•l'I 
22,6 
22  4 
22 

ore  29 
ore  48 
ore  103,45 
ore  153,15 
ore  153,15 

5,46 

2,95 
6,62 
4.77 
8,64 

11,12 
33,04 
14,42 

83,42 
64,01 

79,96 

Leuciscus 

id. 

id. 
Cypnnus 
Leuciscus 

—  315  — 

«  Credo  che  queste  esperienze  siano  sufficienti  per  dimostrare  che  una 
differenza  qualitativa  tra  i  pesci  normali  ed  i  pesci  patologici  non  esiste 
riguardo  all'assorbimento  d'idrogeno  della  vescica. 

«  Fra  i  pesci  asfittici  ed  i  pesci  normali,  la  differenza  nella  proporzione 
dei  gas  nella  vescica  sembra  accentuarsi  ancora  più  che  fra  pesci  sani  ed 
ammalati. 

«  I  pesci  delle  esperienze  IV  e  XII  erano  rimasti  in  un'acqua  ben  ae- 
reata,  e  dimostravano  sempre  il  colore  delle  branchie  normale  ;  resta  quindi 
escluso  trattarsi  in  quei  ammalati  di  asfissia.  Per  contrario  un  Mugil  ce- 
phalus  che  mi  venne  portato  in  un  vaso  strettissimo,  che  gli  impedì  ogni 
movimento  e  la  respirazione  normale,  dimostrò  tutti  i  segni  dell'asfissia.  Fu 
messo  allora  in  una  vasca  sufficientemente  grande,  nella  quale  gorgogliavano 
idrogeno  ed  aria  atmosferica. 

«  Il  pesce  senza  l'ostacolo  delle  reti  metalliche,  cercò  avidamente  le  bolle 
di  gas  che  si  sprigionavano  alla  superficie.  Morì  dopo  12  ore.  Gli  vennero 
estratti  14  ce.  di  gas  dalla  vescica;  e  di  questo  70,21  n/0  era  idrogeno.  Il 
resto  era  azoto. 

«  Pare  dunque  che  a  questo  pesce  colla  vescica  chiusa  abbia  giovato  il 
contatto  diretto  dei  gas,  dei  quali  non  ritrovai  nella  vescica  che  l'idrogeno. 

III. 

«  Il  mugil  della  precedente  esperienza  sta  in  contatto  diretto  colle  due 
sorgenti  gassose,  idrogeno  ed  aria  atmosferica. 

«  Le  seguenti  esperienze  furono  fatte  tenendo  i  pesci  lontani  da  ogni 
diretto  contatto  coi  gas. 

«  Due  motelle  pervenutemi  dall'acquario  di  Napoli,  morirono  dopo  4  ore 
30  minuti  di  permanenza  nella  vasca.  Il  gas  delle  loro  vesciche  introdotto 
nell'eudiometro  esplose  senza  aggiunta  d'ossigeno  e  di  gas  detonante. 

«  È  questo  il  tempo  minimo  (ore  4,30)  nel  quale  ho  potuto  constatare 
idrogeno  nelle  vesciche  dei  pesci. 

«  Esclusi  il  dubbio  che  si  trattasse  in  questo  caso  d'un  gas  esplodente 
di  decomposizione,  che  poteva  sorgere  essendo  i  pesci  morti  di  morte  naturale, 
facendo  apposite  esperienze  sopra  i  pesci  quasi  in  putrefazione  senza  trovare 
mai  la  benché  minima  traccia  d'un  gas  esplodente. 

«  Ciò  va  d'accordo  colle  esperienze  di  Contìgliacchi  (22)  e  di  Schultze  (45). 

«  Le  seguenti  analisi  quantitative  furono  fatte  su  dei  mugil  cephaltis 
tenuti  nelle  stesse  condizioni  delle  motelle.  Esse  dimostrano  che  questi 
pesci  si  riempiono  in  tali  condizioni  la  vescica  natatoria  di  idrogeno.  Pare 
che  mentre  questo  aumenta,  l'ossigeno  diminuisce. 


«  Ecco  i  risultati  ottenuti 


—  316  — 


Data 


Numero 

d'ordine 

dell'esper, 


Tempera- 
tura 


Durata 
dell' 

esperienza 


II", 


0% 


N% 


Pesci 

adoperai i 


1886 
12  Maggio 

1887 
22  Febbrai*: 

22        » 

23 

28 

8  Marzo 


II 

XIII 
XIV 

XV 
XVI 
XVII 


5,7 
7,5 
7,5 
7.5 
12,0 


ore  13 

3,18 

— 

— 

ore  16,40' 

2,21 

35,17 

62,62 

ore  17,45 

7,97 

— 

— 

ore  39 

8,31 

3,18 

88,51 

ore  37 

.  16,78 

1,76 

81,46 

ore  168 

85,20 

1,34 

13,46 

Mugil  cepbalus 

id. 
id. 
id. 
id. 
id. 


«  Per  estrarre  il  gas  dalle  vesciche  di  motella  e  di  mugil  cephalus  mi 
convenne  adoperare  una  siringa,  che  fu  introdotta  attraverso  i  muscoli  late- 
rali del  pesce  dopo  avere  scoperta  la  vescica  dalla  parte  ventrale.  Penetrando 
direttamente  nella  vescica,  questa  si  lacera  ed  il  gas  si  disperde.  La  vescica 
di  cyprinus  e  di  leuciscus  potè  essere  introdotta  direttamente  sotto  l'eudio- 
metro, punteggiandola  sotto  il  mercurio. 

«  Da  queste  esperienze  risulta  : 
«  1°  Che  l'idrogeno  sciolto  nell'acqua  penetra  nella  vescica 

natatoria,  sia  chiusa, sia  provvista  di  dutto  esofageo. 
«2°  Che  ciò  non  dipende  dallo  stato  del  pesce,  ma  che  invece 

l'idrogeno    si   ritrova    nella  vescica  di  ogni    pesce  che  è 

rimasto  almeno  4  ore  nell'acqua  satura  d'idrogeno. 
«3°  Che  il  diretto    contatto    del    pesce  ed    il    bisogno    d'aria 

accelerano  questo  processo  -. 

Fisica.  —  L'isoterma  del  gas.  Nota  II  (')  di  Arnoldo  Violi. 
presentata  dal  Socio  Blasbrna. 

«  Finora  non  s'è  creduto  necessario  ricercare  la  legge  di  attrazione  mo- 
lecolare. Ma  ritenendo  che  le  molecole  si  comportino  conformemente  alla 
legge  fondamentale  di  Newton,  l'attrazione  a  fra  due  molecole  di  masse 
eguali  ad  m,  i  cui  centri  si  trovano  alla  distanza  q  (diametro  della  sfera 
d'azione  sensibile),  sarà   espressa  da 


6) 


.m.m        j  mY 


(')  V.  pag.  285. 


—  317  — 

essendo  /  una  costante  di  attrazione.  Indicando  con  Nx  il  numero  delle  mo- 
cole  contenute  nell'unità  di  volume,  questo  sarà  espresso,  in  funzione  di  q,  da 

7)  KiQ*  =  lt 
da  cui 

8)  $i=\; 

Q 

ed  essendo  Nxm  la  massa  molecolare  dell'unità  di  volume,  avremo  dalla  6) 
per  la  8) 

9)  4='ff)2; 

e  chiamando  fi  la  massa  dell'unità  di  volume,  o  la  densità  del  gas, 
per  fi  =  Nim ,  avremo 

10)  d  =  Qffi* , 

cioè  l'attrazione  molecolare  esterna  è  proporzionale  al  quadrato  della  densità, 
conclusione  identica  a  quella  a  cui  giunse  Van  der  Waals  col  semplice 
ragionamento. 

«  Facendo  uguale  ad  uno  il  volume  delle  sfere  d'azione  sensibile  delle 
molecole,  per  una  qualunque  di  esse,  sarà 

quindi 

f 

ovvero,  per  n  =  3,1416, 

11)  p  =  l,24 

e  la  10)  si  riduce  ad 

12)  a' =  1,24 /iit8. 

«  In  quest'espressione  la  densità  del  gas  dipende  dalla  pressione  esterna 
e  quindi  dall'unità  di  misura  adottata  per  questa;  ma  per  la  condensazione 
delle  atmosfere  eteree  degli  elementi,  la  quantità  /  è  una  costante  specifica 
dipendente  dal  numero  degli  elementi  componenti  la  molecola.  Infatti  non 
ammettendo  la  condensazione  delle  atmosfere  eteree  degli  n  elementi  com- 
ponenti le  molecole  risultanti,  prendendo  per  unità  il  volume  d'uno  di  essi, 
avremmo  ottenuto 

cioè 

3_ 

13)  ^  =  1,24^ 

essendo  ^  in  questo  caso,  il  diametro  della  sfera  d'azione  sensibile  delle 
molecole  risultanti.  Ma  per  la  8)  la  quantità  Qx  non  verifica  più  l'ipotesi 
di  Avogadro;  e  soltanto  sostituita  a  q  nella  10)  mostra  come  l'attrazione 
molecolare  esterna  dipende  allora  soltanto  da  una  costante  di  attrazione  j\, 
eguale  per  le  molecole  di  tutti  i  gas  ;  e  siccome,  anche  non  ammettendo  la 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  41 


6 

TI 


—  318  — 

condensazione  nelle  atmosfere  eteree  degli  elementi  che  si  combinano,  l'at- 
trazione molecolare  esterna  dev'essere  ugnale  a  quella  che  si  otterrebbe  con 
la  supposizione  più  conforme  al  vero,  per  questa  condizione,  eguagliando  il 
valore  di  a!  dato  dalla  10)  a  quello  che  si  ottiene  dalla  stessa  sostituendo  qx 
ed  fx  a  q  ed  f  avremo 

da  cui 

Q 
e  per  le  11)  e  13) 

14)  f  =  fifc 

La  costante  fi ,  ossia  l'attrazione  dell'unità  di  massa  distante  di  uno  da 
un'altra  massa  pure  ugnale  ad  uno,  dovendo  risultare  uguale  per  le  mole- 
cole di  tutti  i  gas,  dipenderà  dalla  pressione  iniziale  alla  quale  si  conside- 
ìano,  e  varierà  inversamente  a  questa  rispetto  alla  variazione  delle  distanze 
dei  centri  molecolari.  Perciò  il  rapporto  fra  fx ,  attrazione  dell'unità  di  massa, 

e  la  massa  —  dell'unità  di  volume  di  mercurio,  sarà  uguale  a  quello  fra  la 
9 

massa  -  dell'unità  assoluta  di  forza  e  la  massa  —  hi  della  forza  corrispon- 

9  9 

dente  alla  pressione  iniziale,   essendo   hx   la   pressione   iniziale    espressa   in 

metri  di  mercurio  e  g  l'accelerazione  della  gravità  ad  una  determinata  la- 
titudine e  altitudine;  quindi 

J  _ÌJhi 

9      9'   9 
da  cui 

e  la  costante  specifica  /,  per  la  14),  resta  così  determinata  da 

3 

15)  f=&, 

ghi 

e  per  questo  valore  abbiamo  dalla  12) 

3_ 

i«\                                            ,       1,24  j/^ 
lo)  a  = r      M  • 

ghx 

«  Indicando  con  d  il  peso  del  gas  di  volume  vx  alla   pressione   di  lm 
di  mercurio,  alla  pressione  iniziale  ih  avremo 

7v  dhi 

17)  fi  = ; 

viy 


319  — 


e  poiché  la  quantità  a!  è  riferita  all'unità  di  volume  del  gas,  rappresen- 
tando con  ó  il  peso  dell'unità  di  volume  d'idrogeno  alla  pressione  di  Om,76 
e  con  p  il  peso  molecolare  del  gas,  sapendo  che  alla  pressione  ih 

18)  *=V**ik*p 


0,76 

ó 

0,76 


oppure,  per 

19)  ài  = 

essendo 

20)  d  =  Va  ó1  Jh  V 
la  17)  ci  dà 

21)  i"  =  -èr^ 

e  dalla  16)  l'espressione 

22^  ,      1,24  |/i    /J.yV 

«  Le  quantità  #  ,  n ,  <?i ,  ^  ,  sono  costanti  per  un  medesimo  gas,  per 
cui  scriveremo 

oon  „        1,24  j/Wl8  *i 

e  la  22)  assume  allora  la  forma 

24)  a'  =  — r  , 

'  Vi 

e  possiamo  concludere,  per  l'espressione  antecedente,  che  alla  pressione  ini- 
ziale hi  l'attrazione  molecolare  esterna 

1°  è  proporzionale  alla  radice  cubica  del  numero  degli  elementi  com- 
ponenti la  molecola; 

2°  è  proporzionale  al  quadrato  del  peso  molecolare  ; 
3°  è  inversamente  proporzionale  al  quadrato  del  volume  del  gas. 
«  Quest'ultima  conclusione    è    conforme    a    quella    dedotta    dall'espres- 
sione 10)  e  già  prevista  da  Van  der  Waals. 

«  Anche  per  gli  elementi,  non  essendovi  ragione  alcuna  di  ammettere 
una  legge  di  attrazione  diversa  da  quella  delle  molecole,  l'attrazione  dell'unità 
di  massa  di  un  elemento  qualunque  rispetto  all'unità  di  massa  dell'atmo- 
sfera eterea  posta  all'unità  di  distanza,  sarà  espressa  per  la  6)  da 

25)  a"  =  r 

/"  essendo  la  costante  di  attrazione  eguale  per  tutti  gli  elementi,  avendo 
essi  un'uguale  atmosfera  eterea  rispetto  alla  quale  reagiranno  con  eguale 
quantità  di  forza  per  mantenersi  in  equilibrio;  e  per  gli  n  elementi  conte- 
nuti nelle  N  molecole  del  volume  vx  del  gas,  dovendo  anch'essa  essere  in 
ragione  inversa  del  quadrato  del  volume  del  gas,  avremo 

26)  d'=f'h- 


—  320  — 

La  costante  f  dipende  solo  dalla  pressione  esterna,  variando  con  essa  il 
volume  delle  atmosfere  eteree,  e  varierà  in  ragione  inversa  a  questa  ;  perciò 
essa  sarà  determinata  semplicemente  dal  rapporto  della  massa  dell'unità  as- 
soluta di  forza  -  e  la  massa  —  hl  della  forza  elastica   esterna,    alla   pres- 


9 

9 

sione  iniziale  hx , 

cioè 

f>  _  !  .eh 

g  '  9 

ovvero,  ponendo 
27) 

a2  =  f  =  -i- 

avremo  dalla  26) 

28) 

a"  =  -%  . 

»1 

«  Sostituendo  nella  5)  i  valori  di  a  e  a"  dati  dalle  24)  e  28)  abbiamo 

29)  fi  =  « 

e  siccome  alla  pressione  iniziale  Ux  le  quantità  ax  e  a2  sono  costanti,  chia- 
mando a  la  costante  specifica  di  attrazione  molecolare,  sarà 

30)  a  =  a-i  —  «2 
e  la  29)  assume  la  forma 

31)  *"i  =  "V 

«  Così  l'attrazione  interna  del  gas,  per  la  forma  attuale,  è  rappresentata 
da  un'espressione  identica  a  quella  a  cui  giunse  Van  der  Waals  col  semplice 
ragionamento;  ma  in  seguito  mostreremo  come  essa  debba  esser  modificata. 

«  Si  è  ricercata  l'attrazione  molecolare  del  gas  partendosi  da  quella  delle 
masse  di  due  molecole  rispetto  alle  distanze,  dei  loro  centri,  uguali  ai  dia- 
metri delle  rispettive  sfere  d'azione  ;  e  per  conseguenza  l'attrazione  ix  si  rife- 
risce ad  una  massa  molecolare  doppia  di  quella  contenuta  nell'unità  di  volume. 
Quindi  la  pressione  interna  dell'unità  di  volume  del  gas  sarà 

32)  i=Vi*i 
ovvero,  per  la  31) 

33)  *'  =  7^T 

e  la  4)  assume  la  forma 

«  11  volume  del  gas,  ossia  lo  spazio  nel  quale  si  muovono  le  molecole, 
è  uguale  alla  differenza  fra  il  volume  totale  del  gas  d  e  il  volume  molecolare 
relativo  b',  ossia  lo  spazio  occupato  dagli  elementi  molecolari;  per  cui 
35)  Vl  =  v'—  V 


—  321  — 
od  anche,  chiamando  b  il  volume  molecolare  dell'imita  di  volume  del  gas, 
36)  v'  =  v{l~b). 

«  Il  volume  molecolare  b  ,  sarà  uguale  al  rapporto  fra  il  peso  del  gas 
dell'unità  di  volume  e  il  peso  specifico  molecolare,  cioè  sarà 


37) 


il  hY 


D 

essendo  d  il  peso  dell'unità  di  volume  del  gas  alla  pressione  di  lm  di  mer- 
curio, D  il  peso  specifico  molecolare  alla  pressione  iniziale  hx  .  Ma  per  la 
legge  di  Avogadro,  in  condizioni  eguali  di  pressione,  essendo  uguale  il  numero 
delle  molecole  contenute  in  eguali  volumi  di  tutti  i  gas,  il  rapporto  fra  il 
numero  Ni  delle  molecole  contenute  nell'unità  di  volume  e  la  pressione  ini- 
ziale Jlh  espressa  in  chilogrammi,  sarà  uguale  a  quello  di  una  molecola  e 
il  peso  specifico  molecolare;  per  cui 

^1:Jh1  =  1:D 

da  cui 

38)  v—ék. 

1        D 

«  Nelle  stesse  condizioni  di  pressione,  il  peso  specifico  molecolare  è  uguale 
ad  Ni  volte  il  peso  molecolare  relativo  p ,  cioè 

D  =  Nijj 


da  cui 


P 


ed  eguagliando  questo  valore  a  quello  della  38),  otterremo 

30)  D  =  tfdìhP 

cioè  alla  pressione  iniziale  Jhx  il  peso   specifico   molecolare  è  proporzionale 
alla  radice  quadrata  di  questa  e  del  peso  molecolare  relativo. 
«  Per  la  20)  e  la  39)  la  37)  si  riduce  alla  seguente 

'pjh 


40)  *  =  y«'i 

dalla  quale  si  ricava  che  il  volume  molecolare  è  proporzionale 

1°  alla  radice  quadrata  del  peso  molecolare  ; 

2°  alla  radice  quadrata  della  pressione  iniziale   espressa  in  metri  di 
mercurio. 

«  Con  la  40)  resta  così  determinato  il  volume  specifico  molecolare  ;  quindi 
per  la  36)  le  33)  e  34)  si  riducono  alle  seguenti 

41)  % 


2(v\ì  —  b)f 


42)        V'j-ftf2^(i<L»i'H(1-*>--gnr 


—  322  — 

«  Il  volume  totale  del  gas  in  queste  espressioni  è  riferito  alla  tempera- 
tura assoluta  6 .  Ordinariamente  le  temperature  alle  quali  si  misurano  i  volumi 
dei  corpi  sono  riferite  ad  un  punto  diverso  da  quello  corrispondente  allo  zero 
assoluto  ;  per  cui  volendo  vender  confrontabili  con  le  esperienze  le  espressioni 
ottenute,  adottando  la  scala  centigrada  per  scala  termometrica  pratica,  siccome 
lo  zero  di  questa  corrisponde,  in  unità  assolute,  a 

43)  *i=- 

quale  si  ottiene  dalla  1)  per  t  =  0°  C.  ;  ed  essendo  i  volumi  di  un  medesimo 
gas  proporzionali  alle  respettive  temperature  assolute,  indicando  con  v  il  volume 
del  gas  alla  temperatura  assoluta  6X  avremo  la  seguente  proporzione 

v'       e 

44)  —  =  — 

oppure,  per  la  1)  e  la  43) 

v'  ;'7«(l-h«i) 

V    '  Va 

da  cui 

45)  v'=  v(l-hcet). 

«  Sostituendo  questo  valore  nelle  41)  e  42)  abbiamo 

46)  •  = 


2\v(l  —  b)(l-h«t) 


a  )     /„      ',x  /-  ,x       t.t  m  u 


47>       V.|'A+a},(1_,)(1  +  „o,,|»(l-*)(l+«0  =  N    2 

«  Clausius  aveva  già  avuto  occasione  di  avvertire  come  non  fossero  suf- 
ficientemente rigorose  le  premesse  che  condussero  Van  der  Waals  all'  equa- 
zione generale  dell'isoterma;  e  che  l'attrazione  molecolare  doveva  aumentare 
col  diminuire  della  temperatura  assoluta.  L'espressione  46)  mentre  conferma 
quanto  aveva  preveduto  Clausius,  mostra  ancora  che  la  pressione  interna  del 
gas,  con  la  temperatura  deve  variare  nel  medesimo  rapporto  del  volume,  cioè  : 
la  pressione  interna  del  gas  è  inversamente  proporzionale 
al  quadrato  del  volume  del  gas  misurato  alla  corrispon- 
dente  temperatura   espressa   in   unità   assolute. 

«  Al  punto  cui  siamo  giunti  è  ben  ricordare  che  la  pressione  interna  non 
è  altro  che  quella  parte  della  forza  viva  totale  del  gas  trasformata  in  energia 
potenziale,  in  conseguenza  dell'attrazione  molecolare  esterna  ed  interna;  perciò 
essa  non  ha  relazione  alcuna  col  coefficiente  termico  molecolare  «  ,  costante 
per  tutti  i  gas,  il  quale  ad  una  determinata  pressione  misura  l'aumento  della 
sola  energia  di  traslazione  molecolare  per  un  grado  di  temperatura  espressa 
in  unità  assolute.  Infatti  riscaldando  di  1°  l'unità  di  volume  d'un  gas  che 
si  trovi  alla  temperatura  dello  zero  assoluto  e  alla  pressione  di  hm  di  mer- 
curio, mantenendolo  a  volume  costante,  il  calore  di  riscaldamento  si  distri- 
buirà egualmente   fra  gli  n  atomi  delle  Ni  molecole   componenti   la  massa 


—  323  — 

gassosa.  Ma  del  calore  totale  «x  (calore  atomico)  di  cui  si  riscalda  un  atomo, 
una  parte  ne  aumenterà  la  forza  viva  di  traslazione  e  l'altra  la  sua  energia 
potenziale;  per  cui  indicando  con  s  il  rapporto  fra  l'aumento  di  energia  di 
traslazione  atomica  e  quello  della  forza  viva  totale  delle  Nx  molecole  alla 
temperatura  assoluta  di  1°  e  alla  pressione  di  0m,76  ,  alla  stessa  temperatura 
e  alla  pressione  di  hm  il  calore  che  aumenta  la  forza  viva  di  traslazione  mole- 
colare sarà 

L'aumento  d'energia  di  traslazione  molecolare  Nx  ns ,  dell'unità  di  volume, 
per  un  grado  di  temperatura,  rappresenta  il  coefficiente  termico  molecolare  a , 
per  cui  avremo 

48)  *  =  aéi"1- 

«  Facendo  inoltre  variare  di  1°  la  temperatura  assoluta  del  gas,  mentre 
si  mantiene  alla  costante  pressione  h ,  la  stessa  quantità  y  di  calore  sarà  quella 
che  occorrerà  per  eseguire  il  lavoro  di  espansione  della  quantità  di  materia 
contenuta  nell'unità  di  volume,  indipendentemente  dalla  pressione  interna; 
per  cui  indicando  con  e  e  e'  i  calori  specifici  dell'imita  di  peso  del  gas  a 
pressione  costante  e  a  volume  costante,  e  con  d'  il  peso  dell'unità  di  volume 
del  gas  alla  pressione  di  0m,76  ,  alla  pressione  di  hm  avremo 

49)  y  =  (c  —  c')d'-h 


0,76 
«  Per  alcune  nostre  considerazioni  trovammo  (!) 

C==*^(1+à) 


n 
c  =  «i  - 

p 


essendo  p  il  peso  molecolare;  perciò  la  49)  ci  dà 
50)  Y  =  %^d' 


p       0,76  ' 
e  siccome  sappiamo  che 

ó  essendo  il  peso  dell'unità  di  volume  dell'  idrogeno  a  0°  C.  e  alla  pressione 
di  0m,76  ,  la  50)  si  riduce  a 

2/       è     h 


(!)  A.  Violi,  Sulla  relazione  di  alcune  proprietà  fisiche  degli  aeriformi  col  rapporto 
dei  due  calori  specifici  a  pressione  costante  e  a  volume  costante.  Nota  pubblicata  nei 
Transunti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  voi.  VII,  serie  3a,  1883,  pag.  112. 


—  324  — 
ed  eguagliando  questo  valore  a  quello  della  48)  otteniamo 

51)  «  =  2A  -  • 

9 

«  Questa  espressione  dimostra  chiaramente  come  il  coefficiente  termico 
molecolare  è  una  quantità  costante  per  tutti  i  gas,  dipendendo  unicamente 
dal  peso  dell'unità  di  volume  d'idrogeno  a  0°C.  e  alla  pressione  di  un'atmo- 
sfera. Ponendo  nella  51)  S  =  Cg.  0,089578  (peso  di  lmi  d'idrogeno  a  0m,76 
di  pressione)  e  g  =  9m,80533  ,  abbiamo 

52)  a  =  0,00365426  =  ^_».). 

«  Procedendo  nello  sviluppo  della  teoria,  osserveremo  infine  come  la  quan- 


tità   N  — —  nella  47)  è  una  funzione  della  temperatura  6  =  ~(l~\-at)  ; 

u  CI 

perciò  scriveremo 

53)  »/»   Ng"'  =R'0 

essendo  E'  una  costante  dipendente  ancora  dalle  azioni  interne  del  gas,  ed 
allora  la  47)  assume  la  forma 

H*  +  2!,(l-4(l+»0i'l',(1-'')(1+"<)  =  B'8 

oppure,  per 

54)  Ri  =  ^L=J_NmM2 

a  ó(( 

la  seguente 

■)    |^+2;i,(1_,H1+K<)i^a-*)('+"0=-R.(l+«0 

o  quest'altra  più  semplice 

j'*  +  8;»(i-*Hi  +  «/)iMf(1-*)==Bi; 

e  siccome  in  pratica  si  esprime  la  pressione  in  metri  di  mercurio,  facendo 
Jh  =  H ,  avremo,  per  la  pressione  di  H  metri  di  mercurio,  l'espressione 

J>  iH+2i8(i-/)(i+Bo:-ig(1-*)=Bl 

che  è  l'equazione  generale  dell'isoterma,  di  cui  ci  serviremo  in 
seguito  nello  studio  comparativo  della  compressibilità  e  della  elasticità 
dei  gas  » . 

(*)  La  dimostrazione  teorica  del  coefficiente  termico  molecolare  è  identica  a  quella 
da  me  fatta  altra  volta  pel  valore  teorico  del  coefficiente  di  tensione  indipendentemente 
dalle  azioni  interne  dei  gas.  —  A.  Violi,  Sul  valore  teorico  del  coefficiente  di  tensione, 
del  calore  specifico  atomico  degli  aeriformi,  e  dell'equivalente  dinamico  della  caloria.  Nota 
pubblicata  nei  Rendiconti  della  E.  Accademia  dei  Lincei,  voi.  VII,  serie  3a,  1883,  pag.  243. 


—  325  — 


Fisica  terrestre.  —  Contributo  allo  studio  delle  rocce  magne- 
tiche dei  dintorni  di  Roma.  Nota  II,  di  Filippo  Keller,  presentata 
dal  Socio  Blaserna. 

«  In  una  Nota  precedente  (l)  ho  esposto  il  metodo  di  rintracciare  il  ma- 
gnetismo delle  rocce  mediante  la  declinazione,  vengo  ora  a  trattare  quello  della 
componente  orizzontale.  Tale  procedimento  può  mettersi  in  pratica  anche  per 
un  orizzonte  ristretto,  giacché  qui  non  occorre  di  mirare  da  ciascuno  dei  due 
punti  A  e  B  sull'altro  o  sopra  un  terzo;  si  ha  quindi  molta  latitudine  nella 
scelta  del  punto  B,  che  può  essere  stabilito  una  volta  per  sempre  e  possi- 
bilmente in  una  località  non  magnetica.  Questa  circostanza  costituisce  senza 
dubbio  un  vantaggio  non  ispregevole  di  questo  metodo  in  confronto  di  quello 
della  declinazione,  potendosi  più  facilmente  scegliere  delle  località  riparate 
dal  sole  e  dal  vento.  Importantissima  poi  è  la  sua  applicazione  a  ristretti 
ambienti  sotterranei;  simili  ricerche  hanno  un  interesse  speciale  in  ordine 
alla  questione,  se  in  spazi  racchiusi  da  rocce  magnetiche  si  manifesti  la  forza 
magnetica,  la  quale  azione  è  stata  negata  da  alcuni. 

«  La  misura  assoluta  della  componente  orizzontale,  ideata  da  Gauss, 
esige,  come  si  sa,  due  operazioni  distinte;  nella  prima  si  determina  il  tempo 
di  oscillazione  di  una  sbarra  magnetica,  e  nella  seconda  la  deflessione  pro- 
dotta dalla  stessa  sbarra  sopra  un  ago  liberamente  sospeso  ;  ciascuna  di  queste 
misure  dà  luogo  ad  im  metodo  speciale  per  la  determinazione  relativa  della 
componente  orizzontale.  Quale  dei  due  metodi  sia  il  più  esatto  non  può  essere 
deciso  in  modo  assoluto,  giacché  qui  entra  anche  il  grado  di  esattezza  degli 
strumenti  adoperati.  Lasciando  da  parte  la  sbarra  magnetica,  la  quale  dev'es- 
sere costruita  colla  medesima  cura  in  ambedue  i  modi  di  sperimentare,  il 
primo  metodo  richiede  come  parte  più  essenziale  e  delicata  dell'apparecchio 
sperimentale  un  cronometro  di  precisione,  il  quale  istrumento  essendo  di  uso 
molto  comune,  non  è  poi  tanto  difficile  a  procurarsi.  Valendosi  invece  delle 
deflessioni,  allora  occorre  un  istrumento  per  la  misura  degli  angoli,  di 
grande  precisione,  di  costruzione  tutta  speciale  e  per  certo  molto  meno  co- 
mune dell'orologio.  Nelle  mie  ricerche  in  campagna  mi  sono  sempre  attenuto 
al  metodo  delle  oscillazioni  il  quale,  tenendo  conto  di  tutte  le  circostanze, 
mi  sembra  molto  più  opportuno  dell'altro.  E  qui  cade  in  acconcio  di  ricordare 
il  lavoro  di  Hellmann  (2)  che  fece  degli  appositi  studi  comparativi  rapporto 
alla  precisione  dei  due  metodi,  nei  quali  conclude  sulla  preferenza  da  doversi 
dare  alle  oscillazioni. 

(i)  V.  pag.  38. 

(2)  Karl,  Repertorium  der  Fxperimentalphysik,  voi.  XVI,  anno  1880,  pag.  212. 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  12 


—  320  — 

«  Circa  le  norme  pratiche,  che  si  devono  seguire  in  simili  misure  rimando 
il  lettore  alla  Nota:  Misura  della  componente  orizzontale  del  magnetismo 
terrestre  eseguita  in  alcune  località  dei  dintorni  di  Roma  (')  e  in  un'altra 
pubblicazione  (2)  ho  aggiunto  alcune  considerazioni,  che  riguardano  l'influenza 
prodotta  dalla  Terra  su  questo  metodo,  inquantochè  questa  induzione  fa  va- 
riare, sebbene  assai  debolmente,  l'intensità  della  sbarra  oscillante. 

«  Nel  metodo  della  componente  orizzontale,  sia  che  si  faccia  uso  delle 
oscillazioni,  sia  delle  deflessioni,  esiste  peraltro  una  causa  di  errore,  che  non  è 
punto  da  temersi  nel  metodo  della  declinazione,  cioè  la  variazione  del  mo- 
mento magnetico  della  sbarra.  Per  evitare  il  suo  effetto  nocivo  o  almeno  per 
deprimerlo  il  più  possibile,  è  indispensabile  di  tener  conto  del  suo  coefficiente 
termico  e  si  dev'essere  sicuri  che  la  sbarra  non  sia  soggetta  a  un  indeboli- 
mento progressivo  troppo  sensibile  e  che  tale  perdita  di  forza  non  vada  a 
salti.  Quest'ultimo  difetto,  che  è  senza  dubbio  il  più  dannoso,  ed  al  quale  forse 
non  tutti  gli  autori  hanno  data  l'importanza  che  merita,  richiede  una  perio- 
dica verifica  dello  stato  magnetico  della  sbarra.  Si  può  fare  a  meno  di  tale 
operazione  nel  solo  caso  in  cui  il  tempo  percorso  fra  le  due  osservazioni  in  A 
e  B  è  relativamente  breve  e  quando  le  medesime  vengono  fatte  a  contrat- 
tempo. Per  l'accennata  verifica  sarebbe  rigorosamente  necessario  di  determinare 
il  momento  magnetico  in  misura  assoluta,  ma  quando  non  viene  richiesto  l'ul- 
timo limite  di  precisione,  cioè  quando  si  tratta  di  rocce  magnetiche  non  debo- 
lissime, basta  anche  la  misura  del  tempo  di  oscillazione  in  un  luogo  privo 
di  magnetismo,  prescindendo  così  dalle  variazioni  periodiche  del  magnetismo 
terrestre,  le  quali  sono  per  dire  il  vero,  tranne  casi  eccezionali,  sempre 
assai  piccole. 

«  Oltre  la  precauzione  ora  esposta  è  da  raccomandare  la  massima  cura 
nel  maneggio  e  nel  trasporto  della  sbarra  per  evitare  il  più  piccolo  urto  o 
l'attrito,  come  anche  il  suo  riscaldamento  e  il  troppo  suo  avvicinarsi  a  oggetti  di 
ferro  o  peggio  ancora  a  un  magnete.  Ora  tutte  queste  cautele  sono  superflue 
nel  metodo  della  declinazione. 

«  Un'altra  circostanza,  che  imbarazza  in  questo  metodo  maggiormente 
che  in  quello  della  declinazione,  consiste  nel  peso  più  grande  che  si  deve 
dare  al  magnete,  perchè  essendo  questo  più  potente,  produce  una  induzione  più 
forte  sul  terreno.  La  maggiore  massa  della  sbarra  è  necessaria,  inquantochè 
influisce  molto  favorevolmente  sulla  regolarità  delle  oscillazioni.  Infatti  non 
havvi  causa  più  dannosa  per  le  oscillazioni,  che  le  deboli  correnti  di  aria, 
che  si  formano  facilmente  nell'interno  della  cassetta  di  oscillazioni  e  la  non 
perfetta  stabilità   di  quest'ultima  per  causa  del  vento.  Ora  tali  sorgenti  di 


I1)  Atti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  Meni,  fis.,  voi.  II,serie  •">'.  anno  187s,  pag.  :>77. 
(2)  Considerazioni  sulla  misura  della  componente  orizzontale  del  magnetismo  ter- 
restre, ecc.  Roma  1881,  tipografia  Salv-iucci,  pag.  6. 


—  327  — 

errore  si  fanno  sentire  assai  più  forti  nelle  sbarre  leggiere  ;  per  comprovare 
la  superiorità  dei  magneti  pesanti,  basta  fare  oscillare  una  sbarra  in  un  primo 
caso  da  sé  sola  e  in  un  secondo  caricata  da  un  anello  o  cilindro  addizionale, 
appunto  come  si  procede  nel  noto  metodo  per  la  determinazione  del  momento 
d'inerzia.  Confrontando  i  rispettivi  risultati,  si  vedrà  sempre  come  l'errore  medio 
corrispondente  alla  sbarra  carica  sia  di  molto  inferiore  all'altro.  Vero  è  da 
un  altro  lato,  che  le  sbarre  molto  pesanti  debbono  essere  escluse  per  altre 
ragioni;  ponderate  bene  le  cose,  sembra  che  sbarre  di  un  peso  di  circa  50 
grammi  si  prestino  nel  modo  più  opportuno  allo  scopo  prefisso,  ben  inteso 
sempre  quando  si  tratta  il  misura  da  eseguirsi  in  viaggi. 

«  Non  sarà  fuori  di  luogo  il  riportare  qui  un  esempio  pratico  del  metodo 
della  componente  orizzontale  ;  la  misura  in  parola  è  stata  fatta  nel  mese  di 
aprile  1880.  La  località  A  esplorata  è  una  cava  di  peperino,  ora  abbando- 
nata nella  contrada  Vallericcia  poco  distante  da  Marino  (da  non  confondersi 
colla  valle  omonima  presso  Ariccia).  La  ristrettezza  di  questa  cava  e  il  suo 
orizzonte  chiuso  renderebbe  impossibile  l'applicazione  del  metodo  della  decli- 
nazione ;  essa  è  del  resto  fatta  a  giorno  e  lo  strumento  si  pose  immediatamente 
sul  suolo.  Come  punto  B  di  riferimento  è  stata  scelta  una  cava  di  ghiaia 
sotterranea  posta  nella  tenuta  di  Casetta  Mattel  a  pochi  passi  dalla  Via  Por- 
tuense  sul  suo  lato  destro.  In  tale  località  non  esistono  terre  vulcaniche  ;  essa 
si  trova  a  km.  7  da  Porta  Portese  e  km.  22  dal  punto  A  di  Marino  ;  la  diffe- 
renza di  latitudine  dei  due  punti  è  di  minuti  quattro  e  mezzo. 

«  Le  osservazioni  del  tempo  di  oscillazione  sono  state  fatte  in  modo  iden- 
tico nelle  due  località  ;  il  numero  delle  oscillazioni  era  di  150  per  ogni  sin- 
gola determinazione.  Giunto  sul  luogo  ho  sempre  usato  la  precauzione  di 
attendere  almeno  un  ora  e  un  quarto  prima  d' incominciare,  dando  così  all'istru- 
mento  il  tempo  necessario  per  mettersi  in  equilibrio  di  temperatura.  Nulla  è 
da  temere  dall'indebolimento  progressivo  della  sbarra,  come  mi  sono  potuto 
persuadere  con  frequenti  confronti,  anzi  perfino  in  un  intervallo  di  parecchi  mesi 
non  si  manifesta  ancora  una  decisa  perdita  di  forza.  Le  condizioni  sono  anche 
buone  riguardo  alla  temperatura  ;  la  differenza  delle  temperature  medie  è  di 
solo  0°,7  e  non  influisce  sul  rapporto  delle  due  componenti  orizzontali  che 
nella  quarta  cifra  decimale.  Il  momento  della  sbarra  uguaglia  a  circa  515 
unità  assolute  (c.g.  s);  il  rapporto  delle  due  intensità  orizzontali  fu  calcolato 
colla  formula  semplificata 

ove  denotano  t  e  tì  i  tempi  di  oscillazioni,  0  e  6Ì  le  temperature  e  «  il  coeffi- 
ciente termico  potendosi  nel  caso  attuale  prescindere  dalla  induzione,  che  pro- 
duce la  Terra  sulla  sbarra.  Siccome  poi  le  ampiezze  iniziali  sono  rigorosa- 
mente uguali  e  le  finali  almeno  assai  prossimamente,  si  può  fare  a  meno  della 


—  328  — 

correzione  dovuta   agli  archi  di  oscillazione.   Parecchie  serie  di  osservazioni 
di  150  oscillazioni  ciascuna  davano  per  i  valori  medi 

in  A        t  =  829,3S         6  =  15'\0 

in  B        /1=838,0S         B  =  14°,3 


dei  quali  si  desume 


|-  =  1,0218 


«  Non  è  qui  il  luogo  di  entrare  in  considerazioni  sulla  precisione  di 
questo  risultato;  quello  che  è  certo  si  è  che  la  intensità  orizzontale  della 
località  esplorata  a  Marino  risulta  maggiore  a  quella  di  Casetta  Mattei.  Tale 

eccedenza    di    forza  a  Marino,   che    sarebbe   a  un    dipresso  —  «  rivela  senza 

dubbio  la  presenza  di  rocce  magnetiche  nella  località  in  questione  ;  vi  è  però 
da  fare  una  piccola  correzione  in  meno,  per  causa  della  diversa  posizione  topo- 
grafica. Difatti  è  noto  che  la  componente  orizzontale  diminuisce  in  Italia 
colla  latitudine  e  tale  diminuzione  uguaglia  nella  nostra  latitudine  (posta 
la  forza  di  Roma  =  1)  a  circa  0,0003  per  1'  (');  ora  siccome  il  punto  di  rife- 
rimento si  trova  di  circa  minuti  4,5  al  nord  di  Marino,  si  vede  che  il  tro- 

vato  valore  di  —  dev'essere  diminuito  presso  a  poco  di  0,0013.  La  vera  ecce- 

denza  di  forza  a  Marino  da  attribuirsi  al  terreno  è  quindi  di  0,0205.  Rigo- 
rosamente parlando  sarebbe  ancora  da  applicarsi  la  correzione  per  la  differenza 
di  longitudine  la  quale  non  è  ben  nota  ma  certo  è  assai  piccola. 

«  Rapporto  alle  condizioni  geologiche  della  località  in  parola  è  da  notare, 
che  nei  contorni  di  Marino  predomina  dappertutto  il  peperino,  il  quale  è, 
come  si  sa,  una  lava  fangosa  indurita  (-).  Questa  roccia  palesa  in  generale 
un  magnetismo  debole  relativamente  alle  altre  rocce  dei  monti  Laziali  di 
carattere  ben  distinto,  ma  essa  racchiude  spesse  volte  dei  blocchi  più  o  meno 
grandi  di  lava  basaltina  e  alcuni  di  questi  sono  dotati  di  forte  magnetismo. 
Due  di  tali  blocchi  vicini  alla  sommità  del  Monte  Crescenzio  invertono  com- 
pletamente l'ago  di  una  piccola  bussola,  e  un  altro  consimile  giace,  nella 
località  appellata  Costacasella,  quasi  in  contatto  col  sentiero  Marino-Palazzola, 
il  quale  costeggia  il  bordo  superiore  del  bacino  del  Lago  di  Castel-Gandolfo. 

«  Prima  di  mettere  termine  al  metodo  della  componente  orizzontale,  dob- 
biamo ancora  fare  un'altra  riflessione.  In  generale  è  di  vantaggio,  ma  non 
strettamente  necessario,  lo  stabilire  il  punto  B  in  terreno  neutro  e  possiamo 

(*)  Misura  della  componente  orizsontale  ecc.  Memoria  citata,  pag.  582. 

(2)  Chiamando  il  peperino  una  lava  fangosa,  non  voglio  punto  dichiararmi  in  modo 
generale  sulla  parte  che  ha  preso  l'acqua  nella  sua  formazione,  se  cioè  l'impasto  del  ma- 
teriale incoerente,  di  cui  è  composto  questa  roccia,  si  sia  effettuato  nell'interno  del  cratere 
di  emissione,  ovvero  all'esterno  per  mezzo  delle  pioggie.  È  però  indubitato  che  quest'ul- 
tima ipotesi  dev'essere  preferita  se   non  sempre,  almeno  per  alcuni  giacimenti   di  peperino. 


—  329  — 

qui  procedere  analogamente  al  metodo  della  declinazione  di  tre  punti,  vale  a 
dire  possiamo  stabilire  i  due  punti  A  e  3  in  distanza  più  o  meno  piccola 
uno  dall'altro  (senza  aver  bisogno  di  un  terzo  punto).  Anzi  vi  sono  dei  casi, 
da  considerarsi  peraltro  piuttosto  come  eccezionali,  in  cui  si  trova  con  questo 
procedere  una  differenza  più  marcata,  che  non  per  un  punto  B  neutro.  Poten- 
dosi in  questo  modo  più  facilmente  osservare  a  contrattempo,  la  correzione 
per  l'intensità  della  sbarra  non  ha  più  grande  importanza. 

Metodo  della  inclinazione. 

«  Questo  metodo  considerato  in  se  stesso  avrebbe  dei  pregi  non  indiffe- 
renti ;  infatti  oltre  di  poterlo  mettere  in  pratica  in  un  orizzonte  ristretto,  dà 
esso  le  sue  indicazioni  con  una  sola  operazione,  in  misura  assoluta  e  con 
discreta  sollecitudine.  Però  non  si  deve  perdere  di  vista,  che  i  difetti  dell'incli- 
nometro sono  così  rilevanti  da  dare  allo  strumento  una  precisione  inferiore 
di  molto  a  quella  del  declinometro  e  intensimetro.  Ma  siccome  spesse  volte 
si  possono  rintracciare  le  rocce  magnetiche  senza  aver  bisogno  di  grande  pre- 
cisione dell' istrumento,  così  l'inclinometro  può  rendere  buoni  servizi  agli  studi 
in  proposito.  Essendo  poi  il  suo  uso  assai  semplice,  non  serve  di  entrare  in 
considerazioni  particolari  sul  medesimo. 

«  Riassumendo  il  fin  qui  detto,  abbiamo  i  seguenti  sei  modi  di  studiare 
il  magnetismo  delle  rocce,  i  due  primi  dei  quali  si  possono  eseguire  in  laboratorio, 
mentre  i  rimanenti  devonsi  invece  fare  sul  posto.  1°  Ridotta  una  piccola  por- 
zione della  roccia  in  polvere,  si  estraggono  con  un  magnete  le  particelle  ma- 
gnetiche. 2°  Si  analizza  un  frammento  della  roccia  coll'ago  magnetico.  3°  Si  de- 
termina l'influenza  della  roccia  sul  declinometro.  4°  Si  determina  la  sua 
influenza  sulla  componente  orizzontale  mediante  le  oscillazioni.  5°  Idem,  me- 
diante le  deflessioni.  6°  Si  determina  la  sua  influenza  sull'inclinometro.  Pure 
le  misure  della  intensità  totale  potrebbero  servire  a  questo  medesimo  scopo, 
come  anche  le  modificazioni  introdotte  in  questi  ultimi  tempi  ai  metodi  comuni 
della  misura  della  componente  orizzontale;  reputo  però  del  tutto  inutile  di 
intrattenermi  su  questo  argomento  per  la  sua  stretta  analogia  colle  cose  esposte 
anteriormente. 

Cenni  storici  sulla  scoperta  di  rocce  magnetiche  nei  dintorni  di  Roma. 

«  La  notizia  più  antica  di  queste  rocce  è  senza  dubbio  di  Breislak.  Infatti 
dice  questo  scienziato,  ragionando  delle  condizioni  geologiche  della  Valle 
del  Sacco  ('):  «  Lorsque  j'habitais  Rome,  j'ai  suivi  les  traces  des  matières 
«  volcaniques  depuis  les  montagnes  d'Albano  e  di  Frascati  jusqu'à  la  plaine 
«  de  Segni,  qui  confine  à  celle  d'Anagni,  et  c'est  là  que  je  découvris  ce  tuf 

(')  Voyages  physiques  et  lyihologiques  dans  la  Campanie.  Tome  premier.  Paris  1801, 
pag.  13. 


—  330  — 
«  dont  beaucoup  de  lythologues  ont  parie,  qui  était  doué  d'une  force  et  d'une 
«  polarité  magnétique  si  grande,  qu'il  la  manifestai!  a  la  distance  de  six 
«  pouces  ».  Breislak  tace  sull'epoca  di  questa  scoperta;  il  suo  libro  è  stato 
pubblicato  inizialmente  in  italiano  nel  1798,  ma  la  scoperta  risale  a  un  epoca 
molto  anteriore  come  si  vede  dal  seguente  brano  di  Lamétherie  (l)  «  Le  Pére 
«  Breislak,  professeur  de  Physique  au  collège  Nazarien,  à  Rome,  a  trouvé, 
«  au  pied  des  Monts  Albano  un  tuf  qui  a,  à  un  degré  éminent,  la  polarité 
«  propre  à  l'aimant,  sans  paroìtre  avoir  la  faculté  d'attirer  le  fer.  Il  repousse 
«  et  attiro,  a  une  très  grande  distance  une  aiguille  aimentée ...  Les  moindres 
«  fragments  de  ce  tuf  ont  la  mème  proprieté  » .  Lamétherie  riferisce  di  aver 
riprodotto  questo  brano  dalle  Mémoires  sia-  les  isles  Po/ires,  pag.  46,  par 
Dolomieu;  questa  ultima  opera  è  stampata  nel  1788  (2).  La  scoperta  di 
Breislak  risale  quindi  almeno  a  un  secolo  indietro.  Ma  vi  è  di  più.  Dice  lo 
Scacchi  parlando  delle  rocce  magnetiche  del  Monte  Vulture  (3).  «  Il  primo, 
«  il  quale  abbia  conosciuto  qualche  esempio  di  rocce  col  magnetismo  polare 
«  è  stato  il  nostro  Breislak  prima  del  1761  ed  egli  rinvenne  tale  proprietà 
«  in  un  pezzo   di  tufo  vulcanico   trovato  nella  Valle  Roscillo  sotto  Segni  ». 

(!)  Journal  de  Physique,  de  Chemie  etc.  par  Lamétherie.  Anno  1704,  tome  45,  pag.  320. 

(2)  Bibliograpìnsch-literarisches  Handworterlmcìi  tur  Gèschiehte  der  exactenWissen- 
schaften,  von  Poggendorff.  1°  Band.  p.  588. 

(3)  Rendiconti  della  R.  Accademia  di  Napoli,  anno  primo  (tornata  del  23  gennaio  18.">.°>). 
pag.  23.  Devo  al  mio  giovane  amico  dottore  Giovanni  Agamennone  l'aver  avuto  cognizione 
di  questo  brano,  tanto  interessante  per  la  storia  della  scoperta  delle  rocce  magnetiche 
romane.  Le  mie  indagini  fatte  sul  posto  mi  hanno  condotto  a  riconoscere  la  località  in 
discorso  presso  la  piccola  chiesuola  rurale  chiamata  Madonna  di  Rossilli;  tale  punto 
si  trova  non  nel  territorio  di  Segni,  come  si  potrebbe  essere  indotto  a  credere  dal  detto 
di  Breislak,  bensì  in  quello  di  Gavignano  ;  esso  dista  poco  più  di  un  chilometro  da  questo 
paese  verso  Nord.  La  distanza  da  Segni  e  in  linea  retta  di  chilometri  tre  circa.  (La  deno- 
minazione Valle  Roscillo,  come  scrive  Breislak,  non  si  conosce  nò  a  Segni  ne  a  Gavignano). 
Questa  contrada  si  trova  appunto  sul  confine  del  terreno  vulcanici»  del  quale  è  coperta 
gran  parte  della  pianura  interposta  fra  Gavignano  e  Anagni  e  per  avere  una  indicazione 
topografica  più  chiara  sulla  medesima,  basta  a  osservare  che  l'antica  via  Latina  (ora  del 
tutto  deserta)  viene  in  questo  punto  intersecata  da  un  ruscello,  il  quale,  raccogliendo  le 
acque  di  una  grande  parte  del  territorio  di  Gavignano,  va  poi  a  fluire  nel  fiume  Sacco 
fra  le  stazioni  ferroviarie  di  Segni  e  Anagni.  Non  ho  dettagliatamente  esplorato  questa 
contrada,  come  lo  meriterebbe,  bensì  mi  sono  limitato  a  una  sola  osservazione  col  metodo 
della  declinazione  di  tre  punti  ;  la  divergenza  ottenuta  era  di  1°  0'  corrispondente  alla  distanza 
AB  di  m.  18  circa.  E  qui  giova  notare  che  il  terreno  poco  si  presta  a  questo  metodo  per 
la  difficoltà  delle  mire,  gli  strati  più  fortemente  magnetici  si  trovano  secondo  ogni  cre- 
dere in  maggiore  profondità  e  questi  sono  soltanto  accessibili  nelle  cave  di  pozzolana  sot- 
terranee ivi  esistenti,  in  parte  riempite  di  acqua.  La  divergenza  osservata  a  Rossilli  vera- 
mente non  è  molto  grande,  ma  non  si  deve  perdere  di  vista  che  una  sola  osservazione  non 
basta  per  dare  una  giusta  idea  del  magnetismo  del  suolo,  giacché  assai  facilmente  può  acca- 
dere che  la  forza  deviatrice  non  abbia  la  direzione  opportuna  per  produrre  un  forte  effetto 
sulla  bussola;  vi  sono  poi  ancora  da  considerare  diverse  altre  circostanze  riguardo  a  questo 


—  331  — 

Qui  però  si  deve  osservare,  che  probabilmente  è  incorso  qualche  errore  ri- 
guardo alla  data  del  1761,  perchè  Breislak  è  nato  nel  1748  (così  almeno  riporta 
tanto  l'Enciclopedia  di  Boccardo  che  il  Vocabolario  di  Poggendorff)  ed  egli 
avrebbe  quindi  fatta  la  scoperta  nell'età  di  soli  13  anni. 

«  Breislak  conosceva  pure  le  proprietà  magnetiche  del  tufo  litoide  del 
suolo  di  Roma  ;  infatti  descrivendo  egli  minutamente  le  proprietà  litologiche 
del  tufo  della  Collina  Capitolina  asserisce  (J)  «  Son  action  sur  le  barreau 
«  aimanté  est  sensible  à  la  distance  de  5  à  7  millimètres  » .  Se  questa  osser- 
vazione sia  stata  fatta  prima  o  dopo  il  rinvenimento  del  tufo  magnetico  a 
Rossilli,  non  può  essere  deciso,  atteso  che  questo  secondo  passo  di  Breislak 
non  viene  riportato  da  verun  autore. 

«  Siccome  poi  viene  detto,  rapporto  a  questo  tufo,  che  anche  piccoli  fram- 
menti palesano  il  magnetismo,  si  vede  a  evidenza  che  l'autore  si  valse  del 
secondo  dei  sei  metodi   di  sopra  riportati.    Degno  di  nota    è   anche  il  fatto, 


argomento,  come  feci  notare  nella  mia  Nota  precedente.  Non  cadrà  qui  inopportuno  di 
riportare  alcune  altre  misure  da  me  fatte  nel  1886  nella  zona  vulcanica  compresa  fra  Segni 
e  Anagni  e  nel  suo  prolungamento  verso  Valmontone.  Il  metodo  adoperato  era  sempre  quello 
della  declinazione  di  tre  punti.  Le  rocce  componenti  il  suolo  sono  dappertutto  il  tufo  di 
diverse  graduazioni  e  la  pozzolana  nera.  Ecco  le  divergenze  osservate  : 


Pontelungo  (presso 

Valmontone) 

12°  42' 

Pontesacco 

10°     7' 

Osteria  Bianca 

7°     8' 

Castellacelo 

4°  47' 

Colleferro 

2°  35' 

Da  questi  numeri  risulta  per  la  zona  in  parola  un  magnetismo  molto  pronunciato,  e  si 
potrebbe  fare  la  domanda  sulla  vera  causa  di  questo  grande  accumulamento  di  terra  magne- 
tica in  confronto  ad  altre  regioni  vulcaniche  ;  è  principalmente  la  pozzolana  nera  che  palesa 
sì  forte  magnetismo.  Eitengo  per  indubitato  che  nella  formazione  di  detta  pozzolana  come 
anche  del  tufo  in  genere,  abbia  avuta  l'acqua  una  parte  essenziale;  similmente  tome  si 
deposita  la  sabbia  nera  vulcanica  in  gran  parte  magnetica  al  fondo  di  tanti  ruscelli  dei 
dintorni  di  Poma  per  semplice  effetto  di  lavatura  (nel  senso  metallurgico),  così  dovevano 
le  fiumare  dell'epoca  pluviale  formare  dei  giacimenti  di  terra  di  maggior  peso  specifico 
e  fra  queste  è  appunto  la  pozzolana  nera,  che  contiene  la  magnetite  in  discreta  quantità. 
Certo,  l'ammettere  che  la  distribuzione  delle  rocce  magnetiche  dipende  in  parte  dalle  condi- 
zioni idrografiche  nei  tempi  geologici  sembra  a  prima  vista  un  poco  strano  ;  analizzando 
però  l'ipotesi  più  da  vicino  la  cosa  cambia  di  aspetto.  Del  resto,  chi  non  volesse  ammet- 
tere il  trasporto  delle  terre  vulcaniche  e  la  loro  distribuzione  per  effetto  delle  alluvioni, 
si  troverebbe  secondo  il  mio  modo  di  vedere  nella  assoluta  impossibilità  di  spiegare  la 
presenza  di  tanti  giacimenti  vulcanici  nelle  vallate  degli  Apennini.  Tali  depositi,  spesse 
volte  di  dimensioni  assai  piccole  e  molto  lontani  dai  centri  vulcanici,  si  trovano  perfino 
nel  versante  Adriatico,  così  nel  bacino  del  Pescara  nei  pressi  di  Aquila,  Solmona  e  in 
altri  siti. 

(l)   Voì/ar/es  physiqurs  et  lytologiques  etc,  tome  II,  pag.     252. 


—  332  — 

che  Breislak  non  osservò  soltanto  l'attrazione  magnetica,  bensì  anche  la  repul- 
sione, la  quale  è  più  difficile  a  riconoscere  ;  ciò  fa  arguire  che  egli  si  servi 
di  aghi  assai  piccoli. 

«  Breislak  non  parla  di  altre  rocce  magnetiche  dei  dintorni  di  Roma  ; 
Bellevue  invece  fa  menzione  del  magnetismo  che  palesa  la  lava  basaltina  nel 
suo  lavoro  intitolato:  Mémoire  sur  les  cristaux  microseopiques  et  en  parti- 
culiersur  la  SémélineJ  la  Me  li  lite  et  le  Selce-Romano  (').  Infatti  enumerando 
egli  le  proprietà  di  quest'ultima  lava,  dice  (pag.  460)  :  «  Quelque  fragment 
de  la  masse,  qu'on  en  prenne,  il  est  attirable  à  l'aimant  par  la  présence  des 
petits  cristaux  dodécaèdres  » .  Qui  però  si  deve  aggiungere  che  forse  Breislak 
non  ignorava  l'esistenza  delle  lave  magnetiche  di  Roma  all'epoca  di  Bellevue, 
quello  che  è  certo  si  è,  che  egli  conosceva  bene  il  fatto,  che  vi  siano  delle 
lave  in  genere  che  agiscono  sul  magnete,  come  viene  avvalorato  dal  seguente 
brano,  che  si  riferisce  alla  sabbia  magnetica,  la  quale  si  trova  nelle  spiaggie 
dell'Isola  di  Ischia  e  del  golfo  di  Napoli  e  di  Baia,  e  alla  sua  possibile  pro- 
venienza dalle  lave  del  Monte  Somma:  «  Ce  metal  (il  ferro)  est  généralement 
repandu  dans  les  laves  qui  font  mouvoir  l'aiguille  aimantée  »   (2). 

«  Per  completare  quanto  dicemmo  finora  sulle  cognizioni  che  si  ebbero 
al  principio  di  questo  secolo  sulle  rocce  magnetiche  romane,  conviene  aggiun- 
gere il  celebre  geologo  Brocchi  il  quale  enumera  molte  lave  basaltine  che 
palesano  del  magnetismo,  principalmente  delle  colate  di  Capo  di  Bove  e  di 
Colonna  (3).  Nel  museo  geologico  della  nostra  Università  si  trovano  inoltre 
molti  campioni  di  lave  magnetiche,  senza  conoscere  positivamente  il  racco- 
glitore; il  prof.  Meli  opina  che  essi  provengano  appunto  dalla  raccolta  di 
Brocchi  e  forse  anche  dal  Riccioli. 

«  Riconosciuto  una  volta  dal  Breislak,  che  frammenti  distaccati  da  varie 
rocce  dei  contorni  di  Roma  agiscono  sull'ago  magnetico,  ne  seguiva  come  con- 
seguenza indiscutibile  che  il  suolo  di  tale  località  deve  necessariamente  alte- 
rare le  indicazioni  degli  strumenti  magneto-tellurici,  sebbene  forse  in  minima 
scala.  Ma  doveva  passare  un  intervallo  di  tempo  abbastanza  lungo  tinche  venisse 
fatta  una  osservazione  positiva  e  sicura  su  questo  argomento,  e  pare  che  al 
Secchi  deve  attribuirsi  la  priorità  della  medesima.  Infatti  avendo  questo 
autore  (4)  nel  1859  eseguite  delle  misure  della  inclinazione  a  Monte  Cavo  e 
alle  Fratocchie,  la  trovò  in  questi  due  punti  notevolmente  più  grande  che  non 
a  Roma,  mentre  secondo  l'andamento  generale  delle  isocline  avrebbe  dovuto 
essere  più  piccola.  Egli  attribuisce  questa  anomalia  all'azione  delle  lave  e 
scorie  vulcaniche  che  ivi  si  trovano  ovunque;  che  questa  sia  la  vera  causa 

(!)  Journal  de  Physique  etc.  par  Lamétherie,  tome  LI  anno  1800,  pag.    142. 

(2)  Breislak,  Voyages  physiques  etc,  voi.  II,  pag.  229. 

(3)  Catalogo  ragionato  di  una  raccolta  di  rocce  disposte  con  ordine  geografico  per 
servire  alla  geognosia  d'Italia.  Milano  1817. 

(4)  Memorie delV Osservatorio  del  Collegio  Romano  dal  185?  al  1859,  pag.  204. 


—  333  — 
è 
indubitato,  salvo  che  le  parole  lave  e  scorie  non  si  devono  prendere  in  senso 

troppo  assoluto. 

«  Ma  potrebbe  dirsi  :  la  campagna  romana,  questa  classica  regione,  è  stata 
battuta  nei  tempi  passati,  come  ancora  al  giorno  di  oggi  da  non  pochi  scien- 
ziati, per  fare  delle  ricerche  topografiche  principalmente  sotto  il  punto  di  vista 
archeologico,  e  molti  di  essi  si  sono  senza  dubbio  serviti  della  bussola,  stru- 
mento dapprima  molto  in  uso  per  causa  della  grande  sollecitudine,  con  cui 
si  misurano  gli  angoli.  Ora  come  è  avvenuto,  che  a  questi  topografi  sia  ri- 
masto occulto  il  magnetismo,  che  s'incontra  in  tanti  punti  dell'Agro  Romano? 
La  risposta  a  questa  domanda  è  facile;  le  norme  pratiche  per  fare  una  buona 
misura  colla  bussola  sono  le  stesse,  sia  che  si  tratta  di  esplorare  il  suolo  sul 
suo  magnetismo,  sia  che  si  tratta  di  una  misura  topografica,  ma  i  criteri  per 
la  scelta  dei  punti,  nei  quali  debbonsi  eseguir  le  misure,  sono  ben  differenti 
nei  due  casi.  In  secondo  luogo  sono  le  bussole  adoperate  in  topografia  pel  so- 
lito assai  piccole,  il  che  rende  meno  facile  di  riconoscere  le  anomalie  ma- 
gnetiche. Finalmente  è  probabile,  anzi  quasi  certo,  che  delle  divergenze  del- 
l'ago della  bussola  siano  state  difatti  osservate,  ma  siccome  il  vero  e  coscen- 
zioso  osservatore  ha  difficilmente  delle  idee  troppo  ottimiste  delle  sue  misure, 
si  credette  che  tali  divergenze  fossero  effetti  di  cause  inevitabili  di  errori  o 
di  imperfezione  dello  strumento. 

«  Rapporto  alla  applicazione  della  bussola  per  ricerche  topografiche  nel- 
l'Agro Romano,  stimo  opportuno  di  citare  alcuni  nomi  di  non  dubbia  fama. 
Westphal,  parlando  del  rilevamento  della  sua  Carta  Topografica  dei  dintorni 
di  Roma,  eseguito  nel  1828  e  29,  la  quale  era  senza  alcun  dubbio  la  più 
precisa  a  quei  tempi,  dice  di  aver  prima  stabilito  una  rete  di  punti  fonda- 
mentali e  di  essersi  per  il  resto  servito  della  bussola  tascabile  (1).  Anche  il 
celebre  Maresciallo  Moltke  nel  rilevare  la  sua  eccellente  Carta  Topografica 
di  Roma  e  dei  suoi  contorni,  la  quale  operazione  fu  eseguita  nel  1845  e  46, 
fece  uso  della  bussola  (2).  Boscovich  invece,  che  fece  la  prima  triangolazione 
dello  Stato  della  Chiesa  e  la  misura  del  grado  del  meridiano,  non  adoperava 
affatto  la  bussola  per  il  dettaglio  della  carta,  temendo  egli  la  poca  costanza 
dalle  sue  indicazioni  (3). 

«  I  mie  propri  studi  sul  magnetismo  delle  rocce  fatti  mediante  gli  stru- 
menti magneto-tellurici  risalgono  fino  all'anno  1876,  e  la  prima  località,  ove 
ho  constatata  questa  forza  con  certezza  è  una  cava  di  pozzolana  nella  tenuta 
di  Centrane.  Tale  cava,  ben  riconoscibile,  si  trova  a  pochi  passi  di  distanza 

(*)  Westphal,  Die  Rómische  Kampagne  in  topographischer  und  antiquarischer  Hin- 
sicht  dargestellt.  Berlin  1829,  pag.  178. 

(2)  Der  Frànkische  Kurier.  Ntirnberg,  15  Novembcr  1884. 

(3)  Voyage  astronomique  et  geographique  dans  VEtat  de  VEglise-,\mr  les  PP.  Maire 
et  Boscovich.  Paris  1770,  pag  169  e  338.  Questa  è  la  traduzione  dell'opera  originale  scritta 
in  latino  e  stampata  a  Poma  nel  1755,  opera  piuttosto  rara. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  '  43 


—  334  — 

della  via  Roma-Grottaferrata  (che  coincide  qui  perfettamente  colla  antica  via 
Latina)  al  suo  lato  sinistro,  ed  è  compresa  nel  brevissimo  tratto  fra  il  ponte 
sulla  Marrana  di  Grottaferrata  e  la  colonnetta  chilometrica  13a.  Esistono 
quivi  due  punti  pochi  distanti  fra  loro,  in  cui  si  verificano  le  componenti  oriz- 
zontali di  1,1147  e  0,9003  (Roma  =  l);  più  tardi  ho  nella  medesima  loca- 
lità osservato  delle  divergenze  di  declinazione  di  circa  8°  ». 

Fisica.  —  Sopra  i   coefficienti  termici  dei  magneti.  Nota  II. 
del  dott.  Adolfo  Cancani,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  In  una  prima  Nota  su  questo  medesimo  argomento  ('),  dopo  avere 
esposti  i  risultati  delle  mie  ricerche  sulle  relazioni  che  passano  fra  le  dimen- 
sioni delle  sbarre  magnetiche  ed  i  loro  coefficienti  termici,  rimarcai  che  il 
vario  grado  di  raddolcimento  che  si  può  dare  alle  sbarre  d'acciajo  dopo  averle 
temperate,  ha  una  certa  influenza  sul  coefficiente  termico. 

«  Già  fin  da  Coulomb  (2)  si  sapeva  che  la  tempera  più  o  meno  forte 
d'una  sbarra  d'acciajo  ha  influenza  sulla  quantità  di  magnetismo  perduto  nel 
riscaldamento;  ma  i  vari  fisici  che  hanno  accennato  a  questo  fatto  come 
Dufour  (3)  Lamont  (4)  ecc.  o  non  lo  hanno  studiato  esplicitamente  o  non 
hanno  ben  distinto  le  variazioni  permanenti  dalle  transitorie. 

n  Nel  mio  primo  lavoro  già  citato,  feci  alcune  poche  osservazioni  per 
sette  sbarre  portate  a  due  soli  gradi  di  raddolcimento  corrispondenti  al  giallo 
ed  al  bleu.  Ho  ripreso  ora  quello  studio  col  considerare  un  maggior  numero 
di  sbarre  magnetiche,  e  coli' estenderlo  a  tutti  i  gradi  di  raddolcimento  dal 
più  debole  al  più  forte  che  si  sogliono  dare  all'acciajo. 

u.  Due  motivi  mi  hanno  indotto  a  questa  ricerca  :  il  primo  si  è  che  sono 
scarsissimi  gli  studi  fatti  su  questo  argomento,  il  secondo  si  è  che  ai  pochi 
valori  numerici  che  si  conoscono,  come  nota  il  Poloni  (5) ,  non  si  può  attri- 
buire tutta  l'importanza  che  avrebbero,  se  gli  autori  avessero  tenuto  conto 
separatamente  delle  variazioni  permanenti  e  transitorie. 

«  In  una  prima  serie  di  ricerche  preliminari  ho  determinato  i  coefficienti 
termici  negli  stessi  due  magneti  cilindrici  cavi,  di  cui  ho  parlato  nella  prima 
nota,  ugualmente  lunghi  ma  di  vario  diametro.  Li  ho  raddolciti  ad  otto  di- 
verse temperature,  ho  riportato  ogni  volta  al  punto  di  saturazione  la  loro  ma- 
gnetizzazione e  li  ho  ridotti  ogni  volta  al  così  detto  stato  normale,  prima  di 
determinare  il  corrispondente  coefficiente  termico,  col  portarli  alternativamente 

(!)  Rendiconti  della  R.  Acc.  dei  Lincei  ;  seduta  del  12  giugno  1887. 

(2)  Coli,  de  meni,  relatifs  à  la  Physique.  Mém.  de  Coulomb,  pag.  371. 

(3)  Arch.  de  Sciences  phys.  et  nat,  tome  XXXIV,  année  1857,  pag.  295. 

(4)  Lamont,  Handbuch  des  Jl/agnetismus,  pag.  377. 

(5)  Elettricista.  Sul  magnetismo  permanente  delVacciajo  a  diverse  temperature, 
pag.  194. 


—  335  — 

dieci  volte  nell'acqua  alla  temperatura  dell'ambiente  e  dieci  volte  nell'acqua 
a  100°  (*). 

«  Ho  fatto  uso  di  un  buon  teodolite  magnetico  di  Lamont  posseduto  dal 
R.  Istituto  Fisico  di  Roma;  ho  seguito  il  metodo  dei  seni,  ed  ho  calcolato 
colla  forinola 


a-\-  a  a 

2  cos  — '- —  sen  — 


—  a 


C 


0  COS  Ci 


nella  quale 

C  =  coefficiente  termico 

«  =  angolo  di  cui  ha  girato  l'ago  deflesso  per  ritornare  normale  alla 
sbarra  deflettente,  per  la  temperatura  inferiore. 

«'  =  angolo  suddetto  per  la  temperatura  superiore. 

0  =  differenza  delle  due  temperature. 
«  Ho  tenuto  le  due  sbarre  sempre   alla   distanza  di  cent.  22,  centro  a 
centro,  dall'ago  deflesso,  ed  ho  fatto  uso  di  un  bagno  d'acqua  calda  corrente, 
che  si  manteneva  a  temperatura  sensibilmente  costante  nell'intervallo  di  cia- 
scuna misura. 

«  Nella  seguente  tabella  espongo  i  risultati  ottenuti  per  questa  prima  serie. 


Magnete  cilindrico  cavo 

Magnete  cilindrico  cavo 

Lunghezza  inni,  80 

Lunghezza. mm.  80 

Diametro  esterno  min.  12 

Diametro  esterno  mm 

10 

"          interno      i 

6 

"          interno      » 

6 

Peso,  grammi  50,400 

Peso,  grammi  32,470 

Momento  magnetico 

(C.  G.  S.)  292 

Momento  magnetico  (C.  G.  S.)  292 

Temperature 
di  racidolcimento. 

Coefficienti 
termici. 

Temperature 
di  raddolcimento 

Coefficienti 
termici. 

232° 

0,00086 

221° 

0,00050 

243 

0,00093 

232 

0,00060 

254 

0,00098 

243 

0,00078 

265 

0,00106 

254 

0,00072 

277 

0,00107 

265 

0,00080 

293 

0,00152 

277 

0,00110 

317 

0,00160 

317 

0,00120 

330 

0,00170 

332 

0,00140 

(!)  È  noto  da  lungo  tempo  e  studiato  fra  gli  altri  dal  Poloni  che  oltre  la  perdita 
transitoria  di  magnetismo  che  subiscono  le  calamite  per  l'azione  del  calore,  perdita  rap- 
presentata dal  coefficiente  termico,  subiscono  anche  un  indebolimento  permanente  ogni 
qual  volta  venga  innalzata  la  loro  temperatura;  ma  questo  cessa  dall'aver  luogo  se  per 
un  certo  numero  di  volte  la  sbarra  magnetica  venga  alternativamente  scaldata  e  raffred- 
data, ed  allora  si  dice  che  il  magnete  ha  raggiunto  lo  stato  normale.  E  da  avvertire  però 


—  336  — 

«  Per  una  seconda  serie  di  ricerche  condotte  con  maggior  cura  ho  costruito 
una  serie  di  sbarre  magnetiche  uguali  in  tutto,  eccetto  che  nel  raddolcimento, 
e  le  ho  studiate   in  condizioni  per   quanto  mi   è  stato  possibile  identiche. 

«  Ho  preso  perciò  due  pezzi  d'acciajo  inglese  trafilato  così  detto  in  piedi 
(perchè  trovasi  in  pezzi  lunghi  un  piede)  e  ne  ho  ricavato  dieci  sbarrette  di 
uguali  dimensioni.  Ho  numerato  ciascuna  di  queste  in  maniera  che  quelle 
ricavate  dal  primo  pezzo  portassero  i  numeri  progressivi  dall'uno  al  cinque, 
e  quelle  ricavate  dal  secondo  i  numeri  dal  sei  al  dieci  ;  ciò  allo  scopo  di  non 
paragonare  nei  risultati  fra  loro  quelle  appartenenti  ai  due  pezzi  diversi,  nel 
dubbio  che  in  questi  potesse  essere  qualche  piccola  differenza  nelle  condizioni 
chimiche  e  fisiche. 

«  Ho  temperato  le  dieci  sbarrette  tenendole  tutte  riunite  con  una  specie 
di  gabbia  di  rame,  in  maniera  che  la  fiamma  potendo  liberamente  circolare 
intorno  ad  esse,  prendessero  una  identica  temperatura,  e  portate  tutte  simul- 
taneamente nell'acqua  fredda  prendessero  tutte  una  medesima  tempera. 

«  Per  poterle  raddolcire  a  temperature  ben  note,  ho  fatto  uso  di  un  bagno 
d'olio  e  di  un  termometro  a  mercurio,  al  quale  ho  applicato  le  correzioni  do- 
vute allo  spostamento  dello  zero  ed  alla  colonna  emergente. 

«  Ho  raddolcito  le  sbarrette  magnetiche  alle  temperature  corrispondenti 
ai  colori  qui  notati. 

N.°  d'ordine  dei  magneti  Colori  Temperature 

1  Giallo  paglia  pallidissimo  221° 

2  r,  »      più  scuro  232° 

3  »  arancio  243° 

4  •  bruno  254° 

5  »  porpora  265° 

6  Porpora  277° 

7  Azzurro  pallido  288° 

8  »         ordinario  293° 

9  «         nero  scurissimo  317° 
10                           Verde  chiaro  332° 

«  lo  non  ho  visto  questi  colori  perchè  in  un  bagno  d'olio,  quindi  fuori 
del  contatto  dell'aria,  questi  non  si  formano  ;  perciò  ho  tenuto  per  sola  guida 
il  termometro. 

«  Ho  magnetizzato  le  sbarrette  col  metodo  del  contatto  sopra  i  poli  di 
un  elettromagnete.  Per  evitare  poi  l'ineguale  magnetizzazione  che  quelle  avreb- 
bero potuto  prendere,  in  causa  dell'indebolimento  dell'elettrocalamita  dovuto 


che  ciò  non  deve  intendersi  in  modo  assoluto,  perchè  a  questo  stato  normale  non  si  arriva 
mai;  infatti  ogni  volta  che  nuovamente  si  scalda  il  magnete,  una  perdita  permanente  ha 
luogo,  questa  bensì  giungerà  ad  essere  talmente  piccola  da  potersi  nel  più  dei  casi  affatto 
trascurare. 


—  337  — 

alla  polarizzazione  della  pila  adoperata,  le  ho  magnetizzate  in  contrattempo. 
Cioè  ho  dato,  successivamente,  in  una  prima  operazione,  a  ciascuna  sbarra 
dalla  prima  all'ultima  tre  contatti  ;  poi  in  una  successiva  operazione  ho  fatto 
il  medesimo,  ma  prendendo  le  sbarre  in  ordine  inverso,  cioè  dalla  decima 
alla  prima.  Ciò  ripetuto  trenta  volte,  mi  sono  assicurato  che  tutte  hanno 
preso  il  medesimo  grado  di  magnetizzazione  ;  il  che  mi  è  stato  poi  sufficien- 
temente confermato  dall'esperienza.  Infatti,  avendo  determinato  i  momenti  ma- 
gnetici delle  singole  sbarre,  alla  fine  delle  mie  ricerche,  li  ho  trovati  poco 
diversi  fra  loro. 

«  Dopo  avere  magnetizzato  le  sbarrette,  le  ho  portate  allo  stato  normale 
nell'istessa  maniera  descritta  per  l'altra  serie. 

«  Ho  fatto  uso  del  medesimo  teodolite  magnetico  e  della  formola  istessa 
di  cui  ho  parlato  di  sopra  per  calcolare  i  coefficienti  termici.  Ho  tenuto  le 
singole  sbarrette  sempre  alla  distanza  di  centimetri  16  dall'ago  deflesso,  ed 
in  un  bagno  d'acqua  calda  corrente  che  mantenevasi  costante  entro  un  mezzo 
grado  per  tanto  tempo,  da  essere  ben  sicuro  entro  questo  limite  della  vera 
temperatura  posseduta  dal  magnete. 

«  Ho  ripetuto  le  determinazioni  dei  coefficienti  in  due  varie  epoche  ed  in 
ordine  inverso,  per  accertarmi  che  le  sbarrette  non  avessero  subito  col  tempo  una 
variazione.  I  risultati  sensibilmente  identici  che  ho  avuto  nelle  due  serie  di 
misure  mi  hanno  assicurato  che  nessun  cambiamento  in  esse  è  avvenuto. 

«  Inoltre  ho  avuto  cura  che  i  limiti  della  temperatura  entro  cui  deter- 
minavo il  coefficiente  termico  fossero  poco  diversi  per  ciascuna  sbarra,  perchè 
è  noto  che  quello  non  si  conserva  costante  col  variare  la  temperatura  (!). 

«  Nella  seguente  tabella  riferisco  i  risultati  ottenuti  per  i  coefficienti 
termici  dei  dieci  magneti  suddetti  del  peso  ciascuno  di  grammi  8,150.  Ogni 
risultato  è  la  media  di  otto  misure. 

Coefficienti  termici  di  dieci  magneti  fra  le  temperature  di  10°  e  60°. 


N.°  d'ordine 

Momento 
magnetico 

(CGS) 

Temperature 

di 
raddolcimento 

Coefficienti 
termici 

1 

95 

221° 

0,001350 

2 

95 

232 

0,001405 

3 

81 

243 

0,001560 

4 

84 

254 

0,001575 

5 

84 

265 

0,001590 

6 

81 

277 

0,001665 

7 

84 

288' 

0,001675 

8 

81 

203 

0,0016S5 

9 

82 

317 

0,001740 

10 

92 

332 

0,001790 

[})  Poloni,  Nuovo  Cimento,  tomo  IV,  serie  3a,  pag.  206. 


—  338   — 
«La  forinola 

C  =  _  0,0014733  -f  0,00001884  /  —0,000000027336 12 

rappresenta  abbastanza  bene  la  relazione  che  passa  fra  il  coefficiente  termico 
e  la  temperatura  di  raddolcimento,  come  appare  dalla  seguente  tabella,  in 
cui  sono  notati  i  valori  dati  dall'esperienza  in  correlazione  coi  valori  dati 
dalla  forinola 


Coefficienti  termici 
dati  dall'esperienza 

Coefficienti  termici 
dati  dal  calcolo 

Differenze 

0,001:'.:) 

0,00135 

0,00000 

0,00141 

0,00112 

-+-  0,00001 

0,00158 

0,00155 

—  0,00003 

0,001. V.» 

0,00160 

-f-  0,00001 

0,00167 

0,001  e,:. 

—  0,00002 

0,00168 

0,00168 

0,00000 

0,00109 

0,00170 

-4-0,00(1111 

1            0,00171 

0,00175 

-+-  0,00001 

0,00179 

0,00177 

—  0,00002 

«  Ho  voluto  ancora  determinare  i  coefficienti  termici  per  due  sbarrette 
identiche  alle  dieci  precedenti,  ma  l'uria  temperata  al  massimo  grado  di  du- 
rezza e  senza  punto  raddolcirla,  l'altra  lasciata  nel  suo  massimo  grado  di 
raddolcimento,  cioè  senza  averla  punto  temperata. 

«  I  risultati  ottenuti  sono  i  seguenti  : 


Magnete  al  massimo  grado 

di  tempera 

Coefficiente  termico  fra  10°  e  60° 

0,000436 


Magnete  al  massimo  grado 
di  raddolcimento 
Coefficiente  termico  fra  10°  e  00° 

0,002635 


Cioè  l'uno  è  di  molto  inferiore  (3  volte  circa)   e   l'altro   di  molto  superiore 
(1,5  volte  circa)  a  quelli  di  sopra  notati. 

«  Da  tutto  ciò  risulta  assai  manifestamente  quanto  grande  sia  l'influenza 
che  esercita  il  raddolcimento  sopra  i  coefficienti  termici  dei  magneti,  e  quanto 
per  conseguenza  sia  importante  avere  dei  magneti  molto  fortemente  tempe- 
rati, ogni  volta  che  importa  ridurre  al  minimo  l'influenza  della  temperatura, 
tanto  nelle  misure  elettriche  quanto  in  quelle  del  magnetismo  terrestre  ». 


—  339  — 

Fisica.  —  II  problema  delle  attrazioni  e  ripulsioni  capillari. 
Nota  del  prof.  Carlo  Marangoni,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  §  1.  Fino  dai  tempi  di  Galileo  (!)  erano  noti  diversi  fenomeni  curiosi  che 
si  osservavano  alla  superficie  dell'acqua.  Più  curioso  è  quello  di  attrazioni  e 
ripulsioni  che  avvengono  tra  corpi  galleggianti  sull'acqua.  Quei  movimenti  non 
si  potevano  allora  spiegare,  perchè  non  si  conosceva  la  causa  dei  fenomeni 
capillari.  Più  tardi  si  tentarono  parecchie  teorie,  basandosi  sulla  tensione  super- 
ficiale dei  liquidi,  ovvero  sulla  pressione  molecolare  di  Laplace  (2).  Ma  sempre 
si  facevano  intervenire  anche  le  pressioni  idrostatiche  e  perfino  la  pressione 
atmosferica  (3).  Ciò  ha  deviato  i  fisici  dalla  base  del  problema  ed  ha  rese 
le  teorie  oscure  e  uon  corrispondenti  esattamente  ai  fatti. 

«  §  2.  Da  alcune  esperienze  fatte  sulle  lamine  liquide  mi  sono  convinto 
che  nel  fenomeno  delle  attrazioni  e  ripulsioni  capillari,  le  pressioni  idrosta- 
tiche non  entrano  punto  in  giuoco  ;  quindi,  basandomi  soltanto  sulla  tensione 
superficiale,  ho  potuto  stabilire  una  teoria  chiara  e  semplicissima  di  detti 
fenomeni. 

«  Si  sospenda  a  un  filo  di  bozzolo,  lungo  \  metro  circa,  una  pallina  o  di 
sughero  ;  si  bagni  la  pallina  con  acqua  saponata  ;  poi,  con  un  cerchio  di  filo 
di  ferro  di  cm.  10  di  diametro,  si  produca  una  lamina  di  acqua  saponata  e 
la  si  porti  a  contatto  con  la  pallina.  Se  la  lamina  è  orizzontale,  il  pendo- 
lino rimane  verticale;  ma  se  quella  viene  inclinata,  come   in  II'  (fig.  1),  il 


Fise.  1. 


(i)  Galilei.  Opere,  ediz.  Alberi,  voi  XIV. 

(2)  Io  credo  di  essere  stato  il  primo  a  provare  che  la  pressione  molecolare  non  esiste. 
Rivista  Scient.  di  Vimercati,  Firenze  1880. 

(3)  Vedi  Mariotte,  Monge  dott.  Young,  Philos.  Transact.  1805  parte  la;  Laplace,  Mé- 
canique  celeste,  voi.  IV  1845;  Jamin,  Cours  de  Plnjnque;  Leconte,  Eiley,  Worthington  ; 
Phil.  Mag.  1883;  Van  der  Mensbrugghe,  Bull.  Acad.  Royale  de  Belgique  1883. 


—  340  — 

pendolino  è  spostato  in  sii  dalla  lamina,  quando  questa  passa  al  disotto  del 
centro  o  (fig.  A);  non  devia  affatto  se  la  lamina  passa  pel  centro  (fìg.  B) 
ed  è  invece  spostato  in  giù,  se  la  lamina  passa  al  disopra  del  centro  o  (fìg.  C). 

«  La  lamina  di  acqua  saponata  si  raccorda  sempre  ad  angolo  retto  colla 
superficie  bagnata  della  sfera,  pel  noto  principio  di  Plateau;  cosicché  nel  1°  caso 
si  forma  un  menisco  concavo  verso  l'altro  intorno  al  cerchio  d'attacco  lì!  ;  nel 
2°  caso  non  si  forma  menisco;  nel  3°  caso,  un  menisco  convesso. 

«  La  pallina  è  adunque  sollecitata  a  muoversi,  in  ogni  punto  del  cerchio 
d'attacco  ll\  in  direzione  dei  raggi  ol,  oì!  che  sono  tangenti  all'elemento  me- 
ridiano del  menisco  che  tocca  la  pallina. 

-  Chiamando  t  la  tensione  della  lamina  su  di  una  listerella  larga  un  mil- 
limetro, r  la  risultante  delle  tensioni  su  tutto  il  cerchio  II' ,  «  langolo  rot\ 
r  e  r'  i  raggi  della  pallina,  e,  del  cerchio  d'attacco,  si  ha: 

r  =  2t  cos  amr' 
e  perchè,  dalla  figura  1, 


r  =  r  sen  « , 


si  ha: 
[1] 


i  =  nrt  sen  2w 
Quando  w  <  90° ,  t  è  positivo 
w  =  90°,  r  =  0 
»        io  >  90° ,  r  è  negativo 

come  si  è  verificato  nei  tre  casi  della  figura  1. 

«  Cerchiamo  ora  il  valore  della  componente  orizzontale  di  questa  forza. 

Sia  il  pendolino  in  equilibrio  nella  posizione  della  figura  2.  Al  centro  della 
pallina  sono  applicate  due  forze:  il  peso  p  della  me- 
desima e  la  risultante  x  della  tensione  della  lamina  sul 
cerchio  d'attacco.  Scomponendo  le  due  forze  secondo 
l'orizzontale  p'  x  e  secondo  la  direzione  o  S  del  filo  di 
seta,  le  due  componenti  in  quest'ultima  direzione  sono 
equilibrate  dalla  resistenza  del  filo  ;  quindi  le  altre  due 
sono  uguali  e  contrarie,  cioè: 

t'  —  y  =  o. 

Chiamando  a  l'angolo  poS  si  ha: 

[2]  p'  =p  tang  «. 

Chiamando  §  l'angolo  por,  dalla  figura  si  ha: 
/\  o  r  z'  =  tS  —  a 
f\or'  r  =  90°  -j-  « 

quindi  dal  triangolo  o  i'  i  si  ha  la  relazione  : 

, sen  (/?  —  a) 

~  T  tsen  (90°  =£  ce) 


—  341  — 
e  sostituendo  a  v  il  valore  dato  dalla  [1]: 

,  sen  (8  —  «)         _ 
%  =  Trrt sen  2« 


[3] 


cos  « 


«  Questa  relazione  ci  fa  vedere  che  la  componente  orizzontale  %  della 
tensione  del  menisco  è  direttamente  proporzionale  al  raggio  della  pallina, 
alla  tensione  superficiale  del  liquido,  e  al  seno  dell'angolo  tot!  cioè  dell'arco 
di  meridiano  abbracciato  dal  minisco  ;  che  infine  %  cresce  coli'  inclinazione  8 
della  lamina  liquida. 

«  Si  può  verificare  la  forinola  coli' esperienza:  siccome  p'  =  t' ,  combi- 
nando la  [2]  e  la  [3]  si  ha: 


p  tang  a 


sen  (8 —  a) 

nrt Lsen  2w 

cos  a 


o  più  semplicemente  : 

[4]  p  sen  a  =  7r/'^  sen  (/?  —  a)  sen  2w . 

«  Per  misurare  «  ho  disposto  accanto  al  pendolino  una  scala  orizzontale 
in  millimetri,  distante  dal  punto  V  di  sospensione  di  \  metro.  Chiamando  n 
(fìg.  2)  lo  spostamento  del  filo  dalla  verticale,  espresso  in  millimetri,  si  ha  : 


tan«:  a  = 


500- 


«  Per  misurare  8  ho  fissato  il  cerchio  che  regge  la  lamina  all'asse  di 
un  goniometro,  in  modo  che  il  cerchio  era  orizzontale  quando  il  nonio  era  a 
zero.  La  risultante  r,  essendo  perpendicolare  alla  lamina,  l'angolo  di  cui 
s' inclina  il  cerchio  è  appunto  l'angolo  8. 

«  L'angolo  w  è  più  difficile  a  determinarsi  ;  ho  adottato  il  compenso  di 

misurare  colle  seste  il   diametro  II'  (fìg.  1)  del  cerchio  d'attacco;  essendo  2/ 

questo  diametro,  si  ha: 

r' 
sen  w  =  — 
r 

«  Ecco  pertanto  la  tabella  contenente  i  dati  sperimentali  e  i  valori  cal- 
colati delle  componenti  orizzontali,  giusta  le  forinole  [2]  [3].  Il  peso  della 
pallina  bagnata  di  acqua  saponata  era  di  mg.  970  ;  la  tensione  della  lamina 
su  di  1  mm.  è  mg.  5,(3,  cioè  il  doppio  della  costante  di  capillarità  della 
superfice  dell'acqua  saponata. 


n 

V 

r 

a 

/S 

IO 

V' 

r' 

p'-r' 

mm 

0 

mm 

10,4 

mm 

10,4 

o°oo' 

0 

30 

90  00 ' 

mg 

0,0 

mg 

0,0 

mg 

0,0 

12 

10,0 

» 

1  22 

15 

71     5 

23,1 

22,7 

+  0,4 

20 

0,5 

» 

2  17 

15 

38   12 

38,6 

39,3 

-0,7 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Som. 


Il 


—  342  — 


«  Le  colonne  segnate  p'  e  %'  offrono  i  valori  della  componente  orizzon- 
tale della  forza  di  gravità  e  della  forza  del  menisco  ;  esse  dovrebbero  essere 
uo-uali.  Le  piccole  differenze  notate  hell'  ultima  colonna  sono  inevitabili,  stante 
la  difficoltà  di  misurare  co. 

«  §  3.  Attrazioni  e  ripulsioni  fra  corpi  abbracciati  dalle  lamine  li- 
quide.—  Disponendo  due  pendolini  uguali  di  sughero,  colle  palline  al  medesimo 
livello,  distanti  qualche  centimetro  fra  loro,  e  facendovi  aderire  la  lamina  piana 
di  acqua  saponata  tenuta  orizzontale,  si  osservano  tre  diversi  effetti: 

«  1°  Attrazione  tra  le  palline,  quando  la  lamina  si  trova  sopra  o  sotto 
i  loro  centri  ;  e  ciò  perchè,  per  il  principio  di  Plateau  del  minimo  di  super- 

fice,  la  lamina  fra  le  palline  si  porta 
verso  la  parte  più  ristretta;  quindi  i 
cerchi  di  attacco  II',  miri  (fìg.  3,  D,  E) 
sono  inclinati  in  verso  opposto,  direi  cioè, 
sinclinali  o  uni  idi  nati;  per  conseguenza 
le  resultanti  delle  forze  dei  menischi,  che 
sono  perpendicolari  a  questi  cerchi,  con- 
corrono l'ima  verso  l'altra. 

-  2°  Nessuna  azione  quando  la  la- 
mina passa  pei  centri  delle  palline  ;  per- 
chè, non  essendovi  menischi,  le  risultanti 
della  tensione  sono  nulle. 

«  3°  Disponendo  una  pallina  più 
alta  dell'altra  (fig.  3,  F),  e  la  lamina 
sempre  orizzontale,  i  due  cerchi  d'at- 
tacco, //',  miri  sono  inclinati  nel  mede- 
simo verso,  quindi  le  risultanti  dei  me- 
nischi sono  parallele,  ma  contrarie  ;  perciò 
le  palline  si  allontanano. 

«  §  4.  Attrazioni  e  ripulsioni  fra 
i  corpi  galleggianti.  —  La  teoria  esposta 
delle  azioni  esercitate  da  una  lamina  liquida  si  applica,  con  qualche  mo- 
dificazione, al  caso  dei  corpi  galleggianti,  senza  alcun  intervento  di  pres- 
sioni idrostatiche  ed  aerostatiche.  Infatti  se  la  pallina  è  bagnata,  la  tensione 
solleva  un  menisco,  e  con  esso  una  massa  liquida,  la  quale  abbassa  la  pal- 
lina in  modo,  che  l'aumento  di  spinta  verticale  faccia  equilibrio  al  peso  del 
liquido  sollevato.  Il  simile  si  dica  quando  la  pallina  non  è  bagnata.  Dunque 
le  superficie  dei  menischi  sono  superficie  equipontensiali,  come  quelle  delle 
lamine  liquide  libere;  quindi  non  c'è  da  tener  conto,  sulle  medesime,  che 
della  tensione  superficiale. 

«  Noto  soltanto  alcune  differenze.  1  corpi  galleggianti,  se  si  attraggono, 
si  portano  a  contatto  ;  se  si  respingono,  tendono  ad  allontanarsi  indefinitamente. 


Fis 


—  843  — 

Invece,  uel  caso  discusso  al  §  3  (di  pendolini  abbracciati  da  una  lamina 
liquida),  si  ha  una  posizione  di  equilibrio  stabile  delle  palline,  senza  che 
arrivino  a  contatto. 

«  Ciò  deriva  dalla  sospensione  pendolare,  per  la  quale  si  ha  che  sen  a 
cresce  più  rapidamente  di  sen  2«.  Infatti  dalla  equazione  [4] ,  chiamando  k 
l'insieme  delle  costanti,  si  ha: 


sen  a 
sen  2w 


=  /'sen  (/?  —  a) 


«  Ora,  essendo  a  piccolissima,  il  rapporto 


sen  u 


cresce  col  crescere  di 
sen  2w 

sen  8;  cioè  sen  «  cresce  con  ragione  più  rapida  di  sen  2w;  e  perciò  v'è  un 

certo  valore  di  «  che  dà  luogo  all'equilibrio  stabile. 

«  Invece  nel  caso  dei  corpi  galleggianti  il  peso  dei  medesimi  è  perfet- 
tamente equilibrato  dalla  spinta 
del  liquido;  quindi  non  vi  può 
essere  un  componente  della  gra- 
vità contraria  a  quella  della 
tensione.  Siccome  in  questo  caso 
non  vi  è  che  una  superficie  li- 
bera, bisogna  prendere,  per  mi- 
surare la  tensione  del  menisco, 
la  semplice  costante,  o  coeffi- 

*<■ 

u  Ora  chiamando  «  l'an- 
golo io  l'  (fig.  4).  la  forinola  [1] 
diventa  : 


cente  di  capillarità  :  e 


~Z 


Fie   I. 


H 


2jt  r  e  sen2  w. 


«  Nello  stabilire  questa  forinola  è  ammesso  che  i  menischi  si  raccordino 
tangenzialmente  alle  palline;  ciò  non  è  rigorosamento  vero,  come  dimostrò 
Quinke  (*);  ma  chiamando  6  l'angolo  e' l' e  di  raccordamele  del  menisco, 
la  [5]  diventa  : 


[6] 


t  =  2nrc  sen  w  sen  (w  —  0) 


e  così  l'equazione  è  esatta. 

«  Scomponendo  la  forza  t  del  menisco  secondo  la  verticale  e  l'orizzon- 
tale (fig.  4),  e  chiamando  8  l'angolo  iti',  la  componente  verticale  i"  della 


(*)  Ueber  den  Randivinkel  etc.  Wiedemans  Annalcn  Bel.  II,  1877.  —  Ueber  die  Be- 
stimmung  der  Gapillarconstanten  von  Flussigkeiten.  Wied.  Ann.,  Bd.  XXVII,  1S86. 


—  344  — 

forza  capillare  del  menisco  è  equilibrata  dalla  spinta   verticale   del  liquido, 
e  rimane  attiva  la  sola  componente  orizzontale,  cioè: 
[7]  %  =  2rrrc  sen  w  sen  (w  —  0)  sen  §. 

«Questa  componente  cresce  rapidamente  coli' avvicinarsi  dei  due  corpi; 
imperocché  l'inclinazione  §  del  cerchio  d'attacco  II'  va  aumentando  col  di- 
minuire la  distanza  delle  palline;  di  qui  il  moto  rapidamente  accelerato  che 
si  osserva  fino  al  contatto. 

«  S'intende,  senz'altra  spiegazione,  come  avvenga  la  ripulsione  fra  una 
pallina  bagnata  ed  una  non  bagnata,  riferendosi  alla  (figura  3  F);  però  i 
menischi  nei  corpi  galleggianti  sono  alla  rovescia  di  quelli  delle  lamine  li- 
bere; perchè  nel  1°  caso  la  lamina  si  raccorda  alle  palline  ad  angolo  retto, 
invece  nel  2°  caso  la  superfice  libera  vi  si  raccorda  quasi   tangenzialmente. 

«  Colla  mia  teoria  si  spiegano  molti  curiosi  fatti,  che  formeranno  l'og- 
getto di  una  prossima  comunicazione. 

Conclusione. 

«  Dalla  esposta  teoria  risulta  : 

«■  1°  Che  a  produrre  le  attrazioni  e  ripulsioni  apparenti  tra  i  corpi  gal- 
leggianti non  intervengono  affatto  le  pressioni  idrostatiche; 

«  2°  Che  i  detti  movimenti  dipendono  solo  dalla  tensione  superficiale 
del  liquido,  e  dal  formarsi  dei  menischi  i  cui  piani  d'attacco  sono  inclinati  sulla 
superficie  del  liquido.  E  precisamente,  se  questi  piani  d'attacco  sono  sinclinali 
o  anticlinali,  le  due  forze  sono  concorrenti,  e  vi  è  attrazione  (fig.  3  D,  E)  ;  se 
quei  piani  sono  paralleli,  le  forze  sono  parallele  e  contrarie,  quindi  vi  è  ripul- 
sione (fig.  E); 

«  3°  Infine,  che  i  medesimi  fenomeni  di  attrazioni  e  ripulsioni,  si  otten- 
gono fra  corpi  abbracciati  da  una  semplice  lamina  liquida;  il  che  esclude  a 
priori  ogni  intervento  di  azione  idrostatica  ». 

Fisica.  —  Ricerche  intorno  alle  deformazioni  dei  condensatori. 
Nota  I.  del  dott.  Michele  Cantone,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  Lo  studio  di  queste  deformazioni  rimonta  sin  dai  tempi  di  Volta,  essen- 
dosi da  Fontana  (')  per  il  primo  osservato  che  la  capacità  di  una  boccia  di 
Leyda  aumentava  alla  carica  ;  e  si  cercò  sin  dal  principio  di  spiegare  il  feno- 
meno attribuendolo,  come  Volta  fece,  alle  pressioni  che  si  devono  produrre 
alle  due  superficie  del  coibente  per  le  elettricità  di  segno  opposto  che  vi  si 
trovano  accumulate.  Altri  fatti  trovati  successivamente  e  collegantisi  con  questo 
argomento  portarono  a  spiegazioni  diverse;   se  non  che  ricerche  estesissime, 


(!)  Per  la  letteratura  dell'argomento  ve'l'  Wiedemann,  Die  Lekere  v.  d.  Electrìcitiit. 
B.  IL  S.  105. 


—  £45  — 

fatte  sul  proposito  negli  ultimi  tempi  da  Quincke  ('),  hanno  mostrato  che 
la  ipotesi  di  Volta  è  quella  che  meglio  renda  ragione  dei  fenomeni  relativi 
alle  deformazioni  dei  condensatori. 

«  Il  Quincke  infatti  tenendo  conto  delle  pressioni  che,  secondo  Maxwell, 
si  hanno  sulle  due  faccie  del  dielettrico,  ed  applicando  le  formule  di  Lamé 
per  le  deformazioni  dei  recipienti  cilindrici  sottoposti  a  pressioni  uniformi  alle 
due  superficie  ;  ponendo  uguale  a  |  il  coefficiente  di  Poisson,  otteneva  per  le 
variazioni  di  volume  interno  dei  termometri-condensatori  da  esso  adoperati  : 
z/v         5     D  P2 


Y        16  7T  E 


°(lognat|Y 


od  approssimativamente,  nel  caso  che  i  raggi  esterno  ed  interno  differissero 
poco  fra  loro: 

V        16/rEJ2  {) 

dove  D  è  il  potere  induttore  specifico  della  sostanza  costituente  le  pareti; 
P  denota  il  potenziale  dell'armatura  interna,  o  la  differenza  di  potenziale 
delle  due  armature  (essendo  quella  esterna  in  comunicazione  colla  terra); 
E  il  coefficiente  di  elasticità  e  rJ  lo  spessore  delle  pareti  :  e  constatò  che  le 
variazioni  di  volume  erano  in  certo  modo  proporzionali  ai  quadrati  delle 
differenze  di  potenziale  P,  e  inversamente  proporzionali  ai  quadrati  degli  spes- 
sori. Però  per  quanto  riguardava  i  valori  assoluti  di  quelle  variazioni  di  vo- 
lume non  potè  ottenere  un  accordo  fra  i  risultati  delle  esperienze  e  quelli  che 
si  sarebbero  dovuti  avere  teoricamente  in  base  alla  formula  (1). 

«  Certo  potevano  sul  valore  di  -^  influire  sensibilmente  gli  errori  ine- 
vitabili nella  determinazione  di  D  e  P ,  e  probabilmente  anche  di  più  quelli 
che  si  aveano  per  E  e  d  ;  ma  le  divergenze  erano  assai  forti  perchè  potessero 
venire  attribuite  a  siffatte  cause  di  errori;  si  è  pensato  perciò  di  studiare 
teoricamente  la  quistione  sotto  un  punto  di  vista  diverso  da  quello  tenuto 
da  Quincke. 

«  Il  prof.  Helmholtz  (2)  per  il  primo  ha  cercato  quali  forze  dovessero 
destarsi  nei  punti  di  un  dielettrico  sottoposto  a  polarizzazione,  nella  ipotesi  che 
al  variare  della  densità  nel  mezzo  variasse  la  costante  dielettrica.  Le  con- 
clusioni a  cui  è  arrivato,  servendosi  del  principio  della  conservazione  della 
energia,  sono  diverse  da  quelle  cui  si  arriverebbe  supponendo  col  Maxwell 
che  le  azioni  elettriche  si  propagassero  a  distanza  per  le  tensioni  del  dielet- 
trico senza  tener  conto  della  variazione  eli  quella  costante  colla  densità  del 
coibente,  pervenendosi  nel  caso  trattato  dall' Helmholtz  a  tensioni  in  direzione 

0)  Quincke,  Electrische  (Inter  suchungen.  Wied.  Ann.,  B.  XIX.  S.  545,  705. 
(2)  Helmholtz,  Ueber  die  auf  das  Innere  magnetisch  orfer  dièlectrisch  polarisirter 
Korper  ivirkenden  Krafte.  Wied.  Ann.,  B.  XIII.  S.  :>85. 


—  346  — 

delle  linee  di  forza  e  a  pressioni  perpendicolarmente  ad  esse,  come  secondo 
la  teoria  di  Maxwell  ;  avendosi  però  per  le  tensioni  valori  assoluti  diversi  da 
quelli  che  si  aveano  per  le  pressioni. 

«  Son  seguiti  al  lavoro  del  prof.  Helmholtz  altri  lavori  sullo  stesso  argo- 
mento, fra  cui  importantissimi  quelli  quasi  contemporanei  di  Kirchhoff  (')  e 
Lorberg  (2),  i  quali  seguendo  vie  diverse  sono  arrivati  a  risultati  concordanti. 
Questi  fisici  consideravano  il  problema  sotto  un  aspetto  più  generale  che  non 
fosse  stato  trattato  precedentemente,  in  quanto  che  ricercavano  quali  dovessero 
essere  le  forze  elastiche  di  reazione  nell'interno  del  coibente,  nella  ipotesi  di 
una  variazione  diversa  della  costante  dielettrica  per  uno  spostamento  in  dire- 
zione delle  linee  di  forza  o  perpendicolarmente  ad  esse. 

*  In  base  a  questi  risultati  teorici  si  sono  potute  calcolare  le  variazioni 
di  volume  interno  dei  condensatori  aventi  forma  sferica  o  cilindrica,  e  per 
questi  ultimi  si  è  trovato  dover  essere  la  dilatazione  del  recipiente  presso 
a  poco  il  triplo  della  dilatazione  lineare,  fatto  importante  perchè  confermato 
dalle  esperienze  di  Quincke. 

«  Le  formule  ricavate  da  Lorberg  per  le  variazioni  di  volume  e  di  lun- 
ghezza in  un  condensatore  cilindrico  terminato  da  calotte  sferiche,  sono  rispet- 
tivamente : 


a     p2 

L  =     Ed 


1     IL 

dove  a  =  —  -7j,  cioè,  (tenendo  presente  che  D  =  l-{-47r#);   «   denota  il 

tv  ù 

rapporto  fra  l'aumento  della  costante  di  polarizzazione  &  e  la  contrazione 
corrispondente  nella  direzione  della  linea  di  forza;  e  fi  è  il  cofficiente  ana- 
logo per  uno  spostamento  perpendicolare  alla  linea  di  forza.  Quanto  ad  h*  è 
una  costante  per  un  dato  recipiente,  e  dipende  dalla  natura  della  calotta  ter- 
minale :  nel  caso  che  questa  fosse  un  emisfero  dello  stesso  spessore  delle  pa- 
reti del  tubo,  si  avrebbe  h2  =  1 . 

«  Il  Lorberg  ha  cercato  di  applicare  le  formule  ricavate  ai  valori  speri- 
mentali ottenuti  da  Quincke  e  ai  quali  avanti  si  è  accennato;  ma  non  ha 
potuto  procedere  ad  una  verifica  dei  risultati  teorici,  sia  perchè  non  riteneva 
potersi  adottare,  come  il  Quinche  avea  fatto,  per  il  cofficiente  di  Poisson  il 
valore  j ,  sia  perchè  non  trovava,  nei  numeri  ottenuti  da  Quincke,  concordanza 
relativamente  alla  legge  che  stabilisce  la  dipendenza  fra  le  variazioni  di  vo- 
lume e  le  differenze   di  potenziale  delle  due  armature,  sia  ancora  perchè  il 

(!)  Kirchhoff,  Weber  die  Formànderung,  die  ein  fesier  elastischer  Korper  erfàhrt, 
wenn  er  magnetisch  oder  dièlectrisch  polarisirt  wird.  Wiecì.  Ann.,  B.  XXIV.  S.  52; 
XXV.  S.  601. 

(~)  Lorberg,  Ueber  Electrostrietion.  Wied.  Ann..  B.  XXI,  S.  300. 


—  347  — 

valore  di  h2  era  incerto;  si  è  limitato  soltanto  ad  una  verifica  qualitativa, 
deducendo  da  essa  che  i  valori  di  a  e  §  delle  precedenti  formule  non  po- 
teano  essere  uguali  a  zero. 

«  Importava  come  si  vede  di  intraprendere  altre  ricerche  le  quali  potes- 
sero in  modo  più  concreto  mostrare  se  la  nuova  teoria  fosse  d'accordo  coi 
risultati  sperimentali,  e  dare,  approssimatamente  almeno,  i  valori  delle  co- 
stanti a  e  /3  da  questa  teoria  introdotte. 

«  Io  ho  voluto  fare  in  proposito  uno  studio  sperimentale  i  cui  risultati 
espongo  nella  presente  Memoria.  Le  ricerche  furono  eseguite  nel  laboratorio 
di  fisica  della  R.  Università  di  Palermo,  grazie  alla  cortese  ospitalità  accor- 
datami dal  chiarissimo  prof.  D.  Macaluso. 

«  Esse  hanno  avuto  per  iscopo  di  determinare  sperimentalmente  le  varia- 
zioni di  volume  interno  e  di  lunghezza  in  vari  condensatori  cilindrici  termi- 
nati da  calotte  sferiche  per  diverse  cariche  date  ai  condensatori  medesimi. 
In  base  a  questi  valori,  servendomi  delle  formule  (2)  e  (3)  ricavate  da  Lorberg, 
ho  proceduto  alla  determinazione  delle  costanti  a  e  §  nel  modo  che  sarà  in 
seguito  indicato. 

«  Espongo  anzitutto  come  abbia  determinato  i  vari  elementi  di  cui  si 
deve  fare  uso  volendo  applicare  le  formule  sopra  accennate. 

«  Costanti  di  elasticità.  In  altra  Memoria  (l)  ho  pubblicato  i  risultati 
di  uno  studio  ausiliare  da  me  fatte  allo  scopo  di  avere  i  valori  di  tali  costanti 
per  i  recipienti  che  adoperavo  come  condensatori  :  ho  cercato  che  questo  studio 
fosse  condotto  colla  maggior  cura  possibile  per  ovviare  a  quelle  incertezze  che 
in  un  argomento  così  strettamente  legato  colla  teoria  della  elasticità  avreb- 
bero resi  dubbiamente  ammissibili  i  risultati  delle  esperienze.  Ho  determi- 
nato perciò  prima  i  valori  della  costante  di  Poisson  per  i  diversi  recipienti, 
ed  ho  ottenuto  con  grande  approssimazione  per  tutti  il  numero  0,250  ;  ho  rica- 
vato in  base  a  tale  dato  i  coefficienti  di  elasticità  per  i  quali  ho  trovato  valori 
compresi  fra  6300  e  7000  circa.  Non  è  a  meravigliare  dei  valori  non  con- 
cordanti avuti  per  queste  ultime  costanti,  giacché  è  noto  come  il  vetro  su- 
bisca per  i  processi  di  fusione  e  di  raffreddamento  variazioni  notevoli  di  strut- 
tura. Del  resto  i  fisici  che  si  sono  occupati  del  coefficiente  di  elasticità  del 
vetro,  hanno  trovato  valori  disparati  per  recipienti  della  medesima  qualità,  e 
il  Quincke  fra  gli  altri  operando  con  gran  numero  di  recipienti  pervenne  a 
risultati  assai  più  discordanti  dei  miei. 

«  Dimensioni  dei  recipienti.  I  recipienti  da  me  adoperati  erano,  come 
si  è  accennato,  di  forma  cilindrica,  aveano  pareti  sottili  e  gli  assi  rettilinei; 
ad  un  estremo  erano  chiusi  da  una  calotta  sferica,  all'altro  estremo  portavano 
saldato,  mediante  un  tubo  intermedio,  un  cannello  capillare  destinato  alla 
lettura  delle  variazioni  di  volume. 

(')  Cantone,  Nuovo  metodo  per  la  determinatone  delle  dar  costanti  di  elast 
Rend.  Acc.  Lincei.  Voi.  IV,  1°  seni.,  p.  220  e  292. 


—  348  — 

«  Le  determinazioni  del  volume  di  ciascun  recipiente,  del  raggio  interno  R0, 
dello  spessore  ó  delle  pareti,  e  della  sezione  del  tubo  capillare,  vennero  fatte 
come  è  indicato  nella  memoria  citata  relativa  alla  ricerca  delle  due  costanti 
di  elasticità. 

«  Valori  di  h2.  Per  evitare  in  parte  gli  errori  cui  avrebbe  potuto  dar  luogo 
la  determinazione  di  questa  costante  per  ciascun  recipiente,  ho  procurato  di 
dar  forma  di  emisferi  alle  calotte  terminali  dei  vari  condensatori,  con  uno 
spessore  non  molto  differente  da  quello  delle  pareti  laterali.  Verificate  queste 
condizioni  si  potea  porre,  come  avanti  si  è  accennato,  h2  =  1 ,  ed  io  ho  rite- 
nuto per  li2  questo  valore,  perchè  assai  approssimato  nelle  condizioni  in  cui 
operavo.  Del  resto,  sperimentando  con  diversi  condensatori,  le  piccole  incer- 
tezze sui  valori  di  h2  non  potevano  notevolmente  influire  sulle  costanti  «  e  (ì 
che  mi  proponevo  di  determinare,  perchè  le  ricerche  estese  ai  vari  recipienti 
fornivano  un  controllo  circa  l'ammissibilità  del  valore  dato  ad  hr.  Aggiungerò 
sul  riguardo  che  la  misura  diretta  fatta  per  gli  spessori  di  alcuni  pezzi  otte- 
nuti dalla  rottura  delle  calotte  terminali,  diede  in  generale  risultati  soddisfa- 
centi, mostrando  appunto  che  tali  spessori  non  erano  assai  diversi  da  quelli 
delle  pareti  laterali.  Fece  solo  eccezione  uno  dei  recipienti,  il  quale  presen- 
tava una  calotta  notevolmente  slargata;  in  esso  si  trovò  eziandio  un  forte 
assottigliamento  delle  pareti  nella  regione  sferica  terminale  :  siccome  poi  questo 
condensatore  diede  risultati  che  presentavano  anomalìe,  non  si  tenne  conto  di 
esso  nei  calcoli  delle  esperienze. 

«  Costante  dielettrica  del  vetro.  La  ricerca  di  questa  costante  fu  fatta 
dopo  che  vennero  determinate  le  variazioni  di  capacità  e  di  lunghezza  dei 
condensatori.  Ciascuno  di  questi  tubi  di  cui  erano  formati  i  recipienti,  rotte 
le  calotte  terminali,  veniva  argentato  internamente  ed  esternamente;  tolta 
poi  l'argentatura  negli  estremi  mediante  l'immersione  successiva  nell'  acido 
nitrico  diluito,  si  avea,  in  seguito  al  pulimento  ed  alla  verniciatura  della 
della  parte  scoperta,  un  involucro  cilindrico  coibente  circondato  all'interno  ed 
all'esterno  da  due  armature  metalliche  della  stessa  lunghezza. 

«  Si  disponeva  inoltre  di  un  condensatore  ad  aria  costituito  da  due  lastre 
da  specchi,  argentate  per  due  porzioni  rettangolari  uguali,  le  quali  si  sovrap- 
ponevano in  modo  che  le  due  armature  fossero  prospicienti.  Fra  le  due  lastre 
stavano  agli  angoli  quattro  pezzi  di  una  lastra  da  specchio,  aventi  sensibil- 
mente lo  stesso  spessore  e  destinati  a  mantenere  parallele  le  due  faccie  argen- 
tate. Le  lastre  che  servivano  a  portare  le  due  armature  erano  di  uno  spes- 
sore di  3mm  circa,  e  siccome  non  erano  assai  estese  si  sarebbe  potuto  trascurare 
in  certo  modo  l'incurvamento  dovuto  alla  flessione  della  lastra  sovrastante; 
però  volendo  procedere  con  più  rigore,  ho  pensato  di  non  poggiare  la  lastra 
inferiore  direttamente  sul  piano  che  dovea  reggere  il  condensatore,  ma  di  adat- 
tarla su  quattro  pezzi  di  vetro  posti  sul  piano  di  appoggio  al  di  sotto  di 
quelli   su   cui   poggiava  la   lastra   superiore  :  così  l' incurvamento  delle   due 


—  349  — 

armature  si  poteva  ritenere  uguale,  e  lo  spessore  della  lamina  d'aria  lo  stesso 
in  tutti  i  punti.  Due  sottili  strisce  di  stagnuola  fissate  alle  parti  argentate  con 
acqua  gommata  in  due  punti  non  prospicienti,  permettevano  di  caricare  una 
delle  due  armature  e  di  porre  l'altra  in  comunicazione  col  suolo. 

«  Sapendosi  che  la  capacità  di  un  condensatore  piano  ad  aria  è  data  dalla 
formula  : 

S 


C 


4tvcI 


dove  S  denota  l'area  di  ciascuna  armatura  e  d  lo  spessore  della  lamina  d'aria; 
e  che  quella  di  un  condensatore   cilindrico   si  ottiene  mediante  la  formula  : 

4,605  lg  fi 

dove  D  è  la  costante  dielettrica  della  sostanza  costituente  le  pareti,  l  la  lun- 
ghezza delle  due  armature  ed  RiR„  i  raggi  del  tubo;  si  vede  che  per  la 
determinazione  di  D  basta  fare  il  confronto  delle  capacità  di  due  condensa- 
tori cosiffatti. 

«  Per  procedere  a  tale  confronto  ho  operato  nel  seguente  modo.  Un  poz- 
zetto di  mercurio  a  (bene  isolato)  poteva  mettersi  in  comunicazione  mediante 

il  commutatore  m  con  uno  dei  poz- 
zetti b  //,  contenenti  anch'  essi  mer- 
curio e  dei  quali  il  primo  era  sorretto 
direttamente  da  un  filo  metallico  sal- 
dato ad  uno  dei  poli  di  una  piccola 
batteria  voltaica  zinco-acqua-rame  B , 
l'altro  da  un  filo  metallico  fissato  al 
morsetto  corrispondente  ad  una  coppia 
di  quadranti  in  un  elettrometro  Ma- 
scari E:  d'ordinario  per  l'azione  di 
un  piccolo  contrappeso  dalla  parte  di  V 
applicato  al  commutatore,  si  avea  la 
comunicazione  fra  questo  pozzetto  ed  a. 
L'elettrometro  avea,  come  si  è  detto, 
una  coppia  di  quadranti  in  comunica- 
zione con  b3  l'altra  col  suolo  e  l'ago  caricato  mediante  una  batteria  voltaica 
di  100  elementi.  Al  pozzetto  a  facea  capo  un  filo  che  serviva  alla  carica  di  uno 
dei  condensatori,  poniamo  per  esempio  quello  ad  aria;  mentre  il  filo  desti- 
nato alla  carica  dell'altro  si  ponea  in  comunicazione  con  b\  Dando  un  piccolo 
colpo  al  commutatore  dalla  parte  di  b,  si  potea  stabilire  per  circa  1"  la 
comunicazione  fra  il  condensatore  ad  aria  e  la  piccola  batteria  B  ;  così  l'ar- 
matura non  derivata  del  condensatore  veniva  al  potenziale  P  fornito  dalla 
pila  :  stabilendosi  successivamente  la  comunicazione  fra  b'  ed  «,  la  elettricità 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  45 


Fijr.  la 


—  350  — 

che  era  servita  alla  carica  del  primo  condensatore  si  distribuiva  fra  i  due  e 
l'elettrometro  con  un  potenziale  comune  P'.  Si  ripetea  indi  lo  stesso  processo, 
tenendo  però  il  condensatore  ad  aria  in  comunicazione  col  pozzetto  b'  e  quello 
cilindrico  con  a. 

«  Chiamando  a  ed  d  gli  angoli  di  deviazione  dell'ago  nell'elettrometro, 
avuti  nei  due  casi,  si  hanno,  come  si  sa,  le  seguenti  relazioni: 

CP 


K 
K 


C  +  C'  +  C" 

CP 


CH-C'  +  C" 

nelle  quali  indico  con  K  la  costante  dell'elettrometro,  con  C  C  rispettiva- 
mente le  capacità  del  condensatore  ad  aria  e  di  quello  cilindrico,  e  con  C" 
la  capacità  dell'elettrometro.  A  tutto  rigore  quest'ultima  sarebbe  dipendente 
dall'angolo  di  deviazione  ;  però  gli  errori  provenienti  dalla  variazione  di  tale 
angolo  non  sono  considerevoli,  e  poiché  d'altra  parte  si  aveano  angoli  di  devia- 
zione assai  piccoli,  si  potea  supporre  nel  nostro  caso  C"  costante. 

«  Mi  sono  assicurato  precedentemente  che  queste  formule  erano  appli- 
cabili, misurando  gli  angoli  di  deviazione  dell'ago,  dopo  aver  messo  in  comu- 
nicazione diretta  b  e  b\  per  cariche  relative  ad  1,  2,  3,  4  elementi  della 
piccola  batteria  ad  acqua;  ho  trovato  che  gli  angoli  erano  proporzionali  al 
numero  degli  elementi  adoperati,  e  siccome  le  deviazioni  ottenute  per  cia- 
scuno di  essi  isolatamente  erano  sensibilmente  uguali,  ho  potuto  dedurre  che 
le  deviazioni  dell'ago  erano  proporzionali  ai  potenziali  cui  si  portava  la  coppia 
di  quadranti  in  comunicazione  con  b' . 

«  Dalle  due  precedenti  relazioni  si  ricava: 

a_    _C_ 
a'  —  C 
e  quindi: 

et 

«  La  lunghezza  e  la  larghezza  delle  armature  del  condensatore  essendo 

di  340mm  e  250mm  rispettivamente,  e  lo  spessore  della  lamina  d'aria  di  0mm,874, 

si  trovò: 

C  =  7853mm. 

«  Mediante  questo  valore  e  quelli  di  et  et  forniti  dalle  esperienze,  per 
ciascun  condensatore  cilindrico,  si  calcolarono  i  valori  di  C,  e  quindi  ser- 
vendosi della  formula  (4)  si  ebbero  le  costanti  dielettriche  del  vetro  per  i 
vari  recipienti. 

«  I  tubi  cilindrici  adoperati  come  condensatori  furono  in  numero  di  quattro 
ed  io  li  segno  coi  numeri  d'ordine  I,  II,  III,  IV  relativi  ai  recipienti  cui 
tali  tubi  appartenevano,  osservando  che  conservo  le  stesse  notazioni  adoperate 
nella  relazione  sulle  esperienze  di  elasticità. 


—  351  — 

Riporto  nella  seguente  tabella  i  risultati  ottenuti  per  la  determinazione 
delle  costanti  dielettriche. 


Numero 

del 
recipiente 

Raggio 
iìit. 

Raggio 
est. 

Lunghezza 

delle 
armature 

« 

a' 

C 

D 

I 
II 
III 
IV 

11 
4,205 

4,327 

7,593 

4,799 

mm 

4,599 
4,721 
8,210 
5,271 

mra 

430 
305 
411 
441 

0        /         // 

0.36.29 
0.41.56 
0.32.54 
0.36.44 

Olii 

1.  8.  4 
0.50.29 
1.  2.22 
1.  2.28 

mm 

14652 
9454 

14887 
1335  1 

6,10 
5,39 
5,60 
5,68 

«  I  valori  ottenuti  per  D  non  sono  ugnali  fra  loro,  ma  questo  fatto  non 
si  potrà  attribuire  ad  imperfezione  del  metodo  adoperato,  perchè  anche  il 
Quincke  per  i  vari  condensatori  di  cui  fece  uso  trovò  con  metodo  diverso  per 
il  potere  induttore  specifico  del  vetro  valori  assai  disparati  ;  converrà  ritenere 
piuttosto  che  le  variazioni  di  struttura  del  vetro  per  i  processi  di  fusione  e 
di  raffreddamento  portino  la  loro  influenza  sulla  costante  dielettrica. 

«  Misura  dei  potenziali.  Non  avendo  a  mia  disposizione  alcun  apparec- 
chio che  mi  permettesse  direttamente  la  misura  del  potenziale  cui  si  portava 
l'armatura  interna  di  ciascun  condensatore  colla  macchina  elettrica,  ho  do- 
vuto procedere  a  questa  determinazione  per  via  indiretta,  servendomi  di  un 
micrometro  a  scintille  e  basandomi  sulle  esperienze  di  Baille  (J).  Questi,  in 
uno  studio  accurato  sulla  distanza  esplosiva  delle  scintille,  era  pervenuto  al 
risultato  che,  per  distanze  comprese  fra  certi  limiti,  la  lunghezza  della  scin- 
tilla fra  due  sfere,  pur  dipendendo  dalle  dimensioni  loro,  era  sensibilmente 
proporzionale  alla  differenza  di  potenziale  delle  due  sfere.  Dai  risultati  cui 
è  venuto  il  Baille  si  può  dedurre  l'influenza  delle  dimensioni  delle  sfere,  e 
inoltre,  poiché  i  potenziali  furono  in  quelle  esperienze  misurati  in  valori  asso- 
luti, si  ha  il  mezzo,  fondandosi  su  quelle  ricerche,  di  ottenere  i  potenziali 
in  valori  assoluti  mediante  la  misura  delle  distanze  esplosive  fra  due  sfere 
metalliche  di  diametri  noti. 

«  Il  micrometro  a  scintille  di  cui  mi  serviva,  portava  due  sfere  di  ottone 
del  diametro  di  due  centimetri  ;  in  esso,  mediante  una  scala  graduata  in  mil- 
limetri e  un  nonio,  si  potea  misurare  la  distanza  delle  due  sfere  con  suffi- 
ciente approssimazione,  purché  si  avesse  cura  di  girare  la  vite  micrometrica 
sempre  in  un  senso,  per  evitare  gli  errori  provenienti  dal  passo  perduto. 

«  Variazioni  di  lunghezza  e  di  volume  dei  condensatori.  Ho  voluto 
determinare  le  variazioni  di  lunghezza  dei  condensatori  cilindrici  servendomi 
del  metodo  di  Fizeau,  che  ho  trovato  di  attuazione  non  molto  difficile  e  che 


(!)  Baille,  Ann.  de  Chim.  et  de  Phys.  25,  P.  Am.  1882. 


—  352  — 
ho  ritenuto  preferibile   a  molti   altri  per  il  modo  con  cui  in  valori  assoluti 
si  poteano  avere  quelle  variazioni. 

«  La  disposizione  cui  si  avea  ricorso  era  quasi  identica  a  quella  ado- 
perata per  constatare  gli  allungamenti  dei  recipienti  cilindrici  sottoposti  a 
pressione  interna  nelle  esperienze  per  la  ricerca  delle  due  costanti  di  elasti- 
cità, e  permetteva  nel  tempo  stesso  di  determinare  le  variazioni  di  volume 
interno  dei  serbatoi;  io  rimando  pertanto  il  lettore  per  maggiori  dettagli  a 
quella  pubblicazione,  limitandomi  solo  qui  ad  accennare  all'assieme  dell'ap- 
parecchio e  a  quelle  modificazioni  che  per  il  nuovo  genere  di  ricerche  ho 
dovuto  introdurre. 

«  Ad  una  mensola  M  (fig.  2a)  attaccata  al  muro  veniva  fissato  il  con- 
densatore A  per  una  porzione  del  tubo  intermedio  I ,  che  univa  il  recipiente 
stesso  al  cannello  capillare  T  su  cui  si  valutavano  le 
variazioni  di  volume.  Al  tubo  intermedio  I  era  inoltre 
fissato  un  tubo  B  che  circondava  il  recipiente  A  per 
tutta  la  lunghezza  e  portava  inferiormente  una  lastrina  l. 
Fra  questa  e  un'altra  /'  attaccata  all'estremo  del  reci- 
piente A  si  producevano  le  frangio  d'interferenza  per 
la  doppia  riflessione  di  un  fascio  parallelo  di  luce  mo- 
nocromatica. I  recipienti  erano  pieni  di  acqua  comune, 
la  quale  costituiva  l'armatura  interna  del  condensatore: 
un  filo  di  platino  saldato  alla  parte  superiore  del  tubo  I 
era  messo  in  comunicazione  con  una  macchina  elettrica 
a  strofinìo,  e  serviva  a  trasmettere  la  carica  fornita 
dalla  macchina  al  liquido.  Il  recipiente  era  argentato 
esternamente  sino  alla  base  del  tubo  I,  dove  mediante 
alcuni  strati  di  stagnuola  si  adattava  il  filo  di  rame 
che  metteva  questa  seconda  armatura  in  comunicazione 
col  suolo.  Ad  evitare  una  possibile  dispersione  della 
elettricità  alla  superficie  del  vetro  lungo  il  tubo  I,  si 
ebbe  cura  di  rivestire  questa  superficie  con  vernice  di 
gomma  lacca.  Il  filo  che  metteva  in  comunicazione  la 
macchina  col  condensatore  portava  una  diramazione  che 
facea  capo  ad  una  delle  palline  dello  spinterometro, 
di  cui  l'altra  era  in  comunicazione  colla  terra. 

«  Lo  stesso  tubo  capillare,  di  cui  si  determinò  colla 
massima  cura  la  sezione  dopo  essermi  accertato  che 
fosse  sensibilmente  calibro,  fu  saldato  successivamente 
ai  vari  recipienti-condensatori  :  con  questo  ebbi  il  van- 
taggio di  evitare  gli  errori  relativi  che  si  sarebbero 
avuti  da  un  tubo  all'altro  adoperando  cannelli  capillari  differenti.  Gli  sposta- 
menti dell'  estremo    della  colonna    liquida   alla    carica   del    condensatore  si 


—  353  — 

valutavano  mediante  un  cannocchiale  munito  di  micrometro,  di  cui  poteva 
avere  con  sufficiente  esattezza  l'ingrandimento. 

«  Per  ogni  recipiente  che  si  adattava  alla  mensola  M  si  constatò,  prima 
di  cominciare  le  esperienze  relative  alle  deformazioni,  se  gli  spostamenti  delle 
frangie  rispetto  a  vari  punti,  di  riferimento  segnati  nella  lastrina  l' ,  fossero 
uguali  per  tutti  i  punti,  per  accertarsi  se  le  due  lastre  si  spostassero  paral- 
lelamente l'una  all'altra,  e  nei  casi  in  cui  non  si  trovò  verificata  questa  con- 
dizione si  modificò  la  sospensione  sino  a  riuscirvi.  Si  ritenne  pertanto  suffi- 
ciente di  misurare  gli  spostamenti  delle  frangie  rispetto  ad  un  punto  segnato 
nel  centro  della  lastrina  /'.  Ad  assicurarsi  poi  che  lo  spostamento  delle  frangie 
non  dipendesse  in  parte  dal  modo  con  cui  si  operava  la  sospensione,  si  fece 
dopo  una  prima  una  seconda  serie  di  esperienze  coi  vari  condensatori:  i  ri- 
sultati che  si  ebbero  da  questa  seconda  serie  furono  quasi  coincidenti  con 
quelli  della  prima. 

«  Le  esperienze  furono  fatte  sotto  l'anfiteatro  della  scuola  di  fisica,  dove 
la  temperatura  variava  pochissimo  durante  la  giornata.  Del  resto  si  erano 
adoperate  tali  cautele,  come  ho  accennato  nel  citato  lavoro,  per  non  avere 
azioni  disturbatrici  dalle  variazioni  di  temperatura,  che  si  potea  esser  sicuri 
della  influenza  trascurabile  di  tale  causa  di  errore. 

«  Per  quanto  riguarda  il  modo  con  cui  furono  fatte  le  osservazioni,  dirò 
che  in  taluni  casi  vennero  misurate  contemporaneamente  le  variazioni  di  vo- 
lume nel  tubo  capillare  e  gli  spostamenti  delle  frangie  da  due  osservatori  ; 
ma  avendo  visto  i  valori  costanti  che  si  aveano  per  una  data  lunghezza  di 
scintilla  da  una  parte  e  dall'altea,  e  riuscendomi  inoltre  difficile  di  disporre 
sempre  di  un  aiuto  nelle  mie  ricerche,  ho  fatto  da  solo  alternativamente  le 
misure  per  le  variazioni  di  volume  e  di  lunghezza,  ripetendo  le  une  e  le  altre 
più  volte  per  assicurarmi  dell'entità  pei  risultati  ottenuti  ». 

Fisica.  —  Sulle  modificazioni  prodotte  dal  magnetismo  nel 
bismuto.  Nota  del  dott.  Giovan  Pietro  Grimaldi,  presentata  dal  Socio 
Blaserna. 

«  Il  sig.  Herbert  Tomlinson  ha  presentato  alla  Società  fisica  di  Londra, 
nella  seduta  del  28  gennaio  1888  un'interessante  Nota,  riassunta  nel  fascicolo 
del  3  febb.  88  della  Electrical  Keview. 

«  In  essa,  dopo  aver  accennato  all'influenza  del  magnetismo  sulla  resi- 
stenza elettrica  di  alcuni  metalli,  specialmente  del  bismuto,  egli  dice  che  riscal- 
dando un'asta  di  bismuto  sotto  l'azione  di  una  forza  magnetizzante,  si  ha  una 
forza  elettro-motrice,  che  va  dal  metallo  non  magnetizzato  al  magnetizzato 
attraverso  la  giuntura  calda. 

»  Questo  fatto  era  stato  da  me  annunziato  fin  da  più  di  un  anno  fa  in 


—  354  — 
una  Nota  presentata  alla  R.  Accademia  dei  Lincei  (!)  nella  seduta  del  7  feb- 
braio 1887  (pubblicata  nel  fascicolo  del  dicembre  1887  dal  Philosophical 
Magaziue)  e  studiato  accuratamente  in  una  Memoria  presentata  ai  primi  di 
giugno  1887  alla  Società  di  scienze  naturali  ed  economiche  di  Palermo.  In 
questa  Memoria  dicevo  appunto  che  in  un'asta  di  bismuto  in  parte  magne- 
tizzata, la  corrente  va  attraverso  la  saldatura  calda  «  dal  bismuto  non  ma- 
gnetico al  magnetico  se  commerciale,  e  dal  magnetico  al  non   magnetico  se 

puro  »  (2). 

«  Nella  Nota  sopra  accennata  il  Tomlinson  dice  inoltre  che  le  variazioni 
di  dimensione  subite  dal  bismuto  per  effetto  del  magnetismo,  sono  troppo  pic- 
cole per  ispiegare  la  variazione  di  resistenza  elettrica. 

«  Anch'io  ho  studiato  le  deformazioni  del  bismuto  nel  campo  magnetico, 
per  vedere  se  possano  rendere  conto  delle  variazioni  di  potere  termoelettrico, 
come  pare  avvenga,  secondo  il  Thomson,  per  il  ferro. 

«  Però  io  non  ho  potuto  constatare,  con  un  apparecchio  molto  sensibile, 
alcuna  variazione  di  lunghezza  con  aste  di  bismuto  lunghe  da  30cm  a  40cm, 
fatte  con  lo  stesso  metallo  adoperato  per  lo  studio  termo-elettrico  e  sottoposte 
all'azione  di  un  campo  magnetico  uniforme,  che  produceva  nel  ferro  un  note- 
vole allungamento.  Se  si  considera  che  nel  bismuto  la  variazione  di  potere 
termoelettrico  è  moltissimo  più  grande  che  nel  ferro,  mentre  nessuna  varia- 
zione di  lunghezza  ho  potuto  scorgere,  si  dovrà  nettamente  escludere  la  spie- 
gazione sopra  accennata. 

«  Un  simile  studio  era  stato  fatto  dal  Tyndall  ;  ma  le  proprietà  fisiche 
del  bismuto  variano  così  grandemente  da  campione  a  campione,  come  hanno 
dimostrato  tanti  sperimentatori  e  recentemente  von  Aubel,  che  io  ho  creduto, 
per  poterne  trarre  conseguenze  attendibili,  rifare  le  stesse  ricerche  sopra  il 
metallo  adoperato  per  le  esperienze  termoelettriche.  Ne  riferirò  in  seguito 
i  particolari  » . 


(i)  In  una  recente  Memoria  (Wied.  Ann.  1888,  n.  3)  i  sigg.  Ettingshausen  e  Nemst 
dicono  che  il  fenomeno  in  parola  da  me  trovato,  non  è  altro  che  l'azione  termo-magnetica 
longitudinale  da  essi  osservata  solamente  nelle  lamine  di  bismuto  collocate  in  un  campo 
magnetico,  col  piano  perpendicolare  alle  linee  di  forza.  Viceversa  io  ho  dimostrato  (Nuovo 
Cimento  voi.  XXII  pag.  5)  che  la  detta  azione,  della  quale  gli  autori  non  diedero  alcuna 
spiegazione  (anzi  esclusero  che  fosse  di  natura  termoelettrica)  è  un  effetto  complesso  dovuto 
alla  variazione  di  conducibilità  calorifica  e  di  potere  termoelettrico,  che  avviene  nel  bismuto 
sottoposto  all'azione  del  magnetismo,  ed  è  impossibile,  per  il  modo  come  le  esperienze  erano 
condotte,  distinguere  quanto  appartiene  all'una  e  quanto  all'altra  causa.  La  dissertazione 
inaugurale  del  Nemst,  nella  quale  egli  studia  anche  l'effetto  termomagnetico  longitudinale 
è  posteriore  ad  entrambe  le  mie  pubblicazioni. 

(2)  È  probabile  che  il  Tomlinson  abbia  sperimentato  sopra  metallo  non  chimica- 
mente puro. 


—  355  — 

Mineralogia.  —  Sopra  gli  sferoidi  di  Ghistorr ai  presso  Fornii 
in  Sardegna.  Nota  IV.  di  Domenico  Lovisato,  presentata  dal  Socio 
Struever. 

«  Altra  visita  a  Ghistorrai  presso  Fornii  ed  un  esame  più  minuto,  tanto 
macroscopico  che  microscopico,  sopra  i  curiosi  sferoidi,  racchiusi  nella  granu- 
lite  di  quella  interessante  località,  non  andarono  esenti  da  nuovi  risultati,  che 
mi  piace  affidare  a  questa  Nota ,  ora  specialmente  che  ho  potuto  esaminare 
qualche  campione  del  granito  variolitico  di  Craftsbury  nello  stato  di  Vermont, 
col  quale  voleva  vedere  una  certa  rassomiglianza  (1). 

«  Le  osservazioni  da  me  già  fatte  (2),  che  gli  sferoidi  con  un  aggregato 
centrale  micaceo  erano  i  più  regolari,  ma  che  queste  concentrazioni  di  mica  erano 
anche  affatto  eccezionali,  hanno  avuto  anche  questa  volta  la  più  ampia  con^ 
ferma:  infatti  sopra  69  inclusi  sezionati,  che  quindi  fanno  vedere  il  nucleo 
interno,  solo  due  mi  si  manifestarono  di  questa  specie,  e  quindi  in  generale 
noi  possiamo  dire  che  la  parte  centrale  degli  sferoidi  presentasi  per  lo  più 
quasi  identica  alla  massa  inglobante,  non  solo  per  la  struttura,  ma  anche  per 
la  sua  composizione  chimica. 

«  Ho  potuto  constatare  ancora  che  tanto  nella  parte  interna,  quanto  spe- 
cialmente nella  pasta  granulitica  inglobante  quegli  arnioni,  l'epidoto  è  più 
abbondante  di  quello  che  credea  per  l'esame  nuora  praticato;  come  osserva- 
zioni più  attente  m'  hanno  permesso  di  verificare  assai  più  frequente  la  mica 
biotite  cloritizzata  e  la  muscovite,  mancante  assolutamente  nelle  buccie,  in 
discreta  quantità  nella  parte  interna  degli  arnioni  ed  abbondante  nella  roccia 
che  li  involge,  contrariamente  quindi  a  quello  che  dissi  (3),  essere  questa 
mica  eccezionale  allatto  nella  granulite  di  Ghistorrai. 

«  Stavolta  poi  ho  potuto  trovare  ed  estrarre  degli  arnioni  piccolissimi: 
uno  di  questi,  che  sarebbe  il  più  piccolo,  involto  da  buccia  micacea,  che  com- 
pare come  un  involucro  semplice,  della  lunghezza  di  37  mm.,  ha  nella  sua 
parte  mediana  il  diametro  maggiore  di  20  mm.  ed  il  minore  di  12,  appa- 
rendo quasi  della  forma  di  un  cristallo  di  feldespato  un  po'  schiacciato  ;  la 
compage  interna  d'altro  piccolo,  col  diametro  maggiore  di  32  mm.  e  col  mi- 
nore di  15  nella  sua  sezione  mediana,  mostra  pochissima  mica,  mentre  il 
quarzo  compenetra  abbondantemente  il  feldespato,  così  da  dare  all'interno  di 
questo  piccolo  sferoide  macroscopicamente  l'apparenza  di  struttura  micropeg- 
matitica  ;  un  terzo,  un  po'  più  grande,  ha  lo  stesso  aspetto  interno,  sebbene  più 


(*)  Lovisato,  Sopra  il  granito  a  sferoidi  di  Ghistorrai  presso  Fonni  in  Sardegna. 
Nota  II.  Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  Voi.  I,  1881-85,  pag.  820. 

(2)  Lavoro  citato,  p.  82-1;  e  Nota  III,  Rendiconti  ecc.  Voi.  II,  1°  Seni.,  1886,  pag.  509. 

(3)  Lavoro  citato,  Nota  II,  pag.  823. 


—  856  — 

rossigno,  ed  è  così  schiacciato  su  due  lati  da  far  pensare,  meglio  ancora  del 
primo,  che  un  cristallo  di  feldespato,  di  cui  sarebbero  marcate  le  faccie  P, 
abbia  servito  da  centro  di  attrazione;  un  quarto  del  diametro  maggiore  di 
43,  5  mm.,  col  minore  di  24,  presenta  il  nucleo  centrale  limitatissimo,  di  meno 
che  240  millimetri  quadrati,  composto  di  quarzo,  delle  due  miche  e  dei  due 
feldespati  uniformemente  distribuiti,  ma  non  però  come  la  pasta  normale  della 
roccia  involgente  ;  anche  la  parte  periferica  non  è  così  bene  formata  come  nei 
grossi  sferoidi,  cioè  solo  da  buccie  di  mica  biotite,  regolarmente  disposta  in 
mezzo  a  feldespato,  ma  lascia  vedere  dopo  una  specie  d'involucro  micaceo  una 
zona  centrale  formata  da  feldespato  tutto  disseminato  di  grossi  grani  di  quarzo 
e  qualche  poco  di  mica  :  succedono  quindi  le  buccie  terminali  di  mica  abba- 
stanza regolarmente  disposte. 

«  Ho  trovato  alcuni  di  questi  sferoidi  rotti,  slogati,  spostati,  come  fossero 
derivati  da  piccole  faglie  avvenute  nella  massa  granulitica,  che  li  contiene, 
e  quindi  risaldati  col  mezzo  di  quarzo,  che  sarebbe  perciò  di  formazione 
secondaria. 

«  Ho  potuto  col  mezzo  di  mine  addentrarmi  nella  roccia  fresca  ed  estrarre 
campioni,  i  quali  fanno  vedere,  come  veramente  cristalli  di  feldespato  o  più 
specialmente  masse  feldespatiche  o  masse  feldespatiche  mescolate  con  quarzo, 
sieno  stati  i  centri  di  attrazione  per  la  genesi  dei  curiosi  arnioni  :  alcuni  di 
questi  campioni  contengono  presso  ad  uno  sferoide  completo  od  accanto  alla 
cavità  lasciata  da  un  altro  di  essi  degli  inclusi,  che  stanno  per  completarsi, 
inclusi  limitati  da  una  prima  buccia  di  mica,  od  anche  talvolta  appena  accen- 
nati. A  questa  granulite  a  grossi  elementi,  levigata  e  lucidata,  tali  inclusi 
coi  grossi  cristalli  di  feldespato  o  formati  da  un  aggregato  centrale  feldespa- 
tico  con  particelle  di  quarzo,  che  lo  compenetrano,  ed  inviluppati  per  la  più 
parte  dalla  mica  biotite,  danno  un  bellissimo  aspetto,  quasi  porfiroide,  spic- 
cando nettamente  dalla  massa  cristallina  generale,  e  specialmente  dai  con- 
torni di  mica  nera  il  feldespato  bianco  o  lievemente  roseo,  presentandosi  sopra 
una  superficie  di  un  decimetro  quadrato  ben  11  di  quelli  arnioncini. 

«  Al  microscopio  però  questi  cristalli  di  feldespato  si  presentano  estre- 
mamente impuri,  specialmente  per  pagliette  di  mica  bianca  che  appariscono 
in  essi  in  abbondanza. 

«  L'illustre  Fouqué,  secondando  i  miei  desideri,  ha  pubblicato  una  im- 
portante Nota  su  questa  granulite  (1).  Questo  lavoro  fu  fatto  dal  Fouqué  al 
solo  scopo  di  dare  la  sua  opinione  sulla  curiosa  roccia,  non  certamente  nel- 
l'intenzione di  farne  una  descrizione  completa  ;  e  ciò  serve  a  spiegare,  perchè 
l'esimio  scienziato  nella  sua  Nota  non  abbia  parlato  dell'apatite,  dello  sfeno, 
del  zircone,  minerali  quasi  costanti  in  tal  genere  di  roccie.  né  degli  altri  mi- 
nerali accessori,  che  compariscono  nella  forma  litologica  di  Ghistorrai. 

(!)  M.  Fouqué,  Sur  les  nodules  de  la  granulite  de  Ghistorrai  près  Fonni  (Sardai- 
gne).  Bulletiu  de  la  Société  francaise  de  Mineralogie.  Janvier  1887. 


—  357  — 

«  Biguardo  ai  feldespati  il  distinto  professore  del  Collegio  di  Francia  nella 
sua  interessante  Nota  (])  ci  dice  che  ha  trovato  che  l'ortosio  e  l'oligoclasio, 
d'un  bianco  lattiginoso,  sono  egualmente  sviluppati  ed  al  microscopio  si  pre- 
sentano molto  alterati,  ciò  che  mostra  anche  l'antichità  della  roccia,  ed  en- 
trano nella  massa  e  nel  nucleo,  mentre  è  l'albite  o  un  microclino  molto  sodi- 
fero,  che  forma  le  buccie  assieme  alla  biotite.  Questo  medesimo  feldespato 
fu  trovato  dal  Fouqué  in  uno  degli  arnioni  con  concentrazione  di  mica,  e  per 
l'importanza  dell'osservazione  riporto  le  sue  parole  :  «  . . . .  On  y  trouve,  en 
effet,  de  grands  cristaux  d'orthose  et  d'oligoclase  altérés,  de  la  biotite  trans- 
formée  en  chlorite  et  épidote,  du  mica  blanc  comme  dans  les  noyaux  et  d'autre 
part,  on  y  voit  un  feldspath  triclinique  limpide  à  petits  angles  d'extinction, 
comme  l'albite  que  nous  avons  signalée  dans  la  couronne  et  de  la  biotite 
intacte  irrégulièrement  distribuée.  Le  tout  est  cimenté  par  du  quartz  moulant 
tous  les  autres  éléments  et  foraiant  entre  eux  des  plages  irrégulières  » . 

«  È  a  questo  illustre  uomo  più  che  ad  altri  che  devo  andar  riconoscente 
per  lo  studio  al  microscopio  delle  sezioni  sottili  della  curiosa  roccia.  Le  se- 
zioni portate  con  me  in  Francia  erano  soverchiamente  grosse  e  non  poteano 
quindi  mostrarmi  specialmente  certi  minerali  accessori,  che  si  vedevano  net- 
tamente nelle  preparazioni  microscopiche  fatte  allestire  dal  sig.  Werlein,  e  che 
non  ammettono  confronto.  Così  ho  potuto  vedere  posteriormente  anche  nelle  mie 
preparazioni,  ridotte  più  sottili,  che  l'apatite  era  abbastanza  abbondante  ed 
in  discreta  quantità  lo  sfeno.  Non  posso  far  a  meno  poi  di  manifestare  la  mia 
più  viva  riconoscenza  all'esimio  naturalista  del  Collegio  di  Francia  pel  dono, 
che  mi  volle  fare,  di  una  magnifica  preparazione  microscopica,  fatta  pure  dal 
sig.  Werlein  e  che  è  quanto  di  più  perfetto  si  possa  immaginare.  Questa  se- 
zione sottile,  ottenuta  dal  taglio  di  grosso  sferoide,  cui  stava  attaccata  una 
bella  massa  di  granulite,  misura  97  mm.  di  lunghezza  sopra  61  di  larghezza, 
quindi  una  superficie  generale  alquanto  più  grande  di  quella  che  presenta  l'in- 
gegnosa preparazione  del  sig.  prof.  Knop,  fatta  semplicemente  dallo  sferoide, 
e  regalatami  dall'illustre  prof,  vom  Rath  dell'Università  di  Bonn  (2),  essendo 
il  diametro  maggiore  di  essa  di  90  mm.,  ed  il  minore  di  65  con  circa  1  mm. 
di  spessore. 

«  Anche  lo  zircone  mi  fu  svelato  in  grani  dal  microscopio  e  fra  non  molto 
potremo  salutare  una  dotta  Nota  dell'illustre  dott.  K.  de  Kroustchoff,  lo  stesso 
che  studiò  il  granito  variolitico  di  Craftsbury,  nella  quale  vedremo  come  questo 
distinto  mineralista  abbia  trovato  nella  roccia  di  Ghistorrai  oltreché  lo  zir- 
cone del  tipo  del  granito  ordinario  e  del  gneis,  ancora  un  nuovo  tipo  carat- 
teristico, affatto  speciale  ed  unico  per  la  roccia  di  Ghistorrai  ;  ci  dirà  ancora 
come  questo  ultimo  zircone  comprenda  dei  pori  vetrosi  incontestabili  e  delle 

(')  Lavoro  citato,  pag.  1. 

(2)  Lovisato,  lavoro  citato,  Nota  III,  88b\  pag.  1508. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  I'1 


—  358  — 

inclusioni  fluidali,  e  come  queste  ultime  sieno  comprese  anche  nella  seconda 
specie  di  zircone  e  gli  altri  nella  prima  specie  ;  vedremo  ancora  come  egli 
abbia  trovato  un  minerale  ottaedrico  anisotropo  contenente  delle  inclusioni 
vetrose,  fatto  d'una  importanza  reale  per  lo  studio  della  granulite  di  Ghistorrai, 
nella  quale  lo  stesso  dott.  K.  da  Kroustchoff  avrebbe  ancora  rinvenuto  l'ana- 
tasio  in  cristalli  tabulari  del  tipo  granitico. 

«  Altri  risultati  ancora  spero  farà  conoscere  il  valente  naturalista  di 
Breslavia  sulla  curiosa  granulite  che  egli  imprese  a  studiare  specialmente 
pe'  zirconi,  che  in  tre  anni  di  lavoro  è  riuscito  ad  isolare  in  circa  100  roccie 
cristalline  massicce  e  stratificate,  nonché  in  50  sedimentarie. 

«  Che  Ghistorrai  presso  Fonni  sia  ancora  l' unica  località  in  Sardegna, 
dove  si  presenta  il  singolare  fenomeno  degli  sferoidi,  oggi  più  che  mai  vo 
acquistandone  la  certezza,  dopo  aver  attraversato  in  lungo  ed  in  largo  l'isola 
ed  averla  esaminata  specialmente  nelle  sue  masse  granitoidi.  Kammeuterò  solo 
che  a  cinque  o  sei  metri  di  distanza  dal  punto  della  limitatissima  lente  di 
Ghistorrai  m'avvenne  di  trovare  tre  sferoidi  completamente  formati  ed  alcuni 
altri  appena  tracciati;  ciò  mi  fece  pensare  che  nella  massa  granulitica  di 
Fonni  possa  esistervi  qualche  altra  lente,  racchiudente  i  famosi  inclusi. 

«  Che  poi  la  località  di  Ghistorrai  sia  oggi  ancora  l'unica  sulla  terra  che 
presenti  la  granulite  cogli  inclusi  descritti,  valse  a  convincermi  l'esame  dei 
due  campioni  del  granito  variolitico  di  Craftsbury,  col  quale  aveva  voluto 
intravedere  (')  una  certa  rassomiglianza,  dopo  la  lettura  della  Nota  descrittiva, 
fatta  dallo  stesso  dott.  K.  de  Kroustchoff  (-),  campioni  che  ebbi  per  sua 
gentilezza. 

«  Dopo  l'esame  della  roccia  dello  stato  di  Vermont  devo  dichiarare  che 
essa  nulla  ha  che  fare  con  quella  di  Ghistorrai.  A  Craftsbury  si  tratta  di 
un  granito  ordinario  a  mica  nera,  quindi  oscuro,  mentre  a  Ghistorrai  abbiamo 
nettamente  una  granulite,  che  in  nessun  punto  presentasi  così  oscura:  in  quello 
non  si  distinguono  ad  occhio  nudo  le  due  miche,  che  si  veggono  distinta- 
mente in  questa,  sebbene  in  quello  abbiamo  predominanza  di  mica  bianca: 
in  quello  abbiamo  la  calcite,  che  manca  in  questa  ;  infatti  trattando  tanto  la 
parte  granitica  inglobante,  quanto  e  specialmente  quella  interna  dei  globuli 
coli' acido  cloridrico  in  molti  punti  vedesi  una  viva  effervescenza;  questa  cal- 
cite, che  in  romboedri  netti  osservasi  all'esame  microscopico,  particolarmente 
all'orlo  del  nodulo  centrale,  diminuendo  quanto  più  si  procede  alla  periferia 
dell'arnioncino,  deve  poi  essere  considerata  come  elemento  primitivo,  poiché 
si  trova  in  forma  di  inclusioni  negli  altri  elementi  della  roccia:  in  quello  non 
abbiamo  inclusi  netti  come  a  Ghistorrai,  dove  gli  sferoidi  dalle  belle  forme 
arrotondate  e  definite  sono  nettamente  isolabili ,   e  dopo   una  certa  serie  di 

(')  Lavoro  citato,  Nota  II,  pag.  820. 

(2)  K.  de  Kroustchoff,  Note  sur  le  granite  variolitique  de  Craftsbury  en  Amérique. 
Bulletin  de  la  Société  Minéralogique  de  Franco.  Tome  Vili,  n.  5.  Mai  1885. 


—  359  — 

buccie,  mescolanza  di  mica  nera  con  albite  e  qualche  grano  di  quarzo,  .si 
passa  nettamente  al  nucleo  centrale,  per  lo  più  della  stessa  natura  della 
roccia  inglobante,  mentre  nel  granito  di  Craftsbury  i  globuli  sono  bitorzoluti, 
non  si  possono  isolare  nettamente  e  macroscopicamente  si  passa  in  modo  in- 
sensibile dalla  periferia  dei  globuli  al  nucleo  centrale  ed  ali 'occhio  nudo 
sembra  una  massa  eguale  a  quella  della  periferia;  inoltre  i  globuli  del  gra- 
nito di  Craftsbury  sono  piccoli,  misurando  il  diametro  maggiore  pei  campioni 
da  me  avuti  in  esame  meno  di  30  mm.,  mentre  gli  inclusi  di  Ghistorrai  vanno 
dal  diametro  minore  di  37  mm.,  a  quello  maggiore  di  29  e  30  centimetri, 
colla  corona  micacea  involgente  lo  sferoide,  che  arriva  in  uno  fino  a  2  cen- 
timetri ;  nulla  potrei  dire  del  nucleo  centrale  dei  due  sferoidi,  che  hanno  la 
lunghezza  di  29  e  30  centimetri,  essendo  essi  tuttora  non  sezionati,  ma  dal- 
l'esperienza fatta  che  quanto  sono  codesti  arnioni  più  grossi,  tanto  più  sottile 
hanno  l'assieme  degli  straterelli,  che  costituiscono  la  buccia,  mi  pare  di  poter 
dire  che  non  sarà  inferiore  a  28  e  29  centimetri. 

«  Fra  i  minerali  accessori  nella  nostra  granulite  l'apatite  è  più  abbon- 
dante che  nel  granito  di  Craftsbury,  ma  come  in  questo  essa  è  disseminata 
in  tutti  gli  elementi  ;  in  tutte  due  le  roccie  compariscono  lo  sfeno  e  lo  zircone  ; 
manca  si  può  dire  la  magnetite  nella  roccia  di  Ghistorrai,  mentre  essa  si 
trova  in  certa  quantità  in  quella  di  Craftsbury. 

«  Il  sig.  dott.  K.  de  Eroustchoff  avrebbe  trovato  il  rutilo  come  microlito 
prismatico  nel  quarzo  e  nel  feldispato  del  granito  dello  stato  di  Vermont  e 
Tanatasio,  come  dissi  superiormente ,  nella  granulite  di  Ghistorrai.  Sulla 
gigantolite,  che  io  avrei  trovato  nella  nostra  granulite,  tanto  nella  roccia  in- 
globante, quanto  nel  nucleo  centrale,  darò  un  cenno  descrittivo  in  altra  Nota 
relativa  ad  alcuni  minerali  nuovi  per  la  Sardegna. 

«  Un  grosso  campione  di  granito  variolitico,  come  quello  dello  stato  di 
Vermont,  vidi  a  Parigi  nelle  ricche  collezioni  dell'  Ecole  cles  Mines  al  n.  1574, 
229  colla  scritta  :  Granite  globuleux  (orthose,  quarts  et  mica  noir).  Mas- 
sachusetts (Etats-  Unii).  Avremo  quindi  che  il  granito  variolitico  studiato  dal 
dott.  K.  de  Eroustchoff  per  lo  stato  di  Vermont,  si  troverebbe  anche  nell'altro 
stato,  che  con  quello  confina  a  sud,  e  perciò  questo  granito  avrebbe  un'esten- 
sione maggiore  » . 

Chimica.  —  Sopra  un  acido  solfoisovalerianico.  Nota  di  Gio- 
vanni De  Varda,  presentata  dal  Socio  Cannizzaro  (lK 

«  Per  ottenere  l'acido  solfoisovalerianico  partii  dall'acido  clorosolfonico 
e  dall'acido  isovalerianico,  seguendo  il  processo  d'Hemillian  (2). 

«  Misi  in  una  storta  prima  100  p.  d'acido  isovalerianico  e  poi  100  p. 

(')  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  di  Padova. 
(2)  L.  Ann.  176,  1. 


—    360  — 

d'acido  clorosolfonico,  un  po'  meno  cioè  di  quanto  sarebbe  stato  necessario 
(114.47  p.)  a  far  entrare  in  azione  tutto  il  primo  acido.  La  reazione  s'effet- 
tuò con  forte  sviluppo  di  calore  e  leggiero  abbrunimento  ;  dopo  terminata  la 
reazione  spontanea,  credetti  bene  porre  il  tutto  in  un  bagno  ad  olio,  che  portai 
a  100°,  e  tenni  qualche  tempo  a  questa  temperatura,  ch'elevai  poi  a  poco  a  poco 
fino  a  150°,  temperatura  assai  vicina  al  punto  d'ebollizione  dell'acido  cloro- 
solfonico (153°),  limite  che  non  si  dovea  raggiungere  e  meno  poi  oltrepassare. 
La  sostanza  non  tardò  ad  assumere  un  colore  molto  scuro,  fino  a  che  verso 
la  fine  dell'operazione  non  ebbi  che  una  massa  densa  e  nera  in  causa  d'una 
parziale  carbonizzazione  dell'acido  organico.  Aggiunta  poi  dell'acqua  al  resi- 
duo rimasto  nella  storta,  sottomisi  il  tutto  alla  distillazione  a  bagno  ad  olio, 
replicando  l'addizione  di  nuove  porzioni  d'acqua  fino  a  scomparsa  dell'acido 
cloridrico  ed  isovalerianico  nel  distillato. 

«  Al  liquido  denso  rimastomi  aggiunsi  del  carbonato  di  piombo,  riscaldai 
a  lungo  ed  addizionato  il  tutto  con  acqua  lo  portai  all'ebollizione;  filtrai  a 
caldo  e  replicai  sul  residuo  i  trattamenti  con  acqua,  onde  estrarre  tutto  il 
sale  del  nuovo  acido,  che  è  poco  solubile. 

«  Il  liquido  giallo  chiaro  ottenuto  venne  liberato  dal  piombo  con  idro- 
geno solforato,  ed  il  filtrato  trattato  una  seconda  volta  nel  modo  descritto, 
per  eliminare  la  materia  colorante,  che  precipita  assieme  al  solfuro  di  piombo. 

«  La  soluzione  acida,  debolmente  colorata  in  giallo,  ottenuta  in  questo 
modo,  venne  impiegata  per  ottenere  l'acido  libero  e  per  preparare  i  sali  di 
piombo  e  di  bario. 

Acido  solfoisovcderiauico  (C5  H10  SO.-,). 

«  Svaporando  nel  vuoto  sull'acido  solforico  la  soluzione  acquosa  dell'acido 
libero  ottenuta  dal  sale  piombico,  ebbi  un  liquido  denso,  che  dopo  qualche 
tempo  si  solidifica  formando  una  massa  cristallina  deliquescente. 

«  Svaporando  invece  a  b.  m.  avviene  una  parziale  decomposizione,  per 
cui  il  liquido  diventa  bruno  ed  emette  un  odore  che  ricorda  quello  dell'acido 
isovalerianico. 

«  L'acido  solfoisovalerianico  riscaldato  su  lamina  di  platino  si  scompone 
lasciando  indietro  un  residuo  carbonioso. 

Solfoisovaleri coiaio  di  piombo  (C3  H8  Pb  S05-}-2H2  0). 

«  Svaporando  a  b.  m.  la  soluzione  del  sale  piombico  anzidetta  fino  ad 
una  certa  concentrazione,  si  deposita  una  sostanza  cristallina  senza  colore,  che, 
liberata  dalle  acquemadri,  venne  purificata  per  mezzo  di  ripetute  cristalliz- 
zazioni dall'acqua. 

«  Le  varie  cristallizzazioni  di  detto  sale  si  mostrarono  fra  loro  identiche, 
dando  così  a  credere  trattarsi  d'un  solo  solfoacido  originato  dall'azione  del- 
l'acido solfonico  sull'acido  isovalerianico. 


—    361  — 

«  Il  solfoisovalerianato  di  piombo  si  presenta  in  mimiti  cristalli  tubo- 
lari, di  nessun  odore  e  colore,  di  sapore  dolce,  difficilmente  solubili  nel- 
l'acqua ed  insolubili  nell'alcool,  etere  e  cloroformio  ;  sono  infusibili  e  possono 
venir  riscaldati  fino  a  180°  senza  indizi  di  scomposizione.  La  sua  soluzione 
acquosa  anche  concentrata  non  viene  precipitata  dall'alcool  assoluto,  ed  ha  rea- 
zione acida  non  molto  pronunciata.  La  sua  solubilità  è  di  0.54  di  sale  anidro 
in  100  p.  d'acqua,  come  lo  dimostra  la  seguente  determinazione: 
gr.  24.667  d'una  soluzione  acquosa  satura  a  30°  dettero  per  evaporamento  a 

b.  m.  gr.  0.1334  di  sale  anidro  seccato  a  150°. 

«  Il  sale  piombico  ora'  descritto  cristallizza  con  due  molecole  d'acqua, 
che  perde  già  a  100°  parzialmente  e  a  150°  completamente, 
gr.  1.1236  perdettero  a  150°  gr.  0.098  di  H2  0  e  dettero  indi  gr.  0.801  di 

PbSOt. 

«  In  100  parti: 

Calcolato  per  C.-,  H»  Pb  SO.-,  Trovato 

Pb  — 53.47  53.34 

Calcolato  per  C6  H8  Pb  S05  +  2H,  0  Trovato 

H20  —   8.51  8.72 

Solfoisovaleriaiiafo  di  bario  (C5  H8  Ba  S05  -J-H2  0). 

«  Ottenni  il  sale  baritico  saturando  le  soluzioni  acquose  dell'acido  libero 
con  carbonato  baritico. 

«  Esso  presentasi  in  minuti  cristalli  tabulari,  senza  colore  e  di  nessun 
odore,  di  sapore  amarognolo  astringente,  facilmente  solubili  nell'acqua  ed  in- 
solubili nell'alcool,  etere  e  cloroformio  ;  sono  infusibili  e  possono  venir  riscal- 
dati a  350°  senza  indizi  di  scomposizione.  Contengono  una  molecola  d'acqua 
di  cristallizzazione,  che.  perdono  stando  per  qualche  giorno  esposti  all'aria, 
diventando  opachi.  Hanno  reazione  acida, 
gr.  0.6936  perdettero  a  150°         gr.  0.0347  di  H20; 


gr.  0.905  di  sale  anidro  dettero     gr. 

0.663 

di 

Ba 

so, 

t? 

gr.  0.6038                                        gr. 

0.415 

di 

CO 

2  e 

gr.  0.141  di  H2  0, 

«In  100  parti: 

Calcolato  per  C3  H5  Ba  S03 

Trovato 

C  —18.91 

18.74 

H  —   2.53 

2.60 

Ba  — 43.24 

45.98 

Calcolato  per  C5H8  Ba  S05-hH2  0 

Trovato 

H20—   5.37 

5.00. 

«  La  costituzione  dell'acido  ora  descritto  non  è  determinata  completa- 
mente, non  avendo  io  stabilito  la  posizione  del  solfoossile.  Hemillian  dimostrò, 
che  l'acido  solfo-butirrico  ottenuto  con  lo  stesso  metodo,  che  io  ho  seguito 
per  preparare  l'acido  solfoisovalerianico,  contiene  il  residuo  dell'acido  solforico 


—  362  — 

in  posizione  «,  nel  mio  caso  però  non  è  esclusa  la  possibilità,  che  esso  possa 
trovarsi  invece  in  posizione  /?,  essendo  questa  la  posizione  del  residuo  nitrico 
nell'acido  nitroisovalerianico,  che  si  ottiene  direttamente  dall'acido  isovale- 
rianico  »  (1). 

Chimica.  —  Sui  derivati  acetilici  del  Metilchetolo  e  dello  Sceltolo. 
Nota  di  Gaetano  Magnanini,  presentata  dal  Socio  Cannizzaro  (-). 

«  I  derivati  acetilici  nella  serie  degli  indoli  sono  stati  fino  ad  ora  troppo 
poco  studiati.  Baeyer,  il  quale  ha  scoperto  l' indolo,  descrisse  parecchi  anni 
fa  due  sostanze  da  lui  ottenute  (3)  riscaldando  l' indolo  con  anidride  acetica  alla 
temperatura  di  180°-200°.  La  prima  di  queste  sostanze,  fusibile  a  182°-183°, 
ha  la  composizione  di  un  acetilindolo,  e  si  forma  accanto  ad  un  altro  com- 
posto, più  facilmente  solubile  nel  benzolo,  il  quale  fonde  a  146°  e  rappre- 
senta molto  probabilmente  un  secondo  derivato  acetilico  dell'  indolo.  Più  tardi 
Jackson  (4)  ha  descritto  l'acetilmetilchetolo  il  quale,  analogamente  all' ace- 
tilindolo, si  ottiene  per  azione  della  anidride  acetica  sul  metilchetolo,  so- 
stanza ottenuta  allora  da  Baeyer  e  Jackson  (5)  riducendo  l'c-nitrofenilacetone 
con  polvere  di  zinco  ed  ammoniaca.  Non  avendo  a  quel  tempo  ancora  Cia- 
mician  e  Dennstedt  (6)  fatta  conoscere  la  tendenza  particolare  del  pirrolo  di 
formare  colla  anidride  acetica  un  derivato  chetonico,  si  ammise  che  la  for- 
mazione dei  derivati  acetilici  dell' indolo  e  del  metilchetolo  fosse  paragona- 
bile a  quella  dei  derivati  acetilici  delle  basi  secondarie,  e  che  però  l'acetile 
sostituisse  nelle  sostanze  in  discorso  l' idrogeno  del  residuo  imminico.  Solo 
recentemente  E.  Fischer  (7)  ha  dimostrato  che  l'acetilmetilchetolo  descritto 
da  Jackson  è  un  vero  chetone  e  che  però,  anche  sotto  questo  punto  di  vista, 
l'analogia  fra  pirrolo  ed  indolo  è  completa.  Si  può  dire  pertanto  che,  fino 
ad  ora,  l'acetilmetilchetolo  è  l'unico  derivato  acetilico  nella  serie  degli  indoli 
del  quale  si  conosce  la  costituzione  molecolare  ;  se  l' acetilindolo  di  Baeyer 
sia  un  derivato  chetonico,  come  è  molto  probabile,  per  ora  non  si  può  asse- 
rire ;  molto  meno  si  conosce  la  natura  della  seconda  sostanza  fusibile  a  146° 
che  si  forma  nella  azione  della  anidride  acetica  sull' indolo  e  che  potrebbe 
essere  un  vero  derivato  acetilico,  ma  che  però  potrebbe  egualmente  essere, 
come  forse  è  probabile,  un   secondo  derivato   chetonico   dell'  indolo.  In   ogni 

(!)  Bredt,  Beri.  Ber.  15,  2319. 

(2)  Lavoro  eseguito  nell'istituto  chimico  della  R.  Università  di  Padova. 

(3)  Beri.  Berichte  XII,  1309. 
(4J  Ibd.  XIV,  880. 

(5)  Ibd.  XIII,  .187. 

(6)  Reale  Accademia  dei  Lincei.  Memorie  voi.  XV,  1882-1883. 
{"')  Beri.  Berichte  XIX,  2980. 


—  363  — 

caso  però  l'esistenza  di  veri  derivati  acetilici,  degli  indoli,  nei  quali  l'acetile 
si  trovi  legato  all'azoto  non  è  ancora  dimostrata. 

«  Le  mie  ricerche  sono  dirette  a  riempire  questa  lacuna.  Io  ho  trovato 
che  anche  gli  indoli  possono  dare,  sebbene  con  una  certa  difficoltà,  dei  veri 
derivati  acetilici,  i  quali  a  differenza  dei  loro  isomeri  sono  decomponibili  dalla 
potassa;  preferibilmente  però  si  formano  i  derivati  chetonici  i  quali  si  de- 
compongono solo  coli' acido  cloridrico  concentrato  bollente.  Questa  decomposi- 
zione coll'acido  cloridrico,  non  è  ristretta  ai  derivati  chetonici  degli  indoli; 
anche  l'«-acetilpirrolo,  se  viene  bollito  con  acido  cloridrico  concentrato,  in 
parte  si  resinifica,  ed  i  vapori  che  si  svolgono  colorano  intensamente  in  rosso 
una  scheggia  di  legno  di  abete  bagnata  coll'acido  cloridrico. 

I.  Aceti lmetilchetolo. 

«  Questa  sostanza  si  forma  allorquando  si  fa  bollire  il  metilchetolo  con 
anidride  acetica,  in  presenza  di  acetato  sodico  anidro.  E.  Fischer  nelle  sue 
recenti  ricerche  su  questo  composto  (')  descrive  un  metodo  dettagliato,  nel 
quale  la  separazione  dell' acetilinetilchetolo  che  si  è  formato,  dalla  resina,  ha 
luogo  coli' aiuto  del  cloroformio  nel  quale  l'acetilmetilchetolo  è  relativamente 
meno  solubile.  Il  rendimento  piuttosto  grande  (80  %)  che  si  ottiene  con  questo 
metodo,  dimostra  che  quasi  tutto  il  metilchetolo  viene  trasformato  con  questo 
processo  nel  derivato  acetilico  di  Jackson.  Io  ho  voluto  indagare  da  che  cosa 
sia  costituita  quella  materia  resinosa  nera  che  viene  estratta  col  mezzo  del 
cloroformio. 

«  A  questo  scopo  la  soluzione  cloroformiea  venne  portata  a  secco  e  di- 
stillata nel  vuoto.  La  parte  che  passa  sul  principio  della  distillazione  è  co- 
stituita da  un  liquido  intensamente  colorato  in  rosso  che  non  si  solidifica, 
mentre  la  parte  che  bolle  a  temperatura  più  elevata  si  solidifica  prontamente 
nel  tubo  refrigerante  e  possiede  le  proprietà  dell' acetilmetilchetolo.  La  fra- 
zione liquida  venne  ridistillata  nel  vuoto  trascurando  le  prime  frazioni  colo- 
rate in  rosso.  Si  ottiene  così  un  liquido  colorato  in  giallo,  il  quale  venne 
distillato  per  una  terza  volta  nel  vuoto.  La  maggior  parte  di  questa  sostanza 
passa  a  200°-210°  ad  una  pressione  di  40  m.  m..  ed  è  costituita  da  un  liquido 
leggerissimamente  giallognolo  il  quale  non  si  solidifica  anche  S3  viene  raf- 
freddato a  —  15°  e  che  ha  dato  all'analisi  i  seguenti  risultati: 
gr.  0,3762  di  sostanza  dettero  gr.  1,0596  di  C02  e  gr.  0,2337  di  H20. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  Cn  Hn  NO 

C         76,77  76,30 

H  6,90  6,36 

0)  Liebig's  Annalen  242,  379. 


—  364  — 

«  La  differenza  che  si  osserva  fra  i  valori  trovati  e  quelli  richiesti  dalla 
formula  Cu  Hn  NO  non  deve  fare  meraviglia.  La  piccola  quantità  di  sostanza 
della  quale  disponevo  non  mi  ha  permesso  di  purificarla  ulteriormente.  Si  può 
però  dimostrare  che  senza  dubbio  la  nuova  sostanza  è  un  vero  acetilmetil- 
chetolo  decomponendolo  colla  potassa.  A  questo  scopo  Y n-acetllmetilchetolo  (') 
venne  fatto  bollire  per  circa  20  minuti  con  ima  soluzione  di  potassa  (d  =  1,27) 
in  un  apparecchio  a  ricadere.  Si  aggiunse  acqua  e  si  distillò  in  una  corrente 
di  vapore.  Il  metilchetolo,  il  quale  passò  prontamente  allo  stato  solido,  venne 
riconosciuto  per  mezzo  della  sua  combinazione  picrica.  La  soluzione  alcalina 
venne  acidificata  con  acido  solforico,  distillata,  ed  il  liquido  ottenuto  neutra- 
lizzato con  carbonato  di  soda  e  portato  a  secco  ;  il  residuo  trattato  con  acido 
solforico  ed  alcool  svolge  intensissimo  l'odore  dell'etere  acetico.  La  nuova  so- 
stanza pertanto  viene  decomposta  dalla  potassa  concentrata  e  bollente  in  acido 
acetico  e  metilchetolo;  il  suo  comportamento  è  dunque  eguale  a  quello  dei 
derivati  acetilici  delle  basi  secondarie  e  però  deve  contenere  l'acetile  legato 
all'azoto: 

GH 

/% 

Ce  H4  C  .  CH3 

\  / 

N  .  CO  .  CH3 

«  Il  /?-acetilmetilchetolo  si  forma  anche  per  azione  del  cloruro  di  ace- 
tile  sul  metilchetolo;  io  ho  osservato  a  questo  riguardo,  specialmente  se  si 
adopera  il  cloruro  di  zinco,  la  formazione  di  una  materia  colorante  sparia, 
molto  simile  alla  fucsina,  la  quale  starà  senza  dubbio  in  un  certo  rapporto 
col  dimetilrosindolo  descritto  da  E.  Fischer  e  Ph.  Wagner  (-). 

Ossidazione  del  @-acetilmetìlchetolo  con  camaleonte. 

«  5  gr.  di  /^-acetilmetilchetolo  vennero  sospesi  in  500  e.  e.  di  acqua 
distillata  e  si  aggiunse  a  poco  a  poco  una  soluzione  fatta  a  caldo  di  9  gr. 
di  camaleonte  in  500  e.  e.  di  acqua.  L'ossidazione  avviene  prontamente  sopra- 
tutto se  si  ha  cura  di  riscaldare  e  si  compie  bollendo  ;  si  filtra  la  soluzione 
bollente  dall'ossido  di  manganese  e  la  si  lascia  raffreddare  affinchè  si  separi 
un  poco  di  acetilmetilchetolo  che  è  sfuggito  alla  ossidazione.  La  soluzione 
filtrata  ed  acidificata  viene  estratta  con  etere  ;  l'etere  abbandona  una  sostaza 
acida  la  quale  venne  purificata  sciogliendola  nel  carbonato  di  soda,  filtrando 

(')  Seguirò  nella  nomenclatura  dei  derivati  acetilici  degli  indoli  quella  stessa  che  è 
stata  adottata  pel  pirrolo  dal  prof.  Ciamician  nella  sua  monografia,  il  Pirrolo  ed  i  suoi 
derivati  ;  per  conseguenza  n  indica  i  prodotti  di  sostituzione  dell1  idrogeno  imminico,  «  e  (i 
sono  le  due  posizioni  nelle  quali  si  trova  il  metile,  rispettivamente,  nel  metilchetolo  e  nello 
scatolo. 

(*)  Beri.  Berichte  XX,  ^15. 


—  365  — 

la  soluzione,  acidificando  ed  estraendo  di  nuovo  con  etere.  Cristallizzando 
ripetutamente  il  residuo  della  evaporazione  dell'etere  dall'acido  acetico  diluito. 
si  ottengono  delle  bellissime  laminette  quasi  incolore  di  una  sostanza  acida, 
le  quali  fondono  a  183°-184°.  Precipitando  con  nitrato  di  argento  una  solu- 
zione ammoniacale  neutra  della  sostanza,  si  ottiene  un  sale  argentico  il  quale 
ha  dato  all'analisi  il  seguente  risultato: 
gr.  0,3990  di  sostanza  calcinati,  dettero  gr.  0,1506  di  Ag. 
«  In  100  parti: 

trovato  .  calcolato  per  C9  H8  N03  Ag 

Ag        37,74  37,76 

«  La  composizione  e  le  proprietà  di  questa  sotanza  coincidono  con  quelle 
dell'acido  acetilortoamidobenzoico  ottenuto  da  Bedson  e  King  (')  nella  ossida- 
zione della  acetil-ortotoluidina  e  da  Jackson  (2)  nella  ossidazione  con  cama- 
leonte del  metilchetolo.  Questo  ultimo  modo  di  formazione  dell'acido  acetil- 
ortoamidobenzoico è  importante;  esso  c'insegna  che  nella  ossidazione  con 
camaleonte  dell' acetilmetilchetolo  deve  accadere  prima  l'eliminazione  dell'ace- 
tile  e  poi  l'ossidazione  del  metilchetolo  risultante: 

C  —  CO  CH3  COOH 

/  ^  / 

C6H4  C.CH,     +30  +  H2O  =  C6H4  CO  CH3       -f-  C2  H4  02 

NH  NH 

Fusione  con  potassa  del  p-acetilmelilchetolo. 

«  Vennero  fusi  60  gr.  di  potassa  in  un  crogiuolo  di  argento  ed,  agitando, 
vennero  introdotti  a  poco  a  poco  3  gr.  di  /^-acetilmetilchetolo.  La  maggior 
parte  della  sostanza  viene  trattenuta  e  si  ottiene  così  ima  massa  fusa  scura 
sulla  quale  nuota  un  olio  nero.  Si  eleva  alquanto  la  temperatura  e  si  man- 
tiene il  riscaldamento  agitando  fino  a  che  tutto  l'olio  sia  scomparso.  Si  lascia 
raffreddare,  si  aggiunge  acqua,  si  fa  bollire  e  dopo  raffreddamento  si  filtra; 
si  acidifica  con  acido  solforico  e  si  estrae  ripetutamente  con  etere.  Il  residuo 
dell'estratto  etereo  è  costituito  da  una  massa  nerastra,  la  quale  si  scioglie 
quasi  totalmente  nel  carbonato  di  soda  con  sviluppo  di  acido  carbonico.  La 
soluzione  alcalina  filtrata  venne  acidificata  nuovamente  ed  estratta  con  etere. 
L'etere  abbandona  per  distillazione  una  massa  solida  colorata  in  bruno  che 
venne  cristallizzata  dall'acqua,  bollendo  con  carbona  animale.  Per  raffredda- 
mento si  deposita  una  polvere  cristallina  colorata  in  giallo  bruno,  la  quale 
si  scioglie  quasi  completamente  nel  benzolo  bollente  mentre,  resta  indisciolto 
un  residuo  colorato  in  rosso.  La  soluzione  bcnzolica  venne  scolorata,  agitan- 
dola per  parecchio  tempo   con   carbone   animale,  e   precipitata   con   ligroina. 

(i)  Journal  of  Chcni.  Soc.  1880,  752. 
(2)  Beri.  Berichtc  XIV,  885. 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  17 


—  366  — 
La  sostanza  che  si  ottiene  così  quasi  perfettamente  bianca  è  senza  dubbio 
un  derivato  dell'  indolo,  giacché  riscaldata  in  un  tubicino  chiuso  ad  una  estre- 
mità, svolge  dei  vapori  che  colorano  intensamente  in  rosso  un  pezzetto  di  legno 
di  abete  umettato  con  arido  cloridrico,  e  per  di  più  riscaldata  con  isatina  ed 
acido  solforico  concentrato  da  origine  ad  una  colorazione  rosso-violetta.  Fonde 
a  200°-202°  in  un  liquido  rosso,  ed  è  identica  all'acido  «-indolcarbonico  che 
Fischer  (!)  ha  ottenuto  dal  composto  fenilidrazinico  dell'acido  piruvico.  Pre- 
cipitandone la  soluzione  ammoniacale  neutra  con  nitrato  di  argento,  si  ottiene 
il  sale  argentico  il  quale  ha  dato  all'analisi  il  seguente  risultato: 
gr.  0,2423  di  sostanza  calcinati  dettero  gr.  0,0979  di  Ag. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C9HGNO^A-- 

Ag        40,40  40,29 

«  La  formazione  dell'acido  a-indolcarbonico  dal  /?-acetilmetilchetolo  si 
spiega  facilmente  tenendo  conto  della  tendenza  che  ha  l'acetile  in  questo 
composto  a  venire  eliminato.  Il  metilchetolo  che  si  forma  dà  poi  per  fusione 
colla  potassa  l'acido,  «-indolcarbonico  (-'). 

IL  Aeetilscatoli  >. 

C.CH3 

/  ^ 
C6  H4  C  .  COCH3 

NH 

«  Questa  sostanza  si  forma  in  piccola  quantità  allorquando  ^i  fa  agire 
un  eccesso  di  anidride  acetica  sullo  scatole,  in  tubi  chiusi,  sopra  200°.  11 
metodo  migliore  per  preparare  l'acetilscatolo,  è  quello  di  fare  agire  il  cloruro 
di  acetile  sullo  scatolo  in  presenza  di  cloruro  di  zinco.  Io  ho  osservato  a 
questo  riguardo  che  un  poco  di  umidità  nello  scatolo  che  si  adopera  non  nuoce 
all'esito  della  reazione,  anzi,  la  determina  più  prontamente  e  la  preparazione 
dell' acetììscatolo  riesce  più  facile  e  più  sbrigativa. 

«  Porzioni  di  1  gr.  di  scatolo  e  0,5  gr.  di  cloruro  di  zinco  granuloso, 
intimamente  mescolati,  vengono  introdotte  in  altrettanti  palloncini  e  si  versano 
sopra  10  gr.  di  cloruro  di  acetile  per  volta.  La  reazione  è  pronta  ed  ha  luogo 
con  sviluppo  di  acido  cloridrico,  mentre  si  ottiene  una  soluzione  violetta  la 
quale  viene  trattata  direttamente  con  acqua.  L'acqua  distrugge  una  materia 
colorante  spuria,  evidentemente  analoga  a  quella  che  si  forma  per  azione  del 


(!)  Liebig-'s  Annaien  23G,  142. 

(2)  V.  Ciamician  e  Magnanini,  Sintesi  ili  acidi  metilihdolcarbonici.  Rendiconti  della 
E.  Accademia  dei  Lincei.  Seduta  del  5  febbraio  1888. 


i 

ii 

e 

76,71 

76,19 

H 

6,56 

6,53 

—  367  — 

cloruro  di  acetile  sul  metilchetolo,  e  rimangono  sospesi  nell'acqua  dei  fiocchi 
di  una  materia  cristallina,  il  cui  colore  varia  dal  bianco  al  rosso  e  che  non 
possiede  più  le  proprietà  dello  scatolo.  La  nuova  sostanza  viene  disciolta  nel- 
l'alcole bollente,  precipitata  con  un  quantità  conveniente  di  acqua  e  cristal- 
lizzata dall'acqua  bollente  leggermente  alcoolica.  Si  ottiene  così  in  ragione 
del  70  °/0  dello  scatolo  impiegato  una  sostanza  in  bellissimi  aghi  filiformi 
bianchi,  i  quali  cristallizzati  ripetutamente  dall'acqua  bollente  fondono  co- 
stantemente a  147°-148°  ed  hanno  dato  all'analisi  i  seguenti  risultati: 
I.  gr.  0,2621  di  sostanza  dettero  gr.  0,7372  di  CO-,  e  gr.  0,1548  di  H,  0 
IL  gr.  0,2510  n  r,    ■  gr.  0,7012         »  gr.  0,1476         » 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  }ier  Cu  Hn  NO 

76,30 
6,36 

«  L' «-acetilscatolo  è  una  sostanza  abbastanza  volatile  in  una  corrente  di  va- 
pore acqueo,  ricorda  nell'odore  l'a-acetilpirrolo  e  riscaldata  con  acido  solforico 
concentrato  da  origine  prontamente  ad  una  colorazione  rosso-carmino  intensa  ;  è 
quasi  insolubile  nell'acqua  a  freddo,  più  solubile  a  caldo,  molto  solubile  nel- 
l'alcool bollente  da  cui  cristallizza  e  si  separa  in  gran  parte  per  raffreddamento, 
solubile  nell'acetone  e  mediocremente  solubile  nell'etere.  Mescolando  soluzioni 
benzoliche  sature  di  acetilscatolo  e  di  acido  picrico  si  separano  dopo  qualche 
tempo  dei  lunghi  aghi  filiformi,  di  un  colore  giallo  aranciato,  i  quali  sono 
molto  solubili  nel  benzolo  a  caldo  e  non  molto  solubili  a  freddo  ;  trattati  con 
ammoniaca  a  freddo  diventano  subito  bianchi  decomponendosi  e  si  ripristina 
l'acetilscatolo.  Questa  coir.binazione  picrica  cristallizzata  dal  benzolo  bollente 
fonde  costantemente  a  156°-157°.  La  natura  chetonica  dell' acetilscatolo  è 
dimostrata  dal  suo  comportamento  con  l' idrossilamina  ;  l'acetilscatolo  non  viene 
decomposto  dalla  potassa  concentrata  bollente,  bollito  però  a  lungo  con  acido 
cloridrico  subisce  una  parziale  decomposizione,  in  parte  si  resinifica  e  si  forma 
dello  scatolo. 

«  L'acetilscatolo  si  forma  anche  allorché  si  fa  bollire  per  qualche  ora 
lo  scatolo  con  un  eccesso  di  cloruro  di  acetile.  La  quantità  di  scatolo  che 
viene  così  trasformata  nel.  derivato  acetilico  è  però  molto  piccola  ;  la  maggior 
parte  dello  scatolo  rimane  inalterata  ed  in  parte  si  resinifica;  io  ho  notato 
però  ancora  la  formazione,  in  piccola  quantità,  di  un  olio  molto  volatile  in 
corrente  di  vapore;  questo  olio  non  si  solidifica,  ha  un  odore  che  ricorda 
quello  dell' ^-acetilpirrolo  e  con  molta  probabilità  rappresenta  1' «-acetilscatolo 
corrispondente  aU'/j-acetilmetilchetolo  da  me  descritto. 


—  368  — 

Ossima  dell' acetìlscalolo. 

«  Questa  combinazione  si  forma  a  preferenza  facendo  bollire  per  alcune 
ore  una  soluzione  alcoolica  di  acetilscatolo  con  cloridrato  di  idrossilamina  in 
presenza  di  carbonato  di  soda.  Se  non  si  impiega  il  carbonato  di  soda  ovvero 
se  si  adoperano  soluzioni  alcooliche  troppo  diluite,  accade  talvolta  che  la  tra- 
sformazione del  chetone  in  ossima  è  solo  parziale  ed  il  prodotto  che  si  ottiene 
è  in  parte  insolubile  nella  potassa. 

«  Si  introducono  3  gr.  di  acetilscatolo,  3  gr.  di  cloridrato  di  idrossila- 
mina  e  6  gr.  di  carbonato  di  soda  anidro  "  in  un  apparecchio  a  ricadere  e  si 
fa  bollire  con  70  ce.  di  alcool  per  5-6  ore.  Si  filtra  la  soluzione,  dopo  che 
si  è  raffreddata,  e  si  distilla  la  maggior  parte  dell'alcool.  Aggiungendo  acqua 
precipita  un  olio  il  quale  però  dopo  poco  tempo  si  solidifica  ;  la  sostanza  so- 
lidificata viene  cristallizzata  ripetutamente  dall'acqua  bollente,  previa  aggiunta 
di  una  piccola  quantità  di  alcool.  Si  ottengono  così  degli  aghettini  piccolis- 
simi i  quali  si  separano  completamente  dalla  loro  soluzione  dopo  un  riposo 
di  12  ore  e  fondono  a  IH»0.  Si  sciolgono  prontamente  a  freddo  in  una  solu- 
zione di  potassa,  e  bolliti  per  alcuni  minuti  coli' acido  cloridrico  concentrato 
vengono  completamente  decomposti  rigenerando  l' acetilscatolo.  Riscaldati  con 
acido  solforico  concentrato  non  danno  però  la  colorazione  rosso-carmino  intensa 
che  dà  nelle  medesime  condizioni  l' acetilscatolo. 

«  Una  determinazione  della  quantità  di  azoto   contenuta    nella  sostanza 
ha  dato  il  seguente  risultato: 
gr.  0,1292  di  sostanza  svolsero  16,5  ce.  di  azoto  misurati  alla  temperatura 

di  10°,2  ed  alla  pressione  di  761  m.  m. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  i',ill,;X.O 

N         15,12  14,89 

u.  I  risultati  esposti,  se  vengono  paragonati  con  quelli  che  furono  otte- 
nuti dallo  studio  dei  derivati  acetilici  nella  serie  del  pirrolo.  possono  dar 
luogo  alla  seguente  conclusione  la  quale  non  è  altro  che  l'espressione  dei  fatti: 

«  Il  metilchetolo  dà,  se  viene  bollito  con  anidride  acetica,  quasi  esclu- 
sivamente il  /?-acetilmetilchetolo  ottenuto  da  Jackson  parecchi  anni  fa  e  che 
secondo  le  recenti  ricerche  di  Fischer  è  un  vero  chetone.  In  piccola  quantità 
si  forma  però  anche  l'vi-acetilnietilchetolo  liquido.  Anche  lo  scatolo,  quando 
si  trova  in  condizioni  di  dare  un  derivato  acetilico,  dà  di  preferenza,  come  si  è 
visto,  1' «-acetilscatolo,  che  è  il  derivato  chetonico.  Il  pirrolo  invece  (ed  anche 
r«-metilpirrolo)  può  dare  i  due  derivati  acetilici  il  pirrilmetilchetone  cioè  e 
l'/i-acetilpirrolo  con  eguale  facilità.  Sembra  dunque  che  nella  serie  degli  indoli 
la  mobilità  degli  idrogeni  metinici  del  nucleo  tetrolico,  sia  ancor  più  accen- 
tuata che  nel  pirrolo,  mentre  sarebbero  diminuite  le  proprietà  basiche  dalle 
quali  la  sostituibilità  dell'idrogeno  iminico,  dall' acetile,  evidentemente  dipende  » . 


—  369  — 


Chimica  mineralogica.  —  Sulla  composizione  elàmica  e  mine- 
ralogica delle  roccie  serpenti  uose  del  Colle  di  Cassimoreno  e  del 
Monte  Bagola  (  Valle  del  Nane).  Nota  del  dott.  Clemente  Monte- 
martini,  presentata  dal  Socio  Alfonso  Cossa. 


«  1.  Il  professore  Ciro  Chistoni  nei  suoi  lavori  relativi  alla  formazione 
della  carta  magnetica  d'Italia  accennò  anche  alle  perturbazioni  degli  elementi 
del  magnetismo  terrestre  che  si  incontrano  in  alcune  località  dell'Italia  supe- 
riore, ed  accettando  il  consiglio  del  prof.  Taramelli  rivolse  le  sue  osservazioni 
magnetiche  alla  regione  del  Monte  Bagola  nella  Valle  del  Nure.  Neil' ese- 
guire queste  sue  nuove  indagini,  al  nord  del  Monte  Bagola  nel  Colle  di  Cassi- 
moreno affatto  distaccato  dal  monte  trovò  nell'arenaria,  da  cui  le  carte  geo- 
logiche indicano  costituito  il  colle,  dei  massi  di  una  roccia  serpentinosa  la 
quale  presenta  in  modo  molto  distinto  i  fenomeni  di  polarità  magnetica,  mentre 
questi  mancano  affatto  nella  gran  massa  serpentinosa  del  Monte  Ragola,  la 
quale,  al  pari  di  tutte  le  roccie  serpentinose,  agisce  sull'ago  calamitato  come 
ferro  dolce  (]).  Però  il  Chistoni  nel  salire  sul  Bagola  (la  base  del  quale  è  di 
arenaria)  incontrò,  pure  nell'arenaria,  dei  massi  serpentinosi  di  forma  pirami- 
dale formanti  parte  integrale  del  monte,  i  quali  mostravano  fortemente  la  po- 
larità magnetica  come  la  roccia  del  Colle  di  Cassimoreno. 

«  11  prof.  Chistoni  inviò  cortesemente  dei  campioni  delle  serpentine  del 
Colle  di  Cassimoreno  e  della  grande  massa  del  Ragola  al  prof.  A.  Cossa,  il 
quale  volle  affidarmene  lo  studio  di  cui  riassumo  i  risultati  in  questa  Nota. 

«  2.  La  serpentina  del  Colle  di  Cassimoreno  è  massiccia,  e  molto  compatta  ; 
presenta  un  aspetto  brecciato  o  porriroide.  In  una  massa  fondamentale  di  un 
colore  verde  nerastro,  costituita  da  serpentino,  si  trovano  disseminati  dei  cri- 
stalli di  un  minerale  lamellare,  con  splendore  ora  metallico,  ora  madreper- 
laceo, che  l'analisi  chimica  e  l'osservazione  microscopica  dimostrarono  formati 
per  la  massima  parte  da  un  pirosseno  trimetrico  e  precisamente  da  enstatite 
(bronzite).  Per  questo  suo  aspettto  brecciato  la  serpentina  di  Cassimoreno 
si  rassomiglia  assai  ad  altre  serpentine  appenniniche  ed  in  ispecie  a  quella 
di  Rovegno  nel  Bobbiese,  la  quale  è  anche  essa    essenzialmente  formata  da 


0)  Chistoni,  Misure  assolute  degli  elementi  del  magnetismo  terrestre  fatte  neWanno 
1886.  Appendice  I.  Annali  della  meteorologia  italiana.  Parte  la,  1885.  Roma,  1887.—  Chi- 
stoni, Valori  assoluti  della  declinazione  ed  inclinazione  magnetica,  detcrminati  in  alcuni 
punti  dell'Itali  a  settentrionale  nell'estate  del  1887.  L'end.  delTAccad.  dei  Lincei,  Sed.  9  gen- 
naio 1887.  —  Tacchini,  Osservazioni  magnetiche  fatte  sul  Monte  Bagola,  l'end.  dell'Accad. 
dei  Lincei.  Sed.  13  novembre  1887. 


—  370  — 

una  pasta  serpentinosa  in  cui  trovansi  disseminati  porfiricamente  dei  grossi 
cristalli  di  enstatite  (1). 

«  Preparando  con  un  campione  di  questa  roccia,  del  peso  di  circa  due 
chilogrammi  e  mezzo,  una  superficie  levigata  che  misurava  8  centimetri  in 
larghezza,  e  12  centimetri  in  lunghezza,  ho  rilevato  che  i  cristalli  lamellari 
del  minerale  pirossenico  erano  disposte  in  serie  parallele  leggermente  ondulate. 
Questa  disposizione  è  molto  probabilmente  affatto  accidentale  nel  campione 
che  ebbi  l'opportunità  di  esaminare  ;  ma  io  volli  notarla  perchè  ad  essa  dovrò 
riferirmi  nel  descrivere  i  fenomeni  di  polarità  magnetica  che  in  questa  roccia 
si  presentano  in  un  modo  molto  eminente. 

«  Oltre  all' enstatite,  coli' osservazione  macroscopica,  si  notano  nella  roccia 
in  piccola  quantità  un  minerale  pure  lamellare,  verdognolo  (diopside),  e  dei 
granuli  di  un  minerale  molto  duro,  che  in  sezioni  sottili  è  trasparente  e  do- 
tato di  un  colore  bruno  (picotite). 

«  La  magnetite,  che  è  pure  uno  dei  componenti  principali  di  questa  roccia, 
è  in  granuli  amorfi  così  internamente  disseminati  nella  massa  serpenlinosa 
fondamentale,  che,  anche  nella  polvere  molto  fina  della  roccia,  non  si  può 
separare  nettamente  con  una  calamita. 

«  La  durezza  della  roccia  nella  massa  fondamentale  è  circa  6,  5;  però 
in  alcuni  punti  (in  corrispondenza  ai  granuli  di  picotite)  la  roccia  riga  il 
quarzo. 

«  La  determinazione  del  peso  specifico  eseguita  col  picnometro  alla  tem- 
peratura di  13°c.  con  tre  porzioni  differenti  della  roccia  diede  i  risultati 
seguenti: 

2,76 

2,75 
2,73. 

«  3.  Tutti  i  pezzi  di  serpentina  del  Colle  di  Cassimoreno  di  cui  ho  potuto 
disporre  possegono  in  modo  assai  marcato  la  polarità  magnetica.  Cimentando  un 
pezzo  di  questa  roccia,  che  pesava  circa  due  chilogrammi  e  mezzo,  con  un  ago 
calamitato,  osservai  che  in  varie  parti  della  sua  superfìcie  esistono  centri  ma- 
gnetici non  solo  di  nome  differente,  ma  anche  di  diversa  intensità.  Con  questo 
modo  di  esperimentare  però  non  si  possono  precisare  nò  la  posizione  né  il 
numero  di  tali  centri,  perchè  l'azione  di  ognuno  di  essi  resta  naturalmente 
alquanto  alterata  da  quella  dei  circostanti  ed  anche  dall'azione  del  blocco 
in  massa. 

«  Riducendo  la  serpentina  in  frammenti  della  grossezza  di  circa  mezzo 
centimetro  cubico,  si  nota  che  in  quasi  tutti  i  frammenti  persiste  ancora  il 

(x)  A.  Cossa,  Ricerche  chimidie  e  mineralogiche  su  roccie  e  minerali  d'Italia.  To- 
rino 1881,  pag.  1G4. 


—  371  — 
fenomeno  della  polarità.  Però  procedendo  oltre  nella  divisione  meccanica  della 
roccia,  va  sempre  diminuendo  il  numero  dei  minuti  frammenti  dotati  di  po- 
larità magnetica,  e  ciò  appunto  doveva  avvenire,  perchè,  come  fu  già  sopra 
avvertito,  nella  roccia  esistono  porfiricamente  disseminati  dei  cristalli  di  en- 
statite  i  quali  coli' osservazione  microscopica  si  dimostrano  privi  di  magnetite. 
«  Quando  si  sospende  il  grosso  pezzo  della  serpentina  tra  i  poli  di  una 
forte  elettrocalamita,  esso  si  dispone  in  modo  che  la  direzione  secondo  la 
quale  i  grossi  cristalli  di  enstatite  trovansi  disseminati  nella  roccia,  riesce 
parallella  alla  linea  che  congiunge  i  poli  dell' elettro-magnete.  Identico  fatto 
si  osserva  esperimentando  sopra  un  frammento  staccato  dallo  stesso  pezzo. 

«  Un'altra  esperienza  mi  ha  confermato  che  la  serpentina  del  Colle  di 
Cassimoreno  possiede  un'orientazione  magnetica.  Con  un  pezzo  della  roccia 
ho  preparato  per  mezzo  di  tagli  paralleli  quattro  lastre  dello  spessore  di  circa 
due  millimetri.  Presentando  le  varie  parti  delle  faccie  di  ogni  lastra  davanti 
al  polo  di  un  ago  magnetico,  si  osservò: 

«  1°  che  nelle  singole  faccie  esistono  poli  o,  per  meglio  dire,  zone  di 
opposto  nome  magnetico; 

«  2°  che  in  una  stessa  lastra  a  zone  di  un  dato  nome  poste  su  di.  una 
faccia,  stanno  di  contro,  sulla  faccia  opposta,  zone  di  nome  contrario  ; 

«  3°  che  le  linee  che  dividono  le  zone  di  una  faccia,  corrispondono  pressa 
poco  a  quelle  che  limitano  le  zone  della  faccia  opposta  della  stessa  lastra; 

«  4°  che  alle  zone  d'azione  magnetica  esistenti  sopra  una  data  faccia 
(superiore  od  inferiore)  (0  di  una  lamina  corrispondono  in  posizione  e  nome 
le  zone  di  azione  magnetica  delle  faccie  omonime  delle  altre  lastre; 

«  5°  che  riunendo  le  quattro  lastre  in  guisa  da  ricostituire  il  pezzo  pri- 
mitivo non  cambia  il  nome  delle  zone  della  faccia  superiore  della  prima  la- 
mina e  dell'inferiore  dell'ultima,  ma  solo  aumenta  la  forza  con  cui  l'ago  è 
attratto  o  respinto. 

«  Col  pezzo  più  grosso  di  cui  disponevo  si  fecero  due  lamine  a  faccie 
parallele,  dello  spessore  di  circa  8  millimetri;  una  lunga  12,  larga  8  centi- 
metri tagliata  secondo  una  direzione  qualunque;  l'altra  lunga  12,5,  larga  7  cen- 
timetri e  sulla  quale  si  osserva  bene  la  speciale  distribuzione  dei  cristalli 
di  enstatite  già  più  volte  ricordata.  Esaminata  la  prima  con  un  ago  magne- 
tico, diede  fenomeni  identici  ad  una  qualunque  delle  lastre  precedentemente 
osservate.  Per  meglio  vedere  in  essa  la  distribuzione  dei  centri  magnetici,  ne 
ho  esaminato  lo  spettro  magnetico.  Facendo  vibrare  la  carta  tesa  su  un  telaio 
a  non  più  di  un  mezzo  millimetro  dalla  sua  faccia,  si  osservò  che  la  lastra 
può  produrre  uno  spettro  ben  marcato  il  quale  mostra  vari  centri  di  azione 

(])  Le  qualifiche  di  superiore  ed  inferiore  si  riferiscono  alla  disposizione  secondo  la 
quale  le  lamine  furono  tagliate. 


—  372  — 

raggruppati  in  due  distinte  posizioni  ;  ogni  gruppo  è  costituito  quasi  esclusi- 
vamente da  poli  omonimi. 

«  Esperimentando  in  egual  modo  colla  seconda  lastra,  non  si  ha  uno  spettro 
a  centri  distinti,  ma  si  osservano  due  zone  confuse  corrispondenti  agli  estremi 
delle  linee  secondo  le  quali  sono  distribuiti  i  cristalli  di  enstatite.  In  questa 
seconda  lastra  non  ho  potuto  trovare  punti  opposti  nelle  due  faccie  che  fos- 
sero di  nome  magnetico  contrario.  Con  un  ago  magnetico  si  osserva  pure  che 
il  bordo  della  lastra  si  può  distinguere  in  due  zone,  che  non  si  interrompono 
a  vicenda  e  che  esercitano  opposte  azioni  sullo  stesso  polo  dell'ago;  i  punti 
di  massima  azione  di  queste  zone  si  trovano  agli  estremi  della  linea  secondo 
la  quale  sono  disposti  i  cristalli  di  enstatite.  La  lastra  sospesa  tra  i  poli  di 
un'elettrocalamita  si  dispone  in  modo  che  la  linea  dei  poli  è  parallela  alla 
distribuzione  dell' enstatite. 

«  Da  queste  osservazioni  si  può  dunque  conchiudere  che  la  serpentina 
del  Colle  di  Cassimoreno  presenta  un'orientazione  magnetica  e  che  questa  orien- 
tazione è,  almeno  in  tutti  i  pezzi  che  potei  esaminare,  collegata  colla  distri- 
buzione dei  cristalli  di  enstatite. 

«  4.  La  polvere  della  roccia  ha  un  colore  grigio  cinereo  ;  presenta  come 
tutte  le  roccie  serpentinose  una  reazione  alcalina  molto  marcata.  Per  l'azione 
di  una  temperatura  elevata,  in  presenza  dell'aria,  la  polvere  assume  una 
tinta  ocracea. 

«  La  roccia  è  decomposta  parzialmente  dall'acido  cloridrico  e  dall'acido 
solforico  con  separazione  di  silice  fioccosa.  Esaminando  al  microscopio  la  parte 
insolubile  negli  acidi,  dopo  averla  liberata  dalla  silice  sottoponendola  ripe- 
tute volte  all'azione  di  una  soluzione  bollente  di  carbonato  sodico,  risultò  prin- 
cipalmente composta  da  lamine  di  enstatite  e  da  alcuni  granuli  di  picotite. 

«  Fondendo  la  polvere  della  roccia  con  una  miscella  di  carbonato  di  sodio 
e  di  potassio,  la  decomposizione  è  completa,  ad  eccezione  di  piccolissima  quan- 
tità di  picotite  in  polvere  minutissima  che  rimane  insieme  alla  silice. 

«  Sotto  l'azione  prolungata  per  parecchie  ore  dell'addio  solforico,  diluito 
con  metà  il  proprio  peso  d'acqua,  in  tubi  chiusi  alla  temperatura  di  120°, 
la  roccia  si  decompone  completamente  ad  eccezione  sempre  di  una  piccolis- 
sima quantità  di  picotite. 

«  Ho  potuto  separare  per  levigazione  una  tenue  porzione  della  polvere 
nera  che  resiste  all'azione  degli  acidi  e  dei  carbonati  alcalini  in  fusione,  ed 
ho  trovato  che  essa  non  è  attirabile  dalla  calamita  e  che  cimentata  al  can- 
nello presenta  ben  distinta  la  reazione  caratteristica  del  cromo. 

«  Fondendo  la  polvere  della  roccia  con  bisolfato  potassico,  riprendendo 
con  acqua  e  facendo  bollire  in  una  atmosfera  di  gaz  anidride  carbonica,  non 
potei  ottenere  alcun  indizio  della  presenza  del  titanio.  Ottenni  pure  un  risul- 
tato negativo  cimentando  il  prodotto  della  fusione  coll'acqua  ossigenata. 


—  878  — 
«  L'analisi  chimica  eseguita  per   conoscere  la  composizione  centesimale 
complessiva  della  roccia,  diede  i  risultati  seguenti  : 

Perdita  per  calcinazione 10,13 

Anidride  silicica 41,19 

Allumina 2,77 

Ossido  ferrico 4,03 

Ossido  ferroso. 4,33 

Calce     ....     : 2,32 

Magnesia •     .     .     .  34,08 

98,80 

«  5.  Per  meglio  conoscere  la  natura  del  minerale  pirossenico  contenuto 
nella  roccia  del  Colle  di  Cassimoreno,  e  corroborare  i  risultati  delle  osserva- 
zioni microscopiche,  ho  scelto  accuratamente  delle  laminette  del  minerale  in 
modo  di  averle  per  quanto  mi  fu  possibile  scevre  da  particelle  della  massa 
serpentinosa  aderente.  Però  l'osservazione  microscopica  delle  laminette  dimo- 
stra che  esse  erano  infiltrate  in  tenuissima  quantità  da  una  materia  serpen- 
tinosa; erano  però  affatto  prive  di  granuli  di  magnetite. 

«  Le  laminette  di  questo  minerale  si  fondono  assai  diffìcilmente  sui  bordi 
formando  uno  smalto  grigiastro. 

«  L'analisi  rivelò  la  composizione  centesimale  seguente  : 
» 

Acqua 2,78 

Silice 50,65 

Allumina 5,05 

Ossido  ferroso 7,99 

Calce h& 

Magnesia 31M 


99,60 


«  Da  questa  composizione  risulta  che  questo  minerale  pirossenico  può 
essere  classificato  tra  quella  varietà  di  enstatite  ferruginosa  conosciuta  col 
nome  di  bronzite.  La  presenza  dell'acqua  è  spiegata  dalla  incipiente  serpen- 
tinizzazione  del  minerale. 

«  L' enstatite  della  serpentina  del  Colle  di  Cassimoreno  si  avvicina  assai  per 
la  sua  composizione  all'eustatite  della  lherzolite  di  Germagnano  in  Piemonte 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  San.  |s 


—  374  — 

della    quale    riproduco    qui   i   risultati   dell'  analisi   eseguita   dal   professore 
A.  Cossa  (*)  : 

Acqua 1,77 

Silice 52,19 

Allumina 2,15 

Ossido  ferroso 8,85 

Calce 2,96 

Magnesia 31,84 

99,76 

«  6.  Anche  colla  sola  osservazione  macroscopica  di  una  lastra  sottile  della 
roccia  del  Colle  di  Cassimoreno,  si  scorge  che  essa  è  composta  di  due  parti 
ben  distinte  ;  cioè  di  una  parte  serpentinosa  che  presenta  i  caratteri  delle  ser- 
pentine provenienti  dalla  decomposizione  del  peridoto,  e  da  un  minerale  lamel- 
lare (enstatite),  al  quale  sono  frammisti  in  piccola  quantità  granuli  di  altri 
minerali  e  specialmente  di  uno  spinello,  un  pirosseno  verde  (diopside)  e  di  la- 
mine di  antibolo. 

«  L'esame  di  diverse  lamine  sottili  della  roccia  dimostra  come  i  rapporti 
tra  la  parte  serpentinosa  della  roccia  e  la  parte  lamellare  varia  assai.  Così, 
a  cagion  d'esempio,  in  una  lastra  della  superficie  di  circa  quattro  centimetri 
quadrati  il  minerale  lamellare  occupava  circa  il  quarto  della  superficie  ;  mentre 
in  un  altro  preparato  della  superficie  di  circa  80  centimetri  quadrati,  l'esten- 
sione del  minerale  lamellare  rispetto  a  quella  della  parte  serpentinosa  non 
raggiungeva  un  ottavo  dell'intera  superficie. 

«  Coli' esame  microscopico  la  parte  serpentinosa  della  roccia  presenta  la 
nota  struttura  reticolare  delle  serpentine  peridotiche;  assume  però  tinte  più 
o  meno  scure  a  seconda  della  maggiore  o  minore  quantità  di  magnetite  dalla 
quale  è  compenetrata.  In  alcuni  punti  si  notano  ancora  molto  ben  distinti  dei 
frammenti  di  olivina,  riconoscibili  ai  loro  caratteri  ottici,  ed  al  modo  di  com- 
portarsi quando  si  trattano  con  acido  cloridrico.  Nei  maggiori  frammenti  di 
olivina  non  si  riscontrano  traccie  di  sfaldatura,  e  nessuna  inclusione  ad  ecce- 
zione di  qualche  raro  granulo  di  magnetite.  Questi  granuli  di  olivina  sono 
circondati  da  un  serpentino  fibroso,  di  un  colore  verde  giallognolo,  che  pre- 
senta disposti  parallelamente  alle  fibre  delle  minutissime  granulazioni  amorfe 
di  magnetite.  In  altri  punti  invece  le  fibre  serpentinose  che  circondano  i  gra- 
nuli ancora  indecomposti  di  olivina  sono  così  infarcite  di  magnetite  da  pre- 
sentarsi come  masse  nere  opache.  Solo  trattando  convenientemente  le  sezioni 
sottili  con  acido  cloridrico,  la  massa  nera,  apparentemente  uniforme,  per  il 
disciogliersi  della  magnetite  lascia  scorgere  distintamente  la  struttura  fibrosa 

(')  A.  Cossa,  luogo  citato, pag.  112. 


—  375  — 

caratteristica  del  serpentino.  Finalmente  in  alcuni  preparati  ho  notato  che  la 
serpentinizzazione  è  così  avanzata,  da  non  lasciar  più  scorgere  alcuna  traccia 
di  olivina  inalterata. 

«  Il  minerale  lamellare  che  dà  alla  roccia  del  Colle  di  Cassimoreno  un 
aspetto  porfirico,  è  per  la  massima  parte  costituito  da  enstatite,  come  venne 
comprovato  dall'esame  dei  suoi  caratteri  ottici  e  con  più  sicurezza  ancora  dal- 
l'analisi chimica.  Questo  minerale  si  presenta  in  grani,  mai  in  cristalli  ter- 
minati; ha  ima  struttura  lamellare  non  però  così  distinta  come  quella  del 
diallaggio,  ed  una  lucentezza  madreperlacea.  Le  laminette  che  riuscirono  pa- 
rallele alla  direzione  di  più  facile  sfaldatura,  presentano  delle  fini  stilature 
fra  loro  parallele.  Fra  i  nicol  incrociati  ad  angolo  retto  presentano  dei  colori 
di  polarizzazione  vivi,  meno  però  di  quelli  che  si  notano  nei  frammenti  di 
olivina  non  ancora  alterati.  Gli  assi  di  elasticità  ottica  sono  paralleli  e  nor- 
mali alla  fina  stilatura.  Nelle  lamine  parallele  alla  più  facile  sfaldatura  non 
si  osserva  alcuna  figura  assiale  ben  distinta.  Esaminando  alcune  laminette  di 
sfaldatura  di  questo  minerale  ho  potuto  osservare  un  leggero  discroismo;  cioè 
le  laminette  appaiono  colorate  leggermente  in  bruno  quando  le  striatine  sono 
perpendicolari  alla  sezione  principale  del  nicol  polarizzatore,  e  si  presentano 
invece  colorite  in  verde  molto  pallido  in  una  direzione  normale  a  quella 
accennata. 

«  Alcuni  cristalli  di  enstatite  esaminati  nella  luce  polarizzata  presentano 
intercalate  delle  laminette  che  fra  i  nicol  incrociati  ad  angolo  retto  non  si 
estinguono  contemporaneamente. 

«  Tutti  i  grani  cristallini  di  enstatite  mostrano  indizi  di  una  incipiente 
serpentinizzazione,  che  si  manifesta  coll'interposizione  tra  le  lamelle  del  mi- 
nerale di  una  materia  verde  chiara  che  nella  luce  polarizzata  offre  tutti  i 
caratteri  del  serpentino.  È  importante  di  notare  che  nella  materia  serpentinosa 
che  infiltra  i  cristalli  di  enstatite  non  si  trova  traccia  di  magnetite. 

-  Oltre  all' enstatite,  all'olivina,  al  serpentino  ed  alla  magnetite,  l'osser- 
vazione microscopica  dimostra,  nella  roccia  del  Colle  di  Cassimoreno,  l'esi- 
stenza dei  minerali  seguenti: 

«  a)  Poche  lamine  di  diallagio  facilmente  riconoscibile  per  l'orienta- 
zione degli  assi  di  elasticità  ottica,  e  per  la  figura  assiale  che  osservasi  at- 
traverso a  lamine  parallele  alla  direzione  di  più  facile  sfaldatura. 

-  b)  Pochissimi  grani  di  diopside  verde. 

«  e)  Delle  lamine  di  un  minerale  bruno  monoclino,  che  ritengo  essere 
antibolo  perchè  presentano  un  dicroismo  simile  a  quello  di  questo  minerà  Le. 
e  perchè  dalle  misure  fatte  sopra  quindici  frammenti  di  cristalli,  l'angolo  mas- 
simo di  estinsione  che  le  traccie  di  sfaldatura  prismatica  fanno  con  una  del  le 
diagonali  del  nicol  non  superò  mai  i  25". 

«  d)  Dei  grani  di  un  minerale  che  in  sezioni  molto  sottili  presenta 
un  colore  bruno  cupo   ed   è  perfettamente    isotropo.    Questi   grani  cristallini 


—  376  — 

credo  che  debbano  attribuirsi  a  spinello  (picotite),  perchè  isolati  presentano 
una  durezza  maggiore  di  quella  del  quarzo,  non  sono  intaccati  dagli  acidi, 
presentano  distintamente  la  recezione  del  cromo,  e  non  sono  attirati  dalla  ca- 
lamita. Dall'esame  delle  sezioni  sottili  appare  che  questi  grani  sono  per  lo 
più  circondati  da  una  materia  bianca,  che  non  ha  una  struttura  cristallina  e 
che  resiste  all'azione  degli  acidi.  Molto  probabilmente  questa  materia  può 
essere  costituita  da  silice  amorfa;  ma  non  mi  fu  possibile  di  determinare  con 
sicurezza  la  sua  vera  composizione. 

«  7.  Dall'esame  microscopico  e  chimico  appare  che  la  serpentina  del  Colle 
di  Cassimoreno  deriva  dall'alterazione  di  una  roccia  lherzolitica,  ed  appoggio 
questo  asserto  alla  presenza  uella  roccia  oltre  che  dell' enstatite,  dello  spi- 
nello (picotite)  e  del  diopside  verde,  i  quali,  come  è  noto,  sono  caratteristici 
della  lherzolite. 

«  8.  Il  campione  della  serpentina  del  Monte  Bagola,  trasmessomi  dal 
prof.  Chistoni,  non  presenta  il  fenomeno  della  polarità  magnetica  ed  ha  un 
aspetto  affatto  diverso  da  quello  della  roccia  del  Colle  di  Cassimoreno. 

'«  La  roccia  serpentinosa  del  Monte  Ragola  è  costituita  da  una  massa  di 
colore  verde  chiaro,  nella  quale  sono  disseminati  dei  noduli  di  una  materia  di  un 
colore  verde  cupo  che  si  possono  distaccare  nettamente  e  con  facilità  dalla 
massa  fondamentale  della  roccia.  Questi  noduli  dall'osservazione  microscopica 
risultano  formati  da  agglomerazioni  di  bastite  alterata.  In  alcuni  rari  punti 
del  campione  si  vedono  ancora  delle  lamiue  di  bastite  indecomposte,  con  ri- 
flessi metallici  ed  a  superiici  llessuose. 

«  L'esame  microscopico  delle  sezioni  sottili  ha  dimostrato  che  questa  ser- 
pentina presenta  prevalentemente  i  caratteri  delle  serpentine  che  derivano  dal- 
l'alterazione di  un  minerale  pirossenico.  hi  mezzo  alla  massa  serpentinosa, 
attraversata  in  alcuni  punti  da  vene  di  crisotilo,  si  vedono  dei  grani  cristal- 
lini di  bastite,  dei  quali  alcuni  sono  ancora  ben  conservati  a  segno  da  potere 
riconoscere  alcune  delle  proprietà  ottiche  caratteristiche  di  questo  minerale. 
«  Non  ho  potuto  rilevare  in  questa  roccia  la  presenza  dell'enstatite,  del 
diopside  verde,  dello  spinello  che  caratterizzano  la  serpentina  del  Colle  di 
Cassimoreno,  e  pertanto  non  si  ha  alcun  criterio  sicuro  per  ritenerla  prodotta 
dalla  modificazione  di  una  lherzolite. 

«  L'analisi  chimica  complessiva  della  roccia  diede  i  risultati  seguenti: 

Perdita  per  calcinazione 12,81 

Anidride  silicica 39,18 

Allumina 3^55 

Ossido  ferrico 7,26 

Ossido  ferroso 1555 

Calce 0  42 

Magnesia 34,79 

99,56 


—  377  — 

«  Si  hanno  inoltre  segni  della  presenza  del  cromo,  nichel,  del  manganese. 

«  Il  peso  specifico,  determinato  col  picnometro  alla  temperatura  di  14° 
su  tre  porzioni  differenti  della  roccia,  risultò  eguale  a  2,54. 

«  Termino  ringraziando  vivamente  il  prof.  Cossa,  non  solo  per  avermi  posto 
in  grado  di  eseguire  il  presente  lavoro,  ma  più  ancora  pei  consigli  e  sugge- 
rimenti di  cui  sempre  mi  fu  largo  nella  esecuzione  del  medesimo  « . 

Fisiologia  —  Studi  sul  sangue.  La  produzione  delle  piastrine 
nel  sangue  dei  vertebrati  ovipari.  Nota  dei  dottori  C.  Mondino  e 
L.  Sala,  presentata  dal  Corrispondente  Golgi. 

«  L'importanza  delle  questioni  oggi  ancora  controverse  sull'anatomia  del 
sangue  e  la  speranza  di  potere  colla  costante  e  paziente  indagine  riuscire  a 
portare  qualche  nuovo  contributo  per  la  loro  soluzione,  ci  spinsero  ad  intra- 
prendere una  serie  di  osservazioni,  il  cui  risultato  esponiamo  ora  in  modo 
sommario  mentre  siamo  lavorando  per  la  pubblicazione  in  esteso. 

«  Studiammo  la  produzione  delle  piastrine  nel  sangue  dei  vertebrati 
ovipari,  sia  durante  la  sua  riparazione  nell'adulto,  sia  durante  il  suo  accre- 
scimento nell'embrione;  ci  servimmo  della  rana,  della  salamandra,  del  pollo. 

«  Per  studiare  la  riparazione  del  sangue,  praticavamo  abbondantissimi 
salassi,  per  es.  nella  rana  amputavamo  tutto  un  arto  superiore  ;  come  reagente 
colorante  usammo  il  siero  stesso  del  sangue  che  studiavamo  addizionato  di 
metil-violetto  fino  a  raggiungere  un  color  mammola  un  po'  intenso  e  passato 
ad  un  filtro  lavato  di  soluzione  acquosa  di  bicloruro  di  mercurio  al  0,50  °/0, 
per  cui  conteneva  tracce  di  questo  sale  che  valevano  a  fissare  più  rapida- 
mente le  piastrine  nella  forma  che  hanno  sortendo  dai  vasi. 

«  Nel  sangue  di  rana  incominciando  dal  3°  giorno  ad  arrivare  al  6°, 
dopo  il  salasso  si  notano  abbondanti  le  forme  cariocinetiche  delle  piastrine  : 
ad  osservare  chiare  le  forme  nucleari  giova  una  goccia  di  soluzione  acquosa 
diluita  di  acido  acetico  che  penetra  per  capillarità  nel  preparato:  il  filamento 
nucleare  si  presenta  molto  grosso  e  descrive  delle  volute  ampie  che  si  pos- 
sono seguire  facilmente. 

«  Abbiamo  visto  tutti  gli  stadi  successivi  della  cariocinesi  fino  alla  sepa- 
razione delle  due  piastrine  figlie.  Dal  6°  giorno  in  poi  le  figure  cariocinetiche 
diminuiscono. 

«  Con  identica  tecnica  abbiamo  osservato  la  cariocinesi  delle  piastrine 
nel  sangue  di  embrioni  di  pollo  e  di  girini  di  pochi  giorni. 

«  Durante  la  riparazione  del  sangue  nella  rana  ebbimo  campo  di  stabilire 
ripetute  osservazioni,  che  comprovano  essere  la  coaguabilità  del  sangue  in  ra- 
gione diretta  della  quantità  di  piastrine  che  contiene  ;  avviene  infatti  di  ottenere 
sangue  poverissimo  di  piastrine:  questo  coagula  con  grande  difficoltà;  capita 
di  ottenere  sangue  ricchissimo  di  piastrine:  coagula  rapidissimamente  ». 


—  378  — 

Fisiologia.  —  La  produzione  delle  piastrine  e  V evoluzione 
delle  emazie  nel  sangue  dei  vertebrati  vivipari.  Nota  del  prof. 
Casimiro  Mondino,  presentata  dal  Corrispondente  Golgi. 

«  Proseguendo  gli  studi  sul  sangue,  constatai  che  la  cariocinesi  delle 
piastrine  si  verifica  ogni  qualvolta  avviene  un  consumo  considerevole  e  ra- 
pido dell'organismo. 

«  Conservando  rane  nella  stufa  ove  si  stanno  incubando  ova  di  gallina, 
esse  consumano  rapidamente  ;  dopo  un  numero  di  giorni,  clic  varia  a  seconda 
la  grossezza  e  robustezza  dell'animale,  si  trovano  quelle  forme  enormemente 
grosse  di  piastrine  che  Hayem  ha  osservato  nelle  rane  dissotterrate  al  fine 
dell'inverno  e  che,  colla  opportuna  tecnica  riferita,  si  dimostrano  non  essere 
altro  che  magnifiche  forme  cariocinetiche. 

«  Dopo  aver  ripetutamente  constatato  la  cariocinesi  nelle  piastrine  degli 
ovipari,  la  questione  della  produzione  delle  piastrine  nei  vivipari  si  presen- 
tava con  nuovi  dati  per  la  sua  risoluzione:  io  la  studiai  sia  nel  sangue  in 
via  di  riparazione,  sia  nel  sangue  fetale.  Mi  valsi  di  cavie,  conigli,  topi. 
In  qualunque  di  questi  animali  sottoposto  a  salassi  quotidiani,  valendosi  dello 
siero  al  metile  suddescritto,  si  constata  che  le  piastrine  aumentano  via  via 
di  volume  :  se  ne  hanno  di  quelle  che  superano  in  lunghezza  il  diametro  dei 
globuli  rossi. 

«  È  detto  che  sotto  l'azione  dell'acqua  o  dell'acido  acetico,  le  piastrine 
si  dividono  in  una  sostanza  granulosa,  che  si  raccoglie  verso  la  parte  centrale, 
ed  in  una  sostanza  ialina  periferica. 

«  Le  piastrine  trattate  colla  delicata  tecnica  esposta  lasciano  scorgere 
ugualmente  una  sostanza  granulosa  che  tende  a  raccogliersi  verso  il  centro 
dell'elemento;  però  nelle  piastrine  allungatissime  del  sangue  che  si  sta  ripa- 
rando, questa  sostanza  si  raccoglie  costantemente  in  due  ammassi,  uno  per 
ciascuna  metà  dell'elemento  il  quale  nella  linea  mediana  si  presenta  molto 
pallido. 

«  Si  trovano  esagerazioni  di  questa  figura  microscopica  fino  ad  osservare 
piastrine  colla  forma  di  allungatissima  cifra  co  e  colla  sostanza  granulosa 
disposta  in  due  ammassi:  uno  per  ciascuna  metà  dell'elemento. 

«  Questa  sostanza  granulosa  si  scorge  perchè  si  tinge  più  intensamente 
che  non  il  resto  dell'elemento  col  violetto  di  metile;  Hayem  ha  notato  che 
si  colora  intensamente  colla  ematossilina. 

«  Il  fatto  che  questa  sostanza  è  cromatica,  che  tende  a  raccogliersi  in 
una  unica  massa  più  o  meno  centrale  nelle  piastrine  di  volume  ordina- 
rio, che  si  raccoglie  in  due  masse  nelle  piastrine  allungate,  disposte  a 
cifra  co  del  sangue  che  si  sta  riparando,  il  fatto  stesso  di  questo  aumento 
di  volume    e  di  questa    disposizione    a  cifra   oc  delle    piastrine   durante   la 


—  379  — 

riparazione  del  sangue  e,  infine,  la  descritta  cariocinesi  degli  elementi  omo- 
loghi nei  vertebrati  ovipari,  panni  autorizzino  la  conclusione  che  le  piastrine 
dei  vivipari  si  moltiplichino  per  mitosi  e  che  la  sostanza  granulosa  è  so- 
stanza nucleare. 

«  Osservai  le  piastrine  nell'embrione  di  topo  di  8,  9,  10  millimetri  di 
lunghezza:  aperte  le  membrane  dell'ovo  con  un  taglio  netto  di  forbici,  rac- 
coglievo in  un  vetro  d'orologio  scaldato  a  37°  il  liquido  amniotico  limpidis- 
simo ed  il  feto:  con  un  colpo  di  forbici  aprivo  il  cuore  pulsante;  raccolto 
in  una  pipetta  calda  a  37°  il  sangue  che  fuorusciva  diluendosi  nel  liquido 
amniotico,  lo  esaminavo  immediatamente  alla  temp.  di  37°. 

«  È  difficile  studiare  senza  colorazione  elementi  così  piccoli;  ma  coi 
ripetuti  tentativi  ho  visto  senza  dubbio  alcuno  più  volte  una  piastrina  molto 
allungata  dividersi  in  due. 

«  Il  processo  avviene  rapido,  e  perchè  in  questi  primi  momenti  che  il 
preparato  è  allestito  le  piastrine  non  sono  ben  ferme,  e  perchè  non  sono  co- 
lorate è  difficile  afferrarne  i  dettagli  ;  ma  non  vi  ha  dubbio  che  una  piastrina 
molto  allungata  la  quale  mentre  move  nel  preparato  si  è  offerta  alla  osser- 
vazione da  ogni  sua  parte,  si  è  mostrata  all'evidenza  un  elemento  unico  (os- 

Df   2  0mm 
sensazione  coll'obb.  - '         ora.  imm.  ed  oc.  18  (10mm)  Zeiss)  poco  dopo 

Ap     1 .  o  0 

si  dimostra  come  due  piastrine  riunite  capo  a  capo,  e  se  seguitano  i  leggeri 
movimenti  nella  preparazione  le  due  piastrine  si   separano. 

«  Del  resto  questi  leggeri  movimenti  nel  preparato  possiamo  prolungarli 
a  volontà,  senza  perdere  d'occhio  l'elemento,  alitando  dolcemente  verso  la 
preparazione,  non  certo  toccando  il  coproggetti  con  un  ago,  che  allora  si  pro- 
voca uno  scompiglio  tale  da  rendere  inevitabile  non  solo  coi  potenti  ingran- 
dimenti che  qui  occorrono,  ma  anche  coi  deboli,  il  perdere  di  vista  l'elemento 
oggetto  di  osservazione. 

«  Si  potrebbe  dire  che  si  tratti  di  rottura  delle  piastrine,  non  della  loro 
moltiplicazione  ;  ma  se  si  tien  conto  delle  descritte  figure  microscopiche  che 
offrono  le  piastrine  lunghe  quando  vengono  colorate  con  siero-metile;  del 
fatto  che  le  piastrine  non  molto  allungate  non  si  vedono  dividere  mai,  e  che 
d'altronde  mai  si  vedono  alterate  le  piastrine  dalla  delicatissima  tecnica 
usata,  è  ovvio  ritenere  che  realmente  si  tratta  di  moltiplicazione,  non  di  al- 
terazione. 

«  L'ultima  serie  delle  mie  ricerche  fu  diretta  a  stabilire  come  dalle 
cellule  rosse  nucleate  derivino  le  emazie  adulte  prive  di  nucleo  dei  mammiferi. 

«  Mi  valsi  di  cavie,  conigli,  topi  e  studiai  il  sangue  fetale  ed  il  sangue 
in  via  di   riparazione. 

«  Nel  sangue  dei  feti  di  topo,  preparato  nel  modo  sopraesposto,  si  no- 
tano grosse  cellule  rosse  di  diametro  molto  superiore  a  quello  normale  delle 
emazie,  emazie  ordinarie  e  microemociti. 


—  380  — 

«  Una  goccia  di  siero-metile  intensamente  colorato  che  si  fa  penetrare 
per  capillarità  nel  preparato,  basta  per  colorare  opportunamente  gli  elementi. 
«  Si  vedono  cellule  rosse  nucleate  di  grandissimo  diametro;  poi  tutte 
le  forme  di  passaggio  da  queste  alle  comuni  emazie;  le  cellule  rosse  dimi- 
nuiscono di  volume  a  misura  che  si  sviluppa  in  esse  il  cercine  periferico 
caratteristico  dei  globuli  rossi  :  se  ne  vedono  di  quelle  in  cui  questo  cercine 
occupa  appena  appena  l'estrema  periferia  dell'elemento,  ed  il  loro  diametro 
è  appena  un  poco  diminuito  :  poi  si  trovano  tutti  gli  stadi  successivi  di  ac- 
crescimento dell'inspessimento  periferico  e  proporzionale  diminuzione  di  dia- 
metro dell'elemento  tino  ad  arrivare  alle  ordinarie  emazie. 

«  Contemporanemente  a  questi  mutamenti  di  forma  si  osservano  le  diverse 
fasi  di  un  processo  speciale  di  distruzione  cui  sottostà  il  nucleo  :  la  sostanza 
di  questo  si  risolve,  tutto  in  giro,  in  trabecole  granulose  che  si  dirigono  verso 
la  periferia  dell'elemento.  Queste  trabecole,  nelle  emazie  in  cui  il  processo  è 
poco  avanzato,  si  tingono  al  pari  della  massa  centrale  residua  del  nucleo: 
in  fasi  più  avanzate,  se  ne  trovano  di  quelle  che  non  assumono  più  una  co- 
lorazione intensa  se  non  in  certi  tratti;  nel  resto  della  loro  estensione  si 
tingono  poco,  e  se  si  fa  agire  l'acido  acetico,  in  questi  tratti  la  colorazione 
non  resiste  e  la  sostanza  della  trabecola  scolorata  si  distingue  soltanto  per 
una  rifrazione  speciale;  in  fasi  ancora  più  avanzate  una  gran  parte  delle  tra- 
becole in  cui  si  è  risolta  la  sostanza  nucleare  non  si  tinge  più  affatto, 
né  più  si  distingue  in  mezzo  al  protoplasma,  il  quale  va  perdendo  quella 
delicatezza  che  offre  nelle  forme  giovani:  ne  risultano  figure  svariate  di  so- 
stanza nucleare  tingibile  sparsa  qua  e  là  nell'elemento. 

«  A  misura  che  si  osservano  forme  più  adulte  di  emazie,  si  vede  che, 
collo  sviluppo  del  cercine  periferico,  va  di  pari  passo  una  specie  di  coarta- 
zione del  protoplasma  che  diventa  più  resistente  ai  reagenti;  contemporanea- 
mente cresce  l'intensità  del  colore  rosso. 

«  Le  emazie  che  contengono  tuttavia  quantità  discrete  di  sostanza  nu- 
cleare tingibile,  la  lasciano  intravedere  coir  uso  dello  siero-metile  ;  esse  sono 
naturalmente  le  meno  adulte;  nelle  più  adulte  non  si  riesce  più  a  vedere 
sostanza  nucleare  tingibile  perchè  questa,  oltre  all'essersi  fatta  scarsissima, 
è  meglio  velata  dal  protoplasma  fortemente  colorato. 

«  Se  si  fa  agire  l'acido  acetico,  molte  emazie  che  col  semplice  siero- 
metile  non  mostravano  tracce  di  nucleo,  impallidendo  ne  lasciano  scorgere 
resti  più  o  meno  abbondanti  ed  evidenti. 

-  Le  emazie  che  contengono  maggior  quantità  di  sostanza  nucleare  an- 
cora tingibile  sono  le  più  grosse,  e  sono  generalmente  le  prime  ad  impalli- 
dire sotto  l'azione  dell'acido  acetico;  quelle  che  resistono  meglio  all'acido 
sono  in  genere  forme  più  piccole  e  quando  impallidiscono  offrono  o  scarsis- 
simi o  nulli  i  residui  nucleari. 

«  I  micro-emociti  sono  per  la  massima    parte    resistentissimi    ali  acido 


—  381  — 

acetico  e  pochi  contengono  residui  nucleari;  la  loro  colorazione  rossa  è  assai 
intensa. 

«  Questo  complesso  di  caratteri  unitamente  al  loro  diametro  li  allontana 
assai  dalle  forme  di  globuli  rossi  evidentemente  giovanissime,  e  rende  poco 
accettabile  l'opinione  che  le  considera  come  forme  giovani  di  emazie. 

«  Lo  studio  del  midollo  delle  ossa  di  animali  ripetutamente  salassati 
mi  diede  risultati  identici  a  questi  ottenuti  col  sangue  fetale. 

«  Tutto  ciò  prova  che  le  cellule  rosse  moltiplicatesi  per  cariocinesi 
(Bizzozero)  danno  luogo  alle  emazie  per  una  successiva  trasformazione  della 
forma:  la  sostanza  che  sta  al  centro  dell'elemento  si  porta  alla  periferia  la 
quale  si  inspessisce  mentre  il  centro  si  assottiglia;  il  diametro  dell'elemento 
intanto  diminuisce. 

«  Anche  la  sostanza  nucleare  migra  verso  la  periferia:  le  trab ecole  che 
forma  questa  sostanza  migrante  dapprima  sono  ancora  tingibili,  ma  poi  mentre 
si  avverano  tutte  queste  modificazioni  che  formano  l'evoluzione  dell'emazia 
anche  la  sostanza  nucleare  si  trasforma  :  perde  l'affinità  pei  colori  come  perde 
il  significato  di  nucleo. 

«  Per  quanto  la  successione  delle  forme  sia  criterio  di  molto  valore 
negli  studi  morfologici,  pure  volli  controllare  coli' esperimento  i  risultati  ai 
quali  mi  aveva  condotto. 

«  Se  veramente  il  processo  descritto  è  quello  pel  quale  le  emazie  per- 
dono il  nucleo,  nel  sangue  d'un  animale  ben  nutrito,  nel  quale  l'ematopoiesi 
è  scarsissima,  si  devono  incontrare  tutte  o  quasi  emazie  adulte  che  perciò  non 
offrono  più  traccia  di  nucleo  :  in  un  animale  ripetutamente  salassato  si  devono 
avere  quasi  tutte  emazie  giovani  con  residui  nucleari  cioè  assai  abbondanti. 
«Presi  due  animali  adulti  press'a  poco  d'egual  peso  (ripetei  l'esperi- 
mento sui  topi,  sui  conigli,  sulle  cavie)  e  dopo  averli  ingrassati  esaminavo 
il  sangue  tingendo  con  siero-metile  e  rischiarando  con  acido  acetico. 

«  In  iscarsissime  emazie  riescivo  a  tingere  qualche  granulo  di  sostanza 
nucleare. 

«  Incominciavo  a  salassare  abbondantemente  uno  di  questi  animali 
mentre  tutti  e  due  venivano  nutriti  egualmente  ;  già  nel  giorno  successivo  al 
salasso  molte  emazie  mi  lasciavano  vedere  residui  nucleari,  e  insistendo  nei 
salassi,  finivo  per  ottenere  un  sangue  nel  quale  quasi  tutte  le  emazie  conte- 
nevano sostanza  nucleare  tingibile;  in  alcune  la  forma  del  nucleo  era  ancora 
conservata  assai  bene. 

«  Nelle  emazie  che  contenevano  molta  sostanza  nucleare,  questa,  forte- 
mente tinta  in  violetto,  traspariva  leggermente  anche  prima  dell'azione  del- 
l'acido acetico;  nel  massimo  numero  però  delle  emazie  la  sostanza  nucleare 
non  si  rivelava  se  non  coll'azione  dell'acido  acetico. 

«  Mentre  avveniva  questa  modificazione  nel  sangue  dell'animale  salassato, 
il  sangue  dell'animale  tenuto  per  controllo  si  conservava    invariato. 
Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  I!» 


—  382  — 

«  Sospesi  i  salassi  e  nutrito  abbondantemente  l'animale,  in  15,  20 
o-iomi  il  suo  sangue  ritornava  normale,  preciso  a  quello  del  compagno  non 
salassato. 

«  Ho  ripetuto  fino  a  tre  volte  l'esperienza  sul  medesimo  soggetto,  poi 
sul  soggetto  che  prima  serviva  di  controllo  invertendo  così  le  parti:  il  ri- 
sultato rimase  costante. 

«  Ho  visto  spesso  nuclei  di  cellule  rosse  protundere  dal  corpo  proto- 
plasmatico,  lo  vidi  anzi  protundere  tanto  che  questo  dava  luogo  ad  una  spe- 
cie di  stelo  il  quale,  allargandosi  alla  sua  estremità,  abbracciava  il  nucleo; 
ma  posso  recisamente  affermare  che  mai  il  nucleo  viene  ad  uscire  dal  corpo 
cellulare,  ad  esser  messo  in  libertà  :  non  avviene  di  vedere  questa  co&a  nep- 
pure quando  si  esamina  il  sangue  in  condizioni  tali  da  assistere  alla  scissione 
delle  emazie. 

«  Del  resto  più  frequentemente,  e  meglio  che  nelle  cellule  rosse  dei 
mammiferi,  si  vede  protundere  il  nucleo  delle  emazie  delle  rane,  che  non 
son  destinate  a  perderlo;  ma  neppur  qui  avviene  maji  di  vedere  il  nucleo 
staccarsi  dall'elemento;  si  tratta  di  un  semplice  dislocamento  del  nucleo  e 
che  non  va  mai  tanf  oltre  da  mettersi  il  nucleo  in  libertà. 

*  Pubblicherò  presto  queste  osservazioni,  dando  quel  corredo  di  disegni  e 
quelle  descrizioni  di  dettagli  tecnici  che  sono  necessari  perchè  l'esposizione 
di  un  fatto  istologico  sia  chiara  e  completa  ». 


MEMORIE 

DÀ  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

F.  Mauro.  Studio  sui  fluossisali  di  Molibdeno.  Memoria  la:  Fluossiipo- 
molibdati  di  potassio  e  di  ammonio.  Presentata  dal  Socio  Cannizzaro. 

E.  Cavalli.  Teoria  delle  moiri  ci  a  gas-luce.  Presentata  dal  Corrispon- 
dente Cerruti. 

RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

Il  Socio  Brioschi,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Razzaboni,  legge 
una  Relazione  sulla  Memoria  dell'ing.  P.  Cornaglia,  intitolata:  Belle  Spiag- 
cjie,  concludendo  per  l'inserzione  del  lavoro  negli  Atti  accademici.     ■ 

Il  Socio  Struver,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Blaserna,  legge 
una  Relazione  sulla  Memoria  del  dott.  E.  Artini,  intitolata:  Quarzo  di  Val 
Materno,  concludendo  per  la  sua  inserzione  negli  Atti  accademici. 

Le  conclusioni  delle  Commissioni  esaminatrici,  messe  ai  voti  dal  Pre- 
sidente, sono  approvate  dalla  Classe  salvo  le  consuete  riserve. 


—  383  — 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando fra  esse  le  seguenti  opere  di  Soci  e  di  estranei: 
G.  von  Rath.  Vortràge  und  Mittheilungen. 
H.  Resal.   Traité  de  Physique  mathématique.  2a  edizione. 

C.  Tondini  de'  Quarenghi.  Sui  vantaggi  e  la  possibilità  dell'adozione 
generale  del  Calendario   Gregoriano. 

G.  A.  Hirn.  Remarques  sur  un  prìncipe  de  physique  d'où  part  M.  Clau- 
sius  dans  sa  nouvelle  théorie  des  moteurs  à  vapeur. 

A.  Lissauer.  Die  pràhistorischen  Denkmàler  der  Provi nz  Westpreussen 
und  der  angrenzenden  Gebiete.  Dono  della  Società  di  scienze  naturali  di 
Danzica. 

M.  Sars,  J.  Koren  e  D.  C.  Danielssen.  Fauna  litoralis  Norvegiac. 
p.  2,  3.  Dono  del  Museo  di  Bergen. 

J.  Koren  e  D.  C.  Danielssen.  Nije  Alcyonider,  Gorgonider  og  Pen- 
nalulider  ecc.  Là.  id. 

F.  Nansen.  Bidrag  til  Mgzostomemes   anatomi  og  histologi.  Id.  id. 

Lo  stesso  Segretario  fa  anche  particolare  menzione  del  volume  I  delle 
Oeuvres  de  Fourier,  pubblicate  per  cura  di  G.  Darboux  sotto  gli  auspici 
del  Ministero  della  pubblica  istruzione  di  Francia;  presenta  inoltre  alcuni 
volumi  dell'  Osservatorio  di  Greenwich,  contenenti  i  Risultati  spettrosco- 
pici e  fotografici  pel  1885,  e  le  Osservazioni  astronomiche,  magnetiche 
e  meteorologiche  per  lo  stesso  anno,  e  varie  pubblicazioni  dell'Accademia 
delle  scienze  di  Cracovia. 

Il  Socio  Tommasi-Crudeli  offre  la  pubblicazione  del  prof.  R.  Campana: 
Alcune  dermatosi  neuropatiche,  e  il  lavoro  del  dott.  B.  Schiavuzzi,  intito- 
lato :  Unlersuchungen  i/ber  die  Malaria  in  Fola,  di  cui  tratta  in  una  sua 
Nota  ('). 

Il  Socio  Razzaboni  presenta  una  sua  Nota  a  stampa  intitolata:  Sopra 
alcune  modificazioni  in  un  Molinello  idrotachimetrico  a  volante  di  Ro- 
binson, discorrendo  di  questo  suo  lavoro. 

Il  Corrispondente  Tacchini  fa  omaggio  delle  due  seguenti  pubblicazioni 
del  sig.  E.  Brassart:  /  Sismometri  presentemente  in  uso  nel  Giappone. — 
//  Sismometrografo  a  tre  componenti  con  una  sola  massa  stazionaria. 

C1)  Vedi  pag.  305. 


—  384  — 
Il  Socio  Schupfer  offre,  a   nome   dell'autore,   lo    Statutum  polestatis 
comunis  Pistoni  del  1296,  pubblicato  da  L.  Zdekauer  con  imo  studio  degli 
statuti  pistoiesi  del  secolo  XIII,  opera  di  cui   lo  stesso  Socio  dette  nel  pas- 
sato fascicolo  un  cenno  bibliografico  ('). 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Socio  Cannizzaro  ricorda  come  oggi  la  Società  chimica  di  Berlino 
celebri  il  70°  anniversario  della  nascita  del  prof.  A.  G.  Hofmann,  Socio  stra- 
niero dell'Accademia,  e  propone  che  a  questi  si  mandi  un  telegramma  di  fe- 
licitazione e  di  auguri. 

La  proposta,  messa  ai  voti  dal  Presidente,  è  approvata  all' unanimità. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Blaserna  comunica  esser  giunta  all'Accademia  la  parte- 
cipazione di  morte  del  dott.  Josif  Pancic,  presidente  della  R.  Accademia 
di  Serbia. 

Lo  stesso  Segretario  dà  lettura  di  un  invito  della  Società  delle  scienze 
di  Finlandia,  la  quale  celebrerà  con  una  seduta  solenne,  il  29  con.,  il  50° 
anniversario  della  propria  fondazione. 

Il  Segretario  Blaserna  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 
La  R.  Accademia  di  scienze,  lettere  e  belle  arti  di  Palermo;  la  R.  So- 
cietà zoologica  di  Amsterdam  ;  la  Società  batava  di  filosofia  sperimentale  di 
Rotterdam;  la  Società  geologica  e  l'Istituto  Smithsoniano  di  Washington; 
l'Istituto  meteorologico  rumeno  di  Bucarest;  l'Osservatorio  di  Praga;  l'Osser- 
vatorio di  S.  Fernando;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge  Mass.; 
il  Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Annunciano  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni: 
La  R.  Accademia  prussiana  delle  scienze  di  Berlino  ;  la  Società  di  scienze 
naturali  di  Danzica;  la  R.  Università  di  Lund;  la  R.  Università  di  Bonn; 
il  R.  Osservatorio  di  Greenwich. 

Ringraziano  ed  annunciano  l'invio  delle  proprie   pubblicazioni: 
La  Società  di  scienze  naturali  di  Francoforte  s.  M.  ;  la  Società  geolo- 
gica e  di  storia  naturale  di  Ottawa. 

P.  B. 

(l)  Vedi  pag.  256. 


—  38; 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  22  aprile  1888. 
G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0   PRESENTATE   DA   SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  delle 
Notizie  per  lo  scorso  mese  di  marzo ,  e  lo  accompagna  con  la  Nota 
che  segue  : 

«  Al  deposito  votivo  del  fondo  Baratela  presso  Este  (Regione  X)  si  rife- 
riscono due  altre  relazioni  del  prof.  Grhirardini  ;  la  prima  delle  quali  descrive 
gli  oggetti  di  ornamento  e  gli  utensili;  la  seconda  le  monete. 

«  A  Centemero  in  prov.  di  Como  (Regione  XI)  si  dissotterrarono  varie 
tombe  romane  e  galliche,  della  cui  suppellettile  funebre  pochi  oggetti  si  ricu- 
perarono, i  quali  vennero  aggiunti  alle  raccolte  del  Museo  Comense. 

«  Pavimenti  di  musaico  si  scoprirono  nella  città  di  Bologna  (Regione  VIII) 
presso  porta  d'Azeglio,  a  poca  distanza  dal  luogo,  ove  molti  anni  or  sono 
altri  se  ne  rinvennero. 

«  Al  territorio  bolognese  si  riferiscono  pure  varie  note  del  ff.  R.  Commis- 
sario prof.  Brizio,  secondo  le  quali  sono  indicati  come  centri  di  popolazione 
antichissima  Crespellano,  Castelfranco,  Croara,  Ripe  della  Ghedarina  nellTmo- 
lese,  Argenta,  Marzabotto,  Quaderna. 

«  In  Fossombrone  (Regione  VI)  fu  scoperta  una  lapide  latina  in  contrada 
La  Sfanga;  e  presso  Isola  di  Fano,  lungo  il  torrente  Tarrugo,  si  trovarono 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  r>0 


—  886  — 

tre  statuette  votive  di  bronzo,  dell'arte  stessa  delle  due  altre,  che  quivi  tor- 
narono in  luce  negli  anni  scorsi,  e  che  appartengono  senza  dubbio  ad  una 
stipe  votiva. 

«  In  Orvieto  (Regione  VII)  continuarono  gli  scavi  della  necropoli  vol- 
siniese  in  contrada  Cannicella,  dove  parecchie  tombe  furono  esplorate,  somi- 
glianti per  lo  stile  alle  tombe  arcaiche  dell'altra  necropoli  in  contrada  Cro- 
cifisso del  Tufo,  nel  lato  opposto  della  città. 

«  Proseguirono  pure  gli  scavi  nella  necropoli  di  Tarquinia,  in  contrada 
Ripagretta,  dove  secondo  un  rapporto  dell'ispettore  prof.  Helbig,  avvenne 
una  scoperta  di  grande  importanza,  essendosi  trovata  una  tomba  a  corridoio, 
che  può  considerarsi  come  la  più  antica  di  questo  tipo,  la  quale  mentre  pre- 
senta, pel  suo  contenuto,  stretti  rapporti  con  le  tombe  a  fossa,  ha  pure  rap- 
porti intimi  con  quelle  a  pozzo. 

«  In  Roma  (Regione  I),  e  precisamente  nella  regione  quinta  urbana, 
presso  porta  Maggiore,  si  rinvennero  gli  avanzi  dei  pilastri  dell'acquedotto 
dell' Aniene  vetere,  che  da  Frontino  sappiamo  essersi  diretto  alla  porta  Esqui- 
lina.  Tra  la  terra  di  scarico  si  raccolsero  vari  titoli  di  colombari,  alcuni  dei 
quali  interessanti  per  la  menzione  che  vi  è  fatta  del  coiilegium  scabillario- 
rum,  già  conosciuto  per  altre  epigrafi  sepolcrali. 

«  In  via  di  s.  Martino  al  Castro  Pretorio  si  raccolse  un  frammento 
marmoreo,  recante  parte  di  un  titolo  dedicato  agli  imperatori  dai  soldati  delle 
coorti  pretoriane,  dei  quali  titoli  più  volte  si  ebbero  avanzi,  provenienti  dagli 
alloggiamenti  di  quei  militi. 

«  Varie  stoviglie  aretine,  alcune  con  bolli  di  fabbrica,  tornarono  in  luce 
in  via  della  Purificazione;  e  nel  casamento  Galli,  in  via  del  Governo  Vecchio, 
si  trovò  in  un  pilastro  del  pianterreno  una  grande  ara  marmorea  con  epi- 
grafe, dedicata  agli  imperatori  Settimio  Severo  e  Caracalla.  Questo  monu- 
mento era  già  conosciuto  dai  trascrittori  del  secolo  XVI,  e  sul  loro  apografo 
ne  fu  edita  l'iscrizione  nel  C.  I.  L.  VI,  n.  410. 

«  Nel  suburbio  poi,  a  pie'  delle  colline  di  ponte  Buttero  sulla  via  Ostiense, 
in  occasione  de'  lavori  di  prosciugamento  del  sottosuolo,  si  rinvenne  un  sepolcro 
a  cassettoni,  con  entro  uno  scheletro  e  vari  fìttili  da  riportarsi  al  II  secolo 
dell'impero. 

«  Una  cella  sepolcrale,  con  traccie  di  pitture  parietali  policrome,  fu 
messa  in  luce  sulla  destra  della  Prenestina,  presso  la  sommità  del  pendio, 
che  dal  fosso  di  Acqua  Bollicante,  ascende  verso  la  villa  dei  Gordiani. 

«  E  sulla  via  Porfcuense,  entro  il  perimetro  degli  antichi  orti  di  Cesare, 
si  rinvenne  un  notevole  ripostiglio  di  assi,  di  buona  conservazione,  e  di  tipo 
normale,  col  solito  Giano  bicipite  e  la  prua  di  nave. 

«  Nuove  indagini  furono  fatte  nell'area  del  tempio  di  Diana  Nemorense 
sotto  Nemi;  e  vi  si  scoprirono  antefisse  fittili  con  la  protome  della  dea,  e 
oggetti  comuni  di  stipe  votiva.  Singolare  fu  il  rinvenimento  di  un  pezzo  di 


—  387  — 

marmo  scritto,  servito  pel  fastigio  di  ima  piccola  edicola,  dove  come  è  mani- 
festato dall'iscrizione,  qualcuno  addetto  alla  casa  di  Augusto  pose  alla  dea 
un  lume  perpetuo,  per  la  salute  di  Tiberio  Claudio  Augusto  Germanico,  di 
Giulia  Agrippina,  di  Tiberio  Claudio  Britannico  e  di  Nerone  Claudio  Cesare. 

«  Nel  territorio  stesso  di  Nemi,  in  contrada  s.  Maria,  furono  fatte  molte 
indagini,  che  portarono  allo  scoprimento  dei  resti  di  un  ninfeo  e  di  un  gran- 
dioso suburbano,  assai  guasto  per  ripetute  devastazioni  e  per  frane. 

«  Presso  il  lago  di  Licola,  nella  Campania,  si  esplorarono  molte  tombe 
della  necropoli  Cumana,  cioè  41  di  tufo,  2  di  tegoli,  ed  1  a  camera;  nelle 
quali  si  trovarono  pochi  oggetti  degni  di  nota. 

«  Nel  territorio  di  Coriinio  (Regione  IV),  a  poca  distanza  dal  moderno 
abitato  di  Pentima,  si  scoprirono  varie  tombe  senza  suppellettile  alcuna. 
Una  di  queste  era  formata  di  tutte  pietre  iscritte  tolte  da  sepolcri  di  età 
anteriore. 

«  Più  di  trenta  tombe  dell'epoca  romana,  si  dissotterrarono  poi  nei  la- 
vori stradali  in  s.  Sebastiano  comune  di  Airola  (Regione  II);  e  non  lungi 
da  queste  riapparvero  vari  pavimenti  in  musaico,  e  frammenti  di  ornato 
architettonico. 

«  Finalmente,  una  tomba  della  necropoli  dell'antica  Gela  in  Sicilia, 
restituì  ricchi  ornamenti  personali  di  oro,  cioè  una  collana  formata  di  pic- 
coli cilindri,  un  laccio  a  maglie,  "  uno  spirale,  due  orecchini  e  molte  bratteae, 
cose  tutte  di  gusto  finissimo,  e  proprio  del  III  secolo    avanti  l'era  volgare. 

«  Mi  preme  ora  di  richiamare  l'attenzione  della  R.  Accademia  sui  saggi  di 
esplorazioni,  che  si  vanno  facendo  nella  regione  Sibaritica. 

«  Le  premure  vivissime  che  vennero  da  ogni  parte,  affinchè  il  Ministero 
dell'istruzione  pubblica  facesse  intraprendere  nuove  esplorazioni  nel  territorio 
dell'antica  Sibari,  dopo  i  saggi  quivi  eseguiti  circa  dieci  anni  addietro  (cfr.  No- 
tizie 1879,  p.  49,  77,  122,  156,  245,  tav.  V,  VI;  1880,  p.  152,  tav.  VI), 
indussero  il  Governo  a  far  praticare  molti  studi  e  scavi,  per  determinare  con 
precisione  l'area  in  cui  la  città  greca  era  edificata. 

«  Si  esplorarono  moltissimi  punti  nel  piano  in  cui  il  Crati  ed  il  Coscile 
s'incontrano,  sotto  le  alture  della  Serra  Pollinara,  nel  luogo  cioè  ove  le  tra- 
dizioni classiche  portano,  che  la  città  fosse  stata  costruita:  ma  le  indagini 
alle  quali  si  mise  mano  fino  dallo  scorso  novembre,  così  verso  il  Crati  come 
verso  il  Coscile  (Sybaris)  nella  pianura  sopradetta,  non  fecero  intravedere 
finora  alcun  indizio  della  scomparsa  città.  Nel  corso  intanto  di  tali  ricerche, 
si  credette  opportuno  di  studiare  nuovamente  le  alture  prossime,  e  vari  scavi  si 
fecero  sulla  collinetta  denominata  Cosso  del  Michelicchio  ed  altri  nella 
Grotta  del  Mal  Consiglio.  Il  Cosso  del  Michelicchio  è  una  delle  tante 
alture  della  Serra  Polinara,  dove  si  vedevano  avanzi  di  costruzioni,  e  molti 
frammenti  di  laterizi.  La  speranza  quindi  di  scoprirvi  qualche  cospicuo  resto 


—  388  — 

d'importante  fabbricato,  indusse  a  farvi  regolari  scavazioni  in  tutto  il  mese 
di  decembre,  le  quali  per  altro  furono  abbandonate,  visto  che  non  risponde- 
vano al  fine  per  cui  erano  state  intraprese.  Perocché  trovandosi  quivi  le 
cose  antiche  a  poca  profondità,  erano  state  tutte  sconvolte  e  guaste  dai  la- 
vori agricoli  e  dalle  ricerche  dei  contadini,  i  quali  da  quel  luogo  princi- 
palmente trassero  i  materiali  per  la  costruzione  dei  loro  tuguri.  Parve  non- 
dimeno potersi  determinare,  che  quivi  fu  un  centro  abitato  in  età  antichissima, 
che  rimase  aperto  al  commercio  dei  Penici,  come  è  provato  da  alcuni  scarabei 
di  pasta  vitrea  che  vi  si  raccolsero,;  ed  aperto  al  commercio  degli  isolani 
dell'arcipelago,  secondochè  pure  sembra  dimostrato  dai  resti  di  vasi  fìttili 
dipinti  a  decorazione  geometrica,  e  da  vasi  rozzi  di  arte  locale  e  primitiva; 
e  che  finalmente  risentì  tutto  quanto  il  beneficio  della  civiltà  greca  al  tempo 
della  colonizzazione  Achea,  come  sarebbe  provato  dai  resti  di  anterìsse  fit- 
tili colorate,  residui  del  coronamento  di  qualche  tempio. 

«  Assai  meno  si  raccolse  nella  Grotta  del  Mal  Consiglio,  dove  torna- 
rono in  luce  pochi  frammenti  di  tubo  fittile,  usato  forse  per  condottura  di 
acqua,  e  si  riconobbero  tratti  di  pavimento  ad  opera  spicata,  indizi  certi 
di  un  edificio  dell'età  imperiale  romana. 

«  Abbandonate  quindi  queste  due  località,  sembrò  conveniente  di  mettere 
mano  all'esplorazione  di  un'altura  prossima,  dove  non  pareva  fossero  per 
riuscire  infruttuose  le  ricerche.  Quest'altura,  posta  nel  punto  ove  il  torrente 
Esaro  perde  le  sue  acque  nel  Coscìle,  a  circa  12  chilometri  a  monte  del 
luogo,  in  cui  oggi  il  Coscìle  o  Sybaris  si  congiunge  al  Grati,  chiamasi 
Torre  del  Mordillo,  dalla  torre  cilindrica  in  mattoni  e  breccia  che  vi  si 
trova,  ed  è  nel  territorio  di  Spezzano  Albanese.  Vari  anni  or  sono  i  lavori 
di  drenaggio,  eseguiti  per  conto  del  comune,  vi  fecero  già  riconoscere  molte 
antichità.  Incominciativi  adunque  gli  scavi  nella  metà  dello  scorso  mese,  si 
vide  subito  estendersi  colà  un  sepolcreto  abbastanza  vasto,  che  dalle  tombe 
sino  ad  oggi  esplorate  e'  indica  un  centro  abitato,  che  sorgeva  in  quelle  vici- 
nanze nell'età  precedente  alla  venuta  dei  coloni  greci  di  Sibari,  ossia  nel  tempo 
anteriore  all'anno  720  innanzi  l'era  volgare. 

«  La  suppellettile  funebre  raccolta  dalle  molte  tombe  fino  ad  oggi  esplo- 
rate, presenta  quasi  costantemente  i  medesimi  tipi,  cioè  fìttili  di  arte  rude, 
e  bronzi  d'industria  locale;  oggetti  che  mentre  hanno  rapporto  colle  opere 
di  arte  italica  vetustissima,  nessun  segno  manifestano  di  quel  gusto,  che  la 
civiltà  greca  portò  poi  in  quel  territorio. 

«  Le  tombe  disposte  irregolarmente  ed  in  più  ordini,  sono  formate  da 
uno  strato  di  pietre  informi  e  di  brecce  senza  indizio  alcuno  di  cemento,  e 
sono  finora  tutte  ad  inumazione.  Fa  parte  principale  del  corredo  un  vaso 
fìttile,  talvolta  coperto  di  ciotola,  lavorato  a  mano  e  cotto  a  fuoco  libero. 
del  genere  che  si  comprende  sotto  la  categoria  dei  buccheri  di  arte  italica. 
Tn  esso    è    da    notare    la    forma,    la    quale   richiama    alla   mente,  massime 


—  389  — 

nel  collo,  il  tipo  dei  cinerari  di  Villanova,  e  nelle  altre  parti  molto  si 
avvicina  ai  vasi  del  sepolcreto  vetusto  di  Bisentium,  sul  lago  di  Bolsena 
nell'Etruria,  e  di  Terni  nell'Umbria.  Non  mancano  vasetti  accessori;  parecchi 
dei  quali  somigliano  a  quelli  che  si  dissotterrano  dalle  tombe  laziali  dei 
colli  albani.  Uno  solo  tra  questi  fittili  presenta  finora  dei  fasci  ornamentali 
a  decorazione  geometrica,  eseguiti  con  qualche  accuratezza  mediante  un  pet- 
tine a  cinque  denti. 

a  Sparse  al  di  sopra  dello  scheletro  trovansi  in  ciascuna  tomba  parecchie 
fibule  di  bronzo,  tra  le  quali  predomina  il  tipo  della  così  detta  fibula  a  drago, 
precisamente  come  quelle  che  si  scoprirono  nella  ricordata  necropoli  di  Bisenzio, 
e  nel  sepolcreto  antichissimo  di  Vetulonia.  Alcune  fibule  di  questo  tipo, 
specialmente  di  modulo  grande,  sono  di  ferro.  Altre  fibule  di  bronzo  hanno 
sull'arco  l'ornamentazione  a  quattro  spirali,  nel  modo  identico  a  quelle  che 
provengono  dalla  necropoli  di  Suessola  nella  Campania. 

«  Fra  gli  ornamenti  della  persona  predomina  una  collana  di  bronzo  ad 
anelli,  talvolta  ammagliati  quattro  a  quattro,  e  raro  incontrasi  il  monile  a 
globetti  di  vetro,  e  più  raro  ancora  a  globi  o  pendagli  di  ambra.  Notevoli 
sono  i  braccialetti,  formati  di  un  filo  di  bronzo  raddoppiato  e  nell'estremità 
ondulato,  braccialetti  che  trovano  riscontro  nei  moltissimi  esemplari  pro- 
venienti specialmente  dalle  tombe  di  Bisenzio  e  di  Terni,  e  che  appar- 
tengono senza  dubbio  all'ornato  muliebre,  essendosi  sempre  trovati  in  tombe 
dove  non  occorse  mai  di  raccogliere  armi  di  sorta. 

«  Finalmente  devono  essere  ricordate  cuspidi  e  puntali  di  lancia,  in 
bronzo  ed  in  ferro,  che  per  nulla  si  discostano  dai  tipi  più  comuni  alle 
necropoli  di  sopra  ricordate,  e  alcune  lame  di  coltelli  e  di  corte  spade,  di 
ferro,  esse  pure  di  tipo  usuale. 

«  Certamente  le  ulteriori  indagini  mostreranno,  che  anche  questa  popola- 
zione antichissima  risentì  più  tardi  i  benefici  del  commercio  cogli  orientali, 
e  quelli  maggiori  della  civiltà  greca  sibaritica.  Intanto  anche  il  materiale 
che  finora  si  è  raccolto  è  proficuo  per  lo  studio  dell'antichissima  storia 
d'Italia,  avendo  esso  grande  analogia  coi  prodotti  che  ritornarono  in  luce  in 
tanti  luoghi  discosti  fra  loro,  nella  parte  media  e  superiore  della  penisola, 
e  provando  la  uniformità  dei  costumi  della  gente  italica  avanti  il  periodo 
della  colonizzazione  orientale. 

«  Limitandomi  per  ora  a  queste  semplici  notizie,  mi  riserbo  di  presen- 
tare nel  prossimo  mese  l'elenco  degli  oggetti  scoperti,  a  seconda  delle  tombe 
alle  quali  si  appartengono  » . 


—  390  — 


Storia  letteraria.  —  Lr  Itinerarium  del  Petrarca.  Nota 
del  Corrispondente  Giacomo  Lumbroso. 


«  Fra  i  tanti  scritti  lasciatici  dal  Petrarca  nessuno  forse  è  stato  tanto  trascurato  dai 
suoi  biografi  quanto  l'Itinerario  Siriaco».  Questo  diceva  il  Fracassetti  or  fa  dieci  anni  (•), 
e  questo  bisogna  dire  anche  oggi.  Come  il  Tiraboschi  (ed.  mil.  1823,  V,  183)  si  stupiva  che 
l'ab.  de  Sade  non  ne  avesse  fatta  parola  ne1  suoi  tre  tomi  di  Memorie  per  la  vita  del  Pe- 
trarca, così  possiamo  stupirci  che  non  ne  faccia  parola  il  Gaspary  nel  primo  tomo  in  gran 
parte  petrarchesco  della  sua  recente  e  dotta  Storia  della  letteratura  italiana  (Torino,  Loe- 
scher,  1887).  Se  a  coloro  poi  che  ne  parlano,  si  domanda  che  cosa  è,  che  valore  ha,  che 
posto  tiene  questa  operetta,  «  è  libro,  dice  il  Tiraboschi  (1.  e),  che  alla  storia  e  alla  geo- 
grafìa di  que'  tempi  reca  non  poco  lume  »;  «  quest'opera,  dice  il  Levati  {Viaggi  ài  F.P., 
1820,  II,  14),  dimostra  quanto  ben  addentro  egli  fosse  penetrato  nello  studio  della  geografia  »; 
non  basta:  «  è  il  primo    modello    d'illustrazione  geografica    che   vanti   la    moderna  lette- 
ratura »,  scrive  il  Baldelli  {Del  Petrarca  e  delle  sue  opere  1797,  p.  40);   ed   il  Mézières 
[Pétr.,  1868,  p.  254):  «Par  son  Itinerarie  Syriaque  ...  Pétrarque  ressuscitail  lés  études  géo- 
graphiques  »;  oppure,  tutt'altro  tono,  «è  una  delusione»,  confessa  suppergiù  Tito  Tobler 
innamoratosene  per  fama,  poi  vedutolo  da  presso  con  occhio  unicamente  intento  alla  sua 
Bibliographia  geographica  Palaestinae  (Lips.,  1867,  p.  208).  Per  il  Koerting  {Petrarca'» 
Leben   uncl   Werke,  Lips.  1878,    p.  614),    che  ne  ha  forse    o  senza  forse  parlato    meglio 
d'ogni  altro,  è  «  un  ritratto  eccellente  della  niente  nuova,  mezzo  pagana  e  mezzo  cristiana 
del  Petrarca  »  ;  ma  dove  ha  egli    veduto  che  questo   «  ritratto    della  mente  »   il    Petrarca 
lo  abbia  sostituito  ad  un  «  ritratto  del  viso  »  chiestogli  dall'amico  prima  della  partenza,  e 
com'è  ch'egli  crede  aver  voluto  il  Petrarca  consegnare  questo   ••  ritratto  deliamente  »  ap- 
punto qui,  nell'Itinerarium?  Il  «pars  mei  optima  »,  1'  «  effigies  animi  ingeniique  mei», 
non  è  forse  un  suo  prediletto  ritornello,  come  può  vedersi  nelle  prefazioni  al  De  vita  soli- 
taria, al  De  otio  religiosorum,  e  nella  lettera  a  Luigi  di  Kampen  in  cui  chiama  V Africa 
credo,   «  effigie  vera  dell'animo  suo  e  fedelissimo  suo  ritratto  »  (Fracass.  Fani.  I,  239)?  Se 
poi  si  domanda  chi  fu  quell'amico,  «  noi  possiamo  conoscere  da'  codici  stampati,  risponde  il 
Tiraboschi,  e  solo  veggiamo  ch'ei  fu  milanese,  poiché  il  Petrarca,  a  lui  parlando,  gli  dice  : 
patria  tua  Mediolanum.  Ma  in  un  codice  a  penna  di  questo  opuscolo,  che  si  conserva  in 
questa  biblioteca  Estense,  esso  è  indirizzato  ad  dominum  Iohannem  de  Mondello,  famiglia 
antica  e  nobile  in  Milano  . .  »;  e  dopo  il  Tiraboschi,  nessun  passo,  se  non  indietro,  poiché 
il  Koerting  tira  fuori   Laudensem  coloniam  patriae    tuae  proximam,  dimenticando    quel 
chiaro  e  lampante  patria  tua  Mediolanum.  Se  si  domanda  in  qual  luogo  fu  scritto  l'Iti- 
nerarium: niente.  Se  in  qual  tempo,  «  solo  una  cosa  può  asserirsi,  dice  il  Fracassetti,  che 
cioè  esso  è  posteriore  ai  viaggi  marittimi  del  Petrarca,  i  quali  avvennero  del  1336,  37,  43. 
Del  resto  non  v'ha  nell'Itinerario  una  parola  da  cui    possa  arguirsi  il  tempo  in  cui    egli 
lo  scrisse  »  (Lincei,  1.  e).  Il  Koerting  al  contrario  lascia  supporre  che   fu  scritto  mentre 
Giotto  vivea  (der  erste  der  lebenden  Maler),  dunque  avanti  il  1336.  Il  Tobler,  senza  dare 
la  ragione,  lo  pone  «circa  il  1370  ».  Il  Petzholdt  (Anz.  1862,   186)   «  prima  del  1374», 
prudentissimamente  :  essendo  certo  e  sicuro  almeno  questo  che  il  Petrarca  non  lo  scrisse 
dopo  morto.  Ma  tutto  ciò  sia  detto  unicamente  perchè  il  soggetto  mi  tira  per  i  capelli,  e 

(1)  Lincei,  Meni,  classe  stor.,  serie  3a,  voi.  Ili,  p.  434. 


-  391  — 

senz'ombra  d'irriverenza  od  offesa  a  chicchessia,  tanto  sono  scorrette  e  deformi  e  ripu- 
gnanti ad  uno  studio  coscienzioso  le  edizioni  che  abbiamo  e  tanta  è  la  vergogna  che  non  sia 
stata  ancora  fatta  un'edizion  moderna,  un'edizion  critica  delle  opere  latine  del  Petrarca.  Tra 
le  quali  si  trova,  indicibilmente  scorretto,  deforme  e  ripugnante  aduno  studio  coscienzioso 
l'Itinerarium.  Ond'io  stimolato  da  alcuni  passi  che  mi  parevano  atti  a  spargere  qualche 
luce  sui  quesiti  sovraccennati,  e  d'altra  parte  vedendo  la  poca  fidanza  che  sulle  stampi- 
si poteva  fare,  mi  volsi  ai  tre  manoscritti  indicati  nel  Catalogo  de'  codici  petrarchescbi 
delle  biblioteche  di  Borna,  del  sig.  Enrico  Narducci  (1874,  p.  24,  49,  58)  :  due  nella  vati- 
cana {Urbin.  332,  e.  187;  Vatic.  3357)  ed  uno  nella  chigiana  (L.  VII.  262,  e.  54b-):  il 
primo  membranaceo  del  secolo  XV  (?),  il  secondo  ed  il  terzo  cartacei  del  secolo  XIV  :  e 
li  collazionai  tutti  e  tre,  copiando  il  primo  interamente,  poi  notando  dove  il  secondo  va- 
riava dal  primo  e  infine  riscontrando  il  terzo  col  primo  e  col  secondo.  Se  debbo  dire  il 
giudizio  che  me  ne  sono  formato,  non  mi  sembrano  essi  parenti  per  retta  linea,  ma  tra- 
versale, poiché  non  solo  in  parecchi  punti  uno  dei  tre  è  diverso  dagli  altri  due  (*).  ma 
in  parecchi  punti  sono  diversi  tutti  e  tre  l'un  dall'altro  (2).  Computate  poi  le  varianti  che 
migliorano  e  quelle  che  peggiorano  il  testo,  parmi  che  nessuno  di  essi  possa  vantare  una 
superiorità  assoluta  sugli  altri  due,  neanche  il  vaticano,  ch'io  non  posso  credere  ne  auto- 
grafo, come  affermavasi  in  casa  Bembo,  nò  autentico  (non  scritto  ma  dettato  e  riveduto 
dal  Petrarca  oppur  copiato  presso  di  lui),  come  insinua  il  sig.  De  Nolhac  (La  bibl.  de  Falli. 
Orsini,  Parigi,  1887,  p.  291):  non  sembrandomi  ammissibile  né  quella  maggiore  né  questa 
minor  nobiltà  in  un  testo  cosparso  di  scorrezioni  (3),  guasto  qua  e  là  da  errori  grosso- 
lani (4),  e  da  lacune  (5).  E  poi  come  può  essere  autografo  od  autentico  un  manoscritto 
che  confessa  talvolta  in  margine,  anzi  nel  testo  le    sue  incertezze  (6)  ?  Del    resto    ed    in 

(M  Ch.  altera  Vat.  alia  Urb.  alia  (1.  54);  Oh.  prius  caput  Vat.  caput  Urb. caput  (1.  68);  Vat.  gravissima  Ch. 
(iratissima  Urb.  (iratissima  (1.  88);  Oh.  numerus  Vat.  modus  Urb.  modus  (1.  106);  Vat.  inclitam  Oh.  incultam  Urb. 
incultam  (1.  135);  Ch.  Populonia  quae  nunc  Massa  marìtima  dicitwr  Vat.  Populonia  Massa  mari/ima  Urb.  Popu- 
lonia  Massa  matritima  (1.  141);  Ch.  Post  Thelamonis  Vat.  Thelamonis  Urb.  Thelamonis  (1.  142);  Oh.  Ultra  Vat. 
////e"  Urb.  Intra  (1.  199);  Ch.  facili  provehor  Vat.  provehor  Urb. provehor  (L.  262);  Ch.romanae  Vat.  humanaeXSxb. 
lui maìiae  (1.  383)  ;  ecc. 

(2)  Oh.  riribusque  et  mamibus  Vat.  turrilius  et  mamibus  Urb.  ririsque  et  meenièus  (1.  59);  Ch. patrii ritus 
immanitate  Vat.  pari  ritus  immanitate  Urb.  peritus  immanifeste  (1.  185);  Ch.  capellam  rer/is  intra  re  Vat.  capi 
regioni  intra/re  Urb.  capellam  ini  rari'  rerjis  (1.  232):  Ch.  urbis  illius  vicos  Vat.  illius  urbis  vicos  Urb.  ricos  urbis 
illius  (1.  237i:  Oh.  Motòria  Vat.  Montana  Urb.  Motoria  (1.  306);  Ch.  potius  tongum  mini quam  necessarium  tièiTJib. 
longum  potius  mi/ii  quam  libi  necessarium  Vat.  miài  longissimum  et  nequaqifam  necessarium  libi  (1.  37S)  ecc. 

(3)  obrumpil  (1.  5),  posthas  il.  35),  demostrari  (1.  45),  insculta  (1.  65),  memoralia  (1.  66),  infitam  (1.  73). 
destra  (1.  74),  sotti  (l.  82),  maragdo  (1.  83),  qvoincidens  (1.  105),  inesaustis  (1.  138),  Tracina  (1.  163),  Licemum  (1.168). 
Inarme  (1.  172),  maroneio  (1.  183),  Giorgica  (1.  208),  Lucillum  (1.  226),  profexioni  (1.  240),  mieto  (1. 240),  eruptari 
(1.  248),  Messassis  (1.  270),  undisolium  (1.  272).  aiutoque  (1.  295),  orium  (1.  297),  Montana  (1.  3061,  Corna  (1.306). 
Bisansion  (1.  318),  pu/cerimi  (1.  331),  intenctione  (1.  364),  astrahet  (1.  396),  assinthio  (1.  452),  Acciatam  (1.  459). 
Polles  (1.  468),  ecc.  Più  gravi  in  die  per  in  dies  (1.  41),  tu  ...  ticebit  per  tibi  ...  licebit  (1.  42),  nequaquam  per 
qmequam  (1.  73).  monstrum  per  nostrum  (1.  95),  fatigatus  per  fatigatis  (1.  96),  cuncla  per  cunei is  (1.  lui),  nec 
ini i'i'  septem  per  ne  ecc.  (1.  149),  praeterita  per  praeterea  (1.  189),  frustratm  per  frustratwr  (1.  209),  certamine par 
certamen  (1.  259),  excepta  per  exsecta  (1.  279),  veniens  per  renies  (1.  289),  cum  per  causa  (1.  294),  iter  per  ùiter 
(1.  310)    Asiam  minorem  per  Asia  minor  (1.  321),  ne  quam  occasio  per  ne  qua  occasi»  (1.  326)  eco. 

(4)  iam  tunc  videns  presagissimo  per  iam  tuta  ride/ice/  praesagiens  (1.  152),  in  cineribus  pa     • 

per  et  cineribus  patriae  negatis  (1.  169),  habilatione  per  liabilatore  (1.  191),  ab  illitio  perforali  per  ab   ilio  perfo- 
rati (1.  228),  al  piratarum  per  arx  piratarum  (1.  323),  nunc  per  tunc  (1.  824),  stia  mollities  per  syra  mollit  'es  (1.  339). 
iam  cum  gentibus  per  iam  tum  gentibus  (1.  407),  ubi  aliquando  di'  habitat  /amen  pei-  ubi 
quaesitum  tandem  (1.412),  Iransvectum  per  transitimi  (1.  4331,  Alexandre  opus  per  Alexandre  corpus  (1.460), 
et  Pompei  cinerem  ostenditur  per  urnam  quae  Pompei  cinerum  ostenditur  (1.  466). 

(5)  fa/cor  (1.  7),  sic  (1.  32),    et    quoniam  ita  vis  bis  etiam    comitabor  scriptis    (1.  38),  me    (I.  102), 
insula  (1.  162),  crii  (171),  surrexit  (1.  175),  est  (1.  193),  fumum  (I.  194),  ut  (1. 346),  improhisus  (1.  361),  loca  (1.423). 

(fi)  Vultjanus  rei  Vulcanus  (1.  264),  Corcycam  rei  Corcyram  (1.  29S),  rigeretur  nel  testo,  in  margine  rei 
ageretur  (1.  206). 


—  392  — 

sostanza,  e  ognuno  dei  tre,  e  tanto  più  tutti  e  tre  insieme  lumeggiandosi  l'un  l'altro,  stanno 
a  quella  falsa  e  ria  Babilonia  dell'edizione  a  stampa,  madre  d'errori,  fucina  d'inganni  e 
nido  di  tradimenti,  come  il  giorno  alla  notte. 

«  Ora  avendo  sott'occhi  il  testo  che  essi  danno,  torno  a  quei  passi  dell'Itinerario,  di 
cui  avevo  adocchiata  l'utilità. 

u  II  Petrarca  (nato  nel  1304)  parla  in  questa  sua  operetta  di  Giotto  (morto  nel  1336) 
come  d'uomo  già  defunto  da  un  pezzo  (1.  232  conterraneus  olim  meus .  .  .  reliquit  . . .  mo- 
nimsnta),  là  dove  accenna  ad  un  sommo  pittor   fiorentino  de'  suoi  tempi  (pictorum  nostri 
aevi  princeps)  che  ave  a  lavorato  nella  «  Cipella  regis  »  dì  Napoli,  cioè   senza   veran  dubbio 
a  Giotto,  poiché  sappiamo  per  altra  parte  che  «  in  quella  città  erano  alcune  pitture  di  man 
propia  di  Jocto  ...  E  dentro  la  cappella  del  Castelnovo  era  dipinto  per  tutte  le  mure  di 
mano  di  Jocto  lo  testamento  v.°  e  n.°  »  (*).  Parla  iélYAfrica  (1.  103  in  Àfrica*  meae  loco 
quodam  [VI,  vs.  482  sqq.]  ...  Qui  liber  ..  aliquando  forte  sub  oculos  tuos  veniens  .  .)  come 
di  un'opera,  se  non   condotta   a   quella  perfezione  ch'ei  vagheggiò    indefinitamente   come 
ognun  sa,  certo  compiuta:  e  noi  conosciamo  l'anno  in  cui  concepì  la  prima  idea  di  scri- 
vere quel  poema,  1339,  e  l'anno  in  cui  prese  a  proseguirlo  e  quasi  lo  compi,  1341  (2).  Parla 
di  re  Roberto  (morto  nel  gennaio  del  1343),  come  di  persona  che  non  è  più  tra  i  vivi  (1.  218 
Robertus  ...  humanitate  fretus  regia,  quanonreges  modo,  sed  homines  vicit). Parla  de' suoi  ripe- 
tuti viaggi  marittimi  con  tanto  abbonimento,  con  animo  cosi  decisamente  alieno  oramai  dal 
navigare  (1.  28  Expertus  metuo.  Quotiens  putas  illud  monstrum  retentavi ..  Congressum  ..  noti 
hostis  exhorreo  ...  An  unquam  vero  posthac  ..  subdifficilis  coniectura  est),  che  la  serie  altronde 
nota  di  quei  viaggi,  1313-1343  (3),  dev'essere  chiusa  mentre  scrive:  con  die  si  arriva  al  1314. 
Noto  tutti  questi   passi  più  per  la  loro  intonazione  clic  sembra   già  implicare  una  certa 
distanza  dai  singoli  anni  a  cui  vanno  ragguagliati,  che  per  non  poter  farne  senza,  poiché 
non  solo  quei  singoli  anni  eliminano  successivamente  e  rendono  superfluo  l'un  l'altro,  ma 
sono  tutti  lasciati  indietro  dal  1348  in  cui  cominciò  ad  infierire  la  peste  famosa  (4),  poiché 
veggiamo  il  Petrarca  notarne  qui  le  orrende  stragi  (1.237  antequam  pestis  orbem  terrae 
funditus  exhausisset).  Anzi  risultando,  se  non  erro,  da  certa  frase  (1.  179  nam  hoc  Mettiolano 
proximum ..  Cumum  est  non  Cumae)  che  in  Milano  fu  scritto  l'Itinerario,  si  viene  a  toccar,' 
un  ulterior  terminus  a  quo,  cioè  ranno  in  cui  il  Petrarca  andò  a  stabilirsi  colà  (5),  ossia 
il  1353.  Creta  «  olim  Iovis  regnum  »  è  «  nunc  possessio  Venetorum  »  in  questa  guida  (1.  307). 
Così  essendo,  bisogna  tener  conto  del  fatto  dei  Cretesi  ribellatisi  ai  Veneziani  sul  cadere 
del  1362  e  sottomessi  nel  1364  (6),  e  collocare  lo  scritto  fuori  di  questo  intervallo,  o  prima 
del  1363  o  dopo  il  1364,  e,  poiché  dopo  par  difficile  o   meno  naturale    che  tacesse  di  un 
fatto  così  strepitoso,  piuttosto  prima  che  dopo.  E  piuttosto  prima  che  dopo  consigliereb- 
bero  anche  quei  passi  dell'esordio  (1.  13  cum  multae ..  me  teneant  causae,  nulla  potentior 
quam  pelagi  metus;  1.  32  quem  non  sic,  iunior,  horruissem;  1.  35  an  unquam  ..  posthcr 
metum  hunc  victura  sit  caritas;  1.  41  hanc  vultus  imaginem  cuius  in  dies  mutatio  multa  fit) 
dai  quali  possiamo  arguire  che  il  Petrarca,  quando  scrisse  l'Itinerario,  se  non  era  più  gio- 
vanissimo, non  era  per  anche  vecchissimo.  Poi  ci  sono  qua  e  là  pensieri  e  circostanze  clic 
stanno  bene  col  penultimo  decennio  della    sua   vita.  Così  il  virgiliano   «  vicit    iter  durum 


(!)  Pietro  Summonte  ap.  Cicogna,   Vita  e  opere  di  Marcant.  Michiel  nelle  Mem.  dell'Ist.  Ven.  voi.  IX,  1860, 
pag.  411.  Cf.  Vasari-Milanesi,  Fir.  1878,  I,  390. 

(2)  Fracassetti,  Fami/.  I,  163  e  segg.  Zardo.  Il  Petr.  e  i  Carraresi  1887,  p,  257. 

(3)  De  Sade  I,  20,  314,  435;  II,  143.  Fracassetti,  Fami/.  I,  181  segg..  II,  24  segg.  Bartoli,  Stor.  della  Lett. 
Hai.  t.  VII,  1884,  p.  18  segg. 

(4)  Fracass.  Fami/.  II,  85,  211;  Semi.  I,  333.  Cf.  Chronieon  Sicnlum  (340-1396)  edito  teste  dalla  Soc.  nap. 
di  storia  patria  a  cura  di  Gius.  De  Blasiis.  Napoli,  1887,  p.  8. 

(5)  Cronologia  in  Fracassetti,  Fami!.  I,  181  segg. 

(6)  Fracassetti,  Se,iil.  I,  p.  195  segg. 


—  393  — 

pietas  »  (1.  421)  e  l'epifonema  «  virtute  animi  et  rerum  gloria,  non  regno,  non  sceptro,  non 
diademate  regem  fieri  »  (1.  462)  ricordano  detti  del  1354  quando  Carlo  IV  venne  in  Italia  (  ')  ; 
il  «  ratio  principia  rerum  regit,  eventum  fortuna  moderate,  nihil  autem  magis  adversuni 
rationi  quain  fortuna»  (1.  3)  fa  pensare  al  «De  remediis  utriusque  fortunae  »  cominciato 
nel  1358  (2);  il  «  qui  liber  (Africa)  nisi  vel  vitae  brevitas  ...  vel  aliorum  librorum  unum 
in  tempus  cura  concidens,  vel  quorum  nullus  est  modus  fortunae  impedimenta  ecc.  »  (1.  104), 
ha  una  certa  somiglianza  colla  lettera  del  1350  a  Luigi  di  Kampen  (3)  :  «  Sono  ..  impacciato  .. 
da  grande  quantità  di  scritti  di  diversa  specie,  che  in  mia  casa  conservo...  Vinsemi  la  cura 
delle  opere  di  maggior  lena,  che  da  lungo  tempo  interrotte ..  ho  per  le  mani.  Vinsemi  il 
pensiero  della  brevità  della  vita  . . .  Che  se  potrò  dare  un  giorno  l'ultima  mano  a  quella 
(l'Africa,  pare)  che  sto  lavorando  ....  Or  d'altra  cosa  m'è  forza  parlarti ...  Fu  così  lunga,  fu 
così  fiera  che  m'ebbe  vinto,  la  guerra  della  nemica  fortuna  ..  Prima  di  questo  misero  tempo 
chi  fu  che  ..  sentisse  mai  da  me  voce  di  querela  e  di  pianto  ?». 

«  L'Itinerario  fu  quel  che  si  chiama  uno  scritto  d'occasione.  Un  nobile  milanese  (1.  55, 
239,  339;  1.  242),  affezionato  e  caro  al  Petrarca  (1.  34,  37,  40,  47,  55,  390),  avendo  riso- 
luto di  fare  con  altri  gentiluomini  (1.  46,  82,  439)  il  viaggio  di  Terra  Santa,  e  sperato  fino 
all'ultima  di  attrarre  il  Petrarca  nella  comitiva  (1.  7,  34),  poi  veduto  che  per  molte  ragioni 
e  soprattutto  per  quella  paura  del  mare  bisognava  rinunziare  alla  carezzata  idea  (1.  48), 
mentre  spuntava  la  primavera  (1.  46)  e  preparavasi  al  viaggio,  pregò  l'illustre  uomo  ed 
amico  di  stendergli  un  breve  ragguaglio  delle  cose  che  dovea  vedere  (1.  39,  48).  Il  tratto 
fra  Milano  e  Genova  ove  s'imbarcava,  gli  era  noto  e  famigliarissimo  (1.  57),  ma  Genova  stessa 
affatto  nuova  (1.  58).  Del  resto  gli  proponeva,  forse  andandogli  a'  versi,  questo  triplice  pro- 
gramma, gli  accennasse  quanto  avrebbe  creduto  utile  all'anima,  alla  mente  ed  al  cuore: 
sorgendo,  come  si  vede  qui  (1.  51  seg.),  fin  da  ora,  accanto  all'ideale  della  vita  cristiana 
(salus  animae),  quello  della  vita  scientifica  (notitia  rerum)  e  della  grandezza  storica  (me- 
moria exemplorum).  Il  Petrarca  lieto  di  accompagnarlo  almeno  in  ispirito  (1.  39,  48),  pre- 
stossi  con  grazia  a  servire  così  di  Baedeker  anche  in  luoghi  da  lui  non  mai  veduti  (1.  49, 
50,  56),  ed  aiutato  lungo  la  costa  d'Italia  dalle  proprie  memorie,  oltre  Italia  dai  viaggi 
fatti  sui  libri  e  sugli  atlanti  (cf.  Seuil.  IX,  2  Fracass.  II,  38),  ed  ovunque  dalla  molta  sua 
erudizione  sacra  e  profana,  in  tre  giorni  (1.  478),  currente  calamo  (1.  476),  compì  questa 
guida  breve  (1.  54),  e  concisa  (1. 155,  190),  questa  letteruccia-itinerarietto  (1.  39,  48  literulas 
quae  brevis  itinerarii  loco  sint),  com'egli  la  chiama  ;  e  i  pedanti  ne  hanno  fatto  addirittura 
un  trattato,  coli'  «incipit  prologus  »  ed  «  esplicit  prologus  »  (Urbin.),  e  con  un  titolo  che 
non  finisce  più  («  Francisci  Petrarchae  v.  e.  Itinerarium  in  quo,  quicquid  per  Europam  vel 
Asiani  peregrinis  Hierosolymitanis  memorabile  occurrit,  diligentissime  describitur  »,  ed.  di 
Basilea,  1554,  I,  617).  Ma  è  una  letteruccia  molto  caratteristica,  molto  preziosa,  chi  la 
guardi  dallo  stesso  punto  di  veduta  che  il  Koerting. 

«  Detto  così  del  quando,  del  dove,  del  come  fu  scritto  l'Itinerario,  vediamo  del  per- 
sonaggio a  cui  l'ebbe  il  Petrarca  indirizzato.  Aveva  costui  ingegno  pronto  ed  aperto  (1.  474). 
viva  curiosità  (1.  55),  una  certa  coltura  classica  (1.  71, 161)  e  pratica  di  Virgilio  (1.  189,  242. 
273),  quantunque  fosse  un  uomo  d'arme  (1.  55,  239,  339)  e  non  un  erudito  (1. 180,  380,  448): 
del  resto  di  una  religiosità  medioevale  (1.  164),  cristiano  nell'anima  (1.  83),  intento  a  meditare 
prima  del  viaggio  e  ruminare  l'Evangelio  (1.  362,  379).  Era  un  uomo  fatto,  non  vecchio 
(1.  426),  avea  moglie  e  figli  (1.395).  Era  notissimo  ed  accarezzato  in  Milano  (1.47,  390).  Qualche 
manoscritto  ne  dà  il  nome.  Nell'estense,  nel  chigiano,  la  lettera  del  Petrarca  ha  questo 
indirizzo:  Egregio  militi  domino  Iohanni  De  Mandello.  Un  Giovanni  di  Mandello,  in  quei 


(1)  Carlo  Romussi,  Petrarca  a  Milano  1874.  p.  4(3  segg.  Fani.  XIX,  3. 

(2)  Fracassetti,  pref.  alle  Fani.  I,  p.  1. 

(3)  Fracassetti,  Famil.  I,  p.  239  segg.  (cf.  IV.  p.  270). 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  51 


—  394  — 

tempi,  ci  fu,  e  «  capitano  generale  di  Milano  nel  1340,  pretore  di  Piacenza  nel  1346,  gover- 
natore di  Pavia  nel  1351,  eletto  2  settembre  1352  capitano  generale  in  Piemonte  contro 
Savoia  e  Monferrato,  1354  podestà  di  Bergamo,  e  8  dicembre  1359  luogotenente  in  Milano 
pel  duca  Gian  Galeazzo  Visconti,  che  onoravalo  altresì  col  titolo  di  suo  cugino  germano  » 
(Damiano  Muoni,  Famiglia  Mandelli,  Mil.  1877,  tav.  VI).  Altro  non  so  dire.  Ma  il  mila- 
nese Archivio  di  Stato  che  ci  ha  dato  teste  notizie  di  pellegrini  lombardi  del  secolo  XV 
e  tra  gli  altri  un  salvacondotto  ducale  per  recarsi  a  S.  Giovanni  di  Gallizia  a  favore  del 
nobile  Raffaello  di  Mandello  (Em.  Motta,  in  Arch.  stor.  lomb.  1886,  p.  866  seg.),  chi  sa  che 
non  conservi  notizia  o  salvacondotto  della  petrarchesca  comitiva  del  secolo  XIV? 

«  Ora  vedano  gli  studiosi  se  mi  sia  sfuggito  qualche  passo  più  opportuno  alla  storia 
di  questa  operetta.  Io  do  qui  il  testo  che  ho  ricavato  dai  tre  manoscritti,  utile  provviso- 
riamente, mentre  delle  opere  latine  del  Petrarca  si  hanno  mostruose  ''dizioni  a  stampa, 
e  l'edizione  nuova  che  tenera  coni"  di  tutti  i  codici  non  è  ancor  nata. 


Baro  admodum  spei  nostrae  rerum  exitus  re3pondent  ;  saepe  premeditata  destituunt,  inspe- 
rata contingunt;  neque  id  mirum  cuiquam  esse  debet,  mirimi  potius  si  quid  alitet  accidat. 
Siquidem  ratio  principia  rerum  regit,  eventum  fortuna  moderatur,  nihil  autem  magis  ad- 
versum  rationi  quam  fortuna.  Itaque  saepe  telam  quam  ingeniose  illa  quidem  ordita  '-rat. 

'i  linee  impetuose  ante  tempus  abrumpit.  Quod  probatione  atìnam  egeret,  neque  iis  querelis 
adeo  vita  hominum  piena  esset,  ut  iam  fere  nil  aliud  ingemiscat.  Sed  ut  ad  rem  i»n<t r;im 
veniam,  decreveras  quidem  me  volentem,  fateor,  optantemque  viae  comitem  habere.  Nam 
quae  usquam  optabilior,  aut  sanctior  via  est?  qua*'  iustior  peregrinata)  ?  quam  ad  sepul- 
crum,  ubi  ille  iacuit,  cuius  temporalis  mors,  immortalitatem  nobis  et  aeternam  vitam  pe- 

lii  perit;  sepulerum,  ubi  si  dici  fas  est,  et  vieta  mors  simul  et  victrix  vita  sepulta  est.  0  bea- 
tum  iter  et  invidiosum  christiano  animo  spectaculum.  Hinc  ego  nunc  nescio  quibus  pec- 
catorum  vectibus  arceor,  uncisque  detineor.  Infans  quidem,  ut  Flaccus  ait,  pudor  loqui 
prohibet,  sed  imperiosa  veritas  fari  iubet,  et  ut  paream  cogit.  Cum  multae  igitur  me  te- 
neant  causae,  nulla  potentior  quam  pelagi  metus,  con  quod  aut  vitae  cupidior,  aut  timidior 

15  mortis  sim,  quam  ceteri  mortales, aut  terrestrem  mortem  maritìmae  praeferendam  reax:  non 
enim  in  loco,  sed  in  animo  est,  quod  felices  facit  et  miseros,  et  cum  ubique  morieiidum 
sciam,  ubi  mori  sit  melius  ignoro.  Frustra  bellum  et  maria  vitamus,  frustra  labores  fugi- 
mus,  perituroque  parcimus  corpusculo  :  in  medias  voluptuosorum  latebras,  inque  ipsos  regum 
thalamos,  invisa    mors    penetrat,    et    saepe    quam    forte    laboi    ei    exercitium   distulissent 

i»0  iners  luxus  anticipat.  Semel  utique  moriendum  est,  et  liane  mortem  ut  accersere  vetitum, 
sic  evitare  velie  dementia  est,  procrastinare  mollities,  at  aequanimiter  expectare,  tanquam 
ubique  proximam  et  horis  omnibus  affuturam,  ea  virtus  esimia  est  verumque  viri  opus. 
Secundam  mortem  omni  nisu  fugere  consilium  est,  sed  ita  res  se  habet  :  ad  impossibilia 
studium  onine  conversum  est:  non  mori,  non  aegretare,  non  lab  orare,  non  dolere,  non  ser- 

25  vire,  non  egere  volunt  omnes,  non  peccare  vult  nullus,  cum  ea  vera  et  maxima  mortis  ei 
aegritudinis  et  laboris  et  doloris  et  servitutis  et  penuriae  causa  sit.  Milli  vero  nunc  forte 
dicat  aliquis  :  si  mortem  ergo  non  metuis,  quid  metuis  ?  Longam  mortem,  et  peiorem  morte 
uauseam,  non  de  nihilo  quidem,  sed  expertus  metuo.  Quotiens  putas  illud  monstrum  reten- 
tavi si  forte  naturam  consuetudo  vel  vinceret,  vel  leniret.  Si  quid  profecerim  quaeris,  non 

30  metum  minui,  sed  geminavi  potius  cum  navigatione.  Supplicium  hoc  forsan  animo  vago  et 
rerum  novarum  visione  inexplebili  oculo  frenimi  posuit  natura.  Congressum  itaque  nunc 
noti  hostis  exhorreo,  quem  non  sic  iunior  horruissem,  horrui  autem  semper,  sed  in  dies 
magis,  cuius  prospectu  tamen  adeo  detector,  ut  quem  vel  tangere  abominor  quam  cupide 
videam  stupor  ingens  sit.  Iste  me  nunc  metus    Me    detinet.    Exoptatum    mihi    comitatum 

35  tuum  invidet  fortuna.  An  unquam  vero  posthac  metum  hunc  victura  sit  caritas  subdifficilis 


—  395  — 

coniectura  est.  Ibis  ergo  sine  me,   et  multa  conspicies,  quorum  tibi  dum  vixeris  memoria 
voluptatem  renovet.  Ego  interim  dum  tu  redis,  quod  ut  celeriter  feliciterque  sit  cupio,  Eu- 
ropae  Italiaeque  finibus  contentus  agam.  Nihilominus  te  animo  comitabor,  et  quoniam  ita 
vis  his  etiam  comitabor  scriptis,  quae  tibi  brevis  itinerarii  loco  sint.  Morem  enim  secutus 
amantium,  cuius  praesentia  cariturus  es,  imaginem  flagitasti,  qua  utcumque  tuam  absentiam    1" 
solareris,  non  liane  vultus  imaginem  cuius  in  dies  mutatio  multa  fit,  sed  stabiliorem  effi- 
giem  animi  ingeniique  mei,  quae  quantulacumque  est,  profecto  pars  mei  optima  est,  Hic  tibi 
ergo  non  amici  domicilium  corpus  hoc,  quod  videntes  quidam  totum  se  hominem  vidisse  falso 
putant,  sed  amicum  ipsum  internis  spectare  luminibus  licebit.  Quoniam  ut  ait  Cicero,  mens 
cuiusque  is  est  quisque,  non  ea  figura  quae  digito  demonstrari  potest.  Sed  iam'nimium  te    I", 
moror,  quem  socii  expectant,  quem  tranquilla  veris  facies  faventesque  vocant  aurae,  quem  nos 
omnes  qui  te  suspiramus  abeuntem,  iamiam  reducem  exoptamus.  Poscis  ergo  vir  optime,  quo- 
niam me  non  potes,  comites  has  habere  literulas,  in  quibus  quae  oculis  ipse  tuis  mox  vi- 
debis,  ex  me,  qui  ea  certe  nec  dum  vidi  omnia,  nec  unquam  forte  visurus  sum,  audire  expetis, 
mirum  dictu,  nisi  quia  passim  multa  quae  non  vidimus  scimus  multa  quae  vidimus  igno-  50 
ramus.  Parebo  equidem,  eoque  promptius,  quo  iustius  cupis,  primum  scilicet  ut  quae    ad 
salutem  animae,  dehinc  quae  ad  notitiam  rerum  et  ingenii  ornamentum,  postremo  quae  ad 
memoriam  exemplorum  excitandumque  animum  pertinere  videbuntur  explicem,  iterque  lon- 
gissimum  brevi  stylo  metiar:  prima  quarum,  nisi  fallor,  religiosi  prorsus  ac  fidelis,  altera 
ferventis  ac  studiosi,  tertia  militaris  ac  magni  animi  cura  est.  Quid  vero  non  possit  amor?  55 
Certius  te  visurum  speras,  quae  calamus  meus  hinc,  quam  quae  oculus  tuus  tibi  inde  mon- 
straverit.  Ingrediamur  vero  iam  tandem  iter  hoc,  et  media  praetervecti,  quae   assidue  su- 
biecta  oculis  inculcare  auribus  supervacuum  est,  nondum  tibi  visam,  ut  ais,   Januam    ve- 
niamus.  Videbis  ergo  imperiosam  urbem  lapidosi  Collis    in    latere,    turribus    et    moenibus 
superbam,  quam  dominam  maris  aspectus  ipse  pronunciat.  Sua  sibi  potentia,  quod  multis  60 
iam  fecit  urbibus  obstat,  atque  officit,  iugis  unde  materia  civilium  simultatum  scatet.  Auc- 
torem  urbis  et  nominis,  Janum  ferunt,  primum  ut  quibusdam  placet  Italiae  regem.   Quod 
an  ita  sit,  an  ipse  situs,  urbi  nomen  dederit,  quod  nostri  orbis  quasi  ianua  quaedam  esse 
videatur,  incertum  habeo.  Prima  ibi  celebrior  opinio  est,  et  in  chronicis  eoruni  scripta,  et 
publicis  insculpta  monumentis.  Utrique  autem  illud  obstat,  quod  apud  veteres  non  Januae,  65 
sed   Genuae   nomen    in  usu  est.  Huius  sane  multa  recentia  et  memorabilia  dici   possunt, 
quae  praetereo,  neque  enim  scribo  nunc  historiam,  sed  loca  describo;  antiqua  autem  pau- 
ciora,  quod  non  semper  hoc,  sed  quantum  intelligere  est,  prius  caput  gentis   Albigaunum 
fuerat,  Ipsa  quidem  de  qua  loquor  Janua,  temporibus  belli  punici  secundi  a  Carthaginien- 
sibus  eversa,  a  romanis  ducibus  restituta  est.  In  qua  tu  nunc  et  populi  habitum  etlocoruin  Tu 
situm  et  aedificiorum  decus,  atque  in  primis  classem  quod  de  tyria  scriptum  vides,  cunctis 
terribilem  tremendamque  litoribus,  tum  molem  pelago  obiectam,  port.umque  mirabere,  ma- 
nufactum,  inextimabilis  sumptus,  infinitae  operae,  quem    quotidianae    nequicquam    feriunt 
procellae.  Quid  multa  ?  Cum  sedulo  civitatem  liane,  et  dextra  laevaque  circumfusum  litus, 
ac  montes  fluctibus  impendentes,  ad  haec  corpora,  mores,  animos,  et  victum  gentis  aspexeris,  7") 
scito  te  vidisse  cotem  illam  alteram,  quae  romanae  virtutis  aciem,  longo  exercitio,  nraltos 
olim  annos  exacuit,  quod  si  quid  Livio  creditur,  nulla  provincia  magis  fecit,  ut  cui  scili* sei 
essent  omnia,  quae  vigilem  ac  sollicitum  romanum  exercitum  haberent,  locorum  montana 
durities,  hostis  prompta  velocitas,  commeatuum  difticultas,  insidiarum   opportunitas,   com- 
munitio  castellorum,  labor  iugis,  periculi  plurimum,  praedae  minimum,  otii  nihil.    Itaque  80 
cum  ubique  terrarum  cum  singulis,  hic  cum  multis  diflicultatibus  uno  tempore  pugnandum 
erat.  Hinc  tu  tametsi  socii  properent  et  nautae  de  litore  funem  solvant,  non   tamen    ante 
discesseris,  quam  pretiosum  illud  et  insigne  vas  solido  e  smaragdo  quo  Christus,  cuius  te 
tani  procul  a  patria  amor  trahit,  prò    paropside    usus    fertur,    videas    devotum  si  sic  est. 
alioquin  suapte  specie  clarum  opus.  Hinc  digressus  ad  laevam,  totum  illuni  diem,  ne  oculos  85 


—  396  — 

a  terra  dimoveas  caveto,  multa  enira  illis  occurrent,  quae  multo  tibi  facilius  sit  mirari 
quam  cuiquam  hominum  stylo  amplecti,  valles  amoenissimas  interlabentes  rivulos,  colles 
asperitate  gravissima  et  mira  fertilitate  conspicuos,  praevalida  in  rupibus  oppida,  vicos 
amplissimos,  et  marmoreas  atque  auratas  domos,  quocumque  te  verteris,  videbis  sparsas  in 

90  litore  et  stupebis  urbem  talem  decori  suorum  rurium  deliciisque  succumbere.  Viginti  nisi 
fallor  passuum  millia  emensus,  extentum  in  undas  promontorium,  Caput  montis  ipsi  \ocant, 
obvium  babebis,  et  Delpbini  sive  ut  nautae  nuncupant  Alphini  portum  perexiguum,  sed 
tranquillum,  et  apricis  collibus  abditum,  inde  Rapallum  ac  Siestrum,  et  nomine  Veneris 
insignem  portum,  securum  ventorum  omnium,  et  omnium  quae  sub    coelo    sunt    classium 

ilo  capacem,  nostrum  prope  Erycem,  habet  enim  alterum  Sicilia.  In  medio  sinus  est  maris 
opportunus  fatigatis  puppibus.  Et  hoc  quideni  litus  orane  palmiferum,  atque  cedriferum  ut 
adversum  Cereri,  sic  Baccho  gratissimum,  ac  Minervae,  nulli  usquam  terrarum  cedere  certuni 
est.  Quo  magis  id  priscis  rerum  scriptoribus  et  praesertim  vatibus  praetermissum  miror.  Sed 
adducor  ut  extimem  non  invidiarli  neque  desidiam  causam  dedisse  silentio,  sed  quod  nonduin 
100  tentata,  ideoque  nondunl  nota  fertilitas  locorum  erat.  Hinc  est,  ut  cimi  claris  Baepe  carminibus 
Meroen  Falernumque  coneelebrent,  terrasque  alias,  hanc  cunctis  hac  laude  praestantem  omnes 
indictam  praeterierint,  Id  me  movit  omnium  qui  scripaerunt,  et  ingenio,  et  stylo,  et  aetate 
novissimum,  ut  in  Africae  meae  loco  quodam,  idoneam  nactus  occasionem,  loca  ista  de- 
scriberem,  cbaractere  dicendique  genere  longe  alio.  Qui  liber  nisi  vel  vitae    brevitas,   vel 

105  ingenii  tarditas,  vel  aliorum  librorum  unum  in  tempus  cura  concidens.  vel  quorum  nullus 
est  modus,  fortunae  impedimenta  vetuerint,  aliquando  forte  sub  oculos  tuos  veniens,  in 
horum  te  atque  aliorum,  quae  nunc  visurus  es,  locorum  memoriali!  revocabit.  Sed  multimi 
nobis  viae  restat,  Progrediamur  ad  reliqua.  Non  procul  bine  circa  extremos  fines  Januen- 
sium  Corvum    famosum    scopulum,  et  nomen  a  colore  sortitum,    ac    paululuni    provectus, 

Ilo  Macrae  amnis  ostia,  quae  maritimos  Ligures  al)  Etruseis  dirimit,  supraque  litus  maris. 
sinistramque  ripara  fluvii  ruinas  Lunae  iacentis  aspicies,  si  famae  fìdes  est.  Aliud  enim 
hac  in  parte  nihil  habeo:  magnani  exemplum  fagiendae  libidinis,  quae  saepe  non  modo 
singulorum  hominum,  sed  magnarum  urbium  et  locupletium  populorum,  ac  regum  opes, 
fortunasque   pessumdedit,    licet    huiusce    rei    esemplimi    maina    et    antiquius  Troia   fuit. 

115  Hinc  iam  sensim  cedentibus  montibus,  aliquandiu  pianura,  et  absque  scopulis,  lene  litus, 
portus  rari,  castella  procul  in  collibus,  plaga  maris  inhospita,  Sarzanum  paulo  subinotuin 
a  litore,  novum  frequensque  oppidum,  inde  Laventia  vicus  ignobilis,  Fluvius  deinde  re 
ac  nomine  Frigidus,  aquis  arenisque  perlucidus,  secus  Massam  amoenissimani  terram  de- 
scendit  in  pelagus.  Prope  oppidum  est  quod  Petramsanctam  dicunt,  cuius  auctor  ut  audio, 

120  concivis  quidam  tuus  fuit,  illius  tunc  provinciae  praeses,  el  vii  domi  clarus  et  nobilis.  Itaque 
familiae  suae  nomen  transtulit  in  suum  opus.  Ultra  iam  praeter  duas  Pisanorum  arces  nihil 
memorabile,  qnarum  alternili  Mutronem,  alteram  vero  Viam  Regiam  appellant,  Nec  multo 
post  Sercli  atque  Arni  fluminum  fauces  sunt,  quorum  alter  Lucani  praeterlabitur,  alter  patriae 
meae  muros  primum,  tandem  Pisas  interfluit.  Et  de  Luca  quidem   dubius  sum,   Florentia 

125  prorsus  extra  conspectum  latet,  Pisas  autem  ex  ipsa  puppe  gubernaculi  tibi  rector  ostendet, 
civitatem  pervetustam,  sed  recenti  et  decora  specie,  et  licet  in  plano  sitam,  non  tamen  ut 
magna  pars  urbium  paucis  turribus,  sed  totani  simul  einiiientissimis  aedifìciis  apparentera, 
quondam  quoque  maris  potentissimam,  donec  patrum  memoria,  non  modo  vires  aequoreas, 
sed  animos,  navigandique  propositum,  magno  vieti  proelio  Januensium  amisere.  Post  haec 

130  paucis  passuum  millibus  portus  et  ipse  manufactus,  Pisanura  vocant,  aderit,  et  fere  conti- 
nuum Liburnum,  ubi  praevalida  turris  est,  cuius  in  vertice  pernox  fiamma  navigantibus 
tuti  litoris  signum  praebet.  Hinc  si  ad  dexteram  te  deflectas,  Gorgon  atque  Capraria,  parvae 
quaedam  Pisanorum  insulae,  praesto  erunt,  nec  non  turris  exigua,  pelagi  medio,  quae  Meloni 
vulgo  dicitur,  infausta  fili  populo,  quod  scilicet  illic  ipsa  cuius  paulo  ante  memini,  pugna 

135  commissa  est.  Sin  pressius  intenderis,  videbis  et  Corsicam  inclitam    insulam,  et  armentis 


—  397  — 

silvestribus  abundantem.  Qninquaginta  inde  vel  non  multo  amplius  passuum  millibus,  Plum- 
binum,   insigne    oppidmn,  ad  laevam   fertili  sedet  in  colle,   portus   subest,  nec    multarum 
capax  navium,  et  securitatis  ambiguae.  Ad  dexteram  exiguo  spatio,  Uva  est,  insula  inexhau- 
stis  Chalybum  generosa  metallis,  ut  Maro  ait.  Perbibent  qui  longiores  ibi  traxerunt  moras, 
omnia  illic  ad  victum  optime  provenire,  denique  post  Sardiniam  amissam,  Pisanarum  opum  140 
illam  praecipuam  sedem  esse.  Haud  procul   inde   Populonia,  Massa   maritima,  Grossetum, 
Telamonis  portus,  an  ab  Aiacis  patre,  an  unde  dictus,  profiteor  me  nescire.  Inde  rursus  ad 
dexteram,  Igilium  insula,  vino  et  marmore  nobilis.  Ad  laevam  Sancti  Stephani,  quem  dicunt, 
et  mox  Portus  Herculeus,  Argentariae  mons  medius.  Post,  Cornetum,  turritum,  et  spectabile 
oppidmn,  gemino  cinctum  muro,  et  ab  alto  colle  maria  longa  despiciens.  Huius  in  finibus  145 
Tarquinii  fuerunt,  olim  civitas,  nunc  nihil  praeter  nudum  nomen  ac  ruinas,  unde  qui  Romae 
regnarunt,  Tarquinii  prodiere.  Post  hoc  illa  quae  Civitas  vetus  dicitur,  decem   nisi  fallor 
passuum  millibus  sita  est.  Deinde  quem  Adriani  portum  vocant,  opus  inter  cuncta  mirabile, 
qirod  ne  inter  septem  illa  famosissima  numeretur,  nihil  sibi  nisi  aetas  et  iactantia   graia 
defuerit.  His  exactis  tiberinae  fauces  ad  laevam  sunt,  ad  dexteram  remanente  Sardinia.  Supra  150 
Tiberis  ripam  Ostia  est,  Anci  Marcii  colonia  quarti  Eomanorum  regis,  quam  in  ipso  maris 
fluminisque  confinio  posuit,  ut  ait  Florus,  iam  tum  videlicet  praesagiens    animo    futurum 
ut  totius  mundi  opes  et  commeatus  ilio  velut  maritimo  urbis    hospitio   reciperentur.  Illic 
sane  cum  fueris,  scito  te  a  regina  urbium  Poma,  non  nisi  duodecim  passuum  millibus  abesse, 
de  qua  si  tam  parvo  in  spatio  loqui  velim,  intolerandae  nimis  audaciae  sim,  cuius  gestis  155 
ac  gloriae  totus  terrarum  orbis  angustus  est,  cuius  nomini  libri  linguaeque  omnes  non  suffi- 
ciunt.  Post  ostia  tiberina,  Caput  Antii  apparet,  ita  enim  vocant  nautae.  Civitas  ibi  Antium 
fuit,  Vulscorum  caput,  quae  cum   multa  olim  bella  cum  Romanis  gessisset,  capta  demum 
et  cum  tota  gente  subacta  est,   Proxime  Astura  est,  inde  mons   praealtus,  cui  carminibus 
potens  Circe  nomen  imposuisse  dicitur.  Ibi  enim,  ut  aiunt,  habitavit  atque  ibi  Ulixis  socios  160 
convertit  in  beluas,  quae  transformatio  quid  mysterii  vellet  nosti.  Locus  est  autem  et  fama 
Celebris    et  scriptorum  ingeniis.  Hinc  ad  dexteram  Pontiae  remanent,  brevis  insula,  et  olim 
career  illustrium.  Progredienti  tibi  Terracina  nunc,  olim  Anxur,  primum  aderit,  mox  Caieta, 
nutricis  Aeneae  nomen  servans,  ubi  quo  prosperior  navigatio  sit,  sacrum  Erasmi  tumulum 
adire  non  pigeat,  cuius  opem  multis  iam  in  maritimo  discrimine  profuisse  opinio  constans  165 
est.  Hic  flexus  litorum,  et  pelagi  sinus  ingens,  saltusque  lauriferi  cedriferique  et  odoratum 
ac  sapidum  semper  laete  virentium  nemus  arbuscularum.  In  hoc  tractu  Formiae  seu  For- 
mianum  et  Liternum  sunt,  dicam  verius  fuerunt:  alterum  Ciceronis  infanda  caede,  alterum 
Scipionis  indigno  exilio  nobilitatum  et  cineribus  patriae  negatis.  Sed  haec  duo  loca  exti- 
matione  magis    animi  quam    oculis  assequeris,    alter  enim  iacet,  alter  et  latet,   nisi  quod  170 
apud  Formias  adhuc  duae  seu  tres  magnae  supereminent   *ruinae.  Ipsa  sed  in  oculis  erit 
Inarime  quae  se  se  obviam  dabit,  insula  poetarum  nota  praeconio,  Isclam  moderni  vocitant, 
sub  qua  Jovis  edicto,  obrutum  Typhoeum  gigantem  fama  est  ;  fecitque  locum  fabulae  vapor, 
velut  hominis  anhelantis,  et  aetnaeo  more  aestuare  solitum  incendium.  Vicina  huic  Prochyta 
est,  parva  insula,  sed  unde  nuper  magnus  vir  quidam  surrexit,  Johannes  ille  qui  formidatum  175 
Caroli  diadema  non  veritus,  et  gravis  memor  iniuriae,  et  maiora  si  licuisset  ausurus,  ultio- 
nis  loco  habuit  regi  Siciliam  abstulisse.  Simul  et  ad  laevam  Cumas  colle  humili  Sybillae 
patriam  videbis,  ubi  Tarquinius  superbus,  regno  pulsus,  tandemque  Tuscorum  et  Latinorum 
destitutus    auxiliis,  exul  obiit.    Nani  hoc  Mediolano  proximum,   Lario   imminens,   Alpibus 
adiacens,  Cumum  est,  non  Cumae,  quod  ne  forte  cum  vulgo  fallereris  dixerim.  Hinc  iam  180 
Misenus  Collis  in  mare  porrigitur,  illic  humati  tubicinis  phrvgii  nomen  habens,  cuius  rei 
meminit  Virgilius    Sunt  qui  putent  Misenum  ibi  perempttim  ab  Aenea  diis  infernis  sacra 
facturo,  quae  ut  asserunt  absque  humana  caede  fieri  nequeunt,  atrocitatemque  facinoris  maro- 
neo  eloquio  excusatam,  illic  sane  sacrificatum  ab  Aenea  narrasse  Virgilium  ubi  sacrificasse 
Ulixem  Homerus  ante  narraverat,  pari  ritus  immanitate,  ut  quidam  putant;  res  enim  ambigua  185 


—  398  — 

est  valde,  esse  a,utem  huiuscemodi  sacris  apta  loca,  quod  ibi  sint  Avernus  atque  Acheron 
tartarea  nomina,  ibi  Ditis  ostia  limen  irremeabile,  et  illic  facilis  descensus  Averni,  de  quo 
loquitur  poeta,  quem  patentem  diebus  dixit  ac  noctibus,  sed  laboriosi  atque  operosi  reditus,  de 
qua  re  quia  quod  scriptum  est  legisti,  si  quid  ipse  praeterea  viderim  atque  audierim  sequar. 

190  extra  propositi  metas  eam.  Hic  Sibyllae  cumanae  domus  maxima,  super  horrentem  Averni 
ripam  cernitur,  iam  senio  semiruta,  habitatore  quidem  nullo,  sed  variarum  volucrum  nidis  fre- 
quens.  In  eodem  flexu,  fontes  calidi  tepentesque  insignius  quam  in  alia  parte  nostri  orbis  erum- 
punt,  quidam  vero  sulfureumac  ferventem  cinerem  eructantes;  est  ubi  terra  sine  igne  visibili, 
sine  aquis,  ex  seipsa  salubrem  vaporem,  et  medentem  corporibus  fumum  profert;  denique  iisdem 

195  in  locis  ethumanae  vitae  remedium  convenisse  dixeris  etmortis  horrorem.  Et  sub  Miseno  qui- 
dem semper  in  ancoris  romanarum  una  classium  stabat,  ad  occurrendum  repentinis  incursibus, 
alia  equidem  Ravennae  erat,  idque  alto  Consilio  Augustus  Caesar  instituit,  ut  mare  superimi 
atque  inferum,  quibus  insulae  instar  Italiae  magna  pars  cingitur,  hoc  gemino  praesidio  tuta 
essent.  Ultra  Misenum  Baiae  sunt,  ab  illic  sepulto  Baio  quodam  socio  Ulixis  appellatae,  situ 

200  longe  amoenissimo,  ut  non  immerito  hibernae  romanorum  deliciae  videantur  fuisse,  quod  et 
marmoreae  testudines  calidis  fontibus  superiectae,  et  murorum  reliquiae  indicant,  amplissima^ 
urbi  etiam  satis  mnltae,  et  scriptorum  etiam  astipulatur  fides.  Hic  neronianae  piscinae,  ingentia 
monstrantur  exordia,  nam  furoris  alterius  quo  fossam,  ab  Averno  usque  Ostiam,  tanto  terra- 
rum  spatio,  per  tot  montes,  non  impensa  rei  publicae,  sed  iactura,  non  labore  populorum,  sed 

205  exitio  fodiend(am)  destinarat,  ut  luimano  vieta  studio  natura  tuto  et  libere  tantum  iter,  non 
aperto  quidem  mari,  sed  marinis  aquis,  ac  navibus  ageretur,  nulla  quae  novenni  nisi  in 
literis  vestigia  remanserunt.  Hic  angulus  et  Lucrinum  habet  et  undam  Ulani  Juliam  atque 
aequor  indignans,  quorum  et  poeta  recordatus  est  dum  Georgica  scriberet,  opus  autem  a 
Julio  exstructum,  ab  Augusto  Caesare  immutatimi,  et  aut  memoria    frustratili-,    aut    mare 

210  mortuum'appellant,  sic  maris  ferociam  atque  impetum  compressore  hominum  manus.  Centra 
Misenum  et  Baias  Puteolae,  tribus  aut  quatuor  passuum  millibus  procul  apparent.  Hoc  maris 
intervallum  Gaius  romanorum  quartus  imperator,  pessimorum  vero  post  Neronem  prìmus, 
per  inanem  sumptuosamque  iactantiam  terrestri  ponte  connexuit,  quem  ipse  idem  equestri 
primum  habitu,  mox  triumphantis  in  morem,  magno  procerum  comitatu,  fastuque  plus  quam 

215  caesareo  permeavit.  Non  longe  a  Puteolis,  Falemus  Collis  attollitur,  famoso  palmite  nobilis. 
Inter  Falernum  et  mare,  mons  est  saxeus,  hominum  manibus  perfossus,  quod  vulgus  insul- 
sum  a  Virgilio  magicis  cantaminibua  factum  putat.  Ita  clarorum  fama  hominum,  non  veris 
contenta  laudibus,  saepe  etiam  fabulis  viam  facit.  De  quo  cum  me  olim  Robertus  regno 
clarus,  sed  praeclarus  ingenio  ac  literis,  quid  sentirem  multis  astautibus  percontatus  esset, 

220  humanitate  fretus  regia,  qua  non  reges  modo,  sed  bomines  vicit,  iocans,  nusquam  me  legisse 
marmorarium  fuisse  Virgilium  respondi,  quod  ille  serenissimae  nutu  frontis  approbans,  non 
illic  magiae,  sed  ferri  vestigia  esse  confessus  est.  Sunt  autem  fauces  excavati  montis  angu- 
stae,  sed  longissimae  atque  atrae,  tenebrosa  intus,  et  horrifica  semper  nox,  publicum  iter 
in  medio,  mirum  et  religioni  proximum,  belli  quoque  temporibus  inviolatum,  si  vera  populi 

225  vox  est,  et  nullis  unquam  latrociniis  attentatum  patet.  Cryptam  neapolitanam  dicunt,  cuius 
et  in  epistolis  ad  Lucilium  Seneca  mentionem  facit.  Sub  finem  fusci  tramitis,  ubi  primo 
videri  coelum  incipit,  in  aggere  edito,  ipsius  Virgtlii  busta  visuntur,  pervetusti  operis,  unde 
haec  forsitan  ab  ilio  perforati  montis  fluxit  opinio.  Juxta  breve  sed  devotissimum  sacelluni 
supra  ipsum  cryptae  exitum.  Et  mox  ad  radicem  montis  in  litore,  Virginis  Matris  templum, 

230  quo  magnus  populi,  magnus  quotidie  pernavigantium  lìt  concursus.  Proxima  in  valle  sedet 
ipsa  Neapolis,  inter  urbes  litoreas,  una  quidem  ex  paucis,  portus  hic  etiam  manufactus,  supra 
portimi  regia,  ubi  si  in  terram  exeas,  capellam  regis  intrare  ne  omiseris,  in  qua  conter- 
raneus  olim  meus,  pictorum  nostri  aevi  princeps,  magna  reliquit  manus  et  ingenii  moni- 
menta.  Non  audeo  te  hortari  ut  extantem  in  colle  urbi  proximo    Cartusiae  domum  adeas. 

235  Scio  ut  navigatio  fatigationem  et  fastidium  parit.  At  Clarae  virginis  praeclarum  domicilium 


—  399  — 

quamvis  a  litore  parumper  abscesserit  videto,  reginae  senioris  amplissimum  opus.  Illud  nulla 
festinatio,  nullu3  labor  impediat,  quin  duos  illius  urbis  vicos,  Nidum  scilicet  et  Capuanam, 
videas,  aedìficiis  supra  privatum  modum,  et  antequam  pestis  orbera  terrae  funditus  exhausis- 
set,  vix  cuiquam  credibili  militiae  numero,  ac  decore  memorabiles.  Militem  ad  militiae  pela- 
gus  (var.  ad  militem  pelagi),  opus  professioni  tuae  debitum,  te  initto,  non  studiosum  veri-  240 
tatis  ad  fabulas,  et  idcirco  Castrum  Ovi  titulo  cognitum  eminus  aspexisse  satis  fuerit.  Haec 
est  civitas,  ubi  Virgilius  noster,  liberalibus  studiis  operam  dedit,  cum  iam  ante  patria  illuni 
tua  Mediolanum,  tenerioribus  annis,  discipulum  habuisset.  Hic  se  Carmen  illud  georgicum 
scripsisso,  hic  se  ignobili  otio  floruisse  verecundissime  memorat.  Hanc  dulcem   vocat  ilio 
Parthenopem,    id  enim  est  aliud    de  nomine    conditricis  civitati   nomen.  Demum    peregre  245 
moriens,  inter    estrema  suspiria  suae    meminit  Neapolis,  et  huc  revehi    optavit,  ut  quam 
vivus  amaverat,  vita  functus  incoleret.  Hinc  tandem  digresso,  biceps  aderit  Vesevus  (vulgo 
Summa  monti  nomen),  et  ipse  flammas  eructare  solitus.  Ad  quod  olim  spectaculum  visen- 
dum  cum  experiendi  noscendique  cupidine  perrexisset  Plinius  secundus,  vir  scientiae  multi- 
plicis,  et  eloquentiae  floridae,  vento  cinerem  ac  favillam  excitante  compressus   est,    mise-  250 
rabilis  tanti  viri  exitus.  Sic  Neapolis,  hinc  mantuani,  inde  veronensis  civis  ossa  custodit. 
Mons  est  autem  multarum  rerum,  sed  in  primis  vini  ubertate  mirabilis,  quod  graecum  ideo  dici- 
tur,  quia  illa  pars  Italiae  a  graecis  possessa  olim  Magna  Graecia  dicebatur.  Hinc  ad  dexteram 
Capreae  insula  linquitur,  asperrimis  rupibus  circumsepta,  secessus  infamis  senilium  Tiberii 
voluptatum,  et  officina  saevitiae.  Pulcherrimus  terrarum  tractus  ad  laevam  Pompeios  et  Her-  255 
culaneum  habuit,  celebres  olim  urbes,  nunc  inania  nomina,  quas  terremotibus  eversas  Seneca 
inter  ceteros  teste  didicimus.  Superest  adhuc  Surrentum  et  ipsum  mellifluo  palmite  genero- 
sum.  Tota  regio  Terra  Laboris  hodie,  pars  olim  Campaniae  fuerat,  utraque  praecipuae  uber- 
tatis  appellatio.  Quo  praetextu  Cereris  hic  Liberique  certamen  incerta  Victoria  statuere.  Post     . 
hoc  gremium  maris  ecce  mox  aliud  ex  ordine  panditur,  in  quo  Salernum  videbis  et  Silerim.  260 
Fuisse  hic  medicinae  fontem  fama  est,  sed  nihil  est  quod  non  senio  exarescat.  Hinc  utinam 
tu  secundis  ventis  et  cursu  tam  facili  proveharis  ut  ego  ad  Italiae  finem  facili  provehor  stylo. 
Laeva  itaque  perpetuo  tractu  calabrum    litus    extenditur.    Dextera  autem  longe  Trinacria 
et  Vulcanus  ac  Liparis  minoresque    insulae    ipsae    fumum   flammamque  fundentes,  vento- 
saeque  adeo  ut  Aeoli    ventorum  regis,  hic    regiam    fuisse,  vel  fabulosum  certe  vel  histo-  265 
ricum  sit,  utrumque  enim  lectum  est.  Hinc  quod  convenit  Aeoliae  dictae  sunt.  Ubi  angu- 
stissima Italia    est,  Scaleam  vocant,  nescio  quam  vetus  oppidum,  sed  nomen  haud  dubie 
modernum.  Unde  cum  ad  extremum    Italiae    angulum  perveneris,  eum  scilicet  qui  ad  oc- 
casum  vergiti,  hinc  Rhegium   Calabriae    metropolim,  hinc  Siciliae  Messanam  parvo  admo- 
dum  oculorum  flexu  et  fere  simul  aspicies.  In  medio  Pharus  est,  qui  messanensis  dicitur,  270 
in  quo  sunt  infamia  illa  portenta,   multum    formidata    navigantibus,  Scylla  et  Charybdis. 
Scyllam  saxum  esse  constat  ad  laevam  undisonum  procellosum,  Charybdim  contra  aquarum 
magnam  quandam  rapidamque  vertiginem.  Neque  te  moveat,  quod  libro  tertio  divini  poe- 
matis  locatae  aliter  a  Virgilio  videantur.  Ille  enim  venientis,   ego    autem  euntis  iter  pro- 
sequor.  Causa  vero  tantae'  vertiginis  apud  poetas  et  historicos  una  est.  Ferunt  enim  hunc  2?5 
nostrum  qui  nos  obit  ac  dirimit  Apenninum,  in  Trinacriam  protendi  solitum,  donec  multis 
seculis  duo  maria  velut  ex  condicto,  geminum  latus  montis  hinc  illinc,  sine  intermissione 
tundentia,  undis  succumbere    coegerunt.  Ideoque  illic  amoto  obice  maria  suo  impetu  acta 
concurrere,  Apennini  autem  ultima,  sic  a  foto  corpore  montis  exsecta,  nomine  etiam  amisso, 
concessisse  in  nomen  montis  siculi    Pelori,    unius    scilicet  ex  bis  tribus,  unde  Trinacriae  -s" 
appellatio  sumpta  est,  qui  mons  Messanae  proximus  est,  cui  quod  nomen    ante  fuerit  in- 
certum    habeo.    Hoc    enim    a    Peloro    gubernatore   Hannibalis,    quem    ille  sive  tota  cum 
classe  Italiani  linquens,  ut  Valerio    placet,  sive  ut  alii  volunt    et    similius    vero    est,  pa- 
triam  suam  puppe  unica    repetens    et    romanos   fugiens    victores,  propterque  locorum  an- 
gustias  dum  eminus  exitum  non  intelligit,    falli   ratus    occiderat,    ibique    tandem    errore  285 


—  400  — 

recognito  terrae  mandaverat,  accepisse  notissimum  est.  Et  Scalea  quidem  digressis, 
usque  Ehegium  ferme,  rectus  in  meridiem  est  cursus.  Inde  cursus  ad  orientera  relieta 
procul  a  dextris  Aetna,  flammantium  principe  montium.  Inde  brevi  flexu  in  septen- 
trionem  versus    et   Scylaceum    naufragiis    infame    transiliens,    Crotonem    venies  civitatem 

290  quondam  inter  Italiae  populos  et  animorum  robore  et  corporum  et  forma  et  opibus  et 
gloria  praecellentem,  nunc,  quid  non  proterit  longa  dies,  vix  ipsis  italicis  bene  notam. 
Hic  Iunonis  Laciniae  templum  fuit,  toto  orbe  percelebre.  Inde  in  intimo  quodam  pelagi 
recessu,  Tarentum  tibi  monstrabitur,  Ennio  natalis,  Virgilio  fatalis  locus,  quamvis  alii 
Brundusium  dicant,  magni  quoque  cum  Romanis  belli  causa.  Pyrrho  rege  in  Italiani  accer- 

295  sito,  adiutoque  armis  ac  moenibus,  post  longum  tempus  Hannibale,  quos  hostilium  ducum 
primos  romanae  historiae  omnibus  seculis  numerabunt.  Iam  ad  flnem  orbis  italici  ventum 
est,  in  quo  ultimum  cum  Hydruntem  attigeris  pedem  *  habueris.  Obvium  Adriaticum  aequor 
emensus,  primam  insularum  ab  adverso  litore  Corcyram,  ignobilesque  alias  invenies,  donec 
ad  Achaiae  primum  angulum  perveneris.  Illic  equidem  optabis  Isthmum,  quod  quibus'lam 

300  venit  in  mentem,  esse  perfossum,  quo  cum  rectior  tibi  tum  brevior  cursus  sit.  Mons  est 
duo  maria  dirimens,  qui  si  loco  cederet,  insula  esset  Achaia.  Eius  in  vertice  Corinthus 
est,  situ  inexpugnabili.  Id  sibi  cum  a  Romanis  capta  esset,  eversionis  praebuit  matcriam, 
secutis  opportunitatein  loci  maxime,  ut  ait  Cicero,  ne  posset  aliquando  ad  bellum  facienduin 
locus  ipse  adhortari.  Cum  vero  lirnes  aequoreus  ille  praeclusus  sit,  parendum   naturae,  et 

305  praetermissa  Corintho,  Maleae  flexus  ille  longior  obeundus  est,  videndumque  litus  achai- 
cum,  atque  urbes  in  litore,  Motona,  Corona,  et  quicquid  terrarum  mare  illu.l  alluit,  usque 
ad  extremum  regionis  angulum.  Ut  vero  alter  Italiani,  sic  ille  Cretam  respicit,  mine  pos- 
sessionem  Venetorum,  ut  humana  omnia  volvuntur,  olim  Iovis  regnum,  suprrstitionum  fere 
omnium  fontem  atque  principium.  Hanc  a  dextris,  Euboeam,   quam  Nigropontum   vocant, 

310  a  sinistris  habens,  inter  Cyclad(a)s  aegaei  maris  insulas,  quae  siderum  in  morem,  p.lagus 
illud  illustrant,  crebris  portibus  tutum  iter  ages.  Hic  Scyros  Achillei  amoris  atque  ado- 
lescentiae  prima  sedes,  unde  ulixeo  tortum  astu,  fulmen  illud  venit  ad  Troiam.  Hic  Cous 
Hippocratis,  Lesbos  Theophrasti,  Samos  Pythagorae  patria,  qua  ille  deserta,  in  has  nostras 
terras  venit,  et  italicus  philosophus    dici    meruit,  cum    philosophiae  nomen,  quod  primus 

315  invenerat,  summo  studio  atque  ingenio  exornasset.  Sed  quid  ago?  Non  multo  facilius, 
Cyclad(a)s  omnes,  quam  cceli  stellas  enumerem.  Per  has  ergo  navigans,  et  procul  a  tergo 
linquens  illa  duo  Graeciae  lumina,  Lacedaemonem  et  Athenas,  ad  laevam  vero  Hellesponti 
fauces,  Se(s)tonque  et  Abydon  infaustis  amoribus  notas  et  Byzantimi,  atque  Ilion,  illud 
aemulatione  romani    imperii,    hoc    propriis    famosum    malis,  recto  tramite  Rhodum  petes, 

320  olim  soli,  nunc  Christo,  verius  scilicet  soli  sacram,  et  militiae  domicilium  Iohannis.  Iam 
bine  Asia  minor,  ad  laevam  iacet,  olim  provinciarum  mitissima,  post  Troiae  ruinam  graecis 
referta  cultoribus,  nunc  Turcorum  veri  hostium  ferox  regio.  Huius  partes,  ad  austrum 
versae,  et  itineri  tuo  proximae  sunt  Lycia  atque  Cilicia,  et  caput  regionis  Isauria,  arx 
olim  omnium  piratarum,  qui  summis  tunc  viribus,  maria  cuncta    pervaserant,  ita  ut  ipsis 

325  quoque  romanis  classibus,  aperta  acie  decertarent,  Summa  tamen  Pompei  magni  virtute 
ac  prudentia  superati,  abductique  maritimi s  latrociniis,  et  terrae  cultibus  restituti,  ac  ne 
qua  unquam  occasio  illos  ad  consueta  retraheret,  a  conspectu  maris  procul  abstracti  sunt. 
Ex  bis  inter  ceteras  laudensem  coloniam,  patriae  tuae  proximam  constare,  et  de  Pompei 
laudibus  sumptum  nomen  traditur.  Quae  quidem  non  tantum  a  mari,  sed  a  fluminibus 
330  etiam  longe  erat,  donec  nuper  eversa,  dum  resurgeret,  ut  sibi  casus  ad  aliquid  profuisse 
videretur,  translatis  sedibus,  ripam  pulcherrimi  amnis  obtinuit,  Sed  nondum  tempus  est 
in  patriam  redeundi.  Ad  ea  quae  restant  procedamus.  Ante  Ciliciae  frontem  Cyprus  est, 
terra  nulla  re  alia  quam  inertia  ac  deliciis  nota,  quam  merito  Veneri  sacram  dixere.  Et 
nunc  quoque  Veneri,  magis  quam  Marti  seu  Palladi  sacra  est.  Raro  ibi,  seu  nunquam  vir 
335"  aliquis  clarus  fuit.  Neque  enim  in  molli  agro  voluptatis,  virtutum  rigida  semina  coalescunt. 


—  401  — 

Libidinem  incolarum,  terrae  coelique  fervor  indicat.  Cum  enim  regiones  traetu  maximo  soli 
viciniores,  grata  temperie  perfruantur,  haec  prope  contra   naturam,  intolerandis  aidoribiiE 
aestuat,  quasi  hominum  complexio  ad  elementa  transierit.  Noli  ibi  multum  immorali  Non 
est  enim  militaris   certe    neque    virilis    habitatio.  Fastus  gallicus,  syra   mollities,  graecae 
blanditiae  ac  fraudes,  unam  in  insulam    convenere.    Quod    optimum  atque  pretiosissimum  34o 
habent,  illic,    dissimillimis    moribus    aliunde    veniens,   iacet   Hilarion.    Contra  Cyprum  in 
extremo  maris  angulo,  minor  latet  Armenia,  cui  tergum  puppis  obvertens  in  dextrum  latus 
agenda  est.    Sed    iam    quasi    tecum    periculi    fastidiique    particeps,  ad  terram    pervenisse 
gaudeo.  In  quam  ubi  descensurus  sis  nescio.  Neque  enim  unus    tantum    portus   patet  ac- 
cessui.   Magistri    sententia,   comitum    consensus,  ventus,    mare,   dies,  locus,   opportunitas,  345 
quid  te  agere  oporteat  dicent.  Nam  ut  antiquo  proverbio  monemur,  Consilia  capiuntur  ex 
tempore.  Sunt  autem  in  litore  ilio,  ut  ab  aquilone  in  austrum  descendam,  maritima  oppida, 
Tortosa,  Tripolis,  Baruth,  Sur,  Caesarea,  Iafa,  Ascalon,  horumque   in  medio  nobilis  olim, 
nunc  eversa  et  in  cinerem  versa  iacet  Acon,  summum  et  inexpiabile   dedecus   ac  turpis- 
sima cicatrix  christianorum    regum,    nisi    aliquanto  turpior  esset  ipsa  Ierusalem.   Sane  si  350 
altius  descendas,  id    babebis    amplius,  ut  videas  caput  Syriae  Damascum.  Sic  enim  vocat 
eam  non    quicumque    cosmographus    sed    clarissimus    prophetarum    Isaias.    Quamvis    non 
ignorem  apud  alios  Antiochiam  Syriae  primam  ac  metropolim  haberi,    cui    sententiae  ac- 
cedit  Hegesippus  libro  3  historiarum  Iosephum  secutus,  aliquanto  tamen  nobilior  ut  puto 
et  certe  multo  vetustior  est  Damascus.  Videbis  civitatem  et  forma  spectabilem,  et  aetate,  355 
de  qua    quidem    ab    ipsis    temporibus    regum    Israel,   multis    seculis    ante  urbem  condi- 
tam,  crebra  in  utrisque   literis    sacris,    ac    secularibus  est  mentio.    Si   infra  magis   appli- 
cueris,  quantum  spectaculo    defuerit,    tantum   demitur    labori,  minus  terrestri    calle  laxa- 
beris,    quod    in  terram    egresso    vicina  Ierosolinia    est,  itineris  propositique  tui  terminus. 
Itaque  tametsi    multa    tibi  in    medio    quaerenda  et  visenda    monstraverim,    quae    poteras  360 
improvisus  forte  solumque  viae  finem  cogitans  praeterire,  hic  quid  te  moneam  non  babeo. 
Omnia  enim  iam  bine  antequam  pedem  domo  moveas,  praeconcepta  animo,  et  diu  agitata 
sunt  tibi,  quoniam  finis  rerum,  ut   philosophis  placet,  sicut    in  executione  ultimus  sic  in 
intentione  primus  est.  Neque  vero  tu  aliam  ob  causam  tantum  laboris,  ac  negotii  suscepisti, 
nisi  ut  in  illa  morte  domini  sacra  urbe,  locisque  finitimis  videres  oculis,  quae  animo  iam  365 
videbas:  amnem  scilicet  quo  lotus  est  Christus,  templum  seu  templi  ruinas  in  quo  docuit, 
locum  ubi  summa  cum  humilitate  passus  est  corpore  ut  nos    animi   passionibus  liberaret, 
sepulcrum  ubi  sacratissimum  corpus  illud  substitit,  dum  ipse  mortis  et  inferni  victor,  ad 
regna  hostis  spolianda  descenderet,  unde  etiam  reversus  idem,  corpusque  iam   immortale 
recipiens,  pressis  gravi  sopore  custodibus,  resurrexit,  Sion  praeterea  et  Oliveti  montem,  ad  370 
haec  et  unde  in  coelum  ascendit,  quo  ad  iudicium  reversurus  creditur,  ubi  ventis  et  flucti- 
bus  imperavit,  ubi  cibo  exiguo  maximam  turbam  pavit,  ubi  aquam  vertit  iu  vinum,  quae 
licet  magna  convivantibus  viderentur,  facilia  erant  illi  qui  cibum  et  vinum  et    aquam  et 
ipsos  de  nihilo  creaverat  convivantes,  ubi  denique  elegit  indoctos  atque  inopes  piscatores , 
quorum  hamis  ac  retibus  piscarentur  imperatores  ac  reges  gentium,  ubi  caecos  illuminavit,  375 
leprosos  mundavit,  paralyticos  erexit,  mortuos  suscitavit,  quodque  his  omnibus  maius  esset, 
nisi  quia  omnia  aeque  facilia  sunt  deo,  daemonibus  ac   peccatis   oppressam,  sepultamque 
animam  restituit  libertati,  multa  etiam  quae  persequi  mihi  longissimum  et  nequaquam  ne- 
cessarium  tibi  est,  cui  omnia  ex  Evangelio  nota  sunt,  quae  fixa  mente  cernentis,  per  singulos 
passus  devotam  animam  pius  horror  invadet.  Unum  quod  elabi  posset  admoneo,  videre  te  380 
urbem  illam,  quam  vicisse  victores  gentium  Romani  tam  clarum  opus  esse  duxerunt,  ut  Titus 
tunC  exercitus,  post  imperii  gubernator,  in  ipso  ingressu  moenia  urbis   admirans,  tantam 
victoriam  non  humanae  virtutis,  sed  divinae  gratiae  fateretur.  Et  profecto  sic  erat.  Christus 
ipse  quem  eradicasse  de  terra  viventium  extimabant,  adversus  suos  hostes  suis  merito  fa- 
vebat   ultoribus,   licet   adhuc    illis    incognitus,   noscéndus    tamen    eorum   suecessoribus  et  385 

Rendiconti.   1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  52 


—  402    — 

colendus.  Itaque  cum  saepe  alias,  tamen  in  ea  vastatione  praecipue  impletum  est,  quod  ex 
persona  eius  in  psalmo  dicitur,  Resuscita  me  et  retribuam  eis,  ea  hominum  strage^,  ea 
fames  miserorum  tam  maestà  necessitas,  quae  si  ex  ordine  nosse  cupis,  Iosephum  lege,  non 
audita,  sed  visa,  et  communia  sibi  cum  ceteris  referentem.  Quid  vero  nunc  cogitas  ?  An 
390  nondum  te  desiderium  nostri  cepit,  ut  domum  ut  patriam  ut  amicos  invisere  animus  Bit? 
Credo  id  quidem,  imo  ne  aliter  fieri  posse  certus  sum.  Sed  millus  est  acrioi  stimulus  quam 
virtutis.  Ilio  nunc  per  omnes  difficultates,  generosum  animum  iinpellit,  nec  consistere  pa- 
titur,  nec  retro  respicere,  cogitque  non  voluptatum  modo,  sed  honestorum  pignorimi  atipie 
affectuum  oblivisci,  nihil  aliud  quam  virtutis  spederò  optare,  nihil  denique  cogitare.  Hic 

395  stimulus  qui  Ulixem  Laertis,  et  Penelopes,  et  Telemachi  fecit  immemorem,  te  nunc  noois 
vereor,  abstrahet  diutius  quam  vellemus.  Video  libi  faciem  esse  longius  euntis.  Nec  imme- 
rito- Ubi  enim  dimittes  Bethleem  civitatem  David,  quam  coelesti  erta  claram  fore  divini 
vates  praesago  ore  cecinerunt.  In  illa  primo  cunabula  nostri  regis  aspiciens,  cogitabis  quan- 
tum Deo  grata  fuerit  semper  bumilitas,  quam  in  fìlli  sui    unigeniti  primordiis  evidentis- 

400  siine  consecravit,  cogitabis  ineffabilern  Salvatoris  originem  qui  ante  principium  genitus,  in 
fine  temporum,  si  ad  aetatum  numerura  attenditur  natus  est.  Virginem  matrem  in  praesepio 
iacentem  contemplabere,  et  divinuin  infantem  in  cunis  ragientem,  angelos  ab  aethere  con- 
cinentes,  pastores  attonitos,  stupentesque  reges  alienigenas,  cum  muneribus  affusos,  indi- 
genam  vero  regem,  gladio  saevientem,  terram  innocuo  sanguine  beatorum  infantium  et  mi- 

405  serarum  genitricum  lacrimis  madentem,  et  inaestis  resonans  coelum  oinne  gemitibus.  Inter 
haec  monitu  angelico,  sanctum  altorem  cum  intemerata  matre,  coelestique  alunni",  clam 
ex  ingrata  patria,  in  Aegyptum  ire  tanto  pignori  tutas  latebras  quaerentem,  iam  tuni  gen- 
tibus  spe  iniecta,  primogenito  proptei  ingratitudinem  abdicato,  summi  patris  hereditatem 
ad  minorerà  filium,  hoc  est  ad  populum  gentium   esse    venturam.  Sed  tu  quoque  nunc  ut 

410  auguror  Joseph  imo  Mariam,  imo  Christum  profugum  sequi  vis,  sacrum  profecto  teque 
dignum  iter.  Sequendus  in  terris,  quaerendusque  nobis  Christus  est,  ut  vel  sic  discamus 
eum  ad  coelum  sequi,  et  ubi  aliquando  habitavit  dia  quaesitum  tandem  ubi  habitat  inve- 
nire. Iam  vero  non  longe  bine,  mare,  quod  Sodomorum  dicitur,  Jordanis  influii  ubi  con- 
sumptarum  urbium  vindictaeque  coelestis  aperta   vestigia   apparent.   His   deserti    solitudo 

415  proxima  est.  Durum  iter  fateor,  sed  ad  salutoni  tendenti,  nulla  diflicilis  via  videri  debet. 
Multas  ubique  difficultates,  multa  tibi  taedia  vel  hominum  vel  locorum  hostis  noster  obji- 
ciet,  quibus  te  ab  incepto  vel  retrahat,  vel  retardet,  vel  si  neutrunu  possit,  saltem  in 
sacra  peregrinatione  minus  alacrem  efficiat,  hic  vero  praeter  cetera  nativam  locorum 
ingeret    asperitatem,    penuriainque    rerum    omnium.  Sed  meminisse  conveniet    omne  opti- 

420  mum,  magno  pretio  constare,  et  virgilianum  illud,  in  tuos  usus  transferre,  ubi  ait  : 
Vicit  iter  durum  pietas,  et  illud  Lucani  paululum  immutare,  durum  iter  ad  leges, 
animaeque  mentis,  amorem.  Nihil  tam  durum  ,  quod  virtus  ardens,  et  pietas  *  incensa 
non  molliat.  Equidem  si  per  Syrtes  libycas ,  et  arenosa  loca  serpentium  M.  Cato 
mite  Caesaris    imperium   fugisse  laudatur,  tu   per  desertum  non  fugies  immite    feroxque 

425  iugum  Satanae,  per  quod  tantus  olim  populus  fugit  saevitiam  Pharaonis?  Et  quod 
senes  ac  pueri  et  mulierculae  potuerunt,  tu  vir  fortis  ac  iuvenis  non  poteris?  Deus  cum 
illis  erat,  et  tecum  erit.  His  autem  in  locis  legem  datam  Moysi,  colloquium  cum  Deo  ha- 
bitum,  visionem  rubi,  laps(a)m  de  coelo  manna(m),  ceterasque  erga  carum,  sed  ingratum 
populum  divinas  blanditias,  ae  divina  iudicia  tecum  volves.  Incidet  vero   cupiditas   maris 

130  rubri  videndi,  quod  proprie  a  poeta  non  mare,  sed  litus  rubrum  dictum  est,  non  enim  ab 
aquis,  sed  a  colore  litoris  nomen  habet.  Quo  cum  perveneris,  non  odores  indicos,  et  eoas 
merces,  illis  faucibus  in  Aegyptum  atque  inde  nostrum  in  mare  convectas,  sed  populum 
Deo  adiutum,  per  medios  fluctus,  sicco  pede  transitimi  meditabere.  Illud  enim  humanae 
cupiditatis    et    inopiae,    hoc    divinae    pietatis    ac  potentiae    est.   Hic    Catherinae   virginis 

435  corpus  cemes,  ubi  angelicis  mauibus  collocatimi  fertur,  nec  indignum  fuit,    ut    quae    prò 


—  403  — 

lege  Dei  usque  ad  inortem  decertaverat,  in  eo  ipso  monte  requiesceret,  ubi  lex    divinitua 
data  erat  Per  haec  loca  formidabiles  esse  solent,  Arabum  incursus,  sitis,  fames,  labor,  sed 
nihil  fere  periculosius  errore  viae,  nullis  indiciis  ad  rectura  referentibus.   Ideo    vigilanter 
cave  ne  olla  te  necessitas  seiungat  a  sociis.  Jam  tandem  in  Aegyptum  laborioso  et  anci- 
piti calle  perventuin  est.  Ibi  ergo  supra  Nilum  videbis  Babylonem  novam  Cambysis  opus  440 
et  Carras  aegyptias  frequentissimam  urbem  et  immensam,  quae  Babylonem  veterem  trans 
Euphratem  et  Carras    assyrias    repraesentant.  Spectabis  insignem  Asiae  atque  Africae  li- 
mitem,  adversum  Tanai,  flumen  ingens,  stupendumque,  de  quo  et  philosopbi  et  poetae  et 
cosmographi  multa  sunt  opinati,  Aristoteles  vero  libro  integro  disseruit,  flumen,  et  aestivi 
mirabilis  incrementi,  et  inundationis  uberrimae,  et  infiniti  alvei,  et  fontis  incogniti,  cuius  cer-  445 
titudinem,  et  Aegyptiorum  et  Persarum  et  Macedonum  reges,  ad  postremum  romani  quoque 
imperatores,  sed  frustra  omnes  quaesiere.  Fons  hactenus  ignoratus  manet,  opiniones,  atque 
inquisitiones  hominum,  et  historiae  de  hoc  scriptae  multa  legentibus  notae  sunt.    Clarum 
quiddam  et  relatu  dignum,  quod  ab  illustribus  viris  accepimus,  locus  lue    exigit.    Ferunt 
fontem  esse  perlucidum  illic  ubi  ab  Herodis  rabie  Christum  occultabant,  quem  puer  om-  450 
nipotens  e  terra  arida  in  refrigerium  anxiae  matris  eduxerit.  Ex  ilio  christianos  iuc Lindis- 
sime bibere,  saracenis  absinthio  amariorem  esse,  ita  ut  degustare  illum  vel  summis  labiis 
poena  sit,  nostrosque  inde  tam  cupide  haurientes  ceu  monstrum  aliquod  admirentur.    Nec 
sane  magnum  fuit  illi  qui  fontem  fecit,  eidem  quoque  quas  voluit  leges  dare,  et  prò  va- 
rietate  bibentium  fidei,  varium  saporem  aquis  immittere.  MI  iam  restat  memorabile  quod  455 
quidem  non  meminerim,  praeter  Alexandriam,  Alexandri  opus,  Alexandri  nomen,  Alexandri 
bustum.  Ad  quod  Julius  Caesar,  post  thessalicum  diem,  mortemque  Pompei,  cum  Alexan- 
driam venisset,  ambiguo  turbati  vulgi  murmure  perraotus,  per  speciem  religionis  descen- 
disse  legitur.  Et  Augustus  Caesar,   post    victoriam    actiacam,    Antoniumque    devictum    et 
coactum  mori,  eodem  veniens,  Alexandri  corpus  reverenter  aspexit.  Cumque  ex  eo  quaere-  460 
retur,  an  et  Ptolemaeum    vellet    aspicere,    elegantissime    regem    ait    se  videro    velie    non 
mortuos.  Cui  dieto  illa  proculdubio  sententia  inest,  vii-tute  animi    et    rerum    gloria,    non 
regno,  non  sceptro,  non  diademate  regem  fieri.  Hoc  tu  dictum  eatenus  inflectes,  ut  sanctos 
cupias  spectare,  non  mortuos.  Quia  tamen  vetustas  et  fama  clarorum  hominum,  non    sine 
quibusdam  facibus  animos  tangunt,  poteris  et  hoc  bustum,  si  nondum  senio  cesserit  spec-  465 
tare,  nec  minus  urnam  quae  Pompei  cinerum  ostenditur.  Illum  enim  graeci,  hunc  romani 
scriptores  magnimi  vocant.    Galli  autem  hoc  cognomen  ad  suum  Carolum  transtulere.  Illos 
duos  habet  una  urbs,  quorum  alterum  arctos,  alterum  miserat  occidens,  illum  Pelle,  lume 
Poma.  Videbis  ubi  iniquo  marte  praeventus  et  circumventus,  illa  magnalia,  et  vix    credi- 
bilia  gessit  Caesar.  Videbis  Pharum,  unde  hoc  phari  nomen  per  alias  terras  usquequaque  470 
diffusum  est.  Spectabis    multifidas   Nili    fauces,    ubi    fortuna  populi  romani    truncum  sui 
ducis,  et  lacerum  cadaver,  abscisumque  tronco  caput  flens  victor  aspexit,  sic  cum  genero 
partitus  orbem,  ut  illum  Nilus,  Tibris    hunc  abluat.  O  fortunae  fides,  o  rerum    finis    bu- 
manarum.  Certe  ut  es  ingenio  promptus  ac  docilis,  tantis  ac   talibus   magistris,  quantum 
prosperis  sit  fidendum  disces  perpetuoque  memineris.  Sed  iam  satis  itum,  satis  est  scriptum,   17Ò 
hactenus  tu  remis  ac  pedibus  maria  et  terras,  ego  liane  papyrum  calamo  properante  sul- 
caverim,  et  an  adhuc  tu  fessus  sis  eundo  certe  ego  iam  scribendo  fatigatus    sum,    coque 
magis,  quo  celerius  incessi.  Quod  enim  iter  tu  tribus  forte  vix  mensibus,  hoc  ego  triduo 
consummavi.  Hic  utrique  igitur  viae  modus  sit.  Tibi  domi,  milii  ad  mea  studia  redeundum, 
quod  ego  confestim  fecero,  tibi  vero  plusculum  negotii  superest  peragendum   Christi  ope  480 
feliciter.  His  spectaculis,  et  hoc  duce  doctior  nobis  ac  sanctior  remeabis. 


—  4<)4 


Archeologia  — ■  Sopra  un'antica  tazza  dì  Lucio  Canolelo.  Nota 
del  Corrispondente  F.  Gamurìrini. 

«  Premessi  i  ringraziamenti  per  la  sua  elezione  a  Socio  dell'Accademia, 
espone  l'a.  una  patera  ombelicata,  cioè  concava  c,olYo;i<pakog  nel  mezzo,  di 
quelle,  che  precipuamente  servivano  per  i  sacrifizi,  e  dopo  il  convito  per  le 
libazioni  agli  dei:  dice  provenirne  la  forma  e  l'uso  dall'oriente,  e  quindi  per 
i  Fenici  essersi  diffusa  in  Grecia  ed  in  Italia.  La  patera  è  di  fine  argilla, 
con  vernice  nera  alquanto  iridescente,  la  quale  fu  prodotta  col  processo  stesso 
per  cui  risaltava  il  fondo  nero  dei  vasi  greci  dipinti.  La  parte  concava  rap- 
presenta una  serie  di  nove  navi  a  basso  rilievo,  le  quali  sembrano  formate  l'una 
dietro  l'altra  col  medesimo  stampo,  di  tipo  romano,  rostrate,  e  si  dirigono  a 
destra.  Simili  si  riscontrano  negli  assi  di  Roma,  che  hanno  la  prua  a  destra, 
mentre  quelli  fusi  o  coniati  fuori  di  Roma  si  distinguono  sovente  colla  prora 
a  sinistra. 

«  Nel  campo  fra  Yo/i<pcdog  e  le  navi,  sta  impresso  un  ornato  composto 
di  una  doppia  fila  di  ovoletti,  separata  da  una  linea  e  chiusa  da  due  altre 
formate  di  punti.  Sotto  una  delle  navi,  e  precisamente  nel  fusto  del  rostri' ni 
tridens,  è  segnato  il  nome  del  figlilo  in  questo  modo:  U -CAMOLINO. 

«  Il  nome  di  Lucio  Canoleio  ben  si  conosce,  e  si  ripete  in  diverse  tazze, 
che  furono  prodotte  nella  sua  figulina  di  Cales,  ora  Calvi  :  in  una  delle  quali 
si  rivela  così  più  completo:  U  •  CANOUEIVS  •  U  •  F  •  FECIT  CAUENOS. 
È  da  riputarsi  pertanto  ingenuo,  e  che  appartenesse  alla  nota  famiglia  plebea 
di  Roma  :  giacché  fra  i  Canolei  apparisce  per  la  prima  volta  un  tribuno  della 
plebe  nel  445  av.  C.  Faceva  egli  pertanto  parte  della  colonia,  che  fu  dedotta 
in  Cales  nel  320  av.  C,  e  vi  trovò  l'industria  fiorente  di  tali  stoviglie,  che 
furono  dai  Romani  tolte  e  seguite  per  proprio  conto.  Nelle  tazze  calene  si 
mostrano,  dal  tempo  della  deduzione  della  colonia  fino  verso  la  prima  guerra 
punica,  altri  padroni  di  fabbriche  di  figuline,  cioè  un  K  ■  ATIUIO,  e  un  O  ed 
un  U  •  GAB1NI0  con  due  nomi  dei  loro  servi,  R  UT  VS  e  SI  IRVI  VS.  Ora  per  la 
colonia  romana  colà  stabilita  è  manifesto,  che  Atilio  e  Gabinio  (il  cui  nome 
si  è  tratto  da  Gabi)  provengono  di  Roma.  Tali  fabbriche  romane  si  sostitui- 
rono alle  greche,  che  vi  esistevano  (l):  e  quindi  si  diffusero  nel  Lazio,  e 
nell'Etruria,  dove  si  imitarono,  e  per  ciò  il  nome,  che  loro  è  stato  dato  di 
stoviglie  etrusco-campane;  le  quali  di  frequente    trovandosi  con   monumenti 

(!)  Nei  bolli  delle  tazze  calene  si  sono  trovati  nomi  scritti  in  greco  :  ed  il  prof.  Helbig 
ha  veduto  in  quella  ben  nota  delle  quadrighe  le  lettere  I3oT3,  scritte  fra  i  raggi  di 
una  rota.  Bull.  d.  Tnst.  ardi.  a.  1881,  p.  149. 


—  405  — 

certissimi  della  prima  metà  del  secolo   terzo  av.  C,   non  evvi   dubbio   che 
spettino  a  quel  periodo. 

«  La  tazza,  che  per  proposta  del  disserente  fu  acquistata  dalla  Direzione 
generale  di  antichità,  se  non  si  può  dire  assolutamente  unica  è  certo  igno- 
rata ed  inedita:  inoltre  la  si  deve  pregiare  per  vari  riguardi.  In  prima  seb- 
bene si  conosca,  che  le  stoviglie  romano-calene  furono  l'effetto  della  colonia 
dedotta  in  Cales,  giova  però  molto  per  la  storia  della  ceramica  antica  in 
Italia  fissare  sempre  meglio  il  loro  svolgimento  cronologico.  Alla  ricordata 
età  specialmente  appartiene  la  forma  paleografica;  la  E  con  due  linee  II,  la  U 
ad  angolo  acuto,  la  N  pendente,  la  O  non  precisamente  chiusa.  Inoltre  ciò 
confermasi  dalla  terminazione  di  Canoleio  per  Canoleius,  che  è  ancora  la  prima 
volta,  che  s'incontra  nelle  opere  di  lui,  essendoci  noto  Cauoleios  e  quindi 
Canoleius,  colla  E  scritta  nella  forma  comune  :  ed  in  conseguenza  questa  tazza 
colle  navi  si  dovrà  stimare  per  l'arcaica  terminazione,  e  come  sta  scritto  il 
suo  nome,  quale  una  delle  prime,  che  siano  uscite  dalla  sua  figulina. 

«  Se  poi  si  esamina  la  forma  della  nave,  si  nota  che  il  rostro  è  posto  sotto 
alla  carena,  come  lo  fu  la  prima  volta  che  i  Romani  lo  presero  agli  Anziati. 
Perocché  negli  assi  librali  di  Roma  il  rostro  non  apparisce,  ma  nella  serie 
trionfale,  cioè  nella  ridotta  dalla  librale.  Si  aggiunga,  che  a  determinare 
meglio  il  tempo  della  tazza,  è  pregevole  l'ornamento  del  fusto  del  rostro,  di 
cui  si  è  servito  Canoleio  per  stampare  le  sue  navi  ;  è  il  meandro  detto  corri- 
dietro, che  simboleggia  l'onda  del  mare  0  del  fiume,  la  quale  si  travolge  e 
si  arriccia  ;  ornamento  antichissimo  provenuto  dall'Asia  minore.  Ora  appunto 
nella  serie  trientale  di  stile  campano,  si  scorge  la  nave  della  forma  medesima 
che  nella  tazza,  e  di  più  lo  stesso  meandro  nella  trave  del  rostro.  E  se  si 
riguarda  la  testa  di  Mercurio  del  sestante  della  detta  serie,  la  riconosceremo 
inclusa  nella  linea  punteggiata,  che  ha  usato  Canoleio,  e  che  si  riscontra 
nelle  monete  emesse  in  quel  tempo  in  Etruria  e  nella  Campania. 

«  Dalle  osservazioni  generali  fatte  in  altre  occasioni,  e  da  quelle  più  spe- 
ciali che  si  sono  esposte,  è  dato  di  concludere,  che  la  tazza  di  Canoleio 
comparve  nel  tempo  che  fu  ridotto  l'asse  alla  serie  trien- 
tale. Il  qual  fatto  avvenne  secondo  il  Mommsen  verso  il  principio  della 
prima  guerra  punica:  ma  nonostante  la  grande  autorità  dell'insigne  storico 
ed  archeologo,  il  riferente  opina  per  gravi  osservazioni  pure  da  altri  rilevate, 
che  la  riduzione  dell'asse  combini  colla  emissione  del  denaro  d'argento,  cioè 
nel  269  av.  C.  (484  di  Roma).  Ne  conseguita  che  la  tazza,  la  quale,  come 
si  è  detto,  fu  una  delle  prime  della  officina  di  Canoleio,  fu  prodotta  verso 
il  490  di  Roma,  e  le  altre  che  sieno  degli  anni  successivi.  Il  che  è  d'im- 
portanza grande  per  riconoscere  il  tempo  d'un  travamento,  nel  quale  compa- 
risca una  tazza  di  Canoleio,  che  abbia  o  no  la  nota  del  suo  nome. 

«  Infine  si  rivela  una  cosa  particolare  fra  la  prua  e  la  poppa  delle  navi, 
che  non  è  da  trascurarsi.  Si  veggono  due  scudi  oblonghi  in  alto,  che  si  toccano 


—  400  — 

l'un  l'altro,  e  della  forma  che  è  impressa  in  una  moneta  fusa  rettangolare 
di  Eoma  del  sistema  trientale.  Sotto  si  scorge  una  testa  forse  d'un  guerriero, 
che  sta  entro  la  cabina  o  sotto  coverta  della  nave.  A  me  pare  che  Canoleio 
abbia  qui  voluto  effigiare  o  ricordare  una  battaglia  :  ma  ben  mi  accorgo  che 
la  cosa  non  è  del  tutto  chiara.  Se  mai  egli  ciò  intese,  ed  impresse  in  una 
patera,  che  doveva  trovare  il  suo  spaccio,  e  servire  per  i  conviti  dei  Romani 
e  per  le  festive  libazioni,  certamente  ha  fatto  allusione  ad  una  vittoria  navale 
di  Roma.  Fu  celeberrima  allora,  e  poi  sempre  nei  fasti  la  vittoria  di  Duillio 
sulla  flotta  cartaginese  (493  di  Roma),  per  cui  divenne  Roma  da  quel  tempo 
la  regina  del  mare  :  e  Duillio  fu  il  primo,  che  menò  trionfo  della  vittoria 
navale,  e  fra  gli  emblemi  della  salutazione  imperatoria  figurarono  le  navi 
rostrate  ». 

Filologia.  —  Per  la  Fonìstoria  protarla.  Nota  preventiva,    del 
prof.  F.  G.  Fumi,  presentata  dal  Socio  Monaci  Ci. 

«  Le  dottrine  dei  glottologi  più  anziani  non  bastarono  a  penetrare  nel 
complicato  labirinto  del  vocalismo  indeuropeo,  ma  anche  quelle  dei  più 
recenti,  che  ne  hanno  trovato  l'ingresso,  non  il  filo  d'Arianna,  vi  si  muovono 
ancora  impacciate.  Non  ostante  la  bella  mostra  che  la  nuova  teoria  vocalica 
e  sonantica  fa  nel  Manuale  del  Brugmann,  si  può  dire  nell'anno  di 
grazia  1888  ciò  che  un  caldo  collaboratore  di  quella  teoria  onestamente  con- 
fessava nel  1885,  cioè  che  le  indagini  sul  vocalismo  indeuropeo,  nonché  finite, 
sono  appena  iniziate  (Hubschmann,  Indog.  Vocahystem ;  nachtràge  ]>>.  191 
fine).  Mi  sia  lecito,  pertanto,  di  comunicare  alcuni  pensieri  fondamentali  d'una 
mia  vecchia  congettura  (2). 

«  1.  Premetto  due  savie  sentenze  del  nostro  maestro,  TAscoli.  La  prima 
dice:  «  La  natura  stessa  del  soggetto  {indagini  glottologiche).  .  .  in  ispecie 
cagiona  che  possa  mancarci  la  prova  d'aver  colpito  nel  vero,  quando  pur  e'  è 
riuscito  di  farlo  (Poscritta,  p.  82)  ».  La  seconda  riguarda  le  indagini  glot- 
togoniche e  vuole  che  nella  scuola  sien  parche,  e  istituite  «  solo  in  ordine 
a  quegli  addentellati  da  cui  penda  manifestamente  la  intelligenza  di  feno- 
meni che  son  vitali  nel  linguaggio  come  si  agita  nella  realtà  della  storia 
(  Lettera  a  P.  Merlo,  p.  54)  » .  La  prova  della  giustezza  delia  mia  conget- 

(»)  Nella  seduta  del  19  febbraio  1888. 

(2)  Pensieri  destati  nel  1876  dalla  Nasalis  sonans  del  Brugmann,  ricordati  nelle  le- 
zioni ùitroduttorie  al  corso  di  Fonologia  presso  l'Università  di  Palermo  nel  77  e  nell'82, 
ed  esposti  come  teoria  nel  novembre  e  decembre  dell'87.  In  12  anni  si  sono  succedute 
curiose  somiglianze,  ad  es.  con  De  Saussure,  Osthoff,  Fed.  Mù'ller,  Merlo  ecc.  (e  debbo  a 
questo  amico  e  alla  sua  Nota  recente  «  Ragione  del  permanere  dell' A.  e  del  suo  mutarsi 
in  E  (0)  ecc.»  la  spinta  a  parlare),  argomenti  contrarj  pochi  e  controversi.  Così  pare  a 
me:  giudichino  gl'intendenti.  (Palermo,  gennaio  1888). 


—  407  — 

tura  non  so  darla  ;  la  dimostrazione  o  esemplificazione  la  do  appunto  nel  corso 
di  Fonistoria  indo-greco-italica.  Spero  poi  che  tutti  ammetteranno  l'assoluta 
necessità  di  cercare  nell'età  del  protario  indiviso  i  germi  e  le  cause  del  mo- 
vimento vocalico,  che  variamente  avviva  le  lingue  arie  nella  realtà  della 
storia.  Del  resto  quel  linguaggio  teorico  figura  in  capo-lista  nel  citato  Ma- 
nuale del  Brugmann,  come  figurava  nel  Compendio  dello  Schleicher,  e, 
malgrado  di  qualche  divergenza  nei  concetti  e  di  molte  confessioni  di  dubbio 
o  d' ignoranza,  ci  si  offre  sin  d'ora  copioso  e  istruttivo  più  di  qualcuno  fra 
i  derivati  di  cui  ci  giunse  certa  notizia.  Studiandolo  come  vivo  e  analizzan- 
dolo si  rafforza  l'antica  credenza,  che  il  processo  flessivo  siasi  svolto  dall'appo- 
sitivo e  questo  dall'isolante:  spingersi  all'evo  radicale  è  fare  un  salto  nel 
buio,  ma  affacciarvisi  appena  sarà  temerità  innocente  :  avventurarsi  nella 
penombra  dell'agglutinazione  sarà  un'audacia,  spero,  non  infeconda. 

«  2.  Penso,  adunque,  che  nelle  primissime  origini  il  vocaleggio  delle 
radici  protarie  abbia  alternato  fra  la  vox  naturalis  (indistinta  o  fognata, 
fra  a  ed  ó'),  che  segno  «,  e  il  così  detto  a  teorico,  sommo  nella  piramide 
o  mediano  nella  linea  dello  schema  vocalico.  È  l'alternanza  indicata  per  Va 
scr.co  dallo  scolio  a  una  regola  Pàniniana  riferito  dal  Pullè  nella  Gramm. 
scr.,  2  n.,  e  che  si  continua  nei  viventi  vernacoli  indiani,  ha  riscontri  mol- 
teplici in  più  lingue  e  si  legittima  per  le  nuove  ricerche  della  Fonofisica  e 
della  Tonologia.  Mi  par  verisimile  che  il  colore  neutro  sia  rimasto  nella 
radice  meno  intonata,  e  la  specifica  articolazione  dell'  a  sia  venuta  dalla  into- 
nazione piena  di  quella  radice,  che  in  una  data  sequela  dovea  dominare.  Se 
due  o  più  radici  non  si  sieguono  a  formare  un'unità  embrionale  di  forma, 
non  si  ha  linguaggio.  La  vicenda  a... è  o  ò...d  (gli  apici  non  li  do  per 
accenti  veri,  ma  per  due  gradi  cromatici)  non  è  da  riferire  alle  radici  in 
astratto,  ma  alle  seguente  radicali,  protoplasmi  delle  categorie  grammaticali 
dell'avvenire,  in  cui  v  era  dello  stato  debole  o  ipofono,  ed  a  dello  stato  forte 
(rafforzato)  o  ipsofono.  In  questa  prima  età  non  credo  a  dilegui  né  a  propria 
atonia;  suppongo  esclusivo  il  gemino  vocalismo  ora  accennato,  giudicando  i 
suoni  i  u  non  peranco  enucleati  da  y  w  consonanti. 

«  3.  Man  mano  che  certe  seguenze  radicali  corsero  e  ricorsero  come  pro- 
totipi di  forma  e  di  funzione,  le  cellule  del  libero  aggregato  vennero  vie  più 
addossandosi  le  une  sulle  altre  col  predominio  intenzionale  e  fonico  d'una  o 
di  più,  secondo  il  numero  e  il  valore  loro  nell'aggregato  unitario.  Ora  io 
penso  che  Va  dei  nucleoli  radicali  dominanti  sia  stato  profferito,  per  effetto 
d'una  intonazione  inorante  o  prolungata,  come  espanso  o  sdoppiato,  presso  a 
poco  aa  (àiqonog  o  bivocalis).  In  una  fase  ulteriore  della  sua  vita  apponente, 
il  protario,  pur  serbando  in  certe  forme  radicali  e  in  date  mozioni  Yaa  ere- 
ditato come  isofono,  nel  maggior  numero  dell'une  e  dell'altre  lo  cadenzò  coll'abi- 
tuale  alternanza  «...»,  »...«,  cioè  come  dittongo  raccolto  allofono  qv  od  <>,,. 
La  variazione  inversa  dei  due  termini  avrà  avuto  certamente  i  suoi  motivi,  ad  es. 


—  408  — 

incrociarnenti  accentuali  estensivo-intensivi  (accentiti  e  ictus)  combinati,  azione 
di  suoni  laterali  od  anche  assimilazione  intervallata,  distinzione  funzionale, 
e  sviluppo  analogico  di  tipi  prodottisi  in  virtù  di  imo  o  più  dei  motivi  ora 
supposti.  Comunque  sia  di  ciò,  m'immagino  che  quei  due  dittonghi  sieno 
giunti  in  altra  fase  del  periodo  appositivo  a  profferirsi  <m,  iw.  È  una  vera 
apofonia  o  dissimilazione,  in  quanto  per  adattamento  orale  l'articolazione  di  a 
puro  anteposto  in  unica  emissione  di  fiato  ad  v  indistinto  mi  sembri  più  an- 
teriore, più  esterna,  più  chiara,  insomma  vicina  ad  e  (e  però  segno  ce),  e 
all'incontro  quella  del  medesimo  a  posposto  mi  paia  più  posteriore,  più  in- 
terna, più  cupa,  vicina  ad  o  (e  però  segno  co:  ce  co  digrammi  per  l'occhio, 
monottonghi  per  l'orecchio).  Quando  gli  antichissimi  Arj  profferirono,  puta 
caso,  cen  e  nco  d'una  mora  e  mezza,  livellarono  anche  i  pochi  eia  sopra  vis- 
suti, smorzandone  l'espansione  in  c£,  di  una  mora  e  mezza  esso  pure.  Le  tre 
supposte  modulazioni  son  quindi  di  timbro  sempre  alfaistico  e  rimpiazzano 
con  diritti  eguali  Va  primigenio,  spettano,  cioè,  allo  stato  forte  della  radice 
o  meglio  della  forma  radicale  :  questa  mantenne  allo  stato  debole  l'i)  per  la 
triade  intiera,  e  veramente  per  Va  originatore  di  essa. 

«  Il  concetto  della  difonia  o  protrazione  di  pronunzia  dell' a  nello  stato 
forte  (integro,  pieno)  d'una  radice,  che  doveva  predominare,  risponde  all' insi- 
stenza mentale  dei  parlanti,  che  tìsicamente  si  manifesta  in  una  cadenza  più 
marcata,  come  avviene  nelle  lingue  monosillabiche  e  anche  nelle  agglutinanti. 
La  ulteriore  apofonia,  i  cui  motivi  adombrai  più  sopra  e  che,  mutatis  mutandìs, 
s'appaia  per  l'effetto  dell'  accentatura  ai  continuatori  romanzi  di  e  o  latini,  è 
il  lento  prodotto  dell'istinto  differenziati vo  (moto  psichico)  esplicato  in  gra- 
dazioni fono-toniche  (moto  fisico)  ;  al  medesimo  istinto  riferisco  la  conserva- 
zione dei  pochi  casi,  ove  a?  s'era  fossilizzato  isofono.  L' ipotesi  del  Merlo, 
che  in  tanti  rispetti  armonizza  colla  mia,  è  seducente  e  benissimo  motivata; 
tuttavia,  a  tacere  di  quell'assimilazione  a  distanza  di  un  i  e  di  un  ni  sulla 
vocale  tematica  e  sulla  radicale  per  dare  e  al  verbo  ed  o  al  nome,  mi  pare 
bisogni  d'altri  chiarimenti,  sia  per  la  congettura  cardinale  circa  l'entità  e  la 
priorità  degli  esponenti  intransitivi  di  persona,  sia  per  quella  che  pur  ne  di- 
pende circa  il  permanere  di  a  radicale  nel  verbo  appunto  intransitivo.  Essa, 
non  pertanto,  vai  meglio  della  teoria  tonica  del  Fick,  che  non  regge  alla 
stregua  dei  fatti.  Ma  tutte  e  due  ammettono  la  schietta  triade  a  e  o  nel  pro- 
tario  (non  però  autogena  per  il  Merlo)  ;  -il  che  mi  sembra  mal  conciliabile 
colla  natura  e  la  vicenda  di  e/o,  coli' a  arico,  in  ispecie  indo-perso,  in  parte 
anche  col  così  detto  a  del  nord  e  con  altro  ancora. 

«  4.  Il  vocaleggio,  adunque,  delle  figure  radicali  in  istato  ipsofono  e  semi- 
ipsotono  era  a?,  am,  mo,  in  istato  debole  (ridotto,  fognato),  cioè  ipofono  e 
semi-ipotono,  era  n  per  le  tre  modulazioni  dell'  a  originario.  Tutti  gli  ele- 
menti sinfoni  (consonanti)  poterono  precedere,  seguire  o  circuire  scempj  e 
multipli  gli  elementi  vocali  ora  detti,  i  soli  veramente  auiofoni.  Ma  rispetto 


—  409  — 

ai  dittonghi  vocali  pieni  «?,  cen,  ma,  Yv  isolato  è  una  semivocale  (stcbvocalis), 
un  vero  scevà  indeuropeo;  e  però  è  da  aspettarsi,  che  meno  siasi  sostenuto 
e  in  contatto  di  elementi  dotati  di  inerenza  vocalica  ne  abbia  risentito  l'azione 
esercitandone  più  o  meno  su  di  essi.  La  qual  reciproca  azione  fu  favorita, 
immagino,  e  dall'accostamento  dei  nuclei  radicali  e  dalla  combinazione  su 
indicata  delle  due  accentature,  la  musicale  e  l'enfatica. 

«  Fra  gli  elementi  sinfoni  dotati  d' inerenza  vocalica  primeggiano  y  e  tu. 
I  fonofisici,  compreso  il  Sievers,  ammettono  che  l'articolazione  di  i  e  u  sia 
più  consonantica  che  vocalica,  e  anche  i  Neogrammatici  hanno  i  u  come  con- 
sonanti. E  però  supposi  (§  2  in  fine)  che  y  w  fossero  consonanti,  d'una  arti- 
colazione quale,  p.  e.,  s'ode  in  jornu  del  siculo  centrale  (quasi  yjornu  col  y 
alla  neogreca),  e  in  vuomo  (quasi  pvomo),  come  s'ode  in  qualche  regione 
italiana.  L!  inerenza  o  sonanza  di  y  io  è  rappresentata  nel  mio  nesso  grafico 
dalle  spiranti  j  v;  le  quali  credo  surte  in  questa  età  o  nella  successiva  in 
particolari  situazioni,  specie  al  principio  di  alcune  radici,  appunto  da  yj  ]ìv 
quasi  assimilati  nei  due  elementi  o  rallentati  nell'elemento  esplosivo.  Noterò 
l)j  "w,  rilevata  per  I  u  sopralineari  l'inerenza  (a  rigore  ambilalere  nei 
sonanti  :  cfr.  Pullè,  Gramm.  scr.,  40  n.,  e  la  pronunzia  erre  enne  ecc.,  ma  vu). 
Ora  questa  si  smarriva  atfatto  quando  y  io  s'univano  ai  suoni  vocali  pieni, 
ma  con  v  agiva  sovr'esso  e  assorbendovisi  lo  rideterminava  col  proprio  timbro 
in  T  u  ;  onde  mj  mo  (e  yv  wv)  riuscivano,  credo,  sul  finire  dell'  età  agglu- 
tinativa  ad  ly  Tuo  (yl  wv).  Non  si  obietti  che  tal  processo,  se  vero,  avrebbe 
dovuto  effettuarsi  anche  con  wv  -h  y,  w  e  con  y,  iv  -hvcp;  dacché  in  questa 
terza  fase  quei  due  sviluppi  bivocalici  avevano  raggiunto  la  profferenza  mo- 
nottonga,  o  almeno  acusticamente  vi  dominava  quasi  sola  la  vocale  piena. 

«  5.  A  questi  due  primissimi  elementi  sonanti,  y  w,  sieguono  le  due  liquide, 
r  l,  verisimilmente  autogene,  benché  fra  loro  permutabili.  La  loro  sonanza, 
che  la  Fonofisica,  le  vicende  che  ebbero  in  più  linguaggi  antichi  e  moderni 
e  l'orecchio  ci  attestano,  oscilla  in  un  vocaleggio  indefinito  della  scala  i-u 
(fra  i  ed  e  per  r,  fra  u  ed  o  per  l)  ;  e  suoni  simili  ritroviamo  nei  linguaggi 
pracritici,  nell'odierna  pronunzia  dei  bramini  più  accreditati  e  nelle  equivalenze 
di  più  lingue  arie,  per  r  l  indiani.  Noto  per  n,  u  capovolto  sopralineare, 
questa  inerenza  promiscua  delle  due  liquide  alternanti. 

«  Il  terzo  luogo  fra  gli  elementi  sonanti  tengono  le  nasali,  n  m  (n  con 
particolari  segni  diacritici  rappresenterà  la  nasale  omorganica  delle  esplosive 
assegnabili  a  questa  età  del  protario,  m  la  nasal  labiale).  Nessuna  delle 
lingue  storiche  indeuropee  ha  conservato  le  nasali  vocaleggianti,  cioè  atte  a 
far  sillaba  da  sé  e  a  portar  l'accento.  Ciò  per  altro  è  possibile  fisicamente, 
e  alcune  lingue  moderne,  specie  della  famiglia  teutonica  e  della  slava,  che 
han  pure  r  l  vocaleggianti,  le  hanno  nella  pronunzia  effettiva,  e  l'orecchio 
ce  ne  dà  conferma.  L'inerenza  vocalica  di  questi  elementi  risonanti  nel  naso 
pare  che  s'avvicini  a  e  brevissimo  (ad  à  per  »,  ad  6  per  m).  e  lo  segnerò, 
al  solito,  capovolto  e  sopra  lineare,  9. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1"  Sem.  v; 


—  410  — 

«  In  quello  stato  radicale,  frattanto,  in  cui  era  l'elemento  suv vocale  v  e  in 
cui  i?y  tf'iu  per  la  speciale  energia  sonantica  di  y  tu  s'eran  rideterminati 
in  l,y  uw,  suppongo  non  avvenuta  la  rideterminazione  di  »  a  contatto  delle 
liquide  e  delle  nasali,  a  cagione  della  scarsa  sonanza  delle  prime,  più  scarsa 
ancora  delle  seconde.  Penso  quindi  che,  paralleli  di  situazione  e  di  funzione 
ad  »,  ly  uw,  vivessero,  non  importa  con  quale  effettiva  pronunzia,  le  coppie 
foniche  v*r  r>H  per  le  liquide,  vln  vìm  per  le  nasali,  e  con  »  posposto 
rvv  nìv  ecc.  (segnando  la  sonanza  ambilatere  avremmo  &r*  e  ?r'-"ù  ecc.).  — 
È  superfluo  avvertire  che  le  liquide  e  più  ancora  le  nasali  mantenevano  la 
loro  natura  consonantica  a  contatto  delle  vocali  piene,  cioè  che  la  loro  inerenza 
vocalica  si  smarriva  in  tal  contatto  anche  più  di  quella  assai  spiccata  dei 
suoni  y  io.  Un'altra  avvertenza  generale  aggiungerò  circa  le  supposte  fasi 
degl'incontri  di  suvvocale  e  sonanti,  ed  è  questa,  che  non  pretendo  né  di 
metter  fuori  concetti  in  tutto  nuovi  nò  di  manifestarli  con  tutta  la  precisione 
e  cogli  esatti  schemi  grafici  d'una  dimostrazione  scientifica  :  son  pensieri  con- 
getturali indotti  dall'analisi  dei  fenomeni  vocalici  reali  negli  idiomi  indeuropei. 

«  6.  Quanto  agli  altri  elementi  sinfoni,  nulla  vieta  che  si  pensino  già 
vivi  nell'età  appositiva  quelli  che  oggi  si  pongono  nell'età  flessiva  del  pio- 
tano. Escluderei  soltanto  le  esplosive  sorde,  o  forti,  aspirate  ;  e  suppongo  nate 
dapprima  le  sonore,  o  deboli,  pei  aderenza  di  scempie  finali  coli' ad flatus  la- 
ringeus  lenis  (sonoro,  non  sordo),  il  nvsvfia  ipdór,  di  vocale  ini/.iante  la 
cellula  successiva.  In  cambio,  p.-rò,  porrei  qui  l'intacco  parassitico  delle  guttu- 
rali schiette  in  certe  contingenze,  quell'intacco  Ascoliano  onde,  ad  es.,  un  h 
si  fece  #u  (v  come  il)  :  le  ulteriori  evoluzioni  palatale  e  velare  spetterebbero 
all'età  flessiva.  Ma  del  consonantismo  dirò  solo  quel  poco  che  basti  a  com- 
pletare la  teoria  e  i  miei  pensieri  sul  vocalismo. 

«  L'indole  fonica  del  protario  apponente  mi  verrebbe  a  risultare  ricca  e 
sfumata  di  colori  vocalici,  sul  fondo  dell' a  aperto  e  dell'»  fognato,  pei  effetto 
della  ricorrenza  di  date  cellule  radicali  in  libero  nesso,  ma  in  funzione  più 
o  meno  fissa,  con  proprie  intonazioni,  rilevate  ciascuna,  secondo  il  posto  e 
l'ufficio  rispettivo  nell'embrione  formale,  da  uno  scatto  orale  intensivo  della 
scala  acuto-grave  o  grave-acuta,  che  predominò  più  tardi  in  alcuni  dialetti 
del  protario.  Ogni  nucleo  aveva  quindi  il  suo  vocaleggio  variamente  cadenzato 
ed  espirato:  nessun  dilegno  ancora  e  nessuna  vera  atonia.  Quanto  all'indole 
grammaticale,  suppongo  specializzati  ed  esuberanti  i  rami  della  derivazione 
e  flessione  ormai  sbocciate,  men  copioso,  forse,  che  nel  passato,  il  tesoro  delle 
radici.  E  se  ponessimo  in  questa  età  la  prima  disgregazione  degli  Arj  ?  Oggi 
par  che  vada  prevalendo  la  credenza  che  sia  stata  in  Europa,  non  nell'Asia, 
la  lor  sede  primitiva,  quella  insomma  in  cui  la  gente  e  la  favella  si  costi- 
tuirono nell'unità  caratteristica  lor  propria.  GÌ'  Indo-erani  allora  si  sarebbero 
pei  primi  avanzati  a  sud-est  per  compiere  la  prima  migrazione  nell'Asia  ;  e 
così  spiegheremmo  certi  arcaismi  del  loro  sistema  di  suoni  e  di  forme. 
Successive  separazioni  parrebbero,  sempre  in  quanto  a  vocalismo,  quelle  dei 


—  411  — 

Balto-slavi,  dei  Teutoni  e  dei  Celti  (?)  ;  poi  degli  Armeni  e  le  altre,  quando 
la  terna  alfaistica  s'era  vie  più  inoltrata  (nell'età  flessiva?)  verso  i  suoni  a  e  o 
appunto  in  Armenia  e  nell'Europa  meridionale.  In  breve  molti  problemi  fo- 
netici, tonici  e  grammaticali,  tacendo  degli  etnici,  s'avvierebbero  a  più  pro- 
babili soluzioni,  pare  a  me,  se  riferissimo  all'età  agglutinante  la  prima  scissione 
idiomatica  dell'unità  protaria.  Ma  questa,  più  che  ipotesi,  è  arditezza  ;  e  poiché 
ne  basta  un  saggio  per  volta,  torno  a  quello  che  vado  mostrando. 

7.  Astrazion   fatta,   pertanto,  dalle   idee   accennate   da   ultimo,  riprendo 
quelle  che  mi  condussero  a  immaginare  la  storia   fonetica  già  sbozzata   e   i 
suoi  effetti  nell'età  della  flessione.  Questa  ci  si  mostra  come  un'agglutinazione  o 
composizione  perfetta  delle  cellule  radicali,  già  disposte   e  differenziate   per 
grado  fonotonico  e   per  funzione   negli   avvicinamenti   appositivi.  I  prototipi 
l'ormali  passano  dai  liberi  legami  alle  saldature  delle  parti  in  un  tutto,  e  si 
fissa  per  sempre  l'organismo  della  parola  indeuropea.  Non  descriverò  questo 
organismo  notissimo  ;  rilevo  soltanto,  che  la  coalescenza  di  radici  dominanti, 
latrici  del  significato,  con  radicole  servili  (atte  però  a  dominare  alla  lor  volta), 
latrici  della  forma  (suffissi  mortici   e  disiaci),  produsse,  a   mio   avviso,  due 
fatti  caratteristici  strettamente  connessi  :  1)  prevalenza  dell'accento  espiratorio 
sul  musicale,  vivi  entrambi,  ma  di  efficacia  inversa  a  quella   dell'età   appo- 
sitiva; 2)  attrito   della  materia  fonica,   in   ispecie  della  vocalica  (riduzioni, 
assorbimenti,  dilegui),  nell'amalgama  formale  avente  una  cellula  sola  chirio- 
tona,  su  cui  cadeva,  cioè,  Y ictus  principale  che  dava  unità  alla  parola.  L'in- 
tonazione (il  vero  accentua,  nqoa^dia)  la  immagino  anch'io  più  nella  frase 
che  nella  parola  a  se;  tuttavia,  badando  sopratutto   all' indo-greco,   conviene 
ammettere  che  perdurasse  nella  sillaba   con  o  senza  ictus.  L'energia  di  pro- 
nunzia, onde  il  suono  vocalico   s'alza  o   s'abbassa,  ha  numerose  gradazioni, 
le  quali  toccano  ogni  sillaba;  e  difatto  anche  le  atone  (pausitoné)  non  sono 
tali  che  di  nome;  se  non  si  tien  conto  che  di  2  o  3  più  marcate,  e  scritte 
e  avvertite  nelle  lingue  arie,  ciò  non  importa  che  nel  protario  sieno  state  le 
sole  o  le  sole  influenti.  L'antica  spezzatura  dell'età  appositiva  traspare  ancora 
in  certe  dissoluzioni  formali  e  in  qualche  duplicità  tonica  di  parole  inflesse, 
p.  e.  nel  vedico.  E  la   parola   inflessa,   che   sentiamo   come   un  tutt'uno,  fu 
sentita  quando  nacque  come  unione  di  parli,  sì  che,  in  ispecie,   nell'aggre- 
gato bimembre  o  plurimembre  avessero  proprio  risalto  fonotonico  la  parte  ra- 
dicale e  la  parte  formale.  L'azione   combinata   delle   due   accentuazioni  con 
prevalenza  dell'espiratoria  nella  parola  a  sé  spiega,  mi  pare,  colle  altre  con- 
cause certe  fusioni  vocaliche  suscettibili  di  varia  quantità  e  in  parte  le  per- 
mute graduative  {meta-fonie)  e  certi  fenomeni  degli  elementi   sonanti  molto 
diversi  da  lingua  a  lingua.  Poiché  le  lingue  arie,  qualunque  sia  l'età  del  loro 
primo  distacco,  non  lo  compirono  tutte  ad  una   volta   e   in   un  tempo  solo; 
e  perciò,  a  tacere  di  varietà  dialettali  già  iniziate  verisimilmente  nell'età  uni- 
taria, tutte  insieme  talvolta,  ed  or  l'ima,  or  l'altra,  mostrano  curiosi  innesti 
di  vecchio  e  nuovo,  reliquie  fossili  di  tempi  anteriori,  rifacimenti  analogici 


—  412  — 

e  livellazioni  d'ogni  natura.  Tenendo  presenti  tali  concetti,  abbozzo  i  linea- 
menti dell'evoluzione  vocalistica  protaria  nello  stadio  finale  della  flessione. 

«  8.  Accennai  esplicitamente  in  fine  del  §  4  e  or  ora  allusi  alle  risul- 
tanze che  ebbero,  nella  mia  ipotesi,  tra  il  chiudersi  dell'età  apponente  e 
l'aprirsi  della  inflettente  gli  sviluppi  bivocalici,  isofono  e  allofoni,  che  notai 
q£,  aw,  vcp.  Penso  infatti  che  il  suono  aperto  abbia  assorbito  o  assimilato 
a  sé  quello  fuggevole  e  fognato,  onde  sien  nati  tre  monottonghi  di  quantità 
ancipite,  che  segno  a  ce  ed,  proprj  naturalmente  in  origine  solo  della  forma 
radicale  integra  o  forte.  Come,  dove  e  perchè  siffatte,  vocali  ormai  semplici 
poterono  continuarsi  nelle  lingue  uscite  dal  protario,  or  come  lunghe  a  ce  od, 
or  come  brevi  a  ce  co?  Difficile  quistione,  che  non  presumo  risolvere.  Intanto 
si  dee  tener  conto  di  due  cose  :  che,  anzitutto,  nessuna  delle  lingue  arie  ci 
ha  tramandato  intiero  il  patrimonio  delle  sue  parole  quotidiane,  e  che,  in 
secondo  luogo,  ogni  linguaggio  suole  generalizzare  e  disciplinare  giusta  il 
proprio  carattere  i  nuovi  atteggiamenti  dei  suoni  e  le  varianti  di  grammatica 
o  di  lessico  che  ne  risultano.  A  darci  qualche  ragione  del  come  nel  sistema 
delle  forme  reali  apparisca,  o  la  vocale  lunga,  o  la  breve,  o  entrambe  a  vi- 
cenda, può  aiutarci  la  qualità  e  quantità  dell'accento  originario,  sia  della 
sillaba  che  le  contiene,  sia  delle  sillabe  contigue,  poi  il  tipo  flessionale  delle 
forme  rispettive,  e  da  ultimo  anche  la  situazione  di  dette  forme  nei  composti 
e  nella  frase  (allotropi,  doppioni  sintattici,  decomposti  ecc.).  Per  ciò  che  ri- 
guarda l'accento,  è  lecito  pensare  che  le  ancipiti  fossero  egualmente  ortotone, 
ma  che  nel  valore  protratto  si  sentissero  macrotoae  o  peritomene,  nel  valore 
rattratto  acrotone  o  propriamente  ossitone  :  non  turbandosi  l'unità  tonica  della 
radice  forte  nò  il  trigradismo  dell'accento  espiratorio  colla  duplicità  estesa  o 
scattante  dell'ictus,  come  non  si  turba  il  trisillabismo  greco  colle  omonime 
qualità  del  xvQiog  róvoc.  Certo  la  determinazione  in  sedi  fisse  d'una  delle 
due  movenze  fonotoniche  era  funzionale  o  semantica  per  eredità  dell'evo  an- 
teriore, ma  nel  sistematismo  dell'evo  flessivo  fu  probabilmente  sorretta  da  motivi 
diversi  e  concorrenti,  quali  l'espansione  analogica  di  prototipi  formali,  l'azione 
meccanica  di  suoni  attigui,  l'equilibrio  sillabico,  e,  perchè  no? -anche  il  so- 
vraccarico materiale  degli  esponenti  flessivi,  delle  sillabe  reduplicanti  e  dei 
primi  membri  di  composizione.  Le  antichissime  fusioni  vocaliche  tra  una  finale 
tematica  e  una  iniziale  derivativo-flessiva,  e  viceversa,  e  le  dislocazioni 
od  anastrofi  anche  antichissime  dell'originaria  accentuazione  finirono  di  sviare 
il  già  sconvolto  ordinamento  delle  lunghe  e  delle  brevi  nate  da  a  Te  co. 

«  Con  queste  modulazioni  ancipiti  di  a  credo  sian  da  riferirsi  quelle 
astrazioni  o  estrazioni  che  si  chiamano  radici  protarie,  basandosi  naturalmente 
per  la  fissazione  d'una  delle  tre  sul  vocalismo  reale  delle  lingue  che  poi  le 
distinsero  nettamente,  massime  se  quelle  che  non  le  distinsero,  almeno  nella 
scrittura,  presentano  affezioni  consonantiche  e  altri  indizj  di  omofonia  origi- 
naria. In  casi  dubbj  basterà  notare  a  per  lo  stato  forte,  v  per  il  debole. 
E  s  intende  che  questo  vocalismo  e  i  segni  con  cui  lo  rappresento  convengono, 


—  413  — 

nulla  mia  congettura,  anche  alle  radicole  che  servirono  ai  processi  di  deriva- 
zione e  di  flessione  ;  ma  tutti  consentono  che  quivi  più  che  nelle  radici  car- 
dini si  alterarono  ab  antico  le  condizioni  e  le  veci  del  vocalismo  primitivo. 
Queste  veci,  sopratutto,  o  metafonie  delle  sillabe  desinenziali  e  predesinen- 
ziali,  eccetto  quelle  di  a/ a  nel  nome  femminile  e  di  o/e  nel  maschile,  in 
parecchi  suffissi  derivativi  e  nel  verbo  di  flessione  detta  tematica,  sono  ancora 
le  più  diffìcili  a  spiegare  e  ricomporre.  Credo  anch'  io  che  per  intendere  il 
vocalismo  predesinenziale  bisogni  partire  in  molti  casi  da  forme  radicali  bi- 
sillabe, da  temi  già  fatti  con  particolari  suffissi  uscenti  in  o/e  ecc.  o  in  v  pro- 
teiforme, onde  sien  venute  nella  coscienza  e  nella  sistemazione  formale  dei 
parlanti  non  poche  di  quelle  radici  mutilate,  che  VAscoli  ben  disse  lessicali 
e  altri  già  vollero  provviste  di  suoni  determinanti.  Né  dubito  che  quelle 
pseudo-radici  fossero  di  valore  indifferente  tra  verbo  e  nome  più  ancora  delle 
semplici  ;  ma  il  colore  assunto  dalla  vocale  propriamente  radicale  nel  fissarsi 
del  bisillabo  nell'una  o  nell'altra  categoria  non  pare  dipenda  dalla  vocal  te- 
matica immediatamente.  Nell'ipotesi  del  Merlo  ne  dipenderebbe  mediata- 
mente per  effetto  dell'accennata  assimilazione  coll'o  innanzi  m  casuale  nel 
nome,  coli'/  desinenziale  di  mi  si  ti  ecc.  nel  verbo  attivo.  Se  17  finale  delle 
desinenze  medie  non  ebbe  influenza,  dovremmo  aspettarci  karatai,  se  l'ebbe 
a  produrre  karetai,  mi  pare  che  questo  difficilmente  sarebbesi  sottratto  alla 
livellazione  con  kereti;  e  l'un  tipo  o  l'altro  doveva  nel  vocalismo,  almen 
radicale,  malgrado  le  altre  influenze  notate  dall'autore,  prevalere  e  vincere. 
Propendo,  ciò  non  ostante,  a  convenire  che  il  colore  o  siasi  fissato  particolar- 
mente nel  nome,  quello  e  più  specialmente  nel  verbo  attivo  ;  e  sembra  anche 
a  me  che  le  deviazioni  del  vocalismo  radicale  in  certi  temi  nominali  sien 
da  riferirsi  a  peculiari  attinenze  col  verbo,  e  del  pari  che  Yo  radicale  nel 
verbo  sia  un  intruso  variamente  penetratovi,  o  col  nome  stesso,  o  nella  sua 
parvenza.  (L'ingegnosa  spiegazione  Mediana  del  perfetto  singolare  attivo 
con  o  mi  convince  meno  ;  ma  la  parvenza  del  nome  nel  perfetto  fu  più  volte 
notata,  benché  talora  vi  si  sieno  viste  invertite  le  parti). 

«  Nella  mia  gradazione  alfaistica  e  colla  supposta  natura  ancipite  delle 
vocali  nello  stato  forte  della  radice  non  resta  a  dire,  quanto  alla  fissazione 
prosodiaca  di  dette  vocali  e  alle  loro  permute  negli  accidenti  flessionali,  se 
non  questo  poco.  I  lessicografi  indiani  e  i  glottologi  odierni  variano  nell' attri- 
buire a  molte  radici,  specie  in  vocale  uscente-iniziante,  la  lunga  o  la  breve  :  ed 
io  pongo  per  tutte  la  vocale  ancipite,  quale  mi  risulta  dai  supposti  dittonghi 
anteriori.  La  successiva  determinazione  non  riguarda  più  le  radici,  ma  le  forme, 
ove  fu  prodotta  da  più  concorrenze  già  sopra  accennate;  alcune  delle  quali 
operarono  eziandio  sulla  determinazione  del  colorito  :  ambo  le  determinazioni 
quantitativa  e  qualitativa  erano,  giova  ripeterlo,  eredità  dell'età  anteriore  più 
o  meno  cosciente  per  gli  Arj  dell'età  flessionale.  Stabilire  basi  radicali  con 
una  delle  6  vocali  piene  come  nativa  è  una  semplice  constatazione,  spesso 
soggettiva,  dell'ultimo  termine  a  cui  sembrano  risalire  le  analisi  del  materiale 


—  414  — 

conservatosi  nelle  diverse  lingue  indeuropee.  Ma  queste  stesse  analisi,  l'atte 
da  altre  mani,  o  riducono  le  serie  da  6  a  4,  o  spostano  qualità  e  quantità 
vocaliche,  o  ritentano  una  via  all'unità:  e  di  fronte  al  vocalismo  mobile  endo- 
o-ano  e  metafonico  delle  forme  radicali  nella  parola,  fanno  vedere  che  poche 
e  spesso  di  vocalismo  irrigidito  sono  le  basi,  ove  la  vocale  lunga  faccia 
serie  da  sé,  che  la  serie  di  a,  o  si  riattacca  a  quella  di  a  (1'  T  scr.  per  a  avrà 
ragioni  proprie,  ma  sempre  rappresenta  «,  ovvero  lo  stato  ridotto  della  radice), 
o  può  spiegarsi  con  passaggi  da  un  tipo  temporale  ad  un  altro  e  con  motivi 
estrinseci  (merlo),  e  che  i  pochi  casi,  ove  le  due  serie  mostrano  metafonie 
con  o  o,  permettono  altre  spiegazioni  e  in  specie  l'eguagliamento  fonico  cal- 
cato per  analogia  sui  prodotti  similari  della  serie  più  generalizzata,  che  è 
quella  dell'i?  colla  metafonia  dell'o  (una  serie  indipendente  in  o,  non  con- 
nessa con  quella  in  ó,  fu  fondata  sopra  pochi  esempj,  speciali,  in  genere,  e 
mal  sicuri).  Mi  pare  quindi  che,  già  prevenuti  di  nou  poter  trovare  tutto  in 
regola  nella  quantità  e  qualità  vocaliche  che  ci  mostrano  le  lingue  arie,  pos- 
siamo muovere  da  basi  radicali,  in  cui  già  nell'età  flessiva  il  protario  avesse 
le  modulazioni  a.  a)  <v  atte  a  graduarsi,  nello  stato  forte,  sia  per  li  té  oó,  sia 
per  a  Te  <iò.Va,  —  qa  bivocale  isofono  dovea  resistere  come  a;  ma  gli  apofoni 
(devocales)  di  aa,  cioè  w  [»]  ed  \_if\co,  veri  gemelli  differenziati  dalla  posi- 
zione dell'»  e  proclivi  ad  abbreviarsi  espungendolo,  non  solo  divennero  come 
brevi  il  vocalismo  alterno  dominante,  ma  poterono,  con  altre  spinte  (azione 
di  y  w  ecc.),  violentare  la  ingenita  resistenza  di  a . 

«  9.  Nello  stato  debole  della  base  radicale  l'unico  «  rappresentava  anche 
in  questa  età  le  tre  (o  le  sei)  modulazioni  piene  di  a.  Per  effetto  dell'accento 
trigrado  più  efficace  e  della  correlativa  equivalenza  fonica  nella  compagine 
della  forma  inflessa,  la  suv vocale,  o  rimase,  o  s' estinse.  Indi  la  base  radicale 
che  la  conteneva  appare  nelle  lingue  indeuropee,  o  con  particolare  vocaleggio 
rideterminato  a  seconda  delle  rispettive  idiofonie,  o  sincopata,  se  per  varie 
azioni  la  sincope  non  ebbe  disguidi.  Il  vocaleggio  di  v  rideterminato  dai 
suoni  ond'è  vicario  riappare,  insiem  col  mero  assottigliamento  in  ì  e  col  re- 
stauro generico  in  a,  in  tutte  quelle  contingenze  in  cui  Yv  sembra  od  è  irra- 
zionale (protesi,  svarabakti)  ed  ove  smarrisce  quasi  il  senso  della  connes- 
sione formale  (in  sillabe  reduplicanti  non  perfettali,  mediano  in  derivati,  in 
composti,  in  flessioni  tematiche,  e  forse  finale  in  certi  esponenti).  Il  doppio 
esito  suindicato  riguarda  Yv  in  contatto  con  elementi  sinfoni,  esclusi  i  sonanti, 
e  permette  di  suddividere  lo  stato  debole  della  base  radicale,  che  rispetto 
al  forte  è  subaccentato  {ipotono)  in  due  forme,  la  vera  debole  (paratona, 
munita  d'accento  secondario)  e  la  debolissima  (pausitoaa  od  atona).  Se  si 
vogliono  tener  distinte  le  due  forme,  la  lunga  e  la  breve,  dello  stato  forte 
(ipsotono),  si  raggiungono  i  4  stati  dei  Neogrammatici.  A  dire  intiero  il  mio 
pensiero,  io  immagino  che  la  suvvocale,  perdendo  il  coaccento,  divennisse  eva- 
nescente, mera  eco  vocalica  ;  e  vorrei  dirla  advocalis,  o  nonvocalis,  e  no- 
tarla w,  cioè  i)  sopralineare:  il  che  varrà  quanto  lo  zero,  0.  del  Manuale  del 


—  41 


d 


Brugmann.  Ammessi  tal  concetto  e   tal   segno   si  potrebbe,  come  accennai, 
ricondurre  la  terna  a  Te  co  ad  c£  qw)  mo ,  e  \&  terna  a  Ze  od  ad  a  ce0  vod. 

«  Ho  messo  a  parte  i  contatti  di  v  (e  v)  cogli  elementi  sonanti,  come 
richiede  la  loro  natura  e  il  prodotto  a  cui  eran  giunti,  secondo  la  mia  ipo- 
tesi, nell'età  appositiva.  Il  prodotto  di  v  ~\~y  w  (y  w  -f-  »)  era  1  >j  Tue  {yi  wu), 
giusta  il  §  4  ;  e  però  a  quello  dovean  ridursi  nello  stato  debole  le  unioni  ditton- 
gali ay  aio,  cèy  cèw,  ooy  odio  (e  di  regola  anche  le  sillabe  inverse  ya  io  a  ecc.) 
delle  basi  radicali  di  stato  forte.  Nell'età  flessiva  quei  due  prodotti  si  so- 
stennero innanzi  vocali  (e  sonanti?),  ma  con  altri  elementi  si  ridussero  per 
graduale  stemperamento  di  y  w  consonanti  ad  TI  uu,  onde  I  u  paratoni, 
T  u  (}y  Jio ,  vocali  o  spiranti)  pausitoni.  La  vocalizzazione  si  estese  poi 
variamente  ai  dittonghi  della  radice  sana,  e  nelle  singole  lingue  arie  subì 
speciali  vicende  in  relazione  colle  altre  qualità  di  y  tv  ;  che  per  le  fasi  anzi- 
dette e  l'ufficio  loro  nell'età  flessiva  chiamo  convocale^,  essendosi  ridotta  a 
pochi  avanzi  (più  visibili  per  y  che  per  w)  la  qualità  consonantica  e  intrec- 
ciandosi troppo  colla  vocalica  la  qualità  fricativa.  A  siffatto  stemperamento 
si  dovrà,  in  parte  e  in  singole  lingue,  il  predominio,  o  l'abbreviazione,  innanzi 
consonanti  di  ay   Tèio  ecc.  contro  ay  Téw  ecc. 

«  10.  I  prodotti  di  n-+-r  l,-hn  m  nell'età  appositiva  erano,  per  limitarci 
a  questa  sola  posizione  dei  termini,  ifr  vH,  vìn,  vSm  (v.  §  6).  Avvertii 
che  non  so  dir  nulla  di  preciso  circa  la  pronunzia  né  presumo  coi  detti  schemi 
grafici  di  far  della  scienza  esatta.  Quei  prodotti  li  esige  la  teoria  a  la  vio- 
lenza del  sistema.  Nell'età  flessiva  suppongo  che  »,  mantenendosi  suvvocale 
e  paratona,  siasi  commista  coli'  inerenza  liquida  e  nasale  e  il  vocaleggio  misto 
indistinto  abbia  avuto  una  quantità  protratta,  suscettibile  a  sentirsi  maggiore 
d'una  mora:  e  segnerò  in  mancanza  di  meglio  vr  vi,  vn  vm.  Se  lo  stato 
debole  scendeva  alla  vocale  pausitona,  venivano  vrvl,vnvm  (né  m'opporrei 
a  notar  qui  e  nei  prodotti  suvvocalici  con  nasali  un  anusvara  o  una  tilde j  se 
tanti  segni  non  dessero  impaccio).  Il  suono  indistinto  si  rivocaleggiò  (r  l  ri- 
masero, in  apparenza,  vocali  nel  scr.)  nelle  singole  lingue  arie,  o  sul  timbro 
delle  inerenze,  o  su  quello  generico  dell'a;  e  forse  il  tempo  semi-ancipite,  che 
per  solito  si  risolve  in  breve  e  coincide  (eccetto  il  nasale  nell' indo-greco) 
col  brevissimo  dell'atonia  o  pausitonia  (rinismo  obliterato  nell' indo-greco), 
lasciò  qualche  avanzo,  come  logoditropo,  nelle  liquide  e  nasali  sonanti  lunghe. 
Il  parallelismo  formale  con  i  u,  T  u  spiega  molti  fatti  ;  come  quello  fisico, 
calcolando  la  resistenza  maggiore  nelle  liquide,  minore  nelle  nasali  a  stem- 
prarsi, con  y  w  aiuta  a  chiarire  il  formale  e  la  scarsezza  di  nessi  ar  al, 
Zen  ccm  ecc.  nelle  basi  radicali  di  stato  forte.  Questi  ricompariscono  nello 
stato  debole  come  sonanti  lunghe,  ancora  molto  misteriose,  ma  spesso  tra- 
sposti nei  termini.  Senza  ricorrere  qui  e  anche  nei  prodotti  brevi  alla  metatesi, 
che  pure  è  naturale  coi  suoni  liquidi,  serve  a  capacitarci  l' inerenza  ambi- 
latere  degli  elementi  sonanti  o,  date  sillabe  no  m  ecc.  che  si  risolvano  come 
le  inverse,  la  meccanica  ripercussione  della  vocal  fognata  dalla  fine  al  principio 


—  416  — 

della  sillaba  (quasi  (v)rv,  onde  vr  (v)  ecc.  a  mo'  dell' e  re  zendico  =  r  sor.). 
In  tali  fenomeni  e  negli  sviluppi  di  sonanti  vocaleggiate  innanzi  sonanti  v'è 
ancora  troppa  incertezza:  certo  è  che  spesso  lo  stato  ipotono  s'è  reso  indi- 
pendente e  però  s'è  rinsanguato  nelle  diverse  lingue  arie  diversamente,  e  che 
alcune  crisi  fonetiche  dovute  all'»  policromo  nativo  e  anaptittico  e  altre  anche 
più  speciali  (escogitate,  p.  e.,  dai  Pratigakhya  vedici)  hanno  alterato  la 
fisionomia  primitiva  del  sonantismo  protario. 

«  Il  concetto  e  la  notazione  grafica  che  io  adotto  rispondono  alle  pre- 
messe della  congettura;  ma  non  guasta  nulla  l'adottare  i  segni  rr  nli  ecc., 
purché  la  species  non  distrugga  la  substantia,  cioè  l'illusione  ottica  non 
travii  la  percezione  acustica.  Un  lieve  ed  incoloro  vocaleggio  s'afferra  anche 
nelle  profferenze  tedesche,  slave  ecc.  di  quei  suoni  :  io  lo  noto  con  segni  vo- 
calici, altri  con  un  piccolo  punto  o  cerchiello  o  lineetta  sotto  i  segni  delle 
liquide  e  nasali.  Anche  ammesso  che  in  dati  intrecci  fraseologici  e  nella  pro- 
nunzia comune  di  lingue  nordiche  odierne,  le  sonanti  non  sien  fantasmi  fonie/, 
ma  vere  sillabe  accentate  o  vocali  accentuatoli,  ciò  non  autorizza  a  porle 
senz'altro  come  fonemi  così  frequenti  nel  protario;  il  quale,  tutto  sommato, 
parrebbe  nel  fonetismo  generale  aver  ritratto  assai  più  l' indole  delle  lingue 
meridionali,  della  greca  p.  e.,  che  delle  settentrionali  d'  Europa. 

«  Quanto  al  consonantismo  del  protario  flessivo  mi  limito  a  dichiarare 
che  mi  pare  accettabile  lo  schema  del  Brugmann.  La  lista  dei  sinfoni  so- 
nanti comprende  le  varietà  nasali  svoltesi  a  contatto  delle  varietà  esplosive  ; 
ma  non  vi  porrei  y  w  (/  u),  che  come  sinfoni  esplosivi  non  hanno  conti- 
nuità propria  e  certa  nelle  lingue  arie,  come  convocali  danno  prodotti  auto- 
foni,  come  sinfoni  spiranti  (j  v),  o  risultano,  o  variamente  alternano  colle 
qualità  anzidette.  Epperò  di  j  v  e  delle  sibilanti  s  3,  che  fisicamente  e  sto- 
ricamente mostrano  una  natura  semi-sonantica  (Sievers  cita  nella  Fono  fisica 
ess.  tedeschi  e  inglesi  con  sib.  vocaleggiate,  e  un'inerenza  ì  è  fatta  valere  da  più 
linguisti  in  più  lingue),  farei  una  sotto-classe  (stibsonantes).  Gli  elementi  muti, 
occlusivi,  esplosivi  con  e  senza  implosione,  o  come  altramente  s'abbiano  a  chia- 
mare, sono  sinfoni  o  consonanti  per  eccellenza,  il  profferimento  dei  quali  non 
è  possibile  se  non  aderiscono  a  un  vocaleggio  (indi  adsonantes  o  nonsonantes). 
La  precedenza  ha  le  sue  ragioni  :  pongo  poi  anche  le  schiette  gutturali  o  faucali, 
e  penso,  come  accennai  al  §  6,  che  in  questa  età  flessiva  le  gutturali  intac- 
cate da  il  (v  greco)  siansi  spartite,  secondo  il  colorito  i  od  u  preso  da  quel- 
l'appoggiatura, in  gutturali  anteriori  o  palatali  e  in  gutt.  posteriori  o  velari. 
È  la  dottrina  del  nostro  Ascoli,  il  cui  concetto  e  sviluppo  conseguenziale 
dominano  ancora  sovrani.  Ammettere  la  serie  distinta  delle  gutt.  pure  mi 
sembra  una  necessità  per  chi  badi  alle  vicende  del  complessivo  gutturalismo 
nelle  varie  lingue  indeuropee  e  al  fatto  che  esse  vi  esistono  :  ciò  è  implicito 
nelle  teorie  dei  ritorni  o  risanamenti,  non  essendovi  ritorni  a  ciò  che  più 
non  è,  né  risanamenti  di  quanto  è  morto.  L' influenza  dei  suoni,  specie  voca- 
lici, attigui  sull'articolazione  delle  3  varietà  è  incontestabile:  ma  non  entro 


—  417  — 

nella  quistione.  —  Una  seconda  aggiunta  al  consonantismo  dell'età  anteriore 
è  un  po'  disputabile  :  alludo  alle  aspirate  forti  (sorde),  non  frequenti  come 
eredità  nelle  lingue  arie  e  mal  ferme  anche  in  quelle  che  n'  han  più,  per  ciò 
che  è  della  continuazione  e  legittimità  storica.  Tuttavia  il  scr.,  che  cogli 
invertimenti  di  s  h  (per  sé  sonoro)  descritti  dall'AscoLi  e  col  suo  visarga 
(h  sordo)  richiama  un  antichissimo  adfìatm  laringeus  asper  {nvtvfxcc  óaai), 
consiglia,  non  a  porre  indipendente  un  li  protario,  ma  a  supporre  che  per 
analogia  fonetica  colle  aspirale  deboli  (sonore)  si  fossero  prodotte  le  asp.  forli 
almeno  in  qualche  varietà  dialettale,  in  qualche  clan  degli  Arj.  —  E  a  simili 
varietà  saranno  da  ricondursi,  se  han  consistenza  o  non  entrano  fra  le  affe- 
zioni idiosincratiche,  certi  suoni  scempj  o  complessi  che  vanno  evocando  alcuui 
recentissimi,  ad  es.  J5  et  interdentali  (cj)  per  kt),  jh  (èyoì  =  ahdm),  sh,  sii 
e  via  dicendo.  E  nell'  individualismo  etnoglottico  saranno,  credo,  alcuni  dei 
motivi  per  cui  vennero  di  buon'ora  molti  spostamenti  accentuali,  che  con- 
corsero a  dare  un  abito  tanto  vario,  benché  della  stessa  stoffa,  alle  singole 
lingue   derivate   dalla  protaria. 

«  E  qui  finisce  il  mio  cenno  congetturale,  arido  e  conciso  più  del  con- 
veniente, ma  adatto,  spero,  al  suo  scopo,  che  è  di  comunicare  ai  compagni 
di  studio  la  teoria  vocalica,  che  avevo  in  mente  scrivendo  nel  79  e  80  la 
Glottologia  e  i  Neogrammatici  (Napoli  1881,  vedi  le  pagg.  70-71)  e  nell' 81 
la  prefazione  alle  Note  glottologiche,  I  (Palermo  1882;  vedi  p.  XIII),  e 
che  dimostrata  ed  esemplata  nel  corso  fonistorico  di  quest'anno  potrà,  in- 
contrando adesioni,  ricomparire,  non  in  ischeletro,  ma  in  carne  e  sangue  a  suo 
tempo.  Vedo  io  pel  primo  i  lati  deboli  e  qualche  deduzione  dall'aria  artifi- 
ciosa o  vacillante,  così  nella  congettura,  come  negli  sviluppi,  e  capisco  che 
per  certe  somiglianze  con  altre  teorie  non  tutti  mi  crederanno  sulla  parola. 
Circa  il  primo  punto  non  posso  dir  che  questo:  ho  studiato  la  letteratura 
glottologica  contemporanea  e  non  sono  riuscito  a  far  mie  tutte  le  opinioni 
che  sembrano  prevalere  ;  e  però,  fidando  nella  cortesia  dei  colleghi  di  studio 
e  di  scuola  per  non  venire  imbrancato  fra  gì'  ingegni  solitarj,  metto  innanzi 
un  modesto  contributo  ad  una  quistione  aperta,  e  non  presumo  di  scioglierla. 
Quanto  al  secondo  punto  potrei  appellarmi  ai  miei  scolari  di  un  intiero  de- 
cennio :  preferisco  però  che  ciascuno  giudichi  a  sua  posta.  Aggiungerò  soltanto, 
per  chiudere,  che  l'esitanza  e  il  silenzio  s'erano  imposti  ai  cultori  della  glotto- 
logia in  Itnlia  per  ragioni  ben  note  ;  rimesso  tutto  a  suo  posto  e  tornata  la 
concordia  da  me  augurata,  riprendiamo  il  coraggio  e  la  parola. 

Avvertenza.  —  Un  quadro  dei  suoni  protariani  qui  annesso  riassume 

alla  meglio  le  cose  esposte.  La  nomenclatura  di  mia  invenzione   è   barbina. 

ma  non  è  elegante  nessuna  terminologia  e  tanto   meno   quella   degli   scritti 

glottologici.  Ho  voluto  renderla  paesana  :  la  buona  intenzione  mi  sia  di  scusa  ! 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sera.  54 


418  — 


< 
0 

M 

0 

M 

H 

Q 

0 

tf 
Q 
«ì 
D 
O 


h5 

< 

O 

a 
p 

i— i 

o 

I— I 
< 
O 

o 

"«1 


P 
o 


o 

tsa 
<3 

o 

Q 

M 
ti 


M 

t-H 

!_. 

j 

a            I-I 

J 

<               w 

<3             a 

■4, 

H             23 

H             < 

O 

<1                    -53 

*      s 

P 

>-3              i-3 

W             <i 

<> 

<         a 

Q     hJ 

f=q 

Ph         k* 

H 

&s          bc 

13 

P 

aiduioDg     rS      i^j"'       ^ 

^73 

5»         te 

£ 

1            1         1            1 

1 

1 

1 

O 

o 

1 

| 

1 

w 

O 

O 

<C 

«j           o 

Sz; 

T3 
O 

aictmeog    «8       >^         §^ 

^ 

?J            5w 

H 

■I     \ 

\ 

< 

H 

Y, 

1    -  \ 

K 

<• 

<j 

7       i 

O 
co 

O 

~ 

I        1         a 

'«•>» 

e» 

CO 

03              CO 

P 

P^ 

CO 

U 

CO 

o 

=2 

IXKVHIdg 

a 

/ 

K* 

,    , 

43                         / 

H 

H 

H 

2       =*-            / 

£ 

-: 

Q 

■  —         -           / 

o 

O 

Q 

_ 

g      3      / 

3   43  / 

.   ^i 

s 

co 

^w 

t-5 

o 

r^  -o 

rivsv^j 

•3H0IÌNVNOSNO0    IKI  HZY1I  '.'I.I.M  y    *q 

o 

— 

^_^ 

"^ 

k        S  )S        ^ 

<o 

a 

. 

_] 

c_> 

^ 

<i< 

«3 

i        -^  \ 

"5 

o 

DO 

/          ,5*»  '* 

» 

Q 
> 

- 

5 

( 

fc 

,_i 

O 

/. 

£ 

•■5 







_ 

rt 

■^ 

© 

/    s~* 

l-H 

V 

0 

l   S  ,§  is        S 

(-<> 

ri 

Q 

\       =5     )53     l5S               l« 

lS5 

c 

'  ft 

o 

3^ 

CS 

i 

V 

a 
a 

C/2 

U5. 

J^ 

o 

^ 

< 
:    S            + 

4- 

ed 
s; 

'3 

o 

?" 
P 
CO 

1                 J 

-*— 
o     fi 

~      cj      fi 

•r;     o 

S*  5    e 

ò 

-      O 

^ 

^ 

1 

w    O                             O 

^ 

p 

o 

o 

S 
a 

('%  '\  ,s 

\ 

o 

) 

<*> 

o 

1 

m 

M 

<tj 

f  l« 

li 

IS 

a 

v     \ 

\ 

\ 

o 

o 
o 

1 

l- 

(S 

€ 

> 

—    ,— 1 

i^jdjoTw 

/% 

<j 

W-5   ? 

/        'ì    /         * 

/-\ 

1 

- 

rivooAaQ 

•aHonvoo, 

\    ] 

NOIZV 

1( 

)0I 

i.;i 

\T 

•1? 

—  419  — 

Fisiologia.  —  Applicazioni  del  verde  metile  per  conoscere  la 
reazione  chimica  e  la  morte  delle  celiale.  Nota  IX.  del  Socio  A.  Mosso. 

«  Fu  Heidenhain  che  ebbe  il  primo  l'idea  di  servirsi  delle  sostanze 
coloranti  per  studiare  le  funzioni  delle  cellule  (')  e  sono  note  le  sue  celebri 
esperienze  col  solfo  indigotato  di  soda.  Cerfces  (-')  trovò  che  i  corpuscoli 
bianchi  del  sangue  della  rana  lasciati  per  24  ore  in  una  camera  umida  si 
coloriscono  leggermente  colla  cyanina,  quantunque  presentino  anco;  a  dei  mo- 
vimenti ameboidi.  Brandt  (a)  si  servì  dell' ematossilina  per  studiare  gli  in- 
fusori ;  ed  avendo  osservato  che  nei  vacuoli  delle  amebe  il  colore  violetto 
dell' ematossilina  cambia  in  bruno,  conchiuse  che  i  vacuoli  sono  un  organo 
di  escrezione,  e  che  contengono  una  sostanza  acida. 

«  Pfeffer  pubblicò  recentemente  un  lavoro  assai  pregevole  intorno  al- 
\  assorbimento  dei  colori  di  anilina  nelle  cellule  viventi  (4).  Sono  ricerche 
fatte  sulle  piante,  che  hanno  un  grande  interesse  per  la  biologia  cellulare. 
Pfeffer  vide  che  il  protoplasma  finché  è  vivo  non  si  lascia  colorire  dal  bleu 
di  metilene,  mentre  che  invece  si  tinge  colla  più  grande  facilità  appena  si 
altera  e  muore.  La  colorazione  delle  cellule  vive  succede  più  facilmente,  col 
violetto  metile,  ma  Pfeffer  fa  notare  che  il  violetto  metile  è  una  sostanza  molto 
velenosa  e  che  bisogna  essere  cauti  nel  conchiudere.  La  colorazione  del  nu- 
cleo che  succede  dopo  pochi  minuti,  quando  si  fa  agire  una  soluzione  del 
0,0003  per  cento  o  anche  solo  del  0,0001  per  cento,  sarebbe  già  dovuta,  se- 
condo Pfeffer,  ad  un'alterazione  delle  cellule. 

«  In  nessun  caso  col  violetto  metile  egli  trovò  una  colorazione  del  pro- 
toplasma, o  del  nucleo,  durante  la  vita  ;  e  i  punti  che  nelle  piante  si  lasciano 
colorare  meno  facilmente,  sono  quelli  dove  sono  più  numerose  le  cellule  giovani. 

«  Ehrlich  fece  alcuni  lavori  assai  interessanti  in  questo  riguardo.  Nel 
suo  scritto  intorno  alla  reazione  della  sostanza  nervosa  vivente  col  bleu  di 
metilene  (5)  egli  fa  notare  che  la  reazione  alcalina  e  la  saturazione  coli' os- 
sigeno sono  due  condizioni  indispensabili  perchè  succeda  la  colorazione  az- 
zurra dei  nervi. 

*  La  reazione  chimica  delle  cellule  si  può  conoscere  con  varii  colori  di 
anilina:  quello  che  mi  diede  i  migliori  risultati  è  il  verde  metile  (,;). 


(!)  E.  Heidenhain,  Pfliiger's  Archiv  1874,  Bd.  0,  p.   1. 
("')  A.  Certes,  Comptea  rendus  1881,  voi.  92,  p.    124. 

(3)  K.  Brandt,  Biolog.  Centralblatt,  1881,  p.  "202. 

(4)  W.  Pfeffer,  Untersuchungen  aus  dem  botan.  Institut  in  Ttìbingen,  Bd.  II,  p.  17!». 

(5)  Ehrlich,  Deutscb.  med.  Wocbenschrift  1886,  N.  4. 

(°)  Il  verde  metile  che  adoperai  in  queste  ricerche  mi  era  stato  provveduto  dal    si- 
gnor Trommsdorff  di  Erlangen  e  dal  signor  Grfibler  di  Lipsia. 


—  420  — 

«  Il  verde  metile  (C25  H31  CI4  N3  Zìi)  fu  introdotto  nella  tecnica  microsco- 
pica da  E.  Calberla  (1).  Egli  vide  che  i  nuclei  delle  cellule  del  tessuto 
connettivo  sottocutaneo,  dei  vasi,  e  del  neurilemma  si  coloriscono  in  rosa: 
che  le  cellule  del  corion,  e  specialmente  il  loro  nucleo,  si  colorisce  in  rosso 
violetto:  che  gli  elementi  dell'epidermide  prendono  un  colore  verde  azzurro. 
Calberla  non  cercò  le  cause  di  questa  differenza  di  colore.  Erlicki  estese  l'uso 
del  verde  metile  alle  indagini  istologiche  dei  centri  nervosi. 

«  Ehilich  (-)  si  servì  del  verde  metile  nello  studio  dei  leucociti,  ma  in 
combinazione  colla  fucsina  acida,  il  che  non  gli  ha  permesso  di  avere  cono- 
scenza delle  reazioni  specifiche  di  questa  sostanza.  In  seguito  ad  uno  studio 
fatto  con  molti  colori  di  anilina,  egli  affermò  che  nei  leucociti  vi  sono  cin- 
que qualità  differenti  di  granulazioni  specifiche  che  si  coloriscono  con  differenti 
colori.  Ehrlich  metteva  una  piccola  goccia  di  sangue  fra  due  vetrini:  dopo 
averlo  disteso  con  leggiera  pressione  in  uno  strato  sottile,  staccava  i  vetrini, 
e  li  faceva  essicare  alla  temperatura  di  120°  a  130°  per  2  o  3  ore.  quindi 
li  coloriva  con  varie  sostanze.  Egli  dice  che  le  differenti  granulazioni  speci- 
fiche si  producono  come  una  attività  secretoria  delle  cellule,  ma  non  dà  alcun 
sviluppo  a  questa  dottrina,  che  si  limita  ad  accennare  dopo  aver  detto  che 
sulla  natura  di  queste  granulazioni  mancano  dei  dati  positivi. 

«  Heschel  (3)  adoperò  il  verde  metile  come  reagente  per  conoscere  la  so- 
stanza amiloide,  e  dopo  lui  Curschraann  (4)  confermò  che  i  tessuti  in  dege- 
nerazione amiloidea  si  coloriscono  in  violetto  e  che  le  parti  non  degenerate 
si  coloriscono  in  azzurro  od  in  verde. 

«  Strassburger  (5)  se  ne  servì  per  colorire  le  figure  cariocinetiche  e  dopo 
lui  parecchi  altri  lo  adoperarono  col  medesimo  scopo,  ma  nessuno  che  io 
sappia  cercò  di  conoscere  la  causa  delle  differenze  di  colore  che  presentano 
le  cellule  immerse  in  una  medesima  soluzione  di  questa  sostanza. 

«  Generalmente  mi  servo  del  verde  metile  in  una  soluzione  acquosa  di 
cloruro  sodico  all'  1  per  cento,  nella  quale  è  sciolto  il  0, 2  per  cento  di  verde 
metile.  Quanto  alla  dose  di  cloruro  sodico,  bisogna  che  il  titolo  della  solu- 
zione corrisponda  alla  resistenza  delle  cellule  che  si  devono  studiare,  per- 
chè una  soluzione  troppo  acquosa  le  altera.  Per  vedere  l'azione  del  verde 
metile  sui  leucociti  e  sui  corpuscoli  rossi  del  nostro  sangue  basta  fare  una 
puntura  in  un  dito,  e  messa  una  goccia  della  soluzione  su  di  un  vetro  por- 
ta oggetti  toccare  con  essa  leggermente  la  goccia  di  sangue. 


(»)  E.  Calberla,  Morphologisches  Jahrbuch,  HI.  1877,  p.  625. 

(2)  P.  Ehrlich,  Zeitschrift  fiir  klinische  Medichi/J,  1880,  p.  553. 

(3)  Heschel,  Wiener  med.  Wochenschrift,  1879,  N.  2. 

(4)  Curschmann,  Ardi.  f.  patii.  Anat.  und  Phys.  Bd.  LXXIX,  p.  556. 

(5)  Strassburger,    Arch.    f.   Mikrosk.    Anatomie,  Bd.    XXI,   p.  476.    ZelìbUdung    und 
Zelltheilung,  3.  Aufl.  p.  141. 


—  421  — 

«  Nel  primo  momento  i  leucociti  sembrano  resistere,  dopo  prendono  una 
tinta  uniforme  leggermente  violetta  che  va  sempre  più  rinforzandosi  ('). 

«  I  corpuscoli  rossi  si  alterano,  alcuni  si  infossano  e  prendono  la  forma 
di  una  coppa  :  in  altri  appaiono  nel  centro  delle  infossature  irregolari,  e  que- 
sto assottigliarsi  della  sostanza  gialla  del  corpuscolo  nel  mezzo,  produce  delle 
figure  simili  a  quelli  che  Marchiafava  e  Celli  hanno  descritto  come  carat- 
teristiche dell'infezione  malarica  (2). 

v.  Per  seguire  le  trasformazioni  che  subiscono  gli  elementi  del  sangue  nel 
verde  metile  basta  mettere  il  preparato  nella  camera  umida,  oppure  (se  si  chiude 
la  croccia  di  sangue  in  un  cerchio  di  vasellina  come  indicai  nella  Nota  III  (3) 
si  può  lasciare  il  preparato  sotto  il  microscopio  e  seguire  per  molte  ore  le 
trasformazioni  che  subisce  il  sangue. 

«  Dopo  6  ore  alcuni  leucociti  prendono  una  tinta  più  azzurrognola,  ed 
altri  diventano  verdi,  ma  il  maggior  numero  ha  un  colore  violetto  intenso. 
Le  figure  plasmodiche  nei  corpuscoli  rossi  sono  quasi  scomparse,  molti  corpu- 
scoli hanno  perduto  il  loro  color  giallo  e  sono  divenuti  trasparenti. 

«  Dopo  24  ore  molti  leucociti  hanno  i  cosidetti  nuclei  intensamente  colo- 
riti in  verde  ;  la  rimanente  parte  del  corpuscolo  è  fatta  da  una  sostanza  gra- 
nulosa leggermente  azzurrognola  ;  alcuni  leucociti  si  sono  disfatti,  e  lasciarono 
un  detrito  granuloso  di  colore  violaceo. 

«  1  leucociti  rimasti  violetti  continuano  ad  avere  i  nuclei  poco  distinti  in 
confronto  di  quelli  colorati  in  verde.  Vi  sono  dei  leucociti  violetti  coi  nuclei 
verdi,  sui  quali  cominciano  ad  apparire  delle  sporgenze  e  delle  goccie  ialine. 

«  Sotto  l'influenza  del  verde  metile  alcuni  corpuscoli  rossi  perdono  nelle 
prime  ore  l'emoglobina,  si  scoloriscono  e  formano  le  così  dette  ombre;  più 
tardi  appare  un'altra  differenza  fra  i  corpuscoli  rossi  più  resistenti.  Alcuni 
diventarono  fortemente  granulosi  e  si  colorirono  in  azzurro  violetto  senza 
che  la  loro  forma  siasi  alterata.  Altri  si  coloriscono  in  azzurro  violaceo  senza 
diventare  granulosi  :  in  altri  la  parte  centrale  rimane  omogenea,  si  colorisce 
in  azzurro  verdognolo,  e  intorno  si  forma  uno  strato  finamente  granuloso. 

«  Il  verde  metile  produce  altre  modificazioni  dei  corpuscoli  rossi,  che  sono 
interessanti  per  conoscere  la  struttura  di  queste  cellule.  Questo  argomento 
lo  tratterò  in  un'altra  Nota. 


(»)  Le  osservazioni  contenute  in  questa  Nota  e  nelle  seguenti,  vennero  fatte  con  un 
obbiettivo  apocromatico  Zeiss  2,0  millimetri  ad  immersione  omogenea,  apertura  1,30.  Mi 
servii  quasi  sempre  dell'oculare  N.  4  :  per  un  maggiore  ingrandimento  del  N.  12.  ed  in 
casi  eccezionali,  del  N.  18. 

(2)  Ritornerò  in  una  delle  seguenti  Note  su  questo  argomento  per  confermare  con 
nuove  osservazioni  il  dubbio  già  espresso,  che  le  figure  plasmodiche  siano  probabilmente 
delle  infossature  centrali  dovute  alle  alterazioni  di  necrobiosi  dei  corpuscoli  rossi. 

(3)  Rendiconti  dell'Accademia  dei  Lincei,  1887.  Voi.  Ili,  1°  Sem.  pag.  318. 


—  422  — 

«  Il  pus  fresco  trattato  col  verde  metile  serve  meglio  del  sangue  per  dimo- 
strare le  grande  differenza  di  colorazione  dei  leucociti.  Riferisco  un  osserva- 
zione in  esteso  per  dare   un'idea  più    concreta  del  modo  di  agire  di  questa 

sostanza. 

«  15  gennaio  1888.  Incido  con  una  lancetta  una  piccola  pustola  che  mi  è  venuta 
sopra  una  mano,  e  dopo  aver  messo  una  goccia  della  soluzione  (verde  metile  2  per  cento, 
Na  CI  1  per  cento)  sul  vetro  portaoggetti,  tocco  colla  pustula  questa  goccia  in  modo  che 
vi  passi  dentro  del  pus.  Pel  maggior  numero  i  corpuscoli  del  pus  appaiono  come  sfere 
bianche  in  un  liquido  verde  :  molti  corpuscoli  sono  coloriti  in  violetto  :  pochi  sono 
già  verdi. 

«  I  corpuscoli  verdi  non  presentano  più  alcuna  traccia  di  movimento.  Quelli  che  si 
muovono  sono  incolori  ed  alcuni  hanno  una  tinta  leggermente  violetta. 

<■■  I  corpuscoli  rossi  sono  poco  numerosi  :  alcuni  sono  rotondi  e  normali  ;  altri  sono 
incavati  come  una  coppa,  altri  hanno  delle  infossature  centrali  irregolari  per  cui  ne  risulta 
nel  mezzo  una  figura  chiara  che  rassomiglia  ai  plasmodi  di  Marchiafava  e  Celli. 

«  I  corpuscoli  rossi  resistono  bene,  ma  in  alcuni  vedesi  che  si  formò  da  un  lato  una 
mezza  luna  granulosa,  la  quale  si  è  colorita  in  violetto,  mentre  che  la  massa  del  corpu- 
scolo è  per  due  terzi  costituita  da  un  corpuscolo  giallo  omogeneo. 

«  La  sostanza  ialina  dei  corpuscoli  del  pus  che  forma  delle  goccio,  e  dei  gavoccioli 
attaccati  alla  superficie  non  si  colorisce,  e  dentro  ai  corpuscoli  vi  sono  dei  frammenti  verdi 
o  violetti  come  ho  già  descritto  nella  Nota  V  e  VII. 

«  Dopo  dieci  minuti  quasi  tutti  i  corpuscoli  bianchi  sono  scomparsi,  e  sono  diven- 
tati più  numerosi  i  corpuscoli  violetti  e  verdi. 

«  Metto  il  preparato  nella  laniera  umida  e  lo  riprendo  dopo  due  ore.  I  corpuscoli 
gialli  hanno  resistito  bene,  il  maggior  numero  conserva  il  colore  normale,  solo  alcuni 
pochi  sono  coloriti  in  verde  ed  hanno  un  grosso  nucleo  più  intensamente  colorato  che  mi- 
sura 5  ,u  di  diametro,  e  intorno  vi  è  una  sostanza  granulosa  tinta  in  verde  chiaro  per  cui 
il  diametro  del  corpuscolo  è  di  7  fi.  Altre  forme  analoghe  mostrano  il  passaggio  dei  cor- 
puscoli rossi  con  gradi  meno  intensi  di  colorazione  dove  predomina  ancora  La  tinta  gialla. 

«  Nei  corpuscoli  del  pus  vi  è  una  sostanza  finamente  granulosa  che  si  colorisce 
difficilmente,  ed  un'altra  che  si  colorisce  più  facilmente.  Questa  seconda  sostanza  forma 
dei  globetti  più  o  meno  regolari  che  ho  chiamato  frammenti,  perchè  non  sono  veri  nuclei. 
Questi  globetti  o  frammenti  prima  appaiono  bianchi,  poi  violetti,  poi  azzurrognoli,  ed  in 
ultimo  verde  smeraldo.  Essi  sono  un  prodotto  del  processo  di  necrobiosi,  e  derivano  da 
una  specie  di  coagulazione,  da  un  disgiungersi,  o  dal  rigonfiarsi  delle  sostanze  che  costi- 
tuiscono il  corpuscolo.  Una  terza  sostanza  che  vediamo  nei  corpuscoli  del  pus  e  la  così 
detta  sostanza  ialina  che  non  si  colorisce  mai.  Dopo  24  ore,  invece  dei  violetti,  predomi- 
nano i  corpuscoli  colorati  in  verde.  Se  ne  vede  ancora  qualcheduno  bianco.  Rimetto  il 
preparato  nella  camera  umida  e  lo  esamino  dopo  tre  giorni.  Tutti  i  corpuscoli  del  pus  sono 
verdi  e  bene  conservati.  Sono  rari  quelli  che  hanno  una  tinta  violacea,  e  anche  in  essi 
la  tendenza  è  al  verde  più  che  all'azzurro.  In  alcuni  vi  sono  due  o  tre  frammenti  globosi 
di  color  verde,  e  accanto  uno  o  due  globetti  simili  di  color  violetto.  In  tutte  queste  cel- 
lule la  parte  meno  colorata  è  quella  granulosa  che  forma  il  corpo  della  cellula,  dentro  alla 
quale  stanno  i  cosi  detti  nuclei,  o  frammenti  corpuscolari. 

«  Le  granulazioni  delle  cellule  sono  splendenti,  e  la  massa  ialina  incolora  è  più 
sviluppata  che  nel  primo  giorno,  per  cui  molte  cellule  non  sono  più  rotonde,  ma  elissoidee 
con  delle  sporgenze  ialine  trasparenti  da  un  lato.  Dopo  quattro  giorni  non  vi  è  più  un 
solo  corpuscolo  del  pus  che  abbia  la  tinta  violetta,  sono  tutti  verdi  smeraldo.  Pochissimi 
sono  incolori,  e  questi  hanno  aspetto  di  una  massa  ialina  trasparente  poco  granulosa  senza 


—  423  — 

nuclei  o  frammenti.  Alcuni  corpuscoli  del  pus  sono  fortemente  granulosi,  e  formano  come 
una  sfera  che  contiene  dentro  due    o  tre  globetti    di  color  verde  smeraldo. 

u  I  corpuscoli  del  pus  sono  costituiti  da  una  sostanza  finamente  granulosa  che  forma 
come  una  spugna  che  non  si  colorisce,  e  dentro  a  questa  sfera  vi  sono  dei  globetti  di  una 
sostanza  che  si  è  colorita  intensamente  in  verde.  Nel  primo  periodo,  quando  tutta  la  cel- 
lula era  colorita  in  violetto,  tale  distinzione  fra  le  due  sostanze  era  meno  evidente. 

«  Abbiamo  già  veduto  nelle  note  precedenti  che  il  pus  giovine  si  distingue 
dal  pus  vecchio  per  una  differenza  profonda  nella  struttura  dei  corpuscoli,  che 
rappresentano  dei  gradi  diversi  e  più  o  meno  progrediti  nella  degenerazione. 
Questa  distinzione  viene  ora  confermata  dalla  reazione  col  verde  metile,  poi- 
mezzo  della  quale  i  corpuscoli  giovani  si  coloriscono  in  violetto,  mentre  si 
coloriscono  in  verde  quelli  che  si  trovano  nell'ultima  fase  del  processo  di 
necrobiosi.  Nel  pus  giovane  e  fresco  vediamo  che  il  maggior  numero  dei 
corpuscoli  diventa  violetto  e  pochi  sono  coloriti  in  verde.  Se  conserviamo  il 
medesimo  pus  in  un  vetro  da  orologio  per  4  o  5  giorni  nella  camera  umida, 
e  dopo  lo  esaminiamo,  si  trova  che  quasi  tutte  le  cellule  si  coloriscono  im- 
mediatamente in  verde  smeraldo.  Se  affrettiamo  la  decomposizione  del  pus 
mettendolo  in  una  stufa  alla  temperatura  di  38°,  le  cellule  perdono  la  pro- 
prietà di  colorirsi  in  violetto,  ed  appaiono  subito  verdi.  La  stessa  cosa  si  ve- 
rifica se  prendiamo,  da  un  ascesso  del  pus  vecchio  di  parecchie  settimane. 

«  Vedendo  che  una  medesima  cellula  si  colorisce  prima  in  violetto,  poi  in 
azzurro  e  finalmente  in  verde,  bisogna  supporre  che  la  colorazione  dipenda 
da  un  fatto  chimico,  il  quale  si  modifichi  col  processo  di  necrobiosi. 

»  Le  cellule  che  si  trovano  in  condizioni  normali  di  vitalità  non  si  lasciano 
colorire  intensamente;  anche  quando  sono  già  entrate  nella  prima  fase  del  pro- 
cesso di  necrobiosi,  resistono  ancora  alla  imbibizione  delle  sostanze  coloranti. 
Mi  sono  assicurato  di  questo  fatto  non  solo  col  verde  metile,  ma  adoperando 
il  rosso  di  Magdala,  o  l'eosina,  o  il  violetto  metile,  o  il  verde  di  jodo,  o 
l'azzurro  di  metilene  ecc.  Di  queste  osservazioni  ne  riferisco  una  sola  fatta 
sopra  il  pus  preso  da  un  piccolo  ascesso  formatosi  sotto  la  lingua. 

Rosso  di  Magdala  0,4  per  cento.  NaCS  0,75  per  cento. 

«  Metà  circa  dei  corpuscoli  del  pus  si  coloriscono  subito  in  rosso,  l'altra  metà  non  si 
lascia  tingere.  Guardando  più  attentamente  si  vede  che  nei  corpuscoli  di  pus  i  quali  non 
si  lasciano  colorire,  vi  è  un  movimento  vivace  dei  granuli  ;  mentre  che  nei  corpuscoli  di 
pus  colorati  in  rosso  tutto  è  immobile.  Fissando  lungamente  una  cellula  coi  granuli  in 
movimento,  si  vede  che  questa  poco  per  volta  si  colorisce  e  anche  i  granuli  si  arrestane. 
In  questo  pus  i  corpuscoli  rossi  sono  molto  scarsi. 

«  Riepilogando  risulta  dalle  esperienze  sovraesposte  che  le  cellule  non  si 
lasciano  colorire,  quando  danno  segno  di  essere  nel  pieno  esercizio  delle  loro 
funzioni  vitali  ;  che  venendo  queste  a  diminuire,  si  coloriscono  in  violetto;  che 
tale  tinta  si  modifica  successivamente  .nella  medesima  cellula,  prima  tende 
al  verde  azzurro,  e  finisce  per  diventare  verde  chiaro  smeraldo. 


—  424  — 

«  Questo  è  quanto  si  osserva  generalmente  nelle  cellule,  ma  ve  ne  sono 
di  quelle  che  sembrano  diventare  verdi  senza  essere  state  prima  violette. 

«  Colla  soluzione  del  verde  metile  0,2  per  cento,  Na  CI.  1  per  cento,  si 
osserva  una  rapida  e  profonda  alterazione  dei  leucociti. 

«  Nel  sangue  dei  pesci  (Mustelus  laevis,  p.  e.)  dopo  aver  fissato  l'atten- 
zione sui  corpuscoli  bianchi  omogenei  che  eseguiscono  dei  rapidi  movimenti, 
se  si  aggiunge  una  goccia  della  soluzione  sul  bordo  del  vetrino,  i  leucociti 
ritirano  immediatamente  le  loro  espansioni,  diventano  globosi  e  dentro  appaiono 
molti  globetti  o  vacuoli.  Il  corpuscolo  prende  una  tinta  leggermente  violetta. 
I  vacuoli  non  si  coloriscono,  invece  il  nucleo  è  più  intensamente  colorato  in 
violetto,  ed  è  rotondo,  o  ha  la   forma  di  un  rene,  o   sono  due  nuclei  vicini. 

«  Alcuni  corpuscoli  in  pochi  minuti  diventano  una  sfera  ialina  con  delle 
granulazioni  grosse  e  dei  frammenti  in  forma  di  nucleo  da  una  parte,  e  dal- 
l'altra si  vede  la  sostanza  ialina  che  ha  dentro  dei  granuli  che  si  muovono 
vivacemente  come  ho  già  descritto  nei  corpuscoli  del  pus.  Altre  volte  il  cor- 
puscolo bianco  che  si  muove,  sorpreso  dall'azione  deleteria  di  questa  solu- 
zione, si  altera  prima  che  abbia  tempo  di  conglobarsi  e  appaiono  dentro  al 
corpuscolo  ancora  disteso  ed  irregolare,  dei  vacuoli  o  dei  globettini  in  numero 
di  10,  o  15,0  anche  più,  intorno  al  nucleo:  e  poco  dopo  il  corpuscolo  appare 
violetto,  ritira  le  espansioni  e  diventa  sferico. 

«  Il  verde  metile  al  0,2  per  cento  nella  soluzione  di  cloruro  sodico  al- 
l'uno per  cento,  produce  in  questo  caso  una  morte  così  rapida  dei  leucociti, 
che  noi  vediamo  succedersi  in  un  medesimo  corpuscolo  le  trasformazioni  che 
nel  pus  dentro  all'organismo  dei  mammiferi  impiegano  un  tempo  assai 
maggiore.  Vediamo  cioè  dei  leucociti,  prima  omogenei,  che  si  arrestano  rac- 
colgono le  loro  espansioni  e  diventano  globosi  ;  dentro  (forse  per  un  processo 
di  coagulazione)  si  forma  un  certo  numero  di  globetti  da  15  a  20  o  30  che 
riempiono  tutta  la  cellula;  alcuni  frammenti  maggiori  si  coloriscono  più  in- 
tensamente e  rappresentano  i  nuclei;  e  nell'ultimo  periodo  della  necrobiosi, 
si  separa  dalle  granulazioni  una  sostanza  ialina  nella  quale  si  vedono  dei 
granuli  che  si  muovono  come  quelli  del  pus,  mentre  il  resto  della  cellula  è 
intensamente  colorato. 

«  Le  cellule  epiteliali  con  ciglia  vibratili  e  gli  spermatozoi  sono  gli 
elementi  più  indicati  per  studiare  i  rapporti  che  passano  fra  la  colorazione 
delle  cellule  e  la  loro  vitalità.  Se  si  prende  un  pezzo  della  muccosa  della 
faringe  di  una  rana  e  lo  si  dilacera  nella  soluzione  (0,2  per  cento  Na  CI  0,75 
per  cento)  le  cellule  nelle  quali  le  ciglia  si  muovono  hanno  un  colore  vio- 
letto, quelle  dove  le  ciglia  sono  immobili  hanno  invece  un  color  verde. 
Fissando  l'attenzione  su  queste  che  hanno  le  ciglia  mobili,  si  vede  che  non 
presentano  traccia  di  nucleo  :  dopo  mezz'ora  circa,  si  fermano  le  ciglia  ed 
appaiono  uno  o  due  nuclei  di  colore  azzurro,  ma  il  loro  contorno  è  confuso; 
solo  dopo  2  o  3  ore  circa  il  nucleo  è  più  distinto  e  prende  una  tinta  verde  ; 


—  425  — 

le  ciglia  non  sono  colorate.  Dopo  4  o  5  ore  tutti  i  nuclei  sono  coloriti  in 
verde  smeraldo  e  sono  rare  le  cellule  che  hanno  una  tinta  violacea. 

-  Ho  ripetuto  le  medesime  osservazioni  sulle  cellule  a  ciglia  vibratili 
dell'  Unio  e  dell'  Anodo/ita,  che  ricoprono  le  branchie,  o  che  stanno  sul  man- 
tello. Queste  ultime  servono  meglio  perchè  si  staccano  spontaneamente,  e 
siccome  hanno  le  ciglia  molto  lunghe,  si  vede  ogni  più  piccola  traccia  di 
movimento,  e  il  volume  considerevole  del  loro  corpo  rende  più  facile  lo 
studio  delle  alterazioni  necrobiotiche. 

«  Le  cellule  dell' Anodonta  e  dell'  Unio  finché  si  muovono  con  vivacità 
non  si  lasciano  colorire  dal  verde  metile,  né  dal  rosso  Magdala,  né  da  altre 
sostanze.  Questo  è  il  periodo  della  piena  vitalità,  nel  quale  le  cellule  ese- 
guiscono dei  movimenti  così  vivaci,  che  spesso  si  vedono  attraversare  il  campo 
del  microscopio  flagellando  colle  lunghe  ciglia  tutti  i  corpuscoli  e  le  cellule 
che  stanno  vicino  nel  liquido. 

«  Poi  viene  il  periodo  dell'agonia  nel  quale,  o  non  si  muovono  più,  o  si 
muovono,  ma  assai  lentamente  ;  in  questo  periodo,  o  sono  incolori,  o  prendono 
una  leggera  tinta  violacea,  ma  non  si  vede  ancora  il  nucleo. 

«  Quando  si  colorisce  il  nucleo  ed  appare  distinto  nel  corpo  della  cel- 
lula, le  ciglia  si  sono  già  fermate,  oppure  i  moti  sono  molto  lenti  e  interrotti 
da  pause,  oppure  sono  disordinati,  cosicché  il  ciuffo  delle  ciglia  si  divide  come 
in  due  parti  che  si  muovono  in  direzione  contraria. 

«  Nelle  cellule  vibratili  che  si  colorirono  in  violetto,  il  nucleo  diventa 
sempre  più  evidente,  può  apparire  come  diviso  in  parecchi  nuclei  o  frammenti, 
e  questi  tendono  sempre  più  all'azzurro  e  finalmente  diventano  verdi. 

«  Il  processo  di  necrobiosi  qualche  volta  è  già  iniziato  e  le  ciglia  si 
muovono  ancora.  Questa  parte  che  riguarda  la  morte  e  la  degenerazione  delle 
cellule  con  ciglia  vibratili  la  tratterò  in  una  Nota  speciale,  ed  in  essa  dimo- 
strerò che  il  processo  di  necrobiosi  studiato  nei  corpuscoli  del  sangue  si  ripro- 
duce fedelmente  in  tutte  le  sue  particolarità  nelle  cellule  epitelliali,  e  nelle 
cellule  con  ciglia  vibratili. 

«  Il  verde  metile  è  velenoso  anche  per  gli  spermatozoi  :  ho  provato  su 
quelli  della  cavia,  e  su  quelli  della  torpedine,  e  vidi  che  si  fermano  subito. 
Per  timore  che  la  soluzione  0,2  per  cento  e,  Na  CI.  per  cento,  non  contenesse 
abbastanza  cloruro  sodico  ho  preso  la  stessa  acqua  marina  come  liquido  per 
la  soluzione  con  0,2  per  cento  di  verde  metile  e  ho  veduto  che  si  coloriscono 
rapidamente  e  muoiono.  Sono  rari  quelli  che  essendosi  già  coloriti  fanno  an- 
cora dei  movimenti,  in  questo  caso  si  vede  che  sono  moribondi,  perchè  le 
loro  oscillazioni  sono  lente  non  guizzano  più,  ma  si  agitano  con  intervalli  di 
riposo  e  poi  si  fermano.  Atteso  la  piccolezza  della  testa  degli  spermatozoi 
non  ho  potuto  constatare  con  sicurezza  se  tutti  prendono  un  colore  violetto 
prima  di  diventare  verdi. 

«  L'azione  del  verde  metile  e  di  altre  sostanze  coloranti  sul  protoplasma 

Kendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  55 


—  426   — 

contrattile  dalle  cellule  vegetali,  1*  ho  studiato  sui  peli  dei  fiori  della 
Tradescantia  virginica  e  sulle  spore  di  un  alga  marina,  Y  Ulva  lactuca. 
L'effetto  del  verde  metile  è  micidiale.  Gli  sporangi  deir  Ulva  lactuca  sono 
masse  ovali  che  misurano  3//,  5  per  5/t,  le  quali  portano  ad  una  estremità 
due  appendici  filiformi  che  sono  dotate  di  un  movimento  vivacissimo.  Se  al- 
l'acqua di  mare  nella  quale  stanno  queste  spore,  si  aggiunge  un  po' di  verde 
metile  0,2  per  cento  sciolto  nell'acqua  di  mare,  le  spore  si  coloriscono  e  si 
fermano  immediatamente.  Il  contenuto  degli  sporangi  diventa  granuloso,  ed 
alla  superficie  appaiono  delle  goccie  ialine.  Il  processo  della  morte  ras- 
somiglia a  quello  dei  leucociti,  perchè  nella  sostanza  ialina  delle  spore  si 
vedono  dei  granuli  che  si  muovono  come  quelli  che  ho  già  descritto  nei  cor- 
puscoli del  pus.  Ritornerò  in  una  prossima  Nota  su  questo  argomento  stu- 
diando i  fenomeni  della  necrobiosi  nelle  cellule  vegetali. 


«  Ho  voluto  cercare  la  ragione  chimica  di  questi  fatti  ;  e  ho  trovato  che 
se  l'alcalinità  delle  cellule  è  molto  grande,  questa  distrugge  il  verde  metile 
che  tende  a  penetrare  nel  loro  corpo  ;  e  perciò  la  colorazione  delle  cellule  in 
violetto,  sarebbe  indizio  di  un  alcalinità  meno  grande. 

«  Se  si  prendono  gr.  0,002  di  potassa  caustica  sciolti  in  2  ce.  di  acqua,  e  vi  si  ag- 
giungono gr.  0,002  di  verde  metile  in  1  ce.  di  acqua,  il  colore  verde  si  modifica  e  in 
5  minuti  diventa  rosso  violaceo,  come  il  colore  delle  cellule.  Se  a  questa  soluzione  di  co- 
lore rosso  violaceo  si  aggiunge  qualche  goccia  di  una  soluzione  di  acido  acetico  11  per 
cento,  ritorna  lentamente  il  color  verde  primitivo. 

«Se  invece  di  parti  uguali  adoperiamo  un  eccesso  di  verde  metile,  non  succede  più 
la  trasformazione  del  colore  in  violetto;  cioè  se  a  grammi  0,002  di  potassa  aggiungesi  2 
ce.  di  acqua  al  gr.  0,003  di  verde  metile  in  3  di  acqua,  la  soluzione  rimane  verde.  In 
altre  parole,  questa  reazione  manca  quandi  adoperiamo  una  quantità  troppo  grande  'li 
verde  metile.  In  soluzioni  più  allungate  se  la  quantità  dell'alcali  non  si  trova  in  propor- 
zioni eguali  a  quella  del  verde  metile,  ma  è  superiore,  la  soluzione  si  scolorisce  comple- 
tamente in  pochi  minuti.  Così  ad  esempio  gr.  0,0004  di  potassa  caustica  sciolti  in  4  ce. 
di  acqua  scoloriscono  0,00016  di  verde  metile  sciolti  in  0,08  ce.  di  aequa.'H  verde  metile 
però  non  si  distrugge,  perchè  se  aggiungiamo  alla  soluzione  divenuta  trasparente  due 
goccie  di  una  soluzione  di  acido  acetico  al  10  per  cento,  ricompare  lentamente  il  colore 
verde  primitivo. 

u  Non  si  può  dire  però  che  mescolando  un  eccesso  di  potassa  nella  soluzione  di 
verde  metile  questo  si  scolori  completamente.  Manca  il  colore  perchè  le  soluzioni  sono 
troppo  allungate,  ma  se  invece  prendiamo  gr.  0,008  di  potassa  caustica  sciolti  in  0,8  di 
acqua  e  vi  aggiungiamo  0,002  di  verde  metile  sciolti  in  1  ce.  di  acqua,  quantunque  la  pro- 
porzione della  potassa  al  verde  metile  sia  sempre  di  4  ad  1,  lo  scoloramento  non  è  com- 
pleto, ed  il  liquido  essendo  meno  diluito  coll'acqua,  prende  un  colore  giallo  bruno. 

«  Ho  trovato  che  il  verde  metile  impedisce  la  coagulazione  del  sangue. 

«  Una  soluzione  del  verde  metile  al  0,5  per  cento  nel  cloruro  sodico  0,75 
per  cento,  ritarda  notelmente  la  coagulazione  del  sangue,  anche  solo  nel  rap- 
porto di  2  ce.  su  40  ce.  di  sangue. 


—  427  — 

«  Adoperando  3  o  4  cent,  cubici  di  detta  soluzione  su  40  ce.  di  sangue, 
questo  non  coagula  più.  Di  questo  parlerò  più  estesamente  in  una  prossima 
Nota  sulla  coagulazione  del  sangue  e  sulla  formazione  della  cotenna. 

«  I  leucociti  del  sangue  reso  incoagolabile  col  verde  metile,  hanno  la 
sostanza  incolora  e  dentro  i  così  detti  nuclei  colorati  in  verde  smeraldo.  In 
alcuni  la  sostanza  verde  è  circonfusa  e  riempie  tutto  il  corpuscolo;  altri 
leucociti  invece  sono  completamente  scolorati  ;  ma  il  maggior  numero  dei  cor- 
puscoli è  violetto,  senza  traccia  dei  cosidetti  nuclei. 

u  Mescolando  5  o  6  ce.  di  soluzione  di  verde  metile  al  0,5  per  cento 
con  40  ce.  di  sangue  che  esce  dall'arteria,  è  facile  essicurarsi  che  il  verde  metile 
si  distrugge.  Già  l'esame  fatto  col  microscopio  dimostra  che  l'intensità  di  colora- 
zione dei  corpuscoli  e  del  siero  non  corrisponde  alla  quantità  di  verde  metile 
aggiunto  al  sangue  e  molti  leucociti  rimangono  bianchi. 

«  Aggiungendo  al  sangue  dell'acido  acetico  in  qualunque  proporzione  ed 
allungando  con  acqua,  non  si  ottiene  più  il  color  verde  caratteristico  ;  que- 
sto prova  che  la  scomparsa  del  verde  non  è  dovuta  all'alcalinità  del  sangue. 

«  Ho  supposto  che  il  verde  metile  in  contatto  col  sangue  si  scolorisca  per 
un  processo  di  ossidazione,  e  cercai  se  coli' acqua  ossigenata  potevo  riprodurre 
tale  fenomeno.  I  risultati  ottenuti  confermarono  pienamente  questa  supposi- 
zione; tralascio  per  brevità  di  riferire  queste  esperienze,  intorno  alle  quali 
dovrò  ritornare  in  una  prossima  Nota  dove  parlerò  dell'azione  fisiologica  del 
violetto  di  metile  ». 

Fisiologia.  —  Esame  critico  dei  metodi  adoperati  per  studiare  i 
corpuscoli  del  sangue.  Nota  X.  del  Socio  A.  Mosso. 

«  In  una  Nota  precedente  sulla  resistenza  dei  corpuscoli  rossi  (l)  ho 
già  dimostrato  che  una  soluzione  di  cloruro  sodico  al  0,75  per  cento  può 
alterare  e  scolorire  rapidamente  i  corpuscoli  rossi  del  cane.  Nelle  seguenti 
ricerche  intorno  al  sangue  dei  pesci  ho  studiato  quali  siano  le  soluzioni  di 
cloruro  sodico  che  alterano  meno  i  corpuscoli  del  sangue:  e  ho  veduto  che 
nel  sangue  di  un  medesimo  animale  vi  sono  dei  corpuscoli  rossi  di  maggiore 
o  minor  resistenza,  i  quali  per  non  alterarsi  avrebbero  bisogno  ciascuno  di 
soluzioni  diverse. 

«  Vi  sono  dei  generi  di  pesci  i  quali  hanno  un  sangue  tanto  delicato, 
che  appena  esce  dai  vasi  sanguigni  si  altera  subito  in  tutte  le  soluzioni  di 
cloruro  sodico,  qualunque  sia  il  loro  titolo. 

«  Né  per  lo  studio  del  sangue  di  tali  pesci  giova  procurarsi  prima  il 
siero  di  animali  della  medesima  specie  e  mescolarlo  col  sangue  che  esce  dai 
vasi  sanguigni  per  impedire,  od  almeno  smorzare,  il  contatto  dei  corpuscoli 

(!)  Atti  E.  Accademia  Lincei.  Voi.  Ili,  pag.  257. 


—  428  — 

col  vetro,   perchè  l'adesione  e  l'attrito    che  si  produce,  quando  i    corpuscoli 

scorrono  fra  il  vetrino  ed  il  porta  oggetti,  è  già  sufficiente  per  scolorire  molti 

corpuscoli. 

«  L'uso  del  siero,  che  sembra    essere  il  metodo  più  razionale,  presenta 

la  grave  difficoltà  che  quando  si  tratta  di  specie  molto  piccole  è  impossibile 
di  procurarsi  del  siero  puro  e  trasparente,  senza  che  contenga  dei  corpuscoli 
i  quali  hanno  già  subito  un'alterazione  per  essersi  trovati  fuori  dell'organismo. 
Anche  il  siero  iodato  non  serve,  perchè  constatai  che  esso  scolorisce  rapida- 
mente tanto  i  corpuscoli  più  fragili  dei  pesci,  quanto  quelli  dei  mammiferi. 
«  Visto  che  non  si  può  esaminare  il  sangue  vivo  e  fresco  fuori  dei  vasi 
sanguigni,  mi  servii  dei  liquidi  fissatori  per  rendere  solido  il  sangue  nel  mo- 
mento stesso  che  esce  dal  corpo.  La  difficoltà  più  grave  è  di  trovare  un  li- 
quido che  indurisca  i  corpuscoli  e  non  ne  alteri  il  colore. 

Bidonerò  di  mercurio 

«  Goadby  è  stato  il  primo  che  si  servì  del  sublimato  corrosivo  nella 
tecnica  istologica  (l).  Fu  colle  soluzioni  di  questa  sostanza  alla  quale  ag- 
giungeva del  cloruro  di  sodio  e  dell'allume,  che  cinquant'anni  fa  egli  è  riuscito 
a  conservare  i  primi  preparati  microscopici  di  tessuti  animali  chiusi  fra  due 
vetri. 

«  Però  è  stato  Filippo  Pacini  che  introdusse  definitivamente  l'uso  del 
bicloruro  di  mercurio  nella  tecnica  per  la  conservazione  dei  corpuscoli  del 
sangue  (2).  Gr.  Hayem  modificò  le   forinole  del  Pacini,  diminuendo  alquanto 

(')  Harting,  Das  Mikroskop,  1859,  pag.  920. 

(2)  F.  Pacini,  Di  alcuni  metodi  di  preparazione  e  conservazione  degli  elementi 
microscopici  dei  tessuti  animali  e  vegetali.  Giornale  internazionale  delle  scienze  me- 
diche, 1880. 

La  prima  pubblicazione  delle  formole  dei  liquidi  di  Pacini  fu  fatta  dal  dott.  Galligo 
nel  1861,  in  una  relazione  sui  preparati  che  il  Pacini  presentò  all'esposizione  nazionale 
di  Firenze  (Imparziale,  I,  1861,  pag.  98).  In  questa  comunicazione  non  si  parla  dell'ag- 
giunta di  glicerina  alla  soluzione  di  bicloruro  di  mercurio.  Nel  1880  quando  Pacini  pub- 
blicò le  formole  dei  suoi  liquidi  conservatori  le  ridusse  a  quattro.  Le  più  importanti  per 
lo  studio  del  sangue  sono  la  2a  e  la  3a  cioè: 

II. 

Bicloruro  di  mercurio 1  gr. 

Cloruro  sodico 2  >» 

Acqua  distillata 200  » 

III. 

Bicloruro  di  mercurio 1       gr. 

Cloruro  sodico 4        » 

Acqua  distillata 200    » 

La  soluzione  II,  che  contiene  meno  cloruro  sodico,  Pacini  la  preferisce  per  con- 
sertare i  corpuscoli  degli  animali  a  sangue  freddo  ;  la  III,  per  gli  animali  a  sangue  caldo. 


—  429  — 

la  dose  dei  bicloruro  di  mercurio  (').  —  Perchè  Hayern  abbia  aggiunto 
il  solfato  di  soda  nella  proporzione  di  5  grammi  per  200  di  acqua  io  non  lo 
so,  ed  egli  stesso  non  lo  dice.  Le  osser?azioni  che  ho  fatto  in  proposito  mi 
hanno  convinto  che  il  solfato  di  soda  è  poco  adatto  per  conservare  il  san- 
gue. Infatti  in  una  soluzione  del  2, 5  per  cento  di  acqua  i  corpuscoli  rossi 
perdono  la  forma  discoide  diventano  sferici  e  poi  si  scoloriscono.  Se  il  sangue  è 
poco  resistente,  è  maggiore  il  numero  dei  corpuscoli  rossi  che  si  scolorano: 
molti  si  svotano  e  troviamo  nel  liquido  dei  mucchi  di  granulazioni  gialle 
e  delle  ombre. 

«  L'azione  del  bicloruro  di  mercurio  sui  corpi  albuminosi  è  tanto  ener- 
gica che  l'aggiunta  del  solfato  di  soda,  o  della  glicerina,  credo  giovi  a  nulla. 

«  Per  escludere  ogni  apprezzamento  personale  nel  giudizio  di  forinole  em- 
piriche, ho  voluto  cercare  la  ragione  delle  dosi  che  l'esperienza  aveva  dimo- 
strato più  efficaci  a  conservare  il  sangue.  Credo  non  sia  inutile  che  io  rife- 
risca alcune  esperienze  sull'azione  del  bicloruro  di  mercurio,  perchè  sono  giunto 
alla  conclusione  che  non  bisogna  più  servirsi  di  questa  sostanza  nelle  ricerche 
esatte  sulla  natura  dei  corpuscoli  del  sangue. 

«  Per  provare  l'azione  fissatrice  delle  varie  soluzioni  di  bicloruro  di 
mercurio  mi  servii  di  una  stufa  d'Arsonval  che  dava  una  temperatura  co- 
stante di  38°.  Vi  mettevo  dentro  le  boccette  che  contenevano  una  goccia  di 
sangue  su  30  ce.  di  uno  dei  liquidi  fissatori,  e  dopo  12  o  24  ore  facevo  il 
confronto  tra  questo  sangue  e  quello  che  avevo  lasciato  in  un  liquido  eguale 
alla  temperatura  ambiente  di  12°  o  16°. 

«  Col  liquido  Pacini  tanto    nella  forinola  II  che   nella  formola  III  non 


Deve  essere  stato  verso  il  1860,  quando  era  in  voga  la  glicerina  come  liquido 
conservatore,  che  qualcheduno  pensò  di  aggiungere  questa  sostanza  al  bicloruro  di  mer- 
curio, ma  non  ho  potuto  sapere  chi  sia  stato  il  primo  che  modificò  la  formola  del  liquido 
Pacini,  e  gliela  attribuì  erroneamente  quale  ora  si  trova  nel  maggior  numero  dei  trattati 
di  tecnica  istologica.  H.  Reinhard  (Das  Mikroskop,  1864,  pag.  26)  attribuisce  questa  for- 
mola al  Lambì,  ma  la  cosa  non  mi  pare  certa. 

C1)  Liquido  in  Hayem  A. 

Acqua  distillata 200 

Cloruro  di  sodio  1 

Solfato  di  soda 5 

Bicloruro  di  mercurio 0.50 

Liquido  in  Hayem  B. 

Acqua  distillata 200 

Cloruro  di  sodio  1 

Solfato  di  soda 5 

Bicloruro  di  mercurio 0.50 

Glicerina  neutra  a  28°  B 10 

G.  Hayem,  Archives  de  physiologie,  1878,  p.  70  ;  1879,  p.  208. 


—  430  — 

si  osservò  alcuna  differenza  per  il  fatto  della  temperatura  elevata.  Col  li- 
quido Hayem  il  sangue  generalmente  resiste  alla  temperatura  ambiente,  ma  si 
altera  a  38°.  Ho  trovato  dei  cani  di  cui  il  sangue  si  alterava  nel  liquido 
Hayem  anche  alla  temperatura  ambiente.  Biferisco  una  di  queste  osservazioni  : 

«  Dalla  carotide  di  un  cane  faccio  cadere  una  goccia  di  sangue  in  due  boccette  che 
contengono  60  ce.  di  liquido  Hayem  ;  e  una  di  queste  viene  messa  nella  stufa  a  38°. 
Dopo  12  ore  si  fa  l'esame  di  entrambe.  Il  sangue  freddo  è  discretamente  conservato,  vi 
sono  però  di  quando  in  quando  delle  forme  irregolari  che  hanno  tante  piccole  sfere 
intorno,  oppure  hanno  delle  sporgenze  irregolari,  filiformi  che  danno  loro  l'aspetto  strano 
di  certe  lettere  giapponesi  :  vi  sono  delle  forine  a  bozzolo  o  strozzate  nel  mezzo  o  stirate 
in  forma  di  lagrima.  Sono  figure  identiche  a  quelle  che  Schultze  (*)  descrisse  e  disegnò 
studiando  le  alterazioni  dei  corpuscoli  del  sangue  esposto  alla  temperatura  di  51°  a  52°. 
Vedremo  meglio  in  seguito  che  i  corpuscoli  rossi  degli  animali  a  sangue  freddo  ed  a 
sangue  caldo,  presentano  dei  movimenti  di  contrazione  anche  alla  temperatura  ordinaria  in 
,  condizioni  speciali.  Intanto  non  possiamo  fare  a  meno  di  considerare  queste  forme  come 
un  effetto  del  liquido  Hayem  perchè  nel  cloruro  sodico  0,75  per  cento  e  nell'acido  osmico 
1  per  cento  esse  mancavano  completamente. 

«  Più  gravi  erano  le  alterazioni  del  sangue  conservato  nel  liquido  Hayem  alla  tem- 
peratura di  38°  gradi.  I  corpuscoli  rossi  normali  lisci  ed  omogenei  sono  molto  rari  ;  ab- 
bondano quelli  finamente  granulosi  ;  alcuni  coi  granuli  abbastanza  grossi.  Vi  sono  dei 
corpuscoli  che  sembra  stieno  perdendo  la  sostanza  granulosa  gialla  che  essi  contengono, 
e  questa  ha  formato  degli  ammassi  granulosi  giallognoli.  Trammezzo  a  queste  granula- 
zioni si  vedono  delle  ombre,  ossia  dei  corpuscoli  vuoti  o  scolorati.  Vi  sono  dei  corpuscoli 
rossi  profondamente  alterati  nella  loro  forma,  che  rassomigliano  esattamente  alle  figure 
di   Schultze. 

«  Da  queste  osservazioni  risulta  che  il  bicloruro  di  mercurio  nel  liquido 
Hayem  è  contenuto  in  quantità  troppo  piccola;  e  che  il  liquido  Hayem  è 
meno  atto  del  liquido  Pacini  a  fissare  bene  ed  immediatamente  i  corpuscoli 
del  sangue. 

«  Una  soluzione  di  sublimato  corrosivo  su  10,000  di  acqua  coagula  e 
precipita  tutta  l'albumina  che  si  trova  nel  siero  del  sangue  ;  ma  se  si  aggiunge 
la  metà  di  acqua  al  liquido  Hayem,  benché  si  abbia  ancora  una  soluzione 
del  0,125  per  cento  di  bicloruro  di  mercurio,  questa  non  conserva  più  il 
sangue  neppure  alla  temperatura  ambiente.  La  conservazione  del  sangue  col 
bicloruro  di  mercurio,  non  è  dunque  un  semplice  fenomeno  di  coagulazione, 
ma  il  risultato  di  fenomeni  complessi  ;  e  neppure  colle  dosi  elevate  di  biclo- 
ruro di  mercurio,  si  riesce  ad  uccidere  immediatamente  i  corpuscoli  senza 
lasciare  loro  tempo  di  alterarsi. 

«  L'aggiunta  del  bicloruro  sodico  è  necessaria,  e  diminuendone  la  dose 
ho  veduto  che  i  liquidi  col  sublimato  corrosivo  alterano  maggiormente  il 
sangue.  La  ragione  è  questa,  che  il  bicloruro  di  mercurio  forma  delle  soluzioni 
un  po'  acide  e  l'aggiunta  di  cloruro  sodico  diminuisce  non  solo  questa  acidità, 
ma  rende  il  bicloruro  di  mercurio  più  solubile  e  più  stabile.  Non  è  il  dormo 

0)  Schultze,  Archiv.  f.  mickrosk.  Anat.  Voi.  I,  pag.  1. 


—  431  — 

di  mercurio  che  agisce  nel  liquido  Pacini  ed  Hayem,  ma  un  cloromercurato 
di  sodio. 

«  La  soluzione  II  del  liquido  Pacini  che  contiene  1  gr.  di  sublimato 
corrosivo,  per  2  gr.  di  cloruro  sodico,  è  quella  che  soddisfa  meglio  a  queste 
condizioni  ;  ma  ciò  malgrado  neanche  questa  soluzione  conserva  inalterati  tutti 
i  corpuscoli  del  sangue. 

«  Questo  difetto  dei  liquidi  Pacini  lo  si  riconosce  facilmente  quando  si 
rende  un  cane  anemico  con  qualche  salasso,  e  dopo  si  fa  cadere  una  goccia 
di  sangue  in  uno  qualunque  dei  liquidi  Pacini,  o  nel  liquido  Hayem. 

«  La  goccia  che  esce  dall'arteria  appena  tocca  il  liquido  si  raggruma 
e  quando  tocca  il  fondo  del  vaso  è  già  coagulata.  Invece  il  sangue  normale 
resiste,  e  si  spande  nel  liquido  come  una  polvere  leggera.  Né  può  dirsi  che 
sia  l'abbondanza  del  siero  che  nel  sangue  anemico  produce  questo  fenomeno 
della  immediata  coagulazione,  perchè  è  facile  distinguere  le  granulazioni 
dovute  al  coagularsi  del  siero,  da  quelle  giallognole  che  si  producono  per  il 
disfarsi  dei  corpuscoli  rossi  meno  resistenti,  quando  essi  vengono  in  contatto 
col  liquido  Pacini,  e  col  liquido  Hayem. 

«  Un'alterazione  non  meno  grave  che  subisce  il  sangue  nel  liquido 
Pacini,  o  nel  liquido  Hayem  e  lo  scolorarsi  dei  corpuscoli  gialli. 

«  Le  soluzioni  di  bicloruro  acide  trasformano  l'ossiemoglobina  in  inetae- 
moglobina,  ma  questo  l'ho  veduto  solo  nelle  soluzioni  concentrate  di  5  per 
cento,  o  di  1  per  cento.  Nel  liquido  Pacini  l'ossiemoglobina  si  trasforma  in 
una  sostanza  che  si  potrebbe  confondere  per  il  colore  colla  metaemoglobina, 
ma  che  non  ne  presenta  i  caratteri  spettroscopici;  perchè  manca  ogni  stria 
delle  sostanze  coloranti  del  sangue  e  lo  spettro  è  scomparso  al  di  là  del 
verde  ed  è  leggermente  oscurato  nel  resto,  presentando  nel  verde  l'ombra  di 
una  stria  pochissimo  marcata. 

«  Ho  fatto  anche  delle  ricerche  colla  ossiemoglobina  pura;  mettendone 
un  po'  nel  liquido  Pacini  ;  ho  veduto  che  questa  si  altera  rapidamente,  il 
liquido  prende  un  colore  giallo  caffè,  ed  allo  spettroscopio  non  si  osserva  più 
alcuna  stria  caratteristica  ;  onde  si  può  ritenere  che  la  sostanza  colorante  del 
sangue  siasi  così  profondamente  alterata,  da  perdere  affatto  le  proprietà  ottiche 
dell'emoglobina  e  dei  suoi  derivati. 

«  Esaminando  dopo  qualche  tempo  il  sangue  conservato  nel  liquido 
Pacini  od  Hayem,  si  trova  sempre  che  i  corpuscoli  gialli  hanno  una  tinta 
molto  più  pallida  del  normale,  e  qualche  volta  sono  del  tutto  scolorati.  Di 
questa  alterazione  dell'ossiemoglobina  e  dello  scolorarsi  dei  corpuscoli  nel 
sublimato  corrosivo  in  qualunque  dose  e  specialmente  nel  liquido  Hayem  e 
Pacini,  vedremo  in  seguito  degli  esempi  evidentissimi.  Vi  sono  dei  corpuscoli 
rossi  tanto  delicati  come  quelli  delle  sardine  e  delle  alici  che  si  alterano 
completamente  nel  liquido  Pacini  e  nel  liquido  Hayem,  per  cui  il  sangue 
diventa  irreconoscibile,  e  scompare  ogni  traccia  di  emoglobina. 


—  432  — 

«  Questo  rapido  scolorarsi  di  molti  corpuscoli  rossi  nelle  soluzioni  di 
bicloruro  di  mercurio  è  stato  causa  di  gravi  errori,  e  lo  dimostrerò  nella 
seguente  Nota. 

«  11  liquido  Pacini  ed  il  liquido  Hayem  hanno  il  grave  inconveniente 
che  coagulano  il  siero.  Hayem  temo  sia  caduto  in  errore  quando  dice  che 
dagli  ematoblasti  esce  una  sostanza  che  vi  rimane  aderente.  Coli' acido  osmico 
1  per  cento  non  si  osserva  mai  nulla  di  simile  ;  ed  io  credo  che  la  sostanza 
della  quale  parla  Hayem,  sia  semplicemente  siero  del  sangue  coagulato  dal 
bicloruro  di  mercurio. 

«  Dei  metodi  di  Hayem  per  studiare  i  corpuscoli,  uno  altera  il  sangue 
in  modo  chimico,  l'altro  in  modo  meccanico.  Mettendo  egli  il  vetrino  copri- 
oggetti ad  una  piccolissima  distanza  dal  vetro  portaoggetti  con  un  po'  di 
paraffina,  in  modo  da  produrre  uno  spazio  capillare  nel  quale  deve  scorrere 
ed  espandersi  una  goccia  di  sangue,  necessariamente  questo  si  altera  per  il  con- 
tatto contro  le  pareti  asciutte  del  vetro.  Anche  quando  il  vetro  è  già  bagnato, 
è  facile  dimostrare  che  in  tali  circostanze  si  altera  un  grande  numero  di  cor- 
puscoli rossi.  Se  si  prende  una  goccia  di  sangue  di  pesce  (ad  esempio  di 
Mustelus  laevis)  e  si  fa  toccare  una  goccia  di  soluzione  di  verde  metile  0,2 
per  cento  Na  CI.  1  per  cento,  e  poi  la  si  copre  con  il  vetrino  e  si  esamina 
(anche  aggiungendovi  sopra  la  goccia  di  olio  di  cedro  per  l'immersione  della 
lente)  i  corpuscoli  non  si  alterano  e  dopo  parecchie  ore  sono  ancora  bene 
conservati.  Se  invece  si  mette  sul  vetro  una  goccia  di  sangue  fresco,  o  per 
fare  l'esperienza  in  condizioni  più  favorevoli,  si  aspetta  che  il  sangue  siasi 
coagulato,  e  dopo  si  prende  una  goccia  mista  con  molto  siero,  e  si  ricopre 
con  un  vetrino,  si  vedrà  alterarsi  tutti  i  corpuscoli,  appena  si  mette  una  goccia 
di  verde  metile  sul  bordo  del  vetrino,  e  si  assorbe  il  liquido  della  parte 
opposta  con  un  pezzo  di  carta  bibula.  Dopo  due  minuti  non  vi  è  più  un 
solo  corpuscolo  normale  ;  la  sostanza  gialla  è  scomparsa  in  tutti,  e  il  nucleo 
si  è  colorato.  Questa  semplice  esperienza  dimostra  che  la  coesione,  o  il  mo- 
vimento del  sangue  negli  spazi  capillari,  ledono  ed  alterano  i  corpuscoli 
rossi  del  sangue. 

Acido  osmico. 

«  L'acido  osmico,  introdotto  da  Schultze  nella  tecnica  istologica,  è  un 
ossidante  energico  che  conserva  i  corpuscoli  sanguigni  meglio  di  qualunque 
altra  sostanza.  L'acido  osmico,  nella  soluzione  del  1  per  cento,  non  coagula 
l'albumina  come  il  bicloruro  di  mercurio.  Se  si  mescola  col  siero  traspa- 
rente del  sangue  di  cane,  in  qualunque  proporzione  non  si  forma  un  preci- 
pitato fioccoso  come  succede  coi  liquidi  Pacini  ed  Hayem. 

«  L'acido  osmico  all'I  per  cento  fa  scomparire  immediatamente  le  due 
strie  caratteristiche  dell' ossiemoglobina  pura,  ed  in  loro  vece  compare  la  stria 
della  metaemoglobina. 


—  433  — 

«  Il  siero  del  sangue  nell'acido  osmico  prende  un  colore  rosso,  ma  se  la 
quantità  di  siero  è  piccola  come  quando  si  mescola  solo  una  goccia  di  siero 
con  20  ce.  di  soluzione  di  acido  osmico  all'I  per  cento,  il  colore  diventa 
giallognolo.  Questo  colore  è  dovuto  all'azione  degli  alcali  e  spezialmente 
della  potassa,  che  produce  un  colore  giallo  rosa  quando  si  aggiunge  in  quan- 
tità sufficiente. 

«  Il  color  leggermente  giallo  che  prende  una  soluzione  di  acido  osmico 
quando  vi  si  fa  cadere  dentro  una  goccia  di  sangue,  non  è  dunque  dovuto 
alla  perdita  dell'emoglobina  per  parte  dei  corpuscoli  rossi;  ma  dipende  dalle 
sostanze  alcaline  del  siero  e  del  sangue. 

«  L'acido  osmico  1  per  cento  fìssa  i  leucociti  nella  forma  in  cui  si  tro- 
vano. Li  rende  alquanto  più  granulosi,  ma  li  conserva  trasparenti  come  nello 
stato  normale  :  colla  superficie  irregolare,  le  sporgenze  e  le  frangie  sottili  in 
tutto  identiche  a  quanto  si  vedeva  pochi  secondi  prima  sotto  il  microscopio. 
È  interessante  che  un  corpuscolo  bianco  contrattile  può  morire  senza  aver 
tempo  di  contrarsi  e  formare  una  massa  globosa  :  la  causa  di  tale  fenomeno 
deve  cercarsi  probabilmente  nell'estrema  lentezza  dei  movimenti  proto plas- 
motici  dei  leucociti,  e  nell'azione  rapidissima  dell'acido  osmico  che  uccide 
istantaneamente  il  corpuscolo. 

«  Il  pus  conservato  nell'acido  osmico  mostra  ancora  una  differenza  nella 
colorazione  dei  corpuscoli,  quando  questi  vengono  sottoposti  all'azione  del  verde 
metile.  Vi  sono  dei  corpuscoli,  delle  granulazioni  e  dei  frammenti  che  si 
tingono  in  violetto,  ed  altri  in  verde,  pochissimi  rimangono  incolori.  La  causa 
di  questa  colorazione  dipende  da  ciò  che  la  soluzione  di  acido  osmico  1  per 
cento  è  pochissimo  acida,  e  spesso  l'aggiunta  del  pus  o  del  sangue  la  rende 
neutra.  Il  pus  conservato  nell'acido  acetico  allungato  si  colorisce  sempre  in 
verde,  anche  nelle  soluzioni  molto  allungate  purché  siano  ancora  acide. 

«  Avremo  occasione  di  persuaderci  nelle  seguenti  note  che  l'acido  osmico 
è,  di  tutte  le  sostanze  conosciute  fino  ad  oggi,  quella  che  conserva  me- 
glio il  colore  rosso  dei  corpuscoli  sanguigni.  Il  colore  bruno  quasi  nero  che 
prendono  dopo  un  certo  tempo  le  soluzioni  di  acido  osmico,  è  dovuto  ed  un 
processo  di  riduzione:  ma  anche  dopo  un  anno,  quando  è  scomparso  l'odore 
e  la  reazione  caratteristica  dell'acido  osmico  ed  il  sangue  appare  nerastro,  si 
trova  che  i  corpuscoli  sono  ancora  bene  conservati.  Eccetto  la  spesa  alla 
quale  non  si  può  badare  quando  si  tratta  di  fare  delle  ricerche  esatte,  gli 
altri  inconvenienti  dei  vapori  irritanti,  e  dell'annerirsi  della  soluzione  non 
mi  hanno  dato  molestia.  Anzi  trovo  che  queste  ricerche  sono  più  comode  di 
molte  altre,  perchè  basta  avere  una  serie  di  tubi  di  vetro,  o  di  boccette  col 
collo  largo,  vi  si  mette  dentro  15  o  20  ce.  della  soluzione  e  fatto  un  taglio 
nella  coda  di  un  pesce  si  immerge  subito  il  moncone  nel  liquido  ;  quando  si 
è  raccolta  una  goccia  di  sangue,  si  tappa  anche  semplicemente  con  un  sughero, 
e  questo  sangue  si  conserva  per  ulteriori  studi  e  confronti  » . 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  56 


—  434 


Fisiologia.  —  //  sangue  nello  stato  embrionale  e  la  mancanza 

dei  leucociti.  Nota  XI.  del  Socio  A.  Mosso. 


«  Ho  fatto  una  serie  di  osservazioni  sul  sangue  dei  pesci  nella  Stazione 
zoologica  di  Napoli.  Nel  riferirne  i  risultati  incomincierò  col  mettere  a  raf- 
fronto il  sangue  degli  animali  adulti  di  alcuni  gruppi  di  pesci  col  loro 
sangue  nello  stato  embrionale  e  fetale. 

«  Mi  è  sembrato  che  questo  fosse  il  modo  più  semplice  per  tentare  la 
soluzione  del  grave  problema  di  conoscere  le  differenze  tra  i  corpuscoli  gio- 
vani e  quelli  adulti,  o  decrepiti. 

«  Ho  scelto  nel  gruppo  degli  squali  la  famiglia  dei  Mustelus  dove  la 
generazione  si  compie  per  mezzo  di  un  utero  e  di  placente  simili  a  quelle 
dei  mammiferi,  e  la  famiglia  dei  Scyllium  dove  lo  sviluppo  dell'embrione  si 
fa  nelle  uova  fuori  dell'organismo  materno. 

«  Una  femmina  di  Mustelus  laevis  lunga  lm30  viene  portata  viva  nella 
Stazione  zoologica  :  pesa  circa  8  chilogrammi.  Dissanguo  incompletamente 
l'animale  facendo  un  taglio  alla  coda,  e  si  raccolgono  in  due  cilindri  circa 
95  ce.  di  sangue  che  coagula  immediatamente.  Aperta  la  cavità  dell'aidome 
e  dell'utero  si  estraggono  20  Mustelus  lunghi  28  centim.  che  pesano  circa 
60  grammi  ciascuno.  Tagliato  il  cordone  ombellicale  e  messi  nell'acqua 
nuotano  con  agilità  e  respirano  bene.  Ad  alcuni  si  taglia  la  coda  e  si  rac- 
coglie, come  si  fece  per  la  madre,  qualche  goccia  di  sangue  direttamente 
nell'acido  osmico  1  per  cento  :  di  altri  determino  la  resistenza  del  sangue 
che  è  circa  1,75.  Na  CI.  per  cento  di  acqua.  Il  sangue  della  madre  è  un 
pò  meno  resistente. 

*  Il  corpo  privo  dei  visceri  pesa  5  chilogrammi;  la  milza  solo  3  gr.  5. 

«  Il  coagulo  si  disfa  spontaneamente  dopo  2  o  3  ore,  tanto  nel  sangue 
adulto,  quanto  nel  sangue  fetale  e  i  corpuscoli  rimangono  liberi  nel  siero. 

«  Il  sangue  adulto  preso  nella  parte  superiore  ha  i  corpuscoli  rossi  ovali 
regolari;  il  diametro  maggiore  è  in  media  di  21  fi  a  23  fi ,  il  minore  di 
14  fi  a  16  fi.  Non  si  vede  il  nucleo.  Ma  nella  sostanza  gialla  del  corpuscolo 
vi  sono  delle  piccole  macchie  rotonde,  trasparenti,  in  numero  di  30  o  40, 
molto  piccole,  che  si  muovono  :  il  loro  diametro  è  minore  di  1  fi. 

«  In  alcuni  corpuscoli  queste  macchie  sono  meno  abbondanti  e  più  grosse 
e  hanno  il  diametro  di  circa  2  fi. 

«  Vi  sono  molte  cellule  granulose  (Kòrnchenzellen  di  Leydig)  circa  2 
a  3  per  cento  corpuscoli  rossi.  Dimostrerò  in  una  prossima  Nota  che  le  cel- 
lule granulose  sono  corpuscoli  rossi  in  necrobiosi. 


—  485  — 

«  Abbondano  i  leucociti,  ed  alla  temperatura  di  15°  eseguiscono  dei 
movimenti  vivaci,  e  cambiano  rapidamente  di  forma  ;  sono  finamente  granu- 
losi ;  misurano  da  IO  fi  a  13  fi ,  e  dentro  si  vede  più  o  meno  distinta  la 
forma  di  un  nucleo.  Altri  corpuscoli  incolori  sono  rotondi  e  non  si  muovono. 
«  I  leucociti  sono  così  abbondanti,  che  ne  conto  da  8  a  9  per  cento 
rossi.  Nel  sangue  preso  sul  fondo  del  cilindro  i  leucociti  sono  meno  abbon- 
danti, ma  si  muovono  egualmente  ed  hanno  lo  stesso  aspetto  e  ne  conto  da 
2  a  3  per  cento  di  rossi.  I  leucociti  spesso  hanno  delle  ramificazioni  e  delle 
frangi  e  ;  nessuno  presenta  delle  goccie  ialine  alla  superficie. 

«  Sono  abbondanti  le  forme  di  corpuscoli,  simili  a  quelle  che  Hayem 
descrisse  col  nome  di  ematoblasti,  e  rappresentò  nelle  tavole  della  sua  me- 
moria ('):  poche  hanno  una  tinta  giallognola;  alcune  sono  rotonde,  ma  per 
il  maggior  numero  sono  ovali  e  misurano  8  fi,  75  per  10  fi  :  il  nucleo  è  omo- 
geneo e  così  grande  che  intorno  vi  rimane  appena  uno  strato  corticale  dello 
spessore  di  1  //,  5  leggermente  granuloso  :  il  nucleo  è  omogeneo  liscio,  e 
dentro  si  vedono  generalmente  due  piccolissimi  nucleoli.  Molti  ematoblasti 
sono  fortemente  granulosi  ed  alcuni  si  muovono,  cosicché  formano  dei  leucociti 
più  piccoli  di  quelli  precedentemente  descritti. 

«  Il  sangue  fetale  lo  prendo  anche  negli  strati  superiori,  perchè  non  sia 
troppo  denso  e  si  trovi  mescolato  con  del  siero.  La  differenza  nella  forma 
dei  corpuscoli  rossi  è  così  grande,  che  non  si  può  confondere  col  sangue 
adulto  :  infatti  : 

"  1°  I  corpuscoli  non  sono  più  ovali  e  regolari  nel  loro  contorno,  ma 
un  grande  numero  si  sono  accartocciati  e  ripiegati,  in  modo  che  formano  una 
massa  gialla  conglobata  colla  superficie  irregolare  e  bernoccoluta.  Tale  cam- 
biamento corrisponde  a  quello  che  si  osserva  nei  corpuscoli  rossi  dei  mam- 
miferi quando  perdono  la  forma  di  disco  e  diventano  sferici  con  la  superficie 
irta  di  spine.  Kitorneremo  in  seguito  su  questa  alterazione:  per  ora  constato 
che  a  differenza  del  sangue  adulto,  nel  sangue  fetale  circa  un  terzo  dei  cor- 
puscoli rossi  perdono  nelle  prime  ore  la  forma  a  disco  e  diventano  conglobati. 

«  2°  Quasi  tutti  i  corpuscoli  rossi  sono  lisci  ed  omogenei,  mentre  che 
nel  sangue  adulto  il  maggior  numero  dei  corpuscoli  presenta  delle  piccole 
macchie  e  dei  vacuoli  nella  sostanza  gialla. 

«  3°  Mancano  completamente  i  grandi  leucociti  contrattili  del  sangue 
adulto.  Gli  ematoblasti  sono  tutti  scolorati  :  alcuni  si  muovono  e  sembrano 
piccoli  leucociti,  altri  sono  granulosi  tondi  od  ovali  ed  immobili.  Alcuni  cor- 
puscoli rossi  che  si  sono  scolorati  presentano  un  vivace  movimento  dei  gra- 
nuli sulla  sostanza  corticale. 

«  4°  Mancano  le  cellule  granulose  (Kornchenzellen  di  Leydig). 

«  Nel  sangue  fetale  si  vede  un  grande   numero  di  globetti  rotondi  col 

(l)  G.  Hayem,  Archives  de  physiologic,  1879,  pag.  208. 


—  436  — 

diametro  di  1  fi  fino  a  5  e  7  fi.  Sono  piccole  sfere  di  sostanza  ialina  che 
derivano  da  un'alterazione  dei  corpuscoli.  Parlerò  più  estesamente  di  questi 
globetti  nella  nota  intorno  al  processo  di  necrobiosi  studiato  nelle  cellule  con 
ciglia  vibratili. 

«  Dopo  24  ore  il  sangue  della  madre  si  è  separato  in  due  strati  ;  quello 
dei  corpuscoli  rossi  rappresenta  poco  più  di  un  terzo  dell'altezza  totale;  gli 
altri  due  terzi  sono  di  siero  giallognolo  di  colore  dell'orina  chiara.  Alla  super- 
ficie dei  corpuscoli  rossi  vi  è  mostrato  bianco  spesso  3  mm.  Esaminato,  consta 
di  corpuscoli  scolorati  finamente  granulosi,  rotondi.  Sono  rarissimi  i  corpu- 
scoli rossi,  abbondano  le  cellule  granulose.  Mancano  i  leucociti  irregolari  che 
eseguiscono  dei  movimenti  o  sono  scarsissimi  in  confronto  di  jeri. 

«  Delle  cellule  granulose  hanno  una  tinta  leggermeli  ce  giallognola,  e 
viceversa  dei  corpuscoli  rossi  sono  pallidi  e  quasi  scolorati.  Per  buona  parte 
questo  strato  bianco  consta  di  ematoblasti,  ovali  o  rotondi  con  un  grosso 
nucleo,  hanno  il  diametro  di  7  fi  a  9  fi  ,  e  sono  spessi  4  o  5  /i.  Lo  strato 
corticale  sottile  è  leggermente  granuloso,  il  nucleo  liscio  o  granuloso. 

«  I  corpuscoli  rossi  vicini  sono  grossi  quasi  il  doppio  dei  leucociti  ;  solo 
i  corpuscoli  rossi  più  piccoli  che  misurano  10  </,  5  per  10  fi.  con  un  grosso 
nucleo  sono  quasi  tutti  scolorati,  o  sono  molto  meno  gialli  dei  corpuscoli 
che  hanno  i  due  diametri  di  14  fi  per  24  ,u,  e  nei  quali  non  vi  è  traccia 
di  nucleo. 

«  Nel  sangue  fetale  sebbene  io  abbia  raccolto  insieme  il  sangue  di  tre 
mustelus  in  un  piccolo  cilindro,  non  vi  è  traccia  di  questo  strato  bianco  dei 
leucociti;  solo  guardando  la  superficie,  si  vede  che  è  meno  rossa  sullo  strato 
superiore,  di  ciò  che  sia  sui  lati  del  cilindro;  vi  è  dunque  uno  strato  sotti- 
lissimo del  quale  coll'occhio  non  può  apprezzarsi  lo  spessore  che  rappresente- 
rebbe lo  strato  di  3  mm.  su  45  mm.  che  abbiamo  trovato  nel  sangue  adulto. 
Prendo  con  grande  precauzione  una  goccia  di  siero  misto  al  sangue  che  sta 
nello  strato  supremo  e  trovo  che  sono  metà  corpuscoli  rossi  e  metà  leuco- 
citi ;  ma  questi  sono  piccoli  e  misurano  generalmente  7  fi  Alcuni  conservano 
la  forma  degli  ematoblasti,  altri  hanno  delle  frangie  e  delle  sporgenze,  ed 
eseguiscono  dei  movimenti  vivaci.  Molti  corpuscoli  gialli  sono  scolorati,  e 
conservano  nell'interno  dei  frammenti  giallognoli.  Circa  la  metà  dei  corpu- 
scoli rossi  continua  ad  essere  globosa  e  bernoccoluta.  È  interessante  di  aver 
constatato  la  resistenza  degli  ematoblasti  e  la  loro  attitudine  ad  eseguire  dei 
movimenti  amebiformi.  Alcuni  corpuscoli  che  a  primo  aspetto  sembrano  leu- 
cociti di  un  diametro  maggiore  si  vede  che  sono  corpuscoli  rossi  scolorati. 

«  Esamino  il  sangue  adulto  e  fetale  negli  strati  profondi,  e  confermo 
l'enorme  ricchezza  di  leucociti  nel  sangue  materno  in  confronto  del  san- 
gue fetale. 


—  437  — 

Sangue  di  Mustelus  adulto  nell'acido  osmico  1  per  cento 

«  I  corpuscoli  rossi  sono  alquanto  più  piccoli  di  quelli  esaminati  nel 
siero:  il  diametro  maggiore  oscilla  fra  19  fi  e  21  fi  il  minore  fra  12  e  14  fi. 
La  superficie  e  piena  di  macchiette  e  vacuoli  in  pochissimi  è  omogenea. 

«  Mancano  i  leucociti  colle  forme  irregolari  e  frangiate  che  abbiamo 
veduto  così  abbondanti  nel  sangue  coagulato.  Le  forme  che  più  rassomigliano 
ai  leucociti  sono  certi  corpuscoli  scolorati,  omogenei,  rotondi,  col  diametro  di 
12  fi  finamente  granulosi  senza  nucleo,  alcuni  di  questi  corpuscoli  sono 
ovali  e  misurano  16  /n  nel  diametro  maggiore  e  14  /i  nel  minore. 

«  Abbondano  gli  ematoblasti;  ve  ne  sono  dei  lisci  e  dei  granulosi.  Essi 
hanno  il  diametro  di  8  fi  a  10  fi.  Tutto  il  corpuscolo  è  formato  da  un 
grande  nucleo  con  uno  strato  corticale  sottile  :  il  colore  giallo  in  alcuni  è 
evidentissimo.  Vi  sono  pure  dei  corpuscoli  gialli  un  poco  più  grossi  rotondi 
col  diametro  di  12  fi  che  hanno  un  grosso  nucleo,  e  che  si  è  incerti  se  si 
devono  mettere  fra  i  microciti  o  fra  gli   ematoblasti. 

Sangue  fetale  nell'acido  osmico  1  per  cento 

«  I  corpuscoli  rossi  sono  meno  elittici  che  nel  sangue  adulto.  Qui  ab- 
abbondano  i  corpuscoli  rotondi,  o  poco  ovali,  che  hanno  il  diametro  di  12  fi 
a  14  fi  con  un  nucleo  di  7  fi.  Quelli  elittici  hanno  le  stesse  dimensioni 
che  nel  sangue  adulto.  Il  nucleo  è  più  grosso  nei  corpuscoli  gialli  rotondi 
e  ha  il  diametro  di  circa  10  fi.  Nei  corpuscoli  ovali  invece  è  più  piccolo; 
anche  in  questi,  guardandoli  di  fianco,  si  vede  che  il  nucleo  forma  una  spor- 
genza da  entrambi  i  lati  come  una  sfera  messa  nel  centro  di  un  fuso.  I  cor- 
puscoli adulti  conservano  meglio  la  forma  di  un  disco  e  visti  in  profilo  sono 
più  sottili  dei  fetali. 

«  Vi  sono  dei  corpuscoli  rossi  che  sopra  una  lunghezza  di  21  fi  hanno 
dentro  un  nucleo  rotondo  del  diametro  di  12  fi  e  anche  13  fi  ;  in  generale 
il  nucleo  nel  sangue  fetale  è  maggiore  che  nel  sangue  adulto. 

«  Gli  ematoblasti  formano  dei  corpuscoli  ovali  omogenei,  non  granulosi, 
di  7  fi  in  trasverso  per  12  fi  in  lunghezza.  Altri  corpuscoli  gialli  hanno 
le  stesse  forme  e  dentro  vi  è  un  grosso  nucleo  granuloso  che  ha  il  dia- 
metro di  8  a  9  fi.  Si  vedono  tutte  le  forme  di  passaggio  fra  gli  ematobla- 
sti e  i  microciti.  Gli  ematoblasti  più  piccoli  sono  ovali,  con  un  grande  nu- 
cleo rotondo  che  li  riempie  nel  centro,  e  solo  alle  due  estremità  vi  è  un 
po'di  sostanza  granulosa,    essi  misurano  8  /t,  75  per  10  fi,  sono  giallognoli. 


«  Le  osservazioni  sul  sangue  fetale  sono  tanto  più  interessanti  quanto 
più  gli  animali  sono  giovani.  Vedremo  nella  seguente  nota  che,  prima  di 
uscire  dall'uovo,  alcuni  Scyllium  presentano  già  in  abbondanza  delle  forme 
decrepite  di  corpuscoli. 


—    438  — 

«  L'esame  del  sangue  in  altri  Mustelus  che  erano  di  alcuni   mesi   più 
o-iovani,  mostra  infatti  meglio  distinti  i  caratteri  del  sangue  fetale. 


«  Mustelus  laevis.  La  mattina  del  1°  febbraio  1888  portarono  alla  Sta- 
zione zoologica  venti  Mustelus  staccati  prima  del  parto  dall'utero  della 
madre.  Su  di  essi  ho  fatto  le  seguenti  osservazioni. 

«  Sono  lunghi  da  20  a  21  centim.  e  parecchi  hanno  ancora  un  pezzo 
del  cordone  ombellicale  aderente  all'addome,  che  sporge  per  la  lunghezza  di 
5  a  6  millimetri.  Messi  nell'acqua  nuotano,  ma  sono  poco  vivaci. 

«  Esamino  subito  il  loro  sangue  e  ne  metto  nell'acido  osmico  1  per 
cento  e  nel  liquido  Pacini  e  nel  liquido  Hayem. 

*.  Alcuni  muoiono  dopo  3  o  4  ore,  parecchi  resistono  fino  al  giorno  se- 
guente, ma  dopo  48  ore  sono  tutti  morti.  Taglio  la  coda  ad  uno,  e  tocco  col 
vetro  porta  oggetti  la  goccia  che  esce.  Ricopro  subito  col  vetrino,  ed  esami- 
nando vedo  che  i  leucociti  sono  quasi  la  metà  in  numero  dei  corpuscoli  rossi; 
ma  è  facile  accorgersi  che  questo  è  un  sangue  alterato  per  il  contatto  col 
vetro  :  perchè  oltre  ai  nuclei  liberi,  vi  sono  molti  corpuscoli  rossi  deformati, 
col  nucleo  in  posizione  eccentrica  ;  ed  in  altri  il  nucleo  sta  per  uscire  ;  vi 
sono  dei  corpuscoli  rossi  scolorati  e  dei  nuclei  che  hanno  intorno  dei  fram- 
menti di  sostanza  corticale,  come  goccioline  gelatinose  giallognole. 

«  Che  il  sangue  preparato  nel  modo  comune,  come  indicai  or  ora,  fosse 
profondamente  alterato,  potei  subito  assicurarmene  esaminando  il  medesimo 
sangue  raccolto  nel  liquido  Pacini  e  meglio  ancora  nell'acido  osmico  1  per 
cento  mentre  usciva  dalla  coda. 

i  Ripeto  parecchie  volte  questa  osservazione,  incidendo  diversi  Mustelus, 
e  sempre  trovo  che  il  numero  dei  leucociti  è  straordinariamente  grande  se 
tocco  col  vetro  la  goccia  di  sangue  che  esce  dalla  coda  e  poi  la  ricopro 
col  vetrino.  E  assai  minore  se  metto  prima  una  goccia  di  cloruro  sodico 
0,75  per  cento  sul  portaoggetto  e  tocco  con  questa  goccia  il  sangue,  e  man- 
cano completamente  i  corpuscoli  bianchi  se  raccolgo  il  sangue  nei  liquidi 
fissatori. 

«  Acido  osmico  1  per  cento.  Il  sangue  di  Mustelus  messo  direttamente 
in  questo  liquido  ha  i  corpuscoli  gialli  più  tondi,  cioè  meno  dittici  che  il 
sangue  dei  Mustelus  adulti.  I  corpuscoli  rotondi,  o  quasi  rotondi,  costituiscono 
circa  un  quarto  dell'intero  numero  dei  corpuscoli. 

«  Nell'acido  osmico  1  per  cento  i  corpuscoli  hanno  delle  dimensioni  un 
poco  inferiori  a  quelle  del  sangue  fresco;  ossia  nel  sangue  senza  l'aggiunta 
di  liquido,  la  lunghezza  dei  corpuscoli  gialli  varia  in  media  fra  i  20  /i  e 
24  /t  e  la  larghezza  fra  i  10  jtt,  6  e  14  /t,  3.  Nell'acido  osmico  i  corpuscoli 
che    hanno    21    a    22  /<    di    lunghezza    per  10  o    12  n    di    larghezza  sono 


—    439  — 

abbastanza  rari  ;  generalmente  i  più  grossi  hanno  17  e  18  fi    di  lunghezza 
e  10  a  12  fi  di  larghezza. 

«  Paragonando  questo  sangue  con  quello  di  un  Mustelas  adulto  conser- 
vato nell'acido  osmico,  si  vede  nel  Mustelus  adulto  sono  assai  più  lunghi, 
ossia  più  elittici,  mentre  che  nel  sangue  giovane  sono  più  circolari. 

«  Un'altra  differenza  caratteristica  è  nel  rapporto  fra  la  grossezza  del 
nucleo  e  del  corpuscolo.  Mentre  nel  sangue  adulto  il  rapporto  del  diametro 
trasverso  dell'intero  corpuscolo  sta  a  quello  del  nucleo  come  3  ad  1,  o  poco 
meno,  nel  sangue  fetale  sta  solo  come  2  ad  1. 

«  Vi  sono  dei  corpuscoli  gialli  rotondi,  o  leggermente  ovali,  che  hanno 
il  diametro  di  12  fi  a  15  /i  e  dentro  un  nucleo  di  10  fi,  oppure  un  corpu- 
scolo giallo  lungo  17  jt«  3  e  largo  12  fi  contiene  un  nucleo  lungo  13  fi,  3 
e  largo  10  fi  6:  e  questo  nucleo  è  più  omogeneo  e  più  liscio  dei  nuclei 
minori  che  generalmente  sono  granulosi  con  delle  macchie  irregolari  e  scure. 

«  Questi  corpuscoli    con   nucleo   molto  grosso  sono  abbastanza    comuni. 

«  I  corpuscoli  del  sangue  adulto  formano  un  disco  come  la  tesa  di  un 
cappello;  la  coppa  è  rappresentata  dal  nucleo  che  sporge  come  una  mezza 
sfera  da  un  lato  oppure  da  entrambi  i  lati.  Visto  di  fianco  il  corpuscolo  giallo 
rassomiglia  ad  un  fuso  che  ha  lo  spessore  di  2  fi,  5  e  porta  nel  mezzo  un 
globo,  ossia  il  nucleo,  che  ha  il  diametro  generalmente  inferiore  ai  4  fi. 

«  Nei  giovani  corpuscoli  invece  questa  massa  centrale  è  molto  grossa 
6  fi  tino  ad  8  fi  ;  in  alcuni  questo  nucleo  centrale  è  così  rigonfiato  che  forma 
una  massa  globosa  di  9  fi  di  diametro,  che  rassomiglia  al  gambo  di  un  fungo 
dove  la  coppa  rappresenta  il  disco  giallo  del  corpuscolo. 

«  Queste  forme  sono  caratteristiche,  vedute  di  fianco  rassomigliano  a  dei 
fusi  gialli  lunghi  17  fi  a  20/<,  spessi  5 /<  a  7  ,u  con  una  grossa  sfera  nel 
mezzo,  del  diametro  di  8  fi  a  10  fi  ;  e  veduti  di  fronte  hanno  la  forma  co- 
mune di  dischi  elittici  con  un  nucleo  nel  mezzo. 

«  Qualche  volta  il  nucleo  per  effetto  dell'acido  osmico  si  gonfia  tanto 
che  scoppia,  e  si  formano  alla  superficie  dei  lembi  e  delle  frangie  come 
quando  si  soffia  una  bolla  fusa  di  vetro  che  si  fa  scoppiare.  Colle  inegua- 
glianze prodottesi  alla  superficie  i  nuclei  rigonfi  si  attaccano  insieme  e  for- 
mano delle  catene  di  5  o  6  corpuscoli  o  dei  mucchi  di  corpuscoli. 

«  Quando  due  si  toccano  e  sono  così  strettamente  attaccati  che  anche 
scorrendo  non  si  separano,  e  resistono  agli  urti,  guai-dando  nel  punto  di  con- 
giunzione non  si  vede  nulla;  i  nuclei  sono  fusi  in  una  massa  trasparente  dove 
manca  ogni  particolarità  di  struttura. 

«  Nel  sangue  adulto  vi  sono  dei  corpuscoli  che  hanno  il  nucleo  grosso 
e  globoso,  ma  sono  rari  e  meno  grossi  e  non  scoppiano  a  questo  modo. 

«  Le  differenze  fra  il  sangue  embrionale  e  quello  adulto  sono  dunque: 
«  1°  La  forma  più  rotonda  dei  corpuscoli  giovani; 
«  2°  La  grossezza  maggiore  del  nucleo; 


—  440  — 

«  3°  La  tendenza  a  gonfiarsi  ed  a  scoppiare  nell'acido  osraico  1  per  cento. 

«  Ma  la  differenza  più  caratteristica  è  la  mancanza  dei  leucociti  nel 
sangue  embrionale  e  fetale,  che  ho  costatata  pure  negli  embrioni  dei  mammiferi. 

«  II  sangue  fetale  di  Mustelus  laevis  conservato  nell'acido  osmico  1  per 
cento  contiene  né  corpuscoli  bianchi,  né  cellule  granulose,  né  ematoblasti 
scolorati.  Si  vede  qualche  elemento  ovale  che  misura  (3  /<,  6  per  10 fi,  6 
senza  nuclueo,  ma  anche  questi  corpuscoli  sono  gialli.  Altri  sono  più  grossi, 
leggermente  ovali  coi  due  diametri  di  9  ft,  3  per  8  fi,  oppure  sono  rotondi 
col  diametro  di  8  fi  e  sono  intensamente  gialli.  Né  vedendo  la  mancanza  di 
leucociti  può  credersi  che  siansi  distrutti,  perchè  non  si  trovano  né  granula- 
zioni, né  frammenti.  Anche  cercando  negli  strati  più  superficiali  dove  gene- 
ralmente galleggiano  i  leucociti,  non  si  trovano  che  corpuscoli  rossi.  I  più 
pallidi  sono  le  grandi  cellule  ovali  con  grosso  nucleo  omogeneo,  ma  anche 
essi  hanno  una  tinta  giallognola. 

«  La  superficie  dei  corpuscoli  gialli  è  liscia  ed  omogenea  nella  parte 
corticale;  alcuni  hanno  delle  macchiette  bianche  o  scure  a  seconda  che  si 
alza  o  si  abbassa  il  tubo  del  microscopio.  Queste  macchie  sono  rotonde  in 
numero  di  5  o  (3  sparse  irregolarmente  alla  suparficie  del  corpuscolo,  spesso 
in  numero  assai  maggiore,  ma  sono  sempre  piccole  in  modo  che  non  superano 
0,4  fi  e  0,(3  fi  di  diametro. 

n  II  tipo  dei  corpuscoli  non  è  quello  di  un  disco,  ma  di  una  sfera  con 
un  anello  intorno.  Guardando  il  nucleo  di  fronte,  a  primo  aspetto  sembra  una 
massa  costituita  da  frammenti  filiformi,  ma  se  si  esamina  bene  il  nucleo  di 
fianco  si  vede  che  queste  linee  scure  sono  coaguli  irregolari  sospesi  in  una 
sostanza  omogenea,  ed  alcune  volte  formano  delle  frangio  irregolari  che  dalla 
base  del  nucleo  sopra  il  disco  anulare  si  dirigono  verso  la  parte  culminante 
del  nucleo  che  è  più  omogeneo. 

«  Nel  liquido  Pacini  i  corpuscoli  rossi  di  questi  feti  di  Mustelus  laevis 
hanno  in  media  il  diametro  maggiore  di  21  fi  e  l'altro  di  10  fi,  ed  il  nucleo 
di  5  fi,  25  ;  ma  vi  sono  anche  dei  nuclei  di  8  fi  dentro  un  corpuscolo  di  10  fi,  5. 
Nei  corpuscoli  ovali  lunghi,  è  dove  i  nuclei  sono  più  piccoli  e  in  media  misu- 
rano 3  ,u,5;  invece  nei  corpuscoli  rossi  più  rotondi  si  vedono  dei  nuclei  ovali  che 
hanno  il  diametro  di  7  fi  per  10  //,  5:  e  questi  grandi  corpuscoli  rossi  che  misu- 
rano 17  p.  a  18/i  sono  appiattiti,  per  cui  hanno  la  forma  di  un  disco  come 
i  corpuscoli  rossi  normali.  Si  può  ritenere  come  un  fatto  dovuto  ai  liquidi 
conservatori,  se  i  corpuscoli  nell'acido  osmico  1  per  cento  hanno  il  nucleo  più 
gonfio  che  non  quelli  conservati  nel  liquido  Pacini. 

«  Un'altra  differenza  che  però  va  a  danno  del  liquido  Pacini,  è  che  in 
esso  i  corpuscoli  rossi  diventano  più  granulosi;  in  moltissimi  si  vede  una  pun- 
teggiatura di  macchiette  chiare  e  scure,  sparse  irregolarmente  come  una  granitura 
leggiera,  e  il  nucleo  presenta  delle  granulazioni  più  forti  chj  rendono  il  con- 
torno un  po'  irregolare  e  meno  netto.  Vi  sono  dei  corpuscoli  rossi  che  hanno 


—  441  — 

una  estremità  acuminata  e  l'altra  rotonda,  e  di  quelli  che  rassomigliano  ad 
un  fuso,  perchè  entrambe  le  estremità  sono  stirate  in  punta. 

«  L'alterazione  più  singolare  è  quella  dei  corpuscoli  rossi  che  hanno  nel 
mezzo  uno  strozzamento  più  o  meno  forte,  così  che  prendono  la  forma  come 
di  una  bisaccia  o  di  una  borsa,  essendo  il  corpuscolo  diviso  in  due  parti  rotonde 
eguali  o  differenti  per  mole  che  stanno  riunite  da  un  tratto  di  sostanza  gialla. 
Su  queste  forme  sottili,  che  furono  già  descritte  da  Bizzozero,  ritornerò  in 
seguito  perchè  le  osservai  frequentemente  nel  sangue  dei  pesci. 

«  Che  il  liquido  Pacini  alteri  il  sangue  fetale  del  Mustelus  laevis 
lo  si  vede  con  facilità,  perchè  frammezzo  ai  corpuscoli  vi  sono  nel  liquido 
non  solo  delle  granulazioni  bianche,  che  potrebbero  essere  prodotte  dalla  coagu- 
lazione del  siero,  ma  si  vedono  anche  delle  granulazioni  gialle  che  certo  sono 
frammenti  di  corpuscoli  rossi  disfatti;  e  frammezzo  a  queste  granulazioni  vi 
sono  dei  nuclei  bianchi  omogenei  ovali  o  rotondi  con  un  diametro  di  5  a  6  /<. 
Anche  qui  mancano  i  leucociti,  o  sono  rarissimi,  e  invece  sono  discretamente 
comuni  le  forme  scolorate  simili  a  quelle  descritte  da  Hayem  col  nome  di 
ematoblasti. 

«  Il  paragone  del  sangue  di  Mustelus  conservato  nel  bicloruro  di  mercurio 
colle  soluzioni  di  Pacini  o  di  Hayem,  ci  dà  il  modo  di  convincersi  che  il  colore 
del  sangue  adoperato  come  base  di  classificazione  è  un  criterio  instabile  e 
fallace.  Mettendo  a  raffronto  il  sangue  conservato  nell'acido  osmico  al  1  per 
cento  e  quello  che  venne  in  contatto  col  liquido  Pacini  o  col  liquido  Hayem, 
noi  vediamo  che  il  sublimato  corrosivo  ha  scolorato,  deformato  e  distrutto 
molti  corpuscoli  rossi  che  nell'acido  osmico  conservano  ancora  una  tinta  gial- 
lognola. È  solo  colluso  di  reagenti  più  sicuri  che  ci  metteremo  in  grado  di 
conoscere  quale  sia  la  natura  degli  elementi  morfologici  costitutivi  del  sangue, 
e  quali  le  forme  dei  corpuscoli  prodotti  artificialmente  o  dai  reattivi,  o  dalle 
condizioni  anormali  della  vita  dei  corpuscoli  per  un  arresto  o  un  rallentamento 
della  circolazione. 

«  Nel  sangue  di  questi  Mustelus  e  in  quello  di  altri  pesci  di  cui  parlerò  in 
appresso,  ebbi  modo  di  persuadermi  che  le  forme  acuminate,  a  bisaccia,  o  strette 
nel  mezzo  come  una  cifra  ad  8,  o  stirate  come  se  avessero  una  coda  od  un 
flagello  e  tutte  le  altre  forme  di  corpuscoli  scoloriti  che  Hayem  descrisse  come 
ematoblasti,  sono  semplicemente  dei  corpuscoli  rossi  alterati.  E  nel  medesimo 
sangue  si  osservano  delle  forme  eguali  per  struttura  e  per  forma  che  talora 
sono  gialle  e  talora  completamente  scolorite,  come  ad  esempio  i  corpuscoli 
rotondi  od  ovali  di  8  a  9  n  che  hanno  un  nucleo  di  5  a  6  fi. 

«  Che  gli  ematoblasti  siano  delle  forme  alterate  lo  si  conosce  facilmente 
dalle  estremità  acuminate,  stirate  come  lagrime  di  vetro;  nei  vedremo  che 
questa  è  una  forma  assai  comune  nei  corpuscoli  rossi  che  si  alterano  per 
una  ragione  qualsiasi.  Questi  elementi  fusiformi  che  hanno  delle  code  lunghe 
con  un  nucleo  ovale  omogeneo,  o  rotondo,  che  qui  appaiono  scolorate,  le 
Eendiconti.  1888,  Vol.  TV,  1°  Sem.  -r>7 


—  442  — 
vedremo  abbondanti  in  altri  animali  e  perfettamente  colorate  in  giallo;  l'essere 
scolorate  è  un  orado  maggiore  di  alterazione  e  non  un  carattere  per  farne  un 
elemento  speciale.  Infatti,  anche  in  questo  sangue  si  vedono  tutti  i  passaggi 
dalle  forme  gialle  a  quelle  scolorate.  È  particolarmente  nello  studio  di  queste 
forme  intermedie  che  si  riconosce  l'affinità  degli  elementi  che  gli  istologi 
moderni  tendono  a  disgiungere. 

«  Finché  si  tratta  di  riconoscere  un  corpuscolo  rosso,  non  vi  è  alcuna 
difficoltà,  sia  esso  tondo  od  ovale,  col  nucleo  piccolo  o  grande  :  la  interpreta- 
zione diviene  controversa  solo  quando  si  tratta  di  classificare  le  forme  che 
possono  a  piacimento  mettersi  o  fra  i  leucociti  o  fra  le  piastrine  o  fra  gli 
ematoblasti. 

«  Quando  incontriamo  un  corpuscolo  bianco  di  8//  a  9/i,  se  è  rotondo 
non  si  può  per  questo  solo  metterlo  fra  i  leucociti.  Se  ha  un  grosso  nucleo 
con  sottile  sostanza  corticale  e  dentro  al  nucleo  omogeneo  uno  o  due  nucleoli, 
io  lo  metterei  fra  le  giovani  cellule;  se  invece  si  tratta  di  un  corpuscolo 
bianco  con  eguale  diametro  che  ha  dentro  un  nucleo  irregolare  o  multiplo,  io 
lo  metterei  fra  le  cellule  in  necrobiosi,  cioè  fra  i  leucociti. 

«  La  struttura  del  corpuscolo  e  la  forma  del  nucleo  deve  essere  la  base 
della  classificazione  dei  corpuscoli,  perchè  il  colorito  e  la  forma  possono  va- 
riare e  mutarsi  per  molti  accidenti. 

«  Infatti  Hayem  confuse  coi  leucociti  delle  forme  che  sono  a  mio  parere 
diverse  per  loro  natura,  e  che  stanno  piuttosto  nella  categoria  dei  corpuscoli 
giovani,  o  degli  ematoblasti  ;  e  viceversa  fondandosi  sul  criterio  fallace  della 
sua  classificazione  egli  diede  il  nome  di  ematoblasti  a  degli  elementi  che 
non  sono  più  germi  di  corpuscoli  rossi,  ma  corpuscoli  alterati  che  diventa- 
rono fusiformi  ». 

Matematica.  —  Sulla  equazione  a  derivate  parziali  del  Cayleij 
nella  teoria  delle  superficie.  Nota  del  Corrispondente  Luigi  Bianchi. 

«Se  l'espressione 

(1)  ds%  =  e  da?  -+-  g  dy* 

definisce  l'elemento  lineare  di  una  superficie  S,  riferita  alle  sue  linee  di 
curvatura  x  =  cosi,  y  =  cost.  e  con  s  si  indica  una  funzione  incognita  di  x,  y, 
la' equazione  in  discorso  è  data,  nelle  solite  notazioni  di  Monge,  da: 

(2)  s=ìM±p  +  ìMLq. 

~òy  ~òx 

«  Il  suo  significato  geometrico,  come  è  ben  noto,  è  il  seguente.  Staccando 
sopra  ogni  normale  di  S  un  segmento  infinitesimo  q  =  «*,  dove  *  è  una  co- 
stante infinitesima,  la  superficie  S'  luogo  degli  estremi  dei  segmenti  q  è  la 
superficie  successiva  alla  S  in  un  sistema  triplo  ortogonale. 


—  443  — 

«  In  questa  Nota  mi  propongo  di  risolvere  il  problema:  Può  l'equa- 
zione (1)  del  Cayley  ammettere  soluzioni  indipendenti  dalle 
flessioni  della  superficie  S?  Supponendo  cioè  che  dopo  una  flessione 
la  superficie  S  acquisti  le  nuove  linee  di  curvatura 

x'  =.  cost  y'  =  cost 
e  sia 
(3)  ds2  =  e  dx2  +  g  def  =  e'  dx'2  +  g'  dy'2 

si  domanda  se  la  funzione  di  *,  espressa  per  x',  y'  potrà  nuovamente  soddi- 
sfare alla  equazione  del  Cayley 

^Dlog^'  f  +  ^ftj. 

«  Tale  questione  si  può  enunciare  sotto  forma  finita,  ricorrendo  ad  un 
teorema  di  Kibaucour  sui  sistemi  co  2  di  circoli  che  ammettono  una  serie  di 
superficie  ortogonali,  sistemi  che  chiamo  per  brevità  sistemi  normali  di 
circoli.  Ad  ogni  soluzione  s  della  equazione  (1)  del  Cayley  corrisponde  un 
sistema  normale  di  circoli  ortogonali  alla  superficie  S  (l)  e  se  immaginiamo 
la  S  flessibile  ed  inestendibile  e  il  sistema  di  circoli  invariabilmente  legato 
alla  superficie  S  durante  la  deformazione,  il  problema  proposto  equivale 
all'  altro  : 

Un  sistema  normale  di  circoli,  ortogonali  alla  superficie  S, 
può  mantenersi  normale  dopo  una  flessione  di  S? 

«  Per  risolvere  questo  problema  cominciamo  dall'osservare  che  se 

ds2  =  edx2  -f-  2  fdxdy  -\-  gdy2 

è  l'elemento  lineare  di  una  superficie  e  s  è  una  funzione  qualunque  di  x,  y 
l'espressione  differenziale 

dove  r    t  e  il  noto  simbolo  introdotto  dal  sig.  Christoffel  nella  teoria  delle 
forme  differenziali  quadratiche  (Journal  von  Creile  Bd.  LXX),  non  varia  can- 

0)  V.  la  mia  Nota  2a  Sui  siatemi  ciclici  §  4,  Giornale  di  Battaglili i,  voi.  XXII. 


(4) 


—  444  — 

giando  comunque  le  coordinate  curvilinee  so,  y.  In  particolare  pei  due  sistemi 
di  coordinate  ortogonali  (x,  y\  {x\  ij)  supposti  nella  forinola  (3)  avremo 

\i\p   |2pj5>v    L    hr    (2PjWv 


r       (12/   ,        (12)'    , 

■}1^-   2    «  = 


"Sa: 
V 


,,     (22)'  ,      (22)'  , 


UIM.-J11! 


(i 


jp- 


2f 


-D-!t;h2^]©)2' 


«  Supponendo  adunque  che  le  due  equazioni  del  Cayley  relative  ai  due 
sistemi  (,£,  y),  {$',  ij) 


(5) 


(12)        ,    (12)  ; 
S  ~\\\P  +J2J* 

,       (12)'  ,    .    (12)'  , 
s==    1   *  +    2  U 


siano  insieme  soddisfatte,  dovremo  avere 


r-\lì\p-\l2\<! 


ì£  M  ^_  ["/  -  ^22>  o-  <22>  ff"1  ^  3L  _  n 


Ma  per  la  (3)  si  ha  altresì 

D#  D?/  l>x    l>y 

e  siccome  le  linee  coordinate  (x,  y)  sono  differenti  dalla  (x,  ?/)  ne  risulterà 


(6) 


9 


r  — 


(11) 


VM=«[Hai2SH222W 


«  Se  la  soluzione  cercata  s  esiste,  essa  dovrà  dunque  soddisfare  simul- 
taneamente la  la  delle  (5)  e  la  (6).  Inversamente  se  ciò  accade,  le  for- 
inole (4)  dimostrano  che,  cangiando  le  coordinate  curvilinee  (x,  y)  in  altre 
ortogonali  qualunque  (x',  y')  saranno  soddisfatte  da  /  (x ,  y')  =  z  (x,  y) 
le  equazioni  analoghe 


s  = 


i12!Vo-  ì12^' 


■1 


2j? 


'['Htf'-fir'M'-ffH?*'] 


—  445  — 
«  Ciò  posto   prendiamo  a  linee   coordinate  x  =  cost  le  linee  s  =  cost  e 
a  linee  y  — cost  le  loro  traiettorie  ortogonali,  di  guisa  che  avremo 

*  =  /(#). 
«  Le  equazioni  da  soddisfarsi  (5,0  e  (6)  diventano 

±--f'{x)  =  0 

r(g)_  i  -^ 

/"  (a?)       2#  7»ar 
e  poiché  non  è  f  {ce)  =  0,  dovrà  essere  -^  =0,  per  cui,  cangiando  il  para- 
metro x,  potremo  fare  e  =  l.  La  2a  ci  dimostra  che  g  è  il  prodotto  di  due 
funzioni,  l'una  di  x,  l'altra  di  y.  Cangiando  il  parametro  y  potremo  prendere 

9  =  V2  {%) 

e  ne  risulterà 

z  =  f  (x)=f(p  (x)dx. 

«  Se  ne  conclude  quindi:  Le  uniche  superficie  per  le  quali  la 
equazione  del  Cayley  ammette  soluzioni  indipendenti  dalle 
flessioni  della  superficie,  sono  quelle  applicabili  sopra  su- 
perficie di  rotazione. 

«  I  corrispondenti  sistemi  normali  di  circoli  sono  quelli  considerati  al 
§  10  della  mia  Nota  citata. 

«  Qui  abbiamo  supposto  che  nella  flessione  considerata  cambino  le  linee 
di  curvatura  della  S.  Altrimenti  questa  superficie  è  una  superficie  del  Monge 
con  un  sistema  di  linee  di  curvatura  in  piani  paralleli,  e  i  corrispondenti 
sistemi  di  circoli  sono  quelli  di  cui  si  tratta  alla  fine  del  §  2  della  stessa 
Nota  ». 

Matematica.—  Sopra  una  classe  di  trasformazioni  in  sé  mede- 
sima della  equazione  a  derivate  parziali'. 


rt  —  s2  (l  +  q2)r—2pgs-h(l-hp2)  t       1_ 


=  costte 


(I)  *"(H-^  +  j»)»"t'J  (l+/2  +  ?2)2  1-H>2H-<Z2 

Nota  del  Corrispondente  Luigi  Bianchi. 

«  1.  Le  trasformazioni  di  cui  tratto  in  questa  Nota  appartengono  al  ge- 
nere di  quelle  che  il  sig.  Bàcklund  ha  studiato  nel  XVII  e  XIX  volume  dei 
Matematische  Annalen  (*).  Per  maggior  chiarezza  riassumerò  qui  brevemente 
dei  risultati  ottenuti  da  Bàcklund  quelli  che  mi  occorrono  nel  seguito. 

«  Siano 
(1)  g=^z\x,y),         2'  =  2'(x',y') 

(•)  Cfr.  specialmente  volume  XVII,  pag.  311  sgg.;  volume  XIX,  pag.  412  sgg. 


446  — 


due  funzioni  incognite  delle  rispettive  variabili  indipendenti  x,  y  ;  x',  y  legate 
fra  di  loro  da  quattro  equazioni 

Fx  (x,  y,  *,  x,  y\  s,  p,  q,p\  q)  =  0 

Fs  (x,  y,  *,  x\  y',  sf,p,  q,p\  q)  =  0 

F3  (x,  y,  H,  x\  y\  J,p,  q,p\  q')  =  0 

F4  (x,  y,  z,  x\  y\  z',  p,  q,  p\  q')  —  0  , 


(2) 


dove 


V 


~òz 


;p 


v 


v 


_2t . 

7^  '  li       ~òy  '  r        7#'  '  li  "     V  ' 

«  Affinchè  z  =  y>  (x,  y)  sia  una  particolare  forma  della  funzione  z  che 
renda  le  (2)  compatibili,  si  richiede  che  eliminando  x,  y  fra  le  quattro  equa- 
zioni (2),  ove  si  è  fatto 

le  due  equazioni  risultanti  per  /  : 

j  k{x\y\z\p\q')  =  0 
\  B(x',i/,z',p',q)  =  0 
ammettano  un  integrale  comune.  La  condizione  d' involuzione 

[AB]  =  0 

viene,  per  mezzo  delle  (2),  trasformata  direttamente  da  Biicklund  nella  seguente 

(3)        [AB]  =  { 34  i  [P,Ft]  +  |  42  j  [F^]  +  )  23  J  [FtF4]  -f-  j  1 2  j  [F3F4]-+- 

+  }13([F4F2]+)14([F2F3]  =  0, 

[FjFk]  hanno  il  significato  dato  dalle  forinole 


dove  i  simboli  \ìk 

7)% 
(«)     Uki  =      ^™ 

v  J  li 

7# 


ìli. 

7^   ' 

7_F* 

Dz  ' 

r  = 


D¥i    ,    7F 

-r \-s — 

!>p         ~òq 


7F* 
ur 

Vz_ 
Dx*' 


s  — 


7F* 

Dq    '    ly 

D2z 


7Fft 


-{-S— — 
7>p 

-+,a. 

7*  7j? 


DF£ 
7F* 


7Ft- 
7? 

7F* 
7? 


l>x~ìy 


t  = 


72£ 


(fi)  [F*  F,]  -  ^  +*  ^  j  ^  +  ^ v  +  ?   ^  j  v 


W  ^7    7/  /  V 


7F. 

V 


,7^7^ 


«  Il  caso  che  qui  esclusivamente  ci  interessa  è  quello  in  ciù  la  (3)  con- 
tiene x',y',  z',p',q'  soltanto  in  un  fattore  isolato  che  si  possa  sopprimere; 
allora  essa  è  per  z  una  equazione  a  derivate  parziali  del  2°  ordine,  che  defi- 
nisce le  infinite  forme  di  g  corrispondenti  a  soluzioni  del  sistema  (2).  Se  di 
più  le  (2)  sono  simmetriche  in  x,  y,  z,  p,  q,  ;  x\  y\  z\  p' ,  q',  la  z'  soddisfa 
essa  stessa,  come  funzione  di  x\  y ,  alla  medesima  equazione.  In  tale  ipotesi 


—  447  — 

le  forinole  (2)  definiscono  una  trasformazione  in  so  medesima  della  equazione 
a  derivate  parziali  (3)  e  per  mezzo  di  esse,  nota  una  soluzione  particolare 
della  (3),  si  possono  trovarne  infinite  nuove  mediante  integrazione  di  equa- 
zioni differenziali  ordinarie. 

«  Ove  si  riguardino  x,  y,  &  come  coordinate  cartesiane  ortogonali  di  un 
punto  dello  spazio,  le  (2)  definiscono  una  trasformazione  di  ogni  elemento 
piano  (x,  y,  z,  p,  q)  condotto  pel  punto  (x,  y,  g)  normalmente  alla  retta  i  cui 
coseni  di  direzione  sono  proporzionali  a 

p,  q,  —  1 , 

in  oo1  elementi  (x',  y',  /,  p\  q').  Se  si  considera  una  superficie  z—f(x,  y), 
la  trasformazione  (2)  fa  nascere  dai  suoi  oo2  elementi  piani  una  tripla  infi- 
nità di  tali  elementi.  Solo  quando  la  superficie  s  =  f(x,  y)  è  una  superficie  inte- 
grale della  (3)  è  possibile  distribuire  questi  oo3  elementi  in  oo1  serie  di  oc'2 
elementi,  costituenti  ciascuna  una  superficie;  allora  la  superficie  z  =  f(x,y) 
viene  trasformata  dalla  (2)  in  co1  nuove  superficie,  che,  nel  caso  qui  consi- 
derato della  simmetria  delle  (2),  appartengono  alla  medesima  classe. 

«  2.  Un  esempio  molto  interessante  di  tali  trasformazioni  di  un'  equa- 
zione a  derivate  parziali  in  sé  medesima  è  quello  che  il  sig.  Lie  (l)  ha  de- 
dotto, per  la  equazione 

u)  rt~s*      =-- 

1  ;  {l-ì-p*-hq2)2  a2 

che  definisce  le  superficie  pseudosferiche  di   raggio  a,  dalla   costruzione  che 

io  ho  chiamato  trasformazione  complementare. 

«  Le  forinole  (2)  relative  a  questo  caso  sono 

p  (x'  —  x)-hq  (y'  —y)  —  (/  —  z)  =  0 
p' (xf  —  x)-h  q'{y'  —y)  —  (s'  —  s)  =  0 
pp'  -f-  qq'  -h  1  =0 

(x  -  x'Y  -h(y-y'Y-h  (*  -  zj   =--  a2  ; 
allora  la  (3)  si  riduce  appunto  alla  (4). 

«  La  trasformazione  di  ogni  superficie  pseudosferica  in  altre  co1  tali  super- 
ficie data  dalle  forinole  ora  scritte  fu  poi  generalizzata  da  Backlund  (2)  col 
sostituire  alla  3a  di  queste  forinole  l'altra  più  generale 

pp'  H-  qq'  -h  1  —  K  j/l-hj^+f  ]/\  -\~pH  -f-  qn  =  0 

(K  costte). 
«  Nella  presente  Nota  mi  propongo  di  far  conoscere  una  classe  analoga 
di  trasformazioni  in  sé  medesima  della  equazione  a  derivate  parziali  (I).  E 
sebbene  nelle  verifiche  da  farsi  sulle  successive  equazioni  (6),  (10)  si  possa 
prescindere  da  ogni  significato  geometrico,  pure  non  sarà  inutile  indicare  per 
quale  via  queste  forinole  sono  state  stabilite.  Esse  non  sono  altro  che  le  for- 

(')  Archiv  for  Mathematik  og  Naturvidenskab  Bd.  V.  (Zur  Theorie  der  Flàchen  con- 
stanter  Krummwig  III). 

(2)  Lunds  Univ.  Arsskrift.  T.  XIX. 


—  448  — 
mole   della   trasformazione   complementare  o  di   Backlund   per  le   superficie 

pseudosferiche  dello  spazio  di  Lobatschewsky  a  curvatura  costante  K-=- — — . 
Prendendo  per  elemento  lineare  di  questo  spazio  R 
(5)  ds2  =  4  (dx*  +  dy-  -+-  dz-) , 

Z 

la  equazione  a  derivate  parziali  (I)  definisce  appunto  in  R  le  superficie  a 
curvatura  costante,  il  1°  membro  di  essa,  moltiplicato  per  — ,  rappresen- 
tando la  curvatura  relativa  della  superficie  z  =  z  (.i\  y)  [l). 

«  3.  Ricorrendo  alle  note  proprietà  della  rappresentazione  conforme  dello 
spazio  di  Lobatschewsky  sullo  spazio  euclideo,  che  si  ottiene  riguardando 
nella  (5)  x,  y,  z  come  coordinate  cartesiane  ortogonali  di  un  punto  di  quest'ul- 
timo spazio  (-),  troveremo  per  definire  analiticamente  la  trasformazione  com- 
plementare descritta  al  n.  8  M.  e.  le  forinole  seguenti  : 

Fi  —p  (x'  —  x) H-  q  (y'  —y)~hs-h  kz'  =  0 
F2  =  p'(x'  —  x)  +  q\y  —y)-  kz  —  z'  =  0 

1   S   Y3=pp'  +  qq'  —  k  =0 


F4  =  (x'—xy-h(y'—yy-hz2-hz'ì-ì-  2kzz'  =  0  , 

dove  k  è  una  costante. 

«  Possiamo  ora  facilmente  verificare,  prescindendo  da  ogni  significato 
geometrico  di  queste  forinole,  che  esse  definiscono  ima  trasformazione,  della 
specie  sopra  descritta,  della  equazione  a  derivate  parziali  (I)  in  sé  medesima. 
Se  infatti  pel  sistema  (6)  costruiamo  le  espressioni  \ik\,  [FjFfc]  definite 
dalle  («)  (/?),  troviamo  in  primo  luogo  : 

[T1P,]  =  (*t  — 1)1,     CFiFJesj*» +  «•  +  *•,     [P1F4]  =  0 

[F2F3]-0  ,     [F8F4]  =  2(1— A«)i8,     [F3  F4]  -  2  (l-^)«, 

talché  la  condizione  d'involuzione  (3)  diventa 

(7)    {kz— l)z  )34(  -f-(^M-r/+£2)  J42{  -h2{l—k~)z  )12{  +2(1— k*)s*  |31j  =0. 
«  Abbiamo  poi  : 


|a4(=2ry Wn-A/Hy- y'  H-fc^-, #W(/— y)MM'- ffi  (*+-*0j  - 

—2tq'  }p{z+kz')-hx—x'ì 
)42|  =     2 1  (qr  +  ty)  (#'  —  *)  —  (j/  +  fc»)  (?/'  —  y)  +  (p'q — pq')  (*  +  kz')  j 
J31  j*        j/  (y'-y)-r/  (#'-*)  I  .  (r/-s2) 
|12|=  r  (x  —  x')(q'  +  ty)  +  S  |  (q'  +  ty)  (y  —  y')  -  (/-+-  Ap)  (a  -  x)  J 

(i)  Veggasi  il  §  I  della  mia  Memoria  inserita  nel  Volume  IV,  serie  4a,  CI.  se.  fìs.  ecc. 
degli  Atti  della  K.  Accademia. 
(3)  Cf.  n.  1,  M.  e. 


—  449  — 
e  la  (7)  prende  per  ciò  la  forma 

(8)  A  (rt  —  s2)  -h  Br  -+-  Cs  -f-  D*  4-  E  =  0 . 

«  Calcolando  effettivamente  i  coefficienti  A,  B,  C,  D,  E,  facendo  uso 
delle  forinole  di  trasformazione  (6)  per  porre  in  evidenza  in  ciascuno  di  essi 
il  fattore 


*  =  2J//(/— yW(ar-*)j, 


risulta  : 
A  =  {l—k2)z2.X:     B  =  (l  —  k*)z(l-hq*).X,    G=—2(l  —  k2)2.pq.lì 

D  =  {l—k2)z(l+p2)A,    ^=—(l-+-p2~hq2)(k2^-p2^-q2)A. 

«  Sopprimendo  quindi  dalla  (8)  questo  fattore  X,  che  non  può  essere 
nullo,  troviamo  che  z  deve  soddisfare  alla  equazione  della  forma  (I) 

(q)       ,      rt-s2  (l+yt)^2pgH-(l+p')* 1        _     1 

K  }      "  (l-hp'-hq2)2^  (l-\-p2-hq2)2  l+p2-Hf      1— A'2 

«  D'altronde  le  forinole  (6)  essendo  simmetriche  in  x,  y,  z,p,  q  ;  x',  ij ',  z\ 
p',  q',  risulta  dimostrato  che  esse  danno  una  trasformazione  in  sé  medesima 
della  equazione  (9).  È  però  da  osservarsi  che  la  trasformazione  è  reale  sol- 
tanto, a  causa  dell'ultima  (6),  quando  &2<!1,  ossia,  per  usare  il  linguaggio 
geometrico,  solo  per  le  superficie  dello  spazio  di  Lobatschewsky  a  curvatura 
relativa  costante  negativa  (Cf.  n.  8,  M.  e). 

«  Non  tralasceremo  di  notare  una  conseguenza  delle  ricerche  ai  §§  III, 
IV,  M.  e.  contenuta  nel  teorema  : 

«  Se  z  =  f(x,  y)  è  una  particolare  superficie  S  integrale 
della  (9),  le  oo1  superficie  S'  derivate  dalla  S  per  mezzo  della 
trasformazione  (6)  fanno  parte  di  un  sistema  triplo  orto- 
gonale ed  hanno  per  traiettorie  ortogonali  un  sistema  di 
circoli. 

«  4.  Come  le  foratole  (6)  esprimono  analiticamente  la  trasformazione 
complementare  per  le  superficie  pseudosferiche  dello  spazio  di  Lobatschewsky, 
così  le  altre  più  generali 

Y1=p(cc'  —  x)-\-q(i/  —  y)-hs-hkz'  =0 

F,  =  p'  (x'-x)-h  g'(y'  —  y)  —  kz  —  z'    =0 

H  Y3=pp'-^qq'  —  k  —  cos a j/l-i-p2-hq2 j/l-hp'2-hq'2  =  0 
F4  =  (#'  —  x)2-h{y'  —  y)2-+-z2  +  z'2-+-2kz2'  =  0, 

dove  a  è  un  angolo  costante   arbitrario  rappresentano  per  queste  medesime 
superficie  la  trasformazione  di  Backlund. 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  58 


—  450  — 
«  Le  verifiche  si  faranno  anche  qui  come  al  n.  precte.  Abbiamo  : 

[FiFsfHOfc2— 1)-?,  [F1F3]=7r+ry2+^— cos2ff(l+j/2-Hf),  [F1F4>=0 
[F2F3]=0  ,  CP,P4]=2(1— £2)^2  ,  [F:5F4]=2  (1— k2)z 


-2^'  \p(*+-toty+-a>—a!  H-2  cos  cr  t_ 


j/lH-j/8H-g'2 


-p2- 


rp  y'—y—(i  (s-\-tó) 


+s\q{y'—y)— p{x'— z)-h{f—q*){s+-M)\  —  tqìaf— x— *(*+*OJ'. 

)42  j=2 1  (?r  +  ty)  (#  —  fe)  —  (p'  +  fc»)  (/— y)  +  (rt  — F/)  («  H-  *0  j 

(r£  — s2) 

«  La  condizione  (3)  prende  ancora  la  forma  (8)  e  se  si  calcolano  i  coef- 
ficienti A,  B,  C,  D,  E,  col  porre  in  evidenza  in  ciascuno  di  essi,  per  mezzo 
delle  (10),  il  fattore 


U=2  (/-cos  pÙ±£±£  -p)  (y_,)-2  (,/-cos  a^±É±£\,'-,) , 

si  trova 
A=(l-£2)s2.U,  B=<1-A2)*(1+22)U,  C=-2(l-fc2)^U,  D=(1-/^(1+/)U 

E  =—  j  1  -+- j)2  +  q2 1  •  j  j92  -f-  #2  +  A-2  —  cos2  a  (1  -h  £2  -+-  q2)   •  U . 

«  Colla  soppressione  del  fattore  U  troviamo  quindi  nuovamente  per  s 
l'equazione  a  derivate  parziali  della  forma  (I)   : 

*       rt  —  s2  (l-hq2)r—2pqs-h(l-hp2)t  1        __sen2tf 

(     }      ^•(Ì+j02+?2)2"f~"  (l-hpM-tf2)2  '~hl~hp2-+-q2~~l—k2' 

«  Ne  concludiamo  che  le  forinole  (10)  definiscono  una  trasformazione  di 
questa  equazione  a  derivate  parziali  in  sé  medesima. 

«  5.  Terminerò  questa  Nota  enunciando,  per  le  superficie  integrali  della 
equazione  (I),  alcuni  teoremi  che  si  deducono  facilmente  dai  risultati  della 
mia  Memoria  sopra  citata.  Ricorrendo  alle  proprietà  delle  superficie  evolute 
(M.  e.  §  I,  II)  si  può  in  primo  luogo  stabilire  il  teorema  : 

«  Nota  una  superficie  S  integrale  della  equazione  (I),  le 
sue  linee  di  curvatura  si  determinano  con  quadrature. 

«  Distinguiamo  ora  il  caso  in  cui  la  costante  C  del  2°  membro  della  (I) 
è  negativa  da  quello  in  cui  è  positiva. 


—  451  — 

«  Se  0'  è  negativa,  diciamo 

e  poniamo 

1  k2 


a2       k2  -h  1 
potremo  riguardare  le  superficie  della  classe  (I)  come  immagini,  nello  spazio 
euclideo,  delle  superficie  a  curvatura  assoluta  = —  1,  esistenti  nello  spazio 

a  curvatura  costante  K  =  —  —  •  Per  ogni  tale  superficie 

z  =  z  (#,  y) 
l'espressione  differenziale 

%  {dx2  -j-  dy2  H-  dz2)  , 
introducendo  i  parametri  u,  v  delle  linee  di  curvatura,  si  riduce  alla  forma 

cos2  6  du2  +  sen2  tf  dv2, 
dove  0  è  un  integrale  dell'equazione  a  derivate  parziali 

(12)  ™--^|  =  sen0  costì. 

«  Inversamente  ad  ogni  integrale  6  di  questa  equazione  corrisponde  una 
superficie  S  della  classe  (I)  che  si  determina  nel  modo  seguente. 
«  Posto 

<D  =  — . 

z 

si  determinerà  <D  dalle  equazioni  simultanee 

D2<P         &2cos20  _  -DOD®    ,       ,aT>0   T>®  , 

$  —  tgd hcots h 


l>u2         k2  -f- 1  °     ^  "^  D-y  ~dz> 

,   sen  6  cos i 


Li  j  /  k2®2       (     1     n<P\2  1     pfl\2/ 

1   ']/  &M-1        (  cos26»\^,l  +  sen26>  \Dy/  ) 


]/k2 

(13)    <  _    ^    =—  tgfl -f-cottì 

~ò24>         £2sen20              ^TKP    ,       ,n  7><9  D<P 
4>  —  tg  6 h  cot  6 


~ìv2         k2  -f- 1  °    -du  ~òu  ~òv  iv 


sen  e  cos  6    i/k2d>2_^{     1     pg>\2  1     pg>\2  j 

j/^jll   ']/#M-l  ~"(  cos20\-^J  +  sen20  \^J  ) 

le  quali,  in  virtù  della  (12),  formano  un  sistema  illimitatamente  integrabile. 
Determinata  z  in  funzione  di  u,  v,  si  calcoleranno  x,  y  dalla  relazione 

dx2  -+-  dy2  ==  4-  (cos2  6  du2  -+-  sen2  6»  ^>2)  —  (—  rf«H-—  ?,  V 
«2  \7w  7w     /   ' 


—  452  — 

il  che  richiede  solo,  come  è  noto,  l' integrazione  di  un'  equazione  di  Riccati. 
Se  la  costante  C  è  positiva,  diciamo 

C=+F' 

e  poniamo 

1  k2 

—  =  rt  — — -    secondo  che    k2  %  1, 
a2  k~ — 1 

l'espressione  differenziale 

^{dx2  +  dy2  +  dz2) 
» 

si  ridurrà  alla  fonna 

cosh20^2-f-sen2hf9dy2, 

dove  0  è  un  integrale  della  equazione 

(14)  ^  +  ^-=     senh0cosh6>     per     k2  >  1 

(14')  ^-  +  ^-=— senh<9coshf9     per     k2<l. 

v     ;  ~òu2       lv2 

«  Inversamente  se  6  è  nota  si  otterrà  Q)  =  —  colla  integrazione  di  un 

z 

sistema  analogo  al  sistema  (13),  indi  %,  y  come  sopra.  Si  vede  adunque  che 
l' integrazione  della  (I)  si  riduce  a  quella  delle  (12),  (14)  o  (14')  susseguita 
dalla  integrazione  di  equazioni  differenziali  ordinarie  ». 

Matematica.  —  Sur  les  lois  asymptotiques  des  nombres.  Nota 
di  E.  Cesàro,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

u.  En  cherchant  à  établir  les  principes  fondamentaux  d'une  théorie 
asymptotique  des  nombres,  nous  avons  été  conduits  à  cette  remar- 
quable  généralisation  d'un  théorème  de  Cauchy:   «On  a,  pour  n  in  fi  ni, 

lim  fl'f'  +  fl^H h  an  fn  _  lim  ai-\-az-\ h  an  ,  ^ 

h  *i  +  b2  e2  -j f-  b„  en  bi  +  b2\-\ \-bn 

pourvu  que  le  second  membre  existe,  et  que  le  rapport  des 
nombres 

(*i  +  b*  -| \-  bn)  «»«  ,  bx  ^  +  b2  f8  -\ [-  bn  sn  ,  (2) 

reste   fini,   tandisque    leur   différence    croìt  à   l'in  fi  ni    sans 
oscillerà. 
«Soit 

«i  +  <h-\ h  a„  =  (bx  +  b2  -j-  •  •  •  -|-  bn)  Xn  ,  lim  /„  =  l . 

On  a  identiquement 

ax£\-\-a%£<i-\ \-anSn_*    ,       Vx-\-ih-\ \-vn     A  Kvi+Kvì-] H»p«\ 

bx^i-\-b2e2-\ \-bnen~  "'  *ift+ftt«iH h*«f  «  V  "  Pi+0iH H>«      / 

où 

«?i  +  #s  -\ h  w«  =  (*i  +  h  -\ 1-  bn)  sn+ì  —  (bi*x  + b9et-\ \-bn  en) . 


—  453  — 


En  vertu  des  hypothèses  la  sèrie  Vi  -f-  v%  -f-  v 3  -j-  . 
termes  ont  mème  signe.  Donc 


est  divergente,  et  ses 


lim 


Vi  +  V%  -j \-Vn 


pius  : 


lim 


«i  gì  +  «2  f 2  H h  <^n  fr 


lim  /ln  ; 


==2 


bi  £ i  -}-  £2  * 2  H h  #n  «« 

«  On  peut  énoncer  la  réciproque  du  théorème  (1)  toutes  les  fois  que 

le  rapport  des  nombres  (2)  reste  différent   de  zero,  et  que  la  différence  des 

mémes  nombres,  préalablement  divisée  par  sn+1 ,  croìt  à  l'infini  sans  osciller. 

En  particulier  on  peut  écrire,  pour  r  >  —1 , 

,.    Ai  +  2r«8-|-«  •  -  -\-nr  an         1     ,.     ax  ~\-  a2  -4-  • — f-  an 
lim ■ \—. ■ =  — tt  lim ! ! ! ' 

si  l'un  des  deux  membres  existe.  Il  en  résulte  que,  si  la  fonetion  an 
est  asymptotique  à  ktf ,  la  fonetion  nrr  a„  est  égale  en  mo- 
yenne   à  k ,   et  réciproquement. 

«  Nous  allons  maintenant  démontrer  que,  si  une  fonetion  / (n) , 
toujours  finie,  admet  une  valeur  moyenne  constante  k,  la 
somme  des  valeurs  de  la  fonetion,  étendue  à  tous  les  divi- 
seurs  de  n ,   est  asymptotique   à  klogn .   Soit,  en  effet, 

A  («)  =  /(«)  +  /(*)  + /(*}+•■■■  . 

a ,  b  ,  e  , . . .  étant  les  diviseurs  de  n .  On  sait  que 

A(i)+/1(2)  +  ..-+/1oo  =  Q]/(i)  +  g]/(2)  +  [|]/(3)  +  ... 

Les  valeurs  absolues  de  f{n)  ne  surpassant  pas,  par  hypothèse,  un  certain 
nombre  flxe,  il  en  est  de  méme  de  la  différence 


^A(i)  +  A(2)  +  ---  +  A0OJ-|/(i)  +  i/(2)  + 

D'après  (1)  la  relation 


+  ;/<•) 


lim 


/(l)  +  /(2) +  -••  +  /(*) 


=  k 


entraìne 


Donc 


lim 


lim 


tO)+\fQ) 


+  ;/(*) 


log  n 
fl(l)  +  /1(2)  +  ---  +  /1(») 


=  /t 


=  & 


%  log  w 

En  particulier,  si  f{n)  prend  les  valeurs  1  ou  0 ,  suivant  que  n  possedè  ou 
non  une  propriété  donnée,  on  voit  que  le  nombre  des  diviseurs  de  n , 
doués  d'une  certaine  propriété,  est  asymptotique  au  loga- 
rithme    de    n ,    mnltiplié    par    la    probabilité    qu'un    nombre 


—  454  — 

entier,   pris    au   hasard,  jouisse    de   la  mème    propriété.    Par 
exemple  :   «Le  n  ombre  des  divise  u  r  s   de   n  \   dépourvus  de  divi- 

seurs   carrés,   est  asymptotique   à  — j-logrc».  Ce  théorème  est  dù 

à  Gauss. 

<i  Si  l'on  représente  par  à>  (n)  le  nombre  de  diviseurs,  dont  il  vient  d'étre 
question,  la  dernière  proposition  revient  à  ceci  : 

n  log  n  n* 

On  en  déduit,  en  vertu  du  théorème  (1) , 

ar(l)  +  |eo(2)  +  ...  +  ^00  3 

lim ■ - - =  — r  • 

(log  nf  nl 

Or  on  sait  que,  0  (n)  étant  le   nombre   des   diviseurs   de  w,  on  a 

8  (tf)  =  (o  (a)  -f  a  (b)  +  a  (e)  -\ . 

Conséquemment 

limg(D  +  ^)  +  ---  +  g(>Q_    3 

Il  (lOg  »)S  7T2 

Autrement   dit :   «Le   nombre   des   diviseurs   de   n-   ost   asympto- 

3 
ti  que  à  — -(logw)2». 

«  Le  théorème  (1)  permet  d'écrire,  en  partant  de  la  dernière  relation, 

«  ,.  U  IO  J- 

lim  — - - — ■ =  *-r  • 

(log  nf  nl 

On  sait,  d'autre  part,  que 

e"-  (n)  =  e  (a2)  +  e  (b*)  +  e  (e"-)  -\ — . 

Donc 


lim*'(1->  +  fl'(2)  + •••  +  »'(*) ! 


n  (log  nf 


:i 


Il  en  resulto  que   le   carré    du  nombre  des   diviseurs   de  n  est 
asymptotique   au   cube   du  logarithme   de   n ,   divise   par   n1 . 
«  Plus  généralement,  il  est  facile  de  voir  que,  si  l'on  construit  une  suite 
de  fonctions,  / ,  fx ,  f% ,  f3 ,  •  •  • ,  d'après  la  loi 

/^iW  =  /rW+/r(*)+AW  +  -, 

en  supposant  que  la  fonction  f{n)  soit  en  moyenne  égale  à  #,  la  fonction 

k 
fr  {ri)   est   asymptotique   à   — -  (log  nf  .  On  retrouve  les  résultats  pré- 

cédents  en  supposant  que   f{n)   soit  1  ou  0  suivant  que  n  est  divisible  ou 
non  par  des  carrés,  autres  que  l'unite,  et  en  observant  que 

A  (»)  =  «  (») ,  A  («)  =  e  (»■) ,  /3  (»)  =  a2  oo ,  •  •  • . 


—  455  — 

«  Il  est  aisé  de  reconnaìtre  que  les  couditions  restrictives  contenues  dans 
l'énoncé  du  théorème  (1)  ne  sont  pas  absolument  nécessaires.  Si  l'on  établis- 
sait  le  minimum  de  conditions  on  parviendrait  du  méme  coup  à  ouvrir  une 
voie  large  et  feconde  pour  l'étude  des  nombres  premiers.  Bornons-nous  a  faire 
observer  que,  pour  des  formes  convenables  de  /  (>i) ,  que  nous  cherchons 
actuellement  à  déterminer,  ou  peut  écrire 

/(i)  +  A2)-l----  +  /00  '        {) 

PnPti'"ìPvi  étant  les   nombres   premiers,  non  supérieurs  à  n. 
Pour 

f  (#)  =  \ ,   — : ,    1   ,  log  US  ,  r  •  • 

'      '      log  x      x  log  x 
la  relation  (3)  nous   dit   que,   si   l'on   considèreles   nombres   pre- 
miers, non  supérieurs  à  n:  1°  Leur  n ombre  est  asymptotique 

71 

2°  La    somme  de  leurs   inverses   est  asymptotique 


log  il 

à  log  log  ;z .  3°  La  somme  de  leurs  logarithmes  est  asympto- 
tique à  n.  4°  La  somme  des  carrés  des  mémes  logarithmes 
est   asymptotique   à   w  log  ^  ;  —  etc. 

«  Le  théorème  de  Gauss,  signalé  plus  haut,  se  présente  comme  cas  par- 
ticulier  d'une  autre  proposition,  qu'on  rencontre  dans  l'étude  de  la  fonction 

f  (i ,  j)  désignant  une  fonction  fìnie  du  plus  grand  commun  diviseur  de  i 
et  j .  On  remarquera  d'abord  que,  si  l'on  pose 

f{n)  =  /_,  («) +  /_,(£)  +  f_x  (*)  +  ••■, 
l'inversion  de  cette  égalité  rnontre  que  la  valeur  absolue  du  rapport  de  f-x  (n) 
à  6  (n)  ne  stirpasse  pas  la  valeur  absolue  de  f(n).  Des  lors,  si  l'on  tient 
compte  de  la  relation  evidente 

n 

^  f{i, SÌ  =  [x]V-i  (1)  +  [!]/-i  (2)  +  [Ij/L,  (3)  +  •  •  •  • 
on  peut  affirmer  que  la  différence 

n 

^•^/0',y)-|/-,(i)+j/-.(2)+---+^/-,(»)| 


*,  3 


est  inférieure,  en  valeur  absolue  et  à  moins  d'un  facteur  Constant,  au  nombre 
Or  on  sait  que 


n 


n  log  n  (log  n)- 


—  456  — 
Donc 

n 

Jtoi^/(t  ,;)== /^(l>  +  ì/L1(B)  +  |/Lx  (8)  +  ..-.         (5) 

D'autre  part,  le  premier  rnembre  de  cette  égalité,  limite  aux  couples  de 
valeurs  de  i  et  j  qui  donnent  ij  ?£.  n ,  représente  évidemment  la  somme 
F  (1)  -f  F  (2)  -| f-  F  (a)  .  En  conséquence 

i=l  s=l 

Cela  étant,  on  sait  que,  pour  toute  valeur  fixe  de  i,  le  coefficient  de  /Lj  (i) 
est  asymptotique  à 

Il  en  résulte,  pour  n  infini, 


8=1 

On  voit  donc,  par  comparaison  avec  (5) ,  que 


Imi' 

n  loer  n 

'  8=1 


r     F(l)-|-F(2)-| \-FQi)       ..       1   V"^-    ■* 

log  1  -j-  log  2  -| \-\ogn  n%  /__  '  v    J  ' 

»  ,J 

Si,  par  exemple,  f(n)  est  1  ou  0,  suivant  que  n  jouit  ou  non  d'une  propriété 
donnée,  on  peut  dire  que:  «Le  nombre  des  décompositions  de  n 
en  deux  facteurs,  dont  le  plus  grand  commini  diviseur  pos- 
sedè une  certaine  propriété,  est  asymptotique  au  loga- 
rithme  de  n ,  multiplié  par  la  probabilité  que  le  plus  grand 
commun  diviseur  de  deux  nombres  quelconques,  pris  au 
hasard,  soit  do  uè  de  la  me  me  propriété".  Après  une  simple 
transformation  de  la  sèrie  contenue  dans  le  second  membre  de  (5)  on  peut 
dire  que:  «Le  nombre  des  décompositions  de  n  en  deux  facteurs, 
admettant  pour  plus  grand  commun  diviseur  un  terme  de  la 
suite   »i  ,tfe,ft3, . . . ,  est  asymptotique   à 

~T  (  T  +  T  H T  H )  log  »  » . 

n    \  u\         u\  ul  ' 

«  Signalons,  pour  finir,  quelques  intéressantes  propriétés  de  ces  fonctions 
F  (a) .  Si  l'on  convient  de  prendre  f(x)  =  0  ,  lorsque  x  n'est  pas  un  nombre 
entier,  on  peut  écrire,  au  lieu  de  (4) , 

f  (,) = rfr) .  (a) + ffyi)  „  (|) + Tfyc)  .  (±) + : : . . . 


—  457  — 
On  déduit  de  là,  cornine  d'habitude, 

<"F(/)^(Q  _<~oQ-)^(/)     X~/(Q^(/) 

Zi     ^       Z.      ìr      '  Z-     ì*r 

1  i  1 

où  ìp  est  une  fonction  quelconque,  douée  de  la  propriété  \p(i)\p(j)  =  \p(jj) 
pour  les  valeurs  entières  de  la  variable.  Posons 

„  _^0)    ,  }P(2)   ,  ^(3)    ,  i/'2(l)_,  V(2)    ,   ^(3), 

r~      r    "•"    2r    "^    3'-    ~T'    ''7'-—     i>-     T-     2r       '       3'-     ">  ' 

Les  propriétés  de  la  fonction  w  conduisent  sans  peine  au  résultat  suivant  : 


1 


l  T2r 

t 

Donc 


I 


i 

Par  exernple,  en  faisant  r  =  2  et  ?//  (n)  =  1 ,  on  troupe  que,  si  F  (n)  est 
le  nornbre  des  décompositions  de  n  en  deux  facteurs,  dont 
le    plus    grand    commun    diviseur    appartienne    au    sy stèrne 

Mi ,  u2 ,  ih  , . .  • ,   on   a 

Si    ip  (ìi)  =  sin  ——  ,  on  trouve  que  le  quotient  des  séries 

F(l)-ÌF(3,  +  ÌF(5,-...,^  +  ì  +  i+..., 

est  indépendant  du  système  ux ,  u2 ,  w3 ,  •  •  • .  Sa  valeur  est 

96 

—  (0,915965594...  )2 . 

Enfìn,  en  supposant  que  xp  (n)  soit  1  ou  — 1  ,  suivant  que  n  est  compose 
d'un  nombre  pair  on  d'un  nornbre  impair  de  facteurs  premiers,  égaux  ou  iné- 
gaux,  on  trouve  que  la  somme  de  la  serie 

F(1)-|f(2)-^(3)  +  Ìf(4)-^(5)4-Ìf(6)-. 

2 
est  égale  aux  -   de  la  somme   des  inverses  des  quatrièmes  puissances  des 
o 

nombres  du  système  ». 

Matematica.  —  Sur  les  systèmes  de  nombres  entiefs.  Nota 
di  E.  Cesàro,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

«  Oonsidérons  un  système  &  de  nombres  entiers  etpositifs.  Soient  au  a.,,  aA 
ces  nombres,  rangés  par  ordre  de  grandeur  croissante.  Soit  S2(n)  =  1 ,  si  n  n,p- 
partient  à  Sì ,  et  S2(n)  =  0  dans  le  cas  contraire.  Si  l'ou  pose 
i2(l)-fi2(2)-j-  fi(3)-f-  •  •  ■  +G(n)=w*n  . 

Rendiconti.  1888,  Voi,.  IV,  1"  Sem.  59 


—  458  — 
la  fréquence  des  nombres  du  système  est  la  limite  or  de  axu ,  pour  n  infini. 
Cela  étant,  on  sait  que 

«»=(»+|)log(1+J)--1<i2»(«+ir 

Évidemment,  la  serie  ux  +  ih  +  u3  +  . . .  est  convergente.  Il  en  est  de  mème 
de  la  serie  exUi  +  etih  +  *3%  -f  •  •  • ,  si  les  nombres  e  sont  définis  par 
l' égalité 

Soit 

1  —  log  A  =  fi  ux  -f-  ?■>  u2  -j-  f  3  «3  + U  ) 

Le  reste  de  la  serie  est  inférieur  a 

1  j      N         i   ^^j _i_  ^  +  »  _i_  |=  _L 

12(r(r-f  l)i"(v  +  l)(v-|-2)'r(V  +  2)(v  +  3)    '  $*=  12 

On  pent  donc  écrire 

V— 1 

^  =  l_logA-— , 

i 
fl  étant  compris  entro  0  et  1.  D'autre  part 

/  €i  Ui  ~  g  r^(i)  2m  3fi(8)!  r^»')     z_  '  ' 

Donc,  si  l'on  fait 

J2(v)  =1  .  r  =  «M  ,  rra.,  =  w  , 
et  que  l'on  pose 


v 


n 


1 

on  a 

Il  faut  remarquer  que  le  rapport  de  0„  a  an  tend  vers  zero,  pour  n  infini. 
En  effet, 

lim  — -  =  lim  \-  (ft  -f-  f 2  -["•••  4"  f-')  —  mv[  =   ^ni   f'  —  es  =  0  . 

n=oo  ®"n  »'=oo'*'  '         p— oo 

D'après  cela  nous  pouvons  écrire 


lim  "|7 — =  lim  0°»  =  ^  , 

et  cette  relation  nous  donne  une  expression  nouvelle  de  la  fréquence  de  Sì. 


—  459  — 

*  Il  est  assez  remarquable  que,  malgré  les  variations  illimitées  qu'on 
peut  faire  subir  a  fi ,  la  constante  A  ne  varie  d'un  système  à  l'autre  qu'entre 
des  limites  fort  rapprochées.  On  sait  que  sa  valeur  est  y  2n  lorsque  les  nom- 
bres  e  sont  tous  égaux  à  l'unite.  Dono  k^-\lcln.  D'autre  part 

ce  w-1 


d'où 
lo 


*A<   Irai  (l  + 1  +  i  +  -  •  -  +  2^TT  —  |lbS ^)  =  log 2  +  |c 


C  étant  la  constante  d'Euler  0,5772...  En  résumé 

2,5066  . . .  =  ^2/r  =  A  <  2?°  =  2,6691  . . . 
«  Portons  sur  une  droite,  à  partir  d'un  point  fixe  0  ,    et    en  sens  con- 

traires,  les  distances  OP  =  }/2/r ,  OQ  =  té"  .  Toute  valeur  de  A  peut  ótre 
représentée  par  la  distance  de  0  à  un  point  de  la  eirconférence  décrite  sur 
le  diametro  PQ,  le  point  Q  étant  considéré  cornine  inaccessi!) le.  Les 
constantes  relatives  à  deux  systèmes  complémentaires  représentent  les 
longueurs  des  segrnents  déterminés  par  0  sur  une  des  cordes  qui  y  passent  ; 
car,  si  r;n  et  B  sont  ce  que  deviennent  sn  et  A  pour  le  complémentaire 
de  Si ,  on  a 

nzs»  +  ^  n{\  —  w«)  +  g  1 

rc  +  2  n^2 

et  la  formule  (1)  donne 

00  se 

2  -  log  AB  =_- V,t.  +^-^qrY  =  (l  -  log  fà)  +  (l  -  log  2eic)  , 

i  i 

d'où 


AB  =  |  Sne0  =  6,0905  . . . 

«  La  formule  (1)  se  prete  à  une  fonie    d'autres    développements,    plus 
ou  moins  curieux.  Il  est  aisé  de  reconuaìtre  que.  si  l'on  pose 

s„= — ì+^TT^rT^"1"""^      i5 

6  £  &  -i 


on  peut  écrire 

l-logA=   Um  |(»  +  |)s*-(a..+S..  +  -"  +  S)! 


(2) 


—  400  — 
D'ailleurs  S„    ne  diffère  pas  de 

On  trouve  donc,  par  substitution  dans  (2), 

2^      <~  28i-1  —  1   „ 

i 
en  posant,  pour  abréger, 

Jj_,±,±.±   .... 

*m—    K*    T   um   T   um    T    ^tn      T 

Eu  d'autres  termes 

A    __  Og  -4   Ss"'"i'«i)!>''        8064   SH       307*0     *      '"  <;{) 

Il  serait  facile  de  rendre  le  derniers  calculs  parfaitement  rigoureux  en  in- 
trodnisant  l'expression  du  reste  dans  les  séries  semi-convergentes 
qui  y  figurent.  Nous  nons  bornerons  à  faire  remarquer  que,  quelqne  soit  le 
système  Sì ,  la  constante  quii  définit  est  supérieure  à 

i       J-(-L-    _!_    _L_      "  ^ 

Par  exemple,  si  Sì  est  le  système  des  n  o  m  b  r  e  s  p  r  e  m  i  e  r  s  2.  3, 5,  7,11,1 3 

on  a 

A  >2e°'2697-  =  2,6192...  . 

Du  reste,  la  formule  (3)  permet  de  ealculer  A  avec  une  très-grande  ap- 
proiimation. 

«  Le  considératious  qui  précèdent  pourraient  etre  appliquées  a  un  sy- 
stème quelconque  de  nombres,  a  densité  variable.  Nous  reviendrons  proba- 
blement  sur  ce  sujet;  mais,  pour  le  moment,  nous  allons  faire  voir  que, 
tout  en  restant  dans  le  champ  des  nombres  entiers.  il  y  a  moyen  de  ratta- 
cher  cette  étude  à  celle  de  certaiues  fonctiones,  qui  sont  de  la  plus  haute  im- 
portance  dans  l'analyse.  Remarquons.  avant  tout,  quii  suffit  de  changer  n 
en  n  -f-  x  dans  les  formules  initiales  pour  obtenir,  par  les  mémes  procédés, 
la  formule 

9 

où 

/)H-a,-(S,J(1+E.>»3-t-S3»3+  •••)  ^ 

k{x)  =  e-— — — r -     -,  <rn(x)=>  |«-a(Of. 

(  1  -f-  xf+*  *-- 

«*,  +  *?  +  - 

i  -j-  X  -f- 


—  4(51  — 

Oii  voit  que,  pour  uue  valeur  donnée  de  ./',  le  minimum  de  k(x)  se  produit 
lorsque  les  nombres  a  sont  tous  égaux  à  l'unite.  On  a  clone 

A  W  =  lim  (l+^)(2  +  ^)(3  +  4ii-U  +  ^)  ^  =  _J^_  . 
w=oo  (n  +  x)"****  r(\-\-x) 

Si  l'on  privait  iì  de  tous  ses  éléments,  k(x)  tendrait  vers   sa  plus   grande 
valeur.  En  conséquence 


l+*-log  !  (1+^A  (*)  \  >  (s  +  1) .  jT  (log  (l  +  -^) 

d'où 

À(*)<4^^+("+i)lc-*",Ì, 
pourvu  que  Fon  pose,  pour  abréger, 


1 


i+*+ì\ 


2 2_        2        ,  2 

+  2a?"t~3      3  +  2# 


Aw=2-rr^+i-3T^+f 


Par  exemple 

2,8284  . . .  =  2  f/2  <  A  l±\  <  ec+J  =  2,9364  .  . 


Du  reste  on  peut  écrire 


lice 


A  (^;)  =  ss  .e 

oìi  0  est  une  fraction  proprement  dite,  dont  la  yaleur  dépend  de  x  et  de  iì 
On  voit  que,  ss  croissant  a  l'infini,  l'inlluence  de  iì  sur  k(x)  tend  à  disparaìtre. 
«  Pour  tàcher  d'obtenir  l'espression  de  A(^),  relative  à  un  système  quel- 
conque,  on  est  d'abord  porte  à  étudier  la  serie 

/   x 1 — &i , 2 — 2cp8 3 — 3cp3 

Le  produit  du  terme  general  par  le  rang  du  terme  tend  vers  1  —  w.  Pour 
que  la  sèrie  soit  convergente  il  faut  donc  que  les  nombres  ax ,  a2 ,  a3 , . . . 
soient  in  finirne  ut  frequente  parmi  les  nombres  entiers.  En  particulier,  la 
serie  y>  est  convergente  lorsque  wn  tend  vers  sa  limite  1  sans  osciller;  mais 
alors  le  système  correspondant  n'offre  aucun  intérèt,  parcequ'il  finit  par  con- 
tenir  tous  les  entiers  supérieurs  à  un  certain  nombre.  Quoiqu'il  en  soit,  si 
la  serie  y>  est  convergente,  on  peut  definir  une  fonction  analogue  à  la  fon- 
ction  r  par  l'égalité 

ri    x 

G(l+^)  =  lim 


—(1+t)(1+i)-(1+t) 

ent  établi 
A(.r)=- 


et  les  formules  précédemment  établies  permettent  d'écrire 

A  (0)  ex*lx) 
G(l +•<■')   ' 


—  462  — 
Pour  ces  systèmes  particuliers,  le  nonibre 

K  =  iim}j_+j_+j_+...+j-_iog(,  „j 

existe,  et  l'on  a 


.JLX*-5rl 


0(1  + a?) 


e 


(i+f)rf 


«  Or  nous  pouvons  toujours  demander  à  cette  formule  la  cléfinitioa  de 
la  fonction  G,  en  observant  qu'une  fonction  holomorphe  à  racines  entières  ne 
saurait  étre  que  du  genre  1  ou  du  genre  0.  La  fonction  G  étant  ainsi  définie, 
tàchons  de  remplacer  la  serie  (p  par  une  autre,  dont  la  convergence  ne  di- 
pende pas  de  fi.  On  y  parvient  en  remarquant  que  la  fonction 

K  +  <f  (x)  =  lim    —  +  —  H [-—  —  !<>g  «■  H —      - 

existe  toujours.  Il  en  résulte  que  la  sèrie 

,    V~(  i  —  imi  1  —  S2(i)ì 

est  convergente,  quelque  soit  4?.  Cela  étant,  on  démontre  sans  peine  que  la 
fonction  A  est  donnée  par  la  formule 

■A(J)  =  A(0)     Q(1+g) 

On  trouve  ensuite,  par  des  transformations  connues, 


A(.r)=4        2^  v        *    >  i      84*     12  «  960 

Fisica.  —  L'isoterma  dei  gas.  Nota  III  f1)  di  Aroldo  Violi, 
presentata  dal  Socio  Blaserna. 

Goafronto  con  le  esperienze  delle  equazioni  dell'isoterma. 

«  Volume  specifico  molecolare.  Abbiamo  già  detto  che  il  volume  spe- 
cifico molecolare  varia  proporzionalmente  alla  radice  quadrata  del  peso  mo- 
lecolare e  a  quella  della  pressione  espressa  in  metri  di  mercurio;  per  con- 
seguenza facendo  nella  40)  ó  =  Cg.  0,117866  (peso  di  lm3  d'idrogeno  a  0°  C. 
e  alla  pressione  di  lm  di  mercurio),  e  J  =  Cg.  13596  (peso  di  lm3  di  mercurio 
a  0°C.)  avremo: 
55)  b  =  0,0005^^. 

«  11  volume  specifico  molecolare  è  adunque  eguale  per  tutti  quei  gas 
che  han  lo  stesso  peso  molecolare,  indipendentemente  dal  numero  degli  ele- 
menti che  formano  le  molecole  e  dalla  qualità  della  sostanza  di  essi;  e  so- 

('j  V.  p.  316. 


—  463  — 

stituendo  nella  espressione  55)  i  pesi  molecolari  di  alcuni  gas,  i  relativi  vo- 
lumi specifici  molecolari  a  0°C.  e  alle  pressioni  di  0n\76  e  di  lm  sono 
espressi  dai  numeri  inseriti  nelle  colonne  della  seguente 

Tabella  I. 


Aeriformi 

Forinola 

Peso 

l 
b 

molecolare 

0m,76 

Jm 

Idrogeno 

Ammoniaca 

Etilene 

Aria 

Anidride  carbonica 

Protossido    d'azoto 

H., 
NH3 

C\.  H* 

N,  0 
CO, 
N20 

2 
17 

28 

28,86 
44 
44 

0,000616 
0,001797 
0,002306 
0,002341 
0,002892 
0,002892 

0,000707 
0,002061 
0,002646 
0,002686 
0,003317 
0,003317 

-  Confrontando  i  numeri  calcolati  da  Van  der  Waals  e  Blaserna  dai 
risultati  sperimentali  di  Regnault  per  l'aria,  l'idrogeno  e  l'anidride  carbo- 
nica, e  quelli  ricavati  da  Van  der  Waals  dalle  esperienze  di  Janssen  e  Roth 
pel  protossido  d'azoto,  l'ammoniaca  e  l'etilene,  con  quelli  inseriti  nella  colonna 
corrispondente  alia  pressione  di  lm  di  mercurio  della  Tab.  I)  si  ha: 

Tabella  IL 


Aeriformi 


Forinola      Peso 


molecolare 


W 


calcolato 


Idrogeno 

Aria 

Anidride  carbonica 


Protossido  d'azoto 

Ammoniaca 

Etilene 


H2 

2 

0,00069 

0,00069 

N,  O 

28,86 

0,0018 

0,0026 

CO* 

N20 

44 
44 

0,0075 

0,0030 

J 

R 

0,00194 

» 

NH3 

17 

" 

0,00631 

C3H4 

28 

» 

0,00268 

0,000707 
0,002686 
0.00331  7 


0,003317 
0,002061 
0.002646 


«  Di  qui  chiaro  apparisce  la  concordanza  con  i  valori  ricavati  da  Van 
der  AVaals  (W)  dalle  esperienze  di  Regnault  per  l'idrogeno,  l'aria  e  l'ani- 
dride carbonica  e  la  discordanza  di  quelli  ottenuti  da  Blaserna  (B)  pei  me- 
desimi gas  rispetto  ai  relativi  valori  calcolati  con  la  55)  ;  e  tal  differenza  è 
presto  spiegata  qualora  si  rifletta  che  Blaserna  ottenne  tali  risultati  per  una 
sola  serie  di  osservazioni,  mentre  i  numeri  di  Van  der  Waals  si  riferiscono  a 
molte  serie  di  osservazioni.  Sappiamo  inoltre  che  Janssen  e  Roth  eseguirono 


—  464  — 

le  loro  esperienze  con  un  manometro  chiuso  ad  aria,  senza  tener  conto 
delle  deviazioni  relative  alla  legge  di  Boyle;  ed  il  protossido  d'azoto  stu- 
diato da  Janssen  non  era  perfettamente  puro.  Questi  fatti  bastino  per  ora  a 
giustificare  il  non  indifferente  disaccordo  del  valore  ricavato  da  Van  der 
Waals  dalle  esperienze  di  Janssen  (J)  pel  protossido  di  azoto  con  quello 
calcolato.  È  poi  soddisfacente  la  concordanza  del  valore  trovato  con  quello 
calcolato  per  l'etilene,  il  quale  si  può  ottenere  puro  assai  facilmente. 

«  Van  der  Waals,  nelio  sviluppo  della  sua  teoria,  arrivò  a  concludere 
che  il  volume  del  gas  doveva  esser  diminuito  di  4  volte  il  volume  moleco- 
lare assoluto  ;  e  ricavò  dalle  esperienze  di  Regnault  dei  numeri  assai  con- 
cordanti con  quelli  che  per  noi  esprimono  il  volume  specifico  molecolare  re- 
lativo, ottenuto  dal  rapporto  del  peso  specifico  del  gas  e  il  peso  specifico 
molecolare.  Se  ora  indichiamo  con  b"  il  volume  specifico  molecolare  dato 
dal  rapporto  della  densità  del  gas  e  la  rispettiva  densità  molecolare, 
siccome  abbiamo  ottenuto  dalla  39)  il  peso  specifico  molecolare  in  fun- 
zione della  radice  quadrata  del  peso  molecolare  p,  scriveremo  un'espres- 
sione identica  a  quella  per  il  volume  b" ,  relativamente  alle  masse  del  gas 

e  delle  molecole,  avremo  cioè 

dJh 

essendo  D!  la  densità  molecolare,  la  quale  per  la  39)  è  determinata  da 

quindi  b"  sarà  espresso  da 

.„_    1     dhi 

la  quale  differisce  dalla  37)  per  \l  g  che  moltiplica  D.  Ora  per  g=  9,80533, 
si  ha  |  #  =  3,13;  valore  un  po'  inferiore  a  4  come  ottenne  Van  der  Waals, 
ma  soddisfacente  rispetto  alla  concordanza  dei  risultati  ottenuti  per  il  vo- 
lume specifico  molecolare  relativo.  Quindi  la  differenza  stabilita  da  Van  der 
Waals,  fra  multiplo  del  volume  molecolare  assoluto  e  volume  molecolare 
assoluto,  corrisponde  per  noi  a  quella  fra  volume  del  peso  specifico  moleco- 
lare e  volume  della  massa  molecolare. 

«  Costante  specifica  di  attrazione  molecolare.  Come  risulta  dalla  30) 
la  costante  specifica  di  attrazione  molecolare  è  uguale  alla  differenza  fra  la 
pressione  esterna  ed  interna  molecolare.  Facendo  nella  27)  J  =  13596,  pel- 
le pressioni  iniziali  di  0m,76  e  lm  si  ha 

0m,76  1"' 

56)  a2=  0,00009677;         0,00007:'».".:. 
e  dalla  23),  per  0  =  9,80533;  ól  =  0,117866, 

3   _ 

57)  a,  =  0,000004568 p-  \  ti  hx 


—  465  — 

«  Dalla  forma  di  quest'espressione  risulta  che  la  costante  specifica  delle 
attrazioni  molecolari  è  uguale  per  tutti  i  gas  le  cui  molecole  hanno  eguale 
il  peso  relativo  e  il  numero  degli  elementi  componenti.  Quindi,  per  i  gas 
già  presi  in  considerazione,  la  costante  specifica  di  attrazione  molecolare  per 
la  30)  e  i  valori  dati  dalle  56)  e  57),  alle  pressioni  di  0m,76  e  di  lm  di 
mercurio  è  espressa  nella 


Tabella  III. 


Aeriformi 

Formola 

Peso 

n 

a 

molecolare 

0ra,76 

lm 

Idrogeno 

Ammoniaca 

Etilene 

Aria 

Anidride  carbonica 

Protossido   d'azoto 

NH3 

Ca  H4 

N,0 

co2 

N20 

2 

17 

28 

28,86 

44 

44 

2 
4 
6 
2 
3 
3 

—  0,000079 
0,001495 
0,004849 
0,003547 
0,009598 
0,009598 

—  0,000050 
0,002022 
0,006434 
0,004721 
0,012682 
0,012682 

«  Confrontando  i  valori  ivi  inseriti  per  la  pressione  iniziale  di  lm  di 
mercurio  con  quelli  calcolati  da  Van  der  Waals  e  Blaserna  dalle  esperienze 
di  Regnault,  e  da  Van  der  Waals  dalle  esperienze  di  Janssen  e  Roth  alla 
stessa  pressione  di  lm  si  ha: 


Tabella  IV. 


Aeriformi 

Formola 

Peso 

B 

W 

calcolato 

n 

molec 

olare 

Idrogeno 

H3 

2 

2 

0,0000 

0,0000 

-  0,000050 

Aria 

N,  0 

28,86 

2 

0,0029 

0,0037 

0,004721 

Anidride  carbonica 
Protossido  d'azoto 

co8 

N2  0 

44 
44 

0 

0.01 60 

0,0115 

0,012682 
0,012682 

J 

R 

0,00742 

» 

Ammoniaca 

NH3 

17 

1 

» 

0,0169 

0,002022 

Etilene 

C2H4 

28 

6 

i) 

0,00786 

0,006434 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


60 


—  466  — 

«  Dall'ispezione  dei  numeri  inseriti  in  questa  tabella,  per  l'etilene,  l'am- 
moniaca, il  protossido  d'azoto  e  l'anidride  carbonica,  non  abbiamo  che  da  ri- 
petere quanto  già  si  disse  del  volume  specifico  molecolare  di  essi. 

«  Per  l'aria  la  costante  specifica  di  attrazione  molecolare  è  un  po'  su- 
periore a  quella  di  Van  der  Waals;  ma  qui  è  opportuno  ricordare  che  noi 
l'abbiamo  dedotta  considerando  l'aria  come  un  corpo  composto  chimicamente 
definito,  e  non  come  un  miscuglio  quale  essa  è. 

«  È  abbastanza  singolare  il  valore  negativo  della  costante  a  dell'idrogeno, 
ossia  l'attrazione  molecolare  interna  superiore  a  quella  esterna  ;  ma  a  questo 
riguardo  avremo  occasione  in  seguito  di  fare  qualche  rilievo. 

«  Compressibilità.  Supponiamo,  come  fece  Regnault,  che  alla  pressione 
di  lm  di  mercurio  e  a  0°C.  il  volume  del  gas  sia  eguale  ad  uno;  per  questo 
caso  speciale,  facendo  nella  I)  H  =  1  ,  v  =  1  ,  t  =  0°  si  ha 

58)  jl+2^J(l-*)  =  K, 

ed  essendo  allora  determinato  il  valore  di  R[  ,  l'equazione  generale  dell'iso- 
terma assume  la  forma 

59)       |H  +  2Wi-*)(i  +  «0|»  j v  =  1  +  W=W= R" 

dalla  quale  si  ricava  l'espressione 


'  2H(   ^  2(1  —  bf  )  ~  2H  X   \ L~r  2(1  —  bf  )        J(l— *)(l+a*)j8 

la  quale  permette  di  calcolare  il  volume  a  0°  C.  a  cui  si  riduce  il  gas  alla 
corrispondente  pressione  H,  mentre  si  mantiene  costante  la  temperatura  t, 
con  i  valori  di  a  e  b  dati  dalle  tabelle  III  e  I).  Moltiplicando  la  II)  per  H 
la  compressibilità  del  gas  sarà  rappresentata  da 


1Tn    tt,,_i/   (i_i a         L./i/jij CL_       ?        ^H 

ni)  H,_/Bji+2(1_^_  Af/(i  +  2(1_^  - ]{1_bni+at)ì, 

«  Quest'espressione  è  un  po'  differente  da  quella  empirica  di  Regnault 
e  da  quella  che  risulta  dall'equazione  generale  di  Van  der  Waals;  però  essa 
rappresenta  assai  bene,  nelle  differenti  parti,  l'andamento  generale  del  fe- 
nomeno, come  confermeremo  nel  confronto  progressivo  con  le  esperienze. 

«  Intanto  incominceremo  a  rilevare  che,  per  i  valori  positivi  della  quan- 
tità sotto  il  radicale,  il  prodotto  Hv  è  sempre  minore  dell'unità  per  tutti  i 
gas,  meno  l'idrogeno  il  cui  valore  della  costante  a  è  negativo,  cioè  i  gas 
si  comprimono  più  di  quanto  esige  la  legge  di  Boyle  :  l'idrogeno  soltanto  si 
comprime  meno,  essendo  per  esso  il  prodotto  Hy  maggiore  dell'unità. 

«  Con  la  forinola  II),  e  rispetto  alle  crescenti  pressioni  comprese  fra  0m 
e  20m  di  mercurio,  calcolando  i  valori  di  v  per  l'aria,  alle  temperature  0°  : 
4°,75;  100°;  per  l'anidride  carbonica  a  0°;  3°,25;  100°;  per  l'idrogeno  a  6°, 


—  467  — 

servendosi  dei  valori  di  a  e  b  inseriti  nella  colonna  l1 
Tab.  Ili  e  I),  abbiamo  la  seguente 

Tabella  V. 


di    pressione   delle 


H 

in 
metri 

Aria 

Anidride  carbonica 

Idrogeno 

0° 

4°,75 

100° 

0° 

3°,25 

100° 

6° 

0 

00 

00 

oo 

00 

00 

00 

00 

0,76 

1,3165 

1,3166 

1,3176 

1,3178 

1,3181 

1,3208 

1,3158 

1 

0,999986 

1,000086 

1,001080 

0,999993 

1,000191 

1,002941 

0,999998 

5 

0,198077 

0,198167 

0,1992 

0,194739 

0,194698 

0,197,830 

0,200018 

10 

0,978136 

0,097898 

0,09895 

0,093859 

0,094029 

0,097124 

0,100021 

15 

0,064372 

0,064459 

0,06553 

0,060026 

0,060213 

0,063509 

0,066687 

20 

0,047634 

0,047722 

0,04882 

0,042904 

0,043112 

0,046662 

0,050022 

«  Ora  indicando  con  v  il  volume  del   gas    alla  pressione    H   di  1™    di 
mercurio  e  con  v   il  volume  del  medesimo  gas  alla   pressione    di   H7   metri 

di  mercurio,  i  rapporti  -=—,  e  —  confrontati  con  quelli  ricavati  dalle  espe- 
rienze di  Regnault  per  l'aria  a  4°,75,  l'anidride  carbonica  a  3°,25  e  l'idro- 
geno a  6°,  sono  rappresentati  dai  seguenti  numeri: 

Tabella  VI. 


H' 
H 

Aria  a  4°,75 

Anidride  carbonica  a  3°,25 

Idrogeno  a  6° 

Hv                     v 
HV                   o 

HV 

V 

v' 

Kv 

HV 

V 

v' 

osser- 
vato 

calcolato 

osser- 
vato 

calcolato 

osser- 
vato 

calcolato 

osser- 
vato 

calcolato 

osser- 
vato 

calcolato 

osser- 
vato 

calcolato 

0 

0,76 

1 

5 

10 
15 
20 

0,99886 
0,99973 
1,00000 
1,00417 
1,00851 
1,01190 
1,01432 

0,99771 

0,99945 

1,00000 

1,009336 

1,021559 

1,034340 

1,047824 

0 
0,7598 
1,0000 
5,0208 
10,0851 
15,1784 
20,2863 

0 
0,7596 
1,0000 
5,0467 
10,2156 
15,5151 
20,9565 

0,99221 
0,99808 
1,00000 
1,03652 
1,09422 
1,16532 
1,24982 

0,99384 
0,99851 
1,00000 
1,02742 
1,06370 
1,10739 
1,15999 

0 
0.7585 
1,0000 
5,1826 
10,9422 
17,4798 
24,9964 

0 
0,7588 
1,0000 
5,1371 
10,637 
16,6108 
23,1998 

1,00059 
1,00014 
1,00000 
0,99748 
0,99403 
0,99023 
0,98745 

1,000023 

0,99998 

1,00000 

0,99991 

0,99979 

0,99969 

0.99956 

0 
0,76011 
1,00000 
4,98740 
9,94030 
14,85345 
19,74900 

0 
0,75999 
1,00000 
4,99954 
9,99788 
14,99540! 
19.99117 
I 

«  Le  differenze  per  l'aria  e  l'anidride  carbonica  non  possono  attribuirsi 
altro  che  al  fatto  della  sola  serie  di  osservazioni  da  cui  furono  ricavati  i 
valori  numerici  ivi  inseriti.  Per  l'idrogeno  la  deviazione  dalla  legge  di  Boyle. 
per  i  numeri  calcolati,  è  meno  marcata  di  quello  che  risulta  dall'esperienza. 
Tali  differenze  diminuiscono  notevolmente  aumentando  la  temperatura,  come 


—  468  — 
risulta  dal  seguente  confronto  per  l'aria    e  l'anidride  carbonica  alla  tempe- 
ratura di  100°: 

Tabella  VII. 


H' 
H 

Aria 

Anidride  carbonica 

Ha 

HV 

V 

v' 

Ev 
HV 

! 

osservato 

calcolato 

osservato 

calcolato 

osservata 

calcolato 

osservato 

calcolato 

0 

0,99991 

0,99771 

0 

0 

0,9967 

0,99384 

0 

0 

0,76 

0,99998 

0,9997 

0,75998 

0,75977 

0,9992 

0,9991 

0,7594 

0,7593 

1 

1,00000 

1,0000 

1,00000 

1,00000 

1,0000 

1,0000 

1,0000 

1,0000 

5 

100031 

1,0051 

5,00161 

5,0255 

1,0133 

1,0139 

5,066 

5,0697 

10 

1,00063 

1,01166 

10,0063 

10,1166 

1,0306 

1,0326 

10,306 

10,3264 

15 

1,00086 

1,0184 

15,0129 

15,2762 

1,0485 

1,0528 

15,727 

15,7921 

20 

1,00102 

1,02534 

20,0204 

20,5068 

1,0669 

1,0747 

21,338 

21,4937 

«  Per  l'aria  naturalmente  è  sempre  un  po'  marcata  la  differenza;  ma  è 
però  soddisfacente  l'accordo  fra  i  valori  dell'osservazione  e  quelli  calcolati 
per  l'anidride  carbonica. 

«  Coefficiente  di  dilatazione.  Moltiplicando  la  59)  per  il  binomio  (1-f-otf) 

essa  si  trasforma  nella  seguente 


60)      (l  +  «0Hy-f 


2v{l-\-at)(l  —  b)*      ì    "2(1  —  bY) 


(l  +  «0 


Indicando  con  v0  il  volume  del  gas  alla  temperatura  ^0  =  0°  C. ,  e 
con  v'  =  v0(l-\-cct)  il  volume  del  medesimo  gas  alla  temperatura  t  e  alla 
costante  pressione  H,  dall'espressione  60)  otteniamo  le  due  equazioni 


Ev' 


^2»o(i+«o(i-ft)«    r+2(i-*)*j(1+a0. 


61) 


Hz>o  + 


1 


2(1— è)2       *    '    2(1  —  bY  ' 
e  dividendo  la  prima  per  la  seconda,  defalcando  l'unità  e  riducendo  si  ottiene 
v'  —  v0       (,     ,  (2-\-at)a  ) 


62) 


fi  = 


1-+ 


T    ■  2K(l-\-at)\v0(l  —  b)\>) 

cioè  il  coefficiente  di  dilatazione  |S ,  comprimendosi  in  generale  i  gas  più  di 
quanto  esige  la  legge  di  Boyle,  evidentemente  aumenterà  proporzionalmente 
alla  pressione  e  diminuirà  inversamente  all'aumento  di  temperatura.  Per  l'aria 


—  469  — 

e  l'anidride  carbonica,  alla  temperatura  di  0°C,   abbiamo  i  seguenti  valori 
messi  a  confronto  con  quelli  ossei  vati  da  Regnault. 


Tabella  Vili. 


H 

v0 

Aria 

v0 

Anidride   carbonica 

osservato 

calcolato 

osservato     calcolato 

0 

0,76 

1 

5 

10 

15 

20 

oc 

1 

0,7595 

1 

1 
5,0484 

1 
10,2233 

1 

0,003658 
0,003670 
0,003674 
0,003730 

0,003788 

0,003834 

0,003866 

0,003654 
0,003667 
0,003671 
0,003745 

0,003835 

0,003938 

0,004035 

oo 
1 

0,003660 
0,003710 
0,003727 
0,004057 

0,004615 

0,005332 

0,006210 

0,003654 
0,003689 
0,003701 
0,003900 

0,004183 

0,004518 

0,004921 

0,7588 
1 
1 

5,135 
1 

10,6542 
1 

15,5345 
1 

16,6593 
1 

20,9994 

23,3077 

«  I  valori  di  v0  riportati  in  questa  tabella  sono  quelli  determinati  dal 
rapporto  di  v0  alla  pressione  di  Hm  e  quello  della  pressione  di  lm  dei  ri- 
spettivi valori  della  Tab.  V)  inseriti  nella  colonna  corrispondente  a  0°  C. 

«  In  quanto  alla  differenza  fra  i  valori  osservati  e  quelli  calcolati,  spe- 
cialmente per  l'anidride  carbonica,  nulla  abbiamo  da  aggiungere  a  quanto  si 
disse  della  compressibilità  di  questi  gas  a  temperature  poco  differenti  da  zero. 

«  Elasticità  o  tensione.  Dall'equazione  59)  si  ha 

63)  n=v  j1  +  2(1  -by\l  ~  ^r+^jj 

la  quale,  alla  temperatura  t ,  permette  di  calcolare  la  pressione  H  quando  si 
mantenga  costante  il  volume  v  ;  e  conseguentemente  l'elasticità  o  tensione 
del  gas,  per  la  63)  sarà  rappresentata  da 

(.  _J \ 


IV) 


Hy  =  l  + 


1 


2(1  —  b)%(  '       v{l  +  aty) 
rispetto  alla  quale  i  valori    di  H  sono  quelli   calcolati   con   la  63)  in  fun- 
zione di  v. 

«  Coefficiente  di  elasticità  o  di  tensione.    Indicando    con  H0    la  forza 
elastica  del  gas  a  0°  C.  e  con  H'  =  H0  (1  -f-  ai)   quella  alla  temperatura  / 


—  470  — 
di  esso,  mantenuto  a  volume  costante  v  ,  dall'espressione  60)    ricaviamo  le 
due  equazioni 

a  L   .         a 


R'v 


=   1 


64) 


2v(l  +  at){l  —  bf       (    n  2(1  —  bf) 


*dl+at) 


H0^  + 


=  1 


2z;(l-f-6)2        *   '   2(1  — è)2' 
dividendo  la  prima  per  la  seconda,  defalcando  l'unità,  e  riducendo  si  ottiene 
Hf  —  H0        i,    ,  (2  +  ut)a  )  „ 


65) 


/?'  = 


1-f 


B0t  r"r2Ho(l  +  «0JKl  —  *)i*J 

Dunque  il  coefficiente  di  tensione  è  rappresentato  da  una  espressione  iden- 
tica a  quella  del  coefficiente  di  dilatazione  ;  cioè  conformemente  all'esperienza 
aumenta  proporzionalmente  alla  pressione  e  diminuisce  inversamente  alla 
temperatura.  Calcolando  con  la  63)  i  valori  di  H0  abbiamo  per  p'  i  seguenti 
valori  calcolati  per  l'aria  e  l'anidride  carbonica  a  0°  C. 


Tabella  IX. 


V 

H0 

Aria 

H„ 

Anidride  carbonica 

osservato 

calcolato 

osservato 

calcolato 

00 

1 

0,76 

1 

1/5 
1/10 
1/15 
1/20 

0 

0,7604 

1,0000 

4,9525 

9,7864 

14,5017 

19,0982 

0,003654 

0,003665 

0,003669 
0,003723 
0,003778 
0,003821 
0,003851 

0,003654 
0,003667 

0,003671 

0,003742 
0,003831 
0,003923 
0,004017 

0 

0,7612 

1,0000 

4,8723 

9,4255 

13,6596 

17,5744 

0,003654 

0,003688 

0,003702 
0,003939 
0,004340 
0,004858 
0,005492 

0,003654 

0,003689 

0,003701 
0,003893 
0,004148 
0,001421 
0,004714 

«  Le  differenze  fra  i  valori  osservati  da  Regnault,  per  questi  due  gas, 
e  quelli  calcolati  sono  assai  minori  di  quelle  del  rispettivo  coefficiente  di 
dilatazione. 

«  Dall'equazione  generale  dell'isoterma  proposta  da  Van  der  Waals  si 
ottiene,  pel  coefficiente  di  elasticità, 


M1+i^)« 


indipendente  dal  volume  specifico  molecolare  e  dalla  temperatura,  la  cui  di- 
pendenza è  espressa  dalla  65)  conformemente  alle  osservazioni  di  Amagat  - . 


471  — 


Fisica.  —  Ricerche  Intorno  alle  deformazioni  dei  condensatori. 
Nota  IL  (')  del  dott.  Michele  Cantone,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

Risultati  delle  esperienze.  Accennerò  anzitutto  che  gli  aumenti  di  volume 
interno  avvenivano  gradatamente  a  misura  che  cresceva  la  carica  nel  conden- 
satore, e  che  scoccando  la  scintilla  nello  spinterometro,  la  colonna  liquida  ritor- 
nava un  poco  al  di  sopra  della  posizione  iniziale:  tale  spostamento  residuo, 
che  era  sensibilmente  proporzionale  alla  variazione  di  volume  subita  dal  reci- 
piente alla  carica,  e  che  in  tutti  i  casi  costituiva  una  frazione  assai  piccola 
di  questa  variazione,  spariva  dopo  qualche  minuto.  Un  tal  fatto  è  da  attri- 
buire probabilmente  ad  una  piccola  variazione  di  temperatura  subita  dal  vetro 
nel  passaggio  istantaneo  dallo  stato  deformato  allo  stato  iniziale,  poiché  ho 
visto  essere  lo  spostamento  residuo  molto  accentuato  quando  si  faceano  suc- 
cedere diverse  scariche  a  brevi  intervalli  di  tempo. 

«  Gli  spostamenti  delle  frangio  avvenivano  anch'essi  gradatamente  col 
crescere  della  carica  ed  accennavano  ad  un  allungamento  del  condensatore; 
non  si  potea  però  avere  alcun  particolare  sul  moto  di  ritorno,  tranne  nel  caso 
in  cui  lo  spostamento  prodotto  fosse  minore  di  una  frangia,  perchè  negli  altri 
casi  il  moto  di  ritorno,  sempre  di  brevissima  durata,  non  potea  seguirsi  dal- 
l'osservatore. Quando  si  producevano  alla  carica  piccoli  spostamenti,  si  ebbe 
costantemente  il  ritorno  alla  posizione  iniziale. 

«  Alcuni  studi  preliminari  hanno  inoltre  mostrato  che  le  deformazioni 
di  un  condensatore  dipendono  dalla  durata  della  carica.  Ho  visto  infatti  che 
a  seconda  della  velocità  con  cui  ruotava  il  disco  della  macchina  elettrica,  si 
aveano  tanto  per  le  variazioni  di  capacità  che  per  quelle  di  lunghezza  valori 
accennanti  in  modo  netto  ad  una  deformazione  sempre  maggiore  col  crescere 
della  durata  della  carica  necessaria  a  portare  l'armatura  interna  ad  un  dato 
potenziale. 

«  Registro  nelle  seguenti  tabelle  i  risultati  delle  esperienze  da  me  fatte 
in  proposito  sui  vari  condensatori.  Per  ogni  valore  della  distanza  delle  pal- 
line nello  spinterometro,  sono  segnate  accanto  ai  corrispondenti  valori  delle 
durate  delle  cariche,  avuti  mediante  un  contasecondi,  in  ciascuna  tabella  a 
sinistra  le  variazioni  di  volume  computate  in  divisioni  del  micrometro,  e  in 
ciascuna  di  quella  a  destra  gli  spostamenti  delle  frangie  rispetto  al  punto  se- 
gnato nel  centro  della  lastrina  l'. 


(!)  V.  pag.  344. 


—  472  — 


Recipiente  N.°  I. 


Distanza  espi. 

gmm 

Distanza  espi. 

Distanza  espi. 

gin  in 

Jv 

t 

Jl 

t 

-A 

t 

d 

13,3 
13,8 

14,8 
15,8 
15,2 
15,7 
20,7 

%1 

3,3 

5,0 

6,0 

10,0 

11,0 

30,0 

3^35 
3,55 
3,80 
4,30 
4,50 
4,55 
4,60 
5,15 

3,0 
5,2 
6,4 
10,0 
12,0 
17,4 
21,8 
34.5 

2*30 
2  40 
2,60 
2,65 

2,0 
2,7 
4,0 

5,8 

Recipiente  N.°  IL 


Distanza  espi. 

7mm 

Distanza  espi. 

gmm 

Distanza  espi. 

4  m  "i 

Distanza  espi. 

"7  inni 

Distanza  espi. 

gmm 

Distanza  espi. 
gmm 

A 

t 

Jy 

t 

/v 

t 

Jl 

{ 

A 

t 

A 

t 

d 

24,7 

3,7 

d 

16,4 

2,7 

d 

8,3 

2,6 

530 

3,3 

3*90 

2,5 

1*90 

2,1 

25,6 

4,9 

16,6 

4,0 

8,6 

5,0 

5,85 

3,8 

4,05 

3,6 

1,95 

2,7 

27,1 

6,3 

17.3 

5,3 

8,9 

8,2 

6,05 

1.1 

4,25 

5,0 

2,00 

3,0 

27,3 

6,8 

17,7 

6,1 

9,1 

9,0 

6,55 

5,7 

4,60 

10,2 

2,30 

7,2 

31,2 

10,7 

18,2 

7,7 

6,75 

7,0 

4,75 

14,2 

2,45 

8,2 

Recipiente 

^V.°  ///. 

Distan 

7n 

i-à  espi. 

m 

Distanza  espi. 

gmm 

Distanza  espi. 

7rnni 

Distanza  espi. 

gmm             1 

-A- 

t 

A 

t 

A 

t 

JL 

t 

d 

31,0 

4'Ó 

d 

19,0 

3,8 

2,45 

4,0 

F 

1,70 

4,0 

31,7 

5,2 

20,7 

6,2 

2,80 

6,0 

1,85 

7,0 

35,6 

7,7 

21,3 

7,7 

2,95 

.  8,0 

1,90 

7,5 

21,7 

9,3 

2,00 

12,3 

24,5 

16,3 

2,25 

15,8 

25,8 

22,3 

2,30 

16,7 

473  — 


Recipiente  N.°  IV. 


Distanza  espi. 

7mm 

Distanza  espi. 

gmm 

Distanza  espi. 

Distanza  espi. 

7111111 

Distanza  espi. 

gmm 

Distanza  espi. 
5mm 

Jv 

t 

-A 

t 

Jv 

t 

A 

t 

-A. 

t 

J, 

t 

.1 

15,7 

4.0 

il 

9,8 

2,8 

,1 

7.3 

2.1 

4,80 

4,0 

3^30 

3,3 

2,30 

2,7 

16,3 

*,7 

10,5 

3,8 

7,4 

2,5 

5,00 

5,0 

3,45 

5,0 

2,45 

3,4 

16,9 

5,1 

10,8 

4,0 

7,8 

5,0 

5,25 

6,0 

3,60 

6,1 

2,50 

3,5 

17,9 

8,0 

11,2 

4,8 

8,1 

5,3 

5,45 

7,6 

3,65 

6,7 

2,60 

3,8 

19,5 

12,0 

11,7 

5,4 

5,50 

8,0 

4,00 

11,3 

21,0 

18,2 

12,5 

9.8 

6,15 

12,2 

4,90 

26,0 

21,2 

19,3 

■I 

«  1  dati  fornitimi  dalle  esperienze  non  sono  certamente  tali  da  permet- 
termi uno  studio  sulla  legge  che  mette  in  relazione  le  deformazioni  colla  du- 
rata della  carica,  ma  bastano  per  mostrare  1* influenza  di  tale  dmata  sui  fenomeni 
sottoposti  al  nostro  esame,  e  ad  indicare  quali  gravi  errori  si  commettereb- 
bero non  tenendone  conto. 

«  Io  ho  procurato  pertanto  di  dare  alla  macchina  elettrica  un  andamento 
regolare  in  tutte  le  esperienze  successive,  e  son  riuscito  ad  ottenere  la  sca- 
rica allo  spinterometro  in  intervalli  di  tempo  pressoché  costanti  per  una  data 
lunghezza  di  scintilla,  e  sensibilmente  proporzionali  alle  lunghezze  delle  scin- 
tille, ossia  alle  differenze  di  potenziale  delle  armature  nel  condensatore  ;  per 
modo  che,  se  non  ho  potuto  evitare  quella  incortezza  cui  da  luogo  la  varia 
deformazione  per  differenti  durate  della  carica,  mi  son  messo  nelle  migliori 
condizioni  per  risolvere  il  problema  relativamente  a  durate  comprese  fra  li-, 
miti  ristretti. 

«  Passo  finalmente  ai  risultati  definitivi  sulle  variazioni  di  volume  interno 
e  di  lunghezza  dei  condesatori  alla  carica  ;  risultati  che  registro  nelle  seguenti 
tabelle.  Nella  prima  colonna  di  ciascuna  di  esse  ho  segnato  le  distanze  esplo- 
sive allo  spinterometro,  nella  seconda  le  corrispondenti  durate  medie  della 
carica,  nella  terza  le  variazioni  dell'unità  di  lunghezza,  nella  quarta  quelle 
dell'unità  di  volume,  nella  quinta  e  nella  sesta  i  valori  corrispondenti  a  quelli 
delle  due  precedenti  colonne  per  una  differenza  di  potenziale  uguale  ad  imo. 
e  nell'ultima  i  rapporti  fra  il  triplo  della  dilatazione  lineare  e  la  dilata- 
zione cubica. 


Kendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem. 


(il 


—  474  — 


Recipiente  N.° 

/. 

i 
Dist.  espi. 

Durata 
della  carica 

A. 
L 

A 
V 

LP2 

A 

VP* 

o  A     A 

°L:V 

mm 

3. 

2,3 

—6 
0,479X10 

—6 
1,270X10 

—9 
0,417X1° 

_9 
1,106X10 

1,13 

4. 

2,5 

0,902 

2,510 

0,442 

1,230 

1.08 

5. 

2,9 

1,345 

3,873 

0,422 

1,186 

1,04 

6. 



3,5 

1,920 

5,314 

0,418 

1,157 

1,08 

Recipiente  N.° 

IL 

Dist.  espi. 

Durata 
della  carica 

A. 
L 

A 
V 

A 
LP* 

A 
VP2 

qA    A 

mm 

3. 

2^2 

—6 

0,403X1° 

—6 
1,216X1° 

—9 
0,351X1° 

—9 
1,059X1° 

1,00 

4. 

2,5 

0,670 

2,061 

0,328 

1,009 

0,98 

5. 

3,0 

1,025 

3,132 

0,321 

0,982 

0,98 

6. 

3,4 

1,365 

4,169 

0,298 

0,908 

0,98 

7. 

4,0 

2,000 

6,197 

0,320 

0,991 

0,96 

Recipiente  N.° 

III 

Dist.  espi. 

Durata 
della  carica 

A 

L 

A 
V 

A 
LP2 

A 
VP2 

qA      A 

6  L  :  V 

mm 

3. 

2,1 

—6 
0,177X10 

—6 

0,499X1° 

—9 
0  154X10 

-9 
0.|:'.7X10 

1,07 

4. 

2,6 

0,289 

0,871 

0,1  li' 

0,426 

1,00 

5. 

3,2 

0,457 

1,261 

0,143 

0,395 

1,09 

6. 

3,7 

0,623 

1,715 

0,136 

0,373 

1,09 

7. 
1 

4,3 

0,989 

2,622 

0,158 

0,419 

1,13 

Recipiente  N.° 

IV. 

1  Dist.  espi. 

i 

Durata 
della  carica 

A 

•A    . 
Y 

A 
LP2 

A 
YP2 

0A    A 
°L:  V 

mm 

4. 

2Ì6 

—6 
0,652X10 

—6 
1,222X10 

—9 
0,319X10 

—9 
0,599X10 

1,60 

5. 

3,2 

0,931 

1,750 

0,292 

0,549 

1,60 

6. 

3,6 

1,313 

2,444 

0,286 

0,533 

1,61 

7. 

4,2 

1,989 

3,667 

0,318 

0,586 

1,63 

—  475  — 

«È  a  uotare  dai  valori  della  quinta  e  sesta  colonna  di  ciascuna  tabella, 
come  le  variazioni  sia  di  volume  che  di  lunghezza  risultino  sensibilmente  pro- 
porzionali ai  quadrati  dei  potenziali  P  cui  si  porta  l'armatura  interna  di  cia- 
scun condensatore,  e  da  quelli  della  settima  come  la  dilatazione  cubica  sia 
in  generale  tripla  della  dilatazione  lineare.  Farebbe  solo  eccezione  il  reci- 
piente n.  IV,  il  quale  si  scosta  notevolmente  nel  suo  modo  di  comportarsi 
da  quest'ultima  legge  :  se  si  tien  conto  pertanto  delle  anomalie  cui  si  è  accen- 
nato relativamente  alla  forma  di  questo  condensatore,  si  comprende  come  non 
si  possa  tener  conto  per  la  verifica  delle  formule  teoriche  dei  risultati  con 
esso  ottenuti. 

«  Dalle  formule  (2)  e  (3)  ricavate  da  Lorberg  si  può  avere  una  rela- 
zione indipendente  da  lì1  ;  infatti  ponendo  per  brevità  : 


alle  (2)  e  (3)  si  può  dare  rispettivamente  la  forma: 

rE<?2      /,   ,  1— 2/i.A/D       a\     M        ,«-H?      2/n        V/D        a— 8\  ó 


«  Moltiplicando  la  prima  per  - — —  e  sottraendo  da  essa  la  seconda  si  ha  : 


(^-^mU^)H^4)^-<)' 


E<?2 

P2 

da  cui  : 

E(?21— 2/t/     r  \        D/n      ó\        i         .   ò\     J-  ,  S\      , 

«  In  questa  relazione  che  lega  «  e  /?  indipendentemente  da  A2,  ho  sosti- 
tuito alle   varie   lettere   i   valori  ottenuti  mediante   l'esperienza,   prendendo 

C  T> 

per  —  e  —  le  medie  delle  cifre  registrate  nelle  quinte  e  seste  colonne  delle 

ultime  tabelle,  ed  ho  avuto  rispettivamente  per  i  recipienti  I,  II,  III  le  se- 
guenti relazioni: 

(  0,263  =  0,297«  — 0,797/? 

(A)  j  0,249  =  0,295*  —  0,795/9 

(  0,269  =  0,291«  — 0,791/? 

«  Questo  sistema  di  equazioni  non  si  presta,  come  si  vede,  per  la  deter- 
minazione delle  costanti  a  e  /?  per  la  natura  dei  coeffìóienti  delle  incognite; 
però  i  valori  pressoché  identici  dei  primi  membri  servono  a  mostrare  la  bontà 
dei  risultati   relativamente   alle  formule    alle   quali   si  son  voluti  applicare. 


—  476  — 

Si  ricavarono  pertanto  le  costanti  a  e  /?  separatamente  per  ciascun  recipiente 
dalla  (5)  e  dalla  relazione: 

^-^(i+A'Ho^-fa-M)  w 

fornita  dalla  formula  (3),  facendo  in  essa  h2  =  ì  .  Tale  ipotesi  non  è,  come 
si  è  detto,  rigorosamente  ammissibile  ;  ma  con  molta  approssimazione  stante 
la  forma  delle  calotte  terminali  dei  vari  recipienti,  per  cui  ho  ritenuto  poter- 
mene servire  nella  ricerca  dei  valori  approssimati  di  «  e  fi. 

«  Son  venuto  pertanto,  applicando  la  (6),  al  sistema  delle  tre  equazioni  : 

—  u,080  =  0,625a  —  0,375/S 


(B)      —  0,103  =  0,625«  —  0,375/S 
'  —  0,066  =  0,625«  —  0,3750 

«  Risolvendole  simultaneamente  colle  corrispondenti  (A)  ho  ottenuto  : 

a,  =—0,420  /?,  =—0,486 
«„  =  —  0,454  /?„  =  —  0,481 
am=—  0,397        Pm=—  0,476 

«  Questi  risultati,  accennando  sensibilmente  all'uguaglianza  dei  valori  di 
«  e  fi,  porterebbero  alla  conseguenza  che  il  dielettrico  si  comporti,  relativa- 
mente alle  deformazioni,  allo  stesso  modo  per  spostamenti  pa/alleli  alle  linee 
di  forza  come  per  quelli  perpendicolari  ad  esse,  o  in  altri  termini  che  la  co- 
stante dielettrica  dipenda  solo  dalla  densità  del  coibente,  come  nel  caso  dei 
liquidi.  Per  quanto  riguarda  il  segno  si  perverrebbe  ad  un  altro  risultato  im- 
portantissimo, se  non  in  generale  almeno  per  il  caso  del  vetro,  che  cioè  la 
costante  dielettrica  aumenti  col  diminuire  delle  densità. 

«  Il  modo  come  varia  questa  costante  colla  temperatura  ha  fatto  ritenere 
probabile  il  risultato  opposto  ;  se  non  che  le  ricerche  relative  ai  coibenti  sot- 
toposti a  varia  temperatura  hanno  lasciato  il  dubbio  che  la  diminuzione  della 
costante  dielettrica  al  riscaldamento  fosse  apparente,  e  fosse  invece  dovuta 
ad  un  aumento  di  conducibilità.  Del  resto  ammessa  anche  tale  diminuzione, 
non  viene  provato  che  essa  sia  effetto  della  variazione  di  densità  avvenuta 
nel  corpo,  potendo  benissimo  essere  effetto  del  fenomeno  calorifico.  D'altra  parte 
le  esperienze  di  Quincke,  relative  alla  influenza  della  pressione  sull'indice  di 
rifrazione,  che  sole  potrebbero  apportare  un  po'  di  luce  per  la  nota  legge  fra 
il  potere  induttore  specifico  e  quest'indice,  hanno  dato  per  il  vetro  risultati 
dubbi,  essendosi  avuto  con  un  aumento  di  pressione  in  taluni  casi  un  aumento 
in  altri  una  diminuzione  dell'indice  ;  epperò  sempre  variazioni  così  piccole  da 
far  ritenere  i  risultati  non  attendibili. 

«  Ho  voluto  infine  calcolare  il  valore  comune  delle  costanti  u  e  /?  nella 


—  477  — 

ipotesi  che  queste  costanti  fossero  uguali  fra  loro,  servendomi  della  relazione  (5) 
per  evitare  gli  errori  relativi  ad  A2,  e  son  venuto  ai  seguenti  risultati 
«i  =  —  0,526         «„  =  —  0,498         am  =  —  0,538  . 

«  La  media  di  tali  valori  sarebbe  — 0,520  ossia  approssimatamente  —  \. 

«  Kesterebbe  a  studiare  il  modo  come  «  e  /?  variino  col  variare  della 
durata  della  carica,  per  vedere  sino  a  che  punto  tali  costanti  dipendano  dalla 
natura  del  dielettrico  indipendentemente  dall'influenza  che  sulle  deformazioni 
possa  avere  la  penetrazione  delle  cariche,  ed  io  spero  poter  presto  intrapren- 
dere ricerche  in  proposito  » . 

Chimica.  —  Azione  della  anidride  acetica  sull'acido  leoidinico. 
Nota  di  Gaetano  Magnanimi  (l),  presentata  dal  Socio  Cannizzaro. 

«  Negli  ultimi  anni  è  stata  eseguita  da  diversi  sperimentatori  tutta  una 
serie  di  sintesi  di  derivati  tetrolici  col  mezzo  dei  chetoni  ovvero  degli  acidi 
chetonici.  Dall' aceto fenonacetone  si  sono  ottenuti  (2)  derivati  corrispondenti  del 
furfurano,  del  tiofene  e  del  pirrolo,  e  l'acetonilacetone  dà  un  dimetilpirrolo 
quando  viene  trattato  con  ammoniaca  (3).  Parimenti  l'etere  etilico  dell'acido 
acetofenonacetoacetico  (4),  l'etere  dietilico  dell'acido  diacetilsuccinico  (5),  e 
l'etere  dietilico  dell'acido  diacetilglutarico  (fi),  che  si  ha  dall'etere  /^-bromo- 
levulinico,  reagiscono  coli' ammoniaca  e  colle  amine  dando  origine  ad  ima  serie 
di  acidi  pirrolcarbonici  sostituiti.  Anche  l'etere  acetonilacetoacetico  di  Weltner 
trattato  con  acido  cloridrico  fumante,  dà  origine  all'etere  dell'acido  pirotrita- 
rico  (")  il  quale  probabilmente  è  un  derivato  del  furfurano. 

«  In  relazione  alle  ricerche  sui  nuclei  tetrolici,  attualmente  in  corso  in 
questo  laboratorio,  io  ho  fatto  alcune  esperienze  dirette  ad  ottenere  per  sin- 
tesi nuovi  derivati  del  furfurano.  In  questa  Nota  preliminare  comunico  i  primi 
risultati  ottenuti  nell'azione  della  anidride  acetica  sull'acido  levulinico,  allo 
scopo  di  riserbarmi  questo  campo  di  studio. 

»  L'acido  acetillevulinico  è  stato  ottenuto  quasi  due  anni  or  sono  da 
Bredt  (8),  il  quale  ha  dimostrato  che  l'anidride  acetica  alla  temperatura  di  100° 
introduce  facilmente  nell'acido  levulinico  un  acetile.  Siccome  però  da  quel 
tempo  Bredt  non  si  è  più  occupato  dell'argomento,  e  siccome  l'ordine  delle 
idee  che  lo  hanno  guidato  nello  studio  di  quella  reazione,  è  completamente 

(*)  Lavoro  eseguito  nell'istituto  chimico  della  E.  Università  di  Padova. 

(*)  Paal    Beri.  Berichte  XVII,  913;  2756;  XVIII,  367. 

(3)  Paal.  ibid.,  XVIII,  2251. 

(4)  Lederer'e  Paal,  ibid.,  XVIII,  2591. 

(5)  Knorr,  Liebig's  Annalen  236,  290. 

(6)  Beri.  Berichte,  XIX,  46. 

(7)  Paal,  Beri.  Berichte,  XVII,  2756. 

(8)  Liebig's  Annalen,  236,  225. 


—  478  — 

diverso  dal  mio,  ho  creduto  di  potere  liberamente  proseguire  le  mie  ricerche; 
3  gr.  di  acido  levulinico  per  volta  vennero  riscaldati  con  5  volte  il  proprio 
peso  di  anidride  acetica,  in  tubi  chiusi,  alla  temperatura  di  200° — 225°. 
L'aumento  di  pressione  che  si  nota  nei  tubi  dopo  il  riscaldamento  è  quasi 
insensibile;  si  distilla  l'anidride  acetica  nel  vuoto  completamente,  si  fa 
bollire  il  residuo  con  acqua  e  si  filtra  bollente.  Il  liquido  che  si  intorbida 
per  raffreddamento  si  estrae  con  etere,  si  distilla  l'etere,  ed  il  residuo  si  fa 
bollire  con  acqua,  scolorando  con  carbone  animale,  e  si  filtra  bollente.  La  solu- 
zione acquosa  lascia  cristallizzare  per  raffreddamento  degli  aghetti,  i  quali  tal- 
volta si  dispongono  in  forma  di  mammelloni,  e  che  cristallizzati  ripetutamente 
dall'acqua  bollente  fondono  a  151°,5  — 152°.  Sottoposti  all'analisi  hanno  dato 
il  seguente  risultato: 

gr.  0.2628  di  sost.  dettero  gr.  0.5706  di  C02  e  gr.  0.1282  di  H2  0. 
«  In  100  parti: 

da  cui  si  calcola  la  formula 
che  richiede: 


trovato 

C  . .  59.21 
H  . .   5.42 

»C9  H10  04t 


C  =  59.34 

H  =  5.49 
La  nuova  sostanza  è  un  acido;  arrossa  la  tintura  di  tornasole,  si  scioglie 
nei  carbonati  alcalini,  e  scioglie  i  carbonati  alcalino-terrosi,  formando  i  sali 
corrispondenti.  Io  ho  analizzato  i  sali  di  argento  e  di  bario;  queste  analisi 
confermano  la  forinola  C9  H10  04 ,  la  quale  contiene  un  solo  atomo  di  idro- 
geno sostituibile  dai  metalli  cioè,  probabilmente,  un  solo  carbossile. 

Sale  argentici)  C8  H9  02 .  COO  Ag 

«  Si  separa  cristallino  dopo  poco  tempo,  allorché  si  mescola  a  freddo  una 
soluzione  ammoniacale  neutra  dell'acido  con  una  soluzione  acquosa  di  nitrato 
di  argento.  Non  si  altera  alla  luce,  è  pochissimo  solubile  nell'acqua  ed  ha 
dato  all'analisi  il  seguente  risultato: 
gr.  0.2289  di  sostanza  dettero  gr.  0.0849  di  Ag . 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C9  H9  Ag  04 

Ag  37.10  37.37 

Sale  di  Bario  (C8  H9  02 .  COO)2  Ba 

«  Questo  sale  si  ottiene  facendo  bollire  una  soluzione  acquosa  dell'acido 
con  un  eccesso  di  carbonato  baritico.  Quando  il  liquido  ha  reazione  neutra  si 
filtra  e  si  concentra,  dapprima  a  bagnomaria  e  finalmente  nel  vuoto  sull'acido 
solforico.  Dopo  24  ore  si  ottiene  un  magma  cristallino  che  si  spreme  sul  filtro 
alla  pompa  e  si  lava  con  poco  alcool  assoluto.  È  una  sostanza  molto  solubile 


trovato 

I                II 

Ba 

—         27.32 

H20 

3.57          — 

—  479  — 
nell'acqua,  contiene  una  molecola  di  acqua  di  cristallizzazione  che  perde  sola- 
mente sopra  del  110°,  ed  ha  dato  all'analisi  i  seguenti  risultati: 

I.  gr.  0,4057  di  sostanza  seccata  a  100°,  perdettero  a  110°  — 120°  gr.  0.0145 

di  acqua; 

II.  gr.  0.3912  di  sostanza  anidra  dettero  gr.  0.1819  di  Ba  S04 . 

«  In  100  parti: 

calcolato  per 
(C,  Ha  04)a  Ba  +  H2  0  (C,  H„  0*)*  Ba 

—  27.45 

3.48  — 

«  Sulla  natura  chimica  della  sostanza  C9  H10  04  io  non  posso  per  ora 
asserire  nulla,  se  non  che  essa  è  un  acido  monobasico;  uno  studio  ulteriore 
deciderà  sulla  costituzione  molecolare  del  residuo  C8  H9  02 .  Si  possono  però 
in  via  di  ipotesi  prendere  in  esame  alcune  formule  egualmente  probabili,  le 
quali  dovranno  essere  assoggettate  ad  una  critica  sperimentale. 

«  La  formula  C9  Hi0  04  è  quella  di  un  omologo  dell'acido  deidroacetico. 
Che  la  sostanza  in  discorso  possa  essere  invero  un  derivato  del  pirone  non  è  asso- 
lutamente escluso;  anzi  se  si  riflette  che  la  formazione  dell'acido  deidroace- 
tico dall'etere  acetoacetico  è  un  processo  ancora  molto  oscuro,  non  appare  inve- 
rosimile che  dall'acido  levulinico,  che  è  un  omologo  dell'etere  acetoacetico, 
possa  formarsi,  in  condizioni  abbastanza  comparabili,  una  sostanza  analoga 
all'acido  deidroacetico.  In  questo  caso  la  formula  di  costituzione  dell'acido  ot- 
tenuto da  me  potrebbe  essere  la  seguente: 

CO 

/\ 

(COOH)  C        C  .  CH3 

I!        Il 
CH:i.C        C.CH3 


0 

«  La  nuova  sostanza  potrebbe  però  anche  essere  un  derivato  del  furfu- 
rano.  La  formula  C9  H10  04  rappresenta  un  acido  diacetillevulinico  meno  una 
molecola  di  acqua: 

C5  Htì  03  (CH3.CO),        —  H2  0  C9  H10  04 

«  Un  acido  diacetillevulinico  non  lo  si  conosce,  è  noto  inceve  l'acido  ace- 
tillevulinico  ottenuto  da  Bredt  (')  per  azione   della  anidride  acetica  a  100° 
sull'acido  levulinico.  Nulla  prova  però  che  un  acido  diacetilico  non  possa  esi- 
stere ;  anzi  se  all'acido  acetillevulinico  di  Bredt  si  vuol  dare  la  costituzione 
CH3  —  CO  —  CH  —  CH2 .  COOH 

I 
CO 

I 

CH:J 

(')  Loc.  cit. 


—  480  — 

si  può  intendere  facilmente  come  un  secondo  acetile  possa  sostituire  un  atomo 
di  idrogeno  del  metilene  vicino  al  carbossile,  allorquando  si  riscalda  l'acido 
levulinico  con  un  eccesso  di  anidride  acetica  sopra  200°.  In  quelle  condizioni 
un  acido  diacetillevulinico,  nella  forma  desmotropica  labile,  dovrebbe  perdere 
una  molecola  di  acqua  e  dare  un  derivato  del  furfurano,  come  dall'etere  del- 
l'acido diacetilsuccinico  si  ottiene  col  mezzo  dei  disidratanti  l'etere  dell'acido 
carbopirotritarico  : 

OH,  — CO  -C C  — COOH  CH3  — CO  — C C  — COOH 

I!        I!         -h2o=  ||        || 

COH    COH  C  C 

/  \  /\  /\ 

CH3  CH3  CH3    0        CH3 

Acido  diacetillevulinico  nuova  sostanza 

«  Finalmente  un'altra  costituzione  è  possibile  per  l'acido  C9Hj0O4;  am- 
mettendo che  gli  atomi  vi  si  trovino  concatenati  in  quella  stessa  guisa  che 
Fittig  (l)  ammette  nell'acido  metronico.  Questo  ultimo  caso,  però,  secondo  il 
quale  la  sostanza  Cu  H10  04  sarebbe  un  derivato  del  pentametilene,  è  forse 
meno  probabile. 

«  Lo  studio  ulteriore  dell'acido  C9  H10  04  porterà  luce  sulla  sua  costitu- 
zione, e  su  di  questo  spero  di  potere  fare  fra  non  molto  una  comunicazione 
a  questa  Accademia  » . 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

G.  Bordiga.  Di  alcune  forme  rinate.  Presentata  dal  Socio  Cremona. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Carutti  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando le  seguenti  di  Soci  e  di  estranei. 

M.  Tabarrini.  Memorie  di  Gino  Capponi.  —  Studi  di  critica  storica.  — 
Vite  e  ricordi  d'italiani  illustri. 

A.  Loria.  La  teoria  economica  della  costituzione  politica. 

G.  Stocchi.  La  prima  conquista  della  Britannici,  per  opera  dei  Ilo- 
mani.  Lavoro  che  ebbe  un  premio  d'incoraggiamento  dall'Accademia  nel  con- 
corso del  1885  ai  premi  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione. 

0)  Beri.  Ber.  XVIII,  2526. 


—  481   — 

E.  Musatti.   Storia  di  un  lembo  di  terra.  Venezia  e  i    Veneziani. 

F.  Calvi.  Bianca  Maria  Sforza-  Visconti,  Regina  dei  Romani,  Impe- 
ratrice germanica,  e  gli  Ambasciatori  di  Lodovico  il  Moro  alla  Corte  Ce- 
sarea; secondo  nuovi  documenti. 

G-.  de  Salverte.  La  famille  de  Salverte  et  ses  alléances. 

Lo  stesso  Segretario  offre  pure  un  esemplare  del  suo  libro  :  Il  conte 
Umberto  I  e  il  re  Ardoino,  Ricerche  e  documenti  del  Barone  Domenico 
Carutti,  nuovamente  riveduti  dall'autore.  Eoma,  Tipografia  della  R.  Acca- 
demia dei  Lincei,  1888.  L'autore  accenna  ad  alcune  variazioni  e  giunte  di 
questa  edizione,  e  segnatamente  a  quelle  relative  alla  data  della  morte  di 
Umberto  Biancamano,  che  ora  può  dirsi  accertata,  e  alla  seconda  moglie  del 
marchese  Bonifacio  del  Vasto.  Presenta  infine  il  voi.  XIV  del  Corpus  In- 
scriptionum  Latinarum  ed  il  voi.  XV  della  Politische  Correspondenz  Frie- 
drich^ des  Grossen,  inviati  in  dono  dall'Accademia  di  Berlino. 

Il  Socio  Amari  presenta,  discorrendone,  il  Catalogo  delle  monete  mus- 
sulmane della  Biblioteca  nazionale  di  Parigi,  pubblicato  dal  sig.  E.  Lavoix 
e  di  cui  il  Ministero  francese  della  Pubblica  Istruzione  inviava  un  esemplare 
in  dono  all'Accademia. 

Il  Corrispondente  Narducci  preseDta  una  pubblicazione  colle  seguenti 
parole  : 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia  un  esemplare  della  vita  di 
Pitagora  scritta  da  Bernardino  Baldi,  da  me  tratta  dall'autografo.  Panni  che 
questa  vita  debba  convenientemente  occupare  il  primo  luogo,  dopo  quelle  dei 
matematici  italiani,  sì  perchè  Pitagora  visse  lungamente  in  Italia,  e  fu  il 
fondatore  della  filosofia  italica  e  l'inventore  del  nome  stesso  di  filosofia,  sì 
ancora  perchè  la  medesima  vita  è  la  più  estesa  e  dotta,  e  la  più  sottilmente 
trattata  delle  altre. 

«  A  corredo  poi  del  lavoro  mi  è  parso  opportuno  di  riportare  in  442  note, 
testualmente  o  secondo  le  migliori  traduzioni,  i  brani  delle  opere  di  autori 
greci  e  latini  che  avvalorano  o  spiegano  le  asserzioni  dell'autore.  Dal  lato 
filologico  poi  posso  assiemare  che  il  vocabolario  della  nostra  lingua  si  vantaggerà 
di  non  poche  giunte  ». 

Il  Socio  Blaserna  presenta,  a  nome  del  Socio  Cremona,  la  pubblica- 
zione del  maggiore  F.  Falangola  :  Sulle  grandi  mine  nella  roccia  calcarea 
della  catena  peloritana  (Sicilia)  e  nella  roccia  granitica  di  Baveno  (Lago 
Maggiore).  Presenta  inoltre  una  Nota  a  stampa  del  doti  W.  Szajnochìs,  in 
polacco,  intitolata  :  Di  alcune  specie  di  pesci  fossili  del  Monte  Bolca  presso 
Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Seni.  62 


—  482  — 

Verona  e  il  voi.  Vili  dell'  Index-  Catalogne  of  the  Librari)  of  the  Surgeon- 
General's  Office,  United  States  Army,  dono  del  Corrispondente  Bodio. 

Il  Socio  Betocchi  fa  omaggio  dell'opuscolo  del  prof.  Busin:  Le  predi- 
zioni del  tempo,  e  di  alcuni  fascicoli  della  Società  filologica  di  Francia,  nei 
quali  sono  riportati  vari  studi  del  conte  de  Ciiarexcey. 


CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Carutti  annunzia  che  la  R.  Accademia  delle  Scienze  di 
Amsterdam  ha  trasmesso  il  programma  del  concorso  di  poesia  latina  per  l'anno 
1889,  secondo  il  disposto  del  legato  Hoeutft,  e  il  giudicio  pronunciato  sopra 
il  concorso  dell'anno  1887.  In  questo  il  bolognese  Giuseppe  Albini  consegni 
la  menzione  onorevole  pel  carme  Ad  Urbem  Bononiam. 

Il  Socio  Blaserna  presenta  il  seguente  tema  della  fondazione  Beneke  : 

«  Per  l'anno  1891  la  Facoltà  filosofica  dell'Università  di  Gottinga  pone 
il  seguente  problema: 

«  Negli  ultimi  decenni  si  è  sempre  più  riconosciuta  l'importanza  fonda- 
«  mentale  della  legge  dell'entropia  per  la  teoria  di  tutti  quei  fenomeni  fisici 
«  e  chimici,  che  sono  accompagnati  da  produzione  o  assorbimento  di  calore.  In 
»  modo  più  speciale  dagli  sviluppi,  che  la  legge  dell'energia  ebbe  in  seguito 
«  al  tema  Beneke  del  1884,  si  è  resa  manifesta  la  necessità  di  completare 
«  la  legge  dell'energia  con  quella  dell'entropia.  In  pari  tempo  sono  notevolmente 
«  progrediti  i  lavori,  che  riguardano  la  dimostrazione  della  legge  dell'entropia 
«  col  mezzo  dei  principi  generali  della  meccanica,  Lo  svolgimento  di  tutte  le 
«  questioni,  che  stanno  in  relazione  colla  legge  dell'entropia,  appare  quindi 
«  molto  opportuno. 

«  Tale  svolgimento  dovrebbe  comprendere  lo  sviluppo  delle  dimostrazioni 
«  empiriche  della  legge  dell'entropia,  nei  suoi  rapporti  coi  lavori  di  Carnot  : 
u  dovrebbe  poi  trattare  in  via  storica  e  critica  tutti  i  lavori,  che  concernono 
«  le  relazioni  fra  la  legge  dell'entropia  ed  i  principi  generali  della  meccanica; 
«  esso  dovrebbe  infine  contenere  una  relazione  estesa  di  tutte  le  applicazioni, 
«  che  la  legge  dell'entropia  ha  avuto  fin  qui  nella  teoria  di  processi  fisici  o 
«  chimici  ». 

«  I  concorrenti  potranno  presentare  i  loro  lavori  fino  al  31  agosto  1890, 
alla  Facoltà  filosofica  di  Gottinga,  in  lingua  tedesca,  latina,  francese  o  inglese, 
assieme  ad  una  lettera  sigillata  che  contenga  nome,  professione  e  domicilio 
dell'autore.  Primo  premio  marchi  1700,  secondo  marchi  680.  Il  lavoro  coro- 
nato rimane  proprietà  esclusiva  dell'autor^ 


—  483  — 


CORRISPONDENZA 

11  Segretario  Carutti  dà  comunicazione  della  corrispondenza  relativa 
agli  Atti  accademici. 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

L  Accademia  delle  scienze  di  Nuova  York  ;  la  Società  filosofica  di  Cam- 
bridge ;  la  Società  archeologica,  di  Londra  ;  l' Istituto  Egiziano  del  Cairo  ;  l' Isti- 
tuto Teyler  di  Harlem  ;  l' Istituto  meteorologico  rumeno  di  Bucarest  ;  1'  Uni- 
versità di  Upsala;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge  Mass.;  l'Os- 
servatorio di  S.  Fernando  ;  1'  Osservatorio  di  Oxford. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

La  Scuola  politecnica  di  Parigi;  il  Museo  nazionale  del  Messico. 

D.  C. 


485 


EENDICONTI 


DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Glasse  di  scienze  fìsiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  del  6  maggio  1888. 
F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Matematica.  —  La  forma  normale  delle  equazioni  del  sesto 
grado.  .Nota  IL  del  Socio  F.  Brioschi. 

«  1.°  Nella  precedente  comunicazione  (*)  col  medesimo  titolo  ho  deter- 
minato il  valore  dei  coefficienti  della  equazione  che  si  ottiene  trasformando 
una  equazione  qualsivoglia  del  sesto  grado  u  {x)  =  0 ,  di  cui  le  radici  sono 
^0,  X\ , ...  x5 ,  per  mezzo  della  relazione  : 

__  4fli  —  Sb2 

Lf  — — 

a 

essendo 

a  —  —  U'  Or)  ,      b  =  —  u"  (xr)  ,      C  =  —  ti'"  (%r)  • 

In  questa  Nota  prenderemo  ad  esaminare  i  valori  delle  radici  t0 ,  U  ...  U 
della  trasformata  normale.  Posto  : 

u  (x)  =  (x  —  Xo)  <p  (x) 
risultando  : 

u' (x0)  =  (f  (x0) ,       u" (x0)  =  2<p' (%o)  ,       u" (#o)  =  3<f" (#o) 

(')  Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei.  Seduta  dell' 8  aprile  1888. 
Rendiconti.  1888,  Voi..  IV,  1°  Sem.  (33 


—  486  — 

si  ha 

2  . 5'-.  (f  («2?0)  •  /o  =  5y  (#o)  9>"  (#o)  —  H'2  (^o) 
ma  : 

SP(#o)  ì!  5P2W  i 

essendo 

1 


si  otterrà  quindi  : 

52.  u = <p  (zo)  [y  «,  «s — 2y  «,■-] 

nella  quale  gli  indici  r,  s  sono  differenti  fra  loro.  Indichiamo  con  (rs)  il  bi- 
nomio xr  —  xs  ed  osservando  essere  : 

ar  —  as  =  (rs)  «,.  or5 
il  valore  superiore  di  t0  si  trasforma  nel  seguente  : 

52.  h  =  Vi  +  V*  +  </>3  +  V ■»  +  V':, 

essendo 

^  =  (-^y  [(12)  (15)  (03)  (04) +  (13)  (14)  (02)  (05)] 

V*  =  7^  [(21)  (23)  (04)  (05)  +  (24)  (25)  (01)  (08)] 
Ifs-^j  [(32) (34) (05) (01)  +  (35)(31)(04)(02)] 
V4  =  py[(43)(45)(01)(O2)  +  (41)(42)(O3)(O5)] 

^  =  (^y  [(51)  (54)  (02)  (08) +  (52)  (53)  (01)  (04)] 

ossia  posto  : 

</'!  =  (12345) 
saranno  : 

ip2  =  (21543)  ,     j/'3  =  (32154).     ^4 •==  (43215)  ,     V>5  =  (54321). 

«  Si  introducano  ora   come   nella  teoria   delle  funzioni  iperellittiche  le 
dieci  espressioni  (')  : 

y54=  (02)  (24)  (40)  (13)  (35)  (51)  &  =  (03)  (34)  (40)  (12)  (25)  (51) 

yJi  =  (03)  (85)  (50)  (12)  (24)  (41)  yf=  (04)  (45)  (50)  (12)  (23)  (31) 

y&  =  (01)  (15)  (50)  (23)  (34)  (42)  y44  =  (01)  (12)  (20)  (34)  (45)  (53) 

7o4=(01)(13)(30)(24)(45)(52)  &=-•  (02)  (23)  (30)  (14)  (45)  (51) 

/{2  =  (01)  (14)  (40)  (23)  (35)  (52)  y44=  (02)  (25)  (50)  (13)  (34)  (41) 


(l)  Ueber  die  Parameterdarstellung  der    Verhàltnisse  der  Thetafunctionen    sweier 
Verànderlicher,  von  Otto  Staude.  Math.  Annalen.  Od.  XXIV,  pag.  280. 


487  — 


e  notisi  come  per   le  medesime  le  funzioni  superiori  t/'i ,  ip> ,  ...  ip5  si  espri- 
mono nel  modo  che  segue  : 

Yk±l±.  ,,,  ^'-^-       a,, **+**' 

—  ,         lj.'2 ,nn\  ,;n\  SAt?\       '         T3 


(01)  (25)  (34) 


(02) (13) (45) 


(03)  (15)  (24) 


,„  yù  — y»i        .,,  J 

^4"  (04)  (12)  (35)    '  ^5 


y^  +  y^ 


(05)  (14)  (23) 
«  Ma  posto  : 

j»  =  (01)  (02)  (03)  (04)  (05)  (12)  (13)  (14)  (15)  (23)  (24)  (25)  (34)  (35)  (45) 
ossia  : 

ti  =  n7  ; 

si  ha  che  ciascuna  delle  cinque  espressioni  seguenti  : 
y^yryr.yL  (01)  (25)  (34) 
y^y2^  (02)  (13)  (45) 
y22y42y2*y22(03)(15)(24) 


Yi'  YO     Yii   >03 


(04) (12) (35) 


7o2/52yL>L(05)(14)(23) 
è  eguale  a  77/ . 

■  I  valori  di  i/'j ,  ip, ...    si  possono   quindi   esprimere  in   funzione  delle 
dieci  quantità  y,  e  si  hanno  le  : 


ny 

Tly 

n7 
ny 


Vi  =—  /52  y22  )0i  Yu  Lìti  +  /44] 

»/>2  =     >'oi  y'3  YÌ2  yli  [y24  —  ro4] 

ips  =       Y-z2  Yi2  YÌi  YÌs  \jm  +  7s4] 

^4  =     Yi2  /o2  yi*  yL  bri*  —  yoi] 


«/'5  =—  7o2  752  ìli  Yi  bu  +  y«] 
ma  dalle  note  relazioni  fra  i  quadrati  delle  dieci  funzioni  /,  si  ottengono  le  : 

y2i  Yh  )Ì2  YÌz  =  Yti  (ri*  +  ìm)  —  /52  y22  ìli  y%. 
y24  y*2  y\ì  y%  — —  y*4  M  +  y«)  +  y^2  y*2  >i  >*4 
y42  y02  yIì  y%  =  YÌi  (y.54  -yo4)  —  ys2  y22  y&  yi* 
Yo2  y52  yL  yL  =     y54  (yì\  —  y*4)  +  >v  y22  y2M  yi* 

e  quindi  sommando  si  giunge  al  valore  di  t0: 

52.   ny.to=—  /54   (y^    ^   _^  ^  yy  _|_  /2.   (y^    ^    _.  y43   y4J  _ 

—  y4M  (y54  y2'  +  y04  y43)  +  yl*  (ys4  y24  -  y<>4  y44) 

al  quale  per  le  suindicate  relazioni  ponno  darsi  forme  differenti.  I  valori  di 


—  488  — 
ti,tU....   si    deducono  da   quello  di   t0   per  mezzo   di   sostituzioni  circolari 
e  si  hanno  : 

52.  nY .  u  =     /54  ()'24  yì,  +  yS  yì2)  -  £  (y*4  t*  -  tu  Aò  + 
+  À  (/54  yts  +  A  &)  —  >V  (r54  ^3  -  $  jv') 

52.  ffy  .  *2  =—  Ys4  (rt,  Yu  +YÌ  Ad  +  Y*u  (}V  yL  —  Y/  Yu)  - 

-Yl  (/s4  Yl*  +  Y4*  Y24)  +  y<>4  (X54  YÌi  ~  tv  ìlò 
52.  ny  .  f,  =      y5*  (Yi*  y\,  +  y4,  y*,)  -  y8<  (y4w  y44  -  y ,«  y$3)  + 

+  yl4  (/54  /24  +  £  $)  -  A  Otf  rti  -  rè  £) 
5*.  tfy .  /4  =—  y3'  (y04  r*4  +  r*4  y42)  +  rè  (>V  rè  -  n*  )  4>)  - 

-Y44  (Yz4  YÌ3  +  tu  Ytù  +  rè  (Ys4  rè  ~  t*  >"-•'> 
52.  /Zy  .  t5=     yS  (y4M  rè  +  Yo4  rè)  —  rè  (?o4  tn  —  )V  rè)  + 
+  Yo4  (Ys4  rè  +  y,4  ft4)  -  > l  ()':,  '  rè  —  y*  '  5  0,)  • 
«  2.°  Si  indichino  ora  con  cs,  c0ìCu,...  espressioni  analoghe  alle  y5,y0,yu.... 
ma  formate  colle  radici  della  forma  binaria  /'  del  sesto  ordine  appartenente 
agli  integrali  normali  iperellittici.  Rammentando  la  relazione  : 

£  =  5 .  27.  A  —  t* 
della  mia  prima  comunicazione  (1),  oppure  la: 

ed  osservando  che  dai  risultati  dei  dottori  Maschke  e  Bolza  (2),  si  deducono 
le  formole  seguenti  : 

e'*4=— i(*}+M-?i)    e24=-HM-^+^)   <?24=—  i(M-*H-&) 

e-2  d  =—  1  (M-k+W    e2  4  =- i  (M-M-?*) 

t8  4  =— i  (Érfk-f&O     C2  c2>=-  i  (Éa+Mrfs) 

si  otterranno  fra  le  dieci  funzioni  e  e  le  dieci  y  le  relazioni  : 

S  c5  '=  ±  (|o8-'-^2-fr(52— fi2— ^2— ^    ?2  4  =  I  (^2+/r+/,2— /:r— /02— /r  ) 

<?2*04=Wl2+*43+*52— ^2—  ^32— tfì        ?24  =  i(/32+^2+/52— /„*— ^l2— /**) 

(?24=7(^^r+//-//-/:r-42)  <?8<==£(*«8-K2*H*8— ^2-42— /42) 
r<=|(^o2+^2+^2— /a2— tr— 15~)  tfef=\{h*+U*+h*— /■/— tf— tr) 
(>2  ^4=  i  W+tf+tS—tf—tf—m    Q2  4  =  i  (V+/32-K2— /r2-/.2— / ,  -') 

essendo,  come  è  noto  : 

(2,t/)' 
P  = "• 

WH  W22  W12  W21 

(1)  Rendiconti  dell'Accademia  dei  Lincei,  seduta  del  4  marzo  1888. 

(2)  Math.  Annalen.  Bd  XXX. 


—  489  — 

Mineralogia.  —  Ulteriori  osservazioni  sui  giacimenti  minerali 
di  Val  d'Ala  in  Piemonte.  II.  L' idocrasio  del  banco  di  idocrasio 
nel  serpentino  della  Testa  Ciarva  al  piano  della  Mussa.  Memoria  del 
Socio  Struever. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 

Fisiologia.  —  Il  sangue  embrionale  di  Scyllium  catulus. 
Nota  XII.  del  Socio  A.  Mosso. 

«  Dovendo  fare  una  serie  di  comunicazioni  sul  sangue  dei  pesci,  non 
starò  a  ripetere  per  ciascuna  specie  che  ho  studiato,  tutte  le  cose  che  ho 
già  riferito  parlando  del  sangue  di  specie  affini.  Per  brevità  cercherò  di 
svolgere  in  ogni  Nota  un  gruppo  di  osservazioni  che  mettano  in  evidenza 
qualche  fatto  generale  :  e  passerò  in  silenzio  le  cose  che  ho  già  dette,  o  che 
dovrò  analizzare  più  estesamente  nelle  Note  successive. 

«  Il  27  gennaio  1888  viene  portato  alla  stazione  zoologica  di  Napoli  un 
uovo  di  Scyllium  catulus  pescato  alla  profondità  di  50  m.  circa.  Apro  il  gu- 
scio e  ne  estraggo  un  pesce  lungo  14  centim.  che  fa  dei  movimenti  vivaci. 

«  Il  sig.  Lo  Bianco  mi  disse  che  questo  pesce  aveva  l'età  di  circa  sei 
mesi,  e  che  fra  una  settimana,  o  due,  sarebbe  uscito  dal  guscio.  Taglio  la 
coda  dell'animale  e  raccolgo  una  goccia  di  sangue  nel  liquido  Pacini:  taglio 
un'altra  volta  la  coda  e  la  immergo  nell'acido  osmico  1  per  cento,  per  met- 
tere immediatamente  il  sangue  in  contatto  col  liquido  fissatore. 

«  Dopo  determino  la  resistenza  del  sangue;  ne  prendo  una  goccia  nella 
soluzione  di  cloruro  sodico  al  0,75  %  all'I  per  cento  e  all'I, 5  per  cento.  Altre 
esperienze  fatte  prima  sul  sangue  dei  Scyllium  canicula  mi  avevano  già 
mostrato  che  tale  è  il  titolo  delle  soluzioni  che  alterano  meno  i  corpuscoli 
rossi  dei  pesci  cani. 

«  Infatti  parecchie  ore  dopo  che  ho  messo  il  sangue  in  queste  soluzioni 
di  cloruro  sodico,  vedo  che  nel  liquido  al  0,75  e  all'I  per  cento  vi  è  una  leggera 
colorazione  rossa,  mentre  che  il  liquido  all' 1,5  per  cento  è  trasparente  e  sco- 
lorato ed  i  corpuscoli  si  sono  depositati  sul  fondo.  Si  può  dunque  ritenere 
che  la  resistenza  di  questo  sangue  è  tra  1  e  1,5.  Il  sangue  coagula  rapi- 
damente; anche  nell'acido  osmico  1  per  cento  e  nel  liquido  Pacini  forma 
un  grumo,  e  non  si  mescola  come  una  polvere  sottile  :  e  nel  deposito  che  si 
forma  sul  fondo  del  vaso  vi  sono  dei  piccoli  grumetti  di  sangue  non  sciolto. 

«  All'autopsia  trovo  che  la  milza  è  rossa  e  bene  sviluppata.  Le  cellule 
che  stanno  nel  plasma  della  milza  trattate  col  verde  metile  si  coloriscono 
immediatamente  in  verde  (1). 

0)  Queste  ed  altre  osservazioni  verranno  esposte  in  una  delle  seguenti  Note  dove 
parlerò  delle  ricerche  che  feci  sul  sangue  della  milza  e  sulle  funzioni  di  quest'organo. 


—  490  — 

«  Acido  osmico  1  per  cento.  I  corpuscoli  gialli  sono  generalmente  dit- 
tici: e  il  loro  diametro  maggiore  varia  fra  22  fi,  75  e  24/t,  50:  il  minore 
fra  10  fi,  5  e  12  fi,  25.  Ve  ne  sono  anche  dei  meno  allungati  che  misurano 
21  fi,  per  10  fi,  5. 

«  Guardando  un  corpuscolo  di  fianco,  nel  maggior  numero  dei  casi  si 
vede  che  il  nucleo  fa  una  sporgenza  rotonda  da  un  lato  e  dall'altro  del  di- 
sco, per  cui  si  ripetono  le  forme  che  ho  già  descritto  nel  precedente  capitolo 
parlando  del  sangue  di  Mustelus. 

«  La  superficie  dei  corpuscoli  gialli  è  finamente  macchiettata.  Sono  pic- 
cole macchie  rotonde  e  chiare,  quasi  trasparenti,  che  in  alcune  posizioni  del 
microscopio  appaiono  scure  o  gialle,  perchè  essendo  scolorite  riflettono  il  color 
giallo  della  sostanza  del  corpuscolo  in  cui  stanno  racchiuse.  Il  loro  diametro  è 
di  0,2  fi  a  0,3  fi  in  media,  sono  disposte  irregolarmente  in  numero  di  25,  o  50 
o  100  per  ogni  corpuscolo.  Spesso  sono  molto  vicine  le  une  alle  altre,  in 
modo  che  la  superficie  del  corpuscolo  sembra  un  crivello,  o  rassomiglia  alle 
foglie  pertugiate  di  alcune  piante  come  YHypericum  perforatum.  Ritornerò 
a  parlare  di  queste  macchie  in  seguito. 

«  Dentro  ai  corpuscoli  si  vede  un  nucleo  ovale,  spesso  in  posizione  ec- 
centrica od  obliqua,  qualche  volta  sta  nel  mezzo,  e  il  suo  diametro  maggiore 
e  minore  corrispondono  a  quelli  del  corpuscolo.  In  questo  caso  si  vedono 
dei  corpuscoli  che  hanno  intorno  al  nucleo  come  un  alone,  od  un  margine 
chiaro.  Questo  fatto  lo  si  deve  attribuire  alla  sottigliezza  maggiore  che  ha 
la  sostanza  del  corpuscolo  intorno  al  nucleo:  e  di  ciò  uno  può  assicurarsi 
facilmente  esaminando  questi  corpuscoli  di  profilo,  che  mostrano  una  infos- 
satura  circolare  intorno  al  nucleo. 

«  Fra  i  corpuscoli  rossi  ve  ne  sono  di  tre  specie:  quelli  lisci  ed  omo- 
genei, quelli  macchiettati,  e  quelli  granulosi:  in  questi  ultimi  la  sostanza, 
del  corpuscolo  è  come  spugnosa  e  generalmente  non  lasciano  vedere  il  nu- 
cleo. Nei  corpuscoli  lisci  invece  si  vede  che  il  nucleo  è  fortemente  granuloso. 
Questi  corpuscoli  omogenei  hanno  generalmente  un  volume  più  piccolo  di 
quelli  che  sono  spugnosi. 

n  Vi  sono  dei  piccoli  corpuscoli  gialli  ovali  che  misurano  10  fi,  5  per  7  fi 
e  hanno  dentro  un  nucleo  di  B  fi,  5:  alcuni  sono  maggiori  e  visti  di  fianco 
rassomigliano  ad  un  fuso  lungo  12,u  a  14  fi  con  un  nucleo  di  8  fi  a  10,". 
Ve  ne  sono  che  hanno  la  lunghezza  di  17  fi  con  un  nucleo  di  10//. 

«  La  nota  caratteristica  di  questi  microciti  è  la  grossezza  del  nucleo 
che  quasi  tocca  il  bordo  esterno  del  corpuscolo,  o  non  vi  rimane  separato  che 
da  uno  strato  sottile  della  corteccia  gialla.  Cosicché  solo  dal  lato  dell'asse 
maggiore  vi  è  un  po'  di  sostanza  corticale  leggermente  granulosa.  Spesso,  invece 
di  essere  elittici  sono  quasi  rotondi,  e  allora  formano  una  cellula  leggermente 
gialla  costituita  da  un  nucleo  omogeneo  di  10  fi  che  contiene  dentro  uno,  o 
due  nucleoli  splendenti,  che  hanno  il  diametro  da  0,6  fi  a  1  fi  e  intorno  a 
questo  grande  nucleo  vi  è  uno  strato  di  sostanza  granulosa  spesso  1  a  2  fi. 


—  491  — 

«  Alcuni  di  questi  corpuscoli  hanno  la  figura  di  un  elissòide  con  un 
diametro  di  24  fi  per  17  /*,  e  ve  ne  sono  dei  più  piccoli  e  di  varie  forme;  al- 
cuni di  questi  grandi  nuclei  sono  elittici  e  molto  allungati,  cosicché  formano 
un  corpuscolo  di  21  n  per  10,u;  in  essi  la  sostanza  corticale  forma  uno 
strato  dello  spessore  di  1  /<,  75.   tutto  il  resto  è  nucleo  omogeneo. 

«  I  più  piccoli  misurano  da  8  a  a  10  /<  ;  sono  molto  pallidi,  ma  visibil- 
mente gialli.  Di  tali  corpuscoli  in  questo  sangue  ne  ho  contato  da  10  a  15 
per  cento  corpuscoli  ordinari. 

«  La  colorazione  gialla  di  questi  corpuscoli,  il  grande  nucleo  omogeneo 
che  quasi  li  riempie,  e  la  presenza  di  uno  o  due  nucleoli,  fanno  di  questi 
corpuscoli  un  tipo  speciale  che  non  li  lascia  confondere  cogli  altri. 

«  Io  li  considero  come  corpuscoli  giovani,  e  fino  a  che  non  venga  me- 
glio chiarita  l'origine  dei  corpuscoli  rossi,  anziché  chiamarli  col  nome  di 
ematoblasti  o  di  piastrine,  per  evitare  confusione  credo  sia  meglio  designarli 
colle  loro  note  caratteristiche.  Anche  il  nome  di  microciti  non  serve,  perchè 
abbiamo  dei  corpuscoli  giovani  che  sono  grossi  quanto  i  corpuscoli  rossi 
adulti,  e  ve  ne  sono  anche  dei  maggiori.  La  grossezza  del  nucleo,  ed  i  suoi 
rapporti  colla  sostanza  corticale,  sono  a  mio  parere  i  criteri  più  sicuri  per 
procedere  ad  una  classificazione  dei  corpuscoli.  Noi  vediamo  infatti  che  dai 
più  piccoli,  dove  tutto  è  nucleo,  esiste  una  serie  ascendente  di  forme  nelle 
quali  la  sostanza  corticale  diventa  sempre  più  sviluppata, 

«  Il  nucleo  cresce  finché  raggiunge  un  limite  massimo  e  poi  diminuisce  : 
in  questo  secondo  periodo,  nel  quale  il  nucleo  si  riduce,  diviene  più  spiccata 
la  forma  a  disco  dei  corpuscoli  adulti. 


Corpuscoli  rossi  deformati. 

«  I  corpuscoli  rossi  si  alterano  e  cambiano  di  forma  colla  più  grande 
facilità,  specialmente  nel  sangue  embrionale.  Qui  infatti  si  trovano  molti  cor- 
puscoli gialli  che  da  una  parte  sono  tirati  in  punta.  Queste  punte  alcuni  le 
hanno  da  entrambe  le  estremità,  talora  sono  diritte  e  qualche  volta  sono  pie- 
gate leggermente  ad  uncino.  Questi  corpuscoli  hanno  la  forma  come  di  una 
lacrima  di  vetro  coli' estremità  sottile  curva  o  diritta;  alcuni  presentano  duo 
strozzamenti  per  cui  da  una  parte  il  corpuscolo  ha  la  sua  convessità  normale  ; 
poi  viene  un  leggero  strozzamento  che  abbraccia  il  nucleo  e  questa  seconda 
parte  del  corpuscolo  si  restringe  un  po'  e  quindi  termina  come  un  filo:  in 
alcuni  comparisce  una  terza  leggera  espansione  ;  cosicché  questi  corpuscoli  pren- 
dono il  profilo  di  certe  lancie  antiche  col  bordo  sinuoso.  Tali  corpuscoli  che 
hanno  tre  strozzamenti  sono  quelli  che  dimostrano  con  maggior  evidenza  la 
natura  del  processo  che  produce  le  forme  irregolari.  Non  si  tratta  qui  di  un 
fatto  fisiologico  di  scissione  che  serva  alla  riproduzione  dei  corpuscoli  san- 
guigni, ma  di  un  fatto  morboso,  o  di  un'alterazione  cadaverica,  che  appare 
solo  quando  il  sangue  si  trova  in  condizioni  anormali. 


—  492  — 

«  Che  del  resto  l'acido  osinico  non  basti  per  fissare  immediatamente 
tutti  i  corpuscoli  rossi  nello  stato  in  cui  si  trovano  uscendo  dai  vasi,  lo  prova 
il  fatto  di  trovare,  in  questo  medesimo  liquido,  dei  corpuscoli  molto  più 
deformati,  che  quasi  non  sono  più  riconoscibili,  tanto  sono  accartocciati  ;  essi 
formano  come  una  pallottola  gialla  con  sporgenze  irregolari  ;  altri  corpuscoli 
sono  diventati  fortemente  granulosi. 

«  Le  modificazioni  che  subisce  il  sangue  quando  esce  dai  vasi,  è  la  parte 
che  ho  meglio  studiato  in  queste  ricerche.  A  tale  scopo  fissavo  i  corpuscoli 
dentro  i  vasi  immergendo  le  branchie  nell'acido  osmico  1  per  cento,  oppure 
facendo  con  esse  dei  preparati  nel  semplice  cloruro  di  sodio.  Questo  esame 
deve  farsi  sempre,  perchè  è  la  pietra  di  paragone,  e  non  considero  come  ele- 
menti normali  del  sangue  se  non  quelli  che  osservo  e  studio  entro  ai  vasi 
sanguigni. 

«  Servendosi  di  questo  controllo,  è  facile  assicurarsi  che  i  corpuscoli  rossi 
si  alterano  profondamente  appena  escono  dal  loro  ambiente  naturale  e  toc- 
cano degli  oggetti,  o  dei  liquidi.  La  sostanza  del  corpuscolo  rosso  essendo 
contrattile,  come  dimostrerò  meglio  in  seguito,  si  restringe  in  alcune  parti  e 
produce  delle  forme  che  rassomigliano  ad  un  rene,  ad  una  patata,  o  ad  altre 
cose,  che  abbiano  delle  infossature  e  delle  sporgenze:  se  lo  stringimento  è 
circolare,  ne  risulta  una  strozzatura,  che  può  essere  centrale  o  laterale,  che 
può  abbracciare  il  nucleo,  o  lasciarlo  intatto  ;  così  si  producono  dei  corpuscoli 
che  nel  profilo  rassomigliano  ad  un  8,  o  ad  una  borsa  a  maglia,  ecc. 

«  È  stato  Bizzozero  il  primo  che  ha  descritto  queste  forme  di  corpu- 
scoli nella  Memoria  da  lui  presentata  a  questa  Accademia  il  2  dicembre  1883 
insieme  al  dott.  Torre.  Credo  indispensabile  citare  un  passo  di  questo  im- 
portante lavoro: 

«  Tra  <i  globuli  rossi  dei  ciprini,  ed  anche  di  qualche  individuo  degli 
»  altri  pesci  da  noi  esaminati,  trovammo  talvolta  degli  elementi  che  meri- 
«  tano  particolare  menzione  (fig.  4).  In  qualche  caso  essi  erano  abbastanza 
«  numerosi  ;  in  preparati  di  sangue  o  di  milza  dei  ciprini  talora  ne  con- 
«  tammo  uno  o  due  per  ogni  campo  di  microscopio.  Gli  elementi  in  que- 
«  stione  sono  di  differente  aspetto.  Alcuni  sono  in  tutto  simili  ai  soliti  gio- 
ii buli  rossi  adulti  salvo  che  nel  nucleo,  il  quale  invece  di  essere  ovale,  ha 
«  uno  strozzamento  equatoriale  che  lo  fa  rassomigliare  ad  un  8.  In  altri  la 
«  cellula  è  essa  pure  allungata  e  strozzata  equatorialmente,  e  le  due  metà 
«  del  nucleo  non  aderiscono  fra  loro  che  per  un  filo.  Se  ne  vedono  altre 
«  ancora,  in  cui  le  due  metà  del  corpo  cellulare  sono  allontanate  luna 
«  dall'altra,  contenenti  ciascuna  un  nucleo  e  riunite  fra  di  loro  per  un  pe- 
li duncolo  colorato  debolmente  dall'emoglobina,  od  anche  incoloro,  ora  di- 
«  ritto  ora  curvo  in  modo  da  dare  all'elemento  la  forma  di  bisaccia. 

«  Non  possiamo  negare  che  questi  elementi  ci  hanno  fortemente  im- 
«  pressionati,  e  che,  per  quanto  ci  ripugnasse  d'ammettere  che  nei  pesci  la 
«  scissione  dei  globuli  rossi  decorra    in  modo  diverso  dagli   altri  vertebrati, 


—  493  — 

«  ci  abbiano  fatto  travedere  la  possibilità  che  in  questi  animali  i  globuli 
«  rossi  si  moltiplichino  per  scissione  diretta.  D'  altra  parte,  però,  il  fatto 
*  che  esse  ci  occorsero  quasi  soltanto  nei  ciprini,  non  è  favorevole  alla  sup- 
«  posizione  che  esse  ci  rappresentino  una  forma  fisiologica  costante  dell' or- 
«  gallismo  dei  pesci  « . 

«  Nelle  figure  che  diede  il  prof.  Bizzozero  di  questi  corpuscoli  rossi 
colla  forma  di  bisacce,  il  nucleo  è  diviso  da  imo  strozzamento,  oppure  vi  sono 
due  nuclei  nelle  due  metà  del  corpuscolo.  Questo  è  il  caso  più  comune  ;  ma 
nel  sangue  dei  selaci  e  dei  teleostei  ho  potuto  assicurarmi  che  non  succede 
sempre  così  e  che  il  nucleo  può  restare  tutto  da  una  parte,  e  dall'altra  non 
vi  è  che  sostanza  gialla. 

«  Il  dubbio  espresso  dal  prof.  Bizzozero  che  non  si  tratti  qui  di  una 
forma  fisiologica,  venne  pienamente  confermato  dalle  mie  osservazioni.  Infatti 
io  non  ho  mai  riscontrate  tali  forme  nei  vasi  sanguigni,  ed  ho  invece  veduto 
che  si  producono  in  abbondanza  quando  espongo  il  sangue  a  degli  agenti 
energici,  che  mettono  in  azione  la  contrattilità  dei  corpuscoli  rossi.  È  special- 
mente nel  liquido  Kleinenberg  e  nel  liquido  Pacini  che  si  produce  più  facil- 
mente questa  alterazione  dei  corpuscoli  rossi  che  Bizzozero  paragonò  giustamente 
alla  forma  delle  bisacce.  Siccome  osservai  le  medesime  forme  anche  negli 
animali  a  sangue  caldo,  ritornerò  nelle  seguenti  Note  su  questo  argomento, 
quando  parlerò  del  sangue  embrionale  degli  uccelli  e  dei  mammiferi  (I). 

Cellule  granulose. 

«  Leydig  (2)  distinse  per  il  primo  nel  sangue  dei  Selaci  tre  specie  di 
cellule,  cioè:  1°  i  corpuscoli  ovali  e  colorati,  2°  i  corpuscoli  senza  colore, 
pallidi  e  rotondi  e  3°  le  cellule  granulose  (Kòrnchenzellen)  che  sono  due 
volte  più  grosse  dei  corpuscoli  incolori. 

«  La  caratteristica  del  sangue  embrionale  è  la  scarsità,  o  la  mancanza 
dei  leucociti,  e  la  presenza  di  cellule  granulose  gialle;  così  almeno  risulta 
da  tutte  le  osservazioni  che  ho  fatto  fino  ad  ora. 

«  Lasciando  un  preparato  di  sangue  fresco  due  ore  sotto  il  microscopio,  il 
numero  delle  cellule  granulose  diventa  maggiore,  perchè  vi  sono  dei  corpuscoli 

(!)  Il  prof.  Mondino  e  il  dott.  L.  Sala  pubblicarono  recentemente  una  Memoria  Sulla 
produzione  delle  piastrine  nel  sangue  dei  vertebrati  ovipari,  Palermo  1888,  intorno  alla 
quale  avevano  presentato  una  Nota  all'Accademia  dei  Lincei  nella  seduta  dell'8  aprile  scorso. 
Le  figure  che  essi  diedero  mi  fanno  l'impressione  che  non  si  tratti  di  un  processo  fisiolo- 
gico di  scissione  delle  piastrine,  ma  semplicemente  di  un'alterazione  a  bisacce  di  alcuni 
corpuscoli  sanguigni  della  rana.  Per  togliermi  questo  dubbio  dovrò  prima  assicurarmi  che 
tali  forme  in  scissione  esistono  dentro  i  vasi  sanguigni  e  questo  fino  ad  ora,  uè  a  me,  né  ad 
altri  è  stato  possibile  di  osservarlo. 

(2)  F.  Leydig,  Lehrbuch  dcr  Histologie,  pag.   150. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  6-1 


—  494  — 

che  si  scoloriscono;  specialmente  nel  cloniro  sodico  scomparisce  presto  l'emo- 
globina. Abbiamo  dei  corpuscoli  rossi  scolorati  che  rimangono  lisci,  ed  altri 
in  cui  la  sostanza  corticale  diventa  granulosa,  per  cui  si  formano  delle  cel- 
lule rotonde  di  14  (i  che  rassomigliano  ai  leucociti. 

«  Vi  sono  delle  cellule  granulose  di  colore  giallognolo  che  hanno  i  gra- 
nuli in  movimento,  come  ho  già  descritto  per  le  granulazioni  piccole  e  grandi 
dentro  ai  corpuscoli  del  pus  e  nei  corpuscoli  rossi  in  degenerazione. 

«  L'origine  e  la  struttura  delle  cellule  granulose  nel  sangue  dei  Sei  ari 
le  studierò  minutamente  in  una  prossima  Nota;  qui  si  vede  che  la  loro 
tinta  giallognola  è  un  residuo  dell'emoglobina  del  corpuscolo  rosso  primitivo, 
non  una  semplice  imbibizione  colla  emoglobina  che  possa  esservi  nel  siero. 
Le  cellule  finché  si  muovono  non  assorbono  emoglobina,  e  anche  quando  sodo 
immobili  non  mi  è  riuscito  di  tingerle  coll'ossiemoglobina  sciolta  nel  siero, 
od  in  altri  liquidi.  Su  questo  fatto,  che  ha  una  grande  importanza  per  la  mia 
dottrina  della  necrobiosi  dei  corpuscoli  rossi,  ritornerò  in  seguito. 

«  Le  traccie  evidenti  di  color  giallo  nelle  cellule  granulose  mi  inducono 
a  ritenere  che  questi  elementi  derivino  dai  corpuscoli  rossi.  Un  altro  argomento 
si  impone  subito  agli  occhi,  ed  è  la  forma  di  alcune  cellule  granulose,  che 
conservano  esattamente  le  dimensioni  e  la  forma  dei  corpuscoli  rossi. 

«  Vi  sono  delle  cellule  granulose  che  sembrano  avere  due  nuclei  ;  invece 
guardandole  meglio  si  vede  che  hanno  un  nucleo  solo  piegato  come  un  C  ;  in 
altri  il  nucleo  è  piegato  come  una  lettera  S.  Queste  cellule  nel  sangue  embrio- 
nale del  Scìjllium  sono  quelle  dove  si  vede  la  maggiore  irregolarità  dei  nuclei; 
in  alcune  si  ripetono  i  medesimi  strozzamenti  e  le  medesime  forme  a  bisacce 
che  abbiamo  riscontrato  nei  corpuscoli  rossi. 

«  Siccome  si  trovano  delle  cellule  granulose  che  hanno  un  nucleo  grande 
e  di  quelle  invece  che  hanno  il  nucleo  piccolo,  credo  dover  supporre  che  il 
fatto  dello  scolorirsi,  e  del  diventare  granuloso  sia  un  processo  di  morte  che 
attacca  gli  elementi  giovani  e  gli  elementi  vecchi  del  sangue.  Questo  mi  pare 
ragionevole  ed  io  non  saprei  spiegare  in  altro  modo  i  fatti  osservati. 

«  Fino  a  che  si  tratta,  come  succede  qui,  di  una  alterazione  del  sangue  fuori 
del  suo  ambiente  naturale,  non  è  una  gl'ave  complicazione  che  i  corpuscoli 
giovani  e  quelli  vecchi  muoiano  della  stessa  malattia.  Il  problema  ci  sem- 
brerà più  complesso,  quando  fra  poco  vedremo  delle  forme  granulose  dentro 
i  vasi  sanguigni,  le  quali  ci  assicurano  che  vi  è  un  processo  comune  di  necro- 
biosi che  attacca  non  solo  i  corpuscoli  decrepiti,  ma  anche  gli  adulti  ed  i 
giovani;  per  cui  alcune  di  questi  cessano  di  vivere,  prima  di  essere  giunti 
alla  loro  completa  maturità. 

«  Nel  sangue  embrionale  di  Scyllium  ho  trovato  qualche  leucocito  che 
si  muoveva,  e  colla  camera  lucida  ho  potuto  disegnare  tutti  i  cambiamenti 
del  suo  profilo.  Uno  lo  seguii  dall'apparizione  di  uno  strozzamento  centrale, 
fino  all'ultima  fase  in  cui  vi  erano  due  masse  eguali,  globose,  che  sembra- 
vano staccate,  senza  però  essere  divise. 


—  495  — 

a  Non  mi  è  mai  capitato  di  osservare  una  scissione  completa,  in  modo 
che  le  due  metà  del  corpuscolo  si  separassero  l'ima  dall'altra.  Ho  veduto 
spesso  dei  nuclei  che  sgusciavano  dall'interno  della  sostanza  corticale,  ma 
non  ho  veduto  ancora  una  cellula  contrattile,  o  un  corpuscolo  rosso  separarsi 
in  due  metà,  quantunque  la  cosa  sia  possibile,  perchè  altri  l'ha  già  osservato. 

«  Nel  verde  metile  le  cellule  granulose  diventano  violette  ;  alcune  hanno 
il  nucleo  verde  e  la  sostanza  granulosa  violetta.  I  corpuscoli  gialli  hanno  pure 
il  nucleo  violetto,  mentre  che  i  corpuscoli  rossi  scoloriti  l'hanno  verde. 


«  Il  fatto  che  i  leucociti  sono  meno  abbondanti  nel  sangue  durante  la 
vita  fetale  e  mancano  completamente  nell'embrione,  è  un  fatto  che  viene  in 
appoggio  alla  dottrina  della  necrobiosi  dei  corpuscoli  rossi.  L'epoca  nella 
quale  compaiono  i  primi  leucociti  nel  sangue  fetale,  ci  indicherebbe  presso 
a  poco  la  lunghezza  della  vita  dei  corpuscoli  rossi;  perchè  i  leucociti  io 
li  considero  come  elementi  decrepiti  e  forme  cadaveriche. 

«  L'esistenza  di  soli  corpuscoli  rossi  nel  sangue  embrionale,  mi  obbliga 
a  fare  altre  considerazioni  ed  entrare  in  un  campo  assai  controverso.  Non 
intendo  di  svolgere  la  letteratura  di  questo  argomento.  Il  Socio  Bizzo- 
zero  presentò  a  quest'Accademia  una  sua  Memoria  molto  interessante  sulla 
produzione  dei  globuli  rossi,  e  non  ho  da  aggiungere  nulla  a  qurnto  egli  ha 
già  detto  0). 

«  Dopo  lo  scritto  di  Bizzozero,  M.  Lowit  (2)  con  una  serie  di  lavori  sostenne 
il  concetto  primitivo  di  Kolliker,  che  i  corpuscoli  rossi  derivano  da  cellule  prive 
di  emoglobina.  Certo  nella  sua  primissima  origine  il  sangue  deve  derivare 
da  cellule  bianche,  ma  non  è  men  vero,  che  dentro  i  vasi  sanguigni  del  pul- 
cino nel  quarto  giorno  non  se  ne  trovano  più,  e  anche  nell'embrione  del 
coniglio,  quando  è  lungo  10  mm.  non  ho  più  veduto  delle  cellule  bianche, 
e  nei  pesci  mancano  pure  i  leucociti  nel  sangue  embrionale. 

«  Non  è  possibile  fare  rapidamente  un  cenno  delle  ricerche  di  Lowit, 
tanto  sono  numerose  e  svariate  le  sue  osservazioni  ;  ma  è  facile  dimostrare 
che  probabilmente  egli  non  ha  osservato  il  sangue  in  condizioni  normali. 
Infatti  per  lo  studio  della  linfa  e  del  sangue  egli  adopera  un  liquido  che 
scolorisce  completamente  i  corpuscoli  rossi  (3).  Non  tiene  conto  delle  altera- 
zioni di  contatto,  e  prende  il  sangue  dal  cuore  con  un  schizzetto  di  Pravaz, 
oppure  essica  il  sangue  col  metodo  di  Ehrlich  e  lo  riscalda  fino  a  110°  o  120°. 

(i)  G.  Bizzozero,  Memorie  dell'Accademia  dei  Lincei,  XVIII,  2  dicembre  1883. 

(2)  M.  Lowit,  Sitzungber.  d.  k.  Akad.  d.  Wiss.  in  Wien  1883.  Bd.  88,  III,  Abth. 
p.  356.  Bd.  92,  III,  Abth.  p.  22  Bd.  95.  Ili  Abth.  Miirz  1887. 

(3)  A,  5  a  6  ce.  di  una  soluzione  di  cloruro  sodico  all'I  per  cento.  Lowit  aggiungo 
3  a  6  goccie  di  una  soluzione  allungata  del  miscuglio  di  Flemming  che  ha  la  seguente 
composizione:  acido  cromico  1  per  cento,  30;  acqua,  30;  acido  osmico  2  per  cento,  8; 
acido  acetico  2. 


—  496  — 

oppure  adopera  un  liquido  fissatore  che  scolorisce  ugualmente  molti  corpuscoli 
rossi.  Lowit  dice  che  è  il  liquido  Pacini  modificato  ;  a  me  sembra  piuttosto 
una  modificazione  del  liquido  Hayem,  colla  differenza  in  peggio  che  contiene 
meno  bicloruro  di  mercurio  ;  infatti  esso  consta  di  300  ce.  di  acqua  ;  cloruro 
sodico  2  gr.  ;  solfato  di  soda  5  gr.  ;  sublimato  corrosivo  5  ce.  di  una  soluzione 
satura  a  freddo.  Siccome  alla  temperatura  ordinaria  di  15°  il  bicloruro  di 
mercurio  si  scioglie  nella  proporzione  di  circa  7  gr.  in  100  gr.  di  acqua,  il 
liquido  di  Lòwit  contiene  una  dose  di  sublimato  corrosivo  che  è  inferiore 
alla  metà  di  quella  del  liquido  Hayem.  Ho  già  dimostrato  nella  Nota  X.  che 
la  dose  del  bicloruro  di  mercurio  è  insufficiente  nel  liquido  Hayem;  e  quanto 
ho  già  detto  in  proposito,  vale  a  [ardori  pel  liquido  di  Lowit,  Infatti  para- 
gonandolo colla  soluzione  di  acido  osmico  1  per  cento,  è  facile  persuadersi 
che  altera  molti  corpuscoli  del  sangue  e  li  scolorisce. 

«  Le  discrepanze  e  le  contraddizioni  degli  autori  dipendono  dalla  diffe- 
renza dei  metodi  adoperati  nello  studio  del  sangue,  e  la  concordia  potrà  solo 
stabilirsi  quando  siasi  perfezionata  la  tecnica  in  modo  da  fissar  bene  i  corpu- 
scoli del  sangue  senza  alterarli  colle  manipolazioni. 

«  Hayem  ebbe  il  grande  merito  di  aver  messo  le  basi  delle  ricerche 
sull'evoluzione  dei  corpuscoli  del  sangue.  Non  sono  d'accordo  con  lui  su  tutti 
i  punti  ;  ho  già  detto  che  egli  ha  confuso  i  leucociti  cogli  ematoblasti,  e 
viceversa  una  differenza  da  lui  stabilita  fra  gli  ematoblasti  ed  i  leucociti, 
riguardo  ai  movimenti,  non  esiste;  perchè  nel  sangue  embrionale  dei  pesci  ho 
veduto  che  gli  ematoblasti  eseguiscono  gli  stessi  movimenti  dei  leucociti; 
temo  che  studiando  il  sangue  nei  vasi  col  metodo  di  Cohnheim  abbia  confuso 
cogli  ematoblasti  dei  corpuscoli  rossi  scolorati  durante  la  stasi  venosa;  ma  è 
pur  sempre  vero,  che  Hayem  portò  un  largo  contributo  di  conoscenze  alla 
storia  del  sangue  e  le  descrizioni  che  ho  fatto  nelle  pagine  precedenti  dei 
giovani  corpuscoli  rossi,  corrispondono  in  molti  punti  a  quanto  Hayem  aveva 
già  pubblicato  per  il  sangue  della  rana  fino  dal  1879. 

«  Ma  Hayem  non  si  occupò  dell'origine  vera  dei  giovani  corpuscoli:  fu 
Bizzozero  che  diede  queste  ricerche  alla  scienza  colla  serie  memorabile  delle 
sue  ricerche.  Nella  Memoria  che  Bizzozero  e  Torre  hanno  presentato  a  questa 
Accademia  nel  1883,  sulla  produzione  dei  globuli  rosai,  dimostrarono  fra 
l'altre  cose  che  : 

«  Nei  vertebrati  inferiori  (rettili,  anfibi  e  pesci)  il  sangue  circolante 
«  presenta  quella  particolarità  che  allo  stato  embrionale  si  osserva  nel  sangue 
«  di  tutti  i  vertebrati,  contiene  cioè  in  maggiore  o  minor  numero  dei  globuli 
«  rossi  giovani,  e  delle  forme  in  scissione  indiretta. 

«  Ho  confermato  pienamente  le  osservazioni  di  Bizzozero  e  Torre  an- 
che nei  pesci. 

«  Nella  tecnica  fisiologica  manca  fino  ad  ora  un  metodo,  che  metta  in 
evidenza  le  figure  cariocinetiche    senza   alterare    profondamente  la  struttura 


—  497  — 

dei  corpuscoli  sanguigni,  e  togliere  ad  essi  l'emoglobina,  o  renderli  colla 
coagulazione  prodotta  dai  reagenti  così  diversi  dal  loro  stato  normale,  che 
non  sono  più  riconoscibili.  Ritornerò  in  seguito  su  questo  argomento  ;  per 
ora  mi  limito  ad  esporre  le  osservazioni  che  ho  fatto  coli' acido  osmico  1  per 
cento  sul  sangue  di  questo  Scyllium  catulus. 

«  In  ogni  preparato  si  trovano  degli  elementi  giovani  in  scissione,  forse 
2  o  3  per  cento  corpuscoli  adulti.  Sono  cellule  omogenee  formate  da  un  grande 
nucleo  della  lunghezza  di  14 fi  a  17  fi:  nel  primo  stadio  della  scissione  pre- 
sentano la  forma  di  un  rene,  o  di  un  fagiolo  ;  vi  è  una  infossatila  che  in 
altre  cellule  prende  l'aspetto  di  una  linea  che  divide  il  nucleo  in  due  :  e 
ciascuna  metà  conserva  un  nucleolo  ed  è  rivestita  della  sostanza  corticale 
che  si  accumula  alle  estremità  opposte. 

«  La  caratteristica  di  questi  corpuscoli  è,  che  il  processo  di  scissione 
appare  solo  nel  nucleo  e  non  alla  superficie  della  cellula,  la  quale  conserva  la 
sua  forma  elissoidea.  Si  vedono  tutti  i  passaggi  della  scissione  endogena: 
fino  all'ultime  forme,  che  constano  di  elementi  rivestiti  da  uno  strato  leg- 
germente granuloso,  che  ricopre  come  un  velo  sottile  due  nuclei  staccati 
l'uno  dall'altro  e  lontani  da  1  fi  a  2  fi.  Questi  nuclei  sono  ovali  ;  misurano 
da  8fta9  /«  in  lunghezza,  da  5/i  a7  fi  in  larghezza.  Altre  volte  si  vedono 
però  delle  cellule  eguali  per  struttura  che  hanno  dentro  invece  di  due,  tre 
divisioni,  e  in  alcuni  sembra  che  non  si  tratti  di  una  vera  scissione,  ma  di 
protuberanze  del  nucleo  per  cui  assumono  l'aspetto  di  masse  isolate,  o  con- 
giunte appena  per  un  piccolo  tratto  in  qualche  punto.  Tali  forme  si  allontanano 
molto  dal  tipo  della  scissione  per  cariocinesi. 

«  Lo  studio  di  questi  elementi  è  importante,  perchè  nella  fisiologia  del 
sangue  non  è  ancora  deciso,  se  l'opera  della  riproduzione  dei  corpuscoli  rossi 
si  compia  nel  sangue  che  circola  nei  vasi  ;  come  pure  non  sappiamo  se  vi  è  un 
solo,  o  due  modi  di  generazione  dei  corpuscoli  ;  se  cioè  la  riproduzione  sia  uni- 
camente affidata  alle  cellule  adulte,  o  se  dovendo  queste  compiere  l'ufficio 
della  respirazione  e  della  nutrizione  dei  tessuti,  divengano  incapaci  alle  fun- 
zioni riproduttive,  e  siano  i  giovani  corpuscoli  che  si  moltiplichino. 

«  Malassez  nella  sua  importante  Memoria  :  Sur  V origine  et  la  formation 
cles  globides  rouges  dans  la  moèlle  des  os  (!)  ha  già  posto  chiaramente  tale 
questione  :  e  i  fatti  da  lui  osservati  sono  degni  di  fiducia  per  la  critica  che 
fece  dei  metodi  della  tecnica,  e  l'uso  dell'acido  osmico  da  lui  raccomandato. 
Un'altra  ipotesi  è  che  gli  elementi  in  scissione  così  abbondanti  nel  sangue 
embrionale  siano  delle  forme  in  necrobiosi,  e  dei  corpuscoli  giovani  che 
muojono  prima  di  aver  raggiunto  il  loro  sviluppo.  Nelle  prossime  Note  cer- 
cherò di  risolvere  questo  problema  » . 

(!)  Laboratoire  d'histologie  du  Collège  de  Franco.  Travaux  de  l'année  1882. 
(2)  Eend.  della  E.  Acc.  dei  Lincei,  4  marzo 


498  — 


Fisica.  —  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici,  provocati  dalle 
radiazioni.  Nota  II.  del  Corrispondente  A.  Righi. 

«  Continuando  nello  studio  di  questi  fenomeni,  ho  realizzata  un'espe- 
rienza, che  mi  pare  di  natura  tale  da  fornire  qualche  criterio  intorno  alla 
loro  causa. 

«  Ho  fatto  rilevare,  alla  fine  della  mia  prima  Nota  (2),  che  dal  com- 
plesso dei  fatti  sembrava  potersi  supporre,  che  delle  particelle  materiali  elet- 
trizzate partissero,  sotto  l'azione  delle  radiazioni  ultraviolette,  dai  corpi  elet- 
trizzati negativamente,  e  recassero  le  loro  cariche  ai  corpi  elettrizzati 
positivamente.  Nel  caso  delle  mie  esperienze,  essendo  p.  e.  negativo  il  disco 
di  rame  dorato  e  positiva  la  tela  d'ottone,  la  convezione  elettrica  avrebbe 
luogo  a  partire  dal  disco,  per  non  cessare  che  allorquando  i  due  metalli  sono 
ridotti  allo  stesso  potenziale,  e  quindi  sono  privi  di  carica  nelle  loro  super- 
ficie prospicienti. 

«  Se  questa  convezione  elettrica  esiste  effettivamente,  e  se  il  conduttore 
negativo  illuminato  è  facilmente  movibile,  esso  deve  spostarsi  per  reazione, 
alla  stessa  maniera  delle  alette  d'un  radiometro. 

«  Pensando  che  la  differenza  di  potenziale  di  contatto  non  fosse  sufficiente 
ad  ottenere  questo  effetto,,  ho  cercato  di  realizzare  l'esperienza,  facendo  co- 
municare il  metallo  col  polo  —  di  una  pila  secca,  e  l'esperienza  è  riuscita. 

«  Ecco  come  ho  disposto  l'apparecchio.  Una  cassetta  a  pareti  quasi 
tutte  di  vetro,  meno  che  dalla  parte  per  cui  devono  entrare  le  radiazioni, 
ove  essa  è  chiusa  con  selenite  (corpo  questo  assai  permeabile  alle  radiazioni 
ultraviolette),  difende  la  parte  mobile  dalle  correnti  d'aria.  Questa  parte  mo- 
bile poi  consiste  in  due  laminette  di  alluminio,  portate  da  una  leva  orizzontale 
sospesa  a  due  fili  di  bozzolo. 

«  I  moti  della  leva  si  osservano  per  mezzo  d'un  piccolo  specchio,  e  con 
cannocchiale  e  scala. 

«  Fatta  comunicare  una  delle  lastrine  col  polo  —  della  pila,  appena  che 
le  radiazioni  dell'arco  voltaico  (fra  carbone  e  zinco)  cadono  sul  sistema,  si 
vede  lo  spostamento  nel  senso  previsto.  Se  si  sopprime  la  pila,  le  radiazioni 
più  non  producono  tale  effetto,  giacché  la  seconda  lamina  di  alluminio  com- 
pensa gli  effetti  dovuti  alle  correnti  d'aria  provocate  dal  riscaldamento  della 
prima,  e  così  pure  accade  se  lasciando  le  comunicazioni  colla  pila,  si  pone  sul 
cammino  delle  radiazioni  una  lastra  di  vetro,  che  assorbe  i  raggi  ultravioletti. 

«  Senza  entrare,  per  ora,  in  maggiori  dettagli  aggiungerò,  che  l'espe- 
rienza è  riuscita  in  modo  tale,  che  mi  pare  non  lasci  alcun  dubbio  circa  la 
causa  del  moto  osservato,  e  cioè  sembrami  escluso  che  esso  sia  dovuto  ad 
azioni  elettrostatiche,  a  correnti  d'aria  provocate  da  riscaldamento,  ecc.". 


—  499  — 


Astronomia.  —  Sulla  distribuzione  in  latitudine  dei  fenomeni 
solari  osservati  al  R.  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  1°  tri- 
mestre del  1888.  Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Dalle  latitudini  eliografiche  calcolate  per  ogni  protuberanza,  gruppo 
di  facole,  gruppo  di  macchie  e  per  ogni  eruzione  solare,  ho  ricavato  il  se- 
guente quadro,  che  dà  la  frequenza  relativa  di  ogni  ordine  di  fenomeni  in 
ciascuna  zona  di  10  in  10  gradi. 


Latitudine 

Macchie 

Eruzioni 

Facole 

Protuberanze  | 

0              0 

90+80 

0,000  \ 

0,000  \ 

0,000  \ 

0,008  \ 

80+70 

0,000 

0,000 

0,000 

0,014  1 

70+60 

0,000  1 

0,000  1 

0,000  J 

0,016  j 

60+50 

0,000  f 

0  000  f 

0,000  ! 

0,04 1  1 

50+40 

0,000/  0,500 

0,000)  0,167 

0,000)  0,334 

0,054  )  0,370 

40+30 

0,000  l 

0,000  1 

0,024  1 

0,054  I 

30+20 

0,000  1 

0,000  I 

0,024  1 

0,044  1 

20+10 

0,125 

0,000 

0,000 

0,078 

10.0 

0,375  ' 

0,167  ; 

0,286 

0,058  1 

0-10 

0,500  1 

0,167  \ 

0,476  \ 

0,050  \ 

10-20 

0,000 

0,666 

0,166 

0,087 

20—30 

0,000 1 

0,000  ! 

0,024  1 

0,115  1 

30-40 

0,000  1 

0,000  1 

0,000  [ 

0,107? 

40-50 

0,000/  0,500 

0,000  >  0,833 

0,000  >  0,666 

0,169  )  0,630 

50-60 

0,000  1 

0,000  l 

0,000  1 

0,066  l 

60—70 

0,000  1 

0,000  \ 

0,000  ! 

0,020  1 

70-80 

0,000  1 

0,000  1 

0,000  ] 

0,010  1  ■ 

80-90 

0,000 

0,000 

0,000 

0,006  | 

«  I  gruppi  delle  macchie  furono  egualmente  frequenti  al  nord  e  al  sud 
dell'equatore  solare  e  tutti  contenuti  fra  i  paralleli  -f-  20°  e  —  10°.  Le 
eruzioni  si  presentarono  quasi  tutte  nell'emisfero  australe  col  massimo  di 
frequenza  nella  zona  ( —  10°  —  20°);  anche  le  eruzioni  si  mantennero  in  una 
ristretta  zona  equatoriale  compresa  fra  i  paralleli  -f-  10°  e  —  20°. 

«  Le  facole  furono,  come  le  eruzioni,  assai  più  frequenti  al  sud  del- 
l'equatore, con  un  massimo  nella  zona  (0°  —  10°)  come  le  macchie.  Le  facole 
si  estesero  a  latitudini  superiori  a  quelle  delle  macchie  e  delle  eruzioni. 

«  Le  protuberanze  idrogeniche  furono  più  numerose  nell'emisfero  australe 
come  le  eruzioni  e  le  facole,  e  il  massimo  assoluto  di  frequenza  ebbe  luogo 


—  500  — 

nella  zona  ( —  40°  —  50°),  cioè  in  regioni  assai  lontane  da  quelle  in  cui  si 
osservarono  le  macchie  e  le  eruzioni  solari.  Le  protuberanze,  a  differenza  degli 
altri  fenomeni,  si  presentarono  in  tutte  le  zone,  e  si  mantennero  abbastanza 
frequenti  tanto  al  nord  che  al  sud  dell'equatore  fino  a  60  gradi  di  latitudine, 
e  da  quei  paralleli  diminuisce  poi  rapidamente  il  loro  numero,  come  nell'ul- 
timo trimestre  del  1887.  Anche  in  questa  nuova  serie  di  osservazioni  è  dunque 
chiaro,  che  non  si  può  ammettere  la  stretta  relazione  fra  le  macchie  solari 
e  le  protuberanze,  nel  senso  che  le  protuberanze  siano  prodotte  da  macchie 
o  da  fori,  perchè  appunto  abbiamo  il  fatto,  che  le  protuberanze  si  possono 
presentare  colla  maggior  frequenza  in  regioni  solari,  nelle  quali  mai  si  osser- 
vano macchie  né  fori  » . 

astronomia.  —  Stili' eclisse  totale  di  soie  del  19  agosto  1887 
osservato  in  Russia  e  nel  Giappone.  Nota  del  Corrispondente 
P.  Tacchini. 

«  Il  sig.  Handrikof,  professore  di  astronomia  nella  università  russa  di 
Kief,  aveva  scelto,  25  anni  or  sono,  per  tema  della  sua  dissertazione  dotto- 
rale, il  calcolo  di  questo  eclisse  visibile  dalla  Russia,  e  desideroso  di  osser- 
varlo si  era  recato  sul  monte  fìlagodatj  che  trovasi  nel  versante  orientale 
degli  Urali,  a  58°.  17'  di  latitudine  nord  e  3h.59m  di  longitudine  est  da 
Greenwich.  Il  posto  da  lui  scelto  era  assai  vicino  alla  linea  centrale  dell'e- 
clisse. L' Handrikof,  contro  la  previsione  dei  meteorologisti  russi,  fu  abbastanza 
favorito  dal  buon  tempo,  per  modo  che  egli  potè  fare  diverse  osservazioni 
durante  la  totalità,  e  di  cui  ha  reso  conto  in  una  relazione  accompagnata 
da  4  tavole  in  cromolitografia  ed  una  figura  intercalata  nel  testo. 

«  Quando  il  disco  lunare  si  projettò  su  quello  del  sole,  egli  dice  di 
avere  osservato  con  precisione  i  monti  della  luna,  ed  arrivata  l'occultazione 
a  metà  non  ebbe  ad  accorgersi  di  grande  diminuzione  nella  luce.  Invece  una 
rapida  diminuzione  di  luce  incominciò  ad  avvertire  10  minuti  prima  dell'e- 
clisse totale,  e  allora  gli  oggetti  apparivano  giallastri  e  la  carta  giallo-rossa. 
Poco  prima  della  totalità,  15  secondi,  la  sottile  falce  solare  fu  suddivisa 
dalle  prominenze  della  luna,  e  il  corno  nord-est  si  vide  molto  spuntato,  ed 
a  quel  posto,  poco  distante  dalla  punta  del  corno,  scorgevasi  il  contorno 
della  luna  esternamente  al  sole,  perchè  si  proiettava  sulla  corona,  che  inco- 
minciava ad  apparire. 

«  Al  momento  del  primo  contatto,  allo  sparire  cioè  dell'ultimo  punto 
lucente  del  sole,  l'Handrikof  dice  che  si  accese  improvvisamente,  tutto  intorno 
al  nerissimo  disco  lunare,  un  meraviglioso  fuoco  d'artifizio;  apparve  cioè  la 
corona  di  uno  splendore  argenteo  coi  suoi  raggi  e  pennacchi  luminosi  e  le 
protuberanze,  che  illuminandosi  presero  tali  colori,  che  invano  si  cercherebbero 


—  501  — 

sulla  tavolozza  del  pittore.  Le  meravigliosa  lingue  di  fuoco  erano  di  co- 
lore azzurro-rosa.  Al  principiare  della  totalità  dell'eclisse  egli  notò  quattro 
protuberanze  all'orlo  orientale  del  sole,  di  cui  quella  più  a  sud  aveva  le 
maggiori  dimensioni  ed  era  visibile  anche  ad  occhio  nudo.  Le  tre  minori 
coli' avanzarsi  della  luna  scomparvero,  mentre  la  più  grande  rimase  visibile 
fino  alla  fine  dell'eclisse  totale.  Le  sue  dimensioni  possono  dirsi  colossali, 
soggiunge  l'Handrikof,  perchè  in  altezza  arrivava  circa  a  un  terzo  del  raggio 
solare. 

«  In  quella  giornata  le  osservazioni  spettroscopiche  solari  in  pieno  sole 
riescirono  tanto  a  Roma  che  a  Palermo,  eseguite  dai  signori  assistenti  Chi- 
stoni  e  Mascari.  In  tutto  furono  osservate  10  protuberanze,  le  quattro  più  grandi 
delle  quali  vennero  egualmente  studiate  nelle  due  specole,  e  i  disegni  trovansi 
abbastanza  bene  in  accordo,  come  bene  si  accordano  le  posizioni  assegnate 
alle  protuberanze  medesime.  Tre  di  esse  formano  come  un  gruppo  a  sé,  nel- 
l'emisfero boreale  del  sole,  e  l'altra,  la  più  alta  di  tutte,  stava  isolata  nell'e- 
misfero centrale,  ed  era  la  più  bella  protuberanza  fra  quelle  osservate  in 
quel  giorno.  Questa  protuberanza  figura  nel  disegno  del  sig.  Handrikof,  e 
così  il  gruppo  da  691  a  922  est  trova  il  suo  riscontro  tanto  nei  disegni  del 
professore  russo,  come  nelle  fotografie  del  Giappone,  fatte  a  Yòmeiji-yama 
dal  sig.  Sugiyama,  ad  una  latitudine  di  37°.37'  nord  e  longitudine  138°. 39' 
est  di  Greenwich.  Qui  notiamo  il  fatto,  che  mentre  nelle  osservazioni  spettro- 
scopiche in  pieno  sole,  la  più  alta  protuberanza  di  quel  gruppo  non  arriva 
che  a  60",  le  altezze  notate  dal  sig.  Handrikof  sono  quasi  il  doppio;  così 
la  protuberanza  a  147°  trovata  di  un'altezza  di  64"  tanto  a  Roma  che  a 
Palermo,  è  egualmente  più  alta  nella  osservazione  a  sole  eclissato.  Inoltre 
il  sig.  Handrikof  assicura,  che  durante  la  totalità  la  più  alta  protuberanza 
arrivava  almeno  in  altezza  a  300"  ;  e  deve  essere  stato  così,  perchè  rimase 
visibile  ad  occhio  nudo  fino  alla  fine  dell'eclisse  totale,  mentre  le  atre  tre 
sparirono  coli' avanzarsi  della  luna.  Inoltre  il  sig.  Handrikof  ha  operato  da 
astronomo,  e  le  cortesi  lettere  scritteci  da  lui,  ci  hanno  fornito  i  dati  sicuri 
per  il  confronto  che  ci  interessava  di  fare.  Or  bene,  tanto  a  Palermo  che  a 
Roma,  in  quella  parte  del  bordo  solare  ed  a  molta  distanza  a  nord  e  a  sud 
dal  posto  determinato  dall'osservatore,  non  fu  veduta  che  semplice  cromosfera 
con  qualche  basso  fiocco  più  o  meno  lucente;  siamo  dunque  in  un  caso  ana- 
logo a  quelli  da  me  riscontrati  all'isola  Carolina  e  in  Grenada  nel  1883 
e  1886,  cioè  di  grandi  protuberanze  osservate  distintamente  durante  l'eclisse 
totale,  mentre  erano  affatto  invisibili  collo  spettroscopio  a  pieno  sole. 

«  Allo  stesso  ordine  di  fenomeno  deve  appartenere  il  grande  tratto  roseo 
esservato  dall'Handrikof  sul  bordo  occidentale,  che  si  estendeva  su  di  un 
arco  di  60  gradi.  L'altezza  di  questa  massa  rosea  era  ovunque  di  circa  due 
minuti  d'arco,  vale  a  dire  una  altezza  rispettabile  se  paragonata  alla  media 
altezza  delle  protuberanze  idrogeniche  solari  ;  or  bene  in  pieno  sole  in  quel 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  65 


—  502  — 
tratto  di  bordo  non  fu  veduta,  che  semplice    cromosfera,  tanto  a  Roma  che 
a  Palermo. 

«  Questo  gruppo  di  protuberanze,  che  il  sig.  Handrikof  dice  assai  impor- 
tante e  che  veniva  a  costituire  come  un  enorme  rialzo  della  cromosfera  in 
grande  estensione,  trovasi  anche  riprodotto  nelle  fotografie,  dalle  quali  si 
vede  anche  come  fosse  dotato  di  luce  assai  intensa  e  fotogenica,  perchè  nella 
parte  centrale  si  sovrappone  nella  fotografia  al  disco  lunare,  che  rimane  cosi 
come  intaccato,  con  leggera  irradiazione  anche  più  internamente,  cioè  verso 
il  centro  della  luna. 

«  Tale  particolarità  è  pure  visibile  nelle  fotografie  fatte  dal  sig.  Karelin 
di  Nijny-Novgorod,  quantunque  il  cielo  fosse  ingombro  sempre  da  nebbie  e 
nuvole.  Invece  la  grande  protuberanza,  veduta  anche  ad  occhio  nudo,  non 
arrivò  ad  impressionare  la  lastra  fotografica,  ma  solo  vi  ha  in  quella  dire- 
zione un  rialzo  nella  traccia  della  corona,  alto  appunto  un  terzo  del  raggio 
lunare,  e  che  rimase  attivo  anche  34  secondi  prima  della  fine  della  totalità  ; 
così  eguale  rialzo  della  corona  corrisponde  al  gruppo  delle  protuberanze 
boreali  all'est,  e  molto  più  marcata  ed  alta  vedesi  la  corona  in  quel  tratto 
corrispondente  all'arco  vivo  di  protuberanze  all'ovest.  Delle  altre  protube- 
ranze poi  non  si  ottenne  nelle  fotografie,  che  la  sola  impressione  della  loro 
base.  Abbiamo  così  da  registrare  altri  casi,  in  cui  molti  oggetti  appartenenti 
alla  cromosfera  ed  atmosfera  solare  mentre  sono  visibili  durante  un  eclisse  totale 
di  sole  e  fotografagli,  non  sono  visibili  colle  ordinarie  osservazioni  spettrali. 
Sembra  poi  risultare  dalle  fotografie  giapponesi  un  nesso  fra  le  protuberanze 
e  la  maggiore  estensione  della  corona.  E  sebbene  il  direttore  dell'osservatorio 
di  Tokio  dichiari  modestamente  di  non  avere  avuto  a  sua  disposizione  buone 
macchine,  e  di  non  avere  ottenuto  risultati  soddisfacenti,  pure  noi  crediamo 
che  quelle  fotografie  abbiano  ugualmente  una  grande  importanza,  perchè  le 
cose  fotografate  a  Yómeiji-yama  si  completano  con  quelle  osservate  sul 
Blagodat,  oltre  che  la  fotografia  dimostra  la  realtà  della  corona  solare,  da  non 
confondersi  con  quegl' altri  fenomeni,  che  possono  prodursi  per  il  semplice 
incontro  dei  raggi  solari  colla  luna,  e  che  non  trovansi,  nel  caso  di  questo 
eclisse,  riprodotti  nelle  fotografie,  ad  onta  che  il  sig.  Handrikof  dichiari,  che 
tutti  i  raggi  e  pennacchi  erano  di  un  intenso  splendore  argenteo  e  immobili 
conservando  la  loro  forma  e  posizione  per  tutta  la  durata  della  totalità. 

«  Eitornando  ora  alle  protuberanze,  abbiamo  rimarcato  come  la  più 
grande  rimanesse  visibile  fino  alla  fine  dell'eclisse  totale,  e  come  la  sua 
altezza  fosse  cinque  volte  maggiore  di  quelle  osservate  in  quel  giorno  a  pieno 
sole,  e  come  quelle  vedute  anche  in  pieno  sole,  apparissero  tutte  ben  più  alte 
durante  la  totalità  ;  ora  aggiungeremo  che  anche  in  larghezza  le  protuberanze 
vedute  durante  l'eclisse  sorpassavano  le  corrispondenti  osservate  in  pieno  sole, 
e  più  del  doppio.  Tali  differenze  sono  dell'ordine  di  quelle  da  noi  trovate  in 
altri  eclissi,  e  confermano  il  fatto,  che  cioè  allo  spettroscopio  noi  non  vediamo 


—  503  — 

che  la  parte  interna,  dirò  così  l'ossatura,  di  una  protuberanza,  mentre  l'invo- 
lucro esteriore  più  largo  assai  ed  alto,  si  rende  solo  visibile  in  occasione  di 
eclissi  totali.  Il  materiale  delle  protuberanze  sorpassando  certi  limiti  di  altezza 
rispetto  alla  cromosfera,  si  raffredderà  rapidamente  arrivando  a  farsi  solido 
specialmente  nelle  parti  più  elevate,  per  modo  che  quel  materiale  non  rie- 
scirà  più  visibile  colla  osservazione  spettrale.  Quelle  protuberanze  poi,  e  finora 
sono  le  più  alte,  di  cui  non  si  ha  traccia  allo  spettroscopio,  mentre  così  bene 
osservansi  anche  ad  occhio  nudo  durante  un  eclisse  totale,  io  ritengo  altro 
non  siano,  che  materie  solide  sospese  a  grande  altezza  nell'atmosfera  solare, 
sulle  quali  proiettandosi  il  disco  lunare  ne  nasce  l'apparenza  di  protuberanze, 
come  le  intendiamo  ordinariamente,  cioè  oggetti  attaccati  o  sfilanti  dalla 
cromosfera,  mentre  in  realtà  possono  essere  intieramente  staccati  e  intiera- 
mente molto  distanti  dalla  superficie  del  sole,  come  il  pennacchio  argenteo 
veduto,  da  me  pure,  durante  l'eclisse  del  1882,  e  che  aveva  la  forma  di 
una  cometa. 

«  Le  cose  più  importanti  osservate  durante  la  totalità  di  quest'ultimo 
eclisse  stavano  nell'emisfero  australe  del  sole,  e  ciò  sembrami  importante  di 
fare  rimarcare  che  sta  in  relazione  col  risultato  da  me  ottenuto  colle  ordi- 
narie continue  osservazioni,  che  cioè  allora  come  oggi  la  maggiore  attività 
solare  si  è  manifestata  quasi  costantemente  nell'emisfero  australe  del  sole  ; 
così  dicasi  della  corona,  la  cui  estensione  fu  più  grande  al  sud  che  al  nord 
dell'equatore  (')•  Ciò  mi  sembra  di  una  grande  importanza,  perchè  collega 
assieme  i  fenomeni  coronali,  quelli  della  cromosfera  e  fotosfera  e  quelli  più 
straordinari,  che  in  seno  all'atmosfera  solare  possiamo  vedere  solamente  a 
sole  totalmente  eclissato. 

«  Il  sig.  Handrikof  nota  poi  in  fine  della  sua  Memoria,  come  essendo 
allora  vicini  al  minimo  delle  macchie  solari,  si  dovesse  attendere  una  scarsa 
comparsa  di  protuberanze  durante  l'eclisse  totale  dell'agosto  1887,  ed  aven- 
done invece  veduto  parecchie  e  molto  grandi,  esso  conchiude  che  ciò  forma 
la  contraddizione  della  relazione,  che  dovrebbe  esistere  fra  macchie  e  protu- 
beranze. Duolmi  che  il  gentilissimo  sig.  Handrikof  non  abbia  avuto  occasione 
di  fermare  l'attenzione  sua  sulle  numerose  serie  di  osservazioni  solari  da  me 
pubblicate,  perchè  si  sarebbe  facilmente  convinto,  che  la  relazione  fra  i  due 
fenomeni  nel  senso  da  lui  considerato  noi  non  l'ammettiamo,  e  che  appunto 
abbiamo  già  osservazioni  a  migliaja,  che  dimostrano  come  certi  massimi  nel 
fenomeno  delle  protuberanze  avvengono  in  regioni  solari,  ove  uè  macchie  né 
fori  si  presentano  mai.  Non  bisogna  confondere  il  fenomeno  generale  delle 
protuberanze  idrogeniche  con  quelle  protuberanze,  che  d'ordinario  sogliono 
accompagnare  i  gruppi  delle  macchie.  D'altra  parte  non  neghiamo,  che  una 
relazione   esista    fra    i   diversi   fenomeni,   che   anzi    abbiamo    contribuito   a 

(])  Montly  Notices.  London,  February  1888. 


—  504  — 

dimostrarla,  ina  bisogna  bene  intenderla  in  un  senso  largo,  cioè  nel  senso  che 
nell'epoca  della  maggiore  attività  solare  come  si  hanno  molte  e  grandi  mac- 
chie si  presentano  anche  molte  e  grandi  protuberanze,  mentre  le  vere  epoche 
dei  rispettivi  massimi  assoluti  non  vanno  rigorosamente  di  accordo,  perchè 
le  osservazioni  finora  raccolte  fanno  vedere  ad  esempio,  che  il  maximum 
delle  protuberanze  segue  il  maximum  delle  macchie,  ciò  che  si  è  notato 
anche  per  le  aurore  polari.  Ma  poi  vi  è  un'altra  considerazione  da  fare,  ed 
è  che  le  osservazioni  di  eclissi  totali  di  sole  sono  troppo  rare,  mentre  per 
ben  giudicare  dei  rapporti  fra  i  fenomeni  che  di  giorno  in  giorno  andiamo 
osservando  nel  sole  e  quelli  visibili  a  sole  eclissato,  occorrerebbe  un  eclisse 
totale  per  giorno,  mentre  un  tale  fenomeno  si  ripete  a  lunghi  intervalli  di 
tempo.  Solo  dopo  molte  osservazioni  si  potrà  stabilire  l'importanza  di  ciò 
che  spetta  ad  un  dato  eclisse  in  rapporto  alla  attività  solare,  mentre  oggi 
tutto  si  confonde  assieme  sotto  il  nome  di  protuberanze.  Così  mentre  noi 
abbiamo  ragione  nel  dire,  che  nel  giorno  dell'eclisse  dell'agosto  1887  al  bordo  W 
del  sole  non  vi  erano  protuberanze,  il  sig.  Handrikof  ha  pure  ragione  nel  dire, 
che  in  quello  stesso  giorno  allo  stesso  posto  osservò  una  stupenda  serie  di 
protuberanze  per  il  fatto,  che  l'osservazione  sua  corrisponde  a  sole  totalmente 
eclissato,  mentre  a  Roma  e  Palermo  si  osservava  a  sole  pieno. 

«  La  parola  dunque  protuberanza  può  in  questi  casi  avere  l'identico  si- 
gnificato per  i  diversi  osservatori  ?  Noi  crediamo  di  no.  Bisogna  dunque  con- 
chiudere, che  vi  è  ancora  molto  da  studiare,  e  bisogna  augurarsi,  che  in 
avvenire  vi  siano  molti,  i  quali  a  somigliarf/a  del  sig.  Handrikof,  abbiano  la 
premura  di  recarsi  in  lontani  paesi  per  osservare  astronomicamente  gli  eclissi 
totali  di  sole,  accettando  una  distribuzione  di  stazioni  senza  riguardo  alcuno 
alle  comodità  personali,  ma  solo  stabilita  in  vista  della  maggioro  probabilità 
di  riescita  dell'osservazione  ». 

Astronomia.  —  Osservazione  del  pianeta  (275)  e  della  cometa 
Saiverthal.  Nota  di  E.  Millosevich,  presentata  dal  Corrispondente 
P.  Tacchini. 

«  Degli  ultimi  pianetini  scoperti  non  ho  potuto  osservare  che  il  (275) 
come  segue: 

1888  aprile  18.  llh.  47m.  lls.  t.  m.  Roma  (C.  E.) 

a  apparente  12h.  37m.  lls,92  (9.056)  ) 

ò  apparente      +3°.  41'.    58",3   (0.737)) 
«  La  cometa  Sawerthal,  sulla  quale  ha  testé  riferito  il  prof.  Tacchini, 
fu  da  me  riosservata  il  3  maggio,  come  segue: 

1888  maggio  3.  13h.  58»'.  44s.  t.  m.  Roma  (C.  R.) 

a  app  cometa       23h.  30m.  21s,51  (9.  691  n) 

ó  app  cometa  -4-  28°.  13'.    59",0    (0.  760) 


—  505  — 

«  L'astro  conserva  aspetto  interessante,  peraltro  non  vedesi  più  ad  occhio 
nudo.  La  coda,  quasi  disposta  sul  parallelo  e  precedente  il  nucleo,  è  un  og- 
getto delicato,  la  cui  lunghezza  (ampiezza)  può  essere  stimata  da  20'  fino 
a  50',  secondo  lo  stato  del  cielo  e  il  cannocchiale  che  si  adopera  » . 

Astronomia.  —  Elementi  ellittici  di  {264)  Libussa  in  base 
a  due  opposizioni  {1886-87  e  1888).  Nota  di  E.  Millosevich, 
presentata  dal  Socio  P.  Tacchini. 

«  Dell'orbita  ellittica  sulle  osservazioni  della  prima  opposizione  del  pia- 
netino (264)  Libussa  ho  reso  conto  all'Accademia  in  una  mia  Nota  speciale. 
«  Gli  elementi  allora  dedotti  erano  : 

1887.  0  ;  eclittica. 

T  =1887  Gennaio  1,  5  Berlino 
M=    15°  31'  40".5 

«  =334  21     2.5:  riduzione  a  1890.0  =  +     6". 6 
fi  ==    50     5  33.6  »  -\-lU.3 

i   =    10  28  31.9  r,  +0.8 

<p  —      7  33     9 .  1 
fi  =  770".  8262 
(lg  a  =  0.442033) . 
«  I  nuovi  elementi  dall'  insieme  della  prima  e  della  seconda  opposizione 
da  me  dedotti  sono  i  seguenti  : 

1890.  0  ;  eclittica. 

T  =1887  Gennaio  1,  5  Berlino 
M=  13°  38'  1".0 
co  =336  32  17.8 
S}  =  50  6  44.9 
i  =  10  27  23.0 
y  =  7  55  56.6 
fi  =  758".  8083 
(lg  a  =  0.446583) . 

«  I  costanti  per  il  calcolo  delle  coordinate  equatoriali  eliocentriche  sono  : 
Xx  =  [9.9957476]  sen  (116°  10'  40".6  +  v)  r 
p  =  [9.9380602]  sen  (  30  48  43 .  8  +  v)  r 
gl=  [9.7137112]  sen  (  12  43  2h.l-\-v)r. 

«  Riservandomi  di  calcolare   un'effemeride  rigorosa   per  i   confronti  fra 
le  osservazioni  e  il  calcolo  per  l'epoca  della   terza  opposizione,  dò  qui  una 


—  506  — 

piccola  porzione  dell'effemeride  annua,  che  ho  calcolato  per  conto  del  Rechen- 
Institute  di  Berlino  per  il  1889. 

1889  Marzo    22  0h  Berlino:«  =  14h44m17s  ó=  — 10°51\1  lgJ  =  0.372 

Aprile   11 14  31  40  - 10  21, 6  0.344 

Maggio    1  .....  .          14  14  24  -   9  42,  7  0.337 

Maggio  21 13  58  29  —    9  17,9  0.352 

Eq:vero  dell'epoca.     Opposizione  1889  Aprile  26.     Grandezza  12.8. 

«  La  posizione  del  piano,  come  aveva  previsto  fino  dai  primi  saggi  d'orbita, 
si  modificò  di  pochissimo,  mentre  /t  e  n  mutarono  notabilmente. 

«  Non  riferirò  particolari  di  calcolo,  del  resto  notissimi,  coi  quali  pervenni 
ai  migliorati  elementi  ;  basterà  un  fugace  cenno. 

«  Il  pianeta  in  seconda  opposizione  fu  da  me  osservato,  ma  poche  volte, 
fra  1' 8  gennaio  e  il  4  marzo  1888. 

«  Due  osservazioni  fece  il  dott.  Knorre  a  Berlino. 

«  Assunto  un  luogo  normale  della  prima  opposizione  (1886. 20  XII 
12h  Berlino)  e  l'ultima  mia  osservazione  del  1888  4  III,  col  metodo  delle 
variazioni  delle  distanze  e  coi  principi  del  calcolo  delle  probabilità  dedussi 
l'orbita  più  probabile  che  soddisfacesse  all'  insieme  delle  osservazioni  inter- 
medie, mentre  di  necessità  doveva  rappresentare  i  due  luoghi  su  cui  si  obbli- 
gavano a  passare. 

«  I  luoghi  intermedi  vennero  rappresentati  con  lievi  differenze,  come 
appare  dal  seguente  specchietto,  una  piccola  parte  delle  quali  deve  imputarsi 
alle  tavole  logaritmiche,  avendo  usato  tavole  a  sei  figure. 

(20  Die.      1886  12h       Berlino  :  ka  cos  d     0S.00  ;  Jó  +  0".8) 

22  Gen.     1887     0h  »  —0.85  +5.1 

10  Gen.  1888  12h 

18  Gen.  1888  12h 

4  Febbr.  1888,  529572   * 

6  Febbr.  1838,  366284   * 

10  Febbr.  1888  12h 

(  4  Marzo  1888,  352280   » 

«  Il  primo  e  l'ultimo  sono  le  epoche  di  base  del  calcolo  e  l'accordo  altro 
non  prova  ebe  non  vi  sono  errori  di  calcolo. 

«  Alcuni  luoghi  intermedi  sono  normali,  altri  semplici  osservazioni,  a  cui 
peraltro  ho  dato  eguale  peso,  imperocché  il  metodo,  per  natura  sua  eccellente 
per  dare  all'orbita  un  assetto  quasi  completo,  suppone  senza  errore  alcuno  le 
osservazioni  di  base,  una  delle  quali,  la  seconda,  è  isolata,  scelta  peraltro 
perchè  la  estrema. 


-0.29 

+  8.0 

+  0.05 

+  6.0 

+  0.25 

+  4.5 

—  0.15 

+  3.8 

+  0.51 

+  1.5 

—  0.07 

+  0.3) 

—  507  — 

«  Si  potrebbe  ora  migliorare  l'orbita  con  altro  metodo  di  calcolo,  ma 
sarebbe  opportuno  di  confrontare  accuratamente  tutte  le  osservazioni  con  una 
effemeride  rigorosa,  investigare  i  luoghi  delle  stelle  di  confronto  e  formare 
alcuni  luoghi  normali  più  sicuri  ;  tuttavia,  considerando  che  fu  omesso,  come 
doveva  essere  fatto,  il  calcolo  delle  perturbazioni,  poiché  gli  elementi  erano 
ancora  assai  difettosi,  è  meglio  possedere  qualche  osservazione  della  terza  oppo- 
sizione per  l'assetto  finale  degli  elementi,  e  per  preparare,  mercè  il  calcolo 
delle  perturbazioni  speciali,  elementi  osculanti  per  la  quarta  opposizione. 

«  Del  resto  è  fuor  di  dubbio  che  il  pianeta  in  terza  opposizione,  mercè 
gli  elementi  ora  dedotti,  si  troverà  con  facilità  ed  aberrante  di  poco  » . 

Matematica.  —  Una  nuova  applicatone  della  teoria  delle  fun- 
zioni ellittiche  alla  meccanica.  Nota  di  Ernesto  Padova,  presen- 
tata dal  Socio  Dini. 

«  Consideriamo  una  sfera  di  centro  S  obbligata  a  restare  sopra  un  piano 
orizzontale,  sul  quale  può  ruotare  ma  non  strisciare;  in  essa  supponiamo  la 
materia  distribuita  in  modo  che  il  baricentro  sia  in  S  ed  i  momenti  princi- 
pali d' inerzia  sieno  fra  loro  uguali.  Con  A  indichiamo  il  valore  dei  momenti 
d'inerzia  e  con  B  il  punto  di  contatto  della  sfera  e  del  piano.  Supponiamo 
inoltre  che  nel  punto  C  della  sfera  sia  applicata  una  forza  verticale  costante  P, 
e  determiniamo  il  movimento  che  in  queste  condizioni  prende  la  sfera,  che 
inizialmente  era  dotata  di  una  velocità  qualunque  data. 

«  Pongasi  SC  =  s  e  prendasi  la  retta  SC  per  asse  delle  x  ;  per  assi 
delle  y  e  delle  z  prenderemo  due  rette  ortogonali  fra  loro  e  «perpendicolari 
ad  SC  condotte  per  S  .  La  forza  viva  T  del  corpo  sarà  determinata  dalla 
equazione 

2  T  =  M  V2  +  A  w8 , 
ove  M  è  la  massa  della  sfera,  V  la  velocità  di  S  ed  w  la  velocità  angolare 
risultante.  L'asse  della  rotazione   risultante   dovendo   passare   costantemente 
per  B  ,  se  si  scompone  la  velocità  angolare  «  in  due,  una  orizzontale  ed  una 
verticale,  chiamando  a  e  w  le  due  componenti,  è  evidente  che  sarà 

V2  =  R2  g2     ,     w2  =  a2  -f  m2 
se  R  è  il  raggio  della  sfera.  Sieno  ora  al ,  a.2 ,  or3  ;  fi,  ,  fi2 ,  fi3  ;  Yl  ,  Ys  -  Yz   l 
coseni  degli  angoli  che  la  verticale  e  due  orizzontali  perpendicolari  fra  loro 
fanno  cogli  assi  mobili  S  x  y  z ,  e,  seguendo  l'ordinaria  notazione  di  Lagrauge, 
indichiamo  con  un  accento  le  derivate  prese  rapporto  al  tempo,  avremo 
e*  =  (*'i  fiy  +  cc\  fi,  +  a'-3  fa)*  +  (a\  Yl  +  a'.2  y,  -f  «'3  y3Y  = 

=  a'\  +  a'I  +  a'\  —  a'\  a\-  a'\  a\  —  «'2  «2  -f  2  vi x  «'2  (ft  ft  +  Yì  y2)  + 
+  2  u\  a',  (fi,  fi,  +  Yl  y3)  +  2  a\  a',  (y,  y,  +  fi,  fi,)  =  a'\  +  ct'\  +  a'% 
quindi  sarà 
(1)  2  T  =  (M  R2  +  A)  (al  +  al  -f-  a'\)  -f  A  ro2  . 


—  508  — 
«  Prendiamo   un   sistema   di   coordinate   polari   che   abbia  per  asse  la 
retta  SC ,  si  avrà 

(2)  a'ì  +  «1  +  «1  =  <>'2  +  sen2  &  g>'* . 
«  La  forza  ha  allora  la  funzione  potenziale 

(3)  U  =  —  Ps  cos  &  . 

«  Ciò  posto,  per  trovare  le  funzioni  incognite  del  tempo  m ,  t>  e  y> 
potremo  far  uso  del  principio  di  Hamilton,  osservando  però,  come  ha  fatto 
Lagrange,  che 

dai  ==  — j  Jrpdal-\-q  Sa2  -|~  ''  <?»3  = 

ove  a*!  è  una  rotazione  elementare  attorno  alla  verticale,  p  ,  q  ,r  sono  le  com- 
ponenti della  velocità  angolare  attorno  agli  assi  mobili  ;  le  equazioni  del  moto 
sono  allora 

.V  (f"  (M  R2  -f-  A)  sen'  #  -f- 

Di  queste  si  ha  subito  l' integrale   a*  =  cost  ;  e  se  inoltre  si  osserva  che  è 

~Ò«\        ,  ^«2        ,  ><3 


~ò& 


^<> 


» 


s*      r      \     *      t      i     *      t  \t  ^aì       i  ^>f<2       i  ^«3  \ 

0»,  «',  +  A  «',  +  /fXO  (n  -^  +  e,  -^  +  n  ^r) 

=  sen  #.  <p' , 


^«1  r 

^«2  r 

#2    7T  « 

«3     « 


#i 


,  7)«2        ,  ~Ò«3 


sen  #.  y, 


chiamando  e  la  costante  cui  è  uguale  w  ,  un  altro  integrale  delle  (4)  sarà 

(5)  kc  cos  ih  =  (M  R2  -f  A)  sen2  ih.  y'-f  ^  . 
Un  terzo  integrale  si  ha  dal  principio  delle  forze  vive  ed  è 

(6)  (M  R2  +  A)  (ih'*  -f  sen2  ih  y'2)  -f  2  P.  s  .  sen  ih  =  2  A  . 


—  509  — 

Eliminando  fra  le  (5)  e  (6)  la  y'  si  ha,  coli'  indicare  con  hi ,  Si ,  c2 ,  c3  delle 
nuove  costanti 

(7)  sen2  &.  ih'2  =  (hl-]~2s1  cos  #)  sen2  #  —  (cos  #  -f-  <?2)2  c3 . 

«  Pongasi  cos  &  =  u  e  la  (7)  darà 

_^_ ^ 

"  \/(/h  -\-2slu)(l  —  u%)  —  {u  +  c2f  c-i 

talché  0-  sarà  una  funzione  ellittica  del  tempo.  Dalla  (5)  si  ha  poi 

rfy(MR2-|-A)(l—  u*)  =  zìz(kcu  —  Cy)    ,-— — —        ox  ,    ===== 

per  cui  anche  (p  potrà  considerarsi  come  una  funzione  nota  del  tempo. 
«  Dalle  note  equazioni  di  Poisson 

a\=ra2  —  q  a3   ,   a  2  =  cc3p  —  ax  r   ,   cc3  =  aìq  —  a2  p 
si  deducono  immediatamente  le  relazioni 

p=a1W-^-a'<ia3  —  ct'3a2,  ^  =  «2*^  +  «'3  «1  —  «'i«3,  r=Gr3aj-}-a'i  ^s-  a'«a» 
poiché,  come  è  noto,  si  ha 

crr  =  «!  p  -\-cc%q-\-  a3  r  . 

Possiamo  dunque  dire  che,  trovate  le  vs ,  #  e  y ,  e  quindi  anche  le  a  in 
funzione  del  tempo,  lo  sono  anche  p  ,q  ,r;  e  poiché  delle  equazioni  di  Poisson 
si  ha  la  soluzione  a ,  si  hanno  le  altre  due  §  e  y  con  semplici  quadrature. 
«  Le  coordinate  rjb ,  C&  del  punto  B  nel  piano  orizzontale  si  possono  deter- 
minare osservando  che  quel  punto  è  sempre  sull'asse  istantaneo  e  che  le  sue 
coordinate  rispetto  agli  assi  mobili  sono  R  ax ,  R  «2 »  R  «3  ,  per  cui  si  ha 


dt 
d£b 


dt 


=  —  R  («x  y'i  -f  «2  /2  +  "3  y'z) , 


nelle  quali  i  secondi  membri  sono  funzioni  note  del  tempo  e  così  resta  com- 
pletamente determinato  il  moto  della  sfera  » . 


Matematica.  —  Sulle  forme  appartenenti  all'ottaedro.  Estratto 
di  lettera  diretta  dal  prof.  G.  Pittarelli  al  Socio  Brioschi. 

«  Alle  forme  binarie,  il  cui  4°  armonizzante  è  identicamente  nullo,  vol- 
sero i  loro  studi,  in  diverse  occasioni  e  per  fini  anche  diversi,  matematici 
eminenti:  Schwarz,  Clebsch,  Cayley,  Klein,  Gordan  e  V.  S.,  per  nominar 
quelli  di  cui  lessi  gli  scritti.  V.  S.  poi,  specialmente  nella  Nota  :  Sull'equa- 
zione dell'ottaedro   (Transunti  de' Lincei  voi.  Ili,  1879)   trattò  l'argomento 

Rendiconti.  1888  Vol.  IV,  1°  Sem.  66 


—  510   — 

compiutamente  dal  punto  di  vista  della  teoria  delle  forme.  Intanto,  mi  con- 
cede Ella  chJio  le  comunichi  un'osservazione  appunto  su\Y  ottaedro,  ch'io 
feci  quasi  per  spiegare  a  me  stesso  i  risultati  avuti  da  Lei  ? 

«  L'osservazione  è  questa:  che  la  relazione  unica  esistente  tra  la  forma 
del  sest'ordine  F  rappresentante  l'ottaedro,  il  suo  hessiano  H  =  (FF)2,  il 
covariante  T  =  (FH)!  e  l' unico  invariante  A  =  (FF)6  è  quella  stessa  di  Cayley 
che  passa  tra  le  forme  appartenenti  ad  una  forma  cubica  binaria  qualunque. 
Da  quella  relazione  poi  traggo  in  modo  semplicissimo  le  trasformazioni  dei 

due  differenziali 

(xdx)      (xdx) 

]/¥         pE 

in  differenziali  ellittici  :  la  seconda  delle  quali,  prevista  da  Schwarz,  non  mi 
pare  sia  stata  effettuata. 

«  Sia  f  una  delle  forme  biquadratiche  di  cui  F  è  il  covariante  del  6°  or- 
dine, i  e  j  i  suoi  invarianti,  h  il  suo  hessiano  e  t  il  covariante  di  6°  ordine, 
che  sarà  perciò  eguale  ad  F  :  tutte  le  biquadratiche  aventi  la  detta  proprietà 
saranno  in  numero  semplicemente  infinito  appartenenti  al  fascio  sizigetico 

«  Come  si  possa  trovare  /'  mostrò  Clebsch  nella  Theorle  der  binar en 
Formen,  e  mostrò  anche  V.  S.  nell'altra  Nota  :  Sopra  una  classe  di  forme 
binarie  (Annali  di  Matematica,  serie  2a,  tomo  Vili). 

-  Si  ha  intanto  la  relazione  di  Cayley  tra  le  forme  /,  li,  i,  j,  t  =  F  : 

dove  è  posto,  come  nella   Theorie  ecc., 


Sì  (x,  X)  =  x3  —  —  x  X2  - 


i_„n       2. 
3 


(()  indi     x  =  h     e     X  =  —  f    ossia     xf-\-  Xh  —  f,x  =  0  . 

«  Nella   Theorie  (§  43)  è  poi  provato  che 

H  =  H,8  =  (FF')2  Fx*  BV  =  {tt'f  V  t\l  =-  ~  (ili2  -  W+  f/B)  = 

1    . 

dove  iyx  è  1'  invariante  quadratico  di  fA\  • 

«  Chiamando  J  l' hessiano   di  Sì,  R  il   discriminante   e   Q  il  covariante 
cubico  (in  Clebsch  Jn,  U2,  Q&,  §  41),  si  ha 

Ìa.\  =  —  3J  =  —  3J  (x,  X) , 
dunque 

2)  H  =  H^^(A,-/)  =  ^  =  -ivr. 


—  511  — 

«  Si  ha  pure  (  Theorie,  §  43)  : 

3)  A  =  (FF')«  =  {ttj  =  \(j-  f  )  =  1  R  • 

a  II  precedente  valore  sviluppato  di  H  e  quello  di  A  si  trovano  nella 
Sua  Nota:  Sull'equazione  dell'ottaedro;  e  vi  si  trova  pure  calcolato  il  va- 
lore di  T  =  (FH)1  =  (FH)Fa;5Hir7  (da  Lei  chiamato  0).  E  si  potrebbe  mo- 
strare a  posteriori  che  si  ha  la  relazione  : 

4)  T  =  T£2=-£Q(A,-/)=-f  Q=^>,-r  ; 

ma  questo  risultato  importante   merita  d'esser  trovato   direttamente,  e  forse 
più  presto  di  ciò  che,  per  altro  fine,  si  legge  nella  Theorie  pag.  345  §  88. 
«  Dalla  (2)  si  ha  la  forma  polare 

e  da  questa,  per  y2=Fl=t1 ,  ?j  ,=—¥,=  —t2 ,  e  moltiplicando  per  Fa.3= 
T  =  (FH)F,5IL/  =  ^ 
«  Ma  (Theorie,  pag.  143) 


T  =  (FH) ¥x* Ka<  =  IH  (th) tj K?  +| ^  itf) tj h 


Dunque 


(<A)y*»"=-^ 

www-  ri- 


~4S\V  -oh  ~    7>7a  V/ 


E  ricordando  che 


.        rt       ■„       1/"D12^       D«7)^\ 


se  ne  conclude,  per  la  sostituzione  a),  il  precedente  valore  di  T. 

«  Sostituendo  i  valori  1),  2),  3),  4)  nella  relazione  di  Cayley  esistente 
tra  le  forme  fi,  J,  R  e  Q  : 

5)  2Q2  +  J*  +  K&  =  0 
si  ha  la  : 

6)  36T2-j-18H:?-]-AFl  =  0, 
eh' è  la  relazione  tra  le  forme  F,  H,  A  e  T. 

«  Di  qui  segue  che  la  risoluzione  dell'equazione  del  24°  ordine 

H3 

7)  jfiì^* 


—  512  — 

si  riduce  a  quella  che  fornisce  i  valori  di  x  :  X  per  i  quali  il  fascio  xf-\-  Xh  =  0 
ammette  un  dato  rapporto  anarmonico. 

*  Perchè  infatti  la  7),  per  i  valori  1),  2),  3)  e  per  la  relazione  5),  si 
trasforma  nell'altra 

—  2Q2  =  (l  +  18Ro)J22: 

e  da  questa,  ponendo 

r      fl.        — 6R 

l-fl8Bo' 

si  ha 

(e—  6)Q2  =  3R£-; 

e  questa  equazione,  eseguendo  in  essa  la  sostituzione  a),  diventa  identica  a 
quella  che  fornisce  il  parametro  x  :  /  pel  quale  il  fascio  xf  -J-  Ah  =  0  am- 
mette un  dato  rapporto  anarmonico  a,  essendo  e  legato  a  a  dalla  relazione 
notissima 

o = 2i (iJrlZ^Z-w    ( TheoHe' pag- 172)' 

«  Le  trasformazioni  de'due  differenziali  si  possono  eseguire  così: 

*  I.  -^ — -  .  Ponendo  18B  =  A,  scrivo  la  6)  sotto  la  forma 

8)  2T2  ==  -  H3  —  BF4. 

*  Se  poi  nella  7)  si  pone  in  luogo  del  parametro  q  il  parametro  -ttt  £3, 

lo 

H3 
viene  -jr^j  =  — £3,  ed  in  coordinate  omogenee  £i  :  £ 2  =  £  si  può  porre 

9)  H==  —  &,       B7.F7  =  £2. 
-  Da  8)  e  9)  ricavasi  la  : 


10)  22B6TF3  =V{£l3—h*)£*. 

«  Differenziando  e  componendo  l'espressione  (&/£)  =  £id£2 —  £2^£i  si  ha 


Di  qui 


(ffl)  =  8B3  F3  (!■„•  H^  Hrfa  —  H««  F*5  Fto) 

=  8BTFT(FH)  F*5  H*:  (xdx)  =  8B"Mt  (#<&);. 


(fM==JML  =  4,       (W       ,  lal0). 

|  F         8B3TF3       8B1*     T  t*1  — ssKs 

"Adunque:  il  differenziale      3__     si    trasforma   in  un   dif- 

t  F 

ferenziale  ellittico  con  l'invariante  g2  =  Q. 

(xdx)  H3 

a  II.     4_  •  Per  questo  si  dee  porre  ^7  =  —  £4  ,    ed   in    coordinate 


—  513  - 

omogenee  3  , 

12)  HT  =  £,  ,     BT  F 

«  Con  ciò  la  8)  diviene 


13)  22T  =  y£24— &«  . 
«  Poi  si  ha 

gd$)  =  —  ~  H  4  T  (xdx) ,     dove     j  =  1—1  • 

«  Di  qui  per  la  13) 

,  n  {xdx)  '  f/2*         (§d$) 

14)  4 ' — —       T'     / * 

J/H  6B4     F^4— Sr 

«Adunque,  siccome   osservò  lo  Schwarz:   con   la   trasformazione 

(xdx) 
algebrica  12)  il  differenziale     4_     si  trasforma  in  un  diffe- 

,/H 

renziale  ellittico  appartenente  alla  periferia  della  lemni- 
scata, pel  quale  cioè  è  nullo  l'invariante  g3. 

«  Le  precedenti  trasformazioni  mi  furono  suggerite  dalla  lettura  della 
Nota  del  Klein  :  Binare  Formen  mit  Transformationen  in  neh  (Math.  An- 
nalen,  Bd  IX),    dove  egli  esegue  la  riduzione,  pure  prevista   dallo  Schwarz, 

del  differenziale      B_^'     in  ellittico  con   l' invariante   g2  =  0  ,    essendo   cP  il 

primo  membro  dell'  equazione  dell'icosaedro.  La  sostituzione  da  Lei  adoperata 
pel  primo  differenziale,  si  riduce  a  quella  adoperata  qui,  ponendo  £3  =  t, 
salvo  fattori  numerici  ». 

Fisica.  —  L'isoterma  dei  gas.  Nota  IV  (l)  di  Arnoldo  Violi, 
presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  Temperature  corrispondenti  olle  tre  velocità  molecolari.  Qualche 
anno  fa  occupandomi  della  ricerca  teorica  delle  velocità  molecolari,  indipen- 
dentemente dalle  azioni  interne  dei  gas  (2),   ottenni  le  espressioni 

66)  ^=j/H  (*=£?) 

per  le  velocità  corrispondenti  a  quella  della  media  energia  di  Clausius  e  alla 
più  probabile  di  Maxwell,  e 

67)  u"  ==  |/S7 

per  la  vera  velocità  di    Maxwell,    nelle    quali  H    rappresenta  la    pressione 


0)  V.  p.  316. 

(*)  A.  Violi,  Le  velocità    molecolari  degli   aeriformi.  Nota   pubblicata   negli    Atti 
della  R.  Accademia  dei  Lincei,  voi.    Vili,  dicembre  1883. 


—  514  — 

esterna,  ed  e,  e',  rispettivamente  l'energia  di  traslazione  e  di  moto  proprio 
molecolare,  espresse  da 

e  —  —  ;  e  =  1/5  — 
V  P 

in  funzione  della  temperatura  assoluta  6  e  del  peso  molecolare  p  ;  tantoché 
per  questi  valori  e  quello  di  «  della  51),  essendo  0  =  —  1  -j-  at),  le  espres- 
sioni 66)  e  67)  si  riducono  alle  seguenti  : 


68)  

oppure,    per    il   valore    della    massa    dell'unità    di    volume    del    gas,    dato 

Sp 
da  M  =  ^-  ,  a  quest'altre  due 


69) 


*  =  i/v.h['/.(i  =t  y.)^(i  +  «*)j 


U"  ■  1*3/. 


|/5AH|v,^(i  +  «0| 


«  Al  rapporto  -tt-  fra  l'unità  di  massa  e  la  massa  M  dell'unità  di  vo- 
lume, possiamo  sostituire  l'altro  , — r  fra  il  volume  specifico  molecolare 
e  il  volume  a  t°  del  gas  ;  quindi  le  69)  si  trasformano  in  quest'altre 


tf=j/ty.H|v.a=*w3 


70) 


'-^%"iv.*| 


«  Sostituendo  successivamente  i  valori  di  queste  due  velocità  alla  quan- 
tità u  dell'espressione 

71)  ^-Nìf»a8  =  ~M«2 

òcc  ócc 

nella  quale  Ni  rappresenta  il  numero  delle  molecole  di  massa  m  contenute 
nell'unità  di  volume,  otteniamo 

yM  Mw2  =  3/9«  MH  j3/2(l  =t  Vb)^| 


72) 


Vwm««=v«mhM) 


—  515  — 

La  quantità  5/oa  MH  è  soltanto  dipendente  dalla  pressione  interna  del  gas  ; 

perciò  per 

73)  R  =  3/WMH 

dalle  53)  e  54)  otteniamo 

Ex  (1  -f  ed)  =  y3a  Mw2  =  R  .  7,  (1  rt  y5)  £ 
74) 

Rx  (1  -j-  «0  =  V8at  M?r'  =  R  .  y2  - 

e  dall'espressione  a)  le  due  seguenti,  per  Jh  =  H, 

j H  +  2W=W+^  \  "{ì  ~ b)  (1  +  at)  =  '<' (1  *  Vs)  Ì  R  • 

75) 

iH  +  aw-Ai  +  BOi-ì',(1-*)(1  +  "<)  =  '/'«B- 

-  Nell'equazione  generale  dell'isoterma  è  tacitamente  ammesso  il  con- 
cetto   delle    tre    velocità    molecolari;    perciò    la    quantità    3/2  (1  —  1/a)  —  o 

1'  altra  3/2  —  deve  considerarsi  come  al  divisore  della  quantità  Ri  della  58). 

Allora  sostituendo  al  valore  di  R  delle  75)  quello  di  Rx  della  58)  e  ridu- 
cendo si  hanno  le  equazioni  : 

76) 

<H  4-  - - ì  v(l  +  at)  =  *'/M  1-1 ? ì 

«  Con  queste  due  equazioni,  dedotte  dall'equazione  generale  dell'isoterma 
in  relazione  ai  valori  teorici  delle  velocità  molecolari,  sarà  facile  determi- 
nare le  temperature  a  queste  corrispondenti,  essendo  la  temperatura  una  fun- 
zione della  forza  viva  molecolare. 

«  Ora  qualunque  sia  il  concetto  col  quale  intendiamo  seguire  le  mole- 
cole nel  loro  movimento  di  traslazione,  avremo  sempre  tre  temperature  ri- 
spetto alle  quali  i  movimenti  calorifici  molecolari  saranno  equilibrati  dalla 
pressione  interna  del  gas.  Questa  condizione  sarà  sodisfatta  ponendo  nelle 
76)  H  =  0,  ed  avremo 

T-^7  =  V2(l-V,)^2(l-^-[-«( 
77) 


—  516  — 

e  indicando  con  tx  e  t2  le  temperature  espresse  dalla  prima  di  queste  equa- 
zioni e  con  7  quella  rappresentata  dalla  seconda,  avremo 

ha 
1  -f-  alx 


9£)2(1  —  bf  -j-  a\ 

78)  1  +  a'f  =  6ft|2(l— *)«  +  «( 

2a 


1  +  "^       32>|2(1  —  bY  +  a\ 

«  La  prima  di  queste  espressioni  si  riferisce  alla  somma  dei  movimenti 
calorifici  molecolari  esterni  ed  interni,  cioè  essa  rappresenta  la  temperatura 
alla  quale  un  gas  può  ridursi  liquido  indipendentemente  dalla  pressione 
esterna.  Van  der  Waals,  dalla  sua  equazione  generale,  per  la  stessa  tempe- 
ratura ti  giunge  alla  seguente  espressione  : 

1  _L    , a 

1 -r  afl  —  4b(l  —  b)  (l -{- a) 

«  La  seconda  delle  espressioni  78)  si  riferisce  alla  differenza  dei  movi- 
menti calorifici  molecolari  esterni  ed  interni  ;  e  quindi  con  molta  probabi- 
lità, sta  ad  indicare  quella  temperatura  alla  quale  il  gas,  indipendentemente 
dalla  pressione  esterna,  si  mantiene  in  tale  stato  senza  dissociarsi. 

«  Entro  questi  limiti  dev'esser  naturalmente  compresa  quella  tempera- 
tura alla  quale  i  veri  movimenti  traslatori  delle  molecole  saranno  equili- 
brati dalla  sola  attrazione  molecolare.  Questa  temperatura  è  rappresentata 
dalla  terza  equazione  delle  78),  la  quale  acquista  allora  un  valore  molto 
importante;  poiché  oltre  quella  temperatura  non  essendo  più  possibile  l'equi- 
librio fra  i  movimenti  calorifici  delle  molecole  e  la  loro  rispettiva  attrazione, 
siccome  l'esperienza  c'insegna  che,  indipendentemente  dalla  pressione,  un  li- 
quido può  trasformarsi  in  vapore  ad  una  certa  temperatura,  costante  per 
ogni  liquido,  temperatura  che  Andrews  chiamò  temparatura  critica,  eviden- 
temente essa  è  espressa  dalla  terza  equazione  delle  78)  cioè  da 

V)  l+at  gftj2^  _  by  _|_  flj  . 

«  Van  der  Waals,  per  la  stessa  temperatura  t ,  ottenne  l' espression  e 
un  po'  differente 

-,    ,  7 8a 

"T  276(1  —  b)  (1  -f  a)  ' 

«  Dividendo  la  prima  per  la  terza  delie  78)  si  ha 
l+afc=:5/a(l  +  a7) 
e  invece  delle  espressioni  di  Van  der  Waals  si  ottiene 

l-\-atl=2'l/3i(l-{-cct): 
peraltro  la  differenza  fra  5/e  e  27/3g  non  è  rilevante. 


—  517  — 

«  Punto  critico.  Alla  costante  temperatura  critica  comprimendo  un  gas 
arriveremo  a  liquefarlo,  quando  cioè  il  volume  del  gas  sarà  ridotto  a  quello 
del  liquido  risultante.  Questa  condizione  è  determinata  dalla  II)  per 

79)  Si  4- ^— )2 ^ =  0 

}  c  ^  2(1 -by)    ki -£)(i+ or 

ed  indicando  con  o  il  volume  critico  a  cui  si  ridurrà  il  gas  nell'atto  della 
sua  liquefazione  e  con  H  la  pressione  critica  corrispondente,  avremo  dalla  II) 
per  la  79) 

e  dalla  79),  in  funzione  della  temperatura  critica  1 , 

81)  H=  8a(l-*)* 

ovvero  per  la  V)  le  80)  e  81)  si  riducono  così: 

a 


Vi)  H  = 


18£2  (1  —  bf 


vii)  _=W-^  +  aj 

«  Dunque  il  punto  critico,  ossia  la  temperatura  assoluta  critica,  la  pres- 
sione critica  ed  il  volume  critico  di  un  gas,  è  rappresentato  dal  seguente 
sistema  di  equazioni: 

- 2a 

\-\-at  —  sbp(i  —  b)*+a\ 

82)  H=18*8(l  — *)" 

_      9^)2(1—  bY  +  a\ 
a 
*  Van  der  Waals  ottiene  invece  per  il  punto  critico 

_  —         a  -  Sa 

v  =  M;  H  =  ^5  l^f(t'=21b{l-b)(l+a)- 

«  Con  i  valori  di  a  e  b  ,  alla  pressione  di  0m,76,  dati  dalle  Tab.  Ili  e  I), 
abbiamo  per  l'anidride  carbonica 

1 


129,2 
mentre  dalle  misure  di  Andrews  risulta: 

1 


£  =  29°,4;  H  =  64atm-;  v  =0,00774; 

nisure  di  Andrews  risulta: 

7  =  30°,92  ;  H  =  70alm-  :  v  =  0,0066 

e  di  Van  der  Waals  si  avrebbe 

I  =  32°,5  :  H  =  61atm-  ;  v= 0,0069  = 


151,5' 

e  dalle  formole  di  Van  der  Waals  si  avrebbe 

J_ 
145  ' 

Rendiconti.  1888.  Vol.  IV,  1°  Sem.  67 


—  518  — 
«  Le  differenze  dei  valori  di  1  H  v  da  noi  calcolati  in  confronto  a  quelli 
misurati  da  Andrews  non  possono  spiegarsi  altro  che  riferendosi  a  quella  pic- 
cola quantità  d'aria  che  rendeva  impura  l'anidride  carbonica  sperimentata. 

«  I  gas,  pei  quali  le  costanti  a  e  b  sono  eguali,  cioè  per  quelli  che  han 
lo  stesso  peso  molecolare,  avranno  ancora  un  egual  punto  critico  come  risulta 
dalle  82).  In  questo  caso  si  trovano,  per  esempio,  l'anidride  carbonica  e  il 
protossido  d'azoto,  il  quale  per  le  esperienze  di  Janssen  avrebbe  la  tempe- 
ratura critica  oscillante  fra  36°,3  e  36°, 7.  Questa  temperatura  è  un  po'  su- 
periore a  quella  dell'anidride  carbonica;  ma  forse  tal  differenza  si  potrebbe 
far  sparire  riflettendo  che  il  protossido  d'atoto  studiato  da  Janssen  era  im- 
puro in  proporzione  maggiore  della  anidride  carbonica  dell' Andrews;  ed  inoltre 
il  Janssen  non  tenne  conto  di  alcune  correzioni  da  farsi  ai  risultati  delle  sue 
esperienze,  per  le  deviazioni  della  legge  di  Boyle,  rispetto  al  manometro 
chiuso  adoperato. 

«  Per  un  gas  ideale  rispetto  al  quale,  per  un'estrema  rarefazione,  si  pos- 
sano trascurare  il  volume  specifico  molecolare  e  la  costante  specifica  di  at- 
trazione molecolare,  ossia  per  a  =  0,  b  =  0,  abbiamo  dalla  59) 
83  Hw  =  R0; 

ma  alila  temperatura  critica,  la  80)  confrontata  con  la  59)  ci  dà  pure 

84)  Hy=  1/2  R0 

la  quale,  rispetto  alla  83),  mostra  come  alla  temperatura  e  pressione  cri- 
tica il  volume  del  corpo  è  la  metà  di  quello  che  sarebbe  qualora  esso  se- 
guisse le  leggi  di  Boyle  e  Gay-Lussac.  In  conseguenza  di  ciò  la  densità  è 
naturalmente  raddoppiata  in  confronto  a  quella  che  il  corpo  avrebbe  allo 
stato  di  gas  perfetto;  ossia  al  punto  critico  un  corpo  ha  un  numero  doppio 
di  molecole  di  quelle  che  avrebbe  qualora  nelle  stesse  condizioni  di  tempe- 
ratura, di  pressione  e  di  volume  si  potesse  considerare  come  un  gas  perfetto. 

*  Dalle  espressioni  di  Van  der  Waals  risulta  che  alla  temperatura  e 
pressione  critica  il  volume  del  gas  è  3/8  di  quello  che  sarebbe  allo  stato  di 
gas  perfetto,  cioè  un  valore  un  po'  più  piccolo  di  quello  dato  dalla  84). 

«  Esprimendo  la  temperatura  assoluta,  la  pressione  ed  il  volume  in  parti 
della  temperatura  critica  assoluta,  della  pressione  critica  e  del  volume  cri- 
tico, cioè  ponendo 

H  =  kR ;  1  -f-  at  =  m  (1  -f  ai);  v=nv 
e  sostituendo  questi  valori  nella  59)  otteniamo 

viii)  \k +T-m» =2 

equazione  nella  quale  è  scomparso  tutto  ciò  che  vi  ha  di  specifico  per  un 
dato  corpo.  Questa  è  dunque  l'equazione  generale  dell'isoterma  indipendente 
dalla  natura  dei  corpi,  o,  secondo  Van  der  Waals.  l'equazione  ridotta  del- 
l'isoterma, e  forma  quindi  lo  scheletro  molecolare. 


—  519  — 
»  Per  l'isoterma    ridotta,    Van  dei-  Waals  ottiene  l'equazione   alquanto 


diversa 


(*  +  |)'(3*-l)  =  8« 


«  Dalle  esperienze  di  Cailletet  e  Arnagat,  sulla  compressibilità  dei  gas 
ad  altissime  pressioni  e  temperature  superiori  alla  critica,  risulta  che  il  pro- 
dotto della  pressione  per  il  volume  del  gas  diminuisce  con  le  crescenti  pres- 
sioni, arriva  ad  un  minimo  e  poi  cresce  indefinitamente  passando  pel  valore 
iniziale:  sola  eccezione  mostra  l'idrogeno  per  il  quale  non  si  ha  minimo. 

«  Ora  l'espressione  III)  conferma  pienamente  quanto  indica  l'esperienza 
sulla  compressibilità  dei  gas;  la  condizione  del  minimo  valore  della  com- 
pressibilità è  rappresentata,  in  funzione  della  pressione  e  della  temperatura, 
dalla  79),  la  quale  risoluta  ci  dà  la  81),  cioè  la  pressione  H  alla  quale  si 
verifica  per  la  temperatura  t . 

«  La  III)  per  i  valori  riferiti  al  segno  positivo  del  radicale  indica  come 
la  compressibilità  diminuisce  regolarmente  con  l'aumento  della  pressione;  e 
raggiunge  il  minimo  valore  per 

espressione  identica  alla  84);    ossia    il  minimo    valore  della  compressibilità 
dei  gas  corrisponde  perfettamente  alla  compressibilità  del  punto  critico. 

«  Una  volta  raggiunto  il  minimo  valore  la  curva  della  compressibilità 
devierà  simmetricamente  al  primo  ramo;  e  per  conseguenza  per  un  certo 
volume  e  una  certa  pressione  ripasserà  pel  valore  iniziale.  Questa  condizione 
è  espressa  dalla  curva  che  rappresenta  i  valori  di  segno  negativo  del  radi- 
cale. E  qui  è  opportuno  ricordare  che  l'espressione  III)  darà  sempre  un  valor 
minimo,  rispetto  ad  una  data  pressione  e  temperatura,  tutte  le  volte  che  la 
costante  a  è  positiva.  Per  l'idrogeno,  essendo  a  negativa,  non  avremo  minimo, 
come  infatti  l'esperienza  conferma.  Per  la  continuità  del  fenomeno,  a  tem- 
perature superiori  alla  critica,  rappresentato  dalla  III)  è  naturale  la  conclu- 
sione che  vi  è  perfetta  continuità  fra  lo  stato  liquido  e  quello  gassoso. 

«  Riassumendo  brevemente  quanto  abbiamo  esposto,  l'espressione  gene- 
rale I)  comprende  tutti  i  fenomeni  che  si  riferiscono  alla  compressibilità  e 
alla  elasticità  dei  gas.  Il  concetto  delle  tre  velocità  molecolari  rende  per- 
fettamente conto  della  temperatura  critica,  e  conseguentemente  del  punto 
critico.  Inoltre  la  I)  spiega  ancora  il  comportamento  dei  gas  ad  elevate  pres- 
sioni e  temperature  superiori  alla  critica,  il  minimo  di  compressibiltà  e 
l'inversione  della  curva  di  essa  oltre  il  minimo.  Anche  l'espressione  gene- 
rale di  Van  der  Waals  comprende  i  differenti  punti  d'un  tale  ordine  di 
fenomeni;  ma  è  difettosa  in  ciò  che  si  riferisce  alla  variazione  di  tempera- 
tura, la  quale  è  quantità  essenziale  per  la  variazione  della  attrazione  mo- 
lecolare. 


—  520  — 

«  Abbiamo  avuto  occasione  di  rilevare  delle  discordanze  nel  confronto 
fra  i  valori  ricavati  dalle  osservazioni  e  quelli  calcolati.  Ma  ripeto  che  i  ri- 
sultati dell'esperienza  presi  in  esame,  per  alcuni  gas  si  riferiscono  ad  una 
sola  serie  di  osservazioni,  per  altri  a  gas  la  cui  condizione  chimica  non  era 
corrispondente  alla  loro  costituzione  molecolare.  Le  impurità  per  y500  di  aria 
del  proprio  volume  dell'anidride  carbonica  studiata  da  Andrews  e  quella 
di  3,5  %  al  5  %  di  un  gas  estraneo  permanente  nel  protossido  d'azoto  esa- 
minato da  Janssen,  non  sono  davvero  da  trascurare  qualora  si  rifletta  che. 
nella  teoria  esposta,  i  valori  della  costante  specifica  di  attrazione  moleco- 
lare sono  dipendenti  dal  peso  molecolare  relativo.  Ed  oggi  che  la  chimica 
offre  dei  mezzi  sicuri  per  riconoscere  se  un  corpo  è  quale  ce  lo  indica  la 
sua  costituzione  molecolare,  è  da  augurarsi  che  dagli  sperimentatori  si  terrà 
molto  calcolo  di  ciò,  prima  d'intraprendere  lo  studio  di  una  data  serie  di 
fenomeni,  se  non  si  vorranno  moltiplicare  le  difficoltà  per  la  ricerca  delle 
leggi  che,  nella  loro  semplicità,  stabiliscono  un  perfetto  accordo  fra  i  feno- 
meni fisici  e  la  costituzione  molecolare  dei  corpi  ». 


Fisica.  —  Movimenti  delle  polveri  alla  superfìcie  dell'acqua. 
Nota  del  prof.  C.  Marangoni,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

§  1. 

«  Nella  precedente  seduta  ho  comunicata,  a  questa  onorevole  Accademia, 
una  Memoria  sulle  attrazioni  e  ripulsioni  capillari,  nella  quale  sono  ve- 
nuto alla  conclusione  che  :  la  componente  orizzontale  della  tensione,  cioè 
l'attrazione  esercitantesi  fra  due  sfere  galleggiaDti  di  raggio  r  è  espressa  da  : 

i'  =  In  re  sen  «  sen  (w  —  0)  sen  /? 
nella  quale  e  è   la    costante,    o   coeflficente    di    capillarità;  co  l'angolo    iot 
(vedi  la  figura)  e  0  l'angolo   di  raccordamelo  del    menisco   colla    superfice 
della  pallina. 

§  2. 

«  Se  sulla  superficie  dell'acqua  si  lasciano  cadere  delle  polveri  sottili  si 

osservano  quattro  casi  :  o  le  polveri 
si  attraggono  e  formano  un  disco,  o  si 
espandono  rapidamente,  o  rimangono 
indifferenti  ove  cadono,  o  si  osser- 
vano dei  movimenti  rotatori  e  tra- 
slatori in  ogni  singolo   frammento. 

«  Alcune  di  queste  apparenze 
dipendono  dalla  teoria  delle  attra- 
zioni e  ripulsioni  capillari;  altri, 
da  differenza  di  tensione  specifica. 

«  La  componente  orizzontale  r, 


"E     -2" 


—  521  — 
dipende  anzitutto   dal    valore  della    risultante   %  della  tensione   sul  cerchio 
d'attacco,  espressa  dalla  [6]: 

%  =  2nrc  sen  «  sen  (w  —  0) 
«  Questa  risultante  può  variare  fra  zero  e  un  valore  massimo. 
«  La  funzione  [6]  è  della  forma 

y  =  sen  w  sen  (w  —  0) 
differenziando  si  ha  : 

_^  =  cos  w  sen  (<»  —  0)  -}-  sen  w  cos  (w  —  B). 
do 

«  Eseguendo  le  riduzioni  ed  uguagliando  a  zero,  si  ha  : 

tang  2w  =  tang  0. 

«  Di  qui,  pel  valore  minimo  di  r  si  ha  : 

2w  —  0  =  0;  quindi  «  =  — 

e  per  il  valore  massimo  di  %  : 

,     0 

2eo  —  0  =  180°  ;  quindi  a  =  90°  +  y. 

«  Se  l'angolo  di  raccordamene  è  piccolissimo  si  può  ritenere  che  il 
valore  minimo  di  %  corrisponde  all'incirca  al  caso  di  una  sfera  totalmente 
emersa  o  totalmente  sommersa,  cioè  tangente  la  superfice  del  liquido  nel  punto 
più  basso  o  più  alto;  e  che  il  massimo  valore  di  r  si  ha  quando  la  sfera 
è  immersa  quasi  per  metà. 

«  Cercai  di  verificare  questi  risultati  facendo  galleggiare  nell'acqua  due 
palline  cave  di  vetro,  aperte  in  alto,  come  sarebbero  due  serbatoi  da  termo- 
metro. Il  diametro  esterno  delle  palline  era  di  millimetri  16.  Introducendo 
dei  pallini  di  piombo,  in  modo  da  fare  immergere  le  palline  di  vetro  quasi 
per  metà,  esse  si  attiravano  vivamente  quando  erano  vicine  ;  e,  tenen- 
done una  fissa,  per  staccare  l'altra  occorreva  la  forza  di  mg.  120.  Quando 
le  palline  erano  immerse  per  circa  s/4  occorreva  nemmeno  la  metà  di  detta 
forza  ;  e  quando  le  palline  erano  quasi  sommerse,  esse  non  mostravano  più 
attrazione  sensibile. 

§  3. 

«  Ed  ora  riassumiamo  i  fatti  osservati  sulle  polveri  : 

«  1°  Gruppo.  Polveri  che  si  contraggono  sull'acqua:  litargirio,  cinabro, 
polveri  metalliche,  carbone  di  bossolo,  carbone  animale. 

«  2°  Gruppo.  Polveri  che  si  espandono  sull'acqua  :  rena  di  mare,  cenere 
del  Vesuvio,  cinabrese,  farina  fossile,  tripolo,  biossido  di  manganese,  amido, 
limatura  di  midollo  di  sambuco,  acido  tannico,  panamina  e  saponina  in  polvere. 

«  3°  Gruppo.  Polveri  indifferenti  :  licopodio,  limatura  di  sughero,  ra- 
schiatura di  cera  gialla,  di  spermaceto,  cromato  di  piombo,  rena  di  Fontai- 
nebleau,  oro  musivo,  indaco. 


—  522  — 

«  4°  Gruppo.  Polveri  che  si  mostrano  in  continuo  moto  di  rotazione  e 
traslazione  :  raschiatura  di  canfora,  violetto  di  Hoffmann,  sapone,  panamina 
in  pani,  belzuino,  gomma  mirra,  sugo  di  liquirizia,  acido  pirogallico,  assa  fe- 
tida, acido  gallico,  acido  poligallico,  solfato  di  chinina.  Delle  listerelle  di 
carta  imbrattate  in  un  angolo  col  balsamo  del  Canada,  corrono  nell'acqua 
come  le  foglie  fresche  dello  Sehinus  molle. 

«  Le  polveri  del  primo  gruppo  si  attraggono,  perchè  i  loro  granelli  sono 
tutti  bagnati  (carbone)  o  non  sono  bagnati  (polveri  metalliche).  Esse  si  at- 
tirano maggiormente  quanto  più  son  dense,  perchè  allora  w  si  avvicina  al 
valore  che  dà  il  massimo  di  r.  È  per  questo  che  mettendo  della  fina  polvere 
di  bronzo  sull'acqua,  ed  intingendovi  la  penna,  si  scrive  in  oro  sulla  carta, 
tanto  si  attraggono  fortemente  le  particelle  di  ottone  per  effetto  dei  menischi. 
«  Se  si  mescolano  delle  polveri  che  si  bagnano  ad  altre  che  non  si  ba- 
gnano, si  osserva  ripulsione  tra  le  polveri  eterogenee,  come  vuole  la  teoria. 
«  Ma  perchè  le  polveri  più  dense  possano  galleggiare,  è  necessario  uno 
strato  gassoso  attorno  ai  granelli  ;  se  queste  polveri  si  fauno  riscaldare, 
messe  sull'acqua  cadono  in  fondo. 

«  Le  polveri  del  secondo  gruppo  si  espandono,  o  perchè  hanno  un  velo  unto 
attorno  ai  granelli,  il  quale  gode  di  una  tensione  minore  dell'acqua,  ovvero 
perchè  la  polvere  si  scioglie  e  fa  diminuire  la  tensione  dell'acqua,  come 
l'acido  tannico. 

«  Qui  si  rientra  nel  fenomeno  dell'espansione  delle  gocce,  da  me  spiegato 
nel  1865  (1).  Infatti,  se  si  lavano  bene  quelle  polveri,  non  si  espandono  più; 
per  lo  contrario,  se  si  stropicciano  tra  le  dita  le  polveri  del  primo  gruppo, 
queste  si  espandono,  a  cagione  del  sevo  cutaneo  che  le  ha  imbrattate.  Dunque 
l'espansione  delle  polveri  è  dovuta  alla  minor  tensione  delle  materie  imbrat- 
tanti rispetto  all'acqua  pura. 

«  Le  polveri  del  terzo  gruppo  si  mostrano  indifferenti,  o  perchè  sfiorano 
la  superfice,  come  il  licopodio,  o  perchè  stanno  quasi  sommerse,  come  il 
pulviscolo  vecchio  alla  superfice  delle  acque  stagnanti. 

-  Il  licopodio,  appena  tocca  la  superfice  dell'acqua,  pare  indifferente. 
Dopo  un  poco  si  inumidisce,  si  bagna  e  mostra  di  attirarsi  bene  ;  tantoché 
si  fa  il  gioco  di  introdurre  la  mano  nell'acqua,  coperta  di  licopodio,  e  di 
estrarla  asciutta.  Arrivata  a  un  massimo,  l'attrazione  reciproca  dei  granelli 
scema  lentamente  (2). 

«  Colla  mia  bilancina  capillare  ho  trovato  che  l'attrazione  del  pulvi- 
scolo di  licopodio  appena  passato  sull'acqua  era  di  mg.  0,07  su  di  un  mil- 
limetro. Dopo  2  giorni  arrivò  al  massimo  di  mg.  4,10.  L'acqua  con  polvere 
di  bronzo  presentava  un'attrazione  di  mg.  1,95.  Di  qui  l'origine  della  ela- 
sticità superficiale. 

f!)  Pavia,  tip.  Fusi.  Ved.  Estratto  N.  Cimento  1870  e  Pogg.  Ann.  1871. 

{•)  Vedi  la  mia  Difesa  .della  teoria  della  elasticità  superficiale.  N.  Cimento  1878. 


—  523 


S  4. 


«.  I  fenomeni  offerti  dai  corpi  del  4°  gruppo  fecero  scervellare  i  fisici 
per  molto  tempo  ;  fu  J.  Thomson  il  primo  a  ricondurli  sulla  buona  strada, 
facendo  intervenire  la  tensione  superficiale,  secondo  il  concetto  del  dott.  Young. 
Ma  fu  poi  il  professore  Van  der  Mensbrugghe,  che  pubblicò  un  accurato  e 
completo  studio  (])  del  fenomeno  in  discorso,  specie  di  quello  della  canfora. 

«  Ecco  la  teoria  di  Mensbrugghe  : 

«  La  tensione  dell'acqua  pura  è  di  mg.  7,5,  quella  dell'acqua  canforata, 
di  mg.  4,5  ;  dunque  un  frammento  di  canfora,  di  forma  irregolare,  tocca 
l'acqua  in  diversi  punti  asimmetrici.  Dalla  parte  ove  sono  più  punti  di  con- 
tatto l'acqua  scema  maggiormente  di  tensione,  e  perciò  la  canfora  è  attirata 
dalla  parte  opposta  ;  inoltre  il  frammento,  per  la  dissimmetria  suddetta,  ruota 
intorno  a  se  stesso.  Posando  sulla  superfice  dell'acqua  un  filo  flessibile  an- 
nodato, in  modo  che  tocchi  dappertutto  il  liquido,  il  Mensbrugghe  osserva 
che  un  frammento  di  canfora  introdottovi,  in  principio  gira  rapidamente  ; 
intanto  il  filo  prende  la  forma  circolare  ;  poi,  a  poco  a  poco,  il  movimento 
scema  finché  cessa  ;  perchè  l'acqua  entro  il  cerchio  è  tutta  canforata.  ■  Se  si 
solleva  in  un  punto  il  filo  si  vede  tutto  il  cerchio  muoversi  dalla  parte  op- 
posta ;  perchè,  dove  si  è  sollevato,  l'acqua  canforata  si  espande  al  di  fuori. 

«  Orbene,  ecco  una  piccola  modificazione  dell'esperimento,  che  da  qualche 
anno  ripeto  in  scuola.  Si  facciano  cadere  sul  vaso  a  trabocco  del  professore 
Pisati  (2),  dei  minuzzoli  di  canfora,  rischiandola  colla  punta  di  un  temperino. 
Intanto  che  i  frammenti  girano  si  faccia  cadere  sull'acqua  poca  polvere  di 
licopodio  con  uno  staccio  a  velo.  Si  osserverà  : 

"1°  Che  il  licopodio  è  scacciato  dalla  canfora  ed  intorno  a  ciascun 
frammento  si  forma  un  cerchio  di  acqua  pulita  contornato  da  licopodio  sti- 
pato, e  il  frammento  vi  ruota  nel  centro  come  una  girandola. 

«  2°  Seguitando  a  far  cadere  il  licopodio,  questo  si  proietta  nella  dire- 
zione del  raggio  così  velocemente,  che  il  cerchio  apparisce  attraversato  da 
un  gran  numero  di  raggi,  imitanti  la  pioggia  d'oro  dei  fuochi  d'artifizio. 

«  3°  Finalmente,  quando  il  licopodio  è  in  tanta  quantità  da  formare  una 
superfice  continua,  i  frammenti  più  grossi  di  canfora  perdono  quasi  il  moto 
rotatorio  e  acquistano  un  tortuoso  moto  traslatorio. 


0)  Sur  la  tension  super/ideile  des  liquides  etc,  premier  mémoire.  Mémoires  Cou- 
ronnés  de  TAcad.  R.  de  Belgique  1869. 

(2)  Si  può  improvvisare  un  apparato  a  trabocco  posando,  su  due  regoli  appoggiati 
i\  un  catino,  un  piatto  da  tavola  ben  pulito  collo  spirito,  e  versando  ad  ogni  esperienza 
tant'acqua  sul  piatto  che  trabocchi  da  tutte  le  parti.  Così  la  superfice  dell'acqua  riesce 
pulitissima;  condizione  indispensabile  alla  riuscita  dell'esperimento  ;  è  bene  che  il  fondo 
del  piatto  sia  annerito. 


—  524  — 

«  Attorno  ai  frammenti  si  forma  uno  spazio  ovale  senza  licopodio  che 
termina  con  una  coda  tortuosa,  in  direzione  opposta  al  movimento.  Queste 
figure  rammentano  i  citati  cerchi  aperti  del  Mensbrugghe. 

«  I  moti  dei  frammenti  e  di  quelle  ellissi  caudate  rassomigliano  ad  un 
formicolio  di  infusori,  o  ancora  ai  movimenti  degli  spermatozoi. 

«  Hartley  (!),  Stokes  (2)  e  Mensbrugghe  (3)  cercarono  di  spiegare  i  moti 
browniani  colla  semplice  variazione  di  tensione  superficiale.  Chi  sa  che  anche 
i  moti  di  quelle  semplicissime  cellule,  che  si  chiamano  spermatozoi,  non 
sieno  pure  dovuti  a  semplici  variazioni  di  tensione  delle  superaci  di  con- 
tatto di  quelle  cellule  col  mezzo  ambiente  ». 


Fisica.  —  Sulla  influenza  delle  forse  elastiche  nelle  vibrazioni 
trasversali  delle  corde.  Nota  I.  del  prof.  Pietro  Cardani,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

I. 

[ntroduzione. 

«  Il  problema  delle  corde  vibranti  è  stato  largamente  discusso  nel  campo 
matematico,  e  la  verificazione  sperimentale  dei  risultati  del  calcolo  fu  fatta 
per  le  vibrazioni  trasversali  dal  Savart,  nell'intento  di  poter  conoscere  l'in- 
fluenza che  in  tali  vibrazioni  dovevano  avere  le  forze  della  materia;  è  noto 
infatti  che  nel  calcolo  non  si  tiene  conto  di  tali  forze,  considerandosi  i  punti 
materiali  della  corda  vibrante  come  tanti  pendoli  semplici,  e  quindi  era  lo- 
gico supporre  che  i  risultati  della  esperienza  dovessero  alquanto  differire  dai 
risultati  matematici. 

«  Il  numero  N  delle  vibrazioni  trasversali  di  una  corda  di  lunghezza  L, 
come  è  noto,  viene  espresso  dalla  forinola 

N  =  2i 

dove  V  è  la  velocità  di  propagazione  delle  vibrazioni  medesime  ed  il  valore 
di  V  è  dato  teoricamente  dalla  relazione 


V= 


P0 


\       P 

dove  P  è  il  peso  tensore  della  corda,  g  l'accelerazione   dovuta   alla  gravità 
e  p  il  peso  dell'unità  di  lunghezza. 


0)  Proc.  Roy.  Soc.  XXVI,  pp.  137-149. 

(2)  Ibid.  ibid.  pp.  150-152. 

(2)  Bull.  Acad.  E.  de  Belgique,  XLIV,  1877. 


—  525  — 

«  Conosciute  le  quantità  L,  P5jp,  g,  il  Savart  paragonava  1  numero  N 
delle  vibrazioni  così  ottenuto,  col  numero  che  dava  l'esperienza  ed  i  risultati 
per  un  filo  di  rame  il  cui  peso  di  metri  0,0805  era  di  grammi  0,5178  sono 
riassunti  nella  seguente  tabella  : 


p 

N 

N 

V 

V 

calcolato 

dall'esperienze 

teorica 

pratica 

0000 

0 

900 

Metri  0,00 

72,45 

324 

276 

950 

22,20 

76,47 

1295 

552 

1067 

44,40 

85,87 

2913 

828 

1229 

66,60 

98,93 

5178 

1104 

1422 

88,80 

114,47 

8091 

1380 

1659 

111,00 

133,55 

11650 

1656 

1900 

133,20 

152,95 

15858 

1932 

2133 

155,40 

171,71 

20  712 

2208 

2350 

177,60 

189,17 

26214 

2484 

2621 

199,80 

2i0,99 

«  Nella  IV  e  V  colonna  sono  riportate  le  velocità  di  propagazione  delle 
vibrazioni  trasversali  dedotte  dalla  teoria  e  dalle  esperienze  e  se  dalle  cifre 
soprascritte  si  dovesse  giudicare  dell'esattezza  dei  risultati  matematici,  tale 
esattezza  sarebbe  davvero  da  mettersi  in  dubbio  ;  il  Savart  però  seppe  benis- 
simo rilegare  i  risultati  pratici  con  quelli  teorici  mediante  una  relazione 
semplicissima,  cioè 

N  =  \/n-  -f  n? 
dove  N  rappresenta  il  numero  delle  vibrazioni  che  dà  la  corda  realmente,  n 
quello  che  dovrebbe  dare  teoricamente  per  la  tensione  eguale  a  P  ed  iix 
quello  che  dovrebbe  dare  per  le  sole  forze  elastiche,  e  quindi  per  una  ten- 
sione P  eguale  a  zero  ;  ed  il  numero  N  in  tal  modo  calcolato  era  così  poco 
differente  da  quello  ottenuto  dall'esperienza,  da  poter  attribuire  le  divergenze 
agli  errori  di  osservazione. 

«  In  una  breve  Nota  che  segue  la  Memoria  di  Savart,  il  Duhamel  mo- 
strava come  i  risultati  ottenuti  si  potessero  prevedere  dalla  teoria  matema- 
tica, supponendo  di  sostituire  alle  forze  elastiche  una  tensione  della  corda 
tale  da  farle  produrre  un  egual  numero  di  vibrazioni,  per  cui  la  corda  do- 
veva vibrare  come  se  fosse  sottoposta  ad  una  pressione  che  sarebbe  la  somma 
del  peso  realmente  applicato  alla  corda  e  del  peso  ipotetico  che  corrisponde- 
rebbe all'azione  delle  forze  elastiche. 

«  Malgrado  questo  accordo  che  così  risultava  quasi  perfetto  tra  la  teoria 
e  la  pratica,  malgrado  che  le  esperienze  fossero  state  fatte  da  un  tìsico  di 
indubitata  abilità  sperimentale,  specialmente  nell'acustica,  mi  è  sorto  tuttavia 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  68 


—  526  — 
il  dubbio  che  in  tale  questione  i  risultati   ottenuti    dal  Savart   non    fossero 
corrispondenti  allo  scopo  che  egli  si  era  proposto. 

«  ih  noto  infatti  che  le  verghe  elastiche  vibrano  con  leggi  completamente 
differenti  di  quelle  seguite  dalle  corde  elastiche,  e,  come  osserva  il  Savart 
medesimo,  quando  il  filo  metallico  adoperato  vibra  con  una  tensione  nulla, 
esso  si  comporta  realmente  come  una  verga  elastica  ;  per  cui  un  filo  metal- 
lico dovrebbe  dare  sempre  due  suoni  secondo  che  esso  vibri  come  verga  ela- 
stica o  come  corda  ;  il  suono  corrispondente  al  filo  vibrante  come  verga  cresce 
in  altezza  proporzionalmente  al  diametro  del  filo  ed  in  ragione  inversa  del 
quadrato  della  lunghezza  del  filo,  mentre  il  suono  corrispondente  al  filo  vi- 
brante come  corda,  varia  in  altezza  in  ragione  inversa  del  diametro  ed  in 
ragione  inversa  della  semplice  lunghezza  ;  ed  è  facile  comprendere  che  di 
questi  due  suoni  differenti  che  un  filo  metallico  può  rendere,  si  debba  più 
facilmente  ottenere  o  l'uno  o  l'altro,  secondo  che  nelle  condizioni  £perimentali 
il  filo  si  avvicini  di  più  allo  stato  di  verga  elastica  anziché  a  quello  di 
corda  elastica. 

«  Per  verificare  sperimentalmente  se  le  corde  seguano  le  leggi  dedotte 
col  calcolo  e  per  conoscere  quindi  l'influenza  delle  forze  elastiche  sulle  loro 
vibrazioni,  panni  che  il  Savart  avrebbe  dovuto  cercare  di  avvicinarsi  più 
che  fosse  possibile,  alle  condizioni  teoriche  poste  nel  problema  delle  corde 
vibranti  ;  cioè  adoperare  fili  di  grande  lunghezza  e  di  piccolo  diametro  ;  in 
tali  condizioni  doveva  esser  facile  ottenere  il  suono  corrispondente  al  filo 
metallico  vibrante  come  corda,  difficile  ottenere  quello  che  dovrebbe  dare 
vibrando  come  verga  elastica;  mentre,  al  contrario,  con  fili  molto  corti  do- 
vrebbe essere  molto  facile  ottenere  il  suono  corrispondente  ai  fili  vibranti 
come  verghe  elastiche,  anziché  quello  che  dovrebbero  dare  se  vibrassero 
come  corde. 

«  Il  Savart  sperimentò  sopra  fili  molto  corti,  di  soli  8  centimetri,  e, 
come  egli  stesso  dice,  ebbe  la  precauzione  di  applicare  l'archetto  il  più  leg- 
germente possibile,  senza  della  quale  precauzione  poteva  darsi,  specialmente 
con  cariche  poco  considerevoli,  che  la  pressione  dell'archetto  causasse  una 
estensione  del  filo  ed  allora,  per  quanto  piccola  potesse  essere  questa  esten- 
sione, si  otteneva  un  suono  sensibilmente  troppo  grave. 

«  Con  fili  così  corti  e  colla  precauzione  avuta  dal  Savart  nell' applicare 
l'archetto,  è  facile  immaginare  che  il  filo  si  sarà  comportato  come  una  verga 
elastica,  ed  il  Savart,  forse  credendo  che  la  corda  non  potesse  vibrare  che 
in  un  modo  unico,  ha  preso  la  nota  che  otteneva  dal  filo  vibrante  come 
verga  elastica  come  se  fosse  quello  che  doveva  dare  il  filo  vibrando  come 
corda  elastica,  ed  ha  seguito  le  modificazioni  che  a  questa  nota  venivano 
apportate  dalla  pressione  esercitata  sul  filo;  mentre  probabilmente  la  nota 
fondamentale  del  filo  vibrante  come  corda  era  precisamente  quella  nota  più 


»=(!)' 


—  527  — 

bassa,  che  il  Savart  con  ogni  cura  cercava  di  evitare  e  che  credeva  esser 
dovuta  all'estensione  del  filo. 

«  Ho  voluto  per  semplice  curiosità  applicare  ai  fili  adoperati  dal  Savart, 
la  forinola 

7rV     e 

che  dà  il  numero  N  delle  vibrazioni  doppie  di  una  verga  elastica  prismatica 
di  spessore  e  e  di  lunghezza  /,  essendo  V  la  velocità  di  propagazione  delle 
onde  longitudinali  nel  corpo  .adoperato,  la  qual  forinola  dà  le  vibrazioni  di 
una  verga  cilindrica  fissa  alle  due  estremità  sostituendo  allo  spessore  e  la 
quantità  r]/$  dove  r  è  raggio  del  cilindro. 

«  Per  V  ho  presi  i  valori  dati  dal  Wertheim  e  nel  seguente  prospetto 
sono  riassunti  i  valori  ottenuti  dal  Savart  coli' esperienza  e  quelli  da  me 
avuti  applicando  la  forinola  precedente  : 


Peso 

N 

N 

Sostanza 

di  un  metro 
del  filo 

ottenuto 

dalle 

esperienze 

ottenuto 

dalle 
forinole 

1 

v.  d. 

1 

v.  d. 

Rame  .  . 

gr.  G,432 

450 

483 

Ferro  .  . 

4,083 

600 

556 

Acciajo  . 

2,242 

485 

400 

Piombo  . 

11,211 

195 

101 

ed  i  valori  di  N  sono  abbastanza  concordanti,  ove  si  pensi  che  per  determi- 
nare r  ho  dovuto  adoperare  per  i  pesi  specifici  i  numeri  che  si  trovano  nel 
Naccari  e  Bellati,  mentre  i  fili  adoperati  dal  Savart  potevano  avere  pesi 
specifici  alquanto  differenti,  e  la  stessa  osservazione  è  da  ripetersi  per  i  va- 
lori di  V. 

«  Il  lavoro  del  Savart,  malgrado  questa  differenza  nella  nota  fondamen- 
tale presa  come  punto  di  partenza,  nulla  perde  della  sua  importanza  speri- 
mentale, ma  viene  cambiato  lo  scopo  a  cui  mirava  il  lavoro  medesimo  ; 
invece  di  trovare  l'influenza  della  elasticità  nelle  corde  vibranti,  il  Savart 
ha  trovato  l'influenza  della  tensione  nelle  verghe  elastiche  fisse  alle  dite 
estremità;  e  sotto  questo  punto  di  vista  la  relazione   semplicissima  trovata 

dal  Savart 

N  =  ì/n*  +  ^l'- 
indica che  una  verga  elastica  sottoposta  anche  ad  una  tensione  si  comporta 
come  una  corda  elastica,  purché  alla  tensione  che  realmente    si   esercita  su 
di  essa  si  aggiunga  quella  tal  tensione  ipotetica  per  la  quale   si  otterrebbe 


—  528  — 

dalla  verga  elastica  vibrante  come  corda  lo  stesso  numero  di  vibrazioni  che 
essa  dà  quando  vibra  per  le  sole  forze  elastiche  e  quindi  per  una  tensione 
eguale  a  zero. 

«  Le  esperienze  del  Savart  quindi  non  risolvono  il  problema  dell'in- 
fluenza delle  forze  elastiche  sulle  vibrazioni  delle  corde  :  né,  dopo  il  Savart, 
altri  tìsici  si  sono  occupati,  a  quanto  sappia,  di  fare  su  di  esso  studi  ulte- 
riori :  alla  risoluzione  di  questo  problema  mirano  appunto  le  esperienze  che 
imprendo  a  descrivere  ;  le  quali  esperienze  furono  eseguite  nel  R.  Istituto 
Fisico  della  Università  di  Roma. 

IL 

Descrizione  degli  apparecchi. 

«  Per  paragonare  la  velocità  di  propagazione  dell'onde  trasversali  teo- 
rica con  quella  pratica,  era  necessario  poter  apprezzare  col  maggior  rigore 
possibile,  il  numero  delle  vibrazioni  realmente  compiuto  dalla  corda:  per 
tale  determinazione  si  è  finora  adoperato  in  quasi  tutte  le  ricerche  di  acu- 
stica il  sonometro,  accordando  dapprima  la  corda  del  sonometro  con  un  dia- 
pason di  cui  si  conosceva  esattamente  il  numero  delle  vibrazioni,  e  poi  os- 
servando quale  parte  di  questa  corda  rendeva  un  suono  identico  a  quello 
della  corda  data. 

«  Questo  metodo  però  porta  sempre  nelle  misure  qualche  incertezza, 
sia  perchè  non  è  facile  accordare  rigorosamente  due  corpi  all'unisono,  spe- 
cialmente quando  producono  suoni  di  metallo  differente,  sia  perchè  il  para- 
gone è  fondato  sulla  squisitezza  del  nostro  orecchio  :  un  errore  di  una  vibra- 
zione sopra  cento  era  con  questo  metodo  facile  a  commettersi:  per  cui  ho 
creduto  conveniente  di  abbandonare  questo  metodo,  dove  la  precisione  si  aveva 
dalla  fattura  più  o  meno  perfetta  dell'  organo  dell'  udito  dello  sperimentatore, 
ed  ho  invece  adoperato  il  metodo   stroboscopico  di  Plateau. 

«  Davanti  alla  corda  vibrante  ho  fatto  quindi  girare  un  disco  di  cartone 
sul  quale  ad  eguali  intervalli  erano  praticate  otto  fenditure  :  il  movimento 
di  rotazione  era  impresso  per  mezzo  di  un  buonissimo  roteggio  con  regolatore 
a  palette,  che  dava  una  velocità  sensibilmente  costante. 

«  La  corda  vibrante  era  osservata  sopra  un  fondo  chiaro  omogeneo,  che 
otteneva  illuminando  fortemente  un  foglio  di  carta  oleata  con  una  fiamma  a 
gas,  ed  il  campo  dell'occhio  era  limitato  da  una  fenditura  praticata  in  un  qua- 
drato di  cartone  che  si  poneva  davanti  al  disco  e  vicinissimo  ad  esso,  e  di 
larghezza  eguale  all'intervallo  tra  due  fenditure  del  disco  girante  :  così  quando 
il  disco  girava  rapidamente,  si  vedeva  la  corda  come  se  il  disco  medesimo 
fosse  stato  trasparente  e  se  ne  vedeva  una  parte  di  lunghezza  quasi  eguale 
alla  distanza  tra  due  fenditure  del  disco  specialmente  se  coll'occhio  si  stava 
alquanto  discosti. 


—  529  — 

«  Se  la  corda  si  faceva  vibrare  pizzicandola  nel  mezzo,  ed  il  di- co  aveva 
tale  velocità  che,  mentre  la  corda  compiva  una  vibrazione  doppia,  una  fen- 
ditura del  disco  si  spostasse  di  un  arco  eguale  a  quello  che  lo  separava  dalla 
fenditura  successiva,  l'occhio  doveva  vedere  la  corda  per  le  varie  posizioni 
della  fenditura  in  tutte  le  tasi  del  suo  movimento:  la  corda  presentava  la 
.  forma  di  una  sinusoide,  e  la  lunghezza  dell'onda  che  sembrava  immobile  era 
data  dalla  distanza  tra  le  due  fenditure  del  disco. 

«  Se  la  corda  invece  di  una  vibrazione,  nello  stesso  tempo  avesse  com- 
piute N  vibrazioni,  si  sarebbero  osservate  nella  corda,  attraverso  il  disco,  N 
onde  la  cui  lunghezza  totale  sarebbe  sempre  stata  la  distanza  tra  due  fen- 
diture successive. 

«  Se  la  velocità  di  rotazione  del  disco  fosse  stata  maggiore  di  quella 
necessaria  per  vedere  la  corda,  in  una  data  posizione  delle  fenditure,  sempre 
nella  stessa  fase  di  movimento,  doveva  sembrare  che  le  onde  si  spostassero 
nella  direzione  in  cui  si  muoveva  la  fenditura;  e  se  la  velocità  era  minore 
doveva  sembrare  che  le  onde  si  spostassero  in  direzione  contraria  ;  ed  è  ma- 
nifesto che  se  per  KN  vibrazioni  della  corda,  passassero  N  —  -  fenditure,  si 

avrebbe  uno  spostamento  di  un'onda,  la  quale  onda  risulterebbe  tanto  più 
piccola  quanto  maggiore  è  il  numero  K. 

«  Essendo  in  nostro  arbitrio  la  velocità  ed  il  diametro  del  disco  girante 
ed  il  numero  delle  fenditure,  e  quindi  anche  la  distanza  tra  due  fenditure 
e  la  lunghezza  delle  onde  in  cui  sembra  diviso  il  tratto  della  corda  che  si 
osserva,  potremo  dare  all'apparecchio  quella  sensibilità  che  più  ci  aggrada, 
giacché  nel  solo  caso  in  cui  per  N  K  vibrazioni  della  corda  passino  davanti 
all'occhio  per  la  stessa  posizione  N  fenditure,  vedremo  rigorosamente  la  corda 
immobile  :  altrimenti  la  più  piccola  differenza  ci  sarà  resa  manifesta  dallo 
spostamento  delle  onde. 

«  11  numero  delle  vibrazioni  ci  sarà  dato  moltiplicando  il  numero  delle 
fenditure  che  passano  in  un  secondo,  per  il  numero  delle  onde  che  si  osser- 
vano nella  corda  :  per  cui  la  determinazione  del  numero  delle  vibrazioni  della 
corda  si  riduce  alla  determinazione  esatta  della  velocità  del  disco  nel  mo- 
mento in  cui  le  onde  stanno  rigorosamente  ferme. 

«  Per  poter  poi  apprezzare  con  maggiore  esattezza  la  immobilità  delle 
onde,  ho  adoperato  un  artifìcio  che  mi  ha  dato  nelle  misure  una  costanza 
ammirevole.  Supponiamo  di  dare  al  disco  tale  velocità,  che  mentre  la  corda 
compie  2K-J-1  vibrazioni  passino  davanti  all'occhio  per  la  stessa  posizione 

due  fenditure:  attraverso  una  fenditura  si  vedranno  le  prime  - — -^-    vibra - 

zioni  della  corda  cioè  un  numero  impari  di  mezze  vibrazioni  della  corda,  e  colla 

seconda  fenditura  le  seconde  — -^—    mezze  vibrazioni  della   corda,  cioè  un 


—  530  — 

altro  numero  impari  di  mezze  vibrazioni,  cosicché  avendo  la  corda  com- 
piuto un  numero  impari  di  vibrazioni  semplici  quando  comincia  a  ve- 
dersi colla  seconda  fenditura,  si  vedrà  la  corda  in  una  fase  di  movimento 
opposta  a  quella  in  cui  si  vede  colla  prima  fenditura,  e  così  la  terza  fendi- 
tura farebbe  vedere  la  corda  nella  fase  di  movimento  identica  a  quella  della 
prima,  e  la  quarta  iu  fase  contraria  cioè  identica  a  quella  in  cui  la  corda 
si  vede  attraverso  la  seconda  fenditura  e  così  di  seguito.  L'impressione  che 
si  ottiene  nell'occhio  è  come  se  nella  corda  si  formassero  delle  onde  stazio- 
narie e  per  la  persistenza  delle  immagini  si  vede  la  corda  come  divisa  in 
una  serie  di  nodi  e  ventri. 

«  Il  più  piccolo  spostamento  di  questi  nodi  risulta  evidente,  e  quindi  si 
può  con  tutta  precisione  notare  il  momento  in  cui  essi  stanno  fermi  rigoro- 
samente :  allora  conoscendo  il  numero  delle  fenditure  che  ad  ogni  secondo 
passano  davanti  all'occhio,  cioè  la  velocità  del  disco,  ed  osservando  il  nu- 
mero dei  nodi  che  si  formano  (il  qual  numero  corrisponderebbe  al  numero 
di  vibrazioni  semplici  compiute  dalla  corda  dal  passaggio  di  una  fenditura 
a  quello  della  fenditura  successiva),  si  avrebbe  nel  prodotto,  il  numero  delle 
vibrazioni  semplici  compiute  dalla  corda  in  un  secondo,  e  quindi  anche  il 
numero  delle  vibrazioni  doppie. 

«  Per  conoscere  la  velocità  del  disco  ricorsi  al  metodo  cronografico.  Dal- 
l' asse  di  rotazione  del  disco  partiva,  nella  direzione  di  un  raggio,  un  filo 
metallico  che  veniva  legato  rigidamente  al  disco  medesimo  :  questo  filo  por- 
tava saldata  all'estremità  una  punta  d'acciaio,  a  lama  di  coltello,  affilatissima, 
che  sporgeva  di  circa  2  cm.  dal  bordo  del  disco. 

«  II  disco  girevole  era  per  metà  contenuto  dentro  una  scatola  di  cartone 
prismatica,  nel  cui  fondo  si  metteva  uno  strato  di  mercurio  nel  quale  pescava 
la  punta  di  acciaio  :  la  scatola  era  stata  fatta  così  alta  in  modo  da  racchiu- 
dere metà  del  disco,  per  impedire  che  il  mercurio  venisse  lanciato  lontano 
dall'apparecchio  per  la  velocità  colla  quale  la  punta  di  acciaio  ne  tagliava, 
girando,  la  sua  superficie. 

«  Uno  dei  poli  di  una  batteria  di  sei  elementi  Bunsen  venne  messo  in 
comunicazione  col  mercurio  della  scatola,  mentre  l'asse  del  roteggio  si  fece 
comunicare  coli' altro  polo  della  pila  attraverso  il  circuito  inducente  di  un 
rocchetto  di  Ruhmkorff.  La  punta  di  acciaio  passando  attraverso  il  mercurio  ad 
ogni  giro  chiudeva  per  un  istante  il  circuito  e  corrispondentemente  alla  chiu- 
sura ed  all'  apertura  del  circuito  inducente  si  otteneva  una  corrente  di  in- 
duzione nel  circuito  indotto. 

«  Sopra  delle  lastre  di  ebanite  si  trovavano  isolati  un  cilindro  girante 
sul  quale  si  poneva  la  carta  da  affumicare  ed  un  elettro-diapason  di  Konig 
che  sopra  la  carta  scriveva  le  sue  vibrazioni  ;  il  diapason  eseguiva  100  vibra- 
zioni doppie  al  secondo. 

«  Il  cilindro  era  messo  in  movimento  da  un  roteggio  a  peso  ed  era  dotato 


—  531  — 

di  movimento  elicoidale:  l' elettro-diapason  veniva  eccitato  da  una  pila  Grenet 
e  così,  quando  il  roteggio  funzionava,  il  diapason  scriveva  sulla  carta  le  sue 
vibrazioni  senza  che  potessero  sovrapporsi  per  il  movimento  laterale  da  cui 
era  animato  il  cilindro. 

«  Uno  dei  capi  del  filo  indotto  del  rocchetto  si  fece  comunicare  coli' elet- 
tro-diapason, l'altro  capo  col  roteggio,  e  così  ad  ogni  giro  del  disco  scoccava 
tra  il  diapason  ed  il  cilindro  una  scintilla  che  lasciava  la  propria  impronta 
sulla  carta  affumicata  :  veramente  si  dovevano  ottenere  due  scintille,  una  cor- 
rispondente alla  chiusura  del  circuito  fatta  dalla  punta  di  acciaio,  ed  una 
corrispondente  all'apertura:  ma  la  scintilla  di  chiusura  quasi  sempre  mancava, 
perchè  non  era  sufficiente  a  forare  la  carta,  mentre  la  scintilla  di  apertura 
si  osservava  costantemente. 

*  Contando  le  vibrazioni  tra  due  scintille,  si  otteneva  la  durata  di  un 
giro  del  disco,  e  siccome  si  poteva  con  tutta  comodità  leggere  con  sicurezza 
il  decimo  di  vibrazione,  si  aveva  nella  misura  con  sicurezza  il  millesimo  di 
secondo. 

«  Le  varie  fasi  del  movimento  del  roteggio  si  potevano  così  trascrivere 
in  un  foglio  di  carta  :  le  più  piccole  variazioni  di  velocità  del  disco  venivano 
avvertite  dalla  distanza  delle  scintille,  e  così  potei  constatare  che  il  moto  del 
roteggio,  malgrado  fosse  ottimamente  costruito,  era  tuttavia  molto  variabile  : 
la  qual  cosa  per  le  mie  ricerche  non  avrebbe  avuto  grande  importanza,  se 
avessi  potuto  determinare  la  velocità  del  disco  in  quel  momento  in  cui  le  onde 
si  vedevano  ferme,  giacché  queste  variazioni  di  velocità  del  disco  erano  del 
resto  piccolissime  ed  avvenivano  in  modo  continuo,  per  cui  per  la  durata  di 
due  o  tre  giri  la  velocità  si  poteva  ritenere  con  tutto  rigore  costante. 

«  Per  poter  segnare  sul  cilindro,  dove  il  diapason  scriveva  le  vibrazioni, 
il  momento  preciso  in  cui  le  onde  si  vedevano  ferme,  aggiunsi  una  derivazione 
al  circuito  inducente  del  rocchetto  ed  un  tasto  telegrafico,  in  modo  che  la 
corrente  si  poteva  chiudere  o  dalla  punta  di  acciaio  o  col  tasto  :  così  poteva 
con  esso  far  scoccare  tra  il  diapason  ed  il  cilindro  al  momento  opportuno 
due  o  tre  scintille  vicinissime  e  che  quindi  non  potevano  confondersi  con 
quelle  equidistanti  date  dalla  rotazione  del  disco. 

«  Finalmente  per  completare  la  descrizione  dell'apparecchio  non  mi  rimane 
che  ad  esporre  come  era  costituito  il  sonometro  adoperato. 

«  Esso  era  verticale  ed  era  formato  da  una  grossa  colonna  di  ferro  fissata 
sopra  un  robusto  e  pesante  treppiede  di  ferro.  Alla  parte  superiore  della  colonna 
era  fermata  rigidamente  a  vite  una  grossa  e  larga  sbarra  d'acciaio  la  quale 
portava  all'estremità  un  cuscinetto  pure  di  acciaio  sul  quale  doveva  appog- 
giarsi la  corda  vibrante.  Questo  cuscinetto  lavorato  con  molta  cura  aveva  la 
forma  di  un  piano  inclinato,  cosicché  mentre  era  nettamente  determinato  il 
punto  dove  la  corda  diveniva  libera,  non  vi  era  pericolo  che  la  corda  venisse 


—  532  - 

tagliata  dall'essere  lo  spigolo  dell'acciaio  molto  tagliente.  Prima  del  cuscinetto 
vi  erano  due  serrafili  nei  quali  si  chiudeva  uno  dei  capi  della  corda. 

«  Nella  colonna  del  sonometro  poteva  scorrere  una  seconda  sbarra  di 
acciaio  pure  molto  grossa,  la  quale  poteva  fissarsi  in  varie  posizioni  della 
colonna  con  due  robuste  viti  a  pressione.  All'estremità  portava  due  cuscinetti 
in  acciaio  dei  quali  uno  era  rigidamente  unito  alla  sbarra,  l'altro  mobile  con 
una  vite,  di  modo  che  questi  due  cuscinetti  potevano  portarsi  a  contatto  e 
quindi  chiudere  tra  loro  anche  una  corda  di  diametro  sottilissimo.  Anche 
questi  cuscinetti  furono  lavorati  con  molta  cura  ed  avevano  la  forma  di  due 
piani  inclinati  rovesciati.  Le  basi  di  questi  due  piani  così  capovolti  erano 
esattamente  nel  medesimo  piano. 

«  Si  applicava  alla  corda  il  peso  voluto,  indi  si  avvicinavano  i  cuscinetti 
inferiori  in  modo  da  chiuder  la  corda  così  tesa,  e  si  dava  al  sonometro  tale 
posizione  che  la  corda,  quando  era  chiusa,  si  trovasse  verticale. 

«  Nella  costruzione  del  sonometro  ho  fatto  in  modo  che*  tra  questi  cusci- 
netti e  la  sbarra  di  acciaio  che  li  sosteneva,  vi  fosse  una  lastrina  di  ebanite 
in  modo  che  rimanessero  isolati  e  sopra  di  uno  di  essi  feci  porre  a  vite  un 
serratilo:  così  si  poteva  fare  attraversare  da  una  corrente  elettrica  la  corda 
vibrante,  mettendo  uno  dei  poli  della  pila  in  comunicazione  col  serratilo  del 
cuscinetto  superiore,  e  l'altro  col  Berrafilo  dei  cuscinetti  inferiori:  ed  ho  data 
questa  disposizione  all'apparecchio  pel  caso  che  avessi  creduto,  col  procedere 
del  lavoro,  essere  utile  studiare  anche  l'influenza  della  temperatura  sulla  velo- 
cità di  propagazione  del  suono  nelle  corde  elastiche. 

«  Questa  la  disposizione  generale  degli  apparecchi;  mi  riservoinuna  seconda 
Nota  di  esporre  come  le  esperienze  venivano  fatte  ed  i  primi  risultati  ottenuti  » . 


Fisica  terrestre.  —  Il  terremoto  nel  Vallo  Cosentino  del  3  de- 
cembre  1887.  Nota  del  dott.  G.  Agamennone,  presentata  dal  Corri- 
spondente Tacchini. 

«  Un  mese  e  mezzo  dopo  la  catastrofe  di  Bisignano,  per  incarico  del 
prof.  P.  Tacchini,  direttore  dell'Ufficio  Centrale  di  Meteorologia  e  Geodi- 
namica in  Roma,  mi  recai  nella  Calabria  Citeriore  allo  scopo  di  raccogliere 
ne'  paesi  più  danneggiati  il  più  grande  numero  di  notizie  che  mi  fosse  pos- 
sibile per  lo  studio  di  quel  terremoto.  Una  relazione  più  particolareggiata 
del  medesimo  sarà  fra  poco  pubblicata  negli  annali  della  Meteorologia  Ita- 
liana; ma  intanto  credo  utile  di  affrettarmi  a  rendere  di  pubblica  ragione 
le  conclusioni  più  importanti  a  cui  sono  pervenuto. 

«  Il  recente  sconvolgimento  sismico  che  ha  funestato  il  Vallo  Cosentino, 
è  sotto  moltissimi  aspetti  analogo  a  quello  che  nel  1835,  pure  verso  la  fine 
dell'anno,  scoppiò  tra    Cosenza  e  Bisignano,  producendo  la  totale  distruzione 


—  53:J  — 

di  Castiglione  (').  Se  non  che  questo  terremoto  del  1835  ebbe  una  violenza 
assai  maggiore,  perchè  rese  malconci  non  pochi  paesi  e  riuscì  a  danneggiare 
più  o  meno  fortemente  moltissimi  altri,  tra  cui  lo  stesso  Bisignano.  Nel 
terremoto  del  3  decembre  1887  l'esplosione  è  accaduta  invece  tra  questo 
Comune  e  quello  di  Roggiano,  presso  la  stazione  di  Mongrassano  lungo  la 
linea  ferroviaria  Sibari-Cosenza.  In  tal  modo  il  massimo  scuotimento  ha  col- 
pito la  parte  settentrionale  del  Vallo  ;  e  naturalmente,  a  causa  della  grande 
vicinanza  all'epicentro,  questa  volta  Bisignano  ha  dovuto  subire  l'estrema 
rovina. 

«  Però  la  forza  del  terremoto  è  stata  relativamente  limitata,  qualora  si 
consideri  che  un  altro  solo  paese  (Roggiano)  è  stato  gravemente  danneggiato, 
mentre  altri  a  distanze  quasi  uguali  ed  anche  minori  dall'epicentro  hanno 
sfuggito  il  pericolo.  Se  con  centro  alquanto  ad  est  dalla  stazione  di  Mon- 
grassano, resa  inabitabile  insieme  ad  alcuni  caselli  prossimi,  si  descriva  un 
cerchio  con  raggio  di  circa  dieci  chilometri,  ci  troviamo  ad  aver  racchiusa 
non  solo  l'area  disastrosa,  ma  eziandio  quella  rovinosa,  dando  a  queste  pa- 
role il  significato  ordinariamente  adottato  in  sismologia.  Paesi,  quali  S.  Sofia, 
Tarsia,  S.  Marco,  Luzzi,  Acri,  situati  entro  o  poco  al  di  fuori  della  predetta 
zona,  non  hanno  alcuni  sofferto  che  debolmente,  ed  altri  sono  rimasti  inco- 
lumi; e  la  spiegazione  di  tal  fatto  si  riscontra  in  parte  nella  qualità  più 
resistente  del  suolo  su  cui  si  trovano  costruiti.  Alla  rovina  di  Bisignano  in 
special  modo  ha  contribuito  la  natura  pessima  del  terreno,  costituito  di  sab- 
bie plioceniche  erodibilissime  che  si  sgretolano  col  bastone,  e  la  posizione 
su  di  una  collina  assai  prominente  e  per  di  più  frastagliata  per  la  corrosione 
delle  acque  in  altrettante  radiali  prominenze,  sulle  cui  sottili  creste  si  al- 
lungano i  diversi  rioni. 

«  L'impulso  sismico,  nonostante  i  limitati  disastri  cui  ha  dato  origine, 
si  è  propagato  tuttavia  a  notevole  distanza,  fino  a  Benevento  a  nord-ovest, 
e  fino  a  Reggio  e  Messina  a  sud-sud-ovest  ;  ma  si  è  reso  insensibile  all'uomo 
assai  prima  in  molte  altre  direzioni,  di  guisa  che  gli  estremi  limiti  a  cui  è 
pervenuto  si  possono  ritenere  costituire,  come  una  prima  approssimazione, 
una  ellisse  con  l'asse  maggiore  di  circa  quattrocento  chilometri  in  direzione 
NNW-SSE  e  l'asse  minore  di  lunghezza  circa  metà. 

«  Il  terremoto  di  Bisignano  risultò  di  due  scosse  poderose,  luna  pre- 
valentemente ondulatoria  alle  4h  45m  a.  e  l'altra  eminentemente  sussultoria 
alle  6h  25m  a.,  le  ore  essendo  espresse  in  tempo  medio  di  Roma.  La  prima 
scossa  lesionò  gravemente  la  maggioranza  delle  case,  ma  provocò  la  rovina 
soltanto  di  poche  con  lievi  danni  alle  persone;  la  seconda  invece  compì  l'opera 
devastatrice.  Il  numero  limitatissimo  di  morti  e  feriti  devesi  alla  previdenza 
della  popolazione,  riversatasi  quasi  tutta  nelle  strade  e  nella  campagna  subito 
dopo  la  prima  scossa. 

(!)  Rossi,  Storia  dei  fremitoti  di  Calabria  itegli  anni  1835  e  1836. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  >;'» 


—  534  — 

«  Per  la  troppa  incertezza  nelle  ore  osservate  nelle  diverse  località,  non 
ha  potuto  emergere  una  velocità  media  di  propagazione  da  prendersi  in  serio 
conto. 

«  Le  predette  due  scosse  forti  furono  forse  precedute  poche  ore  prima 
da  qualche  altra  debolissima  ;  e  ne'  giorni  seguenti  non  mancarono  delle  re- 
pliche più  o  meno  leggiere  anche  in  provincie  limitrofe  alla  Calabria  Citra. 

«  Entrambe  le  scosse  ebbero  all'incirca  lo  stesso  epicentro  ed  ebbero 
uguali  limiti  di  propagazione;  ciò  è  risultato  dall'insieme  delle  notizie  che 
io  stesso  ho  potuto  raccogliere  sul  luogo  e  da  quelle  trasmesse  a  questo  Uf- 
ficio. Ma  la  prima  scossa,  pel  suo  carattere  specialmente  ondulatorio  anche 
per  località  prossime  all'epicentro,  deve  essersi  probabilmente  originata  a  de- 
bole profondità;  mentre  la  seconda,  a  causa  del  carattere  sussultorio  bene 
spiccato,  esteso  a  tutta  una  vasta  zona  attorno  all'epicentro,  parrebbe  dover 
essere  provenuta  da  profondità  maggiore. 

«  In  quanto  ai  danni  prodotti  su  i  fabbricati,  risulta  eziandio  dal  pre- 
sente terremoto  come  le  buone  costruzioni  valgano  certamente  ad  attenuare 
i  disastri  e  per  lo  meno  ad  impedire  un  maggior  numero  di  vittime.  Invece 
le  case,  non  ristaurate  convenientemente  in  seguito  all'iugiurie  subite  o  dal 
tempo  o  da  terremoti  antecedenti,  oppure  costruite  con  male  intesa  economia, 
sono  state  in  special  modo  quelle  che  hanno  largamente  contribuito  alla  ca- 
tastrofe, fortunatamente  limitata  a'  soli  danni  materiali  ;  mentre  però,  date 
altre  condizioni  nella  produzione  del  terribile  fenomeno,  avrebbero  potuto 
causare  una  immane  nuova  ecatombe  di  vite  umane,  inutilmente  rimpiante  a 
fatti  compiuti  ». 


Fisica  terrestre. —  Sunto  del  metodo  per  determinare  le  costanti 
della  marea  lunare  con  una  o  due  singole  osservazioni  al  giorno. 
Nota  del  prof.  G.  Grablovitz,  presentata  dal  Corrispondente  P.  Tac- 
chini. 

«  In  apposita  Memoria  destinata  agli  Annali  dell'Ufficio  Centrale  di 
Meteorologia  e  Geodinamica  espongo  anzitutto  le  proprietà  delle  curve  mareo- 
grafìche  trattate  colla  forinola  besseliana  a  4  termini  ;  dopo  avere  accennato 
che  il  3°  e  4°  termine  costituiscono  più  che  altro  un  dettaglio  del  1°  e  2°, 
limito  l'ulteriore  discussione  a  questi  due,  che  bastano  da  sé  soli  a  rappresentare 
i  caratteri  principali  della  marea,  pure  sotto  il  punto  di  vista  teoretico  ge- 
nerale, poiché  il  primo  dà  una  curva  ad  un  massimo  ed  un  minimo  nelle 
24  ore  lunari  ed  il  secondo  due  massimi  e  due  minimi  nello  stesso  inter- 
vallo. Anzi,  siccome  l'elemento  più  importante,  cioè  lo  stabilimento  del  porto 
nel  suo  valore  medio  è   esclusivamente    collegato    al    secondo,  non  tengo  il 


—  535  — 

primo  in  considerazione  se  non  per  la  parte  concernente  l'ineguaglianza  clic 
esso  produce  in  quello. 

«  Pongo  per  base  alle  ulteriori  discussioni  il  fatto,  che  le  altezze  del 
mare  osservate  tutti  i  giorni  ad  uno  stesso  istante  appartengono  ad  altret- 
tanti angoli  orari  della  luna  pressoché,  equidistanti  ed  abbracciane  nel  corso 
d'una  lunazione  l'intiera  periferia  ;  traendo  partito  da  ciò,  espongo  il  metodo 
per  la  ricerca  dello  stabilimento  del  porto,  metodo  che  consiste  nel  ridurre 
i  dati  per  interpolazione  aritmetica  a  24  angoli  esattamente  equidistanti,  e 
sviluppare  lo  stabilimento  del  porto  col  secondo  termine  della  formola 
besseliana. 

«  Un  tal  metodo  suppone  invariabile  il  livello  neutro,  con  che  intendo 
il  livello  dell'istante,  depurato  delle  oscillazioni  della  marea  a  periodo  diurno  ; 
essendo  esso  invece  alquanto  variabile  per  molteplici  cause,  riesce  necessario 
un  corredo  piuttosto  abbondante  d'osservazioni,  perchè  gli  errori  si  elidano 
a  sufficienza. 

«  Ma  per  ottenere  ciò  più  nettamente,  esamino  il  caso  di  due  osserva- 
zioni giornaliere  coll'intervallo  di  6h12m,  cioè  d'un  quarto  di  giornata  lunare 
e  con  una  breve  dimostrazione  giungo  a  concludere  che  gli  errori  riescono 
in  tal  modo  molto  ridotti,  perchè  sparisce  completamente  l'influenza  d'errori 
a  lungo  periodo  e  tutto  si  limita  alle  variazioni  accidentali  che  possono 
avvenire  in  quel  breve  intervallo,  e  che  con  molta  probabilità  in  30  giorni 
si  compensano  soddisfacentemente. 

«  Lo  stesso  metodo  vale  in  pari  tempo  a  determinare  l'ampiezza  media 
della  marea  lunare  ed  il  livello  medio  del  mare  per  la  serie  a  cui  si  rife- 
risce, e  nella  discussione,  tenuto  conto  di  tutte  le  perturbazioni,  si  espongono 
le  condizioni  della  loro  eliminazione.  Dal  che  risulta  che  anche  un  solo  mese 
d'osservazioni  basta  a  dare  valori  abbastanza  prossimi  ai  medi,  fatta  ecce- 
zione per  maree  che  siano  affette  (come  quelle  dell'Adriatico)  da  una  forte 
oscillazione  di  24  ore,  nel  qual  caso  è  necessaria  un'annata  intiera  all'eli- 
minazione della  perturbazione  che  ne  dipende. 

«  Messo  in  pratica  il  metodo  nel  porto  d'Ischia,  ne  ottenni  i  seguenti 
risultati  : 

Epoche  Ampiezza 

<Tosservazione  media 

da  marzo  a  giugno  1885  215" 

gennaio  1888  245 

febbraio  »  257 

marzo  »  236 

«  Il  livello  medio  ha  origine  dal  piano  della  panchina  ;  i  dati  pel  1885 
si  basano  su  una  sola  osservazione  giornaliera,  gli  altri  su  due. 

«  Mentre  la  cognizione  dell'ampiezza  e  dello  stabilimento  del  porto 
porgono  base  alla  ricerca    delle    leggi    di   propagazione   dell'onda-marea,  la 


min 


Ora  lunare 

Livello 

del  porto 

medio 

8h32m 

68.4cm 

8  33 

63.4* 

8  35 

57.2  » 

8  45 

58.1  * 

—  536  — 

determinazione  del  livello  medio  è  atta,  mediante  opportuni  confronti,  a 
rendere  importanti  servigi  ad  altri  rami  della  scienza  e  particolarmente  allo 
studio  dei  bradisismi. 

«  Neil' esporre  questo  metodo  ho  considerato  che  per  la  facilità  dell'im- 
pianto di  scale  mareometriche  e  della  loro  lettura  a  due  istanti  fìssi  del 
giorno,  la  cognizione  delle  principali  costanti  mareometriche  potrebbe  com- 
prendere un  numero  di  punti  di  gran  lunga  superiore  a  quello  che  s'otter- 
terrebbe  dai  mareografi,  i  quali,  se  è  bene  che  funzionino  in  determinati 
punti  principali  per  l'analisi  delle  circostanze  di  dettaglio,  non  possono,  e 
per  le  spese  e  difficoltà  richieste  dal  loro  impianto  e  per  la  loro  manuten- 
zione guidata  da  buoni  criteri  scientifici,  costituire  un  allineamento  troppo 
denso  » . 


Mineralogia.  —  Alcune  nuove  osservazioni  sulle  geoitti  dì 
Montecchio  Maggiore.  Nota  di  Ettore  Artini  0),  presentata  dal 
Socio  Struever. 

«  In  alcuni  recenti  scavi  praticati  a  Montecchio  Maggiore,  oltre  alle 
zeoliti  già  note  e  descritte  per  quella  località,  se  ne  trovarono  due  non  de- 
scritte finora,  cioè  la  Heulandite  e  la  Stilbite.  Veramente  a  pag.  311,  voi.  I, 
dell'opera,  /  tesori  sotterranei  dell'Italia,  di  G.  Jervis,  si  trova  citata  la 
Heulandite  per  Montecchio;  ma  d'altra  parte  Jervis  non  dà  la  fonte  cui  at- 
tinse la  notizia,  e  poi  nò  il  Catullo  (-)  né  il  Zepharovich  (3)  ne  fanno  men- 
zione, né  mi  riuscì  trovare  alcuna  più  recente  Memoria  che  ne  parlasse; 
ad  ogni  modo,  nessuno  al  certo  la  fece  mai  oggetto  di  studio  cristallografico. 

«  La  Stilbite,  che  è  per  sicuro  un  minerale  nuovo  per  Montecchio  Mag- 
giore, si  presenta  piuttosto  raramente,  in  eleganti  fiocchetti  di  colore  bian- 
chissimo, con  perfetta  e  facilissima  sfaldatura,  e  viva  lucentezza  madreper- 
lacea; non  sono  riconoscibili  forme  cristalline  in  tali  piccoli  aggregati,  che 
hanno  al  massimo  la  grandezza  di  un  grano  di  riso,  o  poco  più. 

«  La  Heulandite,  assai  più  frequente,  è  sempre  in  cristalli,  di  gros- 
sezza variabile  da  meno  di  \  mm.  a  2-3  mm.  Osservai  le  forme  : 

(001) ,  (010) ,  (101) ,  (101) ,  (Ilo) .  (Oli) ,  (112)  (<). 


(*)  Lavoro  eseguito  nel  Gabinetto  di  Mineralogia  della  E.  Università  di  Pavia. 

(2)  Elementi  di  Mineralogia.  Padova,  1833. 

(3)  Mineralogisches  Lexicon  fur  das  Kaiserthum  Oesterreieh.  1859. 
(*)  Secondo  l'orientazione  di  Des  Cloizeaux. 


—  537  — 
Tutte  sono  abbastanza  frequenti,  le  prime  quattro  an'zi  sono  costanti  ;  trovai 
le  seguenti  combinazioni: 


I.  (001)  (010)  (101)  (101) 

IL  (001)  (010)  (101)  (101)  (110) 

III.  (001)  (010)  (101)  (101)  (.110)  (Oli) 

IV.  (001)  (010)  (101)  (101)  (110)  (112) 

V.  (001)  (010)  (101)  (101)  (110)  (Oli)  (112) 


Fig. 

Kg. 

Pig. 


Fig.  1. 


Fiff.  2. 


Fifir.  3. 


«  Le  facce  della  (010)  sono  sempre  brillanti,  e  quando  sono  prodotte 
da  sfaldatura,  si  nota  su  di  esse  la  fortissima  lucentezza  madreperlacea  ca- 
ratteristica per  questo  minerale.  Le  (101),  (101)  sono  per  lo  più  brillanti, 
ma  in  alcuni  gruppetti  di  cristalli  si  mostrano  come  corrose  e  a  superficie 
molto  scabra;  la  seconda  è  generalmente  più  sviluppata  della  prima.  Le  facce 
di  (110),  (Oli),  (112)  sono  piuttosto  lucenti,  e  quelle  di  (110)  prendono 
spesso  un  grande  sviluppo. 

«  Tutte  queste  facce  però,  anche  quando  sono  assai  brillanti,  danno  im- 
magini assai  brutte,  multiple  e  diffuse,  come  al  solito  nella  Heulandite  ;  e 
per  questo  mi  limitai  a  misurare  un  numero  esiguo  di   angoli,   unicamente 

per  stabilire  i  simboli  delle  forme.  Trovai: 


Misurato 

Calcol. 

da  Des  Cloizeaux 

010 

ilo 

67.10 

68.2 

67.34 

— 

110 

110 

43.28 

43.56 

001 

101 

66.37 

66.00 

010 

Oli 

49.8 

49.22 

110 

112 

41.11 

41.39 

«  Il  simbolo  della  forma  (112)  è  anche  determinato  dalle  due  zone  [HO.OOT] 
e  [lOl.OlT],  che  verificai  al  goniometro. 

«  I  cristallini  talora  sono  allungati  secondo  l'asse  [//],  qualche  volta 
tabulari  secondo  (010),  ma  i  più  grossi,  belli  e  brillanti,  presentano  quello 
sviluppo  pressoché  uniforme  delle  facce  di  (101),  (101),  (Ilo),  che  fu  osser- 
vato nella  così  detta  Beaumontìte  di  Jone's  Falls  presso  Baltimore,  creduta 


—  538  — 
prima  tetragonale  da  Lévy  ('),  e  oggi  ritenuta  generalmente  come   una  va- 
rietà di  Heulandite. 

«  Se  per  le  proprietà  cristallografiche  è  simile  ad  altre  già  note,  per 
le  proprietà  ottiche  invece  questa  Heulandite  presenta  differenze  grandissime, 
e  degne  veramente  di  nota.  Il  piano  degli  assi  ottisi  e  la  bisettrice  acuta 
sono  qui,  come  al  solito,  normali  alla  faccia  di  sfaldatura  (010);  ma  il  piano 
stesso  non  è  né  parallelo  né  normale  alla  base,  unici  due  casi  registrati  dal 
Des  Cloizeaux  (2)  e  confermati  da  P.  von  Jeremeiew  (3),  A.  Lacroix  (4)  ecc.  ecc. 
In  numerose  lamine  studiate  trovai  che  il  piano  degli  assi  ottici  fa  costan- 
temente un  angolo  di  30°-34°  colla  (001),  restando  sensibilmente  normale 
alla  (101).  Né  riuscii  ad  osservare  alcuna  lamina  in  cui  la  sua  orientazione 
fosse  quella  indicata  dagli  autori  per  la  Heulandite  delle  altre  località.  Non 
rimarcai  nemmeno  quella  fortissima  oscillazione  del  valore  dell'angolo  fra  gli 
assi  ottici  nei  diversi  punti  di  una  stessa  lamina,  benché  una  certa  diffe- 
renza ci  sia,  e  indubbiamente  esista  in  modo  assai  più  sensibile  fra  i  diversi 
cristalli.  In  tre  lamine  di  tre  cristalli  diversi  trovai  nell'aria: 
la  lamina:  2Ea  =  81.14  (Na) 
2a  lamina:  2Ea  =  94.27  (Na) 
3a  lamina  :     2Ea  =  89.54     (Na). 

«  La  differenza,  come  si  vede,  è  assai  forte,  ma  è  notevole  che  il  2Ea 
di  questa  Heulandite  oscilla  entro  limiti  assai  più  elevati  di  quelli  che  sou 
dati  dagli  autori:  infatti  il  Des  Cloizeaux  dà  angoli  vari  che  oscillano  fra  27° 
e  53°,  e  il  Mallard  (5)  non  trovò  mai  che  il  limite  massimo  di  variazione 
oltrepassasse  i  50°.  È  dunque  l'angolo  degli  assi  ottici  maggiore  del  comune 
nella  Heulandite,  e  sembra  essere  intermedio  fra  questo  e  quello  della  va- 
rietà Beaumontite,  il  quale  fu  osservato  da  Des  Cloizeaux  e  W.  Klein  ((i) 
essere  molto  vicino  a  130°.  Del  resto  un  angolo  quasi  altrettanto  grande  era 
già  stato  osservato  sulla  Heulandite  Elbana  (7),  e  precisamente  =  89°  (luce 
gialla):  ma  in  questo  caso  il  piano  degli  assi  ottici  era  normale  alla  (001). 

«  Dove  poi  questa  Heulandite  si  mostra  affatto  lontana  dalle  altre,  si 
è  nella  variazione  delle  proprietà  ottiche  per  effetto  del  riscaldamento.  Primo 
fu  Des  Cloizeaux  a  trovare  che    scaldando    una    lamina    di    Heulandite    fin 


(!)  Compi  Rend.  de  l'Ac.  d.  Se.  1839. 

(2)  Manuel,  p.  425. 

(3)  Ileulandit  aus  dem  Turkestan.  Zeit.  fur  Kryst.  II,  503. 

(4)  Bull,  de  la  Soc.  min.  de  Fr.  1885,  Vili,  321. 

(5)  De  V action  de  la  chaleur  sur  la   Heulandite.   Bull,  de  la    Soc.  minerai,  de 
Fr.  V,  255,  336. 

(6)  Beitràge  zur  Kenntniss  der  optischen  Aenderungen    in   Krystallcn   unter   dem 
Einflusse  der  Erwàrmung.  Zeit.  fiir  Kryst.  IX,  38. 

(7)  F.  Sansoni,  Sulle  zeoliti  delVisola  d'Elba.    Atti    della    Soc.   tose,  di  Se.  natur., 
voi.  IV,  fase.  2°. 


—  539  — 

verso  i  100°,  l'angolo  degli  assi  ottici  va  facendosi  più  acuto,  poi  diventa 
nullo  successivamente  per  i  vari  colori,  e  finalmente  si  aprono  gli  assi  in 
un  piano  normale  al  primo  ;  col  raffreddamento  tornano  alla  posizione  pri- 
miera. Questa  esperienza  fu  ripetuta  da  Mallard  (')  e  da  W.  Klein  con  iden- 
tici risultati  ;  quest'ultimo  poi  operando  sulla  Beaumontite  trovò  che  gli  assi 
ottici  si  avvicinano  bensì,  ma  non  arrivano  ad  unirsi. 

«  Io  scaldai  tre  lamine,  una  dopo  l'altra,  con  precauzione,  fin  verso  i  150°. 
sotto  al  polariscopio,  ma  non  osservai  affatto  un  avvicinamento  dei  due  assi  ; 
anzi  quando  la  temperatura  arrivò  a  un  certo  punto,  li  vidi,  in  tutti  i  casi 
con  identica  maniera,  rapidamente  allargarsi  in  modo  sensibile  ;  e  questa  va- 
riazione, che  io  ritengo  col  Mallard  essere  prodotta  per  la  perdita  di  alcune 
molecole  d'acqua,  è  accompagnata  da  un  impallidimento  degli  anelli  colorati  ; 
non  solo,  ma  dopo  il  raffreddamento  completo,  resta  costante  l'alterazione. 

«  Per  accertarmene  definitivamente,  misurai  in  una  lamina  limpidissima 
l'angolo  degli  assi  ottici,  il  cui  piano  aveva  la  solita  posizione,  e  trovai: 
2Ea  =  92.46   (luce  bianca). 

«  Scaldata  la  lamina  fino  circa  ai  150°,  osservai  il  solito  fenomeno  del- 
l'allontanamento degli  assi,  e  dopo  completo  raffreddamento,  nello  stesso  punto 
della  lamina  misurai  : 

2Ea  =  103.50  (luce  bianca). 

«  A  luce  parallela,  fra  i  nicol  incrociati,  queste  lamine  parallele  a  (010), 
si  mostrano  formate  di  4  settori,  come  già  ebbe  occasione  di  osservare  Mallard  ; 
questi  risultano  evidenti  dalla  diversità  dei  colori  di  polarizzazione  sugli  orli 
della  superficie  di  contatto,  che  è  sempre  curva  e  affatto  irregolare.  Del  resto 
tutti  i  4  settori  hanno  i  rispettivi  piani  degli  assi  ottici  paralleli,  e  quindi 
mi  pare  che  potrebbe  forse  non  trattarsi  di  una  vera  geminazione,  come  in- 
vece sarebbe  quella  osservata  da  F.  J.  Wiik  (2).  Ad  ogni  modo,  questi  cri- 
stalli non  mostrano  struttura  omogenea,  ma,  a  luce  polarizzata,  fanno  vedere 
piuttosto  un  aggregato  di  piccolissimi  individui,  analogamente  a  quanto  av- 
viene per  i  feldspati  triclini,  ciò  che  del  resto  era  tenuto  per  fermo  da 
Breithaupt,  Hessenberg  e  vom  Rath.  Le  stesse  lamine  di  sfaldatura  mostrauo 
qualche  volta  una  struttura  chiaramente  zonata. 

«  Questa  Heulandite  si  trova  in  croste  che  tappezzano  assai  vagamente 
le  cavità  d'un  amigdaloide  nerastro,  e  allora  è  di  colore  lievemente  rossic- 
cio; invece  i  cristallini  più  limpidi,  grossi  e  incolori  si  trovano  isolati  o 
in  piccoli  gruppetti,  nelle  cavità  della  stessa  roccia. 

«  Insieme  alla  Stilb  ite  e  alla  Heulandite  si  trovano  :  brillanti  cristal- 
lini di  Calcite  che  presentano  le  forme  (211),  (101),  (111),  (100),  (3ll),  (223), 


(l)  Loco  citato. 

C'j  Mineralogische  Mittheilungen.  Zeit.  fur  Cryst.  VII,  1S*. 


—  540  — 

(111),  (554),  (110),  (310),  (410),  (301),  (502),  (302),  (312).  (715),  (già  date 
da  Molis,  Lévy  e  Haidinger),  trasparentissimi,  di  colore  giallo-paglia,  talora 
geminati  (111);  numerosi  cristalli  di  Analcime  (211)  (100)  e  di  Apofillile. 

«  Su  quest'ultimo  minerale  stimo  non  inutile  aggiungere  qualche  cosa  a 
quanto  ne  fu  scritto.  Il  dott.  G.  B.  Negri  pubblicò  nel  1886  una  Memoria 
su  questa  Apo  filile  (*),  nella  quale  dice  aver  trovate  le  forme  (100)  (111) 
(001)  (113)  (115);  ma  forse  l'autore  non  sapeva  che  il  Rumpf  aveva,  7  anni 
prima,  studiata  la  stessa  Apofillile  (2),  trovandovi  le  forme  (100),  (001), 
(111),  (9.  9.  10),  (24.  24.  25)  (3)  e  che,  fin  dal  1864,  Schrauf  {*)  aveva  di- 
segnato un  cristallo  del  Vicentino  {Altavilla  !  ?)  della  combinazione  (100) 
(111)  (001)  (210),  assai  analogo  ad  alcuni  di  quelli  che  passerò  poi  a  descri- 
vere. Né  fu  chiarita  dai  suaccennati  autori  la  confusione  che  tuttora  regna 
sulle  località  precise  della  provincia  di  Vicenza  in  cui  questo  minerale  si 
trova.  Il  dott.  Negri  anzi,  a  proposito  dell'  Apo  fili  ite  di  Montecchio  Maggiore, 
cita  il  dott.  Wiser  (5),  il  quale  nella  sua  lettera  nomina  «  Castel  di  Vi- 
cenza » ,  riferendosi  evidentemente  a  Castel  Gomberto,  località  pure  basaltica, 
a  metà  strada  fra  Montecchio  Maggiore  e  Valdagno.  Certo  è  che  nel  Leo- 
nhard  (6)  e  nel  Zepharovich  (7),  per  la  località  «  Castel  Gomberto  »  sono 
citati:  Y Analcime,  la  Celestina  e  YApofillite;  anche  Des  Cloizoauxne  parla  (8); 
ma  a  me  non  consta  che  recentemente  nessun  mineralista  siasi  recato  sul 
sito  per  sciogliere  la  questione,  né  so  se  il  dott.  Negri  abbia  in  mano  le 
prove  sicure  che  le  due  geodi  da  lui  studiate  sieno  veramente  di  Montecchio 
Maggiore  piuttosto  che  di  Castel  Gamberto.  Ad  ogni  maniera  credei  utile 
muovere  la  questione,  affinchè  qualche  mineralista  che  ne  abbia  l'opportunità 
riprenda  con  più  cura  l'argomento,  e  precisi  bene  quello  che  ancora  può  es- 
serci di  dubbio. 

«  L'Apo  filile  che  si  trova  insieme  alla  Heulandite,  non  rassomiglia  che 
mediocremente  a  quella  descritta  dagli  autori  sopra  citati;  si  trovano  talora 

(i)  Atti  del  R.  Istituto  veneto  di  se.  lett.  ed  a.   V.  ser.  6». 

(2)  Ueber  den  Krystalìbau  des  Apophyllits.  Tschermak's  mìnei.  and  petrograph. 
Mittheilungen.  Serie  2a,  1879,  370. 

(3)  Veramente  il  lavoro  del  Rumpf  si  trova  due  volte  nell'elenco  bibliografico  dato 
dal  dott.  Negri  nel  suaccennato  lavoro,  ma  parrebbe  che  l'autore  non  lo  avesse  letto, 
poiché  dice  :  «  per  quanto  egli  sappia,  non  essere  ancora  stata  illustrata  una  specie  mi- 
«  nerale  tanto  importante,  di  Montecchio  Maggiore  »  e  anzi  la  cita  in  modo  curioso  :  ri- 
porta infatti  la  citazione  dello  Zeitschrift  fur  Kryst.  in  questa  maniera  :  «  Ebenda,  S.  369-391  » , 
non  avendo  notato,  come  pare,  che  in  quella  rivista  erano  fatte  prima  altre  recensioni  di 
lavori  pubblicati  nelle  Tschermak's  Min.  Mitth.,  e  nel  suo  elenco  restava  quindi  senza  si- 
gnificato quell'  «  Ebenda  ». 

(4)  Atlas  der  Krystallformen  des  Mineralreiches.  Tav.  XXI,  fig.  3. 

(5)  Neues  Jahrbuch,  1840,  328. 

(6)  Handwórterbuch  der  topographischen  Mineralogie.  Heidelberg,  1843. 
C)  Loco  cit.  13,  27,  117. 

(8)  Loco  cit.  p.  128. 


—  541  — 

dei  cristallini  isolati  o  in  gruppetti  di  2-5,  della  combinazione  (100)  (001)  (111) 
(fig.  4);  questi  cristallini,  di  estrema  piccolezza,   sono    allungati  assai  mar- 
catamente secondo  l'asse  [>],  così  da  assumere    un  elegante 
aspetto  prismatico.   Ma  la   massima  parte  dei   cristalli  sono 
assai  più  grossi,  riuniti  in  numero  vario,  e  sviluppati  egual- 
mente   secondo  i  tre  assi    (fig.  5).    Molte  volte    sono    anche 
questi    della    combinazione   (100)  (111)  (001),  ma  spesso  si 
presentano  facce  di  un  prisma  ottagono, 
facce  che  sono  generalmente  scabre,  ma 
qualche  volta  si  prestano  a  misure  di- 
screte. Dalle  misure  trovai  che  appar- 
tengono al  prisma  (310),  già  noto  per 
l'Apo  fili  ile  in  genere,  ma  nuovo  per  la 
località,  A  questi  cristalli  si  avvicina, 
rio.  4  5.  come  dissi,    il  disegno   dello    Schrauf, 

colla  differenza  che,  invece  della  forma 
(310),  porta  la  (210). 
«  Misurai: 


001  .111 


100  .  310 


Misurato 

Calcol. 

da  Des  Cloizeaux 

60.24 

60.32 

60.31 

— 

18.37 

18.34 

17.50 

— 

«  In  questi  esemplari  di  Beniamine  e  Stilbite  non  mi    riuscì    mai  di 
constatare  la  presenza  della  Natrolite  » . 


Chimica.  —  Ricerche  sull'apiolo.  Nota  I.  di  G.  Ciamician  e 
P.  Silrer,  presentataci  Socio  Cannizzaro. 

-t  In  una  Nota  presentata  a  questa  Accademia  nella  seduta  del  5  feb- 
braio scorso,  abbiamo  brevemente  accennato  agli  studi  da  noi  iniziati  allo 
scopo  di  scovrire  la  natura  chimica  dell' apiolo.  Poco  tempo  dopo  la  nostra 
pubblicazione,  comparve  nei  «  Berichte  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft 
zu  Berlin  »  (fase.  VI,  pag.  1192)  un  lavoro  del  sig.  I.  Ginsberg  sopra  lo 
stesso  argomento,  nel  quale  lavoro  egli  accenna  ad  alcuni  derivati  dell' apiolo 
che  noi  pure  abbiamo  ottenuto.  Questa  spiacevole  coincidenza  ci  obbliga  a 
pubblicare  già  ora  i  risultati  dei  nostri  studi,  affinchè  apparisca  chiara 
la  via  da  noi  fin  qui  percorsa,  che  pure  è  quella  che  noi  intendiamo  prose- 
guire ulteriormente,  perchè  ci  sembra  la  più  adatta  a  condurci  alla  solu- 
zione del  problema  che  ci  siamo  proposti. 

Eendiconti.  1888,  Voi,.  TV,  1°  Sem.  70 


—  542  — 

I.  Comportamento  dell'apiolo  con  la  potassa  alcoolica. 

«  Von  Gerichten  (')  ottenne  trattando  l'apiolo  con  potassa  alcoolica,  un 
nuovo  corpo  cristallizzato  in  squamette,  di  cui  non  determinò  definitivamente 
la  composizione;  noi  abbiamo  perciò  ripetuto  le  sue  esperienze  iniziando  in 
questo  modo  i  nostri  studi  sull'apiolo.  Questo  punto  di  partenza  ci  apparve 
tosto  beue  indovinato,  perchè  la  sostanza  scoperta  da  von  Gerichten  è  un 
isomero  dell'apiolo.  Noi  proponiamo  di  chiamarla  perciò: 

•  «  Isapiolo  ». 

Siamo  ben  lieti  di  poter  constatare  che  anche  il  sig.  Ginsberg  ottenne  nelle 
sue  analisi  numeri  che  conducono  alla  stessa  conchiusione. 

«  Per  preparare  l'isapiolo  si  riscaldano  a  b.  m.  in  un  apparecchio  a  rica- 
dere 25  gr.  di  apiolo  (-)  con  una  soluzione  di  50  gr.  di  potassa  in  250  e.  e. 
d'alcool  assoluto,  per  12  fino  a  15  ore.  Il  liquido  giallo-bruno  ottenuto,  dal 
quale  già  spontaneamente  si  separano  dei  cristalli  dopo  alcune  ore,  venne 
versato,  senza  aspettare  che  si  fosse  del  tutto  raffreddato,  in  un  litro  d'acqua. 
All'intorbidamento  latteo  della  soluzione,  segue  prontamente  la  formazione 
d'un  precipitato,  che  aumenta  coll'agitare,  che  si  fa,  del  liquido,  finche  da 
questo,  che  resta  colorato  in  giallo,  si  è  completamente  separato  il  corpo 
solido.  Si  filtra,  si  secca  il  precipitato  sull'acido  solforico,  lo  si  spreme  fra 
carta  per  liberarlo  da  una  materia  oleosa  che  vi  aderisce  e  lo  si  fa  cristal- 
lizzare dall'alcool  ordinario.  Si  ottengono  in  tal  guisa  tavole  o  squamette  in- 
colore, che  fondono  a  55-56°  e  ritornano  a  solidificarsi  a  46°.  Distillano  a 
pressione  ordinaria  a  803-304°  ed  a  pressione  ridotta  a  33  mm.  a  189°. 

«  Le  analisi  fatte  con  la  sostanza  purificata  per  distillazione  dettero  i 
seguenti  risultati: 

I.     0,2094  gr.  di  sostanza  dettero    0,4966  gr.  di  C02  e  0,1250  gr.  di  ILO. 
IL  0,2036  gr.  »  -        0,4822  gr.  di  CO,  e  0,1172  gr.  di  H,0. 

«  In  100  parti: 

i  il 

C         64,65  64,59 

H  6,63  6,39 

«  Queste  cifre  sono  identiche  a  quelle  che  si  ottengono  analizzando  l'apiolo, 
per  cui  l'isapiolo  può  avere  anch'esso  la  forinola  : 

che  richiede: 

C         64.86 

H  6,31 . 

0)  Bevi.  Ber.  IX,  1177. 

(2)  Proveniente  dalla  fabbrica  di  E.  Merck,  Darmstadt. 


—  548  — 

«  L'isapiolo  è  facilmente  solubile  nell'etere,  nell'etere  acetico,  nell'ace- 
tone, nel  benzolo,  nell'acido  acetico  e  nell'alcool  bollente,  ed  è  insolubile 
nell'acqua  e  del  pari  negli  idrati  e  carbonati  alcalini.  Trattato  su  di  un  vetro 
d'orologio  con  acido  solforico  concentrato,  dà  una  soluzione  rossa  che  diviene 
bruna  e  sporca  col  riscaldamento. 

«  Il  rendimento  di  isapiolo  è  in  media  il  70-75  %  dell'apiolo  impiegato. 
Dalle  acque  madri  alcaline,  acquoso-alcooliche  per  svaporamento,  e  dalla 
carta  che  ha  servito  a  spremere  la  materia  greggia  si  ottiene  un  corpo  il 
quale  trattato  nuovamente  con  potassa  alcoolica,  dà  nuove  quantità  di  cri- 
stalli fusibili  a  55-56°. 

«  L'isapiolo  deve  avere,  come  si  vedrà  più  tardi,  una  formola  non  mi- 
nore di  quella  che  comunemente  si  attribuisce  all'apiolo  (C12  H14  04),  ed  è 
assai  probabilmente  un  isomero  e  non  un  polimero  di  questo,  perchè  gli  si 
accosta  assai  nei  punti  di  fusione  e  di  ebollizione: 

Apiolo  Isapiolo 

Punto  di  fusione 30°  55-56° 

_,     ..    ,.     .   ...  .        (a  pressione  ordinaria     294°  304° 

Punti  di  ebollizione  1QQo 

i  a  33-34  min.       .     .    179°  189° 

«  Noi  abbiamo  studiato  parallelamente  i  prodotti  di  ossidazione  dell'a- 
piolo e  dell'isapiolo  e  di  queste  esperienze  trattano  le  seguenti  pagine. 

«  Né  l'apiolo,  nò  l'isapiolo  danno  composti  con  la  fenilidrazina  e  con 
l'idi-ossilammina. 

IL  Ossidazione  dell'apiolo  col  permanganato  potassico 
in  soluzione  alcalina. 

«  6  gr.  d' apiolo  sospesi  in  600  ce.  d'acqua  bollente,  resa  alcalina  con 
potassa,  vennero  trattati,  agitando  energicamente  il  liquido,  con  una  solu- 
zione di  24  gr.  di  permanganato  potassico  sciolto  in  950  ce.  d'acqua.  L'ossida- 
zione avviene  prontamente  ;  per  ultimo  si  riscalda  il  pallone  per  circa  un'ora 
a  b.  m.  Lasciando  raffreddare,  assieme  al  precipitato  manganico,  si  deposi- 
tano pure  dal  liquido  alcalino,  che  resta  colorato  in  giallo,  piccoli  cristallini 
solubili  nell'etere.  Si  estrae  tutta  la  massa  con  questo  solvente  lino  che  esso 
non  toglie  più  nulla  al  liquido  alcalino  ;  a  questo  scopo  bisogna  ripetere  per 
12-15  volte  l'estrazione.  Il  residuo  ottenuto  dagli  estratti  eterei  è  una  ma- 
teria bianca  e  cristallina,  che  si  lava  sul  filtro  con  etere;  per  liberarla  dal- 
l'apiolo  inalterato  che  contiene,  la  si  scioglie  in  poca  acqua  bollente  e  si 
distilla  con  vapore  acqueo  la  soluzione.  Questa  si  converte  per  raffreddamento 
in  una  massa  semisolida  formata  da  piccole  squamette  bianche  e  splendenti, 
che  dopo  essere  state  seccate  sull'acido  solforico,  vengono  fatte  cristallizzare 
ripetutamente  dal  benzolo  bollente.  Si  ottengono  così  pagliette  di  splendore 
vitreo,  che  fondono  a  122°. 


—  544  — 
Le  analisi  dettero  i  risultati  seguenti,  che  conducono  alle  forinole  : 
«  Ci2  Hu  06  o  Ci2  H16  06  ». 


I. 

0,1952  gr. 

di  sostanza  dettero  0,4032  gr. 

di  C02  e  0,1118  gr.  di  H2  0. 

IL 

0,2402  gr. 

0,4998  gr. 

di  C02  e  0,1386  gr.  di  H2  0. 

III 

,  0,2976  gr. 

r 

0,6156  gr. 

di  C02. 

IV. 

0,2530  gr. 
«  In  100 

parti  : 

0,5238  gr. 

di  C02  e  0,1450  gr.  di  H2  0. 

trovato 

calcolato  per 

i 

II 

in 

IV 

C»j  H16  00             C12  H14  Oj 

C     56,33 

56,74 

56,42 

56,46 

56,25                56,69 

H      6,36 

6,41 

— 

6,37 

6,25                  5,51 

«  Il  nuovo  corpo,  che  fonde  costantemente  a  122°,  è  poco  solubile  nel- 
l'etere, ed  è  solubile  a  caldo  nell'alcool,  nel  benzolo,  nell'etere  acetico  e 
nell'acqua.  Per  raffreddamento  esso  si  separa  quasi  completamente  dalle  sue 
soluzioni  in  tutti  questi  solventi.  Ha  reazione  neutra,  non  si  scioglie  nei 
carbonati  né  negli  idrati  alcalini.  Si  scioglie  nell'acido  solforico  concentrato 
con  colorazione  gialla,  che  per  lieve  riscaldamento  diventa  rossa  e  finalmente 
bruno-sporca. 

«  La  soluzione  alcalina  esaurita  con  etere  nel  modo  ora  descritto,  viene 
filtrata  dagli  ossidi  manganici  e  concentrata  notevolmente.  Essa  contiene  un 
nuovo  acido,  che  si  può  estrarre  acidificando  con  acido  solforico  diluito  ed 
agitando  con  etere.  Si  ottiene,  svaporando  l'etere,  una  materia  cristallina, 
mescolata  ad  una  sostanza  resinosa,  che  ne  rende  difficile  la  purificazione. 
Per  liberarla  da  quest'ultima,  si  digerisce  tutto  il  prodotto  con  poco  etere, 
che  scioglie  principalmente  la  resina.  Il  residuo  cristallino  viene  poi  fatto 
cristallizzare  dall'acqua  bollente  con  aggiunta  di  nero  animale.  Si  ottengono 
così  piccoli  aghetti  bianchi,  che  fondono  a  175°. 

«  Il  nuovo  acido  ha,  come  si  vedrà  più  tardi,  la  forinola: 

«  Ciò  Hio  Oc  - . 
ed  è  identico  al  composto  di  questa  composizione  che  si  ottiene  dali'isapiolo, 
per  ossidazione  col  camaleonte. 

«  L'analisi  dette: 
0,2174  gr.  di  sostanza  dettero  0,4252  gr.  di  C02  e  0,0938  gr.  di  H2  0. 

"In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C10  Hi0  0G 

C         53,34  53,09 

H  4,79  4,43 

«  Impiegando  nell'ossidazione  dell' apiolo  quantità  di  camaleonte  mag- 
giori a  quelle  anzidette  (p.  es.  4  gr.  d'apiolo  e  28  gr.  di  permanganato 
potassico),  non  si  ottiene  più  il  composto  neutro  che  fonde  a  122°,  ma  sola- 
mente piccole  quantità  della  materia   acida.  All'incontro    ossidando    l'apiolo 


—  545  — 

con  camaleonte  in  difetto  (9  gr.  di  apiolo  e  9  gr.  di  permanganato  potassico) 
si  forma  principalmente  il  composto  neutro  e  si  hanno  piccole  traccio  della 
sostanza  acida  molto  impura.  In  quest'ultimo  caso  l'estratto  etereo  del  pro- 
dotto acido  ha  un  forte  odore  d'acido  formico. 

III.  Ossidazione  dell'apiolo  con  bicromato  potassico 
ed  acido  solforico. 

«  Questa  esperienza  venne  di  già  accennata  nella  Nota  preliminare  del 
5  febbraio  scorso.  Ossidando  Tapiolo  con  acido  cromico  sia  in  soluzione  sol- 
forica che  in  soluzione  acetica,  si  ottiene  una  sostanza  neutra,  che  fonde  a 
102°  e  che  è  identica  al  composto  che  si  ottiene  dall' isapiolo  nelle  stesse 
condizioni.  Essa  ha,  per  ragioni  che  si  vedranno  più  tardi,  la  forinola: 

«  C10  H10  05  ». 
ed  è  un'aldeide. 

«  Per  preparare  questo  composto  dall' apiolo,  se  ne  ossidano  p.  es.  4  gr. 
con  un  miscuglio  di  30  gr.  di  bicromato  potassico,  30  gr.  di  acido  solforico 
concentrato  e  500  ce.  d'acqua.  Bollendo  il  tutto  a  ricadere,  si  svolge  ani- 
dride carbonica  e  si  nota  la  presenza  di  vapori  d'odore  aldeidico.  Dopo  tre 
ore  d'ebollizione  l'ossidazione  è  compiuta,  e  per,  raffreddamento  si  separano 
gli  aghetti  della  nuova  sostanza.  Il  liquido,  che  contiene  ancora  dell'apiolo 
inalterato,  viene  liberato  da  questo  per  distillazione  con  vapore  acqueo  ed 
assieme  all' apiolo  passano  piccole  quantità  d'un  acido  volatile.  Filtrando  la 
soluzione  cromica,  che  resta  indietro,  si  ottiene  la  nuova  sostanza,  che  non 
essendo  del  tutto  insolubile  viene  estratta  con  etere.  Il  rendimento  ammonta 
al  20  %  dell'apiolo  impiegato. 

*  Il  composto  fusibile  a  102°  viene  purificato  facendolo  cristallizzare 
dall'alcool  diluito. 

«  Le  analisi  dettero  i  seguenti  risultati: 

1.     0,1822  gr.  di  materia  dettero  0,3838  gr.  di  CO,  e  0,0812  gr.  di  H,  0. 

0,4754  gr.  di  C02  e  0,1006  gr.  di  H2  Q. 
0,4040  gr.  di  C02  e  0,0852  gr.  di  H2  0. 

calcolato  per  Ciò  Ht0  05  (') 

57,14 
4,76 

«  L'ulteriore  descrizione  di  questo  corpo  verrà  fatta  più  tardi. 

(')  Nella  Nota  citata  avevamo  assegnato,  in  via  provvisoria,  a  questo  composto  la 
formola  C12  H12  06,  per  ragioni  che  sono  facili  ad  intendersi,  la  quale  naturalmente  richiede 
gli  stessi  numeri  della  formola  Ciò  Hi0  08 . 


IL    0,2268  gr. 

» 

III.  0,1928  gr. 

!J 

«  In  100  parti: 

trovato 

I               II 

III 

C         57,44     57,Ki 

57,15 

H     •     4,95       4,93 

4,91 

—  546  — 

IV.  Ossidazione  clell'isoa piolo  con  permanganato  potassico. 

«  L'isapiolo  dà  per  ossidazione  con  permanganato  potassico  principal- 
mente l'acido  già  menzionato,  che  fonde  a  175°  ed  il  composto  neutro  che 
fonde  a  102°. 

«  L'operazione  venne  eseguita  ossidando  8  gr.  d'isapiolo  sospesi  in  800  gì-, 
di  acqua  bollente,  con  una  soluzione,  fatta  a  caldo,  di  32  gr.  di  camaleonte 
in  1600  ce.  d'acqua.  Agitando  fortemente  la  mescolanza  la  reazione  avviene 
prontamente  e  si  compie,  riscaldando  a  b.  m.  per  circa  un'ora.  Il  liquido  _ 
soprastante  al  precipitato  manganico  si  scolora  completamente,  e  tutto  il  con- 
tenuto del  pallone  viene  estratto  con  etere.  Dopo  5  o  6  agitazioni  l'esauri- 
mento è  completo,  e  gli  estratti  eterei  svaporati  lasciano  un  residuo  non 
molto  abbondante,  che  fonde  fra  50  e  55°.  Cristallizzando  però  il  prodotto 
frazionatamente  dall'alcool,  si  riesce  ad  ottenere  dalle  prime  frazioni  l'isapiolo, 
rimasto  inalterato,  con  tutti  i  suoi  caratteri,  mentre  invece  le  ultime  con- 
tengono piccole  quantità  del  composto  aldeidico  che  fonde  a  102°. 

«  La  soluzione  alcalina  esaurita  con  etere  venne  filtrata,  concentrata  ed 
acidificata  con  acido  solforico  diluito.  Si  ottiene  subito  un  precipitato  giallo 
pulverulento  che  si  deposita  facilmente  e  che  venne  filtrato  e  lavato.  Dal 
liquido  si  possono  ottenere  delle  altre  quantità  di  questa  sostanza  per  estra- 
zione con  etere.  Il  precipitato  e  l'estratto  etereo  vennero  entrambi  fatti  cri- 
stallizzare ripetutamente  dall'acqua  bollente,  aggiungendo  carbone  animale. 
Si  ottengono  per  raffreddamento  piccoli  aghetti  che  fondono  a  175D,  e  che 
sono  la  stessa  sostanza,  che  si  forma  in  quantità  più,  piccola  dall' apiolo  per 
ossidazione  con  camaleonte. 

»  Questo  acido  che  noi  chiameremo 

-  Acido  aplollco  » 

ha  la  forinola  C10  H10  Otì,  come  lo  dimostrano  le  analisi  dei  suoi  sali  argen- 
tico  e  calcico. 

«  Esso  dette  all'analisi  : 
0,2048  gr.  di  materia  diedero  0,3988  gr.  di  C02  e  0,0842  gr.  di  H2  0 . 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C,0  Hi0  Oc 

C         53,11  53,09 

H  4.56  4,43 

«  L'acido  apiolico  è  solubile  nell'etere,  nell'alcool  bollente,  nell'acido 
acetico  glaciale,  nel  benzolo  e  nell'etere  acetico,  poco  solubile  nell'acqua 
bollente.  Da  quest'ultimo  solvente  si  separa  quasi  completamente  per  raffred- 
damento. 


«  In 

100 

parti  : 

trovato 

I 

ii 

C 

— 

35,96 

H 

— 

2,77 

Ag 

e 

12,24 

— 

—  547  — 

-  Il  sale  arg  e  litico  [Ci0  H9  06  Ag]  si  ottiene  in  forma  d'un  precipitato 
"bianco  formato  da  lunghi  aghi,  trattando  con  nitrato  d'argento  la  soluzione 
neutra  dell'acido  nell'ammoniaca. 

«  L'analisi  dette: 

I.  0.3982  gr.  di  materia  dettero  0,1284  gr.  di  argento. 

II.  0,2932  gr.  0,3866  gr.  di  C02  e  0,0732  gr.  di  H2  0. 

calcolato  per  Ci0  H0  Ag  0G 

36,04 

2,70 

32,43 

«  Il  sale  calcico  [(C10  H9  06)2  Ca]  ottenuto  saturando  una  soluzione 
acquosa  dell'acido  con  carbonato  calcico  puro,  forma  cristalli  prismatici  splen- 
denti, che  non  perdono  di  peso  se  vengono  seccati  sull'acido  solforico  ed  a  120°. 
0,2550  gr.  di  materia  seccata  a  120°  dettero  0,0688  gr.  di  Ca  S04 . 

"In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C20  H  18  Oi2  Ca 

Ca  7,94  8,16 

«  L'etere  metilico  [C10  H9  (CH3)  06]  ottenuto  riscaldando  il  sale  argen- 
teo con  joduro  metilico  a  100"  in  un  tubo  chiuso,  esaurendo  poi  la  massa 
con  etere  e  cristallizzando  il  prodotto  ottenuto  dall'acqua  bollente,  forma  aghi 
bianchi  che  fondono  a  71-72°. 

«  L'analisi  dette  : 
0.1890  gr.  di  sostanza  diedero  0,3818  gr.  di  C02  e  0.0884  gr.  di  H,  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ciò  H9  (CH3)  Oc 
C         55,09  55,00 

H  5,19  5,00 

«  L'etere  metilico  dell'acido  apiolico  è  solubile  nell'etere,  alcool  ed  acido 

acetico  glaciale;  poco  solubile  nell'acqua,  da  cui  si  separa  per  raffreddamento 

in  aghi  bianchi. 

«  L'acido  apiolico  dà  inoltre,  in  forma  di  sale    ammonico,  in  soluzione 

neutra,  mediocremente  concentrata,  le  seguenti  reazioni: 

Con  cloruro  calcico  :  in  principio  una  soluzione  incolora,  che  per  sfregamento 
con  una  bacchetta  di  vetro  dà  subito  degli  aghi  bianchi. 

Con  solfato  di  magnesio  :  una  soluzione  incolora,  che  non  dà  precipitato. 

Con  cloruro  baritico:  una  soluzione  incolora,  che  con  lo  sfregamento  dà  su- 
bito un  precipitato  d'aghi  bianchi,  lunghi. 


—  548  — 

Con  solfato  di  zinco',  subito  un  precipitato  bianco. 

Con  solfato  ali  cadmio:  subito  un  precipitato  bianco. 

Con  solfato  di  rame  :  un  precipitato  azzm-ro  chiaro  o  aghetti  raggruppati  in 

forma  di  mammelloncini. 
Con  nitrato  di  cobalto:  dopo  lungo  sfregamento  aghi  rosei  chiari. 
Con  nitrato  di  nickel:  dopo  lungo  sfregamento  aghi. 
Con  cloruro  ferrico:  un  precipitato  rossobruno  caseoso. 
Con  cloruro  mercurico  :  dopo  lungo  sfregamento  un  precipitato  bianco  caseoso. 

«  L'acido  apiolico  non  si  combina  colla  fenilidrazina,  l'amalgama  di 
sodio  in  soluzione  alcalina  non  l'altera.  Fondendolo  con  potassa  si  ottiene 
acido  acetico  ed  ossalico.  Con  acido  jodidrico  a  100°  dà  joduro  metilico  o 
etilico. 

*  Il  rendimento  da  8  gr.  di  isapiolo  è  in  media  di  3  gr.  di  acido.  Im- 
piegando un  eccesso  di  camaleonte  (8  gr.  di  isapiolo  e  45  gr.  di  permanganato) 
non  si  ottiene  che  acido  acetico  ed  ossalico. 

V.  Ossidazione  dell'isapiolo  con  bicromato  potassico 
ed  acido  solforico. 

«  L'isapiolo  dà  per  ossidazione  con  acido  cromico  il  composto  C10  Hi0  05, 
che  come  si  vedrà  non  è  altro  che  l'aldeide  apiolica  corrispondente  all'acido 
apiolico  or  descritto. 

«  L'ossidazione  dell'isoapiolo  venne  eseguita  in  un  apparecchio  a  rica- 
dere munito  d'un  imbutino  a  robinetto  ;  si  fa  gocciolare  lentamente  nel  pal- 
lone, ove  trovasi  l'isapiolo,  un  miscuglio  formato  da  10  gr.  di  bicromato  po- 
cromato  potassico  e  200  gr.  d'acido  solforico  diluito  (1  a  10).  La  reazione 
avviene  prontamente  mentre  si  sviluppano  copiosamente  vapori  di  aldeide  ace- 
tica. Dopo  tre  ore  d'ebollizione  la  reazione  è  compiuta.  Si  distilla  il  conte- 
nuto del  pallone  con  vapore  acqueo  e  si  prolunga  l'operazione  fino  che  il 
distillato  non  ha  più  reazione  acida.  Questo  contiene  piccole  quantità  dei 
cristallini  della  sostanza  C10  H10  05  ed  acido  acetico.  Si  satura  con  carbo- 
nato sodico  e  si  estrae  con  etere  per  eliminare  il  composto  fusibile  a  102°. 
Il  liquido  acquoso  viene  concentrato  e  distillato  con  acido  solforico.  Il  pro- 
dotto ottenuto,  neutralizzato  esattamente  con  carbonato  sodico  e  concentrato, 
venne  precipitato  frazionatamente  con  nitrato  d'argento.  Il  sale  argentico 
venne  cristallizzato  alcune  volte  dall'acqua,  da  cui  si  separa  in  forma  di 
lunghi  aghi.  L'analisi  dette  il  seguente  risultato. 
0,3262  gr.  di  materia  dettero  0,2104  gr.  d'argento. 

«'In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C2  Hs  02  Ag 

Ag        64,50  64,66 

«  Il  prodotto  dell'ossidazione    dell'isapiolo  con  acido    cromico,    liberato 


—  549  — 

nel  modo  ora  descritto  dall'acido  acetico,  per  distillazione  con  vapore  acqueo, 
venne  filtrato  ancor  caldo  per  eliminare  alcune  sostanze  resinose.  Per  raffred- 
damento si  separano  copiosamente  piccoli  aghetti  bianchi,  che  si  purificano 
facendoli  cristallizzare  dall'alcool  diluito.  Fondono  a  102°  e  sono  del  tutto 
identici  alla  sostanza  ottenuta  dall' apiolo  con  lo  stesso  reattivo. 

«  L'analisi  dette  : 
0,2156  gr.  di  sostanza  produssero  0,4538  gr.  di  C02  e  0,0976  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C10  Hi0  05 

C        57,40  57,14 

H  5,03  4,76 

«  Il  composto  Ciò  H10  05  è  come  dimostreremo  più  tardi 
l'aldeide  dell'acido  apiolico 

perchè  si  combina  col  bisolfito  sodico,  dà  una  aldossima  e  si  converte  per 
ossidazione  nell'acido  apiolico  già  descritto. 

«  L'aldeide  apiolica  è  poco  solubile  nell'acqua,  del  pari  si  scioglie  dif- 
ficilmente nell'etere  petrolico,  facilmente  invece  nell'alcool,  nell'etere,  nel  sol- 
furo di  carbonio,  nell'acido  acetico  e  nei  benzolo;  da  questo  solvente  si 
separa  in  forma  di  aghi  lunghi  e  splendenti.  Nell'acido  solforico  concentrato 
si  scioglie  con  colorazione  gialla  intensa;  col  riscaldamento  la  soluzione 
prende  un  colore  verde  oliva  e  per  aggiunta  d'acqua  si  separano  fiocchi  bruni. 

«  Il  rendimento  d'aldeide  apiolica  è  più  abbondante  partendo  dall'isa- 
piolo  che  dall' apiolo.  Da  due  grammi  del  primo  se  ne  ottengono  0,7  di  al- 
deide, il  che  corrisponde  al  35  %• 

«  Essendo  stabilita  per  mezzo  delle  analisi  dei  sali,  la  forinola  dell'a- 
cido apiolico  ne  viene  di  conseguenza,  che  l'aldeide  corrispondente  abbia  la 
forinola  C10  Hi0  05  e  non  la  forinola  CuHioOe,  come  avevamo  ammesso 
nella  nostra  Nota  preliminare,  già  citata,  né  altra  più  semplice.  Ora  siccome 
l'aldeide  in  questione  si  forma  per  ossidazione  dell' isapiolo  assieme  ad  aldeide 
acetica  ed  acido  acetico,  ne  segue  che  l' isapiolo  deve  avere  una  forinola  con- 
tenente due  atomi  di  carbonio  di  più  dell'acido  apiolico  e  dell'aldeide  apio- 
lica, cioè 

«C12H1404» 
che  è,  come  s'è    detto    più  sopra,  con    molta   probabilità  anche  la    forinola 
dell'apiolo  ». 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  71 


—  550  — 

Chimica.  —  Sull'aldeide  apiolica  e  sull'acido  apiolìco.  Nota  II. 
di  G.  Ciamician  e  P.  Silber,  presentata  dal  Socio  S.  Oannizzaro. 

«  Diamo  nella  presente  Nota  la  descrizione  ulteriore  delle  proprietà  e 
del  comportamento  chimico  dell'acido  apiolico  e  dell'aldeide  apiolica,  che,  come 
abbiamo  dimostrato  nella  Nota  precedente,  si  ottengono  per  ossidazione  del- 
l'apiolo  e  dell'  isapiolo. 

I.  Aldeide  apiolica  [Ci0H1005]. 

«  Il  composto  della  forinola  soprascritta,  che  fonde  a  102°,  manifesta  la 
sua  natura  aldeidica,  perchè  si  combina  col  bisolfito  sodico.  A  freddo  non  si 
combina  con  questo  reattivo,  perchè  può  venire  estratto,  completamente  inal- 
terato, dall'etere;  se  si  riscaldala  combinazione  avviene  con  forte  sviluppo 
di  calore  e  per  raffreddamento  si  separano  lamelle  larghe,  striate  della  com- 
binazione bisolfitica  dell'aldeide  apiolica.  Bollendo  questi  cristalli  con  ima 
soluzione  concentrata  di  carbonato  sodico,  si  ottiene  un  liquido,  da  cui  l'etere 
estrae  il  composto  Ciò  H10  05  ripristinato,  che  fonde  a  102°. 

tL'apiolaldossima  [C,0  H10  04 .  NOH]  si  ottiene  trattando  l'aldeide 
apiolica  con  idrossilammina  in  soluzione  alcalina.  1  gr.  di  aldeide,  sciolta  in 
40  ce.  d'alcool  a  92  °/o ,  venne  trattata  con  1  gr.  di  cloridrato  di  idrossil- 
ammina ed  1  gr.  di  carbonato  sodico  sciolto  in  5  ce.  d'acqua.  La  reazione 
incomincia  subito  e  si  manifesta  col  separarsi  di  croste  cristalline  formate  da 
aghi  bianchi.  Si  bolle  per  circa  un'ora  a  ricadere  a  b.  m.,  per  rendere  com- 
pleta la  reazione,  si  svapora  indi  l'alcool  a  b.  m.  e  si  estrae  il  residuo  sciolto 
nell'acqua,  con  etere.  Il  composto  così  ottenuto,  cristallizzato  alcune  volte  da 
poco  alcool,  forma  aghi  lunghi  e  bianchi,  che  fondono  a  160-161°  e  che  det- 
tero all'analisi  i  numeri  seguenti  : 

1.    0,2820  gr.  di  materia  produssero  0,5516  gr.  di  C02  e  0,1374  gr.  di  H4  0. 
IL  0,2308  gr.  di  materia  svolsero  12,5  ce.  d'azoto  misurato  a  15°  e  753  mm. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  <',„  H,,  NOs 

I  II 

C         53,35  —  53,33 

H  5,41  —  4,89 

N  —  6,28  6,22 

«  L'apiolaldossima  è  facilmente  solubile  nell'etere,  nell'etere  acetico,  nel- 
l'acido acetico  e  nell'alcool  bollente,  nell'acqua  bollente  è  poco  solubile  e  si 
separa  per  raffreddamento  quasi  completamente  dalla  soluzione. 


—  551  — 

«  Scaldando  l'aldossima  con  anidride  acetica,  si  ottengono  per  lento  raf- 
freddamento grossi  cristalli  di  splendore  vitreo,  che  fondono  a  129°  e  che 
stiamo  presentemente  studiando. 

«  L'apiolaldossima  ed  il  suo  derivato  acetilico,  come  pure  la  stessa  aldeide 
apiolica,  danno  con  acido  solforico  un'  intensa  colorazione  gialla,  Che  col  riscal- 
damento diviene  verde  oliva. 

a  Con  la  fenilidrazina  l'aldeide  apiolica  dà  probabilmente  un  fenilidra- 
zone,  che  abbiamo  ottenuto  dalla  soluzione  acetica  per  precipitazione  con  acqua 
in  forma  d'un  precipitato  resinoso. 

1.   Ossidazione  dell' aldeide  apiolica 
eoa  permanganato  potasssico  in  soluzione  alcalina. 

«  Le  reazioni  suaccennate  dimostrano  la  natura  aldeidica  del  composto 
che  fonde  a  102°,  esso  si  manifesta  in  modo  evidente  quale  aldeide  dell'acido 
apiolico,  perchè  può  essere  facilmente  trasformato  in  quest'ultimo  composto 
per  ossidazione  col  camaleonte. 

«  Ad  1  gr.  di  sostanza  sospesa  in  100  ce.  d'acqua  bollente,  resa  alcalina 
con  un  po'  di  potassa,  venne  aggiunto  un  gr.  di  permanganato  potassico  sciolto 
in  50  ce.  d'acqua.  L'ossidazione  avviene  prontamente  ed  il  prodotto  ottenuto 
contiene  soltanto  minime  quantità  di  aldeide  inalterata,  che  si  estrae  con 
etere.  Il  liquido  alcalino  filtrato  dagli  ossidi  manganici  e  convenientemente 
concentrato  dà  un  acido  solforico  diluito  un  precipitato  di  piccoli  aghetti 
bianchi, -che  dopo  due  cristallizzazioni  dall'acqua  bollente  fondono  a  175°  e 
sono  in  tutto  identici  all'acido  apiolico,  ottenuto  per  ossidazione  dell' apiolo 
e  dell'  isapiolo  in  soluzione  alcalina. 

«  L'analisi  venne  a  confermare  la  composizione  dell'acido  ottenuto  : 
0,2066  gr.  di  sostanza  dettero  0,4018  gr.  di  C02  e  0,0902  gr.  di  H2  0  . 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  Ciò  Ht0  Oe 

C         53,04  53,09 

H  4,85  4,43 

-  La  quantità  d'acido  apiolico  così  ottenuto  corrisponde  stechiometrica- 
mente a  quella  dell'aldeide  impiegata. 

2.  Azione  dell'acido  nitrico  sull'aldeide  apiolica. 

«  Trattando  l'aldeide  apiolica  in  soluzione  acetica  con  acido  nitrico,  si 
ottiene  facilmente  un  composto  nitrico,  di  cui  non  abbiamo  ancora  compiuto 
lo  studio,  che  intendiamo  proseguire  alacremente,  perchè  questo  corpo  ci 
sembra  adatto  a  recare  luce  sulla  natura  del  nucleo  fondamentale  dell'apiolo, 
che  è  senza  dubbio  di  natura  aromatica. 

«  Un  grammo  di  aldeide  apiolica  sciolta  in  10  ce.  d'acido  acetico  gla- 
ciale, venne  introdotta  a  poco  a  poco  in  40  gr.  d'acido   nitrico   (d=l,35) 


—  552  — 

raffreddato  con  acqua.  La  soluzione  nitrica  si  colora  in  giallo  ed  agitando  svi- 
luppa prodotti  gassosi.  Finita  l'effervescenza  cominciano,  dopo  breve  tempo 
(10-15  minuti),  a  separarsi  dal  liquido  aglietti  gialli,  che  dopo  una  mezz'ora 
lo  convertono  in  una  massa  semisolida. 

*  Il  prodotto  venne  versato  nell'acqua,  filtrato,  lavato  e  fatto  cristalliz- 
zare dall'alcool.  Si  ottengono  aghi  gialli  che  fondono  a  137-138°. 

«  Le  analisi  dettero  i  seguenti  numeri,  che  sembrano  condurre  alla  forinola 

«C;H7N05» 
a  cui  però  non  corrispondono  troppo  esattamente  : 

I.  0,2660  gr.  di  sostanza  dettero  0,4498  gr.  di  C02  e  0.0928  gr.  di  H2  0 . 

II.  0,2552  gr.  di  sostanza  dettero  0,4332  gr.  di  C02  e  0,0948  gr.  di  H20. 

III.  0,2780  gr.  di  sostanza  dettero  0,4696  gr.  di  CO,  e  0,0980  gr.  di  H80. 

IV.  0,1148  gr.  di  sostanza  svolsero  7  ce.  d'azoto  misurato  a  7°  e  761  mm. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  Ci  H7  X  05 

I  II  III  IV 

C         46,12     46,29     46,07      —  45,40 

H  3,88       4,13       3,92      —  3,78 

N  —         —         —       7,40  7,57 

«  Il  nuovo  composto  è  del  tutto  diverso  da  quello  ottenuto  da  von 
Gerichten  (*)  e  da  Ginsberg  (2)  dall'  isapiolo. 

«  Trattando  il  composto  nitrico  or  descritto  in  soluzione  alcoolica  con 
stagno  ed  acido  cloridrico,  risulta  un  liquido  rosso,  da  cui  si  ottiene  per  trat- 
tamento con  potassa  e  successiva  estrazione  con  etere  un  composto  amidato, 
che  cristallizza  dell'alcool  in  aghi  gialli.  Esso  si  scioglie  negli  acidi  minerali 
con  colorazione  rossa,  e  dà  un  cloroplatinato.  Ci  riserbiamo  di  fare  fra  breve 
ulteriori  comunicazioni  su  questo  alcaloide. 

II.  Acido  apiolicQ  [CioHioOe]. 

«  L'acido  apiolico,  che  si  ottiene  per  ossidazione  dell'apiolo  e  dell'  isapiolo 
col  camaleonte  in  soluzione  alcalina,  e  che  si  forma  anche  per  ossidazione 
dell'aldeide  apiolica,  con  lo  stesso  reattivo,  perde  in  certe  condizioni  abba- 
stanza facilmente  una  molecola  di  anidride  carbonica  per  trasformarsi  in  una 
sostanza  neutra,  che  noi  proponiamo  di  chiamare  provvisoriamente  : 

«  Apione  "   [C9  H10  Ot]  , 
fino  a  che  la  sua  natura  chimica  non  sarà  definitivamente  messa  in  chiaro. 

«  Scaldando  3  gr.  di  acido  apiolico  con  45  ce.  d'acido  solforico  diluito 
(1  a  3)  in  un  tubo  chiuso,  a  130-140°  per  cinque  ore,  si  nota  dopo  il  riscal- 
damento, nell' aprirlo  un  abbastanza  abbondante  sviluppo  di  anidride  carbonica. 

(')  Beri.  Ber.  IX,  1477. 
(2)  Ibid.  XXI,  1192. 


—  558  — 

Il  contenuto  del  tubo,  che  è  formato  da  un  liquido  bruno  e  da  croste  cristal- 
line, venne  distillato  con  vapore  acqueo.  Passa  una  sostanza  molto  volatile, 
che  si  depone  nel  distillato  in  forma  di  aghetti  bianchi,  ed  il  residuo  contiene 
una  massa  nerastra  e  resinosa,  da  cui  si  può  estrarre  in  piccola  quantità 
l'acido  rimasto  inalterato. 

«  Il  composto  volatile  venne  separato  dall'acqua  e  fatto  cristallizzare  dal- 
l'alcool acquoso.  Fonde  costantemente  a  79°. 

«  Le  analisi  condussero  alla  forinola  sopra  scritta  : 

I.  0,1142  gr.  di  sostanza  dettero  0,2492  gr.  di  C02  e  0,0630  gr.  di  H2  0 . 

II.  0,2024  gr.  di  sostanza  dettero  0,4410  gr.  di  CO,  e  0,1038  gr.  di  H2  0  . 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  C9  H10  04 

I  II 

C         59,51         59,42  59,34 

H  6,13  5,69  5,49 

«  L'apione  ha  reazione  neutra,  è  solubile  nell'etere,  nell'etere  acetico,  nel- 
l'acido acetico  e  nell'alcool  bollente  ed  è  insolubile  nell'acqua.  Il  suo  vapore 
ha  un  odore  aromatico  aggradevole. 

«  Sembra  che  distillando  il  sale  baritico  dell'acido  apiolico  con  calce  o 
barite  si  ottengano  prodotti  diversi  dall' apione. 

«  Noi  continuiamo  lo  studio  di  questa  interessante  sostanza  ;  che  costi- 
tuisce, senza  dubbio,  il  nucleo  fondamentale  dell' apiolo  e  dei  suoi  derivati. 

«  Per  ultimo  accenneremo  ancora  che  l'acido  apiolico  e  così  pure  l'aldeide 
apiolica  danno  per  trattamento  con  bromo  in  soluzione  acetica  lo  stesso  com- 
posto bromurato,  che  fonde  a  99-100°  e  che  sembra  essere  un  uBibromoapione». 

«  Le  analisi  dettero  per  il  composto  ottenuto  dall'acido  apiolico  46,75  % 
e  per  quello  avuto  dall'aldeide  apiolica  47,14  %  di  bromo.  Un  bibromoapione 
richiederebbe  47,01  %  di  bromo. 

«  Il  composto  bromurato  dà  come  lo  fanno  in  genere  tutti  i  derivati  del- 
l'apiolo,  con  acido  solforico  concentrato,  una  colorazione  caratteristica.  Scaldan- 
dolo con  acido  solforico  appena  lievemente,  si  ottiene  una  bellissima  tinta 
azzurra,  che  col  ulteriore  riscaldamento  diventa  violetta  intensa  e  poi  brunastra. 

«  Gli  studi  ulteriori  faranno  luce  sulla  natiua  dell' apione  e  dei  suoi  derivati. 

III.  Considerazioni  sulla  costituzione  dell'apiolo  e  dell' isapiolo. 

«  Comparando  le  formole  dell'acido  apiolico,  dell'aldeide  apiolica  e  del- 
l'apione,  con  quella  dell'apiolo  e  dell' isapiolo 

C12  H14  O.j  C10  H10  Ou  G10H10O5  C<jH10Ot  . 

apiolo  e  isapiolo  acido  apiolico  aldeide  apiolica  apione 


—  554  — 

si  nota  che  in  tutti  questi  composti  è  contenuto  il  nucleo  fondamentale  del- 
l'apione,  l'acido  apiolico  e  l'aldeide  apiolica  si  possono  per  tanto  considerare 
come  derivati  dell'apione  : 

Cg  Hg  04  Cg  Hg  04 

CHO  COOH 

aldeide  apiolica  acido  apiolico  o  acido  apioncarbonico. 

«  Comparando  infine  direttamente  la  forinola  dell'apiolo  e  dell'  isapiolo 
con  quella  dell'apione,  risulta  che  quest'ultimo  differisce  dai  primi  per  con- 
tenere un  idrogeno  invece  di  un  gruppo  «  C3 H3  ».  Se  si  considera  che  il  residuo 
allilico  molto  spesso  si  riscontra  nei  composti  organici  naturali  e  specialmente 
in  quelli  che  si  ottennero  dalle  umbellifere  e  se  si  tiene  conto  del  fatto  che 
l'apiolo  e  l' isapiolo  danno  per  ossidazione  un  acido  monocarbossilico,  l' apio- 
lieo,  si  può  come  prima  ipotesi  ammettere,  che  il  residuo  C3  H5  sia  contenuto 
in  questi  composti  in  forma  di  un'unica  caténa  laterale,  che  cioè  apiolo  ed 
isapiolo  sieno  due  propenilapìonì  isomeri  dèlia  formola  : 

Cg  Hg  04 

C3H5 
«  Se  si  considera  infine  che  tanto  l'apiolo  che  l' isapiolo  danno  gli  stessi 
prodotti  di  ossidazione  (acido  ed  aldeide  apiolica),  (non  tenendo  conto  per  ora 
del  composto  neutro  ottenuto  soltanto  dall' apiolo  col  camaleonte,  che  fonde 
a  122°  e  che  contiene  certo  lo  stesso  numero  d'atomi  di  carbonio  che  esistono 
nell'apiolo)  si  arriva  alla  conclusione,  che  l' isomeria  delle  due  sostanze  risie- 
derà probabilmente  appunto  nella  costituzione  del  residuo  C3  H5 .  L'apiolo 
e  l' isapiolo  potrebbero  avere  perciò  le  forinole  : 

Cg  Hg  O4  Cg  Hg  O4  Cg  Hg  O4 

CH  CH2 


CH  e  CH  °d  aDChe 


C 
*\ 

CH2  CH3 


CH3  CH2 

Dando  p.  es.  all'  isapiolo  la  prima  di  queste  formole  si  spiega  molto  elegan- 
temente la  sua  scissione  per  ossidazione  con  l'acido  cromico  in  aldeide  apio- 
lica ed  acetica  : 

Cg   Hg   04  Cg  Hg  O4 

I  I 
CH                           CHO 

II  +  02  =  - 

CH  CHO 

I  I 

CH3  CH3 

isapiolo. 

«  Sulla  natura  dell'apione,  non  si  possono  fare  presentemente  che  delle 
congetture,  che  devono  essere  considerate  come  lo  schema  che  ci  servirà  di 
guida  nelle  ricerche  che  presentemente  ci  occupano. 


—  555  — 

«  Se  si  tiene  conto  dei  seguenti  fatti  :  che  lapido  e  l' isapiolo  sono  com- 
1  osti  indifferenti  insolubili  nei  carbonati  ed  anche  negli  idrati  alcalini,  che 
non  danno  ne  idrazoni,  ne  ossime  ;  che  l'acido  apiolico  non  dà  per  ossidazione 
ulteriore  che  acido  acetico  ed  ossalico  ;  che  l'apione  è  del  pari  un  corpo  neutro 
molto  volatile  e  di  odore  aromatico  aggradevole  ed  in  fine  che  il  nucleo  apio- 
nico  per  la  facilità  con  cui  dà  composti  nitrici  è  assai  probabilmente  di  natura 
aromatica,  si  viene  alla  conchinsione  : 

che  l'apione  è  probabilmente  un  etere  d'un  fenolo  poliatomico  che  non  con- 
tiene catene  laterali  unite  direttamente  al  carbonio  aromatico  ('). 

«  Queste  considerazioni  noi  le  esponiamo  con  la  massima  riserva  e  spe- 
riamo di  potere  in  breve  tempo  trovare  in  una  nuova  serie  di  fatti  la  con- 
fermazione dei  nostri  concetti.  A  questo  scopo  ci  riserbiamo  l'ulteriore  studio 
dei  prodotti  d'ossidazione  dell'apiolo  ed  isapiolo  e  dei  loro  derivati. 

APPENDICE 

«  In  seguito  alle  note  proprietà  terapeutiche  dell'apiolo,  abbiamo  invitato 
i  sigg.  dottori  Francesco  Cervellin  e  Felice  Lussanna,  assistenti  alla  Clinica 
Medica  di  Padova,  diretta  dal  eh.  sig.  prof.  A.  De  Giovanni,  di  volere  intra- 
prendere alcuni  studi  sulle  proprietà  fisiologiche  e  terapeutiche  dell'Isapiolo, 
nella  speranza  che  questo  composto  potesse  avere  un'azione  più  efficace  e  più 
vantaggiosa  dell'apiolo  naturale.  Ecco  quanto  i  due  egregi  giovani  clinici  vol- 
lero cortesemente  comunicarci.  «  L'Isapiolo  ha  un'azione  sul  sistema  vasomo- 
-  torio.  A  piccole  dosi  0,2-0,4  gr.,  somministrato  per  la  via  digestiva,  si  ottiene 
^mezz'ora  od  un'ora  dopo  l'ingestione,  eccitazione  cardiaca  con  polso  valido 
«  ed  espanso;  a  dosi  maggiori,  0,6-0,8  gr.,  polso  dicroto,  che  persiste  a  lungo, 
«  per  parecchi  giorni,  anche  dopo  la  sospensione  del  preparato,  se  questo  prima' 
«  lo  si  era  somministrato  per  vari  giorni;  a  questo  fa  talvolta  seguito  aritmia 
■  cardiaca  ed  irregolarità  del  polso. 

«  L' isapiolo  porta  come  l'apiolo  naturale  un  senso  di  calore  al  capo  e 
«  passeggiero  esilaramento.  Le  dosi  ripetute  danno  disturbi  digestivi,  dolore 
«  o  peso  allo  stomaco,  inappetenza,  qualche  dolore  di  ventre,  dolor  di  capo 
«  e  perfino  febbre.  Non  dette  nessun  resultato  come  emmenagogo,  e  diede  pure 
«  resultato  negativo  in  un  malarico  » . 

^   0)  Quasi   involontariamente   si   è   tentati,    dopo    quanto  s'è  esposto,  a   supporre  che 
l'apione  possa  avere  la  seguente  costituzione  : 

(q>CH8      t     _  (°>CH, 

'  "II-')(OCH3\,  '  raPiol°  e  l' isapiolo  avrebbero  per  conseguenza  la  forinola  C„  H  l?AnTI  / 

(C,  Hs 

e   sarebbero    come  si   vede    sostanze   analoghe    al  safrolo     Ce  H,  '  0>GE*  .     (Vedi    Beri. 
Ber.  XIX.  1098).  Cs  H5 


—  556 


Chimica.  —  Sulla  trasformazione  del  me  ti  le  he  io  lo  in  chinai- 
dina.  Nota  di   Gaetano  Magnanini  f)   presentata  dal  Socio  Can- 

NIZZARO. 

«  Alcuni  mesi  fa,  in  una  Nota  presentata  a  questa  Accademia  (2),  ho 
dimostrato  che  il  metilchetolo  e  lo  scatolo  si  trasformano  per  azione  del  clo- 
roformio e  del  bromoformio,  in  presenza  di  alcoolato  sodico,  in  basi  alogenate, 
rispettivamente  isomere  tra  di  loro,  alle  quali  spettano  le  formule  C10  H8  NC1 
e  Ciò  H8  NBr.  Lo  studio  di  quella  reazione  fu  da  me  intrapreso  allo  scopo 
di  verificare  la  natura  pirrolica  della  molecola  dell' indolo  e  stabilire  così 
una  analogia  che,  sebbene  prevista,  non  era  allora,  si  può  dire,  ancora  stata 
dimostrata.  Ammisi  pertanto  che  le  sostanze  C10  H8  NC1  e  Ciò  H8  N  Br  fos- 
sero derivati  di  sostituzione  rispettivamente  di  due  monometilchinoline,  e  che 
l'addizione  di  un  atomo  di  carbonio  nel  metilchetolo  e  nello  scatolo,  fatta 
col  mezzo  del  cloroformio  e  del  bromoformio  fosse,  per  conseguenza,  parago- 
nabile alla  formazione  della  p- cloro-  e  ^-bromo-piridina  dal  pirrolo  col  mezzo 
dei  medesimi  reattivi.  La  mancanza  di  materiale  mi  impedì  però  di  verificare 
la  natura  chinolica  delle  nuove  sostanze  da  me  descritte,  e  promisi  di  ritor- 
nare sull'argomento. 

«  Delle  quattro  sostanze  alogenate,  una,  quella  ottenuta  dal  metilche- 
tolo con  bromoformio,  si  è  lasciata  ridurre,  ed  ho  potuto  isolare  una  base, 
priva  di  bromo,  la  quale  ha  la  composizione  e  le  proprietà  della  chinaldìna. 
La  formazione  della  chinaldina  dal  metilchetolo  presenta  poi  anche  un  certo 
interesse,  perchè  è  la  prima  volta  che  dagli  indoli  si  ottiene  un  derivato 
noto  della  chinolina. 


,«  4  gr.  di  bromochinaldina,  ottenuta  dal   metilchetolo   col   metodo   de- 
scritto (3).  vennero  rinchiusi  in  4  tubi  di  vetro,  1  gr.  per  ciascun  tubo,  con 

10  volte  il  proprio  peso  di  acido  iodidrico  concentrato  ed  una  piccola  quan- 
tità di  fosforo  amorfo  e  si  riscaldò  a  180°  per  6-7  ore. 

«  11  contenuto  dei  tubi  venne  soprasaturato  con  potassa  e  distillato  in 
una  corrente  di  vapore  acqueo  il  quale  trascina  un  olio  alcalino  di  intenso 
odore  chinolinico;  questo  olio,  dopo  un  riposo  di  12  ore,  non  si  è  solidificato. 

11  distillato  venne  estratto  con  etere  e  l'estratto  etereo  seccato  con  potassa 
solida;  scacciato  l'etere  a  bagno-maria  rimase  l'olio  il  quale  venne  distillato 
direttamente.  La  maggior  parte  della  sostanza  passa  intorno  ai  238°-240°; 

(!)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  lì.  Università  di  Padova. 

(2)  Rendiconti,  seduta  del  12  giugno  1887. 

(3)  Loco  cit. 


—  557  — 

venne  raccolta  questa  frazione,  trascurando  una  piccola  quantità  di  una  ma- 
teria bollente  a  temperatura  più  elevata  e  costituita  in  massima  parte  da 
bromochinaldina  inalterata. 

«  La  sostanza  ottenuta  dà  con  ossido  di  rame  alla  fiamma  ancora  la 
reazione  del  bromo  dovuta  ad  una  piccola  quantità  di  bromo-chinaldina.  Mi 
sono  servito,  per  separare  la  chinaldina,  della  precipitazione  frazionata  aggiun- 
gendo successivamente  una  soluzione  alcoolica  di  acido  picrico  in  difetto,  alla 
soluzione  alcoolica,  riscaldata,  della  sostanza.  Per  raffreddamento  si  separano 
da  principio  degli  aghi  filiformi  gialli  che  fondono  a  192°  e  che  sono  picrato 
di  chinaldina;  le  ultime  frazioni  sono  costituite  da  aghettini  corti  i  quali 
posseggono  le  proprietà  del  picrato  di  bromochinaldina.  Io  ho  analizzato  il 
picrato  ottenuto  nella  prima  precipitazione,  il  quale  fondeva  esattamente  a  192° 
ed  ho  ottenuto  il  risultato  seguente: 
gì-.  0,2772   di   sostanza   dettero   gr.   0,5293  di  C02  e  gr.  0,0871  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ciò  H9  N  C6  H2  (N02)3  OH 

C   52.07  51.61 

H     3.48  3.23 

«  I  picrati  fusibili  intorno  a  192°,  ottenuti  nei  successivi  frazionamenti 
vennero  riuniti,  si  mise  la  base  in  libertà  con  potassa  e  si  distillò  la  solu- 
zione alcalina  in  una  corrente  di  vapore  ;  dal  distillato  venne  estratta  la  base 
con  etere,  scacciato  l'etere,  acidificato  il  residuo  con  acido  cloridrico  e  la 
soluzione  acida  precipitata  con  cloruro  di  platino.  Si  separano  così  dalla  so- 
luzione degli  aghi  giallo-aranciati,  i  quali  cristallizzati  dalla  soluzione  clo- 
ridrica si  trasformano  in  prismi  rosso-aranciati,  fusibili  a  228°-230°  ;  l'analisi 
di  questo  sale,  seccato  a  100°,  ha  dato  il  risultato  seguente: 
gr.  0,3324  di  sostanza  calcinati  dettero  gr.  0,0930  di  Pt. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  (C10  H9  NH  Cl)a  Pt  Cl4 

Pt  27.95  27.95  (') 

«  Le  analisi  del  picrato  e  del  cloroplatinato  della  base  ottenuta  nella 
riduzione  della  sostanza  bromurata,  dimostrano  che  quella  base  ha  la  com- 
posizione di  una  metilchinolina.  Ora,  prescindendo  dalle  toluchinoline  otte- 
nute da  Skraup  (-),  le  quali  contengono  il  metile  nell'anello  aromatico  e  pos- 
seggono per  conseguenza  formole  che  non  si  possono  attribuire  alla  metil- 
chinolina che  si  ha  dal  metilchetolo,  si  conoscono  tre  metilchinoline,  tutte 
quelle  previste  dalla  teoria,  le  quali  contengono  il  metile  nel  nucleo  piridico. 
Esse  sono:  la  lepidina  che  è  stata  ottenuta  dalla  cinconina  (3)  e  che  contiene 


(i)  Pt  =  194.34 

(2)  Monatshefte  tur  Chemie  II,  153  ;  III,  382. 

(3)  Williams,  Jahresberichte  f.  Chem.  1855,  1856,  1863. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  72 


—  558  — 

il  metile  in  posizione  y;  la  /S-metilchinolina  ottenuta  col  mezzo  dell'aldeide 
propilica  da  Doebner  e  Miller  (*)  ;  e  la  chinaldina  la  quale  contiene  il  metile 
in  posizione  «. 

«  Quantunque  il  punto  di  ebollizione  della  base  ottenuta  da  me  ed  il 
punto  di  fusione  del  picrato  analizzato  escludano  per  quella  sostanza  l'iden- 
tità colla  lepidina  e  colla  /?-metilchinolina,  io  ho  voluto  preparare  il  jodo- 
metilato  della  mia  base,  ed  ho  trovato  che  coincide  perfettamente  nelle  sue 
proprietà  col  jodometilato  di  chinaldina.  A  tale  scopo  la  base  venne  riscal- 
data a  100°  in  tubo  chiuso  per  circa  10  minuti  con  im  eccesso  di  joduro  di 
metile;  venne  scacciato  l'eccesso  del  reattivo  a  bagno-maria  e  ripreso  il  re- 
siduo con  acqua  scolorando  con  carbone  animale;  la  soluzione  qvasi  scolorata 
venne  concentrata  nel  vuoto  sull'acido  solforico,  ed  il  residuo  cristallizzato 
dall'alcool  assoluto  bollente.  Si  ottennero  così  degli  aghi  di  un  bel  colore 
giallo  citrino,  fusibili  a  195°.  Riscaldati  in  presenza  dell'aria  a  bagno-maria 
con  una  soluzione  concentrata  di  potassa,  danno  origine  ad  una  materia  colo- 
rante di  un  rosso-carminio,  solubile  nell'alcool.  Secondo  Doebner  e  Miller  (2) 
questa  reazione  che  è  caratteristica  per  il  jodometilato  di  chinaldina  non  è 
comune  al  jodometilato  di  /?-metilchinolina. 

«  Il  seguente  specchietto  mentre  dimostra  l'identità  della  base  ottenuta 
dal  metilchetolo  colla  chinaldina  di  Doebner  e  Miller,  mette  anche  in  rilievo 
le  differenze  che  si  osservano  nei  derivati  delle  tre  metilchinoline  : 


Base 

ottenuta 

dal 

metilchetolo 

<  Ihinaldina 

(S-Metilchinolina 

Lepidina 

Punto  di  ebol- 
lizione .... 

intorno 

238°-240° 

240° 

250° 

256° 

Picrato 

192° 

192°  incost. 
Knorr  (3). 

187° 
Doebner  e  Miller  (3) 

207°-208° 
Doebner  e  Miller  (4) 

Cloroplatinato  . 

228°-230° 

226°-230°,A'- 
scher  e  Ku- 
zel ;     226  °  , 
Friedl  Under 
e  Gòhring 

226°-230° 
Knorr 

Iodometilato .  . 

195° 

195° 
Doebner    e 
Miller 

221° 
Doebner  e  Miller 

173°-174° 
Doebner  e  Miller 

C1)  Beri.  Ber.  XVIII.  1640. 

(2)  Beri.  Berichte  XVIII,  1643. 

(3)  Liebio'\s  Annalen  236,  96. 

(4)  Beri.  Ber.  XVIII  1646. 


—  559  — 


«  La  formazione  della  chirialdina  dal  metilchetolo  dimostra,  prima  di 
tutto,  che  le  sostanze  alogenate  ottenute  dal  metilchetolo  col  cloroformio  e 
col  bromoformio  non  sono  altro  che,  rispettivamente,  una  monocloro-  ed  una 
monobromo-chinaldina.  A  stabilirne  però  la  costituzione  occorre  conoscere  la 
posizione  dell'alogeno.  Già  nella  mia  Nota  citata  io  feci  vedere  come  molto 
probabilmente  in  queste  sostanze  il  cloro  ed  il  bromo  occupassero  la  posi- 
zione §  del  nucleo  piridico.  Dimostrai  questo  facendo  l'ipotesi  che  sul  me- 
tilchetolo e  sullo  scatolo  il  cloroformio  ed  il  bromoformio  agissero  alla  stessa 
guisa  e  che  l'atomo  di  carbonio,  che  entrava  nella  molecola  di  quelle  sostanze, 
entrasse  in  entrambe  nella  medesima  posizione.  Questa  ipotesi  era  plausibile, 
in  quanto  che  il  metilchetolo  e  lo  scatolo  non  differiscono  fra  di  loro  che 
per  la  posizione  del  metile  nella  molecola.  La  formazione  della  chinaldina 
dal  metilchetolo,  dimostrando  che,  nella  bromobase  e,  per  conseguenza  con 
tutta  probabilità,  anche  nella  clorobase  che  si  ottiene  da  questo,  il  metile 
si  trova  nella  posizione  a  del  nucleo  piridico,  permette  di  determinare  anche 
la  posizione  dell'alogeno  nella  cloro-  e  nella  bromochinaldina.  Invero  si  co- 
nosce una  clorochinaldina,  fusibile  a  42°-43°,  che  è  stata  ottenuta  da  M.  Conrad 
ed  L.  Limpach  (!),  la  quale  contiene  il  cloro  in  posizione  y.  Siccome  la  cloro- 
chinaldina che  io  ho  ottenuta  dal  metilchetolo  fonde  a  71°-72°  ed  è  per  con- 
seguenza diversa  da  quella  di  M.  Conrad  ed  L.  Limpach,  e  siccome  la  posi- 
zione a  è  già  occupata  in  entrambe  le  clorometilchinoline  dal  metile,  l'alogeno 
non  può  occupare  nella  mia  clorochinaldina  che  la  terza  ed  ultima  posizione 
rimanente.  L'isomeria  delle  due  sostanze  è  indicata  per  conseguenza  dalle 
seguenti  formule: 

CI 


CH, 


N  N 

Clorochinaldina  di  Conrad  e  Limpach         Clorochinaldina  dal  metilchetolo 


«  Con  questo  rimane  definitivamente  dimostrato  che  l'atomo  di  carbonio 
che  entra  nella  molecola  dell'indolo,  nelle  reazioni  col  cloroformio  e  col  bro- 
moformio, va  ad  occupare  la  posizione.  /?  nel  nucleo  piridico  del  derivato 
chinolinico  che  si  forma,  come  avviene  nelle  corrispondenti  metamorfosi  del 
pirrolo.  Dalle  ricerche  di  E.  Fischer  e  A.  Steche  (2)  risulta  che  quando  la 
trasformazione  degli  indoli  in  chinoline  viene  fatta  invece  per  mezzo  del  jo- 
duro  di  metile,  il  gruppo  metilenico  entra  in  posizione  «,  probabilmente  perchè 
in  questo  caso  si  ottengono  delle  idrochinoline  che  sono  basi  secondarie  ». 


(i)  Beri.  Ber.  XX,  952. 

(2)  Liehig's  Annalen.  Verwandlung-  der  Indole  in  Hydrochinoline  242,  348. 


560  — 


Chimica.  —  Sopra  alcuni  derivati  della  pirrolenftalide.  Nota 
di  Francesco  Anderlini,  presentata  dal  Socio  Cannizzaro  ('). 

«  Fra  i  derivati  del  pirrolo  e  quelli  del  benzolo  furono  riscontrate  molte 
analogie  circa  la  loro  genesi  e  costituzione  come  venne  posto  in  evidenza  dal 
prof.  Ciamician  nella  sua  Monografia  sui  composti  del  pirrolo  (2). 

«  Tuttavia  la  sostituzione  dell'idrogeno  nei  due  nuclei  non  si  ottiene 
con  eguale  facilità,  anzi,  per  quanto  lo  stesso  prof.  Ciamician  potè  intrave- 
dere (3),  il  pirrolo,  in  via  generale,  oltre  minore  resistenza  e  permette  di 
introdurre  nella  sua  molecola  altri  elementi  o  radicali  con  maggiore  facilità 
che  il  benzolo.  Scopo  precipuo  'del  presente  lavoro  si  è  appunto  di  contribuire 
a  dilucidare  questo  punto. 

«  Uno  dei  composti  che  parve  dovesse  prestarsi  sufficientemente  a  tale 
dimostrazione  per  la  sua  stabilità  e  resistenza  al  calore,  è  la  pirrolenftalide 

C4H3N 

\/ 

C 

CGH4^    \) 
CO, 
ottenuta  da  Ciamician  e  Dennstedt  (4)  per  l'azione   dell'anidride  ftalica  sul 
pirrolo.  Questi  chimici  studiarono  il  suo  modo  di  comportarsi  colla  potassa,  la 
quale  la  trasforma  nell'acido  pirrolenfenilcarbinol-o-carbonico 

C4  H3  N 
COH 
C6  H\ 

COOH. 

«  La  costituzione  della  pirrolenftalide  ammessa  da  Ciamician  e  Denn- 
stedt non  è  stata  dimostrata  in  modo  assoluto,  ma  apparisce  probabile  da 
tutto  il  suo  modo  di  comportarsi. 

«  Io  ho  cercato  di  ottenere  un  composto  idrazinico  della  pirrolenftalide, 
perchè  in  questi  ultimi  tempi  è  stato  dimostrato  (5),  che  anche  i  lattoni, 
come  p.  es.  la  ftalide,  reagiscono  con  la  fenilidrazina. 

(*)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  di  chimica  dell'Università  di  Padova. 
(2)  //  pirrolo  ed  i  suoi  derivati.  Acc.  dei  Lincei.  Ser.  4a,  voi.  IV,  1887. 
(:<)  Ibid. 

(4)  Acc.  L.  M.  XIX,  (1833-84). 

(5)  W.  Wislicenus,  Ber.  deut.  chem.  Gesell.  XX,  401. 


—  561  — 

«  La  pirrolenftalide  però  non  si  combina  con  questo  reattivo,  e  non 
ottenni  nessun  risultato  con  la  fenilidrazina  né  direttamente  né  in  presenza 
di  acido  acetico. 

«  L'acido  pirrolenfenilcarbinol-o-carbonico  si  trasforma  per  riscaldamento 
nell'anidride  da  cui  deriva.  Io  ho  voluto  studiare  il  comportamento  di  un 
sale  di  tale  acido,  perchè  in  questo  caso  la  formazione  dell'anidride  non  è 
più  possibile. 

«  La  pirrolenftalide  venne  sciolta  nella  potassa  concentrata,  a  caldo,  e 
poi,  dopo  eliminata  tutta  l'acqua,  venne  mescolato  il  residuo  con  circa  10  volte 
il  suo  peso  di  carbonato  potassico,  il  miscuglio  introdotto  in  una  stortina  e 
scaldato  in  bagno  di  lega  metallica  oltre  i  360°.  Distillò  un  liquido  i  cui 
vapori  coloravano  vivamente  un  fuscello  d'abete,  accompagnato  da  altro  liquido 
che  presentava  le  proprietà  del  benzolo. 

Azione  del  bromo  in  soluzione  alcalina 
sull'acido  ])irrolenfenilcarbinol-o-carboiiico. 

«  La  pirrolenftalide  venne  sciolta  nella  potassa  a  caldo,  e  prima  del 
raffreddamento  fu  aggiunto  un  eccesso  di  bromo  rapidamente.  Il  liquido  reso 
alcalino  venne  agitato  con  etere,  il  quale  estrasse  un  corpo  insolubile  nel- 
l'acqua, solubile  nell'alcool,  che  si  colorava  in  verde  scuro  coli' acido  solforico, 
instabile  e  contenente  bromo;  possedeva  infine  tutte  le  proprietà  che  offre 
il  letrabromoj)irrolo  col  quale  fu  confrontato. 

«  Il  liquido  acquoso  ed  alcalino  fu  trattato  con  acido  solforoso  fino  a 
reazione  acida  ed  esso  pure  agitato  con  etere.  Il  residuo  lasciato  dall'estratto 
etereo  presentava  l'aspetto  dell'acido  ftalico,  col  quale  del  resto  fu  identi- 
ficato coi  dati  dell'analisi  del  sale  d'argento,  colla  formazione  della  fluore- 
sceina,  scaldandolo  colla  resorcina  ed  acido  solforico,  e  col  suo  punto  di  fusione. 

«  L'acido  pirrolenfenilcarbinol-o-carbonico  si  scinde  dunque  per  l'azione 
del  bromo  in  soluzione  alcalina  in  telrabromojnrrolo  ed  acido  ftalico.  Questa 
reazione  ha  servito  per  riconoscere  la  posizione  del  bromo  e  del  residuo  ni- 
trico nei  prodotti  di  sostituzione  della  pirrolenftalide. 

Bib  romoj)  irrolen  fialide. 

«  Sopra  2  grammi  di  pirrolenftalide,  sciolta  in  15  grammi  di  ac.  acetico 
glaciale,  furono  fatti  agire  a  caldo  8  grammi  di  bromo  versato  a  piccole  por- 
zioni ed  agitando.  Per  raffreddamento  si  separarono  dei  cristalli  fortemente  co- 
lorati in  bruno,  che  furono  liberati  dal  liquido  madre  il  più  che  fu  possi- 
bile ed  indi  fatti  cristallizzare  dall'alcool.  Si  ottennero  in  tal  guisa  circa 
gr.  1,3  di  prodotto  fondente  a  198°.  Dopo  ripetute  cristallizzazioni  dall'alcole 
bollente  il  punto  di  fusione  rimase  fisso  a  199". 


—  562  — 
y.  Una  determinazione  di  bromo  nella  sostanza  seccata  sull'acido  solfo- 
rico nel  vuoto  condusse  ai  risultati  seguenti: 
0,2188  gr.  diedero  0,2314  gr.  di  Ag  Br. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C12  H5  Br2  NO2 

Br        45,00  45,07 

«  La  bibromopirrolenftalide  fatta  cristallizzare  dall'alcool  si  presenta  in 
piccoli  aghi  disposti  a  fascetti,  di  un  bel  colore  giallo  vivo;  disseccati  for- 
mano una  massa  dall'aspetto  della  seta.  È  insolubile  nell'acqua,  solubile  con 
difficoltà  nell'alcool  anche  a  caldo,  pochissimo  a  freddo  e  così  nell'etere. 
Coli' acido  solforico  concentrato  produce  una  bella  colorazione  rosso-viva. 

Mo  no  iiitropirro  leu  fialide. 

«  L'acido  nitrico  concentrato  scioglie  la  pirrolenftalide  con  grande  faci- 
lità dando  origine  ad  un  nitroderivato.  Per  prepararlo  si  procede  nel  modo 
seguente.  Si  scioglie  la  pirrolenftalide,  introducendola  a  poco  a  poco,  in  un 
eccesso  di  acido  nitrico  concentrato,  e  si  precipita  con  acqua.  Si  separa  un 
precipitato  fioccoso  giallognolo,  che  si  raccoglie  su  di  un  filtro  e  si  lava  con 
acqua  per  liberarlo  dall'acido.  La  massa  seccata  si  scioglie  nell'alcool  caldo 
bollendo  coli' aggiunta  di  carbone  animale.  La  soluzione  filtrata  abbandona 
pel  raffreddamento  degli  aghi  giallognoli,  che  si  fanno  ripetutamente  cristal- 
lizzare dall'alcool  per  depurarli. 

«  Analizzato  condusse  ai  risultati  che  corrispondono  con  la  forinola 
C12  H6  (NO2)  NO2 

I.  0,2500  gr.  diedero  0,5700  gr.  di  CO2  e  0,0(318  gr.  di  H2  0. 

II.  0,1940  gr.  svolsero  19  ce.  di  azoto  misurato  a  11°,5  e  756,7  mm. 

trovato  calcolato  per  C18  H«  (NO2)  NO2 

I  II 

C         59,79  59,50 

H  2,64  2,48 

N  11,62  11,57 

«  Questo  composto  è  poco  solubile  nell'alcool  caldo,  quasi  insolubile  in 
quello  freddo,  appena  solubile  nell'etere  caldo,  insolubile  nell'acqua.  Dalla 
soluzione  alcoolica  calda  si  deposita  pel  raffreddamento  in  aghi  minutissimi 
disposti  in  gruppi  a  guisa  di  ventaglio. 

«  La  riduzione  con  stagno  ed  acido  cloridrico  fornì  delle  materie  amorfe, 
che  non  vennero  però  studiate  ulteriormente. 

«  Tanto  il  bromo  che  il  nitroderivato  sotto  l'influenza  del  bromo  in 
presenza  di  potassa  si  decompongono  formando  acido  ftalico.  Per  constatare 
questo  fatto  si  scioglie  sia  il  bromocomposto  sia  il  nitroderivato  nella  potassa 
a  caldo,  e  prima  che  la  soluzione  si  raffreddi,  si  aggiunge  del  bromo  goccia 
a  goccia.  Quando  il  liquido  si  è  raffreddato,  si  acidifica  con  acido  solforoso 


—  563  — 

e  si  estrae  con  etere.  La  soluzione  eterea  abbandona  per  l'evaporazione  delle 
squamette  più  o  meno  colorate,  che  si  rendono  bianche  per  ripetute  cristal- 
lizzazioni. L' identità  dell'acido  ottenuto  dai  due  derivati  della  pirrolenftalide 
con  l'acido  ftalico,  fu  rilevata  seguendo  il  modo  indicato  più  sopra. 

«  Dalla  formazione  di  acido  ftalico  dalla  nit ropirrolen fialide   e   dalla 
bibromopirroleuftalide  con  ipobromito  potassico   risulta   evidente,   che   nei 
due  composti,  il  bromo  ed  il  residuo  nitrico  si  trovano  nel  nucleo  pirrolico  e 
non  nell'aromatico.  Le  forinole  di  questi  due  composti  sono  pertanto 
C*HBr2-N  C4H2(N02)N 

\/  \/ 

C  C 

/\  /\ 

C6H4  0  e  CtìH4  0 

\/  \/ 

CO  co 

«  I  fatti  qui  esposti  contribuiscono  a  dimostrare  la  maggiore  facilità 
di  sostituzione  degli  atomi  di  idrogeno  del  nucleo  del  pirrolo  in  confronto 
di  quelli  del  nucleo  benzolico  » . 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

E.  Pascal.  Sopra  le  relazioni  che  possono  sussistere  identicamente 
tra  formazioni  simboliche  del  tipo  invariantivo  nella  teoria  delle  forme 
algebriche.  Presentata  a  nome  del  Corrispondente  De  Paolis. 


RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

Il  Socio  Strùver,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Cannizzaro,  legge 
una  Kelazione  sulla  Memoria  del  prof.  F.  Mauro,  intitolata:  Studio  sui 
ftuossisali  di  Molibdeno,  concludendo  per  l'inserzione  del  lavoro  negli  Atti 
accademici. 

Le  conclusioni  della  Commissione,  messe  ai  voti  dal  Presidente,  sono 
approvate  dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  facendo 
particolar  menzione  delle  opere  seguenti  di  Soci  e  di  estranei  : 
A.  D'Abbadie.  Récit  d'un  voyage  magnètique  en  Orient. 


—  564  — 

D.  Lovisato.  Cenni  geologici  sulla  Sardegna.  —  Déscription  des  roches 
recueillies  à  la   Terre  de  Feu. 

P.  A.  Saccardo.    SyUoge  fungorum,   omnium   hucusque  cogmtorum. 

Voi.  VII,  parte  la. 

G.  E.  Saltini.  Della  vita  e  delle  opere  di   Giuseppe  Martelli,  archi- 
tetto e  ingegnere  fiorentino.  Con  atlante  inciso  da  F.  Livy. 

Il  Socio  Govi  offre  in  dono  all'Accademia  un  suo  scritto  intitolato:  Il 
miscroscopio  composto  inventato  da  Galileo.  «  In  questo  scritto,  soggiunge  il 
prof.  Govi,  riportando  un  documento  a  stampa  contemporaneo,  provo  che  già 
nel  1610  Galileo  aveva  trasformato  il  cannocchiale  olandese  in  microscopio, 
per  guardare  oggetti  vicinissimi  e  scorgervi  quei  particolari  che  l'occhio  nudo 
non  sarebbe  giunto  a  discernere  ;  come,  per  esempio,  gli  occhi  di  alcuni  in- 
setti, ecc.  ecc.  Egli  ne  riparlò  a  Giovanni    Tarde    nel  1614,   raccontandogli 
certe  sue  osservazioni   sulle   mosche,  e  nel  1622,    scrivendo  il   Saggiatore, 
consigliò  al  Padre  Grassi  di  osservare  le  più    minute    scabrosità    dei    corpi 
valendosi  del  cannocchiale,  disposto  per  veder  da  vicino.  Galileo  aveva  dunque 
indubbiamente  inventato  e  adoperato  fin  dal  1610  un  microscopio  composto,  con 
l'obbiettivo  convesso  e  coli' oculare  concavo,  quello  stesso  microscopio  che  oggi 
i  Micrografi  conoscono  e  adoperano,  chiamandolo    Lente  di  Br'ùke.   Cornelio 
Drebbel  ricavò  più  tardi  (nel  1621)  un  altro  microscopio  composto,  dal  can- 
nocchiale del  Keppler,  ed  è  il  microscopio  composto  che  si  adopera  ancora 
a'  dì  nostri,  perchè  scevro  di  quei  difetti,  che  limitavano  troppo  il  campo  e 
la  potenza  amplificante  del  microscopio  Galileano.  Galileo,  avendo  veduto  a 
Roma  nel  1624  il  microscopio  del  Drebbel,  si  rimise  a  fabbricarne  de'  suoi, 
che  chiamò  allora  Occhialini,  sperando  forse  di  superar  con  essi  quelli  ve- 
nuti d'Olanda;  ma  dovette  accorgersi  presto  che  la  gara  non  era  sostenibile, 
sicché  da  allora  in  poi  non  ne  fece  più  altri,  nò  si  hanno  prove  che   se  ne 
occupasse  ancora  negli  ultimi  quindici  anni  della  sua  vita.  Questa  fase  della 
storia  del  microscopio,  nel  1624,  raccontata  altre  volte  dall'Abate  Rezzi,  per 
dimostrare  che  Galileo  non  aveva  inventato  il  microscopio  composto,  si  leggerà 
assai  più  largamente  esposta  e  documentata  in  questo  mio  lavoro,  nel  quale 
mi  sono  studiato  di    correggere    parecchi    errori    del    Rezzi,   e    di   mostrare 
inoltre    che    i    primi    microscopi   semplici,  ossia   le   prime   lenti   d'ingran- 
dimento,   vanno    attribuiti    senza    dubbio    a    Ruggero    Bacon    (alla  fine  del 
XIII  secolo);  rimanendo  pur  sempre  a  Salvino  degli  Armati  la  gloria  d'avere 
inventato  gli  occhiali  da  naso    per   viste    lunghe  e  corte.  Molte  altre    cose 
contiene  questa  scrittura  concernenti  la  storia  dell'  Ottica  presso  gli  antichi, 
e  nei  tempi  di  mezzo,  sino  al  principio  del  secolo  XVII,  alle  quali  passerò 
sopra  per  brevità,  notando  soltanto  ancora  che  vi  dimostro,    con    documenti 
sincroni,  che  i  nomi  di   Telescopio  e  di  Microscopio  vennero    dati  a  questi 
due  strumenti  All'Accademia  dei  Lincei,  il  primo   essendo    stato   proposto 


—  565  — 

dal  Cesi  o  dal  Demisiano,  l'altro  da  Giovanni  Faber  di  Bamberg  ;  e  vi  provo 
che  il  microscopio  semplice  fatto  con  una  gocciola  o  parlina  di  vetro  fuso, 
fu  ideato  ed  eseguito  prima  d'ogni  altro  da  Evangelista  Torricelli  nel  1643, 
o  nel  1644,  così  che  si  può  adesso  affermare  che  l'invenzione  del  microsco- 
pio semplice  più  acuto  e  quella  del  primo  microscopio  composto  fatto  d'un 
vetro  convesso  e  d'un  concavo,  appartengono  incontestabilmente  all'Italia,  l'uno 
dovendosi  al  Torricelli,  l'altro  a  Galileo  ». 

Il  Socio  Todaro  offre,  a  nome  dell'autore,  una  pubblicazione  del  prof. 
L.  Brunetti  sulla  Tannissanone   dei  tessuti,,  dando  notizia  di  quanto  in 

essa  è  trattato. 

Il  Corrispondente  Tacchini  presenta  sei  Note  del  dott.G.GRABLOViTz  diret- 
tore dell'Osservatorio  geodinamico  d'Ischia.  Delle  due  prime,  Sulle  sorgive  ter- 
mali del  porto  d'Ischia,  fu  già  pubblicato  un  sunto  nei  Rendiconti  dell'Acca- 
demia dell'agosto  1887.  La  terza  Nota  è  una  relazione  Sul  terremoto  del 
27  agosto  1886,  nella  quale  si  descrive  come  siasi  manifestato  nell'isola 
d'Ischia  quel  terremoto,  che  scosse  violentemente  la  Morea  e  s'estese  alla 
nostra  penisola:  dalla  detta  relazione  risulta,  che  l'isola  d'Ischia  si  trovò  quasi 
all'estremo  della  plaga  sensibilmente  scossa;  l'esame  poi  delle  variazioni  idro- 
termiche condusse  l'autore  ad  un  risultato  negativo.  Nella  quarta  Nota  Studi 
manometrici  al  porto  $  Ischia,  l'autore  trova  per  Yora  del  porlo  8h  49m, 
quale  medio  intervallo  in  tempo  solare  tra  il  passaggio  della  luna  al  meri- 
diano e  l'alta  marea  successiva  in  base  ad  osservazioni  fatte  anteriormente 
ad  Ischia  una  volta  al  giorno  per  la  durata  di  tre  mesi  e  da  lui  rintracciate. 
Coli' aiuto  delle  medesime  e  d'altre  eseguite  da  lui  stesso  sulla  line  del  1886, 
determina  il  medio  livello  del  mare  nella  cifra  rotonda  di  60  cm.  sotto  l'orlo 
della  panchina.  Conclude  collo  stabilire  che  la  scala  del  mareografo  da  im- 
piantarsi abbia  origine  a  m.  1,84  sotto  lo  stesso  punto,  in  prossimo  accordo 
coi  mareografi  dell'estuario  veneto. 

Nella  quinta  Nota,  Anemometria,  l'autore  considera  il  vento  sotto  il 
punto  di  vista  delle  sue  due  componenti  orizzontali  e  dimostra  l'utilità  di 
farne  pure  l'osservazione  diretta  sotto  questo  aspetto,  allo  scopo  di  calcolare 
con  tutta  l'accuratezza  analitica  quegli  elementi  che  si  ricavano  separatamente 
dall'anemometro  Robinson  e  dall' anemoscopio,  cioè  la  velocità  e  la  direzione. 
Nella  sesta  Nota  descrive  l'Osservatorio  meteorologico  e  geodinamico  al  porto 
d'Ischia.  Tutte  queste  Note  sono  state  di  recente  pubblicate  negli  Annali 
dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia  e  geodinamica. 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  73 


566 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Segretario  Blaserna  annuncia  la  perdita  fatta  dall'Accademia  nella 
persona  del  suo  Socio  straniero  Gherardo  vom  Rath;  morto  il  23  aprile 
scorso.  Era  Socio  Corrispondente  dal  13  giugno  1879,  e  Socio  straniero  dal 
26  luglio  1883. 

Lo  stesso  Segretario  dà  comunicazione  di  una  lettera,  colla  quale  il 
prof.  Rodolfo  Lipschitz  ringrazia  per  la  sua  nomina  a  Socio  straniero,  e  si 
scusa  di  non  aver  potuto  mandar  prima  i  propri  ringraziamenti,  essendone 
stato  impedito  da  grave  malattia. 


CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Blaserna  legge  il  seguente  elenco  dei  lavori  presentati 
per  concorrere  ai  premi  del  Ministero  della  pubblica  istruzione  per  le  scienze 
Matematiche,  1887-88. 

1.  Amodeo  Federico.  1)  Sopra  un  particolare  connesso  (2,  2)  con 
due  punti  singolari  e  due  rette  singolari  (st.).  —  2)  Sulle  coniche  bitan- 
genti  a  due  coniche  (st.). 

2.  Andriani  Angelo.  Elementi  di  geometria  euclidea  (st.). 

3.  Arno  Valentino.  Applicazioni  di  geometria  descrittiva  (st.). 

4.  Bettazzi  Rodolfo.  1)  Teoria  delle  grandezze  (ms.).  —  2)  Sul  con- 
cetto di  numero  (st.). 

5.  Biasi  Giovanni.  La  dualità  nella  congruenza  (ms.). 

6.  Bordiga  Giovanni,  l)  Studio  generale  della  quartica  normale  (st.).  — 
2)  Di  alcune  superficie  del  5°  e  del  6°  ordine  che  si  deducono  dallo  spazio 
u  sei  dimensioni  (st.).  —  3)  Le  surface  du  sLvième  ordre  avec  six 
droites  (st.).  —  4)  Nouveaux  groupes  de  surfaces  à  deux  dimensions  dans 
les  espaces  à  n  dimensions  (st.).  —  5)  La  superficie  del  6°  ordine  con  dieci 
rette  nello  spazio  R4  e  le  sue  proiezioni  nello  spazio  ordinario  (st.).  — 
6)  Dei  complessi  in  generale  nello  spazio  a  4  dimensioni  ed  in  particolare 
di  uno  del  primo  ordine  e  della  quarta  classe.  Sua  proiezione  nello  spazio 
ordinario.  Sua  rappresentazione.  Trasformazioni  dello  spazio  che  se  ne 
ottengono  ecc.  (ms.).  —  7)  Di  alcune  forme  rigate  (ms.). 

7.  Brambilla  Alberto.  !)  Ricerche  analitiche  intorno  alle  curve  gobbe 
razionali  del  4°  ordine  (st.).  —  2)  Sopra  alcuni  casi  particolari  della 
curva  gobba  razionale  del  quarto  ordine  (st.).  —  3)  intorno  alla  quartica 


—  567  — 

■gobba  dotata  di  due  tangenti  stazionarie  (si).  —  4)  Le  omografie  che 
mutano  in  se  stessa  una  curva  gobba  razionale  del  quarto  ordine  (si).  — 
5)  Sopra  una  classe  di  superficie  algebriche  rappresentabili  -punto  per 
punto  sul  piano.  Nota  la  (si). 

8.  Canella  Giuseppe.  Trattato  di  prospettiva  pratica  elementare  (ms.). 

9.  Cordenons  Pasquale.  Trattato  di  algebra  ad  uso  dei  Licei  e  degli 
istituti  tecnici  (st.). 

10.  De  Angelis  Nicola.  Equazione  rettificatrice  di  ogni  arco  circo- 
lare per  approssimazione  convergentissima  geometrizzabile  (ms.). 

11.  Delitala  Giuseppe.  1)  Ricerche  elementari  di  geometria  appli- 
cata (ms.).  —  2)  Sul  limite  di  precisione  delle  misure  angolari  (ms.). 

12.  Du  Montel  Enrico.  Sul  significato  della  geometria  non  eucli- 
dea (ms.). 

13.  Galassini  Alfredo,  i)  Manuale  teorico-pratico  per  l'uso  del  regolo 
calcolatore  Maunheim  (st.).  —  2)  Filatura  della  lana  (st.).  —  3)  U  techeo- 
metrino  e  il  regolo  techeometrico  Soldati  (st.). 

14.  Giuliani  Giulio.  1)  Alcune  osservazioni  di  aritmetica,   (ms.)  — 

2)  Sulla  potenza  ed  esponente  irrazionale  di  un  numero  irrazionale  (st.).  — 

3)  Sulle  funzioni  di  n  variabili  reali  che  soddisfano  alla 

^L  +  M-Ji h^-f  =  0     (si) 

CX\  v<X>2  Odi  n 

4)  Sulla  funzione  potenziale  della  sfera  in  uno  spazio  di  n  dimensioni  (st.).  — 

5)  Sopra  certe  funzioni  analoghe  alle  sferiche  (st.).  —  6)  Osservazioni  sopra 
le  funzioni  sferiche  di  ordine  superiore  al  secondo  e  sopra  altre  funzioni 
che  se  ne  possono  dedurre  (ms.).  —  7)  Aggiunte  ad  una  Memoria  del  sig. 
Kummer  (ms.). 

15.  Pannelli  Marino.  1)  Sulle  trasformazioni  multiple  involulorie  di 
due  spazi  (si).  —  2)  Sui  connessi  ternari  di  2°  ordine  e  di  2a  classe  (st.).  — 

•3)  Sulle  trasformazioni  multiple  associate  ad  ogni  trasformazione  piana 
birazionale  (ms.).  —  4)  Sui  complessi  associati  ad  ogni  trasformazione 
birazionale  dello  spazio  (ms.).  —  5)  Sulle  superficie  del  quarto  ordine  gene- 
rate da  due  stelle  di  piani  e  da  una  rete  di  quadriche  proiettive  fra  loro  (ms.). 

16.  Pierantoni  Luigi  Filippo.  Teoremi   inversi  delle  parallele  {ms.). 

17.  Pittarelli  Giulio.  1)  Sulle  curve  del  terz  ordine  con  un  punto 
doppio  (si).  —  2)  QH  elementi  immaginari  delle  forme  binarie  cubiche 
(si).  —  3)  Le  curve  di  3°  ordine  e  di  4a  classe  (st.). 

18.  Ketali  Virginio,  l)  Sulle  coniche  coniugate  (si).  —  2)  Sopra  la 
proiezione  immaginaria  della  superficie  del  second'ordine  e  delle  curve 
gobbe  del  quart 'ordine  (st.).  —  3)  Osservazioni  analilico-geometriche  sulla 
proiezione  immaginaria  delle  curve  del  second'ordine  (st.).  —  4)  Sull'im- 
maginario in  geometria  (ms.).  —  5)  Sulle  coniche  coniugate  degeneri  (st.).  — 
ti)  Sulle  forme  binarie  cubiche  (st.). 


—  568  — 

19.  Ricotti  Mauro.  Elementi  di  aritmetica  razionale  esjwsti  con  me- 
todo deduttivo  (st.). 

20.  Sadun  Elcia.  1)  Stilla  teoria  delle  funzioni  implicite  (st.).  — 
2)  Su  alcuni  teoremi  relativi  alla  divisione  algebrica  (st.).  —  3)  Sulla 
risoluzione  in  numeri  positivi  interi  o  nulli  delle  equazioni  : 

Ai+   h  +   h-\ h   *>n  =  r 

U,  -\-  2A2  -f-  3^3  -\ h  »*«  =  ^ 

21.  Torelli  Gabriele,  l)  Un  problema  sulle  espressioni  differen- 
ziali (st.).  —  2)  Sul  sistema  di  più  forme  binarie  cubiche  (st.).  —  3)  Al- 
cune relazioni  fra  le  forme  invariantive  di  un  sistema  di  binarie  (st.).  — 
4)  Alcune  forinole  relative  agli  integrali  ellittici  (st.).  —  5)  Su  qualche 
proprietà  delle  curve  piane  del  terz 'ordine  fomite  di  un  punto  doppio  (st.). 

22.  Torlasco  Antonio,  l)  I  numeri  irrazionali  e  le  operazioni  coi 
medesimi  elementarmente  e  rigorosamente  esposti  (ms.).  —  2)  ia  teorica 
dei  numeri  negativi  (ms.).  —  3)   Appunti  geometrici  (ms.). 

23.  Varisco  Bernardino.  1)  Sui  numeri  primi  (st.).  —  2)  V  indicatore 
nautico  (in  collaborazione  col  prof.  Pietro  Agnino)  (st.).  —  3)  Appcnd it- 
ali'Indicatore  nautico  (ms.).  —  4)  Memoria  sull'opuscolo  L'i  udì  calore  nau- 
tico (ms.). 

24.  Anonimo  ("Omnia  commutat  natura  et  vertere  cogit  »  Lucrezio 
lib.  V.).  Nuova  formula  relativa  ai  poligoni  regolari  (ms.). 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  il  programma  di  concorso  a  due  premi, 
di  lire  2000  ciascuno,  istituiti  dall'Associazione  di  Proprietari  ed  Agricoltori 
di  Napoli. 

CORRISPONDENZA 

In  seguito  a  richiesta  del  Corrispondente  De  Paolis,  si  procede  dal  Pre- 
sidente all'apertura  di  un  piego  suggellato,  che  nella  seduta  del  6  marzo  1887 
era  stato  presentato  dal  Socio  stesso  per  prender  data. 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  della  corrispondenza  relativa 
al  cambio  degli  Atti. 

Eingraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 
Il  Comitato  di  geologia  e  di  storia  naturale  di  Ottawa;  la  Società  degli 
antiquari  di  Londra  ;  la  Società  filosofica  ed  il  Museo  di  zoologia  comparata  di 
Cambridge;  la  E.  Biblioteca  di  Berlino;  l'Osservatorio  di  Madison;  il  Comitato 
geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 
La  Presidenza  della  Camera  dei  Deputati;  il  Ministero  delle  Finanze; 
la  E.  Scuola  Normale  Superiore  di  Pisa. 

P.  B. 


—  569  — 


BENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 

Classo  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  20  maggio  1888. 
G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0   PRESENTATE   DA   SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  sui 
rinvenimenti  di  antichità  per  lo  scorso  mese  di  aprile,  e  lo  accom- 
pagna con  la  Nota  seguente: 

«  Varie  scoperte  avvennero  in  questi  ultimi  tempi  nella  Venezia  (Re- 
gione X).  Si  riconobbero  tombe  romane  a  sud  di  Asolo,  nel  comune  di  Riese  ; 
a  Spineda  nel  comune  medesimo;  ed  a  Crespignano  nel  comune  di  Maser, 
pure  nel  territorio  Asolano.  Avanzi  di  suppellettile  funebre  di  età  romana 
si  ebbero  in  contrada  il  Capitello  della  Lo  vara  presso  Este  ;  ed  un  deposito 
di  anfore  si  riconobbe  in  contrada  le  Bressane,  nel  prossimo  comune  di 
s.  Elena.  In  s.  Bruson,  nel  comune  di  Dolo,  fu  dissotterrato  un  cippo  milliario 
della  Via  Emilia  Altinate  con  iscrizione  dell'  età  costantiniana.  In  Verona 
si  fecero  nuove  indagini  presso  la  cattedrale,  per  riconoscervi  l'estensione 
dell'antico  pavimento  in  mosaico,  del  quale  in  vari  tempi  sotto  e  presso  la 
cattedrale  medesima  eransi  scoperti  molti  pezzi;  ed  avanzi  di  scheletri  con 
armi  litiche  si  rinvennero  in  contrada  Carotto,  presso  Peri,  nel  territorio 
veronese. 

«  Dalla  Cispadana  (Regione  Vili)  si  ebbero  oggetti  di  varie  età,  prero- 
mani   e    romani,   scoperti  fuori   Porta    Ravaldino  in    Forlì;    e   dall'Umbria 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  74 


—  570  — 

(Regione  VI)  vari  bronzi,  cioè  fibule,  rotelle  e  bottoni,  che  si  raccolsero  nel  terri- 
torio di  Sarsina,  e  che  probabilmente  sono  avanzi  di  qualche  stipe  votiva. 

«  Una  nota  del  prof.  Milani  illustra  un  sarcofago  di  alabastro  policromo, 
scoperto  presso  Città  della  Pieve  (Regione  VII),  ora  aggiunto  alla  raccolta 
del  Museo  etrusco  fiorentino.  Proseguirono  poi  le  esplorazioni  nell'agro  vol- 
siniese  e  falisco,  delle  quali  si  dirà  nei  prossimi  fascicoli. 

«  In  Roma  (Regione  I)  numerosi  come  al  solito  furono  i  rinvenimenti, 
relativi  così  alla  topografìa  urbana,  come  alla  epigrafia  ed  alla  storia  dell'arte. 
Mi  basterà  di  ricordare  un  sacello  compitale,  scoperto  sul  bivio  delle  strade 
s.  Martino  ai  Monti  e  Giovanni  Lanza,  sacello  dell'antichissima  regione  esqui- 
lina,  che  nell'età  di  Augusto  fu  restaurato,  come  dall'iscrizione  che  vi  è  incisa 
chiaramente  si  dimostra.  Questa  epigrafe,  dell'anno  10  av.  Ci\,  ricorda  che 
con  le  strenne  offerte  dal  popolo  romano  consacrò  Augusto  in  quel  sacello  la 
statua  di  Mercurio,  nel  modo  stesso  con  cui  mediante  il  prodotto  de' medesimi 
donativi,  dedicò  statue  di  altre  divinità  in  altri  santuari  degli  antichi  vici. 

y-  Un  cippo  di  travertino,  rinvenuto  a  poca  distanza  dal  detto  sacello 
spetta  ad  una  legale  terminazione  di  area  pubblica,  pure  dell'  età  augustea. 

«  Molto  importanti  furono  gli  scavi  fatti  nel  Foro  Romano  a  richiesta 
del  prof.  0.  Richter,  e  sotto  la  direzione  di  lui;  scavi  che  portarono  a  sco- 
prire tra  il  tempio  del  Divo  Giulio  e  quello  dei  Castori,  le  fondamenta  del 
famoso  arco  di  Augusto,  di  cui  nel  secolo  XVI  era  stata  scoperta  l'epigrafe 
(C.  I.L.  VI.  n.  873). 

«  Un  prezioso  frammento  degli  atti  arvalici  fu  recuperato  nell'alveo  del 
Tevere,  presso  la  sponda  di  Marmorata  :  il  Gamurrini  che  lo  tolse  in  esame, 
riconobbe  che  si  riferisce  agli  anni  tra  il  38  ed  il  40  dell' era  volgare,  e  che 
ricorda  il  sacrificio  fatto  dagli  Arvali  per  l'anniversario  del  natale  di  Dru- 
silla,  figlia  di  Germanico,  già  consacrata;  commemorazione  che  avvenne  in- 
nanzi il  tempio  di  Augusto  nel  Foro. 

«  Dagli  stagni  di  Campo  Salino,  sull'antica  via  Campana,  alla  destra  dal 
Tevere,  proviene  una  rara  epigrafe,  incisa  nel  piedistallo  di  una  statua,  la 
quale  epigrafe  ha  rapporto  col  campus  salinarum  romanarum,  come  è  ampia- 
mente detto  in  una  nota  del  prof.  Lanciani.  Il  monumento  fu  posto  dai  Sac- 
carii  Salarli,  che  costituivano  la  corporazione  addetta  al  trasporto  del  sale 
dalle  officine  della  spiaggia  di  ponente  al  porto  Claudio-Traiano,  cioè  dalla 
saline  della  sponda  destra  del  Tevere,  che  furono  le  antichissime  dei  Veienti, 
e  che  divennero  poi  il  campo  delle  saline  romane,  denominazione  rimasta 
fino  ad  oggi  a  quel  luogo,  nell'appellativo  di  Campo  Salino.  Ha  notato  il 
eh.  Hulsen,  che  con  questa  lapide  è  dimostrata  la  prima  volta  l'etimologia  della 
via  Campana,  intorno  alla  quale  erano  state  emesse  varie  ed  erronee  opinioni. 

«  Ai  terreni  prossimi  alla  via  Portuense,  e  forse  al  santuario  della  Dea 
Dia,  spetta  il  rinvenimento  di  molte  statuette  di  bronzo  di  tipo  arcaico,  illu- 
strato in  una  nota  del  eh.  Helbi?. 


—  571  — 

«  A  destra  poi  della  via  Salaria,  nel  grande  viale  della  Regina,  si  sco- 
prirono varie  iscrizioni  cemeteriali  cristiane. 

«  Furono  ricominciati  gli  scavi  di  Ostia  tra  la  piazza  del  Teatro  ed  il 
cosidetto  tempio  di  Matidia  ;  e  vi  si  riconobbero  finora  due  gruppi  di  edifici 
non  esplorati  negli  ultimi  quattro  secoli,  e  non  appartenenti  all'ordine  dei 
magazzini  frumentari.  Uno  sembrò  essere  la  Stallo  Vigilum;  l'altro  una  terma. 
Vi  si  trovarono  statue,  iscrizioni  ed  oggetti,  di  cui  si  dirà  nel  prossimo  mese. 

n  Avanzi  di  una  terma  furono  pure  riconosciuti  in  Anzio,  in  prossimità 
della  villa  Adele,  dove  si  trovarono  tubi  plumbei  scritti,  e  busti  di  marmo, 
di  buona  arte  e  di  ottima  conservazione. 

«  In  Pozzuoli,  presso  l'anfiteatro,  ove  fu  scoperta  di  recente  la  base  con 
l'epigrafe  ad  Annia  Agrippina  (Notizie  1888,  p.  143),  altre  due  pregevolis- 
sime basi  scritte  tornarono  in  luce;  la  prima  dedicata  a  C.  Elio  Domitiano 
Gauro,  l'altra  al  pantomimo  L.  Aurelio  Pilade,  che  fiorì  sotto  M.  Aurelio  e 
L.  Vero.  Merita  singolare  ricordo  la  memoria  che  vi  è  fatta  di  mimerà  gladia- 
torum  vetiatioìie  passiva,  nel  valore  di  promiscua  ;  il  che  mentre  toglie  dubbio 
sopra  una  frase  della  lapide  riprodotta  nel  voi.  X  del  C.  I.  L.  n.  3704,  riceve 
luce  dalla  lapide  medesima,  ove  una  venatio  passiva  si  dice  essere  stata 
composta  deuis  bestiis  et  UH  feris  deatatis  et  MI  paribus  ferro  dimi- 
cantib(us). 

«  Resti  di  una  cella  vinaria  si  dissotterrarono  tra  la  vecchia  e  la  nuova 
stazione  di  Sulmona  (Regione  IV);  ed  avanzi  di  mura,  con  oggetti  di  età 
romana,  si  riconobbero  nel  comune  di  Roccacasale,  territorio  dei  Peligni,  nel 
quale  territorio  presso  Pratola  si  dissotterrarono  pure  tombe  a  tegoloni,  con 
fibule  di  bronzo  ed  oggetti  di  suppellettile  funebre. 

«  Proseguirono  gli  scavi  della  vetusta  necropoli  nel  territorio  di  Sibari, 
dove  altre  tombe  furono  riconosciute.  In  attesa  dei  rapporti  illustrativi  di 
queste  nuove  scoperte,  presento  il  catalogo  degli  oggetti  rinvenuti  nelle  tombe 
esplorate  precedentemente,  in  conformità  di  ciò  che  promisi  nell'ultima  riunione 
della  Classe. 

*  Finalmente  in  Cagliari,  presso  la  chiesa  dei  ss.  Cosma  e  Damiano  o 
antica  basilica  di  s.  Saturnino,  si  riconobbero  varie  tombe  prive  di  suppellet- 
tile, appartenenti  forse,  al  cimitero  cristiano,  che  sul  principio  del  secolo  XVII 
fu  scoperto  in  quel  sito  ;  e  vicino  il  palazzo  Viceregio  si  ricuperò  un 
frammento  di  iscrizione  cufica  sepolcrale,  esaminato  dai  chh.  prof.  Amari 
e  Guidi  » . 


Archeologia.  —  Scavi  archeologici   nel   territorio  di  Sibari. 
Comunicazione  del  Socio  Pigorini. 

Questa  Nota  verrà  pubblicata  nei  fascicoli  delle  Notizie  degli  Scavi. 


—  572  — 

Fisica.  —  Dei  colori  invisibili  o  latenti  dei  corpi.   Nota  del 
Socio  Govi. 

«  Sin  dal  tempo  del  Newton  i  fisici  sanno  che  i  colori  dei  corpi  non  sono 
altro  se  non  le  varie  radiazioni  luminose,  diffuse,  trasmesse,  o  altrimenti  man- 
date dai  corpi  all'occhio,  il  quale  le  sente,  sicché  noi  le  chiamiamo  poi  con 
nomi  diversi,  secondochè  esse  stimolano  la  retina  in  un  modo,  o  in  un  altro. 
Senza  luce  non  si  hanno  colori  nei  corpi,  né  la  luce  sola  basta  a  destarli, 
se  non  vi  concorre  una  certa  disposizione  molecolare,  per  cui  le  cose  riescono 
atte  a  diffondere,  o  a  lasciar  passare,  sia  un  colore  determinato,  sia  certe  mesco- 
lanze di  colori,  sia  la  luce  bianca  perfetta,  che  in  sé  tutti  li  contiene  e  che 
perciò  li  può  tutti  partecipare. 

«  Di  qui  nasce  che  un  corpo  il  quale  sia  atto  a  diffondere  solamente  la 
luce  rossa,  dove  venga  illuminato  con  luce  turchina,  non  potendola  diffon- 
dere, la  assorbe,  si  riscalda,  si  scompone  o  subisce  altre  modificazioni,  e 
apparisce  nero  all'occhio  che  lo  contempla;  un  mezzo  trasparente  soltanto 
per  la  luce  violetta,  illuminato  con  luce  gialla  si  mostra  opaco  e  nero,  e 
così  via  discorrendo.  Ma  in  natura  difficilmente,  o  forse  mai,  s'  incontrano 
corpi  i  quali  diffondano  una  sola  specie  di  luce,  o  si  lasciino  attraversare 
da  vibrazioni  luminose  di  una  sola  durata.  Tutti  i  corpi  che  noi  diciamo  colo- 
rati, lo  siano  essi  per  diffusione  o  per  trasparenza,  diffondono  o  trasmettono 
infinite  qualità  di  radiazioni  luminose,  e  se  li  nominiamo,  verdi,  ranciati  o 
cerulei  li  chiamiamo  così  soltanto  perchè  fra  le  molte  radiazioni  che  essi  man- 
dano a  noi  prevalgono  quelle  che  sono  atte  a  destare  nella  nostra  retina  la 
sensazione  del  verde,  dell'aranciato  o  del  ceruleo. 

«  Di  qui  un  primo  errore  di  quelli  (ottici  o  pittori)  i  quali  s' immagi- 
nano che  mescolando  insieme  i  colori  della  tavolozza,  chiamati  da  essi  coi 
nomi  di  rosso,  d'aranciato,  di  giallo,  di  verde,  di  ceruleo,  di  turchino  e  di 
violetto  s'abbiano  a  produrre  sulla  vista  quei  medesimi  effetti  che  si  otter- 
rebbero mescolando  i  raggi  colorati  puri  somministrati  da  un  prisma  o  da  un 
reticolo.  Ogni  pigmento  della  tavolozza,  o  del  tino  dei  tintori,  è  un  misto  di 
colori  svariatissimi,  combinati  fra  loro  in  proporzioni  assai  difficilmente  asse- 
gnabili, così  che  unendone  due,  tre  ecc.  se  ne  mischiano  effettivamente  non 
due,  né  tre  soltanto,  ma  un  grandissimo  numero  in  proporzioni  sconosciute,  e 
però  il  risultato  della  mescolanza  è  lontano  sempre  (o  quasi  sempre)  da  quello 
che  si  sarebbe  ottenuto  colla  combinazione  binaria,  ternaria  ecc.  dei  colori  spet- 
trali del  medesimo  nome.  Sa,  per  esempio,  ogni  dipintore  che  dall'unione  dei 
pigmenti  gialli  cogli  azzurri  si  ottiene  il  verde,  mentre  combinando  con  certo 
giallo  dello  spettro  un  turchino  proporzionato,  l'occhio  ne  riceve  l'impressione  del 
bianco.  E  l'occhio  trova  pur  bianco  il  miscuglio  d'un  certo  rosso  scarlatto  dello 
spettro  con  un  ceruleo  glauco  o  smeraldino,  mentre  i  colori  materiali  dello  stesso 


—  573  — 

nome  uniti  insieme  danno  una  tinta  grigio-bru  nastra  lontanissima  dalla  bian- 
chezza. Non  si  possono  dunque  applicare  ai  pigmenti  dei  pittori,  o  dei  tintori 
quelle  leggi  che  risultano  al  fisico  dallo  studio  dei  colori  spettrali  e  delle  loro 
mescolanze,  e  hanno  grandemente  errato  quegli  artisti,  o  quegli  scrittori  di  pit- 
tura, i  quali  si  sono  immaginati  di  perfezionare  l'arte  del  colorito  col  ridurre  a 
tre  soli  i  pigmenti  della  tavolozza,  perchè,  secondo  alcuni,  si  possono  ridurre  a 
tre  soli  colori  spettrali  variamente  combinati  tutte  le  possibili  gradazioni  di 
tinte  che  l'occhio  può  percepire  e  distinguere.  Noi  non  possediamo  materie  co- 
loranti che  diffondano  unicamente  e  separatamente  ciascuno  di  quei  tre  colori 
semplici,  alla  varia  mistura  dei  quali  si  son  volute  ridurre  tutte  le  tinte 
possibili,  e  quando  pure  le  possedessimo,  non  potremmo  aver  da  esse  i  colori 
desiderati,  prima  di  tutto  perchè  non  si  sa  quali  abbiano  a  essere  precisamente 
codesti  colori  fondamentali  (alcuni  volendo  il  rosso,  il  giallo  e  il  turchino,  altri 
il  rosso,  il  verde  e  il  violetto)  ;  poi  perchè  veramente  le  tinte  dello  spettro  non 
sono  né  tre,  né  cinque,  né  sette,  ma  una  infinità,  e  che  solo  da  questa  infi- 
nità di  colori  diversi  vanamente  combinati  può  ricevere  la  retina  quelle  im- 
pressioni che  le  danno  i  colori  naturali. 

«  Converrebbe  dunque  per  parlar  correttamente  dei  colori  nell'arte  del 
dipingere,  abbandonar  le  vecchie  denominazioni  consacrate  dall'uso  e  indicar 
invece  ogni  materia  colorata  con  una  formula  o  simbolo  atto  a  rappresentare 
la  qualità  e  l' intensità  delle  varie  radiazioni  semplici  che  essa  può  diffondere 
o  trasmettere.  Se  non  che  una  tale  definizione  dei  colori  materiali  è  tuttavia 
impossibile  per  la  scienza,  e  però  convien  contentarsi  di  studiare  in  ogni  sin- 
golo caso  il  risultato  immediato  delle  mescolanze,  facendone  tesoro  pei  casi 
avvenire.  Ma  neppure  così  operando  si  possono  assegnar  regole  sicure  pel- 
le combinazioni  dei  colori  materiali,  perchè  la  loro  fabbricazione  non  consente 
d'averli  sempre  eguali,  quantunque  composti  colle  medesime  sostanze,  e  perchè 
le  reazioni  reciproche,  il  tempo,  l'ambiente  e  la  luce  vanno  continuamente 
alterandoli  senza  legge  assegnabile  e  senza  certa  misura.  Bisogna  quindi  su 
tal  proposito  contentarsi,  per  ora,  di  alcuni  precetti  generali  e  approssimativi, 
senza  pretendere  d'andar  molto  più  in  là,  malgrado  i  progressi  dell'ottica,  e 
malgrado  quelli  della  chimica  tecnica. 

«  Ma  oltre  alle  cagioni  esposte,  per  le  quali  vien  meno  l'aiuto  della  teoria 
quando  si  vogliano  determinare  gli  effetti  di  certe  miscele  di  colori,  oltre 
alla  varia  opacità  e  alla  trasparenza  diversa  dei  diversi  pigmenti,  oltre 
alla  fluorescenza  d'alcuni  di  essi  o  alla  loro  forforescenza,  un'altra  causa,  non 
considerata  fin  qui,  contribuisce  ancora  a  rendere  incerto  il  nostro  giudicio 
sul  colore  proprio  dei  corpi  e  quindi  su  quelli  che  possono  risultare  dalle  loro 
mescolanze. 

«  Se  la  luce  del  sole  (e  quindi  la  luce  del  giorno,  o  luce  diffusa)  con- 
tenesse veramente  tutte  le  radiazioni  colorate  che  si  riscontrano  nello  spettro 
d'un  corpo  solido  incandescente  (luce  di  Drummond,  fili  di  platino  o  di  car- 


—  574  — 

bone  incandescenti  ecc.)  e  se  l'occhio  non  potesse  sentire  veramente  (come  par 
che  non  senta)  altre  radiazioni  se  non  quelle  che  son  comprese  fra  il  rosso 
estremo  e  l'estremo  violetto  dello  spettro,  la  luce  solare,  o  la  luce  diffusa, 
ci  farebbe  veder  bianchi,  o  variamente  colorati  tutti  quei  corpi  che  fossero 
atti  a  diffonder  tutte  le  vibrazioni  luminose,  o  alcune  di  esse  soltanto,  mentre 
ci  apparirebbero  neri  tutti  quegli  altri  che  non  valessero  a  diffonderne  alcuna. 

«  Ma  si  è  scoperto  dal  Wollaston  nel  1802  e  dal  Fraunhoer  nel  1815 
che  nella  luce  del  sole  mancano,  o  si  trovano  soltanto  in  minima  quantità 
certe  radiazioni  o  vibrazioni  luminose,  così  che  lo  spettro  solare  invece  d'essere 
continuo  apparisce  come  un  intarsio  mal  connesso  di  parti  luminose  e  d' inter- 
valli oscuri,  o  pressoché  buj,  e  la  bianchezza  della  luce  solare  risulta,  non 
dall'unione  di  tutte  le  gradazioni  colorate  possibili  comprese  fra  il  rosso 
estremo  e  l'estremo  violetto,  ma  dalla  mescolanza  di  certe  gradazioni  soltanto, 
mancandovi  un  numero  grandissimo  di  altre. 

«  Se  si  esamina  lo  spettro,  ottenuto  con  molti  prismi  di  solfuro  di  car- 
bonio, o  coli' azione  diffrangente  d'un  finissimo  reticolo  del  Rntherfurd  si  vede 
che  in  esso  difettano  assai  più  radiazioni  dal  verde  verso  l'estremo  violetto, 
che  non  ne  manchino  dal  rosso  al  verde,  e  sebbene  non  si  sia  tentato  ancora 
di  misurare  la  quantità  delle  radiazioni  indebolite  o  mancanti  nella  luce 
solare,  quantità  che  sarebbe  rappresentata  dalla  poca  intensità  luminosa,  dalla 
larghezza  e  dal  numero  delle  linee  oscure  che  solcano  lo  spettro,  dalla  riga  A 
all'  H2  (limiti  che  si  possono  considerare  come  quelli  dello  spettro  visibile,  quan- 
tunque l'occhio  possa  veder  ancora  per  breve  tratto  al  di  là  di  A  e  di  H2  (*)) 
si  può  dire  però  con  sufficiente  esattezza  che  la  luce  del  sole  e  quella  del 
giorno,  che  è  ancora  luce  di  sole  diffusa,  paragonate  colla  luce  dei  solidi  incan- 
descenti, devono  riuscire  assai  più  volgenti  al  rosso  raaciato  che  al  bianco 
perfetto,  poiché  esse  contengono  più  assai  di  quelle  tinte  che  vanno  dal  rosso 
pel  ranciato  e  pel  giallo  al  verde,  di  quello  che  non  posseggano  di  quelle 
altre  che  si  distendono  dal  verde  sino  all'estremo  violetto.  La  mancanza,  o  la 
debolissima  intensità  di  molte  radiazioni  colorate  nella  luce  del  Solerla  rendono 
quindi  inetta  a  mostrare  tutte  le  colorazioni  che  sarebbero  proprie  dei  corpi, 
vale  a  dire  le  attitudini  che  essi  avrebbero  a  diffondere  o  a  lasciar  passare 


(!)  Il  Newton  assegnava  alla  luce  visibile  nello  spettro  del  Sole  due  limiti,  uno  nel- 
V estremo  Rosso,  corrispondente  a  una  lunghezza  d'onda  i.r,  di  OP-,6 45  (millionesimi  di  mil- 
limetro) e  l'altro  nell'estremo  Violetto,  dove  lu  =  OH-,406.  Il  Listing  ha  posto  gli  stessi 
limiti  alle  lunghezze  d'onda  Ar  =  0^,7234,  e  AM  =  0lA,3967,  le  quali  lunghezze  d'onda  cor- 
risponderebbero, la  prima,  K,  a  412,5  billioni  di  vibrazioni  intere  al  secondo,  e  l'altra, 
A«,  a  752,1  billioni,  supponendo  che  la  luce  nel  vuoto  percorra  298360000  metri  al  secondo 
[Poggendorff)  Ann.  d.  Phys.  und  Chem.  —  \a  sene,  T.  XI  (201),  1867,  pag.  564-577]. 
La  riga  A  corrisponde  a  Xa  =  0l\7604,  e  la  H2,  a  Ih=  0lA,3933.  Le  osservazioni  più  re- 
centi del  Langley  danno  le  lunghezze  d'onda  "kr  =  0^,810,  e  Au  =  0iJ-,360  come  limiti  della 
luce  percettibile  per  un  occhio  normale. 


—  575  — 

certe  determinate  radiazioni  luminose  ;  così  che  se  si  riscontrasse  in  natura 
un  corpo  atto  a  diffondere  o  a  lasciar  passare  qualcuna  soltanto  di  quelle  tinte 
che  sono  debolissime  o  mancano  quasi  affatto  nella  luce  solare,  questo  corpo, 
alla  luce  del  giorno,  ci  dovrebbe  parer,  nero  o  di  una  tinta  assai  sbiadita, 
mentre  si  mostrerebbe  invece  coloratissimo  e  splendente  dove  lo  si  illumi- 
nasse col  vapore  incandescente  di  quel  corpo,  che  genera  nello  spettro  del 
sole  la  riga  scura  corrispondente. 

«  Finora  non  pare  che  si  sia  tenuto  conto  di  questa  singolare  circostanza, 
cioè  della  oscurità  del  sole  per  rispetto  a  certe  tinte,  e  fu  solo  avvertito  da 
secoli  che  alcuni  corpi  sembrano  di  color  diverso  nelle  diverse  ore  del  giorno, 
a  cielo  nuvolo,  o  sereno,  durante  le  eclissi  solari,  a  lume  di  sole  e  a  lume 
di  candela,  e  in  questi  ultimi  tempi  si  è  pur  notato  la  mutazione  di  colore 
che  avviene  quando,  invece  del  sole  o  del  giorno,  è  la  luce  dell'arco  voltaico, 
o  quella  del  magnesio  ardente  che  illumina  i  corpi  colorati. 

«  Però,  anche  a  questo  proposito,  corrono  le  più  strane  idee  e  si  spac- 
ciano spiegazioni  assai  poco  scientifiche,  non  solo  fra  i  meno  istruiti,  ma 
ancora  fra  gli  uomini  e  nei  libri,  dove  parrebbe  che  non  dovessero  incon- 
trarsi mai. 

«  Quante  volte  per  esempio  non  si  è  ripetuto  e  non  si  ripete  che  i  colori 
turchini  appariscon  verdi  a  lume  di  candela,  perchè  il  giallo  della  luce  arti- 
ficiale si  mescola  col  turchino  e  genera  il  verde,  quasiché  il  corpo  turchino 
avesse  virtù  luminosa  sua  propria  e  indipendente  dalla  luce  che  lo  colpisce, 
così  che,  -illuminato  con  luce  gialla,  valesse  a  trasformarla  in  verde  (ammet- 
tendo che  verde  con  giallo  produca  un  lume  verdeggiante)  meschiandovi  la  sua 
radiazione  azzurra  spontanea  ! 

«  Non  si  trova  però  menzionato  presso  gli  scrittori  più  conosciuti  alcun 
caso  di  colori  non  avvertiti  alla  luce  del  sole  e  fatti  comparire  invece  da  un 
lume  artificiale. 

y-  Ora,  se  colla  fiamma  pochissimo  luminosa  dell'  idrogeno  puro  si  arro- 
venta un  cono  di  coke  poroso,  o  di  pomice,  imbevuto  di  cloruro  di  sodio,  si 
ottiene  come  tutti  sanno  una  bella  fiamma  giallo  ranciata  la  quale  emette 
quelle  radiazioni  di  cui  il  sole  è  poverissimo,  e  che  perciò  nello  spettro  solare 
sono  rappresentate  dalle  linee  oscure  J)x ,  D2 .  Ottenuta  una  tal  fiamma  in 
una  stanza  perfettamente  buia,  la  maggior  parte  dei  corpi  colorati  vi  perdono 
la  loro  luminosità  e  vi  appariscono  neri,  o  d'un  giallo  più  o  meno  adombrato. 

«  Solo  i  corpi  bianchi  e  i  gialli  (almeno  molti  corpi  gialli)  vi  si  mostrano 
luminosi,  diffondendo  un  lume  biancogiallognolo,  il  quale  non  è  altro  se  non 
quello  del  vapore  incandescente  del  sodio.  E  fin  qui  nulla  di  nuovo,  anzi  da 
questa  morte  d'ogni  colorazione  davanti  alla  luce  gialla  del  sodio,  s'era  tratto 
da  tempo  remotissimo  un  artifizio  che  valeva  a  far  apparire  orribili  e  come 
spettrali  i  visi  delle  persone  raccolte  intorno  a  una  larga  fiamma  d'alcool 
salato,  che  si  accendeva  dopo  d'avere  spento  ogni  altro  lume. 


—  576  — 
«  Ma  se  si  espongono  a  codesta  luce,  pressoché  monocroma,  alcuni 
colori  aranciati  come  il  giallo  arauciato  di  cadmio,  quello  di  cromo,  il  minio, 
il  vivacissimo  bijoduro  di  mercurio  o  searlet  degl'inglesi,  ogni  rossezza  scom- 
parisce da  questi  corpi  che  appaiono  invece  come  fossero  bianchi  o  debol- 
mente tinti  di  giallo. 

«  Accanto  ad  essi  il  cinabro,  che  pure  al  lume  del  giorno  sembra  diffe- 
rirne assai  poco,  piglia  una  tinta  brunogialla  assai  cupa,  il  carmino  divien 
quasi  nero,  e  pressoché  neri  appariscono  i  più  bei  verdi  e  gli  azzurri  più  vivaci. 
«  Nel  minio,  nello  scarlatto  (bijoduro  di  mercurio)  ecc.  si  ha  dunque  una 
eccezione  alla  regola  generale,  per  cui  ogni  corpo  d'un  certo  colore,  illuminato 
con  radiazioni  monocrome  di  colore  diverso  deve  apparir  nero,  o  per  lo  meno 
oscurissimo,  non  potendosi  aver  mai  luci  assolutamente  monocrome,  né  corpi 
che  diffondano  proprio  una  sola  specie  di  luce. 

«  Chi  vede  per  la  prima  volta  questo  singolare  fenomeno  non  può  cre- 
dere ai  propri  occhi,  e  gli  convien  ripetere  più  volte  l'osservazione,  ora  alla 
luce  del  giorno,  ora  a  quella  del  sodio  per  allontanare  dall'animo  ogni  sospetto 
d' illusione. 

«  Messe  in  fila  su  un  fondo  bianco  o  su  un  fondo  nero  alcune  tavolette 
dei  seguenti  colori  inglesi  de'  più  puri:  bianco  d'argento,  carbonato  di  piombo, 
giallo  di  Napoli,  giallo  di  cromo,  giallo  di  cadmio,  arancio  di  cromo,  arancio 
di  cadmio,  minio,   searlet    (bijoduro    di    mercurio),    cinabro   chiaro,    cinabro 

chinese e  illuminatili  colla  luce  del  sodio,  i  primi  appariscono  tutti  della 

stessa  tinta  bianco-gialliccia,  appena  lievemente  ombrata,  mentre  i  due  cinabri 
si  mostrano  bruno-giallognoli  oscurissimi,  quantunque  alla  luce  del  giorno 
quelle  diverse  tinte  formino  quasi  un  solo  colore  rosso-ranciato,  che  dal  rosso 
più  vivo  e  forte  del  cinabro  va  diluendosi  nel  giallo  per  svanire  nel  bianco 
purissimo. 

«  Codesto  rischiararsi  e  illuminarsi  dei  pigmenti  aranciati,  perdendo  ogni 
rossezza  davanti  alla  luce  del  sodio,  difficilmente  si  sarebbe  potuto  prevedere 
secondo  i  precetti  della  cromatica  professata  dal  Newton  fin  qui.  L'aranciato 
avrebbe  dovuto  apparire  aranciato,  o  spegnersi  nell'ombra,  come  fa  appunto 
il  cinabro,  e  come  fa  ancor  meglio  il  più  brillante  carminio  in  polvere  che 
alla  luce  del  sodio  piglia  l'aspetto  del  nerofumo. 

«  Se  dunque  il  minio,  lo  searlet  ecc.  imbiancano,  ciò  vuol  dire  che  inter- 
viene a  loro  riguardo  un  nuovo  fenomeno,  il  quale  domanda  una  spiegazione 
nuova.  E  codesta  spiegazione  sta  tutta,  molto  probabilmente,  in  quanto  fu 
detto  dianzi  e  che  si  può  riassumere  brevemente  così. 

«  Il  minio,  il  bijoduro  di  mercurio  ecc.  sono  corpi,  i  quali  valgono  a  dif- 
fondere potentemente  quella  specie  di  luce  gialla  che  manca  o  scarseggia 
moltissimo  nel  sole  e  che  vien  data  invece  dai  vapori  roventi  del  sodio.  Essi 
diffondono  pure  una  piccola  parte  delle  radiazioni  rosse  aranciate  e  gialle  che 
il  sole  possiede  e  che  il  sodio  non  dà,  ma  quel  tanto  che  ne  diffondono  è  poca 


—  577  — 

cosa  di  fronte  a  ciò  che  essi  diffonderebbero  delle  radiazioni  Di  .  D2  se  queste 
fossero  nel  sole.  Illuminate  quindi  tali  materie  colla  luce  del  sodio,  esse  la 
diffondono  gagliardamente  e  appariscono  giallo-chiare,  spegnendo  visi  la  poca 
rossezza  e  il  colore  aranciato  per  difetto  di  luce  rossa  e  aranciata  che  ne 
possa  esser  diffusa. 

«  Accade  insomma  per  questi  colori,  come  avverrebbe  pei  colori  verdi, 
per  esempio,  se  il  nostro  sole,  invece  d'esser  com'è,  brillasse  soltanto  per  idro- 
geno incandescente.  In  tal  caso  noi  vedremmo,  di  giorno,  bellissimi  alcuni 
rossi,  certi  azzurri,  e  i  turchini  violetti,  ma  non  ci  apparirebbero  gli  aranciati, 
i  gialli,  e  i  verdi,  se  non  come  toni  bruni  o  grigiastri  più  o  men  rossigni, 
turchinicci  o  violacei.  Se  allora  si  illuminasse  una  stanza  buia  con  vapori 
incandescenti  di  Tallio  noi  saremmo  grandemente  sorpresi  nello  scorgervi  le 
tinte  verdi  vivaci  delle  foglie  e  del  calice  d'una  rosa,  che  a  lume  d'un  sole 
d' idrogeno  ci  erano  sembrati  lividi,  bruno-scuri  o  grigiognoli  e  privi  d'ogni 
vaghezza. 

«  Bisognerà  quindi  non  dimenticar  mai,  d'ora  innanzi,  che  il  sole  e  la 
luce  diffusa  non  sono  atti  a  destar  nel  nostro  occhio  la  sensazione  di  tutti 
i  colori  visibili,  e  che  vi  sono  numerosissime  tinte  le  quali  potrebbero  appa- 
rirci sui  corpi,  se  questi  ricevessero  altro  lume  da  quello  col  quale  l'uomo 
è  avvezzo  a  vederli. 

«  Si  potrebbero  aggiungere  altre  considerazioni  a  quelle  esposte  fin  qui 
per  meglio  assodare  la  novità  di  tale  fenomeno  e  la  probabilità  della  sua  spie- 
gazione accennata  poc'anzi,  ma  tanto  può  bastare  ai  fisici  per  eccitarli  ad  en- 
trare in  un  campo  d' indagini,  il  quale  può  divenir  fecondo  di  conseguenze 
inattese  per  la  scienza  e  per  l'arte. 

«  Questo  fenomeno  presentato  dal  minio,  dal  bijoduro  di  mercurio  ecc. 
manifesta  ai  fisici  un  primo  caso  di  corpi  atti  a  diffondere  quelle  radiazioni 
luminose  e  colorate  che  mancano,  o  sono  scarsissime  nel  sole,  ma  chi  sa  quante 
altre  sostanze  s' incontreranno ,  che  finora  si  giudicarono  scolorite ,  o  di 
tutt' altro  colore  da  quello  che  si  vedranno  assumere  quando  saranno  illumi- 
nate colle  radiazioni  che  ad  esse  convengono  e  che  non  si  riscontrano,  o  son 
troppo  deboli  nella  luce  solare. 

«  Non  è  quindi  improbabile  che  ricorrendo  alla  luce  data  dal  vapore 
incandescente  del  litinio,  del  cerio,  del  rubidio,  del  thallio,  dell'  indio,  del 
gallio,  ecc.,  e  intercettando  alcune  radiazioni  di  tali  corpi  con  vetri  o  liquidi 
colorati,  o  con  altre  materie  assorbenti,  si  giunga  a  veder  nuovi  colori,  nuove 
armonie  e  nuovi  contrasti  di  tinte,  e  che  si  possa  aggiungere  così,  collo  studio 
dei  colori  latenti,  un  capitolo  sommamente  ernioso  al  trattato  dei  colori  dei 
corpi,  compiendo  la  dottrina  iniziata  dal  Newton  e  accresciuta  a  poco  a  poco 
da' suoi  continuatori  ». 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  75 


—  578  — 

Fisica.  —  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici  provocati  dalle 
radiazioni.  Nota  III.  del  Corrispondente  Augusto  Righi. 

«  a).  In  una  precedente  Nota  (!)  ho  descritta  una  esperienza,  la  quale 
dimostra,  che  un  corpo  elettrizzato  negativamente  e  facilmente  mobile  si  sposta, 
allorquando  perde  la  sua  carica  sotto  l'azione  di  radiazioni  ultraviolette,  pro- 
babilmente in  causa  della  ripulsione  fra  il  corpo  e  le  particelle  che  traspor- 
tano lontano  la  sua  carica.  Siccome  ripetendo  più  volte  l'esperienza  la  lami- 
netta  d'alluminio  isolata  finisce  col  caricarsi,  e  questa  carica  può  essere  causa 
di  errori,  così  ho  modificato  l'apparecchio  nel  modo  seguente. 

u  Le  laminette  d'alluminio  A  e  B  (di  2C,5  per  3C,3)  sono  attaccate  a 
fili   metallici    A  o  C,  B  o  D,  fissati   col   mastice   sopra   una   laminetta   di 

mica  m  n ,  e  della  forma  indicata 
dall'annessa  figura.  Il  filo  C  è  sospeso 
ad  un  filo  finissimo  di  platino  verti- 
cale C  P ,  pel  quale  la  laminetta  A 
riceve  la  sua  carica,  mentre  il  filo  D, 
munito  di  uno  specchietto  S  e  di  una 
lastrina  di  mica  destinata  a  spegnere 
presto  le  oscillazioni,  pesca  in  un 
vasetto  V  contenente  acido  solforico 
comunicante  col  suolo.  I  centri  delle 
due  laminette  A  e  B  distano  dal  filo 
di  sospensione  di  questa  piccola  bi- 
lancia di  torsione,  di  circa  4C,5. 

«  Le  radiazioni,  che  penetrano 
nella  cassa  che  contiene  l'apparecchio,  passando  per  una  parete  formata  da 
una  lastra  di  selenite,  investono  simultaneamente  le  due  laminette.  Se  anche 
la  laminetta  A  comunica  col  suolo,  il  sistema  mobile  non  devia,  ma  solo  si 
pone  ad  oscillare  qualche  poco  ed  irregolarmente,  allorquando  le  radiazioni 
dell'arco  voltaico  cadono  su  di  esso,  dato  che  l'arco  stesso  sia  collocato  in 
posizione  conveniente  (-).  Lo  stesso  avviene  se  A  è  carica  positivamente.  Ma 
se  ad  A  fu  data  carica  negativa,  si  ottiene  subito  una  deviazione,  nello  stesso 
senso  come  se  la  laminetta  carica  fosse  respinta  dalle  radiazioni. 

«  Due  antiche  pile  secche  (che  datano  dal  1830),  delle  quali  non  ho 
ancora  misurata  la  forza  elettromotrice,  e  che  sono   lunghe  ognuna  40  cm.. 


(')  Rend.  della  E,  Acc.  dei  Lincei,  seduta  del  6  maggio  1888. 

(2)  Se  si  facessero  cadere  le  radiazioni  sopra  una  sola  delle  lamine,  si  otterrebbe  una 
forte  deviazione  nello  stesso  senso  come  se  essa  fosse  attratta  dalla  sorgente  luminosa,  in 
causa  delle  solite  correnti  d'aria  provocate  dal  riscaldamento  della  laminetta. 


—  579  — 

poste  l'ima  in  capo  all'altra,  con  imo  dei  poli  estremi  in  comunicazione  col 
suolo  e  l'altro  colla  laminetta  A ,  hanno  servito  per  dare  a  questa  la  neces- 
saria carica.  La  sorgente  delle  radiazioni  è  stata,  come  per  le  altre  esperienze 
qui  narrate,  l'arco  voltaico  ottenuto  fra  un  cilindretto  di  carbone  ed  uno  di 
zinco  (1). 

«  Siccome  non  si  nota  deviazione  alcuna  nell'atto  di  elettrizzare  la  lami- 
netta  A ,  così  resta  eliminato  anche  il  sospetto  che  la  deviazione  osservata 
sia  dovuta  al  variare  delle  forze  elettrostatiche,  in  seguito  alla  possibile  dimi- 
nuzione di  carica  della  laminetta. 

«  b).  L'esperienza  seguente  prova,  che  se  nella  prima  esperienza  della 
Nota  I  (2),  i  metalli  (disco  e  tela  metallica)  sotto  l'azione  delle  radiazioni 
sono  ridotti  allo  stesso  potenziale,  ciò  si  deve  ad  un  trasporto  di  elettricità 
negativa,  dal  metallo  negativo  al  metallo  positivo. 

«  Fra  la  rete  metallica  ed  il  disco  ad  essa  parallelo,  ho  posto  una  lami- 
netta  di  selenite  in  modo  che  non  toccasse  i  due  metalli.  Mantenuti  questi 
in  comunicazione  col  suolo,  e  fatte  agire  per  qualche  tempo  le  radiazioni  ultra- 
violette, ho  riconosciuto  che  sempre  la  laminetta  di  selenite  trovasi  elettriz- 
zata negativamente.  Per  constatare  questa  carica  basta  accostare,  sino  a  due 
o  tre  millimetri  di  distanza,  la  lamina  ad  un  disco  metallico  comunicante 
coli' elettrometro  (che  nel  caso  mio  aveva  tale  sensibilità  da  deviare  di  120 
a  130  particelle  della  scala  per  un  Volta).  Si  ottiene  così  una  deviazione 
negativa,  che  può  salire  a  100  e  più  particelle  della  scala. 

«  Se  l'esperienza  è  disposta  in  guisa  che  il  disco  sia  negativo  (p.  es.  disco 
di  rame  e  reticella  di  zinco),  le  particelle  elettrizzate  respinte  dal  disco,  che 
è  illuminato  attraverso  la  rete,  dirigendosi  verso  di  questa,  incontrano  la 
lamina,  e  depongono  su  di  essa  le  loro  cariche.  Nel  caso  opposto  (p.  es.  rete 
d'ottone  e  disco  di  zinco)  le  particelle  sono  respinte  dalla  rete  verso  il  disco. 
La  rete  è  diffatti  illuminata  anche  nella  faccia  interna,  dalle  radiazioni  riflesse 
dal  disco;  ma  a  parità  di  durata,  le  radiazioni  producono  naturalmente  in 
tal  caso  minor  effetto. 

«  e).  Che  realmente  la  carica  negativa  constatata  colla  precedente  espe- 
rienza nella  lamina  di  selenite  si  formi  in  questa  maniera,  lo  dimostra  meglio 
quest'altro  esperimento. 

(*)  E  bene  evitare  che  le  radiazioni  ultraviolette  emesse  dal  vapore  di  zinco  incan- 
descente, giungano  agli  occhi.  Esse  producono  infatti,  dopo  pochi  secondi,  un  senso  di  bru- 
ciore essai  molesto,  che  può  durare  anche  per  molte  ore  successive,  se  si  seguita  a  guar- 
dare a  lungo  direttamente  la  luce  dell'arco  voltaico  ottenuto  nel  modo  detto  più  sopra. 
Questo  effetto  fu  provato  da  quasi  tutte  le  persone  che  furono  messe  alla  prova.  Una  lastra 
di  vetro  abbastanza  grossa  posta  davanti  agli  occhi,  impedisce  quasi  completamente  questo 
effetto,  mentre  una  di  selenite  non  lo  impedisce  quasi  affatto.  Si  tratta  qui  dunque,  a  quanto 
pare,  di  una  azione  speciale  dei  raggi  ultravioletti  molto  intensi,  che  non  mi  consta  sia 
stata  sino  ad  ora  da  altri  notata. 

(2)  Seduta  del  4  marzo  1888. 


—  580  - 

«  Due  laminette  di  selenite  sono  collocate  fra  i  due  metalli,  senza  toc- 
carli e  senza  toccarsi  fra  loro.  Se  il  disco  è  negativo,  si  trova,  dopo  che  le 
radiazioni  hanno  agito,  che  è  la  laminetta  posta  dalla  parte  del  disco  che 
è  carica  negativamente,  mentre  l'altra  o  non  si  mostra  carica  o  dà  segni  varia- 
bili di  lievi  cariche  accidentali.  Se  invece  è  negativa  la  rete,  si  trova  elet- 
trizzata negativamente  l'altra  lamina  di  selenite». 


Filologia.  —  Di  un  aneddoto  del  ciclo  artnriano  {Re  Aria  ed  il 
gatto  di  Losanna).  Nota  del  prof.  F.  Novati,  presentata  dal  Socio 
Monaci. 


«  Nel  Merlino  si  narra  che  re  Artù,  vinti  i  Romani,  invece  di  spingersi 
fino  a  Roma,  rinnovando  le  glorie  di  Belino  e  di  Brenno,  per  consiglio 
del  profeta  si  volse  a  liberare  la  Gallia  da  un  mostro  che  spandeva  il  ter- 
rore in  tutti  i  paesi  vicini  al  lago  di  Losanna  (').  Il  mostro,  il  demonio,  non 
era  per  verità  se  non  un  semplice  gatto;  ma  la  battaglia  che  il  re  sostenne 
contro  di  lui  riuscì  così  difficile  e  così  aspra  come  non  era  forse  stata  quella 
data  al  gigante  rapitore  della  nipote  di  Hoel,  il  conte  di  Brettagna  (2). 

«  La  battaglia  di  Artù  contro  il  gatto  è  narrata,  oltreché  dal  Merlino 
in  prosa,  anche  da  altri  testi.  Così  ne  è  fatto  cenno,  come  ha  avvertito  testé 
Gr.  Paris  (:i),  in  un  frammento  di  poema  tedesco  del  secolo  XII,  evidente- 
mente cavato  da  una  fonte  francese,  che  l'editore  ha  intitolato  dal  nome  dei 
protagonisti  Manuel  und  Ama  tuie  (4).  Fatti  molti  e  caldi  elogi  del  valore 
di  Artù,  il  poeta  viene  poi,  per  quanto  sembra,  a  narrare  la  sua  fine,  e 
come  di  questa  fosse  stato  cagione  un  mostro,  che  era  un  pesce  ed  in  pari  tempo 
aveva  la  forma  d'un  gatto  (r>):  diciamo  per  quanto  sembra,  perchè  il  luogo 
del  poema  è  assai  oscuro  e  vi  fanno  difetto  alquanti  versi. 

«  Questa  stessa  leggenda  della  morte  del  prode  sovrano  brettone  avve- 
nuta in  seguito  ad  una  lotta  col  gatto-pesce  è  rammentata  in  secondo  luogo  da 
un  poeta  normanno,  il  quale  però,  animato  da  viva  simpatia  per  l'Inghilterra, 
se  ne  sdegna  e  la  respinge  come  una  favola  inventata  dai  francesi  per  spar- 
gere il  ridicolo  sopra  l'eroe  prediletto  della  Brettagna.  I  versi  di  André  de 


0)  P.  Paris,  Les  Boni,  de  la  Table  Ronde  mis  en  nouv.  lang.,  t.  II,  p.  358  e  sgg.  # 

(2)  Ibid.,  p.  362. 

(3)  Les  rom.  en  vers  de  la  T.  R.,  Paris,  1887,  p.  219-20. 

(4)  Osw.  Zingerle,  Manuel  und  Amande,  Bruchstiicke  eines  Artusromans,  in  Zeitsch. 
fur  deutsch.  Alterth.,  N.  F.,  XIV,  p.  304,  v.  151  e  sgg. 

(5)  Daz  sie  iz  fvr  icar  wizzen,   Ein  visch  u-urde  vf  gerizzen,   Daz  der  kunic  sere 
engalt,  Als    ein    katze    gè  stali,  v.  155  e  sgg. 


—  581  — 

Coutances  sono  stati  essi  pure  riferiti  dal  Paris,  ma  è  prezzo  dell'opera  ri- 
portarli per  esteso: 

Il  ont  dit  que  riens  n'a  valu, 
Et  donc  à  Arflet  n'a  chalu 
Que  boté  fu  par  Capalu 
Li  reis  Artu  en  la  palu; 

Et  que  le  chat  l'ocist  de  guerre, 
Puis  passa  outre  en  Engleterre, 
E  ne  fu  pas  lenz  de  conquerre, 
Ainz  porta  corone  en  la  terre 

E  fu  sire  de  la  contre'e. 
Où  ont  itel  fable  trovée  ? 
Menconge  est,  Dex  le  sot,  prove'e 
One  greignor  ne  fu  encontrée  (!). 

Il  Paris  sembra  inclinato  a  credere  che  quello  di  Capalu  sia  il  nome  del 
gatto  portentoso.  In  tal  caso,  egli  conclude,  si  tratterebbe  del  mostro  dello 
stesso  nome,  che  apparisce  nella  Bataille  Loquifer,  e  che  ha  per  l'appunto 
la  testa  di  gatto,  i  piedi  d'un  dragone,  il  corpo  d'un  cavallo  e  la  coda  d'un 
leone  (2). 

«  Quest'identificazione  del  gatto  di  Losanna  con  Capalu  o  Chapalu, 
sulla  quale  del  resto  il  Paris  non  insiste  molto,  urta  a  mio  avviso  contro 
difficoltà  che  sono,  o  mi  paiono,  insormontabili.  Io  credo  infatti  che  André 
de  Coutances  nei  versi  or  riportati  alluda  non  già  ad  una,  bensì  a  due  sto- 
rielle, se  non  inventate,  come  egli  par  credere  (3),  trasformate  ed  alterate  dai 
Francesi  in  guisa  che  si  prestassero  a  beffeggiare  gli  abitanti  dell'  Inghilterra 
abbassando  Artù.  Si  tratterebbe  quindi  di  due  avventure  di  Artù  affatto  in- 
dipendenti l'una  dall'altra;  di  due  battaglie  intraprese  contro  due  diversi 
mostri;  le  quali  avrebbero  però  avuto  gli  stessi  risultati  disastrosi  per  il 
sovrano  della  Brettagna.  Giacché  nella  lotta  con  Chapalu  egli  avrebbe  avuto 
la  peggio  e  sarebbe  stato  sommerso  in  una  palude  ;  ed  in  quella  col  gatto 
ci  avrebbe  lasciato  addirittura  la  vita.  E  che  le  cose  stiano  realmente  così 
risulterà  evidente  quando  si  giunga  ad  accertare  la  differenza  che  passa  fra 
Chapalu  ed  il  gatto  di  Losanna. 

«  Se  il  primo  infatti  è  da  identificare,  come  vide  acutamente  il  Paris, 
con  il  Chapalu  della  Bataille  Loquifer,  esso  rientra  nella  categoria  dei 
mostri  fantastici,  risultanti   dall'accozzamento   di   membra  tolte  ad  animali 


(!)  A.  Jubinal,  Nouv.  Ree.   de    Contes,   Dits,   Fabliaux  ecc.  T.  II,  p.  2-3.  Le  Ro- 
manz  des  Franceis,  così  si  chiama  il  poemetto,  è  stato  composto  sul  principio  del  sec.  XILT. 

(2)  Cfr.  Hist.  Littér.  de  la  Fr.,  T.  XXII,  p.  537  ;  Nyrop-Gorra,  St.  delVEp.  Frane., 
p.  143. 

(3)  Cfr.  str.  9,  10  ecc. 


—  582  — 

diversi,  nella  famiglia  cioè  che  ha  per  capostipite  la  Chimera.  Ma  il  gatto 
di  Losanna  è  tutt'  altra  cosa.  Esso  è  né  più  né  meno  che  un  gatto,  ma  un 
gatto  che  ha  raggiunto  dimensioni  del  tutto  fuori  del  comune,  ed  è  dotato 
di  una  forza  straordinaria  e  d'  una  spaventosa  ferocia.  Ma  come  e  perchè  ? 
Il  come  ed  il  perchè  noi  lo  rinveniamo  descritto  nel  modo  più  soddisfacente 
in  un  luogo  del  Tristan  de  Nànteuil,  nel  quale  il  poeta  si  compiace  di 
dare  spiegazione  ai  suoi  uditori  della  forza  sovrumana  che  possedeva  il  suo 
eroe  e  di  quella  non  meno  stupefacente  di  cui  era  fornita  la  cerva  che 
l'aveva  nutrito  del  suo  latte  : 

Nourris  furent  d'un  lait  qui  fut  de  tei  maistrie, 

D'une  seraine  fut,  sy  com  l'istoire  crie. 

Il  est  de  tei  vertu  et  de  tei  seignorie 

Que  se  beste  en  a  beu  elle  devient  fournye, 

Si  grande  et  si  poissant,  nel  tenés  [à  folye], 

Que  nul  ne  dure  a  lui,  tant  ait  chevallerie. 

Artus  le  nous  aprouve,  qui  tant  ot  baronnye, 

Car  au  temps  qu'i  regna    pour  voir  le  vc-us  affi  e, 

Se  combati  au  chat  qu'alecta  en  sa  vie 

Du  let  d'une  seraine  qui  en  mer  fut  peschie  ; 

Mès  le  chat  devint  tei,  ne  vous  mentiray  mye, 

Que  nuls  homs  ne  duroit  en  la  soye  paride 

Qu'i  ne  mesist  affin,  à  duel  et  à  hachie. 

Artus  le  conquesta  par  sa  bachelerie, 

Mais  ains  l'acheta  cher,  sy  con  l'istoire  crye  (l). 

«  Questo  luogo  del  Tristan  de  Nànteuil  è  adunque  di  molto  interesse 
per  la  soluzione  del  nostro  piccolo  problema.  Esso  giova  infatti  a  togliere 
ogni  dubbiezza  intorno  alla  natura  dell'animale  sotto  le  cui  granfie  sarebbe 
perito,  se  diamo  retta  alla  leggenda,  raccolta  dall'  autore  del  Manuel  und 
Amande  (2),  e  sdegnosamente  respinta  da  André  de  Coutances,  il  più  valo- 
roso dei  re.  Il  Chapalu  multiforme  della  Baiatile  Loquifer  non  ha  nulla 
a  che  vedere  con  questo  gatto  mostruoso,  che  un  pescatore  ha  incautamente 
nutrito  col  latte  d'una  sirena.  In  secondo  luogo  poi  l'autore  del   Tristan  ci 

(!)  P.  Meyer,  Notice  sur  le  roman  de  Tristan  de  Nànteuil  in  Jahrb.  fiir  Rom.  und 
Engl.  Liter,  IX,  p.  11.  E  cfr.  p.  8,  dove  il  poeta  narra  più  distesamente  come  una  sinma 
allattasse  in  mare  Tristan,  che  a  cagione  di  tal  nutrimento  divenne  grande  come  un  cheval 
de  Chartage.  L'idea  di  far  bere  il  latte  della  sirena  a  Tristan  ed  alla  cerva  deve  esser 
stata  suggerita  all'autore  dalla  lettura  di  un  romanzo  del  ciclo  arturiano,  nel  quale  si  nar- 
rava che  Artù  era  venuto  alle  prese  col  gatto,  ma  aveva  potuto  vincerlo.  Da  questo  fonte 
ei  deve  aver  pur  tratto  quel  che  narra  delle  prime  stragi  perpetrate  dalla  cerva  sul  pe- 
scatore che  aveva  raccolto  Tristan  e  sulla  di  lui  famiglia  ;  altrettanto  fa  il  gatto  diabolico 
nel  Merlino  (P.  Paris,  op.  cit.,  p.  360). 

(2)  Le  ambigue  parole  del  poeta  tedesco,  che  non  sa  se  il  gatto  sia  un  vero  gatto 
o  un  pesce  d'aspetto  felino,  ci  fan  credere  che  nella  sua  fonte  la  cosa  fosse  narrata  in 
modo  oscuro  o  troppo  succinto. 


—  583  — 

fa  accorti  che  la  leggenda  primitiva  di  Artù  e  del  gatto  era  assai  diversa 
da  quella  che  è  narrata  nel  Merlino,  dove  l'apparizione  del  gatto-demonio 
è  provocata  dalla  collera  di  Domeneddio,  che  vuol  punire  un  pescatore  col- 
pevole di  non  aver  mantenuto  il  suo  voto.  Punizione  ben  grande  per  colpa 
relativamente  lieve!  (*). 

«  Che  un  pescatore  brettone  o  francese  abbia  trovato  nelle  sue  reti  una 
sirena  non  farà  meraviglia  a  chi  rammenti  come  le  classiche  insidiatrici  di 
Ulisse  avessero  conservato  l'abitudine  di  affascinare  i  naviganti  anche  nel 
medio  evo.  Gervasio  di  Tilbury  afferma  che  esse  apparivano  spesso  nel  mare 
britannico  (2).  Ma  né  Gervasio  né  altri  scrittori  da  me  consultati  narrano 
che  il  latte  loro  avesse  sì  prodigiose  virtù  come  son  quelle  di  cui  la  storia 
del  gatto  e  quella  della  cerva  nutrice  di  Tristan  ci  fanno  testimonianza. 
Forse  ad  altri,  più  pratici  di  me  de'  Bestiari,  riuscirà  di  trovare  qualche 
notizia  in  proposito  » . 


Matematica.  —  Sulle  reciprocità  birazionali  nulle  dello  spazio. 
Nota  del  dott.  D.  Montesano,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

«  Una  reciprocità  birazionale  fra  due  sistemi  S,  S'  dello  spazio  è  quella 
che  liga  con  corrispondenza  univoca  i  punti  del  sistema  S  ai  piani  del  si- 
stema S'. 

«  Una  siffatta  reciprocità  può  sempre  riguardarsi  come  dovuta  al  prodotto 
di  una  corrispondenza  Cremoniana  con  una  correlazione  ordinaria. 

In  generale  ogni  reciprocità  (birazionale  o  no)  determina  una  superficie 
luogo  dei  punti  che  trovansi  nei  piani  corrispondenti,  ed  una  superficie  invi- 
luppo di  tali  piani. 

«  Però  in  alcuni  casi  può  succedere  che  tali  superficie  riescano  indeter- 
minate, che  cioè  due  qualsiansi  elementi  corrispondenti  (punto  e  piano)  si 
appartengano. 

«  A  siffatte  reciprocità  fu  data  la  stessa  designazione  che  si  dà  alle  cor- 
relazioni ordinarie  che  presentano  lo  stesso  carattere;  esse  cioè  furono  chia- 
mate nulle  (Nullsystem  di  grado  superiore)  (3). 

(1)  Come  poi  sia  nata  l'idea  di  far  di  Losanna  e  del  monte  del  Lago  il  nascondiglio 
del  gatto  mi  rimane  ignoto. 

(2)  Cf.  F.  Liebrecht,  Des  Gervas.  von  Tilbury  Oda  Imperialia,  p.  31. 

(3)  Vedi  la  Nota  dello  Sturm,  Ueber  die  reciproken  und  mit  ihr  zusammenhàngenden 
Verwandtschaften  (Math.  Annalen  Bd.  XIX)  (nella  quale  a  pag.  477  si  considera  una  reci- 
procità nulla  di  3°  grado,  determinata  da  una  correlazione  ordinaria  dello  spazio)  e  le 
Memorie  dell' Ameseder  (Sitzungsbericbte  der  K.  Akademie  der  Wissenschaften  in  Wien, 
voi.  LXXXIII,  e  Journal  f.  d.  r.  u.  a.  Mathematik.  Bd.  XCVII)  nelle  quali  si  esaminano  le 
reciprocità  birazionali  nulle  di  2°  grado.  Delle  reciprocità  nulle  di  grado  superiore  al  3° 
nessuna  era  stata  sino  ad  ora  costruita. 


—  584  — 

«  Le  reciprocità  nulle  birazionali  sono  l'oggetto  di  questa  Nota,  nella 
quale  dopo  avere  stabilito  alcuni  teoremi  generali,  costruisco  delle  reciprocità 
nulle,  quelle  in  cui  le  superficie  0>,  che  nel  primo  sistema  corrispondono  alle 
stelle  di  piani  del  secondo,  sono  delle  superficie  monoidali,  se,  allargando 
ima  denominazione  già  in  uso,  per  superficie  monoidale  si  convenga  indicare 
quella  superficie  che  ha  in  comune  con  ogni  raggio  di  una  congruenza  di 
1°  ordine  un  solo  punto  non  singolare  per  la  congruenza  (1). 

«  1.  Il  prodotto  di  una  reciprocità  birazionale  nulla  K  e 
di  una  correlazione  polare  nulla  r  è  una  corrispondenza  bi- 
razionale dello  spazio,nella  quale  due  punti  corrispondenti 
sono  su  di  un  raggio  del  complesso  lineare  (r),  dovuto  alla 
correlazione  F. 

u  E  inversamente  :  Ogni  corrispondenza  birazionale  dello 
spazio,  nella  quale  le  rette  che  uniscono  punti  corrispon- 
denti costituiscono  un  complesso  lineare  (r),  combinata  con 
la  correlazione  polare  nulla  r  dovuta  al  complesso,  dà  come 
prodotto  una  reciprocità  birazion.ale  nulla. 

«  I  due  teoremi  sono  senz'  altro  evidenti.  Più  generalmente  : 

Il  prodotto  di  una  reciprocità  birazionale  nulla  K  con 
una  correlazione  ordinaria  r  è  una  corrispondenza  birazio- 
nale dello  spazio,  nella  quale  due  punti  corrispondenti  sono 
reciproci  rispetto  alla  F\  e  inversamente. 

«  Sicché  la  determinazione  delle  reciprocità  birazionali 
nulle  dello  spazio  può  farsi  dipendere  da  quella  delle  cor- 
rispondenze birazionali  in  cui  due  punti  corrispondenti 
siano  reciproci  rispetto  ad  una  correlazione  ordinaria,  o 
anche,  in  particolare,  da  quelle  corrispondenze  birazionali 
che  diano  origine  ad  un  complesso  lineare  (2). 

«  Delle  corrispondenze  birazionali  della  prima  specie  daremo  ora  vari  tipi. 

«  2.  In  due  sistemi  S,  S'  dello  spazio  si  abbiano  due  stelle  di  rette 
riferite  l'una  all'altra  con  una  corrispondenza  birazionale  A',  nella  quale  ad 
un  fascio   di   raggi   della   prima   stella   corrisponda   nella  seconda   un   cono 


(J)  L'esistenza  di  queste  infinite  reciprocità  nulle  che  verremo  a  costruire,  mostra 
essere  inesatta  la  dimostrazione  di  Lazzeri,  il  quale  nella  sua  Nota,  Su  le  reciprocità 
birazionali  nello  spazio  (Rendiconti  della  R.  Accademia  dei  Lincei,  voi.  II,  1886,  pag.  78) 
cercò  mostrare  che  le  reciprocità  nulle  di  grado  superiore  al  1°,  debbono  da  essere  di  3°  grado. 
Eegge  invece  il  teorema  (già  dimostrato  dallo  Sturai  nella  Nota  citata  a  pag.  474)  che  nel 
piano  vi  è  una  sola  reciprocità  birazionale  nulla,  che  è  di  2°  grado. 

(2)  Di  tali  corrispondenze  quelle  involutorie  che  danno  origine  al  complesso 
lineare  contato  una  sola  volta,  furono  già  ottenute.  V.  le  mie  Note  pubblicate  in  questo 
voi.  a  pag.  207  e  277.  Sicché  una  prima  famiglia  di  reciprocità  birazionali  nulle  viene  ad 
essere  determinata  da  tali  corrispondenze. 


—  585  — 

F'„-— ^P*... kfir  e  ad  un  fascio  di  raggi  della  seconda  corrisponda  nella 
prima  un  cono  FM  =  h^  . . .  hrar. 

«  Insieme  a  questa  corrispondenza  A'  sia  data  anche  una  correlazione 
ordinaria  r  fra  i  sistemi  S,  S'  a  cui  appartengono  le  stelle. 

«  Se  allora  ad  ogni  punto  P  dello  spazio  S,  situato  sul  raggio  p  della  stella 
0,  si  fa  corrispondere  nello  spazio  S'  il  punto  P'  in  cui  il  raggio  p'  che  cor- 
risponde a  p  nella  A,  sega  il  piano  ri  che  corrisponde  a  P  nella  r,  la  cor- 
rispondenza birazionale  K  fra  i  sistemi  S,  S'  che  con  ciò  viene  ad  aversi,  è 
della  specie  cercata  ;  cioè  in  essa  due  punti  corrispondenti  sono  reciproci 
rispetto  alla  correlazione  r. 

«  Ai  punti  P  di  una  retta  r  (situati  perciò  nei  raggi  p  di  un  fascio 
della  stella  0)  corrispondono  i  punti  P'  situati  sui  singoli  raggi  _//  di  un 
cono  F'M  e  nei  singoli  piani  ri  di  un  fascio,  sicché  il  luogo  di  questi  punti 
P',  che  è  la  curva  che  corrisponde  alla  r  nella  K,  è  di  ordine  n-\-\. 

«  Analogamente  si  costruisce  la  curva  del  primo  spazio  che  corrisponde 
ad  una  retta  di  S',  curva  che  risulta  anche  essa  di  ordine  n-{-l. 

«  È  anche  evidente  che  le  superficie  <t>n+1  (o  le  <D'„+1)  che  nello  spazio 
S  (o  in  S')  corrispondono  ai  piani  dell'altro  spazio,  sono  dei  monoidi  col  ver- 
tice in  0  (od  in  0')  e  che  ciascun  raggio  fondamentale  h  (o  le)  della  corri- 
spondenza A  è  anche  fondamentale  dello  stesso  ordine  in  S  (o  in  S')  per  la 
corrispondenza  K. 

«  Di  questa  i  punti  0,  0'  risultano  fondamentali,  e  le  corrispondenti 
superficie  sono  i  piani  o/,  w  che  loro  corrispondono  nella  correlazione  r. 

«  Ogni  punto  P  di  a  ha  per  corrispondente  il  punto  0'  nella  K,  eccet- 
tuato il  caso  in  cui  il  raggio  p'  della  stella  0'  che  nella  A  corrisponde  al 
raggio  OP,  appartenga  al  piano  re'  che  nella  stella  0'  corrisponde  nella  cor- 
relazione r  al  punto  P,  giacché  allora  al  punto  P  viene  a  corrispondere  nella  K 
tutto  il  raggio  p[. 

«  Ora  siccome  col  variare  di  P  in  w  il  raggio  p  e  il  piano  n'  della 
stella  0'  che  corrispondono  rispettivamente  al  raggio  OP  e  al  punto  P  nella  A 
e  nella  r,  determinano  una  reciprocità  di  grado  ti  nella  stella  0',  peiciò  gli 
elementi  p\  rì  che  si  appartengono,  sono  rispettivamente  su  di  un  cono  di 
rette  Xl'  =  k1vi...kr$r  di  ordine  a-\-l  ed  in  un  cono-inviluppo  V  di  classe 
a-\-l  ('),  sicché  la  curva  CM+i  del  piano  w  che  corrisponde  nella  correlazione  r 
al  cono  V  risulta  linea  fondamentale  semplice  per  le  <Pn+l  ed  ha  per  corri- 
spondente nello  spazio  S'  il  cono  U7  su  accennato. 

«  La  traccia  C'„+1  di  questo  cono  Uf  sul  piano  co'  è,  a  sua  volta,  linea  fon- 
damentale semplice  per  le  superficie  <t>'n+i ,  ed  ha  per  corrispondente  il  cono 


(')  Vedi  Jung,   Sui  sistemi  cremoniani   reciproci  di  grado  m.  .Rendiconti  della  R. 
Accademia  dei  Lincei,  1885,  pag.  774. 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Seni. 


—  586   — 
irn  =  /*iai ...  hrar  che  proietta  da  0  la  Gw,  sicché  le  superficie  &  sono  delle 

e  analogamente  le  <P'  sono  delle 

«  Ai  raggi  fondamentali  h  corrispondono  nella  corrispondenza  K  gli  stessi 
coni  della  stella  0'  che  ai  raggi  h  corrispondono  nella  A',  e  questi  coni  insieme 
al  piano  to'  contato  due  volte  ed  al  cono  U'»+i  formano  la  Jacobiana  delle 
superficie  <2>'. 

*  Analogamente  si  determina  la  Jacobiana  delle  superficie  0. 

*  Yi  sono,  in  generale,  2(a-\-2)  punti  uniti  nella  corrispondenza  K. 
Essi  sono  i  punti  in  cui  la  curva  generata  dalle  due  stelle  0,  0'  (])  incontra 
la  superficie  luogo  della  correlazione  r. 

«  3.  Vogliamo  ora  estendere  questi  risultati  al  caso  in  cui,  invece  di  due 
stelle  0,  0',  si  avessero  più  generalmente  negli  spazi  S,  S'  due  qualsiansi 
congruenze  di  1°  ordine  riferite  fra  loro  birazionalmente. 

«  Per  brevità  di  linguaggio  diremo  che  una  congruenza  Q  di  1°  ordine 
è  di  la  o  di  2a  o  di  3a  specie,  secondo  che  essa  è  costituita  dalle  rette  di 
una  stella  0,  o  da  quelle  appoggiate  ad  una  retta  ^  e  ad  una  curva  razio- 
nale J,j.  che  abbia  /i  —  1  punti  sulla  d  (2),  o  dalle  corde  di  una  cubica 
gobba  J3 ,  sicché  la  classe  a  della  congruenza  nel  primo  caso  è  0,  nel  secondo 
è  /«,  nel  terzo  è  3;  e  il  numero  delle  rette  della  congruenza  appoggiate  a 
due  rette  dello  spazio  è  tf-f-1,  avendo  a  i  valori  accennati  nei  singoli  casi. 

«  Ciò  posto,  siano  date  negli  spazi  S,  S'  le  congruenze  Q,  Q'  di  1°  or- 
dine e  di  classe  <x,  a'  rispettivamente,  e  siano  esse  riferite  fra  loro  con  cor- 
rispondenza birazionale  A,  nella  quale  ad  ogni  superficie  della  congruenza  Q' 
costituita  da  raggi  appoggiati  ad  una  retta  arbitraria  dello  spazio  S'  corri- 
sponda nella  congruenza  Q 

una  superficie     Fn  =  0"A1a' ...  AA  se  la  Q  è  di  prima    specie 

o     «  »  Fn  =  f/7^;,.M-7A1al  ...  hf*>-        »    »   »   »    »   seconda      » 

o     n  »  Fn  =  z/2  /i!a> ...  hr*>-  »     »   «   «    «   terza  »  (:<) 

in  modo  che  due  qualunque  di  queste  superficie  abbaino  in   comune,  oltre  i 

raggi  fondamentali  h  e  le  direttrici  della  congruenza  Q,  a'  -J-  1  raggi  variabili. 

«  Analogamente  nella  corrispondenza  A'  alle  superficie  costituite  dai  raggi 


(')  Vedi  Cremona,  Su  le  trasformazioni  razionali  nel  piano.   Giornale  di  Matema- 
nuitiche,  voi.  III. 

(2)  In  generale   la  J(J.  è  gobba;   ma  può    anche   trovarsi,    in  casi   particolari,  in  un 
piano  n,  avendo  allora  per  punto  (u—\)-plo  il  punto  (c/77). 

(3)  n  in  questo  caso  è  pari. 


—  587  — 

della  congruenza  Q  che  si  appoggiano  alle  singole  rette  dello  spazio  S,  cor- 
rispondano nella  Q'  superfìcie  F'  =  kfr  .  ..#/*.  Queste  superfìcie  saranno  dello 
stesso  ordine  ti  delle  superficie  F,  e  avranno  in  comune  oltre  i  raggi  fonda- 
mentali kx..<ks   (e  oltre   le  direttrici  d',J-t'  multiple  secondo  y    e  ri —  y\ 

o  oltre  la  Jj  multipla  secondo  —,  se  la  Q'  è  di  2a  o  di  3a  specie)  c-f-l 

raggi  variabili. 

«  Ogni  raggio  fondamentale  hi  (o  kì)  avrà  per  corrispondente  nella  K 
una  superfìcie  di  ordine  a*  (o- ft)  della  congruenza  Q'(o  della  Q);  come  ad 
osmi  cono  di  una  delle  due  congruenze  che  abbia  il  suo  vertice  su  una  diret- 
trice  m-pla  per  le  F  (o  per  le  F')  corrisponderà  nell'  altra  congruenza  una 
superfìcie  di  ordine  ni. 

»  Variando  il  punto  nella  direttrice,  queste  superficie  formano  un  fascio 
se  la  direttrice  considerata  appartiene  ad  una  congruenza  (Q  o  Q')  di  2a  specie; 
formano  invece  un  sistema  d' indice  2  se  la  congruenza  ora  accennata  è  di 
3a  specie. 

«  Segando  le  due  congruenze  con  due  piani  rr,  ri  rispettivamente,  e 
riguardando  come  corrispondenti  le  tracce  su  tali  piani  di  due  raggi  che  si 
corrispondano  nella  A*,  si  viene  ad  ottenere  una  corrispondenza  birazionale  % 
di  grado  n  fra  i  piani  7t,  ri,  la  quale  in  n  ha  per  punti  fondamentali  mul- 
tipli secondo  ax...ar  le  tracce  dei  raggi  hx,...hr  e  per  punti  fondamentali 
semplici  le  tracce  dei  a'  raggi  della  Q  che  nella  X  corrispondono  ai  &  raggi 
della  Q'  giacenti  in  ri. 

a  Ulteriormente  se  la  Q  è  di  2a  o  di  3a  specie,  le  tracce  delle  sue  diret- 
trici su  n  sono  punti  fondamentali  per  la  y,  multipli  rispettivamente  secondo 
l'ordine  di  multiplicità  di  tali  direttrici  per  le  superficie  Fn.  Ne  segue  che 
2a-\-a'  =  S(n — 1)  se  la  Q  è  di  la  specie 

o  che  2a  -j-  y  -j-  fi  {n  —  y)-\-  <*'  =  3  {a  —  1)     »    »    »   »   »    2a      » 
o  che  ^«  +  3-  +  o-r  =  3(^  — 1)  »    »    »   »   »    3a      » 

Analoghe  considerazioni  valgono  pel  piano  ri  e  per  la  2jH. 

«  Ed  è  agevole  costruire  la  corrispondenza  %  che  soddisfi  alle  condizioni 
accennate  per  poi  ottenere  da  essa  la  corrispondenza  A"  fra  le  due  congruenze. 

«  4.  Se  ora  insieme  alla  corrispondenza  birazionale  A  fra  le  congruenze 
Q,  Qr  si  dà  anche  una  correlazione  F  fra  gli  spazi  S,  S'  che  contengono  le 
due  congruenze,  facendo  corrispondere  ad  ogni  punto  P  dello  spazio  S  che 
sia  sul  raggio  p  della  congruenza  Q,  il  punto  P'  dello  spazio  S'  in  cui  il 
raggio  p'  che  corrisponde  a  p  nella  A',  sega  il  piano  ri  che  corrisponde  a  P 
nella  F,  la  corrispondenza  birazionale  K  che  viene  ad  aversi,  è  della  specie 
cercata. 

«  In  essa  le  superficie  (P  (o  le  <P')  che  nello  spazio  S  (o  in  S')  corrispon- 
dono ai  piani  dell'altro  spazio,  sono  superficie  monoidali  di  ordine  >i-\-l, 


—  588  — 
avendo  in  comune  con  ogni  raggio  della  congruenza  Q  (o  della  Q')  un  unico 
punto  non  fondamentale. 

*  È  evidente  ancora  che  i  raggi  fondamentali  (h  o  k)  e  le  direttrici  di 
ciascuna  delle  due  congruenze  Q,  Q'  sono  multiple  per  le  superficie  $  o  per 
le  <&  dello  stesso  ordine  di  multiplicità  che  per  le  superficie  F  o  per  le  F'. 
«  Per  avere  l'ulteriori  linee  fondamentali  della  corrispondenza  K  si  noti 
che  in  generale  i  due  raggi  /,  p\,  che  corrispondono  ad  un  raggio  arbi- 
trario p  della  congruenza  Q  nella  X  e  nella  r  rispettivamente,  non  hanno 
alcun  punto  comune.  Se  ciò  succede,  anche  il  raggio  jh  che  corrisponde  nello 
spazio  S  a  p  nella  r.  si  appoggerà  al  raggio  p  ;  e  nella  K  al  punto  ppi=7 
corrisponderà  in  S'  tutto  il  raggio/,  come  al  punto  p'p'^V  corrisponderà 
in  S  il  raggio  p,  sicché  le  due  curve  C,  C  luoghi  dei  punti  P.  P'  ora  accennati 
saranno  linee  fondamentali  semplici  per  la  K,  l'una  nello  spazio  S,  l'altra 
nello  spazio  S'. 

«  Ora  se  QL  è  la  congruenza  di  ordine  a'  e  di  classe  1  che  corrisponde 
alla  Q'  nella  r,  essa  risulta  riferita  alla  congruenza  Q  con  corrispondenza 
birazionale,  e  il  luogo  dei  punti  d'incontro  di  due  raggi  corrispondenti  è  In 
prima  delle  curve  fondamentali  che  cercasi. 

«  Se  tf'  =  0,  se  cioè  la  congruenza  Qi  è  costituita  dalle  rette  di  un 
piano  »,  questa  curva  fondamentale  C  è  di  ordine  n  -f- 1 . 

«  Se  invece  a  è  diverso  da  0,  le  due  congruenze  Q,  Qi  vengono  a  sta- 
bilire in  ogni  piano  dello  spazio  una  corrispondenza  di  punti  (1,  o'),  quella 
in  cui  due  punti  corrispondenti  A,  A'  sono  le  tracce  di  due  raggi  corrispon- 
denti prpi  della  Q,  Qi,  e  siccome  in  tale  corrispondenza  ai  punti  A  di  una 
retta  corrispondono  i  punti  A'  di  una  curva  di  n°  ordine,  perciò  vi  sono 
,i  _]_  a'  -\- 1  punti  uniti,  dei  quali  ciascuno  è  sulla  curva  C  che  cercasi,  il  cui 
ordine  perciò  è  n  -f-  a-'  -J-  1 . 

«  Analogamente  la  curva  fondamentale  semplice  C  dello  spazio  S'  è  di 
ordine  n-\-a-\-\. 

«  Né  vi  sono  nella  K  altre  linee  fondamentali,  giacché  per  le  superficie 
<I>,  p.  e.,  si  ha  che  nella  linea  sezione  di  due  di  esse,  le  linee  fondamentali  h 
e  le  direttrici  della  Q  contando  come  nella  sezione  di  due  superficie  F  della 
congruenza,  equivalgono  perciò  ad  una  linea  di  ordine  tir — o' — 1,  e  si  ha  che 

(n2  —  a'—  l)  +  (/*  +  ff'+l)  =  (/i+l)«. 

«  Questo  fatto  del  resto  risultava  evidente  anche  per  la  genesi  della 
corrispondenza  K. 

«  È  anche  facile  la  determinazione  delle  superficie  Jacobiane  della  tra- 
sformazione. 

«  Da  prima,  mediante  il  teorema  che  :  «  Se  le  generatrici  di  due  superficie 
razionali  F^,  ~Fq  sono  riferite  le  une  alle  altre  con  corrispondenza  univoca,  vi 
sono  jy  -|-  /y  -j-  1  generatrici  dell'  una  superficie  che  incontrano  le  corrispondenti 


—  589  — 

generatrici  dell'altra  «  si  può  agevolmente  determinare  l'ordine  di  multipli- 
cità  dei  centri  o  delle  direttrici  delle  congruenze  Q,  Q'  per  le  superficie  J,  J' 
delle  due  congruenze,  che  corrispondono  nella  K  alle  curve  C,  C,  deter- 
minando con  ciò  l'ordine  delle  due  superficie;  e  si  ottiene  che  la  J  è  una 
Jn+1  =  0,!+1C„+5'+i  se  la  congruenza  Q  è  di  la  specie,  è  invece  una 
Jn+lj.+i  =  diJ-+7J,J,n-l+1Cn+o'+i  se  la  Q  è  di   2a  specie,  o  risulta   essere  una 

J«+4=^3  Gn+o'+i  se  la  Q  è  di  3a  specie,  sicché  in  ogni  caso  l'ordine  della 
superficie  J  è  eguale  a  quello  della  curva  C,  a  cui  essa  corrisponde. 

«  Analogamente  la  superficie  J  =C'M+(7+1  che  corrisponde  alla  C,  ha  lo 
stesso  ordine  ii-\-<r'-\-l  della  C. 

«  Ciò  posto,  se  la  Q  è  di  la  specie,  la  Jacobiana  delle  superficie  Q>'  è 
costituita:  1°  dalle  superficie  che  corrispondono  ai  raggi  h  le  quali  sono 
quelle  che  ai  raggi  h  corrispondono  nella  A',  sicché  la  somma  dei  loro  ordini 
è  3(n —  1)  —  a';  2°  dalla  superficie  Jn+ar+i  che  corrisponde  alla  C;  3°  dal 
piano  oì   che  corrisponde  al  centro  0  della  Q,  da  contarsi  due  volte. 

«  Se  la  Q  è  di  2 a  specie,  alla  sua  direttrice  rettilinea  ci  corrisponde  nella  K 
una  superficie  J'^+l  =  Cfw+<H.i  generata  dal  fascio  dei  piani  che  corrispondono 
nella  r  ai  punti  della  d  e  dal  fascio  proiettivo  al  precedente  costituito  dalle 
superficie  di  ordine  y  della  Q'  che  nella  X  corrispondono  ai  coni  della  Q 
aventi  i  vertici  sulla  d.  Analogamente  alla  J,j.  corrisponde  una  superficie 
Jr ptnr-y -t-i^C'n+a-i-i  generata  dalle  superficie  della  Q'  che  nella  X  corrispon- 
dono ai  fasci  della  congruenza  Q,  e  dalla  serie  dei  piani  che  nella  r  cor- 
rispondono ai  punti  della  J».. 

«  Ulteriormente  la  Jacobiana  delle  <P'  contiene  la  superficie  Jn+ar+i  che 
corrisponde  alla  C,  e  le  superficie  che  nella  X  e  nella  K  corrispondono  ai 
raggi  h,  gli  ordini  delle  quali  danno  per  somma  3  (ti — 1) — y — u(ti — y) — a'. 

«  Se  infine  la  Q  è  di  3a  specie  la  Jacobiana  delle  #>'  è  costituita  dalle 

superficie  che  nella  A'  e  nella  K   corrispondono  ai  raggi  h,   delle   quali  gli 

il 
ordini  danno  per  somma  3(«  — 1)  —  3- — a',  dalla  superficie  J„w+i  che  cor- 

Ci 

risponde  alla  C,  e  da  una  superficie  J^  ee5.CVmj.hu  che  corrisponde  alla 
direttrice  J3,  la  quale  superficie  è  quella  generata  dalle  superficie  di  ordine  r 

che  nella  A'  corrispondono  ai  coni  della  Jz  (e  che  formano  un  sistema  di 
indice  2)  e  dai  piani  che  nella  T  corrispondono  ai  punti  della  Jz. 

«  Analoghe  considerazioni  si  possono  ripetere  per  la  Jacobiana  delle 
superficie  <P,,+1 . 

«  Anche  in  questo  caso  le  due  congruenze  Q,  Q'  generano  una  curva  di 
ordine  n-{-2,  luogo  dei  punti  d'incontro  di  raggi  corrispondenti;  ed  i  2(^-j-2) 
punti  che  questa  curva  ha  in  comune  con  la  superficie  luogo  della  correla- 
zione r  sono  punti  uniti  nella  corrispondenza  K. 


—  590  — 

«  5.  Combinando  ciascuna  delle  corrispondenze  birazionali  K  preceden- 
temente ottenute  con  la  correlazione  r,  a  cui  la  corrispondenza  è  dovuta,  si  ot- 
tiene una  reciprocità  birazionale  nulla,  nella  quale  le  superficie  del  primo  spazio 
che  corrispondono  alle  stelle  di  piani  del  secondo,  sono  le  stesse  superficie  <J>„+i 
della  K,  mentre  le  superficie-inviluppo  xYn+i  che  corrispondono  ai  piani  pun- 
teggiati del  primo  spazio,  sono  quelle  che  corrispondono  alle  superficie  <P',m-i 
nella  r. 

«  In  fondo  la  reciprocità  K  che  si  ottiene,  può  supporsi  generata  rife- 
rendo birazionalmente  una  congruenza  di  1°  ordine  Q  dello  spazio  S  ad  una 
congruenza  di  la  classe  Qi  dello  spazio  S1;  e  facendo  corrispondere  ad  ogni 
punto  P  del  primo  spazio  che  sia  sul  raggio^  della  Q,  il  piano  n  del  secondo 
spazio  che  passa  pel  punto  P  e  pel  raggio  pi  che  nella  Qi  corrisponde  al 
raggio  p  ;  e  viceversa. 

«  Inversamente  è  chiaro  che  ogni  reciprocità  birazionale  nulla,  nella  quale 
le  superficie  <I>  del  primo  spazio  che  corrispondono  alle  stelle  di  piani  del 
secondo,  siano  monoidali,  è  della  specie  studiata  ■>. 


Chimica.    —   Alcuni  nuovi  composi/'  fi  unni  rati  del  vanadio. 
Nota  I.  di  A.  Piccini  e  G.  Giorgis  (*),  presentata  dal  Socio  Cannizzaro. 

«  Tra  le  diverse  serie  di  composti,  che  il  vanadio  è  capace  di  dare,  al 
di  sotto  del  limite  VX5,  quella  corrispondente  al  biossido  si  distingue  per 
la  sua  stabilità  relativamente  grande.  Allo  scopo  di  mettere  in  relazione  il 
vanadio  con  altri  elementi  capaci  di  dare  composti  della  forma  KX4  e  di 
accumulare  ancora  nuovi  esempi  delle  parziali  analogie  che  un  solo  elemento 
può  avere  con  molti  altri,  anche  di  gruppi  diversi,  quando  si  considerino  le 
forme  simili  di  combinazione  ci  siamo  occupati  di  preparare  dei  iìuossisali 
corrispondenti  al  VO2  ;  sia  perchè  il  fluoro  suole,  in  generale,  impartire  una 
maggiore  stabilità  ai  composti  inferiori,  sia  perchè  fa  comparire  delle  analogie, 
che  invano  si  cercherebbero  con  altri  mezzi. 

«  Quello  che  si  sa  sull'argomento  da  Berzelius  in  poi  è  ben  poco.  Guyard(-) 
dimostrò  che  trattando  l'acido  vanadico  con  acido  fluoridrico  e  con  alcool  si 
ottiene  un  liquido  azzurro,  che,  quando  si  concentra,  diventa  verde  e  lascia 
per  svaporamento  un  residuo  verde-cupo.  L'unico  fluossisale,  corrispondente 
al  biossido  di  vanadio,  descritto  con  precisione  è  l'ipofluossivan adato  ammo- 
nico  di  Baker.  Per  ottenerlo  si  scioglie  il  pentossido  di  vanadio  nell'acido 
fluoridrico,  si  fa  passare  nella  soluzione  una  corrente  d'idrogeno  solforato  e 
si  filtra  il  liquido  divenuto  azzurro.  Aggiungendo  fluoruro  di  ammonio  si  sepa- 


(x)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  R.  Università  di  Roma. 
(2)  Bull.  Soc.  Chim.  XXV-350. 


—  591  — 

rano  dei  cristalli  azzurri,  rnonoclini  che  hanno  la  forinola  2NH4  PI.  YO  FI' 
+  IP  OC). 

«  Noi  avremmo  atteso  a  pubblicare  le  nostre  ricerche,  ancora  incomplete, 
se  non  fosse  di  recente  comparso  un  lungo  lavoro  del  Ditte  (2),  nel  quale 
egli  comincia  a  sottoporre  a  nuovi  studi  tutte  le  serie  di  composti  dati  dal 
vanadio  allo  scopo  di  dedurre  qualche  conclusione  ben  fondata  sul  posto  die 
converrebbe  assegnargli. 

»  Lo  scopo  che  noi  ci  prefìggiamo,  e  a  cui  abbiamo  già  accennato,  è  molto 
più  modesto  ;  d'altra  parte  dopo  i  molti  lavori  sperimentali  fatti  sul  vanadio 
e  dopo  le  speculazioni  del  Mendelejeff  la  posizione  di  questo  elemento  non 
lascia,  almeno  ci  sembra,  luogo  ad  alcun  dubbio. 

«  Se  si  scioglie  nell'acido  fluoridrico  acquoso  il  metavanadato  ammonico 
e  si  tratta  con  anidride  solforosa,  a  caldo,  si  ottiene  un  liquido  azzurro  che, 
neutralizzato  con  ammoniaca  e  addizionato  di  fluoruro  ammonico  neutro  lascia 
precipitare  una  polvere  cristallina,  azzurrognola.  Dopo  averla  raccolta  sul 
filtro,  lavata  con  pochissima  acqua  e  spremuta  fortemente  tra  carta  bibula 
si  può  purificare  sciogliendola  di  nuovo.  Dapprincipio  si  separano  dei  prismi 
monoclini,  che  hanno  la  composizione  del  sale  di  Baker,  poi  si  formano  dei 
cristalli  piccoli,  splendenti,  di  colore  azzurro.  Sono  ottaedri  monometrici,  tal- 
volta modificati  dalle  facce  del  cubo,  si  sciolgono  bene  nell'acqua,  dando  un 
liquido  azzurro,  da  cui  il  fluoruro  di  ammonio  separa  il  sale  primitivo.  In 
questa  sostanza  si  può  riconoscere  la  presenza  del  fluoro,  del  vanadio  e  del- 
l'ammoniaca. Il  vanadio  fu  da  noi  determinato  mediante  la  riduzione  subita 
dal  permanganato  potassico;  il  fluoro  col  processo  di  Penfield  (3)  e  l'ammo- 
niaca distillando  la  sostanza  con  soda   sciolta   nell'acqua   e   raccogliendo   il 

N  N 

distillato  nell'acido  cloridrico  —  che  veniva  rititolato  con  potassa  — .    Otte- 

nemmo  così  dei  numeri   che   si   accordano   colla   formula   VO  FI2.  3NH4  FI. 
come  si   vede  dalla  seguente  tabella: 

i         ii         ni        iv  v         vi  vii  vili   tiiedia 

V  =  51         23,63  23,69  23,80  23,81  23,14  —        —  —  —      23,61 

0  =  16          7,40     —       —       —  —  —       —  —  — 

FI5  =  95        43,98     —        —       —       —  43,83  45,03  —  —      44,43 

3NH4  =  54        24,99      ___       —  —       —  24,33  25,15  24,74 


VOFP  .  3NIP  FI  =  216       100,00 
che  raccoglie  i  risultati  di  tutte  queste  determinazioni. 

(i)  Ann.  d.  Chini.  CCII,  262. 

(2)  Ann.  Phys.  Chini.  XIII,  (6)  190. 

(3)  Chem.  News.  XXXIX-197.  Il  metodo  consiste  nel  convertire  il  fluoro  in  fluoruro  di 
silicio  e  fare  assorbire  questo  da  una  soluzione  idroalcoolica  di  cloruro  potassico.  Si  preci- 
pita cosi  idrofluosilicato  potassico  e  si  libera  dell'acido  cloridrico,  che  si  determina  con 
una  soluzione  alcalina  titolata. 


—  592   — 

N 

I  gr.        0,2855  di  sostanza  decolorarono  13,27  ce.  di  permanganato  — 

II  »         0,4567  *  »  21,43    * 

III  »  0,5214  »  »  23,82    » 

IV  »         0,2836  »  »  12,87    ■ 

N 

V  Per  gr.  0,2763  si  impiegarono  42,5  ce.  di  ammoniaca  — 

20 

VI  »         0,2541  »  40,15  -  »  ^ 

N 

VII  gr.       0,3843  saturarono  10,39  di  acido  cloridrico  — 

2 

Vili    »         0,2000  »  5,5 

«  Questo  fluossisale  che  chiameremo  ipo/luossiva/iadato  amino nico  ottae- 
drico  ha  il  comportamento  generale  dei  termini  appartenenti  alla  forma  VX4. 

«  Ci  parve  di  qualche  interesse  il  tentare  se  fosse  stato  possibile  di 
sostituire  l'ossigeno  col  fluoro  e  ottenere  così  un  ipofluovanadato,  e  perciò 
abbiamo  trattato  il  VO  PI2.  3NH4  FI  con  acido  fluoridrico  concentrato.  Dalla 
soluzione  di  colore  azzurro  intenso  cristallizzarono,  dopo  qualche  giorno,  dei 

prismi  monoclini,  trasparenti  che  analizzammo. 

N 
(ir.  0,3105  decolorarono  16,03  ce.  di  permanganato 

»    0,3025  »  15,54    » 


10 
«  In  100  parti: 


i  n  calcolato  per  VOF 1* .  2NH«  FI  +  H' 0 

V         26,33         26,19  25,88 

avevamo  dunque   ottenuto   il   sale   di   Baker,  il   quale,  alla  sua  volta,  ridi- 
sciolto  nell'acido  fluoridrico  concentrato  ricristallizza  inalterato. 

«  Oltre  che  col  processo  sopra  descritto,  si  può  ottenere  l'ipofluossiva- 
nadato  ottaedrico  riducendo  col  polo  negativo  di  una  batteria  elettrica,  il 
metavanadato  ammonico,  acidificato  con  acido  fluoridrico  e  addizionato  di  fluo- 
ruro ammonico.  Si  impiega  vantaggiosamente  l'apparecchio,  di  cui  uno  di  noi 
si  servì  per  preparare  il  fluotitanito  ammonico  basico  (').  Dopo  qualche  ora 
il  liquido  diviene  azzurro  e  quindi  comincia  a  precipitarsi  una  polvere  cri- 
stallina. Si  può  seguire  anche  il  metodo  di  Guyard,  ridurre  cioè  la  soluzione 
fluoridrica  di  acido  vanadico  mediante  l'alcool  e  aggiungere  poi  fluoruro 
ammonico.  Se  questo  non  è  in  grande  eccesso,  il  liquido  azzurro  si  mantiene 
dapprincipio  trasparente  ma,  per  evaporazione  spontanea,  lascia  deporre  l'ipo- 
fluossivanadato  ammonico  in  cristalli  ben  definiti.  I  cristalli  che  si  depongono 
in  principio   sono   azzurri,  poi   se   ne  depongono  di  colore  diverso  che  varia 

(!)  R.  Accademia  dei  Lincei.  Transunti,  1885. 


—  593  — 

dal  celeste  al  verde.  Intanto  anche  l'acqua  madre  diviene  di  un  verde  sempre 
più  chiaro  e  finalmente  gialla.  Allora  si  depongono  dei  cristalli  ottaedrici  di 
un  bel  colore  giallo  di  cromo. 

«  Questa  nuova  sostanza  appartiene  alla  serie  vanadica  normale  e  si  è 
formata  per  l'azione  dell'ossigeno  atmosferico  sulla  soluzione  acquosa  di  ipo- 
fluossivan adato  ammonico  ottaedrico.  Noi  l'abbiamo  potuta  ottenere  diretta- 
mente partendo  dall'acido  vanadico.  Si  scioglie  questo  in  un  eccesso  di  acido 
fluoridrico,  che  si  neutralizza  poi  con  ammoniaca,  mentre  il  liquido  è  ancora 
caldo  ;  per  raffreddamento  si  ottiene  una  massa  abbondante  di  cristalli  ottae- 
drici, solubili  nell'acqua.  L'ammoniaca  non  deve  essere  aggiunta  in  eccesso, 
altrimenti  si  ottiene,  insieme  ai  cristalli  gialli,  una  polvere  bianca  cristallina  ; 
un  eccesso  fortissimo  di  ammoniaca  è  capace  di  decomporre  anche  i  cristalli 
già  formati  dando  la  stessa  sostanza  bianca.  I  cristalli  ottaedrici,  gialli  con- 
tengono vanadio,  fluoro,  ammonio    ed    ossigeno.    Il    vanadio    fu    determinato 

0  per  mezzo  del  permanganato  potassico  (dopo  avere  ridotto  la  sostanza  con 
anidride  solforosa)  oppure  ricorrendo  alla  calcinazione  moderata,  in  contatto 
dell'aria.  A  100°  la  sostanza  non  perde  di  peso  anche  dopo  molte  ore; 
a  temperatura  più  elevata  comincia  un  imbrunimento  e  si  sviluppano  dei 
fumi  bianchi;  arrivati  al  rosso  incipiente  si  ha  un  residuo  rosso  bruno,  che 
non  emette  più  fumi;  questo,  bagnato  con  acido  azotico,  poi  riscaldato  len- 
tamente di  nuovo  fino  a  fare  svaporare  l'acido  e  calcinato  con  precauzione, 
prende  un  color  cannella  e  non  cambia  più  di  peso  per  quanto  lo  si  riscaldi  ; 
si  ha  allora  del  pentossido  di  vanadio  puro.  Affinchè  la  determinazione  riesca 
bene  occorre  la  massima  cautela.  Il  fluoro  e  l'ammoniaca  si  determinarono 
coi  soliti  metodi.  Le  analisi  furono  eseguite  sopra  saggi  ottenuti  da  più  pre- 
parazioni fatte  partendo  sia  dall'acido  vanadico,  sia  dall' ipofluossivanadato 
ammonico  ottaedrico. 

1  gr.  0,4609  di  sostanza,  previamente  ridotta,  decolorarono  ce.  21,4  di  per- 

manganato — 

II  gr.     0,5828  di  sostanza  dettero  gr.  0,2493  di  pentossido  di  vanadio 

N 

III  Per  gr.  0,3011  »         si  impiegarono  ce.  37,73  di  potassa  — 

Zi) 

IV  »       0,3040  »  »  »     38,03 

V  »       0,3059  »  »  »     38,54 

N 

VI  gr.     0,3321  saturarono  ce.  9,46  di  acido  cloridrico  — 

u 

VII  »  0,3109  8,86  »  *  »  „ 
Vili  »  0,3931  11,44  »  »  ,  » 
IX          »      0,3311                          9,44    »      »            *          „ 

Rendiconti.  1888,  Vol.  TV,  1°  Sem.  77 


—  594  — 

«  Queste  esperienze  conducono  alla  forinola  VO2  FI .  3NH4  FI,  come  ri- 
sulta dalla  seguente  tabella: 

i          li        in        iv         v         vi  vii      vai       ix     media 

V  =  51     23,94  23,44  23,97     —__        —  ___     23,70 

0  =  32     15,02     —       —       —        —        —        —  —       —       — 

FI*  ==  76     35,68     —        —     35,71  35,65  35,90     —  —       —        —     35,75 

3NH4  =  54     25,36     —       —       —       —        —  25,63  25,64  26,19  25,66  25,78 


V08F1.3NH4F1=213  100,00 


«  Come  si  vede  i  risultati  delle  analisi  si  accordano  molto  bene  tra  loro 
e  con  quelli  calcolati  per  la  forinola  VO2  FI .  3NH4  FI,  sulla  quale  quindi  non 
può  cader  dubbio.  La  sostanza  bianca,  cristallina,  che  si  ottiene  facendo  agire 
l'ammoniaca  sulla  soluzione  concentrata  di  questo  fluossisale  non  contiene 
fluoro  ed  è  metavanadato  ammonico,  come  si  rileva  dalla  seguente  determi- 
nazione di  vanadio: 

N 
gr.  0,4024  di  sost.  ridotti  con  SO2  scolorarono  ce.  34,32  di  permanganato  — . 

«  In  100  parti: 

-trovalo  calcolalo  per  NH*VO* 

V     43,3  43,52 

«  Quindi  l'azione  dell'ammoniaca  può  rappresentarsi  così: 
VO2  FI  -4-  (NH4)2  0  =  NH4  VO3  -f  NH4  FI. 

«  Il  metavanadato  formatosi  si  separa  per  il  fluoruro  di  ammonio  conte- 
nuto nel  liquido. 

«  Il  Baker,  molti  anni  sono,  intraprese  lo  studio  dei  fluossisali  di  vanadio 
per  compararli  con  quelli  di  niobio  e,  tra  gli  altri,  descrisse  un  fluossivanadato 
ammonico  che  cristallizzava  in  forma  di  piramidi  semplici  o  modificate,  che 
somigliavano  a  degli  ottaedri  regolari  ma  agivano  sulla  luce  polarizzata.  Di 
più  questa  sostanza  dava  coli' acido  fluoridrico  un  fluossisale  aciculare,  le  cui 
analisi  sono  assai  discordanti,  talmentechè  l'autore  fu  costretto  a  darne  la 
forinola  dietro  l'analogia  col  fluossivanadato  potassico  aciculare.  Anche  il 
nostro  composto  ottaedrico  giallo  presenta  le  forme  dell'ottaedro  regolare, 
modificato  dal  cubo,  e  agisce  sulla  luce  polarizzata  ;  anche  questo  si  scioglie 
nell'acido  fluoridrico  acquoso  trasformandosi  in  una  sostanza  aciculare,  le  cui 
analisi  non  ci  hanno  dato  per  ora  numeri  soddisfacenti.  Ci  sarebbe  dunque 
da  dubitare  che  il  Baker  e  noi  fossimo  giunti  per  diverse  vie  alla  stessa 
sostanza  ;  ma  le  sue  analisi  e  la  forinola  12NH4  FI  .  V?  O5 .  2VO  FP  che  se 
ne  deduce  si  allontanano  troppo  dalle  nostre,  per  quel  che  riguarda  il  fluoro, 
perchè  si  possa  attribuire  la  differenza  al  metodo  seguito.  Egli  infatti  trova 
in  media  il  39,42  % ,   di   fluoro   in    accordo  colla    forinola,   del   resto   assai 


—  595  — 

complessa,  da  lui  attribuita  alla  sostanza,  che  esigerebbe  il  38,98  %  » 
mentre  noi  non  trovammo  mai  più  del  35,90%-  I  valori  per  il  vanadio  e 
per  l'ammoniaca,  che  si  deducono  dalla  forinola  di  Baker,  sono  assai  vicini  a 
quelli  che  si  deducono  dalla  nostra. 

«  Sia  comunque,  il  fluossivanadato  oltaedrico  normale  ora  descritto, 
VO2  PI.  3NH4  PI,  presenta  per  la  forma  cristallina,  una  stretta  relazione  col- 
l'ipofluossivanadato  ammonico  pure  ottaedrico.  L'egregio  dott.  Bucca  che  ha 
esaminato  i  cristalli  delle  due  sostanze  ci  comunica  gentilmente  quanto  segue  : 
Tutti  e  due  i  sali  sono  monometrici  ;  l'uno  (l'ipofluossivanadato)  presenta  quasi 
solo  l'ottaedro  (111)  l'altro  anche  le  facce  del  cubo  (100).  Però  ambedue 
offrono  delle  anomalie  ottiche,  come  l'allume,  ossia  alla  luce  polarizzata,  fra 
i  nicols  incrociati,  non  si  estinguono,  ma  rimangono  luminosi.  Ciò  dipende 
da  tensioni  interne  sviluppatesi  dopo  il  consolidamento  dei  cristalli. 

«  Si  noti  poi  che  i  due  sali  contengono  lo  stesso  numero  di  atomi: 

V00F1..3NH4F1 
VOF1F1 .  3NH4  FI 

e  ci  offrono  il  secondo  caso  di  isomorfismo  fra  composti  di  uno  stesso  ele- 
mento, appartenente  a  serie  diverse,  poiché  il  primo  (e  anche  ben  più  spiccato 
perchè  si  riferisce  al  sistema  trimetrico)  fu  additato  dal  prof.  Mauro  per  il 
tìuossimolibdato  ammonico  (MO2  FI2.  2NH4  FI)  e  l'ipofluossimolibdato  ammo- 
nico (MO  FI3.  2NH4  FI)  da  lui  scoperti,  e  descritti  in  una  Memoria  già  pre- 
sentata a  questa  Accademia. 

«  Di  più,  comparando  il  fluossivanadato  ammonico  ottaedrico  col  fluossi- 
niobato  (Nb  0  FI3.  3NH4  FI)  e  col  fluossitantalato  (Ta  0  FI3.  3NH4  FI)  corri- 
spondenti mentre  si  scorge  un'analogia  per  il  numero  di  molecole  di  fluoruro 
di  ammonio  combinato  colle  fluoanidridi  acide,  per  la  forma  cristallina  si 
nota  una  differenza  nella  composizione  delle  fluoanidridi  stesse.  Le  quali, 
pure  mantenendosi  nella  stessa  forma  limite  EX5,  contengono  un  numero 
diverso  di  atomi.  Questo  divario  nella  composizione  può  mettersi  in  rapporto 
con  la  crescente  facilità  con  la  quale  tende  ad  accumularsi  il  fluoro  nelle 
fluoanidridi  degli  omologhi  superiori  del  vanadio.  I  fluossiniobati  potassico  e 
ammonico  ordinari  sono  Nb  0  FI3.  2K  FI,  Nb  0  FI3.  2NH4  FI  mentre  il  tan- 
talio (Nb  =  94 ,  Ta  =  182)  dà,  in  corrispondenza,  i  fluotantalati  Ta  FI5.  2K  FI, 
Ta  FI5.  2NH4  FI.  E,  come  il  niobio  dà,  sebbene  più  difficilmente  del  tantalio, 
alcuni  fiuosali  (colla  fluoanidride  Nb  FI5),  così  anche  il  vanadio  potrà,  in 
determinate  condizioni,  dare  dei  fluossitali,  la  cui  fluoanidride  sia  più  ricca 
di  fluoro.  Del  resto  nel  vanadio,  come  in  quello  che  serve  a  collegare  i  due 
sottogruppi  del  gruppo  V,  non  si  poteva  prevedere,  neppure  per  i  composti 
fluorurati,  una  completa  analogia  col  niobio  e  col  tantalio. 

«  Il  fluossivanadato  e  l'ipofluossivanadato    ammonici  ottaedrici,   avendo 


—  596  — 

un  numero  diverso  di  atomi,  non  possono  dunque  prender  posto  nella  serie 
di  termini  isomorfi: 

Nb  OF13  .  3NH4  FI ,  Ta  OFP  .  3NH4  FI ,  Zr  FI4 .  3NH4  FI ,  Ti  O2  FI2 .  3NH4  FI 

ma  invece  si  potrebbero  mettere  in  relazione  con  alcuni  fluosali  della  for- 
ma EX3  p.  es.  con  Fé  FI3.  3NH4  FI  con  Cr  FI3 .  3NH4  FI,  che  cristallizzano  nel 
sistema  regolare  in  cubi  od  ottaedri  e  contengono  lo  stesso  numero  di  atomi  : 

VO2  FI .  3NH4  FI 
VO  FI2 .  3NH4  FI 
Fé  FI3 .  3NH4  FI 
Cr  FI3 .  3NH4  FI . 

Anche  qualora  si  voglia  ammettere  che  le  forme  cubiche  od  ottaedriche 
regolari  non  siano,  da  sole,  sufficienti  a  costituire  il  vero  e  proprio  isomor- 
fismo non  si  può  disconoscere  che  in  tutti  questi  composti  contenenti  tre 
molecole  di  fluoruro  di  ammonio  l'identità  della  forma  cristallina,  non  può 
essere  casuale.  Ci  guarderemmo  bene  dal  discutere  se  si  debba  domandare  la 
spiegazione  del  fenomeno  al  così  detto  isomorfismo  di  massa  o  ad  altre 
simili  nozioni  ;  vogliamo  soltanto  richiamare  l'attenzione  sul  fatto.  In  quanto 
poi  si  riferisce  all'ipofìuossivanadato  e  al  fluossivanadato  ammonico  ottaedrici 
crediamo  potere  assicurare  il  perfetto  isomorfismo,  giacché  sono  capaci  di 
deporsi  nello  stesso  cristallo. 

«  L'ossidazione  che  l' ipofluossivanadato  ammonico  subisce,  quando  si 
trova  sciolto,  in  presenza  dell'aria,  e  la  sua  trasformazione  in  fluossivanadato 
ammonico  può  esprimersi  coli' equazione  seguente: 

2VO  FI2  -f  H2  0  +  0  =  2V02  FI  -f  2HF1 . 

«  Abbiamo  tentato  di  preparare  un  ipofluossivanadato  ammonico  conte- 
nente una  sola  molecola  di  fluoruro  di  ammonio,  e  perciò  abbiamo  ridotto 
colla  pila  una  soluzione  fluoridrica  di  metavanadato  ammonico.  Il  liquido 
azzurro  lasciò  deporre  delle  croste  cristalline,  che  non  dettero  per  ora  all'ana- 
lisi numeri  soddisfacenti. 

«  Trattando  con  fluoridrato  potassico  la  soluzione  di  metavanadato  ammo- 
nico ridotta  con  SO2  si  ottengono,  per  svaporamento  del  liquido  azzurro,  delle 
croste  cristalline  azzurro-celesti  che  hanno  la  composizione  VO  FI2. 2K  FI 
come  si  vede  dalle  seguenti  anàlisi: 

in  iv  inedia 

—  —  23,08 

34,02        32,95        33,48 
VOFP  .  2KF1  =  221       100,00 


i 

ii 

V  =  51 

23,09 

23,06 

23,11 

0=16 

7,24 

— 

— 

FI*  =  76 

34,38 

— 

— 

K3  =  78 

35,29 

— 

— 

—  597  — 

I  Gr.       0,4377     decolorarono     19,80  ce.  di  permanganato  — 

II  »         0,2818  »  12,77    »  »  10 

III  Per  gr.  0,2144  si  impiegarono  25,6     ce.  di  ammoniaca  — 

IV  r,         0,2504  *  28,95    »  « 

«  Sciogliendo  l'anidride  vanadica  nell'acido  fluoridrico,  aggiungendo  la 
quantità  di  fluoridrato  potassico,  voluta  dalla  formula  VO  FI2.  2K  FI,  e  ridu- 
cendo colla  pila,  si  ottiene  un  liquido  azzurro  verdastro,  che,  per  svaporamento 
dà  dei  cristalli,  la  cui  analisi  non  è  ancora  completa. 

«  Altri  esperimenti  sono  in  corso  sui  quali  ritorneremo  fra  breve  » . 

Chimica.  —  Contribuzione  allo  studio  del  cromato  basico  di 
rame.  Nota  del  dott.  L.  Balbiano,  presentata  dal  Socio  Cannizzaro. 

«  Se  ad  una  soluzione  di  solfato  ramico,  contenente  un  peso  molecolare 
di  sale  disciolto,  si  aggiunge  una  soluzione  di  cromato  neutro  di  ammonio, 
che  contiene  pure  un  peso  molecolare  di  sale  disciolto,  si  ha  immediatamente 
un  precipitato  giallo-bruno  di  cromato  basico  di  rame. 

«  Riguardo  alla  composizione  di  questo  sale  basico  le  opinioni  sono  di- 
verse. Freese  (')  dice  che  trattando  soluzioni  di  solfato  ramico  con  cromato, 
neutro  di  potassio  si  ha  il  cromato  doppio, 

K2  Cu3  Or3  O13,  2  acq. 
che  coll'acqua  bollente  si  decompone  in 

K2  Cr2  O7  e  Cu3  Cr  0G,  2  acq. 

«  Lo  stesso  composto  doppio  si  forma,  secondo  Knop,  trattando  l' idrato 
ramico  con  una  soluzione  di  dicromato  potassico.  Al  contrario  Man.  Rosen- 
feld  (2)  ha  dimostrato  che  il  cromato  di  rame  e  di  potassio  non  esiste,  che, 
sia  in  soluzioni  concentrate  quanto  diluite,  tanto  a  caldo  che  a  freddo,  si 
precipita  sempre  il  cromato  basico  di  rame 

Cu3  Otì  Cr.  2  acq. 

e  questo  stesso  composto  si  ottiene  anche  col  processo  di  Knop. 

«  Com'era  da  prevedersi,  il  cromato  neutro  di  ammonio  precipita  il  sol- 
fato ramico  nello  stesso  modo,  e  difatti  il  precipitato  ottenuto  mischiando  a 
freddo  le  soluzioni  di  un  peso  molecolare  di  due  sali  diede  all'analisi  i  se- 
guenti risultati: 

gr.  0,4707  di  ostanza  disseccata  a  100°-110°  diedero  gr.  0,2975   di  Cu  0  e 
gr.  0,0997  di  Cr2  O3. 


(*)  Berliner  Berichte.  T.  II,  p.  478. 
(2)        »  »  T.  XIII,  p.  1469. 


—  598  — 

«In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Cu3  Cr  0"  2  acq. 

Cu  0        63,1  63,58 

Cr  O3       27,8  26,80 

«  Lo  stesso  composto  si  genera  a  caldo,  perchè  il  cromato  ottenuto  con- 
tiene 63,19%  di  CuO. 

u  In  detta  reazione  il  rame  non  passa  tutto  allo  stato  insolubile,  cioè 
sotto  forma  di  cromato  basico,  quantunque  si  trovi  un  eccesso  di  cromato 
d'ammonio,  ma,  per  ottenere  una  soluzione  scevra  di  rame,  bisogna  aggiun- 
gere una  certa  quantità  di  ammoniaca,  che  fa  precipitare  un  composto  dal- 
l'aspetto fisico  del  cromato  basico  formatosi  nella  prima  fase  della  reazione. 
La  reazione  è  perciò  più  complicata  perchè  si  formano  contemporaneamente 
composti  di  rame  e  di  cromo  solubili  insieme  al  cromato  basico  insolubile, 
ed  è  per  questa  ragione  che  ho  creduto  bene  di  seguirla  passo  a  passo  e  ten- 
tare di  spiegarne  il  meccanismo,  determinando  dapprima  la  composizione  del 
precipitato  che  si  ottiene  coli' aggiunta  dell'ammoniaca,  in  seguito  le  quantità 
rispettive  dei  due  composti  di  rame  insolubili  che  si  originano. 

«  Grammi  24,95  di  solfato  ramico,  depurato  mediante  ripetute  cristal- 
lizzazioni previa  bollitura  con  poco  acido  nitrico,  sciolti  in  100  ce.  di  acqua, 
vennero  trattati  a  caldo  con  una  soluzione  di  cromato  neutro  di  ammonio  con- 
tenente in  100  ce.  gr.  15,26  di  sale,  ed  il  precipitato  ottenuto  ben  lavato  diede 
all'analisi  la  quantità  di  Cu  0  corrispondente  alla  formola  (Cu  O)3  Cr  O3  2  acq. 
gr.  0,3122  di  sostanza  seccata  a  110"  diedero  gr.  0,1973  di  CuO. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato 

CuO         63,19  63,58 

n  II  liquido  filtrato,  colorato  in  giallo-verde  con  una  punta  di  rosso,  si 
trattò  con  ammoniaca  acquosa  diluita,  fino  a  che  il  precipitato   giallo-bruno 
formatosi,  cominciava  a  ridisciogliersi.  Il  precipitato  ben  lavato   venne    dis- 
seccato a  110°  e  sottoposto  all'analisi, 
gr.  0,5204  di  sostanza  diedero  gr.  0,332  di  CuO  e  gr.  0,1086  di  Cr2  O3. 

«  Da  questi  dati  si  calcola  in  100  parti  : 


trovato 

calcolato  (Cu  0)3  Cr  0"  2  acq. 

CuO 

63,79 

63,58 

CrO3 

27,40 

26,80. 

a  II  composto  precipitato  dall'ammoniaca  acquosa  è  quindi  lo  stesso  cro- 
mato basico  che  si  deposita  nella  prima  fase  della  reazione. 

«  Ho  determinato  in  seguito   la   quantità  di  (Cu  O)3  Cr  O3  2  acq.  che  si 
forma  nalla  prima  fase  della  reazione. 

gr.  0,7485  di  solfato  ramico  con  5  molecole  di  acqua,  e  gr.  0,4572  di  cromato 
neutro  di  ammonio,  diedero  gr.  0,2265  di  (CuO)3  CrO3  2 acq.  disseccato  a  110°. 


—  599  — 

«  Le  acque  di  lavaggio  svaporate  al  volume  primitivo  delle  soluzioni 
vennero  addizionate  di  gr.  0,068  di  ammoniaca,  avendo  dedotto  da  un  saggio 
preliminare  che  tale  quantità  era  necessaria  per  la  precipitazione  completa 
del  rame  allo  stato  di  cromato  basico  ;  il  precipitato  di  (Cu  O)3  Cr  O3  2  acq. 
raccolto,  lavato  e  disseccato  a  110"  pesava  gr.  0,1475. 

«  Il  liquido  risultante  dalla  filtrazione  unito  alle  acque  di  lavaggio  era 
colorato  intensamente  in  giallo  chiaro,  ciò  che  indicava  la  presenza  di  un 
eccesso  di  cromato  ammonico,  perciò  si  dosò  la  quantità  di  acido  cromico 
sciolto  e  si  ottenne  gr.  0,154  di  Cr2  O3. 

«  Da  questi  dati  analitici  si  ha  che  la  reazione    fra    solfato    ramico   e 
cromato  ammonico  può  rappresentarsi  colle  equazioni  seguenti: 
P  fase  :  5(Cu  0  SO3. 5H2  0)  -j-  5(NH4)2  0  Cr  O3  =  3H2  0  +  (Cu  O)3  Cr3 .  2H20  -f 

-f-  2Cu  0  Cr2  O6  -f-  5(NH4)20  SO3. 
IIa  fase  :  3Cu  0  Cr2  0°  -f-  10  NH3  -f  7  H2  0  =  (Cu  O)3  Cr  O3  2H2  0  -f- 

-f  5(NH4)2  0  Cr  O3. 

«  Difatti  secondo  queste  equazioni  si  calcola  che 
gr.  0,7485  di  Cu  SO1 .  5H2  0  reagendo  con  gr.  0,4572  di   (NH4)2  Cr  O4  de- 
vono dare: 

calcolato  trovato 

Ia  fase     gr.  0,2253  di  (Cu  O)3  Cr  O3  2  acq.  gr.  0,2265, 

aggiunto  gr.  0,067     di  H3  N  gr.  0,068, 

IP  fase  gr.  0,1496  di  (Cu  O)3  Cr  O3  2  acq.  gr.  0,1475, 

e  gr.  0,1528  di  Cr2  O3  gr.  0,154, 
corrispondenti  a 

gr.  0,3048  di  (NH4)2  Cr  O4  gr.  0,307. 

"  L'aggiunta  di  ammoniaca  può  far  precipitare  completamente  il  rame 
allo  stato  di  cromato  basico  e  la  reazione  deve  in  questo  caso  rappresentarsi 
coli' equazione 

3(Cu  0  SO3,  5H2  0)  +  (NH4)2  0  Cr  O3  +  4NH3  =  (Cu  O)3  Cr  O3  2H2  0  + 
-f-  3(NH4)2  OSO3  +  H2  0. 
«  Infatti  adoperando 

gr.  0,7485  di  Cu  SO4  5H2  0 
gr.  0,1524  di  (NH4)2  Cr  04 
gr.  0,068     di  H3  N 
si  ottenne 

gr.  0,375     di  (Cu  O)3  Cr  O3  2  acq. 
mentre  la  soprascritta  equazione  ne  richiede  gr.  0,3749  ed  il  liquido  filtrato 
era  scolorito.  Un'ultima  prova  che  in  prima  fase  di  reazione  si- forma  vera- 
mente il  dicromato  di  rame  p  ha  nel  seguente  fatto. 

«  Se  si  tratta  del  cromato  basico  di  rame  con  acido  cromico,  si  ha  una 
soluzione  completa  solo  quando  i  pesi  dei  due  composti  stanno  nei   rapporti 
(Cu  O)3  Cr  O3  2  acq  -f-  5Cr  O3  =  3Cu  0  Cr2  O6. 


—  600  — 

«  In  questa  soluzione  non  esiste  acido  cromico  libero  perchè  l'acqua 
ossigenata  neutra  non  dà  l'acido  percromico. 

«  Ho  tentato  di  separare  il  dicromato  di  rame  evaporando  la  soluzione 
a  bagno  maria;  si  ottiene  una  massa  amorfa,  solubile  parzialmente  nell'acqua, 
e  nella  soluzione  acquosa  si  trova  libero  dell'acido  cromico  riconoscibile  col- 
l' acqua  ossigenata  neutra.  La  stessa  decomposizione  ha  luogo  evaporando  la 
soluzione  nel  vuoto  sull'acido  solforico,  e  da  questo  posso  confermare  l'osser- 
vazione di  Freese  (Gmelin  Kraut  voi.  Ili,  p.  698)  in  contradizione  colle 
esperienze  di  Dròge  (Jah.  1857,  p.  248)  il  quale  dice  di  avere  ottenuto  un 
dicromato  di  rame  cristallizzato  che  colla  bollitura  con  acqua  forma  il  cromato 
basico. 

L'aggiunta  di  alcole  alla  soluzione  acquosa  di  dicromato  ramico  fa  de- 
positare lentamente  una  polvere  verde-giallo-bruna,  che  è  per  la  massima 
parte  ossido  di  cromo,  mentre  il  rame  passa  in  soluzione  sotto  forma  di  ace- 
tato. La  spiegazione  più  semplice  di  questo  fatto  è  che  si  formi  di  nuovo 
coll'acronunta  di  alcole  il  cromato  basico  e  l'acido  cromico  messo  in  libertà 
ossidi  l'alcole  trasformandolo  in  acido  acetico  *. 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

Kehrli  e  (jauchat.  //  Canzoniere  provenzale  vaticano  3207  (II). 
Presentata  dal  Socio  Monaci. 

L.  Balbiano.  Sopra  alcuni  derivali  monosostituiti  del  pirazolo  e  sui 
composti  idrogenati  che  ne  derivano.  Presentata  dal  Socio  Cannizzaro. 

C.  Viola.  77  principio  del  minimo  lavoro  di  deformazione.  Presentata 
dal  Socio  Cremona. 


RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 


Il  Socio  Tabarrini,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Tommasini,  legge 
una  Kelazione  colla  quale  approvasi  l'inserzione  negli  Atti  accademici  della 
Memoria  del  prof.  Cipolla,  intitolata  :  Una  congiura  contro  la  Repubblica 
di  Venezia  negli  anni  1522-1529. 

Le  conclusioni  della  Commissione  esaminatrice,  messe  ai  voti  dal  Presi- 
dente, sono  approvate  dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


—  601  — 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Carutti  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando fra  queste  il  Voi.  I  dei  Discorsi  parlamentari  di  Marco  Minghetti, 
raccolti  e  pubblicati  per  deliberazione  della  Camera  dei  Deputati,  e  un 
discorso  :  Sopra  la  scuola  delle  leggi  romane  in  Ravenna  ed  il  Collegio  dei 
giureconsulti  ravennati,  offerto  dall'autore  avv.  Valentino  Eivalta. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  inoltre  il  nuovo  volume  delle  Reiasioni 
diplomatiche  della  Monarchia  di  Savoia  dalla  prima  alla  seconda  restaura- 
zione (1559-1814)  pubblicate  da  A.  Manno,  E.  Ferrerò  e  P.  Vayra,  nella 
Biblioteca  Storica  Italiana,  edita  per  cura  della  E.  Deputazione  di  Storia 
Patria  di  Torino,  e  ne  discorre.  Il  volume  riguarda  le  relazioni  colla  Francia, 
e  contiene  il  fine  della  legazione  del  barone  Perrone,  e  la  legazione  del 
marchese  di  Entremont,  l'uno  e  l'altro  ambasciatori  del  re  Vittorio  Amedeo  II 
a  Parigi. 

Il  Socio  Schupfer  fa  omaggio  della  pubblicazione  del  prof.  Luigi  Chiap- 
pelli  intitolata  :  Lo  Studio  bolognese  nelle  sue  origini  e  nei  suoi  rapporti 
colla  scienza  pre- Irneriana  e  ne  discorre. 


CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Carutti  legge  il  seguente  elenco  dei  lavori  presentati  per 
concorrere  ai  premi  del  Ministero  per  le  scienze  storiche  1887-88: 

1.  Bersi  Luigi  Adolfo.  Senofonte,  la  spedizione  di  Ciro  commentataci.). 

2.  Bustelli  Giuseppe.  Sulla  decollazione  di  Francesco  Bussone  conte 
di  Carmagnola  (st.). 

3.  Casagrandi  Vincenzo,  l)  Storia  e  archeologia  romana  (st.).  — 
2)  Lo  spirito  della  storia  d'occidente,  parte  I  (st.). 

4.  Colombo  Elia.  Gli  Angioini,  re  Renato  e  duca  Giovanni  in 
Italia  (ms.). 

5.  Cusumano  Vito.  Storia  dei  Banchi  della  Sicilia.  I  Banchi  pri- 
vati (st.). 

6.  Gianandrea  Antonio,  l)  Della  signoria  di  Francesco  Sforza  nella 
Marca  secondo  le  memorie  e  i  documenti  dell'  archivio  settempedano  (st.). 
2)  //  palazzo  del  Comune  di  Jesi  (st.). 

7.  Mantovani  Gaetano.  //  territorio  sermidese  e  limitrofi  (st.). 


—  602  — 

8.  Pais  Ettore.  Straboniana.  Contributo  allo  studio  delle  fonti  della 
storia  dell'amministrazione  romana  (st.). 

9.   Paravicini  Tito  Vespasiano.    Ly  Abazia  di   Chiaravalle   mila- 
nese (ms.) 

10.  Sansone  Alfonso.  La  rivoluzione  del  1820  in  Sicilia  (si). 

11.  Sanesi  Giuseppe.  Stefano  Porcari  e  la  sua  congiura  (st)- 

12.  Saviotti  Alfredo.  Pandolfo  Collenuccio  umanista  pesarese  del 
secolo  XV  (st). 

13.  Schipa  Michelangelo.  Storia  del  Principato  longobardo  di  Sa- 
lerno (si). 

14.  Anonimo  («0  magna  vis  veritatis  quae  contra  nominimi  ingenia, 
calliditatem,  sollertiam,  contraque  fictas  omnium  insidias,  facile  se  per  se 
ipsa  defendit  « .  Cic.  prò  M.  Cael.  XXVI,  63).  —  A.  Gabinio  e  i  suoi  pro- 
cessi (ms.). 

15.  Anonimo  (Poco  spero  e  nulla  chiedo).  1)  Sul  significato  politico 
delle  tre  principali  congiure  fatte  nel  secolo  XV  (ms.).  —  2)  Della  ditta- 
tura romana  e  dei  limiti  suoi  rispetto  al  tribunato  della  plebe  (ms.). 

16.  Anonimo  (Pro  ventate).  Ricerche  sulla  storia  civile  del  Comune 
di  Cremona  fino  al  1334  (ms.). 


Concorrenti  al  premio  del  Ministero  per  le  scienze  filologiche. 

Premio  non  conferito  e  rimesso  a  concorso  sul  tema  fisso  : 

Bibliografia  e  critica  degli  scritti  in  poesia  latina  che  comparvero  in  Italia  nel- 
VXI  e  XII  secolo.  —  Osservazioni  nella  lingua  adoperata  in  cotesti  scritti  e  sulla  in- 
fluenza che  ebbero  i  poeti  latini  classici  in  quei  due  secoli  di  decadenza. 

Scaduto  il  30  aprile  1888. 

Ronca  Umberto. 


CORRISPONDENZA 

11  Segretario  Carutti  dà  comunicazione   della   corrispondenza   relativa 
al  cambio  degli  Atti. 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 

La  R.  Accademia  delle  scienze  tìsiche  e  matematiche  di  Napoli  ;  la  So- 
cietà archeologica  di  Londra  ;  l'Università  di  Strasburgo. 

Annunciano  l' invio  delle  loro  pubblicazioni  : 
L'I.  Accademia  Leopoldina  di  Halle  e  l'Università  di  Greifswald. 

D.  C. 


603  — 


RENDICONTI 


DELLE    SEDUTE 

DEL,LA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 

ADUNANZA  SOLENNE  DEL  GIORNO  27  MAGGIO  1888 

ONORATA  DALLA  PRESENZA  DELLE  LL.  MM.  IL  RE  E  LA  REGINA 

E    DALLE    LL.    AA.    RR.    IL    PRINCIPE    DI   NAPOLI 
E   LA    DUCHESSA    DI   GENOVA 


Relazione  del  Presidente  F.  Brioschi 


Augusto  Sire,  Graziosissima  Regina,  Principe,  Altezza  Reale, 

«  Onorato  anche  in  questo  anno  di  potere  esprimere,  in  nome  dell'Acca- 
demia, i  più  fervidi  voti  di  felicità  per  la  famiglia  Reale  ;  giustamente  orgo- 
glioso di  dovere  qui,  Nalla  presenza  delle  LL.  M.  e  di  una  tanto  gentile  e 
colta  assemblea,  esporre  quale  fu  nelle  sue  linee  generali  l'attività  scientifica 
dell'Accademia  dall'ultima  adunanza  solenne,  non  dissimulo  però  che  l'animo 
mio  nutre  la  fiducia  di  una  larga  benevolenza  di  tutti  i  presenti. 

«  E  di  questa  invocata  benevolenza  ecco  una  speciale  ragione.  Io  mi 
rammento  che  molti  anni  sono,  forse  con  poca  carità,  ma  non  senza  spirito, 
dicevasi,  e  si  è  anche  scritto,  di  un  eminente  letterato  francese  «  qu'il  com- 
ìnencait  par  faire  sa  phrase  et  pensait  ensuite  à  ce  qu'il  mettrait  dedans  » . 

«  Ora  io  mi  trovo  nella  situazione  opposta,  e  non  sentendomi  l'autorità 
di  pronunciare  o  di  ripetere  quella  fiera  interruzione  —  tanto  peggio  per  la 
frase  —  attribuita  al  conte  di  Cavour  dallo  storico  Reumont  nell'ultima  sua 
opera  —  sento  d'altra  parte  che  la  cura  della  frase  o  per  dir  meglio  della 
forma  mi  è  resa  pressoché  impossibile  dall' affollarsi  alla  mia  mente  di  quel 
complesso  di  nuove  ricerche,  di  nuovi  fatti,  di   nuove  idee,  delle  quali  posso 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  78 


—  604  — 

parlare  senza  immodestia  non  essendo  opera  mia,  ma  bensì  quella  dei  miei 
egregi  Colleglli,  e  di  una  eletta  schiera  di  giovani  scienziati  italiani  che  trova 
in  mezzo  a  noi  la  più  festosa  accoglienza. 

«  Questa,  potrei  dire  moderna  funzione  delle  Accademie  scientifiche,  di 
offrire  cioè  il  mezzo  ai  giovani  cultori  delle  scienze  di  pubblicare  i  loro  lavori 
riconosciuti  degni,  incoraggiandoli  e  sostenendoli  così  nei  primi  passi  di  una 
carriera  la  quale  non  potrà  mai  dare  ad  essi  che  quelle  prime  soddisfazioni 
intellettuali  e  morali,  ha  una  importanza,  forse  non  ancora  adeguatamente 
apprezzata,  ma  che  ha  certamente  contribuito,  e  contribuisce  al  progresso 
scientifico  presso  ciascuna  nazione. 

«  Non  è  dato  a  molti  il  conoscere  da  vicino  quanta  influenza  possa  avere 
sull'avvenire  di  un  giovane  che  si  destina  al  culto  della  scienza,  la  parola 
benevola  ma  schietta  di  chi  ha  già  acquistato  qualche  rinomanza  in  essa. 
Fra  le  bellissime  lettere  di  Carlo  Darwin,  che  la  venerazione  del  figlio  ci  ha 
posto  in  grado  di  leggere,  e  nelle  quali  si  rimane  in  dubbio  se  ammirare 
più  le  squisite  qualità  dell'animo  o  le  superiori  dell'  intelligenza  di  quell'uomo 
che  oramai  tutto  il  mondo  civile  ha  consacrato  come  il  più  grande  scienziato 
di  questo  secolo,  una  ve  n'  ha  che  dipinge  al  vero  le  dubbiezze,  le  perples- 
sità di  un  giovane  modesto. 

n  Essa  è  diretta  al  celebre  botanico  Henslow.  Il  Darwin  era  presso  a 
compiere  il  ventinovesimo  anno  di  età  ed  era  da  pochi  mesi  di  ritorno  da 
quel  viaggio  sulla  nave  della  marina  militare  inglese  the  Beagle,  viaggio 
durato  cinque  anni  e  che  aveva  deciso  del  suo  avvenire. 

«  Se  io  vivrò  anche  fino  agli  ottanta  anni,  scrive  il  Darwin,  mi  mera- 
«  viglierò  sempre  d'essere  divenuto  un  autore.  Fino  a  pochi  mesi  prima  della 
«  mia  partenza  avrei  pensato  essere  questa  eventualità  così  poco  probabile 
«  come  quella  di  essere  trasformato  in  un  angelo.  È  a  voi,  caro  Henslow, 
«  che  io  devo  questa  meravigliosa  metamorfosi  ». 

«  Tutti  i  rami  delle  scienze  naturali  trovansi  rappresentati  nelle  nostre 
pubblicazioni  dell'anno;  la  Fisica  e  la  Chimica  diedero  un  maggiore  numero 
di  comunicazioni,  altri  rami,  quali  la  Zoologia,  l'Anatomia  comparata,  la 
Mineralogia,  la  Fisiologia,  la  Patologia,  memorie  più  estese. 

«  Un  giovane  naturalista,  il  dott.  Alfonso  Sella,  figlio  dell'  illustre  ed 
amato  mio  predecessore,  ha  presentato  all'Accademia  uno  studio  completo  del 
minerale  scoperto  alcuni  anni  sono  dal  nostro  Collega  Struever  e  che  porta 
il  nome  di  Sellaite.  Il  lavoro  del  Sella  fu  giudicato  importante  per  fatti  nuovi, 
accuratamente  constatati  e  coscienziosamente  descritti;  condotto  seguendo  il 
nuovo  indirizzo  sperimentale  degli  studi  mineralogici. 

«  Un  secondo  giovane  mineralista,  il  dott.  Ettore  Artini,  ha  inviato  due 
interessanti  lavori  di  mineralogia  e  di  cristallografia  relativi  il  primo  alla 
Natrollte   della  regione    Veneta,   l'altro    al  minerale    denominato  Fjndoto 


—  605  — 

dell'Elba.  I  giudici  di  questi  lavori,  i  Colleghi  Cossa  e  Struever  conchiudono  il 
loro  rapporto  dichiarandosi  lieti  di  veder  sorgere  nel  nostro  paese  un  altro 
giovane  mineralista,  il  quale  non  solo  osserva  e  sperimenta  con  cura,  ma 
applica  alle  sue  osservazioni  metodi  esatti  di  calcolo  e  le  espone  in  modo 
chiaro  e  conciso. 

«  Infine  un  altro  giovane  cultore  della  mineralogia,  che  pur  segue  le 
orme  di  un  padre  illustre,  il  dott.  Eugenio  Scacchi  in  collaborazione  col  prof. 
di  chimica  Francesco  Mauro  presentavano  uno  studio  chimico  e  cristallografico 
sui  composti  denominati  ftuossimolibdati  ammollici,  studio  nel  quale  i  Col- 
leghi Cannizzaro  e  Struever  riscontrarono  fatti  importanti  per  la  chimica  pura 
non  solo  ma  anche  per  la  teoria  dell'  isomorfismo.  Mi  limito  ad  accennare 
appena  le  comunicazioni  del  dott.  Montemartini,  sulla  composizione  chimica 
e  mineralogica  di  alcune  roccie  serpentinose  ;  del  dott.  Keller  sulle  roccie 
magnetiche  dei  dintorni  di  Roma,  del  Socio  Struever  sui  giacimenti  minerali 
di  Val  d'Ala  in  Piemonte,  del  dott.  Artini  e  del  Socio  Cossa  intorno  la  Sa- 
vite ;  per  passare  tosto  ad  una  delle  più  importanti  Memorie  pubblicate  nel- 
l'anno la  quale  porta  il  titolo  :  Anatomia  comparata  dei  Tisanuri  e  consi- 
derazioni generali  sulla  organizzazione  degli  insetti.  Il  prof.  Grassi,  nostro 
Socio  corrispondente,  autore  della  medesima,  fa  precedere  il  suo  lavoro  da 
una  introduzione  nella  quale  dà  prova  di  molta  dottrina  e  di  un  non  comune 
acume  di  esame  e  di  critica  intorno  ai  metodi  ed  alle  dottrine  seguite  da 
altri  naturalisti.  «  A  chi  guarda  superficialmente,  scrive  il  Grassi,  può  sem- 
«  brare  che  il  metodo  della  morfologia  sia  stato  ben  determinato,  e  già  da 
«  parecchio  tempo  ;  anzi  v'  è  chi  crede  non  occorra  ritornare  siili'  argomento. 
«  Per  certo  1'  evoluzione  viene  generalmente  riconosciuta  come  punto  di  par- 
«  tenza  di  ogni  ragionamento  morfologico,  e  si  sa  che  le  conclusioni  possono 
*  scaturire  dalla  paleontologia,  dalla  zoologia,  dall'anatomia  comparata  e  dalla 
«  embriologia.  I  disaccordi  cominciano  però  subito  quando  si  tratta  di  trovare 
«  il  movente  della  trasformazione,  per  esempio  di  un  dato  sistema  organico, 
«  allora  la  via  che  si  prende  è  differente  a  seconda  che  si  adotta  l'ima  o 
«  l'altra  delle  varie  teorie  proposte  per  spiegare  l'evoluzione.  Queste  difficoltà 
«  crescono  ancora  quando  si  tratta  di  stabilire  il  peso  che  si  deve  concedere 
«  alle  singole  materie  sopranominate  nel  determinare  una  speciale  trasforma- 
«  zione.  Infine  la  quistione  si  complica  ancora  più  perchè  l'enorme  varietà 
«  delle  forme  e  delle  disposizioni  non  lascia  di  leggeri  distinguere  l'acces- 
«  sorio  dal  principale,  non  permette  cioè  di  stabilire,  con  sicurezza  indiscu- 
«  tibile,  delle  norme  sul  valore  che  meritano  i  singoli  fatti  » . 

«  Esposto  così  con  molta  lucidezza  lo  stato  della  quistione  dal  punto 
di  vista  della  scienza  moderna  il  prof.  Grassi  aggiunge  :  «  La  meta  del  mor- 
ii fologo  è  ben  definita:  ricostruire  l'albero  genealogico  degli  animali  e  dei 
«  vegetali,  per  poi  intuire  le  leggi  che  regolano  la  discendenza  e  concorrere 
«  a  spiegare  l'organizzazione  dei  singoli  esseri  viventi  » . 


—  606  — 
«  Più  avanti,  schierandosi,  per  raggiungere  quella  meta,  fra  i  zoologi  i 
quali  inducono  le  loro  conclusioni  non  dallo  studio  di  un  solo  sistema  organico, 
ma  basandosi  sulla  intiera  organizzazione,  osserva  come  anche  per  questi  ultimi 
rimanga  a  decidersi  sulla  scelta  delle  forme  a  studiare.  E  prendendo  ad  esempio 
o-li  insetti  scrive  :  «  l' ideale  sarebbe  di  studiarli  tutti  quanti  e  compararli 
«  l'uno  coli'  altro  ;  certamente  il  risultato  sarebbe  il  migliore,  ma  chi  mai 
«  potrebbe  assumere  lo  studio  di  più  di  duecento  mila  insetti,  che  a  tanti 
«  appunto  sommano  gli  insetti  finora  noti  alla  scienza?  »  Conchiude  il  Grassi 
coli' illustre  morfologo  Gegenbaur,  nostro  Socio  straniero,  che  bisogna  consi- 
derare tutti  i  sistemi  organici,  bisogna  prescegliere  le  forme  primitive. 

«  Deve  l'Accademia  alla  signora  Margherita  Traube-Mengarini  alcune 
interessanti  ricerche  sui  gas  contenuti  nella  vescica  natatoria  dei  pesci.  iLa 
esistenza  e  la  origine  di  questi  gas  era  già  nota  nel  secolo  scorso,  ma  suc- 
cessivamente non  piccolo  numero  di  fisiologi  si  occupò  della  quistione,  la  quale 
poteva  dirsi  pochi  anni  sono,  cioè  nel  1870,  giunta,  dopo  le  esperienze  di 
Moreau,  a  quanto  ne  scrive  Paul  Bert  nelle  sue  lezioni  sulla  respirazione: 
*  Il  se  fait  donc  dans  la  vessie  natatoire  une  véritable  sécrétion  d'oxigène 
«  aux  dépens  du  sang  ». 

*  L'autrice  dimostra,  già  dal  principio  del  suo  lavoro,  la  sua  estesa  col- 
tura riferendo  brevemente  le  esperienze  e  le  opinioni  di  oltre  quaranta  natu- 
ralisti i  quali  si  occuparono  dell'argomento  ;  e  condotta  dall'accurato  esame,  passa 
a  stabilire  quali  altri  desiderata  sperimentali  potessero  occorrere  per  risolvere  il 
problema  postosi  da  Moreau  :  d'onde  provenga  l'aria  della  vescica  natatoria.  Le 
nuove  esperienze,  che  non  mi  è  possibile  di  qui  descrivere,  sono  condotte  con 
molta  sagacia  e  conoscenza  del  metodo  ;  esse  non  confermano  che  in  parte  i 
risultati  di  Moreau  o  per  dir  meglio,  ne  limitano  il  campo,  aggiungendo  nuovi 
fatti,  i  quali  secondo  il  procedimento  scientifico  moderno,  portano  luce  sopra 
altri  aspetti  della  quistione. 

«  Altri  lavori  anatomici,  fisiologici  o  di  rami  affini  dovrei  ora  citare, 
quali,  ad  esempio,  quello  del  dott.  Fusari  di  Pavia,  Intorno  alla  fina  ana- 
tomia dell'Encefalo  dei  Teleostei]  gli  studi  sul  sangue  del  prof.  Mondino  di 
Palermo  ;  non  che  le  comunicazioni  dei  Colleghi  Moriggia,  Mosso,  Tommasi- 
Crudeli  ed  altri.  Ma  chiedo  venia  a  questi  ultimi  ed  a  tutti  i  Colleghi 
della  Classe  se:  prefissomi  quest'anno  di  porre  in  evidenza  quale  sia  l'aiuto 
che  l'Accademia  offre  alla  nuova  generazione  che  si  destina  al  culto  della  scienza, 
e  come  da  ogni  parte  d'Italia  questo  aiuto  sia  accolto  ed  apprezzato  dai  gio- 
vani scienziati,  io  debba  limitare  specialmente  questi  brevi  cenni  alle  opere  loro. 
«  Il  vasto  campo  della  Fisica  fu  in  quasi  tutte  le  sue  parti  percorso 
nell'anno  da  trenta  comunicazioni  all'incirca  presentate  all'Accademia. 

«  Ricorderò  dapprima  un  lavoro  sperimentale  condotto  con  molta  cura  e 
precisione  presentato  dal  dott.  Mengarini  col  titolo:  //  massimo  d'intensità 
luminosa  dello  spettro  solare.  È  noto  che  circa  sessanta  anni  or  sono  il  padre 


—  607  — 

della  spettroscopia,  Fraunhofer,  era  giunto  alla  conclusione  che  il  massimo 
potere  illuminante  nello  spettro  solare  si  trova  nel  giallo  medio,  cioè  ad  un 
dipresso  nel  centro  dello  spazio  occupato  dalla  luce  gialla.  Il  Mossotti,  di 
cui  il  nome  non  posso  pronunciare  senza  aggiungere  una  parola  di  riverente 
affetto,  il  Mossotti  dedusse  dalle  misure  del  Fraunhofer,  col  mezzo  dell'analisi 
matematica,  quale  dovrebbe  essere  la  distribuzione  dell'intensità  luminosa 
nello  spettro  di  diffrazione  e  trovò  che  il  massimo  d'intensità  deve  trovarsi 
a  metà  distanza  fra  le  righe  D  ed  E,  e  che  la  curva  dell'intensità  deve  ca- 
dere simmetricamente  dalle  due  parti  del  massimo.  Ma  col  progredire  delle 
ricerche  sperimentali  sull'argomento,  i  primi  risultati  del  Fraunhofer  dovettero 
subire  qualche  modificazione,  specialmente  rispetto  alla  costanza  del  fenomeno. 
Le  nuove  esperienze  del  dott.  Meugarini  danno  ragione  di  questi  dubbi,  e 
conducono  a  dimostrare  che  la  intensità  luminosa  relativa  delle  diverse  regioni 
dello  spettro  è  variabile  di  giorno  in  giorno  e  d'ora  in  ora  anche  con  cielo 
costantemente  sereno  e  con  aria  tranquilla  ;  che  nello  spettro  solare  prismatico 
esiste  un  massimo  d'intensità  nel  giallo,  ma  che  esso  non  ha  una  posizione 
fissa;  che  infine  nelle  ore  pomeridiane  il  massimo  d'intensità  luminosa  è 
generalmente  meno  accentuato  che  nelle  antimeridiane. 

«  Ed  ancora  allo  spettro  solare  si  riferiscono  alcune  interessanti  ricerche 
sperimentali  del  Socio  Govi  intorno  le  quali  egli  intratteneva  di  recente  l'Ac- 
cademia. La  presenza  delle  linee  oscure  dello  spettro  solare  indicando  la  man- 
canza di  certi  colori  nella  luce  del  sole,  il  Socio  Govi  pensò  che  avrebbero 
potuto  esservi  corpi  i  quali  non  valendo  a  diffondere  (almeno  in  quantità  con- 
siderevole) altra  luce  colorata,  se  non  qualcuna  di  quelle  che  mancano  al 
sole,  illuminati  quei  corpi  da  esso  sarebbero  apparsi  neri,  grigi,  o  di  tutt'altra 
tinta  di  quella  che  avrebbero  potuto  assumere  rischiarandoli  con  una  luce 
artificiale  appropriata.  Sperimentando  su  diverse  materie,  ebbe  la  fortuna  di 
imbattersi  nel  minio,  nel  bijoduro  di  mercurio,  ed  in  qualche  altra  sostanza, 
che  alla  luce  solare  appariscono  di  un  bel  colore  aranciato  o  di  un  rosso  scar- 
latto, mentre  illuminati  dai  vapori  incandescenti  del  sodio  si  mostrano  giallo- 
chiari  e  pressoché  bianchi. 

«  Il  Socio  Govi  conchiude  da  queste  sue  sperienze  potersi  sperare  la 
scoperta  di  molti  altri  corpi  colorati  di  colori  ignoti  fin  qui  e  che  egli  pro- 
pone di  chiamare  latenti  perchè  non  ponno  manifestarsi  alla   luce  del  sole. 

«  Il  dott.  Battelli  di  Torino  ha  inviato  all'Accademia  tre  lavori  speri- 
mentali, i  primi  due  sulla  termoelettricità  del  mercurio  e  sulla  termoelet- 
tricità delle  amalgame,  il  terzo  sul  fenomeno  Thomson  nel  nikel.  La  natura 
di  questi  interessanti  lavori  non  mi  permette  che  di  farne  menzione,  mentre 
sarei  costretto  a  troppi  particolari  per  rendermi  chiaro.  Risulta  però  dai  me- 
desimi, e  questo  non  voglio  tacerlo,  come  i  lavori  di  questo  giovane  fisico 
sieno  apprezzati  fuori  d'Italia  ed  in  modo  speciale  dall'eminente  fisico  in- 
glese sig.  Tait. 


—  608  — 

«  Lavoro  di  lunga  lena  è  quello  presentato  dai  dott.  "Vicentini  ed  Omodei, 
Sulla  dilatazione  termica  delle  leghe  di  piombo  e  stagno  allo  stato  liquido. 
Le  loro  esperienze  si  estendono  a  cinque  leghe  di  piombo  e  stagno,  nelle  quali 
la  composizione  centesimale  in  peso  dei  due  metalli  varia  da  64  a  36  per 
cento,  a  13  e  87.  Allo  studio  propostosi  della  dilatazione  termica  allo  stato 
liquido  fecero  precedere  quello  della  densità  delle  leghe  allo  stato  solido,  della 
loro  temperatura  di  fusione,  della  loro  densità  alla  temperatura  di  fusione, 
e  della  variazione  di  volume  all'atto  del  loro  cambiamento  di  stato  per  giun- 
gere infine  al  risultato,  che  le  cinque  leghe  hanno  allo  stato  di  perfetta  fu- 
sione un  coefficiente  di  dilatazione  eguale  a  quello  che  si  può  calcolare  coi 
coefficienti  di  dilatazione  dei  metalli  che  le  compongono. 

*  Le  ricerche  sperimentali  del  prof.  Ascoli  sopra  alcune  relazioni  fra 
l'elasticità  e  la  resistenza  elettrica  dei  metalli,  limitando  un  problema  finora 
studiato  con  poco  frutto,  condussero  l'autore  a  stabilire  alcune  conclusioni 
che  acquistano  importanza  dalla  difficoltà  dell'argomento.  Esse  sono  :  ogni  causa 
che  modifica  l'elasticità  modifica  anche  la  resistenza  elettrica  dei  metalli; 
ad  ogni  stato  elastico  normale  corrisponde  uno  stato  normale  per  la  resistenza 
elettrica;  in  generale  questa  diminuisce  all'aumentare  della  elasticità. 

«  Se  non  temessi  di  abusare  della  bontà  di  chi  m'ascolta,  e  troppe  altre 
cose  non  avessi  a  dire,  mi  sarebbe  grato  il  menzionare  ancora  la  bella  Me- 
moria del  prof.  Righi  :  Sulla  conducibilità  calorifica  del  bismuto  posto  in 
un  campo  magnetico  ;  quella  :  Sulla  resistenza  elettrica  delle  amalgame  di 
sodio  e  di  potassio  del  dott.  Grimaldi;  l'altra  d'argomento  affine  del  dott.  Gerosa; 
lo  studio  del  dott.  Keller:  Sulla  deviazione  del  filo  a  piombo  prodotta  dal 
•prosciugamento  del  lago  di  Fucino  ;  l'interessante  lavoro  d'ottica  matematica 
del  dott.  Viola,  Sulle  lamine  sottili  anisotrope  colorate  nella  luce  polariz- 
zata parallela  ;  e  non  dovrei  arrestarmi  qui,  che  le  comunicazioni  del  Violi, 
del  Grablovitz,  del  Cardani,  del  Cantone  e  di  altri  non  potrebbero  essere 
dimenticate. 

«  Anche  le  comunicazioni  relative  alla  Chimica  e  specialmente  alla  Chi- 
mica organica  furono  numerose  e  dovute  a  giovani  professori  delle  nostre 
Università,  quali  il  Ciamician,  il  Balbiano,  ed  a  giovani  chimici  come  il 
Nasini,  il  Magnanini,  il  Menozzi,  il  Coppola  ed  altri. 

«  Ma  tacerò  di  esse  come  delle  astronomiche,  desiderando  rivolgere  tosto 
l'attenzione  dell'Assemblea  ai  lavori  della  Classe  di  scienze  storiche  e 
filologiche,  ed  in  primo  luogo  ai  lavori  archeologici.  Già  due  anni  or  sono  io 
annunciava  che  per  aderire  al  desiderio  manifestato  dai  cultori  dell'archeo- 
logia in  Italia  ed  all'estero,  l'Accademia  aveva  stabilito  di  iniziare  una  pub- 
blicazione speciale  comprendente  le  notizie  relative  ai  risultati  dei  nuovi  scavi. 
Infatti  da  oltre  un  anno  si  compie  da  essa  una  pubblicazione  mensile  col 
titolo:  Notizie  degli  scavi  di  antichità,  comunicate  alla  R.  Accademia  dei 
Lincei  per  ordine  di  S.  E.  il  Ministro  della  pubblica  istruzione. 


—  609  — 

«  Per  formarsi  un  concetto  chiaro   di  questa  pubblicazione  giova   pre- 
mettere che  l'Italia,  archeologicamente  parlando,  è  divisa  in  tredici  regioni, 
cioè  :  Latium  et  Campania,  Apulia,  Lucania  et  Brutti,  Samnium  et  Sabina, 
Picenum,   Umbria,  Etruria,  Cispadana,   Liguria,    Venetia,    Transpadana, 
Sicilia,  Sardinia  ;  e  che  in  ciascuna  di  queste  regioni  la  direzione  generale 
degli  scavi  ha  rappresentanti  o  dipendenti,  i  quali  sorvegliano  e  curano  gli 
scavi  da  essa  ordinati,  ed  hanno  diritto  di  sorveglianza  sopra  scavi  i  quali 
fossero  intrapresi  da  privati,  o  da  corpi  morali.  Ogni  scavo,  ogni  oggetto  sco- 
perto, è  descritto,  e  disegnato   se  occorre,  da  quelle  stesse   persone;  descri- 
zione e  disegni  sono  inviati  alla  direzione  degli  scavi  del  Ministero  e  da  essa 
comunicati  mensilmente  all'Accademia,  la  quale  come  già  dissi,  con  una  spe- 
ciale pubblicazione  mensile  porta  a    cognizione  degli  archeologi  una  raccolta 
di  fatti  quale   nessun' altra  nazione  potrebbe  dare.  E   sebbene  dalla  mole  di 
un  libro  nessuno  vorrà  arguire  del  suo  valore,  pur  siccome  essa  ha  un  certo 
peso  in  una  pubblicazione  intesa  a  diffondere  notizie  di  fatto  ancora  più  che 
ad  illustrarle,  aggiungerò,  colla  fatta  riserva,  che  i  dodici  fascicoli  di  Notizie 
degli  scavi,  pubblicati  nell'anno  di  cui  mi  occupo,   formano  un  volume   di 
circa  700  pagine,  con  37  tavole,  oltre  i  molti  disegni  intercalati  nel  testo. 
«  Queste  poche  indicazioni  potrebbero  già  essere  sufficienti  per  compren- 
dere il  favore  che  la  pubblicazione  delle  notizie  ha  incontrato  presso  i  dotti 
d'Europa  ;  ma  non  basta  al  mio  scopo,  che  pel  momento  è  di  precisare  meglio 
fin  dove  spingasi  nella  pubblicazione  attuale  la  illustrazione  delle  fatte  sco- 
perte, per  conchiudere  con  una  nuova  aspirazione  dell'Accademia  a  maggiore 
incremento  di  questi  studi. 

«  Kiferirò  rapidamente  qualche  esempio.  È  noto  che  nella  regione  VII. 

Etruria,  presso  Orvieto,  esiste  una  vasta  necropoli   etnisca  la  quale  occupa 

tutto  il  monte  intorno   alla  rupe  della  città,  si  estende  nella  valle,  risale  i 

colli  circonvicini,  e  dalla  parte  di  sud-ovest  si  dirama  in  direzione  del  lago 

volsiniese  (!).  Or  bene  in  uno  dei  rapporti  dei  sigg.  Cozza  e  Pasqui,  addetti 

ai  lavori  per  la  Carta  archeologica  dell'Etruria,  si  legge:  «  Gli  scavi  fatti  ese- 

*  guire  dal  Ministero  della  pubblica  istruzione  nella  necropoli  nord  di  Orvieto, 

«  oltre  ad  avere  portato  notevole  sussidio  alle  ricerche  topografiche  sulle  tombe 

«  della  città  etnisca  ,  ed  avere  aggiunto   nuovo   materiale  alla  epigrafìa  dei 

«  sepolcri  ed  alla  loro  speciale  struttura,  portarono  in  luce  elementi  tali,  per 

«  cui  lo  studio  della  suppellettile  funebre  rinvenuta,  condurrà  a  stabilire  con 

«  sufficiente  precisione,  quale  fosse  il  corredo  di  vasi  che  nelle  singole  tombe 

«  di  quel  tempo  e  di  quella  località  solevasi  deporre.  Innanzi  di  dimostrare 

«  il  risultato  di  tale  osservazione,  giova  mettere  sott'occhio  la  numerosa  suppel- 

«  lettile  raccolta,  e  ciò  faremo  disponendola  a  forma  di  catologo,  rispondente 

«  ai  numeri  di  ciascuna  tomba  delineata  nella  tavola,  descrivendo  brevemente 

(*)  Notizie  degli  scavi  di  antichità.  Settembre  1887. 


—  610  — 

«  il  carattere  e  lo  stato  di  conservazione  di  ciascun  oggetto,  e  se  questo  lo  me- 
«  riti,  ricorrendo  per  maggiore  chiarezza  a  disegni». 

«  Segue  il  catalogo  degli  oggetti  rinvenuti  distinti  per  tomba  e  corre- 
dato da  cinque  tavole  di  disegni.  La  necropoli,  le  tombe,  le  iscrizioni,  sono 
illustrate  in  uno  scritto  del  comm.  Gamurrini  che  precede  quel  rapporto,  scritto 
esso  pure  corredato  da  opportuni  disegni. 

«  Altra  importante  necropoli  nella  stessa  regione  Etruria  è  quella  di  Ve- 
tulonia,  dalla  quale  provengono  molti  fra  quegli  oggetti  che  si  ammirano  nel 
Museo  etrusco  di  Firenze.  Devesi  al  cav.  Falchi  ispettore  degli  Scavi  l'avere 
riconosciuto  sul  poggio  di  Colonna  presso  Grosseto,  i  resti  della  ricercata  città 
etrusca  Vetulonia,  e  di  aver  diretti  gli  scavi  in  quella  necropoli,  scavi  che 
diedero  frutto  scientifico  anche  superiore  all'aspettativa. 

«  Gli  scavi  eseguiti  nell'anno  1886  furono  altresì  argomento  ad  una  rela- 
zione del  nostro  egregio  collega  Helbig,  pubblicata  nel  Bullettino  dell'Istituto 
archeologico  germanico;  le  nuove  scoperte,  e  specialmente  quella  della  tomba 
denominata  del  Duce,  sono  descritte  e  disegnate  coi  maggiori  particolari  nella 
Memoria  del  Falchi  pubblicata  in  un  fascicolo  delle  nostre  Notizie  degli  scavi. 

«  Il  ricco  deposito  di  oggetti  votivi  appartenenti  ad  un  tempio  del  terri- 
torio Atestino,  oggetti  acquistati  per  la  pubblica  collezione  di  Este ,  forma 
argomento  di  una  dotta  dissertazione  del  prof.  Gherardini.  nella  quale  sono  esa- 
minate e  descritte  minutamente  le  quattro  suddivisioni  principali  della  colle- 
zione, cioè  le  iscrizioni  euganee,  le  antichità  figurate,  gli  oggetti  di  ornamento 
e  gli  utensili,  infine  le  monete.  Questo  lavoro  è  corredato  da  undici  tavole 
di  disegni. 

«  Una  scoperta  modesta  rispetto  alle  precedenti,  ma  la  quale  pel  modo  di 
sua  illustrazione  nelle  Notizie  può  trovar  posto  fra  esse,  consiste  nei  frammenti 
di  iscrizione  in  cippo  marmoreo,  estratti  dall'alveo  del  Tevere,  presso  la  sponda 
di  Marmorata.  Questi  frammenti  di  una  epigrafe  onoraria  a  L.  Iulio  Iuliano. 
Prefetto  del  Pretorio,  e  Prefetto  dell'Annona,  diedero  occasione  al  nostro  Socio 
corrispondente  Barnabei  di  descrivere  in  una  sua  Memoria  la  lunga  carriera 
percorsa  da  questo  personaggio  dal  tempo  della  guerra  Partica  sotto  Marco 
Aurelio  e  Lucio  Vero,  fino  all'anno  189  sotto  l'impero  di  Commodo,  nel  quale, 
anno  Iuliano  fu  ucciso  per  ordine  dell'istesso  imperatore. 

«  Vari  altri  esempi  potrei  rintracciare  nelle  pubblicazioni  dell'anno  di 
lavori  illustrativi  di  scavi,  i  quali  oltrepassando  i  limiti  di  una  semplice  notizia 
costituiscono  memorie  originali  di  archeologia,  andie  perchè  vi  si  trovano  rife- 
rite e  discusse  le  opinioni  di  altri  dotti  nazionali  o  stranieri  sui  speciali 
argomenti. 

«  Ma  egli  è  facile  il  comprendere  che  non  tutti  gli  scavi,  non  tutte  le 
scoperte  che  da  essi  ci  si  rivelano,  hanno  la  medesima  importanza  scientifica  ; 
e  che  d'altra  parte  gli  uomini  egregi  preposti  dalla  direzione  generale  alla 
sorveglianza  degli  scavi,  avvenuta  una  scoperta  di  qualche  rilievo,  devono  rima- 


—  611  — 

nere  perplessi  se  descriverla  esattamente,  disegnarne  quanto  occorre,  e  comu- 
nicarla tosto,  oppure  attendere  di  averne  fatto  uno  studio  completo. 

«  Da  questa  perplessità  parmi  possa  nascere  un  desiderio  o  quella  aspi- 
razione alla  quale  io  alludeva  pocanzi.  Si  continui  la  pubblicazione  delle 
Notizie  degli  scavi  di  antichità,  della  quale  il  paese  deve  essere  grato  al 
chiaro  Collega  Fiorelli,  colla  forma  sciolta  e  rapida  introdotta  da  oltre  un  anno  ; 
ed  accanto  ad  essa  sorga  col  titolo  di  Bollettino  archeologico,  o  con  altra  de- 
nominazione poco  importa,  una  seconda  pubblicazione  nella  quale  sciegliendo, 
fra  quella  che  chiamerei  materia  prima  delle  notizie,  le  scoperte  che  più  inte- 
ressano la  scienza,  la  storia,  l'epigrafia,  l'arte;  le  elabori  nuovamente  e  le  pre- 
senti ai  dotti  del  mondo  come  un  celebre  Istituto  straniero  esistente  in  Roma 
dava  a  noi  fino  a  pochi  anni  or  sono  l'esempio.  La  selezione,  la  nuova  elabo- 
razione, dovrebbero  essere  affidate  agli  archeologi  dell'Accademia. 

t  L'epigrafia  forma  parte  dell'archeologia;  non  mi  discosto  quindi  dal- 
l'argomento ricordando  una  pubblicazione  intrapresa  giada  qualche  tempo  dal- 
l'Accademia e  compiutasi  in  quest'anno. 

«  È  il  primo  dei  volumi  destinati  a  completare  la  parte  che  riguarda 
l'Italia  del  Corpus  inscriptionum  ìatinarum  edito  per  cura  dell'Accademia 
delle  Scienze  di  Berlino.  Questo  nostro  volume  forma  supplemento  al  quinto 
dell'opera  di  Berlino,  il  quale  comprende  le  iscrizioni  della  Gallia  Cisalpina 
pubblicata  dal  nostro  illustre  collega  Mommsen.  E  devo  tosto  soggiungere 
essere  stato  sotto  la  direzione  dello  stesso  Mommsen,  a  cui  l'Accademia  è 
grata  della  sua  presenza  oggi  in  mezzo  a  noi,  che  il  prof.  Ettore  Pais  dopo 
avere  perlustrato  tutta  l'Italia  superiore  dall' Arsia  al  Varo,  ordinò  ed  illustrò 
il  copioso  materiale  raccolto  seguendo  la  stessa  distribuzione  del  Corpus  in- 
scriptionum. 

«  La  nostra  opera  porta  per  titolo:  Corporis  inscriptionum  ìatinarum 
supplementa  italica,  e  questo  primo  volume  sarà  seguito  da  altri  corrispon- 
denti ai  sei  volumi  della  grande  opera  Berlinese  che  riguardano  l'Italia. 
Così  per  la  parte  epigrafica  può  dirsi  già  attuato,  per  opera  del  mio  prede- 
cessore e  per  consiglio  del  Collega  Mommsen,  il  concetto  di  pubblicazioni 
speciali  accanto  a  quella  delle  Notizie  sugli  scavi  che  mi  permisi  or  ora 
accennare. 

«  Molto  avrei  a  dire  rispetto  al  contributo  che  anche  in  quest'anno  die- 
dero gli  studi  storici  alle  nostre  pubblicazioni,  ma  ognuno  comprende  per  quale 
ragione  io  debba  limitarmi  a  qualche  cenno.  Il  Collega  Tommasini  per  rispon- 
dere, almeno,  in  parte,  ad  un  desiderio  recentemente  espresso  dal  Villari  che 
un  Codex  diplomaticus  Urbis  Eomae  possa  ristabilire  quella  catena  di  anelli 
dai  cui  pochi  frammenti  mal  si  può  connettere  la  storia  medievale  di  Roma, 
ha  pubblicato  nei  nostri  Atti:  Il  Registro  degli  officiali  del  Comune  di  Roma 
esemplato  dallo  Scribasenato  Marco  Guidi.  «  Questo,  che  ora  pubblico,  scrive 
«  il  dotto  Collega,  non  è  atto   solenne ,  ne  documento  giuridico.  È  tuttavia 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  79 


—  612  — 

«  vestigio  di  fatto  certo,  e  registro  ufficiale  :  è  documento  sconosciuto  al  Ven- 
«  dettini,  al  Vitale,  ai  più  recenti  storici  della  città  di  Roma,  non  menzio- 
«  nato  dal  Giorgi  biografo  di  Niccolò  V  ;  citato  di  sfuggita  nell'opera  recen- 
ti tissima  del  Pastor  che  lo  indica  senza  farne  esame  e  trarne  profitto.  Noi 
«  abbiamo  innanzi,  continua,  un  catalogo  d'officiali  del  Comune  di  Roma  al 
«  tempo  di  Niccolò  V,  esemplato  da  uno  scribasenatus  di  sua  propria  mano, 
«  per  commissione  di  Callisto  III,  che  succedette  a  quel  pontefice.  Abbiamo 
«  inoltre,  e  della  istessa  mano,  la  prima  tratta  de'  nuovi  officiali  deputati  da 
«  papa  Calisto,  designati  secondo  il  rione  cui  appartennero  e  secondo  il  loro 
«  particolare  officio.  Vedremo  com'egli  sia  per  lo  storico  qualcosa  di  meglio 
«  che  una  sterile  fila  di  nomi  » . 

«  E  di  questa  affermazione  dà  piena  prova  il  Tommasini  nel  suo  scritto, 
dimostrando  sotto  vari  aspetti  il  partito  che  egli  seppe  trarre  da  quel  docu- 
mento per  portar  luce  sui  rapporti  fra  il  Papato  ed  il  Comune  di  Roma  per 
quanta  fosse  la  mutabilità  dei  medesimi. 

«  La  Giustizia  e  l'Ingiustizia  dipinte  da  Giotto  nella  cappella  degli  Scro- 
vegni  a  Padova  è  il  titolo  di  una  Nota  storica  del  Socio  corrispondente  Lum- 
broso.  La  rappresentazione  della  Giustizia,  egli  osserva,  è  chiara,  manifesta, 
e  pienamente  intelligibile  nelle  sue  linee  principali  e  secondarie;  ma  quel- 
l'uomo che  Giotto  ci  dà  come  tipo  della  Ingiustizia,  donde  mai  viene,  dove 
ricomparisce,  chi  sarà  mai?  E  l'autore  pensa  che  una  prima  risposta  a  quelle 
sue  domande  si  possa  rintracciare  in  due  testi:  l'uno  nella  notificazione  di  Cola 
di  Rienzo  ai  Fiorentini,  l'altro  in  una  delle  Prediche  Volgari  dette  da  San  Ber- 
nardino nella  piazza  del  Campo  in  Siena,  cioè  che  l'uomo  di  Giotto  sia  uno 
di  quei  rectores  raptores  illustrati  da  quelle  scritture. 

«  Il  Collega  Le  Blant  continuava  i  suoi  studi  sui  primi  cristiani,  comu- 
nicando all'Accademia  un  suo  lavoro  col  titolo  :  Les  prèmiers  chrètiens  et  le 
démon;  il  Socio  Schupfer  le  sue  ricerche  storico-giuridiche  presentando  una 
poderosa  Memoria,  Sfila  l  gge  romana  udinese,  ed  una  seconda,  Siili' edillo 
di  Teodorico;  ma  queste  comunicazioni,  come  le  filologiche,  i  Frammenti 
copti  del  collega  Guidi,  i  Carmina  Samaritana  del  prof.  Meri  di  Heidel- 
berg, gli  Studi  catalani  del  Parodi,  ed  altre  devo  sagrificare  al  desideri»» 
d'essere  breve.  E  sarei  anche  lieto  se  questo  desiderio  non  mi  si  presentasse 
vivo  proprio  ora  che  dovrei  parlare  di  una  erudita  Memoria  filosofica  del 
Socio  Ferri,  Della  idea  del  vero  e  sua  relazione  coll'idea  dell'essere,  e  di 
una  curiosa  Nota  psicologica  del  Socio  Bonatelli  col  titolo:  77  fenomeno  della 
ricordanza  illusoria.  Mi  limiterò  a  qualche  parola  sopra  questo  fenomeno; 
ma  sarei  un  disattento  osservatore  dei  giudizi  pronunciati  all'estero  sui  nostri 
lavori  accademici  se  non  riferissi  almeno  la  conclusione  di  quello  espresso 
à  l'Académie  des  sciences  morales  et  politiques  dal  filosofo  Franck  nel  pre- 
sentare la  Memoria  del  Ferri.  «  Il  atteste  chez  lui,  disse  il  Franck,  un  sens 
*  profond  des  plus  ardns   problèmes   de  la  philosophie,  et  une    connaissance 


—  613  — 

«  approfoudie  de  tous  les  systèmes  depui  Platon  jusqu'à  Schopenhauer  et  à 
«  Herbert  Spencer  » . 

a  La  scorsa  notte  io  sognava,  narra  il  Bonatelli.  di  avere  occupato  colla 
«  mia  famiglia  un  quartiere  di  certa  casa  situata  non  so  in  quale  città.  Sve- 
li gliatomi  e  ricordando  molto  nettamente  il  mio  sogno,  io  cominciai  a  chie- 
«  dere  a  me  stesso  in  quale  epoca  della  mia  vita  avessi  occupato  quella  casa 
«  e  in  quale  città.  L'energia  della  ricordanza  era  tanta  che  dapprima  non 
«  ebbi,  anche  nella  veglia,  il  menomo  dubbio  di  non  ricordare  cosa  realmente 
«  avvenuta;  soltanto  non  mi.  riusciva  di  rammentare  la  città  e  l'epoca,  e  so- 
«  lamente  dopo  avere  percorso  col  pensiero  minutamente  tutti  gli  alloggi 
«  dove  sono  tornato  dalla  prima  infanzia  al  dì  d'oggi,  ho  finito  con  dovermi 
«  persuadere  che  quella  ricordanza  era  falsa.  Era  anch'essa  parte  del  sogno. 
«  Quel  dato  quartiere,  io  non  solo  non  l'ho  abitato  mai,  ma  nemmeno  ve- 
«  duto.  Eipensando  allora,  continua  il  Bonatelli,  mosso  dalla  maraviglia  e 
«  dalla  curiosità  alla  mia  vita  passata,  mi  ricordai  d'altri  sogni,  nei  quali 
«  mi  erano  apparse  quelle  stesse  camere  e  quello  che  è  più  singolare,  ricordai 
«  che  in  tali  sogni  quell'alloggio  mi  s'era  presentato  come  già  abitato  da 
«  me  molti  anni  prima.  Si  tratta  dunque,  conclude  il  collega,  d'una  rappre- 
«  sentazione  che  nel  sogno  apparisce  come  reminiscenza,  mentre  non  è  » . 

«  Ho  riferito  quasi  testualmente  il  sogno  dell'egregio  filosofo,  perchè  il 
fenomeno  che  egli  denomina  delle  ricordanze  illusorie  si  connette  a  quella 
serie  di  fenomeni  che  si  classificano  siccome  psichici,  ma  che  in  realtà  hanno 
piuttosto  il  carattere  di  fenomeni  fisiologici  o  meglio  patologici,  e  per  lo 
studio  dei  quali,  da  spiriti  irrequieti,  altri  direbbe  innovatori,  si  preconizza 
la  creazione  di  nuove  scienze.  La  scienza  attuale  non  rifugge  dall' esaminare 
i  fenomeni  apparentemente  estranei  ad  essa,  quali  i  fantasmi  del  pensiero, 
le  azioni  a  distanza,  i  successivi  stati  conscienti,  e  così  via,  come  avrebbe 
certamente  potuto  fare  in  altri  tempi  pei  così  detti  miracoli  ;  purché  però  la 
osservazione,  la  descrizione,  la  misura  di  quei  fenomeni  contengano  in  sé  le 
essenziali  condizioni  per  la  ricerca  del  vero.  Ed  è  nella  difficoltà  della  coe- 
sistenza di  questi  elementi,  nel  modificarsi  del  fenomeno  per  piccole  cause, 
e  nella  conseguente  necessità  di  raccoglierne  un  grandissimo  numero,  che  si 
devono  ritrovare  le  ragioni  del  lento  progredire  di  uno  studio  così  complesso 
da  abbracciare  lo  spirito  e  la  materia. 

«  Il  nostro  filosofo  conchiude  ed  io  con  lui,  che  i  casi  in  cui  sogliono 
prodursi  quelle  che  egli  definisce  per  ricordanze  illusorie,  e  per  false  rifles- 
sioni, sono  tali  da  ingenerare  una  vicenda  rapidissima  di  stati  psichici  ;  sono 
casi  cioè  in  cui  la  nostra  sensibilità  è  altamente  eccitata,  ed  il  nostro  si- 
stema nervoso  irritabilissimo. 

*  Morte,  assai  dolce  ti  tegno,  così  il  divino  poeta.  E  di  recente  il 
maggiore  dei  nostri  poeti  viventi  soggiungeva:  «  La  morte  nelle  sembianze 
«  della  giovane  amata  è  la  pace:  la  morte  è  il  richiamo  del  Signore  degli 


—  614  — 

«  angeli  alla  sua  gloria:  la  morte  è  il  passaggio  veracemente  alla  gloria 
«  eterna  ». 

«  Ma  questa  dolce  immagine  della  morte  è  dessa  di  conforto  anche  a 
chi  sopravvive?  Pur  troppo  questo  non  è,  e  noi  siamo  ogni  anno  costretti 
di  abbandonare  per  sempre,  colleghi,  amici,  stimati  e  cari;  ed  è  lieve  tri- 
buto alla  fama  da  essi  acquistatasi  colle  loro  opere  se  io  ricordo  in  questo 
momento  i  nomi  del  Gozzadini,  del  Carrara  fra  i  nazionali;  del  Kirckhoff, 
dello  Stephani,  del  Surnmer  Maine  fra  gli  stranieri.  Ma  l'Accademia  non  di- 
mentica i  propri  morti  e  gli  uomini  insigni  che  le  appartennero,  ed  ancora 
in  quest'anno  essa  affidava  al  collega  Luzzatti  di  commemorare  in  speciale 
adunanza  la  nobile  figura  di  Marco  Minghetti. 

«  Due  premi  istituiti  dalla  munificenza  di  S.  M.  il  Re  potevano  essere 
conferiti  in  questa  occasione,  l'uno  relativo  alle  scienze  giuridiche  e  politiche, 
l'altro  alla  mineralogia  ed  alla  geologia.  I  concorrenti  al  premio  reale  nelle 
scienze  giuridiche  furono  undici,  e  le  Memorie  da  essi  presentate  di  genere 
assai  diverso.  La  Commissione  giudicatrice  composta  dei  Colleglli  Carle,  Ca- 
rutti,  Messedaglia,  Serafini  e  Schupfer  relatore,  osserva  in  un  elaborato  rap- 
porto che  in  generale  nelle  Memorie  stesse  «  c'è  molta  serietà,  molto  ed 
«  accurato  studio  delle  fonti,  molto  fervore  di  ricerche,  una  certa  tendenza 
«  a  fare  finalmente  da  sé,  dopo  tanti  anni  che  si  è  scritto,  bene  o  male, 
«  sulla  falsariga  degli  altri  ». 

«  I  lavori  che  più  degli  altri  hanno  richiamata  l'attenzione  della  Com- 
missione sono  :  quello  del  prof.  Scaduto  che  ha  per  titolo  :  Le  relazioni  tra 
lo  Slato  e  la  Chiesa;  l'altro  del  prof.  Brugi:  Dottrine  giuridiche  degli 
agrimensori  romani;  infine  l'opera  del  prof.  Vivante  intorno  alle  Assidi  ini- 
zio ni  sulla  vita. 

«  L'opera  dello  Scaduto,  osserva  la  Commissione,  è  concepita  molto  lar- 
gamente, e  assume  proporzioni  anche  più  larghe  di  quello  che  si  sospette- 
rebbe a  prima  giunta;  ma  che  del  resto  doveva  assumere,  imperocché  in 
quei  tempi  del  Medio  Evo  la  Chiesa  aveva  esercitato  una  grande  autorità  su 
molte  parti  del  vivere  civile,  che  ora  le  sono  irremissibilmente  sfuggite,  e 
più  deve  averla  esercitata  in  quel  regno  di  Napoli  che  la  Santa  Sede  con- 
siderava come  suo  vassallo. 

«  Però,  si  legge  nel  rapporto,  soprattutto  l'epoca  normanna  lascia  a  de- 
siderare ed  è  un'epoca  che  ha  la  sua  speciale  importanza  come  quella  a  cui 
si  riannoda  tutto  il  movimento  posteriore.  E  forse  non  bastava  neanche  rifarsi 
dai  Normanni  che  altri  ha  già  richiamato  l'attenzione  sul  Papismo  Bizantino 
che  c'era  stato  nell'Italia  meridionale,  ed  i  Normanni  non  fecero  che  conti- 
nuare per  questa  via.  Altre  osservazioni  aggiunge  la  Commissione  intorno  la 
adottata  distribuzione  della  materia. 

«  Rispetto  al  lavoro  del  Brugi  così  si  esprime  la  Commissione  :  «  Qui 
«  non  abbiamo  davanti  a  noi  una  storia  nel  senso    proprio    della   parola,  e 


—  615  - 

«  nondimeno  il  lavoro  è  un  prezioso  contributo  che  potrà  quando  che  sia 
«  servire  alla  storia  di  quella  proprietà  romana,  ancora  così  poco  conosciuta, 
«  nonostante  i  molti  studi  che  si  sono  fatti  intorno  ad  essa,  e  d'altra  parte 
«  così  meritevole  di  esserlo  ». 

«  E  dopo  avere  esaminato  il  lavoro  nelle  sue  diverse  parti  così  conclude  : 
«  Tutto  sommato,  il  lavoro  del  Brugi  fa  fede  di  uno  studio  amoroso,  paziente, 
«  molto  coscienzioso  degli  scritti  degli  antichi  agrimensori  ;  però  è  lavoro 
*  ancora  frammentario  e  l'autore  stesso  avverte  che  altre  importanti  dottrine 
«  giuridiche  contenute  nei  libri  degli  agrimensori  saranno  da  lui  esposte  in 
«  seguito.  Finora  abbiamo  solo  a  che  fare  con  un  saggio,  per  quanto  lodevole, 
«  di  un'opera  di  maggior  lena,  a  cui  l'autore  sta  attendendo,  e  così  prima 
«  di  pronunziare  un  giudizio  definitivo  è  parso  miglior  consiglio  l'aspettare, 
«  sperando  possa  condurla  presto  a  compimento  » . 

«  L'opera  del  Vivante  ci  trasporta  in  tutt'altro  ordine  di  idee.  Il  campo 
è  qui  strettamente  giuridico  e  di  tutta  attualità.  Si  tratta  di  una  speciale 
configurazione  contrattuale,  che  certo  ha  le  sue  radici  nel  medio  evo,  ma  che 
a'  dì  nostri  ha  assunto  vaste  proporzioni,  quali  certamente  il  medio  evo  non 
conosceva  e  anche  è  venuta  rizzandosi  su  nuova  base. 

«  Il  Vivante,  nota  la  Commissione  «  ha  scritto  un  libro  molto  pensato, 
«  diremo  di  più.  ha  scritto  il  miglior  libro  giuridico  che  la  scienza  italiana  vanti 
«  su  questa  materia,  che  del  resto  non  ne  vanta  molti;  e  nondimeno  anche 
«  rispetto  ad  esso  sono  a  farsi  più  riserve.  Il  difetto  che  più  balza  agli  occhi 
«  è  la  deficienza  della  parte  economica.  Un'altra  cosa  abbiamo  indarno  desi- 
«  derata,  ed  è  la  parte  storica  che  pure  avrebbe  giovato  tanto  a  lumeggiare 
«  l'istituto  e  collocarlo  al  suo  vero  posto  ;  infine  considerando  che  le  imprese 
«  di  assicurazione  sono  essenzialmente  imprese  internazionali,  era  desiderabile 
«  che  la  trattazione  di  questa  materia  fosse  condotta  per  via  di  comparazione. 

«  Così  pur  tributando  anche  a  questo  lavoro  gli  elogi  che  merita,  la 
«  Commissione  non  ha  creduto  che  raggiunga  veramente  quel  grado  di  asso- 
la luta  bontà  intrinseca,  che  si  suole  generalmente  esigere  pel  conferimento 
«  del  premio  di  S.  M.  il  Ke.  E  d'altra  parte  anche  questo  studio,  come  quello 
«  del  Brugi,  è  tale  da  accostarsi  molto  a  queste  maggiori  esigenze.  La  vostra 
v.  Commissione  è  d'avviso,  che,  sebbene  nessuno  dei  due  possa,  allo  stato  attuale 
«  meritare  il  premio,  nondimeno  potrebbero  venir  messi  entrambi  in  condi- 
«  zione  di  meritarlo,  non  trattandosi  infine  che  di  un  lavoro  di  revisione. 
«  Ciò  che  importa  è  che  venga  completata  la  parte  manchevole,  tolte  alcune 
«  incertezze  e  inesattezze,  corrette  le  mende,  in  ispecie  data  qua  e  là  una 
«  dimostrazione  più  sicura  e  persuasiva,  e  forse  gli  autori  non  avranno  diffi- 
«  colta  a  farlo.  In  questa  speranza  la  vostra  Commissione  ha  sentito  meno  il 
«  dispiacere,  che  prova,  di  dovervi  proporre  che  il  presente  concorso  venga 
«  prorogato  di  un  biennio.  » 

«  L'Accademia  nella  seduta  di  ieri  approvando  le  conclusioni  di  questo 


—  616  — 

rapporto  deliberava  di  prorogare  di  un  biennio  il  conferimento  di  questo 
premio. 

«  Cinque  furono  i  concorrenti  al  premio  realfe  di  Geologia  e  di  Minera- 
logia, ma  credo  dovermi  limitare  a  riassumere  il  rapporto  della  Commissione 
giudicatrice  composta  dei  Colleglli  Cannizzaro,  Meneghini,  Struever  e  Taramelli 
relatore,  rispetto  ai  lavori  di  due  fra  i  concorrenti,  i  prof.ri  Carlo  De  Stefani 
e  Giorgio  Spezia. 

«  Il  lavoro  presentato  dal  prof.  De  Stefani  è  un  manoscritto  di  1800 
pagine  sulla  Geologia  dell'Appennino  settentrionale  da  lui  percorso  quasi  do- 
vunque. «  La  competenza  dell'autore,  dice  la  Commissione,  è  grande  in  ispecie 
«  per  lo  studio  dei  terreni  e  delle  faune  terziarie;  ma  L'ampiezza  del  campo 
«  prescelto,  le  molte  ripetizioni  alle  quali  l'autore  è  obbligato  per  la  meno 
«  opportuna  suddivisione  dell'opera,  la  imperfezione  della  parte  grafica,  sce- 
«  mano  assai  il  pregio  dell'ampia  compilazione. 

«  Per  quanto  esteso,  conchiude  il  rapporto,  è  un  lavoro  incompleto  ed 
-  affrettato:  mentre  che  l'autore  col  suo  ingegno,  colla  sua  operosità,  colle 
u  cognizioni  paleontologiche  che  lo  distinguono,  protrebbe  condurre  la  sua 
«  opera  a  tal  punto  da  riuscire  una  delle  più  importanti  pubblicazioni  della 
«  nostra  letteratura  geologica. 

«  Il  lavoro  del  prof.  Spezia  è  di  sole  42  pagine  e  tratta  dei  minerali 
«  di  una  miniera  di  Sicilia;  ma  in  quelle  poche  pagine  si  trovano  conden- 
ti sate  molte  acute  osservazioni  sul  loro  giacimento,  sulla  loro  formazione,  e 
«  sulle  alterazioni  da  essi  subita;  ed  insieme  importanti  esperienze  a  sostegno 
«  delle  ipotesi  prudentemente  avanzate  ;  se  non  che,  aggiunge  la  Commissione, 
«  lo  sviluppo  dell'opera,  la  sua  forma,  la  trattazione  critica  e  sopratutto  il 
«  numero  e  la  importanza  dei  giacimenti  osservati,  non  corrispondono  inte- 
«  ramente  alla  importanza  del  soggetto  ». 

«  La  Commissione  opina  che  il  termine  del  concorso  abbia  colto  questi 
lavori,  d'altronde  pregevoli,  quando  non  erano  del  tutto  compiuti,  e  propose 
quindi  fosse  prorogato  di  due  anni  il  conferimento  di  questo  premio,  alla 
quale  proposta  annuiva  l'Accademia  nella  seduta  di  ieri. 

«  Come  vedesi  il  risultato  dei  due  concorsi  ai  premi  di  S.  M.  il  Ee  po- 
trebbe dirsi,  pel  corrente  anno,  essere  stato  virtualmente  favorevole,  nella 
attualità  negativo.  Nell'una  e  nell'altra  delle  discipline  poste  a  concorso  si 
trovarono  lavori  di  natura  assai  differente,  e  questo  importa  notare,  in  ciascuno 
dei  quali  non  mancavano  pregi  riconosciuti  dalle  Commissioni  giudicatrici, 
ma  non  di  grado  così  alto  da  meritare  l'onore  di  un  premio  istituito  dal  Re. 
Però  questo  stesso  risultato  ci  affida  che  nel  tempo  indicato  l'Accademia  potrà 
coronare  i  vincitori. 

«  Premi  di  fondazione  del  Ministero  della  pubblica  istruzione  poteva 
quest'anno  conferire  l'Accademia  nelle  scienze  filologiche,  e  nella  fisica  e 
chimica.  Al  premio  per  le  scienze  filologiche  si  presentarono  sei  concorrenti, 


—  617  — 

uno  però  di  essi  il  quale  aveva  per  unico  titolo  un  volume,  Tibullo,  lirica 
amorosa,  versione  barbaro-dattilica,  cioè  un  saggio  di  letteratura  amena, 
fu  escluso  dal  concorso. 

«  La  Commissione  composta  dei  Colleghi  Ascoli,  Comparetti,  D'Ancona, 
Govi  e  Monaci  relatore,  additò  con  accurato  rapporto  due  dei  concorrenti  sic- 
come superiori  agli  altri  e  propose  all'Accademia  che  uno  dei  detti  premi 
fosse  diviso  in  parti  eguali  fra  il  prof.  Luigi  Ceci  pel  suo  lavoro,  II  pronome 
personale  senza  distinzione  di  genere  nel  sanscrito,  nel  greco  e  nel  latino, 
ed  il  prof.  Bemigio  Sabadinipei  suoi  lavori  sul  Guarino  e  sul  Barbaro,  pro- 
poste accolte  favorevolmente  dall'Accademia  nella  adunanza  di  ieri. 

«  Infine  al  premio  per  la  Fisica  e  Chimica  un  solo  concorrente  presen- 
tavasi  con  lavori  di  Fisica.  L'unico  concorrente,  il  prof.  Stefano  Pagliani, 
ottenne  pochi  anni  sono  uno  di  questi  premi,  e  la  Commissione  composta  dei 
Colleghi  Blaserna,  Cannizzaro  e  Cantoni  relatore,  nel  mentre  giudica  degna  di 
lode  la  operosità  scientifica  del  Pagliani,  non  crede  sia  il  caso  di  accordargli 
nuovo  premio,  sia  per  qualche  appunto  fatto  ai  suoi  lavori,  ma  più  ancora 
pel  riguardo  che  in  taluni  dei  medesimi  si  continuano  argomenti  e  studi  i 
quali  valsero  a  lui  il  precedente  premio.  L'Accademia  accoglieva  le  proposte 
della  Commissione. 

«  Ecco ,  Auguste  Maestà ,  Altezze  Keali ,  Signore  e  Signori ,  quale  fu  per 
sommi  capi  il  lavoro  accademico  dell'anno.  Vorrei  averlo  riassunto  con  suffi- 
ciente esattezza  e  senza  oltrepassare  i  dovuti  limiti,  sebbene  conosca  per  lunga 
esperienza  quanto  sia  difficile  il  mantenervisi,  se  il  pensiero,  anche  d'altri, 
eccita  il  proprio.  Nessuno  io  credo  più  comprovante  esempio  di  quello  offerto 
da  una  augusta  donna,  Caterina  II a,  la  quale  mentre  per  ringraziare  d'Alembert 
dell'invio  di  un  opuscolo  filosofico,  principiava  la  sua  lettera  scrivendo  :  «  Je 
«  suis  cornine  Philinte  dans  la  comedie;  j'admire  et  je  me  tais  »  neppure 
due  linee  dopo,  dimenticando  l'ammirazione,  donna  d'alto  ingegno  come  ella 
era,  compiacevasi  nell'  esaminare,  nel  discutere  il  maggior  numero  delle  qui-' 
stioni  considerate  nel  lavoro  dell'eminente  matematico. 

«  Nessuno  però  fra  noi  ambisce,  aspira  ad  ammirazione.  Noi  ci  terremmo 
ricompensati  se  della  nostra  opera  collettiva  si  potesse  dire  che  essa  fu  di 
qualche  vantaggio,  di  qualche  lustro,  a  questa  patria  che  amiamo. 

«  Presento  alla  famiglia  Eeale  i  più  vivi  ringraziamenti  dell'Accademia 
per  essersi  degnata  di  onorare  colla  sua  presenza  questa  adunanza  e  cedo  la 
parola  al  Collega  Comparetti  ». 


—  618  — 

1  canti  epici  della  Finlandia. 
Discorso  di  Domenico  Comparetti. 

«  In  due  viaggi  che  io  feci  in  Finlandia  nel  1884  e  nel  1886.  rivolsi  spe- 
cialmente il  mio  studio  alla  poesia  popolare  e  tradizionale  di  quel  paese,  la 
quale  è  singolarmente  importante  per  talune  questioni  storiche  e  scientifiche. 
Presenterò  a  suo  tempo  all'Accademia  il  risultato  de'  miei  studi,  per  com- 
pletare i  quali  dovrò  fra  poco  recarmi  nuovamente  nel  nord.  Intanto  mi  sia 
lecito  indicarne  qui  con  parole  quanto  più  potrò  brevi  il  soggetto  e  lo  scopo. 

«  C'è  in  Finlandia  un  movimento  nazionale  che  va  crescendo  e  prospe- 
rando dai  primi   decenni   di    questo    secolo  ed  è  piuttosto   intellettuale  che 
politico.  Annesso  alla  Russia  come  granducato  autonomo,  non  contrastato,  al- 
meno oggi,  ne' suoi  conati  di  progresso,  questo  paese  può  dirsi  politicamente 
soddisfatto.  Civilizzato  dalla  Svezia  e  da  essa  cristianizzato  nel  12°   secolo, 
fornito  di  una  costituzione  politica  simile  alla  svedese,    con    una   università 
fondata  nel  17°  secolo,  ma  essa  pure  svedese,  la  sua  civiltà,  la  sua  coltura 
furono  per  lunghissimo  tratto  essenzialmente  svedesi,  svedese  la  lingua  uffi- 
ciale, la  letteraria,  quella  della  società  superiore,  rimanendo  la  lingua  nativa, 
il  finlandese,  solamente  usata  dalle  classi  inferiori.  Ma  l'alito  caldo  del  pa- 
triotismo  sa  spirare  anche  nelle  più  fredde  regioni  e  i  moti  di  altri    popoli 
doveano  pur  trovare  anche  in  Finlandia  una  ripercussione.  Bello  è  vedere  la 
forza  e  la  universalità  di  un  principio  fecondo  estendersi   da   questa   nostra 
antica  madre  di  civiltà  fino  a  quella  ancor  virginea  figlia    del    nord,    all'e- 
stremo lembo  dell'Europa  civile.  Vogliono  i  patrioti  finlandesi  esser  finni,  non 
svedesi  né  russi;  lotta  politica  non  c'è;  poiché  la  Svezia  non  può  ormai  più 
nulla  imporre  loro,  né  la  Russia  si  cura  punto  di  russificarli.    Ma    svellere 
le  profonde    radici    messe    dalla   nazionalità  estera  a  cui  la  Finlandia  deve 
ogni  suo  bene  civile,  non  era  facile.  Parve  dapprima   una    chimera  e  lunga 
lotta,  non  ancora  cessata,  si  impegnò  fra  il  partito  finnico  e  il  partito  svedese. 
Oggimai    però    la    causa    dei   finni  o  dei  fennomani,  come  li  chiamano,  ha 
vinto.  Da  circa  cinquantanni  è  nata  tutta  una  letteratura  nuova    esclusiva- 
mente finnica,  la  maggioranza  dei  giornali  è  scritta  in  questa   lingua,    am- 
messa pur  questa  nell'uso  ufficiale,  nella  università  ed  anche  nell'uso  dome- 
stico di  molte  famiglie  delle    classi    superiori.  Tal  trionfo  è  principalmente 
dovuto  al  prestigio  che  esercitò  la  pubblicazione  degli  antichi  canti  nazionali 
che  rivelarono  nel  popolo  finlandese  una  potenza  poetica  di  cui  non  si  aveva 
idea  e  lo  nobilitarono,  non  solo  agli  occhi  altrui,  ma  nella  sua  stessa  opinione. 
Questi  canti,  anche  indipendentemente  dalla  loro  entità  per  quella  nazione, 
costituiscono  un  fenomeno  tanto  singolare  e  importante    che    fin    dal   primo 


—  619  — 

loro  apparire  attirarono  l'attenzione  e  lo  studio  di  più  dotti  europei,  studio 
che  è  tuttavia  lontano  dall'essere  esaurito. 

«  Sono  questi  canti  tutti  raccolti  dalla  bocca  del  popolo;  anche  i  più 
lunghi  e  antichi  furono  tramandati  per  tradizione  orale,  seDza  mai  essere 
scritti.  Non  in  ogni  parte  abitata  da  Finlandesi  si  trovano  ;  là  dove  minore 
è  la  coltura  più  abbondano,  e  la  coltura  è  minima  fra  i  finlandesi  della 
Carelia  russa,  delle  rive  del  Ladoga,  dell' Onega  e  del  governo  di  Archangel 
presso  il  Mar  Bianco,  tutti  di  chiesa  russa.  In  tutta  la  Finlandia  già  svedese 
e  perciò  luterana,  non  v'ha  contadino  che  non  sappia  almeno  leggere,  il  che 
se  è  una  bella  cosa  ed  anche  per  noi  invidiabile,  sappiamo  quanto  nuoccia 
al  conservarsi  delle  tradizioni  popolari  e  presto  le  spenga.  Fu  dunque  in 
quelle  parti  di  chiesa  russa,  più  verso  oriente,  che  i  patrioti  Finlandesi  de- 
siderosi di  raccogliere  le  memorie  della  loro  stirpe  fecero  la  messe  più  ab- 
bondante; Lonnrot  principalmente  e  Castrén,  e  Sjògren,  Topelius,  Borenius, 
Ahlquist,  Krohn  e  più  altri  le  visitarono  a  più  riprese  con  tanta  maggiore 
sollecitudine  che  quei  ricordi  si  vanno  anche  in  quelle  parti  pian  piano  spe- 
gnendo. I  primi  cercatori  trovarono  alcuni  vecchi,  fra  gli  altri  un  tale 
Arhippa  ottantenne,  che  ne  aveano  la  mente  piena;  morti  questi,  altri  non 
mancarono  che  potessero  ben  contribuire;  ma  l'antico  retaggio  andavasi  di- 
radando ;  molto  si  perdeva  ;  tal  canto  raccolto  qualche  decennio  fa  ora  non  si 
trova  più  chi  lo  ricordi. 

«  I  numerosissimi  canti  raccolti  sono  di  varia  specie,  epici  o  mitici, 
lirici,  magici.  Ben  si  vede  dal  contenuto  che  i  più  sono  di  molta  antichità 
e  molte  dovettero  essere  le  generazioni  che  vennero  attraversando  tradizio- 
nalmente. Infatti  essi  sono  intieramente  pagani  ;  mentre  nulla  in  essi  accenna 
a  idee  cristiane,  tanto  sono  pregni  di  paganesimo  che  da  essi  si  desume  in 
gran  parte  la  mitologia  e  la  credenza  di  quel  popolo  qual'era  prima  della 
sua  conversione,  ossia  prima  del  XII  secolo.  La  posizione  dunque  di  questi 
canti  nella  storia  nazionale  è  quella  stessa  dei  canti  omerici  pei  Greci  ;  essi 
rappresentano  la  vita  della  nazione  in  un  periodo  di  cui  sono  l'unico  monu- 
mento, di  cui  manca  qualsivoglia  altro  ricordo  di  altra  specie.  I  più  alta- 
mente importanti  per  tale  aspetto  sono  quelli  di  argomento  epico  o  mitico. 
Dalla  farragine  di  canti  di  tal  natura  da  lui  sparpagliatamente  raccolti,  il 
Lonnrot  riuscì  a  combinare  tutta  una  epopea  continua  che  nell'ultima  edi- 
zione conta  più  che  22,000  versi  ed  a  cui  egli  diede  il  titolo  di  Kalevala. 
Questo  poema  schiettamente  nazionale  e  tradizionale,  tramandato  di  bocca  in 
bocca  dai  padri  antichi  ai  nipoti  lontani  è  oggi  la  gloria  della  Finlandia,  la 
prova  e  la  misura  del  suo  genio  nazionale,  il  segnacolo  del  suo  vessillo,  il 
diploma  di  nobiltà  per  la  sua  lingua  ed  il  suo  pensiero. 

«  Dal  1835  quando  Lonnrot  pubblicò  la  prima   edizione,    il    Kalevala 
fu  tradotto  in  svedese,  in  russo,  in  tedesco,  in  francese  ed  arrivò  a  qualche 
notorietà  se  non  popolarità,  anche  all' infuori  della  sfera  dei  dotti  che  in  vari 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  80 


—  620  — 

paesi  ne  fecero  soggetto  di  studio.  Dirne  il  contenuto  è  cosa  da  non  po- 
tersi fare  in  poche  parole  ;  né  il  tempo  e  la  circostanza  me  lo  concedono. 
Mi  limiterò  a  dare  di  volo  qualche  accenno  sulla  natura  di  questa  singolare 
e  bella  composizione  epica. 

«  La  prima  strofa  dei  Niebelunghi  riassume  in  termini  generali  ciò  che 
può  dirsi  essere  il  soggetto  o  la  materia  propria  di  quella  come  di  ogni 
altra  epopea  nazionale: 

Uns  ist  in  alteri  maeren  wunders  vii  geseit 

Von  helden  lobebèren,  von  groszer  arebeit 

Von  freude  und  bochgezlten,  von  weinen  unde  klagen 

Von  kiihner  recken  striten,  muget  ihr  nu  wunder  horen  sagen. 

«  Dunque  fatti  maravigliosi,  eroi  illustri,  grandi  travagli,  piaceri  e  feste, 
pianti  e  lutti  e  tenzonare  di  baldi  guerrieri  sono  la  materia  di  ogni  epopea  e 
in  termini  così  generali  pur  di  quella  finlandese  :  ma  quanto  diversamente 
dalle  altre  !  Già,  di  spirito  cavalleresco  qui  non  c'è  da  parlarne.  Nel  costume 
primitivo  dei  popoli  finnici,  come  pure  di  altri,  era  che  l'uomo  non  dovesse 
cercare  la  sua  donna  nella  propria  tribù,  ma  piuttosto  in  un'altra,  anzi  in 
una  tribù  nemica,  averla  colle  buone  dando  un  donativo  secondo  richiesta,  o 
anche  e  spesso  colle  cattive  portandosela  via  con  ratto  violento.  Se  però  in  con- 
dizioni tali  sentimento  cavalleresco  non  si  può  aspettare,  esse  sono  singolar- 
mente propizie  allo  spirito  di  avventura,  alle  difficili  e  perigliose  intraprese. 
Cortesie  dunque,  no  ;  audaci  imprese,  assai.  Infatti  qui  nel  Kalevala  il  soggetto 
dominante  è  la  ricerca  della  sposa.  Eroi  del  paese  e  della  stirpe  di  Kalevala, 
finnica,  agognano  al  possesso  della  fanciulla  di  Pohjola  (Pohjolaii  netto) 
che  è  paese  più  nordico  (come  dice  il  nome  ■pohjaJ  settentrione)  e  d'altra 
stirpe,  propriamente  Lappone,  e  nemica.  C'è  poi  di  mezzo  un  oggetto  mara- 
viglioso,  di  significato  certamente  simbolico,  che  chiamasi  Sampo  ed  è  il  dona- 
tivo richiesto  per  avere  la  fanciulla  di  Pohjola.  Un  solo  eroe  di  Kalevala 
riesce  con  fino  congegno  a  costruirlo,  Ilmarinen  l'artefice  insigne,  ottenendo 
così  l'agognata  fanciulla.  È  quest'oggetto  una  specie  di  mola  o  macina  da  cui 
scaturisce  sale,  farina,  oro  e  ogni  ben  di  Dio  recando  prosperità  e  ricchezza 
al  paese  che  lo  possiede.  Dal  paese  di  Pohjola  torna  quest'oggetto,  per  grandi 
vicende,  a  quei  di  Kalevala  da  cui  provenne  e  fra  i  quali  con  esso  prende 
sua  dimora  la  prosperità  e  la  ricchezza,  di  cui  Pohjola  rimane  per  sempre  priva. 
Si  sente  in  tutto  ciò  vibrare,  benché  lontanamente,  una  qualche  nota  storica: 
l'avanzarsi  dei  Finni,  venuti  d'Asia,  scacciando  dinanzi  a  sé  i  Lapponi  e  ridu- 
cendoli all'estremo  Nord;  come  pure  il  loro  prosperare  divenendo  popolo  agri- 
colo, non  più  vivente  di  caccia  e  pesca,  progresso  che  i  Lapponi  non  ebbero. 

«  Di  guerra  propriamente  detta  raramente  parlano  questi  canti;  l'azione 
è  tutta  individuale  di  alcuni,  pochi  eroi,  ma  eroi  tali  che  ognuno  vale  da  sé 
solo  per  un  esercito.  E  tre  sono  i  principali  eroi  di  Kalevala:  Wàinàmòinen 


—  621  — 

l'antico,  il  vecchio  (vanha)  Wainàmòinen  il  cantore  insigne,  eterno  ;  Ilmarinen 
il  grande  artefice ,  il  fabbro  maraviglioso,  il  Vulcano,  il  Vòlund  dei  finlandesi  ; 
e  Lemminkainen,  il  più  propriamente  guerriero,  uomo  di  spada,  ma  anche  il 
meno  savio  di  tutti.  Ogni  eroe  epico  è  assai  più  che   un  uomo,  ma  questi 
sono  tanto  superiori  che  quasi  sono  Dei;  il  maraviglioso  adunque,  il  wunder 
dei  Niebelunghi,  che  è  tanto  essenziale  in  ogni  invenzione  epica,  è  qui  nel  Ka- 
levala  straordinariamente  grande.  Piuttosto  che  ad  Achille  o  a  Rolando  questi 
eroi  per  l'entità   di   ciò  che  fanno  si  approssimano  ad  Ercole;  non  però  pel 
modo.  Poiché  la  forza  del  braccio  e  dell'arma  qui  figura  poco;  il  mezzo  più 
ordinario  per  cui  si  operano  fatti  maravigliosi  è  l'incantesimo.  È  questa  una 
prattica  tuttavia   esistente  in   Findandia,  come   pure   presso  la   sua   sorella 
l'Estonia,  ricche  ambedue  di   belli    ed   antichi   canti  magici;  dev'essere   un 
residuo  dello  sciamanismo  che  probabilmente  fu  la  prima  religione  dei  Finni, 
come  lo  è  di  altri  loro  affini,  quali  i  Samojodi,  i  Lapponi  ecc.  Però,  in  questi 
canti  epici  il  maraviglioso  della   magìa  e   dell'incantesimo   è   singolarmente 
nobilitato  ;  spoglio  di  ogni  pratica   o  rito  magico,  esso  si  riduce  ad  un  con- 
cetto fantastico  e  poetico  del  potere  e  del  prestigio  che  accompagna  la  poesia, 
il  canto,  la  parola  sapiente.  L'idea  fondamentale  è  che  si  possa  agire  su  di 
una  cosa  o  persona,  dominarne  e  paralizzarne  il  potere  e  l'azione,  cantandone 
poeticamente  l'origine  (syntys);  così  p.  es.  vediamo  risanata  una  ferita  d'arma 
di  ferro,  con  un  canto  che  dice  la  origine  del  ferro,  e  in  una  sfida  di  canti 
sull'origine  delle  cose  Wainàmòinen  cantando  fa  che  il  suo  nemico  Lappone 
si  sprofondi  nel  terreno.  Perciò  tietàjà  che  vuol  dir  sapiente,  vuol  dire  anche 
incantatore.  È  una  traduzione  poetico-fantastica  dell'impressione  che  produce 
sulla  società  primitiva  il  primo  rivelarsi  del  genio  artistico,  del  sapere.  Così 
gli  Scandinavi  antichi,  come  vediamo  nell'Edda,  attribuivano  un  potere  ma- 
gico  a  quel  mirabile  istrumento  dell'intelletto  che  è  l'alfabeto,  alle  loro  rune; 
i  Finlandesi  che  ebbero  antichi  contatti  con  loro,  non  ancor  preparati  a  ser- 
virsi della  scrittura,  non  presero  la  cosa,  ma  presero  il  nome  e  chiamarono 
rune  (runot)  i  propri  canti  epici  e  magici. 

«  Questa  idea  entusiastica  del  canto  e  della  poesia  ispira,  informa  e  per- 
vade tutta  quella  epopea  da  cima  a  fondo;  poiché  in  essa  l'eroe  principali s- 
simo  è  Wainàmòinen  che  ha  per  sua  prima  essenza  il  canto,  la  poesia,  la 
musica  tanto  da  ricordare  talvolta  l'Apollo  de'  Greci,  che  fu  pur  egli  Dio  ar- 
mato e  abitò  volontieri  fra  gl'Iperborei.  Una  delle  parti  del  poema  ove  ciò 
meglio  traluce  è  il  lungo  e  bellissimo  canto  ove  narrasi  come  Wainàmòinen 
fabbricasse  per  primo  la  kantele,  la  cetra  dei  Finlandesi,  e  per  primo  ne  traesse 
melodie  tali  che  tutta  la  natura  ne  fu  rapita  e  commossa.  La  kantele  è  un 
istrumento  a  corda  che  può  dirsi  una  varietà  di  quello  che  nei  paesi  germa- 
nici vien  chiamato  zither  ;  come  quello,  si  suona  tenuto  orizzontalmente,  per 
lo  più  sulle  ginocchia.  Come  la  cetra  dei  Greci  fu,  secondo  il  mito,  ima- 
ginata  e  costruita  da  un  Dio  ricavandola  da  una  testuggine  ed  Apollo  solo 


—  622  — 

seppe  per  primo  trarne  suoni  inaravigliosi  cantando  su  quelle  le  origini  delle 
cose,  degli  uomini,  degli  Dei,  così  il  primo  inventore  della  kantele  è  l'eroe- 
dio  Wàinamoinen  che  la  forma  colla  testa  di  un  pesce,  di  un  luccio,  serven- 
dosi dei  denti  per  piuoli  e  formando  le  corde  coi  crini  di  un  cavallo  mara- 
viglioso  o  coi  capelli  di  una  bella  fanciulla. 

«  Ed  è  la  kantele  pei  Finlandesi  l'istrumento  nazionale  per  eccellenza, 
simbolo  pure  dell'arte  musicale  e  della  poesia  come  la  cetra  o  la  lira  dei 
Greci.  Essa  accompagnò  sempre  i  canti  nazionali  nel  passare  di  generazione 
in  generazione.  Poiché  tre  persone  han  parte  a  quel  canto,  siccome  già  nei 
principi  di  questo  secolo  descriveva  per  primo  la  cosa  l'italiano  Acerbi  e  si 
vede  tuttora  ;  uno,  tenendosi  in  disparte,  suona  la  /rad/eie  accompagnando  il 
canto,  due  cantano  stando  l'uno  di  contro  all'altro  a  cavallo  ad  una  panca, 
tenendosi  per  le  mani  e  dondolandosi  leggermente.  Uno  (edeltàjà)  è  il  can- 
tore vero  e  proprio,  l'altro  (sàestàjà)  ripete  a  certe  cadenze  qualche  verso 
dando  pausa  al  primo  e  tempo  di  risovvenirsi.  Così  vanno  innanzi  a  lungo 
per  nottate  e  giornate  intiere  e  così  si  conservarono  per  secoli  i  canti  patr'u 
senza  mai  essere  scritti;  non  senza  difficoltà  e  con  qualche  segretezza;  poiché 
essendo  pieni  di  spirito  e  d'idee  pagane,  quei  canti  non  arridono  ai  preti  cri- 
stiani; i  quali  però  ormai  considerano  il  cantarli  come  un  semplice  rààkkà  •» 
peccato  veniale  e  ne  danno  facilmente  l'assoluzione. 

«  La  melodia  è  un  motivetto  dolce,  semplice  e  senza  enfasi.  Il  verso  è 
breve,  disinvolto:  ha  otto  sillabe  che  formano  quattro  trochei,  non  ha  rime 
stabili,  ma  molte  alliterazioni  ed  anche  frequente  è  l'assonanza  nelle  cadenze 
delle  parole,  e  la  ripetizione  della  stessa  idea  espressa  variamente  in  versi 
successivi;  caratteri  tutti  di  poesia  primitiva,  mirabilmente  imitati,  eccetto 
l'alliterazione,  dall'illustre  poeta  americano  Longfellow  nel  suo  Hiawatha. 
E  con  queste  forme  semplici  una  poesia  semplice  pure,  schietta,  limpida, 
calda,  commovente,  piena  di  sentimento  della  natura  e  di  sentimento  umano, 
superiore  assai  per  disinvoltura  a  quei  poemi  di  Ossian  o  di  Macpherson  che 
già  tanto  sorpresero  l'PJuropa  ;  una  poesia  che  quasi  senza  accorgersene  fa 
spesso  vibrare  le  più  fine  e  nobili  corde  del  cuore  umano,  arrivando  anche 
al  sublime  e  al  tragico,  come,  fra  gli  altri,  nello  splendido  episodio  di 
Kullerwo  più  volte  tradotto  in  più  lingue. 

«  Quando  io  arrivai  per  prima  volta  in  Finlandia  nel  1884,  appunto 
allora  era  morto  il  Lònnrot,  l'illustre  raccoglitore  dei  canti  nazionali.  Tutta 
quanta  la  tuhansen  jàrveen  maa  la  terra  dei  mille  laghi,  come  i  Finlandesi 
amano  chiamare  poeticamente  la  loro  patria,  rimpiangeva  l'uomo  venerando 
che  meritò  il  titolo  di  Omero  finlandese.  E  questo  nome  di  Omero  appli- 
cato al  Lònnrot  mi  giova  a  definire  uno  dei  numerosi  aspetti  sotto  i  quali 
questa  epopea  finlandese  riesce  assai  importante  anche  fuori  del  suo  suolo 
nativo.  Una  teoria  nata  nella  fine  del  secolo  passato,  cresciuta  poi  e  oggi  ben 
nota,  presenta  i  poemi  omerici  come  composti  di  canti  minori  originariamente 


—  623  — 

staccati  e  indipendenti  che  furon  poi  messi  assieme  facendone  risultare  due 
epopee  larghe  e  continue.  Anzi  parve  anche  a  taluno  che  lo  stesso  nome  Omero 
altro  non  esprimesse  se  non  il  raccogliere,  il  mettere  assieme,  l'aggluti- 
nare. E  questa  teoria,  soggetto  di  forti  e  lunghe  polemiche  non  ancor  cessate, 
fu  pure  applicata  ai  Niebelunghi,  alla  Chanson  de  Koland  ed  in  generale,  sia 
di  fatto  sia  come  principio,  a  tutte  le  antiche  epopee  nazionali  di  ogni  popolo. 
11  Lonnrot  sarebbe  adunque  l'Omero  finlandese  secondo  tale  teoria,  cioè  non 
come  poeta  (come  tale  poco  valeva  l'ottimo  uomo)  ma  come  raccoglitore  e 
formatore  di  tutta  una  epopea  per  via  rapsodica,  cucendo  e  combinando  as- 
sieme canti  e  frammenti  di  canti,  senza  però  mettervi  nulla  di  suo.  Ora, 
l'alta  importanza  scientifica  del  Kalevala  sta  appunto  in  ciò  che  fra  tutte  le 
antiche  epopee  nazionali  a  noi  note  questa  è  la  sola  di  cui  possiamo  stu- 
diare la  formazione  cogliendola,  per  così  dire,  sul  fatto  e  quindi  molto  im- 
parare sulle  leggi  che  governano  questa  maniera  di  produzione  naturale  dif- 
ficile a  studiare,  perchè  propria  di  età  e  di  condizioni  sociali  remote  e  di- 
verse troppo  dalle  nostre.  Dal  fatto  vivente  assai  più  e  meglio  si  apprende 
di  quanto  si  riesca  incertamente  a  divinare  attraverso  la  parola  morta  di 
antichi  manoscritti.  La  Società  letteraria  finlandese,  depositaria  di  tutte  le 
carte  di  Lonnrot  e  di  quelle  di  altri  raccoglitori,  dopo  la  morte  di  Lonnrot 
ha  deciso  di  intraprendere  la  pubblicazione  dei  canti  nazionali  nel  loro  stato 
originario,  cioè  staccati  e  stanti  ognuno  da  sé,  quali  solamente  li  conosce  il 
popolo  che  non  ha  alcun  concetto  di  una  vasta  epopea  di  cui  siano  parti. 
Così  molte  idee  false  che  sul  Kalevala  corsero  fin  qui  fra  i  dotti,  verranno 
ad  essere  corrette;  e  con  questa  stampa,  di  cui  già  i  primi  fogli  mi  furono 
gentilmente  comunicati  da  quella  Società  e  con  altre  recenti  pubblicazioni 
di  dotti  della  Società  medesima  è  oggi  possibile  ciò  che  prima  non  lo  era, 
studiare  e  definire  la  formazione  di  questa  epopea  in  ordine  alla  tanto  agi- 
tata questione  di  cui  ho  già  parlato.  E  questa  indagine  ardua  e  complicata 
è  propriamente  il  soggetto  speciale  del  mio  studio  e  di  una  Memoria  che 
avrò  l'onore  di  presentare  all'Academia  ». 


Relazione  della  Commissione  giudicatrice  del  concorso  al  premio 
Reale  per  le  Scienze  giuridiche,  per  l'anno  1886.  —  Commis- 
sari :  Carle,  Carutti,  Messedaglia,  Serafini  e  Schupfer 
(relatore). 

«  Le  Memorie,  presentate  questa  volta  al  concorso  pel  premio  Eeale 
nelle  scienze  giuridiche,  sono  state  undici  di  genere  assai  diverso. 

«  Ce  n'ha,  che  studiano  la  società  antica  nei  suoi  municipi,  e  nelle  con- 
dizioni della  proprietà  e  della  procedura;  altre  che  cercano  quali  fossero  le 


—  624   — 

relazioni  tra  lo  Stato  e  la  Chiesa  in  quella  società  medievale,  tanto  diversa 
dalla  nostra,  e  nella  quale,  nondimeno,  possono  ravvisarsi  i  germi  di  tante 
nostre  istituzioni;  altre  infine  che  si  occupano  di  legislazioni  moderne,  sia 
nei  riguardi  dello  Stato,  della  sua  costituzione  e  amministrazione  e  delle 
pratiche  parlamentari,  sia  nei  riguardi  del  diritto  privato  e  punitivo. 
«  Kiproduco  l'elenco  di  queste  opere: 

1.  Brugi  Biagio.  Dottrine  giuridiche  esposte  secondo  i  libri  degli 
agrimensori  romani  e  completate  col  Digesto  (ms.). 

2.  Galeotti  Ugo  e  Mancini  Mario.  Norme  ed  usi  del  Parlamento 
italiano  (st.). 

3.  Mosca  Gaetano.  Le  costituzioni  moderne  (st.). 

4.  Rebaudi  Giuseppe.  La  pena  di  morte  e  gli  errori  giudiziari  (ms.). 

5.  Rivalta  Valentino.  Storia  e  sistema  del  diritto  dei  teatri  se- 
condo l'etica  ed  i  principi  delle  leggi  canoniche  e  civili  (st.). 

6.  Scaduto  Francesco.  Stato  e  Chiesa  nelle  due  Sicilie  dai  Nor- 
manni ai  giorni  nostri  (st.). 

7.  Soro-Delitala  Carmine.  V amministrazione  e  la  giustizia  nelle 
industrie  (st.). 

8.  Taddei  Attilio.  Roma  e  i  suoi  Municipi  (st.). 

9.  Vivante  Cesari:.   Le  assicurazioni  sulla  vita  (st.). 

10.  Zocco-Rosa  A.  Lm  Palingenesi  della  procedura  civile  di  Roma  (st.). 

11.  Anonimo.  Lo  Stato.  Studi  nuovi  filosofici  e  storici  di  scienza 
sociale,  voi.  I  (st.). 

«  Aggiungo  che,  esaminati  molto  attentamente  tutti  questi  lavori,  la 
vostra  Commissione  è  lieta  di  constatare  il  risveglio,  che  segnano  senza  dubbio 
negli  studi  giuridici. 

«  È  un  risveglio,  che  abbiamo  notato  già  altra  volta,  e  che  lascia  pre- 
sagire anche  meglio  per  l'avvenire.  In  generale  c'è  molta  serietà,  molto  e 
accurato  studio  delle  fonti,  molto  fervore  di  ricerche,  una  certa  tendenza  a 
fare  finalmente  da  sé,  dopo  tanti  anni  che  si  è  scritto,  bene  o  male,  sulla 
falsariga  degli  altri. 

«  Prescindendo  anche  dai  lavori,  sui  quali  la  Commissione  si  è  fermata 
più  di  proposito,  certo  è  che  molti  sono  degni  di  lode.  Per  es.  le  Norme  ed 
usi  del  Parlamento  italiano  dei  signori  Galeotti  e  Mancini,  sono  certamente 
ima  compilazione  paziente,  fatta  con  discernimento  e  che  ha  la  sua  buona 
parte  di  utilità.  È  il  primo  lavoro  del  genere  che  siasi  pubblicato  in  Italia, 
ed  è  bene  che  anche  da  noi  venga  studiata  questa,  giurisprudenza  parlamen- 
tare che  si  forma  ;  ma  d'altra  parte  manca  all'opera  quel  carattere  scientifico, 
che  solo  può  essere  considerato  nel  concorso  per  il  premio  Reale. 

«  I  lavori,  che  più  degli  altri  hanno  richiamato  l'attenzione  della  Com- 
missione, sono  quelli  dello  Scaduto,  del  Brugi  e  del  Vivante,  sia  per  la  im- 
portanza delle  materie  e  sia  pel  modo,  con  cui  esse  furono  svolte. 


—  625  — 

«  Certamente  le  relazioni  tra  lo  Stato  e  la  Chiesa  formano  una  delle 
pagine  più  interessanti  della  storia  civile.  Lo  Scaduto  studia  quelle  del  Regno 
di  Napoli  attraverso  i  secoli.  Sono  relazioni  che  assunsero  forme  caratteristiche 
fin  dal  giorno  che  la  monarchia  normanna  strinse  come  in  un  fascio  le  varie 
popolazioni  longobarde  e  franche,  greche  e  musulmane.  E  hanno  fatto  luogo 
a  serie  lotte.  L'autore  si  occupa  delle  une  e  delle  altre  colla  scorta  delle 
leggi  e  altri  documenti.  E  riempie  davvero  una  grande  lacuna.  Perchè  ciò 
che  si  sapeva  per  l' addietro  era  piuttosto  frammentario  :  risguardava  questo  o 
quel  periodo  ;  ma  una  trattazione  completa  mancava.  Ora  dopo  aver  letto  il 
libro,  abbiamo  veramente  un'idea,  se  non  completa,  certo  abbastanza  sicura 
dello  svolgimento  di  tutto  il  diritto  ecclesiastico  nella  bassa  Italia.  È  un  mo- 
vimento che  comincia  dalla  Legazia  Apostolica,  che  il  gran  conte  Ruggero 
strappò  nel  1098  a  Papa  Urbano  II,  e  termina  con  le  riforme  quasi  esclu- 
sivamente civili  di  Carlo  III  e  Ferdinando,  tanto  diverse  da  quelle  contem- 
poranee della  Toscana,  che  volevano  per  di  più  una  riforma  interna  della 
chiesa.  Tra  questi  due  limiti  estremi  c'è  una  folla  di  leggi,  canoni  e  consuetu- 
dini giuridiche,  di  trattati  e  scritti  polemici,  di  materiali  giuridici  e  storici  e 
anche  letterari,  di  transazioni  e  di  lotte,  e  interessa  vedere  come  le  due 
podestà  rivali  ora  siensi  disputate  il  campo,  e  ora  di  conserto  abbian  tenuto 
lo  scettro,  e  quali  conseguenze  la  loro  unione  o  la  lotta  abbiano  prodotto 
sulle  condizioni  del  popolo,  e  come  la  vita  stessa  dello  Stato  o  della  chiesa 
sia  venuto  alterandosi,  e  come  le  idee  di  separazione  e  indipendenza  dei  due 
poteri  finissero  col  germogliare  e  crescere  in  quel  terreno  che  pareva  così 
poco  adatto  a  riceverle.  Lo  Stato  s'impone  alla  chiesa  in  tutto  il  periodo 
normanno-svevo.  Nessun  legato  pontificio  è  ammesso  nel  Regno  senza  il  con- 
senso sovrano,  e  il  Re  ha  il  diritto  di  apporre  il  veto  alla  elezione  dei  prelati  ; 
e  l'altro  di  mandare  ai  concili  da  tenersi  fuori  regno  quei  prelati  che  crede  ; 
e  restano  vietati  gli  appelli  a  Roma  ;  e  in  mezzo  a  tutto  ciò  ci  sono  leggi 
sull'ammortizzazione,  e  limitazioni  del  foro  ecclesiastico.  Gli  stessi  beni  eccle- 
siastici non  erano  di  regola  esenti  da  imposte.  Ma  tutto  ciò  si  muta  sotto  gli 
Angioini  e  gli  Aragonesi.  La  casa  d'Angiò  ottiene  il  trono  dal  Papa  e  non 
può  non  essergli  deferente.  Gli  Aragonesi  lottano  alquanto  contro  le  censure 
e  gli  interdetti,  ma  vengono  a  patti.  Sono  patti  umilianti.  Già  sotto  gli  Angioini 
non  c'è  legge  contraria  alla  così  detta  libertà  ecclesiastica,  che  non  venga 
revocata  ;  in  ispecie  si  ammette  la  libertà  delle  elezioni,  si  riconosce  la  immu- 
nità del  foro,  non  c'è  imposta  a  cui  gli  ecclesiastici  e  neppure  i  beni  eccle- 
siastici vengano  assoggettati.  È  tutta  una  polizia  ecclesiastica  diversa  da  quella 
degli  Svevi.  Soltanto  Martino  I  (1392-1409)  inaugura  una  nuova  politica, 
seguita  dai  suoi  successori,  specie  da  Alfonso  I;  ma  neppur  essi  si  credono  abba- 
stanza forti  per  attaccar  di  fronte  le  pretese  della  curia  :  piuttosto  le  attaccano 
di  fianco.  Non  combattono  esplicitamente  le  teorie  e  i  canoni;  ma  cercano 
di  respingere  i  fatti.  In  sostanza  il  governo  si  sentiva  debole  e  fu  un  male  ; 


—  626  — 

perchè  questa  debolezza  non  potè  a  meno  di  produrre  col  tempo  perniciosi 
effetti.  Massimamente  dopo  Filippo  II  di  Spagna  (1598)  l'uguaglianza  civile 
si  può  dire  annientata  :  le  immunità  ecclesiastiche  si  sono  venute  estendendo  ; 
ci  furono  comuni  che  sobillati  dal  clero  rifiutarono  persino  le  imposte,  perchè 
non  approvate  dal  papa,  oppure  gli  domandarono  il  permesso  di  pagarle.  A 
questo  si  era  arrivati  dopo  un  periodo  così  luminoso  come  era  stato  quello  dei 
Normanni  e  degli  Svevi.  Il  movimento  regalista  ed  anticurialista  non  ricomincia 
propriamente  che  nel  secolo  scorso  con  le  case  d'Austria,  di  Savoia  e  di 
Borbone,  specie  coi  Borboni.  Del  resto  c'era  qualcosa  nell'aria  che  spingeva 
da  per  tutto  alle  riforme. 

«  L'opera  dello  Scaduto  è  concepita  molto  largamente,  e  assume  propor- 
zioni anche  più  larghe  di  quelle  che  si  sospetterebbe  a  prima  giunta;  ma 
che  del  resto  doveva  assumere.  Imperocché  in  quei  tempi  del  medio  Evo  la 
Chiesa  aveva  esercitato  una  grande  autorità  su  molte  parti  del  vivere  civile, 
che  ora  le  sono  irremissibilmente  sfuggite,  e  più  deve  averla  esercitata  in 
quel  regno  di  Napoli,  che  la  santa  Sede  considerava  come  suo  vassallo.  Basterà 
accennare  alla  stampa,  su  cui  l'autore  ha  uno  speciale  capitolo,  che  non  è 
dei  meno  interessanti  del  libro. 

«  Il  compito,  poi,  che  l'autore  si  è  proposto,  doveva  riescire  anche  più 
malagevole,  perchè  moltissime  volte  ha  dovuto  farsi  la  strada  da  sé.  Un'opera 
generale,  che  tratti  delle  relazioni  tra  Stato  e  Chiesa  in  Italia  non  esiste. 
e  se  pure  possono  ricordarsi  a  titolo  di  lode  quelle  del  Malfatti  e  del  Crivel- 
lucci,  si  fermano  però  ad  un  tempo  troppo  discosto  da  quello,  che  forma 
propriamente  l'oggetto  degli  studi  dello  Scaduto;  e  quanto  a  storie  particolari, 
non  si  sta  meglio.  In  ispecie  quelle  che  si  riferiscono  alle  due  Sicilie  sono 
piuttosto  insufficienti,  e  solo  qualche  speciale  periodo  è  stato  trattato  con 
amore,  o  almeno  si  son  raccolti  i  materiali  per  farlo.  Ricordo  soltanto  a 
mo'  d'esempio  la  Historia  diplomatica  Friderici  secimdi  deH'Huillard-Brehol- 
les  e  li  regno  di  Vittorio  Amedeo  lidi  Savoia  dello  Stellardi. 

«  Così  non  farà  meraviglia  che  l'opera,  come  sta,  sia  ancora  lungi  da 
quella  perfezione  che  sarebbe  stata  desiderabile,  e  che  si  presenti  qua  e  là 
piuttosto  deficiente,  pur  riconoscendo  di  buon  grado,  che  abbiamo  a  che  fare 
con  un  lavoro  il  quale  fa  molto  onore  agli  studi  storici  e  giuridici  odierni. 
Sopratutto  l'epoca  normanna  lascia  a  desiderare;  e  d'altra  parte  è  un'epoca 
che  ha  la  sua  speciale  importanza,  come  quella  a  cui  si  riannoda  tutto  il  movi- 
mento posteriore.  E  forse  non  bastava  né  anche  rifarsi  dai  Normanni.  Già  altri 
ha  richiamato  l'attenzione  sul  Cesaro-Papismo  bizantino,  che  c'era  stato  nel- 
l'Italia meridionale  ;  e  i  Normanni  non  fecero  che  continuare  per  questa  via. 
Certo  è  :  prima  ancora  di  avere  la  Legazia  Apostolica  ne  aveano  esercitato 
alcuni  diritti.  E  d'altra  parte  quali  furono  propriamente  i  diritti  attribuiti 
loro  dalla  Legazia?  Siccome  ci  fu  sempre  una  grave  disputa  su  essi  tra  rega- 
listi  e  curialisti,  importava  di  metterli  in  sodo.  Forse  si  trattava  degli  stessi 


—  627  — 

diritti  esercitati  dai  Bizantini.  D'altronde  né  la  bolla  di  Urbano  II  né  il 
concordato  di  Benevento  del  1156  dicono  in  che  cosa  abbiano  consistito,  e  quindi 
restava  da  vedere  quali  fossero  nel  fatto.  E  l'autore  non  rifugge  da  cotesta 
ricerca;  ma  il  resultato  non  è  grande.  Eicorda  solo  le  censure  minacciate 
contro  i  violatori  delle  concessioni  sovrane  alle  chiese  e  ai  monasteri,  e  finisce 
col  dubitare  anche  di  queste.  Ma  anche  altre  epoche  non  hanno  avuto  una 
trattazione  corrispondente  alla  loro  importanza.  In  generale  quelli  che  han 
trovato  un  ampio  svolgimento  sono  i  tre  ultimi  secoli:  per  questi  c'è  addirit- 
tura una  folla  di  notizie,  e  il  quadro  storico  si  dispiega  dinanzi  agli  occhi 
pieno,  ampio,  sicuro  :  è  un  fiume  regale-  che  svolge  il  volume  delle  sue  acque 
maestosamente;  e  nondimeno  anche  qui  l'autore  è  piuttosto  impacciato  ogni 
qualvolta  si  tratta  di  stabilire  se  un  diritto  sia  nuovo  o  vecchio  ;  perchè 
infine  tutto  il  libro  si  risente  della  deficienza,  che  abbiamo  notato  circa  le 
origini.  Né  si  può  dire  che  la  dimostrazione  riesca  sempre  convincente.  Addur- 
remo solo  un  esempio.  L'autore  dice,  che  in  generale  il  diritto  siculo-napo- 
letano è  informato  al  confessionismo,  e  che  per  questo  riguardo  non  c'è  divario 
tra  le  diverse  epoche.  Senonchè,  quanto  a  Federico  II  e  agli  Angioini,  sa 
dirci  soltanto  che  riconobbero  il  giuramento  e  ne  fecero  un  uso  giuridico 
abbastanza  ampio  e  che  proibirono  e  punirono  la  bestemmia  :  cose  che  forse, 
e  senza  forse,  potrebbero  farsi  anche  indipendentemente  da  una  speciale  idea 
confessionistica.  Ad  ogni  modo  è  certo  che  quel  confessionismo  di  Fede- 
rigo II  e  degli  Angioini  era  una  cosa  ben  diversa  dal  confessionismo  più 
recente.  A  ben  guardare  le  leggi  e  pratiche  confessionistiche  si  moltiplicano 
solo  negli  ultimi  secoli;  e  anzi  assumono  proporzioni  addirittura  mostruose. 
Basterà  ricordare  l'obbligo  di  adempiere  il  precetto  pasquale,  quello  d'inginoc- 
chiarsi al  passare  del  sacramento,  quello  dei  pubblici  ufficiali  di  assistere  in 
corpo  a  certe  funzioni,  quello  dei  giudici  di  udire  la  messa  prima  di  aprire 
la  seduta,  quello  del  medico  di  avvertire  l'ammalato  perchè  si  confessi  e  non 
visitarlo  se  fra  tre  giorni  non  abbia  obbedito.  Sono  pratiche  che  non  si  trovano 
nelle  antiche  legislazioni. 

«  Qualche  altra  osservazione  vorremmo  fare  circa  la  distribuzione  della 
materia.  L'autore  premette  una  lunga  introduzione  in  cui  studia  nel  loro  com- 
plesso le  condizioni  dei  luoghi  e  dei  tempi  nei  quali  la  sua  storia  dovrà  svol- 
gersi: quello  che  si  potrebbe  dire  l'ambiente  storico,  e  cioè  la  politica  eccle- 
siastica delle  varie  dinastie,  che  si  succedettero  nel  Segno  e  le  idee  del  popolo 
e  il  lavoro  scientifico,  per  passare  a  discorrere  dei  Rapporti  generali  fra 
Stato  e  Chiesa,  e  infine  di  alcune  questioni  che  vorrebbero  essere  particolari, 
cioè  dei  regi  economati  e  delle  imposte  ecclesiastiche,  della  manomorta  e 
della  riforma  del  clero  secolare  e  regolare.  Ma  o  c'inganniamola  partito,  o 
una  simile  distribuzione  di  materia  non  la  comprendiamo  ;  perchè,  in  verità, 
anche  nella  parte,  che  vorrebbe  essere  generale,  sono  trattate  molte  questioni 
particolari,  o  se  pure  si  vogliono  dire  generali,  lo  sono  né  più  né  meno  delle 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  81 


—  628  — 

altre.  Il  foro  ecclesiastico,  l'asilo,  l'esenzione  dalle  imposte,  la  stampa  ecc. 
non  si  distinguono  infine  da  quelle  siili'  economato,  sulla  manomorta,  sulla 
riforma  del  clero,  se  non  per  la  loro  diversa  natura,  per  lo  speciale  carattere 
politico  che  domina  in  esse,  come  si  distinguono  le  altre  pel  loro  carattere 
economico  e  morale. 

«  E  neppure  il  metodo  è  quale  lo  avremmo  desiderato.  L'autore  non 
divide  la  sua  storia  per  periodi,  ma  per  istituti,  e  tratta  paratamente  di 
ciascuno  di  essi  seguendone  lo  svolgimento  dal  suo  primo  apparire  nella  vita 
del  popolo  fino  alla  sua  decadenza  o  alla  forma  nuova  che  è  venuto  assu- 
mendo nei  tempi  a  noi  più  vicini  ;  e  questo  metodo  ha  certo  i  suoi  vantaggi, 
ma  non  tali  da  bilanciare  i  danni.  Certamente  può  interessare  e  giovare  allo 
studioso  di  trovare  in  ogni  capitolo  una  completa  monografia  e  tutto  ciò  che 
gli  fa  mestieri  per  l'argomento;  ma  la  unità  del  lavoro  ne  soffre;  non  si  riesce 
a  scorgere  come  i  vari  istituti  si  colleghino  tra  loro  e  s'intreccino,  e  certo 
ne  va  perduto  il  carattere  dell'epoca.  Né  si  evitano  le  ripetizioni.  Non  sa- 
ranno ripetizioni  che  si  riferiscano  a  singoli  istituti,  ma  ripetizioni  di  influenze, 
di  cause,  di  idee,  in  mezzo  alle  quali  la  esposizione  non  può  che  soffrirne. 

«  Insieme,  ci  sarebbe  piaciuto  che  i  confronti  con  le  condizioni  civili  ec- 
clesiastiche degli  altri  Stati  d'Italia  fossero  più  frequenti;  e  invece  scarseg- 
giano. In  generale  l'autore  se  n'è  astenuto;  e  così  non  si  riesce  bene  a  capire 
quale  posto  occupi  questa  Storia  particolare  dello  Stato  e  della  Chiesa  nel- 
l'insieme della  Storia  generale  italiana;  e  manca  uno  dei  precipui  criteri, 
che  è  quello  del  paragone,  per  giudicare  della  importanza  dell'opera  legisla- 
tiva. I  fatti  stessi  sono  a  volte  esposti  troppo  nudamente,  mentre  non  sarebbe 
stato  male  di  sollevarsi  sopra  essi;  e  anche  la  lingua  e  lo  stile  lasciano 
molto  a  desiderare. 

«  Un  carattere  affatto  diverso  ha  il  lavoro  del  Brugi  sulle  Dottrine  giu- 
ridiche degli  agrimensori  romani.  Qui  non  abbiamo  davanti  a  noi  una  storia 
nel  senso  proprio  della  parola;  e  nondimeno  il  lavoro  è  un  prezioso  contri- 
buto che  potrà  quando  che  sia  servire  alla  storia  di  quella  proprietà  romana, 
ancora  così  poco  conosciuta,  nonostante  i  molti  studi  che  si  son  fatti  intorno 
ad  essa,  e  d'altra  parte  così  meritevole  di  esserlo. 

«  In  generale  gli  scritti  degli  agrimensori  romani  sono  poco  studiati  dai 
giuristi.  Anni  sono  se  n'è  occupato  molto  sapientemente  il  Rudorff;  ma  il  suo 
esempio  non  ebbe  seguito.  Ed  è  male,  perchè  la  importanza  di  quegli  scritti, 
anche  per  lo  studio  del  diritto,  è  grandissima,  essendoché  l'indole  stessa 
degli  uffici  degli  agrimensori  li  obbligasse  ad  avere  speciali  cognizioni  giu- 
ridiche; e  molte  cose  appaiono  realmente  in  una  nuova  luce.  Certo  il  fascino 
di  chi  si  fa  a  studiarli  attentamente  è  profondo;  e  anche  il  Brugi  non  vi 
ha  saputo  resistere. 

«  Un  contributo  importante  alla  storia  della  proprietà  offre  il  capitolo 
su  la  occupazione  abusiva  del  suolo  pubblico. 


—  629  — 

«  L'autore  la  chiama  abusiva  perchè  non  si  trattava  di  rei  nullius. 

a  Ora,  si  sa  qual  sorte  toccasse  alle  terre  conquistate;  tolte  all'inimico 
passavano  nel  dominio  del  popolo;  e  quanto  più  si  risale  la  corrente  dei 
secoli  tanto  più  vediamo  questo  patrimonio  immobiliare  del  popolo  essere 
grande.  L'ager  privatusJ  se  pur  c'è,  è  ben  poca  cosa  in  confronto  dell'air 
publicus. 

*  Ma  non  manca  la  occupazione  abusiva  del  suolo  pubblico.  Che  se  il 
magistrato  rivendica  talvolta  il  luogo  pubblico  occupato  dal  privato,  spesso 
la  occupazione  abusiva  viene  legittimata  dal  tempo.  Il  possesso  naturale  ha 
condotto  veramente  al  dominio,  L'autore  dice  a  ragione,  che  appunto  i  libri 
degli  agrimensori  ci  rivelano  questa  pagina  di  storia  a  larghi  tratti,  ma  sicuri. 
E  d'altra  parte  soggiunge  che  la  occupazione  protratta  per  lungo  tempo  con- 
serva sempre  il  suo  vizio  d'origine,  e  una  usucapione  a  rigor  di  diritto  è  im- 
possibile. Certo,  c'è  stata  lotta  tra  l'autorità  pubblica,  che  rivendicava  il  suolo 
pubblico  e  i  privati  che,  invocando  la  vetustas,  volean  difendere  la  occupa- 
zione. Spesso  poi  la  ricerca  dei  subseciva  allarmava  addirittura  le  popolazioni; 
e  si  finiva  col  tollerare  la  usurpazione  come  il  minore  dei  mali,  finché  un 
editto  di  Domiziano  liberò  tutta  l' Italia  dal  pericolo,  riconoscendo  come  pro- 
prietà il  possesso  dei  subseciva. 

«  Altri  studi  riguardano  la  condizione  giuridica  dei  corsi  d'acqua,  che 
è  stata  sempre  oggetto  di  vive  dispute  tra  i  giuristi.  Alcuni  hanno  distinto 
i  fiumi  in  pubblici  e  privati;  mentre  Giustiniano  diceva  che  eran  tutti  pub- 
blici. E  in  questa  discrepanza  di  opinioni  interessa  vedere  come  la  pensassero 
gli  agrimensori.  Han  essi  conosciuto  veramente  dei  fiumi  privati?  E  quale 
era  il  trattamento  del  fiume  nell'air  limitatus  e  quale  negli  agri  arci  finii? 
In  generele  è  oramai  assodato  che  la  differenza  di  condizione  dell'ir  arci- 
finius,  rimpetto  al  limitatus,  deve  aver  avuto  la  sua  grande  influenza,  specie 
per  la  questione  della  proprietà  dell'alveo;  ma  gli  agrimensori  non  si  sono 
occupati  di  agri  arci  finii.  Del  resto,  secondo  essi,  l'antico  diritto  romano 
ammetteva  certamente  il  concetto  della  proprietà  dello  Stato  sull'alveo  del 
fiume  pubblico  ;  ma  il  concetto  sarebbe  venuto  meno  nei  frammenti  del  Di- 
gesto, per  im  complesso  di  cause,  tra  cui  principalissima  la  lenta,  ma  con- 
tinua, trasformazione  àQÌYager  publicus  in  suolo  privato.  L'autore  studia 
l'alveo  del  fiume  pubblico  quando  questo  era  stato  considerato  come  un 
subsecivus,  e  nota  come  gli  agrimensori  ne  abbiano  considerato  la  occupa- 
zione come  abusiva:  il  suolo  dell'alveo  era  pubblico.  Lo  stesso  dicasi  del 
caso  in  cui  i  fondi  rivieraschi  fossero  stati  le  antiche  striscie  lateralmente 
assegnate  al  fiume  e  poi  vendute  ai  privati,  o  quando  lo  spazio  di  suolo  ascritto 
al  fiume  pubblico  fosse  stato  un  locus  exceptus.  Il  locus  exceptus  era  una 
condizione  simile  ai  subseciva  ;  e  infatti  gli  agrimensori  lo  trattano  pure  come 
luogo  pubblico.  L'autore  conchiude  a  ragione ,  osservando  che  il  princi- 
pio, che  considera  il  letto  del  fiume  come  una  proprietà  dello  Stato,  sta  in 


—  630  — 

relazione  con  l'altro  della  proprietà  del  popalus  su  tutto  il  suolo  che  non  è  pas- 
sato legittimamente  in  proprietà  privata  :  quanto  più  questo  secondo  principio 
scade  nella  coscienza  giuridica  popolare,  tanto  più  l'altro  svanisce  e  a  poco 
a  poco  scompare. 

«  Oggetto  di  speciale  trattazione  è  una  antinomia  tra  un  passo  di  Frontino 
e  uno  di  Ulpiano' trascurata  dagli  scrittori.  Secondo  Frontino  (50,9)  l'alveo 
si  potrebbe  concedere  in  compenso  a  colui  che  è  danneggiato  dal  fiume,  che 
scorre  attraverso  il  suo  campo:  ma  lo  stesso  Frontino  si  ricrede;  meutre  i 
giureconsulti  avrebbero  interpretato  diversamente  la  cosa,  negando  che  il 
suolo  che  aveva  cominciato  ad  essere  del  popolo  romano,  potesse  venire 
usucapito  da  alcuno.  Ma  a  quali  agri  si  riferisce  Frontino?  Ed  ha  egli  ap- 
plicato bene  il  principio  dei  giuristi  che  i  luoghi  pubblici  non  si  usucapiscono  ? 

«  Per  ciò  che  risguarda  le  alluvioni,  l'autore  nota  il  diverso  modo  con 
cui  gli  agrimensori  e  i  giuristi  pongono  la  tesi.  Mentre  questi  portano  la 
propria  considerazione  sulla  qualità  del  fondo  (agri  limitati  o  àrcifinii%  quelli 
la  portano  sul  fiume.  Quale  n'è  il  fondamento  giuridico?  Frontino  credeva 
che  fosse  più  argomento  da  giuristi  che  da  agrimensori  :  nondimeno  ne  parla. 
Le  particelle  di  terra  trasportate  dal  fiume  lungo  il  fondo  sono  acquistate  non 
per  se  stesse,  ma  come  parte  di  alveo  che  si  scopre.  E  la  causa  giuridica 
della  alluvione  è  la  irreconoscibilità  della  parte  abducta.  Perciò  il  possessore 
della  sponda  danneggiata  non  può  appropriarsi  il  suolo  scoperto  alla  riva  op- 
posta. Ma  quali  sono  i  fiumi  nei  quali  era  ammessa  l'alluvione? 

«  Altre  ricerche  si  riferiscono  alle  isole  fluviali,  al  cambiamento  del 
locus  qui  servii  nelle  servitù  di  passaggio,  alle  pertinenze  immobili  dei  fondi 
rustici;  e  specie  per  ciò  che  concerne  le  isole,  e' erano  più  casi  da  studiale 
per  es.  se  l' isola  era  nata  nel  fiume,  oppure  si  era  staccata  dal  fondo  rivierasco, 
o  si  trattava  di  un'isola  tra  il  nuovo  e  il  vecchio  alveo  negli  agri  limitati  ecc. 

«  Tutto  sommato,  il  lavoro  del  Brugi  fa  fede  di  uno  studio  amoroso, 
paziente ,  molto  coscienzioso  degli  scritti  degli  antichi  agrimensori  ;  e  si  vede 
chiaro,  che  una  lunga  dimestichezza  lo  ha  reso  padrone  della  materia.  Insieme 
arriva  a  risultati  molto  soddisfacenti.  Non  tutti  però.  Molte  cose  si  sapevano 
già  prima,  e  quegli  scritti  non  fanno  che  confermarli  ;  ma  altre  si  presentano 
sotto  un  nuovo  aspetto.  Specie  le  regole  del  diritto  romano  sugli  incrementi 
e  decrementi  dei  fiumi,  avvicinate  alla  loro  ragione  storica,  che  alla  sua  volta 
dipende  dalla  diversa  natura  degli  acri  limitati  o  arci  finii,  si  capiscon  meglio. 
E  nondimeno  anche  questo  lavoro  non  parve  raggiungere  quel  grado  di  per- 
fezione, per  cui  gli  si  potesse  attribuire  il  premio. 

«  Intanto  è  mi  lavoro  ancora  frammentario  ;  e  l'autore  stesso  avverte  che 
altre  importanti  dottrine  giuridiche  contenute  nei  libri  degli  agrimensori  sa- 
ranno esposte  in  seguito.  Finora  abbiamo  solo  a  che  fare  con  un  saggio,  per 
quanto  lodevolissimo,  di  un'opera  di  maggior  lena,  a  cui  l'autore  sta  atten- 
dendo ;  e  così,  prima  di  pronunciare  un  giudizio  definitivo,  ci  è  parso  miglior 


—  631  — 

consiglio  l'aspettare,  sperando  che  possa  condurla  presto  a  compimento.  E  anche 
ci  siamo  lusingati,  che  tornando  con  mente  più  riposata  sul  suo  lavoro,  potrà 
riempiere  qualche  lacuna  o  purgarlo  di  qualche  menda,  che  ora  vi  si  trova. 
Sopratutto  si  sarebbe  desiderata  una  critica  più  vigorosa  ed  acuta  delle  fonti. 
Quella  usata  dall'autore  ha  qua  e  là  un  carattere  piuttosto  fiacco  ;  e  così  non  dee 
far  meraviglia  se  a  volte  non  riesca  a  trasfondere  in  chi  legge  quei  convinci- 
menti che  certo  sono  in  chi  scrive.  Fu  anche  notato,  che  a  volte  egli  gira  attorno 
alle  questioni  senza  prenderle  di  fronte,  o  non  le  tocca  affatto.  Per  esempio 
l'autore  parla  di  una  occupazione  legittima,  del  suolo  pubblico,  cioè  di  una 
occupazione  permessa  sotto  date  condizioni  e  modi;   ma  quali?  Egli  non  lo 
dice;  eppure  in  Siculo  138,14,  che  egli  cita,   avrebbe  potuto  trovarne  una, 
che  non  differiva  gran  fatto  da   simili   condizioni  messe  da   altri  popoli  in 
simili  gradi  di  coltura  :  quoti  aut  (miles)  excoluit  aut  in  spem  colendi  occu- 
pava. Altrove,  parlando  di  un  passo  di  Frontino  (50,9)  su  l'alveo  derelitto, 
ricordato  più  su,  dice  che  l'agrimensore  aveva  interpretato  bene  la  sentenza 
dei  giuristi,  che  i  luoghi  pubblici  non  si  usucapiscono  ;  ma  confesso  di  non 
comprendere  che  cosa  ci  abbia  a  fare  qui   la  usucapione.  Capirei  anche  che 
l'alveo  del  fiume,  come  cosa  del  popolo  romano,  non  si  possa  occupare  ;  ma  la 
usucapione?!  D'altronde  la  stessa  occupazione  mi  parrebbe  difficile  ad  esclu- 
dere, se  anche  l'alveo  fosse  stato  considerato  come  un  subsecivum,  tanto  più 
che  Domiziano  aveva  già  riconosciuto   la   proprietà  dei   subseciva  in  Italia. 
Né  sarebbe   stato   inutile  di  tentare   una   conciliazione   di   Gaio   nella  L.  7 
§  5  D.  de  a.  r.  d.  41.1  col  §  23  I.  de  r.  d.  3.1  che   sembrano  contraddirsi. 
Specie   la   frase   di   Gaio    Seti  vix   est  ut   id  obtineal   è  una   frase   molto 
disputata.  Forse  voleva  dire  che,  rigorosamente  parlando,  il  proprietario  del 
terreno  invaso  dal  fiume  perde  la   sua   proprietà  su  esso   e  non  la  ricupera 
neppure  nel  caso  che  il  fiume  si  ritiri,  tornando  al  letto  di  prima  ;  ma  che 
d'altra  parte  generalmente  la  equità  prevaleva  sullo  stretto  diritto. 

«  L'opera  del  Vivante,  intorno  alle  Assicurazioni  sulla  vita  ci  trasporta 
addirittura  in  un  altro  ordine  d'idee.  Il  campo  è  qui  strettamente  giuridico 
e  di  tutta  attualità.  Si  tratta  di  una  speciale  configurazione  contrattuale,  che 
certo  ha  le  sue  radici  nel  medio  evo,  ma  che  a'  dì  nostri  ha  assunto  vaste 
proporzioni,  quali  certamente  il  medio  evo  non  conosceva,  e  anche  è  venuta 
rizzandosi  su  nuova  base.  Al  magro  contratto  di  rendita  vitalizia,  che  si  trova 
dapprima  nella  storia,  si  sono  venute  via  via  aggiungendo  molte  altre  ope- 
razioni, per  il  caso  di  sopravvivenza  o  di  morte;  e  l'affare  isolato,  avventizio, 
ha  ceduto  sempre  più  il  posto  all'  impresa,  assumendo  quasi  un  nuovo  aspetto. 
Certo  la  differenza  tecnica  è  piuttosto  profonda,  perchè  ciò  ch'era  un  giuoco 
sulla  mortalità  altrui,  diventò  un'industria  equilibrata  e  prudente;  o  anche 
si  potrebbe  dire  che  l'assicurazione  è  entrata  in  un  ambiente  economico  più 
favorevole  al  suo  sviluppo.  Ora  l'intento  del  Vivante  è  appunto  di  cogliere 
le  assicurazioni  nella  pratica   della  attuale  vita  sociale ,  per   venire  poi  alla 


—  632  — 

costruzione  giuridica  della  assicurazione  sulla  vita,  notando  le  trasformazioni, 
che  si  vanno  effettuando  nel  suo  concetto  e  commentando  ad  un  tempo  l'at- 
tuale legislazione. 

«  La  natura  giuridica  del  contratto  di  assicurazione  sulla  vita  è  stata 
veduta  diversamente  dagli  scrittori.  Per  gli  uni  è  un  vero  e  proprio  contratto 
di  assicurazione  tendente  a  risarcire  il  danno  prodotto  dalla  morte  ;  per  gli 
altri  è  un  mero  contratto  di  capitalizzazione  e  di  risparmio ,  senza  scopo 
d'indennità  e  senza  elemento  di  rischio;  il  Vivante  si  colloca  in  mezzo  tra 
queste  due  opposte  direzioni  e,  pur  riconoscendo  che  sia  un  contratto  di  assi- 
curazione, in  cui  il  debito  o  la  misura  del  debito  dei  contraenti  è  designato 
dalla  sorte,  esclude  che  ci  sia  uno  scopo  di  risarcimento.  In  sostanza  anche 
l'assicurazione  sulla  vita  apparterebbe  alla  stessa  famiglia  giuridica  delle 
altre.  Gli  elementi  comuni  ed  essenziali  di  tutti  questi  contratti  sarebbero 
secondo  il  Vivante:  un'impresa  assicuratrice,  un  rischio  indipendente  dalla 
volontà  delle  parti;  un  premio  pagato  all'impresa  secondo  le  probabilità  che 
il  rischio  succeda.  Specialmente  merita  osservazione  lo  sforzo  continuo  che 
l'autore  fa  per  piantare  l'assicurazione  sulla  base  dell'impresa.  E  un'idea  che 
domina  tutto  il  libro,  e  che  gli  è  stata  suggerita  dalla  larga  organizzazione 
industriale,  che  l'assicurazione  ha  assunto  oggigiorno,  e  particolarmente  dalla 
formazione  di  un  fondo  di  premi  e  dalla  necessità  di  una  amministrazione  che 
ne  curi  l'impiego.  Col  che  non  è  detto  che  si  possa  anche  concepire  un 
contratto  di  assicurazione  fuori  della  impresa  o  con  1" impresa  esercitata  da 
un  solo  individuo;  ma  l'autore  osserva  a  ragione  che  sarebbe  un  anacronismo, 
una  forma  imperfetta  sia  economicamente  sia  giuridicamente ...  un  compito, 
che  eccederebbe  le  forze  e  la  vita  di  un  individuo  e  di  qualsiasi  ente  che 
riposi  sovra  il  credito  personale. 

«  Insieme  l'autore  ha  abbandonato  l'idea,  da  lui  altra  volta  sostenuta, 
che  il  contratto  di  assicurazione  sulla  vita  non  sia  un  contratto  aleatorio;  e 
ha  fatto  bene.  Il  debito  o  la  misura  del  debito  dei  contraenti  sono  in  realtà 
designati  dalla  sorte,  e  nessuno  di  essi  può  sapere  se  trarrà  dal  contratto  un 
guadagno  o  una  perdita,  fino  al  verificarsi  dell'evento  fortuito.  D'altronde, 
soggiunge  il  Vivante,  il  contratto  d'assicurazione  sulla  vita  non  è  un  contratto 
d'indennità,  come  si  sostiene  ancora  da  molti.  Lo  scopo  di  risarcimento,  se 
pur  c'è  nell'assicurazione,  resta  ignorato  o  indifferente  all'assicuratore,  non 
costituisce  la  causa  giuridica  del  contratto,  a  differenza  della  assicurazione  sulle 
cose.  E  certo  non  è  raro  il  caso  che  un  contratto  venga  via  via  spogliandosi 
di  elementi  creduti  un  tempo  essenziali  e  ridursi  alla  sua  forma  più  sem- 
plice. Col  contratto  di  cambio  non  è  accaduto  diversamente.  La  rimessa  da 
luogo  a  luogo  parve  già  essenziale,  poi  passò  in  seconda  linea,  infine  è  scom- 
parsa. Ciò  stesso  avviene  col  contratto  di  assicurazione.  Ci  fu  un  tempo,  in 
cui  il  principio  d'indennità  parve  sì  essenziale  che  il  contratto  stesso  fu  detto 
contratto  d'indennità:  adesso  esso  tende  a  spogliarsene. 


—  633  — 

«  Il  Vivante  ha  scritto  un  libro  molto  pensato:  diremo  più,  ha  scritto 
il  miglior  libro  giuridico  che  la  scienza  italiana  vanti  su  questa  materia, 
che  del  resto  non  ne  vanta  molti.  La  sua  dottrina  è  copiosa.  Conosce  tutto  ciò 
che  è  stato  scritto,  da  più  anni,  in  proposito;  conosce  anche  i  regolamenti 
e  le  statistiche  delle  molte  compagnie  d'assicurazione,  le  clausole  delle  po- 
lizze, i  verdetti  dei  magistrati,  e  si  giova  di  tutto  questo  ricco  materiale 
scientifico  e  non  scientifico.  E  fa  bene.  In  genere  gli  istituti  del  diritto  com- 
merciale non  cessano  di  vivere  di  una  vita  attiva  e  feconda  perchè  sono  stati 
disciplinati  dalla  legge  o  elaborati  dalla  scienza;  ma  seguono  da  vicino  i 
bisogni  reali,  si  adattano  alle  loro  mille  esigenze,  si  modificano  e  si  trasfor- 
mano; e  non  se  ne  coglie  la  fisonomia,  né  si  possono  presentare  nella  loro 
unità  organica,  senza  cacciar  lo  sguardo  a  fondo  in  tutto  questo  largo  pro- 
cesso scientifico  e  pratico,  e  combinare  e  fondere  l'uno  coll'altro.  Dopo  ciò 
sarebbe  quasi  inutile  il  notare  che  il  metodo  seguito  dall'autore  è  positivo, 
cioè  di  osservazione;  ma  del  resto  egli  procede  liberamente,  qua  e  là  con 
vedute  e  criteri  suoi,  e  con  un  certo  calore,  proprio  delle  intime  convinzioni. 

«  E  nondimeno  anche  relativamente  a  questo  libro  abbiamo  fatto  più 
riserve. 

«  Il  difetto  che  più  degli  altri  balza  agli  occhi,  è  la  deficienza  della 
parte  economica.  L'autore  di  proposito  non  ne  ha  voluto  trattare  ;  ma  la  vostra 
commissione  ha  ritenuto  che  non  ne  potesse  fare  a  meno.  Né  la  pretesa  parrà 
esagerata  per  poco  si  pensi  che  la  cifra  del  capitale  assicurato  s'accosta  ai 
35  miliardi;  e  infine  dalla  natura  economica  dipende  anche  la  costruzione 
giuridica.  Certo,  l'assicurazione,  studiata  così  nella  sua  base  economica,  si 
sarebbe  messa  in  relazione  coi  bisogni  odierni,  molto  più  che  ricorrendo,  come 
ha  fatto  l'autore,  ad  una  costruzione  tecnica  a  base  statistica,  la  quale,  dopo 
tutto,  non  è  così  sicura,  come  si  potrebbe  credere.  Infatti  fino  a  che' punto 
possono  dirsi  veramente  accettabili  e  applicabili  le  tavole  di  mortalità?  Ce 
n'ha  di  varia  natura;  e  cotesta  incertezza,  e  in  parte  anche  cotesta  deficienza, 
della  base  statistica  può  riverberarsi  sull'intero  contratto.  In  realtà,  il  modo 
con  cui  queste  società  di  assicurazione  si  costituiscono  a  base  statistica  può 
far  luogo  a  sgradite  sorprese,  e  sarebbe  stato  prezzo  d'opera  l'accennarle. 

«  Fors'anco  dipende  da  ciò,  che  la  parte  critica  non  sia  trattata  con 
quell'ampiezza  che  sarebbe  stata  desiderabile.  Certo,  qua  e  là  l'autore  arrischia 
qualche  appunto  agli  attuali  ordinamenti  legislativi,  ma  piuttosto  timidamente, 
specie  in  vista  dei  forti  attacchi,  che  l'istituto  com'  è  disciplinato  oggigiorno 
da  noi,  ha  subito  per  parte  di  altri.  Infine,  dopo  letto  il  libro  del  Vivante, 
è  parso  che  restasse  il  dubbio,  se  tutto  non  vada  proprio  abbastanza  egregia- 
mente e  non  ci  sia  nulla  a  ridire,  o  se  occorra  ritoccare  qua  e  là,  e  introdurre 
qualche  temperamento  o  modificazione  o  riforma  corrispondente  all'indole  ed 
alle  accidenze  dell'istituto. 

«  Un'altra  cosa  abbiamo  indarno  desiderato,   ed  è  la  parte  storica,  che 


—  634  — 

pure  avrebbe  giovato  tanto  a  lumeggiare  l'istituto  e  collocarlo  al  suo  vero 
posto. 

«  Aggiungiamo  un'altra  considerazione.  Le  imprese  d'assicurazione  sono 
essenzialmente  imprese  internazionali;  e  dunque  appunto  la  trattazione  di 
questa  materia  si  dovrebbe,  s'altra  mai,  condurre  per  via  di  comparazione. 
Invece  l'autore  s' è  contentato  di  ristampare  le  leggi  forastiere  in  calce  al 
volume,  e  appena  qua  e  là  e'  è  qualche  riscontro  nel  corpo  dell'opera.  Ora, 
ciò  è  sembrato  insufficiente  alla  vostra  commissione.  La  comparazione,  fatta 
attentamente,  ci  avrebbe  fatto  toccar  con  mano  come  sieno  regolate  queste 
imprese  fuori  del  nostro  territorio,  e  quale  influenza  possa  avere  la  legge 
estera  sulla  nostrana  quando  ci  facciamo  a  contrattare  con  un  forastiero. 

«  Né  sarebbe  stato  male  di  attingere  più  largamente  ai  principi  del 
diritto  civile.  Dopo  tutto  ci  son  materie,  per  es.  quella  della  cessione,  in  cui 
il  legislatore  non  ha  formulato  principi  propri,  e  si  è  attenuto  a  quelli  del 
diritto  civile.  Lo  stesso  Vivante  nota  questo  ;  ma  egli  non  è  forse  così  dotto 
civilista,  come  è  profondo  commercialista,  e  così  avviene  che  si  potrebbe  muo- 
vere qualche  serio  dubbio  a  talune  sue  conclusioni  giuridiche  desunte  special- 
mente dal  diritto  comune. 

«  Anche  la  forma  è  stata  trovata  troppo  ricisa  e  assoluta.  Col  che  non 
vogliamo  dire,  che  il  libro  ci  sarebbe  piaciuto  più  se  avesse  assunto  un  tono 
polemico;  ma  generalmente  ci  sono  troppe  afférmazioni  dommatiche,  chi'  la- 
sciano per  lo  meno  il  desiderio  di  una  più  larga  discussione,  e  troppe  diffi- 
coltà non  avvertite,  o  almeno  non  rilevate,  di  cui  si  sente  o  si  intravede  la 
esistenza,  e  non  si  sa  o  non  si  capisce  se  e  in  qual  modo  l'autore  sia  rie- 
scito  a  superarle. 

«  Così  pur  tributando  anche  a  questo  lavoro  gli  elogi  che  merita,  la 
commissione  non  ha  creduto  che  raggiunga  veramente  quel  grado  di  assoluta 
bontà  intrinseca,  che  si  suole  generalmente  esigere  pel  conferimento  del  premio 
di  S.  M.  il  Re.  E  d'altra  parte  anche  questo  studio,  come  quello  del  Brugi, 
è  tale  da  accostarsi  molto  a  queste  maggiori  esigenze.  La  vostra  commissione 
è  d'avviso,  che,  sebbene  nessuno  dei  due  possa,  allo  stato  attuale,  meritare 
il  premio,  nondimeno  potrebbero  venir  messi  entrambi  in  condizione  di  meri- 
tarlo, non  trattandosi  infine  che  di  un  lavoro  di  revisione.  Ciò  che  importa 
è  che  venga  completata  la  parte  manchevole,  tolte  alcune  incertezze  e  ine- 
sattezze, corrette  le  mende,  in  ispecie  data  qua  e  là  una  dimostrazione  più 
sicura  e  persuasiva,  e  forse  gli  autori  non  avranno  difficoltà  a  farlo.  In  questa 
speranza  la  vostra  commissione  ha  sentito  meno  il  dispiacere,  che  prova,  di 
dovervi  proporre  che  il  presente  concorso  venga  prorogato  di  un  biennio  ». 


—  635  — 

Relazione  della  Commissione  giudicatrice  del  concorso  al  premio 
Reale  per  la  Mineralogia  e  Geologia  per  l'anno  1886.  — 
Commissari  :  Cannizzaro,  Meneghini,  Struever  e  Taramelli 
(relatore). 

«  Il  prof.  Giovanni  Moro,  presentò  un  manoscritto  di  130  pagine:  Sul 
mare  quaternario. 

«  L'  argomento  delle  oscillazioni  del  livello  marino  fu  anche  recentemente 
dibattuto  da  geografi  e  geologi,  in  particolare  da  Zoffritz,  Pfaff,  Suess  e  Penk, 
e  se  ne  trova  qualche  cenno  in  tutti  gli  ultimi  trattati  di  geologia.  L'autore 
è  affatto  digiuno  di  studi  recenti;  fidandosi  a  dati  scentifìci  insufficienti,  in 
base  alle  proprie  osservazioni,  a  dir  vero  stabilite  in  vari  punti  della  costa 
italiana,  avendo  inteso  a  suo  modo  i  fenomeni  quaternari,  e  riconosciuto  nei 
cordoni  litorali  l'opera  di  grandiosi  fiumi  scendenti  da  smisurati  ghiacciaj,  e 
scoperto,  a  cagion  d'esempio,  che  il  Po,  tra  le  altre,  ha  depositato  la  colli- 
netta di  Campoformio  in  Friuli,  ed  indotto  che  per  tanta  acqua  allora  scor- 
rente il  mare  si  fece  allora  dolce  a  grande  raggio  attorno  alle  coste,  viene 
poi  alla  conclusione  che  in  epoca  glaciale  il  mare  rapidamente  si  è  alzato, 
poi  abbassato  per  dieci  metri,  ovunque.  Dice  che  la  invasione  del  mare  ha 
largamente  contribuito  «  all'  imbarbarimento  universale  dei  popoli,  colti  dal- 
l' orridezza  del  clima  glaciale  »  promettendo  di  somministrare  con  altro  lavoro 
la  spiegazione  della  comparsa  e  della  scomparsa  di  quant' acqua  occorreva  per 
produrre  l'affermata  oscillazione  generale  del  livello  marino. 

«  Queste  affermazioni  ed  i  sottili  ragionamenti,  che  le  appoggiano,  sono 
dirette  a  dimostrare  una  tesi  oltremodo  ardita.  Il  tempio  di  Serapide  e  le 
mura  di  Pesto,  anteriori  all'epoca  quaternaria,  sono  i  monumenti  di  un  po- 
polo autoctono,  non  ancora  per  la  detta  cagione  imbarbarito. 

«  Non  aggiungiamo  altre  parole  in  difesa  della  commissione,  affatto  con- 
traria alla  speranza  che  nutre  l'autore,  di  aver  colte  le  cagioni  «  per  cui 
sorse  sterminatrice  la  gran  giornata  glaciale  ». 

u  F.  Cordenons,  Sul  meccanismo  delle  eruzioni  vulcaniche  e  geise- 
riane,  parte  prima,  stampata  in  Venezia,  1885;  parte  seconda,  manoscritto 
di  23  pagine. 

«  Nella  parte  stampata,  l'autore  svolge  la  «  ipotesi  della  esistenza  delle 
caldaje  sottocrostali,  separate  affatto  dai  camini  vulcanici  »,  ipotesi  che  egli 
aveva  due  anni  prima  incidentalmente  accennato,  trattando  dei  terremoti 
(Étude  sur  les  tremblements  de  terre  et  les  volcans.  Archives  des  sciences 
physiques  et  naturelles,  X,  1883). 

«  Dice  giuocoforza  supporre  che  la  materia  lavica  formi  un  mare  unico, 
lasciando  per  altro  indeciso  se  sotto  tutta  la  crosta  terrestre,  o  limitato  ad 
Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  82 


—  636  — 

alcune  sue  parti.  Essa  teoria  del  mare  lavico  unico  si  concilia,  egli  dice, 
colla  localizzazione  e  coli' indipendenza  dei  vulcani,  ammettendosi  che  ogni 
vulcano  sia  un  pertugio  od  un  rubinetto,  pel  quale  sfugge  il  vapor  acqueo, 
accumulatosi  in  località  vicine,  affatto  separate  da  quelle  dei  vulcani.  Suppone 
che  i  camini  vulcanici  sorgano,  non  immediatamente  al  di  sopra  di  queste 
cavità,  ma  lateralmente  ad  esse  ;  e  si  sprofondino  in  modo  che  la  loro  parte 
inferiore  rimanga  costantemente  immersa  nel  mare  lavico,  rimanendo  così 
tolta  la  libera  comunicazione  tra  il  camino  e  la  cavità,  nei  periodi  di  calma. 
La  eruzione  invece  avverrà  quando  la  massa  del  vapore,  aumentata,  avrà 
fatto  abbassare  sotto  di  sé  il  livello  del  mare  lavico,  per  raggiungere  la  parte 
inferiore  del  camino  vulcanico,  scacciandone  polverizzata  lava  continuamente 
rimpiazzata  da  nuova,  spintavi  dalla  corrente  del  vapore  e  dalla  gravità,  che 
la  costringe  a  mantenere  costantemente  il  suo  livello. 

«  Immaginando  la  estremità  inferiore  del  camino  vulcanico  più  o  meno 
sprofondata  nel  mare  lavico,  od  all'  opposto  da  esso  sollevata  ;  supponendo  più 
o  meno  vicine  cavità  diverse,  nelle  quali  si  accolga  ed  accumuli  con  sempre 
crescente  tensione  il  vapore  acqueo  (trascurando  la  minima  porzione  degli 
altri  gaz)  ;  ideando  convenientemente  disposte  esse  cavità,  perchè  in  dati  casi 
ne  avvenga  comunicazione  tra  di  loro  e  col  camino  vulcanico,  l'autore  trova 
che  la  sua  ipotesi  dà  facile  spiegazione  delle  varie  fasi  eruttive,  pliniana, 
stromboliana,  solfatarica,  delle  alternanze  o  successioni  loro,  del  ridestarsi  e 
dello  spegnersi  dell'attività  vulcanica,  persino  dei  corchi  craterici,  delle  fen- 
diture e  dei  vulcani  della  Luna. 

«  A  confermarne  la  attendibilità,  l'Autore  intraprende  a  dimostrare  che 
le  ipotesi  proposte  degli  altri  autori  possono  spiegare  tale  o  tal'  altro  feno- 
meno; ma  nessuna  vale  a  spiegarli  tutti.  Prende  in  rapido  esame  la  teoria 
del  Mallet,  quella  del  Lapparent,  che  paragona  alla  Goriniana,  e  quella,  che 
egli  intitola  fisico-chimica  o  dei  laghetti  di  lava  intercrostali  e  che  attribuisce 
a  Volger;  e  tace  di  tutte  le  altre. 

«  Nella  seconda  parte  manoscritta,  il  Cordenons  espone  come  sia  stato 
indotto  a  dedicare  i  suoi  studi  esperimentali  alle  eruzioni  geiseriane,  man- 
candogli i  mezzi  di  istituire  opportune  esperienze  sulle  vulcaniche. 

«  Dopo  aver  descritto  i  fenomeni  dei  geiser  d' Irlanda,  della  Nuova  Ze- 
landa e  dell'America,  espone  la  teoria  del  Mackenzie  e  quella  del  Bunsen, 
confermata,  egli  dice,  dagli  esperimenti  del  Tyndall.  Non  cita  quelle  di 
F.  Muller  e  di  K.  L.  Bauer. 

«  Con  ottimo,  lodevolissimo  consiglio,  il  Cordenons  volle  assoggettare 
alla  prova  dell'esperimento  le  due  diverse  teorie.  Fece  costruire  un  tubo  si- 
mile a  quello,  del  quale  si  serviva  nei  suoi  esperimenti  il  Tyndall  (ma  non 
quello  di  F.  Muller):  provò  e  riprovò  in  tutti  i  modi,  ma  i  getti  che  ne 
ottenne  «  presentavano,  egli  dice,  caratteri  ben  differenti  da  quelli  che  con- 
traddistinguono le  eruzioni  geiseriane  » . 


—  637  — 

«  Nelle  prove  (invece)  fatte  colla  caldaja  chiusa,  cui  applicai  (egli  dice) 
un  canale  emissario,  foggiato  secondo  l'idea  del  Mackenzie,  la  durata  dell'eru- 
zione era  proporzionatamente  molto  più  grande  ;  l'acqua  del  tubo  veniva  più 
volte  rimbalzata,  e  quindi  il  getto  riproduceva  esattamente  quelle  oscillazioni, 
che  sono  proprie  del  getto  di  tutti  i  geiser  e  massime  dei  grandi  » .  Così  di 
altri  singolarissimi  fenomeni  ottenne  la  riproduzione.  Ed  a  spiegare  quelli 
delle  così  dette  pseudo-eruzioni  del  Grande  d' Islanda  e  del  Gigante  d'Ame- 
rica, suppone,  in  luogo  di  un  semplice  bacino,  in  cui  si  accolgano  i  vapori, 
una  lunga  caverna,  suddivisa  dalle  irregolarità  della  volta  in  più  bacini,  co- 
municanti o  no  a  seconda  del  livello  dell'acqua.  Altre  analoghe  supposizioni 
spiegherebbero  i  getti  intermittenti  o  continui  di  soli  vapori. 

«  L'argomento  merita  ulteriori  studi,  essendo  gli  autori  tuttora  divisi  di 
parere  tra  la  teoria  del  Bunsen  e  quella  del  Lang.  È  indubitato  per  altro 
che  le  opinioni  devono  essere  rischiarate  dalla  conoscenza  geologica  del  ter- 
reno dove  questi  fenomeni  si  presentano. 

«  Sostenendo  coi  ragionamenti  e  colle  esperienze  la  spiegazione  antica 
del  Mackenzie,  ed  estendendola  (benché  dica  di  apprezzare  la  grande  diffe- 
renza) alle  eruzioni  vulcaniche,  il  Cordenons  ha  «  il  presentimento  che  la 
scienza  ufficiale,  togata  ed  irregimentata....  farà  passare  il  suo  scritto  inos- 
servato ».  Senza  seguirlo  nell'applicazione,  che  egli  fa  della  lotta  per  l'esi- 
stenza ai  prodotti  della  umana  intelligenza,  non  si  può  a  meno  di  proclamarlo 
felice  perchè  convinto  che  le  sue  idee  avranno  pieno  trionfo  quando,  nell'av- 
venire, saranno  dissepolte  da  qualche  uomo  illustre  di  oltre  alpe,  che  le  pro- 
clamerà come  proprie.  In  fatto  però  egli  non  fa  che  modificare  leggermente 
delle  idee  esposte  da  altri. 

«  La  commissione  non  vede  il  merito  di  molta  semplicità  e  nemmeno 
di  originalità  nelle  ipotesi  del  sig.  Cordenons  ;  né  ritiene  che  di  tali  disqui- 
sizioni si  avvantaggino  di  molto  la  geologia  e  la  fisica  terrestre. 

*  Marchese  Antonio  De-Gregorio.  —  28  lavori  diversi,  i  più  di  paleon- 
tologia. 

«  Il  sig.  marchese  De-Gregorio  Antonio  presenta  complessivamente  al 
concorso  28  lavori  stampati  ed  aggiunge  come  documenti  illustrativi,  ma  fuori 
di  concorso  perchè  scritti  in  francese,  i  cinque  fascicoli  finora  usciti  dagli 
Annales  de  geologie  et  paleontologie,  da  lui  medesimo  fondati.  Allo  stesso 
oggetto  è  prodotto  l'opuscolo,  che  porta  per  titolo:  Moderile  nomenclature 
des  coquilles,  accompagnato  da  nota  manoscritta,  dalla  quale  si  apprende  che 
l'autore  ha  speso  oltre  cento  mila  lire  nell'acquisto  di  collezioni  e  di  libri,  ed 
ha  destinato  la  dote  annuale  di  lire  cinque  mila  all'aumento  progressivo  del 
suo  gabinetto  geologico.  Il  detto  opuscolo  va  annesso  al  volume  intitolato: 
Fauna  di  s.  Giovanni  Ilarione  (1880).  Vi  sono  pure  addotte  le  ragioni,  che 
obbligarono  l'autore  a  ritardare  e  potremmo  ormai  dire  a  sospendere  le  pub- 
blicazioni di  questa  prima  parte.  Il  che  deve  molto  deplorarsi  ;  poiché,  come 


—  638  — 

o-iustamente  e  con  lealtà  lo  stesso  sig.  marchese  dichiara,  è  appunto  il  campo 
dei  molluschi  terziari  che  gli  è  più  famigliare.  Invece,  sedotto  dalla  attrat- 
tiva scentitica,  volle  dedicare  i  suoi  studi  e  i  suoi  mezzi  alla  illustrazione 
di  faune  secondarie;  in  un  campo,  cioè,  che  a  sua  confessione  gli  era  meno 
famigliare,  con  successo  quindi  assai  meno  felice.  Che  se  avesse  continuato, 
come  prometteva,  lo  studio  di  quella  sola  importantissima  fauna  terziaria  del 
vicentino,  che  ancora  non  era  stata  descritta  da  geologi  italiani  o  stranieri, 
egli  avrebbe  arrecato  alle  scienze  una  contribuzione  ben  più  utile  e  desiderata. 
«Si  riferiscono  a  faune  secondarie  i  seguenti  lavori:  Cornili  atonici 
della  Sicilia,  p.  11, 1882.—  Coralli  giuresi  della  Sicilia,  parti  due,  p.  12, 12, 
1882-83.  —  Nuovi  decapodi  atonici,  una  pagina,  1884.  — Fossili  titoniani 
del  biancone  di  Rovere  di  Velo,  6  pagine,  1883.  —  Fossili  dei  dintorni 
di  Pachino  1882,  22  pagine  e  6  tavole.  —  Iconografi  delle  faune  dell'oriz- 
zonte alpiniano  in  4°,  pag.  13,  e  30  tavole,  1886. —  Fossili  del  Giura-lias 
di  Segan  e  Valpore,  25  pag.  e  2  tavole.  —  Fossi/i  di  M.  Elice,  in  Sicilia, 
p.  12  e  2  tavole. 

«  Si  riferiscono  a  faune  terziarie,  oltre  l'accennato  principio  di  mono- 
grafia, uno  scritto  sui  fossili  delle  argille  scagliose,  22  pag.  e  5  tavole  1882. — 
Sette  brevissimi  lavori  sopra  specie  e  generi  terziari,  ed  un  volume  di  430  pagine 
e  7  tavole  su  talune  specie  viventi  e  fossili  mediterranee. 

«  Tratta  di  fauna  di  mammiferi  quaternari  un'  ultima  pubblicazione  : 
Intorno  ai  depositi  dei  roditori  e  carnivori  sulla  vetta  del  monte  Pelle- 
grino, in  8°  grande  di  39  pagine,  con  4  tavole. 

«  Non  ci  dilungheremo  nell'esame  particolareggiato  di  ciascuno  dei  suespo- 
sti lavori.  Per  dire  soltanto  dei  principali,  e  precisamente  dei  risultati  che 
con  essi  si  proponeva  di  raggiungere  l'egregio  autore,  possiamo  asserire  che 
a  proposito  delle  monografie  di  fossili  mesozoici  la  proposta  di  un  nuovo 
piano  e  di  sue  suddivisioni  non  incontrò  in  generale  l'approvazione  dei  geo- 
logi; e  che  le  descrizioni,  le  definizioni  e  le  nomenclature  delle  specie  non 
sembrarono  a  competenti  giudici  esenti  di  molte  contestazioni.  Alcune  forme 
descritte  come  nuove  erano  state  pubblicate  da  altri  con  materiale  prove- 
niente dalle  medesime  località;  in  generale  la  diagnosi  non  è  proporzionata 
all'abbondanza  delle  illustrazioni,  in  particolare  per  l'Iconografia  del  piano 
alpiniano.  Kimangono  bensì  le  molte  e  belle  tavole,  corredo  utilissimo  di 
studio,  del  quale  tutti  i  paleontologi  devono  essere  riconoscenti  alla  splendi- 
dezza dell'Autore  e  dell'Editore.  Più  completi  sono  i  lavori  sui  fossili  di 
Pachino  e  delle  Argille  scagliose;  ma  anche  in  questi  la  parte  descrittiva 
e  le  notizie  stratigrafiche  riescono  confuse  e  non  contemplano  l' importanza 
stratigrafica,    che  potrebbero  assumere  i  giacimenti  descritti. 

«  Nel  lavoro  sui  mammiferi  di  M.  Pellegrino,  le  considerazioni  generali, 
che  portano  l'autore  a  proporre  il  nuovo  nome  di  Frigidiano  pel  quaternario, 
secondo  un  concetto  che  taluni  autorevoli  geologi  potrebbero  ritenere  erroneo, 


—  639  — 

sono  meno  in  accordo  coli' entità  dello  studio.  La  proposizione  di  un  genere 
nuovo  {Pellegrinìa)  è  sostenuta  dall'autorità  del  sig.  Forsith  Major,  al  quale 
l'autore  sottopose  il  suo  scritto  e  rende  largo  tributo  di  riconoscenza;  come 
fa,  ogni  qualvolta  gliene  si  offra  l'occasione,  verso  tutti  coloro  che  coli' opera 
e  coi  consigli  hanno  favorito  i  suoi  studi. 

«  La  attività  straordinaria  e  la  munificenza  del  nobile  Signore  sono  su- 
periori ad  ogni  elogio.  Quando  però  la  commissione  si  è  domandato  se  è  con- 
forme ai  bisogni  della  scienza  V  indirizzo  di  raccolta,  di  determinazioni  spe- 
cifiche e  di  pubblicazione,  sul  quale  egli  si  è  posto  da  parecchi  anni  ;  se  da 
tante  pubblicazioni  è  poi  venuto  alla  geologia  ed  alla  paleontologia  quel  van- 
taggio, che  si  riprometteva  e  coi  mezzi  materiali  impiegati  ben  poteva  rag- 
giungere l' Autore ,  con  molto  dispiacere  essa  conviene  in  una  risposta 
negativa.  Qui  non  si  tratta  di  una  illustrazione  metodica  di  faune  spente, 
zoologicamente  affini  o  per  vicini  rapporti  stratigrafici  l'una  all'altra  coeve  o 
susseguenti.  Di  tali  lavori  monografici  può  essere  intessuta,  con  risultati 
utilissimi,  la  vita  intera  di  un  paleontologo.  Piuttosto  sono  descrizioni  sal- 
tuarie di  raccolte,  la  maggior  parte  acquistate,  in  generale  senza  la  guida 
di  un  concetto  stratigrafico,  senza  ragione  di  opportunità  per  venire  in 
ajuto  a  studi  contemporanei,  senza  quell'autorità  che  per  generale  consenso 
deve  essere  guadagnata  da  chi  moltiplica  a  centinaja  le  denominazioni  di 
specie  nuove.  In  questo  indirizzo,  ogni  incoraggiamento  sarebbe  contrario  a 
giustizia  ed  allo  stesso  interesse  dell'autore,  il  quale,  se  con  più  pacato  or- 
dine e  con  sufficienti  raffronti  terminerà  uno  soltanto  dei  lavori  iniziati,  in 
particolare  quello  della  fauna  eocenica  vicentina,  provvederà  nel  miglior  modo 
alla  sua  fama  scentifica. 

«  Carlo  De  Stefani,  Descrizione  geologica  dell'Appennino  settentrionale. 

«  L'introduzione  non  persuade  completamente  della  opportunità  dell'am- 
plissimo lavoro,  il  quale  potrebbe  dirsi  una  rivista  della  geologia  di  una  metà 
della  nostra  penisola.  Appunto  perchè  l'Appennino  settentrionale,  come  afferma 
l'autore,  è  una  regione  «  né  troppo  male  né  troppo  bene  conosciuta  »  più  di 
una  sintesi  prematura  sarebbe  stata  opportuna  una  serie  di  studi  monogra- 
fici, per  località  o  meglio  per  formazioni,  sugli  argomenti  più  bisognosi  di 
ulteriori  indagini. 

«  Invero  non  manca  l'autore  nel  suo  scritto  di  oltre  1800  pagine  di  esten- 
dersi sopra  alcune  regioni  a  lui  meglio  note,  la  maggior  parte  però  descritte 
in  precedenti  suoi  lavori;  ma  per  quegli  argomenti  appunto  pei  quali  egli 
eleva  i  più  gravi  dubbi  sulle  osservazioni  precedenti,  è  d'uopo  convenire  che 
l'esame  dei  fatti  e  la  loro  illustrazione  grafica  sono  bene  spesso  insufficienti. 
Epperò,  quanto  al  concetto  generale  dell'opera,  se  è  ammirabile  un  tentativo 
ardimentoso,  nello  stato  presente  delle  cognizioni,  tenuto  calcolo  anche  delle 
nuove  fornite  dall'autore,  alla  sintesi  che  questi  si  propose  mancavano  i  neces- 
sari elementi,  per  quanto  grande  sia  la  competenza  sua,  in  particolare  nello 


—  640  — 

studio  delle  faune  terziarie.  Le  due  più  importanti  questioni:  dei  limiti  tra 
i  terreni  cretacei  e  gli  eocenici  e  delle  reali  equivalenze  dei  terreni,  ascritti 
ai  vari  piani  del  miocene,  non  sono  risolute;  anzi  la  seconda  si  è  fatta  più 
oscura  per  la  proposta  di  isocronismi,  che  si  ritengono  meno  accettabili. 

«  I  limiti  e  le  suddivisioni  topografiche  delle  regioni  descritte  non  sono 
sempre  felici;  queste  soverchie,  obbligando  l'autore  a  numerose  ripetizioni. 
Le  considerazioni,  ad  esempio,  per  le  quali  si  fissa  il  confine  nord-ovest  al 
Colle  dell'Altare  piuttosto  che  alla  Bocchetta,  avrebbero  potuto  persuaderlo 
a  mantenere  anche  la  distinzione  della  catena  metallifera,  dall'Appennino; 
distinzione  da  lui  stesso  altra  volta  seguita  (Geologia  del  Monte  Pisano, 
p.  96);  non  essendo  punto  contrario,  come  egli  pensa,  alla  naturalezza  delle 
cose  il  distinguere  le  catene,  quando  lo  si  possa  come  in  questo  caso,  secondo 
la  varietà  delle  rocce  che  le  compongono.  Il  confine  meridionale,  piuttosto 
che  estendersi  verso  il  Tirreno  sino  al  Tevere,  avrebbe  forse  dovuto  fissarsi 
all'Ombrone,  anche  per  omettere  la  regione  vulcanica,  per  trattare  della  quale 
l'autore  disponeva  di  troppo  scarsi  elementi. 

«  Esaminiamo  parti tamente  i  sette  capi,  nei  quali  l'opera  è  divisa. 

«  Parte  I.  Dal  Colle  dell'Altare  alle  valli  della  Polcevera  e  della 
Scrivia  (pagine  162).  Una  particolareggiata  descrizione  della  tectonica  nelle 
adiacenze  di  Savona  conduce  l'autore  ad  ammettere  quivi  una  anticlinale 
rovesciata  a  nord  ;  tale  quindi  che  le  rocce  più  antiche  si  presentino  nella  parte 
mediana,  e  tra  queste  menziona  dei  gneiss  e  delle  rocce  amtìboliche,  le  quali 
non  sono  di  certo  somiglianti  ai  terreni  cristallini  che  affiorano  sotto  al  paleo- 
zoico nelle  Alpi  Marittime  o  nel  gruppo  dell'Estere!  Ora,  la  semplicità  di 
questa  curva  anticlinale  a  chi  conosce  quella  regione  non  pare  evidente; 
infatti,  né  la  inclinazione  è  sempre  a  sud,  variando  in  più  sensi  in  partico- 
lare presso  Stella,  al  S.  Giorgio  ed  a  Montenotte,  né  la  serie  si  ripete  lungo 
il  Sansobbia  ed  il  Letimbro  in  modo  regolare,  come  dovrebbe  accadere  se- 
condo il  concetto  dell'autore.  Quanto  poi  alla  spettanza  della  così  detta  Appen- 
ninite  (o  Desirnaudite)  al  permo-carbonifero,  del  che  l'autore  non  conviene,  la 
stratigrafia  delle  Alpi  Piemontesi  non  meno  che  delle  Orobiche  torna  a  piena 
conferma  delle  idee  del  signor  Zaccagna,  dall'autore  impugnate.  Ed  a  propo- 
sito delle  rocce  magnesifere,  delle  quali  si  espone  una  serie  per  qualche  ri- 
guardo meno  esatta,  in  appoggio  della  nota  idea  della  loro  origine  per  alte- 
razione di  colate  di  rocce  peridotiche,  l'autore  non  cita  alcun  nuovo  argomento 
come  non  espone  sufficienti  ragioni  per  dimostrare  del  tutto  erronea  la  deter- 
minazione ad  esse  assegnata,  alla  base  del  Trias,  dagli  autori  della  pregevole 
Carta  geologica  della  Liguria,  pubblicata  bensì  dopo  la  presentazione  del  lavoro 
ma  pi-enunciata  da  ampie  e  ripetute  pubblicazioni.  L'autore  non  ha  punto 
dimostrato  che  quelle  rocce  magnesiane  non  possano  essere,  se  non  sono  triasiche, 
almeno  in  parte  gli  equivalenti  dei  più  recenti  terreni  paleozoici,  come  risulta, 
almeno  nello  stato  attuale  delle  cognizioni,  per  le  Alpi  Ketiche  e  Pennine. 


—  641  — 

«  Sarebbe  importante,  quando  fosse  assicurata,  la  presenza  dell' albite  nel 
calcare  dolomitico  triasico  ;  le  analisi  offerte  non  la  confermano.  A  proposito 
di  questo  terreno,  spetta  al  signor  De  Stefani  il  primo  rinvenimento  di  fos- 
sili, daprima  noti  soltanto  nel  versante  opposto  della  catena,  presso  Mondovì. 

«  La  critica,  che  l'autore  trattando  dei  terreni  terziari  della  regione  muove 
ad  alcune  suddivisioni  del  signor  Meyer,  in  generale  è  molto  acuta  e  soste- 
nuta da  buoni  argomenti.  Tuttavia  l'autore  non  prova  che  tra  il  Bormidiano 
ed  il  Tortoniano  manchi  realmente  un  terreno  distinto,  che  non  si  può  rite- 
nere una  facies  di  quest'ultimo  e  che  passa  tra  i  geologi  sotto  i  nomi  di 
Elveziano  o  Langhiano.  Poco  si  poteva  dire  dei  terreni  quaternari  ;  ma  l'argo- 
mento delle  recenti  oscillazioni  e  dei  terrazzi  litoranei  della  Liguria,  assai 
complesso  per  l'indole  opposta  delle  cause  che  vanno  considerate,  doveva  es- 
sere trattato  con  maggiore  ampiezza. 

«  Parte  IL  Dalle  valli  della  Polcevera  e  della  Scrivia  alle  valli  della 
Vara  e  del  Taro.  La  poco  felice  divisione  regionale  addottala  obbliga  l'autore 
a  trattare  in  questo  capo  dei  dintorni  della  Spezia,  dei  quali  la  struttura  geo- 
logica così  strettamente  si  annette  all'argomento  del  capo  seguente.  Poco  si 
aggiunge  a  quanto  è  già  noto,  ma  le  condizioni  tectoniche  sono  studiate  con 
sufficiente  dettaglio,  ed  ancora  più  evidente  ne  sarebbe  la  esposizione  se  aiu- 
tata da  profili  e  da  carte  più  complete.  Dei  due  dubbi  avvanzati  :  che  i  bac- 
irilli  sieno  pteropodi  piuttosto  che  diatomee,  e  che  le  Posidonomya  sino  ad 
ora  ritenute  liasiche  sieno  di  specie  giurassiche  recenti,  né  l'uno  né  l'altro 
è  risolto  ;  e  che  lo  fosse  in  particolare  il  secondo,  importava  moltissimo  anche 
per  la  interpretazione  della  stratigrafia  degli  altri  affioramenti  mesozoici  della 
Toscana. 

«  Se  l'autore  avesse  esaurito  lo  studio  stratigrafico  della  ancora  poco 
nota  regione  cretaceo-eocenica  della  Liguria  orientale  e  dei  monti  del  Pavese 
e  del  Piacentino,  avrebbe  reso  certamente  un  utilissimo  servizio  alla  geologia 
italiana.  Ma  alcune  sue  affermazioni  sono  decisamente  inesatte,  come  quando 
egli  ammette  la  superiorità  delle  arenarie  quarzose  di  Bobbio  rispetto  alle 
brecciole  nummulitiche  e  quando  descrive  la  stratigrafia  delle  due  valli  della 
Trebbia  a  valle  di  Bobbio  e  della  Nure  intorno  a  Bettola.  Altre  sono  assai 
discutibili,  come  la  posizione  costante  degli  strati  ad  Helmintoidea  sotto  la 
zona  ofiolitica  eocenica,  la  quale  trova  invece  almeno  un'eccezione  appunto 
nella  valle  delle  Nure  presso  a  Farini  d'Olmo.  Altre  male  si  associano,  come 
il  parallelismo  delle  lavagne  coi  gallestri  e  la  inferiorità  di  quelle  alla  zona 
delle  serpentine.  Eppure  quel  concetto  felicissimo  dei  rapporti  tra  le  stra- 
tigrafie della  Lunigiana  e  delle  montagne  di  Bobbio  e  di  Bettola,  il  quale, 
quando  fosse  del  tutto  dimostrato,  porterebbe  tanta  luce  nella  geologia  appen- 
ninica e  che  è  originale  del  signor  De  Stefani,  ben  meritava  più  minuziose 
indagini  e  che  fossero  definite  le  modificazioni  da  esso  apportate  alle  risul- 
tanze di  studi  anteriori. 


—  642  — 

«  Parimenti  nella  tanto  dibattuta  questione  della  origine  della  zona  ser- 
pentinosa  eocenica  l'autore  non  porta  alcun  fatto  nuovo,  non  presenta  alcun 
argomento  di  fatto  che  appoggi  la  sua  convinzione  della  originaria  eruttività 
di  quelle  serpentine,  eufotidi  e  diabasi;  né  esamina  abbastanza,  anzi  quasi 
nemmeno  ricorda  quel  mirabile  sviluppo  di  rocce  granitiche  e  quarzitiche, 
regolarmente  stratificate,  estese  per  chilometri  a  ponente  del  M.  Ragola.  Ed  an- 
cora, nella  importantissima  affermazione  di  un  orizzonte  pliostocenico  marino 
a  Cyprina  Islandica  nel  subappennino  di  Piacenza,  perchè  non  sono  stu- 
diati i  rapporti  di  questto  ultimo  sedimento  colle  conoidi  alluvionali,  ampia- 
mente estese,  profondamente  terrazzate,  snimantisi  coi  terreni  pliocenici,  affatto 
distinte  dalle  più  antiche  alluvioni  del  piano  sulla  destra  del  Po  ?  Più  avanti, 
a  pag.  331,  l'autore  affermando  che  le  spiagge  della  Liguria  orientale  offrono 
un  esempio  di  una  regione,  che  lentamente  si  ritira  nell'atto  stesso  che  è 
soggetta  ad  un  piccolissimo  e  reale  sollevamento,  confonde  cronologicamente 
due  fenomeni  con  tutta  probabilità  conseguenti,  senza  arricchire  di  molto 
il  numero  ancora  scarso  di  fatti  accertati. 

«Parte  III.  Alpi  Apuane  e  M.  Pisano  (p.  247).  Onora  grandemente 
l'autore  il  vedere  apprezzate  le  osservazioni  ed  accettate  le  deduzioni  degli 
altri  geologi,  contro  le  quali  per  tanti  anni  egli  aveva  guerreggiato  ;  le  ulte- 
riori notizie  paleontologiche  che  egli  espone  sopra  alcune  specie  liasiche  de- 
scritte e  figurate  sono  altro  prezioso  tributo  alla  geologia  di  quella  così  sel- 
vaggia Svizzera  tirrena;  ma  il  riferimento  al  trias  superiore  di  alcune  rocce 
che  dalla  maggioranza  dei  geologi,  in  particolare  al  monte  Pisano,  sono  rite- 
nute più  antiche,  rende  dubbioso  il  lettore  nell'accettare  integralmente  le  inter- 
pretazioni proposte  della  complicata  tectonica  di  quei  siti. 

«  I  capitoli  dove  si  parla  delle  rocce  ofiolitiche  della  valle  del  Serchio 
e  dei  depositi  lignitiferi  pliocenici  della  Garfagnana,  sono  ricchi  di  notizie  ori- 
ginali, condotti  col  miglior  metodo,  sommamente  istruttivi.  Il  riassunto,  con 
buone  aggiunte  di  fatti  nuovi,  di  quanto  concerne  terreni  e  fenomeni  quater- 
nari, in  specie  i  morenici,  è  del  pari  assai  commendevole. 

«  Parte  IV.  Dalle  valli  della  Vara  e  del  Taro  al  Sanlerno,  alla  Pieve, 
all'Arno  (p.  415).  Se  da  un  lato  le  notizie  paleontologiche  e  stratigrafiche 
sulle  montagne  del  Sasso-Rosso,  Alpe  di  Corfino,  e  del  Cerreto,  e  l'esame 
della  tectonica  prima  anzi  poco  nota  dell'alto  Appennino  Toscano,  argomenti 
della  prima  parte  di  questo  molto  importante  capitolo  dell'opera  esaminata, 
rappresentano  utilissimo  materiale  per  la  geologia  italiana,  la  unificazione 
che  l'autore,  sull'orme  del  Manzoni,  insiste  nel  proporre  di  tutto  quanto  egli 
considera  come  facies  diverse  del  Tortoniano,  sino  a  comprendere  in  questo 
terreno  la  Pietra  di  Bimantova  (p.  222)  e  la  fauna  echinologica  di  Montese  e 
di  Cinghi,  distinta  per  così  evidente  carattere  di  antichità  tra  le  analoghe 
terziarie,  non  troverebbe  di  certo,  almeno  nello  stato  attuale  delle  nozioni 
dettagliate  stratigrafiche,  molto  favore  tra  i  geologi  ;  per  quanto  essi  consentano 


—  643  — 

coli' egregio  collega  nel  desiderio  di  abbandonare  le  denominazioni  locali, 
oppure  le  importate,  spesso  fraintese.  La  stessa  unificazione  nell'unico  piano 
astiano,  mantenuta  dall'autore  pel  Pliocene,  pare  un  ardimento  soverchio  ;  né 
egli  scelse  il  miglior  mezzo  per  persuaderne  riportando  interi  cataloghi  di 
centinaja  di  specie  di  località  diverse,  mentre  sarebbe  stato  così  autorevole 
la  scelta,  che,  colla  competenza  in  lui  riconosciuta,  egli  avesse  fatta  degli 
elementi  di  ciascuna  fauna,  a  suo  modo  di  vedere  distinti  pel  solo  fatto  delle 
diverse  condizioni  batimetriche. 

u  Importanti,  sebbene  già  dall'autore  pubblicate,  le  notizie  sui  fenomeni 
quaternari  e  sui  laghi  di  questa  porzione  dell'Appennino. 

«  Parte  V.  Dalle  valli  della  Pieve  e  del  Santerno  a  quelle  del  Foglia 
e  del  Chiascìo,  del  Tevere,  della  Chiana  e  del  Chianti  (p.  187).  In  rap- 
porto colla  importanza  della  regione,  questo  capo  è  poco  diffuso;  l'esame 
delle  importanti  discrepanze  nelle  opinioni  che  corrono  tuttora  sulla  tectonica 
delle  adiacenze  di  Firenze  è  in  particolare  difettoso;  l'appunto  fatto  prece- 
dentemente può  ripetersi  per  la  determinazione  cronologica  dei  terreni  mio- 
cenici di  S.  Marino,  del  M.  Fumajolo  e  della  Vernia;  pei  terreni  gessiferi 
presso  Sogliano  sonovi  affermazioni  inesatte.  Invece  quanto  risguarda  le  vicende 
delle  conche,  già  lacustri,  dell'alta  e  bassa  valle  d'Arno,  della  Chiana,  del- 
l'alto bacino  del  Tevere,  è  presentato  con  tratti  magistrali  ed  i  confini  tra  il 
terziario  e  il  quaternario  sono  chiaramente  segnati,  meglio  che  in  alcun  altro 
lavoro  pubblicato  in  proposito. 

K  Parte  VI.  Dall'Amo  alla  Fiora  (p.  325).  In  questo  capo,  che  cer- 
tamente l'autore  non  ha  potuto  rivedere,  riesce  molto  confuso  quanto  riguarda 
i  depositi  detti  siluriani  di  Rovi,  il  carbonifero  di  Jano,  ed  i  terreni  del 
Trias  ;  è  meno  profondamente  discussa  la  porzione  delle  rocce  scistose  ed  ofio- 
litiche  del  capo  Argentaro,  per  le  quali  è  assai  vaga  l'affermazione:  «  che 
non  si  può  escludere  che  una  parte  almeno  di  esse  spetti  ad  un'età  più  an- 
tica del  trias  superiore  »  ;  si  omette  a  torto  1'  importante  argomento  delle 
rocce  feldispatiche,  citandosi  soltanto  per  incidenza  il  granito  di  Gavorrano 
senza  accennare  ai  rapporti  tra  le  trachiti  ed  i  graniti;  se  si  eccettuano  le 
poche  notizie  sui  fossili  dei  calcari  liasici  del  Campigliese,  la  stessa  defi- 
cenza  di  sicure  determinazioni  avrebbe  dovuto  imporre  un  maggior  riserbo 
sulla  ripartizione  delle  rocce  nei  piani  mesozoici  superiori  al  lias.  Assai  mi- 
gliore è  la  descrizione  dei  terreni  terziari,  in  particolare  dei  pliocenici.  Ai 
venti  capitoli  di  questa  parte  sesta  uno  ne  va  aggiunto,  sul  piano  Pontico, 
che  fu  spedito  troppo  tardi  per  essere  compreso  nel  concorso,  ma  che  sarebbe 
ingiustizia  non  prendere  in  considerazione,  perchè  amplia  notevolmente  le 
cognizioni  su  questo  terreno,  pur  accettandosi  quasi  integralmente  le  conclu- 
sioni di  altro  recente  lavoro  del  prof.  Pantanelli. 

«  Parte  VII.  /  monti  della  Tolfa.  Anche  in  questo  capo  abbiamo  il 
contrasto  di  alcuni  argomenti  assai    ampiamente   trattati,    portandosi  anche 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  83 


i  ) 


—  644  — 

utilissimo  incremento  ai  fatti  noti,  come  a  proposito  del  terreno  pontico  sotto 
alle  trachiti,  colla  scarsità  delle  notizie  e  delle  considerazioni  a  proposito  di 
altri  fenomeni,  che  pur  formano  la  caratteristica  geologica  della  regione  ;  ad 
esempio,  sulla  composizione  delle  trachiti,  sulle  alterazioni  che  hanno  subito, 
e  sui  rapporti  colle  trachiti  di  M.  Amiata  e  degli  altri  vulcani  tirreni.  In- 
dubbio è  il  merito  delle  nuove  osservazioni  sui  terreni  pliocenici  e  quater- 
nari, litoranei,  o  palustri  o  lacustri  nelle  valli  o  presso  la  spiaggia  tirrena; 
ma  sulla  spettanza  al  quaternario  dei  più  recenti  terreni  marini  di  M.  Mario, 
della  Farnesina,  Acquacetosa,  Torrimpietra  non  rimangono  al  lettore  minori 
dubbi  che  per  l'accennata  determinazione  delle  sabbie  gialle  dell'Emilia.  In 
complesso,  le  conclusioni  quanto  ai  limiti  cronologici  dei  vari  cicli  eruttivi  dei 
vulcani  tirreni  sono  dubbie,  ed  esposte  come  tali  (p.  89);  alle  cose  dette  dal 
Ponzi,  dal  Verri,  dal  Tittoni  e  molti  altri,  assai  poco  si  aggiunge  ;  la  espo- 
sizione storica  della  comples>a  quistione  dei  turi  è  bensì  fatta  con  molta 
equanimità,  ma  anche  pei  colleghi  non  del  tutto  famigliari  all'argomento  non 
contiene  considerazioni  né  decisioni  di  tale  importanza  da  giustificare  l'amplia- 
mento, che  il  signor  De  Stefani  credette  di  poter  dare  alla  regione  illustrata. 
«  Chiude  il  manoscritto  un  riassunto  non  proporzionato  all'ampiezza  ed 
alla  suddivisione  dell'opera.  Evidentemente  all'autore  mancò  il  tempo  di  racco- 
gliere le  fila  e  di  additare  egli  stesso  quali  fossero  i  principali  risultiti,  otte- 
nuti, quali  le  idee  dimostrate,  quali  i  dubbi  ed  i  desideri  di  ulteriori  ricerche  ; 
dobbiamo  pur  convenirne,  non  era  all'opera  impari  il  suo  ingegno,  ma  perciò 
appunto  riteniamo  che  l'autore  stesso  non  consideri  raggiunto  il  compito  che 
si  è  prescritto.  Che  la  presentazione  del  lavoro  sia  stata  affrettata,  lo  dimostra 
altresì  lo  stato  disordinato  e  frammentario  della  parte  illustrativa,  della  quale 
faremo  breve  cenno.  Essa  è  composta  dei  seguenti  elementi  : 

a)  Trento  fotografie  in  grande  formato  di  paesaggi  assai  bene  scelti. 
Sebbene  non  valgano  più  di  schizzi  abilmente  3egnati,  queste  fotografie,  ri- 
prodotte in  fototipia,  formerebbero  un  bell'ornamento  di  una  pubblicazione  son- 
tuosa, in  grande  formato,  che  sarebbe  conveniente  per  un  lavoro  sopra  una  re- 
gione meno  nota  di  quanto  lo  sia  ai  geologi  italiani  e  stranieri  l'Appennino 
settentrionale. 

b)  Sette  tavole  di  profili,  in  scala  assai  piccola,  disegnati  e  disposti 
meno  lodevolmente. 

e)  Tre  fogli  della  carta  geografica  in  scala  di  1  :  600,000  per  indi- 
care i  piani  dei  suddetti  profili. 

ci)  Tre  fogli  della  Carta  geometrica  della  Toscana,  nella  scala  di 
1 :  200,000,  colorita  qua  e  colà  in  modo  assai  incompleto. 

e  Due  fogli  della  carta  a  scala  di  1  :  250,000  per  l'Appennino  setten- 
trionale, coloriti  soltanto  per  la  Liguria  occidentale  sino  a  Savona  e  nei  din- 
torni della  Spezia.  Altrove,  sono  bensì  segnati  alcuni  contorni  in  matita  rossa, 
ma  mancano  le  lettere  ed  i  numeri  dei  terreni. 


—  645  — 

/)  Uria  carta  geologica  delle  Alpi  Apuane  alla  scala  di  1:25,000 
Attendendosi  imminente  la  stampa  del  rilievo  fatto  nella  regione  medesima 
dagli  ingegneri  del  R.  Comitato,  la  pubblicazione  dispendiosa  di  questo  grande 
foglio  sarebbe  meno  opportuna. 

g)  Una  serie  di  spaccati  nella  scala  della  carta  precedente,  e  come 
questa  imperfettamente  dichiarati  dal  testo. 

h)  U/ia  tavoletta  della  carta  topografica  nella  scala  di  1  :  50,000, 
dei  dintorni  di  Celle  e  di  Sassello,  presso  Savona;  è  sicuramente  errata  in 
più  siti;  anche  la  pubblicazione  di  questa  è  meno  opportuna  dopo  la  stampa 
della  Carta  geologica  della  Liguria  dei  signori  Issel  e  Mazzuoli. 

i)  Una  tavoletta  nella  scala  medesima  di  Vezzano-Lerici  ;  illustra  in 
parte  i  terreni  secondari  della  regione  lunense. 

j)  Altra  tavoletta  di  una  porzione  dell'alta  valle  del  Serchio  :  è  forse 
il  disegno  più  accurato. 

/)  Una  porzione  d'altra  tavoletta,  nei  dintorni  di  Monsummano  e 
M.  Catini;  sensibilmente  diversa  dalle  tavolette  rilevate  da  altri  geologi 
sulla  stessa  area. 

u  Come  fu  presentata  l'opera  del  signor  De  Stefani,  certamente  per  molti 
pregi  commendevole,  non  raggiunge  quel  grado  di  merito  che,  secondo  la 
Commissione,  corrisponde  al  cospicuo  premio  proposto  dalla  sovrana  munifi- 
cenza. Completato  e  meglio  ordinato,  con  uno  stile  meno  prolisso,  con  una 
chiusa  proporzionata  alla  quantità  delle  notizie,  sceverato  delle  dubbiezze  e 
delle  affermazioni  piuttosto  atte  ad  intralciare  che  a  sciogliere  i  concetti  stra- 
tigrafici sull'Appennino,  questo  lavoro  può  riescire  dei  più  importanti  nella 
letteratura  geologica  del  nostro  paese. 

«  G.  Spezia.  Studi  di  geologia  chimica  sopra  una  solfara  della  Sicilia. 
«  L'autore,  in  base  ad  un  molto  accurato  esame  delle  condizioni  di  gia- 
cimento dei  diversi  minerali  nella  miniera  di  Regalmuto,  si  propone  di  for- 
nire nuovi  argomenti  per  la  importante  questione  dell'origine  dei  depositi 
solfiferi.  È  noto  come  al  solfo  si  associno  il  quarzo,  la  calcedonia,  la  calcite, 
la  celestina,  e  tra  i  minerali  che  sono  rari,  od  almeno  in  tenuissimi  cristalli, 
la  Melano  ftegite,  composta  di  silice  e  di  acido  solforico,  scoperta  dal  Lasaulx 
e  studiata  anche  dallo  Spezia.  Agli  argomenti,  che  rendono  dubbia  la  cristal- 
tizzazione  di  questo  minerale,  le  nuove  osservazioni  dello  Spezia  non  appor- 
tano un  peso  decisivo  ;  sembrano  però  dimostrare  che  la  sua  formazione  sia  stata 
in  generale  posteriore  a  quella  dei  minerali  più  abbondanti. 

«  Coli' esame  di  molti  e  vari  casi  di  sopraposizione  dei  minerali  sunno- 
minati, si  dimostra  la  diversa  e  reiterata  successione  dei  fenomeni,  che  li 
hanno  prodotti  ;  si  descrivono  e  figurano  dei  cristalli  di  celestina  e  di  solfo, 
finamente  zonati  per  successive  incrostazioni.  Si  osservarono  però  abbastanza 
frequenti  delle  tonache  rimaste  vuote,  di  silice  che  rivestiva  dei  cristalli  di  ce- 
lestina. Per  indagare  questa  scomparsa  del  solfato,  e  prima,  la  sua  alterazione, 
l'autore  ha   stabilito   interessanti   esperienze,   le   quali   fanno  ritenere  molto 


—  646  — 

probabile  che  sia  stata  quella  un'azione  dei  liquidi  alcalini,  col  progressivo 
cangiamento  del  solfato  in  carbonato  di  stronzio;  e  quanto  all'origine  della 
celestina,  con  altre  interessanti  esperienze  dimostra  come  possa  essere  av- 
venuta per  lenta  azione  di  cloruri  di  stronzio  e  solfato  di  magnesia  ;  mentre 
dimostra  assai  meno  verosimile  l'ipotesi  del  Gorgen,  il  quale  riteneva  il  mi- 
nerale formato  per  reazione  di  solfati,  disciolti  in  cloruri  fusi. 

«  L'autore  vorrebbe  provare  che  le  alterazioni,  dissoluzioni  e  successive 
nuove  formazioni  dei  minerali  nel  giacimento  studiato,  continuino  tuttogiorno; 
e  lo  sostiene  in  base  alla  composizione  delle  acque  per  esso  circolanti,  deter- 
minata collo  studio  dei  depositi,  che  alcuni  campioni  di  queste  hanno  abban- 
donato successivamente,  con  lenta  evaporazione.  Quelle  acque  contenevano 
cloruri  di  sodio,  calcio  e  magnesio,  stronzio  e  litio,  carbonati  di  calce  ed 
alcalini  e  silice.  Spiega  la  quantità  eccezionale  di  queste  col  supporre  che 
le  acque  circolanti  per  le  miniere  attraversino  rocce  silicate,  alterabili. 

«  Passate  in  molto  breve  rassegna  le  principali  ipotesi  che  furono  avan- 
zate per  la  spiegazione  de'  depositi  gessoso-solfiferi  e  ricordata  in  particolare 
quella  assai  complessa  del  Mottura,  accetta  i  punti  essenziali  di  questa,  ed 
ai  fatti,  che  la  appoggiano,  uno  ne  aggiunge,  il  quale  certamente  può  rite- 
nersi tra  i  più  importanti  risultati  del  suo  studio,  almeno  pel  geologo.  Colla 
dissoluzione  progressiva  del  calcare  solrifero,  riuscì  il  signor  Spezia  ad  estrarne 
dei  cristallini  isolati  e  perfetti  di  celestina  e  di  quarzo,  certamente  forma- 
tisi all'atto  del  deposito. 

«  Tutte  queste  belle  osservazioni  e  considerazioni  sono  condensate  in  42 
pagine  di  manoscritto,  con  una  tavola  di  disegni  fotografici.  I  grandi  pregi 
del  lavoro  fanno  considerare  quanto  mai  questo  sarebbe  riuscito  più  commen- 
devole se  ordito  con  osservazioni  in  più  miniere  di  vari  giacimenti  solfiferi; 
se  fossero  state  esaminate  con  maggiore  ampiezza  le  teorie  proposte  dai  vari 
autori,  che  trattarono  dell'argomento;  se  all'importanza  del  tema  e  delle 
stesse  osservazioni  dell'autore  avesse  insomma  corrisposto  lo  sviluppo,  e  di- 
remmo anche  per  alcuni  riguardi,  la  forma  del  lavoro. 

«  La  Commissione  riconosce  i  molti  pregi  dei  lavori  dei  concorrenti,  in 
particolare  dei  signori  Giorgio  Spezia  e  Carlo  de  Stefani.  Questi  scritti  però 
o  per  incompleto  sviluppo  delle  loro  parti,  o  per  insufficiente  trattazione 
critica  dei  lavori  che  li  hanno  sul  medesimo  argomento  preceduti,  oppure 
perchè  difettosi  nella  illustrazione  grafica  che  li  accompagna,  dimostrano 
che  il  termine  del  concorso  li  ha  colti  quando  non  erano  del  tutto  compiuti  ; 
mentre  il  forte  ingegno  e  l'operosità  dei  loro  autori  inspirano  intera  fiducia 
che  questi  lavori  potranno  venire  portati  a  tale  perfezione  da  corrispondere 
sotto  ogni  riguardo  all'  alto  grado  di  merito,  che  si  desidera  coronare  col 
Premio  Keale. 

«  La  Commissione  quindi  propone  che  si  proroghi  il  concorso  per  la 
Geologia  e  Mineralogia  sino  al  31  dicembre  1890;  ammettendosi,  se  ripre- 
sentati, i  due  lavori  riconosciuti  di  maggior  merito  ». 


—  647  — 

Relazione  sul  concorso  ai  premi  del  Ministero  della  Pubblica 
Istruzione  per  le  scienze  filologiche,  pel  1886-87.  —  Commis- 
sari :  Ascoli,  Comparetti,  D'ancona,  Govi  e  Monaci  (relatore). 

«  I  concorrenti  furori  sei  ;  ma  il  primo  di  essi,  il  prof.  Casorati  Pietro, 
presentò  come  unico  titolo  un  volume,  Tibullo  :  lirica  amorosa,  versione  bar- 
baro-dattilica, il  quale  non  essendo  che  un  saggio  di  letteratura  amena,  non 
poteva,  per  la  stessa  sua  natura,  dargli  adito  a  questo  concorso. 

«  L'esame  dunque  fu  portato  sugli  altri  cinque;  dei  quali  ecco  i  nomi 
e  i  lavori: 

«  Ceci  Luigi.  //  pronome  personale  senza  distinzione  di  genere  nel  san- 
scrito, nel  greco  e  nel  latino  (st.). 

«  Michelangeli  L.  A.   Sul  disegno  dell'inferno  dantesco  (st.). 

«  Romani  Enrico.  Grammatica  della  lingua  greca  (ms.). 

«  Rieppi  Antonio.  Lo  scudo  di  Enea  di  Virgilio  con  alcuni  riscontri 
collo  scudo  d'Achille,  d'Omero  e  con  quello  d'Ercole  di  Esiodo  (st.). 

«  Sabbadini  Remigio.  ])  Guarino  Veronese  e  gli  archetipi  di  Celso  e 
Plauto  con  un  appendice  sull ' Aurispa  (st.).  —  2)  Guarino  Veronese  e  il  suo 
epistolario  edito  e  inedito  (st).  —  3)  Centotrenta  lettere  inedite  di  Fran- 
cesco Barbaro  (si). 

«  L'argomento  preso  a  trattare  dal  prof.  Michelangeli  non  è  nuovo  ;  pareva 
anzi  che  ormai  bastassero,  seppure  non  eran  già  troppi,  gli  studi  sulla  forma 
e  grandezza  dell'Inferno  dantesco  fatti  dal  Manetti,  dal  Benivieni,  dal  Giam- 
bullari,  dal  Vellutello,  dal  Galilei  e  da  altri.  Invero,  che  cosa  si  poteva  cer- 
care o  sperare  di  più  in  simile  opera? 

«  L'Inferno  era  tutto  nel  pensiero  o  meglio  nel  sentimento  del  Poeta; 
e  però,  che  la  sua  compage  rispondesse  più  o  meno  alle  regole  della  statica 
poco  o  punto  importava  al  grande  artefice,  e  meno  ancora  importa  a  noi  che 
neppure  possiamo  riconoscervi  quel  tanto  di  realtà  esteriore  onde  ancora  lo 
materiavano  i  credenti  del  sec.  XIV. 

«  Il  prof.  Michelangeli  stimò  invece  utile  il  ricominciare  il  lavoro,  e  ne 
empiva  61  pagine  di  una  elegante  edizione  in  4°  corredata  di  due  tavole  lito- 
grafiche. L'autore  deve  essere  stato  mosso  a  intraprendere  questa  disserta- 
zione dal  convincimento  che  poco  o  nulla  ne  avessero  inteso  i  suoi  predeces- 
sori. Questo  convincimento  si  manifesta  nel  libro  a  ogni  tratto,  e  dalla  seve- 
rità che  l'autore  usa  verso  gli  altri,  nonché  dalla  sicurezza  che  mostra  verso 
sé  stesso,  era  da  aspettare  qualcosa  veramente  di  nuovo  e  di  rilevante  sul- 
l'argomento. Ecco  invece  in  quali  termini  compendia  esso  il  suo  concetto: 
«  Chi  m'ha  seguito  con  attenzione  fin  qui,  sarà  convinto,  credo,  che  tutto  l'edi- 
ficio infernale  del  nostro  poeta  risponde  alle  leggi  di  gravitazione;  che  alla 


—  648  — 

stessa  legge  risponde  anche  il  mio  disegno;  che  fra  questo  e  le  parole  del 
poeta  v'è  concordanza  perfetta  ....->;  dimenticando  intanto  che  poche  pagine 
prima  (p.  14)  egli  medesimo  aveva  scritto:  «Ma  si  tenga  sempre  ben  fìsso 
nella  mente,  che  l'architettura  dell'inferno  dantesco  non  può  condurci  oltre  un 
certo  concetto  dell'insieme  e  una  certa  proporzione  delle  parti,  non  essendo 
concesso  ad  alcuno  di  stabilire  quelle  misure  che  forse  non  stabilì  nò  in  carta 
nò  in  mente  l'autore  stesso,  e  s' anche  le  stabilì,  certo  non  credette  nò  neces- 
sario nò  bello  esprimere  in  opera  poetica  » .  Se  dunque  non  si  potevano  sta- 
bilire misure  nò  proporzioni  delle  varie  parti  del  baratro  dantesco,  a  che  prò 
sudarvi  attorno  per  tante  pagine,  e  come  farne  un  disegno  il  quale  rispon- 
desse alla  legge  di  gravitazione  sì  da  pretendere  corrispondenza  perfetta  fra 
le  parole  del  poeta  e  la  rappresentazione  grafica  del  professore  ? 

-  Le  due  lezioni  di  Galileo,  in  questo  scritto  acerbamente  censurate, 
sono  tuttora  il  migliore  e  più  sicuro  commento  del  concetto  dantesco;  e  se 
il  prof.  Michelangeli  le  rileggesse  con  mente  pacata  e  con  animo  più  benevolo, 
forse  troverebbe  che  poco  o  punto  si  sarebbe  potuto  utilmente  aggiungere  a 
quanto  il  Galilei  in  quelle  aveva  detto. 

«  Nulla  pur  presenta  di  nuovo  la  Memoria  del  sig.  Rieppi  sullo  scudo 
di  Enea  secondo  Virgilio.  Di  erudizione  classica  v'è  abbondanza;  ma  insieme 
vi  si  tradisce  una  conoscenza  assai  scarsa  dello  stato  presente  di  questi  studi, 
e  punto  perizia  nella  economia  del  lavoro,  nella  critica,  nel  metodo.  La  ragion 
rettorica  domina  per  tutto  lo  scritto  più  che  la  vera  e  propria  indagine  storico- 
critica  ;  e  quantunque  il  libro  dia  buon  saggio  della  cultura  dell'autore  e  del 
suo  amore  per  le  lettere  classiche,  nemmeno  questo  parve  alla  Commissione 
lavoro  da  potere  esser  proposto  per  un  premio. 

«  E  a  conclusioni  simili,  sebbene  per  ragioni  diverse,  venne  la  Commis- 
sione anche  per  la  grammatica  greca  del  prof.  Romani.  Crede  questi  che 
l' insegnamento  del  greco  nelle  scuole  secondarie  debba  esser  diretto  non 
solamente  a  far  conoscere,  oltre  l' italiano  e  il  latino,  un'altra  lingua  ;  ma 
eziandio  a  spiegare  il  meccanismo  secondo  il  quale  essa  «  venne  scientifica- 
mente costituita".  La  grammatica  giustamente  riputata  dell' Inama  gli  parve 
perciò  troppo  breve  in  alcune  parti  ;  altresì  gli  parve  che  troppi  fatti  lasciasse 
inesplicati  massime  nella  teoria  degli  accenti,  del  verbo  ecc.  e  movendo  da 
questi  concetti  stimò  opportuno  nella  nuova  sua  grammatica  aggiungere  i 
quadri  comparativi  della  flessione  nominale  nel  proto-ario,  nell'antico  indiano, 
nel  greco  e  nel  latino.  Così  la  tendenza  a  esplorare  l'organismo  della  lingua 
greca  è  venuta  in  questo  lavoro  ad  accentuarsi  anche  più  che  non  nelle 
grammatiche  del  Curtius  e  dell'  Inama,  per  non  dire  di  quelle  del  Dubner, 
del  Krùger,  del  Kuhner,  benché  non  si  arrivi  agli  intenti  puramente  glotto- 
logici della  grammatica  di  Gustavo  Meyer,  che  egli  mostra  di  non  conoscere. 
Ora  sembra  che  l' insegnamento  del  greco  nelle  scuole  secondarie  abbia  e 
debba    unicamente    ave  ■  a  scopo  il  far  conoscere   quella  lingua  in  modo  da 


—  649  — 

intendere  bene  gli  scrittori  antichi.  A  ciò  conferisce,  è  vero,  se  adoperato  con 
misura,  anche  l'additamento  d'indole  storico-glottologica;  ma  il  portare  in 
queste  grammatiche  addirittura  le  analisi  e  le  dimostrazioni  della  glottologia, 
è  tale  eccesso  da  rendere  sempre  più  difficile  che  si  raggiunga  lo  scopo  a  cui  si 
mira.  Onde,  malgrado  la  fatica  e  il  molto  studio  che  all' A.  deve  esser  costato 
questo  lavoro,  eseguito  del  resto  con  cura  e  diligenza,  la  Commissione  è  d'av- 
viso che  non  si  possa  ammetterlo  alla  partecipazione  di  un  premio  ;  sembrando 
altresì  discutibile  se  di  cotesti  premj  possa  mai  esser  parola  per  manuali  desti- 
nati all'insegnamento  e  non  ancora  messi  alla  prova  pratica  dagl'insegnanti. 

«  Lavoro  d' indole  strettamente  scientifica  è  invece  quello  del  prof.  Ceci, 
il  quale  dà  prova  in  esso  di  molta  erudizione  e  di  una  seria  tendenza  agli 
studj  in  cui  entra  il  soggetto  che  v' è  discorso.  L'assunto  (Sul  Pronome  ecc.) 
era  molto  difficile  e  scabroso,  e  anche  i  meglio  preparati  non  avrebbero  po- 
tuto conseguire  sopra  codesto  campo  gran  che  di  certo  e  di  nuovo.  Tuttavolta 
una  esposizione  più  metodica  e  una  indagine  più  riposata  avrebbero  potuto 
condurre  il  Ceci  a  una  miglior  determinazione  dei  problemi  e  a  qualche  mi- 
glior tentativo  per  la  loro  soluzione.  Kesta  sempre  che  il  suo  risulti  un  sag- 
gio notevole,  e  la  Commissione  fu  concorde  nel  riconoscerlo  meritevole  di 
esser  considerato  nella  premiazione. 

«  Veniamo  finalmente  ai  lavori  del  prof.  Sabbadini. 

«  Il  primo  di  quei  lavori  è  un  indice  alfabetico  delle  epistole  del  Gua- 
rino, condotto  su  stampe  e  codici.  Esso  è  sopratutto  destinato  a  verificare  e 
come  inventariare  il  tesoro  presentemente  noto  di  lettere  guariniane,  per  age- 
volare il  ritrovamento  di  altre  che  ancora  fossero  ignote  e  nascose,  e  per  pre- 
pararne una  edizione  completa.  All'  indice  segue  una  vita  sommaria  del  Gua- 
rino desunta  dal  suo  epistolario. 

«  Il  secondo  riguarda  un  aneddoto  o  meglio  un  problema  letterario  gua- 
riniano,  che  diede  occasione  a  lunghe  dispute.  Il  Sabbadini,  dopo  altri,  ne 
tenta  la  soluzione  riordinando  ingegnosamente  parecchie  lettere  del  Guarini 
stesso  e  di  altri  umanisti  del  sec.  XV.  Segue  un  cenno  biografico  siili'  Au- 
rispa  tratto  da  lettere  e  documenti  contemporanei. 

«  Il  terzo  è  anch'esso  preludio  alla  edizione  critica  di  un  altro  epistolario  ; 
si  tratta  di  quello  di  Francesco  Barbaro,  e  contiene  l' indice  delle  lettere 
disposte  in  serie  cronologica,  più  un  sunto  di  ciascuna.  Segue  in  appendice 
una  vita  del  Barbaro  condotta  anch'essa  siili'  Epistolario  e  un  bel  manipolo 
di  lettere  inedite  di  lui,  tratte  da  archivi  e  biblioteche. 

«  E  questi  scritti  per  unità  di  concetto  e  d' intenti  e  per  conformità  di 
metodo  si  ricollegano  con  altri  non  presentati  in  questo  concorso,  con  i  quali 
tutti  il  prof.  Sabbadini  evidentemente  mira  a  mettere  in  maggior  luce,  colla 
scorta  di  autorevoli  documenti  e  soprattutto  degli  epistolarj,  i  meriti  degli 
umanisti,  mostrando  quanto  si  debba  alla  operosità  loro  nel  rinnovamento 
degli  studj  classici  e  nella  conoscenza  dell'antichità, 


—  650  — 

«  Il  Guarino  in  primo  luogo  e  poi  il  Barbaro  appajono  essere  fra  tutti 
gli  umanisti  del  sec.  XV  quelli  ai  quali  specialmente  si  volgono  le  ricerche 
del  Sabbadini;  ma  è  chiaro  non  potersi  di  essi  trattare  degnamente  se  non 
si  conosca  a  fondo  la  età  in  che  vissero,  e  non  si  abbia  quasi  una  specie  di 
familiarità  coi  loro  contemporanei  amici  o  avversar]',  studiosi  o  mecenati. 
Che  il  Sabbadini  possieda  questa  larga  e  sicura  conoscenza  dei  tempi  e  degli 
uomini  del  rinascimento  classico,  ci  sembra  apparisca  evidente  da  tutte  le 
sue  pubblicazioni,  mentre  dal  lavoro  di  già  premiato  su  la  storia  del  Cice- 
ronianismo si  desume  ancora  ch'egli  abbia  un  concetto  ben  chiaro  circa  l'uti- 
lità dell'opera  degli  umanisti  e  circa  l'opportunità  di  illustrarla  ancora  una 
volta  col  sussidio  di  nuove  ricerche.  Onde  parve  alla  Commissione  anche  il 
prof.  Sabbadini  meritevole  di  esser  considerato  per  la  premiazione. 

«  Pertanto  a  voti  unanimi  essa  venne  alla  seguente  conclusione  :  che  dei 
tre  premi  ne  sia  conferito  uno  solo,  ripartito  questo  per  giusta  metà  fra  il 
prof.  Ceci,  per  il  suo  lavoro  sul  Pronome,  e  il  prof.  Sabbadini  per  i  suoi 
lavori  sul  Guarino  e  sul  Barbaro  » . 

Relazione  sul  concorso  ai  premi  del  Ministero  della  Pubblica 
Istruzione  per  le  scienze  fisiche  e  chimiche,  pel  1S86-S7.  — 
Commissari:  Blasernà,  Cannizzaro  e  Cantoni  (relatore). 

«  Il  sig.  professore  Stefano  Pagliani,  unico  aspirante  al  concorso  ai  premi 
ministeriali  per  le  scienze  tisico-chimiche,  presentò  dieci  opuscoli,  parecchi 
dei  quali  compiuti  in  comune  con  alcuni  suoi  assistenti. 

«  Il  primo  di  questi  lavori  riguarda  la  comprimibilità  dei  miscugli  di 
alcole  etilico  e  di  acqua,  fatti  in  comune  col  sig.  dott.  Luigi  Palazzo.  E  questo 
un  argomento  già  trattato  dal  Pagliani  in  un  opuscolo  presentato  pel  prece- 
dente concorso  del  1884,  e  sul  quale  uno  di  noi  ebbe  allora  a  riferire.  Il 
Pagliani  stimò  opportuno  di  rifarsi  sul  predetto  argomento,  attese  le  singolarità 
allora  avvertite,  sia  per  quanto  all'influenza  delle  varie  temperature  sui  pre- 
detti miscugli,  come  ancora  per  l'avvertita  diminuzione  nel  coeitìcente  di  com- 
pressione nei  miscugli  rispetto  a  quello  dell'acqua  pura.  Nella  presente  Memoria 
egli  sottopose  a  prova  otto  diversi  miscugli,  determinandone  il  coeflfìcente  di 
comprimibilità  sotto  diverse  temperature  comprese  fra  0  gradi  e  70°  circa. 
Le  pressioni  furono  variate  in  generale  da  una  a  quattro  atmosfere  circa. 
I  procedimenti  sperimentali  furono  abbastanza  accurati,  ed  ogni  prova  venne 
ripetuta  le  più  volte. 

•<  Le  conclusioni  di  questo  lavoro  sarebbero  le  seguenti  :  a)  Che  la  giunta 
di  piccole  quantità  di  alcole  tende  a  diminuire  la  comprimibilità  del  miscuglio 
rispetto  a  quella  dell'acqua,  e  ciò  distintamente  fino  alla  proporzione  del 
23  p.  °/o  di  alcole,  b)  I  miscugli  alcoolici  contenenti  meno  del  19  p.  %  di  alcole, 


—  651  — 

offrono  una  comprimibilità  che  va  diminuendo  coll'aumentare  della  temperatura 
al  disopra  dello  zero;  ma  per  ciascun  miscuglio  essa  assume  un  valore  minimo 
sotto  una  data  temperatura,  oltre  la  quale  essa  va  invece  aumentando  colla 
temperatura,  e).  La  temperatura  del  minimo  di  comprimibilità  dei  detti  miscu- 
gli è  sempre  inferiore  a  quella  dell'acqua,  e  tanto  più  quant'  è  maggiore  la 
ricchezza  alcoolica  del  miscuglio.  Osservano  però  gli  autori  a  questo  riguardo 
che  non  emerge  una  relazione  semplice  fra  i  valori  delle  temperature  pel  mas- 
simo di  densità  e  pel  minimo  di  comprimibilità  tra  l'acqua  ed  i  detti  miscugli. 

«  Sebbene  questo  lavoro  sia  stato  condotto  dal  lato  sperimentale  colla 
solita  accuratezza,  che  il  Pagliani  pone  nelle  sue  ricerche,  ci  sembra  che  esso 
avrebbe  meritato  ulteriori  indagini,  non  difficili  a  compiersi.  Cosi,  ad  esempio, 
il  fatto  che  l'aggiunta  di  date  quantità  di  alcole  all'acqua  rende  le  diluzioni 
men  comprimibili  dell'acqua  stessa,  il  quale  a  prima  giunta  può  parere  strano, 
perde  ogni  significanza  quando  si  pensi  che  il  sistema  melecolare  del  miscuglio 
ha  già  subito  una  molto  profonda  modificazione  nell'atto  stesso  in  cui  l'alcole 
si  disciolse  nell'acqua,  come  ne  fanno  prova  la  rilevante  produzione  di  calore 
e  la  notevole  contrazione  nei  volumi  dei  due  liquidi  mescolati.  Ed  invero 
questa  contrazione  è  tale,  che  a  volerla  produrre  sui  due  liquidi  separatamente 
per  opera  di  sola  pressione  meccanica,  richiederebbesi,  in  più  casi,  l'esercizio 
di  alcune  centinaia  di  atmosfere.  Epperò  una  diluzione  alcoolica,  fisicamente  al- 
meno, è  un  corpo  sul  generis,  cioè  affatto  differente  da  entrambi  i  costituenti 
di  essi,  del  pari  che  accade  nelle  combinazioni  chimiche  ;  tanta  è  la  efficacia 
delle  azioni  molecolari  fra  corpi  aventi  molecole  di  masse  differenti. 

«  Pertanto  crediamo  che  l'autore  avrebbe  dovuto  innanzi  tutto,  per  cia- 
scuno dei  suoi  miscugli,  tenere  conto  della  variazione  della  densità  che  i 
due  liquidi  presentano  nell'atto  della  loro  diluzione,  secondo  i  dati  delle  più 
accurate  determinazioni.  E  forse  allora  gli  sarebbe  apparsa  qualche  relazione 
abbastanza  semplice  fra  le  variazioni  di  densità  prodotte  dalla  compressione 
meccanica  sul  miscuglio  già  formato,  e  la  variazione  di  densità  determinata 
dalla   predetta  pressione  molecolare  nell'atto  in  cui  il  miscuglio  si  è  formato. 

«  Più  importante  ci  sembra  l'altra  Nota  presentata  dal  Pagliani  sul  coeffi- 
cente  di  dilatazione  e  sul  calore  specifico  a  volume  costante  di  molti  liquidi. 
Kicordate  le  note  formole,  che  legano  la  caloricità  di  un  corpo  a  volume  costante 
con  quella  a  pressione  costante,  e  giovandosi  dei  dati  sperimentali  più  attendi- 
bili su  la  dilatabilità  termica,  su  la  comprimibilità  meccanica  e  su  la  caloricità 
specifica  dei  liquidi  medesimi,  presi  a  differenti  temperature,  egli  trova,  come 
era  facile  prevedere,  che,  fatta  eccezione  per  l'acqua,  per  gli  altri  liquidi  il 
calore  specifico  a  volume  costante  va  crescendo  coll'aumentare  della  tempera- 
tura, nel  mentre  che  il  coefficiente  di  dilatazione,  ridotto  pure  a  volume  costante, 
va  invece  diminuendo  col  crescere  della  temperatura.  Oltre  di  che  così  gli 
aumenti  della  prima  quantità  (caloricità  a  volume  costante)  come  i  decrementi 
della  seconda  (la  dilatabilità  a  volume  costante)  tendono  ad  assumere  valori 

Rendiconti.  1888,  Yol.  IV,  1°  Sem.  48 


—  652  — 

mano  mano  decrescenti  coli' elevarsi  della  temperatura,  accennando  di  tendere 
entrambi  verso  un  rispettivo  valor  limite.  Ed  invero,  mano  mano  che  ognuno 
dei  liquidi  considerati  si  avvicineranno  alla  rispettiva  temperatura  critica  tanto 
i  due  suoi  coefficienti  di  dilatazione,  quanto  i  due  calori  specifici  di  esso  (a 
pressione  costante  ed  a  volume  costante)  tenderanno  ad  assumere  valori  poco 
differenti  fra  di  loro. 

u  Ben  più  degna  di  considerazione  ci  sembra  un'altra  Memoria  del  prof. 
Pagliani  sulle  forze  elettromotrici  di  contatto  fra  due  liquidi  differenti.  Da 
principio  l'autore  ricorda  le  ricerche  di  altri  fisici  rivolte  a  determinare  se 
veramente  sia  da  ammettersi  una  propria  forza  elettromotrice  di  contatto  fra 
due  dati  liquidi  indipendentemente  dal  contatto  di  essi  coi  metalli  che  fun- 
zionano da  elettrodi  ;  se  questa  forza  elettromotrice  abbia  attinenza  piuttosto 
colle  rispettive  azioni  chimiche  che  con  atti  semplicemente  tìsici  csercitantisi 
fra  i  liquidi  stessi;  se  in  una  serie  di  liquidi  diversi  si  verifichi  la  legge  del 
Volta  quanto  alla  risultante  forza  elett/omotrice,  e  se  finalmente  sussista 
una  relazione  fra  la  forza  elettromotrice  e  la  quantità  relativa  di  una  data 
sostanza  disciolta  in  un  medesimo  liquido. 

«  Dopo  di  che  il  Pagliani  passa  a  descrivere  il  processo  da  lui  seguito 
e  la  disposizione  delle  varie  parti  dell'apparecchio  da  lui  usato  per  la  deter- 
minazione della  differenza  di  potenziali  fra  i  singoli  liquidi.  E  qui  ci  sembra 
abbastanza  appropriato  l'artificio  da  lui  immaginato  per  ridurre  a  contatto 
due  superficie  liquide  eterogenee,  evitando  ogni  inizialo  commistione  od  agita- 
zione fra  i  due  liquidi  ridotti  a  contatto. 

«  Dall'insieme  delle  molte  sue  esperienze  il  Pagliani  trae  parecchie  dedu- 
zioni, talune  delle  quali  ci  sembrano  abbastanza  interessanti  :  a)  Il  contatto 
di  due  liquidi  eterogenei  è  per  sé  condizione  sufficiente  di  una  elettromozione 
analoga  a  quella  offerta  dal  contatto  di  due  solidi  eterogenei;  b)  La  differenza 
di  potenziale  fra  due  date  soluzioni  eterogenee  cresce  coll'aumentare  della 
differenza  delle  rispettive  loro  densità;  e)  La  legge  del  Volta  si  verifica  per 
rispetto  ad  alcuni  gruppi  di  elettroliti  disciolti,  laddove  per  altri  gruppi  di 
elettroliti  essa  si  verifica  soltanto  approssimatamente;  d)  Nel  più  dei  casi  la 
differenza  di  potenziale  riesce  più  distinta  con  quelle  coppie  di  soluzioni,  per 
le  quali  sono  maggiori  le  differenze  di  solubilità  dei  due  sali  e  quindi  anche 
le  differenze  di  concentrazione  e  di  densità  delle  loro  soluzioni;  e)  Le  forze 
elettromotrici  di  contatto  risultano  più  grandi  nei  solfati,  i  quali  offrono  mag- 
gior tendenza  a  formare  sali  doppi. 

«  Da  ultimo  l'autore  osserva  che  in  queste  elettromozioni  di  contatto 
fra  liquidi  diversi  intervenendo  tanto  gli  atti  fisici  di  diffusione,  di  soluzione 
e  di  diluzione,  quanto  ancora  le  azioni  chimiche  propriamente  dette,  risultano 
in  generale  molto  complessi  i  particolari  valori  delle  corrispondenti  forze  elet- 
tromotrici. 

«  Merita   ricordo   un'altro    opuscolo    del    Pagliani,  in   cui   descrive  un 


—  653  — 

fotometro  a  riflessione,  da  lui  ideato  per  agevolare,  negli  usi  industriali,  la 
comparazione  del  potere  illuminante  delle  varie  fonti  di  luce. 

«  Quattro  altri  opuscoli  presentò  il  Pagliani  riguardanti  tutti  l'attrito 
interno  dei  liquidi;  i  primi  due  compilati  in  comune  col  dott.  A.  Battelli,  il 
terzo  col  sig.  E.  Odone  ed  il  quarto  da  solo.  I  due  primi  vennero  pubblicati 
nel  1885,  gli  altri  nel  1887.  Per  queste  ricerche  venne  adoperato  un  processo 
di  misura  conforme  a  quello  già  usato  dal  Graham  e  da  altri  fisici,  quello 
cioè  del  volume  di  ogni  liquido  effluito  in  un  dato  tempo  da  un  cannello  capil- 
lare di  dato  diametro  e  di  data  lunghezza  e  sotto  una  determinata  pressione. 

«  Sperimentando  sugli  alcoli  di  diversa  costituzione  e  su  miscugli  di  questi 
con  varie  quantità  d'acqua  ed  a  temperature  diverse  (qual'è  l'oggetto  speciale 
del  primo  dei  detti  opuscoli),  gli  autori  giungono  alle  seguenti  conclusioni: 
a)  Negli  alcoli  omologhi  l'attrito  interno  aumenta  col  crescere  del  rispettivo  loro 
peso  melecolare  e  del  loro  punto  di  ebollizione,  come  già  aveva  dimostrato  il 
Graham  ;  b)  Gli  alcoli  etilico,  metilico  e  propilico  sciolti  nell'acqua  in  varie 
proporzioni  presentano  un  massimo  d'attrito  il  quale  varia  colla  temperatura  : 
e)  Nelle  varie  soluzioni  di  codesti  alcoli  la  ricchezza  procentica  corrispondente 
al  massimo  attrito  aumenta  col  crescere  della  temperatura;  ma  non  emerge 
una  relazione  generale  fra  codesto  massimo  e  la  rispettiva  composizione  chimica; 
d)  sembra  però  esistere  una  relazione  generale  fra  l'attrito  interno  per  le  singole 
soluzioni  alcooliche  e  la  rispettiva  tensione  dei  vapori  de' liquidi  mescolati. 

«  Nel  secondo  opuscolo,  sperimentando  sull'attrito  interno  delle  soluzioni 
di  diversi  gas  nell'acqua,  gli  autori  giungono  alle  seguenti  deduzioni:  a)  Bastano 
piccole  quantità  di  gas  condensate  nell'acqua,  come  era  già  noto,  per  aumentarne 
sensibilmente  l'attrito  interno;  b)  Nelle  soluzioni  acquose  de' vari  gas  l'attrito 
interno  cresce  coli' aumentare  la  quantità  del  gas  disciolto,  però  sino  a  rag- 
giungere un  valore  massimo  per  un  dato  grado  di  condensazione  ;  e)  Coli' aumen- 
tare della  temperatura  va  pure  aumentando  il  coefficiente  d'attrito  di  ciascuna 
soluzione  gasosa;  d)  L'aumento  nell'attrito  interno  dell'acqua  prodottovi  dalla 
condensazione  dei  vari  gas  riesce  tanto  maggiore  quant'è  più  grande  il  coeffi- 
ciente di  attrito  interno  pel  gas  stesso  in  istato  aeriforme. 

«  Nel  terzo  degli  opuscoli  succitati,  sperimentando  su  alcune  soluzioni 
acquose  di  acido  nitrico,  gli  autori  trovano  che  per  esse  la  ricchezza  procentica, 
cui  corrisponde  il  massimo  d'attrito,  aumenta  col  crescere  della  temperatura. 

«  Finalmente,  nell'ultimo  dei  predetti  opuscoli  il  Pagliani,  occupandosi 
in  particolare  della  viscosità  di  alcuni  liquidi  grassi,  descrive  un  apparecchio 
abbastanza  semplice  da  lui  immaginato,  col  quale  si  può  determinare  con  suffi- 
ciente approssimazione  la  viscosità  relativa  di  quegli  olì  che  in  varie  industrie 
s'impiegano  quali  sostanze  lubrificanti. 

«  Ora  crediamo  opportuno  di  avvertire  che  l'apparecchio,  già  costrutto 
dal  Desaga  di  Heilberg  pel  prof.  Naccari  (nel  1883),  e  che  poi  fu  usato  dal 
Pagliani  nelle  ripetute  sue  esperienze   su    l'attrito  interno  dei    liquidi    offre 


—  654  — 

alcuni  inconvenienti,  benché  non  molto  gravi.  Primieramente  il  cannello  capil- 
lare entro  cui  deve  scorrere  il  liquido,  avendo  i  suoi  estremi  saldati  colle 
due  bolle  pure  in  vetro,  quella  cioè  di  afflusso  e  quella  di  efflusso  del  liquido 
stesso,  trovasi  in  tali  condizioni  per  cui  non  è  dato  determinare,  direttamente 
e  col  dovuto  rigore,  uè  la  lunghezza,  e  manco  poi  il  raggio  del  cannello  stesso. 
Tanto  che  il  Pagliani  dovette  accontentarsi  di  dedurre  indirettamente  codesto 
raggio  mediante  l'attrito  dell'acqua  pura,  assumendo  i  valori  trovati  dal  Poi- 
seville,  e  supponendo  che  il  moto  fosse  lineare  anche  nel  caso  suo.  Infine 
non  è  strettamente  rigorosa  l'ipotesi  ammessa  dal  Pagliani,  cbe  cioè  la  pressione 
idrostatica  nel  passare  dal  vaso  di  afflusso  a  quello  di  efflusso  si  compensi, 
benché  nelle  date  circostanze  l'errore  che  ne  deriva  non  può  essere  rilevante. 

«  Crediamo  opportuno  di  notare  altresì,  che  in  queste  ricerche  del  Pagliani 
sull'attrito  interno  dei  liquidi,  come  ancora  in  quelle  ricordate  più  sopra  sulla 
comprimibilità  delle  soluzioni  alcooliche,  sulle  forze  elettromotrici  di  contatto 
fra  i  liquidi,  e  sui  loro  calori  specifici  a  volume  costante,  egli  si  preoccupa 
anzitutto,  il  che  è  pur  necessario,  di  determinare  con  cura  i  valori  numerici 
dei  singoli  dati  sperimentali  ;  mentre  poi  non  sHpreoccupa  abbastanza  d'inve- 
stigare quali  relazioni  possano  sussistere  tra  codesti  dati  relativi  ad  una  proprietà 
fisica  de' corpi  e  le  altre  proprietà  tìsiche  o  chimiche  de'corpi  stessi.  Laddove 
quest'ultimo  esser  dovrebbe  il  precipuo  intento  degli  studi  sperimentali  della 
fisica  moderna,  i  quali  devono  pur  essere  diretti  a  riscontrare  il  valore  effettivo 
delle  previsioni  della  fisica  matematica.  Basterà,  ad  esempio,  l'accennare  gli 
importanti  e  recenti  studi,  teorici  e  sperimentali,  su  le  relazioni  trovate,  per 
non  poche  serie  di  soluzioni  affini,  fra  i  valori  dei  rispettivi  coefficienti  osmotici 
ed  i  valori  relativi  di  varie  altre  qualità  fisiche  e  chimiche  delle  soluzioni  stesse  ; 
perocché  codesti  studi  appunto  rivelano  nuovi  indirizzi  per  le  ricerche  fisiche. 

«  Ora  la  Commissione,  nel  mentre  giudica  esser  degne  di  lode  la  operosità 
scientifica  e  la  accuratezza  del  Pagliani  nelle  varie  sue  pubblicazioni,  non 
crede  però  che  sia  il  caso  di  accordargli  per  esse  un  novello  premio.  E  ciò 
per  riguardo  ad  alcuni  degli  appunti  fatti  più  sopra,  e  più  ancora  pel  riguardo 
che  in  taluni  dei  predetti  opuscoli  si  continuano  argomenti  e  studi  che,  pochi 
anni  sono,  valsero  al  Pagliani  un  premio  dello  stesso  ordine  di  quello  cui 
ora  egli  aspira. 

«  Perciò  la  vostra  Commissione  fu  altresì  unanime  nel  proporre  e  rac- 
comandare alla  classe  che,  a  sensi  dell'art.  5°  del  R.  decreto  14  maggio  1886, 
venga  riaperto  un  concorso,  colla  scadenza  del  30  aprile  1891,  a  tre  premi 
nella  Fisica  e  nella  Chimica,  del  complessivo  valore  di  lire  9  mila;  e  che 
però  a  questi  premi,  oltre  i  professori  delle  scuole  secondarie,  potranno  pure 
concorrere,  giusta  il  predetto  art.  5°,  i  professori  ed  assistenti  delle  Università 
e  Scuole  universitarie  ». 

P.  B. 
D.  C. 


—  655 


RENDICONTI 


DELLE    SEDUTE 

DELLA    R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Glasse  di  scienze  fìsiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  del  3  giugno  1888. 
F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Fisica  —  Nuovo  metodo  per  costruire  e  calcolare  il  luogo, 
la  situazione  e  la  grandezza  delle  imagini  date  dalle  lenti  o  dai 
sistemi  ottici  complessi.  Nota  del  Socio  Govr. 

«  La  teoria  delle  lenti  e  dei  sistemi  ottici  complessi  ha  preso  nuova 
forma  e  raggiunto  molto  maggior  perfezione  dacché  il  Moebius,  il  Gauss,  il 
Listing  ecc.  vi  hanno  introdotto  la  considerazione  di  certi  piani  e  punti  car- 
dinali, che  semplificano  la  costruzione  del  luogo,  della  situazione  e  della 
grandezza  delle  imagini,  permettendo  di  tener  conto  della  grossezza  dei  mezzi 
rifrangenti  attraversati  dalla  luce.  Però  le  operazioni  preparatorie  sian  esse 
costruzioni,  o  sian  calcoli,  colle  quali  si  giunge  a  determinare  il  luogo  dei 
punti  e  dei  piani  cardinali,  in  lenti  o  in  sistemi  progettati,  sono  lunghe  e 
fastidiose,  e  spesso  non  proporzionate  alla  importanza  del  risultato  che  se 
ne  vuol  ricavare  ;  sempre  poi  riesce  difficilissimo  il  determinare  sperimental- 
mente il  luogo  di  codesti  piani  e  di  tali  punti,  nelle  lenti  già  lavorate  o 
nei  sistemi  ottici  costituiti. 

«  I  Fisici  quindi,  malgrado  i  metodi  pratici  e  gli  apparecchi  suggeriti 
in  proposito  dal  Cornu,  dal  Gariel  e  da  altri,  si  limitano  ancora,  nella  mag- 
gior parte  dei  casi,  a  considerar  le  lenti  come  prive  di  grossezza,  o  a  calcolar 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  83 


—  656  — 

direttamente,  e  per  ogni  superficie  limitante,  la  via  battuta  dai  raggi  lumi- 
nosi attraverso  ai  mezzi  studiati  o  proposti,  sagrificando  così  una  parte 
(talvolta  non  piccola)  della  esattezza,  o  accrescendo  la  fatica  dei  calcoli  quando 
si  tratti  di  molte  determinazioni  relative  allo  stesso  sistema  ottico. 

«  Non  sarà  dunque  discara  agli  studiosi  la  proposta  d'un  metodo  più 
sbrigativo  per  costruire  o  calcolare  le  imagini  date  dalle  lenti  grosse,  lo 
stesso  metodo  applicandosi  pure  a  un  sistema  ottico  qualunque. 

«  Codesto  metodo  esige  la  determinazione  di  due  punti  che,  molto  pro- 
babilmente, non  vennero  considerati  fin  qui  dai  fisici  né  dai  matematici  i  quali 
hanno  trattato  codesti  argomenti,  e  diciamo  che  probabilmente  non  furono 
avvertiti,  perchè,  se  qualcuno  li  avesse  indicati,  se  ne  sarebbero  immediata- 
mente riconosciute  l'importanza  e  l'utilità,  e  i  trattati  d'ottica  recentissimi 
ne  avrebbero  tenuto  conto. 

«  I  due  nuovi  punti,  pei  quali  viene  assai  semplificata  la  teoria  delle 
lenti,  e  che  molto  agevolmente  si  determinano  colla  osservazione,  sono  le 
imagini  dei  centri  di  curvatura  delle  due  faccie  anteriore  e  posteriore  della 
lente  veduti  attraverso  a  quella  delle  due  faccie,  alla  quale  non  appartengono. 
Per  ottenerli  bisogna  supporre  che  i  raggi  luminosi  divergendo  dal  centro  di 
curvatura  di  una  faccia,  o  convergendo  verso  di  esso,  vadano  ad  incontrare 
la  seconda  faccia  della  lente,  dove  per  rifrazione  son  fatti  convergere  verso 
l'imagine  di  esso  centro  o  divergere  da  codesta  imagine,  quando  essa  riesca 
virtuale.  Si  hanno  per  tal  modo  sull'asse  della  lente  i  luoghi  delle  due  ima- 
gini q  e  Qi  dei  centri  e  e  d  di  curvatura  delle  due  facce  al,  bli . 


«  Fissata  la  posizione  di  questi  due  punti,  che  si  potrebbero  chiamare 
punti  centrici  di  quel  dato  sistema  lenticolare,  non  occorre  più  altro  per  deter- 
minare qualunque  foco  coniugato  d'un  punto  situato  sull'asse  o  fuori  del- 
l'asse principale  del  sistema,  e  per  ottenere  la  grandezza  e  la  situazione  delle 
imagini  reali  o  virtuali  che  dal  sistema  stesso  possono  esser  prodotte. 

«  La  determinazione  a  priori  di  codesti  punti  (come  la  determinazione 


—  657  — 

dei  punti  e  dei  piani  del  Gauss  e  del  Listing)  esige  la  conoscenza  della  lun- 
ghezza e  del  segno  dei  raggi  di  curvatura  delle  due  superficie  della  lente, 
quella  della  grossezza  di  essa  lente,  o  della  distanza  assiale  delle  due  super- 
ficie rifrangenti,  quella  infine  della  velocità  relativa  della  luce  nei  tre  mezzi 
successivi,  vale  a  dire  dei  loro  indici  relativi  di  rifrazione.  Si  può,  con  que- 
sti soli  dati,  costruire  o  calcolare  il  luogo  dei  punti  centrici  q  e  qu  senza  de- 
terminar prima  i  fuochi  principali  e  le  distanze  principali,  o  fuochi  ante- 
riori, delle  due  superficie  della  lente,  ma  si  possono  anche  determinar,  volendo, 
queste  quantità,  che,  introdotte  nei  calcoli  successivi  o  nelle  costruzioni  ul- 
teriori, abbreviano  o  semplificano  il  lavoro. 

«  A  ogni  modo,  ottenuti  i  due  punti  centrici,  non  si  ha  più  alcun  biso- 
gno, né  del  centro-ottico,  né  delle  sue  due  imagini,  o  punti  nodali  del  Li- 
sting, né  fai  piani  principali  del  Gauss,  né  dei  fochi  'principali,  della  lente 
intera,  per  costruire  o  calcolare  per  essa  i  luoghi,  le  situazioni  e  le  grandezze 
delle  imagini.  E  siccome  tali  costruzioni  si  fanno  molto  speditamente, 
così  si  può  adoperarle,  senz'altro,  per  la  ricerca  dell'effetto  finale  di  una  se- 
rie qualsivoglia  di  superficie  e  di  mezzi  rifrangenti  diversi  centrati  sullo 
stesso  asse. 

«  Non  è  però  indispensabile  il  ricorrere,  pei  sistemi  ottici,  a  questo  pro- 
cedimento laborioso  di  costruzione  o  di  calcolo  per  via  d'imagini  successive, 
mentre  si  possono  sempre  determinare  in  ogni  sistema  ottico  (per  quanto  si 
voglia  complesso)  le  imagini  dei  centri  di  curvatura  della  sua  prima  e  della 
sua  ultima  superficie,  veduti  successivamente  attraverso  a  tutto  il  resto  del 
sistema,  cercando  l'imagine  del  centro  della  prima  superficie  attraverso  alla 
seconda,  poi  l'imagine  di  questa  imagine  attraverso  alla  terza,  e  così  via  via, 
fino  all' imagine  di  tutte  le  imagini  precedenti,  veduta  attraverso  all'ultima 
superficie,  e  rifacendo  la  medesima  operazione  in  senso  inverso  pel  centro 
dell'ultima  superficie  e  per  le  sue  imagini  successive  fino  a  quell'ultima  che 
è  veduta  attraverso  alla  prima  superficie.  Operando  così  si  ottengono  i  punti 
centrici  del  sistema  intero,  mediante  i  quali  si  costruisce  poi,  o  si  calcola 
rapidissimamente  l'imagine  di  qualunque  punto  situato  a  qualsiasi  distanza 
dal  sistema. 

«  La  maggiore  semplicità  del  nuovo  metodo  nasce  dal  considerarvisi 
quei  raggi  che  non  subiscono  deviazione  né  trasporto,  sia  all'entrata  sia  al- 
l'uscita dei  varii  mezzi,  per  cui  le  faccie  della  lente,  o  le  superficie  esterne  del 
sistema  vengono  quasi  a  farvi  l'ufficio  dei  piani  principali  Gaussiani,  i  centri 
di  curvatura  di  queste  superficie  quello  dei  punti  nodali  del  Listing,  e  le 
loro  imagini,  o  punti  centrici,  quello  dei  fòchi  principali  del  sistema  ottico. 

«  Senza  entrare  per  ora  nei  minuti  particolari  del  nuovo  metodo,  basterà 
mostrare,  come  ricorrendo  ad  esso,  si  possano  trovar  facilmente  i  punti  centrici 
di  una  lente   data,   e  come,  trovati  codesti  punti,  si  costruisca  agevolmente 


—  658  — 

l'imagine  di  qualsiasi  oggetto  veduto  attraverso  alla  lente;  si  vedrà  così  se 
il  metodo  proposto  meriti,  o  no,  di  venir  preferito  agli  altri. 

«  Per  trovare  praticamente  la  posizione  dei  punti  centrici  d'una  data 
lente,  se  ne  misura  la  grossezza  y.  e  si  determinano  collo  sferometro,  o  per 
riflessione,  o  altrimenti  ;  i  raggi  di  curvatura  r  ed  rx  della  sua  prima  e  della 
sua  seconda  superficie. 

«  Ottenute  queste  quantità    si    pone,  normalmente    all'asse  della  lente. 

0 


un  oggetto  di  grandezza  nota  og,  a  una  distanza  determinata  ag  da  una 
delle  faccie,  e  si  cerca  l'imagine  0\  gx  reale,  o  virtuale  di  esso  oggetto  veduto 
attraverso  alla  lente,  misurando  codesta  imagine,  e  determinandone  la  di- 
stanza bg^  dall'altra  faccia. 

«  Se  allora  si  conduce  una  retta  dalla  estremità  libera  o  dell'oggetto 
al  centro  e  di  curvatura  della  prima  faccia  della  lente,  questa  retta  taglifirà 
l'ultima  faccia  in  un  certo  punto  mx;  tirata  una  retta  dalla  estremità  ox  del- 
l' imagine  al  centro  di  curvatura  cx  dell'ultima  faccia,  si  noti  con  m  il  punto 
in  cui  questa  retta  taglia  la  prima  faccia  della  lente.  Si  congiunga  Oi  con  ///,. 
il  punto  q  in  cui  la  retta  oY  m\  taglierà  l'asse  della  lente  sarà  il  primo  punto 
centrico,  cioè  il  luogo  della  imagine  del  centro  e  della  prima  faccia  veduto 
attraverso  alla  seconda.  Si  unisca  egualmente  o  con  m,  il  punto  qx  in  cui 
la  o  m  taglierà  l'asse  sarà  il  secondo  punto  centrico,  cioè  l'imagine  del  cen- 
tro d  della  seconda  faccia,  veduto  attraverso  alla  prima.  Ottenuti  così  i  punti 
q  e  Qi,  la  costruzione  dei  fòchi  principali  o  coniugati  del  sistema  e  quella 
di  tutte  le  imagini  che  esso  può  dare  riesce  speditissima,  e  se  ne  possono  de- 
durre poi  molto  agevolmente  i  luoghi  dei  piani  principali,  dei  punti  nodali,  del 
centro  ottico  ecc.  ecc.  se  si  vogliono  trattare  i  problemi  relativi  alla  lente  data 
coi  meto'di  del  Gauss,  del  Listing,  o  di  quegli  altri  matematici  che  si  sono  andati 
occupando  in  questi  ultimi  tempi  della  teoria  delle  lenti  e  dei  sistemi  ottici. 


—  659  — 

«  La  costruzione  precedente  mostra  subito  come  si  possa  ottener  l'ima- 
gine  di  un  punto  o  posto  fuori  dell'asse  della  lente  (se  il  punto  dato  fosse 
sull'asse,  si  innalzerebbe  da  esso  una  perpendicolare  sull'asse,  e  si  determine- 
rebbe l'imagine  d'un  punto  qualunque  di  questa  perpendicolare,  tirando  poi 
dall'  imagine  ottenuta  una  normale  sull'asse  medesimo  ;  il  punto  di  incontro 
di  questa  normale  e  dell'asse  sarebbe  il  luogo  dell'imagine  del  punto  dato). 
Si  guidi  dal  punto  o  una  retta  al  centro  e  della  faccia  per  cui  s'intende  che 
penetri  la  luce,  una  tal  retta  rappresenterà  un  raggio  luminoso,  che  partito 
da  o  passerà,  non  deviato  né  spostato,  attraverso  alla  materia  della  lente 
finché  incontri  in  mx  la  seconda  faccia.  Giunto  il  raggio  in  m,\  esso  devierà 
piegando  verso  il  punto  q,  imagine  di  e  ;  condotta  quindi  la  mx  g,  su  questa 
retta  prolungata  dovrà  trovarsi  l'imagine  di  o.  Dal  medesimo  punto  o  si  guidi 
per  Qi  la  oqx  sino  a  incontrare  la  prima  faccia  della  lente  in  m.  Per  m  e 
per  Ci  si  conduca  la  cy  m,  la  quale,  prolungata,  uscirà  non  deviata  dalla  lente, 
e  incontrerà  la  mx  q  in  un  punto  Oi  ;  il  punto  ol  sarà  l'imagine  cercata  di  o. 

«  Se  dal  punto  o  si  abbasserà  sull'asse  la  perpendicolare  og,  e  da  ox 
laoj^!,  il  punto  g{  sarà  il  luogo  dell'imagine  del  punto  g  veduto  attraverso 
alla"  lente. 

«  Per  ottenere  i  Fòchi  principali  di  una  lente  data,  convien    condurre 


un  raggio  le  al  centro  della  sua  prima  faccia,  e  guidar  quindi  il  suo  ri- 
fratto corrispondente  miq,  poi,  pel  punto  ([x  condurre  la  qx  m  parallela  alla  le 
tirando  la  m  C\  e  prolungandola  fino  all'incontro  della  m^  q,  prolungata,  in  S; 


—  660  — 

il  punto  S  sarà  l'imagine  d'un  punto  situato  all'  infinito  nella  direzione 
della  ani  l.  Innalzata  da  S  una  normale  sull'asse,  si  avrà  in  Px  un  fòco 
principale  della  lente.  La  stessa  costruzione  ripetuta  per  l'altra  faccia  darà 
il  secondo  fòco  principale  P,  o  punto  di  Distanza  principale  della  lente. 

«  Però  si  può  ottenere  più  prontamente  il  secondo  fòco,  quando  si  cono- 
sca già  l'altro,  approfittando  di  una  relazione  semplicissima  che  lega  fra  loro 
le  due  distanze  q  Pi  e  qxP  dei  due  fòchi  principali  dai  punti  centrici. 

«  Eappresentando  con  r  il  raggio  di  curvatura  a  e,  della  prima  faccia  della 
lente;  con  rx  il  raggio  b  cx,  dell'altra  faccia,  con  %  la  distanza  bq  del  punto 
centrico  q  dalla  seconda  faccia  della  lente,  con  Xi  la  distanza  aqx  di  qx 
dalla  prima  faccia,  e  indicando 'con  F  la  distanza  q  Pi  e  con  Fi  la  qx  P,  si 
ottiene  con  facilità  la  relazione  seguente: 

che  dà  immediatamente  Fx  se  si  conosce  F,  o  F  quando  sia  noto  Fx. 

«  La  costruzione  di  questa  formula  è  semplicissima.  Dai  punti  q  e  qx 
si  conducano  due  normali  sull'asse,  pel  centro  e  si  conduca  la  ctx,  ad  arbitrio 
fino  ad  incontrare  nel  punto  tx  la  normale  condorta  per  qx  ;  pel  centro  cx  si 
guidi  cx  ^  parallela  a  eh,  finché  essa  incontri  in  t  l'altra  normale  ql.  Unito 
allora  il  foco  principale  P  (che  si  suppone  conosciuto)  con  t,  si  faccia  passar 
per  tx  una  parallela  alla  Pt,  il  punto  Px  dove  essa  taglierà  l'asse  sarà  l'altro 
foco,  o  il  punto  della  Distanza  principale  della  Lente. 

«  Basteranno  per  ora  questi  brevi  cenni  sul  nuovo  metodo  per  la  ricerca 
delle  proprietà  delle  lenti  grosse  e  dei  sistemi  ottici,  il  suo  sviluppo  com- 
piuto non  potendosi  rinchiudere  nei  brevi  limiti  d'una  Nota. 

«  Si  avverta  che  lo  stesso  procedimento  grafico  (e  quindi  le  formule  che 
ne  derivano)  si  applica  assai  comodamente  anche  ai  Sistemi  ottici  compo- 
sti con  lenti  senza  grossezza. 

«  In  questo  caso  si  determinano  dapprima  le  imagini  successive  del 
centro  della  prima  e  dell'ultima  lente  vedute  attraverso  a  tutte  le  altre,  poi, 
considerando  i  centri  delle  lenti  come  si  considerarono  dianzi  i  centri  di  cur- 
vatura (giacché  si  suppone  che  i  raggi  passino  per  essi  centri  senza  devia- 
zione e  senza  spostamento)  si  compiono  relativamente  ad  essi  e  alle  loro  ima- 
gini le  costruzioni  precedentemente  indicate,  e  così  si  risolvono  con  rapidità 
tutti  i  problemi  relativi  agli  strumenti  ottici  composti  con  lenti  sottili». 


661  — 


Fisiologia.  —  La  frequenza  cardiaca  negli  animali  a  sangue 
freddo.  Osservazioni  e  sperieuze  del  Socio  A.  Moriggia. 

«  In  parecchie  ricorrenze  sperimentali  ebbi  occasione  di  verificare  la 
maniera  diversa  di  comportarsi,  sotto  il  medesimo  influsso,  del  cuore  degli 
animali  omoiotermi  e  poichilotermi,  per  cui  mi  risolsi  a  cercare  in  modo 
diretto  intorno  a  questo  fatto,  che  incidentalmente  io  ed  altri  ebbero  campo 
di  rilevare. 

«  Qualche  sperienza  operai  a  questo  proposito  sopra  tartarughe,  la  mas- 
sima parte  però  degli  sperimenti  vennero  praticati  sopra  la  rana  esculenta  : 
a  questa,  legata  sul  patibolo,  veniva  messo  a  nudo  il  cuore  colla  minor  per- 
dita possibile  di  sangue.  A  riscontrare  i  risultati  delle  rane  sperimentate,  se 
ne  tenea  sempre  una  di  confronto.  Le  sostanze  medicamentose  o  venefiche 
da  me  usate  erano  introdotte  per  via  ipodermica,  o  per  inalazione,  quando 
n'era  il  caso  (').  Ecco  l'elenco  delle  sostanze  adoperate  per  vedere  di  modi- 
ficare in  più  od  in  meno  la  frequenza  cardiaca,  essendo  precisamente  questa 
che  in  modo  speciale  presi  di  mira. 

«  Vi  unisco  pure,  senza  classificarle,  quelle  che  leggendo  Memorie  di 
parecchi  autori  rilevai  aver  offerti  risulati  in  rapporto  alla  frequenza  cardiaca, 
non  avendo  la  pretesa  che  di  aver  raccolto  relativamente  una  parte  molto 
piccola  del  materiale  qua  e  colà  abbondantemente  ^sparso,  riflettente  siffatto 
argomento  : 

■«  Cocaina  :  atropina  :  santonato  sodico,  alcool  assoluto  :  etere,  cloroformio, 
«  cloralio,  ammoniaca,  nitrato  d'amile,  piridina,  morfina,  acetato  d'ammonio, 
«  neurina,  ossigeno,  cloruro  sodico,  eserina,  delfina,  aconitina:  triossimetilene, 
«  abrotina  :  alcaloide  del  xantilon  senegalense,  antipirina,  benzonitrile,  tallina, 
«  paraldeide,  ergotina,  segala  cornuta,  ecbolina,  acido  fenico  :  acidi  in  gene- 
«  rale  :  helleborus,  stricnina,  curaro,  apoatropina,  jequirity,  muscarina,  digi- 
«  talina,  scillaina,  elleboreina,  cairina,  cairolina,  veratrina,  sublimato  corro- 
«  sivo,  saponina  :  acetal,  dimetiacetal,  ptomaine  in  genere,  nicotina,  chinino, 
«  bile,  nichel,  cobalto,  coptis  teeta,  acetanilide,  strophantus,  ispidus,  le  so- 
«  stanze  settiche  in  genere,  lattato  di  etile,  urina. 

«  Fra  tutte  queste  sostanze  non  ve  n'ha  una  capace  di  destare  nella 
rana  non  solo  una  frequenza  febbrile,  ma  nemmeno  un'aumento  discreto  e 
prolungato  di  battiti,  anzi  quasi  tutte  ne  inducono  una  diminuzione  prolun- 
gata e  spesso  grave,  da  far  discendere  il  cuore  a  pochissime  battute  per  V. 

«  Da  questo  lato  parrebbe  che  nelle  rane  non  esistessero  che  i  nervi 
frenatori. 

(')  Quando  non  sia  scritto  altrimenti,  nell'ambiente  in  cui  si  lavorava,  la  temperatura 
fu  da  10°  a  12°  del  centigrado. 


—  662  — 

«  Abbastanza  facilmente  in  questo  animale  si  ottiene  l'effetto  annunciato 
dal  Weber  colla  corrente  indotta  sui  nervi  vaghi,  o  collo  stimolo  sul  midollo 
allungato,  come,  ancora  prima  di  tutti,  dimostrò  il  nostro  Galvani  :  però 
recidendo  siffatti  nervi  non  s'incontra  nel  risultato  opposto,  quale  si  veri- 
fica negli  animali  a  sangue  caldo. 

«  Negli  animali  omoiotermi  le  nominate  sostanze  suscitano  una  reazione 
dell'organismo,  una  maggiore  frequenza  cardiaca,  almeno  quasi  tutte,  special- 
mente in  certi  periodi  di  loro  azione,  ed  usate  in  certi  dosi  ;  ed  anche  quando 
vi  ha  tendenza  ad  abbassare  il  numero  dei  battiti,  in  generale  siamo  lontani 
dal  rasrdunsrere  le  cifre  offerte  dal  batrace  :  anzi  ve  n'ha  talune,  tra  cui  la 
cocaina,  che  secondo  le  sperienze  di  Ugolino  Mosso,  anche  a  dosi  fortissime, 
tendono  ad  alzare  il  numero  de'  battiti. 

«  Un'altro  fatto  va  notato  :  è  conosciuta  negli  animali  a  sangue  caldo 
l'armonia  che  suole  intercedere  fra  il  numero  degli  atti  cardiaci  ed  i  respi- 
ratori, tantoché  nelle  circostanze  ordinarie  dal  numero  delle  respirazioni  si 
può  indurre  quello  delle  pulsazioni  e  viceversa  :  questa  corrispondenza 
numerica,  se  non  sempre  ('),  in  generale  però  si  conserva  anche  sotto  l'im- 
perio de'  rimedi  e  veleni,  ma  per  le  rane  presto  e  facilmente  suole  sorgere 
un  distacco  abbastanza  grande  tra  i  numeri  normali  del  respiro  e  del  battito  : 
è  però  vero  da  dire,  che  anche  nelle  condizioni  fisiologiche  il  rapporto  fra 
quei  due  atti  non  è  così  costante  e  regolare,  come  negli  animali  a  sangue 
caldo,  forse  anche  a  ragione  delle  differenze  nella  respirazione. 

«  Sebbene  il  dolore  alla  lunga,  come  risulta  dalle  esperienze  del  Man- 
tegazza,  abbassi  la  frequenza  cardiaca  negli  animali  a  sangue  caldo,  sapendo, 
che  sul  principio  può  indurre  effetti  opposti,  massime  se  il  dolore  non  sia 
grave,  volli  pure  sperimentarlo  nelle  rane,  ma  frequenza  maggiore  non  ottenni, 
come  pure  colla  paura,  con  detonazioni  improvvise,  ecc. 

«  Osservai  nell'agonia,  provocai  emorragie  di  diverso  grado,  ma  i  battiti 
hanno  sempre  avuto  tendenza  a  calare,  e  talora  di  molto,  come  nell'emor- 
ragia. Con  correnti  elettriche  provocai  energico  e  prolungato  lavoro  muscolare, 
ma  il  cuore  non  si  smosse  dalla  sua  frequenza,  scemando  od  anche  arrestan- 
dosi, se  le  usava  forti,  per  azione  vasomotoria  o  sui  vaghi,  quantunque  gli 
elettrodi  fossero  applicati  ai  due  piedi. 

«  Questo  risultato  mi  ha  sorpreso,  essendo  noto,  un  grande  lavoro  mu- 
scolare poter  portare  negli  animali  a  sangue  caldo,  la  frequenza  cardiaca 
anche  assai  oltre  il  doppio  della  normale,  massime  se  questa  non  sia  molto 
elevata,  e  tanto  più  il  fatto  torna  singolare,  pensando  che  nel  lavoro  musco- 
lare si  sviluppa  del  calore,  il  quale  ha  potentissima  azione  nei  batraci  per 

(!)  A  quest'uopo  basta  eccitare,  come  già  pubblicammo  Moleschott  ed  io,  con  cor- 
rente indotta  il  moncone  centrale  del  vago  nel  coniglio,  per  veder  rompersi  l'unisono  tra 
frequenza  cardiaca  e  respiratoria  ;  tale  disarmonia  viene  anche  in  iscena  talora  per  condi- 
zioni patologiche  tifo,  polmonite,  o  per  taluni  veleni,  curaro,  stricnina. 


—  663  — 

affrettar  l'opera  del  cuore  :  io  posi  rane  per  la  metà  posteriore  del  corpo  in 
bagno  a  38°  per  1'  a  2r,  ed  i  battiti  da  25  in  ambiente  a  10°,  salirono  a 
più  di  80  :  non  v'ha  che  il  calore  capace  a  portare  il  cuore  delle  rane  a 
stato  di  febbrile  frequenza,  producendosi  in  tali  casi  anche  un  discreto  grado 
di  anestesia  nelle  parti  collocate  nel  bagno  caldo  :  recando  rane  da  ambienti 
a  10°,  in  altri  a  15°,  17°,  trovai  crescere  la  frequenza  cardiaca  nella  pro- 
porzione di  quasi  due  battiti  per  ogni  grado  di  calore  in  più  :  viceversa, 
come  pur  si  conosce,  il  freddo  abbassa  assai  la  frequenza  de'  battiti  :  tenni 
rane  colle  coscie  e  colla  pancia  sopra  il  ghiaccio  per  un'intera  notte  (febbraio); 
al  mattino  aveano  battiti  da  3  a  7,  colla  pelle  delle  coscie  e  del  ventre 
poco  o  quasi  punto  anestizzata  ('). 

«  Sarà  forse  per  un  certo  esaurimento,  ma  la  rana  trasportata  da  un 
ambiente  un  pochin  più  caldo,  in  altro  più  freddo,  in  cui  prima  stava,  per 
un  certo  tempo  presenta  un  battito  più  raro,  di  quello,  che  presentava  prima 
d'esser  stato  al  caldo. 

«  La  sensibilità  al  calore  di  tutti  gli  animali  e  specialmente  dei  poichi- 
lotermi  (2),  ora  per  esperienza  propria  nelle  rane,  trovo  tanto  grande,  che 
certamente  è  possibile  concepirla  facile  fonte  di  errore  nell'apprezzare  l'azione 
di  diverse  sostanze  sulla  frequenza  cardiaca,  per  cui  da  questo  lato  non  sa- 
ranno mai  troppe  le  precauzioni  da  pigliare  onde  assicurarsi  la  parte,  che 
può  avere  nel  risultato  il  variare  anche  minimo  di  temperatura  dell'ambiente 
in  cui  si  lavora,  potendo  già  avere  la  sua  quota  d'influenza,  specialmente 
d'inverno,  la  semplice  vicinanza  di  persone  all'animale  in  isperimento.  Questo 
fatto  unito  all'altro,  che  rane  normali  poste  in  medesimo  ambiente  sono  ca- 
paci di  aumentare  o  scemare  i  battiti  per  una  piccola  parte,  l'una  più  o 
meno  della  compagna,  dovrà  forse  assumersi  per  concorrere  a  spiegare  i  ri- 
sultati in  apparenza  contradicenti  di  alcuni  sperimentatori. 

«  A  questo  proposito  ho  osservato,  che  se  è  basso  il  numero  primitivo 
delle  pulsazioni,  il  cuore  messo  a  nudo  tende  piuttosto  ad  aumentarle,  e  vi- 
ceversa, quando  si  presenta  dapprima  elevato  come  nella  state  per  es.  :  sulle 
rane  ho  tentato  anche  la  digitalina  in  rapporto  col  calore,  e  trovai  che  se  il 
battito  è  già  disceso  di  molto  per  es.  a  9  al  1',  allora  un  bagno  d'acqua 
a  37°  per  qualche  V  non  vale  a  neutralizzare  o  vincere  l'azione  del  depri- 
mente :  se  per  es.  il  battito  non  è  calato  che  da  28  a  18,  allora  il   caldo 

(!)  Negli  animali  a  sangue  caldo,  secondo  Bernard,  interviene  diversamente,  cioè  è  il 
freddo  e  non  il  caldo  ad  anestizzare  la  pelle. 

(2)  A  cominciare  dall'ovo  della  rana,  che  a  temperatura  più  elevata  può  accelerare 
il  suo  sviluppo  completo  anche  di  un  terzo  del  tempo  ordinariamente  necessario. 

Aggiungo  qui  un  altro  fatto,  che  ieri  m'occorse  di  osservare  ;  studiando  i  battiti  in 
rane  mezzane  di  grandezza  a  temperatura  di  25°,  li  trovai  in  numero  di  96  a  102  al  V  ; 
in  3  rane  piccolissime,  circa  il  quinto  in  peso  di  ciascuna  delle  altre,  contrariamente  ad 
ogni  aspettazione  non  arrivai  a  contarne  che  80  ;  la  cosa  merita  d'esser  studiata  su  più 
ampia  scala,  risalendo  anche  al  girino. 

Kendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  87 


—  664  — 
può  ancora  crescerlo,  ma  ciò  talora  si  opera  in  modo   assai   irregolare,  cioè 
si  risale  ora  a  25,  ora  a  20,  per  tornare  a  25,  rimanendo  però  sempre  sotto 
la  cifra  del  punto  primitivo  di  partenza. 

«  Dopo  l'agente  universale  calorico,  a  cui  nessun  vivente  si  sottrae, 
tra  le  diverse  sostanze  tentate  trovai  l'alcool  assoluto  fiutato  con  spugnetta 
per  circa  1',  poter  crescere  di  2  a  4  battiti  cardiaci  per  1',  ma  in  modo 
assai  passeggero  ed  ancora  non  costantemente  :  invece  il  medesimo  alcool 
diluito  in  diverse  proporzioni  iniettato  sotto  la  pelle,  li  ha  sempre  fatti  ca- 
lare :  ponendo  rane  in  aria  carica  di  ossigeno  mi  riuscì  crescere  di  qualche 
palpito  il  cuore,  come  pure  facendo  fiutare  per  alcuni  1"  una  spugnetta  ba- 
gnata con  ammoniaca  diluita  con  2/3  a  3/4  d'acqua  :  1  ce.  di  soluzione  di 
cloruro  sodico  0  grani.,  75  fornì  un  lieve  aumento,  soluzioni  più  cariche, 
davano  diminuzione. 

«  Il  solfato  neutro  di  atropina  ed  il  cloridrato  di  cocaina  alla  dose  di 
0  gram.,  0025  mi  diedero  qualche  battito  in  più  ma  a  dosi  maggiori  ve- 
niva la  diminuzione  :  quindi  per  la  cocaina  tengo  più  per  i  risulati  di  Ugo- 
lino Mosso  ('),  sebbene  abbia  esso  lavorato  con  circolazione  artificiale  in 
cuori  isolati,  che  per  quelli  di  Anrep,  benché  sperimentasse  su  cuori  in  posto. 
«  Mosso  trovò  crescere  i  battiti,  colla  dose  0,0002,  mentre  Anrep  afferma 
non  ispiegarsi  effetto  dalla  dose  di  0,0005,  a  quella  di  0,0015,  salvo  che 
in  parte  ciò  possa  dipendere  dal  fatto  di  rane  forse  più  grosse  da  esso  usate, 
che  le  nostre  di  mezzana  grandezza. 

«  Forse  lavorando  con  uguale  diligenza,  cioè  abbassando  opportunamente 
le  dosi,  potrebbe  darsi,  che  pur  per  altre  sostanze  di  sopra  citate,  si  trovasse 
un  periodo,  in  cui  crescessero  pure  un  po'  la  frequenza. 

«  In  ogni  modo,  per  quanto  vidi,  si  tratta  sempre  di  aumento  numerico 
assai  tenue  e  per  lo  più  passeggero,  trapassando  dappoi  in  generale  a  dimi- 
nuzione, e  talora  ristabilendosi  allo  stato  quo  ante. 

«  In  vista  di  un  comportamento  così  speciale  del  cuore  d'anfibio,  pensai 
che  potrebbe  forse  la  cosa  cambiare,  se  per  mezzo  della  temperatura  si  avesse 
già  il  battito  elevato  ad  un  grado  da  accostarlo  a  quello  di  animali  a  sangue 
caldo  di  non  grande  frequenza  cardiaca  :  agendo  anche  con  cuore  portato  a 
40,  50  battiti  per  1',  la  cosa  non  cambia,  anzi  pare  aggravarsi,  nel  senso 
che  quanto  maggiore  è  la  frequenza  cardiaca,  da  cui  si  parte,  e  più  le  so- 
stanze cimentate  tendono  in  generale  ad  abbassarla. 

«  Sarebbe  curioso  da  vedere  come  si  comportassero  da  questo  lato  gli 
animali  a  sangue  caldo  ridotti  quasi  a  sangue  freddo  con  diversi  mezzi,  che 
conosciamo,  cioè  col  taglio  del  midollo  spinale  sopra  il  rigonfiamento  brac- 
chiale,  coll'immersione  in  recipiente  a  ghiaccio,  o  dando  vernice  impermea- 
bile alla  pelle  :  con  questi  modi  si  può  portare,  senza  che  ancora  muoia,  un 

(l)  Archiv.  Italien.  de  Biologie,  toni.  VITI,  fase.  III.,  diretti  da  A.  Mosso. 


—  665  — 

coniglio  da  39°  a  22°  e  veramente  per  quanto  riguarda  l'eccitabilità  dei 
nervi,  l'irritabilità  dei  muscoli,  le  loro  proprietà  elettriche,  il  rallentamento 
del  cuore  e  del  respiro  ecc.  risulta,  accostarsi  essi  agli  animali  a  sangue  freddo. 

«  Pensando  alla  grande  potenza  del  calore  per  indurre  il  cuore  in  più  rapida 
azione,  ed  alla  costante  od  almeno  generale  concomitanza  di  polso  frequente 
e  di  temperatura  elevata  negli  animali  superiori,  sotto  l'azione  di  diversi 
rimedi  e  veleni,  quasi  stavo  per  credere,  che  cotesti  accrescitori  di  batttiti 
inducessero  tal' effetto  aumentando  la  temperatura,  ma  pei  batraci  sensibilissimi 
al  calore  si  direbbe  le  sostanze  in  genere  non  agire  per  sifatta  ragione  (*), 
osservandosene  quasi  sempre  effetto  di  depressione.  Potrà  il  fatto  spiegarsi 
dalla  bassa  quota  respiratoria  che  si  verifica  nella  rana?  Risulta  dalle  spe- 
rienze  di  Regnault  e  Reiset,  che  un  chilogramma  di  rane  assorbe  per  ora 
0gr,85,  il  doppio  circa  della  marmotta  in  letargo,  mentre  nell'anitra  si  ha 
lsr,882,  ma  dall'altro  lato  è  conosciuto  accentuarsi  anche  nella  rana  la  re- 
spirazione ed  il  ricambio  molecolare  durante  energico  lavoro  muscolare,  nel 
quale  ancora  non  si  trovò  elevarsi   il  battito  cardiaco. 

«  In  conseguenza  di  tutto  ciò,  i  risultati  offerti  dalle  rane,  specialmente 
per  quanto  concerne  la  frequenza  cardiaca,  male  si  possono,  almeno  in  generale, 
applicare  direttamente  agli  animali  a  sangue  caldo,  nei  quali  il  cuore  direi 
che  costituisce  l'organo  il  più  sensibile  per  concorrere  a  rivelare  anche  colla 
mutata  frequenza,  i  diversi  stati  dell'organismo  animale,  che  in  esso  come 
in  fedele  specchio  si  sogliono  riflettere,  mentre  quello  degli  anfibi  o  tace  o 
risponde  con  una  nota  monotona  quasi  invariabile,  la  depressione  della  frequenza: 
sono  animali  a  sangue  ed  a  cuor  freddo  ». 


Fisiologia.  —   Un  veleno  che  si  trova  nel  sangue  dei  mure- 
nidi.  Nota  XIII  del  Socio  A.  Mosso. 

§  I. 

«  Fra  i  pesci  della  famiglia  dei  murenidi  ho  studiato  solo  il  genere  An- 
guilla >  Muraena  e  Conger.  Non  ebbi  occasione  di  sperimentare  su  generi 
esotici,  benché  questi  siano  molto  numerosi. 

«  Il  siero  del  sangue  delle  anguille,  delle  murene  e  dei  congri  ha  un 
gusto  differente  da  quello  del  siero  degli  altri  pesci;  quando  se  ne  mette 
una  goccia  sulla  lingua  si  sente  un  gusto  leggermente  salato,  poi  vi  è  un  mo- 
mento in  cui  si  ha  la  percezione  confusa  di  un  sapore  alcalino,  e  dopo  10  a 
30  secondi  (raramente  dopo  uno,  o  due  minuti)  si  ha  un'  impressione  di  bru- 
ciore, ed  un  gusto  acre,  come  di  fosforo  e  di  bile.  Non  conosco  altra  sostanza 

(:)  Potrebbe  questo  fatto  concorrere  a  dimostrare  la  mancanza  o  la  grande  deficienza 
in  simili  animali  dei  così  detti  centri  termici? 


—  666  — 

nella  quale  esista  un  ritardo  così  lungo  fra  il  momento  nel  quale  si  mette 
sulla  lingua  e  quello  in  cui  se  ne  percepisce  il  sapore.  Se  in  vece  di  una 
goccia  se  ne  mettono  parecchie  in  bocca,  si  ha  una  sensazione  molestissima 
ed  irritante  che  dura  lungo  tempo  ;  e  anche  sciacquandosi  la  bocca  viene  dopo 
un  leggero  stringimento  alle  fauci,  seguito  da  abbondante  secrezione  della 
saliva  :  e  si  è  molestati  per  lungo  tempo  dalla  sensazione  confusa  di  un  sa- 
pore astringente.  Forse  non  si  tratta  qui  di  un'  azione  gustativa,  ma  di  una 
irritazione  locale,  come  si  vedrà  meglio  in  seguito  parlando  delle  iniezioni 
sottocutanee. 

«  Il  colore  del  siero  dei  pesci  può  variare  secondo  le  famiglie  ed  i  generi. 
Le  murene,  le  anguille  ed  i  congri  hanno  il  siero  fluorescente  ;  cioè  guardan- 
dolo per  trasparenza  è  giallognolo,  come  birra  chiara,  od  orina,  e  a  luce  ri- 
flessa è  di  color  bianco  azzurrognolo,  con  dei  riflessi  simili  al  petrolio,  o  alle 
soluzioni  di  chinino. 

«  Questo  però  non  ha  che  fare  colla  azione  velenosa,  perchè  bollendo  il 
siero  dei  murenidi  conserva  il  medesimo  colore  fluorescente  e  perde  l'azione 
tossica.  Tra  i  pesci  ed  i  rettili  ne  ho  trovati  molti  (p.  e.  la  Solea  e  la  Vi- 
pera) che  hanno  il  siero  identico  pel  colore  e  per  la  fluorescenza  al  siero  della 
murena'  e  dell'anguilla,  ma  senza  il  gusto  caratteristico,  e  senza  l'azione  velenosa. 
Il  siero  del  Coiiger  myrus  e  del  Gonger  vulgaris  ha  un  sapore  meno  bruciante 
ed  è  anche  meno  velenoso  di  quello  della  murena  e  dell'anguilla.  Il  sangue 
me  lo  procuravo  tagliando  colle  forbici  la  coda  e  raccogliendo  in  un  tubo 
di  vetro  le  goccie  che  uscivano  più  o  meno  abbondanti  (').  La  coagulazione 
del  sangue  di  questi  pesci  succede  abbastanza  rapida  per  avere  in  alcune 
ore  parecchi  centim.  cubici  di  siero  trasparente  e  privo  di  corpuscoli.  Per 
essere  sicuro  che  l'azione  velenosa  non  dipendeva  dalla  putrefazione,  ado- 
peravo il  siero  freschissimo,  o  lo  conservavo  nel  ghiaccio.  Per  utilizzare  meglio 
il  sangue  dei  murenidi.  quando  non  era  necessario  di  conoscere  con  scrupolosa 
esattezza  la  quantità  del  siero  impiegato,  preferivo  mescolare  il  sangue  estratto 
dall'animale  con  due  volumi  di  Na  CI  0,75  %  e  colla  macchina  centrifuga 
facevo  precipitare  rapidamente  i  corpuscoli  in  modo  da  avere  in  meno  di  un'ora 
un  liquido  limpido  e  trasparente. 

«  Del  resto  non  osservai  alcuna  differenza  fra  il  sangue  fraschissimo,  e 
quello    dei    inurenidi    morti  da  poco.    Così   che  le  anguille    fresche    che   si 

(!)  I  murenidi  hanno  poco  sangue  in  confronto  di  altri  pesci  (per  esempio  i  selaci 
ed  i  percidi)  per  alcuni  dei  quali  ho  determinato  il  rapporto  fra  il  peso  del  corpo  e  quello 
del  sangue.  Da  un'anguilla  viva  che  pesava  1800  gr.  al  principio  di  marzo  estraggo  32  ce. 
di  sangue  cioè  circa  1/5i  del  peso  del  corpo.  Una  murena  presa  in  fehhraio  nell'acquario 
della  Stazione  zoologica  di  Napoli  che  pesava  1180  gr.  dà  12  cedi  sangue,  cioè  circa  '/so 
del  peso  totale.  I  congri  mi  diedero  anche  meno  sangue  delle  anguille  e  delle  murene. 
Ma  le  differenze  tra  i  vari  individui  sono  così  grandi,  e  il  metodo  così  fallace,  che  si 
dovrebbero  estendere  molto  queste  misure  per  ottenere  qualche  risultato  attendibile. 


—  667  — 

vendono  sul  mercato,  sono  egualmente  buone  per  questi  studi  :  solo  che  il  siero 
è  un  poco  rosso;  ma  la  piccola  quantità  di  emoglobina  sciolta  non  influisce, 
tanto  è  micidiale  l'azione  del  siero. 

«  L'esperienze  sul  sangue  delle  murene  e  dei  congri  le  feci  in  parte 
alla  Stazione  zoologica  di  Napoli  e  in  parte  a  Torino.  Nell'inverno  è  facile 
aver  del  sangue  fresco  dalla  Stazione  zoologica  di  Napoli;  e  in  poco  più  di 
24  ore  dopo  estratto  il  sangue  dai  pesci  marini,  potevo  fare  a  Torino  le 
esperienze  senza  che  esso  presentasse  alterazioni  visibili. 

«  Il  sangue  ed  il  siero  puro,  od  allungato  con  la  soluzione  di  cloruro 
sodico,  venivano  sempre  centrifugati,  e  non  li  adoperavo  se  non  erano  tra- 
sparenti, per  eliminare  il  dubbio  che  i  corpuscoli  del  sangue  dei  pesci  venissero 
a  complicare  i  risultati  delle  esperienze. 

«  Per  evitare  inutili  ripetizioni  chiamerò  col  nome  di  veleno  dei  mure- 
nidi,  od  ittiolossico  «  il  veleno  del  siero  del  sangue  dell'anguilla,  della  mu- 
rena e  dei  congri  ». 

«  Riferisco  prima  alcune  esperienze  per  dare  un'idea  sommaria  dell'a- 
zione di  questo  veleno,  e  dopo  esaminerò  con  maggiori  particolari  gli  effetti 
che  produce  nei  vari  organi. 

Esperienza  I.  —  Astone  del  siero  di  anguilla  sul  cane. 

7  maggio  1888. 
«  Cane  normale  del  peso  di  15200  gr.  Frequenza  del  respiro  16  in  60".  Polso  120  in  60". 

Ore  5.16.  Iniezione  di  0,5  ce.  di  siero  fresco  di  anguilla  nella  vena  giugulare. 

«  Appena  finita  l'iniezione,  l'animale  si  agita  molto.  Slegato  subito  e  messo  in  terra 

si  regge  male  sulle  gambe.  Eespirazione  affannosa.  Emette  le  orine. 

Ore  5.18  cade  e  non  si  rialza  più.  Polso  90  in  60".  Pupilla  dilatata.  Sussulti.  Accesso  di 
convulsioni.  Estremità  rigide.  Opistotono.  Perdita  delle  feci.  Le  convulsioni  durano 
circa  15".  Quando  cessano  l'animale  non  respira  più.  Le  estremità  posteriori  sono 
insensibili:  anche  le  pressioni  fortissime  non  destano  più  alcun  movimento  riflesso. 

Ore  5.20.  L'animale  fa  qualche  movimento  respiratorio  colla  bocca:  il  polso  nelle  arterie 
è  scomparso  ;  mettendo  l'orecchio  sul  torace  non  si  sente  più  battere  il  cuore.  Toc- 
cando la  cornea  le  palpebre  si  muovono. 

Ore  5.21.  Manca  ogni  riflesso  nell'occhio.  Compare  un  tremito  fibrillare  nei  muscoli  delle 
estremità. 

Ore  5.23.  Anche  questo  tremito  è  cessato. 

«  Si  leva  il  sangue    dal    cuore    introducendo  un  tubo  di  vetro   dentro  la  giugulare  : 

questo  sangue  non  coagula.  Il  siero  che  si  separa  dai  corpuscoli    rossi  è  trasparente.    Al 

mattino  successivo  trovo  che  vi  sono  due  strati:  l'uno  liquido,  trasparente,  e  l'altro  infe- 
riore dei  corpuscoli  rossi  che  sono  mobili  senza  coagulo. 

«  Autossia.  -    Non  si  vede  alcuna  lesione.  Cuore  in  diastole,  non  più  eccitabile  per 

le  azioni  meccaniche.  Manca  ogni  traccia  di  coagulazione  del  sangue  nel  cuore.    Polmoni 

normali.  Intestina  alquanto  congeste. 

«  Vedremo  in  seguito  che  anche  dosi  di  solo  0,02  ce.  per  chilogramma 
bastano  per  produrre  la  morte  nei  cani.  In  base  a  questa  ed  altre  esperienze 
analoghe  si  può  ritenere  come  probabile  che   un'  anguilla   del  peso   di   due 


—  668  — 
chilogrammi  sarebbe  capace  di  uccidere  per  lo  meno  dieci  uomini,  quando  po- 
tesse servirsi  di  tutto  il  siero  del  suo  corpo,  come  fa  la  vipera  del  suo  veleno. 

«  Trattandosi  di  un'azione  tossica  del  siero  il  primo  sospetto  che  viene, 
è  che  si  tratti  di  un  fermento  il  quale  faccia  coagulare  il  sangue.  Ma  non 
è  così  :  anzi  è  precisamente  il  contrario,  perchè  ho  visto  in  tutti  gli  animali, 
senza  alcuna  eccezione,  che  per  effetto  di  questo  veleno  il  sangue  non  coagula. 
E  non  si  altera  e  non  si  scioglie,  perchè  trovai  spesso,  come  in  questo  caso,  il 
siero  trasparente,  ed  il  sangue  incoagulabile. 

«  Pubblicherò  in  seguito  un'altra  Nota  per  dimostrare  che  l'azione  del- 
l'ittiotossico  rassomiglia  molto  al  veleno  della  vipera.  Accenno  preliminar- 
mente questa  affinità  dei  due  veleni  per  facilitare  l'interpretazione  dei  fatti. 


«  Le  esperienze  che  ho  fatto  si  possono  dividere  in  due  gruppi  :  in  uno, 
che  comprende  il  maggior  numero  di  esperienze,  gli  animali  morirono  con  forti 
convulsioni:  Dell'altro  le  convulsioni  furono  deboli  e  talvolta  mancarono. 

Esperienza  IL  —  Astone  del  siero  di  anguilla  nel  cane. 

7  maggio  1888. 

u  Un  cane  del  peso  di  4620  grammi  viene  preparato  per  scrivere  la  pressione  del 
sangue  nella  carotide  con  un  manometro  a  mercurio,  il  respiro  si  scrive  con  un  pneumo- 
grafo  di  Marey  legato  intorno  al  torace. 

«  Ore  3.42.  Si  inietta  un  centimetro  cubico  di  siero  d'anguilla.  La  respirazione  diviene 
più  frequente  e  più  forte,  l'animale  si  agita,  e  subito  succede  un  accesso  di  forti  convul- 
sioni. La  pressione  del  sangue  cresce  rapidamente  e  misura  150  millimetri.  Dopo  si 
abbassa  e  il  cuore  si  arresta.  Il  torace  è  fermo  in  una  inspirazione  massima.  L'animale 
muore  in  tetano  alle  ore  3.43.  Cioè  un  minuto  dopo  l'amministrazione  del  veleno. 

u  Dopo  che  sono  cessati  i  movimenti  del  cuore  e  del  respiro  vedo  che  le  gambe  sle- 
gate fanno  dei  leggeri  movimenti.  Scopro  i  muscoli  e  trovo  che  sono  agitati  da  un  tremito 
fibrillare,  e  che  i  tendini  sono  tirati  con  scosse  irregolari.  Taglio  il  nervo  sciatico  ed  il 
nervo  crurale  e  questi  movimenti  persistono  ancora  per  qualche  minuto,  il  che  prova  che 
non  dipendono  da  eccitamenti  che  partissero  dal  midollo,  ma  che  sono  un  fatto  locale. 

«  Autossia  fatta  alle  ore  4.11.  —  Non  mostra  nulla  di  notevole.  Il  cuore  sembra  rigido 
e  contratto.  Nei  grossi  vasi  non  vi  sono  coaguli  e  così  pure  nel  cuore.  Il  sangue  preso  dai 
grossi  vasi  venne  messo  in  due  cilindri  ;  in  •  uno  alle  4.35  era  coagulato,  nell'altro  alle 
ore  5  è  ancora  liquido.  Nel  sangue  che  è  coagulato  non  si  separò  il  siero  ;  il  sangue  rimase 
gelatinoso,  e  il  coagulo  cosi  poco  denso  che  versandolo  in  un  altro  cilindro  si  disfà  tutto. 
Dopo  24  ore  il  sangue  dell'altro  cilindro  non  è  ancora  coagulato. 

Esperienza  III.  —  Azione  del  siero  di  murena  sul  cane. 

25  maggio  1888. 

u  Ad  un  cane  del  peso  di  6160  gr.  amministro  0,66  centim.  cub.  di  siero  di  murena, 
sciolto  con  2  volumi  di  Na  Ci  0,75  per  cento.  Appena  finita  l'iniezione  l'animale  si  agita,  n 
respiro  ed  il  polso  sono  frequenti.  Messo  in  terra  cade  sul  fianco,  e  non  cerca  di  rialzarsi.  Muove 
le  gambe,  ma  non  ha  convulsioni  tetaniche.  Le  estremità  posteriori  sono  insensibili.  Ritira 
le  anteriori  se  vengono  fortemente  compresse.  Pupilla  dilatata.  Il  torace  si   arresta,  poco 


—  669  — 

dopo  cessa  pure  la  respirazione  diaframmatica.  Il  cuore  batte  così  forte  che  si  vedono 
sollevarsi  le  coste  ad  ogni  sistole.  Il  cane  estende  le  estremità  con  forza;  probabilmente 
per  effetto  dell'asfissia. 

«  Dall'amministrazione  del  veleno  alla  morte  sono  trascorsi  appena    cinque    minuti. 

«  Autossia.  —  Gli  organi  hanno  aspetto  normale.  Si  leva  il  sangue  dal  cuore  e  lo 
si  trova  fluido  senza  coaguli.  Dopo  20  minuti  non  è  coagulato,  e  nel  cilindro  in  cui  si 
è  raccolto,  i  corpuscoli  rossi  si  sono  separati  dal  siero,  il  quale  forma  uno  strato  limpido 
e  trasparente.  Eaccolgo  questo  siero  con  una  pipetta,  e  lo  metto  in  un  cilindro  nel  ghiaccio. 
Dopo  due  ore  esso  non  è  ancora  coagulato,  e  cosi  pure  il  sangue.  Il  giorno  dopo  trovo 
che  si  formò  nel  siero  un  coagulo  sottile  come  di  fibre  biancastre  sparse  nel  liquido,  che 
diventano  più  folte  verso  la  parte  inferiore  del  cilindro  in  contatto  coi  corpuscoli  rossi. 
Nell'altro  vaso  il  sangue  è  sciolto,  e  nel  fondo  vedesi  un  piccolo  coagulo  molle  gelatinoso. 

Esperienza  IV.  —  Azione  del  siero  dì  murena  sul  cane. 

u  Ad  un  cane  del  peso  di  6760  grammi  iniettiamo  nella  giugulare  0,4  centim.  cubico 
di  siero  di  murena.  L'animale  si  agita,  i  battiti  del  cuore  raddoppiano  la  loro  frequenza. 
Il  respiro  è  affannoso. 

«  Taglio  i  nervi  vaghi  da  entrambi  i  lati.  Il  respiro  non  si  rallenta  e  i  battiti  del 
cuore  aumentano  alquanto  di  numero.  Faccio  una  seconda  iniezione  di  0,3  di  siero  di 
murena.  Succede  un  nuovo  aumento  nella  frequenza  dei  movimenti  respiratori;  la  loro 
ampiezza  è  tripla  del  normale.  È  caratteristica  in  questo  caso  la  debolezza  e  direi  quasi 
la  mancanza  delle  convulsioni,  malgrado  che  le  dosi  del  veleuo  siano  forti.  Si  arresta  prima 
il  torace,  e  poi  il  diaframma:  il  cuore  batte  ancora  oltre  un  minuto. 

«  Il  sangue  nel  cuore  non  è  coagulato  ed  estratto  non  coagula. 

Esperienza   V.  —  Astone  del  siero  di  murena  sul  coniglio. 

21  maggio  1888. 

«  Ad  un  coniglio  del  peso  di  1030  gr.  si  amministra  0,3  ce.  di  siero  del  sangue  di 
murena  sciolto  in  2  voi.  di  Na  Ci  0,75  %•  Dal  momento  che  si  fa  l'iniezione  del  veleno 
nella  giugulare  a  quello  della  morte  completa  passano  2'  30". 

«  I  fenomeni  osservati  sono  i  seguenti:  Finita  la  iniezione  si  vede  che  il  respiro  diventa 
più  frequente.  L'animale  appena  slegato  cade  su  di  un  fianco  ed  è  paralitico.  Subito  in- 
sorge un  accesso  di  tetano,  le  estremità  diventano  rigide,  le  dite  divaricate.  La  testa  si 
piega  lentamente  sul  dorso,  e   rimane  fissa  con  forza  nella  massima  estensione. 

«  Seguono  rapidamente  tre  accessi  di  convulsioni  tetaniche:  quindi  cessa  il  respiro. 
I  muscoli  tremano,  l'occhio  è  protuberante.  I  vasi  dell'orecchio  contratti.  Esce  l'orina.  Il 
cuore  batte  ancora.  L'animale  fa  qualche  movimento  respiratorio  colla  bocca  e  col  torace 
e  muore  ;  la  pupilla  è  dilatata,  le  muccose  della  bocca  livide.  Le  masse  intestinali  sono  scon- 
volte da  moti  peristaltici  così  forti,  che  si  vedono  a  traverso  le  pareti  dell'addome. 

«  Dopo  4  minuti  che  il  coniglio  è  morto  è  già  comparsa  la  rigidità  nelle  gambe 
posteriori;  manca  nelle  anteriori,  nella  mandibola,  e  nei  muscoli  del  collo:  dopo  altri  20 
minuti  la  rigidità  è  completa  in  tutti  i  muscoli. 

«  Il  siero  dei  murenidi  agisce  in  modo  letale  anche  quando  lo  si  inietta 
sotto  la  pelle,  o  nella  cavità  addominale. 


—  670  — 
Esperienza   VI.  —  Adone  del  siero  di  anguilla  sulla  cavia. 

14  aprile  1888. 

«  Ad  una  cavia  del  peso  di  290  gr.  si  iniettano  2  ce.  di  siero  d'anguilla  nella  cavità 
dell'addome  servendosi  di  uno  schizzetto  di  Pravaz. 

«  Sono  le  ore  3.44  pom.  Si  slega  subito  l'animale  e  non  presenta  nulla  di  notevole. 
Ore  3.46.  Comprimendo  le  dita   delle    zampe    posteriori  l'animale  non  reagisce.  Si  lascia 

mettere  colle  gambe  larghe  senza  ritirarle. 
Ore  3.49.  Lo  stato  dell'animale  peggiora  rapidamente.  Non  si  regge  più  sulle  gambe  ;  messo 

sul  dorso  rimane  immobile.  Respirazione  affannosa  da  70  a  72  movimenti  respiratori 

in  30".  Ha  un  aspetto  sonnolento. 
Ore  3.54.  La  congiuntiva  è  ancora  sensibile;  in  tutto  il  resto  del  corpo  non  è  più  possi- 
bile ottenere  dei  movimenti  riflessi  per  mezzo  della  compressione. 
Ore  4.12.  L'animale   malgrado    tale   apparente   insensibilità   è   capace    di  muoversi;  dopo 

essere  rimasto  sul  dorso  si  volta  da  sé  spontaneamente. 
Ore  4.35.  Respira  a  stento,  apre  largamente  la  bocca.  Le  labbra  e  il  naso  sono  di  colore 

violaceo. 

u  Continua  per  circa  due  minuti  a  fare  delle  respirazioni  forzate,  una  ad  ogni  10  secondi 
circa.  Sono  semplici  inspirazioni  facciali  alle  quali  non  corrisponde  un  moto  visibile  del 
torace  e  dell'addome. 

«  Ore  4.38.  Anche  la  bocca  cessa  di  spalancarsi,  e  il  movimento  respiratorio  è  limi- 
tato alle  narici,  poi  tutto  si  ferma.  Toccando  l'occhio  le  palpebre  non  si  muovono  più. 

«  Autossia.  —  Cuore  in  diastole  e  fermo.  Toccato  collo  scalpello  il  ventricolo  sinistro 
fa  qualche  movimento  debole.  Le  orecchiette  pulsano  spontaneamente.  Le  anse  intestinali 
sono  fortemente  arrossate  con  macchie  emorragiche.  Si  raccoglie  circa  1  ce.  e  mezzo  di  un 
liquido  sieroso  rossastro  in  fondo  alla  cavità  addominale,  che  però  non  ha  il  sapore  del 
siero  dell'anguilla.  Malgrado  questa  infiammazione  che  si  estende  alle  pareti  dell'addome, 
l'animale  non  ha  mai  gridato  o  dato  segno  di  dolore. 

«  In  altri  porcellini  ai  quali  iniettai  il  siero  d'anguilla  sotto  la  pelle 
del  dorso,  gli  effetti  non  furono  così  pronti,  forse  perchè  l'assorbimento  fu  meno 
rapido  che  non  per  mezzo  della  cavità  addominale.  In  questi  casi  osservai  una 
azione  irritante  locale,  e  il  tessuto  sotto  la  pelle  del  dorso,  dove  si  era  fer- 
mato il  veleno  era  infiammato  :  le  masse  intestinali  non  presentavano  alcuna 
traccia  di  congestione. 

Esperienza   VII.  —  Azione  del  siero  d'anguilla  sulla  cavia. 

u  Ad  un  altro  porcellino  del  peso  di  120  gr.  al  quale  iniettai  poco  meno  di  1  ce.  di 
siero  di  anguilla  nella  cavità  addominale  alle  9,53,  i  fenomeni  osservati  sono  alquanto  diffe- 
renti. Dopo  3  minuti  l'animale  ha  già  un  aspetto  sofferente,  e  poggia  il  muso  sulla  tavola, 
è  sonnolento,  socchiude  gli  occhi,  tiene  le  gambe  in  una  posizione  anormale. 
Ore  10.  Toccato  sembra  svegliarsi;  messo  sul  dorso  riprende  subito  la  posiziono  di  prima 

e  ritorna  a  socchiudere  gli  occhi  come  se  dormisse. 
Ore  10.10.  L'animale  che  aveva  presentato  prima  delle  contrazioni  irregolari  dei  muscoli  della 

faccia  e  dei  muscoli  masticatori  e  specialmente  delle  orecchie,  per  cui  avvicinava  il 

padiglione  alla  testa,  ora  presenta  dei  veri  sussulti  della  testa  o  delle  estremità  come 

se  rinculasse  ;  ed  emette  contemporaneamente  un  gemito. 


—  671  — 

Ore  10,15.  E  più  depresso  :  non  si  regge  più  sulle  gambe  ;  sta  accosciato  sul  ventre. 
Ore  11.  Messo  sul  dorso  cerca  di  rialzarsi,  ma  non  riesce  che  a  volgersi  di  fianco,  e  rimane 

in  questa  posizione.  Il  respiro  è  difficile.  Spalanca  la  bocca.  La  sensibilità  delle  zampe 

non  è  ancora  scomparsa.  Alle  11,30  è  morto. 

«  Autossia.  Le  anse  intestinali,  il  grande  epiploon,  il  peritoneo  sono  fortemente  iniet- 
tati. Nella  cavità  dell'addome  raccolgo  3  o  4  ce.  di  un  liquido  roseo  che  al  microscopio 
trovasi  contenere  molti  corpuscoli  rossi  del  sangue  di  coniglio  e  pochi  leucociti. 

«  Anche  i  piccioni  muoiono,  se  si  inietta  loro  uno  o  due  centimetri  cubici 
di  siero  di  anguilla  o  di  murena  nell'addome.  La  morte  si  produce  solo  dopo 
parecchie  ore  ;  e  nel  punto  dove  fu  iniettato  il  veleno  si  vede  che  ebbe  una 
azione  irritante. 

«  Nello  studio  delle  dosi  minime  di  siero  dei  murenidi,  capaci  di  pro- 
durre la  morte  nei  mammiferi,  trovai  che  il  quadro  del  veneficio  si  modifica 
notevolmente.  Intorno  a  questo  soggetto  mi  riserbo  di  fare  ulteriori  ricerche, 
intanto  riferisco  come  saggio  una  esperienza  fatta  su  di  un  coniglio. 

Esperienza   Vili.  —  Adone  del  veleno  dell'anguilla  sul  coniglio. 

11  maggio  1888. 

Ore  9.10  antim.  Un  coniglio  del  peso  di  1510,  riceve  0,4  ce.  di  siero  di  anguilla  sciolti 
in  4  ce.  di  Na  CI  0,75  %  nella  cavità  addominale  per  mezzo  di  uno  schizzetto  di  Pravaz. 

Ore  9.30.  L'animale  tiene  la  testa  in  una  forte  estensione  sul  dorso  :  è  intontito  e  come 
ipnotizzato  :  non  si  lascia  spaventare,  e  non  si  muove  minacciandolo.  Pare  che  le  estre- 
mità siano  insensibili,  perchè  comprimendo  le  zampe  posteriori  non  reagisce. 

Ore  9.40.  Spande  l'orina. 

Ore  9.45.  Messo  in  terra  si  muove  spontaneamente,  ma  cammina  male. 

Ore  9.55.  Cade  su  di  un  fianco  e  non  si  rialza.  Temperatura  anale  37°,6.  Le  masse  inte- 
stinali eseguiscono  dei  forti  movimenti  che  si  comunicano  alle  pareti  addominali. 
Pupilla  ristretta. 

Ore  10.5.  Di  quando  in  quando  alza  il  capo  e  tenta  sollevarsi  aiutandosi  colle  zampe  ante- 
riori, ma  non  può.  Non  muove  mai  le  gambe  posteriori.  Finalmente  riesce  a  voltarsi  ; 
e  poggia  sulla  tavola  l'addome  e  il  torace  colla  testa  sollevata  indietro.  Poi  socchiude 
gli  occhi  e  la  testa  si  piega  poco  per  volta  all' innanzi  fino  a  che  viene  a  toccare  la 
tavola  col  muso.  Le  gambe  posteriori  sono  ancora  sensibili,  perchè  eccitandole  il 
coniglio  si  sveglia  e  reagisce. 

Ore  11.5  è  sempre  nelle  stesse  condizioni. 

Ore  12  è  immobile  e  pare  assopito  ;  poggia  la  bocca  sul  pavimento  tenendo  la  testa  in  mezzo 
alle  gambe,  e  la  parte  posteriore  del  corpo  è  piegata  di  fianco  colle  gambe  estese. 

Ore  12.30.  Ritorno  al  laboratorio  e  trovo  che  il  coniglio  è  già  morto  e  rigido:  ma  nessuno 
l'avrebbe  creduto  morto,  guardando  il  suo  atteggiamento.  L'animale  deve  aver  cambiato 
posizione  dopo  le  12  perchè  ora  l'addome  e  il  torace  poggiano  sul  pavimento  colle 
gambe  ripiegate  sui  lati  e  avvicinate  al  corpo.  La  testa  poggia  col  muso  ed  è  messa 
bene  verticalmente  colle  orecchie  diritte.  Sollevo  parecchie  volte  il  coniglio  ed  è  così 
rigido  in  tutti  i  suoi  muscoli,  che  non  si  altera  punto  l'atteggiamento  fisiologico  col 
quale  attraversò  l'agonia  e  la  morte  senza  scomporsi  e  muoversi. 


«  Le  rane  non  sono  immuni  all'azione  letale  del  siero  dei  murenidi. 

Rendiconti.  1888.  Voi..  IV,  1°  Sem.  88 


—  672  — 
Esperienza  IX.  —  Adone  del  siero  di  anguilla  sulla  rana. 

9  maggio  1888. 

u  Ad  una  rana  esculenta  si  inietta  0,12  ce.  di  siero  di  anguilla  sotto  la  pelle  del 
dorso  con  uno  schizzetto  di  Pravaz  alle  ore  3  p.  Dopo  due  ore  la  rana  è  alquanto  eccitata, 
perchè  salta  continuamente  urtando  col  capo  contro  la  campana,  come  se  volesse  fuggire. 
Ore  7,30.  Sembra  morta  e  si  lascia  mettere  in  tutti  gli  atteggiamenti  ;  il  cuore  batte  bene  ; 
per  riflessione  guardando  le  pareti  del  torace  si  contano  20  sistoli  in  30''. 

«  I  nervi  sono  poco  eccitabili  colle  correnti  indotte;  solo  adoperando  degli  eccitamenti 
che  si  possono  dire  forti  per  la  lingua  ottengo  delle  contrazioni  nei  muscoli  della 
gamba,  mettendo  gli  elettrodi  sopra  la  pelle  in  corrispondenza  del  nervo  sciatico.  Taglio 
la  pelle  e  scopro  questo  nervo  :  fra  i  muscoli  vi  è  una  vena  che  ledo  inavvertentemente 
nel  mettere  gli  elettrodi  sotto  il  nervo.  Immediatamente  si  spande  molto  sangue  nella  ferita, 
il  che  prova  che  la  circolazione  è  ancora  abbastanza  attiva.  L'eccitabilità  del  nervo  sciatico 
scoperto  è  molto  diminuita  in  confronto  dello  stato  normale.  Per  ottenere  una  contrazione 
dei  muscoli  della  gamba,  bisogna  impiegare  una  corrente  indotta  che  si  sente  bene  distinta 
sulla  punta  della  lingua.  Faccio  il  confronto  con  una  rana  uccisa  di  fresco:  e  trovo  che 
la  diminuzione  della  eccitabilità  e  grandissima  da  26  a  16  cent,  sulla  scala  arbitraria  del 
mio  apparecchio  a  slitta. 

«  Alle  10,30  è  già  comparsa  la  rigidità;  nella  rana  che  uccisi  alle  ore  7  non  vi  e 
traccia  di  rigidità.  I  muscoli  sono  così  rigidi  che  non  si  piegano  tenendo  le  gambe  per 
l'estremità  delle  dita  in  modo  che  sorreggano  tutto  il  peso  del  corpo.  Le  correnti  massime 
che  da  un  rocchetto  ad  induzione,  sono  affatto  inattive  sui  muscoli  delle  zampe  posteriori, 
sul  midollo,  sullo  sciatico,  mentre  che  invece  portando  questo  eccitamento  sopra  i  muscoli 
della  nuca  e  delle  estremità  anteriori,  questi  si  contraggono  ancora.  I  muscoli  dell'addome 
sono  pure  eccitabili. 

«  Nel  mattino  successivo  la  rana  avvelenata  è  ancora  rigida,  mentre  che  due  rane 
uccise  ieri  sera  alle  7  pom.  non  sono  ancora  irrigidite  :  e  quantunque  si  fosse  distrutto  il 
midollo  in  entrambe,  i  muscoli  ed  il  nervo  sciatico  sono  eccitabili  tanto,  che  una  corrente 
che  non  sento  sopra  la  lingua  applicata  sul  nervo  sciatico  produce  delle  forti  contrazioni 
dei  muscoli. 

§   II. 

Proprietà  generali  dell' ittiotossico. 

*  Alcune  esperienze  che  feci  per  determinare  la  natura  del  veleno  dei  mu- 
renidi  sono  tanto  elementari  che  basta  enunciarne  i  risultati. 

«  I.  Il  siero  dell'anguilla  e  della  murena,  perdono  il  gusto  acre  e  bru- 
ciante se  viene  riscaldato  a  100°. 

«  II.  Il  siero  dell'anguilla  e  della  murena  dopo  che  venne  riscaldato 
a  100°  non  è  più  velenoso. 

«  III.  Il  siero  dell'anguilla  e  della  murena  essicato  colla  macchina 
pneumatica  e  ridisciolto  conserva  il  suo  gusto  e  la  sua  azione  tossica. 

«  IV.  Il  siero  dell'anguilla  e  della  murena  non  contiene  sali  della 
bile,  né  sostanze  coloranti  biliari. 


—  673  — 

«  V.  La  parte  velenosa  del  siero   dei   murenidi   non   si  scioglie  nel- 
l'alcool a  90°. 

«  VI.  Il  siero  della  murena  e  dell'anguilla  iniettato  nell'intestino  tenue 
con  un  schizzetto  di  Pravaz  a  traverso  le  pareti  addominali  produce  la  morte. 

«  VII.  Introdotto  nello  stomaco  è  innocuo. 

«  VIII.  Il  succo  gastrico,  l'acido  acetico  e  l'acido  cloridrico  distrug- 
gono la  parte  velenosa  del  siero  dei  murenidi. 

«  IX.  La  putrefazione  nel  siero  dei  murenidi  si  manifesta  nello  stesso 
tempo  dopo  la  morte,  che  nel  siero  degli  altri  pesci. 

«  X.  L'ittiotossico  è  probabilmente  una  sostanza  albuminosa. 
«  Da  questi  primi  saggi  fatti  per  conoscere  le  proprietà  dell' ittiotossico 
si  può  già  conchiudere  che  ha  qualche  rassomiglianza  col  veleno  dei  serpenti. 
La  differenza  e   le   affinità   nell'azione   fisiologica   si  vedranno   meglio   nella 
seguente  Nota  » . 


Fisiologia.  —  Azione  fisiologica  del  veleno  che  si  trova  nel  sangue 
dei  murenidi.  Nota  XIV  del  Socio  A.  Mosso. 

§  I. 

Respirazione. 

«  Buon  numero  di  esperienze  le  feci  col  metodo  grafico,  e  scrissi  il  respiro 
addominale  e  toracico,  la  pressione  del  sangue,  e  il  polso  della  carotide  ecc.  In 
questa  comunicazione  preliminare  accennerò  solo  i  risultati  ottenuti,  e  pubbli- 
cherò poi  nelle  Memorie  dell'Accademia  le  grafiche  e  completerò  lo  studio 
comparativo  del  veleno  dei  murenidi  con  quello  della  vipera. 

«  Il  primo  effetto  che  produce  l'ittiotossico  è  un  aumento  della  frequenza 
del  respiro.  Questo  fatto  è  di  origine  centrale  e  non  dipende  dall'azione  dei 
vaghi:  ho  provato  a  tagliare  i  due  nervi  vaghi  appena  compariva  l'accele- 
ramento del  respiro,  e  non  ottenni  il  rallentamento  caratteristico  che  si  osserva 
sempre  dopo  tale  operazione.  Ho  già  riferito  in  esteso  una  di  queste  espe- 
rienze nella  Nota  XIII,  esperienza  IV. 

«  Il  fenomeno  che  nella  morte  per  il  veleno  dei  murenidi  si  può  accer- 
tare più  facilmente,  è  l'arresto  del  respiro.  Prima  cessano  i  movimenti  respi- 
ratori del  torace,  poi  quelli  dell'addome,  ed  in  ultimo  compaiono  e  si  rinfor- 
zano quelli  della  faccia,  mentre  il  cuore  batte  ancora  fortemente. 

«  La  morte  succede  però  in  modo  diverso  secondo  le  dosi.  Per  dosi 
mortali  medie,  che  sono  di  0,02  a  0,03  per  chilogrammo  di  cane  si  arresta 
prima  il  respiro  e  poi  il  cuore.  Le  dosi  più  forti  possono  arrestare  contem- 
poraneamente il  respiro   ed  il  cuore,  e  colle  dosi  massime  l'animale  muore 


—  674  — 

istantaneamente  per  un  arresto  del  cuore,  mentre  il  torace  e  l'addome  e  spe- 
cialmente la  bocca,  continuano  per  qualche  minuto  a  muoversi. 

Esperienza  I.  —  Siero  dì  anguilla. 

10  maggio  1888.  Cane  del  peso  di  4350  grammi. 

«  Ore  9,48.  Si  inietta  nella  vena  giugulare  0,2  centim.  cubico  di  siero  di  anguilla  ('). 

«  Scrivo  i  movimenti  respiratori  col  pneumografo  di  Marey  legato  intorno  al  torace, 
il  polso  del  cuore  lo  scrivo  coll'apparecchio  di  gomma  elastica  fatto  col  dito  di  guanto  e 
la  trasmissione  ad  aria  ad  un  timpano  registratore  secondo  il  metodo  di  Marey. 

«L'animale  finita  l'iniezione  fa  ancora  cinque  o  sei  movimenti  respiratori  normali; 
poi  improvvisamente  (senza  che  si  modifichi  il  respiro  od  il  polso)  scoppia  un  accesso  di 
convulsioni.  L'animale  si  agita  così  forte  per  circa  un  minuto  che  non  è  possibile  scrivere 
bene  il  tracciato. 

«  Alle  9,50  appena  cessano  le  convulsioni,  il  polso  è  più  lento,  e  la  pressione  del  sangue 
diminuisce.  In  30  secondi,  prima  si  registravano  48  pulsazioni,  ora  ve  ne  sono  20.  La  pres- 
sione continua  a  scemare  e  l'altezza  delle  pulsazioni  carotidee  diminuisce  in  altezza.  Il 
respiro  diviene  irregolare,  poi  il  torace  si  dilata  lentamente,  e  rimane  fermo  in  posizione 
inspiratoria.  Il  cuore  continua  a  battere  con  grande  frequenza,  56  in  30  secondi.  Scrivo  per 
quasi  un  minuto  il  polso  della  carotide,  mentre  il  respiro  è  cessato  completamente. 

«  Alle  9,52  si  contraggono  fortemente  le  estremità.  Sembrano  contrazioni  dovute 
all'asfissia,  ma  non  ne  sono  sicuro,  perchè  si  ripetono  due  accessi  a  breve  intervallo  e  nel 
primo  il  cane  muove  le  gambe  ripetutamente  come  se  nuotasse.  Durante  questi  accessi  vi 
è  perdita  delle  feci  e  dell'orina. 

«  Si  fa  la  respirazione  artificiale  col  soffietto;  u  cuore  batte  bene;  esistono  ancora  i 
riflessi  patellari,  e  manca  ogni  altro  movimento  riflesso  ;  la  pupilla  è  dilatata.  H  polso 
diventa  più  debole  e  frequentissimo,  poi  cessa.  L'animale  muore. 

«  Si  vede  da  questa  esperienza  che  per  la  dose  di  0,046  per  chilogrammo 
di  cane,  non  basta  più  la  respirazione  artificiale  per  salvare  la  vita. 


«  Eiferisco  un  esperimento  nel  quale  si  amministrò  la  dose  di  0,028  gr.  di 
siero  per  chilogrammo.  In  questa  esperienza  la  respirazione  artificiale  diede 
tempo  al  centro  respiratorio  di  rimettersi  :  e  riprendendo  questo  le  sue  funzioni 
comparve  il  fenomeno  della  respirazione  periodica,  o  remittente.  Ripetendo 
dopo  un  certo  tempo  la  stessa  dose  l'animale  soccombe  malgrado  la  respi- 
razione artificiale. 

Esperienza  IL  —  Siero  di  anguilla. 

11     maggio  1888.  Cane  del  peso  di  12000  grammi. 

«  Si  prepara  la  trachea,  la  vena  e  la  carotide  e  si  scrive  il  tracciato  normale  della 
respirazione   toracica  e  del  polso    come  nella  esperienza  precedente. 

«  Alle  ore  3,10  pom.  si  inietta  0,25  centim.  cubico  siero  di  anguilla. 

(')  Per  dosare  meglio  le  piccole  quantità  di  siero  adopero  una  soluzione  che  contiene 
1ji  siero  e  3/*  Na  CI  0,75  °/0 .  Dopo  la  prima  iniezione  del  siero  nella  giugulare  faccio 
l'iniezione  nella  vena,  un'altra  iniezione  di  un  centim.  cubico  di  cloruro  sodico  0,75  %  per 
pulire  la  cannula. 


—  675  — 

«  L'altezza  delle  pulsazioni  diminuisce,  ma  non  diminuisce  la  pressione.  Il  respiro  è 
più  frequente.  A  un  certo  punto  il  cuore  rallenta  i  suoi  battiti  ed  il  respiro  continua  colla 
medesima  frequenza.  Subito  dopo  succede  un  accesso  di  convulsioni  che  dura  pochissimo; 
quando  cessa,  la  pressione  diminuisce.  Il  polso  diventa  più  piccolo  ed  il  respiro  irregolare 
e  superficiale;  quindi  si  arresta.  Aspetto  un  minuto  e  vedendo  che  né  il  torace,  né  l'ad- 
dome si  muovono,  faccio  eseguire  la  respirazione  col  soffietto.  Si  continua  per  due  minuti 
circa  senza  che  l'animale  faccia  spontaneamente  qualche  moto  respiratorio.  Faccio  cessare 
la  respirazione  artificiale  per  vedere  se  l'asfissia  incipiente  possa  destare  la  funzione  del  re- 
spiro, resa  inerte  forse  dall'apnea.  Infatti  succede  una  pausa  di  quasi  un  minuto,  e  dopo 
il  cane  fa  un  moto  inspiratorio  profondo.  Lo  aiuto  ancora  per  qualche  minuto  colla  respi- 
razione artificiale,  finché  comparisce  la  respirazione   spontanea   e  continua  da  sé. 

«  La  frequenza  del  respiro  è  la  metà  minore  di  quanto  era  nello  stato  normale,  e 
ha  dei  periodi  che  corrispondono  al  tipo  di  Cheyne  e  Stokes  che  ho  chiamato  respira- 
zione remittente  (')  cioè  non  esiste  un'interruzione,  ma  ad  ogni  9  o  12  o  15  movimenti  respi- 
ratori ne  succede  uno  più  profondo  e  subito  dopo  questo  gli  altri  movimenti  diventano 
più  superficiali,  e  dopo  si  fa  una  scala  di  inspirazioni  successivamente  crescenti  fino  a  che 
se  ne  produce  una  massima. 

Ore  3,31  ripeto  l'iniezione  di  0,25  cent,  cubico  del  siero  di  anguilla.  Succede  subito  un 
accesso  di  contrazioni  tetaniche  e  il  cuore  si  arresta;  succedono  altre  contrazioni  deboli,  men- 
tre il  respiro  addominale  è  abbastanza  forte.  Appena  vediamo  che  il  respiro  si  ferma,  fac- 
ciamo subito  col  soffietto  la  respirazione  artificiale,  ma  senza  alcun  risultato.  L'animale 
muore  alle  3,34,  cioè  tre  minuti   dopo  l'iniezione  della   seconda  dose  di  veleno. 

«  Nel  momento  che  cessa  il  respiro  e  mentre  si  faceva  ancora  la  respi- 
razione col  soffietto  scoprii  il  plesso  bracchiale,  ed  i  nervi  che  vanno  al  torace, 
eccitandoli  con  una  corrente  indotta  dell'apparecchio  a  slitta,  la  quale  appena 
si  sentiva  sulla  lingua,  trovai  che  i  nervi  erano  bene  eccitabili.  Questo  dimostra 
che  l'arresto  del  respiro  dipende  da  un  disturbo  della  funzione  del  centro 
respiratorio  e  non  da  una  paralisi  dei  nervi  periferici. 


«  L'arresto  del  respiro  è  il  fatto  più  caratteristico  e  il  punto  dove  ap- 
pare meglio  evidente  la  rassomiglianza  dell'ittiotossico  col  veleno  dei  ser- 
penti. Non  cito  gli  autori  antichi  perchè  le  loro  idee  sulle  funzioni  dell'or- 
ganismo erano  troppo  diverse  dalle  nostre  e  perchè  l'analisi  fisiologica  si  fa 
ora  con  altro  indirizzo. 

«  Uno  dei  lavori  più  importanti  è  quello  che  Lauder  Brunton  pubblicò 
con  I.  Favrer,  Sul  veleno  dei  serpenti  dell'India  (2).  Quivi  è  detto  che 
l'azione  vsui  movimenti  respiratori  è  la  più  importante,  e  che  la  morte  per 
il  morso  dei  serpenti  è  dovuta  all'arresto  del  respiro  per  la  paralisi  del  mi- 
dollo spinale,  e  in  parte  per  la  paralisi  dei  nervi  motori  che  si  distribuiscono 
ai  muscoli  respiratori. 

«  Quando  mi  accorsi  dell'affinità  che  l'ittiotossico  aveva  col  veleno  dei 
serpenti  ho  voluto  farne  il  paragone  con  quello  della  vipera.   Sapendo  dalla 

(x)  A  Mosso,  La  respirazione  periodica  e  la  respirazione  di  lusso.  Memorie  della 
R.  Accademia  dei  Lincei,  1886. 

(2)  Proceedings  of  the  Eoyal  Society.  Voi.  XXII,   p.  118,  1874. 


—  676    — 

pubblicazione  fatta  dal  prof.  Romiti  che  a  Siena  vi  sono  delle  vipere  così 
grosse  che  una  sola  ha  potuto  uccidere  un  nomo  mordendolo  ([)  pregai  il 
sig.  Brogi  di  mandarmi  le  vipere  aspis  più  grosse  che  egli  potesse  trovare 
nei  dintorni  di  Siena.  Tagliai  la  testa  a  due  di  queste  vipere  e  scoperte  le 
ghiandole  feci  uscire  dal  loro  interno  con  leggera  pressione  alcune  gocce  di 
veleno  di  colore  giallognolo  e  di  reazione  acida,  che  dai  denti  feci  cadere  in 
un  vetro  da  orologio.  Ne  pesai  0,0561  grammi,  lo  sciolsi  in  1  ce.  di  cloruro 
sodico  0,75  per  cento  e  feci  la  seguente  esperienza. 

Esperienza  III.  —  Azione  del  veleno  della  vipera. 

22  maggio  1888. 

«  Cane  normale  del  peso  di  7300  grammi.  Scrivo  il  respiro  col  pneumografo  di  Marey 
messo  intorno  al  torace,  e  il  polso  del  cuore  col  dito  di  gomma  elastica  e  la  trasmissione 
ad  aria  secondo  il  metodo  Marey.  Fatta  una  linea  di  tracciato  normale  alle  ore  1.40  pom. 
inietto  nella  giugulare  il  veleno  della  vipera.  Succede  immediatamente  un  aumento  nella 
frequenza  e  nella  forza  dei  movimenti  respiratori,  il  cuore  invece  rallenta  e  rinvigorisce 
i  suoi  battiti.  Dopo  15"  che  si  è  fatta  l'iniezione  il  torace  e  l'addome  sono  completamente 
immobili.  Le  estremità  dell'animale  sono  rigide.  Il  torace  si  dilata  lentamente.  Il  tracciato 
scritto  dal  pneumografo  segna  una  linea  che  si  solleva  gradatamente,  nella  quale  si  vede  un 
tremito  rapidissimo  dei  muscoli  toracici.  Questa  linea  si  solleva  lentamente  per  un  minuto 
e  mezzo  circa,  finché  il  torace  si  ferma  nella  sua  massima  dilatazione. 

«  Il  cuore  in  questo  frattempo  batte  con  una  frequenza  minore  del  normale,  cioè  di 
8  pulsazioni  in  10"  e  le  sistoli  sono  forti.  Però  circa  1  minuto  e  mezzo  dopo  che  il  respiro 
è  cessato,  i  battiti  cardiaci  cominciano  a  diventare  più  piccoli  e  più  frequenti  del  normale. 
A  questo  punto  faccio  eseguire  la  respirazione  artificiale  comprimendo  il  torace  colie  mani 
e  scopro  la  trachea  per  fare  il  respiro  col  soffietto. 

«  All'I. 45  incomincia  regolarmente  la  respirazione  artificiale:  continua  per  un  minuto, 
ma  il  cuore  non  si  rinforza.  Sospendo  il  respiro  per  30",  e  non  vi  è  alcun  segno  che 
l'animale  tenda  a  respirare  spontaneo.  Si  continua  il  respiro  artificiale  per  10  minuti  fino 
all'I. 55.  Il  cuore  batte  regolarmente  da  39  a  40  pulsazioni  in  10  secondi.  I  vasi  sanguigni 
sono  immobili  perchè  la  linea  del  tracciato  del  polso  carotideo  si  mantiene  diritta  ed 
orizzontale;  anche  sospendendo  il  respiro  per  30  secondi  la  pressione  non  cambia,  il  che 
dimostra  che  vi  è  una  paralisi,  od  una  insensibilità  profonda  dei  vasi. 

«All'I. 57  sospendo  la  respirazione  artificiale  per  50  secondi:  la  pressione  del  sangue 
aumenta  pochissimo  e  solo  in  fine  si  manifesta  la  tendenza  ad  aumentare.  Le  sistoli  del 
cuore  non  modificano  la  loro  frequenza.  Vedendo  che  il  cane  è  divenuto  cosi  profon- 
damente insensibile,  eccito  le  estremità  posteriori  con  delle  correnti  indotte  fortissime,  e 
guardo  la  pupilla  che  è  mediocremente  dilatata,  ma  essa  non  reagisce.  Ripeto  l'esperienza 
sull'altra  gamba,  e  pure  senza  effetto.  Faccio  eseguire  l'eccitamento  nella  regione  dell'ano, 
e  l'animale  è  insensibile.  Anche  la  cornea  non  è  più  eccitabile. 

«  Essendomi  persuaso  che  per  il  veleno  della  vipera  è  scomparsa  ogni  traccia  di  sen- 
sibilità, faccio  continuare  per  un'ora  la  respirazione  artificiale. 

«  Alle  ore  2.40  il  cane  respira  da  sé.  I  movimenti  sono  poco  profondi,  ma  regolari 
da  8  a  9  in  30".  Il  polso  è  piccolo  e  frequente,  30  pulsazioni  in  10". 

«  Quantunque  l'animale   sia   slegato   non  fece  mai   il  più   piccolo  movimento.  Alle 

(J)  Romiti,  Archives  italiennes  de  biologie.  Tome  V,  1884,  p.  37. 


—  677  — 

ore  3.3  succede  una  contrazione  forte  dei  muscoli  estensori  delle  gambe  e  cessa  il  respiro. 
Le  sistoli  cardiache  cambiano  pure  di  forma  e  di  frequenza:  diventano  più  forti  e  più  lente; 
da  8  a  9  in  10".  Dopo  circa  20"  comparisce  un  movimento  inspiratorio  spontaneo  e  pro- 
fondo. Aspetto  ancora  20  secondi,  e  poi  vedendo  che  il  respiro  non  compare  ricomincio  la 
respirazione  artificiale  col  soffietto.  Il  polso  torna  a  diventare  frequente,  ciò  che  dimostra 
che  il  precedente  ritardo  che  si  produsse  durante  e  dopo  le  convulsioni  era  forse  dovuto 
ad  una  eccitazione  dei  centri  nervosi  all'origine  del  vago. 

«  Alle  ore  3.12  si  sospende  il  respiro  artificiale,  ma  senza  effetto  sul  cuore  e  sul  centro 
respiratorio  che  è  di  nuovo  paralizzato. 

«  Alle  ore  3.13  si  prende  la  temperatura  nel  retto  =  36°,2.  Sospendendo  il  respiro 
si  vede  qualche  leggero  movimento  del  diaframma  trasmesso  all'addome,  il  torace  e  tutto  il 
corpo  è  immobile.  Eccito  il  nervo  crurale  con  una  corrente  indotta,  succede  una  contrazione 
forte  dei  muscoli  corrispondenti,  ma  l'animale  non  dà  alcun  segno  di  sentire  il  dolore  e 
la  pressione  del  sangue  non  varia.  Mancano  sempre  i  riflessi  delle  palpebre  quando  si  tocca 
la  cornea. 

«  Si  continua  colla  respirazione  artificiale.  Alle  3.26  si  sospende  e  vedesi  che  l'ani- 
male muove  spontaneamente  l'addome.  I  movimenti  del  diaframma  si  ripetono  colla  fre- 
quenza di  6  al  minuto,  e  rassomigliano  come  ad  un  colpo  di  singhiozzo,  tanto  è  rapida 
la  contrazione  del  diaframma.  La  frequenza  del  polso  è  60  in  30". 

«  Alle  3.45  succede  un  altro  accesso  leggero  di  contrazioni.  L'animale  estende  lenta- 
mente, ma  con  forza  le  estremità  ;  i  muscoli  tremano,  e  il  respiro  cessa,  il  cuore  si  rallenta. 
Non  aiuto  più  l'animale  col  respiro  artificiale  ed  esso  muore  senza  altre  convulsioni. 

«  Ore  3,50.  Levo  il  sangue  dalla  giugulare  con  un  tubo  di  vetro  piegato  ad  angolo 
retto  che  entra  fino  al  cuore,  e  raccolgo  il  sangue  in  un  cilindro.  Questo  sangue  non  coa- 
gula. Il  giorno  successivo  è  ancora  perfettamente  liquido  :  il  siero  è  rosso. 

«  Autossia.  Nel  cuore  e  nei  grossi  vasi  non  vi  sono  coaguli.  Del  resto  nulla  di  no- 
tevole :  solo  i  polmoni  sono  un  po'  ingorgati  e  un  po'  meno  crepitanti  del  normale. 

«  Ho  riferito  questa  esperienza  alquanto  in  esteso  perchè  essa  ci  dà 
un'idea  esatta  del  meccanismo  di  azione  del  veleno  della  vipera,  e  dimostra 
l'utilità  della  respirazione  artificiale  ;  ma  più  che  tutto  perchè  ci  permette 
di  paragonare  nei  loro  effetti  mortali  le  dosi  del  siero  di  anguilla  col  veleno 
della  vipera.  Vediamo  cioè  che  il  cane  dell'esperienza  II,  il  quale  pesava 
12000  gr.,  è  morto  per  una  dose  di  veleno  di  siero  di  anguilla  eguale  a 
0,0208  per  chilogramma,  mentre  questo  che  pesava  7300  gr.  è  morto  un 
po'  meno  rapidamente  per  una  dose  di  0,0077  gr.  di  veleno  della  vipera 
per  chilogramma.  Si  può  dunque  dire  che  per  i  cani  il  veleno  della  vipera 
è  circa  tre  volte  più  velenoso  del  siero  di  anguilla. 

§  II. 

Cuore  e  vasi  sanguigni. 

«  Il  siero  dei  murenidi  ha  poca  azione  sul  cuore  delle  rane.  Se  si  met- 
tono in  due  vetri  da  orologio  due  cuori  di  rana,  e  ad  uno  si  aggiunge  sem- 
plicemente qualche  goccia  di  cloruro  sodico  al  0,75  per  cento,  e  all'altro 
qualche  goccia  di  siero  d'anguilla,  non  è  apprezzabile  la  differenza  colla  quale 
in  entrambi  si  spegne  poco  per  volta  il  moto. 


—  678  — 

«  Sul  cuore  scoperto  di  una  rana,  ho  messo  una  goccia  del  siero  di  mu- 
rena, e  non  vidi  alcun  effetto. 

«  Non  ho  fatto  esperienze  colla  circolazione  artificiale  in  modo  che  il 
veleno  agisse  dalla  superficie  interna  del  cuore.  Forse  queste  esperienze  da- 
ranno risultati  più  evidenti  ;  ma  già  si  vede  che  l'ittio tossico  non  esercita 
una  azione  efficace  sul  cuore. 

«  Questo  stabilisce  un  altro  punto  di  rassomiglianza  fra  il  veleno  dei 
murenidi  e  quello  dei  serpenti  (1).  Però  nelle  rane  che  avvelenavo  coll'ittio- 
tossico  il  cuore  cessava  di  battere  assai  prima  che  in  quelle  alle  quali  di- 
struggevo il  midollo.  Forse  le  esperienze  che  si  fanno  estirpando  o  scoprendo 
il  cuore  durano  poco,  e  il  cuore  si  altera  per  altre  cause  prima  che  l'azione 
locale  del  veleno  possa  rendersi  evidente  (2). 

«  Cercando  se  il  siero  dei  murenidi  era  velenoso  per  i  pesci,  ho  visto 
che  le  motelle  morivano  coll'iniezione  di  un  centimetro  cubico  di  siero  di 
murena  nella  cavità  addominale,  e  in  un  caso  tre  ore  dopo  l'iniezione  il 
cuore  era  fermo.  Continuerò  queste  indagini  :  intanto  esaminiamo  cosa  succede 
nei  mammiferi,  dove  è  più  facile  l'analisi  dei  fenomeni  nervosi  del  cuore. 

«  Nei  cani  il  primo  effetto  dell'ittiotossico  (come  abbiamo  già  veduto 
nell'esperienza  I  e  II)  è  una  diminuzione  di  frequenza  e  un  aumento  nella  forza 
dei  battiti  cardiaci,  come  se  vi  esistesse  un'irritazione  del  vago  ;  dopo  i  mo- 
vimenti cardiaci  diventano  frequentissimi,  come  se  il  vago  fosse  paralizzato  : 
ed  è  probabile  che  nel  centro  all'origine  del  vago  vi  sia  prima  un  eccita- 
mento e  dopo  una  paralisi. 

Esperienza  IV.  Siero  di  murena. 

23  maggio  1888. 

«  Cane  del  peso  di  chilog.  21.  Preparata  la  carotide  e  i  nervi  vaghi,  prendo  un  pezzo 
di  tracciato  normale  scrivendo  il  respiro  col  pneumografo  di  Marey  intorno  al  torace,  e 
il  polso  della  carotide  coll'apparecchio  anzidetto  di  Marey.  Quindi  determino  quale  sia  la 
corrente  minima  di  un  apparecchio  Du  Bois  Eeymond  che  applicata  sui  vaghi  rallenta  ed 
arresta  i  moti  del  cuore. 

«  Dalle  ore  10,7  alle  oie  10,9  si  inietta  lentamente  nella  giugulare  centim.  cub.  1,35 
di  siero  di  murena  coll'aggiunta  di  due  volumi  eguali  di  Na  CI.  0.75  °/0. 

(1)  P.  Panceri  e  F.  Gasco  (Esperienze  intorno  agli  effetti  del  veleno  della  naja  egi- 
ziana e  della  ceraste.  Atti  della  R.  Accademia  delle  scienze  di  Napoli,  1873,  pag.  23) 
avevano  già  detto  parlando  del  veleno  della  naja  egiziana  :  «  Una  prova  assoluta  che  questo 
non  è  un  veleno  del  cuore  sta  nel  fatto,  che  tenuto  sommerso  da  noi  il  cuore  in  posto  di 
un  axolotl  nel  liquido  velenoso,  non  cambiò  punto  il  suo  ritmo  e  continuò  a  pulsare  lun- 
gamente con  sistoli  fatte  ancor  più  energiche  dal  nuovo  stimolo  ». 

(2)  Panceri  e  Gasco,  op.  cit.,  pag.  24,  fecero  un'osservazione  sul  cuore  àeWaxolotl, 
la  quale  dimostra  come  il  veleno  della  naja  distrugga  l'azione  nervosa.  L' 'axolotl  essendo 
provvisto  di  branchie  esterne  ha  l'apparecchio  respiratorio  disposto  nel  modo  il  più  favo- 
revole per  dare  tempo  all'animale  di  rimettersi  e  di  eliminare  il  veleno  quando  il  cuore 
continui  a  battere,  ma  cionullameno  esso  muore. 


—  679  — 

u  Quando  il  respiro  è  divenuto  irregolare  e  superficiale,  27  in  10  secondi,  e  i  movi- 
menti cardiaci  deboli,  16  in  10  secondi,  irrito  meccanicamente  i  vaghi,  tirando  le  anse  del 
filo  nei  quali  li  ho  messi;  i  moti  del  respiro  diventano  fortissimi  e  più  lenti.  Nei  primi 
10  secondi  successivi  alla  irritazione  contansi  10  respirazioni.  I  battiti  del  cuore  si  rallen- 
tano e  si  rinforzano.  Cessato  l'effetto  dell'irritazione  meccanica,  il  respiro  diventa  sempre 
meno  ampio  e  più  frequente.  Dopo  più  di  un  minuto  fa  33  respirazioni  in  10  secondi,  e 
tanto  piccole  che  appena  si  vedono  ;  il  cuore  batte  rapidissimo.  Un  altro  eccitamento  mec- 
canico del  vago  produce  lo  stesso  effetto  di  prima,  ma  sono  un  po'  meno  profonde  le  inspi- 
razioni :  vi  è  una  scala  decrescente  di  respirazioni  sempre  più  piccole  fino  a  che  il  respiro 
si  arresta.  Preparo  subito  la  trachea  e  faccio  la  respirazione  dalle  ore  10,18  alle  10,19. 

u  Sospendo  il  respiro  col  soffietto.  Dopo  31  secondi  fa  un  movimento  inspiratorio.  Il 
cuore  batte  lentissimo,  fa  6  a  7  pulsazioni  in  10  secondi.  Continuo  col  respiro  artificiale 
dalle  10,21  alle  10,22.  Sospendo  il  respiro,  il  cane  fa  due  movimenti  uno  dopo  19  secondi, 
l'altro  dopo  25.  In  questo  punto  irrito  i  vaghi  e  succede  un  aumento  della  frequenza  dei 
battiti  cardiaci.  Prima  erano  4  in  10  secondi,  durante  l'irritazione  diventano  14  in  10 
secondi.  Un  fatto  analogo  venne  già  osservato  dal  prof.  Albertoni  nelle  sue  pregevoli 
ricerche  intorno  al  veleno  della  vipera  (l). 

«  Dopo  25  secondi  che  si  è  fatta  l'irritazione  del  vago,  il  respiro  ricomincia  sponta- 
neamente e  continua  colla  frequenza  di  6  in  30  secondi.  Il  cuore  fa  8  a  9  pulsazioni  in 
10  secondi. 

u  Alle  ore  10,27  si  irritano  i  due  vaghi,  ma  senza  effetto  :  aumentiamo  subito  l'in- 
tensità dell'eccitamento,  e  si  vede  subito  un  effetto  nel  respiro  che  diventa  più  forte,  nel 
cuore  appare  un  leggero  rallentamento  dei  battiti. 

«  Alle  ore  10,36  il  respiro  continua  spontaneo  colla  frequenza  di  5  inspirazioni  re- 
golari e  profonde  ogni  30  secondi:  il  cuore  nel  medesimo  tempo  fa  40  pulsazioni. 

«  Ore  10,37.  Si  inietta  lentamente  0,3  cent,  cubici  di  siero  di  anguilla  coll'aggiunta 
di  due  volumi  eguali  di  Na  CI  0,75  per  cento:  il  cuore  si  arresta,  il  respiro  continua,  ma 
diminuisce  l'ampiezza  dei  movimenti. 

«  Si  fa  subito  la  respirazione  artificiale  e  si  continua  per  10  minuti,  ma  senza  ef- 
fetto, perchè  il  cuore  rimane  fermo. 

«  La  pupilla  si  dilata,  e  l'animale  muore  senza  convulsioni. 

«  È  questa  la  sola  esperienza  che  io  ho  fatto  dove  appare  evidente 
un'azione  dell'ittiotossico  sui  nervi  vaghi;  non  riferisco  le  altre  che  hanno 
dato  dei  risultati  negativi. 

«  La  morte  del  cuore  è  un  fenomeno  complesso,  e  l'aumento  della  fre- 
quenza non  è  prodotto  dalla  paralisi  dei  vaghi.  Quando  l'avvelenamento 
non  è  troppo  grave,  manca  ogni  alterazione  nella  conducibilità  dei  vaghi,  e 
non  solo  la  loro  azione  centrifuga,  ma  anche  la  centripeta  è  conservata, 
perchè  i  movimenti  del  cuore  e  del  respiro  eccitando  il  nervo  vago  si  modi- 
ficano entrambi.  Ma  nell'ultimo  periodo  dell'avvelenamento  intenso  si  mani- 

(!)  P.  Albertoni,  Sull'azione  del  veleno  della  vipera.  Sperimentale.  Firenze  1879. 
Credo  utile  riferire  le  sue  parole,  perchè  si  veda  meglio  l'affinità  del  veleno  dei  mu- 
renidi  con  quello  della  vipera.  «  L'apparecchio  nervoso  d'arresto  del  cuore  non  perde  la 
«  propria  attività  per  l'azione  del  veleno  viperino,  perocché  si  ha  l'arresto  cardiaco  per 
«  l'eccitazione  elettrica  del  vago.  Vi  è  però  uno  stadio  del  veneficio,  ed  è  quello,  che  pre- 
«  cede  immediatamente  la  morte,  nel  quale  per  l'irritazione  elettrica  del  vago  si  ha  un 
«  acceleramento  negli  atti  cardiaci  in  luogo  che  un  rallentamento,  od  un  arresto". 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  89 


—  680  — 

festa  un'azione  locale  dell'ittiotossico  sul  cuore.  Quando  i  battiti  del  cuore 
sono  divenuti  molto  lenti,  ho  veduto  che  tagliando  i  due  vaghi  non  si  aumen- 
tava la  frequenza  del  polso:  ma  questo  lo  si  vede  qualche  volta  anche  nel- 
l'agonia senza  l'azione  dei  veleni. 

Azione  sui  vasi  sanguigni. 

«  Facendo  delle  esperienze  col  manometro  a  mercurio  messo  in  comu- 
nicazione colla  carotide,  osservai  dopo  l'iniezione,  un  fortissimo  aumento 
della  pressione  :  come  si  vede  nella  Nota  XIII,  esperienza  II. 

«  Questo  fatto  non  può  attribuirsi  esclusivamente  alla  contrazione  dei 
vasi  sanguigni  ed  alla  frequenza  maggiore  delle  sistoli  cardiache,  perchè  gli 
animali  per  effetto  del  veleno  entrano  in  convulsione,  se  le  dosi  sono  ele- 
vate, e  la  pressione  del  sangue  supera  i  120  mm.  e  tocca  nei  cani  anche 
i  150  mm. 

*  Quando  invece  le  dosi  sono  piccole  e  non  producono  convulsioni,  l'au- 
mento della  pressione  è  minimo  e  fugace,  e  dopo  tende  a  diminuire. 

«  Albertoni  aveva  già  dimostrato  (!)  che  per  il  veleno  della  vipera  vi  è 
uno  stretto  rapporto  fra  le  modificazioni  nella  pressione  sanguigna  e  la  rapi- 
dità maggiore  o  minore  dell'esito  letale  :  io  ho  trovato  la  medesima  relazione 
per  il  veleno  dei  murenidi,  e  vidi  che  la  pressione  del  sangue  diminuisce  ra- 
pidamente, cessato  il  periodo  delle  convulsioni. 

«  Le  piccole  dosi  non  paralizzano  i  vasi  sanguigni,  e  questo  lo  si  vede 
non  solo  col  manometro,  ma  anche  semplicemente  guardando  i  vasi  nell'orec- 
chio del  coniglio,  che  continuano  a  dilatarsi  e  contrarsi  a  periodi  irregolari. 

§  IH. 

Adone  sul  sangue. 

«  Dirò  estesamente  in  una  prossima  Nota  come  il  sangue  non  coaguli  più 
negli  animali  avvelenati  coll'ittiotossico  ;  e  svolgerò  meglio  in  tale  circostanza 
il  fatto  accennato  nella  Nota  IX  che  anche  il  verde  metile  produce  tale 
effetto.  Per  ora  mi  basta  di  mettere  in  evidenza  l'affinità  di  azione  dell'ittio- 
tossico, del  veleno  dei  serpenti  e  delle  vipere. 

«  Il  sangue  venoso  degli  animali  uccisi  col  siero  dei  murenidi  presenta 
un  colore  molto  scuro:  in  quelli  però  dove  si  è  fatta  la  respirazione  arti- 
ficiale fino  a  che  si  arrestò  completamente  il  cuore,  il  sangue  nel  ventricolo 
sinistro  è  più  rosso  che  nel  destro.  E  così  pure  sbattendo  il  sangue  venoso 
che  si  prende  dalla  giugulare  nel  cuore  destro,  si  vede  che  ritorna  rosso  come 
il  sangue  normale. 

(!)  P.  Albertoni,  op.  cit.,  pag.  9. 


—  681  — 

«  Il  fatto  più  interessante  e  quasi  costante  è  che  il  sangue  non  coa- 
gula più. 

«  Riferisco  qualche  esempio.  Ad  un  cane  del  peso  di  4620  gr.  ucciso  il  7  maggio 
col  siero  dell'anguilla,  prendo  100  cent,  cubici  del  suo  sangue  dalla  vena  giugulare  e  li 
mantengo  per  due  giorni  nella  ghiacciaia;  dopo  trovo  che  il  sangue  non  è  coagulato,  ha  il  siero 
rosso,  e  nel  sangue  liquido  sottostante  versandolo  si  trova  un  coagulo  molle  come  gelatina 
di  ribes;  messo  questo  coagulo  in  un  cilindro  graduato  misura  3,5  centimetri  cubici. 

«  Un  altro  cane  del  7  maggio  che  pesava  15200  gr.  ucciso  col  siero  dell'anguilla, 
dopo  48  il  sangue  preso  dalla  giugulare  e  conservato  nella  ghiacciaia  non  è  coagulato,  il 
siero  è  rosso.  Il  sangue  sottostante  è  fluido.  Solo  intorno  alle  pareti  del  cilindro  vi  è  un 
coagulo  sottile  disteso  come  un  velo  roseo  sul  vetro. 


«  La  coagulazione  nel  veneficio  col  siero  dei  murenidi  quando  succede, 
è  incompleta,  non  vi  è  retrazione  del  coagulo,  il  siero  non  si  separa  dal  cruore 
e  si  forma  come  una  gelatina,  la  quale  si  spappola  facilmente.  In  un  solo 
caso  trovai  il  sangue  coagulato,  e  fu  un  coniglio  avvelenato  col  siero  di  an- 
guilla, ma  temo  sia  successo,  perchè  ho  preso  il  sangue  dal  cuore  con  una 
pipetta  che  terminava  in  un  tubo  capillare  ;  se  come  nelle  altre  osservazioni 
avessi  estratto  il  sangue  dalla  giugulare,  od  inciso  il  cuore  mettendovi  sotto 
un  cilindro,  forse  si  sarebbe  verificato  anche  qui  un  ritardo  più  notevole  della 
coagulazione. 

«  Fayrer  nella  sua  grande  opera  intorno  ai  serpenti  velenosi  dell'India  (') 
dice  che  il  sangue  è  fluido  negli  animali  morti  per  il  veleno  dei  serpenti 
viperini  e  coagulato  negli  animali  che  morirono  per  il  veleno  dei  colubrini. 
Il  sangue  dell'uomo,  Fayrer  lo  trovò  fluido  in  tutti  i  casi  di  avvelenamento, 
tanto  per  i  colubrini,  quanto  per  i  viperini.  Nel  1873  Fayer  nella  prima  parte 
del  lavoro  pubblicato  con  Lauder  Brunton  (2)  dice  che  il  sangue  spesso  non 
coagula  negli  animali  morti  per  il  veleno  dei  serpenti. 

«  Panceri  e  Gasco  non  rilevarono  differenza  fra  il  veleno  di  ceraste  e 
quello  di  naja,  il  sangue  in  tutti  gli  animali  era  coagulato  nei  grossi  vasi, 
o  coagulabile  non  appena  uscito  dal  corpo  dell'animale  di  recente  venuto  a 
morte. 

«  Anche  Wall  trovò  il  sangue  fluido  nell'uomo  e  coagulato  negli  ani- 
mali avvelenati  col  morso  della  Naja  tripudiane:  fatta  eccezione  di  alcuni 
casi  (3).  Quanto  al  sangue  degli  animali  uccisi  col  veleno  della  Daboja  Rus- 
sellii,  egli  dice  che  non  coagulò  mai,  eccettuati  i  casi  nei  quali  la  morte 
successe  per  convulsioni  o  dopo  un  lungo  esaurimento  (4). 

«  Albertoni  afferma  che  il  veleno  della  vipera  injettato  nelle  vene  rende 


(')  I.  Fayrer,   The  Thanatophidia  of  India.  London,  1872,  pag.  64. 

(2)  Proceedings  of  the  Royal  Society,  voi.  XXI,  pag.  371, 1873;  voi.  XXII,  1874,  p.  84. 

(3)  A.  J.  Wall,  Indian  snake  poisons  their  Nature  and  Effects.  London,  1883,  p.  15,  42. 

(4)  Op.  cit.  pag.  76. 


—  (382  — 

il  sangue  incoagulabile  (!).  Nelle  esperienze  che  ho  fatto  e  delle  quali 
ho  riferito  un  esempio  nell'esperienza  III  di  questo  paragrafo,  il  sangue  non 
coagulò.  Sono  appena  sei  casi  ;  tre  sui  conigli,  e  tre  sui  cani,  ma  il  risultato 
fu  costante. 

«  Ho  voluto  dare  questo  rapido  sguardo  allo  stato  delle  cognizioni  d'oggi 
per  dimostrare  quanto  è  facile  errare  anche  nelle  cose  le  più  semplici.  Trat- 
tandosi di  constatare,  se  il  sangue  negli  animali  morti  per  veleno  dei  ser- 
penti sia  liquido,  o  coagulato,  parrebbe  che  non  vi  possa  essere  discussione  : 
eppure  Fontana  che  forse  fu  quegli  che  fece  il  maggior  numero  di  esperienze 
sulle  vipere,  dopo  aver  trovato  che  il  sangue  mescolato  fuori  dell'organismo 
col  veleno  della  vipera  non  coagula  più,  disse  che  «  la  coagulazione  del 
«  sangue  è  certamente  l'effetto  il  più  notevole  del  veleno  della  vipera,  quello 
«  che  deve  produrre  i  più  gravi  disordini  nei  visceri  ■ .  L'animale  morso  dalla 
vipera,  muore  unicamente,  secondo  Fontana,  perchè  il  sangue  si  coagula, 
corrompe  e  distrugge  gli  organi  (2). 

«  Malgrado  l'autorità  del  Fontana,  devo  ammettere  che  il  sangue  negli 
animali  uccisi  col  veleno  della  vipera  perde  la  facoltà  di  coagularsi,  e  questo 
stabilisce  una  rassomiglianza  col  veleno  dei  murenidi,  dove  il  sangue  lo  trovai 
sempre  sciolto,  o  non  coagulò  che  lentamente  e  male  estraendolo  dall'organismo. 

§  IV. 
Sistema  nervoso. 

«  Le  osservazioni  precedenti  fanno  già  intravedere  quale  sia  l'azione 
dell' ittiotossico  sul  sistema  nervoso. 

«  Nel  quadro  del  veneficio  prevale  l'azione  sul  midollo  spinale,  sui 
centri  motori,  e  sul  centro  respiratorio,  ma  anche  i  nervi  non   sono  incolumi. 

«  Le  esperienze  fatte  sulle  rane  dimostrano  che  il  siero  dell'anguilla 
paralizza  i  nervi,  ed  agisce  pure  sulla  eccitabilità  dei  muscoli. 

«  Nell'esperienza  IX  della  Nota  XIII  ho  già  detto  come  la  diminuzione 
della  eccitabilità  dei  nervi  può  divenire  assai  evidente  nelle  rane  avvelenate 
col  siero  dell'anguilla,  ora  riferisco  un'altra  esperienza  dove  mentre  il  cuore 
batte  ancora,  non  mi  fu  più  possibile  ottenere  delle  contrazioni  nei  muscoli 
della  gamba  eccitando  il  nervo  sciatico. 

Esperienza   V.  —  Azione  del  siero  di  anguilla  sulla  rana. 

8  maggio   1888. 

«  Ad  una  rana  si  inietta  sotto  la  pelle  del  dorso  0,25  ce.  di  siero  di  anguilla  alle 
ore  3  poni.  Durante  tre  ore  non  si  vede  nulla  di  particolare,  eccetto  che  una  leggera  de- 
pressione. 

(!)  Albertoni  e  Stefani,  Manuale  di  fisiologia,  1888.  Capitolo  sulla  coagulazione  del 
sangue. 

(2)  F.  Fontana,  Traité  sur  le  vénin  de  la  vipere.  Florence,  1781,  pag.  318  e  327. 


—  683  — 

«  Ore  8  pom.  La  rana  è  ingobbita  :  tocca  col  muso  il  piatto  :  è  poco  eccitabile  :  occbio 
depresso  :  pupilla  stretta  :  è  assopita  e   stupida  come   una  rana  che  non  avesse  il  cervello. 

u  Nel  mattino  successivo  alle  8  trovo  la  rana  rovesciata  sul  dorso  che  sembra  morta. 
Non  reagisce  pizzicandola  con  una  pinzetta.  Il  cuore  batte  così  debolmente  che  per  ri- 
flessione si  vede  appena  dall'esterno.  Sotto  la  pelle  del  dorso  si  è  raccolto  un  liquido  co- 
lore citrino,  alcalino.  Vi  fu  azione  irritante  locale  perchè  il  tessuto  sottocutaneo  dorsale 
è  come  edamatoso.  I  cuori  linfatici  sono  immobili.  I  muscoli  dell'addome  e  delle  estre- 
mità eccitati  direttamente  con  una  corrente  indotta,  che  non  può  resistersi  sulla  lingua,  si 
contraggono  ancora  :  per  far  contrarre  i  muscoli  delle  estremità  posteriori  bisogna  servirsi 
di  un  eccitamento  molto  più  forte;  cioè  avvicinare  i  rocchetti  da  9  centim.  a  3  centim. 
Questa  corrente  indotta  così  forte  non  produce  alcun  effetto  applicata  nel  nervo  sciatico, 
dell'uno  e  dell'altro  lato.  Apro  il  torace  e  trovo  che  il  cuore  batte  ancora. 

«  Questa  esperienza  insieme  ad  altre  due  analoghe  dimostra  che  il  siero 
dell' anguilla  agisce  intensamente  sui  nervi  e  sui  muscoli,  ma  l'effetto  non  è 
costante,  perchè  in  altre  rane  e  col  siero  di  altre  anguille  e  delle  murene 
non  l'osservai  più. 

«  Valentin  ha  già  notato  un  fenomeno  analogo  nelle  rane  studiando  il 
veleno  della  vipera  ;  perchè  egli  disse  (l)  che  spesso  dopo  5  ore  era  scom- 
parsa completamente  l'eccitabilità  dei  muscoli,  e  dei  nervi. 

«  Nei  mammiferi  vi  sono  due  quadri  diversi  del  veneficio  :  secondo  che 
le  convulsioni  sono  forti  o  deboli,  ma  tanto  nell'un  caso,  quanto  nell'altro,  si 
vede  che  l'ittiotossico  appartiene  ai  narcotici.  Gli  animali  che  non  muoiono 
immediatamente  divengono  sonnolenti,  insensibili,  apatici.  Qualche  volta  hanno 
degli  accessi  di  vomito,  spesso  tremano.  Sembra  che  i  muscoli  siano  dolenti, 
o  rigidi,  perchè  l'animale  si  muove  con  stento,  o  prende  delle  posizioni  strane. 
La  sensibilità  della  pelle,  specialmente  delle  estremità  posteriori,  scompare 
molto  presto. 

«  Il  fatto  più  importante  è  che  la  sensibilità  scompare  prima  della  mo- 
tilità, ciò  che  non  sarebbe  favorevole  alla  supposizione  che  il  siero  dei  mu- 
remidi  rassomigli  per  i  suoi  effetti  al  curaro.  Per  dare  sommariamente  un 
esempio  di  questo  fatto  dirò  che  un  coniglio  il  quale  dopo  l'amministra- 
zione dell'  ittiotossico  nella  vena  giugulare  passeggiava  per  il  laboratorio, 
e  cambiava  spontaneamente  di  posizione  e  di  luogo,  aveva  le  estremità  po- 
steriori tanto  insensibili,  che  non  solo  comprimendole  forte  col  piede  non  dava 
alcun  segno  di  dolore,  ma  anche  bruciandole  fino  all'osso  con  un  grosso  tubo 
di  vetro  arroventato  e  fuso,  non  dava  alcun  segno  di  dolore  e  non  si  moveva, 
né  reagiva. 

«  Se  pensiamo  che  questo  coniglio  gridava  fortemente  appena  si  compri- 
meva, o  si  irritava  le  estremità  anteriori,  od  il  muso,  e  che  i  riflessi  negli 
occhi  erano  completi,  viene  escluso  il  dubbio  che  si  tratti  di  un'azione  gene- 
rale sui  nervi  sensibili.  In  tale  caso  dovrebbe  essere  generale  la  insensibilità  ; 
ma  questo  non  l'ho  veduto  in  nessuna  esperienza. 

(•)  Op.  cit.  pag.  ili. 


—  684  - 

«  Questo  fatto  stabilirebbe  un  altro  punto  di  rassomiglianza  col  veleno  della 
vipera.  Valentin  nel  suo  interessante  lavoro,  Sul  veleno  della  vipera  (!) 
osservò  che  qualche  volta  le  rane  avvelenate  reagiscono  colle  gambe  posteriori 
se  vengono  eccitate  le  estremità  anteriori,  e  non  reagiscono  punto  se  vengono 
eccitate  le  estremità  posteriori. 

«  Probabilmente  l'eccitabilità  delle  cellule  nei  centri  nervosi,  e  la  con- 
ducibilità del  midollo  verso  il  cervello  sono  lese  profondamente.  Io  non  so 
spiegarmi  in  altro  modo  questa  insensibilità  delle  gambe  posteriori,  mentre 
che  tutte  le  altre  parti  meno  lontane  dal  cervello  continuano  ad  essere 
sensibili. 

«  La  conducibilità  dei  nervi  sensibili  deve  essere  abolita  per  le  estre- 
mità posteriori,  perchè  anche  guardando  la  pupilla  e  scrivendo  la  pressione 
del  sangue,  non  ho  più  veduto  alcuna  variazione  per  gli  eccitamenti  i  più 
forti  colla  pressione  meccanica  e  colle  correnti  elettriche  indotte  applicate 
sulle  estremità  posteriori.  Nei  medesimi  animali  degli  eccitamenti  molto  più 
deboli  applicati  alle  estremità  anteriori,  o  sulla  faccia,  producevano  una  forte 
reazione  locale  e  anche  dei  movimenti  riflessi  delle  estremità  posteriori. 

«  Si  può  supporre  che  nelle  estremità  posteriori  le  vie  nervose  del 
moto  siano  meno  lese,  oppure  che  gli  eccitamenti  che  partono  dai  centri 
per  muovere  i  muscoli  delle  estremità  posteriori,  abbiano  una  intensità  mag- 
giore, o  che  possano  propagarsi  più  facilmente  nei  nervi  di  moto,  che  non 
gli  stimoli  che  noi  applichiamo  sui  nervi  sensibili. 


«  Nel  determinare  l'azione  che  l'ittiotossico  esercita  sul  sistema  nervoso, 
ho  trovato  le  stesse  difficoltà,  e  le  medesime  incertezze  che  si  incontrano 
nello  studio  del  veleno  dei  serpenti. 

«  Credo  utile  accennare  lo  stato  della  questione,  perchè  così  apparirà 
meglio  evidente  un  altro  punto  di  contatto  fra  il  veleno  del  sangue  dei  mu- 
redi,  e  quello  delle  ghiandole  velenose  dei  serpenti. 

«  Le  ricerche  più  complete  che  abbiamo  fino  ad  ora  su  questo  argo- 
mento oltre  quelle  celebri  del  Fontana  furono  fatte  da  Lauder  Brunton  e 
I.  Fayrer.  Essi  hanno  stabilito  che  la  morte  col  veleno  coagulato  dei  serpenti  è 
prodotta  invariabilmente  dalla  paralisi  della  midolla  spinale  e  che  i  nervi 
motori  sono  poco  lesi  nella  loro  funzione,  mentre  che  invece  col  veleno  secco 
qualche  volta  predomina  l'azione  paralizzante  sul  midollo  spinale  e  qualche 
altra  predomina  l'azione  sui  nervi  (2). 

«  Wall  nel  suo   libro    sui    serpenti    velenosi  dell'India  (3)  dice  che  il 


(')  G.  Valentin,  Einige  Beobachtungen  ilber  die   Wirkungen  des  Viperngiftes.  Zeit- 
schrift  fur  Biologie,  1877,  p.  112. 

(2)  Proceedings  of  the  Eoyal  Society,  voi.  XXII,  p.  93,  1874. 

(3)  Op.  cit.,pag.  81. 


—  685  — 
veleno  della  Naja  tripudians  produce  gradatamente  una  paralisi  generale, 
e  che  le  convulsioni  che  precedono  la  morte  sono  prodotte  unicamente  dal- 
l'asfissia, mentre  invece  il  veleno  del  Daboja  Rmsellii  produce  forti  con- 
vulsioni che  non  dipendono  dall'acido  carbonico,  e  la  paralisi  generale  che 
vi  succede  viene  seguita  dall'arresto  dei  movimenti  respiratori  che  prima 
diventano  irregolari. 

«  Facendo  delle  ricerche  sull'azione  del  veleno  delle  vipere  nella  mede- 
sima specie  osservai  queste  due  ferme  diverse  di  avvelenamento. 

«  Erano  vipere  che  mi  aveva  spedito  da  Siena  il  sig.  Brogi,  prendevo 
il  veleno,  e  lo  amministravo  nello  stesso  modo  e  nella  stessa  dose  e  ciò  nulla 
meno  osservavo  delle  differenze  grandissime,  tanto  nei  conigli,  quanto  nei  cani. 
Alle  volte  col  veleno  della  vipera  morivano  con  delle  convulsioni  fortissime, 
in  altri  animali  senza  che  io  abbia  potuto  conoscere  la  causa,  non  si  avevano 
convulsioni,  o  tutto  al  più  compariva  qualche  leggero  movimento  epilettiforme 
delle  estremità. 

«  Avendo  osservato  la  medesima  incostanza  per  l'azione  del  veleno  dei 
murenidi,  temo  che  vi  siano  delle  variazioni  individuali.  Questa  è  una  sup- 
posizione che  forse  dipende  da  che  non  sono  ancora  abbastanza  numerose  le 
mie  esperienze;  ma  anche  quando  fosse  dimostrato  che  esistono  queste  diffe- 
renze individuali  per  la  velenosità  del  siero  nei  vari  individui,  e  per  la 
maggiore  o  minore  vulnerabilità  delle  vittime  nelle  quali  si  prova  tale  veleno, 
resterebbe  pur  sempre  aperta  una  grande  lacuna,  che  non  vedo  si  possa  presto 
colmare. 


«  Nei  conigli  che  furono  avvelenati  col  siero  dei  murenidi  la  rigidità 
cadaverica  compare  immediatamente  dopo  la  morte.  Gli  esempi  li  ho  dati 
nella  Nota  XIII,  esperienza  V  e  Vili.  Questo  è  un  fatto  che  ho  verificato 
pure  nelle  rane  e  non  l'ho  mai  osservato  nei  cani.  Ho  cercato  facendo  l'allac- 
ciatura dell'aorta  addominale  se  era  un  fenomeno  dovuto  all'azione  del  veleno 
sopra  i  muscoli,  o  se  tale  fatto  dipendeva  da  un'  azione  nervosa. 

«  Tali  ricerche  avendomi  dato  dei  risultati  incerti,  mi  limito  per  ora 
ad  accennare  il  fatto,  notando  che  anche  col  veleno  delle  vipere  osservai  nei 
conigli  la  comparsa  rapidissima  della  rigidità  cadaverica  ed  in  meno  di  cinque 
minuti  dall'arresto  del  cuore  ». 

Chimica.  —  Sul  peso  molecolare  degli  acidi  citraconico,  itaco- 
nico  e  mesaconico  e  degli  acidi  fumarico  e  maleico.  Nota  del  Socio 
E.  Paterno  e  del  dott.  R.  Nasini. 

«  È  ormai  noto  universalmente  che  le  formule  attuali  di  costituzione, 
fondate  principalmente  sulla  nozione  della  tetravalenza  del  carbonio,  non 
bastano  in  molti  casi  a  dare  spiegazione  di  alcune  isomerie  ben    constatate, 


—  686  — 

ove,  ben  inteso,  nelle  formule  di  struttura  si  voglia,  come  si  deve,  tenere 
stretto  conto  delle  funzioni  chimiche  dei  diversi  componenti  della  sostanza, 
della  sua  sintesi,  delle  reazioni  di  cui  è  capace,  del  modo  in  cui  essa  si 
decompone  etc.  etc.  Di  tali  isomerie,  inesplicabili  con  le  solite  formule,  sono 
tra  le  più  interessanti,  anche  pel  lato  storico  della  questione,  quelle  dei  tre 
acidi  della  formula  C5  HG  04,  cioè  degli  acidi  citraconico,  itaconico  e  mesa- 
conico,  e  quella  di  due  acidi  della  formula  C4  H4  04,  cioè  degli  acidi  fumarico 
e  maleico. 

«  Per  ispiegare  tale  genere  di  isomerie  si  è  ricorso  a  molte  ipotesi  : 
lasciando  da  parte  quelle  formule  che  non  corrispondono  alle  reazioni  chi- 
miche dei  composti  in  questione,  accenneremo  che  si  è  supposto  da  Fittig, 
giacché  si  tratta  di  composti  così  detti  non  saturi,  che  in  alcuni  un  atomo 
di  carbonio  scambi  col  suo  vicino  due  delle  sue  valenze,  in  altri  invece  una 
sola,  rimanendo  libere  le  altre  due  :  ipotesi  questa  a  parer  nostro  e  di  molti 
chimici  assai  poco  probabile. 

«  Sola  spiegazione  che  corrisponda  a  tutte  le  esigenze  sembra  quella 
che  la  diversità  di  questi  composti  dipenda  dalla  diversa  posizione  nello 
spazio  degli  atomi  componenti  la  molecola.  Ed  appunto  per  spiegare  tali 
isomerie  e  per  dare  anche  ragione  di  molte  altre  isomerie  così  dette  fisiche  e 
che  principalmente  si  manifestano  col  diverso  modo  di  comportarsi  delle  sostanze 
rispetto  alla  luce  polarizzata,  Le  Bel  e  Van't  Hoff  nel  1874  mostrarono  come  sia 
l'esistenza  e  la  diversità  del  potere  rotatorio  molecolare,  sia  la  possibilità  di 
isomerie  non  rappresentabili  colle  solite  formule  nel  piano,  ricevano  una  spie- 
gazione completa  quando  invece  si  considerino  gli  atomi  nello  spazio,  suppo- 
nendo che  l'atomo  di  carbonio  occupi  il  centro  di  un  tetraedro  regolare  e 
gli  atomi  o  gruppi  di  atomi  a  lui  uniti  i  vertici  di  esso. 

«  Questa  ipotesi  così  semplice  già  molti  anni  prima  di  Le  Bel  e  Van't  Hoff 
era  stata  del  resto  emessa  da  uno  di  noi  come  mezzo  di  spiegazione  di  casi 
di  isomeria  inesplicabili  con  le  solite  formule  di  struttura  (1). 

«  Tale  ipotesi,  accettata  da  qualche  tempo,  ma  soltanto  per  dare  ragione 
dell'attività  ottica  delle  sostanze  organiche,  è  stata  ammessa  generalmente 
solo,  può  dirsi,  in  questi  ultimi  giorni  dietro  le  ricerche  di  Wislicenus,  V. 
Meyer  e  von  Baeyer  principalmente. 

u  Purtuttavia  in  molti  casi  potrebbe  farsi  l'obiezione  che  non  si  tratti 
di  vera  isomeria,  ma  bensì  di  casi  di  polimeria. 

«  E  questo  fu  anzi  esplicitamente  detto  da  Erlenmeyer  a  proposito  degli 
acidi  fumarico  e  maleico,  malgrado  l'esistenza  dei  loro  eteri  :  né  l'ipotesi  è 
del  tutto  fuor  di  luogo,  considerato  il  grado  tanto  diverso  di  solubilità  dei 
due  composti. 

(!)  Paterno,  Giornale  di  Scienze  naturali  ed  economiche  di  Palermo,  tomo  V, 
pag.  117  (1869). 


—  687  — 

«  E  lo  stesso  potrebbe  dirsi  riguardo  agli  acidi  citraconico,"  itaconico  e 
mesaconico,  e  particolarmente  dei  due  ultimi,  pei  quali  bisogna  ammettere 
assolutamente  la  stessa  formula  nel  piano.  Seguitando  lo  studio  da  noi  intra- 
preso or  sono  due  anni  (*),  in  cui  ci  proponemmo  per  i  primi  di  applicare 
la  legge  di  Kaoult  sui  punti  di  congelamento  alla  discussione  di  molte  con- 
troversie sulle  formule  di  costituzione  dei  composti  organici,  noi  pubblichiamo 
oggi  una  piccola  parte  delle  esperienze  eseguite  per  risolvere  i  problemi  re- 
lativi agli  acidi  più  volte  nominati  ed  altri  problemi  analoghi  aventi  rela- 
zione colle  formule  di  struttura  nello  spazio. 

n  Rimandiamo  per  la  descrizione  dei  metodi  esperimentali  e  per  tutto 
quello  che  riguarda  l'argomento,  alla  nostra  Memoria  pubblicata  negli  Atti 
di  questa  Accademia,  e  solo  facciamo  notare  come  la  legge  di  Raoult,  che  da 
principio  era  a  considerarsi  come  legge  empirica,  oggi,  mercè  i  bellissimi 
studi  di  Van't  Hoff  sulla  pressione  osmotica,  ha  acquistato  una  base  teorica 
indiscutibile. 

«  Le  nostre  esperienze  conducono  ad  ammettere  che  per  i  tre  acidi  ci- 
traconico, itaconico  e  mesaconico  non  si  può  parlare  di  polimeria,  ma  sibbene 
di  isomeria,  e  quindi  necessariamente  per  i  due  ultimi  di  isomeria  nello 
spazio  ;  e  alle  stesse  conclusioni  siamo  giunti  riguardo  agli  acidi  fumarico 
e  maleico. 

«  Le  esperienze  sono  state  eseguite  in  soluzione  acquosa  e  le  riferiamo 
qui  brevemente. 

Acido  citraconico. 


Concentrazione 

Coefficiente 

Abbassamento  molecolare 

delle  soluzioni 

d'abbassamento 

per  C5  H,  0* 

I. 

0,5847 

0,2053 

26,69 

IL 

0,7170 

0,1953 

25,34 

III. 

1,5630 

0,1727 

22,46 

IV. 

3,7370 

0,1606 
Acido  mesaconico. 

20,88 

I. 

0,6728 

0,1709 

22,22 

IL 

1,373 

0,1529 
Acido  itaconico. 

19,88 

I. 

1,081 

0,1572 

20,44 

II. 

2,006 

0,1495 

19,43 

0)  Paterno  e  Nasini,  Sulla  determinazione  del  peso  molecolare  delle  sostanze  or- 
ganiche per  mezzo  del  punto  di  congelamento  delle  loro  soluzioni.  Atti  della  R.  Acca- 
demia dei  Lincei,  1886. 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


90 


—  688  — 

«  Come  si  vede,  per  gli  acidi  mesaconico  e  itaconico  si  hanno  valori 
normali  per  l'abbassamento  molecolare  quando  si  adotti  come  peso  molecolare 
quello  corrispondente  alla  formula  semplice  C5  H6  04  :  lo  stesso  è  a  dirsi 
per  le  soluzioni  III  e  IV  dell'acido  ci  traconico. 

«  Per  questo  acido  poi  ci  sembra  notevole  il  fatto  che  per  le  soluzioni 
più  diluite  I  e  II  si  hanno  valori  che  si  discostano  assai  da  quelli  normali  e 
che  accennano  ad  una  scissione  della  molecola.  Ora  questo  è  in  perfetta  ar- 
monia colla  natura  chimica  dell'acido  citraconico,  il  quale  dei  tre  isomeri  è 
quello  che  dà  con  maggior  facilità  l'anidride,  mentre  l' itaconico  non  la  dà 
se  non  pel  trattamento  con  cloruro  d'acetile  ed  il  mesaconico  non  la  dà 
affatto  o,  per  dir  meglio,  scaldato  col  cloruro  d'acetile  dà  anidride  citraconica. 
Ora  è  molto  probabile  che  i  numeri  elevati  per  l'abbassamento  molecolare 
dell'acido  citraconico  in  soluzione  diluita  dipendano  dal  fatto  che  la  molecola 
si  è  scissa  in  acqua  e  anidride. 

«  Ma  su  questo  non  insistiamo,  perchè  lo  studio  qualitativo  e  quanti- 
tativo delle  disassociazioni  e  decomposizioni  che  avvengono  nelle  soluzioni 
sarà  argomento  di  una  prossima  comunicazione  all'Accademia. 

«  Per  gli  acidi  fumarico  e  maleico  si  è  pure  sperimentato  in  soluzione 
acquosa  e  si  è  trovato  : 

Acido  fumarico. 

Concentrazione  Coefficiente  Abbassamento  molecolare 

della  soluzione  d'abbassamento  per  C4  H4  0« 

0,6122  0,1470  17,05 

Acido  maleico. 
1,243  0,2252  26,12 

«  Non  c'è  dubbio  quindi  che  all'acido  fumarico,  del  quale  si  dubitava 
che  fosse  un  polimero,  si  deve  attribuire  la  formula  semplice  :  e  lo  stesso 
si  deve  dire  riguardo  all'acido  maleico,  quantunque  il  suo  abbassamento 
molecolare  sia  un  po'  troppo  elevato.  Se  si  riflette  che  l'acido  maleico  si 
scinde  con  facilità  grande  nell'anidride  e  in  acqua,  mentre  il  fumarico  solo 
con  trattamenti  più  energici  dà  l'anidride  maleica,  non  parrà  strano  di  sup- 
porre che  in  soluzione  l'acido  siasi  scomposto  in  anidride  ed  acqua. 

«  Anche  di  molte  ricerche  fatte  sopra  gli  zuccheri  e  gli  idrati  di  car- 
bonio ci  contenteremo  per  ora  di  riportare  quelle  che  si  riferiscono  alla  dulcite 
e  alla  sorbina,  sino  a  qui  non  esaminate  da  altri  :  per  la  dulcite  le  espe- 
rienze fatte  in  soluzione  acquosa  conducono  alla  formula  semplice  C6  H14  06, 
ossia  alla  stessa  formula  della  mannite,  della  soluzione  della  quale  già  era 
stato  determinato  il  punto  di  congelamento  da  Eaoult  :  non  resta  quindi  che 
ammettere  una  isomeria  nello  spazio.  Per  la  sorbina  trovammo  pure  che  ha  lo 
stesso  peso  molecolare  del  glucosio,  cioè  quello  corrispondente  alla  formula 
semplice  C6  H12  06. 


—  689  — 

«  Dalle  esperienze  fatte  ci  sembra  intanto  di  essere  autorizzati  a  con- 
cludere che  nemmeno  l'ipotesi  della  polimeria  spiega  l'esistenza  dei  tre  acidi 
citraconico,  itaconico  e  mesaconico,  e  quella  dei  due  acidi  fumarico  e  ma- 
leico  :  non  resta  quindi  definitivamente  altra  spiegazione  possibile  se  non 
quella  fondata  sulla  diversità  delle  formule  di  struttura  nello  spazio  ». 

Fisica  terrestre.  —  Sulle  osservazioni  magnetiche  fatte  ese- 
guire dall'Ufficio  centrale  di  Meteorologia  di  Roma.  Nota  del 
Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  A  tutto  il  1887  il  dottor  Chistoni,  quale  assistente  fisico  dell'ufficio 
centrale  di  meteorologia,  ebbe  da  me  l'incarico  speciale  di  eseguire  le  misure 
assolute  degli  elementi  magnetici  terrestri  di  molti  punti  d'Italia,  allo  scopo 
di  compiere  la  carta  magnetica  della  nostra  penisola,  di  cui  lamentavasi  la 
mancanza.  In  sette  anni  il  dottor  Chistoni  completò  le  misure  in  144  punti, 
dei  quali  venti  furono  compiti  durante  il  1887.  Dei  risultati  ottenuti  nel 
1887  l'Accademia  non  fu  ancora  informata,  ma  lo  sarà  tra  [breve.  Oltre  a 
ciò,  sempre  mantenendosi  nel  campo  del  magnetismo  terrestre,  il  Chistoni 
studiò  le  variazioni  secolari  degli  elementi  del  magnetismo  terrestre  in  otto 
punti  d'Italia,  e  da  qualche  anno  stava  raccogliendo  i  dati  magnetici  rica- 
vati dalle  misure  fatte  in  Italia  prima  del  1880.  Non  passerà  molto  tempo, 
che  gli  annali  di  meteorologia  conterranno  un  contributo  allo  studio  del  magne- 
tismo terrestre  in  Italia,  nel  quale  staranno  compresi  colle  debite  citazioni 
tutti  i  valori  del  magnetismo  terrestre  trovati  in  Italia. 

«  Fu  poi  mia  cura  speciale  quella  di  collegare  la  nostra  rete  magnetica 
con  quelle  delle  regioni  a  noi  finitime.  Nel  1886  inviai  il  Chistoni  a  Nizza, 
perchè  confrontasse  i  suoi  risultati  con  quelli  ottenuti  all'osservatorio  astro- 
nomico del  Mont  Gros,  e  si  ebbe  perfetta  coincidenza  fra  i  risultati  della 
declinazione  e  dell'inclinazione,  ma  non  fra  quelli  della  componente  orizzon- 
tale. Mentre  infatti  il  signor  Landry  ottenne  0,22029  per  componente  oriz- 
zontale (in  unità  C.  G.  S.),  il  signor  Chistoni  ottenne  0,21867;  la  differenza 
fra  i  due  valori  è  quindi  di  0,00162.  Si  noti,  che  i  coefficienti  del  magne- 
tismo di  Nizza  furono  studiati  all'osservatorio  del  Pare  de  St.  Maur  presso 
Parigi.  Altra  occasione  di  confronto  fra  le  misure  francesi  e  le  nostre  si 
ebbe  allorquando  venne  a  Sonia  il  signor  Moureaux  dell'osservatorio  del  Pare 
de  St.  Maur,  che  eseguì  misure  magnetiche  alla  nostra  scuola  pratica  di 
agricoltura  nel  1887,  nello  stesso  posto  ove  altre  volte  aveva  esperimentato 
il  signor  Chistoni.  L'accordo  fra  i  dati  della  declinazione  e  dell'inclinazione 
fu  perfetto,  ma  non  così  fra  quelli  della  componente  orizzontale.  Il  signor 
Moureaux  ottenne  0,23283  e  dai  nostri  istrumenti  si  ebbe  0,23127  ;  la  dif- 
ferenza è  quindi  di  0,00156,  cioè  quasi  identica  a  quella  trovata  a  Nizza. 
Era  quindi  naturale,  che  si  pensasse  a  risolvere   il   dubbio,  se  cioè  l'errore 


—  690  — 

proveniva  da  parte  nostra.    I    coefficienti,   che    entrano   nella  formola  espri- 
mente la  componente  orizzontale  e  che  devono  essere  determinati  dall'opera- 
tore sono  cinque;  e  cioè  i  coefficienti  di  temperatura  e  di  induzione,  il  coef- 
ficiente magnetometrico  o,  come  alcuno  chiama,  delle  deviazioni,  la  distanza 
assoluta  fra  il  magnete  deviatore  e  il  deviato  e  il  momento  d'inerzia  dell'ago 
delle  oscillazioni.  Dei  primi  due  non  mi  occupo  perchè  non  può  ammettersi 
che  un  osservatore,  quale  è  il  Chistoni,  possa  in  essi  commettere  tale  errore 
da  produrre  le  citate  differenze.    Del    coefficiente    magnetometrico    il  dottor 
Chistoni  ottenne  sperimentalmente  sempre  lo  stesso  valore,  valore   che   con- 
corda con  quello  che  si  dedurrebbe  teoricamente.    Il    dubbio  quindi  restava 
sul  valore  assoluto  dell'asta  metrica  e  del  momento    d'inerzia.    Nello  stesso 
anno  1887  feci  costruire  un'altra  asta  metrica,  che  venne  con  ogni  diligenza 
confrontata  col  metro    campione    dell'ufficio    dei   pesi    e    misure    di    Roma. 
Quanto  al  momento  d'inerzia  per  sottrarsi  alla  eterogeneità  dei    cilindri    di 
sovracarico,  si  fecero  costruire  tre  nuovi  cilindri  di  ottone,  dei  quali    si  de- 
terminò il  diametro,  la  lunghezza  e  il  peso,  sempre    confrontandoli    coi  tipi 
dell'ufficio  dei  pesi  e  misure  anzidetto.    Il  momento  d'inerzia  dell'ago  sulle 
oscillazioni  risultò  identico  per  ciascuno  dei  cilindri  di  sovracarico  ;  la  qual- 
cosa prova  che  i  tre  cilindri  erano  omogenei  e  che  il  momento  d'inerzia  del- 
l'ago è  bene  determinato.    Col    magnetometro    così   nuovamente  e  completa- 
mente studiato,  il  dottor   Chistoni   ripetè   le   misure   alla  scuola  agraria   di 
Roma,  ed  avuto  riguardo  all'aumento  secolare  di  -f-  0,00022  all'anno,  trovò 
per  la  componente  orizzontale  un  valore  identico    a    quelli    da    esso  trovati 
precedentemente.    E  perciò  si  deve  concludere,  che  ammessi  esatti  il  metro 
e  il  chilogramma  campioni  del  nostro  ufficio  di  pesi  e  misure,  non  è  a  du- 
bitarsi che  per  parte  nostra    si    siano    commessi    errori    nelle    misure  della 
componente  orizzontale  dal  1882  in  poi.  Restano  così  dubbii  soltanto  i  valori 
ottenuti  in  Sicilia  nel  1881,  pei  quali  si  teme  che  il  cilindro  di  sovracarico 
non  fosse  omogeneo  ;  ma  sarà  mia  cura  di  fare  studiare  la  questione. 

«  Altre  osservazioni  di  collegamento  dovevano  farsi  a  Vienna,  e  le  ope- 
razioni non  ebbero  luogo  per  ragione  di  servizio  militare  del  signor  Liznar  : 
ma  anche  a  ciò  si  provvederà,  mentre  ora  il  dottor  Chistoni  sta  studiando 
a  Modena  un  magnetometro  proveniente  da  Kew  ;  e  siccome  il  professor 
Chistoni  altra  volta  eseguì  misure  magnetiche  in  quella  città,  così  potremo 
avere  una  nuova  prova  dell'esattezza,  colla  quale  le  nostre  operazioni  ma- 
gnetiche furono  condotte,  e  sono  lieto  che  il  Consiglio  direttivo  abbia  accettato 
la  proposta  di  affidare  ancora  nel  corrente  anno  e  nel  successivo  alcune  opera- 
zioni magnetiche  al  dottor  Chistoni,  ora  professore  di  fisica  nella  R.  Uni- 
versità di  Modena. 

«  Chiudo  intanto  emettendo  il  voto,  che  si  venga  ad  una  verifica  più 
concludente  fra  i  nostri  risultati  e  quelli  che  si  ottennero  in  Francia,  Sviz- 
zera ed  Austria,  essendo  troppo  evidente  l'utilità  di  questi  confronti  per 
potere  così  collegare  le  diverse  reti  magnetiche  dei  diversi  paesi.  » 


—  (>91  — 


Fisica.  —  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici,  provocati  dalle 
radiazioni.  Nota  IV.  del  Corrispondente  A.  Righi. 

«  Continuando  nelle  mie  ricerche  intorno  a  questo  argomento,  ho  ot- 
tenuti alcuni  altri  risultati,  dei  quali  rendo  conto  sommariamente  in  questa 
Nota  (*). 

«  a)  Per  vedere  se  le  radiazioni  ultraviolette  hanno  un'  azione  anche 
sui  coibenti,  ho  modificato  la  disposizione  della  prima  esperienza  della 
Nota  I.  applicando  al  disco  metallico,  un  disco  isolante  (solfo,  ebanite, 
gomma  lacca,  o  vetro),  in  modo  che  la  faccia  del  coibente  che  resta  libera, 
si  trovi  rivolta  alla  tela  metallica. 

«  Caricata  leggermente  questa  faccia,  di  elettricità  negativa,  p.  es.  collo 
strofinamento,  mentre  il  metallo  che  regge  il  coibente  e  la  tela  metallica 
sono  in  comunicazione  col  suolo,  e  poi  isolato  il  disco  che  comunica  coll'elet- 
trometro,  si  ha  una  deviazione  positiva,  non  appena  le  radiazioni  ultraviolette, 
passando  attraverso  la  tela  metallica,  cadono  sulla  faccia  elettrizzata  del 
coibente.  Questa  deviazione  è  assai  forte  collo  solfo  e  l'ebanite,  ed  assai 
piccola  colla  gomma  lacca  e  col  vetro. 

«  Se  il  disco  metallico  che  regge  il  coibente  viene  tenuto  in  comuni- 
cazione col  suolo,  e  si  mette  in  comunicazione  coli' elettrometro  la  tela 
metallica,  si  ottiene  naturalmente,  sotto  l'azione  delle  radiazioni,  una  devia- 
zione negativa. 

«  Dunque  :  le  radiazioni  determinano  la  convezione  di  elettricità  ne- 
gativa, anche  quando  il  corpo  elettrizzato  è  un  coibente,  od  almeno  uno 
dei  due  coibenti  nominati  sopra. 

«  Se  la  distanza  fra  coibente  e  tela  metallica  è  troppo  piccola  in  rap- 
porto alla  grandezza  della  carica  che  si  dà  al  coibente,  si  ha  deviazione 
anche  prima  che  agiscano  le  radiazioni,  per  ordinaria  dispersione  della 
carica.  Anche  in  tal  caso  però  le  radiazioni  mostrano  il  loro  effetto,  acce- 
lerando notevolmente  la  deviazione. 

«  Sopprimendo  il  disco  metallico  e  mettendo  semplicemente  un  disco 
coibente,  elettrizzato  negativamente,  davanti  la  tela  metallica  comunicante 
coli' elettrometro,  appena  questa  viene  isolata  e  si  fanno  agire  le  radiazioni, 
si  ottiene  una  deviazione  negativa  assai  più  forte,  a  parità  di  condizioni, 
coli' ebanite  e  collo  solfo,  che  cogli  altri  due  coibenti.  L'effetto  ha  luogo 
anche  quando  la  faccia  del  coibente  elettrizzata  negativamente  non  è  quella 
rivolta  alla  tela  metallica,  ma  l'altra.  In  tal  caso  la  faccia  rivolta  alla 
tela  si  carica  positivamente. 

(l)  Rend.  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  Sedute  4  marzo,  6  maggio,  20  maggio  1888. 


—  692  — 

«  Nella  P  Nota  (4  marzo)  ho  poi  annunciato  che  un  semplice  disco  me- 
tallico comunicante  coli' elettrometro,  si  carica  positivamente  facendo  cadere 
su  di  esso  le  radiazioni  ultraviolette  ;  orbene,  ho  constatato  recentemente  che 
una  lastra  d'ebanite,  previamente  scarica,  o  meglio  ancora,  una  di  solfo, 
si  elettrizzano  positivamente,,  nelle  stesse  condizioni. 

«  b)  Avendo  constatato  che  verniciando  alla  gomma  lacca,  o  meglio 
con  vernice  nera  da  metalli  (la  così  detta  vernice  giapponese  oppure  la 
vernice  nera  brillante  fabbricate  dai  fratelli  Soehnée  di  Parigi),  un  disco 
metallico,  cessa  quasi  di  prodursi  su  questo,  una  volta  elettrizzato  negati- 
vamente, la  nota  azione  delle  radiazioni  ultraviolette,  ho  tratto  partito  da 
questa  osservazione,  per  indagare  se  le  radiazioni  stesse  hanno  qualche  azione 
anche  sui  corpi  elettrizzati  positivamente. 

«  Quando  nell'esperienza  a)  della  Nota  I.  il  disco  è  di  zinco  e  la  tela 
è  di  ottone,  il  formarsi  della  deviazione  elettrometrica  sotto  l'influsso  delle 
radiazioni  può  attribuirsi  :  1°  ad  un'azione  delle  radiazioni  che  cadono  sulla 
tela  d'ottone  (che  è  negativa  rispetto  allo  zinco)  sia  sulla  faccia  esterna 
della  tela,  sia  sulla  sua  faccia  interna  dopo  riflessione  o  diffusione  delle 
radiazioni  sullo  zinco;  oppure:  2°  ad  azione  delle  radiazioni  sull'elettricità 
positiva  dello  zinco.  Nella  Nota  I.  citata  considerai  il  fenomeno  nella  prima 
maniera,  e  la    seguente  esperienza  sembra  darmi  ragione. 

h  Infatti,  avendo  verniciata  la  tela  d'ottone,  1'  effetto  delle  radiazioni 
è  sparito  quasi  affatto. 

«  Mi  sembra  perciò  ragionevole  l'ammettere  come  assai  probabile  che  : 
l'azione  delle  radiazioni  sui  corpi  elettrizzati  positivamente  sia  nulla,  e  che 
gli  effetti  che  si  ottengono  in  tal  caso  sieno  solo  dovuti  all'azione  delle 
radiazioni  riflesse  o  diffuse,  sui  corpi  circostanti,  carichi  negativamente 
per  influenza. 

«  Messo  di  fronte  alla  tela  d'ottone  verniciata  un  disco  di  rame,  si 
ha  l'effetto  solito,  poiché  in  tal  caso  è  il  disco  che  è  negativo. 

«  e)  Dopo  aver  cercato  di  dimostrare,  colle  antecedenti  ricerche,  che 
realmente  le  radiazioni  determinano  un  movimento  di  particelle  materiali 
(probabilmente  le  molecole  del  gas  in  cui  si  fa  1'  esperienza),  che  partono 
dai  corpi  elettrizzati  negativamente,  era  interessante  il  decidere  se  le  parti- 
celle suddette  erano  respinte  irregolarmente,  in  modo  da  costituire  nell'as- 
sieme una  specie  di  soffio  d'aria  o  di  vento,  oppure  se  ciascuna  di  esse  si 
spostasse  individualmente  come  farebbe  un  corpicciuolo  elettrizzato. 

«  La  seconda  modalità  del  fenomeno  mi  sembrava  più  verosimile.  Pare 
infatti,  dal  complesso  dei  fenomeni,  che  le  radiazioni  eccitino  sui  corpi  elet- 
trizzati negativamente,  quella  stessa  dispersione  o  quella  scarica,  che  di  so- 
lito non  cominciano  che  allorquando  le  cariche  sorpassano  un  certo  limite. 
Ora  con  molteplici  esperienze  ho  dimostrato,  che  nelle  scariche  elettriche, 
sia  ottenute  da  una  punta,  sia  ottenute  con  conduttori  di  forma  tondeggiante 


—  693  — 
il  trasporto  delle  cariche  si  fa  per  mezzo  di  particelle  materiali  elettrizzate, 
le  quali  sono  respinte  dall'elettrodo  e  seguono  traiettorie  che  sensibilmente 
coincidono  colle  linee  di  forza  del  sistema  (1). 

t  Era  dunque  da  prevedersi  che  le  particelle  che  sono  respinte  da  un 
corpo  elettrizzato  negativamente,  quando  su  di  esso  si  fanno  cadere  delle 
radiazioni  ultraviolette,  seguissero  le  linee  di  forza. 

«  Per  mostrarlo  ho  tentato  espe- 
rienze numerose  e  svariate.  Esse  si  ri- 
ducono in  fondo  a  realizzare  un  caso 
in  cui  le  linee  di  forza  abbiano  forma 
nota,  arrestando  poi  con  lastre  condut- 
trici o  coibenti  parte  delle  particelle 
respinte.  Ma  queste  lastre  si  caricano 
per  influenza,  e  se  isolanti  od  iso- 
late acquistano  carica  dalle  particelle 
dalle  quali  sono  dapprima  colpite.  Si 
modifica  quindi  la  forma  delle  linee 
di  forza,  e  le  esperienze  perciò  non 
sono  scevre  da  obbiezioni.  Infine  sono 
giunto  ad  una  disposizione  sperimen- 
tale che  mostra  in  modo  assai  evidente 
la  esistenza  del  fenomeno  previsto. 

«  Una  grande  lastra  verticale  di 
zinco  AB,  comunicante  col  suolo,  può 
spostarsi  nel  proprio  piano  in  dire- 
zione orizzontale  ;  se  ne  legge  lo  spo- 
stamento su  ima  scala  ST.  Nella  lastra  è  praticata  una  fenditura  verticale, 
occupata  quasi  per  intero  da  uno  stretto  rettangolo  di  zinco  mn,  che  non 
tocca  la  lastra,  e  che  è  posto  in  comunicazione  coli' elettrometro.  Di  fronte 
alla  lastra  AB  trovasi  un  cilindro  verticale  di  zinco  C  isolato;  esso  è  mo- 
bile intorno  al  proprio  asse,  ed  è  mantenuto  carico  negativamente  per  essere 
in  comunicazione  col  polo  di  una  pila  secca. 

«  Tanto  le  lastre  che  il  cilindro  sono  verniciati  colla  vernice  nera,  ad 
eccezione  di  una  sottile  striscia  p  compresa  fra  due  generatrici  del  cilindro. 
Infine,  un  cerchio  graduato  GH  serve  a  misurare  l'angolo  0  che  il  piano 
passante  per  1'  asse  del  cilindro  e  per  la  striscia  non  verniciata  fa  col  piano 
passante  per  lo  stesso  asse  e  perpendicolare  al  piano  AB. 

«  Le  linee  di  forza  di  questo  sistema  sono  ben  note,  poiché  è  lecito 
considerare  il  piano  ed  il  cilindro  come  indefiniti,  se  le  loro  dimensioni  sono 
convenienti.  Tali  linee  non  sono  infatti  che  archi  di  cerchio  orizzontali,  aventi 

0)  Le  ombre  elettriche,  I.  Memoria.  R.  Acc.  di  Bologna  1881  ;  II.  Memoria.  R.  Acc. 
dei  Lincei,  1882. 


—  694  — 
il  centro  nel  piano  AB.  E  siccome  dal  cilindro,  sotto  l'azione  delle  radiazioni 
che  partono  dalla  sorgente  L,  non  sono  respinte  le  particelle  elettrizzate  che 
in  corrispondenza  alla  striscia  p,  così  sarà  facile  spostare  il  piano  AB  finché 
la  lastrina  non  sia  colpita  dalle  particelle,  del  che  avvertirà  l'elettrometro 
con  essa  comunicante. 

«  Eseguita  ripetutamente  l'esperienza,  mettendo  successivamente  in  po- 
sizioni diverse  la  striscia  nuda  del  cilindro,  ho  sempre  ottenuti  risultati  in 
perfetto  accordo  colle  previsioni.  Infatti,  dato  all'angolo  d  un  determinato 
valore,  e,  dopo  aver  isolato  il  rettangolo  mn,  fatte  agire  per  un  tempo  co- 
stante (5  secondi)  le  radiazioni,  si  ha  nell'elettrometro  una  forte  deviazione, 
se  la  lastrina  mn  è  nel  luogo  in  cui  il  piano  AB  è  colpito  dalle  linee  di 
forza  che  partono  da  p  ;  ma  la  deviazione  stessa  è  notevolmente  minore  se 
si  sposta  la  lastra  AB  di  pochi  millimetri  in  un  senso  o  nell'altro.  E  no- 
tevole poi  come  l'esperienza  riesca  benissimo  anche  coi  valori  di  6  mag- 
giori di  90°. 

«  Dicendo  &  la  distanza  DE  fra  il  punto  D  ed  il  punto  in  cui  la  linea 
di  forza  partita  da  p  incontra  il  piano,  e  chiamando  d  la  distanza  fra  il 
piano  AB  e  l'asse  del  cilindro,  ed  E  il  suo  raggio,  la  relazione  fra  s  e  6  è 
la  seguente: 

2ds  js*  +  d*  —  B«)  +  2Bj  (;»  — <P  +  R») 
ìgd  ~~  4dìlz*  —  ;4  +  (d*  —  R2)2 

«  Si  potrebbero  facilmente  moltiplicare  le  esperienze  di  questo  genere. 
Per  esempio,  avendo  posto  in  X  un  cilindro  isolato  e  comunicante  con  C, 
ho  constatato  che  la  posizione  in  cui  devesi  portare  il  piccolo  rettangolo 
isolato  mn  per  ricevere  le  particelle  respinte  da  p,  diviene  più  lontana  da  D. 
Mettendo  invece  il  nuovo  cilindro  in  Y  avviene  l'opposto  ecc. 

«  Dunque  :  le  particelle  che  sotto  l'azione  delle  radiazioni  ultraviolette 
partono  da  un  corpo  elettrizzato  negativamente,  si  muovono  seguendo  sen- 
sibilmente le  linee  di  forza  ». 

Matematica.  —  Sulle  funzioni  ipergeometriche  generalizzate. 
Nota  I.  del  Corrispondente  S.  Pincherle. 

«  È  noto  che  ad  ogni  equazione  differenziale  lineare  a  coefficienti  razio- 
nali si  può  fare  corrispondere  una  equazione  lineare  alle  differenze  finite,  pure 
a  coefficienti  razionali.  Data  cioè  la  prima  equazione,  si  può  immediatamente 
scrivere  la  seconda,  e  reciprocamente;  e  dall'integrale  dell'una  si  deduce  senza 
difficoltà  quello  dell'altra.  Di  questa  correlazione  fra  le  due  classi  di  equa- 
zioni, correlazione  che  sembra  quasi  trarre  la  sua  origine  da  un  principio 
di  dualità,  mi  propongo  di  esporre  nella  presente  Nota  una  applicazione  alle 
funzioni  ipergeometriche  generalizzate. 

«  Si  sa  che  la  generalizzazione  delle  funzioni  ipergeometriche,  dopo  che 


—  695  — 

queste  furono  definite  dal  lavoro  di  Riemann  come  integrali  della  nota  equa- 
zione differenziale  lineare  del  second'  ordine,  è  stata  cercata  principalmente 
in  due  direzioni:  prima  dal  Pochhammer  (*),  sostituendo  all'equazione  diffe- 
renziale di  second'  ordine  un'  equazione  d'  ordine  n,  con  n  punti  singolari  a 
distanza  finita,  uno  all'  infinito,  ed  alcune  condizioni  sul  modo  di  comportarsi 
degli  integrali  nell'intorno  dei  punti  singolari  ;  poi  dal  Goursat  (2),  il  quale 
considera  pure  un'  equazione  differenziale  d'ordine  qualunque,  ma  coi  soli  punti 
singolari  0,  1  ed  x.  Le  due  famiglie  di  trascendenti  scoperte  da  questi  autori 
sono  dunque  assai  diverse  fra  loro,  tostocchè  n  è  maggiore  di  2;  ora  io  mi 
propongo  di  mostrare  in  questo  lavoro  come  l'accennata  correlazione  fra  equa- 
zioni lineari  differenziali  ed  alle  differenze  finite  permetta  di  collegare  fra 
di  loro  le  due  specie  di  funzioni  ipergeometriche  generalizzate.  Troveremo 
infatti  che  mentre  le  funzioni  ipergeometriche  generalizzate  del  Goursat  pro- 
vengono da  un'  equazione  differenziale  lineare  di  ordine  qualunque,  coi  coef- 
ficienti razionali  in  ex  e  del  primo  grado,  le  trascendenti  del  Pochhammer 
hanno  origine  da  una  equazione  alle  differenze  finite,  di  ordine  qualunque,  e 
coi  coefficienti  razionali,  interi  e  del  primo  grado  in  x  ;  troveremo  pure  che 
ad  ogni  proprietà  formale  od  effettiva  delle  funzioni  della  prima  famiglia 
corrisponde  una  proprietà  correlativa  per  le  funzioni  della  seconda,  e  inver- 
samente. 


«  1.  Per  mettere  meglio  in  evidenza  la  corrispondenza  fra  le  equazioni 
lineari  differenziali  e  a  differenze  finite,  mi  è  sembrato  utile  di  considerare 
i  coefficienti  dell'equazione  differenziale  come  funzioni  razionali  di  una  espo- 
nenziale anziché  della  stessa  variabile  indipendente.  Supponendo  tutti  questi 
coefficienti  del  medesimo  grado,  l'equazione  differenziale  si  prenderà  nella 
forma 

m 

(1)  J_  («'».<>  +  «A.i  e~l  +  «*j  e~n  H h  «*■*»  e-*1)  *t>°°  (0  =  °  • 

«  Formo  la  trasformata  di  Laplace  di  questa  equazione.  A  questo  effetto 
osservo  che  in  virtù  di  un  notevole  teorema  del  Poincaré  (3),  se  t  cresce  inde- 
finitamente per  valori  reali  e  positivi,  sarà 

(2)  lim  e~xt  ìp(t)  =  Q 

£=oo 

per  ogni  valore  di  x  la  cui  parte  reale  è  maggiore  della  massima  parte  reale 
dei  logaritmi  delle  radici  della  equazione 

(3)  a0.0  -f-  «1.0*  +  atMz%  H h  am.oz™  =  0  . 

(»)  Creile,  t.  LXXI,  1870. 

(2)  Annales  de  l'École  Normale,  ser.  II,  t.  XII,  1883. 

(8)  American  Journal  of  Mathematica,  t.  VII,  n.  3. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IT,  1°  Sem.  ;H 


—  696  — 
«  Kisulta  da  ciò  che  posto 

(4)  f(x)=jer°*ip(i)dt 

ed  estesa  l' integrazione  ad  una  linea  l  che  venendo  dall'  infinito  positivo, 
ruoti  intorno  ad  alcuni  punti  singolari  dell'equazione  (1)  e  torni  all'infinito 
positivo,  si  avrà  integrando  per  parti  : 


ed 


xhf(x)  =  Ce~xt  ip0l)  (0  clt , 
(x+/c)h  f{x-\-k)  =  Ce~xt  e~M  ipUÙ  (t)  dt  ; 


con  ciò  l'equazione  (1)  si  trasforma  nell'equazione  lineare  alle  differenze  finite, 
d'ordine  p  e  coi  coefficienti  di  grado  m: 


«  Questa  equazione  si  dirà  la  trasformata  della  (1);  ad  essa  si  poteva 
anche  giungere  seguendo  altre  linee  d' integrazione,  purché  le  parti  finite  nelle 
integrazioni  per  parti  siano  nulle  ai  limiti. 

«  2.  Sia  data  invece  una  equazione  alle  differenze  della  forma  (5).  In- 
dico con  f{x)  un  suo  integrale  e  pongo 

(6)  V(0=  f  ^lf{sc)dx 

dove  la  linea  d'integrazione  A  è  soggetta  alle  condizioni 

(7)  f   extf{x)dx  =  f  eiK+inf(x+\)dx= =  f  e***" f(x+p)dx. 

«  Da  queste  risulta  colla  derivazione 

yuo  (t)e-u  =  fe*<(x-\-/e)hf(x+h)dx 

e  con  ciò  l'equazione  (5)  si  trasforma  nella  (1). 

«  La  trasformazione  (6)  è  dunque  l' inversa  della  (4)  ;  si  tratta  soltanto 
di  determinare  la  linea  d' integrazione  A  in  modo  che  soddisfi  alle  condizioni 
indicate  da  (7). 

«  3.  Ciò  si  può  ottenere  nel  seguente  modo.  È  possibile,  in  generale, 
di  determinare  l' integrale  di  un'  equazione  lineare  alle  differenze  finite  e  a 
coefficienti  razionali,  p.  es.  la  (5),  sotto  forma  di  una  funzione  uniforme,  con 
una  sola  singolarità  essenziale  all'  infinito  e  con  singolarità  non  essenziali 
(poli)  nei  punti  radici  delle  equazioni 

r  (x  +  n)  =  0    (*), 
dove  si  è  posto 

(3')  r(x)  =  a0.oJrai.oX-\ \- am.*xm 

ed  n  è  un  numero  intero  qualunque  positivo  o  nullo. 


(*)  Vedi  Hj.  Mellin,  Acta  Mathematica,  t.  IX,  p.  159  e  seguenti. 


—  697  — 

«  Indicando  con  ccx ,  a2,  •••  am  le  radici  della  r(#),  i  poli  di  f{x)  costi- 
tuiscono dunque  in  generale  gli  m  sistemi 

<*h,  «A  —  1  ,    f*h  —  2  ,  cth  —  il  ,  

(h  =  l,  2,  3,....m). 
«  Prendo   a   considerare   una  linea   chiusa   A  che   comprenda   i  punti 
«i ,  ai  —  1, ...  ai  —  w  fino  ad  un  valore  di  n  arbitrario,  e  non  racchiuda  alcun 
altro  punto  né  di  questo,  né  degli  altri  m  —  1  sistemi  di  poli.  L'integrale 


—.  Cextf(x)dx 


'     27ZÌJ(a) 

sarà   eguale   alla  somma   dei  residui   della   funzione  extf{x)  nei  punti  ai , 
aj  —  1 , ....  ax  —  n  ;  V  integrale 


1_  Ce<^>'f^4-l)dx 


2mJ(A) 

sarà  invece  eguale  alla  somma  dei  residui  della  funzione  e(x+1Hf  (x-\-l) 
nei  punti  «2?  =  ax — 1 ,  ax — 2  , ...  ax — n  ,  onde  segue  immediatamente  che  la 
differenza 

—  Cextf(x)dx —  fe'x+inf(x-\-l)dx 

2TtU(A)  2mJ(A)        '  v     ' 

è  uguale  al  residuo  di  ext  f  (x)  nel  punto  ax — n. 
«  Similmente  si  trova  che  la  differenza 

—  Cextf(x)dx —  Ceix+v  f(x-\-p)dx 

2ttìJ(a)  2niJ(A) 

è  uguale  alla  somma  dei  residui  di  ext  f(x)  nei  p  punti 

«!  —  n,  ai  —  n  -j- 1  , ....  d\  —  n  -{- p  —  1 . 
«  Ingrandendo  ora  la  linea  A  per  modo  che  senza  cessare  di  soddisfare 
alle  altre  condizioni,  il  valore  di  n  cresca  indefinitamente,  se  l' integrale  con- 
serva un  significato  e  se  il  residuo  di  ext  f(x)  nel  punto  ax — n  tende  a  zero 
per  n=<x> ,  saranno  soddisfatte  le  condizioni  (7),  e  ad  un  integrale  f(x)  del- 
l'equazione alle  differenze  corrisponderà  l' integrale 


ìp{t)=  \    extf{x)dx 


dell'equazione  differenziale  (1)'.  Si  è  indicata  con  X  la  linea  limite  di  A. 

*  4.  Non  mi  tratterrò  per  ora  a  sviluppare  maggiormente  le  proprietà 
di  questa  corrispondenza  fra  le  equazioni  (1)  e  (5)  (fra  le  quali  si  potrebbe 
notare  che  l'equazione  (3),  che  dà  le  singolarità  dell'equazione  alle  differenze, 
viene  ad  essere  l' equazione  determinante  dell'  equazione  differenziale  per 
£  =  -J-oo,  e  correlativamente  l'equazione 

(8)  am(>  -f-  ami  x-\ \-ampap  =  0 

che,  come  insegna  il  Poincaré,  dà  i  limiti  del  rapporto     v    '       per  x=co  , 


—  698  — 

è  quella  d'onde  risultano  le  singolarità  dell'equazione  differenziale)  ;  e  passerò 
invece  a  trattare  i  casi  speciali  che  danno  origine  alle  due  famiglie  di  fun- 
zioni ipergeometriche  generalizzate. 

«  Supponiamo  pertanto  che  l'equazione  (1)  si  riduca  al  primo  ordine 

(1')      («oo+«o1^t+-"+«op^WO+(«io+«ii^+"'+«ip^V'r(Oi=0. 

In  corrispondenza  a  questa,  si  avrà  un'  equazione  alle  differenze  con  coefficienti 
razionali,  interi  e  del  primo  grado  in  x,  che  sarà: 

+(%>+M#+ìO)/(H-.p)=0 

La  soluzione  di  questa  equazione  si  potrà  scrivere  in  forma  d'integrale  de- 
finito (4),  con  una  linea  /  d' integrazione  presa  come  è  indicato  al  §  1  ;  ma 
l'equazione  (1')  si  può  integrare  in  forma  finita  ed  il  suo  integrale,  all'in- 
fuori  di  un  moltiplicatore  costante,  si  può  scrivere 


(9)  \p  (l)  =  e~^  U{l—aK  elf* 


p 
11 

dove  le  ah  sono  le  radice  dell'equazione  (8)  (m=l);  perciò  si  avrà  per  un 
campo  conveniente  (v.  §  1)  di  valori  di  x  : 

(10  f{x)  =  f(x\  «!,  «*,  ...mp)=  j  <r<*+P»IZ(l— €tnéf*dt. 

«  Al  mutare  della  linea  d' integrazione  si  potranno  trovare  sotto  la  forma 
(10)  vari  integrali  della  (5'),  le  cui  combinazioni  lineari  (a  coefficienti  co- 
stanti o  periodici)  saranno  pure  integrali  dell'equazione  stessa;  fra  queste 
combinazioni  se  ne  potranno  anche  trovare  di  quelle  valide  per  ogni  x  finito, 
cioè  funzioni  trascendenti  intere.  Non  insisto  su  questa  analisi,  perchè  non 
nuova,  essendo  analoga  a  quella  svolta  in  ima  questione  affine  dal  Poincaré  (1). 

«  5.  La  funzione  f{x)  data  dalla  (10)  dipende  non  soltanto  dalla  x,  ma 

anche  dai  parametri  ax,  «2, «p,   dei  quali  pure,  sotto  certe  condizioni, 

essa  è  funzione  analitica.  Ora  questa  funzione  soddisfa  ad  equazioni  lineari 
a  derivate  parziali  rispetto  a  due  o  più  di  queste  variabili,  e  ad  un'equa- 
zione differenziale  lineare  dell'ordine  p  rispetto  a  ciascuna  di  esse  conside- 
rata separatamente.  Ciò  si  può  provare  nel  seguente  modo. 

«  Derivando  parzialmente  la  (10)  rispetto  ad  aXì  «2, ap.  ed  inte- 
grando per  parti,  si  ottiene  dapprima: 

(li)  (^+iJ)/,W  +  «1^+«2^+-  +  «^=o. 

(>)  Mem.  citata,  §  3. 


—  699  — 
«  Ma  si  ha  pure  l' identità 

{l—ahelf*-x  (1— a^éf*  —  (\—ahel)^{\—ctkelf*-1 

moltiplicando  per 

e  peri  binomi  rimanenti  (1 — a^')^,  (1 — a2  e1)'5*, ....  ed  integrando  lungo  la 
linea  /,  si  ottiene 

equazione  a  derivate  parziali  del  second'ordine  cui  soddisfa  la  f{x\  «1?  a2,...ap). 

p(p — 1) 
«  Dalla  combinazione  delle  ^^, equazioni  della  torma  (12),  insieme 

all'equazione  del  prim'ordine  (11)  e  a  quelle  che  se  ne  deducono  colla  deri- 
vazione rispetto  alle  «,  si  ottengono  molteplici  equazioni  lineari  a  derivate 
parziali  ed  a  coefficienti  razionali  di  ordini  diversi  e  con  diverso  numero  di 
variabili.  Mi  propongo  di  mostrare  come,  in  particolare,  si  possa  ottenere 
un'  equazione  differenziale  lineare  dell'ordine  p  rispetto  ad  ogni  singola  va- 
riabile «i  ,  «2, ...  CCp. 

«  Prendendo  infatti  quelle  p — 1  equazioni  (12)  che  contengono  una  deter- 
minata ah ,  per  esempio  la  ax ,  e  derivando  ciascuna  di  queste  p=2  volte 
rispetto  ad  ax ,  avremo  (p — l)2  equazioni  lineari  fra  le  quantità 

a*)  ^L 

per  k=l,  2,  3,  ...p  ed  &=1,  2,  3,  ...p,  eccettuata  la  combinazione  (k=pji=p). 
Derivando  invece  p — 1  volte  la  (11)  rispetto  ad  al ,  si  ottiene  un  sistema 
di  p  equazioni  lineari  (compresa  la  stessa  (11))  fra  le  medesime  quantità  (13), 

ed  in  più  la  f{.x)  e  la  — -  ■  Fra  queste 

f-p  +  1 
equazioni  si  possono  eliminare  le  p(p — 1)  quantità 

w 

per  k  =  1,  2,  3,  ...p  ed  h  =  2,  3, ...  p ,  e  si  ottiene  così  (volendo,  sotto  forma 
di  determinante)  un'  equazione  lineare  a  coefficienti  razionali  fra 

t2L  ,  il y/ 

'  !  "dai       D«i2  ^ì* 

«  Questa  equazione  non  è  altro  che  l'equazione  ipergeometrica  delPochham- 

mer,  dell'ordine  p.  L'espressione  (11)  è  dunque  una  funzione  ipergeometrica 

d'ordine  superiore  del  Pochhammer  rispetto  a  ciascuna  delle  variabili  ai ,  a2, ...  ap; 

essa  si  può  anche  considerare   come  funzione  ipergeometrica  a  due,  tre,  ...p 


—  700  — 

variabili  e  come  tale  soddisfa  ad  equazioni  lineari  simultanee  a  derivate  pra- 
ziali,  le  quali  si  deducono  dalle  (11),  (12)  e  dalle  loro  combinazioni  per 
derivazione  ed  eliminazione  lineare.  Nel  caso  particolare  di  jt?  =  3,  «x  =  1  si 
ritrova  la  funzione  ipergeometrica  a  due  variabili  Fi  dell' Appell  (*)  conside- 
rata pure  dal  Picard  (-'). 

«  È  da  notarsi  che  se  la 

11(1  — a,  e1  f* 
si  sviluppa  in  serie  ordinata  per  le  potenze  di  una  o  più  variabili  «,  e  la 
linea  d' integrazione  è  tale  da  permettere  l'integrazione  termine  a  termine,  si 
ottengono  serie  ipergeometriche  generalizzate,  a  più  variabili,  i  cui  più  coef- 
cienti  sono  funzioni  ipergeometriche  della  stessa  famiglia  ma  con  una  o  va- 
riabili di  meno  »   (3). 


Zoologia.  —  Intorno  allo  sviluppo  del  Cestodi.  Nota  preli- 
minare del  Corrispondente  B.  Grassi  e  di  G.  Rovelli. 

«  Avendo  seguito  lo  sviluppo  del  cisticercoide  della  tenia  ellittica  nella 
pulce  dell'uomo  e  del  cane,  abbiamo  potuto  constatare  i  seguenti  fatti. 

«  L'embrione  esacanto,  costituito  da  un  blastema  uniforme,  si  tramuta 
in  una  vescicola  a  cavità  eccentrica  (lacuna  primitiva)  e  perciò  a  parete  di 
vario  spessore,  e  più  precisamente  (tenendo  calcolo  del  futuro  cisticercoide) 
spessa  nella  metà  anteriore,  assottigliata  nella  posteriore  :  a  quest'ultima  cor- 
rispondono gli  uncini  e  propriamente  ad  una  metà  (che  potrebbe  forse  dirsi 
ventrale)  di  questa  metà  posteriore. 

«  Noi  supponiamo  che  la  lacuna  primitiva  (a  contenuto  liquido)  cor- 
risponda alla  cavità  dell'intestino  medio  (intestino  del  chilo)  degli  altri  pla- 
telminti:  essa  si  forma  in  tutti  i  cisticerchi  e  cisticercoidi. 

n.  La  parte  anteriore  della  vescicola  si  ispessisce  sempre  più,  acquista  il 
rostello,  le  ventose  e  diventa  il  corpo  del  cisticercoide. 

«  Il  rostello  si  sviluppa  da  una  fossetta  od  invaginazione  anteriore  :  questa 
invaginazione  all'avanti  è  allargata,  all' indietro  si  restringe  e  poi  si  allarga 
di  nuovo:  crediamo  lecito  di  paragonare  la  dilatazione  anteriore  alla  cavità 
boccale  e  quella  posteriore  al  bulbo  faringeo  dei  trematodi  ;  anche  nella  di- 
latazione posteriore  si  formano  piccoli  uncini,  ma  più  tardi  scompaiono. 

«  Le  ventose  nascono  come  ispessimenti  e  susseguenti  introflessioni  già 
nel  luogo  dove  si  trovano  nell'adulto:  il  loro  accenno  è  appena  più  tardivo 
di  quello  del  rostello,  da  cui  sono  del  tutto  indipendenti. 


(>)  Journal  de  Mathématique,  ser.  3a,  t.  VTJI,  p  173. 

(2)  C.  R.  de  l'Acadéraie  des  sciences  de  Paris,  t.  XC,  p.  1267. 

(3)  Cfr.  Pochhammer,  loc.  cit,  p.  323. 


—  701  — 

«  La  parte  posteriore  ventrale  della  vescicola  cresce  e  diventa  la  coda  ; 
vi  si  notano  gli  uncini  disposti  a  paia,  come  nell'embrione  esacanto,  ma  l'un 
paio  assai  più  allontanato  dall'altro.  La  coda  raggiunge  una  lunghezza  con- 
siderevole e  poi,  man  mano  che  il  cisticercoide  matura,  alla  sua  estremità 
prossimale  subisce  uno  strozzamento  che  finisce  a  distaccarla  dal  corpo  :  essa 
non  gemma  e  va  certamente  perduta. 

«  La  lacuna  primitiva  viene  a  trovarsi  in  parte  nel  corpo  ed  in  parte 
nella  coda;  nel  primo  non  tarda  a  riempirsi  di  connettivo  ricco  di  umore 
acquoso,  nella  seconda  tende  pure  a  scomparire,  ma  si  può  ancora  trovare 
accennata  nella  coda  al  massimo  sviluppo. 

«  Contemporaneamente  all'allungarsi  della  coda,  dopoché  si  sono  formate 
le  ventose  ed  il  rostello ,  la  parte  anteriore  del  corpo  a  poco  [a,  poco  si 
introflette  nella  parte  posteriore  ;  così  si  ha  il  cisticercoide  della  tenia  ellit- 
tica, descritto  dal  Leuckart;  esso  può  estroflettersi  ed  allora  è  perfettamente 
eguale  al  cisticercoide  del  Cyclops  (Gruber).  La  introflessione  serve  forse  a 
permettere  allo  scolice  d'arrivare  nell'intestino  tenue  dell'oste  definitivo. 

«  Il  sistema  escretore  si  sviluppa  poco  dopo  l'apparire  del  rostello  e 
delle  ventose.  Gli  imbuti  terminali  colle  fiammelle  vibratili,  vennero  da  noi 
riscontrati  appena  dopo  la  comparsa  dei  canali  escretori.  Si  forma ,  come  al 
solito,  anteriormente  un  anello  escretore  con  quattro  tronchi,  i  quali  si  aprono 
in  una  vescicola,  sboccante  all'esterno  davanti  all'origine  della  coda:  nella 
coda  non  trovammo  traccia  di  apparato  escretore. 

«  I  corpuscoli  calcari  compaiono  in  piccolissimo  numero  contemporanea- 
mente all'accenno  del  rostello  :  essi  vanno  diventando  numerosi  man  mano 
che  il  cisticercoide  matura.  Nella  coda,  o  non  se  ne  osservano,  od  appena  alcuni 
in  vicinanza  alla  sua  estremità  prossimale. 

«  Il  cisticercoide  della  tenia  ellittica  ha  grande  somiglianza  con  quello 
del  tetrarhynchus,  col piestocystis,  collo  scolex  polimorpìms  ed  infine  col  cisti- 
cercoide del  Cyclops.  Alcune  osservazioni  di  Monticelli  ci  lasciano  intravve- 
dere  che  identico  sia  il  modo  di  sviluppo  nello  scolex  polimorphus  e  nella 
tenia  ellittica. 

«  Abbiamo  studiati  anche  alcuni  stadi  evolutivi  del  cisticercoide  della 
tenia  murina  ed  abbiamo  trovato  che  anche  in  esso  si  forma  la  lacuna  pri- 
mitiva, la  quale  si  estende  e  resta  infine  come  lacuna  angustissima  (virtuale)  nel 
cisticercoide  maturo.  Riteniamo  molto  verosimile  che  il  processo  di  sviluppo 
dello  scolice  differisca  da  quello  della  tenia  ellittica,  in  quanto  che  l'inva- 
ginazione della  parte  anteriore  nella  posteriore,  invece  di  svilupparsi  dopo  la 
formazione  delle  ventose,  compare  prima  e  perciò,  mentre  forse  il  rostello  si 
accenna  anteriormente  prima  che  cominci  l'invaginazione  in  discorso,  le  ven- 
tose derivano  dalla  parte  periferica  del  fondo  di  questa  invaginazione,  presso 
a  poco  come  ha  descritto  il  Leuckart  per  i  cisticerchi  ordinari.  Questo  fondo 
va    sollevandosi    contemporaneamente    al    comparire    delle  ventose,  nascenti 


—  702  — 

certamente  dopo  del  rostello.  Noi  abbiamo  veduto  che  il  sollevamento  continua 
e  si  viene  così  ad  avere  uno  scolice  con  un  collo  sorgente  dal  fondo  dell'in- 
vaginazione. S'intende  che  i  vasi  escretori  si  ripiegano  dal  collo  dello  scolice 
sulla  parte  invaginante  (parte  posteriore  dell'embrione). 

«  L'or  cennato  processo  d'invaginazione  ci  pare  analogo,  per  esempio,  a 
quello  che  produce  la  gastrula  embolica.  In  conseguenza  di  esso,  la  lacuna 
primitiva  viene  a  mutare  di  forma  ed  a  trcn  arsi  compresa  tra  una  parete  esterna 
ed  una  interna.  I  vasi  escretori  vengono  appunto  a  continuarsi  dallo  scolice 
sulla  parete  interna.  L'apertura  esterna,  o  poro,  della  cavità  d'invaginazione, 
man  mano  che  si  solleva  lo  scolice,  va  restringendosi,  e  finisce  a  chiudersi 
interamente. 

«  Si  sviluppa  anche  una  coda,  relativamente  molto  corta. 

«  Noi  abbiamo  studiato  anche  i  cisticercoidi  della  tenia  leptocefala  e  pro- 
glottidina  ed  altri  due  indeterminati;  in  complesso  si  comportano  come  il 
cisticercoide  della  tenia  marina,  soltanto  che  la  parete  esterna  della  parte 
posteriore,  cioè  invaginante,  si  differenzia  in  vari  strati  di  speciale  struttura. 

«  Tenendo  calcolo  di  tutti  questi  studi  e  di  quelli  del  Leuckart  e  del 
Villot  sui  cisticerchi  e  cisticercoidi,  ci  crediamo  autorizzati  a  ritenere  che  il 
cisticercoide  della  tenia  ellittica  e  probabilmente  gli  altri  ad  esso  simili 
sopraccennati,  rappresentino  la  forma  la  più  semplice:  al  cisticercoide  della 
tenia  ellittica  si  possono  ridurre  tutti  gli  altri  cisticerchi  e  cisticercoidi. 

«  Cisticerchi  e  cisticercoidi  sono  fondamentalmente  eguali,  soltanto  la 
lacuna  primitiva  è  virtuale  (cisticercoidi)  o  reale  (cisticerchi).  Possiamo  forse 
distinguere  i  cisticerchi  (senso  lato):  1°  in  cisticerchi  (senso  stretto)  e  cisti- 
cercoidi, gli  uni  e  gli  altri  ad  invaginazione  anticipante  ed  a  lacuna  primi- 
tiva virtuale  o  reale  ;  2°  in  cisticercoidi  ad  invaginazione  tardiva  ed  a  lacuna 
primitiva  scomparsa. 

«  Le  distinzioni  messe  innanzi  dal  Villot  sono  affatto  infondate. 

«  Nella  maggior  parte  dei  cisticercoidi  si  produce  una  coda,  come  nella 
tenia  ellittica;  questa  coda  alle  volte  lunga  due  o  tre  volte  più  del  corpo, 
porta  gli  uncini  e  varia  molto,  anche  nei  vari  individui  di  una  stessa  specie  ; 
è  certamente  un  organo  rudimentale,  che  noi  non  esitiamo  a  paragonare  alla 
coda  delle  cercarie.  Come  coda  vuol  essere  interpretata  anche  la  speciale  ap- 
pendice, descritta  dal  Moniez,  come  parte  posteriore  di  un  cisticerco  in  via 
di  divisione  (eysticercus  pisiformis). 

«  Noi  abbiamo  seguito  anche  la  storia  dello  sviluppo  degli  organi;  in 
complesso  possiamo  dire  finora  che  lo  sviluppo  dei  cestodi,  da  noi  studiati, 
è  enormemente  abbreviato  ;  crediamo  interamente  soppresso  il  periodo  in  cui 
dovrebbero  essere  distinti  i  foglietti  germinativi  ;  gli  organi  per  quanto  abbiamo 
finora  veduto,  si  differenziano  da  un  blastema  uniforme  e  costituente  una 
massa  unica  » . 


—   <03  — 

Matematica.  —  Intorno  alla  trasformazione  del  differenziale 
ellittico  effettuata  per  mezzo  della  rappresentazione  tipica  delle 
forme  binarie  di  3°  e  4°  grado.  Estratto  di  lettera  del  prof.  G.  Pit- 

TARELLI    al    Socio    BrIOSCHI. 

(xdxì 

-  Il  differenziale  .,  dove  f{x)  è  una  forma  biquadratica  in  x=X\  :•<•>. 

ff{x) 

fu  dal  sig.  Hermite  (Creile' s  Journal  Bd.  52)  trasformato  nell'altro-  " 

1  ;3—  ±is—  ij 

T_r 

con  la   sostituzione  s  =  —  —  ,  dove  H  è  l'hessiano  ed  i  e  j  sono  gl'inva- 
riante di  /',  l'uno  e  gli  altri  definiti  dalle 

H  =  (//)*,    i  =  {ff)*,   y  =  (/H)4. 

«  V.  S.  in veca  e  ne'  Comptes  rendus  (1863,  pag.  659)  e  nel  tomo  VII, 
serie  2a  degli  Annali  di  Matematica,  trasse  la  precedente  trasformazione 
dalla  teoria  de'  covarianti  associati  facendo  uso  della  sostituzione,  lineare  in  x, 

|H43Ha. 

«  In  questa  sostituzione  adoperata  da  Lei  entrano  due  covarianti  :  la  forma  f 
e  l'hessiano.  Ma  la  stessa  teoria  delle  forme  associate  fornisce  una  delle  più 
semplici  sostituzioni,  quella  nella  quale  una  delle  forme  lineari  è  il  cova- 
riante identico  (y.c)  :  ed  ecco  come,  in  poche  righe. 

«  I.  Sia  f(x)  il  prodotto  di  una  cubica  q(x)=g>x3  e  di  una  forma  li- 
neare (yx),  ossia  f(x)  =  (yx)  g>(x). 

*  Ponendo  (Clebsch,   Theo  rie  d.  binàren  Formen  §  86) 

1)  ì  =  ìx  =  <Py<fx,     £  =  £a;  =  2(^z?)        (in  Clebsch  i?  =  K) 
si  ha 

2)  (££)  =  2(fy3  =  2y  (y)  =  2(p  ,    per  maggior   semplicità, 
indi  la  forma  tipica  di  y(x) 

3)  *2.^)  =  ^3  +  f^^2  +  iQC3, 

dove  le  forme  J  =  (g><p)ì  e  Q  =  (<f^)i  sono  scritte  col  parametro  //.  Ma  si 
prova  facilmente  che 

i=—ÌJ,  ;=— iQ; 

dunque  la  8)  diviene 

4)  9*'9(si)  =  ^—T^  —  ÌJP' 

Si  ha  poi,  per  le  2)  e  pel  teorema  delle  identità 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  92 


—  704  — 
E  di  qui  successivamente,  in  forza  poi  delle  4)  e  5) 

(xdx)        m  —  m    _JKzz^L.  =  -        Ht  —  U'e 

appunto  quello  che  si  voleva. 

*  Il  differenziale  6)  appartiene  alla  curva  del  3°  ordine 

7)  #3*  {il*)  —  <fo:3  =  0  , 

per  la  quale  il  punto  ^=0,  x2=0  è  un  flesso,  la  retta  (y.z)=0  è  la  rela- 
tiva tangente,  le  rette  ya,-3=0  sono  le  altre  tre  tangenti  uscenti  da  esso,  e 
la  #3=0  n  è  la  polare  armonica.  È  noto  che  ogni  cubica  si  può  ridurre  alla 

forma  7). 

1 
«  Le  sostituzioni  1)  poi,   scrivendo  r;  in   luogo  di   — =  xò<f>  riducono  7) 

1  2 
alla  forma 

8)  r^-^  +  iaK'  +  f/C'^O, 

dove  la  retta  £  è,  per  la  relazione  t  =  <py%(fx,  la  retta  armonica  di  1°  or- 
dine rispetto  alla  terna  di  tangenti  <fxs  =  0.  Un  triangolo  fondamentale  sì 
fatto  può  esser  sempre  trovato  :  e  se  la  curva  non  è  armonica  o  equianarmo- 

iiica,  ponendo  4-£  ed  »,  1/4-  in  luogo   di  ?   ed  /,,    la  8)   si   può   scrivere 

"3  ì? 

tfg £3_|__L(^-S£2-f-|£3)  =  0,  dove  figura  il  solo  invariante  assoluto  —  • 

J  •' 

«  II.  Sia  ora  /'  una  forma  propria  del  4°  ordine,  e  T  il  suo  covariante 

sestico:  T  =  Ta;6  =  (fE), . 
«  Facendo  la  sostituzione 

9)  J^T/T.,     ri  =  {yx) 
si  ha  (Clebsch,   Theorle  ecc.  §  88) 

dove  le  forme  T,  f  ed  H  sono  scritte  col  parametro  y,  I  e  J  sono  gì'  invarianti 

della  forma  B.f  (x)—fE(x)  ,  e 

il)  n(*,  /)  =  *3  —  \i*K  —  {;,):■■ 

è  il  primo  membro  della  nota  risolvente  cubica,  mentre  poi 

12)  T2=-1^(H,-/); 

(si  vedano  i  §  41,  42,  88  dell'opera  citata  di  Clebsch). 

«  Sia  y  una  radice  di  /  (ipotesi  verificata  nel  caso  precedente,  dove  f 
era  eguale  ad  (yx)  y>  (x)). 

«  Avremo  allora 

13)  T2  =  -jIF,  ^§  =  3H«,     l  =  iW,    J=./H3;    • 

e  posto 

H)  r=— 1^ 


—  705  — 
verrà 

«  Per  le  9)  e  14),    osservando  che   qui  si  ha   (£/y)  =  T(/°  =  T  ,  si  ha 
analogamente  a  5) 

,    ,  v ìdi:  —  r,d'§        2  (£d£  —  £d£) 

\XClX)  ™  ■  mTT 

«  Di  qui  per  la  15) 
o\  {xdx)  _     CdS  —  £d£    _  £d$  —  jtó£ 

ff     '  )  2  Y&(U)  ~  1  2 1 '*»— iiK1— V;W  ' 

come  in  6). 

«  Basta  porre  £—  1,  £  =  2j,  ^2  =  —  ,  #3  =  ^r  perchè  il  differenziale 

Li  ') 

si  trasformi  nell'altro 

dz 


du- 


f4^  —  g22  —  g, 

notissimo  oggi  e  che  serve  a  definire  la  funzione  doppiamente  periodica  g  —p  (u) 
di  Weierstrass,  adoperata  con  tanto  vantaggio  nelle  Vorlesungen  di  Clebsch- 
Lindemann  per  la  teoria  delle  curve  del  3°  ordine  » . 

Fisica.  —  Sull'influenza  delle  forze  elastiche  nelle  vibrazioni 
trasversali  delle  corde.  Nota  II  (')  del  prof.  Pietro  Cardani  presen- 
tata dal  Socio  Blaserna. 

III. 

Modo  come  si  eseguivano  le  esperienze. 

«  Gli  apparecchi  descritti  nella  Nota  precedente,  cioè  il  roteggio  che  faceva 
girare  il  disco  colle  fenditure,  il  sonometro  verticale,  il  cilindro  sul  quale 
scriveva  le  proprie  vibrazioni  il  diapason  ed  il  tasto  telegrafico,  erano  stati 
collocati  così  vicini  che  da  solo  poteva  eseguire  le  molteplici  operazioni  che 
si  richiedevano  per  la  determinazione  del  numero  delle  vibrazioni  della  corda 
data.  Il  modo  come  operava  era  il  seguente. 

«  1°.  Dopo  aver  posta  la  corda  sul  sonometro  e  caricata  dei  pesi  voluti, 
chiudeva  colla  vite  i  cuscinetti  inferiori  in  modo  da  limitare  la  porzione  della 
corda  vibrante  alla  distanza  tra  questi  cuscinetti  ed  il  piano  inclinato  superiore. 

«  II0.  Metteva  in  movimento  il  roteggio  che  portava  il  disco  colle  fendi- 
ture e  faceva  vibrare  la  corda  pizzicandola  nel  punto  di  mezzo,  in  modo  però 
di  dare  ad  essa  una  piccolissima  ampiezza  di  vibrazione  ed,  a  tentativi,  variando 
sia  il  peso  che  forniva  la  forza  motrice,  sia  l'inclinazione  delle  alette,  cercava 
di  vedere  sensibilmente  ferme  le  onde,  in  cui  sembrava  decomposta  la  corda 
elastica. 

«  III0.  Quando  era  raggiunta  questa  condizione,  metteva  rapidamente  in 
C1)  V.  pag.  r,24. 


—  706  — 

azione  l' elettrodiapason  colla  pila  Grenet,  chiudeva  l'interruttore  del  rocchetto 
in  modo  che  la  punta  di  acciaio  passando  nel  mercurio  ad  ogni  giro  chiudesse 
ed  aprisse  il  circuito  inducente:  così  tra  la  punta  dell' elefctrodiapason  ed  il 
cilindro  scoccava  ad  ogni  giro  una  scintilla  che  forava  la  carta  e  vi  lasciava 
in  esso  un'impronta;  indi  lasciava  libero  il  cilindro  sul  quale  era  la  carta 
affumicata  di  girare. 

«  IV0.  Siccome  il  moto  del  disco  non  era  rigorosamente  uniforme,  le  onde 
avevano  sempre  un  leggiero  movimento  di  traslazione  in  un  senso  o  nell'altro: 
quando  tutto  era  pronto,  quando  cioè  il  diapason  scriveva  sul  cilindro  girante 
le  sue  vibrazioni  e  corrispondentemente  ad  ogni  giro  del  disco  scoccava  una 
scintilla,  correggeva,  applicando  la  mano  sulla  fune  che  portava  il  peso 
motore,  la  velocità  del  disco  girante  in  modo  die  le  onde  della  corda  vibrante 
si  vedessero  rigorosamente  ferme:  in  quel  momento  faceva  scoccare  due  o 
tre  scintille  vietissime  nel  cilindro  girante  per  mezzo  del  tasto  telegrafico 
e  subito  dopo  fermava  il  cilindro;  così  poteva  facilmente  ritrovare  alla  lino 
nella  scrittura  del  diapason  quel  tale  punto  che  corrispondeva  a  quella  velo- 
cità del  disco  per  la  quale  le  onde  si  vedevano  rigorosamente  ferme. 

«  V°.  Rilasciava  libero  il  cilindro  di  girare  e  ripeteva  l'esperienza  come 
precedentemente  e  cosi  di  seguito  sinché  il  diapason  avesse  scritte  le  suo 
vibrazioni  in  tutta  la" carta  all'umica ta  eli  i  avvolgeva  il  cilindro.  Siccome  una 
striscia  di  carta  mi  bastava  per  nove  osservazioni,  così  spesso  mutava  le 
condizioni  delle  esperienze,  o  cambiando  il  peso  tensore  o  la  corda  vibrante. 

«  Vi.  Finalmente  tagliava  la  striscia  di  carta  e  contava  il  numero 
delle  vibrazioni  che  si  trovavano  fra  due  scintille:  dividendo  il  numero  delle 
vibrazioni  che  dava  il  diapason  in  un  secondo,  cioè  100,  per  il  numero  delle 
vibrazioni  che  dava  la  durata  d'un  giro  del  disco,  aveva  quanti  giri  compiva 
il  disco  in  un  secondo,  e  moltiplicando  questo  numero  di  giri  per  il  numero 
delle  fenditure  (che  erano  8),  otteneva  il  numero  delle  fenditure  passate 
davanti  all'occhio  in  un  secondo;  moltiplicava  questo  numero  per  il  numero 
delle  mezze  onde  in  cui  sembrava  divisa  la  corda,  ed  otteneva  il  numero 
delle  vibrazioni  semplici  date  dalla  corda  e  finalmente,  prendendone  la  metà, 
il  numero  delle  vibrazioni  doppie. 

«  Per  ottenere  la  velocità  di  propagazione  delle  vibrazioni  trasversali 
nella  corda  data,  doveva  conoscere  la  lunghezza  della  corda  vibrante  giacché, 
come  si  sa,  la  velocità  V  è  rilegata  al  numero  di  vibrazione  N  ed  alla  lun- 
ghezza della  corda  L  dalla  relazione 

V=2NL: 
la  lunghezza  della  corda  era  data  dalla  distanza  tra  lo  spigolo  del  piano 
inclinato  superiore  ed  il  piano  dei  cuscinetti  inferiori;  e  questa  distanza  la 
misurai  con  la  massima  cura  per  mezzo  di  un  catetometro  di  Stark  di  grande 
precisione,  e  siccome  la  corda  veniva  caricata  con  differenti  pesi,  determinai 
anche  la  correzione  che  doveva  fare  alla  lunghezza  della  corda  per  la  flessione 
della  sbarra  di  acciaio  superiore,  correzione  che  era  di  circa    mm.  0,15  per 


—   707  — 

ogni  chilogramma  ;  e  così  determinava  la  velocità  di  propagazione  delle  vibra- 
zioni trasversali  che  forniva  l'esperienza. 

«  Per  paragonare  questi  risultati  dell'esperienza  coi  risultati  della  teoria 
doveva  trovare  i  valori  della  velocità  V  di  propagazione  delle  onde  trasversali 
dalla  forinola 

nella  qual  forinola  p  indica  (come  si  disse  nella  prima  nota)  il  peso  dell'unità 
di  lunghezza  della  corda  vibrante. 

«  Per  determinare  questo  valore  di  p  dapprima  ho  seguito  lo  stesso 
metodo  di  Savart,  di  pesare  cioè  10  metri  del  filo  su  cui  si  voleva  sperimentare, 
e  supporlo  di  diametro  costante;  ma  ho  dovuto  constatare  che  tagliando  in 
vari  punti  di  questi  dieci  metri  quella  lunghezza  di  filo  che  mi  bastava  per 
il  sonometro,  applicando  a  queste  differenti  corde  lo  stesso  peso  tensore,  aveva 
nel  numero  delle  vibrazioni  delle  differenze  piccole  ma  non  trascurabili,  sulle 
quali  differenze  dovremo  in  seguito  ritornare;  per  cui  ho  creduto  che  queste 
differenze  in  parte  fossero  dovute  a  non  essere  il  filo  perfettamente  cilindrico. 
Per  aver  con  maggior  esattezza  il  peso  p  ho  quindi  pensato  di  fare  nel  seguente 
modo  :  alla  fine  della  serie  di  esperienze  fatta  con  una  data  corda  e  caricata  con 
un  peso  medio  tra  quelli  adoperati  per  tenderla,  ho  ravvicinato  colla  vite 
di  pressione  i  cuscinetti  inferiori  tra  loro,  in  modo  che  essendo  di  acciaio 
coi  loro  spigoli  prospicienti  tagliassero  quasi  la  corda  ;  ed  in  tali  condizioni 
con  un  tronchetto  di  acciaio  a  taglio  piano  recideva  la  corda  all'estremità 
superiore  nel  punto  dove,  lasciando  il  piano  inclinato  del  cuscinetto,  diventava 
libera.  Indi  levava  i  pesi  tensori,  apriva  i  cuscinetti  inferiori  e  toglieva  la 
corda  dal  sonometro  :  bastava  ripiegare  la  corda  su  se  stessa,  perchè  si  rom- 
pesse dove  aveva  avuto  l'incisione  degli  spigoli  di  acciaio  dei  cuscinetti  infe- 
riori, e  così  aveva  per  determinare  p  la  stessa  corda  vibrante  la  cui  lunghezza, 
come  dissi,  aveva  misurata  colla  massima  cura.  Il  peso  di  questo  tratto  della 
corda  l'ottenni  con  una  bilancia  di  gran  lissima  precisione  e  con  una  pesiera 
paragonata  sul  chilogram  110  campione:  così  poteva  anche  conoscere  il  peso 
di  un  metro  del  filo  e  determinare  la  velocità  teorica  delle  vibrazioni  tra- 
sversali. 

IV. 

Influenza   del  peso  tensore. 

«  Le  prime  ricerche  eseguite  cogli  apparecchi  precedentemente  descritti 
ebbero  per  obbiettivo  di  constatare  se,  tra  i  risultati  della  teoria  e  quelli 
della  esperienza,  esisteva  quella  grande  di  ferenza  che  aveva  constatato  il 
Savart,  e  se  tale  differenza  si  modificava  col  peso  tensore  in  modo  da  dimi- 
nuire continuamente  col  crescer  della  tensione:  in  altro  parole  ho  voluto  rifare 
il  lavoro  del  Savart  e  ciò  allo  scopo  di  assicurarmi  fin  da  principio,  se  il 
Savart  nel  suo  lavoro  avesse    raggiunto  lo  scopo  che  si  era  prefisso,  cioè  di 


—  708  — 

conoscere  l'influenza  della  elasticità  sulle  vibrazioni  delle  corde,  o  se  al  contra- 
rio era  vero  quello  di  cui  dubitava,  e  che  esposi  nella  prima  nota,  che  cioè 
il  Savart  avesse  trovato  invece  l'influenza  del  peso  tensore  sulle  vibrazioni  delle 
verghe  elastiche  fisse  alle  due  estremità.  L'esperienza  solo  poteva  decidere 
nettamente  la  questione,  giacché  nella  prima  ipotesi  avrei  dovuto  col  metodo 
di  misura  da  me  adoperato,  completamente  diverso  da  quello  del  Savart,  arri- 
vare agli  stessi  risultati,  mentre  nella  seconda  ipotesi  i  risultati  che  io  doveva 
ottenere,  sarebbero  stati  completamente  differenti  da  quelli  del  Savart. 

«  Come  risulta  dal  prospetto  riferito  nella  prima  nota,  il  Savart,  operò 
per  i  differenti  fili  da  un  peso  tensore  eguale  a  zero  fino  alla  tensione  che 
determinava  la  rottura  del  filo:  e  trovò  che  anche  a  questo  estremo  limite, 
quando  cioè  il  filo  stava  per  rompersi,  la  differenza  tra  il  numero  di  vibrazioni 
che  dava  la  corda  elastica  praticamente  e  quello  che  doveva  dare  teoricamente 
era  molto  notevole.  Per  fissare  meglio  le  idee  riporto  pei  vari  (ili  adoperati 
dal  Savart  le  differenze  trovate  per  una  tensione  zero  e  per  una  tensione  che 
quasi  determinava  la  rottura  del  filo. 


Sostanza 

Tensione 

in 

Chilogrammi 

N 
calcolato 

V.     il. 

X 
dall'espe- 
rienza  V.   il. 

V 
calcolata 
i  metri] 

V 
dall'espe- 
rienza (metri) 

Rame  ross  ». 

0,000 

0 

450 

0,00 

72,45 

20.21  1 

1242 

1310 

109,80 

210,99 

Ottone     del 

0,000 

0 

450 

0,00 

72,45 

commercio  . 

40.327 

1932 

1966 

310,84 

316,52 

Ferro .... 

0,000 

ii 

600 

0,00 

06,60 

29,583 

1656 

1765 

200,47 

284,16 

Acciajo.  .  . 

0,000 

ii 

185 

0,00 

78,08 

28,885 

2208 

2275 

355,33 

366,27 

«  Per  rendere  paragonabili  questi  risultati  con  quelli  da  me  ottenuti  e 
che  trascriverò  in  seguito,  sarebbe  stato  necessario  che  io  avessi  fatte  le  mie 
esperienze  in  condizioni  identiche  a  quelle  del  Savart;  le  condizioni  erano 
invece  alquanto  differenti.  Anzitutto  la  lunghezza  delle  corde  da  me  adoperate 
era  di  nini.  419,90  mentre  quelle  adoperate  dal  Savart  avevano  una  lunghezza 
di  mm.  80,5  :  adoperando  corde  di  piccola  lunghezza  vi  era  la  possibilità  che 
esse  dessero  a  preferenza  il  suono  che  dovrebbero  dare  vibrando  come  verghe 
elastiche  anziché  come  corde,  ed  oltre  a  ciò  nelle  mie  ricerche  aveva  bisogno 
che  la  corda  rimanesse  in  vibrazione  per  un  tempo  abbastanza  lungo  mentre 
corde  di  piccola  lunghezza  si  riducono  quasi  istantaneamente  in  riposo.  Del 
resto  siccome  la  legge  che  il  numero  delle  vibrazioni  varia  in  ragione  in- 
versa   delle  lunghezze  delle  corde,  è  dall'esperienza,  (almeno  così  si  crede), 


—  709  — 

rigorosamente  verificata,  i  risultati  del  Savart  erano  per  questo  riguardo  facil- 
mente paragonabili  ai  miei;  anzi  se  invece  di  paragonare  tra  loro  i  numeri 
delle  vibrazioni,  si  paragonano  le  velocità  di  propagazione  delle  onde  trasver- 
sali corrispondenti,  l'influenza  della  lunghezza  viene  completamente  eliminata. 
Infatti  questa  velocità  è  eguale  al  prodotto  del  numero  delle  vibrazioni  per 
la  lunghezza  della  corda,  e  siccome  col  variare  della  lunghezza  della  corda 
vibrante,  il  numero  delle  vibrazioni  varia  in  ragione  inversa,  il  prodotto  di 
queste  due  quantità,  (rimanendo  costanti  le  altre  condizioni  sperimentali), 
deve  rimanere  esso  pure  costante. 

«  In  secondo  luogo  non  ho  mai  spinto  la  tensione  sul  filo  in  modo  da 
oltrepassare  il  limite  di  elasticità,  ciò  che  fece  il  Savart  arrivando  fino  alla 
tensione  che  determinava  la  rottura  del  filo  :  così  ho  cercato  di  non  avere  defor- 
mazioni permanenti  nel  filo  e  quindi  variazioni  nel  peso  dell'unità  di  lun- 
ghezza :  ma  per  le  piccole  tensioni  il  Savart  trovò  la  massima  differenza  tra 
il  numero  di  vibrazioni  che  dava  realmente  la  corda  e  quello  che  doveva 
dare  teoricamente,  per  cui  adoperando  tensioni  ndn  molto  forti  mi  metteva 
appunto  nelle  condizioni  migliori  per  controllare  le  esperienze  del  Savart. 

«  Una  terza  differenza  tra  le  esperienze  del  Savart  e  le  mie  era  nel  modo 
come  si  faceva  vibrare  la  corda:  egli  infatti  applicava  l'archetto  il  più  leg- 
germente possibile,  mentre  io  faceva  vibrare  la  corda  pizzicandola  nel  mezzo: 
ma  i  suoni  che  si  ottengono  dalle  corde  elastiche  coli' archetto  sono  identici 
a  quelli  che  esse  danno  pizzicandole,  come  ha  dimostrato  il  Duhamel  in  un 
suo  lavoro  di  fisica    matematica. 

«  Finalmente  un'ultima  differenza  nelle  condizioni  sperimentali  era  che 
i  fili  adoperati  dal  Savart  e  quelli  adoperati  nelle  mie  ricerche  non  avevano  lo 
stesso  diametro,  o  ciò  che  vai  lo  stesso,  per  la  lunghezza  di  un  metro  non  pe- 
savano egualmente. 

«  11  seguente  prospetto  mostra  appunto  questa   differenza: 


Sostanza 

Peso 

di  1  metro  del  Alo 

adoperato 

dal  Savart 

Peso 
di   1  metro  del  filo 

adoperato 
in  queste  ricerche 

Eame  rosso  .  . 
Acciajo 

gr.  6,432 
»  4,089 
»  4,083 
»  2,242 

gr.  1,2489 
»   1,1272 
»   1,8324 
»  0,9618 

«  Se  i  diametri  dei  fili  non  avessero  avuto  alcuna  influenza  sulle  divergenze 
trovate  dal  Savart  tra  il  numero  delle  vibrazioni  che  la  corda  dà  pratica- 
mente e  quello  che  dovrebbe  dare  teoricamente,  i  risultati  del  Savart  si  potreb- 
bero rendere  paragonabili  ai  miei  caricando  i  fili  da  me  adoperati  con  tali 
pesi  tensori  che  dovessero  dare  teoricamente  lo  stesso  numero  di"  vibrazioni 
di  quelli  del  Savart  :  od  in  altre  parole,  facendo  in  modo  che  le  velocità  di 
propagazione  teoriche  delle  vibrazioni  trasversali  nelle  esperienze    di  Savart 


—  71»)  _ 

e  nelle  mie    fossero    state  le  stesse,    ciò  che  si  poteva    facilmente    ottenere 
prendendo  costante  il  rapporto   P  tra  il  peso  tensore  ed  il  peso  dell' unità  di 

V 
lunghezza  della  corda  vibrante.  Invece  dalle  esperienze  di  Savart  risulta 
che  i  diametri  dei  fili  hanno  una  grande  influenza  nelle  divergenze  che  si 
notano  tra  i  risultati  teorici  e  quelli  pratici:  e  precisamente  la  divergenza 
nel  numero  delle  vibrazioni  tra  la  teoria  e  la  pratica  è  tanto  più  piccola 
quanto  più  sottile  è  la  corda"*ed  anzi  per  una  tensione  eguale  a  zero  le  diver- 
genze sono  proporzionali  ai  diametri  dei  fili. 

«  Tenendo  conto  di  questa  proporzionalità,  mi  viene  facile  rendere  i 
risultati  del  Savart  completamente  paragonabili  ai  miei  calcolando  colla  forinola 

N=fn2-f-n12 
i  risultati  che  avrebbe  dovuto  avere  il  Savart,  se  avesse  adoperato  fili  dello 
stesso  diametro  di  quelli  coi  quali  ho  eseguite  le  mie  esperienze. 

«  Infatti  la  forinola  precedente  rappresenta  molto  fedelmente  i  risultati 
sperimentali  ottenuti  dal  Savart  ed  il  numero  delle  vibrazioni  N,  che  dà  una 
corda  realmente,  sarebbe  conosciuto  quando  fosse  noto  il  numero  di  vibrazioni  n 
che  dovrebbe  dare  teoricamente  per  un  peso  tensore  P  (e  che  si  potrà  sempre 
calcolare),  e  il  numero  di  vibrazioni  »,  che  dovrebbe  dare  per  le  sole  forze 
elastiche  e  per  un  peso  tensore  eguale  a  zero  :  ora  dalla  Memoria  del  Savart 
ricavo  i  diametri  delle  corde  da  lui  adoperate  conoscendone  il  peso  di  1  metro, 
e  siccome  è  dato  il  numero  /?,,  di  vibrazioni  che  esse  danno  per  un  peso 
tensore  eguale  a  zero,  con  una  proporzione  potrò  ricavare  il  uumero  di  vibra- 
zioni n„  che  avrebbe  ottenuto  il  Savart  se  avesse  usato  delle  corde  dello  stesso 
diametro  di  quelle  di  cui  mi  sono  servito  in  queste  ricerche,  e  per  una  tensione 
eguale  a  zero  :  quindi  potrò  ricavare  il  numero  N  di  vibrazioni,  che,  secondo 
il  Savart,  devono  dare  queste  corde  quando  vibrano  oltre  che  per  le  forze  elasti- 
che anche  per  un  peso  tensore  determinato. 

«  Nel  seguente  prospetto  sono  riassunti  i  risultati  che  avrebbe  ottenuto 
il  Savart  se  avesse  operato  nelle  identiche  condizioni  delle  mie  esperienze, 
relativamente  ai  diametri  dei  fili  ed  ai  pesi  tensori,  ma  con  una  lunghezza 
della  corda  vibrante  di  cm.  8,05: 


Sostanze 

Diametro  dei  fili 
adoperati 
dal  Savart 

Diamotro  dei  fili 

adoperati 
in  queste  ricerche 

»i 

v.  d. 

nlt 

!»              ® 

Sa       £ 

S      « 

8  o-Z 
Sia 

9  =>"5 

o          X< 

1     -5 

»^l'f 

N=y  »*-f-»//* 

Rame  rosso. 

mm 

0,96 

0,43 

450 

201 

3574 

1040 

1059 

Ottone    .  .  . 

0,78 

0,41 

450 

236 

2858 

979 

1007 

Ferm  .... 

0,82 

0,55 

600 

402 

5595 

1087 

1150 

Acciajo  .  .  . 

0,60 

0,396 

485 

320 

3030 

1104 

1149 

—  711  — 

«  Finalmente  per  eliminare  anche  la  differente  lunghezza  delle  corde 
adoperate  nelle  ricerche  del  Savart  e  nelle  mie  non  mi  resta  che  ricavare, 
dal  numero  di  vibrazioni  N,  la  velocità  di  propagazione  delle  vibrazioni  trasver- 
sali e  paragonare  questa  velocità  pratica  con  quella  teorica.  Nel  seguente 
prospetto  è  fatto  appunto  questo  confronto  e  nell'ultima  colonna  sono  notate 
le  differenze  tra  la  teoria  e  la  pratica  che  secondo  le  esperienze  di  Savart 
si  dovevano  avere  colle  corde  da  me  adoperate. 


Sostanze 

Peso 
tensore 
grammi 

V  =  2NL 

metri 

metri 

V  — V» 

Rame.   .  .  . 
Ottone  .  .  . 
Ferro.  .  .  . 
Acciajo.   .  . 

0000 
3574 

0000 

2858 

0000 
5595 

0000 
3030 

32,36 
170,50 

37,99 
162,12 

64.72 

186,60 

51,52 

184,99 

0,00 
167,44 

0,00 
157,62 

0,00 
175,00 

0,00 
177,74     • 

32,36 
3,06 

37,99 

4,50 

64,72 
11,60 

51,52 

7,25 

«  Se  dunque,  riassumendo,  le  esperienze  del  Savart  avessero  raggiunto 
lo  scopo  che  egli  si  era  prefisso  avrei  dovuto  in  queste  ricerche  ottenere  i 
risultati  che  facilmente  si  possono  ricavare  dal  prospetto  precedente  e  cioè: 
«  I.  Nei  limiti  delle  tensioni  da  me  adoperate  la  differenza  tra  la 
velocità  di  propagazione  delle  vibrazioni  trasversali  pratica  e  quella  teorica 
dovrebbe  diminuire  col  crescer  della  tensione  e  variare  per  il  rame  da  un 
massimo  di  metri  32,36,  corrispondenti  ad  una  pressione  zero,  ad  un  minimo 
di  metri  3,06  per  la  pressione  massima  colla  quale  venne  teso  il  filo:  per 
l'ottone  da  un  massimo  di  metri  37,99  ad  un  minimo  di  metri  4,50  e  così 
potrei  dire  per  il  ferro  e  per  l' acciajo. 

II.  Queste  differenze  dovrebbero  presentare  valori  notevolmente   diversi 
da  sostanza  a  sostanza. 

«  Non  mi  resta  ora  che  riferire  i  risultati  da  me  ottenuti.  Le  prime 
esperienze  da  me  fatte  furono  dirette  a  stabilire  se  nelle  stesse  condizioni  di 
tensione  una  corda  renda  sempre  lo  stesso  numero  di  vibrazioni  ed  ho  potuto 
constatare  che  la  stessa  corda  collo  stesso  peso  tensore  può  presentare  delle 
differenze  nel  numero  delle  vibrazioni  che  possono  arrivare  fino  a  3  o  4  vibra- 
zioni specialmente  se  il  peso  tensore  non  è  molto  rilevante. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  93 


—  712  — 

«  Ho  cercato  di  studiare  quali  erano  le  cause  che  determinavano  queste 
differenze,  ma  ne  smisi  tosto  il  pensiero  giacché  vidi  che  erano  cause  del  tutto 
occasionali  e  dipendenti  in  parte  dalle  cariche  che  avevano  precedentemente 
tesa  la  corda  e  quindi  da  fenomeni  di  elasticità  susseguente  :  da  queste  ricerche 
preliminari  ho  però  potuto  convincermi  che  l'ampiezza  di  vibrazione  modifica 
sensibilmente  il  numero  delle  vibrazioni  della  corda,  per  cui  tutte  le  esperienze 
vennero  fatte  con  piccolissime  ampiezze  di  vibrazione.  Per  ogni  peso  tensore 
ho  ripetute  molte  volte  le  osservazioni  ed  i  numeri  segnati  nei  seguenti  prospetti 
sono  le  medie  corrispondenti. 

«  Nella  prima  colonna  è  notato  il  peso  tensore  P  in  grammi. 

«  Nella  seconda  colonna  si  trova  la  durata  di  un  giro  del  disco  espresso 
in  vibrazioni  doppie  dell' elettro-diapason  n. 

«  Nella  terza  colonna  il  numero  K  delle  mezze  vibrazioni  che  compiva 
la  corda  nell'intervallo  tra  il  passaggio  di  ima  fenditura  davanti  all'occhio  e 
quello  di  una  fenditura  successiva. 

«  Nella  quarta  il  numero  N  di  vibrazioni  doppie  compiute  dalla  corda 
in  un  secondo. 

«  Nella  quinta  la  velocità  pratica  V  =  2NL  dove  per  L  è  stata  fatta  la 
correzione  per  la  flessione  della  sbarra  sotto  i  vari  pesi. 

p^"  dove  p   è  il   peso  del- 

P 

l'unità  di  lunghezza. 

«  Nella  settima  finalmente  la  differenza  V  —  V  tra  i  risultati  pratici  e 
quelli  della  teoria. 


«  Nella  sesta  la  velocità  teorica  V  ' 


V- 


Rame. 
L=mm.  419,90  per  P  =  0  ;  p  =  gr.  1,2483. 


p 

n 

K 
3 

N 

V 

V1 

V— V 

358 

17,95 

66,87 

56,13 

52,98 

3.15 

715 

13,04 

3 

92,02 

77,44 

74,93 

2.51 

1072 

17,87 

5 

111,92 

93,93 

91,75 

2,18 

1430 

15,61 

5 

128,12 

107,52 

105,97 

1,55 

1787 

13,84 

5 

144,51 

121,24 

118,46 

2,78 

2144 

17,82 

7 

157,13 

131,81 

129,76 

2,05 

2501 

16,44 

7 

170,32 

142,86 

140,15 

2,71 

2860 

15,50 

7 

180,65 

151,52 

149,87 

1,65 

3217 

14,69 

7 

190,61 

159,86 

158,95 

0,91 

3574 

13,94 

7 

200,86 

168,44 

167,54 

0,90 

—  713  — 

Ottone. 
L  =  mm.  419,90  per  P  =  0;  p  =  gr.  1,1217. 


p 

n 

K 

5 

N 

V 

V1 

V— V1 

857 

19,20 

104,17 

87,44 

86,54 

+  0,90 

1143 

16,36 

5 

122,24 

102,61 

99,95 

+  2,66 

1429 

14,75 

5 

135,72 

113,92 

111,76 

+  2,16 

1714 

13,51 

5 

148,04 

124,22 

122,39 

+ 1,83 

2000 

17,45 

7 

160,46 

134,61 

132,21 

+  2,40 

2286 

16,39 

7 

170,83 

143,37 

141,35 

+  2,02 

2572 

15,69 

7 

178,46 

149,69 

149,93 

—  0,24 

2858 

14,85 

7 

188,55 

158,16 

158,04 

+  0,12 

Ferro. 
L  =  mm.  419,90  per  P  =  0;  p  =  gr.  1,8301. 


p 

n 

K 
3 

N 

V 

V1 

V— V1 

466 

18,25 

65,75 

55,19 

50,02 

5,17 

932 

13,41 

3 

89,48 

75,10 

70,74 

4,36 

1398 

18,47 

5 

108,28 

90,87 

86,64 

4,23 

1865 

16,37 

5 

122,17 

102,50 

100,06 

2,44 

2331 

14,52 

5 

137,74 

115,55 

111,87 

3,68 

2797 

18,81 

7 

148,86 

124,86 

122,54 

2,32 

3263 

17,41 

7 

160,82 

134,89 

132,36 

2,53 

3729 

16,31 

7 

171,67 

143,95 

141,50 

2,45 

4195 

15,39 

7 

]  81,94 

152,54 

150,08 

2,46 

4661 

14,64 

7 

191,26 

160,31 

158,19 

2,12 

5595 

13,50 

7 

207,28 

173,91 

173,32 

0,59 

Acciaio. 
L  =  mm.  41 9,90  per  P  =  0  ;  p  =  gr.  0,9552. 


p 

n 

K 
3 

N 

V 

V» 

V— V 

126 

24,30 

49,38 

41,45 

35,96 

5,49 

253 

18,18 

3 

66,00 

55,41 

50,96 

4,45 

758 

18,45 

5 

108,84 

91,36 

88,20 

3,16 

1011 

16,30 

5 

122,70 

102,98 

101,86 

1,12  1 

1264 

14,50 

5 

137,93 

115,76 

113,90 

1,86 

1517 

18,53 

7 

151,11 

126,81 

124,78 

2,03 

1770 

17,19 

7 

162,88 

136,66 

134,78 

1,88 

2022 

16,06 

7 

174,35 

146,26 

144,05 

2,21 

2275 

15,23 

7 

183,85 

154,23 

152,80 

1,43 

2528 

14,55 

7 

192,44 

161,42 

161,07 

0,35 

3030 

13,21 

7 

211,96 

177,77 

176,34 

1,43 

—  714  — 

«  Dai  precedenti  prospetti  si  possono  ricavare  i  seguenti  risultati: 

«  I.  Le  differenze  tra  la  teoria  e  la  pratica  sono  incomparabilmente  più 
piccole  di  quelle  trovate  dal  Savart  e  sembra  che  leggermente  crescano  col 
diminuire  della  tensione:  debbo  però  far  notare  che  con  piccole  tensioni  si 
avevano  da  una  esperienza  all'altra  valori  molti  differenti  nel  numero  di  vi- 
brazioni della  corda. 

«  II.  Queste  differenze  sono  quasi  le  stesse  per  le  differenti  sostanze 
adoperate. 

«  Le  conseguenze  alle  quali  portano  queste  mie  ricerche  sono  dimque 
completamente  differenti  di  quelle  trovate  dal  Savart  :  tra  la  teoria  e  la  pratica 
l'accordo  è  quasi  perfetto:  resta  così  dimostrato  che  le  divergenze  così  note- 
voli trovate  dal  Savart  dipendono  dall'aver  egli  preso  come  nota  della  corda 
elastica,  quella  che  essa  dava  vibrando  come  verga  fissa  alle  due  estremità. 

«  Non  mi  resta  ora  che  di  provare  se  è  vero  l'altro  risultato  ottenuto 
dal  Savart  che  cioè  le  divergenze  tra  la  teoria  e  la  pratica  diventano  sempre 
più  grandi  col  crescere  dei  diametri  dei  fili  :  in  una  prossima  Nota  renderò 
conto  dei  risultati  ottenuti  ». 


Fisica.  —  Influenza  della  temperatura  sul  numero  delle  vibra- 
zioni d'un  corista.  Nota  I.  del  dott.  Nazzareno  Pierpaoli,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

«  Parecchi  sperimentatori,  specialmente  in  questi  ultimi  anni  e  con  me- 
todi diversi,  studiarono  l' influenza  della  temperatura  sul  numero  delle  vibra- 
zioni di  un  corista.  Trovandomi  in  possesso  di  un  istrumento  capace  di 
dare  a  tale  scopo  ottimi  risultati,  ho  voluto  anch'io  trattare  una  tale  questione. 
In  questa  mia  prima  Nota  mi  limiterò  ad  esporre  il  metodo  seguito  in  questo 
studio  ed  i  risultati  ai  quali  sono  pervenuto,  riservandomi  però  in  altra  Nota 
di  confrontarli  con  quelli  ottenuti  dagli  altri. 

«  L'apparecchio  di  cui  mi  sono  servito  è  un  cronometro  a  corista,  costrutto 
da  R.  Koenig  per  l'ufficio  centrale  del  corista  uniforme  in  Roma,  che  offre 
il  grande  vantaggio  di  tenere  il  corista  in  vibrazione  per  un  tempo  di  varie  ore. 

«  La  descrizione  di  un  apparecchio  simile  è  fatta  da  Koenig  stesso  nel 
suo  libro:  Quelques  expériences  d'acoustique,  pag.  172  (').  In  sostanza  non 
si  tratta  d'altro  se  non  che  di  un  corista  che  dà  145  v.  s.  al  secondo,  e  che 
vibrando  mette  in  azione  un  movimento  d'orologeria,  ricevendo  in  pari  tempo 
ad  ogni  oscillazione  un  piccolo  impulso  atto  a  mantenerlo  in  vibrazione.  Tre 
quadranti  permettono  di  valutare  il  numero  totale  delle  vibrazioni  compiute 


0)  V.  anche  Annalen  von  Wiedemann  IX,  1880,  pag.  394. 


—  715  — 

dal  corista  in  un  tempo  determinato  e  ad  una  determinata  temperatura.  Uno 
di  questi  quadranti  ha  145  divisioni  e  l'indice  fa  un  giro  intero  nel  tempo 
impiegato  dal  corista  a  fare  145  v.  s.  ;  gli  altri  due  quadranti  segnano  le 
ore,  i  minuti  ed  i  secondi  come  farebbe  un  cronometro  comune,  colla  sola 
differenza  che  esso  è  regolato  nel  suo  movimento  dal  corista. 

«  Un  secondo  cronometro  misura  con  esattezza  la  durata  dell'esperienza, 
e  con  esso  si  confrontano  le  indicazioni,  del  cronometro  a  corista,  affine  di 
poter  stabilire  se  il  corista  regolatore  ha  compiuto  un  numero  di  vibrazioni 
maggiore,  uguale  o  minore  di  145.  Quanto  al  numero  esatto  di  vibrazioni 
corrispondenti,  per  quella  data  temperatura,  ad  un  secondo,  esso  sarà  dato 
evidentemente  dal  quoziente  che  si  otterrà  dividendo  il  numero  totale  delle 
vibrazioni  compiute  per  la  durata  dell'esperienza  espressa  in  secondi. 

«  Per  la  misura  del  tempo  mi  sono  servito  del  cronometro  Williams 
dell'Istituto  fisico  della  R.  Università  di  Roma,  che  ho  dapprima  confrontato 
col  cronometro  a  pendolo  pure  dell'Istituto  fisico,  e  per  parecchi  giorni  di 
seguito  col  colpo  di  cannone.  Esso  ha  un  andamento  regolarissimo  ed  un  avan- 
zamento giornaliero  di  2"  di  cui  ho  tenuto  conto  nei  calcoli. 

«  La  temperatura  del  corista  era  fornita  da  un  grosso  termometro  a  scala 
centigrada,  con  una  divisone  in  gradi  e  situato  fra  le  branche  dello  stesso 
corista  vibrante.  Esso  ha  uno  spostamento  dello  zero  di  -j-  0,5  di  cui  ho  pure 
tenuto  conto  nell'assegnare  le  diverse  temperature. 

«  Modo  di  sperimentare.  —  Nelle  prime  misure  fatte  il  metodo  seguito 
era  molto  semplice  :  fissata  la  posizione  dei  quattro  indici  sui  tre  quadranti, 
ad  un  dato  istante  metteva  in  azione  l'apparecchio,  lo  faceva  funzionare  per 
un  certo  tempo,  in  media  otto  ore,  e  poi  ad  un  dato  istante  ne  arrestava  il 
movimento  :  notata  la  nuova  posizione  degli  indici,  dalla  differenza  fra  le  due 
letture  aveva  il  numero  delle  vibrazioni  compiute  dal  corista  in  quell'inter- 
vallo di  tempo  per  il  quale  l'apparecchio  aveva  funzionato. 

«  Dubitando  però  che  questo  metodo  portasse  con  sé  qualche  causa  di 
errore,  non  potendo  esser  certi,  se  nell'  istante  in  cui  si  mette  in  azione 
l'apparecchio,  il  movimento  sia  subito  regolare,  oppure  si  richieda  un  certo 
tempo,  ancorché  brevissimo,  perchè  ciò  accada,  così  è  che  l'ho  abbandonato 
per  seguirne  un  altro  capace  di  dare  risultati  più  attendibili,  metodo  prati- 
cato per  la  prima  volta  dallo  svedese  Hansteen  (*)  nelle  sue  misure  sull'in- 
tensità del  magnetismo  terrestre. 

«  Messo  in  azione  l'apparecchio,  anziché  fare  una  semplice  lettura  in 
principio  ed  in  fine  dell'esperienza,  io  osservava  con  un  cannocchiale  a  distanza 
l'indice  dei  secondi;  ad  un  dato  istante  ne  fissava  la  posizione  e  faceva  al- 
trettanto alla  fine  di  ogni  minuto  successivo  e  ciò  per  10  minuti  di  seguito; 
ripeteva  poi  la  stessa  operazione  in  fine  dell'esperienza,  cosicché  le    letture 

(»)  V.  Annalen  von  Poggendorff,  3,  1825,  pag.  253. 


—  716  — 

iniziale  e  finale  mi  risultavano  come  medie  di  10  letture  l'atte  ad  intervalli 
di  un  minuto. 

«  Questo  metodo  rende  certo  più  complicata  l'esperienza  ed  il  calcolo  di 
essa,  ma  è  incontestabilmente  più  preciso,  potendo  una  misura  essere  consi- 
derata come  media  di  dieci  altre  misure  fatte  in  identiche  condizioni.  La 
difficoltà  sta  tutta  nel  fissare  con  esattezza  la  posizione  dell'indice,  ma  con 
un  po'  di  pratica  si  riesce  ad  apprezzare  il  decimo  di  secondo,  od  almeno 
ad  avere  con  esattezza  il  quinto  di  secondo. 

«  Quanto  alla  temperatura,  siccome  è  impossibile  che  essa  rimanga  co- 
stante per  tutto  il  tempo  dell'esperienza,  così  bisogna  almeno  porsi  in  con- 
dizioni tali  da  poter  avere  con  la  più  grande  esattezza  possibile  una  tempe- 
ratura media,  ed  io  ho  posto  ogni  cura  per  mettermi  in  tali  condizioni. 

«  Così  in  tutte  le  mie  misure  ho  procurato  sempre  che  le  variazioni  di 
temperatura  non  fossero  durante  l'esperienza  troppo  forti,  e  che  fra  la  mas- 
sima e  la  minima  temperatura  non  corresse  una  grande  differenza  (nella  maggior 
parte  dei  casi  tale  differenza  è  piccolissima,  mai  superiore  ad  1°).  Inoltre  ho 
avuto  cura  che  le  diverse  esperienze  abbracciassero  periodi  uguali  prima  e  dopo 
quell'ora  in  cui  comunemente  suole  avvenire  il  massimo  od  il  minimo  nella 
temperatura,  potendosi  in  tal  caso  ritenere  che  la  media  delle  temperature 
osservate  rappresenti  con  molta  approssimazione  la  temperatura  media  del 
corista  per  tutto  il  tempo  dell'esperienza.  Aggiungerò  che  le  letture  del  ter- 
mometro le  ho  sempre  fatte  ad  intervalli  uguali.  Infine  faccio  notare  che  le 
diverse  temperature,  alle  quali  ho  esperimentato,  le  ho  sempre  avute  natural- 
mente, senza  mai  ricorrere  a  mezzi  artificiali,  che  possono  lasciar  sempre  un 
po'  d'incertezza,  anche  prendendo  tutte  le  possibili  precauzioni.  Esperimentando 
da  luglio  a  gennaio  ho  potuto  disporro  di  temperature  variabili  da  30°  fino 
a  0°.  Siccome  però  è  assai  difficile  qui  in  Roma  avere  durante  il  giorno  delle 
temperature  prossime  allo  zero,  che  durino  per  un  tempo  abbastanza  lungo, 
così  le  misure  a  tali  temperature  le  ho  dovute  fare  dalle  3  alle  10  del  mattino. 

«  Io  son  siciu'o  che  la  bontà  dei  risultati  ottenuti  la  debbo  in  gran  parte 
alle  precauzioni  prese  nella  misura  delle  temperature.  Però  nonostante  queste 
precauzioni  poteva  ancora  rimanere  un  dubbio,  se  cioè  l'andamento  del  cro- 
nometro a  corista  era  regolare  ;  ho  voluto  perciò  esaminare  anche  questo,  sce- 
gliendo quelle  giornate  in  cui  la  temperatura  ambiente  rimaneva  pressoché 
costante,  e,  facendo  delle  osservazioni  di  due  in  due  ore  e  talvolta  anche  di 
ora  in  ora,  secondo  il  metodo  suesposto,  ho  potuto  constatare  avere  il  crono- 
metro un  andamento  regolare;  almeno  le  differenze  ottenute  sono  dell'ordine 
stesso  di  quelle,  che  possono  provenire  dagli  errori  di  osservazione.  Del  resto 
per  precauzione  ho  adoperato  i  due  cronometri  sempre  negli  stessi  intervalli. 

«  La  tabella  seguente  contiene  tutta  la  serie  delle  esperienze  da  me 
eseguite.  In  terza  colonna  è  data  la  temperatura  media  durante  la  misura, 
in   quarta    il   numero    delle    vibrazioni    osservate,    in    quinta  le   vibrazioni 


—  717  — 

calcolate  colla  formula  indicata  in  seguito  e  in  sesta  la  differenza  delle  due 
colonne  precedenti. 


P 

t 

N 

•^  OS9. 

Ne  al. 

J 

36 

P 

t 

i-I  OS3. 

Ncal. 

J 

1 

1 

—  0,05 

145*1995 

145^1959 

25 

4 

12,°96 

145*0130 

145^0117 

13 

2 

1 

0,22 

»  1908 

»  1921 

-13 

26 

4 

13,35 

»  0060 

»  0062 

—  2 

3 

1 

0,45 

»  1881 

»  1888 

—  7 

27 

4 

13,69 

144,9985 

«  0014 

—  29 

4 

1 

1,00 

«   1829 

»  1810 

19 

28 

1 

14,00 

»  9939 

144,9970 

-  31 

5 

1 

2,00 

»  1648 

»  1669 

-21 

29 

3 

14,44 

»  9868 

»  9907 

—  39 

6 

2 

3,88 

»  1379 

»  1403 

-24 

30 

2 

14,73 

»  9788 

»  9866 

—  78 

7 

1 

4,14 

»  1328 

»  1366 

-38 

31 

3 

15,12 

»  9755 

»  9811 

—  56 

8 

1 

5,04 

»  1239 

»  1238 

1 

32 

4 

16,25 

»  9645 

»  9651 

—  6 

9 

2 

5,37 

»  1183 

»  1192 

—  9 

33 

2 

18,14 

»  9362 

»  9383 

-21 

10 

2 

5,92 

»  1117 

»  1114 

3 

34 

2 

19,13 

»  9231 

»  9243 

—  12 

11 

1 

6,23 

»  1078 

»  1070 

8 

35 

2 

19.91 

»  9127 

»  9133 

—  6 

12 

2 

6,78 

»  1022 

»  0992 

30 

36 

4 

20,27 

»  9064 

»  9082 

—  18 

13 

1 

7,06 

»  0985 

»  0953 

32 

37 

3 

20,59 

»  9020 

n   9037 

—  17 

14 

3 

7,37 

»  0932 

«  0909 

23 

38 

3 

21,07 

»  8952 

»  8969 

-17 

15 

3 

7,95 

»  0856 

»  0826 

30 

39 

3 

21,30 

»  8895 

»  8936 

-41 

16 

3 

9,18 

»  0682 

»  0652 

30 

40 

1 

22,07 

»  8808 

»  8827 

—  19 

17 

2 

9,60 

»  0631 

»  0593 

38 

41 

1 

22,42 

»  8771 

»  8777 

—  6 

18 

2 

9,83 

»  0587 

»  0560 

27 

42 

3 

24,62 

»  8459 

»  8466 

—  7 

19 

2 

10,50 

»  0489 

»  0465 

24 

43 

2 

26,11 

»  8261 

»  8255 

6 

20 

1 

10,85 

»  0425 

»  0416 

9 

44 

3 

26,67 

»  8193 

«  8176 

17 

21 

3 

11,15 

»  0387 

n   0373 

14 

45 

1 

26,92 

»  8149 

»  8140 

9 

22 

2 

11,61 

»  0324 

»  0308 

16 

46 

2 

29,55 

»  7800 

»  7768 

32 

23 

3 

11,94 

»  0259 

»  0261 

—  2 

47 

5 

29,92 

»  7746 

»   7715 

31 

24 

3 

12,63 

»  0165 

»  0164 

1 

1 

' 

«  Le  esperienze  fatte  sono  realmente  109,  però  siccome  per  alcune  le 
differenze  delle  temperature  medie  erano  piccolissime,  così  riunendo  insieme 
quei  risultati  che  si  riferivano  a  temperature  non  differenti  più  di  0°,2,  ho 
avuto  47  valori  riportati  nella  colonna  Noss.,  alcuno  dei  quali  è  quindi  medio 
di  2,  3  o  più  valori  osservati.  Nei  calcoli  perciò  ho  attribuito  ad  essi  un 
peso  P  proporzionale  al  numero  delle  osservazioni  che  lo  costituivano,  come 
risulta  dalla  colonna  P. 

«  Ho  poi  tracciata  anche  una  curva  portando  come  ascisse  le  tempera- 
ture e  come  ordinate  i  numeri  di  vibrazioni  corrispondenti,  e  vedendo  come 
con  molta  approssimazione  poteva  il  fenomeno  essere  rappresentato  da  una 
linea  retta,  per  calcolare  i  valori  della  colonna  Ncai.  mi  sono  servito  del- 
l'espressione lineare  : 

Nt  =  N0  —  al.  .  .  .  (1) 


—  718  — 

ed  applicando  alla  determinazione  delle  due  costanti  N0  ed  a  il  metodo  dei 
minimi  quadrati,  che  mi  ha  condotto  alle  due  espressioni: 

_  ^N- zi2  —  st.sm 

2H2t  —  n.2m 


a  = 


il  2t*  —  (2  ty 


m  cui: 


ho  ottenuto: 


per  cui: 


n  =  109  2  *2  =  31605,9906 

2*  =  1653,00  2Nt  =  239559,8711 

2  N  =  15802,8567     (2  tf  =  2732409 

N0  =  145v,  1952 
a  =0,01410 


N,=  145,1952—0,01416/ 
N,  =  145,1952  (1  —  0,000097523)  t 
dalla  quale  risulta  che  il  corista  fa  esattamente  145  vibrazioni  semplici  per 
la  temperatura  di  13°, 7 85. 

*  Dalla  colonna  6a  si  scorge  come  le  differenze  fra  i  valori  osservati  e 
quelli  calcolati  mediante  la  (1)  sono  molto  piccole,  non  raggiungendo  mai 
neppure  il  centesimo  di  vibrazione.  Però  esaminando  attentamente  si  vede  che 
tali  differenze  procedono  piuttosto  a  periodi,  anziché  alternarsi  le  positive  con 
le  negative,  come  dovrebbe  essere  realmente  se  la  (1)  rappresentasse  bene  il 
fenomeno.  Ciò  fa  dubitare  che  la  equazione  della  curva  del  fenomeno  sia 
alquanto  più  complicata. 

«  Tuttavia  trattandosi  di  differenze  cosi  piccole,  e  l'errore  medio  essendo 
dato  da  rt  0V,0025,  non  ho  creduto  andare  in  cerca  di  una  espressione  più 
complessa  » . 

Fisica.  —  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe  binarie 
allo  stato  liquido.  Nota  I.  di  G.  Vicentini  e  D.  Omodei,  presentata  dal 
Socio  Blaserna. 

«  Lo  studio  da  noi  pubblicato  sulle  leghe  di  piombo  e  stagno  (')  non 
può  autorizzarci  a  generalizzare  i  risultati  ottenuti,  estendendoli  anche  alle 
leghe  di  altri  metalli.  E  necessario  sottoporre  alla  ricerca  leghe  di  metalli 
diversi  e  già  studiati  allo  stato  liquido,  per  conoscere  se  per  esse  valgano  le 
stesse  leggi,  che  per  quelle  di  piombo  e  stagno,  e  per  stabilire  se  da  alcune 
proprietà  fisiche  presentate  dalle  leghe  si  possano  ricavare  dei  dati  sulle  cor- 
rispondenti proprietà  dei  metalli  che  le  compongono. 

(i)  Rendiconti  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  voi.  Ili,  fase.  9,  10,  11.  1887. 


—  719  — 

«  Adesso  presentiamo  i  risultati  di  nuove  ricerche  estese  a  leghe  binarie 
formate  coi  metalli  stagno,  piombo,  bismuto,  cadmio,  zinco  ed  antimonio. 

«  Come  si  vedrà,  essi  comprovano  non  solo  le  nostre  vedute  intorno  alle 
proprietà  delle  leghe,  ma  ci  offrono  ancora  il  modo  di  ricavare  dei  dati  abba- 
stanza approssimati  sulla  densità  e  sulla  dilatazione  termica  dei  metalli  zinco 
ed  antimonio  allo  stato  liquido,  senza  aver  bisogno  di  studiarli  direttamente, 
cosa  molto  difficile  a  causa  della  loro  elevata  temperatura  di  fusione. 

Preparazione  delle  leghe 
e  determinazione  della  loro  densità. 

«  Nella  preparazione  delle  leghe  la  fusione  dei  metalli,  venne  fatta  in 
un  crogiuolo  di  carbone  di  storta,  munito  di  coperchio,  in  presenza  di  un 
po'  di  paraffina  sotto  una  corrente  di  gas  inerte.  Usando  simili  precauzioni  ed 
avendo  pure  cura  che,  dopo  la  formazione  delle  leghe,  queste  vengano  versate 
in  recipienti  ripieni  di  gas  inattivo,  non  si  ottiene  alcun  residuo  di  scoria. 

«  Nel  calcolo  delle  proporzioni  ponderali  destinate  alla  preparazione  delle 
leghe  di  data  composizione   molecolare,  abbiamo   preso  per  pesi  atomici  dei 
metalli  la  media  dei  valori  dati  da  Magnus  e  da  Seubert  e  Mayer,  cioè 
per  il  Pb  Peso  atomico  206,43  (!) 

Sn  »  117,53 

Zn  »  64,89 

Bi  »  207,51 

Cd  »  111,77 

Sb  «  119,78 

«  Come  notammo  nello  studio  delle  leghe  di  piombo  e  stagno ,  il  peso 
specifico  di  una  lega  varia  sensibilmente  col  variare  del  modo  di  raffreddamento 
della  lega  fusa;  perciò  nella  determinazione  del  peso  specifico  delle  leghe 
abbiamo  studiati  masselli  metallici  ottenuti  in  modo  identico  con  fusioni  suc- 
cessive d'ogni  singola  lega. 

«  A  questo  scopo  le  leghe  fuse  venivano  versate  in  piccole  capsule  di 
porcellana,  sempre  disposte  sotto  una  campana  ripiena  di  gas  inerte,  in  ma- 
niera che  fosse  impossibile  l'ossidazione  durante  il  raffreddamento. 

«  È  inutile  soggiungere  che,  prima  di  preparare  le  leghe,  venne  ripetu- 
tamente determinato  il  peso  specifico  dei  metalli  componenti,  fusi  anch'essi 
parecchie  volte  e  fatti  solidificare  colle  cure  avute  per  le  leghe.  I  metalli, 
puri,  provengono  dalla  casa  Trommsdorff  di  Erfurt. 

«  Prima  di  determinare  la  densità  dei  dischi  metallici  ottenuti  nel  modo 
indicato,  si  lavano  diligentemente  con  benzina  alquanto  riscaldata,  nella  quale 
si  lasciano  per  qualche  tempo,  e  ciò  per  togliere  ogni  traccia  di  paraffina  che 

(!)  Landolt  u.  BOrnstein,  Physikalisch-chemische  Tabellen.  S.  1. 

Kendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  94 


—  720  — 


avesse  potuto  insinuarsi  nelle  rugosità  superficiali.  Dopo  ciò  i  dischetti  asciu- 
gati e  riscaldati  leggermente  sono  conservati  per  alcun  tempo  nel  vuoto. 

«  Quando  nella  misura  della  densità  col  metodo  della  bilancia  idrosta- 
tica si  vuol  determinare  la  spinta,  che  ricevono  le  piastrine  metalliche  im- 
merse nell'acqua,  fa  d*uopo  che  questa  penetri  anche  nelle  più  piccole  cavità; 
perciò  la  lega  si  tiene  a  lungo  nell'acqua  lievemente  riscaldata  e  mantenuta 
in  ebollizione  nel  vuoto. 

»  È  da  considerare  sottinteso,  che  nel  calcolo  delle  densità  tanto  dei  me- 
talli quanto  delle  leghe,  si  sono  fatte  sempre  le  correzioni  delle  pesate  per 
la  spinta  dell'aria,  e  la  riduzione  alla  temperatura  di  0°,  ammessa  eguale 
a  1  la  densità  dell'acqua  a  4°. 

«  Ecco  i  risultati  avuti  nella  misura  del  peso  specifico  dei  diversi  metalli 
fusi  parecchie  volte  di  seguito. 

«  Per  l'antimonio  e  per  lo  zinco,  causa  la  loro  temperatura  di  fusione 
più  elevata,  ci  siamo  limitati  ad  un'unica  fusione. 

Sn      Pb      Bi     Cd      Sb      Zn 
7,2834  9,8182   8,6589 

7,29015  11,3582   9,8200   8,6636 
7,2883   11.3595   9,8160   8,6595   6,6976   7.1425 


medie  7.28728  11,35885  9,81807  8,6607 

«  I  valori  delle  densità  dei  metalli,  che  adoperiamo  in  seguito  nei  cal- 
coli sulle  leghe,  sono  quelli  raccolti  nella  tabella  I  che  segue. 

«  In  essa  oltre  ai  valori  della  densità  I)„  a  0°,  vi  sono  quelli  delle  den- 
sità DTS  e  DT*  dei  metalli  solidi  o  liquidi,  alla  temperatura  di  fusione  r,  cal- 
colati in  base  alla  variazione  di  densità,  che  essi  subiscono  per  il  cambiamento 
di  stato  e  quale  fu  da  noi  determinata  ('). 

«  La  tabella  contiene  ancora  il  coefficiente  di  dilatazione  dei  metalli  allo 
slato  liquido,  pure  da  noi  determinato. 

Tabella  I. 


Do 

r 

D* 

Di 

a 

Sn 

7,28728 

226°,5 

7,17039 

6,97539 

0,000114 

Pb 

11,359 

325 

11,005 

10,645 

129 

Bi 

9,81807 

271 

9,70372 

10,0358 

120 

Cd 

8,6607 

318 

8,3594 

7,9822 

170 

.  Sb 

6,6967 

432  (2) 

— 

— 

—    1 

'Zn 

i 

7,1425 

412 

— 

— 

— 

0)  Atti  R.  Acc.  di  Torino,  voi.  XXIII,  1887. 

(2)  La  temperatura  di  fusione  dello  zinco  e  dell'antimonio  sono  quelle  date  dal  Ledebur 
(Wied.  Beiblàtter  V,  1881). 


—  721  — 

«  Nella  tabella  seguente  (tab.  II)  sono  raccolti  i  dati  che  si  riferiscono 
alla  composizione  ed  alla  densità  delle  leghe  allo  stato  solido. 

«  In  essa  le  due  prime  colonne  danno  la  composizione  atomica  e  cente- 
simale delle  leghe;  la  terza  la  loro  densità  a  0°  (D0)  riferita  all'acqua  a  4° 
come  unità. 

«  Per  poter  ricavare  la  densità  delle  leghe  a  0°,  da  quella  trovata  alla 
temperatura  ordinaria,  si  è  impiegato  per  coefficiente  di  dilatazione  delle  leghe 
solide  il  valore,  che  risulta  in  base  al  fatto  prosato  sperimentalmente  dal 
Matthiessen,  che  i  metalli  che  le  compongono,  conservano  anche  uniti  il  loro 
coefficiente  di  dilatazione.  La  formula  impiegata  per  ottenere  il  coefficiente 
di  dilatazione  cubica  delle  singole  leghe  è  la  seguente: 


{)  k~      Pd'  +  P'tf 


«  In  essa  a,rf,Pe«',(f,P'  rappresentano  rispettivamente  il  coefficiente 
di  dilatazione  cubica,  la  densità  ed  il  peso  dei  due  metalli  componenti  la 
lega.  L'espressione  (1)  si  ha  nella  ipotesi  che  i  metalli  conservino  nella  lega 
i  loro  volumi,  ciò  che  si  può  ammettere  senza  errore  nel  calcolo  di  k.  I  diffe- 
renti valori  della  densità  d'ogni  lega  raccolti  nella  colonna  sotto  D0  si  rife- 
riscono a  determinazioni  fatte  in  seguito  a  differenti  fusioni.  La  colonna  suc- 
cessiva contiene  il  valore  medio,  che  si  prende  come  valore  della  densità  delle 
leghe  studiate.  Per  stabilire,  se  la  formazione  delle  leghe  è  accompagnata  da 
variazione  di  volume,  si  calcola  poi  la  densità  che  spetterebbe  a  0°  ad  [ognuna 
di  esse,  nel  caso  che  i  metalli  conservassero  il  loro  volume.  Serve  all'uopo 
la  formula: 

<2>  D=ìvF+f^' 


nella  quale  le  diverse  lettere  hanno  il  significato  indicato  più  sopra.  I  valori 
calcolati  con  la  (2)  registrati  nella  6a  colonna,  e  sono  seguiti  dalle  differenze  ó 
che  esistono  sono  fra  le  densità  trovate  e  la  calcolata.  Le  differenze  positive  indi- 
cano contrazione  ;  le  negative  aumento  di  volume  dei  metalli  allegati.  La  mas- 
sima variazione  di  volume  è  quella  che  accompagna  la  formazione  della  lega 
Bi2  Pb;  variazione  rappresentata  da  una  contrazione  che  raggiunge  il  2  % 
del  volume  totale. 

«  Le  leghe  di  piombo-antimonio  o  di  cadmio-zinco  si  sono  preparate  se- 
condo rapporti  ponderali  semplici  dei  loro  componenti,  senza  badare  alla  com- 
posizione molecolare. 


— 

722  — 

Tabella  II. 

Leghe 

Composizione 
centesimale 

Densità  trovata 

Densità 
calcolata 

ó 

Do 

Media 

I 

SnBi 

63,84 

36,157  i 

8,7450 
8,7503 
8,5660 

8,7476 

8,7228 

-4-  0,0248 

II 

Sn4  Bi3 

43,02 

56,98     ) 

8,5640 
8,5729 

8,5676 

8,5419 

0,0257 

III 

Sn8  Cd 

67,77 

32,23     j 

7,6790 
7,6814 
9,4796 

7,6802 

7,6710 

0,0092 

IV 

Bi3  Cd, 

73,58 

26,42     ) 

9,4710 
9,4720 
10,497 

9,4742 

9,4882 

—  0,0090 

V 

Bi3  Pb 

66,78 

33,22     | 

10,522 
10,539 

10,519 

10,281 

+  0,238 

VI 

Pb  —  Sb 

90 

,   ; 

10,6349 
10,6361 

10.6355 

10,6182 

+  0,0173 

VII 

Pb  —  Sb 

82 

-  : 

10,068 

10,086 

10,077 

10,094 

—  0,017 

vm 

Cd  —  Zn 

90 

»  ; 

8,478 
8.361 

8,420 

8,480 

—  0,060 

IX 

Cd-Zn 

85 

„  ; 

8,3653 
8,3486 

8,357 

8,393 

—  0,036 

X 

Cd  -  Zn 

75 

25       i 

i 

8,2064 

8,21i:» 

8,2104 

8,2237 

-  0,0133 

Temperatura  di  fusione  delle  leghe. 

«  Prima  di  sottoporre  le  leghe  allo  studio  della  dilatazione,  si  è  deter- 
minata la  loro  temperatura  di  fusione,  e  si  è  cercato  di  conoscere  la  maniera 
colla  quale  esse  si  raffreddano. 

«  Le  osservazioni  si  sono  fatte  nel  modo  già  detto  per  le  leghe  di  piombo 
e  stagno  salvo  qualche  modificazione  suggerita  dalla  pratica.  Siccome  parec- 
chie leghe  di  bismuto  aumentano  di  volume  all'atto  della  solidificazione,  sa- 
rebbe stata  certa  la  rottura  del  termometro  se  si  fosse  immerso  senza  prote- 
zione alcuna  nella  massa  metallica.  Per  evitare  tale  inconveniente,  nelle 
attuali  ricerche  il  termometro  è  stato  introdotto  in  una  guaina  formata  da  un 
sottil  tubo  di  rame  di  diametro  poco  superiore  a  quello  del  termometro  ;  la 
intercapedine  fra  il  termometro  ed  il  tubo  si  mantenne  sempre  ripiena  di 
paraffina. 


—  723  — 
«  1  dati  riferiti  in  seguito,  sono  sempre  la  media  dei  valori  di  più  de- 
terminazioni. Del  resto  non  si  abbandonava  una  lega,  se  con  esperienze  fatte 
in  condizioni  diverse  non  si  ottenevano  curve  di  raffreddamenti  concordanti. 
Specialmente  per  quanto  riguarda  i  valori  della  vera  temperatura  di  fusione 
(periodo  della  massima  sosta)  è  da  notare,  ch'essi  furono  sempre  concordan- 
tissimi,  la  differenza  fra  i  valori  più  divergenti  giungendo  al  massimo  a  pochi 
decimi  di  grado. 

«  Le  temperature,  che  diamo,  corrispondono  alle  indicazioni  del  termo- 
metro ad  aria. 

«  Ecco  i  risultati  avuti  colle  diverse  leo-he. 


I.    Lega  Sn  Bi. 


140° 


«  Sono  state  fatte  quat- 
tro determinazioni  della  tem- 
peratura di  fusione  di  questa 
lega.  Essa  venne  fusa  riscal- 
dandola sino  a  250°  circa  e 
quindi  portata  nell'apparec- 
chio delle  fusioni  mantenuto 
due  volte  a  105°  ed  altre  due 
volte  a  125°.  La  lega  mostra 
di  raffreddarsi  regolarmente 
sino  a  146°  circa,  ma  da  que- 
sta temperatura  in  giù  dimi- 
nuisce di  molto  la  velocità 
di  raffreddamento.  A  136°4 
si  ha  la  sosta  prodotta  dalla 
completa  solidificazione.  Con- 
servando le  due  lettere  r  e 
t',  da  noi  adoperate  nello  stu- 
dio delle  leghe  di  Pb  e  Sn, 
per  indicare  la  temperatura, 
alla  quale  nella  lega  liquida 
che  si  raffredda  incomincia  a 
separarsi  allo  stato  solido  uno 
dei  suoi  componenti,  e  la  tem- 
peratura fissa  di  fusione,  si 
ha  per  la  Sn  Bi: 

z'=146°        r=136°,4. 


IL  Lega   Sn4  Bi3. 
«  Anche  questa  lega  dopo  fusa  e  riscaldata  a  260°,  venne  portata  nel- 
l'apparecchio mantenuto  a  105°.  Con  essa  abbiamo  fatto  due  determinazioni 


—  724  — 

che  hanno  portato  a  risultati  coincidenti.  La  curva  che  dà  la  legge  del  raffred- 
damento mostra  che  la  temperatura  della  lega  si  abbassa  regolarmente  sino 
a  circa  137°,5  ;  da  questo  punto  il  raffreddamento  avviene  con  maggior  len- 
tezza sino  a  134°.6  ;  la  temperatura  sale  quindi  gradatamente  a  137°,3  e  qui 
si  ha  una  lunghissima  sosta.  Perciò  r  =  137",3. 

«  Il  carattere  della  curva  del  raffreddamento,  e  la  mancanza  del  punto  r' 
mostrano  che  la  lega  Sn4  Bi3  è  una  delle  così  dette  leghe  chimiche. 

III.  Lega  Sns  Cd. 

*  La  lega  Sn2  Cd,  come  l'antecedente  mostra  di  essere  una  lega  chimica. 
Fusa,  riscaldata  a  250°,  quindi  portata  nell'apparecchio  delle  fusioni  conser- 
vato a  150°,  essa  si  raffredda  con  grande  regolarità  sino  a  173°,5  per  salire 
a  174°,8;  a  questa  temperatura  si  manifesta  una  lunghissima  sosta.  È  dunque 

r=174°,8. 

«  Questo  valore  di  t  è  la  media  dei  risultati  di  parecchie  determina- 
zioni, fra  i  quali  i  più  divergenti  differiscono  di  0°,4. 

IV.  Lega   Bi3  Cd2. 

«  La  curva  del  raffreddamento  di  questa  lega  mostra  i  due  tratti  distinti, 
che  indicano  non  essere  essa  una  lega  chimica.  Riscaldata  a  250°  si  è  portata, 
nell'apparecchio  tenuto  una  volta  a  118°  e  l'altra  a  125°.  Nel  primo  caso 
la  lega  si  è  raffreddata  regolarmente  sino  a  190°,8  per  poi  manifestare  un 
abbassamento  di  temperatura  meno  rapido  che  si  è  arrestato  a  146°. 7;  risale 
poi  a  147°,1  e  a  questa  temperatura  si  mantiene  a  lungo.  Nel  secondo  caso 
la  velocità  del  raffreddamento  ha  cambiato  a  192,°8  e  la  temperatura  dopo 
essersi  abbassata  fino  a  14(3,9  è  risalita  a  147°, -3  dove  ha  manifestato 
la  sosta. 

«  Come  valori  medi  riteniamo  quindi 

r,=  19]°,8  r=147°,2 

«  Per  determinare  con  maggior  precisione  il  valore  di  i  abbiamo  fatto 
raffreddare  la  lega  nell'apparecchio  riscaldato  a  150°,  senza  levarla  mai  dal 
tubo  nel  quale  era  contenuta,  e  perciò  senza  rimescolarla  dopo  le  successive 
fusioni  e  solidificazioni,  alle  quali  fu  assoggettata.  In  tali  condizioni  si  è  tro- 
vato che  il  punto  ?'  va  spostandosi  sulla  curva.  In  quattro  determinazioni 
fatte  successivamente  si  sono  ottenuti  i  seguenti  valori  di  x ': 

217,225,230,234. 

«  Si  è  perciò  obbligati  ad  ammettere,  che  la  lega  in  seguito  alle  succes- 
sive fusioni  si  separa  in  parti  di  diversa  composizione  e  densità,  per  cui  va 
variando  il  valore  di  r'  per  la  porzione  di  lega  che  si  trova  all'altezza  del 
bulbo  del  termometro  impiegato  nella  determinazione. 

V.  Lega  Bi2  Pb. 


—  725  — 

*  Come  al  solito  si  è  studiato  due  volte  il  raffreddamento  della  lega 
-da  245°  sino  alla  temperatura  di  solidificazione,  nell'apparecchio  della  fusione 
conservato  a  102".  Nelle  due  determinazioni  si  sono  ottenuti  numeri  identici. 
Dapprima  la  lega  si  raffredda  rapidamente  e  con  regolarità;  ma  dopo  rag- 
giunto i  156°,8  con  maggior  lentezza  sino  a  126°,6,  dove  si  mantiene  costante 
a  lungo. 

«  Si  assume  perciò 

T'  =  156°,8  r=126°.6 

VI.  Lega,  90Pb-f  lOSh. 

«  Anche  per  questa  lega  la  curva  di  raffreddamento  ha  i  soliti  caratteri. 
In  tre  determinazioni  fatte,  portandola  fusa  e  sufficientemente  riscaldata  nel- 
l'apparecchio a  tl\  si  ottiene: 


2* 

x' 

X 

200° 

258°,2 

246,1 

222 

259,0 

246,5 

224 

259,1 

246,7 

«  Sicché  come  valori  medi  si  ritengono  i  seguenti: 
t'=258°,8  t  =  246°,4. 

VII.   Lega,  82Pb-f-18Sb. 

«  Questa  lega  si  raffredda  in  una  maniera  più  complicata  delle  altre  finora 
considerate. 

«  Abbiamo  fatto  due  serie  di  prove  e  si  sono  ottenuti  i  seguenti  risultati  : 
«  1°  Lega  riscaldata  a  330°  e  portata  nell'apparecchio  a  223°.  Inco- 
mincia col  raffreddarsi  regolarmente  sino  a  254°,  7;  al  disotto  di  questa  tem- 
peratura l'abbassamento  di  temperatura  si  fa  più  lento  e  si  ottiene  quindi 
una  notevole  costanza  a  249°, 7.  Dopo  questa  prima  sosta  si  raffredda  abba- 
stanza rapidamente  sino  a  245°, 7  dove  vi  ha  accenno  ad  altra  sosta. 

«  2°  La  lega  a  340°  è  posta  nell'apparecchio  a  220°.  L'andamento 
della  curva  del  raffreddamento  è  identico  a  quello  della  curva  data  dalla  prova 
precedente.  Si  ha  il  cambiamento  nella  velocità  di  raffreddamento  a  251°,3 
ed  una  sosta  a  249,4.  A  245,5  si  avrebbe  l'indizio  di  una  seconda  sosta.  Si 
assumono  perciò  i  seguenti  valori  medi  per  x  e  x' 

t'=153°  r  =  249°,6 

«  Come  mostra  il  fatto  di  una  sosta  non  perfetta  durante  la  solidifica- 
zione della  lega,  si  deve  arguire  che  il  cambiamento  di  stato  di  quest'ultima 
non  avviene  nella  maniera  la  più  semplice. 

Vili.  Lega,  90  Cd +  10  Zn. 
«  La  lega  riscaldata  a  355°  vien  messa  nell'apparecchio  a  195°.  A"279° 


—  726  — 

si  manifesta  il  rallentamento  della  velocità  di  raffreddamento  e  a  260°,6  una 
lunga  sosta.  Perciò 

x'  =  279°  t  =  260°,6 

IX.  Lega,  85  Cd-}- 15  Zn. 

«  Si  riscalda  la  lega  a  360°  e  si  porta  nell'apparecchio  a  212°.  Essa  si 
raffredda  regolarmente  sino  a  260°,4  per  salire  a  260°, 7  e  mantenersi  a  lungo 
a  tale  temperatura.  Si  ha  dunque 

r  =  260°,7, 
e  la  lega  è  da  considerarsi  come  una  lega  chimica. 

X.  Lega,  75Cd-f-25Zn. 

«  Fu  studiata  due  volte,  e  nelle  determinazioni  si  sono  ottenuti  risultati 
coincidenti.  L'apparecchio  essendo  a  226°,  la  lega  si  raffredda  regolarmente 
sino  a  275°,  al  qual  punto  si  manifesta  una  brevissima  sosta  ;  dopo  ciò  si 
raffredda  dapprima  sino  a  261°. 2,  e  qui  mostra  una  sosta  lunghissima.  Per 
ciò  si  ammette 

z'  =  275°  r  =  2(Jl°,2. 

«  Nella  tabella  111,  che  segue,  raccogliamo  i  valori  di  rei'  trovati  per 
le  diverse  leghe,  e  vicino  ad  essi  poniamo  quelli  dati  dal  Rudberg(1). 

«  I  valori  di  r  segnati  con  asterisco  e  corrispondenti  alle  leghe  VI  e  Vili 
sono  dati  da  Ledebur  (-)  il  quale  ha  studiato  la  temperatura  di  fusione  di 
alcuni  metalli  e  di  diverse  leghe  col  metodo  calorimetrico. 


Tabella  III. 


r 

t' 

r 
(Kudberg) 

I 

SnBi 

136,4 

146 

1 36,  J 

II 

SiuBis 

137,3 

— 

— 

III 

Sna  Cd 

174,8 

— 

173,7 

IV 

Bi3  Cd, 

147,2 

191,8 

146,3 

V 

Bi2Pb 

126,6 

156,8 

125,3 

VI 

90Pb  +  10Sb 

246,4 

258,8 

236* 

VII 

82  Pb  +  18  Sb 

249,6 

253,0 

250* 

Vili 

90Cd  +  10Zn 

260,6 

279,0 

— 

IX 

85  Cd  +  15  Zn 

260,7 

— 

— 

X 

75  Cd  +  25  Zn 

261,2 

275 

— 

(>)  Eudberg,  Poggendorff's.  Annalen  LXXI  1847,  460. 
(2)  Ledebur,  1.  e. 


—  727  — 

i  I  valori  del  Rudberg  registrati  nella  tabella  III  sono  tolti  da  una  Nota 
pubblicatasi  dopo  la  di  lui  morte  e  che  riguarda  la  quantità  di  calore  nelle 
mescolanze  di  metalli.  In  essa  il  Rudberg  riteneva  come  leghe  chimiche  (leghe 
cioè  nelle  quali  il  raffreddamento  avviene  regolarmente)  le  Sn  Bij  e  Sn2  Cd, 
Bi3  Cd2  e  Bi2  Pb.  Le  nostre  osservazioni  e  lo  studio  della  dilatazione  delle 
leghe  liquide  portano  ad  ammettere,  che  fra  queste  leghe  solo  la  Sn2  Cd  gode 
di  tale  proprietà. 

«  Non  abbiamo  creduto  opportuno  richiamare  i  dati  sulle  temperature 
di  fusione  di  alcune  delle  nostre  leghe,  quali  sono  comunicati  nel  primo  studio 
che  ha  condotto  il  Rudberg^1)  alla  scoperta  dei  due  punti  di  fusione  (fisso 
e  variabile)  di  leghe  fatte  con  proporzioni  diverse  di  dati  metalli.  Essi  sono 
incerti,  perchè  corrispondono  alle  indicazioni  non  corrette  di  termometri  a 
mercurio. 

«  Il  Mazzotto  (2)  nelle  sue  ricerche  sulle  calorie  di  fusione  delle  leghe 
binarie,  dà  come  temperatura  di  solidificazione  (punto  fisso)  delle  leghe  di  Sn 
e  Bi,  137°;  per  quelle  di  Pb  e  Bi  125°  (Indicazione  di  termometro  a  mer- 
curio). Tali  valori  sono  molto  vicini  a  quelli  da  noi  trovati. 

«  Se  confrontiamo  fra  di  loro  separatamente  le  temp arature  r  di  fusione 
dei  gruppi  di'leghe  I,  II  —  VI,  VII,  —  Vili,  IX,  X  troviamo  provato  quanto 
abbiamo  osservato  per  le  leghe  di  Pb  e  Sn  (3)  ;  cioè  le  leghe  fatte  con  pro- 
porzioni diverse  di  due  metalli  hanno  temperature  r  di  fusione  molto  vicine  ; 
ma  non  perfettamente  eguali. 

«  Così  mentre  per  le  leghe  di  Pb  e  Sn  la  temperatura  fissa  di  fusione 
ci  risultò  approssimativamente  eguale  a  182°,  appare  ora  per  quelle  di 


Bi  e  Sn 

di  137° 

Bb  e  Sb 

*  248° 

Cd  e  Zn 

*  261 

«  La  temperatura  r  delle  due  leghe  di  Pb  e  Sb,  mostra  la  massima 
differenza;  arrivando  questa  a  3°.  Questo  fatto  non  deve  meravigliare  se  si 
riflette  un  poco  ai  fenomeni  complicati  di  soprafusione  che  accompagnano  la 
solidificazione  delle  leghe  di  piombo  e  di  antimonio  (4). 

«  Alla  fine  dello  studio  della  dilatazione  delle  leghe  faremo  altre  con- 
siderazioni riguardo  al  fenomeno  della  loro  fusione  » . 


(')  Rudberg,  Wiedemann's.  Annaleh  XVIII,  1830. 

(2)  Mazzotto,  Memorie  del  R.  Istituto  lombardo,  voi.  XVI,  1886. 

(3)  Rend.  della  R.  Acc.  voi.  m,  fase.  9,  241. 

(4)  F.  de  Jussieu,  Annales  de  Chini,  et  Physique  1879,  voi.  XVIII. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  95 


—  728  — 

Fisica.  —  Sulla  velocità  del  suono  nei  vapori.  Nota  I.  dei  dot- 
tori G.  G.  Gerosa  ed  E.  Mai,  presentata  a  nome  del  Socio  G.  Cantoni. 

«  Ci  siamo  proposti  di  studiare  la  velocità  del  suono  nei  vapori  di  vari 
gruppi  di  liquidi,  appartenenti  a  diverse  famiglie  della  serie  organica  e  col- 
legati fra  di  loro  da  rapporti  molecolari  bene  stabiliti  ;  ma  qui  riferiamo  solo 
i  risultati  relativi  a  pochi  vapori,  non  avendo  ancora  potuto  raccogliere  l'op- 
portuna serie  di  liquidi,  e  ci  soffermiamo  piuttosto  intorno  al  metodo  di  ricerca. 

«  Per  la  ricerca  ebbimo  ricorso  ad  un  metodo  molto  comodo  e  semplice, 
fondato  sulla  risuonanza  dei  tubi  sonori,  che  fino  dall'  81,  a  vero  dire,  venne 
seguito  con  proritto  dal  Martini  (*),  ma  che  dev'essere  sottoposto  ad  esame. 

«  Le  cose  sono  cosi  disposte. 

«  Si  ha  un  tubo  cilindrico  di  vetro  (A),  alto  circa  50  cm.,  abbastanza 
calibro  (2)  ed  accuratamente  diviso  in  millimetri,  che  ad  una  estremità  è 
smerigliato  secondo  la  sezione  retta  e  dall'altra  è  saldato  ad  un  cannello 
di  piccolo  diametro,  il  quale,  vicino  alla  saldatura,  viene  ricurvato  in  modo 
che  il  suo  asse  riesca  parallelo  ed  a  poca  distanza  dal  tubo,  ed,  all'altezza 
poc'oltre  l' imboccatura  del  tubo  stesso,  è  ripiegato  infuori  ad  angolo  retto. 
L'estremità  di  questo  cannello  è  unita  al  tubo  di  gomma  della  canna  mano- 
metrica (B)  del  termometro  ad  aria  di  Jolly.  La  canna  poi,  il  tubo  di  gomma 
e  parte  del  tubo  (A)  (per  l'altezza  di  qualche  centimetro)  vengono  riempiti 
di  mercurio,  di  cui  il  livello  nel  tubo  (A)  stesso  può  essere  variato  a  volontà 
alzando  od  abbassando  il  corsoio,  cui  è  raccomandata  la  canna  (B).  Il  tubo 
graduato  sta  sospeso  al  centro  di  im  secondo  tubo  cilindrico  di  vetro,  un  poco 
più  alto  ed  assai  più  largo  (diam.  12  cm.),  il  quale  pesca  colla  parte  infe- 
riore in  una  vaschetta  di  mercurio.  Esso  è  riempito  di  acqua  ed  in  alto  è 
chiuso  da  im  tappo  di  sughero,  da  cui  sporge  per  pochi  millimetri  il  tubo  (A) 
ed  attraverso  il  quale  passano  le  aste  di  un  agitatore  per  rimuovere  l'acqua 
ed  un  termometro  per  segnarne  la  temperatura.  Questa  può  essere  variata  e 
regolata  da  una  lampada  a  gas  posta  sotto  la  vaschetta.  Tutto  l'apparec- 
chio è  disposto  vicino  ad  un  muro,  nel  quale  è  infisso  un  breve  tronco  di 
legno,  di  cui  la  parte  esterna  si  muove  a  cerniera  entro  l'altra  dall'alto  al 
basso;  ma  in  modo  da  non  oltrepassare  la  posizione  orizzontale.  Nella  testa 
della  parte  mobile  è  avvitato  un  diapason,  in  guisa  che  i  suoi  rebbi  sieno 
in  im  piano  verticale  e  che  l'estremità  del  più  basso  riesca  circa  a  due 
millimetri  d'altezza  sull'orlo  del  tubo  (A),  quando  il  diapason  stesso  viene 
abbassato. 

C1)  La  velocità  del  suono  nel  cloro.  Atti  del  R.  Istit.  Veneto.  Voi.  VII,  serie  5a, 
1881.  — Cronaca  del  R,  Liceo  Foscarini,  1880-81. 

(2)  La  sezione  S  del  tubo  varia  colla  distanza  l  (millim.)  dall'imboccatura  secondo 
la  relazione  ^S  =  20mmi-,  756  +  0,00086./. 


—  729  — 

a  Ora  si  sa  che,  se  il  diapason  rende  un  suovo  di  n  vibrazioni  semplici, 
l'altezza  /  del  tubo  sonoro,  cui  corrisponde  il  massimo  di  risuonanza,  è  data  da 

dove  y  è  la  velocità  del  suono  nell'aeriforme,  che  riempie  il  tubo  :  ossia  che. 
giusta  la  legge  di  Bernoulli,  il  suono  fondamentale  reso  allora  dal  tubo  è 
di  n  vibrazioni. 

«  Per  cui  riesce  ovvio  come  si  possa  per  tal  via  determinare  la  velocità 
del  suono  negli  aeriformi,  ricercando,  noto  che  sia  il  numero  delle  vibrazioni 
del  diapason,  per  ciascuno  di  essi  l'altezza  l  corrispondente  alla  massima 
risuonanza. 

«  Però  havvi  la  difficoltà  che  realmente  il  suono  reso  dai  tubi  sonori 
è  più  grave  in  generale  di  quello  assegnato  dalla  legge  di  Bernoulli,  e  la 
differenza,  come  dimostrò  Wertheim  (!),  dipende  da  parecchie  circostanze. 
Cosicché  la  relazione  di  Bernoulli  dev'essere  corretta,  secondo  Wertheim, 
in  questo  senso 

a)  '+*=£;• 

«  Wertheim  poi  assegna  ad  x  pei  tubi  aperti  di  sezione  rettangolare  il 
valore  seguente 

*  =  e(M  +  N)(2-J/f  +|/|-|/f  +  |/|). 

dove  M  ed  N  sono  le  due  dimensioni  della  sezione  S  del  tubo,  Sx  ed  S2  le 
aree  delle  due  aperture  agli  estremi  e  e  (=  0,210  pel  vetro)  un  coefficiente 
dipendente  dalla  sostanza  del  tubo. 

«  Un  tubo  chiuso  e  cilindrico  poi  può  essere  rispettivamente  conside- 
rato come  la  metà  di  un  tubo  aperto  ed  eguale  ad  un  tubo  quadrato  di  se- 
zione e  d' imboccatura  equivalente. 

«  Altre  circostanze  invero  possono  intervenire  a  variare  il  valore  di  x, 
come,  ad  es.,  la  ritardazione  dell'onda  per  l'attrito  contro  le  pareti  del  tubo, 
la  forma  dell'apertura  e,  pei  tubi  chiusi,  l'elasticità  della  parete  che  ne 
chiude  un  estremo  ;  ma  in  un  grado  abbastanza  piccolo,  se  si  sta  ai  risultati 
di  'Wertheim. 

Però  Wertheim  procedette  sempre  in  questa  maniera  :  o  teneva  fisse  le 
dimensioni  del  tubo,  facendolo  suonare  con  diversi  gas  e  notando  le  differenti 
altezze  dei  suoni  ch'esso  rendeva;  o  variava  le  dimensioni  del  tubo,  facendolo 
suonare  sempre  con  uno  stesso  gas  ;  in  ogni  caso  poi  le  esperienze  erano  sta- 
bilite alla  temperatura  dell'ambiente.  Che  se   invece   obblighiamo    un    dato 

(!)  Annales  de  Chemie  et  de  Physique.  Serie  3a,  t,  23  e  31. 


—  730  - 

tubo  a  rendere  sempre  lo  stesso  suono  col  variare  solamente  la  sua  lunghezza, 
quando  cambia  la  natura  e  la  temperatura  del  gas,  la  correzione  x  del  tubo 
varia  pure  in  modo  considerevole,  come  risulta  dalle  esperienze  qui  appresso 
riferite. 

«  Abbiamo  dapprima  determinato  coli' aria  secca  la  variazione  dell'altezza 
del  tubo,  corrispondente  al  massimo  di  risuonanza  del  suono  del  diapason, 
col  variare  della  temperatura  fra  0°  e  100°.  E  si  procedeva  così  nell'esperienza. 

«  L'aria  era  richiamata,  attraverso  una  serie  di  tubi  di  purificazione  con 
nitrato  di  potassa  e  d'essiccamento  con  acido  solforico  ed  anidride  solforica, 
entro  una  campana  di  vetro,  provveduta  di  un  foro,  che  veniva  capovolta  in 
un  vaso  di  acido  solforico  e  fungeva  da  gasometro.  Il  foro  della  campana 
era  chiuso  con  un  tappo  di  gomma,  attraversato  da  due  cannelli  di  vetro, 
dei  quali,  mediante  tubi  di  gomma,  l'uno  era  unito  ai  tubi  d'essiccamento  e 
l'altro  ad  un  cannello  di  vetro  ch'era  impegnato  con  tappo  di  gomma  nel 
tubo  sonoro  (A)  e  si  spingeva  lino  a  breve  distanza  dalla  superficie  del  liquido 
contenuto  nel  tubo  stesso.  Un  altro  tubicino  poi,  capillare,  attraversava  appena 
il  tappo  ed  era  munito  di  rubinetto. 

«  Eichiamata  l'aria  nel  gasometro,  essa  veniva  spinta  nel  tubo  sonoro, 
dal  quale  usciva  attraverso  il  tubetto  capillare;  e,  quando  si  riteneva  che 
l'aria  nel  tubo  sonoro  dovesse  essere  perfettamente  secca,  si  chiudeva  il  ru- 
binetto del  tubo  capillare. 

«  Notisi  infine  che  Bulla  superficie  del  mercurio  nel  tubo  sonoro  era 
versato  per  l'altezza  di  3  o  4  cm.  uno  stato  di  acido  solforico  puro,  il  quale 
serviva  ad  un  tempo  a  mantenere  l'essiccamento  ed  a  rendere  più  sicura  la 
lettura  dell'altezza  della  colonna  sonora. 

«  Dopo  che  per  un  tempo  non  mai  inferiore  a  3/4  d'ora  l'aria  era  man- 
tenuta a  temperatura  costante,  veniva  rimosso  dal  tubo  sonoro  il  tappo 
di  gomma  che  lo  chiudeva,  si  abbassava  e  si  vibrava  il  diapason,  ed,  al- 
zando il  corsoio,  si  faceva  salire  nel  tubo  con  opportuna  velocità  il  liquido, 
cogliendo  attentamente  la  divisione  per  la  quale  avveniva  la  massima  ri- 
suonanza. 

»  «  Per  ciascuna  temperatura  si  è  ripetuto  almeno  cinque  volte  la  prova, 
ed  è  accaduto  di  rado  che  la  differenza  fra  le  varie  letture  eccedesse  il  mil- 
limetro. Del  diapason  fu  notata  prima  di  ciascuna  prova  la  temperatura, 
sebbene  insignificante  o  minima  risultasse  la  correzione  per  tale  riguardo; 
e  da  un  confronto,  più  volte  ripetuto,  con  un  diapason  campione  Do3  del 
Koenig,  di  512  V.  S.  a  26°,2  e  con  un  coefficiente  di  variazione  di  0,0572 
V.  per  ogni  grado  ('),  risultò  ch'esso  dà  491,85  V.  S.  a  15",  ammettendo  un 
coefficiente  di  variazione  di  0,045  V.  per  grado.  Al  numero  491,85  abbiamo 
riferiti  tutti  i  valori. 

(!)  Journal  de  Physique  (D'Almeida),  t.  X,  n.  113,  1881. 


731  — 


«  Per  brevità  sono  qui  raccolti  i  risultati  medi  dell'esperienze: 


temp. 

u 

ix) 

osser. 

cale. 

0 

3,8 

mm 

326,69 

mm 

326,46 

12,95 

331,95 

331,70 

22,4 

336,h0 

336,91 

25,1 

338,49 

338,36 

34.2 

343,45 

313,14 

49,4 

350,48 

350,73 

60,4 

355,92 

355,93 

74,8 

361,84 

362,38 

82,4 

365,60 

365,63 

97,9 

1 

371,81 

371,95 

dove  appunto  lt  indica  l'altezza  della  colonna  sonora  che  a  t°  rinforza  al 
massimo  il  suono  del  diapason. 

«  I  valori  di  lt  possono  essere  rappresentati  abbastanza  bene  da  questa 
relazione 

(2)  lt  =  lot/l-{-at  —  \{at)\ 

in  cui  /0  =  324mm,2  ed  «  =  0,00367  (coefficiente  di  dilatazione  dell'aria), 
come  appare  dal  confronto  dei  valori  osservati  di  lt  con  quelli  calcolati 
colla  (2).     • 

«  Ed  ora,  se  assumiamo  il  valore  di  331,4  m.  per  la  velocità  del  suono 
nell'aria  a  0°  (come  ci  risultò  da  esperienze  più  innanzi  riferite),  la  rela- 
zione (1)  darebbe  nel  caso  nostro 


(3) 


^  881^1 -h* 


2.491,85       -0m,3242j/l  +  ^_  in- 
vale a  dire  il  valore  di  x  varia  con  t  colla  regola  seguente: 

Xi  =  x0  +  a  .  t  -f-  b  .  t\ 
dove  x0  =  12mm,69  ,  a  =  0,0273  e  b  =  0,00057. 

«  Abbiamo  assunto  però  che  la  velocità  del  suono  nell'aria   varii  colla 
temperatura  secondo  la  legge 

vt  =  v0  ]/ 1  +  «*, 
ma  di  questo  ci  accertammo  direttamente,  sebbene  Dulong  (2),  Wertheim  (3) 


(1)  Le  altezze  1%  furono  corrette  riguardo  alle  variazioni  di  lunghezza  del  tubo,  do- 
vute alle  variazioni  di  temperatura. 

(2)  Ann.  de  Chemie  et  de  Phys.  2a  ser.,  t.  XLI,  p.  113. 
f3)  Ann.  de  Chemie  et  de  Phys.  3a  ser.,  t.  XXXI,  p.  404. 


—  732  — 

e  Witz  (')  l'avessero  confermato  fra  l'intervallo  di  0°  e  26°,  e  Kundt  e 
Wullner  per  la  temperatura  di  100°  (2). 

k  Ricorremmo  al  metodo  di  Kundt.  La  canna  di  vetro,  del  diametro 
di  17  mm.,  era  stata  accuratamente  divisa  in  millimetri  sotto  la  macchina 
divisoria  (sicché  le  distanze  fra  le  figure  erano  lette  direttamente  sulla  canna) 
ed  attraversava  una  vaschetta  di  latta,  provveduta  d'una  parete  di  cristallo. 
Nella  vaschetta  era  fatta  circolare  ima  corrente  d'acqua,  derivata  da  un  grande 
serbatoio,  mantenuto  a  temperatura  costante.  Per  raggiungere  maggiore  si- 
curtà nel  precisare  il  punto  di  mezzo  delle  figure,  la  polvere,  prima  d'ogni 
prova,  veniva  divisa  da  un  solco  in  due  file,  per  cui,  quando  si  formavano 
le  figure,  le  regioni  ventrali  erano  fra  loro  separate  da  spazi  denudati.  La 
lunghezza  dell'onda  era  dedotta  dalla  lettura  di  12  figure,  promosse  nella 
canna  dalle  vibrazioni  di  una  bacchetta  di  vetro,  lunga  circa  im  metro  e  del 
diametro  di  un  cm.,  che  in  seguito,  essendosi  rotta,  venne  sostituita  con  una 
bacchetta  di  ferro,  leggermente  temprato. 

«  L'altezza  dei  suoni  resi  dalle  bacchette  fu  determinato  per  ciascuna 
temperatura  dell'esperienza,  ma  non  si  avvertì  una  differenza  apprezzabile 
per  tale  riguardo. 

*  I  risultati  medi  di  molte  prove  sono  questi: 


verga 

V 

t 

X 

v0 

vetro 

4946,723 

0 

1,6 

mm 

67,219 

331*542 

•n 

8,8 

68,075 

331,439 

n 

10,4 

68,255 

331,274 

n 

23,0 

69,644 

330,830 

r> 

38,7 

71,589 

331,379 

ferro 

5075,356 

1,3 

65,434 

331,311 

n 

47,7 

70,748 

331,246 

n 

67,0 

72,946 

331,687 

n 

93,1 

75,705 
media 

331,716 

331,4 

dove  A  rappresenta  le  distanze  ventrali,  v  il  numero  delle  vibrazioni  delle 
bacchette  e  v0  la  velocità  del  suono  a  0°  nell'aria,  dedotta  dalla 


Vo  t  i  -|~ ltt 
2/ 


(!)  Cours  de  manipulations  de  physique,  Paris  1883,  pag.  492. 
(2)  Wiedemann's  Ann.  Bd.  IV,  S.  321,  1878. 


—  733  — 

«  Ciò  confermato,  abbiamo  ripreso  le  esperienze  sul  tubo  sonoro,  sempre 
coli' aria  secca,  rinforzando,  anziché  il  suono  fondamentale,  l'ottava  del  dia- 
pason. Si  ebbero  in  questo  caso  i  seguenti  valori: 


temp.- 

0 

2,7 

l't 

osser. 

cale. 

mm 

158,40 

mm 

158,33 

13,7 

161,10 

161,43 

15,4 

161,50 

161,88 

24,7 

163,90 

164,26 

38,9 

167,70 

167,65  | 

57,3 

172,15 

171,59 

71,0 

174,40 

174,23 

97,2 

178,85 

178,62 

i  quali  soddisfano  prossimamente  alla  relazione 
(4)  l't  =  l'0  )/l  +  at  —  £(«*)», 

dove  l\  =  157mm,63. 

«  Di  poi  si  è  ripetuta  l'esperienza,  rinforzando  ancora  il  suono  fonda- 
mentale del  diapason,  ma  impiegando,  in  luogo  dell'aria,  l'acido  carbonico, 
preparato  con  marmo  ed  acido  cloridrico  puro,  e  lavato  per  bene  in  una  so- 
luzione di  carbonato  di  potassa  prima  di  essere  mandato  nei  tubi  di  essic- 
camento. 

«  In  tal  caso  si  ebbero  i  seguenti  risultati: 


temp. 

l 

t 

osser. 

cale. 

0 

3,2 

mm 

256,4 

mm 

256,19 

13,5 

261,2 

260,89 

14,75 

261,5 

261,44 

30,5 

268,2 

268,20 

44,85 

273,4 

273,97 

60,0 

279,6 

279,71 

82,0 

287,5 

287,40 

che  possono  essere  rappresentati  con  tutta  approssimazione  dalla  forinola 

(5)  II'  =  l0"  f/l  +  «i*— J(«!0'  ; 

dove  l0"  =  254ram,69  ed  aì  =  0,00371  (coefficiente  di  dilatazione  dell'acido 

carbonico)  » . 


—  734  — 

Fìsica.  —  Ricerche  intorno  alla  magnetizzazione  del  ferro. 
Nota  preliminare  del  dott.  Franco  Magrini,  presentata  dal  Corrispon- 
dente Ròiti  0). 

«  Mi  permetto  di  comunicare  sommariamente  alcuni  resultati,  d'im  mio 
studio  intorno  alla  magnetizzazione  del  ferro. 

«  1.  Ho  cominciato  col  determinare  la  permeabilità  magnetica,  mediante 
una  disposizione  sperimentale  che  mi  permetteva  di  misurarla  direttamente. 
Essa  è  definita  come  il  rapporto  tra  il  numero  di  linee  di  forza  B,  che  tra- 
versano l'unità  di  sezione  nel  ferro,  e  la  forza  magnetizzante  F  (2)  :  e  la  in- 
dicherò con  la  lettera  \x. 

«  L'esperienze  erano  condotte  in  modo  da  dare,  per  ogni  valore  di  F. 

un  numero  proporzionale  al  valore  corrispondente  di  — .  Per  ciò  il  ferro,  messo 

r 

entro  un'  elica,  veniva  magnetizzato  colla  corrente  ;  attorno  alla  parte  centrale 
dell'elica  vi  era  un  piccolo  rocchetto,  che  serviva  da  circuito  indotto;  in  luogo 
di  osservare,  con  un  galvanometro  balislico,  l'induzione,  si  era  opposto  a 
quel  sistema,  un  altro  sistema  d'induzione,  privo  di  ferro,  il  cui  coefficiente 
d'induzione  mutua  era  variabile  a  piacere,  cambiando  il  numero  di  giri  del 
circuito  secondario.  Per  ogni  valore  di  F,  si  cercava  il  numero  di  giri  ne- 
cessari a  compensare  la  corrente  indotta  dal  primo  sistema.  Sottraendo  poi 
da  questo  numero  quello  capace  di  compensare  l'induzione  dell'  elica  sola 
senza    ferro    (e    che    è    indipendente    dalla    intensità    della    corrente),    il 

numero    che    rimane    sarà    proporzionale  al  rapporto  -w,  supposto  però,  che 

il  ferro,  prima  della  chiusura  della  corrente,  si  trovasse  allo  stato  neutro.  Basta 
in  seguito  determinare  una  volta  per  tutte,  il  coefficiente  necessario  per  dedurre 
da  quel  numero  il  valore  di  fi  in  misura  assoluta  nel  sistema  [C.  G.  S]. 

«  L'elica  magnetizzante,  di  cui  mi  sono  servito  era  lunga  70c  ed  era  for- 
mata da  due  fili  di  rame  coperti  di  seta,  fra  loro  attorcigliati  ed  avvolti  su 
un  cannello  di  vetro:  si  poteva  così  disporre,  pel  fine  che  dirò  poi,  di  due 
eliche  distinte,  fra  loro  identiche  e  costituite  ognuna  di  1916  giri  distribuiti 
in  sei  strati.  Il  diametro  interno  di  quest'elica  era  di  0C,  9,  e  l'esterno  di  4C 
circa.  Il  circuito  secondario  abbracciava  la  parte  centrale  dell'elica  e  con- 
stava di  138  giri  di  filo,  ben  isolato.  Per  rocchetto  compensatore  ho  fatto 
uso  delle  due  eliche  lamellari  di  un  generatore  secondario  di  Gaulard  e  Gibbs, 
privo  del  nucleo  di  ferro.  Queste  eliche  non  erano  verniciate  sul  tratto  spor- 
gente di  ogni  spira,  così  che  mediante  morsette  metalliche  si  poteva  inserire 
a  piacere  nel  circuito  un  numero  qualunque  di  spire.   Una  di  queste  eliche 

(•)  Lavoro  eseguito  nel  r.  Istituto  di  studi  superiori  in  Firenze.  —  Scuola  di  Fisica, 
Maggio  1888. 

(2)  Maxwell,  A  Treatise  on  Electr.  and  Magn.  IL  voi.  §  428. 


—  735  — 

era  messa  per  intiero  in  serie  con  l'elica  magnetizzante,  e  dell'altra  si  pren- 
deva, come  ho  detto,  quella  parte  necessaria  per  compensare  la  corrente  in- 
dotta dal  primo  sistema  col  ferro,  aggiungendola  al  circuito  secondario  di 
questo  e  ad  un  galvanometro  Thomson  di  piccola  resistenza  (35  ohm)  e  sen- 
sibilissimo. La  resistenza  di  tutto  il  Gaulard  è  trascurabile  rispetto  al  resto 
del  circuito  indotto  (al  massimo  0,4  ohm  rispetto  a  36  ohm  circa). 

«  Bisogna  però  notare  che  l'induzione  di  tutta  un'elica  del  Gaulard,  su 
una  spira  qualunque  dell'altra,  dipende  dalla  posizione  di  questa  spira:  si  è 
dovuto  dunque  calibrare  l'elica  indotta  rispetto  alla  sua  spira  centrale;  e 
questo  lavoro  era  già  stato  fatto  egregiamente  dal  dott.  Enrico  Salvioni,  che 
me  ne  ha  favorito  i  dati.  Onde  in  seguito,  quando  si  parlerà  di  un  numero 
di  spire,  si  intenderà  sempre  il  numero  corretto,  cioè  ridotto  alla  spira  cen- 
trale. Le  frazioni  di  spira,  vengono  poi  dedotte  dalle  deviazioni  del  galva- 
nometro Thomson. 

«  Nel  circuito  primario,  si  trovava  inoltre  un  commutatore  a  mercurio. 
Invertendo  con  esso  rapidamente  la  corrente,  l'induzione  era  doppia  dell'in- 
duzione prodotta  dalla  magnetizzazione  totale,  ma  il  numero  di  spire  del 
circuito  compensatore  è  lo  stesso  che  per  la  semplice  chiusura,  giacché  con 
l'inversione  rapida  della  corrente  non  solo  raddoppia  l'induzione,  ma  anche 
forza  magnetizzante  :  onde  il  rapporto  tra  queste  due  quantità  resta  lo  stesso. 

«  La  corrente  magnetizzante  era  misurata  da  un  galvanometro  di  Wiede- 
mann,  messo  in  derivazione  sul  circuito  primario,  e  campionato  a  più  riprese 
con  voltametro  a  solfato  di  rame. 

«  I  fili  di  ferro  erano  lunghi  70c,  e  di  diametro  non  superiori  a  0C,  1  ; 
con  tali  dimensioni  è  eliminata  quasi  totalmente  l'azione  delle  estremità  Q). 

«  Prima  di  esporre  i  resultati  ottenuti,  dirò  come  si  possa  ricavare  con 
questa  disposizione,  il  valore  di  /i  in  misura  assoluta. 

«  Sia  s  la  sezione  dell'elica  magnetizzante,  n  il  numero  di  giri  nell'unità 
di  lunghezza,  i  l'intensità  della  corrente,  a  la  sezione  del  filo  di  ferro  :  l'in- 
duzione dovuta  all'elica  sopra  un  giro  del  circuito  indotto,  o,  per  seguire  il 
linguaggio  di  Faraday,  il  numero  delle  linee  di  forza  che  si  trovano  nell'aria,  sarà: 

4  n  n  (s  —  a)  i 
e  se  ih  è  il  numero  di  giri  del  rocchetto  indotto,  l'induzione  A  sarà  data  da 

A =4:7tnni(s — a)i. 
L'induzione  dovuta  alla  magnetizzazione  del  ferro,  sarà  invece  : 

Q  =  <z/Ji  B 
e,  poiché  : 

B  =  \i  F  =  4  re  n  fi  i, 
si  ha  : 

Q  =  4TTn/h[-iai. 

(l)  Ewing,  Philosophical  Transactions,  voi.  CLXXVI,  pag.  529.  —  Mascari;  et  Joubert, 
LeQons  sur  Vélectr.  et  le  magn.,  voi.  II,  pag.  718. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  96 


736  — 


Onde  la  induzione  complessiva  riesce  espressa  da  : 

[1]  Q-|-A  =  Qi  =  47r«  ni  i  (s — a  -j-  a  fi  ). 

«■  Si  indichi  con  g  il  coefficiente  di  una  delle  eliche  del  Gaulard  su  la 
spira  centrale  dell'altra,  e  con  N  il  numero  corretto  di  spire  necessarie  per 
compensare  la  corrente  indotta,   così  che   si  possa  applicare  la  formola  che 
vale  pei  solenoidi  filiformi  ed  infiniti,  cioè 
[2]  Qi=flfNi. 

«  Ed  allora,  dalle  [1]  e  [2]  risulta  subito  : 

tfN —  -IniaiiS    ,    . 

fi  = \-  1 

4  ti  ti  ih  a 

od  anche,  se  Ni  indica  il  numero  corretto  di  spire  necessarie  per  compensare 

la  corrente  indotta  dall'elica,  quando  non  contiene  ferro,  si  ha. 

N  — Ni 


."=// 


1. 


4  n  ariia 

Le  quantità  che  compariscono  in  questa  espressione,  eccetto  N,  sono  costanti 
e  vengono  determinate  una  volta  per  tutte. 

«  Per  determinare  (j ,  confrontai  il  rocchetto  del  Gaulard,  con  un  roc- 
chetto di  induzione,  il  cui  coefficiente  era  noto:  e  precisamente  con  quello 
che  ha  servito  al  prof.  Ròiti  per  la  determinazione  dell'  ohm  ('). 

«  Non  intendo  riferire  in  questa  Nota  i  valori  numerici,  ma  do,  come 
esempio,  tre  curve  sole  che  rappresentano  la  permeabilità  in  funzione  della 
forza  magnetizzante. 


iW0 


600 


ìoc  ■ 


0  10  20  30  40  JO 

0)  Nuovo  Cimento.  Voi.  XV,  1884. 


80 


90 


—  737  — 

«  La  curva  I  si  riferisce  ad  un  filo  di  ferro  del  Belgio,  la  curva  li  ad  uno 
di  ferro  crudo  del  Belgio,  la  III  ad  uno  di  acciaio  inglese  per  corde  da  pianoforte. 

«  Esaminando  queste  tre  curve,  si  osserva: 

«  1°  Per  forze  magnetizzanti  non  molto  intense,  la  permeabilità  è  mag- 
giore nel  ferro  men  crudo  che  nel  più  crudo  :  maggiore  in  questo  che  nell'acciaio. 
«  2°  Il   valor   massimo   della   permeabilità  (corrispondente   al  punto 
d'inflessione  della  curva  della  magnetizzazione  totale),  si  raggiunge  più  presto 
per  il  ferro  dolce  che  per  il  crudo,  più  presto  per  questo  che  per  l'acciaio. 

«  Ciò  era  stato  notato  da  vari  sperimentatori,  tra  i  quali  citerò  Ewing  (') 
e  Kowland  (2). 

«  3°  Per  forze  megnetizzanti  superiori  alle  50  unità  [C.  G-.  S],  i  valori 
della  permeabilità  sono,  con  grande  approssimazione,  indipendenti  dalla  qua- 
lità del  ferro,  dipendono  dalla  sola  forza  magnetizzante  ;  almeno  per  i  cam- 
pioni, diversissimi  fra  loro,  da  me  cimentati. 

«  Noterò  inoltre  che  la  parte  del  ramo  discendente  della  curva,  comune 
a  tutte  le  qualità  di  ferro,  è  un  ramo  di  iperbole  equilatera  di  equazione  : 

b 
[l~  1  +  r/F 
che  è  simile  a  quella  trovata  da  Frolich  per  la  magnetizzazione  totale  (3). 
I  due  coefficienti,  i  cui  valori  assoluti  sono  : 

a  =0,069  ,  £  =  1423 
possono  dunque  ritenersi,  senza  errore  sensibile,  appartenenti  a  tutte  le  qua- 
lità di  ferro  :  cosa  questa  che,  per  quanto  io  so,  non  è  ancora  stata  segnalata 
da  alcuno. 

«  Le  curve  si  riferiscono  ad  esperienze  fatte  sopra  un  solo  filo  di  ferro  : 
ma  se  a  questo,  si  sostituisce  un  fascio  di  fili  della  stessa  qualità,  si  otten- 
gono esattamente  gli  stessi  valori,  purché  la  sezione  del  fascio,  sia  tale  da 
poterlo  considerare  di  lunghezza  infinita. 

«  Se  i  valori  di  fi  per  forze  magnetizzanti  maggiori  di  50  [C.  Gr.  SJ  sono 
sempre  gli  stessi,  le  varie  qualità  di  ferro  potranno  venir  definite  dai  valori 
di  fi  corrispondenti  a  forze  magnetizzanti  minori,  e  della  forza  magnetizzante 
che  produce  il  massimo  di  fi.  E  non  sarà  fuor  di  luogo  insistere  per  toglier 
di  mezzo  l'opinione  frequentemente  manifestata  che  quanto  maggiore  è  la 
massa  di  ferro  di  un'  elettrocalamita,  e  tanto  più  sia  lontana,  per  una  me- 
desima intensità  della  corrente  magnetizzante,  la  saturazione. 

«  Bisogna  però,  che  nella  determinazione  di  a ,  le  esperienze  siano  con- 
dotte, per  le  varie  specie  di  ferro,  nelle  stesse  condizioni.  Infatti,  se  si  deter- 
minano i  valori  di  fi,  per  F<^50  [C.G. SJ,  crescendo  gradatamente  la  forza 
magnetizzante,  e  dopo  esser  giunti  ad  un  valore  di  questa  abbastanza  grande, 
si  torna  a  de  crescere  grado  a  grado,  i  valori  trovati  nella  discesa  coincidono 

(!)  Loc.  cit.  pag.  574. 

(2)  Phil.  Mag.  Voi.  XLVI,  1873,  pag.  140. 

(3)  Elektrotechn.  Zeitschrift.  Voi.  II,  1881,  pag.  139. 


—  738  — 

con  quelli  ottenuti  nella  serie  ascendente.  Ma  se  si  opera  con  un  filo  iden- 
tico al  precedente,  e  mai  stato  magnetizzato,  cominciando  dalla  serie  discen- 
dente, i  valori  ottenuti  per  ,u  sono  alquanto  più  grandi  di  quelli  ottenuti  nel 
modo  anzidetto  ;  e  seguitano  poi  a  mantenersi  gli  stessi,  anche  nelle  succes- 
sive serie  ascendenti  e  discendenti. 

n  È  questo  un  fenomeno  che,  rispetto  alla  permeabilità,  ha  qualche  ana- 
logia con  quello  che  Ewing  ha  messo  in  rilievo  rispetto  all'induzione,  chia- 
mandolo isteresi  (1). 

«  2.  Si  può  ottenere  lo  spostamento  della  permeabilità  massima,  e  con 
esso  una  modificazione  di  tutti  i  valori  della  permeabilità,  sottoponendo  il 
ferro,  durante  l'esperienza,  ad  una  forza  magnetizzante  costante. 

«  È  questo  il  motivo  per  cui  furono  fatte  quelle  due  eliche  identiche, 
coi  fili  fra  loro  attorcigliati.  In  una  di  esse  eliche,  che  chiamerò  H ,  facevo 
circolare  una  corrente  costante:  l'altra  E,  mi  serviva  come  nelle  esperienze 
precedenti.  Le  curve  ottenute  in  tali  condizioni,  hanno  un  andamento  perfet- 
tamente simile  a  quelle  più  sopra  riportate.  I  valori  della  permeabilità, 
quando  H  è  chiuso  sono  minori  dei  corrispondenti  quando  H  è  interrotto, 
fino  a  che  la  forza  magnetizzante  è  inferiore  a  50  [O.G.SJ.  Per  forze  mag- 
giori, l'azione  di  H  non  si  fa  più  sentire,  ed  i  valori  di  «  sono  quegli  stessi, 
comuni  a  tutte  le  qualità  di  ferro.  L'abbassamento  di  fi  e  lo  spostamento 
nella  posizione  del  ano  valor  massimo,  riescono  tanto  maggiori,  quanto  più 
intensa  è  la  forza  magnetizzante  di  H. 

«  Ciò  posto,  mi  sono  domandato  se  sia  possibile,  con  tale  artifizio,  con- 
ferire ad  una  data  specie  di  ferro  le  proprietà  magnetiche  di  un'altra  specie 
di  ferro  più  crudo.  Esattamente,  ciò  non  è  possibile,  ma  con  molta  appros- 
simazione sono  riuscito  ad  ottenere  da  un  filo  di  ferro  dolce  del  Belgio,  la 
stessa  curva  della  permeabilità  del  ferro  proveniente  da  Colle  in  Val  d'Elsa, 
da  Lecco,  e  perfino  dell'acciaio  inglese;  cambiando  opportunamente,  per  ogni 
serie,  la  forza  costante  in  H. 

«  Lo  spostamento  della  posizione  del  massimo  di  u ,  dipende,  come  ho 
detto,  dalla  forza  P,  dell'elica  H.  Indicando  con  F,  la  forza  per  cui  si  ha 
il  punto  d'inflessione  nella  curva  dell'induzione  allorché  è  aperta  l'elica  H 
ossia  Fx  =  0,  ho  trovato  che  per  F,  minore  di  un  certo  valore  y,  il  quale, 
come  mostrerò,  è  proprio  di  ogni  qualità  di  ferro  ed  ha  un  significato  spe- 
ciale, il  valor  massimo  di  fi  con  l'H  chiusa,  si  osserva  per  una  forza  magne- 
tizzante F<F1-f-F,:  per  *\  =  <p  si  ha  F  =  F,+  F2;  per  F,>y  si  ha 
F>F1+F2. 

«  Pare  dunque  che  l'effetto  di  questa  forza  F!  sia  di  rendere  il  ferro 
più  crudo,  o,  in  altre  parole,  di  aumentarne  la  forza  coercitiva. 

«  3.  E  giacché  ho  nominato  la  forza  coercitiva,  esporrò  alcune  espe- 
rienze fatte  col  proposito  di  determinare  questa  quantità  per  le  varie  specie 

(!)  Loc.  cit.  pag.  524. 


—  739  —    - 

di  ferro,  accettando  per  essa  la  definizione  di  Hopkinson  ('),  il  quale  dà 
questo  nome  a  «  quella  forza  magnetizzante  inversa,  atta  a  smagnetizzare  com- 
pletamente il  ferro  che  sia  stato  prima  sottoposto  ad  una  intensa  forza  ma- 
gnetizzante ». 

«  Quel  valore  y,  che  ho  più  sopra  nominato,  misura  appunto  la  forza 
coercitiva  di  quella  data  specie  di  ferro. 

«  Le  prove  le  ho  fatte  con  fili  del  diametro  di  0C,09. 

«  Ed  ecco  come  ho  proceduto.  Chiudendo  ed  aprendo  la  corrente  nel- 
l'elica E,  senza  mai  invertirla,  si  ottiene  l'induzione  temporaria,  che,  colla 
mia  disposizione  sperimentale,  può  calcolarsi  facilmente,  conoscendo  il  numero 
delle  spire  del  Gaulard,  e  la  forza  magnetizzante.  Ma  prima  di  chiudere  la  E, 
si  mandi  nella  H  una  corrente  inversa  a  quella  mandata  in  E  :  alla  nuova 
chiusura  di  questa,  l'induzione  sarà  maggiore  della  temporaria  :  minore  della 
totale,  se  la  corrente  in  H  non  avrà  completamente  distrutto  il  magnetismo 
lasciato  dalla  E;  ugnale,  se  lo  avrà  distrutto  tutto;  maggiore,  se  oltre  ad 
eliminarlo,  lo  avrà  invertito.  Crescendo  dunque  la  corrente  E ,  mentre  si  man- 
tiene per  H  lo  stesso  valore,  e  chiudendo  quest'ultima  tutte  le  volte  ed  apren- 
dola, prima  di  chiudere  E ,  la  curva  dell'induzione  dovuta  alle  chiusure  della  E, 
intersecherà  in  un  punto  la  curva  dell'induzione  totale;  la  forza  magnetiz- 
zante corrispondente  a  quel  punto,  sarà  quella  il  cui  effetto  è  distrutto  dalla  H. 
Si  comprende  dunque  come  si  possa,  crescendo  poi  la  H ,  trovare  qual  valore 
di  questa  sarà  necessario  per  eliminare  tutto  il  magnetismo  lasciato  da  una 
forte  corrente  mandata  in  E.  È  sufficiente  sempre  una  forza  molto  più  debole, 
come  è  già  stato  verificato  da  Abria,  da  Wiedemann  ed  altri  :  così,  per  esempio, 
il  magnetismo  lasciato  da  una  forza  magnetizzante  di  120[C.Gr.S],  nel  filo 
di  ferro  dolce  del  Belgio,  vien  distrutto  da  una  forza  inversa  di  4  unità  :  nel 
filo  crudo  da  9  unità,  nell'acciaio  inglese  da  18  unità  [C.G.SJ. 

«  Se  si  tratta  però  di  eliminare  il  magnetismo  lasciato  da  deboli  forze 
magnetizzanti,  occorre  una  forza  smagnetizzante  maggiore  per  il  ferro  dolce 
che  per  il  crudo  e  per  l'acciaio  :  e  ciò  forse  si  spiega,  pensando  che  l'inten- 
sità di  magnetizzazione  è  in  tal  caso  tanto  maggiore  quanto  più  dolce  è  il  ferro. 

«  E  già  che  parlo  della  magnetizzazione  rimanente,  dirò  che  è  erronea 
la  credenza  che  essa  sia  minore  nel  ferro  dolce  che  nell'acciaio  :  è  dello  stesso 
ordine  di  grandezza:  solo  basta,  nel  ferro  dolce,  il  più  piccolo  urto  per  farlo 
in  gran  parte  sparire  (2). 

«  4.  Sostituendo  al  commutatore  un  semplice  interruttore,  e  chiudendo  ed 
aprendo  la  corrente,  si  ha  l'induzione  /?  dovuta  alla  magnetizzazione  tempo- 
raria, e  che  si  può  calcolare  in  misura  assoluta,  colla  formula  : 

N— Ni  .  ,  ,       . 
§  =  g — —  i-f-4jrni 

(*)  Philosophical  Transactions,  voi.  CLXXVI,  pag.  460. 
(2)  Cfr.  Ewing,  loc.  cit.  pag.  561. 


—  740  — 

che  si  deduce  facilmente  dal  ragionamento,  più  sopra  fatto,  per  il  calcolo 
di  /t  :  è  da  notarsi  che  in  questo  caso  il  mimerò  N  ha  un  valore  assai  di- 
verso da  quello  corrispondente,  ottenuto  coli' inversione  rapida  della  corrente. 
«  Nell'induzione  temporaria,  si  verifica  benissimo  Y isteresi,  quando  si 
compia  un  ciclo  di  magnetizzazione,  crescendo  cioè  la  forza  magnetizzante, 
poi  tornando  indietro,  invertendo  di  segno  e  ripetendo,  colla  corrente  invertita 
le  due  serie  ascendente  e  discendente.  L'induzione  temporaria,  dovuta  alla 
chiusura  o  all'apertura  della  corrente,  è  sempre  maggiore  nella  serie  ascendente 
che  nella  discendente  :  e  gli  stessi  valori  si  ripetono  colla  corrente  invertita. 

«  È  degno  di  nota  che  nella  rappresentazione  di  /?  in  funzione  della 
forza  F,  il  punto  di  intìes-ùone,  occupa  posizioni  diverse  nei  due  rami:  nell'ascen- 
dente si  trova  per  un  valore  di  F  minore  che  nel  discendente  :  e  l'intervallo 
tra  questi  due  punti,  dipende  dalla  qualità  del  ferro,  ma  è  indipendente  da 
tutte  le  magnetizzazioni  precedenti,  cui  sia  stato  sottoposto  il  ferro. 

«  5.  Sono  poi  passato  a  studiare  le  correnti  indotte  di  chiusura  ed  aper- 
tura quando  il  ferro,  durante  l'operazione,  è  sottoposto  ad  una  forza  magne- 
tizzante costante,  contraria,  Per  questa  mi  servivo  al  solito  dell'elica  H; 
nell'altra  E  mandavo  delle  correnti  crescenti,  contrarie  alla  H  e  che  aprivo 
e  chiudevo  ogni  volta:  l'induzione  ottenuta  si  calcolava  come  ho  detto  più 
sopra.  Essa  per  debolissime  correnti  E,  si  mantiene  minore  della  induzione 
temporaria  (serie  ascendente)  ottenuta  quando  H  è  interrotta  ;  ma  ben  presto 
diventa  maggiore  di  questa.  Se  la  forza  in  H  è  minore  della  forza  coerci- 
tiva (f  del  ferro,  l'induzione  è  sempre  minoro  dell'induzione  totale  B,  rite- 
nuta con  H  interrotta  ;  ma  se  la  forza  in  H  è  maggiore  od  uguale  alla  forza  </  . 
allora  l'induzione  dovuta  alla  chiusura  od  apertura  di  E,  si  mantiene  minore 
della  B ,  per  valori  di  F  minori  del  doppio  circa  della  forza  chiusa  in  H ,  e  di- 
venta maggiore  dell'induzione  totale  per  tutti  i  valori  di  F  più  grandi  di  quel 
limite:  e  se  la  forza  in  H  è  convenientemente  intensa,  può  divenire  anche 
il  doppio  di  B. 

«  Inoltre  le  correnti  indotte  di  apertura  sono  esattamente  uguali  a 
quelle  di  chiusura. 

«  Sotto  l'azione  della  forza  in  H  il  punto  d'inflessione  nella  curva  nell'in- 
duzione, si  sposta  e  si  trova  per  un  valore  di  F  all' incirca  doppio  della  H, 

«  Se  in  tali  condizioni  poi  si  compie  un  ciclo  di  magnetizzazione,  man- 
tenendo la  H  sempre  contraria  alla  F,  non  si  constata  più  Y isteresi,  e  non 
v'ha  nemmeno  spostamento  del  punto  d'inflessione  nei  due  rami  ascendente  e 
discendente. 

«  6.  Se  invece  di  tenere  la  corrente  in  H  costantemente  chiusa,  si  apre 
ogni  volta  prima  di  chiudere  la  E,  l'induzione  risulta  maggiore  di  quella  otte- 
nuta quando  H  resta  sempre  chiusa;  ciò  fino  ad  una  forza  F  all' incirca  doppia 
di  quella  che  si  chiude  in  H:  dopo  diventa  minore. 

«  In  tal  caso  il   punto   d'inflessione   corrisponde  a   forze   magnetizzanti 


—  741  — 

minori  di  quella  in  H  ;  uguale  ad  essa  nel  solo  caso  che  la  forza  in  H  sia 
la  forza  coercitiva  del  ferro  studiato. 

«  Terminerò  questa  descrizione  sommaria,  facendo  notare  che  anche  debo- 
lissime forze  magnetizzanti  fanno  sentire  benissimo  la  loro  azione  sul  ferro, 
mentre  è  assoggettato  ad  una  intensa  magnetizzazione  ;  come  del  resto  ha  già 
stabilito  Lord  Rayleigh  ('). 

«  È  mia  intenzione  di  proseguire  l'esperienze  su  questo  soggetto,  per 
poter  coordinare  i  fatti  sopra  esposti  fra  loro  e  con  altri  che  per  brevità 
ho  tralasciato  di  qui  riferire;  riunirò  poi  tutto  in  un  unico  lavoro,  corre- 
dandolo di  tutti  i  dati  numerici  e  delle  tavole. 

«  Ringrazio  intanto  infinitamente  il  prof.  Ròiti,  che  mi  è  stato,  come  sem- 
pre, largo  di  consigli,  e  mi  ha  fornito  tutti  i  mezzi  per  eseguire  questo  lavoro  » . 

Chimica.  —  Sugli  acidi  carbossilici  dei  c-metilindoli  (2).  Nota 
di  Giacomo  Ciamician  e  Gaetano  Magnanini  presentata  dal  Socio 
Paterno. 

«  Il  presente  ed  il  seguente  lavoro,  sui  quali  fu  presentata  a  questa  Ac- 
cademia una  breve  relazione  preliminare  nella  seduta  del  5  febbraio  1888, 
vennero  intrapresi  allo  scopo  di  comparare  il  modo  di  comportarsi  di  alcuni 
derivati  dell' indolo,  in  carte  reazioni  con  quello  dei  corrispondenti  derivati 
del  pirrolo.  L'analogia  che  esiste  fra  il  pirrolo  e  l' indolo  si  manifesta  nelle  rea- 
zioni descritte  in  queste  due  note  in  modo  veramente  sorprendente  e  la  diffe- 
renza di  comportamento  più  notevole  che  si  riscontra,  è  quella  di  una  maggiore 
stabilità  nei  derivati  indolici,  dovuta  certamente  alla  presenza  del  residuo 
aromatico  nella  molecola  di  questi  ultimi. 

«  E  noto  che  si  può  introdurre  abbastanza  facilmente  il  carbossile  nel 
pirrolo  e  nei  c-metilpirroli  (3)  facendo  agire  l'anidride  carbonica  a  tempera- 
tura elevata  sui  composti  potassici  di  queste  sostanze.  Questa  reazione  è  ap- 
plicabile anche  agli  indoli.  L' indolo  è  pur  troppo  ancor  sempre  un  composto 
difficile  ad  aversi  in  quantità  notevole,  e  noi  ci  siamo  limitati  perciò  ad  in- 
trodurre il  carbossile  nei  due  c-metil-indoli  (metilchetolo  e  scatolo),  che  si 
possono  preparare  agevolmente  in  grande  quantità  mediante  le  belle  sintesi 
di  Emilio  Fischer. 

«  I  c-metilindoli  non  si  combinano  col  potassio  metallico,  che  molto 
difficilmente,  ma  per  introdurvi  il  carbossile  non  è  necessario  partire  dalle 
combinazioni  potassiche,  basta  riscaldare,  come  si  fa  nella  sintesi  degli  acidi 
ossinaftoici  un  miscuglio  equimolecolare  del  metilindolo  e  di  sodio  metal- 
lico, in  una  corrente  di  anidride  carbonica  secca. 

0)  Phil.  Mag.  Voi.  XXIII,  1887,  pag.  225. 

(2)  La  nomenclatura  usata  in  questa  e  nella  seguente  Nota  è  quella  che  io  ho  addi- 
tata pei  derivati  del  pirrolo  nella  mia  Monografia  su  questa  sostanza.  Ciamician. 

(3)  Ciamician  e  Silber  Gazz.  chini.  XIV  264,  Ciamician  Gazz.  chini.  XI,  226. 


—  742  — 

«  La  reazione  che  avverrà  secondo  ]*  eguaglianza 

C9  H9  N  +  Na  +  C02  =  C9  H8  N  +  H, 

ÓOONa 

non  dà  un  rendimento  corrispondente  alla  teoria  perchè  resta  sempre  inalterato 
una  parte  del  metilindolo  impiegato  assieme  ad  una  parte  del  sodio  metallico. 
La  trasformazione  dello  scatolo  dà  risultati  migliori  di  quella  del  metilchetolo. 

Acido  «-metil-/?-indoicarbonico  (metilchetolcarbonico) 

C  •  COOH      (0) 
C6H4<^)C-CH3     (a) 
NH 

«  Per  preparare  l'acido  metitohetolearbonico  si  riscalda  un  miscuglio  di 
10  gr.  di  metilchetolo  e  3,6  gr.  di  sodio  metallico  in  una  stortala  rivolta 
all'insù,  in  mi  bagno  di  lega  di  piombo  e  stagno,  mentre  si  fa  passare  at- 
traverso alla  massa  fusa  una  lenta  corrente  di  anidride  carbonica  secca.  Il 
sodio  si  discioglie  lentamente  nel  metilchetolo  con  sviluppo  di  gaz  (idrogeno  ?) 
e  si  trasforma  in  una  massa  solida  e  bianca.  Si  riscalda  per  tre  o  quattro 
ore  a  230°-240°,  per  ultimo  si  eleva  la  temperatura  lino  a  S10°-315°.  11 
metilchetolo,  che  si  volatilizza,  si  condensa  nel  collo  della  storta  e  ricade.  In 
fine  della  operazione  tutta  la  massa  è  solidificata  ed  ha  un  colore  bruno  o 
biancastro.  Il  prodotto  della  reazione  viene  trattato  nella  stortimi,  in  cui  si 
trova,  prima  con  alcool,  per  liberarlo  dal  sodio  metallico,  che  rimane  sem- 
pre in  parte  inalterato,  e  poi  con  acqua  per  discioglierlo  completamente.  Si 
scaccia  l'alcool  a  b.  m.  e  si  filtra  il  liquido  alcalino,  meglio  ancora  lo 
si  distilla  in  una  corrente  di  vapore  acqueo,  per  eliminare  il  metilchetolo, 
che  non  ha  preso  parte  alla  reazione.  Acidificando  la  soluzione  alcalina  con 
acido  solforico  diluito  ed  estraendo  più  volte  con  etere,  si  ottiene  lilialmente 
l'acido  metilchetolcarbonico  greggio,  che  è  por  lo  più  molto  colorato.  Da  10  gr. 
di  metilchetolo  se  ne  ottengono  3  gr. 

«  La  purificazione  del  nuovo  composto  è  una  operazione  difficile  e  ri- 
chiede molto  tempo  e  molto  materiale.  Il  prodotto  greggio  venne  prima  fatto 
cristallizzare  dall'alcool  diluito  bollente,  perchè  nell'acqua  è  quasi  insolubile, 
senza  però  un  notevole  vantaggio.  Il  metodo  migliore  è  quello  di  fare  cri- 
stallizzare alcune  volte  il  prodotto  secco,  dall'acetone  bollente;  per  raffred- 
damento si  ottengono  scagliette  o  tavolette  rombiche  quasi  bianche,  che  con- 
tengono acetone  di  cristallizzazione.  Si  seccano  perciò  a  100°  e  la  sostanza,  che 
resta  colorata  in  roseo,  viene  purificata  completamente  sciogliendola  in  un 
miscuglio  di  benzolo  e  di  etere  acetico,  agitando  a  lungo  la  soluzione  ete- 
reo-benzenica  con  nero  animale,  concentrando  il  liquido  quasi  scolorato  e  pre- 
cipitando con  etere  petrolico.  Per  ultimo  si  fa  cristallizzare  il  prodotto  al- 
cune volte  da  poco  etere  acetico  bollente. 

«  L'acido  metilchetolcarbonico,  ottenuto  nel  modo   descritto,  forma  una 


—  743  — 

polvere  bianca,  cristallina,  che  fonde,  scomponendosi  in  metilchetolo  ed  ani- 
dride carbonica  a  170°-172°.  Il  punto  di  fusione,  che  è  veramente  un  punto 
di  scomposizione,  sembra  non  essere  costante,  ma  dipendere  dal  modo  di  ri- 
scaldamento ;  elevando  rapidamente  la  temperatura  del  bagno  si  osserva  un 
punto  di  fusione  più  alto. 

«  L'analisi  dette  numeri,  che  concordano  con  la  forinola: 

«  C10  H9  N02  » 
gr.  0,2740  di  sostanza  dettero  gr.  0,6902  di  C02  e  gr.  0,1314  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ciò  H9  N02 

C         68,70  68,56 

H  5,33  5,14 

«  L'acido  metilchetoìcarbonico  è  assai  poco  solubile  nell'acqua,  poco  so- 
lubile nel  benzolo,  più  solubile  nell'alcool  ed  etere  acetico,  si  scioglie  facil- 
mente nell'acetone  ed  è  quasi  insolubile  nell'etere  petrolico. 

*  Bollendo  la  sua  soluzione  acquosa  si  scinde  in  parte  in  metilchetolo 
ed  acido  carbonico.  La  scissione  avviene  più  prontamente  bollendo  la  solu- 
zione ammoniacale  dell'acido. 

Il  sale  argentico  [Ci0HgAgNO2]  si  ottiene  precipitando    la    soluzione 
neutra  dell'acido  nell'ammoniaca,  con  nitrato  argentico.  Forma  un  precipitato 
bianco,  cristallino,  che  dette  all'analisi  il  seguente  risultato: 
gr.  0,1359  di  sostanza  dettero  gr.  0,  0516  di  argento. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ci0  H8  Ag  N03 

Ag        37,96  38,29 

«  L'acido  metilchetoìcarbonico  dà  in  soluzione  acquosa  le  seguenti  reazioni: 

«  Con  cloniro  ferrico  in  soluzione  diluita  una  colorazione  bruna  e  poi 
un  precipitato  brunastro;  in  soluzione  concentrata  subito  un  precipitato  bruno. 

«  Con  acetato  di  piombo  in  soluzione  concentrata  un  precipitato  bianco. 

«  La  soluzione  acquosa  del  sale  ammonico  dell'acido  metilchetolcar- 
bonica  dà  : 

«  Con  solfato  di  rame  un  precipitato  verde  mela. 

«  Con  cloruro  mercurico  un  precipitato  bianco. 

Acido  /5-metil-a-indolcarbonico  (scatolcarbonico) 

C.CH3  (/?) 

C6  H4<^>C  •  COOH    («) 
NH 

«  La  preparazione  dell'acido  scatolcarbonico  dallo  scatolo,  corrisponde 
perfettamente  a  quella  ora  descritta  dell'acido  metilchetoìcarbonico.  Si  ri- 
scaldano 3  gr.  di  scatolo  per  volta  con  1  gr.   di  sodio  in   ima   corrente   di 

Kendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  97 


—  744  — 

anidride  carbonica  alla  stessa  temperatura  indicata  nella  preparazione  già 
descritta.  La  massa  ottenuta  viene  trattata  con  alcool  per  eliminare  il  sodio 
metallico,  indi  con  acqua,  ed  infine  distillata  con  vapore  acqueo  per  scac- 
ciare lo  scatolo  rimasto  inalterato.  Acidificando  il  residuo  con  acido  solforico 
diluito  ed  estraendo  con  etere,  si  ottiene  1* acido  scatolcarbonico  greggio,  che 
si  fa  cristallizzare  una  volta  dall'alcool  diluito  bollente,  aggiungendo  carbone 
animale.  Per  raffreddamento  del  liquido  filtrato  si  ottiene  il  composto  ancora 
notevolmente  colorato. 

«  Da  12  gr.  di  scatolo  impiegato  si  ottennero  3  gr.  di  acido  cristalliz- 
zato dall'alcool  e  7,  5  gr.  di  scatolo  ricavato  mediante  la  distillazione  con 
vapore  acqueo.  L'ulteriore  purificazione  dell'acido  riusci  sciogliendolo  nel  ben- 
zolo bollente,  agitando  per  molto  tempo  la  soluzione  benzenica  diluita,  con 
nero  animale  e  precipitando  il  filtrato  convenientemente  concentrato  con  etere 
petrolico.  Si  separano  immediatamente  aghetti  colorati  leggermente  in  giallo, 
che  si  fanno  cristallizzare  ancora  una  volta  dal  benzolo  bollente,  aggiungendo 
alla  soluzione  un  poco  d'etere  petrolico. 

«  L'acido  scatolcarbonico,  così  ottenuto,  forma  aghetti  bianchi  o  squamette 
madreperlacee  che  fondono  a   165°-167°. 

«  L'analisi  dette  numeri  concordanti  con  la  formula: 
«  C10  H9  N02  » 
gr.  0,2300  di  sostanza  dettero  gr.  0,5790  di  C02  e  gr.  0,1126  di  H2  0. 
«  In  100  parti  : 

trovato  Calcolato  per  C,0  H9  NOa 

C         68,65  68,56 

H  5,43  5,14 

«  L'acido  scatolcarbonico  è  poco  solubile  nell'acqua,  facilmente  nell'alcool 
e  nell'etere,  meno  solubile  nel  benzolo  bollente  ed  insolubile  nell'  etere  pe- 
trolico. 

«  Fondendolo  si  scompone  in  scatolo  ed  anidride  carbonica,  ma  è  più 
stabile  dell'acido  metilchetolcarbonico.  La  sua  soluzione  ammoniacale  resi- 
ste alla  ebullizione  più  di  quella  dell'acido  metilchetolcarbonico. 

«  L'acido  scatolcarbonico  riscaldato  con  acido  solforico  concentrato  su 
di  un  vetro  di  orologio,  dà  una  bellissima  colorazione  rosso-porpora,  che  sem- 
bra essere  propria  solamente  di  alcuni  derivati  dello  scatolo.  L'istessa  colo- 
razione viene  prodotta  dallo  scatolo  e  dall' «-acetilscatolo.  Non  danno  la  rea- 
zione né  il  metilchetolo  (che  produce  una  lieve  colorazione  rosea),  né  l'acido 
metilchetolcarbonico  e  neppure  la  danno  gli  acidi  «-indolcarbonico  e  /S-indol- 
carbonico,  che  si  ottengono  dal  metilchetolo  e  dallo  scatolo  per  fusione  con 
potassa  caustica. 

«  L'acido  scatolcarbonico,  che  è  stato  ottenuto  ultimamente  per  sintesi 
da  W.  Wislicenus  ed  Ed.  Arnold  dall' idrazone  dell'acido  propionilformico  ('). 

(i)  Beri.  Ber.  XX,  3395. 


—  745  — 

è  senza  dubbio  identico  al  nostro,  abbenchè  questi  chimici  abbiano  trovato 
il  punto  di  fusione  del  loro  prodotto  un  poco  inferiore  al  nostro  cioè  164°- 
165.°  Per  ultimo  è  da  notarsi  che  l'acido  scatolcarbonico  di  H.  ed  E.  Sal- 
kowski,  ricavato  dalle  proteine  nei  processi  di  fermentazione  naturale  ed  ar- 
tificiale, differisce  notevolmente  dall'acido  scatolcarbonico  ottenuto  da  noi  e 
Wislicenus  ed  Arnold,  principalmente  perchè  la  nostra  sostanza  non  dàle  co- 
lorazioni con  acido  nitroso  e  con  cloruro  di  calce,  descritte  da  E.  Salkowski, 
e  non  dà,  che  molto  più  difficilmente,  la  colorazione  con  cloruro  ferrico. 
Se  l'acido  scatolcarbonico  naturale  sia  perciò  da  ritenersi  un  composto  di- 
verso da  quello  prodotto  sinteticamente  è  cosa  che  noi  non  possiamo  deci- 
dere, perchè  potrebbe  darsi  benissimo,  che  le  differenze  di  comportamento 
rilevate  da  W.  Wilslicenus  ed  Arnold,  derivassero  da  piccole  traccie  di  ma- 
teria estranea,  che  accompagna  l'acido  scoperto  da  H.  ed  E.  Salkowski. 

«  Per  ultimo  è  da  notarsi  che  l'acido  scatolcarbonico  dà  per  riscalda- 
mento con  anidride  acetica  un  composto  che  è  probabilmente  la  sua  ìmmin- 
anidride.  L'acido  «-indolcarbonico,  di  cui  l'acido  scatolcarbonico  e  l'omologo 
superiore,  dà  come  risulta  dalla  nota  seguente,  molto  facilmente  l'immin- 
anidride.  Se  si  bolle  l'acido  scatolcarbonico  con  anidride  acetica  in  un  tu- 
betto, si  ottiene  scacciando  l'eccesso  del  reattivo  e  riscaldando  il  residuo,  una 
sostanza  sublimata  in  aghetti  gialli,  insolubile  nel  carbonato  e  nell'  idrato 
sodico.  Questo  corpo,  che  non  è  certo,  né  scatolo,  né  acetilscatolo,  non  può 
essere  altro  che  l'imminanidride  dell'acido  scatolcarbonico. 

«  Crediamo  utile  di  riunire  nel  seguente  specchietto,  in  fine  della  pre- 
sente comunicazione,  le  proprietà  principali  degli  acidi  scatolcarbonico  e  me- 
tilchetolcarbonico. 


acido  a-metil-j3-indolcarbonico 
(metilchetolcarbonico) 


acido  ^-metil-«-indolcarbonico 
(scatolcarbonico) 


Punto  di  fusione 

Con  acido  solforico 

Con  cloruro  ferrico 
Con  acetato  piombico 
Con  acetato  ramico 


Si  scinde  intorno  a  170°-172° 
in  C02  e  metilchetolo. 

La  sua  soluzione  ammoniacale 
dà  coli'  ebullizione  pronta- 
tamente  metilchetolo  libero. 

Non  dà  nessuna  reazione. 


Dà  in  soluzione  acquosa  un 
precipitato  bruno. 

Dà  in  soluzione  acquosa  concen- 
trata un  precipitato  bianco. 

La  soluzione  acquosa  del  sale 
ammonico  dà  un  precipitato 
verde. 


Fonde  a  165°-167°  scompo- 
nendosi in  C02  e   scatolo. 

La  sua  soluzione  ammoniacale 
resiste  alla  ebullizione. 


Dà  per  riscaldamento  una  in- 
tensa colorazione  rosso-por- 
pora. 

Dà  in  soluzione  acquosa  un 
precipitato  bruno. 

Dà  in  soluzione  acquosa  un 
precipitato  bianco. 

La  soluzione  acquosa  del  sale 
ammonico  dà  un  precipi- 
tato verde  chiaro. 


—  746  — 

Chimica.  —  Sugli  acidi  carbossili®,  dell' indolo.  Nota  di  Gia- 
como Ciamician  e  Carlo  Zatti,  presentata  dal  Socio  Paterno. 

«  Gli  omologhi  del  pirrolo  non  danno  per  ossidazione  con  gli  ossidanti 
ordinari  gli  acidi  carbossilici  corrispondenti,  ed  anche  in  ciò  essi  ricordano 
i  fendi  aromatici,  che  non  si  lasciano  trasformare  negli  ossiacidi,  che  me- 
diante speciali  reazioni.  Gli  omologhi  dell'indolo  si  comportano  analogamente, 
ed  è  noto  che  p.  es.  il  metilchetolo  ossidato  col  permanganato  potassico  si 
converte  in  acido  acetil-o-amidobenzoico  (•)•  Ci  è  sembrato  perciò  importante 
di  ricercare  se  si  potessero  ottenere  gli  acidi  indolca  rbonici  dai  c-metilindoli 
per  fusione  con  potassa  caustica,  come  si  ottengono  gli  acidi  pirrolcarbonici 
ossidando  con  potassa  fondente  le  combinazioni  potassiche  degli  omologhi  del 
pirrolo  (2).  Le  nostre  previsioni  sono  state  confermate  pienamente  dall'espe- 
rienza ed  anche  in  certo  modo  superate,  inquantochò  questa  reazione  conduce 
nella  serie  indolica  a  rendimenti  molto  migliori  di  quelli  che  si  hanno  nella 

serie  del  pirrolo. 

«  Il  metilchetolo  e  lo  scatolo  si  convertono  negli  acidi  a-  indolcarboìiico 

e  §-iìidolcarbo)iico. 

CH  CH 

c,h/)c.ch3  c6h4<()c.cooh 

NH  NH 

a-metilindolo  acido  «-indolcarboni<" 

(metilchetolo) 

C  .  CH3  C.  COOH 

CGH4<()CH  C6H40CH 

NH  NH 

/S-metilindolo  acido  jS-indolcarbonico 

(scatolo) 

«  L'acido  «-indolcarbonico  è  stato  già  ottenuto  da  E.  Fischer  per  sin- 
tesi diretta,  dall'idrazone  dell'etere  piruvico  ;  la  preparazione  di  quest'acido 
dal  metilchetolo  è  però  ora  il  metodo  più  conveniente  per  ottenerlo  in  grandi 
quantità,  perchè  il  metilchetolo  è  un  materiale  facile  ad  aversi  e  la  fusione 
con  potassa  dà  un  rendimento  di  acido  greggio  che  ascende  fino  al  50  % 
del  metilchetolo  impiegato.  L'acido  /5-indolcarbolico  non  era  stato  ottenuto 
finora  ;  la  sua  preparazione  è  però  assai  più  tediosa  di  quella  dell'altro  iso- 
mero, per  le  proprietà  dello  scatolo,  per  il  rendimento  di  gran  lunga  infe- 
riore e  per  la  difficoltà  che  si  incontra  nella  purificazione  del  nuovo  acido. 

(i)  Jackson  Beri.  Ber.  XIV,  885. 

(2)  Ciamician,  Gazz.  cium.  XI,  226;  Dennstedt  e  Zimmermann,  Beri.  Ber.  1887,  850. 


—  747  — 

1°.  Acido  a-indclcarbonico. 

«  Si  prepara  quest'acido  dal  metilchetolo  fondendo  quest'ultimo  con  un 
peso  dieci  o  quindici  volte  maggiore  di  potassa  caustica  in  una  capsula  d'ar- 
gento. Il  metilchetolo  non  si  combina  immediatamente  con  l'idrato  potassico 
fuso,  per  cui  è  necessario  impedire  che  il  metilchetolo  si  volatilizzi  prima 
di  aver  potuto  entrare  in  reazione.  Questa  condizione  tanto  importante  per 
la  buona  riuscita  dell'esperienza  si  realizza  facilmente,  tenendo  coperta  la 
capsula  nel  primo  periodo  della  fusione,  con  un  vetro  d'orologio  pieno  d'acqua. 
Il  metilchetolo  si  condensa  quasi  completamente  sulla  superficie  convessa  del 
vetro  e  ricade  nella  capsula,  mentre  il  vapore  acqueo,  che  si  genera  nella 
prima  fase  della  reazione,  può  liberamente  sfuggire,  non  essendo  la  capsula 
chiusa  ermeticamente  dal  vetro  d'orologio,  che  per  la  sua  trasparenza  per- 
mette inoltre  di  seguire  l'andamento  della  reazione. 

a  L'andamento  dell'operazione  è  il  seguente  :  Si  fonde  prima  la  potassa 
sino  ad  eliminarvi  tutta  l'acqua  che  ordinariamente  contiene  e  si  introduce  ra- 
pidamente il  metilchetolo  (si  possono  impiegare  in  ogni  operazione  5  o  10  gr.  di 
metilchetolo),  dopo  aver  lasciato  raffreddare  convenientemente  la  massa  fusa,  si 
copre  subito  col  vetro  pieno  d'acqua  e  si  comincia  a  scaldare  moderatamente. 
Il  metilchetolo  fonde,  si  volatilizza,  ricade,  e  mentre  si  svolge  vapor  acqueo,  si 
converte  a  poco  a  poco  in  un  liquido  nero,  denso,  oleoso,  galleggiante  sulla 
potassa  fusa.  Questa  materia  oleosa  sarà  probabilmente  il  composto  potassico 
dall' a-metilindolo,  perchè  interrompendo  a  questo  punto  l'operazione  e  trat- 
tando con  acqua  la  massa,  si  riottiene  quasi  completamente  il  metilchetolo. 
Quando  la  materia  fondente  non  emette  più  vapori  di  metilchetolo,  si  toglie 
il  vetro  e  si  agita  con  una  spatola  d'argento  o  di  ferro,  il  contenuto  della 
capsula,  che  principia  a  schiumeggiare.  Ora  si  svolge  idrogeno  dalla  massa 
nera  in  fusione,  segno  che  l'ossidazione  è  incominciata.  La  durata  di  questo 
secondo  periodo,  dipende  dal  modo  di  riscaldare  e  dalla  quantità  del  metil- 
chetolo impiegato,  si  prolunga  la  fusione  fino  che  lo  strato  superiore  si  è 
sciolto  nel  resto  della  massa  e  che  questa  è  divenuta  omogenea.  Lo  sviluppo 
gassoso  rende  talvolta  difficile  riconoscere  il  vero  momento  per  interrompere 
l'ossidazione  ed  un  poco  di  pratica  giova  in  questa  operazione,  come  già  in 
tutte  le  preparazioni  chimiche  un  po'  delicate,  molto  più  di  una  lunga  descri- 
zione. Quando  dunque  si  giudica  conveniente  di  interrompere  l'operazione,  si 
vuota  il  contenuto  della  capsula  sopra  una  lastra  di  ferro  e  si  incomincia 
una  nuova  preparazione.  La  massa  ottenuta  è  dura,  fragile,  omogenea,  se 
l'operazione  è  stata  bene  condotta,  ed  ha  un  color  bruno  grigiastro.  Essa  con- 
tiene assieme  alla  potassa  eccessiva,  ed  a  carbonato  potassico,  il  salo  dell'a- 
cido cercato.  Quest'ultimo  si  ottiene  e  si  purifica  facilmente  come  segue:  11 
prodotto  della  fusione,  sciolto  nell'acqua,  viene  saturato  quasi  completamente 
con  acido  solforico,  in  modo  però  che  il  liquido  rimanga  decisamente  alcalino. 


—  748  — 

Per  raffreddamento  si  separa  gran  parte  del  solfato  potassico,  e  filtrando,  si 
libera  la  soluzione  alcalina  dell'acido  «-indolcarbonico,  anche  da  una  materia 
amorfa  e  nera,  che  si  forma  nella  fusione.  Se  questa  venne  interrotta  troppo 
presto  il  residuo  solido  contiene  anche  quantità  più  o  meno  rilevanti  di  me- 
tilchetolo.  Il  liquido  alcalino  convenientemente  concentrato  e  all'occorrenza 
filtrato,  viene  infine  acidificato  con  acido  solforico.  Si  ottiene  un  abbondante 
precipitato  bruno  o  grigio-verdastro,  che  si  filtra  e  si  lava,  dal  filtrato  si 
può  ricavare  per  concentrazione  ed  in  fine  per  estrazione  con  etere  un'altra 
quantità,  non  molto  rilevante,  dello  stesso  prodotto.  L'acido  «-indolcarbonico 
greggio  così  ottenuto,  viene  purificato  mediante  una  serie  di  cristallizzazioni 
dall'acqua  bollente,  scolorando  in  principio  la  soluzione  con  carbone  animale. 
L'acido  si  separa  in  principio  in  forma  d'una  polvere  cristallina  o  di  croste 
cristalline  più  o  meno  colorate,  infine  in  aghetti  bianchi.  Volendo  avere  un 
acido  molto  puro,  con  sollecitudine,  conviene  usare  come  solvente  il  benzolo. 
Si  fa  a  caldo  una  soluzione  molto  diluita  dell'acido  nel  benzolo,  in  cui  ri- 
mane indisciolta  una  materia  nera,  si  agita  a  lungo,  il  liquido  filtrato,  con 
nero  animale,  si  filtra  e  si  precipita  il  filtrato  convenientemente  concentrato 
con  etere  petrolico.  L'acido  si  separa  subito  in  forma  di  aghettini  quasi 
bianchi,  che  fondono  a  202-203  e  si  rammolliscono  già  a  19(3°.  Facendo 
cristallizzare  questo  prodotto  ancora  alcune  volte  alternativamente  dal  ben- 
zolo bollente  e  dall'acqua  bollente,  lo  si  ottiene  quasi  perfettamente  bianco 
e  fonde  allora  a  203-204°,  senza  rammollirsi  sotto  ai  200°,  in  un  liquido 
giallo.  Nella  fusione  si  nota  appena  un  lieve  svolgimento  di  gaz. 

«  L'analisi  dettero  i  seguenti  risultati  : 
I.  0,2573  gr.  di  materia  seccata  Del    vuoto,    dettero    0,6365    gr.  di  C02  e 

0,1048  gr.  di  H2  0. 
IL  0,2676  gr.    di    materia   seccata    a    100°,  produssero    nella    combustione 

0,6586  gr.  di  C02  e  0,1125  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C9  H7  N02 

I  II 

C         67,46(0  67,12  67,08 

H  4,52  4,67  4,35 

«  L'acido  «-indolcarbonico,  cosi  ottenuto,  è  identico  a  quello  descritto  per 
la  prima  volta  da  E.  Fischer  (2).  È  poco  solubile  nell'acqua  fredda  e  note- 
volmente in  quella  bollente  ;  per  raffreddamento  si  separa  in  aghi  bianchi 
più  o  meno  lunghi,  è  solubile  nell'etere,  nell'alcool,  nel  benzolo  bollente,  da 
cui  si  separa  in  squamette  madreperlacee,  ed  è  insolubile  nell'etere  petrolico. 


(!)  Il  composto,  che  era  stato  cristallizzato  dal  benzolo,  conteneva  tracce  di  questo, 
che  non  avea  perduto  completamente  nel  vuoto. 
(2)  L.  Ann.  236,  141. 


—  749  — 

«  Il  sale  argentico  [C9  H6  Ag  N02]  è  stato  già  ottenuto  da  E.  Fischer, 
noi  lo  abbiamo  preparato  per  trasformarlo  nell'etere  metilico.  È  un  precipi- 
tato bianco  fioccoso,  che  si  ottiene  trattando  la  soluzione  del  sale  ammonico 
con  nitrato  argentico. 

«  L'analisi  dette  i  seguenti  numeri  : 
0,1792  gr.  di  materia  dettero  0,0718  gr.  d'argento. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato 

Ag        40,07  40,29 

«  L'etere  metilico  [C9  H6  (CH3)  N02]  si  ottiene  scaldando  il  sale  argen- 
tico secco  con  joduro  di  metile  in  eccesso  a  100°  per  alcuni  minuti.  Si  estrae 
la  massa  con  etere  e  si  cristallizza  il  composto  ricavato  dalla  soluzione  eterea, 
prima  dall'alcool  diluito  e  poi  dal  benzolo  bollente.  Si  ottengono  aghetti 
bianchi  che  fondono  a  151-152°. 

«  La  stessa  sostanza  si  forma  pure  trattando  con  acido  cloridrico  gas- 
soso la  soluzione  dell'acido  nell'alcool  metilico.  Si  satura  a  0°  una  soluzione 
di  acido  «-indolcarbonico  in  10  volte  il  suo  peso  di  alcool  metilico  e  si 
abbandona  il  liquido  a  sé  stesso  per  alcune  ore  a  temperatura  ordinaria. 
La  soluzione  rossa  viene  indi  versata  nell'acqua  ed  il  liquido  saturato  con 
carbonato  sodico.  Si  separa  una  materia  rossastra,  che  si  filtra,  si  lava,  e  si 
secca  nel  vuoto.  L'etere  ottenuto  viene  poi  purificato  come  sopra.  Questo  se- 
condo metodo  è  naturalmente  più  comodo,  ma  dà  un  prodotto  un  po' meno 
abbondante  e  più  impuro. 

«  Le  analisi  dettero  i  seguenti  risultati: 
I.  0,2350  gr.  di  sostanza  produssero  0,5922  gr.  di  C02  e  0,1141  gr.  di  H2  0. 
IL  0,1881  gr.  di  sostanza  produssero  0,4744  gr.  di  C02  e  0,0891  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ci0  H9  N02 

I  II 

C         68,73  68,74  68,57 

H  5,39  5,26  5,14 

«  L'acido  «-indolcarbonico  dà,  in  soluzione  acquosa,  con  cloruro  ferrico, 
una  colorazione  rossobruna  e  poi  un  precipitato  brunastro,  con  acetato  piom- 
bico  un  precipitato  bianco  non  molto  abbondante.  La  soluzione  acquosa  del 
sale  ammonico  dà  con  acetato  di  rame  con  precipitato  verde  mela. 

«  Con  isatina  ed  acido  solforico  concentrato  si  ottiene  con  l'acido  «-in- 
dolcarbonico una  colorazione  rosso- violetta. 

«  L'acido  «-indolcarbonico  è  molto  stabile  ;  bollendo  la  sua  soluzione 
acquosa  si  avverte  appena  la  presenza  di  indolo  libero  con  la  reazione  del 
fuscello  di  abete.  Fonde  quasi  senza  decomposizione,  e  come  notò  E.  Fischer, 
può  distillarsi,  se  si  riscalda  rapidamente,  quasi  senza  alterazione.  In  soluzione 


—  750  — 

alcoolica  concentrata,  si  ottiene  con  acido  picrico  un  picrato  cristallizzato  in 
aghi  gialli,  che  parimenti  fu  notato  già  da  E.  Fischer. 

u  L'acido  «-indolcarbonico  corrisponde  perfettamente  all'acido  «-carbo- 
pirrolico  e  dà  come  questo  per  azione  dell'anidride  acetica  un  imminanidride 
dell'acido  «-indolcarbonico,  che  corrisponde  in  tutto  alla  pirocolla. 

Imminanidride  dell'acido  a-indol  carbonico. 

«  Per  preparare  1'  imminanidride  dell'  acido  «-indolcarbonico,  si  bol- 
lono 3  gr.  d'acido  con  15  gr.  d'anidride  acetica  in  un  apparecchio  a 
ricadere  per  10  o  15  minuti.  Durante  l'ebollizione  non  si  svolge  anidride  car- 
bonica; il  liquido  giallo  che  risulta,  viene  distillato  a  pressione  ridotta  a  b.  m. 
Eesta  indietro  un  residuo  oleoso  bruno,  che  si  riscalda  a  bagno  ad  olio  sem- 
pre a  pressione  ridotta;  in  principio  passano  ancora  alcune  goccie  di  ani- 
dride acetica  e  quando  la  temperatura  del  bagno  è  salita  fino  a  circa  190°. 
il  liquido  entra  in  ebollizione,  spesso  molto  viva,  e  mentre  si  sviluppano 
vapori  di  acido  acetico,  si  converte  in  una  massa  solida,  cristallina,  nerastra. 
Si  bolle  il  prodotto  ottenuto  con  acido  acetico  glaciale,  in  cui  l'anidride  in- 
dolcarbonica  è  quasi  insolubile,  si  filtra,  dopo  il  raffreddamento,  e  si  lava  il 
residuo  con  acido  acetico  glaciale.  Il  prodotto  greggio,  così  ottenuto,  viene 
bollito  ancora  una  volta  con  acido  acetico  per  liberarlo  da  una  materia  ne- 
rastra, che  passa  nel  filtrato.  Le  soluzioni  acetiche  contengono,  oltre  ad  una 
materia  amorfa,  verdastra,  che  precipita  per  trattamento  con  acqua  e  che 
non  venne  ulteriormente  studiata,  acido  «-indolcarbonico  rimasto  inalterato, 
che  si  riottiene  svaporando  le  soluzioni  acetiche  a  b.  m.,  dopo  averle  libe- 
rate dalla  materia  amorfa  insolubile  nell'acqua.  Da  12  gr.  di  acido  si  ot- 
tennero 3,7  gr.  di  anidride  greggia  e  si  riottennero  4  gr.  di  acido  rimasto 
inalterato.  La  materia  amorfa  dà  per  distillazione  nuove  quantità  di  anidride. 

«  L'anidride  indolcarbonica  è  quasi  insolubile  nei  solventi  ordinari  e 
venne  perciò  purificata  ulteriormente  facendola  sublimare  alcune  volte  fra 
due  vetri  d'orologio.  Si  ottengono  in  tal  modo  bellissimi  aghi  gialli  di  splen- 
dore serico,  che  si  bollono  infine  con  acido  acetico  glaciale,  si  lavano  con 
acqua  e  si  seccano  a  100°. 

«  L'imminanidride  dell'acido  «-indolcarbonico  fonde,  sublimando  parzial- 
mente, intorno  ai  312-315°  in  un  liquido  nerastro. 

«  L'analisi  dette  numeri  che  conducono  alla  formula: 

«  C9  H5  NO  » 
0,2454  gr.  di  sostanza  producono  0,6804  gr.  di  C02  e  0,0815  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C9  H5  NO 

C         75,62  75,52 

H  3,69  3,49 


—  751  — 

«  L'imminanidiide  indolcarbonica  si  forma  come  si  vede  in  modo  per- 
fettamente analogo  alla  pirocolla  e  la  sua  formazione  sarà  forse  preceduta 
come  quella  di  quest'ultima,  dal  formarsi  di  un  derivato  acetilico  instabile 
dell'acido  «-indolcarbonico.  Noi  non  possiamo  per  ora  decidere  se  essa  abbia 
la  formula  semplice  C5  H9  NO  oppure  analogamente  all'imminanidride  carbo- 
pirrolica  la  doppia  formula,  abbenchè  ciò  apparisca  molto  probabile  in  vista 
del  punto  di  fusione  molto  elevato  e  della  insolubilità  del  composto. 

«  L'imminanidride  indolcarbonica  sarà  perciò  da  esprimersi  con  una  delle 
due  formule  seguenti: 

CH5^o\        oppure        c«hs^cn0;cn°\c,h5 

«  Il  suo  carattere  anidridico  si  svela  nel  suo  comportamento  con  le  basi: 
essa  resiste  molto  più  della  pirocolla  all'azione  della  potassa  acquosa,  perchè 
non  viene  quasi  per  nulla  intaccata  anche  bollendola  a  lungo  con  una  liscivia 
di  potassa  molto  concentrata.  La  potassa  alcoolica  concentrata  la  scioo-lie 
invece  prontamente  a  caldo,  e  dalla  soluzione  diluita  con  acqua  si  ottiene 
l'acido  «-indolcarbonico,  acidificando  con  acido  solforico  diluito. 

«  Kiscaldando  l'acido  «-indolcarbonico  in  un  tubo  chiuso  con  un  eccesso 
di  anidride  acetica  a  220°,  si  elimina  anidride  carbonica,  e  si  ottiene  un 
composto  di  reazione  neutra,  che  cristallizza  in  aghi  dall'acqua  bollente,  il 
quale  potrebbe  essere  identico  all'acetilindolo  di  Baeyer.  Le  ulteriori  ricerche 
in  proposito  saranno  continuate  da  uno  di  noi,  ed  avranno  lo  scopo  di  stu- 
diare l'acido  «-indolcarbonico  da  tutti  i  lati  da  cui  è  stato  studiato  l'acido 
a-carbopirrolico. 

2°.  Acido  /^-indolcarbonico. 

«  La  preparazione  dell'acido  /^-indolcarbonico  dallo  scatolo  venne  eseguita 
seguendo  il  metodo  già  indicato  per  ottenere  l'acido  «-indolcarbonico  dal  me- 
tilchetolo.  L'operazione  è  però  molto  disaggradevole,  perchè  per  quanto  si 
impedisca  la  volatilizzazione  dello  scatolo  tenendo,  nel  primo  periodo  della 
fusione,  coperto  il  crogiuolo  d'argento  con  un  vetro  d'orologio  pieno  d'acqua, 
pure  non  si  può  evitare  che  ne  sfugga  ima  piccola  quantità,  ciò  che  riesce 
di  gran  tedio  in  causa  delle  ben  note  proprietà  dello  scatolo,  anche  lavorando 
sotto  una  cappa  d'aspirazione.  Si  fondono  3  o  5  gr.  di  scatolo  per  volta  con 
un  peso  dieci  volte  maggiore  di  potassa  caustica.  Lo  scatolo  si  combina  con 
la  potassa  fusa  più  presto  del  metilchetolo,  formando  un  liquido  denso  e 
nero,  che  con  vivo  sviluppo  d'idrogeno,  va  man  mano  sciogliendosi  nella  po- 
tassa fondente.  Il  punto  di  interrompere  la  fusione  è  più  difficile  a  ricono- 
scersi in  questa  operazione,  che  in  quella  già  descritta,  e  non  vi  si  riesce 
che  dopo  alcune  prove.  Non  conviene  aspettare  che  la  massa  fusa  sia  dive- 
nuta del  tutto  omogenea,  perchè  così  operando  si  evita  bensì  di  ottenere 
Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  98 


—  752  — 

scatolo  inalterato,  ma  l'ossidazione  va  troppo  oltre  ed  una  gran  parte  del  pro- 
dotto viene  distrutta.  La  massa  solidificata,  ottenuta  nelle  singole  fusioni,  ha 
un  aspetto  simile  a  .quella  che  si  ottiene  col  metilchetolo,  ma  non  deve  es- 
sere del  tutto  omogenea  e  deve  contenere  delle  parti  più  colorate,  che  soho 
poi  quelle  che  con  l'acqua  rigenerano  lo  scatolo. 

«  Si  scioglie  tutto  il  prodotto  nell'acqua  e  si  filtra  dalla  parte  insolu- 
bile, che  contiene  tutto  lo  scatolo  ripristinato,  che  si  può  purificare  per  di- 
stillazione con  vapore  acqueo.  (Da  20  gr.  di  scatolo  impiegato  se  ne  riotten- 
nero 5  gr.).  Il  liquido  alcalino  viene  acidificato  con  acido  solforico  diluito, 
e  senza  tener  conto  dell'acido  che  si  separa,  agitato  molte  volte  di  seguito 
con  etere.  Distillando  l'estratto  etereo  resta  indietro  per  lo  più  una  materia 
oleosa  di  intenso  odore  indolieo,  che  si  solidifica  lentamente.  Si  scioglie  il 
residuo  nel  carbonato  di  soda,  si  filtra  dalla  parte  insolubile,  formata  prin- 
cipalmente da  materie  nerastre  ed  amorfe,  e  si  estrae  nuovamente  con  etere, 
dopo  avere  acidificato  il  liquido  con  acido  solforico.  Il  prodotto,  che  così  si 
ottiene,  si  solidifica  subito  ed  ha  un  aspetto  migliore.  Per  purificarlo  lo  si 
scioglie  in  molto  etere  acetico  bollente,  si  agita  per  molto  tempo  la  soluzione 
con  nero  animale  e  si  precipita  il  filtrato,  convenientemente  concentrato,  con 
etere  petrolico.  Il  nuovo  acido  si  separa  subito  in  forma  d'una  polvere  quasi 
bianca,  cristallina,  che  si  purifica  completamente  sciogliendola  nella  quantità 
necessaria  di  etere  acetico  caldo,  trattando  la  soluzione  con  etere  petrolico, 
e  ripetendo  alcune  volte  questa  operazione.  Si  ottiene  in  questo  modo  una 
polvere  bianca,  cristallina,  che  sublima  in  aghetti  se  la  si  riscalda  con  pre- 
cauzione e  che  fonde  in  un  tubetto  chiuso  intorno  ai  214°  scomponendosi  con 
sviluppo  di  gaz.  Il  punto  di  fusione  non  è  però  molto  costante  e  sembra  di- 
pendere dal  modo  di  riscaldamento. 

«  L'analisi  diede  numeri  che  coincidono  con  la  formula: 

«  C9  H,  N02  » 
0,2047  gr.  di  materia  produssero  0,5019  gr.  di  C02,  e  0,0884  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato 

C         66,87  67,08 

H  4,79  4,35 

«  L'acido  /2-indolcarbonico  è  poco  solubile  nell'acqua  anche  bollente,  da 
cui  si  separa  per  raffreddamento  in  squamette  o  pagliette  senza  colore  ;  si 
scioglie  poco  nel  benzolo  bollente,  più  facilmente  nell'etere  acetico,  notevol- 
mente nell'etere  e  nell'alcool,  nell'etere  petrolico  è  quasi  insolubile. 

«  77  sale  argeutieo  [C9  Htì  Ag  N02]  si  ottiene  in  forma  d'un  precipitato 
bianco,  trattando  la  soluzione  neutra  dell'acido  nell'ammoniaca    diluita   con 
nitrato  argentico.  Il  sale  seccato  nel  vuoto  sull'acido  solforico  dette  all'ana- 
lisi i  seguenti  numeri  : 
0,3066  gr.  di  materia  lasciarono  un  residuo  di  0,1244  gr.  d'argento. 


—  753  — 

«In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C9  H6  Ag  N02 

Ag        40,57  40,30 

*  L'acido  /^-indolcarbonico  è  notevolmente  meno  stabile  del  suo  isomero; 
scaldato  lentamente  sublima  senza  fondere  in  aghetti  senza  colore,  ma  ri- 
scaldato bruscamente,  fonde  con  sviluppo  di  gaz  (anidride  carbonica)  in  un 
liquido  senza  colore,  che  non  si  scioglie  nell'ammoniaca,  che  dà  un  picrato 
cristallizzato  in  aghetti  rossi  e  che  non  può  essere  perciò  altro  che  indolo. 
Bollendo  la  soluzione  acquosa  dell'acido  si  avverte  subito  l'odore  d'indolo, 
ed  i  vapori  arrossano  intensamente  un  fuscello  bagnato  con  acido  cloridrico. 
La  soluzione  ammoniacale  non  si  scompone  però  più  facilmente  di  quella 
acquosa. 

«  L'acido  /J-indolcarbonico  non  dà  in  soluzione  eterea  un  picrato  poco 
solubile,  con  isatina  ed  acido  solforico  dà  una  colorazione  violetto-brunastra. 

«  La  sua  soluzione  acquosa  satura  a  freddo  dà: 
«  Con  cloruro  ferrico,  una  colorazione  rosso-bruna; 
«  Con  acetato  piombico  non  dà  un  precipitato. 

«  La  sua  soluzione  ammoniacale  acquosa: 

«  Dà  con  acetato  di  rame  un  precipitato  verde-chiaro,  solubile    nel- 
l'eccesso del  reattivo; 

«  Con  cloruro  ferrico  un  precipitato  rosso-bruno; 

«  Con  acetato  piombico  un  precipitato  bianco  solubile  nell'eccesso. 

«  Le  soluzioni  di  etere  acetico  e  petrolico  rimaste  indietro  nella  prima 
purificazione  dell'acido  ora  descritto,  contengono,  oltre  a  questo,  anche  l'acido 
a-indolcarbonico,  che  si  forma  nella  reazione  assieme  all'acido  /Mndolcarbo- 
nico.  Svaporando  questi  liquidi,  si  ottiene  un  residuo  di  intenso  odore  indo- 
lieo, che  venne  sciolto  in  carbonato  sodico  e  la  soluzione  estratta  con  etere. 
Questo  elimina  una  materia  oleosa  di  odore  fecale,  che  arrossa  vivamente 
un  fuscello  bagnato  d'acido  cloridrico,  e  dà  un  picrato  cristallizzato  in  aghi 
rossi.  Sarà  stato  certamente  indolo  sebbene  la  quantità  troppo  piccola  non 
abbia  permesso  di  identificarlo  mediante  il  punto  di  fusione.  La  soluzione 
alcalina,  acidificata  con  acido  solforico  ed  agitata  con  etere,  cede  a  questo 
una  materia  solida,  che  venne  sciolta  nell'etere  acetico  e  trattata  come  sopra, 
con  nero  animale  ed  etere  petrolico  ;  si  ottenne  un  lieve  precipitato  rossastro, 
ma  la  maggior  parte  del  prodotto  rimase  disciolta  e  scacciando  il  solvente 
si  ottenne  un  residuo  cristallino,  che  non  poteva  essere  acido  /3-indolcarbonico, 
perchè  precipitava  in  soluzione  acquosa  coll'acetato  piombico.  La  sostanza 
così  ottenuta  venne  sciolta  nell'acqua  bollente,  in  cui  non  si  scioglie  com- 
pletamente; resta  indietro  un  residuo  oleoso  volatile  col  vapor  acqueo,  ma  in 
quantità  sì  piccola  da  non  poter  essere  studiato  ulteriormente.  La  soluzione 
acquosa,  bollita  con  nero  animale,  dà  per  raffreddamento  una  sostanza,  che 
venne  purificata  facendola  cristallizzare  più  volte   dall'acqua  e  che  fu   tosto 


—  754  — 

riconosciuta  per  acido  a-indolcarbonico,  al  suo  punto  di  fusione  ad  alle  altre 
sue  proprietà. 

«  Si  può  dire  perciò,  che  nella  ossidazione  dello  scatolo  con  la  potassa 
fondente  si  forma  oltre  all'acido  /?-indolcarbonico  anche  l'indolo  e  special- 
mente l'acido  «-indolcarbonico.  La  formazione  di  quest'ultimo  è  dovuta  cer- 
tamente alla  poca  stabilità  dell'acido  /?-indolcarbonico. 

n  Crediamo  utile  di  comparare,  in  fine  di  questa  Nota,  le  principali  pro- 
prietà dei  due  acidi  indolcarbonici  per  farne  risaltare  le  differenze  di  com- 
portamento. 


Acido  «-indolcarbonico 

Acido  ^-indolcarbonico 

Punto  di  fusione 

Fonde    a   203-204°    in    un  li- 
quido piallo,  con  lieve  svi- 
luppo di  C02. 

Si  scompone   intorno  a  214° 
in  CO»  e  indolo. 

Con  acido  picrico 

Dà  in    soluzione    alcoolica    o 
eterea    concentrate    un    pi- 
Crato    cristallizzato  in  aghi 
gialli. 

Non    dà  nelle    stesse    condi- 
zioni un  picrato. 

Con  acetato  piombico 

Dà  in    soluzione    acquosa   un 
precipitato  bianco. 

La  seduzione  acquosa   satura 
a  freddo  non  precipita. 

Con  acetato   rainico 

La  soluzione  acquosa  del  sale 
ammonico  dà  un  precipitato 
verde  mela. 

La  soluzione  acquosa  del  sale 
ammonico  dà    un    precipi- 
tato verde  cbiaro,  solubile 
nell'eccesso  del  reattivo. 

L'acido  si  separa  dalla  sua  so- 
luzione nell'acqua  bollenti-, 
in  cui  è  notevolmente  solu- 
bile,   in    aghi  più    o  meno 
lunghi. 

L'acido   precipita   dalla   sua 
soluzione    nell'acqua    bol- 
lente, in  cui  è  poco   solu- 
bile, in    pagliette    madre- 
perlacee. 

«  Riassumendo  i  risultati  contenuti  in  queste  due  Note  si  deve  conchiu- 
dere, che  l'analogia  di  comportamento  fra  il  pirrolo  e  l'indolo  è,  per  quanto 
risguarda  le  reazioni  descritte,  assai  manifesta.  Alle  osservazioni  in  proposito 
già  esposte  più  avanti  aggiungeremo  per  ultimo  ancora  la  seguente  :  che  tanto 
nell' indolo,  che  nei  due  c-metilindoli  gli  acidi  carbossilici,  che  contengono  il 
carbossile  nella  posizione  «,  sono  più  stabili  di  quelli  che  lo  contengono  nella 
posizione  §\  questo  fatto  risulta  tanto  dalla  comparazione  degli  acidi  «-me-, 
til-^-indolcarbonico  e  /S-metil-a-indolcarbonico,  quanto  da  quella  dei  due 
acidi  «-  e  /?-indolcarboiiici,  e  concorda  in  genere  coi  caratteri  degli  altri  de- 
rivati tetrolici  di  analoga  costituzione  » . 


—  755  — 

Chimica.  —  Studi  sui  pirroli  terziari.  Nota  I.  di  Giovanni 
De  Varda  0)  presentata  dal  Socio  Paterno. 

«  Allo  scopo  di  studiare  il  comportamento  chimico  del  pirrolo,  quando 
l'idrogeno  imminico  non  è  più  libero,  ma  è  sostituito  da  un  radicale  alcoo- 
lico,  ho  intrapreso  una  serie  d'esperienze,  di  cui  pubblico  ora  una  prima  parte. 

«  Il  punto  di  partenza  è  stato  l'n-metilpirrolo  e  più  specialmente  il  suo 
derivato  acetilico,  scoperto  alcuni  anni  fa  da  Ciamician  e  Dennstedt. 

«  Il  primo  compito  era  quello  di  studiare  i  prodotti  d'ossidazione  del- 
l'n-metil-c-acetilpirrolo  e  di  compararli  con  quelli  ottenuti  dall' «-acetilpirrolo 
e  di  stabilire  poi  la  posizione  dell' acetile,  onde  vedere  se  anche  nei  pirroli 
terziari  la  sostituzione  avviene  di  preferenza  nella  posizione  a. 

I.  Ossidazione  deH'n-metil-c-acetilpirrolo. 

L'ossidazione  dell' n-rnetil-c-acetilpirrolo  venne  fatta  con  permanganato 
potassico,  seguendo  le  norme  con  cui  è  stato  preparato  l'acido  pirrilgliossilico  (2). 

*  Presi  gr.  5.  del  suaccennato  composto  pirrolico,  gr.  500  d'acqua  ed  una 
piccola  quantità  d'idrato  potassico;  riscaldato  il  tutto  leggermente  aggiunsi 
a  poco  a  poco  una  soluzione  calda  di  gr.  15,50  di  permanganato  potassico 
(un  po'  meno  del  calcolato  per  avere  l'acido  metilpirrilgliossilico)  in  gr.  500 
d'acqua.  L'ossidazione  avviene  prontamente  e  per  compierla  mantenni  il  tutto 
per  qualche  tempo  in  ebollizione;  distillai  indi  in  una  corrente  di  vapor 
acqueo,  ed  il  liquido  così  liberato  dalla  piccola  parte  del  rnetilacetilpirrolo 
non  ossidata,  venne  filtrato  e  concentrato  a  b.  m..  La  soluzione  alcalina  co- 
lorata in  giallo,  venne  acidificata  con  acido  solforico  diluito,  ed  estratto  su- 
bito con  etere  il  nuovo ,  acido,  che  però  non  è  molto  solubile  in  questo  sol- 
vente. La  soluzione  eterea  lascia  indietro  per  svaporamento  una  massa  cri- 
stallina colorata  in  giallo,  che  venne  purificata  facendola  cristallizzare  più 
volte  dal  benzolo  bollente,  scolorando  in  principio  con  nero  animale. 

«  Il  rendimento  di  prodotto  greggio  ascende  a  50  %  del  rnetilacetilpir- 
rolo impiegato. 

«  Il  nuovo  acido  si  presenta  in  cristalli  aghiformi,  d'un  color  giallo  pa- 
glierino, che  fondono  fra  141°  e  142.  5°  in  un  liquido  nero  e  non  conten- 
gono acqua  di  cristallizzazione.  Sono  poco  solubili  nell'  acqua,  nel  benzolo, 
meno  nell'etere,  si  sciolgono  facilmente  nel  carbonato  di  potassio  con  sviluppo 
d'acido  carbonico  ;  riscaldati  in  un  tubetto  si  scompongono  emettendo  in  sul 
principio  vapori  d'n-metilpirrolo,  poi  un  odore  marcatissimo  di  mandorle  amare. 

(*)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  Chimico  di  Padova. 
(2)  Ciamician  e  Dennstedt,  Gazz.  XIII,  pag.  455. 


—  756  — 

«  I  risultati  dell'analisi  dimostrano,  che    il   nuovo   composto   è   l'acido 
n-metilpirrilgliossilico  della  forinola  C4  H3  (CO.  CO  OH)  N  C  H3 . 
gr.  0,2542  dettero  gr.  0,5130  di  C02  e  gr.  0,1059  di  H2  0 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C?  H7  03  N 

C        55, 04  54, 90 

H  4, 63  4, 57 

«  Il  sale  argentico  (C,  H6  03  N  Ag)  si  ottiene  trattando  una  soluzione 
acquosa  dell'acido,  neutralizzata  con  ammoniaca,  con  una  soluzione  acquosa 
concentrata  di  nitrato  d'argento  in  piccolissimo  eccesso. 

«  Il  precipitato  seccato  nel  vuoto  sopra  l'acido  solforico,  dette  all'analisi 
i  seguenti  risultati: 
gr.  0,3535  dettero  gr.  0,1460  di  Ag. 

«In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  C7  H«  0$  N  Ag 

A^        41, 30  41, 46 

«  Ho  tentato  d'ottenere  dall'acido  or  descritto  Y  aldeide  n-metilcarbo- 
pirrolica  per  eliminazione  d'acido  carbonico.  È  noto  che  in  questo  modo  si  può 
ottenere  l'aldeide  tiofenica  dall'acido  tienilgliossilico,  e  la  stabilità  dell'acido 
n-metilpirrilgliossilico,  maggiore  di  quella  dell'acido  pirrilgliossilico,  faceva 
sperare  che  la  reazione  avvenisse  nel  modo  desiderato.  Però  abbenchè  di- 
stillando l'acido  in  questione  si  formino,  assieme  al  metilpirrolo,  piccole  quan- 
tità d'una  materia  d'odore  aldeidico,  che  potrebbe  essere  il  composto  cer- 
cato, pure  la  scomposizione  non  avviene  in  modo  da  invitare  ad  ulteriori 
esperienze  in  questo  senso. 

«  Anche  la  distillazione  dei  sali  dell'  acido  metilpirrilgliossilico  non 
dette  risultati  migliori. 

«  Tentai  in  fine  d'ottenere  dall'acido  chetonico,  da  me  preparato,  l'acido 
carbossilico  corrispondente,  ma  l'acido  n-metilpirrilgliossilico  non  dà  per  fu- 
sione con  potassa  l'acido  n-metilcarbopirrolico,  come  del  resto  non  si  può 
ottenere  l'acido  carbopirrolico  dal  pirrilgliossilico. 

«  Per  determinare  la  posizione  dell' acetile  o  rispettivamente  del  residuo 
gliossilico  nell'n-metilacetilpirrolo  e  nell'acido  n-metilpirrilgliossilico,  ho  se- 
guito il  metodo  col  quale  Ciamician  e  Silber  (')  hanno  determinato  la  posi- 
zione dei  radicali  in  vari  derivati  del  pirrolo.  Nel  mio  caso  se  il  radicale  si 
trova  in  posizione  a  si  deve  ottenere  dai  composti  bromurati,  per  ossidazione 
con  acido  nitrico,  Timide  metilbibromomaleica. 

«  Per  accertarmi  che  anche  i  pirroli  terziari  bromurati  si  comportano 
in  questa  reazione  in  modo  analogo  ai  composti  corrispondenti  del  pirrolo, 
io  ho,   prima   di   tutto,  tentato   di   trasformare  il  tetrabromometilpirrolo  in 

(')  Gazz.  china.  17,  262,  269. 


—  757  — 

metilmiide  bibroniomaleica,  per  azione  dell'acido  nitrico  fumante.  La  rea- 
zione avviene  realmente  in  modo  del  tatto  comparabile  alla  trasformazione  del 
tetrabromopirrolo  in  bibromomaleinimide,  e  nel  seguente  capitolo  dò  la  de- 
scrizione delle  rispettive  esperienze. 

IL  Trasformazione  del  tetrabromo-n-metilpirrolo 
in  bibromometilmaleinimide. 

«  Il  tetrabromopirrolo  preparato  da  Hepp  (1),  dà  facilmente  il  derivato 
metilico,  trattando  la  sua  soluzione  nell'alcool  metilico  con  la  quantità  ne- 
cessaria di  potassa  e  joduro  di  metile.  La  reazione  si  compie  già  a  tempe- 
ratura ordinaria  abbandonando  il  miscuglio  per  12  ore  in  un  vaso  chiuso. 
Si  formano  lunghi  cristalli,  aghiformi,  bruno-scuri,  che  separati  per  decanta- 
zione dal  liquido  alcalino,  vennero  ripresi  con  acqua  e  raccolti  sopra  un  filtro. 
Il  composto  ottenuto  venne  fatto  cristallizzare  dall'etere  petrolico  bollente, 
aggiungendo  nero  animale. 

«  Per  raffreddamento  si  separano  lunghi  aghi  senza  colore,  che  fondono 
a  154°-155°  in  un  liquido  azzurro  intenso. 

«  All'analisi  dettero  numeri,   che   corrispondono  a    quelli  richiesti  dal- 
Yn-metiltetrabromoinrrolo  C4  Br4  N  (CH3). 
gr.  0,2856  dettero  gr.  0,5390  di  Ag  Br 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Cs  H3  Br4  N 

Br        80,31  80,55 

«  Il  tetrabromometilpirrolo  è  insolubile  nell'acqua,  molto  solubile  nel- 
l'alcool e  poco  nell'etere  petrolico  anche  bollente. 

»  La  trasformazione  del  tetrabromometilpirrolo  in  bibromometilmaleini- 
mide si  compie  facilmente  per  azione  dell'acido  nitrico  fumante. 

«  A  tre  parti  d'acido  nitrico  fumante,  raffreddato  con  neve,  aggiunsi  a 
poco  a  poco  una  parte  di  metiltetrabromopirrolo  ;  la  reazione  è  viva  ed  il 
composto  bromurato  si  scioglie  prontamente  nell'acido.  Versando  la  soluzione 
nitrica  in  circa  dieci  volte  il  suo  peso  d'acqua,  si  forma  un  precipitato  bianco 
e  cristallino,  che  viene  filtrato  e  cristallizzato  più  volte  dall'acqua  bollente. 

Per  raffreddamento  si  separano  lunghi  aghi  leggermente  colorati  in  giallo, 
che  fondono  a  121°.  Il  rendimento  ascende  a  circa  un  quarto  del  metiltetra- 
bromopirrolo impiegato. 

«  Il  composto  così  ottenuto  è 

la  bibromometilmaleinimide   C4  Br2  02  N  (CH3) 
come  lo  dimostra  la  seguente  analisi: 

I.  gr.  0,3748  dettero  gr.  0,3072  di  C02  e  gr.  0,0460  di  H2  0 

II.  gr.  0,2329       »       gr.  0,3245  di  Ag  Br. 

0)  Kalle  u.  C°  Beri.  Ber.  20,  123  P. 


758  — 


«  In  100  parti  : 


trovato  calcolato  per  C6  H3  Oj  Br2  N 

I.  II. 

C        22,35  —                              22,34 

H          1,36  —                                 1,11 

Br         —  59.29                            59,40 

a  È  poco  solubile  nell'acqua  ed  abbastanza  solubile  nell'etere;  è  vola- 
tile col  vapore  acqueo  ed  i  suoi  vapori  hanno  un  odore  piccantissimo  e  sono 
molto  irritanti.  Con  l'acido  solforico  concentrato  a  freddo  non  si  altera,  a 
caldo  si  scioglie  assumendo  prima  un  color  violetto  spurio  e  poi  giallo  ;  per 
addizione  d'acqua  si  separano  dei  cristalli  biancastri. 

«  Ottenuta  nel  modo  anzidetto  la  bibromometilmaleinimide.  ho  tentato, 
seguendo  il  metodo  di  Ciamician  e  Silber,  di  trasformare  in  questa  sostanza 
l'acido  n-metilpirrilgliossilico  dopo  averlo  bromurato. 

u  Dico  subito  che  quest'acido  per  azione  del  bromo  anche  in  eccesso, 
tanto  in  soluzione  acquosa,  che  acetica,  non  mi  ha  dato  fin' ora  il  composto 
completamente  bromurato,  ma  bensì  l'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico. 
Questo  fatto  è  interessante,  perchè  ordinariamente  i  derivati  del  pirrolo  ten- 
dono a  dare  con  gli  alogeni  i  derivati  completamente  sostituiti. 

*  li' acido  ìi-metilbibromopirrilgliossilico  C4  Br2  H  (CO  .  CO  OH)  NCH3 
si  ottiene  o  trattando  con  vapori  di  bromo  la  soluzione  acquosa  dell'acido 
n-metilpirrilgliossilico,  oppure,  meglio  ancora,  facendo  agire  il  bromo  sulla 
sua  soluzione  acetica. 

«  Ad  una  soluzione  fatta  a  caldo  del  composto  in  dodici  parti  d'acido 
acetico  glaciale,  venne  aggiunta  la  quantità  di  bromo  corrispondente  a  tre 
molecole  per  una  di  acido,  nelle  proporzioni  dunque  per  ottenere  un  com- 
posto tribromurato.  Il  bromo  viene  assorbito  in  parte  dalla  soluzione,  con 
sviluppo  di  calore  e  svolgimento  di  acido  bromidrico,  e  dopo  poco  tempo  in- 
comincia a  separarsi  un  composto  bianco  e  cristallino.  Tutto  il  prodotto  venne 
trattato  con  acqua  ed  anidride  solforosa  per  eliminare  il  bromo  rimasto  in 
eccesso.  Si  forma  in  questo  modo  un  precipitato  cristallino,  che  viene  filtrato 
e  seccato  nel  vuoto  sull'acido  solforico. 

«  Il  nuovo  acido,  che  è  bianco  appena  separato  dall'acqua,  prende  dopo 
qualche  tempo  un  color  giallo,  che  non  perde  anche  dopo  una  serie  di  cri- 
stallizzazioni dal  benzolo.  Da  questo  solvente  si  separa  in  forma  di  cristal- 
lini gialli,  che  fondano  costantemente  a  160°,  decomponendosi  in  una  massa 
nera  e  voluminosa. 

«  L'analisi  dette  numeri  che  concordano  abbastanza  bene  con  quelli  ri- 
chiesti dalla  forinola  C4  Br2  H  (CO.  CO  OH)  N  C  H3. 
gr.  0,2010  dettero  gr.  0,2448  di  Ag  Br. 


a  In  100  parti: 


759  — 


Br 


trovato 


51,82 


calcolato  per 
C7  H,  Br2  N03     e     C7  H4  Br3  N03 

51,37  61,46 


«  I  numeri,  come  si  vede,  non  lasciano  alcun  dubbio  sulla  composi- 
zione della  sostanza  fusibile  a  160°,  abbenchè  il  leggiero  eccesso  di  bromo 
trovato,  accenni  forse  alla  presenza  di  piccole  traccie  di  un  composto  più 
bromurato. 

«  L'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico  è  poco  solubile  nell'  acqua  ed 
abbastanza  solubile  nel  benzolo  e  nell'etere.  Con  gli  alcali  concentrati  si 
trasforma  subito  in  una  materia  bianca,  che  è  solubile  nell'acqua.  È  pro- 
babile perciò  che  i  sali  alcalini  di  quest'acido  sieno  poco  solubili  nelle  so- 
luzioni concentrate  degli  idrati  e  dei  carbonati  alcalini. 

«  L'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico  si  scioglie  abbastanza  difficil- 
mente nell'acido  nitrico  fumante  raffreddato  a  —  10°.  Se  si  tratta  con  acqua 
la  soluzione  nitrica  fatta  a  freddo,  si  ottiene  assieme  ad  una  materia  oleosa, 
che  è  probabilmente  un  nitro-composto,  una  sostanza  cristallina  estraibile 
con  etere.  A  temperatura  ordinaria  non  si  ottiene  coll'acido  nitrico,  che  que- 
st'ultima sostanza. 

«  Probabilmente  questo  composto  cristallino  è  la  metilimide  bibromo- 
maleica,  sebbene  la  quantità,  che  ho  ottenuta  fin' ora,  non  m'abbia  permesso 
di  constatarne  col  rigore  necessario  l'identità. 

«  Se  il  composto  in  questione  è  realmente,  come  io  lo  credo,  la  metil- 
bibromomaleinimide ,  l'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico  non  può  avere 
altra  costituzione  che  la  seguente  : 


CBr 


CH 


CBr 


C.  CO.  COOH 


N.CH3 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


!■!! 


—  760  — 

Fisiologia.  —  Ulteriori  ricerche  istologiche  sul  cervello  fetale. 
Nota  del  dott.  G.  Magini,  presentata  dal  Socio  Moriggia. 

«  In  altra  Nota  (')  ho  descritto  il  risultato  di  alcuni  studi  intorno  alla 
istogenesi  cerebrale  di  vari  mammiferi,  risultato  che  credo  qui  opportuno 
riassumere  brevemente  : 

*  1°  Le  cellule  nervose,  le  cellule  di  nevroglia  e  le  fibre  nervose  del 
cervello  fetale  (di  uomo,  di  cane,  vitello,  coniglio,  cavia)  presentano  delle 
varicosità  singolari,  che  non  si  riscontrano  nel  cervello  adulto. 

«  2°  La  forma  predominante  delle  cellule  nervose  nel  feto  non  è  affatto 
quella  che  d'ordinario  si  rinviene  nell'adulto,  ma  è  assai  analoga  alla  forma 
che  hanno  le  piccole  cellule  nervose  della  fascia  dentata  del  pie'  d'Ippocampo 
nell'adulto. 

u  Non  avendo  nel  precedente  lavoro  potuto  decifrare  il  significato  di 
queste  varicosità,  le  quali,  per  certi  dati  che  offrivano,  m' inducevano  a  cre- 
dere avessero  qualche  importanza  sulla  istogenesi  del  cervello,  volli  ricercare 
in  periodi  fetali  meno  avanzati  per  rintracciare  donde  esse  originassero  e  come, 
e  possibilmente  quale  ne  fosse  la  natura. 

«  A  tal  uopo  ho  usato  di  preferenza  la  reazione  nera  del  Golgi,  sola,  od 
associata  alla  colorazione  colla  ematossilina  di  Ehrlich  (2)  ;  ed  ho  assunto  come 
materiale  di  studio  cervelli  di  feti  vaccini  della  età  di  3  a  4  mesi  (me  li 
procurava  viventi  al  mattatojo  di  Roma)  che  ancor  caldi  poneva  nella  miscela 
osmio-bicromica. 

«  Ora  dirò  in  breve  delle  particolarità  istologiche,  che  mi  fu  dato  rile- 
vare, studiando  le  sezioni  verticali  degli  emisferi,  le  quali  comprendevano  lo 
spessore  che  corre  dalla  superficie  libera  del  cervello  alla  cavità  dei  ventri- 
coli laterali. 

«  1°  Le  cellule  epiteliali  cilindriche,  che  rivestono  la  cavità  dei  ven- 
tricoli, sono  piuttosto  sottili  (<i  4  a  6  in  generale),  e  si  continuano,  ciascuna 
di  esse,  in  un  filamento  sottilissimo,  che  a  guisa  di  raggio  si  porta  verso  la 
superficie  del  cervello,  fin  dove  spesso  ho  potuto  seguirlo  dopo  che  ha  attra- 
versato tutto  lo  spessore  (circa  mill.  3)  della  sostanza  midollare  e  corticale  ; 
in  modo  che  nell'insieme  tutti  questi  filamenti  danno  l'aspetto  di  una  elegante 

(!)  G.  Magini,  Nevroglia  e  cellule  nervose  cerebrali  nei  feti.  Atti  del  XII  Congresso 
medico.  Pavia,  1888  (con  una  tavola). 

(2)  Acqua 100c°- 

Alcool  assoluto       100co> 

Glicerina 100cc- 

Acido  acetico  cristall 10cc" 

Ematossilina 2  grammi. 

Allume  in  eccesso.  Esponi  lungo  tempo  alla  luce. 


—  761  — 

f 

raggiera.  I  filamenti  misurano  in  genere  da  1  ameno  di  un  micromillimetro,  e  sono 
leggermente  più  grossi  nel  tratto  di  continuazione  colle  cellule  epitebiali. 
Finora  non  mi  venne  fatto  di  vedere  diramazioni  laterali  nei  filamenti,  tranne 
in  qualcheduno  verso  l'alto  della  corteccia.  Mi  riserbo  però,  anche  a  questo 
scopo,  di  fare  tagli  in  diverse  direzioni. 

«  2°  La  maggior  parte  di  tali  filamenti  presenta  lungo  il  decorso  ricchezza 
di  rigonfiamenti  o  varicosità  sferoidali  (a  distanze  talora  regolari,  talora  variabili) 
di  varia  grossezza  e  precisamente  le  più  grosse  varicosità  che  misurano  9-12  fi 
in  generale,  si  trovano  presso  le  cellule  epiteliali,  mentre  le  meno  grosse  che  mi- 
surano 6-8  fi  per  lo  più  sono  intercalate  lungo  il  tratto  dei  filamenti  che  comprende 
la  sostanza  corticale  ;  e  finalmente  la  porzione  dei  filamenti  che  decorre  nella 
sostanza  midollare  offre  assai  rare  varicosità  e  anche  qui,  anzi  più  che  al- 
trove, in  molti  tratti  i  filamenti  si  offrono  come  fatti  da  serie  lineari  di  pic- 
colissime granulazioni  :  questa  limitata  ttrità  di  rigonfiamenti  parrebbe  im- 
portante nel  senso  di  non  doverli  riferire  a  semplici  varicosità. 

«  Oltre  i  filamenti  ricchi  di  varicosità  se  ne  trovano  altri,  non  arri- 
vanti fino  all'epitelio,  con  poche,  ed  altri  pure  che  decorrono  senza  (*)• 

«  3°  In  vicinanza  dell'estremo  limite  superiore  della  sostanza  grigia 
si  osserva  qualche  rarissima  cellula  nervosa  abbozzata,  cioè  con  pochi  e  corti 
prolungamenti  rivolti  principalmente  verso  la  superficie  esterna  del  cervello. 
Si  trova  ivi  pure  qualche  cellula  nervosa  gemella. 

«  Finora  non  sono  riuscito  a  trovare  rapporti  terminali  dei  filamenti  colle 
cellule  nervose  ora  dette.  La  complicata  disposizione  dei  vari  elementi  isto- 
logici però  sfida  qualunque  descrizione,  e  per  farsene  una  giusta  idea  è  meglio 
ricorrere  alla  fig.  1. 

«  4°  Dopo  aver  tentato  inutilmente  la  successiva  colorazione  delle  se- 
zioni (già  tinte  in  nero  dal  nitrato  d'argento)  con  vari  liquidi  coloranti,  trovai 
finalmente  nella  ematossilina  di  Ehrlich  quel  che  mi  occorreva  per  dilucidare 
la  natura  di  molte  varicosità.  Infatti  questa  ematossilina  modifica  in  alcuni 
luoghi  il  prodotto  della  reazione  nera  di  Golgi  in  modo,  che  per  questo  mezzo 
ho  potuto  constatare  nelle  varicosità  la  presenza  del  nucleo,  colorantesi  in 
violetto,  e  circondato  da  una  minima  quantità  di  protoplasma  ;  per  cui  molte 
varicosità  rimangono  constatate  quali  cellule  (Vedi  fig.  2).  Le  cellule 
così  colorate  dalla  ematossilina  sono  in  numero  sterminato,  specialmente  nella 
corteccia,  e  presso  l'epitelio  ependimale,  mentre  sono  rare  nella  sostanza 
midollare  e  nella  zona  superficiale  di  sostanza  bianca  (Vedi  fig.  1  B). 
Non  tutte  le  cellule  colpite  dalla  ematossilina  si  trovano  in  continuazione 
coi  filamenti  come  si  osserva  nella  fig,  2  ;  ma  v'ha  di  queste  cellule  che  stanno 
di  fianco,  o  sopra,  o  sotto  ai  filamenti  senza  che  vi  abbiano  apparentemente 

(!)  Vedi  fig.  1  f.  Dove  ne  ho  rappresentato  un  certo  numero  insieme,  ma  in  realtà 
si  trovano  qua  e  colà  irregolarmente  sparsi. 


—  762  — 

alcun  rapporto.  Il  che  potrebbe  anche  dipendere  dall' aver  reso  invisibili  con 
i  due  reattivi  molti  filamenti,  o  che  alcune  di  quelle  cellule  con  questi  non 
abbiano  rapporto. 

«  Prima  di  concludere  non  mi  sembra  fuor  di  proposito  ricordare  quanto 
finora  si  conosce  di  più  preciso  intorno  alla  istogenesi  cerebrale,  in  seguito  ai 
lavori  di  Kolliker  sul  coniglio  (')  per  poter  tare  un  confronto  coi  risultati 
delle  mie  ricerche.  Secondo  Kolliker  la  parete  del  cervello  consiste  origina- 
riamente in  cellule  omogenee,  allungate,  e  disposte  radialmente  ;  in  seguito 
questa  parete  si  divide  in  due  strati,  l'esterno  dei  quali  contiene  l'abbozzo 
della  sostanza  grigia.  La  sostanza  bianca  consiste  originariamente  in  fibrille 
delle  più  delicate  e  piccole.  Per  ciò  Romiti  (2)  dice  doversi  ammettere  che 
la  sostanza  bianca  in  origine  non  consiste  che  in  prolungamenti  di  cellule 
nervose. 

«  Ora  faccio  osservare  che  tale  ipotesi  diventa  tesi  se  si  rifletta  a  quanto 
ho  potuto  rilevare  per  mezzo  della  doppia  colorazione  fatta  col  metodo  ar- 
genteo di  Golgi  prima,  e  coll'ematossilina  di  Ehrlich  dopo.  Infatti  i  filamenti 
che  traversano  e  concorrono  a  costituire  la  sostanza  midollare  (almeno  molti 
se  non  tutti)  essendo  in  connessione  con  le  cellule  sferiche,  che  abbiamo  detto 
essere  in  numero  stragrande  nella  sostauza  corticale,  parrebbero  dover  essere 
piuttosto  fibre  nervose. 

«  Conclusione.  Il  significato  di  molte  varicosità  rimane  sufficientemente 
spiegato  da  quanto  ho  esposto;  cioè  molte  di  esse  sono  cellule  sferiche  le 
quali  da  un  lato  sono  connesse  colle  cellule  epiteliali  dell'ependima,  e  più 
in  alto  reciprocamente  tra  di  loro  per  mezzo  di  sottilissimi  filamenti  radiali 
di  cui  si  disse,  lungo  i  quali  sembrano  infilate  come  gli  acini  di  ima  corona 
da  rosario. 

«  La  connessione  dei  filamenti  radiali,  colle  cellule  epiteliali  dei  ventri- 
coli ricorda  in  qualche  modo  la  disposizione  di  varie  cellule  nevroepiteliali 
degli  organi  sensoriali,  tanto  che  si  sarebbe  invitati  a  supporre  che  l'epitelio 
ependimale  dei  ventricoli  cerebrali  possa  rappresentare  un  organo  sensoriale 
interno. 

«  Finalmente  si  potrebbe  credere,  che  quelle  cellule  sferiche  (varicosità). 
probabilmente  rappresentanti  le  future  cellule  nervose  della  corteccia  cerebrale, 
si  originassero  da  successive  scissioni  delle  cellule  epiteliali  dell'ependima;  o 
in  altri  termini  potrebbero  per  avventura  le  cellule  epiteliali  ependimali  essere 
la  matrice  d'origine  di  cellule  nervose  e  quindi  anche  di  fibre  nervose  ce- 
rebrali ? 


(!)  Romiti,  Lezioni  di  embriogenià  umana  e  comparata  dei  vertebrati.  Parte  II.  Svi- 
luppo del  sistema  nervoso.  Siena  1882,  pag.  69. 
(2)  Romiti,  loco  citato. 


—  763  — 


Fig.  1. 


Fiff.  2. 


SPIEGAZIONE  DELLE   FIGUKE 


Fig.  1.  X  250  circa.  E.  Cellule  epiteliali  cilindriche  dei  ventricoli  laterali  del  cervello 
di  feto  vaccino  al  4°  mese 

V.  Varicosità    (cellule    sferiche)   inserite  sui  filamenti  continuantisi  colle  cellule 
epiteliali. 

M.  Sostanza  midollare  con  filamenti  radiali,  e  scarse  varicosità  (cellule  sferiche). 
G.  Sostanza  corticale  ricca  di  filamenti  radiali,  e  di  cellule  sferiche.  C   Cellula 
nervosa  abbozzata.  Cg.    Cellula   nervosa    gemella,  in  cui  la   scissione    non    si    e    ancora 
completata. 

B.  Zona  superficiale  di  sostanza  bianca  con  scarsissimi  filamenti  e  rarissime  cel- 
lule, sferiche,  fusiformi,  triangolari. 

Fig.  2.  X  600  circa.  S.  Tre  cellule  sferiche  della  corticale,  con  grosso  nucleo  n,n',n" 
e  una  traccia  di  protoplasma  all'intorno,  inserite  sopra  un  filamento.  (Colorazione  Golgi, 
e  poi  ematossilina  Ehrlich). 


764  — 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

G.  La  Valle.  Sul  Diopside  della  «  Borne  de'  Broics  »  presso  Ala. 
Presentata  dal  Socio  Struver. 

G.  Mingazzini.  Sulla  fina  struttura  della  Substantia  nigra  Som- 
meringii.  Presentata  dal  Socio  Todaro. 


RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

Il  Socio  Struver,  a  nome  anche  del  Socio  Blaserna,  legge  una  Re- 
lazione  colla  quale  approvasi  l'inserzione  negli  Atti  accademici,  della  Me- 
moria dell'  ing.  Gr.  La  Valle  intitolata:  Sul  Diopside  della  «  Borne  de'Brous» 
presso  Ala. 

Il  Segretario  Blaserna,  a  nome  dei  Soci  Tommasi-Crudeli,  relatore, 
e  Cantoni,  legge  una  Relazione  sulla  Memoria  dei  dottori  E.  Bonardi  e 
G.  G.  Gerosa,  intitolata:  Nuove  ricerche  intorno  all'azione  di  alcune 
condizioni  fisiche  sulla  vita  dei  microrganismi,  concludendo  per  l'inserzione 
del  lavoro  negli  Atti  accademici. 

Le  conclusioni  delle  Commissioni  esaminatrici,  messe  partitamente  ai 
voti  dal  Presidente,  sono  approvate  dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando le  seguenti  inviate  da  Soci. 

T.  Taramelli.  Relazione  alla  Sottocommissione  geodinamica  sulla  di- 
stribuzione delle  aree  sismiche  nell'Italia  superiore  e  media. 

A.  De  Zigno.  Nuove  aggiunte  all' ittiofauna  dell'epoca  eocena. 

N.  von  Kokscharow.  Materialien  sur  Mineralogie  Russlands.  Zehnter 
Band. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  il  Voi.  XII  delle  Osservazioni  astrono- 
miche eseguite  all'Osservatorio  di  Pulkova  e  pubblicate  dal  Socio  0.  Struve, 
contenente  la  Memoria  del  sig.  A.  Wagner:  Bearbeitung  der  Rectascen- 
sionsbestimmungen  fiir  die  Epoche  1865.  0;  presenta  inoltre  la  pubblicazione 


—  765  — 


di  J.  De  Guerne:  Excursions  soologiques  dans  les  lles  de  Fayal  et  de 
San  Miguel  (Agores),  inviata  in  dono  all'Accademia  a  nome  di  S.  A.  R. 
il  Principe  di  Monaco. 


CORRISPONDENZA    ' 

11  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  della  corrispondenza  relativa 
al  cambio  degli  Atti. 

Ringraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  Società  siciliana  di  storia  patria  di  Palermo  ;  il  Museo  britannico  e 
la  Società  Reale  di  Londra;  l'Accademia  delle  scienze  di  Zagabria;  la  So- 
cietà geologica  e  di  storia  naturale  di  Ottawa  ;  la  Società  filosofica  di  Cam- 
bridge; le  Società  archeologiche  di  Londra  e  di  Filadelfia;  l'Istituto  Smithso- 
niano  di  Washington;  l'Istituto  meteorologico  rumeno  di  Bucarest  ;  il  Museo 
di  zoologia  comparata  di  Cambridge  Mass.;  l'Osservatorio  di  Pulkowa;  l'Uni- 
versità di  Oxford;  il  Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Ringrazia  ed  annuncia  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni: 
La  Società  di  scienze  naturali  di  Francoforte  s.  M. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Nell'adunanza  generale  del  giorno  26  maggio  1888,  si  procedette  alla 
elezione  del  Presidente,  del  Vice-presidente,  dell'Amministratore  e  dell'Am- 
ministratore aggiunto,  scaduti  dalla  loro  carica  a  termini  dell'art.  5  dello  Sta- 
tuto accademico. 

Lo  spoglio  delle  singole  votazioni,  eseguito  dai  Soci  Moriggia  e  Tom- 
masini,  dette  i  risultati  seguenti: 

Il  Socio  Brioschi  venne  eletto  Presidente  con  43  voti  su  44  votanti 
(conferma). 

Il  Socio  Fiorelli  venne  eletto  Vice-presidente  con  37  voti  su  45  vo- 
tanti (id.) 

Il  Socio  Barilari  venne  eletto  Amministratore  con  44  voti  su  45  vo- 
tanti (id.). 

Il  Corrispondente  Cerruti  venne  eletto  Amministratore  aggiunto  con 
45  voti  su  46  votanti  (id.). 

P.  13. 


—  767 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA    DEI     LINCEI 

Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  17  giugno  1888. 
G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  delle 
Notizie  per  lo  scorso  mese  di  maggio ,  e  lo  accompagna  con  la  Nota 
che  segue  : 

«  Nuovi  avanzi  di  antiche  vie  romane  si  discoprirono  in  Milano  (Re- 
gione XI),  dopo  quelli  dei  quali  si  disse  nelle  comunicazioni  precedenti 
(Notule  1888,  p.  128);  e  resti  di  antiche  fabbriche  pure  tornarono  all'aperto 
in  quella  città  nei  lavori  per  le  nuove  costruzioni  in  via  Giulini. 

«  Nel  comune  di  Castelletto  Ticino,  nelle  contrade  Cascine  Bagor  e 
Motto  della  Forca,  si  esplorarono  tombe  con  olle  cinerarie,  simili  a  quelle 
della  vicina  Golasecca,  la  cui  necropoli  si  estendeva  ampiamente. 

«  Nel  territorio  di  Ghemme  fu  scoperto  un  cippo  con  iscrizione  latina 
votiva;  in  Fontanetto  Po  un  ripostiglio  di  monete  imperiali  del  III  secolo 
dell'era  nostra  ;  ed  in  Torino  altre  tombe  del  sepolcreto  romano  nel  nuovo 
quartiere  di  via  Foggia,  al  di  là  della  Dora. 

«  Nuove  indagini  per  riconoscere  i  limiti  della  necropoli  felsinea  si 
fecero  fuori  porta  s.  Isaia  (Regione  Vili)  in  Bologna  ;  e  furono  ritrovate  alcune 
epigrafi  latine  in  Montefalco  nell'Umbria  (Regione  VI),  iscrizioni  già  edite 
sulla  fede  di  antichi  apografi. 

«  Molte  iscrizioni   marmoree,  per  lo  più   frammentate,   restituirono  gli 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  100 


—  768  — 

scavi  del  suolo  di  Roma  (Regione  I);  ma  sono  tutte  funebri,  e  comuni,  eccettuate 
due  onorarie,  poste  da  prefetti  della  città,  tra  il  secolo  IV  e  V  dell'era  volgare. 
«  Merita  speciale  riguardo  un'iscrizione  mutila  relativa  al  corpus  pisca- 
torum  urinatorum,  cioè  alla  associazione  dei  palombari  del  Tevere,  intorno 
al  quale  collegio  si  hanno  scarse  notizie.  Il  nuovo  frammento  estratto  dall'alveo 
del  fiume  presso  i  bagni  di  Donna  Olimpia,  ha  dato  materia  ad  una  Nota  del 
eh.  dott.  Hulsen,  che  col  sussidio  di  altri  titoli,  ne  ha  restituito  il  testo. 

*  Si  recuperarono  pure  numerosi  fittili  iscritti,  e  sculture  ;  tra  le  quali 
è  degna  di  essere  ricordata  la  statuetta  di  un  Amore  dormiente,  scoperta  nella 
nuova  via  Cavour  sotto  la  chiesa  di  s.  Francesco  di  Paola. 

«  Ma  di  straordinario  pregio  artistico,  anche  per  la  finitezza  della  esecu- 
zione, è  un'Erma  bicipite  di  bronzo,  ripescata  nell'alveo  del  Tevere,  presso 
la  sponda  di  Marmorata.  Rappresenta  Bacco  giovine,  coronato  di  edera. 

«  Fu  esplorata  gran  parte  di  una  Terma  di  villa  rustica  nei  pressi  di  Men- 
tana, e  vi  si  notò  che,  pei  restauri  fatti  all'edificio  nei  tempi  bassi  dell'impero, 
si  adoperarono  materiali  tolti  dai  monumenti  della  prossima  via  Nomentana. 

«  Un'epigrafe  arcaica  assai  deperita  fu  scoperta  presso  l'abbadia  di  Val- 
visciola  sotto  Sermoneta. 

«  In  Santa  Maria  di  Capua  Vetere  si  disotterrarono  tombe  romane 
nell' ex-convento  di  s.  Pasquale;  ed  in  Sorrento  fu  rimessa  in  luce  una  statua 
atletica  di  buona  arte,  portante  inciso  il  nome  dell'artefice  greco  'À<pQoài0€Ì>g, 
dal  quale  fu  scolpita. 

«  Un  ripostiglio  di  armi  di  bronzo  fu  trovato  in  contrada  Castellane  nel 
comune  di  Ripatransone  nel  Piceno  (Regione  V).  Sono  tutti  grandi  pugnali 
a  lama  triangolare,  quali  si  rinvennero  in  Castione  dei  Marchesi  nella  pro- 
vincia di  Roma,  ed  in  Camposacro  presso  Loreto  Aprutino  nella  provincia  di 
Teramo.  Un  saggio  di  tali  armi,  rappresentante  i  loro  vari  tipi,  fu  aggiunto 
alle  collezioni  del  Museo  preistorico  di  Roma,  per  generosità  del  sig.  mar- 
chese Bruti. 

*  Di  somma  importanza  è  un  frammento  epigrafico  scoperto  nell'abbadia 
di  Farfa  presso  Fara  di  Sabina,  di  cui  tratta  una  Nota  del  R.  Commissario 
comm.  Gamunini.  Dalla  reintegrazione  di  tale  frammento  risulta,  che  l'impe- 
ratore Commodo,  vivo  il  padre,  cioè  tra  gli  anni  177-180,  restaurò  un  tempio 
che  sorgeva  nel  luogo  della  celebre  abbadia,  e  le  cui  fondamenta  ora  appa- 
riscono per  la  prima  volta. 

«  Varie  tombe  si  scoprirono  nel  territorio  dei  Peligni  a  Prezza,  a  Sulmona 
ed  aRaiano,  dal  quale  ultimo  paese  si  ebbe  pure  un'iscrizione  latina  funeraria 
arcaica. 

«  In  Brindisi  (Regione  II)  furono  dissepolte  due  statue  mutile,  l'una 
togata,  l'altra  con  lorica,  abbellita  da  rilievi  rappresentanti  una  Gorgone  ed 
un  trofeo.  Furono  donate  ambedue  alla  raccolta  pubblica  cittadina. 

«  Il  fascicolo  che  mi  onoro  di  presentare  contiene  inoltre  un'ampia  rela- 
zione del  prof.  A.  Salinas,  sopra  un  tesoro  di  cento  ed  una  monete  antiche 


—  769  — 

di  argento,  scoperto  in  Sicilia  nella  regione  occidentale  dell'isola  ed  acqui- 
stato pel  Museo  nazionale  di  Palermo.  1  tipi  rappresentati  sono  1  di  Atene, 
2  di  Reggio,  2  di  Agrigento,  1  di  Camerina,  3  di  Catania,  1  di  Erice,  7  di 
Gela,  1  di  Himera,  3  di  Leontini,  11  di  Messana,  4  di  Motya,  1  di  Segesta, 
1  di  Selinunte,  21  di  Siracusa,  13  Punico-Siculi.  Alla  relazione  del  prof.  Sa- 
linas  sono  aggiunte  tre  tavole  a  fototipia,  rappresentanti  i  pezzi  più  notevoli 
di  questo  insigne  travamento  ;  il  quale,  mentre  ha  arricchito  la  raccolta  nu- 
mismatica palermitana,  ha  fatto  acquistare  alla  scienza  nuovi  e  preziosi  dati  » . 

Bibliografia.  —  Il  Socio  Ferri  presenta  l'opera  del  prof.  R.  Benzoni: 
Dottrina  dell'essere  nel  sistema  Rosminiano,  colle  parole  seguenti: 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia,  da  parte  dell'autore  prof.  Ro- 
berto Benzoni,  che  insegna  filosofìa  nel  regio  Liceo  Galilei  di  Firenze,  un  libro 
da  essa  giudicato  e  premiato  nell'ultimo  concorso  ai  premi  ministeriali  per 
le  scienze  filosofiche  e  sociali. 

«  È  intitolato:  Dottrina  dell'essere  nel  sistema  Rosminiano  —  Genesi, 
forme  e  discussione  del  sistema  (Fano,  Tipografia  Sonciniana,  1 888).  L'opera  vo- 
luminosa ha  subito  poche  variazioni  dopo  il  giudizio  dell'Accademia  e  la  rela- 
zione che  ne  fece  il  nostro  collega  Bonatelli.  Essa  si  divide  in  tre  parti: 
una  introduzione,  una  esposizione  ed  una  discussione  e  conclusione.  Nella  intro- 
duzione l'autore  discorre  delle  condizioni  odierne  della  filosofia,  sostenendo 
le  ragioni  della  metafisica  contro  coloro  che  la  vogliono  bandita  dal  numero 
delle  scienze  filosofiche.  Senonchè,  trattando  degli  uffici  e  del  fine  di  questa 
sintesi  suprema  delle  umane  conoscenze,  egli  stabilisce  le  condizioni  da  cui 
dipende  il  suo  valore  scientifico.  Egli  non  la  vuole  nò  fondata  a  priori  sopra 
idee  astratte  o  sopra  ipotesi  poco  o  mal  connesse  coi  fatti,  e  neppure  am- 
mette che  sia  un  insieme  di  postulati  derivanti  dalle  idee  morali  e  dal  sen- 
timento che  ne  è  la  radice,  e  molto  meno  che  si  restringa  ad  un'  opera  d'arte 
diretta  a  procurare  allo  spirito  un  alto  godimento  estetico. 

«  La  metafisica  aspira  all'unità  del  sapere  e  per  essa  all'unità  dell'es- 
sere, elaborando  gli  ultimi  risultamenti  delle  scienze  circa  i  loro  oggetti  su- 
premi, collegandoli  ed  armonizzandoli  fra  loro  e  colle  leggi  del  pensiero,  in 
guisa  che,  sia  per  mezzo  delle  proprie  analisi,  sia  mediante  i  pollati  delle 
discipline  positive,  essa  si  fonda  sulla  esperienza  e  sul  reale.  Quivi  è  il  prin- 
cipio della  ricerca  speculativa,  e  la  meta,  per  quanto  sia  alta  e  per  quanto 
numerosi  sieno  i  gradi  intermedi,  non  può  esserne  separata. 

«  Da  questa  ampia  introduzione  abbiamo  la  prova  che  l'autore  si  è  ac- 
cinto alla  esposizione  e  discussione  del  sistema  rosminiano  con  uno  studio 
particolare  della  storia  della  filosofia  e  segnatamente  delle  dottrine,  che  hanno 
più  stretta  relazione  con  esso.  La  speciale  attenzione  da  lui  data  al  metodo, 
in  questa  parte  del  suo  lavoro,  si  riscontra  nella  esposizione  e  nella  discus- 
sione del  sistema,  o  piuttosto  del  principio,  che  è  il  soggetto  di  questo  libro; 


—  770  — 

il  quale  per  altro,  benché  ristretto,  nel  titolo  e  nello  scopo  principale,  all'idea 
metafisica  dell'essere,  abbraccia  nondimeno  tutte  le  parti  più  sostanziali  del 
sistema  rosminiano  e  vi  penetra  talvolta  profondamente  collegandole  col  con- 
cetto supremo,  che  ne  è  il  centro. 

«  Questo  lavoro  del  prof.  Benzoni  non  si  limita,  come  gli  altri  apparsi 
finora  in  Italia  sullo  stesso  argomento,  sia  ad  esporre  la  dottrina  del  Rosmini 
sull'Essere,  ricavandola  soltanto  dal  Nuovo  Saggio  sulla  Origine  delle  Idee, 
sia  a  discuterla,  ripetendo  le  critiche  dirette  al  filosofo  roveretano  dal  Gio- 
berti, dal  Mamiani,  dal  Testa,  dal  Franchi,  dal  Bertini  e  dalla  scuola  dei 
neo-tomisti.  Tanto  la  esposizione  quanto  la  discussione  consacrate  dal  Benzoni 
alle  dottrine  del  Rosmini  si  distinguono ^per  una  compitezza  di  analisi  e  indi- 
pendenza di  giudizio,  che  certo  non  sono  fra  i  minori  pregi  di  questo  volume. 

«  Mediante  uno  studio  accurato  e  paziente  l'autore  ricerca  in  tutte  le 
opere  del  Rosmini  le  forinole  variate  nelle  quali  si  presenta  il  supremo  con- 
cetto dell'Essere  e  le  fasi  successive,  per  le  quali  passò  il  suo  pensiero  spe- 
culativo dal  Nuovo  Saggio,  che  si  può  riguardare  come  la  prima  forma  della 
sua  dottrina,  ai  cinque  volumi  della  Teosofia,  che,  pubblicati  dopo  la  sua 
morte,  ne  sono  pure  la  ultima  espressione. 

«  L'autore  ha  messo  in  chiaro  il  posto  che  nello  svolgimento  delle  idee 
speculative  del  Rosmini  si  deve  assegnare  alla  sua  Logica  e  al  suo  Saggio 
storico-critico  sulle  categorie  e  la  dialettica.  Fondandosi  sopra  notizie  biogra- 
fiche e  sopra  considerazioni  intrinseche  e  nessi  di  dottrina,  l'autore,  con  acuto  e 
coscienzioso  esame,  ci  mostra  il  processo  ascensivo  della  mente  di  Rosmini 
nei  gradi  di  una  speculazione  sempre  più  ardita  e  indipendente,  in  guisa 
che  noi  ne  vediamo  corrispondere  il  movimento  alle  tre  forme  da  lui  stesso 
assegnate  al  pensiero  filosofico  nel  suddetto  Saggio  storico-critico,  e  cioè  al 
pensiero  comune,  al  pensiero  dialettico  e  al  pensiero  trascendentale  assoluto. 

«  Il  Benzoni  ci  mostra  il  filosofo  italiano,  dapprima  intento  fin  dalla 
più  giovane  età  a  ideare  un  sistema,  ossia  un'  idea  dell'  Essere  uno  e  trino 
in  servigio  della  teologia:  poi,  scosso  dalle  polemiche  poderose  dei  filosofi 
suoi  avversari  intorno  alla  parte  che  concerne  direttamente  la  natura  della 
verità  e  il  valore  della  conoscenza,  cedere  in  parte  alle  obbiezioni,  modificare 
con  sincero  amor  del  vero  le  sue  forinole,  mettere  in  pratica  quello  sforzo 
di  conciliare  dialetticamente  le  opposte  sentenze,  che  fu  una  delle  norme 
ed  abitudini  costanti  del  suo  ingegno;  e,  crescendo  di  libertà  e  di  ardire, 
accostarsi  nella  logica  al  concetto  Hegeliano  dell'unità  fondamentale  dell'essere 
e  del  pensiero;  e  finalmente  nel  Saggio  storico-critico  più  volte  mentovato, 
cercare,  nello  studio  profondo  dei  sistemi  metafisici,  le  traccie  delle  forme  im- 
perfette del  pensiero  speculativo  che  precedono  quella  in  cui  la  dialettica 
conduce  alla  forma  assoluta.  Nel  libro  del  Benzoni  condotto  con  singolare  ac- 
curatezza di  analisi  possiamo  conoscere  il  pensiero  metafisico  di  Rosmini  nella 
sua  realtà  storica. 

«  Tanto  dal  lato  psicologico  o  antropologico,  quanto  nell'ordine  speculativo. 


—  771  — 

lo  studio  della  mente  di  questo  grande  è  profondamente  istruttivo.  Addetto,  fin 
dalla  prima  giovinezza,  per  tradizioni  patrie  e  di  famiglia,  al  cattolicismo  ;  le- 
gato per  vocazione  e  libera  scelta,  agli  obblighi  del  sacerdozio,  egli  nondimeno  si 
affrancò  talmente  dalle  pastoie  del  dogmatismo  scolastico  e  dal  servilismo  della 
lettera  che  uccide,  si  purificò  talmente  nello  spirito  che  vivifica,  da  congiungere 
pacificamente  in  sé  il  sentimento  religioso  e  la  sostanza  della  religione  da  lui 
professata  colle  più  ardimentose  indagini  e  speculazioni  della  filosofia  moderna. 

«  Il  Benzoni  nulla  ha  trascurato  di  ciò  che  può  servire  a  far  conoscere 
questo  altissimo  ingegno. 

«  Il  suo  lavoro  riempie  una  lacuna  nella  Storia  della  Filosofia  Italiana  » . 

Storia.  —  Censimento  della  popolazione  di  Roma  dal  1686 
al  1715.  Nota  del  Corrispondente  Narducci. 

«  Il  censimento  della  popolazione  di  Roma  nel  periodo  dei  30  anni  che 
corsero  dal  1686  al  1715  è  complessivamente  inedito,  ed  il  più  antico  che  si 
abbia  per  una  serie  non  interrotta  di  anni.  Soltanto  dal  1716  in  poi,  come 
supplemento  al  Cracas,  si  pubblicarono  a  cura  del  governo  pontificio  degli 
Annuari  col  titolo  Notizie  di  Roma,  poi  cangiato  in  altri,  contenenti  lo  stato 
annuale  delle  anime,  dall'una  Pasqua  all'altra,  suddiviso  in  diverse  categorie. 
Da  certo  tempo  inoltre  venivano  anche  annualmente  in  luce  dei  fascicoli  in 
foglio  contenenti  il  medesimo  stato.  Vero  è  che  Francesco  Cancellieri  (')  die 
un  elenco  della  popolazione,  dei  nati  e  dei  morti  in  Roma  dal  1702  al  1816; 
nelle  seguenti  tabelle  per  altro  si  hanno  indicati,  per  soprappiù,  le  famiglie, 
i  maschi  e  le  femmine.  Gli  elementi  per  istendere  la  prima  di  queste  ta- 
belle furono  tratti  da  una  saltuaria  collezione  manoscritta  ufficiale  di  stati 
annuali,  che  va  dal  1686  al  1695,  proveniente  dal  Vicariato  di  Roma,  ora 
conservata  nella  biblioteca  Angelica  (2),  e  le  cui  lacune  possono  facilmente 
essere  supplite  dai  riassunti  decennali  che  accompagnano  gli  stati  di  ciascun 
anno  (3).  Fonte  tanto  più  pregevole,  se  si  consideri  che  nell'attuale  archivio 
del  Vicariato,  siccome  vengo  assicurato,  non  si  hanno  statistiche  risalenti  al 
tempo  di  che  ci  occupiamo.  A  titolo  di  curiosità  storica  giovi  conoscere  che 
questi  più  antichi  stati  erano  divisi  per  parrocchie  nelle  seguenti  categorie  : 

(!)  Lettera  al  dott.  Koreff  sopra  il  Tarantismo,  Varia  di  Roma,  ecc.  Roma,  1817,  p.  74. 

(2)  Mss.  1944,  1945  e  1946. 

(3)  Avverto  inoltre  che^nella  tabella  seguente  ho  dovuto  fare  le  seguenti  modificazioni, 
affinchè  il  numero  dei  maschi  e  delle  femmine  fosse  d'accordo  con  quello  della  popolazione. 

a.  1690  pop.  126641  corr.  129631 

1693  130655  130255 

1697  133894  133179 

1698  133874  133471 

1699  135089  135086 

La  necessaria  modificazione  di  qualche  entità,   fatta   all'a.    1690,    resta    pienamente 
giustificata  dal  numero  della  popolazione  degli  anni  1689  e  1691. 


772  — 


Case  e  famiglie  —  Vescovi  —  Preti  —  Frati  e  religiosi  —  Monache  — 
Collegiali  e  scolari  —  Cortegiani  de'  SS.ri  Cardinali  et  altri  —  Poveri 
d'Ospedali  —  Carcerati  —  Maschi  d'ogni  età  —  Femine  d'ogni  età  —  Atti 
alla  comunione  —  Non  atti  —  Comunicati  —  Non  comunicati  —  Mere- 
trici —  Mori  —  Pinzoche  o  Beghine  —  Tutti  insieme.  I  Nati  ed  i  Morti 
non  appariscono  che  dal  1702  in  poi.  Trascurando  le  altre,  mi  sono  attenuto 
a  quelle  di  tali  categorie  che  sono  le  più  importanti. 

«  A    facilitare   poi  le    deduzioni    storiche   e  climatologiche    che  possono 

Stato  annuo  della  popolazione  di  Roma  dal  1686  al  1715. 


Anni 


Popolazione 


Famiglie 


Maschi 


Femmine 


Nati 


Morti 


1686 
1687 
1688 
1689 
1690 
1691 
1692 
1693 
1694 
1695 
1696 
1697 
1698 
1699 
1700 
1701 
1702 
1703 
1704 
1705 
1706 
1707 
1708 
1709 
1710 
1711 
1712 
1713 
1714 
1715 


121183 

123151 

126117 

126440 

129631 

131634 

129284 

130255 

131192 

130826 

131603 

133179 

133471 

135086 

140447 

141784 

138568 

134528 

133625 

132104 

132176 

133128 

134562 

134262 

132070 

132979 

133829 

132567 

134050 

1362S7 


27121 

26834 

26337 

25947 

27623 

28784 

28743 

29222 

28858 

30109 

29898 

28924 

29606 

29536 

30782 

32324 

34442 

34031 

32166 

30773 

32025 

31687 

30879 

31486 

32702 

36334 

31384 

31951 

31194 

31621 


70529 

50654 

71681 

51470 

73891 

52226 

73849 

52591 

75847 

53784 

7777!» 

53864 

75770 

53514 

76938 

53317 

76865 

54327 

7<;:,i;:i 

54263 

77849 

53754 

78377 

•M802 

77266 

56205 

78371 

56715 

88929 

60518 

83751 

58033 

80473 

58095 

78278 

56250 

77111 

56511 

77011 

55093 

76491 

55685 

76992 

56136 

77469 

57093 

78993 

55269 

76102 

55968 

77150 

55829 

77580 

56249 

76195 

56372 

77081 

56969 

78612 

57675 

3662 
4317 
3402 
3779 
4506 
4248 
3530 
4396 
4309 
4252 
4187 
4029 
4080 
4056 


2947 
3725 
3085 
3026 
4176 
3584 
4812 
6463 
6533 
5127 
4855 
4772 
4777 
4605 


—  773  — 

trarsi  dalla  prima  delle  seguenti  tabelle,  mi  è  parso  utile  di  costruire  la 
seconda,  dalla  quale  emergono  a  colpo  d'occhio  le  differenze  in  più  o  in  meno 
per  ciascuna  categoria  rispetto  all'anno  precedente.  Il  notevole  aumento  del- 
l'anno 1700  è  da  attribuire  alla  solennità  dell'anno  santo,  aperto  da  Inno- 
cenzo XII  e  chiuso  da  Clemente  XI,  quando  i  soli  forastieri  alloggiati  negli 
ospedali  ascesero  a  328,390  (*);  onde  non  è  maraviglia  che  parecchi  fermassero 
in  Eoma  più  o  meno  lunga  dimora. 


Proporzione  di  ciascun  anno  rispetto  al  precedente. 


Anni 

Popola 

rione 

Famiglie 

Maschi 

Femmine 

Nati 

Morti 

1686 

_ 



— 

1687 

+ 

1968 

—  287 

+ 

1152 

+  816 

1688 

+ 

2966 

—  497 

+ 

2210 

+  756 

1689 

+ 

323 

—  390 

— 

42 

+  365 

1690 

+ 

3191 

+  1676 

+ 

1998 

+  1193 

1691 

+ 

2003 

+  1161 

+ 

1923 

+   80 

1692 

— 

2350 

—   41 

— 

2000 

—  350 

1693 

+ 

971 

+  479 

+ 

1168 

—  197 

1694 

+ 

937 

—  364 

— 

73 

+  1010 

1695 

— 

366 

+  1251 

— 

302 

-   64 

1696 

+ 

777 

_  211 

+ 

1286 

—  509 

1697 

+ 

1576 

—  974 

+ 

528 

+  1048 

1698 

+ 

292 

+  682 

— 

1111 

+  1403 

1699 

+ 

1615 

—   70 

+ 

1105 

+  510 

1700 

+ 

14361 

+  1246 

+ 

10558 

+  3803 

1701 

— 

7663 

+  1542 

— 

5178 

—  2485 

1702 

— 

3216 

+  2118 

_ 

3278 

+   62 

1703 

— 

4040 

—  411 

_ 

2195 

—  1845 

+  655 

+  778 

1704 

— 

903 

—  1865 

— 

1164 

+  261 

—  915 

—  640 

1705 

— 

1521 

—  1393 

— 

103 

—  1418 

+  377 

—  599 

1706 

+ 

72 

+  1252 

— 

520 

+  592 

+  727 

+  1150 

1707 

+ 

952 

—  338 

+ 

501 

+  451 

—  258 

—  592 

1708 

+ 

1434 

—  808 

+ 

477 

+  957 

—  718 

+  1228 

1709 

— 

300 

+  607 

+ 

1524 

—  1824 

+  866 

+  1651 

1710 

— 

2192 

+  1216 

— 

2891 

+  699 

—  87 

+   70 

1711 

+ 

909 

+  3632 

+ 

1048 

—  139 

—  57 

—  1406 

1712 

+ 

850 

—  4950 

+ 

430 

+  420 

—  65 

—  272 

1713 

— 

1262 

+  567 

— 

1385 

+  123 

—  158 

—   83 

1714 

+ 

1483 

—  757 

+ 

886 

+  597 

+  51 

+    5 

1715 

+ 

2237 

+  427 

+ 

1531 

+  706 

—  24 

—  172 

(!)  D.  M.  Manni,  Istoria  degli  anni  santi.  Firenze,  1750,  p.  226. 


—  774  — 


Etnografìa.  —  Collezione  etnografica  delle  Isole  dell'Ammira- 
gliato  esistente  nel  Museo  Preistorico  di  Roma.  Nota  del  dott.  Giu- 
seppe Colini,  presentata  dal  Socio  L.  Pigorini. 

Questa  Nota  sarà  pubblicata  nel  prossimo  fascicolo. 


Fisica  terrestre.  —  Sull'impianto  del  servizio  geodinamico  in 
Italia.  Nota  del  Socio  Pietro  Blaserna. 

«  1.  Nel  1883,  in  seguito  al  disastro  avvenuto  a  Casamicciola,  il  Go- 
verno propose  ed  il  Parlamento  accettò  di  erigervi  un  piccolo  osservatorio, 
collo  scopo  di  studiare  le  condizioni  geodinamiche  della  interessante  isola 
d'Ischia.  Più  tardi,  il  Ministero  dell'agricoltura,  industria  e  commercio,  giu- 
stamente preoccupato  della  terribile  frequenza,  con  cui  movimenti  sismici  e 
tellurici  avvengono  ora  in  una,  ora  in  altra  parte  d'Italia,  propose  alla  firma 
del  Re  la  nomina  di  una  Commissione,  incaricata  di  studiare  l'impianto  di  un 
servizio  geodinamico,  che  abbracciasse  l'Italia  intera.  Per  l'intima  connessione 
esistente  tra  la  costituzione  geologica  di  un  paese  e  le  sue  condizioni  sismi- 
che, era  giusto  ed  opportuno,  che  tale  iniziativa  partisse  da  quel  medesimo 
Ministero,  che  fra  i  suoi  compiti  ha  pur  quello  di  costruire  la  carta  geolo- 
gica d'Italia  e  che  aveva  già  iniziato  simili  studi. 

«  Per  varie  ragioni,  inutili  a  ripetersi,  la  Commissione  reale  si  riunì 
soltanto  nel  1885;  ed  essendo  morto  nel  frattempo  l'illustre  Quintino  Sella, 
chiamato  a  presiederla,  essa  conferì  a  me  questo  onorifico  mandato.  Il  com- 
pito della  Commissione  non  era  né  breve,  né  facile.  Trattatasi  di  tener  conto 
dei  molti  e  svariati  tentativi  fatti  per  il  passato,  di  esaminarli  alla  stregua 
dei  principi  ora  prevalenti  in  tale  materia,  di  studiare  le  condizioni  delle 
varie  parti  d'Italia,  tanto  diverse  nell'aspetto  vulcanico  e  stratigrafico,  e  pur 
abbracciando  in  un  concetto  sintetico  tutto  quanto  il  paese,  di  proporre  al 
Governo  un  piano  semplice  ed  economico  che  gli  permettesse  di  attuarlo  poco 
per  volta. 

«  Si  può  dire,  senza  esagerazione  e  con  vanto  per  il  nostro  paese,  che 
la  sismologia  ha  da  lungo  tempo  attirato  su  di  sé  gli  sguardi  di  esimi  cul- 
tori e  di  dilettanti.  Questa  scienza,  appena  nata,  ha  avuto  presso  di  noi  i 
suoi  precursori.  Per  non  parlare  che  dei  morti,  cito  a  titolo  d'onore  :  Nicolò 
Cacciatore,  padre  dell'attuale  direttore  dell'Osservatorio  astronomico  di  Pa- 
lermo; il  grande  Melloni,  il  quale  suggerì  al  governo  borbonico  di  erigere 
il  bell'Osservatorio  vesuviano,  ora  da  molti  lustri  diretto  dal  nostro  collega 
Palmieri;  i  due  Gemmellaro,  padre  e  zio  all'egregio  nostro  collega  di  Pa- 
lermo, che  lasciarono  tanta  fama  per  i  loro  studi  intorno  all'Etna;  i  bene- 
meriti  professori    Savi  e  Pilla,    che    illustrarono    mirabilmente  i   terremoti 


—  775  — 

toscani  del  1846;  infine  fra  i  morti  più  recentemente:  il  Cavalieri,  il  Cecchi 
ed  il  Serpieri.  Intorno  ad  essi  si  accumularono  molti  altri,  tutt'ora  viventi. 
Si  costruirono  apparecchi,  che  si  collocarono  in  piccoli  osservatori  ;  e  con  pochi 
mezzi  anche  privati  si  iniziarono  e  si  continuarono  studi  d'ogni  genere  ed 
anche  osservazioni  metodiche,  a  cui  il  Bullettmo  del  vulcanismo  italiano, 
pubblicato  per  cura  di  M.  S.  De  Rossi,  serviva  come    organo   di  diffusione. 

«  Non  si  può  asserire,  che  tutti  questi  tentativi  avessero  uguale  impor- 
tanza. Ma  qualunque  sia  il  giudizio,  che  si  possa  portare  su  molti  di  essi,  sa- 
rebbe ingiusto  il  non  riconoscerne  un  certo  merito.  Si  sono  illustrati  molti  fatti, 
si  è  intraveduta  qualcuna  delle  leggi  ed  i  tentativi  anche  i  meno  riusciti  hanno 
talvolta  mostrato,  come  e  dove  era  a  cercarsi  la  soluzione  dei  nuovi  problemi. 
Io  credo  quindi  non  solamente  utile,  ma  altrettanto  doveroso  il  procedere  ad 
un  vero  e  serio  impianto  del  servizio  geodinamico.  E  dico  servizio,  perchè 
come  per  la  meteorologia,  così  anche  per  la  geodinamica,  i  tentativi  isolati 
non  possono  approdare  a  nulla  di  concreto  e  di  concludente.  Non  basta  avere 
osservatori  anche  ben  collocati  e  dotati  di  buoni  istrumenti:  importa  coordi- 
narli e  collegarli,  per  trar  profitto  dall'insieme  degli  studi.  Fra  tutti  i  paesi 
d'Europa,  l'Italia  è  certamente  il  più  ricco  e  il  più  infestato  di  fenomeni 
geodinamici  d'ogni  natura.  Da  Alessandro  di  Humboldt  in  poi,  molti  e  illu- 
stri stranieri  sono  venuti  fra  noi  a  studiarli  e  sarebbe  strano,  se  l'Italia 
risorta  non  offrisse  un  largo  contributo  a  tali  studi,  essa  che  ha  i  fenomeni 
in  casa;  sarebbe  più  strano  ancora,  se  essa  non  provvedesse  a  ripararvi  per 
il  suo  proprio  vantaggio. 

«  Io  confido  quindi,  che  alcune  critiche  leggiere  e  superficiali,  avvenute 
recentemente,  non  varranno  a  fermare  il  Governo  in  questo  nobile  e  impor- 
tante suo  cammino,  e  sono  certo  che  tosto  o  tardi  l'Italia  potrà  vantare  un 
semplice,  ma  completo  e  bene  ordinato  servizio  geodinamico,  come  essa  ha 
provveduto  in  modo  altamente  lodevole  al  suo  servizio  meteorologico. 

«  In  questo  lavoro  di  coordinamento,  vari  Stati  ci  hanno  purtroppo  pre- 
ceduto. Cito  in  prima  linea  ed  a  titolo  d'onore  il  Giappone,  paese  per  con- 
dizione geologica  e  geodinamica  tanto  simile  all'Italia.  Mercè  l'opera  di  al- 
cuni benemeriti  inglesi,  vi  fu  impiantato  un  servizio  altamente  commendevole. 
Basta  leggere  le  molte  e  importanti  pubblicazioni  fatte  dalla  Società  sismo- 
logica di  quel  paese,  per  persuadersi  della  serietà  e  del  modo  strettamente 
metodico,  con  cui  quel  servizio  fu  impiantato  e  funziona.  Anche  negli  Stati 
Uniti  d'America,  dove  la  natura  ha  seminato  con  larga  mano  tutti  i  fenomeni 
grandiosi  e  terribili,  la  sismologia  è  attualmente  molto  coltivata.  Non  occorre 
altro  che  leggere  la  relazione  sul  recente  terremoto  di  Charleston,  per  vedere 
con  quanta  esattezza  furono  raccolti  i  dati  ad  esso  relativi.  Infine  tutti  gli 
Stati  d'Europa,  chi  più  chi  meno,  sono  entrati  largamente  in  questa  via.  Lo 
ripeto,  in  vista  di  questo  movimento  generale,  in  vista  dei  molteplici  suoi 
Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  101 


—  776  — 

tentativi  già  fatti,  sarebbe  strano  se  l'Italia,  la  più  interessata  a  questi  studi, 
volesse  sola  disinteressarsene. 

«  2.  L'Italia  ha  il  triste  privilegio,  di  essere  uno  dei  paesi  più  fune- 
stati dai  movimenti  sismici.  Ho  avuto  l'onore  di  presentare  all'Accademia, 
nell'ultima  sua  tornata,  la  bella  relazione  del  nostro  collega  Taramelli,  re- 
datta per  la  Commissione  reale  geodinamica,  e  di  richiamarvi  la  vostra  at- 
tenzione. Chieggo  ora  il  permesso  di  estrarre  da  questa  relazione,  che  ha 
tanto  giovato  ai  nostri  studi,  alcuni  passaggi  che  riguardano  l'attività  sismica 
del  nostro  suolo  negli  ultimi  secoli,  saltando  le  poche  e  rare  notizie  che  ab- 
biamo dei  secoli  precedenti: 

«  Il  quindicesimo  secolo,  che  contò  nell'Abruzzo  e  nel  Principato  uno 
a  dei  più  disastrosi  terremoti,  nel  1456,  fu  per  l'Italia  superiore  e  media 
«  abbastanza  tranquillo,  tranne  però  che  per  l'alta  valle  Tiberina,  per  Fi- 
li renze,  Pisa,  Lucca,  dove  si  ebbero  forti  scosse  l'anno  medesimo  in  cui 
«  rovinò  Aquila;  e  per  la  Lombardia  tra  il  Ticino  e  l'Adda,  dove  avvenne 
«  un  terremoto  rovinoso  nel  1473  e  si  rimarcò  anche  una  straordinaria  ab- 
«  bondanza  di  raccolti.  Questo  secolo  si  chiudeva  con  forti  scosse,  ma  non 
«  rovinose,  a  Spoleto  ed  a  Siena  nel  1496,  dal  giugno  al  dicembre  ». 

«  Al  principio  del  secolo  decimosesto  il  terremoto  infuria  nelle  Romagne 
«  e  in  Lombardia,  in  particolare  sul  Bresciano  e  negli  anni  1570-71  scosse 
«  rovinose  colpiscono  Padova,  Bergamo,  Ferrara  e  molti  siti  di  Toscana,  del- 
«  l'Emilia  e  del  Veneto;  nella  seconda  metà  di  novembre  a  Venezia  si  eb- 
«  bero  84  scosse,  di  cui  36  molto  forti.  In  Ferrara  crebbero  le  acque  nei 
«  pozzi  e  si  udirono  singolari  rumori,  come  di  scrosci  sotterranei  ;  a  Bergamo 
«  scoscese  una  grossa  frana  al  Borgo  Canale.  Il  24  novembre  del  1590,  im 
«  forte  terremoto  fu  localizzato  a  Trevi  e  dintorni  ». 

«  Il  secolo  decimosettimo,  così  funesto  all'Italia  meridionale  pei  terre- 
«  moti  del  1627,  38,  54,  59,  87  e  88,  fu  assai  meno  disastroso  per  l'Italia 
«  media  e  superiore  ;  e  sembra  quindi  che  appunto  quando  ripresero  a  divam- 
«  pare  i  vulcani  Flegrei  ed  in  particolare  il  Vesuvio,  anche  l'attività  sismica 
«  siasi  raccolta  più  da  vicino  alla  regione  vulcanica.  Non  mancarono  però 
«  nell'alta  e  media  Italia  terremoti  rovinosi  ;  come  ad  Argenta,  sul  Ferra- 
«  rese,  quasi  distrutta  dalle  scosse  del  18  marzo  1624,  a  Milano  ed  a  Ber- 
li gamo  nel  1642,  a  Livorno  nel  1646  dopo  un  fortissimo  rombo,  che  venne 
«  dal  mare;  nell'Appennino  centrale  nel  1661  con  molte  vittime;  nella  Ro- 
«  magna  di  Faenza  e  di  Forlì,  nel  1689-90,  estendendosi  fino  a  Maradi. 
«  località  nota  nella  storia  dei  più  recenti  terremoti.  Nel  Mugello,  dove  si 
«  erano  risentiti  ancor  forti  i  terremoti  del  1335,  1378,  1393,  1669, 
«  fu  rovinoso  anche  il  terremoto  del  1672,  che  si  estese  fino  ad  Ancona, 
*  mietendovi  1500  vittime.  La  valle  del  Tevere  era  colpita  da  un  terremoto 
«  rovinoso  il  1°  marzo  1694;  nell'anno  seguente  incominciava  una  serie  di 
«  vasti  e  rovinosi  terremoti  nel  Veneto,  con  forti  danni  nel  Trevisano  ;  e  nel 


—  777  — 

«  giugno  era  commossa  la  regione  Vulsina,  straripando  le  acque  del  lago  di 
«  Bolsena  sino  ad  inondare  paesi  a  tre  miglia  di  distanza;  le  fonti  del  di- 
te tunno  ricuperarono  l'acque  perdute  per  le  scosse  del  466.  Occorrerà  appena 
«  che  rammenti  come  al  finire  di  questo  secolo  dal  9  all'I  1  gennaio  acca- 
«  desse  nel  1693  il  più  grande  e  forse  il  più  micidiale  dei  terremoti  ita- 
«  liani  nella  parte  orientale  della  Sicilia,  colla  morte  di  oltre  93,000  persone  » . 

«  Nel  secolo  decimottavo  si  continuarono  i  terremoti  nelle  Provincie  me- 
«  ridionali,  coi  disastri  del  Beneventano  nel  1702,  della  Sicilia  nel  1726-27, 
«  di  Foggia  nel  1731  con -4000  vittime,  di  Ariano  con  altre  2000  vittime, 
«  specialmente  coi  terremoti  Calabri  dal  1783  al  1786,  non  mancarono  scosse 
«  rovinose  alle  altre  regioni  italiane.  Si  notano  i  terremoti  di  Verona  e  del- 
«  Umbria  del  1703,  dell'Umbria  e  della  Toscana  del  1730,  nel  1741  nelle 
«  Marche  in  particolare  a  Pesaro,  ed  a  Siena;  nell'anno  seguente  a  Livorno 
«  ed  in  altri  punti  della  Toscana;  nel  1755,  in  dicembre,  nel  Piemonte, 
«  Canton  Ticino  e  Lombardia  e  con  minor  veemenza  nell'Emilia;  nell'Um- 
«  bria  di  nuovo  nel  1762-63  e  67.  Nel  1779,  al  23  luglio,  incominciava  un 
«  lungo  periodo  di  terremoti  nel  Bolognese;  nel  1781,  in  gennaio,  forti  scosse 
«  colpivano  il  Senese  ed  in  luglio  le  Marche,  in  particolare  il  M.  Nerone, 
«  d'onde  partirono  fortissimi  rombi,  ed  il  M.  Jago,  che  a  breve  distanza 
«  franò.  Nel  1785  e  nel  1791  ancora  è  travagliata  l'Umbria  sino  a  Spoleto, 
«  e  nel  1798  la  Montagnola  Senese,  il  focolaio  da  cui  sembrano  irradiarsi 
«  le  scosse  per  quella  regione.  Nella  Toscana  era  avvenuto  anche  il  forte 
«  terremoto  del  1742  nella  regione  litoranea,  non  risparmiando  le  alluvioni 
«  di  Pisa;  in  Lombardia,  nel  Canton  Ticino,  nell'Emilia,  si  estesero  anche 
«  le  scosse  del  terremoto  di  Lisbona  del  1755,  se  pure  è  provato  che  fos- 
«  sero  le  scosse  tutte  contemporanee  sulla  larghissima  area,  che  di  solito  si 
«  assegna  a  questo  esempio  classico  dei  pochi  terremoti  detti  tellurici  » . 

*.  Per  il  nostro  secolo,  sia  che  l'attività  sismica  sia  realmente  aumen- 
tata, sia  —  il  che  è  più  probabile  —  che  le  notizie  e  le  descrizioni  sono  rese 
più  facili  e  più  accessibili,  l'enumerazione  e  lo  studio  particolareggiato  di 
fatti  sismici  d'ogni  natura  abbondano.  Trattandosi  di  cose  molto  più  cono- 
sciute e  messe  alla  portata  di  tutti,  tralascio  di  parlarne.  Ciò  che  dissi,  basta 
a  dimostrare  l'importanza  degli  studi  geodinamici  per  il  nostro  paese.  Mi 
permetto  soltanto  di  richiamare  l'attenzione  dell'Accademia  sulla  bella  carta 
sismica,  che  accompagna  la  già  citata  relazione  del  collega  Taramelli,  carta 
che  mostra  la  ripartizione,  la  frequenza  e  la  portata  dei  movimenti  sismici, 
che  dai  primi  tempi  storici  in  qua  hanno  infestato  le  singole  provincie  d'I- 
talia. Da  essa  appare  come  nessuna  parte  d'Italia  ne  vada  veramente  esente 
e  come  coli' andar  dei  secoli,  l'attività  sismica  si  sia  singolarmente  spiegata  in 
molti  punti  sparsi  qua  e  là  senza  una  legge  finora  conosciuta. 

a  3.  Un  servizio  geodinamico  ben  concepito  deve  quindi  abbracciare  tutta 
l'Italia  e  dare  in  pari   tempo   importanza   maggiore   a   quelle   regioni,   ove 


—  778  — 

l'osservazione  ha  dimostrato  maggiore  la  frequenza  e  l'intensità  dei  fenomeni 
sismici  di  qualsiasi  natura.  In  tale  riguardo  bisogna  procedere  con  molta  cir- 
cospezione nella  scelta  dei  luoghi  di  osservazione,  e  nel  loro  coordinamento 
sia  fra  di  loro,  sia  con  un  ufficio  centrale,  destinato  a  sopraintendere  a  tutti 
i  lavori,  a  raccoglierli  ed  a  pubblicarli.  Si  devon  infine  scegliere  con  cura 
gli  istrumenti  ed  i  metodi  di  osservazione.  Su  questi  singoli  punti  chieggo 
il  permesso  all'Accademia  di  entrare  in  maggiori  particolari. 

«  Per  ciò  che  riguardi  la  scelta  dei  punti  di  osservazione,  il  caso  che 
presenta  la  geodinamica  è  simile,  ma  non  identico,  a  quello  che  presenta  la 
meteorologia.  Per  conoscere  la  distribuzione  del  calore,  della  pressione  e  del 
vapore  acqueo  alla  superficie  terrestre  e  tutte  le  meteore,  che  più  o  meno  ne 
dipendono,  basta  stabilire  un  numero  possibilmente  grande  di  osservatori  bene 
disposti  e  di  farvi  eseguire  osservazioni  metodiche  ad  ore  stabilite.  Il  legame 
fra  di  loro  e  col  resto  del  mondo  risulta  dalle  pubblicazioni,  fatte  per  cura 
dell'Ufficio  centrale,  che  le  esamina,  le  classifica,  le  calcola  e  le  rende  di 
pubblica  ragione.  Per  l'Italia  questo  problema  è  stato  risoluto,  e  credo  po- 
terlo dire,  in  modo  altamente  commendevole,  col  prendere  a  base  la  divisione 
in  provincie  e  coli' erigere  in  tutti  i  loro  capoluoghi  osservatori,  traendo  pro- 
fitto dagli  istituti  esistenti  e  coli' aiuto  volonteroso  delle  provincie  e  dei  co- 
muni. Sono  questi  gli  osservatori  di  la  classe,  ognuno  dei  quali  funziona  da 
ufficio  centrale  per  la  propria  provincia,  ed  ha  alla  sua  dipendenza  pochi  os- 
servatoli di  seconda  e  quelli  di  3a  classe,  questi  ultimi  numerosissimi,  e 
che  dovranno  aumentare  ancora,  dove  con  piccoli  mezzi  si  osserva  soltanto  la 
temperatura  massima  e  minima  e  la  qualità  di  pioggia,  che  cade  nelle  24  ore. 
Molti  osservatori  di  prima  classe  contengono  già  istrumenti  registratori  ed 
altri  ancora.  Infine  alcuni  punti  rimarchevoli  per  la  loro  posizione  altime- 
trica,  o  perchè  vicini  al  mare,  o  per  altre  ragioni  ancora,  all'infuori  dei  capi- 
luoghi  di  provincia,  sono  pure  di  seconda  e  possono  in  certi  casi  anche  di- 
venire di  prima  classe.  Per  tutti  questi  osservatori  si  è  studiata  l'ubicazione 
e  l'impianto  caso  per  caso;  ed  ora  si  può  dire  senza  esagerazione,  che  resta 
ben  poco  più  a  fare.  Il  servizio  meteorologico  italiano  è  stato  encomiato  da 
quanti  in  Italia  e  all'estero  hanno  avuto  occasione  di  conoscerlo,  e  non  è 
secondo  a  nessun  altro  del  mondo.  Esso  corrisponde  a  tutte  le  esigenze,  fin 
dove  la  scienza  certa  è  arrivata  e  sarà  in  grado  di  seguirne  i  progressi  con 
passo  sicuro. 

«  Il  servizio  geodinamico  è  appena  nascente  ed  avrà  bisogno  ancora  di 
molte  cure,  prima  che  esso  possa  rispondere  al  vero  e  grande  suo  scopo. 
Come  tutte  le  cose  nuove,  esso  presenta  maggiori  difficoltà  e  richiede  ancora 
molti  studi  ed  anche  molta  prudenza.  La  divisione  per  provincie  non  avrebbe, 
per  esso,  alcuna  vera  ragione  di  essere.  La  Commissione  geodinamica  ha 
quindi  avuto  ragione,  scartando  il  concetto  della  divisione  per  provincie  e 
prendendo  a  base  la  divisione  per  regioni  sismiche.  Essa  mantenne  la  divisione 


—  779  — 

degli  osservatori  in  tre  classi,  limitando  considerevolmente  il  numero  delle 
due  prime.  Queste,  cioè  la  prima  ed  anche  la  seconda,  destinate  a  conte- 
nere istrumenti  molto  sensibili,  devono  tenersi  lontane  dall'abitato  e  dalle 
strade  rotabili,  affinchè  gli  istrumenti  non  siano  continuamente  perturbati  da 
tremiti  meccanici,  che  non  hanno  nulla  a  fare  coi  movimenti  sismici  pro- 
priamente detti.  All'incontro  gli  osservatori  di  3a  classe,  che  ricevono  soltanto 
gli  avvisatori  sismici  e  non  devono  indicare  altro  che  il  tempo,  in  cui  una 
vera  scossa  è  avvenuta,  la  direzione  di  essa  ed  il  suo  carattere,  non  solo  pos- 
sono ma  devono  collocarsi  nei  luoghi  abitati  e  di  preferenza  negli  uffici  tele- 
grafici; perchè  la  notizia  di  una  forte  scossa  avvenuta  possa  essere  data  im- 
mediatamente alla  stazione  regionale,  ed  occorrendo  all'ufficio  centrale.  Una 
simile  organizzazione  fu  adottata,  in  nucleo,  per  l'Etna,  dopo  l'eruzione  av- 
venuta nel  1879,  sulla  proposta  di  una  Commissione  composta  del  collega 
Gemmellaro,  del  prof.  Silvestri  e  di  me.  Intorno  al  grande  vulcano  furono 
collocati  gli  avvisatori  negli  uffici  telegrafici;  essi  fanno  capo  a  Catania  ed 
hanno  bene  funzionato  nelle  ultime  eruzioni  etnee. 

«  Questo  concetto  fu  adottato  dalla  Commissione  geodinamica,  la  quale 
raccomanda  di  estenderlo  e  di  applicarlo  in  maggiore  o  minore  misura  a 
tutte  quante  le  regioni  sismiche  d'Italia.  Essa  propose  al  governo  di  consi- 
derare l'Osservatorio  di  Catania  come  il  centro  delle  osservazioni  sismiche 
della  Sicilia  e  delle  isole  adiacenti,  indicando  i  luoghi,  dove  si  dovevano 
erigere  gli  osservatori  di  terza  classe  e  qualche  altro  più  importante,  tutti 
dipendenti  da  Catania.  Essa  propose  inoltre,  d'accordo  col  voto  del  Parla- 
mento, che  a  Casamicciola,  vicino  alla  Grande  Sentinella,  sito  esaminato 
dai  geologi  governativi,  fosse  eretto  un  osservatorio  di  prima  classe,  col  si- 
stema baraccato,  destinato  ad  eseguire  tutte  le  osservazioni  non  solo  geodi- 
namiche, ma  anche  le  geofisiche,  che  riguardano  quella  interessante  isola. 
Propose  infine  che  a  centro  della  regione  dei  vulcani  laziali  fosse  creato  un 
osservatorio  in  Rocca  di  Papa,  ove  il  De  Rossi  aveva  già  iniziato  per  suo 
conto  una  serie  di  osservazioni. 

«  Queste  prime  proposte  della  Commissione  furono  accettate  dal  Governo 
e  dal  Parlamento.  Esse  ebbero,  con  diversa  fortuna,  un  principio  di  esecu- 
zione. La  rete  etnea,  per  la  quale  molto  era  già  stato  fatto  in  precedenza, 
può  considerarsi  come  quasi  compiuta.  La  costruzione  dell'Osservatorio  di 
Casamicciola  è  stata  ritardata  da  varie  difficoltà  d'indole  amministrativa  e 
scientifica  ;  ma  ora  spero  che  vi  si  porrà  mano.  Intanto  il  direttore  sig.  Gra- 
blovitz  ha  eseguito  in  una  piccola  succursale,  vicina  al  porto  d'Ischia,  e  nel 
resto  dell'isola  una  serie  di  lavori,  che  furono  presentati  all'Accademia, 
parte  a  stampa,  parte  per  l'inserzione  nei  nostri  Rendiconti.  Per  ciò  che  ri- 
guarda infine  l'Osservatorio  di  Rocca  di  Papa  avvenne  questo  deplorevole 
fatto,  che  s'incominciarono  i  lavori  con  un  progetto  talmente  esagerato,  da 
oltrepassare  notevolmente  la  piccola   spesa   proposta    per    quell'Osservatorio. 


—  780  — 

Il  Governo,  accortosi,  fermò  i  lavori:  si  dovette  rifare  il  progetto,  in  modo 
da  ridurne  notevolmente  la  spesa.  Ma  non  si  può  abbastanza  deplorare  questo 
fatto  ;  perchè  esso  ha  servito  a  falsare  in  gran  parte  l'opinione  pubblica  ed 
a  far  credere  a  spese  ingenti,  che  l'impianto  geodinamico  per  tutta  Italia 
avrebbe  richiesto. 

«  4.  Con  queste  prime  proposte,  il  mandato  della  Commissione  geodi- 
namica era  lungi  dall'essere  esaurito.  Essa  non  poteva  non  considerare  la 
regione  vesuviana,  ove  da  decenni  il  nostro  collega  Palmieri  dirige  un  gran- 
dioso Osservatorio,  e  la  regione  non  meno  importante  del  Vulture,  senza  par- 
lare delle  altre  regioni  meridionali,  più  piccole  per  estensione  ma  non  per 
l'importanza  dei  fenomeni  sismici.  Essa  dovette  preoccuparsi  della  Liguria, 
le  cui  recenti  e  disastrose  commozioni  telluriche  sono  pur  troppo  note.  E 
parimenti  il  Piemonte,  la  Lombardia,  la  regione  Veneta,  l'Emilia,  la  To- 
scana non  potevano  trascurarsi.  Guidata  da  una  serie  di  lavori  preparatori  e 
prendendo  a  base  la  bella  carta  sismica  del  Taramelli,  essa  tracciò  a  larghi 
tratti  un  sistema  d'impianto  per  tutta  l'Italia  e  lo  raccomandò  alle  cure  del 
Governo.  Con  tali  proposte  Genova,  Pavia,  Verona,  Bologna,  Firenze  e  i  punti 
sovracennati  dell'Italia  meridionale  sono  i  centri  delle  relative  regioni,  in- 
torno ai  quali  si  aggrupperanno  tutti  gli  studi  di  fìsica  terrestre,  compren- 
dendovi pure  il  magnetismo  terrestre  e  l'elettricità  atmosferica,  studi  che 
tanto  interessano  la  scienza  e  il  paese. 

«  Un'altra  questione,  non  meno  importante  delle  precedenti,  riguarda 
l'impianto  dell' ufficio  centrale.  Sarebbe  un  errore  il  pensare,  per  la  geodina- 
mica, ad  un  impianto  speciale,  come  si  era  fatto  per  la  meteorologia.  Se  da 
una  parte  quella  si  appoggia  sulla  geologia,  d'altra  parte  i  suoi  legami  colla 
meteorologia  sono  molti  e  evidenti.  Si  sarebbe  creato  fino  ad  un  certo  punto 
un  inutile,  per  non  dire  dannoso,  raddoppiamento,  se  accanto  alla  meteorologia 
si  fosse  fatto  funzionare  un  secondo  ufficio  indipendente.  Molti  osservatori 
meteorologici  servono  anche  alla  geodinamica,  la  quale  in  gran  parte  si  con- 
fonde con  quello,  eccettuati  pochi  centri  regionali.  E  però  la  Commissione 
propose  e  il  Governo  accettò  :  che  al  nostro  collega  Tacchini,  il  quale  dirige 
con  tanto  zelo  e  successo  la  meteorologia,  sia  pure  affidata  la  direzione  della 
geodinamica,  e  che  il  medesimo  ufficio  centrale  prov\  eda  al  servizio  dell'uno 
e  dell'altro  ramo  di  fisica  terrestre.  Tale  sistema  offre  al  Governo  il  doppio 
vantaggio  di  maggiore    semplicità  di    servizio  e  di  una    notevole    economia. 

«  Un'ultima  questione  rimaneva  a  risolversi  e  non  era,  in  verità,  la  piìi 
facile  :  quella  cioè  che  riguarda  la  scelta  degli  istrumenti.  In  questo  riguardo 
gli  studi  della  Commissione  furono  lunghi  ed  incessanti.  Non  vi  esiste  forse 
questione,  che  come  questa  dei  movimenti  sismici,  abbia  attirato  la  curiosità 
e  l'ingegno  degli  inventori  e  dei  dilettanti.  Gli  istrumenti  sismici  si  contano 
a  centinaia;  ma  ben  pochi  soddisfano  alle  condizioni  richieste  dal  difficile 
problema.  Le  osservazioni  sismiche  differiscono  in  un  punto  essenziale  dalle 


—  781  — 

meteorologiche,  ed  è  che,  mentre  queste  si  eseguiscono  a  ore  fisse  e  determi- 
nate, per  quelle  non  si  sa  mai,  se  e  quando  dovranno  eseguirsi.  Le  commo- 
zioni telluriche  vengono  sempre  all'improvviso  e  non  si  può  presumere,  che 
l'osservatore  sia  lì  pronto  a  registrarle.  Ne  segue,  che  gli  istrumenti  devono 
essere  automatici  e  registratori.  In  questo  riguardo  il  Giappone  ci  aveva  gran- 
demente precorsi  ed  in  Italia  il  solo  Cecchi  era,  negli  ultimi  anni,  entrato 
nel  vero  ordine  di  idee.  Il  meccanico  Brassart  dell'Ufficio  centrale,  per  in- 
carico del  direttore,  riuscì  a  combinare  due  modelli  d'apparecchi,  che  corri- 
spondono alle  esigenze  richieste.  Sono  apparecchi  automatici,  che  registrano 
da  sé  le  tre  componenti  (le  due  orizzontali  e  la  verticale)  del  movimento 
sismico.  Quanto  agli  avvisatori,  il  problema  era  più  facile  ed  il  meccanico 
Brassart  riuscì  a  costruire  un  tipo  semplice,  la  cui  sensibilità  può  facilmente 
modificarsi  ed  anche  graduarsi.  Il  collega  Tacchini  ha  avuto  occasione,  nel- 
l'anno decorso,  di  richiamare  ripetutamente  l'attenzione  dell'Accademia  su 
questo  argomento. 

«  Con  questi  studi  e  con  queste  proposte,  il  mandato  della  Commissione 
reale  poteva  dirsi  esaurito.  A  me,  che  ho  avuto  l'onore  di  presiederlo,  sia 
lecito  di  dire,  che  essa  ha  risoluto  un  problema  in  verità  molto  difficile,  e 
che  nell'esecuzione  del  suo  mandato  essa  ha  impiegato  uno  zelo,  un'atten- 
zione ed  una  serietà  scientifica  non  comune.  Quando  le  sue  proposte  saranno 
divenute  un  fatto  compiuto,  l'Italia,  che  fu  fra  i  primi  paesi  a  iniziare  studi 
sismologici  e  che  poi  si  lasciò  oltrepassare  da  molti  altri,  riprenderà  in  questo 
riguardo  il  posto,  che  le  spetta  per  il  suo  passato  e  per  le  sue  condizioni 
geodinamiche.  E  di  ciò  ci  assicura  l'interesse,  che  ne  portano  gli  stranieri, 
i  quali  hanno  seguito  e  seguono  con  attenzione,  quanto  il  Governo  italiano 
sta  facendo  in  proposito. 

«  In  conseguenza  delle  sue  proprie  proposte,  con  Decreto  reale  dell'anno 
1887,  la  Commissione  geodinamica  fu  sciolta;  fu  stabilito  che  il  medesimo 
ufficio  centrale  provvedesse  alla  meteorologia  ed  alla  geodinamica  e  fu  creato 
un  Consiglio  direttivo,  diviso  in  due  sezioni  per  le  due  qui  indicate  branche 
della  fisica  terrestre.  Spetta  a  questi  il  compito,  di  proporre  al  Governo  l'ese- 
cuzione graduale  del  piano  proposto  dalla  cessata  Commisssione,  e  di  trac- 
ciare successivamente  il  programma  delle  indagini  da  eseguirsi.  E  in  ciò, 
esso  avrà  questioni  importanti  a  risolvere:  l'esatta  misura  del  tempo  riguar- 
dante fenomeni,  che  arrivano  all'improvviso;  le  leggi  e  la  velocità  della 
propagazione  delle  onde  sismiche  in  terreni  più  o  meno  disuguali  e  fratturati; 
la  profondità  infine  del  focolaio  sismico.  Sono  problemi  codesti,  che  non  si 
risolvono  senza  una  forte  e  severa  organizzazione.  Ma  io  confido  che,  come 
il  Governo  ne  ha  preso  in  modo  tanto  lodevole  l'iniziativa,  esso  incoraggierà 
con  benevola  cura  questa  scienza,  affinchè  l'Italia  sia  posta  in  grado  di  stu- 
diare da  sé  gli  importanti,  numerosi  e  terribili  fenomeni,  che  avvengono  nel 
suo  proprio  suolo.  Questa  speranza  è  in  me  tanto  maggiore,  quando  considero 


—  782  — 

che  nell'importante  impresa,  oltre  al  Direttore  dell'ufficio  centrale  Tacchini, 
ho  per  colleghi  uomini,  che  l'Accademia  e  il  paese  conoscono  ed  apprezzano, 
e  che  si  chiamano  Palmieri,  Cantoni,  Fincati,  Giordano,  Salvatori,  Magnaghi, 
Cornalia,  Taramelli,  Ferraris,  Issel,  Denza,  scelti  dai  quattro  Ministeri  della 
pubblica  istruzione,  dell'agricoltura,  industria  e  commercio,  della  marina  e 
dei  lavori  pubblici,  che  sono  i  più  interessati  tanto  nel  servizio  della  me- 
teorologia, che  in  quello  della  geodinamica  » . 


Idrometria.  —  Effemeridi  e  statistica  del  fiume  Tevere  prima 
e  dopo  la  confluenza  dell'Amene  e  dello  stesso  fiume  Aniene  du- 
rante l'anno  1887.  Memoria  del  Socio  A.  Betocchi. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 

Biologia.  —  La  branchia  delle  Salpe.  Nota  preliminare  del 
Socio  Francesco  Todaro. 

Questa  Nota  sarà  inserita  in  uno  dei  prossimi  fascicoli. 


Chimica.  —  Sul  peso  molecolare  dello  zolfo,  del  fosforo,  del 
bromo  e  del  jodio  in  soluzione.  Nota  del  Socio  E.  Paterno  e  del 
dott.  R.  Nasini. 

«  La  perfetta  correlazione  che  gli  studi  di  Van  't  Hoff  sulla  pressione 
osmotica  dei  liquidi  hanno  dimostrato  esistere  fra  la  materia  allo  stato  gas- 
soso e  quella  che  si  trova  allo  stato  di  soluzione  diluita,  ha  condotto  pure 
ad  ammettere  che  la  legge  di  Avogadro  si  verifica  per  le  soluzioni  diluite 
come  per  i  gas,  purché  per  le  prime  in  luogo  della  pressione  ordinaria  si 
tenga  conto  della  pressione  osmotica.  Per  considerazioni  fondate  sulla  termo- 
dinamica, e  che  non  è  qui  il  luogo  di  esporre,  si  dimostra  poi  come  la  legge 
di  Raoult  sopra  l'abbassamento  sia  del  punto  di  congelazione  sia  della  ten- 
sione di  vapore  delle  soluzioni,  è  una  conseguenza  di  questa  legge  di  Avo- 
gadro estesa  alle  soluzioni,  di  modo  che  la  determinazione  del  peso  moleco- 
lare basandosi  sull'abbassamento  del  punto  di  congelazione  è  altrettanto  legit- 
tima di  quella  fondata  sulla  densità  del  vapore.  Continuando  le  ricerche  da 
noi  intraprese  su  questo  argomento,  ci  è  parso  importantissimo  sia  quale 
conferma  della  teoria  generale  delle  soluzioni  fondata  sulla  pressione  osmo- 
tica, sia  per  lo  studio  in  sé,  di  esaminare  se  la  legge  di  Raoult  sul  punto 
di  congelamento  era  applicabile  anche  alla  determinazione  dei  pesi  molecolari 
degli  elementi  e  ,  in  caso  affermativo ,  a  quali  risultati  essa  conduceva.  Le 


—  783  — 
nostre  esperienze  non  sono  ancora  complete,  nondimeno  ci  affrettiamo  a  pub- 
blicare i  risultati  di  quelle  già  eseguite,  in  considerazione   del  grande  inte- 
resse dell'argomento. 

«  Abbiamo  sino  ad  ora  esperimentato  sopra  lo  zolfo,  il  fosforo,  il  bromo 
e  il  jodio.  Le  esperienze  furono  eseguite  nel  modo  già  da  noi  descritto  in 
precedenti  pubblicazioni.  Per  lo  zolfo  adoperammo  come  solvente  il  benzolo, 
e  facemmo  osservazioni  sopra  soluzioni  di  concentrazione  assai  diversa:  tro- 
vammo che  il  coefficiente  d'abbassamento  si  mantiene  costante  e  che  l'abbas- 
samento molecolare  conduce  alla  forinola  S6  per  la  molecola,  formola  che 
corrisponderebbe  al  peso  molecolare  dello  zolfo  determinato  per  mezzo  della 
densità  di  vapore  alla  temperatura  di  circa  500°. 

Concentrazione  Coefficiente  di  abbassamento         Abbassamento  molecolare 

per  S6 

0,8501  0,2564  49,23 

0,2599  0,2693  51^78 

«  Tralasciando  pel  momento  ogni  discussione  intorno  a  questi  risultati, 
notiamo  soltanto  che  la  concentrazione  della  soluzione  più  diluita  è  tale  che 
gr.  2,28  di  zolfo  occupano  il  volume  di  un  litro  :  ora  un  litro  di  vapore  di 
zolfo  a  500°  e  alla  pressione  di  760  mm.  contiene  gr.  3  circa  di  zolfo,  mentre 
alla  temperatura  di  1000°,  quando  la  molecola  è  composta  di  due  atomi,  soltanto 
gr.  0,6  circa  sono  contenuti  in  un  litro:  siamo  quindi  molto  più  vicini,  per 
quello  che  riguarda  lo  stato  di  condensamento  dello  zolfo  nelle  soluzioni  da 
noi  esperimentate,  a  quello  stato  in  cui  la  molecola  è  rappresentata  da  sei 
atomi  che  non  a  quello  in  cui  essa  consta  solo  di  due.  Notisi  inoltre  che  non 
vi  è  qui  l'intervento  del  calore  :  del  resto  poi  non  intendiamo  affermare  che 
la  natura  del  solvente  non  possa  influire  nel  senso  di  produrre  delle  differenze 
nella  complessità  relativa  delle  molecole  di  uno  stesso  corpo,  indipendente- 
mente dal  loro  stato  di  attenuazione  nelle  soluzioni. 

«  Per  il  bromo  abbiamo  esperimentato  in  soluzione  acquosa  e  in  solu- 
zione nell'acido  acetico,  sul  quale  come  è  noto  il  bromo  non  agisce  che  a 
caldo.  Abbiamo  trovato  dei  numeri  che  conducono  indubbiamente  alla  for- 
mula Br2. 

Soluzione  di  bromo  nell'acqua. 

Concentrazione  Coefficiente  d'abbassamento  Abbassamento  molecolare 

per  Br2 

1,391  0,115  18,40 

Soluzione  di  bromo  nell'acido  acetico. 

Concentrazione        Coefficiente  d'abbassamento   Abbassamento   molecolare 

per  Br2 

1,711  0,2513  40,21 

«  E  noto  che  il  bromo  si  combina    coll'acqua   per  formare   un  idrato  ; 
ma,  supposta  pure  l'esistenza  di  questo  idrato  nella  soluzione  diluita,  ciò  non 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  102 


—  784  — 

può  portare  notevoli  differenze  nell'abbassamento  molecolare,  come  mostre- 
remo parlando  del  punto  di  congelamento  di  quei  composti  che  si  uniscono 
col  solvente  per  semplice  addizione  o  che  si  scindono  dando  origine  alla 
stessa  sostanza  del  solvente,  come  p.  es.  un  acido  in  soluzione  acquosa  che 
si  scinda  in  anidride  e  acqua. 

<t  Per  il  jodio  abbiamo  fatte  esperienze  in  soluzione  benzolica  e  acetica. 
Dalle  soluzioni  benzoliche  ricaviamo  dei  numeri  che  conducono  alla  forinola  I2 
quando  si  opera  in  soluzioni  molto  diluite.  Per  soluzioni  più  concentrate  sem- 
brerebbe che  dovesse  ammettersi  una  maggiore  complessità  molecolare,  la 
qual  cosa  non  è  improbabile. 

Soluzione  di  jodio  nel  benzolo. 

Concentrazione  Coefficiente  d'abbassamento       Abbassamento   molecolare 

pei  li 
2,053  0,151  38,16 

0,8360  0,1675  42,54 

0,5599  0,1875  49,62 

«  Dalle  tre  soluzioni  acetiche  di  jodio  sulle  quali  abbiamo  esperimentato, 
ottenemmo  numeri  costanti  per  l'abbassamento  molecolare.  Questi  non  condu- 
cono però  alla  forinola  I2,  ma  bensì  ad  una  forinola  compresa  tra  I2  e  I. 
Questo  risultato,  se  confermato  da  altre  esperienze,  non  deve  meravigliare, 
sapendosi  per  le  esperienze  di  V.  Meyer  che  la  molecola  del  jodio  I2  si 
scinde  a  temperature  elevate  con  facilità  molto  più  grande  che  non  quella 
degli  altri  alogeni,  e  d'altra  parte  poi  sapendosi  che  di  tutti  i  solventi  l'a- 
cido acetico  è  quello  che  meglio  degli  altri  impedisce  le  polimerizzazioni. 

Soluzioni  di  jodio  nell'acido  acetico. 

Concenti-azione       Coefficiente  d'abbassamento       Abbassamento  molecolare 

0,8707  0,2009  50,98  per  I2 

25,49  per  I 
0,8376  0,2029  51,45  per  I2 

25,72  per  I 
0,4849  0,1959  49,76  per  I2 

24,88  per  I 
«  Quanto  al  fosforo  abbiamo  esperimentato  sopra  un  prodotto   che    non 
era  perfettamente  puro  e   per   conseguenza  altre  esperienze    sono    da    farsi: 
abbiamo  trovato  dei  numeri  che  condurrebbero  ad  ammettere   un    miscuglio 
di  Ph4  e  Ph2. 

Soluzione  di  fosforo  nel  benzolo. 

Concentrazione       C'officiente  d'abbassamento       Abbassamento  molecolare 
1,158  0,5526  34,26  per  Ph2 

68,52  per  Ph4 


—  785  — 

«  Come  è  noto,  l'abbassamento  molecolare  dovrebbe  essere  49.  Crediamo 
utile  di  avvertire  come  V.  Meyer  a  temperature  elevate  aveva  appunto  tro- 
vato pel  fosforo  delle  densità  di  vapore  che  corrispondono  a  formule  inter- 
medie tra  Ph2  e  Ph4. 

«  L'importanza  dei  risulati  esposti  è  tale  da  non  isfuggire  a  nessuno  e 
però  noi  ci  asteniamo  pel  momento  da  qualunque  altra  considerazione  » . 

Matematica.  —  Sulla  deformazione  di  un  corpo  elastico  iso- 
tropo per  alcune  speciali  condizioni  ai  limiti.  Nota  del  Corrispon- 
dente V.  Cerruti. 

«  L'applicazione  che  avevo  fatto  del  metodo  generale  delineato  nella  mia 
Memoria  dal  titolo:  Ricerche  intorno  all'equilibrio  deicorpi  elastici  isotropa}) 
al  calcolo  della  deformazione  di  un  corpo  indefinito  limitato  da  un  piano, 
concerneva  solo  i  due  casi  principali  ne'  quali  fossero  prescritti  o  gli  sposta- 
menti de'  punti  del  piano  limite  o  le  forze  esterne  applicate  a'  singoli  ele- 
menti del  piano  stesso.  Ora  il  sig.  Boussinesq,  in  una  Nota  (2)  pubblicata 
recentemente  ne'  Eendiconti  dell'Accademia  delle  scienze  di  Parigi,  è  riuscito, 
con  metodo  ingegnoso  suo  proprio,  a  studiare  altri  due  casi  intermedi  in  cui 
i  dati  relativi  al  piano  limite  si  riferiscono  parte  agli  spostamenti  e  parte 
alle  forze:  cioè  a  dire  i  due  casi  in  cui  sono  assegnati  o  gli  spostamenti 
paralleli  al  piano  e  la  componente  delle  forze  normali  al  piano,  ovvero  le 
componenti  delle  forze  parallele  al  piano  e  gli  spostamenti  normali  ad  esso. 
Ma  il  metodo  generale  proposto  nella  mia  Memoria  abbraccia,  come  fo  ve- 
dere nella  Nota  che  ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia,  anche  questi 
nuovi  casi,  e,  quando  si  tratti  di  un  corpo  indefinito  limitato  da  un  piano,  con- 
duce con  grandissima  facilità  a'  nuovi  risultati  conseguiti  dal  sig.  Boussinesq. 

«  1.  È  noto  che  la  dilatazione  cubica  0  in  un  punto  qualunque  (#l5  yu  j^, 
quando  nell'  interno  del  corpo  non  agiscano  forze,  si  esprime  mediante  le  forze 
(L,  M,  N)  applicate  in  superficie  e  gli  spostamenti  (us ,  vs ,  ws)  de'  punti  di  essa 
nel  modo  seguente  (3)  : 

4^*0=-    ^X  .(1) 

/    ,    0     ,  |  /     d    D    1     .        d    D    1     .         d   D    1  \  ,   ( 

0)  Acc.  r.  de' Lincei,  Memorie  della   Classe  di  se.  fis.  mat.  e  nat.,  serie  3a,  t.  XIII, 
pp.  81-122. 

(2)  Fquiliòre  d"  elasticità  d'un  solide  sans  pésanteur,  etc.  Comptes  rendus  de  l'Aca- 
démie  des  sciences,  t.  CVI.   pp.  1043-1048,  1119-1123. 

(3)  Per  i  simboli  de' quali  qui  non  si  dichiari  in  modo  esplicito  il  significato,  rimando 
alla  mia  Memoria  già  citata. 


—  786  — 
Prendiamo  un  sistema  di  coordinate  curvilinee  ortogonali  pel  quale  sia 

da*  =  Qt2  dql*  +  Q22  dqf  -f  Q32  dq3* 
l'espressione  del  quadrato  di  un  elemento  lineare  qualunque  e  tale  che  la 
superficie  limite  del  corpo  appartenga  alla  famiglia  delle  q3  =  cost.,  e  le  nor- 
mali in  un  punto  qualsivoglia  dello  spazio  alle  superficie  qì=cost.,  qz=cost., 
q3=cost.,  prolungate  nel  senso  de'  parametri  qXì  q2,  q3  crescenti  costituiscano 
una  terna  di  rette  sovraponibile  alla  terna  degli  assi  se,  y,  z.  Sulla  superficie 
limite  del  corpo  si  avrà 

dee  _      _  1)X_      dy__         7>y      dz  _        _7vj 
da         ~  ~òq3     dn  ~òq3     dn  ì>qs 

dove  sarà  da  tenere  il  segno  positivo  o  negativo,  secondochè  procedendo  dalla 
superficie  verso  l' interno  del  corpo  il  parametro  q3  cresce  o  diminuisce  :  per 
fissare  le  idee  supporrò  nel  seguito  che  si  debba  tenere  il  segno  positivo. 

«  Ciò  posto  sieno  (pids*,  (f2ds ,  (f3ds  le  componenti  secondo  le  dire- 
zioni qx,  q2,  q3  della  forza  applicata  all'elemento  ds  di  superficie  e  Qi*,, 
Q2X2,  Q3":!  gli  spostamenti  di  un  punto  qualunque  secondo  le  medesime 
direzioni.   Per  noti  teoremi  si  avrà 

Isx  R  ~      Tty  R  ~     7)«  R      Q,  Tv?,  R  ~  Q2  ìq,  R  ~  Q3  >/3  R 
e  così  pure 

2  lì  1     2  2Ij_     2  21  1>      T>  1    ,         7>      ~d   1    . 

*S#'t>£  R  "^'tw/t^  R  +W^'^  R  ="  Xl  tyi'-ÌÉB  "^X8  7V/2't^R  H 

_L     _2_    2-2- 

i"*"^,'-ai?  R 

(£  =  ,/•,//,  j). 

Ma 

A.  AJL^  y  (J-(l-  JLÌY.2Ì  j__L  A  2_._^ìM . 

quindi 

_2    li    1       1   li   1       J2  _lJ_ 
Uìx'~ò£  R  ~^V  -òy'ìS  R  +'%/  tè  R  " 


~;—   Xj  \  ~òqj  \Q,:2  ìqtii)'  Mi    *~  Q;2  ìqi  R  *  7)fc  7 


21_ 
7>qi 


Accennati  con  x(s)  i  valori  delle  x  per  i  punti  della  superficie,  ne  seguirà 

d   ~ò    1     .        d    7)    1     ,        d    7^    1 
a«  S#  R  ««  7)//  R  a«  7>£  R 

=J'y   /)l/lll\  /Hl£  _l_2^  li  1  lili\ 

j,fe     J   7>ft  \Qi2  "tyt  R/    \7^  ~òq3  ~^~  ~òqi  ìq3    '    ìqi  ~òq3) 
.  J''y    *js)  J_  J_   /    7i2.r     ^£    ,       7>8,y     _7^/    ,   _l£_  i£.\  , 

jéi  Q'2  "^*  R   \  Mi  Mi  Mi      Mi  Mi  Mi      Mi  Mj  M*J 


—  787  — 

ossia,  avuto  riguardo  alle  relazioni  tra  le  derivate  parziali  delle  x,  y,  s  rispetto 
alle  q  e  fatto  per  compendio 

$  =n  JL/J_jLJL\ 1     DQi  D    1    ,    1  DQ3  ~a    1 

"       tyi  \Q32  ^R/    "  Qi  Q3  7)^3  7^,  R  "^  Q32  ^1  ^J  R  ' 

"      7>?2  \Q32  7>?3  R  /       Q2  Q3  7^3  Dq2  R  "^  Q32  "^2  7)?3  R  ' 

®  =  0  —  (—  —  —  W    1    ^3  "*  1  ,  1  ^Q3  ^  1 

3      ^3 7>£3  \Q32  ^K/"^    Qi2    ^1  ^1  R  "^  Q22  ty,  7^2  R  ' 
la  trasformazione  finale 

Dopo  ciò,  fatte  le  debite  sostituzioni  nella  (1),  essa  si  cambia  nella 


\Qi^iR^Q,^8R^Qs^3R/ 

+2oW*  j  (a,  x  r}  +  t2  4S)  +  ®3  *f  )  a 

la  quale  ci  dà  la  dilatazione  cubica  0  espressa  nelle  nuove  coordinate.  Ho 
supposto  tacitamente  che  la  superficie  limite  del  corpo  appartenesse  tutta  ad 
una  medesima  superficie  qz  =  cost.,  ma  ciò  potrebbe  anche  non  essere,  potrebbe 
la  superficie  limite  essere  composta  di  parti  appartenenti  a  superficie  q3=cost. 
diverse:  il  lettore  per  altro  vedrà  agevolmente  da  sé,  come  la  (2)  dovrà  essere 
modificata  in  questo  caso.  Se  a  un  nuovo  sistema  di  forze  <f\dsì  g>'zds,  (p'zds 
agenti  in  superficie  corrisponde  il  sistema  di  spostamenti  Qi  x\,  Q2xr2,  Q3xr3, 
per  un  teorema  conosciuto  del  prof.  Betti  si  avrà  la  equazione 

(  (Qi  ?i  *T  +  Q2  y2  x2(S)  +  Q3  <fz  x'3ls))ds  = 

=  j  (Qi  sp'i  »?+  Q2  v'z4S)  +Q3  y's  4S))ds 

la  quale,  combinata  colla  (2),  ci  somministra 

47T(>i220=— ^  V  ^37^3  K//      L^ 

1+       (  mPUqv*  ft,  —  Qi  9P'i)  +  4s)(2qo>*®s  —  Q2yV) 


—  788  — 

E  da  essa  si  caverà  il  valore  di  0  tanto  nel  caso  in  cui  per  i  punti  della 
superficie  limite  sieno  dati  gli  spostamenti  tangenziali  Qi  *!(s),  Q2  x2u)  e  la 
forza  normale  <p3 ,  quanto  nel  caso  in  cui  sieno  date  le  forze  tangenziali 
9>i  j  9" 2  e  gli  spostamenti  normali  Q3x3(s).  Basterà  calcolare  preventivamente 
nel  primo  caso  la  deformazione  che  corrisponde  alle  condizioni  ai  limiti 

Xì    —"Qi^,B        *2  Q,*^2R'     *3~  Q3    fts'      (4) 

e  nel  secondo  caso  la  deformazione  che  corrisponde  alle  condizioni  ai  limiti 

^=trs"  *—£-*■•  *;  =-q?^r'     (5) 

Kicordando  che  in  generale  si  ha 
»  /Q3  ~ò*3    ,  Qi  }*i  \ 

_     8  /Qg  >2       Q3  7)x3  \ 

92  ~     ^w  \Q3  ^3  ~^~  Q2  ^  /  ' 

..— .<*^->*-**(^ +è(£*+3>+$*)) 

con  semplici  sostituzioni  e  riduzioni  utilizzando  le  espressioni  date  di  x\ ,  x'2 
per  i  punti  della  superficie  la  terza  delle  condizioni  (4),  si  mette  agevolmente 
sotto  la  forma 


(6) 


)?3  '  V 3  +  Q38  >y,  R  /  fl"  T3     ^3      X  3  +  Q32  *.  *?.  R  /    (   J 


e  così  pure   le  prime  due  equazioni  (5)  colla   sostituzione   de'  valori  di  x3(S> 
dati  dalla  terza  diventano 


(5') 


0'^l=2/r—  ^  —  —  —  —  ^-3  —  —  \  —  O2—  f—  —  —  V 
yi    D^3  "       \Qi  >/:,  tyi  R       Q3  "tyi  ìqi  R  /  7)?,  \Q32  7>?3  R  / 

Qo2  _^jl  =  2  /  —  ^2  —  —  —  —  ^-3  —  — "\  —  Q3!  —  (—  —  — \ 

Calcolata  la  dilatazione  cubica  &  e  sostituiti  i  valori  delle  derivate  di  & 
rispetto  alle  ^ ,  qZì  q3  nelle  equazioni  indefinite  per  l'equilibrio,  non  resta 
più  che  a  procedere  all'assegnazione  definitiva  delle  x, ,  x2,  x3  subordinata- 
mente nel  primo  caso  alle  condizioni  ai  limiti 

Xj  =  x/s)  ,  x2  =  x2is) 

?.<h»,  __     po,  ^  ,.,  ,  ^  „  „,  |  Q.(y.+g(ff-2«,)e)\ . 

"^  \ÌJi       '       ^    7»/l      *  2?w!  / 


—  789  — 
e  nel  secondo  alle  condizioni  ai  limiti 

^L^       Q3/Q3  Wj)     ,    <fi  \ 
~òqs  Qi\Q.    Mi        Q0)^/, 

(8) 

"3*2     =_   Qs  /Q3    >3^_      ,      _^2_\   > 
~^3  Q2VQ2       ^2  *~Q<iO*)' 

tale  assegnazione  riesce  nell'uno  e  nell'altro  caso  in  generale  meno  facile  che 
non  quando  sieno  dati  gli  spostamenti  de'  punti  in  superficie,  ma  più  che  non 
quando  sieno  date  le  forze,  attesoché  si  può  fare  senza  che  sia  conosciuta  la 
funzione  designata  con  E  nella  mia  Memoria  (1). 

«  2.  Applichiamo  le  cose  precedenti  a  un  corpo  indefintio  limitato  da 
un  piano,  che  assumeremo  come  piano  delle  xij  dirigendo  la  porzione  posi- 
tiva dell'asse  delle  2  verso  l'interno  del  corpo  stesso  :  possiamo  prendere  allora 
q_x  =  x,    <?2  =  y,    q3  =  z,    Qi  =  Q2  =  Q3  =  l. 

«  Per  rendere  il  problema  compiutamente  determinato  aggiungeremo  le 
condizioni  che  gli  spostamenti  riescano  entro  lo  spazio  occupato  dal  corpo 
funzioni  finite,  continue,  ad  un  sol  valore  e  si  annullino  all'  infinito  :  in  con- 
seguenza le  forze  0  gli  spostamenti  dati  per  £  =  0  dovranno  essere  tali  che 
queste  condizioni  possano  essere  soddisfatte. 

«  Nel  caso  in  cui  per  z  =  0  sieno  dati  gli  spostamenti  Q!  xv  —  us , 
Q2  x.e  =  vs  e  le  forze  normali  y3  =  N,  bisognerà  cercare  un  sistema  di  spo- 
stamenti ausiliari  Q1x'1  =  £,  Q.ìx'2  =  )jì  Q3x'3  =  C  colle  condizioni  per 
*  =  0  (v.  eq.  (4)  e  (4')) 

£=-Ai_     V=_2.L    ÌÌ=_1_L.  (9) 

ìx  R  '       ;  T>y  R  '     T>g  V  R  K  } 

«  Facciasi  a  questo  fine 

£  =  £1  +  £t  1   n  =  yi  +  v*   £  =  £1  +  £2 

ed  alle  £1  ,  rix ,  £\  si  impongano  le  condizioni  di  mantenersi  entro  lo  spazio 
occupato  dal  corpo  finite,  continue,  ad  un  sol   valore,   di  annullarsi  all'  infi- 
nito, di  soddisfare  entro  il  corpo  alla  J2=0  e  per  £  =  0  alle  (9). 
«  Se  si  pone 

R'2  =  (x-  xtf  +  {y  -  yxY  +  {g  +  ^)2, 
tutte  queste  condizioni  sono  verificate  prendendo 

^1==-^ìT   Vl=-Ty^^l==~TSB!'  (10) 

Le  ?2 ,  ^2 ,  £2 ,  oltre  alle  solite  condizioni  generali,  dovranno  entro  il  corpo 
soddisfare  alle  equazioni  indefinite  per  l'equilibiio  e  sul  piano  z  —  0  alle 

^2=0,     /y2  =  0,    ^  =  0: 
(*)  Cfr.  1.  e.  p.  89. 


—  790  — 
quindi,  per  teoremi  noti,  in  tutto  il  corpo  saranno 

£2  =  0,     *;2  =  0,     £2  =  0. 
«  Avremo  dunque  semplicemente 

che  per  le  forze,  le  quali  applicate  sul  piano  2  =  0  sarebbero  capaci  di  pro- 
durre la  deformazione  definita  dagli  spostamenti  £,  17,  £,  danno  le  espressioni 

a'    =/2om8— ^--4=—  2oco2  — —  ^r)       ■  (11) 

0-3  =  1  2oor — —  =  +  2oar — —  1 

u  Osservando  poi  che  per  2  =  0  si  ha  ancora 

1x  R'  —     Tu^  R      ^  U'~  ~Di/l  R  '    "d*  R'~="tei  R  ' 
dalla  (3),  quando  si  facciano  le  debite  sostituzioni  e  si  ponga  per  compendio 

1    (    '    [  Ncfo       „_.         Cu-4s       ^        {vsds       ta 

7.  *hr-*'  .hr-0'  hr=*- 


^  .ir, 

8  =  —  —  2w! 

}*1 


verrà 


e-53?£-  <12> 


«  3.  Pertanto  gli  spostamenti  u,  v,  w  dovranno  soddisfare  alle  equazioni 
indefinite 

£»  —  o;2      y2*  J22  — ©8       }*S 

-^w  H =  0  .     ^/2  v  -\ - =  0 

^  2/rc^2   ^^        u'  ^  2mo*i22    71^*,  ' 

L£2  —  e;2  D2S 

^"+  WÌ^^2^0' 

e  per  2t  =  0  (v.  eq.  (7))  alle 

«  Se  prendiamo 
i22— «2       >s  &— w2       >s  fl8— »*      718 

a="'-w^s'^;'  «•-JSw*^-  "-*-S5Sff*>S  <13> 

ne  risulteranno  per  le  Mi,  t>i,  m^  le  equazioni  indefinite 
//2^  =  0,     ^2^  =  0,     J*Wl  =  0, 


—  791  — 
colle  condizioni  sul  piano  zx  =  0 


7 


ossia 


perciò 


7wt  _  /_J_  7«    ,        1      ^£\ 
Ttfx         \47rco2  7V  ~~  4/r.Q2  7A/*1=o' 


J_7>£  J_^ 

Wl  ~~       2/r  7>A  '     Vl~       2/r  7>*i 


1     7)^ 


(14) 


4/rc»}2  7Si         4nSÌ2 

«  4.  Se  poi  sul  piano  s  =  0  sono  date  le  forze  tangenziali  <fx  =  L ,  y2  =  M 
e  gli  spostamenti  normali  Q3  x3  =  &0S ,  gli  spostamenti  ausiliari  £,  17,  £  si 
dovranno  scegliere  in  guisa  che,  oltre  soddisfare  alle  solite  condizioni,  per  £=0 
verifichino  le  equazioni  (v.  eq.  (5)  e  (5')) 

7)£  72     1        >/__    72     1         ^  =  _^_I  , 

7)£  ~      Tjo?  ~òs  R  '      Te  ~       ~òy  ~òz  R  7£  R 

ciò  che  si  ottiene  assumendo 

Di  guisachè,  posto 

i  cì1  r~Lds  _    i  r?  Tm^s       om* 


risulterà  per  la  dilatazione  cubica  la  espressione 

0  =  _i-^  (15) 

In  II1  7)^1 

«  5.  Come  nel  caso  precedente  possiamo  mettere  le  espressioni  degli  spo- 
stamenti u,  v,  w  sotto  la  forma 

i28— w2        7)^-  n2—ar        7)&  fi2— <»2       7)  A 


w~"1      47raJ2£2*17^1  L      4?rW2i22  -1 7>y,  '     47T«2i22    *  **, 

dove  le  %, ,  »2 ,  »!  debbono    soddisfare    entro    il    corpo  alla  J2  =  0 ,  e  per 
jx  =  0  alle  equazioni  speciali  (v.  eq.  (8)) 

7^_     _7^__ _L_  .  Sì2—  q>2  7>*_  1  /    72£      ■    1,72C     .  fi8—  «2J^_\ 
7)Ji  ~~      7^i      (>w2~^47rtt)2i227^i      2tt\7)^i7^i       w27)^2  ~*~  2eo8Ì22  TU^i/^c 
7yL_    _7ws_  M      .fl2— o>2  7^_  1  /    72^    _■    1  7>2^      fl2— *>2   yV  \ 
El  ~      7?/i       ^2~^47rco2ii27)?/i  —  2/r\7?/i7~-i  ""^w2  7>-V  "^  2co2I22  tyiW'i    « 
«<'i    =  Ws  , 

Rendiconti,  1888,  VoL.  IV,  1°  Sem.  103 


—  792  — 
nelle  quali  equazioni  si  è  posto 


Quindi 


1  7>?    ,      1      x    \n'2  — 0ì2  >,R/  , 

Ul  ~  2rr  7)^i  ~*~  2/rw2    ^r,     •"  4.tw2ì22  }#,  ' 
_    1    ~3?     ,        1      7>3rc        &  —  of-  >*V 

Vl        270^  "r"  2/rw2    }*,   "+"  4rr&rX>2  ^  '  ^    ^ 

_   1   ~a  3 

Wl     Zìi  }*,  ' 

«  Alle  espressioni  così  trovate  per  gli  spostamenti  si  possono  dare  altre 
forme,  come  pure  si  potrebbero  generalizzare  alquanto  i  risultati  precedenti 
tenendo  conto  anco  delle  forze  applicate  a'  singoli  elementi  di  massa,  ma 
non  mi  fermo  sopra  queste  minuzie,  le  quali  d'altronde  non  presentano  dif- 
ficoltà di  sorta  ». 


Fisica  terrestre.  —  Alcuni  risultati  di  imo  studio  sul  ter- 
remoto ligure.  Nota  del  Corrispondente  T.  Taramelli  e  del  prof. 
G.  Mercalli. 

Questa  Nota  sarà  pubblicata  nel  prossimo  fascicolo. 

Matematica.  —  Sulle  funzioni  iper geometriche  generalizzate. 
Nota  II  0)  del  Corrispondente  S.  Pincherle. 

«  6.  Nei  §§  4  e  5  abbiamo  preso  le  mosse  da  un'equazione  differenziale 
lineare  del  prim'  ordine  e  ne  abbiamo  formata  la  correlativa  alle  differenze  : 
l' integrale  di  questa,  considerato  come  funzione  di  suoi  parametri,  ci  ha  date 
le  funzioni  ipergeometriche  d'ordine  superiore  ad  una  o  più  variabili.  Ora 
invece  prendiamo  a  considerare  il  caso  coniugato  del  precedente,  cioè  par- 
tiamo da  un'  equazione  lineare  alle  differenze  finite  del  prim'  ordine,  che 
scriveremo 
(5")  (ffoo'+tfio#  +  02o#8+--  amoxm)  f(x)-\- 

+  («oi  +  «n  (X  +  1)  -\ (-  Om  (x  +  1  )"")  rt*+l)  =  0, 

la  quale  ammette  come  trasformata,  secondo  il  metodo  indicato  a  §  2,  l'equa- 
zione differenziale  lineare  d'ordine  m  : 

(V)  («oo+floi  e~l)  xp  (t)  +  («10+«ur()  <//  (*)  -f +  (am0-\-amle~<)  ip™  (0=0. 

(!)  V.  pag.  694. 


—  793  — 

«  Ora  il  Mellin  (l)  ha  dimostrato  che,  in  generale,  l'integrale  dell'equa- 
zione (5")  si  può  dare  nella  forma 

(i4)  m=^%n*-^) 

dove  le  ^  sono  le  radici  dell'equazione 

(3f)  «oo  +  «io  oc  -j-  «20  se1  H 1-  am  xm  =  0  . 

«  Suppongasi  prima  che  «m0  ed  aml  siano  entrambi  diversi  da  zero.  In 
tal  caso  il  numero  dei  fattori  r  del  numeratore  e  del  denominatore  nel 
secondo  membro  della  (14)  è  il  medesimo,  e  l'espressione  di  f(x)  dà  una  fun- 
zione analitica  uniforme  coi  poli  nei  punti 

nK\  „„  (v  =  li  2, ....  m,        \ 

(15)  *•-»       U=0,l,2,3,:...ooj; 

dove  i  pimti  q^  si  supporranno  per  maggiore  semplicità  tutti  diversi. 

«  Applicando  il  metodo  indicato  a  §  3,  si  consideri  una  linea  l  che 
avvolga  i  punti  del  sistema 

Q\ ,  Qi  —  1 ,  Qi  —  2  , ....  qx  —  n, .... 

escludendo   tutti  i  poli   degli   altri   m  —  1    sistemi  (15):  come   si   è  visto, 

l'espressione 

(6')  ±.J^mdx 

sarà  un'  integrale  dell'  equazione  (1"),  purché  essa  abbia  un  significato,  e 
purché  il  limite  del  residuo  di  exif{x)  relativo  al  punto  x  =  qx —  n  sia 
nullo  per  u  =  co .  Questo  residuo,  ricordando  le  note  proprietà  della  fun- 
zione r,  si  ottiene  facilmente  dalla   (14)  sotto  la  forma 

r_iYn         n  r(Ql  —  Q,  —  n) 
n-  nr(ql—a^  —  ìi) 

<;=1 

«  Ora,  non  solo  questo  residuo  tende  a  zero,  ma  l'integrale  (6)  equi- 
vale alla  serie 

oc 
n—o 

e  questa  si  trova  facilmente  essere  convergente  assolutamente  ed  in  egual 
grado,  per  tutti  i  valori  di  t  tali  che  sia 

M<M. 

0)  Ada  Mathematica,  t.  Vili,  p.  37.  Cfr.  anche  ibid.,  t.  IX,  p.  137. 


—  794  — 

come  si  vede  subito  formando  il  rapporto  R„:R„_i.  Questa  serie  è  dunque 
un  integrale  della  (1"),  ed  essa  si  può  scrivere 

(16)  e^2Cne-nt 

con 

r(o!  —  p2  —  n) .  .  .  r(g1  —  gm  —  )i) 

(17)  C„  =  (—  l)nc?«  nnir(Qi  —  <rl  —  /i)r(Ql  —  o2  —  ,i)...r(Qì  —  am  —  u) 

e  riducendo  ed  indicando  con  C  im  fattore  costante  comune: 

m 

U  (<*■,  —  Qi  +  1)  fa  —  Ci  +  2) .  .  .  (o\,  —  ?i  +  ») 


(17')  Cn  =  Ccrn 


»!  //    (<?,  —  0!  +  1)  ((?,  —  ?!  +  2)  .  .  .  (QH  —  .?,  +  ») 


dove  è  manifesta  l'analogia  coi  coefficienti  della  serie  ipergeometrica. 

«  Con  un  facile  cambiamento  di  variabile,  l'equazione  (1")  si  riconduce 
all'equazione  differenziale  lineare,  a  coefficienti  razionali,  regolare  all'infi- 
nito, considerata  dal  Goursat  nella  citata  Memoria,  mentre  l'espressione  (16) 
si  riduce  alla  serie  ipergeometrica  generalizzata,  integrale  di  queir  equa- 
zione, e  che  forma  l'oggetto  della  Memoria  stessa. 

«  7.  Al  sistema  Qi ,  q1  —  1 , . . .  e,  —  », ...  di  poli  considerato  in  ciò  che 
precede,  si  può  sostituire  uno  qualunque  degli  altri  sistemi  (15);  con  ciò 
si  ottengono  m  integrali  dell'equazione  (1"),  costituenti  nel  loro  insieme  un 
sistema  fondamentale.  Questi  integrali  sono  tali  che,  detto  i/'v(0  quello  re- 
lativo al  sistema  di  poli  ^v  —  n ,  sarà  per  t  =  -f-  oo  , 

lini  <rxt  i/\  (0  =  0 

se  la  parte  reale  di  x  è  maggiore  di  quella  di  q^  . 

«  8.  Nella  (5")  si  sono  supposte  le  a»»,  «mi  differenti  da  zero.  Se  sup- 
poniamo che  ami  sia  zero,  il  numero  dei  fattori  r  sarà  maggiore  nel  nu- 
meratore che  nel  denominatore  nel  secondo  membro  della  (14);  il  limite 
del  rapporto  Rn:R„_!  considerato  a  §  6,  sarà  zero  per  qualunque  valore 
di  t,  e  la  serie  integrale  2Rn  sarà  una  funzione  trascendente  intera.  Si 
ottengono  così  le  trascendenti  accennate  nel  n.  10  della  citata  Memoria  del 
Goursat. 

*  Se  in  luogo  di  aml ,  si  suppone  am0  =  0,  la  serie  -2R,,  del  §  6  è 
sempre  divergente,  benché  essa  continui  a  soddisfare  fonualmente  all'equa- 
zione differenziale.  Ma  considerando  -r—r  invece  di  fU) ,  si  ritorna  al  caso 

f{x) 

precedente,  e  con  ciò  si  vede  che  nel  caso  di  una    funzione   f{x)   che   sod- 
disfa ad  un  equazione  alle  differenze  del  prim'  ordine,  le    espressioni    della 

forma    (4)    per    la    f(x)    e    per    la  — — -  sono  affatto  analoghe.   Ciò   spiega 


—  795  — 

l'analogia  di  forma  fra  l'integrale  definito  ordinario  (euleriano)  che  rappre- 
senta la  funzione  r(x),  e  l'integrale  di  Hankel  (!)  che  esprime  la  l:r(x). 
«  Nel  caso  in  cui  aml  è  zero,  si  può  limitare  l'integrazione  nella  (6) 
in  un  modo  che  mi  sembra  interessante  perchè  dà  un  esempio  notevole 
d'inversione  d'integrale  definito.  Dico  cioè  che  l'integrale  (6)  si  può  scrivere 

~  a+in 

n  8Ì  th,A L  (    r(x  —  eO  rO  —  g8) . . .  r{x  —  gm_i)  r(x  —  gm)     t} 

(18)  tf  W  -  2«i  ]  .  ^  -  *i)  I\*  -  *.)  •  •  •  *X*  -  ff-i) 

C/a— £<*> 

deve  «  è  un  numero  reale,  maggiore  delle  parti  reali  di  ciascuna  delle 
Qi ,  ?2  *  •  •  •  ?m  •  Posto  a?  =  £  -}-  ^  ,  sulla  linea  £  =  a  del  piano  «a?  nessuna 
delle  funzioni  F  diventa  infinita  ;  inoltre  al  tendere  all'infinito  di  i\  (supposta 
positiva),  la  r(x  —  j>v)  diviene  infinitesima  di  un  ordine  indicato  da 

7TY1 

rì       e    2    ' 
dove  s  è  compreso  fra  — \  e  -\-\  (2)  ed  m  è  il  massimo  intero  contenuto* 
nella  parte  reale  di  a  —  q*,-  Al  tendere  di  — rt    all'infinito,    T{x —  q/)  di- 
viene infinitesima  nello  stesso  modo. 

«  Da  questa  osservazione  applicata  ai  vari  fattori  del  numeratore  e  del 
denominatore  sotto  il  segno  della  (18)  si  può  dedurre  la  condizione  affinchè 
la  (18)  stessa  abbia  un  significato.  Posto  infatti  t  =  r  -f-  ics  ,  e*1  avrà  il 
valore  assintotico  e^71  per  rj  —  rt  oo ,  e  l'integrale  avrà  un  significato  sotto 
le  condizioni 

Tari     ^  «  Trri 

— ™i— Y"<0'  mrj — 2  <  ' 

cioè  per  i  valori  di  t  compresi  fra  due  parallele  all'asse  reale  alla  di- 
stanza =±:  —  . 

«  Se  ora  consideriamo  nel  piano  x  un  rettangolo    coi  vertici  nei  punti 
k{a  —  ir/) ,     B(a  -\-  ir))  ,     C(«  -J-  1  —  ìrj)  ,     B(a  -{-  1  -j-  irj) , 
l'integrale  della  ext  f{x)  esteso  al  contorno  del  rettangolo  è  nullo  per  il  teo- 
rema di  Cauchy;  ma  per  >;  =  oo ,  l'integrazione    estesa    ai    lati  AC,  BD    è 
nulla,  e  rimane 

extf{x)dx=   l   eMf(x)dx 

'a-*-l— ira 

e  mutando  x  in  x  -J-  1  nel  secondo  membro  : 

«*'  /(a:)  dx  =  e1      ext  f{x  -f-  1)  dx 


(!)  Riportato  dal  Bigler  (Creile,  T.  CU,  p.  237). 
(2)  Vedi  Nota  alla  fine  del  lavoro. 


—  796  — 

Con  ciò  resta  dimostrato  che  l'espressione  (18)  soddisfa   alle  condizioni  (7), 
e  che  quindi  ij.>(t)  è  un  integrale  dell'equazione  (1")    nel  caso  di  aml  =  0 . 
«  In  particolare,  per  ogni  valore  positivo  di  a.  l'integrale 

"*  r(x)  dx 

non   differisce   da  e~e~    che  per  un  fattore  costante. 

«  10.  Nello  stesso  modo  che  l'integrale  (10)  della  equazione  (51),  con- 
siderato come  funzione  dei  parametri  c^  ,  a% , . . .  ap  ,  soddisfa  ad  un'equa- 
zione differenziale  lineare  d'ordine  m  rispetto  a  ciascuno,  e  ad  equazioni  a 
derivate  parziali  d'ordine  inferiore  rispetto  a  due  o  più  di  essi  parametri, 
così,  mantenendosi  la  già  notata  dualità,  si  trova  che  l'integrale  (6)  del- 
l'equazione (1")  considerato  come  funzione  degl'infiniti  qx  ,  q2  ,  . .  .  om  della 
f(x),  soddisfa  ad  un'equazione  lineare  alle  differenze  finite  dell'ordine  m 
rispetto  a  ciascuno  di  essi,  e  rispetto  a  due  o  più,  ad  equazioni  alle  diffe- 
•  renze  parziali,  d'ordine  inferiore.  Le  quindici  note  relazioni  fra  le 
« functiones  contiguae »  di  Gauss  nella  teoria  delle  serie 
ipergeometriche,  e  le  generalizzazioni  di  queste  brevemente 
accennate  nel  n.  7  della  citata  Memoria  del  Goursat,  non 
sono  che  casi  speciali  di  tali  equazioni  alle  differenze 
ordinarie    o    parziali. 

«  Queste  equazioni  si  possono  ottenere  come  segue.  Si  ha,  sviluppando 
la  (6') 

(19)     «0  =  -h,  J*-  «"  Ì  SSJ  *  -*';«..*....*)& 

Ora,  indicando  con  q  un  numero  intero  positivo  qualunque,  si  ha 
r{x  —  Ql-{-q)  =  (x  —  o,)  (x  —  Qi  +  1)  . . .  (x  —  o,  -f  q  —  1)  r  (x  —  <?,) 

ossia 

T*  —  9x  +  q)  =  (&  +  91&-*  +  <7^-2  + .  • .  +  qh  *  +  #?)  r(*  —  e) 

dove  le  #v  sono  fimzioni  intere  di  ^  ,  di  un  grado  indicato  dall'indice.  Se 
dunque  nella  (19)  si  sostituisce  qx  —  q  al  posto  di  qx  ,  si  ottiene  immedia- 
tamente : 

(20)  *&»-d»f£+*S£  +  ."';l-ft*». 

Formando  le  equazioni  (20)  per  q  =  1,  2, .  . .  w,  si  potranno  dedurre  i  va- 
lori di 

fA    dip  dmip 

(J)  Scriverò  xp(t)  quando  non  importerà  considerare  i  parametri  qv  ,  e  vCp*  >  (?fc] 
quando  si  vorranno  considerare  i  parametri  Qh ,  Qk  P-  es.,  e  non  la  variabile  t  e  gli  altri 
parametri  q. 


—  797  — 
in  funzione  lineare  delle 

Vfoi] ,  VOi  —  1] ,  •  •  •  V[>i  —  w] . 
a  coefficienti  razionali  in  ^  ,  e  sostituendo  le  espressioni  così  ottenute  nella 
equazione  (1"),  si  otterrà  (volendo,  in  forma  di  determinante)  un'equazione 
alle  differenze  ordinarie,  lineare,  dell'ordine  m  e  a  coefficienti  razionali  in  oj , 
cui  soddisfa  la  ip  considerata  come  funzione  della  sola  qv.  Analogamente 
rispetto  a  ciascuno  degli  altri  parametri. 

«  Partendo  invece  da  una  relazione  come 
T{x  —  Ql-\-r)r(x  —  Qi  +  s)  =  (x  —  qJìz  —  Q!  -fl)...(#  — ^-f-  r  — 1) 

{%  —  Qt) . .  .  (x  —  q2  +  s  —  !)  r(^  —  ?0  rO  —  Qt) 
e  procedendo  in  modo  analogo  a  quanto  si  è  fatto  precedentemente,  si  giun- 
gerà ad  un'equazione  alle  differenze   parziali,    lineare    e  a  coefficienti  razio- 
nali in  Qi ,  Q2 ,  cui  soddisfa  la  «/'[^  ,  qs~J-    Similmente   si  troverebbero  rela- 
zioni fra  tre  o  più  parametri. 

«  11.  Riassumendo,  l'analogia  fra  le  due  class1'  di  funzioni  studiate  in* 
ciò  che  precede  si  può  far  risultare  dal  seguente    specchio  dei  risultati  di- 
mostrati : 


«  All'equazione  differenziale  li- 
neare a  coefficienti  razionali  in  e~l 
si  fa  corrispondere,  con  una  trasfor- 
mazione, un'equazione  alle  differenze 
lineari,  a  coefficienti  razionali  in  x. 

«  Detto  tp(t)  V  integrale  della 
prima,  ed  f{x)  quello  della  seconda, 
la  forinola  di  trasformazione  è  della 
forma 

(a)        f(x)=fe-*tip(t)dt, 

l'integrale  essendo  preso  secondo  una 
linea  convenientemente  scelta. 

«  Il  grado  p  dei  coefficienti  della 
prima  in  e~l  dà  l'ordine  della  seconda; 
l'ordine  m  della  prima  dà  il  grado 
in  x  dei  coefficienti  della  seconda. 

«  Se  dunque  l'equazione  diffe- 
renziale è  del  primo  ordine,  l'equa- 
zione alle ,  differenze  è  dell'ordine  p, 
a  coefficienti  razionali  di  primo  grado. 

«  In  questo  caso  l'espressione  {a) 
di  f(x)  dipende  da  p  parametri,  i 
cui  logaritmi  sono  i  punti  singolari 


«  All'equazione  alle  differenze  fi- 
nite lineare  a  coefficienti  razionali  in  x 
si  fa  corrispondere,  con  una  trasforma- 
zione, un'equazione  differenziale  line- 
are, a  coefficienti  razionali  in  e~K 

«  Detto  f{x)  l'integrale  della 
prima,  ed  \p{t)  quello  della  seconda, 
la  forinola  di  trasformazione  è  della 
forma 

1 


(b)     xp(t)  = 


2rti 


exl  f(x)  dx  , 


l'integrale  essendo  preso  secondo  una 
linea  convenientemente  scelta. 

«  Il  grado  m  dei  coefficienti  della 
prima  dà  l'ordine  della  seconda; 
l'ordine  della  prima  dà  il  grado  in  e~l 
dei  coefficienti  della  seconda. 

«  Se  dunque  l'equazione  alle  dif- 
ferenze è  del  prim' ordine,  l'equazione 
differenziale  lineare  è  dell'ordine  in 
a  coefficienti  di  primo  grado  in  e~l 
(equazione  del  Goursat  facendo  e-l=z). 

«  In  questo  caso  l'espressione  (b) 
dipende  da  m  parametri  (poli  della 


798 


dell'equazione  differenziale.  Rispetto 
a  ciascuno  di  questi,  la  f{x)  sod- 
disfa ad  una  equazione  differenziale 
lineare  (ipergeometrica  del  Pochharn- 
mer)  a  coefficienti  razionali  e  del- 
l'ordine p.  Rispetto  a  due  o  più  pa- 
rametri, essa  soddisfa  ad  equazioni 
a  derivate  parziali  simultanee,  d'or- 
dine inferiore  a  p ,  e  a  coefficienti 
razionali. 


f(x)).  Rispetto  a  ciascuno  di  questi, 
la  i/>(/)  soddisfa  ad  una  equazione 
alle  differenze  finite,  lineare  e  del- 
l'ordine m.  Rispetto  a  due  o  più 
parametri,  essa  soddisfa  ad  equa- 
zioni alle  differenze  finite  parziali 
simultanee,  a  coefficienti  razionali 
nei  parametri  stessi. 


NOTA 


»  Al  §  9  del  presente  lavoro  è  stato  enunciato  un  modo  di  tendere  a 
zero  della  funzione  r(x)  quando  (x)  tende  all'infinito  nella  direzione  dell'asse 
immaginario.  Quell'asserto  si  può  dimostrare  semplicemente  come  segue. 

«  Pongasi 


F(*)  =  ^,*  =  *  +  fyf*>0 


Si  ha 


FU)  =  ecxx  h  (l  +  — \  éf  "*", 
n=i  \  ni 

dove  e  è  una  nota  costante  ;  onde  si  ottiene  facilmente 


e  prendendo  i  valori  assoluti  : 


(n-f^+^rH 


F(H-^)!2 


2?)        |  n^oV^^  +  n2/' 


PI 


si  indichi  questo  prodotto  assolutamente  convergente  con  P(//). 
n  Si  ha  pure  l'altro  sviluppo  noto  : 


senh  nrt  =  rcrj  li  l  1  -j-  -1-  \  , 


onde 
senh  nr 


-HM  + 


U  +  ?)2 


;    *+«(i+9---(1+(i^)Ul+or+^ 

«  Se  ora  in  è  il  massimo  intero  contenuto  in  £  ,  ognuna  delle  frazioni 


—  799  — 


sotto  il  segno  77  sarà  minore  o    eguale   all'unità,  e  quindi    per  t]  =  z±=oo, 
V(rj)  andrà  all'infinito  d'ordine  inferiore  od  eguale  a 


senh7rr;  _ 

v1ir— 1      ' 


7TY) 

perciò  r(£  -{-  irj)  andrà  a  zero  di  ordine   inferiore    od   eguale  a  r/"-i  ^~  2 
dove  7;  indica  il  valore  assoluto  di  rj .  Ma  siccome  possiamo  anche  scrivere 


2l  = 1 "ft1+     ft*  +  £)2 

^(1  +  ';2)  •  •  •  (l  +  'A)  Li  l  -| £- 


senh7ri; 


dove  sotto  il  segno  n  ogni  fattore  è  maggiore  dell'unità,  P(>;)  sarà  infinito 
d'ordine  eguale  0  superiore  a 


2»l4-2 


senh7r/y 


7T7) 


e  perciò  r(£  -\-rj)  andrà  a  zero  di  ordine  eguale  0  superiore  a  rf^le    % 
L'ordine  d'infinitesimo  di  T{x)  per  1;  =  e»    è  dunque  dato  eifettivamente  da 


dove  e  è  compreso  fra  —  |  e  -+ 


Itti 

t-m-+i  />     2 


Patologia.  —  LaBilh a  r  2 ia  in  Sicilia.  Nota  del  Corrispondente 
A.  Grassi  e  del  dott.  G.  Rovelli. 

«  Noi  vogliamo  richiamare  l'attenzione  dei  patologi  e  degli  igienisti  sul 
fatto,  da  noi  determinato,  che  la  Bilìiarna  crassa,  Sons,  è  comunissima 
(circa  nel  75  %)  nelle  pecore  che  si  macellano  a  Catania,  e  che  proven- 
gono dalla  Piana  di  Catania,  in  cui  sono  nate  e  cresciute.  Questo  fatto  deve 
fare  una  grande  sorpresa,  perchè  finora  si  era  ritenuto  che  le  Bilharzie  ap- 
partenessero esclusivamente  all'Africa  :  esso  apre  una  strada  facile  a  chi  ha 
mezzi  di  studio,  per  scoprire  il  ciclo  evolutivo  di  questo  parassita  :  esso  lascia 
infine  adito  al  sospetto  che  la  Bilharzia  dell'uomo  possa  rendersi  endemica 
anche  nei  paesi  irrigui  dell'Italia  per  mezzo  di  qualche  soldato  che  ritor- 
nasse dall'Africa  infetto  di  questo  terribile  parassita  » . 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  10-i 


800  — 


Fisica.  —  Sulla  velocità  del  suono  nei  vapori.  Nota  II  (l)  dei  dot- 
tori G.  G.  Gerosa  ed  E.  Mai,  presentata  a  nome  del  Socio  G.  Cantoni. 

«  Coi  dati  precedenti  componiamo  ora  la  tabella  qui  sotto,   per    trarre 
alcune  conclusioni. 


temp. 

lt 

l't 

l"t 

Xt 

ì* 

yt 

fffi 

V"0 

0 

mm 

324,20 

mm 

157,63 

nini 

254,69 

mm 

12,69 

mm 

12,62 

m 

0,0392 

m 

0,0392 

ni 

260,35 

10 

330,02 

160,44 

259,31 

13,00 

12,92 

394 

394 

260,34 

20 

335,61 

163,08 

263,74 

13,43 

13,36 

400 

401 

260,33 

30 

340,96 

165,56 

267,99 

13,99 

13,91 

410 

411 

260,32 

40 

346,09 

167,90 

272,06 

14,68 

14,57 

424 

425 

260,30 

50 

351,02 

170,08 

275,96 

15,48 

15,36 

441 

442 

260,28 

60 

355,74 

172,13 

279,7] 

16,40 

Hi.L'ti 

461 

•463 

260,25 

70 

360,27 

174,05 

283,29 

17,42 

17,27 

484 

486 

260,22 

80 

364,62 

175,83 

286,73 

18,55 

18,39 

50D 

512 

260,19 

90 

368,78 

177,50 

290,03 

19,79 

19,59 

536 

541 

260,10 

100 

372,77 

179,04 

293,18 

21,12 

20,90 

566 

571 

260,12 

QQ1  m  A  -t / 1      I      77}  

«  Se  colla  relazione  ^ — =I=— ^  —  0,n,15763  \l\  -{- at  —  ±  (utf  , 

analoga  alla  (3),  calcoliamo  gli  errori  x\ ,  relativi  ad  l't ,  e  li  ^confrontiamo 
coi  valori  di  sct ,  troviamo  che,  ad  una  stessa  temperatura,  x't  corrisponde 
ai  f  di  xt ,  come  si  rileva  dai  numeri  scritti  nella  5a  e  6a  colonna  della 
tabella:  sicché  possiamo  dire  che 


(6) 


lt  -4-  xt  = 


ed 


1 1  -f-  ■=■  Xt  —        : 
Ah 


ovvero  scrivendo  le  due  relazioni  (6)  in  quest'altro  modo 


(7) 


*»(!  +  *) 


2u 


ed 


l\{l  +  y\)  = 


Vt 

Ari 


e  confrontando  i  valori  di  yt  ed  y\  fra  di  loro,  risulta  che  y\  corrisponde 
ai  \  di  yt ,  come  si  vede  dai  numeri  registrati  nella  7a  ed  8a  colonna  della 
stessa  tabella:  per  cui  dalle  (7)  risulta  come  sia 


II 
l't 


2+| 


yt 


dove    yt=yÀ^-\-cct-\-\{ctm 


yt+i 

«  Però  non  riesce  facile  rendersi  ragione  del  rapporto  che  esiste  fra  xt 
ed  x't ,  a  meno  che  non  si  verifichi  il  fatto  seguente. 


(i)  V.  pag.  728. 


—  801  — 

«  Se  diciamo  X  la  lunghezza  dell'onda  che  corrisponde  al  suono  fonda- 
mentale del  diapason,  rappresenteranno  f-  X  e  \  l  rispettivamente  quelle  fra- 
zioni di  l  che  emergono  dal  tubo  sonoro  quand'esso  risuona  in  corrispondenza 
del  suono  fondamentale  stesso  del  diapason  e  della  sua  ottava. 

«  Ora,  ponendo 

Xt     7     1    .    3     J 

i  • —  8  *  •  j  *  , 

Jy   t 

cioè  supponendo  che  le  correzioni  sieno  inversamente  proporzionali  alla 
frazione  dell'oncia  emergente  dal  tubo,  risulta  appunto 

x  t ===  -^  Xt  . 

«  Ma  se,  a  temperatura  costante,  la  correzione  cresce  quando  diminuisce 
la  lunghezza  della  colonna  sonora,  nel  caso  che  non  si  muti  l'aeriforme  nel 
tubo,  tutto  l'opposto  avviene  nel  caso  che  questo  venga  sostituito  con  altri 
diversi. 

«  Difatti,  se  poniamo  eguale  a  260,35  m.  la  velocità  v0"  del  suono  a  0° 
nell'acido  carbonico,  i  valori  di  x",  calcolati  per  ogni  temperatura  colla 

(8)  ''<  +  *"•  =  -&• 

soddisfano  in  ogni  caso  alla  relazione 

l" 

ir   __  fr   t 
X  t  —     ?     Xt  , 
n 

ossia  la  correzione  è  proporzionale  alla  lunghezza  del  tubo   che  risuona  : 

tanto  che,  scrivendo  la  (8)  sotto  quest'altra  forma 

e  rapportando  membro  a  membro  quest'eguaglianza  colla  la  delle  (7),  il  valore 
v"0  =  v0  -rVl  —  («i  —  <*)t , 

che  se  ne  deduce,  è  costante  (a  meno  di  una  piccola  variazione  dovuta  alla 
differenza  fra  a  ed  ax).  come  si  vede  dall'ultima  colonna  della  tabella  nu- 
merica surriferita. 

«  E  pertanto  resta  sempre  vera  la  legge  di  Dulong  (*)  che  i  numeri 
delle  vibrazioni,  corrispondenti  ai  suoni  resi  dai  medesimi  tubi,  parlanti 
successivamente  con  diversi  aeriformi,  esprimono  i  rapporti  delle  velocità 
di  propagazione  del  suono  negli  aeriformi  stessi:  dacché,  ad  una  data  tem- 
peratura e  con  uno  stesso  tubo  di  lunghezza  /,  fatto  suonare  con  due  aeri- 
formi diversi,  pei  quali  le  velocità  del  suono  sono  rispettivamente  v  e  vx  e 
l'altezza  di  n  ed  %\  vibrazioni,  si  avrà 

(!)  Ann.  de  Chem.  et  de  Phys.  Ser.  2a,  t.  XLI,  pag.  113. 


—  802  — 
dove  le  correzioni  sono  eguali,  essendo  eguali  le  lunghezze  /,  e  quindi 

n v 

Ih  Vi. 

«  Per  la  stessa  ragione  il  Martini  con  un  ragionamento  non  corretto  giunse 
ad  un  risultato  giusto.  Egli  ammise  nel  caso  pratico  la  legge  di  Bernoulli, 
che  cioè,  sieno  le  lunghezze  /,  li  di  due  colonne  gassose,  le  quali  rinforzano 
al  massimo  una  stessa  nota,  la  quarta  parte  delle  corrispondenti  onde  A,  ?.l . 
vale  a  dire 
(9)  x  =  U  =  —  ,  Al=4/1  =  — ; 

il  che,  nel  caso  presente,  non  può  esse. e  accolto.  Anzi,  se  per  Dulong,   che 

impiegava  sempre  imo  stesso  tubo  senza  variarne    alcuna  dimensione,  aveva 

luogo  la  relazione 

IL       JL 
ih  ~~  Vi  ' 

deducibile  dalle  due 

7       1  V  7       1  Vl       . 

in  quest'altro  caso,  nel  quale  varia  la  lunghezza  del  tubo,  pur  ammettendo, 
secondo  Wertheim,  che  la  correzione  rimanga  costante,  non  è  più  possibile  de- 
durre dalle  relazioni 

la  seguente 

<">  i-f 

cui  il  Martini  (')  dedusse  dalle  (9).  Che  se  la  (10)  corrisponde  al  vero,  devoti 
al  fatto  più  sopra  riferito,  che  le  correzioni  sono  proporzionali  alle  lunghezze  /,  lu 
cioè  che  le  relazioni  (9)  devono  essere  sostituite  dalle  seguenti 

4/(i  +  2/)  =  v  ,  4Mi-ky)  =  -7- 


(*)  Luoghi  citati.  —  Il  Martini  invero  prima  di  far  uso  della  (10)  ha  stabilito  tre  espe- 
rienze, due  sull'acido  carbonico  a  0°  e  7°  rispettivamente  e  l'altra  sul  protossido  di  azoto 
a  7°.  Ma  calcolando,  ad  es.,  per  l'aria  e  l'acido  carbonico,  mediante  i  dati  da  lui  riferiti, 
le  correzioni   x  si  ottengono  questi  valori  : 

t.  aria  C02 


>mni 


0°  ll,2mm  9,3D 

7°  9,3  13,4 

i  quali  davvero  si  allontanano  di  molto  dalle  norme  più  sopra  incontrate. 


—  803  — 

«  Stabilite  queste  cose,  nel  tubo  sonoro  (A)  abbiamo  portato  successi- 
vamente sulla  superficie  del  mercurio,  in  luogo  dell'acido  solforico,  uno 
straterello  di  diversi  liquidi,  ed  abbiamo  ciascuna  volta  elevata  la  tempera- 
tura del  bagno  alla  temperatura  d'ebollizione  dei  liquidi  stessi.  In  tal  caso 
l' imboccatura  del  tubo  era  coperta  da  una  lastrina  di  vetro. 

«  Quando  si  riteneva  per  certo  che  tutta  l'aria  era  scacciata  ed  il  tubo 
era  ripieno  solamente  di  vapore,  si  faceva  la  lettura,  la  quale  veniva  ripe- 
tuta almeno  sei  o  sette  volte.  Ed  era  cosa  facilissima  il  ripeterla,  poiché 
bastava  abbassare  il  corsoio  in  modo  che  la  superfìcie  del  mercurio  nel  tubo 
venisse  a  trovarsi  di  un  minimo  tratto  al  di  sotto  del  punto  raggiunto  nella 
prova  precedente,  perchè  il  liquido  entrasse  in  fervida  ebollizione  e  tutto 
fosse  pronto  per  una  nuova  lettura. 

«  Pei  vapori  i  risultati  delle  singole  prove  riescirono  più  concordanti 
che  per  i  gas,  poiché  le  risuonanze  erano  molto  più  distinte,  massime  pei 
vapori  più  densi. 

«  Ed  i  risultati  ottenuti  pei  vapori,  qui  sotto  nominati,  sono  questi: 


Vapori 

t 

u 

u 

V'o 

V0 

iÌq 

d 

Cloroformio 

62°,95 

mm 

156,47 

mm 

357,08 

m 

144,20 

m 

144,49 

1,1023 

4,138 

Etere  etilico  .... 

35,55 

187,41 

343,81 

179,91 

180,04  (i) 

1,0600 

2,563 

49,78 

182,19 

350,91 

171,07 

171,26 

1,2529 

3,348 

Cloruro  di  metil.e  . 

43,29 

185,30 

347,71 

175,73 

175,92 

1,1625 

2,944 

Solfuro  di  carbonio 

47,75 

198,98 

349,91 

187,42 

187,67  (i) 

1,1783 

2,622 

Acetone  acetica.  .  . 

58,23 

224,23 

354,90 

207,98 

208,38 

1,1131 

2,009 

Alcole  allilico    .  .  . 

95,46 

246,19 

370,59 

217,73 

218,54 

1,2243 

2,009 

Alcole  etilico  .... 

79,68 

256,23 

364,48 

230,83 

231,64(i) 

1,0906 

1,593  ' 

Propilaldeide  .... 

50,57 

275,00 

351,28 

257,92 

258,31 

1,7105 

2,009 

dove 

t  indica  la  temperatura  del  vapore; 

L{  la  lunghezza  della  colonna  di  vapore  che  rinforza   al   massimo  il 
diapason  ; 

lt  la  corrispondente  lunghezza  della  colonna  d'aria  secca; 

V'o  la  velocità  a  0°  del  suono  nel  vapore,  calcolata  colla  relazione 


V'o  =-^«'0 1/1  —  (/*  —  «)  *, 

n 


(!)  Si  può  osservare  come  il  Masson  (Ann.  de  Chein.  et  de  Phys.,  S.  3a,  t.  53, 
pag.  283,  1858),  avendo  studiata  la  velocità  del  suono  nel  vapore  dell'etere  etilico,  del  sol- 
furo di  carbonio  e  dell'alcole  etilico,  abbia  trovato  rispettivamente  i  valori  179,2,  189,  230, 
i  quali  sono  vicinissimi  ai  nostri. 


—  804  — 

assumendo  pel  coefficiente  di  dilatazione  dei  vapori  /?  =  0,00390  ; 

V0  la  velocità  a  0°  del  suono  nel  vapore,  calcolata  colla  relazione 


uyi  +  fit—iipty 


ammettendo  che,  come  per  l'aria  e  l'acido  carbonico,  anche  pei  vapori  abbia 
luogo  la  relazione 


Lt  =  Loj/i  +  #  —  i(#)2; 

_         Vq2.^.  0,0012928  .  .  ... 

K0  =  ,,„ -„   -io  k,-,  »  ^  rT^  il   rapporto   dei   calori    specifici   a   0°   del 
9,805.  13,596.  O,7o 

vapore  ; 

d  la  densità  teorica  dei  vapori  (meno  quella  della  gasolina  che  fu 
determinata  sperimentalmente),  come  quella  che  è  intermedia  in  generale  ai 
diversi  valori  sperimentali. 

«  Qui  si  potrebbe  notare  come  per  i  vari  vapori  i  rapporti  fra  le  velo- 
cità Vj  e  quelli  inversi  delle  radici  quadrate  dei  rispettivi  pesi  molecolari 
non  sieno  molto  diversi,  come  appare  dal  seguente  confronto: 

Rapporti  delle  Rapporti  inversi  delle  radici 

velocità  quadrate  dei  pesi  molecolari 


Cl01'°f0r-  0,839  i/t£t-}  =  0,835 


Etere  119,6 

Cloro  Cor. 


Clor.  di  metil.  X  119,5 


l/— 
(/  119,1 


0.848  1/  — —  =  0,843 


C1°r0f0r-  0,789  V~  =  0,797 


Solf.  di  carb.  119,5 

Clorofor. 


Acetone 


t/— 

(/  119,5 


IMÌ|,!I  1/7777^  =  0.697 


«2^£_  0i630  t/58 

Ale.  alhl.  |     119,5     •' 

Clorofor. 


Alcol,  etil. 
Clorofor. 


l/    46 
X  lf9,5 


0,608  1/  -7—  =  0,620 


X  H9,ì 


0,571  1/  TT7TT '¥  =  0,569 


Propilald.  '  J/  119,5 

«  Però  se  ne  discosta  un  po'  l'etere,  pel  quale  si  è  dovuto  moltiplicare  il 
rapporto  dei  pesi  molecolari  per  f .  È  vero  che  anche  per  1'  alcole  allilico  e 
per  la  propilaldeide,  isomeri  dell'acetone,  si  è  dovuto  moltiplicare  il  rapporto 
dei  pesi  molecolari  rispettivamente  per  j  e  .-§■;  ma  quest'era  prevedibile,  in 
quanto  che  la  legge  stessa  di  Masson  (1.  e.)  che  i  calori  specifici  a  volume 


—  805  — 
costante,  riferiti  all'unità  di  volume,  sono,  pei  gas  ed  i  vapori  composti,  pro- 
porzionali al  numero  dei  volumi  degli  elementi  semplici  che  costituiscono  il 
volume  del  composto,  non  ha  più  valore  in  tal  caso.  Anzi  è  interessante  l'os- 
servare come  molto  semplici  sono  tra  questi  isomeri  i  rapporti  suindicati  : 

Rapp.  della  veloc. 

Acetone  „  n*„  _*  /~2~ 

0,817  1/4  =  0,817 


Propilald.  [/    3 

Ale,  allil.  Fg 


Ale.  alili.  I~T 

Propilald."  °>902                    J/y  =  0,894 

Acetone  /T" 

Ale.  allil.  0.906                    |/-|-  =  0,913 


«  Ed  ora,  nell'ipotesi  che  la  relazione  surriferita  avesse  luogo  in  gene- 
rale, il  rapporto  dei  calori  specifici  dei  vapori  alla  temperatura  assoluta  di 
ebollizione  dei  rispettivi  liquidi  risulterebbero  inversamente  proporzionali 
alle  temperature  stesse,  ed  il  coefficiente  di  proporzionalità,  quando  non  fosse 
l'unità,  sarebbe  un  numero  assai  semplice.  Ma  tanto  sia  per  ora  detto  colla 
massima  riserva,  comechè  fondato  sovra  pochissimi  dati  ». 


Fisica.  —  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe  binarie 
allo  stato  liquido.  Nota  II  (l)  di  G.  Vicentini  e  D.  Omodei,  presentata 
dal  Socio  Blaserna 

*  Nella  misura  della  dilatazione  delle  leghe  allo  stato  liquido,  abbiamo 
seguito  lo  stesso  metodo  ed  adoperato  il  medesimo  apparecchio  altra  volta 
descritti  (2). 

«  Le  leghe  si  studiano  in  dilatometri  di  vetro  di  noto  coefficiente  di  dila- 
tazione e  con  termometro  a  mercurio  confrontato  con  quello  ad  aria. 

«  Non  riteniamo  necessario  dare  qui  ulteriori  schiarimenti  sul  metodo 
sperimentale,  l'attuale  lavoro  essendo  da  considerarsi  quale  continuazione  dello 
studio  fatto  prima,  delle  leghe  di  Pb  e  Sn  e  pubblicato  nei  Rendiconti  di 
questa  E.  Accademia. 

«  Nel  comunicare  i  risultati  delle  nuove  ricerche  facciamo  cenno  del  modo 
col  quale  abbiamo  calcolato  certi  valori,  che  nello  studio  antecedente  si  sono 
consegnati  senza  alcun  schiarimento.  Passiamo  quindi  senz'altro  a  comunicare 
i  risultati  delle  osservazioni. 


0)  V.  pag.  718. 

(2)  Atti  della  R.  Acc.  di  Torino,  voi.  XXII,  1886  e  1887.  —  Rendiconti  della  R.  Acc. 
dei  Lincei,  fase.  10,  1887. 


—  806  — 

I.  Lega  Sn  Bi. 

«  La  lega  Sn  Bi  è  stata  studiata  in  due  dilatometri  diversi,  i  quali  hanno 
dato  per  valori  della  densità  D  alle  varie  temperature  t  quelli  registrati  nella 
tab.  IV.  Kicordiamo  che  Wn  indica  il  volume  dei  dilatometri  determinato  sino 
alla  divisione  n  del  loro  cannello,  ed  è  espresso  in  cm 3  ;  w  invece  è  il  volume 
di  una  divisione  del  cannello  nel  tratto  di  esso  ove  arriva  la  colonnina  del 
metallo  fuso,  ed  è  espresso  nella  stessa  unità. 

«  P  è  il  peso  in  grammi  della  lega  che  riempie  il  dilatometro.  È  inutile 
avvertire  che  tanto  nella  calibrazione  dei  dilatometri,  quanto  nelle  pesate 
delle  leghe  in  essi  introdotte  si  tiene  sempre  conto  della  spinta  dell'aria,  ed 
i  numeri  riferiti  sono  sempre  corretti  rispetto  a  tal  causa  di  errore. 

Tabella  IV. 


Dilatometro 

I. 

Dilatometro  IL 

Wd     = 

=  4,19264    w 

=  0,0018485 

w,.. 

7  =  5,13846     w  =  0,002300 

P=  36,98 

79 

P  =  45,1804 

la  Serie 

2-1  Serie 

t 

D 

t 

D 

t 

D 

1 

151.2 

8.7709 

11 

158.7 

8.7829 

2 

179.6 

8.7621 

12 

178.9 

8.7774 

3 

186.3 

8.7572 

4 

214.5 

8.7311 

13 

204.8 

8.7580 

5 

246.5 

8.6968 

8 

250.7 

8.6965 

11 

2426 

8.7211 

6 

277.9 

8.6617 

9 

275.9 

8.6696 

15 

274.0 

8.6874 

7 

298.3 

8.6441 

10 

289.7 

8.65405 

16 

306.6 

8.6521 

«  Come  fa  vedere  questa  tabella,  la  lega  Sn  Bi  è  stata  studiata  entro  un 
intervallo  di  temperatura  abbastanza  esteso  (151°  —  307°).  Le  due  serie  di  mi- 
sure eseguite  col  dilatometro  I.  ci  hanno  mostrato  che  alle  temperature  più. 
basse,  cioè  a  quelle  inferiori  ai  210°,  dopo  parecchie  fusioni  e  lente  solidificazioni 
della  lega,  non  si  possono  ottenere  valori  concordanti  della  densità.  È  questa 
la  ragione  per  cui  non  riportiamo  sotto  la  II.  serie  i  valori  della  densità  alle 
temperature  inferiori  ai  250°,  perchè  riuscirono  troppo  piccoli,  ed  anzi  anda- 
vano diminuendo  di  valore  colla  ripetizione  delle  prove.  Alle  temperature  più. 
elevate  invece  i  risultati  concordano  pienamente  con  quelli  della  prima  serie. 

«  Coi  dati  delle  esperienze  1,  2,  3,  4  e  coi  valori  medi  di  quelli  delle 
esperienze  5-8 ,  6-9  ,  7-10,  abbiamo  costruita  la  curva  delle  densità  della 
lega,  assumendo  come  ascisse  le  temperature  (lmra  per  ogni  grado)  e  come 
ordinate  le  densità  (lmm  per  ogni  metà  della  terza  decimale).   Tale  curva  si 


—  807   — 

può  considerare  costituita  da  due  tratti  rettilinei  ben  distinti;  l'uno  molto 
inclinato  rispetto  all'asse  delle  ascisse,  che  rappresenta  le  densità  alle  tem- 
perature elevate  ;  l'altro  molto  meno  inclinato  in  corrispondenza  alle  tempe- 
rature inferiori.  Le  due  parti  rettilinee,  per  mancanza  di  un  numero  sufficiente 
di  punti,  sono  riunite  da  un  breve  tratto  curvilineo. 

u  Nel  dubbio  che  la  lega  avesse  perduta  la  propria  omogeneità  in  causa 
delle  ripetute  fusioni  e  solidificazioni  nell'interno  del  dilatometro,  fu  levata  e 
rimescolata  ben  bene  assieme  alla  parte  non  impiegata  nelle  misure  e  quindi 
introdotta  nel  dilatometro  IL  Studiata  con  esso  ha  dato  i  risultati  registrati 
pure  nella  tab.  IV  coi  quali  si  è  costruita  una  curva  che  sebbene  non  coincida 
con  quella  del  dilatometro  I.  corre  però  perfettamente  parallela  ad  essa.  I 
valori  della  densità  della  lega  ad  una  stessa  temperatura,  quali  si  possono 
ricavare  dalle  due  curve,  differiscono  solo  di  due  millesimi  del  valore  totale. 
Questo  è  lo  scostamento  massimo  che  abbiamo  trovato  nel  valore  delle  den- 
sità delle  singole  leghe,  misurate  con  dilatometri  differenti. 

«  Dalle  due  curve  abbiamo  ricavato  i  valori  della  densità  della  lega  a 
diverse  temperature  t  quali  si  trovano  registrate  nelle  prime  colonne  della 
tabella  V,  nell'ultima  colonna  della  quale  diamo  i  loro  valori  medi  che  hanno 
servito  a  costruire  la  curva  1  della  fig.  I. 

Tabella  V. 


Dilatometro  I. 

Dilatometro  II. 

Valori 
medi 

t 

D 

D 

150 

8,7850 

8,7710 

8,7780 

178 

8,7775 

8,7627 

8,7701 

185 

8,7740 

8,7585 

8,7662 

200 

8,7623 

8,7445 

8,7534 

215 

8,7480 

8,7303 

8,7391 

250 

8,7130 

8,6940 

8,7035 

280 

8,6808" 

8,6631 

8,6719 

310 

8,6484 

8,6324 

8,6404 

«  La  curva  1  fa  vedere  che  la  lega  Sn  Bi  non  possiede  una  dilatazione 
regolare  e  quindi  non  è  una  lega  chimica. 

«  Essa  è  costituita  da  una  lega  ben  definita  di  stagno  e  di  bismuto  nella 
quale  si  deve  trovare  un  eccesso  di  uno  dei  componenti.  Nel  caso  attuale 
d'una  lega  di  stagno  e  bismuto,  nota  la  curva  della  densità,  è  facile  stabi- 
lire col  ragionamento  quale  è  il  metallo  eccedente. 

«  Il  tratto  di  curva  corrispondente  alle  temperature  più  basse,  sappiamo 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  105 


—  808  — 

corrispondere  al  periodo  nel  quale  la  lega  chimica  è  già  fusa  ed  in  essa,  col- 
l' aumentare  della  temperatura,  vanno  disciogliendosi  porzioni  sempre  nuove 
del  metallo  eccedente. 

«  In  tale  periodo  la  densità  della  lega  (che  non  è  perfettamente  liquida) 
cambia  per  l'aumento  di  temperatura,  e  per  la  variazione  di  volume  del  me- 
tallo eccedente  che  continua  a  disciogliersi  in  essa.  Ora  per  la  Sn  Bi  il  primo 
tratto  della  curva  è  molto  meno  inclinato,  rispetto  all'asse  delle  ascisse,  di 
quello  che  non  sia  il  secondo  tratto  rettilineo,  che  dà  la  variazione  della  den- 
sità della  lega  completamente  fusa. 

«  È  questo  un  indizio  che  il  metallo  che  si  trova  in  eccesso,  nell'atto 
del  proprio  cambiamento  di  stato  diminuisce  di  volume. 

«  La  lega  è  quindi  troppo  ricca  di  bismuto. 

«  Prolungando  i  due  tratti  rettilinei  della  curva  essi  si  incontrano  appros- 
simativamente a  187°,  in  un  punto  al  quale  corrisponde  la  densità  8,768. 
L'eccesso  di  bismuto  sarebbe  quindi  tutto  disciolto,  saturando  la  lega  chimica, 
alla  temperatura 

z',  =  187°. 

«  Se  ci  serviamo  della  densità  a  150°  ed  a  178°  per  calcolare  la  varia- 
zione di  volume  che  subisce  l'unità  di  volume  della  lega  per  ogni  grado  di 
temperatura,  nell'intervallo  nel  quale  essa  contiene  del  bismuto  solido,  si  ha 

il  valore 

«'  =  0,0000322. 

«  Se  si  suppone  inoltre,  come  abbiamo  verificato  per  le  leghe  di  Pb  e  Sn, 
e  riconosceremo  esatto  per  altre,  che  fra  la  temperatura  di  fusione  i  della 
lega  e  la  temperatura  t\  or  ora  determinata  la  variazione  di  densità  si  man- 
tenga proporzionale  a  quella  della  temperatura,  si  può  calcolare  coll'impiego 
di  ce  la  densità  della  lega  alla  temperatura  r.  Facendo  il  calcolo  a  ciò  neces- 
sario si  ha: 

DT  =  8,8819 

come  densità  della  lega  alla  temperatura  di  fusione. 

«  Nello  studio  dei  metalli  ed  in  quello  delle  leghe  di  Pb  e  Sn,  abbiamo 
veduto  come  riesca  facile  determinare  con  molta  approssimazione  la  densità 
D-  di  essi  alla  temperature  di  fusione  ed  allo  stato  solido.  Valendoci  ora 
per  la  Sn  Bi  dei  dati  che  si  sono  ottenuti  coi  dilatometri  I.  e  II.  si  ha: 

«  Dilatometro  I.  Con  un  peso  di  lega  di  gr.  37,5810,  D"7  =  8,7094. 

*    36,9851,  D\  =  8,7084. 

«  Valore  medio  DST  =  8,7089. 

«  Dilatometro  II.  Con  un  peso  di  lega  di  gr.  45,1804,  DST  =  8,7250. 

«  Facendo  la  media  dei  valori  ricavati  coi  due  dilatometri  si  ha  quindi: 

DST  =  8,7169. 

«  Noti  che  siano  D'T  e  D%  si  ricava  subito  il  valore  della  variazione  per- 


—  809  — 

centuale  J  nella  densità  della  lega,  subita  nel  passaggio  dallo  stato  liquido 

al  solido.  Esso  risulta 

</  =  — 1,86 

vale  a  dire  la  lega  si  dilata  solidificandosi. 

«  Il  coefiìcente  di  dilatazione  della  lega  perfettamente  liquida,  la  quale 
come  mostra  la  curva  della  densità,  entro  i  limiti  di  temperatura  raggiunti 
si  dilata  uniformemente,  si  calcola  coi  valori  corrispondenti  alle  temperature 
215°  e  310°;  esso  è  dato  da 

«  =  0,00012035. 
«  Se  poi  si  calcola  il  coefficiente  di  dilatazione   ac  che  dovrebbe  avere 
la  lega  qualora  i  metalli  che  la  compongono  conservassero  la  dilatazione  che 
possiedono  allo  stato  liquido,  si  ha: 

«c  =  0,0001 176 
che  è  di  poco  differente  dal  coefiìcente  a  trovato. 

«  Siccome  poi  noi  conosciamo  la  densità  dei  metalli  componenti  la  lega 
allo  stato  liquido,  nonché  il  loro  coeffi conte  di  dilatazione,  ci  è  possibile  cal- 
colare la  densità  che  dovrebbe  avere  la  lega  liquida  e  a  temperature  diverse, 
qualora  i  metalli  liquidi  conservassero  in  essa  il  loro  volume. 
«  Tale  densità  si  può  avere  ricorrendo  all'espressione 

_100D.D' 
y)  C~PD'4-P'D 

dove  D  e  D'  sono  le  densità  dei  due  metalli  liquidi  alla  temperatura  che  si 
considera  e  P  e  P'  i  pesi  dei  due  componenti  secondo  il  rapporto  centesimale. 

«  Lo  studio  della  dilatazione  dei  metalli  fusi  ci  ha  portato  alla  conclu- 
sione che  vicino  alla  temperatura  di  fusione  essi  si  dilatano  uniformemente  ; 
quello  delle  leghe  di  Pb  e  Sn  e  della  lega  di  cui  qui  ci  occupiamo  prova 
che  la  stessa  cosa  si  verifica  per  esse,  quando  si  trovano  allo  stato  di  com- 
pleta fusione  ;  e  di  più  che  la  loro  dilatazione,  entro  i  limiti  degli  errori  di 
osservazione,  è  eguale  alla  somma  delle  dilatazioni  dei  metalli  componenti. 
Ciò  significa  che  i  metalli  conservano  nelle  leghe  fuse  il  proprio  coefiìcente 
di  dilatazione  anche  a  temperature  inferiori  di  molto  a  quella  della  loro  fu- 
sione. Il  calcolo  della  densità  teorica  delle  leghe  liquide  col  mezzo  della  (1) 
si  può  applicare  anche  alle  temperature  alle  quali  i  metalli  presi  separata- 
mente sarebbero  solidi. 

«  Applicando  alla  Sn  Bi  la  (1)  per  le  temperature  226°,5  e  271°  (tem- 
peratura di  fusione  dei  suoi  componenti)  e  per  la  massima  temperatura  310, 
si  hanno  i  seguenti  valori  : 

D 


t 

calcolata 

trovata 

differenza 

226°,5 

8,6873 

8,6813 

—  0,006 

271° 

8,6422 

8,6625 

4-0,0203 

310° 

8,6029 

8,6404 

4-  0,0375 

—  810   — 

«  Le  differenze  mostrano  che  alle  temperature  più  elevate  si  ha  contra- 
zione ed  alle  più  basse  una  debolissima  dilatazione. 

«  Come  osserveremo  in  seguito,  lo  studio  delle  leghe  binarie  può  servire 
a  determinare  con  una  certa  approssimazione  il  coefficente  di  dilatazione  e  la 
densità  di  un  metallo,  allo  stato  liquido,  quando  si  possa  unire  in  lega  con  un 
metallo  che  allo  stato  di  fusione  possiede  densità  e  coefficente  di  dilatazione 
noti.  Ammesso  di  fatto,  come  è  accennato  sopra,  che  nella  lega  allo  stato  liquido, 
i  metalli  conservino  il  rispettivo  coefficiente  di  dilatazione;  noto  che  sia  il 
coefficiente  di  dilatazione  «  della  lega  perfettamente  fusa,  quello  «'  di  uno 
dei  suoi  componenti,  che  entra  in  essa  col  peso  P  (rapporto  centesimale),  co- 
nosciute inoltre  le  densità  D  e  D'  del  metallo  stesso  e  della  lega  fusi,  ad 
una  determinata  temperatura,  il  coefficente  di  dilatazione  a"  del  secondo  com- 
ponente si  ottiene  applicando  la  formula 

„       tt.lOOD  —  r/PD' 
(2)  a  100  D  —  PD'     ' 

Calcolando  questa  espressione  per  il  caso  della  lega  Sn  Bi,  supposto  incognito 
il  coefficente  di  dilatazione  del  bismuto,  questo  risulta 

«"  =  0,000 12  VI 

valore  alquanto  più  grande  di  quello  dato  dall'esperienza  che  è  eguale  a 
0,000120.  Si  vedo  dunque  che  qualora  a"  non  fosse  conosciuto,  sarebbe  dato 
con  sufficente  approssimazione  collo  studio  della  Sn  Bi. 

«  Finalmente  considerando  che  la  variazione  di  volume  che  accompagna 
la  formazione  delle  leghe  è  relativamente  piccola,  si  comprende  che  la  cono- 
scenza della  densità  di  queste  allo  stato  di  completa  fusione,  può  parimenti 
servire  alla  determinazione  del  valore  della  densità  di  uno  dei  loro  compo- 
nenti. Per  il  calcolo  basta  ricorrere  alla  formula 

D' Pf 

r~rr       d 

che  dà  la  densità  del  metallo  liquido  alla  temperatura  di  fusione,  in  funzione 
delle  densità  D  e  D'  che  alla  stessa  temperatura  possiedono  il  secondo  com- 
ponente e  la  lega,  ed  in  funzione  dei  pesi  P  e  P'  dei  metalli  componenti 
(P  peso  di  quello  di  nota  densità). 

«  Eseguendo  il  calcolo  per  determinare  la  densità  del  bismuto  liquido 
alla  sua  temperatura  di  fusione  si  ha 

DT  =  10,097       • 
in  luogo  di  10,0358  che  è  il  valore  trovato  direttamente  col  metodo  diiato- 
metrico.  La  differenza  tra  il  valore  calcolato  e  quello  trovato  è  solo  di  0,6 
su  cento. 

«  La  densità  calcolata,  come  era  prevedibile,  risulta  più  grande  di  quella 
misurata,  dappoiché  la  formazione    della    lega    liquida    alla  temperatura  di 


—  811  — 

fusione   del  bismuto  (r  =  271°).  come  abbiamo  veduto,   è  accompagnata  da 
contrazione. 


IL  Lega  Sn4  Bi3. 

«  La  lega  Sn4  Bi3  è  stata  studiata  con  un  dilatometro  col  quale  si  sono 
fatte  tre  serie  di  determinazioni  che  hanno  portato  a  risultati  molto  concor- 
danti. Alla  fine  delle  esperienze  il  dilatometro  è  stato  vuotato  e  calibrato  di 
nuovo  per  avere  un  controllo  dei  numeri  impiegati  nei  calcoli  delle  densità. 

«  Tanto  per  questa  lega  come  per  tutte  le  altre,  al  principio  ed  alla  fine 
di  ogni  serie  di  osservazioni  si  è  sempre  pesato  il  dilatometro  per  tener  conto 
delle  eventuali  perdite  di  lega  che  possono  accadere  nelle  operazioni  già  de- 
scritte quando  si  spiegava  il  metodo  sperimentale  seguito  nello  studio. 


Tabella  VI. 


dilatometro  III. 


W5.,  =  3,63112 


Wo  =  0,002425 


la  Serie 
P  =  31,2398 


178,5 
202,9 
240,0 
249,3 
269,8 
275,4 
303,2 
317,7 


8,5379 
8,5133 
8,4732 
8,4653 
8,4465 
8,4376 
8,4145 
8,3956 


2a  Serie 
P  =  31 ,2354 


9 
10 
11 
12 


t 


148,5 
153,6 
154,4 
174,9 


D 


8,5689 
8,5636 
8,5621 
8,5402 


3a  Serie 
P  =  31,2354 


16 


17 


154,3 
176,2 

202,5 


270,4 
304,2 


8,5628 
8,5392 
8,5126 


8,4418 
8,4081 


«  I  numeri  della  tabella  VI  danno  già  un'idea  della  concordanza  dei 
risultati  ottenuti  in  giorni  e  condizioni  diverse.  Tracciando  la  curva  delle  den- 
sità (fìg.  I  curva  n.  2)  si  trova  che  essa  è  rappresentata  da  una  retta.  La  lega 
Sn4  Bi3  si  dilata  dunque  uniformemente,  a  partire  da  temperature  prossime 
a  quella  di  fusione;  è  perciò  da  considerarsi  una  lega  chimica.  11  Mazzotto 
nel  lavoro  già  citato,  trovò  pure  che  fra  le  leghe  di  stagno  e  bismuto,  la 
Sn4  Bi3  è  quella  che  nella  fusione  manifesta  il  carattere  di  lega  chimica. 

«  Dalla  curva  della  Sn4  Bi3  togliamo  i  seguenti  valori  che  danno  la  den- 
sità della  lega  di  venti  in  venti  gradi. 


S12  — 


Tabella  VII. 

Densità  della  lega  Sn4 

Bi3 

fra  150° 

e  330°. 

150,             D  =  8,5670; 

t 

=  250, 

D  =  8,4618 

170,                     8,5466; 

270, 

8,4444 

190,                     8,5261; 

290, 

8,4239 

210.                     8,5057; 

310, 

8,4035 

230,                     8,4852  ; 

330. 

«  11  coefficeute  di  dilatazione  per  la  lega  liquida  è 

«  =  0,0001217. 
«  Quello  calcolato 

«c  =  0,0001 172 
riesce  alquanto  minore  di  «. 

«  11  modo  col  quale  si  raffredda  la  lega  Snt  Bi3<  come  ha  mostrato  a  noi 
e  ad  altri,  indica,  che  la  sua  solidificazione  avviene  completamente  alla  tem- 
peratura t  =  137°,3;  per  quanto  sappiamo  anche  la  dilatazione  della  lega  deve 
quindi  mantenersi  uniforme  sino  a  tale  temperatura. 

*  Perciò  col  valore  della  densità  a  150°  e  con  quello  del  coefficeute  di 
dilatazione  della  lega  ora  trovato  si  ottiene 

D<T  =  8,5800 
quale  densità  della  lega  fusa,  alla  temperatura  di  fusione.  Tale  valore  si  ricava 
anche  dalla  curva  n.  2  prolungata  sino  al  punto  corrispondente  alla  tempe- 
ratura 137°,3. 

«  La  densità  della  lega  solida  alla  stessa  temperatura  si  è  ricavata  nel 
modo  noto  colle  indicazioni  del  dilatometro  contenente  pesi  di  lega  fra  loro 
poco  differenti  e  si  è  ottenuto  : 

«  Con  un  peso  P  =  31,2421,  D\  =  8,5163 

31,2398,  »    =8,5185 

31,2354,  »    =8,5225 

«  Medio         D\=   8,5191. 

«  Per  mezzo  dei  valori  di  D*T  e  Ds-  si  ha  che  la  variazione  percentuale 
della  densità  della  lega  all'atto  della  solidificazione  è  misurata  da 

J  =  —  0.7l 
cioè  la  lega  aumenta  di  volume  solidificando. 

«  Se  si  applica  la  espressione  (1)  per  calcolare  la  densità  teorica  della 
lega  liquida  a  varie  temperature  si  ottiene 

D 

t  calcolata  trovata  differenza 

150°  8,5393  8,5670  +0,0277 

226.5  8,4640  8,4889  +  0,0249 

271  8,4202  8,4434  +0,0232 

310  8,3821  8,4035  +0,0214 


—  813  — 

*  La  formazione  di  questa  lega  allo  stato  liquido  è  dunque  accompa- 
gnata da  una  contrazione  di  volume,  che  va  debolmente  diminuendo  col  cre- 
scere della  temperatura. 

«  Applicando  la  (2)  si  ricava  per  coefficente  di  dilatazione  del  bismuto 

il  valore 

«"  =  0,0001302 

che  è  maggiore  del  valore  dato  dall'esperienza. 

«  Servendoci  infine  della  (3)  per  avere  la  densità  del  bismuto  liquido 
alla  temperatura  di  fusione  risulta 

DT  =  10,090. 
Anche  in  questo  caso  tale  numero  è  più  grande  di  quello  trovato. 

III.  Lega. 

«  La  lega  fu  dapprima  introdotta  nel  dilatom.  IV  di  volume  Wi3g==4,88693 
con  un  cannello  del  quale  una  divisione  ha  il  valore  «'  =  0,00280;  un  peso 
di  essa  eguale  a  gr.  37,3317  arrivava  fino  alla  divisione  19,5  ;  per  cui  la 
densità  della  Sn2  Cd  solida  alla  temperatura  di  fusione  è 

D\  =  7,5756. 

«  Essendosi  rotto  il  dilatometro  al  principio  delle  determinazioni  sulla 
lega  liquida,  si  dovette  con  essa  riempire  il  dilatometro  VI,  e  con  questo  si 
sono  fatte  le  due  serie  di  misure  raccolte  nella  tabella  Vili.  Dei  valori  delle 
densità  corrispondenti  a  temperature  molto  vicine  si  sono  ricavate  le  medie, 
e  con  queste  si  è  tracciata  la  curva  delle  densità,  che  risulta  una  linea  retta 
(fig.  I,  curva  3).  È  dalla  curva,  che  si  sono  tolti  i  valori  delle  densità  della  lega 
liquida  fra  180°  e  310°  quali  si  trovano  nell'ultima  parte  della  tabella  seguente  : 

Tabella   Vili. 


Densità  della  lega  Sn2  Cd  fra  180°  e  310°. 

Dilatometro   VI. 
W31  =  4,24001  io,  =  0,00282 


la  Serie 
P  =  30,9165 

2a  Serie 
p  =  30,9124 

Valori 
dalla 

dedotti 
curva 

t 
184°9 

D 

t 

7,2768 

t 

L> 

7,2796 

183°2 

180 

7,2820 

213,6 

7,2550 

221,6 

7,2445 

210 

7,2554 

253,2 

7,2200 

252,8 

7,2161 

250 

6,2203 

283,8 

7,1921 

284,0 

7,1893 

280 

7,1936 

304,8 

7,1696 

306,1 

7,1695 

310 

7,1670 

—  814  — 

«  La  lega  Sn2  Cd  è  una  lega  chimica,  come  ha  provato  la  legge  del  suo 
raffreddamento ,  ed  ora  indica  l'uniforme  sua  dilatazione.  Ad  essa  spetta  il 
coefficiente  di  dilatazione 

«  =  0,0001235 

col  quale  si  può  calcolare  la  densità  della  lega  liquida  alla  temperatura  di 
fusione  174°,8,  e  si  ha 

1)'.  =  7,2867 

-  Con  D'T,  e  D  T  dato  più  addietro,  si  calcola 

J  =  3,964; 

quindi  all'atto  della  solidificazione  della  Sn2  Cd  si  ha  un  notevole  aumento 
di  densità. 

«  Il  coefficiente  di  dilatazione  della  lega  calcolato  in  base  a  quello  dei 
metalli  componenti  è 

ac  =  0,0001305 

molto  più  grande  di  quello  trovato. 

«  Ecco  ora  i  valori  teorici  della  densità  della  lega  liquida  a  varie  tem- 
perature, calcolati  col  mezzo  della  (1)  della  Nota  antecedente,  e  le  loro  dif- 
ferenze sopra  i  valori  trovati. 

D 


t 

calcolata 

trovata 

differenza 

180°, 

7,3479 

7,2820 

—  0,0659 

226°,5 

7,3038 

7,2412 

—  0,0626 

318° 

7,2178 

7,1599 

—  0,0579 

«  La  formazione  della  lega  Sn2  Cd  allo  stato  liquido  è  accompagnata 
da  dilatazione. 

u  Coll'impiego  della  (2)  si  trova  che  il  coefficente  di  dilatazione  posse- 
duto dal  cadmio  nella  lega,  ammesso  che  lo  stagno  vi  conservi  il  proprio,  è 

«"  =  0,0001461 
valore  notevolmente  minore  di  quello  misurato  (0,000170). 

«  La  (3)  poi  ci  dice  che  la  densità  che  possiede  il  cadmio  liquido  a  v 
nella  lega  stessa  è 

D'T  =  7,7662 
«  L'essere  questo  numero  più  piccolo  del  valore  di  Dl~  trovato  diretta- 
mente (7,982)  è  giustificato  da  quanto  abbiamo  più  sopra  ricavato,  intorno 
alla  dilatazione  che  accompagna  la  mescolanza  dei  metalli  liquidi  che  costi- 
tuiscono la  lega  ». 


—  815  — 

Fisica.  —  Sui  sistemi  di  frangio  d  interferenze  prodotte  da 
mia  sorgente  di  luce  a  due  colori.  Nota  del  dott.  Michele  Cantone, 
presentata  dal  Socio  Blaserna  ('). 

<■  Sinora  non  si  è  potuto  procedere  allo  studio  di  deformazioni  istantanee 
mediante  l'apparecchio  di  Fizeau,  perchè  gli  spostamenti  delle  frangie  d'inter- 
ferenza, per  la  grande  rapidità  con  cui  avvengono,  non  possono  seguirsi  dal- 
l'occhio. Io  ho  pensato  però  che  fosse  facile  anche  in  tal  caso  l'attuazione 
del  metodo  in  parola  ricorrendo  per  la  produzione  delle  frangie,  invece  che 
ad  una  sorgente  di  luce  monocromatica,  ad  una  fiamma  che  desse  contempo- 
raneamente due  colori  semplici  dello  spettro.  Infatti  allora  in  luogo  di  avere 
anelli  di  una  sola  tinta,  si  devono  ottenere  anelli  a  colorazioni  diverse  e 
riproducentisi  con  un  dato  periodo,  per  modo  da  conseguire  un  effetto  analogo 
a  quello  che  si  ha  nel  fenomeno  prodotto  dal  prof.  Eighi  (')  colla  formazione 
delle  frangie  negli  specchi  di  Fresnel  usufruendo  dei  raggi  provenienti  da 
due  regioni  dello  spettro.  Con  tale  modificazione  se  si  è  in  grado  di  consta- 
tare nettamente  quel  periodo,  supposto  che  si  conosca  il  senso  dello  sposta- 
mento delle  frangie,  si  può  misurare  una  variazione  di  lunghezza,  avvenuta 
nel  corpo  in  esame,  corrispondente  ad  un  numero  di  frangie  minore  di  quello 
che  costituisce  il  periodo,  senza  bisogno  di  seguire  lo  spostamento  delle  strie 
una  per  una. 

«  Per  ottenere  risultati  praticamente  utili  conviene  che  le  tinte  si  ripro- 
ducano coli' intervallo  di  un  numero  di  frangie  che  non  sia  né  troppo  piccolo 
né  troppo  grande,  perchè  nel  primo  caso  si  potrebbero  constatare  variazioni 
di  lunghezza  assai  piccole,  e  nell'altro  si  avrebbe  incertezza  nell'apprezza- 
mento del  periodo. 

«  La  sorgente  che  si  presta  assai  bene  per  ricerche  del  genere  avanti 
esposto  è  quella  colorata  mediante  i  sali  di  sodio  e  litio:  con  essa  infatti 
le  colorazioni  devono  riprodursi  coli' intervallo  di  circa  7,24  anelli  della  luce 
del  litio,  avendosi  in  quel  tratto  un  numero  uguale  aumentato  di  una  unità 
di  frangie  gialle  ;  cosicché  dato  sempre  il  caso  che  si  conosca  il  senso  dello 
spostamento,  si  può  arrivare  a  misurare  una  variazione  istantanea  di  lunghezza 
inferiore  a  mm.  0,0024. 

«  Io  sono  riuscito  ad  avere  fra  due  lastre  di  vetro,  con  una  lampada  a 
gas  colorata  dai  vapori  di  sodio  e  litio,  un  sistema  di  frangie  a  tinte  varia- 
bili e  riproducentisi  periodicamente,  ed  ho  constatato  che  l'intervallo  costi- 
tuente il  periodo  era  precisamente  quello  preveduto  dalla  teoria.  L'aspetto 
del  campo  del  cannocchiale  era  quale  dovea  aspettarsi  per  la  sovrapposizione 

(*)  Lavoro  eseguito  nel  laboratorio  di  fisica  della  R.  Università  di  Palermo,  maggio  1888. 
(2)  A.  Righi,  Ricerche  sperimentali  sulV interferenza  della  luce.  Memorie  dell'Acca- 
demia delle  scienze  dell'Istituto  di  Bologna,  serie  3a,  tomo  Vili,  sessione  del  19  aprile  1877. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  106 


—  816  — 

dei  due  sistemi  di  anelli:  spiccavano  alcune  frangie  di  un  rosso  vivo  sepa- 
rate da  serie  identiche  di  altre  meno  pronunziate  con  tinte  tendenti  all'azzur- 
rognolo ed  alternantisi  con  dei  tratti  neri,  che  riuscivano  più  marcati  a  mi- 
sura che  si  trovavano  più  lontani  dalle  strie  rosse.  Il  periodo  poteva  pertanto 
apprezzarsi  sia  contando  il  numero  di  frangie  colorate  fra  due  successivi  tratti 
neri  aventi  la  massima  nettezza  e  i  bordi  ugualmente  colorati,  sia  tenendo 
conto  delle  frangie  che  si  aveano  fra  due  successive  colorate  in  rosso  vivo. 
«  Per  la  produzione  dei  vapori  metallici  nella  fiamma  mi  servivo  di  uno 
stoppino  di  fili  di  amianto,  alimentato  da  una  soluzione  di  carbonato  di  litio 
che  era  contenuta  in  un  recipiente  di  vetro  capovolto  ;  così  con  piccolo  con- 
sumo di  quella  sostanza  poteva  ottenere  per  molto  tempo  una  luce  sufficiente- 
mente intensa  per  la  produzione  del  fenomeno  che  si  volea  esaminare.  Non 
vi  fu  bisogno  di  aggiungere  nella  soluzione  del  cloruro  di  sodio,  perchè,  attese 
le  piccole  impurità  del  carbonato  di  litio,  la  luce  della  fiamma  esaminata 
allo  spettroscopio  diede  la  riga  rossa  del  litio  e  quella  gialla  del  sodio  sen- 
sibilmente colla  stessa  vivacità.  Quanto  alla  riga  del  litio  nel  giallo  non  potè 
constatarsene  la  presenza,  il  che  accennava  alla  piccola  intensità  dei  raggi 
corrispondenti  a  quella  riga  e  conseguentemente  all' influenza  trascurabile  che 
la  presenza  di  tali  raggi  poteva  avere  nel  fenomeno. 

«  Accertatomi  che  il  metodo  da  me  ideato  era  attuabile,  ho  voluto  stu- 
diare una  modificazione  di  cui  esso  è  suscettibile,  tendente  ad  apportare  una 
maggiore  esattezza  nelle  misure.  Ho  pensato  infatti  che,  ottenendo  con  una 
lente  l'imagine  reale  delle  frangie  sulla  fenditura  dello  spettroscopio,  si  do- 
veano  vedere  le  frangie  prodotte  dalle  due  sorgenti  monocromatiche  separate 
da  uno  spazio  dipendente  dalla  dispersione  del  prisma  e  dalla  larghezza  della 
fenditura;  di  guisa  che  facendo  variare  opportunamente  siffatta  larghezza  si 
poteano  portare  i  due  campi  striati  a  contatto  Timo  dell'altro.  Con  questo 
artificio,  specialmente  nel  caso  che  le  frangie  si  presentassero  a  forma  di 
tratti  paralleli  e  perpendicolari  agli  spigoli  della  fenditura  si  dovea  poter 
misurare  colla  massima  esattezza  la  differenza  di  fase  fra  i  raggi  rossi  e  i 
gialli  in  un  punto  qualunque  del  campo  visibile,  per  cui  valutando  gli  spo- 
stamenti delle  frangie  per  una  variazione  prodotta  nello  spessore  della  lamina 
d'aria  si  avea  il  mezzo  di  determinare  la  grandezza  della  variazione  con- 
nata, purché  questa  non  superasse  il  limite  di  mm.  0,0024. 

«  L'esperienza  ha  confermato  il  vantaggio  che  si  poteva  avere  dalla  modi- 
ficazione sopra  esposta.  Le  frangie  si  ottenevano  in  questo  come  nel  caso 
precedente  con  un  apparecchio  analogo  a  quello  di  Fizeau.  Il  fascio  di  luce 
dopo  avere  subito  la  doppia  riflessione  sulle  due  faccie  della  lamina  d'aria 
cadeva  su  una  lente  acromatica  a  corto  foco,  collocata  al  di  là  del  punto  di 
convergenza  di  esso  fascio  :  lo  spettroscopio  veniva  disposto  in  modo  che  sulla 
fenditura  si  avesse  l'imagine  delle  frangie  e  il  collimatore  riuscisse  col  suo 
asse  sensibilmente    parallelo  alla  direzione    nella    quale  arrivavano  i  raggi. 


—  817  — 

Allargando  convenientemente  la  fenditura  si  aveano  due  imagini  di  essa  a 
contatto  fra  loro,  rossa  l'ima,  gialla  l'altra,  e  portanti  entrambe  le  frangie 
d'interferenza,  le  quali,  modificando  opportunamente  l'orientazione  della  lastra 
mobile  dell'apparecchio,  potevano  ottenersi  a  forma  di  tratti  perpendicolari 
ai  bordi  della  fenditura. 

«  Potendosi  nelle  condizioni  in  cui  si  operava  apprezzare  assai  bene  il 
decimo  di  frangia  si  fu  in  grado  di  constatare  che  fra  due  frangie  gialle 
sensibilmente  sul  prolungamento  di  due  rosse  ne  erano  comprese  7  e  ì/i  circa 
delle  prime. 

«  Si  potrebbe,  a  mio  credere,  aumentare  il  limite  delle  variazione  istan- 
tanee di  lunghezza  suscettibili  di  misura  con  questo  metodo  adoperando  la 
luce  proveniente  da  due  regioni  dello  spettro  solare  più  vicine  delle  linee 
relative  al  sodio  ed  al  litio,  la  quale  si  farebbe  convergere  con  una  lente 
nel  punto  stesso  ove  d'ordinario  si  colloca  la  fiamma  a  gas.  Se  il  periodo  in 
questo  caso  non  può  nettamente  determinarsi,  si  può  però  diffìcilmente  commet- 
tere un  errore  superiore  alle  sette  frangie  ;  sicché  questa  disposizione  potrebbe, 
adoperandosi  alternativamente  coli' altra  precedentemente  esposta,  dare  con 
approssimazione  il  numero  di  frangie  che  sono  passate  per  un  determinato 
punto,  riservando  la  disposizione  precedentemente  descritta  per  l'accertamento 
esatto  di  quel  numero.  Io  non  ho  fatto  delle  esperienze  in  proposito  perchè 
il  mio  apparecchio,  per  il  modo  come  era  collocato,  non  mi  permetteva  di 
realizzare  quelle  condizioni  per  le  quali  dovea  prodursi  il  fenomeno  ;  ma  non 
credo  che  siffatta  produzione  sia  per  se  stessa  molto  difficile. 

«  Accenno  infine  ad  un  risultato  sperimentale  cui  sono  pervenuto  e  che 
facilmente  si  potea  prevedere. 

«  Ho  prodotto  le  frangie  colla  sola  luce  del  sodio,  ho  fatto  cadere  l'ima- 
gine  ottenuta  per  mezzo  di  una  lente  sulla  fenditura  di  uno  spettroscopio  a 
forte  dispersione,  ed  ho  osservato  che  la  imagine  della  fenditura  era  contor- 
nata lateralmente  da  due  sottili  striscie  di  minore  splendore,  anch'esse  striate 
trasversalmente,  opperò  in  modo  da  aversi  in  generale  una  differenza  di  fase 
colle  frangie  corrispondenti  del  campo  centrale,  in  un  senso  per  una  delle 
striscie  in  senso  opposto  per  l'altra.  Stringendo  mano  mano  la  fenditura  si 
potea  sopprimere  la  regione  centrale  e  portare  le  due  striscie  a  contatto  fra 
loro  ;  nel  qual  caso  la  differenza  di  fase  dei  due  sistemi  di  strie  si  poteva 
apprezzare  con  maggiore  precisione. 

«  Il  fenomeno,  come  si  può  subito  argomentare,  è  dovuto  al  fatto  che 
la  luce  del  sodio  non  è  monocromatica,  per  cui  si  hanno  sempre  due  ima- 
gini, le  quali  d'ordinario  sono  in  parte  sovrapposte  lasciando  due  porzioni 
del  campo  una  a  destra,  l'altra  a  sinistra  colorate  di  luce  monocromatica. 

«  I  sistemi  di  frangie  che  si  hanno  in  queste  strie  non  sono  sul  prolun- 
gamento l'uno  dell'altro  se  non  nel  caso  in  cui  gli  anelli  colorati  si  presen- 
tano direttamente  colla  massima  nettezza  ;  sono  invece  in  opposizione  quando 


—  818  — 

lo  spessore  della  lamina  d'aria  sia  tale  da  aversi  l' annullamento  delle  frangie 
osservate  direttamente  :  ho  visto  difatti  che  per  uno  spessore  della  lamina 
d'aria  quasi  nullo  le  strie  dell'un  sistema  erano  sensibilmente  sul  prolunga- 
mento di  quelle  dell'altro,  e  in  queste  condizioni  allargando  la  fenditura  le 
frangie  apparivano  assai  marcate  nella  regione  centrale  comune  alle  due  ima- 
gini  della  fenditura  ;  mentre  aumentando  lo  spessore  della  lamina  d'aria  si 
arrivava  ad  avere  nella  porzione  comune  un  campo  colorato  uniformemente 
con  contorni  laterali  striati  :  stringendo  allora  nuovamente  la  fenditura  sino 
a  portare  a  contatto  le  regioni  striate  i  tratti  luminosi  dell'un  sistema  si  trova- 
vano in  corrispondonza  coi  tratti  oscuri  dell'altro.  Aumentando  ancora  lo  spes- 
sore della  lamina  d'aria  variava  visibilmente  la  differenza  di  fase  dei  due 
sistemi  di  strie  ed  allargando  la  fenditura  si  trovava  che  le  frangie  ricompa- 
rivano nella  regione  centrale  ». 

Fisica.  —  Stilla  influenza  delle  forze  elastiche  sulle  vibrazioni 
trasversali  delle  corde.  Nota  III  (')  del  prof.  Pietro  Cardani,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

V. 

Influenza  del  diametro. 

«  I  risultati  esposti  nella  Nota  precedende  relativi  all'influenza  del  peso 
tensore  hanno  dimostrato  chiaramente  che  tra  la  teoria  e  la  pratica  non  esi- 
stono quelle  forti  divergenze  che  aveva  trovato  il  Savart,  e  che  invece  l'ac- 
cordo è  quasi  completo  anche  con  pesi  tensori  molto  piccoli.  Resta  dunque 
fuor  di  dubbio  che  il  numero  di  vibrazioni  molto  elevato,  che  il  Savart  otte- 
neva dalle  corde  anche  con  un  peso  tensore  eguale  a  zero,  era  quello  corri- 
spondente alle  corde  vibranti  come  verghe  elastiche  fisse  alle  due  estremità, 
che  nel  corso  delle  esperienze  egli  aveva  seguito  le  modificazioni  che  a  questo 
numero  di  vibrazioni  apportavano  le  differenti  tensioni,  e  che  quindi  il  Savart 
nel  suo  lavoro  aveva  ottenuto  uno  scopo  del  tutto  differente  da  quello  pre- 
fissosi. L'equivoco  in  cui  era  incorso  il  Savart  nel  prendere  come  nota  fon- 
damentale della  corda  quella  corrispondente  alla  stessa  corda  vibrante  come 
verga  elastica  fissa  alle  due  estremità,  doveva  necessariamente  portare  come 
conseguenza  l'altro  risultato  da  lui  ottenuto,  che  cioè  le  divergenze  dovevano 
essere  tanto  più  forti  quanto  maggiore  era  il  diametro  della  corda  elastica  : 
dimostrato  invece  dalle  mie  ricerche  l'accordo  quasi  completo  esistente  tra  la 
teoria  e  la  pratica  nel  problema  delle  corde  vibranti,  era  logico  supporre  che 
questo  accordo  dovesse  rimanere  tale  indipendentemente  dal  diametro  delle 
corde  adoperate. 

(')  v.  p.  705. 


—  819  — 

«  In  questo  studio  dell'influenza  del  diametro  nelle  vibrazioni  delle  corde 
ho  seguito  lo  stesso  metodo  descritto  nella  Nota  precedente,  sia  per  determi- 
nare il  numero  delle  vibrazioni  della  corda,  sia  per  determinarne  la  lunghezza 
ed  il  peso.  Per  rendere  i  risultati  esperimentali  meglio  paragonabili  tra  loro 
ho  cercato  che  presso  a  poco  il  peso  tensore  fosse  proporzionale  al  peso  del- 

P 

l'unità  di  lunghezza  della  corda,  per  cui  essendo  il  rapporto  —  quasi  costante, 

diventava  pure  quasi  costante  la  velocità  V  teorica  di  propagazione  delle  vi- 

p 

brazioni  trasversali,  ed  il  rapporto  —  fu  calcolato  in  modo  che  avesse  la  ve- 

P 
locità  V  un  valore  di  circa  100  metri. 

«  Ho  creduto  conveniente  in  queste  ricerche  dell'influenza  del  diametro 
seguire  anche  nell'esposizione  dei  risultati  il  metodo  della  Nota  precedente, 
di  paragonare  cioè  quelli  da  me  ottenuti  con  quelli  che  avrei  dovuto  ottenere 
secondo  le  esperienze  del  Savart;  il  numero  N  di  vibrazioni  che  dovevano 
dare  le  corde  da  me  adoperate  secondo  il  Savart  fu  calcolato  colla  solita 
forinola: 

e  nel  modo  che  fu  precedentemente  descritto. 

«  Per  paragonare  tra  loro  le  velocità  di  propagazione  delle  vibrazioni 
trasversali  invece  che  i  numeri  delle  vibrazioni  basta  moltiplicare  entrambi 
i  membri  dell'equazione 

per  2L;  la  nuova  equazione  sarà 

dove  V  è  la  velocità  di  propagazione  delle  vibrazioni  trasversali  nella  corda 
con  un  peso  tensore  eguale  a  P  e  che  si  determina  coli' esperienza,  v  quella 
corrispondente  ad  un  peso  tensore  P  =  0  e  che  si  ricava  dalla  Memoria  di 
Savart  supponendo  vera  la  legge  dei  diametri  da  lui  ottenuta,  e  vx  quella 
che  teoricamente  dovrebbe  corrispondere  al  peso  tensore  P. 

«  Nei  seguenti  prospetti  nella  la  colonna  è  segnato  il  peso  p  dell'unità 
di  lunghezza  della  corda  adoperata. 

«  Nella  seconda  colonna  il  raggio  R. 

«  Nella  terza  il  peso  tensore  P. 

«  Nella  quarta  la  velocità  v  =  2/iL  corrispondente  ad  un  peso  tensore 
P  =  0  nella  quale  n  viene,  come  si  disse,  dedotto  dalle  esperienze  del  Savart. 

«  Nella  quinta  la  velocità  vx  =  1/        co^a  iìua^G  dovrebbero  teoricamente 


fi 


propagarsi  le  vibrazioni  trasversali  con  un  peso  tensore  eguale  a  P. 

«  Nella  sesta  la  velocità  V  =  ]/vz  -j-  v2i  che  dovrebbe  aversi  se  fossero 
vere  le  conclusioni  alle  quali  portano  le  esperienze  del  Savart. 


—  820  — 

«  Finalmente  nella  settima  le  differenze  V  —  v  tra  la  velocità  pratica  e 
la  teorica,  che  esprimerebbero  secondo  il  Savart  l'influenza  del  diametro  nelle 
vibrazioni  delle  corde. 

Marne. 


V 

grammi 

E 

millimetri 

P 

grammi 

r  =  2«L 

metri 

--i/a 

X  p 

metri 

V  —  Vi 

metri 

V"=J/ V  +  »!* 

metri 

7,9489 

0,537 

6908 

80,98 

92,30 

122,79 

30,49 

4,3712 

0,398 

4208 

60,05 

97,15 

114,21 

17,06 

2,0641 

0,274 

2362 

41,36 

105,89 

113,68 

7,79 

1,4214 

0,227 

1752 

34,13 

109,90 

115,08 

5,18 

1,2489 

0,213 

1430 

32,36 

105,93 

110,76 

4,83 

0,6207 

0,150 

633 

22,70 

100,00 

102,14 

2,54 

0,3769 

0,117 

437 

17,93 

106,0!» 

108,03 

1,44 

Ottone. 


V 

grammi 

R 

millimetri 

P 

grammi 

v  =  2«L 

metri 

«'i  =  1 

1     9 

metri 

V  —  vi 

metri 

metri 

5,7990 

0,469 

5428 

87,10 

95,71 

130,56 

34,85 

3,1990 

0,349 

3008 

64,88 

95,99 

115,86 

19,87 

1,9071 

0,269 

1936 

49,91 

99,74 

111,53 

11,79 

1,4078 

0,231 

1 135 

42,82 

100,09 

108,78 

8,69 

1,1272 

0,207 

1143 

37,99 

99,68 

106,77 

7,11 

0,5211 

0,141 

530 

26,08 

99,83 

103,17 

3,34 

0,4220 

0,126 

432 

23,34 

100,16 

102,84 

2,68 

0,1162 

0,066 

120 

12,24 

100,59 

101,33 

0,74 

Ferro. 


p 

grammi 

i: 

millimetri 

P 
grammi 

v==2nL 

metri 

-rf/P? 
t,i=l/— d- 

V    p 

metri 

V-vt 

metri 

metri 

8,6551 

0,598 

7336 

140,87 

91,16 

167,76 

76,60 

6,5823 

0,521 

6708 

120,68 

99,95 

158,24 

58,29 

2,1330 

0,297 

2170 

70,03 

99,85 

121,96 

22,11 

1,8324 

0,275 

1865 

64,72 

99,87 

119,00 

19,13 

0,9387 

0,197 

964 

46,37 

100,32 

110,51 

10,19 

0,8412 

0,186 

858 

43,79 

99,97 

109,14 

9,17 

0,4884 

0,142 

497 

33,48 

99,86 

105,32 

5,46 

0,3490 

0,120 

361 

28,17 

100,68 

104,54 

3,86 

—  821  — 
Acciajo. 


V 

grammi 

E 
millimetri 

P 

grammi 

v=2nh 

metri 

metri 

V  —  Vx 

metri 

metri 

7,5503 

0,554 

7059 

144,19 

95,74 

173,08 

77,34 

4,3724 

0,420 

4008 

109,32 

94,79 

146,39 

51,60 

0,9618 

0,198 

1011 

51,52 

101,48 

113,81 

12.33 

0,5411 

0,148 

561 

38,47 

100,79 

107,88 

7,09 

0,4036 

0,128 

411  . 

33,32 

99,89 

105,30 

5,41 

0,3583 

0,121 

361 

31,47 

99,36 

104,22 

4,86 

«  Nei  seguenti  prospetti  sono  invece  riassunti  i  risultati  che  ho  avuti 
dall'esperienza.  Nell'intervallo  di  tempo  tra  il  passaggio  di  una  fenditura  e 
quello  della  fenditura  successiva,  le  corde  compivano  5  vibrazioni  semplici  ed 
il  numero  delle  vibrazioni  della  corda  veniva  calcolato  nel  modo  descritto 
nella  Nota  precedente. 

«  Nella  prima  colonna  è  trascritta  la  durata  T  di  un  giro  del  disco  in 
vibrazioni  doppie  dell'elettrodiapason. 

«  Nella  seconda  il  num.  di  vibrazioni  N  compiuto  dalla  corda  in  un  secondo. 

«  Nella  terza  la  velocità  W  di  propagazione  delle  vibrazioni  trasversali 
corrispondente  al  numero  di  vibrazioni  N. 

«  Nella  quarta  la  velocità  teorica  v1=1/  —-;  è  inutile  fare  osservare 

V  p 

che  i  valori  di  vx  sono  gli  stessi  di  quelli  dei  prospetti  precedenti. 

«  Nella  quinta  colonna  la  differenza  W — y,  tra  i  valori  dell'esperienza 
e  i  valori  della  teoria ,  la  quale  differenza  esprime  l'influenza  del  diametro 
nelle  vibrazioni  delle  corde  quale  risulta  da  queste  mie  ricerche. 

«  Finalmente  nella  sesta  colonna  ho  trascritti  nuovamente  i  valori  V — vl 
dei  prospetti  precedenti  e  che  indicherebbero,  come  si  disse,  l'influenza  del 
diametro,  se  fossero  veri  i  risultati  del  Savart. 

Rame. 
L  =  mm.  419,00  per  P  —  0. 


T 

N 

W 

l'i 

W— o, 

V— vx 

17,71 

112,93 

94,61 

92,30 

-+-2,31 

30,49 

16,70 

119,75 

100,42 

97,15 

h-3,27 

17,06 

15,53 

128,78 

108,03 

105,89 

-+-2,14 

7,79 

15,14 

132,10 

110,83 

109,90 

■+-  0,93 

5,18 

15,52 

128,78 

108,03 

105,93 

-+-2,10 

4,83 

16,68 

119,90 

100,63 

100,00 

-4-  0,63 

2,54 

15,66 

127,70 

107,19 

106,59 

-+-0,60 

1,44 

—  822  — 


Ottone. 
L  =  mm.  419,00  per  P  =  0. 


T 

17,10 

N 

w 

Vi 

W— 1>, 

V— vt 

116,96 

98,13 

95,71 

h-2,42 

34,85 

'  16,95 

117,72 

98,79 

95,99 

■+-  2,80 

19,87 

16,82 

118,90 

99,75 

99,74 

-t-0,01 

11,79 

16,69 

119,82 

100,55 

100,09 

-+-0,46 

8,69 

16,65 

120,12 

100,80 

99,68 

-H  1,12 

7.11 

17,06 

117,29 

98,44 

99,83 

—  1,31 

3,34 

17,07 

117,16 

98,34 

100,16 

—  1,82 

2,68 

17,04 

117,36 

98,52 

100,59 

-  2,07 

0,74 

Ferro. 

L  =  min.  419,00  per  P  =  0. 


T 

N 

W 

Vi 

W  —  Vi 

V  —  vi 

17.71 

112,93 

94,61 

91,16 

+  3,45 

76,60 

16,15 

123,84 

103,78 

99,95 

+  3,83 

58,29 

16,66 

120,04 

100,70 

99,85 

+  0,85 

22,11 

16,61 

120,41 

101,02 

99,77 

+  1,15 

19,13 

16,60 

120,48 

101,10 

100,32 

+  0,78 

10,19 

16,58 

120,62 

101,22 

99,77 

4-  1,25 

9,17 

16,75 

118,32 

99,32 

99,86 

0,54 

5,46 

!  17,34 

115,34 

96,81 

100,68 

—  3,87 

3,86 

Accia]  o. 
L  =  mm.  419,00  per  P  =  0. 


T 

N 

W 

Vi 

W  —  Vi 

V—Vi 

17,12 

116,82 

97,89 

95,74 

+  2,15 

77,34 

17,34 

115,34 

96,72 

94,79 

+  1,93 

51,60 

16,55 

120,84 

101,41 

101,48 

—  0,07 

12,33 

16,77 

119,26 

100,09 

100,79 

—  0,70 

7,09 

16,71 

119,62 

100,41 

99,89 

+  0,52 

5,41 

16,64 

120,18 

100,88 

99,36 

+  1,52 

4,86 

—  823  — 

«  I  numeri  trascritti  nella  quinta  e  sesta  colonna  dei  prospetti  prece- 
denti, mostrano  che  anche  nell'influenza  del  diametro  sulle  vibrazioni  trasver- 
sali delle  corde  il  disaccordo  tra  i  risultati  del  Savart  e  quelli  da  me  otte- 
nuti è  completo  :  e  la  differenza  è  tale  da  escludere  anche  il  più  lontano 
dubbio  che  essa  possa  provenire  da  errori  di  osservazione  e  dal  metodo  diffe- 
rente usato  nelle  misure  :  questa  differenza  prevedibile  invece,  come  più  sopra 
si  disse,  supponendo  che  il  Savart  abbia  considerato  come  nota  della  corda 
elastica  quella  che  essa  dava  vibrando  come  verga  fìssa  alle  due  estremità, 
conduce  alla  stessa  conseguenza  alla  quale  condussero  i  risultati  relativi  al- 
fluenza  del  peso  tensore,  che  cioè  il  Savart  nel  suo  lavoro  invece  di  studiare 
quale  era  l'azione  delle  forze  elastiche  nelle  vibrazioni  delle  corde,  ha  tro- 
vato quale  era  l'azione  di  un  peso  tensore  sul  numero  delle  vibrazioni  di  una 
verga  fissa  alle  due  estremità. 

«  Da  queste  mie  esperienze  si  ricava  che  l' influenza  del  diametro  nel 
numero  delle  vibrazioni  delle  corde  elastiche  è  poco  sensibile;  ma  in  com- 
plesso dall'esame  dei  numeri  della  quinta  colonna  sembra  che  la  velocità  di 
propagazione  delle  vibrazioni  trasversali  nelle  corde  elastiche  sia  di  poco  supe- 
riore a  quella  che  vorrebbe  la  teoria  e  che  la  divergenza  cresca  leggermente 
col  crescere  del  diametro,  senza  però  che  dai  prospetti  medesimi  possa  rica- 
varsi qualche  legge  in  proposito. 

«  Come  ho  avvertito  nella  Nota  precedente  vi  sono  moltissime  cause  per 
le  quali  le  corde  presentano  da  una  osservazione  ad  un'altra  delle  differenze 
dovute  in  parte  a  fenomeni  di  elasticità  susseguente,  e  in  parte  dovute  pro- 
babilmente al  non  esser  la  costituzione  molecolare  delle  varie  corde  adope- 
rate rigorosamente  la  stessa:  per  cui  potrebbe  darsi  che  a  cause  di  tal  fatta 
si  dovessero  le  piccole  irregolarità  che  si  osservano  nelle  divergenze  tra  la 
teoria  e  la  pratica  per  corde  di  diametri  differenti. 

«  Ma  il  problema  di  conoscere  la  parte  che  spetta  a  ciascuna  di  queste 
cause  nelle  vibrazioni  delle  corde,  mi  sembra  che  sia  tanto  complesso  quanto 
quello  che  riguarda  l'influenza  delle  stesse  cause  nella  loro  resistenza  elet- 
trica :  per  cui  uno  studio  con  tale  indirizzo  lo  crederei  di  molto  dubbia  riuscita. 

«  Parmi  invece  che  meriti  una  speciale  attenzione  l'influenza  che  sul 
numero  delle  vibrazioni  delle  corde  può  avere  la  loro  ampiezza  di  oscilla- 
zione, specialmente  se  si  potranno  eliminare  tutte  le  cause  occasionali  che 
possono  modificare  tale  numero,  coli' adoperare  sempre  la  stessa  corda  caricata 
da  molto  tempo  collo  stesso  peso  tensore.  Se  i  risultati  che  otterrò  da  queste 
esperienze  presenteranno  qualche  interesse,  ne  renderò  conto  in  una  pros- 
sima Nota  ». 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sera.  107 


824  — 


Chimica.  —  Ricerche  sull'apiolo.  Nota  III.  di  G.  Ciamician 
e  P.  Silber  presentata  dal  Socio  Paterno. 

«  Nelle  due  Note  precedenti  (')  abbiamo  dimostrato  che  l'apiolo  e  l'isapiolo 
danno  per  ossidazione  in  soluzione  acida  o  per  ossidazione  in  soluzione  al- 
calina l'aldeide  e  l'acido  apiolico.  Questo  a  sua  volta  perde  abbastanza  fa- 
cilmente una  molecola  di  anidride  carbonica  e  si  trasforma  in  apione. 

«  La  relazione  esistente  fra  queste  sostanze  è  espressa  dalle  formule 
seguenti  : 


ossia 


C12  H14  04 

^10  ^Mo  Og 

Lio  "io  05 

C9  H10  04 

C9  H9  Oj 

C9H„o, 

Cy  H9  O4 

C9  H10  O4 

C3H5 

COOH 

CHO 

apiolo  ed 
isapiolo 

acido  apiolico 

aldeide 
apiolica 

apione 

»  In  tutti  questi  corpi  è  dunque  contenuto  il  nucleo  fondamentale  del- 
l'apione,  e  nella  nostra  precedente  comunicazione  (2)  abbiamo  espresso  la 
supposizione,  che  l'apione  potrebbe  essere  un  etere  di  un  fenolo  poliatomico. 
Gli  studi  ulteriori  da  noi  eseguiti  allo  scopo  di  sottoporre  questa  ipotesi  alla 
prova  dell'esperienza,  tendono,  come  si  vedrà  da  quello  che  segue,  a  con- 
fermarla. 

Aldeide  apiolico. 

«  L'aldeide  apiolica  può  ottenersi  dall' apiolo  0  dall'isapiolo  per  ossida- 
zione con  bicromato  potassico  ed  acido  solforico.  Noi  abbiamo  accennato  inoltre, 
che  questo  composto  si  forma  pure  per  ossidazione  dell'apiolo  con  acido  cro- 
mico in  soluzione  acetica.  Anche  l'isapiolo  dà  l'aldeide  apiolica  in  questo 
modo  ed  anzi  la  preparazione  dell'aldeide  apiolica  riesce  così  più  vantaggiosa, 
perchè  non  resta  dell'isapiolo  inalterato. 

«  Ad  una  soluzione  di  4  gr.  di  isapiolo  in  40  ce.  d'acido  acetico  gla- 
ciale, si  aggiungono  per  mezzo  di  un  imbuto  a  robinetto  (l'operazione  viene 
fatta  in  un  apparecchio  a  ricadere),  6  gr.  d'acido  cromico  sciolti  in  100  ce. 
d'acido  acetico  della  densità  1,06.  L'ossidazione  incomincia  prontamente  con 
forte  sviluppo  di  aldeide  acetica  e  si  compie  dopo  una  ebollizione  prolun- 
gata per  due  ore.  Il  liquido  ottenuto  viene  diluito  con  circa  un  litro  d'acqua, 
neutralizzato  con  carbonato  sodico  e  filtrato  attraverso  un  filtro  bagnato,  per 
togliervi  delle  materie  resinose.  Per  raffreddamento  della  soluzione  si  sepa- 


(i)  Acc.  L.  Rend.  IV,  1,  541  e  550. 
(*)  Ibid.  553. 


—  825  — 

rano  lunghi  aghi,  che  si  purificano  facendoli  cristallizzare  due    o    tre    volte 
dall'alcool.  Il  rendimento  ascende  al  35-40  %  dell' apiolo  impiegato. 

«  Le  proprietà  dell'aldeide  apiolica  sono  state  di  già  descritte  dettaglia- 
tamente nelle  precedenti  Note,  e  non  ci  resta  ad  aggiungere  a  quanto  ab- 
biamo già  esposto,  che  la  descrizione 

dell' acetil-apiolaldossima  [C9  H9  04 .  CH  :  NO  (COCH3)]  . 

«  Come  accennammo  ultimamente,  si  forma  il  composto  acetilico  scaldando 
l'apiolaldossima  con  anidride  acetica.  2  gr.  di  ossima  dell'aldeide  apiolica 
vennero  riscaldati  per  circa  un'ora  con  10  e.  e.  d'anidride  acetica  a  b.  m.  Per 
raffreddamento  si  separano  dal  liquido  grossi  cristalli  in  forma  di  tavole  esa- 
gonali. Per  ottenere  il  nuovo  composto  si  diluisce  il  prodotto  della  reazione 
con  acqua,  si  satura  con  carbonato  sodico  e  si  estrae  con  etere.  Il  residuo 
dell'estratto  etereo,  una  massa  bianca  e  cristallina,  si  purifica,  facendolo  cri- 
stallizzare alcune  volte  da  poco  alcool.  L'acetil-apiolaldossima  fonde  a  128°- 
129°  e  dette  all'analisi  i  seguenti  sisultati: 
0,3166  gr.  di  materia  produssero  0,6272  gr.  di  C02  e  0,1490  gr.  di  H,  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ciò  Hi0  04  (N0C2  H3  0) 

C         54,03  53,93 

H  5,23  4,87 

«  Essa  è  solubile  nell'etere,  nell'alcool  bollente,  da  cui  si  separa  per 
raffreddamento  in  prismi  di  splendore  vitreo,  è  poco  solubile  nell'acqua  bol- 
lente e  quasi  insolubile  nella  fredda.  L'acetil-apiolaldossima  è  alterabile  alla 
luce;  con  acido  solforico  concentrato  dà,  come  l'aldeide  apiolica  e  l'apiolal- 
dossima, una  soluziona  gialla,  che  prende  un  colore  verde  oliva  col  riscal- 
damento. 

Azione  del  bromo  sull'acido  apiolico. 

«  Riscaldando  l'acido  apiolico  in  soluzione  acetica  con  bromo,  si  elimina 
anidride  carbonica  e  si  ottiene 

il  b  ib  r  omo  apio  >ie  [C9  H8  Br2  04] . 

«  Per  preparare  questo  composto  si  riscaldano  debolmente  per  cinque 
minuti  2  gr.  d'acido  apiolico,  sciolti  in  20  e.  e.  d'acido  acetico  glaciale,  con 
un  eccesso  di  bromo.  Si  svolgono  fumi  di  acido  bromidrico  e  dopo  scacciato 
l'eccesso  di  bromo,  si  ottiene  un  liquido  colorato  debolmente  in  giallo,  che 
viene  versato  nell'acqua.  Agitando  energicamente  con  una  bacchetta  di  vetro, 
il  liquido  che  è  in  principio  lattiginoso,  depone  un  precipitato  fioccoso,  che 
venne  filtrato,  lavato  e  fatto  cristallizzare  dall'alcool,  aggiungendo  nero  ani- 
male. In  questo  modo  si  ottengono  prismi  striati  o  aghi  bianchi,  che  fon- 
dono costantemente  a  99-100°. 


IL 

0,3746  gr. 

n 

III 

.  0,2800  gr. 
«  In  100  parti 

trovato 

i 

II 

C         32,08 

32,14 

H          2,95 

2,70 

Br          — 

— 

—  826  — 

«  Le  analisi  dettero  i  seguenti  numeri  : 

I.      0,3646  gr.  di  sostanza  dettero  0,4288  gr.  di  C02  e  0,0970  gr.  di  H2  O. 

0,4414  gr.  di  C02  e  0,0912  gr.  di  H2  O. 

0,3076  gr.  di  Ag  Br. 

calcolato  per  C9  H8  Br2  04 
III 

—  31,77 

—  2,35 
47,75                           47,06 

t  II  bibromoapione  è  facilmente  solubile  nell'etere,  etere  acetico,  nel- 
l'alcool caldo  e  nell'acido  acetico  glaciale;  è  assai  poco  solubile  nell'acqua 
bollente  e  quasi  insolubile  nell'acqua  fredda.  Trattando  il  bibromoapione  in 
un  vetro  d'orologio  con  acido  solforico  concentrato,  esso  si  scioglie  dopo  qualche 
tempo  nell'acido  dando  una  soluzione  senza  colore  ;  riscaldando  lievemente 
questa  prende  una  bellissima  colorazione  azzurra  intensa,  che  diviene  tosto 
intensamente  violata;  coll'ulteriore  riscaldamento  passa  ad  un  colore  bruno 
sporco. 

«  Lo  stesso  composto,  ora  descritto,  si  ottiene  pure  dall'aldeide  apiolica 
bromurandola  in  soluzione  acetica  od  in  soluzione  di  solfuro  di  carbonio.  In 
questo  ultimo  caso  il  bromo  agisce  molto  lentamente.  Il  composto  ottenuto 
in  soluzione  acetica,  fonde  a  99-100°.  ha  tutte  le  proprietà  di  quello  deri- 
vante dall'acido  apiolico,  e  dette  all'analisi  il  seguente  risultato: 
0,1772  gr.  di  sostanza  dettero  0,1964  gr.  di  Ag  Br. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  pe*r  C9  H„  Br.  04 

Br       47,14  47,06 

«  Scaldando  il  bibromoapione  con  acido  cloridrico  in  un  tubo  a  140°, 
si  ottiene  una  materia  in  gran  parte  carbonizzata.  Aprendo  il  tubo  si  svolge 
un  gaz,  che  arde  con  fiamma  dai  bordi  verdi.  Estraendo  con  etere  il  prodotto 
della  reazione,  si  ottiene  una  soluzione  eterea  colorata  intensamente  in  rosso, 
che  lascia  indietro  per  svaporamento  una  pellicola  d'un  rosso  cupo  e  dai  ri- 
flessi metallici,  insolubile  nell'acqua  e  nell'alcool.  Se  si  neutralizza  il  pro- 
dotto con  carbonato  sodico  prima  di  estrarlo  con  etere,  questo  estrae  una 
materia  d'un  colore  violetto  intenso.  In  nessun  modo  ci  fu  però  possibile 
ottenere  prodotti  cristallizzati. 

Acido  apiolico. 

«  Tutti  i  nostri  sforzi  per  ottenere  dall' apione  o  dall'acido  apiolico  il 
fenolo  tetratomico,  di  cui  probabilmente  queste  due  sostanze  sono  i  derivati, 
non  ci  dettero  fin'ora  il  risultato  desiderato.  Senza  dubbio  la  ragione  del  poco 
buon  successo  dei  nostri  tentativi  risiede  nella  poca  stabilità  del  fenolo,  che 


—  827  — 

non  disperiamo  di  poter  isolare  in  avvenire.  L'acido  apiolico  p.  es.,  scaldato 
con  acido  jodidrico  a  100°  in  tubo  chiuso  od  anche  in  vaso  aperto,  viene  to- 
talmente trasformato  in  materia  carboniosa,  mentre  si  svolge  joduro  metilico. 
Quest'ultimo  fatto  è  certamente  importante,  perchè  dimostra  la  presenza  di 
ossimetili  nell'acido  apiolico  e  perciò  anche  nell'apione.  Noi  abbiamo  ten- 
tato di  determinare  il  numero  degli  ossimetili  contenuti  nell'acido  apiolico, 
perchè  anche  non  conoscendo  attualmente  il  fenolo,  di  cui  l'apione  dovrebbe 
essere  l'etere,  si  può  dedurre  con  una  certa  probabilità  la  costituzione  di 
questa  ultima  sostanza  conoscendo  il  numero  di  ossimetili  che  contiene. 

«  A  tale  scopo  ci  siamo  serviti  dell'elegante  ed  esatto  metodo  proposto 
da  S.  Zeisel  {}).  Una  quantità  pesata  d'acido  apiolico  venne  scaldata  con 
acido  jodidrico  nell'apparecchio  descritto  da  questo  autore,  e  la  determina- 
zione, eseguita  secondo  le  sue  prescrizioni,  dette  il  seguente  risultato: 
0,2616  gr.  d'acido  apiolico  dettero  0,5430  gr.  di  Ag  J;  da  questi  dati  si 
trova  che  l'acido  apiolico  contiene 

27,42%  di  ossimetile  (OCH3), 

il  che  corrisponde   a   due   ossimetili  nella   molecola  Ciò  H10  06 ,   perchè   la 
forinola 

C8  H4  04  (OCH3)2 
richiede  : 

27,43  %  di  (OCH3) . 

«  Se  l'acido  apiolico  contiene  due  volte  il  gruppo  ossimetile,  lo  deve 
contenere  pure  l'apione,  per  cui  le  formole  di  queste  due  sostanze  sono  cer- 
tamente le  seguenti 

C7  H3  02     OCH3  e  C7  H4  02  i  °^3 

(  COOH  <  utM3 

acido  apiolico  apione 

«  Se  si  tiene  ora  conto  di  quanto  è  stato  detto  nella  nostra  Nota  pre- 
cedente, che  cioè  l'apione  deve  essere  un  composto  aromatico,  che  probabil- 
mente non  contiene  catene  laterali  carboniche  unite  direttamente  a  carbonio 
benzenico,  e  che  inoltre  ha  reazione  e  caratteri  perfettamente  neutri,  la  for- 
inola dell'apione 

^>CH2 

(  0  .  CH3 , 

da  noi  enunciata  in  via  ipotetica  e  con  la  massima  riserva,  acquista  un  certo 
grado  di  probabilità  ». 

0)  Monatshefte  fur  Chemie  VI,  989. 


—  828  — 

Chimica.  —  Sopra  alcuni  derivati  del  dimetilpirrolo  assim- 
metrico.  Nota  I  di  Gaetano  Magnanimi,  presentata  dal  Socio 
Paterno  C1). 

«  Le  isomerie  nella  serie  del  pirrolo  sono  state  fino  ad  ora  poco  stu- 
diate, principalmente  perchè  i  prodotti  che  si  ottengono  direttamente  dal 
pirrolo  per  sostituzione  contengono  i  radicali  sostituenti  quasi  sempre  nelle 
posizioni  a  ed  a1  (2).  I  derivati  della  serie  §  sono  stati  ottenuti  sopratutto 
per  sintesi  ;  fra  questi  il  più  interessante,  e  quello  inoltre  che  si  può  facil- 
mente avere  in  quantità  cospicua,  è  l'etere  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico 
assimetrico  : 

CH3 .  C  —  C  .  C02  Ci  H5 

Il       II 
C02  C2  H5 .  C      C  .  CH, 


NH 

che  è  stato  ottenuto  due  anni  or  sono  da  Knorr  (3),  riducendo  con  acido 
acetico  e  polvere  di  zinco  ima  mescolanza  equimolecolare  di  etere  acetoace- 
tico  ed  etere  nitrosoacetoacetico.  Questa  combinazione  presenta  poi,  per  la 
storia  generale  dei  derivati  del  pirrolo,  un  certo  interesse  anche  perchè  è 
una  delle  poche  sostanze,  nelle  quali  i  quattro  idrogeni  metinici  del  pir- 
rolo sono  completamente  sostituiti  da  radicali  organici,  e  per  di  più  l'assim- 
metria  della  formula  di  questa  combinazione  permette,  nei  derivati  imme- 
diati della  medesima,  l'esistenza  di  un  numero  maggiore  di  isomeri,  di  quello 
che  possa  aver  luogo  per  i  derivati  dell'etere  dimetilpirroldicarbonico  sim- 
metrico : 

C02  C2  H5 .  C  —  C  .  C02  C2  H5 

Il       II 
CH3 .  C       C . GH3 

\/ 

NH 

ottenuto  da  Knorr  (  ')  dall'etere  diacetilsuccinico  per  azione  della  ammoniaca. 

«  Saponificando  l'etere   dell'  acido  dimetilpirroldicarbonico  assimmetric( 

colla  potassa  alcoolica  si  riesce    a  togliere  facilmente  alla  combinazione  un 

0)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  R.  Università  eli  Padova. 

(2)  Ultimamente  Dennstedt  e  Zimmermann  (Beri.  Berichte  XIX,  2189;  XX,  850)  hanno 
ottenuto  un  etilpirrolo  ed  un  isopropilpirrolo  per  condensazione  del  pirrolo  colla  paraldeide 
e  coll'acetone  in  presenza  di  cloruro  di  zinco.  Questi  omopirroli  contengono  probabilmente 
il  radicale  alcoolico  in  posizione  fi. 

(3)  Liebig's  Annalen  236,  318. 
•       (4)  Loc.  cit, 


—  829  — 

solo  etile,  e  si  ottiene  l'etere  mouoetilico  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico, 

già  descritto  da  Knorr ,  il  quale  non  ha  potuto  determinare    quale  delle  due 

forinole  : 

CH3 .  C  —  C  .  C02  C2  H5  CH3 .  C  —  C  .  COOH 

Il       II  II       II 

COOH.C      C.CH3  0  C02C2H,  .C      C.CH, 


NH  NH 

sia  da  attribuirsi  alla  sostanza  da  lui  ottenuta. 

«  Io  non  voglio  qui  esporre  i  motivi  i  quali  mi  hanno  condotto  a  pre- 
ferire la  prima  formula  alla  seconda;  la  descrizione  delle  esperienze  a  ciò 
relative  ed  ormai  condotte  a  termine,  sarà  oggetto  di  una  prossima  comuni- 
cazione; mi  limiterò  ad  accennare  che  anche  in  questi  acidi  così  complessi 
il  carbossile  in  posizione  a  ha  grande  tendenza  a  dare  origine  a  composti 
di  forma  anidridica,  corrispondenti  perfettamente  alla  pirocolla.  La  disidrata- 
zione dell'etere  monometilico  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico  avviene  per 
semplice  ebullizione  colla  anidride  acetica  e  conduce  ad  una  sostanza  che 
fonde  a  270°,  che  è  poco  solubile  negli  ordinari  solventi  e  che  possiede 
senza  dubbio  la  costituzione 

CH3 .  C  —  C  .  C02  C2  H5 

Il       II 
CO  .  C      C  .  CH3 


La  formazione  di  imminanidridi  analoghe  alla  pirocolia  sembra  un  fatto  ge- 
nerale, proprio  a  tutti  gli  acidi  pirrolcarbonici  i  quali  contengono  un  car- 
bossile in  posizione  a  ;  io  ho  trovato  che  anche  l'acido  dimetilpirroldicarbo- 
nico può  dare  una  imminanidride 

CH3 .  C  —  C  .  COOH 

Il       II 
CO  .  C      C  .  CH, 


la  quale  è  nello  stesso  tempo  un  acido  pirrolcarbonico  vero  e  proprio.  L'acido 
dimetilpirrolmonocarbouico,  il  cui  etere  è  stato  ottenuto  da  Knorr  (*)  per  eli- 
minazione di  anidride  carbonica  dall'etere  monoetilico  dell'acido  dimetilpirrol- 
dicarbonico, non  dà  una  imminanidride,  perchè  contiene  il  carbossile  nella 
posizione  /?. 

«  Nella  presente  comunicazione  do  la  descrizione  di  alcune  sostanze  le 
quali  contengono  un  acetile  nella  loro  molecola  e  sono  nello  stesso  tempo 
derivati  del  dimetilpirrolo  assimmetrico. 

[})  Loc.  cit. 


—  830  — 

Etere  acetildimelilpirrolmonocarbonico. 

«  Come  ho  accennato  l'anidride  acetica,  alla  temperatura  di  ebullizione, 
agisce  sull'etere  monoetilico  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico  assimmetrico 
come  disidratante  e  si  ottiene  la  imminanidride.  In  modo  completamente 
diverso  però  procede  la  reazione  se  si  fa  agire  la  anidride  acetica  alla  tem- 
peratura di  200°,  alla  quale  la  sostanza  perde  anidride  carbonica  ;  in  queste 
condizioni  l'acetile  si  sostituisce  al  carbossile  e  si  ottiene  l'etere  dell'acido 
acetildimetilpirrolmonocarbonico,  al  quale  spetta  per  conseguenza  la  co- 
stituzione : 

CH3 .  C  —  C  .  C02  C2  H5 

Il       II 
CH3 .  CO  .  C      C  .  CH3 

V 

NH 

«  Allo  scopo  di  ottenere  quantità  rilevanti  dell'  etere  monometilico  di 
Knorr  io  ho  impiegato  30  gr.  di  etere  dietilico  per  volta,  facendo  bollire  in 
un  apparecchio  a  ricadere  con  una  soluzione  di  25  gr.  di  potassa  in  240  e.  e. 
di  alcool.  Dopo  circa  un'  ora  di  ebullizione  la  soluzione  alcoolica  non  preci- 
pita più  per  aggiunta  di  acqua  ;  si  diluisce  e  si  precipita  a  porzioni  per 
volta  l'etere-acido  con  acido  cloridrico,  meglio  ancora  con  acido  acetico;  è 
utile  riscaldare  dolcemente  la  soluzione  alcalina  prima  di  precipitarla,  aftin- 
ché il  precipitato  si  riunisca,  ma  bisogna  raffreddare  e  filtrare  rapidamente 
perchè  la  sostanza  è  alterabile  e  si  arrossa  in  poco  tempo.  Da  30  gr.  di 
etere  dietilico  si  ottengono  25-26  gr.  di  etere  monoetilico. 

«  20  gr.  dell'etere  monoetilico  divisi  in  quattro  porzioni  vengono  riscal- 
dati con  5  volte  il  proprio  peso  di  anidride  acetica  in  tubi  chiusi  alla  tem- 
peratura di  200°-205°,  per  5-6  ore.  Aprendo  i  tubi  si  nota  una  pressione 
abbastanza  forte  dovuta  ad  anidride  carbonica,  ed  il  contenuto  dei  medesimi 
è  formato  da  un  liquido  nero  che  si  versa  nell'acqua.  Precipita  una  resina 
che  si  estrae  replicatamente  con  acqua  bollente,  la  quale  abbandona  per  raf- 
freddamento l'etere  acetildimetilpirrolmonocarbonico  sotto  forma  di  aghi  lunghi 
filiformi  che  si  fanno  ricristallizzare  dall'  acqua  bollente.  Il  rendimento  di- 
pende sopratutto  dal  numero  delle  volte,  e  dalla  cura  impiegata  nelle  estra- 
zioni della  resina.  Queste  estrazioni  si  fanno  comodamente  in  una  capsula 
di  porcellana  disaggregando  di  tanto  in  tanto  la  materia  con  alcool  bollente. 
Da  20  gr.  di  etere -acido  si  ottengono  in  media  9-10  gr.  di  etere  acetildime- 
tilpirrolmonocarbonico.  La  sostanza  venne  purificata  ulteriormente,  cristalliz- 
zandola parecchie  volte  dall'  alcool  un  poco  diluito.  L'analisi  dette  numeri 
concordanti  colla  formola  : 

«  Cn  H15  NO,  » 

gr.  0,2702  di  sostanza  dettero  gr.  0,6236  di  C02  e  gr.  0,1765  di  H2  0 


«  In 

100 

parti  : 

trovato 

c 

62,94 

H 

7,25 

831  — 


calcolato  per  CnH^NOs 

63,15 

7,17 

«  L'etere  acetildimetilpirrolmonocarbonico,  cristallizzato  dall'acqua  bol- 
lente, si  presenta  sotto  forma  di  aghi  filiformi,  leggerissimi,  i  quali  conser- 
vano per  lo  più  una  lieve  tinta  giallastra  e  fondono  a  142°-143°  in  un  li- 
quido incoloro.  È  una  sostanza  abbastanza  solubile  nell'acqua  bollente  po- 
chissimo solubile  nella  fredda,  molto  solubile  nell'alcool  anche  a  freddo,'  nel- 
l'etere, nell'acido  acetico,  nell*  etere  acetico,  nel  benzolo,  solubilissima  nel 
cloroformio  e  nell'  acetone,  e  mediocremente  solubile  nell'  etere  di  petrolio. 
Bollita  in  soluzione  alcalina  viene  saponificata  assai  facilmente. 


Acido  acetildimetilpirr olmonoca  rbonico. 
CH., COOH 


CH3.C0 


CHa 


NH 


«  Si  forma  nella  saponificazione  dell'etere  corrispondente  con  una  solu- 
zione acquosa  di  potassa.  Si  fanno  bollire  5  gr.  di  etere  acetildimetilpirrol- 
monocarbonico  con  una  soluzione  di  12  gr.  di  potassa  in  200  e.  e.  di  acqua. 
Dopo  circa  una  mezz'ora  di  ebullizione  la  saponificazione  è  completa  e  non 
cristallizza  più  nulla  per  raffreddamento.  L'acido  venne  precipitato  con  acido 
acetico  dalla  soluzione  alcalina,  lavato  con  acqua,  cristallizzato  dall'  acido 
acetico  e  dall'alcool  ed  analizzato. 

«  L'analisi  diede  numeri  concordanti  colla  forinola: 

«  C9HuN03  » 

gr.  0,2971  di  sostanza  dettero  gr.  0,6511  di  C02  e  gr.  0,1696  di  H20. 
«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  C9  H„  N03 

C        59,76  59,66 

H  6,34  6,06 

«  L'acido  acetildimetilpirrolmonocarbonico  è  una  sostanza  la  quale  si 
avvicina  nelle  sue  proprietà  generali  a  quelle  degli   altri    acidi  pirrolcarbo- 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  108 


—  832  — 

nici,  rispetto  ai  quali  però  possiede  una  stabilità  alquanto  maggiore,  dovuta 
certamente  alla  presenza  dell' acetile  nella  molecola.  Ciò  non  pertanto  l'acido 
acetildimetilpirrolmonocarbonico  viene  alterato  per  contatto  prolungato  cogli 
acidi  minerali,  e  riscaldato  in  un  tubicino  chiuso  ad  una  estremità  fonde 
a  152°-158°  (incostante)  decomponendosi  completamente  in  anidride  carbo- 
nica ed  in  acetildimetilpirrolo  che  sublima  in  aghi  lunghi.  Nel  vuoto  della 
pompa  a  mercurio,  l'acido  acetildimetilpirrolmonocarbonico  sublima  inalterato. 
La  sostanza  è  quasi  insolubile  nell'  acqua  anche  a  caldo,  quasi  insolubile 
nell'  alcool  freddo,  non  molto  solubile  nel  caldo,  dal  quale  cristallizza  in 
mammelloncini  ;  pochissimo  solubile  nell'  etere,  cloroformio,  etere  petrolico, 
benzolo,  etere  acetico,  e  poco  solubile  anche  nell'acetone  ;  molto  solubile  nel- 
l'acido acetico  a  caldo  e  poco  a  freddo.  Da  una  soluzione  acetica  satura  a 
freddo  si  separano  per  svaporamento  degli  aghi  rettilinei  molto  allungati  e 
splendenti. 

«  Una  soluzione  ammoniacale  neutra  dell'acido,   abbastanza   diluita,  dà 
coi  sali  metallici  le  seguenti  reazioni  : 

con  acelato  di  piombo  un  precipitato  bianco  solubile  in  un  eccesso  del  reattivo, 
con  acetato  di  rame  un  precipitato  verde  solubile  in  un  eccesso  del  reattivo, 
con  cloruro  ferrico  un  precipitato  rosso-giallastro  insolubile  in  un  eccesso  del 

reattivo , 
con  cloruro  di  cobalto  un  precipitato  leggermente  roseo  insolubile  in  un  ec- 
cesso del  reattivo, 
con  cloruro  mercurico   un   precipitato   bianco    insolubile    in   un  eccesso  del 
reattivo. 

«  L'acido  acetildimetilpirrolrnonocarbonico  riscaldato  con  isatina  ed  acido 
solforico  concentrato  dà  origine  ad  una  colorazione  verde. 


Acetildimetilpirrolo. 
CH3  _  _  H 


CH3 .  CO 


CH:J 


NH 


«  Questa  bellissima  sostanza,  che  è  un  omologo  del  pirrilmetilchetone, 
si  forma  allorquando  l'acido  acetildimetilpirrolmonocarbonico  viene  distillato 
a  secco,  a  pressione  ordinaria. 

«  Per  preparare  l' acetildimetilpirrolo  si  eseguisce  nel  miglior  modo  l'ope- 
razione, introducendo  l'acido  acetildimetilpirrolmonocarbonico,  ben  secco,  in 
una  stortina  senza  tubulatura  e  riscaldando    in   un  bagno  di  lega  metallica 


trovato 

e 

70,52 

H 

8,35 

—  833  — 

sopra  200°.  L'acido  fonde,  e  dalla  massa  fusa  si  sprigiona  l'anidride  carbo- 
nica uniformemente,  mentre  sul  collo  della  storta  si  condensa  l'acetildime- 
tilpirrolo,  sotto  forma  di  aghi,  i  quali  raggiungono  anche  la  lunghezza  di  2 
o  3  centimetri.  È  conveniente  che  la  decomposizione  si  compia  adagio,  ed  a 
questo  scopo  non  si  deve  spingere  troppo  alta  la  temperatura  del  bagno  me- 
tallico; in  fine  della  operazione  rimane  nella  storta  un  piccolo  residuo  car- 
bonioso.  L'acetildimetilpirrolo  greggio  si  scioglie  in  acqua  bollente,  aggiun- 
gendo alcune  goccie  di  una  soluzione  di  carbonato  sodico  fino  a  reazione  al- 
calina; per  raffreddamento  la  sostanza  si  separa  sotto  forma  di  pagliette  e 
prismi  mescolati,  che  vennero  fatti  cristallizzare  prima  dall'alcool  diluito  e 
poi  dall'etere  petrolico  bollente  ;  fondono  costantemente  a  122°-123°  e  sot- 
toposti alla  analisi  hanno  dato  il  seguente  risultato  : 
gr.  0,2788  di  sostanza  dettero  gr.  0,7210  di  C02  e  gr.  0,2102  di  H2  0. 
"In  100  parti  : 

calcolato  per  C8  Hu  NO 

70,07 
8,02 

«  L'acetildimetilpirrolo  è  una  sostanza  abbastanza  solubile  nell'  acqua 
bollente,  meno  solubile  nella  fredda,  dalla  quale  soluzione  si  può  estrarre 
con  etere  ;  è  molto  solubile  nell'alcool,  nel  benzolo,  nell'acido  acetico  anche 
a  freddo,  nell'etere  acetico  e  nel  cloroformio,  è  poco  solubile  a  freddo  nel- 
l'etere di  petrolio  ma  più  solubile  invece  a  caldo.  La  sostanza  sublima  già 
a  100°  in  aghettini  piccolissimi,  è  molto  volatile  in  corrente  di  vapore,  e 
possiede  un  odore  aggradevole  che  ricorda  quello  del  pirrilmetilchetone.  L'ace- 
tildimetilpirrolo fatto  bollire  con  una  soluzione  concentrata  di  potassa,  anche 
per  qualche  ora,  non  viene  sensibilmente  decomposto;  questa  sua  stabilità 
ne  dimostra  la  natura  chetonica;  invero  esso  forma  facilmente  colla  fenili- 
drazina  l'idrazone  corrispondente,  e  la  sua  soluzione  acquosa  trattata  con 
una  soluzione  di  nitrato  di  argento  ed  una  goccia  di  ammoniaca,  dà  luogo 
ad  un  precipitato  biancastro,  che  senza  dubbio  è  il  composto  argentico,  il 
quale  però  non  è  stabile  e  si  riduce  prontamente  diventando  nero.  Bollendo 
l'acetildimetilpirrolo  con  acido  cloridrico  concentrato,  si  ottiene  aggiungendo 
acqua  una  soluzione  gialla,  la  quale  contiene  in  gran  copia  il  dimetilpirrolo. 
Questa  decomposizione  coli' acido  cloridrico  si  avverte  meglio  col  dimetilace- 
tilpirrolo  di  quello  che  coll'«-acetilpirrolo,  evidentemente  per  la  maggiore  re- 
sistenza che  gli  omopirroli  offrono  agli  acidi  minerali. 

«  Abbandonando  delle  soluzioni  sature  a  freddo  di  acetildimetilpirrolo 
nell'etere  petrolico  alla  evaporazione,  si  ottengono  dei  cristalli  abbastanza 
sviluppati.  Il  dott.  G.  B.  Negri,  che  li  ha  studiati  cristallograficamente,  mi 
comunica  cortesemente  quanto  segue  : 


—  834 


Sistema  cristallino  :  monoclino 

t  £  =  78°,  16' 
costanti  ^  a:b:c  =  0^02155:1:0,84693 

Forme  osservate  (110),  (120),  (Oli),  (023). 

Combinazioni:  (110)  (Oli) 

(110)  (120)  (Oli) 

(110)  (120)  (Oli)  (023)  Fig. 

misurati 

79°,20' 

42,59 

67,  42 

16,45 

85,25 

58,35 

74,  37 

68,54 

88,45 

I  cristalli  sono  piccoli,  allungati  sempre  secondo  l'asse  £  ; 
assumono  un  aspetto  alquanto  tabulare  quando  predomi- 
nano due  delle  faccie  di  (110),  che  è  sempre  presente. 
Della  forma  (120)  di  sovente  con  faccie  strettissime  si 
vedono  in  generale  due  faccie  soltanto  parallele.  Le  (Ilo) 
(120)  vanno  caratterizzate  per  essere  quasi  costantemente 
striate,  parallelamente  a  g. 

«  La  forma  (Oli)  offre  faccie  poco  estese,  alquanto 
corrose  e  sovente  arrotondate,  le  quali  danno  perciò  misure 
mal  sicure  come  si  vede  dai  limiti  molto  lontani  nell'an- 
golo 011:011.  Una  sola  volta  ho  riscontrato  in  zoua 
con  Oli: Oli  una  sola  faccia  di  (023),  ma  sufficiente- 
mente estesa,  riflettente  imagine  semplice.  Fra  parecchi 
cristalli  misurati  uno  solo  (110)  (110)  (Oli)  (120)  si 
prestò  ad  essere  misurato  quasi  completamente  e  credo  bene  riportarne  i  ri- 
sultati ottenuti. 


angoli 

calcolai 

011:011 

* 

110:110 

* 

110:011 

* 

110:120 

16<\44' 

110:011 

84,56 

120:011 

58,484- 

120:011 

74,13 

023:011 

68,36 

110:023 

89,20 

limiti 

n 

78°,24'—  80°,14' 

5 

42,  41  —  43,  06 

13 

67,11  —  68 

10 

16,17  —  17,15 

15 

85,  02  —  85,  57 

8 

58,  32  —  58,  40 

3 

— 

1 

— 

1 



1 

«a 


angoli 

110:110 

120:110 
120:110 
120:011 
110:011 
110:011 
011:011 
120:011 


misurati 
42°,  54 
17. 
120,  5^ 
58,32i 
67,18 
85,  22 
80,14 
75 


medie  n. 

42°,41'— 43°,06'  2 

16,45  —  17,14  2 

120,    6  —  120,5  2 

58,  32  —  58,  33  2 

66,  56  —  67,  45  5 

85,  02  —  85,67  5 

1 

(approssimativamente)  1 


Sfaldatura  non  osservata. 


—  835  — 

«  I  cristallini  non  si  prestano  allo  studio  ottico.  Sulle  faccie  di  (110) 
si  osserva  l'estinzione  quasi  parallela  a  z  e  su  una  lamina  prossimamente 
parallela  a  (010)  un  angolo  di  estinzione  di  12°  circa  con  z. 

«  Messi  a  confronto  questi  risultati  cristallografici  del  dimetilacetilpir- 
rolo  con  quelli  ottenuti  dal  La  Valle  dallo  studio  del  pseudoacetilpirrolo, 
non  ho  potuto  riscontrare  analogia  cristallografica  di  sorta  fra  le  due  sostanze, 
né  rispetto  all'abito  dei  cristalli,  né  rispetto  ai  valori  angolari. 

«  Devo  rilevare  però  che  l'angolo  /?  da  me  calcolato  si  avvicina  al  fi 
misurato  dal  La  Valle;  e  per  chi  volesse  trovare  accordo  morfotropico  fra 
le  due  sostanze,  dando  alla  forma  (110)  il  simbolo  (210)  e  moltiplicando 
a  e  e  del  dimetilacetilpirrolo  rispettivamente  per  18/5 ,  si  avrebbero  delle  co- 
stanti vicine  a  quelle  del  pseudoacetilpirrolo  ». 

Chimica.  —  Ricerche  chimiche  sulle  capsule  surrenali.  Nota 
del  dott.  F.  Marino-Zuco  (*)  presentata  dal  Socio  Paterno. 

«  Le  ricerche  chimiche  sulle  capsule  surrenali  sono  molto  limitate  ridu- 
cendosi esse  a  studi  incompleti  sulla  materia  colorante  (2).  o  a  ricerche 
speciali  su  qualche  sostanza  in  esse  contenuta.  Wirchow  e  Neukomm,  tro- 
varono la  leucina,  Cloéz  e  Vulpian  l'acido  ippurico,  l'acido  taurocolico,  il 
cloruro  di  potassio  e  l'acido  benzoico. 

«  Nel  1883  i  proff.  Foà  e  Pellacani  (3)  si  occuparono  distesamente  sulla 
azione  tossica  dell'estratto  acquoso  di  questo  organo. 

«  Essi  constatarono  come  1'  estratto  delle  capsule  surrenali  fresche 
injettato  su  cani,  conigli,  rane  riesce  sempre  velenoso.  Cercarono  ancora  di  stu- 
diare, quale  fosse  la  sostanza  che  producesse  simile  veneficio,  ma  le  loro  ri- 
cerche furono  infruttuose,  però  separarono  una  ptomaina,  che  non  poterono  iden- 
tificare, la  quale  non  aveva  alcuna  azione  tossica  sugli  animali. 

"  Io  cominciai  le  mie  ricerche  col  constatare  la  velenosità  dell'estratto 
di  quest'organo  e  potei  assicurarmi,  come  basta  qualche  centimetro  cubico  del- 
l'estratto acquoso  di  poche  capsule  per  produrre  la  morte,  anche  in  grossi 
conigli. 

«  Il  fatto  più  sorprendente  che  ho  potuto  notare  fin  dal  principio  delle 
mie  ricerche  fu  che  la  velenosità  dell'estratto  acquoso  sparisce  tosto  che 
questo  si  tratti  sia  con  un  acido  sia  con  una  base.  Lo  stesso  estratto  che 
prima  riusciva  letale  è  dopo  simile  trattamento,  diventato  completamente  in- 
nocuo. 50  capsule  nettate  meccanicamente  di  tutto  il  grasso  aderente  furono 

(!)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  R.  Università  di  Roma. 

(2)  Vulpian,  Gaz.  med.  de  Paris  1858,  n.  24.  —  Vulpian  e  CloSz,  C.  R.  1857  II,  10   - 
Wirchow,  Archiv.  f.  prot.  Anat.    XII,  181.  —  Harley,  Breit.  a  foreign.  medie,    cliem.  Re- 
view  1858  XLI. 

(3)  Archivio  delle  scienze  mediche  V,  VII,  fase.  2°,  1883. 


—  836  — 

pestate  fino  a  farne  una  poltiglia,  mescolate  con  un  litro  di  acqua  distillata 
e  fatte  digerire  a  caldo  a  bagno  maria  per  parecchie  ore.  Fu  passato  per  cencio 
il  liquido  freddo,  spremuto  il  residuo  e  l'estratto  ottenuto  messo  a  concentrare 
a  bagno  maria.  Depositate  tutte  le  materie  albuminoidi,  si  filtra  per  carta, 
si  ha  così  un  liquido  limpidissimo,  che  si  porta  a  secchezza  sempre  a  bagno 
maria;  si  riprende  con  acqua  e  si  riporta  a  secchezza  di  nuovo  e  si  filtra 
finché  si  arriva  ad  avere  un  residuo,  il  quale  si  scioglie  completamente  in 
acqua  colorandola  di  un  rosso  vinoso  di  reazione  leggermente  acida. 

«  L'estratto  fu  portato  alla  diluizione  di  200  ce.  ed  1  ce.  iniettato  sotto 
la  cute  di  un  grosso  coniglio  ha  prodotto  in  cinque  minuti  la  morte. 

«  Il  liquido  fu  trattato  con  acetato  basico  di  piombo  ed  il  precipitato 
abbondante  fu  raccolto  sopra  un  filtro  e  lavato. 

«  Trattato  il  liquido  filtrato  con  una  corrente  d'idrogeno  solforato, 
separato  il  solfuro  di  piombo  e  concentrato  a  bagno  maria,  rimase  un  residuo 
sciropposo  colorato  in  rosso  fortemente  acido,  il  quale  fu  di  nuovo  ripreso  con 
acqua  e  svaporato  sino  a  scacciare  tutto  l'acido  acetico.  Questo  estratto  fu 
portato  alla  concentrazione  di  sopra  e  reso  alcalino  con  carbonato  sodico;  injet- 
tato  in  un  coniglio  riuscì  completamente  innocuo  anche  dato  in  dosi  vistose. 

«  Il  precipitato  piombico  fu  sospeso  in  acqua  acida  per  acido  cloridrico 
e  trattato  con  una  corrente  di  idrogeno  solforato.  Filtrato  il  liquido  e  svaporato 
a  bagno  maria,  si  ebbe  un  residuo  sciropposo  fortemente  colorato  in  rosso, 
il  quale  fu  sciolto  nella  quantità  di  acqua  pesata  come  sopra,  reso  legger- 
mente alcalino  con  carbonato  sodico  e  injettato  in  un  coniglio.  L'estratto  era 
diventato  completamente  innocuo.  Ma  un'e.-perienza  più  decisiva  tu  la  seguente: 

«  L'estratto  acquoso  velenoso  se  si  tratta  con  acido  cloridrico  e  si  sva- 
pora il  liquido  sino  a  mandare  via  l'eccesso  di  acido  tanto  a  caldo  a  bagno 
maria,  che  nel  vuoto,  si  ha  sempre  un'estratto,  il  quale  injettato  in  un  coniglio 
tal  quale  o  reso  alcalino  con  carbonato  sodico,  è  sempre  completamente  innocuo, 
quantunque  amministrato  in  dosi  vistose.  Lo  stesso  dicasi  se  l'estratto  trat- 
tasi con  barite  o  con  qualunque  alcale  forte. 

«  Constatato  questo  fatto  e  preveduta  l'impossibilità  o  almeno  l'immensa 
difficoltà  di  potere  isolare  la  materia  velenosa,  tanto  più  che  i  solventi  neutri 
etere,  benzina,  cloroformio,  alcool  amilico,  non  si  prestano  all'estrazione  di 
essa,  nel  dubbio  che  la  sostanza  velenosa  sia  una  di  quelle  che  sotto  l'azione 
degli  acidi  o  delle  basi  possono  scindersi  in  prodotti  innocui,  andai  alla  ricerca 
della  base,  la  quale  quantunque  innocua,  nelle  condizioni  accennate  pure  pare 
formare  uno  dei  prodotti  più  rilevanti  dell'estratto. 

«  Vari  sono  i  metodi  che  io  ho  cercato  d'impiegare  per  potere  ottenere 
la  base.  L'estratto  acquoso  acidificato  con  acido  solforico  o  cloridrico  dà  abbon- 
danti precipitati  tauto  col  joduro  di  bismuto  e  potassio,  col  joduro  di  mer- 
curio e  potassio,  quanto  col  cloruro  mercurico  e  altri  reattivi  di  separazione; 
però  quando  si  va  a  decomporre  questi  precipitati  o  non  vi  si  riesce  o  vi  si 


—  837  — 

riesce  molto  incompletamente  restando  quasi  tutta  la  base  allo  stato  insolubile. 
Il  cloruro  d'oro  non  si  può  subito  adoperare  sull'estratto  acquoso,  perchè  dà 
un  precipitato  bruno  in  mezzo  a  un  liquido  rosso  porpora  e  poi  una  grande 
riduzione  di  oro  metallico.  Il  cloruro  di  platino  dà  nelle  soluzioni  molto  con- 
centrate un  precipitato  cristallino  di  cloroplatinato  potassico  essendo  le  capsule 
molto  ricche  di  sali  alcalini.  Il  metodo  che  mi  ha  dato  dei  risultati  soddi- 
sfacenti è  il  seguente  : 

«  500  capsule  surrenali  nettate  con  diligenza  di  tutto  il  grasso  esterno, 
pestate  e  diluite  in  molt' acqua  distillata  nel  rapporto  di  cinque  volte  circa  il 
■volume  di  esse  furono  messe  a  scaldare  a  bagno  maria  per  quattro  o  cinque 
ore.  Il  liquido  acquoso  freddo  fu  filtrato  per  cencio;  il  residuo  spremuto  e 
ripetuto  di  nuovo  il  trattamento  per  quattro  volte. 

«  Al  liquido  acquoso  fu  aggiunto  un  egual  volume  di  alcool  commerciale, 
previamente  purificato  e  mezzo  volume  di  etere:  in  questo  modo  si  precipi- 
tano tutte  le  sostanze  proteiche  solubili.  Si  distilla  l'etere  e  l'alcool  ed  il 
liquido  acquoso  si  concentra  e  quando  è  raffreddato  completamente  si  filtra  per 
carta  e  così  si  separano  le  poche  materie  grasse  rimaste  sciolte. 

«  L'estratto  acquoso  si  presenta  fortemente  colorato  in  rosso  e  di  leg- 
giera reazione  acida  alle  carte.  Si  precipita  il  liquido  così  ottenuto  con  ace- 
tato neutro  di  piombo;  si  ha  in  soluzione  acida  un  precipitato  abbondante 
bruno,  il  quale  si  separa  per  filtro.  Il  liquido  filtrato  fu  precipitato  con  ace- 
tato basico  di  piombo  con  che  si  ebbe  un  abbondante  precipitato  bianco  sporco 
formato  di  cloruro  di  piombo  e  sale  di  piombo  organici.  Siccome  questi  ultimi 
sono  solubili  nell'eccesso  del  reattivo,  bisogna  aver  cura  di  non  metterne 
che  un  piccolo  eccesso  e  di  ripetere  più  volte  questo  trattamento  curando  di 
eliminare  l'eccesso  di  piombo  con  l'idrogeno  solforato,  concentrare  il  liquido 
e  riprecipitare  di  nuovo.  Il  liquido  così  preparato  si  acidifica  con  acido  clo- 
ridrico e  si  scaccia  l'eccesso  d'acido  a  bagno  maria  o  nel  vuoto. 

«  Esso  precipita  con  tutti  i  reattivi  generali: 

«  Col  joduro  di  bismuto  e  potassio  dà  un  precipitato  giallo  aranciato 
fioccoso  solubile  nell'eccesso  di  reattivo. 

«  Col  joduro  di  mercurio  e  potassio  dà  un  precipitato  bianco  fioccoso 
solubile  nell'eccesso  del  reattivo. 

«  Col  cloruro  mercurico,  quando  il  liquido  è  ben  purificato  coli' acetato 
basico  di  piombo,  non  dà  precipitato,  altrimenti  dà  un  precipitato  bianco 
fioccoso. 

«  Coli' acido  picrico  dà  un  piccolo  precipitato,  che  si  raccoglie  in  fondo 
del  vaso. 

«  Col  cloruro  di  platino  dà  un  precipitato  cristallino  ottaedrico  di  cloro- 
platinato  potassico. 

«  Col  cloruro  d'oro  dà  un  precipitato  giallo  fioccoso,  quando  il  liquido 
è  ben  depurato,  altrimenti  dà  un  precipitato  bruno  fioccoso  mentre  il  liquido 


—  838  — 

si   colora  in  rosso   porpora,  colorazione   dovuta  alla  materia   colorante   del 
Vulpian. 

«  Tutto  il  liquido  quindi  trattato  con  cloruro  d'oro  dà  un  abbondantissimo 
precipitato  giallo  sporco  fioccoso,  amorfo  senza  nessuna  apparente  riduzione, 
pochissimo  solubile  nell'acqua  calda,  abbastanza  solubile  nell'acido  cloridrico 
quantunque  non  mai  completamente  :  non  ho  mai  potuto  averlo  cristallizzato 
per  quanto  abbia  tentato  in  diversi  modi.  Per  averlo  puro  si  scioglie  in  acido 
cloridrico,  si  precipita  con  idrogeno  solforato  l'oro  e  quindi  si  rifa  di  nuovo 
il  sale  ottenendo  io  questo  modo  un  prodotto  di  aspetto  più  bello,  sempre 
completamente  amorfo  e  leggero,  il  quale  quando  è  secco  prende  un  colore 
scuro.  È  da  avvertire  che  basta  un  solo  di  questi  trattamenti,  perchè,  anche 
adoperando  tutte  le  cure  necessarie,  la  quantità  primitiva  del  prodotto  si  riduca 
almeno  a  metà. 

«  Il  sale  d'oro  di  seconda  precipitazione  spremuto  alla  pompa  e  seccato  dà 

all'analisi  dei  numeri  i  quali  mentre  sono  costanti  per  ciascuna  preparazione, 

oscillano  di  molto  fra  di  loro  ogni  volta  che  si  ottengono  di  preparazione  diversa. 

«  Le  determinazioni  d'oro  oscillano  fra    46,65  a  49,79  %,   il  carbonio 

da  11,82  a  13,01  °/o  e  l'idrogeno  da  1,63  a  2,75  %. 

*  Dalle  analisi  ripetutamente  eseguite  si  vede  subito  come  il  prodotto 
che  si  ottiene  in  queste  condizioni  non  rappresenta  una  sostanza  unica,  come 
si  vede  dalla  solubilità  sempre  incompleta  del  salo  d'oro  nell'acido  cloridrico. 
Se  il  liquido  primitivo  dopo  la  precipitazione  coli' acetato  basico  di  piombo  si 
tratta  con  ossido  di  magnesio  o  meglio  con  ossido  di  argento  e  si  filtra,  il 
liquido  filtrato,  dopo  tolto  l'argento  con  acido  cloridrico,  dà  col  cloruro  d'oro 
un  precipitato  giallo  cristallino  solubile  a  caldo  nell'acqua,  poco  a  freddo, 
e  dalla  quale  per  raffreddamento  cristallizza  il  sale.  Se  si  decompone  il  preci- 
pitato argentico  con  idrogeno  solforato  si  ha  un  residuo  il  quale  dà  col  cloruro 
d'oro  un  precipitato  bruno  insolubile  nell'acido  cloridrico  indecomponibile 
dall'idrogeno  solforato  e  probabilmente  si  tratta  di  un  composto  d'ossidazione 
della  materia  colorante. 

«  Il  sale  di  oro  cristallizzato  ha  dato  all'analisi: 
gr.  0,2606  diedero  di  Au  gr.  0,1151  Au  %  44,17 
gr.  0,3271  diedero  di  Au  0,1351  Au  %  44,35. 
gr.  0,2945  diedero  di  Au  gr.  0,1299  Au  %  44,11. 
I.    gr.  0,6122  diedero  gr.  0,3045  di  CO2  e  gr.  0,1784  di  H20. 
IL  gr.  0,4545  diedero  gr.  0,2240  di  CO2  e  gr.  0,1354  di  H20. 
«  In  100  parti: 


trovato 

calcolato 

per  C5  H"  OAz  C 

l4                    media 

I                    II 

C     13,55         13,42 

13,56 

13,48 

H      3,23          3,30 

3,16 

3,26 

Au 

44,30 

Au  44,26 

—  839  — 

«  L'analisi,  le  proprietà  fisiche  e  la  decomposizione  del  sale  con  svol- 
gimento di  trimetilamina,  dimostrano  che  l'alcaloide  estratto  è  Neurina. 

«  Allo  scopo  di  assicurarsi  se  all'infuori  della  Neurina  io  potessi  estrarre 
qualche  altro  alcaloide  insieme  ho  cercato  di  lavorare  su  grande  quantità  di 
materiale  e  cambiando  il  metodo  d'estrazione. 

«  Ho  preso  mille  capsule  surrenali,  ho  fatto  prima  l'estratto  acquoso  come 
la  volta  precedente  cercando  di  ripetere  spesse  volte  il  trattamento  con  acetato 
basico  di  piombo. 

«  Quando  i  precipitati  piombici  sono  ben  lavati  e  fortemente  spremuti 
alla  pompa  non  ritengono  tracce  di  base. 

«  Il  liquido  depurato  fu  acidificato  con  acido  cloridrico,  svaporato  sino 
ad  avere  uno  sciroppo  denso,  il  quale  fu  ripreso  con  alcool  a  80°  parecchie 
volte  finché  rimase  un  residuo  di  sali  alcalini.  Queste  soluzioni  alcooliche 
t;attate  con  cloruro  di  platino  diedero  un  precipitato  fioccoso  abbondante  che 
fu  tutto  raccolto  e  premuto  alla  pompa. 

«  Il  cloroplatinato  era  solubile  nell'acqua  all'infuori  d'un  po'  di  cloro 
platinato  potassico  che  rimase  indietro  :  la  soluzione  si  mise  a  concentrare  nel 
vuoto,  levando  ripetutamente,  come  il  liquido  si  concentrava,  tutto  il  cloro 
platinato  potassico.  Quando  il  liquido  si  concentrò  fortemente  cristallizzò  un 
cloroplatinato  giallo  arancio,  il  quale  si  raccolse,  si  purificò  di  nuovo  per 
cristallizzazione  e  così  si  potettero  avere  di  questo  cloroplatinato  diversi  cam- 
pioni i  quali  furono  analizzati  separatamente. 

«  L'analisi  di  questo  cloroplatinato  dà: 
gr.  0,2208  di  cloroplatinato  diedero  gr.  0,0700  di  Pt. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  (C5  H14  OAz  CI)*  Pt  CI* 

31,7  31,55 

gr.  0,5342  diedero  gr.  0,3786  di  CO2  e  gr.  0,2255  di  H2  0. 
gr.  0,6724       »        gr.  0,4800  di  CO2  e  gr.  0,2800  di  H2  0. 
"In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  (Cs  H14  OAz  CI)2  Pt  CI4  media 
I                   II 

C         19,34         19,47                           19,50  19,40 

H          4,65           4,62                            4,53  4,63 

«  Anche  con  questo  metodo  adunque  io  ho  estratto  come  la  volta  pre- 
cedente la  Neurina. 

«  La  presenza  però  della  Neurina  nelle  capsule  surrenali  non  può  spie- 
gare la  loro  velenosità,  sia  perchè  essa  non  si  trova  in  quantità  tali  da  poter 
produrre  simili  avvelenamenti,  sia  perchè  non  si  spiegherebbero  i  fatti  osser- 
vati come  lo  stesso  liquido  velenoso  dopo  acidificato  cessa  completamente  di 
esser  tale. 

Eendiconti.  1888.  Vol.  IV,  1°  Sem.  109 


—  840  — 
«  Tra  i  prodotti  separati  all' infuori  della  base  e  di  altri  principi  neutri 
che  ho  potuto  isolare,  ma  di  nessuna  importanza  tossicologica  e  che  mi  riserbo 
di  studiare  in  seguito,  vi  sono  gli  acidi  precipitati  coli' acetato  di  piombo. 

«  Tutto  il  precipitato  piombico  sospeso  in  acqua  decomposto  con  idrogeno 
solforato  dà  un  liquido  acidissimo  formato  in  gran  parte  da  acido  cloridrico, 
fosforico  e  acidi  fosforati  organici  tra  cui  primeggia  l'acido  fosfoglicerico.  Se  _ 
il  liquido  ottenuto  con  la  decomposizione  dell'idrogeno  solforato  dei  sali  piom- 
bici si  tratta  con  barite  si  ha  un  precipitato  bianco  sporco  di  fosfato  di  bario 
che  per  purificarlo  si  può  sciogliere  in  acido  acetico,  filtrare  e  riprecipitare  di 
nuovo  con  ammoniaca  finché  si  ha  il  fosfato  di  bario  bianchissimo  e  sul  quale 
si  possono  eseguire  tutte  le  reazioni  speciali  dei  fosfati. 

«  Il  liquido  alcalino  per  barite  è  trattato  con  una  corrente  di  anidride 
carbonica  per  eliminare  tutto  l'eccesso  di  barite  ed  il  liquido  filtrato  scaldato 
a  bagno  maria  del  reattivo  per  precipitare  il  bicarbonato  di  bario  si  tratta  dopo 
raffreddato  con  una  soluzione  di  acetato  basico  di  piombo.  Si  ottiene  un  pre- 
cipitato bianco  di  cloruro  di  piombo  misto  a  sali  fosforati  organici  solubili  nel- 
l'eccesso del  reattivo. 

«  Questi  acidi  fosforati  si  possono  riconoscere  decomponendo  con  idrogeno 
solforato  il  sale  piombico  ottenuto,  dopo  di  aver  eliminato  colla  barite  tutto 
l'acido  fosforico.  La  soluzione  degli  acidi  si  svapora  con  acido  nitrico  sino  a 
consistenza  sciropposa,  si  ripiglia  con  acqua  e  in  questa  soluzione  si  può  consta- 
tare l'acido  fosforico,  sia  colla  barite  sia  col  molibdato  ammonico.  La  sepa- 
razione di  questi  acidi  mi  è  finora  riuscita  impossibile  poiché  oltre  a  dare 
essi  sempre  dei  sali  molto  solubili,  le  molte  materie  estrattive  che  l'accompa- 
gnano rendono  sempre  più  difficile  la  separazione.  Io  potei  assicurarmi  della  pre- 
senza dell'acido  fosfoglicerico,  per  il  fatto  che  il  liquido  acido  dà,  sia  per 
ebollizione  che  per  svaporamento,  dell'acido  fosforico.  Quando  inoltre  il 
liquido  si  scalda  con  acido  metafosforico  in  palloncino  si  gente,  dopo  distil- 
lata l'acqua,  un  forte  odore  di  aeroleina  caratteristico. 

«  Suppongo  inoltre  che  questi  acidi  fosforati  siano  diversi  stantechè 
coll'alcool  i  loro  sali  baritici  si  comportano  diversamente.  Io  continuerò  lo 
studio  di  questi  acidi  i  quali  pare  abbiano  una  grande  importanza  fisiologica. 
«  Se  gli  acidi  tale  come  si  ottengono  dalla  decomposizione  dei  sali  piom- 
bici si  saturano  con  neurina  e  la  soluzione  di  detti  sali  anche  diluitissima 
s'inietta  in  un  animale,  si  riproduce  tutto  il  quadro  tossicologico  dell'estratto 
acquoso  delle  capsule  surrenali.  Bastano  piccolissime  dosi  di  questi  sali  per 
produrre  subito  la  morte  in  un  coniglio. 

«  La  stessa  quantità  di  soluzione  fortemente  venefica  acidificata  con  acido 
cloridrico  riesce  completamente  innocua;  cioè  iniettate  tre,  quattro  siringhe 
in  un  animale  di  questa  soluzione  acida  non  producono  più  elfetti  tossici 
apprezzabili. 

«  Con  questi  sali  fosforati  di  neurina  si  possono  spiegare  tutti  i  fenomeni 


—  841  — 

chimici  e  fisiologici  che  presenta  l'estratto  acquoso  delle  capsule  surrenali. 
Quando  si  tratta  l'estratto  acquoso  con  acido  cloridrico  diventa  innocuo,  perchè 
l'acido  cloridrico  sposta  l'acido  fosforato  formando  cloridrato  di  neurina,  il 
quale  in  quella  condizione  di  diluizione  riesce  innocuo.  Se  invece  si  tratta 
con  acetato  basico  di  piombo  allora  si  precipita  il  sale  di  piombo  e  resta  la 
neurina  in  soluzione;  quindi  né  il  liquido  né  il  precipitato  saranno  più  velenosi. 

«  In  un  altra  mia  Nota  io  esporrò  insieme  al  dott.  Guamieri  le  espe- 
rienze fisiologiche  eseguite  finora  tanto  sull'estratto  acquoso  delle  capsule 
quanto  su  questi  sali  fosforati. 

*  Per  rendermi  maggiormente  ragione  del  fatto  ho  cominciato  a  preparare 
artificialmente  il  fosfato  e  il  fosfoglicerato  di  neurina  purissimo  per  constatare 
quale  fosse  la  loro  azione  fisiologica.  Ho  preso  dell'acido  orto-fosforico  e  lo 
saturai  fino  a  leggerissima  alcalinità  con  neurina.  Fatte  le  iniezioni  in  ani- 
mali si  potette  osservare  come  comincia  l'acido  fosforico  ad  aumentare  di 
molto  l'azione  venefica  della  neurina.  Ma  sorprendente  è  l'azione  del  fosfogli- 
cerato. Io  preparai  dell'acido  fosfoglicerico  trattando  la  glicerina  con  un  ec- 
cesso di  anidride  fosforica  prima  a  freddo  e  poi  scaldando  al  disotto  di 
cento  gradi  per  poche  ore:  il  liquido  fu  precipitato  con  acqua  di  barite  in 
eccesso  fino  a  reazione  nettamente  alcalina.  Fu  filtrato  il  fosfato  di  bario  pre- 
cipitato ed  il  liquido  filtrato  fu  trattato  con  una  corrente  di  anidride  carbonica. 
Il  liquido  di  nuovo  filtrato  fu  scaldato  a  bagno  maria  per  decomporre  il  bicar- 
bonato di  bario  ed  il  liquido  rifiltrato  fu  precipitato  con  acetato  basico  di 
piombo  curando  di  adoperarne  il  meno  possibile.  Si  ebbe  un  abbondante  precipi- 
tato bianchissimo,  il  quale  si  lavò  prima  per  decantazione  e  poi  sul  filtro  alla 
pompa;  il  precipitato  si  sospese  in  acqua  distillata  e  si  trattò  con  eccesso  d'idro- 
geno solforato.  Per  iscacciare  l'eccesso  d'idrogeno  solforato  fu  fatta  passare  nel 
liquido  a  freddo  una  corrente  di  aria,  finché  un  poco  di  esso  trattato  con 
acetato  basico  di  piombo  dava  un  precipitato  bianco,  senza  alcun  annerimento. 

«  Questo  liquido  titolato  con  soda  N/i0  fu  saturato  con  neurina.  Questo 
sale  è  potentemente  velenoso;  basta  un  decimo  di  milligrammo  per  ammazzare 
una  rana,  come  più  dettagliatamente  si  potrà  vedere  nella  Nota  che  pubbliche- 
remo col  dott.  Guarnieri. 

«  Se  ora  si  compara  il  comportamento  dell'estratto  acquoso  delle  capsule 
surrenali,  con  quello  degli  acidi  fosforati  estratti  combinati  alla  neurina  e 
dei  sali  fosforati  preparati  artificialmente,  si  trova  una  spiegazione  adeguata 
di  tutti  i  fenomeni  fin  qui  osservati. 

«  A  causa  della  rilevante  ditferenza  di  velenosità  tra  la  base  ossietilica 
e  quellla  vinilica,  come  risulta  dalle  ricerche  scrupolose  del  prof.  Cervello 
e  della  facilità  di  trasformarsi  l'una  nell'altra,  si  potrebbe  attribuire  a  questo 
fatto  la  velenosità  delle  capsule  surrenali.  Però  se  ciò  potrebbe  spiegare  in 
parte  il  fenomeno,  non  spiega  il  complesso  dei  fatti  chimici  e  la  più  ener- 
gica velenosità. 


—  842  — 

«  Io  sto  preparando  i  sali  purissimi  delle  due  basi  per  potere  meglio 
controllare  questo  fatto  interessante. 

«  Queste  Note  preliminari  servono  solo  a  mettere  in  vista  i  fatti  sin'ora 
osservati  riservandomi  uno  studio  più  dettagliato,  in  vista  specialmente  della 
importanza  che  possono  acquistare  simili  studi  tanto  dal  lato  tossicologico  che 
fisiologico.  Prima  però  di  finire  è  bene  far  notare  che  lo  scopo  di  questa  mia 
Nota  non  è  di  avvalorare  quanto  alcuni  credono  di  aver  io  affermato,  che  cioè 
non  esistono  altre  ptomaine  all'infuori  della  neurina.  Io  invece  ho  detto  che 
ho  studiato  sempre  questo  argomento  dal  punto  di  vista  tossicologico  e  che 
nelle  perizie  legali  limitate  a  poca  quantità  di  materiale,  la  base  che  più 
può  intralciare  le  ricerche  è  la  neurina,  e  non  ho  mai  escluso  che  si  possano 
ritrovare  altri  alcaloidi  come  si  rileva  dalle  mie  pubblicazioni  sull'argomento  ». 


Tossicologia.  —  Ricerche  sperimentali  sull'azione  tossica  del- 
l'estratto acquoso  delle  capsule  soprarenali.  Nota  dei  dottori  G.  Guak- 
nieri  e  F.  Marino-Zuco,  presentata  dal  Socio  Paterno. 

a  Già  da  alcuni  anni  nell'  83  il  prof.  Foà  ed  il  dott.  Pellacaui  stabili- 
rono che  nelle  capsule  surrenali  si  conteneva  un  veleno,  il  quale  era  capace 
di  produrre  negli  animali  effetti  venefici  costanti  e  mortali.  Questo  fatto  fu 
controllato  completamente  da  alcune  nostre  prime  ricerche,  le  quali  poi  ser- 
virono di  base  ad  uno  studio  più  accurato  dell'argomento  tanto  dal  punto  di 
vista  chimico  quanto  da  quello  sperimentale. 

«  E  subito  potemmo  mettere  in  rilievo  il  fatto  che  l'estratto  acquoso  di 
capsule  surrenali  (10  capsule  di  bue  diluite  con  60  ce.  di  acqua)  injettato 
nella  proporzione  di  un  centimetro  cubico  ad  un  coniglio  di  media  grandezza 
era  capace  di  dare  la  morte  in  breve  spazio  di  tempo.  Mentre  invece,  appena 
l'estratto  veniva  trattato  con  un  acido  od  altro  reattivo,  nella  medesima  dose 
od  in  dose  anche  alquanto  maggiore  non  produceva  fenomeni  venefici  ap- 
prezzabili. 

«  Le  ricerche  chimiche  in  seguito  misero  in  chiaro  che  i  principi  più 
rilevanti  dell'estratto  acquoso  delle  capsule  soprarrenali  erano  neurina  ed 
acidi  fosforali  organici.  Allora  combinando  questi  acidi  fosforati  con  neu- 
rina ed  iiijettandone  sotto  pelle  la  soluzione  in  animali  ottenemmo  il  noto 
quadro  dei  fenomeni  tossicologici  dell'estratto  acquoso  semplice.  I  conigli  sono 
colti  subito  da  ansia,  il  respiro  s'affretta,  emettono  gemiti,  fanno  piccoli  salti 
incomposti;  poi  subito  cominciano  fenomeni  paralitici,  giacciono  distesi  su  di 
un  fianco,  stimolati  si  muovono  appena  barcollanti.  Più  tardi  sono  resi  inca- 
paci di  spostarsi  dal  luogo  che  occupano  con  paralisi  del  treno  posteriore  e 
più  raramente  di  quello  anteriore.  Lo  stupore  che  poco  dopo  fatta  l'inocula- 
zione si  manifesta  rapidamente  cresce,  e  gli  animali  muoiono  in  tempo  variabile 


—  843  — 

con  paralisi  respiratoria.  Durante  l'ultimo  periodo  dell'avvelenamento  l'ani- 
male non  dà  segni  di  sensibilità,  mancano  i  riflessi.  Non  meno  caratteristico 
è  il  quadro  che  si  produce  sperimentando  con  le  rane.  Già  dopo  due  o  tre 
minuti  si  nota  ipoestesia  marcatissima  della  cornea  e  la  deglutizione  dell'aria 
è  fatta  ad  intervalli  lunghissimi,  finché  in  breve  cessa  completamente  la  respi- 
razione. Dopo  7  a  10  minuti  i  movimenti  volontari  non  si  fanno  più,  e  la 
rana  stimolata  con  uno  spillo  al  tallone  eseguisce  dei  movimenti  incompleti 
e  molto  limitati  e  torna  a  giacere  con  gli  arti  lunghi  sulla  tavoletta.  Il  capo 
è  sollevato,  gli  occhi  aperti,  la  cornea  perfettamente  anestesica.  Stimolato 
il  tallone  con  acido  acetico  si  hanno  contrazioni  limitate  di  alcuni  muscoli 
non  sufficienti  a  spostare  gli  arti  dalla  posizione  che  occupano.  Eccitato  elet- 
tricamente lo  sciatico  si  hanno  contrazioni  limitate  all'arto  corrispondente  e 
nulla  in  altri  gruppi  muscolari.  Eccitata  la  cute  del  tallone  con  acido 
solforico  non  si  nota  alcun  movimento  riflesso,  come  anche  eccitando  elettri- 
camente il  tronco  centrale  dello  sciatico.  Dopo  25-30  minuti  eccitando  anche 
con  forti  correnti  il  tronco  periferico  dello  sciatico  d'ordinario  non  si  otten- 
gono più  contrazioni  muscolari  di  sorta,  e  la  rana  sembra  morta.  Senonchè 
asportato  lo  sterno  si  vede  che  il  cuore  ancora  batte  con  discreta  frequenza, 
e  cessa  solo  di  pulsare  dopo  altri  20-25  minuti  prossimativamente.  Anche 
dopo  4  ore  che  il  cuore  ha  cessato  di  battere  l'eccitazione  elettrica  diretta 
dei  muscoli  dà  contrazioni  visibilissime. 

«  Ma  se  alla  soluzione  servita  allo  esperimento  si  aggiunge  acido  clo- 
roidrico  il  potente  eifetto  venefico  cessa,  e  solo  triplicando  o  quadruplicando 
il  volume  dell'iniezione  si  ottengono  disturbi  passeggeri  appena  rilevabili. 

«  La  ragione  di  questo  fatto  apparisce  chiara  ove  si  eseguiscano  espe- 
rienze simili  con  il  fosfato  e  fosfoglicerato  di  muriiia  ottenuto  artificial- 
mente. Difatto  iniettando  gr.  0,003  del  primo  sale  ad  una  rana  robusta, 
questa  muore  d'ordinario  in  14-20  minuti,  come  ancora  con  iniezioni  di 
gr.  0,001  ed  anche  meno  si  stabilisce  rapidamente  l'avvelenamento  carat- 
teristico e  le  rane  muoiono  in  10-20  ore.  Più  potente  è  ancora  l'azione  del 
fosfoglicerato  giacché  si  ottiene  un  avvelenamento  mortale  anche  con  una  dose 
di  grm  0,0001.  Si  comprende  allora  facilmente  come  l'azione  dell'acido  clo- 
ridrico possa  rendere  inapprezzabile  la  potenza  venefica  dei  sali  ottenuti  con 
gli  acidi  fosforati  organici  e  la  neurina  e  dell'estratto  acquoso  medesimo, 
poiché  come  è  noto  per  gli  studi  del  prof.  Cervello  e  del  prof.  Moriggia, 
bisogna  adoperare  dosi  molto  più  elevate  per  produrre  con  il  cloridrato  di 
neurina  fenomeni  venefici  mortali. 

«  Noi  seguitiamo  le  nostre  ricerche  su  questo  argomento,  e  speriamo  di 
poterne  esporre  completamente  i  risultati,  quando  conosciuti  dettagliatamente 
gli  acidi  fosforati  dell'estratto  acquoso  avremo  eseguite  nuove  esperienze  col 
possesso  di  sali  puri  perfettamente  dosati  » . 


—  844  — 

Fisiologia.  —  Studi  sulla  fina  struttura  delle  capsule  sopra- 
renali. Nota  preventiva  dei  Dottori  G.  Guarnieri  e  G.  Magini,  pre- 
sentata a  nome  del  socio  Moriggia. 

«  L'oscurità  tuttora  esistente  sulla  funzione  delle  capsule  soprarenali  ci 
ha  mosso  a  studiarle  dal  lato  istologico  e  fisiologico;  ed  in  prima  abbiamo 
voluto  ricercare  sulla  loro  fina  struttura.  Durante  il  corso  delle  nostre  ri- 
cerche abbiamo  riscontrato  molti  fatti  già  registrati  nella  ricchissima  lettera- 
tura, tra  i  quali  però  alcuni  sono  descritti  od  interpretati  in  modo  che  a 
noi  non  è  sembrato  giusto;  ed  abbiamo  potuto  rilevare  alcuni  altri  fatti  fi- 
nora sconosciuti  specialmente  per  quel  che  si  riferisce  all'epitelio  ed  ai  vasi 
sanguigni  di  questi  organi.  Perciò  ci  siamo  determinati  a  presentare  fin  da 
ora  una  Nota  preventiva  dei  nostri  primi  risultati,  riserbandoci,  in  seguito 
ad  ulteriori  ricerche,  di  discutere  ampiamente  il  contenuto  della  presente 
Nota,  ed  altre  questioni  in  corso  di  studio. 

«  Gli  animali  sui  quali  abbiamo  fatto  le  nostre  osservazioni  sono  il 
coniglio,  il  cane,  la  cavia,  il  topo,  il  bue  e  l'uomo.  Di  tutti  qusti  animali 
(eccetto  l'uomo)  si  prendevano  le  capsule  soprarenali  subito  dopo  la  morte, 
e  venivano  immerse  nel  liquido  di  Flemmiug,  o  nella  miscela  osmio-bicromica 
o  nel  liquido  di  Muller,  o  in  quello  di  Kleinenberg,  .0  nell'alcool  assoluto. 
Oppure  si  facevano  sezioni  dell'organo  fresco  mediante  il  microtomo  a  con- 
gelazione, 0  preparati  per  dilacerazione  in  liquidi  indifferenti  (alcool  al  3°, 
cloruro  sodico  0,75  %  ecc.).  Di  preferenza  ci  siamo  serviti  della  inclusione 
in  celloidina  per  le  sezioni  dei  pezzi  induriti. 

«  Come  materie  coloranti  abbiamo  prevalentemente  adoperato  l'ematos- 
silina  di  Ehrlich,  l'ematossilina  eosinica  di  Guarnieri,  il  carminio  borico,  il 
boracico,  l'alluminoso,  il  bleu  di  metilene  in  soluzione  acquosa  neutra  0  al- 
calina, il  nitrato  d'argento  (reazione  nera  di  Golgi  pei  centri  nervosi),  il 
cloruro  d'oro. 

«  Ora,  descrivendo  sommariamente  i  risultati  delle  nostre  ricerche,  ci 
limiteremo  ad  esporre  soltanto  quello  che  a  noi  è  sembrato  portare  qualche 
contrib  ito  alle  attuali  conoscenze  istologiche,  non  che  quello  su  cui  dissen- 
tiamo dagli  altri  ricercatori,  senza  occuparci  di  ciò  che  è  già  sanzionato  intorno 
alla  istologia  d.dle  capsule  sòprarenali. 

«  La  capsula  esterna  è  formata  da  strati  connettivali  sovrapposti,  ed 
ha  nel  bue  uno  spessore  maggiore  che  negli  altri  animali;  t:a  le  fibre  con- 
nettivali sono  intercalati  assai  scarsi  ganglii  nervosi  microscopici,  composti 
di  tre,  quattro  0  più  cellule.  Questo  involucro  della  ghiandola  è  trapassato 
da  molti  e  grossi  fasci  di  fibre  di  Eemak  (bue). 

«  La  zona  esterna  della  sostanza  corticale  è  divisa  dalla  capsula  pei* 
mezzo  di   una  sottile  membrana   connettivale   propria,  che  manda  sepimenti 


—  845  — 

in  direzione  raggiata  verso  la  sostanza  midollare,  nella  quale  questi  non 
penetrano;  che  anzi  dopo  breve  tragitto  si  perdono  nella  stessa  sostanza  corticale; 
però  si  accompagnano  fino  alla  sostanza  midollare  non  più  in  forma  di  raggi, 
ma  seguendo  per  lo  più  il  decorso  proprio  dei  fasci  di  fibre  nervose.  Tra  i 
sepimenti  raggiati  sono  contenuti  tubetti  ghiandolari  contorti,  col  cui  di  sacco 
rivolto  alla  periferia,  costituiti  da  una  membranella  anista  basale,  su  cui  pog- 
giano cellule  epiteliali  cilindriche  molto  allungate,  con  nucleo  rotondo.  Questo 
è  situato  verso  la  metà  delle  cellule,  e  non  presso  la  membrana  di  sostegno 
come  generalmente  avviene  per  l'epitelio  delle  altre  ghiandole  tubulari. 

«  Le  estremità  centrali  delle  cellule  sono  incastrate  tra  le  estremità 
centrali  delle  cellule  opposte  in  modo  che  non  rimane  lume  ghiandolare. 
Nel  tratto  d'incastro  appariscono  i  nuclei  in  due  file  regolari  parallele  vicine 
tra  loro  presso  l'asse  del  tubetto.  Osservando  coi  migliori  e  più  forti  obbiet- 
tivi (obbiettivo  apocromatico  Zeiss  1,30  -  oculare  n.  12)  i  preparata  fissati  col 
liquido  di  Kleinenberg,  e  colorati  con  ematossilina  eosinica,  si  nota  che  il 
nucleo  possiede  un  reticolo  cromatico  a  larghe  maglie,  i  cui  fili  sottili  sono 
in  rapporto  con  uno  o  più  nucleoli.  Il  reticolo  protoplasmatico  si  presenta 
con  maglie  più  serrate  all'intorno  della  membrana  nucleare  e  alla  periferia 
della  cellula. 

«  La  zona  interna  della  sostanza  corticale  occupa  approssimativamente 
i  tre  quarti  della  corticale  intiera.  È  costituita  da  cellule  epiteliali  po- 
ligonali irregolari,  distribuite  in  parecchi  strati,  dei  quali  il  più  periferico 
contiene  le  più  grandi,  il  medio  le  mezzane,  il  centrale  le  più  piccole,  senza 
però  che  si  possa  dire  aversi  una  delimitazione  marcata  fra  i  diversi  strati, 
giacché  gradatamente  per  sfumature  si  passa  dallo  strato  più  periferico 
al  centrale.  Queste  cellule  hanno  nucleo  rotondo,  polinucleolato  il  più 
delle  volte,  ed  un  reticolo  protoplasmatico  fatto  di  filamenti  molto  più  sot- 
tili che  non  quelli  delle  cellule  cilindriche  della  zona  esterna. 

«  La  struttura  della  sostanza  midollare  è  la  più  complicata;  questa 
non  è  limitata  da  una  linea  regolare,  ma  come  s'indentra  a  zaffi  irregolaris- 
simi  nelle  parti  più  profonde  della  corticale,  così  la  corticale  manda  dei 
gettoni  che  si  approfondano  nella  midollare  seguendo  specialmente  il  decorso 
delle  fibre  di  Remak  come  descriveremo  in  seguito.  In  essa  si  rinvengono  i 
più  grossi  vasi  sanguigni,  una  rete  nervosa  ricchissima  ed  uno  speciale  epi- 
telio, che  ne  forma  principalmente  la  massa.  L'epitelio  ha  una  particolare 
disposizione,  cioè  è  formato  di  più  ordini  di  cellule  le  quali  unite  in  forma 
di  circonvoluzioni  contornano  i  vasi,  i  fasci  di  fibre  nervose,  e  diramandosi 
in  propagini  fìtte  e  sempre  tra  loro  connesse  costituiscono  nell'insieme  un 
blocco  epiteliale  centrale  della  ghiandola.  Questi  elementi  epiteliali  che, 
come  è  noto,  sono  alterabilissimi,  vengono  soltanto  in  parte  fissati  dal  liquido 
di  Kleinenberg,  poiché  mentre  trattati  con  questo,  lasciano  scorgere  il  nu- 
cleo  nello  stesso  modo  che  con  altri  reattivi,  il  protoplasma  cellulare  invece 


—  846  — 

si  coarta  d'ordinario,  per  cui  si  perde  il  rapporto  coi  diversi  elementi  vicini; 
solo  alcune  cellule  midollari  rimangono  in  posto.  Il  liquido  di  Flemming 
riesce  il  migliore  di  tutti  gli  altri  per  fissarne  la  fina  struttura,  senza  alte- 
rarne i  rapporti.  Noi  preparati  fissati  col  liquido  di  Kleinenberg,  osservando 
i  luoghi  dove  l'epitelio  non  si  è  distaccato  dalle  vicine  parti  coartandosi, 
si  vede  come  ogni  cellula  abbia  la  forma  di  una  piramide  tronca  coli' apice 
in  contatto  con  quello  della  cellula  opposta.  È  negli  apici  delle  cellule  che 
sta  collocato  il  nucleo.  11  reticolo  protoplasmatico  del  corpo  cellulare  è  fatto 
di  maglie  irregolari  allungate  nel  senso  del  maggior  diametro  della  cellula: 
questo  reticolo  si  mette  in  evidenza  nei  preparati  colorati  coll'ematossilina 
eosinica  che  lo  tinge  in  rosa,  lasciando  perfettamente  incolore  l'enchilema; 
il  quale  si  tinge  in  bruno  in  preparati  fissati  col  liquido  di  Flemming;  la 
tinta  bruna  occupa  i  tre  quarti  della  cellula,  mentre  l'apice  di  questa  e 
la  porzione  perinucleare  restano  perfettamente  scolorati.  Osservando  questi 
preparati  col  sistema  Zeiss  sopradetto  sembra  che  nell'enchilema  bruno  siano 
intercalate  delle  maglie  più  chiare,  disposte  secondo  il  diametro  longitudi- 
nale della  cellula,  che  siamo  portati  ad  interpretare  come  costituenti  il 
reticolo  protoplasmatico.  Alcune  volte  sulla  base  delle  cellule  si  notano  delle 
dentellature,  le  quali  segnano  la  terminazione  periferica  di  strie  parallele 
tra  loro,  che  ricordano  quelle  delle  cellule  epiteliali  del  rene. 

«  Costantemente,  in  preparati  rissati  con  liquidi  osmici  (liquido  di  Flem- 
ming, miscela  osmio-bicromica),  si  riscontrano  dei  corpi  cilindrici  di  sostanza 
fortemente  rifrangente,  circondata  da  un  sottile  strato  di  altra  sostanza  annerita 
dall'acido  osmico,  e  di  figura  circolare,  semilunare  o  irregolare.  Questi  corpi 
cilindrici  sono  situati  talora  tra  cellula  e  cellula,  tal'altra  (ed  è  il  più  so- 
vente) perforano  il  corpo  delle  cellule  verso  la  periferia  o  nel  centro  occu- 
pando circa  y4  o  Vs  della  loro  stoffa. 

«  I  fasci  di  fibre  nervose  della  sostanza  midollare  sono  accompagnati 
spesso  da  un  manicotto  di  cellule  epiteliali  poliedriche,  alquanto  simili  a 
primo  aspetto  a  quelle  della  zona  interna  della  sostanza  corticale,  dalle 
quali  però  differiscono  specialmente  perchè  provviste  di  un  reticolo  protopla- 
smatico a  maglie  più  strette.  Questi  manicotti  talora  seguono  il  fascio  ner- 
voso negli  strati  più  profondi  della  sostanza  midollare  fin  presso  i  grossi 
vasi  centrali  dove  frequentemente  si  riscontrano  in  sezione  trasversa.  Alcune 
volte  però  i  fasci  di  fibre  di  Remak  della  midollare  sono  sprovveduti  di 
manicotti  epiteliali,  e  corrono  tra  i  vasi  e  le  fibre  connettivali. 

«  Le  terminazioni  nervose  nella  sostanza  corticale  e  nella  midollare 
non  le  abbiamo  potute  vedere  per  quanti  tentativi  abbiamo  fatto,  colorando 
le  sezioni  col  cloruro  d'oro  (metodo  Giaccio,  Ranvier,  Kupffer,  Mirra). 

«  Nessuna  cellula  nervosa  ganglionare  abbiamo  potuto  mai  vedere  né 
nella  sostanza  corticale,  né  nella  midollare  di  un  grandissimo  numero  di 
preparati  sebbene  non  siasi  trascurato  alcuno  dei  metodi  atti  alla  ricerca. 


—  847  — 

«  I  vasi  arteriosi  entrando  nella  sostanza  corticale  tangenzialmente  si 
dividono  in  ramuscoli  che  la  percorrono  a  guisa  di  raggi  convergenti  verso 
la  sostanza  midollare,  dove  si  continuano  in  lacune  vascolari  irregolari,  e 
queste  alla  loro  volta  comunicano  colla  vena  centrale  che  esce  per  l'ilo  della 
ghiandola.  Com'è  conosciuto,  vasi  sanguigni  delle  capsule  soprarenali  hanno 
in  generale  pareti  sottilissime  composte  da  un'  esile  membrana  endoteliale  i 
cui  nuclei  sono  molto  distanti  tra  loro.  Questa  membrana,  a  quanto  ci  ap- 
pare, è  in  rapporto  diretto  colle  cellule  epiteliali  della  ghiandola. 

«  Vogliamo  insistere  sopra  un  fatto,  che  abbiamo  potuto  mettere  in  rilievo 
mediante  trattamento  delle  capsule  soprarenali  colla  reazione  nera  all'argento  che 
Golgi  adopera  pei  centri  nervosi  :  nella  zona  interna  della  sostanza  corticale 
si  osservano  costantemente  numerose  figme  nere  singolari,  composte  di  un 
corpo  centrale  rotondo,  piriforme  o  a  triangolo  sferico,  il  quale  per  lo  più 
è  provvisto  di  due  appendici  laterali  quasi  due  ali  aperte  di  farfalla,  netta- 
mente delimitate,  formate  da  un  reticolo  a  maglie  poligonali.  Queste  figure 
alate  si  vedono,  in  tali  preparati,  una  accanto  l'altra  a  distanze  variabili  e 
di  forme  analoghe  e  costanti.  Ove  i  preparati  vengano  successivamente  trattati 
con  ematossilina  o  con  carminio,  si  vedono  le  cellule  epiteliali  incastonate 
nelle  maglie  delle  ali.  Paragonando  queste  figure  alate  con  quelle  di  prepa- 
rati ottenuti  da  capsule  iniettate  con  massa  al  carminio  (o  già  per  sé 
iniettate  di  sangue  e  colorate  con  ematossilina  eosinica)  si  riconosce  che  non 
rappresentano  altro  che  una  speciale  disposizione  di  vasi  sanguigni,  che  non 
siamo  riusciti  a  mettere  completamente  in  evidenza  che  per  mezzo  della  rea- 
zione nera  di  Golgi  in  sezioni  piuttosto  spesse.  Questa  particolare  e  costante 
disposizione  dei  vasi  della  zona  interna  della  sostanza  corticale  ci  richiama 
in  qualche  modo  alla  mente  quella  che  si  osserva  nelle  isolette  del  fegato 

«  È  noto  come  specialmente  nella  sostanza  midollare  delle  capsule 
surenali  si  trovino  dei  grossi  fasci  di  fibre  muscolari  liscie  che  per  lo  più 
circondano  il  lume  delle  vene  a  guisa  di  robusti  cingoli.  Indubbiamente  a 
questo  fatto  istologico  deve  corrispondere  un  proporzionale  effetto  fisiologico, 
per  cui  riteniamo  che  questi  fasci  muscolari  contraendosi  servano  a  regolare 
il  deflusso  venoso  in  modo  da  rallentare  potentemente  la  circolazione  san- 
guigna di  queste  ghiandole. 

«  Iniettando  per  mezzo  di  un'apparecchio  a  pressione  costante,  in  varie 
capsule  freschissime  di  bue,  dell'acqua  tiepida  salata  per  la  vena  centrale 
abbiamo  notato  l'aumento  di  volume  della  metà  circa,  in  media  (metodo 
dello  spostamento  del  liquido  in  cui  erano  immerse  le  capsule  prima  e  dopo 
la  iniezione). 

«  Ad  onta  di  ripetute  iniezioni  interstiziali  di  bleu  di  Prussia  solubile 
nelle  capsule  soprarenali  non  siamo  riusciti  che  a  far  penetrare  il  liquido 
nei  vasi  sanguigni;  quindi  nulla  possiamo  dire  della  disposizione  dei  vasi 
linfatici  ». 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  110 


—  848  — 

MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

Gr.  Terrigi.  Gli  Ostracodi  Polizoi  a  Foraminiferi  del  calcare  di  Palo 
(vulgo  Macco  di  Palo).  Presentata  dal  Segretario  Blaserna. 

E.  Sciamanna  e  A  Torti.  Modificazioni  del  polso  cerebrale  nelle  di- 
verse posizioni  del  soggetto  e  per  l'uso  di  diversi  farmaci.  Presentata  Id. 
a  nome  del  Socio  Moriggia. 


RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

Il  Socio  Carutti,  a  nome  anche  del  Socio  Capasso,  relatore,  ìegge  una 
Relazione  sulla  Memoria  del  sig.  C  Merkel  intitolata  :  L'opinione  dei  con- 
temporanei sull'impresa  italiana  di  Carlo  I  d'Angiò,  concludendo  per  l'in- 
serzione del  lavoro  negli  Atti  accademici. 

Il  Socio  Monaci,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  D'Ancona,  legge 
una  Relazione  sulla  Memoria  dei  signori  Kehrli  e  Gauohat,  intitolata  :  Il 
Canzoniere  Provenzale  II  Cod.  Vaticano  3207,  proponendone  l'inserzione 
negli  Atti  accademici. 

Le  precedenti  Relazioni,  messe  ai  voti  dal  Presidente,  sono  approvate, 
dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Carutti  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando fra  queste  le  seguenti  di  Soci  e  di  estranei: 
G.  Carle.  Le  origini  del  Diritto  romano. 

C.  Cadorna.  Il  primo  ed  unico  principio  del  diritto  pubblico  clericale. 
G.  Finali.  Commemorazione  di  Marco  Minghetti. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  anche  il  IV  ed  ultimo  volume  dell'  In- 
ventario del  R.  Archivio  di  Stato  in  Lucca. 

Il  Presidente  Fiorelli  offre,  da  parte  dell'autore,  la  pubblicazione  in- 
titolata :  On  the  track  of  Ulysses,  together  with  an  excursion  in  quest  of 
the  so-called  Venus  of  Melos,  del  sig.  W.  J.  Stillman. 


—  849  — 

Il  Segretario  Ferri  presenta  l'opera  del  prof.  R.  Benzoni:  Dottrina 
dell'essere  nel  sistema  Rosminiano ,  accompagnandola  con  un  cenno  biblio- 
grafico (1). 

Il  Segretario  Blaserna  fa  omaggio,  a  nome  dell'autore  prof.  G.  Luvini, 
della  pubblicazione:  Contribution  à  la  Meteorologie  électrique. 

Il  Socio  Betocchi  presenta  il  1°  Volume  dell'opera  del  senatore  P.  Man- 
frin  intitolata:  Gli  ebrei  sotto  la  dominazione  romana. 


PERSONALE  ACCADEMICO 

Il  Presidente  Fiorelli  annuncia  che  alla  seduta  è  presente  il  Socio  stra- 
niero Gastone  Paris. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Carutti  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

La  Società  filosofica  di  Cambridge;  la  Società  batava  di  filosofia  spe- 
rimentale di  Rotterdam;  il  Museo  britannico  di  Londra;  le  Università  di 
Cambridge,  di  Glasgow,  di  Upsala,  di  Leida,  di  New-York  ;  il  Museo  di  zoo- 
logia comparata  di  Cambridge  Mass.;  il  Museo  di  Bergen;  l'Istituto  meteo- 
rologico rumeno  di  Bucarest;  l'Istituto  tecnico  superiore  di  Karlsruhe;  il 
Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Ringraziano  ed  annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

La  Società  di  storia  patria  di  Stuttgart  ;  la  Società  Reale  delle  scienze 
di  Upsala;  la  Società  di  fisica  e  di  storia  naturale  di  Ginevra;  la  Società 
di  scienze  naturali  di  Brunn. 

D.  C. 


C)  V.  pag.  769. 


851  — 


INDICE  DEL  VOLUME  IV.  -  RENDICONTI 

1888  —  1°  Semestre. 


INDICE  PER  AUTORI 


Agamennone.  «  Il  terremoto  nel  Vallo  Co- 
sentino, del  3  decembre  1887  ».    532. 

Amari.  Presenta  un  «  Catalogo  »  delle  mo- 
nete musulmane  possedute  dalla  Biblio- 
teca  nazionale  di  Parigi.  481. 

Anderlini.  «  Sopra  alcuni  derivati  della 
pirrolenftalide  ».  560. 

Artini.  È  approvata  per  la  stampa  la  sua 
Memoria  intitolata  :  «  Quarzo  di  Val 
Malenco  ».  382. 

—  «  Sulla  così  detta  S  a  v  i  t  e  di  Monteca- 

tini ».  51. 

—  «  Alcune  nuove  osservazioni  sulle   zeo- 

liti  di  Montecchio  Maggiore  ».  536. 
Ascoli.  Fa  parte  della  Commissione  giudi- 
catrice del  concorso  ai  premi  Ministe- 
riali per   le    Scienze   filologiche,   pel 
1886-87.  647. 


B 


Balbiano.  Invia  per  esame  la  sua  Memo- 
ria intitolata:  «  Sopra  alcuni  derivati 
monosostituiti  del  pirazolo  e  sui  com- 
posti idrogenati  che  ne  derivano  ». 
600. 

—  «  Contribuzione  allo  studio  del  cromato 
basico  di  rame  ».  597. 

Barilari.  Sua  conferma  ad  Amministra- 
tore. 765. 

Barnabei.  u  Di  una  epigrafe  onoraria  a 
L.  Iulio  Iuliano,  prefetto  del  pretorio 


e  prefetto  dell'Annona,  al  tempo  di 
Commodo  ».  70. 

—  «  Di  un'iscrizione  latina  arcaica  del  con- 

sole Servio  Fulvio  Fiacco,  scoperta  in 
S.  Angelo  in  Formis  presso  Capua  ». 
276. 
Betocchi.  Fa  omaggio  del  volume  XV 
della  Società  filologica  di  Francia.  96  ; 
di  vari  fascicoli  della  stessa  Società. 
482;  di  una  pubblicazione  del  prof. 
Busin.  482;  di  un'opera  del  senatore 
Manfrin.  849. 

—  Presenta,    perchè    siano    sottoposte    ad 

esame,  le  Memorie  :  Busin.  53  ;  Cor- 
naglia.  155. 

—  «  Effemeridi  e  statistica  del  fiume  Te- 

vere prima  e  dopo  la  confluenza  del- 
l'Aniene,  e  dello  stesso  fiume  Aniene 
durante  l'anno  1887».  782. 

Berti.  Presenta  una  pubblicazione  del  si- 
gnor Gabotto  e  ne  discorre.  179. 

Bianchi.  «  Sulle  superficie  d'area  minima 
negli  spazi  a  curvatura  costante  ».  4. 

—  «  Sulla  equazione  a  derivate  parziali  del 

Cayley  nella  teoria  delle  superficie  ». 
442. 

—  «  Sopra   una    classe    di    trasformazioni 

in  sé  medesima  della  equazione  a  de- 
rt  —s2 


rivate    parziali  :   (I) 
+ 


(l+/>2  +  <?2)2 
(1  +  7»)  r  —  2  pqs  -f  (1  -f-  p*)  t 

ì 


i+j»a  +  ?2 


=  costte  ».  445. 


852 


Blaserna  (Segretario).  Comunica  la  corri- 
spondenza relativa  al  cambio  degli 
Atti.  56;  157;  251;  384;  568;  765. 

—  Comunica  l'invito  fatto  dal  Rettore  del- 

l'Università di  Bologna  per  la  celebra- 
zione dell'80  centenario  di  quella  Uni- 
versità. 56. 

—  Dà  comunicazione  di  un  invito  pel  Con- 

gresso geologico  internazionale  di  Lon- 
dra, e  per  quello  di  chirurgia  di  Pa- 
rigi. 251  ;  id.  della  Società  delle  scienze 
di  Finlandia.  384. 

—  Presenta  le    pubblicazioni    inviate    dai 

Soci:  cV Abbaile.  563;  von  Bruecke. 
155;  De  Zigno.  764:  Gemmellaro.  53; 
Kanitz.  155;  von  Kokscharow.  764; 
von  Ruth,  Resal.  383;  Taramelli.  155; 
764;   Volpicela  53. 

—  Presenta    le    pubblicazioni    inviate  dai 

signori:  Benedikt.  250;  Canestrini. 
156;  Ghantre.  250;  Danielssen.  383; 
Falangola.  481;  Grotti.  53;  Hirn,  Ko- 
ren,  Lissauer.  383;  Luoini.  849  ;  Lo- 
visato.  563;  Nansen,  Sars.  383:  Szaj- 
noche.  481;  Saccardo,  Saltini.  563; 
Tondini  de'  Quarenghi.  383. 

—  -  Presenta  due  «  Cataloghi  dell'Osserva- 

torio di  Parigi  »  e  i  volumi  IV  e  VI 
contenenti  i  risultati  della  spedizione 
scientifica  francese  al  Capo  Horn  (1882- 
83).  250;  il  voi.  I  delle  opere  di  Fou- 
rier,  alcuni  volumi  dell'Osservatorio 
di  Greenwich  e  varie  pubblicazioni  del- 
l'Accademia di  Cracovia.  383;  il  vo- 
lume Vili  dell'  «  Index-Catalogne  of 
the  Library  of  the  Surgeon  General' s 
Office,  United  States  Array  n  donato 
dal  Socio  Bodio.  481  ;  il  voi.  XII  delle 
"  Osservazioni  astronomiche  »  eseguite 
all'Osservatorio  di  Pulkova,  e  una  pub- 
blicazione del  sig.  de  Guerne,  inviata 
a  nome  di  S.  A.  il  Principe  di  Monaco. 
764. 

—  Dà  comunicazione  delle  lettere  di  rin- 

graziamento di  vari  Soci  di  nomina 
recente.  55;  155;  250;  566. 

—  Presenta  una  medaglia  coniata  in  onore 

del  Socio  straniero  von  Kokscharow 
ed  offerta  dalla  Società  mineralogica 
di  Pietroburgo.  155. 


Blaserna  ^Segretario).  Annuncia  la  morte 
del  Socio  straniero  von  Rath.  566;  id. 
del  Presidente  della  R.  Accademia  di 
Serbia,  dott.  J.  Rancie'.  384. 

—  Dà  comunicazione  dell'elenco  dei  lavori 

presentati  ai  due  concorsi  ai  premi 
reali  del  1887  per  la  Matematica  e 
per  la  Chimica.  54. 

—  Id.  dei  lavori  presentati  al  concorso  ai 

premi  del  Ministero  della  pubblica 
istruzione  per  le  Scienze  matematiche, 
1887-88.  566. 

—  Id.    di    un    concorso    a   premi  bandito 

dalla  Società  italiana  di  elettricità. 
156;  id.  dalla  R.  Accademia  delle 
scienze  fisiche  e  matematiche  di  Na- 
poli. 251  ;  id.  dall'  Associazione  di 
proprietari  ed  agricoltori  di  Napoli. 
568. 

—  Fa  parte  della  Commissione  giudicatrice 

del  concorso  ai  premi  ministeriali  pei 
le  Scienze  fisiche  e  chimiche,  pel 
1886-87.  650. 

—  Presenta,  perchè  sia  sottoposta  ad  esame, 

una  Memoria   del    dott.    Terrigi  848. 

—  Fa  parte  della    ('(immissione    esamina- 

trice delle  Memorie  :  Artini.  382  ;  La 
Valle.  764. 

—  «  Sull'impianto  del  servizio  geodinamico 

in  Italia  ».  774. 

Bonateli.i.  «  Il  fenomeno  della  ricordanza 
illusoria  ».  161. 

Bordiga.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Di  alcune  forme  rigate  ». 
480. 

Brioschi  (Presidente).  Annuncia  che  alla  se- 
duta assistono  i  Soci  stranieri:  Struve. 
250. 

—  Riferisce  sulla  Memoria  Cornaglia.  382. 

—  Relazione  alle  LL.  MM.  sui  lavori  del- 

l'Accademia e  sul  risultato  dei  con- 
corsi ai  premi  Reali  e  Ministeriali  ». 
603. 

—  u  Osservazioni  sulla  comunicazione  del 

dott.  //.  Maschke,  relativa  alla  risolu- 
zione della  equazione  del  sesto  grado  ». 
181. 

—  «  La  forma  normale  delle  equazioni  del 

sesto  grado  ».  301;  485. 

—  Sua  conferma  a  Presidente.  765. 


—  853  — 


von  Bruecke.  Ringrazia  per  la  sua  nomina 
a  Socio  straniero.  55. 

Busin.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria: 
«  Sulla  frequenza  delle  alte  e  basse 
pressioni  nell'emisfero    boreale  ».    53. 


c 


Cancani.  «  Sopra  i  coefficienti  termici  dei 
magneti  ».  334. 

Cannizzaro.  Propone  l'invio  di  un  tele- 
gramma di  felicitazione  al  Socio  stra- 
niero Hofmann  in  occasione  del  70° 
anniversario  della  sua  nascita.  384. 

—  Presenta    perchè    siano    sottoposte    ad 

esame  le  Memorie  :  Mauro.  382  ;  Bal- 
biano.  600. 

—  Fa  parte  della    Commissione    esamina- 

trice della  Memoria  Mauro.  563. 

—  Fa  parte  della    Commissione    esamina- 

trice del  concorso  al  premio  Reale  per 
la  Mineralogia  e  Geologia,  pel  1886. 
635. 

—  Id.  della  Commissione  giudicatrice  del 

concorso  ai  premi  ministeriali    per  le 
Scienze  fisiche  e  chimiche,  pel  1886- 
87.  650. 
Cantone.   «  Ricerche  intorno  alle  deforma- 
zioni  dei  condensatori  ».  344;  471. 

—  «  Nuovo  metodo  per  la  determinazione 

delle  due  costanti  di  elasticità  » .  220  ; 
292. 

—  «  Sui  sistemi  di  frangie    d'interferenza 

prodotte  da  una  sorgente  di  luce  a  due 
colori  ».  815. 
Cantoni  G.  Presenta,  perchè  sia  sottoposta 
ad  esame,  una  Memoria  dei  dottori  Ge- 
rosa  e  Boccardi.  250. 

—  Fa  parte  della    Commissione    esamina- 

trice del  precedente  lavoro.  764. 

—  Riferisce  sul  concorso  ai    premi    Mini- 

steriali per  le  Scienze  fisiche  e  chi- 
miche, pel  1886-87.  650. 

Capasso.  Riferisce  sulla  Memoria  Merkel. 
848. 

Capranica.  «  Fotografìa  istantanea  dei  pre- 
parati microscopici  ».  297. 

Cardani.  «  Sulla  scarica  elettrica  nell'aria 
fortemente  riscaldata  ».  44. 

—  «  Sull'  influenza    delle    forze    elastiche 


nelle  vibrazioni  trasversali  delle  corde  » . 
524;  705;  818. 

Carle.  Fa  parte  della  Commissione  giudi- 
catrice del  concorso  al  premio  reale 
per  le  Scienze  giuridiche  pel  1886. 
623. 

Carutti  (Segretario).  Dà  conto  della  cor- 
rispondenza relativa  al  cambio  degli 
Atti.  97;  180;  299;  483;  602;  849. 

—  Dà  comunicazione  di  un  invito  del  sin- 

daco di  Roma  per  assistere  alla  inau- 
gurazione dei  busti  di  Borghesi  ed 
Henzen.  97. 

—  Dà  parte  di  un  invito  mandato  dall'Ac- 

cademia antropologica  di  Nuova  York. 
180;  299. 

—  Presenta  le    pubblicazioni    inviate    dai 

Soci:  Carle.  848;  Lampertico.  298; 
Levasseur.  298;  Loria,  Tabarrini. 
480. 

—  Presenta  le    pubblicazioni    inviate    dai 

signori.  Cadorna.  848;  Calvi.  480; 
Errante.  95  ;  Finali.  848  ;  Julliot.  179  ; 
Levi.  298;  Musatti.  480 ;  Negroni.  95; 
Rivolta.  601  ;  de  Salverte.  480;  Schaff. 
298;  Stocchi.  480. 

—  Presenta  la  nuova   edizione  del  suo  li- 

bro «  Il  conte  Umberto  I  e  il  re  Ar- 
doino  »  e  ne  discorre.  481. 

—  Presenta    il  II   volume    dei  «  Discorsi 

parlamentari  di  Q.  Sella  »  e  vari  vo- 
lumi della  Società  romana  e  della  So- 
cietà napoletana  di  storia  patria.  298  ; 
il  voi.  XIV  del  u  Corpus  Inscriptionum 
Latinarum  »  e  il  voi.  XV  della  «  Cor- 
rispondenza politica  di  Federico  il 
Grande  ».  481  ;  il  voi.  I  dei  «  Discorsi 
parlamentari  di  M.  Minghetti  »,  e  un 
volume  delle  «  Relazioni  diplomatiche 
della  Monarchia  di  Savoia  dalla  pri- 
ma alla  seconda  restaurazione  (1559- 
1814)  »  pubblicate  dai  signori  Mauro. 
Ferrerò  e  Vayra.  601  ;  il  voi.  IV  del- 
l' «  Inventario  del  R.  Archivio  di  Stato 
di  Lucca».  848. 

—  Annuncia    che    è    terminata  la  stampa 

del  primo  volume  del  «  Supplemen- 
tum  »  al  «  Corpus  Inscriptionum  La- 
tinarum ».  299. 

—  Dà  l'annuncio  di    concorsi    ad    assegni 


—  854  — 


per  istudì  di  perfezionamento  all'estero. 
299;  id.  del  programma  pel  concorso 
al  premio  Hoeufft  pel  1889.  482. 

—  Dà  comunicazione  delle    lettere  di  rin- 

graziamento dei  Soci  di  nomina  re- 
cente. 180. 

—  Annuncia  la  morte  del  Socio  Carrara.  99. 

—  Comunica  l'elenco  dei  lavori  presentati 

al  concorso  al  premio  Reale  del  1887 
per  le  Scienze  filosofiche  e  morali.  96. 

—  Id.  dei  lavori  presentati  al  concorso  ai 

premi  del  Ministero  della  pubblica 
istruzione  per  le  Scienze  storiche  e 
filologiche,  1887-88.  601. 

—  Fa    parte    della    Commissione  giudica- 

trice del  concorso  al  premio  reale  per 
le  Scienze  giuridiche  pel  1886.  623. 

—  Fa  parte  della    Commissione    esamina- 

trice della  Memoria  Merkel.  848. 

Cavalli.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Teoria  delle  motrici  a  gas- 
luce  ».  382. 

Cerruti.  Presenta  un  fascicolo  a  stampa 
nel  quale  è  esposto  il  disegno  della 
nuova  edizione  nazionale  delle  opere 
di  Galileo,  e  ne  discorre.  156. 

—  «  Sulla  deformazione  di  un  corpo    ela- 

stico isotropo  per  alcune  speciali  con- 
dizioni ai  limiti  n .  785. 

—  Sua    conferma  ad    Amministratore    ag- 

giunto. 765. 

—  Cesàro.  «  Sui  concetti    di   limite  e  di 

continuità  ».  12. 

—  «  Forinole  relative  al  moto  di  un  pun- 

to ».  18. 

—  «  Sur  la  comparaison  des  séries   diver- 

gentes  ».  115. 

—  «  Sur  les  lois  asymptotiques  des    nom- 

bres  ».  452. 

—  «  Sur  les  systèmes  de  nombres  entiers  ». 

457. 
Ciamician  e  Magnanini.  «  Sintesi  di  acidi 
metilindolcarbonici  ».  111. 

—  «  Sulla  formazione  dei  due  tetrabromuri 

di  pirrolilene  ».  227. 

—  u  Sugli  acidi  carbossilici  dei  c-metilin- 

doli  ».  741. 
Ciamician    e    Silber.    «   Ricerche    sull'a- 
piolo  ».  146;  541;  550;  824. 


Ciamician  e  Zatti.  «  Sugli  acidi  carbos- 
silici dell'indolo  ».  746. 

Cipolla.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Una  congiura  contro  la 
repubblica  di  Venezia  negli  anni  1 522- 
1529  ».  179.  —  Sua  approvazione.  600. 

Cognetti  de  Martiis.  Offre  una  sua  tradu- 
zione della  commedia  di  M.  A.  Plauto: 
u  I  prigionieri  di  guerra  (captivi)  ». 
180. 

—  u  Un    socialista    cinese    del    V    secolo 

av.  C:  Mih-Teih  ».  166. 
Colini.  «  Collezione  etnografica  della  Nuova 
Caledonia  esistente  nel  Museo  preisto- 
rico di  Roma  ».  74. 

—  u  Ornamenti  personali  dei  Melanesi  esi- 

stenti nel  Museo  preistorico  di  Roma  ». 
173. 

—  «  Collezione  etnografica  delle  isole  del- 

l'Ammiragliato, esistente  nel  Museo 
preistorico  di  Roma  ».  774. 
Comparetti.  Fa  parte  della  Commissione 
giudicatrice  del  concorso  ai  premi  mi- 
nisteriali per  le  Scienze  filologiche, 
pel  1886-87.  647. 

—  «I  canti  epici  della  Finlandia».    618. 

Cornaglia.  Invia  per  esame  la  sua  Me- 
moria: «  Delle  spiaggie  ».  155.  —  Sua 
approvazione.  382. 

Cossa  A.  «  Sulla  cosi  detta  Savite  di  Mon- 
tecatini ».  99. 

Cremona.  Presenta,  perchè  siano  sottopo- 
ste ad  esame,  le  Memorie  :  Bordiga. 
480;   Viola,  600. 


I) 


D'Ancona.  Fa  parte  della  Commissione 
giudicatrice  del  concorso  ai  premi  mi- 
nisteriali per  le  Scienze  filologiche, 
pel  1886-87.  647. 

—  Fa  parte  della  Commissione  esamina- 
trice della  Memoria  Kehrli  e  Gauchat. 
848. 

De  Bary.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a 
Socio  straniero.  55. 

De  Leva.  Presenta,  perche  siano  sottoposte 
ad  esame,  le  Memorie  :  Filippi  ;  Merkel  ; 
Cipolla.  179. 


—  855  — 


De  Paolis.  Chiede  che  sia  aperto  un  suo 
piego  suggellato.  538. 

—  Presenta,  perchè  sia  sottoposta  ad  esame, 
una  Memoria  del  dott.  Pascal.  563. 

De-Toni  e  Levi.  «  Pugillo  di  alghe  tripo- 

litane  ».  2-10. 
De  Varda.  «  Sopra  un  acido  solfoisovale- 

rianico».  3C9. 

—  «  Studi  sui  pirroli  terziari  ».  755. 
Dohrn.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a  Socio 

straniero.  55. 
D'Ovidio  E.  «  Sopra  alcuni  invarianti  si- 
multanei di  due  forme  binarie  degli  or- 
dini 5  e  4,  e  sul  risultante  di  esse  ».  100. 


F 


Favero.    «  Intorno   ad   un   recente  studio 

sulla  gravità».  310. 
Ferri  (Segretario).   «  Cenno   bibliografico 

sull'opera  del    prof.  Benzoni:  Dottrina 

dell'essere  nel  sistema  Rosminiano  » .  769. 
Filippi.  Invia  per   esame  la  sua  Memoria 

intitolata  :  «  L'arte  dei  Mercanti  di  Ca- 

limala  in  Firenze  e  il   suo   più   antico 

statuto  ».  179. 
Fiorelli.  Presenta  una  pubblicazione  del 

sig.    W.  J.  Stillman.  848. 

—  Annuncia  che  alla  seduta  assiste  il  Socio 

straniero  Paris.  849. 

—  Dà  annuncio  della  morte  del  Socio  stra- 
niero Summer  Maine.  180. 

—  «  Notizie  sulle  scoperte  di  antichità: 
1887-  del  mese  di  dicembre.  57;  1888- 
gennaio.  159  ;  febbraio.  253  ;  marzo.  385  ; 
aprile.  569;  maggio  ».  767. 

—  Sua  conferma  a  Vicepresidente.  765. 
Fumi.  «Per  la  Fonistoria  protaria  ».  173; 

406. 


G 


Gamurrini.  Ringrazia  per  la  sua  elezione 

a  Corrispondente.  180. 
—   "  Sopra  un'antica  tazza  di  Lucio  Cano- 

leio  ».  404. 
Garibaldi.  «Le  protuberanze  solari  nei  loro 

rapporti  colle  variazioni  del  magnete  di 

declinazione  diurna».  27. 
Gauchat.  —  V.  Kehrli. 


Gegenbaur.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a 
Socio  straniero.  55. 

Gerosa  «  Sulla  velocità  del  suono  nelle 
leghe».  127. 

Gerosa  e  Mai.  Inviano,  per  esame,  la  loro 
Memoria  intitolata  :  «  Nuove  ricerche  in- 
torno all'influenza  di  alcune  condizioni 
fisiche  sulla  vita  dei  microrganismi  ». 
250.  —  Sua  approvazione.  764. 

—  «  Sulla  velocità  del  suono  nei  vapori  ». 
722;  800. 

Giacomelli.  V.  Respighi. 

Golgi.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a  Cor- 
rispondente. 55. 

Govi.  Offre  un  suo  scritto  intitolato  :  «  Il 
Microscopio  inventato  da  Galileo  »  e  ne 
discorre.  564. 

—  Fa  parte  della  Commissione  giudicatrice 
del  concorso  ai  premi  Ministeriali  per  le 
Scienze  filologiche,  pel  1886-87.  647. 

—  «  Dei  colori  invisibili  o  latenti  dei  corpi  ». 

572. 

—  «  Nuovo  metodo  per  costruire  e  calcolare  il 
luogo,  la  situazione  e  la  grandezza  delle 
imagini  date  dalle  lenti  o  dai  sistemi 
ottici  complessi  ».  655. 

Grablovitz.  «  Risultati  delle  osservazioni 
idrotermiche  eseguite  al  Porto  d'Ischia 
nel  1887».  177. 

—  «  Sunto  del  metodo  per  determinare  le 
costanti  della  marea  lunare  con  una  o 
due  singole  osservazioni  al  giorno  ».534. 

Grassi.  «  Morfologia  e  sistematica  di  al- 
cuni protozoi  parassiti».  5. 

—  «  Significato  patologico  dei  protozoi  pa- 
rassiti dell'uomo  » .  83. 

Grassi  e  Rovelli.  «  Intorno  "allo  sviluppo 
dei  Cestodi  ».  700. 

—  «La  Bilharzia  in  Sicilia».  799. 

Grimaldi.  «  Sopra  una  relazione  fra  il  po- 
tere termoelettrico  delle  coppie  bismuto- 
rame  e  la  loro  sensibilità  rispetto  al- 
l'azione del  magnetismo».  132. 

—  «  Sulle  modificazioni  prodotte  dal  ma- 
gnetismo nel  bismuto».  353. 

Guarnieri  e  Macini.  «  Studi  sulla  fina 
struttura  delle  capsule  soprarenali.  844. 

—  V.  Marino-Zuco. 

Guidi.  Presenta  una  pubblicazione  del  prof. 
Rossi.  95. 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


Ili 


—  856  — 


Guidi.  «Frammenti  copti».  60. 
—  «  La  traduzione  degli  Evangeli  in  arabo 
ed  in  etiopico  (geez)».  256. 


H 


Hébert.  Eingrazia  per  la  sua  nomina  a 
Socio  straniero.  55. 

Helbig.  «  Su  di  una  figura  arcaica  di  guer- 
riero, in  bronzo,  trovata  nel  santuario 
di  Asclepio  ad  Epidauro  ».  60. 

—  «  Su  di  una  figurina  in  bronzo  rappre- 
sentante un  Sileno  ».  166. 

Hofmann.  Gli  viene  inviato  dall'Accademia 
un  telegramma  di  felicitazione,  in  oc- 
casione del  70°  anniversario  della  sua 
nascita.  384. 


K 


Keller.  «  Contributo  allo  studio  delle  rocce 

magnetiche  dei  dintorni  di  Roma  ».  38; 

325. 
Kekulè.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a 

Socio  straniero.  55 
Kehrli  e  Gauchat.  Inviano  per  esame  la 

loro  Memoria  intitolata:  «  Il  Canzoniere 

provenzale  H,  cod.  Vai  3207  ».  600.  — 

Sua  approvazione.  848. 
Klebs.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a  Socio 

straniero.  55. 
Kovalewsky.  Ringrazia  per  la  sua  nomina 

a  Socio  straniero.  55. 


Lampertico.  Presenta  una  «  Relazione  »  del 
sig.  Monzilli  e  ne  discorre.  95. 

La  Valle.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Sul  Diopside  della  Borne 
des  Brous  presso  Ala  ».  764.  —  Sua 
approvazione.  764. 

Le  Blant.  «  Les  premiers  chrétiens  et  le 
démon  ».  59. 

Lipschitz.  Ringrazia  per  la  sua  elezione  a 
Socio  straniero.  566. 

Lorenzoni.  «Relazione  sulle  esperienze  isti- 
tuite nel  R.  Osservatorio  astronomico 
di  Padova  in  agosto  1885  e  febbraio 
1886,  per  determinare  la  lunghezza  del 


pendolo  semplice  a  secondi,  preceduta 
dalla  esposizione  dei  principi  del  me- 
todo dello  strumento  di  Repsold».  83. 

Loyisato.  «  Sopra  gli  sferoidi  di  Ghistorrai 
presso  Fonni  in  Sardegna.  355. 

Lombroso.  Presenta  una  pubblicazione  del 
sig.  M.  Rìcci  e  ne  discorre.  96. 

—  «  Piero  Strozzi  fiorentino  e  la  Metafrasi 
greca  dei  Commentarli  di  Giulio  Ce- 
sare ».  166. 

—  «L'Itinerarium  del  Petrarca  » .  390. 


M 


Magi  ni  V.  Guarnì  eri. 
Magnamm.  «  Azione  della  anidride  acetica 
sull'acido  levulinico  ».  477. 

—  «  Sulla  trasformazione  del  metilcbetolo 
in  chinaldina  ».  556. 

—  «Sui  derivati  acetilici  del  metilcbetolo 
e  dello  scatolo  ».  362. 

—  «  Sopra  alcuni  derivati  del  dimetilpir- 
rolo  assimmetrico  ».  828. 

—  V.  Ciamician. 

Magrini.  «  Ricerche  intorno  alla  magne- 
tizzazione del  ferro».  734. 

Mai.  V.  Gerosa. 

Mancini.  Si  riserba  di  commemorare  i  Soci 
Carrara  e  Laurent.  96. 

Marangoni.  «Il  terremoto  di  Firenze  del 
14  novembre  1887».  31. 

—  «  Scarica  elettrica  attraverso  i  minerali  ». 

124. 

—  «  Criteri  per  stabilire  una  classificazione 
naturale  dei  cristalli».  215. 

—  «  Il  problema  delle  attrazioni  e  ripul- 
sioni capillari  ».  339. 

—  «  Movimenti  delle  polveri  alla  superficie 
dell'acqua  ».  520. 

Marino-Zuco.  «  Ricerche  chimiche  sulle 
capsule  surrenali».  835. 

Marino-Zuco  e  Guarnieri.  «  Ricerche  spe- 
rimentali sull'azione  tossica  dell'estratto 
acquoso  delle  capsule   surrenali».  842. 

Maschke.  «  La  risoluzione  della  equazione 
del  6°  grado  ».  181. 

Mauro.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata  :  «  Studio  sui  fluossisali  di  Mo- 
libdeno. Memoria  la  :  Fluossipomolibdati 


—  857  — 


di  potassio  e  di  ammonio  ».  382.  —  Sua 
approvazione.  563. 

Meneghini.  Fa  parte  della  Commissione 
esaminatrice  del  concorso  al  Premio  reale 
per  la  Mineralogia  e  Geologia,  pel  1886. 
635. 

Menozzi.  «  Ricerche  chimiche  sulla  germi- 
nazione del  Phaseolus  vulgaris». 
149. 

Merkel.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata  :  «  L'impresa  italiana  di  Carlo  I 
d'Angiò  e  l'opinione  dei  contemporanei». 
179.  —  Sua  approvazione.  848. 

Messedaglia.  Offre  una  «  Relazione  »  del 
conte  Tornielli-Brusati  e  ne  discorre. 
298. 

—  Fa  parte  della  Commissione  giudicatrice 
del  concorso  al  premio  reale  per  le 
Scienze  giuridiche,  pel  1886.  623. 

Millosevich.  «  Osservazioni  del  pianetino 
(264)  Libussa».  106. 

—  «  Osservazione  del  pianeta  (275)  e  della 
cometa  Sawertal».  504. 

—  «  Elementi  ellittici  di  (264)  Libussa  in 
base  a  due  opposizioni(1886-87el888)». 
505. 

Mingazzini.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Sulla  fina  struttura  della 
Substantia  nigra  Sommeringii  ». 

764. 

Monaci.  Presenta,  perchè  sia  sottoposta  ad 

esame,  una  Memoria  dei  signori  Kerhli 
e  Gauchat.  600.  —  Riferisce  sulla  pre- 
cedente Memoria.  848. 

—  Riferisce  sul  concoso  ai  premi  ministe- 
riali per  le  Scienze  filologiche,  pel  1886- 
87.  647. 

Mondino.  «  La  produzione  delle  piastrine 
e  l'evoluzione  delle  emazie  nel  sangue 
dei  vertebrati  vivipari».  378. 

Mondino  e  Sala.  «  Studi  sul  sangue.  La 
produzione  delle  piastrine  nel  sangue 
dei  vertebrati  ovipari  ».  377. 

Montemartini.  «  Sulla  composizione  chi- 
mica e  mineralogica  delle  rocce  serpen- 
tinose  del  Colle  di  Cassimoreno  e  del 
Monte  Ragola  (Valle  del  Nure)».  369. 

Montesano.  «  Su  le  trasformazioni  involu- 
torie  dello  spazio  che  determinano  un 
complesso  lineare  di  rette».  207;  277. 


Mont,esano.  "  Sulle  reciprocità  birazionali 
nulle  dello  spazio  ».  588. 

Morelli.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata  :  «  Relazione  sugli  scavi  ese- 
guiti nella  caverna  Pollerà,  situata  nel 
Finalese».  179.  —  Sua  approvazione.  298. 

Moriggia.  Presenta,  perchè  sia  sottoposta 
ad  esame,  una  Memoria  dei  dottori  Scia- 
manna e  Torti.  848. 

—  «  La  frequenza  cardiaca  negli  animali 
a  sangue  freddo  » .  661. 

Mosso.  «  Applicazione  del  verde  metile  per 
conoscere  la  reazione  chimica  e  la  morte 
delle  cellule  ».  419. 

—  «  Esame  critico  dei  metodi  adoperati 
per  studiare  i  corpuscoli  del  sangue». 
427. 

—  «  Il  sangue  nello  stato  embrionale  e  la 
mancanza  dei  leucociti».  434. 

—  «  Il  sangue  embrionale  di  Scyllium 
catulus».  489. 

—  «  Un  veleno  che  si  trova  nel  sangue 
dei  murenidi  ».  RI.  665. 

—  «  Azione  fisiologica  del  veleno  che  si 
trova  nel  sangue  dei  murenidi  ».  Id.  673. 

Muntz.  «  Notice  sur  une  vue  de  Rome  et 
sur  un  pian  du  Forum  à  la  fin  du  XV9 
siècle,  d'après  un  recueil  conserve  à 
l'Escurial».  71. 


N 


Narducci.  Presenta  un  esemplare  della 
«  Vita  di  Pitagora  »  scritta  dal  Baldi 
e  ne  discorre.  481. 

—  «  Di  un  manoscritto  di  Rime  del  secolo 
XVI,  recentemente  acquistato  dalla  Bi- 
blioteca Angelica».  265. 

—  «  Censimento  della  popolazione  di  Roma 
dal  1686  al  1715  ».  771. 

Nasini  e  Scala.  «  Sulle  solfine  e  sulla  di- 
versità delle  valenze  dello   zolfo  » .  232. 

—  V.  Paterno. 

Novati.  «  Di  un  aneddoto  del  ciclo  Artu  •• 
riano  (Re  Artù  ed  il  gatto  di  Losanna)  ». 
580. 


0 


Omodei.  V.   Vicentini. 


858 


lì 


Padova.  «  Una  nuova  applicazione  della 
teoria  delle  funzioni  ellittiche  alla  mec- 
canica »  507. 

Paladini.  «  Sul  movimento  di  rotazione  che, 
prende  nel  vuoto  od  in  un  fluido  incom- 
pressihile  un  corpo  soggetto  a  forze  di 
potenziale  H^  cos20  +  H*  costì  ».  187. 

Pancic'.  Annuncio  della  sua  morte.  384. 

Pascal.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Sopra  le  relazioni  che  pos- 
sono sussistere  identicamente  tra  for- 
mazioni simboliche  del  tipo  invariantivo 
nella  teoria  delle  forme  algebriche  ».  563. 

—  «  Sopra  un  teorema  fondamentale  nella 
teoria  del  calcolo  simbolico  delle  Forme 
erniarie  ».  119. 

Paterno  e  Nasini.  «  Sul  peso  molecolare 
degli  acidi  citraconico,  itaconico,  e  me- 
saconico  e  degli  acidi  fumarico  e  ma- 
leico  ».  685. 

—  «  Il  peso  molecolare  dello  solfo,  del  fo- 
sforo, del  bromo  e  del  jodio  in  solu- 
zione ».  782. 

Piccini  e  Giorgis.  «  Alcuni  nuovi  composti 

fluorurati  del  vanadio  ».  590. 
Pierpaoli.  «Influenza  della  temperatura  sul 

numero  delle  vibrazioni  di  un  corista  ». 

714. 
Pigorini.  Presenta,   perchè  sia  sottoposta 

ad  esame,  una  Memoria  del  sac.  Morelli 

179. 

—  Riferisce  sulla  Memoria  precedente.  298. 

—  «  Di  alcune  leghe  usate  nelle  prime  età 
dei  metalli  ».  261. 

—  «  Scavi  archeologici  nel  territorio  di  Si- 
bari  ».  571. 

Pincherle.  «  Sopra  certi  integrali  definiti  ». 
100. 

—  «  Sulle  funzioni  ipergeometriche  ».  694; 
792. 

Pittarelli.  «  Sulle  forme  appartenenti  al- 
l'ottaedro ».  509. 

—  «  Intorno  alla  trasformazione  del  diffe- 
renziale ellittico  effettuata  per  mezzo 
della  rappresentazione  tipica  delle  forme 
binarie  di  3°  e  4°  grado  ».  703. 


von  Kath.  Annuncio  della  sua  morte.  566. 
Razzaboni.  Presenta  una  sua  Nota  a  stampa 
e  ne  discorre.  383. 

—  Fa  parte  della  Commissione  esamina- 
trice della  Memoria  Cornaijlia.  382. 

Recklinghaisen.  Ringrazia  per  la  sua  ele- 
zione a  Socio  straniero.  155. 

Respighi  e  Giacomelli.  «  Osservazioni  sul 
bordo  e  sulle  protuberanze  solari,  fatte 
all'Osservatorio  del  Campidoglio  negli 
anni  1884,  1885,  1886  e  1887  ».  99. 

Ricci.  «  Sulla  classificazione  delle  forme 
differenziali  quadratiche  ».  203. 

von  Richthofen.  Ringrazia  per  la  sua  no- 
mina a  Socio  straniero.  55. 

Righi.  «  Sulla  conducibilità  calorifica  del 
bismuto  posto  in  un  campo  magnetico».  5. 

—  «  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici,  pro- 
vocati dalle  radiazioni  •■ .  ls.">;  l'.i.s-,  :t~s-, 
691. 

Roiti.   Fa  omaggio   della  2a   edizione   dei 

suoi  «  Elementi  di  Fisica  ».    156. 
Rovelli.  V.  Grassi. 


Sala.  V.  Mondino. 

Salvioni.  «  Poteri  induttori  specifici  dì  al- 
cuni olii  ».  136. 

Scala.  V.  Nasini. 

Sciamanna  e  Torti.  Inviano  per  esame  la 
loro  Memoria  intitolata:  «  Modificazioni 
del  polso  cerebrale  nelle  diverse  posi- 
zioni del  soggetto  e  per  l'uso  di  diversi 
farmaci  ».  848. 

Schupfer.  Presenta  un'  opera  del  sig.  Zde- 
knuer.  384. 

—  Presenta  una  pubblicazione  del  prof. 
Chiappelli  e  ne  discorre.  601. 

—  Riferisce  sul  concorso  al  premio  Reale 
per  le  Scienze  giuridiche,  pel  1886.  623. 

—  u  Gli  Statuti  pistoiesi  del  secolo  XLtl,  a 
proposito  di  uno  studio  di  L.  Zdekauer  ■-. 
256. 

Segretario  della  Classe  di  scienze  mo- 
rali.   Presenta,    perchè    sia   sottoposta 


—  859  — 


ad  esame  la  Memoria  del  sig.  Toldo  : 
I  Fableaux  ».  95. 

Serafini.  Fa  parte  della  Commissione  giu- 
dicatrice del  concorso  al  premio  Eeale 
per  le  Scienze  giuridiche ,  pel  1886. 
623. 

Silber.  V.  Ciamician. 

Struever.  Presenta,  perchè  sia  sottoposta 
ad  esame,  una  Memoria  dell'ing.  La  Valle. 
764. 

—  Fa  parte  della  Commissione  esamina- 
trice del  concorso  al  premio  reale  per 
la  Mineralogia  e  Geologia,  pel  1886. 
635. 

; —  Eiferisce  sulle  Memorie  :  Artini.  382  ; 
Mauro.  563;  La  Valle.  764. 

—  u  Ulteriori  osservazioni  sui  giacimenti 
minerali  di  Val  d'Ala  in  Piemonte.  II. 
L'idocrasio  del  banco  d'idocrasio  nel  ser- 
pentino della  Testa  Ciarva  al  piano  della 
Mussa  ».  489. 

Summer  Maine.  Annuncio  della  sua  morte. 
180. 


Tabarrini.  Riferisce  sulla  Memoria  Cipolla. 

600. 
Tacchini.   Presenta    le    pubblicazioni    del 

sig.  Brassart.  250;  383. 

—  Presenta  varie  Note  a  stampa  del  dott. 
Grablovitz  e  ne  parla.  565. 

—  u  Sui  fenomeni  della  cromosfera  solare, 
osservati  al  R.  Osservatorio  del  Collegio 
Romano  nel  4°  trimestre  del  1887  ».  3. 

—  «  Osservazioni  di  macchie  e  facole  so- 
lari fatte  al  R.  Osservatorio  del  Collegio 
Romano  nel  4°  trimestre  1887  ».  4. 

—  «  Sulla  distribuzione  delle  protuberanze 
alla  superficie    del   sole  durante  l'anno 

1887  ».  104. 

—  Sull'  eclisse    di    Luna    del    28  gennaio 

1888  ».  105. 

—  «  Sulla  distribuzione  in  latitudine  delle 
eruzioni,  macchie  e  facole  solari  du- 
rante il  1887  ».  184. 

—  «  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  facole 
e  protuberanze  solari,  fatte  al  R.  Osser- 


vatorio del  Collegio  Romano  nel  1°  tri- 
mestre 1888  ».  308. 

—  «  Osservazioni  sulla  cometa  Sawerthal 
fatte  da  Tacchini  e  Millosevich  ».  309. 

—  «  Sulla  distribuzione  in  latitudine  dei 
fenomeni  solari  osservati  al  R.  Osser- 
vatorio del  Collegio  Romano  nel  1°  tri- 
mestre del  1888  ».  499. 

—  «  Sull'eclisse  totale  di  sole  del  19  agosto 
1887  osservato  in  Russia  e  nel  Giap- 
pone ».  500. 

—  «  Sulle  osservazioni  magnetiche  fatte 
eseguire  nell'Ufficio  centrale  di  Meteo- 
rologia di  Roma».  689. 

Taramelli.  Fa  parte  della  Commissione 
esaminatrice  della  Memoria  Morelli.  250. 

—  Riferisce  sul  concorso  al  premio  reale 
per  la  Mineralogia  e  Geologia,  pel  1886. 
635. 

Taramelli  e  Mercalli.  «  Alcuni  risultati 
di  uno  studio  sul  terremoto  ligure  ». 
792. 

Terrigi.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  «  Gli  Ostracodi  Polizoi  a  Fo- 
raminiferi  del  calcare  di  Palo  (Vulgo 
Macco  di  Palo)  ».  848. 

Todaro.  Fa  omaggio  di  una  pubblicazione 
del  prof.  Brunetti  e  ne  parla.  365. 

—  Presenta,  perchè  sia  sottoposta  ad  esame, 
una  Memoria  del  dott.  Mingazzini.  764. 

—  «  La  branchia  delle  Salpe  ».  782. 
Toldo.  Invia   per  esame  la  sua  Memoria: 

«  I  Fableaux  ».  95. 
Tommasi-Crudeli.    Offre   le  pubblicazioni 
dei  signori  Campana  e  Schiavuzzi.  383. 

—  Riferisce  sulla  Memoria  Bonardi  e  Ge- 
rosa.  764. 

—  «  Il  bacillo  della  malaria  ».  305. 
Tommasini.  Presenta  una  pubblicazione  del 

sig.  Bruto  Amante  e  ne  discorre.  180. 

—  Fa  parte  della  Commissione  esamina- 
trice della  Memoria  Cipolla.  600. 

—  u  Registro  degli  Officiali  del  Comune  di 
Roma  a  tempo  di  Nicolo  V  e  nel  primo 
anno  di  pontificato  di  Calisto  III,  scritto 
dallo  scriba-senato  Marco  Guidi  ».    59. 

Trauhe-Mengarint.  «  Ricerche  sui  gas 
contenuti  nella  vescica  natatoria  dei 
pesci  ».  89;  313. 


—  860  — 


Vicentini  e  O'modei.  «  Sulla  dilatazione 
termica  di  alcune  leghe  binarie  allo 
stato  liquido  ».  718;  805. 

Viola.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria 
intitolata:  Il  principio  del  minimo  la- 
voro di  deformazione  ».  600. 

—  «  Le  lamine  sottili  anisotrope  colorate 
nella  luce  polarizzata  parallela  ».  19. 

Violi.  «L'isoterma  dei  gas».  285;  316; 
462;  513. 

Virchow.  Eingrazia  per  la  sua  elezione  a 
Socio  straniero.  250. 


Volterra.  «  Sopra  una  estensione  della 
teoria  di  Riemann  sulle  funzioni  di  va- 
riabili complesse».  107;  196. 


w 


Weber.  Ringrazia  per  la  sua  nomina  a  Socio 
straniero.  55. 


Zatti.  V.  Ciamician. 
Zeuner.  Ringrazia    per 
Socio  straniero.  55. 


la    sua  nomina  a 


861 


INDICE   PER  MATERIE 


Archeologia.  Di  una  epigrafe  onoraria  a 
L.  Iulio  Iuliano,  prefetto  del  pretorio  e 
prefetto  dell'Annona,  al  tempo  di  Com- 
modo. F.  Barnabei.  70. 

—  «  Di  una  iscrizione  latina  arcaica  del 
console  Servio  Fulvio  Fiacco,  scoperta 
in  S.  Angelo  in  Formis  presso  Capua. 
Id.  276. 

—  Notizie  sulle  scoperte  di  antichità.  G.Fio- 

relli.  1887:  dicembre,  64;  1888:  gennaio, 
159;  febbraio,  253;  marzo,  385;  aprile, 
569;  maggio,  767. 

—  Sopra  un'antica  tazza  di  Lucio  Canoleio. 
F.  G amurrini.  404. 

—  Su  di  una  figura  arcaica  di  guerriero, 
in  bronzo,  trovata  nel  santuario  di  Ascle- 
pio ad  Epidauro.    IV.  Helbig.  59. 

—  Su  di  una  figurina  in  bronzo  rappresen- 
tante un  Sileno.  Id.  166. 

—  Notice  sur  une  vue  de  Rome  et  sur  un 
pian  du  Forum  à  la  fin  du  XV9  siècle, 
d'après  un  recueil  conserve  à  l'Escurial. 
E.  Muntz.  71. 

—  Scavi  archeologici  nel  territorio  di  Si- 
bari.  L.  Pigorini.  571. 

Astronomia.  Relazione  sulle  esperienze  isti- 
tuite nel  R.  Oservatorio  di  Padova  in 
agosto  1885  e  febbraio  1886,  per  deter- 
minare la  lunghezza  del  pendolo  sem- 
plice a  secondi,  preceduta  dalla  esposi- 
zione dei  principi  del  metodo  dello  stru- 
mento di  Repsold.  G.  Lorenzoni.  83. 

—  Osservazioni  sul  bordo  e  sulle  protube- 


ranze solari,  fatte  all'  Osservatorio  del 
Campidoglio  negli  anni  1884, 1885, 1886 
e  1887.  L.  Respighi  e  Giacomelli.  99. 

—  Sui  fenomeni  della  cromosfera  solare, 
osservati  al  R.  Osservatorio  del  Collegio 
Romano  nel  4°  trimestre  del  1887.  P.  Tac- 
chini. 3. 

—  Osservazioni  di  macchie  e  facole  solari 
fatte  al  R.  Osservatorio  al  Collegio  Ro- 
mano nel  4°  trimestre  1887.  Id.  4. 

—  Sulla  distribuzione  delle  protuberanze 
alla  superficie  del  sole  durante  l'anno 
1887.  Id.  104. 

—  Sull'eclisse  di  luna  del  28  gennaio  1888. 
Id.  105. 

—  Sulla  distribuzione  in  latitudine  delle 
eruzioni,  macchie  e  facole  solari  durante 
il  1887.  Id.  184. 

—  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  facole, 
e  protuberanze  solari,  fatte  al  R.  Osser- 
vatorio del  Collegio  Romano,  nel  1°  tri- 
mestre 1888.  Id.  308. 

—  Osservazioni  sulla  cometa  Sawerthal 
fatte  da  Tacchini  e  Millosevich.  Id.  309. 

—  Sulla  distribuzione  in  latitudine  dei  fe- 
nomeni solari  osservati  al  R.  Osserva- 
torio del  Collegio  Romano  nel  1°  tri- 
mestre del  1888.  Id.  499. 

—  Sull'eclisse  totale  di  sole  del  19  agosto 
1887,  osservato  in  Russia  e  nel  Giappone. 
Id.  500. 

—  Osservazioni  del  pianetino  (264)  Libussa. 

E.  Millosevich.  106. 

—  Osservazione  del  pianeta  (275)  e  della 
cometa  Sawerthal.  Id.  504. 


862  — 


Astronomia.  Elementi  ellittici  di  (264) 
Libussa  in  base  a  due  opposizioni 
(1886-87  e  1888).  Id.  505. 

Astronomia  fisica.  Le  protuberanze  solari 
nei  loro  rapporti  colle  variazioni  del  ma- 
gnete di  declinazione  diurna.  P.  M.  Ga- 
ribalài.  27. 


\\ 


Bacteriologia.  Il  bacillo  della  malaria. 
C.  Tommasi-Cruàeli.  305. 

Bibliografia.  Cenno  bibliografico  sull'opera 
del  prof.  Benzoni  :  «  Dottrina  dell'essere 
nel  sistema  Bosminiano  ».  L.  Ferri.  769. 

—  Di  un  manoscritto  di  Bime  del  secolo 
XVI,  recentemente  acquistato  dalla  Bi- 
blioteca Angelica.  E.  Naràucci.  265. 

Biologia.  La  branchia  delle  Salpe.  F.  To- 
àaro.  782. 

Botanica.  Pugillo  di  alphe  tripolitane.  G.B. 
De  Toni  e  D.  Levi.  240. 


c 


Chimica.  Sul  peso  molecolare  degli  acidi 
citraconico,  itaconico  e  mesaconico,  e 
degli  acidi  fumarico  e  maleieo.  E.  Pa- 
terno e  R.  Nasini.  685. 

—  Il  peso  molecolare  dello  solfo,  del  fo- 
sforo, del  bromo  e  del  jodio  in  solu- 
zione, là.  782. 

—  Sopra  alcuni  derivati  della  pirrolenfta- 
lide.  F.  Anderlini.  560. 

—  Contribuzione  allo  studio  del  cromato  ba- 

sico di  rame.  L.  Balbiano.  507. 

—  Sintesi  di  acidi  metilindolcarbonici. 
G.  Ciamician  e  G.  Magnatimi.  144. 

—  Sulla  formazione  dei  due  tetrabromuri 
di  pirrolilene.  là.  227. 

—  Sugli  acidi  carbossilici  degli  acidi  c-me- 
tilindoli.  là.  741. 

—  Bicerche  sull'Apiolo.  G.  Ciamician  e 
P.  Silber.  146;  541;  550;  824. 

—  Sugli  acidi  carbossilici  dell'indolo.  G.  Cia- 

mician e  C.  Zatti.  746. 

—  Sopra  un  acido  solfoisovalerianico.  G.  De 

Varda.  359. 

—  Studi  sui  pirroli  terziari,  là.  755. 


Chimica.  Sui  derivati  acetilici  del  Metil- 
chetolo  e  dello  Scatole  G.  Magnanini. 
362. 

—  Azione  dell'anidride  acetica  sull'acido 
levulinico.  Id.  477. 

—  Sulla  trasformazione  del  metilchetolo  in 
chinaldina.  Id.  556. 

—  Sopra  alcuni  derivati  del  dimetilpirrolo 
assimmetrico.  Id.  828. 

—  Bicerche  chimiche  sulle  capsule  surre- 
nali. F.  Marino-Zuco.  835. 

—  Bicerche  chimiche  sulla  germinazione  del 
Phaseolus  vulgaris.  A.  Menozzi. 
149. 

—  Sulle  solfine  e  sulla  diversità  delle  valenze 

dello  zolfo.  R.  Nasini  e  A.  Scala.  232. 

—  Alcuni  nuovi  composti  fluorurati  del  va- 
nadio. A.  Piccini  e  G.  Giorgis.  590. 

Chimica  mineralogica.  Sulla  composizione 
chimica  e  mineralogica  delle  rocce  ser- 
pentinose  del  colle  di  Cassimoreno  e  del 
Monte  Bagola  (Valle  del  Nure).  C.  Mon- 
tetnartini.  369. 

Chimica  TOSSICOLOGICA.  Ricerche  sperimen- 
tali sull'azione  tossica  dell'estratto  ac- 
quoso delle  capsule  surrenali.  G.  Guar- 
niero e  F.  Marino-Zuco.  842. 

Concorsi  a  premi.  Relazione  sul  con- 
corso al  premio  reale  per  le  Scienze 
giuridiche,  pel  1886.  623. 

—  Id.  al  premio  reale  per  la  Mineralogia 
e  Geologia,  pel  1886.  635. 

—  Id.  ai  premi  ministeriali  per  le  Scienze 
filologiche.  647. 

—  Id.  ai  premi  ministeriali  per  le  Scienze 
fisiche  e  chimiche,  pel  1886-87.  650. 

—  Elenco  dei  lavori  presentati  per  concor- 
rere ai  premi  reali  del  1887  ,  per  la 
Matematica  e  la  Chimica.  54. 

—  Id.  dei  lavori  presentati  per  concorrere 

al  premio  reale  del  1887,  per  le  Scienze 
filosofiche  e  inorali.  96. 

—  Id.  dei  lavori  presentati  al  concorso  ai 
premi  del  Ministero  della  Pubblica  istru- 
zione per  le  Scienze  matematiche,  1887, 
1888.  566. 

—  Id.  dei  lavori  presentati  al  concorso  ai 
premi  del  Ministero  della  Pubblica  istru- 
zione per  le  Scienze  storiche  e  filolo- 
giche, 1887-88.  651. 


—  863  — 


Concorsi  a  premi.  Annuncio  di  un  co- 
ncorso a  premio  istituito  dalla  Società 
italiana  di  elettricità.  156  ;  id.  dalla  R. 
Accademia  delle  scienze  fisiche  e  mate- 
matiche di  Napoli.  251  ;  di  assegni  per 
istudì  di  perfezionamento  all'  estero. 
299  ;  programma  pel  premio  Hoeufft,  pel 
1889.482;  programma  per  i  premi  isti- 
tuiti dall'Associazione  di  proprietari  ed 
agricoltori  di  Napoli.  568. 

Cristallografia.  Criteri  per  stabilire  una 
classificazione  naturale  dei  cristalli. 
C.  Marangoni.  215. 


E 


Elezioni  del  Presidente,  del  Vicepresi- 
dente, dell'Amministratore  e  dell'Ammi- 
nistratore aggiunto.  765. 

Etnografia.  Collezione  etnografica  della 
Nuova  Caledonia,  esistente  nel  Museo 
preistorico  di  Roma.  G.  A.  Colini.  74. 

—  Ornamenti  personali  dei  Melanesi,  esi- 
stenti nel  Museo  preistorico  di  Roma. 
Id.  173. 

—  Collezione  etnografica  delle  isole  del- 
l'Ammiragliato esistente  nel  Museo  prei- 
storico di  Roma.  Id.  774. 


F 


Filosofia.  V.  Bibliografìa. 
Filologia.   I  canti  epici    della  Finlandia. 
D.  Gomparetti.  618. 

—  Frammenti  Copti.  /  Guidi.  60. 

La  traduzione  degli  Evangeli  in  arabo 
ed  in  etiopico  (geez).  Id.  256. 

—  Per  la  Fonistoria  protaria.  F.  G.  Fumi. 
173;  406. 

—  Di  un  aneddoto  del  ciclo  Arturiano  (Re 
Artù  ed  il  gatto  di  Losanna).  F.  Novati. 
580. 

Fisica.  Dei  colori  latenti  o  invisibili  dei 
corpi.  G.  Govi.  572. 

—  Nuovo  metodo  per  costruire  e  calcolare 
il  luogo,  la  situazione  e  la  grandezza 
delle  imagini  date  dalle  lenti  o  dai  si- 
stemi ottici  complessi.  Id.  655. 


Fisica.  Sulla  conducibilità  calorifica  del 
bismuto  posto  in  un  campo  magnetico. 
A.  Righi.  5. 

—  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici,  pro- 
vocati dalle  radiazioni.  Id.  185;  498  ; 
578;  691. 

—  Sopra  i  coefficienti  termici  dei  magneti. 
A.  Cancani.  334. 

—  Nuovo  metodo  per  la  determinazione 
delle  due  costanti  di  elasticità.  M.  Can- 
tone. 220;  292. 

—  Ricerche  intorno  alle  deformazioni  dei 
condensatori.  Id.  344;  471. 

—  Sui  sistemi  di  frangi  e  d'interferenza  pro- 
dotte da  una  sorgente  di  luce  a  due  co- 
lori. Id.  815. 

—  Sulla  scarica  elettrica  nell'aria  forte- 
mente riscaldata.  P.  Cardani.  44. 

—  Sull'influenza  delle  forze  elastiche  nelle 
vibrazioni  trasversali  delle  corde.  Id.  524; 
705;  818. 

—  Sulla  velocità  del  suono  nelle  leghe. 
G.  G.  Gerosa.  127. 

—  Sulla  velocità  del  suono  nei  vapori.  (}.  G . 
Gerosa  ed  E.  Mai.  728;  800. 

—  Sulle  modificazioni  prodotte  dal  magne- 
tismo sul  bismuto.  G.  P.  Grimaldi.  353. 

—  Sopra  una  relazione  fra  il  potere  ter- 
moelettrico delle  coppie  bismuto-rame 
e  la  loro  sensibilità  rispetto  all'azione 
del  magnetismo.  Id.  132. 

-  Ricerche  intorno    alla   magnetizzazione 
del  ferro.  F.  Magrini.  734. 

—  Scarica  elettrica  attraverso    i  minerali. 

C.  Marangoni.  124. 

—  Il  problema  delle  attrazioni  e  ripulsioni 
capillari.  Id.  339. 

—  Movimenti  delle  polveri  alla  superficie, 
dell'acqua.  Id.  520. 

—  Influenza  della  temperatura  sul  numero 
delle  vibrazioni  di  un  corista.  N.  Pier- 
paoli.  714. 

—  Poteri  induttori  specifici  di  alenili  olii. 
E.  Salvioni.  136. 

—  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe 
binarie  allo  stato  liquido.  G.  Vicentini  e 

D.  Omodei.  718;  805. 

—  L'isoterma  dei  gas.  A.  Violi.  285;  316: 
462;  513. 

Fisica  terrestre.   Sull'impianto  del  ser- 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem. 


11: 


—  864  — 


vizio  geodinamico  in  Italia.  P.  Blaserna. 
774. 

—  Sulle  osservazioni  magnetiche  fatte  ese- 
guire dall'Ufficio  centrale  di  Meteoro- 
logia di  Roma.  P.   Tacchini.  689. 

—  Alcuni  risultati  di  uno  studio  sul  terre- 
moto ligure.  T.  Taramelli  e  G.  Mer- 
calli.  792. 

—  Il  terremoto  nel  Vallo  Cosentino  del  3 
decembre  1887.  G.  Agamennone.  532. 

—  Risultati  intorno  alle  osservazioni  idro- 
termiche  eseguite  al  Porto  d'Ischia  nel 
1887.  G.  Grahlovitz.  177. 

—  Sunto  del  metodo  per  determinare  le 
costanti  della  marea  lunare  con  una  o 
due  singole  osservazioni  al  giorno.  Id. 
534. 

—  Contributo  allo  studio  delle  rocce  ma- 
gnetiche dei  dintorni  di  Roma.  /*'.  Keller. 
38;  325. 

—  Il  terremoto  di  Firenze  del  11  novem- 
bre 1887.  C.  Marangoni.  31. 

Fisiologia.  La  frequenza  cardiaca  negli  ani- 
mali a  sangue  freddo.  A  Moriggia.  661. 

—  Applicazioni  del  veni''  metile  per  cono- 
scere la  reazione  chimica  e  la  morte 
delle  cellule.  A  Mosso.    U9. 

—  Esame  critico  dei  metodi  adoperati  per 
studiare  i  corpuscoli  del  sangue  Id.  127. 

—  Il  sangue  nello  stato  embrionale  e  la 
mancanza  dei  leucociti.  Id.  434. 

—  Il  sangue  embrionale  diScvllum  ca- 
tulus.  Id.  489. 

—  Un  veleno  che  si  trova  nel  sangue  dei 
murenidi.  Id.  665. 

—  Azione  fisiologica  del  veleno  che  si  trova 
nel  sangue  dei  murenidi.  Id.  673. 

—  Studi  sulla  fina  struttura  delle  capsule 
soprarenali.  G.  Magi/ti  e  G.  Gruamie- 
ri.  844. 

—  Studi  sul  sangue.  La  produzione  delle 
piastrine  nel  sangue  dei  vertebrati  ovi- 
pari. C.  Mondino  e  L.  Sala.  377. 

-  La  produzione  delle  piastrine  e  l'evolu- 
zione delle  emazie  nel  sangue  dei  verte- 
brati vivipari.  C.  Mondino.  378. 

—  Ricerche  sui  gas  contenuti  nella  vescica 
natatoria  dei  pesci.  M.  Traube-Menga- 
rini.  89;  313. 


a 


Giurisprudenza.  Gli  Statuti  pistoiesi  del 
secolo  XIII,  a  proposito  di  uno  studio 
di  L.  Zdekauer.   F.  Schupfer.  256. 


Idrometria.  Effemeridi  e  statistica  del  fiume 
Tevere  prima  e  dopo  la  confluenza  del- 
l'Aniene,  e  dello  stesso  fiume  Aniene 
durante  l'anno  1887.  A.  Betocchi.  782. 

Invito  del  Rettore  dell'Università  di  Bo- 
logna per  la  celebrazione  dell'8°  cente- 
nario di  quella  Università.  56. 

—  Id.  del  Sindaco  di  lumia  per  assistere  alla 
inaugurazione  ilei  busti  di  Borghesi  ed 
Henzen.  97. 

—  Id.  dell'Accademia  antropologica  di  Nuo- 
va York.  180  ;  299  :  id.  pel  Congresso  geo- 
logico internazionale  di  Londra,  e  pel 
Congresso  di  Chirurgia  di  Parigi.  251; 
id.  della  Società  delle  scienze  di  Fin- 
landia. 384. 


31 


Matematica.  Sulle  superficie  d'arca  mi- 
nima negli  spazi  a  curvatura  costanti'. 
L.  Bianchi,   l. 

—  Sulla  equazione  a  derivate  parziali  del 
Cayley  nella  teoria  delle  superficie.  Id. 
442. 

—  Sopra  una  classe  di  trasformazioni  in 
se    medesima    della   equazione   a   deri- 

rt,  —  s- 


vate    parziali  :      fi) 
+ 


fl+P'  +  q')' 

1   +  1*)r    -%j>qs  +  fi  +P*)t 


1 


C  >St  .       fd.     11.".. 


'     1+^  +  f 

—  Osservazioni  sulla  comunicazione  del 
dott.  H.  Maschke,  relativa  alla  risolu- 
zione della  equazione  del  sesto  grado. 
F.  Brioschi.  181. 

—  La  forma  normale  delle  equazioni  del 
sesto  grado.  Id.  301;  485. 

—  Sopra  alcuni    invarianti    simultanei    di 


—  865 


duo  forme  binarie  degli  ordini  5  e  4,  e 
sul  risultante  di  esse.  E.  D'Ovidio.  100. 

—  Sopra  certi  integrali    definiti.    S.   Pin- 

cherle.  100. 

—  Sulle  funzioni  ipergeometriche  genera- 

lizzate. Id.  694;  792. 

—  Sui  concetti  di  limite  e  di    continuità. 

E.  Cesar n.  12. 

—  Formole  relative  al  moto  di  un  punto. 

lei.  18. 

—  Sur  la  comparaison  des  serica  divergen- 

tes.  Id.  115. 

—  Sur  les  lois  as3rmptotiques  des  nombres. 

Id.  462. 

—  Sur  les  systèmes    de    nombres    entiers. 

Id.  457. 

—  La  risoluzione  della  equazione  del  sesto 

grado.  //.  Maschke.  181. 

—  Su  le  trasformazioni    involutorie    dello 

spazio  che  determinano  un  complesso 
lineare  di  rette.  D.  Montesano.  207  : 
277. 

—  Sulle  reciprocità  birazionali  nulle  dello 

spazio.  Id..  588. 

—  Una    nuova    applicazione    della    teoria 

delle  funzioni  ellittiche  alla  meccanica. 
E.  Padova.  507. 

—  Sul  movimento  di  rotazione  che  prende 

nel  vuoto  od  in  un  fluido   incompres- 
sibile un  corpo  soggetto  a  forze  di  pò- . 
tenziale  H,  cos2  0  -j-  H2  cos  0.  B.  Pala- 
dini. 187. 

—  Sopra  un  teorema    fondamentale    nella 

teoria  del  calcolo  simbolico  delle  forme 
ennarie.  E.  Pascal.  119. 

—  Sulle    forme    appartenenti    all'ottaedro. 

G.  Pittarelli.  509. 

—  Intorno  alla  trasformazione  del  differen- 

ziale ellittico  effettuata  per  mezzo  della 
rappresentazione  tipica  delle  forme  bi- 
narie di  3°  e  4°  grado.  Id.  703. 
■—  Sulla  classificazione  delle    forme    diffe- 
renziali quadratiche.  G.  Ricci.  203. 

—  Sopra  una    estensione    della    teoria    di 

Eiemann  sulle  funzioni  di  variabili 
complesse.   V.   Volterra.  107;  196. 

—  V.  Meccanica. 

Meccanica.  Sulla  deformazione  di  un  corpo 
elastico  isotropo  per  alcune  speciali 
condizioni  ai  limiti.    V.  Cerniti.  785. 


Meccanica.  Intorno  ad  un  recente  stadio 

sulla  gravità.  G.  B.  Eavero.  310. 
Micrografia.    Fotografia    istantanea    dei 

preparati  microscopici.  S.  Capranica. 

297. 
Mineralogia.  Sulla  così  detta  Sa  vi  te  di 

Montecatini.  A.  Cossa.  99. 

—  Ulteriori  osservazioni  sui  giacimenti  mi- 

nerali di  Val  d'  Ala  in  Piemonte. 
IL  L'idocrasio  del  banco  d'idocrasiu 
nel  serpentino  della  Testa  Ciarva  al 
piano  della  Mussa.  G.  Stringer.  489. 

—  Sulla  così  detta  Savite  di  Montecatini. 

E.  Artini.  51. 

—  Alcune  nuove  osservazioni  sulle  zeolili 

di  Montecchio  Maggiore.  Id.  536. 

—  Sopra  gli  sferoidi  di  Ghistorrai  presso 

Fonni  in  Sardegna.  D.  Lovisato.  355. 


N 


Necrologie.  Annunzio  della  morte  del 
Soci:  Carrara.  96;  Summer  Maine. 
180;  von  Rath.hm. 


O 


Ottica  matematica.  Le  lamine  sottili  ani- 
sotrope  colorate  nella  luce  polarizzata 
parallela.  C.   Viola.  19. 


S 


Scienze  sociali.  Un  socialista  Cinese  dei 
V  secolo  av.  C:  Mih-Teih.  S.  Cognetti 
de  Martiis.  166. 

Storia.  Registro  degli  Officiali  del  Comune 
di  Roma  a  tempo  di  Nicolò  V  e  nel 
primo  anno  di  pontificato  di  Calisto  III 
scritto  dallo  scriba-senato  Marco  Guidi. 
O.  Tommasini.  59. 

—  Censimento  della  popolazione  di  Roma 

dal  1686  al  1715.  E.  Narducci.  771. 
Storia  letteraria.  Piero  Strozzi  fioren- 
tino e  la  Metafrasi  greca  dei  Com- 
mentarii  di  Giulio  Cesare.  G.  Lum- 
broso.  166. 

—  L'Itinerarium  del  Petrarca.  IL  390. 
Storia  religiosa.  Les  premiers  chrétiens 

et  le  démon.  E.  Le  Blant.  59. 


866  — 


Psicologia.  Il  fenomeno  della    ricordanza 
illusoria.  F.  Bonatelli.  161. 


Paletnologia.  Di  alcune  leghe  usate  nelle 

prime    età    nei    metalli.  L.   Pìgorini. 

261. 
Patologia.    La    B  i  1  h  a  r  z  i  a   in    Sicilia. 

B.  Grassi  e  G.  Rovelli.  799. 
Pieghi    suggellati.   Apertura    di    un 

piego  suggellato  del  Socio  De  Paolis. 

568. 


Z 


Zoologia.  Morfologia  e  sistematica  di    al- 
cuni protozoi  parassiti.  B.   Grassi.  5. 

—  Significato  patologico  dei  protozoi  paras- 

siti dell'uomo.  Id.  83. 

—  Intorno   allo    sviluppo  dei  Cestodi.    B. 

Grassi  e  G.  Rovelli.  700. 


KRRATA-CORBIGE 


12  invece  di  « 

19  la  formula  /  — - 


lini 


l'ag.     13  lin. 

16     n 

266    ■'     37  invece  di  a,  e  et  g 


leggasi  wt 
devesi  corr.  >.  = 


leggasi  a  ad 


»      276    « 


3S 


12 
13 


lib.2.Ven.l565. 
f.  18b  et  21a. 

lateant 

'  Susornione  '  (7) 

et  '  Tardo  »  (22), 

quaerendum 


413    ■ 

5          " 

maschile 

n 

11          » 

radici 

415    • 

18  a.  f.  » 

vi 

416    - 

1        » 

"ère 

r> 

28        » 

inerenza 

425     • 

>     10  a  f.  » 

e,  Xa  CI 

Yen.   1565,  lib.   1,  f.  36  sqq.  et  lib.  2, 

f.  18b  et  21a. 
latent 


et  '  Tardo  '  (22),  eodem  servato  ordine, 
sunt  Figliuccius  Figlucci,  episc. 
Clusin.,  M.  Ant.  Cinuzzi,  Jo.  Bapt. 
Vignali,  et  eq.  Fortunius  Mar- 
tini.   '  Susornione  '  (7)  quserendus. 

maschile-neutro 

biradici 

vi 
ere 

inerenza  i  u 
e  1 ,0  Xa  CI. 


REALE  ACCADEMIA  DEI  LINCEI 


BULLETTINO  BIBLIOGRAFICO 


[L'asterisco  *  indica  i  libri  -e  i  periodici  ricevuti  in  dono  dagli  autori  o  dagli  editori; 
il  segno  -j-  le  pubblicazioni  cbe  si  ricevono  in  cambio]. 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  dicembre  1887. 

Pubblicazioni  nazionali. 

*  Alvino  F.  —  I  calendari.  Fase.  23-28.  Firenze,  1887.  8°. 

*Bibbia  (La)  volgare  secondo  la  rara  edizione  del  I  di  ottobre  MCCCCLXX1 

ristampata  per  cura  di  C.  Negroni.  Voi.  X.  Bologna,  1887.  8°. 
■^Bilanci  comunali  per  l'anno  1885.  Koma,  1887.  4°. 
*Boccardo  E.  C.  —  Trattato  elementare  completo  di  geometria  pratica.  Disp.  19. 

Torino,  1887.  4". 
*Bombicci  L.  —  Sulla  costituzione  fisica  del  globo  terrestre,  sull'origine  della 

sua  crosta  litoide,  sulle  cause  dei  moti  sismici  che  più  frequentemente  vi 

avvengono.  Bologna,  1887.  4°. 
*Id.  —  Sulle  ipotesi  dell'azione  e  selezione   magnetica   del   globo   terrestre, 

sulle  materie  cosmische  interplanetarie  contenenti  ferro.  Bologna,  1887.  4°. 
*Bortolotti  P.  —  Il  march.  Giuseppe  Campori  e  la  Deputazione  modenese  di 

storia  patria.  Modena,  1887.  8°. 

*  Calvi  F.  —  La  filosofia  contemporanea  e  le  lezioni  di  Ausonio  Franchi.  Mi- 

lano, 1887.  8°. 
*Capasso  B.  —  Novella  di  Ruggiero  re  di  Sicilia  e  di  Puglia.  Napoli,  1867.  4°. 
*Id.  —  Sulla  storia  esterna  delle  costituzioni  del.  regno  di  Sicilia  promulgate 

da  Federico  II.  Napoli,  1869.  4°. 
*Id.  —  Monumenta  ad  Neapolitani  Ducatus  historiam  pertinentia.  Voi.  I,  IL 

Neapoli,  1871.  4°. 
*Id.  —  Historia  diplomatica  Regni  Siciliae  inde  ab  anno  1250  ad  ammiri  1266. 

Napoli,  1874.   4°. 
*Id.  —  Sulla  circoscrizione  civile  ed  ecclesiastica  e  sulla  popolazione  della  città 

di  Napoli  dalla  fine  del  secolo  XIII  fino  al  1809.  Napoli,  1883.  4°. 

Bollettino  Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Seni.  1 


*  Cherubini  G. —  Statuto  municipale  della  città  di  Atri.  Atri,  1887.  4°. 
*F.ae  G.  —  Influenza  del  magnetismo  sulla  resistenza  elettrica  dei  conduttori 

solidi.  Venezia,  1887.  8°. 

*  Goiran  A.  —  Appendice  e  note  al  Catalogo  dei  terremoti  veronesi.  Verona, 

1887.  8°. 
*Guignet  F.  —  Della  cheratoscopia.  Trad.  di  M.  Neuschuler.  Firenze,  1888.  8°. 
f  Indici  e  cataloghi.  IV.  I  codici  palatini  della  Biblioteca  nazionale  di  Firenze. 

Voi.  I,  6.  —  V.  Manoscritti  italiani  delle  Biblioteche  di  Francia.  Voi.  IL 

Eoma,  1887.  8°. 
* Labus  C.  —  Per  agevolare  l'asportazione  dei  polipi  mucosi  nasali.  Milano, 

1887.  8°. 

*  Lampertico  F.  —  Discorsi  pronunziati  in  Senato  nelle  tornate  22  e  23  no- 

vembre 1887.  Roma,  1887.  8°. 
*Levasseur  F.  —  Statistique  de  la  superficie  et  de  la  population  des  contrées 
de  la  terre.  Rome,  1887.  4°. 

*  Levi  S.  —  Vocabolario  geroglifico  copto  ebraico.  Voi.  V.  Torino,  1887.  4°. 
1  Livellazione  del  fiume  Po  da  Moncalieri  al  mare.  Atlante.  Firenze,  1887. 

*  Macchiati  L.  —  Preparazione  della  clorofilla  e  delle  altre  sostanze  coloranti 

che  l'accompagnano.  Milano,  1887.  8°. 

* Morselli  F.  —  L'ordinamento  didattico  nelle  facoltà  filosofiche  ed  il  Congresso 
universitario  di  Milano.  Milano,  1887.  8°. 

* Paoli  B.  —  Del  matrimonio  rispetto  ai  beni.  Firenze,  1887.  8°. 

*Pasqualigo  C.  —  Il  volgarizzamento  delle  vite  dei  Santi  Padri  non  è  di  Do- 
menico Cavalca.  Firenze,  1887.  8°. 

*Pavan  A.  —  Ghirlanda  di  semprevivi  intrecciata  sulla  tomba  della  nobil  donna 
Carla  Parodi-Giovio  Pavan.  Treviso,  1887.  8°. 

*  Peri  nei  oli  C.  —  Legge  dei  satelliti.  Scoperta  delle  orbite  di  essi  ecc.  Milano, 

1888. 

*  Pezzi  D.  —  La  lingua  greca  antica.  Breve  trattazione  comparativa  e  storica. 

Torino,  1888.  8°. 
*Pinelli  G.  —  Dell'accentuazione  della  lingua  italiana.  Napoli,  1887.  8°. 
*Riccò   A.  —   Osservazioni   e    studi    dei    crepuscoli  rosei    1883-8G.    Roma, 

1887.  4°. 

*  Scacchi  A.  —  La  regione  vulcanica  fluorifera  della  Campania.  Napoli,  1887.  4°. 

*  Simone   S.  —  Norba  e  Ad  Veneris   ossia   Conversano  e  Castiglione.  Trani, 

1887.  8°. 
+  Statistica  delle  cause  di  morte.  Anno  1885.  Roma.  1887.  4°. 
f  Statistica  giudiziaria  penale  per  l'anno  1885.  Roma,  1887.  4°. 

*  Tauro  G.  —  Scienza  e  pedagogia.  Lingua  e  suo  contenuto  nella  scuola  ele- 

mentare. Bari,  1887.  8°. 

*  Ursini-  Scuderi   S.  —  Il  fattore  personale  della  specie  umana,  proposto   a 


—  Ili  — 
nuovo  organo  delle  discipline  filosofico-giuridico-sociali  secondo  il  coraim 
consenso  degli  scienziati.  Voi.  I,  IL  Catania,  1887.  8°. 
* Zanotti- Bianco  0.  —  La  luna,  sua  costituzione  e  sua  influenza  nelle  vicende 
atmosferiche.  Torino,  1887.  8°. 

Pubblicazioni  estere. 

+ Adler  G.  —  Die  Marasche  Wertlehre  und  ihre  Consequenzen  fui  die  Kritik 

der  kapitalistischen  Produktionsweise.  Tiibingen,  1886.  8°. 
* Allgayer  A.  —  Ueber  Central   Epithelialgeschwulste  des  Unterkiefers.  Tii- 

bingen,  1886.   8°. 
fAlt  IL  —  Ueber  Chinolinderivate  aus  metasubstituierten  Arninen    und  eine 

achte  Chinolincarbonsàure.  Hamburg,  1886.  8°. 
+ Anecdota  Oxoniensia.  Semitic  series.  Voi.  I,  part  IV.  (Neicòaiier,  Mediaeval 

jewish  chronicles  and  chronological  notes),  Oxford,  1887.  4°. 
^Bauernfeind  C.  31.  —  Gedàchtnissrede  auf  Joseph  von  Fraunhofer  zur  Feier 

seines  hundertsten  Geburtstag.  Miinchen,  1887.  4°. 
f  Baumann  G.  —  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Gliome  und  Neurogliome.  Tubingen, 

1887.  8°. 
^  Bay  ha  H.  —  Ueber  Lupuscarcinom.  Tubingen,  1887.  8°. 
fBeck  31.  — Ueber  einen  Fall  von  anàmischer  Erweichung  des  Riichenmarks. 

Tubingen,  1887.  8°. 
^Belila   G.  —  Ueber  die  Einwirkung  von  Phosgen  auf  Anthracen.  Freiburg, 

1887.  8°. 
f  Berberich  Th.  —  Ueber  Einwirkung  von  Salpetriger  Sàure  auf  Ortho-diàthyl- 

amidophenol.  Freiburg,  1887.  8°. 
^Binder  A.  —  Ueber  die  Lage  der  Leprabacillen  in  den  Geweben.  Tiibingen, 

1887.  8°. 
i Binnecker  F.  —  Ueber  verschiedene  Metallsalze  als  Sauerstoffiibertràger  an 

schweflige  Saure.  Wetzlar,  1887.  8°. 
^Biographie  nationale  publiée  par  l'Académie  r.  des  sciences,  des  lettres  et  des 

beaux  arts  de  Belgique.  T.  Vili  3;  IX  1,  2.  Bruxelles,  1885-87.  8°. 
fBlunt  H.   W.  —  The  Causes  of  the  Decline  of  the  Roman  Commonwealth. 

Oxford,  1887.  8°. 
f Bonhòffer    0.   —   Zur    Kenntniss    des    Diphenylharnstoffchlorids.    Stuttgart, 

1887.  8°. 
fBornemann  F.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Lemaneaceen.  Berlin,  1887.  8°. 
f  Breitkopf  R.  —  Die  Punktion  und  ihre  Bedeutung  far  die  arztliche  Praxis 

in  diagnostischen  und  therapeutischen  Beziehung.  Wurzburg,  1887.  8°. 
*Brito  G.  de  —  Elogio  historico  do  Conselheiro  Antonio  Augusto  D'Aguiar. 

Lisboa,  1887.  8°. 
"•■ Bueb    J.  —  Beitràge   zur  Kenntniss   der  gechlorten  Naphtaline.   Freiburg, 

1887.  8°. 


—    IV    

'^Burstert  IL  —  Ueber  iin  Kern  gechlorte  Derivate  des  Meta-xylols.  Freiburg, 

1886.  8°. 

f  Buttile r  F.  —  Perfora tion  des  Oesophagus  durch  einen  verschluckten  Knochen- 
splitter  mit  nachfolgender  septischer  Infektion.  Stuttgart,  1886.  8°. 

fCatalogue  des  livres  de  la  bibliothèque  de  l'Académie  rovai  e  de  Belgique. 
Parties  1-3.  Bruxelles,  1881-87.  8°. 

+  Catalogue  of  Transactions  of  Societies,  Periodicals  and  Memoirs  in  the  reading 
Room  of  the  Radcliffe  Library   at  the  Oxford  Museum.  4th  ed.  Oxford, 

1887.  8°. 

+  Claussen  0.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  aroraatiseher  Methylketone.  Freiburg, 

1887.  8°. 
fCropp  G.  —  Ueber  Methyl-p-Cymylketon.  Freiburg,  1886.  8°. 
*  Culia  L.  —  China  in  America  :  a  study  in  the  Social  Life  of  the  Chinese  in 

the  eastern  Cities  of  the  United  States.  Philadelphia,  1887.  8°. 
f  Dansenbrink  IL  —  Ueber  Lichtbrechung  in  Schwach  absorbirenden  Medien. 

Aachen,  1887.  4°. 
+  Bela  font 'cane  31.  —  Sur  le  terbium  et  ses  composés  et  sui-  l'existence  pro- 

bable  d'un  nouveau  metal  dans  la  samarksite  de  la  Caroline  du  Nord. 

Genève,  1878.  8°. 
* Esperanto.  —  Langue  internationale.  Varsavie,  1887.  8°. 
*Eylmann  E.  —  Beitrag  zur  Systematik  der  Europàischen  Daphniden.  Freiburg, 

1886.  8°. 

fFahrioìi  W.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  des  Carvacrols  und  Carvols.  Freiburg, 

1887.  8°. 

*Feist  P.  E.  —  UeDer  a-Naphtylmethylketon.  Freiburg,  1887.  8°. 

i  Felsberg  0.  —  Beitrage  zur  Geschichte  des  Ròmerzuges  Heinrichs  VII.  — 

I.  Innere-  und  Finanzpolitik  Heinrichs  VII  in  Itali en.  Coburg,  1886.  8°. 
'Finckh  A.  —  Ueber  die  Endresultate  der  Castration  bei  Hodentuberkulose. 

Tiibingen,  1886.  8°. 
fFink  li.  —  Ueber  windschiefe  Flàchen  im  allgemeinen  und  insbesondere  iiber 

solche  sechster  Grades.  Tiibingen,  1887.  8n. 
f  Fischer  E.  —  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Antinomykotischer  Herde  im  Gehirne 

und  seinen  Hauten.  Tiibingen,  1887.  8°. 
+ Fischer  31.  —  Beitrag  zur  Lehre  von  der  Mischinfektion.  Tiibingen,  1887.  8°. 
*Forir  IL  —  Contributions  à  l'étude  du  système  crétacé  de  la  Belgique.  IL  III. 

Liège,  1887.  8°. 
fGadebusch  G.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  des  Chinolins.  Freiburg,  1886.  8°. 
+  Gàrtaer  L.  —  Ueber  Methyl-m-Xylylketon.  Freiburg,  1886.  8°. 
f  Gaupp  I.  —  Casuistische  Beitrage  zur  pathologischen  Anatomie  des  Rucken- 

marks  und  seiner  Haute.  Tiibingen,  1887.  8° 
f  Gayler  J.  —  Zur  Histologie  der  Schrumpfniere  nach  chronischer  Bleivergiftung. 

Tiibingen,  1887.  8°. 


—  V  — 
"*  Gesenius  E.  —  Ueber  Veràndenmgeu  in  Muskeln  und  Knochen  bei  Bleiver- 
giftung.  Jena,  1887.  8°. 

*  Gìesebrecht    W.  v.  —  Gedàehtnissrede   auf  Leopold   von   Kanke   Miinchen, 

1887.  4°. 

*  Gòz  W.  —  Ueber  ausgedehnte  Kesection  des  Schàdelknochen  und  das  Rege- 

nerationsvermogen  derselben.  Tiibingen,  1887.  8°. 

*  Greìnert  M.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  dei*  morphologischen  und  anatomi- 

schen  Verhàltnisse  der  Loasaceen,  mit  besonderer  Berucksichtigung  der 

Behaarung.  Freiburg,  1886.  8°. 
-  Grò  no  w    W.  —  Ueber  Dinitro-m-xylolsulfonsaure  und  einige  ihre  Derivate. 

Stralsund,   1887.  8°. 
fGross  A.  —  Darstellung  des  Kechtsmittelsystems   des   gegenwàrtigen  deut- 

schen  Strasprozesses  in  seinen  Grundziigen.  Leipzig,  1887.  8°. 

*  Gubkin  J.  —  Einige  Messungen  von  Elektromotorischen  Kràften  gasfreier  und 

mit  Wasserstoff  gesàttigter  Elemente.  Freiburg,  1886.  8°. 
"JScbUer  S.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Pseudocumidins.  Berlin,  1886.  8°. 
"  Hassack  C.  —  Untersuchungen  iiber  den  anatomischen  Bau  bunter  Laubblàtter 

ec.  Cassel,  1886.  8°.  : 
^Eassenstein   W.  —  Indicationen  zur   Therapie  des  Ulcus  Cruris  chronicum. 

Lyck,  1886.  8°. 
i ' Eeimbufger  K.  —  Grarnrnatische  Darstellung  der  Mundart  des  Dorfes  Otten- 

heim.  Lautlehre.  Halle,  1887.  8°. 
'  Heise  A.  —  Ueber  Schilddriisentumoren  im  Innern  des  Kehlkopfes   und  der 

Luftrohre.  Tiibingen,  1887.  8° 
f  Hercle  I.  —  Ueber  die  Phosphorsàure  ira  sckwabischen  -Tura  und  die  Bildung 

der  phosphorsaurereichen  Geoden  Knollen  und  Steinkerne.  Kiel,  1887.  8°. 
^  II ir  schianti  S.  —  Ein  Fall  von  latenter  Phtise.  Freiburg,  1887.  8°. 
*Hirzél  II.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  AYkyì aniline.  Freiburg,  1886.  8°. 
^Hòlscher  A.  —  Ueber  einen  Fall  von  Darmverschluss  durch  perforirten  Gal- 

lenstein.  Freiburg,  1887.  8°. 
*Hublin  I.  —  Entretien  sur  la  gyranastique.  Le  Mans,  1883.  8°. 
*Id.  —  La  place  de  la  république  au  Mans.  Le  Mans,  1887.  8°. 
*Id.  —  Le  Mans  pittoresque.  Le  Mans,  1884.  8°. 
*Id.  —  Notice  sur  le  théatre  et  sur  les  anciennes  salles  de  spectacle  du  Mans. 

Le  Mans,  1885.  8°. 
*Id.  —  Modiflcations  apportées  à  la  salle  de  spectacle  en  1886.  Le  Mans,  s.  d.  8°. 
*Id.  —  Promenade  dans  la  vallee  de  Saint-Blaise.  Notes  historiques  et  archéo- 

logiques.  Le  Mans,  1883.  8°. 
*Id.  —  Quelques  mots  sur  les  plans  du  Mans.  Le  Mans,  1879.  8°. 
f  Junker  I.  —  Die  Verallgemeineruug  der  Hermiteschen  Transformation  im  Zu- 

sammenhang  mit  der  Invarianten  theoretischen  Reduktion  der  Gleicliun- 

gen.  Koln,  1887.  4°. 


—   VI   — 

*Kanitz  A.  —  Sulla  coltivazione  delle  scienze,  specialmente  della  botanica. 

Kolozsvart,  1887.  8°. 
*Id.  —  Systematis  vegetabilium  Janna.  Kolozsvart,  1887.  8°. 
t  Kappes  M.  —  Die  Aristotelische  Lelire  ueber  Begriffund  Ursache  der  xCvyaig. 

Eine  Naturphilosophische  Studie.  Bonn,  1887.  4°. 
rEehrer  G.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Carpus  und  Tarsus  der  AmpMbien, 

Reptilien  und  Sauger.  Freiburg,  1887.  8°. 
* Klein  J.  —  Ueber  die  Anwendbarkeit  des  Diothiokarbaminsauren  Ammons  in 

der  Analyse.  Hamburg,  1887.  8°. 
^Kloos  F.  /.  —  Zur  Casuistik  der  Beckenfrakturen.  Tiibingen,  1886.  8°. 
* Knorr  E. —  Ueber  (4)nitro-m-xylol-(2)sulfonsàure.  Freiburg,  1887.8". 
^  Rock  0.  —  Ueber  die  Operation  der  Gutartigen  Blasenpapillome  beim  Manne. 

Tiibingen,  1886.  8°. 
+ Kólmel  F.  —  Die  Grassmannsche  Erzeugungsweise  vcn  ebenen  Kurven  dritter 

Ordnung.  Lahr,  1886.  8° 
fKorschelt  E.  —  Zur  Bildung  der  Eihullen,  der  Mikropylen  und  Chorionan- 

hiinge  bei  den  Insekten.  Halle,  1887.  4°. 
"*'  Krebs  F.  —  Ueber  das  Vorkommen  der  hyalinen  Thrombose  in  embolischen 

Lungeninfarkten.  Tiibingen,  1887.  8°. 
f  Kiigler  F.  —  Ueber  Hodentuberculose.  Ottmachau,  1886.  8°. 
* KùUìier  P.  —  Ueber  die  Einwirkung  von  Halogenalkiilen,  Phospborpentachlo- 

rid  und  Brom  auf  die  Chinolin-o-sulfonsaure  und  die  Chinolin-j)-sulfon- 

sàure.  Freiburg,  1886.  8°. 
f  Lammfromm  IL  —  Beitriige  zur  Geschichte  der  Erbschaftsklage.  Tiibingen, 

1887.  8°. 
f  Lówy  M.  —  Ueber  neue  Derivate  des  Amarins.  Freiburg,  1887.  8°. 
*  Mai  L.  —  Der  Gegensatz  und  die  Controversen  der  Sabinianer  und  Proculia- 

ner  ira  Anschluss  an  die  Berichte  der  Gaianischen  und  Justinianischen 

Institutionen.  Ludwigshafen,  1886.  8°. 
fMam  W.  —  Die  Aetiologie  der  alteren  und  modernen  Ophtalmologie  in  ihrer 

besonderen  Bedeutung  fur  die  Therapie.  Freiburg,  1886.  4°. 
*Marignac  C.  —  Sur  les  poids  atomiques  du  chlore,  du  potassium  et  de  l'argent. 

Genève,  1842.  8°. 
*Id.  —  Analyses  diverses  destinées  à  la  vérification  de  quelques  équivalents 

chimiques.  Genève,  1843.  8°. 
*Id.  —  Notices  minéralogiques.  Genève,  1844-1866.  8°. 
*Id.  —  Sur   les   poids   atomiques   du   cérium,   du   lanthane   et  du  didyme. 

Genève,  1849.  8°. 
*Id.  —  Recherches  sur  la  congélation  et  l'ébullition  des  hydrates  de  l'acide 

sulfurique.  Genève,  1853.  8° 
~*Id.  —  Recherches  sur  le  didyme  et  sur  les  principales  combinaisons.  Paris, 

s.  d.  8°. 


VII    

* Marignac  C.  —  Eeclierches  sur  les  formes  cristallines  et  la  composition  chi- 

mique  de  divers  sels.  Genève,  1856-57.  8°. 
*Id.  —  Sur  les  équivalents  chimiques  du  baryum,  du  strontium  et  du  plomb. 

Genève,  1858.  8°. 
*Id.  —  Sur  l'isomorphisme  des  fluosilicates  et  des  fluostannates  et  sur  le  poids 

atomique  du  silicium.  Genève,  1858.  8° 
*Id.  —  Eecherches   chimiques    et   cristallographiques   sur   les   fluozirconates. 

Paris,  1860.  8°. 
*Id.  —  Eecherques  chimiques .  et  cristallographiques  sur  les  tungstates,  les  fluo- 

tungstates  et  les  silicotungstates.  Genève,  1863.  8". 
*Id.  —  Eecherches  sur  les  acides  silicotungstiques  et  note  sur  la  constitution 

de  l'acide  tungstique.  Paris,  1864.  8°. 
*Id.  —  Eecherches  sui'  les  combinaisons  du  niobiurn.  I,  IL  Genève,  1865-66.  8°. 
*Id.  —  Eecherches  sur  les  combinaisons  du  tantale.  Genève,  1866.  8° 
*Id.  —  Essai  sur  la  séparation  de  l'acide  niobique  et  de  l'acide  titanique,  analyse 

de  l'aeschynite.  Genève,  1867.  8°. 
*Id.  —  Sur  quelques  fiuosels  de  l'antimoine  et  de  l'arsenic.  Genève,  1867.  8°. 
*Id.  —   Eecherches   sur   la  réduction   du   niobiurn    et   du  tantale.    Genève, 

1868.  8°. 
*Id.  —  Sur  la  chaleur  latente  de  volatilisation  du  sei  ammoniac  et  de  quel- 
ques autres  substances.  Genève,  1868.  8°. 
*Id.  —  De  l'influence  de  l'eau  sur  les  doubles  décompositions  salines   et  sui' 

les  effects  thermiques  qui  les  accompagnent.  Genève,  1869.  8°. 
*Id.  —  Eecherches  sur  .les  chaleurs  spécifiques,  les  densités  et  les  dilatations 

de  quelques  dissolutions.  Genève,  1870.  8°. 
*Id.  —  Notices  chimiques  et  cristallograflques  sur  quelques  sels  de  glucine  et 

des  metaux  de  la  cérite.  Genève,  1873.  8°. 
*Id.  —  Sur  la  solubilité  du  sulfate  de  chaux  et  sur  l'état  de  sursaturation  de 

ses  dissolutions.  Genève,  1873.  8°. 
*Id.  —   Eecherches    sur  la    diffusion   simultanee   de   quelques  sels.  Genève, 

1874.  8°. 
*Id.  —  Sur  les  chaleurs  spécifiques  des  solutions  salines.  Genève,  1876.  8°. 
*Id.  —  Sur  les  équivalents  chimiques   et  les  poids   atomiques  comme  bases 

d'un  système  de  notation.  Genève,  1877.  8°. 
*Id.  —  Sur  les  terres  de  la  gadolinite.  Genève,  1878.  8°. 
*Id.  —  Sur  l'ytterbine,  terre  nouvelle  contenue  dans   la  gadolinite.   Genève, 

1878.  8°. 
*Id.  —  Sur  les  terres  de  la  samarksite.  Genève,  1880.  8°. 
* Id.  —  Vérification  de  quelques  poids  atomiques.  le  Mém.  Bismuth,  manga- 
nése. 2e  Mém.  Zinc,  magnesium.  Genève,  1883.  8°. 
*Id.  —  Sur  une  prétendue  association   par  cristallisation   de   corps   n'offrant 

aucune  analogie  de  costitution  anatomique.  Genève,  1884.  8°. 


Vili   — 

*Marignac  C.  —  Quelqnes  réflexions  sur  le  groupe  des  terres  rares  à  propos  de 
la  théorie  de  M.  Crookes  but  la  genèse  des  éléments.  Genève,  1887.  8°. 

*Id.  et  Des  Cloiseaiix.  —  Analyses  de  quelques  substances  minérales.  Genève, 
1844.  8°. 

* Markstahler  A.  —  Ueber  einseitig  trimethyjirte  Benzophenone.  Karlsruhe, 

1886.  8°. 

*Mayer  Ph.  —  Ueber  Knorpelbindimg  irn  Oesophagus.  Freiburg,  1887.  8°. 
fMohr  P. —  Ueber  die  Ortho-  Para-  Dinitrobenzorsulfonsaure.  Freiburg,  1886.  8°. 
f MHhlebach  F.  —  Beschreibung  einer  Dysenteric-epideinie  von  19  Fàllen  in  der 

Gemeinde  Miihlheiin  a.  Bach.  Freiburg,  1887.  8°. 
*Mi'mster  A.  —  Giubileo  cinquantenario  dell'accad.  Nicola  Ivanowic  Kokscharow 

celebrato  il  6  giugno  1887.  Pietroburgo,  1887.  8°. 
f  Nemnanii  L.  —  Orometrie  des  Schwarzwaldes.  Wien,  1886.  4°. 
iNicolaides  C.  —  Ueber  Defecte  des   Septum  Atrioruui  Cordis  &.  Freiburg, 

1887.  8°. 

*Nòrdlinger  S.  —   Ein  Beitrag  zu  den  Derrnoidkystomen  des  Ovariura.  Tii- 

bingen,  1887.  8°. 
fNotices  biographiques  et  bibliographiques  concernant  les  membres,  les  corre- 

spondants  et   les  associés  de   FAcadénùe  r.  des  sciences,  des  lettres  et 

des  beaux  arts  de  Belgique,  1886.  Bruxelles,  1887. 
i  Ollivier  Beauregard  J.   —  Legislation  italienue.  Organisation  judiciaire  et 

analyse  du  Code  civil.  Paris,  1887.  8°. 
^  Paini  C.  —  Zur  Histologie  des   aeusseren   Milzbrandkarbunkels.  Tiibingen, 

1887.  8°. 
f  Petriceicu-Hasdeu  lì.  —  Dictionarul  limbei  istorice  si  poporane  a  Komauilor. 

T.  Il,  1.  Bucuresci.'  1887.  4°. 
f Pieszczek  E.  —  Zur  Kenntniss  des  Orto-aethyltoluols  und  einige  seiner  De- 
rivate. Freiburg,  1886.  8°. 
T  PliUarchus.  —  De  Proverbila  Alexandrinorum  (neoì  tòw  n<<:/  *AXs%uvdQev<si 

ti a ooi tua) v)  ed.   0.  Cousins.  Tiibingen,  1887.  4°. 
f  Prove  0.  —  Micrococcus  ocliroleuchus,  eine  nene  chroniogene  Spaltpilzform. 

Breslau,  1887.  8°. 
t Pule meri  0.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Cyanursàure  -Verbindungen.  Frei- 
burg, 1887.  8°. 
ìReinhold  IL  —  Ein  Fall  von  Tumor  der  Zirbeldriise.  Leipzig,  1886.  8°. 
*  Reiter  IL  —  Die  Siidpolarfrage  und  ihre  Bedeutung  tur  die  genetische  Glie- 

derung  der  Erdoberflàche.  Weimar,  1886.  4°. 
*Keport  of  the  scientifìc  results  of  the  exploring  voyage  of  H.  M.  S.  Challenger 

1873-76.  Zoology.  Voi.  XX,  XXI,  XXII.  London,  1887. 
^Riedel  IL  —  Ueber  das  Methyl-p-Tolylketon.  Freiburg,  1886.  8°. 
fRoel  lì.  v.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Bibromcymolsulfonsau  e.  Freiburg, 

1886.  8°. 


—   IX   — 

* Molti  A.  —  Comptes  rendus  des  travaux  du  Comité  international  chargé  des 
essais  électriques  a  l'Exposition  universelle  d'Anvers.  Liège,  1887.  4°. 

+  Schleich  C.  —  Ueber  nitrobenzylierte  Malonsàureester.  Tiibingen,  1887.  8°. 

1  Schìieidler  K.  —  Der  Ort  der  begangenen  Handlung  in  strafrechtlicher  und 
strafprozessualen  Beziehung.  Tiibingen,  1886.  8°. 

*  Schoneveld  van  der  Cloet  J.  G.  —  Ueber  die  Dichlor-«-Naphtochinonsulfon- 

sàure.  Freiburg,  1887.  8°. 

*  Schónfeld  F.  —  Beitràge  zuf  Kenntniss  der  Alkyloxalsàuren  und  der  Alkyl- 

oxalaether.  Bonn,  1887.  8°. 
1  Schulte  im  Ilo  fé  J.  A.  —  Ueber  dimoi-  Orto-Sulfonsàure  und  Ortho-Cumin- 

saure.  Freiburg  i.  B.  1886.  8°. 
f  Schwarts  A.  —  Ueber  lineare  partielle  Differential-Grleichungen  IL  Ordnung. 

Berlin,  1887.  8°. 
f  Sievers  E.  —  Oxforder  Benedictinerregel.  Tiibingen,  1887.  4°. 
f  Sigerist  A.  —  Die  Lehre  von  der  Katihabition  der  Rechtsgeschàfte.  Tiibingen, 

1887.  8°. 
^  Sigio  art  Ch.  — Vorfragen  der  Ethik.  Freiburg,  1886.  4°. 
fStàrker  E. —  Die  Phosphorbehandlung  der  Bachitis.  Freiburg,  1887.  8°. 
f  Steinike  G.  —  Zur  Kenntniss  des  a-Naphtylphenylketons.  Freiburg,  1887.  8°. 

*  Steiakauler  Th.  —  Ueber  Sebacinsàure  und   Bibromsebacinsàure.  Freiburg, 

1886.  8°. 
f  Steudel  E.  —  Zur  Kenntniss  der  Regeneration  der  quergestreiften  Muskulatur. 

Stuttgart,  1887.  8°. 
f  Stòssner  P.  E.  —  Untersuchungen  ueber  den  Einfluss  verschiedener  Aussaat- 

tiefen  auf  die  Entwicklung  einiger  G-etreidesorten.  Berlin,  1886.  8°. 

*  Tesmer  H.  —  Ueber  die  Einwirkung  von  Phenylcyanat  auf  Polyhydroxylver- 

bindungen.  Berlin,  1886.  8°. 
f  Trainer  E.  —  Ueber  das  Verhalten   von   Acetaldehyd  gegen   Alkohole  und 

Phenole  unter  der  Einwirkung  von  Salzsàuregas.  Freiburg,  1886.  8°. 
f  Uhlancl  E.  —  Zur  Kenntniss  der  Genital-Tuberculose  der  Weibes.  Tiibingen, 

1886.  8°. 
f  Valeur  F.  —  Ueber  Chinolindisulfonsauren  und  Derivate  derselben.  Aachen, 

1886.  8°. 

f  Waldaer  E.  —  Die  Quellen  des  parasitischen  i  im  Altfranzosischen.  Braun- 

schweig,  1887.  8°. 
f  Weber  A.  —  Étude  siu1  les  algues  parasites  des  paresseux.  Haarlem,  1887.  4°. 
f  Weber  J.  E.  —  Zur  Kenntniss  der  Terpene  und   aetherischen  Oele.  Bonn, 

1887.  8°. 

^  Weizsaecker  Th.  —  Die  Artkropathie  bei  Tabes.  Tiibingen,  1887.  8°. 
i  Werner  W.  S.  —  Ueber  Aethylen-Diketone  und  Benzoyl-  und  0.  P.  Dimethyl- 
Benzoyl-Propionsàure.  Freiburg,  1887.  8°. 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  2 


f  Wiedersheim  R.  —  Der  Bau  des  Menschen  als  Zeugniss  fur  seine  Vergan- 

genheit.  Freiburg,  1887.  8°. 
ì  Winkelmann  C.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  syrnmetrischen  Tribrornanilin. 

Freiburg,  1887.  8°. 
*  Wissmann  E.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Amarins.  Freiburg,  1886.  8°. 
+  Zakrzewski  A.  J.  A.  —  Die  Grenzschichten  des  Braunen  zum  Weissen  Jura 

inSchwaben.  Stuttgart,  1886.  8°. 
f  Zeeh  R.  —  Zur  Kenntniss  des  Additionsproducte  des  Chinolins  rnit  Benzylha- 

logen.  Freiburg,  1886.  8°. 
f  Zwick  J.  P.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Cinchonins.  Freiburg,  1887.  8°. 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  dicembre  1887. 

Pubblicazioni  italiane. 
+Annali  del  Museo  civico  di  storia  naturale  di  Genova.  Ser.  2a,  voi.  Ili,  IV. 
Genova,  1886. 

III.  Salvadori.  Elenco  degli  uccelli  italiani.  —  IV.  Lataste.  Sur  le  système  dentaire 
du  genre  Daman.  —  Jacoby.  Descriptions  of  new  Genera  and  Species  of  Phytophagous 
Coleoptera  fronti  the  Indo-Malayan  and  Austro-Malayan  sub-regions,  contained  in  the  Genoa 
Civic  Museura.  Third  Part.  —  là.  Descriptions  of  some  undescribed  species  of  Phytopha- 
gous  Coleoptera  from  Ahyssinia,  contained  in  the  Genoa  Civic  Museum.  —  Tapparone- 
Canefri.  Fauna  malacologica  della  Nuova  Guinea  e  delle  isole  adiacenti.  Parte  I.  Mollu- 
schi estramarini.  Supplemento  I.  —  Thomas  e  Boria.  Note  intorno  ad  alcuni  Chirotteri 
appartenenti  al  Museo  civico  di  Genova  e  descrizione  di  due  nuove  specie  del  genere 
Phyllorhina.  —  Thomas.  Diagnosis  of  new  species  of  Phascologale.  —  Emery. 
Catalogo  delle  formiche  esistenti  nelle  collezioni  del  Museo  civico  di  Genova.  Parte  III. 
Formiche  della  regione  indo-malese  e  dell'Australia.  I.Camponotidae  e  Dolichode- 
ridae  .  —  Lataste.  Observations  sur  quelques  espèces  du  genre  Campagnol  (Micro tus 
Schranck,  Arvicola  Lacépède).  —  Parona.  Elmintologia  sarda.  —  Boria.  Res  Ligusticae. 
I.  I  Chirotteri  trovati  finora  in  Liguria.  —  Parona.  Nota  sulla  Collembole  e  sui  Tisanuri.  — 
PI.  Ees  Ligusticae.  IL  Vermi  parassiti  in  animali  della  Liguria.  —  Thomas.  On  the  spe- 
cimens  of  Phascologale  in  the  Museo  Civico,  Genoa,  with  notes  on  the  allied  species 
of  the  genus.  —  Boulenger.  Description  of  a  new  Frog  of  the  genus  M egaio  phrys.  — 
Salvadori.  Catalogo  delle  collezioni  ornitologiche  fatte  presso  Siboga  in  Sumatra,  e  nel- 
l'isola Nias  dal  sig.  Elio  Modigliani.  —  Bobson.  Description  of  new  species  of  Soricidae 
in  the  collection  of  the  Genoa  Civic  Museum.  —  Salvadori.  Viaggio  di  L.  Fea  in  Bir- 
mania e  regioni  vicine.  I.  Uccelli  raccolti  nella  Birmania  superiore  (1885-1886).  —  Bou- 
lenger. An  account  of  te  Scincoid  Lizards  collected  in  Burma,  for  the  Genoa  Civic  Museum, 
by  Messrs.  G.  B.  Comotto  and  L.  Fea.  —  Lataste.  Description  d'une  nouvelle  espèce  de 
Chiroptère  d'Ègypte.  —  Boria.  Nota  intorno  alla  distribuzione  geografica  del  Chiropo- 
domys  penicillatus,  Peters.  —  Régimbart.  Dytiscidae  et  Gyrinidae  collectés  dans  le 
rouyame  de  Scioa  (Abyssinie),  par  M.  le  dott.  Eagazzi  en  1885. 

f  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  N.  5.  Milano,  1887. 

Sacchi.  Sulla  peptonuria.  —  Pollacci.  Altri  due  metodi  per  la  ricerca  delle  così  dette 
vinoline.  —  Capparelli.  Sulle  ptomaine  del  cholera.  —  Canio.  Il  borato  di  soda  nella  cura 
della  tubercolosi  polmonale. 


—   XI    — 

*  Ateneo  (L')  veneto.  Ser.  XI,  voi.  II,  1-2.  Venezia,  1887. 

Fambri.  Pietro  Siciliani.  —  Brentari.  Venezia  e  i  suoi  monti.  —    Gosetti.  Stefano 
Fenoglio.  —  Pietrogrande.  La  situla  Benvenuti  del  Museo  d'Este.   —  D'Emilio.  Alcune 
osservazioni  sulla  proiezione  stereoscopica.  —  Salvar/nini.  Nota  sulla  famiglia  Pisani. 
fAtti  della  Accademia  di  Udine  pel  triennio  1884-87.  2a  ser.  voi.  VII.  Udine, 
1887. 

Occioni  Bonaffons.  Notizia  di  storia  friulana  cavata  dai  Commemoriali  della  Repub- 
blica di  Venezia.  —  Ostermann,  Gervasutta,  frazione  di  Udine  e  i  suoi  recenti  scavi.  — 
Murevo.  Nuova  opinione  sull'origine  del  popolo  friulano.  —  Occioni  Eonaffons.  Gli  Amasci 
e  i  loro  Diari  udinesi.  —  Pauluzzi.  Iscrizioni  di  Palmanova  antiche  e  recenti.  —  Joppi. 
Dei  libri  liturgici  a  stampa  della  chiesa  d'Aquileja.  —  Gortani.  La  leggenda  del  lago  di 
Montecucco.  —  Ostermann.  Di  alcune  medaglie  friulane  inedite.  —  Id.  Una  moneta  ine- 
dita di  Clodoveo  I. 

+Atti  dell'Accademia  pontifìcia  dei  nuovi  Lincei.  Anno  XL,  sess.  I-VI.  Eoma, 
1887. 

Provenzali.  Sulla  struttura  delle  vene  liquide.  —  Egidi.  Nuovo  apparato  sismogra- 
fico.  —  Lais.  Trombe  terrestri  dell'8  novembre  1886.  —  Azzarelli.  Sul  caso  irreducibile 
dell'equazione  del  3°  grado.  —  Bertelli.  Sopra  una  Memoria  dei  prof.  T.  Taramelli  e 
G.  Mercalli:  I  terremoti  andalusi  cominciati  il  25  dicembre  1885.  —  Lais.  Applicazione  dei 
sali  di  rame  al  preservamene  delle  viti  contro  la  peronospora.  —  Provenzali.  Sui  criteri 
per  distinguere  i  prodotti  delle  azioni  molecolari  da  quelli  delle  forze  atomiche.  —  Castra- 
cane.  Contribuzione  alla  flora  diatomacea  africana.  Diatomee  dell'Ogoue  riportate  dal  conte 
Giacomo  di  Brazzà.  —  Azzarelli.  Alcuni  teoremi  e  problemi  sopra  i  triangoli  annessi.  — 
Egidi.  Intorno  alla  direzione  e  velocità  delle  nubi  ed  alla  correzione  del  barometro. 

f  Atti  della  r.  Accademia  di  Siena  detta  dei  fisiocritici.  Ser.  3a,  voi.  IV,  1-3. 

Siena.  1885-87. 
fAtti  del  r.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Ser.  6a,  t.  V,  10.  Ve- 
nezia, 1887. 

Tamassia.  Sulla  docimasia  gastrica  secondo  i  più  recenti  studi.  —  Pagliani.  Sopra 
un  fenomeno  di  cristallizzazione  dei  sali  nella  elettrolisi  delle  loro  soluzioni.  —  Lussana. 
Le  circonvoluzioni  cerebrali  in  rapporto  ai  costumi  degli  animali.  --  Murer.  Sulla  super- 
ficie di  5°  ordine,  dotata  di  quartica  doppia  di  la  specie.  —  Spica  e  Halagian.  Analisi 
delle  acque  che  alimentano  i  pozzi  della  città  di  Oderzo.  —  Spica.  Studio  chimico  del- 
l'aristolochia  serpentaria.  —  Castelnuovo.  Sopra  una  congruenza  del  3°  ordine  e  6a  classe 
dello  spazio  a  quattro  dimensioni  e  sulle  sue  proiezioni  nello  spazio  ordinario.  —  Anderlini. 
Ricerche  chimiche  sulla  seta.  —  Id.  Il  glicogeno  negli  animali  inferiori  ;  note  preliminari 
sulle  sue  combinazioni  coll'acido  solforico.  —  Bandini.  La  musica  nella  evoluzione 
della  civiltà  italiana.  —  Pirona.  Nuova  contribuzione  alla  Fauna  fossile  del  terreno  cre- 
taceo del  Friuli.  —  Cittadella  Vicodarzere.  La  voce.  —  Vigna.  Sopra  un  caso  di  para- 
noia rudimentale  impulsiva  d'origine  nevrastenica.  —  Salvagnini.  La  questione  edilizia  di 
Venezia.  —  Bordiga.  Di  una  certa  superficie  del  7°  ordine.  —  Faè.  Influenza  del  magne- 
tismo sulla  resistenza  elettrica  dei  conduttori  solidi.  —  Trois.  Nota  sopra  un  esemplare 
di  Utumania  torda  preso  sulle  spiaggie  di  Malamocco.  —  Palazzi.  Le  poesie  inedite 
di  Sordello.  —  Toni  e  Levi.  Flora  algologica  della  Venezia  (Parte  III,  le  Clorof  icee).— 
Marchesini.  Due  studi  biografici  su  Brunetto  Latini. 

^Bollettino   consolare.  Voi.  XXIII,  11.  Roma,  1887. 

Pucci  Baudana.  Brevi  cenni  sul  Porto  di  Anversa  e  Rivista  locale  sommaria  del  Com- 
mercio e  della  Navigazione  per  l'anno  1886.  —  De  Gubernatis.  Condizioni  economiche  ed 


XII   

industriali  del  Perù.  —  Dalla  Valle.  Cenni  sulla  crisi  agricola  in  Ispagna.  —  Landberg. 
Eapport  sur  le  commerce  aux  Indes  Néerlandaises  pendant  l'année  1886.  —  Maissa.  Stati 
del  commercio  e  della  navigazione  del  Porto  di  Tangeri  per  gli  anni  1885  e  1886. 

"»"  Bollettino  dei  Musei  di  zoloogia  ed  anatomia   comparata  della  r.  Università 

di  Torino.  N.  27-32.  Torino,  1887. 
bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Napoli.  Voi.  V,  n.  10-11. 

Napoli,  1887. 

Varriale.  L'acquedotto  potabile  di  Torre  Annunziata.  —  Cariati.  Sull'insegnamento 
dell'igiene  nelle  scuole  degl'ingegneri.  —  Pepe.  Le  relazioni  sui  servizi  idraulici  in  Italia 
nel  biennio  1884-86. 
"^Bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori  italiani.  Anno  II,  n.  23,  24. 

Roma,  1887. 

Cedetti.  Carta  vinicola  d'Italia.  —  là.  Sul  trattato  di  commercio  colla  Francia. 

i  Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  2a,  voi.  XII,  10-11.  Roma,  1887. 
Weitzecker.  Alla  ricerca  degli  Italiani  nell'Africa  australe.—  Alitinosi.  Viaggio  nei 
Bogos.  —  Smith.  Esplorazione  di  J.  Chalmers  nella  Nuova  Guinea. —  Borda.  Sommario 
storico,  geografico  e  politico  della  Repubblica  di  Colombia.  —  Stradelli.  Dall'isola  Tri- 
nidad ad  Atures.  —  Colini.  Cronaca  del  Museo  preistorico  ed  etnografico  di  Roma.  — 
Fiorini.  Le  proiezioni  quantitative  ed  equivalenti  della  cartografia. 

^Bollettino  della  Società  geologica  italiana.  Voi.  VI,  3.  Roma,  1887. 

lssel.  La  nuova  carta  geologica  delle  riviere  ligure  e  delle  Alpi  marittime.  —  De  Ste- 
fani. L'Apennino  fra  il  colle  dell'Altare  e  la  Polcevera.  —  Id.  Il  terreno  terziario  nella  valle 
del  Mesima.  —  Verri.  Rapporti  tra  le  formazioni  con  ofioliti  dell'Umbria  e  le  breccie  gra- 
nitiche del  Sannio.  —  Tommasi.  A  proposito  del  Permiano  nell'Apennino.  —  Parona.  Ap- 
punti per  la  paleontologia  miocenica  della  Sardegna.  —  Foresti.  Alcune  forme  nuove  di 
molluschi  fossili  del  Bolognese.  —  Fornasini.  Di  alcuni  foraminiferi  provenienti  dalla 
spiaggia  di  Civitavecchia.  —  Id.  Intorno  ai  caratteri  esterni  delle  textularie.  —  Id.  Indice 
delle  textularie  italiane.  —  Id.  Sulle  textularie  «Abbreviate».  —  Clerici.  La  vitis  vi- 
nifera fossile  nei  dintorni  di  Roma. 

bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1887.  Disp.  52-54.  Roma. 

+  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per  diritto  di  stampa  dalla  Bi- 
blioteca nazionale  centrale  di  Firenze.  1887,  n.  47.  Firenze. 

+ Bollettino  mensuale  pubblicato  dall'Osservatorio  centrale  in  Moncalieri.  Ser.  2a, 
voi.  VII,  11.  Torino,  1887. 
Le  stelle  cadenti  nel  periodo  di  agosto  1887. 

f  Bollettino  di  notizie  agrarie.  1887,  n.  83-84.  Rivista  meteorico-agraria,  n.  32-33. 
Roma. 

f  Bollettino  meteorico  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia.  Anno  IX,  1887.  Di- 
cembre. Roma. 

■^Bollettino   settimanale   dei  prezzi  di  alcuni  dei  principali  prodotti  agrari  e 
del  pane.  Anno  XIV,  1887,  n.  46-48.  Roma. 

^Ballettino  della  r.  Accademia  medica  di  Roma.  Anno  XIII,  8.  Roma,  1887. 

Celli.  Ricerche  sperimentali  sul  virus  rabbico.  —  Colmanti  e  Guarnieri.  La  glomerulo- 
nefrite  nella  rabbia  sperimentale.  — Id.  e  Moscatelli.  L'acido  paratattico  nell'orma  dei  soldati 
dopo  le  marcie  di  resistenza.  —  Marchiafava  e  Celli.  Sull'infezione  malarica.  —  Postempski. 


XIII    — 

Cinque  laparotomie  per  estirpazione  di  quattro  tumori  ovarici  ed  uno  uterino.  —  Leoni. 
Di  alcune  tossi  ostinate  in  rapporto  a  vizi  di  conformazione  acquisiti  e  congeniti  del- 
l'ugola. —  Berte.  Sull'arteria  dorsale  e  sulla  forma  dell'asta  nell'impotenza  virile.  —  Fer- 
raresi e  Guarnieri.  Sopra  un  caso  di  morva  dell'uomo.  —  Poggi.  La  cicatrizzazione  im- 
mediata delle  ferite  dello  stomaco  in  rapporto  ai  diversi  metodi  di  suture.  —  Ferraresi. 
Gastrite  flemmonosa.  —  Bonuzzi.  I  vasomotori  ed  i  centri  vasomotori  nel  midollo  spinale 
e  nel  cervello.  I  nervi  vasodilatatori  nelle  radici  posteriori  del  midollo  spinale. 

■Calendario  dell'  Osservatorio  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia   al  Collegio 
romano.  Anno  IX,  1888.  Koma. 

+ Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XVIII,  10.  Palermo,  1887. 

D'Amico.  La  rivendicazione  dei  titoli  al  portatore  smarriti  o  rubati. 

f  Gazzetta   chimica  italiana.  Anno  XVII,  f.  8.  Appendice,  voi.  V,  n.  21.  Pa- 
lermo, 1887. 

Lepetit.  L'azione  delle  tre  aldeidi  nitrobenzoiche  sull'etere  acetacetico  e  l'ammo- 
niaca. —  Ciamician.  Sui  tetrabomuri  di  pirrolilene.  —  Piccini.  Ancora  sulle  combinazioni 
corrispondenti  all'acido  pertitanico.  —  Kórner  e  Wendfr.  Intorno  ad  alcuni  derivati  di 
sostituzione  della  benzina.  —  Garzino.  Sul  bromo  biclorofenolo  e  sulla  bibromobicloroben- 
zina.  —  Guareschi.  Ricerche  sulle  basi  che  si  trovano  tra  i  prodotti  della  putrefazione. 

+  Giornale  della  r.  Accademia  di  medicina  di  Torino.  Anno  L,  n.  9-10.  To- 
rino,  1887. 

Morselli  e  Tanni.  Sulle  modificazioni  del  circolo  e  del  respiro  negli  stati  suggestivi 
dell'ipnosi.  —  Perroncito.  Incapsulamento  del  megastoma  intestinale.  —  Id.  Ancora  sulla 
priorità  dell'osservazione  deH'Actinomyces  bovis.  —  Fubini  e  Spalluta.  Rimarchevole  tol- 
leranza di  ferite  al  cuore.  —  De  Paoli.  Del  papilloraa  villoso  della  vescica. 

+ Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  X, 
2°  sem.,  fase.  6-7.  Genova,  1887. 

Bertinaria.  Determinazione  dell'assoluto.  —  Marcer.  Delle  condizioni  essenziali  al- 
l'adempimento del  Magistero  scolastico.  —  Du  Jardin.  Le  stazioni  alpestri  per  gli  adole- 
scenti deboli.  —  Squinabol.  Nota  preliminare  su  alcune  impronte  fossili  nel  Carbonifero 
superiore  di  Pietratagliata. 

f  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXV,  n.  11.  Roma, 

1887. 

Bernardo.  La  trapanazione  del  cranio  a  proposito  di  un  caso  di  frattura  del  frontale 
con  intropressione  dei  frammenti.  —  Betti.  Sopra  un  caso  di  sarcoma  parvicellulare  del 
cervello. 

-i-Giornale  militare  ufficiale  1887.  Part.  la,  disp.  61-64;  parte  2a,  disp.  61-63. 

Roma,  1887. 
ingegneria  (L')  civile  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIII,  10.  Torino,  1887. 

Crugnola.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di  quello  recentemente  costruito  per  l'Ar- 
senale di  Taranto.  —  Gandolfi.  Sulle  miniere  di  Somorrostro  (Spagna). 

^-Programmi  d'insegnamento  per  l'anno  scolastico  1886-87  della  r.  Università 

degli  studi  di  Napoli,  Facoltà  matematica.  Napoli,  1887. 
+ Memorie  della  Società  degli  spettroscopisti  italiani.  Voi.  XVI,  9.  Roma,  1887. 

Tacchini.  Osservazioni  spettroscopiche  solari  fatte  nel  r.  Osservatorio  del  Collegio 
romano  nel  3°  trimestre  del  1887  (Protuberanze).  —  Id.  Sulle  macchie  solari  osservate  al 


—  XIV  — 

r.  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  3°  trimestre  del  1887.  —  Id.  Facole  solari  osser- 
vate al  r.  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  3°  trimetre  del  1887.  —  Auwers.  Recher- 
ches  sur  le  diamètre  du  soleil. 

*Museo  italiano  di  antichità  classica.  Voi.  II,  punt.  I,  IL  Firenze,  1886-1887. 
Punt.  I.  Brisio.  Vasi  greci  dipinti  del  Museo  civico  di  Bologna  (Raccolta  De-Luca). — 
Comparetti.  Saffo  nelle  antiche  rappresentanze  vascolari.  —  Sabbadini.  Della  Biblioteca 
di  Giovanni  Corvini  e  d'una  ignota  Comoedia  latina.  —  Orsi.  Di  uno  scudo  paleoetrusco.  — 
Milani.  A  proposito  di  un  Vaso  imitante  un  bucchero  etrusco.  Lettera  al  dott.  Orsi.  — 
Halbherr  e  Comparetti.  Epigrafi  arcaiche  di  varie  città  cretesi.  —  Id.  id.  Epigrafi  arcaiche 
di  Gortyna.  —  Milani.  Di  alcuni  ripostigli  di  monete  romane,  studi  di  cronologia  e  storia. 
1°  Ripostiglio  di  Fiesole  (denari  republicani).  2°  Ripostiglio  di  Aleria  (den.  repubbl.).  3°  Ripo- 
stiglio di  Roma  nella  coli.  Ancona  di  Milano  (den.  repubbl.  contromarcati  e  den.  imperiali). 
4°  Ripostiglio  di  S.  Bernardino  (sesterzi,  dup.  assi).  5°  Ripostiglio  della  Venera  (antoniniani).  — 
Punt.  IL  Sabbadini.  Codici  latini  posseduti,  scoperti,  illustrati  da  Guarino  Veronese.  — 
Pistelli.  Dei  manoscritti  di  Giamblico  e  di  una  nuova  edizione  del  Protreptico  (con  un  saggio 
della  medesima).  —  Tomassetti.  Silloge  epigrafica  laziale.  —  Piccolomini.  La  simulata  pazzia 
di  Solone  e  l'Elegia  2aXa/iis.  —  Halbherr.  Relazione  sui  nuovi  scavi  eseguiti  a  Gortyna 
presso  il  Letheo.  —  Comparetti.  Iscrizioni  arcaiche  di  Gortyna  rinvenute  nei  nuovi  scavi 
presso  il  Letheo.  1°  Iscrizioni  del  muro  settentrionale.  2°  Frammenti  sparsi.  —  Id.  Iscri- 
zioni di  varie  città  cretesi  (Lyttos,  Itanos,  Praesos,  Knossos). 

*  Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  I,  n.  22, 23.  Conegliano,  1887. 
Cavazza.  La  nuova  legge  filosserica.  —  Zecchini.  Sulla  ricerca  delle  materie  colo- 
ranti artificiali  nei  vini.  —  Ravizza.  L'aggiunta  di  acido  tartarico  nei  vini.  —  Ardinghi. 
Come  si  possano  rinvigorire  le  viti  vecchie  e  deboli. 

+ Rendiconti  del  reale  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2%  voi.  XX, 
17-18.  Milano,  1887. 

Gobbi.  Sul  secondo  Congresso  tenuto  in  Milano  dalle  Società  cooperative.  —  Buc- 
cellati. Efficacia  estensiva  della  legge  penale.  —  Sangalli.  Di  alcune  alterazioni  più  im- 
portanti e  rare  di  prima  formazione.  —  Scarenzio.  Sifilide  gommosa  del  naso  e  rinoplastica 
parziale  a  doppio  ponte. 

fRevue  internationale.  49  année,  t.  XVI,  5,  6.  Roma,  1887. 

5.  Jacini.  Le  principe  de  la  neutralisation  internationale  applique  au  saint-siège.  — 
l'alacio-Valdés.  Riverita.  —  Lo  Forte-Randr.  Un  humoriste  anglais.  —  Balujfe.  Fléchier 
inconnu.  —  Chevassus.  La  question  monétaire  en  Angleterre.  —  Sacher  Masoch.  Jankel 
le  sourd.  Scènes  du  Ghetto.  —  Melegari.  La  «  Souris  »  d'Édouard  Pailleron.  —  6.  Palacio 
Yaldés.  Riverita.  —  Lo  Forte-Randi.  Un  humoriste  anglais.  —  De  D.  Levi.  La  réforme 
du  Sénat  italien.  —  Veuglaire.  Cette  grande  bete  de  Raboul.  Scènes  de  la  vie  militaire 
en  France.  —  Raineri.  Un  chapitre  d'histoire  maritime.  —  Cianelli.  Terni  et  l'industrie 
italienne. 

f Rivista  di  filosofìa  scientifica.  Ser.  2a,  voi.  VI,  nov.  1887.  Milano. 

Lombroso.  Le  nuove  conquiste  della  psichiatria.  —  Vaccaro.  Sulla  vita  degli  animali 
in  rapporto  con  la  lotta  per  l'esistenza.  —  Pietropaolo.  L'universalità  delle  leggi  della 
morale  ed  il  concetto  della  libertà.  —  Moleschott.  L'unità  del  sapere  («  Per  una  festa  della 
scienza  »).  —  Asturaro.  La  filosofia  dell'Hume  ed  il  Kantismo  secondo  Tarantino. 

"Rivista  marittima.  Anno  XX,  fase.  11.  Roma,  1887. 

Colombo.  La  fauna  sottomarina  del  golfo  di  Napoli.  —  Géza  dell'1  Adami.  D  mar 
Nero.  Studio  geografico  militare. 


—    XV   — 

+ Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VI,  n.  11-22.  Torino,  1887. 
fKivista  scientifico-industriale.  Anno  XIX,  20-21.  Firenze,  1887. 

Semmola.  Sul  riscaldamento  delle  punte  metalliche  nell'atto  di  scaricare  l'elettricità.  — 
Martini.  Il  monotelefono  o  risonatore  elettro-magnetico.  —  Tassi.  Dell'anestesia  e  dell'av- 
velenamento nei  vegetali. 

f Sessioni   dell'Accademia  pontificia  dei   nuovi   Lincei.  Anno  XL,    sess.  7,  8. 

1887.  Roma. 
Spallanzani  (Lo).  Ser.  2a,  anno  XVI,  11-12.    Roma,  1887. 

Poli.  Sul  modo  di  valutare  ed  indicare  razionalmente  gl'ingrandimenti  del  microscopio 
e  delle  imagini  microscopiche.  — '  Fenoglio  e  Drogoul.  Osservazioni  ed  esperienze  sulla 
chiusura  delle  coronarie  cardiche. 

+ Statistica  del  commercio  speciale  d'importazione  e  di  esportazione  dal  1°  gen. 

al  30  nov.  1887.  Roma. 
*  Telegrafista  (II).  Anno  VII,  10.  Roma,  1887. 

Studi  sul  telefono  ctel  prof.  Thompson. 

Pubblicazioni  estere. 

*Abstracts  of  the  Proceedings  of  the  Chemical  Society.  N.  44.  London,  1887. 
1Annalen  des  k.  k.  naturistorhischen  Hofmuseums.  Bd.  II,  4.  Wien,  1887. 

Marktanner-Turneretscher.  Beschreihung  neuer  Ophiuriden  und  Bemerkungen  zu 
bekannten.  —  Ritti.  Beitrage  zur  Kenntniss  der  fossilen  Saugethiere  von  Maragha  in  Per- 
sien.  I.  Carnivoren.  —  von  Pelzeln  und  von  Lorenz.  Typen  der  ornithologischen  Samm- 
lung  des  k.  k.  naturhistorischen  Hofmuseums..  —  Berwerth.  Das  Meteor  vom  21  Aprii  1887. 

+Annalen  des  physikalischen  Central-Observatoriums.  Jhg.  1886.  Th.  I.  S.  Pe- 

tersburg,  1887. 
"'"Annalen  (Mathematische).  Bd.  XXX,  4.  Leipzig,  1887. 

Hilbert.  Ueber  die  Singularitaten  der  Discriminantenflàche.  —  Malsano.  Die  Discri- 
minante der  binàren  Form  6.  Ordnung.  —  Schlesinger.  Ueber  conjugirte  Curven  insbe- 
sondere  tìber  die  geometrische  Relation  zwischen  einer  Curve  dritter  Ordnung  und  einer 
zu  ihr  conjugirten  Curve  dritter  Classe.  —  Boba.  Darstellung  der  rationalen  ganzen  Inva- 
rianten  der  Binarform  sechsten  Grades  durch  die  Nullwerthe  der  zugehòrigen  #-Funktio- 
nen.  —  Maschke.  Ueber  die  esternare,  endliche,  lineare  Substitutionsgruppe  der  Bor- 
chardt'schen  Moduln.  —  Krause.  Ueber  die  Entwickelung  der  doppelt  periodischen  Functionen 
zweiter  und  dritter  Art  in  trigonometrische  Reihen.  —  Weltzien.  Zur  Theorie  derjenigen 
ebenen  Curven,  deren  Coordinaten  sich  rational  und  ganz  durch  zwei  lineare  Functionen 
und  zwei  Quadratwurzeln  aus  ganzen  Functionen  eines  Parameters  darstellen  lassen.  — 
Bolza.  Ueber  Binarformen  sechster  Ordnung  mit  linearen  Substitutionen  in  sich.  — ■  Heun. 
Integration  regularer  lineàrer  Differentialgleichung  zweiter  Ordnung  duch  die  Kettenbru- 
chentwicklung  von  ganzen  Abel'schen  Integralen  dritter  Ordnung.  —  Hilbert.  Ueber  bi- 
nare Formenbiischel  mit  besonderen  Combinanteneigenschaften.  —  Caspary.  Ueber  einen 
einfachen  Beweis  des  Rosenhain'schen  Fundamentalformeln.  —  Kiirschàk.  Ueber  dem  Kreise 
ein-  und  umgeschriebene  Vielecke.  —  Sonine.  Sur  les  fonctions  cylindriques. 

^Annales  de  la  Société  météorologique  de  Belgique.  4e  sér.  1. 1.  Bruxelles,  1886. 

Cossmann.  Catalogue  illustre  des  coquilles  fossiles  de  l'eocène  des  environs  de  Paris.  — 
Briarl  et  Delvaux.  Excursion  de  la  Socie'té  royale  malacologique  de  Belgique  sur  le  littoral 
de  Blankenberghe,  à  Coxyde,  à  Aeltre   et  à   Gand.  —  Pergens  et  Mounier.  La  faune  des 


—  XVI  — 

bryozoaires  garumniens  de  Faxe.  —   Vincent.  Liste  des  coquilles  du  tongrien  inférieur  du 
Liuibourg  belge. 
+Annales  de  l'École  polytechnique  de  Delft.  Tome  ITI,  3.  Léide,  1887. 

Hoogewerff  et  v.  Dorp.  Sur  quelques  dérivés  de  l'isoquinoléine.  —  Behrens.  Sur  la 
détermination  de  la  dureté  des  matières  rocheuses.  —  Détermination  de  la  dureté  des  partie 
intégrantes.  —  Détermination  de  la  dureté  moyenne.  —  Scìwls.  Erreurs  dans  les  tables 
de  Callet.  —  lei.  La  loi  de  l'erreur  resultante. 

+Annales  des  ponts  et  chaussées.  6e  sér.  t.  XIV,  10e  cah.  Paris,  1887. 

Widmer  et  Desprez.  Port  du  Havre.  Mémoire  sur  les  nouvelles  portes  en  tòle  de 
l'écluse  des  transatlantiques.  —  Gobin.  Étude  sur  la  fabrication  des  ebaux  liydrauliques 
dans  le  bassin  du  Rhòne.  —  Lallemand.  Note  sur  la  théorie  du  nivellement.  —  Clavenad. 
Note  sur  Temploi  des  sels  en  teraps  de  neige. 

fAnnales  du  Muséum  r.  d'histoire  naturelle  de  Belgique.  Serie  paléontologique. 
T.XIII,  Bruxelles,  1886. 
van  Beneden.  Description  des  ossements  fossiles  des  environs  d'Anvers. 

TAnnales  (Nouvelles)  de  mathématiques.  3e  sér.  1887,  nov.-déc.  Paris. 

d'Ocagne.  Les  coordonnées  parallèles  dea  points.  —  Errata  aux  Tables  de  Logari- 
tbmes  de  Scbrdn.  —  Lévy.  Sur  le  principe  de  l'energie. —  Humberl.  Sur  quelquel  pro- 
priétés  métriques  des  courbes.  —  Id.  Sur  quelques  propriétés  des  courbes.  —  Appell.  Sur 
les  valeurs  approchées  des  polynòmes  de  Bernoulli.  —  Bonnet.  Théories  de  la  réfraction 
astronomique  et  de  l'aberration. 

+Annales  scientifiques  de  l'École  normale  superiore.  3e  sér.  t.  IV,  n.  12  et  Suppl. 

Paris,  1887. 

Guichard.  Sur  la  revolution  de  l'équation  aux  diffe'renees  finies  G(o;4-l)  —  G(x)=G(x).  — 
Duhem.  Sur  quelques  formules  relatives  aux  dissolutions  salines.  —  Jamet.  Sur  les  surfaces 
et  les  courbes  tétraédrales  symétriques. 

+Anzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  X,  n.  267.  Leipzig,  1887. 

vom  Ruth.  Ueber  die  Hautsinnesorgane  der  Insecten.  —  Bòttger.  Diagnoses  reptilium 
Novorum  ab.  ili.  viro  Paul  Hesse  in  finibus  fluininis  Congo  repertorum.  —  Hartlaub.  Zm 
Kenntniss  der  Cladonemiden. 

+  Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  France.  1887,  juill.-aoùt.  Paris. 

Hauvel.  Causes  de  la  circulation  atmospbérique. —  Reno u.  Resumé  des  observations 
météorologiques  faites  au  Parc-de-Saint-Maur,  en  avril  et  mai  1887.  —  Legras.  Sur  un 
nouvel  évaporomètre.  —  Harreaux.  Observations  hydrométriques  de  la  Beauce.  —  Crova. 
Sur  l'enregistrement  de  l'intensité  calorifique  des  radiations  solaires.  —  Id.  Sur  la  transmis- 
sibilité  de  la  radiation  solaire  par  l'atra  osphère  terrestre. 

fArchives  néerlandaises  des  sciences  exactes  et  naturelles.  T.  XXII,  2-3.  Har- 

lem,  1887. 

Rauwenho/f.  Recherches  sur  le  Spliaeroplea  annulina  Ag.  —  Engehnann.  Le  rhéostat 
à  vis.  —  Schouten.  Règie  generale  pour  la  forme  de  la  trajectoire  et  la  durée  du  mou- 
vement  centrai.  —  Verbeek.  La  meteorite  de  Djati-Pengilon  (Java).  —  Spronck.  Note  sui 
un  cas  de  polydaetylie. 

fBeiblatter  zu  den  Annalen  der  Physik  und  Chemie.  Bd.  XI,  11.  Leipzig,  1887. 
tBerichte  der  deutschen  chemischen  Gesellscliaft.  Jhg.  XX,  17.  Berlin,  1887. 

17.  Weinberg.  Ueber  Oxydipbenylbasen.  —  Fittig.  Ueber  Lactone,  Lactonsauren  und 
verwandte  Korper.  —  Erdmann.  Ueber  die   Umwandlung   der  Naphtylaminsulfosàuren  in 


—   XVII   — 

Dichlornaphtaline.  —  Autenrieth.  Ueber  gemischte  Saureanhydride.  —  Japp  und  Klinge- 
mann.  Ueber  die  Ersetzbarkeit  des  Methylenwasserstoffs  in  Benzolazoaceton.  —  Knófler  und 
Boessneck.  Ueber  die  Condensation  von  Chloralhydrat  mit  tertiàren  aromatischen  Aminen.  — 
Gabriel  und  Weise.  Zur  weiteren  Kenntniss  des  o-Cyantoluols.  —  La  Coste  und  Valeur. 
Zur  Charakteristik  der  /3-Chinolindisulfonsaure.  —  Lippmann  v.  Ueber  einige  organische 
Bestandtheile  des  Rubensaftes.  —  Hantke.  Ueber  o-Kresolsulfonsàuren.  —  Pechmann.  Ueber 
die  Spaltung  der  Nitrosoketone.  —  Anschùtz.  Ueber  die  Bildung  von  Anilsàuren  aus  Anhy- 
driden  zweibasischer  Sàuren.  —  Zincke  und  Gerland.  Ueber  die  Einwirkung  von  Brom 
auf  Diamido-«-naphtol.  II.  —  Liebermann.  Ueber  die  Tbiophenreaction  mit  nitrosehaltiger 
Schwefelsàure.  —  Przybytek.  Zur  Erforschung  des  Erythren-dioxyds,  C4  H6  02.  —  Id. 
Ueber  Diisobutenyloxyd.  —  Busz  und  Kekulé.  Ueber  Orthoamide  des  Piperidins.  —  Vester- 
berg.  Ueber  Pimarsauren.  —  Gelzer.  Ueber  Derivate  des^-Amidoisobutylbenzols.  —  Eooker. 
Zur  Kenntniss  des  Purpurogallins.  —  Graebe.  Ueber  Auramin. 

^Boletin  de  la  Sociedad  de  geografia  y  estadistica  de  la  republica  Mexicana. 

3e  Ep.  t.  VI,  4-9.  Mexico,  1887. 
+Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1887,  feull.  22.  Paris. 
tBulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  sér.  t.  XI.  Dee.  1887.  Paris. 

Bertrand.  Tbermodynamique.  —  Jordan.  Cours  d'analyse  à  l'École  .polytechnique.  — 
Tannery.  La  geometrie  grecque,  comment  sont  histoire  nous  est  parvenue  et  ce  que  nous 
en  savons. 

•Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXII,  11-13.  Cassel,  1887. 
*Centralblatt  far  Physiologie.  1887,  n.  19.  Berlin. 

Piotroicski.  Gafassinnervation. 

iCirculars  (Johns  Hopkins  University).  Voi.  VII,  n.  61.  Baltimore,  1887. 
fCirculars  of  information   and  bulletins  of  the  Bureau  of  education  for  1885 

and  1887.  1,  2.  Washington,  1886-87. 
+  Compte  rendu   des   séances   et   travaux  de  l'Académie  des   sciences  morales 
et  politiques.  N.  S.  T.  XXVIII,  12.  Paris,  1887. 

Saint-Eilaire.  L'Inde  contemporaire.  —  Desjardins.  Le  sifflet  au  théàtre.  —  Bau- 
drillart.  Les  populations  agricoles  de  rile-de-France.  —  Say.  Les  papiers  de  Turgot.  — 
Bénard.  L'esthétique  d'Aristote.  —  Lagneau.  De  la  durée  et  de  la  mutation  des  familles 
rurales. 

+  Comptes  rendila  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CV, 
22-25.  Paris,  1887. 

22.  Bertrand.  Théorème  relatif  aux  erreurs  d'observation.  —  Lévy.  Sur  les  équations 
les  plus  générales  de  la  doublé  réfraction  compatibles  avec  la  surface  de  l'onde  de  Fresnel.  — 
Faye.  Objection  à  ma  théorie  tire'e  de  la  déviation  des  flèches  du  vent  sur  les  Cartes  sy- 
noptiques.  —  Id.  Sur  la  marche  des  cirrus  et  leurs  relations  avec  les  cyclones.  —  Id.  Sur 
le  mouvement  de  translation  des  tempétes.  —  Brown-Séquard  et  d'Arsonval.  Eechercbes 
sur  l'importance,  surtout  pour  les  phtisiques,  d'un  air  non  vicié  rar  des  exhalations  pul- 
monaires.  —  Liouville.  Sur  une  classe  d'équations  differentielles,  panni  lesquelles,  en  par- 
ticulier,  toutes  celles  des  lignes  ge'odésiques  se  trouvent  comprises.  —  Couette.  Oscillations 
tournantes  d'un  solide  de  revolution  en  contact  avec  un  fluide  visqueux.  —  Ditte.  Action 
de  l'acide  vanadique  sur  le  fìuorure  de  potassium.  --  Varet.  Cyanures  de  zinc  ammonia- 
caux.  —  Bourgeois.  Application  d'un  procede  de  de  Senarmont  à  la  reproduction  par  voie 
numide  de  la  celestine  et  de  l'anglésite.  —  Freire.  Sur  un  alcaloide  extrait  du  fruit-de- 
loup.  —  Dangeard.  Sur  l'importance  du  mode  de  nutrition  au  point  de  vue  de  la  distinction 

Bollettino  Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  3 


—    XVIII   — 

des  aniraaux  et  des  végétaux.  —  Ledere  du  Sablon.  Sur  les   sucoirs  des  Rhinanthées  et 
des  Santalacées.  —  Bleicher.  Sur  la  découverte  da  carbonifere  à  fossiles  raarins  et  à  plantes 
aux  environs  de  Raon-sur-Plaine.  —  de  Mercey.  Sur  la  position  géologique  de  la  craie  pho- 
sphatée  en  Picardie.  —  Renault.  Sur  l'organisation  comparée  des  feuilles  des  Sigillaires  et 
des  Lépidodendrons.  —  Bertinet.  Sur  le  voi  des  oiseaux.  —  Laffont.  Contributions  à  l'étude 
des  excitations  électriques  du  myocarde  chez  le  cbien.  —  Meunier.  Les  méte'orites  et  l'ana- 
lyse  spectrale.  —  23.  Bertrand.  Sur  ce  qu'on  nomine  le  poids  et  la  précision  d'une  obser- 
vation.  —  Faye.  Lettre  à  M.  Bertrand,  à  propos  de  sa  précédente  Note  «  sur  un  théorème 
relatif  aux  erreurs  d'observations.  —  Id.  Réponse  à  M.  Mascart,  à  propos  de  la  déviation 
des  vents  sur  les  Cartes  synoptiques.  —  Cornu.  Sur  la  synchronisation  des  horloges  de  pré- 
cision et  la  distribution  de  l'heure.  —  Duhem.  Sur  l'aimantation  par  influence.  —  Bigourdan. 
Nébuleuses  nouvelles  découvertes    à  l'Observatoire  de   Paris.  —  Pellet.  Division  approxi- 
mative  d'un  are  de  cercle   dans  un  rapport  donne,  à  l'aide  de  la  règie  et  du  compas.  — 
Amagat.  Sur  la  dilatation  des   liquides   comprimés,  et  en  particulier  sur  la  dilatation  de 
l'eau.  —    Vignon.  Sur  une  nouvelle  méthode  de  dosage  de  l'acide  carbonique  dissous.   — 
de  Saint-Martin.  Influence  du  sommeil  naturel  ou  provoqué  sur  l'activité  des  combusti"iis 
respiratoires.  —  Straus  et  Duèreuilh.  Sur  l'absence    de    microbes    dans   l'air    expiré.  — 
Marcimi.  Sur  l'excrétion  ebez  les  Crustacés  décapodes  brachyoures.  —  Gourret.  La  fami.' 
des  Crustacés  podopbthalmes  du  golfe  de  Marseille.  —  de  Mercey.  Sur  des  recherches  pour 
l'exploitation  de  la  craie  pbospbatée  en  Picardie.  —  Hehert.  Observations  sur  la  classiti- 
fication  de  la  craie,  à  propos  de  la  Coinmunication  de  Mr.  N.  de  Mercey.  —  Gorceix.  Sur 
le  gisement  de  diamants  de  Cocaés,  province  de  Bfinas  GeraSs  (Brésil).  —   Termicr.  Sur 
les  éruptions  de  la  regimi  du  Mézenc,  vers  les  cuiifins  de  la  Haute-Loire  et  de  l'Ardècbe.  — 
Labonne.  Sur  le    gisement    du    spath    disiando.  —  21.  Bertrand.  Sur  la  lui  dee  erreurs 
d'observation.  —  de  Jonquières.  Generation  des  courbes  unicursales. —  Wolf.  Comparaison 
des  divers  systèmes  de  synchronisation  électrique  des  horloges  astronomiques.  —  Berthelot. 
Sur  les  divers  modes  de  décomposition  eiplosive  ih'  l'acide  ]>irri.jne  et  des  composés  nitrés.  — 
Id.  Sur  la  «  Collection  des  anciens  Alchimistes  grees»,  — Janssen.  Sur  l'application  de  la 
Photographie  à  la  Meteorologie.  —    Callandreau.  Recherches  sur  la   théorie  de  la  figure 
des  planètes;  étude  speciale  des  grosses  planètes.  —  Isambert.  Sur  la  compressibilifi    ile 
la  dissolution    d'étylamine    dans    l'eau.  —  Grimaux.  Sur  l'aldéhyde  glycérique  fermentc- 
scible.  —  Bouchardat  et  Lafont.  Action  de   l'acide   sulfurique   sur   l'essence  ih'  térében- 
thine.  —  (Echsner  de  Coninck.  Essai  de  diagnose  des  alcaloi'des  volatils.  —  Gayon.  Sur 
la  recherche  et  le  dosage  des  aldéhydes  dans  les  alcools  commerciauz.  —  Fischer.  Surla 
distribution  géographique  des  Actinies  du  littoral  médìterranéen  de  la  Franco.  —  Richard. 
Remarques  sur  la  faune  pélagique  de  quelques  lacs  d'Auvergnc.  —   Topsent.  Sur  les  pré- 
tendus  prolongements  périphériques  des  Cliones.  —   Cric.  Sur  les  affinités  des  flores  noli- 
thiques  de  la  France  occidentale  et  du  Portugal.  —  Cadcac  et  Malet.  Recherches   experi- 
mentales  sur  la  transmission  de  la  tuberculose  par  les  voies  respiratoires.  —  Guignard  et 
Charrin.  Sur  les  variations  morphologiques  des  microbes.  —  Poincaré.  Sur  les  relations 
du  baromètre  avec  les  positions  de  la  lune.  —  Chuard.  Observations  concernant  le  méca- 
nisrae  de  l'introduction  et  de  l'élimination   du  cuivre   dans  les   vins   provenant  de  vignes 
traitées  par  les  combinaisons  cuivriques.  —  25.  Bertrand.  Sur  les   épreuves   répétées.  — 
Jonquières.  Generation  des  surfaces  algébriques,  d'ordre  quelconque.  —  Faye.  Sur  la  cause 
de  la  déviation  des  flèches  du  vent  dans  les  cyclones.  —  Berthelot  et  André.  Sur  l'état 
du  soufre  et  du  phosphore  dans  les  plantes,  la  terre  et  le  terreau,  et  sur  leur  dosage.  — 
Sarrau  et  Vieille.  Influence  du    rappmchement    moléculaire    sur    l'equilibro  chimique  de 
systèmes  gazeux  homogènes.  —  Gaitdry.  Découverte    d'un    Tortue  gigantesque  par  M.  le 
Dr.  Donnezan.—  de  Caligny.  Expériences  sur  une  nouvelle  machine  hydraulique  oinployée 
à  faire  des  irrigations.  —  Lecoq  de  Boisbaudran.  A  quels  degrés  d'oxydation  se  trouvent 


—    XIX    

le  chrome  et  le  manganése  dans  leurs  compose's  fluorescents?  —  Viennet.  Éléments  et 
éphémérides  de  la  planète  (270)  Anahita.  —  Cruls.  Sur  la  valeur  de  la  parallaxe  du  soleil, 
déduite  des  observations  des  Missions  brésiliennes,  à  l'occasion  du  passage  de  Vénus  sur 
le  soleil,  en  1882.  —  Weìll.  Condition  d'egalité  de  deux  fìgures  symétriques.  —  Barbier. 
On  suppose  écrite  la  suite  naturelle  des  nombres;  quel  est  le  (101O0OO)ième  chiffre  écrit?  — 
Duhem.  Sur  raimantation  par  influence.  —  Antoine.  Variation  de  temperature  d'un  gaz 
ou  d'une  vapeur  qui  se  comprime  ou  se  dilate,  en  conservant  la  méme  quantité  de  cha- 
leur.  —  Henry.  Sur  une  loi  expérimentale  de  balistique  intérieure.  —  Doumer.  Des  vo- 
yelles  dont  le  caractère  est  très  aigu.  —  Fabre.  Sur  la  chaleur  spéciflque  du  tellure.  — 
Scheurer-Kestner  et  Meunier-Dolfus.  Etude  sur  une  houille  anglaise.  —  Jungfleisch  et 
Légcr.  Sur  les  isornéries  optiques'  de  la  cinchonine.  —  Ochsner  de  Coninck.  Essai  de  dia- 
gnose  des  alcaloides  volatils.  —  Mallard.  Sur  diverses  substances  cristallisées  qu'Ebelmen 
avait  prépare'es  et  non  décrites.  —  de  Schulten.  Note  sur  la  reproduction  artificielle  de  la 
pyrochroite  (hydrate  manganeux  cristallisé).  —  Gonnard.  De  quelques  pseudo-morpboses 
d'enveloppe  des  mines  de  plomb  du  Puy-de-DOme  —  Guitel.  Sur  quelques  points  de  l'em- 
bryogénie  et  du  système  nerveux  des  Lépadogasters.  —  Hérouard.  Sur  le  système  lacunaire 
dit  sanguin  et  le  système  nerveux  des  Holothuries.  —  Depéret  et  Donnezan.  Sur  la 
Testudo  perpiniana  Depéret,  gigantesque  Tortue  du  pliocène  moyen  de  Perpignan. — 
La  front.  Analyse  de  l'action  physiologique  de  la  cocaine.  —  Lastre.  Observations  au  sujet 
d'une  Note  de  M.  de  Saint-Martin.  —  Cornil  et  Chantemesse.  Etiologie  de  le  pneumonie 
contagieuse  des  porcs.  —  Debove.  Pathologie  de  l'urticaire  hydatique.  —  Dechevrens.  Sur  la 
reproduction  expérimentale  des  trombes.  —  Bouquet  de  la  Grye  rappelle,  à  ce  sujet,  qu'il 
a  précédemment  montré  à  l'Académie  les  fìgures  qui  se  forment  dans  des  liquides  de  den- 
sités  différentes,  superposés  et  animés  d'un  mouvement  de  rotation.  —  Zenger.  Sur  revo- 
lution siderale.  —  Deìaunay.  Chute,  le  25  octobre  1887,  à  Than-Duc,  d'une  meteorite  qui 
parait  avoir  disparii  à  la  suite  d'un  ricochet. 

+  Cosmos.  N.  S.  n.  150-152.  Paris,  1887. 

i'Denkschriften  der  k.  Akademie  der  Wissenschaften.  Math-natur.  CI.  Bd.  LI. 
Wien,  1886. 

Escher ich  v.  Zur  Theorie  der  linearen  Differentialgleichungen.  —  Rollett.  Untersu- 
ckungen  ueber  den  Bau  der  quergestreiften  Muskelfasern.  —  Oppolzer  v.  Entwurf  einer 
Mondtheorie.  —  Spitaler.  Die  "Warmeverrtheilung  auf  der  Erdoberflache.  —  Zukal.  My- 
cologische  Untersuchungen.  —  Frauscher.  Das  Unter-Eocàn  der  Nordalpen  und  seine 
Fauna.  —  Stapfl.  Die  botaniseben  Ergebnisse  der  Polak'schen  Expedition  nach  Persien 
im  Jahre  1882.  —  Id.  Beitràge  zur  Flora  von  Lycien,  Carien  und  Mesopotamien.  — 
Schram.  Tafeln  zur  Berechnung  der  naheren  Umstànde  der  Sonnenfinsternisse. 

'  Jahrbuch  der  Harnburgischen  Wissenschaftlichen  Anstalten.  Jhg.  IV.  Ham- 
burg, 1887. 

Prochoumick.  Messungen  ari  Stìdseeskeleten  mit  besonderer  Beriicksichtigung  des 
Beckens.  —  Pfeffer.  Die  Krebse  von  Siid-Georgien  nach  der  Ausbeute  der  Deutschen  Station 
1882,83.  —  Rautenberg.  Romische  und  germanische  Alterthiìmer  aus  dem  Amte  Ritze- 
buttel  und  aus  Altenwalde. 

+ Jahrbuch  ueber  die  Fortschritte  der  Mathematik.  Bd.  XVII,  Jhg.  1885,  Heft  1. 

Berlin,  1887. 
i'Jahresbericht  (3,  4,  5)  des  Verein  fur  Naturwissenschaft   zu  Braunschweig. 

Braunschweig,  1883-1887. 

5.  Weber.  Ueber  die  allgemeinste  Form  der  Wheatstone'schen  Briicke.  —  Elster  und 
Geitcl.  Ueber  einige  Vorlesungsversuche  zum  Nachweis  der  Elektricitàtserregung  bei  der 


XX   — 

Tropfchenreibung.  —  Kloos.  Die  àltesten  Sedimente  des  Nordlichen  Schwarzwaldes  und 
die  in  denselben  eingelagerten  Eruptivgesteine.  —  Blasius.  Die  Vogelwelt  der  Stadt  Braun- 
schweig  und  ihrer  nàchsten  Umgebung. 

+ Journal  (The  american)  of  Philology.  Voi.  Vili,  3.  Baltimore,  1887. 

Haupt.  The  Assyrian  #Vowel.  —  Elmer.  Que,  Et,  Atque  in  the  Inscriptions  of  the  Re- 
public, in  Terence,  and  in  Cato.  —  Gildersleeve.  The  Articular  Infinitive  Again.  —  Elliott. 
Speech  Mixture  in  French  Canada.  —  Humphreys.  Thukydides  and  Geometry.  Some  Errors 
in  Liddell  and  Scott.  Some  Errors  in  Harpers'  Latin  Dictionary. 

+ Journal  (American  chemical).  Voi.  IX,  6.  Baltimore,  1887. 

Remsen  and  Orndorff.  On  the  Conduct  of  the  Salts  of  Diazo-Benzene  and  of  the 
Three  Diazo-toluenes  toward  Alcohol.  —  Brakett  and  Hayes.  On  the  Preparation  ofOrtho- 
Sulpho-Benzoic  Acid.  —  Brackett.  On  the  Ethers  of  Benzoic  Sulphinide.  —  ffedrick. 
P-Amido-0-Sulpho-Benzoic  Acid.  —  Wilber.  A  Convenient  Form  of  Gas  Receiver  for  Use 
in  Gas  Analysis  by  the  Absorbiometric  Method.  —  Atwater.  On  the  Chemistry  of  Pish. 

+ Journal  (The  American)  of  science.  Voi.  XXXIV,  n.  204.  New  HaYen,  1887. 
Nichols  and  Franklin.  Destruction  of  the  Passivity  of  Iron  in  Nitric  Acid  by  Ma- 
gnetization.  —  Michelson  and  Morley.  Method  of  making  the  Wave-length  of  Sodimn 
Light  the  actual  and  practical  standard  of  length.  —  Gilbert.  Work  of  the  Internati onal 
Congress  of  Geologists.  —  Hutchins  and  Holden.  Existence  of  certain  Elemento,  together 
with  the  discovery  of  Platinum,  in  the  sun.  —  LeConte.  Flora  of  the  Coast  Islands  of 
California  in  relation  to  recent  changes  of  Physical  Geography.  —  Alien  Hazen.  Deter- 
mination  of  "  prevailing  wind  direction  ".  —  Hutchins.  New  instrument  for  the  measu- 
rement  of  Radiation.  —  Kunz.  American  Meteorites.  —  Id.  Mineralogical  Notes. 

+ Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XIX,  8.  S.  Pétersbourg,  1887. 

Favorsky.  Transformation  isomérique  des  hydrocarbures  acétyleniques  disubstitués  et 
du  valerylène  sous  l'influence  du  sodium.  —  Kaubloukoff.  Sur  les  lois,  gouvernant  lee 
réactions  d'addition.  —  Zelinsky.  Sur  la  preparation  des  acides  bromés  de  la  sèrie  grasse.  — 
Sokoloff.  Action  de  l'iodure  d'éthyle  et  du  zinc  sur  l'éthylpropylketone.  —  Id.  Action  de 
l'iodure  de  méthyle  et  du  zinc  sur  l'éthylpropylketone.  —  Id.  Sur  les  hydrocarbures  CH  H16 
et  C9  H18 .  —  Schoukowsky.  Action  de  l'iodure  d'éthyle  et  du  zinc  sur  le  malonate  d'éthyle.  — 
Gorboff.  Sur  les  acides  oxytétriques  et  hydroxytétriques.  —  Sokoloff.  Recherches  expéri- 
mentales  des  oscillations  électriques  dans  les  électrolytes.  —  Hesehus.  Sur  la  determina- 
tici! de  la  chaleur  spécifique  par  la  méthode  des  mélanges  avec  temperature  constante. 

+ Journal  de  physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  VI,  dee.  1887.  Paris. 

Negreano.  Recherches  sur  le  pouvoir  inducteur  spécifique  des  liquides.  —  Grimaldi. 
Influence  du  magnétisme  sur  les  propriétés  thermo-électrique  du  bismuth.  —  Sentis.  Mé- 
thode pour  la  détermination  de  la  tension  superficielle. 

^Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  CCCI.  Dee.  1887. 

Perkin.  The  Synthetical  Formation  of  Closed  Carbon-chains.  Part  I.  —  Reynolds  and 
Ramsay.  Experiments  for  the  purpose  of  comparing  the  Equivalent  of  Zinc  with  that  of 
Hydrogen.  —  Thorpe  and  Laurie.  Note  on  the  Atomic  Weight  of  Gold.  —  Romanis. 
Certain  Products  from  Teak. 

*  Journal  of  the  r.  Microscopical  Society.  1887,  part  6.  Dee.  London. 

Gosse.  Twenty-four  more  New  Species  of  Rotifera.  —  Brady.  A  Synopsis  of  the  Bri- 
tish  Recent  Foraminifera.  —  Nelson.  A  New  Eye-piece. 
•^Lumière  (La)  électrique.  T.  XXVI,  n.  49-52.  Paris,  1887. 


XXI    

"^Magazin  (Neues  lausitzisches).  Bd.  LXIII,  1.  Gorlitz,  1887. 

Knothe.  Fortsetzung  der  Geschichte  des  Oberlausitzer  Adels  und  seiner  Gùter  von 
Mitte  des  16.  Jahrhunderts  bis  1620.  —  Schonwàlder.  Das  Quellgebiet  der  Gorlitzer  Neisse 
oder  der  Zagost  und  seine  Bevolkerung. 

"t  Mémoires  couronnés  et  autres  Mémoires  publiés   par   l'Académie  roj7ale  des 
sciences  de  Belgique.  Coli,  in  8°,  t.  XXXVII-XXXIX.  Bruxelles,  1886. 

XXXVII.  Neubery.  Sur  le  tetraèdro.  —  Blas.  Contributions  à  l'étude  et  à  l'analyse 
des  eaux  alimentaires  et  spécialement  des  eaux  de  la  ville  de  Louvain  et  de  quelques 
autres  localités  de  la  Belgique.  —  Errerà.  Sur  le  glycogène  chez  les  Basidiomycètes.  — 
Spring  et  Roland.  Rechercbes  sur  les  proportions  d'acide  carbonique  contenues  dans  l'air.  — 
Scheler.  Étude  lexicologique  sur  les  poe'sies  de  Gillon  le  Muisit.  —  de  Harlez.  Lao-tze 
le  premier  pbilosophe  chinois  ou  un  pre'décesseur  de  Schelling  au  VI  siècle  avant  notre 
ère.  —  Scheler.  Le  Catholicon  de  Lille,  glossaire  latin-francais  publié  en  extrait  et  annoté.  — 
Harlez.  Le  livre  du  principe  lumineux  et  du  principe  passif  shang  thsing  tsing  king.  — 
XXXVIII.  Droogenbroeck-Asselberghs.  Over  de  toepassing  van  bet  grieksch  en  latijnsch 
metrum  op  de  nederlandscbe  poezij.  —  Cesàro.  Description  de  quelques  cristaux  de  calcite 
belges.  —  Jorissen.  Les  pbe'nomènes  chimiques  de  la  gerniination.  —  Selys  Longchamps. 
Revision  du  Synopsis  des  Agrionines.  —  Van  Beneden.  Histoire  naturelle  de  la  Baleine 
des  Basques.  —  XXX.  Monschamp.  Histoire  du  Cartésianisme  en  Belgique. 

f  Mémoires  couronnés  et  Mémoires   des   savants   étrangers  publiés  par   l'Aca- 
démie r.  de  Belgique.  T.  XLVII,  XLVIII,  Bruxelles,  1886. 

XLVII.  Gravis.  Recherches  anatomiques  sur  les  organes  végétatifs  de  l'Ustica 
dioica  L.  —  Lagrage.  Demonstration  élémentaire  de  la  loi  suprème  de  Wronski.  —  Ubaghs. 
Formules  de  la  nutation  annuelle.  —  Fievez.  Recberches  sur  le  spectre  du  carbone  dans 
l'are  électrique  en  rapport  avec  le  spectre  des  comètes  et  le  spectre  solaire.  —  Terby. 
Étude  sur  l'aspect  physique  de  la  planète  Jupiter.  —  Deruydts.  Sur  certains  développe- 
ments  en  séries.  —  Ball.  Observations  des  surfaces  de  Jupiter  et  de  Venus  faites  en  1884 
et  1885  à  l'Institut  astronomique  annexé  à  l'Université  de  Liège.  —  Ubaghs.  Détermina- 
tion  de  la  direction  et  de  la  vitesse  du  transport  du  système  solaire  dans  l'espace.  — 
Cesàro.  Sur  l'étude  des  événements  arithmétiques.  —  XLVIII.  Demarteau.  Histoire  de  la 
dette  publique.  —  Lagrange.  Développements  des  fonctions  d'un  nombre  quelconque  de 
variables  indépendantes  à  l'aide  d'autres  fonctions  de  ces  mèmes  variables.  De'rivées  des 
fonctions  de  fonctions.  —  Deruyts.  Sur  une  classe  de  polynòmes  conjugués. 

fMémoires  de  l'Académie  royale  des  sciences,  des  lettres  et  des  beaux  arts  de 

Belgique.  T.  XLVI.  Bruxelles,  1886. 

Catalan.  Quelques  tbéorèmes  d'arithmétique.  —  Id.  Problèmes  et  théorèraes  de  pro- 
babilite's.  —  Hirn.  Recberches  expérimentales  et  analytiques  sur  les  lois  de  l'écoulement 
et  du  choc  des  gaz  en  fonction  de  la  temperature.  —  Calalan.  Sur  un  développement  de 
l'intégrale  de  première  espèce  et  sur  une  suite  de  nombre  éntiers.  —  Id.  Sur  les  fonctions 
Xn,  de  Legendre.  —  Id.  Sur  quelques  intégrales  définies.  —  Hirn.  La  cinétique  moderne 
et  le  dynamisme  de  l'avenir  et  reponse  à  diverses  critiques  faites  par  M.  Clausius  aux  con- 
clusions  de  mes  travaux  précédents. 

*  Mémoires  et  compte  rendus  des  travaux  de  la  Société  des  ingénieurs  civils. 
Oct.  1887.  Paris. 

Trélat.  Le  feu  au  théàtre.  —  Lasne.  Note  sur  les  phosphates  de  Beauval  et  d'Ornile. 


—   XXII   — 

f  Mittheilungen  der  deutschen  Gesellschaft  fur  Natur-  imd  Vòlkerkunde  Ostasiens 
in  Tokio.  37  Heft.  Yokohama,  1887 

Kellner.  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Ernahrung  der  Japaner.  —  Rathgen.  Ergebnisse 
der  Amtlichen  Bevolkerungsstatistik  in  Japan.  —  G.  IV.  Kleinere  Mittheilungen. — Eine 
Japanische  Parade  vor  250  Jahren. 

r  Mittheilungen  des  Yereins  fùr  Erdkunde.  1886.  Leipzig,  1887. 

Eesultate  der  meteorologischen  Beobachtungen,  angestellt  auf  der  Stermvarte  Leipzig 
ini  Jahre  1886.  —  Emin  Pascila  (Dr.  Sclmilzer).  Zwei  Briefe.  —  Id.  id.  Drei  neue  Briefe 
an  Dr.  Georg  Schweinfurt  in  Kairo  und  Bericht  tìber  eine  Reise  auf  dem  Albert  Nyanza.  — 
Briiss.  Beitràge  zur  Kenntniss  der  kunstlicben  Schadelverbildungen. 

fMonatsblàtter  des  wissenschaftlichen  Club  in  Wien  Jhg.  IX,  3.  Wien,  1887. 
•Nature.  Voi.  XXXVI,   n.  922-939;  XXXVI,  n.  940-941.  London,  1887. 
:  Notices  (Monthly)  of  the  r.  Astronomical  Society.  Voi.  XLVIII,  1.  London.  1887. 

Christie.  Description  of  the  Personal  Equation  Machine  of  the  Royal  Observatory, 
Greenwich.  —  Turner.  Results  obtained  with  the  Personal  Machine  at  the  Royal  Obser- 
vatory, Greenwich.  —  Downing.  Note  on  the  probable  errors  of  the  Star  Places  of  the  Ar- 
gentine General  Catalogue  for  1875,  and  the  Cape  Catalogne  for  1880.  —  Safford.  On  the 
reduction  of  Star  Places  by  Bohnenberger's  method.  —  Gore.  On  the  orbit  of  p  Eridani.  — 
Pritchard.  Further  researches  on  stellar  parallax  by  the  photographic  method.  —  Roberts. 
Photographs  of  the  Nebulte  57  M  Lytte;  27  M  Vulpeculse;  the  cluster  13  M  Herculis;  and 
of  stars  in  Cygnus.  —  Id.  On  the  measurement  of  celestial  photographs  (extract  from  a 
letter  to  the  President).  —  Spitta.  On  the  appearances  presented  by  the  satellites  of  Ju- 
piter  during  transit,  with  a  photometric  estimation  of  their  relative  albedos,  and  of  the 
amount  of  light  reflected  from  the  different  portions  of  an  unpolished  sphere.  —  Copeland. 
The  total  solar  eclipse  of  1887.  Aturust  19.  —  Perry.  The  total  solar  eclipse  of  August  19, 
1887.  —  Plummer.  Observations  of  comets  made  at  the  Orwell  Park  Observator)  in  the 
years  1886-87.  —  Dunsink  Observatory.  Occultation  of  Regulus  by  the  Moon.  —  Johnson. 
Occultation  of  Regulus.  —  Noble.  Note  on  the  latitude  and  longìtade  of  Maresfield  Ob- 
servatory. —  Marth.  Ephemeris  for  physical  observations  of  Jupiter,  1888. 

tProceedings  of  the  Academy  of  Naturai  Sciences  of  Philadelphia.  Part  II.  April- 
August  1887.  Philadelphia. 

ffeilprin.  Ovo-viviparous  Generation  in  Tropidonotus.  —  Fielde.  Notes  on  Fresh-water 
Rhizopodes  of  Swatow,  Chine.  —  Garrett.  The  Terrestrial  Mollusca  inhabiting  the  Samoa 
or  Navigator  Islands.  —  Meehan.  On  Aphyllon  as  a  Root  Parasite.  —  Id.  On  the  Stipules 
of  Magnolia  Frazeri.  —  Leidy.  Asplanchna  Ebbesbornii.  —  Potts.  Contributìons  towards 
a  Synopsis  of  the  American  Forms  of  Freshwater  Sponges  with  Descriptions  of  those  na- 
med  by  other  Authors  and  from  ali  parts  of  the  world.  —  Meehan.  Note  on  Chionanthus.  — 
Osborn.  On  the  Structure  and  Classifìcation  of  the  Mesozoic  Mammalia.  —  Fielde.  On  an 
Aquatic  Larva  and  its  Case.  —  Eigenmann.  Notes  on  the  Specific  Names  of  Certain  North 
American  Fishes. 

f  Proceedings  of  the   Birmingham  Philosophical  Society.  Voi.  V,  p.  2d,  sess. 
1886-87.  Birmingham. 

Crosskey.  A  Plea  for  A  Midland  University.  —  Jamson  Smith.  The  Port  Royalists  : 
A  Chapter  from  the  History  of  Education.  —  Bertram  Windle.  Notes  on  the  Myology  of 
Hapale  Jacchus.  —  Turner.  The  Hardness  of  Metals.  —  Matheivs.  The  Halesowen  Di- 
strici of  the  South  Staffordshire  Coal-Field.  —  France.  The  Control  of  Sewer  Gas.  — 
Poynting.  The  Electric  Current  and  its  Connection  with  the  Surrounding  Field.  —  Id.  and 


XXIII    — 

Love.  On  the  Law  of  the  Propagation  of  Light.  —  Martin.  On  some  Sections  of  the  Drift 
between  Soho  and  Perry  Barr,  near  Birmingham.  —  Gore.  On  the  Electrolysis  of  Alcoholic 
and  Ethereal  Solutions  of  Metallic  Salts.  —  Id.  On  the  Effect  of  Heat  upon  Fluoride  of 
Cerium.  —  Bcrtram  Windle.  On  the  Adductor  Muscles  of  the  Hand.  —  St.  Clair.  Dreams: 
An  Attempt  to  Ascertain  Laws.  —  Williams.  Queen  Elizabeth's  Last  Parliament.  —  Gore. 
Relations  of  "  Transfer-Resistance  "  to  the  Molecular  Weight  and  Chemical  Composition 
of  Electrolytes.  —  Turner.  The  Estimation  of  Silicon  in  Irun  and  Steel.  —  Discussion 
on  the  Advantages  that  would  result  from  the  Establishment  of  a  Midland  University.  — 
Harrison.  Instantaneous  Photography. 

•Troceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  N.  M.  S.  Voi.  IX,  12.  London,  1887. 

Carey.  A  journey  round  the  Chinese  Turkistan  and  along  the  horthern  Prontier  ef 
Tibet.  —  Silva  Porto's  journey  from  Bihe  (Bie)  to  the  Bakuba  Country. 

^Proceedings  of  the  rovai  Society.  Voi.  XLIII,  259.  London,  1887. 

Tomlinson.  The  Influence  of  Stress  and  Strain  on  the  Physical  Properties  of  Matter. 
Part  I.  Elasticity.  The  Velocity  of  Sound  in  Metals  and  a  Comparison  of  their  Moduli  of 
Longitudinal  and  Torsional  Elasticities  ad  determined  by  Sfaticai  and  Kinetical  Methods.  — 
Laices  and  Gilbert.  On  the  present  Position  of  the  Question  of  the  Sources  of  the  Nitro- 
gen  of  Vegetation,  with  some  new  Results,  and  preliminary  Notice  of  New  Lines  of  Inve- 
stigation.  —  Norman  Lockyer.  Researches  on  the  Spectra  of  Meteorites.  A  Report  to  the 
Solar  Physics  Committee.  Communitcaed  to  the  Royal  Society  at  the  request  of  the  Com- 
mittee.  —  Hopkinson.  Specific  Inductive  Capacity. 

fProces-verbaux    des    séances    de    la    Société    r.  Malacologique   de  Belgique. 

T.  XVI.  Séances  8  janv.  à  4  jnin  1887.  Bruxelles. 
"iTublications  de  l'École  des  langues  orientales  vivantes.  2e  sér.  t.  V,  2;  XVI. 
Paris,  1887. 

V,  2.  Barbier  de  Meijnard.  Dictionnaire  turc-francais.  II,  2.  —  XVI.  De  Bonsi/. 
Histoire  des  djnasties  divines.  I. 

-i-Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIII,  10.  Mtinchen-Leipzig,  1887. 

Nadeschdin.  Ueber  die  Ausdehnung  der  Flussigkeiten  und  der  Uebergang  der  Korper 
aus  dem  fliissigen  in  den  gasfòrmigen  Zustand.  —  Kurz.  Messung  der  inneren  und  ausseren 
Warmeleitung  von  Metallen.  —  Exner.  Ueber  transportable  Apparate  zu  Beobachtung  der 
atmosphàrischen  Elektricitat.  —  Weber.  Die  Entwicklung  der  Lichtemission  gluhender 
fester  Korper. 

fReport  and  Proceedings  of  the  Belfast  naturai  history  and  philosophical  Society, 
for  the  session  1886-87.  Belfast,  1887. 

Patterson.  Some  later  views  respecting  the  Irish  round  Towers.  —  Workmann. 
Eastern  reminiscences,  China  and  Manilla.  —  Wilson.  Power  and  its  Transmission.  — 
Grainger.  A  question  concerning  the  Antrim  gravels.  —  Milligan.  Recent  archeological 
Explorations.  —  Graij.  Technical  Education  and  our  Methods  of  Promoting  it.  —  Hartland. 
Serage  Disposai  and  River  Pollution,  its  Present  and  Future  Aspects  from  a  Sanitary  and 
Economie  Point  of  View.  —  Letts.  Fermentation  and  Kindred  Phenomena.  —  Patterson. 
Some  account  of  the  Whale  and  Seal  Fisheries  past  and  present.  —  Scott.  Epidemie  l>i- 
sease:  Can  they  be  stamped  out? 

fEeport  (Animai)  of  the  Curator  of  the  Museum   of  Comparative  Zoology  at 

Harward  College.  1886-87.  Cambridge. 
f  Report  of  the  Commissionerof  education  for  the  year  1884-85.  Washington,  1886. 


—  XXIV  — 

"Report  of  the  Superintendent  of  the  United  States  naval  Observatory  1887. 

Washington. 
1  Résumé  des  séances  de  la  Société   des   ingénieurs   civils.  Séance  du  2  dèe. 

1887.  Paris. 
tRevista  do  Observatorio  do   Rio  de    Janeiro.  Anno  II,  11.  Nov.  1887.  Rio 

de  Janeiro. 
fRevue  internationale  de  l'électricité  et  de  ses  applications  T.  V,  n.  46-48. 

Paris,  1887. 
+Revue  politique  et  littfraire.  3e  sér.  T.  XL,  n  23-27.  Paris,  1887. 
fRevue  scientifique.  3e  sér.  t.  XL,  n.  23-27.  Paris,  1887. 
f  Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  II,  n.  50-53.  Braunschweig,  1887. 
1  Studies  (Johns  Hopkins  University)  in  historical  and  politicai  science.  5th  Ser. 

X,  XI.  Baltimore,  1887. 

Fredericq.  The  study  of  history  in  England  and  Scotland.  —  Adams.  Seminary  libra- 
ries  and  University  Extension. 

*Transactions  of  the  astronomical  Observatory  of  Yale  University.  Voi.  I,  1. 
New  Haven,  1887. 

fTransations  of  the  Manchester  geological  Society.  Voi.  XIX,  11,  12.  Man- 
chester, 1887. 
Dickinson.  On  the  progress  of  miniti?  and  geology. 

;  Verhandlungen  des  Vereins  zur  Befòrderung  des  Gerwerbfìeisses.  1887.  HeftlX. 
Nov.  1887.  Berlin. 

Bóttcher.  Ueber  die  deutschen  Rohpetrole  deren  Untersuchung  und  Verarbeitung.  — 
Moller  ond  Luhmann.  Ueber  die  Viderstandsfiihigkeit  auf  Druckbeansprucliter  eiserner 
Baukoiistruktionstheile  bei  erlnihter  Temperatur. 

1  Vierteljahrschrift  der  Naturforschenden  Gesellschaft  in  Ziirich.  Jhg.  XXII,  1. 

1887. 

Wolf.  Astronomische  Mittheilungen.  —  Keller.  Ortogonal-conjugirte  Schaaren  mono- 
confocaler  Kegelschnitte. 

Wochenschrift   des   osterr.  Ingenieur-  und  Architekten-Vereiues.   Jahg.  XII, 
48-51.  Wien,  1887. 

Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  gennaio  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

* Alvino  F.  —  I  Calendari,  f.  29-30.  Firenze,  1887.  8°. 

*Ball  R.  Stawell.  —  Una  parabola  dinamica.  Trad.  di  Giulio  Vivanti.  Mi- 
lano, 1887.   4°. 

* Bordoni  A.  —  Marco  Minghetti.  Persiceto,  1887.  8°. 

*Calì  A.  —  Scuole  e  scolari  in  Italia.  Catania,  1888.  8°. 

*  Carassi  I).  —  Appendice  ai  materiali  per  un'avifauna  del  Golfo  di  Spezia  e 
della  Val  di  Magra.  Spezia,  1887.  8°. 


XXV    

*  Carotti  C.  —  Pitture  giottesche  nell'oratorio  di  Mocchirolo  a  Lentole  sul  Se- 

veso.  Milano,  1887.  8°. 

*  Comes  0.  —  Il  mal  nero  o  la  gommosi  nella  vite  ed  in  qualsiasi  altra  pianta 

legnosa  e  gli  eccessivi  sbalzi  di  temperatura.  Napoli,  1887.  4°. 

*  Darwin,  C.  —  Sulla  struttura  e  distribuzione  dei  banchi  di  corallo  e  delle 

isole  madreporiche.  Prima  trad.  ital.  di  G.  e  K.  Canestrini.  Torino, 
1888.  4°. 

*De-  Vii  V.  —  Sull'origine  e  moltiplicazione  del  linguaggio.  Discorsi  accade- 
mici. Siena,  1888.  8°.   . 

* Errante  V.  —  Storia  dell'impero  osmano  da  Osman  alla  pace  di  Carlowitz. 
Roma,  1882-3.  Due  voi.  8°. 

*  Fa  varo  A.  —  Per  la  edizione  nazionale  delle  opere  di  Galileo  Galilei.  Fi- 

renze, 1888.  4°. 

*  Gel  li  G.  D.  —  Letture  edite  ed  inedite  sopra  la  Commedia  di  Dante  raccolte 

per  cura  di  C.  Negroni.  Voi.  I,  IL  Firenze,  1887.  8". 

*  Gemmellaro  G.  G.  —  La  fauna  dei  calcari  con  fusulina  della  valle  del  fiume 

Sosio.  Palermo,  1887.  4°. 
*Lampertico  F.  —  La  legge  14  luglio  1887  n.  4727  (ser.  3)  di  abolizione  ed 
affrancazione  delle  decime.  Padova,  1888.  8°. 

*  Morselli  E.  —  Sull'azione  fisiologica  dei  bagni  idroelettrici  monopolari  (fara- 

dici e  galvanici).  Torino,  1887.  8°. 

*Pasqualigo  F.  —  Egloghe  di  Giovanni  del  Virgilio  e  di  Dante  Alighieri  an- 
notate da  anonimo  contemporaneo  recate  a  miglior  lezione,  nuovamente 
volgarizzate  in  versi  sciolti  e  commentate.  Lonigo,  1887.  8°. 

*Pavesio  P.  —  IX  Gennaio  MDCCCLXXXVIII.  Convitto  nazionale  di  Genova. 
Per  lo  scoprimento  dell'iscrizione  commemorativa  di  Ee  Vittorio  Ema- 
nuele II  nel  decimo  anniversario  della  morte.  Genova,  1888.  8°. 

*Perolti  N.  —  Guarigione  spontanea  di  un  grosso  lipoma  congenito  in  bambina 
di  sette  mesi.  Napoli,  1888.  8°. 

*PiccioU  F.  —  Sui  rimboschimenti  eseguiti  in  Francia.  Firenze,  1887.  4°. 

*Relazione  sui  servizi  dell'industria  ,  del  commercio  e  del  credito  (Ministero 
di  agricoltura,  industria  e  commercio).  Roma,  1887. 

*  Riccardi  A.  —  Relazione  di  una  visita  nell'ottobre  1887  al  colle  di  S.  Co- 

lombano e  sue  vicinanze  esistenti  o  scomparse.  Milano,  1887.  8°. 

*  Ricci  M.  —  Ritratti  e  profili  politici  e  letterari  con  una  raccolta  d'iscrizioni 

edite  ed  inedite.  2a  ed.  Firenze,  1888.  8°. 
*Roiti  A.  —  Elementi  di  fìsica.  2a  ed.  voi.  I,  IL  Firenze,  1887-88.  8°. 
*Rossi  F.   —   I   papiri   copti  del   Museo   egizio   di   Torino.  Voi.   I.   Torino, 

1887.  4°. 

*  Sciupa  M.  —  Storia  del  principato  longobardo  di  Salerno.  Napoli,  1887.  8°. 

*  Stefani   S.  de  —  Escursione   paletnologia   a  Peschiera  e   Breonio.  Parma. 

1887.  8°. 

Bullettino-Rendiconti,  1887,  Vol.  IV,  1°  Sem.  4 


—  XXVI  — 

*  Stefani  S.  de  —  Sopra  alcune  reliquie  archeologiche  delle  antiche  capanne 

del  Bostel  nel  Vicentino.  Parma,  1887.  8°. 

*  Taramela  T.  —  Dei  terreni  terziari  presso  il  Capo  La  Mortola  in  Liguria. 

Milano,  1887. 

*  Tordi  D.  —  La  pretesa  tomba  di   Cola   di   Kienzo.  Due   Memorie.  Roma, 

1887.  4°. 

*  Volpicelli  P.  —  Trattato  completo  sulla  elettrostatica  induzione  o  elettrica 

influenza.  3a  ed.  Roma,  1883.  4°. 

*  Zaccaria  A.  —  La  Scuola  e  la  Vita.  Faenza,  1886.  16°. 
*Id.  —  Marco  Minghetti.  Cenni  biografici.  Faenza,  1887.  8°. 

Pubblicazioni  estere. 

t  Abbema  Oudgeest  W.  A.  —  Overdracht  van  Erfgenaamschap  en  hereditatis 
petitio.  Utrecht,  1886.  8°. 

^Ameshoff  J.  E.  —  Eenige  Beschouwingen  over  de  Aausprakelijkheid  der  Spoor- 
wegondernemingen  ten  opzichte  van  het  goederenvervoez.  Utrecht,  1886. 8°. 

^Aranjo  Cintra  B.  de  —  Essai  sur  la  suppuration  dans  les  néoplasmes.  Ge- 
nève, 1887.  8°. 

*  Arata  P.  —  Composicion  quimica  de  las  aguas  del  consumo.  Buenos  Aires, 

1887.  8°. 
*Id.  —  Les  variations  du  niveau  des  eaux  souterraines   dans   leurs  rapports 

avec  la  pression  atmosphérique,  les  pluies  et  les  maladies  infectieuses. 

Buenos  Ayres,  1887.  8°. 
^Baer  A.  —  Die  Beziehungen  Venedigs  zum  Kaiserreiche  in  der  staufischen 

Zeit.  I.  Venedig  und  Friedrich  Barbarossa.  Innsbruck,  1887.  8". 
'^Baroncelli  R.  —  Contribution  à  l'étude  physiologique  des  courants  unipolaires. 

Genève,  1887.  8°. 
i Bartels  W.  —  Die  Wortstellung  in  den  Quatre  livres  des  Rois.  Hanno- 
ver, 1886.  8°. 
fBastert  D.  —  Beschimping  van  Afgestorvenen.  Utrecht,  1886.  8°. 
fBaum  E.  —  Ein  Combinations-  Studium  ueber  die  Entwicklungs-  Geschichte 

der  Erdkruste.  Wien,  1887.  8°. 
fBehrens   Th. — Ueber  Fremdkòrper  in  den  Luftwegen.  Kiel,  1887.  8°. 
f  Behschnitt  M.  —  Das  franzósische  Personalpronomen  bis  zum  Anfang  des  XII 

Jahrhunderts.  Bonn,  1887.  8°. 
fBerger  G.  —  Fthif  Falle  von  Erweiterung  der  Stirnhohlen  durch  Flussigkeit- 

sammlung.  Kiel,  1887.  8°. 
+ Ber line rblau  31.  —  Ueber  das  Vorkommen  der  Milchsaure  ini  Biute  und  ihre 

Bildung  im  Organismus.  Leipzig,  1887.  8°. 
* ' Bicker  Caarten  G.  —  De  assurantie  in  quovis.  Rotterdam,  1886.  8°. 
fBi?ig  E.  M.  —  La  Société  anonvme  en  droit  italien.  Genève,  1887.  S°. 


XXVII    

fBisdom  31.  C.  —  Eenige  Beschouwingen  over  artikel  i  burgeiiijke  regtsvor- 
dering.  Utrecht,  1880.  8°. 

iBlass  F.  —  Naturalismus  und  Materialismus  in  Griechenland  zu  Platon's 
Zeit.  Kiel,  1887.  8°. 

i '  Blindermami  M.  —  Ueber  die  neueren  Behandlungsmethoden  der  Kehlkopfsch- 
windsucht  unter  besonderer  Beriicksichtigung  der  in  der  Heidelberger 
ambulatorischen  Klinik  fùr  Kehlkopf-  Rachen-  nnd  Nasenkranke  erzielten 
Resultate.  Heidelberg,  1887.  8°. 

* Bogolìnbsky  A.  —  Ueber  Pigmentflecken  der  Haut.  Bern,  1887.  8° 

f  Bande  IL  —  Zur  Statistik  der  Carcinom  der  oberen  Gesichtsgegend.  Berlin, 

1887.  8°. 

+ 'Borei  E.  —  Étude  sm1  la  souveraineté  et  l'état  fédératif.  Bern,  1886.  8°. 
iBorgeaud  Ch.  —  Le   plébiscite   dans  l'antiquité.  Grece   et   Rome.  Genève, 

1886.  8°. 

fBourget  L.  —  Contribution  à  l' étude  des  ptoma'ines  et  des  bases  toxiques  de 

l'urine  dans  la  fièvre  puerpérale.  Lousanne,  1887.  8°. 
^Breidt  H.  —  De  Aurelio  Prudentio  Clemente  Horatii  imitatore.  Heidelbergae, 

1887.  8°. 

^  Bri  ah  J.  P.  van  dea  —  Eenige  opmerkingen  omtrent  onderhuur.  Utrecht, 

1886.  8°. 
^  Brògger  W.   C.  —  Die  silurischen  Etagen  2  und  3  im  Kristianiagebiet  und 

auf  Eker.  Kristiania,  1882.  4°. 
*Br/ìcke  E.  —  Anatomische  Beschi-eibung  des  menschlichen  Augapfels.  Berlin, 

1847.  4°. 
*Id.   —   Ueber  eine   neue  Methode  der   Phonetischen  Transscription.  Wien, 

1863.   8°. 
*Id..  —  Die    Physiologischen    Grundlagen  der   neuhochdeutschen  Verskunst. 

Wien,  1871.  8°. 
*Id.  —  Grundziige  der  Physiologie  und  Systematik  der  Sprachlaute  fiir  Linguisten 

und  Taubstummenlehre.  Wien,  1876.  8°. 
*Id.  —  Bruchstùcke  ans  der  Theorie  der  bildenden  Kiinste.  Leipzig,  1877.  8°. 
*Id.  —  Die  Physiologie  der  Farben  fiir   die  Zwecke  der  Kunstgewerbe  auf 

Anregung  der  Direction  des  Kais.  Oesterr.  Museums  fiir  Kunst  und  In- 
dustrie. Leipzig,  1887.  8°. 
*Id.  —  Vorlesungen  ueber  Physiologie.  Bd.  I,  II.  Wien,  1885-87.  8°. 
iBrug  A.  P.  van  der  —  Over  den  invloed  van  Magisterium-bismuthi  op  het 

slijmvlies  van  de  maag.  Utrecht,  1887.  8°. 
*Bruhn  Th.  —  Beitrag  zur  Statistik  der  Extirpation  tuberkuloser  Lympdrusen- 

tumoren.  Kiel,  1887.  8°. 
fBruijn  J.  —  De  rol  der  aanwijzingen  in  het  bewijsrecht.  Utrecht,  1885.  8°. 
*  Bruma  W.  B.  —  Art  143-146  Wetboek  van  Strafrecht.  Utrecht,  1887.  8°. 


—   XXVIII  — 

+  Cailler  C.  —  Kecherches  sur  les  équations   aux   dérivées   partielles  et  sur 

quelques  points  du  calcul  de  généralisation.  Genève,  1887.  8°. 
+  C 'aspari  C.  P.  —  Kirckenhistorische  Anecdota  nebst  neuen  Ausgaben  patri- 

stischer  und  Kircklich-mittelalterlichen  Schriften.  I.  Lateinische  Schriften. 

Die  Texte  und  die  Annierkungen.  Christiania,  1883.  8°. 
*  Caspersohn  C.  —  Zur  Statistik  und  Radicaloperation  des  Mastdarrnkrebses. 

Kiel,  1887.  8°. 
'•"Catalogue  de  la  Bibliothèque  de  la  Fondation  Teyler  dressé  par  C.  Ekama. 

Livr.  5,  6.  Harlem,  1886.  4°. 
tCatalogus  Codicum  manuscriptorum  Bibliotecae  Universitatis  Rheno-Trajecti- 

nae.  Utrecht,  1887.  8°. 
*"  Chodat  R.  —  Notice  sur  les  polygalacées  &  synopsis  des  polygala  d'Europe 

et  d'Orient.  Genève,  1887.  8°. 
i  Cohen  31.  R.  —  Over  huur  van  schepen.  Amsterdam,  1877.  8°. 
* Crai  P.  van  der  —  Personlijke  diensten  ten  behoeve  der  gemeente.  Art.  192 

en  193  der  Wet  van  29  Juni  1851,  Staatsblad  85.  Utrecht,  1887.  8°. 
i  Daae  L.  —  Kong  Christiern  den  forstes.  Norske  historie  1448-1458.  Chri- 
stiania, 1879.  8°. 
*Id.  —  Om  humanisten  og  satirikeren  Johan  Lauremberg.  Christiania,  1884.  8". 
fId.  —  Johannis  Agricolae  apophthegmata  nonnulla.  Christianiae,  188(3.  4°. 
Y  Dahl  B.  —  Die  lateinische  Partikel  ut.  Kristiania,  1882.  8°. 
+ Danielsen  II.  —  Krebs-  Statistik  nach  den  Befunden  des  Pathologischen  In- 

stituts  zu  Kiel  vom  J.  1873-1887.  Kiel,  1887.  8°. 
fDas  II.  —  Het  onvermogen  van  Asbestfilters  om  micro-organismen  uit  drinkwa- 

ter  te  verwijderen.  Utrecht,  1887.  8°. 
* Déking  Dura  J.  —  Handhaving  der  rechten  van   obligatiehouders.  Amster- 
dam, 1886.  8°. 
* Dénérias  J.  —  Étude  sur  la  Cheloide.  Genève,  1887.  8°. 
+ Dind  E.  —  De  la  responsabilité  et  des  erreurs  professionelles  en  médecine. 

Lausanne,  1887.  8°. 
fDoesburg  J.  J.  —  De  Wording  van  den  vrede  van  Utrecht.  Utrecht,  1886.  8°. 
+ Donde   van  Eroostwijk   IL  J.  —  De   Landbouw   als   tak   van   Staatszorg. 

Utrecht,  1887.  8°. 
+ Drachmann  A.  B.  —  Catuls  Digtning  belyst  i  forhold  til  den  tidligere  graeske 

og  latinske  litteratur.  Kiobenhavn,  1887.  8°. 
^Id.  —  Guderne  has  Vergil.  Bidrag  til  belysning  af  Aeneidens  Komposition. 

Kiobenhavn,  1887.  8°. 
"■" Duparc  L.  —   Recherches   sur  l'acide   o.  nitrophénoxylacétique   et    dérivés. 

Genève,  1887.  8°. 
^Elbel  K.  —  Ueber  einige  Derivate  der  Opiansaure.  Kiel,  1887.  8°. 
iElsner  A.  v.  —  Ueber  Form   und   Verwendung  des  Personalpronomens   im 

Altprovenzalischen.  Kiel,  1886.  8°. 


XXIX    — 

* Englànder  P.  —  Ueber  die  Oxydation  des  Copaivaòls.  AVien,  1887.    8°. 

*Eudo&us.  —  Ars  astronomica  qualis  in  charta  aegyptiaca  superest  denuo  edita 
a  Friderico  Dlass.  Kiliae,  1887.  4°. 

fExploration  internationale  des  régions  polaires  1882-1883  et  1883-1884.  Expé- 
dition  polaire  fìnlandaise.  T.  IL  Magnetisme  terrestre.  Helsingfors,  1887. 4°. 

^Falck  IL  —  Beitrag  zur  Lehre  und  Casuistik  der  Bindegewebsgeschwulste 
des  Halses.  Kiel.  1887.  8°. 

* Fischer  B.  —  Ueber  einen  lichtentwickelnden,  im  Meerwasser  gefundenen 
Spaltpilz.  Leipzig,  1887.  8°. 

i 'Fischer- Benzoli  L.  v.  —  Ein  Beitrag  zur  Anatomie  und  Aetiologie  der  be- 
weglichen  Niere.  Kiel,  1887.  8°. 

f  Frank felci  H.  —  Recherches  sur  la  décomposition  pyrogénée  des  sels  et  acides 
sulfonés  de  la  serie  aromatique.  Genève,  1887.  8°. 

+ Fuhrmann  /.  —  Die  alliterierenden  Sprachformeln  in  Morris'Early  English 
Alliterative  Poems  und  im  Sir  Gawàyne  and  the  Green  Knight.  Ham- 
burg, 1886.  8°. 

+  Ganser  A.  —  Alles  reale  Sein  beginnt  als  Act  eines  intelligenten  Wollens. 
Schluss  der  Kosmogonie.  Graz,  1888.  8°. 

*  Geduld  S.  —  Beitràge  zur  pathologischen  Anatomie  der  Nasenhaut.  Odessa, 

1887.  8°. 
^Gerling  IL  —  Ueber  Athetosis.  Kiel,  1887.  8°. 
f  Ginger  S. —  Zur  Casuistik  der  Koefverletzungen.  Leipzig,  1887.  8°. 
f  Ginzel  F.  K.  —  Finsterniss-Canon   fùr   das   Untersuchungsgebiet  der  romi- 

schen  Chronologie.  Berlin,  1887.  8°. 

*  Id.  —  Ueber  einige  von  persischen  und  arabischen  Schriftstellern  erwàhnte 

Sonnen-  und  Mondfinsternisse.  Berlin,  1887.  8°. 
i  Gitiss  A.  —  Beitràge  zur  vergleichenden  Histologie  der  peripheren  Ganglien. 

Bern,  1887.  8°. 
f  Gobius  du  Sari  J.  W.  F.  —  De  Geschiedenis  van  de  liturgisehe  geschriften 

der  nederlandsch  heryormde  kerk  op  nieuw  onderzocht.  Utrecht,  1886.  8°. 
f  Goerke  R.  —  Die  Sprache  des  Raoul   de   Cambrai,  eine  Lautuntersuchung. 

Kiel,  1887.  8°. 
f  Goldberg  H. —  Beitrag    zur    Mortalitàtsstatistik  der  Entbindungsanstalt  in 

Bern.  Bern,  1887.  8°. 
f  Greffrath  C.   C.  F.  —  Casuistische  Beitràge   zur  Operation  der  Mastdarm- 

fisteln.  Leipzig,  1887.  8°. 
f  Groote  IL  A.  —  Jets  over  de  erfdienstbaarheden  van  uitzicht  en  van  licht. 

Amsterdam,  1878.  8°. 
f  Grosse   W.  —  Ueber  Polarisationsprismen.  Hannover,  1886.8  . 

*  Groth  E.  R.  G.  —  An    essay  of  the   origin  and  development  of  the   Solai- 

System.  London,  1884.  8° 


—   XXX   — 

} Guldberg  C.  M.  et  Mohn  IL  —  Études  sur  les  mouvements  de  l'atinosphère. 

Part  1,  2.  Christiania,  1876.  4° 
^Ilaacke  E.  —  Ein  Beitrag  zur  pathologischen  Histologie  des  Magens.  Kiel, 

1887.  8°. 
iMass  C.  —  Beitrage  zur  Lehre  von  der  Artliritis  gonorrhoica.  Kiel,  1887.  8°. 
^Heerditik  J.  W.  —  Ueber  die  Fibroine  der  Bauchdecken.  Heidelberg,  1887.  8°. 
^Èeijning  J.  C.  —  Over  hypotheck  ter  yerzekering  eener  vordering  uit  papier  aan 

order.  Utrecht,  1886.  8°. 
iHeilagra  Manna  Sògur.  Fortàllinger  og  Legender  om  Hellige  Maend  og  Kvinder 

udg.  af.  C.  B.  Unger.  Christiania,   1887.  Voi.  2  in  8°. 
^Hellaiid  A.  —  Lakis  kratere  og  lavastromme.  Kristiania,  1886.  4°. 
?Hemen  V.  —  Die  Naturwissenschaft  im  Uniyeraitatsverband.  Kiel,  1887.  8°. 
^Hoeuff't    W.  II.  —    De    Aard    der   Keclame   van    den   Verkooper.    Utrecht, 

1886.  8°. 
iHoffmann  h'.  —  Die  vocale  der  lippischen  Mundart.  Hannover,  1887.  8°. 
^Holst  E.  —  Ora  Poncelet's  betydning  for  geometrie.  Ein  bidrag  til  de  mo- 

derngeometriske  ideers  uflviklin^liistorie.  Udg.    ved  S.  Lie.  Christiania, 

1878.  8°. 
^Hóack  E.  —  Drei  Falle  von  allgemeinem  fòtalem  Hvdrops.  Kiel,  1887.  8°. 
i Iwanoff  W.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  der  physiologisclieii   Wirkung  des  An- 

tipyrins.  Leipzig,  1887.  8°. 
fJohannsen  /.  0.  —  Beitrag  zur  pathologischen  Anatomie  und  Histologie  des 

Magengeschwurs.  Kiel,  1886.  8n. 
^  Jonas   V.  —  Photometrische  Bestiniiiiuug  der  Absorptionsspektra  roter  und 

blauer  Bliitenfarbstoffe.  Katibor,  1887.  8°. 
f  Jong  IL  J.  C.  I.  de  —  Consiliare  rechtsmacht  in  strafzachen.  Utrecht,  1886.  8°. 
f  Juillard  P.  —  Kecherches  sur  l'acide  diphtalique.  Genève,  1887.  8°. 
*  Junker  J.  —  Die  Verallgemeiuerung    der    hermitischen    Transformation  ira 

Zusamraenhang  uiit  der  Iuvarianten  theoretischen  Reduktion  der    Glei- 

chungen.  Kòln,  1887.  4°. 
iKahle  B.  —  Zur  Entwicklung  der   consonantischen  Declination  ini  Germa- 

nisehen.  Berlin.  1887.  8°. 
*Kanite  A.  —  Magyar  nòvénytani  lapok.  XI  Érf.  Kolozsvart,  1887.  8°. 
f  Kauffmann  A.  —  Vom   «  Wachs  des  Schellacks  ".  Stuttgart,  1887.  8°. 
*Kàts  J.  —  Ein  Fall  von  Sarkora  des  Uterus.  Kiel,  1887.  8°. 
+  Koc h  M.  —  Untersuchungen  ueber  den   Kersanit  von  Michaelstein.  Berlin, 

1886.  8°. 
fKock  A.  —  Ueber  Desinfection  der  Scheidentampons.  Heidelberg,  1886.  8°. 
fKolls  A.  —  Zur  Lanvalsage.  Eine  Quellenuntersuchung.    Berlin,   1886.  8°. 
f  Kotlarewsky  A.  —  Physiologische  und  mikrocheinische  Beitrage  zur  Kennt- 

niss  der  Nervenzellen  in  den  periferen  Ganglien.  Bern,  1887.  8°. 
*Kreling  M.  A.  —  De  usu  poeticorum   et   dialecticorum  vocabulorum  apud 


XXXI    — 

scriptores  graecos  seriores.  Par.  I.  Indicem  e  Polibio  et  Diodoro  haustum 

continens.  Trajecti  ad  Rhenum,  1886.  8°. 
*Kvme  F.  —  Beitrag  zur  Lehre  der  Staubinhalationskrankheiten.  Kiel,  1887.  8°. 
*Lange   W.  —  Ein  Fall  von  Lebervenenobliteration.  Kiel,  1886.  8°. 
i  Lait  B.  —  Beitrag  zur  Kenntniss  der   Wirkung  des  Strychnins.  Elinshorn, 

1886.  8°. 

f  Lebensbaum  M.  —  Ueber  die  Menge  des  bei  Spaltung  des  Hàmoglobins  in 

Eiweiss  und  Hàmatin  aufgenommenen  Sauerstoffs.  Wien,  1887.  8°. 
f  Lenard  Ph.  —  Ueber  die  Schwingungen  fallender  Tropfen.  Leipzig,  1886.  8°. 
*Lie  S.  —  Classification  der  Flachen  nacb   der   Transformationsgruppe   ihrer 

geodatischen  Curven.  Kristiania,  1879.  4°. 
fLoon  van  Iterson  J.  W.  van  —  Over  den  invloed  plaatselijke   beleediging 

op  de  electrische  prikkelbaarheid  van  hart  en  gewone  spieren.  Utrecht, 

1881.  8°. 
+  Luis  V.  —  Friedrich  Rudolf  Ludwig  von  Canitz  sein  Verhàltnis  zu  dem  fran- 

zosischen  Klassizismus  und  zu  den  lat.   Satirikern,  nebst  einer  Wiirdi- 

gung  seiner  dichterischen  Thàtigkeit  fiir  die  deutsche  Literatur.  Neustadt, 

1887.  8°. 

i Machon  F.  —  Contribution  à  l'étude  de  la  dilatation  de  l'estomac  chez  les 

enfants.  Genève,  1887.  8°. 
1  Marcine  van  Voorthuysen  IL  du  —  Theoretische  Beschouwingen  over  Kiesregt 

(Art.  76  der  grondwet).  Utrecht,  1876.8°. 
fMatter  G.  —  Der  Verzug  des  Glàubigers  (mora  accipiendi)  nach  dem  Bun- 

desgesetz  iiber  das  Obligationenrecht  unter  Beriicksichtigung  des  gemeinen 

Rechts.  Ziirich,  1887.  8°. 
f  May  K.  —  Ueber  das  Geruchsvermogen  des  Krebse  nebst  einer  Hrpothese 

ueber  die  analytische  Thàtigkeit  der  Riechhàrchen.  Kiel,  1887.  8°. 
*  May  P.  —  Beitrage  zur  Casuistik  der  Hiiftgelenksexarticulation.  Heidelberg, 

1887.  8°. 
^Mayer  J.  —  Zur  Kenntniss  der  normalen  Brenzweinsàure  (Glutarsaure).  Stutt- 
gart, 1887.  8°. 
f  Me 'gev ami  L.  J.  A.  —  Contribution  à  l'étude  anatomo-pathologique  des  mala- 

dies  de  la  voute  du  pharynx.  Genève,  1887.  8°. 
* Meijer  J.  F.  C.  —  De  Aard  van  het  rechi  van  den  legitimaris.  Alfen,  1887.  8°. 
* Meindersma  S.  —  Jets  over  resectie  van  de  onderkaak.  Utrecht,  1882.  8°. 
*Metzger  G.  A.  —  Marie  Huber  (1695-1753),  sa  vie,  ses  oeuvres,  sa  théologie. 

Genève,  1887.  8°. 
* Meyer  E.   v.  —  Beziehung  der  Tuberculose   zur   Onychia   maligna.   Berlin, 

1887.  8°. 
* Meyer  IL  —  Knochenabscesse.  Kiel,  1887.  8°. 
* Meyer  P.  J.  —  Untersuchungen  ueber  die  Verànderungen  des  Blutes  in  der 

Schwangerschaft.  Leipzig,  1887.  8°. 


XXXII    — 

fMoensP.  L.  —  Verantwoordelijkheid  voor  schade  door  anderen  veroorzaakt. 

Zwolle,  1886.  8°. 
+ Moleiigraaff  G.  A.  F.  —  De  Geologie  van  het  Eiland  Sl  Eustatius.  Leiden, 

1886.  4°. 
^ Monti j il  A.  M.  M. —  Aantekening  op  de  leer  van  het  international  privaat- 

recht  bij  Bartolus.  Utrecht,  1887.  8°. 
iMontijn  J.  F.  L.  —  De  praepositionum  usu  apud  Aristophanem.  Trajecti  ad 

Rhenum,    1887.  8°. 
f  Mose  F.  —  Ueber  Exenteratio  bulbi.  Kiel.  1887.  8°. 
f  Moser  Ch.  —  Ueber  Gebilde,  welche  durch  Fixation  einer  spharischen  Curve 

und  Fortbewegung  des  Projections  Centrums  entstehen.  Bern,  1887.  8°. 

*  Miche im  F.  —  Die  Principien  des  Internationalen  Privatrechts  im  Schweize- 

rischen  Privatrechte.  Altdorf,  1887.  8°. 

*NeumamiL.  A.  G.  W.  —  De  wettelijke  gemeenschap  van  geoderen  (Art.  174- 
178  B.  W.).  Utrecht,  1881.  8°. 

* Neiimeister  R.  —  Zur  Kenntniss  der  Albumosen  und  ueber  Yitellosen.  Hei- 
delberg, 1887.  8°. 

^Niemeyer  IL  —  Ein  Fall  von  Lungenarterien-  Embolie  nach  einer  Distorsio 
pedis.  Kiel,  1887.  8°. 

^Noìil  IL  —  Die  Sprache  des  Nicolaus  von  Wyle.  Laut  und  Flexion.  Heidel- 
berg, 1887.  8°. 

*Nólting  J.  —  Ueber  das  Yerhaltniss  der  sogenannten  Schalenblende  zur  re- 
guliiren  Blende  und  zum  hexagonalen  Wurtzit.  Kiel,  18£7.  8°. 

*  Oechelhàuser  A.  v.  —  Die  Miniaturen  der  Universitats-  Bibliothek  zu  Hei- 

delberg. Heidelberg,  1887.  4°. 
1  Oldach  IL  —  Ueber  eine  Synthese  des  /?-Methyltetramethylendiamins  und  des 

/J-Methylpyrrolins.  Kiel,  1887.  8°. 
*Oppen  A.  F.  E.  IL  van  —  Bene  rechtsvraag  omtrent  handelskazen  (Art  Ib  W. 

v.  K.  en  298  W.  v.  B.  Rv.).  Gulpen,  1884.  8°. 

*  Osann  A.  —  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Labradorporphyre  der  Vogesen.  Strass- 

burg,  1887.  8°. 
f  Patiojf  A.  —  Ueber  die  Zerlegung  der   aromatischen  Sàure-Ester  im  Orga- 

nismus  und  durch  das  Pankreas.  Bern,  1887.  8°. 
f  Petersen  31.  —  Ueber  Hornhautrlecke  als  Ursache  der  Myopie  und  Anisome- 

tropie.  Kiel,  1887.  8°. 
ìPlehn  A.  —  35  Falle  von  Schàdel-Fractur.  Kiel,  1886.  8°. 
fPlehn  F.  —  Beitrag  zur  Lehre  vom  chronischen  Hydrocephalus.  Kiel,  1887.  8°. 
' Y Ratine  S. —  Recherches  sur  les  acides  ortho-toluique  et  ortho-aldéhido-phtalique. 

Genève,   1887.  8°. 
">  Raeder  IL  —  Die  Tropen  und  Figuren  bei  R.  Garnier,  ihrem  Inhalt  nach 

Untersucht  und  in  den  romischen  TVagodien  mit  der  lateinischen  Yorlage 

verglichen.  AVandsbeck,   1886.  8°. 


—    XXXIII    — 

ìRasch  C.  31.  —  Aantekeningen  op  artikel  138  2de  lid  van  liet  gewijzigd  wet- 
boeck  van  strafvordeving.  • 'S  Gravenhage,  1886.  8°. 

i '  Regard  P.  —  Contribution  à  l'étude  de  la  Bronchite  fibrineuse.  Genève, 
1887.  8°. 

f  Relier  L.  —  Ueber  Aethylderivate  des  Chynolins.  Kiel,  1887.   8°. 

^Rìòbìns  R.  M.  —  De  Nood-  of  uitweg  volgens  de  Nederlandsche  Wetgeving. 
Tiel,  1877.  8°. 

f Riesenfeld  P.  —  Ueber  Hysterie  bei  Kindern.  Kiel,  1887.  8°. 

^Rijkebusch  P.  A.  H.  —  Bijdrage  tot  de  Kennis  der  Polydactylie.  Utrecht, 
1887.  4°. 

*Rouviere  L.  —  Leyes  cosmicas  ségun  el  principio  dinamico  del  calor.  Bar- 
celona, 1887.  8°. 

tRuppel  E.  W.  —  Die  Teilnahme  der  Patrizier  an  den  Tributkomitien.  Hei- 
delberg, 1887.  8°. 

f  Sachs  E. —  Beitrage  zur  Statistik  des  Lupus.  S.  1.  1887.8°. 

ì  Salomonson  H.  W.  —  Sur  les  acides  nitrophénylparaconiques.  Genève,  1887.  8°. 

f  Sasse  IL  F.  A.  —  Bijdrage  tot  de  kennis  van  de  outwikkeling  en  betee- 
kenis  der  hypophysis  cerebri.  Utrecht,  1886.  8°. 

*  Savelberg  IL  31.  A.  —  De  crediet-hypotheek.  Heerlen,  1885.  8°. 

f  Savornin  Lofauan  W.  IL  de  —  De  rechten  van  derden  bij  de  overeenkomst 

van  levensverzekering.  'S  Gravenhage,  1886.  8°. 
f  Schibler  W.  —  Beitrage  zur  einer  vergleichend-systematischen  Anatomie  des 

Blattes  und  Stengels  der  Boragineen.  Beni,  1887.  8°. 
f  Schopea  E.   —  Ueber  die  Bedeutung  der  sogennanten  motorischen  Sphàren 

des  Grosshirns.  Beni,  1886.  8°. 
1  Schilbeler  F.  C.  —  Viridarium  norvegicum.  I,  2;  II,  1.  Christiania,  1886.  4°. 
ìSchiilte  P.  —  Beitrage  zur  Poetik  Otfrids.  Kiel,  1887.  8°. 
1  Scliwartz  A.  —  Ueber  lineare  partielle  Differential-Gleichung  IL  Ordnung. 

Berlin,  1887.  8°. 

*  Seng  A.  —  Die  Sachmiete  nach  dem  Code  Civil.  Lahr,  1887.  8°. 

i  Sterro  I.  P. —  Contribution  à  l'étude  des  ulcérations  chroniques  de  la  val- 

vule  tricuspide.  Genève,  1886.  8°. 
f  Sievers  L.  —  Schmarotzer-Statistik  aus  den  Sections-Befunden  des  pathologi- 

schen  Instituts  zu  Kiel  vom  Jahre  1877  bis  1887.  Kiel,  1887.  8°. 
f  Smirnowa  A. —  Ueber  das  Verhalten  der  drei  isomeren  Nitrobenzaldehyde 

im  Thierkorper.  Bern,  1887.  8°. 
f  Smit  A.  —  Annotatio  in  saturas  D.  Junii  Juvenalis.  Dotecomiae,  1886.  8°. 
f  Soutter  A.  —  Contribution  à  l'étude  des  résections  atypiques  dans  les  arti- 

culations.  Genève,  1887.  8°. 
f  Spanje  N.  P.  van  —  Proeven  over  de  werking  van  Convallamarine.  Utrecht, 

1887.  8°. 
1  Staìd  C.  —  Beitrag  zur  Casuistik  der  Schàdelverletzungen.  Kiel,  1887.8". 

BullettinoRejndiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  5 


—    XXXIV   — 

f  Steiiihàmlin  T.  IL  —  Ueber  die  pharmakologischen  Wirkungen  und  die  the- 

rapeutische  Anwendung  des  Coniinum  hydrobromatum.  Bern,  1887.  8°. 
f  Stenersen  L.  D.  —  Myatfundet  fra  Graeslid  i  Thydalen.  Christiania,  1881.  4°. 
*Id.  —  Catuls  Digtning  oplyst  i  deus  sammenhaeng-  med  den  tidligere  graeske 

off  latinske  literatur.  Kristiania,  1887.  8°. 
*Id.  —  Udsigt  over  den  Romerske  Satires  forskjellige  arter  og  deres   oprin- 

delse.  Kristiania,  1887.  8°. 
ì  Stocker  F.  —  "Welchen  Einfluss  uben  die  Mydriatica  und  Myotica  auf  den 

intraocularen  Druck  miter  physiologischen  Verhàltnissen  ?  Berlin,  1887. 8°. 
f  Stocker  J.  —  Darstellung  der  historischen  Entwickelung  ehelichen  Guterrechts 

im  Kanton  Bern  (alten  Theils)  von  der  Lex  Burgimdiorum  bis  zur  Berner 

Handveste.  Aarau,  1887.  8°. 

*  Strick  eoa  Linschoten  U.  IL  —  Eenige  opmerkingen  over  desertie.  Utrecht. 

1887.  8°. 
f  Sye  Ch.  G.  —  Beitrage   zur  Anatomie  ivnd   Histologie   von  Jaera  marina. 

Kiel,  1887.  4». 
:  Thomas  E. —  Del'atrophie  musculaire  progressive  consecutive  àia  paralysie 

infantile.  Genève,  1886.  8°. 

*  Thomas  W.  C.  —  Het  overspel  strafrechtelijk  beschouwd.  Utrecht,  1877.  8°. 
i  Torp  A.  —  Die  Flexion  des  Pilli  in  ihrem  Verhàltniss  zum  Sanskrit.  Chri- 
stiania, 1881.  8°. 

f  Tross  0.  —  Beitrage  zur  Frage  ueber  die  Uebertragbarkeit  der  Carcinome. 

Heidelberg,  1887.  8°. 
:  Trsebinski  I.  —  Einiges  ueber  die  Einwirkung  der  Hiirtungsmethoden  auf 

die  Boschaffenheit  der  Ganglienzellen  im  Kiickenmark  der   Hunde  und 

Kaninchen.  Berlin,  1887.  8°. 
>  Turk  J.  K.  II  —  Beschouwingen  over  Muntmisdrijven.  Utrecht,  1886.  8". 
+  Tussenbroek  A.  P.  C.  van  —  Over  normale  en  abnormale  melkafscheiding. 

Utrecht,  1887.  8°. 
{  Umbach  C.  —  Ueber  den  Einfluss  des  Antipyrins  auf  die  Stickstoffausscheidung. 

Stuttgart,  1887.   8". 
*Universidad  de  Zaragoza.  —  Apertura  del  curso  academico  1883-84  y  1887-88. 

Zaragoza,  4°. 
f  Verhoeff  P.  M.  F.  —  Het  herroepen  en  vervallen  van  uiterste  wilsbeschikkin- 

gen.  volgens  het  nederlandsche  Burgerlijke  Kecht.  Utrecht,  1876.  8°. 
f  Vries  van  Doesburgh  J.  de  —  Onterving  van  wettelijke  erfgenamen.  Rotter- 
dam, 1886.  8°. 
f  Waldschmìdt  J.  —  Zur  Anatomie   des   Nervensystems   der   Gymnophionen. 

Jena,  1887.  8°. 
f  Wandschneider  W.  —  Zur  Syntax  des  Verbs  in  Langleys  Vision  of  William. 

concerning  Piers  the  plowman  together  with  vita  de  Dowel,  Dobet  and 

Dobest.  Leipzig,  1887.  8°. 


—   XXXV   — 

•  Wassermann  M.   —   Beitràge   zur  Statistik  der  Bindegewebs-Tumoren   des 

Kopfes.  Leipzig,  1887.  8°. 
f  Wassilieff  N.  W.  —  Wo  wird  der  Schluckreflex  ausgelost?  Mùnchen,  1887.  8°. 
f  Wecler  A.  —  Zur  Behandlung  der  politischen  Verbecher  im  internationalen 

Strafrecht.  Berneck,  1887.  8°. 

*  Wegner  E.  —  Zur  Casuistik  der  Hirntumoren.  Kiel,  1887.  8°. 

•'  Werner  W.  —  Ueber  Theilungsvorgange  in  den  Riesenzellen  des  Knochen- 

marks.  Berlin,  1886.  8°. 
f  Zumsteìn  /.  /.  —  Ueber  das   Mesoderm   der  Vogelkemischeibe  (Huhn  und 

Ente).  Beni,  1887.  8". 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  gennaio  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

^  Annali  di  agricoltura.  1887,  n.  138,  139.  Roma. 

Debarbieri.  Le  scuole  pratiche  e  speciali  di  agricoltura  nel  biennio  1883-1885.-7(7. 
Procedimenti  di  estrazione  dello  zucchero  dalle  melasse  studiati  nelle  fabbriche  di  zucchero 
in  Germania. 

'Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1887.  N.  6,  die.  1887.  Milano. 

Cavassi.  Azione  del  fluoruro  di  silicio  sulla  chinina  sciolta  in  liquidi  diversi.  — 
Garzino.  Sul  bromobiclorofenolo  e  sulla  bibromobiclorobenzina. 

■Annali  del  r.  Museo  industriale  in  Torino.  1887-88.  Torino. 

Beltrandi.  Stile  egizio.  —  De  Paoli.  La  laminazione  del  fluido  motore  attraverso  le 
luci  di  distribuzione  delle  motrici  termiche. 

'Archivio  della  Società  romana  di  storia  patria.  Voi.  X,  3-4.  Roma,  1887. 

Calisse.  I  prefetti  di  Vico.  —  Fontana.  Nuovi  documenti  vaticani  intorno  a  Vittoria 
Colonna.  —   Corvisieri.  Il  trionfo  romano  di  Eleonora  di  Aragona. 

•Archivio  storico  italiano.  T.  XX,  6.  Firenze,  1887. 

La  Manila.  Notizie  e  documenti  su  le  consuetudini  delle  città  di  Sicilia.  —  Sforza. 
Episodi  della  storia  di  Roma  nel  secolo  XVIII.  Brani  inediti  dei  dispacci  degli  agenti 
lucchesi  presso  la  Corte  papale.  —  Stocchi.  La  prima  conquista  della  Britannia  per  opera 
dei  Romani. 

+ Archivio  storico  lombardo.  Anno  XIV,  f.  4°.  Milano,  1887. 

Cian.  Un  episodio  della  storia  della  Censura  in  Italia  nel  secolo  XVI:  L'edizione 
spurgata  del  «  Cortegiano  » .  —  Medili.  Serventese,  Barzeletta  e  Capitolo  in  morte  del  conte 
Jacopo  Piccinino.  —  Carotti.  Pitture  giottesche  nell'oratorio  di  Mocchirolo  a  Letante  sul 
Seveso.  —  Beltrami.  Le  bombarde  milanesi  a  Genova  nel  1464.  —  Spinelli.  Di  un  Codice 
milanese.  —  Ghinsoni.  Trionfi  e  rappresentazioni  in  Milano. 

1  Archivio  storico  per  le  province  napoletane.  Anno  XII,  4.  Napoli,  1887. 

Barone.  Notizie  storiche  tratte  dai  registri  di  Cancelleria  di  Ladislao  di  Durazzo.  — 
S chip  a.  Storia  del  principato  longobardo  in  Salerno.  —  Barone.  Giovanni  de  Gilio,  archi- 
tetto ed  ingegnere  napolitano.  —  Simoncelli.  Della  prestazione  detta  Calci  arium  nei 
contratti  agrari  del  medio-evo. —  Capasso.l  registri  angioini  dell'Archivio  di  Napoli,  che 
erroneamente  si  credettero  finora  perduti.  —  Elenco  delle  pergamene  già  appartenenti  al  la- 
famiglia  Fusco  ed  ora  acquistate  dalla  Società  di  storia  patria. 


—   XXXVI  — 

+ Archivio  veneto.  N.  S.  Anno  XVII,  f.  08.  Venezia,  1887. 

Cecchetti.  Funerali  e  sepolture  dei  veneziani  antichi.  —  Saccardo.  I  pilastri  Acritani.  — 
della  Rovere.  Dell'importanza  di  conoscere  le  firme  autografe  dei  pittori.  —  Carreri.  Icno- 
grafia storica  Spilimbergese.  —  Marcello.  Una  lettera  di  Giovai]  Paolo  Manfrone.  —  Giu- 
riato.  Memorie  venete  nei  monumenti  di  Roma.  —  B.  C.  Testamento  di  Lorenzo  Lotto, 
pittore  veneziano,  25  marzo  1546.  —  li.  Un  bailo  accusato  di  stregoneria.  —  bd.  Le  sco- 
perte archeologiche  del  Veneto  durante  Tanno  1886. 

i'Atti  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Palermo.  Anno  1887,  f.  2. 
Palermo. 

La  Mensa.  Le  acque  dei  monti  di  Renda.  —  Pace.  Misura  dulie  sorgenti  intorno  ai 
monti  di  Renda. 

■Atti  della  r.  Accademia  dei  Fisiocritici  di  Siena.  Ser.  3a,  voi.  IV,  4.  Siena.  1887. 
^  Atti  della   r.   Accademia   delle   scienze   di   Torino.  Voi.  XXIII,   1.   Torino, 

1887-88. 

Basso.  Commemorazione  ili  Gustavo  Roberto  Kirchhoff.  —  Zanotti-Bianco.  Alcuni 
teoremi  sui  coefficienti  di  Legendre.  Nota  seconda.  —  Spezia.  Sull'origine  del  gesso  mi- 
caceo e  anfibolico  di  Val  Cherasca  Dell'Ossola.  —  Vicentini  e  Omodei.  Sulla  densità  di 
alcuni  metalli  allo  sialo  liquido  e  sulla  loro  dilatazione  termica.  —  Salvadori.  La  Ae- 
gialitis  asiatica  (l'ali.)  trovala  per  la  prima  volta  in  Italia.  —  Fabretti.  Commemo- 
razione del  Socio  G.  Gozzadini.  —  Gognetti.  Fondamento  storico  di  una  Leggenda  italiana. 

fAtti  della  r.  Accademia  di  scienze  morali  e  politiche  di  Napoli.  Voi.  XXI, 
XXII.  Napoli,  1887-1888. 

XXI.  Arabia. Della  prerogativa  parlamentare.—  Capuano.  Dell'allunaggio.  —  Palumbo. 
Andrea  d'Isernia.  —  XXII.  Persico.  Del  silenzio  come  sorgente  «li  obbligazioni.  Ma- 
riano. Il  ritorno  a  Kant  e  ai  neokantiani.  —  Arabia.  Del  codice  penale  italiane  —  Chìap- 
pelli.  Su  alcuni  frammenti  ili  Eraclito.  —  Mosci,  In  metafisico  antievoluzionista.  Gust. 
Teicmuller.  —  Mariano.  Studi  critici  sulla,  filosofia  della  religione.  —  Miraglio.  I  pre- 
supposti dell'economia  politica.  --  Pepere.  Le  consuetudini  de1  comuni  dell'Italia  meridionale. 

Atti  della  r.  Accademia  medica  di  Roma.  1886-87.  Anno  XIII,  ser.  2a,  voi.  III. 
Mingazzinì  e  Ferraresi.  Encefalo  e  cranio  di  una  microcefala. —  S'ergi.  Antropologia 
fisica  della  Fuegia.  —  Ficalbi.  Sulla  ossificazione  delle  capsule  periotiche  nell'uomo  e  negli 
altri  mammiferi.  —  Mingazzini.  Osservazioni  anatomiche  sopra  75  crani  di  alienati.  — 
Vincenzi.  Sulla  fina  anatomia  dell'oliva  bulbare  nell'uomo.  —  Giovannini.  Sullo  sviluppo 
normale  e  sopra  alcune  alt.  razioni  dei  peli  umani.  —  Crety.  Ricerche  sopra  alcuni  cisti- 
cerchi  dei  rettili.  —  Guarnieri.  Ricerche  sulle  alterazioni  del  fegato  nella  infezione  da 
malaria.  —  Marchiafava  e  Celli.  Sulla  infezione  malarica. 

f  Atti  della  Società  toscana  di  scienze  naturali.  Processi  verbali.  Voi.  VI,  sed. 
del  13  nov.  1887.  Pisa,  1888. 

fAtti  del  r.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Ser.  6a,  t.  VI,  1.  Ve- 
nezia, 1887. 

Torelli.  Cenni  biografici  intorno   ad   alcuni  personaggi  contemporanei  ed  attori  del 

risorgimento  d'Italia.  —  Minich.  Estrazione  di  un  enorme  calcolo  dell'uretra  spongiosa  e 

membranosa,  seguita  da  guarigione.  Storia  clinica  con  osservazioni.  —  Marinelli.  Materiali 

per  l'altimetria  italiana.  Regione  veneto-orientale  e  veneta  propria.  Serie  Vili. 

"Bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Napoli.  Voi.  V,  n.  12. 

Napoli,  1887. 


—    XXXVII   — 

*  Bollettino   della   Società  generale   dei  viticoltori   italiani.   Anno   III,   1,   2. 

Roma,  1888. 

Ferrano.  I  vini  italiani  all'estero.  —  Cedetti.  Esposizione  italiana  a  Londra  ed  i  vini. 

+ Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  2a,  voi.  XII,  12,  ser.  3a,  voi.  I,  1. 
Roma,  1887-88. 

Notizie  dallo  Scioa.  —  Rizzetto.  Le  annessioni  coloniali  tedesche  in  Africa  ed  Oceania.— 
Fiorini.  Le  projezioni  quantitative  ed  equivalenti  della  cartografia.  —  Ragazzi.  Il  viaggio 
da  Antoto  ad  Harar. 

t  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per  diritto  di  stampa  dalla  Bi- 
blioteca nazionale  centrale  di  Firenze.  N.  48-50.  Firenze,  1887. 
■Bollettino  del  r.  Comitato  geologico  d'Italia.   1887.  Voi.  XVIII,  9-10.  Roma. 

Mazzuoli.  Sulla  relazione  esistente  nelle  riviere  liguri  fra  la  natura  litologica  della 
costa  e  quella  dei  detriti  che  costituiscono  la  spiaggia.  —  Lotti.  Le  condizioni  geologiche 
di  Firenze  per  le  trivellazioni  artesiane.  —  Bucca.  Studio  micrografico  sulle  roccie  erut- 
tive di  Radicofani  in  Toscana.  —  Clerici.  Sopra  i  resti  di  castoro  finora  rinvenuti  nei 
dintorni  di  Roma. 

f  Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  IV,  2°  sem. 
Nov.-dec.  1887.  Roma. 

*  Bollettino  di  notizie  agrarie.  Anno  IX,  n.  85-87.  Riv.  met.-agr.  Anno  IX,  n.  34- 

36;  X,  n.  1.  Roma,  1887-88. 
r Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  V,  n.  22,  23.  Roma,  1887. 
*Bollettino  di  paletnologia  italiana.  Ser.  2a,  t.  Ili,  n.  11-12.  Parma,  1887. 

Pigorini.  Tombe  neolitiche  di  Monteroduni.  —  Issel.  Conchiglia  esotica  nella  caverna 
delle  Arene  Candide.  —  De  Stefani.  Escursione  a  Peschiera  e  Breonio.  —  Prosdocimi. 
Avanzi  di  antichissime  abitazioni  nell'agro  atestino. 

•Bollettino  mensuale  della  Soc.  meteor.  italiana.  Ser.  II,  voi.  VII,  12.  Dee. 

1887.  Torino. 

Ricco.  Osservazioni  e  studi  dei  corpuscoli  rossi.  1883-86.  —  Roberto.  I  sismografi 
del  P.  Cecchi. 

f  Bollettino  meteorico  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia.  Anno  IX,  1887.  Gen- 
naio. Roma. 

f  Bollettino  semestrale  del  credito  cooperativo,  ordinario,   agrario  e  fondiario. 
Anno  IV,  2°  sem.  1886.  Roma,  1888. 

f  Bollettino   settimanale   dei  prezzi  di  alcuni  dei  principali  prodotti  agrari  e 
del  pane.  Anno  XIV,  n.  49-52  ;  XV,  n.  1.  Roma,  1887-88. 

+ Bollettino  ufficiale  dell'istruzione.  Voi.  XIII,  11.  Roma,  1887. 

f Bollettino  ufficiale  del  Ministero   della  guerra.  1887,  disp.  55;  1888,  disp. 
1-4.  Roma. 

fBullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Ser.  3a,  anno 
XV,  11-12.  Roma,  1887. 

Gatti.  Trovamenti  risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana.  —  Visconti.  Tra- 
vamenti di  oggetti  d'arte  di  antichità  figurata. 

fBnllettino  della  Società  entomologica  italiana.  Anno  XIX,  3-4.  Firenze,  1887. 

Aliarci  e  Dodero.  Due  nuovi  Coleotteri  italiani  raccolti  in  Sardegna  dal  sig.  Umberto 
Lostia.  —  Carlini.  Rincori  del  Sottoceneri.  —  Casagrande.  Sulle  trasformazioni  che  subisce 


—    XXXVIII  — 

il  sistema  digerente  dei  Lepidotteri,  passando  dallo  stato  larvale  a  quello  d'insetto  perfetto.  — 
Chatin.  Terminazioni  nervose  nelle  antenne  della  Tinea  tapezella.—  Cuccati.  Intorno 
alla  struttura  del  cervello  della  Somomya  erythrocephala.  —Emery.  Le  tre  forme 
sessuali  del  Dorylus  helvolus  L.  e  degli  altri  Dorilidi.  —  li.  Formiche  della  provincia 
di  Rio  Granee  do  Sul  nel  Brasile.  -  Horvath.  Note  emitterologiche.  —  Lostia.  Dell'ubi- 
cazione di  alcune  specie  di  Coleotteri  nell'isola  di  Sardegna.  —  Magretti.  Sugli  Imenotteri 
della  Lombardia. 

'Bullettiiio   di   bibliografia  e   di  storia   delle  scienze   matematiche   e  fisiche. 
T.  XX,  marzo  e  aprile  1887.  Roma. 

Favaro.  Documenti  per  la  storia  dell'Accademia  dei  Lincei  nei  manoscritti  Galileiani 
della  Bibl.  naz.  di  Firenze. 

+  Cimento  (Il  nuovo).  Ser.  3a,  t.  XXII,  nov.-dec.  1887.  Pisa,  1888. 

Righi.  Studi  sulla  polarizzazione  rotatoria  magnetica.—  Palmieri.  Origine  delle  va- 
riazioni d'intensità  nelle  pile  a  secco  e  modo  di  evitarle.  —  Battelli.  Sul  fenomeno  Thom- 
son. —  Boggio-Lera.  Sulla  cinematica  dei  mezzi  continui.  —  Morera.  Sulle  derivate 
seconde  della  funzione  potenziale  di  spazio.  —  Palmieri.  Condizioni  per  avere  manifesta- 
zioni elettriche  con  la  evaporazione  spontanea  dell'acqua  e  col  condensamento  dei  vapori 
dell'ambiente  per  artificiale  abbassamento  di  temperatura. 

+  Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XVIII,  11-12.  Palermo,  1887. 

D'Amico.  La  rivendicazione  dei  titoli  al  portatore  smarriti  o  rubati. 

'Commentari  dell'Ateneo  di  Brescia  per  l'anno  1887.  Brescia. 

Fé  d'Ostimi.  Brescia  nel  1796.  —  Casasopra.  Dei  partiti  politici  in  Italia.  —  Ar- 
cioni. Ricerche  intorno  al  palazzo  comunale  di  Brescia.  —  Martinengo  Villagana.  L'an- 
fiteatro Morenico  d'Iseo  nel  periodo  glaciale.  —  Lodrini.  Sulla  probabile  attinenza  fra  il 
magnetismo  terrestre  e  i  terremoti  così  detti  tectonici.  —  Cazzago.  Storia  di  Brescia  nar- 
rata al  popolo.  L'età  preistorica.  —  Rizzini.  Tomba  romana  recentemente  scoperta  press  i 
Brescia.  —  Bettoni  Cazzago*  I/Abissinia  e  l'Italia.  —  Corniani.  (ili  Italiani  al  Piata.— 
Livi.  Due  visite  misteriose  di  Napoleone  all'isola  d'Elba.  —  Garbelli.  Il  sacco  di  Brescia 
nel  1512  narrato  in  un  vecchio  opuscolo  pochi  giorni  dopo  l'avvenimento.  —  Casasopra.  — 
Engarda.  Leggenda  bresciana  medievale.  —  Rosa.  Le  belle  arti  nel  rinnovamento  d'Italia.  — 
Ruzzenenti.  Ipotesi  nella  causa  fisica  del  diluvio  universale.    ' 

+ Documenti  per  servire  alla  storia  di  Sicilia.  la  serie.  Diplomatica.  Voi.  XI,  1. 
Palermo,  1887. 
Silvestri.  Tabulano  di  S.  Filippo  di  Fragalà,  e  S.  Maria  di  Maniaci. 

•Gazzetta  chimica  italiana.  Appendice.  Voi.  V,  22-24.  Palermo,  1887. 

+  Giornale  d'artiglieria  e  genio.  1887,  disp.  XII.  Roma,  1887. 
f  Giornale  della  r.  Accademia  di  medicina  di  Torino.  Anno  L,  n.  11-12.  To- 
rino,  1887. 
Morselli.  Sull'azione  fisiologica  dei  bagni  idro-elettrici  monopolari  (faracidi  e  galva- 
nici). —  Foà  e  Carbone.  Di  un  particolare  elemento  morfologico  nella  milza  dei  mammi- 
feri. —  Id.  e  Bonome.  Contribuzione   allo   studio   delle  inoculazioni  preventive.  —  Id.  e 
Carbone.  Di  una  reazione  speciale  degli  elementi  colorati  del  sangue. —  Grassi  e  Rovelli. 
Contribuzione  allo  studio  dello  sviluppo  del  botriocefalo  lato. 

f  Giornale  della  r.  Società  italiana  d'igiene.  Anno  IX,  11,  12.  Milano,  1887. 

Uffreduzzi.  L'esame  biologico   del  ghiaccio  in  rapporto  con   la  pubblica  igiene.  — 
Salveraglio.  Bibliografia  della  pellagra. 


—   XXXIX    — 

i  Giornale   di  matematiche  ad  uso  degli   studenti    delle   Università    italiane. 
Voi.  XXV,  11-12.  Napoli,  1887. 

Amodeo.  Sopra  un  particolare  connesso  (2,  2)  con  due  punti  singolari  e  due  rette  sin- 
golari. —  Zecca.  Sopra  una  classe  di  curve  razionali.  —  Sesso.  Sull'integrale  del  prodotto 
di  una  funzione  razionale  pel  logaritmo  di  una  funzione  razionale.  —  Murer.  Sulla  serie 
di  superficie  algebriche  d'indice  1  e  2.  —  Tognoli.  Sulla  funzione  au. 

*  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXV,  12.  Koma,  1887. 

Pecco.  Operazioni  chirurgiche  state  eseguite  durante  l'anno  1886  negli  stabilimenti 
sanitari  militari.  —  Lucciola.  Cura  d'un  caso  di  pleurite  purulenta  mercè  la  resezione 
costale  seguito  da  guarigione. 

*  Giornale  militare  ufficiale.  1887,  parte  la,  disp.  65;  parte  2a,  disp.  64.  1888 

parte  la,  disp.  1-4;  parte  2a,  disp.  1-4.  Roma,  1887-88. 

f  Ingegneria  (L')  civile  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIII,  11.  Torino,  1887. 

Crugnola.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  eli  quello  recentemente  costruito  per  l'ar- 
senale di  Taranto.  —  P.  Di  un  modo   speciale   di  attacco   degli  argini  in  muratura  alle 
spalle  dei  ponti.  —  Ferrerò.   L'area  nelle   mappe  censuarie.  Metodo  grafico-numerico.  — 
Gandolfi.  Note  sulle  miniere  di  Somorrostro. 
+  Pubblicazioni  del  r.  Osservatorio  di  Brera  in  Milano.  N.  XXX.  Milano,  1887. 

Porro.  Determinazione  della  latitudine  della  stazione  astronomica  di  Termoli  mediante 
passaggi  di  stelle  al  primo  verticale. 

''Rassegna  critica  della  letteratura  italiana.  Anno  IV,  6.  Firenze,  1887. 
f  Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  I,  24;  II,  1-2.  Conegliano, 

1887-88. 

I,  24.  Soncini.  Primo  travaso.  —  Baccarini.  Patologia  vegetale.  Coniothyrium 
Diplodiella  Sacc.  —  Thomas.  Dei  trattamenti  per  combattere  l'antracnosi.  —  F.  Il 
commercio  dei  vini  In  Italia  nei  primi  11  mesi  del  1887.  —  Soncini.  Viti  americane.  — 
II,  1.  Soncini.  Scelta  dei  vitigni.  —  Stradaioli.  Cantina  esperimentale  imolese.  —  Picaud. 
Le  fillossere  aptere  col  digiuno  si  trasformano  in  fillossere  alate.  —  Meneghini.  Dell'im- 
pianto delle  talee.  —  Cencelìi.  Effetti  dell'innesto  sulle  viti  americane.  —  Bordas  e  Che- 
vreul.  —  Nuova  malattia  dei  vini  di  Algeria.  —  Vannuccini.  Il  vitigno  americano  nei  ter- 
reni calcarei  bianchi  (cretacei).  —  Soncini.  Viti  americane  (L abrusche).  —  Plotti.  Nuovo 
mezzo  per  combattere  la  peronospora.  —  Morin.  Sulla  composizione  dell'acquavite  di  vino. 
Rendiconti   del   Circolo   matematico   di   Palermo.   T.  I,   marzo-luglio   1887. 

Palermo. 

Albeggiane  Sopra  un  teorema  di  Hermite.  —  Id.  Generalizzazione  di  due  teoremi  ri- 
guardanti le  parentesi  d'ordine  n.  —  Id.  Intorno  ad  alcune  formole  nella  teorica  delle  fun- 
zioni ellittiche.  —  Cantoni.  Teoremi  sulla  cubica  gobba.  —  Catalan.  Sur  les  nombres  de 
Segner.  —  Cesàro.  Intorno  ad  una  ricerca  di  limiti.  —  Id.  Sull'uso  dell'integrazione  in 
alcune  questioni  d'aritmetica.  —  Id.  Intorno  ad  una  questione  di  probabilità.  —  Id.  Sul 
moto  di  un  punto  sollecitato  verso  una  retta.  —  Conti.  Sulle  congruenze  generate  da  una 
coppia  di  piani  in  corrispondenza  doppia.  —  Del  Pezzo.  Intorno  alla  rappresentazione  del 
complesso  lineare  di  rette  sullo  spazio  di  punti  a  tre  dimensioni.  —  Id.  Sulle  superficie 
de\Ynmo  ordine  immerse  nello  spazio  di  n  dimensioni.  —  Del  Re.  Su  certi  luoghi  che 
s'incontrano  nello  studio  di  tre  forme  geometriche  fondamentali  di  2a  specie  proiettiva- 
mente riferite  due  a  due.  —  Gebbia.  Sopra  un  metodo  per  formare  le  equazioni  a  derivate 
parziali,  delle  superficie  che  ammettono  una  generatrice  di  forma  costante.  —  Gerbaldi. 
Sulle  realità  dei  punti  e  delle  tangenti  comuni  a  due  coniche.  —  Giudice.  Sulla  detenni- 


—    XL    — 

nazione  delle  radici  reali  delle  equazioni  a  coefficienti  numerici  reali.  —  Id.  Un  teorema 
sulle  sostituzioni.  —  Id.  Sulle  equazioni  irreducibili  di  grado  primo  risolubili  pei  radi- 
cali. —  Guccia.  Formolo  analitiche  di  trasformazioni  Cremoniane.  —  Id.  Generalizzazione 
di  un  teorema  di  Ndther.  —  Id.  Sulle  superfìcie  algebriche  le  cui  sezioni  prime  sono  uni- 
cursali.  —  Id.  Sulla  riduzione  dei  sistemi  lineari  di  curve  ellittiche  e  sopra  un  teorema 
generale  delle  curve  algebricbe  di  genere  P.  —  Id.  Sui  sistemi  lineari  di  superficie  alge- 
briche dotati  di  singolarità  base  qualunque.  —  ffirst.  Sur  la  congruence  Roccella,  du 
troisième  ordre  et  de  la  troisième  classe.  —  Martinetti.  Sopra  alcuni  sistemi  lineari  di 
curve  piane  algebriche  di  genere  due.  —  Segre.  Sui  sistemi  lineari  di  curve  piane  alge- 
bricbe di  genere  p. 

"Rendiconti  del  r.  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XX,  19. 
Milano,  1888. 

Taramelli.  Dei  terreni  terziari  presso  il  Capo  la  Mortola  in  Liguria.  —  Sorniani. 
Ancora  sui  neutralizzanti  del  virus  tubercolare. 

Rendiconto  dell'Accademia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche.  Ser.  2a,  voi.  I, 
11-12.  Napoli,  1887. 

Manfredi,  Boccardi  e  /appelli.  Influenza  dei  microrganismi  sull'inversione  del  sac- 
carosio. —  Capelli.  Determinazione  delle  operazioni  invariantive.  fra  due  serie  di  variabili, 
permutabili  con  ogni  altra  operazione  della  stessa  specie.  —  Costa.  Miscellanea  entomo- 
logica. —  Pascal.  Sopra  un  metodo  pei  esprimere  una  forma  invariantiva  qualunque  di  una, 
binaria  cubica  mediante  quelle  del  sistema  completo.  —  Fergola.  Posizioni  apparenti  di 
alcune  stelle  delTEridano  osservate  al  Circolo  mediano  di  Repsold  nel  r.  Osservatorio  di 
Capodimonte. 

Rendiconto  delle  tornate  e  dei  lavori  dell'Accademia  di  scienze  morali  e  po- 
litiche (Soc.  r.  di  Napoli).  Anno  XXVI,  gen.-apr.  1887.  Napoli. 

Revue  internationale.  V°  année,  t.  XVII,  1,  2.  Rome,  1888. 

I.  Biase  de  Bury.  Mes  souvenirs  de  la  «  Revue  des  deux  Mondes. —  Boni/hi.  La  po- 
litique  étrangère  de  l'Italie.  —  Delpit.  La  vengeance  de  Pierre.  —  Loliée.  Les  immoranx. — 
Stevenson.  Un  cas  extraordinaire.  Imito  de  l'anglais.  —  Crésus.  Les  Banqnes  et  la  circu- 
lation  fìduciaire  en  Italie.  —  II.  Blazc  di'  Bury.  Mes  souvenirs  de  la  «  Revne  des  denx 
Mondes  ».  —  Veuglairc.  Un  ministre  réformateur.  Le  comte  de  Saint-Germain  (1707-1778).— 
Delpit.  La  vengeance  de  Pierre.  —  Pierantoni.  L'incident  consulaire  de  Florence.  —  Ste- 
venson. Un  cas  extraordinaire.  Imito  do  l'anglais.  —  Chcvassus.  La  question  monétaire  en 
Angleterre. 

Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Anno  1887.  Nov.-dic.  Roma. 

12.  Biancardi.  Le  fortezze  e  l'assedio.  —  Canino.  Cenni  descrittivi  sul  Collegio  mi- 
litare di  Messina.  —  Parodi.  Puntamento  indiretto  per  le  artiglierie  da  campagna.  —  Si- 
racusa. L'artiglieria  campale  italiana.  —  13.  Falanyola.  Sulle  grandi  mine  nella  roccia  cal- 
carea della  catena  peloritana  (Sicilia)  e  nella  roccia  granitica  di  Baveno  (Lago  Maggiore).  — 
Siacci.  Spazio  battuto  ed  errore  battuto.  —  Parodi.  Relazione  tra  cariche  e  velocità  ini- 
ziali. —  Mariani.  La  mitragliatrice  Maxim.  —  (***).  Notizie  di  alcuni  fra  i  primi  cultori 
italiani  dell'aeronautica.  —  Siracusa.  L'artiglieria  campale  italiana. 

Rivista  di  filosofia  scientifica.  Ser.  2a,  voi.  VI,  die.  1887.  Torino. 

Romiti.  L'origine  e  la  continuità  della  vita.  —  Asturaro.  Studi  psico-biografici.  Ge- 
rolamo Cardano  e  la  psicologia  patologica.  —  Julia.  Terenzio  Mamiani  e  i  suoi  «  Dialoghi 
di  scienza  prima  » . 


XLI   

fEivista  marittima.  Anno  XX,  12.  Eoma,  1887. 

Tadini.  I  marinai  italiani  nelle  Spagne.  —  Pesca  del  corallo  nei  banchi  di  Sciacca.  — 
Colombo.-La,  fauna  sottomarina  del  golfo  di  Napoli.  —  Polveri  usate  in  Eussia,  Germani;:, 
Francia,  Austria  e  Italia  per  cannoni  di  diversi  calibri.  —  Cenni  su  alcuni  cannoni  della 
fabbrica  di  Elswick. 

fBivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Anno  VI,  1.  Torino,  1888. 
fEivista  scientifico-industriale.  Anno  XIX,  23-24.  Firenze,  1887. 

Palmieri.  Studi  sperimentali  per  ridurre  le  osservazioni  di  meteorologia  elettrica  a 
misure  assolute.  —  La  telegrafia  sopra  i  treni  delle  strade  ferrate.  —  Influenza  che  eser- 
cita il  silicio  sullo  stato  del  carbonio  contenuto  nelle  ghise. 

*  Telegrafista  (II).  Anno  VII,  11-12.  Eoma,  1887. 

Studi  sul  telefono  del  prof.  Thompson. 

Pubblicazioni  estere. 

fAaarsberetning  (Bergens  Museums)  for  1886.  Bergen,  1887. 

Grieg.  Bidrag  til  de  norske  alcyonarier.  —  Nansen.  The  structure  and  combination 
of  the  histological  elements  of  the  Ce:  trai  nervous  System.  —  Brunchorst.  Ueber  cine 
sehr  verbreitet  Krankheite  der  Kartoffelknollen.  —  Id.  Zur  Bekampfung  der  Kohlhernie.  — 
Id.  Die  Structur  der  Inhaltskorper  in  den  Zellen  einiger  Wurzelanschwellungen. 

^Abhandlungen  aus  dem  Gebiete  der  Naturwissenschaften  herausg.  vom  Natur- 
wiss.  Verein  in  Hamburg.  Bd.  X.  Hamburg,  1887. 

Bolau.  Zur  Geschichte  des  Naturwissenschaftlichen  Vereins  in  Hamburg.  —  IVohhoill. 
Joachim  Jungius  und  die  Erneuerung  atomistischer  Lehren  im  17  Jahr.  —  Kiessling.  Bei- 
tràge  zu  einer  Chronik  ungewohnlicher  Sonnen-  und  Himmelsfàrbungen.  —  Neumayer.  Die 
Thàtigkeit  der  deutschen  Seewarte  wàhrend  der  ersten  12  Jahre  ihre  Bestehens.  —  Krùss. 
Die  Farben-Korrektion  der  Fernrohr-Objektive  von  Gauss  und  von  Fraunhofer.  —  Voller. 
Ueber  die  Messung  hoher  Potentiale  mit  dem  Quadrant-Elektrometer.  —  Gotische.  Die  Mol- 
lusken-Fauna  des  Holsteiner  Gesteins.  —  Kraepelìn.  Die  deutschen  Susswasser-Bryozoen.  — 
Móbius.  Das  Flaschentierchen  (Folliculin-  ampulla).  —  Pfeffer.  Beitràge  zur  Morphologie 
der  Dekapoden  und  Isopoden.  —  Stuhlmann.  Zur  Kenntniss  des  Ovariums  der  Àalmutter 
(Zoarces  viviparus  Cuv.). 

fAbhandlungen  der  math.-phys.  Classe  der  kon.  Siichsischen  Gesellschaft  der 
Wissenschaften.  Bd.  XIV,  5,  6.  Leipzig,  1887. 

5.  Drascli.  Untersuchungen  ueber  die  papillae  foliatae  et  Circumvallatae  des  Kanin- 
chen  und  Feldhasen.  —  Hankel.  Elektrische  Untersuchungen.  XVIII.  Fortsetzung  der  Ver- 
suche  ueber  das  elektrische  Verhalten  der  Quartz-  und  der  Boracyt-crystalle. 

fAbstracts  of  the  Proceedings  of  the  Chemical  Society.  N.  45,  46.  London,  1888. 
+Acta  mathematica.  XI,  1.  Stockholm,  1887. 

Picard.  Démonstration  d'un  the'orème  ge'ne'ral  sur  les  functions  uniformes  lie'es  par 
une  relation  algébrique.  —  Strauss.  Eine  Verallgemeinerung  der  dekadischen  Schreibweisc 
nebst  functionentheoretischer  Anwendung.  —  Lerch.  Note  sur  la  fonction  E  (w  ,  x ,  s).  — 
Bruns.  Ueber  die  Integrale  des  Vielkorper-Problems. 

ìActes  de  la  Société  philologique.  T.  XV.  1785.  Alencon,  1887. 

+Anales  del  Museo  nacional  de  Mexico.  Tomo  III,  Entrega  11.  Mexico,  1886. 

/.  S.  Mapa  de  Tepechpan.  Historia  sincronica  y  senorial  de  Tepechpan  y  Mexico. 
Bullettino-Eendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  6 


—   XLII   — 

tAnnalen  der  Physik  imd  Chemie.  N.  F.  Bd.  XXXIII,  1.  Beiblàtter  Bd.  XI,  12  ; 

XII,  1.  Leipzig,  1888. 

Himsteclt.  Ueber  eine  neue  Bestiramung  der  Grosse  „v".  —  Cohn  und  Aron's.  Messung 
der  Dielectricitàtscontstante  leitender  Flussigkeiten.  —  Id.  id.  Nachtrag  zu  dem  Aufsatz  : 
„Leitungsvermogen  und  Dielectrìcitatsconstante".  —  Tomaszewski.  Beitrag  zur  Kenntniss 
der  Dielectrìcitatsconstante  der  Flussigkeiten.  —  Kohlrausch.  Ueber  eine  Zueammenhang 
zwischen  Magnetisirbarkeit  und  electrischem  Leitungsvermogen  bei  den  verschiedenen  Ei- 
sensorten  und  Nickel.  —  Ilartwig.  Die  electrische  Leitungsfàhigkeit  von  Losungen  einiger 
Glieder  der  Fettsàurereihe  in  Wasser  und  einigen  Alkobolen.  —  Fromme.  Ueber  das  Ma- 
ximum der  galvanischen  Polarisation  von  Platinelectroden  in  Schwefelsaure.  —  v.  Ettings- 
hnusen.  Bemerkungen  zu  dem  Aufsatze:  „Ueber  eine  neue  polare  Wirkung  des  Magne- 
tismus  auf  die  galvaniselir  WSrme  in  gewissen  Substanzen".  —  Id.  Ueber  den  Einfluss 
raagnetischer  Krafte  auf  die  Art  der  Warmeleitung  ini  Wismutb.  —  Ebert.  Ueber  den 
Einfluss  der  Schwellenwerthe  der  Lichtempfindung  auf  den  Charaktei  dei  Spectra.  —  /</. 
Ueber  den  Einfluss  der  Dicke  and  Belligkeit  der  rtrahlenden  Schicht  auf  das  Aussehen 
des  Spectrums.  —  Kurlbaum.  Bestiramung  der  Wellenlange  Fraunhoferscher  Linien.  —  Pub- 
frich.  Ein  experimenteller  Beitrag  zur  Tlieorie  des  Regenbogens  und  der  uberzahligen 
Bogen.  —  Id.  Ueber  eine  dem  RqgenDogen  verwandte  Erscheinnng  der  Totalreflexion.  — 
Wolf.  Bestimmung  der  chromatischen  Abweichong  achromatischei  Objective.  —  Bauer. 
Ein  einfacher  Apparat  zu  Vorffihrang  aller  Lagen  zweier  Punkte,  welche  eine  gegebene 
Strecke  barmoniscb  tbeilen,  sowic  aller  Lagen  eines  durch  einen  siiharischen  Spiegel  oder 
eine  sphàrische  Linsc  erzeugten  Bildes.  —  Angstrom.  Die  Volranen-  und  Dichtigkeitsve- 
randerungen  <ler  Plflssigkeiten  durch  Absorption  von  Gasen.  —  Fromme.  Zur  Frage  nacb 
dem  Maximum  des  temporaren  Magnetismus.  —  Id.  Zur  Frage  der  anomalen  Magnetisi- 
rung.  —  v.  Uljanin.  Bemerkung  zu  einer  Stelle  in  lini.  Exner's  Abbandlung  tiber  Con- 
tacttheorie.  —  Braun.  Berichtigung,  die  Compressibilitiit  dea  Sti'insalzes  betreffend. 

Annalen  (Justus  Liebig's)  der  Chemie.  Bd.  CCXLII.  Leipzig,  1887. 

Reese.  Ueber  die  Einwirkung  von  Phtalsàureanhydrid  auf  Amidosàuren.  —  li'ish- 
cenus.  Ueber  die  Producte  der  Einwirkung  von  Phtalyldichlorflr  auf  Natriummalonsaure- 

ester.  —  Volhard.  Ueber  schweflige  Sauri'  und  Jodometrie.  — Polko.  Ueber  Butenyltricar- 
bonsàure  und  Aethylbernsteinsàure.  —  Baras'  :,,.  CTeber  Isobutenyltricarbonsiiure  und  die 
unsymmetrische  Dimethylbcrn.steinsa.ure.—  Volhard.  Ueber  Darstellung  «-bromirter  Sauren.  — 
Michaelis.  Ueber  die  Verbindungen  der  Elemente  der  Stickstoffgruppe  mit  den  Radicalen 
der  aromatischen  Reihe.  —  M  und  Genzken.  Ueber  die  drei  isomeren  Tritolylstibine.  — 
Levy  und  Englànder.  Ueber  die  Oxydation  des  Copaivabalsamols.  —  Graebe  und  Juillard. 
Ueber  Diphtalylsaure.  —  Thoms.  Ueber  den  Bitterstoff  der  Kalmuswurzel,  Entgegnun£.  — 
Dòbner.  Ueber  ft-Alkylcinchnninsauren  und  «-Alkylchinoline.  —  Id.  und  Gieseke.  Ueber 
«-Phenylcinchoninsaure  und  ihre  Homologen.  —  Moller.  Ueber  Jodalkj'late  des  Chinaldins.  — 
Id.  Ueber  Derivate  des  Tetrahydroehinaldins.  —  Hinz.  Ueber  /?-Benzoylchinaldin  und;}-Di- 
chinaldin.  —  Griepentrog.  Ueber  eine  Bildungsweise  des  Triphenylmethans  und  homolo- 
ger  Kohlenwasserstoffe.  —  Dòbner  und  Petschoir.  Ueber  Verbindungen  von  Ketonen  mit 
Dimethylanilin  und  Diàthylanilin.  —  Fischer  und  Steche.  Verwandlung  der  Indole  in  Hv- 
drochinoline.  —  Steche.  Ueber  einige  Derivate  des  /S-Naphtindols.  —  Fischer.  Ueber  das 
Methylketol.  —    Wagner.  Azo-  und  Amidoderivate  des  Methylketols. 

+Annales  des  ponts  et  chaussées.  Nov-déc.  Paris,  1887. 

Nov.  Alexandre.  Port  de  Dieppe.  Mémoire  sur  la  construction  de  recluse  d'aval  du 
bassin  de  Mi-Marée.  —  Gros.  Note  sur  les  càbles  transporteurs  aeriens  (système  Gourjon).  — 
Murgue.  Expériences  faites  à  Bessèges  pour  déterminer   la  résistance  à  l'incurvation  des 


—   XLIII   — 

càbles  raétalliques.  —  DÉc.  Noblemaire.  Les  prix  de  revient  sur  les  chemins  de  fer  et  la 
répartition  du  trafic.  —  Bricka.  Note  sur  les  formules  de  résistance  du  fer  et  de  Facier 
employées  en  Allemagne  et  sur  l'application  aux  ponts  métalliques  des  résultats  des  expé- 
riences  de  Wohler  et  Spangenberg.  —  Galliot.  Étude  sur  les  portes  d'écluses  en  tùie.  — 
Clavenad.  Le  pian  de  rupture  et  la  pousse'e  dans  les  massifs  cohérents  et  sans  cohésion. 

fAnnales  (Nouvelles)  de  mathématiques.  3e  sér.  janv.  1888.  Paris. 

Ilumbert.  Sur  les  arcs  des  curbes  planes.  —  Marchand.  Solution  de  la  question  pro- 
pose'e  au  concours  general  de  1885.  —  lei.  Solution  de  la  question  propose'e  au  concours 
general  de  1886.  —  Stieltjes.  Sur  une  ge'néralisation  de  la  formule  des  accroissements 
finis.  —  Faure.  Sur  un  the'orème  de  Chasles. 

'Annals  of  the  New  York  Academy  of  sciences,  late  Lyceum  of  Naturai  Hi- 

story.  Yol.  IV,  1-2.  New  York,  1887. 

Eigenmann  und  Horning.  A  Eeview  of  the  Chatodontidae  of  North  America.  —  Car- 
rington  Bolton.  Supplement  to  a  Catalogue  of  Chemical  Periodicals.  —  Laivrence.  De- 
scription  of  a  New  Species  of  Thrush  from  the  Island  of  Grenada,  West  Indies.  —  Boll- 
man.  Notes  on  North  American  Julidse.  —  Hidden.  On  the  Iron  Meteorite  which  fell  near 
Mazapil,  during  the  Star-shower  of  November  27,  1885.  —  Laivrence.  Descriptions  of  New 
Species  of  Birds  of  the  Families  Sylviidae,  Troglodytidae  and  Tyrannidas. 

f  Annuaire  de  l'Académie  r.  des  sciences  de  Belgique.  1888.  Bruxelles. 

fAnzeiger  (Zoologischer).  N.  26-270.  Leipzig,  1887-88. 

268.  Sarasin.  Knospenbildung  bei  Seesternen.  —  Beddard.  On  the  so  Called  prostate 
glans  of  the  Oligochaeta.  —  Id.  Note  on  the  reproductive  organs  ofMoniligaster.  — 
Veidovsky.  Das  larvale  und  definitive  Excretionssystem.  —  Sellili.  Antony  van  Leeuven- 
hoek's  Entdeckung  der  Microrganismen.  —  269.  Fjelstrup.  Ueber  den  Bau  der  Haut  bei 
Globiocephalus  melas.  —  Karscli.  Scorpione  mit  Kreisformingen  Stigmen.  — 
Bourne.  The  vascular  System  of  the  Hirudines.  —  Zachar ias.  Vorschlag  zur  Griindung 
von  zoologischen  Stationen  behufs  Beobachtungen  der  Siisswasserfauna.  —  270.  Imhof. 
Notiz  ueber  die  microscopische  Thierwelt.  —  Leydig.  Nervenendkorperchen  in  der  Haut 
der  Fische  —  Baur.  Dermochelys,  Dermatochelys  oder  Sphargis.  —  Cholod- 
kowsky.  Ueber  einige  Chermes-Arten.  —  Imhof.  Eines  neues  Mitglied  der  Tiefseefauna 
der  Susswasserbecken.  —  Zacharias.  Ueber  Psorospermium  Haeckelii. 

tArchaeologia  or  Miscellaneous  traets  relating  to  Antiquity,  pubi,  by  the  So- 
ciety of  Antiquaries  of  London.  Voi.  L.  London.  1887. 
Freshfield.  Mason's  Marks  at  Westminster  Hall.  —  Micklethwaite.  A  Note  on  the 
Hall  of  William  Rufus  at  Westminster.  —  Clarke.  The  west  side  of  Westminster  Hall.  — 
Freshfield.  Some  remarks  upon  the  Book  of  records  and  history  of  the  Parish  of  St.  Ste- 
phen. —  Pullan.  On  recent  excavations  on  the  supposed  site  of  the  Artemisium  near  the 
Lake  of  Nemi.  —  Middeton.  On  a  saxon  Chapel  at  Deerhurst.  —  Green.  On  the  XV  Cen- 
tury  Diptych  of  the  Chevalier  Philip  Hinckaert,  Chastelain  de  Tervueren,  in  Brabant.  — 
Parker.  The  Manor  of  Aylesbury.  —  Fortnum.  The  seal  of  Cardinal  Andrea  de  Valle  A. 
D.  1517.  —  Hope.  On  the  english  mediaeval  drinking  bowls  called  Mazers.  —  Gomme. 
On  archaic  Conceptions  of  property  in  relation  to  the  laws  of  succession.  —  Nichols.  Some 
remarks  upon  the  Regia  the  Atrium  Vestae  and  the  originai  locality  of  the  fasti  Capitolini. 

'Archives  du  Musée  Teyler.  Sér.  2e,  voi.  Ili,  1.  Haarlem,  1887. 

Lorié.  Contributions  à  la  geologie  des  Pays  Bas.  IL  Le  diluvium  ancien  ou  grave- 
leux.  IL  Le  Diluvium  plus  recent  ou  sableux  et  le  système  Eemien. 


—   XLIV   — 

+Berichte  der  deutschen  Cherniseheii  Gesellschaft.  Jhg.  XX,  18;  XXI,  1.  Ber- 
lin, 1888. 

XX,  18.  Latschinov:.  Weber  àie  empirische  Formel  der  Cholsàure.  —  Japp  und  Klinge- 
mann.Zm  Kenntniss  der  Benzolazo-  und  Benzolhydrazopropionsauren.  —  Raissert.  Bemer- 
kung.  —  Gottschalk.  Einwirkung  von  Salpetersaure  auf  Pentamcthylbenzol.  —  Meyer.  Notiz 
uber  Orthocyanphenol.  —  Baither.  Ueber  Tetramethyldiamidotbiobenzophenon.  —  Lippmann 
von.  Ueber  eine  imRiibenrohzucker  vorkomraende  reducirende  Substanz.  —  Bischler.  Conden- 
sationsproducte  aus  Paratoluidin  mit  Paranitrobittermandelol.  —  Lossen.  Ueber  die  Lage  der 
Atonie  ira  Raum.  —  Ekstrand  und  Johanson.  Zur  Kenntniss  der  Kohlehydrate.  —  Peters.  Ueber 
die  Einwirkung  von  wassrigem  Ammoniak  auf  alkylisirte  Acetessigsàurealkylester  und  den 
Einfluss  von  Alkoholen  auf  die  Carboxyl-Alkylgruppen  der  Acetessigester.  —  Bailey.  Die 
Componenten  der  Absorptionsspectra  erzeugenden  seltenen  Erden.  —  Dambergis.  Analyse  der 
Mineralquellen  der  Halbinscl  Metliana.  —  Polis.  Ueber  aromatisohe  Bleiverbindungen.  — 
Ilantzsch  und  Weber.  Berichtigung.  —  Otto.  Syntbese  der  Anhydride  aromatischer  Sulfin- 
sauren.  —  Bamberger.  Zur  Kenntniss  des  Chinolins.  —  Traube.  Ueber  die  electrolytiache 
Entstehung  des  Wasserstoffhyperoxyds  an  der  Anode.  —  li.  Berichtigung.  —  Knop.  Ueber 
die  Einwirkung  von  Phosphorspentasulfid  auf  Anilin.  —  Weinberg.  Ueber  die  Umlagerung 
der  /S-Naphtylaminsulfosàuren.  —  Kossel.  Ueber  das  Adenin.  III.  —  Hill.  Notiz  uber  die 
Furfuracrylsiiure.  —  Hollemann.  Ueber  die  Einwirkungsproducte  tod  Salpetersaure  1.4  spec. 
Gewicht  auf  Acetophenon.  —  Sehall.  Festes  Orthojudphenol  aus  Jod  und  Phenolnatrium.  — 
li.  und  Dralle.  Ein  neues  Brasilinderivat.  —  Ruhemann.  Ueber  die  Einwirkung  von  Am- 
moniak auf  Aether  fetter  Sauren.  Zur  Kenntniss  des  Pyridins.  —  Skinner  una  Ruhemann. 
Ueber  die  Einwirkung  von  Phenylhydrazin  auf  die  Glieder  der  Harnstofrreihe.  —  Pfordten 
von  der.  Die  niedrigste  Verbindungsstufe  des  Silbers.  —  Meyer.  Ueber  die  Darstellung  von 
Jodwasserstoff.  —  Fischer  und  Tafel.  Syntbetische  Versucbe  in  der  Zuckergruppe.il.— 
Schuhe.  Bemerkungen  zur  Titration  von  Pyridinbasen.  —  Wislicenus.  Ueber  den  Oxal- 
essigster.  II.  —  Id.  und  Avoli.  Ueber  den  Methyloxalessigester.  —  Raikou\  Zur  Ge- 
scbichte  der  a-Methylzimmtsaure.  —  Japp  und  Klingemann.  Ueber  sogenanntr  »gemischte 
Azoverbindungen«.  —  Mauzelius.  Ueber  die  Einwirkung  von  rauchender  Schwefelsaure 
auf  salzanres  a-Naptylamin  bei  niedriger  Temiieratur.  —  Id.  Ueber  die  «1= a«-Bromnapbta- 
linsàure.  —  Klason.  Ueber  Darstellung  von  Sulfhydraten  und  Sulfiden  des  Methans  und 
Aethans.  —  Id.  Ueber  Alkylpolysulfide.  —  Pictet  mxàDuparc.  Ueber  Pr-3-Aethylindol.  — 
Pictet.  Ueber  die  Darstellung  der  secundaren  aromatischen  Amine.  —  XXI,  1.  Rudor/f. 
Zur  Constitution  der  LOsungen.  I.  —  Meyer.  Ueber  die  Constitution  der  gemischten 
Azoverbindungen.  —  Braun  und  Meyer.  Ueber  die  Aldine  und  das  Eso-Amidoaceto- 
phenon.  —  Biltz  und  Meyer.  Ueber  Siedepunkt  und  Molecularfonnel  des  Zinnchlorurs.  — 
Meyer.  Zur  Darstellung  der-/JJodpropionsàure.  —  Id.  Ueber  Vorlesungsxeperimente  mit 
Chlorstickstoff.  —  Kipping.  Versuche  zur  Darstellung  von  isomeren  Napbtalinderiva- 
ten.  —  li.  Ueber  die  Meta-  und  Paraphenylendipropionsiiuren.  —  Id.  Ueber  Meta- 
und  Paraphenylendiessigsiiuren.  —  Id.  Notiz  uber  die  Darstellung  von  Isophtalsiiure.  — 
Einorhn.  Beitrage  zur  Kenntniss  des  Cocai'ns.  —  Bamberger  und  Lodter.  Ueber  die  Re- 
duction  aromatischer  Sàurethiamide.  —  Urech.  Zur  tbermodinamiscben  Formulirung  des 
Temperatureinflusses  auf  die  chemische  Reactionsgeschwindigkeit.  —  Móhìau  und  Krohn. 
Ueber  die  Umwaudlungen  des  Dimethylanilins  nnd  Monometbylanilins  unter  dem  Einfluss 
des  Schwefels.  —  Lunge.  Zur  Theorie  des  Bleikammerprocesses.  —  Anschiitz.  Ueber  die 
Bildung  von  Phenylhydrazilsauren  aus  den  Anhydriden  zweibasischer  Sauren.  —  Otto.  Ana- 
logien  zwischen  Ketonsiiuren  und  alkylsulfonirten  Fettsàuren.  —  Sehall.  Zur  Dampfdichte- 
bestimmung.  —  Billeter  und  Strohl.  Ueber  die  Einwirkung  von  Thiophosgen  auf  secun- 
diire  Amine.  II.  —  Hinsberg.  Ueber  die  Einwirkung  der  Natriumbisulfitverbindung  des 
Glyoxals  auf  aromatische  Monamine.  —  Meyer.  Notiz  uber  Benzol-Azomalonsiiure.  —  Ja- 


—    XLV   — 

novsky.  Ueber  eine  Azotoluol-monosulfosàure.  —  Wolff.  Ueber  Dimethylindol.  —  Kriiss. 
Ueber  das  Atomgewicht  des  Goldes.  —  Id.  Ueber  ein  neues  Vorkommen  des  Germaniums.  — 
Feit.  Zur  Kenntniss  der  Wulframverbindungen. 

^BericM  (X)  der  naturwissenschaftlichen  Gesellschaft  zu  Chemnitz.  1884-86. 
Chemnitz,  1887. 

Pabst.  Die  Gross-Schuppenfltiger  (Macrolepidoptera)  der  Umgegend  von  Chemnitz 
und  ihre  Entwickelungsgeschichte.  II  Teil.  —  Liebe.  Die  Aufgabe  der  Naturw.  Vortrag 
in  der  Festsitzung  zur  Feier  des  25d  Bestehens  der  Gesellschaft.  —  ffaupt.  Die  Massen- 
vergiftung  durch  Fleichgenuss  in  Chemnitz.  —  Kramer.  Die  Verànderung  velche  das  Pflan- 
zenbild  Europas  durch  die  Einwirkung  des  Menschen  erfahren  hat.  —  Sterzel.  Ueber  die 
Entstehung  des  Erzgebirges.  —  Zimmermann.  Die  Pisanggewàchse  (musa).  —  Kramer. 
Phytophanologische  Beobachtungen.  —  Sterzel.  Rhinoceros  tichorhinus  Cuvier  aus  dem 
Diluvium  von  Chemnitz.  —  Id.  Ueber  den  grossen  Psaronins  in  der  naturwissenschaftli- 
chen  Sammlung  der  Stadt  Chemnitz. 

*Bidrag  till  kannedom  od  Finlands  Natur  odi  Folk.  H.  44.  Helsingfors,  1887. 
Bomdorff.  Jordlosningen  och  dess  circulation  i  den  odlade  jorden.  —  Ramsay.  Om 
de  arkaiska  bildningarna  i  nordostra  delen  af  Jaala  socken.  —  Hjelt.  Journal  du  géne'ral 
J.  Kreith  pendant  la  guerre  en  Finlande  1741-1743.  —  Bemer.  Ett  Kalevata-ord.  —  Hausen. 
Anteckningar  gjorda  under  en  Antiqvanst  forskningsresa  sommaren  1886  i  Oestra  Nyland.  — 
Tigerstedt.  Studier  rorande  sodra  Finlands  lerlager. 

tBijdragen  tot  de  Taal- Land-  en  Volkenkunde  van  Nederlandsch-Indie.  5  Volg. 

Ili,  1.  'S  Gravenhage,  1888. 

Tromp.  Uit  de  Salasila  van  Koetei.  —  S/wuck  Hurgronje.  Nog  iets  over  de  Sala- 
sila  van  Koetei.  —  Wilken.  Oostersche  en  "Westersche  Eechtsbegrippen.  —  Kielstra.  Het 
contract  met  Bondjol  van  Januari  1824.  —  Houtsma.  Een  brief  van  Anquetil  du  Perron. 

•Boletim  da  Sociedade  de  Geografia  de  Lisboa.  7e  Serie,  n.  2.  Lisboa,  1887. 
de  Paiva.  Expedicao  ao  Cubango.  —  Choffat.  Dos  terrenos  sedimentares   da  Africa 
portugueza  e  consideracóes  sobre  a  geologia  d'este  continente. 

tBoletin  de  la  real  Acadernia  de  la  Historia.  Tomo  XI,  6.  Madrid,  1887. 

de  Arteche.  Diario  vallisoletano  durante  la  guerra  de  la  Independencia.  —  de  Pano. 
Acta  de  apertura  y  reconoscimiento  de  los  sepulcros  reales  del  Monasterio  de  Sijena.  — 
de  Mandrazo.  El  supuesto  retrato  de  Hugo  de  Moncada.  —  Danvila.  Nuevos  datos  para 
escribir  la  historia  de  las  Cortes  de  Castilla  en  el  reinado  de  Felipe  IV. 

^ulletin  dei'Académie  r.  des  sciences  de  Belgiques.  3e  sei.  t.  XIV,  11.  Bru- 
xelles, 1887. 
Plateau.  Recherches  expérimentales  sur  la  vision  chez  les  Arthropodes.  Vision  chez 
les  Arachnides.  —  Spring.  Simple  observation  au  sujet  d'un  travail  de  M.  W.  Hallock  in- 
titulé:  «  The  Flow  of  Solids,  etc.  ».  —  Mourlon.  Sur  les  dépòts  rapportés  par  Dumont  à 
ses  systèmes  laekenien  et  tongrien  au  S.-E.  de  Bruxelles.  —  Corin.  Action  des  acides  sul- 
le goùt.  —  Stroobant.  Observations  physiques  de  Saturne  faites  en  1887,  à  l'Observatoire 
royal  de  Bruxelles.  —  Deruyts.  Sur  la  the'orie  d'involution.  —  de  Lettenhove.  La  dernière 
séance  du  Conseil  avant  le  supplice. 

+Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1887.  Cah.  23,  24.   Paris. 
'"Bulletin  de  la  Société  i.  des  naturalistes  de  Moscou.  1887,  n.  3.  Moscou,  1887, 

v.  Menzbier.  Vergleichende  Osteologie  der  Pinguino  in  Anwendung  zur  Haupteinthei- 
lung  der  Viigel. —  Lindeman.  Die  Hessenflegie  (Cecidomya  destructor  Say)  in  Russland. — 
KMC.IAKOBCKArO.  XiiMunecKiii  xapaitTept  .Iniien,Kiixi)  Mimeiiajibiiux'L  iio,i,'l.  —    Weinberg. 


—   XLVI   — 

Ueber  die  zunehmende  Zahl  der  Blitzschliige  und  die  Ursachen  derselben.  —  Smirnov:. 
Énumeration  des  especes  de  plantes  vasculaires  du  Caucaso.  —  JIIITBHHOBA.  CnncoKi. 
pacTemtì  jtnHopacrymnxi.  bt>  TaMÓOBCKofi  rynppnin.  —  Ballion.  Otiorhynchus  Turca  Stev. 
Ein  Beschàdiger  des  Weinstockes. 

tBulletin  de  la  Société  khédiviale  de  Geographie.  2e  Ber.  n.  12.  Le  Caire,  1887. 
Junker.  Sept  ans  de  voyages  dans  PAfrique  centrale. 

tBulletin  de  la  Société  mathématique  de  France.  T.  XV,  7.  Paris,  1887. 

Anglin.  Sur  le  coefficient  du  tenue  general  dans  certains  développements.  —  Laisant. 
Théorèmes  de  trigonometrie.  —  Poincaré.  Sur  Ics  hypothèses  fondamentales  de  la  geome- 
trie. —  de  Preste.  Développement  en  produit  des  fonctions  8  et  H  de  Jacobi  et  recherche 
des  valeurs  de  ces  fonctions  quand  les  périodes  sont  divisées  par  un  nombre  entier. 

tBulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  sér.  t.  XII,  janv.  1888.  Paris. 

Schoenfiies.  Sur  les  courbes  et  surfaces  décrites  pendant  le  mouvement  à  cinq  con- 
ditions.  —  Weyr.  Extrait  d'une  lettre  à  M.  Hermite.  —  Kcenigs.  Un  théoième  concernant 
la  surface  de  Steiner,  et  l'ensemble  de  trois  coniques  qui  se  coupent  dans  l'espace. 

•Bulletin  of  the  Buffalo  Society  of  naturai  Science.  Voi.  V,  2.  Buffalo,  1886. 
Walker.  The  Gape  Worm  of  Fowls  (Syngamus  trac  he  alia):  The  Earthworm 
(Lumbricus  terrestris),  Its  Originai  Host.  —  Li.  On  the  Prevention  of  the  Disease 
in  Fowls  Called  the  Gapes,  which  is  Caused  by  this  Parasite.  —  Fish.  Ventriloquial  and 
and  Imitative  Power  of  Birds.  —  Williams.  Notes  on  the  Fossil  Fishes  of  the  Genesee 
and  Portage  Black  Shales.  —  Mixer  and  Williams.  Fish  Remains  troni  the  Corniferous, 
near  Buffalo.  —  Day.  Native  and  Natnxalized  Pianta  of  Buffalo  and  ita  Vicinity  (Second 
Supplement).  —  Pohlman.  The  Thickness  of  the  Onondaga  Sali  Gronp  a|  Buffalo,  N.  Y. 

1  Bulletin  of  the  California  Acaderny  of  Sciences.  Voi.  II,  6,  7.  S.  Francisco,  1887. 
7.  Becker.  The  Washoe  Rocks.  —  Comstock.  Provisiona]  Vaino  of  the  Latitude  of  the 
Lick  Observatory. —  1.  Lee  Greene.  Some  Genera  Which  Have  Beni  Onnfused  l'nder  t In- 
Name  Brodiaea.  —  2.  Miscellaneous  Species,  New  or  Noteworthy.  —  On  Tetraodon  Setosus 
a  New  Species  Allied  to  Tetraodon  Meleagris  Lace'p.  —  Casey.  Descriptive  Notices  of  North 
American  Coleoptera.  —  Davidson.  Submarini'  Yalleys  on  the  Pacific  Coast  of  the  United 
States.  —  Bryant.  Additions  to  the  Ornithology  of  Guadalupe  Island.  —  Davidson.  Stand- 
dard  Geodetic  Data.  —  Id.  Early  Spanisi]  Voyagea  of  Discovery  on  the  Coast  of  Califor- 
nia. —  7.  Richter.  Ocean  Currents  Contiguous  to  the  Coast  of  California.  —  Party.  The 
Pacific  Coast  Alders.  —  Cooper.  West  Coast  Pulmonata;  Fossil  and  Living.  —  Lee  Greene. 
Studies  in  the  Botany  of  California  and  Parts  Adiacenti.  VI.  —  Emerson.  Ornithological 
Observations  in  San  Diego  County.  —  Wolle.  Desmids  of  the  Pacific  Coast.  —  Harkness. 
Fungi  of  the  Pacific  Coast.  —  Davidson.  Occultations  of  Stars  by  the  Dark  Limi»  of 
the  Moon. 

1  Bulletin  of  the  United  States  Geological  Surwey.  N.  34-39.  Washington. 

White.  On  the  relation  of  the  Laramie  Molluscan  Fauna  to  that  of  the  aucceedings 
Fresh-water  Eocene  and  other  groups.  —  Barus  and  Strouhal.  The  Physical  Properties  of 
the  Iron  Carburets.  —  Barus.  The  Subsidence  of  small  particles  of  Insoluble  Solid  in 
Liquid.  —  Warcl.  Types  of  the  Laramie  Flora.  —  Diller.  Peridotite  of  Elliot  County,  Ken- 
tucky. —   Upham.  The  Upper  Beaches  and  Deltas  of  the  Glacial  Lake  Agassiz. 

1Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXIII,  1-5.  Cassel,  1888. 

Jankò.  Equisetum  albomarginatum   Kitaibel.  —   Ilansr/irg.  Einige    Bemerkungen   zur 

Aufsatze  A  Tomaschek's  «Ueber  bacillus  muialis».  —  Mure.  Ueber  die  Einschlepjmng 
und  Verwilderung  von  Pflanzen-arten  im  mittleren  Nord-Tirol. 


—    XLVII    — 

'Centralblatt  far  Physiologie.  1887,  n.  20-22.  Wien,  1887. 

Wurster.  Ammoniakbestimmung  im  Harn.  —  Edgren.  Cardiographische  und  sphygmo- 
graphische  Studien.  —  Danilevjsky.  Ein  Kymorheonom.  —  Engelmann.  Polyrheonom.  — 
de  Varigny.  Seethiere  im  Stisswasser. 

•"Circulars  (Johns  Hopkins  University).  Voi.  VII,  62.  Baltimore,  1888. 

+  Civilingenieur  (Der).  Jhg.  1887.  N.  F.  Voi.  XXXIII,  3.  Leipzig,  1887. 

Nagel.  Mittheilungen  aus  dem  Gebiete  der  Geodasic.  —  Mohr.  Ueber  Geschwin- 
digkeitsplàne  und  Beschleunigungsplàne.  —  Hartig.  Die  mikoskropische  Untersuchung 
des  Papieres. 

^ompte  rendu  des  séances  de  la  Cornmission  centrale  de  la  Société  de  géo- 
graphie.  1887,  14-16;  1888,  n.  1.  Paris. 

•  Comptes  rendu  des  séances  et  travaux  de  l'Académie  des  sciences  morales  et 
politiques.  N.  S.  T.  XXIX,  1-2.  Paris. 
Zeller.  Discours  prononcé  à  la  séance  publique  annuelle  du  17  décembre  1887.  — 
Simon.  Notice  historique  sur  la  vie  et  les  travaux  de  M.  Louis  Eeybaud.  —  Chéruel.  Róde 
politi  que  de  la  Princesse  Palatine  (Anne  de  Gonzague)  pendant  la  Fronde,  en  1651.  — 
Doniol.  Documents  ine'dits  sur  le  rapprochement  du  gouvernement  de  Louis  XVI  avec  Fré- 
déric  II.  —  Levasseur.  Statistique  de  la  superficie  et  de  la  population  des  contrées  de  la 
terre.  —  Gréard.  Notice  sur  la  vie  et  les  travaux  de  M.  Demolombe. 

f  Comptes  rendus  hebdomadaires  de  séances  des  l'Académie  des  sciences.  T.  CV, 
26;  CVI,  1-4.  Paris,  1887-88. 
CVI,  1.  Bertrand.  Sur  l'association  des  électeurs  par  le  sort.  —  de  Jonquières.  Déter- 
mination  du  nombre  maximum  des  points  doubles,  proprement  dits,  qu'il  est  permis  d'at- 
tribuer  arbitrairement  à  une  surface  algébrique  de  degré  m,  dont  la  détermination  est 
comple'tée  par  d'autres  points  simples  donnés.  —  Cornu.  Sur  une  objection  faite  à  l'emploi 
d'amortisseurs  électromagnétiques  dans  les  appareils  de  synchronisation.  —  Gharlois. 
Observations  de  la  comète  d'Olbers,  faites  à  l'Observatoire  de  Nice  (équatorial  de  Gautier, 
de  0m,38  d'ouverture).  —  Stanoìéwitch.  L'éclipse  totale  du  soleil  du  9  aoùt  1887,  observe'e 
en  Russie  (Pétrowsk).  —  Janssen.  Remarques  sur  la  Communication  précédente.  —  Rouché. 
Sur  un  problème  relatif  à  la  durée  du  jeu.  —  Bertrand.  Démonstration  du  théorème  énoncé 
par  M.  E.  Rouché  dans  la  Note  précédente.  —  Kcenigs.  Détermination,  sous  forme  explicite, 
de  toute  surface  réglée  rapportée  à  ses  lignes  asymptotiques,  et  en  particulier  de  toutes 
les  surfaces  réglées  à  lignes  asymptotiques  algébriques.  —  Bemartres.  Sur  les  système  de 
courbes  qui  divisent  homographiquement  une  suite  de  cercles.  —  Antoine.  Sur  les  varia- 
tions  de  temperature  des  gaz  et  des  vapeurs  qui  conservent  la  méme  quantité  de  chaleur, 
sous  des  tensions  différentes.  —  Witz.  De  l'energie  nécessaire  pour  la  création  d'un 
champ  magnétique  et  l'aimantation  du  fer.  —  Sabatier.  Sur  la  vitesse  de  transformation 
de  l'acide  metaphosphorique.  —  Lévy.  Sur  un  alliage  de  titane,  de  silicium  et  d'alumi- 
nium.  —  Jungfleisch  et  Léger.  Sur  quelques  dérivés  de  la  cinchonine.  —  Caventou  et 
Girard.  Action  de  l'acide  oxalique  sur  la  cinchonine  en  présence  de  l'acide  sulfurique.  — 
Roux  et  Louise.  Sur  la  densité  de  vapeur  de  l'aluminium-éthyle.  —  Gonnard.  De  la 
genòse  des  phosphates  et  arséniophosphates  plombifères  de  Roure  et  de  Rosiers  (Pont- 
gibaud).  —  Sauvageau.  Sur  la  présence  de  diaphragmes  dans  les  canaux  aérifòres  de  la 
racine.  —  Bimar.  Recherches  sur  la  distribution  des  vaisseaux  spermatiques  chez  divers 
mammifères.  —  Ricco.  Sur  les  trombes.  —  Bordas.  Sur  une  maladie  nouvelle  du  vin  en  Al- 
gerie. —  2.  Cornu.  Sur  le  réglage  du  courant  électrique,  donnant  à  l'oscillation  synchro- 
nisée  une  amplitude  déterminée.  —  Debray  et  Joly.  Piecherches  sur  le  ruthénium  :  oxyda- 
tion  du  ruthénium  et  dissociation  de  son  bioxyde.  —  Broicn-Séquard  et  d'Arsonval.  Recher- 


—   XLVI1I   — 

ches  démontrant  que   l'air   expiré   par   l'homme    et   les    marmnifères    a   l'état  de    sante", 
contient  un  agent  toxique  très  puissant.  —  Verneuil.  Des  abcòs  profonds  et  lointans,  consé- 
cutifs  à  l'anthrax.  —   Antoine.  Variation  de  temperature   d'une  vapeur  comprimée  ou  di- 
latée,  en  conservant  la  mème  chaleur  totale.  —  Picard.  Remarques  sur  les  groupes  de  trans- 
formations  relatifs  à  certaines  équations  différentielles.  —  Lucas.  Généralisation  du  théorème 
de  Eolle.  —  Riemann.  Sur  une  généralisation  du  principe  de  Dirichlet.  —  Defforges.  Sur 
la  mesure  de  l'intensité  absolue  de  la  pesanteur.  —  Ledehoer.  De  l'influence  de  la  tempe- 
rature sur  l'aimantation.  —  Moureaux.  Sur  la  valeur  actuelle   des  éléments  magnétiques 
à  l'Observatoire  du  pare  Saint-Maur.  —  Baubigny.  Sur  l'emploi  de  l'hydrogène  sulfuré  pour 
purifier  les  sels  de  cobalt  et  de  nikel.  —  Ilautefeuille  et  Margottet.  Sur  les  phospbates 
de  sesquioxyde  de  fer  et  d'alumine.  —  Vivier.  Nouvelle  méthode  de  dosage  des  nitrites.  — 
La  font.  Action  de  l'acide  formique  sur  l'essence  de  térébenthine  francaise.  —  Combes.  Sur 
les  synthèses  dans  la  sèrie  de  la  quinoléine  au  moyen  de  l'acétylacétone  et  de  ses  dérivés.  — 
Hénocque.  —  Des  variations  de  l'activité  de  reduction  de  l'oxyliémoglobine  ebez  l'homme  sain 
et  chez  l'homme  malade.  —  Joyeux-Laffuie.  Sur  le  système  nerveux  du  Chétoptère  (C.  Va- 
lencinii).  —  Rivière.  Sur  une  nouvelle  station  humaine  de  l'àge  de  la  pierre,  découverte 
dans  les  bois  de  Fausses-Reposes  (Seine-et-Oise).  —  3.  Bertrand.  Sur  la  loi  de  probabilité 
des  erreurs  d'observation.  —  de  Jonquières.  Sur  un  tra it  caraetéristique  de   dissemblancc 
entro  les  surfaces  et  les  courbes  algébriques,  d'où    dépendent   les  limites   respectives  des 
nombres  de  points  doubles  qu'il  est  permis  de  leur  attribucr  arbitrairement.  —  Cornu.  Re- 
marques  sur  la  dernière  Note  de  M.  Wolf.  —  Faye.  Sur  le  tome  III  des  «  Annales  de  l'Ob- 
servatoire de  Rio-Janeiro  ».  —  Broicn-Séquard  et  d'Arsonval.  Nouvelles  recherches  sur  les 
phenomènes  produits  pas  un  agent  toxique  très  puissant  qui  surf  sana  cesse  des  poumons 
de  l'homme  et  des  mammifères,  avec  l'air  expiré.  — Verneuil.  Du  tétanos  spentane.  —  de  Les- 
seps.  Sur  le  percemeut  de  l'isthme   de   Panama.   —   Albert  de  Monaco.  Sur  des  courbes 
barométriques  enregistrées  pendant  latroisième  campagne  scientifique  de  l'«  Hirondelle  ».  — 
Lelieuvre.  Sur  les  lignes  de  courbure  et  les  lignes  asymptntiques  des  surfaces.  —  Lerch. 
Sur  une  formule  d'arithmétique.  —  Goursat.  Sur  les   systèmes  d'équations   linéàires  qui 
sont  identiques  à  leur  adjoint.  —  d'Ocagnc.  Sur  la  détermination  du  ehiflBre  qui,  dans  la 
suite  naturelle  des  nombres,  occupo  un  rang  donne.  —  De/forges.  Sur  la  mesure  de  l'in- 
tensité absolue  de  la  pesanteur.  —  Lucas.  Détermination  électrique  des  racines  réelles  et 
imaginaires  de  la  dérivée  d'un  polynòme  quclconque.  —  Meslin.  Sur  la  polarisation  ellipti- 
que  par  transmission  a  travers  les  métaux.  —  Janet.  Sur  l'application    du  phénomòne  de 
l'aimantation  transversale  à  l'étude  du   coefficient    d'aimantation  du  ter.  —  Soret.  Sur  la 
polarisation    atmosphérique.    —    Etard.    Sur    la    solubilité    décroissante    des   sulfates.   — 
Ilenninger  et  Sanson.  Présence  d'un  glycol  dans  les  produits  de  la  fermentation  alcooli- 
que  du  sucre.  —  Hallcr  et  Held.  Sur  l'acétylcyanacétate  de    méthyle.  —    Wurtz.  Sur  la 
présence  de  bases  volatiles  dans  le   sang    et    dans    l'air    expiré.   —    Meunier.  Conditions 
géologiques  du  gisement  phosphaté  de  Beauval  (Somme).  —  Lastre.  Ròle  de  la  bile  dans 
la  digestion  des  graisses,  étudié  au  moyen  de  la  fistule  cholécysto-intestinale.  —  Heckel. 
Sur  le  traitement  préventif  du  «  rouge  de  la  morue  ».  —  Dechevrens.  Réponse  à  M.  Faye, 
sur  la  critique  qu'il  a  faite  de  mes  expériences  sur  les  trombes    artificielles.    —   Zenger. 
Les  applications  de  la  photographie  en  meteorologie.  —  de   Tillo.  Répartition  symétrique 
des  centres  des  quatre  principaux  continents.  —  4.  Tisserand.  Remarque  à  l'occasion  d'une 
Communication  de  M.  J.  Bertrand.  —  Bertrand.  Probabilité  du  tir  à  la  cible.  —  de  Jon- 
quières.  Sur  quelques  notions,  principes  et  formules,  qui  interviennent  dans  plusieurs  que- 
stions  concernant  les  courbes  et  les  surfaces  algébriques.  —  Cornu.  Sur  le  cadran  solaire 
portatif  de  M.  Faivre.  —  Meunier.  Contribution  à  l'histoire  des  organismes  problémati- 
ques  des  anciennes  mers.  —  Journce.  Sur  la  vitesse  de  propagation  du  son  produit  par  les 
armes  à  feu.  —  Bisset.  Nouvelles  expériences  relatives  à  la  désinfection  antiphylloxérique 


—    XL1X    — 

des  plants  de  vigne.  —  Roger.  Sur  les  distances  moyennes  des  planètes  au  soleil.  — 
Tacchini.  Résumé  des  observations  solaires  faites  à  Rome  pendant  le  quatrième  trimestre 
de  1887.  —  Siffert.  Sur  les  phases  de  Jupiter.  —  Rouché.  Sur  la  durée  du  jeu.  —  Voyer. 
Sur  un  ploblème  du  calcul  des  probabilités.  —  Humbert.  Sur  les  lignes  de  courbure  des 
cyclides.  —  Hadamard.  Sur  le  rayon  de  convergence  des  séries  ordonnéos  suivant  les  puis- 
sances  d'une  variable.  —  Antonne.  Sur  l'application  des  substitutions  quadratiques  crémo- 
niennes  à  l'integration  de  l'équation  différentielle  du  premier  ordre.  —  Pincherle.  Sur  une 
généralisation  des  fonctions  eulériennes.  —  Lucas.  Résolution  électrique  des  équations  al- 
gébriques.  —  Ditte.  Action  de  l'acide  vanadique  sur  les  fluorures  alcalins.  —  Engel.  Action 
de  l'acide  chlorhydiique  sur  le  cblorure  cuivrique;  chlorhydrate  de  chlorure  cuivrique.  — 
Pouchet.  Note  sur  des  combinaisons  des  dérivés  mutalliques  des  phénols  avec  les  chloru- 
res  mercureux  et  cuivreux.  —  /strati.  Sur  les  francéines.  —  Lindet.  Sur  le  dosage  des 
bases  dans  les  flegmes  industriels.  —  Bourquelot.  Sur  la  fermentation  alcooliquo  du  ga- 
lactose.  —  Maquenne.  Sur  l'acide  galactose-carbonique.  —  Gréhant.  Sur  les  accidents  pro- 
duits  par  l'oxyde  de  carbone.  —  Martin.  Sur  l'anesthésie  prolongée  et  continue  par  le  mé- 
lange de  protoxyde  d'azote  et  d'oxygène  sous  pression  (méthode  Paul  Bert).  —  Béchamp. 
Sur  la  zymase  de  l'air  expiré  par  l'homme  sain.  —  Billet.  Sur  le  cycle  évolutif  et  les 
variations  morphologiques  d'une  nouvelle  Bactériacée  marine  (Bacterium  Lamina- 
ria e).  —  Rietsch,  Jobert  et  Martinand.  L'epidemie  des  porcs  à  Marseille,  en  1887.  — 
Kcehler.  Sur  la  doublé  forme  de  spermatozoi'des  chez  les  Mur ex  br andar is  et  trun- 
culus  et  le  développement  de  ces  spermatozoi'des. —  Brunotte.  Recherches  sur  la  structure 
de  l'oeil  chez  un  Branchiomma.  —  Giard  et  Bonnier.  Sur  deux  nouveaux  genres  d'Épica- 
rides  (Probopyrus  et  Palegyge).  —  Fol.  Sur  la  structure  microscopique  des  muscles 
des  Mollusques.  —  Roule.  Sur  la  structure  histologique  d'un  Oligochaete  marin  apparte- 
nant  à  un  genre  nouveau.  —  Hovelacque.  Sur  les  tiges  souterraines  de  l'Ut  ri  cui  ari  a 
montana.  —  Mer.  Des  causes  qui  produisent  l'exentricité  de  la  moelle  dans  les  sapins. 

+  Cosmos.N.  S.  n.  153,  31  dee.  1887.  Paris. 

i  Forhandlinger  ved  de  Skandinaviske  Naturforskeres.  1886.  Christiania,  1887. 

fH3B4cTÌa  HMnepaTopcKaro  PyccKaro  reorpa^nraecKaro  Oómecrna.  Tomi.  XXIII, 

5.   1887. 

ByHrE.npe^BapiiTe.iLHHil  OTiem  oó-b  skc  ri  elioni  Ha  HoBo-CuónpcRie  ocTpoEa.— ILETPII. 
9à,a;aTH  HavMiioH  reorpac|>in.  —  POEIIHCKIII.  MipoBO^p-EHie  lepHoropueEt  (npo,no>iJKenie).  — 
i  HHKOJIBCKIM.  0  phoo.tobctb'e  Bt  Bojr,axT>  ApajbCKaro  6acceiina. 
*  Jaarboek  der  Kijks-Universiteit  te  Utrecht.  1877-1887.  Utrecht. 
1  Jahrbuch  des  k.  deutschen  Archaologischen  Instituts.  Bd.  III.  4.  Berlin,  1888. 
Bóhìau.  Eine  melische  Amphora.  —    Winter.  Zur  altattischen  Kunst.  —  von  Duini. 
Charonlekythen.  —  Robert.  Beitriige  zur  Erklarung  des  pergamenischen  Telephos-Frieses.  — 
Gercke.  Apollon  der  Galliersieger.  —  Koepp.  Giganten  in  Waffenrustung.  —  Kuhnert.  Einc 
neue  Leukippidenvase.  —  Loeschke.  Archaische  Niobidenvase. 

f  Jahrbuch  des  norwegischen  meteorologischen  Instituts  for   1881-1885.  Chri- 
stiania. 
f  Jornal  de  sciencias  mathematicas  e  astronomicas.  Voi.  Vili,  2.  Coimbra,  1887. 

Gutzmer.  Sur  une  serie  considérée  par  M.  Lerch.  —  Le  Pont.  Note  do  calcili  inte- 
grai. —  Id.  Note  sur  les  lignes  asyniptotiques  ut  Ics  lignes  do  courbure. 

■'Journal  (American  Chemical).  Voi.  X,  1.  Baltimore,  1888. 

Atwater.  On  the  Chemistry  of  Fish.  —  Morley.  Determination  of  the  Atomic  Weight 

of  Oxygen.  ---  Long.  Investigations  of  the  Oxidation  of  Sewagc.  —  McCaleb.  On  Titanio 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  7 


Oxide  in  Soils.  —  Price.  Analysis  of  Tscheffkinite  from  Nelson  Couaty,  Virgìnia.  — 
Bachmun.  Oxidation  of  Solutions  of  Sulphurous  Acid  and  Sulphites.  —  Walker.  Analysis 
of  Varvacite  from  Wythe  Co.,  Virginia.  —  Bachman.  Attempt  to  Form  Arsenio  Nitride.  — 
Walker.  Analysis  of  «  Gentliite  »  from  North  Carolina.  —  Bachman.  Analysis  of  a  Nicke- 
liferous  Tale.  —  Id.  On  a  Freezing  Misture.  —  Gatlett  and  Price.  Analysis  of  a  Hand 
Fire  Grenade.  —  Hooker.  Notes  on  Purpurogallin.  —  Ladd.  Sngaxs  and  Starch  in  Fodders, 
and  their  Determination.  —  Willard.  An  Improved  Form  of  Gas  Apparatus.  —  Norton 
and  Richardson.  On  the  Fatty  Acids  of  the  Drying  Oils.  —  Laist  and  Norton.  On  the 
Occurrence  in  Nature  of  Copper  Antinionide.  —  Norton  and  Otten.  On  a  New  Apparatus 
for  Fractional  Distillation.  —  Id.  and   Twitchell.  On  the  AUcys  of  Calciano  and  Zinc. 

Journal  (American)  of  Mathematics.  Voi.  X,  2.  Baltimore,  1888. 

Paxton  Young.  Solvable  Quintio  Equations  with  Commensurable  Coefficients.  —  Bar- 
rroft.  Forms  of  Non-Singular  Quintic  Curves.  —  Morley.  On  Critic  Centres.  —  MacMahon. 
The  Expression  of  Syzygies  among  Perpetuante  by  means  of  Fartitions.  —  Faà  de  Bruno. 
Démonstration  directe  de  la  formule  .laeobienne  de  la  transfonnatiun  cubique.  —  Morley. 
Note  on  Geometrie  Inferences  from  Algebraic  Symmetry.  —  Appell.  Surfaces  telles  que 
l'origine  se  projette  sur  chaque  normali'  au  milieu  dee  centres  de  courbure  principaux. 

Journal  (The  American)  of  science.  Voi.  XXXV,  n.  205.  New  Haven,  1888. 
Newcomb  and  Dutton.  Speed  of  Propagation  of  the  Charleston  Earthquake.  —  Dana 
History  of  the  changes  in  the  Mi.  Loa  Craters.    —    Riggs.   Analysis   and   Composition  of 
Tourmaline.  —    Williams.  Diffe^nt  types  of  the  Devonian  System  in  North  America.  - 
Eastings.  Law  of  Doublé  Refraction  in  Iceland  Spar.  —  Marsh.  Notiee  of  a  New  Genus 
of  Sauropoda  and  other  new  Dinosaurs  from  the  Potomac  Formai  imi.  —  là.  Notice  of  a 
New  Fossil  Sirenian,  from  California. 

'Journal  and  Proceedings  of  the  r.  Society  of  New  South  Wales.  Voi.  XX, 

1886.  Sydney,  1887. 

v.  Mueller.  Description  of  an  unrecorded  Ardisia  of  New  Guinea.  Pratt.  A  Cotn- 
parison  of  the  Dialects  of  East  and  Wesf  Polynesian  Maley,  Malagasy,  and  Australian.  — 
Bancroft.  Preliminary  notes  on  some  new  Poisenous  ITants  discovered  on  the  Johnstone 
Riveìr,  North  Queensland.  —  Liversidge.  Metallic-Meteorite,  Queensland.  —  v.  Mueller. 
Further  additions  to  the  Census  of  the  Genera  of  Plants  hitherto  known  as  indigenousto 
Australia.  —  Madsen.  Notes  on  the  process  of  Polishing  and  Piguring  18-in  Glass  Specula 
hy  Hand,  and  Experiments  with  Fiat  Surfaces.  —  Gox.  Tin  Deposita  of  New  South  Wales.  — 
MacPherson.  The  Aboriginal  Names  of  Rivers  in  Australia  Philologicall'y  examined.  — 
Gipps.  Our  Lakes  and  their  Uses.  —  Russell.  Notes  upon  the  History  of  Floods  in  the 
River  Darling.  —  Rennie.  Notes  on  the  Sweet  Principle  of  Smilax  Glycypbylla. —  Threl- 
fall.  Notes  on  the  Theory  of  Dissociatimi  of  Gases.  —  Tebbutt.  Results  of  the  Observa- 
tions  of  the  Comets  Fahry,  Barnard  and  Rrooks  (No.  1),  1886  at  Windsor,  N.  S.  W.  -- 
Liversidge.  Notes  on  some  Rocks  and  Minerals  from  New  Guinea,  ec.  —  Id.  Notes  on 
some  New  South  Wales  Silver  and  other  Minerals.  —  Id.  On  the  Cmnposition  of  some 
Pumice  and  Lava  from  the  Pacific.  —  Russell.  Notes  upon  Floods  in  Lake  George.  — 
Warren.  The  Strength  and  Elasticity  of  Ironhark  Timber  as  applied  to  Works  of 
Construction. 

]  Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XIX,  9.  St.  Pétersbourg,  1888. 

Menschutkin.  Sur  la  vitesse  de  la  formation  des  éthers  acétiques.  —  Matweieff.  Action 

de  l'ioduro  d'allyle  et  du  zinc  sur  le  malonate  d'éthyle.  —  Spiriclono/f'.  Sur  l'acide  dioxy- 

stéarique.  —  Latchinoff.  Sur  la  formule  empirique  de  l'acide  cholique.  —  JJihailo/f.  Sui 

l'état  gélatineux   des   suhstances   alhun:inoides.  —  Somoff.  Sur  le  nomhre  des  paramètres 


—    LI   — 

qui  déterminent  le  doplacement  d'une  chaine  einématique.  —  Rosenberg.  Sur  la  dépen- 
dance  de  la  couleur  clu  corps  de  l'angle  qui  font  les  rayons  incidents  avec  la  surface  du 
corps. 

+ Journal  de  Physique  théorique  ed  appliquée.  2e  sér.  t.  VII.  Janv.  1888.  Paris. 

Duhem.  Sur  quelques  propriétés  des  dissolutions.  —  Foussereau.  Sur   l'influence  de 

la  pression  dans  l'altération   des    chlorures   par   Peau.  —  Id.  Sur  la  décomposition  réver- 

sible  de  divers  sels  par  Peau.  —  Leduc.  Sur  la  période  variable  d'un  courant  dans  le  circuit 

d'un  éleetro-aimant  de  Faraday. 

1 Journal  fur  die  reme  und  angewandte  Mathematik.  Bd.  CU,  3.  Berlin,  1887. 

Perott.  Sur  l'équation   tz  —  Duz  =  —  1.  —  Kònigsberger.  Untersuchungen   iiber  die 

Existenz    eines  Functionaltheorems.   —  Bigler.  Ueber  Gammafunctionen  mit   beliebigem 

Parameter.  —  Scheibuer.  Ueber  die  Producte  von  (Irei  und  vier  Thetafunctionen.  —  Kro- 

necker.  Bemerkungen  tiber  die  Jacobischen  Thetaformeln. 

Uournal  of  the  chemical  Society.  N.  CCCII.  January.  London,  1888. 

Perkin.  Synthetical  Formation  of  Closed  Carbon-cbains  in  the  Aromatic  Series.  Part  I. 
On  some  Derivatives  of  Hydrindonaphtbene  and  Tetrahydronaphthalene.  —  Kipping.  Syn- 
thetical Formation  of  Closed  Carbon-chains  in  the  Aromatic  Series.  Part  IL  —  Pattison 
Muir  and  Ad ie.  Contributions  from  the  Laboratory  of  Gonville  and  Caius  College,  Cambridge. 
No.  X.— The  Interaction  of  Zinc  and  Sulphuric  Acid.  —  Carnelley  and  Walker.  The  De- 
hydration  of  Metallic  Hydroxides  by  Heat,  with  special  reference  to  the  Polymerisation  of 
the  Oxides,  and  to  the  Periodic  Law.  —  Elsworthj.  Note  on  a  Modification  of  Traube's 
"  Capillarimeter  ".  —  Laurie.  The  Constitution  of  the  Copper-zinc  and  Copper-tin  Alloys.  — 
Crompton.  An  Extension  of  Mendeléeff's  Theory  of  Solution  to  the  Discussion  of  the  Electri» 
cai  Conductivity  of  Aqueous  Solutions.  —  Armstrong.  Note  on  Electrolytic  Conduction  and 
on  Evidence  of  a  Change  in  the  Constitution  of  Water:  an  Addendum  to  the  foregoing 
Paper.  —  Dunstan  and  Dymond.  On  the  Alleged  Existence  of  a  Second  Nitroetbane.  — 
Gott  and  Pattison  Muir.  Contributions  from  the  Laboratory  of  Gonville  and  Caius  College 
Cambrige.  No.  XI.— Bismuth  Iodide  and  Bismuth  Fluoride.  —  Stuart.  Halogen  substitu- 
ted  Derivatives  of  Benzalmalonic  Acid. 

+Journal  of  the  iron  und  steel  lnstitute  1887.  London. 

Ashbury.  On  the  metallurgical  and  Mechanical  exhibits  at  the  Manchester  r.  Jubilee 
Exhibition.  —  Bell.  On  the  Eeduction  or  ores  of  Iron  in  the  Blast  furnace.  —  Wailes. 
Notes  on  the  Basic  Open-Hearth  Process. 

+ Journal  of  the  r.  geological  Society   of  Ireland.  N.  S.  voi.  Vili,   part  II. 

Dublin,  1887. 

Kinahan.  Marbles  and.Limestones.  —  hi.  Irish  Arenaceous  Rocks. 
*  Journal  (Quarterly)  of  pure  and  applied  Mathematics.  Voi.  XXII,  n.  86-88. 

London,  1887. 

86.  Chree.  A  new  solution  of  the  equations  of  an  isotropie  elastic  solid,  and  its  ap- 
plication to  the  theory  of  beams.  —  Greenhill.  Complex  multiplication  of  EllipticFunctions.— 
Jessop.  The  mechanical  tracing  of  curves.  —  Cayley.  On  Rudio's  inverse  centro-surf ace.  — 
Johnson.  On  self-conjugate  polygons  and  polyhedra.  —  Greenhill.  Complex  multiplication 
of  Elliptic  Functions.  —  Workman.  The  theory  of  the  singular  solutions  of  integrable  diffe- 
rential  equations  of  the  first  order.  —  87.  Workman.  The  theory  of  the  singular  s<dutions 
of  integrable  difFerential  equations  of  the  first  ordcr.  —  ffart.  Note  on  a  system  of  cubie 
curves.  —  Dixon.  On  Abel's  theorem.  —  Herman.  On  the  motion  of  two  spheres  in  fluid 
and  allied  problems.  —  Sharpe.  Motion  of  compound  bodies  thTongh  liqwfd.         Waìton. 


LII   


On  a  physical  property  of  a  certain  generator  of  the  wave-surface  of  a  biaxis  crystal.  — 
Codile.  Second  addendum  on  the  relation*  of  certain  symbols.  —  Cayley.  On  multiple 
algebra.  —  88.  Cayley.  On  multiple  algebra.  —  Workman.  The  thcory  of  the  singular 
solutions  of  integrable  differential  equations  of  the  first  order.  —  Johnson.  Symmetric  pro- 
ducts  in  relation  to  curvea  and  surfaces.  —  Herman.  On  a  problem  in  fluid  motion. 

^Lumière  (La)  électrique.  T.  XXVI,  52-53;  XXVII,  1-4.  Paris,  1888. 
f Mélange»  d'archeologie  et  d'histoire.  Année  Vili,  5.  Rome,  1887. 

Duchesne.  Notes  sur  la  topographie  de  Rome  au  moyen-àge.  Sainte-Anastasie.  —  de 

la  Bianchire,  Déconverte  d'une  place  à  Tcrracine.  —  Batiflol  Ingcriptiona  byzantines  de 

Saint-Georges  au  Vélabre.  —  Jabre.  Un  nouveau  catalogue  des  égli»  a  de  Rome.  —  Auvray. 

Une  source  de  la  «  Vita  Roberti  Eegis  »  du  moine  Helgaud.  —  Noiret.  Huit  lettres  ine- 

dites  de  De'métrius  Chalcondyle. 

'Mémoires  et  Compte  rendu  des  travaux  de  la  Société  des  ingénienrs  civils. 
1887.  Nov.-déc.  Paris. 

Nov.  Cerbelaud.  Le  Congrès  internation.il  des  chemins  de  fer  (2e  session)  Milan  1887.  — 
Horsin-Déon.  Étude  sur  Ics  appareils  de  condensation.  —  Morena.  Mémoire  sur  la  Boln- 
bilité  des  phosphates  et  leur  atilisation  en  agricolture.  —  DÉc.  Martin.  L'éclairage  électri- 
que aux  États-Unis,  en  mars  1887.  —  Gaget.  Seconra  contre  l'incendie  ciana  Lea  théàtres.  — 
Lévy.  Mouvement  de  l'eau  dana  lestnyaux  circulaires.  —  Vallot.  Table  poni  le  calcul  des 
conduites  d'eau. 

♦Mémoires  de  la  Société  des  naturalistes  de   la  Nouvelle  Russie.  T.  XII,  1. 

Odessa,  1887. 

Umow.  Ueberdie  Gesetze  der  LOslichkeH  einiger  Salze.  —  Bala8chewa.De  l'influence 
du  milieu  extérieur  et  principalemenl  celle  dea  dimensiona  du  bassin  d'eau  sur  quelques 
des  mollusques.  —  Klossovsky.  Sur  Lea  oscillationa  de  la  temperature  et  la  densité  de  l'eau 
de  la  mer  Noire  à  Odessa.  —  IVoltke.  Zar  Entwiklangageachiehte  d.  Qrospora  mirabilia 
Aresch.  —  Saveliew.  Lea  propriétéa  du  psychromètre.  —  Nusbaum.  Znr  Eutwicklungsge- 
schichte  d.  Mysis  Chanial.  Thomp.  —  Khawkine.  Lois  de  l'hérédité  appliquées  aux  orga- 
nismes  unicellaires. 

♦Memoirs  of  the  national  Academy  of  siencies.  Voi.  Ili,  2.  Washington,  1886. 
Loomis.  Contributions  to  Meteorology.  —  Peter s.  On  Flamsteed's  Stars  «  Observed, 
but  not  Existing».  —  là.  Corrigenda  in  Various  Star  Catalogues.  —  Comstock.  Ratio  of 
Meter  to  Yard.  —  Billings.  On  Composite  Photography  as  applied  to  Craniology.  — 
Matthews.  On  Measuring  the  Cubie  Capacity  of  Skulls.  —  Billings  and  Matthew*.  On  a 
New  Craniophore  for  Use  in  Making  Composite  Photograpb.8  of  Skulls.  —  Packard.  On 
the  Syncarida,  a  hitherto  Undescribed  Synthetic  Group  by  Extinct  Malacostracous  Crusta- 
cea.  —  Id.  On  the  Gampsonychidae,  an  Undescribed  Family  of  fossil  Schizopod  Crostacea.  — 
hi.  On  the  Anthracaridae,  a  Family  of  Carbonifero us  Macrurous  Decapod  Crostacea.  — 
Id.  On  the  Carboniferous  Xiphosurous  Fauna  of  North  America.  —  Cope.  On  Two  New 
Forms  of  Polyodont  and  Gonorhynchid  Fishes  from  the  Eocene  of  the  Rocky  Mountains. 

■^Mittheilungen  der  Anthropologischen  Gesellschaft  in  Wien.  Bd.  XV,  4;  XVII, 

3-4.  Wien,  1885-1887. 

XV,  4.  Radimsky  und  Szombathy.  Urgeschichtliche  Forschungen  in  der  Umgegend 
von  Wies  in  Mittel-Steierinark.  IL  —  XVII,  3-4.  Noli  Ueber  die  in  Tirol  vorkommenden 
Schàdelformen.  —  Finsch.  Abnorme  Eberhauer,  Pretiosen  im  Schmuck  der  Sudseevolker.  — 
Baumann .  Beitrage  znr  Ethnographie  des  Congo. 


—  lui  — 
i'Mittheilungen  des  naturwiss.  Vereines  fiir  Steiermark.  Jhg.  1886.  Graz. 

Frischauf.  Convergenz  der  Kugelfunction-Reihen.  —  li.  Zur  Theorie  der  Kugelfun- 
ctionen.  —  Heinricher.  Histologische  Differenzierung  der  pflanzl.  Oberhaut.  —  Graff.  Die 
Fauna  der  Alpenseen.  —  Hauf.  Ornithologische  Beobachtungen  am  Furtteiche  trad  dessen 
Umgebung  von  Juni  bis  December  1886.  —  Mojsisovics.  Ueber  einige  seltenere  Erschei- 
nungen  in  der  Vogelfauna  Osterreich-Ungarns.  —  Reibenschuh.  Chemiscbe  Untersuchung 
neuer  Mineralquellen  Steiermarks  (Fortsetzung).  IV.  Der  Hygiea-Sprudel.  —  V.  Der  Sauerbru- 
nnen  zu  Radein.  —  Natie.  Mineralogisclie  Miscellaneen  aus  dem  naturistorhischen  Museum 
am  Joanneum.  —  Prohaska.  Die  Gewitter  des  Jahres  1886  in  Steiermark,  Kàrnten  und 
Oberkrain.  —    Wilhelm.  Die  atmospharischen  Niederschliige  in  Steiermark  in  Jahre  1886. 

*Monatsblàtter  des  wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX,  4.  Wien,  1888 
TNaturforscher  (Der).  Jhg.  XX,  n.  49-52;  XXI,n.  1-2.  Tiibingen,  1888. 
^Notices  (Monthly)  of  the  r.  Astronomical  Society.  Voi.  XL Vili,  2.  London,  1888. 

Airy.  The  Numerical  Lunar  Teory  (extract  from  a  letter  to  the  Secretary).  —  Gore. 
On  the  doublé  star  2'  1847. —  Marth.  Ephemeris  for  physical  observations  ofMars,  1888. 

•Oversigt    over  det  k.  Danske   Videnskabernes   Selskabs  forhandlinger.  1887 

n.  2.  Kiobenhavn,  1887. 

Steenstrup.  Nota?  teuthologicae.  7.  —  Ussing.  Et  Par  Bemaerkninger  om  Vergils  Stil.  — 
Heiberg.  Bidrag  til  Mathematikens  Historie  hos  Byzantinerne. 

fPapers    read   before   the   New-Orleans  Academy  of  sciences.  1886-87  New- 
Orleans,  1887. 

"Troceedings  of  the  american  philosophical  Society.  Voi.   XXIV,  125.  Phila- 
delphia,  1887. 

Brinton.  Criticai  Remarks  on  the  Editions  of  Diego  de  Land's  Writings.  —  StowelL 
The  Facial  Nerve  in  the  Domestic  Cat.  —  Gentil.  Contributions  to  Mineralogy.  —  Cope. 
Synopsis  of  the  Batrachia  and  Reptilia  obtained  by  H.  H.  Smith,  in  the  Province  of  Mato 
Grosso,  Brazil.  —  Stevenson.  A  Geological  Pieconnaissance  of  Bland,  Giles,  Wythe  and 
portions  of  Pulaski  and  Montgomery  Counties  of  Virginia.  —  Osbom.  The  Triassic  Mam- 
mals  Dromatherium  and  Microconodon.  —  Kirkwood.  Tke  Relation  of  Aerolites  to  Shoo- 
ting  Stars.  —  Claypole.  Organic  Variation  Indefinite  not  Definite  in  Direction — an  Outcome 
of  Environment.  —  Mooney.  The  Medicai  Mythology  of  Ireland.  —  Barker.  On  the  Henry 
Draper  Memorial  Photographs  of  Stellar  Spectra.  —  Stevenson.  Note  on  the  Surface 
Geology  of  South-west  Virginia.  —  Blasius.  The  Signal  Service  Bureau.  Its  Methods  and 
Results. 

tProceedings  of  the   Birmingham  philosophical  Society.  Voi.  II,  1,  2.  Birmin- 
gham, 1879-81. 

fProceedings  of  the  royal  Geographical    Society.    N.  M.   S.  Voi.  X,   1.  Lon- 
don, 1888. 
Daly.  Explorations  in   British    North   Borneo,   1883-87.  —  Hetherwìck.  Notes  of  a 

Joumey  from  Domasi  mission  Station,  Mount  Zomba,  to  Lake  Namaramba,  August  1887. 

tProceedings  of  the  r.  Society.  Voi.  XLIII,    n.  260.  London,  1887. 

Seeley.  On  the  Classification  of  the  Fossil  Animals  commonly  named  Dinosauria.  — 
là.  Researches  on  the  Structure,  Organisation,  and  Classification  of  the  Fossil  Reptilia. 
Part  III.  On  Parts  of  the  Skeleton  of  a  Mamma]  from  Triassic  Rocks  of  Klipfontein,  Fra- 
serberg,  South  Africa  (Therio  desmus  phylarchus,  Seeley),  illustrating  the  Reptilian 
Inheritance  in  the  Mammalian  Hand.  —  Matthey.  Further  Contributions  to  the  Metallurgo 


—    LIV    — 

of  Bismuth.  —  Basset.  On  the  Motion  of  a  Sphere  in  a  Viscous  Liquid.  —  LartMT.  On 
the  Direct  Application  of  First  Principles  in  the  Theory  of  Partial  Differential  Equations.  - 
Gardiner.  On  the  Power  Contractility  exhibited  by  the  Protoplasm  of  certain  Plant  Cells 
(Preliminary  Communication). 

^Proo-ramm(47)  zum  Winckelmannsfeste  der  Archàol.  Gesellschaft  zn  Berlin,  1887. 

Puchstcin.  Das  jonische  Capitel. 

tRecords  of  the  Geological  Survey  of  India.  Voi.  XX,  4.  Calcutta,  1887. 

Oldham.  Note  on  some  points  in  Himalayan  Geology.  —  Middlemiss.  Crystalline  and 
Metani orphic  Eocks  of  the  Lower  Himalaya,  Garhwal  and  Kuniaun,  Section  IL  —  Piu- 
mata Natii  Bose.  The  Iron  Industry  of  the  Western  Portion  of  the  Districi  ofKaipur.— 
Jones.  Notes  on  Upper  Burina.  —  King.  Boring  Exploration  in  the  Chbattisgarh  Coal- 
tìelds  (Second  Notice).  —  McMahon.  Beane  remarks  od  Pressure  IffetamorpMsm  with  re- 
ference  to  the  Foliation  of  the  Himalayan  Gneissose-Gianite.  —  là.  A  list  and  index  of 
papera  on  Himalayan  Geology  and  Microscopie  Petrology. 

•Bepertorium  der  Physik.  Bd.  X1I1,  12.  Munchen-Leipzig,  1887. 

Nadeschdin.  Deber  die  Spannkfaft  der  ges&ttigten  Dampft.  —  WeinhoU.  Ueber 
Quecksilberdestillirapparate.  —  Leder.  Neue  Versuche  fibei  don  gahaaischen  Eichtb  igen.  — 
Luggin.  Eine  einfache  Metbode  zur  Vergleichung  raagnetischer  Felder.  —  Kohlrqusch. 
Ueber  die  Herstellung  sehr  grosser  genau  bekannter  elektrischer  WidergtandsTeTb&ltnisse 
und  iiber  eine  Anordnung  von  Rheostatenwiderstànden.  —  Burton.  Ueber  den  Werth  vop 
„x"  fur  ein  vollkommenes  Gas. 

•Report  (IVth  Annual)  of  the  Bureau  of  Ethnology  1882-83.  Washington,  1886. 

Uieport  (VI  Annual)  of  the  United  States  Geological  Surwey.  1884-85.  Wa- 
shington. 

*  Résumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  Séance  du  6  et  20  jan- 
vier.  Paris,  1888. 

t  Revista  do  Observatorio  de  Rio  de  Janeiro.  Anno  II,  12.  Decembre  1887.  Rio 
de  Janeiro. 

tRevue  Internationale  de  l'électricité  et  de  ses  application.  T.  VI,  49,  50.  Pa- 
ris, 1888. 

i-Reme  (Nouvelle)  historique.  Année  XI,  6,  nov.-déc  1887.  Paris,  1887. 
Gérardin.  La  legs  de  l.i  cho3e  d'autrui.  —  Beauchet.  La  loi  de  Veatrogotbia. 

tRevue  scientifique.  T.  XLI,  n.  1-5.  Paris,  1888. 

ìRevue  politique  et  littéraire.  T.  XLI,  n.  1-5.  Paris,  1888. 

^Rundschau  (Natunvissenschaftliche).  Jhg.  III,  n.  1-5.  Braunschweig,  1888. 

^Skrifter  (Vidensk.  Selskab)  6e  R.  Naturw.  og  math.  Afd.  IV,  4.  Kiobenhavn,  1887. 
Liìtken.  Tillaeg  til  Bidrag  til  Kundskab   om   Àrterne   of  Slaegten   Cyamus  Latr. 
eller  Hvallusene. 

+Tijdschrift  (Natuurkundig)  voor  nederlaudsch-Indié.  Ser.  8e,  Deel  VII,  Bata- 
via,  1887. 

♦Transactions  and  proceedings  of  the  New  Zealand  Institnte.  Voi.  I,  IX,  XV. 

1875-76.  1883. 
*Transactions  of  the  Seismological  Society  of  Japan.  Voi  XI. 

Milne.  Earth  Tremors  in  Central  Japan.  —  Seikei  Sekiva.  The  Severe  Japan  Earth- 
quake  of  the  15th  of  January,  1887.  —  Milne.  Earthquake  Effects,  Emotional  and  Moral.  — 


—    LV   — 

Id.  Oh  Construction  in  Earthquake  Countries.  —  Seikei  Sckyca.  A   Model   shuwing  the 
Motion  of  an  Earth-particle  during  an  Earthquake. 

f  Verhandlungen  der  k.  k.  Zoologisch-botanischen  Geselleschaft  in  Wien.  Jhg. 
1887.  Bd.  XXXVII,  3,  4.  Wien. 

III.  Brauer.  Ueber  die  Verwandlung  der  Meloiden.  —  Grobben.  Ueber  eine  Missbil- 
dung  von  Taenia  saginata  Goeze.  —  Hagcn.  Ueber  Plethus  cursitans.  —  IL 
Neurobasis  und  Vestalis.  —  Lorenz  v.  Bericht  tìber  eine  ornithologische  Studien- 
reise.  —  Mayr.  Siidamerikanische  Formiciden.  —  Kornhuber.  Ueber  das  in  der  Wiener 
Flora  eingebiirgerte  Carum  Bulbocastanum  (L.)  Koch.  —  Kronfeld.  Hat  Goethe  das 
Ergrtinen  der  Coniferenkeimlinge  ini  Dunklen  entdeckt?  —  Ostermeyer.  Beilrag  zur  Flora 
der  jonischen  Inselli  Corfu,  Sta.  Maura,  Zante,  Cerigo.  —  Schulzer  von  Miiggenburg.  Be- 
merkungen  zu  dem  Aufsatze  Haszlinski's  :  „Einige  neue  oder  wenig  bekannte  Discomy- 
ceten''.  —  Stapf.  Drei  neue  Iris-Arten.  —  Wettstein.  Ueber  zwei  ftir  Niederosterreich 
neue  Pflanzen.  —  Id.  Ueber  eine  Stengelfasciation  von  Liliuni  candidus.  —  IV.  Lorenz  v. 
Ueber  das  Auftreten  der  Alca  torda  in  der  Adria.  —  Rogenhofer.  Ueber  das  Auftreten 
von  Heliothis  armiger  in  Europa.  —  Beck.  Die  in  den  Torfinooren  Niederosterreichs 
vorkommenden  Fohren.  —  Breidler.  Bryum  Re  y  eri  nov.  spec.  —  Burgerstein.  Mate- 
rialien  zu  einer  Monographie  betreffend  die  Erscheinungen  der  Transpiration  der  Pflanzen.— 
Rachel.  Ueber  das  Vorkommen  von  Leersia  he. x andrà  Sw.  in  Spanien.  —  Ilaldcsy  v. 
Cirsi  uni  V  i  ndobonense  nov.  hybr.  —  Krasser.  Zerkliiftetes  Xylem  bei  Clematis 
Vitalba  L.  —  Id.  Zur  Kenntniss  der  Heterophyllie.  —  Kronfeld.  Ueber  das  Doppelblatt.  — 
Id.  Ueber  Wurzelanomalien  bei  cultivirten  Umbelliferen.  —  Moliseli.  Ueber  Wurzelauss- 
cheidungen.  —  Procopianu-Procopovici.  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Gefasskryptogamen  der 
Bukowina.  —  Rassmann.  Ueber  die  Flora  der  Tiirkenschanze  wahrend  der  letzten  fiini' 
Jahre.  —  Rdthay.  Ueber  die  Geschlechtsverhaltnisse  der  Beben  und  ihre  Bedeutung  fiir 
den  Weinbau.  —  Richter.  Ueber  die  Gestalt  der  Pflanzen  und  deren  Bedeutung  fiir  die 
Systematik.  —  Sennholz.  Ueber  zwei  neue  Carduus-Hybriden  und  einige  neue  Standorte 
von  solchen  und  einer  Cirsium-Hybride.  —  Stapf.  Ueber  die  Schleuderfruchte  der  Al- 
stroemeria  psittacina.  —  Stoni.  Ueber  das  Auftreten  des  Lepidi  uni  majus  Darr. 
in  Oesterreich.  —  Wettstein  v.  Pinus  Cenibra  L.  in  Niederosterreich.  —  Id.  Ueber  die 
systematische  Verwerthung  der  Anatomie  der  Coniferen.  —  Zukal.  Ueber  die  Ascenfruchtc 
des  Penicillium   crustac  eum  Lk. 

+  Verhandlungen  der  Pkysiologischeii  Gresellschaft  zu  Berlin.  Jhg.  1887-88,  1-4. 

Berlin,  1888. 
f  Verhandlungen  des  Vereins  zur  Befordenmg  des  Gewerblieisses.  1887  HeftX. 

Berlin. 

Moller  und  Liihmann.  Ueber  die  Wiederstandsfàhigkeit  auf  Druck  beanspruchttr 
eiserner  Bankonstruktionstheile  bei  erhohter  Temperatur. 

'''Viestnik  hrvatskoga  arkeologickoga  Druztva.  God.  X,  1.  U  Zagrebu,  1888. 

Prima  scoperta  preistorica  di  abitazione  dell'epoca  della  pietra  nel  nostro  regno.  — 
Monumenti  di  forma  speciale  dell'epoca  della  pietra,  scoperti  in  Dalmazia  ora  nel  Musco 
archeologico  in  Zagabria.  —  Insigne  iscrizione  romana.  —  Zlatovic.  Antichità  croate  in 
Knin.  —  Tributo  agli  antichi  monumenti  croati  e  d'ornamento  da  Nona.  —  VukasdVÌc. 
Iscrizioni  antiche  bossinesi  in  Bossina  e  in  Hercegovina  (Continuazione).  —  Intorno  il 
progresso  della  scienza  archeologica  nel  nostro  regno  croato. 

+Wochenschrift  des  òsterr.  Ingenieur-  und  Architekten  Vereines.  Jhg.  XIII,  1-4. 
Wien,  1888. 


—    LVI    — 

fZeitschrift  der  deutschen  morgenlàndischen  Gesellschaft.  Bd.  XLI,  3.  Leip- 
zig, 1887. 

Voliera.  Beitrage*  zur  Kenntniss  der  lebenden  arabischen  Sprache  in  Aegypten.  —  von 
Arnhard.  Die  Wasserweihe  nach  dem  Ritus  der  àthiopischen  Kirche.  —  Klamroth.  Ueber 
die  Ausziige  aus  griechischen  Schriftstellern  bei  al-Ja'qùbì.  —  Gelzer.  Aegyptisches.  — 
von  JVlislocki.  Marchen  des  Siddhi-Kiir  in  Siebenbiirgen.  —  Himhj.  Anmerkungen  in  Be- 
ziehung  auf  das  Scbach-  und  andere  Brettspiele.  —  Aufrecht.  Bemerkungen.  —  Bollensen. 
Beitràge  zur  Kritik  des  Veda.  —  Oldenberg.  Die  Adhyàyatheilung  des  Rigveda. 

"FZeitschrift  des  historischen  Vereines  fiir  Niedersachsen.  Jhg.  1887.  Hannover. 

Bodemann.  Herzog  Julius  von  Braunschweig  als  deutscher  Reichsfurst,  1568-1589.  -- 
Ulrich.  Zur  Geschichte  der  Grafen  von  Roden  in  12.  u.  13.  Jahrh.  —  Id.  Die  Wachstafeln 
der  Kaufmannsinnung  in  Hannover.  —  Erler.  Zur  Geschichte  des  Bistbunis  Yerden  in  den 
Jahren  1395-1402.  —  Bohlmann.  Zur  Geschichte  des  Dorfes  Eilte  ini  Kreise  Fallingbostel.  — 
Bodemann.  Neue  Beitràge  zur  Geschichte  der  CellischenHerzogin  Eleonore  geb.  d'Olbreuse.— 
Id.  Wiiste  Ortschaften  in  der  Provinz  Hannover,  nach  officiellen  Berichten  der  Acniter  u. 
Stadte  in  J.  1715,  —  Id.  Die  angebliche  Conversion  des  Prinzen  Maxiniilian  v.m  Hannover 
im  J.  1695.  —  Koldewey.  Die  Verschiedenen  Ausgaben  der  Kirchcnordnung  des  Herzogs 
Julius  von  Braunschweig-Wolfenbiittel.  —  Janicke.  Das  Weinamt  der  Damherrcn  zu 
Hildesheim.  I. 

;  Zeitschrift  des  osterr.  Ingenieur*  und  Architekten-Vereins.   Jhg.  XXXIX,  4. 
Wien,  1887. 

Lorenz.  Die  transkaukasische  Einsenbahn.  —  Kohut.  Adhasions-  und  Zahnradbahn 
fiir  den  Erztransport  in  Marienhutte  bei  GOlnitz  (l'ngarn).  —  Alter.  Die  Quaderbossirun- 
gen  der  italienischen  Renaissance. 

^Zeitschrift  (Historische).  N.  F.  Bd.  XXIII,  2.  Miinchen-Leipzig,  1888. 

v.  Below.  Zur  Entstehung  der  deutschen  Stadtverfassung.  —  Gebhardt.  Matthias  Dorili- 
der  Minorit.  —  Der  Ursprung  des  deutschen  Verwaltungsrathea  von  1813. 

+  Zeitschrift  fiir  Naturwissenschafte.  4C  Folge,  Bd.  VI,  3,  4.  Halle,  1887. 

Borkert.  Beitriige  zur  Kenntniss  der  diluvialen  Sedimentaergeschiebe  in  der  Gegend 
von  Halle  a.  S.  —   Weiss.  Ueber  Cholin  und  verwandte  Verbindungen. 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  febbraio  18S8. 

Pubblicazioni  italiane. 

*  Alvino  F.  —  I  calendari,  fase.  33-34.  Firenze,  1888.  8°. 

*  Baro  fio  F.  e  Sforza  C.  —  Compendio  di  chirurgia  di  guerra.  Koma.  1887.  8°. 
*Drassarl  E.  —  Due  nuovi  anemometroscopi  registratori.  Roma,  1888.  4°. 
*Id.  —  Sismoscopi  o  avvisatori  sismici.  Roma,  1888.  4°. 

* Bruno   T.  —  Precetti  e  sentenze  di  Plauto.  Roma,  1888.  8°. 

*  Catalogo  della  Biblioteca  del  Ministero  della  guerra.  1°  suppl.  Roma,  1887.  8°. 

*  Gabotto  F.  —  Giason  del  Maino  e  gli  scandali  universitari  nel  quattrocento. 

Torino,  1888.  8°. 


—    LVII   — 

*  Giovannucci  Cr.  —  Le  italiane  Termopili.  Tragedia,  1888.  8°. 

f  Occioni-Bonaffons  G.  —  Bibliografia  storica  friulana  dal  1861  al  1885.  Voi.  II. 
Udine,  1887.  8°. 

*Palagi  F.  —  Sulla  costituzione  della  nebbia  e  delle  nubi.  Nota  2a.  Firenze, 
1888.  8°. 

*Parona  C.  —  Appunti  storici  di  elmintologia  italiana  a  contributo  della  co- 
rologia elmintologica  umana  in  Italia.  Milano,  1888.  8°. 

*  Plauto.  —  I  prigionieri  di  guerra  (captivi).  Commedia  tradotta  da  S.  Cognetti 

de  Martiis.  Trani,  1887.  8°. 

*Poli  A.  —  Sulla  misura  dell'ingrandimento  dei  disegni  degli  oggetti  micro- 
scopici. Parma,  s.  d.  8°. 

*Id.  —  Sul  modo  di  valutare  ed  indicare  razionalmente  gl'ingrandimenti  del 
microscopio  e  delle  immagini  microscopiche.  Roma,  1887.  8°. 

*Puleio  D.  —  Il  vero  fine  della  civiltà  nella  nuova  comprensione  della  ragione. 
Roma,  1888.  8°. 

*  Ragazzi   V.  —  Da  Antoto  ad  Harar.  Note  di  viaggio.  Roma,  1888.  8°. 

*  Revello  L.  E.  —  Elogio  del  comm.  avv.  Angelo  Merello.  Genova,  1888.  8°. 

*  Salomone- Marino  S.  —  Studi  di  clinica  medica.  Palermo,  1887.  8°. 

f  Statistica  giudiziaria  civile  e  commerciale  per  l'anno  1885.  Roma,  1887.  4°. 

*  Tacchini  P.  —  Sul    clima    di  Massaua.  Relazioni  a  S.  E.  il  Ministro  della 

guerra.  Roma,  1888.  4°. 

Pubblicazioni  estere. 

*  Benediki  M.  —  Kraniometrie  und  Kephalometrie.  Wien,  1888.  8°. 
fBeobachtungen  dei*  russischen  Polarstation  and  der  Lenamundung.  Il  Th.  Me- 

teorl.  Beobacht.  2eLief.  Beobacht.  v.  Jahre  1883-1884.  S.  Petersburg,  1887. 
i  Cailler  C.  —  Recherches  sur  les  équations  aux  dérivées  partielles  et  sur  quel- 

ques  points  du  calcul  de  généralisatiou.  Genève,  1887.  8°. 
tCatalogue  de  l'Observatoire  de  Paris.  T.  I  (Oh  A  VI'1.).  —  Positions  observées 

des  étoiles.  —  Etoiles  observées  aux  instruments  méridiens  de  1837  à 

1881.  Paris,  1887,  2  voi.  4°. 
+  Chantre  E.  —  Recherches  anthropologiques  dans  le  Caucase.  T.  I-IV  avec  Atlas. 

Paris,  1885-87.  4°. 
Fauna  und  Flora  des  Golfes  von  Neapel  und  der  angrenzenden    Meeres.  — 

Abschnitte  herausg.  von  der  zoolog.  Station  zu  Neapel.  XV  (Koeh,  Die  Gor- 

goniden).  —  XVI,  1,  2  {Eisig,  Die  Capitelliden).  Berlin,  1887.  4°.  acq. 
*IIolden  E.  S.  —  List  of  recorded  Earthquakes  in  California,  lower  California, 

Oregon  and  Washington  territory.  Sacramento,  1887.  8r>. 

*  Julliot  G.  —  Quelques  inscriptions  romaines  des  Musées  de  Sens  et  de  Lyon. 

Sens,  1877.  8°. 
Lebensbild  des  Prof,  der  Mineralogie  an  der  Universitat  Dorpat  Dr.  Constantin 
Grewingk  f  18/30  Juni  1887.  Dorpat,  1887.  8°. 

Bullettino-Eendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  8 


—    LV11I   — 

Léonard  de    Vinci.  —  Les  manuscrits.  —  Ms.  B  et  D  de  la  Bibliothèque 

de  l'Insti tut  publiés   en   fac-similés  (procede  Arosa)  avec  transcription 

littérale,  trad.  francaise  &.  par  Ch.  Kavaisson-Mollien.  Paris,  1881-83.  f.° 

(acquistato). 
f  Macoun  J.  —  Catalogne  of  Canadian  plants.  Part  III.  Apetalae.  Montreal. 

1886.  8°. 
tMission  scientifique   du   Cap  Horn  1882-83.  T.  IV  (Geologie) ;  VI  (Zoologie: 

Arachnides).  Paris,  1887.  4°. 
+  Petrik  L.  —  Ueber  ungarische  Porcellanerden,  mit  besonderer  Berucksichti- 

gnng  der  Khyolith-Kaoline.  Budapest,  1887.  8° 
*  Zsigmondij  W.  —  Mittheilungen  iiber  die  Bohrthermen  zu  Harkàuy  &,  Pest, 

1873.  8°. 


Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  febbraio  1888. 

Pubblicai  io  ni  italiane. 

j  Annali  della  Società  degli  ingegneri  e  degli  architetti  italiani.  Anno  II,  4. 
Roma,  1888. 

Magontini.  La  bonificazione  di  Burana.  --  Vacchelli.  Sulle  travi  contìnue  ad  arco.  — 
Lampugnani.  Congresso  internazionale  ferroviario.  Le  traverse  metalliche  e  l'impiego  del- 
l'acciaio nei  ponti. 

f  Annali  di  agricoltura.  1887,  n.  143.  Roma. 

Rotolali.  Sull'industria  dell'amido  e  sulle  principali  applicazioni  delle  sostanze  ami- 
dacee nei  rapporti  coll'agricoltura. 

*  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  Ser.  4,  voi.  VI,  n.  1  gen.  1888.  Milano. 

Borgiotti.  Studio  clinico  sull'azione  terapeutica  dell'Adoni  s  .Kstivalis. — Finiti. 
Sintesi  dell'acido  aspartico.  —  Robert.  Ptomaine  e  sostanze  analoghe.  Sunto  e  traduzione 

del  Compendio  di  tossicologia  pratica. 

+ Annali  di  statistica.  Ser.  4a,  n.  17.  Roma. 

Atti  della  Commissione  per  la  .statistica  giudiziaria,  civile,  commerciale  e  penale. 
Sess.  del  1887. 

*  Annuario  della  r.  Università  di  Bologna.  Anno  1887-88.  Bologna,  1887. 

Bertolinì.  Bologna  nella  storia  del  Risorgimento  italiano. 

+Annuario  della  r.  Università  degli  studi  di  Roma  per  l'anno  scolastico  1887-88. 
Roma,  1888. 

Moleschott.  Per  una  festa  della  scienza. 

+Annuario  della  r.  Università   degli   studi    di   Torino   per  l'anno  accademico 
1887-88.  Torino,  1888. 
Lumbroso.  Le  nuove  conquiste  della  psichiatria. 

^Annuario  meteorologico  italiano.  Anno  I  (1886),  III  (1888).  Torino,  1886-88. 

*  Annuario  militare  del  regno  d'Italia.  1888.  Roma. 


—    LIX    — 

'Ateneo  (1/)  Veneto.  Serie  lla,  voi.  II,  n.  3-5.  Venezia,  1887. 

Fabris.  La  Mostra  nazionale  di  belle  arti  in  Venezia.  —  Bernardi.  Giuseppe  Ja- 
copo Ferrazzi.  —  Castellani.  La  stampa  in  Venezia  dalla  sua  origine  alla  morte  di  Aldo 
Manuzio  seniore.  —  Morsolin.  Tito  Perlotto  e  Ugo  Foscolo.  —  Marchesi.  L'età  eroica 
della  Eepubblica  veneta. 

+Atti  della  r.  Accademia  delle  scienze  di  Torino.  Voi.  XXIII,  2,  3.  Torino,  1888. 

Oeìil.  Contribuzione  allo  studio  della  circolazione  del  samgue.  —  Jadanza.  Sul  cal- 
colo degli  azimut  mediante  le  coordinate  rettilinee.  —  Naccari.  Sui  calori  specifici  di  alcuni 
metalli  dalla  temperatura  ordinaria  fino  a  320°.  —  Charrier.  Lavori  dell'Osservatorio  astro- 
nomico di  Torino.  —  Bollati  di  Saint-Pierre.  Un  inedito  documento  sulla  battaglia  di 
Guastalla.  —  Giaeomini.  Su  alcune  anomalie  di  sviluppo  dell'embrione  umano.  —  Sacco. 
Studio  geologico  dei  dintorni  di  Guarene  d'Alba.  —  Charrier.  Lavori  dell'Osservatorio 
astronomico  di  Torino.  —  Ferrerò.  Di  alcune  iscrizioni  romane  della  valle  di  Susa. 

+Atti  della  r.  Accademia  economico-agraria  dei  Georgofili  di  Firenze.  Sei*.  4a, 
vol.X,  4.  Firenze,  1887. 
De  Stefani.  Sulle  ligniti  della  valle  di  Serchio. 

">  Atti  della  Società  dei  naturalisti  di  Modena.  Memorie.  Ser.  3a,  voi.  VI.  Ren- 
diconti. Ser.  3a,  voi.  III.  Modena,  1887. 

Memorie.  Cenni  sul  clima  di  Marola.  —  Silipranti.  Contribuzione  alla  flora  dei  din- 
torni di  Noto.  —  Pantanelli  e  Montese.  Cenno  monografico  intorno  alla  fauna  fossile  di 
Montese.  —  Picaglia.  Contribuzione  all'erpetologia  di  Bellavista  (Rep.  Argentina).  —  Ca- 
panni. Cenni  intorno  alla  corrente  ciclonica  che  fece  la  traversata  del  Correggese  la  notte 
del  4  al  5  agosto  1886. 
fAtti  della  Società  veneta-trentina  di  scienze  naturali  residenti   in   Padova. 

Voi.  XI,  1,  Padova,  1888. 

Sicher  ed  Arrigoni  degli  Oddi.  Alcuni  uccelli  anomali  del  Veneto.  —  Miani.  Di  alcuni 
crostacei  isopodi  terrestri  osservati  nel  Veneto.  —  Berlese.  Intorno  ad  alcune  specie  poco 
note  del  genere  Leptosphaeria.  —  Canestrini.  Esperienze  sopra  alcuni  effetti  prodotti 
dalle  scintille  d'induzione.  —  Paoletti.  Revisione  del  genere  Tubercularia.  —  Corde- 
nons.  Antichità  preistoriche  anariane  della  Regione  euganea.  —  Canestrini.  Intorno  ad  alcuni 
acari  ed  opilionidi  dell'America. 

fAtti  del  r.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Ser.  6a,  t.  VI,  2.  Ve- 
nezia, 1888. 

De  Toni  e  Levi.  Flora  algologica  della  Venezia  (Parte  III,  le  Cloro  ficee).  —  Abetti. 
Osservazioni  astronomiche  fatte  a  Padova  nel  1887.  —  Lazzeri.  Le  curve  e  le  sviluppabili 
multiple  di  una  classe  di  superficie  algebriche.  —  Sellati  e  Lussana.  Alcune  ricerche  elet- 
triche sui  seleniuri  di  rame  e  d'argento,  Cue2Se.2kg2Se.  Nota.  —  Favaro.  Intorno  ad  alcune 
applicazioni  sul  metodo  delle  equipollenze.  —  De  Giovanni.  Sullo  sforzo  cardiaco.  —  Ca- 
vagnis.  Contro  il  virus  tubercolare  e  contro  la  tubercolosi.  Tentativi  sperimentali.  —  LI. 
Dell'immunità  artificiale  della  tubercolosi.  —  LI.  Appendice.  L'allattamento  per  parte  di 
animali  tubercolosi:  il  latte,  il  sangue,  la  bile  d'animali  tubercolosi.  —  Tamassia.  Una 
vecchia  questione  nella  diagnosi  della  morte  per  annegamento.  Ricerche  sperimentali.  — 
Levi.  Su  Cheronzio  Augustale,  Taide  da  Licopoli  e  Publio  Clodio  Quirinale.  Memorie  tre 
di  scoperte  archeologiche. 

^  Atti  e  Memorie  delle  r.  r.   deputazioni  di  storia  patria  per  le  Provincie  mo- 
denesi e  parmensi.  Ser.  3a,  voi.  IV,  2.  Modena,  1887. 
Sola.  Curiosità  storico-artistico-letterarie  tratte  dal  carteggio  dell'inviato  estense  Giu- 
seppe Riva  con  L.  A.  Muratori.  —  Ceretti.  Giovanni  di  F.  Pico.  —    Vischi.  Come  L.  A. 


—    LX    — 

Muratori  fosse  chiamato  Dottore  all'Ambrosiana  di  Milano.  —  Sandonnino.  Un  famoso 
bandito  Modenese.  —  Levi.  Aica  Traversali,  aneddoto  Salimbeniano.  —  Crespella/ri.  Scavi 
del  modenese  (1886-87). 

"•"Bullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  1. 

Roma,  1888. 

Lanciarli.  La  Venus  hortorum  Sallustian  orum. —  Borsari.  Le  mura  e  porte 
di  Servio.  —  Gatti.  Antichi  monumenti  esistenti  in  s.  Stefano  del  Cacco.  —  Ti/.  Trova- 
menti  risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana. 

*Bullettino  della  sezione  dei  cultori  delle  scienze  mediche  nella  r.  Accademia 
dei  fisiocritici  di  Siena.  Anno  VI,  n.  1.  Siena,  1888. 
Toscani.  Sul  lavnru  interno  ed  esterno  della  coppia  galvanica.  —  Bernabeì  e  Santa- 
relli. Prime  richerche  bacteriologiclie  sperimentali  nel  Caucaso. 

1  Bollettino   della   Società  generale    dei   viticoltori    italiani.    Anno   III,   3,  4. 

Roma,  1888. 

Ce, ietti.  Le  malattie  dei  vini  e  la  r.  Stazione  di  patologia  vegetale.  —  Feletti.  Cenni 
sulla  viticoltura  ed  enologia  del  Canavesano.  —  Lunardoni.  Metodi  curativi  per  combat- 
tere la  filossera.  —  Cedetti.  Commissione  enologica  in  Sicilia.  —  Boldi.  Confronti  econo- 
mici sull'impianto  della  vigna  in  Puglia. 

i  Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  3a,  voi.  I,  2.  Roma,  1888. 

Memorie  e  Relazioni:  Notizie  del  doti  L.  Traversi.  —  Le  recenti  collezioni  del 
dott.  V.  Ragazzi.  —  Badia.  L'emigrazione  svedese.  Fra, in,  Qrillo.  Il  Rio  di  Chopim.  — 
Marinelli. L'opera  del  prof.  Omlauft  sulle  ..  alpi  •>.  —  Annoni.  Da  Agram  a  Costantinopoli, 
per  Belgrado  a  Bucarest.  —  Colini.  Cronaca  del  Mus biografico  e  preistorico. 

■•"Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888.  Disp.  6-8.  Roma. 

f  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane   ricevute   per   diritto  di  stampa  dalla 
Biblioteca  naz.  centrale  di  Firenze.  N.  51,  52.  Firenze,  1888. 

"•Bullettino  delle  scienze  mediche  pubblicato  per  cura  della  Società   medico- 
chirurgica di  Bologna.  Ser.  6a,  voi.  XX,  5-6.  Bologna,  1887. 
Gamberini.  L'idros-adenia,  il  lichene  rosso  e  l'eczema.  —   Tanijfi.  Intorno  alle  ano- 
malie del  funicolo  ombellicale.  —  Pinzarti.  Influenza  della  segala  e. muta  sul  puerperio. 

f Bollettino  del  Ministero  degli  affari  esteri.    Parte  la,  voi.  I,  gennaio  1888. 
Roma. 

bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  1°  seni, 
genn.  1888  con  Suppl.  Roma. 

'''Bollettino  di  notizie  agrarie.  Anno  X,   n.  1-6.  —  Rivista  meteorico-agraria. 
Anno  X,  n.  2-4.  Roma,  1888. 

bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  V,  n.  24;  VI,  n.  1-3. 
Roma,  1887-88. 

*  Bollettino  mensuale  pubblicato  per  cura  dell'Osservatorio  centi-ale  del  r.  Col- 
legio C.  Alberto  in  Moncalieri.  Ser.  2a,  voi.  Vili,  1,  gennaio  1888.  Torino. 

'Bollettino  meteorico   dell'Ufficio   centrale  di  meteorologia.  Anno  X,  febbraio 
1888.  Roma. 

•"Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei  principali   prodotti  agrari   e 
del  pane.  Anno  XV,  1888,  n.  2-5.  Roma,  1888. 


—   LXI   — 

:  Bollettino   ufficiale   della   istruzione.  Voi.  XIII,  dicembre  1887;  XIV,  gen- 
naio 1888.  Roma. 

♦Bullettino  della  Commissione  speciale  d'igiene  del  Municipio  di  Roma.  Anno 
Vili,  7-9.  Roma,  1888. 

Finto.  Il  governo  delle  acque. 

+Bullettino  sanitario  (Ministero  dell'interno).  Gennaio  1888.  Roma. 
*  Gazzetta  chimica  italiana.  Appendice.  Voi.  VI,  1.  Palermo,  1888. 
1  Giornale   della  r.  Accademia   di   medicina   di   Torino.  Voi.  XXXVI,  1.  To- 
rino, 1888. 

Marro.  Di  un  nuovo  criterio  diagnostico  nella  paralisi  progressiva  derivato  dall'ana- 
lisi delle  orine.  —  Calderini.  Cellule  simili  a  quelle  della  decidua  ottenute  sperimental- 
mente mediante  stimolo  meccanico.  —  Foà  e  Bonome.  Di  un  microfita  patogeno  per  l'uomo 
e  per  gli  animali.  —  hi.  e  Carbone.  Sulla  fisiopatologia  della  milza.  —  hi.  e  Bonome. 
Sulla  biologia  del  Proteo  capsulato. 

1  Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  X, 
2°  seni.  f.  8-11.  Genova,  1887. 

Pizsetti.  Contribuzione  allo  studio  geometrico  della  superficie  terrestre.  —  Piuma.  In- 
torno a  due  classi  di  integrali  esprimibili  con  soli  logaritmi.  —  Loria.  Sugli  enti  geome- 
trici generati  da  forme  fondamentali  in  corrispondenza  algebrica.  —  Moverà.  Sulla  integra- 
zione delle  equazioni  a  derivate  parziali  del  primo  ordine.  —  Perroni.  Sul  punto  doppio 
apparente  della  cubica  gobba.  —  Balbi.  Studi  sulla  storia  del  diritto  pubblico  degli  Ita- 
liani nelle  prime  età  del  medio  evo.  —  Chinassi.  Brevi  studi  intorno  a  Socrate.  —  Ba- 
steri.  Flora  ligustica.  —  Premi.  Trattati  commerciali  colla  Francia  e  l' Austria-Ungheria.  — 
Marcer.  Della  Storia  considerata  qual  mezzo  di  educazione. 

+  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  1,  gennaio 
1888.  Roma. 

*  Giornale  militare  ufficiale  1888.  Part.  I,  5,  6;  parte  II,  5-7.  Roma. 
*Giornale  (Nuovo)  botanico  italiano.  Voi.  XX,  1.  Firenze,  1888. 

Berlese.  Monografìa  dei  generi  Pleospora,  Clathrospora  e  Pyrenophora.  — 
Beccavi.  Nuove  specie  di  Palme  recentemente  scoperte  alla  Nuova  Guinea. 

*  Ingegneria  (L')  civile  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIII,  12.  Torino,  1887. 

Braycla.  A  proposito  di  alcuni  rilievi  architettonici  torinesi.  —  Crugnola.  Dei  ponti 
girevoli  in  generale  e  di  quello  recentemente  costruito  per  l'arsenale  di  Taranto.  —  Gan- 
clolfi.  Note  sulle  miniere  di  Somorrostro  (Spagna). 

f  Memorie  della  Società  degli  spettroscopisti  italiani.  Voi.  XV,  10.  Roma,  1888. 

Bieco  e  Mascari.  Dimensioni,  aree  e  latitudini  eliografiche  dei  gruppi  di  facole  rile- 
vati nel  r.  Osservatorio  di  Palermo  negli  anni  1882-1884. 

+  Osservazioni  meteorologiche  eseguite  nell'anno  1887  nel  r.  Osservatorio  astro- 
nomico di  Brera,  col  riassunto  composto  sulle  medesime.  Milano,  1888. 
'Programma  del  r.  Istituto  tecnico  superiore  di  Milano.  Anno  1887-88.  Milano. 
^Rassegna  (nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  II,  3.  Conegliano,  1888. 

Grassi  Soncini.  Colbertismo.  —  Comboni.  Cosa  si  può  sostituire  al  gesso  nella  ges- 
satura dei  vini.  —  Mailer  Thurgau.  Delle  uve  gelate,  e  del  sapore  che  comunicano  al  vino.  — 
Cettolini.  L'enologia  e  la  lotta  di  tariffe  fra  la  Francia  e  l'Italia.  —  Comes.  Patologia.  11 
mal  nero  o  la  gommosi.  —  Gaia.  L'Enocianina. 


—    LXII    — 

f  Rendiconti  del  r.  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XX,  20; 
XXI,  1-3.  Milano,  1888. 

XX.  20.  Brambilla.  Lo  omografie  che  mutano  in  se  stesse  una  curva  gobba  razionale 
del  quarto  ordine.—  Trevisan.  Se  sia  vero  che  il  bacillo  imetrofo  (micrococcus  prodi- 
gio su  s  di  antichi  autori)  proceda  sempre  come  agente  specifico  predisponente  al  calcino  del 
baco  da  seta.  —  Volta.  Il  circuito  elettrico  male  isolato.  —  Ferrini.  Intenzione  ed  effetto 
dei  negozi  giuridici.  —  Canta.  Cose  d'Africa.  —  XXI.  1.  Strambio.  Rendiconto  de'  lavori 
della  Classe  di  lettere  e  scienze  storiche  e  morali.—  Ferrini.  Rendiconto  de' lavori  della 
Classe  di  scienze  matematiche  e  naturali.  —  Inuma.  Commemorazione  del  comm.  Bernar- 
dino Biondelli.  —  2.  Tondini  de'  Quarenghi.  Sui  vantaggi  e  la  possibilità  dell'adozione 
generale  del  Calendario  gregoriano.  —  Canta.  Osservazioni  alla  Comunicazione  del  P.  Ton- 
dini De'  Quarenghi.  —  Zucchi.  Il  quinto  e  sesto  progetto  di  legge  sanitaria.  —  Zoja.  Una 
quistione  di  priorità  circa  la  «  Bulla  ethmoidalis  del  Zuckerkandl.  —  Pini.  Riassunto  delle 
Osservazioni  Meteorologiche,  eseguite  presso  il  r.  Osservatorio  Astronomico  di  Brera  nel- 
l'anno 1887.  —  3.  Vignoli.  Audizione  colorata.  —  Villa  Pernice.  Le  casse  di  risparmio 
e  il  nuovo  progetto  di  legge  per  il  loro  riordinamento.  —  Bueeellati.  Progetto  del  Codice 
penale  del  Regno  d'Italia  del  ministro  Zanardelli.  —  Vidari.  La  convenzione  di  Berna  del 
0  settembre  1886.  Protezione  delle  opere  letterarie  ed  artistiche.  —  Bordelli.  Proprietà  ste- 
reometriche di  un  sistema  di  forze.  —  Rajna.  Escursioni  diurne  del  magnete  di  declina- 
zione fra  8  ore  ant.  e  2  ore  pom.  determinate  nel  r.  Osservatorio  di  Brera  durante  l'anno 
1887.  —  Chiozza.  Sulla  derivazione  dell'Eugeniol  dalla  Coniferina. 
+Revue  internationale.  T.  XVII,  3,  4.  Rome,  1888. 

III.  Biase  de  /lue;/.  Mes  Bonvenira  de  la  «  Revue  des  Deux  Mondes».—  Boglietti. 
La  politique  extérieure  de  l'Autrichc-Hongne  depuis  Sadowa.  —  Delpit.  La  vengeance  de 
Pierre.  _  Frenes.  Jean-Pierre  Vieusseux  d'après  sa  correspodance  avec  J.-C.-L.  De  Sismondi.  — 
Stevenson.  Un  cas  extraordinaire.  Imitò  de  l'anglais.  —  V  L'exploitation  et  la  construction 
des  chemins  de  fer  en  Italie.  —  IV.  Blaze  de  Burij.  Mes  souvenirs  de  la  «  Revue  dee  Deux 
Mondes».  —  Bonfadini.  La  Frane, •  e\  l'Italie  en  1888.  —  Delpit.  La  vengeance  de  Pierre.— 
Frenes.  Jean-Pierre  Vieusseux  d'après  sa  correspondanee  uvee  J.-C.-L.  De  Sismondi.  — 
Loliée.  La  Eeine  Pompadonr  et  son  temps.  —  *%  L'exploitation  et  la  construction  des  che- 
mins de  fer  en  Italie. 
+  Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Gennaio  1888.  Roma. 

Cerroti.  Esame  critico  delle  varie  forinole  in  uso  sulla  spinta  dei  terrapieni  ecc.  — 
Sobrero.  Alcune  proposte  riguardo  all'artiglieria  da  campagna.  —  Rovere.  Circa  gli  ordi- 
namenti militari  in  relazione  col  progresso  civile  e  coll'armamento.  —  Sulle  esperienze  di 
rottura  di  due  ponti  di  ferro  a  travate  rettilinee  presso  la  stazione  di  Bilt  (Utrecht).  — 
Siracusa.  L'artiglieria  campale  italiana. 

f  Rivista  italiana  di  filosofia.  Anno  III,  voi.  I,  gen.-feb.  1888.  Roma. 

Pietrobono.  La  teoria  dell'amore  di  Dante  Alighieri.  —  Benzoni.  Teorica  del  bello 
nelle  ultime  pubblicazioni  d'Estetica  in  Italia.  —  Valdarnini.  La  scienza  moderna  e  la 
Filosofia  teoretica.  —  Ferri.  Di  una  vecchia  definizione  del  concetto.  —  Valdarnini.  IX 
Dizionario  francese  di  pedagogia  e  una  Enciclopedia  pedagogica  italiana. 

+ Rivista  marittima.  Anno  XXI,  1,  gennaio  1888.  Roma. 

Tadini.  I  marinai  italiani  nelle  Spagne  (Appunti  storici).  —  Colombo.  La  telegrafìa 
ottica.  —  Colomb.  I  blocchi  nelle  attuali  condizioni  della  guerra  marittima.  —  Barlocci. 
Cannone  a  Retrocarica,  sistema  dell'ingegnere  Quick  (Trad.). 

+Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  1-3.  Firenze,  1888. 

1.  Rovelli.  Le  tinte  dei  crepuscoli  in  relazione  collo  stato  igrometrico  dell'atmo- 
sfera. —  Palagi.  Sulla  costituzione  della  nebbia  e  delle  nubi.  Nota  IL  —  Canestrini.  Espe- 


—    LXIII   

rienze  sopra  alcuni  effetti  prodotti  dalle  scintille  d'induzione.  —  Bargàgli.  Insetti  nocivi 
al  vino  in  bottiglie.  —  2.  Palmieri.  Come  cadendo  la  pioggia  sul  luogo  delle  osservazioni 
si  possa  avere  elettricità  negativa.  —  Canestrini.  Esperienze  sopra  alcuni  effetti  prodotti 
dalle  scintille  d'induzione.  —  Maugini.  Probabile  causa  della  valenza  degli  atomi.  —  3.  Ca- 
nestrini. Esperienze  sopra  alcuni  effetti  prodotti  dalle  scintille  d'induzione.  —  Maugini. 
Probabile  causa  della  valenza  degli  atomi.  —  Poli.  I  movimenti  del  protoplasma  in  rela- 
zione colla  tensione  superficiale. 

f  Statistica  del  commercio  speciale  di  importazione  e  di  esportazione  dal  1°  gen. 

al  31  die.  1887.  Roma,  1888. 
f  Studi  e  documenti  di  storia  e  diritto.  Anno  Vili,  3-4.  Roma,  1887. 

Alibrandi.  Osservazioni  giuridiebe  sopra  un  ricorso  de'  Monaci  di  Grottaferrata  al 
pontefice  Innocenzo  II.  —  Tomassetti.  Note  storico-topografiche  ai  documenti  editi  dall'Isti- 
tuto austriaco  (Campagna  romana).  —  Calisse.  Note  (Patrimonio  di  s.  Pietro  in  Tuscia).  — 
De  Nolhac.  Les  correspondants  d'Aide  Manu.ce.  Matériaux  nouveaux  d'histoire  litte'raire. 

Pubblicazioni  estere. 

+  Abstracts  of  the  Proceedings  of  the  Chemical  Society.  N.  47,  48.  London,  1888. 
fActes  de  l'Académie  nationale  des  sciences,  belles-lettres  et  arts  de  Bordeaux. 

3esér.  47  année  1885.  Bordeaux,  1885. 
fAnales  del  Instituto  y  Observatorio  de  marina  de  San  Fernando.  Seccion  2.a 

Observaciones  meteorologicas.  S.  Fernando,  1887. 

tAnnalen  der  Physik  und  Chemie.  N.  F.  Bd.  XXXIII,  2,  3.  Leipzig,  1888. 

2.  Wiedemann  u.  Ebcrt.  Ueber  den  Einfluss  des  Lichtes  auf  die  electrischen  Entla- 
dungen.  —  Meyer.  Ueber  die  thermische  Verànderlichkeit  des  Daniell'schen  Elements  und 
des  Accumulators.  —  Berliner.  Ueber  das  Zerstauben  gltihender  Metalle.  —  Narr.  Ueber 
die  Leitung  der  Electricitàt  durch  die  Gase.  —  Hallwachs.  Ueber  den  Einfluss  des  Licbtes 
auf  electrostatistisch  geladene  Korper.  —  Stenger.  Zur  absoluten  Messung  magnetiseber 
Felder.  —  Braun.  Bemerkung  uber  die  Erklàrung  des  Diamagnetismus.  —  Tammann. 
Ueber  eine  dynamische  Methode  zur  Bestimmung  der  Dampfspannungen.  —  Braun.  Ueber 
einen  allgemeinen  qualitativen  Satz  fiir  Zustanclsànderungen  nebst  einigen  sich  anschliessen- 
den  Bemerkungen,  insbesondere  uber  niebt  eindeutige  Systeme.  —  Ketteler.  Experimental- 
untersuchung  uber  das  Eefractionsvermogen  der  Fliissigkeiten  zwischen  sehr  entfernten  Tem- 
peraturgrenzen.  —  Kurlbaum.  Bestimmung  der  Wellenlange  Fraunhofer'scher  Linien.  — 
Braun.  Ein  Versuch  iiber  Lichtemission  gluhender  Korper.  —  Oosting.  Zwei  Methoden  zur 
Erregung  der  Lissajous'schen  Schwingungscurven.  — 3.  Dieterici.  Ueber  eine  Bestimmung 
des  mechanischen  Aequivalentes  der  Warme  und  iiber  die  specifische  Warme  des  Wassers.  — 
Winkelmann.  Die  Verdampfung  in  ihrer  Abhàngigkeit  vom  àusseren  Druck.  —  Koch.  Ueber 
das  Ausstromen  der  Electricitàt  aus  einem  gliihenden  electrischen  Korper.  —  Streintz.  Expe- 
rimentaluntersuchungen  iiber  die  galvanische  Polarisation.  —  v.  Ettingshauseii  u.  Nernst. 
Ueber  das  thermische  und  galvanische  Verhaltnen  einiger  Wismuth-Zinn-Legirungen  ini 
magnetischen  Felde.  —  Foeppl.  Ueber  die  Leitungsfahigkeit  des  Vacuuins.  —  Ketteler. 
Experimentaluntersuchung  uber  das  Eefractionsvermogen  der  Fliissigkeiten  zwischen  sehr 
entfernten  Temperaturgrenzen.  —  Schmidt.  Ueber  die  durch  feine  Rohrchen  ini  Kalkspath 
hervorgerufenen  Lichtringe  und  die  Theorie  derselben.  —  Wolf.  Ueber  die  F:irbenzer- 
streung  im  Auge.  —  v.   IVyss.  Ueber  eine  neue   Methode   zur  Bestimmung  der  l\otations- 


—    LXIV    — 

dispersion  einer  activen  Substanz,  und  fiher  eine  Fall  von  anomaler  Dispersion.  —  Olszewski. 
Ueber  das  Absorptionsspectrum  des  fliissigen  Sauerstoffs  und  der  verfliissigten  Luft.  —  Puluj. 
Fallapparat. 

^Annalen  Matheraatische.  Bd.  XXXI,  1.  Leipzig,  1888. 

Kònig.  Ueber  eine  neue  Interpretation  der  Fundamentalgleichungen  der  Dinamik.  — 
Schònflies.  Ueber  die  regelmàssigen  Configurationen  n».  —  Busche.  Ueber  die  Euler'sche 
r/j-Function.  —  Koenigsberger.  Ueber  algebraische  Beziehungen  zwischen  den  Fundamcn- 
talintegralen  und  deren  Ableitungen  fiir  eine  irreductible  lineare  hornogene  Differcntial- 
gleichung  zweiter  Ordnung.  —  v.  Lilienthal.  Ueber  eine  besondere  Art  von  Strahlensy- 
stemen.  —  Meyer.  Zur  Algebraischen  Erzeugung  siimmtlicber,  auch  der  zerfallenden  ebenen 
rationalen  Curven  vierter  Ordnung.  —  Wiltheiss.  Partielle  Differentialgleichungen  der  hy- 
pcrelliptischen  Thetafunctionen  und  der  Perioden  derselben.  —  Schafheithn.  Ueber  cine 
Integraldarstellung  der  hypergeometrischen  Reihe. 

"■'Annuaire  de  la  Société  géologique  du  Nord.  XV,  1.  Lille,  1888. 

Barrois.  Les  modifications   et   les  transformations   des    granulites  dì  Morbihan.  — 

Garton.  Lettre  de  Metaniera  (Tunisie).  —  Delvaux  et  Ortlieb.  Les  poissons  fossiles  de 
l'argile  ypresienne  de  Belgique. 

'Annales  des  mines.  8e  sér.  t.  XII,  4.  Paris,  1887. 

Baudry.  Notes  sur  le  service  du  matèrie]  et  de  la  traction  de  quelqnes  chemins  de  fer 
arnéricains.  —  Aguillon.  Grande-Bretagne.  Loi  de  1887  .sur  Les  mines  de  liouille.  — 
Leseure.  Note  sur  la  société  cooperative  formée  poni  L'association  des  carrières  de  Bourré, 

*  Annales    scientitìques  de    l' Ecole    normale   supérieure.  3e  sér.    t.   V,   1,  2. 
Paris,  1887. 

1.  Sauvage.  Sur  les  solntions  régulières  d'un  système  d'équations  différentielles  (deu- 
xième  Mémoire).  —  Nazimow.  Sur  qnelqnes  applications  de  la  théorie  des  fonctìons  ellipti- 
ques  à  la  théorie  des  nombres.  —  2.  Nazimoio.  Sur  qnelqnes  applicationa  de  la  théorie 
des  fonctìons  elliptiques  à  la  théorie  des  nombers.  —  Gombescure.  Sur  le  déplacement 
tangentiel  de  denx  srafaces  rigides. 

fAnnals  of  the   astronomica!   Observatory  of  Harward  College.  Voi.  XIII,  2. 
Cambridge,  1888. 

Zone  observations  made  with  the  transit  wedge  photometer  attached  tu  the  equato- 
rial  telescope  of  fifteen  inches  aperture  during  the  Years  1882-1886,  under  the  Direction 
of  E.  C.  Pickering. 
+Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  France.  1887.  Sept.  Paris. 

Arabeyré.  Projet  de  sismographe  enregistreur.  —  J//n/vel.  Har  les  cause  d'une  classe 
de  bourrasques.  —  Renou.  Resumé  des  observations  météorologiques  faites  au  Parc-dc-Saint- 
Maur,  en  juin  1887.  —  Gicurdevache.  Variations  du  barometro  entro  deux  jours  consécu- 
tifs  en  janvier.  —  Arabeyré.  Projet  de  prevision  automatique  du  mistral  à  Faide  d'un  appareil 
électrique  (Résumé). 

^nnuaire  de  l'Institut  de  France  pour  1888.  Paris, 
^nzeiger  (Zoologischer).  N.  271,  272.  Leipzig,  1888. 

271.  Grassi.  Ersatzpaar  bei  den  Termiten.  —  Fewkes.  The  Sucker  on  the  Fin  of  Ptero- 
fra  e  h  e  a .  —  S'chimkeivitsch.  Sur  le  développement  du  coeur  des  niollusques  pulmone's  d'après 
les  observations  de  M.  Schalfeew.  —  Simroth.  Ueber  die  azorisch-portugiesische  Nacktschne- 
kenfauna  und  ihre  Beziehungen.  —  Villot.  Encore  un  mot  sur  le  développement  et  la  déter- 
minatiòn  spécifique  des  Gordiens  adultes.  —  272.  Simroth.  Ueber  die  azorisch-portugiesi- 
sche &.  —  Beddard.  Preliminary  note  on  the  "  Mucous  Gland  „  of  Urochaeta.  —  Id. 


—   LXV   — 

Preliminary  Notes  on  the  Anatomy  ofPerichaeta.—  Enckerman.  On  interesting  Spe- 
cimen of  Taenia  saginata.  —  Saefftingen.  Das  Nervensystem  der  Phylactolaemen  Siiss- 
wasser-Bryozoen. 

*Archiv  der  Mathernatik  und  Physik.  2  Reihe.  T.  V,  4;  VI  1.  Leipzig,  1887. 

V,  4.  Hofmann.  Die  synthetischen  Grundlagen  der  Theorie  des  Tetraedroid-Comple- 
xes.  —  Kótter.  Ueber  die  Contractio  venae  bei  spaltfòrmigen  und  kreisfSrmigen  Offnun- 
gen.  —  Hoppe.  Das  n  dehnige  (ra+I)  eck  in  Beziehung  aus  seine  Haupttràgaxen.  —  Decker. 
Ueber  die  spharisch-elliptische  vBewegung.  —  Schiffner.  Ueber  den  geometrischen  Ort  der 
Mittelpunkte  von  Kreisen,  welche  durch  2  Punkte  gehen  und  eine  Gerade  treffen.  —  VI,  1. 
Fuhrmann.  Der  Brocard'sche  Winkel  des  Dreiecks.  —  Ekama.  Die  Lissajous'schen  Curven.  — 
Hoppe.  Erweiterung  zweier  Sàtze  auf  n  Dunensionen.  —  Bermann.  Ueber  Triederschnitte 
und  Minimaltetraeder.  —  Klug.  Construction  der  den  Brennpunkten  eines  Kegelschnitts 
entsprechenden  Punkte  hmcollinearen  System.  —  là.  Ueber  mehrfachperspective  Tetraeder.— 
Simon.  Zur  Theorie  der  harmonischen  Pieihe.  —  Oekinghaus.  Ueber  die  Normalen  der  Ke- 
gelschnitte. 

fBerichte  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXI,  2,  3.  Berlin,  1888. 

2.  Brùhl.  Untersuchungen  iiber  die  Terpene  und  deren  AbkSmmlinge.  —  Zùrcher. 
Zur  Oxydation  der  Chinolin-o-sulfonsàure.  — Polonowsky.  Ueber  das  Verhalten  einiger  Dio- 
xime  gegen  Phenylhydrazin.  —  Fromm.  Zur  Kenntniss  der  Disulfone.  —  Tschacher.  Ueber 
die  Condensation  des  m-Nitrobenzaldehydes  niit  Kohlenwasserstoffen.  — ■  Landolt.  Ueber 
polaristrobometrisch-chemische  Analyse.  —  Hartmann.  Ueber  die  specifische  Drehung  der 
Rechtscamphersàure  und  ihrer  Salze.  —  Selmons.  Ueber  die  Zersetzung  der  Perjodsàure 
durch  schweflige  Saure,  und  ihren  zeitlichen  Verlauf.  —  Fahlberg  und  List.  Zur  Bildung 
der  o-Sulfamincarbonsiiuren.  —  Brunner  und  Chuit.  Ueber  Dichroi'ne,  Phenoloxychro'in, 
Thymolochroi'n  und  Thymochinon.  —  Bamberger  und  Lodter.  Ueber  «-Naphtalinaldehyd.  — 
Lange.  Ueber  die  Einwirkung  von  Schwefel  auf  die  Salze  der  aromatischen  Oxyverbindun- 
gen.  —  Demuth  und  Meyer.  Zur  Kenntniss  der  Isodibrombernsteinsiiure.  —  Loeto.  Ueber 
die  Condensation  des  Formaldehyds  unter  verschiedenen  Bedingungen.  —  Kòrner.  Ueber 
einige  Derivate  der  Phenyldibromisobuttersàure.  —  Reese.  Ueber  die  Einwirkung  von  Phtal- 
sàureanhydrid  auf  Amidosauren.  —  Riidorff'.  Ueber  das  Calciumkupferacetat.  —  Seubert.  Die 
Benzylester  der  chlorsubstituirten  Essigsauren.  —  Ladenburg.  Ueber  y-Bicolin  und  /-Pipeco- 
lin.  —  Petersen.  Ueber  das  Pyrrolidin.  —  Bachér.  Ueber  |3-Bicolin.  —  Durkopfnnà  Schlaugk. 
Die  Constitution  des  Aldehydcollidins.  — ■  Rugheimer  und  Schramm.  Ueber  die  Einwirkung 
von  Phosphorpentachlorid  auf  athylmalonsaures  Anilin  und  àthylmalonsaures  o-Toluidin.  — 
Friedheim.  Zur  Frage  der  Existenz  des  von  der  Pf  ordten'schen  Ag40  und  iiber  die  Ein- 
wirkung des  K  Mn  04  auf  Silber.  —  Levy  und  Jedlicka.  Zur  Kenntniss  des  vierfach  gechlorten 
Diacetyls.  —  Witt.  Ueber  Derivate  des  «-Naphtols.  —  M essinger  und  Engels.  Ueber  die 
Entwicklung  von  gasformigem  Phosphorwasserstoff  und  dessen  Einwirkung  auf  Aldehyde 
und  Ketonsàuren.  —  Bergreen.  Untersuchungen  iiber  das  Thiophosgen.  —  Meyer.  Ueber 
schwefelhaltige  Abkommlinge  des  Desoxybenzoi'ns  und  seiner  Analogen.  —  Neumann.  Eine 
neue  Methode  zur  quantitativen  Bestimmung  des  Thalliums.  —  Classen.  Quantitative  Ana- 
lyse durch  Elektrolyse.  —  hi.  Ueber  eine  neue  quantitative  Methode  zur  Trennung  des 
Titans  von  Eisen.  —  Lunge.  Ueber  eine  verbesserte  Form  des  Nitrometers.  —  Ris.  Ueber 
einige  Derivate  des  Brenzcatechins  mit  Alkylendiaminen.  —  Brómme.  Die  Einwirkung  von 
Brom  auf  die  Naphtochinonoxime.  —  RI.  Die  Einwirkung  von  Monaminen  auf  die  Naphto- 
chinonoxime.  —  Vallach.  Ueber  Irisin.  —  Lellmann  und  Reusch.  Ueber  Pseudochinolin- 
ananitril.  —  Pawleioski.  Ueber  Einwirkung  von  Chloraceton  auf  Diphenylsulfoharnstoff. — 
Ledermann.  Zur  Kenntniss  der  Tetrabenzylphosphoniumverbindungen.  —  Lòscher.  Einwir- 
kung von  Brom  auf  Jodoform.  —  Frentzel.  Ueber  die  Polyinevisationsproducte  der  Tolyl- 

Bullettino  Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  9 


—   LXVI   — 

cyanate. — Jacobson.  Ueber  die  Eimvirkung  von  Schwefelkoblenstoff  auf  Benzolazo-,?-naphtol. — 
Meline.  Ueber  Condènsation  von  Furfurol  rait  Monochloraldehyd.  —  Nletzki  und  Guiter- 
man.  Zur  Kenntniss  der  Chinondioxirae.  —  Liebermann.  Ueber  die  Leukostufen  dei  anthra- 
chinonfarbstoffe.  —  Id.  Ueber  therapeutische  Ersatzmittel  des  Chrysarobins.  —  3.  Brìi  hi. 
Untersuchungen  tìber  die  Terpene  und  deren  Abkommlinge.  —  Bongartz.  Ueber  Verbin- 
dungen  der  Aldehjrde,  Ketone  und  Ketonsiiuren  mit  der  Tbioglycolsiiure.  —  Polonowska. 
Ueber  die  Oxime  des  Benzils.  —  Zincke.  Untersucbungen  iiber  P-Napbtocbinon.  —  Graebc. 
Ueber  Phenylsalicylsiiure  und  Diphenylenketonoxyd.  —  Kuhn  und  Hemchel.  Ueber  substi- 
tuirte  Biurete.  —  Scholl.  Umwandlung  von  Ketoximen  in  Pseudonitrole.  —  Mohlau.  Ueber 
die  Identitiit  des  Diphenyldiisoindols  und  des  Pr-3-Pbenylindols.  —  Weyl.  Weitere  Ver- 
suche  tìber  die  Giftigkeit  des  S affransurrogats  (Dinitrokresols).  —  Brunn.  Ueber  daa  Mu- 
rexoi'n.  —  Giinther.  Versuche  zur  Umlagerung  von  Benzildioxira.  —  Anschùtz.  Ueber  di.' 
Isomerie  der  Fumarsàure  und  der  Maleinsiiure.  —  Conrad  und  Limpach.  Sinthese  von 
«-Phenyl-;'-oxychinolin.  —  Id.  Synthese  der  Homologen  des  ;'-Oxyebinaldins.  —  Willgt'.roà\. 
Ueberfuhrung  von  Ketonen  und  Aldehyden  in  Sànren  und  Saureamide  mittelst  gelben  Scbwe- 
felammoniums.  —  Meyer.  Ueber  die  Raoult'sche  Methode  der  Moleculargewicbts-Be- 
stimmung. —  Zincke  und  Jaenke.  Ueber  Orthoamidoazoverbindnngen  des  Xylols  und  Pseudocu- 
mols. — Japp  imdKìingemann.  Bildungsweisen  von  Mono-  and  Dibydraziden  der«-Diketone. — 
Id.  und  Iluntly.  Einwirkung  von  Phenylhydrazin  ani'  ein  ungesattigtee  y-Diketon.  — 
Lepsius.  Analyse  des  «TOnnissteiner  Beilbrunnensu.  —  Li  Vorleeungsversuch  zur  Demon- 
stration  der  Valenz  der  Metalle.  —  Gdttig.  Ueber  bis  jetzt  unbekannte  Verbindungen  dea 
Aetznatrons  mit  Methylalkobol,  welche  sich  auf  der  Wasseroberflache  bewegen.  —  Gabriel. 
Ueber  einige  Derivate  des  Aetbylamins.  —  Strassmann.  Ueber  einige  AbkOmmlini:''  dea 
o-Xylols.  —  JVisìicenus.  Ueber  dir  Lage  der  Atome  im  Raunie.  —  Id.  Antwort  ani' 
W.  Lossen's  Frage.  —  Kràss  und  h'ihon.  Die  Componenten  der  Absorptionsspectrum 
erzeugenden  seltenen  Erden.  —  IL'ìm.  l'ebcr  rinigp  Nitroderivate  dea  Phenyl-^-naphtyl- 
amins.  —  Ekstrand  und  Johanson.  Zur  Kenntniss  der  Kohlebydrate.  —  Liebermann.  Ueber 
das  Nueleìn  der  Hefe  und  kunstliche  Darstellung  einea  Nucleina  aus  Eiweisa  and  Meta- 
pbospborsàure.  —  Meldola.  Ueber  den  Ersatz  dei  Amidogruppe  durcb  die  Acetylgruppe  mit 
Htìlfe  der  Diazoreaction.  —  Will.  Ueber  einige  Reactionen  dei  Trimethylather  der  drei 
Trioxybenzole  nnd  ueber  die  Constitntion  des  Asarons.  —  Wohl.  Ueber  Amidoacetale.  — 
Roos.  Ueber  einige  schwefelbaltige  Verbindungen  des  Chinolins. 
fBibliothèque  de  l'École  des  Chartes.  XLVIII.  (3e  livr.  Paris,    1887. 

Dehsle.  Deux  notes  sur  des  impressions  du  XV6  siècle.  —  Moranvillé.  Guillaume  du 
Breuil  et  Robert  d'Artois.  —  Omont.  Deux  registres  de  préts  de  manuscrits  à  la  biblio- 
tbèque  de  Saint-Marc  de  Venise  (1545-1559). 
+Bibliothèque  des  Écoles   fran9aises  d'Athènes  et  de  Rome.   Fase.  XLVIII. 

Paris,  1887. 

Muntz  et  Fabre.  La  Bibliotbèque  du  Vatican  au  XVe  siècle  d'après  des  documents 
inédits. 

tBoletim  da  Sociedade  de  geographia  de  Lisboa.  7a  Serie,  n.  3,  4.  Lisboa,  1887. 

Cardoso.  Expedicào  as  terras  do  Muzilla  em  1882.  —  Contributions  à  la  flore  crypto- 
gamique  du  nord  du  Portugal.  —  de  Serpa  Pimentel.  0  Congo  portuguez.  Relatorio  sobre 
as  feitorias  do  Zaire,  seu  commercio,  trabalhos  de  Stanley  e  missues  inglezas. 
tBulletin  de  l'Académie  delfinale.  3e  sér.  t.  XX,  1885.  Grenoble,  1886. 

Crozals.  L'esprit  public  en  France  et  le  moyen  age.  —  Giraud.  L'hellénisme  en 
Italie.  —  Reymond.  Esquisse  d'une  estétique.  —  Charvet.  Les  barnacbements  des  ebevaux 
de  selle  au  moyen  age.  —  Kirwan.  La  nouvelle  cosmogonie.  —  Prudhomme.  Mémoires 
bistoriques  sur  la  partie  du  comté  de  Valentinois,  située  sur  la  rive  droite  du  Rhóne.  — 


—   LXVII  — 

Delachenal.  Charte  comunale  de  Crémieu.  —  Id.  Le  gentilshommes  dauphinois  à  la  ba- 
taille  de  Verneuil.  —  Roman.  Deux  chartes  dauphinoises  inédites  du  XP  siècle.  —  Cha- 
pelle.  Fouilles  archéologiques  faites  sur  le  territoire  de  la  Comune  de  Pact  (Isère). 

+Bulletin   de  la  Société  académique   Indo-Chinoise  de  France.  2e  sér.  t.  II, 
années  1882-83.  Paris,  1883-85. 

+  Bullettin  de  la  Société  de  géographie.  7e  sér.  t.  Vili,  4  tr.  1887.  Paris. 

Aubry.  Une  mission  au  Choa  et  dans  les  pays  Gallas.  —  Vallière.  Notice  géogra- 
phique  sur  le  Soudan  francais.  —  de  Monaco.  Deuxième  campagne  scientifique  de  l'H  i  r  o  n  - 
delle  dans  l'Atlantique  nord.  —  Gouin.  Le  Tonkin,  le  haut  Fleuve  Eouge  et  ses  affluents. 

*Bulletin  de  la  Société  des  antiquaires  de  Picardie.  1886  n.  1-4;  1887  n.  1. 

Amiens. 
+  Bulletin  de  la  Société  des  sciences  de  Nancy.  Sér.  2e,  t.  Vili,  20.  Paris,  1887. 

Thouvenin.  Localisation  du  tannili  dans  les  Myristicace'es.  —  Bleicher  et  Flìclie. 
Note  sur  la  flore  pliocène  de  Monte  Mario.  —  Bichat  et  Blondlot.  Sur  un  électromètre  a 
indications  continues.  —    Vuillemin.  Études  biologiques  sur  les  champignons. 

■+Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1888,  feull.  2,  3.  Paris. 
1"Bulletin  de  la  Société  géologique  de  France.  T.  XV,  4-6.  Paris,  1887. 

4.  Gosselet.  De  l'envaliissement  progressif  de  l'ancien  continent  cambrien  et  silurien 
de  l'Ardenne  par  les  mers  de'vonniennes.  —  Id.  Eemarques  sur  la  faune  de'vonnienne  de 
l'Ardenne.  —  Bergeron.  Sur  le  bassin  houiller  d'Auzits  (Aveyron).  —  Dru.  Description  du 
pays  situé  entre  le  Don  et  le  Volga,  de  Kalatch  à  Tsaritsine.  —  de  Saporta.  Nouveaux 
documents  relatifs  aux  organismes  problématiques  des  anciennes  mers.  —  5.  de  Saporta. 
Organismes  problématiques.  —  Sarran  d'Aliarti  {de).  Note  sur  les  environs  de  Pont- Saint- 
Esprit,  —  Bourgeat.  Contribution  à  l'e'tude  du  crétacé  supe'rieur  dans  le  Jura  meridional.  — 
Collot.  Age  des  Bauxites  du  S.-E.  de  la  France.  —  Fahre.  Origine  des  Cirques  volcani- 
ques  (volcans  de  Beauzon)  Ardèche).  —  de  Margerie.  Présentation  d'un  relief  en  plàtre 
de  la  Pennsylvanie  au  nom  de  MM.  J.  P.  Lesley  et  observations  sur  les  plissements  des 
terrains  paléozoi'ques.  —  Mouret.  Note  sur  le  Lias  des  environs  de  Brives.  —  Berge- 
ron. Note  sur  les  terrains  anciens  de  la  Montagne  Noire.  —  de  Lapparent.  Contraction 
et  refroidissement  du  globe  terrestre.  —  Boehn  et  Chelot.  Note  sur  les  calcaires  à  Perna 
et  à  Me  gal  od  on,  du  moulin  de  Jupilles  (Sarthe).  —  de  Sarran  d'Aliarti.  Késumé  de  la 
monographie  géologique  de  Cabrières  par  M.  de  Bouville.  —  6.  de  Serran  d'Aliarti.  Mo- 
nographie  de  Cabrières,  par  M.  P.  de  Bouville.  —  Gaudry.  Sur  le  petit  Ursus  spelaeus 
du  Muséum.  —  Bertrand.  Conférence  sur  la  chaine  des  Alpes  et  la  formation  du  conti- 
nent européen.  —  Grossouvre.  Sur  les  gisements  de  phosphate  de  chaux  du  Centre  de  la 
France.  —  Viguier.  Sur  l'Albien  supérieur  des  Corbières.  —  Meunìer.  Sur  le  tremble- 
ment  de  terre  de  Ligurie  (1887).  —  Kilian.  Note  sur  le  Gault  de  la  montagne  de  Lure 
et  le  Schloenbachia  infl  atiformis.  —  Gaudry,  Communication  sur  le  Dimodo- 
saurus  polignyensis.  —  Depéret.  Sur  les  horizons  mammalogiques  miocènes  du 
bassin  du  Ebòne.  —  de  Grossouvre.  Sur  le  système  oolitbique  inférieur  dans  la  partie 
occidentale  du  bassin  de  Paris.  —  Goret.  Geologie  du  bassin  de  l'Ubaye. 

fBulletin  de  la  Société  nationale  des  antiquaires  de  France.  1885-86.  Paris, 

1885-86. 
+Bulletin  de  la  Société  zoologique   de   France  pour   l'année  1887.  Voi.  XII, 

2-4.  Paris. 

Pilliet.  Note  sur  l'aspect  des  champs  de  Cobnheim  dans  les  fibres  mnsculaires  striées 
chez  l'adulte.  —  Moniez.  Sur  un  Champignon    parasite    du    Le  e  ani  uni    li  e  speri  d  uni 


—   LXVIII  — 


(Lecaniascus  polymorphus  no  bis).  —  Pilliet  et  Boulart.  Glandes  odorantes  du 
fourreau  de  la  verge  chez  un  Coati  bruii.  —  Richard.  Liste  des  Cladocères  et  des  Cope'- 
podes  d'eau  douce  observés  en  France.  —  Jousseaume.  Mollusques  nouveaux  de  la  Répu- 
blique  de  l'Équateur.  —  Cousin.  Faune  malacologique  de  la  République  de  l'Équateur.  — 
Ghevreux.  Catalogue  des  Crustacés  amphipodes  marina  du  sud-ouest  de  la  Bretagne,  suivi 
d'un  apercu  de  la  distribution  géographique  des  amphipodes  surs  le  cùtes  de  France.  — 
de  Guerne.  Sur  les  genres  E  e  tino  soma  Boeck  et  Podon  Lilljeborg,  à  propos  de  deux 
Entomostracés  (Ectinosoma  atlanti  cura  G.  S.  Brady  et  Robertson,  et  Podon  mi- 
nutus  G.  0.  Sars),  trouvés  à  la  Carogne  dans  l'estomac  des  sardines.  —  Vian.  Monogra- 
phie  des  Poussins  des  oiseaux  d'Europe  qui  naissent  vétus  de  duvet  (P ti lopsedes  Sund- 
wal).  —  Simon.  Aracbnides  recueillis  à  Obock,  en  1886,  par  M.  le  Dr.  L.  Faurot.  — 
Simon.  Liste  des  Arachnides  recueillis  en  1881,  1881  et  1885,  par  MM.  J.  de  Guerne  et 
C.  Rabot,  en  Laponie  (Norvège,  Finlande  et  Russie).  —  Id.  Espèces  et  genres  nouveaux 
de  la  famille  des  Spar  assida.  —  Scklumberger.  Note  sur  le  genre  P 1  an  ispirili  a.  — 
Sauvage.  Note  sur  le  plexus  brachial  et  le  plexus  sacro-lombaire  du  Zonure  géant.  — 
Blanchard.  Bibliographie  des  Hématozoaires.  —  Moniez.  Liste  des  Copépodes. 
+Bulletin  des  sciences  mathéuiatiques.  2e  sér.  t.  XII,  févr.  1888.  Paris. 

Tannery.  Pour  l'iiistoire  de  la  scienco  bellóne:  de  Tbalès  à  Empedocle.  —  Pcarson. 
A  History  of  the  theory  of  elasticity  and  of  the  strength  of  materiata  from  Galilei  to  the 
present  time,  by  Isaac  Todhunter.  —  Kapteyn.  Note  sur  les  différentìelles  binòmes. 
fBnlletin  of  the  Museum  of  Comparative  Zoology  at  Harward  College.  Vol.XIII, 
6.  Cambridge,  1887. 
Parker.  The  eyes  in  Scorpion. 
*Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXIII,  6-10.  Cassel,  1888. 

Murr.  Ueber  die  Emschleppung  and  Verwilderung  von  Pflanzenarten  im  mittlcren 
Nord-Tirol.  —  Dùnnenberger.  Bacteriologisch-chemische  Ontersuchung  ueber  die  beim  Auf- 
gehen  des  Brotteiges  virtenden   Ursachen. 

*Centralblatt  fur  Physiologie.  1888,  n.  23,  24.  Wien,  1888. 
*Civilingenieur  (Der).  Jhg.  1888,  Heft  1.  Leipzig,  1888. 

Connert.  Mittheilungen  aus  dem  mechanisch-technologischen  Laboratorium  des  Konigl. 
Polytechnikums  zu  Uresden.  —  Beck.  Bietorische  Notizen.  —  Friedrich.  Geognostische 
Wanderungen  in  der  Gegend  von  Zittau  u.  d.  (Jmgehung. 

fCommunicacoes  da  Commissao  dos  Trabalhos  geologicos  de  Portugal.  T.  I,  2. 

Lisboa. 

de  Lima.  Oswald  Heer  e  a  flora  tossii  portugueza.  —  de  Vasconcellos  Pereira  Ca- 
brai. Traces  d'actions  glaciaires  dans  la  Serra  d'Estrella.  —  Cho/fat.  Recherches  sur  les 
terrains  secondaires  au  sud  de  Sado.  —  Macpherson.  Étude  des  roches  éruptives  recueillies 
par  M.  Choffat  dans  les  affleurements  secondaires  au  sud  du  Sado. 

+Compte  rendu  de  la  Société  de  géographie.  1888,  n.  2-4.  Paris. 

tComptes  rendus  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVI, 
5-7.  Paris,  1888. 

5.  Janssen.  Note  sur  l'éclipse  totale  de  lune  du  28  janvier  1888.  —  Stephan.  Obser- 
vation  de  l'éclipse  totale  de  lune  du  28  janvier,  à  l'Observatoire  de  Marseille.  —  Debray 
et  Joìy.  Recherches  sur  le  ruthe'nium:  acide  hyperruthénique.  —  Cailletet.  Appareil  pour 
des  expériences  à  haute  temperature,  au  sein  d'un  gaz  sous  pression  éleve'e.  —  Wolf.  Sur 
la  statistique  solaire  de  l'année  1887.  —  Lcauté.  Sur  la  distribution  dans  les  machines  à 
quatre  tiroirs.  —  Rouché.  Sur  la  durée  du  jeu.  —  Demartres.  Sur  la  surface  engendre'e 
par  une  conique  doubleinent  secante  à  une  conique  fixe.  —  Foxiret.  Sur  quelques  propriétés 


—   LXIX   — 

geometri ques  des  stelloi'des.  —  Carvallo.  Formules  d'interpolation.  —  Blondlot.  Sur  la 
doublé  réfraction  diélectrique  ;  simultanéité  des  phénomènes  électrique  et  optique.  —  Ma- 
neuvrier  et  Ledeboer.  Sur  l'emploi  des  électrodynamomètres  pour  la  mesure  des  intensités 
moyennes  des  courants  alternatifs.  —  Le  Chatelier.  Sur  les  lois  de  l'équilibre  chimique.  — 
Jungfleisch  et  Légér.  Sur  la  cinchonigine.  —  Morin.  Sur  les  bases  extraites  des  liquides 
ayant  subì  la  fermentation  alcoolique.  --  Wurtz.  Sur  la  toxicité  des  bases  provenant  de 
la  fermentation  alcoolique.  —  Galtier.  Persistance  de  la  virulence  rabique  dans  les  cada- 
vres  eufouis.  —  Maximoicitch.  Des  propriétés  antiseptiquee  du  naphtol-a.  —  Moniez.  Sur 
le  Tcenia  nana,  parasite  de  rhomme,'  et  sur  son  Cysticerque  suppose  (Cysticer cu s 
tenebrioni s).  —  Bouvier.  Sur  l'anatomie  et  les  affinités  zoologiques  des  Ampullaires. — 
Pomel.  Sur  le  Thagastea,  nouveau  genre  d'échinide  eocène  d'Algerie,  et  observations 
sur  le  groupe  des  Fibulariens.  —  Munier-Chalmas  et  Bergeron.  Sur  la  présence  de  la 
faune  primordiale  (Paradoxidien)  dans  les  environs  de  Ferrals-les-Montagnes  (Hérault).— 
Hébert.  Remarques  sur  la  découverte  faite  par  M.  Bergeron  de  la  faune  primordiale  en 
France.  —  Thomas.  Sur  les  gisements  de  phosphate  de  chaux  de  l'Algerie.  —  Jaubert. 
Note  relative  à  l'observation  de  l'éclipse  totale  de  lune  du  28  janvier  1888,  à  l'Observa- 
toire  populaire  du  Trocadéro.  —  6.  Bertrand.  Seconde  Note  sur  la  probabilité  du  tir  à  la 
cible.  —  Chauveau.  Sur  le  mécanisme  de  l'immunité.  —  Faye.  Remarques  sur  une  objection 
de  M.  Kbandrikoff  à  la  théorie  des  taches  et  des  protubérances  solaires.  —  Syloester.  Sur 
les  nombres  parfaits.  —  Trépied.  Observations  faites  à  l'Observatoire  d'Alger  pendant 
l'éclipse  totale  de  lune  du  28  janvier  1888.  —  Rayet.  Obvservations  d'immersions  et  d'émer- 
sions  d'étoiles,  faites  à  l'Observatoire  de  Bordeaux,  pendant  l'éclipse  totale  de  lune  du 
28  janvier  1888.  —  Perrotin.  Observation  de  l'éclipse  de  lune  du  28  janvier  1888,  faite 
à  l'Observatoire  de  Nice  (équatorial  de  0m,38  d'ouverture).  —  Charlois.  Éphéméride  de  la 
planète  (252)  pour  l'opposition  de  1888.  —  Robin.  Distribution  de  l'électricité  induite  par 
des  charges  fixes  sur  une  surface  fermée  convexe.  —  Brillouin.  Déformations  permanen- 
tes  et  Ihermodinamique.  —  Tanret.  Sur  une  des  bases  extraites  par  M.  Morin  des  liquides 
ayant  subì  la  fermentation  alcoolique.  —  Hanriot  et  Richet.  Influence  de  l'alimentation, 
chez  rhomme,  sur  la  fixation  et  l'élimination  du  carbone.  —  Robert.  Sur  la  spermatogé- 
nèse  chez  les  Aplysies.  —  Blanchard.  De  la  présence  des  muscles  striés  chez  les  mollu- 
sques.  —  Barrois.  Sur  les  modifications  endomorphes  des  massifs  granulitiques  du  Mor- 
bihan.  —  Nicklès.  Note  sur  le  sénonien  et  le  danien  du  sud-est  de  l'Espagne.  —  Meunier. 
Conditions  favoiable  à  la  fossilisation  des  pistes  d'animaux  et  des  autres  empreintes  pliy- 
siques.  —  7.  Bertrand.  Sur  la  détermination  de  la  précision  d'un  système  de  mesures.  — 
Berthelot.  Sur  un  procède  antique  pour  rendre  les  pierres  précieuses  et  les  vitrifications 
phosphorescentes.  —  Sylvester.  Sur  une  classe  speciale  des  diviseur  de  la  somme  d'une 
sèrie  géométrique.  —  de  Caligny.  Sur  les  propriétés  d'une  nouvelle  machine  hydraulique, 
employée  à  faire  des  irrigations.  —  Lecoq  de  Boisbaudran.  A  quels  degrés  d'oxydation  se 
trouvent  le  chrome  et  le  manganése  dans  leurs  composés  fluorescents  ?  —  Vicaire.  Sur  les 
propriétés  communes  à  toutes  les  courbes  qui  remplissent  une  certame  condition  de  mi- 
nimum ou  de  maximum.  —  de  Mondésir.  Sur  le  róle  du  pouvoir  absorbant  des  terres  dans 
la  formxtion  des  carbonates  de  soude  naturels.  —  Charlois.  Observations  de  la  nouvelle 
planète  (272),  découverte  le  4  février,  à  l'Observatoire  de  Nice.  —  Trouvelot.  Nouvelles 
observations  sur  la  variabilité  des  anneaux  de  Saturile.  —  Brunel.  Sur  les  racines  des  ma- 
trices  zéro'idales.  —  Poulain.  Théorèmes  sur  les  équations  algébriques  et  les  fonctions 
quadratiques  de  Campbell.  —  Painlevé.  Sur  la  représentation  conforme  des  polygones.  — 
Ilumbert.  Sur  quelques  propriétés  des  aires  sphériques.  —  Amagat.  Sur  la  vcrification  ex- 
périmentale  des  formules  de  Lamé  et  la  valeur  du  cocfficient  de  Poisson.  —  Brillouin. 
Déformations  permanentes  et  thermodinamique.  —  Duhem.  Sur  les  équilibres  chimiqucs.  — 
Haute  (e  utile  et  Perrey.  Sur  l'action  minéralisatrice  des  sulfures  alcalins.  Reproduction  de 


—    LXX   — 

la  cymophane.  —  Destrem.  Déplacement  du  cuivre  par  le  zinc,  dans  quelques  solutions  de 
sels  de  cuivre.  —  de  Saint-Martin.  Sur  le  dédoublement  du  chloroforme  par  la  potasse 
alcoolique,  et  sur  son  dosage  à  l'aide  de  cette  réaction.  —  Hanriot  et  Richet.  Influence 
des  différentes  alimentations  sur  les  échanges  gazeux  respiratoires.  —  Gibier.  Etude  sur 
Ittiologie  de  la  fièvre  jaune.  —  Giara.  Sur  la  castration  parasitaire  chez  les  Eukyphotes 
des  genres  Palaaemon  et  Hippolyte.  —  Soulier.  Sur  la  formation  du  tube  chez 
quelques  annélides  tubicoles.  —  Hovelacque.  Sur  les  propagules  de  Pinguicula  vul- 
garis.  —  Lernoine.  Sur  quelques  mammifères  carnassiers  recueillis  dans  l'eocène  infé- 
rieur  des  environs  de  Eeims.  —  Ladrière.  Découverte  d'un  6Ìlex  taillé  et  d'une  defense 
de  Mammouth,  à  Vitry-en-Àrtois.  —  Delauney.  Sur  un  théorème  relatif  aux  écarts  du  tir. 

f  Effemeridi  astronomico-nautiche  pubblicate  dalla  i.  r.  Accademia  di  commercio 
e  nautica  di  Trieste.  Anni  II,  III,  1888,  1889.  Trieste,  1886-87. 

i'Ergebnisse  der  Meteorologischen  Beobachtungen  im  Jahre  1886,  herausg.  von 
dem  k.  pruss.  Meteor.  Institut.  Berlin,  1888. 

+Jahresbericht  des  wissenschaftlichen  Club.  1887-88.  Wien. 

"•"Jahresbericht  (64)  der  Schlesischen  Gesellschaft  fiir   Vaterlàndische   Cultur. 
1886.  Breslau,  1887. 

+Jahresbericht  iiber  die  Fortschritte  der   classischen    Alterthumswissenschaft. 

Jhg.  XV,  3-4.  Berlin,  1888. 

Susemihl.  Bericht  iiber  Aristoteles  und  Theophrastos  fiir  1886.  —  Bornemann.  Jahres- 
bericht  iiber  Pindar  1885-1887.  —  Heinse.  Bericht  iiber  die  in  den  Jahren  1881-1886  erschie- 
nenen  auf  die  nacharistotelische  Philosophie  beziiglichen  Schriften.  —  "Becker.  Bericht  iiber 
die  Litteratur  zu  Quintilian  aus  den  Jahren  18*0  bis  1SS7.  —  ITeydenreich.  Bericht  iiber 
die  Litteratur  zu  Propertius  fiir  die  Jahre  1881  bis  1884.  —  Schiller.  Jahresbericht  iiber 
romische  Staatsaltertiimer  fiir  1885.  —  Gioithcr.  Bericht  iiber  neuere  Publikationen  auf  dem 
Gebiete  der  Naturwissenschaft.  der  Technik,  «Ics  Handels  und  Verkehrs  im  Aliertum. 

+ Journal  de  physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  VII,  févr.  1888.  Paris. 

Macé  de  Lépinay.  Mesure  absolues  efFectuées  au  moyen  du  sphe'romòtre.  —  Carimey. 
Sur  la  théorie  des  bandes  de  Talbot  —  Branly.  Calcul  de  la  largeur  des  franges  dans 
l'expérience  des  deux  miroirs.  —  Grimaldi.  Sur  la  dilatation  thermique  des  liquides  à  di- 
verses  pressions.  —  Simon.  Expérience  de  cours. 

f  Journal  tur  die  reine  und  angewandte  Mathematik.  Bd.  CU,  4.  Berlin,  1888. 

Hensel.  Theorie  der  unendlich  dunnen  Strahlenbiindel.  —  Schottky.  Zur  Theorie  der 
Abelschen  Functionen  von  vier  Variabeln. 

1  Journal  (The  american)  of  science.  Voi.  XXXV,   n.  206.  Febr.  1888.  New 
Haven. 

Mendenhall.  Seismoscopes  and  Seismological  Investigations.  —  Williams.  Petrogra- 
phical  Microscope  of  American  Manufacture.  —  Clark.  New  Ammonite  which  throws  ad- 
ditional  light  upon  the  geological  position  of  the  Alpine  Rhaetic.  —  McGee.  Three  For- 
mations  of  the  Middle  Atlantic  Slope.  —  Pratt.  Experiments  with  the  Capillary  Electro- 
meter  of  Lippmann.  —  Creiv.  Period  of  the  Rotation  of  the  Sun  as  determined  by  the 
Spectroscope.  —  Reid.  Theory  of  the  Bolometer.  —  Fetvkes.  Are  there  Deep-Sea  Medusa  ? 

+Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  CCIII,  febr.  1888.  London. 

Branner  and  Tomicek.  Action  of  Hydrogen  Sulphide  on  Arsenic  Acid.  —  Bothamley. 
Notes  from  the  Chemical  Laboratory  of  the  Yorkshire  College.  No.  I.  Reduction  of  Potas- 


—    LXXI   — 

sium  Dichromate  by  Oxalic  Acid.  —  Id.  and  Thompson.  No.  II.  Estimation  of  Chlorates 
by  means  of  the  Zinc-copper  Couple.  —  Ball.  The  Alloys  of  Copper  and  Antimony  and 
of  Copper  and  Tin. 

Journal  of  the  r.  Microscopical  Society.  1888,  part  lst.  London. 

Bennett.  Fresh-water  Algae  of  the  english  Lake  districi  —  Maskell.  Note  on  Mi- 
crasterias  americana,  Ralfs,  and  its  varieties.  —  Gulliver.  Note  on  the  minute  Structure 
of  Pelomyxa  palustris. 

+Kòzlony  (Foldtani).  Kot.  XVII,  7-12.  Budapest,  1887. 

7-8.  Hantken.  Tinnyea  Vàsàrhelyii  nov.  gen.  et  nov.  spec.  —  Noth.  Bergtheer  nnd 
Petroleumvorkommen  in  Kroatien-Slavonien  und  im  siidwestlichen  Ungarn.  —  Gezell.  Me- 
tallbergbau  und  Hiittenwesem  Ungarns.  —  Id.  Antimonerzbergbau  bei  Kiràly-Lubella  im 
Liptauer  Comitat.  —  9-11.  Fischer.  Die  Salzquellen  Ungarns  —  12.  Schmìdt.  Zinnober 
von  Serbien. 

■«•Lumière  (La)  électrique.  T.  XXVII,  5-8.  Paris,  1888. 

^Mémoires  de  l'Académie  de  Nimes.  8e  sér.  t.  Vili,  1885.  Nimes,  1886. 

Aurés.  Nouvel  essai  de  restitution  de  l'inscription  antique  des  bains  de  la  Fontaine.  — 
Villani.  Les  banques  populaires  et  le  crédit  agricole.  —  Magnen.  Glanes  botaniques,  no- 
tice  sur  diverses  plantes  à  ajouter  à  la  Flore  du  Gard. 

*  Mémoires  de  l'Académie  des  sciences,  arts  et  belles-lettres  de  Dijon.  3e  sér. 
t.  IX,  années  1885-86.  Dijon,  1887. 

Journal  d'un  professeur  à  l'Université  de  Dijon  (1743-1774)  Mercure  Dijounois  (1748- 
1789). 

+ Mémoires  de  l'Académie  des  sciences,  belles  lettres  et  arts  de  Savoie.  3e  sér. 

t.  XII;  4e  sér.  t.  1.  Chambéry,  1887. 

XII.  Pillet.  Notes  pour  la  guerre  de  Savoie  (1690-1697).  —  Id.  Nouvelle  description 
ge'ologique  et  paléontologique  de  la  comune  de  Le'manc,  sur  Chambéry.  —  Descostes.  La 
petite  et  la  grande  France.  —  Levanchy.  Origine  et  nature  de  certains  droits  seigneuriaux.  — 
Perrin.  Histoire  du  Prieuré  de  la  vallèe  de  Chamonix  du  Xe  au  XVIIP  siècle.  —  I.  Truchet. 
Saint-Jean  de  Maurienne  au  XVI6  siècle. 

«"Mémoires  de  l'Académie  des  sciences  et  lettres  de  Montpellier.  Sect.  des  let- 
tres. T.  IV,  3,  4;  V,  VII,  1.  Sect.  des  sciences.  T.  XI,  1.  Montpellier, 
1886-87. 

Lettres.  VII,  1.  Revillout.  Antoine  Gombaud,  chevalier  de  Mère;  sa  famille,  son 
frère  et  ses  amis  illustres.  —  Gorbière.  De  l'organisation  politique  du  parti  protestant 
en  1573.  —  Cellarier.  Esquisse  d'une  théorie  des  principes  rationnels.  —  Lisbonne.  Étude 
sur  le  président  J.  Grasset  et  ses  oeuvres.  —  Sciences.  XI,  1.  Note  sur  un  pluviometro 
enregistreur  installò  à  d'École  nationale  d'agriculture  de  Montpellier.  —  Combescurc.  Sur 
le  principe  des  Vitesse  virtuelles.  —  Crova.  Observations  actinométriques  faites  pendant 
l'année  1885  à  l'Observatoire  météorologique  de  Montpellier.  —  Houdaille.  Étude  des 
pluies  de  1885.  —  Id.  Description  d'un  contact  à  brèves  émissions  de  courant,  applique 
à  l'anémomètre  enregistreur  Pédier.  —  Dautheville.  Démonstration  d'un  théorème  de 
M.  E.  Picard  relatif  à  la  décomposition  en  facteurs  primaires  des  fonctions  uniformes 
ayant  une  ligne  de  points  singuliers  essentiels.  —  Brocard.  Propriétés  d'un  groupe  de  trois 
Paraboles.  —  Combcscure.  Sur  quelques  théories  élémentaires  de  calcul  integrai.  —  de  Rou- 
ville.  Monographie  géologique  de  la  Commune  des  Cabrières  (Hérault).  —  Crova.  Obser- 
vations    actinométriques   faites    pendant    l'année  1880  à  l'Observatoire  météorologique  de 


—   LXXII   — 

Montpellier.  —  Brocard.  Eemarques  sur  l'analyse  indéterminée  du  premier  degre'.  —  Crova. 
Observations  actinomètriques  faites  pendant  l'anne'e  1884  à  l'Observatoire  me'téorologique 
de  Montpellier. 

+  Mémoire  de  l'Académie  de  Stanislas  1886.  59  sér.  t.  IV.  Nancy,  1887. 

Guyot.  Histoire  d'un  domaine  rural  en  Lorraine.  —  Puton.  Le  tarif  des  douanes  et 
les  produits  forestiers.  —  Fliche.  Notice  sur  D.  A.  Godron.  —  Chassif/net.  Souvenirs  du 
camp  de  Kab-Élias  (Syrie)  et  d'une  excursion  aux  ruines  de  Balbek.  —  Maggiolo.  Le 
tliéàtre  classique  en  Lorraine.  —  Barbier.  Essai  d'un  Lexique  ge'ographique.  —  Benoit. 
Une  comédie  politique  d'Aristophanes. 

'Mémoires  de  la  Société  de  physique  et  d'histoire  naturelle  de  Genève.  T.  XXIX, 
12.  Genève,  1888. 
Gauthier.  La  première  comète  périodique  de  Tempel  1867  IL 

f  Mémoires  de  la  Société  des  antiquaires  de  Picardie.  3e  sér.  t.  IX.  Amiens,  1887. 
Crampon.  Girart  de  Ronsillon,  chanson  de  geste.  —  Lefèvre.  Histoire  des  communes 
rurales  du  Canton  de  Doullcns.  —  Ledien.  Deux  anne'es  d'invasion  espagnole  en  Picardie 
1635-1636.  —  Durand.  Eglise  de  S.  Pierre  de  Doullens  (Lomme). 

+  Mémoires  de  la  Société  des   sciences   physiques    et  naturelles    de  Bordeaux. 
3e  sér.  t.  II,  2;  III,  1.  Bordeaux,  1886. 

II,  2.  Gayon  et  Dupetit.  Recherches  sur  la  réduction  des  nitrates  par  les  infiniment 
petits.  •—  Kowalski.  Note  sur  la  thèorie  élémemtaire  dea  machinee  dynamc-éléctriqnes.  — 
Hautreux.  Sables  et  vases  de  la  Gironde.  —  Elie.  Des  constarites  dVlasticité  dans  les  mi- 
lieux  anisotropes.  —  III,  1.  Brunel.  Monograpbie  de  la  l'ondimi  gamma. 

*■  Mémoires  de  la  Société  géologique  de  France.  3e  sér.  t.  IV.  Paris,  1887. 
Grand*  Eury.  Formation  des  couches  de  houille  et  du  terrain  houiller. 

1  Mémoires  de  la  Société  nat.  des  antiquaires  de  France.  5e  sér.  t.  VI,  VII. 

Paris,  1885-86. 

VI.  Baye.  Sujets  de'coratifs  empruntès  au  rogne  animai  dans  l'industrie  gauloise.  — 
Id.  Sur  les  carreaux  émaillés  de  la  Champagne.  —  Briquet.  Recherches  sur  les  premiere 
papiers  employés  en  Occident  et  en  Orient  du  Xe  au  XIVe  siècle.  —  Chardin.  Peintures 
murales  de  Kermaria-Nisquit  (Còtes-du-Nord).  —  Elouest.  Le  char  de  la  sèpulture  gauloise 
de  la  Bouvandau,  commune  de  Somme-Tourbe.  —  Rey.  Notice  sur  la  Cavea  da  Raob  ou 
Scheriat-el-Mansur.  —  Riant.  La  part  de  l'èvéque  de  Bethléem  dans  le  butin  de  Constan- 
tinople  en  1284.  —  Tamyzey  de  Larroque.  Lettres  adressées  à  Peiresc  par  Jean  Tristan, 
sieur  de  Saint-Amant.  —  Tourret.  Les  anciens  missels  du  diocèse  d'Elne.  --  VII.  Colli- 
gnon.  Le  combat  d'Érechthée  et  d'Immarados  sur  une  tessere  grecque  en  bronze.  —  Le  coy 
de  la  Marche.  L'art  d'enluminer,  traité  italien  du  XIVe  siècle.  —  Delaville  Le  Roulx- 
Les  sceaux  des  archives  de  l'ordre  de  S.  Jean  de  Jérusalem.  —  Prost.  La  justice  privée 
et  l'immunite'. 

+ Mémoires  de  la  Société  r.  des  antiquaires  du  Nord.  N.  S.  1887.  Copenhague. 

Mìiller.  Trouvailles  danoises  d'ex  voto,  des  àges  de  pierre  et  de  bronze.  —  Bahnson. 

Se'pultures  d'hommes  et  de   femmes    de    Page  de  bronze.  —   Tuxen.  Les  longues  nefs  de 

l'ancienne  marine  septentrionale.  —  Stephens.  The  oldest  yet  found  document  in  danish. 

f  Mémoires  de  la  Société  r.  der  sciences  de  Liége.  2e  sér.  t.  XIV.  Bruxelles, 

1888. 

Ubaghs.  Notice  sur  l'Observatoire  de  Cointe.  —  Deruyts.  Sur  une  classe  de  polynó- 
mes  analogues  aux  fonctions  de  Legendre.— Id.  Sur  certains  systèmes  de  polinòmes  associes. — 


—    LXXIII    

ciés.  —  Id.  Generation  d'une  surface  clu  troisième  unire.  —  Id.  Sur  quelques  tran  sforni  a- 
tions  géométriques.  —  Studnicka.  Sur  l'analogue  hyperbolique  du  nombre  II.  —  Lambotte. 
La  flore  mycologique  de  la  Belgique.  —  Folle.  Traité  des  réductions  stellaires. 

+  Mittheilungen  des  k.  deutschen  Archaeologischen  Instituts.  Athenische  Abthei- 
lung.  Bd.  XII,  3.  Athen,  1887. 

Conze.  Teuthrania.  —  Regel.  Abdera.  —  Mordtmann.  Inschriften  aus  Bithynien.  — 
Wernicke.  Pausanias  und  der  alte  Athenatempel  auf  der  Akropolis.  —  Doerpfeld.  Der  alte 
Athenatempel  auf  der  Akropolis  III.  —  Six.  Ehi  Portrat  des  Ptolemaios  IV  Philometor.  — 
Winter.  Vasen  aus  Karien.  —  KONTOAEfìN.  'Eniyouycà  rrjg  'Ehóaoovos  'Aalag. 

"^Monatsblatter  des  wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX,  5.  Wien,  1888. 
•  Notices  (Monthly)  of  the  royal  Astronomical  Society.  Yol.  XLYIII,  3.  London. 

Oudemans.  Eequest  to  observers  of  variable  stars.  —  Storie.  Observations  of  the  Moon 
made  at  the  Piadcliffe  Observatory,  Oxford,  during  the  year  1887,  and  a  comparison  of  the 
resulta  with  the  tabular  places  from  Hansen's  Lunar  Tables.  —  Hind.  Note  on  the  total 
Solar  Eclipse  of  1889,  January  I.  —  Bryant.  The  opposition  of  Sappho  (80)  in  1888.  — 
Tupman.  On  the  cross  reticule.  —  Tennant.  Note  on  the  definition  of  reflecting  telesco- 
pes,  and  on  the  images  of  bright  stars  on  photographic  plates.  —  Common.  Note  on 
testing  polished  fiat  surfaces.  —  Perry.  Notes  on  the  Solar  surface  of  1887.  —  Backhouse. 
Nebula  in  Andromeda,  and  Nova,  1885.  —  Denning.  The  chief  meteor  showers.  —  Id. 
Heights  of  fire-balls  and  shooting  stars.  —  de  Kovesligethy.  On  invisible  stars  of  per- 
ceptible  actinie  power.  —  Royal  Observatory,  Greenwich.  Spectroscopic  resulta  for  the 
motions  of  stars  in  the  line  of  sight,  obtained  in  the  year  1887.  No.  XI.  —  Id.  id.  Ob- 
servations of  occultations  of  stars  by  the  Moon,  and  of  phenomena  of  Jupiter's  satellites, 
made  in  the  year  1887.  —  Tebbutt.  Observations  of  phenomena  of  Jupiter's  satellites,  made 
at  Windsor,  New  South  Wales  in  the  year  1887.  —  Marth.  Ephemeris  of  the  satellites 
of  Mars,  1888.  —  Id.  Ephemeris  of  the  satellites  of  Uranus,  1888. 

•Proceedings  of  the  London  Mathematical  Society.  N.  291-300.  London,  1887. 

Greenhill.  Note  on  the  Weierstrass  Elliptic  Functions    and    their   Applications.  — 
Simmons.  A  New  Method  for  the  Investigation  of  Harmonic  Polygons.  —  Genese.  On  Be- 
lati ons  between  Circles  and  Algebraic  Curves,  with  Applications  to  Dynamics.  —  Cayley. 

On  Briot  and  Bouquet's  Theory  of  the  Differential  Equations    Fi  u,  ~  1=0.  —  Curran. 

Sharp.  On  the  Propertles  of  Simplicissima  (with  especial  regard  to  the  related  Spherical 
Loci.  —  Hill.  On  the  Incorrectness  of  the  Rules  for  contracting  the  processes  of  finding 
the  Square  and  Cube  Roots  of  a  Number.  —  Cookie.  On  the  Equation  of  Piccati.  —  Rn- 
berts.  On  Polygons  inscribed  in  a  Quadrio  and  circumscribed  about  two  Confocal  Quadrics.  — 
Lloyd  Tanner.  On  the  Binomial  Equation  #J>  — 1  =  0.  —  Leudesdorf.  Second  Paper  on 
Change  on  the  Independent  Variable;  with  applications  to  some  Functions  of  the  Reci- 
procant  Kind. 

f  Proceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  N.  M.  S.  voi.  X,  2.  London,  1888. 

Steains.  An  Exploration  of  the  Rio  Dùce  and  its  Northern  Tributaries  (Brazil).  — 
Houtum-Schindler.  Notes  on  Demàvend.  —  Work  of  the  native  Explorer  M— H  in  Tibet 
and  Nepal  in  1885-86. 

1  Proceedings  of  the  r.  Society.  Voi.  XLIII,  261.  London. 

Seeley.  On  the  Bone  in  Crocodilia  whicht  is  commonly  regarded  as  the  Os  Pubis, 
and  its  representative  among  the  Extinct  Reptilia.  —  Heathcote.  The  Post-embryonic 
Development  of  Julus  terrestris.  —  ffickson.  On  the  Sexual  Cells  and  the  early  Stages 
in  the  Development  of  Millepora  plicata.  —  Abney  and  Festing.  On  Photometry  of 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  10 


LXXIV    — 

the  Glow  Lamp.  —  Symons.  On  the  Detonating  Bolide  of  November  20th,  1887.  —  Alder 
Wright  and  Thompson.  Note  on  the  Development  of  Feeble  Currents  by  purely  Physical 
Action,  and  on  the  Oxidation  under  Voltaic  Influences  of  Metals  not  ordinarily  regarded 
as  spontaneously  oxidisable.  —  Lockicood.  The  Early  Development  of  the  Pericardium, 
Diaphragm,  and  Great  Veins.  —  Brown.  and  Schàfer.  An  Investigation  into  the  Function 
of  the  Occipital  and  Temporal  Lobes  of  the  Monkey's  Brain.  —  Frecce.  On  the  Heating 
Effects  of  Electric  Currents.  No.  II.  —  Hensìow.  A  Contribution  to  the  Study  of  the  Com- 
parative Anatoiny  of  Flowers.  —  Bury.  The  Early  Stages  in  the  Development  of  A  ntedon 
rosacea.  —  Andrews.  Heat  Dilatation  of  Metals  from  low  Temperatures. 

*Publications  of  the  Morrison  Observatory.  N.  1.  Lynu  Mass.  1887. 
1  Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  1.  Àliinchen-Leipzig,  1888. 

Killp.  Experimentaluntersuchungen  tiber  magnetische  Coercitivkraft.  —  Buucr.  Zur 
Polbestimmung  der  Influenzmaschine.  —  Kurz.  Schulmessung  der  scheinbaren  Grosse  der 

Sonne.  —  Ecncr.  Zur  Theorie iner  Versuche  iiber  Contactelektricitiit.  —  v.  Ettingshau- 

sen.  Die  Widerstandsverànderungen  von   Wismuth,  Antimon  and  Tellur  im  magnetischen 
Felde.  —  Lecher.  Ueber  Convection  der  Elektricit&t  durch  Verdampfen.  —  ffàussler.  Er- 
widerung  auf  die  Bemerkungen  dea  Eerrn  E.  Lampe  zu  meiner  Abhandlung:  ,,Die  Schwere 
analytisch  dargestellt  als  ein  mechani.teìier  l 'ri in- ì ] >  rotirender  Kor]»  v. 
f  Report  of  the  Commissioner  of  education  for  the  year  1885-86.  Washington, 

1887. 
f Report  (41,  42  Annual)  of  the  Director  of  the  Astronomica!  Observatory  of 

Harward  College.  Cambridge,  1887. 
lepori  (Annual)  of  the  secretary  to  the   Board  of  regents  of  the   University 

of  California,  1887.  Sacramento. 
tResumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  Séances  du  3  févr. 

1888.  Paris. 
fRevista  de  ciencias  históricas.  T.  V,  5.  Barcelona,  1887. 

Cundaro.  Historia  politìco-critìco-militar  de  la  plaza  de  Gerona. —  Coroleu.  Colec- 
ción  de  documentos  catalanes  hietóricoa  y  hasta  boy  inéditos.  —  Fermdndez  y  Gonzdlez. 
Noticias  de  poetas  arabig«i-(.".sp;nìules.  —  de  la  Vinaza.  Adiciones  a  los  siglos  XVI.  W'II 
y  XVIII  del  Diccionario  de  los  mas  ilustres  Prefesores  de  la  Bellas  Artes  en  Espana,  de 
don  Juan  Agustin  Cean  Bermùdez. 
'ì'Revue  internationale  de   l'électricité   et   de  ses  applications.  T.  VI,  51,  52. 

Paris,  1888. 
fRevue  (Nouvelle)   historique  de  droit  francais  et  étranger.  Janv.-févr.  1888. 
Paris. 

Wallon.  Notice  sur  la  vie  et  les  travaux  de  M.  Édouard-René  Lefebvre-Laboulaye.  — 
Girard.  Les  actions  noxales.  —  Brutails.  Étude  sur  l'article  12  des  Usages  de  Barcelona 
connu  sous  le  nom  de  loi  Stratte.  —  Rébouis.  Coutumes  de  Castel-Amouroux  et  de  Saint- 
Pastour  en  Agenais.  —  Fournier.  La  question  des  fausses  décrétales. 

''"Reviie  politique  et  littéraire.  3  sér.  t.  XL,  n.  5-8.  Paris. 

fRevue  scientiflque.  3  sér.  t.  X,  n.  5-8.  Paris. 

'Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  n.  6-9.  Braunschweig,  1888. 

^Tidskrift  (Entomologisk.).  Arg.  Vili,  1887.  Stockholm. 

Un  Morio  (Vanessa  antiopa  L.)  hivernani  dans  une  touffe  de  sphaigne.  —  Lampa. 
Sur  la  présence  de  larves  de  mouches  dans  le  canal  Lntestinal  de  l'homme.  —  Ilolmc/ren. 


—    LXXV  — 

Observations  lépidoptérologiques  aux  environs  de  Stockholm.  —  Meves.  Ravages  occasion- 
nés  par  les  insectes  forestiera.  —  hi.  Pour  les  éleveurs  de  larves.  —  Bergroth.  Liste  de 
la  litte'rature  entomologique  finlaindaise  pour  1886.  —  Porat.  Myrjapodes  norvégiens.  — 
Adlerz.  Notices  myrmécologiques.  —  Aurivillius.  Nouveaux  détails  sur  les  larves  des 
lycaenides  et  les  fourmis.  —  Ammitzbóll.  Contribution  à  la  connaissance  de  l'extensioii 
géographique  des  Lépidoptères  suddois.  —  Schóyen.  Apercu  analytique  des  genres  scan- 
dinaves  des  Hyménoptères  scandinaves.  —  Aurivillius.  Notes  entomologiques  recueilles 
dans  le  Roslag  septentrional.  —  Sandahl.  Quelquus  raots  sur  le  Hanneton  du  maronnier 
(Melolontha  Hippocastani). 

1  Transsactions  of  the  Manchester  Geological  Society.  Voi.  XIX,  13.  Manche- 
ster, 1888. 

Clifford.  On  the  Richmond  Coal-Field,  Virginia. 

"Verhandlungen  der   Berliner   Gesellschaft  tur  Anthropologie,  Ethnologie  und 

Urgeschichte.  Sitz.  v.  18  Juni,  16  Juli  und  15  Oct.  1887.  Berlin. 
+Verhandlungen  des  Vereins  zur  Befórderung  des  Gewerbfleisses  1888.  Heftl. 

Berlin. 

Habermann.  Ueber  Eis-und  Kalteerzeugungsmaschinen. 
f  Wochenschrift  der  òsterreichischen  Ingenieur-  irnd  Architekten-Vereines.  Jhg. 

XIII,  5-8.  Wien,  1888. 
fZeitschrift  des  deutschen  geologischen  Gesellschaft.  Bd.  XXXIX,   3.  Berlin, 

1888. 

Zeise.  Ueber  das  Vorkommen  von  Riesenkesseln  bei  Lagerdorf.  —  Felix.  Untersu- 
chungen  iiber  fossile  Holzer.  Drittes  Stiick.  —  Weiss.  Mittheilungen  iiber  das  ligurische 
Erdbeben  vom  23.  Februar  1887  und  folgende  Tage.  —  Eck.  Bemerkungen  iiber  einige 
Encr  inus-Arten.  —  Lemberg.  Zur  Kenntniss  der  Bildung  und  Umbildung  von  Silica- 
ten.  —  Struckmann.  Notiz  iiber  das  Vorkommen  des  Moschus-Ochsen  (Ovibo's  me- 
se h  a  t  u  s)  im  diluvialen  Flusskies  von  Hameln  an  der  Weser.  —  Neumayr.  Ueber  P  a  - 
1  u  d  i  n  a  diluviana  Kunth. 

•Zeitschrift  (Historische).  N.  F.  Bd.  XXIII,  3.  Miinchen  und  Leipzig,  1888. 

Lenz.  Zur  Kritik  Sezyma  Rasin's.  —  Rie  fé.  Die  Sagen  von  der  Griindung  Roms.  - 
Ldwenfeld.  Paul  Ewald.  —  Ein  Schreiben  des  Grossen  Kurfursten  an  seine  Richte,  die  Ko- 
nigin  Charlotte  Amalie  von  Danemark  (Mai  1671).  —  Aus  der  Zeit  des  Waffenstillstands 
von  1813. 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all' Accademia  nel  mese  di  marzo  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*  Alvi  no  F.  —  I  calendari.  Firenze,  1888.  8°. 

*Boccardo  E.  C.  —  Trattato  elementare  completo  di  geometria  pratica.  Disp.  20. 
Torino,  1888.  4°. 

*Brassart  E.  —  Il  sismometrografo  a  tre  componenti  con  ima  sola  massa  sta- 
zionaria. Koma,  1888.  4°. 

*Id.  —  I  sismometri  presentemente  in  uso  nel  Giappone.  Roma,  1888.  4°. 


—  lxxvi  — 

*  Campana  R.  —  Alcune  dermatosi  neuropatiche.  Studi  clinici  ed  anatomici. 

Genova,  1885.  4°. 

*  Campi  L.  —  Di  alcune  spade  di  bronzo  trovate  nel  Veneto,  nel  Trentino  e 

nel  Tiralo.  Parma,  1888.  8°. 
* Clerici  E.  —  I  fossili  quaternari  del  suolo  di  Roma.  Roma,  1886.  8". 
*/#,  —  n  travertino  di  Fiano  Romano.  Roma,  1887.  8°. 
*Id%  —  La  vitis  vinifera  fossile  nei  dintorni  di  Roma.  Roma,  1887.  8°. 

*  la).  —  Sopra   alcune   formazioni   quaternarie   dei   dintorni   di  Roma.  Roma, 

1886.  8°. 

*Id.  —  Sopra  alcuni  fossili  recentemente  trovati  nel  tufo  grigio  di  peperino 

presso  Roma.  Roma,  1887.  8°. 
*Id.  —  Sopra  i  resti  di  castoro  finora  rinvenuti  nei  dintorni  di  Roma.  Roma, 

1887.  8°. 

*Id.  —  Sulla  natura  geologica  dei  terreni  incontrati  nelle  fondazioni  del  pa- 
lazzo della  Banca  nazionale  in  Roma.  Roma,  1886.8°. 

^Cronicon  Siculum  incerti  authoris  ab  anno  340  ad  annum  1396.  Ed.  J.  De  Bla- 
siis.  Neapoli,  1887.  4°. 
Fonteanive  R.  —  Guida  per  gli  avanzi  di  costruzioni  poligonie   dette  ciclo- 
piche, saturnie,  e  pelasgiche  nella  provincia  di  Roma.  Roma,  1887.  8°. 

*  Lachì  P.  —  La  tela  coroidea  superiore  e  i  ventricoli   cerebrali   dell'uomo. 

Pisa,  1888.  8°. 

*  Lampertico  F. —  Associazione  nazionale  per  soccorrere  i  missionari  cattolici. 

Indole  e  scopo  dell'associazione  ecc.  2a  ed.  Firenze,  1888.  8°. 
* Id.  —  Discorso  pronunziato  in  Senato  nella  tornata  del  9  febb.  1888.  Roma. 

1888.  8°. 

*  Levi  S.  —  Vocabolario  geroglifico  cofto-ebraico.  Voi.  VI.  Torino,  1887.  4°. 

*  Magini  G.  —  Nevroglia  e  cellule  nervose  cerebrali  nei  feti.  Pavia,  1888.  8°. 

*  Magrini  F. —  Osservazioni  continue  della  elettricità  atmosferica  fatte  a  Fi- 

renze negli  anni  1883-1886.  Firenze,  1888.  8°. 
1  Mauginì  F.  —  Probabile  causa  della  valenza  degli  atomi.  Firenze,  1888.  8°. 
'  Natella  M.  —  Come  si  preparano  le  rivoluzioni.  Fisiologia  politica.  Roma, 

1887.  8°. 
*Nocito  P.  —  Alta  Corte  di  giustizia.  Torino,  1886.  8°. 

*  Pascal  C.  —  Asinio  Pollione  nei  Carmi  di  Virgilio.  Napoli,  1 888.  8°. 
*Perreau  P.  —  Intorno  ad  alcune  donne  ebree  letterate.  Trieste,  1888.  8°. 

*  Magona  D.  —  Il  termometro  registratore  Richard.  Modena,  1888.  4°. 
*Id.  Pressione  atmosferica  b i-oraria  del  1887.  Modena,  1888.  4°. 
*Rassaboni  C.  —  Sopra  alcune  modificazioni  a  un  molinello  idrotachimetrico 

a  volante  di  Robinson.  Bologna,  1888.  4°. 
Ricci  C.  —  I  primordi  dello  Studio  di  Bologna.  Bologna,  1888.  8°  (acq.). 
*Rondani  C.  —  La  tignuola  minatrice  delle  foglie  della  vite.  Bologna,  1876.  8°. 
*Sala  G.  A.  —  Diario  romano.  Voi.  Ili,  IV.  Roma.  1886-88.  8°. 


LXXVII    — 

*  Sella  Q.  —  Discorsi  parlamentari.  Voi.  IL  Roma,  1888.  8°. 

*  Simone  S.  — La  cattedrale  di  Bitonto  ed  il  suo  restauro.   Bari,  1888.  8°. 

*  Statistica  delle  opere  pie  al  31  dicembre  1880   e  dei  lasciti  di  beneficenza 

fatti  nel  quinquennio  1881-85.  Voi.  III.  Veneto.  Roma,  1887.  4°. 
*Statutum  Potestatis  Communis  Pistoni  anni  MCCLXXXVI.  Ed.  L.  Zdekauer. 

Mediolani,  18£8.  4°. 
*Tarantelli  R.  — Moralità  del  passato  e  del  presente.  Firenze,  18S8.  8°. 

*  Todaro  della  Galla  A.  —  La  raccolta  degli  statuti  municipali  italiani  e  il 

suo  denigratore  Vito  la  Mantia.  Palermo,  1888.  8°. 

*  Tondini  de  Qaarenghi  C.  —  Sui  vantaggi  e  la  possibilità  dell'adozione  ge- 

rale  del  Calendario  gregoriano.  Milano,  1! 


Pubblicazioni  estere. 

t  Acta  Martyrum  Scilitanorum.  Bonnae,  1881.  4°. 

'"Acta  S.  Pelagiae  Siriace  edita  a  J.  Gildemeister.  Bonnae,  1879.  4°. 

*Airy  G.  B.  —  Numerical  limar  theory.  London,  1888.  4°. 

* Albert  de  Monaco.  —  Deuxième  campagne  de  1'  «  Hirondelle  »  dans  l'Atlan- 

tique  nord.  Paris,  1887.  8°. 
*Id.  —  Sur  des  courbes  barométriques  enregistrées  pendant  la  troisième  cam- 
pagne scientifique  de  1' «  Hirondelle  » .  Paris,  1888.  4°. 
*Id.  —  Sur  la  troisième  campagne  scientifique  de  1'  «  Hirondelle  » .  Paris,  1887. 4°. 
*Id.  —  Sur  les  resultats  partiels  des  deux  premières  expériences  pour  déter- 

miner  la  direction  des  courants  de  l'Atlantique  nord.  Paris,  1887.  4°. 
^Alsdorff  J.  —  Ueber  die  Geschwulste  der  Parotis.  Bonn,  1887.  8°. 
'Antike   Denkmàler   herausg.  von  k.  d.  Archàol.  Institut.   Bd.   I,   2.  Berlin, 

1888.  f.° 
^Apetz  R.  —  Ueber  die  pathologische  Bedeutung  des  Bonn  engeràusches  fùr 

anàmische  Zustande.  Berlin,  1887.  8°. 
i Arem  R.  —  Die  Thomasschlacke,  ihre  Analyse   und  Verwertung  zu  Land- 

wirtschaftliclien  Zwecken.  Wiesbaden,  1886.  8°. 
*  Arnhold  M.    —   Zur  Kenntniss   des   dreibasischen   Ameisensaureathers  und 

verschiedener  Methylale.  Jena,  1886.  8°. 
+  Asthoewer  L.  —  Ueber  die  G-ritti'sche  Operationsmethode.  Coln,  1887.  8°. 
* Bachem  C.  —  Zur  Therapie  der  Harnrohrenstrikturen.  Bonn,  1887.  8°. 
^Baldus  W.  —  Ueber  die  Resektion  der  Thoraxwand  mit  Gruffung  der  Pleura- 

hohle  bei  Extirpation  von  Geschwulsten.  Bonn,  1888.  8°. 
^Bergmann    W.  —  Ueber  Hydrocele  feminae.  Bonn,  1887.  8°. 
fBenninghoven    W.  —  Die  Darmnaht.  Bonn,  1887.  8°. 
^Benrath  P.  —  Vokalschwankungen  bei  Otfrid.  Aaclien,  1887.  8°. 
iBerrnbach  W. —  Ueber  n-mal  nacheinander  angewandte  Substitutionen,  durch 

welche  drei  Quadrate  in  sich  Selbst  transformirt  werden.  Bonn,  1887.  8°. 


—    LXXVIII   — 

^Bernhardt  W.  —  Die  Werke  des  Trobadors  N'At  de  Mons  zum  ersten  Male 

herausgegeben.  I  Teil.  Leipzig,  1887.  8°. 
~'Be\jer  F.  —  Die  franzòsischen  Sprachlaute.  Coten,  1887.  8°. 
i Bickenbach  P.  —  Ueber  die  entzùndlichen  Krankheiten  des  Placenta.  Jena, 

1887.  8°. 
iBleibtreu  L.  —  Ueber  die  Gròsse  des  Ehveissumsatzes  bei  dem   Menschen. 

Bonn,  1887.  8°. 
tBode  0.  —  Ein  Beitrag  zur  Kenntniss  der   in  den   normalen  rnenschlichen 

Faeces  vorkommenden  niedersten  Organismen.  Jena,  1887.  8°. 
f  Bone/co  F.  — Nachweis,  Entstehung  und  Vorkornmen  des  Schwefelwasserstoft's 

im  Harn.  Jena,  1887.  8°. 
fBraschoss  /.  —  Merkwùrdige  Falle  von  Favuserkrankung.  Bonn,  1887.  8°. 
+ Bruckhaus  A.  —  Ueber  Carcinoma  penis  und  dessen  operative  Behandlung. 

Lechenich,  1887.  8°. 
f  Bruhn  B.  —  Ueber  sarkomatose  Neubildungen  der  Vulva  nebst  2  einschlà- 

gigen  Fallen.  Jena,  1887.  8°. 
■ Biìcheler  J.  —  Inteipretatio  tabularum  Igurinarum.  Bonnae,  1880.  4°. 
f  Id.  —  Lexicon  italicimi.  Bonnae,  1881.  4°. 

^Bass  K.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Titanits.  Stuttgart,  1887.  8°. 
'  Bì'dtìier  A.  —  Ein  Beitrag  zu  der  Lehre  von  den  Cyclischen  Psychosen.  Jena, 

1887.  8°. 
^Buttner  B. —  Zur  Totalextirpation  des  Carcinomatosen  Uterus.  Jena,  1887.  8\ 
i Buttile)'  F.  —  Adam  und  Eva  in  der  bildenden  Kunst  bis  Michel  Angelo. 

Leipzig,  1887.  8°. 
+  Caspar  L.  —  Ueber  das  Colobom  des  Sehnerven.  Bonn,  1887.  8°. 
"C/iiis  I.  A.   v.  d.  —  Nederlandsch-indisch  Plakaatboek,  1602-1811.  4  Deel 

1709-1743.  Batavia,  1887.  8°. 
+  Cortin  M.  —  Opere  complete.  T.  II.  Bucuresci,  1888.  8°. 
+  Curi  J.  —  Die  Eesection  der  liippen.  Lechenich,  1887.  8°. 
f  Dapper  C.  —  Beitràge  zur  paroxysmalen  Hamoglobinurie.  Bonn,  1887.  8°. 
^Dierks  IL  —  Houdons  Leben  und  Werke.  Gotha,  1887.  8°. 
^Dittmar  C.  —  Mikroskopische  Untersuchung  der  aus  Kristallinischen  Gestei- 
nen  insbesondi-e  aus  Schiefer  herriilirenden  Auswùiflinge  des  Laacher  See. 
Bonn,  1887.  8°. 
■Fieli  A.  —  Ueber   die   Verkrummungen   der  Nasenscheidewand    und   deren 

Behandlung.  Bonn,  1887.  8°. 
^Flfes  A.  —  Aristotelis  doctrina  de  mente  humana  ex  Commentariorum  grae- 
corum  sententiis  eruta.  Pars  prior.  Alexandri  Aphrodisiensis  et  Johannis 
grammatici  Philoponi  Commentationes  continens.  Bonnae,  1887.  8°. 
i Esser  P.  —  Die  Entstehung  der  Bliiten  am  alten  Holze.  Bonn,  1887.  8° 
* Esser  Th.  —  Die  Behandlungsmethoden  des  Genu  valgimi.  Bonn,  1887.  8°. 


LXXIX    — 

*  Fassbender  I.  —  Die  franzòsischen  Rolandhandschriften  in  ihrem  Verhalt- 

nis  zu  einander  und  zur  Karlamagnussaga.  Kob,  1887.  8°. 

*  Fischer  F.  —  Ueber  die  Tracheotomie  und  die  prophylaktischen  Operations- 

Methoden  bei   Operationen   in   der   Mund-   Kachen-  und   Schlundhohle. 

Carnen,  1887.  8°. 
+ Fischer  P.  —  Quaestiones  de  Atheniensiuni  Sociis  historicae.  Bonnae,  1887.  8°. 
1  Flothmanu  B.  —  Die  Operationen  der  Cephalocelen.  Jena,  1886.  8°. 
*Foropulo  G.  —  EiQtp'rj,  fj  'Adirata,  ctvroxQàTUQa  'Pcofiaicov  769-802.  Lipsiae, 

1887. 
*Fourier  L  B.  J.  —  Oeuvres  publiées  par  les  soins  de  M.  Gaston  Darboux. 

T.  I.  Paris,  1888.  4°. 
f Freiburg  /.  —  Ueber  den    Luftwiderstand   bei   kleinen   Geschwindigkeiten. 

Bonn,  1887.  8°. 
^Fricke  E.  —  Ueber  Congenitalen  Defect  der  Fibula.  Bonn,  1887.  8°. 
* Friederichs  C.  —  Matronarum  monumenta.  Bonnae,  1886.  4°. 
f  Friedlànder  F.  A.  —  Die  Embriotomie  mit  dem  Schultze'schen  Sichelmessen. 

Jena,  1887.  8°. 
i  Fiìlles  IL  —  Ueber  Mikroorganismen  bei  Syphilis.  Bonn,  1887.  8°. 

*  Furbringer  R.  —  Die   Haufigkeit   des   Echinokokkus   in   Thiiringen.   Jena, 

1887.  8°. 
f  Gatsen  W.  —  Ueber  Eiysipele  und  erysipelartige  Affektionen  ina  Verlaufe  der 

Menschenpocken  und  der  Impfkrankheit.  Bonn,  1887.  8°. 
"'  Gehlsdorf  IL  —  Die  Frage  der  Wahl  Erzherzog  Josephs  zum  romischen  Kò- 

nige  hauptsàchlich  von  1750  bis  1752.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Geiger  A.  —  Ueber  Schussverletzungen  der  Arteria  axillaris  und  deren  Be- 

handlung.  Jena,  1887.  8°. 
f  Goets  G.  —  De  Sisebuti  Carmine  disputatio.  Jenae,  1887.  4°. 
fLd.  —  Nova  meletemata  Festina.  Jenae,  1887.  4°. 
t-Id.  —  Quaestiones  Varronianae.  Jenae,  1887.  4°. 

*  Goldschmidt  M.  —  Zur  Kritik  der  altgermanischen  Elemente  im  Spanischen. 

Lingen,   1887.  8°. 

*  Gordes  31.  —  Genaue  kritische  Erorterung  der  verschiedenen  alteren,  neueren 

und  neusten  Verfahren  beini  Kaiserschnitt  und  der  Momente,  welche  heute 
fùr  die  Wahl  der  Methode   bestimmend  sein  miissen.  Bonn,  1887.  8°. 

f  Gòttiiig  G.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Constitution  des  Nitroaethans. 
Jena,'  1887.  8°. 

+  Greshoff  M. —  Chemische  Studien  ueber  den  Hopfen.  Niirnberg,  1887.  8°. 

^Guischard  W.  —  Beitrag  zur  Casuistik  der  Kochsalztherapie.  Bonn,  1887.  8°. 

iIIachs  J.  —  Ueber  Summen  von  grossten  Ganzen.  Bonn,  1887.  4°. 

'Ilaess/ier  L.  lì.  —  Untersuchungen  ueber  den  Nahrstoffgehalt  in  den  Wur- 
zeln  und  Kdrnern  der  Gerste  und  Verhalten  desselben  zu  den  ira  Boden 
vorhandenen  assimilirbaren  Pflanzen-Nàhrstoffen.  .Iena.   1887.  8°. 


LXXX    

^Hahn  E.  —  Die  geographische  Verbreitung  der  Coprophagen  Lamellicorner. 

Liibeck,  1887.  8°. 
^  Eamen  J.  —  Untersuchungen  ueber  den  Preis  des  Getreides  mit  besonderer 

Kucksicht  auf  den  Nahrstoffsgehalt  desselben.  Jena,  1886.  8°. 
^Eartivich  IL  —  Keblkopf-innervation,  Stimmband-Làhmung  und  -Contractnr. 

Jena,  1887.  8°. 
^Eaumann  A.  —  Ueber  Gelenklipom,  lipoma   arborescens   nnd  Sehnenschei- 

denlipomatose.  Bonn,  1887.  8°. 
^Hausdorff  G.  —  Des  Wurmsamenòl.  Jena,  1886.  8°. 
i Eeiùntann  31.  —  De  substantivi  eique  attributi  apud   poetas  satiricos  col- 

locatione.  Part.  I.  Bonnae,  1887.  8°. 
^Eelm  A.  v.  ci.  —  Versuche  ueber  einige  arzneiliche  Erregungsmittel.  Kòln, 

1887.  8°. 
fEernic/ce  E.  —  Untersuchungen  ueber  den  Temperatursinn  bei  Nervenkrankhei- 

ten.  Bonn,  1887.  8°. 
*Herzfeld  J.  —  Ueber  Abkumnilinge  des  Toluchinolins.  Kòln,  1886.  8°. 
*Eeusler  F.  —  Ueber  aromatiche  Fluorverbinduugen.  Bonn,  1887.  8r'. 
Hegel  W.  —  Histoire  de  commerce  du  Levant  au  moyen-àge.  Trad.  de  Furcy 

Reynaud.  Leipzig,  1885-86.  81.  T.  I,  II  (acq.). 
fEllger  W.  —  Ueber  die  Titration  des  Harnstoffs  mit  Mercurinitrat  nach  der 

Methode  von  Rautenberg  und  Th.  Pfeiffer.  Bonn,  1887.  8°. 
'Eira  G.  A.  —  Remarques  sui-  un  principe  de  physique  d'où  part  M.  Clau- 

sius  dans  sa  nouvelle  théorie  des  mofceurs  a  vapeur.  Paris,  1888.  4°. 
'  Eoi cuoi  lì.  —  Ueber  einige  Sub^titutionsprodiicte  des  Methylenchlorids.  Jena, 

1886.  8°. 

*Hubbard  L.  L.  —  Beitrage  zur  Kenutnis  der  Nosean-fiihrenden  Auswiirrlinge 

des  Laacher  Sees.  Wien,  1887.  8°. 
■ Huffer  E.  —  Zwei    neue   Quellen   zur   Geschichte   Friedrich  Wilhelm  III. 

Aus  dem  Nechlass  Joh.  Wilhelm  Lombards  und  Girolamo  Lucchesinis. 

Bonnae,  1882.  4°. 
ì  Jacobs  P.  — Beitrag  zur  Histologie  der  acuten  Entziindung.  Die  acute  Ent- 

ziindung  der  Cornea.  Bonn,  1888.  8°. 
fJensen  0.  S.  —  Turbellaria  ad  litora  Norvegiae  Occidentalia.  Bergen,  1878.  4°. 
"Jung  F.  —  Syntax  des  Prenomens  bei  Amyot.  Jena,  1887.  8°. 
fKaja,i  S.  —  Ein  Beitrag  zur  Therapie  der  puerperalen  Sepsis.  Jena,  1886.  8°. 
f Kaufmann  F.  —  Die  Stellung  des  Pnvatrechtssubjects  zrr  res  extra  Com- 

mercium  der  Corpus  juris.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Kekulé  R.  —  Ueber  ein  griechischen  Vasengemalde  im  akademischen  Kunst- 

museum  zu  Bonn.  Bonn,  1879.  4°. 
t  Klein    J.    —    Ueber    die   Behandlung   der   typischen    Radiusfractur.    Bonn, 

1887.  8°. 

f  KUngemann  F.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Aconitsàure.  Bonn,  1887.  8°. 


—    LXXXI    — 

* Knoblanch  0.  —  Untersuchungen  ueber  die  Bewegung  eines   fliissigen,  ho- 

mogenen  Ellipsoides  in  welchem  die  Eleinentaranziehung  der  Entfernung 

direct  proportional  ist.  Bonn,  1887.  8°. 
^Knops  C.  —  Ueber   die   Molecularrefraction   der   Isomerien   Fumar-Maleìn- 

sàure,  Mesacon-Citracon-Itaconsiiure  imd  des  Thiophens  und  ihre  Bezie- 

hung  zur  chemischen  Constitution  dieser  Substanzen.   Bonn,  1887.  8°. 
^Kolin  M.  —  Die  wesentlichsten  terapentischen  Indicationen  der  Uterus-Myome. 

Jena,  1887.  8°. 
"Kolesch  K.  —  Ueber  Eocidaris  Keyserlingi  Gein.  Jena,  1887.  8°. 
*Kómpel  E.  —  Ueber  Lichen  rnber.  Bonn,  1887.  8°. 
^ Kotschovits  J.  —  Erfolge  der  operativen  Behandhmg  [der  Struma  maligna. 

Jena,  1887.  8°. 
'• Krabi >el  H.  —  Ein   Fall   von  Paraplegie   nacli  Gelenkrheumatismus.  Bonn, 

1887.  8°. 
\Kukentkal  W. —  Ueber  das  Nervensystem  der  Opheliaceen.  Jena,  1887.  8°. 
f  Laehr  G.  —  Ueber  den  Untergang  des  Staphylokokkus  pyogenes  aureus  in 

den  durch  ihn    hervorgeriifenen  Entziindungprocessen  der  Limge.  Bonn, 

1887.  8°. 
f  Langen  J.  —  De  Commentariorum    in   epistolas    paulinas  qui  Ambrosii  et 

Quaestionum  biblicarum  qnae  Augustini  nomine  feruntur  scriptore  disser- 

tatio.  Bonnae,  1888.  4°. 
f  Lenz    R.    —  Zur  Physiologie    und    Geschichte    der    Palatalen.    Giitersloh, 

1887.  8°. 
*Levasseur  E.  —  La  théorie  du  salaire.  Paris,  1888.  8°. 
*Id.  —  Six  semaines  à  Eome.  Paris,  1888.  8°. 

f  Lewin  J.  —  Ueber  die  Deviationen  der  Nasenscheidewand.  Bonn,  1887.  8°. 
*Liliencron  R.  v.  —  Der  Kunenstein  von  Gottorp.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Lissauer  A.  —  Die  pràhistorischen  Denkmàler  der  Provinz  Westpreussen  und 

der  Angrenzenden  Gebiete.  Leipzig,  1887.  8°. 
f  Loeioe  IL  —  Die  Stellung   des    Kaisers   Ferdinand  I.  zum  Trienter  Konzil 

vom  Oktober  1561  bis  zum  Mai  1562.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Luebbert  E.  —    Commentatio  de    Pindaricorum  Carminum  compositione  ex 

Nomorum  historia  illustranda.  Bonnae,  1887.  4°. 
"'lei.  —  Commentatio  de  Pindari  studiis  chronologicis.  Bonnae,  1887.  4°. 
"Ri.  —  De  Pindari  studiis  Hesiodeis  et  Homericis  dissertatio.  Bonnae,  1882.  4°. 
*Id.  —  Commentatio  de  Pindaro  dogmatis  de  migratione  animarum  Cultore. 

Bonnae,  1887.  4°. 
ì  hi.  —  Commentatio  de   Pindaro   Locrorom    Opuntiorum   amico   et  patrono. 

Bonnae,  1883.  4°. 
*Id.  —  Meletemata   de  Pindari   Carminum  quibus    Olimpiae  ongines    canit 

fontibus.  Bonnae,  1882.  4°. 
fId.  —  Originimi  eliacarum  capita  selecta.  Bonnae,  1882.  4°. 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  1°  Sem.  11 


LX.XXII    — 

*Lùhrmann  F.  —  Ueber  die  Behandlung  der  Gaumenspalten.  Bonn,  1887.  8°. 
f Maconn  J.  —  Catalogne  of  Canadian  Plants.  Part  IL  Gemopetalae.  Montreal, 

1884.  8°. 

f  Maiweg  H.  —  Beitrag  zur  Statistik  der  Lippen  Carcinorne.  Bonn,  1887.  8°. 

* Malìnowski  L.  —  Modlitwy  Waclawa  zabytek  jezyka  Polskiego  z  W.  XV. 
z  Kodeksu  VI.  n.  2.  Bibl.  Uniw.  w  Bndapeszcie.  W  Krakowie,  1887.  8°. 

f  Mangold  G.  —  De  Ecclesia  primaeva  prò  Caesaribns  ac  Magistratibns  ro- 
maDis  preces  fundente  dissertatio.  Bonnae,  1881.  4°. 

* Manno  R.  —  Die  Stellung  des  Substanzbegriffes  in  der  Kantischer  Erkennt- 
nistheorie.  Bonn,  1887.  8°. 

i Manzoni  A.  —  Le  cinq  mai.  Trad.  roumaine  de  M.  G.  Obédénare.  Mont- 
pellier, 1885.  8°. 

fMittag  IL  —  Beitrage  znr  Lebre  vom  Pemphigns.  Jena,  1887.  8°. 

fMoore  G.  D.  —  Ueber  die  Emwirkung  von  Phosphorpentachlorid  anf  die 
drei  isomeren  Monooxybenzoesauren.  Bonn,  1887.  8°. 

*  Métter  G.  —  Seltene  Folgen  der  Endocardio.  Jena,  1887.  8°. 

*  Nausea  F.    —   Bidrag   til    Myzostomernes  inatomi   og   histologi.  Bergen, 

1885.  4°. 

*Neumann  G.   S.  —  Schwefelsàure  als  Jodnbertriiger.  Jena,  1887.  8°. 

+  Nevhaevser  J.  —  De  Anaximandri  Milesii  natura  infinita.  Part.  I.  Bonuae, 

1879.  4°. 
+  Nitseinadel  E.  —  Znr  Therapie  des    Nabelschnurvorfalles    bei  Schiidellage. 

Altenbnrg,  1887.  8°. 
fNoah  E.  —  Znr  Kenntniss  der  Oxyantbrachinone.   Berlin,  1887.  8°. 

*  Nolte  C.  —  Brown-Séquard'sche  HalbseitenliL^ion  des  Ruckenmarkes,  Bonn. 

1887.  8°. 
" ]  Ni'rruberg    W.  —  Zur  Lebre  von  Tetanns  idiopaticus.  Jena,  1887.  8°. 
f  Odenthal  W.  —  Cariose  Zahne  als  Eingansgpforte  infectiòsen  Materials  nud 

Ursacbe  chroniscber  Lynipbdriisenschwellungen  am  Halse.  Bonn,  1887.  8°. 

*  Ollendorff  G.  —  Lupus  nnd  Carcinom.  Bonn,  1887.8°. 

*  Paulus    Crosueasis  et   Joaaaes   Visliceasis.   Carmina    ed.  B.  Kruczkiewicz. 

Cracoviae,  1887.  8°. 

f PeUer  C.  —  Ueber  das  aknte  Hydramnion.  Bonn,  1887.  8°. 

i Pfeiffer  A.  —  Beitrag  znr  Histologie  der  acnten  Entzùndung.  Die  acute  Ent- 
zùndung der  Herzmuskel.  Bonn,  1887.  8°. 

* Pinders  W.  —  Ueber  Dermoidcysten  des  vorderen  Mediastinnms.  Bonn, 
1887.  8°. 

*  Piange  0.  —  Ueber  die  Wirkung  des  Cyankalinms  anf  Art  nnd  Grosse  der 

Atmung.  Bonn,   1887.  8°. 
iPsaltirea  in  versnri  intocmita  de  Dosoftein  Mitropolitul  Moldovei  107 1 -1H8H. 

pubi,  de  Pf.  J.  Bianu.  Bucuresci,  1887.  8°. 
^  Patii  G.  v.  —  Vortrage  und  Mittlieilungen.  Bonn,  1888.  8°. 


LXXXIII    

ìReinkardt  Gii.  —  Zwei  Falle  von  Pjasalpinx.  Jena,  1886.  8°. 

*Resal  IL  —    Traité    de    physique    mathématique.    2e  ed.    Paris,    1887-88. 
Voi.  I,  II.  4°. 

^Rimbach  A.  —  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Schutzscheide.  Weimar,  1887.  8°. 

f Rittinghaus  P.  —  Ueber  die  Widerstandsfàhigkeit  des  Pollens  gegen  àussere 
Einfliisse.  Bonn,  1887.  8°. 

f  Ruscheweyh  IL  —  Ueber  die  Bedeutung  der  sogenannten   «  Ovarial-Hyper- 
àstesie  » .  Jena,  1886.  8°. 

f  Sars  M.,  Koren  /.,  Danielssen  D.  C.  —  Fauna  littoralis  Norvegiae.  Heft.  2,  3. 

Bergen,  1856.  1877.  4°. 
f  Schaff  Ph.  —  Chureh  and  State  in  the  United  States,  on  the  american  idea 

of  religious  liberty  and  its  practical  effects.  New  Jork,  1888.  8°. 

*  Schaus  A.  —  Ueber  Schiefstand  der  Nasenscheidewand.  Berlin,  1887.  8°. 

*  Schenck  F.  —   Zur    Kritik    der    Harnstotfbestimrnung    nach   Plehn.    Bonn, 

1887.  8°. 
f  Scherer  C.  —  De  Aelio  Dionysio  musico  qui  vocatur.  Bonnae,  1886.  8°. 

*  Schiavmti  B.  —  Untersuchungen  ueber  Bacterien,  XII.  Untersuchungen  ueber 

die  Malaria  in  Pola.  Breslau,  1887.   8°. 
f  Schmalfuss  C.  —  Ueber  die  antifebrile  Wirkung  des  Chininum  amorphum 

boricum.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Schoenhols  L.  —  Ueber   das  primare   Carcinom   des   Uteruskorpèrs.    Bonn, 

1887.  8°. 
f  Schioabe  G.  —  Fichtes  im  Schopenhauers  Lehre  vom  Willen  mit  ihren  Kon- 

sequenzen  fur  Weltbegreifung  und  Lebensfuhrung.  Jena,  1887.  8°. 
f  Schwaim  C.  A.  —  Laryux-Tuberkulose  und  Jodol  sowie  Wirkung   des  letztern 

bei  einigen  Erkrankungen  der  Nasen-Schleimhaut.  Bonn,  1887.  8°. 
+  Semon  R.  —  Beitràge  zur  Naturgeschichte  der  Synoptiden  des  Mittelmeeres. 

Leipzig,  1887.  8°. 
^Id.  —  Die  indifferente  Anlage   der   Keimdrusen   beim    Huhnchen  und  ihre 

Differenzinmg  zum  Hoden.  Jena,  1887.  8°. 
f  Skutseh  F.  —  Die  Beckenmessung  an  der  lebenden  Frau.  Jena,  1886.  8°. 
1  Starck  M.  —  Ueber  die  Anwandungsweise  der  neueren  Cannabis  praparate. 

Bonn,  1887.  8°. 
^  Steilb erger  IL  —  Ueber   Nachweis   von   Spenna   zu   forensischen    Zwecken. 

Bonn,  1887.  8°. 
f  Stephanus  Alexandrinus.  —  Opusculum  apotelesmaticum  ab  H.  Usenero  edi- 

tum.  Bonnae,  1880.  4°. 
>Stounba  D.  A.  —  Le  10  Mai.  Bucarest,  1887.  8°. 
f  Strasburg  J.  —  Beitràge  zur  Blutbildimg  in  der  embryonalen  Saugetierleber. 

Bonn,  1887.  8°. 
+ Strauscheid  F. —  Ueber  Geschwiilste  des  Mittelfellraumes.  Bonn,  1887.  8°. 


—    LXXXIV    — 

+  Strunden  F.  —  Casuistischer  Beitrag  ziir  Lehre  vom  pulsirenden  Milztumor. 

Bonn,  1887.  8°. 
f  Theile  H.  —  Ueber  die  Unterkieferbruche  und  ihre  Behandlung.  Bonn,  1887.  8°. 
*  Thilseti   W.  v.  ci.  —  Ueber  veraltete  Luxationen.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Trottmann  A.  —  Ueber  die  Extirpation  der  Scapula.  Lechenich,  1887.  8°. 
f  Usener  IL  —  De  Stephano  Alexandrino.  Bonnae,   1879.  4°. 
f  Id. —  De  Stephano  Alexandrino  Commentalo  altera,  Bonnae,  1880.  4°. 
*Id.  —  Epicuri  specimen.  Bonnae,  1881.  4°. 

f  Viehófer  E.  —  Ueber  intrauterine  Amputationen.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Vógeding  W.  —  Ueber  die  klinische  Bedeutnng  des  Sparteinum  sulfuricum. 

Bonn,  1887.  8°. 
f  Voss  P.  —  Ueber  Rectimi-Tumoren.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Weber  B.  —  De  ovGt'ag  apud  Aristotelem  notione  ejnsque  cognoscendae  ra- 

tione.  Bonnae,  1887.  8°. 
i  Wendelborn  F.  —  Sprachliche  Untersnchung  der  Reime  der  Végéce-Versifi- 

cation  des  Priorat  von  Besancon.  Wiii-zburg,  1887.  8°. 
+  Wìlmann  W.  — Ezzo's  Gesang  von  den  Wundern  Christi.  Bonnae,  1887.  4". 
+  Winnefeld  II.  —  Sortes  Sangallenses  ineditae.  Bonnae,  1887.  8°. 
f  Wirtz  Q.  —  Beitràge   zur   Kenntniss  der  Fumar-  imd   Male'insaure.  Boun. 

1887.  8°. 
i_  Wirz  P.  —  Die  locale  Behandlung  der  Larynx-  Tuberculose.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Witter  J.  —  Die  Beziehungen  und  Verkehr  des  Kurfiirsten  Moritz  von  Sach- 

sen  mit  dem  Romischen  Kònige   Ferdinand   seit   dem   Abschlusse   der 

Wittemberger  Kapitulation  bis  zum  Passeuer  Vertrage.  Neustadt,  1886, 8°. 
T  Wolff  C.  —  Areiche  Rechtwirkungen  hat  die  Cession  eines  Suspensio  bedingten 

Vermàchtnisses  ?  Bonn,  1887.  8  . 
f  Wolff  F.  —  Das  Empyem  der  Stirnhòhlen.  Bonn,  1887.  8°. 
f  Wunderivald  A.  —  Heilung  des  Uterusprolapsus  mittelst  Laparotomie.  Jena, 

1887.  8°. 
i  Wilstenhòfer  Fr.  —  Ueber  Trigeminus-  Neuralgie  und  deren  operative  Be- 
handlung durch  Neurectomie.  Bonn,  1887.  8°. 
fZbiór  wiadomosci  do  Antropologa  Krajowej.  T.  XI.  Krakow,  1887. 
1  Zerbst  M.  —  Ein  Vorlàufer  Lessings  in  der  Aristotelesinterpretation.  Jena, 

1887.  8°. 
f  Ziehen  J.  —  Ephemerides  Tullianae  rerum  inde  a  XYII  M.  Martii  49  A.  Chr. 

usque  ad  IX  M.  Augusti  A.  Chr.  gestarum.  Budapestini,  1887.  8°. 
f  Ziehen  Th.  —  Sphygmographische  Untersuchungen  an  Gaisteskranken.  Jena. 

1887.  8°. 
f  Zillesseu  R.  —  Beitràge   zur  Lehre   von   der   Magen-Darm-Schwimmprobe. 

Bonn,  1887.  8°. 
+  Zimmermann  IL  —  Ueber  die  Behandlung  profuser  Schweissabsonderungen 

mit  Agaricin.  Bonn.  1887.  8°. 


LXXXV 


Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  marzo  1SS8. 

Pubblicazioni  italiane. 

■^Annali  del  r.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Ser.  6a,  t.  VI,  3. 
Venezia,  1888. 

De  Toni  e  Levi.  Flora  algologica  della  Venezia  (Parte  III,  le  CI  oro  ficee).  —  Fa- 
varo.  Sulla  Bibliotheca  Mathematica  di  Gustavo  Enestrom.  —  Torelli.  Alcuni  ap- 
punti su  Alessandro  Manzoni.  Memoria  postuma.  —  Saccardo  e  Paoletti.  Mycetes 
Malacenses.  Funghi  della  penisola  di  Malacca,  raccolti  nel  1885  dall'abate  Benedetto 
Scortechini. 

^Annali  di  agricoltura.  1888,  n.  136,  146.  Roma, 

136.  Abignente.  La  proprietà  del  sottosuolo.  —  146.  Atti  del  Concorso  internazionale 
di  caseificio  tenuto  in  Parma  nel  settembre  1887. 

+Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1888,  n.  2.  Milano. 

Guareschi.  Sull'acido  «  monobromoftalico.  —  Campani  e  Grimaldi.  La  vanillina  nei 
semi  del  lupinus  albus.  —  Bufalini.  Sull'uso  terapeutico  della  cascara  sagrada.  —  Moriotti. 
Dell'antipirina  come  medicamento   analgesico. 

f  Annali  di  statistica.  Ser.  IV,  n.  18,  19.  Roma,  1887. 

Notizie  sulle  condizioni  industriali  delle  provincie  di  Sondrio  e  di  Catania. 

f  Annuario  della  r.  Scuola  superiore  di  agricoltura  in  Portici.  Voi.  V,  3,  4.  Na- 
poli. 1887. 

3.  Comes.  Il  marciume  delle  radici  nei  vigneti  di  Angri.  —  Id.  La  peronospora  della 
vite  e  le  altre  malattie  degli  alberi  fruttiferi  nella  provincia  di  Napoli.  —  Id.  Sulla  Gril- 
lotalpa (Gryllotalpa  vulgaris)  e  sul  mezzo  di  combatterla.  —  Id.  Istruzioni  sulla 
mosca  olearia  (Dacus  oleae).  —  Id.  Il  mal  nero  o  la  gommosi  nella  vite  ed  in  qual- 
siasi altra  pianta  legnosa  e  gli  eccessivi  sbalzi  di  temperatura.  —  4.  Savastano.  La  tuber- 
culosi  dell'olivo.  —  Id.  Iperplasie  e  tumori. 

*  Annuario  della  r.  Università  di  Pavia.  Anno  1887-88.  Pavia,  1888. 

Sorniani.  L'igiene  pubblica  ed  il  progresso  sociale  in  Italia. 

*  Annuario  della  r.  Università  degli  studi  di  Pisa  per  l'anno  accademico  1887-88. 

Pisa,  1888. 

Romiti.  L'origine  e  la  continuità  della  vita. 

"^Anuario  della  Società   degli  ingegneri  e  degli  architetti  italiani  per    l'anno 
1888.  Roma,  1888. 

"^Annuario  del  r.  Istituto  di  studi  pratici  e  di  perfezionamento  in  Firenze  per 
l'anno  accademico  1887-88.  Firenze,  1887. 

^Archivio  per  l'antropologia  e  la  etnologia.  Voi.  XVII,  3.  Firenze,  1887. 

Bastami.  Superstizioni  religiose  nelle  provincie  di  Treviso  e  di  Belluno.  —  Karusio. 
Pregiudizi  popolari  Putignanesi  (Bari).  —  Mazsucchi.  Leggende,  pregiudizi  e  superstizioni 
del  volgo  nell'alto  Polesine.  —  Bianchi.  Sul  modo  di  formazione  del  terzo  condilo  e  sui 
processi  basilari  dell'osso  occipitale  nell'uomo.  Osservazioni  auatomicbe. 


—   LXXXVI   — 

'Archivio  storico  italiano.  Ser.  5,  1. 1,  1.  Firenze,  1888. 

Gaudenzi.  Statuti  dei  mercanti  fiorentini  dimoranti  in  Bologna  degli  anni  1279-1289.  — 
Guasti.  Eicordanze  di  messer  Gimignano  Inghirami  concernenti  la  Storia  ecclesiastica  e 
civile  dal  1378  al  1452.  —  Zini.  Le  Memorie  del  duca  di  Broglie. 

*  Ateneo  (L')  veneto.  Ser.  X,  voi.  II,  6.  Venezia,  1887. 

Glasi.  La  legge  delle  guarantigie.  —  Bonvecchiato.  Dalla  galera  al  manicomio.  — 
Codemo.  Bebbo  Carraro.  —  Nani  Mocenico.  I  precursori  del  nostro  risorgimento.  —  Mol- 
menti.  La  scomunica  di  Fra  Paolo  Sarpi. 
'Atti  della  r.  Accademia  delle  scienze  di  Torino.  Voi.  XXIII,  4,  5.  Torino,  1888. 

Battelli.  Sulle  variazioni  della  resistenza  elettrica  e  del  potere  termoelettrico  del 
Nichel  al  variare  della  temperatura.  —  Sansoni.  Note  di  mineralogia  italiana.  Datolite  e 
Calcite  di  Montecatini  (Valle  di  Cecina).  —  Giaeomini.  Su  alcune  anomalie  di  sviluppo 
dell'embrione  umano. 

♦Atti  della  Società  italiana  di  scienze  naturali.  Voi.  XXX.  4.  Milano,  1888. 

Molinari.  Le  funzioni  della  silice  nella  crosta  terrestre.  —  Mercalli.  Il  terremoto  di 
Lecco  del  20  maggio  1887.  —  Parona.  Contributo  allo  studio  dei  Megalodonti.  —  Bozzi. 
Sopra  una  specie  pliocenica  di  pino  trovata  a  Castelsardo  in  Sardegna.  —  Mercalli.  Le 
lave  di  Eadicofani.  —   Sansoni.  Studio  cristallografico  sopra  alcuni  composti  organici. 

Atti  della   Società   ligure  di   storia  patria.  Voi.  XII,  p.   I,  f.  2;  voi.  XII 
(appendice);  voi.  XVIII,  XIX,  1.  Genova,  1887-88. 

XII,  1  (2).  Remondini.  Iscrizioni  medievali  della  Liguria.  —  XII  (app.).  Belgrano. 
Tavole  a  corredo  della  la  serie  dei  Documenti  riguardanti  la  colonia  genovese  di  Pera. — 
XVEH.  Belgiano  e  Beretta.  Il  secondo  registro  della  Curia  arcivescovile  di  Genova.  —  XIX.  1. 
Desimoni.  Begesti  delle  lettere  pontificie  riguardanti  La  Liguria  dai  più  antichi  tempi  fino 
all'avvenimento  d'Innocenzo  III.  —  Amari.  Aggiunte  e  correzioni  ai  nuovi  ricordi  arabici 
su  la  storia  di  Genova.  —  Belgrano.  Trattato  del  sultano  d'Egitto  col  comune  di  Ge- 
nova. MCCXC. 

*Bollettino   annuale   della   Biblioteca  civica   della  città  di  Torino.  Anno  IV, 

1887.  Torino,  1888. 
f  Bollettino  dei  Musei  di  zoologia  ed  anatomia   comparata  nella  r.  Università 
di  Torino.  Voi.  Il,  n.  34,  38.  Torino,  1888. 

Gihelli.  Variazione  di  colore  nel  Carabus  0 limpiae.  —  Pollonera.  Nuove  specie 
di  molluschi  dello  Scioa.  —  Rosa.  Sulla  struttura  delTHormogaster  Redii.—  Came- 
rano.  Girino  anomalo  di  Rana  esculenta  Linneo. —  Ti.  Bicerche  intorno  alla  anatomia 
ed  istologia  dei  Gordii. 

"Bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Napoli.  Voi.  VI,  n.  1. 

Napoli,  1888. 
*Bollettino  della  sezione  dei  cultori  delle  scienze  mediche  (Accademia  dei  iìsio- 

critici  di  Siena).  Anno  VI,  2.  Siena,  1888. 
*  Bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  5.  Roma,  1888. 

Cettolini.  Invecchiamento  e  imbottigliamento  del  vino.  —  De  Pasquale.  Questioni 
enotecniche  in  Sicilia.  —  Ferrario.  I  vini  italiani  all'estero. 

"Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  3a,  voi.  I,  f.  3.  Roma,  1888. 

Porena.  La  geografia  in  Roma  e  il  Mappamondo  vaticano.  —  Bodio.  Notizie  sulla 
superficie  e  la  popolazione  dell'Etiopia.  —  Annoni.  Da  Agram  a  Costantinopoli,  per  Bel- 


LXXXVII    

grado  a  Bucarest.  —  Amat  di  S.  Filippo.  Recenti  ritrovamenti  di  Carte  nautiche  in  Parigi, 
in  Londra  ed  in  Firenze.  —  D.   V.  Giacomo  di  Brazzà. 

"* Bollettino  della  Società  geologica  italiana.  Voi.  VI,  4.  Roma,- 1888. 

Sacco.  Il  passaggio  tra  il  liguriano  ed  il  tongriano.  —  Malatjoli.  Fauna  miocenica 
a  foraminiferi  del  vecchio  castello  di  Baiso.  —  TaramcUi.  Osservazioni  geologiche  sul 
terreno  Raihliano  nei  dintorni  di  Gorno  in  Val  Seriana  provincia  di  Bergamo.  —  Squi- 
nabol.  Contribuzioni  alla  flora  fossile  dei  terreni  terziari  della  Liguria.  Fucoidi  ed  elmin- 
toidee.  —  Tuccimei.  Nota  preventiva  sul  Villafranchiano  nelle  valli  Sabine. 

+ Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888.  Disp.  9-13.  Roma. 
1  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane   ricevute   per   diritto  di  stampa  dalla 

Biblioteca  nazionale  centrale  di  Firenze.  1888,  n.  53,  54.  Firenze. 
1  Bollettino  del  Ministero  degli  affari  esteri.  Park  la,  voi.  I,  2.  Roma,  1888. 

*  Bollettino  del  r.  Comitato  geologico.  Sor.  2a,  voi.  Vili,  11-12.  Roma,  1888. 

Zaccagna.  Sulla  geologia  delle  Alpi  occidentali.  —  Portis.  Sulla  scoperta  delle  piante 
fossili  carbonifere  di  Viozena  nell'alta  valle  del  Tanaro. 

'Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,   1888 

febb.  e  suppl.  Roma. 
^Bollettino  di  notizie  agrarie.  Anno  X,  1888,  n.  7-13.  —  Rivista  meteorico- 

agraria,  n.  5-8.  Roma,  1888. 
"Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  4.  Roma,  1888. 

*  Bollettino  mensuale  pubblicato  per  cura  dell'Osservatorio  centrale  di  Monca- 

lieri.  Ser.  2a,  voi.  Vili,  2,  febb.  1888.  Torino. 

Hildehrandsson.  Principali  risultati  delle  ricerche  sulle  correnti  superiori  dell'atmo- 
sfera fatte  nella  Svezia. 

*  Bollettino   meteorico   dell'Ufficio   centrale    di   meteorologia.  Anno  X,   marzo 

1888.  Roma. 
f  Bollettino  sanitario  (Direzione  della  Sanità  pubblica).  Febbraio,  1888.  Roma. 
'Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei  principali   prodotti  agrari  e 

del  pane.  Anno  XV,  1888,  n.  6-11.  Roma. 
+Bollettino  ufficiale  dell'istruzione.  Voi.  XIV,  2,  febb.  1888.  Roma. 
fBullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  2. 

Roma,  1888. 

Cantarelli.  Il  Cursus  honorum  dell'imperatore  Petronio  Massimo. —  Gatti.  Degli 
avanzi  dell'acquedotto  vergine.  —  Tornaletti.  Notizie  epigrafiche.  —  Gatti.  Travamenti 
risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana.  —  Id.  L'epitafio  di  «  Ioannes  exiguus  » 
vescovo  d'ignota  sede  nel  secolo  sesto. 

'Bullettino  dell'imperiale  Istituto  archeologico  germanico.  Sez.  romana.  Voi.  II,  4. 
Roma,  1887. 

Gamurrini.  Dell'arte  antichissima  in  Roma.  —  v.  Duhn.  La  necropoli  di  Suessula.  — 
I.  La  comune  provenienza  da  Cuma  delle  urne  di  bronzo  e  delle  ciste  a  cordoni. —  lì.  Due  figure 
di  urne  di  bronzo.  — ■  III.  L'epoca  delle  urne  di  bronzo.  —  Pauli.  Inscriptiones  clusinae  ine- 
ditae.  —  Dessau.  Un  amico  di  Cicerone  ricordati  da  un  bollo  di  mattone  di  Preneste. 

fBullettino  della  r.  Accademia  medica  di  Roma.  Anno  XIV,  1.  Roma,  1888. 

De  Rossi.  Della  scuola  medica  agli  Stati  Uniti  e  principalmente  degli  studi  speciali.  -- 
Poslempski .  Sutura  metallica  nelle  fratture  della  clavicola.  —  Id.  Resezione   enartrodiale 


—  lxxxvih  — 

del  femore;  processo  Vblkmann.  —  Sergi.  Antropologia  fisica  della  Fuegia.  —  Gualdi. 
Emiparesi  del  bacino  da  isteria.  —  Impallomeni.  Sopra  due  casi  di  anomalie  di  reni  e 
delle  corrispondenti  arterie.  —  Mingazzini.  Intorno  ai  solchi  e  le  circonvoluzioni  dei  Pri- 
mati in  paragone  con  quelli  del  feto  umano.  —  Z agirti.  L'oftalmia  detta  egiziana. 

'•"Bullettino    di   bibliografia  e  di    storia  delle   scienze   matematiche  e   fisiche. 
T.  XX.  Maggio  1887. 
Narducci.  Vita  di  Pitagora,  scritta  da  Bernardino  Baldi. 

fBullettino  di  paletnologia  italiana.  Ser.  2a,  t.  IV,  1-2.  Parma,  1888. 

Pigorini.  Cuspidi  di  selce  ovoidali  dell'Italia.  —  Morelli.  Antichi  manufatti  metal- 
lici della  Liguria  —  Campi.  Spada  di  bronzo  del  Veneto,  del  Trentino  e  del  Tirolo.  — 
Rujfoni.  Torbiera  d'Iseo. 

*  Circolo  giuridico  (II).  Anno  XIX,  1-3.  Palermo,  1888. 

Santangelo-Spoto.  La  insequestrabilità  degli  stipendi  degli  impiegati  comunali  e  pro- 
vinciali a  proposito  del  progetto  Crispi. 

f  Giornale  d'artiglieria  e'  genio.  Anno  1888,  disp.  I.  Koma. 

"Giornale  della  r.  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  1-2.  1888.  Milano. 

Zucchi.  Il  quinto  e  sesto  progetto  di  legge  sanitaria.  —  Maggiora.  Relazione  delle 
discussioni  tenute  alla  r.  Società  italiana  d'igiene  (Sede  Piemontese)  sul  progetto  'li  legge 
per  la  tutela  d'igiene  e  sanità  pubblica  presentato  in  Senato  nella  tornala  del  25  novem- 
bre 1887.  —  Raseri.  Statistica  delle  cause  di  morte  nei  comuni  capoluoghi  di  provincia 
e  di  Circondario  per  l'anno  1885. —  Bodio.  Della  statistica  sanitaria  in  Italia.  Lettera  al 
prof.  A.  Corradi. 

1  Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  X, 
2°  seni.  f.  12.  Die.  1887.  Genova. 

Ghinazzi.  Il  comporre  nelle    scuole   inferiori.   —   Castellini.  I  Siculi,  ricerca  di  una 
civiltà  italiana  anteriore  alla  greca   per   Rosario    Salvo    di    Pietraganzilli.  Recensione.   — 
Daneo.  La  scuola  nell'officina. 
f  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  2.  Koma,  1888. 

Panava.  Considerazioni  statistiche  sulle  febbri  malariche  curate  nell'Ospedale  militare 
di  Roma  dal  febbraio  1886  al  gennaio  1887.  —  Bianchi.  Sifiloderma  ulceroso.  -  Colasanti 
e  Moscatelli.  L'acido  paralattico  nella  orina  dei  soldati  dopo  le  marci'-  ili  resistenza. 

'"Giornale  militare  ufficiale.  1888.  Parte  la,  disp.  7-12;  parte  II,  disp.  8-13. 

Koma. 
fIngegneria  civile  (L')  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  1,  2.  Torino,  1888. 

1.  Ferrando.  Le  guglie  del  Siam. —  Ruggiero.  Intorno  al  canale  Villoresi  per  una 
derivazione  d'acqua  dal  fiume  Ticino.  —  Il  tunnel  del  Sempione.  La  grande  galleria  di 
Ronco  per  la  linea  succursale  dei  Giovi.  La  trazione  funicolare  per  la  galleria  dei  Giovi.  — 
L'acciaio  al  manganese.  Macchina  a  vapore  compound  di  grandi  dimensioni.  —  2.  (frugnola. 
Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di  quello  recentemente  costruito  per  l'arsenale  di  Taranto.  — 
Penati.  Il  motore  ad  aria  calda  di  Benier.  —  Sul  busto  meccanico  universale  del  signor 
Emilio  Ferrari:  Relazione  alla  Società  promotrice  dell'industria  nazionale. 

"Mélanges  d'archeologie  et  d'histoire.  Année  Vili,  1-2.  Kome,  1888. 

de  Nolehac.  Giovanni  Lorenzi,  bibliothécaire  d'Innocent  Vili.  —  Prou.  Notice  et 
extraits  du  manuscrit  863  du  fonds  de  la  reine  Christine  au  Vatican.  —  Le  Blant.  Les 
chrétiens  dans  la  société  paiienne  aux  premiers  àges  de  l'église.  —  de  la  Bianchire.  La 
poste  sur  la  voie  Appienne  de  Rome  à  Capoue.  —  Gsell.  Notes  d'épigraphie.  —  Muntz. 
Les  sources  de  l'archeologie  chretienne  dans  les  bibliothèques  de  Rome,  de  Florence  et  de 


LXXXIX    

Milan.  —  Caclier  Etude  sur  la  sigillographie  des  rois  de  Sicile.  I.  Los  bulles  d'or  des 
Archives  du  Vatican.  —  Lécrivain.  L'appel  de  juges-jurés  sous  le  haut-empire.  —  Le  Blant. 
Note  sur  une  coupé  de  verre  grave  découverte  en  Sicile.  —  là.  Necrologie. 

+  Memorie  della  Società  degli  spettroscopisti.  italiani.  Voi.  XVI,  11,  12.  Roma, 

1888. 

11.  Ricco.  Osservazioni  e  studi  dei  crepuscoli  rossi  del  1883  e  1886.  —  Tacchini. 
Fotografie  della  corona  atmosferica  attorno  al  sole,  fatte  in  Roma  nel  settembre  1887.  — 
Lockyer.  Recherches  sur  les  météorites.  Conclusions  générales.  —  12.  Tacchini.  Macchie 
e  facole  solari  osservate  al  regio  Osservatorio  del  Collegio  Romano  nel  4°  trimestre  1887.  — 
Id.  Osservazioni  spettroscopiche,  solari  fatte  nel  regio  Osservatorio  del  Collegio  Romano 
nel  4°  trimestre  del  1887.  —  Ricco.  Osservazioni  astrofisiche  solari  eseguite  nel  regio  Os- 
servatorio di  Palermo.  Statistica  delle  macchie  e  delle  facole  nel  1887.  —  Garibaldi. 
Astronomia  fisica.  Le  protuberanze  solari  nei  loro  rapporti  colle  variazioni  del  magnete 
di  declinazione  diurna. 

tEassegna  (nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  II,  n.  4-6.  Conegliano,  1888. 

4.  Soncini.  Pensiamo  alla  cantina.  —  Cettolini.  L'enologia  e  la  lotta  di  tariffe  fra 
la  Francia  e  l'Italia.  —  Succi.  Processo  Gedudlt  per  la  determinazione  dello  zucchero.  — 
Briolini.  Produzione  e  commercio  del  Cognac  in  Francia.  —  Ravaz-Bassi.  Propagazione 
per  gemma  isolata.  —  Flotti.  Statistica  viticola  del  Cantone  di  Neuchatel.  —  Soncini. 
Viti  americane  (Vitis  Rupestris  di  Scheele).  —  5.  Carpenè.  Il  carbone  nella  pratica 
delle  filtrazioni  dei  vini.  —  Soncini.  Peronospora  della  vite.  Risultati  degli  esperimenti 
fatti  per  combatterla  nei  vigneti  della  r.  Scuola  di  viticoltura  ed  enologia  in  Conegliano.  — 
Pini.  Le  malattie  dei  vini  in  Sicilia.  —  Cettolini.  La  questione  fillosserica  in  Francia.  — 
Joulie.  Sulla  clorosi  della  vite.  —  6.  Comboni.  Ciò  che  entra  in  Italia.  —  Soncini.  Pero- 
nospora della  vite.  Risultati  degli  esperimenti  fatti  per  combatterla  nei  vigneti  della 
r.  Scuola  di  viticoltura  ed  enologia  in  Conegliano.—  Cencelli.~L&  tortrice  dell'uva  (T  o  r  - 
trix  ambigue  11  a  Hiibner).  —  Sestini.  L'iposolfito  sodico  ed  il  solfito  calcico  nella  eno- 
tecnica. —  Mancini.  Ampelomiceti  della  famiglia  degli  Agaricini.  —  Soncini.  Viti  ame- 
ricane (Vitis  Cordifolia  di  Michaux). 

f  Rendiconti  del  r.  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XXI,  4,  5. 
Milano,  1888. 

4.  Buccellati.  Progetto  del  Codice  penale  pel  regno  d'Italia  del  ministro  Zanardelli.  — 
Strambio.  Da  Legnano  a  Mogliano  Veneto.  Un  secolo  di  lotta  contro  la  pellagra.  Bricciole 
di  storia  sanitario-amministrativa.  —  Bellini.  Esegesi  del  frammento  '  Fugitivus  '  di  Claudio 
Trifonino.  —  Ardissone.  Le  alghe  della  Terra  del  Fuoco  raccolte  dal  prof.  Spegazzini.  — 
Aschieri.  Del  legame  fra  la  teoria  dei  Complessi  di  rette  e  quelle  delle  corrispondenze 
univoche  e  multiple  dello  Spazio.  —  Ascoli.  Riassunto  della  mia  Memoria:  «  Le  curve 
limite  di  una  varietà  data  di  curve  »  ,  ed  osservazioni  critiche  alla  medesima.  — 
5.  Strambio.  Da  Legnano  a  Mogliano  Veneto.  Un  secolo  di  lotta  contro  la  pellagra.  Bric- 
ciole di  storia  sanitario-amministrativa.  —  Celoria.  Nuove  orbite  delle  stelle  doppie  OS 
298  nella  costellazione  di  Boote  e  |3  del  Delfino.  —  Verga.  Poche  parole  sulla  spina  Co- 
cleare dell'orbita  umana.  —  Ascoli.  Riassunto  della  mia  Memoria:  «  Le  curve  limite  di  una 
varietà  data  di  curve»,  ed  osservazioni  critiche  alla  medesima. 

+ Rendiconto  dell'Accademia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche.  Ser.  2a,  voi.  II, 
1-2.  Napoli,  1888. 

1.  Pergola.  Rapporto  dei  lavori  compiuti  dall'Accademia  delle  scienze  fisiche  e  ma- 
tematiche nell'anno  1887.  —  Malerba  e  Sanna-Salaris.  Su  di  un  microrganismo  trovato 
nell'urina  umana  alla  quale  impartisce  una  consistenza  vischiosa.—  Traversa.  Azione  della 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Voi,.  IV,  1°  Sem.  12 


—  xc  — 

Strofantina  sull'apparato  cardiaco-vascolare  o  sui  muscoli  striati.  —  Del  Re.  Su  certi  sistemi 
di  quartiche  e  sestiche  sviluppabili  che  si  presentano  a  proposito  delle  trasformazioni 
lineari  di  una  certa  quartica  gobba  in  se  stessa.  —  Capelli.  Ricerca  delle  operazioni  inva- 
riantive  fra  più  serie  di  variabili  permutabili  con  ogni  altra  operazione  invariantiva  fra 
le  stesse  serie.  —  2.  De  Gasparis.  Riassunti  decadici  e  mensili  delle  osservazioni  meteo- 
riche fatte  nel  r.  Osservatorio  di  Capodimonte  nell'anno  1887.  —  Id.  Determinazioni  asso- 
lute della  inclinazione  magnetica  nel  r.  Osservat'orio  di  Capodimonte.  —  Albini.  Conti- 
tinuazione  delle  ricerche  sperimentali  sulla  segregazione  dei  vegetali.  —  Pascal.  Sopra  un'ap- 
plicazione del  metodo  per  esprimere  una  forma  invariantiva  di  una  binaria  cubica  mediante 
quelle  del  sistema  completo.  —  Masoni.  Su  di  una  nuova  formola  proposta  pel  calcolo 
della  portata  nelle  bocche  a  stramazzo. 

Rendiconto  delle  tornate  e  dei  lavori  dell'Accademia  di  archeologia,  lettere  e 
belle  arti.  N.  S.  Anno  I,  1887.  Napoli. 

fRevue  internationale.  Ve  année,  t.  XVII,  5,  6.  Koiné,  1888. 

5.  Blaze  de  Bury.  Mes  souvenirs  de  la  «  Revue  des  deux  Mondes. —  K.  Les  lettres 
militaires  du  prince  de  Hohenlohe.  —  Fontane.  Les  marionnettes.  —  Frènes.  Jean-Pierre 
Vieusseux  d'après  sa  correspondance  avec  J.-C.-L.  De  Sismondi.  —  Heard.  Biasima.  — 
Raineri.  Les  grandes  lignes  de  navigation.  —  6.  Massarenti.  A  mes  amis  de  France.  — 
De  Bunsen.  L'empereur  Guillaume. 

f  Rivista  critica  della  letteratura  italiana.  Anno  V,  n.  1.  Firenze,  1888. 

T  Rivista  di  filosofia  scientifica.  Ser.  2a,  voi.  VII,  gen.-feb.  1888.  Milano. 

ArdigO.  L'equivoco  àc\V  Inconscio  di  alcuni  moderni.  —  Sergi.  Evoluzione  umana.  — 
Grossi.  La  divisione  del  lavoro  nelle  società  preistoriche.  Ricostruzione  sociologica.  — 
Mazzarelli.  Di  alcuni  organi  rudimentali  nella  serie  animale  e  del  loro  significato  filoge- 
netico. —  Cesca.  La  «  Cosa  in  sé  ».  I.  La  dottrina  di  Emanuele  Kant  sulla  «  Cosa  in  sé  ».  — 
Lourie.  Studi  di  psicologia.  I  fatti  e  le  teorie  dell'inibizione.  II.  Le  teorie. 
fRivista  italiana  di  filosofia.  Anno  III,  voi.  I,  marzo-aprile.  1888.  Roma. 

Ferri.  La  filosofia  politica  in  Montesquieu  ed  Aristotele.  —  Mariano.  Il  processo  sto- 
rico della  Chiesa.  —  Segrv.  La  M.itistica  e  il  libero  arbitrio  in  rapporto  alla  nuova  scuola 
di  diritto  penale. 

f Rivista  marittima.  Anno  XXI,  2,  febb.  1888.  Roma. 

Raineri.  Il  canale  di  Corinto.  —  Maldini.  I  bilanci  della  marina  d'Italia.  —  Studio 
sull'ufficio  e  l'organizzazione  delle  batterie  da  costa.  —  Beresfold.  L'ufficio  navale  di  infor- 
mazioni in  Inghilterra.  —  De  Haig.  Il  cannone  pneumatico  a  dinamite. 

r  Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VII,  2,  3.  Torino,  1888. 

Brentari.  I  colli  euganei.  —  Bellucci.  L'Osservatorio-rifugio  del  monte  Vettore.  — 
Bonacossa.  Pizzo  Rodes  e  prima  ascensione  al  pizzo  Biolco.  —  Budden.  L'utilità  pratica 
dei  ricoveri  alpini. 

fRivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  4-6.  Firenze,  1888. 

4.  Canestrini.  Esperienze  sopra  alcuni  effetti  prodotti  dalle  scintille  d'induzione.  — 
Determinazione  colorimetrica  dello  solfo  nel  ferro.  —  Poli.  La  peronospora  dei  grappoli.  — 
5.  Martinotti.  Studi  sulla  termogenesi  magnetica.  —  Fai.  Rivista  di  alcune  ricerche  intorno 
all'influenza  della  luce  sui  conduttori  elettrizzati.  —  Finocchi.  Sul  fenomeno  di  Leiden- 
forst.  —  6.  Influenza  del  magnetismo  sulla  resistenza  elettrica  dei  conduttori  solidi.  — 
Fritsch.  Produzione  industriale  del  nitrato  di  etile.  —  Poli.  Microscopio  da  acquario  del 
prof.  E.  Schulze. 

7  Sessioni   dell'Accademia  pontificia  dei   nuovi   Lincei.  Anno  XLI,  sess.  1-4. 
1887-88.  Roma. 


—   XCI   — 

+ Spallanzani  (Lo).  Anno  XVII,  ser.  2a,  1-2.  Roma. 

Giaccio.  Del  sangue.  —  Paladino.  Principali  fenomeni  della  vita  delle  ovaja  nei  mam- 
miferi. —  Postempsky.  Frattura  della  colonna  vertebrale.  Fratture  delle  ossa  del  bacino. 
Rottura  dell'uretra.  Contusioni  delle  parti  molli  e  trattamento  dei  versamenti  sanguigni 
per  contusione.  Contusioni  degli  organi  cavitari.  —  Jannuzzi.  Emissione  di  cisti  di  echi- 
nococco. 

+Statistica  del  commercio  speciale  d'importazione  e  di  esportazione  dal  1°  gen. 
al  29  feb.  1888.  Roma. 

*  Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  1.  Roma,  1888. 

/loppe  e  Finto.  Per  la  storia  della  legge  delle  tensioni  di  Volta.  —  Bracchi.  Elet- 
trometria ad  uso  degli  impiegati  telegrafici. 

Pubblicazioni  estere. 

•  Abhandlungen  der  k.  geologischen  Reichsanstalt.  Bd.  XI,  2.  Wien,  1887. 

Stur.  Die  Carbon-Flora  der  Schatzlarer  Schichten. 

*■  Abhandlungen  herausg.  von  der  Senckenbergischen  Naturforschenden  Gesell- 
schaft.  Bd.  XV,  1.  Frankfurt  a.  M.  1887. 

Geiler  und  Kinkclin.  Oberpliociin-Flora  aus  den  Baugriiben  des  Klàrbeckens  bei  Nie- 
derrad  un  der  Schleuse  bei  Hochst  a.  M.  —  Moschler.  Beitrage  zur  Schmetterlings-Fauna 
der  Goldkiiste.  —  Noli.  Experimentelle  Untersuchungen  ueber  das  Wachstum  der  Zell- 
membran. 

+  Abstracts  of  the  Proceeding^  ofthe  Chemical  Society.  N.  49,  50.  London,  1888. 
fActa  historica  res  gestas  Poloniae  illustrantia.  T.  IX,  X,  XI.  W  Krakowie, 
1886-87. 

IX.  Cardinalis  Hosii  epistolae.  1551-1558.  —  X.  Lauda  conventuum  particularium  terrae 
Dobrinensis.  —  XI.  A  età  Stephani  regis  1576-1582. 

'  Acta  Universitatis  lundensis.  T.  XXIII,  1886-87.  Lund. 

Philos.-Sprakvet.  och  histori.  Paulson.  Studia  Hesiodea,  I.  —  IVulff.  Poèmes  ine'- 
dites  de  Juan  de  la  Cueva.  —  Thyrén.  Verldsfreden  under  Napoleon.  —  Mathem.  och 
Naturv.  Rosén.  Solution  d'un  problème  d'électrostatique.  —  Agarclh.  Till  Algernas  Syste- 
matik  (Femte  Afdelningen).  —  Ratts-och  Statsv.  Ask.  Om  formaliteter  vid  kontrakt  enligt 
romersk  och  svensk  formogenhetsràtt. 

fAnalele  Academiei  Romane.  Ser.  2,  t.  Vili,  sect.  2;  t.  XI.  Part.  adm.  Mem. 
sect.  ist.  Mem.  sect.  sciint.  Bucuresci,  1888. 

Mem.  sect.  ist.  Vili,  2.  Ghica.  Amintiri  despre  Grigorie  Alexandrescu  —  Baritiu. 
Apulum,  Alba- Julia,  Belgradu  in  Transilvania.  —  Melchisedech.  Scinte  din  vièta  Mitropo- 
litului  Ungro-Vlachiei  Filoret  II-lea  ,  1792,  si  ale  altoru  persóne  bisericesci  cu  cari  elu 
a  fostu  in  relatiuni  de  aprópe.  —  Papadol-Calimachu.  Notita  istorica  despre  orasulu  Boto- 
sani.  —  Tocilescu.  Raporturi  asupra  càtoru-va  manastiri,  schituri  si  biserici  din  téra,  pre- 
sentate Ministeriului  Culteloru,  si  alu  invetamintului  publicu.  —  Sturdza.  Dare  de  Sèma 
despre  colectiunea  de  documente  istorice  romàne  aflate  la  Wiesbaden.  —  Id.  I.  Sensore 
autografa  de  la  Michaiu-Vitézulu.  IL  Stegulu  lui  Serbanu-Voda  Cantacuzino,  III.  Nóue  desco- 
periri  numismatice  romànesci.  —  IX.  Mem.  sect.  istor.  Sturdza.  Dece  Maiu,  Memorili.— 
Marianu.  Biserica  din  Parhauti  in  Bucovina.  —  Urechia.  Sema  visteriei  Moldovei  din  1818  — 
Id.  0  statistica  a  Terei  Romànesci,  din  1820.  —  Id.  Inscriptiuni  dupe  manuscrise.  Comu- 
nicari  si  note.  —  Papadol-Calimachu.  Generalulu    Pavelu   Kisseleff  in   Moldova  si    Tera 


—  XCII  — 

Romanésca,  1829-1834,  dupé  docilmente  rusesci.  —  Urechia.  Notile  despre  slobozii  — 
Mem.  sect.  sciint.  Cabalcescu.  Despre  originea  si  modula  de  zacere  alu  Petroliului  in 
generalu  si  particularu  in  Carpati.  —  Stefanescu.  A  treia  sesiune  a  Congresului  Geologicu 
internationalu  tinutu  la  Berlin  in  1885.  —  Bacalof/lo.  Aperatoriulu  de  trasnetu  (Paraton- 
nerre).  _  Felix.  Alu  Vl-lea  Congresu  internationalu  de  Igiena  si  demografìe  si  exposi- 
tiunea  de  igiena  si  demografie  din  Viena  (Septembre-Octobre  1887). 

tAnnalen  der  Chernie.  Bd.  CXLIII.  Leipzig,  1888. 

Dobriner.  Ueber  die  Siedepunkte  und  specifischen  Volumina  der  Aether  normaler 
Fettalkobole.  —  RI.  Ueber  die  specifischen  Volumina  der  normalen  Alkyljodide.  —  Pinette. 
Siedepuntke  und  specifische  Volumina  einiger  Phenole  und  Phenol&ther.  —  Lossetl.  Bemer- 
kungen  zu  den  vorausgehenden  Abhandlungen.  —  Gótting.  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Con- 
stitution  des  Nitroathans.  —  Resse.  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Cbinaalkalo'ide.  —  JVisli- 
cenus.  Neue  Reactionen  des  Dichloriithers.  —  Klinger  und  Maassen.  Ueber  einige  Sulfin- 
verbindungen  und  die  Valenzen  des  Schwefels  ;  erste  Abhandlung.  —  Wallace  waàHeusler. 
Ueber  organische  Fluorverbindungen.  —  Laubmann.  Ueber  die  Verbindungen  des  Phenyl- 
hydrazins  mit  einigen  Ketoiialkoholen.  —  Hasselbach.  Ueber  Hydrodiphtallactonsaure  und 
Hydrodiphtalyl.  —  Jkuta.  Ueber  jj-Nitrosodiphenylamin.  —  Wacker.  Zur  Kenntniss  aroma- 
tischer  Nitrosobasen.  —  Rock.  Ueber  einige  aromatische  Nitrosobasen.  —  Wehmer  und 
Tollens.  Ueber  die  Bildung  voti  Làvulinsaure,  eine  Reaction  allei  wahren  Kohlenhydrate.  — 
Id.  id.  Ueber  das  Verhalten  des  Methylenitans  (der  sog.  Formose  von  Loew)  brini  Erhitzen 
mit  Sauren.  —  Einìxom  und  Lauch.  Ueber  das  Verhalten  des  Chinolins  und  Beiner  Deri- 
vate gegen  unterchlorige  Saure.  —  Id.  und  Grabfield.  Zur  Kenntniss  der  Paramethoxyphe- 
nylacrylsaure. 

1  Annalen  der  Physik  und  Chemie.  N.  F.  Bd.  XXXIII,  4.  Beiblatter  XII,  2,  3. 

Leipzig,  1888. 

Stenger.  Ueber  die  Gesetzmàssigkeite  im  Absorptionsspectrum  eines  Korpers.  -- 
v.  Oettingen  u.  v.  Gemet.  Ueber  Knallgasexplosion.  —  Lecker.  Ueber  eleciromotoriscbr 
Gegenkràfte  in  galvanischen  Lichterscheinnngen.  Arrhenius.  [Jeber  das  LeitungsvermO- 
gen  belenchteter  Luft.  —  Rontgen  u.  Schneider.  Ueber  die  Compressibilitat  des  Wassers.  — 
Meyer  zur  Capellen.  Mathematische  Theorie  der  transversalen  Selnvingungen  eines  Stabcs 
von  verànderlicbem  Querschnitt.  —  Kohlrausch.  Das  WàrmeleitnngsvermOgen  harten  und 
weichen  Stahles.  —  Natansan.  Ueber  die  kinetiscbe  Theorie  unvollkommener  Gase.  —  Narr. 
Zur  Verhalten  der  Electricitiit  in  Gasen.  —  Gockel.  Bemerkungen  zu  einem  Aufsatze  des 
Hrn.  P.  Duhem,  die  Peltier'sche  Wirkung  in  einer  galvanischen  Rette  betreffend. 

1Annalen  des  k.  k.  naturhistorhischen  Hofmuseums.  Bd.  Ili,  1.  Wien,  1888. 
Weithofer.  Ueber  einen  neuen  Dicynodonten  (Dicynodon  simocephalus)  aus 
der  Karrooformation  Siidafrikas.  —  Id.  Ueher  ein  Vorkommen  von  Eselsresten  in  der  Hohle 
"Pytina  jama«  bei  Gabrowitza  nàchst  Prosecco  im  Ktistenlande.  —  von  Marenzeller.  Ueber 
einige  japanische  Turhinoliiden.  —  Kriechbaumer.  Neue  Ichnenmoniden  des  Wiener  Mu- 
seums.  —  von  Pelzeln  und  von  Lorenz.  Typen  der  ornithologischen  Sammlung  des.  k.  k. 
naturhistorischen  Hofmuseums.  —  von  Washington.  Ueber  ein  Vorkommen  des  Pel  e  ca- 
li us  sharpei  du  Bocage  in  Oesterreich-Ungarn  nebst  einigen  allgemeinen  Bemerkungen 
iiber  diese  Art.  —  von  Beck.  Zur  Kenntniss  der  Torf  bewohnenden  Fohren  Nieder- 
osterreichs.  —  Bencerth.  Drifter  Nephritfund  in  Steiermark. 

+Annalen  des  physikalischen  Central-Observatoriums.  Jhg.  188(3,  Th.  II.  S.  Pe- 

tersburg,  1887. 
Unnalen  (Mathematische).  Bd.  XXXI,  2.  Leipzig,  1888. 

Dingeldey.  Die  Concomitanten  der  temami  cubischen  Formen,  inshesondere  der  Form 


—  xeni  

xlxì'ì  —  4#23+#2  iPiVs+^a?!8.  —  /e/.  Ueber  die  Transformation  der  Gleichung  der  ebenen 

Curve  dritter  Ordnung  mit  Doppelpunkt  auf  die  Normalform.  —    Schlesinger.  Ueber  die 

Verwerthung  der  5-Functionen  fiir  die  Curven  dritter  Ordnung  nebst  einer  Anwendung  auf 

die  zu  einer  Curve  dritter  Ordnung  apolaren  Curven.  —  Koenigsberger.   Ueber  algebrai- 

sche  Beziehungen  zwischen  Integralen   linearer   Differentialgleichungen.  —  Finche.  Ueber 

ausgezeichnete  Untergruppen  in  der  Gruppe  der  elliptischen  Modulfunctionen.  —  Zeuthen. 

Sur  la  détermination  d'une  courbe  algébrique  par  des  points  donnés.  —  Killing.  Die  Zu- 

sammensetzung  der  stetigen  endlichen  Transformationsgruppen.  —  Kùpper.  Ueber  die  auf 

einer  Curve  mter  Ordnung  Cm  vom'  Geschlecht  p  von  den    co2  Geraden  G  der  Ebene  aus- 

p 

geschnittene  lineare  Schaar    q<-2K  —  Koenigsberger.  Ueber  die  Erniedrigung  der  Ordnung 

m 

algebraischer  Differentialgleichungen  mit  Hiilfe  bekannter  Integrale. 

■"Annales  des  mines.  8e  sér.  t.  XII,  5.  Paris,  1887. 

Marie.  Les  régulateurs  de  vitesse.  —  Ricour.  Notice  sur  la  répartition  du  trafic  des 
chemins  de  fer  fran9ais  et  sur  les  prix  de  revient  des  transports.  —  Noblemaire.  Le  prix 
de  revient  sur  les  chemins  de  fer  et  la  répartition  du  trafic.  —  Babu.  Note  sur  le  Ram- 
melsberg  (Bas-Harz).   —  là.  Note  sur  l'étude  géométrique  des  croiseraents  de  filons. 

+Annales  des  ponts  et  chaussées.  1888  janvier-février  et  personnel.  Paris. 

Janv.  Noblemaire.  Notice  biographique  sur  M.  Alexandre  Surell.  —  Colson.  L'orga- 
nisation  financière  des  ports  maritimes  de. commerce  en  Angleterre.  —  FÉvr.  Mayer.  Note 
sur  les  égouts  des  villes.  —  Durand-Clave.  Examen  des  systèmes  Waring  et  Shone  pour 
l'évacuation  des  eaux  d'ego  ut.  —  Laurent.  Note  sur  le  nettoyage  des  ouvrages  d'art  au 
moyen  des  procédés  chimiques  brevetés  de  M.  Liebhaber.  —  Chicoineau.  Note  sur  les  ap- 
paraux  employés  au  rejointoiement  du  viaduc  de  Dinan. 

fAnnales  (Nouvelles)  de  mathématiques.  3e  sér.  1888  févr.    Paris. 

Cesavo.  Sur  la  convergence  des  se'ries.  —  Laurent.  Sur  la  théorie  de  l'élimination.  — 
Pomey.  Sur  le  plus  grand  commini  diviseur  de  deux  polynomes  entiers.  —  Hoffmann.  Sur 
l'existence  de  trois  racines  réelles  de  l'équation  qui  détermine  les  axes  principaux  d'un 
cune.  —  Worontzoff.  Sur  un  the'orème  de  M.  Weill.  —  Cesavo.  Sur  les  cercles  inscrits  à 
un  triangle. 

fAnnales  scientifiques   de  l'École   normale  supérioure.   3e  sér.  t.  V,  3.   Mars 

1888.  Paris. 

Combescure.  Sur  le  déplacement  tangentiel  de^deux  surfaces  rigides.  —  Darbovx.  Sur 
la  représentation  sphérique  des  surfaces.  —  Duhem.  Sur  la  pression  électrique  et  les  phé- 
nomènes  électrocapillaires. 

+  Annuaire  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  1888.  Paris. 
^Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  France.  1887  oct.-nov.  Paris. 

Poincaré.  Déplacements  du  champ  des  alize's  boréaux  dans  l'année  météorologique 
1883.  Note  complémentaire  sur  l'influence  de  l'amplitude  de  l'oscillation  de  la  lune  en  dé- 
clinaison.  —  Guilbert.  Étude  sur  les  dépressions  secondaires  du  golfe  de  Gènes  et  obser- 
vations  relatives  à  leur  pré vision.  —  Renou.  Résumé  des  observations  météorologiques  faites 
au  Parc-de-Saint-Maur,  en  juillet  et  aoùt  1887. 

fAnzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  n.  273-275.  Leipzig,  1888. 

273.  Mitsukuri.  The  Ectoblastic  Origin  of  the  Wolftìan  Duct  in  Che  lo  ni  a.  - 
Meinert.  Ein  bischen  Protest.  —  Fritsch.  Ueber  die  Brustflosse  von  Xenacanthus  Do- 
cile ni  Godf.  —  v.  Fischer.  Ein  Kornerfressendes  Reptil.  —  Sarasin.  Die  Langsmuskeln 


—   XCIV   — 

und  die  Stewart'schen  Orbane  der  Echinothuriden.  —  Richard.  Note  sur  Moina  bathy- 
cola  (Vernet).  —  274.  Horst.  Cunningham  on  «the  cardiac  body.  —  v.  Perényi.  Ent- 
wicklung  des  Amnion,  Wolff 'schen  Ganges  und  der  Allantois  bei  don  Reptilien.  —  Repia- 
cho/f.  Noch  eine  an  Nebalien  lebende  Turbellarie.  —  275.  Goette.  Ueber  die  Eiitwicklung 
von  Petromyzon  fluviatilis.  —  Cholodkotcsky.  Ueber  die  Bildung  des  Entoderms 
bei  Blatta  germanica.  —  Imhof.  Fauna  der  Susswasserbecken. 

fArchaeologia  or  Miscellaneous  tracts  relating  to  Antiquity,  pubi,  by  the  So- 
ciety of  antiquarie®  of  London.  Voi.  L,  2.  London,  1887. 

Kirby.  The  Alien  Priory  of  St.  Andrew,  Hamble  and  its  transfer  to  Winchester  Col- 
lege in  1391.  —  Hilton  Pricce.  Further  Notes  upon  Excavations  at  Silchester.—  Cheales. 
On  the  Murai  Paintings  in  Ali  Saints  Church,  Friskney,  Lincolnslihv.  —  Browne.  On 
Basket-work  Figures  of  Men  represented  on  Sculptured  Stones.  —  Church.  Reginald  bishop 
of  Bath  (1174-1191);  his  episcopato,  and  his  share  in  the  building  of  the  church  of  Wells.  — 
Aikinson.  Notes  on  an  Ancient  Boat  found  at  Brigg.  —  Peacock.  Notes  from  the  Records  of 
the  Manor  of  Bottesford,  Lincolnshire.  —  Thomas.  On  excavations  in  an  Anglo-Saxon  ce- 
metery  at  Sleaford,  in  Lincolnshire.  —  Freshfield.  On  certain  churches  on  the  eastern  coast 
of  Italy.  —  Gomme.  The  History  of  Malmesbury  as  a  Village  Community.  —  Sparroa:e 
Simpson.  Two  Inventories  of  the  cathedral  church  of  St.  Paul,  London,  dateci  respectìvely 
1245  and  1402;  now,  for  the  first  time,  printed,  with  an  Introduction. 

+Beitràge  zur  vaterlandischen  Geschichte.  N.  F.  Bd.  II,  4.  Basel,  1888. 

Burckhardt.  Christian  Wurstisen.  —  Wachernagcl.  Beschreibung  des  Basler  Miinsters 
und  seiner  Umgebung  von  Christian  Wurstisen.  —  Burckhardt.  Worte  der  Erinnerung  an 
Pfarrer  Emanuel  LaRoche. 

fBerichte   der   deutschen    Chemischen    Gesellschaft.    Jhg.    XXI,    4,   5.    Ber- 
lin, 1888. 

4.  Erdmann.  Notiz  uber  Ketonapthol  (Aceto-«-napthol).  —  Id.  Ueber  |S-Naphtylaniin-* 
sulfosiiure  und  /^NaphtylaminsulfoBaure  F.  —  Limpach.  Ueber  Gesetzmassigkeittìto  bei  dei 

Substitution  aromatischer  Amine.  —  Id.  Ueber  die  Kernmeihylirung  von  syiinmtrischem 
Metaxylidin.  — ■  Sievers.  Ueber  krystallisirte  Halogenquecksilbersalze.  —  Otto.  Ueber  den 

Vorgang  bei  der  Bildung  von  Monosulfonen  aus  deren  Ab halogensubstituten  und  sulfin- 

sauren  Salzen  sowie  Alkoholaten.  —  Id.  Zur  Kenntniss  des  Methylenchlorphenylsulfons. — 
Schneider.  Ueber  Amine  dreibasischer  organischer  Sàuren  der  Pettreihe.  —  Clamidati 
und  Magnatimi.  Ueber  Indolcarbonsauren.  —  Fischer  and  ffepp.  Ueber  Dibromnitroso- 
phenol.  —  Id.  id.  Ueber  Azophenin  und  Chinonanilide.  II.  —  ld.  id.  Paranitrosoanilin.  — 
Grùnewald  und  Meyer.  Untersuchungen  uber  die  Dampfdichte  des  Eisenchlorids  bei  ver» 
schiedenen  Temperaturen.  —  Auwers.  Ueber  die  Anwendbarkeit  der  Raoult'schen  Me- 
thode  der  Moleculargewichts-Bestimmung  in  chemischen  Laboratorìen.  —  Witt.  Ueber  Eu- 
rhodine  und  Saffranine.  —  Id.  Ueber  Naphtalinderivate.  —  Mehne.  Ueber  Nitrosotolui- 
dine.  —  Freer  und  Perkin  (jun.).  Synthese  von  Hexamethylenderivaten.  —  ld.  id.  Zur 
Kenntniss  des  Heptamethylenringes.  -  Coiman  und  Perkin  (jun.).  Ueber  Pentamethylen- 
derivate.  —  Bemthsen.  Zur  Beziehung  zwischen  Hydraziden  und  Azoverbindungen.  — 
Gerber.  Ueber  Derivate  des  Orthotolidins.  —  Gattermann.  Zur  Kenntniss  des  Chlorstick- 
stoffs.  —  Ladenburg  und  Abel.  Ueber  das  Aethylenimin  (Spermin  ?).  —  Beckmann.  Zur 
Kenntniss  der  Isonitrosoverbindungen.  V.  —  Knorre  v.  und  Oppelt.  Ueber  pyrophoephorsaure 
Salze.  —  5.  Ziegler.  Ueber  eine  neue  Synthese  des  Tetraphenyliithylens.  —  Boessnech. 
Ueber  die  Condensation  von  Chloralhydrat  mit  secundaren  aromatischen  Aminen.  —  Auvjers 
und  Meyer.  Untersuchungen  iiber  die  zweite  van  t'Hoff'sche  Hypothese.  —  Baurath. 
Ueber  «-Stilbazol  («-Styrylpyridin)  und  seine  Reductionsproducte.  —  Ahrens.  Zur  Kennt- 
niss des  Spartei'ns.  —  Diirkopf  und  Schlaugk.  Ueber   ehi    Parvolin.   —   Bamberger   und 


—  xcv  

Lodter.  Zur  Charakteristik  partiell  hydrirter  aromatischer  Substanzen.  —  Id.  und  Milllev. 
Ueber  ,3-Tetrahydrophtylamin.  —  Holleman.  Einfaches  Verfahren  zur  Moleculargewichts- 
bestimmung  nach  der  Rauolt'schen  Methode.  —  Zieglcr.  Ueber  moleculare  Umlagerungen 
in  der  Chinolinreihe.  —  Rathkte.  Ueber  Monophenylisocyanursàure  ;  iiber  ein  viertes  Tri- 
phenylmelarain  und  seine  Umwandlung  in  das  normale.  —  Id.  Ueber  Cyanurverbindungen 
des  Taurins.  —  Schòn.  Vorkommen  der  Oelsàure  und  nicht  der  Hypogaasaure  im  Erdnussòl.  — 
Kreiling.  Ueber  das  Vorkommen  von  Lignocerinsàuren,  CaiHl802,  neben  Arachinsaure, 
C20  H  40  02  ,  im  Erdnussòl.  —  Elbs.  Erwiderung.  —  Kònig.  Ueber  Orthooxychinaldincarbon- 

ij-4         e  s 

sàure.  —  Krokn.  Ueber  Oxy-,3-isodurylsàure,  C6  H(CH,)3  OHCOOH.  —  Fogh.  Ueber  das 
Dimethylanilen-Chinonimid  und  dessen  Sulfonsaure.  —  deve.  Ueber  die  Ehiwirkung  von 
Chlor  auf  «-und  /9-NapKtol.  —  Hempel.  Ueber  die  Darstellung  des  wasserfreien  Chlorma- 
gnesiums.  —  Id.  Ueber  die  Darstellung  fester  Sttìcke  von  Salmiak  und  kohlensauren  Am- 
moniak.  —  Id.  Ueber  die  Absorption  des  Kohlenoxydgases  durch  Kupferchloriir.  —  Id. 
Ueber  die  Benutzung  des  Siemens'schen  Regenerativgasbrenners  zum  Eindampfen  von 
FKissigkeiten.  —  Id.  Ueber  die  cbemische  Bindung  des  Kohlenstoffes  durch  Eisen  bei 
hohem  Druck.  —  Tòhl.  Ueber  das  benachbarte  Tetramethylbenzol.  —  Kohler.  Ueber  w-Oxy- 
nitrosodiphenylamin.  —  Lor.her.  Ueber  die  Einwirkung  von  Blutlaugensalz  auf  Diazoben- 
zol.  —  Ciamician  und  Silber.  Ueber  das  Apiol.  —  Kiliani.  Ueber  die  Einwirkung  von 
Blausàure  auf  Galactose.  —  Fittig.  Ueber  das  Verhalten  der  ungesàtfigten  Sàuren  bei  vor- 
sichtiger  Oxydation.  —  Wurster.  Anwendung  des  Tetramethylparaphenylendiamins  zur  quan- 
titativen  Schàtzung  activen  Sauerstoffs.  —  Leicy.  Ueber  die  Basen  aus  Bromacetophenon 
und  Sàureamiden.  —  Freund.  Zur  Kenntniss  des  Ferrocyanàthyls.  —  Id.  Zur  Kenntniss 
des  Platincyanatbyls.  —  Hantzsch  und  Traumann.  Amidothiazole  aus  Sulfoharnstoff  und 
halogenisirten  Ketonen  resp.  Aldehyden.  —  Hantzsch  und  Arapides.  Ueber  Methylthiazol.  - 
Id.  Synthese  von  Thiazolen  und  Oxazolen.  —  Meyer  und  Riecke.  Einige  Bemerkungen 
iiber  das  Kolhenstoffatom  und  die  Valenz.  —  Anschiitz.  Ueber  die  Einwirkung  von  Pho- 
sphorpentachlorid  auf  einige  Anilsauren  zweibasischer  Sàuren.  —  Id.  und  Reuter.  Ueber 
die  Gottlieb-Michaelsche  Itaconanilsàure.  —  Reissert.  Bemerkung. —  Wagner.  Ueber 
das  Titanchlorid  und  die  Titansàure.  —  Evers.  Ueber  die  aus  Dinaphtylsulfoharnstoff  durch 
Addition  von  Alkylhaloiden  entstehenden  Basen  und  deren  Umsetzungsproducte.  —  Griess. 
Neuere  Untersuchungen  iiber  Diazoverbindungen. — Fischer.  Ueber  die  Hydrazone. — Id.  Ueber 
die  Verbindungen  des  Phen}dhydrazins  mit  den  Zuckerarten.  III. —  Otto  R.  und  Otto  W. 
Weitere  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Analogien  zvvischen  alk}dsulfonirten  Fettsàuren  und 
Ketonsàuren.  —  Behrend  und  Roosen.  Ueber  synthetische  Versuche  in  der  Harnsàurereihe. 
f  Bericht  des  naturwissenschaftliclien-medizmischen  Vereines  in  Innsbruck.  Jhg. 
XVI  (1886-87).  Innsbruck,   1887. 

Nicoladoni.  Bericht  der  chirurgischen  Klinik  in  Innsbruck  fiir  die  Zeit  von  1  Oct. 
1884  bis  31  Dez.  1885. 

tBericht  (26,  27  11.  28)  ueber   die   Thatigkeit   des    Offenbacher   Vereins   fiir 
Naturkunde.  Offenbach,  1888. 

Bòttger.  Materialien  zur  herpetologischen  Fauna  von  China.  IT.  — Id.  Erneunte  Auf- 
zàhlung  der  Reptilien  und  Batrachier  des  chinesischen  Eeiches.  —  Volger.  Die  Bedeutung 
der  Pfleges  der  Naturkunde  fiir  das  Gemeinwohl. 

+  Berichte  ueber  die  Verhandlungen  der  k.  Sàch.  Gesellschaft  der  Wissenschaft. 
Math.-phys.  CI.  1887,  MI;  Philol.-hist.  CI.  1887,  IV-V.  Leipzig,  1888. 

Mat.-Phys.Cl.  Bruns.  Ueber  die  Integrale  des  Vielkorper-Problems.  I.  Mittheilung.  — 
Dyck.  Beitràge  zur  Analysis  situs.  III.  Mittheilung.  —  Schlómilch.  Ueber  eine  Entwicke- 
lung  des  Logarithmus.  —  Bruns.  Ueber  die  Integrale  des  Vielkorper-Problems.  IL  Mitthei- 


—   XCVI   — 

lung.  —  Lie.  Die  Begriffe  Grappe  und  Invariante.  —  Engel.  Eleinere  Beitriige  zur  Grup- 
pentheorie.  —  Thomae.  Bemerkang  iiber  Thetafunktionen  vom  Gesehlecht  3.  —  Hilbert. 
Ueber  die  Biischel  von  binàren  Formen  mit  dei  nàmlichen  Funktionaldeterminante.  — 
Meyer.  Ueber  ein  Bewegungsproblem.  —  Walther.  Die  Entstehnng  von  KantengerOllen  in 
der  Galalawiiste.  —  Study.  Ueber  den  Begriff  dei  Invariante  algebraischer  Formen.  — 
Neumann.  Grundziige  der  analytischen  Mechanik,  insbesondere  der  Mechanik  starrer  Kòr- 
per.  —  Harnack.  Ueber  die  Darstellung  einer  willkiirlichen  Function  durch  die  Fourier- 
Besselschen  Functionen.  —  Philol.-hist.  Cl.  Zarncke.  Zuin  Anmdiede.  —  /'/.  Christian 
Reuter  als  Passionsdichter. —  Wacksmuth.  Neue  Beitràge  zur  Topographie  von  Athen. — 
Fleischer.  Eine  Stimine  aus  dem  Idor^enlande  iiber  Dozy's  Supplement  aux  dictionnaires 
arabes.  —  v.  d.  Gabelentz.  Ueber  das  taoistische  Werk  Wèn-tsi'\ 

+Bibliothèque  de  l'École  des  hautes  études.  Fase.  74,  L.  Paris,  1887. 

de  Nolhac.  La  Bibliothèque  de  Fulvio  Orsini. 

fBoletin  de  la  real  Acaderuia  de  la  Historia.  Tomo  XII,  2,  3.  Madrid,  1888. 

2.  Beer.  La  lex  romana  Visigothormn  y  la  Biblia  italica  en  un  còdice  palimpsesto  de 
la  catedral  de  Leon.  —  de  la  Fuente.  Supuesto  parto  de  una  supuesta  reina.  —  Da/in  in. 
Origen,  naturaleza  y  extensión  de  los  derechos  de  la  Mesa  Maestra]  de  la  Orden  de  Cala- 
trava.  —  Fila.  Tres  bulas  inéditas  de  Alejandro  III,  referentes  a  la  historia  de  Espana.  — 
3.  Duro.  Centenario  tercero  de  D.  Alvaro  de  Bazàn.  —  Fifa.  FI  rey  D.  Fernando  II  de 
Aragon  en  la  historia  parlamentaria  de  Cataluna.  —  Riu  y  Cabanas.  Piezas  inéditas  del 
Concilio  provincial  mejicano  IV,  celebrado  en  1771.  —  de  Dios  de  la  Rada  y  Delgado. 
Una  viria  ó  torques,  estremerà.  —  Ferndndez  y  Gonz&lez.  Sobre  la  adición  de  una  h, 
delante  :le  vocal  que  se  observa  en  el  texto  palimpsesto  del  Breviario  de  Aniano, 
descubierto  por  el  Sr.  Beer  en  la  biblioteca  del  <  iabildo-catedral  de  Leon.  —  Duro.  Una 
escuadra  de  galeras  de  Castilla,  del   siglo  XIV. 

•Boletin  de  la  Sociedad  geogràfica  de  Madrid.  T.  XXIII,  Madrid,  1887. 

Minguez.  Los  Celtas.  —  Montano.  Excursiiin  al  interior  y  por  el  Oriente  de  Min- 
danao.  —  Ferndndez  Duro.  El  valle  de  Aràn.  —  de  Cuevas.  Larache.  --  de  Foucauld. 
Itinerarios  en  Marruecos.  —  El  Sahara  occidental.  —  Los  franceses  en  Timbuctu.  — 
Un  vapor  france's  en  Timbuctu.  —  Ferrocarril  de  Riga  al  Pacifico  a  través  de  Rusia  y 
Siberia.  —  Carta  catalana  del  1339,  por  Dulceri.  —  Ferreiro.  Memoria  acerca  de  los  pro- 
gresos  geogràficos.  —  Ganga-Argùelles.  La  isla  de  la  Paragua.  —  Trabajos  cientificos  y 
geogràficos  en  Bolivia.  —  Aguilar.  La  Repùblica  de  Liberia.  —  Sdnchez  de  Toca.  El 
canal  de  Panama  en  1886. 

"^Bulietin  de  VAcadémie  r.  des  sciences,  des  lettres  et  des  beaux-arts  de  Bel- 
gique.  3e  sér.  t.  XIV,  12;  XV,  1.  Bruxelles,  1887-88. 

XIV,  12.  Montigny.  Influence  des  bourrasques  sur  la  scintillation  des  etoiles.  — 
Spring.  Sur  la  vitesse  de  reaction  du  spath  d'Islande  avec  quelques  acides.  —  Spring  et 
Winssinger.  De  l'action  du  chlore  sur  les  combinaisons  sulfoniques  et  sur  les  oxysulfures 
organique.  —  Winssinger.  Sur  quelque  dérivés  nouveaux  de  l'alcool  heptilique  normal,  com- 
parés  a  leurs  homologues.  —  Malaise.  Sur  la  de'couverte  de  poissons  devoniens  dans  le  bord 
nord  du  bassin  de  Namur.  —  Renard  et  Klément.  Sur  la  nature  minerale  des  silex  de  la  craie 
de  Nouvelles,  contribution  à  l'etude  de  leur  formation.  —  Franeotte.  Contribution  à  l'étude 
du  développement  de  l'épiphyse  et  du  troisième  ceil  chez  les  reptiles.  —  Jorissen  et  Hairs. 
Sur  un  nouveau  glucoside  azoté  retiré  duLinum  usitatissimum.  —  Cogniaux.  Notice 
sur  les  Mélastomacées  austro-ame'ricaines  de  M.  Ed.  Andre.  —  XV,  1.  Van  Beneden.  De  la  fixa- 
tion  du  blastocyste  à  la  muqueuse  ute'rine  chez  le  Murin  (Vespertilio  murinus).  — 
Plateau.  Recherches  expérimentales  sur  la  vision  chez  les  Arthropodes  :  a.  Vision  chez  les 
Chenilles;  b.  Ròle  des  ocelles  frontaux  chez  les  Insectes  parfaits.  —  Van  Barnbeke.  Remarques 


—   XCVII   — 

sur  la  reproduction  de  la  Blennio  vivipare  (Zo arce s  viviparus  Cuv,.),  —  Henry.  Études 
sur  la  volatilité  dans  les  composés  carbone's.  Composés  poly-nxygéne's.  —  De  Heen.  Note  sia- 
le travail  moleculaire  des  liquides  organiques.  —  Id.  Determination  des  variations  de  la  cha- 
leur  spécifìque  des  liquides  avec  la  temperature.  —  Damry.  Sur  la  determination  de  la  force 
du  vent  en  grandeur  et  en  direction.  —  Vari  Aubel.  Étude  expérimentale  sur  l'influence 
du  magnétisme  et  de  la  temperature  sur  la  résistance  électrique  du  bismuth  et  de  ses  allia- 
ges  avec  le  plomb  et  1'étain.  —  Schoentjes.  Sur  quelques  expériences  relatives  à  la  tension 
superficielle  des  liquides. 

"'Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1888  feuill.  4,  5.  Paris. 
1  Bulletin  de  la  Société  mathématique  de  France.  T.  XVI,  1.  Paris,  1888. 

Karnigs.  Le  lieu  des  poles  d'un  pian  fixe  par  rapport  aux  coniques  trace'es  sur  une 
surface  de  Steiner  est  une  autre  surface  de  Steiner.  —  Issaly.  Nouveaux   principes  de  la 
théorie  des  congruences  de  droites. 
f  Bulletin  des  sciences  mathérnatiques.  2e  sér.  t.  XII,  mars  1888.  Paris. 

Gilbert.  Sur  la  convergence  des  intégrales  a  limites  infinies. 

+ Bulletin  of  the  Museum  of  Comparative  Zoology  at  Harwal  College.  Voi.  XIII,  7. 
Cambridge,  1888. 

Feirkes.  On  Certain  medusae  fron  New  England. 

•Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXIII,  11-13;  XXXIV,  1.  Cassel,  1888. 

Dunnenberger.  Bacteriologischchemiscbe  Untersuchung  ueber  die  beim  Aufgehen  des 
Brotteiges  wirkenden  Ursachen.  —  Brot.herus.  Musei  novi  transcaspici. 

f  Centralblatt  fiir  Physiologie.  1888,  n.  25,  26a.  Wien,  1888. 

Albertoni.  Hemmungs-Centren  der  Krote. 

iCirculars  (Johns  Hopkins  University).  Voi.  VII,  63,  64.  Baltimore,  1888. 
1"Compte  rendu  des  séances  de  la  Société  de  géographie.  1888,  n.  5,  6.  Paris. 
+  Compte  rendu   des   séances   et   travaux  de  l'Académie  des  sciences  morales 
et  politiques.  N.  S.  T.  XXIX,  3,  4.  Paris,  1888. 

3.  Waddington.  Le  Parmenide  de  Platon.  —  Frauck.  L'irréligion  de  l'avenir.  — 
Courcelle-Seneuil  et  Franck.  Observations  à  la  suite.  —  Baudrillart.  Les  populations  agri- 
coles.  L'Ile-de-France.  —  Picot.  Quatrième  rapport  de  la  commissin  chargée  de  la  publi- 
cation  des  Ordonnances  des  rois  de  France.  —  4.  Boutmy.  L'état  et  l'individu  en  Angle- 
terre.  —  Beaussire.  Questions  de  droit  des  gens. 

fComptes  rendus  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVI, 
n.  8-12.  Paris,  1888. 

8.  Bertrand.  Troisième  Note  sur  la  probabilité  du  tir  à  la  cible.  —  Sylvester.  Sur 
rimpossibilité  de  l'existence  d'un  nombre  parfait  impair  qui  ne  contient  pas  au  moina  cinq 
cliviseurs  premiers  distinets.  —  de  Jonquières.  Construction  ge'ométrique  de  la  surface  du 
troisième  ordre.  Réfìexions  sur  la  generation  des  surfaces  algébriques  à  Faide  de  deux  fai- 
sceaux  projectifs.  —  Marion  et  Kovoalevsky.  Sur  les  espèces  de  Pro  neomenia  des  còtes 
de  Provence.  —  Rambaud  et  Sy.  Observations  de  la  nouvelle  planète  (272)  Charlois,  faites 
à  TObservatoire  d'Alger,  au  télescope  de  0m,50.  —  Borrelly.  Observations  de  la  planète  (272), 
faites  à  TObservatoire  de  Marseille  (équatorial  d'Eicbens.  ouverture  0m,258).  —  Peinlevé. 
Sur  les  e'quations  différentielles  linéaires  à  coefficients  algébriques.  —  Brillouin.  Défor- 
mations  permanentes  et  Thermodynamique.  —  Gouy.  Sur  l'attraction  élecirostatique  des 
électrodes,  dans  l'eau  et  les  solutions  étendues.  —  Izarn.  De  l'emploi  des  tubes  de  Giessler 
pour  l'observation  des  mouvements  vibratoires  en  general  et  de  la  veine  liquide  en  parti- 
culier. —  Godard.  Sur  les  coefficients  de  proportionnalité  en  chaleur  rayonnante.  —  Moissan. 

Bullettino-Eendiconti.  1888,  Voi,.  IV,  1°  Sem.  13 


—   XCVIII   — 

Préparation  et  propriétés  d'un  bifluorhydrate  et  d'un  trifluorhydrate  de  fluorure  de  potas- 
siuiri.  —  Milliau.  Réaction  nouvelle  des  produits  de  saponification  de  rimile  de  coton,  per- 
mettami de  trouver  1  pour  100  de  cette  huile  dans  Thuile  d'olive.  —  Voiry  et  Bouchardat. 
Sur  l'essence  d'aspic.  —  Kunstler.  Sur  de  nouveaux  Vers  remarquables.  —  Pouchet.  Le 
regime  de  la  sardine  sur  la  còte  océanique  de  France  en  1887.  —  Rivière.  Sur  la  station 
quaternaire  de  la  Quina  (Guarente).  —  Gonnard.  Sur  une  association  de  fluorine  et  de  babel- 
quartz  de  Villevieille,  près  de  Pontgibaud  ;Puy-de-I>òme).  —  Ilermite.  Surla  méthode  pho- 
tochronoscopique.  —  9.  Bertrand.  Sur  la  rigueur  d'une  démonstration  de  Gauss.  —  Fremy 
et  Vernenil.  Production  artifìcielle  des  cristaux  de  rubis  rhomboédriques.  —  Des  Cìoizeaux. 
Sur  la  forme  que  présentent  les  cristaux  de  rubis  obtenus  par  M.  Fremy.  —  Berthelot. 
Sur  quelques  conditions  générales  de  la  fixation  de  l'azote  par  la  terre  vegetale.  —  Ran- 
vier.  Des  tissus  veineux  des  ganglions  sympatiques.  —  Chancel  et  Parmcntier.  Sur  un 
procede  de  dosage  du  chloroforme  et  sur  la  solubilité  de  ce  corps  dans  l'ean.  —  Riviere. 
L'epoque  néolitique  à  Champigny  (Scine).  —  Charlois.  Éléments  et  éphéméride  de  la  piar 
nète  (272).  —  Gruey.  Sur  un  nonvel  oculaire  pour  les  observations  méridiennés.  —  Lucas. 
Détermination  éléctrique  des  lignes  ìsodynamiques  d'un  polynfime  quelconque.  —  Brillouin. 
Déformations  permanentes  et  Thermodynamique.  —  Berson.  Recherches  expérimentales  sur 
les  variations  de  l'aimantatioii  d'un  barre au  d'acier  par  le  choc.  —  Bouty.  Extension  de 
la  loi  des  conductibilités  moléculaires.  Gas  de  l'acide  azotique  fumant.  —.  Hedlwachs.  Re- 
marque  sur  une  Note  de  MM.  Ledeboer  et  Maneuvrier.  —  Le  Chuteìlier.  Sur  les  lois  de 
l'équilibre  chimique.  Réponse  a  M.  Duhem. —  Vivier.  Sur  un  nouyel  hydrate  de  l'acide 
molybdique.  —  Louise  et  Rotta.  Sur  la  dsensité  de  vapeoi  de  l'alnininiom-méthyle.  —  Fau- 
connier.  Action  de  l'aniline  sur  L'épichlorhydrine.  —  Annuiti  et  Brongniart.  Sur  une 
cigale  vésicante  de  la  Chine  et  du  Tonkin.  —  Gréhant  et  Quinquaud.  Sur  la  respiration 
de  la  levure  de  grains  à  diverses  températores.  —  Weill.  De  l'acide  carbonique  applique 
au  traitement  de  certaines  formes  de  dyspnée.  —  Conili  et  Chantemesse.  Sur  les  proprié- 
tés biologiques  et  l'attenuatimi  du  virus  de  la  pneumo-entérite  des  porcs.  —  Pourquier. 
Un  parasite  du  cowpox.  —  Saint-Rèmy.  Recherches  sur  le  cefrean  de  l'Iole.  —  Joycux- 
Lnjfuie.  Sur  le  Delagia  Ch»topteri,  type  d'une  oouyeau  genie  de  Bryozoaires.  — 
Jourdain.  Sur  le  Machilis  maritima  Latr.  —  Chevreux  el  de  Querne.&xa  un  Amphi- 
pode  nouveau  (Cyrtophium  chenolophilum),  commensal  de  Thalassochelys  ca- 
retta L.  —  Bartet  et  Vuillemin.  Recherches  sur  le  rouge  des  feuilles  du  Pin  sylvestre 
et  sur  le  traitement  à  lui  appliquer.  —  Lacroix.  Sur  la  bobierrite.  —  10.  Bertrand.  Sur 
l'indétermination  d'un  problème  résolu  par  Poisson.  —  Berthelot.  Sur  la  transfprmations, 
dans  le  sol,  des  azotates  en  composés  organiques  azotés.  —  Sylvester.  Sur  les  nombres 
parfaits.  —  Jacquemin.  Pu  saccharomyces  ellipsoideus  et  de  ses  application  in- 
dustrielles  à  la  fabrication  d'un  vin  d'orge.  —  Laeas.  Résolution  immediate  des  équations 
au  moyen  de  l'électricité.  —  Méray.  Sur  des  systèmes  d'équations  aux  dérivées  partielles, 
qui  sont  dépourvus  d'intégrales,  contrairement  ;ì  toute  prévision.  —  Darbmix.  Remarques 
sur  la  Communication  précédente.  —  Bougaiefj'.  Sur  une  intégrale  numérique  suivant  les 
diviseurs.  —  Pellet.  Sur  les  surfaces  réglées,  applicables  sur  une  surface  de  revolution.  — 
Bouty.  Sur  la  conductibilité  éléctrique  de  l'acide  azotique  concentré.  —  Jungfleisch  et 
Lèrjet.  Sur  la  cinchoniline.  —  Tanret.  Produits  d'oxj'dation  des  hydrazocamphènes. 
Bouchardat  et  Voiry.  Sur  le  terpinol,  reproduction  artifìcielle  de  l'eucalyptol  oh  terpane.  — 
de  Forcrand.  Sur  la  préparation  des  glycérinates  bibasiques.  —  Mairet  et  Combemale. 
Influence  degenerative  de  l'alcool  sur  la  descendance.  Kecherches  expérimentales.  —  Foio/iir. 
Sur  le  développement  et  la  marche  de  la  pneumonie  contagieuse  des  porcs  dans  le  midi.  — 
Cuénot.  Sur  le  développement  des  globules  rouges  du  sang.  —  Garnault.  Sur  la  structure 
des  organes  génitaux,  l'ovogénèse  et  les  premiers  stades  de  la  fécondation  chez  l'Helix 
aspersa.  —  Lemoine.  Sur    le    cerveau  du  phyUoxera.  —  Bernard.  Sur  le  manteau  des 


XCIX    — 

Gastéropodes  prosobranches  et  les  organes  qui  en  dépendent.  —  Le  Mede.  Sur  les  calcaires 
crétacés  à  foraminifères  de  Tunisie.  —  Vida!,.  Sur  les  tourbillons  de  poussière  observés  dans 
les  rues  d'Athènes.  —  11.  Bertrand.  Sur  la  combinaison  des  mesures  d'une  méme  grandeur.  — 
Lcewy  et  Puiseux.  Théorie  nouvelle  de  l'équatorial  coudé  et  des  équatoriaux  en  general. 
Exposé  de  l'ensemble  des  méthodes  permettant  de  rectifìer  et  d'orienter  ces  instruments.  — 
Berthelot  et  André.  Sur  le  phosphore  et  l'acide  phosphorique  dans  la  végétation.  —  de  Laca- 
ze-Duthiers.  La  classification  des  Gastéropodes,  basée  sur  les  dispositions  du  système  ner- 
veux.  —  Gruey.  Application  de  l'oculaire  nadiral  à  la  détermination  des  constantes  de  l'ho- 
rizon  gyroscopique.  —  Jensen.  Sur  un  théorème  general  de  convergence.  —  d'Ocagne.  Sur 
les  équations  algébriques  à  racines    toutes   réelles.  — -  Fabry.  Réductibilité  des  équations 
différentielles  linéaires.  —  Joubin.  Sur  la  mesure   des  champs  magnétiques  par  les  corps 
diamagnétiques.  —  Duhem.  Sur  l'aimantation  des  corps  diaraagnétiques.  —  Paquelin.  Nou- 
vel  éolipyle.  —  Deslandres.  Détermination,  en  longueurs  d'onde,  de  deux  raies  rouges  du 
potassium.  —  Etard.  Sur  la    solubilité    décroissante    des    sulfates.  —  Gorgeu.  Action  du 
grillage  sur  plusieurs  oxydes  et  sels  de  manganése.  —  de  Forcrand.  Chaleur  de  formation 
du  glycérinate  de  soude  bibasique.  —  Tanret.  Produits  d'oxydation  des  hydrazocamphènes. 
Acide  térébenthique.  —  Hugo  de  Vries.  Détermination  du  poids  moléculaire  de  la  raffinose, 
par  la  méthode  plasmolytique.  —  Gautier  et  Drouin.  Recherches  sur  la  fixation  de  l'azote 
par  le  sol  et  les  végétaux.  —  Mairet  et   Combemale.  Eecherches  expérimentales  sur  l'in- 
toxication  chronique  par  l'alcool.  —  Fumouze.  Sur    l'Huechys    sanguinea    (Cicada 
sanguinolenta  d'Olivier).  —  May  et.  Sur  les  éléments  figurés  du  sang  leucocythémique.  — 
Perrier.  Sur  la  collection  d'étoiles  de  mer  recueillie  par  la  Commission  scientifiques  du 
cap  Horn.  —  Remy  Perrier.  Sur  le  rein  des  Gastéropodes  prosobranches  monotocardes.  — 
Kunstler.  Foraminifère  nouveau.  —  Mangin.  Sur  la  perméabilité  de  l'épiderme  des  feuilles 
pour  les  gaz.  —    Villot.  Sur  le  classement    des   alluvions  anciennes  et  le  creusement  des 
vallées  du  bassin  du  Rióne.  —  Dolio.  Iguanodontise  et  C  ampton  otidae.  —  Michel 
Lévy  et  Lacroix.  Réfringence  et  biréfringence  de  quelques  minéraux  des  roches.  —  Tho- 
raude.  Prétendue  pluie  de  sang,  qui  serait  tombée  le  13  décembre  dernier  en  Cochinchine.  — 
Blanchard.  Observations  relatives  aux  prétendues  pluies  de  sang.  —  12.  Faye.  Sur  certains 
points  de  la  théorie    des    erreurs    accidentelles.  —    Bertrand.  Sur  la  valeur  probable  des 
erreurs  les  plus  petites,  dans  une  sèrie  d'observations.  —    Tisserand.  Sur  un  point  de  la 
théorie  de  la  lune.  —  Lreicy  et  Puiseux.  Théorie  nouvelle  de  l'équatorial  coudé.  Recher- 
che  des  termes    correctifs    dépendant   du    miroir    intérieur    et  de  l'axe  de  déclinaison.  — 
Berthelot  et  André.  Sur  l'absorption    des    matières    salines   par  les    végétaux  :  sulfate  de 
potasse.  —  Schlcesing.  Sur  les  relations  de  l'azote  atmosphérique  avec  la  terre  vegetale.  — 
Crova.  Sur  les  observations  actinométriques  faites  à  Montpellier  pendant  l'année  1887.  — 
Tondini.  Sur  l'unification  du  calendrier.  —  Bassot.  Laméridienne  de  Laghouat.  —  Mannheim. 
Sur  certain  conoides,  et  en  particulier   sur   le   conoide  de    Plucker.  —  Bortniker.  Sur  la 
théorie  des  cyclides.  —  Bioche.  Sur  certaines   surfaces   réglées,  à  propos   d'une   Note  de 
M.  Pellet.  —  Jamet.  Sur  deux  systèmes  de  courbes  orthogonales.  —  Jensen.  Sur  une  gé- 
néralisation  d'un  théorème  de  Cauchy.  —  Duter.  Sur  le  passage  du   courant  électrique  à 
travers  le  soufre.  —  Ader.  Le  phono-signal,  pour  la  télégraphie  sous-marine.  —  Olivier. 
Sur  un  photomètre    inscripteur   et  régulateur:  le  radiographe.  —  Deslandres.  Spectre   de 
bandes  ultra-violet  des  composés  hydrogénés  et  oxygénés  du  carbone.  —  Duhem.  Sur  les 
lois  de  l'équilibre  chimique.  Réponse  à  M.  H.  Le  Chatelier.  —  de  Forcrand  et   Villard. 
Sur  l'hydrate  d'hydrogène  sulfuré.  —  Villiers.  Sur  un  nouvel  acide  oyxgéné  du  soufre.  — 
André.  Action  de   certains  oxydes   sur  les  chlorures  de  zinc  et  de  manganése  dissous.  — 
Renard.  Sur  le  ditérébenthyle.  —  (Fchsner  de  Coninck.   Contributi' m  à  l'étude    des   pto- 
mai'nes.  —  Patein.  Composés  cyanogénés  des  sulfines.  —  Gautier  et  Drouin.  RechérchéiS 
sur  la  fixation  de  l'azote  par  le    sol    et  les   végétaux.    —    Ferré.   Contribution   à  l'étude 


—  e  — 

séméiologique  et  pathogénique  de  la  rage.  —  Charrin  et  Roger.  Sur  une  pseudotubercu- 
lose  bacillaire.  —  Mairet  et  Comò  emale.  Eecbercbes  expérimentales  sur  l'intoxication 
chronique  par  l'alcool.  —  Roule.  Sur  la  structure  des  fibres  musculaires  appartenant  aux 
muscles  rétracteurs  des  valves  des  Mollusques  lamellibrancbes.  —  Pouchet  et  Beauregard. 
Sur  la  présence  de  deux  Baleines  franches  dans  les  eaux  d'Algcr.  —  Ledere  du  Sablon. 
Sur  la  formation  des  anthérozoi'des  des  hépatiques.  —  Michel.  Sur  la  production  par  la 
voie  sèche  de  quelques  séléniates  cristallisés.  —  Gonnard.  Sur  Ics  macles  et  groupements 
réguliers  de  l'orthose  du  porphyre  quartzifère  de  Four-la-Brouque,  près  d'Issoire  (Puy-de- 
Dòme). 

•  Jahrbuch  d.  k.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  Jhg.   1887,  Bd.  XXXVII,  2. 
Wien. 

ìl'aagen.  Die  carbone  Eiszeit.  —  Dòli.  Zwei  neue  Kriterien  ftìr  die  Oriéntirùng  der 
Meteoriten.  —  Hofmann.  Ueber  einige  Saugethierreste  aus  der  Braunkohle  von  Voitsberg 
und  Steieregg  bei  Wies,  Steiermark.  —  Schuster  und  v.  iFoullon.  Optisches  Verhàlten  und 
ebemisebe  Zusaramensetzung  des  Andesins  von  Bodenroais.  —  Wóldrich.  Diluviale  Funàc 
in  deii  Prachover  Felsen  bei  Jicin  in  Biibmen.  —  Sjogren.  Der  Ausbrucb  des  Scnìamm- 
vulcans  Lok-Botan  am  Kaspischen  Meere  von  5.  Jànner  1887.  —  ffaug.  Die  geologischen 
Verhàltniss  der  Neocomablagerungen  der  Puezalpe  bei  Corvara  in  Stìdtirol.  —  Rittiicr.  Ueber 
Koninckiniden  des  alpinen  Lias.  —  Vacek.  Bemerkungen  iiber  ejnige  Attender  Gàttungeri 
Earpoceras  und  Simoceras.  —  Id.  Einige  Bemerkungen  ùber  den  h'ohlen  Bae]  der  Falci- 
fera!. —  Stelzner.  Ueber  die  Bohnerze  der  Villacber  Alpe.  —  Paul.  Beìtràge  znr  Kenntniss 
des  schlesiscli-galizisclien  Karpathenrandes. —  Tietze.  Bemerkungen  iiber  eine  Quelle  Bei 
Langenbruck  unweit  Franzensbad.  —  Weithofer.  Bemerkungen  Bber  eine  fossile  Scalpellimi- 
art  aus  dem  Schlier  von  Ottnang  und  Kremsmunster3  sowie  iiber  Cirrìpidien  im  Àllgemeinen. 
Jahrbuch  der  kon.  Preuss.  geologischen  Landesanstalt  und  Bergakaderaie.  Jah. 

1880-1884,  1886.  Berlin. 

Lossen.  Ueber  Àufnabmen  auf  den  Messtischblattern  Elbingerode,  Wernigertlde  und 
Harzburg  im  nOrdlichen  Mittelharze.  —  Kòek.  Ueber  Aufnahinen  auf  den  Sectionen  Wer- 
nigerode  und  Elbingerode.  —  Koenen.  Ueber  CJntersuchungen  in  dem  Gebiete  westlich  de« 
Harzes.  —  Rornemann  sen.  Ueber  Àufnabmen  auf  Section  Wutha.  —  Rornemann  Jan. 
Ueber  Aufnabme  der  Section  FrOttstedt.  •*-  Beyschlag.  Ueber  Aufaahmen  auf  den  Bl&ttern 
Salzungen  und  Altmarschen.  —  Zimmermann.  Ueber  Àufnabmen  auf  Section  l 'rawinkel.  — 
Loretz.  Ueber  Àufnabmen  im  Bereiche  der  Blàtter  KOnigsee  und  Schwarzburg.  —  Proe- 
scholdt.  Ueber  Aufnahmen  und  Revision en  der  Sectionen-Hildburghausen,  Dingsleben,  The- 
mar  und  Schwarza.  —  Oebbeke.  Ueber  Aùfaabme  der  Section  Neukirchen.  —  Grsbe.  Ueber 
die  Àufnabmen  an  der  Mosel,  Saar  und  Nabe.  —  Schohe.  Ueber  Anfnahmen  in  den  Sectionen 
Brandenburg  a/H.  und  Piane  und  iiber  die  in  der  zweitea  Hàlfte  des  Sommers  1887  erfolg- 
ten  Untersuchungen  im  òstlieben  Kiigen.  —  Gtwmr.  Ueber  Aufnahmen  und  den  Sectionen 
Parey  und  Werben.  —  Jéntesch.  Ueber  Aufnahmen  in  We.stpmissen.  —  Klebs.  Ueber 
Aufhname  der  Section  Falkenau.  —  Schròder.  Ueber  die  Aufnabme  der  Section  lìossel 
und  des  ostlichen  Theiles  der  Section  Heilige  Linde.  —  Koenen.  Ueber  postglaciale  Dislo- 
kationen.—  Laufer.  Bemerkungen  iiber  die  Fortsetzung  des  alten  llavellaufes  von  Scbwie- 
low-See  und  Caniner  Luch  nacb  Brandenburg. —  Branco.  Weissia  bavaricag.  n.  sp., 
ein  neuer  Stegocephale  aus  dem  Unteren  Rothliegenden.  —  Biicking.  Gebirgsstorungcn 
siidwestlich  vom  Thuringer  Wald.  —  Koch.  Die  Kersantite  des  Unterharzes.  —  Berendt. 
Zur  Geognosie  der  Altmark.  Unterschiede  in  den  geognostiseben  Yerlialtiiissen  derselben 
gegeniiber  denen  der  Mark  Brandenburg.  —  Rornemann.  Geologische  Algenstudien.  — 
lieilhack.  Ueber  Deltabildungeu  am  Nordrande  des  Fliiming  und  iiber  Gehiingemoore  auf 
demselben.  —  Zimmermann.  Die    zonenweise    gesteigerte    Umwandlung    der    Gesteine  in 


—   CI  

Ostthiiringen.  —  Proescholdt.  Die  Zechsteinformation  ani  Kleinen  Thuringer  Wald  bei 
Bischofsrod.  —  lei.  Ueber  eine  Diluvialablagerung  bei  Themar  im  Werrathal.  —  Dathe. 
Ueber  die  Gniessformation  am  Ostabfall  des  Eulengebirges  zwischen  Langenbielau  und 
Campersdorf.  —  Scìwìz.  Ueber  das  Quartar  im  siidostlichen  Riigen.  —  Heilhack.  Ueber  alte 
Elblaufe  zwischen  Magdeburg  und  Havelberg.  —  Wahnschaffe.  Ueber  zwei  conchylienfiihr- 
ende  Lossablagerungen  nOrdlich  vom  Hart.  —  Ebert.  Teredo  megotara  Hanley  aus  dem 
Septarienthon  von  Finkenwalde.  —  Id.  Beitrag  zur  Kenntniss  der  tertiiiren  Decapoden 
Deutschlands.  —  Loretz.  Bemerkungen  iiber  das  Yorkommen  von  Granit  und  veranderten 
Schiefer  im  Quellgebiet  der  Schleuse  im  Thiiringer  Walde.—  Halfar.  Einige  Noti  zen  iiber 
im  Jahre  1886  ausgefuhrte  geognostisebe  Untersuchungen  auf  dem  nordwestlichen  Ober- 
harz.  —  Fremtzen.  Ueber  Gervillia  Goldfussi  von  Strombeck.  —  Stapff.  Geologische  Beo- 
bachtungen  im  Gebiete  des  Messtischblattes  Charlottenbrunn  (Eulengebirge).  —  Dathe. 
Quarzaugit-Diorit  von  Lampersdorf  in  Schlesien.  —  Lossen.  Ueber  ein  durch  Zufall  in 
einer  Fensterscheibe  entstandenes  Torsionsspaltennetz.  —  Rime.  Die  Dachberg,  ein  Vulkan 
der  Rhon. 

+ Jahres-Bericht  der  Naturforschenden  Gesellschaft  Oraubundens.  N.  F.  Jhg.XXX, 
1885-86.  Chur,  1887. 

Pianta.  Ueber  die  Zusammensetzung  einiger  Nektar-Arten.  —  Am  Stein.  Nachtrag 
zu  den  bei  Serneus  beobacht,  Binnenconchylien.  —  Imlwf.  Studien  iiber  die  Fauna  hochal- 
piner  Seen  insbesondere  des  Kantons  Graubunden. 

tJahresbericht  des  Wissenschaftlichen  Club.  1886-87.  Wien. 
+Jahresbericht    iiber  die   Fortschritte  der  classischen  Alterthumswissenschaft. 
Jhg.  XIV,  12.  Berlin,  1888. 

Wecklein.  Bericbt  iiber  die  die  griechischen  Tragiker  betreffende  Litteratur  der  Jahre 
1885  und  1886.  —  Schicenke.  Jahresbericbt  iiber  die  Litteratur  zu  Cicero's  philosophischen 
Schriften  aus  den  Jahren  1884-1886. 

Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XX,  1,  2.  S.  Pétersbourg,  1888. 

1.  Brauner  et  Tomiczek.  Action  de  l'acide  sulfhydrique  sur  l'acide  arsénique.  —  Roel- 
sianko.  Sur  les  dérivés  nitrés  de  l'acide  paraazobenzoique.  —  IVedensky.  Sur  la  structurc 
de  l'acide  phosphoreux.  —  Konelakoff.  Sur  le  glycol  triméthyléthylénique.  —  Mihailoff. 
Sur  l'état  gélatineux  des  substances  albuminoides.  —  Wagner.  Sur  l'oxydation  des  hydro- 
carbures  et  des  alcools  non  saturés.  —  Pirogoff.  Sur  le  Virial.  —  Woulf.  Compensateur 
pour  la  mesure  de  l'angle  de  rotation  du  pian  de  polarisation.  —  2.  Gustavson.  Action  du 
chlorure  d'aluminium  sur  le  chlorure  d'acétyle:  critique  du  mémoire  de  M.  Combes.  — 
Ossipoff.  Action  de  l'acide  maléique  sur  l'aniline.  —  lei.  Sur  l'isomerie  de  l'acide  fumari- 
que  et  de  l'acide  maléique.  —  Lonatchefsky-Petruniaka.  Sur  l'absorption  de  l'oxyde  de 
carbone  par  le  chlorure  cuivreux.  —  Bevaci.  Action  du  zince'thyle  sur  le  nitroéthane.  — 
Kabloukoff.  Sur  les  regularite's  des  re'actions  de  l'addition  directe.  —  Selivanoff.  Sur  les 
bourgeons  de  pommes  de  terre.  —  Konelakoff.  Sur  la  chloruration  de  l'isopropyléthylène.  — 
Id.  Sur  la  chloruration  de  1  amylène.  —  Mihailoff.  Sur  l'état  gélatineux  des  substances  albu- 
minoides. —  Zetline.  Méthode  pour  dètérminer  la  combinaison  la  plus  avantageuse  des  élé- 
ments  d'une  batterie.  —  Chwolson.  Sur  le  deuxième  théorème  de  Kirchhof.  —  Id.  Sur  la 
dimension  du  potentiel  électromagnétique  dans  le  systhòme  électromagnétique.  —  Jourairsky. 
Un  simple  électroscope. 
f  Journal  de  physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  VII,  mars.  1888. 

Blondlot.  Sur  la  doublé  réfraction  électrique.  Simultanéité  des  phénomènes  électrique 
et  optique.  —  Gouy.  Sur  l'électromètre  à  quadrants.  —  Gernez.  Recherches  sur  l'application 
du  pouvoir  rotatoire  à  l'étude  des  composés    formés   par    l'action   du   molybdate  d'animi- 


—  cu  — 

niaque  sur  les  solutions  d'acide  tartrique.  —  Chabry.  Procede  nouveau  pour  étudier  la 
diffusion  des  acides.  —  Duhem.  Sur  un  Mémoire  de  M.  Robert  von  Helmholtz  «  Sur  la  va- 
riation  du  point  de  congélation  ».  —  là.  Sur  un  Mémoire  de  M.  Max  Plank  ayant  pour 
titre:   «Sur  le  principe  de  l'accroissement  de  l'entropie». 

*  Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  CCCIV.  March  1888.  London. 

Ball.  The  Alloys  of  Copper  and  Antimony  and  of  Copper  and  Tin.  —  Thorpe  and 
Smith.  On  Morindon.  —  là.  and  Harnbly.  On  Manganese  Trioxide.  —  là.  ià.  Note  on 
Chatard's  Method  for  the  Estimation  of  Small  Quantities  of  Manganese.  —  Japp  and  Huntty. 
Action  of  Phenylhydrazine  on  an  Unsaturated  j'-Diketune.  —  Coiman  and  Perkin.  Contri- 
butions  from  the  Research  Laboratory  of  the  Owens  College.  The  Synthetical  Formation  of 
Closed  Carbon-chains.  Part  III.  Some  Derivatives  of  Pentamethylene.  —  Freer  and  Perkin. 
The  Synthetical  Pormation  of  Closed  Carbon-chains.  Part  IV.  Some  Derivatives  of  Hexa- 
methylene.  —  là.  ià.  The  Synthetical  Formation  of  Closed  Carbon-chains.  Part  V.  Experi- 
ments  on  the  Synthesis  of  Heptamethylenederivativcs.  —  Riicker.  On  the  Range  of  Mole- 
cular  Forces.  —  Schunck.  On  the  Supposed  Identity  of  Rutin  and  Quercitrin.  —  Divers 
and  Michitaàa  Kavakita.  On  the  Composition  of  Japanese  Bird-lime. 
+ Journal  of  the  China  Branch  of  the  r.  Asiatic  Society.  Voi.  XXII,  1-2. 
Shanghai,  1887. 

Parker.  Military  Organization  of  China  prior  to  1842.  —  Becher.  Notes  on  the  Mi- 
nerai Resources  of  Eastern  Shantung. —  Chinese  Partnerships  :  Liability  of  the  Individuai 
Members.  —  Hirth.  Notes  on  the  Eearly  History  of  the  Salt  Monopoly  in  China.  —  Parker. 
The  Salt  Revenue  of  China.  —  Carles.  Remarks  on  the  Production  of  Salt  in  China.  — 
Nocentini.  Names  of  the  Sovereigns  of  the  Old  Corean  States  etc. 

+ Journal  of  the  r.  Microscopical  Society.  1888.  part  lst.  febr.  London. 

Bennett.  Fresh-water  Algae  (including  Chlorophylli>us  Protophyta)  of  the  English  Lake 
Districi  With  descriptions  of  a  new  Genus  and  five  new  species.  —  Maskell.  Noie  on  Mi- 
crasterias  americana,  Ralfs,  and  its  Varieties.  —  Gulliver.  Note  mi  the  Minute  Structure 
of  Polomyxa  palustris. 

+ Journal  (The  american)  of  Philology.  Voi.  Vili,  4.  Baltimore,  1887. 

Ellis.  Further  Notes  on  the  Ciris  and  other  Poems  of  the  Appendi*  Vergiliana.  — 
Perrin.  The  Odyssey  under  Historical  Source-criticism.  —  Seaton.  The  Symplegades  and 
the  Planctae.  —  Brufjmann.  Per  Ursprung  der  lateinischen  Gerundia  und  Gerundiva.  — 
Goebel.  Poetry  in  the  Limburger  Chronik. 

*  Journal  (The  American)  of  science.   N.  207,  voi.  XXXV,  March  1888.  New 

Haven. 

Dana.  Asa  Gray.  —  Skea.  Calibration  of  an  Electrometer.  —  Robinson.  On  the  so- 
called  Northford,  Maine,  Meteorite.  —  Dana.  History  of  the  Changes  in  the  Mt.  Loa 
Craters.  —  Walcott.  The  Taconic  System  of  Emmons,  and  the  use  of  the  name  Taconic 
in  Geologie  nomenclature.  —  Dana  and  Penfielà.  On  the  crystalline  forni  of  Polianite. 

*  Journal  (The  Quarterly)  of  pure  and  applied  Mathematics.  N.  89  febr.  1888. 

London. 

Cookie.  On  synthetical  solution  and  on  deformation.  —  Walton.  On  the  coincidence 
of  ray-directions  in  biaxis  crystal  which  correspond  to  certain  conjugate  planes  of  polari- 
zation.  —  Chree.  Further  applications  of  a  new  solution  of  the  equations  of  an  isotropie 
elastic  solid,  mailny  to  various  cases  of  rotating  bodies.  —  Routh.  On  a  theorem  of  Ja- 
cobi  in  dynamics.  —  Forsyth.  On  the  theory  of  forms  in  the  integration  of  linear  diffe- 
rential  equations  of  the  second  order.  —  Whitehead.  On  the  motion  of  viscous  incompre^- 
sible  fluids.  —  Larmor.  Electro-magnetic  and  other  images  in  spheres  and  planes. 


—  cui  — 
*  Journal  (The  quarterly)  of  the  geological  Society.  Voi.  XLIV,  1.  London,  1888. 

Brady.  On  the  so-called  Soapstone  of  Fiji.  —  Bonney.  On  some  Results  of  Pressure 
and  of  the  Intrusion  of  Granite  in  Stratifìed  Palseozoic  Rocks  near  Morlaix,  in  Brittany.  — 
M'Kenny  Hughes.  On  the  Position  of  the  Ohermittweida  Conglomerate.  —  Bonney.  On 
the  Ohermittweida  Conglomerate.  —  H.  On  part  of  the  Huronian  Series  in  the  Neigh- 
bourhood  of  Sudhury  (Canada).  —  Lydekker.  On  a  new  Wealden  Iguanodont  and  other  Di- 
•  nosaurs.  —  Geikie.  On  the  Altered  Limestone  of  Strath,  Skye.  —  Woodward.  On  the 
Discovery  of  Trilobites  in  the  Upper  Green  (Cambrian)  Slates  of  the  Penrhyn  Quarries.  — 
Seeley.  On  Thecospondylus  Daviesi  (Seeley),  with  some  Remarks  on  the  Classifi- 
cation  of  the  Dinosauria.  —  Prestivich.  On  the  Correlation  of  the  Eocene  Strafa  in  En- 
gland,  Belgium,  and  the  North  of  France.  —  M'Keuny  Hughes.  On  the  Cae  Gwyn  Cave. 

fLotos,  Jahrbuch  fur  Naturwissenschaft.  N.  F.  Bd.  Vili,  1888.  Prao-. 

Pruder.  Palaeontologische  Beitrage  zur  Kenntniss  der  nordbohmischen  Juragehilde.  — 
Gussenbeiuer.  Ueber  den  Schmere. 

f  Lumière  (La)  électrique.  T.  XX.V1I,  n.  9-13.  Paris,  1888. 
fMagazin  (Neues  Lausitzisches).  Bd.  LXIII,  2.  Gorlitz,   1888. 

Patir.  Das  friiheste  Verstiindniss  von  Dante's  Commedia.  —  Korschelt.  Die  Strafeli 
der  Vorzeit  in  der  Oberlausitz.  —  Id.  Kriegsdrangsale  von  Gorlitz  und  Umgegend  zur 
Zeit  des  dreissigjàhrigen  Krieges. 

^Mérnoires  et  compte  rendus  des  travaux  de  la  Société  des  ingénieurs  civils. 
Janv.-févr.  1888.  Paris. 

Bonnami.  Théorie  de  la  fabrication  et  de  la  solidifioation  des  produits  hydrauli- 
ques.  -  Lefer.  Etude  sur  le  travail  des  gaz  et  son  application  aux  machines.  —  Boude- 
noot.  Note  sur  la  brochure  de  M.  Piat  relative  à  un  projet  de  pori  en  eau  profonde  à  Ca- 
bourg  (Calvados).  —  Canovetti.  Travaux  du  port  de  Venise.  —  de  Cordemoy.  Le  pori  de 
Saint-Pierre  (ile  de  la  Réunion).  —  Lavalley  et  Molìnos.  Le  pori  et  le  chemin  de  fer  de 
l'ile  de  la  Réunion.  --  Polonceau.  Note  sur  l'éclairage  au  lucigène. 

+Mittheilungen  aus  der  Stadtbibliothek  zu  Hamburg.  V,  1888.  Hamburg. 

Hamburg  in  vorigen  Jahrhundert.  —  Analecta  italica.  —  Analecta  hispanica. 

f  Mittheilungen  der  Mathematischen  G-esellschaft  in  Hamburg.  N.  8.  Leipzig, 

1888. 

Liebenthal.  Das  Potential  des  Ellipsoids.  —  Keferstein.  Eine  Methode  zur  Bestim- 
mung  der  primitiven  Wurzeln  der  Kongruenz  eiv-x  =  \  (mod  p)  fur    einen   reellen  Prim- 

zahlmodul  p. 

fMittheilungen  des  k.  deutschen  Archaologischen  Instituts.  Athenische  Abthei- 
lung.  Bd.  XII,  4.  Athen,  1888. 

Milchhoefer.  Antikenbericht  aus  Attika,  Fortsetzung.  —  Judeich.  Pedasa.  —  Lolliìig. 
Mittheilungen  aus  Thessalien  11.  Grabinschriften  (Schluss).  —  Id.  und  Wolters.  Zum  Mo- 
nument  des  Eubulides.  —  Studniczka.  Zu  dem  Bronzekopfe  '  Museen  von  Athen  '.  —  Winter. 
Vase  aus  Mylasa.    -    Wolters.  Apollo  und  Artemis,  Relief  in  Sparta. 

'"Mittheilungen  des  Ornitologischen  Vereins  in  Wien.  Jhg.  XII,  n.  3.  Wien,  1888. 
"•Monatsblàtter  des  Wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX,  6.  Wien,  1888. 
f  Monumenta    medii    aevi   historica    res    gestas   Poloniao   illustrantia.    T.   X. 

W  Krakowie,  1887. 

Codicis  diplomatici  Poloniae  minoris  pars  tertia. 


—  CIV  — 

ìNaturforscher  (Der).  Jhg.  XXI,  n.  3-11.  Tubingen,  1888. 
^Notices  (Monthly)  of  the  royal  Astronomical  Society.  Voi.  XLVIII,  4.  Lon- 
don, 1888. 
+Notulen  van  de  algemeene  en   Bestuurs-Yergaderingen  van   het  Bataviaasch 

Genootschap  van  Kunsten  en  Wetenschappen.  Deel  XXV,  3.  Batavia,  1888. 
i  Observations  (Astronomical  and  magnetical  and  meteorological)  made  at  the 

r.  Observatory  Greenwich  in  the  year  1885.  London,  1887. 
fPamietnik  Akademie   Urniejetnosci  w  Krakowie.  Wydz.  filol.  i  histor.-filoz. 

T.  VI.  Krakow,  1887. 

Ulànovjski.  0  zalozeniu  klasztoru  sw.  Andrzeja  w  Krakowie  i  Jego  najdawniejszych 
przywilejach.  —  Kavczynski.  Porownawcze  badania  nad  rytmem  i  rytinami.  —  Wislocki. 
0  wydawnictwie  Liber  diligenriarura  krakowskiego  fakultetu  filozoficznego  z  lat  1487-1563.  — 
Kallenbach.  Rewizyja  tekstu  pierwszejczc-xi  «  Dziadów»  podlug  auctografu. — Kot zsnioioskd. 
0.  autorach  zywotu  Pietra  Kniity  i  opisu  wojny  kokoszej. 

+Proceedings  of  the  Cambridge  philosolical  Society.  Voi.  VI,  3.  Cambridge, 

1888. 

A iry.  On  a  special  algebraic  function  and  its  application  to  the  solution  of  some 
equations.  —  Easter/ìdd.  Some  observations  on  Permansali ic  Acid.  —  Chret.  On  the  equa- 
tions  of  an  Isotropie  Elastic  Solid  in  Polar  and  CylindricaJ  Coordinates,  their  solatio? 
and  application  —  Newman.  On  a  Table  of  the  values  of  ex  for  values  of  x  between  0 
and  2  increasing  by  -001.  —  Basset.  On  the  Application  of  Lagrange's  Equations  to  the 
Motion  of  Perforated  Solids  in  a  Liquid  when  there  is  Circulation.  —  Shipley.  On  the 
Fungns  causing  the  onion  disease  Peronospora  Schleideniana.  —  Reynolds  Vaizey.  On 
Alternation  of  Generations  in  Green  Pìants.  —  Warburton.  On  a  new  species  of  spider, 
with  some  observations  on  the  habits  of  certain  Araneina.  —  Glaisher.  On  expiessions 
for  the  Theta  Functions  as  Definite  Integrals.  —  Pattison  .Vuir  and  Adie.  On  the  inte- 
raction of  zinc  and  sulphuric  acid.  —Basset.  On  the  Application  of  Lagrange's  Equations 
to  the  Motion  of  a  number  of  Cylinders  in  a  Liquid  when  there  is  Circulation.  —  Love. 
Note  on  Kirchhoff 's  theury  of  the  deformation  of  elastic  platee.  —  Brill.  Oa  a  New  Geo- 
metrical  Interpretation,  of  the  Quaternion  Analysis. 

"+Proceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  N.  M.  S.  Voi.  X,  3.  March,  Aprii 
1888.  London. 

March.  Mayne.  Suminary  of  Explorations  in  British  North  Borneo.  —  Strachey. 
Lectures  on  Geography,  Delivered  before  the  University  of  Cambridge,  1888.  —  Ramsay. 
Note  on  the  Map  of  Lycia-Pamphylia.  —  April.  Holme.  A  Journey  in  the  interior  of  La- 
brador, July  to  October,  1887.  —  Strachey.  Lectures  on  Geography,  Delivered  before  the 
University  of  Cambridge,  1888. 

'  Proceedings  of  the  r.  Physical  Society.  Voi.  IX,  2.  Edinbury.  1887. 

Duns.  Note  on  the  Water  Vole  (Arvicola  amphibia,  Jenyns).  —  Henderson.  The 
Echinodermata  of  the  Firth  of  Clyde.  —  Rattray.  List  of  Shells  collected.  —  Hoyle.  On  the 
West  Coast  of  Africa  and  the  adjacent  Islands.  —  Cunningham.  On  the  Development  of  the 
Oviductin  Teleosteans. —  Turner.  Noticc  of  the  Capture  of  Delphinos  delphis  in  the 
Firth  of  Forth. —  Traquair.  Notes  on  Chondrosteus  acipenseroides,  Agassiz.  — 
Brook.  Notes  on  the  British  Species  of  Zeugopterus.  —  Id.  Notes  on  the  Reproduction 
of  Lost  Parts  in  the  Lobster  (Homarus  vulgaris).  —  Kelso.  Notes  on  an  Indian  Wa- 
ter-snake(Enhydrina  Valakadyen).  —  Woodhead.  Simple  Method  of  Testing  the  Effi- 
cacy  of  Antiseptics. 


—  cv  — 

*  Proceedings  of  the  r.  Society.  Voi.  XLIII.  262,  263.  London,  1888. 

Beddard.  Preliminary  Note  on  the  Nephridia  of  Peri  chaeta.  --  Forsyth.  Inva- 
riants,  Covariants,  and  Quotient  Derivatives  associateci  with  Linear  Differential  Equa- 
tions.  —  Lockyer.  Notes  on  the  Spectrum  of  the  Aurora.  —  Parker.  On  the  Secondary 
Carpals,  Metacarpals,  and  Digital  Rays  in  the  Wings  of  existing  Cannate  Birds.  —  Durham. 
The  Emigration  of  Amoeboid  Corpuscles  in  the  Starfish.  —  ld.  Note  on  the  Madreporite 
of  Cribro  11  a  ocellata.  —  Shaw.  Report  on  Hygrometric  Methods.  First  Part, 
including  the  Saturation  Method  and  the  Chemical  Method,  and  Dew-point  Instruments.  — 
Buchanan.  On  Tidal  Currents  in  the  Ocean.  —  Liveing  and  Deicar.  On  the  Spectrum 
oi  the  Oxyhydrogen  Flame.  —  Wright  and  Thompson.  On  the  Voltaic  Circles  produci- 
le by  the  Mutual  Neutralrsation  of  Acid  and  Alkaline  Fluids,  and  on  various  related  Forms 
of  Electromotors.  —  Love.  The  Small  Free  Vibrations  and  Deformation  of  a  Thin  Elastic 
Shell.  —  Poulton.  True  Teeth  in  the  young  Ornithorhynchus  paradoxus.  —  Ray- 
leigk.  On  the  Eelative  Densities  of  Hydrogen  and  Oxygen.  Preliminary  Notice.  —  Wool- 
dridge.  Note  on  the  Changes  effected  by  Digestion  on  Fibrinogen  and  Fibrin.  —  Carnelley 
and  Wilson.  A  new  Method  for  determining  the  Number  of  Micro-organisms  in  Air.  — 
ld.  id.  Note  on  the  Number  of  Micro-organisms  in  Moorland  Air.  —  Mivart.  On  the  pos- 
sibly  Dual  Origin  of  the  Mammalia.  —  Gasiteli.  On  the  Relation  between  the  Structure, 
Function,  and  Distribution  of  the  Cranial  Nerves.  Preliminary  Communication.  —  Parker. 
Preliminary  Note  on  the  Development  of  the  Skeleton  of  the  Apteryx.  —  ld.  On  Remnants 
or  Vestiges  of  Amphibian  and  Reptilian  Structures  found  in  the  Skull  of  Birds,  both  Ca- 
nnata? and  Ratitse. 

•; Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  2.  Miinchen,  1888. 

Both.  Ueber  die  Bahn  eines  freien  Theilchens  auf  einer  sich  gleichmassig  drehenden 
Scheibe.  —  Fróhlich.  Seismograsph  mit  elektrischem  Registrirapparat.  —  Rysdnek.  Ver- 
such  einer  dynamischen  Erklàrung  der  Gravitation.  —  Tumlirz.  Ueber  die  Fortprlanzung 
cbenen  Luftwellen  endlicher  Schwingungsweite. 

'Report  of  the  fìfty-seventh  Meeting  of  the  British  Association  for  the  advan- 
cement  of  science,  held  at  Birmingham  in  August  and  September  1887. 
London,  1888. 

+Results  (Greenwich  spectroscopic  and  photographic)  1885.  London,  1887. 
";  Resumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  Séances  du  17  févr.  et 

2,  16  mars.  Paris,  1888. 
fRevista  do  Observatorio  imperiai  de  Marina  de  Rio  Janeiro.  Anno  III,  n.  1,  2. 

Rio  Janeiro,  1888. 
fRevue  historique   paraissant   tous  les   deux  mois.  T.  XXXVI,  2.  Mars-avril 

1888.  Paris. 

Monceaux.  Le  grand  tempie  du  Puy-de-DOme,  le  Mercure  gaulois  et  l'histoire  des 
Arvernes.  —  Fagniez.  Le  Pére  Joseph  et  Richelieu.  La  préparation  de  la  rupture  ouverte 
avec  la  maison  d'Autriche  (1632-1635).  —  //.  Francois  de  la  Noue  et  la  conversion  du  roi.  — 
Du  Gasse.  La  reine  Catherine  de  Westphalie,  son  journal  et  sa  correspondance.  —  Savin- 
hiac.  L'Espagne  et  Fexpédition  du  Mexique.  Une  lettre  inedite  du  marechal  Prim. 

"'Revue  internationale  de  l'électricité  T.  VI,  n.  53,  54.  Paris,  1888. 
+Revue  politique  et  littéraire.  3e  sér.  t.  XLI,  n.  0-13.  1888. 
fRevue  scientifique.  3e  sér.  t.  XLI,  n.  9-13.  1888. 

fRocznik  zarzadu  Akademii  Umiejetnosci  W  Krakowie.  Rok  1886.  W  Krakowie. 
Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  1°  Sem.  14 


—  evi  — 

1  Rozprawy  i  sprawozdania  z  posiedzen.  Wydz.  tilol.  t.  XII  ;  hist.-filos.  t.  XIX, 

XX.;  matem.-przyr.  t.  XV,  XVI.  W  Krakowie,  1887. 
+  Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  u.  10-14.  Braunschweig,  1888. 
+Soriptores  rerum  polonicarum.  T.  XI.  Krakow,  1887. 

Diaria  Comitiorum  Poloniae  anni  1587. 

+  Sprawozdania  komisyi  do  badania  historyi  sztuki  w  Polsce.  T.  III,  4.  Kra- 
kow, 1887. 

^SLudies  (Johns  Hopkins  University)  in  histoiical  and  politicai  Science.  5th 
Series,  XII.  Baltimore,  1887. 

Wkite.  European  Schools  of  history  and  pulitici. 

^Transactions  of  the  Manchester  Geological  Society.  Voi  XIX,  14-17.  Man- 
chester, 1888. 

Bainbridge.  On  a  New  Description  of  Miners'  Safety  Lamp.  —  Bramali.  On  a  New  Lead 
Rivet  Mould.  —  Bolton.  Observations  on  Boulders  from  the  High-Level  Driff  of  Bacup.  — 
Cowburn.  On  Boulders  in  Coal  Seanis.  —  Stirrup.  On  Foreign  Botddera  in  Coal  Seanis.  — 
Pcrcy.  On  Mine  Rents  and  Minerai  Royalties. 

'Verhandlungen  der  k.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  1887,  n.  9-16.  Wien. 
Verhandlungen  der   Naturforschenden   Gesellschaft  in    Basel.    Th.    Vili,  2. 

Basel,  1887. 
Miììler.  Fiinfter  Nachtrag  zum  Katalog  der  herpetologischen  Sammlung  des  Basler  Mu- 
sLums.  —  Kollmann.  Das  Grabfeld  von  Elisried  and  die  Beziehungen  der  Etimologie  zu 
den  Resultaten  der  Anthropologie.  —  Id.  Schàdel  aus  jenem  Htigel  bei  Genf,  auf  dem 
einst  der  Matronenstein,  Pierre  aux  Dames,  gestanden  hat.  —  LI.  Schiidel  von  Genthod 
und  Lully  bei  Genf.  —  ld.  Ethnologische  Literatur  Nord-Amcrikas.  —  Kahlbaum.  Ueber 
Dampftemperaturen  bei  vermindertem  Druck.  —  Id.  Welche  Temperatur  haben  die  aus 
kochenden  Salzlosungen  aufsteigenden  Dampfe  ?  —  Miiller.  Zur  Crustaceenfauna  von  Trin- 
comali.  —  Gilliéron.  Sur  le  caleaire  d'eau  douce  de  Moutier  attribue  au  purbeckien. 

f  Verhandlungen  der  Physiologischen  Gesellschaft  zu  Berlin.  Jhg.  1887-88,  n.  5-0. 
*  Verhandlungen  des  Jnaturhist.  Vereines  der  preuss.  Rheinlande,  Westfalens  ecc. 

Jhg.  XLIV,  2.  Bonn,  1887. 

Hosius.  Ueber  den  Septarienthon  von  Schernibeck.  —  Follmann.  Unterdevonische 
Crinoiden.  —  Schulz.  Geognostische  Uebersicht  der  Bergreviere  Amsberg,  Brilon  und 
Olpe.  —  v.  Dechen  u.  Rauff.  Geologische  und  niineralugischc  Litteratur  der  Rheinprovinz 
und  der  Provinz  Westfalen  ecc.  —  Dittmar.  Mikroskn]ii?che  Untersuchung  der  aus  Kri- 
stallinische  Gesteinen,  insbesondere  aus  Schiefer  herrulirenden  Auswurflinge  des  Laacher 
Sees.  —  Esser.  Die  Entstehunp  der  Bluthen  an  alteni  Holz.—  Knops.  Ueber  die  Moleku- 
larrefraktion  der  Isomerieen,  Fumar  Malei'nsàure,  Mesacon-Citracon-Itaeonsaure  und  des 
Thiophens  und  ihre  Bezieliun>,r  zur  cliemischen  Konstitution  diesel  Substanzen.  —  Brauns. 
Was  wissen  wir  ueber  die  Ursachen  der  optischen  Anomalien  ? 

f  Verhandlungen  des  Vereins  zur  Befòrderung  des  Gewerbfleisses.  1888,  2. 

Kosmann.  Die  Marraoraten  des  Deutschen  Reiches. 
t  Wochenschrift  des  òsterr.  Ingenieur-  und  Architekten-Vereines.  Jhg.  XIII,  9-13. 

Wien,  1888. 
:  AViirtembergische    Vierteljahrshefte   tur    Landes-Geschichte.    Jhg.  X.    1877. 

Stuttgart. 


—    C  VII    — 

fZeitschrift  des  osterr.  Ingenieur-  und  Architekten-Vereins.  Jhg.  LX,  l.Wien, 

1888. 

Das  Detailprojekt  tur  die  Wienflussregelung.  Mit  Bentitzung  des  Berichtes  des  Stadt- 
bauamtes  an  den  Gemeinderath  des  Stadt  Wien.  —  Land.  Kinematische  Theorie  der  sta- 
tisch  bestimmten  Tràger.  —  Prokop.  Die  Konkurrenzplàne  fiir  das  «Deutsche  Haus«  in 
Briinn.  —  Das  Grabdenkmal  fiir  Dr.  Cari  B-itt.  v.  Ghega  auf  dem  Ehrenfriedhofe  der 
Stadt  Wien. 

tZeitung  (Stettiner  Entomologische).  Jhg.  10-12.  Stettin,  1888. 

Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  aprile  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

* Brunetti  L.  —  La  tannizzazione  dei  tessuti  animali  che  mi  appartiene  de- 
v'essere impiegata  dagli  anatomici  e  compresa  dai  patologi.  Padova, 
1888.  8°. 

*Busin  P.  —  Sulle  predizioni  del  tempo.  Roma,  1888.  8°. 

*Carutti  D.  —  Il  Conte  Umberto  I  e  il  Re  Ardoino.  Roma,  1888.  8°. 

*  Deodati  E.  —  Della  medicina  legale,  dei  suoi  uffici  e  dei  suoi  limiti.  Venezia, 

1888.  8°. 

*  De   Toni  G.  B.  e  Levi  D.  —  L'Algarium  Zanardini.  Venezia,  1888.  8°. 
*Falangola  F.  —  Sulle  grandi  mine  nella  roccia  Calcarea  della  catena  pelo- 

ritana  (Sicilia)  e  nella  roccia  granitica  di  Baveno  (Lago  Maggiore).  Roma, 

1887.  8°. 

*  Govi  G.  —  Il  microscopio  composto  inventato  da  Galileo.  Napoli,  1888.  4°. 
*Grablovitz  G.  —  Anemometria.  Roma,  1888.  4°. 

*Td.  —  Descrizione   dell'Osservatorio  meteorologico  e  geodinamico   al  Porto 

d'Ischia.  Roma,  1888.  4°. 
*Id.  —  Studi  mareometrici  al  Porto  d'Ischia,  Roma.  1888.  4° 
*ld.  —  Studi   preliminari   sulle    sorgive    termali    al   Porto  d'Ischia.   Roma, 

1888.  4°. 

*Id.  —  Sulle  sorgive  termali  del  porto  d'Ischia.  Roma,  1888.  4°. 
*Id..—  Sul  terremoto  del  27  agosto  1886.  Roma,  1888.  4°. 
* Loria  A.  —  La  teoria  economica  della  costituzione  politica.  Torino,  1886.  8°. 
*Lovisato  D.  —  Cenni  geologici  sulla  Sardegna.  Cagliari,  1888.  8°. 
*Majetti  E.  —  Cenno  storico  e  utilità  della  stenografia.  Napoli,  1887.  8". 
*Marcacci  G.  —  Statistica  nosologica  del  r.  Arcispedale  di  S.  Maria  Nuova 
e  stabilimenti  riuniti  di  Firenze.  Pistoia,  1888.  4°. 

*  Martini  T.  —  Esperienze  di  confronto  fra  i  vari  tipi  di  accumulatori  elet- 

trici. Venezia,  1888.  8°. 

*  Nazari  G.  —  Il  prof.  Cesare  Lombroso  e  il  valore  scientifico  delle  sue  opere. 

Oderzo,  1887.  8°. 


—   CVIU  — 

*Onoranze  funebri  rese  al  prof.  Francesco  Carrara.  Lucca,  1888.  8°. 
'Penile  A.  —  Storia  del  diritto  italiano  dalla  caduta  dell'impero  Romano  alla 

codificazione.  Voi.  VI,  2.  Storia  della  procedura.  Padova,  1887.  8°  (aeq.). 
*Saccardo  P.  A.  —  Sjlloge  fungorum  omnium  hucusque  cognitorum.  Voi.  VII,  1, 

Patavii,  1888.8°. 

*  Saltini  Gr.  E.  —  Della  vita  e  delle  opere  di  Giuseppe  Martelli,  architetto  e 

ingegnere  fiorentino.  Firenze,  1888.  4°.  con  atl. 

*  Strambio   G.  —  Il  nuovo  ed  il  nuovissimo  progetto   di  legge  per  la  tutela 

dell'igiene  e  della  Sanità  pubblica  ecc.  Milano,  1888.  8°. 

*  Stocchi  G.  —  La  prima  conquista  della  Britannia  per  opera  dei  Romani.  Fi- 

renze, 1888.  8°. 

*  Tabarri/li  M.  —  Gino  Capponi,  i  suoi  tempi,  i  suoi   studi,   i   suoi  amici. 

Firenze,  1879.  8°. 
*Id.  —  Studi  di  critica  storica.  Firenze,  1876.  8°. 
*Id.  —  Vite  e  ricordi  d'italiani  illustri  del  secolo  XIX.  Firenze,  1884.  8°. 

Pubblicazioni  estere. 

*Abbadie  A.  d\  —  Récit  d'un  voyage  en  Orient.  Paris,  1888.  8°. 

f Adam  C.  —  Eine  menschliche  Frucht  mit  verkùmmerten  obera  Gliedmaasseii 

Unterkiefer.  Kdnigsberg,  1887.  8°. 
f  Alexander  TI.  —  Ueber  hydroxylaminhaltige  Platinbasen.  Konisberg,  1887.  8°. 
f  Ammaan  F.  —  Die  Schlacht  bei  Prag  am  6  Mai  1757.  Heidelberg,  1887.  8°. 
^  Animi  E. —  In  Dionysium  Periegetam  quaestiones  criticae.  Regimonti,  1888.  8°. 
+AHTOHHHA.  A.  —  Hs*  Pyjjejrm.  CaHKTneTepByprB  L886.  4". 
*.Arens  M.  —  Statistik  der  geburtshiiltìichen  Operationen  an  der  k.  gyniiko- 

logischen  Uuiversitatsklinik  zu  Konigsberg  in  Pr.  vom  1.  Januar  1880  bis 

1.  Januar  1886.  Konigsberg,  1887. 
^Arnoldt  C.  —  Einige  Untersuchungen  ueber  quadratische  Strahlen  Complexe. 

Strassburg,  1887.  8°. 
i '  Beets  K.  —  C  und  Ch  vor  lateinischen  A  in  altfranzosischen  Texten.  Darm- 
stadt, 1887.  8°. 
^'Bernhard  A.  —  Ueber  Leberabscesse  im  Kindesalter,  im  Auschluss  an  drei 

in  der  Strassburgen  Kinder-  Klinik  beobachtete  Falle.  Leipzig,  1 886.  8°. 
'l Bìenemann  Fr.  —  Conrad  von   Scbarfenberg  Bischof  von  Speier  und  Metz 

und  Kaiseiiicher  Hofkanzler.  1200-1224.  Strassburg,  1880.  8°. 
iBlink  H.  —  Wind-  und   Meeresstromungen   im  Gebiet  der  Kleinen  Sunda- 

Inseln.  Stuttgart,  1887.  8°. 
*Bluth  J.  —   Ueber  einen  Fall  von  Hiimatocele  des  Samenstranges.  Stettin. 

1887.  8°. 
i  Bochert    P.    —    Untersuchungen    ueber    das    Netzhaut-Gliom.    Konigsberg, 

1887.  8°. 
*Boi'atéis  J.  —  Grundlinien  des  Bosporus.  Kdnigsberg,  1887.  8°. 


—    CIX    — 

*Boll  F.  —  Ueber  den  Einfiuss  der  Teraperatur  auf  den  Leitungswiderstand 

und  die  Polarisation  thierischer  Theile.  Kònigsberg,  1887.  8°. 
fBongers  P.  — Ueber  Synthesen  im  Organismus  der  Vogel.  Kònigsberg,  1887.  8°. 
^Borries  E.  von  —  Das  erste  Stadium  des  i-Umlauts  im  Grermanischen.  Strass- 

burg,  1887.  8°. 
*Bdttcher  G.  —  Untersuchungen  ueber  die  histologischen  Vorgànge  und  das 

Verhalten  des  Blutes  in  doppelt  unterbundenen  Gefàssen.  Jena,  1887.  8°. 
fBrauch    Th.   —    Beitrag    zur    Lehre   von    den   Talusfracturen.    Strassburg, 

1887.  8°. 
^Buchenau  H.  —  Ueber  den  Gebrauch  und  die  Stellung  des  Adjectivs  in  Wolf- 

rams  Parzival.  Còthen,   1887.  8°. 
fBuc/c  C.  —  De  scholiis  Teocriteis  vetustioribus  quaestiones  selectae.  Argen- 

torati,  1886.  8°. 
f  Caro  R.  —  Zur  Prophylaxe  der  Blenorrhoea  neonatorum.  Kònigsberg.  1887.  8°. 
1  Cohen  R.  —  Experimentelle  Bestimmung  des  Verhàltnisses  der  beiden   spe- 

cifischen  Wàrrnen  des  Wasserdampfs.  Strassburg,  1887.  8°. 
'"Corpus  Inscriptionum  latinarum  Consilio  et  auctoritate  Academiae  litteraruin 

regiae  Borussicae  editimi.  Voi.  XIV.  Berolini,  1837.  f.° 
f  Daimler  C.  —  Ueber  neue  Synthesen  mit  Oxalsàuren-  und  Malonsaureester. 

Strassburg,  1886.  8°. 
fDannehl   IL   —   Die   Kettenlinie   auf  einigen  Rotationsflàchen.   Greifswald, 

1887.  8°. 
f  David  R.  —  Ueber  die  Syntax  des  Italienischen  im  Trecento.  Genf.  1887.  8°. 
^Davidsohn  K.  —  Versuche  iiber  die  Wirkung  des  Nitroprussidnatriums.  Kò- 
nigsberg, 1887.  8°. 
i  Dessau  B.  —  Ueber  Metallschichten  welche  durch  Zerstiiuben  einer  Kathode 

entstehen.  Leipzig,  1886.  8°. 
''c  Didymas.  —  De  Aristarchea  Odysseae  recensione  reliquiarum  supplementum 

ab  A.  Ludwich  editum.  Eegimontii,  1887.  4°. 
f  Dietsel  A.  —  Condensation  von  Acetessigester  mit  Branzweinsauren  Natrium. 

Strassburg,  1887.  8°. 
+  Du  Bois  H.  H.  J.  G.  —  Magnetische  Circularpolarisation  in  Cobalt  und  Nickel. 

Leipzig,  1887.  8°. 
"Durre.  —  Rede  zum  Gediicntniss  an  K.  Wilhelm  I.  Aachen,  1888.  8°. 
*  Eckerlein  J.  —  Ein  Fall  von  Pulsirenden   Exophthalmus   beider   Augen  in 

Folge  einer  Traumatischen  Ruptur  des  Carotis  interna  im  Sinus  Caver- 

nosus.  Kònigsberg,  1887.  8°. 
f  Elsner  W.  —  Untersuchungen  zu  dem  mittelenglischen  Fabliau  «  Dame  Siriz  - . 

Berlin,  1887.  8°. 
f  Emdea  R.  —  Ueber  die  Dampfspannungen  von  Salzlosungen.  Leipzig,  1887.  8°. 
'  Engelbrecht  P.  —    Die  Compensation  mit   naturalobligationen.  Kònigsberg, 

1887.  8°. 


—  ex  — 

■  Engelìen  R.  —  Ueber  das  Verhalten  der  Animoniakausscheidung  bei  Phosphor- 
vergiftung.  Konigsberg,  1887.  8°. 

•  Eynern  F.  voti.  —  Condensation  von  Acetessigester  rait  bernsteinsaurern  Na- 
trium.  Strassburg,  1887.  8V 

'Fé/:- e r  C.  A.  —  Voruntersuchung  zu  eiaer  Gesckichte  des  Poutificats  Ale- 
xander IL  Strassburg,  1887.  8°. 

^Feldmann  L.  —  Ueber  die  Entwicklung  organischer  Erkrankungen  des  Cen- 
tralen  NeiTensystems  bei  Personen  velche  lange  an  Schwerer  Hysterie 
gelitten  haben.  Leipzig,  1887.  8°. 

fFriek  A.  —  Ueber  den  Friihjahrskatarrh  der  Conjimctiva.  Wiirzburg,  188(3.  8°. 

f Friedrich  d.   (ir.  —  Politisene  Correspondenz.   Bd.  XV.  Berlin,  1887.  8°. 

*Gasperini  R.  —  Contributo  alla  conoscenza  geologica  del  diluviale  dalmate 
Zara,  1885. 

'  là.  —  Secondo  contributo  alla  conoscenza  geologica  del  diluviale  dalmato. 
Spalato,  1887.  8°. 

'  Id.  —  Notizie  sulla  fauna  imenotterologa  dalmata.  I,  IL  Zara,  1887.  8°. 

f  Geil  G.  —  Ueber  die  Abliiingigkeit  Locke' s  von  Descartes.  Strassburg,  1887.  8". 

7  Grethen  R.  —  Die  politischen  Beziehungen  Clemen's.  VII.  zu  Karl  V  in  den 
Jahren  1523-1527.  Hannover,  1887.   8°. 

1  Groll  S.  —  Untersuchungen  ueber  Hàmoglobingehalt  des  Blutes  bei  voll- 
stàndiger  Inanition.  Konigsberg.    1887.  8°. 

*Grollmus  M.  —  De  M.  Tullio  Cicerone  poeta.  Part.  I.  De  inscriptionibus,  de 
argumeutis,  de  temporibus  singulorum  carminum.  Regimonti,  1887.  8°. 

7  Grossmann  IL  —  De  doctrinae  metricae  reliquiis  ab  Eustathio  servatis.  Ar- 
gentorati,  1887.  8°. 

'  Haag  e  ìi  M.  —  Ueber  den  Einfluss  der  Darmfàulnis  auf  die  Entstehung  der 
Kynurensaure  beim  Hunde.  Konigsberg,  1887.  8°. 

:  Handelmann  IL  —  XXXVIII  Bericht  zur  Alterthumskunde  Schleswig-Hol- 
steins.  Kiel,  1885.  4°. 

^Hergesell  H.  —  Ueber  die  Aenderung  der  Gleichgewichtsrlàchen  der  Erde 
dm-ch  die  Bildung  polarer  Eismassen  und  die  dadurch  verursachten 
Schwankungen  des  Meeresniveaus.  Stuttgart,  1887.  8°. 

^Herkner  IL  —  Die  Anfange  der  Baumwollindustrie  im  Ober-Elsass.  Strass- 
burg, 1886.  8°. 

^Ilersog  B.  —  Ueber  den  praktischen  Nutzen  des  Wolffberg'schen  Apparates 
zur  diagnostischen  Verwertung  der  quantitativen  Farbensinnpriifung.  Ko- 
nigsberg, 1887.  8°. 

T Heydrich  E.  —  Beitrag  zur  Lehre  der  hyalinen  Degeneration  der  quergestreif- 
ten  Muskulatur.  Strassburg,  1887.  8°. 

''Hilbert  P.  —  Ueber  das  physiologische  und  chemische  Verhalten  des  Ace- 
tanilids  und  einiger  werwandter  Substanzen  im  Tier-Korper.  Konigsberg. 
1888.  8°. 


CXI    

*Hofer  B.  —  Untersuchungen  ueber  den  Bau  der  Speicheldriisen  uud  des  dazu 

gehòrenden  Nervenapparats  von  Blatta.  Halle,  1887.  4°. 
* Hofmann  L.  —  Ueber  die  Allegorie  in  Spensers  Faerie  Queene.  Gleiwitz, 

1887.  4°. 
* Hofmann  G.  —  De  juvandi  apud  Athenienses  formulis.  Darmstadii,  1886.  8". 
fHoven   Th.  —  Beitrag  zur  Anatomie  der  Cerebralen  Kinderlàhmung.  Strass- 

burg,  1887.  8°. 
*Index  Catalogue  of  the  library  of  the  Surgeon-general's  office  United  States 

Army.  Voi.  Vili.  Washington,  1887.  4°. 
;'  Jacob j  J.  C.  —  Ueber  Eisenauscheidung  aus  dem  Thierkorper  nach  subcuta- 

ner  und  intravenòser  Jnjection.  Strassburg,  1887.  8°. 
f  Jacobson  £.  —  Beitràge  zur  Frage  nach  dem  Betrage  der  Residualluft  nebst  Uu- 

berblick  ueber  die  bisherigen  Bestimmungs-Methoden. Kònigsberg  1887.  8.u 
f  Jacobson  II.  —  Ueber  einige  Pfanzenfette.  Kònigsberg,  1887.  8  . 
f Jordan  IL  —  Commentationis  fragmentum  de  Sallustii  historiarum  libri  II 

reliquiis  quae  ad  bellum  Piraticum   Servilianum  pertinent.  Regimontii, 

1887.  4°. 
fJosi  L.    —   Ein    Beitrag  zur  Kenntniss  der  Athmungsorgane  der  Pflanzen. 

Strassburg,  1887.  4°. 
f  Kehlert  0.  —  Die  Insel  Gotland  im  Besitz  des  deutschen  Ordens.  1398-  1408. 
+  Keibel  F.  —  Die  Urbewohner  der  Canaren.  Ein  anthropologischer  Versuch. 

Strassburg,  1887.  8°. 
1 Klamroth  A.  —  Ueber  die  neueren  Methoden  des  Kaiserschnitts.  Strassburg, 

1887.  8°. 
+ Kny  E.  —  Untersuchungen  ueber  den  galvanischen  Schwindel.  Berlin,  1887.  8". 
*KochH.  —  Richard  von  Cornwall.  I  Th.  (1209-1257).  Strassburg,  1887.8°. 
f  Koch  J.  —  Quaestionum  de  proverbiis  apud  Aeschylum,  Sophoclem,  Enripi- 

dem.  Caput  I.  Regimonti,  1887.  8°. 
ì  Kónig  G.  —  Zu  Shaksperes  Metrik.  Strassburg,  1888.  8°. 
f  Lackner  G.  —  De  incursionibus  a  Gallis  in  Italiani  factis.  Quaestio  histo- 

rica.  Regimonti,  1887.  4°. 
*  Lavoix  IL  —  Catalogue  des  monnaies  musulmanes  de  la  Bibliothèque  natio- 
naie.  Khalifes  orientaux.  Paris,  1887.  8°. 
1  Legiehn  J.  —  Ueber  die  Aetiologie  der  Beckenendlagen.  Kònigsberg,  1887.  8". 
+  Levy  E.  —  Kritische   Besprechung  der  verschiedenen  Behandlungsraethoden 

der  Placenta  praevia  auf  Grund  von  13  in  der  hierigen  gebustrhulfli- 

chen  Poliklinik  beobachteten  Fàllen.  Strassburg,  1887.  8°. 
f  Loebel   0.  —  Anatomie  der  Laubblatter,  vorzuglich  der  Blattgriin  f uhrendeu 

Gewebe.  Kònigsberg,  1888.  8°. 
f  Loewe  Aem.  —  De  Aesculapi  figura.  Argentorati,  1887.  8°. 
^ Lo j ernie i'  IL   —    Beitriige    zur    Kenntniss    des    Drachenblutes.    Strassburg, 

1887.  4°. 


—   CXII    — 

•  Lo  eludo  I).  —  Description  des  roohes  recueillies  à  la  Terre  de  Feo.  Paris, 

1887.  4°. 
f Ludwieh  A.  —  Homeri  Iliadis  et  Odysseae  periochae  metricae.   Regimonti, 

1887.  4°. 
f  Marburg  II.  —  Synthesen  der  «-Methyl-Butyrolactoncarbonsàure  und  Methvl- 

Vinaoonsaure.  Strassburg,  1887.  8°. 

*  Mar  et  IL  —  Ueber  die  Inipetigo  herpetiformis  Hebra's.  Metz,  1887.  8°. 

""''  Maschke  M.  —  Ein  Beitrag   zur  Lehre   der  Aderhautsarkome.    Kònigsberg. 

1887.  8°. 
f  Michael  C.  —  Die  Statistik  des  Militàr-Ersatz-Geschaftes  im  deutscheu  Reiche. 

Leipzig,  1887.  8°. 
1  Maurer  I.  —  Zur  Theorie  der  linearen  Substitutionen.  Strassburg,  1887.  4°. 
'''  Merkel  E.  —  Beitrag  zur  Casuistik  der  Castration  bei  Neurosen.  Nurnberg, 

1887.  8°. 
tMilsadd  Ph.  —  Bibliographie  bourguignonne.  Supplement.  Dijon,  1887.  8°. 
+  Moldenke  Ch.  E.  —  Ueber  die  in  Altagvptischen  Texten  erwahnteu  Bàume 

und  deren  Verwerthung.  Leipzig,  1887.  8°. 
^Moszeik  0.  —  Morphologische  Untersuchungen  ueber  den  Glycogenansatz  in 

der  Leber.  Kònigsberg,  1887.  8°. 
ìNatanson  E.  —  Ueber  die  Abkiihlung  der  Kohlensiiure  bei  ihrer  Ausdehimug. 

Leipzig,  1887.  8°. 
f  Nathan  N.  —  Das  lateinische  Su&x-alis  in  PranzOsischen.  Darmstadt,  188G.  8°. 
fNeivmark  L.  —  Ueber  die  Methoden  und  die  Erfolge  der  Neurektomien  des 

Trigeminus.  Strassburg,  1887.  8°. 
f  Nickell  R.  —    Untersuchungen  ueber  das  Centrimi  des  reflectorischen  Lid- 

schlusses.  Kònigsberg.  1888.  8°. 
: Nólde ke  A.  —  Die  Fortdauer  der  Offenen  Handulsgesellschaf't  wahrend  der 

Liquidation.  Strassburg,   1887.  8°. 
1  Petriceicu-Hasdeu.  —  Dictionarul  limbei  istorice  si  poporane  a  Koniauilor. 

T.  11,2.  Bucuresci,  1887.  8°. 
*Pfuhl  IL  —  Untersuchungen  ueber  die  Kondeaux  und  Virelais  specieil  des 

XIV.  und  XV.  Jahrhunderts.  Regimonti,  1887.  8°. 
+  PìeUcker  E.  —  Die  juristiche  Natur  der  R  e  s  p  u  b  1  i  e  a  e.  Hamburg,  188(5.  8". 
1  Pineus  0.  —  Beitrag  zur  Lehre  vom  Staphyloma  Corneae  congenitum.  Kò- 
nigsberg, 1887.  8°. 
''  Piale  0.  —  Die  Kunstausdriiche  der  Meistersinger.  Strassburg,  1887.  8°. 
ì Preha  A.  —  Quaestiones  Plautinae  de  pronominibus  indefìnitis.  Argento-rati. 

1887.  4°. 
fPeicke  Aem.  —  De  rebus  post  Alexandri  Magni  mortem  Babylone  gestis  quae- 

stionum.  Particula  la.  Regimonti,  1887.  8°. 
';  Reipschlaeger  E.  —  Ueber  die  Cholecystitis  suppurativa  und  ihre  chirurgi- 

sche  Behandlung.  Strassburg,  1887.  8°. 


—    Olili    — 

^Rijf  A.  —  Ueber  einige  Filile  von  Syphilis  ira  spateren  Kindes-  und  Jugend- 

alter.  Wien,  1887.  8°. 
f  Rob insoliti  D.  —  Untersuchungen  ueber  Jodol  und  dessen   Wirkungen.  Kò- 

nigsberg,  1887.  8°. 

*  Rothenberg  M.  —  Missbildungen  des  weiblichen  Genitalschlauches.  Kònigsberg, 

1887.  8°. 
f  Rudershausen  K.  —  Die  Castration  der  Frauen  bei  nervòsen  Leiden.  Wiirz- 

burg,  1888.  8°. 
l 'Rudolph  E.  —  Ueber  submarine  Erdbeben  und  Eruptionen.  Stuttgart,  1887.  8°. 
f  Salm  A.  —  Antifebrin  als  Antiepileptikum.  Strassburg,  1887.  8°. 
* Solverle  G.  de  —  La  famille  de  Salverte.  Paris,  1887.  8°. 
* S oliar schmidt  C.   —    Tertiarer   Amylalcohol    als    Sehlafmittel.    Strassburg, 

1887.  8°. 

*  Shimoyama   Y.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  des  japanischen  Klebreises,  Mo- 

zigome.  Strassburg,  1886.  8°. 

f  Schmidl  A.  —  Einwirkung  von  Butyraldehyd  auf  bernsteinsaures  Natrium 
bei  Gegenwart  von  Essigsàure-Anhydrid.  Strassburg,  1887.  8°. 

f  Schmid!  0.  —  Ueber  die  Endungen  des  Praesens  im  Altprovenzalischen.  Darm- 
stadt, 1887.  8°. 

f  Schneegàns  IL  —  Laute  und  Lautentwickelung  des  Sicilianischen  Dialectes 
nebst  einer  Mundartenkarte  und  aus  dem  Volksmunde  gesammelten 
Sprachproben.  Strassburg,  1888.  8°. 

+  Seelig  F.  —  Der  Elsiissische  Dichter  Hans  von  Biihel.  Strassburg,  1887.  8°. 

1"  Servaes  F.  —  Die  Poetik  Bodmers  und  Breitingers.  Strassbusg,  1887.  8°. 

^Skibbe  G.  —  Ein  Thoracopagus.  Kònigsberg,  1887.  8°. 

+  Skrzeczka  0.  —  Ueber  Pigra entbildung  in  Extravasaten.  Kònigsberg,  1887.  8°. 

f  Spengler  C.  —  Ueber  die  Erblickkeit  multipler  Exostasen.  Strassburg  i  E. 
1887.  8°. 

f  Stoeber  P.  —  Die  Parlamentarische  Immunitàt  des  Landesausschusses  fur 
Elsass-Lotliringen.  Freiburg  i.  B.  1886.  8°. 

f  Storp  J.  —  Untersuchungen  ueber  foetale  Rachitis.  Kònigsberg,  18S7.  8°. 

* Stossich  M.  —  Il  genere  H etera kis  Dujardin.  Zagreb,   1888.  8°. 

*Id.  —  Prospetto  della  Fauna  del  mare  Adriatico.  Parte  IV.  Trieste, 
1885.   8°. 

'  Szajnoclie  W.  —  0  Kilku  gatunkach  ryb  kopalnych  z  Monte-Bolca  pod 
Werona.  W  Krakowie,  1886.  4°. 

f  Takaliasi  S.  —  Vier  Falle  von  primarer  infectiòser  Osteomyelitis.  Strassburg, 
1887.  8°. 

f  Tavel  F.  von  —  Beitràge  zur  Entwickelungsgeschichte  der  Pyrenomyceten. 
Strassburg,  1886.  4°. 

ì  Thiel  A.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  esperimentellen  Glycosurie.  Kò- 
nigsberg, 1887.  8°. 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  15 


—    CXIV    — 

+  This  C.  —  Die  Mundart  der  franzosischen  Ortschaften  des  Kantons  Falken- 

berg  (Kreis  Bolchen  in  Lothringen).  Strassburg,  1887.  8°. 
:  Vii  et   W.  F.  Pan  —  Winden   en  Regenverdeeling  over  Sumatra.  Beverwijk, 

1887.  8°. 
f  Voelsch  M.  —  Beitrag  zur  Frage  nach  der  Tenacitàt  der  Tuberkelbacillen. 

Konigsberg,  1887.  8°. 
+  Vollert  J.  —  Ueber  Durchbohrung  der  Darmscheide  bei  Invaginationen.  Strass 

burg,  1887.  8°. 
'  Voss  G.  —  Beitriige  zur  Kenntnis  der  ameinsauren  Salze.  Konigsberg,  1887.  8°. 
1  Wiener  0.  —  Ueber  die  phasenànderung  des  Lichtes  bei  der  Reflexion  und 

Methoden  zur  Dickenbestinimung  diinner  Blattchen.  Leipzig,  1887.  8°. 

*  Wiens  A.  —  Beitràge  zur  Kentnis  des  specifischen  Volumens  niissiger  Ko- 

hlenstoffverbindungen.  Konigsberg,  1887.  8°. 
f  Wolfheim  P.  —  Ueber  die  eigentlichen  Sehnervengeschwiilste.  Konigsberg, 

1887.  8°. 
f  Wolfowics  G.  —  Ueber  die  Frage  der  Pathogenen  Eigenschaften  des   «  Tv- 

phusbacillus  » .  Konigsberg,  1887.  8°. 

*  Wuttke  R.  —  Die  Anfechtung  des  Kaufvertrages  wegen  laesio  enormis.  Leipzig, 

1887.  8°. 
f  Zartner  A.  —  Ueber  eine  neue  niit  Terpenylsaure  isoruere  Saure.  Limburg, 
1886.  8". 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  aprile  1888. 

Pubblica.:'/ <>iù  italiane. 

*  Annali  della  r.  Scuola  superiore  di  Pisa.  Filos.  e  tilol.  voi.  V.  Pisa,  1888. 

Nencini.  De  contaminatione  in  P.  Terenti  Adelphis.  —  Saviotti.  Pandolfo  Collenuccio 

umanista  pesarese  del  secolo  XV. 

f  Annali  della  Società  degli  ingegneri  e  degli  architetti  italiani.  Anno  III,  f.  1. 
Roma,  1888. 

Frascata.  L'arte  Dell'architettura  moderna.  —  Lampugnani.  L'illuminazione  e  il 
riscaldamento  dei  treni  e  l'aderenza  delle  ruote  delle  locomotive.  —  Ceratimi.  Sopra  un 

Capitolato  tipo  per  le  costruzioni  metalliche.  —  Costa.  La  Farnesina.  —  Betocchi.  L'or- 
dinamento dei  Congressi.  —  Af/udio.  Come  si  potrebbe  aumentare  la  potenzialità  del  va- 
lico dei  Giovi.  —  Ceradini.  Sopra  una  forinola  della  teoria  della  resistenza  dei  mate- 
riali. —  Sonato.  La  edizione  nazionale  delle  opere  di  Galileo  Galilei. 

*  Annali  dell'Università  libera  di  Perugia.  Anno  II,  voi.  I,  fac.  giur.  e  fac.  med.- 

chim.  Perugia,  1887. 

+Annali   del    Museo   civico    di   storia  naturale   di   Genova.  Ser.  2a,   voi.   V. 
Genova,  1887-88. 

Thorell.  Viaggio  di  L.  Fea  in  Birmania  e  regioni  vicine.  IL  Primo  saggio  sui  Ragni 
Birmani.  —  Botilc/itjer.  An  account  of  the  Batrachians  obtained  in  Burina  hy  M.  L.  Fea, 


—  cxv  — 

of  the  Genoa  Civic  Museum.  --  Dobson.  Description  of  a  new  species  of  the  Genus  Cro- 
cidura in  the  Collection  of  the  Genoa  Civic  Museum.  —  Emery.  Catalogo  delle  Formiche 
esistenti  nelle  Collezioni  del  Museo  civico  di  Genova.  Parte  III.  Formiche  della  regione 
Indo-malese  e  dell'Australia.  Continuazione  e  fine.  —  Boulenger.  Àn  account  of  the  Reptiles 
and  Batrachians  ohtained  in  Tenasserim  by  M.  L.  Fea,  of  the  Genoa  Civic  Museum.  — 
Gestro.  Res  Ligusticae.  III.  Gli  Anophthalmus  trovati  finora  in  Liguria.  —  Issel.  Cenni 
di  una  accetta  litica  proveniente  dalla  Birmania.  Lettera  al  marchese  G.  Loria.  —  Salva- 
dori.  Liagnosi  di  nuove  specie  d'uccelli  del  Tenasserim,  raccolte  dal  signor  L.  Fea.  — 
Monticelli.  Note  chirotterologiche.  —  Salvadori.  Descrizione  di  una  nuova  specie  del  ge- 
nere Hemixus  raccolta  in  Sumatra  dal  dott.  0.  Beccari.  —  Emery.  Catalogo  delle  For- 
miche esistenti  nelle  collezioni  del  Museo  civico  di  Genova.  Parte  III  (Supplemento).  For- 
miche raccolte  dal  sig.  Elio  Modigliani  in  Sumatra  e  nell'isola  Nias.  —  Gruber.  Res  Ligu- 
sticae. IV.  Enumerazione  dei  Protozoi  raccolti  nel  porto  di  Genova.  —  Salvadori.  Viaggio 
di  Leonardo  Fea  nella  Birmania  e  nelle  regioni  vicine.  III.  Uccelli  raccolti  nel  Tenasse- 
rim (1887).  —  Gestro.  Descrizione  di  un  nuovo  genere  di  Lamellicorni. 

annali  di  agricoltura.  1888,  n.  140,  146,  147.  Koma. 

140.  Ohlsen.  La  razza  bovina  macchiata  rossa  del  Cantone  di  Berna.  —  146.  Targioni- 
Tozzetti.  Relazione  intorno  ai  lavori  della  Stazione  di  entomologia  agraria  di  Firenze.  — 
147.  Provvedimenti  a  vantaggio  della  produzione  equina  degli  anni  1887-88. 

'"Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1888.  N.  3,  Milano. 

Brignone.  Alcune  osservazioni  sui  vari  metodi  di  dosamento  dei  cloruri  nell'urina.  — 

Venturini  e  Gasparrini.  Sugli  effetti  anestetici  locali  della  elleboreina.  —  Gaglio.  Nota  la. 
Sulla  resistenza  delle  funzioni  del  cuore  e  della  respirazione  alla  paralisi  per  azione  della 
stricnina  —  Id.  Nota  2a.  Il  protossido  di  azoto  nell'avvelenamento  con  la  stricnina.  —  Pisenti. 
Sul  modo  d'azione  del  bromuro  di  potassio  sui  centri  nervosi. 

"Annuario  del  Ministero  delle  finanze  del  regno  d'Italia.  1888.  Statistica  finan- 
ziaria 1888.  Roma. 
*  Archivio  veneto.  N.  S.  Anno  XVIII,  69.  Venezia,  1888. 

B elleno.  Sul  viaggiatore  Nicolò  De'  Conti.  —  Cecchetti.  Appunti  sulle  finanze  antiche 
della  Repubblica  veneta.  —  Caffi.  Pittori  veneziani  nel  milletrecento.  —  C  Appunti  sugli 
strumenti  musicali  usati  dai  veneziani  antichi.  —  Joppi.  Diario  del  campo  tedesco  nella 
guerra  veneta  dal  1512  al  1516,  di  un  contemporaneo.  —  Simonsfeld.  Sulle  scoperte  del 
dott.  Roberto  Galli  nella  Cronaca  Àltinate.  —  Frali.  Un  manoscritto  ignoto  delle  lettere 
di  Francesco  Barbaro.  —  Cipolla.  Statuti  rurali  veronesi,  Cavalpone.  —  Pietrogrande. 
Iscrizione  interessante  la  storia  civile  ed  ecclesiastica  di  Venezia. 

"l'Atti  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Palermo.  1887    sett.-dic. 

Palermo. 
*Atti  della  Accademia  olimpica  di  Vicenza.  Voi.  XX.  Vicenza,  1885. 

De  Faveri.  Raggio  verde.  —  Negrin.  Gio.  Bellio  e  la  sua  scuola.  —  Ciscato.  E.  C. 
Davila. 

+Atti  dell'Accademia  pontificia  dei  nuovi  Lincei.  Anno  XL,  sess.  7,  8.  Roma, 
1888. 

De  Rossi.  Il  P.  Filippo  Cecchi  d.  S.  P.  ed  elenco  delle  opere  del  medesimo.  —  Lanzi. 
Le  diatomee  fossili  del  Monte  delle  Piche  e  della  via  Ostiense.  —  Guidi.  L'energia  ma- 
gnetica modificata  dalle  vibrazioni  sonore. 

*Atti  della  r.  Accademia  delle  scienze  di  Torino.  Voi.  XXIII,  6-8.   Torino. 
1888. 


—   CXVI   — 

Piolti.  Sulla  Cossaite  del  colle  di  Bousson  (alta  valle  di  Susa).  —  Porro.  Intorno 
all'ecclisse  totale  di  luna  del  28  gennaio  1888.  —  Claretto..  Illustrazione  di  sigilli  inediti 
dei  secoli  XV  e  XVI.  —  J adama.  Sullo  spostamento  della  lente  anallattica  e  sulla  verti- 
calità della  stadia.  —  Cìiarrier.  Lavori  dell'Osservatorio  astronomico  di  Torino.  —  Scìua- 
parelli.  Sull'etnografia  della  Persia  antica  anterione  alle  invasioni  ariane.  —  Lustig.  Sulle 
cellule  epiteliali  nella  regione  olfattiva  degli  embrioni.  —  Rossi.  Tre  documenti  copti. 

ì  Atti  della  r.  Accademia   econornico-agraria  dei  georgofìli  di   Firenze.  4a  ser. 
voi.  X,  3.  Firenze,  1887. 

Passerini.  Sulle  acque  di  pozzo  di  Firenze  ed  in  particolare  sull'acqua  potabile  mu- 
nicipale. —  Gotti.  L'Ufficio  che   possono    avere    certe    Accademie  scientifiche   in   un  go- 
verno libero.  —  Del  Puglia.  Sulla  cultura  della  barbabietola  considerata  come  pianta  da 
foraggio.  —  Sestini.  Del  vanir  negli  esseri  viventi. 
"l'Atti  della  Società  degli  ingegneri  e  degli  industriali  di  Torino.  Anno  XXI,  1887. 

Torino. 
f  Atti  della  Società  toscana  di  scienze  naturali.  Processi  verbali.  Voi.  VI,  adu- 
nanza del  15  gen.  1888. 
*■  Bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Napoli.  Voi.  VI,  1-3. 

Napoli,  1888. 
f  Bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  6-S.  Koma, 
1888. 

Cerletti.  Provvedimenti   legislativi   a  favore  dell'industria  enologica.  —  Celotti.  La 
distribuzione  dei  sessi  Dei  fiori  della  vite  e  la  colatura.  —    Soldi.  Altri  confronti  econo- 
mici sull'impianto  della  vigna  in  Puglia. 
f Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  Ili,  voi.  I,  4.  Roma,  1888. 

Porena.  La  geografia  in  Roma  e  il  Mappamondo  vaticano.  —  Restagno.  Le  rnjssioni 
e  le  scuole  italiane  in  Oriente.  -    Schiaparelli.  <ili  interessi  italiani  in  Oriente.       Raineri. 
Il  Canale  di  Corinto.  —  Badia.  Il  Sund  o  l'Oresund. 
*Bollettino  della  sezione  dei  cultori  delle  scienze  mediche  (r.  Accademia  dei  fisio- 

critici  in  Siena).  Anno  VI,  3.  Siena,  1888. 
f  Bollettino  delle  nomine  del   .Ministero  della  guerra.  1888.  Disp.  14-17.  Koma. 
f  Bollettino  delle  opere  moderne  straniere  acquistate  dalle  Bibl.  pubbl.  governa- 
tive (Bibl.  naz,  centr.  V.  Emanuele).  Voi.  II,  4-6.  Roma,  1888. 
*  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per  diritto  di  stampa  dalla  Bi- 
blioteca naz    centr.  di  Firenze.  N.  55-56.  Firenze,  1888. 
+Bollettino  del  Ministero  degli  affari  esteri.  Part.  la,  voi.  I,  3.  Koma,  1888. 
bollettino  del  r.  Comitato  geologico  d'Italia.  Ser.  2a,  voi.  IX,  1-2.  Koma. 

Mazzuoli.  Sul  modo  di  formazione  dei  conglomerati  miocenici  delTApennino  ligure.  — 
Lotti.  Un  problema  stratigrafico  nel  monte  Pisano.  —  Portis.  Sui  terreni  attraversati  dal 
confine  franco-italiano  nelle  Alpi  marittime.  —  Bucca.  Contribuzioni  allo  studi"  petrogra- 
fia dei  vulcani  viterbesi. 

t Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  marzo 

1888.  Roma. 
f  Bollettino   di   notizie  agrarie.   Anno  X,  1888,  n.  14-19.    Rivista  meteorico- 

agraria.  Anno  X,  1888,  n.  9,  10.  Roma. 
+  Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  5.  Roma,  1888. 


—    CXVII   

+  Bollettino  mensuale  pubblicato  per  cura  dell'Osservatorio  centi-ale  di  Monca- 
lieri.  Ser.  2a,  voi.  Vili,  2.  Torino,  1888. 

Hildebrandsson.  Principali  risultati  delle  ricerche  sulle  correnti  superiori  dell'ateo 
sfera  fatte  nella  Svezia. 

f  Bollettino  meteorico  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia.  Anno  X,  aprile  1888. 
''Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei  principali   prodotti  agrari  e 

del  pane.  Anno  XV,  12-15.  Roma.  1888. 
■+Bullettino  delle  scienze  mediche.  Ser.  4a,  voi.  XXI,  1,  2.  Bologna,  1888. 

Novi.  Sul  tempo  di  eccitamento  latente  dei  riflessi  muscolari.  —  Ceccherelli.  Di  una 
cistotomia  soprapubica  per  tumore  della  vescica.  —  Franceschi.  Sul  peso  dell'encefalo, 
del  cervello,  degli  emisferi  cerebrali,  del  cervelletto  e  delle  sue  metà,  del  midollo  allun- 
gato e  nodo,  e  dei  corpi  striati  e  talami  ottici  in  400  cadaveri  bolognesi.  —  Poggi.  Aspor- 
tazione della  scapola  destra  con  ablazione  dell'intero  arto  e  resezione  della  metà  acromiale 
della  clavicola  per  voluminoso  fìbro-sarcoma.  —  Gotti.  Di  una  cisti  sierosa  dell'orbita.  — 
Medini.  Di  un  piccolo  osteoclaste  per  la  correzione  del  ginocchio  valgo  e  varo. 

tBullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  3. 

Roma,  1888. 

Lanciarli.  Il  «Campus  salinarum  romanarum».  —  Borsari.  Del  pons  Agrippae 
sul  Tevere  tra  le  regioni  IX  e  XIIII.  —  Cantarelli.  Osservazioni  onomatologiche.  —  Gatti. 
Trovamenti  risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana.  —  Visconti.  Trovamenti  di 
oggetti  d'arte  e  di  antichità  figurata.  —  Lanciani.  Notizie  del  movimento  edilizio  della 
città  in  relazione  con  l'archeologia  e  con  l'arte. 

+Bullettino  di  bibliografìa  e  di  storia  delle  scienze  matematiche  e  fìsiche.  T.  XX, 
giugno-luglio  1887.  Roma. 

Baldi.  Vita  di  Pitagora.  —  Favaro.  Di  G.  Tarde  e  di  una  sua  visita  a  Galileo  dal  12 
al  15  nov.  1614.  —  Id.  Appendice  prima  alla  libreria  di  Galileo. 

*  Documenti  per  servire  alla  storia  di  Sicilia.  la  serie.  Diplomatica.  Voi.  II, 
f.  3;  X,  2.  Palermo. 

II,  3.  Corrispondenza  particolare  di  Carlo  d'Aragona.  —  X,  1.  Starabba.  Lettere  e 
documenti  relativi  a  un  periodo  del  Vicariato  della  Regina  Bianca  in  Sicilia. 

fGazzetta  chimica  italiana.  Anno  XVII,   9-10;  XVIII,  1.  Appendice  VI,  2. 
Palermo,  1887-88. 

XVH,  9-10.  Maugini.  Analisi  dell'acqua  ferruginosa  di  Raffanelo  di  proprietà  del  Co- 
mune di  Canale  Monterano,  provincia  di  Roma.  —  Piutti.  Sintesi  dell'acido  aspartico.  — 
Gucci.  Reazioni  fra  la  m-fenilendiammina  od  il  solfuro  di  carbonio  in  tubi  chiusi.  — 
Grassi  Gristaldi.  Azione  della  fenilidrazina  sulla  santonina.  —  Borrelli.  Sulla  benzo- 
tribromanilide.  —  Ricciardi.  Sull'azione  dell'acqua  del  mare  nei  vulcani.  —  Schiff. 
Composti  cogli  zuccheri  con  le  aldeidi  e  con  gli  acetoni.  —  Mendeleief.  Sui  composti 
dell'alcool  etilico  con  l'acqua.  —  Campani  e  Grimaldi.  La  vanillina  nei  semi  del  lupinus 
albus.  —  Colmanti  e  Moscatelli.  L'acido  paratattico  nell'orina  dei  soldati  dopo  le  marce 
di  resistenza.  —  Schiff.  Isomeri  dell'acido  tannico.  —  Id.  Anidridi  dell'acido  cresotico. 
Cavassi.  Azione  del  fluoruro  di  silicio  sulla  china  sciolta  in  liquidi  diversi.  —  Grimaldi. 
Sulla  teoria  dei  liquidi.  —  Oliveri.  Ricerche  sulla  costituzione  della  quassina.  —  XVIII,  1. 
Spicci.  Richerche  sulla  diosma  crenata  (2a  comunicazione).  Sulla  diosmina.  —  Guareschi. 
Sull'acido  «-monobromoftalico.  —  Naccari.  Sui  calori  specifici  di  alcuni  metalli  dalla  tem- 
peratura ordinaria  fino  a  320°.  —  Ricciardi.  Ricerche  di  chimica  vulcanologica.  Con- 
fronto tra  le  roccie  degli  Euganei,  del  monte  Amiata  e  della  Pantelleria.  —  Sestini.  Sulla 


—   CXVIII   — 

composizione  chimica  del  concio  delle  nostre  stalle;  ricerche  ed  osservazioni.—  Gigholi. 
Sulla  fosforite  del  Capo  di  Leuca.  Analisi. 

*  Giornale  d'artiglieria  e  genio.  Anno  1888,  t.  IL  Roma. 

+ Giornale   della   r.  Accademia   di   medicina   di   Torino.   Anno   LI,   2-3.   To- 
rino, 1888. 

Bonome.  Di  una  forma  insolita  di  tubercolosi  laringea.  —  Balp  e  Broglio.  Sull'azione 
fisiologica  e  terapeutica  dell'etere  nitroso  dimetiletilcarbinolico  (nitrito  amilico  terziario).  — 
Foà  e  Bonome.  Sopra  una  grave  setticoemia  nell'uomo.  —  Pcrroncito.  Sul  modo  di  diffon- 
dersi dei  cercomonas  intestinali.  —  Masini.  Nuove  ricerche  sui  centri  motori  corticali 
della  laringe.  —  Lutz.  Sul  modo  di  trasporto  dell'Ascaris  lumbricoides.  —  Di  Mattel. 
Sulla  durata  dell'immunità  negli  animali  per  i  bacilli  del  carbonchio  dopo  l'innesto  pre- 
ventivo dei  cocchi  dell'eresipela.  —  Perroncito.  Considerazioni  sul  modo  di  presentarsi 
del  virus  nei  tubercoli  e  nobuli  tubercolari.  —  Carbone.  Sugli  adenoini  nel  tenue. 
f  Giornale  della  r.  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  3.  Milano,  1888. 

Conti.  Il  clima  del  Masino. 

*  Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  XI, 

1888,  1°  sem.  fase.  1-2.  Genova. 

Bossi.  L'igiene  della  donna  in  rapporto  alla  profilassi  ostetrica  e  ginecologica.  — 
Celesia.  Saggio  di  Toponomia  Ligure.  —  Chinassi.  Dell'influenza  del  temperamento  e  del- 
l'età sull'educazione  dei  fanciulli. 

f  Giornale   di   matematiche   ad   uso   degli   studenti   delle  Università  italiane. 
Voi.  XXVI,  gen.-febb.  1888. 

Pannelli.  Sui  connessi  ternari  di  2"  ordine  e  di  2a  «lasse  in  involuzione  doppia.  — 
Bettazzi.  Sulla  derivata  totale  delle  funzioni  di  due  variabili  reali  e  sull'inversione  delle 
derivazioni.  —  Pascal.  Su  di  un  teorema  sul  calcoli»  simbolico  nella  teoria  delle  forme 
binarie.  —  Lerci,.  Démonstration  élémentaire  d'une  forme  de  Etaabe.  —  Certo.  Sulle  forme 

di  terzo  grado  generate  da  due  for elementari  proiettive  'li  primo  e  di   secondo  grado 

di  un  piano  o  di  una  stella.  —  là.   SnU'w-agono   inscritto    [sodino    in  un  »-agono  piano 
semplice  dato.  —  D'Arone.  Intorno  ad  un  teorema  di  Tchébychew. 

f  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  3.  Roma,  1888. 

De  Rensio.  Sulla,  yerruga  peruana. 
•"Giornale  militare  ufficiale.  1888.  Parte  la,  disp.  13-16;  parte  II,  disp.  14-17. 

Roma. 

*  Giornale  (Nuovo)  botanico  italiano.  Voi.  XX,  2.  Firenze,  1888. 

Berlese.  Monografia  dei  generi  Pleospora,  Clathro spora  ePyrenophora.— 
Massalongo.  Contribuzione  alla  teratologia  vegetale. 
f  Ingegneria  civile  (L')  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  3.  Torino,  1888. 

Ferria.  La  molo  Antorielliana.  —  Ruggiero.  Intorno  al  Canale  Villoresi  per  una 
derivazione  d'acqua  dal  fiume  Ticino.  —  Crugnola.  Bei  ponti  girevoli  in  generale  e  di 
quello  recentemente  costruito  per  l'arsenale  di  Taranto. 

*  Memorie  della  reale  Accademia  delle  scienze  di  Torino.  Ser.  2a,  t.  XXXVIII. 

Torino,  1888. 

Segre.  Le  coppie  di  elementi  imaginari  nella  geometria  proiettiva  sintetica.  —  Pollo- 
nera.  Molluschi  fossili  post-pliocenici  del  contorno  di  Torino.  —  Roiti.  Misure  assolute 
di  alcuni  condensatori.  —  Bellardi.  I  molluschi  dei  terreni  terziari  del  Piemonte  e  della 
Liguria.  —  Posa.  Sul  criodrilus  lacuum.  —  Portis.  Contribuzioni  alla  ornitolitologia  ita- 
liana. —  Vincenzi.  Contributo  allo  studio  dei  vizi  congeniti  del  cuori'.  —  Cattaneo.  Siigli 


—   ex IX   — 

organi  nervosi  terminali  muscolo-tendinei  in  condizioni  normali  e  sul  loro  modo  di  com- 
portarsi in  seguito  al  taglio  delle  radici  nervose  e  dei  nervi  spinali.  —  Bollarci}.  I  mol- 
luschi dei  terreni  terziari  del  Piemonte  e  della  Liguria  (parte  V,  continuaz).  —  Loria. 
Il  passato  e  il  presente  delle  principali  teorie  geometriche.  —  Mattirolo.  Illustrazione  di 
tre  nuove  specie  di  tuberacee  italiane.  —  Canterano.  Ricerche  intorno  al  parassitismo  dei 
Gordì.  —  Ferraris.  Sulle  differenze  di  fase  delle  correnti,  sul  ritardo  d'induzione  e 
sulla  dissipazione  di  energia  nei  trasformatori.  —  Rossi.  Vita  di  Sant'Ilarione  e  martirio 
di  Sant'Ignazio,  vescovo  di  d'Antiochia,  trascritti  e  tradotti  dai  Papiri  Copti  del  Museo  di 
Torino.  —  Ferrerò.  Commemorazione  di  Luigi  Prospero  Gachard.  —  Fabretti.  Statuti 
ed  ordinamenti  suntuari  intorno  al  vestire  degli  uomini  e  delle  donne  in  Perugia  dall'anno 
1266  al  133G  raccolti  ed  annotati.  —  Rossi.  I  martiri  di  Gioore,  Heraei,  Epimaco  e  Pto- 
lomeo  con  altri  frammenti;  trascritti  e  tradotti  dai  Papiri  Copti  nel  Museo  egizio  di 
Torino.  —  Ferrerò.  Della  vita  e  degli  scritti  di  Ercole  Ricotti.  —  Cognetti  De  Martiis. 
E  fondamento  storico  di  una  leggenda  italica.  —  Ferrerò.  La  strada  Romana  da  Torino 
al  Monginevra.  —  Puntoni.  Sulla  narrazione  del  mito  di  Prometeo  nella  Teogenia 
Esiodea. 

Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  II,  n.  7,  8.  Conegliano,  1888. 
Soncini.  La  guerra  delle  tariffe.  —  Id.  Peronospora  della  vite.  —  Mancini.  Ampe- 
lomiceti  della  famiglia  degli  Agaricini.  —  Comboni.  Ricerca  del  rame  nei  vini.  —  Mina 
Palumbo.  La  melanosi  della  vite.  —  Perroncito  e  Maggiora.  Ricerche  sul  vino  amaro. 

Rendiconti  del  Circolo  matematico  di  Palermo.  T.  II,  1,  2.  Palermo,  1888. 
1.  Retali.  Sulle  forme  binarie  cubiche;  Nota  di  geometria  immaginaria.  —  Giudice. 
Sopra  la  determinazione  di  funzioni  d'una  variabile  definite  per  mezzo  d'un'.equazione  con 
due  variabili.  Un'osservazione  relativa  alla  costante  che  compare  negli  sviluppi  in  serie 
delle  funzioni  circolari.  —  Del  Re.  Sur  une  question  élémentaire  de  geometrie.  —  Halphen. 
Sur  l'équation  d'Euler  (Extrait  d'une  lettre  adressée  à  M.  G.-B.  Guccia).  —  Segre.  Alcune 
considerazioni  elementari  sull'incidenza  di  rette  e  piani  nello  spazio  a  quattro  dimensioni.  — 
2.  Segre.  Alcune  considerazioni  elementari  sull'incidenza  di  rette  e  piani  nello  spazio  a 
quattro  dimensioni.  —  Vivanti.  Sulle  equazioui  a  derivate  parziali  del  1°  ordine.  —  Jordan. 
Sur  la  marche  du  cavalier.  —    Volterra.  Sulla  teoria  delle  equazioni  differenziali  lineari. 

Rendiconti  del  reale  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XXI, 
6,  7.  Milano,  1888. 

Strambio.  Da  Legnano  a  Mogliano  veneto.  Un  secolo  di  lotta  contro  la  pellagra.  Bric- 
ciole  di  storia  sanitario-amministrativa.  —  Schiaparelli.  Osservazioni  fatte  nella  R.  Spe- 
cola di  Brera  durante  l'eclisse  totale  di  luna  avvenuta  il  28  gennaio  1888.  —  Aschieri. 
Del  legame  fra  la  teoria  dei  complessi  di  rette  e  quella  delle  corrispodenze  univoche  e 
multiple  dello  Spazio.  —  Ascoli  Giulio.  Riassunto  della  mia  Memoria  :  «  Le  curve  limite 
di  una  varietà  data  di  curve  »,  ed  osservazioni  critiche  alla  medesima.  —  Maggi.  Intorno 
ai  protozoi  viventi  sui  muschi  delle  piante.  —  Buccellati.  Progetto  del  Codice  penale  pel 
Regno  d'Italia  del  ministro  Zanardelli.  —  Strambio.  Da  Legnano  a  Mogliano  veneto.  Un 
secolo  di  lotta  contro  la  pellagra.  Bricciole  di  storia  sanitario-amministrativa.  —  Bertini. 
Sopra  alcuni  teoremi  fondamentali  delle  curve  piane  algebriche.  —  Brambilla.  Sopra  una 
classe  di  superficie  algebriche  rappresentabili  punto  per  punto  sul  piano.  --  Maggi  Sul- 
l'importanza dei  fagociti  nella  morfologia  dei  metazoi.  —  Ascoli  Giulio.  Riassunto  della 
mia  Memoria:  «Le  curve  limite  di  una  varietà  date  di  curve  »,  ed  osservazioni  critiche 
alla  medesima. 

+  Revue  intemationale.  T.  XVIII,  2.  Rome,  1888. 

Philis.  La  Franco  et  l'Italie  en  1888  (Lettre  à  M.  Bonfadini).  —  Rizo-Rangabé.  Le 
notaire.  —  Fuster.  Francesca  da  Rimini.  —  Blaze  de  Bury.  Mes  souvenirs  de  la  «  Bevue 


—  cxx  

des  deux  mondes».  —  Blondel.  R.  Topffer  critique  littc'raire.  A  propos  d'une  étude  inèdite 
sur  «  Gii  Blas  ».  —  Loliée.  Le  inoyen  àge   moral    et  licencieux.  —  Frènes.  Jean-Pierre 
Vieusseux  d'après  sa  correspondance  avec  J.-C.-L.  De  Sismondi. 
f  Rivista  di .  artiglieria  e  genio.  Febbraio  1888.  Roma. 

V.  Armi  a  ripetizione.  Studi  delle  anni  a  ripetizione  fatti  in  Austria.  —  Messina. 
Il  canale  navigabile  fra  la  rada  ed  il  mare  piccolo  di  Taranto.  —  Freddi.  Proposta  di 
una  carabina  a  rinculo  utilizzato  per  l'armamento  delle  truppe  d'Africa. 

*  Rivista  di  filosofia  scientifica.  Voi.  VII,  marzo-aprile  1888.  Milano. 

Pietropaolo.  Contributo  alla  storia  della  filosofia  in  Italia.  Considerazioni  sulla  filo- 
sofia di  Pasquale  Galluppi.  —  Galluppi.  Lettere  inedite.  I.  Sui  rapporti.  II.  Sulla  possi- 
bilità intrinseca.  —  Tanzi  e  Musso.  Le  variazioni  termiche  del  capo  durante  le  emozioni. 
Ricerche  termo-elettriche  sopra  individui  ipnotizzati.  —  Cesca.  La  «Cosa  in  se».  IL  Di- 
mostrazione della  «  Cosa  in  se  ».  —  Bunge.  Vitalismo  e  Meccanismo.  —  Valeria/ti.  Il  prin- 
cipio d'identità  e  l'Apriorismo  nella  filosofia  scientifica.  —  Puglia.  Le  leggi  di  composi- 
zione e  decomposizione  delle  aggregazioni  sociali  umane. 

"'Rivista  italiana  di  numismatica.  Anno  I,  1.  Milano,  1888. 

Gnecchi.  Di  alcune  monete  inedite  e  sconosciuti'  della  zecca  di  Scio.  —  Ambrosoli. 
Il  ripostiglio  di  Durate  Abbate.  —  Rossi.  I  medaglisti  del  Rinascimento  alla  Corte  di 
Mantova.  I.  Ermes  Flavio  de  Bonis.  —  Mulaszani.  Studi  economici  sulle  monete  di 
Milano.  —  Motta,  (ili  zecchieri  di  Milano  nel   1  179. 

f  Rivista  marittima.  Anno  XXI,  f.  3°.  marzo,  1888. 

Busin.  Sulle  predizioni  del  tempo.  —  F.  D.  Operazioni  di  salvamento  del  piroscafo 

«Taurus».  —  Discussione  del  bilancio  della  marina  francesi'  per  l'anno   1888.  —  Il  can 
none  pneumatico  a  dinamite  Zalinsky. 

f  Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Anno  VII,  n.  4.  Torino. 

^Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  7.  Firenze,  1888. 

Osservazioni  delle  comete  <li  Sawerthal.  —  Giovannozzi.  lì  sismografo  analizzatore 
del  P.  Filippo  Cecchi.  —  Martinotti.  Studi  sulla  termogenesi  magnetica.  —  Sulle  diffe- 
renze di  fase  delle  correnti,  sul  ritardo  dell'induzione  e  sulla  dissipazione  dell'energia  nei 
trasformatori,  pag.  118. 

+  Spallanzani.  (Lo)  Anno  XVII,  ser.  2a,  f.  3-4.  1888.  Roma. 

Durante.  Gli  ospedali  degli  Stati  l'ititi  ili  America.  Relazione  al  Ministro  della  pub- 
blica istruzione.  —  De  Rossi.  Della  Scuola  medica  agli  Stati  Uniti,  e  principalmente  degli 
studi  speciali.  Relazione  alla  R.  Accademia  di  medicina  in  Roma.  —  Postempski.  Ferite 
delle  parti  molli,  semplici  <■  complicate  (Dall'Ospedale  di  S.  M.  della  Consolazione  in 
Roma).  —  Marchesini.  Studio  sperimentale  sugli  organi  digerenti  e  sulla  digestione  delle 
sanguisughe.  —  Lepori.  Sull'importanza  dei  sali  di  calce  nell'organismo  animale  e  sulla 
reale  natura  delle  cosi  dette  ghiandole  del  collo  nel  Phyllodactylus   europaeus. 

f  Studi  e  documenti  di  storia  e  diritto.  Anno  IX,  1.  Roma,  1888. 

Ambrosi  de-Magistris.  Note  ai  documenti  editi  dell'  Istituto  Austriaco  relativi  alla 
storia  della  Campania.  —  Talamo.  Le  origini  del  Cristianesimo  e  il  pensiero  stoico.  — 
Parisotti.  Ricerche  sull'introduzione  e  sullo  sviluppo  del  culto  di  Iside  e  Serapide  in  Roma 
e  nelle  provincie  dell'Impero  in  relazione  colla  epigrafìa.  —  Campello  della  Spina.  Pon- 
tificato di  Innocenzo  XII.  Diario  del  conte  Giovanni  Battista  Campello. 

+  Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  2.  Roma,  1888. 

Bracchi.  Coefficienti  d'induzione  propria  di  alcuni  apparati  telegrafici.  —  Dura/i.  Sul 
fenomeno  di  fulminazione  avvenuto  a  Favignana. 


—   CXXI   

Pubblicazioni  estere. 

*  Abhandlungen  der  Philol.-hist.  CI.  der  Kon.  Sachsischen  Gesellschaft  d.  Wissen- 
schaften  Bd.  X,  8.  Leipzig,  1888. 

van  der  Gabelentz.  Beitràge  zur  Chinesischen  Graramatik. 

fAbstracts  of  the  Proceedings  ofthe  Chemical  Society.  N.  51,  52.  London,  1888. 
fActa  mathematica.  XI,  2.  Stockholm,  1888. 

Heun.  Zur  Theorie  der  mehrwerthigen,  mehrfach  linear  verkniipften  Functionen.  — 
Schwering.  Eine  Eigenschaft  der  Primzahl  107.  —  Thomson.  On  the  Division  of  Space 
with  Minimum  Partitional  Area.  —  Goursat.  Sur  un  mode  de  transformation  des  surfaces 
minima.  —  Hurwitz.  Ueber  die  Entwicklung  complexer  Grossen  in  Kettenbruche. 

fAnalele  Academiei  romane.  Seria  II,  T.  V,  2;  VI,  2.   Bucuresci,  1884-85. 
fAnalele  Institntului  meteorologie  al  Eomaniei.  T.  II,  1886.  Bucuresci,  1888. 
"Mnales  del  Museo  nacional  de  Mexico.  T.  IV,  1.  Mexico,  1887. 

Ten  Kate.  Materiales  para  servir  a  la  Antropologia  de  la  Peninsula  de  California.  — 
de  Molina.  Arte  de  la  lengua  mexicana  y  castellana  (1571).  —  Tonalamatl.  Calendario 
ritual  mexicano. 

Unnalen  der  Physik  und  Chemie.  X.  F.  Bd.  XXXIV,  1.  Beiblàtter  XII,  4. 
Leipzig,  1888. 

Hufner.  Einige  Versuche  iiber  die  Absorption  von  Gasen  durch  grauen  vulkanisirten 
Kautschuk.  —  Blùmcke.  Ueber  die  Bestimmung  der  specifischen  Gewichte  und  Dampfspan- 
nungen  einiger  Gemische  von  scbwefliger  Sàure  und  Kohlensàure.  —  Lildeking.  Anomale 
Dichten  von  geschmolzenem  Wismuth.  —  Graetz.  Ueber  die  Reibung  von  Flussigkeiten.  — 
Ebert.  Die  Methode  der  hohen  Interferenzen  in  ihrer  Vervvandbarkeit  fiir  Zwecke  der  quan- 
titativen  Spectralanalyse.  —  Zehnder.  Ueber  den  Einfluss  des  Druckes  auf  den  Brechungs- 
exponenten  des  Wassers  fiir  Natriumlicht.  —  Sheldon.  WechselstrSme  und  Electrolyte.  — 
Planck.  Das  chemische  Gleichgewicht  in  verdunnten  Losungen.  —  Hertz.  Ueber  die  Ein- 
wirkung  einer  geradlinigen  Schwingung  auf  eine  benachbarte  Strombahn.  —  Nahrwold. 
Bemerkungen  zu  der  Abhandlung  des  Hrn.  P.  Narr  :  »  Ueber  die  Leitung  der  Electricitat 
durch  Gase«.  —  Auerbach.  Ueber  die  Erregung  des  dynamoelectrischen  Stromes.  —  Hen- 
richsen.  Ueber  den  Magnetismus  organischer  Verbindungen.  —  Foeppl.  Versuch  einer  ma- 
thematischen  Theorie  der  Gasentladungen. 

fAnnalen  (Mathematische).  Bd.  XXXI,  3.  Leipzig,  1888. 

Isenkrahe.  Ueber  die  Anwendung  iterirter  Functionen  zur  Darstellung  der  Wurzeln 
algebraischer  und  transcendenter  Gleichungen.  —  v.  Gali.  Das  vollstànlige  Formensystem 
der  binàren  Form  7ter  Ordnung.  —  Nekrassoff.  Der  Modul  des  Maximum  Maximorum  einer 
Function  \}/  (re?*)  in  Bezug  auf  ip  und  die  Anwendung  seiner  Eigenschaften  auf  die  Reihe 
von  Lagrange.  —  Neovius.  Ueber  eine  specielle  geometrische  Aufgabe  des  Minimums.  — 
Heun.  Ueber  Euler's  homogenen  lineàren  Multiplicator  zur  Integration  der  regularen  lineii- 
ren  Differentialgleichungen  zweiter  Ordnung.  —  Brill.  Ueber  algebraische  Corresponden- 
zen.  —  Wiltheiss.  Ueber  die  Potenzreihen  der  hyperelliptischen  Thetafunctionen.  —  v.  Gali. 
Die  irreducibeln  Syzyganten  zweier  simultanen  cubischen  Formen.  —  Stroll.  Ueber  einen 
Satz  der  Formentheorie.  —  Stroh.  Ueber  die  asyzygetischen  Covarianten  dritten  Grades 
einer  binaren  Form. 

fAnnales  de  l'Académie  d'archeologie  de  Belgique.  4e  sér.  t.  II.  Anvers,  1886. 

Hagemans.  Vie  domestique  d'un  seigneur  chàtelain  du  moyen  àge.  —  Soil.  Un  inven- 
taire  de  1527  ou  le  mobilier  d'un  bourgeois  de  Tournai  au  commencement  du  XVI°  siècle. — 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  16 


CXXII   — 

Dejardin.  Deuxième  supplément  à  la  description  des  cartes  de  la  province  d'Anvers  et  des 
plans  de  la  ville. 

+  Annales  de  la  Société  d'agriculture,  sciences,  arts  et  belles-lettres  de  Tours. 
Année  126,  t.  LXVII,  7-13.  Tours,  1887. 

Hignard.  Étude  des  phénomènes  de  la  foudre  dans  le  département  d'Indre-et-Loire. 

+ Annales  de  la   Société  géologique    du   Nord   1886-87.   Livr.  5-6;    1887-88 

livr.  2e.  Lille. 

5-6.  Thibout.  Compte-rendu  du  l'excursion  dirigée  dans  le  terrain  devonien  de  l'ar- 
rondissement  d'Avesnes  par  M.  Gosselet,  du  13  au  16  ami  1887.  —  Cayeu.v.  Compte-rendu 
de  l'excursion  faite  à  Lezennes  et  à  Cysoing.  —  Gosselet.  Lecons  sur  Ics  Nappes  aquifères 
du  Nord  de  la  France,  professées  par  M.  Gosselet,  à  la  Faculté  des  sciences  de  Lille  en 
1886-1887.  —  2.  Delvaux  et  Ortlieb.  Les  poissons  fossiles  de  l'argille  ypresienne  de  Bel- 
gique.  —  Malaquin.  Coupé  d'une  carrière  située  au  sud-est  de  Verlain.  —  Barrois.  Les 
pyroxénites  des  iles  du  Morbihan.  —  Id.  Exposé  des  opinions  de  M.  Grand'Eury  sur  la 
formation  des  couches  de  houille  et  du  terrain  houiller.  —  Gosselet.  Sur  la  présence  du 
coticule  dans  le  poudingue  de  Salm-le-chàteau  et  de  la  biotite  dans  les  schistes  de  l'ar- 
kose  gedinienne.  —  Ladrière.  Note  sur  la  découverte  d'un  silex  taillé  et  d'une  défense 
de  Mammouth  à  Vitry-en-Artois.  —  Barrois.  Sur  le  terrain  devonien  de  la  Navarre. 
+Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  Frauce.  1888.  Janvier.  Paris. 

Lasne.  Bemarques  théoriques  sur  les  mouvements  gyratoires  de  l'atmosphère. 

^  Annales  de  l'École  polytechnique  de  Delft.  T.  Ili,  4.  Léide,  1888. 

Cardinaal.  Application  des  principes  de  la  geometrie  synthétique  a  la  solution  des 
problèmes  de  la  geometrie  descriptive.  —  Intersection  des  surfaces  du  second  ordre.  — 
Prejection  des  courbes  gauches  qui  résnltent  de  L'intersection  des  surfaces  du  second  ordre.  — 
Construction  et  intersection  des  courbes  planes  d'après  le  principes  de  la  géomértie  syn- 
thétique.  —  Solution  de  quelques  problèmes  sur  la  construction  et  les  intersections  des 
surfaces  du  second  ordre.—  Srhols.  Démonstration  directe  de  la  lui  limite  pour  les  erreurs 
dans  le  pian  et  dans  l'espace. 

''Annales  des  Ponts  et  chaussées.  1888  mars.  Paris. 

de  Préaudeau.  Note  sur  la  stabilite  des  écluses  de  grande  ouverture.  Application  des 
courbes  de  pression.  —  Flamant.  Note  complémentaire  sur  la  statique  graphique  de 
M.  Maurice  Lévy.  —  Voisin.  Mémoire  sur  l'organisation  et  le  fonctionnement  du  service 
bydrométrique  et  d'annonce  des  crues  du  bassin  de  la  Liane. 

*  Annales  (Nouvelles)  de  raathéraatiques.  3e  sér.  mars  1888.  Paris. 

Fouret.  Sur  les  póles  principaux  d'inversion  de  la  cyclide  de  Dupin.  —  Laurent.  Sur 
la  théorie  de  l'élimination.  —  Ilo/fmann.  La  solution  geomètriche  de  l'équation  du  qua- 
trième  degré.  —  de  Coelingh.  Transformation  de  figures  analogue  à  la  trasformatimi  par 
rayons  vecteurs  réciproques.  —  Cesavo.  Questions  de  geometrie  intrinsèque.  —  Id.  Sur  la 
courbure  des  coniques. 

f  Annales  scientifiques  de  l'École  normale  supérieure.  3e  sér.  t.  V,  4.  Paris,  1888. 

Duhem.  Sur  la  pression  et  les  phénomènes  électro-capillaires. 

fAnuario  de  la  real  Academia  de  Ciencias  exactas,  fìsicas  y  naturales.  1888. 

Madrid,  1888. 
+Anzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  276,  277.  Leipzig,  1888. 

276.  Imhof.  Fauna  der  Siisswasserbecken.  —  Schoof.  Beitràge  zur  Kenntniss  der 
Urogenitalsystems  der  Saurier.  —  Bolide.  Histologische  Untersuchungen  iiber  das  Nerwen- 
system  von  Amphioxus.  —  277.  Urech.  Bestimmungen  der  successiven  Gewichtsabnabme 
der  Winterpuppe  von  Pontia  brassica  und  mechanisch-pliysiologische  Betrachtungen 


CXX.III    — 

dartiber.—  Zacharias.  Summerischer  Bericht  tiber  die  Aufnahme  meines  Vorschlags  (Studium 
der  Stisswasserfauna  &.)  seitens  der  Fachkreise.  —  Sarasin.  Ueber  die  Niere  des  Seeigel. 

^  Bericht  (XIV)  des   naturhistorischen  Vereins  zu  Passai!  fui  die  Jahre  1886- 
87.  Passali,  1888. 

fBerichte  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXI,  6.  Berlin,  1888. 

6.  Mohler.  Ueber  Pyridinbasen  aus  Steinkohlentheer.  —  Goldschmidt  und  Holm.  Ueber 
gemischte  Diazoamidoverbindungen.  —  Zincke.  Ueber  die  Einwirkung  von  Chlor  auf  Phe- 
nole.  —  Gabriel.  Ueber  Vinylamin.  —  Petersen.  Ueber  das  àtherische  Oel  von  Asarum 
europaeum  L.  —  Hobbs.  Ueber  einige  Derivate  des  Orthotolidins.  —  Auwers  und  Meyer. 
Uebes  die  Raoult'sche  Methode  der  Moleculargewicbtsbestimmung  und  das  Acetoxim. — 
Fischer  und  Schmitt.  Ueber  Pr-2-Phenylindol.  —  Blau.  Die  Destillation  pyridinmonocarbon- 
saurer  Salze.  —  Schumann.  Ueber  die  Einwirkung  von  Titanchlorid  auf  Phenol.  —  Marckwald. 
Ueber  die  Furfuralmalonsàure.  —  Hantzsch  und  Herrmann.  Bemerkung  zu  Geuther's 
Auffassung  der  Acetessigsàure  und  der  Grappe  des  Succinylobernsteinsaureathers.  —  Weber. 
Ueber  den  Einfluss  der  Zusammensetzung  des  Glases  auf  die  Depressionerscheinungen  der 
Thermometer.  —  Stolte.  Ueber  m-Ditolyl.  —  Cleve.  Ueber  die  Sulfimidoverbindungen.  — 
Bokorny.  Ueber  das  angebliche  Vorkommen  von  WasserstofFsuperoxyd  in  Pflanzen-  und  Thier- 
sàften.  —  Vortmann.  Ueber  die  Anwendung  des  Natriumpyrophosphats  zur  Bestimmung  und 
Trennung  von  Metallen.  —  Pictet  und  Créfieux.  Ueber  Alkylforraanilide.  —  Bamberger  und 
Miiller.  Ueber  /3-Tetrahydronaphtylamin.  —  Bamberger.  Zur  Formulirung  der  Campherba- 
sen.  —  Brómme  und  Claisen.  Ueber  die  Einwirkung  des  Oxalàthers  auf  Acetopbenon.  — 
Claisen  und  Fischer.  Ueber  den  Benzoylaldehyd.  —  Id.  und  Stylos.  Ueber  die  Einwirkung  des 
Oxalàtbers  auf  Aceton.  —  Id.  id.  Ueber  den  Acetessigaldehyd,  CH3 .  CO  .  CH2  COH.  —  Id. 
und  Loioman.  Zur  Kenntniss  des  Benzoylacetons. —  Constam  und  Goldschmidt.  ZurKennt- 
niss  der  Amidoisopropylbenzole.  —  Beckmann.  Ueber  das  Moleculargewicht  der  Oxime.  — 
Liebermann  und  Jellinek.  Ueber  die  Aether  der  Oxyanthrachinone.  —  Liebermann.  Ueber 
die  Leukostufen  von  Antbrachinonderivaten  (Fortsetzung).  —  Id.  Ueber  Methyloxanthra- 
nol.  —  Goldmann.  Ueber  Derivate  des  Anthranols.  —  Sachse.  Ueber  die  Halogenadditions- 
producte  des  Dianthryls.  —  Wolffenstein.  Ueber  die  Einwirkung  von  Phosphorpentachlorid 
auf  «-Oxynaphtoesàure.  —  Ginsberg.  Ueber  das  Apiol.  —  Meerson.  Ueber  einige  Derivate 
des  Biarnidonaphtols.  —  Rabe.  Laboratoriumsturbine.  —  Knorr.  Ueber  die  Identitàt  des 
Phenylmethylpyrazolonazobenzols  mit  dem  Phenylhydrazinketophenylmetylpyrazolon  und 
iiber  die  innere  Anbydridbildung  der  Diphenylhydrazinacetylglyoxylsàure  und  Diphenylby- 
drazindioxyweinsaure.  —  Id.  und  Laubmann.  Ueber  das  Verhalten  der  Pyrazole  und  Pyra- 
zoline.  —  Laubmann.  Notiz  tiber  das  1  . 5-Diphenylpyrazolon.  —  lanovsky  und  Reimann. 
Ueber  Substitutionsproducte  des  Paraazotoluols.  —  Pinner.  Einwirkung  von  Harnstoff  auf 
Hydrazine.  —  Nietzki  und  Schmidt.  Ueber  Benzoltripbenazin.  —  Wagner.  Ueber  di  Oxy- 
dation  der  Olefine  und  der  Alkohole  der  Allylalkoholreihe.  —  Freund  und  Goldsmith. 
Ueber  die  Einwirkung  von  Phosgen  auf  Hydrazide.  —  Freund.  Ueber  einige  Derivate  der 
Aethylmalonsaure.  —  Ruhemann.  Ueber  das  Amid  der  Dioxyisonicotinsàure.  —  Lossen  und 
Mierau.  ■  Ueber  die  Einwirkung  der  salpetrigen  Saure  auf  einige  organisene  Basen  und 
tiber  Dinitrosobenzenylamidin.  —  Bischoff.  Ueber  die  Zersetzung  von  Aniliden  bei  hoherer 
Temperatur.  —  Paiclewski.  Erwiderung.  —  Otto.  Ueber  die  Einwirkung  des  Chlorkohlen- 
oxyds  auf  ameinsensaures  Natrium.  —  Meyer.  Bericbtigung.  —  Braun  und  Meyer.  Ueber 
die  Aldine.  —  Torride.  Ueber  das  Trimethylen  und  die  Bildung  des  Allylalkobols  aus 
symmetrischem  Dichlorhydrin.  —  Meyer.  Ueber  die  negative  Natur  organisebor  Radicale 
und  die  Frage  der  Existenz  wahrer  Nitrosokorper.  —  Id.  und  Oelkers.  Ueber  die  negative 
Natur  organiseber  Radicale  :  Untersuchung  des  Desoxybenzoins.  —  Meyer.  Ueber  Phenyl- 
essigsauren  und  Benzylcyanid.  —  Rattner.  Zur  Kenntniss  der  negativen  Natur  organischer 


—   CXXIV   — 

Radicale.  —  Schneidewind.  Versuche  tiber  substituirbarkeit  organischer  Verbindungen,  die 
negative  Radicale  enthalten.  —  Pàpcke.  Ueber  die  Substituirbarkeit  des  Benzoins  und 
einiger  Analogen  des  Desoxybenzoins  und  Benzylcyanids.  —  Knoevenagel.  Beitriige  zur 
Kenntniss  der  negativen  Natur  organischer  Radicale.  —  li.  Ueber  Bidesyle.  —  Reissert. 
Condensationsproducte  von  jS-Anilidosanren  (III.  Mittheilung).  —  Id.  Condensationsproducte 
von  jS-Anilidosàuren  (IV.  Mittheilung).  —  Id.  Condensationsproducte  von  /3-Anilidosauren 
(V.  Mittheilung).  —  Piccini.  Ueber  die  Einwirkung  des  Wasserstoffsuperoxyds  auf  die  Titan- 
sàure  (Zur  Wahrung  der  Prioritat).  —  Boyen  von.  Ueber  Derivate  Broraengenols.  — 
Marcku-aldt.  Zur  Kenntniss  der  Furfuranverbindungen.  II.  —  Harpe  de  la  und  Reverdin. 
Ueber  das  Nitrosonitroresorcin.  —  Weyl.  Zur  Kenntniss  der  Seide.  I.  —  Pechmann  von 
Studien  iiber  1.  2-Diketone.  —  Kiliani.  Ueber  Metazuckersàure.  —  Heymann  und  Koe- 
nigs.  Ueber  einige  Lepidinverbindungen.  —  Ciamician  und  Magnanini.  Ueber  die  Bildung 
der  beiden  isomeren  Tetrabromide  des  Pyrrolylens.  —  ìVilm.  Zum  ehemischen  Verhalten 
des  Kaliumplatincyanurs.  —  Quincke.  Ueber  die  Reactionsproducte  des  Acenaphtens  mit 
der  Salpetersaure  und  einige  Derivate  derselben.  —  Lcvy  und  Andreocci.  Ueber  die  Ein- 
wirkung  von  Phosphorpentachlorid  auf  Succinylobernsteinsaureiither. 

•  Bijdragen  tot  de  Taal-  Land-  en  Volkenkunde  van  Nederlandsch-Indié.  Volg.  5, 
Deel  III,  2.  'S  Gravenhagen,  1888. 

Joung.  Then  Sioe  Kim  Njong,  in  de  Westerafdeeling  van  Borneo,  bekend  als  Njonja 
Kaptai.  In  memoriam.  —  Campen.  Beschrijving  van  de  westkust  van  het  Noorder-sehierei- 
land  van  Halemahera.  —  Wilken.  De  verbreiding  van  het  Matriarchaat  op  Sumatra.  — 
Kielstra.  Sumatra's  Westkust  van  1826-1832. 

+Boletin  de  la  real  Acadernia  de  la  historia.  T.  XII,  1.  Enero  1888.  Madrid. 
Danvila.  Nuevos  datos  para  escribir  la  historia  de  las  Cortes  de  Castilla  en  ed  rei- 
nado  de  Felipe  IV.  —  Ricino.  Historia  de  Baeza.  —  Gonzdles.  Archivo  hispalense.  —  de 
la  Rada  y  Delgado.  Historia  de  Carraona.  —  Fita.  Duro  (Mataró). 
*Bulletin  del'Académie  d'archeologie  de  Belgique.  N.  10-15.  Anvers,  1887-88. 
"^Bulletin  de  l'Académie  r.  des  sciences  de  Belgique.  3e  sér.  t.  XV,  n.  2,  3.  Bru- 
xelles, 1888. 

Vanderkindere.  Sur  la  dilaterà  dans  les  textes  francs.  —  Philippson.  Dernière  séance 
du  Conseil  avant  le  supplice  de  Marie  Stuart,  par  le  baron  Kervyn  de  Lettenhove.  - 
Kervyn  de  Lettenhove.  Roponse  à  l'interpellation  de  M.  Philippson.  —  La  féte  de 
la  Toussaint  à  Fotheringay.  —  Rousseau.  Léonard  de  Vinci.  —  Van  Iìnmbeke.  Sur  des 
follicules  rencontrés  dans  répiderme  de  la  màchoire  supérieure  chez  le  «  Tursiops  tursio  " 
(avec  pianelle).  —  Renard.  Nutice  sur  les  haches  en  fibrolite  Irouvées  en  Espagne  par 
MM.  H.  et  L.  Siret.  —  De  Ileen.  Détermination  des  variations  de  la  chaleur  spécifique 
des  liquides  au  voisinage  de  la  temperature  critique.  —  Masius.  De  Finflueuce  de  pneu- 
mogastrique  sur  la  sécrétion  urinaire.  —  Lamy.  Elie  de  Nisibe,  sa  Chronologie.  —  Phi- 
lippson. Assassinat  de  Henri  Darnley,  époux  de  Marie  Stuart. 

+Bulletin   de  la  Société  académique  de  Brest.  1886-87.  Brest. 

Jouan.  La  fregate  la  «Belle  Poule  ».  —  Coutance.  Madagascar,  en  1829.  —  Guichon 
de  Grand-Pont.  Ovidius  Nauticus.  —  Pradère.  Causeries  humoristiques.  —  Jouan.  La  fregate 
la  «  Belle  Poule  »  (suite  et  fin).  —  Turiault.  Jean  Dubuc  et  le  Pacte  colonial.  —  Guichon  de 
Grand-Pont.  L'Amiral  de  Gueydon.  —  Jardin.  Mode  d'administration  à  la  fin  du 
dernier.  —  Augier.  Brives-Charensac.  —  Le  Balle.  À  la  Muse  —  Id.  Ave  Mater  Alma.  — 
Id.  Sonnet  à  ma  Femme.  —  Id.  En  Carème.  —  Le  Lan.  Trois  Légendes.  —  A.  C.  Con- 
férences  et  soirées. 


—  cxxv  — 

^Bulletin  de  la   Société   académique    Indo-Chinoise  de  France.   2e  sér.  t.  II, 
Années  1882-83.  Paris,  1883-85. 

Kern.  Les  inscriptions  khmers  recueillies  au  Cambodge  par  M.  J.  Moura.  —  Bergaigne. 
Inscriptions  khraers.  La  date  du  règne  de  Sùrya-Varman.  —  Lesserteur.  Inscriptions  ghia- 
mes  de  l'ancien  Ciampa.  —  Schoebel.  Histoire  des  origines  et  du  développement  des  Castes 
de  l'Inde  (première  partie).  —  Genin.  Malie  et  Goa,  d'après  un  manuscrit  inédit  de  la  bi- 
bliothèque  de  M.  l'abbé  Pierfite,  cure  d'Ainvelle  (Vosges)  intitulé  :  Note  de  voyage  à  bord 
de  la  Cordillère,  par  l'abbé  Guerret,  aum.ìnier  de  la  Marine.  —  Delavaud.  Journal  des 
deux  voyages  à  Siam  de  Du  Quesne-Guitton  (1681-1691),  manuscrit  inédit,  n.  12,  543,  de 
la  bibliothèque  de  la  Marnière-Eochefort.  —  Castonnet  des  Fosses.  Les  relations  de  la 
France  avec  le  Tongkin  et  la  Cochinchine,  d'après  des  documents  inédits  des  Archives  du 
Ministère  de  la  marine  et  des  Colonies  et  des  Archives  du  Dépòt  des  cartes  et  plans  de 
la  marine.  —  Bartet.  Archeologie  khmer.  —  Trau-Nguyen-IIành.  Coutumes  et  constitution 
de  la  famille  annamite.  —  Dru.  La  pe'ninsule  malaise.  —  Projet  de  percement  de  l'isthme 
de  Krau.  —  San-Januario.  Documents  sur  les  missions  portugaises  au  Cambodge  et  en 
Cochinchine.  —  Bouillevaux.  Le  premiere  princes  de  l'Annam,  d'après  les  annales  indi- 
gènes  (suite  et  fin). 

+Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1888,  Cah.  6,  7.  Paris. 
*Bulletin  de  la  Société  géologique  de  France.   3e  sér.  t.  XV,  7,  8;  XVI,  1. 
Paris,  1887. 

XV,  7.  Goret.  Geologie  du  bassin  de  l'Ubaye.  —  Seunes.  Sur  quelques  Ammonites 
du  Gault.  —  Schlumberger.  Note  sur  les  Biloculina  bullo'ides  et  B.  ringens.  —  De  Cos- 
signy.  Sur  le  Crétacé  inférieur  du  sud-est  du  bassin  de  Paris.  —  De  Lacvivier.  Sur  le  Cré- 
tacé de  l'Ariège.  —  Nolan.  Note  sur  le  Trias  de  Minorque  et  de  Majorque.  —  Roussel. 
Étude  sur  le  Crétacé  des  Petites  Pyrénées  et  des  Corbières.  —  Cotteau.  Catalogue  des  Échini- 
des  recueillis  par  M.  Roussel  dans  le  terrain  crétacé  des  Petites  Pyrénées  et  des  Corbières.  — 
XV,  8.  Cotteau.  Echinides  des  petites  Pyrénées  et  des  Corbières.  —  Bertrand.  Hot  tria- 
sique  du  Beausset  (Var).  Analogie  avec  le  bassin  houiller  franco-belge  et  avec  les  Alpes 
de  Glaris.  —  Vélain.  Le  Carbonifere  dans  la  région  des  Vosges.  —  de  Mercey.  La  craie 
phosphatée  à  Belemnitella  quadrata  dans  le  Nord  de  la  France.—  Sauvage.  Note 
sur  l'are  pectoral  d'un  Ichthyosaure  du  Lias  de  Watchet.  —  de  Zigno.  Sur  les  Siréniens 
fossiles.  —  Seunes.  Note  préliminaire  sur  la  geologie  du  département  des  Basses-Pyrénées.  — 
Gourdon.  Note  sur  les  débris  de  mammifères  du  sud-ouest  •  -  de  Bouville.  L'horizon  ar- 
moricain  dans  la  région  de  Cabrières  (Hérault).  —  Léenhardt.  Le  Crétacé  inférieur  de 
La  Clape  (Aude).  —  Douvillé.  Chamidés  et  Rudistes.  —  XVI,  1.  Mailer  le  (de).  L'ceuvre 
du  Congrès  géologique  international  par  M.  G.-K.  Gilbert.  —  Porte.  Note  sur  les  gisements 
de  charbon  de  la  Nouvelle-Calédonie.  —  Gaudry.  Lettre  de  M.  Capellini  sur  l'Ours  de 
Cassana.  —  Stuart-Menteath.  Note  sur  la  constitution  géologique  des  Pyrénées.  —  Seunes. 
Note  sur  la  geologie  des  Pyrénées-Occidentales.  —  Kilian  et  Léenhardt.  Note  sur  le  Cré- 
tacé inférieur  du  sud-est.  —  Girardot.  Note  sur  les  Corralligènes  jurassiques  supérieurs 
au  Rauracien,  dans  le  Jura  du  Doubs.  —  Stanislas-Meunier.  Contribution  à  la  geologie 
de  l'Afrique  occidentale.  —  Tardy.  Nouvelles  Observations  sur  la  Bresse.  —  Bouvil/c  (de). 
Les  formations  paléozo'iques  de  la  région  de  Cabrières,  par  le  docteur  Frech,  de  Berlin. 

i'Bulletin  de  la  Société  imperiale  des  naturalistes  de  Moscou.  1887,  n.  4.  Moscou. 

Gustavson.  Die  organischen  Verbindungen  in  ihren  Beziehungen  zu  den  Haloidsalzen 
des  Aluminiums.  —  Wagner.  La  regénération  des  organes  perdus  chez  les  araignées.  — 
Ballion.  Kurze  Notizen  uber  einige  russische  Blaps-Arten.  —  Walter.  Vorlaufige  Diagnose 
und  Beschreibung  zweier  neuer  Branchiopoden  aus  Transkaspien.  —  Smirnow.  Énuméra- 
tion  des  espèces  de  plantes  vasculaires  du  Caucaso. 


—    CXXVI    — 

+  Bulletin  de  la  Société  mathématique  de  France.  T.  XVI,  2,  3.  Paris,  1888. 

Jssaly.  Nouveaux  principes  de  la  théorie  des  congruences  de  droites.  —  là.  Nouveau 
principes  de  la  théorie  des  congruences  de  droites.  —  Perrìn.  Sur  l'identité  des  péninva- 
riants  des  formes  binaires  avec  certaines  fonctions  des  dérivées  unilatérales  de  ces  fornies. 

+Bulletin  de  la  Société  zoologique   de   France   1887.  Voi.  XII,  5-6;  XIII,  1. 

Paris,  1888. 

Boulanger.  Les  espèces  du  genre  Ophimore.  —  Moniez.  Sur  un  parasite  nouveau  du 
Ver  à  Soie.  —  Plateau.  Sur  le  ròle  des  palpes  chez  les  arthropodes  maxillés.  —  Cotteau. 
Sur  la  famille  des  Brissidées.  —  Chevreux.  Crustacés  amphipodes  nouveaux  dragués  par 
l'Hirondelle  pendant  la  campagne  du  1886.  —  Biyot.  Diptères  nouveaux  ou  peu  connus.  — 
Taczanoicsky.  Contributions  à  la  faune  ornithologique  du  Caucase.  —  Cotteau.  Echinides 
nouveaux  ou  peu  connus. 

1Bulletin  de  l'Institut  égyptien.  2e  sér.  n.  1887.  Le  Caire,  1888. 

Walther.  L'apparitici  de  la  craie  aux  environs  des  pyramides.  —  Vidal  Pacha. 
Le  sol  égyptien  analysé  par  la  betterave.  —  Id.  Sur  les  quantités  ditus  ne'gatives  et  ima- 
ginaires.  —  Gay  Lussac.  Quelques  observations  sur  l'emploi  des  engrais  en  Egypte.  — 
Borelli  Bey.  Notes  à  propos  de  docunients  relatifs  a  l'expédition  franeaise  en  Egypte.  — 
Ventre  Bey.  De  la  densité  du  sucre.  —  Rossi  Bey.  Quelques  raots  sur  la  rage.  — 
Schweinfurth.  Sur  une  recente  exploration  ge'ologique  de  l'Ouady  Arabah.  —  Yucoub  At- 
tiri Pacha.  Note  sur  le  Dra-el-Cher'ì.  —  Ascherson.  Le  lac  Sirbon  et  le  mont  Casius.  — 
Ventre  Bey.  Quelques  rechercli*  s  bux  l'are  voltalqne.  —  Artin  Pacha.  Monnaies  de  Mebdy 
Mouhammed  Ahmed  du  Soudan.  —  Ibrahim  Bey  Moustapha.  La  valeur  des  intervalles 
dans  la  musique  arabe. 

+Bulletin  du  Comité  géologique.  Voi.  VI,  8-10  e  Suppl.  S.  Pétersbourg,  1887. 
Sokolov.  Compte-rendu  préliminaire  des  recherches  géologiquee  faites  danslapartie 
septentrionale  du  gonvernement  de  la  Tauridei  —  Pavlow.  àperc,u  géologique  de  là  région 
entre  les  rivières  Swìaga,  Barysch  et  Soura  dans  le  gouvern.  de  Simbirsk.  —  Michalsky. 
Apercu  géologique  de  la  partie  de  sud-est  du  gouvernenient  de  Kielce.  —  Krasnopolsky. 
Comi)te-rendu  prélimìnaire  dea  recherches  géidogiques  dans  la  partie  de  sud-est  de  la 
feuille  126.  —  Fedoroff.  Note  sur  l'origine  des  «sebistes  verts«  (Griinschiefer). 

+  Bulletin  du  Comité  international  permanent  poiu*  l'exécution  photographique 

de  la  carte  du  ciel.  Fase.  Ier.  Paris,  1888. 
+  Bulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  Sér.  t.  XII,  avril  1888.  Paris. 

Lerch.  Sur  une  formule  d'arithmétique. 
+  Bulletin  of  the  Museum  of  Comparative  Zoology  at  Harward  College.  Vol.XIII, 

8  ;  XVI,  1.  Cambridge,  1888. 

XIII,  8.  Slade.  On  Certain  vacuities  or  deficiencies  in  the  Crania  of  mammals.  — 
Hobbs.  On  the  petrographical  Charaters  of  a  dike  of  diabase  in  the  Boston  basin. 

fCentralblatfc  (Botanisches).  Bd.  XXXIV,  2-5.  Cassel,  1888. 

Godlewsky.  Einige  Bemerkungen  zur  Auffassung  der  Reizerscheinung  an  den  wachsen- 
den  Pflanzen. 

fCentralblatt  fiir  Physiologie.  1888.  Aprii  15-28,  Màrz  31.  Wien. 
+  Civilingenieur  (Der).  Jhg.  1888,  Heft  2.  Leipzig,  1888. 

H:yn.  Daclibinderconstruction  uber  einem  Maschinenhause.  — "Connert.  Mittheilungen 
aus  dem  mechanisch-technologischen  Laboratorium  desKonigl.  Polytechnikums  zuDresden. — 
Land.  Ueber  die  Berechnung  und  die  bildliche  Darstellung  von  Triigheits-  und  Centrifu- 
galmomenten  ebener  Massenfiguren. 


—   CXXVII   — 

fCompte  rendu  de  la  Société  de  géographie  de  Paris.  1888,  n.  7-8.  Paris. 

+  Comptesrendus  hebdomadaires  de  séances  des  rAcadémie  des  sciences.  T.  CVI, 
n.  13-16.  Paris,  1888. 

13.  Bertrand. Sur  l'évaluation  a  posteriori  de  la  confiance  méritée  par  la  moyenne 
d'une  sèrie  de  mesures.  —  Loswy  et  Puiseucc.  Théorie  nouvelle  de  l'équatorial  coudé  et 
des  equatoriali*  en  general.  Termes  dépendant  de  la  situation  du  miroir  extérieur.  Formu- 
les  générales.  —  Schloesing.  Sur  les  relations  de  l'azote  atmosphérique  avec  la  terre  vege- 
tale. —  Berthelot  et  André.  Sur  l'absorption  des  matières  salines  par  les  vége'taux.  Acé- 
tate  et  azotate  de  potasse.  —  de  Jonquières.  Construction  géométrique,  par  deux  faisceaux 
projectifs,  de  la  surface  du  troisième  degré  déterminée  par  diverses  conditions  données.  — 
Mouchez.  Nouvelles  nébuleuses  remarquables,  découvertes,  à  l'aide  de  la  pbotograpbie,  dans 
les  Pléiades,  par  MM.  Henry.  —  Id.  Travaux  préparatoires  pour  l'exécution  de  la  Carte 
photographique  du  ciel.  Publication  d'un  Bulletin  special.  —  Berthelot.  Traitement  des 
sables  aurifòres,  par  amalgamation,  cbez  les  anciens.  Collection  des  alchimistes  grecs.  — 
de  Lesseps  donne  quelques  nouvelles  indications  sur  les  travaux  du  canal  maritime  de  Pa- 
nama. —  Bigourdan.  Observation  de  la  comète  a  1888,  faite  à  l'Observatoire  de  Paris 
(équatorial  de  la  tour  de  l'Ouest).  —  Périgaud.  Nouveau  baili  de  mercure,  pour  l'obser- 
vation  du  nadir.  —  Wolf  appelle  l'attention  des  astronomes  et  des  physiciens  sur  l'expé- 
rience  de  M.  Périgaud.  —  Hatt.  Sur  l'évaluation  des  erreurs  inhérentes  au  système  des 
coordonnées  rectangulaires.  —  Car vallo.  Sur  l'application  de  la  méthode  des  moindres 
carre's.  —  Kcenigs.  Sur  la  distribution  des  volumes  engendrés  par  un  contour  ferme',  tour- 
nant  autour  de  toutes  les  droites  de  l'espace.  —  Gouy.  Sur  les  actions  électrostatiques 
dans  les  liquides  conducteurs.  —  Krebs.  Essai  d'un  moteur  électrique  alimenté  par  des 
accumulateurs  destinés  à  un  bateau  sous-marin.  —  de  Labouret.  Sur  la  propagation  du 
son  produit  par  les  armes  à  feu.  —  André.  Sur  quelques  combinaisons  ammoniacales  des 
sels  de  nickel.  —  de  Forcrand  et  Villard.  Sur  la  formation  des  hydrates  de  gaz.  —  Scheu- 
rer-Kestner.  Expériences  sur  l'empi oi  du  calorimètre  Thompson  pour  la  détermination  du 
pouvoir  calorifìque  pratique  de  la  houille.  —  Gautier  et  Drouin.  Kecherches  sur  la  fixa- 
tiori  de  l'azote  par  le  sol  et  les  vége'taux.  —  Raeine.  Sur  quelques  dérive's  de  l'acide  or- 
thoaldéhydophtalique.  —  Boucheron.  Surdité  pour  les  harmoniques  de  la  parole,  dans  l'oto- 
piésis.  —  Poncet.  Sur  une  nouvelle  déformation  des  mains  cbez  les  Terriera;  mains  en 
crochet.  —  Sabatier.  Sur  les  formes  de  spermatozoi'des  de  l'Eledone  musquée.  —  Petit. 
Note  complémentaire  sur  l'anatomie  du  pe'tiole  des  Dicotylédones.  —  Dolio  et  Buisseret. 
Sur  quelques  Pale'chinides.  —  Rolland.  Les  atterrissements  anciens  du  Sahara,  leur  àge 
pliocène  et  leur  synchronisme  avec  les  formations  pliocènes  d'eau  douce  de  l'Atlas.  — 
Démoulin.  Nouvelles  indications  sur  la  nature  cosmique  de  certaines  poussières  de  l'air.  — 
Saint-Loup.  Sur  la  trisection  de  l'angle.  —  14.  Bertrand.  Sur  l'erreur  à  craindre  dans 
l'évaluation  des  trois  angles  d'un  triangle.  —  Lcewy  et  Puiseux.  Théorie  nouvelle  de  l'equa- 
torial coudé  et  des  équatoriaux  en  general.  Procédés  nouveaux  pour  l'orientation  de  l'axe 
polaire.  Etude  de  la  flexion  du  bras.  —  Wolf.  Késultats  des  comparaisons  de  la  toise  du 
Péruu  au  mètre  international,  exécutées  au  Bureau  international  des  Poids  et  mesures  par 
M.  Benoit.  —  Schloesing.  Sur  les  relations  de  l'azote  atmosphérique  avec  la  terre  vege- 
tale. —  Dehérain.  Sur  la  fabrication  du  fumier  de  ferme.  —  Faye.  Sur  le  blizzard  des  11 
et  12  mars  dernier  aux  Etats-Unis.  —  Cayley.  Note  sur  les  surfaces  minima  et  le  théo- 
rème  de  Joachimsthal.  —  Bigourdan.  Sur  une  disposition  qui  permettrait  l'emploi  de  puis- 
sants  objectifs  dans  les  observations  méridiennes.  —  Charlois.  Observations  de  la  comète 
Sawerthal,  faites  à  l'Observatoire  de  Nice  (équatorial  de  Gautier,  de  0m,38  d'ouverture).  — 
Jung.  A  propos  de  deux  Communications  récentes  de  M.  J.  Bertrand,  sur  la  probabilità 
du  tir  à  la  cible.  —   Violle  et   Vautier.  Sur  la  vitesse  du  propagation  du  son.  —  Forel. 


—    CXXVIII   — 

Expériences  photographiques  sur  la  pénétration  de  la  lumière  dans  les  eaux  du  lac  Le'man.  — 
Chappuis.  Sur  les  chaleurs  latentes  de  vaporisation  de  quelques  substances  Irès  volatiles.  — 
Le  Chatelier.  Sur  les  lois  de  l'équilibre  chimique.  —  Arnaud.  Sur  la  matière  cristallisée 
active  des  flèches  empoisonnées  des  (^omalis,  extraite  du  bois  d'Ouabai'o.  —  Levallois.  In- 
fluence  des  engrais  chimiques  sur  la  composition  de  la  graine  du  Soja.  —  Brulle.  Falsifi- 
cations  des  huiles  d'olive.  —  Godefroy.  Sur  une  méthode  simple   et  usuelle,  pour  déceler 
et  pour  doser  les  irapuretés  contenues  dans  les  alcools  d'industrie.  —  Leplay.  Sur  la  for- 
mation  des  acides  organiques,  des    raatières    organiques   azote'es  et  du  nitrate  de  potasse, 
dans  les  différentes  parties  de  la  betterave  en  végétation  de  première  année,  par  l'absor- 
ption  par  les  radicules  des  bicarbonates  de  potasse,  de  chaux  et  d'ammoniaque.  —  Lépine 
et  Porteret.  De  l'influence  qu'exercent  les  substances  antipyrétiques,  et  en  particulier  l'an- 
tipyrine,  sur  la  teneur  du  foie  en  glycogène.  —  Dupuy.  Expériences  sur  les  fonctions  mo- 
trices  du  cerveau.  —  Dor.  Pseudo-tuberculose   bacillaire.  —  Pelseneer.  Les   Pélécypodea 
(ou  Lamellibranches)  sans  branchies.  —  Lacroix.  Sur  la  syénite    éléolithique    de  Pouzac 
(Hautes-Pyrénées).  —  de  Tillo.  Sur  le  deplacement  des  grands  centres  d'action  de  l'atrao- 
sphère.  —  15.  Mouchez.  Observations  des  petites  planètes,  faites  au  grand  instrument  mé- 
ridien  de  l'Observatoire  de  Paris  pendant  les  troisième  et  quatrièrne  trimestres  de  fannie 
1887.  —  Bertrand.  Sur  les  lois  de  mortalité  de  Gompertz  et  do  Mekeham.  —  Boussmesq. 
Équilibre  d'élasticité  d'un  solide  sans   pesanteur,   bomogène   et    isotrope,  dont  les  parties 
profondes  soint  maintenue  fixes,  pendant  que  sa  surface  éprouve  des  pressions  ou  des  dé- 
placements  connus,  s'annulant  bors  d'une  règion  restreinte  où  il  sont  arbitraires.  —  Ber- 
thelot.  Observations  sur  la  fixation  de  l'azote  par  certains  sols  et  terres  végétales.  —  Cailletet. 
Nouveau  thermomètre  à  gaz.  —  lligourdan.  Observations  de  la  comète  Sawertbal  (a  1888), 
faites  à  l'Observatoire  de  Paris  (équatorial  de  la  tour  de  l'Ouest).  —  Trépied  et  Sy.  Ob- 
servations de  la  nouvelle  planète    Palisa   (d>;couverte  le  3  avril  1888),  faites  à  l'Observa- 
toire d'Alger  au  télescope  de  0m,50.  —  Rayet  et  Courty.  Observations  de   la  comète  Sa- 
wertbal, faites  à  l'équatorial  de  0m,  38    de    l'Observatoire  de  Bordeaux.  —  Pellet.  Sur  la 
formule  de  Fourier  et  ses  analogues.  —  Demartres.  Sur  les  courbes  de  M.  Bertrand,  con- 
sidérés  cornine  lignes  géodésiques  de  surfaces  cerelées.  —  Bougaief.  Sur  les  fonctions  di- 
scontinues  logaritbmiques.  —  Loir.  Caractère  de  la  divisibili!.1  d'un  nombre  par  un  nombre 
premier  quelconque.  —  Lucas.  Résolntion  des  éqnations  par  l'électricité.  —  Quantin.  Action 
du  tétrachlorure  de  carbone  sur  le  composès  oxygèiiès  minéranx  exempts  d'hydrogène.  — 
Leidié.  Sur  le  sesquichlorure  de  rliodium.  —  Saint-Edme.  Sur  la  passivile   du  fer  et  du 
nickel.  —   Varet.  Action  du  cyanure  de  zinc  sur  quelques  chlorures.  —  Haller.  Synthèses 
au  mo3ren  de  l'éther  cyanacètique:  II.  Homologues  supérieura  de  l'ètber  acètylcyanacètique.  — 
Renard.  Sur  les  bydrocarbures    qui    accompagnent   le    ditérébenthjle  dans  des  huiles  de 
resine.  —  Petit.  Chaleur  de  formation  de  l'aniline.  —  Henry.  Su  la    volatilité    dans    les 
composès  carbonés  polyoxygénés.  —  Scheurer-Kestner.  Chaleur  de  combustion  de  la  houille 
du  nord  de  la  Franco.  —  Duroziez.  Sphincter  du  trou  ovale.  —  Rietsch  et  Jobert.  L'epi- 
demie des  porcs  à  Marseille,  en  1887.  —  Gautier  et  Drouin.  Recherches  sur  la  fixation 
de  l'azote  par  le  sol  et  les  végétaux.  —  Gorgeu.  Sur  une  pseudomorphose   de  l'acerdèse. 
Production  artificielle  de  la  pyrolusite.  —  Vemeuil.  Recherches  sur  la  blende  hexagonale 
phosphorescente.  —  Poincaré.  Relations  entre  les  mouvements  barométriques  et  les  posi- 
tions  de  la  lune  et  du  soleil.  —  Noguès.  Sur  la  vitesse  de  transmission  des  ébranlements 
souterrains.  —  16.  Bertrand.  Sur    la   méthode    des    moindres  carre's.  —  Janssen.  Sur  les 
spectres  de  l'oxygène.  —  Boussinesq.  Équilibre    d'élasticité    d'un    solide    sans    pesanteur, 
homogène  et  isotrope,  dont    les    parties   profondes    sont  maintenues  fixes,  pendant  que  sa 
surface  éprouve  des  pressions    ou   des   déplacements  connus,  s'annulant  hors  d'une  région 
restreinte  où  ils  sont  arbitraires.  —  Schhesuig.  Sur  les  relations  de  l'azote  atmosphérique 
avec  la  terre  vegetale.  Réponse  aux  observations  de  M.  Berthelot.  —  Perrin.  Sur  quelques 


—   CXXIX   — 

familles  d'opérateurs  différentiels.  —  Fouret.  Sur  une  source  d'équations  algébriques  ayant 
toutes  leurs  racines  réelles.  —  Paraf.  Sur  deux  théorèmes  de  Jacobi  relatifs  au  lignes  géo- 
désiques.  —  Bonnet.  Observations  relatives  à  la  Communication  précédente.  —  Cesavo. 
Sur  deux  récentes  Communications  de  M.  Jensen.  —  Guyou.  Sur  une  solution  élémentaire 
du  problème  du  gyroscope  de  Foucault.  —  Mathias.  Sur  un  nouvelle  méthode  de  mesure 
de  la  chaleur  de  vaporisation  des  gaz  liquéfiés.  —  Stoletow.  Sur  une  sorte  de  courants 
électriques,  provoqués  par  les  rayons  ultra-violets.  —  Berget.  Sur  la  variation  de  la  con- 
ductibilité  calorifique  du  mercure  avec  la  temperature.  —  Pollak.  Régulateur  de  lumière 
électrique  fonde  sur  la  dilatatici]  tbermique  des  fils  conducteurs.  —  Osmond.  Contribution 
à  Tétude  des  fontes.  —  Ilugounenq  et  Motel.  Sur  un  carbonate  sodico-potassique.  —  Scheu- 
ver-Kestner.  Chaleur  de  combustion  de  la  bouille  du  nord  de  la  France  (bassin  de  Char- 
leroi).  —  Vignon.  Thermochimie  des  composés  diazo'iques.  —  Henty.  Sur  la  volatilité  dans 
les  composés  carbonés  polyoxygénés.  —  Chautard.  Sur  la  cyanaldéhyde.  —  Lafont.  Action 
des  acides  et  des  anhydrides  sur  les  terpilénols.  —  Iìallet.  Synthèses  au  moyen  des 
éthers  cyanacétiques.  III.  Éthers,  benzol,  orthotoluol  et  paratoluolcyanacétiques.  —  Gautier 
et  Dtouin.  Recherches  sur  la  fìxation  de  l'azote  par  le  sol  et  les  végétaux.  —  Liebreich. 
Sur  la  fonction  biologique  des  éthers  cholestériques  nommés  lanoline.  —  Fol.  Sur  la 
répartition  du  tissu  musculaire  strie  chez  divers  invertébrés.  —  Giatd.  Sur  les  Nephro- 
myces,  genre  nouveau  de  Champignons  parasites  du  rein  des  Molgulidées.  —  Viguier. 
Sur  l'oligocène  du  bassin  de  Narbonne  et  la  formation  des  couches  à  végétaux  d'Armissan.  — 
Tschetning.  Étude  sur  la  position  du  cristallin  de  l'oeil  humain.  —  Straus  et  Sanchez 
Toledo.  Recherches  bactériologiques  sur  l'utérus  après  la  parturition  physiologique.  — 
Galtier.  Nouvelles  expériences  sur  l'inoculation  antirabique,  en  vue  de  préserver  les  ani- 
maux  herbivores  de  la  rage  à  la  suite  des  morsures  de  chiens  enragés.  —  Luvini.  Les 
cyclones  et  les  trombes. 

tCosmos.  Kevue  des  sciences  et  de  leurs  applications.  37e  année,  S.  N.  n.  154- 

171.  Paris,  1888. 
fll3B4cTÌii  IbrnepaTopcKaro  PyccKaro  reorpa<f>iraecKaro  OfiniecTBa.  Tomi,  XXIII. 
•     6.  1887.  C.-IIeTep6ypr-L,   1888. 

Ky3HEllOBL.  Ilpupo^a  n  atHTejiH  BocTo^Haru,  CK.ioHa  CEBepHaro  Ypaja.  —  THJLIO. 
Pacnpe^t.ieHie  ueHTpoBi.  MaTepiiKOBi  Ha  iioBepxnocTH  3ejiHoro  mapa. 

* Jahrbuch  ueber  die  Fortschritte  der  Mathematik.  Bd.  XVII,  2.  Berlin,  1888. 
fJahresbericht  (XIII)  der  Gewerbeschule  zu  Bistritz.  1886-87.  Bistritz. 
f  Jornal  de  sciencias  mathematicas  e  astronornicas.  Voi.  VIII,  3.  Coimbra,  1887. 

Le  Pont.  Deuxième  Note  de  calcul  integrai.  —  Gutzmet.  Remarques  sur  la  théorie 
des  séries. 

fJournal  (American  Chemical).  Voi.  X,  2.  Baltimore,  1888. 

Cooke  and  Richards.  The  Relative  Values  of  the  Atomic  Weights  of  Hydrogen  and 
Oxygen.  —  Haynes.  Note  on  the  Absorption  of  Ammonia  by  Acid  Solution  in  Nitrogen 
Determinations  with  Soda-Lime.  —  Atwater  and  Ball.  On  Certain  Sources  of  Loss  in  the 
Determination  of  Nitrogen  by  Soda-Lime.  —  Clatke.  The  Chemical  Structure  of  the  Na- 
turai Silicates.  —  Norton  and  Westenhoff.  On  the  Amine  Salts  of  Benzene-Sulphonic  Acid.  — 
Id.  and  Schmidt.  On  Some  New  Metallic  Salts  of  Benzene-Sulphonic  Acid.  —  Id.  and  Otten. 
On  the  Amine  Salts  of  Para-Toluene-Sulplnmic  Acid.  —  Novy.  Some  Higher  Homologues 
of  Cocaine.  —  Morse  and  Burton.  On  the  Supposed  Dissociation  of  Zinc  Oxide,  and  the 
Condition  of  the  Atmosphere  within  a  Platinum  Yessel  heated  by  a  Gas  Piarne.  —  Id.  id. 
A  Method  for  the  Separatimi  and  Determination  of  Borie  Acid.  —  Michael.  Preliminare 
Note  on  the  Constitution  of  Sodium  Acetacetic  and  Malonic  Éthers. 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  17 


—  cxxx  — 

*  Journal  (The  American)  of  Archaeology  and  of  the  history  of  fine  ats.  Voi.  Ili, 

n.  3.  Baltimore,  1887. 
Emerson.  The  Portraiture  of  Alexander  the  Great  :  A  terracotta  Head  in  Munieh  {Ti).  — 
Merriam.  Painted  sepulchral  Stelai  freon  Alexandria.—  ìVood.  The  Boston  Cubit.  —  Goodyear. 
Egyptian  origin  of  the  Ionie  Capital  and  of  the  Anthemion.  —  Merriam.  Greek  Inscriptions 
Published  in  1886-87.  —  Marquand.  A  Silver  Patera  from  Kourion.  —  Hayes  IVard.  Notes 
on  Orientai  Antiquities.  IV.  An  Eye  of  Nahu.  V.  A  Babylonian  Bronze  pendant.  VI.  The 
Stone-Tablet  of  Abu-Habba.  —  Ramsay.  Antiquities  of  southern  Phrygia  and  the  Border- 
lands  (I).  —  Schreiber.  Mittheilungen  aus  Italianischen  Museen.  —  Lewis.  The  Old-Fort 
Earthworks  of  Greenup.  County,  Kentucky.  —  Hayes  Ward.  Assyro-Babylonian  Porgery. 
II.  The  Sund-God  on  Babylonian  Cylinders. 

■«•Journal  (The  American)  of  science.   Voi.  XXXV,  N.  208.  New  Hayen,  1888. 

Bell.  The  Absolute  Wave-length  of  Light.  —  Dana.  History  of  the  changes  in  the 
Mt.  Loa  Craters.  —  Nichols  and  Franklin.  The  Electromotiw  Force  of  Magnetization.  — 
Billebrand  and  Washington.  Notes  on  certain  rare  Copper  Minerale  from  Utah.  —  Wal- 
cott.  The  Taconic  System  of  Emmons,  and  the  use  of  the  name  Taconic  in  Geologie  no- 
menclature. —  Jl/cGee.  Three  Formations  of  the  Middle  Atlantic  Slope.  —  Kemp.  Diorite 
Dike  at  Forest  of  Dean,  Grange  County.  —  Stewens.  New  Lecture  Apparatus  for  deter- 
mination  of  Reflection  and  Befraction. 

*  Journal  de  l'École  polytechnique.  Cah.  LVII.  Paris,  1887. 

Hugoniot,  Sur  la  propagation  du  mouvement  dans  les  corps,  et  spécialement  dans 
les  gaz  parfaits.  —  Moutier.  L'energie  libre  et  les  changements  d'état.  —  David.  Déve- 
loppement  des  fonctions  implicites.  —  Humbert.  Sur  les  arcs  des  courbes  planes  algébri- 
ques.  —  Liouville.  Sur  quelques  éqnations  différentiellea  non  linéaires. 

f  Journal  de  Pliysique  théorique  ed  appliquée.  2e  sér.  t.  VII.  Avril  1888.  Paris. 

Pérot.  Sur  la  mesure  du  vilume  spécifique  des  vapeurs  saturées  et  la  détennination 
de  l'équivalent  mécanique  de  la  chaleur.  —  Brillouin.  Chaleur  spécifique  pour  une  transfor- 
mation  quelconque  et  thermodynamique.  —  Righi.  Phénoraènes  electriques  produits  par 
les  radiations.  —  de  Heen.  Note  touchant  un  travail  de  M.  Grimaldi  «  sur  la  dilàtabilité 
thermique  des  liquides  ».  —  Duhem.  Sur  la  liquéfaction  de  l'acide  carbonique  en  présence 
de  l'air. 

f  Journal  fur  die  reine  und  angewandte  Mathematik.  Bd.  CHI,  1.  Berlin,  1888. 

August.  Ueber  die  Rotationsflache  kleinsten  Widerstandes  und  iiber  die  giinstigste 
Form  der  Geschossspitzen  nach  Newtonschen  Theorie.  —  Knoblauch.  Ueber  Fundamen- 
talgrossen  in  der  Flachentheorie.  —  Id.  Ueber  die  Bedingung  fur  die  Isometrie  der  Kriim- 
mungseurven.  —  Kótter.  Anwendung  der  Abelschen  Functionen  auf  ein  Problem  der  Stati* 
biegsamer,  unausdehnbarer  Flachen.  —  Scheibner.  Ueber  eine  Transformationsformel  fiir 
Doppelintegrale.  —  Pincherle.  Sur  la  nature  arithmétique  des  coefficients  des  se'ries  inté- 
grales  des  équations  différentielles  linéaires.  —  Ileymann.  Bemerkung  iiber  elliptische 
Integrale. 

•Journal  (The)  of  Comparative  Medicine  and  Surgery.  Voi.  IX,  1,  2.  New 

York,  1888. 
•Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  CCCV.  Aprii  1888.  London. 

Divers  and  Michitada  Kawakita.  On  the  Composition  of  Japanese  Bird-lime.  — 
Debus.  Chemical  Investigation  of  Wackenroder's  Solution,  and  Explanation  of  the  Formation 
of  its  Constituents.  —  Brauner.  Note  on  the  Density  of  Cerium  Sulphate  Solutions.  — 
Frankland.  A  Gasometric  Method  of  Determining  Nitrous  Acid.  —  Id.  The  Action  of  some 
Specific  Micro-organisms  on  Nitric  Acid.  —  Purdie  and  Marshall.  Action  of  Alcohols  on 


CXXXI    — 

Ethereal  Salts  in  Presence  of  Small  Qnantities  cf  Sodic  Alkylates.  —  Couldridge.  Some 
Interactions  of  Nitrogen  Chlorophosphide.  —  Stuart.  Action  of  Phosphorus  Penthacloride 
on  Salicylaldehyde.  —  Werner.  Researches  on  Chrom-organic  Acids.  Part  II.  Certain 
Chromoxalates.  Red  Series. 

f  Journal  of  the  royal  Microscopical  Society.  1888,  part  2.  Aprii.  London. 

Massee.  On  the  Type  of  a  new  order  of  Fungi.  —  Dallinger.  The  Presidente  Address. 

^Lumière  (La)  électrique.  T.  XXVIII,  n.  14-17.  Paris. 
1  Mémoires  du  Comité  géologique  de  S.  Pétersbourg.  Voi.  II,  4-5  ;  III,  3.  S.  Pé- 
tersbourg,  1887. 

II,  4.  Schmalhausen.  Die  Pflanzenreste  der  Artinskischen  und  Permischen  Ablage- 
rungen  im  osten  des  Europàischen  Russlands.  —  II,  5.  Pavlow.  La  Presqu'ile  de  Samara 
et  les  Gegoulis.  —  III,  3.  Tschernyschew.  Die  Fauna  des  Mittleren  und  oheren  Devon  ani 
West-Abhange  des  Urals. 

"'Mernoires  et  compte  rendu  des  travaux  de   la   Société  des  ingénieurs  civils. 
Mars  1888.  Paris. 

Le  Bruii.  Mémoire  sur  les  améliorations  à  apporter  aux  établissements  maritimes  de 
la  Seine.  —  Quinette  de  Roehemont.  De  l'amélioration  du  port  du  Havre  et  des  passes 
de  la  Basse-Seine.  —  Cerbelaud.  Note  sur  un  appareil  de  suspension  axial  pour  le  tran- 
sport  des  blessés  en  campagne,  système  de  M.  le  docteur  Gavoy.  —  Durassier.  Le  Congrès 
de  l'industrie  minerale  dans  l'est  de  la  France  et  en  Belgique. 

i  Memorias  de  la  real  Academia  de  ciencias  exactas,  fisicas  y  naturales.  T.  XII, 
XIII,  1.  Madrid,  1887. 

Rojas.  Estudio  dementai  teorico-practico  de  las  maquinas  dinamo-electricas.  —  Graells. 
Teorias,  suposiciones,  discordancias,  misterios,  comprobaciones  e  ignorancia  sobre  cuestio- 
nes  biologico-ontogénicas  y  fisiologicas  de  los  afidios. 

f  Mittheilungen   der  Anthropologischen   Gesellschaft  in  Wien.  Bd.  XVIII,  1. 
Wien,  1888. 

Holl.  Ueber  die  in  Voralberg  vorkommenden  Schadelformen.  —  Winternitz.  Der  Sar- 
pabali  ein  altindischer  Schlangencult. 

*  Mittheilungen  des  Anthropologischen  Vereins  in  Schleswing-Holstein.  Heft  1 . 
Kiel,  1888. 

Ausgrabungen  bei  Immenstedt. 

1  Mittheilungen  des  Ornithologischen  Vereines  in  Wien.  Jhg.  XII,  4.  Wien,  1888. 

1  Mittheilungen  (Monatliche)  aus  dem  Gesammtgebiete  der  Naturwissenschaften. 
Bd.  VI.  Berlin,  1887. 

Hering.  Ueber  Disinfections-Mittel  und  Disinfectionsmethode.  —  Wernecke.  Beitrag 
zur  Kenntniss  der  Erregung  von  Magnetismus  unter  dem  Einflusse  des  Erdmagnetismus.  — 
Tóllner.  Ueber  die  practische  Verwendung  der  Meeresalgen.  —  Wiebecke.  Ueber  Torf  als 
Verbandmittel  und  Zusatz  zu  den  Facalien.  —  Dreger.  Darstellung  der  Verschiedenen 
Theorien  der  Tonnerfilecken.  —  Hut.  Ameisen  als  Pflanzenschutz.  —  Hoeck.  Die  Heimath 
der  Angebauten  Hùsenfriichte.  —  Wiebecke.  Boden  und  Krankheit.  —  Id.  Geschichtliche 
Entwicklung  unserer  Kenntniss  der  Ptomai'ne  und  verwandter  Korper.  —  Meyer.  Die  Be- 
deutung  der  Bacterien  fiir  die  Keimung  der  Pflanzen.  —  Funcke.  Ueber  Gletscher  im  Allge- 
meinen  und  ueber  den  Gletschergarten  in  Liizern.  — -  v.  Blomberg.  Die  Ffitterung  des 
Wildes  in  strengen  Wintern.  —  Monkemeyer.  Betrachtungen  uber  das  tropische  West- 
Afrika.  —  Neuhaus.  Die  Ameisen  der  Mark  Brandenburg.  —  Jluth.  Myrmekophile  und 
myrmelophobe  Pflanzen. 


—    CXXXII   — 

"^Monatseblàtter  des  Wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX,  7.  Wien,  1888. 

^Nature.  Voi.  XXVII,  n.  942-964.  London,  1887-88. 

;Naturforscher  (Der).  Jhg.  XXI,  12-17.  Tiibingen,  1888. 

fNotices  (Monthly)  of  the  r.  Astronomical  Society.  Voi.  XLVIII,  5.  London,  1888. 

Airy.  The  nunierical  limar  theory.  —  Glasenapp.  Orbit  of  the  binary  star  A  Ophiu- 
chi.  —  Johnson.  Southern  doublé  stars.  —  Gore.  On  the  orbit  of  70  (p)  Ophiuchi.  — 
là.  Observations  of  the  variable  star  S  (10)  Sagittce.  —  Franks.  Introduction  to  a  Ca- 
talogne of  the  mean  colours  of  758  stars;  with  an  appendix,  containing  the  eolours  of  26 
southern  stars.  —  Dreyer.  Occultations  of  stars  during  the  total  eclipse  of  the  Moon  1888, 
January  28,  observed  at  the  Armagh  Observatory.  —  Rambaut.  The  total  lunar  eclipse 
of  1888,  January  28,  observed  at  the  Dunsink  Observatory.  —  Glasgow  Observatory .  Ob- 
servations of  stars  made  in  connection  with  the  total  eclipse*  of  the  Moon  of  1888,  Ja- 
nuary 28.  —  Hartnup.  Occultations  of  stars  observed  at  Liverpool  Observatory,  Bidstmi, 
Birkenhead,  during  the  total  eclipse  of  the  Moon,  1888,  January  28.  —  Radei  i/fe  Obser- 
vatory. Observations  of  occultations  of  stars.  iliade  during  the  tota]  limar  eclipse  of  1888, 
January  28.  —  University  Observatory.  Observations  of  stars  occulted  by  the  Moon  du- 
ring the  eclipse  of  1888,  January  28.  —  Perry.  Total  eclipse  of  the  Moon,  1888,  Ja- 
nuary 28.  —  Tupman.  Occultations  observed  at  Harrow  during  the  total  eclipse  of  the 
Moon,  1888,  January  28.  —  Crossley.  An  iinproved  centering  tube  for  reflecting  telesco- 
pes.  —  Doberck.  Telegraphic  determination  of  the  longitnde  of  Eaiphong.  —  Marti. 
Ephemeris  for  physical  observations  of  the  Moon  for  the  nine  lunationa  troni  Aprii  12  to 
the  end  of  1888.  —  GUI.  Comet  Sawerthal,  1888. 

■Pamietnik  Akademii  Umiejetnosci  w  Krakowie.   Wydz.   Mat.-Przyr.  T.  XIII. 
\V  Krakowie,  1887. 

fRapporto  annuale  dell'Osservatorio  marittimo  di  Trieste  per  l'anno  1885.  Voi.  II. 
Trieste,  1887. 

■"Records  of  the  geological  Survey  of  India.  Voi.  XXI,  1.  Calcutta,  1888. 

Middlemiss.  Cristalline  and  Metamorphic  Rocks  of  the  Lower  Himalaya,  Garhwal, 
and  Kumaon,  Section  III.  —  Carpenter.  The  Birds-Nest  or  Elephant  Island,  Mergni  Archi- 
pelago.  —  Oldham.  Memorandum  on  the  resulta  of  an  Exploration  of  Jessalmer,  with  a 
wiew  to  the  discovery  of  Coal.  —  Warth.  A  Facetted  Pebhle  from  the  Boulder  Bed 
("  Speckled  Sandstone  ")  of  Mount  Chel  in  the  Salt-Range  in  Ilio  l'unjab.  —  Jones.  Exa- 
mination  of  Nodular  Stones  obtained  by  trawling  off  Colombo. 

■  Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  3.  Munchen-Leip/.ig,  1888. 

van  Aubel.  Ueber  den  Einfluss  des  Magnetismus  und  der  Wanne  auf  dcn  elektri- 
schen  Widerstand  des  Wismnths  und  dessen  Legirnngen  rari  Bici  und  Zinn.  —  Fuchs. 
Ueber  Verdampfung.  —  Pernter.  Ueber  die  barometrische  HohenmessfonneL  —  Hihissler. 
Die  Rotationsbewegung  der  Atome  als  Ursache  der  molecularen  Anziehnng  und  Ab- 
stossung.  —  Bandi.  Graphische  Darstellung  der  Linsenformel.  —  Kurz.  Ueber  Meseungen 
der  irdischen  Schwerkraft. 

+Report  (Annual)  of  the  Yorkshire  Philosophical  Society.  1887.  York. 

f  Resumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  Séances  du  G  et  20 

avril  1888.  Paris. 
f  Revista  de  los  progresos  de  las  ciencias  exactas,  fisicas  y  naturales.  T.  XXII,  4. 

Madrid,  1887. 

Echegaray.  Estudios  sobre  etectro-estatica  y  electro-dinàmica. 


—    CXXXIII  

Kevue  historique.  T.  XXXVII,  1.  Paris,  1888. 

Philippson.  Études  sur  l'histoire  de  Marie  Stuart.  Les  lettres  de  la  cassette.  Suite: 
les  historiens  contemporains.  —  Nisard.  Des  poésies  de  sainte  Radegonde  attribuée  jusqu'ici 
à  Fortunat.  —  Babeau.  Le  due  d'Enghien  gouverneur  de  Champagne.  —  Ahnfelt.  La  diplo- 
male russe  à  Stockholm  en  décembre  1810.  —  Du  Casse.  La  reine  Catherine  de  West- 
phalie,  son  journal  et  sa  correspondance.  Suite. 

"'"Kevue  internationale  de   l'électricité   et   de  ses  applications.  T.  VI,  55,  56. 

Paris,  1888. 
fRevue  (Nouvelle)   historique  de  droit  francais  et  étranger.  12e  année,  mars- 
avril  1888.  Paris. 

Beaudouin.  La  participation  des  hommes  libres  au  jugement  dans  le  droit  frane. 
5°  Les  scabins.  6°  Procedure  ordinaire  et  procedure  extraordinaire.  —  Léouzon  Le  Due. 
Le  regime  de  l'hospitalité  chez  les  Burgundes.  —  Esmein.  Le  serment  promissoire  dans 
le  droit  canonique.  —    Tardif.  Un  me'moire  de  Guillaume  Du  Breuil. 

f  Kevue  politique  et  littéraire.  T.  XLI,  n.  14-17.  Paris. 

f  Kevue  scientifique.  T.  LXI,  n.  14-17.  Paris,  1888. 

''Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  n.  15-18.  Tiibingen,  1888. 

f3anucKH  BocroiHaro  OT^.'fe.ieHia  iiain.  PyccKaro  Apxeo.ioruqecKaro  OfiinecTBa. 

T.  I,  II,   1-2.  CaHKTneTepBypr'B,  1886. 
"3anHCKu   Harpep.   PyccKaro   ApxeojronmecKaro    Oninecra.    T.   IL    CanKTne- 

TepnyprE..  1887. 
T  3anncKH  OT^ì-neHiH  Pvcckoh  h  CjaBJiHCKOH  ApKeojrorin  HMn.  PyccKaro  Apxeo- 

jionmecKaro  06m;ecTBa.  T.  IT.  C.-IIeTepdyprt,   1887. 

tTransactions  of  the  New  York  Academy  of  Science.  Voi.  IV,  1884-85.  New 

York,  1887. 
*  Verhandlungen  der  k.  k.  geologischen  Reichsanstalts.  1887,  n.  17-18;  1888, 

n.  1-4.  Wien. 
f  Verhandlungen  der  k.  k.  zool.-bot.  Gesellschaft  in  Wien.  Bd.  .XXXVIII,  1. 

Wien,  1888. 

Beling.  Beitrag  zur  Metamorphose  einiger  zweifliigeliger  Insecten  aus  der  Familie 
Tabanidae,  Empidae,  Syrphidae.  —  Heller.  Die  postembryonalen  Entwicklungs- 
stànde  des  Dermestes  peruvianus  Cast.  —  Latzel.  Von  Dr.  J.  Karlinski  in  Bosnien, 
in  der  Herzegowina  und  in  Novibazar  gesammelte  Myriopoden.  —  Lóiv.  Uebersicht  der 
Psylliden  von  Oesterreich-Ungarn  mit  Einschluss  von  Bosnien  und  der  Herzegowina  nebst 
Beschreibung  neuer  Arten.  —  Kieffer.  Ueber  Gallmiicken  und  Miickengallen.  —  /{ohi  Fr. 
Neue  Hymenopteren.  III.  —  Entleutner.  Die  Ziergeholze  von  Siìdtirol.  —  Fritsch.  Beitràge 
zur  Flora  von  Salzburg.  —  Loitlesòerger.  Beitrag  zur  Algenflora  Oberosterreichs. —  Rai- 
manti.  Ueber  die  Fichtenformen  aus  der  Umgebung  von  Lunz,  sowie  tìber  Calycanthemie  bei 
Cy  ci  amen  .  —  Richter.  Floristisches  aus  Niederdsterreich.  —  Weinlànder.  Die  blìihenden 
Pflanzen  der  Hochschobergruppe.  —  Wettstein.  Beobachtung  tìber  den  Bau  und  die  Keimung 
der  Samen  von  Nelumbo  nucifera  Gartn.  —  Id.  Vorarbeiten  zu  einer  Pilzflora  der 
Steiermark. 

'Verhandlungen  des  Vereins  zur  Beforderung  des  Gewerbfleisses.  1888.  III. 

Kosmann.  Die  Marmoraten  des  deutschen  Reiches.  —  Hahermann.  Ueber  Eis-  and 
Kiilteerzeugungsmaschinen. 


—    CXXXIV   — 

"^Viestnik  hrvatskoga  Arkeologickoga  Druztva.  God.  X,  2.  U  Zagrebu,  1888. 

Ljubic.  Scoperta  di  monete  romane  in  gran  bronzo  del  1  e  2  secolo  dopo  Cristo  vi- 
cino a  Prugovac  di  sotto  la  Brava.  —  Badie  i  Vid  Vuletic  V.  Tre  nuovi  oggetti  prei- 
storici dall'isola  di  Curzola.  —  Vid  Vuletic  Vukasovic.  Iscrizioni  antiche  bossinesi  in 
Bossina  e  in  Hercegovina  (Continuazione).  —  S.  L.  Intorno  il  progresso  della  scienza  ar- 
cheologica nel  nostro  regno  croato.  —  Vid  Vuletic.  Aggiunta  all'iscrizione  del  duca  Stefano. 

^Wochenschrift   d.  òsterr.   Ingenieur-  und  Àrchitekten  Vereines.    Jhg.  XIII. 

14-17.  Wien,  1888. 
^Zeitschrift  fur  Mathematik  und  Physik.  Jhg.  XXXIII,  2.  Leipzig. 

Schendel.  Verschiedene  Barstellungen  der  Eesultante  zweier  binaren  Fonnen.  —  Stoll. 
Ueber  einige  Sàtze  J.  Steiner's.  —  Bochow.  Zusammenhang  zwischen  particuliiren  und  allge- 
meinen  Integralen  gewisser  Bifferentialgleichungen.  —  Ilossfeld.  Ueber  eine  Aufgabe  aus 
der  projectiven  Geometrie  des  Raumes,  und  Construction  der  Raumcurven  dritter  Ordnung 
aus  imaginàien  Punkten.  —  Buka.  Bemerkungen  zu  der  Grubler'schen  Bestimmung  der 
Krummungsmittelpunkte  der  Polbahnen  eines  ebenen  Systems.  —  Cantor.  Ueber  eine  Pro- 
portion  aus  der  elementaren  Geometrie.  —  Beyel.  Vier  Aufgaben  uber  drei-  und  vierpunktige 
Beruhrung  von  Kegelschnitten.  —  IVeihrauch.  Ueber  gewisse  Beterminanten.  —  Gelcich. 
Entwurf  einer  Geschichte  der  Gesetze  des  Stosses. 
*Zeitschrift  (Historisch).  N.  F.  XXIV,  1.  Miinchen,  1888. 

Biess.  Ber  Ursprung  des  englischen  Unterbauses.  —  Schiemann.  Zur  Geschischte  des 
Posener  Friedens  von  1806.  —  Hàbler.  Neuere  Arbeiten  zu  Geschichte  Spaniens  im  17. 
Jarhrhundert. 


ATTI 


DELLA 


BEALE  ACCADEMIA  DEI  LINCEI 


ANNO     CCLXXXV. 
1888 


SBBIE     Q.TJABT  A 


KENDICONTI 

PUBBLICATI  PEE  CURA  DEI  SEGRETARI 


VOLUME  IV. 

2°  Semestre 


Il  0  M  A 

TIPOGRAFIA    DELLA   R.    ACCADEMIA    DEI    LINCEI 

PROPRIETÀ    DEL    CAV.    V.    SALVIUCCI 

1888 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0  PRESENTATE   DA  SOCI 

pervenute  alV  Accademia  sino  al  1  luglio  1888. 


Fisica  terrestre.  —  Alcuni  risultati  di  uno  studio  sul  terre- 
moto ligure  del  23  febbraio  1887 .  Nota  del  Corrispondente  T.  Tara- 
melli  e  del  prof.  G.  Mercalli. 

«  Il  rapporto,  di  prossima  pubblicazione,  da  noi  presentato  al  R.  Mini- 
stero circa  le  osservazioni  e  le  ricerche,  che  abbiamo  eseguite  sul  terremoto 
ligure,  è  riuscito  assai  voluminoso  e  ci  parve  quindi  opportuno  quanto  sino 
ad  ora  la  natura  analitica  di  tali  ricerche  ne  ha  obbligato  a  differire:  cioè 
il  raccogliere  in  brevi  parole  le  principali  risultanze,  alle  quali  ci  trovammo 
da  esse  ricerche  condotti. 

«  La  struttura  geologica  della  regione  di  massimo  scotimento,  tra  Nizza, 
Genova  e  Torino,  era  abbastanza  nota,  in  particolare  pei  lavori  di  Pareto, 
Si  smonda,  Issel,  Mazzuoli  e  Zaccagna,  perchè  a  noi,  che  abbiamo  percorso  a 
più  riprese  quasi  tutta  questa  regione,  rimanesse  poco  più  che  il  compito  di 
una  compilazione  avente  per  mira  quelle  condizioni  litologiche  e  stratigrafiche 
e  quelle  particolarità  orogenetiche,  le  quali  fossero  in  più  stretto  rapporto 
col  fenomeno  esaminato.  Abbiamo  rilevato,  tra  le  cose  principali ,  come 
questo  tratto  della  cerchia  alpina  risulti  dalla  justaposizione  di  tre  elissoidi,  del 
M.  Viso,  del  Mercantour  e  dei  monti  da  Mondovì  a  Savona.  Il  primo  elissoide 


—  4  — 

risulta  essenzialmente  di  un  anteclinale,  coricato  a  levante  e  quindi  da  questo 
lato  destituito  dell'orlatura  dei  terreni  mesozoici  ed  eocenici;  ma  gli  altri  due 
elissoidi,  sebbene  mostrino  le  loro  molteplici  curve  secondarie  in  vario  modo 
inclinate,  tuttavia  presentano  questi  terreni  al  loro  contorno  ed  in  una  striscia 
intermedia,  fortemente  compressa  e  sollevata,  che  partendo  dal  colle  di  Tenda 
attraverso  la  valle  della  Stura  di  Cuneo  e  pel  passo  dell'Argenterà  si  dirige 
verso  la  valle  dell' Ubajette,  presso  Barcellonette,  in  Savoja.  L'elissoide  di 
Savona  è  tronca  verso  il  mare,  là  dove  la  spiaggia  da  Àlbenga  a  Savona  piega 
più  fortemente  a  nord-est,  e  quivi  vengono  bruscamente  troncati  i  terreni 
eocenici,  i  quali  più  a  ponente  si  allargano  in  uno  spazio  triangolare  tra  Albenga, 
il  Colle  di  Tenda  e  Ventimiglia.  Verso  sud-ovest  i  terreni  mesozoici  ed  eocenici 
più  regolarmente  declinano  verso  l'area  di  confluenza  delle  valli  del  Varo, 
quindi  si  innalzano  dolcemente,  per  appoggiarsi  all'altro  elissoide  di  rocce 
antiche,  in  gran  parte  sommerso,  dei  monti  dell' Estèrel. 

a  II  massimo  sconcerto  nella  direzione  delle  rocce  secondarie  ed  eoceniche 
per  la  regione  litoranea  si  avverte  nelle  adiacenze  di  Monaco  e  di  Mentone; 
altri  complicati  rovesciamenti  e  salti  si  offrono  verso  Noli  e  sopra  Savona: 
un  campo  di  fratture,  che  però  sono  soltanto  approssimativamente  intravedute, 
esiste  con  ogni  probabilità  lungo  l'alta  valle  della  Stura.  Come  appare  anche 
dalle  sezioni  di  recente  pubblicate  dal  signor  Zaccagna,  le  forti  curve  di  terreni 
secondari  ed  eocenici  sono  coricate  nelle  Alpi  liguri  da  un  lato  verso  la  pianura 
padana  e  dall'altro  verso  il  Tirreno;  alcuni  particolari,  che  noi  abbiamo  più 
minutamente  esaminato  nelle  vicinanze  di  Mentone,  dimostrano  quanto  queste 
curvature  siano  complicate  e  compresse.  E  da  così  tormentato  corrugamento 
provenne  anche  il  fatto  dell'enorme  sollevamento,  che  in  alcuni  punti  ha  subito 
l'eocene,  che  al  M.  Bertrand,  presso  il  Colle  di  Tenda  tocca  l'altitudine  di 
2482m,  e  verso  il  contine  savoiardo  rimane  poco  sotto  la  vetta  dell' Bncastraje 
(2928m).  I  terreni,  che  costituiscono  la  regione,  si  ripartono  per  epoche  come 
segue  : 

<i  Al  protozoico  spettano  i  gneiss  a  due  miche,  con  quarzo  rossiccio,  di 
Cannes  e  delle  alte  valli  del  Varo,  il  gneiss  granitico  lungo  la  Varaita  e  forse 
talune  delle  rocce  scisto-cristalline  presso  Savona.  Secondo  il  signor  Zaccagna, 
sono  presiluriani  anche  gli  scisti  cristallini,  quarzosi,  cloritici,  talcosi,  e  le 
rocce  serpentinose,  comprese  o  sopraposte,  delle  quali  il  massimo  sviluppo, 
paragonabile  a  quanto  si  osserva  nella  catena  andalusa  di  Ronda,  avviene  a 
nord  di  Varazze  e  di  Voltri.  Invece  i  signori  Mazzuoli  ed  Issel  ritengono 
triasiche  le  serpentine  e  le  rocce  annesse;  a  noi,  parvero  comprese  nella 
grande  zona  del  paleozoico  recente.  Comunque  sia,  è  importante  il  notare  come 
in  quella  stessa  guisa  che  la  massa  di  serpentine  antiche  della  Serrania  di 
Ronda  ha  limitato  a  ponente  l'area  di  scotimento  rovinoso  nel  terremoto  anda- 
luso del  25  dicembre  1884,  così  pel  terremoto  ligure  l'area  del  disastro  si 
arresta  ad  Albissola,  al  limite  occidentale  della  massa  serpentinosa  di  Varazze 


pure  essendosi  la  scossa  comunicata  con  violenza  ai  terreni  terziari,  che  cir- 
condano le  serpentine  antiche  e  comprendono  le  serpentine  recenti,  a  tramon- 
tana ed  a  levante  di  Genova. 

«  Al  paleozoico  appartengono  i  conglomerati  e  gli  scisti  argillo-talcosi 
di  Demonte,  Calizzano  e  Mallare,  con  fìlliti  sicuramente  carbonifere  ;  arenarie 
e  calcoscisti,  e  le  quarziti  talcose,  passanti  a  gneiss,  di  quel  tipo  di  roccia 
detta  dal  signor  Zaccagna  Besimaudite,  che  è  identica  al  gneiss  verde  dello 
Spluga  e  delle  Alpi  Orobiche.  Sonvi  porfidi  quarziferi,  al  Colle  del  Sabbione 
presso  Tenda  e  nel  versante  orientale  del  Mongioje  (263 lm);  e  conglomerati 
analoghi  al  verrucano,  assai  sviluppati  nelle  valli  della  Tinea,  della  Vesubia, 
della  Eoja  e  della  Neria,  presso  Erli  e  Zuccarello. 

«  La  divisione  inferiore  del  Trias  a  noi  parve  rappresentata  soltanto  da 
scisti  argillo-talcosi  e  da  quarziti  rosee  e  bianche,  alla  base  delle  dolomie  e 
dei  calcari  cerei,  riferibili  al  trias  medio  o  superiore.  Tali  calcari,  più  o  meno 
magnesiferi,  offersero  fossili  nelle  valli  di  Vinadio  e  del  Gesso,  nonché  nei 
dintorni  di  Mondovì,  Finale  e  Noli  ;  recentemente  furono  dal  signor  De-Stefani 
osservate  delle  giroporelle  nel  calcare  del  Gezzo  presso  a  Sestri.  Con  molta 
continuità,  il  trias  contorna  l'elissoide  delle  montagne  del  Varo  e  quello  del- 
l'Estèrel,  si  insinua  tra  il  primo  e  quello  del  Viso  con  altri  terreni  più  recenti; 
contorna  a  sud  e  ricopre  con  lembi  assai  intralciati  le  Alpi  marittime,  dalla 
Stura  alle  origini  dell'Erro.  Nella  valle  del  Varo  i  terreni  triasici  sono  spesso 
gessiferi,  con  marne  variegate  e  dolomie  cariate  ;  la  quale  condizione  di 
terreno,  unitamente  ad  addossamenti  morenici,  rese  per  alcuni  paesi  ancora 
più  fatali  le  scosse. 

«  Una  zona  molto  distinta  di  terreno  infraliassico  si  è  riscontrata  in 
più  siti  del  Nizzardo  ;  ma  non  si  conosce  se  e  come  si  continui  più  a  levante, 
dove  vanno  anche  gli  altri  terreni  giuresi  e  cretacei,  fossiliferi,  gradatamente 
attenuandosi.  Un  lembo  di  calcare  giurese  esiste  nella  catena  del  Mongioje 
ed  è  coperto  direttamente  dal  nummulitico.  I  calcari  della  creta  inferiore  e 
media  nel  Nizzardo  sono  irregolarmente  compatti  e  formano  delle  montagne 
aspre  e  incolte;  i  terreni  della  creta  superiore  passano  invece  per  gradi  al 
carattere  dell'eocene  appenninico  e  sono  perciò  rivestiti  di  bella   vegetazione. 

«  Il  terreno  eocenico,  oltre  a  costituire,  come  si  disse,  l'area  triangolare 
tra  Albenga,  Ventimiglia  ed  il  Colle  di  Tenda,  si  accompagna  in  lembi  più 
o  meno  frastagliati  e  sempre  molto  contorti  attraverso  le  valli  della  Bevera, 
del  Paglione,  della  Vesubia,  del  Varo  e  dell' Esterone.  Esso  è  fosilifero,  con 
banchi  calcari  soltanto  nella  parte  inferiore,  sopra  due  zone  ;  l'ima  più  antica 
a  Nummulites  Lucasana  e  N.  perforata,  e  l'altra  con  prevalenza  di  orbitoidi. 
Più  in  alto,  consta  di  macigno  o  di  calcari  marnosi,  con  fucoidi  e  qualche 
accenno  alla  formazione  del  galestro,  presso  Albenga  e  nella  valle  dell'Impero, 
probabilmente  al  livello  delle  rocce  ofiolitiche  reconti.  Queste  compaiono  sol- 
tanto noi  dintorni  di  Genova;  poi  si  sviluppano,  come  è  noto,  nella  Liguria 


—  0  — 
orientale  o  nell'Appennino  pavese  ed  emiliano.  La  concordanza  dell'eocene 
colla  creta  sembra  perfetta  ;  così  di  questa  cogli  altri  terreni  mesozoici.  Per 
modo  che  la  coltre  dei  terreni  più  recenti  del  permiano,  per  quanto  pieghet- 
tata e  dilacerata  presenta  per  vaste  aree  una  continuità  di  massa  certamente 
non  estranea  alla  varia  modalità  di  trasmissione  del  fenomeno  sismico. 

■  Invece  le  rocce  oligoceniche  o  del  miocene  inferiore,  composte  di  fram- 
menti rotolati,  più  o  meno  grossolani,  delle  rocce  preesistenti,  comprese  le 
eoceniche,  riposano  con  discordanza  su  queste  ;  e  sebbene  fortemente  sollevate 
sino  presso  a  mille  metri  ed  a  luoghi  assai  inclinate,  non  sono  giammai  così 
contorte  e  rigettate  come  le  eoceniche.  Rappresentano  un  antico  periodo  conti- 
nentale della  Liguria,  che  in  quell'epoca  quivi  presentava  un'orografìa  di  arci- 
pelago corallino.  Poi  tutto  si  sommerse,  tranne  forse  le  aree  centrali  degli 
elissoidi.  sotto  al  mare  in  cui  si  deponevano  le  marne  e  le  arenarie  del  miocene 
medio  (langhiano  e  serravalliano)  ;  ma  verso  il  Tirreno  presso  le  spiagge  di  una 
terra,  che  ora  male  si  saprebbe  definire,  depositavasi  il  calcare  grossolano  a 
Clipeaster  detto  Pietra  di  Fidale,  dell'epoca  medesima  che  le  arenarie  ad 
Amjìhiope  di  Yence. 

«  Il  terreno  tortoniano,  collo  strato  politico,  appena  accennato  a  sud,  si 
svolge  con  sufficiente  continuità  alle  falde  padane,  esso  pure  rappresentando 
una  sommersione  seguita  da  sollevamento.  11  terreno  pliocenico,  ultimo  dei 
depositi  marini  liguri,  astrazione  fatta  di  limitatissimi  cordoni  litoranei,  formava 
certamente  una  non  interrotta  spiaggia,  con  sedimenti  argillosi  di  mare  alquanto 
profondo  nella  parte  inferiore  ;  ma  fu  smembrato  in  molti  lembi  litoranei,  ad 
alcuni  dei  quali,  come  a  Diano  Castello,  Castellare,  Bussami.  Massabovi, 
Vigne  e  Piani  di  S.  Remo  ecc.,  corrispondono  delle  località  dove  fu  massimo 
il  disastro.  Il  lido  pliocenico  sulla  Liguria  occidentale  trovasi  al  presente 
sollevato  secondo  un  piano,  che  declina  da  circa  600  a  100  metri,  dalle 
sbocco  del  Varo  presso  La  Gaude  sino  a  Genova.  Stante  l'importanza  di  questi 
lembi  pliocenici,  essi  furono  accuratamente  distiuti  e  delineati  nella  tavola 
geologica,  che  accompagna  la  nostra  relazione. 

«  Così  abbiamo  indicato  le  più  evidenti  morene,  presso  Limone,  S.  Dal- 
mazzo,  S.  Salvatore  in  Val  Tinea,  Lantosca  in  V.  Vesubia,  Briga  e  Sospello 
nel  bacino  della  Roja;  e  gli  accumuli  di  frane  di  Clanzo,  da  Scarena  al  Toetto, 
ed  altrove,  i  quali  furono  causa,  non  meno  delle  morene  e  delle  dolomie 
cariate,  di  una  maggiore  intensità  di  rovine,  presentantesi  così  saltuaria  da 
non  potersi  altrimenti  spiegare  se  non  ponendo  mente  alla  natura  geologica. 
Del  pari  abbiamo  distinto,  anche  se  di  piccola  estensione,  i  limitati  depositi 
di  alluvioni  recenti,  perchè  con  essi  si  connettono  altre  località  funestamente 
privilegiate,  lungo  la  spiaggia.  Al  contrario,  verso  la  pianura  padana,  le  più 
potenti  alluvioni  quaternarie,  riposanti  di  solito  sopra  un  conglomerato  plioce- 
nico, sebbene  profondamente  incise  dai  confluenti  della  Stura,  hanno  trasmesso 


—  7  — 

la  scossa  in  modo  più   uniforme  ed  i  danni  vi  furono  minori    che  a  Torino 
e  per  entro  alle  valli  del  Piemonte  meridionale. 

«  I  terreni  qui  brevemente  ricordati  costituiscono  una  regione  quasi  tutta 
montuosa  e  che  declina  rapidamente  al  mare,  degradando  meno  abrupta  ma 
sempre  alpestre  verso  la  molto  vasta  zona  di  colli  terziari  alla  destra  del  Po; 
alcune  vette  cospicue  quali  il  Viso  (3843),  l'Encastraje  (2928),  il  Mongioje 
(2631),  vi  impartono  coll'ampia  corona  che  loro  si  assiepa  d'intorno  un  carat- 
tere alpestre.  Ma  quello  fu  il  tratto  meno  funestato  dalle  scosse  ;  dalle  quali 
il  maggior  disastro  fu  causato,  appunto  dove  è  maggiore  l'amenità,  per  meno 
aspro  carattere  orografico  e  per  più  abbondante  vegetazione.  Ovunque,  le  valli 
sono  profondamente  incise,  intaccando  anche  se  di  breve  corso  il  lido  solle- 
vato pliocenico  per  uno  spessore  sino  oltre  500  metri,  a  brevissima  distanza 
dalla  spiaggia.  Come  risulta  dalle  recenti  esplorazioni  batimetriche  della  nostra 
regia  marina,  queste  incisioni  proseguono  ben  marcate  sotto  al  mare  sino  a 
grandi  distanze  formando  dei  veri  fyords,  sommersi.  Il  valore  geologico  di 
questo  fatto,  che  è  comune  al  golfo  di  Marsiglia,  ma  che  non  si  verifica  per 
la  regione  ligure  orientale,  venne  diversamente  considerato  da  noi  e  dall'egregio 
collega,  professore  Issel.  Questi  giudica  l'incisione  di  tali  valli  ora  sommerse 
di  data  anteriore  al  pliocene,  e  la  sommersione  avvenuta  del  pari  in  questo 
periodo  ;  noi  pensiamo  invece  che  tanto  l'incisione  come  la  sommersione  siano 
avvenute  dopo  il  pliocene,  del  quale  come  abbiamo  detto,  i  depositi  lungo 
la  spiaggia  sono  così  smembrati  e  verso  occidente  profondamente  incisi.  L'area 
occidentale  del  golfo  Ligure  non  sarebbe  nello  stesso  modo  plasmata  dall'erosione 
fluviatile,  perchè  dopo  il  pliocene  essa  o  rimase  sempre  sommersa  od  emerse 
per  minor  tempo  e  per  breve  zona  presso  la  spiaggia  attuale.  Vi  sarebbe  adunque 
stato,  a  nostro  avviso,  per  la  Liguria  occidentale  una  grandiosa  oscillazione, 
prima  di  sollevamento  poi  di  sommersione,  con  ampiezza  sempre  minore  verso 
levante,  di  cui  il  risultato  si  rappresenta  per  la  posizione  del  lido  pliocenico, 
che  da  Ventimiglia  a  Genova  si  abbassa  di  quasi  di  mezzo  chilometro.  Vi 
si  aggiunsero  però  anche  dopo  l'epoca  archeolitica  oscillazioni  secondarie,  di 
assai  minore  ampiezza,  avvenute  con  misura  varia  e  forse  anche  in  senso 
differente  anche  a  breve  distanza.  Presso  Genova,  secondo  il  signor  Issel,  la 
zona  delle  Foladi  quaternarie  si  eleva  a  18  metri  sul  livello  marino;  mentre 
alla  grotta  di  Bergeggi  abbiamo  evidenti  prove  di  una  sommersione  della 
breccia  ossifera,  contenente  ossa  umane;  pure  essendo  le  pareti  della  grotta 
traforate  da  foladi,  le  quali,  se  non  erriamo,  intaccano  anche  la  breccia  ossifera. 
In  tal  caso  noi  avremmo  una  doppia  oscillazione  ;  ed  è  probabile  che  i  feno- 
meni sismici  nei  tempi  antropozoici  non  sieno  stati  estranei  a  questi  mutamenti 
di  posizione  delle  sconnesse  masse  litoranee  di  rocce,  rispetto  al  livello  marino. 
In  ogni  modo,  se  non  siamo  nel  falso,  interpretando  come  abbiamo  fatto  le 
sommerse  valli  della  Liguria  occidentale,  intravediamo  in  esso  una  riprova 
della  instabilità  di  questa  regione  e  quindi  meno  ci  meravigliamo  di  vederla 


—  8  — 

anche  nei  secoli  storici  assai  esposta  ai  terremoti,  a  differenza  della  Liguria 
orientale. 

«  Trattando  di  questi  fenomeni  endogeni,  ci  parve  di  grande  interesse 
anche  la  determinazione  cronologica  dell'attività  vulcanica,  rappresentata  dalle 
andesiti  della  penisola  di  Antibo,  di  Biot,  Rochefort,  Vence,  La  Gaude,  Beaulieu 
e  dintorni  di  Monaco  ;  il  signor  Cossa,  colla  collaborazione  di  un  suo  allievo 
in  litologia,  il  sig.  dott.  Montemartini,  ha  assunto  il  compito  di  esaminare 
le  rocce  da  noi  raccolte.  Dai  fatti  che  esponiamo  nella  nostra  relazione  risulta 
che  queste  andesiti  augitiche,  a  feldispato  labradoritico,  contengono  quasi 
sempre  anche  dell'amfibolo;  che  furono  eruttate  certamente  dopo  l'eocene  e 
prima  del  pliocene,  forse  anche  prima  del  deposito  delle  molasse  mioceniche 
di  Vence;  che  hanno  qualche  analogia  colle  andesiti  degli  Euganei,  con  taluna 
delle  quali  sono  certamente  coetanee.  Per  essere  questa  regione  vulcanica 
così  ristretta  presso  al  lido,  può  ritenersi  molto  probabile  che  si  estendesse 
nell'area  ora  sommersa;  forse  presentava  qualche  rapporto  colle  andesiti  del- 
l'Isola Capraja.  La  eruzione  di  questa  lava  fu  certamente  conseguente  al  corru- 
gamento orogenetico,  nel  quale  furono  implicate  tutte  le  formazioni  anteriori 
al  miocene  inferiore,  ed  appartiene  ai  primi  cicli  della  attività  vulcanica 
tirrena. 

«  Terremoti  passati.  —  È  noto  come  i  terremoti  sogliono  replicare  sulle 
medesime  aree  e  cogli  stessi  caratteri.  Premettiamo  quindi  allo  studio  del 
terremoto  ligure  attuale  uno  sguardo  ai  terremoti  passati  della  regione.  Eccone 
alcune  conclusioni: 

«  1°  La  Liguria  occidentale  è  soggetta  ai  terremoti  molto  più  di  quella 
orientale  e  di  quasi  tutte  le  altre  parti  dell'Alta  Italia;  infatti  essa  venne 
colpita  da  terremoti  più  o  meno  dannosi  nei  seguenti  anni:  1222,  1494,  1536, 
1556,  1564,  1612,  1643,  1752,  1818,  1819,  1831,  1854.  Sicché  nel  terremoto 
recente  rovinarono  case  già  più  o  meno  gravemente  danneggiate  nei  terremoti 
passati.  Ed  è  certo  che  gran  parte  delle  rovine  e  specialmente  delle  vittime 
umane  si  sarebbero  risparmiate,  se  dopo  i  terremoti  violenti  del  1818  e  del 
1831  si  fossero  presi  seri  provvedimenti  per  rendere  le  case  della  Liguria  più 
solide  e  più  resistenti  all' urto  di  nuovi  movimenti  sismici. 

«  2°  Quasi  tutti  i  movimenti  più  violenti  della  Liguria  si  devono  all'at- 
tività di  tre  focolari  sismici  propri  a  questa  regione  ed  allineati  da  est  ad 
ovest,  il  1°  nel  mare  di  Oneglia,  il  II0  a  sud  di  S.  Remo  e  Taggia,  il  III0 
nel  Nizzardo  o  nel  mare  vicino. 

«  3°  Nei  terremoti  liguri  le  rovine  furono  quasi  sempre  limitate  entro  una 
zona  ristretta  della  costa  ligure  compresa  tra  Nizza  e  Savona.  Anche  nel  ter- 
remoto presente  i  danni  gravi  non  escirono  da  questa  zona,  che  già  uno  di 
noi  aveva  tracciato  nel  suo  Saggio  di  Carte  sismiche  d'Italia  sotto  il  nome 
di  distretto  sismico  della  Riviera  di  ponente. 

«  4°  Si  verificarono  rapporti   cronologici  degni   di  nota  tra  i  terremoti 


—  9  — 

liguri  e  quelli  di  altri  punti  del  bacino  mediterraneo  :  ricorderemo  solo  che, 
tanto  nel  1818  come  nel  1887,  lo  scoppio  dei  terremoti  liguri  fu  preceduto 
di  pochi  giorni  da  scosse  alla  base  dell'Etna  e  che  i  terremoti  del  1831  e 
del  1887  furono  ambedue  preceduti  dai  periodi  sismici  andalusi  del  1828-29 
e  del  1884-85. 

«  Per  lo  studio  monografico  del  terremoto  ligure  del  23  febbraio  abbiamo 
raccolto  il  maggior  numero  dei  fatti  e  di  notizie  che  ci  fu  possibile,  visi- 
tando noi  stessi  quasi  tutti  i  paesi  più  fortemente  colpiti  e  mandando  appo- 
sita Circolare-questionario  in  tutte  le  località  che  non  potemmo  visitare  perso- 
nalmente. Ebbimo  in  tal  modo  notizie  dettagliate  sul  modo  con  cui  si  è  sen- 
tito il  terremoto  in  più  di  1100  paesi.  Questo  ricco  materiale,  opportunamente 
ordinato  e  discusso,  forma  la  parte  principale  di  una  nostra  Relazione  sul 
terremoto  ligure  del  23  febbrajo,  che  è  in  corso  di  pubblicazione  negli  Annali 
dell'Ufficio  centrale  della  Meteorologia  italiana.  Per  ora,  in  questa  breve  Nota, 
non  possiamo  che  riassumere  le  conclusioni  principali  a  cui  siamo  giunti  con 
tale  studio. 

«  Fenomeni  precursori.  —  Diverse  scossette  precursori  o  preparatorie 
non  mancarono  di  precedere  di  poche  ore  i  terremoti  liguri  del  1752  e  del  1854 
non  che  quello  del  23  febbraio  1887.  Infatti  nella  notte  del  22  al  23  febbraio 
ebbero  luogo  non  meno  di  4  scosse  leggere,  ma  sentite  precisamente  su  quasi 
tutta  l'area  colpita  poco  dopo  dalla  scossa  disastrosa.  Evidentemente  il  focolare 
sismico  ligure  era  già  in  piena  attività  durante  la  notte  del  22  al  23,  ma 
nessuno  vi  aveva  fatto  caso,  mancando  affatto  istrumenti  ed  osservatori  sismici 
su  tutta  la  Riviera  di  ponente.  Poco  prima  del  terremoto,  molti  notarono  nel 
mare  una  calma  straordinaria  ed  una  estrema  magra  ed  in  alcuni  luoghi  si 
afferma  di  aver  visto  nell'  aria  luci  straordinarie.  Quasi  generalmente  nel- 
l'area più  colpita  si  avvertì  l'inquietudine  degli  animali,  prima  che  l'uomo  si 
accorgesse  della  scossa.  Poche  invece  sono  le  località  dove  prima  del  terremoto 
si  siano  notate  alterazioni  nelle  sorgenti.  Nulla  di  straordinario  si  osservò 
nell'andamento  della  temperatura  e  della  pressione  atmosferica. 

«  Area  sismica,  sua  forma  e  divisione.  —  La  scossa  principale  venne 
avvertita  sensibilmente  su  un'area  subcircolare  di  568000  chilom.  q.  circa  ter- 
minata a  sud  presso  Roma  ed  in  Sardegna  al  monte  Ferrù,  ad  est  presso 
Pordenone,  verso  ovest  a  Perpignano,  infine  verso  nord  a  Digione  ed  a  Ba- 
silea. Il  terremoto  si  mantenne  più  sensibile  nel  propagarsi  verso  nord,  in 
Francia  e  nella  Svizzera  occidentale,  che  non  a  sud  nella  penisola  italiana. 
Entro  l'area  descritta,  distinguiamo  le  seguenti  zone  isosismiche  : 

a)  Area  centrale  o  mesosismica  dove  sono  comprese  tutte  le  grandi 
rovine  e  le  disgrazie  personali:  è  una  zona  estesa  per  circa  100  chilom.  lungo 
il  littorale,  tra  Mentone  ed  Albissola,  ed  assai  ristretta  entro  terra  per  due 
ragioni  principali,  che  sono  :  1°  la  posizione  del  centro  in  mare,  per  cui  anche 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Seni.  2 


—  10  — 

l'area  mesomisica  si  estese  in  gran  parte  su  questo;  2°  lo  sviluppo  delle  rocce 
cristalline  antiche  nell'Appennino  ligure,  le  quali  hanno  rimandato  per  rifles- 
sione ovvero  trasmesso  senza  urti  il  movimento  sismico.  Questo  ci  sembra  pure 
il  motivo  per  cui  cessano  quasi  improvvisamente  le  rovine  ad  est  di  Albissola, 
ad  ovest  di  Nizza  ed  a  nord  verso  Tenda  ed  Ormea. 

b)  Zona  isosismica  quasi  rovinosa',  essa  presenta  un  maggiore  svi- 
luppo a  nord  verso  la  regione  collinesca  del  Piemonte  denominata  le  Langhe, 
dove  si  spinge  fino  all'Astigiano. 

6')  Zona  isosismica  fortissima,  la  quale  offre  il  massimo  sviluppo 
un  po'  più  verso  nord-nord-ovest  in  confronto  colla  precedente,  estendendosi 
fino  a  Torino  e  nel  basso  Canavese,  dove  il  terremoto  pare  sia  stato  rinfor- 
zato dalle  onde  ritiesse  dall' elissoide  gneissica  del  Gran  Paradiso,  e  dallo 
spessore  non  molto  grande  che  ivi  hanno  le  alluvioni  recenti  o  quaternarie. 

d)  Zona  isosismica  forte  dove  il  terremoto  fu  avvertito  ancora  quasi 
generalmente,  ma  senza  lesioni  di  sorta.  Passa  a  nord  per  Como  ed  Arona, 
ad  est  per  Parma  e  Livorno,  ad  ovest  per  Marsiglia  ed  a  sud  comprende 
quasi  tutta  l'isola  di  Corsica. 

■  Forma  e  durata  della  la  scossa.  —  In  tutta  l'area  più  danneggiata 
la  la  scossa  durò  circa  30  secondi  e  risultò  dalla  successione  quasi  imme- 
diata di  due  scosse,  in  ciascuna  delle  quali  il  movimento  parve  prima  sussul- 
torio  poi  ondulatorio.  Siccome  però  in  nessun  paese  anche  dei  più  colpiti  il 
movimento  sismico  fu  prettamente  verticale,  ma  più  o  meno  sensibilmente 
inclinato  all'  orizzonte,  è  facile  intendere  come  esso,  decomponendosi,  abbia 
potuto  agire,  a  seconda  delle  circostanze,  in  alcuni  luoghi  più  sensibilmente 
colla  componente  verticale  in  altri  con  quella  orizzontale;  onde  la  scossa 
parve  molto  differente  anche  in  località  molto  vicine  tra  loro.  La  2a  fase  fu 
la  più  forte,  specialmente  per  il  sussulto,  eccettuato  però  nel  Nizzardo  ed 
ìli  Francia  dove  parve  più  sensibile  la  la  fase.  Dapertutto  poi  la  2a  fase 
si  complicò  pel  sopraggiungere  di  movimenti  indiretti  cioè  riflessi  ovvero  par- 
tenti dal  verticale  sismico,  scosso  pel  primo  e  più  fortemente,  ovvero,  infine 
suscitate  da  cause  locali  messe  in  attività  dal  primo  scuotimento.  Così  si 
spiega  perchè  molti  nella  2a  fase  della  scossa  ebbero  l'impressione  di  movimento 
vorticoso  del  suolo  e  perchè  in  molte  località,  per  esempio  a  Mentono,  siano 
stati  straordinariamente  numerosi  i  movimenti  rotatori  degli  oggetti  poggiati 
liberamene  sulle  basi.  Passando  alle  zone  isosismiche  fortissima  e  forte,  la 
scossa  andò  diminuendo  abbastanza  regolarmente  nell'intensità  e  specialmente 
nella  componente  verticale,  poco  variando  però  negli  altri  suoi  caratteri. 
Nella  zona  isosismica  forte  od  appena  sensibile  si  notò  durante  la  prima 
scossa  la  particolare  lentezza,  regolarità  ed  ampiezza  delle  oscillazioni,  le  quali 
misero  in  movimento  di  preferenza  i  pendoli  di  1  metro  e  più  di  lunghezza. 
«  Velocità  di  projezione.  —  In  diverse  località  abbiamo  potuto  calco- 
lare la  velocità  orizzontale  di  proiezione,  deducendola  dall'osservazione  di 


—  11  — 

oggetti  lanciati  a  distanza.  Ad  Oneglia  la  forza  impulsiva  della  scossa  fu 
tale  da  essere  capace  di  imprimere  ad  un  grosso  pezzo  di  cornicione  di  una 
casa  del  peso  di  circa  2500  chilog.  una  velocità  orizzontale  di  m.  9,4,  lan- 
ciandolo alla  distanza  di  6  metri,  mentre  si  abbassava  di  circa  2.  Allontanan- 
dosi dal  centro  di  scuotimento  la  velocità  orizzontale  di  projezione  diminuì; 
infatti  per  Taggia  abbiamo  trovato  m.  3,53  e  per  Nizza  m.  4,7  al  secondo. 
«  Rombi  sotterranei.  —  In  molte  località  della  regione,  dove  il  terre- 
moto fu  più  violento,  si  asserisce  di  aver  sentito  il  rombo  distintamente 
prima  del  movimento  del  suolo.  Ad  alcuni  parve  il  rumore  di  un  treno  in 
marcia  ;  più  generalmente  però  viene  paragonato  al  sibilo  di  un  vento  impe- 
tuoso, ovvero  al  fracasso  di  veicoli  trascinati  sul  selciato  ovvero  di  tuono 
lontano.  Anche  in  tutta  la  sona  isosismica  fortissima  sono  molte  numerose 
le  località  dove  venne  sentito  il  rombo  prima  o  durante  la  scossa;  invece 
pochissimi  l'avvertirono  nelle  parti  più  esterne  dell'area  sismica. 

«  In  alcune  località,  non  molto  numerose  però,  della  provincia  di  Porto 
Maurizio  e  del  Circondario  di  Albenga  si  sentirono  pure  rombi  sotterranei 
non  accompagnati  né  seguiti  da  movimenti  del  suolo;  ciò  specialmente  nel 
giorno  23,  dopo  la  la  scossa. 

«  Direzione  delle  scosse.  —  Epicentro.  —  Abbiamo  posto  ogni  cura  nel 
determinare  colla  massima  esattezza  la  direzione  della  la  scossa  per  mezzo 
degli  effetti  che  essa  produsse,  cioè  :  —  a)  Oscillazioni  di  lampade  e  di  altri 
oggetti  sospesi  ;  b)  Arresto  di  orologi  a  pendolo  ;  e)  spostamento  e  caduta  di 
oggetti  ;  d)  esame  delle  parti  maggiormente  lesionate  degli  edilìzi  in  rapporto 
colla  loro  orientazione  ed  architettura.  I  principali  risultati  a  cui  siamo  giunti 
con  questo  studio  delle  direzioni  sono  i  seguenti: 

«  1°  In  tutta  la  parte  dell' appennino  ligure  maggiormente  scossa  non 
esiste  una  direzione  dominante,  la  quale  accenni  ad  un  epicentro  lineare 
parallelo  alla  costa  ligure,  come  alcuni  hanno  supposto.  Invece,  nelle  località 
ad  est  del  meridiano  di  Oneglia  dominano  le  direzioni  comprese  tra  est-nord-est 
ovest-sud-ovest  e  nord-est  sud-ovest;  in  quelle  invece  ad  ovest  dello  stesso 
meridiano  le  ondulazioni  furono  in  grande  maggioranza  comprese  tra  est-ovest 
e  sud-est  nord-ovest. 

«  2°  In  molte  località  durante  la  la  scossa  cambiò  due  e  forse  più 
il  piano  di  oscillazione  del  movimento  sismico  ;  sicché  in  esse  abbiamo  potuto 
distinguere  la  principale  direzione  della  scossa,  ossia  quella  dovuta  alle  onde 
sismiche  provenienti  con  minore  deviazione  dal  centro  e  dal  verticale  sismico 
principale,  da  quelle  secondarie  di  altra  origine.  Spesso  poi  tra  le  diverse 
direzioni  ne  trovammo  due  dominanti  sensibilmente  normali  tra  loro. 

«  3°  Fuori  dell'area  centrale,  specialmente  nella  valle  padana,  la  dire- 
zione accennante  al  centro  principale  di  scuotimento  dominò  solo  verso  la  fine 
della  scossa,  mentre  al  principio  pare  che  le  rocce  cristalline  delle  alpi  occi- 
dentali, scosse  qualche  istante   prima    dei    terreni  recenti  limitrofi,  abbiano 


—  12  — 

deviato  il  movimento  sismico  verso  l'asse  della  valle  padana  con  direzione 
prossima  ad  est-ovest. 

«  4°  Riportando  tutte  le  direzioni  più  attendibili  sopra  una  carta  topo- 
grafica della  Liguria  occidentale,  si  vede  che  in  grande  maggioranza  conver- 
gono in  mare,  fra  Oneglia  e  S.  Remo  e  tra  15  e  25  chilom.  circa  a  sud 
della  spiaggia.  Ivi  riteniamo  doversi  collocare  il  centro  superficiale  od  epi- 
centro principale  del  terremoto,  come  viene  confermato  specialmente  dalla 
forma  generale  delle  curve  isosismiche  sensibilmente  concentriche  ad  un'area 
situata  appunto  circa  20  chilometri  a  sud  di  P.  Maurizio.  Vedremo  come  questa 
determinazione  venga  confermata  dagli  altri  fatti  che  più  avanti  accenneremo, 
e  come  sia  probabile  l'esistenza  di  un  centro  secondario  nel  mare  nizzardo. 

»  Ora  della  scossa.  Velocità  di  propagazione.  —  Dal  confronto  delle 
indicazioni  più  attendibili  per  l'ora  della  scossa  principale  abbiamo  concluso 
che  le  località  del  littorale  ligure  comprese  tra  Nizza  e  Loano  furono  col- 
pite dalla  grande  scossa  verso  le  6t,20m  ani  Onde  ne  consegue,  che  all'epi- 
centro la  scossa  dev'essere  cominciata  qualche  poco  prima  delle  6,20,  molto 
probabilmente  verso  6h,19m  ant. 

*  Confrontando  poi  quest'ora  con  quelle  dell'arrivo  della  scossa  nelle  sin- 
gole località,  si  trova:  1°  che  tutte,  in  generale,  aumentano  gradatamente  par- 
tendo dal  supposto  epicentro j  il  che  conferma  la  determinazione  dell'epicentro 
stesso  ;  2°  che  il  movimento  sismico  si  propagò  con  velocità  un  poco  diversa 
nelle  diverse  direzioni  a  partire  dal  centro  di  scuotimento:  per  esempio,  la 
velocità  di  propagazione  fu  maggiore  verso  ovest,  ossia  verso  Nizza  e  Mar- 
siglia (valore  medio  m.  1452)  e  minore  verso  Genova  (media  m.  584). 

«  Però  questa  grande  differenza  di  velocità  in  parte  è  forse  solo  appa- 
rente, poiché  la  maggiore  intensità  della  la  fase  della  scossa  nel  Nizzardo, 
mentre  altrove  si  verificò  il  contrario,  induce  a  credere  che  la  la  scossa 
abbia  cominciato  con  un  movimento  partito  non  dal  centro  principale  sopra 
indicato,  ma  da  un  altro  centro  sismico  secondario  situato  nel  mare  di  Nizza  ; 
centro,  la  cui  esistenza  ci  è  già  nota  dallo  studio  dei  terremoti  passati 
(del  1564  e  del  1752). 

«  Angolo  d'emergenza^  profondità  del  centro  —  In  pocchi  luoghi  ci 
fu  possibile  determinare  con  qualche  precisione  Y angolo  d'emergenza  della 
scossa,  però  ci  parve  abbastanza  sicuro  il  valore  di  40°  circa  per  diverse 
località  comprese  tra  S.  Remo  ed  Albenga.  Basandoci  poi  su  questi  dati  e 
sulla  meno  rapida  diminuzione  dell'angolo  d'emergenza  coll'allontanarsi  del 
centro,  nel  terremoto  ligure  in  confronto  con  quello  andaluso  del  25  dicem- 
bre 1884,  abbiamo  concluso  che  la  profondità  del  centro  principale  può 
ritenersi  di  circa  18  chilom.,  ed  un  poco  minore  quella  del  centro  secon- 
dario del  mare  nizzardo.  Forse  le  scosse  precursori  e  la  maggior  parte  delle 
repliche  ebbero  pure  origine  nel  centro  principale;  le  prime  ad  una  profon- 
dità maggiore,  le  seconde    ad  una  minore  di  quella  della  scossa  disastrosa, 


—  13  — 

ossia  il  centro  si  sarebbe  spostato  avvicinandosi  alla  superficie,  dopo  i  primi 
suoi  conati  sismici  *della  notte  22-23. 

«  Effetti  del  terremoto  in  mare.  —  La  grande  scossa  del  23  febbraio 
venne  sentita  in  mare  tra  la  Corsica  e  la  Riviera  di  ponente  da  diversi  basti- 
menti, i  quali  vennero  scossi  in  tutti  i  sensi  come  avessero  battuto  contro 
un  fondo  duro.  Sulla  spiaggia  in  quasi  tutti  i  paesi  della  Riviera  il  mare,  al 
momento  della  la  scossa,  si  è  alquanto  abbassato,  ritornando  subito  dopo  al 
livello  primitivo,  senza  però  quelle  ondate  violente  che  seguirono  le  grandi 
scosse  in  altri  terremoti  littorali.  In  alcune  località  però  si  afferma  che  l'ab- 
bassamento del  mare  sia  perdurato  parecchi  giorni  dopo  il  terremoto  ed  in 
altri  (Loano  e  P.  Maurizio)  che  sia  stato  permanente. 

«  Ma,  più  ben  accertato  ed  assai  importante  è  il  fatto  che  a  Nizza,  a 
S.  Remo  ed  a  Savona  si  raccolsero  pesci  morti  sulla  spiaggia  dopo  il  terremoto. 
Secondo  il  dott.  C.  Belletti,  i  pesci  morti  raccolti  in  questa  circostanza  a 
Nizza  sono  abitatori  di  notevoli  profondità.  Ed  il  medesimo  dott.  Bellotti 
pochi  giorni  dopo  il  terremoto,  trovò  nel  mare  di  Nizza  molti  esemplari  di 
Alepocephalus  rostratus,  pure  pesce  di  grandi  profondità  e  rarissimo  nella 
stagione  invernale.  Pare  adunque  che  nelle  profondità  del  mare  presso  la  Li- 
guria, in  coincidenza  col  terremoto,  siano  avvenuti  fenomeni  violenti,  i  quali 
vengono  un'altra  volta  a  confermare  la  posizione  già  definita  del  centro  di 
scuotimento. 

«  Effetti  nel  suolo  e  nell'atmosfera.  —  Il  terremoto  cagionò  nel  suolo 
solo  alterazioni  superficiali  e  di  poco  rilievo,  le  quali  non  mostrano  nessuna 
intima  relazione  colla  causa  endogena  del  fenomeno,  altro  non  essendo  evi- 
dentemente che  effetti  dinamici  cagionati  dal  propagarsi  del  movimento  si- 
smico nei  terreni  più  superficiali  e  meno  solidi,  i  quali  si  fratturarono  o  subi- 
rono leggeri  spostamenti  alterando  variamente  la  circolazione  delle  acque  poco 
profonde.  Questa  mancanza  di  fenomeni  importanti  nel  suolo,  come  sogliono 
verificarsi  presso  l'epicentro  di  un  grande  terremoto,  persuade  sempre  più 
che  il  centro  di  scuotimento  non  deve  porsi  sul  continente  presso  i  paesi 
più  rovinati,  ma  in  mare,  come  sopra  si  è  detto. 

«  In  seguito  alla  scossa  del  23  febbraio  mancarono  quei  fenomeni  me- 
teorici attestanti  una  straordinaria  produzione  di  elettricità  atmosferica, 
come  noi  stessi  ebbimo  occasione  di  verificare  essere  avvenuto  dopo  il  grande 
terremoto  andaluso  del  1884.  Si  è  invece  ben  constatato  lo  sviluppo  di  forti 
correnti  telluriche  al  momento  della  grande  scossa  del  terremoto  ligure.  Con 
minore  sicurezza  si  sono  pure  verificate  perturbazioni  negli  aghi  calamitati 
ma  solo  locali  e  di  poca  importanza,  ed,  in  ogni  modo,  da  considerare  come 
conseguenze  indirette  del  fenomeno  sismico  e  senza  connessione  evidente  colla 
causa  endogena  del  terremoto. 

«  Repliche.  —  Circa  9  minuti  dopo  la  la  scossa,  ne  seguì  una  2a  pure  for- 
tissima e  prolungata  che  aumentò  le  rovine,  poi  verso  le  8h,53'"  (t.  m.  di  Roma) 


—  14  — 

una  3a  breve  ma  più  forte  della  2a  e  meno  della  la  che  fu  la  più  violenta 
di  tutte.  Per  la  3a  scossa,  a  Diano  Marina,  Bussana  ecc.  rovinarono  altri 
edifici  e  vi  furono  altri  morti  e  feriti.  Molto  leggermente  la  2a  e  special- 
mente la  3a  scossa  si  avvertirono  su  quasi  tutta  l'area  su  cui  fu  sensibile  la 
la.  Nell'area  mesosismica  furono  assai  numerose  (circa  22)  le  repliche  leggere 
durante  tutto  il  giorno  23  e  nella  notte  del  23  al  24  :  una  sola  fu  forte  (verso 
le  2h.20m  a.)  ;  poi  le  repliche  leggere  continuarono  diminuendo  a  mano  a 
mano  di  frequenza,  ma  ripetendosi  ancora  numerose  fino  all'  11  marzo,  quando 
avvenne  la  più  forte  di  tutte  le  repliche,  dopo  le  prime  tre.  A  Savona  dal 
23  febbraio  all' 11  marzo  si  contarono  circa  50  scosse  sensibili. 

«  Complessivamente  per  le  prime  tre  scosse,  le  sole  rovinose,  vi  furono 
640  morti  e  quasi  altrettanti  feriti.  I  danni  accertati  da  perizie  tecniche  per 
la  sola  provincia  di  Porto  Maurizio  ascendono  a  quasi  13  milioni  di  lire  e 
pei  circondari  di  Albenga  e  di   Savona  ad  8  milioni  e  |  complessivamente. 

I  danni  furono  molto  gravi  anche  nel  nizzardo  ma  ci  mancano  dati  precisi 
sul  loro  valore. 

«  Distribuzione  dei  danni.  —  In  questo  terremoto,  come  e  più  che  in 
altri,  fu  saltuaria  ed  apparentemente  capricciosa  la  distribuzione  delle  rovine. 
La  natura  delie  rocce  profonde  e  superficiali,  i  loro  rapporti  tettonici  e 
l'orografia  locale,  sono,  a  nostro  modo  di  vedere,  le  cause  principali  che 
in  duplice  modo  avranno  agito  nel! ingrandire  o  nello  sminuire  a  seconda 
delle  circostanze  gli  effetti  rovinosi  del  terremoto.  Anzitutto,  siccome  nei 
diversi  punti  dell'area  sismica  più  colpita  giunsero  tre  serie  di  onde  si- 
smiche, cioè,  oltre  quelle  dirette  dei  due  centri  principali,  quelle  varia- 
mente riflesse  da  punti  che  diventarono  quasi  altrettanti  centri  secondari, 
è  facile  intendere  come  nell'interno  del  suolo  talvolta  queste  onde  di  differente 
provenienza   abbiano   potuto   rinforzarsi,   talvolta   invece  elidersi    a   vicenda. 

II  primo  caso,  per  esempio,  crediamo  siasi  verificato  a  Mentone,  dove  l'arrivo 
di  onde  in  diverse  direzioni  è  attestato  dal  gran  numero  dei  movimenti  rota- 
tori. In  secondo  luogo,  a  parità  dell'intensità  del  movimento  sismico  mole- 
colare, esso  si  sarà  trasformato  presso  la  superficie  del  suolo  in  movimento 
di  massa  più  o  meno  disastroso  a  seconda  delle  condizioni  litologiche  e  mec- 
caniche che  incontrò.  Al  quale  proposito  abbiamo  constatato  che  la  massima 
intensità  corrisponde,  a  seconda  delle  località,  ad  una  od  a  diverse  delle  se- 
guenti circostanze: 

«  1°  Ristretti  lembi  di  conglomerati  pliocenici  ed  in  generale  terreni 
recenti  poco  consistenti  e  di  piccolo  spessore  poggianti  su  rocce  compatte 
più  antiche,  come  a  Diano  Castello,  Bussana,  Castellaro  ecc. 

«  2°  Ristrette  alluvioni  e  chiazze  di  terreno  argilloso  recente  (Diano 
Marina,  Nizza)  ; 

«  3°  Terreni  recenti   di  notevole  spessore  ma  formati   dalla  ripetuta 


—  15  — 

alternanza  di  strati  di  marne  incoerenti  e  di  arenarie  o  calcari  compatti  (nelle 
Lunghe)  ; 

«  4°  Elevati  lembi  di  alluvioni  grossolane  come  a  Clanzo  (Val  di  Tinea)  ; 

«  5°  Regioni  del  gesso  e  relative  dolomie  cariate,  come  alla  Bollena  ; 

«  6°  I  bruschi  cambiamenti  di  allineamento  tectonico,  come  a  Mentone  ; 

«  7°  La  posizione  topografica  :  a)  alla  cima  di  alture  coniche,  isolate, 
molto  corrose  dalle  acque  (Bussana,  Bajardo,  Castel  Vittorio  ecc.);  b)  sopra  creste 
allungate  ed  assai  ristrette  come  Castiglione  e  Prelà;  e)  sul  pendìo  ripido 
delle  montagne  specialmente.se  coperto  da  terreno  di  sfacelo,  dove  in  gene- 
rale soffrirono  più  che  dal  fondo  delle  valli  sottoposte  come  a  Glori  in  Val 
di  Taggia  ed  a  Torria  e  Chiusanico  in  Val  dell'  Impero  ecc.  » . 

«  Indipendentemente  poi  dalle  precedenti  circostanze  geologiche  o  topogra- 
fiche, che  aumentarono  localmente  la  violenza  del  terremoto,  è  certo  che  gran 
parte  delle  rovine,  e  specialmente  delle  vittime  umane,  si  deve  al  cattivo 
stato  degli  edifici  ed  in  particolare  modo  alle  seguenti  cause  : 

«  1.°  Le  vòlte  in  muratura,  molto  usate  in  Liguria  anche  ai  piani 
superiori,  le  quali  furono  le  prime  a  crollare,  danneggiando  anche  i  muri 
laterali  per  la  spinta  esercitata  sopra  di  essi  ;  tanto  che  si  può  ritenere  che 
il  90  per  cento  delle  vittime  nelle  case  e  tutte  assolutamente  quelle  nelle 
chiese,  perirono  sotto  la  rovina  di  volte  troppo  vaste  e  mal  costrutte  ; 

«  2°  L'altezza  esagerata  delle  case  sproporzionata  allo  spessore  dei 
muri  ed  alle  fondamenta,  specialmente  per  l'aggiunta  di  nuovi  piani  ad  edi- 
fici già  vecchi  e  mal  sicuri  ; 

«  3.°  La  mancanza  o  l'insufficienza  di  chiavi  e  di  catene  di  ferro, 
e  la  poco  omogeneità  di  costruzione,  per  cui  al  momento  della  scossa,  oscil- 
lando le  diverse  parti  con  notevole  dissincronismo,  più  facilmente  si  stacca- 
rono e  si  sfascinarono  ; 

«  4.°  1  pessimi  materiali,  cioè  la  scarsità  o  la  mancanza  di  buon 
cemento  e  l'impiego  di  pietre  pesanti  e  non  squadrate,  quali  abbiamo  visto 
nella  volta  rovinata  di  Bajardo  ; 

«  5.°  L,e  lesioni  mal  riparate  dei  terremoti  precedenti,  specialmente 
nei  dintorni  di  Taggia,  dove  erano  stati  maggiori  i  guasti  del  terremoto 
del  1831. 

«  Infine  minore  influenza,  ma  non  trascurabile,  hanno  esercitato  sull'en- 
tità dei  danni  la  forma  ed  orientazione  dei  fabbricati,  la  loro  posizione  re- 
lativa ecc.  Al  quale  proposito,  abbiamo  notato  che,  a  parità  di  altre  circo- 
stanze: 1.°  rovinarono  di  preferenza  le  case  isolate  o  quelle  formanti  la  parte 
libera  di  una  serie  di  edifici;  2.°  negli  edifici  rettangolari  venne  maggior- 
mente danneggiato  il  fianco  normale  alla  direzione  principale  della  scossa, 
specialmente  se  era  il  più  lungo  ;  non  mancarono  però  paesi  dove  si  osservò 
il  contrario  ;  3.°  le  case  colpite  parallelamente  ad  una  diagonale  ebbero  gli 
angoli  più  lesionati  ma,  in  generale,  resistettero  maggiormente. 


—  16  — 

«  Se  i  Liguri  non  vogliono  preparare  a  sé  stessi  od  ai  loro  nepoti  altri 
disastri  sismici,  come  imprudentemente  hanno  fatto  i  loro  avi,  noi  raccoman- 
diamo che,  nel  ricostruire  i  paesi  più  danneggiati,  I.°  scelgano  il  terreno 
più  opportuno,  evitando  le  condizioni  di  suolo  da  noi  sopra  indicate  come 
più  sfavorevoli,  specialmeute  quelle  segnate  col  n.  1°  e  7°  ;  II"  le  case  siano 
basse,  senza  vòlte,  neppure  al  terreno  e  tanto  meno  ai  piani  superiori,  con 
tetti  leggeri  e  solide  fondamenta,  con  muri  di  sufficiente  spessore  fatti  di 
mattoni  o  di  pietre  squadrate  ed  abbondante  cemento  calcareo,  col  minore 
numero  di  aperture,  di  canne  fumarie  od  altre  interruzioni  nei  muri,  infine 
tutte  le  parti  ben  connesse  con  chiavi  e  catene  di  ferro.  Teoricamente  sa- 
rebbe pure  utile  orientare  gli  edifici  rettangolari  in  modo  che  essi  abbiano 
a  ricevere  l'urto  sismico  nella  direzione  di  una  diagonale;  ma  in  pratica 
questo  criterio  non  è  di  facile  applicazione,  essendo  necessario  conoscere  la 
direzione  dominante  del  movimento  sismico  in  ciascuna  località  ». 


Fisica.  —  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici  provocati  dalle 
radiazioni.  Nota  V  del  Corrispondente  Augusto  Righi. 

«  a)  Nella  mia  prima  Nota  su  questo  soggetto  (')  annunciai  che  le  radia- 
zioni emesse  dall'arco  voltaico,  specialmente  se  ad  uno  dei  carboni  è  sosti- 
tuito un  pezzo  di  zinco,  non  solo  riducono  allo  stesso  potenziale  due  metalli 
diversi  posti  a  piccola  distanza  fra  loro,  ma  possono  ancora  generare  delle 
cariche  elettriche  in  corpi  allo  stato  naturale,  od  almeno  che  furono  antece- 
dentemente posti  per  un  istante  in  comunicazione  col  suolo  (2).  Trovai  allora 
infatti,  che  un  disco  metallico  isolato  e  comunicante  coli' elettrometro,  si  elet- 
trizzava positivamente  allorché  sulla  sua  superficie  cadevano  le  radiazioni. 
In  seguito  ho  riconosciuto  (3)  che  anche  alcuni  coibenti  danno  fenomeni  ana- 
loghi a  quelli  presentati  dai  metalli,  e  che  in  particolare  un  disco  di  solfo 
o  di  ebanite  si  carica  positivamente,  allorché  riceve  le  radiazioni  ultraviolette. 

«  Era  naturale  che  cercassi  di  considerare  questa  azione  elettrizzante 
delle  radiazioni,  come  conseguenza  della  proprietà  che  esse  possiedono  di  far 


(!)  Seduta  del  4  marzo  1888. 

(2)  Ricevo  adesso  il  numero  8°  degli  Annali  di  Wiedemann  (1888),  e  vi  trovo  una 
Memoria  di  Hallwachs,  nella  quale  descrive  come  nuovo  il  fenomeno  della  carica  positiva 
d'un  conduttore  che  riceve  radiazioni,  evidentemente  senza  sapere  che  il  fenomeno  stesso 
era  stato  da  me  dimostrato  per  primo,  e  descritto  nella  Nota  del  4  marzo.  Questa  Memoria 
di  Hallwachs  è  stata  la  prima  volta  pubblicata  nel  Gottincjer  Nachrichtcn,  maggio  1888. 
Però  alla  fine  della  sua  prima  pubblicazione  sull'influenza  della  luce  sopra  i  corpi  elet- 
trizzatiJ1888.  JVied.  Ann.  n.  2)  il  sig.  Hallwachs  disse  essere  probabile  il  caricarsi  dei 
conduttori  sotto  l'azione  delle  radiazioni. 
(3)  Nota  IV,  Seduta  del  3  giugno  1888. 


disperdere  la  carica  dei  corpi  elettrizzati  negativamente.  Basta  perciò  ammet- 
tere, che  i  metalli  messi  in  esperienza  sieno  negativi  per  rapporto  ai  conduttori 
circostanti  (muri,  legno  ecc.).  Infatti  mettendo  il  disco  metallico  in  comuni- 
cazione col  suolo,  esso  resterà  rivestito  di  una  piccolissima  carica  negativa; 
l'azione  delle  radiazioni  su  questa,  produrrà  l'apparente  caricarsi  positiva- 
mente del  disco. 

«  Per  rendermi  conto  dell'attendibilità  o  meno  di  questa  ipotesi,  ho  isti- 
tuito l'esperienza  seguente,  basata  sul  fatto  che  il  solo  mezzo  di  ridurre  a 
zero  la  carica  superficiale  di  un  conduttore,  è  quello  di  introdurlo  in  un  con- 
duttore cavo,  la  cui  superfìcie  interna  sia  di  natura  identica  alla  sua,  e  di 
porlo  con  esso  momentaneamente  in  comunicazione. 

«  Il  disco  di  rame  su  cui  volevo  sperimentare  venne  perciò  posto  entro 
una  scatola  cubica  di  rame.  L'asta  di  rame  che  regge  il  disco  esce  dal  cubo 
passando  per  un  foro  praticato  in  una  delle  faccie,  senza  toccarne  il  contorno, 
La  faccia  opposta  è  nella  parte  centrale  minutamente  traforata  onde  le  radia- 
zioni possano  cadere  sul  disco. 

«  È  chiaro,  che  la  densità  elettrica  è  zero  sul  disco,  dopo  che  per  un  mo- 
mento è  stato  messo  in  comunicazione  col  cubo  che  lo  circonda;  perciò  le 
radiazioni  non  devono,  stando  alla  precedente  ipotesi,  determinare  alcuna  devia- 
zione nell'elettrometro  comunicante  col  disco. 

«  Al  contrario,  eseguita  ripetutamente  l'esperienza,  ho  ottenuto  sempre 
deviazione  positiva.  Dunque:  le  radiazioni  agiscono  sui  metalli 
anche  quando  sono  allo  stato  naturale,  ed  in  tal  caso  li  elet- 
trizzano positivamente. 

«  È  chiaro  poi,  che  siccome  le  radiazioni  continuano  nella  loro  azione 
anche  quando  il  corpo  già  ha  cominciato  a  caricarsi  positivamente,  così  può 
dirsi  che  :  le  radiazioni  cadendo  sopra  un  corpo  debolmente 
carico  di  elettricità  positiva,  vi  producono  un  aumento  di 
carica. 

«  Si  constata  il  fatto  direttamente,  dando  al  disco  una  lieve  carica  posi- 
tiva, inferiore  ad  un  dato  limite,  prima  di  far  cadere  su  di  esso  le  radiazioni. 

«  È  verosimile  poi,  per  analogia,  che  questa  carica  si  formi  in  seguito  ad  un 
trasporto  di  particelle  elettrizzate  negativamente,  sotto  l'azione  delle  radiazioni. 

«  La  deviazione  massima  che  si  ottiene  è  tanto  maggiore  quanto  più  il 
disco  è  lontano  dalle  pareti  del  cubo  che  lo  circonda  ;  ma  è  in  pari  tempo 
tanto  più  lenta  a  formarsi. 

«  Queste  ed  altre  esperienze  in  corso  di  esecuzione  mi  hanno  condotto 
ad  ammettere ,  che:  l'azione  elettromotrice  delle  radiazioni 
cessa  solo  allorché  la  densità  elettrica  superficiale  posi- 
tiva del  disco  (e  quindi  la  forza  elettrostatica  presso  la  su- 
perficie), ha  raggiunto  un  determinato  valore. 

«  Siccome   più   è  vicina   al   disco   l'opposta   parete  del  cubo,  maggiore 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem. 


—  18  — 

diviene  la  capacità  di  questo,  e  minore  per  conseguenza  il  potenziale  cui  deve 
essere  portato  perchè  la  densità  raggiunga  il  valore  limite,  così  resta  spie- 
gato come  la  deviazione  diminuisca  al  crescere  della  suddetta  capacità.  La  più 
forte  deviazione  si  ottiene  dunque  con  un  disco  isolato  lontano  da  ogni  con- 
duttore ;  la  deviazione  diviene  invece  trascurabile,  quando  il  disco  è  vicinis- 
simo ad  altro  conduttore  della  stessa  natura. 

«  Se  colla  disposizione  della  mia  prima  esperienza  ('),  e  cioè  avendo 
un  disco  parallelo  ad  una  rete  metallica  di  diversa  natura,  il  disco  si  pone 
di  più  in  più  lontano  dalla  rete,  la  deviazione  elettrometrica  che  si  ottiene, 
cambia  in  pari  tempo  di  valore,  divenendo  maggiore  se  era  positiva  e  mi- 
nore in  valore  assoluto  se  era  negativa.  Furono  anzi  queste  lievi  variazioni 
che  mi  misero  sulla  via  di  studiare  l'azione  delle  radiazioni  sui  conduttori 
isolati;  esse  si  devono  appunto  alla  circostanza  che  la  convenzione  elettrica 
cessa  solo  quando  sul  corpo  che  riceve  le  radiazioni  (o  su  quello  che  ne  ri- 
ceve con  maggiore  intensità) ,  la  densità  elettrica  ha  un  valore  non  già  nullo, 
ma  positivo. 

«  Perchè  la  deviazione  raggiunta  nel  caso  della  mia  prima  esperienza 
(disco  e  tela  metallica) ,  misuri  esattamente  la  differenza  di  potenziale  di 
contatto  fra  i  due  conduttori,  bisogna  dunque  che  la  distanza  fra  disco  e  tela 
metallica  sia  minima. 

«  Il  valore  della  densità  elettrica  superficiale  positiva  pel  quale  l'azione 
elettromotrice  delle  radiazioni  è  equilibrata,  è  diverso  pei  diversi  corpi.  Dalle 
prove  finora  fatte  mi  risulta  che  è  massima  nell'oro,  platino,  carbone  di 
storta  ecc.  e  gradatamente  minore  negli  altri  corpi,  discendendo  nella  scala 
di  Volta  verso  i  metalli  più  ossidabili. 

«  Anche  la  rapidità  con  cui  sotto  l'azione  delle  radiazioni  si  disperde 
una  debole  carica  negativa,  è  diversa  pei  vari  conduttori,  e  dalle  poche  prove 
da  me  fatte  in  proposito,  sembra  variare,  contrariamente  a  quanto  accade 
per  le  cariche  più  forti  nello  stesso  ordine  precedente,  tanto  da  essere  p.  es. 
maggiore  coli' oro  che  collo  zinco. 

«  /;)  Sono  giunto  a  rendere  più  forte  e  più  rapida  a  formarsi  la  carica 
positiva  d'un  conduttore  isolato  sotto  l'azione  delle  radiazioni  ultraviolette, 
riunendo  tutte  le  circostanze  che  tendono  a  favorirla.  Così,  avendo  posta  una 
lastra  di  carbone  di  storta,  assai  estesa,  a  pochi  centimetri  dall'arco  voltaico 
(ottenuto  nel  solito  modo),  ho  avuto  una  deviazione  elettrometrica  pronta  e 
forte.  Nel  campo  del  cannocchiale  l' immagine  della  scala  si  spostava  dap- 
principio colla  velocità  di  60  o  70  particelle  al  minuto  secondo,  essendo  un 
Volta  rappresentato  da  circa  300  particelle. 

«  (?)  Ho  constatato  infine,  che  alcuni  gas,  anche  sotto  piccolo  spessore, 
assorbono  abbondantemente  quelle   radiazioni  ultraviolette  (probabilmente  le 

(!)  Nota  del  4  marzo  1888, 


—  19  — 

più  rifrangibili  di  tutte),  che  valgono  a  provocare  i  nuovi  fenomeni  di  cui 
qui  è  parola.  Basta  una  scatola  a  pareti  opposte  di  gesso  trasparente,  grossa 
non  più  di  5  centimetri,  posta  sul  cammino  delle  radiazioni,  e  che  si  riempie 
successivamente  di  diversi  gas,  per  ottenere  effetti  di  assorbimento  assai  note- 
voli. L' idrogeno,  l'anidride  carbonica,  introdotti  nella  scatola  al  posto  del- 
l'aria, non  producono  mutazione  apparente.  Ma  il  gas  illuminante,  l'aria  ca- 
rica di  vapori  di  benzina,  o  di  vapori  di  solfuro  di  carbonio,  introdotti  nella 
scatola,  arrestano  in  gran  parte  le  radiazioni  attive  ». 

Fisica.  —  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe  binarie 
allo  stato  liquido.  Nota  III  0  di  G.  Vicentini  e  D.  Omo-dei,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

«  Nella  presente  Nota  continuiamo  a  comunicare  i  risultati  dello  studio 
della  dilatazione  delle  leghe,  fatto  col  metodo  dilatometrico  e  colle  norme 
date  nella  Nota  antecedente. 

IV.  Lega.  Bi3Cd,. 
a  Si  è  introdotto  un  peso  P  =  gr.  39,8516  di  lega  Bi3  Cd2  nel  dilato- 
metro VII  per  il  quale 

W34.9  =  4,24286         w  =  0,0024093. 
«  Allo  stato  solido  essa  arriva  sino  alla  divisione  25,8.  Ha  quindi  una 

densità 

DT8  =  9,4021. 
«  In  altro  dilatometro  n.  Vili  per  il  quale 

W,0  =  4,86327         w  =  0,002396 
un  peso  di  lega  P  =  46,0978  arriva  alla  divisione  26,0  per  cui 

IV  =  0,4115. 
et  II  valore  medio  risulta  quindi 

DTS  =  9,4063. 
«  È  col  dilatometro  Vili  che  si  sono  fatte  due  serie    molto    estese    di 
determinazioni,  in  giorni  diversi,  e  dopo  ripetute  fusioni  e  solidificazioni  della 
lega  nell'interno  di  esso. 

«  Ad  onta  del  fatto  notato  nello  sudio  del  raffreddamento  delle  lega 
Bi  Cd,  quello  cioè  dello  spostamento  del  punto  v\  il  quale  ci  ha  fatto  sup- 
porre la  separazione  della  lega  in  parti  di  diversa  composizione,  i  numeri 
che  danno  la  densità  alle  diverse  temperature    sono  concordantissimi  per  le 

due  serie  di  misure. 

«  Per  questa  lega  la  curva  della  densità  (curva  4,  fig.  I,  Nota  II),  ha 
una  forma  molto  diversa  da  quella  delle  altre  leghe  studiate  finora. 

(i)  V.  pag.  718  e  805,  voi.  IV,  1°  semestre. 


—  20  — 

«  La  densità  della  lega  a  147°,2  diminuisce  fino  ai  178°,  quindi  cresce 
rapidamente  sino  e  raggiungere  un  massimo  valore  a  221  °,5  circa,  per  poi 
diminuire  un'altra  volta  pure  rapidamente,  mostrando  una  dilatazione  uni- 
forme dai  230°  in  su. 

«  La  tabella  IX  dà  i  risultati  delle  due  serie  di  determinazioni  fatte 
col  dilatometro  Vili.  I  numeri  progressivi  indicano  l'ordine  col  quale  sono 
state  eseguite  le  misure. 


Tabella  IX. 


la  Serie 

2a  Serie 

t 

1» 

t 

I) 

1 

154,1 

9,3413 

12 

155°8 

9,3411 

2 

169,6 

9,3369 

11 

169,9 

9,3388 

3 

177,7 

9,3371 

13 

178,1 

9,3377 

A 

187,0 

9,3396 

14 

187,3 

9,3396 

5 

206,0 

9,3517 

L5 

21  1,6 

9,3576 

G 

220,5 

9,3635 

17 

222,7 

9,3634 

7 

229,6 

9,3577 

16 

227,0 

9,3604 

8 

241,3 

9,3443 

18 

249,0 

9,3339 

9 

263,0 

9,3158 

19 

278,2 

9,2992 

10 

293,6 

9,2776 

20 

317,2 

9,2512 

Dalla  curva  togliamo  i  calori  della  seguente  tabella: 

Tabella  X. 
Densità  della  lega  Bi3  Cd2  fra  147°.2  e  320°. 


t 

I) 

t 

D 

r  =  147°.2 

9,3430 

210 

9,3550 

L50 

9,3422 

i7=  221.5 

9,3640  massimo 

160 

9,3402 

230 

9,3570 

170 

0,3378 

250 

9,3330 

178 

9,337  !  minimo 

270 

9,3083 

180 

.  9,3375 

290 

9,2837 

190 

9,3408 

320 

9,2470 

200 

9,3470 

«  La  curva  IV  mostra  un'andamento  assai  strano  e  di  difficile  inter- 
pretazione. 

«  Mentre  si  comprende  come  al  disotto  della  temperatura  x\  ,  la  lega 
diminuisca  di  densità,  per  il  fatto  che  il  bismuto  contenuto  in  eccesso  sulla 


—  21  — 

lega  chimica,  deve  solidificarsi  e  quindi  aumentare  di  volume,  non  è  altret- 
tanto facile  spiegarsi  l'aumento  di  densità  che  ci  mostra  al  disotto  dei  178°. 
«  Avendo  prolungata  la  curva  sino  alla  temperatura  di  fusione  (r  =  147°,2) 
si  ha  che 

DJ  =  9,343 
per  cui 

j  =  0,665  ; 

vale  a  dire  all'atto  della  solidificazione  la  lega  diminuisco  di  volume;  par- 
tecipa così  in  grado  maggiore  alla  proprietà  del  cadmio  il  quale  fra  i  me- 
talli da  noi  studiati  è  quello  che  solidificando  soffre  maggior  aumento  di 
densità. 

«  Alla  temperatura  t\  =  221°,5  alla  quale  l'eccesso  di  bismuto  è  tutto 
disciolto,  corrisponde  la  massima  densità  della  lega  liquida 

D  =  9,364. 
«  Approfittando  della  densità  della  lega  a  230°  e  320°  si  ricava 

a  =  0,0001333 
quale  coefficente  di  dilatazione  della  lega  perfettamente  liquida.  Quello  cal- 
colato risulta  invece 

ac  =  0,000120 
notevolmente  minore. 

«  Impiegando  la  solita  formula  che  dà  la  densità  della  lega  in  base  a 
quella  dei  metalli  liquidi  si  ha 

D 
t  calcolata  trovata  differenza 

230°  9,4841  9,3570  —0,1271 

318  9,3607  9,2995  —0,0612 

n  L'unione  dei  due  metalli  liquidi  che  formano  la  lega  è  accompagnata 
da  notevole  aumento  di  volume. 

«  Così  la  densità  del  Cd  che  si  può  calcolare  è 

DJ  =  7,6841 
minore  di  quella  data  dalla  misura  diretta. 

«  Il  coefficente  a"  che  si  calcola  per  il  cadmio  è 

«"  =  0,0001618 
di  poco  più  piccolo  del  coefficente  trovato. 

Y.Lega.  Bi8  Pb. 

«  La  lega  Bi2  Pb  è  stata  studiata  coi  dilatometri  IX  e  X.  Avendo  in- 
trodotto nel  primo,  pesi  di  lega  dati  rispettivamente  da  P  =  43,7281, 
P  =  43,7123,  è  risultata  per  essa  la  densità  DTS  10,395  e  10,393;  valore 
medio  10,394.  Nel  secondo  dilatometro  un  peso  P  =  48,9942  ha  dato  per 
la  lega  solida  a  e  la  densità  10,456. 

«  Facendo  la  media  dei  valori  ottenuti  coi  due  dilatometri  si  ha: 

DJ  =  10,425. 


—  22  — 

«  Quantunque  la  temperatura  di  fusione  della  Bi2  Pb  sia  molto  bassa 
(126°,6)  nullostante  per  il  fatto  che  essa  si  mantiene  pastosa  anche  a  tem- 
perature abbastanza  elevate,  le  indicazioni  dei  dilatometri  dapprincipio  sono 
molto  incerte.  Nella  tabella  XI  dove  sono  raccolti  i  risultati  delle  osserva- 
zioni fatte  coi  due  dilatometri  si  vede  difatto  che  i  valori  delle  densità  a 
temperature  vicine  ed  inferiori  ai  200°  (esperienze  1  e  7,  2  e  8)  non  sono 
molto  concordanti,  mentre  ciò  si  mostra  per  le  temperature  elevate. 

Tabella  XI. 


wS6.,= 

Dilatometro  IX. 
=  4,16539     ?'•  =  0,002396 
P  =  43,7281 

W,.,= 

Dilatometro  X. 
=  4,65629     w  =  0,002799 
P  =  48,9942 

t 

D 

t 

D 

1 

187,7 

10,3434 

7 

0 

175,8 

10,3565 

2 

201,4 

10,3284 

8 

197,9 

10,8446 

•  > 

228,2 

10,3107 

9 

226,3 

10,8160 

4 

258,0 

10,2694 

IO 

257,2 

10.2722 

5 

286,5 

10,228<i 

11 

279,4 

10,2411 

6 

306,9 

10,1972 

12 

298,9 

10,21  17 

«  La  linea  che  passa  più  vicina  ai  punti  che  rappresentano  le  densità 
qui  sopra  notate  (curva  5)  è,  per  le  temperature  superiori  ai  215°,  una  retta, 
la  quale  come  per  le  altre  leghe  mostra  che  allo  stato  di  perfetta  fusione  auche 
la  Bi2  Pb  si  dilata  uniformemente.  Per  le  temperature  più  basse,  alle  quali, 
com'è  accennato  sopra,  non  abbiamo  trovata  tutta  la  concordanza  desidera- 
bile, si  è  trovato  opportuno  fare  le  medie  delle  esperienze  1-7,  2-8  e  si 
hanno  così  valori  che  segnati  sulla  carta  dauno  due  punti  che  individuano 
una  retta,  che  incontra  l'altro  tratto  a  216°,5  in  corrispondenza  alla  densità 
10,328  della  lega.  La  retta  che  unisce  i  due  punti  a  temperatura  più  bassa, 
è  molto  meno  inclinata  della  prima  sull'asse  delle  ascisse;  indizio  che  questa 
lega  di  piombo  e  di  bismuto  è  una  lega  contenente  un  eccesso  di  bismuto 
il  quale  si  trova  completamente  disciolto  in  essa  alla  temperatura 

7\  =  216°,5. 

«  Dalla  curva  deduciamo  i  seguenti  valori  della  densità  della  lega 
liquida. 

Tabella  XII. 

Densità  della  lega  Bis  Pb  fra  170°  e  325°. 


t  =  170 

D 

=  10,356 

£  =  271 

1)  =  10,251 

200° 

10,338 

280  • 

10,238 

216,5 

10,328 

310 

10,196 

220 

10,323 

325 

10,175 

250 

10,281 

t 

calcolata 

220° 

10,317 

271° 

10,253 

325° 

10,185 

—  23  — 

«  Il  coefticente  di  dilatazione  della  lega  liquida  è 

a  =  0,0001362 
mentre  quello  della  lega  allo  stato  postoso 

«'=0,0000581 
«  Se  si  suppone  che  la  variazione  di  volume  della  lega  fusa,  al  disotto 
di  170°  si  mantenga  uniforme,  allora  sia  dall'esame  della  curva  opportuna- 
mente prolungata  sia  in  base  al  valore  di  a1,  si  ricava  che    la    densità    di 
essa  alla  temperatura  di  fusione  è  data  da 

DT'  =  10,382 
per  cui  risulta 

J  =  0,42. 
«  La  lega  aumenta  di  densità  solidificando. 

«  Calcolando  alla  solita  maniera  la  densità  della  lega,  con  quella  dei 
metalli  si  ha 

D 

trovata  differenza 

10,323  -f  0,006 

10,251  —0,002 

10,175  —0.010 

«  A  temperature  relativamente  basse,  la  formazione  della  lega  liquida 
è  accompagnata  da  piccolissima  contrazione  ;  per  le  temperature  più  elevate 
da  leggera  dilatazione.  Le  variazioni  sono  però  così  piccole,  che  cadono  entro 
il  limite  degli  errori  possibili  di  osservazione. 

«  Calcolando  anche  qui  il  coefficente  di  dilatazione  del  bismuto  in  fun- 
zione di  quelli  della  lega  e  dello  stagno  risulta 

a"  =  0,0001396 
analogamente  la  densità  del  bismuto  liquido  alla  temperatura  di  fusione  la 
quale  è  riuscita: 

DJ  =  10,0336. 

VI.  Lega.  90  Pb  -f- 10  Sb. 

«  Alle  leghe  finora  studiate  ne  abbiamo  aggiunte  altre  cinque;  due  di 
piombo  e  antimonio,  e  tre  di  cadmio  e  zinco. 

«  Scopo  delle  nostre  ricerche  si  era  di  determinare  almeno  approssima- 
tivamente la  densità  posseduta  dall'antimonio  e  dallo  zinco  allo  stato  liquido; 
e  ciò  senza  ricorrere  alla  misura  diretta  che  riuscirebbe  difficilissima  col 
metodo  dilatometrico. 

«  Dai  risultati  che  ora  comunichiamo  si  vedrà  sino  a  qual  punto  siamo 
arrivati  nella  soluzione  del  problema  propostoci. 

«  La  lega  VI  l'abbiamo  studiata  con  un  dilatometro,  col  quale  è  stata 
sottoposta  a  tre  serie  di  determinazioni.  Dalla  posizione  alla  quale  la  lega, 
allo  stato  solido,  arrivava  nel  cannello,  abbiamo  trovato  per  essa 

DTS  =  10,3059. 


—  24  — 
«  La  tabella  XIII  contiene  i  risultati  delle  esperienze. 


Wss. 


t,55937 


Tabella  XIII. 

Dilatometro  XI. 
P  =  47,0965 


30  =  0,00479 


la  Serie 

2a  Serie 

3a  Serie 

t 

D 

t 

D 

t 

D 

260°4 

10,1330 

2654 

10,1162 

255°4 

KM515 

293,7 

in.0790 

293,6 

10,0809 

271 

10,1086 

317,5 

10,0539 

321,0 

10,0466 

346 

10.01  1!» 

351,5 

10,009 

»  Kappresentando  graficamente  la  densità  della  lega  alle  varie  tempera- 
ture si  ottiene  una  curva  costituita  da  due  tratti  rettilinei  :  il  primo  va  da 
255°, 4  sino  a  2(55°;  l'altro  da  265°  a  350°  ed  è  meno  inclinato  del  primo 
rispetto  all'asse  delle  ascisse.  Non  diamo  la  figura  di  tale  curva  essendo 
essa  molto  semplice  e  avendo  forma  simile  a  quella  delle  leghe  di  piombo 
e  stagno  contenenti  un  eccesso  di  uno  dei  due  metalli,  sopra  la  lega  chi- 
mica Pb  Sn3. 

«  La  temperatura  i ,  '  =  265°  alla  quale  la  lega  è  satura  del  metallo 
che  vi  si  trova  in  eccesso  è  poco  diversa  dal  valore  ix  =258,8  trovata  collo 
studio  del  raffreddamento  della  lega  medesima. 

«  Dalla  curva  si  ricavano  i  seguenti  valori  della  densità  della  lega  fusa. 

Tabella  XIV. 
Densità  della  lega  90  Pb  +  10  Sb  fra  250°  e  350°. 


t 

D 

t 

D 

250° 

10,171 

300 

10,0735 

265 

10,116 

325 

10,0425 

280 

10,098 

350 

10,0115 

«  Il  coefficente  di  dilatazione  della  lega  perfettamente  liquida  è 

Ci  =  0,0001228. 
«  Nel  periodo  nel  quale  la  lega  non  è  perfettamente  fusa  fra  r  e  205° 
il  coefficente  di  variazione  di  volume  è 

a'  =  0,000368 

col  quale  si  calcola  la  densità  della  lega  fusa  a  t 

LV  =  10,1846. 


—  25  — 

«  Ne  viene  da  ciò  che  la  lega  solidificando  subisce    l'aumento   percen- 
tuale di  densità 

J  =  1,094. 

«  Il  calcolo  del  coefficente  di  dilatazione  dell'antimonio  dà  per  esso 

«"=0,000088. 
«  A  350°  ricorrendo  alla  solita   forinola  si  ricava  per    densità    dell'an- 
timonio liquido 

D  =  6,6368 

per  cui  ammessa  eguale  a  .432  la  temperatura  del  metallo 

DT*  =  6,59  ». 


Fisica  terrestre.  —  Sulle  correnti  telluriche.  Nota  preliminare 
di  Angelo  Battelli,  presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  Kiferisco  brevemente  in  questa  Nota  preliminare  i  risultati  delle  espe- 
rienze che  ho  fatte  sulle  correnti  telluriche  nei  mesi  di  agosto,  settembre  e 
ottobre  1887.  La  Memoria  completa  comparirà  negli  «Annali  di  Meteorologia 
Italiana  » . 

«  Alla  massima  parte  dei  lavori  che  antecedentemente  erano  stati  eseguiti 
intorno  a  questo  soggetto  esisteva  l'inconveniente  di  aver  fatto  uso  di  linee 
telegrafiche,  nelle  quali  le  correnti  telluriche  restavano  spesso  coperte  da 
correnti  dovute  ad  azioni  chimiche  o  ad  azioni  termoelettriche.  E  nei  rari 
lavori  (di  Lamont,  di  Galli  e  di  Wild),  non  furono  soddisfatte  che  in  parte 
soltanto  le  condizioni  necessarie  per  ottenere  dei  risultati  sicuri,  come  mostrerò 
nella  Memoria  completa.  Inoltre  anche  in  questi  lavori  era  ignoto  il  valore 
della  forza  elettromotrice  dovuto  al  contatto  delle  lamine  col  terreno,  ed  era 
pure  ignoto,  tranne  in  quello  di  Lamont,  il  valore  della  polarizzazione  delle 
lamine  per  effetto  della  corrente  tellurica. 

«  Per  ovviare  principalmente  a  questi  ultimi  due  difetti,  io  ho  fatto  delle 
esperienze  preliminari  in  laboratorio  per  scegliere  il  metallo  da  porre  sotterra  : 
e  avuto  riguardo  a  tutte  le  circostanze,  ho  preferito  la  stagnola.  Con  questi) 
ho  rivestite  delle  lastre  di  legno  quadrate  di  un  metro  e  mezzo  di  lato,  e 
poi  le  ho  ricoperte  da  ogni  parte  con  cuscini  alti  50  centimetri  e  formati  di 
terra  tolta  dalla  fossa  dove  dovevano  essere  sepolte  le  lamine,  e  ben  compressa 
su  di  esse,  e  tenutavi  aderente  mediante  robusti  reticolati,  fatti  con  aste  di 
legno  e  con  funi. 

«  Sovra  un  tavolato  ben  isolato  dal  suolo,  feci  poi  disporre  un  alto  strato 
della  stessa  terra,  e  alle  due  estremità  vi  feci  scavare  due  fosse  che  potes- 
sero contenere  due  delle  lastre  colla  loro  copertura.  Indi  congiunti  i  fili  isolati, 
che  uscivano  dai  cuscini  di  terra  e  che  erano  saldati  alla  stagnola,  con  un 
apparecchio  che  serviva  a  misurare  col  metodo  di  compensazione  la  forza 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem.  I 


—  20   — 

elettromotrice  della  coppia  così  formata.  Queste*  misure  furono  ripetute  più 
volte  in  diverse  circostanze,  prima  e  dopo  delle  osservazioni  sulle  correnti 
telluriche,  e  si  ottennero  sempre  risultati  discretamente  concordanti. 

«  Furono  così  studiate  due  coppie  di  lamine  ;  quelle  costituenti  la  prima 
coppia  furono  poi  collocate  nella  direzione  del  meridiano  magnetico,  alla 
distanza  di  un  chilometro  l'ima  dall'altra,  e  alla  profondità  di  metri  3,  20 
sotto  il  suolo  ;  quelle  costituenti  la  seconda  coppia  furono  collocate  nella  dire- 
zione perpendicolare  al  meridiano  magnetico,  alla  stessa  profondità,  e  alla 
stessa  distanza  fra  di  loro.  Il  luogo  delle  esperienze  era  una  vasta  pianura 
senza  inclinazione  sensibile,  nel  comune  di  Riva  presso  Chiesi. 

«  I  fili  isolati  che  uscivano  dalle  fosse  venivano  posti  in  comunicazione 
col  filo  della  linea  rispettiva,  mediante  larghi  bicchieri  pieni  di  mercurio,  e 
ben  difesi  dal  sole  e  dalla  pioggia.  11  filo  costituente  ciascuna  linea,  era  for- 
mato di  due  fili  di  ferro  zincato  del  diametro  di  tre  millimetri,  il  quale 
partendo  dai  bicchieri  di  mercurio,  andava  ad  un  casolare  appositamente 
costruito,  dove  veniva  messo  in  comunicazione  con  un  galvanometro.  I  fili 
erano  sostenuti  da  pali  da  telegrafo,  ma  da  essi  perfettamente  isolati,  ed 
erano  interi  (senza  alcuna  congiunzione)  dalle  fosse  al  casolare.  Così  si  evi- 
tarono forze  termoelettromotrici. 

«  Per  conoscere  bene  il  comportamento  delle  correnti  telluriche  era  neces- 
sario prendere  in  considerazione  non  i  valori  delle  correnti  osservate  nei  fili 
della  linea,  ma  quelle  delle  differenze  'li  potenziale  fra  i  due  punti  del  suolo 
in  cui  erano  sepolte  le  lastre.  Per  ottenere  una  forinola  che  mi  desse  queste 
differenze  per  mezzo  delle  correnti  indicate  dai  galvanometri.  ho  fondato  il 
ragionamento  sulla  supposizione  che  La  terra  per  linee  brevi,  quali  erano  le 
mie,  potesse  considerarsi  come  un  conduttore  piano  indefinito,  e  che  la  sua 
resistenza  rimanesse  costante  nel  tempo  della  misura.  Chiamando  E  la  diffe- 
renza di  potenziale  che  sarebbe  esistita  fra  due  punti  a  e  b  della  terra  quando 
non  vi  fosse  stata  la  diramazione  del  filo  esterno;  e  la  t'orza  elettromotrice 
dovuta  al  contatto  delle  lamine  col  suolo;  ìi  la  resistenza  opposta  alla  corrente 
del  terreno  fra  le  due  lamine  stesse,  r  quella  del  filo  che  le  congiungeva, 
ho  trovato  che  l'intensità  della  corrente  che  effettivamente  percorreva  il  filo 
che  era  dato  da 

T  _  E  +  * 
~  R  -f-  /■ 

«  Inserendo  poi  nel  filo  una  resistenza  q  si  aveva 


R  +  r  +  Q 

«  Da  queste  due  eguaglianze  essendo  conosciuta  e  si  potevano  ricavare 
E  ed  R.  Però  ho  fatto  generalmente  ambedue  queste  misure  soltanto  due  volte 
la  settimana  :  e  del  resto  facevo  le  letture  del  galvanometro  di  5  in  5  minuti 


—  27  — 

tutti  i  giorni  dal  6h  del  mattino  alle  10h  di  sera,  e  datali  letture  deducevo  diret- 
tamente i  valori  di  E,  recandovi  la  correzione  dovuta  alla  polarizzazione,  e 
quella  dovuta  ai  mutamenti  di  /•  ed  anche  talvolta  di  R.  Ho  trovato  cosi  che 
nel  luogo,  in  cui  avevo  riposte  le  mie  esperienze,  la  differenza  di  potenziale 
fra  due  punti  della  terra  distanti  un  chilometro  nella  direzione  del  meridiano 
magnetico  era  compresa  fra  0,000680  Volta  e  0,000810  Volta  e  nella  dire- 
zione perpendicolare  era  compresa  fra  0,00150  Volta  e,  0,00185  Volta  nei 
tempi  in  cui  la  corrente  stessa  aveva  un  andamento  regolare.  Ma  in  momenti 
di  rapide  ed  improvvise  variazioni,  assumeva  valori  molto  più  grandi. 

«  La  direzione  delle  correnti  telluriche  nella  linea  del  meridiano  magne- 
tico, era  da  Nord  verso  Sud  e  nella  linea  a  questa  perpendicolare  da  Est  verso 
Ovest.  Cosicché  la  vera  direzione  della  corrente  tellurica  era  da  N-E  verso 
S-0  ;  e  l'angolo  di  questa  direzione  col  meridiano  magnetico  era  di  circa  66° 
da  Nord  verso  Est.  Tale  angolo,  considerando  il  meridiano  come  fisso,  variava 
in  modo  uniforme  nei  giorni  in-  cui  la  corrente  si  manteneva  calma  :  al  mattino 
andava  crescendo  finché  raggiungeva  un  massimo  circa  le  7h  30  ani,  poi  dimi- 
nuiva fino  a  raggiungere  un  minimo  circa  le  llh  ant.  ;  dopo  di  che  riprendeva  ad 
aumentare  fino  a  un  nuovo  valore  massimo  circa  le  7h  pom.  e  finalmente  a  dimi- 
nuire fino  a  nuovo  valore  minimo  poco  dopo  le  10h  pom.  Sarebbe  risultato  dalle 
mie  esperienze  un  andamento  abbastanza  regolare  anche  per  le  medie  giornaliere 
di  tali  angoli,  le  quali  andrebbero  ora  aumentando  ora  diminuendo,  passando 
successivamente  per  valori  massimi  e  minimi.  Nei  tempi  in  cui  la  corrente  tel- 
lurica soffriva  variazioni  irregolari  non  si  aveva  alcuna  legge  intorno  al  senso 
della  corrente  stessa,  e  intorno  ai  mutamenti  a  cui  esso  poteva  andar  soggetto. 

a  Ho  calcolato  poi  i  valori  della  caduta  del  potenziale  nella  direzione 
stessa  in  cui  la  corrente  tellurica  passava  nel  luogo  delle  mie  esperienze,  e 
ne  ho  determinato  le  variazioni  giornaliere,  e  sono  giunto  alla  conclusione 
che  la  forza  elettromotrice  di  tale  corrente,  che  ho  chiamato  principale,  aveva 
un  andamento  giornaliero  regolare;  a  cominciare  dal  mattino  andava  diminuendo 
fino  a  raggiungere  un  minimo  circa  le  9h  ant.  poi  cominciava  a  crescere  e 
raggiungeva  un  massimo  circa  le  a  3h  1/2  pom.  e  finalmente  riprendeva  a 
diminuire  senza  che  generalmente  alle  IO  pom.  si  fosse  raggiunto  ancora  un 
minimo.  Pare  che  anche  le  medie  giornaliere  della  forza  elettromotrice  della 
corrente  tellurica  principale  avessero  un  andamento  abbastanza  regolare;  ma 
l'esperienze  fatte  non  sono  ancora  sufficienti  per  poterlo  decifrare.  Avendo 
inoltre  determinato  esattamente  la  caduta  del  potenziale  nelle  duo  direzioni 
S  E  S  0,  i  valori  ottenuti  concordavano  molto  bene  coi  valori  ricavati  dalle 
proiezioni  della  caduta  di  potenziale  a  cui  è  dovuta  la  corrente  tellurica 
principale  sovra  le  due  direzioni  stesse. 

u  Ho  anche  fatto  ricerca  delle  relazioni  che  le  cori  enti  telluriche  hanno 
coi  fenomeni  meteorologici,  e  cogli  elementi  del  magnetismo  terrestre.  Ecco 
i  risultati  a  cui  sono  giunto  rispetto  alle  prime: 


—  28  — 

*a)  Non  passa  alcuna  relazione  fra  lo  stato  igrometrico  dell'aria  e  le 
correnti  telluriche. 

«  b)  La  rugiada  e  la  brina  non  alterano  né  l'andamento,  né  i  valori 
delle  correnti  telluriche. 

«  e)  Generalmente  durante  la  pioggia  le  correnti  telluriche  non  soffrono 
alterazioni  sensibili,  se  si  eccettuino  quelle  piccolissime  che  possono  essere 
prodotte  dalla  variazione  di  resistenza  del  suolo  le  quali  però  non  nascondano 
affatto  l'andamento  delle  correnti  stesse  ;  e  soltanto  al  vedere  delle  prime 
goccie  si  osservano  variazioni  repentine  dovute  probabilmennte  a  irregolare 
mutamento  del  potenziale  elettrico  nei  diversi  punti  del  suolo,  per  effetto  di 
elettricità  comunicata  dalla  pioggia  stessa,  o  per  effetto  dell'induzione  eser- 
citata dall'elettricità  delle  nubi.  Si  ha  pure  una  variazione  repentina  ad  ogni 
lampo,  dovuta  certamente  all'effetto  prodotto  nel  suolo  dalla  scarica  elettrica. 

«  d)  Nei  tempi  in  cui  le  correnti  telluriche  hanno  un  andamento  rego- 
lare, le  loro  variazioni  non  hanno  alcun  rapporto  con  quelle  della  differenza 
dei  potenziali  elettrici  dell'atmosfera  fra  le  due  estremità  della  linea  in  cui 
si  osserva  la  corrente.  Semina  invece  che  esista  una  relazione  fra  i  mutamenti 
irregolari  della  corrente  tellurica,  e  quelli  della  differenza  dei  potenziali 
elettrici  dell'atmosfera. 

ne)  L'evaporazione  alla  superficie  della  terra  non  esercita  un'influenza 
sensibile  sulle  correnti  telluriche. 

-  /')  Non  si  riscontrò  alcuna  relazione  fra  l'andamento  giornaliero  e 
mensuale  delle  correnti  telluriche  e  quello  della  temperatura  dell'aria  e  della 
pressione  atmosferica. 

«  I  risultati  poi  ottenuti  intorno  alle  relazioni  fra  le  correnti  telluriche 
e  gli  elementi  del  magnetismo  terrestre  sono  : 

«  m)  Le  correnti  telluriche  non  possono  avere  influenza  senza  la  compo- 
nente verticale  del  magnetismo  terrestre. 

-  n)  Così  nei  tempi  di  calma,  come  in  quelli  di  burrasca  magnetica,  le 
variazioni  giornaliere  e  mensuali  della  corrente  N  S,  concordano  molto  bene 
con  quelle  della  declinazione  e  le  variazioni  della  corrente  E  0  con  quelle 
della  intensità  orizzontale  del  magnetismo  terrestre. 

n  p)  Le  variazioni  delle  correnti  telluriche  precedono  quasi  sempre  di 
alcuni  minuti  le  variazioni  corrispondenti  degli  elementi  magnetici  rispettivi. 
Cosicché  si  è  indotti  a  credere  che  le  correnti  telluriche  siano  la  cagione  delle 
variazioni  regolari  ed  irregolari  del  magnetico  terrestre  colle  nostre  latitudini. 

«  Chiudo  questa  Memoria  ringraziando  vivissimamente  il  prof.  Nac- 
cari  il  quale  ha  lasciato  a  mia  disposizione  tutti  gli  apparecchi  che  in  queste 
esperienze  poteva  porgermi  il   gabinetto   di  fisica  dell'Università   di  Torino. 

«  Io  ho  cercato  d'impiegare  tutti  gli  scarsi  mezzi  di  cui  potevo  disporre 
per  contribuire  alla  soluzione  di  questo  oscuro  problema,  che  andrebbe  affron- 
tato  con   mezzi   potenti   su    vasta   scala.  Se  il  mio   studio  avrà  giovato  ad 


—  29   — 

aggiungere  alcun  che  alle  nostre  conoscenze  su  questa  importantissima  parte 
della  fisica  terrestre,  avrò  sufficente  compenso  alle  gravi  spese  ed  ai  sacrifici 
di  più  sorta  che  ho  dovuto  sostenere  ». 


PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Pervennero  all'Accademia  le  seguenti  pubblicazioni  di  Soci  e  di  estranei  : 
A.  De  Zigno.   Aatracoterio   di  Monteviale.  —  Quelques  observdtions 
sur  les  Siréniens  fossiles. 

G.  Paris.  La  Littéralure  francaise  au  moyen  àge  {XF-XIVe  siede). 

G.  Castelli.  L'età  e  la  patria  di  Quinto  Curzio  Rufo.  Voi.  I.  Pre- 
sentato dal  Socio  Ferri. 

G.  Bernardi.  Tavole  dei  quadrati  e  dei  cubi  dei  numeri  interi  da 
1  a  1000,  ecc.  Presentata  dal  Corrispondente  Siacci. 

C.  Malagola.  Statuti  delle  Università  e  dei  Collegi  dello  studio  Bo- 
lognese. Inviati  in  dono  dall'Università  di  Bologna. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

11  Socio  straniero  F.  C.  Donders  inviò  una  lettera  di  ringraziamento 
per  le  felicitazioni  e  gli  auguri  che  l'Accademia  gl'indirizzava  in  occasione  del 
suo  70°  anniversario. 


CORRISPONDENZA 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  E.  Accademia  di  scienze  e  lettere  di  Copenaghen  ;  la  Società  di  storia 
naturale  di  S.  Ottawa;  l'Accademia  delle  scienze  di  Nuova  York  ;  la  Società 
filosofica  di  Cambridge;  l'Istituto  nazionale  di  Ginevra;  la  R.  Biblioteca  di 
Berlino  ;  il  Collegio  navale  di  Cambridge  ;  l' Istituto  meteorologico  rumeno  di 
Bucarest;  il  Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Annunciarono  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni: 

La  Società  antropologica  di  Vienna;  la  Società  di  fìsica  e  di  medicina 
di  Erlangen;  la  Società  di  storia  patria  di  Breslau;  l'Istituto  Smithsoniano 
di  Washington:  il  Collegio  degl'ingegneri  ed  architetti  di  Palermo. 

P.  B. 
I).  C. 


31  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DEL, LA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

pervenute  all'Accademia  sino  al  15  luglio  1888. 


Archeologia.  Il  Socio  Fiorelli  trasmette  il  fascicolo  sui 
rinvenimenti  di  antichità  per  lo  scorso  mese  di  ghigno  e  lo  accom- 
pagna con  la  Nota  seguente: 

«  Il  nuovo  fascicolo  comincia  con  l'ultima  parte  del  lavoro  del  prof.  Ghi- 
rardini  intorno  all'antichità  del  fondo  Baratela  presso  Este  (Regione  X).  Vi 
si  discorre  delle  epigrafi  euganee  quivi  rinvenute,  di  altri  titoli  pure  euganei 
dell'agro  atestino,  e  di  altri  lavori    di    arte  non    conosciuti  per  lo  innanzi. 

«  Succedono  alla  monografia  del  Ghirardini  notizie  intorno  ad  un  ripo- 
stiglio di  monete  imperiali  scoperte  a  Lizzano  nella  provincia  di  Novara 
(Regione  XI),  quindi  altro  rapporto  sopra  un  sepolcro  con  bronzi  di  tipo  etrusco 
e  vasi  dipinti  esplorato  nel  territorio  di  Bibbiano  in  provincia  di  Reggio  d'Emilia 
(Regione  Vili)  ;  poscia  varie  relazioni  sopra  urne  con  leggende  etnische  dissot- 
terrate nel  territorio  di  Perugia  (Regione  VII)  ;  sopra  nuove  indagini  della 
necropoli  volsiniese  in  contrada  Cannicella  sotto  Orvieto  ;  e  sopra  un'iscrizione 
funebre  latina  del  territorio  di  Bolsena. 

«  Dal  suolo  di  Roma  (Regione  I)  continuarono  a  ritornare  in  luce  fram- 
menti epigrafici.  Un  pezzo  di  lapide  iscritto,  scoperto  presso  la  chiesa  di 
s.  Martino  ai  Monti,  portava  i  nomi  di  Severo  e  Caracalla,  e  spetta  all'anno 
203  dell'e.  v.  Due  altri  pezzi  scavati  nel  luogo  medesimo  appartengono  ad 
un  antico  calendario  inciso  con  belle  lettere  di  età  augustea,  su  grande  tavola 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  5 


—  32  — 

di  marmo.  Il  primo  di  questi  si  riferisce  ai  primi  tre  giorni  di  aprile  ed  ai 
quattro  primi  giorni  di  maggio;  il  secondo  ai  giorni  dal  18  al  29  di  aprile. 
Il  luogo  del  trovamento,  le  particolarità  della  paleografia,  il  numero  dei  giorni 
danno  fondato  motivo  per  credere  che  cotesti  frammenti  spettino  a  quei  mede- 
simi fasti  calendari  che  si  chiamano  Esauilini,  e  che  contengono  le  indicazioni 
proprie  dei  giorni  20-31  maggio,  18-30  giugno  (cfr.  C.  I.  L.  I,  p.  310  n.  VII). 

«  Nell'area  del  Castro  Pretorio  sopra  un  pavimento  in  musaico  si  è  sco- 
perto un  cippo  votivo  con  iscrizione  alla  Fortuna  restitutriee,  dedicato  da 
un  tribimo  il  cui  nome  venne  abraso. 

«  Ma  la  scoperta  più  importante  è  avvenuta  nei  lavori  del  Tevere.  De- 
molendosi un  vecchio  muro  di  rincontro  al  vicolo  del  Polverone,  nell'area  già 
occupata  dal  giardino  del  Palazzo  Farnese,  sono  stati  recuperati  nei  giorni 
ultimi  di  giugno  quattordici  pezzi  della  pianta  marmorea  capitolina.  Non  è 
necessario  ricordare  come  questi  avanzi  preziosissimi  della  topografia  urbana 
dissotterrati  nel  Foro  Romano  nel  secolo  XVI,  fossero  rimasti  nel  palazzo  Farnese 
fino  al  1742,  quando  sotto  il  pontificato  di  Benedetto  XIV  passarono  in  Campi- 
doglio. Né  anche  è  questo  il  luogo  per  trattare  la  lunga  questione  intorno  ai  pezzi 
della  detta  pianta  che  andarono  smarriti,  questione  che  potrà  in  molte  parti 
essere  sciolta  con  lo  studio  di  quelli  ora  recuperati,  e  che  senza  dubbio,  tolti 
dal  numero  degli  altri  che  si  conservarono  nella  casa  farnesiana  fino  al  17  1:! 
vennero  adoperati  per  l'uso  ignobile,  nel  muro  del  giardino  sulla  sponda  si- 
nistra del  Tevere.  Mi  basti  per  ora  dare  l'annunzio  della  pregevolissima  sco- 
perta, ed  aggiungere  che  per  disposizione  del  Ministero  dell'Istruzione  Pub- 
blica i  pezzi  recuperati  sono  stati  destinati  alle  raccolte  antiquarie  del  Cam- 
pidoglio, per  essere  esposti  unitamente  agli  altri  della  famosa  pianta  capitolina. 

«  Nuove  indagini  si  fecero  nel  tempio  di  Diana  nemorense  presso  il  lago 
di  Nemi,  e  vi  si  scoprirono  altri  avanzi  della  solita  stipe  votiva,  cioè  monete 
in  bronzo  di  coniazione  campana,  lucerne  fittili  ed  utensili  comuni.  Va  notata 
una  iscrizione  votiva  a  Giunone,  recuperata  in  questi  nuovi  scavi,  e  che  di- 
mostrerebbe come  anche  la  regina  degli  dei  avesse  avuto  nel  santuario  ne- 
morense un  particolare  sacello. 

«  Varie  epigrafi  latine  si  ebbero  dalla  Marsica.  Una,  scoperta  presso  il 
villaggio  le  Case  Santa  Croce  nel  comune  di  Canistro,  nella  valle  del  Liri, 
non  lungi  dal  luogo  ove  sboccano  in  questo  fiume  le  acque  del  Fucino  per 
l'antico  emissario,  porta  una  dignità  municipale  di  Alitino  de  Marsi,  e  giova 
allo  studio  dell'antica  topografia. 

«  In  Regio  di  Calabria  (Regione  III)  fu  aggiunto  al  Museo  civico  uu 
bel  frammento  d'iscrizione  greca  agonistica  recuperato  nelle  demolizioni  del 
muro  medioevale  presso  la  Candelora.  Si  ebbe  pure  un  piccolo  avanzo  di  iscri- 
zione greca-bizantina  forse  di  qualche  sacello  dedicato  alla  Madonna. 

«  Copiose  notizie  di  rinvenimenti  appartengono  alla  Sardegna.  In  Ca- 
gliari si  esplorarono  parecchie  tombe  nel  fondo  la  botanica,  dove  estendevasi 


—  33  — 

la  necropoli  Calaritana.  La  suppellettile  funebre  recuperata  è  ingenerale  di 
età  romana,  salvo  alcuni  oggetti  che  accennano  ad  età  anteriore.  Tra  questi 
è  un  cippo  con  iscrizione  probabilmente  fenicia,  esposto  ora  nelle  raccolte  di 
quel  Museo. 

«  In  Portotorres  si  recuperarono  parecchi  antichi  marmi  nei  lavori  dei- 
porto,  e  dal  suolo  dell'antica  Oblia  in  Terranova  Pausania  provennero  vari 
frammenti  lapidari  latini,  e  mattoni  con  bolli  di  fabbrica. 

«  Dal  territorio  stesso  di  Olbia  e  precisamente  dal  villaggio  di  Telti  si 
ebbero  infine  alcune  iscrizioni,  ed  antichità  varie,  che  confermano  doversi  quivi 
collocare  un  centro  abitato  dell'età  romana». 


Etnografìa.  —  Collezione  etnografica  dell'  isole  dell' Ammira- 
gliato esistente  nel  Museo  Preistorico  di  Roma.  Nota  del  dottore 
G.  A.  Colini,  presentata  dal  Socio  Pigorini. 

«  L'arcipelago  dell'Ammiragliato  situato  ad  0.  della  Nuova  Annover  fra 
1°  40'  e  3°  30'  lat.  S.  e  145°  30'  e  148°  30'  long.  E.,  si  compone  di  una 
grande  isola  chiamata  generalmente  nelle  carte  col  nome  dell'  Arcipelago  (!), 
e  di  molte  altre  piccole  fra  le  quali  la  principale  è  quella  di  Gesù  e  Maria. 

«  Scoperto  nel  1616  da  Le  Maire  e  Schouten  che  lo  chiamarono  Ven- 
ticinque isole,  fu  veduto  nel  1767  dal  capitano  Filippo  Carteret  da  cui  rice- 
vette il  nome  attuale,  e  dopo  di  lui  fu  visitato  nel  1781  dal  capitano  Fran- 
cesco Maurelle  e  nel  1792  dal  D'Entrecasteaux  e  dal  Labillardière  (2).  Tut- 
tavia le  informazioni  più  complete  e  più  particolareggiate  intorno  a  quegli  in- 
digeni si  debbono  al  Miklucho-Maclay  e  al  prof.  Moseley  :  il  primo  visitò  quelle 
isole  dal  1876  al  1883  ;  l'altro,  che  fece  parte  come  naturalista  della  spe- 
dizione scientifica  inglese  sullo  Challenger,  si  trattenne  alla  costa  N-O.  del- 
l'isola dell'Ammiragliato  a  Nares  Harbour  dal  3  al  10  marzo  1875  (3). 

«  Le  popolazioni  dell'Ammiragliato  sono  melanesiane.  Il  Turner  nei  crani 

0)  Il  capitano  Francesco  Maurelle  la  chiamò  Bosco  {Beport  ori  the  scientific  results 
of  the  voyage  of  H.  M.  S.  Challenger  during  the  ijears  1873-76.  —  Narrative,  voi.  I, 
parte  2,  1885,  cap.  XVII,  p.  699).  I  nativi  dell'  isola  Agomes  o  Hermit,  discendenti  dalla, 
popolazione  dell' Ammiragliato,  la  riconoscono  sotto  il  nome  di  Taui:  è  quindi  molto 
probabile,  secondo  l'opinione  del  Miklucbo-Maclay,  che  questo  sia  il  nome  indigeno  non 
ancora  dimenticato  dagli  emigranti  (  Ver h.  d.  Berliner  Gesellsch.  f.  Anthr.  ecc.,  1878,  p.109). 

(2)  Meinicke  C,  Die  Inseln  des  Stillen  Oceans,  Lipsia,  1875-76,  parte  Ia,  lib.  IT. 
sez.  2,  cap.  I,  p.  142-43;  Bep.  cit,  voi.  I,  parte  2,  p.  696-9. 

(3)  Moseley,  Journ.  Anthr.  Inst.  of  Great  Britain  ecc.,  voi.  VI,  p.  379;  Miklucho 
Maclay,  Verh.  d.  Berliner  Gesellsch.  f.  Anthr.  ecc.,  1876,  p.  290-1,  con  tav.  ;  1878, 
p.  109,  con  tav.;  1882,  p.  576;  Arch.per  VAntr.  e  la  Etn.  de]  prof.  Mantegazza,  voi.  XII. 
p.  333.  Per  altre  comunicazioni  fatte  dal  Miklucho-Maclay  all'  imp.  Società  russa  di  geo- 
grafia confr.  i  riassunti  \\e\Y  Ausland,  1883,  p.  644;  Bev.  & Anthr.,  di  Parigi,  1883,  p.  484. 


—  34  — 

] tortati  dallo  Challenger  trovò  in  modo  notevole  pronunziati  i  caratteri  distin- 
tivi di  questa  razza  (').  Nel  loro  linguaggio  è  singolare  che  i  vocaboli  pei 
numeri  8  e  9  sono  formati  per  sottrazione,  detraendo  cioè  rispettivamente  da  lo 
i  numeri  2  ed  1,  sistema  seguito  da  alcuni  Indiani  dell'America  settentrionale, 
dagli  Àino  di  Tesso  e  dai  Micronesi  dell'isola  Yap  (Caroline  Occidentali).  Il 
loro  cibo  vegetale  consiste  specialmente  nel  sagù  e  nella  noce  del  cocco,  ma  col- 
tivano inoltre  in  piccole  quantità  il  Caladium  esculentum  (taro)  e  i  banani, 
ed  hanno  una  canna  da  zucchero  di  qualità  superiore  a  quella  della  Baia  di 
Humboldt.  Allevano  un  numero  notevole  di  porci;  i  cani  invece  sembrano 
-'•arsi,  poiché  riuscì  al  Moseley  di  vederne  solamente  due  (-)• 

«  Confrontando  i  racconti  dei  primi  viaggiatori  coi  risultati  delle  più 
recenti  esplorazioni,  pare  che  questi  Melanesi  nel  lungo  spazio  di  tempo 
decorso  dopo  le  prime  relazioni  con  gli  Europei  abbiano  poco  modificato  i  loro 
usi,  e  che  la  civiltà  abbia  esercitato  sopra  i  loro  costumi  un'influenza  molto 
limitata.  Infatti  all'epoca  della  visita  dello  Challenger  mostravano  la  più  alta 
meraviglia  n eli' osservare  la  bianchezza  degli  Europei  sotto  gli  abiti,  non  com- 
prendevano l'uso  del  tabacco,  nò  delle  pipe,  ne  degli  specchi;  cercavano  di 
adattare  questi  ultimi  sulla  testa  e  sul  petto  a  guisa  di  ornamenti.  Possede- 
vano asce  di  ferro,  ma  non  sapevano,  lavorare  questo  metallo;  perciò  ricusa- 
vano i  pezzi  che  non  potevano  immediatamente  essere  messi  in  uso,  e  preferivano 
specialmente  i  piccoli  frammenti  di  cerchi  per  faine  teste  di  asce.  Si  mo- 
stravano desiderosi  di  commerciare,  offrendo  tartaruga  di  varie  qualità,  di  cui 
conoscevano  il  valore  relativo.  Non  avevano  però  molta  conoscenza  delle  merci 
europee,  così  che  accettarono  vecchi  giornali  tedeschi  credendoli  stoffe  di 
maggior  pregio,  tinche  cadde  la  pioggia.  Avevano  già  imparato  a  fabbricare 
pel  commercio  asce  di  conchiglia  e  modelli  di  canotti,  i  quali  erano  così  male 
lavorati  come  gli  oggetti  che  ricevevano  in  cambio  (:{). 

«  Fra  i  prodotti  industriali  di  quelle  isole  da  lungo  tempo  attirarono  spe- 
cialmente l'attenzione  dei  viaggiatori  e  degli  studiosi  i  giavellotti.  Già  il 
Carteret  osservò,  che  avevano  la  punta  d'una  pietra  turchiniccia,  e  il  Labil- 
lardière  ne  diede  poi  la  figura  e  una  particolareggiata  descrizione  (4).  Ai  giorni 
nostri  furono  più  volte  illustrati  nelle  opere  di  Etnografia  generale  e  nei  Ca- 
taloghi dei  Musei,  ma  siccome  gli  esemplari  venuti  pei  primi  in  Europa 
erano,  almeno  in  gran  parte,  acquistati  a  Capo  York  dai  commercianti  di  ma- 
dreperla e  di  tartaruga,  così  non  si  avevano  idee  molto  esatte   intorno    alla 

(l)  Ti-rner,  Rep.  cit.,  voi.  I,  parte  2,  p.  730;  Zoologi/,  voi.  X.  parte  29,  Report  on 
the  human  skeleton*.  —  The  Cranio,  1884.  p.  51  :  .Tonni.  Anat.  and  Physiol.,  voi.  XVI.  p.  135. 

(»)  Moseley,  p.  382,  390-3,  402. 

(3)  Moseley,  p.  406-7,  412,  417-!». 

(4j  Carteret,  Voyages  autour  du  monde  delTHawkesworth,  trad.  frane,  Parigi,  1774. 
voi.  II,  cap.  VII,  p.  182;  Labillaidière,  Rei.  du  voy.  à  la  recherche  de  La  Pérouse,  Parigi, 
anno   Vili,   voi.  I,  p.  203- !.  Atlante,  tav.  XXXVIII.  fig.  25. 


loro  provenienza.  A  prova  del  fatto  basti  ricordare,  che  nel  celebre  lavoro  del 
Lubbock:  /  tempi  preistorici  e  l'origine  dell'incivilimento  (p.  72,  fig.  95-6), 
uno  di  tali  giavellotti  è  attribuito  ai  Neo-Caledoni  ('). 

«  Il  Museo  Preistorico  di  Roma  ne  possiede  una  bella  serie  :  alcuni  fu- 
rono inviati  nel  1873  alla  Società  geografica  italiana  dal  Beccali,  che  indub- 
biamente li  ricevette  dal  capitano  Redlich,  il  quale  visitò  l'arcipelago  del- 
l'Ammiragliato nel  settembre  del  1872  (2);  altri  erano  compresi  nelle  colle- 
zioni acquistate  recentemente  dal  dott.  Finsch  e  sono  dell'isola  Gesù  e  Maria  (ò). 

«  Le  parti  più  importanti  di  questi  giavellotti  sono  le  lame  consistenti  iu 
grandi  schegge  di  ossidiana,  con  una  faccia  liscia  più  o  meno  concava,  e  con 
una  costa  tagliente  in  rilievo  nel  mezzo  dell'altra.  Le  punte  ed  i  lati  sono 
per  lo  più  leggermente  ritoccati  per  renderli  affilati,  ma  le  facce  e  gli  an- 
goli sono  lasciati  rozzi  nello  stato  originale,  e  perciò  queste  cuspidi  sebbene 
sieno  in  generale  di  forma  triangolare,  pure  presentano  notevoli  differenze  ed 
irregolarità.  Qualche  scheggia  poi  essendo  per  se  stessa  tagliente,  è  stata 
messa  in  uso  senza  punto  ritoccarla.  L'orlo  inferiore,  secondo  il  Moseley, 
è  sempre  arrotondato  per  adattarlo  all'  asta.  I  diversi  esemplari  variano  al- 
quanto nella  grandezza.  Uno  dei  più  grandi,  senza  la  parte  conficcata  nel- 
l'asta, misura  20  centimetri  di  lunghezza  con  4  di  larghezza  alla  base  :  un 
altro  è  lungo  175  millimetri  e  largo  45,  mentre  il  più  piccolo  ha  45  mil- 
limetri di  lunghezza  e  40  di  larghezza.  Tali  cuspidi  sono  accuratamente 
conservate  entro  guaine  coniche  fatte  con  foglie  secche  di  banani,  e  sono  ta- 
glientissime  ed  appuntite.  I  nativi  indicano  le  montagne  dell'  interno  del- 
l'isola principale  come  luogo  di  provenienza  dell'ossidiana  (4). 

«  Le  punte  sono  unite  alle  aste  di  legno  o  di  canna,  flessibili  e  leg- 
gere, mediante  un  apparecchio  intagliato  nel  legno,  e  i  vari  pezzi  sono  quindi 

(')  Wood,  The  nat.  Just,  of  man,  Londra,  1880,  p.  302;  Tylor,  Anthropology,  Londra, 
1881,  p.  191,  fig.  58  a;  Ratzel,  Volkerkunde.  Lipsia,  1885-88,  voi.  II,  p.  240,  tav.,  fig.  1 
e  18;  Catal.  of  the  objects  of  ethn.  art  in  the  national  Gallery  publish.  by  direct,  ofthc 
Trustees  of  the  public  Library  and  Museums  of  Victoria,  Melbourne,  1878,  p.  111-4,  nn. 
153  A,  153  B,  153  C,  153  D;  Schmeltz  e  Krause,  Die  cthnogr.-anthr.  Abtheil.  des  Max. 
Godeffroy  in  Hamburg,  Amburgo,  1881,  p.  77-8,  nn.  3035-6,  p.  445,  n.  3479-81;  Mosel.v. 
p.  408-9    tav.  XX,  fig.  1-10;  Rep.  cit.,  voi.  I,  parte  2,  p.  718-20,  tav.  G  e  tav.  H,  fig.  1. 

(2)  Bollet.  Soc.  Geogr.  Italiana,  1873,  fase.  IV- V,  p.  64;  1874,  p.  481-2;  Journ. 
R.  Geograph.  Soc.  di  Londra,  1874,  p.  32. 

(3)  Original-Mitth.  aus  d.  ethn.  Abtheil.  d.  Kgl.  Museen  zu  Berlin,  anno  I,  fase.  2 
e  3,  p.  62. 

(4)  Sarebbe  di  grande  importanza  conoscere  come  sono  preparate  le  schegge  di  ossi- 
diana dai  Melanesi  dell'Ammiragliato,  ma  non  si  trova  in  proposito  alcuna  notizia,  <ììi 
antichi  Messicani,  che  usavano  largamente  dell'ossidiana  per  fare  armi,  utensili  ed  orna- 
menti, ottenevano  mediante  la  pressione  magnifiche  schegge,  con  cui  facevano  anche  col- 
telli e  rasoi.  Il  Cortes  vide  i  barbieri  nel  gran  mercato  di  Tlatetolco  radere  i  nativi  con 
simili  rasoi  (Torquemada  citato  dal  Lubbock,  /  tempi  preistorici,  ecc.,  p.  72-1;  Tylor, 
Anahuac,  Londra,  1861,  p.  97,  e  Appendice,  p.  331-2). 


—  36  — 

legati  insieme  con  sottili  cordoncini  e  fermati  solidamente  con  un  mastice 
tenacissimo  estratto  dal  frutto  del  Pariiiarium  laurinwm.  La  maggior  parte 
dei  giavellotti  hanno  l'intero  congegno  e  i  fili  nascosti  sotto  uno  spesso  strato 
di  questo  mastice  colorito  di  rosso,  sopra  cui  spiccano  figure  geometriche  nere 
circoscritte  da  linee  incise,  generalmente  dentellate,  riempite  di  bianco.  In 
altri,  decorati  con  maggiore  ricchezza  e  con  migliore  gusto,  il  mastice  è  usato 
più  parcamente,  e  i  fili  delle  legature  lasciati  scoperti  formano  figure  rom- 
boidali, triangolari  ecc.  colorite  di  bianco,  rosso  e  nero  e  ornate  con  semi 
di  Coix  lacryma  attaccati  simmetricamente. 

«  Gli  indigeni  dell'Ammiragliato  possiedono  un'enorme  quantità  di  queste 
armi  e  le  cedono  in  cambio  con  facilità.  Si  usano  gettandole  con  la  mano,  tanto 
in  guerra,  quanto  nella  caccia  dei  porci.  La  loro  lunghezza  negli  esemplari 
del  Museo  varia  da  ni.  1,49  a  1,93.  Uno  solamente,  più  lungo  degli  altri,  mi- 
sura m.  2,38,  e  si  distingue  per  la  grande  cuspide  di  ossidiana  quasi  come 
foglia  di  lauro,  accuratamente  ritoccata,  e  per  una  seconda  punta  di  spina 
di  pesce  conficcata  dietro  la  prima.  L'asta,  intagliata  e  colorita  con  ricerca- 
tazza  ed  abilità,  rappresenta  nella  parte  superiore  una  figura  di  donna  alta 
9  centimetri. 

«  I  nativi  dell'isole  dell'Ammiragliato  si  servono  altresì  delle  teste  dei 
giavellotti  a  guisa  di  coltelli,  rompendole  poco  sotto  il  punto  d'inserzione 
nelle  aste.  Generalmente  però  quando  le  schegge  di  ossidiana  si  destinano 
a  quest'uso,  sono  adattate  in  im  breve  manico  di  legno.  Nella  collezione  del 
Pinsch  abbiamo  uno  di  tali  utensili,  proveniente  dall'isola  Low  a  S-E.  di 
quella  di  Taui.  Ha  il  manico  di  legno,  conico,  spalmato  con  mastice,  colo- 
rito di  rosso  ed  ornato,  come  la  parte  superiore  dei  giavellotti,  con  incisioni 
bianche  e  fasce  nere.  L'intera  lunghezza  è  di  26  centimetri.  La  lama  è  trian- 
golare, lunga  13  centimetri,  e  larga  5  alla  base.  Simili  coltelli  essendo  ta- 
glientissimi,  si  adoperano  dagli  isolani  per  tatuarsi,  o  come  rasoi  per  radersi 
i  peli  del  viso,  compresi  quelli  dei  sopraccigli  ('). 

«  L'uso  che  quegli  indigeni  fanno  delle  schegge  di  ossidiana,  richiama 
alla  mente  uno  dei  caratteri  principali  delle  industrie  umane  nella  loro  in- 
fanzia. In  questo  periodo  le  armi  e  gli  utensili  non  erano  spesso  distinti,  ed 
un  medesimo  strumento  serviva  egualmente  a  rompere  i  crani  e  le  noci,  e  a 
tagliare  i  rami  degli  alberi  e  le  membra  degli  uomini.  La  somiglianza  poi 
che  vi  è  fra  queste  punte  e  le  cuspidi  di  selce  del  tipo  di  Moustier  (2),  pre- 
senta grande  interesse  per  gli  studiosi  dell'Archeologia  primitiva,  perchè  serve 
a  mostrare  il  diverso  uso  a  cui  tali  cuspidi  potevano  essere  destinate,  adat- 
tandole o  ad  un  breve  manico,  o  ad  una  lunga  asta  di  canna  o  di  legno. 

0)  Labillardière,  voi.  I,  p.  254;  Moseley,  p.  386,  401,  407,  tav.  XXI,  fig.  10;  Rep. 

cit.,  voi.  I,  parte  2a,  p.  717,  tav.  I.  fig.  1  e  2;  Miklucho-Maclay,  Verh.  cit.,  1878,  p.  Ili  ; 
Ratzel,  p.  240,  fig.  9-11. 

(2)  De  Mortillet,  Musée  Préhist.,  Parigi,  1881,  tav.  XI,  fig.  62-4;  X1T,   fig.  67-73. 


—  37  — 

«  Nelle  collezioni  del  Finsch  è  compreso  inoltre  un  curioso  pugnale  pro- 
veniente dall'isola  Gesù  e  Maria,  il  quale  ha  la  lama  di  spina  di  Trygon  (?), 
unita  mediante  mastice  al  manico  di  legno  leggero,  elegantemente  intagliato  (l). 
Tali  armi  sono  ricordate  nella  relazione  della  spedizione  scientifica  inglese, 
ma  non  vi  si  accenna  in  alcun  modo  al  loro  uso  (2).  Pugnali  poco  differenti 
si  trovano  nell'  isole  Palau,  ove  forse  servono,  scrive  il  Katzel,  per  tormen- 
tare i  prigionieri  e  per  infliggersi  ferite  in  segno  di  lutto  (3). 

«  Fra  gli  oggetti  del  Museo  Preistorico  che  probabilmente  spettano  al- 
l'isole dell'  Ammiragliato,  vi  ha  pure  una  piccola  ascia  con  testa  di  Tere- 
bra maculata,,  donata  dal  sig.  Luciano  Manara.  Sappiamo  dal  Moseley  che 
anche  all'epoca  della  sua  visita,  mentre  le  asce  di  Tridacna  e  di  ffippopus 
e  le  accette  di  pietra  erano  rarissime,  le  piccole  asce  invece  di  Terebra 
s'incontravano  abbastanza  di  frequente  in  quell'isole,  e  che  ciascun  uomo  ne 
portava  una  appesa  sulla  sinistra  spalla,  sebbene  nella  maggior  parte  dei 
casi  la  conchiglia  fosse  stata  sostituita  da  un  pezzo  di  cerchio  di  ferro  (4). 
L'esemplare  del  Museo  è  benissimo  conservato,  e  si  distingue  specialmente 
per  la  copia  e  pel  gusto  degli  ornamenti  del  manico,  che  consistono  in  in- 
tagli a  traforo  e  in  una  figura  di  coccodrillo.  Malgrado  però  che  la  gran- 
dezza, la  forma  e  sopratutto  le  decorazioni  richiamino  alla  mente  gli  uten- 
sili simili  e  le  arti  delle  isole  dell'Ammiragliato,  tuttavia  mancando  indi- 
cazioni precise,  è  difficile  con  sicurezza  determinare  la  provenienza  di  que- 
st'oggetto, poiché  asce  poco  differenti  sono  usate  eziandio  negli  arcipelaghi 
vicini  (5). 

«  Non  sono  rappresentate  nel  Museo  di  Koma  le  stoviglie,  di  cui  questi 
Melanesi  si  servono  per  cucinare  e  per  l'acqua;  vi  hanno  invece  due  dei  vasi 
di  legno  che  usano  per  mangiare.  Sono  compresi  nella  raccolta  del  dott.  Finsch 
e  provengono  dall'isola  Gesù  e  Maria  (6).  Uno,  piccolo  ed  ovale,  come  i  vasi 
di    Porto    Finsch   e   della   Baia   Astrolabio   sulla    costa   N-E.    della   Nuova 


0)  Original-Mitth.  cit.,  p.  62. 

(2)  Moseley,  p.  407  ;  Rep,  cit.,  voi.  I,  parte  2a.  p.  718. 

(3)  Pag.  154,  157,  158. 

(4)  Moseley,  p.  407,  tav.  XXI,  fig.  8;  Rep.  cit..  voi.  I,  parte  2a  p.  716,  fig.  2  {6; 
Ratzel,  p.  246. 

(5)  Nel  Museo  di  Roma  si  conserva  una  testa  di  Terebra  per  ascia  dell'isola  Nu- 
guoro  (Monteverde)  (Caroline  Centrali),  ed  il  Finsch  riferisce  che  nella  Nuova  Irlanda 
erano  ancora  usate  nel  1885  asce  di  Terebra  per  scavare  canotti,  e  per  questo  lavoro  crune 
preferite  a  quelle  di  ferro.  Il  dott.  Martens  inoltre  ne  descrive  una  che  proverrebbe,  s<  - 
condo  la  sua  opinione,  dalla  Nuova  Guinea,  ma  questa  provenienza  dev'essere  accettata 
con  qualche  riserva.  {Original-Mitth.  cit.,  pag.  68;  Verh.  cit.,  1887,  p.  25-6,  fig.  6; 
Zeitschr.  f.  Ethn.,  1872,  p.  32;  Schmeltz  e  Krause,  Die  ethnogr.-anthr.  Abtheil.  ecc.,  p.  337-9, 
n.  653,  662,  3332). 

(6)  Original-Mitth.  cit.,  pag-.  62 


—  38  — 

Guinea  ('),  richiama  alla  mente  per  la  forma  un  canotto,  mentre  l'altro,  più 
grande,  è  quasi  emisferico.  Ambedue  posano  sopra  quattro  piccoli  piedi,  partico- 
larità che  si  trova  comunemente  nei  vasi  di  quelle  isole.  Sono  ornati  con  ele- 
ganti intagli  sotto  l'orlo:  oltreché  il  primo  ha  anche  figure  umane  scolpite  alle 
due  estremità.  I  nativi  sono  espertissimi  nell  arte  d'intagliare  il  legno,  e 
della  loro  abilità  fanno  mostra  specialmente  nella  lavorazione  dei  vasi  da 
mangiare,  notevolissimi  per  le  loro  graziose  forme  e  pei  manichi  delicata- 
mente scolpiti  (2).  Ai  vasi  va  unita  una  coppa  per  l'acqua,  fatta  col  guscio 
della  noce  del  cocco,  la  quale  merita  attenzione  solamente  pel  lungo  manico 
intagliato  nel  legno. 

«  È  comune  presso  gli  indigeni  dell'Ammiragliato  l'uso  di  masticare  la 
noce  di  areca  insieme  alla  calce  ed  alla  foglia  del  betel.  Conservano  la  calce 
talora  in  astucci  di  bambù,  ma  più  comunemente  si  servono  di  zucche  singo- 
lari per  la  forma  che  ricorda  un  orologio  a  polvere,  e  per  le  decorazioni  a 
linee  curve  e  spirali  eseguite  mediante  il  fuoco.  Ve  ne  hanno  nel  Museo  duo 
esemplari,  provenienti  dall'isola  Gesù  e  Maria  insieme  ad  alcune  spatole  di 
legno  con  cui  la  calce  si  porta  alla  bocca.  Queste  in  generale  sono  lisce, 
una  solamente  ha  il  manico  intagliato  (3). 

«  Gli  ornamenti  personali  di  quell'  arcipelago  non  presentano  quasi  al- 
cuna originalità  :  la  maggior  parte,  compresi  i  magnifici  dischi  di  Tridacna 
e  tartaruga  che  si  portano  sulla  fronte  o  pendenti  sul  petto,  trovano  perfet- 
tamente il  loro  riscontro  in  quelli  dell'isole  vicine.  Merita  invece  attenzione 
il  modo  di  vestire,  che  sotto  qualche  aspetto  è  caratteristico.  Le  donne  hanno 
per  unico  vestimento  una  cintura  intorno  la  vita,  a  cui  sono  fermati  due 
pugni  di  erbe,  o  forse  di  foglie  di  Pandanm  preparate,  l'uno  dei  quali  pende 
davanti  e  l'altro  più  lungo  dietro.  Gli  uomini  usano  una  fascia  di  stoffa  di 
corteccia  d'albero,  probabilmente  della  Thespesia  popuhiea,  lunga  m.  1,52 
e  larga  15  centimetri,  che  adattano  intorno  alla  vita,  facendola  poi  passare 
fra  le  gambe.  Talora  si  dispensano  anche  di  questo  vestito  embrionale,  ed 
allora  si  limitano  ad  introdurre  l'estremità  del  pene  entro  una  conchiglia 
Ovula  ovum. 

«  Il  Labillardière  per  primo  diede  su  tale  costume  particolareggiate  no- 
tizie, che  poco  differiscono  dalle  informazioni  dei  recenti  viaggiatori  più  degni 
di  fede.  La  conchiglia  si  usa  solamente  dagli  adulti,  che  in  generale  v'intro- 
ducono il  membro  fin  sotto  il  glande.  La  portano  di  rado  sotto  la  fascia  di 

(•)  Finsch,  Catal.  d.  etltn.  Samm.  d.  Neu  Guinea  Compagnie  ecc.,  n.  117,  237;  Ori- 
ginal-Mitth.  cit,  p.  97,  99. 

(2)  Moseley,  p.  406,  410:  Rep.  cit,  voi.  I,  parte  2a,  p.  713,  720-1,  fig.  252-5  e 
tav.  M.;  Eatzel,  p.  256. 

(3)  Original-Mitth.  cit.,  p.  62:  Rep.  cit,  voi.  I,  parte  2  ,  p.  712,  fig.  241  e  tav.  K, 
fig.  2,  2a,  2b,  3;  Labillardière,  voi.  I,  p.  262-3,  Atlante,  tav.  ni;  Moseley,  p.  402,  406,  418, 
421-2,  tav.  XX,  fig.  14. 


—  39  — 
stoffa.  Per  lo  più  quando  si  mettono  questa,  ripongono  quella  in  un  sacchetto 
pendente  dal  collo.  Il  Labillardière  riferisce  che  la  pressione  della  conchiglia 
produce  sul  prepuzio  infiammazione  e  tumori,  ma  questa  notizia  non  è  stata 
confermata  dai  recenti  viaggiatori.  Sono  invece  tutti  concordi  nel  descrivere  la 
grande  ripugnanza  e  la  vergogna  che  manifestano  gli  indigeni  nel  mostrarsi  al 
pubblico  senza  la  fascia  o  la  conchiglia,  in  modo  da  far  credere  che  il  senti- 
mento della  decenza  sia  in  questa  popolazione  molto  sviluppato  (J). 

«  Nelle  collezioni  del  Museo  esiste  una  di  simili  conchiglie  dell'isola 
Gesù  e  Maria  (2).  Ha  la  bocca  alquanto  allargata  con  la  rottura  di  una  parte 
delle  labbra,  ma  non  tanto  da  potervi  introdurre  comodamente  il  dito  mi- 
gnolo. E  decorata  artisticamente  con  incisioni  annerite,  che  formano  figure 
romboidali,  triangolari  ecc.  ». 


Fisica.  —  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe  binarie 
allo  stato  liquido.  Nota  IV  (3)  di  G.  Vicentini  e  D.  Omodei,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 


VII.  Lega.  82Pb-f-18Sb. 

«  Per  questa  lega  si  è  trovata  la  necessità  di  ricorrere  a  dilatometri 
con  cannello  relativamente  largo  ;  e  ad  onta  di  ciò  abbiamo  incontrate  delle 
difficoltà  a  studiarla  a  temperature  inferiori  ai  300°,  causa  la  pastosità  che 
essa  assume.  Con  un  poco  di  lega  di  gr.  51,9226  introdotta  nel  dilatometro  XII 
si  è  trovato  che  allo  stato  solido  possiede  la  densità 

DTS  ==  9,9658. 

«  Qui  sotto  non  registriamo  che  la  densità  della  lega  liquida  a  tempe- 
rature superiori  a  300°  omettendo  quelle  avute  a  temperature  più  basse 
perchè  alquanto  incerte  causa  l'accennato  inconveniente. 


0)  Labillardière,  voi.  I,  p.  259-60,  Atlante,  tav.  Ili;  Moseley,  p.  397-9,  tav.  XXIII. 
fig.  4-5;  Rep.  cii,  voi.  I,  parte  2a,  p.  709,  tav.  XXIX;  Schmeltz  e  Krause,  Die  etlm.-anthr. 
Abtheil.  ecc.,  p.  445,  n.  3525;  Miklucho-Maclay,  Verh.  cit,  1878,  p.  113  e  nota;  KedliHi. 
Journ.  R.  Geograph.  Soc.  cit.,  p  32;Meinicke,  p.  145.  L'uso  di  coprire  solo  in  parte  gli 
organi  genitali,  e  sopratutto  il  glande,  non  è  speciale  agli  indigeni  dell'Ammiragliato,  ma 
è  stato  osservato  in  molte  isole  della  Melanesia,  e  trova  riscontro  nella  vergogna  e  nella 
repugnanza  che  manifestano  alcuni  Polinesi  nel  mostrare  il  glande  nudo  (Ratzel,  p.  231  : 
Muller  F.,  Allgemeine  Ethnographie,  2.a  edizione,  Vienna,  1879,  p.  130;  Waitz-Gerland. 
Anthr.  d.  Naturvòlk.,  voi.  VI,  p.  28,  561,  562,  565,  567;  Filiseli,  Cat.,  cit.,  fase.  II,  n.  887, 
934-5).  Per  la  spiegazione  e  l'imporanza  di  questo  costume  confi".  Moseley,  p.  398-9. 

(2)  Original-Mitth.  cit,,  p.  62. 

(3)  V.  pag.  19. 

Rendiconti.  1888,  Vol  IV,  2°  Sem.  6 


40 


Tabella  XV. 
Densità  della  lega  82  Pb  -f-  18  Sb  fra  300°  e  350°. 

Dilatometro  XII 
W31.6=  5,25878        w  =  0,004214        P  =  53,0933 


la  Serie 

2a  Serie 

t 

D 

! 

t 

D 

303° 
326 
348 
320 

9,6305 
9,6007 
9,5718 
9,6048 

300° 

325 

350 

9,634 
9,602 
9,570 

«  La  curva  che  riunisce  i  valori  della  serie  1  è  una  retta  dalla  quale 
si  sono  tolte  le  densità  da  300  a  350".  raccolte  nella  seconda  parte  della 
tabella  XV. 

«  Abbiamo  provato  a  studiare  la  lega  con  altri  dilatometri,  ma  non 
avendo  cannelli  abbastanza  larghi,  tutti  i  tentativi  fatti  con  tubi  a  piccolo 
diametro  non  riuscirono  a  nulla.  Crediamo  però  sufficienti  i  dati  segnati 
sopra,  per  farà  i  soliti  calcoli  i  quali  portano  ai  risultati  seguenti: 

«  Coefficenti  di  dilatazione  della  lega  liquida 

a  =  0,000134. 

«  Coefficiente  di  dilatazione  dell'antimonio 

0,00015:». 

-  Densità  dell'antimonio  liquido  a  350° 

D  =  6,615. 

«  Densità  dell'antimonio  liquido  alla  temperatura  di  fusione 

DT'  =  0,53. 

«  Discuteremo  in  altro  luogo  i  risultati  ottenuti  colle  due  leghe  di 
piombo  ed  antimonio.  Qui  notiamo  solo  che  abbiamo  cercato  di  combinare 
in  lega  l'antimonio  collo  stagno  nella  proporzione  Sn  Sbfi  ma  non  siamo  riu- 
sciti ad  ottenere  una  lega  tale  da  poter  essere  assoggettata  allo  studio,  con 
sicurezza  di  risultati,  separandosi  essa  con  facilità  in  parti  di  diversa  com- 
posizione. 

Vili.  Lega.  90  Cd +10  Zìi. 

«  La  lega  Vili  è  stata  studiata  col  dilatometro  XIII  per  il  quale  si  ha  : 
W37.5  =  3,87711  w  =  0,00273. 

.«  Causa  la  grande  variazione  di  volume  che  subisce  la  lega  nel  fon- 
dere, era  necessario  introdurre  nel  dilatometro  una  tal  quantità  di  essa,  che 
allo  stato  solido  non  giungesse  nel  cannello. 


—  41  — 

«  Col  dilatometro  XIII  contenente  un  peso  di  lega  P  =  30,5757  si  sono 
fatte  due  serie  di  determinazioni  a  tre  sole  temperature,  superiori  ai  300°; 
i  risultati  ottenuti  nelle  due  serie  per  temperature  corrispondenti  essendo 
molto  concordanti,  si  sono  fatte  le  medie  dei  dati  di  osservazione  prima  di 
calcolare  con  essi  la  densità.  Ciò  per  brevità  di  calcolo.  Si  ebbero  così  i 
seguenti  valori: 

t  =  308.8  D  =  7,8353 

323.5  7,8174 

346.2   .  7,7906 

-  I  punti  che  rappresentano  graficamente  questi  valori  si  trovano  sopra 
una  retta. 

«  Il  coefficente  di  dilatazione  della  lega  liquida  è 

u=  0,0001531 
quello  dello  Zn  liquido  che  si  calcola  nel  modo  più  volte  richiamato,  riesce 
molto  piccolo,  e  cioè 

a"  =  0,000026. 

-  La  densità  dello  stesso  liquido  a  350°  riesce  eguale  a  6,6278;  e 
quindi  quella  dello  zinco  alla  temperatura  di  fusione 

J)J  =  6,62. 

-  Non  avendo  potuto  studiare  la  lega  a  temperature  vicine  a  quelle 
della  fusione,  per  stabilire  il  coefficente  di  variazione  di  volume  fra  %  e  t1, 
non  si  può  conoscere  il  valore  della  densità  della  lega  liquida  a  r°.  Dopo 
le  due  serie  di  determinazioni,  si  è  introdotto  nel  dilatometro  dell'altra  lega 
(raggiungendo  il  peso  P  =  31,4893)  in  maniera  che  essa  allo  stato  solido 
arrivasse  nel  cannello,  procurandoci  in  tal  modo  dati  per  calcolare  la  den- 
sità della  lega  solida  a  r°;  essa  è  risultata 

DJ  =  8,1856. 

IX.  Lega.  85Cd-f-15Zn. 

«  Per  questa  lega  si  sono  fatte  due  determinazioni  della  densità  DJ 
impiegando  i  dilatometri  XIV  e  XV: 

Dilat.  XIV  W51.8  =  5,21810  w  =  0,006755 

»       XV    W81.4  =  5,62357  «#  =  0,006700 

*  Nel  primo  si  è  introdotto  un  peso  di  lega  P  =  42,8712,  col  quale 
la  densità  DTS  è  riuscita  eguale  a  8,1202;  col  secondo  mediante  un  peso 
P  =  45,8672  si  ottenne 

LV  =  8,1380. 

-  Per  cui  il  valore  medio  è 

DTS  =  8,129. 
«  La  misura  della  densità  della  lega  liquida  si  è  potuta  fare  col  dila- 
tometro XV  che  ha  dato  i  risultati  che  seguono. 

«  È  qui  da  notare  che  i  numeri  registrati    nelle    due    serie  di  valori, 


—  42   — 

rappresentano  i  valori  medi  di  determinazioni  doppie,  fatte  a  temperature 
eguali,  nelle  due  serie  di  misure  si  sono  fatte  cioè  delle  osservazioni  portando 
il  dilatometro  dalle  temperature  basse  alle  più  alte,  e  poscia  retrocedendo 
sino  alla  temperatura  iniziale,  e  avendo  cura  di  fermarsi,  nella  serie  discen- 
dente, alle  temperature  alle  quali  si  sono  fatte  le  osservazioni  della  serie 
ascendente.  Dai  risultati  appunto  di  tali  osservazioni  a  temperature  pressoch-' 
eguali  si  sono  fatte  le  medie  e  con  queste  si  sono  calcolate  le  densità. 

«  I  valori  delle  densità  sono  rappresentati  da  una  retta,  dalla  quale  si 
sono  dedotti  i  numeri  registrati  nell'ultima  parte  della  tabella  XVI.  Tale 
retta  prolungata  sino  alla  temperatura  r  di  fusione  della  lega  (perciò  10°  al 
disotto  della  minima  temperatura  osservata)  serve  a  stabilire  la  densità  della 
lega  liquida  a  i. 

«  Ciò  si  può  fare  per  essere  la  lega,  come  lo  dimostra  il  suo  raffred- 
damento, una  delle  così  dette  leghe  chimiche. 

Tabella  XVI. 
Densità  della  lega  s:,  ed  -f  15  Xn  fra  260°,7      350°. 


1*  Serie 
P  =  45,8242 

2a 
P  = 

Serie 
5,5260 

1) 

Valori 
dalla 

dedotti 
curva 

t          ;            I» 

' 

' 

» 

305°0 

7.71  II 

•_>7"'.'[ 

7,7843 

7 

7.7!»80 

325,6 

7.7  I-M 

279,6 

7,7756 

260 

7.7745 

299,2 

7.7:.  1  ii 

300 

7. 7. -.05 

321,2 

7,7260 

318 

7.7280 

342,5 

7,6964 

350 

7,6885 

-  11  coefficente  di  dilatazione  della  lega  liquida  è 

«  =  0,0001601 

col  quale  si  calcola  la  densità  IV  si  ha  7,7985,  come  si  è  ottenuto  colla  curva. 
«  La  variazione  percentuale  della  densità  nell'atto  della   solidificazione 
è  quindi: 

J  =  4,24. 

«  Il  coefficente  di  dilatazione  dello  zinco  liquido  quale  si  può  ricavare 
dai  dati  che  sopra,  è 

«  =  0,0001144 

e  la  densità  dello  zinco  liquido  a  350°  6,476;  perciò  è  per  esso 

DJ  =  6,431. 


—  43  — 

X.  Lega.  75  Cd  -f-  25  Zìi. 

«  La  lega  X,  l'ultima  portata  nel  campo  delle  nostre  ricerche  è  stata 
studiata  nel  dilatometro  XVI  per  il  quale  si  hanno  i  dati 

W20.2  =  5,71389  w  =  0,00670. 

«  Dappricipio  si  è  introdotto  in  esso  un  peso  di  lega  P  =  45,0279  per 
il  quale  si  è  trovata  la  densità  DTS  =  7,9831.  Dopo  tutte  le  determinazioni 
fatte  col  dilatometro  e  delle  quali  si  danno  più  tardi  i  risultati,  abbiamo 
spezzato  il  dilatometro  stesso,  avendo  cura  di  levare  il  metallo  che  allo 
stato  solido  giungeva  ad  una  determinata  divisione.  Col  peso  di  esso  si  è 
trovato  che  la  densità  Dzs  =  7,8936  ;  per  cui  facendo  la  media  di  questo 
valore  e  di  quello  dato  antecedentemente  si  ha 

DTS  =  7,938. 

«  Col  dilatometro  ripieno  di  lega  si  è  fatta  una  lunga  serie  di  deter- 
minazioni fra  280°  e  350°,  seguita  da  un'altra  più  breve,  riconosciuta  ne- 
cessaria per  stabilire  bene  la  forma  della  curva  delle  densità.  Tale  curva  è 
costituita  da  due  tratti  rettilinei  che  s'incontrano  a  298°  ;  il  tratto  che  rap- 
presenta la  densità  alle  temperature  inferiori  ai  298°  è  molto  più  inclinata 
dell'altro,  rispetto  all'asse  delle  ascisse.  La  tabella  XVII  oltre  ai  risultati 
delle  esperienze,  contiene  i  valori  della  densità  della  lega  a  diverse  tempe- 
rature, quali  si  sono  tolti  dalla  curva. 

Tabella  XVII. 
Densità  della  lega  75  Cd-f-25Zn  fra  261°,1  e  350°. 


la  Serie 
p  =  44,6714 

2a  ! 
P  =  4 

t 

Serie 
4,6540 

Valori 
dalla 

ricavati 
curva 

t 

D# 

D 

t 

D 

277°4 

7,6588 

261°2 

7,694 

307,2 

7,6005 

280 

7,652 

347,5 

7,5502 

298 

7.6113 

320,7 

7,5825 

318 

7,587 

297,9 

7,6113 

295,0 

7,6161 

350 

7,547 

280,4 

7,6503 

280,1 

7,6487 

«  La  lega  fusa  si  dilata  moltissimo  da  r  sino  a  298°  ==  i\  ;  da  questa 
temperatura  in  su  la  dilatazione  diventa  molto  più  piccola.  Colle  densità  a 
280°  e  290°  si  calcola  il  coefficente  di  variazione  di  volume 

a'  =  0,0002973 
e  con  esso  si  può  pure  calcolare 

DJ  =  7,694. 


—  44  — 

«  Dunque  per  l'atto  della  solidificazione  la  lega  subisce  un  aumento  di 
densità,  e  per  essa  è 

</  =  3,18. 

*  Il  coefficente  di  dilatazione  della  lega  completamente  liquida  è 

a  =  0,0001639 
quello  dello  zinco  risulta 

u"  =  0,0001488 
e  la  densità  dello  zinco  liquido  a  350°  6,573  ;  per  cui 

DT'  =  6,513  ». 

Chimica.  —  Sulla  trimetilenfenilimina.  Nota  del  dott.  L.  Bal- 
biano  0,  presentata  dal  Socio  Struever, 

«  Nella  Memoria   Sopra  alcuni  derivati   monosostituiti  del  pi  rasoio 

presentata  a  quest'Accademia  nella  seduta  del  20  maggio  p.  p.  accennavo  ad 

esperienze  intraprese  per  studiare  l'azione  del  calore  sul  cloridrato  di  trime- 

tilenfenildiamina 

CH2— NH2HC1 

I 
CH2 

I  /H 

CH2— N< 

XFIPHC1. 

*  Il  meccanismo  della  reazione  pirogenica  fra  cloridrati  di  dianime  è  assai 
semplice,  originandosi  sempre,  come  ha  dimostrato  il  Ladeuburg,  l'amina  se- 
condaria risultante  dalla  sostituzione  di  due  atomi  di  idrogeno  dell'ammoniaca 
con  un  radicale  bivalente  CnH2n  =  (CH2)".  A  queste  amine  secondarie  l'il- 
lustre chimico  dell'Università  di  Kiel  diede  il  nome  di  Imine  (-)  e  finora 
vennero  studiate  le  seguenti  : 

-  Il  cloridrato  di  pentametilendiamina  (cadaverina)  dà  la  piperidina  o 
pentametilenimina  (3) 

/NH2HC1 
{QW)\  =  NH  '  CI  +  (  CH2  )5  =  NH .  HC1 . 

\NH2HC1 

«  I  cloridrati  di  tetrametilendiamina  e  di  /tf-metiltetrametilendiamina 
danno  la  pirrolidina  e  la  /?-metilpirrolidiiia,  e  finalmente  il  cloridrato  di  di- 
metilendiamina  dà  la  dimetilenimina  (4),  base  che  molto  probabilmente  è 
identica  a  quella  che  Schreiner  estrasse  dallo  sperma  ed  alla  quale  diede  il 
nome  di  spermina. 

(J)  Lavoro  eseguito  nel  Laboratorio  di  Chimica  della  R.  Università  di  Messina. 

(2)  Berliner  berich.  XVI     p.  1149. 

(3)  ■'  •         XVIII  p.  3100. 

(4)  «  »        XXI     p.  758. 


—  45  — 

«  La  reazione  pirogenica  può,  nel  caso  mio  speciale,  trattandosi  di  una 
dianima  sostituita,  far  nascere  due  composti  a  seconda  che  si  elimina  cloruro 
d'ammonio  o  cloridrato  di  anilina.  Nel  primo  caso  si  deve  avere  un  imina 
sostituita,  nel  secondo  caso  un'  imina,  ed  il  meccanismo  della  decomposizione 
può  essere  rappresentato  dalle  seguenti  equazioni  : 

JNH2HClÌ 

P     (CH2)3<;1-..    ,- :-         =(CH2)3  =  N  —  C6H5HC14-NIPHC1 

\NiHiC6H5HCl 


/NHiEQHCl 

IP   (CH2)3<;-— '    '■ - :  =(CH2)'=NH.HC1  +  C6H5NH2HC1. 

\|NHC6H5HCli 
!  ! 

«  In  questa  Nota  mi  propongo  di  dimostrare  che  ha  luogo  la  prima  rea- 
zione riservandomi  di  ritornare  con  una  prossima  M  emoria  a  descrivere  det- 
tagliatamente la  base  ottenuta. 

«  Il  cloridrato  di  trimetilenfenildiamina  ben  disseccato  e  finamente  pol- 
verizzato, venne  distillato  a  fuoco  nudo  in  piccole  stortine  in  quantità  non  ec- 
cedente i  3  grammi  per  ogni  stortina.  Si  sospese  il  riscaldamento  quando 
tutto  il  sale  era  sublimato  nella  volta  e  nel  collo  della  stortina;  si  ripigliò 
la  massa  con  acqua  acidulata  con  acido  cloridrico  e  la  soluzione  acquosa  co- 
lorata in  rosso  bruno,  filtrata  dalla  materia  resinosa  che  si  forma  in  discreta 
quantità,  venne  concentrata  a  bagno  maria  fino  a  sciroppo.  Aggiungendo  allo 
sciroppo  dell'alcole  assoluto,  si  ebbe  precipitata  una  sostanza  cristallina,  che 
mediante  ripetuti  lavaggi  con  alcole  si  finisce  ad  ottenere  bianchissima.  Questo 
sale  cristallizzato  è  solubile  nell'acqua,  riscaldato  con  potassa  svolge  ammo- 
niaca e  trattato  con  cloruro  platinico  dà  un  precipitato  giallo  chiaro  cristal- 
lino che  non  è  altro  se  non  cloroplatinato  ammonico. 

«  Difatti  gr.  0,4629  di  sale  disseccato  a  100  diedero  gr.  0,2084  di  platino. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  (NH4Cl)aPtCl4 

Pt  43,94  43,84. 

«  Le  acque  madri  alcooliche  vennero  diluite  con  20  a  25  volumi  di 
acqua  e  rese  più  acide  con  aggiunta  di  pochi  centimetri  cubici  di  acido  clo- 
ridrico D.  1,10  indi  trattate  con  soluzione  di  joduro  bismuto  potassico.  Si 
ebbe  immediatamente  un  precipitato  fioccoso  di  color  rosso,  che  veune  subito 
filtrato  e  lavato  con  acqua.  Le  prime  acque  filtrate  non  lasciarono  depositare 
col  riposo,  quantità  apprezzabili  di  precipitato. 

«  Il  composto  bismutico,  asciugato  fra  carta,  venne  sospeso  in  acqua  ed 
aggiunto  di  un  grande  eccesso  di  soluzione  al  50  p  %  di  idrato  potassico  e  sot- 
toposto alla  distillazione  in  corrente  di  vapore. 


—  46  — 

«  Col  vapor  d'acqua  passò  un  olio  incoloro  di  odore  empireumatico,  che 
ricorda  alla  lontana  l'odore  viroso  della  coniina. 

«  Questa  base  oleosa  si  disciolse  nell'acido  cloridrico  diluito  e  la  solu- 
zione acquosa  del  cloridrato  svaporata  a  bagno  maria,  indi  tenuta  per  più 
giorni  in  un  essicatore  ad  acido  solforico  nel  vuoto,  divenne  un  denso  sciroppo, 
ma  non  presentò  tracce  di  cristallizzazione.  Nemmeno  l'aggiunta  di  alcole 
assoluto  fece  depositare  il  sale  solido.  Perciò  si  diluì  con  acqua  e  si  aggiunse 
cloruro  platinico,  che  diede  immediatamente  un  precipitato  giallo  rosso.  Si 
fece  bollire  e  si  filtrò  a  caldo.  Col  raffreddamento  la  soluzione  diventa  dap- 
prima lattiginosa,  indi  si  deposita  un  precipitato  fioccoso  microcristallino  di 
colore  giallo  rosso. 

«  All'analisi  diede  il  seguente  risultato  : 
gr.  0,140  di  sale  disseccato  a  100°  lasciarono  alla  calcinazione  gr.  0,040  di 

platino. 
gr.  0,1391   diedero  gr.   0,105  di  CO2,  gr.  0,047(5  di  H20   e  gr.  0,0391  di 

platino. 

«  Da  questi  dati  si  calcola  in  100  parti: 


c 

32,35 

H 

3,79 

Pt 

28,39  . 

28.57. 

-  Ora  il  cloroplatinato  di  trimetilenfenilimina  rappresentato  dalla  forinola 

[  (CH8)3  =  N  —  C6  H5  HC1 J  Pt  CI  ■ 
richiede  in  100  parti  : 

C      31,98  H       3,55  Pt      28,78. 

«  Lo  studio  della  base  libera  non  potè  farsi  per  la  mancanza  di  mate- 
riale, ma  ritornerò  fra  poco  sopra  questi  composti  ed  è  solo  per  riservarmi 
lo  studio  delle  imine  trimetileniche  che  ho  creduto  opportuno  di  pubblicare 
questi  risultati  incompleti,  ma  che  dimostrano  chiaramente  quale  è  la  decom- 
posizione pirogenica  delle  trimetilendiamine  sostituite. 

«  Accennerò  in  ultimo  che  sto  tentando  di  avere  la  trimetilendiamina 
per  idrogenazione  del  cianuro  di  metilene,  ed  è  a  sperare  che  in  quest'idro- 
genazione si  potrà  anche  avere  la  trimetilenimina  nello  stesso  modo  che  dal- 
l'idrogenazione  del  cianuro  d'etilene  si  ebbe  la  tetrametilenimina  o  pirro- 
lidina  (*)  ». 


(')  Ladenburg,  Beri,  berich.  20,442  e  C.  Petersen  Beri,  berich.  21,290. 


—  47 


Chimica.  —  Studi  sui  diossitiobenzoli.  Nota  III    di  G.    Tas- 
sinari, presentata  dal  socio  Struever. 

a  A  completare  lo  studio  chimico  della  reazione  fra  cloruro  di  solfo  e 
fenoli,  era  mestieri  determinare  la  struttura  dei  diossitiobenzoli  e  dei  loro 
ossisolfoni. 

u.  Quantunque,  ad  onta  dei  numerosi  tentativi  in  varie  direzioni,  io  non 
abbia  potuto  trovare  una  reazione  piana  per  la  quale,  o  per  sintesi  si  pro- 
duca uno  dei  corpi  mentovati,  o  per  analisi  si  arrivi  da  uno  di  essi  a  deri- 
vati di  struttura  cognita,  ed  il  problema  che  mi  era  proposto  non  sia  ancora 
risolto,  mi  permetterò  tuttavia  di  esporre  alcune  considerazioni  e  di  riferire 
sulle  esperienze  fatte. 

«  Fino  a  prova  contraria  ritengo  che  i  diossitiobenzoli  ottenuti,  ed  i  loro 
omologhi,  siano  simmetrici;  infatti  non  si  vede  a  priori  ragione  alcuna  perchè 
le  cause  che  determinano  l'entrata  dello  solfo  in  un  dato  luogo  dell'anello 
benzolico,  non  abbiano  a  valere  anche  per  l'altro  :  tanto  più  che  non  fu  mai 
osservata  la  formazione  contemporanea  di  più  isomeri. 

«  È  da  notarsi  che  la  reazione  è  molto  più  violenta  ed  accompagnata 
da  maggior  sviluppo  di  calore,  quando  reagiscono  dei  fenoli  che  hanno  libero 
il  posto  para  (OH  =  1)  e  come  anche  il  prodotto  ottenuto  in  questo  caso, 
abbia  il  punto  di  fusione  più  elevato  dei  suoi  isomeri  :  il  che  starebbe  ad 
indicare  che  di  preferenza  si  formi  il  diparaderivato.  E  se,  come  spero,  potrò 
in  seguito  dare  la  dimostrazione  di  ciò,  verrà  ad  essere  confermata  l'analogia 
che  rilevo  fin  d'ora  fra  la  reazione  studiata  in  queste  Note,  e  molte  altre  : 
per  es.  trasformazione  di  idrazobenzol  in  benzidina,  di  metilanilina  in  para- 
toluidina  (A.  W.  Hofmann,  Beri.  Ber.  Y,  720)  di  solfato  fenilpotassico  in  para- 
fenolsolfonato  potassico  (F.  Baumann,  Beri.  Ber.  XI,  1909)  di  metilfenilni- 
trosamina  in  para  nitroso-metilanilina  (0.  Fischer,  Beri.  Ber.  XIX,  2991)  ecc. 
In  tutti  questi  casi  un  monosostituito  della  serie  aromatica,  in  cui  il  sosti- 
tuente è  un  gruppo  complesso  di  atomi,  trovandosi  in  condizioni  oppor- 
tune, per  sdoppiamento  di  esso  gruppo  si  trasforma  in  un  bisostituito  della 
serie  para. 

Sul  diossitiobenzolo  p.  f.  130°. 

«  Già  nelle  esperienze  (di  cui  alla  Nota  II  pag.  222)  mi  ero  accorto 
che  il  rendimento  della  reazione  fra  bicloruro  di  solfo  e  fenol  è  molto  cattivo  : 
nel  ripetere  ora  le  dette  esperienze  mi  sono  accorto,  che  rimane  sempre  senza 
reagire  una  parte  del  bromofenol  e  del  cloruro  di  solfo  come  se  si  stabilisse 
fra  essi  una  specie  di  equilibrio,  e  non  ho  trovato  le  condizioni  per  ottenere 
una  reazione  completa. 

Rendiconti.  1888.  Vol.  IV,  2°  Sem.  7 


—  48  — 

«  Colla  piccola  quantità  di  prodotto  ottenuto  ho  preparato  l'acetilderi- 
vato  p.  f.  86°-87°  ('),  e  da  questo,  per  ossidazione  col  solito  metodo,  l'acetil- 
ossisolfone,  sostanza  che  ho  avuto  in  cristallini  incolori  poco  solubili  nell'alcool 
a  freddo,  insolubili  nell'acqua,  i  quali  cominciano  a  rammollirsi  circa  a  160  , 
ma  non  fondono  che  a  186°-187°  in  un  liquido  incoloro.  Questo  composto, 
ricristallizzato  dall'acido  acetico,  presenta  gli  stessi  fenomeni.  Avendone  solo 
pochi  grammi,  ho  creduto  di  non  studiarlo  ulteriormente,  ma  di  trasformarlo 
nell'ossisolfone.  Per  togliere  gli  acetili,  l'ho  sciolto  in  potassa  alcoolica,  evi- 
tandone un  eccesso,  che  resinifica  il  prodotto,  ed  acidificando  la  soluzione, 
sono  arrivato  al  nuovo  ossisolfone  isomero  con  quello  di  Annaheim  ma  di 
struttura  sicuramente  diversa.  Per  le  considerazioni  sovra  esposte  esso  non 
può  essere  che  un  dimeta,  od  un  diortoderivato.  Questo  corpo  è  bianco,  cristal- 
lino, solubile  in  alcole,  poco  nell'acqua  e  nell'acido  acetico.  Fonde  a  1860-187". 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  pei  i',,H,„04s 

C         57,47  57,60 

H  4,35  4,00 

S         12,67  12.80 

È  notevole  la  coincidenza  del  punto  di  fusione  di  questo  composto  col  suo 
acetilderivato.  Ciò  può  spiegarsi  ammettendo  che  quest'ultimo  a  temperatura 
elevata  perda  gli  acetili,  e  difatti  l'acetilderivato  scaldato  fino  a  187°  si 
scioglie  facilmente  nell'idrato  potassico,  il  che  non  succede  quando  non  ha 
subito  tale  trattamento.  Questo  fatto  ha  riscontro  nell'altro  osservato  per  la 
paradimetilossisolfobenzide  che  fonde  come  il  suo  derivato  acetilico.  Se  questo 
fatto  trattandosi  di  corpi  che  differiscono  poco  nella  funzione  chimica  e  nella 
composizione  potesse  essere  indizio  [di  simile  struttura  avrebbe  importanza, 
e  spero  di  potermene  valere  in  seguito. 

«  Fra  gli  altri  modi  con  cui  ho  tentato  di  determinare  il  luogo  chimico 
nel  diossitiobenzolo  p.  f.  150°,  vi  è  stato  anche  quello  di  attaccarne  la  ossi- 
solfobenzide. 

«  E  noto  infatti  che  la  stabilità  degli  acidi  solfonici  diminuisce  coli' en- 
trare di  gruppi  negativi,  e  sembra  dover  essere  altrettanto  per  gli  ossisolfoni. 

«  Con  questo  intento  nitrai  della  ossisolfobenzide  (di  Annaheim)  per 
preparare  della  binitro,  e  della  tetranitro,  ma  mi  accorsi  che  nelle  acque 
madri  si  conteneva  dell'acido  picrico,  che  identificai  col  suo  punto  di  fusione 
ecc.,  e  di  più  che  se  ne  formava  anche  dai  nitroderivati  della  ossisolfoben- 
zide, bollendoli  con  acido  nitrico. 

«  Si  forma  anche  un  nitrofenolo,  che  non  ho  potuto  studiare  finora,  dalla 
nuova  ossisolfobenzide  :  spero  in  seguito  di  poter  tornare  su  queste  esperienze. 

(!)  I  punti  di  fusione  sotto  200°  sono  presi  nell'apparecchio  di  Roth,  gli  altri  in 
palloncino  con  acido  solforico,  quindi  per  questi  ultimi  è  maggiore  l'errore  in  meno. 


—  49 


Sull'ortodimetildiossitiobemolo. 


«  L'acetilderivato  di  questo  corpo,  ottenuto  con  anidride  acetica  ed  ace- 
tato sodico,  si  separa  liquido  dalla  sua  soluzione,  quando  la  si  diluisce  con 
acqua,  ma  poi  si  solidifica  e  si  può  averlo  cristallizzato  dall'alcool.  Fonde  a  44°. 

«  Ossidato  in  soluzione  acetica  con  permanganato  potassico,  dà  un  pro- 
dotto incoloro,  insolubile  nell'acqua,  solubile  nell'alcole  caldo,  poco  a  freddo, 
che  fonde  a  132°- 133°.  Contiene  S  %  8,95  mentre  la  diacetildimetilossi- 
solfobenzide  richiede  S  %  8,83.  Scacciando  gli  acetili  con  potassa  alcoolica, 
evaporando  l'alcole,  ed  acidificando  la  soluzione  acquosa,  si  precipita  una 
polvere  gialla,  che  può  aversi  incolora  cristallizzandola  dall'acido  acetico. 

«  Fonde  a  263°  con  decomposizione. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C14  Hu  04  S 

C         60,58  60,43 

H  5,33  5,03 

S         11,57  11,51 

«  La  o.  dimetilossisolfobenzide  si  scioglie  oltre  che  negli  idrati  anche 
nei  carbonati  alcalini,  e  la  soluzione  è  poi  precipitata  dal  C02.  Una  solu- 
zione concentrata  di  questa  sostanza  nel  carbonato  potassico  depone  un  sale 
cristallino. 

«  Ho  tentato  di  trasformare  in  carbossili  i  metili  di  questo  ossisolfone, 
e  di  ottenere  un  acido  solfosalicilico 

.OH     - 
CG  H3<  S02 

\COOH_J2   " 

sia  trattandolo  con  permanganato  in  soluzione  alcalina,  sia  trattandone  con 
permanganato  l'acetilderivato  in  soluzione  acetica,  ma  in  entrambi  i  casi 
parte  del  prodotto  si  ossida  completamente,  parte  rimane  inalterato. 

«  Questo  risultato,  mentre  mi  ha  tolto  il  mezzo  di  aver  qualche  lume 
sulla  sua  struttura,  perchè  eliminati  i  carbossili  ottenevo  un  ossisolfone  para- 
gonabile coi  due  conosciuti,  non  ha  più  interesse  dopo  che  la  regola  di  Remsen, 
sulla  protezione  esercitata  su  di  un  metile  vicino  da  un  gruppo  S02  (Beri. 
Ber.  X,  1039;  XI,  226)  è  stata  contraddetta  da  E.  Fahlberg  (Beri.  Ber.  XX, 
2928).  L'applicazione  di  questa  regola  del  resto  mi  avrebbe  portato  a  scie- 
gliere  la  forinola  : 

OH  OH 


CH3 
—  SO, 


CH3 


/ 


—  50  — 

fra  le    quattro  possibili    simmetriche,  risultato    che  non  coincide  colle    mie 
vedute,  per  le  quali  mi  sembra  invece  da  preferire  l'altra  : 

CH3  CH3 

Ho/        \  SO,  /        \)H 


Sul  par  adimetildiossitio  benzolo. 

*  In  un  modo  del  tutto  simile  a  quello  precedentemente  descritto,  ottenni 
il  diacetilparadimetildiossitiobenzolo  p.  f.  83°-84°,  S  %  9,80  trovato,  S%  9,69 
calcolato.  Da  questo  per  ossidazione  ebbi  la  diaeotilparadinietilossisolfoben- 
zide  p.  f.  206°-208,  S  %  8,89  trovato,  S  %  8,83  calcolato  :  polvere  leggera 
poco  solubile  nell'alcole  anche  a  caldo.  Questo  acetilderivato  è  lentamente 
decomposto  già  dalla  potassa  acquosa,  ma  mescolato  con  potassa  alcoolica 
si  scioglie  con  lieve  riscaldamento.  La  soluzione  alcalina,  acidificata,  preci- 
pita una  polvere  mediocremente  solubile  nell'alcool,  e  nell'acido  acetico,  dai 
quali  si  ha  cristallizzata. 

«  Fonde  costantemente  a  209°,  fatto  notevole  per  la  coincidenza  col 
punto  di  fusione  del  suo  acetilderivato,  e  da  spiegarsi  come  già  è  stato 
detto  sopra. 

«  In  100  parti: 

trn\  calcolato  pei  Cu Hl4 0«  S 

C        60,83  60,43 

H  5,20  5,03 

S        11,40  11,51 

«  Essa  si  scioglie  come  la  isomera,  ottenuta  dall'ortocresol,  in  soluzioni 
concentrate  di  carbonati  alcalini  (nel  carbonato  sodico  esente  di  bicarbonato) 
ed  è  precipitata  da  C02. 

«.  Anche  questo  ossisolfone  presenta,  come  l'isomero,  difficoltà  contro 
l'ossidazione  con  permanganato,  tanto  in  soluzione  acida,  che  alcalina. 

«  La  mancanza  di  materiale,  tanto  in  questo  che  nell'altro  caso,  mi  ha 
impedito  di  tentare  l'ossidazione  con  altri  mezzi. 

Sul  diossitiobenzol  dal  timol. 

«  L' acetilderivato  di  questo  prodotto  si  ha  in  cristalletti  abbastanza  bene 
sviluppati  ed  incolori,  che  fondono  a  95°-96°.  Ossidati  col  solito  metodo  danno 
una  massa  che  cristallizza  dall'alcool  in  grossi  cristalli  che  fondono  a  107°-108U. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C»4  li  :,,  I  >,-,  S 

C         64,81  64.57 

H  6,97  6,72 

S  7.10  7,17 


—  51  — 

«  Questo  acetilderivato  decomposto  con  potassa  alcoolica  e  ricristallizzato, 
è  in  cristallini  bianchissimi,  che  fondono  a  213°-214°  e  sono  solubili  negli 
idrati  e  carbonati  alcalini  come  gli  omologhi  inferiori.  S  %  9,49  trovato, 
S  %  9,75  calcolato.  Questo  ossisolfone  è  probabilmente  identico  od  isomero 
di  quello  di  cui  il  prof.  Paterno,  già  da  molti  anni  (Gazzetta  Chimica  1875, 
voi.  V,  pag.  13)  ottenne  un  etere  metilico,  assieme  a  due  acidi  solfonici 
del  timol. 

Sulla  diossitionaftalina. 

«  L' acetilderivato  della  diossitionaftalina  si  ottiene  cristallizzato  dall'al- 
cole in  cristalletti  splendenti,  ed  alterabili  all'aria.  Fonde  a  200°,  è  assai 
poco  solubile  nell'acido  acetico  anche  a  caldo,  e  non  si  può  tenervelo  sciolto 

senza  che  si  alteri.  Non  potendo  sacrificare  forti   quantità  di  acido  acetico 

* 
glaciale,  non  ho  potuto  ottenere  il  relativo  ossisolfone. 

«  A  proposito  della  diossitionaftalina  mi  permetterò  una  osservazione 
sopra  una  Nota  del  sig.  Lange  escita  da  poco  (Beri.  Ber.  XXI,  260). 

*  In  essa  l'autore  riferisce  di  aver  solforato  il  §  naftol,  bollendolo  in  so- 
luzione alcalina  con  solfo,  e  di  avere  ottenuto  due  prodotti,  l'uno  che  si  separa 
spontaneamente  dalla  soluzione  alcalina,  e  che  fonde  a  210°,  e  l'altro 
p.  f.  168°-170°  che  può  aversi  acidificandola  con  un  acido  dopo  tolto  il  primo. 
Ed  in  seguito  aggiunge  che  al  primo  (p.  f.  210°)  conviene  la  formola 
(Ciò  Htì  OH)2  S2,  mentre  al  secondo  (p.  f.  168°-170°)  non  può  decidersi  colle 

nu  e  sia  un  prodotto  di  riduzione 

del  primo,  o  se  gli  convenga  pure  la  formola  (Ciò  He  OH)2  S2  e  sia  un  iso- 
mero del  primo. 

«  Non  entrando  nella  questione  se  dopo  gli  studi  di  Haitinger  (Journal 
of  the  Chem.  Society  1883,  n.  CCLII,  pag.  988)  possa  cader  dubbio  sulla 
natura  di  questi  composti,  ed  essendovi  dubbio,  esso  non  possa  togliersi 
sperimentalmente:  non  so  spiegarmi  l'affermazione,  che  si  legge  nella  detta 
Nota,  che  cioè  siano  identici  i  due  corpi,  l'uno  preparato  dal  sig.  Lange  e 
della  formola  (C10  Ho  OH)2  S2  e  l'altro  (cioè  la  diossitionaftalina)  preparato 
dalla  ditta  Dahl  e  C.  e  da  me,  corpo  della  formola  (C10  H6  OH)2  S  ». 


PRESENTAZIONE  DI  MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

F.  .Ranieri.  Sui  diagrammi  degli  sforzi  lungo  le  aste  delle  travati' re 
reticolari  inde  formabili  non  triangolari  soggette  a  carichi  mobili.  Presen- 
tata dal  Socio  Cremona. 


—  52  — 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Pervennero  all'Accademia  le  seguenti  pubblicazioni,  inviate  in  dono  da 
Soci  e  da  estranei: 

E,  Levasseur.  Esquìsse  de  l'Ethnographie  de  la  Fra/ice. 

G.  A.  Hirn.  La  Thermodynamique  et  l'étude  du  travati  chez  les  ètres 
oivants.  —  Construction  et  emploi  du  métronome  eii  musique.  —  Theorie 
et  application  du  pendute  à  deux  branches. 

J.  Lenhossék.  Varie  Memorie  d'anatomia,  di  cui  l'elenco  sarà  inserito 
nel  Bullettino  bibliografico. 

Studi  editi  dalla  Università  di  Padova  a  commemorare  l'ottavo  cen- 
tenario dalla  origine  della  Università  di  Bologna.  Voi.  I-III,  inviati  dal- 
l'Università di  Padova. 


ELEZIONI  DI  SOCI 

Colle  norme  stabilite  dallo  Statuto  e  dal  Regolamento,  si  procedette  dal 
Presidente  alla  elezione  di  Soci  e  di  Corrispondenti  nelle  due  Classi  del- 
l'Accademia e  si  ebbe  il  risultato  seguente: 

Classe  di  scienze  fisiche,  matematiche  e  naturali 
Fu  eletto  Socio  nazionale: 

Nella  Categoria  III,  per  la  Geologia  e  Paleontologia:  Achilli-: 
De  Zigno. 

Furono  eletti  Soci  stranieri: 

Nella  Categoria  I,  per  la  Matematica:  Giulio  Enrico  Poincaré 
ed  Hermann  Schwarz  ;  per  la  Meccanica  :  Gustavo  Adolfo  Hirn  e  Mau- 
rizio Lèvy;  per  Y Astronomia:  A.  Auwers;  per  la  Geografia  matematica 
e  fìsica:  Giorgio  Augusto  Schweinfurtii. 

Nella  Categoria  IL  per  la  Fisica:  Giorgio  Gabriele  Stokes. 

Nella  Categoria  IV,  per  la  Zoologia:  Alessandro  Agassiz;  per 
l' Agronomia:  Luigi  Pasteur;  per  la  Patologia:  Luigi  Ranvier  e  Ro- 
berto Koch. 

Queste  nomine  saranno  sottoposte  all'approvazione  di  S.  M.  il  Re. 

Furono  inoltre  eletti  Corrispondenti: 

Nella  Categoria  I,  per  la  Matematica:  Vito  Volterra;  per  la 
Meccanica:  Giuseppe  Colombo. 


—  53  — 

Nella  Categoria  II,  per  la  Chimica:  Giacomo  Ciamician  e  Fran- 
cesco Mauro. 

Nella  Categoria  IV,  per  la  Botanica:  Giovanni  Arcangeli;  per 
la  Zoologia:  Giuseppe  Bellonci;  per  Y  Agronomia:  Adolfo  Targioni-Toz- 
zetti;  per  la  Fisiologia:  Pietro  Albertoni;  per  la  Patologia:  Pio  FoÀ. 

Queste    nomine    furono    proclamate   dal   Presidente    con    Circolare    del 
14  luglio  1888. 

Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche 
Furono  eletti  Soci  nazionali: 

Nella  Categoria  II,  per  l'Archeologia:  Giulio  De  Petra. 
Nella  Categoria  IV,  per  le  Scienze  filosofiche:  Carlo  Cantoni  ed 
Augusto  Conti. 

Nella  Categoria  V,  per  le  Scienze  giuridiche:  Carlo  Fran- 
cesco Gabba. 

Furono  eletti  Soci  stranieri: 

Nella  Categoria  I,  per  la  Filologia:  Franz  Miklosich. 
Nella  Categoria  li,  per  Y  Archeologia:  Wolfango  Helbig. 
Queste  nomine  saranno  sottoposte  all'approvazione  di  S.  M.  il  Re. 

Furono  inoltre  eletti  Corrispondenti: 

Nella  Categoria  I,  per  la  Filologia:  Gio.  Battista  Gandino  e 
Francesco  Rossi. 

Nella  Categoria  II,  per  Y Archeologia:  Giuseppe  Gatti  e  Pompeo 
Castelfranco. 

Nella  Categoria  III,  per  la  Storia  e  Geografia  storica:  Tommaso 
Belgrano  e  Giuseppe  De  Blasiis. 

Nella  Categoria  IV,  per  le  Scienze  filosofiche:  Alessandro 
Chiappelli. 

Nella  Categoria  V,  per  le  Scienze  giuridiche:  Errico  Pessina. 

Nella  Categoria  VI,  per  le  Scienze  sociali:  Giuseppe  Ricca- 
Salerno. 

Queste    nomine    furono    proclamate    dal    Presidente    con   Circolare   del 
14  luglio  1888. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Giunse  in  dono  air  Accademia  ima  medaglia  coniata  in  ricordo  del  giu- 
bileo del  Socio  straniero  F.  C.  Donders,  celebrato  ad  Utrecht  nei  giorni 
27  e  28  maggio  del  1888. 


—  54  — 

CORRISPONDENZA 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 

La  K.  Deputazione  di  storia  patria  in  Modena;  l'Accademia  delle  scienze 
di  Nuova  York  ;  la  R.  Società  zoologica  di  Amsterdam  ;  la  Società  Reale  di 
Londra  ;  la  Società  filosofica  e  1'  Università  di  Cambridge  ;  la  Società  archeolo- 
gica di  Londra;  la  Società  geologica  di  Manchester;  il  Museo  Britannico 
di  Londra  ;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge  Mass. 

Inviarono  le  proprie  pubblicazioni: 

La  Società  olandese  delle  scienze  di  Harlem;  la  Società  di  scienze  na- 
turali di  Boston  Mass. 


I).  C. 
P.  B. 


55  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DEELA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

pervenute  all'Accademia  sino  al  5  agosto  1888. 


Botanica.  —  Diagnosi  di  funghi  nuovi.  Nota  III  (')  del  Socio 
G.  Passerini. 

Pirenomiceti. 

-  1.  Apiosporium  vaccinimi  Passer.  hb.  —  Perithecia  vii  lente  perspicua 
subgregaria  vel  sparsa  ;  punctiformia  atra  100  a  diam.  bisso  nullo  insiden- 
tia,  membranacea.  Asci  numerosi  elliptici  aparaph}rsati  vix  constricto-stipitati 
plejospori,  35-45  X  12,5-15  ;  vel  etiam  globosi  40  /t  diam.  ;  sporae  ovales 
hvalinae  5X3.  Paraphyses  nullae. 

«  Sul  vecchio  fimo  vaccino  insieme  a  Sporormia  minima  Auersw.  ed 
Ascobolus  sp.  a  Vigheffio  presso  Parma,  nel  greto  del  torrente  Baganza. 
Ottobre  1887. 

«  2.  Eosellinia  Mamma  Passer.  hb.  —  Perithecia  plus  minus  dense  gre- 
garia cortici  immutato  vel  ligno  infoscato  insidentia,  globosa  laevia  opaca 
glabra,  vertice  saepe  depressa,  ostiolo  papillato.  Asci  paraphysibus  filiformibus 
guttulatis  obvallati,  teretes  longe  attenuato-stipitati,  150-175  X  7,5,  pars  spo- 
rifera 100-125  fi  long.  8  spori;  sporae  monostichae,  oblongo-ovoideae,  apicibus 
acutiusculis  muticis,  fuligineae,  15-17,5X5,6. 

(!)  Vedasi  Rendiconti,  voi.  Ili,  1°  seni.,  p.  3-89. 
Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  8 


—   5b  — 

«  Ascis  longioribus,  angustioribus,  longius  stipitatis,  paraphysibus  gut- 
tulatis  et  sporis  brevioribus  angustioribusque  a  R.  mastoidea  Sacc.  distinguenda. 

«  Su  stecchi  fracidi  di  Gornus  sanguinea,  o  Ligitstrum  vulgare.  Vigheflio 
presso  Parma. 

«  3.  Laestadia  ramulicola  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  gregaria 
tecta  minute  pustulaeformia  atra.  Asci  cylindrico-clavati  aparaphysati  8  spori, 
50X8  :  sporae  distichae  fusiformes,  eurvulae  continuae,  utrinque  acutae,  hya- 
linae,    17,5-20  X  2,5-8. 

«  Nei  ramoscelli  secchi  di  Genista  tinctorio,.  Vigli effio  presso  Parma. 

-  4.  Laestadia  pinciana  Passer.  hb.  —  Perithecia  minutissima,  globosa, 
fusca,  in  series,  longitudinales  continuai  arcte  digesta,  contextu  membranaceo 
minute  celluioso,  ostiolo  perforato.  Asci  obpyriformes  aparaphysati,  basi  acuti. 
25X10-12:  sporae  subdistichae  vel  conglobatae,  oblougo-fusiformes  quadri- 
guttulatae,  hyalinae. 

«  Nelle  foglie  fiorali  e  sugli  steli  secchi  del  Iancus  acutus.  Roma  al 
Pincio,  nella  vasca  presso  la  clessidra. 

»  5.  Gnomoniella  rubicola  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  tecta  ostiolo 
acuto  epidermidem  sublevante  et  vix  emerso,  atra.  Asci  paraphysati  fusi- 
formes, 30  X  5,  8  spori  ;  sporae  distichae,  fusiformes,  oblongae  integrae, 
hyalinae,  6-7  X  2.  Paraphvses  copiosae,  tenuissimae,  ascos  aequantes  vel 
superantes. 

«  A  G.  ideimi  a  (Karst)  ascis  sporisque  minoribus.  hisque  non  chlorinis 
difterre  vidctur. 

«  In  un  ramo  secco  di  Rubiti  fruticosus.  Fornovo,  provincia  di  Parma. 

«  6.  Sphaerella  vitalbina  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa,  minuta,  tecta, 
globoso-depressa,  atra.  Asci  vani,  elongato-clavati,  vel  interne  innati,  aut 
ovati  et  gibbi,  30-75  X  10-15,  8  spori;  sporae  distichae  vel  conglobatae,  navi- 
culares  vel  cuneatae,  medio  septatae,  leniter  constrictae,  12,5  X  2,5-3. 

«À51.  Vitalbae  ditfert  praecipue  sporis  multo  minoribus  ut  etiam  ascorum 
forma  varia. 

«  Nei  sarmenti  aridi  di  Clematis  Vitalba  a  Sala,  provincia  di  Parma. 

«  7.  Sphaerella  Hesedae  Passer.  hb.  —  Perithecia  gregaria  matricem 
infuscantia,  globoso-conoidea  prominula.  Asci  clavati  vel  obclavati  aut  gibbi, 
basi  ventricosi,  45-62  X  15-20,  8 spori;  sporae  bi-tristichae,  oblongae  vel  ob- 
longo-cuneatae,  medio  septatae  non  constrictae  hyalinae,  15-18  X  5. 

*  Fructificatione  ad  S.  carpogenam  Passer.  accedit,  sed  peritheciis  cras- 
sioribus  infuscantibus  distinguenda. 

«  Negli  steli  fracidi  di  Reseda  luteola.  Vigheflio  presso  Parma. 

«  8.  Sphaerella  Terebinthi  Passer.  hb.  —  Perithecia  hypophylla  minuta 
gregaria,  tecta,  maculas  fuscas  venis  limitatas  formantia.  Asci  numerosi,  forma 
varii  basi  breviter  stipitati,  raro  clavati,  recti,  saepius  curvi,  prope  basim  vel 
medio  ventricosi,  55-75  X  15-20;  sporae  octonae  subdistichae  vel  conglobatae. 


—  57  — 

oblongae,  didymae  vix  constrictae,  loculo  inferiore  attenuato  longiore.  hyalinae. 
20-22,5  X  5. 

«  Ascis  numquam  clavato-cylindricis  et  sporis  non  ellipticis  nec  loculis 
aequalibus,  a  S.  Pistaciae  Cooke  diversa. 

"  Nelle  foglie  sternate  di  Pistacia  Terebinthiis.  Parma,  nel  E.  Orto 
Botanico. 

*  9.  Sphaerella  Pecten  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  matrice  fuscescente 
crebre  sparsa,  punctiformia  atra,  ostiolo  acutiusculo.  Asci  ovati,  basi  abrupte 
breviter  stipitati,  8  spori,  40-42  X  12,5-15;  sporae  stipatae  oblongae,  utrinque 
rotundatae,  medio  septatae,  12,5  X  5. 

«  Nei  frutti  sternati  di  Scandite  Pectai  Veneris.  Fornovo,  provincia  di 
Parma. 

«  10.  Sphaerella  maculans  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  maculas  epi- 
phyllas  albicantes  fusco  marginatas  panca,  crassiuscula,  atra.  Asci  saepius 
ovoideo-elongati  vel  subclavati,  8  spori,  50-75X12-15;  sporae  oblongae,  bi- 
tristichae,  medio  septatae,  hyalinae,  15  X  5. 

n  Ascorum  et  sporarum  magnitudine  a  &  maculosa  Sacc.  et  a  ,S'.  macu- 
lari (Fr.)  pariter  diftert.  Maculis  exceptis  ad  S.  crassam  Auersw.  propius 
accedit. 

«  Sulle  foglie  vive  di  Populus  alba.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  11.  Sphaerella  Moraeae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  sub- 
gregaria tecta,  dein  libera  subglobosa.  Asci  aparaphysati  oblongo-clavati,  sub- 
stipitati, 65-87  X  15-20,  8  spori;  sporae  oblongo-spathulatae,  subtristichae,  ad 
septum  non  vel  vix  constrictae,  hyalinae,  20-25  X  7,5-10. 

«  Sphaerellae  Iridis  Auersw.  affinis,  sed  ascis  sporisque  grandioribus 
diversa. 

«  Nei  cauli,  nei  peduncoli  e  nelle  foglie  aride  della  Moraea  chinensis. 
Parma,  nel  K.  Orto  Botanico. 

«  12.  Lidymella  chaetostoma  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  subglobosa 
tecta,  ostiolo  acuto  setulis  rigidis  convergentibus  30-40  /t  long.,  obsito  erum- 
pente.  Asci  cylindrici,  breviter  stipitati  8  spori,  60-80  X  9-10,  paraphysibus 
filiformibus  stipati  ;  sporae  monostichae  ovatae,  prope  medium  septatae  et 
constrictae,  hyalinae,  20  X  7,5,  loculo  altero  minore. 

«  Nei  cauli  secchi  di  Artemisia  camphorata.  Vigheffio   presso  Parma. 

a  13.  Venturia  elastica  Passer.  hb.  —  Perithecia  superficialia  minuta 
setulosa  atra  hypophylla,  in  series  lineares  transversim  digesta  vel  sparsa.  Asci 
cylindrici  8  spori  elongati;  sporae  biseriales,  ovales,  medio  septatae,  hyalinae, 
7,5-8  X  3. 

«  Nelle  foglie  fracide  del  Ficus  elastica.  Parma  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  14.  Diaporthe  (Chorostate)  Cydoniae  Passer.  hb.  —  Acervuli  valsei  laxe 
vel  crebre  erumpentes,  pulvinati,  parenchymati  corticali  insidentes.  Perithecia 


—  r,s  — 

snbglobosa  intus  albida,  ostiolo  obtuso  vix  emergente.  Asci  cylindraceo-clavati 
curvi  8  spori,  100-112  X  12;  sporae  oblique  uniseriatae  vel  subdistichae, 
oblongo-ovatae,  prope  medium  septatae,  leniter  constrictae,  loculis  inae- 
qualibus  haud  guttulatis,  altero  angustiore,  hyalinae,  17,5X7,5. 

«  Su  rametti  di  Cotogno  insieme  a  Phoma  Cydoniae  Sacc.  Ascochita  sp. 
Ehabdospora  sp.  etc.  Parma. 

«  15.  Didymosphaeria  endoleuca  Passer.  hb.  —  Perithecia  solitaria  sparsa, 
atra  sub  epidermidem  pustulatim  inflatam  integram  vel  vix  fissam  nidulantia. 
nucleo  candido.  Asci  elongato-clavati,  basi  breviter  attenuato-stipitati  paraphy- 
sati  8 spori,  100-125  X  15  ;  sporae  amygdaloideae  vel  ellipticae,  medio  septatae, 
non    constrictae,  obscure  fuscae,  20-27,5  X  8-10. 

«  Nei  rami  secchi  di  Cercis  Siliquastrum  insieme  a  Diplodla  Siliquaslri 
Passer.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  16.  Ottia  Wistariae  Passer.  hb.  —  Caespituli  parvuli  erumpentes  subro- 
tundi,  vel  rarius  oblongi,  loDgitudinaliter  subseriati  ;  perithecia  stremate  cor- 
ticali fusco  insidentia,  subglobosa  opaca,  ostiolo  punctiformi  vel  obsoleto.  Asci 
cilindrici  paraphysati  8 spori,  105  X  8;  sporae  monostichae  ellipticae,  unisep- 
tatae,  non  vel  vix  constrictae,  fuscae,  12,5  X  7,5. 

«  Ottiae  dimiiiutae  Karst.  aftinis.  sed  asci  breviores,  paraphyses  non 
ramosae  et  sporae  latiores. 

«  Nei  rami  secchi  della   Wistaria  chinensis.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

■  17.  Massaria  Holoschoeni  Passer.  hb.  —  Perithecia  insculpta  sparsa, 
vix  papillata,  globoso-depressa,  atra.  Asci  ampli,  saccato-oblongi,  recti  vel  curvi, 
basi  abrupte  breviterque  oblique  stipitati,  paraphysati,  8spori,  150-175  X  25-37  ; 
sporae  bi-tristichae  fusiformes,  medio  leniter  constrictae,  rectae  9-11  septatae, 
chlorino-hyalinae  tandem  fuscae.  circulo  hyalino  eiicumdatae,  32-42  X  8-10 
(sine  circulo). 

«  Nei  calami  fracidi  dello  Scirpus  Holoschoenus  insieme  a  Lophiotrema 
pusillum  Fuckel.  Vigheffio  presso  Parma,  nel  greto  del  torrente  Baganza. 

«  18.  Leptosphaeria  Rssedae  Passer.  hb.  —  Perithecia  subgregaria 
hypophloea,  tandem  cortice  consumpto  nudata,  ligno  adnata,  globosa  atra. 
ostiolo  minuto,  papillari,  interdum  depressa.  Asci  elongato-clavati,  paraphysati 
8  spori,  75-110  X  10-12;  sporae  elongato-fusiformes  distichae,  apicibus  acumi- 
na,is,  triseptatae,  loculis  aequalibus.  30-35X5,  primo  hyalinae,  tandem  flavidae. 

-  Leptosphaeriac  Boceoniae  (0.  et  E.)  Sacc.  videtur  affinis,  sed  sporae 
numquam  fuscae  visae.  Oaeterum  huius  descriptio  nimis  contracta  judicium 
difficile  reddit. 

-  Nei  cauli  fracidi  della  Reseda  lutea. 

«  19.  Leptosphaeria  carduina  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  pusilla 
globosa  epidermide  rupta  cincta,  atra,  basi  filis  dematiaceis  parcis  praedita, 
contextu  minute  celluioso  fuligineo.  Asci  paraphysati,  elongato-clavati,   inferne 


—  59  — 

breviter  attenuato-stipitati,  8  spori,  68-75  X  10-12;  sporae  distichae  elongato- 
ellipticae,  utrinque  rotundatae  3-5septatae,  15-18  X  5,  loculo  uno  alterove 
saepe  longitudinaliter  diviso,  e  flavo  fuscidulae. 

-  Nelle  brattee  involucrali  dei  capolini  sternati  del  Carduus  nutans.  Vi- 
gheffio  presso  Parma,  nel  greto  del  torrente  Baganza. 

«  20.  Leptosphaeria  Salviae  Passer.  hb.  —  Perithecia  hypophloea 
subgregaria  globosa  parce  setulosa,  ostiolo  cylindrico  corticem  perforante.  Asci 
paraphysati  clavati,  inferne  longe  attenuati,  8  spori,  87-125  X  12-14;  sporae 
fusiformes  9-11-septatae,  subdistichae,  45  X  5,  flavidae,  loculo  altero  ex  in- 
termediis  subtumido. 

«  Nei  rami  secchi  della  Salvia  offlcinalis  insieme  talvolta  ad  Ophiobolus 
hormosporus  col  quale  non  è  da  confondersi.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  21.  Leptosphaeria  patellaeformis  Passer.  hb.  —  Perithecia  subgregaria 
vel  sparsa,  subglobosa,  ostiolo  minutissimo  vix  papillari,  atra,  siccitate  col- 
lapsa,  scutellata.  Asci  elongato-subclavati,  paraphysibus  fìliformibus  superati 
8  spori,  80-100X8-10;  sporae  fusiformes  3septatae,  distichae  vel  oblique  mo- 
nostichae  dilute  flavae,  senio  fuscescentes,  15-17,5  X  5. 

«  Nel  culmo  fracido  di  Zea  Maijs.  Vigheffio  presso  Pai-ma. 

*  22.  Leptosphaeria  rhizomatum  Passer.  hb.  —  Perithecia  parce  gregaria 
tecta,  globosa  atra,  ostiolo  epidermidem  perforante  vel  subinde  pontiformi 
sublevante,  tandem  nudata  glabra.  Asci  paraphysati,  plus  minus  late  clavati, 
basi  sensim  attenuati,  noduloso-stipitati  8  spori,  62-87  X  6-10;  sporae  distichae 
vel  oblique  monostichae,  in  ascis  latioribus  superne  tristichae,  fusiformes. 
7-9-septatae,  loculis  aequalibus,  vel  altero  ex  intermedis  vix  tumidulo,  e  luteo 
fuscae  ad  apices  acuminatae  et  quandoque  apiculatae,  22-25  X  2,5-3,5. 

«AZ.  culmifraga  (Fr.)  non  distare  videtur,  sed  peritheciis  glabris  et 
sporarum  longitudine,  satis  diversa. 

«  Nei  rizomi  sternati  del  Cynodon  Dactylotfe  negli  stoloni  dell' Agrostis 
mdgaris.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  23.  Melanomma  Caricae  Passer.  hb.  —  Perithecia  gregaria  vel  sparsa  per 
corticem  fissimi  erumpentia  vel,  ilio  consumpto,  demuni  nudata,  ligno  insi- 
dentia,  subglobosa,  glabra  opaca,  ostiolo  papillari  nitidulo,  vertice  tandem 
depresso.  Asci  elongato-clavati,  inferne  attenuati,  paraphysibus  tenuibus  stipati 
8  spori,  70-80X8-10;  sporae  subdistichae  fusiformes,  utrinque  acutae,  triseptatae. 
ad  septa  non  vel  vix  constrictae,  melleo-fuscescentes,  12  X  15. 

*  In  un  ramo  secco  di  Ficus  Carica.  Parma. 

«  24  Trematosphaeria  Carestiae  Passer.  hb.  —  Perithecia  superficialia 
sparsa  vel  parce  gregaria,  globoso-depressa,  rugulosa  atra,  minute  papillata, 
vel  tantulum  umbilicata.  Asci  paraphysati,  tubulosi,  basi  sensim  attenuati 
8  spori,  125-160  X  16;  sporae  monostichae  vel  subdistichae  ovoideae  triseptatae, 
margine  angusto  hyalino  cinctae,  loculis  intermediis  amplis  melleo-fuscis, 
guttulatis,  extimis  minimis  subhyalinis,  20-25  X  8-10. 


—  60  — 

it  Sulla  vecchia  scorza  di  B etnia  alba  a  Riva  di  Valsesia  (Piemonte). 
Carestia. 

«  25.  Ealmusia  Fici  Passer.  hb.  —  Perithecia  subgregaria,  stromate 
corticeru  dealbante  immersa,  parvula,  pustulaeformia  atra,  ostiolo  obtusiusculo 
vix  emerso,  nucleo  albo.  Asci  clavati,  copiose  paraphysati,  basi  longe  atte- 
nuato-stipitati  8  spori,  (30-70  X  8-10;  sporae.  distichae  elongatae  roctae,  apicibus 
qbtusis,  triseptatae,  ad  septa  leniter  constrictae  lnteo-fuscae.  15  X  5. 

«  In  rami  secchi  di  Ficus  Carica.  Parma. 

«  26.  Massarina  Spartii  Passer.  hb.  —  Perithecia  subcutanea,  depressa 
fusca,  ostiolo  obsoleto,  contextu  celluioso  ochraceo-fusco.  Asci  paraphysati  cylin- 
drici,  basiabrupte  stipitati,  stipite  tenui  incurvo  4?  —  8  spori,  $0-100  X  15: 
sporae  uniseriales  ellipticae  vel  subovatae  didymae,  castaneo-fuseae,  baione 
mucilaginoso  circumdatae,  episporio  crasso.  18-22,5  X  10-12  (halone  excluso). 

«  Nei  ramoscelli  dello  Spartium  scoparìum  lungo  l'Incisa  presso  Santa 
Maria  del  Taro,  prov.  di  Parma. 

■  27.  Metasphaeria  sphaerelloides  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa 
punctiformia  tecta.  Asci  clavati  tenuissime  stipitati  8  spori,  aparaphysatì, 
42-50  X  5-7,5  ;  sporae  biseriatae  elongato-fusiformes.  in  asci  lamine  flavidae, 
ejectae  subhyalinae,  triseptatae.  loculis  subinde  guttulatis,  altero  ex  inter- 
mediis  tumidulo,  22,5  X  2,5-3. 

«  Nei  rami  della  Clematis  Vitalba  insieme  a  Sphaerella  vitalbina  Passer. 
ed  Ophiobolus  Clematidis  Passer.  Sala,  provincia  di  Parma. 

«  28.  Metasphaeria  Liriodendri  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel 
subgregaria  minuta,  sub  epidermide  turgida  nidulantia,  ostiolo  vix  prominulo. 
Asci  clavati,  paraphysibus  tenuibus  obvallati,  breviter  stipitati,  75-90  X  10, 
8  spori  ;  sporae  distichae  fusiformes  triseptatae,  medio  leniter  constrictae,  qua- 
driguttulatae,  loculo  altero  ex  intermediis  tumidulo.   15-20  X  4-5  hyalinae. 

«  In  ramicelli  secchi  di  LiHodendron  Tulipifera  insieme  a  Phoma  ThH- 
meniì  Passer.  Parma  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  29.  Metasphaeria  Forsythiae  Passer.  hb.  —  Perithecia  tecta  minuta, 
pustulaeformia,  globosa  atra,  ostiolo  papillari  per  epidermidem  perforatam  vix 
emersa.  Asci  paraphysati,  clavati,  longe  attenuato-stipitati,  8  spori,  112  X  15; 
sporae  fusiformes  utrinque  acuminatae,  curvulae  5septatae,  medio  constrictae, 
loculis  guttulatis,  septis  tenuissimis,  chloro-jodureti  zinci  ope  tantum  pers- 
picuis,  25-30  X  5-6. 

«  Nei  ramicelli  secchi  della  Forsythia  vividissima  insieme  con  Phoma  sp. 
e  Rhabdospora  sp. 

«  30.  Metasphaeria  Idesiae  Passer  hb.  —  Perithecia  epiphylla  puncti- 
formia sparsa,  in  macula  exarida  cinereo-fusca.  Asci  pauci  oblongo-tubulosi 
aparaphysati  8-spori;  sporae  fusiformes,  triseptatae  chlorino-hyalinae,  17,  5  X  5. 

«  Nelle  foglie  languenti  della  Idesia  polyoarpa.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 


—  61  — 

«31.  Metasphaeria  Caricae  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa 
minuta,  sub  epidermide  pustulatim  elevata  nidulantia,  ostiolo  punctiformi 
atro  vix  emerso.  Asci  cylindrico-clavati,  basi  breviter  attenuato-stipitati  8  spori, 
85-100  X  8;  sporae  subuniseriales  fusiformes,  rectae  vel  eiirvulae,  triseptatae, 
chlorinae,  intra  ascos  flavidulae,  22,5  X  5.    Paraphyses   copiosae  filiibrmes. 

«  M.  corticolae  (Puckl)  proxima,  sed  pheritheciis  nunquam  erumpen- 
tibus  et  sporis  exacte  fusiformibus  chlorinis  distinguenda. 

«  In  un  ramo  fracido  di  Ficus  Carica,  assai  rara.  Parma. 

«  32.  Metasphaeria  Chamaeropis  Passer.  hb.  —  Perithecia  globulosa. 
crebre  sparsa  tecta,  pustulatim  erumpentia.  Asci  elongato-clavati,  basi  atte- 
nuato-stipitati 8  spori,  55-75  X  10  ;  sporae  subdistichae  oblongo-cuneiformes, 
triseptatae,  non  vel  vix  constrictae  hyalinae,  loculis  interdum  guttulatis, 
penultimo  subtumido,  17,5-20  X  4-5.  Paraphyses  non  visae. 

«  Nei  picciuoli  secchi  della  Chamaerops  humilis.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  33.  Metasphaeria  sepulta  Passer.  hb.  —  Perithecia  immersa  globosa, 
ostiolo  punctiformi  vix  erumpente,  interdum  superficialia.  Asci  subclavati,  pa- 
raphysati,  75-100  X  12,5;  sporae  distichae  fusiformes  3-septatae,  ad  septa  con- 
strictae, loculis  guttulatis,  altero  ex  intermediis  tumidulo,  25-30  X  7,5  hya- 
linae, tandem  flavidulae. 

«  Nei  calami  fracidi  di  Scirpus  ffoloschoenus.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  34.  Metasphaeria  Seae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  tecta  dein 
nudata  atra  punctiformia,  contextu  minute  celluloso-fuligineo.  Asci  lanceolati 
vel  basi  subventricosi  aparaphysati  8  spori,  60  X  10  ;  sporae  distichae  vel  tri- 
stichae  fusiformes,  utrinque  acutae  hyalinae,  varie  guttulatae,  tandem  trisep- 
tatae non  constrictae,  15  X  4,5. 

«  Nel  culmo  fracido  di  Zea  Mays  a  Fornovo,  provincia  di  Parma. 

«  35.  Sphaerulina  Coriariae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  sub- 
gregaria, tecta,  minuta,  subglobosa,  atra,  ostiolo  acutiusculo  epidermidem 
sublevantia  et  perforantia.  Asci  caespitosi  aparaphysati,  obovati  vel  elongati 
aut  clavati,  basi  breviter  abrupte  stipitati,  35-63  X  12-15  ;  sporae  senae- 
octonae,  fusiformes  vel  subclavatae,  subtristichae,  vel  stipatae  3-5-septatae. 
hyalinae,  12-15X4-5. 

«  Nei  rami  secchi  della  Coriaria  myrtifolia  a  Rocca  Prebalza  presso 
Berceto,  prov.  di  Parma. 

«  36.  Zignoèlla  adjuncta  Passer.  hb.  —  Perithecia  gregaria  vel  sub- 
sparsa, globosa,  opaca  rugosula  minute  papillata,  basi  vix  insculpta,  Asci  pa- 
raphysibus  tenuibus  subaequilongis  stipati,  cylindrici,  65-75  X  5-6,  8  spori  : 
sporae  uniseriales  fusiformi-elongatae,  apicibus  rotundatis,  hyalinae  triseptatae. 
ad  septa  crassiuscula  fuscidula  non  constrictae,  12-5  X  4. 

«  Habitus  Melanommatis  Pulvis  pyrius  (Pers)  vel  Teichosp&rae  oàdw 
eentis  Fuckl. 


—  62  — 

a  In  un  ramo  fracido  denudato  di  Corylus  Avellana.  Vigheffio  presso 
Parma. 

-  37.  Teichospora  endophloea  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel 
subgregaria  erumpenti-superficialia,  globosa,  atra,  vertice  obtusa.  Asci  para- 
physati  clavati  8-spori,  112X20;  sporae  uniseriales  ellipticae,  7septatae,  medio 
constrictae,  loculo  altero  vel  plerisque  longitrorsum  divisis,  22,5-25X11-12.5. 
olivaceo-fuscae.  Paraphyses  longae,  filiformes. 

-  Sulla  faccia  interna  della  scorza  staccata  dell' Amygdalits  persica.  Vi- 
gheffio presso  Parma. 

*  38.  Ophiobolus  Resedae  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa, 
minuta  tecta,  ostiolo  conico  acuto  emerso,  basi  dematiaceo-fibrillosa.  Asci 
aparaphysati,  cilindrici,  interne  longissime  attenuati  8  spori,  65-112  X  5  : 
sporae  filiformes,  tenuissimae,  continuae,  ascorum  partem  cylindricam  subae- 
quantes,  in  asci  lumine  flavidae,  ejectae  hyaliuae. 

«  Ophiobol/im  Hesperidis  Sacc.  accedere  videtur,  sed  peritheciis  basi 
tibrillosis,  ostiolo  vix  emerso  et  ascis  longe  attenuatis  satis  differt. 

*  Nei  cauli  fracidi  della  Reseda  lutea.  Vigheffio  presso  Pai-ma. 

«  39.  Ophiobolus  Rhagadioli  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa,  tecta, 
minuta,  pustulaeformia,  ostiolo  brevi  vii  erumpente.  Asci  paraphysati,  cylin- 
drici  8-spori,  100-125  X  5-6.  Sporae  ascos  subaequantes,  tenuissimae,  conti- 
nuae, hyalinae,  in  asci  lumine  vix  flavidulae. 

«  Accedit  spermogonium  peritheciis  9Ìmilibus,  interdum  subgregariis. 
spermatiis  cylindricis,  3-4guttulatis,  10-12  X  1,3. 

«  Nei  cauli,  nei  rami  e  negli  acheni  del  Rhagodiolus  stellatus.  Parma, 
nel  R.  Orto  Botanico. 

«  40.  Ophiobolus  hormosporus  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa,  cortici 
immersa,  ostiolo  acuto,  atro  plus  minusve  erumpente.  Asci  paraphysati,  cla- 
vati, inferno  attenuati  et  undulato-stipitati,  4-8  spori,  100-130  X  12-15.  Sporae 
bacillari-clavatae,  ascos  subaequantes,  superne  5  /*  crassae  multiseptatae,  ad 
septa  plus  minus  constrictae,  in  asci  lumine  flavidae,  ejectae  hyalinae,  arti- 
culis  subglobosis  saepe  guttulatis,  altero  vel  pluribus  ex  intermediis  crassio- 
ribus.  Paraphyses  filiformes  non  guttulatae. 

«  Nei  rami  secchi  della  Salvia  oflicinalis  insieme  talvolta  a  Lepto- 
sphaeria  Salviae.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  41.  Ophiobolus  cannabinus  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  ligno  infu- 
scato  immersa,  ostiolo  conico  vix  erumpente.  Asci  paraphysati  cylindrici  subsessi- 
les  8  spori,  85  X  5;  sporae  filiformes  aequales,  continuae  hyalinae  65-85  X  1-1 V*. 

«  Peritheciis  ligno  omnino  immersis  praecipue  distiDguenda. 
«  Su  canàpuli  stemati.  Langhirano,   provincia  di  Parma. 
«  42.  Ophiobolus  parmensis  Passer.  hb.  —  Perithecia  subgregaria,  ligno 
denudato  insidentia,  globosa  atra   glabra,  ostiolo  longiusculo  cylindrico  trun- 
cato  !  Asci  cylindrico-subclavati,  inferne  lenissime  attenuato-stipitati,  6-8  spori. 


—  63  — 

obscure  paraphysati,  112-137X7,5;  sporae  filiformes  continuae  non  guttu- 
latae,  in  asci  lumine  dilute  flavidae,  ejectae  hyalinae,  90-100  X  1,3. 

«  In  un  ramo  secco  scortecciato  di  Ficus  Carica  insieme  a  Diplodiella 
ficina.  Parma. 

«  43.  G-ibberella  atro-rufa  Passer.  hb.  —  Perithecia  laxe  vel  acervatim  gre- 
garia, atro-rufa  globosa  minute  papillata,  demum  cupulaeformi-collapsa,  con- 
textu  sordide  coeruleo-yiolascente.  Asci  clavati,  62  X  12,5,  8-spori,  sporae  sub- 
distichae  ovatae,  triseptatae,  hyalinae,  15-17,5  X  7,5. 

«  Stylosporae  didymae  ftiligineae,  15-20  X  10. 

«  In  un  ramicello  fracido  di  Ficus  Carica.  Parma. 

«  44.  Seynesia  Caronae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  minuta  scu- 
tiformia  atra,  centro  papillata  et  pertusa,  contextu  radiato  fuligineo,  margine 
fimbriata,  et  hyphis  tenuibus  hyalinis  radiantibus,  nonnullis  quoque  crassio- 
ribus  fuligineis  praedita.  Asci  cylindrici,  vel  apice  sensim  attenuati,  apara- 
physati  recti  vel  curvi,  40-50  X  7,5,  8  spori  ;  sporae  subdistichae,  ellipticae, 
medio  septatae  non  constrictae,  fuscidulae,  10  X  4,5. 

«  Nella  scorza  di  rami  secchi  dello  Spartium  junceum  presso  Carona 
in  quel  di  Fornovo,  provincia  di  Parma. 

«  45.  Triblidiella  brachyasca  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  sub- 
gregaria superfìcialia,  ovalia  vel  difformia  plus  minusve  late  hyantia,  atra.  Asci 
clavati  vel  saccati,  8  spori,  50-63  X  12,  5-15  paraphysibus  aequilongis  apice 
colorato  coalitis,  obvallati  ;  sporae  di-tristichae  fusiformes,  strato  mucoso  obdu- 
ctae,  spuriae  tn-quinque  septatae,  diu  hyalinae,  tandem  fuscidulae,  20  X  5-7,5. 

«  Sulla  scorza  del  tronco  della  Coffaea  arabica.  Parma,  nel  K.  Orto 
Botanico. 

Sferossiclei. 

«  46.  Phyllosticta  corrodens  Passer.  hb.  —  Maculae  vagae,  repentes, 
griseae  fusco-cinctae,  mox  erosae.  Perithecia  epiphylla  punctiformia,  atra, 
sporae  oblongo-ellipticae  ad  polos  obscure  nucleatae  integrae  hyalinae,  7,  5  X  2,5. 

«  Nelle  foglie  vive  della  Clematis    Vitalba.  Vigheffio  presso  Parma. 

»  47.  Phyllosticta  bacteriispsrma  Passer.  hb.  —  Perithecia  hypophylla 
punctiformia  tecta.  in  maculis  irregularibus  angulosis  fuscis  sparsa;  sporae 
minimae,  bacillares  aequales  hyalinae,  2-2,5  n  longae. 

«  Nelle  foglie  della  Clematis  Vitalba  insieme  a  Septoria  Clematidis  Kob. 
Vigheffio  presso  Parma. 

«  48.  Phyllosticta  Moutan  Passer.  hb.  —  Maculae  fusco-atrae,  subdi- 
scoideae  vel  oblongae,  perithecia  sparsa  superfìcialia  punctiformia  fusca,  fo- 
ventes  ;  sporae  ellipticae  hyalinae  circiter  4  X  2,5. 

«  Nelle  foglie  languenti  di  Paeoiiia  Moutan.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  49.  Phyllosticta    Tulipiferae    Passer.  hb.  —  Maculae  subdiscoideae 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  9 


—  64  — 

exaridae  fusco-marginatae,  mox  lacerae  ;  perithecia  epiphylla  subgregaria 
minutissima  semiimmersa;  sporae  oblongae  continuae  hyalinae,  10X3-4. 

«  A  P.  Liriodendri  Thùm.  sporarum  forma  et  magnitudine  differt. 

«  Nelle  foglie  vive  di  Liriodendro  ti  Tulvpiferd.  Nel  R.  Orto  Botanico 
di  Parma. 

«  50.  Phyllosticta  Menispermi  Passer.  hb.  —  Maculae  vagae,  angu- 
losae,  venis  limitatae,  superne  fuscae,  inferne  griseae,  peritliecia  hypophylla. 
gregaria,  minutissima,  globosa,  tecta,  membranacea  plus  minus  coerulescen- 
tia,  foventes;  sporae  ellipticae,  continuae  hyalinae  ad  polos  plus  minus  per- 
spicue nucleatae,  rectae,  5-6  X  3. 

«  Sulle  foglie  languenti  del  Menispermum  canademe.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«51.  Phyllosticta  lenticularis  Passer.  hb.  —  Perithecia  epiphylla, 
lenticularia,  crebre  sparsa  atra  opaca,  nucleo  albo  in  maculis  irregularibus 
a mplis  albo-exaridis;  sporae  oblongo-ellipticae,  rectae,  biguttulatae,  hyalinae, 
12,5-15  X  5,  basidiis  crassiuóculis,  subaequilongis  fultae. 

«  Nelle  foglie  vive  dei  Limoni.  Parma. 

«  52.  Phyllosticta  deliciosa  Passer.  hb.  —  Perithecia  epiphylla  pun- 
ctiformia  atra  in  maculis  exiguis  albo-exaridis,  margine  elevato,  castaneo-fulvo 
nitido  cinctis;  sporae  minimae,  cylindricae,  integrae,  hyalinae,  4X1. 

*  Nelle  foglie  vive  del  Cytrus  deliciosa.  Parma  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  53.  Phyllosticta  Terebinthi  Passer.  hb.  —  Maculae  amplae  irregulares 
exaridae  ferrugineo-griseae,  mox  lacerae;  perithecia  epiphylla  sparsa  puncti- 
formia,  ostiolo  perforato,  membranacea,  contextu  minute  celluioso  rufidulo; 
sporae  minutae  ovales  hyalinae,  2,5-3  X  1,5-2,  ad  apices  obscure  nucleolatae. 

«  Sulle  foglie  languide  della  /'/sfocia  Terebinthus.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  54.  Phyllosticta  advena  Passer.  hb.  —  Maculae  discoideae  parvulae 
vel  irregulares  plus  minus  amplae,  primo  luteae,  dein  fuscae,  exaridae  haud 
marginatae.  Perithecia  minima,  lente  vix  perspicua  ;  sporae  ovatae  vel  oblon- 
gae, rectae  vel  leniter  curvae,  integrae  hyalinae,  8-12  X  3. 

«  Nelle  foglie  languenti  della  Robinia  Pseudacacia.  Gaione  presso 
Parma.  Settembre. 

«  55.  Phyllosticta  candicans  Passer.  hb.  —  Maculae  irregulares  exa- 
ridae candicantes,  margine  fusco-rubiginoso  limitatae.  Perithecia  mesophyllo 
immersa,  punctiformia  atra,  utrinque  perspicua  ;  sporae  ellipticae  guttulatae, 
hyalinae,  5-7,5  X  2,5-3,7. 

«  A  Ph.  cytisella  Sacc.  cui  quodammodo  accedit  magnitudine  sporarum 
differt,  et  a  Ph.  Bauhiniae  Cooke  maculis  candicantibus  et  sporis  longioribus 
diversa. 

«  Nelle  foglie  della  Baithinia  aculeata  nel  R.  Orto  Botanico  di  Parma, 

«  56.  Phyllosticta  globuli  Passer.  hb.  —  Perithecia  hypophylla   dense 


—  65  — 

gregaria  in  maculis  parvulis  amphigenis  subdiscoideis  umbrinis  ;  sporae  bacil- 
lari-fusiformes,  integrae,  hyalinae,  10-12,5X1,5-1,8, 

»  Nelle  foglie  sternate  dell' Eucalyptus  globulus.  Parma,  nel  K.  Orto 
Botanico. 

«  57.  Phyllosticta  coronaria  Passer.  hb.  —  Maculae  plus  minus  amplae 
subdiscoideae  discretae,  raro  plures  confluentes,  halone  fusco  circumdatae.  Pe- 
rithecia  epiphylla  punctiformia  sparsa,  primo  tecta,  dein  epidermide  perfo- 
rata cincta,  atra  subglobosa;  sporae  oblongo-ellipticae  integrae  hyalinae,  ad 
apices  nucleolatae  endoplasmate  opaco,  medio  leniter  constrictae,  7-7,5  X  2,5-3. 

«  A  Ph.  vulgari  Desm.  differt  peritlieciis  aliquanto  minoribus  non  su- 
perficialibus  et  sporis  multo  brevioribus. 

«  Nelle  foglie  vive  del  Philadelphus  coronarmi  a  Vigheffio  presso 
Parma.  Autunno. 

«■  58.  Phyllosticta  Lagenariae  Passer.  hb.  —  Perithecia  epiphylla,  minuta 
gregaria  in  maculis  sordidis  discoideis  vel  irregularibus  mox  laceris  ;  sporae 
oblongae,  utrinque  rotundatae  rectae  cguttulatae  hyalinae,  10-12,  5X5. 

«  Nelle  foglie  languenti  della  Lagenaria  vulgaris.  Nel  R.  Orto  Botanico. 
Autunno. 

«  59.  Phyllosticta  implexa  Passer.  hb.  —  Maculae  discoideae  vel  late 
expansae  folium  dimidium  et  ultra  occupantes.  Perithecia  epiphylla  sparsa  vel 
subgregaria  punctiformia  depressa  opaca  ;  sporae  fusiformes  continuae-,  acerva- 
tim  visae  rlavidulae,  singulae  hyalinae,  5-7,5  X  2,5. 

«  Praeter  sporas  non  atomisticas,  peritheciis  non  prominulis  neque  ni- 
tidulis  a  Ph.  nitidula  Dur  et  Mont.  differt. 

«  Nelle  foglie  languenti  della  Lonicera  implexa,  talvolta  colla  Sphae- 
rella  implexa  Passer.  della  quale  sarebbe  lo  spermogonio.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico.  Giugno. 

«  60.  Phyllosticta  Melissophylli  Passer.  hb.  —  Maculae  amphigenae  di- 
scoideae vel  angulosae  arescendo  albido-griseae,  halone  fusco-rubiginoso  cir- 
cumdatae, perithecia  epiphylla  subgregaria  punctiformia  tecta  foventes  ;  sporae 
oblongae  utrinque  nucleolatae  et  rotundatae  integrae  hyalinae,  7,5-10  X  4,5. 

«  Nelle  foglie  della  Melittis  Melissophyllum.  Collecchio,  provincia  di 
Parma.  Settembre. 

«61.  Phyllosticta  morifolia.  Passer.  hb.  —  Maculae  amphygenae  sub- 
discoideae, arescendo  sordide  griseae,  margine  latiusculo  castaneo -fusco  cinctae. 
Perithecia  epiphylla  gregaria  punctiformia,  nigra;  sporae  hyalinae,  minutae 
oblongae  integrae,  3,5  X  1,5. 

«  Nelle  foglie  languide  del  Morus  alba.  Parma,  nel  suburbio.  Novembre. 

«  62.  Phyllosticta  lacerans  Passer.  hb.  —  Maculae  vagae  exaridae  griseae 
plus  minus  amplae  et  confluentes  mox  lacerae,  perithecia  exigua  puncti- 
formia tecta  foventes.  Sporae  ovoideae  vel  elliptico-oblongae,  hyalinae! 
4-7,5  X  2,5-S. 


—  06  — 

«  A  Ph.  ulmicola  Sacc.  differt  maculis  laceris  et  sporis  hyalinis  et  a 
Ph.  ulmi.  West,  sporis  minoribus. 

«  Nelle  foglie  vive  in  parte  arsicce  e  lacerate  dell'  Ulmus  camjìestris 
insieme  ad  Acalyptospora  nervisequa. 

«  63.  Phyllosticta  cocophila  Passer.  hb.  —  Maculae  exaridae  candidae. 
irregulares,  oblongae,  fusco-marginatae,  perithecia  atra  snbglobosa  epidermi- 
dem  lacerantia,  foventes.  Sporae  oblongo-lanceolatae  achroae,  opacae  endo- 
plasmate  granuloso  repletae,  sterigmatibus  longiusculis  filiformibus  fultae, 
15-20  X  6-7,5. 

«  Sporis  multo  majoribus  a  Ph.  Cocos  Cooke  et  a  Ph.  cocoina  Sacc.  pa- 
riter  distinguenda. 

«  Nelle  foglie  del  Cocos  flexuo&a.  Nel  R.  Orto  Botanico  di  Parma. 

«  64.  Phyllosticta  cycadina  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  macula  fusco- 
cincta  sparsa  vel  subgregaria,  globosa  atra,  per  epidermidem  erumpentia,  cel- 
lulis  grandiusculis  fuscis  non  radiatis  contexta,  ostiolo  punctiformi  ;  sporae  mi- 
nutissimae  bacillares,  hyalinae,  2,5  X  0,5-0,7. 

«  A  Leptolhqrio  Cycadìs  Passer.  peritheciis  crassioribus  epidermidem 
sublevantibus  facile  distinguenda. 

«  Nelle  foglie  della  Ci/cas  revoluta.  Panna,  nel  R.  Orto  Botanico  ». 

Fisica.  —  Di  alenili  nuovi  fenomeni  elettrici  provocati  dalle 
radiazioni.  Nota  VI  del  Corrispondente  Augusto  Righi. 

«  a)  Alla  fine  della  precedente  Nota  (')  ho  annunciato  che  alcuni  gas  e 
vapori  esercitano  un  assorbimento  straordinario  su  quelle  radiazioni  ultravio- 
lette, che  provocano  i  nuovi  fenomeni  fotoelettrici.  Siccome  ho  riconosciuto 
d'altra  parte,  che  i  raggi  solari  sono  inetti  a  produrre  i  detti  fenomeni,  così 
è  sorto  in  me  naturalmente  il  sospetto,  che  la  causa  di  tale  inettitudine  sia 
l'assorbimento  operato  dall'atmosfera,  specialmente  coi  suoi  strati  più  bassi 
e  più  densi,  sulle  radiazioni  di  minor  lunghezza  d'onda.  Sono  stato  così 
condotto  alla  seguente  esperienza. 

«  Un  disco  di  rame  è  mantenuto  carico  negativamente  dal  polo  d'una 
pila  di  6  coppie  a  bicromato.  Davanti  ad  esso  e  parallelamente  alla  distanza 
di  qualche  millimetro,  è  tesa  una  rete  di  ottone,  comunicante  coll'elettro- 
metro.  Le  radiazioni  dell'arco  voltaico,  cadendo  sul  disco,  dopo  aver  attra- 
versato la  rete,  determinano  l'ormai  noto  fenomeno  di  trasporto,  e  l'elettro- 
metro devia,  per  la  carica  negativa  che  su  di  esso  depongono  le  particelle 
gazose  partite  dal  disco.  La  deviazione  cresce  di  più  in  più  lentamente,  finché 
il    potenziale    della   rete    ha    raggiunto    un    certo    valore    negativo.    Ma   se 

(!)  V.  pag.  16 


—  67  — 

l'illuminazione  dura  solo  pochi  secondi,  il  potenziale  raggiunto  dall'elettrometro 
è  più  o  meno  grande,  a  norma  della  maggiore  o  minore  intensità  delle  ra- 
diazioni attive  ;  anzi  il  potenziale  raggiunto  in  un  tempo  determinato  e  assai 
breve,  per  esempio  un  secondo,  si  può  prendere  come  misura  della  intensità 
medesima. 

«  Posto  fra  l'arco  voltaico  e  gli  strumenti  ora  descritti,  un  tubo  lungo 
circa  30  centimetri,  chiuso  agli  estremi  con  lamine  di  gesso  ('),  nel  quale 
potevasi  alternativamente  o  fare  il  vuoto  (sino  a  5  mm.),  o  lasciar  rientrare 
l'aria,  ho  ottenuto  sempre,  in  tempi  eguali,  una  deviazione  alquanto  mag- 
giore quando  il  tubo  conteneva  aria  rarefatta,  di  quando  conteneva  aria 
all'ordinaria  pressione,  sia  presa  direttamente  dall'ambiente,  sia  dopo  averla 
obbligata  a  traversare  un  tubo  con  anidride  fosforica  onde  disseccarla. 

«  Dunque  l'aria  assorbe  le  radiazioni  più  rifrangibili,  e  può  darsi  be- 
nissimo che  la  luce  solare  sia  ricca  di  tali  radiazioni,  ma  che  esse  siano 
assorbite  dall'aria  atmosferica.  Può  accadere  altresì,  che  le  radiazioni  attive 
provenienti  dal  sole,  agiscano  sui  corpuscoli  solidi  o  liquidi  sospesi  nell'atmo- 
sfera, e  li  carichino  positivamente,  nello  stesso  modo  che  si  carica  positiva- 
mente un  disco  di  rame  o  un  pezzo  di  zolfo,  esposti  alle  radiazioni  dell'arco 
voltaico,  d'onde  una  possibile  causa  della  elettricità  atmosferica. 

«  L'assorbimento  che  produce  l'aria  è  però  di  gran  lunga  inferiore  a 
quello  che  producono  certi  gas  e  vapori,  come  ad  esempio  il  gas  illuminante. 
Bastano  traccie  di  questo  gas  mescolate  all'aria  per  dare  un  assorbimento 
sensibile,  e  forse  con  questo  mezzo  si  potrebbero  rendere  palesi  delle  quan- 
tità di  gas  tali  da  sfuggire  agli  altri  mezzi  d' indagine. 

«  b)  Quantunque  possa  a  taluno  apparire  superfluo,  pure,  onde  eliminare 
subito  certe  spiegazioni  che  potrebbero  essere  proposte,  ho  voluto  diretta- 
mente constatare,  se  o  meno  le  radiazioni  attive  si  polarizzano  per  riflessione, 
come  le  radiazioni  sulle  quali  si  esperimenta  di  consueto.  Perciò,  le  radia- 
zioni emesse  dall'arco  voltaico,  dopo  essersi  riflesse  due  volte  sotto  un  angolo 
press' a  poco  eguale  all'angolo  di  polarizzazione,  sopra  lastre  di  vetro  nero, 
sono  ricevute  dal  sistema  di  rete  e  disco  adoperati  come  nella  esperienza 
precedente,  o  semplicemente  da  una  coppia  foto-elettrica  (in  tal  caso 
impiegando  lo  zinco  nell'arco  voltaico).  Allorché  i  due  piani  di  riflessione 
coincidono,  si  ha  una  deviazione  all'elettrometro;  ma  non  la  si  ha  più,  se  i 
due  piani  di  riflessione  sono  fra  loro  perpendicolari  « . 


(')  Oltre  del  gesso  (selenite)  e  del  quarzo,  ho  trovato  recentemeute  che  anche  il  sal- 
gemma è  assai  permeabile  alle  radiazioni  attive. 


—  68 


Astronomia.  —  Benedetto  IX  e  l'eclisse  di  sole  del  29  giu- 
gno 1033.  Nota  del  prof.  E.  Millosevich,  presentata  dal  Corrispon- 
dente Tacchini. 

«  Colla  morte  di  Silvestro  II,  avvenuta  1*11  maggio  1003,  il  Papato 
divenne  ludibrio  de'  partiti  che  funestavano  Roma,  e  mentre  l'autorità  del 
patrizio  Giovanni  Crescenzio  diminuiva,  a  dismisura  crescevano  in  potere  i 
Conti  Tusculani. 

«  Agli  oscuri  Papati  di  Giovanni  XVII  e  XVIII,  creature  del  patrizio, 
tien  dietro  quello  di  Sergio  IV,  vescovo  di  Albano  e  legato  ai  Conti  di 
Tusculo. 

«  Ne  la  morte  di  lui  interruppe  la  tirannia  dei  Conti,  perocché,  di  fronte 
al  nuovo  eletto  dal  partito  de'  Crescenzii,  oppongono  i  Tusculani  colla  vio- 
lenza Teofilatto,  che  sale  sulla  cattedra  di  Pietro  colle  armi  alla  mano,  scaccia 
l'eletto  de'  Crescenzii,  e  col  nome  di  Benedetto  Vili  governa  la  Chiesa  e  vi 
si  regge  energicamente. 

«  Nella  primavera  del  1024  muore  Benedetto  Vili,  ma  la  tiara  non 
isfugge  dai  Conti  di  Tusculo,  che  il  fratello  di  Benedetto  Vili  smette  le 
vesti  laicali,  compera  o  impone  colla  violenza  i  voti,  ed  è  Papa  sotto  il  nome 
di  Giovanni  XIX. 

«  La  podestà  civile  e  religiosa  sono  ora  in  Roma  in  mano  dei  Conti, 
in  .mano  anzi  d' un  solo. 

«  La  città,  o  meglio  la  Cristianità,  ricordava  ancora  con  isbigottimento 
il  Papato  turpe  del  giovane  Giovanni  XII,  Ottaviano,  pur  della  stessa  famiglia, 
quando,  alla  mo.te  di  Giovanni  XIX,  un  altro  fratello  di  lui,  Conte  palatino 
e  console,  colla  violenza,  colle  armi  e  col  danaro  fece  eleggere  Pontefice,  devesi 
ritenere  in  forma  canonica,  suo  figlio  di  nome  pur  Teofilatto,  in  età  di 
dodici  anni. 

«  Un  documento,  citato  da  Gregorovius  (IV,  pag.  48),  mostra  che  in 
marzo  del  1033  questo  triste  fanciullo  era  Papa  col  nome  di  Benedetto  IX. 

«  Poi  Gregorovius  a  pag.  51  (IV)  ricorda,  sull'autorità  di  R.  Glaber, 
una  congiura,  che  i  capitani  di  Roma  tentano  per  liberarsi  di  tanto  scandalo. 

«  Glaber,  monaco  di  Cluny,  che  era  contemporaneo,  accenna  che  la 
congiura  doveva  tor  di  mezzo  il  Papa  il  dì  di  S.  Pietro,  ma  che  al  momento 
convenuto,  quando  dovevano  trucidare  Benedetto  IX  presso  l'altare,  si  oscurò 
il  sole  e  si  sbigottirono  i  congiurati,  e  Benedetto,  avvedutosene,  si  salvò  fug- 
gendo dalla  Chiesa. 

«  Gregorovius  soggiunge  che  le  date  sono  tutte  confuse  e  che  Auger  nella 
vita  di  Benedetto  accoglie  perfino  il  racconto  di  una  cacciata  post  suam  pro- 
motionem. 

«  Era  facile  accertare  il  tempo  preciso  della  mancata  congiura,  qualora 


—  69  — 

intorno  a  quell'epoca  vi  fosse  stato  un  eclisse  di  sole  o  totale  o  quasi  totale 
per  Koma. 

«  Il  monaco  di  Cluny  ben  s'apponeva  fissando  proprio  il  20  giugno  come 
data  della  congiura,  e  l'Auger  ancora  è  nel  vero  quando  accoglie  la  cacciata 
(io  dirò  la  mancata  cacciata)  post  suam  promotionem. 

«  Dal  Canone  degli  eclissi  del  celebre  astronomo  defunto  Teodoro  Op- 
polzer  di  Praga  (1841-1886)  si  apprende  che  un  eclisse  anulare  avvenne  il 
29  giugno  1033  e  fu  centrale  sulle  Alpi  intorno  il  meriggio  di  Roma. 

«  Calcolando,  cogli  elementi  dati  da  Oppolzer  nel  suo  mirabile  Canone, 
l'istante  della  massima  fase  di  questo  eclisse  per  Roma  e  la  grandezza  di  esso, 
mi  è  risultato: 

1033  giugno  29  t  vero  di  Roma 

Massima  fase  0h12,ml  pm. 

Grandezza  =  0.85  del  diametro  del  sole. 

«  L'incertezza  quindi  delle  cronache  è  tolta  di  mezzo,  ed  è  provato  che 
proprio  intorno  al  meriggio  del  dì  dell'Apostolo,  proprio  nello  stesso  anno 
della  esaltazione  al  Pontificato,  post  suam  promotionem,  dovevasi  uccidere 
il  Papa  fanciullo,  il  quale,  mercè  un  fenomeno  naturale,  serbò  la  vita,  come 
dice  Gregorovius,  a  danno  di  Roma  e  a  vitupero  della  Chiesa. 

«  A  conforto  degli  spiriti  pii  piacemi  chiudere  queste  due  righe  col  far 
riflettere  al  lettore  che,  testimone  di  tante  nefandezze  che  deturpano  la  vita 
di  Benedetto  IX,  vi  era  un  giovane  di  spirito  elevato  e  di  mente  politica 
eccelsa,  di  durezza  di  carattere  adamantina,  e  di  senso  teocratico  fulmineo, 
Ildebrando  di  Soana,  il  quale  forse  fin  d'allora,  come  osserva  Gregorovius, 
architettava  l'edificio  colossale  della  riforma  della  Chiesa  in  rapporto  a  sé  ed 
allo  Stato  ». 


Fisica.  —  Sopra  un  nuovo  modello  di  barometro  normale. 
Nota  I  dei  dott.  G.  Agamennone  e  F.  Bonetti,  presentata  dal  Socio 
Blaserna. 

«  Per  alcune  nostre  ricerche  sulla  compressibilità  dei  gas,  intraprese 
nell'Istituto  Fisico  di  Roma,  avevamo  bisogno  di  un  barometro,  che  desse  la 
misura  della  pressione  atmosferica  con  una  precisione  almeno  paragonabile 
a  quella  dell'apparecchio  manometrico  adoperato.  Non  avendo  a  nostra  dispo- 
sizione che  barometri  Fortin,  del  tipo  comunemente  oggi  in  uso,  abbiam  do- 
vuto pensare  a  costruire  un  altro  barometro,  con  cui  si  potesse  ottenere  una 
maggior  esattezza.  A  raggiungere  questo  scopo  abbiamo  cercato  di  tener  conto 
dei  perfezionamenti  più  notevoli,  suggeriti  dal  progresso  della  scienza  negli 
ultimi  anni. 


—  70  — 

«  È  noto  come  nella  costruzione  di  un  barometro,  destinato  a  misure  asso- 
lute, si  deve  aver  di  mira  : 

«  1°)  L'esatta  conoscenza  della  densità  del  mercurio  adoperato. 

«  2°)  La  bontà  del  vuoto  torricelliano. 

«  3°)  Un  metodo  preciso  per  rilevare  l'altezza  della  colonna  barometrica. 

a  Nella  presente  Nota  esporremo  successivamente  '  e  per  sorami  capi  il 
modo,  col  quale  abbiamo  procurato  di  risolvere  queste  tre  parti  del  problema 
proposto,  riservando  ad  altra  Nota  la  descrizione  dell'apparecchio. 

«  Cominciamo  dalla  prima  parte.  Il  mercurio,  di  cui  ci  siamo  serviti 
per  riempire  il  nostro  barometro,  è  mercurio  nuovo  proveniente  direttamente 
dalla  fabbrica,  non  purificato  coi  soliti  processi  chimici,  ma  solamente  distil- 
lato nel  vuoto.  Ci  siamo  contentati  di  operare  in  questa  guisa,  perchè,  trat- 
tandosi nelle  nostre  ricerche  di  misure  relative,  interessava  solamente  che  il 
mercurio  del  barometro  fosse  netto  d'ossido,  ben  asciutto  e  identico  a  quello 
di  cui  avremmo  fatto  uso  nell'apparecchio  manometrico.  D'altra  parte  la  pra- 
tica ha  insegnato  che  il  mercurio,  proveniente  direttamente  dalle  fabbriche, 
suol  essere  di  qualità  molto  buona  ;  in  modo  che  la  sua  densità  differisce  assai 
poco  da  quella  del  mercurio  trattato,  come  si  usa,  nelle  diverse  maniere  perchè 
si  avvicini  il  più  possibile  ad  essere  chimicamente  puro  (').  Volendo  dare  alle 
misure  fatte  col  nostro  barometro  un  valore  assoluto,  sarà  necessario  deter- 
minare colla  maggior  esattezza  la  densità  del  mercurio;  ed  a  questo  scopo 
se  ne  è  lasciata  da  parte  una  quantità  sufficiente  (2). 

«  La  densità  del  mercurio  viene  determinata  sperimentalmente  per  la 
temperatura  di  zero,  ma  La  misura  dell'altezza  barometrica  vien  fatta  alla 
temperatura  dell'ambiente.  Si  è  costretti  dunque  per  mezzo  del  calcolo  di 
ridurre  l'altezza  osservata  a  quel  valore  che  avrebbe  avuto,  se  il  mercurio 
e  la  scala  si  fossero  trovati  a  zero.  Però,  quanto  ad  esattezza,  questa  ridu- 
zione lascia  a  desiderare,  sia  per  l'incertezza  dei  dati  sulla  dilatazione  del 
mercurio   e   della    scala,    sia    per    la    difficoltà    di    conoscere    la   loro    vera 


(xj  Violle,  Cours  de  Physique,  T.  I.  p.  777.  —  Alcune  misure  di  densità  fatte  dal  dott. 
W.  J.  Marek  su  due  campioni  di  mercurio,  uno  purificato  chimicamente,  l'altro  preso  diret- 
tamente da  una  bombola  del   commercio   e   filtrato  su  carta,  hanno   dato  rispettivamente 

13,595602 
13,595571. 

D'altra  parte  le  determinazioni  di  densità,  fatte  da  vari  fisici  su  campioni  di  mercurio 
purificati  con  metodi  chimici  diversi,  oscillano  dentro  limiti  non  tanto  ristretti,  in  modo 
che  le  divergenze  possono  anche  superare  5  unità  nella  quarta  decimale.  Trav.  et  Mém.  du 
Bur.  Intera,  des  poids  et  més.,  T.  II,  D  (pag.  37-40,  56-58). 

(2)  Per  mettere  in  rilievo  l'importanza  della  determinazione  esatta  della  densità  del 
mer:urio  adoperato,  facciamo  osservare  che  in  essa  l'incertezza  di  un'unità  nella  quarta 
decimale  trae  seco  quella  di  0ram,006  sopra  una  pressione  di  760mm. 


—  71   — 

temperatura.  Già  altra  volta  da  uno  di  noi  (»)  si  è  insistito  sull'utilità  di  evi- 
tare questa  correzione,  col  portare  direttamente  a  zero  il  barometro,  tenendolo 
immerso  nel  ghiaccio  fondente.  Così  il  mercurio  viene  a  trovarsi  senz'altro  a 
quella  stessa  temperatura,  alla  quale  ne  è  stata  determinata  la  densità,  e  non 
è  necessario  di  conoscerne  la  legge  di  dilatazione.  Lo  stesso  è  a  dirsi  per  la 
scala  metrica,  poiché  si  suppone  di  conoscere  la  sua  lunghezza  a  zero,  in 
seguito  al  campionamento  fattone  con  un  metro  campione.  La  cosa  in  pratica  pre- 
senta delle  difficoltà  gravi  ;  ed  è  forse  per  questo  principalmente  che,  a  quanto 
sappiamo,  l'idea  esposta  non  è  stata  finora  da  nessuno  messa  in  atto.  Noi  pel- 
le nostre  ricerche  sulla  compressibilità  dei  gas  avendo  creduto  utilissimo  tener 
immersa  nel  ghiaccio  la  massa  gassosa  da  comprimere,  insieme  all'annesso 
manometro,  per  uniformità  nel  modo  di  sperimentare  abbiamo  voluto  portare 
a  zero  anche  il  barometro.  Alcuni  tentativi  preliminari  ci  convinsero  che  il 
problema  non  era  tanto  difficile  a  risolversi,  quanto  a  prima  vista  appariva; 
e  con  una  conveniente  disposizione  data  al  barometro  e  ad  un  involucro  di 
zinco,  che  lo  circonda,  siamo  riusciti  nell'intento.  In  altra  Nota  si  vedrà  il 
modo  con  cui  è  stato  raggiunto  lo  scopo,  senza  che  le  misure  ne  siano  rese 
gran  fatto  più  difficili. 

«  Passando  alla  questione  del  vuoto  torricelliano,  si  sa  che  ordinariamente 
nella  costruzione  di  un  barometro,  dopo  aver  riempito  la  canna  di  mercurio, 
vi  si  fa  bollire  questo  dentro,  a  fine  di  cacciar  via  i  residui  d'aria  e  d'umi- 
dità. Fin  dal  1857  Taupenot  (2)  aveva  proposto  di  eseguire  la  bollitura  nel 
vuoto  ottenuto  con  una  macchina  pneumatica,  per  evitare  così  l'ossidazione 
del  mercurio,  ed  abbassandone  di  circa  90°  la  temperatura  d'ebollizione,  dimi- 
nuire il  pericolo  di  rottura  delle  canne.  Wild  nel  1871  (3)  espose  il  seguente 
metodo  da  lui  adottato  per  più  anni  con  successo.  Egli  faceva  bollire  nel  vuoto, 
in  un  pallone  a  parte,  il  mercurio,  che  veniva  poi  introdotto  nella  canna  baro- 
metrica, precedentemente  disseccata,  mediante  un  tubo  di  caucciù  non  vul- 
canizzato. Durante  il  riempimento  la  canna  era  mantenuta  leggermente  calda 
e  priva  d'  aria.  Violle  (4)  dice  che  al  giorno  d'oggi  nelle  canne  larghe  si  fa 
a  meno  di  farvi  bollire  il  mercurio.  Il  metodo  che  egli  espone,  e  che  asse- 
risce dare  eccellenti  risultati,  è  un  semplice  perfezionamento  di  quello  di  Wild, 
perchè  si  fa  uso  delle  migliori  pompe  a  mercurio  e  si  evita  ogni  giuntura 
in  caucciù.  Noi  abbiamo  tenuto  un  metodo,  che  è  in  certo  modo  la  combi- 
nazione di  quello  di  Taupenot  e  di  quello  esposto  da  Violle.  La  canna  era 
disposta  molto  obliqua  sopra  un  graticcio,  e  saldata  ad  un  apparecchio,  in 
cui  distillava  il  mercurio  nel  vuoto  fatto  da  una  pompa  Sprengel.  Man  mano 

(')  G.  Agamennone,  Sul  grado  di  precisione  nella  determinazione  della  densità  dei 
yas.  Rendiconti  d.  R.  Accad.  d.  Lincei,  1°  febbr.  1885. 

(*)  Annales  de  Chinile  et  de  Physique.  ser.  3a.  t.  XLIX,  p.  91. 

(3)  Carl's,  Rep.  t.  VII,  p.  256. 

(4)  Cours  de  Physique.  T.  I,  p.  779. 

Rendiconti.  1888,  Voi,  IV,  2°  Sem.  LO 


—  72  — 

che  il  mercurio  cadendo  a  gocce  si  raccoglieva  dentro  la  canna,  veniva  tenuto 
in  ebollizione  mediante  carboni  accesi  opportunamente  collocati  sul  graticcio. 
Questa  maniera  d'operare  presenta  i  seguenti  vantaggi  :  1°)  il  mercurio  appena 
distillato  vien  introdotto  nella  canna  senza  porlo  di  nuovo  a  contatto  dell'aria: 
2°)  attesa  l'ebollizione  continua,  in  cui  si  trova  il  mercurio  nella  canna,  i 
suoi  vapori  trascinano  via  gli  ultimi  residui  d'aria  e  di  umidità;  3°)  l'ebol- 
lizione ha  luogo  ad  una  temperatura  più  bassa,  senza  soprassalti,  senza  ossi- 
dazione del  mercurio  e  con  diminuito  pericolo  di  rottura  della  canna. 

y.  Per  impedire  poi  che,  dopo  empita  e  messa  definitivamente  a  posto 
la  canna,  l'aria  possa  col  tempo  accidentalmente  introdurvisi,  abbiamo  usato 
il  noto  artifizio  di  una  punta  Bunten,  saldata  verso  l'estremità  inferiore:  di 
più  altri  ostacoli  all'ingresso  dell'aria  sono  posti  dalla  disposizione  stessa  della 
parte  inferiore  del  barometro. 

«  Però,  nonostante  che  nella  costruzione  di  un  barometro  siano  state  usate 
tutte  le  cautele  possibili  per  la  buona  riuscita  del  vuoto  torricelliano,  si  ri- 
tiene comunemente  necessario  il  farne  la  verifica,  avanti  di  servirsene.  Il  me- 
todo seguito  è  quello  di  Arago,  con  cui  si  riduce  in  un  dato  rapporto  il  vo- 
lume della  camera  barometrica.  Ciò  si  ottiene  con  diverse  disposizioni,  che 
rendono  più  o  meno  complicata  la  costruzione  ed  il  maneggio  del  barometro, 
e  che  tutte  si  riducono  ad  introdurre  colle  debite  cautele  una  nuova  e  consi- 
derevole quantità  di  mercurio  nella  canna.  Noi  cercando  da  una  parte  di  evi- 
tare una  troppa  complicazione  nell'apparecchio,  e  ritenendo  dall'altra  che  la 
verifica  del  vuoto  possa  bastare  qualora  si  faccia  a  discreti  intervalli  di  tempo. 
ci  siamo  contentati  di  una  disposizione,  che  permette  di  sostituire  ai  pezzi 
mobili  del  ramo  aperto  del  barometro  altri  pezzi  di  ricambio.  Questi  servono 
per  alzare  il  livello  del  mercurio  nel  detto  ramo,  e  per  conseguenza  anche 
nella  camera  barometrica,  dove  così  vien  ridotto  in  un  dato  rapporto  il  vuoto 
torricelliano.  Il  nuovo  mercurio  introdotto  deve  essere,  naturalmente,  ben  asciutto 
e  di  qualità  uguale  a  quello  già  contenuto  nel  barometro  ('). 

«  Resta  ora  a  discutere  il  modo  di  misurare  l'altezza  della  colonna  baro- 
metrica. Per  far  ciò  i  metodi  più  in  uso  sono  i  tre  seguenti.  Il  più  semplice 


(')  Ci  sembra  buono  il  metodo  adottato  per  la  verifica  del  vuoto  dalla  Commissione 
Internazionale  di  pesi  e  misure  nella  costruzione  del  barometro  normale  (Travaux  et  Me'm.  etc. 
Ili ,  D  ,  pag.  34-35).  Questo  barometro  consiste  in  tre  tubi  di  vetro  impiantati  sopra 
un  medesimo  blocco  d'acciaio  e  comunicanti  fra  loro  per  mezzo  di  un  foro  praticato  nella 
lunghezza  del  blocco.  Due  di  essi  costituiscono  i  due  rami  di  un  barometro  a  sifone;  il 
terzo  è  una  specie  di  serbatoio,  dove  si  conserva  il  mercurio  nel  vuoto.  Questo  mercuri" 
può  introdursi  nel  barometro  aprendo  un  robinetto  posto  nel  blocco  d'acciaio  e  manovrando 
convenientemente  una  pompa,  che  sta  in  comunicazione  colla  parte  superiore  di  detto  ser- 
batoio. In  questa  maniera  parrebbe  sufficientemente  garantito  il  buono  stato  del  mercuri" 
destinato  ad  entrare  nella  canna  barometrica,  e  nel  tempo  stesso  l'operazione  della  verifica 
del  ruoto  deve  riuscire  abbastanza  spedita. 


consiste  nel  riportare  mediante  corsoi  adattati,  le  estremità  della  colonna  baro- 
metrica sopra  una  scala  posta  vicino  alla  canna.  Così  si  pratica  con  successo 
nei  barometri  Fortin,  nel  barometro  a  sifone  costruito  dal  Tecnomasio  di 
Milano  ecc.  Il  secondo  metodo  più  preciso  è  stato  adottato  da  Régnault,  e  con- 
siste nel  riportare  il  dislivello  fra  le  due  superficie  di  mercurio  alla  scala 
di  un  catetometro.  Però  anche  da  questo  metodo,  per  quanto  buono,  non  si 
può  aspettare  una  precisione  oltre  un  certo  limite.  Preferibile  senza  dubbio 
è  il  terzo  metodo  già  usato  da  Wild  fin  dal  1873  ('),  nel  quale  si  fa  uso 
di  un  comparatore  verticale,  -  per  mezzo  di  cui  si  riferiscono  le  estremità  della 
colonna  barometrica  ad  un  metro  campione,  posto  a  fianco  della  medesima. 
Anche  la  Commissione  Internazionale  dei  pesi  e  misure  ha  seguito  questo  me- 
todo ;  e  noi  pure,  convinti  delle  maggiori  garanzie  che  offre  in  paragone  degli 
altri,  ci  siamo  attenuti  ad  esso. 

«  E  noto  poi  quanta  difficoltà  si  incontri  quando  si  vogliano  puntare  in 
modo  preciso  col  microscopio  del  comparatore  o  col  cannocchiale  del  cateto- 
metro  le  estremità  della  colonna  di  mercurio,  e  come  siansi  immaginati  pa- 
recchi artifizi  a  questo  scopo.  L'uso  di  punte  d'affioramento  è  stato  ricono- 
sciuto come  uno  dei  più  pratici  e  precisi.  Infatti  lo  vediamo  adottato  per  far 
la  lettura  alla  superficie  inferiore  del  mercurio  tanto  nel  barometro  da  labo- 
ratorio di  Eégnault,  quanto  nei  barometri  Fortin,  mentre  Debrun  (2)  si  è  ser- 
vito nel  suo  barometro  amplificatore  di  una  punta  d'affioramento  alla  stessa 
superficie  superiore,  giovandosi  anche  di  una  soneria  elettrica  per  verificare 
il  contatto.  Dopo  ciò  era  naturale  l'idea  di  estendere  l'uso  delle  punte  ad 
ambedue  le  letture,  superiore  ed  inferiore  ;  ed  in  vista  dei  vantaggi  che  se  ne 
possono  cavare  l'abbiamo  attuata  nel  modo  seguente.  Una  prima  punta  di 
vetro  è  fìssa  al  cupolino  della  canna  barometrica,  ed  è  destinata  alla  verifica 
del  vuoto  torricelliano.  Una  seconda  punta  è  saldata  lateralmente  sulla  parte 
più  larga  della  canna,  sotto  la  prima  e  ad  una  conveniente  distanza  da  essa, 
ed  è  quella  che  serve  per  le  ordinarie  osservazioni.  La  terza  punta  poi  è  mo- 
bile nel  ramo  aperto  del  barometro.  In  questo  modo  una  misura  di  pressione 
si  riduce  a  tre  operazioni  semplici:  1°)  si  solleva  con  opportuno  artifizio  la 
colonna  di  mercurio  fino  ad  affiorare  ad  una  delle  due  punte  fisse,  secondo 
il  caso  ;  2°)  alla  superficie  del  mercurio  nel  ramo  aperto  del  barometro  si  fa 
affiorare  la  punta  mobile  ;  3°)  facendo  calare  un  poco  il  mercurio  si  mettono 
allo  scoperto  queste  due  punte,  e  coi  cannocchiali  si  riferisce  la  posizione 
delle  loro  estremità  sulla  scala  metrica  posta  a  fianco. 

«  L'introduzione  di  punte  fisse  di  vetro  nella  camera  barometrica  teme- 
vamo che  avesse  a  rendere  molto  pericolosa  l'operazione  della  bollitura  del 
mercurio;  ma  l'esperienza  ci  ha  rassicurati,  poiché  di  parecchie  canne  se  ne 
sono  rotte,  è  vero,  alcune,  ma  sempre  in  tutt' altra  parte  che  alla  saldatura 

(')  H.  Wild,  Ueber  die  Bestimmung  des  Luft-druckes  1878.  Riportata  nel  «  Rep.  l'in- 

Meteorologie,  1874  ». 

(2)  Journal  de  Physique,  1880,  IX.  p.  :J,*7. 


—  74  — 

delle  punte,  dove  pareva  si  avesse  a  temere.  Sembrano  più  rischiose  la 
saldatura  della  parte  larga  della  canna  su  quella  più  stretta,  e  la  saldatura 
della  punta  Bunten. 

«  Il  metodo  delle  punte  d'affioramento  si  voleva  adottare  per  suggeri- 
mento del  dott.  Pernet  dalla  Commissione  Internazionale  di  pesi  e  misure 
nella  costruzione  del  barometro  normale.  Ma  non  volendo  i  membri  di  detta 
Commissione  a  causa  degli  usi  speciali,  a  cui  poteva  servire  il  loro  barometro, 
rinunziare  al  vantaggio  di  poter  puntare  sul  mercurio  a  qualunque  altezza, 
decisero  di  adottare  un  altro  metodo  suggerito  da  Marek.  Consiste  questo  nel 
disporre  dietro  la  canna,  e  davanti  all'estremità  della  colonna  barometrica,  un 
collimatore,  per  mezzo  di  cui  si  forma  nell'asse  del  tubo,  e  appena  al  disopra 
della  superficie  del  mercurio,  l'immagine  reale  di  un  filo  teso  orizzontalmente. 
Ciò  dà  origine  nel  campo  del  microscopio  a  due  immagini,  una  diretta,  l'altra 
riflessa  dal  mercurio:  al  loro  mezzo  corrisponde  l'estremità  della  colonna 
barometrica  (').  Noi  ci  siamo  attenuti  senz'altro  al  metodo  delle  punte,  non 
solo  perchè  nel  caso  nostro  ci  è  parso  nella  pratica  assai  semplice  e  spedito, 
ma  anche  perchè  ha  questo  vantaggio  che,  una  volta  ottenuto  l'affioramento 
alle  due  punte,  la  pressione  atmosferica  qual'era  in  quel  momento  viene  fis- 
sata, per  così  dire,  sull'apparecchio,  potendosi  dopo  a  comodo  misurare  la 
distanza  delle  due  punte  rimasta  invariabile,  senza  dipendere  più  dalle  varia- 
zioni successive  di  pressione.  Inoltre  la  misura  della  distanza  può  ripetersi 
per  maggior  sicurezza  quante  volte  si  creda  opportuno. 

«  Riepilogando,  il  nostro  barometro  soddisfa  alle  condizioni  di  un  baro- 
metro normale  nel  modo  seguente: 

«  1")  La  determinazione  dell'altezza  si  ottiene  in  un  modo  molto  pre- 
riso, facendo  affiorare  la  superficie  del  mercurio  nella  camera  barometrica  ad 
una  punta  fissa,  e  nel  ramo  aperto  ad  una  punta  mobile. 

«  2°)  La  misura  della  distanza  verticale  fra  le  due  punte  si  fa  rife- 
rendola mediante  un  comparatore  verticale  ad  una  scala  metrica  posta  a  fianco 
della  canna. 

«  3")  La  disposizione  dell'apparecchio  permette  che  possa  essere  im- 
merso nel  ghiaccio  fondente.  Con  ciò  si  fa  a  meno  di  termometri,  e  non  è  neces- 
sario conoscere  il  coefficiente  di  dilatazione  del  mercurio  e  della  scala  metrica. 

*  4°)  L'errore  di  capillarità  è  tolto  completamente,  attesa  la  notevole 
larghezza  della  canna  barometrica  nei  due  tratti  dove  cadono  le  letture. 

*  5°)  Il  processo  di  riempitura  della  canna,  distillandovi  dentro  il 
mercurio  nel  vuoto,  e  facendovelo  contemporaneamente  bollire,  è  sufficiente 
garanzia  per  la  perfezione  del  vuoto  torricelliano. 

-  6°)  Una  punta  Bunten  in  vetro  ed  una  speciale  disposizione  nella  parte 
inferiore  dell'apparecchio   hanno  in  mira  di  preservare  il  vuoto  barometrico. 

-  7°)  Una  seconda  punta  d'affioramento  fissata  al  cupolino  della  canna 

(»)  Trav.  et  Mém.  du  Bureau  Intern.  des  poids  et  més.  Ili  D.  37-38. 


barometrica,  a  notevole  distanza  dall'altra,  permette,  quando  si  voglia,  di  fare 
la  verifica  del  vuoto.  A  tal  uopo  si  hanno  degli  appositi  pezzi  di  ricambio 
nella  parte  inferiore  del  barometro  » . 

Fisica.  —  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe  binarie 
allo  stato  liquido.  Nota  V  (')  di  G.  Vicentini  e  D.  Omodei,  presen- 
tata dal  Socio  Blaserna. 

CONCLUSIONI 

Variazione  di  volume 
che  accompagna  la  formazione  delle  leghe. 

-  Fra  le  quindici  leghe  che  abbiamo  sottoposte  alla  esperienza,  come 
risulta  da  quanto  finora  abbiamo  comunicato,  solo  a  dieci  si  può  applicare  il 
calcolo  per  conoscere  se  la  mescolanza  dei  metalli  fusi  che  le  compongono 
sia  accompagnata  da  sensibile  variazione  di  volume;  e  ciò  per  non  essere 
nota  la  densità  dello  zinco  e  dell'antimonio  allo  stato  liquido.  Nella  seguente 
tabella  riuniamo  i  risultati  ottenuti.  In  essa  sono  date  sotto  ò  le  differenze 
fra  la  densità  a  0"  delle  diverse  leghe  allo  stato  solido  e  la  densità  che  spet- 
terebbe ad  esse  se  i  loro  componenti  non  variassero  di  volume;  sotto  ó'  i 
valori  corrispondenti  per  le  densità  delle  leghe  liquide  alla  temperatura  di 
fusione  del  loro  componente  di  più  elevata  temperatura  di  fusione;  infine 
sotto  ó'  (%)  è  registrato  il  valore  che  avrebbe  ó'  riferito  alla  densità 
eguale  a  100. 

Tabella  XVII. 


& 

fJ" 

<*"(%) 

ri' 

ó' 

*(•/•) 

PbSn 

—  0,026 

—  0,009 

0,10 

SnBi 

-+-0,025 

-+•  0,020 

0,27 

Pb  Sn, 

-  0,004 

-h  0,005 

0,06 

Sii*  Bij 

-+-  0,026 

-+-  0,023 

0,27 

PbSn, 

—  0,006 

-+-  0,005 

0,07 

Sn3  Cd 

-+-  0,009 

—  0,058 

—  0,81 

PbSm 

—  0,016 

—  0,006 

0,08 

Bi3  Cd2 

—  0,009 

—  0,061 

—  0,66 

Pb  Sn12 
' 

-  0,018 

—  0.001 

0,01 

Bi,Pb 

-+-  0,238 

—  0,010 

—  0,10 

«  I  numeri  raccolti  nella  tabella  ci  dicono  chiaramente  che  la  varia- 
zione di  volume  che  accompagna  la  mescolanza  dei  metalli  liquidi  è  pic- 
colissima; solo  per  le  leghe  Sn2  Cd,  Bi3  Cd2,  ha  raggiunto  rispettivamente 
il  valore  dell' 8  e  del  7  per  mille  circa  e  corrisponde  a  dilatazione. 

«  Per  le  cinque  leghe  di  piombo  e  stagno  la  massima  variazione  osser- 
vata rappresenta  una    dilatazione  dell'I  per  mille;    sicché  per   tali   leghe  i 


(,'j  V.  pag.  89. 


—   7(3  — 

valori  trovati  per  le  differenze  ó',  cadono  quasi  entro  il  limite  degli  errori 
possibili  di  osservazione. 

«  Altra  conclusione  alla  quale  porta  l'esame  dei  valori  di  ó  ór  si  è  che 
non  esiste  alcuna  relazione  fra  le  variazioni  di  volume  che  accompagnano 
la  formazione  delle  leghe  allo  stato  solido  e  allo  stato  liquido.  Di  fatto 
mentre  per  le  due  leghe  di  stagno  e  bismuto  si  nota  una  contrazione  pres- 
soché eguale  tanto  allo  stato  solido  che  allo  stato  liquido,  per  le  leghe 
Sn2  Cd,  Bi2  Pb  si  osservano  variazioni  di  volume  di  segno  contrario  per 
i  due  differenti  loro  stati  di  aggregazione. 

«  La  lega  Bi2  Pb  è  quella  che  allo  stato  solido  mostra  il  maggiore 
valore  di  6  ;  si  contrae  cioè  del  2,  3  %  ;  invece  allo  stato  liquido  mostra 
una  dilatazione  di  1  su  1000. 

«  Dai  valori  di  <T  registrati  nelle  altre  Note  sotto  la  rubrica  delle  sin- 
gole leghe,  si  può  pure  riconoscere  che  per  queste  il  valore  di  à'  non  è 
costante,  ma  per  talune  di  esse  varia  notevolmente  a  seconda  della  temperatura 
alla  quale  vengono  considerate. 

«  È  per  questo  che  nella  tabella  XVII  diamo  i  valori  di  ó'  corispondenti 
alla  temperatura  di  fusione  del  componente  della  lega  che  fonde  più  difficil- 
mente ;  e  ciò  per  riferirci  realmente  al  caso  dei  due  metalli  mescolati  ambedue 
allo  stato  liquido. 

«  Nelle  leghe  di  piombo  e  stagno  questa  variazione  dei  valori  di  ò  '  è 
meno  sensibile;  è  massima  invece  per  le  leghe  Sn  Bi.  Bi3  Cd2. 

Temperatura  di  fusione  delle  leghe. 
Temperatura  di  saturazione. 

«  Le  nuove  esperienze  comprovano  quanto  abbiamo  dedotto  dallo  studio 
delle  leghe  di  piombo  e  stagno  per  ciò  che  si  riferisce  alla  fusione  delle 
leghe  binarie. 

«  Per  ogni  gruppo  di  leghe  formate  con  proporzioni  diverse  dei  due 
metalli,  ne  esiste  evidentemente  una  di  composizione  fissa  che  si  forma  tutte 
le  volte  che  i  due  metalli  fusi  vengono  mescolati  insieme  ;  questa  lega,  che 
il  Eudberg  ha  chiamato  col  nome  di  lega  chimica,  fonde  completamente  ad 
una  temperatura  costante  r.  Quando  uno  dei  metalli  mescolati  supera  la  pro- 
porzione nella  quale  si  trova  insieme  all'altro  nella  lega  chimica,  l'eccesso 
del  primo  rimane  disciolto  in  questa  finché  la  miscela  è  conservata  a  tem- 
peratura sufficientemente  elevata.  Quando  però  si  raffredda  la  lega,  si  arriva 
ad  una  temperatura  v'  alla  quale,  come  E.  Wiedemann  ha  ammesso,  il  metallo 
eccedente  incomincia  a  separarsi  allo  stato  solido  nel  seno  della  lega  chimica; 
dalla  tem  peratura  x  sino  alla  temperatura  r,  tale  separazione  di  uno  dei 
metalli  allo  stato  solido  è  accompagnata  da  sensibilissimo  sviluppo  di  calore, 
che  si  rende  manifesto  con    una  minor  velocità  di  raffreddamento  della  lega. 

-  Il    valore    di    r'    al    quale    incomincia    a    variare    la    velocità    di 


_  77   — 

raffreddamento  d'ima  lega  non  può  però  servire  a  indicare  la  vera  temperatura 
alla  quale  un  eccesso  di  metallo,  sopra  la  lega  chimica,  viene  a  saturarla. 
Come  abbiamo  già  fatto  rilevare,  una  tale  temperatura  si  determina  in  ma- 
niera più  sicura  collo  studio  della  dilatazione  delle  leghe  liquide. 

«  Le  curve  della  densità  delle  leghe  che  si  sono  potute  studiare  da 
temperature  elevate  sino  a  temperature  prossime  a  quelle  della  loro  fusione, 
permettono  di  determinare  la  temperatura  t  \  alla  quale  incomincia  a  sepa- 
rarsi nella  massa  della  lega  chimica,  che  si  conserva  liquida,  il  metallo 
eccedente,  vale  a  dire  la  temperatura  alla  quale  questo  satura  quella.  A  tale 
temperatura,  alla  quale  non  ci  pare  bene  appropriato  il  nome  di  punto  mobile 
di  fusione,  oppure  di  secondo  punto  di  fusione  della  lega,  troviamo  più  con- 
veniente la  denominazione  di  temperatura  di  saturazione  della  lega  chimica 
per  l'eccesso  di  metallo  che  contiene  o  più  brevemente  temperatura  di  satu- 
razione della  lega. 

«  La  causa  per  cui  il  valore  r'  che  vien  dato  dallo  studio  del  raffred- 
damento delle  leghe,  non  misura  la  vera  temperatura  di  'saturazione,  si  è  che 
esso,  si  mostra  molto  variabile  in  seguito  ai  fenomeni  di  soprasaturazione 
che  accompagnano  il  raffreddamento  delle  leghe  stesse. 

«  La  tabella  XVIII  contiene  le  temperature  t  di  fusione  delle  leghe 
studiate  ;  le  temperature  di  saturazione  v  '  alle  quali  il  raffreddamento  delle 
leghe  non  chimiche  cambia  notevolmente  di  velocità  ;  le  temperature  di  satu- 
razione t\  determinate  colle  curve  della  densità;  ed  infine  le  densità  LV, 
delle  leghe  stesse  alla  temperatura  di  saturazione. 

Tabella  XVIII. 


Leghe 

r 

t' 

l'i 

»r\ 

1 

Pb  Sn 

181°8 

245°5 

o 

252,0 

8,976 

2 

Pb  Sn, 

182,3 

— 

226,0 

8,368 

3 

Pb  Sn3 

182,9 

— 

— 

4 

Pb  Sn4 

183,3 

188,3 

— 

- 

5 

Pb  Sn12 

181,0 

210,2 

219,0 

7,318 

6 

SnBi 

136,4 

146,0 

187,0 

8,768 

7 

Sn4  Bi:! 

137,3 

— 

— 

— 

8 

Sn,  Cd 

174,8 

— 

— 

— 

9 

Bi3  Cd, 

147,2 

191,8 

221,5 

9,364 

10 

Bi3  Pb 

126,6 

156,8 

216,5 

10,328 

11 

00  Pb-H  10  Sb 

246,4 

258,8 

2(15.0 

10,116 

12 

82  Pb  '■+■  18  Sb 

249,6 

253,0 

— 

—         1 

13 

90  Cd  -t-  10  Zn 

260,6 

279,0 

— 

.       :      | 

14 

85  Cd  -+- 15  Zn 

260,7 

— 

— 

15 

75  Cd  h-  25  Zn 

261,2 

275 

298 

7,611 

—  78  — 

«  In  base  ai  dati  raccolti  nella  tabella  XVIII  ed  ai  risultati  dello  studio 
della  dilatazione  segue  che  fra  le  cinque  leghe  di  piombo  e  stagno  quella 
che  è  dotata  dei  caratteri  di  una  lega  chimica  è  la  Pb  Sn3  per  la  quale 
r  =  182°,9.  La  temperatura  di  fusione  delle  altre  quattro  leghe  differisce 
di  poco  da  questa,  e  le  termperature  i'  delle  stesse,  dedotte  dalle  curve  del 
loro  raffreddamento  sono  tutte  più  basse  della  temperatura  /  \  di  saturazione, 
ricavata  dalle  curve  delle  densità. 

«  Ciò  era  infatti  prevedibile  nella  supposizione  che  sul  modo  di  raffred- 
damento della  lega  influisca  molto  come  si  è  detto  sopra,  il  fenomeno  della 
soprasaturazione.  Tali  considerazioni  per  le  temperature  i  '  e  t'u  valgono  anche 
per  tutte  le  altre  leghe. 

«  Fra  le  leghe  di  stagno  e  bismuto  la  Su4  Bi3  rappresenta  la  lega  ben 
definita;  essa  ha  la  temperatura  di  fusione  i  =  137°,3. 

«  Di  leghe  formate  da  stagno  e  cadmio  abbiamo  considerata  solo  la 
Sn2  Cd  la  quale  si  comporta  come  una  lega  chimica  ed  ha  la  temperatura  di 
fusione  t  =  174°,8. 

«  Abbiamo  studiato  soltanto  una  lega  di  bismuto  e  cadmio,  ma  essa  è 
ben  lungi  dal  possedere  i  caratteri  di  una  lega  ben  definita.  Essa  serve  però 
a  stabilire  che  le  leghe  Bi-Cd  hanno  una  temperatura  di  fusione  che  è  data 
approssimativamente  da  i  =  147°. 

«  Anche  fra  le  leghe  di  piombo  e  bismuto  ne  abbiamo  scelta  una  sola- 
mente per  sottoporre  alle  nostre  ricerche.  Essa  non  è  una  lega  chimica  e 
colla  sua  temperatura  di  fusione  ci  mostra  che  le  combinazioni  varie  di 
piombo  e  bismuto  devono  fondere  ad  una  temperatura  vicina  a  126°.  Ciò 
è  anche  comprovato  dalle  esperienze  del  Wiedemann  ('). 

«  Lo  studio  delle  leghe  di  piombo  ed  antimonio  dimostra  che  la  tem- 
peratura di  fusione  di  esse  è  approssimativamente  i  =  248°,  e  che  la  lega 
chimica  deve  essere  più  ricca  di  antimonio  di  quello  che  sia  la  (82  Pb-i-18  Sb). 
Questa  lega  deve  differire  pochissimo  dalla  composizione  della  lega  chimica, 
perchè  la  differenza  fra  i  '  e  r  è  per  essa  di  3°,4  solamente. 

«  Fra  le  leghe  di  cadmio  e  zinco  la  14a  (85  Cd-f-15  Zn)  mostra  i 
caratteri  di  una  lega  chimica.  Per  essa  è  r  =  260°, 7  temperatura  che  coincide 
con  quella  delle  altre  due  leghe  cioè  la  13a  e  la  15a  della  tabella  precedente. 

Densità  delle  leghe  alla  temperatura  di  fusione; 
sua    variazione    all'atto    del  cambiamento   di   stato. 

«  Riuniamo  in  una  sola  tabella  le  densità  DST  delle  varie  leghe  solide 
e  alla  temperatura  di  fusione  ;  le  densità  D'T  delle  stesse  leghe  liquide  pure 
alla  temperatura  di  fusione;  e  di  valori  J  che  danno  la  variazione  percen- 
tuale della  densità  nel  passaggio  dallo  stato  liquido  al  solido.  Viciuo  a  questi 

(!)  E  Wiedemann,  Wied.  Ann.  XX,  228,  1883. 


—  79  — 

ultimi  valori  mettiamo  quelli  corrispondenti  alla  variazione  4  dei  metalli 
impiegati.  Sono  posti  tra  parentesi  i  numeri  che  misurano  la  grandezza  di 
J  per  lo  zinco  e  l'antimonio,  che  non  sono  stati  misurati  direttamente,  ma 
nel  modo  che  viene  indicato  in  seguito. 

Tabella  XIX. 


k . — _ 

D»r 

D»T 

J 

J 

Pb  Sn 

9,2809 

9,180 

1,10 

Sn 

2,80 

Pb  Sn, 

8,6298 

8,4509 

2,12 

Bi 

—  3,31 

Pb  Sn3 

8,2949 

8,0821 

2,63 

Cd 

4,72 

PbSiu 

8,0735 

— 

— 

Pb 

3,39 

Pb  Sn12 

7,4849 

— 

— 

Zn 

(4,85) 

SnBi 

8,7169 

8,8819 

-1,86 

Sb 

(0,23) 

Siu  Bi3 

8,5191 

8,5800 

—  0,71 

Sna  Cd 

7,5756 

7,2867 

3,964 

Bi3  Cd, 

9,4063 

9,343 

0,665 

Bi2Pb 

10,425 

10,382 

0,42 

90Pb  +  10Sb 

10,3059 

10,1846 

1,094 

82  Pb  •+- 18  Sb 

9,9658 

— 

— 

90Cd-HlOZn 

8,1856 

— 

— 

85  Cd  -+- 15  Zn 

8,129 

7,7985 

4,24 

75  Cd  -+-  25  Zn 

7,9383 

7,694 

3,18 

«  Per  tutte  le  leghe  si  manifesta  ciò  che  avevamo  notato  per  le  leghe 
di  stagno  e  piombo  ;  la  variazione  di  densità  all'atto  della  solidi Reazione 
in  generale  è  minore  di  quella  che  spetterebbe  alle  leghe  se  i  metalli  che 
le  costituiscono  conservassero  in  esse  il  valore  di  J  che  possiedono  isola- 
tamente. 

«  Questo  fatto  per  le  leghe  che  sono  discoste  dalla  composizione  delle 
leghe  chimiche  è  una  conseguenza  necessaria  del  modo  col  quale  avviene  la 
loro  solidificazione. 

Coefficiente  di  dilatazione  delle  leghe   fuse. 

«  Le  curve  della  densità  delle  leghe  fuse  (Fig.  Nota  I)  mostrano  che  queste 
quando  hanno  raggiunto  lo  stato  di  completa  liquidità  si  dilatano  uniforme- 
mente. La  tabella  che  segue  dà  i  valori  dei  coefficienti  di  dilatazione  a  delle 
singole  leghe  liquide  quali  risultano  dalle  esperienze,  nonché  quelli  di  ce 
calcolato  nella  ipotesi  che  i  metalli  che  le  compongono  conservino  inalterati 
in  esse  i  loro  coefficienti  di  dilatazione. 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem. 


11 


—  80  — 


Tabella  XX. 


Leghe 

« 

calcolato 

Leghe 

« 

a 

calcolato 

PbSn 

0,0001269 

0,0001220 

Bis  Cd2 

0,0001333 

i  0,0001200 

Pb  Sn, 

1206 

1184 

Bi2Pb 

1384 

1228 

Pb  Sn, 

1208 

1181 

90  Pb  -+- 10  Sb 

1228 

— 

PbSn, 

1189 

1173 

82Pb-+-18Sb 

1345 

— 

PbSn,, 

1123 

1153 

90  Cd  -+-  10  Zn 

1531 

— 

SnBi 

1202 

1176 

85Cd+-15Zn 

1601 

— 

Sn4  Bi3 

1217 

1172 

75  Zn  -+-  25  Zn 

1639 

— 

Sna  Cd 

1235 

1305 

«  I  numeri  della  tabella  XX  mostrano  che  la  differenza  che  passa  fra 
i  valori  di  a  dati  dalla  misura  diretta,  e  quelli  di  a  calcolato  sono,  di  tal  gran- 
dezza da  cadere  entro  i  limiti  degli  errori  di  osservazione  per  le  cinque  leghe 
di  piombo  e  stagno  e  per  le  due  di  stagno  e  bismuto.  È  più  grande  invece 
la  differenza  per  la  lega  Sn2  Cd,  ed  infine  sono  rilevanti  quelle  delle  due 
leghe  Bi3  Cd2,  Bi2  Pb. 

«  Non  deve  fare  meraviglia  però  che  le  leghe  di  cadmio  mostrino  un 
coefficiente  di  dilatazione  tanto  diverso  da  quello  calcolato.  E  da  notare  che 
nello  studio  della  dilatazione  dei  metalli  liquidi,  abbiamo  trovato  la  mas- 
sima difficoltà  per  il  cadmio  ;  anzi  per  coefficiente  di  dilatazione  di  esso 
abbiamo  dovuto  assumere  la  media  di  tre  valori  poco  concordanti  (0,000140; 
0,0001800;, 0,000200)  trovati  misurando' la  dilatazione  del  metallo  in  tre  dila- 
tometri differenti.  Non  si  potè  ottenere  maggior  precisione  causa  la  ossidazione 
che  si  manifestava  nel  metallo,  quando  veniva  fatto  fondere  entro  ai  dilato- 
metri; per  cui  i  cannelli  di  questi  si  coprivano  all'interno  di  uno  strato 
opaco  che  rendeva  assai  difficili  le  letture. 

«  In  base  a  questa  considerazione,  ed  all'esame  della  tabella  XX  pos- 
siamo dire  che  le  leghe  binarie  di  piombo  e  stagno,  stagno  e  bismuto,  stagno 
e  cadmio,  allo  stato  di  perfetta  fusione  possiedono  una  dilatazione  eguale 
a  quella  che  risulta  dalla  somma  delle  dilatazioni  dei  metalli  che  le  com- 
pongono. 

«  Le  misure  fatte  non  permettono  di  stabilire  se  ciò  valga  per  le 
leghe  di  bismuto  e  cadmio. 

«  La  lega  Bi2  Pb  possiede  un  coefficiente  di  dilatazione  molto  più 
grande  di  quello  che  le  spetterebbe,  se  le  dilatazioni  dei  suoi  componenti 
sì  sommassero,  semplicemente. 


—  81  — 

Densità  e  coefficiente  di  dilatazione  dell'antimonio 
e  dello  zinco  liquidi. 

«  Nella  tabella  XVII  non  si  potè  registrare  la  differenza  fra  la  densità 
delle  leghe  liquide  di  piombo  e  bismuto,  di  zinco  e  cadmio  e  la  densità  delle 
stesse  calcolata  nella  ipotesi  della  nessuna  variazione  di  volume  dei  metalli 
che  le  compongono,  e  ciò  causa  la  mancanza  dei  dati  necessari  relativi  ai  due 
metalli  zinco  ed  antimonio.  La  stessa  osservazione  è  da  farsi  per  la  tabella 
XX,  nella  quale  non  può  comparire  il  valore  calcolato  di  a  per  le  leghe  di 
questi  metalli.  Solo  si  avrebbe  il  valore  che  Chandler  e  Wrighston  danno 
per   la  densità  dello  zinco  liquido  (6,480)  determinata  coll'oncosimetro. 

«  In  altro  studio  abbiamo  però  fatto  osservare  che  i  numeri  dati  dai 
sunnominati  sperimentatori  non  possono  aspirare  a  grado  sufficiente  di  esat- 
tezza. 

«  Parimenti  col  metodo  dilatometrico  non  è  facile  determinare  con  sicu- 
rezza la  densità  e  il  coefficiente  di  dilatazione  dei  due  metalli  allo  stato  liquido. 

«  Noi  abbiamn  voluto  approfittare  delle  conclusioni  alle  quali  siamo 
arrivati  collo  studio  delle  leghe,  per  determinare  con  un  sufficiente  grado  di 
approssimazione  queste  due  quantità. 

«  L'esperienza  ci  ha  mostrato  che  la  variazione  di  volume  che  accompagna 
la  mescolanza  dei  metalli  liquidi  (Sn,  Bi,  Pb  e  Cd)  è  piccolissima;  in  nessun 
caso  ha  raggiunto  lìmo  per  cento  del  volume  totale.  Se,  come  è  probabile, 
ammettiamo  che  la  stessa  cosa  avvenga  per  la  mescolanza  dell'antimonio  e 
dello  zinco  con  uno  dei  quattro  metalli  suaccennati,  sarà  possibile  determi- 
nare in  base  alla  densità  delle  loro  leghe  fuse.,  la  densità  che  essi  possiedono 
allo  stato  liquido  e  a  determinata  temperatura. 

«  Oltre  a  ciò,  se  per  tali  mescolanze  di  metalli  possiamo  supporre 
verificata  la  conclusione  che  abbiamo  tratta  sulla  dilatazione  delle  leghe  dei 
metalli  che  allo  stato  liquido  possiedono  noto  coefficiente  di  dilatazione,  ci 
sarà  pur  possibile  calcolare  il  coefficente  di  dilatazione  dei  due  metalli  zinco 
ed  antimonio.  Ciò  difatti  abbiamo  fatto  ed  i  risultati  si  trovano  già  registrati 
più  addietro  nello  stud;o  delle  singole  leghe. 

«  Come  appare  dalle  Note  antecedenti  tali  calcoli  li  abbiamo  fatti  anche 
per  ricavare  la  densità  ed  il  coefficiente  di  dilatazione  del  piombo  e  del  bismuto 
dalle  loro  leghe  collo  stagno,  e  per  avere  i  valori  delle  stesse  grandezze  per 
il  cadmio,  per  mezzo  delle  sue  leghe  collo  stagno  e  col  bismuto. 

«  Nella  tabella  XXI  riuniamo  appunto  sotto  D^  i  valori  delle  densità 
dei  metalli  piombo,  bismuto,  cadmio,  zinco  ed  antimonio  liquidi  (quali  sono 
già  registrati  nei  risultati  delle  singole  leghe)  alla  loro  temoeratura  di  fusione; 
per  ogni  serie  di  leghe  degli  stessi  metalli  tali  valori  sono  seguiti  dalla  loro 
media,  al  disotto  della  quale  e  fra  parentesi  è  posta  la  densità  dei  metalli 


—  82  — 

liquidi  alla  stessa  temperatura  quale  ci  è  stata  fornita  dalla  misura  diretta. 
Colla  stessa  regola  sono  registrati  i  valori  dei  coeffiicienti  di  dilatazione. 

Tabella  XXI. 


D'c 

e.  calcolato 

Pb  Sn 

Pb  Sn2 

Pb  Sn, 

Pb  Sn4 

SnBi 

Sin  Bi, 

Bi,  Pb 

Sn2  Cd 

Bi,  Cd2 
90  Pb  -+-  10  Sb 
82Pb-i-18Sb 
90Cd-t-10Zn 
85Cd-^15Zn 
75  Cd  -+-  25  Zn 

Pb     10,643  \ 

10,699  / 

>    10,684 
10,720  i  (10,645) 

10,674  ! 

Bi      10,097  f 

10,093 
10,090  S  (10,036) 

10,034       10.O:1.! 

Cd       7,766  ) 

7,707 

7,684  \    (7,982) 

Sb       6,590  i 

'     6,560 
6,580  S 

6,620  , 

6,431        6,520 

6,513  ; 

0,0001382  j 

1323  f 

(i.OOi  il  364 
1389  \  (0,000129) 

1363  ' 

1254  ) 

i    0,0001278 
1302  ?  (0,000120) 

1896       0,0001396 

I  160  / 

;    0.0001. M 

1018  '  (0,000170) 

osso 

1550       0,000155 
0260 

II  II 

I  188      0,0001 19 

«  La  densità  del  piombo  liquido  a  r°  (10,684)  calcolata  in  base  a  quella 
delle  sue  leghe  collo  stagno,  essendo  nota  la  densità  ed  il  coefficiente  di 
dilatazione  di  quest'ultimo  differisce  meno  del  4  per  mille  da  quella  misurata 
direttamente  (10,645). 

«  La  densità  del  bismuto  calcolata  colle  leghe  di  stagno  e  bismuto 
(10,093)  differisce  pure  meno  del  6  per  mille  da  quella  data  dall'espe- 
rienza (10,036);  la  densità  dello  stesso  metallo  dedotta  da  quella  della  lega 
Bi2  Pb  (10,034)  coincide  con  quella  trovata. 

«  La  densità  invece  dal  cadmio  liquido  quale  si  ricava  dalle  due  leghe 
Sn2  Cd,  Bi3  Cd2  (7,707)  è  notevolmente  più  piccola  di  quella  trovata  (7,982) 
e  la  differenza  è  circa  del  3  p.  100  del  valore  totale;  ciò  era  prevedibile 
dal  momento  che  la  formazione  di  tali  leghe  allo  stato  liquido  è  accompa- 
gnata da  una  grande  dilatazione. 

«  Sci  ammettiamo  che  la  formazione  delle  leghe  di  piombo  ed  antimonio 
e  di  cadmio  e  zinco  sia  accompagnata  da  variazioni  di  volume  dello  stesso 
ordine  di  grandezza  di  quella  che  si  è  ri  scontrata  per  le  leghe  degli  altri 
metalli,  ne  viene  che  con  un  grado  di  sufficiente  approssimazione  possiamo 
ritenere  rispettivamente  eguale  a  6,56  e  a  6,52  le  densità  dell'antimonio  e 
dello  zinco  liquidi,  alla  temperatura  di  fusione,  quali  si  deducono  dai  valori 
della  tabella. 


—  83  — 

«  Per  ciò  che  riguarda  la  dilatazione  dei  metalli  liquidi  è  da  notare 
che  il  coefficiente  a  dei  metalli  piombo,  bismuto  e  cadmio  calcolato  in  base 
alla  dilatazione  delle  loro  leghe  e  di  quelle  collo  stagno,  riesce  ad  eccezione 
che  per  il  cadmio,  maggiore  di  quello  trovato.  Per  i  due  metalli  antimonio 
e  zinco  che  non  si  sono  studiati  direttamente  si  nota  il  fatto  strano  che  tale 
valore  cambia  di  grandezza  assieme  alla  quantità  dei  due  metalli  uniti  rispet- 
tivamente al  piombo  e  al  cadmio  col  quale  furono  allegati;  più  cresce  la 
loro  proporzione  e  più  grande  si  fa  il  loro  coefficiente  di  dilatazione. 

«  Assumiamo  come  valore  più  approssimato  quello  ottenuto  colle  leghe 
più  ricche  dei  due  metalli;  cosicché  per  l'antimonio  riteniamo  il  valore 
0,000155  e  per  lo  zinco  il  valore  0,000149. 

«  Siccome  abbiamo  incontrato  difficoltà  a  preparare  leghe  di  antimonio 
e  zinco  con  metalli  diversi  da  quelli  coi  quali  sono  stati  allegati,  e  non 
volendo  assoggettare  allo  studio  leghe  che  mostravano  grande  tendenza  ad 
impoverirsi  di  uno  dei  metalli  componenti,  in  seguito  a  successive  fusioni 
e  raffreddamenti,  così  ci  siamo  limitati  per  ora  alla  considerazione  delle  5 
leghe  intorno  alle  quali  abbiamo  comunicati  i  risultati  delle  nostre  ricerche. 

«  Sarà  compito  di  uno  di  noi  di  cercare  di  accrescere  con  altre  misure 
il  grado  di  esattezza  dei  valori  che  ora  diamo  per  la  densità  e  per  il  coeffi- 
ciente di  dilatazione  dell'antimonio  e  dello  zinco. 

«  Se  si  ammette  che  per  questi  due  metalli  valga  ciò  che  abbiamo 
trovato  verificarsi  con  buona  approssimazione  per  gli  altri  da  noi  studiati  e 
cioè  che  essi  fra  0°  e  r  si  dilatino  colla  stessa  legge  che  fra  0°  e  100°  si 
ricava  che  allo  stato  solido,  alla  rispettiva  loro  temperatura  di  fusione,  pos- 
siedono le  seguenti  densità: 

Antimonio  Ds-  =  6,575  Zinco  DST  =  6,836 

«  L'antimonio  liquido  nell'atto  della  solidificazione  subisce  quindi  una 
variazione  percentuale  di  densità  misurata  da  J  =  0,23;  per  lo  zinco  risulta 
invece  J  —  4,8. 

«  Sicché  per  tali  ^metalli  che  allo  stato  liquido  non  si  sono  potuti  stu- 
diare isolati  ci  crediamo  autorizzati  a  dare  i  seguenti  valori  approssimati  : 


w 

J 

C( 

Sb 
Zn 

6,56 

6,52 

0,23 

4,80 

0,000155 
0,000149 

«  Lo  studio  sperimentale  comunicato  colle  presenti  note  è  stato  eseguito 
nel  Laboratorio  di  Fisica  nella  R.  Università  di  Cagliari  - . 


84  — 


Fisiologia.  —  Sul  processo  fisiologico  di  neoformazione  cel- 
lulare durante  V inanizione  acuta  dell'organismo.  Nota  del  dott. 
B.  Morpurgo,  presentata  dal  Socio  Bizzozero. 

«  Flermning  (!)  osservò  che  la  scissione  indiretta  delle  cellule  è  più 
attiva  negli  animali  ben  nutriti  che  in  quelli  affamati,  ma  che  in  larve  di 
anfibi  si  trovano  delle  figure  cariocinetiche  anche  dopo  un  digiuno  prolungato. 

«  Bizzozero  e  Vassale  (2)  stabilirono  che  il  numero  delle  mitosi  nelle 
glandule  del  fondo  dello  stomaco,  ed  in  quelle  di  Galeati  di  un  animale  a 
stomaco  vuoto  non  differisce  da  quello  trovato  durante  il  periodo  di  digestione 
di  un  ricco  pasto. 

«  Hofmeister  (3)  nei  tessuti  linfatici  dell'intestino  notò  una  diminuzione 
progressiva  delle  mitosi  durante  il  digiuno,  ma  anche  dopo  17  giorni  di  fame 
riscontrò  nel  gatto  qualche  forma  cariocinetica. 

«  Queste  nozioni  diedero  origine  ad  una  serie  di  ricerche  che  ho  eseguite 
nel  corso  del  presente  anno  nel  laboratorio  di  patologia  generale  dell'Università 
di  Torino. 

«  Le  notizie  più  esatte  sulla  letteratura  dell'argomento,  i  risultati  ottenuti 
nei  singoli  organi  di  animali  di  età  diversa,  ed  il  resoconto  dei  metodi  seguiti 
saranno  oggetto  di  una  pubblicazione  più  estesa;  qui  mi  basterà  di  rendere 
note  le  conclusioni  più  generali  delle  mie  esperienze. 

«  I.  In  conigli  morti  per  inanizione  acuta  si  dimostrò  come  fo.-se  persi* 
stito  fino  all'ultimo  il  processo  fisiologico  di  riproduzione  cellulare  per  cario- 
cinesi. 

«II.  Le  mitosi  si  trovarono  tanto  negli  organi  adulti  quanto  in  quelli 
in  via  di  sviluppo:  ciò  che  valse  ad  attestare  che  durante  l'inanizione  con- 
tinua nelle  cellule  tanto  l'attività  rigenerativa  quanto  quella  produttiva. 

«  III.  Le  forme  cariocinetiche  rinvenute  negli  organi  dei  conigli  morti 
per  fame  si  poterono  considerare  come  veramente  formate  durante  il  periodo 
dell'inanizione  poiché: 

1)  di  esse  si  trovarono  sempre  anche  i  primi  stadi. 

2)  si  riuscì  ad  ottenere   il   processo   di  scissione  indiretta  durante  il 
periodo  dell'inanizione  inferendo  delle  lesioni  al  fegato  di  un  animale  adulto. 

«  IV.  Il  numero  delle  mitosi  diminuisce  sempre  durante  l'inanizione, 
tanto  là  dove  esse  rappresentano  un  processo  formativo  quanto  dove  rappresen- 
tano un  processo  rigenerativo. 

«  V.  La  diminuzione   numerica   delle   mitosi  fu  stabilita  relativamente 


(»)  Zellsubstanz  Kern-und  Zelltheilung  1882,  pg.  270. 

(*)  Archivio  per  le  scienze  mediche  1887,  Voi.  XI,  N.  12. 

(3)  Archiv  far  experimentelle  Pathoìogie  und  Pharmakologie,  Voi.  22,  pg.  320. 


minore  negli  organi  glandulari  poco  differenziati  e  negli  epiteli  di  rivesti- 
mento, che  in  quelle  glandule  altamente  differenziate  nelle  quali  il  processo 
di  scissione  indiretta  si  estende  molto  innanzi  nella  vita  estrauterina  (glan- 
dule peptogastriche,  pancreas,  fegato,  reni). 

«  In  questi  ultimi  organi  non  venne  fatto  di  rinvenire  mitosi  che  in  una 
età  assai  giovane  (coniglio  di  20  giorni). 

«  VI.  Gli  organi  genitali  dell'animale  adulto,  sebbene  altamente  differen- 
ziati, dimostrano,  ad  onta  dell'inanizione,  attivissimo  il  processo  di  rigenera- 
zione cellulare. 

«  Questo  fatto  sta  in  accordo  con  quello  dimostrato  da  Miescher  (l)  per 
il  luccio  del  Keno  portato  al  più  alto  grado  di  inanizione,  ma  nel  quale  a 
spese  di  tutti  gli  altri  organi  si  mantennero  bene  sviluppate  le  glandule 
genitali  ». 


PERSONALE  ACCADEMICO 

Pervennero  all'Accademia  lettere  di  ringraziamento  per  la  recente  loro 
nomina,  dal  Socio  nazionale  :  De  Zigno;  dai  Corrispondenti  :  Albertoni,  Ar- 
cangeli, Ciamician,  Colombo,  Foà,  Mauro,  Volterra,  Targioni-Tozzetti; 
e  dai  Soci  stranieri:  Auwers,  Hirn,  Koch,  Lévy,  Pasteur,  Poincaré, 
Eanvier. 


CORRISPONDENZA 

Eingraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  R.  Deputazione  di  storia  patria  di  Modena  ;  i  Musei  di  Bergen  e  di 
Harlem;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge  Mass.;  l'Università  di 
Cambridge;  il  Comitato  geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Inviarono  le  proprie  pubblicazioni: 

La  R.  Accademia  delle  scienze  di  Berlino  e  la  Società  di  scienze  naturali 
di  Marburgo. 

D.  C. 
P.  B. 


(*)  Schweizer  Literatursammlung  zur  internationalcr  Fischerausstellung.  Berlino  1880. 


—  87  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0   PRESENTATE   DA   SOCI 

pervenute  all'Accademia  sino  al  19  agosto  1888. 


Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  trasmise  il  fascicolo  sui 
rinvenimenti  di  antichità  per  lo  scorso  mese  di  luglio  e  lo  accom- 
pagnò con  la  Nota  seguente: 

«  Parecchie  scoperte  avvennero  nel  Veneto  (Regione  X).  Furono  rico- 
nosciuti i  resti  di  una  via  romana  nel  comune  di  Nimis  ;  si  scoprirono  iscri- 
zioni latine  in  Belluno;  oggetti  preromani  in  Treviso,  ed  un'epigrafe  sepol- 
crale di  età  romana  in  Verona. 

«  Un'altra  iscrizione  latina  fu  trovata  in  Modena  (Regione  Vili),  e  varie 
notizie  si  ebbero  intorno  ad  antichità  preromane  scoperte  in  Monteveo-lio 
Loiano  e  Pianoro,  nel  territorio  felsineo.  Statuette  di  arte  romana  si  scopri- 
rono a  Piano  del  Voglio  nel  territorio  medesimo. 

«  In  Terni  (Regione  VI)  alcuni  resti,  di  costruzioni  antiche  tornarono  in 
luce  in  piazza  Corona,  ed  un  bel  frammento  di  epigrafe  dell'età  augustea 
fu  recuperato  nel  luogo  ove  fu  costruito  il  forte  Tasserò,  di  faccia  al  ponte 
sul  Nera. 

«  Importante  è  il  rapporto  intorno  ai  resti  di  un  antico  tempio  in  con- 
trada lo  Scasato  in  Civita  Castellana,  nell'area  dell'antica  Falerii.  Le  in- 
dagini quivi  fatte  eseguire  dal  Ministero,  secondo  che  fu  esposto  nello  scorso 
anno  {Notùiì  1887,  p.  137)  incoraggiarono  il  Governo  a  far  continuare  gli 
scavi,  i  quali   diedero   nuovo   e   copioso   frutto.    Vi   fu  trovato   grandissimo 

Rendiconti.  1888,  Voi,  IV,  2°  Som.  12 


numero  di  frammenti  fittili,  assai  preziosi  per  lo  studio  dell'  architettura,  coi 
quali  si  ricompone  uno  dei  più  ricchi  esempi  dell'ornato  policromo,  onde  era 
composto  il  coronamento  dei  templi. 

«  Nel  comune  di  Servigliano  in  provincia  di  Ascoli  Piceno  (Regione  V) 
fu  rinvenuto  un  bel  thjmiaterion  di  bronzo,  simile  ai  molti  che  restituì 
il  suolo  d'Etniria,  e  che  in  generale  sono  attribuiti  al  III  secolo  avanti 
l'era  volgare. 

«  Nella  città  di  Eoma  (Regione  I)  le  scoperte  furono  moltissime.  Per 
quanto  concerne  la  storia  dell'arte  ricorderò  alcune  statuette  rinvenute  presso 
l'antica  Villa  Casali  al  Celio  ;  frammenti  di  statue  trovati  fra  le  vie  Buo- 
narroti e  Macchiavelli  ;  un  simulacro  marmoreo  mutilo  della  leggendaria  lupa 
capitolina,  ed  un  pavimento  in  musaico  a  colori,  rappresentante  pesci  e  mol- 
luschi, scoperto  nella  via  Balbo. 

«  Per  gli  studiosi  dell'antica  topografia  urbana  gioverà  il  conoscere  che 
moltissimi  altri  frammenti  della  rinomata  pianta  capitolina  si  recuperarono 
nei  pressi  del  Tevere,  in  via  Giulia,  dove  si  discoprirono  gli  altri  pezzi,  dei 
quali  fu  detto  nello  scorso  mese. 

«  Duecento  cinquantuno  tessere  plumbee  provennero  dagli  scavi  del  Te- 
vere, ed  appartengono,  come  pare,  alla  categoria  delle  tessere  frumentarie. 

«  Molte  iscrizioni  tornarono  pure  all'aperto  in  vari  luoghi  delle  regioni 
urbane.  E  nel  suburbio,  in  un  solo  scavo  si  scoprirono  durante  il  mese  di 
luglio  più  di  centocinquanta  epigrafi  intiere  e  frammentate,  trentotto  delle 
quali  di  età  classica,  e  le  altre  di  cimitero  cristiano.  Cotanta  messe  archeo- 
logica fu  recuperata  nella  vigna  già  degli  Agostiniani,  poi  vigna  Tanlongo 
fuori  Porta  del  Popolo,  ed  in  occasione  dei  lavori  per  la  passeggiata  Flaminia. 
Si  riconobbero  quivi  sepolcri  pagani  e  cristiani,  ed  avanzi  di  fabbriche  mo- 
numentali, costruite  nel  secolo  quarto  presso  il  cimitero  di  s.  Valentino. 

«  Una  nuova  iscrizione  latina  fu  copiata  in  Anticoli  Corrado  nel  Lazio, 
ed  un'iscrizione  greca  si  scoprì  nei  resti  dell'antico  edificio  termale  sotto  il 
villaggio  di  Suio,  nel  comune  di  Castelforte  nella  Campania. 

«  Un  mattone  con  bollo  di  fabbrica  fu  rimesso  in  luce  in  s.  Giovanni 
Reatino,  nel  comune  di  Rieti  (Regione  IV),  ed  altri  mattoni  con  bolli,  che 
diedero  modo  di  precisare  lezioni  incerte  già  edite,  tornarono  all'aperto  in 
Vasto,  dove  pure  si  rinvenne  un'iscrizione  funebre  latina. 

«  Segue  l'elenco  degli  oggetti  rinvenuti  nella  necropoli  italica  di  Torre 
del  Mordìllo  nell'agro  di  Sibari  (Regione  III)  e  la  notizia  sopra  im'epigrafe 
latina  frammentata  scoperta  in  Termini-Imerese  ». 


89 


Filosofia.  —  Sopra  una  opinione  fisica  di  Senofane.  Nota  del 
Corrispondente  Alessandro  Chiappelli. 

«  Le  notizie  che  abbiamo  intorno  alle  dottrine  fisiche  di  Senofane  non 
son  dovute  ai  frammenti  originali  di  lui,  ma,  per  la  massima  parte,  ai  cosi- 
detti  dossografi.  Quello  che  possiamo  raccogliere  dai  versi  che  ci  sono  rimasti 
dei  suoi  Carmi  è  così  poca  cosa,  e  bene  spesso  così  oscuro,  che  dobbiamo 
trar  partito  da  ciò  che  ne  hanno  scritto,  e  non  sempre  concordemente,  gli 
antichi.  Quella  difficoltà  che,  nonostante  le  recenti  ricerche  sopra  Senofane, 
incontriamo  nel  definire  quali  fossero  le  sue  dottrine  religiose,  se  queste  si 
risolvano  in  un  vero  monoteismo,  o  se  invece  e  fino  a  qual  punto  egli  abbia 
serbata  la  intuizione  politeistica  popolare  ('),  ci  si  presenta  sotto  altra  forma 
quando  vogliamo  ricomporre  il  concetto  che  il  poeta  di  Colofone  aveva  del- 
l'universo e  delle  sue  parti,  o  porre  d'accordo  le  varie  notizie  che  si  hanno 
sulle  sue  opinioni  fisiche  e  astronomiche. 

«  Fra  queste,  assai  oscura  e  diversamente  interpetrata  dai  critici  è 
quella  che  si  contiene  nel  frammento  riferito  da  Achille  Tazio  (Isagog.  Arai 
ed.  Petav.  p.  127).  Fr.  12  (Karsten): 

rafrjg  [.lèv  róde  Tcsìgag  arco  nàq  ttoGCÌv  òqùxai 
aìd-SQi  TiqoGtiIci^ov,  xà  xàxw  ó' se  etnei  qov  Ixàvu  (2). 

Che  la  terra  sia  rappresentata  da  Senofane  come  prolungata  infinitamente 
nella  parte  inferiore,  risulta  chiaro  da  questi  versi  ;  ed  è  poi  assicurato  da 
Aristotele  De  Coelo,  II,  13,  294a,  22,  il  quale  parlando  di  coloro  che  ansiqov 
xò  xcctù)  xrjg  yrjg  eìvai  (pctGiv,  ere  '  utcsiqov  ccvxrjv  ÌQQit,óóad-ai  Xt'yovxsg, 
wGtcsq  Ssvoipcivrjg  ó  Kolocpónog,  riferisce  a  lui  alcuni  versi  d'Empedocle, 
contro  questa  stessa  dottrina  fisica. 

v.  199  s.  (Karsten)  sì'nsq  dnsiQova  yrjg  xs  §à&ri  x.  daxpiXòg  ccì&rjQ, 
cog  olà  noXXwv  ór)  yXcódd^g  qr^évxa  [xccxccioog 

èxxéyVXCtl  CTOpLCCTOìV,  ÒXiyOV  XOV  TiaVXÒg    ÌÓÓVXUÌÌ'. 

«  Il  senso  dell'espressione  ère'  ansiqov  xi]v  yì(v  eQQi^ùaO-at,  che  pel  suo 
carattere  imaginoso  e  poetico  possiamo  credere  risalga  a  Senofane,  non  può  esser 


(')  Cf.  l'importante  Memoria  del  Freudenthal,  Die  Theologie  des  Xenophanes  1886; 
cf.  pure  Archio  fùr  Gesch.  d.  Philos.  I,  3,  1888. 

(2)  Il  Karsten,  Xenoph.  Colophon.  Carminum  reliquiae,  1830,  p.  49  ha  così  emendato 
il  secondo  verso,  che  secondo  la  lezione  volgata  era  questo  :  xcd  §st  -n^oanlà^ov,  y.«uo 
if'sk  cineiQov  Ixveìxai  ;  cf.  anche  Ritter-Preller,  Hist.  pkil.  f/r.  7  ed.  Schultess,  1886,  p.  79-80. 


—  90  — 

dubbio  ;  sebbene  Simplicio,  dichiarando  però  di  non  aver  letto  i  versi  propri 
di  Senofane,  si  mostri  incerto  se  la  terra,  secondo  l'opinione  dell'antico  filo- 
sofo, sia  propriamente  prolungata  all'infinito  inferiormente  e  per  questo  stia 
immobile,  ovvero  si  debba  intendere  che  vi  sia  al  di  sotto  un  infinito  spazio 
e  aria  infinita  di  guisa  che  la  terra,  portata  sempre  all'  ingiù,  sembri  rima- 
nere immobile  ([).  Aristotele  contrapponendo  l'intuizione  di  Senofane  a  quella 
ancora  infantile  di  Talete  della  terra  galleggiante  sulle  acque,  e  a  quella 
di  Anassimandro  e  dei  Pitagorici  della  terra  libera  e  isolata  nello  spazio, 
ne  pone  fuori  di  dubbio  il  significato  preciso.  E  con  lui  tutti  gli  antichi  in- 
tesero nel  senso  proprio  l'espressione  e  la  dottrina  senofanea  (2). 

«  Anche  fermato  questo  punto,  la  difficoltà  però  può  nascere  per  un'altra 
via.  Secondo  la  concorde  testimonianza  di  molti  antichi,  l'universo,  che  per 
Senofane  è  una  cosa  stessa  colla  divinità,  è  limitato  e  di  forma  sferica 
((jycaoof-ióà^,  coaglobata  figura  Cic.)  (3),  e  anzi  la  terra  stessa,  sulla  auto- 
rità grande  di  Teofrasto  (4),  dovrebbe  avere  questa  forma.  S'intende  quindi 
come  Simplicio,  il  quale  attinge  pur  talora  le  sue  notizie  intorno  a  Senofane 
da  Teofrasto  (5),  si  argomentasse  di  conciliare  la  sfericità  della  terra  secondo 
Senofane  attestata  da  questi,  colla  espressione  aristotelica  èn'  aneiQov  rqv 
yi]v  tooi£d)Gfrai,  intendendo  questa  come  significante  un  perenne  movimento 
della  terra  all' ingiù.  Posto  che  la  terra  sia  sferica  e  sospesa  nello  spazio, 
il  «  tendere  le  sue  radici  all'infinito  »,  non  può  significare  altro  per  Simplicio 
che  il  cadere  indetinitamente  della  terra. 

«  Il  che  presuppone  invece  un'  altra  forma  dell'  infinita  estensione  del 
mondo  per  Senofane,  cioè  l'infinità  dell'aria  così  al  di  sotto  come  al  di  sopra 
della  superficie  terrestre.  Ora  è  notevole  che  i  critici  e  gli  storici  recenti 
non  dubitano  di  attribuire  questa  dottrina  a  Senofane.  E  come  già  il  Karsten 
scriveva   «  ut  terram  subtus  infinitam,  sic  super  terra  aetherem  sive  coelum 


(')  Simpl.,  De  Coelo,  fol.  127.  A.  ùyyoiò  dì...  nóxeQoy  xò  xaiuiitooy  fitoog  xrtg  yijg 
ìineigoy  eU'cu  Xéywy  d<«  xovxo  fuù'tiy  avxr\v  tp-r,aiv,  y  xòy  vnoxurio  xrtg  yttg  xónov  xuì  ròy 
aì&èpu  (inetQoy,  x .  (ftù  toìto  ttg  uneigoy  ini  rò  x«roi  cptQouévtjv  rtjv  yijv  doxtìy  qosueìy  ' 
oi>'r£  yùg  'Jgiaroxthjg  ó'tsaucf^yeaey  oi>&.  xi'k. 

(2)  Pseudo-Arist. ,  De  Melisso,  Xen.  Gorg.  e.  2,  976  a,  32,  wg  x  .  Eeyocfdy^g  anetQoy 
xó  re  pti&og  xìjg  yì,g  x .  xov  àéoog  cfì,aìy  eìrai  xxX.  Aetios,  Plac.  Ili,  9,  4  (Diels  Doxogr.  376): 
asyocpay  .  ex  xov  xuxwxsqio  [ttgovg  ek  uneiQoy  {jutgog]  èQQl£t5o9m  Hippol.  Philos.  14,  3 
(Dox.,  565).  Plutarc.  Strom.  4,  (Dos.  580):  cf.  gli  altri  luoghi  in  Karsten  p.  154  e  in 
Zeller  I4,  p.  495,  n. 

(3)  Alessandro  Polistore  presso  Simplic.  Phys.  I,  2,  6r,  16  (Diels).  Cic.  Acad.  n,  37, 
118.  Theodor,  cur.  graec.  aff.  IV,  5  (Diels,  Dox.  284).  Sext.  Pyrrh.  I,  225  (Bekker).  Hippol. 
Philos.  14,  26  (Doxogr.  p.  565). 

(4)  Teofrasto  presso  D.  L.  IX,  21:  nQcòxog  tfovrog  [se.  SeyorpJ]  xrjy  yijy  tméxfirpn 
ttcpaiQOMÓtj  x.  èy  fiéaia  xeìa&cti. 

(5)  Simplic.  Phys.  5,  6  (cf.  Zeller  I4,  472,  3). 


—  91   — 

item  infinitum  dixit(1)»,  così  seguono  la  stessa  opinione  che  per  Senofane, 
come  la  terra  inferiormente  così  l'aria  in  alto  si  distenda  all'infinito,  lo 
Zeller  (2),  l'Ueberweg  (3),  il  Teichmùller  (4),  e  più  risolutamente  di  tutti 
di  recente  anche  il  Tannery  (5).  Pure,  se  ben  si  guarda,  codesto  consenso  non 
ha  sicuro  fondamento  di  verità  storica.  Il  frammento  12  sopra  riferito  non 
solo  non  dice  nulla  di  questa  infinita  natura  dell'aria  al  di  sopra  della  terra, 
come  anche  lo  Zeller  ha  dovuto  riconoscere  (6),  ma  inteso  a  dovere  sembra 
escluderla.  Se  di  fatti  sarebbe  una  osservazione  per  lo  meno  puerile  e  gros- 
solana il  dire  che  la  terra  è.  limitata  superiormente,  il  senso  della  prima 
parte  del  frammento  dev'  esser  ben  altro.  Ora,  a  parer  nostro,  l' intuizione 
di  Senofane  è  qui  molto  vicina  a  quella  di  Anassimene,  suo  contemporaneo, 
Aétios  II,  11  (Doxogr.  p.  339):  'Ava&fisvrjg  tì)v  nsQKfogùv  rì]v  s^cotcctio  yijg 
sìvea  vàv  ovqavóv  (').  L'apparente  curva  della  volta  celeste,  in  questo  senso, 
è  quella  che  per  Senofane,  come  per  Anassimene,  circoscrive  la  superficie 
terrestre,  la  quale  quindi  nei  suoi  estremi  confini  è,  come  dice  Senofane,  con- 
tigua all'aria  o  al  cielo  (ai-O-tgi  ngoGirlà^ov),  o,  come  s'esprime  Anassimene, 
il  cielo  è  l'esterna  circoscrizione  della  terra. 

La  parte  superiore  del  cosmo  dev'essere  perciò  circoscritta  in  forma  di 
un  emisferio  per  Senofane,  al  modo  che  è  tale  senza  dubbio  per  Anassimene  (8), 
il  quale  la  paragonava  ad  un  cappello  (wa/tsgsì  rò  mXiov).  E  che  tale  sia 
il  significato  di  quella  espressione  di  Senofane  ci  è  anche  confermato  dalla 
inconciliabilità  delle  due  testimonianze,  ambedue  autorevoli,  di  Aristotele  e 
di  Teofrasto  ;  il  primo  dei  quali  ci  attesta  che  per  Senofane  la  terra  *  ha 
le  sue  radici  all'  infinito  « ,  e  il  secondo  invece  che  Senofane  si  rappre- 
senta la  terra  come  sferica  (tìcpceiQosiòrjg).    Poiché  il  senso    dell'  espressione 


(l)  Karsten,  Xenoph.  Carminum  reliquiae,  p.  159. 
(«)  Zeller  I*  p.  494. 

(3)  Ueberweg,  Grundriss  I,  7,  ed.  1886,  p.  68. 

(4)  Teichmùller,  Studien  sur  Gesch.  d.  Begriffe  1874,  p.  599. 

(3)  Tannery,  Pour  Vhìstoire  de  la  science  Hellène,  1887,  p.  132.  Il  quale  trova  che 
per  Senofane  la  terra  non  è  nemmeno  limitata  lateralmente,  e  ravvicina  a  questa  intui- 
zione i  versi  di  Sully-Prudhomme  : 

Que  sa  face  ne  doit  pas  rondP 
Mais  s'étende  toujours,  toujours  ! 

Ma  lo  stesso  fr.  12  ch'egli  cita  dice  manifestamente  il  contrario. 

(6)  Zeller,  1.  e.  in  nota  «  er  selbst  sagt  zwar  nur  von  der  Erde  ir.  12  ». 

(~)  Questo  rapporto  si  potrebbe  credere  indirettamente  confermato  dall'affinità  già 
notata  dagli  antichi  fra  Anassimene  e  Parmenide,  riguardo  a  questa  dottrina  astronomica. 
Stob.  Ecl.  1, 15,  23  (Doxogr.  p.  339):  *Ava$'  x«  JIaftum<%  xrtv  nsqicpoQàv  r/;V  ètmàtio  xtX. 

(8)  Cfr.  Sartorius,  Die  Entwicklung  der  Astronomie  bei  den  Qriechen,  in  Zeitscluit't 
fur  Philos.  N.  F.  82,  2,  1883,  p.  225. 


—  92  — 

aristotelica,  come  abbiamo  veduto,  non  può  esser  dubbio,  resta  che  si  abbia 
a  intendere  diversamente  la  designazione  di  sferica  presso  Teofrasto.  E  difatti 
il  senso  di  questa  ci  è  dato  dal  paragone   col  primo    verso  del  frammento 
senofaneo,   nel   modo    che    ora  è  stato   interpetrato.    Se  la  terra  è  nei    suoi 
estremi  confini  contigua  all'aria  o  al  cielo  (cdxke'Qi  TTooGn/.d^oi),  e  il  cielo 
emisferico  segna  il  perimetro   della  terra,  è  chiaro  che  questa  dev'essere  di 
forma  circolare.  Ora  noi  sappiamo   d'altronde   che   presso  gli  antichi   talora 
il  termine  (f(fuToa  stava  a  indicare  tutto  ciò  che  ha   forma  circolare  o  ro- 
tonda. Diogene,  parlando  della  forma  della  terra  secondo  Anassimandro  (D. 
L.  II,  1),  la  dice  sferica  (Gycaootidi]*)  ;  mentre  poco  appresso  (II,  2)  attri- 
buisce   ad   Anassimandro   oltre   ad   un  yi]c  x.  Vuh'caoi^  TTtQt'iteigor,  anche 
una  ocfcaQa,  cioè  contrappone  una  tavola  della  terra  alla  volta  celeste  ('). 
Supponendo    dunque    che  lo  (J(jccioottóitg  di  Teofrasto    significhi    discoide,   è 
evidente  la  corrispondenza  di  questa  notizia  colle  parole  stesse  di  Senofane. 
«  Se  il  cielo  o  l'aria  incombe  sul  disco  terrestre  come  un  emisferio,  non 
possiamo  più  ammettere  come  dottrina  di  Senofane  l' infinità  dell'aria  al  di- 
sopra della  terra,  attribuitagli  generalmente  dagli   storici.   E  realmente,  non 
solo  il  frammento  di  Senofane  vi  si  oppone  come  abbiamo  veduto,  non  solo 
Aristotele  nel  luogo  citato  (De  Coelo  II,  12)  non  mostra  di  saperne  alcun  che, 
ma  nemmeno  il  verso  di  Empedocle,  allusivo  a  Senofane,  citato  da  Aristotele 
sembra  possa  avere  un  tal  significato.   L'espressione  óaìpiXòg  al&r}(>  non  ha 
necessariamente  il  valore  di   «  aere  infinito  »  (2),   ma  indica  solo  l'ampiezza 
dell'aere,  nel  senso  stesso  in  cui  Lucrezio  parla  del  diffitóilis  aether  (3),  intui- 
zione anche  questa  che  ravvicinerebbe  Senofane  ad  Anassimene.  Empedocle, 
il  quale  ammetteva  che  per  l'azione  rotatoria  del  vortice  (óivrj)  l'aria  o  l'etere 
si  distacchi  dal  chaos  e  venga  poi  racchiusa  dalla  sfera  luminosa  o  del  fuoco 
che  occupa  il  più  lontano  spazio,  combatte  naturalmente  la  dottrina  di  Seno- 
fane che  l'aria  formi  l'emisfero  superiore  dell'universo  e  ne  segni  gli  estremi 
confini,  a  quel  modo  stesso  che  ammettendo  egli,  come  Anassimandro,  la  terra 
immobile  al  centro  del   mondo,   combatte   l' intuizione  senofanea  della  terra 
protraentesi  di  sotto  all'infinito.  Era  però  facile  interpretare  l'allusione  d'Empe- 
docle nel  senso  che  le  viene  comunemente  attribuito,  e  un  esempio  già  antico 
è  il  Pseudo-Aristotele    (De  Mei.,  e.  2,  976a,  32)   che  è    il  primo  ad  attri- 
buire a  Senofane  l'idea  della  natura  infinita  dell'aria  superiore.  Ed  è  poi  il 
solo;  perchè  gli  antichi  che  parlano  della  terra   infinitamente  prolungata  di 


(1)  Anche  Straberne,  Geogr.  I,  1,  attribuisce  ad  Anassimandro  una  tavola  della  terra. 

(2)  Vedi  la  difficoltà  che  ne  nasce  accennata,  sebbene  non  accolta,  dal  Karsten,  Xenoph. 
reliquiae,  p.  159.  Per  me  la  ragione  principale  è  invece  la  distinzione  che  vien  qui  fatta 
fra  ììneiQQv  e  óaxpi'Aòg. 

(3)  Lucret.  V,  466:  ravvicinamento  già  fatto  dal  Karsten.  1.  e.  p.  163  e  dal  Grote, 
Plato  and  the  other  companions  of  Sokrates,  I,  19. 


—  93  — 

Senofane,  aggiungono  che  perciò  questa  non  venga  ricompresa  dall'aria  o  dal 
cielo;  il  che  indica  che  l'aria  e  il  cielo  sono  spazialmente  circoscritti  (,). 

«  Questa  interpretazione  è  poi  confermata  da  altri  dati  storici  relativi  alla 
fìsica  di  Senofane.  Potrebbe  sembrare  inconciliabile  con  quanto  abbiamo  esposto 
qui  sopra  una  notizia  che  troviamo  nei  dossografì,  secondo  la  quale  Senofane 
invece  di  ammettere  il  movimento  di  rotazione  del  sole  intorno  alla  terra, 
avrebbe  detto  che  il  sole  segue  una  linea  retta  indefinita,  e  solo  per  la  distanza 
nasce  l' illusione  che  cada  al  di  sotto  dell'orizzonte  (2).  Se  non  che  l'espres- 
sione Big  uTzaiQov  nqo'Csvm  anziché  alla  lettera  deve  intendersi  in  un  senso 
iperbolico;  poiché  nello  stesso  luogo  si  dice  che  i  molti  soli  e  lune  che  si 
trovano  nelle  varie  regioni  della  terra,  arrivando  in  qualche  parte  non  abitata 
s'estinguono  (3).  L'espressione  txXeixpiq  equivale  chiaramente  ad  estinzione 
(<r/?é'o7c),  e  ad  ogni  estinzione  d'un  sole  risponde  l'accensione  d'un  altro  all'o- 
riente (4).  Il  corso  del  sole,  e  così  quello  degli  altri  corpi  celesti,  trova  dunque 
per  Senofane  il  suo  termine  all'orizzonte,  là  dove  l'arco  dei  cieli  s'incurva  agli 
estremi  confini  della  terra.  A  noi  quindi  non  può  far  meraviglia,  come  avviene 
al  Tannery  (5),  che  Senofane  non  abbia  sostenuto  che  i  corpi  celesti  conti- 
nuano il  loro  corso  all'  infinito,  ma  che  invece  s'estinguano.  Questo  sarebbe 
inesplicabile  se  si  attribuisce,  come  si  fa  comunemente,  a  Senofane  la  dot- 
trina dell'aria  o  dello  spazio  infinito  al  di  sopra  della  terra  ;  è  invece  chiaro 
e  naturale  nell'ipotesi  nostra.  Senofane  parla  di  vere  accensioni  e  di  vere 
estinzioni  dei  corpi  celesti,  a  cui  risponde  il  lor  sorgere  e  il  loro  cadere  quo- 
tidiano (6)  ;  onde  il  paragone  di  essi  coi  carboni,  che  troviamo  riprodotto  nelle 
Nubi  d'  Aristofane.  E  s' intende  ancora  che  se  a  Senofane  viene  attribuito 
il  concetto  di  mondi  infiniti,  questo   non  può  significare  un  infinito  numero 


(*)  Hippol.  1.  e.  xr\v  Sì  yìp'  unei-Qov  eìvcu  x.  f.irjxe  vii  '  ùégog  firjXE  imo  xov  ovqavoi 
ntgiéxeo&cu  e  così  anche  Plutarc.  Strora.  1.  e.  (Doxogr.  565,  580).  Cade  quindi  da  sé  l'ipotesi 
del  Gruppe,  Die  Kosmische  Sy sterne" der  Griechen,  1851,  p.  95,  che  la  terra,  secondo  Senofane, 
riempia  la  metà  della  sfera  cosmica  con  la  sua  massa,  e  che  quindi  l'infinito  prolungarsi 
della  terra  altro  non  significhi  se  non  che  «  la  terra  inferiormente  da  nient1  altro  è  circo- 
scritta che  dai  limiti  dell'universo». 

(2)  Stob.  Ecl.  I,  25.  Plut.  Epit.  II,  24  (Dox.  355)  :..  ó  <T  avrò?  \3evotpàvris\  xòv  ìjhov 
Big  ànEiQov  [tèv  nQóiévai,  óoxeh'  (fèxvxXveìa&ca  dia  xr\v  ttnóaraaiv. 

(3)  Ib.  3ev.  noXXovg  eìvea  yXLovg  x.  aeXrjvag  ....  xccxcc  de  riva  xtuQÒi>  èxnmxBiv  ròr 
diaxou  sìg  xivu  ànoxo^.ì\v  xijg  yijg  ovx  otxovuù't]<  Jqp'  rjuwi'  x.  ovtcog  (óantQèi  xeve/ifttc- 
xovvxu  BxXeiìpiv  vnocpcdi'eiv. 

(4)  Dox.  354.  Sev.  xarà  afìéaiv.  bxbqov  de  naXiv  ralg  ni'axoXwg  yiv&rd-ai. 
(s)  Tannery,  op.  cit.,  p.  132. 

(6)  Achill.  Tat.  Isagog.  in  Ar.  e.  11  (Dox.  343):  3.  de  Xéysi  xoiig  àsréQccg...  ttfév- 
t'va&ao  x.  àvùnxsa&ui,  <J<m  uvd-Qaxccg  .  x  .  oxe  (lèv  ànxovxai  tpnvxaaiuv  nuàg  t/fo'  àr«- 
rnXrjg,  ore  de  ofSévi'vvTca  dvffeiag  .  Hippol.  Philos.  1, 14-  (Dox.  565)  :  roV  (fé  ìjkiov...  ylves&M 
*«#'  ixdartjv  rj/iéom'.  Zeller  I.  500.  5. 


—  94  ~ 

di  mondi  coesistenti,    bensì  una  serie  infinita   di  mondi  che  si  succedono  a 
vicenda  (1). 

«  Il  moto  del  sole  e  degli  altri  corpi  celesti  è  dunque  rettilineo,  e  solo 
nell*apparenza  circolare;  e  l'orbita  loro  è  come  la  corda  dell'arco  celeste. 
Così  Senofane  s'accorda  con  Anassimene  nel  negare  il  moto  degli  astri  al 
di  sotto  della  terra  (-),  pur  non  ammettendo  come  il  fisico  di  Mileto  il  loro 
movimento  laterale  intorno  ad  essa,  e  di  più  (ciò  che  è  notevole)  nella  ra- 
gione dell'apparente  circolarità  dell'orbita  del  sole  che  per  l'uno  e  per  l'altro 
deve  cercarsi  nella  distanza  (3).  Il  che  illumina  sempre  più  la  relazione  sto- 
rica fra  le  dottrine  di  Senofane  e  di  Anassimene  (4). 

«  E  ammessa  la  forma  emisferica  dell'aria  e  del  cielo  secondo  Senofane, 
accanto  all'indefinito  prolungarsi  dalla  terra  inferiormente,  noi  potremmo 
ritrovare  un  fondamento  fisico  di  quelle  antinomie  che  vengono  attribuite  al 
fisico  di  Colofone  da  Teofrasto  presso  Simplicio,  e  dal  Pseudo-Aristotele 
«  De  Melisso  Xenophane  et  Gorgia  » ,  sono  presentate  in  ima  forma  schiettamente 
dialettica.  Senofane  avrebbe  potuto,  con  rozza  e  imaginosa  espressione,  affer- 
mare che  l'universo  è  mobile  e  immobile,  finito  e  infinito,  e  insieme  anche 
dire  che  non  è  né  l'uno  né  l'altro  (5),  riferendosi  alla  parte  che  sta  al  di  sopra 


0)  Karsten,  p.  167.  Lo  Zeller  I,  501  e  il  Tannery  p.  133,  credono  invece  a  infiniti 
inondi  coesistenti.  Il  che  non  posso  consentire,  perchè  l'espressione  di  Stobeo  noXXovs 
uvea  rjliovg  x.  oewvag  riguarda  il  numero  degli  astri  coesistenti  nello  spazio,  mentri- 
l'altra  dell'autore  dei  Philosoph amena  ànelQovs  tjXiovs  tirai  x.  aeXyvas  cfr.  Diog.  IX,  19; 
xóaiiog  d"  ccneiQovg ,  riguarda  la  loro  successione.  Difatti  si  trovano  unite  in  Teodoretn 
(IV,  15.  Doxogr.  327)  noXXovs  rivai  x.  ànetgovg;  ciò  che  spiega  il  loro  significato.  Quanto 
alla  lezione  ànagaXXdxzovg  in  Diogene  1.  e.  che  il  Cobet  muta  in  nuouXXdxrovs  (sulla 
quale  cfr.  Zeller  I,  500, 1),  a  me  par  preferibile  la  prima  per  il  rapporto  con  Philos.  I.  1 1 
x    tavTTjV  Tiàat   toh  xóouotg  yivead-eu   uerafioXtjv. 

(2)  Nel  che  credo  di  dover  dissentire  dallo  Zeller  1,501,2,  e  accordarmi  col  Teich- 
miiller,  Studien  z.  Gesch.  d.  Begr.,  601,  621,  non  solo  per  la  ragione  da  questi  addotta 
che  il  cielo  non  può  rotare  intorno  alla  terra  se  questa  si  protende  all'infinito,  ma  per 
l'esplicita  negazione  che  ne  viene  attribuita  a  Senofane  (&oxeìv  ót  xvxXsta&ai),  per  la  dot- 
trina della  estinzione  e  accensione  degli  astri,  e  della  loro  infinita  natura.  Che  la  terra 
secondo  Senofane  debba  rappresentarsi  come  un  cilindroide  indefinito  è  esatto,  e  risponde 
ai  dati  anche  sopra  discussi  ;  ma  è  assurdo  o  troppo  artificioso  in  tal  caso  il  pensare 
ad  una  rotazione  degli  astri  ora  al  di  sopra  ora  al  di  sotto  dell'orizzonte. 

(3)  Senofane  óoxeh'  de  xvxXeìoSai  dui  r/,V  ùnóaruaiv.  Anassimene  presso  Hippol. 
Ref.  I,  7  (Dox.  560)  xgimread-ai  re  xòv  ìjXiov . .  .  vnò  twv  Ttjg  yrjs  v^Xorégoìv  pepo»- 
axenófieroy  x.  dtà  riju  Ttfxealoycc  tjfiuiy  uvrov  yEi'otiéi>rtv  anòaiaaiv. 

(4)  E  così  abbiamo  un  nuovo  punto  di  contatto  fra  le  scuole  ioniche  e  le  scuole  ita- 
liche :  cfr.  Chiappelli,  Zu  Pythagoras  und  Anaximenes  in  Archiv.  fflr  (reseli,  d.  Philos. 
I,  4,  1888,  p.  582-594. 

(5)  Simplic.  Phys.  6r,  22,  26  (Diels),  23,  18.  23.  4.  De  Melisso  977°,  23,  9776,  2,  9. 
cfr.  Kern  Untersuchung  iiber  die  Quellen  f.  d.  Philos.  des  Xenophanes,  1877  p.  4  sg. 
Freudenthal.  op.  cit.  p.    10-15.  Un  altro  senso  avrebbero  queste    antinomie  secondo  l' Uè- 


—  95  — 


della  terra,  limitata  e  mutabile,  e  alla  terra  che  inferiormente  si  prolunga, 
immutabile,  all'infinito  ;  giustificando  così  l'affermazione  di  Aristotele  (Met.  1,5, 
986b,  18)  che  Senofane  non  avesse  detto  nulla  di  chiaro  su  questo  punto; 
a  quello  stesso  modo  che  ora  aveva  detto  «  il  sole  se  ne  va  all'  infinito  » , 
ora  invece  aveva  parlato  di  ecclissi  e  di  estinzione  dei  soli  » . 


Botanica.  —  Diagnosi  di  funghì  nuovi.  Nota  IV  (')  del  Socio 
G.  Passerini. 

«  65.  Phoma  Thiimenii  Passer.  hb.  —  Ph.  Liriodendri  Thm.  Pungi 
littor.  170?  Perithecia  minuta  gregaria  vel  lineari-seriata ,  hypodermea 
erumpentia,  globosa  atra;  sporae  ellipticae  vel  elongatae  hyalinae  non  gut- 
tulatae,  5-7  X  2,5-3. 

«  Nei  ramoscelli  secchi  del  eriodendron  Tulipifera.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  66.  Phoma  pterogena  Passer  hb.  —  Perithecia  minima  punctiformia, 
ostiolo  atro  tantum  perspicuo,  vel  tandem  nudata,  globosa,  atra,  contextu  fu- 
ligineo,  minute  celluioso;  sporae  innumerae  bacteriformes  hyalinae. 

«  Sui  frutti  sternati  del  Liriodendron  Tulipifera.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  67.  Phoma  Capparidis  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa  epider- 
mide tecta,  lenticularia  vel  ovalia,  ostiolo  non  perspicuo;  sporae  oblongae 
elliptico-lanceolatae,  ad  polos  nucleatae,  10  X  21/2,  basidiis  filiformibus  te- 
nuibus,  20-25  fi  longis  fultae. 

«  A  Ph.  herbarum  f.  Capparidis  Sacc.  sporis  et  basidiis  longioribus 
diversa. 

«  Sui  rami  secchi  di  Capparis  spinosa.  Parma. 

«  68.  Phoma  capparidina  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa  epi- 
dermide nigricante  tecta,  crassitie  varia;  sporae  oblongae,  ad  polos  non  vel 
obscurae  nucleatae,  tandem  pulvere  albo  ejectae,  5X1  1/i. 

«  Nei  rami  secchi  della  Capparis  spinosa.  Parma. 

«  69.  Phoma  Lentisci  Passer.  hb.  —  Perithecia  amphigena  sparsa  epi- 
dermidem  sublevantia,  tandem  erumpentia,  subglobosa,  atra;  sporae  subfusi- 


berweg,  Grundriss  I6  p.  67.  Il  mondo  sarebbe  limitato  perchè  di  forma  sferica,  e  insieme 
illimitato,  per  Senofane,  in  quanto,  riempiendo  tutto  lo  spazio,  non  ha  nulla  al  di  fuori 
di  sé  che  lo  limiti.  Questa  dottrina  è  certo  di  Parmenide  (v.  109.  Stein),  e  forse  anche  di 
Melisso.  Ma  dubitiamo  se  possa  farsi  risalire  a  Senofane.  A  ogni  modo  il  ricercarlo  ci  con- 
durrebbe a  seguire  il  concetto  àelVanstgov  nella  tradizione  della  scuola  Eleatica:  il  che 
avremo  altra  occasione  di  fare, 
(i)  V.  pag.  55. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem,  i:: 


—  96  — 

formes    ad  polos   obscure  nucleatae,  5-7  X  3,5.  basidiis  tenuibus  rectis  sub- 
duplo  loDgioribus  fultae. 

«  Nelle  foglie  secche  della  Pistacia  Leutiscm.  Nel  R.  Orto  Botanico 
di   Parma. 

«  70.  Phoma  navicularis  Passer.  hb.  —  Perithecia  longitudinaliter  crebre 
digesta  vel  sparsa,  per  corticeui  fissimi  vel  stellatim  ruptum  pustulaeformi 
erumpentia,  globosa  atra,  nucleo  fusco  ;  sporae  naviculares,  majusculae  bigut- 
tulatae,  ■  continuae  hyalinae,  10X3,5-4,  basidiis  bacillaribus  subaequilongis 
fultae. 

«  Nei  ramoscelli  secchi  della  Gleditschia  triacanthos.  Parma. 

«  71.  Phoma  dealbata  Passer.  hb.  —  Perithecia  epidermide  albicante 
velata;  sporae  minimae,  bacillares  sterigmatibus  longioribus  fultae. 

«  Nei  ramicelli  secchi  dell' Amygdalm  Persica.  Vigheffio. 

«  72.  Phoma  spiraeina  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa,  epider- 
mide tecta,  atra  globoso- depressa,  ostiolo  vix  aperto,  contextu  minute  celluioso 
fuligineo;  sporae  ellipticae,  5X2,5  enucleolatae,  hyalineae,  basidiis  non  visis. 

«  In  un  ramo  secco  di  Spiraea  sorbifolia.  Parma. 

*  73.  Phoma  Pomi  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  matrice  albo-pulveru- 
lenta  gregaria,  pustulaeformia  tecta,  ostiolo  papillari  atro  ;  sporae  cylindricae 
hyalinae  obscure  biguttulatae,  5  X  1,5  ;  basidia  non  visa. 

«  Nel  frutto  secco  indurato  della  Cydonia  sinensis.  Vigheffio,  presso 
Parma. 

«  74.  Phoma  Bignoniae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  minuta  globu- 
losa  atra,  apice  acuto  epidermidem  perforantia;  sporae  ellipticae  hyalinae 
non   guttulatae,  5-6  X  2,5  ;  basidia  non  visa. 

«  Sporis  minoribus  non  guttulatis  et  forsan  basidiorum  defectu  a  Ph. 
Tecomae  Sacc.  diversa. 

«  Nei  ramicelli  secchi  di  Tecoma  radicans.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  75.  Phoma  cicatricum  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  vel  laxe  gre- 
garia peridermio  insculpta,  minutissima,  atra;  sporae  ellipticae  non  guttu- 
latae, integrae,  hyalinae,  5-6  X  2,5-3. 

«  Peritheciis  minoribus  non  subcutaneis  et  sporis  non  guttulatis  nec 
fusiformibus  a  Phoma  cinerascente  Sacc.  facile  distinguenda. 

«  Nelle  cicatrici  delle  foglie  in  rami  annuali  morti  per  gelo  del  Ficus 
Carica.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  76.  Phoma  limbalis  Passer.  hb.  —  Maculae  nullae  ;  perithecia  hypo- 
phylla  sparsa  vel  gregaria  primo  tecta,  ostiolo  minuto  vix  visibili,  dein  nu- 
data punctiformia  atra  glabra  ;  sporae  oblongo-ellipticae  hyalinae  continuae  non 
nucleolatae,  5  X  2,5,  basidia  non  visa. 

«  Nelle  foglie  sternate  del  Plataaus  occidentalis  insieme  a  Laestadia 
veneta  Sacc.  immatura,  della  quale  è  forse  lo  spermogonio. 

»  77.  Phoma  cooperta  Passer.  hb.  —  Perithecia  immersa  extus  intusque 


—  97  — 
atra,  subglobosa,  pustulas  centro  hyantes  sublevantia;  sporae  hyalinae  cylin- 
dricae  rectae,  utrinque  truncatae,  10,5  fi  longae,  sessiles  vel  basidiis  brevis- 
simis  fultae. 

«  Sulle  squame  dei  coni  di  Abies  exceha.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 
«  78.  Phoma   Vitalbae  Passer.  hb.  —   Perithecia  membranacea,  luteo- 
fuscidula,  basi  hyphis   reptantibus  articulatis  praedita;  sporae   oblongo-elli- 
pticae,  obscure  ad  apices  nucleatae,  5  X  2,5. 

«  A  Ph.  Clematide  Sacc.  differt  praesertim  sporis  multo  minoribus,  et 
perithecii  characteribus  ab  omnibus  aliis  in  Clematide  descriptis  videtur 
diversa. 

«  Nei  ramicelli  della  Clematis   Vitalba.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 
-  79.  Phoma  Polygalae  Passer.  bb.  —  Perithecia  sparsa  tecta  punctiformia 
pallidula:    sporae    cylindricae   rectae,    utrinque    acutiusculae    et    nucleatae 
hyalinae,  10X2,5;  basidia  non  visa. 

«  Negli  «teli  secchi  di  Polygala  vulgaris.  Fornovo  presso  Carona,  pro- 
vincia di  Parma. 

«  80.  Phoma   polygalina   Passer.  hb.  —  A   precedente   differt   peri- 

theciis  crassioribus  atris  pustulatim  prominulis,  et  sporis  ovoideis  minutissimis. 

«  Nella  Polygala  vulgaris.  Fornovo  presso  Carona. 

«  81.  Phoma  Lini  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa  saepius  in 

lineas  longitudinales  digesta,  minutissima,  fusca,  contextu  celluioso  fuligineo; 

sporae  minimae  allantoideae. 

«  Nei  cauli  secchi  del  Unum  tenuifolium.  Vigheffio  presso  Parma. 
«  82.  Phoma  tecta  Passer.  hb.  —  Perithecia    subcutanea  parvula  glo- 
bosa, lineari-seriata    ostiolo   minutissimo   vii   perspicuo,    contextu  parenchy- 
matico  atro  ;  sporae  minutae  oblongae  non  nucleatae,  5-6  X  2,5  hyalinae. 
«  Nei  cauli  fracidi  della  Bryonia  dioica.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 
«  83.  Phoma  lagenaria   Passer.   hb.  —  Stroma  atrum  plagas   irregu- 
lares   efformans,    pustulis   prominulis  obtusis  disseminatum  ;  sporae  oblongae 
apicibus  rotundatis,  binucleatae  hyalinae,  10  X  2,5. 

*  Nel  pericarpio  fracido  della  Lagenaria  vulgaris.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  84.  Phoma  Silphii  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  punctiformia  tecta 
subglobosa  atra;  sporae  subfusiformes  apicibus  acutis  non  nucleatis,  7,5-10  X  2.5 
hyalinae. 

«  Nei  fusti  sternati  di  Silphium.  Parma,  R.  Orto  Botanico. 
«  85.  Phoma  Cichorii  Passer.  hb.  —  Perithecia  gregaria  lineari-seriata 
subglobosa  vel  oblonga,  matricem    infuscantia   vel   strato  subcrustaceo  fusco 
inquinantia  ;  sporae    oblongae   binucleatae  hyalinae,  5  X  2,5,  basidiis  filifor- 
mibus  lougioribus  fultae. 

«  Nei  cauli  secchi  denudati  del  Cichorium  Intybus  e  del  Phlo.v  caro- 
lina. Vigheffio  presso  Parma. 


—  98  — 

«  86.  Phoma  Plumbaginis  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  minuta,  tecta, 
subglobosa  vel  elongata,  papillulata,  atra,  tandem,  epidermide  consumpta,  nu- 
data ;  sporae  naviculares,  utriuque  acutiusculae  et  guttulatae,  hyalinae,  5X2, 
basidiis  filiformibus,  longitudine  varia,  saepe  sporas  multo  superantibus. 

«  Nei  rami  secchi  della  Plumbago  europaea.  Orvieto. 

«  87.  Phoma  Typhae  Passer.  hb.  —  Perithecia  minuta  subglobosa 
sparsa  vel  aggregata,  atra,  contextu  eximie  celluioso,  fumoso-violascento  ; 
sporae  ovales  rectae,  9-10X3,5  ad  apices  non  nucleatae  hyalinae. 

«  Nelle  foglie  secche  della  Typha  lati/olia.  Alla  Magnana  presso  For- 
novo,  provincia  di  Parma. 

«  88.  Phoma  trina  Passer.  hb.  —  Perithecia  subsparsa  tecta  puncti- 
formia  atra,  contextu  celluioso  fuligineo  ;  sporae  elongatae,  utriuque  rotundatae, 
triguttulatae,  guttula  intermedia  septulum  quasi  mentieute,  polaribus  ampliu- 
sculis,  hyalinae. 

«  Negli  steli  secchi  della  Funkia  cordata.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

*  89.  Phoma  Holoschoeni  Passer.  hb.  —  Perithecia  punctiformia  tecta, 
per  epidermidem  fissam  vix  erumpeutia,  atra;  sporae  elongato-subfusiformes 
rectae,  continuae,  polos  versus  guttulatae,  melleae,  12-15X4-5. 

«  Nei  calami  fracidi  dello  Scirpus  Holoschoeaus.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  90.  Phoma  abscondita  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  matrice  immutata 
omnino  immersa  subglobosa  atra,  ostiolo  minutissimo  fusco  lente  vix  per- 
spicuo; sporae  oblongae,  ut tinque  rotundatae,  pallidissime  chlorino-hyalinae, 
12,5-15X3,5-4. 

«  Nei  calami  secchi  dello  Scirpus  Iloloschoenus.  Vigheffio  presso  Parma. 

«91.  Macrophoma  conica  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  sub- 
gregaria, tecta,  globosa,  ostiolo  conico  erumpente  :  sporae  oblongo-fusiformes, 
intus  granulosae,  hyalinae,  18-25X5-6. 

«  Nei  rami  secchi  del  Rubus  Hoffmeinsterianus.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  92.  Macrophoma  Oleandri  Passer.  hb.  —  Epiphylla,  peritheciis  sparsis 
nunquam  circinnatis  tectis,  globoso-depressis  atris.  Sporae  ellipticae  integrae, 
hyalinae,  20-25  X  10,  basidiis  bacillaribus  subaequantibus  fultae. 

«  Nelle  foglie  sternate  del  Nerium  Oleaader.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  93.  Macrophoma  Ipomosae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  subglo- 
bosa atra,  subtecta;  sporae  elongato-ellipticae  vel  cuneiformes  aut  ovatae, 
endoplasmate  granuloso,  non  nucleatae,  hyalinae,  basidiis  crassis  aequilongis 
vel  longioribus  fultae,   12-22X5-7,5. 

«  Nei  cauli  secchi  dQÌÌ'Ipomoea  panduraia  Hort.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  94.  Macrophoma  pinea  Passer.  hb.  —  Perithecia  minuta  erumpentia 


—  99  — 

globosa  atra,  nucleo  albo;  sporae  elongato-fusiformes  continuae  hyalinae, 
22,5X7,5  basidiis  longiusculis  fultae. 

«  Nelle  squame  dei  coni  di  Pinus  austriaca.  Parma,  nel  E.  Orto  Botanico. 

«  95.  Macrophoma  Cocos  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa  tecta, 
minute  pustulaeformi-erumpentia,  ostiolo  fusco  vii  visibili;  sporae  oblongae, 
elliptico-lanceolatae  vel  pyriformes,  hyalinae,  10-20  X  6-7,  endoplasmate  gra- 
nuloso opaco,  basidiis  crassiusculis  sporas  subaequantibus. 

«  Nei  picciuoli  delle  foglie  morte  del  Cocos  fi  exuosa.  Parma,  nel  E.  Orto 
Botanico. 

«  96.  Aposphaeria  compressa  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  gre- 
garia superficialia,  ligno  nigrificato  innata  sphaeroidea,  ostiolo  compresso  lo- 
phiostomaceo  ;  sporae  tenuissimae  bacillares,  rectae  vel  curvulae  5  fi  longae. 

«  An  Lophidii  compressi  (Pers.)  spermogonium? 

«  Nel  legno  indurato  di  Persica  vulgaris.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  97.  Apospheria  Caricae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  subgre- 
garia minuta,  nuda  vel  interdum  velo  rubescente  tecta,  globosa,  atra,  minute 
papillata;  sporae  fusiformes,  integrae,  obscure  bi-triguttulatae,  hyalinae, 
6-7,5  X  2  ;  basidia  non  visa. 

«  In  un  ramicello  denudato  del  Ficus  Carica.  Parma. 

«  98.  Vermicularia  Scolopendra  Passer.  hb.  —  Perithecia  epiphylla 
crebre  sparsa  in  macula  ampia  castaneo-fusca  vel  marginali,  vel  folii  partem 
magnani  occupante,  tecta  lenticularia  membranacea  fusca  setis  brevibus  aut 
longiusculis  fusco-nigris  apice  pellucidis  integris,  basi  praesertim,  subsparsa. 
Sporaeoblongo-ellipticae  integrae  hyalinae,  endoplasmate  granuloso,  12-15  X  4-5 
interdum  guttulatae,  basidiis  brevibus  crassiusculis  fultae. 

«  Nelle  foglie  dello  Scolopendrium  officinale  coltivato  in  vaso.  Parma. 

«  99.  Vermicularia  heterocheta  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel 
subgregaria  ernmpentia  atra,  setosa,  setis  atris  brevibus,  nonnullis  tri-qua- 
druplo longioribus;  sporae  fusiformes  hyalinae,  leniter  curvae  muticae,  20X3-4. 

*  Nello  scapo  secco  del  Mascari  comosum.  Vigheffio. 

«  100.  Rabenhorstia  Fourcnyae  Passer.  hb.  —  Stromata  superficialia 
aggregata  subglobosa,  granuloso-rugosa  atra  et  pruina  chrysfcalloidea  alba  con- 
spersa,  intus  subcarnosa  fumida  varie  locellata:  sporae  minutulae  oblongo- 
ovales  integrae  ad  polos  nitide  nucleatae,  5X2,  hyalinae,  basidiis  filifor- 
mibus,  15-20  /i  long,  fultae. 

«  Nella  guaina  fracida  delle  foglie  cauline  della  Fourcroya  gigantea. 
Parma,  nel  E.  Orto  Botanico. 

«  101.  Cytosporella  Chamaeropis  Passer.  hb.  —  Pustulae  globosae  vel 
irregulares  epidermide  lacerata  cinctae,  perithecia  subglobosa,  stromate  atro 
insidentia  foventes.  Sporae  minutissimae  innumerae,  globusae,  maxime  refrin- 
gentes,  basidiis  filiformibus  longiusculis  fultae. 

«  Nel  picciuolo  fracido  di  Chamerops  humilis.  Parma,  nel  E.  Orto  Botanico. 


—  100  — 

«  102.  Sphaeropsis  endophloea  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  basi  in- 
sculpta  minuta  prominula,  subglobosa  atra;  sporae  ellipticae  vel  ovatae  in- 
tegrae  olivaceo-fuscae,  18-20  X  10-12. 

«  Sulla  faccia  interna  della  scorza  sollevata  di  Pirus  Mattò.  Collecchio, 
provincia  di  Parma. 

«  103.  Sphaeropsis  salicicola  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  gre- 
garia globoso-conoidea  erumpentia,  epidermidae  cincta,  atra,  scabrida,  ostiolo 
obtuso  fibrillis  dematiaceis  raris  brevissimis  consperso;  sporae  ellipticae  vel 
inaequilaterales,  raro  subglobosae,  basidiis  hyalinis  fultae,  continuae,  castaneo- 
fuscae,  15-22,5  X  10. 

«  In  un  ramo  secco  di   Salice.  Parma. 

«  104.  Sphaeropsis  heterospora  Passer.  hb.  —  Crebre  sparsa  vel  sub 
gregaria  tecta  pustulaeformis ;  perithecia  subglobosa  atra;  sporae  fuligineae, 
globosae,  10-12,5  diam.  vel  ovatae  15-17,5  X  10;  basidia  non  visa. 

«  In  un  ramicello  secco  di  Morus  alba.  Parma. 

«  105.  Sphaeropsis  Euphorbiae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  sub- 
gregaria in  ligno  denudato  superficialia,  atra  subglobosa,  papillata  vel  bre- 
vissime rostellata  ;  sporae  ovales  apicibus  subacutis  vel  subrotundatis  integrae, 
flavo-fuscidulae,  12-15  X  7-7,5,  sterigmatibus  crassiusculis  longitudine  varia 
fultae. 

«  Nei  cauli  secchi  spogliati  di  Euphorbìa.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

*  106.  Sphaeropsis  zonata  Passer.  hb.  —  Perithecia  subcutanea  erum- 
pentia sparsa,  carbonacea,  subglobosa  vix  ostiolata,  rugosa,  tandem  decidua, 
nucleo  albo-zonato  ;  sporae  magnitudine  variae,  ellipticae  aut  ovatae,  integrae 
castaneo-fuscae,  ut  plurimum  20-22  X  10-12. 

«  Nei  rami  secchi  della  Lonlcera  Xylosteum.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  107.  Sphaeropsis  Cydoniaecola  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebemme 
sparsa  vel  subgregaria,  saepius  in  series  lineares  digesta,  tecta,  pustulaeformia. 
vix  epidermidem  fÌDdentia;  sporae  forma  variae  ellipticae,  ovatae  vel  sub- 
globosae, subinde  irregulares,  castaneo-fuscae,  integrae,  15-25X7,5-12,5: 
basidia  non  visa. 

«  Nei  rami  secchi  di  Cy doma  vulgaris. 

«  108.  Haplosporella  marginata  Passer.  hb.  —  Perithecia  parvula,  sub- 
globosa atra,  stromate  carbonaceo  subcutaneo  erumpente  ;  sporae  ellipticae,  vel 
elongatae,  primo  hyalinae,  dein  fuscae,  hyalino-marginatae,  idest  endoplasmate 
fusco,  perisporio  hyalino,  17,5-20  X  7,5-10;  basidia  non  visa. 

«  In  un  ramo  secco  di  Gymnodadits  canadensis.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  109.  Haplosporella  Bouwardiae  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  pustulas 
vel  series  lineares  epidermide  cinctas  congesta  erumpentia,  globosa  papillata 
atra,  nucleo  albido;  sporae  ellipticae,  basidiis  subaequantibus  fultae,  diu  hya- 
linae, tandem  olivaceae  semper  continuae,  episporio  crassiusculo. 


—  101  — 

«  Nei  rami  secchi  di  Bouwardia  versicolor.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  110.  Diplodia  antiqua  Passer.  hb.  —  Perithecia  tecta  parenchymati 
corticali  immersa,  subglobosa,  ostiolo  obtuso  epidermidem  lacerantia  et  dein 
erumpentia,  atra,  opaca,  contextu  celluioso  fusco-coerulescente,  nucleo  albo. 
Sporae  cirrosae  ejectae  ellipticae,  primo  hyalinae,  integrae,  tandem  medio 
septatae,  non  constrictae  fuliginae,  22-25  X  10-12. 

«  Nel  caule  fracido  di  Euphorbia  antiquorum.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«111.  Diplodia  Helychrysi  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  tecta  pusilla 
tandem  nudata;  sporae  ovatae,  castaneo-fuscae,  propre  medium  septatae  et 
constrictae,  loculo  altero  minore,  12-15  X  7-8. 

«  Nei  rami  secchi  dell' Helychrysum  angusti folium.  Nel  monte  Prinzera, 
prov.  di  Parma. 

«  112  Diplodia  caerulescens  Passer.  hb. —  Perithecia  lenticularia  epi- 
dermidem pustulatim  sublevantia  et  pustulam  apice  perforantia,  contextu 
fusco-coerulescente.  Sporae  ellipticae,  primo  hyalinae,  dein  plus  minus  coeru- 
leae  vel  semper?  hyalinae,  integrae,  tandem  medio  septatae,  subconstrictae, 
griseo-fuscae,  22,5  X  10. 

«  Nei  ramicelli  secchi  del  Salix  viminalis.  Vigheffio  presso  Parma. 

«  113.  Diplodiella  ulmea  Passer.  hb.  —  Perithecia  e  Ugno  denudato  erum- 
pentia, solitaria  vel  parce  gregaria,  globosa,  minute  papillata,  atra;  sporae 
ellipticae,  ovatae,  aut  elongatae,  non  vel  leniter  constrictae,  uniseptatae  fu- 
ligineae,  15-25  X  8-10. 

«  In  un  palo  di  Ulmus  campestris.  Vigheffio,  prov.  di  Parma. 

«  114.  Diplodiella  ficina  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa  vel 
subgregaria,  sphaeroidea  brunnea  interdum  depressa,  ostiolo  minuto;  sporae 
parvulae  ellipticae,  medio  septatae,  non  constrictae,  fuscidulae,  6-7, 5X2,  5-3. 

«  In  un  ramo  spogliato  di  Ficus  Carica.  Parma. 

-  115.  Chaetodiplodia  anceps  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  vel  connata 
erumpentia,  basi  epidermide  cincta,  hyphis  dematiaceis*  intricatis  plus  minus 
vestita,  subglobosa,  ostiolo  papillari,  atra,  contextu  celluioso  atro-cyaneo, 
nucleo  albo;  sporae  numerosae  stipitatae,  diu  hyalinae  et  continuae,  tandem 
fuscae,  prope  medium  septatae,  ellipticae  vel  saepius  cuneatae  non  constrictae. 
17-25  X  10. 

«  Ad  Botryodiplodiam  vergit. 

«  In  un  ramo  secco  di  Salia;  alba.  Parma. 

«  116.  Diplodina  Spiraeae  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa,  mi- 
nute pustulaeformia,  tecta,  fusca  ;  sporae  numerosae  fusiformes  medio  septatae 
non  constrictae,  hyalinae  10-12,5X2,5-3;  basidia  non  visa. 

«  Nei  rami  secchi  di  Spiraea  crenata.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  117.  Stagonospora  Fici  Passer.  hb.  —  Perithecia  hypodermia  subgre- 
garia vel  lineari-seriata,  pustulatim  erumpentia.  tandem  corticc    consumpto. 


—  102  — 

nuda,  ligno  insculpta,  subglobosa  atra,  contextu  celluioso  olivaceo,  ostiolo  vario 
papillari,  crassiusculo  aut  compresso.  Spora 3  fusiformi-subclavatae,  rectae  vel 
curvili ae,  triseptatae,  hyalinae,  20-22,5  X  3,  basidiis  bacillaribus  subaequi- 
longis  fultae. 

«  In  un  ramicello  secco  spogliato  di  Ficus  Carica.  Parma. 

«  118.  Stagonospora  assans  Passer.  hb.  —  Maculae  griseae  vagae  con- 
fluentes,  matricem  obducentes  et  tandem  exaridae.  Perithecia  gregaria  tecta, 
minuta  pustnlaeformia  atra;  sporae  elongatae,  utrinque  rotundatae,  uni-trisep- 
tatae,  ad  septa  non  vel  levissime  constrictae,  dilutissime  melleae,  numquam 
guttulatae  visae,  10-15  X  2,5-3;  basidia  non  visa. 

«  In  varie  specie  di  Cereus  e  di  Echiaocactus  che  presto  o  tardi  uc- 
cide. Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«119.  Septoria  Narcissi  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  epidermidi 
adnata,  punctifurmia  fusca,  membranacea;  sporae  cylindricae,  utrinque  obtusae, 
continuae,  curvulae,  17.5-20  X  2,5-3,  basidiis  tenuibus  longiusculis  fultae. 

«  Nell'apice  disseccato  delle  foglie  vive  di  uua  specie  di  Narcissus. 
Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  120.  Septoria  phyllachoroides  Passer.  hb.  —  Perithecia  in  maculis 
atris  phyllachoroideis  immersa,  vii  perspicua  ;  sporae  cylindraceae  rectae  vel 
curvulae,  utrinque  rotundatae,  obscure  triseptatae.  hyalinae,    25-35  X  2,5-3. 

«  Nelle  foglie  languenti  o  seccate  dell'  A  gropyrum  repens.  Vigheffio 
presso  Parma. 

«  121.  Rhabdospora  sphaeroidss  Passer.  hb.  —  Perithecia  sphaeroidea 
erumpentia  papillata,  atra:  sporae  filiformes,  rectae  vel  arcuatae,  continuae, 
hyalinae,  22-35  fi  long,  basidiis  crassiusculis,  circiter  20  n  long,  fultae. 

«  Nei  rami  secchi  di    Wisiaria  sinensis.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  122.  Rhabdospora  Cydoniae.  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  erum- 
pentia depressa,  brunnea  ;  sporae  bacillares  rectae  vel  flexuosae,  obscure  uni- 
triseptatae,  hyalinae,  20-27,5X2,5,  basidiis  crassiusculis  subaequantibus  fultae. 

*  Nei  ramicelli  di  Cydoiiia  vulgaris  insieme  con  Diaporthe  Cydoniae 
Passer.  Parma. 

«  123.  Rhabdospora  Bouwardiae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  minuta, 
erumpentia,  globoso-conica  atra  ;  sporae  bacillares  rectae  vel  curvulae  conti- 
nuae hyalinae,  15-20  X  1. 

«  Nei  rami  secchi  di  Bouwardia  versicolor.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

*  124.  Rhabdospora  Forsythiae  Passer.  hb.  —  Perithecia  sparsa  cortici 
immersa  depressa  atra,  vertice  obtuso  vix  emersa  vel  tandem  nudata;  sporae 
tìliformes,  ut  plurimum  flexuosae  e  strato  minute  cellulari  oriimdae,  conti- 
nuae hyalinae.  35-40  X  1,5. 

«  Nei  rami  secchi  di  Forsylhia  vividissima.  Parma,  R.  Orto  botanico. 

»  125.  Rhabdospora  tennis  Passer.    hb.  —  Perithecia   subgregaria    vel 

crebre  sparsa  cortici  immersa  vel,  hoc  consumpto,  ligno  insidentia,  per  epidermi- 


—  103  — 

dem  vii  fissam  minute  eruinpentia,  parvula,  globosa,  atra;  sporae  filiformes 
tenuissimae,  integrae,  hyalinae,  reetae  vel  curvae  aut  flexuosae,  18-25  X  0,7-1  ; 
basidia  tenuia,  longiuscula. 

«  In  un  ramo  morto  di  Ficus  Carica.  Parma. 

«  126.  Leptothyrium  Cycadis  Passer.hb.  —  Maculae  oblongae  exaridaeal- 
bicantes,  fusco-rubiginoso-marginatae,  interdum  pinnam  dimidiam  et  ultra  oc- 
cupantes.  Perithecia  punctiformia  sparsa  vel  quaDdoque  gregaria,  atro-nitida, 
minute  ostiolata,  contextu  membranaceo  fuscidulo,  celluloso-radiato  ;  sporae 
ovales  compressae  continuae  hyalinae,  5-6  X  2,5-3,  a  latere  visae  1,5  fi  crassae. 

«  Nelle  foglie  della  Cycas  revoluta.  Parma,  nel  E.  Orto  Botanico. 

«127.  Leptostromella  ancaps  Passer.  hb.  —  Perithecia  crebre  sparsa 
subseriata,  innato-erumpentia  oblonga,  rimula  longitudinali  tenui  exarata; 
sporae  bacillari-clavulatae,  reetae  vel  curvae,  pluriseptatae,  ad  septa  tandem 
constrictae  et  quandoque  secedentes,  hyalinae,  45-50  X  2,5-3. 

«  Negli  stoloni  e  nei  rizomi  dell' Agrrostis  vulgaris.  Vigheffio  presso  Parma. 

Melanconiee. 

«  128.  Gloeosporium  Philyreae  Passer.  hb.  —  Acervuli  amphygeni  in 
maculis  expallentibus,  dein  effusis,  sparsi,  disciformes  albidi:  conidia  cylin- 
drica,  curva  vel  sygmoidea,  rarius  recta,  sporophoris  bacillaribus  subaequi- 
longis  fultae,  hyalinae,  biguttulatae,  12,5-15  X  2,5. 

»  Nelle  foglie  languenti  della  Phylirea  media.  Parma,  nel  K.  Orto 
Botanico. 

«  129.  Colletotrichum  sphaeriaeforme  Passer.  hb.  —  Pseudoperithecia  gre- 
garia vel  crebre  sparsa,  convexo-pulvinata,  discoidea,  vel  ovalia,  atra,  nitida, 
epidermide  vix  centro  fissa  tecta,  basi  cellulis  fuligineis  parenchymaticis  chloro- 
jodureti  zinci  ope  brunneo-caerulescentibus  contexta  et  setis  crassis  erectis, 
50-90  X  7-15  vel  usque  ad  112  fi  longis,  subclavatis,  rectis,  vel  curvulis. 
aut  toruloso-gibbosis,  continuis,  simplicibus  vel  furcatis,  atris,  apice  pellucidis, 
obvallata.  Sporae  elongato-subclavatae  vel  subfusiformes,  ut  plurimum  con- 
tinuae, quandoque  spurie  bi-triseptatae,  hyalinae,  circiter  10  fi  long,  sporo- 
phoris subaequilongis  tenuibus  strictis,  dense  fasciculatis  fascidulo-rufescen- 
tibus  fultae. 

«  Ob  sporas  interdum  spurie  septatas  a  genere  aliquantum  descisit. 

«  Nei  rami  morti  del  Menispermum  canademe.  Parma,  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  130.  Naemaspora  guinmosa  Passer.  hb.  —  Nuclei  hypodermici  gre- 
garii  fusci,  per  epidermidem  sublevatam  et  longitudinaliter  fissam  globulum  ce- 
raceo-gummosum  eructantes;  sporae  minime  bacteriformes  hyalinae  2-2,5  X  0,8; 
basidia  tenuissima,  semplicia  vel  parce  ramulosa  interdum  usque  ad  60  fi  long. 

«  In  un  ramo  secco  di  Paulownia  imperialis.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem,  !  ! 


—  104  — 

-  181.  Pestalozzia  Chamaeropis  Passer.  hb.  —  Acervuli  in  matrice  im- 
mutata sparsi  vel  gregaria  punctiformes  fusci;  sporae  fusiformi-clavatae  bi- 
triseptatae,  apice  ciliis  duobus  divaricatis  coronatae,  breviter  pedicellatae.  fu- 
mosae,  parte  colorata  15  X  5,  loculo  supremo  cum  crista  secedente. 

«  A.  P.  Phoenicis  Vize  differt  maculae  defectu  et  sporis  minoribus:  a 
P.  Palmarum  Cooke  sporis  biciliatis. 

«  Nel  picciuolo  secco  della  Chamaerops  humilis.  Parma. 

Ifomiceti. 

«  132.  Ovularia  Alismatis  Passer.  hb.  —  Maculae  amphigenae  fuscae 
initio  discoideae  dein  varie  expansae  et  confluentes.  Caespituli  hypophylli 
maculas  velo  araneoso  tegentes;  sporae  elougato-clavulatae,  hyaliuae,  intus 
varie  granulosae,  12-15X3.  Hyphae  tenues,  simplices  vel  parce  ramosae? 

«  Nelle  foglie  dell'  Alisma  Plantago.  Alla  Magnana  presso  Forno vo,  pro- 
vincia di  Parma. 

«  133.  Coniosporium  Agaves  Passer  hb.  —  Acervuli  punctiformes  fusci 
in  macula  discoidea  albida,  solitarii  vel,  maculis  pluribus  confluentibus,  gre- 
garii.  Sporae  globosae  olivaceae  vel  fuligineae  4-5  ,u  diam.  Perithecia  piane 
deficentia. 

«  An  Papularia  conce /Urica  Kickx  fl.  micol.  belg.  3,  pag.  176?  sed 
sporae  semper  globosae  et  maculae  haud  zonatae  obstare  videntur. 

«  Nelle  foglie  fracide  dell'Agave  Americana.  Roma. 

«  134.  Trichosporium  heteronemum  Passer.  hb.  —  Eifusum  olivaceum  ; 
hyphae  filiformes,  decumbentes  vage  ramosae,  ramis  plerisque  longe  assurgen- 
tibus,  crassitie  varia,  plus  minusve  crebre  septatae,  fuligineae,  immixfe 
aliis  tenuioribus  hyalinis.  Sporae  globosae  vel  ovales  fuligineae,  2,5-3  /i  diam. 
vel  5  X  2,5. 

«  Sotto  le  foglie  languenti  della  Cycas  revoluta.  Parma  nel  R.  Orto 
Botanico. 

«  135.  Ellisiella  Ari  Passer.  hb.  —  Maculae  discoideae  exaridae  fusco- 
maginatae  sparsae  vel  confluentes;  caespituli  amphigeni  punctiformes  atri 
centrales  vel  circinnantes  ;  hyphae  steriles  fuscae  erectae  sursum  attenuatae 
et  pallidiores,  continuae,  60-100  <i  long.  Sporae  elongatae  hyalinae,  rectae 
vel  leniter  curvae,  utrinque  muticae  continuae,  15-18  X  5-6;  basidia  non  visa. 

«  Nelle  foglie  languenti  dell' Arum  italicum.  Parma,  nel  Regio  Orto 
Botanico. 

«  136.  Stemphylium  viticolum  Passer.  hb.  —  Acervuli  crebre  sparsi 
subglobosi,  castaneo-fusci,  hyphae  breves  intricatae  septulatae  subhyalinae, 
sporae  pyriformes,  magnitudine  varia,  muriformes,  fumosae,  pedicello  hyalino, 
25-45  X  15-20. 

«  In  ramicelli  secchi  di    Vìtis  vinifera.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 


—  105  — 

«  137.  Tubercularia  atra  Passer.  hb.  —  Sporodochia  sparsa  erumpentia, 
globuloso-depressa,  ligno  basi  insculpta,  extus  atra,  opaca,  intus  fusca;  sporo- 
phora  fasciculata  filiformia  simplicia,  30-55  fi  longa;  sporae  minutae  oblongae 
hyalinae,  2,5-3,7  X  1-1,5,  ad  polos  obscure  nucleatae. 

■  Sui  ramicelli  fracidi  di  Ficus  Carica.  Parma,  nei  R.  Orto  Botanico. 

«  138.  Dendrodochium  ?  olivaceum  Passer.  hb.  —  Sporodochia  erumpentia 
globosa  solitaria,  vel  duo  plura  conjuncta,  epidermide  cincta,  ceraceo-fusca 
opaca;  sporophora  e  basi  parenchymatica  oriunda,  fasciculata,  brevia,  cylin- 
drica,  hyalina;  sporae  acrogenae  ovales  pallide  olivaceae,  5-6  X  2,5. 

«  Nei  ramicelli  secchi  di  Poinciana  Gillesii.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  139.  Fusarium  Poincianae  Passer.  hb.  —  Erumpens,  aurantiacum, 
discoideum  epidermide  cinctum  lineari-seriatum  ;  hyphae  fasciculatae,  12-15  fi 
longae;  sporae  minutissimae  bacteroideae,  Iryalinae,  3-4X1. 

«  In  un  ramo  secco  di  Poinciana  Gillesii.  Parma,  nel  R.  Orto  Botanico. 

«  140.  Fusarium  sphaeroideum  Passer.  hb.  —  Sporodochia  subgregaria 
atra  globoso-conica  ligno  denudato. insidentia;  hyphae  longae  filiformes,  ramosae; 
sporae  fusiformes,  rectae,  falcatae  vel  sygmoideae,  chloro-jodureti  zinci  ope 
distincte  triseptatae,  22-38  X  2,5-3,  apicibus  acuminatis,  hyalinae. 

«  In  un  ramo  denudato  di  Ficus  Carica.  Parma. 

«141.  Hymenopsis  decipiens  Passer.  hb.  —  Gregaria,  e  ligno  erumpens 
subhysteriformis  atra;  basidia  densa  bacillaria  hyalina;  sporae  cylindriaceae, 
rectae  hyalinae,  6-8  X  1,5. 

«  Nei  rami  denudati  di  Ficus  Carica.  Parma  » . 


Fisica.  —  Suir  influenza  delle  forze  elastiche  nelle  vibrazioni 
trasversali  delle  corde.  Nota  IV  (2)  del  prof.  Pietro  Cardani,  pre- 
sentata dal  Socio  Blaserna. 

VI. 

Influenza  dell'ampiezza  di  vibrazioni. 

«  Nel  corso  delle  esperienze  precedentemente  descritte,  ho  avuto  parec- 
chie volte  occasione  di  constatare  che  il  numero  di  vibrazioni  date  da  una 
corda  non  è  sempre  lo  stesso,  qualunque  sia  l'ampiezza  colla  quale  la  corda 
oscilla:  per  cui  nelle  esperienze  di  misura  fatte  ho  avuto  sempre  cura  di 
dare  alla  corda  una  ampiezza  di  vibrazione  molto  piccola,  ma  tale  però  che 
permettesse  di  vedere  distintamente  quei  nodi  e  quei  ventri  in  cui  sembrava 
suddivisa  la  corda. 

(0  Vedasi  Rendiconti,  voi.  IV,  1°  .seni.  1888,  p.  818. 


—  106  — 

t  La  dimostrazione  che  le  oscillazioni  della  corda  non  sono  isocrone 
risulta  evidentissima,  e  si  può  anche  ottenere  per  proiezione,  col  seguente 
metodo.  Si  faccia  vibrare  la  corda  con  una  ampiezza  di  vibrazione,  per  esempio, 
di  4  mm.  e  si  dia  tale  velocità  al  disco,  che  porta  le  fenditure,  da  vedere 
le  onde,  in  cui  sembra  divisa  la  corda,  rigorosamente  ferme.  In  tali  condi- 
zioni si  imprima  alla  corda  una  ampiezza  di  vibrazione  maggiore,  per  esem- 
pio, di  6  mm.,  e  si  lasci  che  la  corda  a  poco  a  poco  si  riduca  in  riposo  : 
nei  primi  istanti  si  vedono  le  onde  spostarsi  rapidamente  in  direzione  con- 
traria alia  rotazione  del  disco':  indi  fermarsi  quando  l'ampiezza  s'  è  ridotta 
a  4  mm.,  per  poi  spostarsi  rapidamente  in  senso  contrario  al  precedente  e 
quindi  nello  stesso  senso  della  rotazione  del  disco,  e  tanto  più  rapidamente 
quanto  più  piccola  è  l'ampiezza  di  vibrazione  della  corda. 

*  Conseguentemente  a  quanto  si  disse  nella  I*  Nota,  nel  caso  in  cui  si 
vedono  le  onde  spostarsi  in  direzione  contraria  a  quella  della  rotazione  del 
disco,  si  deve  concludere  che  la  velocità  di  rotazione  del  disco  è  più  piccola 
di  quella  che  converrebbe  per  vedere  le  onde  medesime  ferme;  od  in  altre 
parole  che  il  numero  delle  vibrazioni  della  corda  è  più  grande  di  quello 
necessario  per  ottenere  tale  condizione  di  immobilità  colla  velocità  che  il 
disco  possiede:  e  siccome  la  velocità  del  disco  è  tale  che  si  vedono  le  onde 
ferme  quando  hanno  un  ampiezza  di  vibrazione  di  4  mm.,  ciò  significa  che 
il  numero  delle  oscillazioni  che  la  corda  compie  con  ampiezza  maggiore  è 
più  grande  di  quella  che  essa  compie  quando  vibra  con  ampiezza  minore  : 
allo  stesso  risultato  si  arriverebbe  considerando  il  fatto  che  quando  la  corda 
vibra  con  ampiezza  minore  di  4  mm.  le  onde  si  spostano  nella  direzione 
della  rotazione  del  disco. 

«  Le  vibrazioni  delle  corde  si  allontanano  dunque  dalla  legge  dell'  iso- 
cronismo, ma  in  senso  contrario  a  quello  nel  quale  se  ne  allontanano  le  oscil- 
lazioni del  pendolo  :  e  siccome  la  durata  di  oscillazione  nelle  corde  vibranti 
è  tanto  minore  quanto  più  grande  è  l'ampiezza,  deve  concludersi  che  la  forza 
colla  quale  i  punti  vengono  portati  verso  la  posizione  di  equilibrio  cresce 
più  rapidamente  che  lo  spostamento  dalla  posizione  medesima  :  la  qual  cosa 
è  del  resto  prevedibile  sapendo  che  le  corde  sono  ben  lungi  dall' esser  per- 
fettamente elastiche  e  che  la  forma  che  esse  prendono  vibrando  è  pure  al- 
quanto differente  dalla  forma  di  trocoide,  come  vorrebbe  la  teoria. 

«  Nessuna  esperienza  che  io  mi  sappia  è  stata  fatta  per  conoscere  di 
quanto  possa  variare  la  durata  di  una  oscillazione  di  una  corda  per  la  dif- 
ferente ampiezza  colla  quale  si  mette  in  vibrazione  :  né  credo  che  tale 
ricerca  sarebbe  stata  possibile  coi  metodi  finora  adoperati,  dove  l'organo  del- 
l'udito aveva  una  parte  così  importante  :  solamente  in  qualche  trattato  si  ac- 
cenna a  queste  variazioni,  e  fondandosi  più  sulla  logica  che  sull'esperienza, 
si  ammette  che  la  rapidità  delle  vibrazioni  debba  crescere  tanto  più  rapida- 
mente   quanto    più  grossa  è  la  corda  e  quanto    essa  è  più  corta.  Il  metodo 


—  107  — 
straboscopico  da  me  adoperato,  e  che  è  suscettibile  di  ima  grande  sensibilità 
per  la  misura  del  numero  delle  vibrazioni  delle  corde,  mi  ha  permesso  di  poter 
fare  qualche  esperienza  anche  su  questo  argomento:  ed  ho  preso  occasione 
di  questo  studio  per  cercare  di  formarmi  contemporaneamente  un'  idea  sul 
modo  come  influiscono  sulle  vibrazioni  delle  corde  altre  cause  occasionali, 
come  la  durata  della  carica,  la  maggiore  o  minore  ampiezza  di  vibrazione 
precedentemente  raggiunta,  ecc.  Per  dare  alla  corda  un'ampiezza  di  vibrazione 
determinata,  ho  collocato  vicino  ad  essa  una  piccola  lastra  metallica  di  circa 
1  cm.  di  larghezza,  che  terminava  dalla  parte  della  corda  a  forma  di  cuneo 
collo  spigolo  orizzontale.  Questa  lastrina  era  portata  da  un' asticina  metallica 
che  si  fermava  a  vite  sulla  sbarra  verticale  del  sonometro.  Con  una  vite  di 
passo  di  mezzo  millimetro  si  poteva  avvicinare  lo  spigolo  della  lastrina  più 
o  meno  alla  corda  vibrante,  e  portando  la  corda  in  contatto  collo  spigolo  di 
essa,  si  poteva  variare  l'ampiezza  di  vibrazione  e  misurare  colla  vite  questo 
spostamento. 

«  Trascrivo  le  esperienze  fatte  con  una  corda  di  acciaio  di  0,39  mm.  di 
diametro  caricata  con  un  peso  tensore  di  grammi  1060: 


Ampiezza 
di 

Durata  di  ì 

in  giro  del  disco  inV.  D.  dell'elettrodiapason 

vibrazione 
mm. 

3  luglio 

6  luglio 

8  luglio 

10  luglio 

11  luglio 

1.5 

16,31 

16,48 

16,61 

16,60 

16,61 

3,0 

16,14 

16,33 

16,47 

16,48 

16,46 

4,5 

16,03 

16,21 

16,37 

16,36 

16,35 

6,0 

15,94 

16,09 

16,26 

16,26 

16,26 

7,5 

15,82 

16,00 

16,17 

16,18 

16,17 

Dal  precedente  prospetto  risulta  chiaramente  che  l'azione  prolungata  della 
carica  fa  diminuire  lentamente  il  numero  delle  vibrazioni  della  corda ,  giacché 
per  vedere  le  onde  ferme  aumenta  la  durata  di  rotazione  del  disco  e  quindi 
diminuisce  la  sua  velocità  :  e  che  questa  durata  della  carica  non  influisce 
sulla  legge  colla  quale  l'ampiezza  di  vibrazione  modifica  la  durata  della  vi- 
brazione della  corda.  Ad  identici  risultati  sono  pervenuto  adoperando  corde 
di  rame  e  di  ferro. 

«  In  queste  esperienze,  e  specialmente  colle  corde  di  rame,  ho  constatato 
che  per  aver  sempre  risultati  concordanti  bisogna,  direi  quasi,  abituare  la 
corda  a  vibrare  dentro  limiti  determinati  :  se  si  aumenta  l'ampiezza  di  vibra- 
zione in  generale  cambiano  i  risultati  che  prima  si  avevano  per  le  ampiezze 
più  piccole:  vibrando  con  una  data  ampiezza  la  corda  acquista  col  tempo 
come  uno  stato  normale,  che  si  modifica  col  cambiare  il  limite  dell'ampiezza: 


—  108  — 

il  quale  fatto  sarebbe  analogo  a  quelli  che  si  riscontrano  tanto  sovente  in 
altri  fenomeni  di  elasticità  e  magnetismo. 

a  Dal  prospetto  precedente  risulta  pure  evidente  il  fatto,  che  col  crescere 
dell'ampiezza  di  vibrazione,  diminuisce  la  durata  di  rotazione  del  disco  neces- 
saria per  vedere  le  onde  immobili,  e  quindi  cresce  il  numero  delle  vibrazioni 
della  corda:  ma  la  legge  non  risulta  egualmente  manifesta.  Dal  prospetto 
precedente  sembrerebbe  che  la  differenza  tra  i  numeri  delle  vibrazioni  corri- 
spondenti ad  ampiezze  differenti  crescesse  meno  rapidamente  che  l'ampiezza 
di  vibrazione  :  ma  con  altre  corde,  ho  trovato  in  alcuni  casi  che  sembrerebbe 
invece  l'opposto:  bisogna  pensare  che  ciascimo  dei  numeri  trascritti  nel  pro- 
spetto è  la  media  di  parecchie  osservazioni,  e  che  la  seconda  cifra  decimale, 
dalla  quale  potrebbe  dedursi  questo  allontanamento  in  più  od  in  meno  dalla 
legge  di  proporzionalità,  rappresenta  diecimillesimi  di  secondo  e  quindi  non 
può  considerarsi  affatto  come  certa.  Potremo  quindi  dire  che  la  variazione 
della  durata  dell'oscillazione  per  le  differenti  ampiezze  è  approssimativamente 
proporzionale  alla  variazione  dell'ampiezza  medesima. 

«  Ho  fatto  molte  altre  esperienze  con  corde  di  metalli  differenti  e  dello 
stesso  diametro,  e  con  corde  dello  stesso  metallo  ma  con  diametri  differenti, 
facendole  vibrare  con  una  minima  ampiezza  di  2  mm.  o  con  una  massima 
ampiezza  di  7,5  mm.,  ma  i  risultati  ottenuti  sono  molto  incerti.  In  generale 
sembra  che  nei  vari  metalli  l'ampiezza  di  vibrazione  influisca  differentemente 
sul  numero  di  vibrazioni  delle  corde  :  così  per  esempio  ho  notato  che  nel  ferro 
e  nell'acciaio  si  hanno  divergenze  più  notevoli  che  nel  rame:  in  media  per 
100  vibrazioni  al  minuto  secondo  e  per  una  differenza  d'ampiezza  da  2  mm. 
a  7,5  mm.  la  differenza  ottenuta  è  stata  di  circa  3  vibrazioni  :  la  lunghezza 
della  corda  vibrante  era  di  mm.  419,42.  Così,  relativamente  al  diametro,  le 
differenze  che  si  osservano  son  quasi  le  stesse  anche  adoperando  corde  di  dia- 
metro molto  differente,  però  dal  complesso  generale  dei  risultati  ottenuti  som- 
brerebbe che  l'influenza  dell'ampiezza  di  vibrazione  fosse  tanto  meno  sensi- 
bile quanto  più  grossa  è  la  corda:  se  però  le  esperienze  non  sono  talmente 
concordanti  da  poter  decidere  nettamente  se  la  variazione  del  numero  delle 
vibrazioni  per  la  differente  ampiezza  con  cui  si  fa  vibrare  la  corda  sia  indi- 
pendente dal  diametro  della  corda,  od  invece  diminuisca  col  crescer  del  dia- 
metro, tuttavia  le  esperienze  sono  tali  da  poter  escludere  che  tale  variazione 
cresca  col  crescer  del  diametro  della  corda. 

VII. 

Esperienze  l'atte  con  altri  metalli. 

«  Per  completare  questo  studio  non  mi  restava  che  sottoporre  all'espe- 
rienza altri  metalli,  oltre  il  rame,  l'ottone,  il  ferro  e  l'acciaio,  che  erano  stati 
adoperati  anche  dal  Savart,  per  vedere,  se  l'accordo  tra  i  risultati  teorici  e 


—  109  — 

quelli  pratici  si  manteneva   sempre   così   perfetto   come  per  i  metalli  prima 
studiati. 

«  Riassumo  brevemente  i  risultati  ottenuti. 

«  La  lunghezza  della  corda  per  P  =  0  era  di  mm.  419,62. 

-  Filo  di  platino.  Peso  di  1  metro  p  =  gr.  4,5503. 

*  Peso  tensore  P  =  1660  grammi. 

«  La  corda  compie  3  V.  D.  mentre  passano  davanti  all'occhio  2  fenditure. 

*  Durata   di  un   giro   del  disco  in  vibrazioni  doppie  dell'elettro-diapa- 
son 16,40. 

«  Numero  di  vibrazioni  compiuto  dalla  corda  N  =  73,16. 

-  Velocità  pratica  V  =  2  ?i  L  =  61,34  metri. 

*  Velocità  teorica   V'  =  t /—  =  59,80  metri. 

-  Differenza  tra  la  pratica  e  la  teoria  V  —  V  =  1,54  metri. 


-  Filo  di  Aluminio.  Peso  di  1  metro  |J  =  gr.  2,1846. 
«  Peso  tensore  P  =  2160  grammi. 

«  La  corda  compie  5  V.D.  mentre  passano  davanti  all'occhio  2  fenditure. 

-  Durata  di  un  giro  del  disco  in  V.D.  dell' elettro-diapason:  16,52. 

-  Numero  di  vibrazioni  compiuto  dalla  corda  N  =  121,06. 
«  Velocità  pratica  V  =  2  n  L  =  101,48  metri. 

«  Velocità  teorica  V  =  t/—  =  98,45  metri. 

-  Differenza  tra  la  pratica  e  la  teoria  V  — V'  =  3,03  metri. 


«  Filo  di  Aluminio.  Peso  di  1  metro  p  =  0,5729. 

«  Peso  tensore  P  =  610  grammi. 

«  La  corda  compie  5 V.D.  mentre  passano  davanti  all'occhio  2  fenditure 

«  Durata  di  un  giro  del  disco  in  V.D.  dell' elettro-diapason  16,28. 

*  Numero  di  vibrazioni  compiuto  dalla  corda  N  =  122,84. 

*  Velocità  pratica  V  =  2  n  L  =  103,03  metri. 

-  Velocità  teorica  V  =  f/— =  102,17  metri. 

V    jP 

-  Differenza  tra  la  pratica  e  la  teoria  V — V  =  0,86  metri. 


«  Filo  di  Nikel.  Peso  di  1  metro  p  =  1,7698. 

«  Peso  tensore  P=  1910  grammi. 

*  La  corda  compie  5  V.  D.  mentre  passano  2  fenditure  davanti  all'occhio. 

«  Durata  di  un  giro  del  disco  in  V.D.  dell' elettro-diapason  16,06. 


—  110  — 

«  Numero  di  vibrazioni  compiuto  dalla  corda  N  =  124,53. 
«  Velocità  pratica  V  =  2  n  L  =  104,39  metri. 

«  Velocità  teorica  V  =  \    ~  =  102  86  metri. 

V  p 

n  Differenza  tra  la  pratica  e  la  teoria  V  —  V'  =  1,53  metri. 

«  Anche  con  questi  metalli,  tra  i  quali  il  platino  è  quello  che  possiede 
il  peso  specifico  più  grande  e  l'aluminio  il  peso  specifico  più  piccolo,  l'ac- 
cordo tra  la  teoria  e  la  pratica  è  completo:  per  cui  ho  creduto  inutile  pro- 
seguire lo  studio  anche  con  altri  metalli  per  i  quali,  secondo  tutte  le  proba- 
bilità avrei  ottenuto  risultati  della  stessa  natura  di  quelli  più  sopra  riferiti. 

Vili. 
Conclusione. 

«  Dalle  esperienze  riportate  nelle  note  precedenti  e  nella  presente,  pos- 
siamo dunque  ricavare: 

«  I.  L'accordo  tra  il  numero  delle  vibrazioni  che  una  corda  dà  realmente 
e  quello  che  dovrebbe  dare  teoricamente  è  quasi  completo:  in  generale  le 
corde  danno  praticamente  un  numero  di  vibrazioni  un  poco  maggiore  di  quello 
previsto  dalla  teoria,  e  tale  piccola  differenza  tra  i  risultati  sperimentali  e 
teorici,  sembra  che  leggermente  cresca  col  diametro  della  corda.  Tenuto  pero 
conto  che  quanto  più  piccola  è  l'ampiezza  di  vibrazione,  tanto  minore  è  il  numero 
di  vibrazioni  che  la  corda  produce,  l'accordo  tra  i  risultati  di  queste  espe- 
rienze e  quelli  teorici,  sarebbe  stato  anche  più  perfetto  se  fosse  stato  pos- 
sibile dare  alle  corde  ampiezze  di  vibrazione  infinitamente  piccole. 

«  II.  Le  differenze  tra  i  risultati  delle  esperienze  e  quelli  previsti  dalla 
teoria,  sono  sensibilmente  della  stessa  grandezza  qualunque  sia  il  metallo 
adoperato;  per  cui  collegando  questo  fatto  coll'influenza  che  sulla  vibrazione 
delle  corde  ha  l'ampiezza  di  vibrazione,  si  potrebbe  sino  ad  un  certo  punto 
dubitare  che  le  differenze  notate,  più  che  a  cause  inerenti  alla  costituzione 
chimica  dei  corpi,  si  debbano  invece  alla  forma  che  prendono  le  corde  che 
non  è  rigorosamente  quella  che  vorrebbe  la  teoria. 

«.  III.  Finalmente  il  notevole  disaccordo  trovato  dal  Savart  non  è  spie- 
gabile in  altro  modo  che  ammettendo  che  il  Savart  medesimo  abbia  preso 
un  equivoco  sulla  nota  fondamentale  della  corda,  prendendo  come  nota  fon- 
damentale della  corda  quella  che  essa  dava  vibrando  come  verga  elastica 
fissa  alle  due  estremità,  per  cui  il  Savart  invece  di  risolvere  il  problema 
dell'influenza  della  rigidità  sulle  vibrazioni  delle  corde  ha  risoluto  un  problema 
egualmente  interessante,  cioè  l'influenza  della  tensione  sulle  vibrazioni  delle 
verghe  elastiche  fisse  alle  due  estremità  *. 


—  Ili 


PERSONALE   ACCADEMICO 


Pervennero  all'Accademia  lettere  di  ringraziamento  per  la  recente  loro 
nomina,  dai  Soci:  Cantoni,  Gabba,  e  dai  Corrispondenti:  Belgrano,  Ca- 
stelfranco. De  Blasiis,  Gandino,  Gatti,  Pessina,  Rossi. 


CORRISPONDENZA 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 
La  R.  Accademia  di  scienze,  lettere  e  belle  arti  di  Palermo  ;  la  R.  Società 
zoologica  di  Amsterdam;  la  Società  filosofica  di  Cambridge  ;  la  Scuola  politecnica 
di  Delft  ;  la  Società  batava  di  filosofia  sperimentale  di  Rotterdam  ;  il  Comitato 
geologico  russo  di  Pietroburgo;  l'Istituto  meteorologico  rumeno  di  Bucarest. 

D.  C. 
P.  B. 


—  113 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

pervenute  alV Accademia  sino  al  2  settembre  1888. 


Matematica.  —  Sopra  la  Entropia  di  un  sistema  Newtoniano 
in  moto  stabile.  Nota  del  Socio  Enrico  Betti. 

«  Se  denotiamo  con  P ,  T  e  d>  il  potenziale,  la  energia  cinetica  e  la  fun- 
zione di  Iacobi  di  un  sistema  Newtoniano,  i  punti  del  quale  sono  in  moto  gli 
uni  relativamente  agli  altri,  avremo 

Jl    —  ^2 


2  M  « 

2  M  « 

dove  mi  è  la  massa  concentrata  nel  punto   mt ,   Me  la  somma  di  tutte  lo 
masse,  ris  la  distanza  di  mi  da  ms ,  vis  la  velocità  relativa  di  irti  ed  ms . 

«  Diremo  che  il  sistema  è  in  moto  stabile  quando  il  valore  di  <P  si  con- 
serverà sempre  compreso  tra  due  valori  finiti,  avrà  un  numero  infinito  di  mas- 
simi e  di  minimi,  e  denotando  con  tn  il  tempo  impiegato  a  passare  dal  1° 

all'esimo  ^ej  massjmi  0  minimi  di  (P  ,  — ÌJ—r  o   sarà   indipendente    da    n  , 

oppure  col  crescere  di  n  convergerà  verso  un  limite  determinato. 

Rendiconti.  1888,  Vol  IV,  2°  Sem.  15 


—  114  — 

«  Nel  primo  caso  il  valore  costante   di   questo  rapporto,  nel  secondo  il 
limite  di  esso,  lo  chiameremo  tempo  periodico  medio. 

«  Indichiamo  con  (fn  il  valor  medio  di  </>  nel  tempo  /„  ,  cioè    poniamo 

1     f-tn 

9>n=-r-\<pdt. 

t>K  o 

«  La  equazione  di  Iacobi  e  quella  delle   forze  vive,  integrandole  tra  0 
e  tn  ,  divengono 


(1)  0  =  M2*ij  ms  (—\  —  2/i 

(2)  |  2  mi  ms  (v*ia)  =  M2  wu  ms  ( — J  —  h  . 

«Se  -=r—  è  un  valore  compreso  tra  il  massimo  e  il  minimo  di  [ 1, 

e  v2n  è  un  valore  compreso  tra  il  massimo  e  il  minimo  di  (  iris) ,  e  poniamo 

^  nii  m, 

dall'equazioni  (1)  e  (2)  avremo  : 

(  f-=2H- 

e  quindi  R„  e  v„  indipendenti  da  n .  Li  denoteremo  con  R  e  v  ,  e  li  chia- 
meremo la  distanza  media  e  la  velocità  media  del  sistema. 
«  Dall'equazioni  (3)  si  deduce 

tA\  2  M 

(4)  V=~R 
e  quindi 

2T  =  P. 

«  Ora  per  un  sistema  in  moto  stabile,  per  a  sufficientemente  grande  e 
per  le  variazioni  che  conservano  la  stabilità  del  moto,  è  verificata  la  equa- 
zione di  Clausius 

(5)  —  dF  =  dT-\-2TÓ\ogt„ 
la  quale  con  i  valori  trovati  diviene  : 

M    M       v2h-         M    V1       Mfl2 

-2Rcnog-^-  =  — Jlog^-  =  o 

onde 

essendo  À:?  una  costante  e  abbiamo  il  teorema: 

«Le  variazioni  del  moto  di  un  sistema  Newtoniano  in 
moto   stabile   non   mutano   ilrapporto  tra    il  cubo    della   di- 


—  115  — 

stanza   media  e  il  prodotto   della  massa  per  il  quadrato   del 
tempo   periodico   medio. 

«  Denotando  con  E  la  energia  totale  del  sistema  la  equazione  (5)  può 
scriversi  : 

cfE  —  2T:(?  log  v2  6  =  0 

o  anche  sostituendo  il  valore  di  6  dato  dalla  (6) 

SE  —  T  ó  log  M  R  =  0  , 
e  quindi:   la   entropia   del    sistema  è  uguale   al   logaritmo  del 
prodotto   della  massa  per  la   distanza  media». 

Scienze  economiche.  —  Intorno  all'influenza  della  rendita 
fondiaria  sulla  distribuzione  topografica  delle  industrie.  Nota  del 
Corrispondente  Achille  Loria. 

«  Tutti  coloro,  i  quali  hanno  appreso  dalle  indagini  degli  economisti 
che  la  rendita  è  un  limite  della  produzione  ed  un  ostacolo  ai  miglioramenti 
agricoli,  si  saranno  posti  il  problema,  se  la  rendita  influisca  anche  ad  impe- 
dire od  inceppare  quella  forma  speciale  di  miglioramento  agricolo,  che  è  la 
distribuzione  delle  singole  colture  ad  una  distanza  dal  mercato,  che  sia  in 
ragione  inversa  del  costo  di  trasporto  dal  prodotto  da  esse  ottenuto.  Ora  a 
risolvere  questo  problema,  è  necessario  determinare  l'influenza,  che  la  distri- 
buzione razionale  delle  colture  esercita  sul  valore  dei  prodotti,  influenza  la 
quale,  a  nostro  avviso,  non  venne  ancor  posta  nella  vera  sua  luce. 

«  Supponiamo  che  si  abbiano  tre  terre,  l'una  delle  quali  abbia  una  supe- 
riorità sulle  altre  nella  produzione  di  due  derrate,  ma  una  superiorità  mag- 
giore nella  produzione  dell'una,  che  in  quella  dell'altra.  Sia  dunque  la  terra  A 
ove  con  10  giorni  di  lavoro  si  produce  G,  e  con  altrettanti  Q;  la  terra  B 
ove  con  12  giorni  di  lavoro  si  produce  G  e  con  15  si  produce  Q;  e  la  terra  B' 
incolta,  di  prodottività  uguale  a  B.  In  queste  condizioni  è  evidente  che  il 
prodotto,  qualunque  esso  sia,  che  si  coltiva  in  A,  avrà  un  valore  uguale  al 
suo  costo  di  produzione  in  B;  poiché  se  il  produttore  della  terra  A  si  rifiuta 
a  vendere  il  prodotto  ad  un  valore  minore,  il  consumatore  è  costretto  a  pro- 
durre quella  derrata  in  B  o  in  B',  cioè  precisamente  ad  un  costo  uguale  a 
quello,  a  cui  deve  sottostare,  aquistando  il  prodotto  dal  proprietario  della 
terra  A.  Ora.  ciò  posto,  il  produttore  della  terra  A  ha  interesse  a  produrre 
la  derrata,  nella  produzione  della  quale  la  sua  terra  ha  la  massima  produtti- 
vità, poiché  di  tanto  maggiore  è  la  differenza  fra  il  costo  di  produzione  della 
derrata  in  B  e  in  A,  quindi  di  tanto  maggiore  la  rendita  di  quest'ultima 
terra.  Dunque,  nel  caso  nostro,  in  A  si  produrrà  Q  e  in  B  G  ;  G  si  venderà 
al  valore  dato  dal   costo   della   sua   produzione   sulla   terra  B,  ossia  per  12 


—  116  — 

giorni  di  lavoro,  Q  si  venderà  al  valore  dato  dal  costo  della  sua  produzione 
in  B,  ossia  per  15  giorni  di  lavoro,  e  darà  quindi  al  proprietario  di  A  una 
rendita,  uguale  a  5  giorni  di  lavoro. 

«  Ora  questa  distribuzione  delle  colture,  che  è  vantaggiosa  al  proprie- 
tario, è  più-  quella  che  consente  di  ottenere  i  prodotti  col  minimo  costo; 
poiché  la  inferiorità  produttiva  della  seconda  terra  viene  ridotta  al  minimo, 
limitandovi  la  coltivazione  a  quel  prodotto,  in  cui  essa  ha  la  minore  inferiorità. 
La  distribuzione  razionale  delle  colture  è  dunque  veramente  utile  alla  società, 
in  quanto  produttrice;  ma  la  società,  in  quanto  consumatrice,  non  ne  trae 
però  alcun  vantaggio,  poiché  il  valore  dei  prodotti  rimane  uguale  a  quello, 
che  si  avrebbe  se  l'ordine  delle  colture  fosse  invertito,  o  se  tutte  le  terre  fossero 
sterili.  Infatti  poiché  il  valore  del  prodotto  ottenuto  in  A  è  eguale  a  quello, 
che  esso  avrebbe  se  fosse  prodotto  in  B,  è  ovvio  che  la  qualità  del  prodotto 
ottenuto  in  A  è  affatto  indifferente  al  consumatore,  e  che  l'ordine  razionale 
delle  colture,  se  diminuisce  il  costo  totale  dei  prodotti,  non  ne  diminuisce 
il  valore  ;  esso  è  un  miglioramento  agricolo  limitato  alle  terre  più  produttive; 
e  come  tale  scema  bensì  il  costo  di  produzione  su  queste  terre,  ma  non  scema 
il  valore  dei  prodotti,  che  rimane  determinato  dal  loro  costo  sulla  terra-limite, 
le  cui  condizioni  sono  inalterate.  Il  consumatore  si  trova  adunque  costretto 
a  dare  una  quantità  di  lavoro  uguale  a  quella,  che  darebbe  se  il  migliora 
mento  agricolo  non  fosse  avvenuto;  ma  una  parte  di  questa  quantità  di  la- 
voro, che,  inesistente  il  miglioramento  agricolo,  sarebbe  andata  a  compensare 
un  costo  sofferto  sulla  terra  migliore,  va  invece  al  proprietario  di  questa,  sotto 
forma  di  un  incremento  di  rendita. 

«  Tale  è  l'effetto  di  una  distribuzione  razionale  delle  colture  fra  terre,  che 
abbiano  diversa  attitudine  alla  produzione  delle  varie  derrate.  Ora  lo  stesso 
dee  dirsi  della  distribuzione  razionale  delle  colture  fra  terre  di  eguale  qua- 
lità, ma  diversamente  distanti  dal  mercato,  quando  il  costo  di  trasporto  sia 
diverso  pei  vari  prodotti.  Infatti  date  due  terre,  l'una  a  distanza  zero,  l'altra 
ad  una  distanza  qualsiasi  dal  mercato,  e  dati  due  prodotti  G  e  Q,  di  cui 
l'uno  esige  una  spesa  di  10,  l'altro  di  20  giorni  di  lavoro  per  essere  traspor- 
tato dalla  terra  più  lontana  al  mercato,  è  evidente  che  il  produttore  della 
terra  vicina  potrà  vendere  il  prodotto,  qualunque  esso  sia,  che  egli  ottiene, 
ad  un  valore  uguale  (astrazione  fatta  dalle  spese  di  produzione)  al  costo  di 
trasporto  di  quel  prodotto  dalla  terra  lontana  al  mercato  ;  e  che  per  ciò  quanto 
maggiore  è  il  costo  di  trasporto  di  questo  prodotto,  tanto  maggiore  sarà  la 
rendita  della  terra  prossima  alla  città.  Dunque  su  questa  terra  si  produrrà  Q, 
che  esige  maggiore  spesa  di  trasporto,  mentre  G  si  produrrà  sulla  terra  più 
lontana.  Ora  questa  distribuzione  topografica  delle  colture,  che  è  vantaggiosa 
al  proprietario,  è  pure  vantaggiosa  alla  società  come  produttrice,  poiché  le 
permette  di  ottenere  il  prodotto  coltivato  sulla  terra  più  lontana,  col  minimo 
costo  di  trasporto,  di  10  giorni  di  lavoro;  mentre  una  inversione  delle  colture 


—  117  — 

obbligherebbe  la  società  ad  un  costo  di  trasporto  di  20  giorni  di  lavoro  per 
ottenere  il  prodotto  della  terra  più  remota.  Ma  la  società,  in  quanto  consu- 
matrice, non  ritrae  dalla  distribuzione  razionale  delle  colture  alcun  vantaggio, 
poiché  il  valore  dai  due  prodotti  è  identico  a  quello  che  essi  avrebbero,  se 
fossero  coltivati  sulla  terra  più  lontana.  Pel  consumatore  tutte  le  terre  sono 
sterili,  tutte  le  terre  sono  lontane  ;  ed  il  risparmio  di  costo  dovuto  alla  fer- 
tilità, o  prossimità  di  alcune  terre  non  vantaggia  che  i  loro  proprietari. 

«  Da  ciò  si  scorge  che  la  rendita  non  ha  alcuna  ragione  di  inceppare 
quello  speciale  miglioramento  agricolo,  che  è  la  distribuzione  razionale  delle 
colture,  anzi  ha  interesse  a  provocarlo,  poiché  questo  miglioramento,  essendo 
esclusivo  alle  terre  più  vicine,  riesce  ad  elevare  la  rendita.  Ma  questa  stessa 
influenza  della  distribuzione  razionale  delle  colture,  che  la  rende  vantaggiosa 
ai  proprietarj,  esclude  ogni  azione  di  quella  a  deprimere  il  valore  delle  derrate; 
onde  è  in  errore  il  Thùnen,  il  quale  crede  che  la  distribuzione  razionale  delle 
colture  abbia  per  iscopo  di  render  possibile  che  i  prodotti  agrari  si  vendano 
al  minimo  valore.  Infatti,  secondo  Thiinen  ('),  i  prodotti  coltivati  sulle  terre 
più  vicine  hanno  un  valore  (prescindendo  dal  costo  di  produzione)  eguale  alla 
rendita  che  avrebbero  quelle  terre,  se  vi  fosse  coltivato  il  prodotto,  che  è  ot- 
tenuto sulla  terra  più  lontana,  o  più  brevemente  il  prodotto-limite  ;  ossia  un 
valore  uguale  al  costo  di  trasporto  di  questo  prodotto  dalle  terre  più  lontane 
alle  più  vicine;  onde  si  deduce  tosto  che  quanto  minore  è  il  costo  di  tras- 
porto del  prodotto  limite,  tanto  minore  è  la  rendita  delle  terre  più  vicine, 
quindi  il  valore  dei  prodotti  in  esse  ottenuti.  Ma  è  appunto  la  premessa  che 
è  errata.  Infatti  i  proprietari  delle  terre  più  vicine  possono  elevare  il  valore 
dei  loro  prodotto  per  tutto  il  costo  di  trasporto  di  esso  prodotto,  e  non  già 
del  prodotto-limite,  dalla  terra  più  lontana;  dacché  i  consumatori,  i  quali 
non  volessero  sottostare  a  quel  prezzo,  dovrebbero  recarsi  a  produrre  le  derrate 
da  essi  richieste  sulla  terra  più  lontana  e  sobbarcarsi  appunto  ad  un  costo 
uguale  a  quello,  a  cui  ora  sono  obbligati.  Ora  dato  ciò,  non  è  più  vero  che 
il  minor  costo  di  trasporto  del  prodotto-limite  scemi  il  valore  dei  prodotti 
ottenuti  sulle  terre  più  vicine  e  la  loro  rendita,  poiché  quel  valore  e  questa 
rendita  sono  dati  esclusivamente  dal  costo  di  trasporto  del  prodotto,  che  su 
quelle  terre  è  coltivato.  È  giusto,  ad  es.,  ciò  che  afferma  Thiinen,  che  la  pro- 
duzione del  legname  dee  farsi  nei  pressi  della  città,  mentre  nelle  zone  distanti 
debbono  prodursi  i  cereali,  che  hanno  un  costo  di  trasporto  minore;  ma  il 
prezzo  del  legname  non  è  uguale  alla  rendita,  che  avrebbero  le  terre  coltivate 
a  bosco,  se  fossero  coltivate  a  cereali,  ossia  al  costo  di  trasporto  dei  cereali  dalle 
terre  più  lontane  alle  più  prossime  ;  bensì  è  uguale  alle  spese  di  trasporto  del 


(')  Thiinen,  Ber  isoline  Staat,  Berlin  1875,  I,  321  e  pass.  —  Vedi  anche  Wolkoff, 
Précis  d'economie  politique  rationnelle.  Paris  1868,  Cap.  X.  —  Manara,  Concetto  e  gcìi<^' 
della  rendita  fondiaria,  suoi  correttivi  e  sua  naturale  elisione-.  Roma  1882,  45-55. 


—  118  — 

legname  stesso  dalle  terre  più  lontane  alle  più  vicine.  E  dato  ciò,  il  valore 
del  legname  e  dei  cereali  è  sempre  uguale  in  qualunque  zona  essi  siano  pro- 
dotti; e  se  pur  fosse  invertito  l'ordine  delle  colture,  il  legname  avrebbe  un 
valore  eguale  al  costo  del  suo  trasporto  dalle  terre  più  lontane,  mentre  i  cereali 
coltivati  sulle  terre  più  prossime  avrebbero  un  valore  eguale  al  costo,  che 
esigerebbe  il  loro  trasporto,  se  fossero  coltivati  sulle  terre  più  remote;  co- 
sicché la  distribuzione  razionale  delle  colture,  se  ha  pur  sempre  un'efficacia 
che  la  rende  desiderabile,  poiché  scema  il  costo  dei  prodotti,  ha  un'efficacia 
ben  minore  di  quella  attribuitale  dal  Thunen  (!). 

«  Non  vi  sono  che  due  casi,  in  cui  la  rendita  delle  terre  vicine,  o  il 
valore  del  prodotto  in  esse  ottenuto,  è  uguale  alle  spese  di  trasporto  del  pro- 
dotto-limite. Siano  due  prodotti,  di  cui  quello  che  ha  le  minime  spese  di 
trasporto  sia  coltivato  sulla  terra  più  lontana,  e  suppongasi  che  la  domanda 
del  prodotto  coltivato  nella  zona  prossima  scemi  e  cresca  quella  dell'altro  pro- 
dotto, per  cui  una  parte  di  questo  venga  di  necessità  coltivata  sulla  zona  vi- 
cina alla  città.  In  tal  caso  le  terre  di  questa  zona,  che  hanno  abbandonata 
la  coltura  del  prodotto,  che  ha  il  maggior  costo  di  trasporto,  veggono  scemare 
la  loro  rendita;  poiché  questa  ornai  non  è  uguale  che  alle  spese  di  trasporto 
del  prodotto,  che  le  esige  minori.  Quindi  si  avrà  una  disparità  nella  rendita 
delle  varie  terre  coltivate  nella  stessa  zona,  secondo  che  in  esse  si  coltivi  il 
prodotto,  che  ha  le  maggiori  o  le  minori  spese  «li  trasporto.  Ora  questa  disparila 
determina  l'immediato  abbandono,  sulle  terre  della  prima  zona,  della  produ- 
zione della  derrata,  che  ha  le  minori  spese  di  trasporto,  quindi  una  produ- 
zione eccessiva  dell'altra  derrata  ed  il  suo  deprezzamento;  e  la  condizione, 
perché  questo  deprezzamento  sia  evitato,  è  che  il  prodotto,  che  ha  le  mag- 
giori spese  di  trasporto  e  che  si  coltiva  nella  prima  zona,  si  venda  ora  ad 
un  valore  uguale  non  più  alle  sue  spese  di  trasporto,  ma  a  quelle  del  pro- 
dotto che  le  ha  minori;  il  che  degrada  in  proporzione  la  rendita  di  tutte  le 
terre  della  prima  zona,  e  permette  che  vi  coesista  la  produzione  delle  due 
derrate.  È  questo  un  caso,  in  cui  il  valore  del  prodotto  ottenuto  sulla  prima 
zona  è  uguale  al  costo  di  trasporto  del  prodotto  ottenuto  sulla  zona  più 
lontana.  Un  secondo  caso  si  ha,  quando  il  prodotto  coltivato  sulle  terre  vicine 
non  sia  richiesto  che  al  valore  dato  dalle  spese  di  trasporto  del  prodotto-li- 
mite. Infatti  in  questo  caso,  se  i  produttori  domandano  un  valore  maggiore, 
i  consumatori  non  passano  a  produrre  quella  derrata  sulla  terra  più  lontana, 
ma  si  astengono  da  essa,  e  perciò  in  tal  caso  manca  quella  condizione,  per 
cui  i  proprietari  delle  terre  più  prossime  potevano  esigere  un  valore  uguale 

(')  Settegast  (Die  Landwirthschaft  una  ihr  Betrieb,  Breslau  1885.  242-6Ì  avverte 
che  i  proprietari  delle  terre  prossime  alla  città,  ad  ottenere  la  massimi  rendita,  debbono 
coltivare  i  prodotti  che  hanno  le  maggiori  spese  di  trasporto  ;  il  che  è  vero  soltanto  quando 
si  ammetta  che  il  valore  di  ciascun  prodotto  è  dato  dal  costo  del  suo  trasporto  dalla  terra 
più  lontana,  non  dal  costo  di  trasporto  del  prodotto  coltivato  su  questa. 


—  119  — 

al  costo  di  trasporto  del  prodotto  in  esse  coltivato  dalla  terra  più  lontana 
alla  città. 

«  Se  il  prodotto  ottenuto  sulle  terre  più  vicine  è  il  prodotto  di  consumo 
del  lavoratore,  questo  prodotto  ha  un  valore  maggiore  e  quindi  il  saggio  del 
profitto  è  minore  di  quello  che  si  avrebbe,  se  l'ordine  razionale  delle 
colture  avesse  l'influenza  voluta  da  Thiinen,  ossia  scemasse  il  valore  dei  prodotti. 
Può  darsi  però  che  il  prodotto  di  consumo  dell'operaio  non  sia  richiesto,  che 
quando  il  suo  valore  sia  gravato  soltanto  da  una  rendita  eguale  al  costo  di 
trasporto  del  prodotto-limite  dalla  terra  più  lontana  alla  più  vicina;  ed  in 
tal  caso  il  valore  del  prodotto  consumato  dall'operaio  sarà  determinato  alla 
meta  voluta  da  Thùnen  e  sarà  tanto  minore,  quanto  minore  è  l'estensione  della 
zona  coltivata  ad  esso  prodotto,  poiché  tanto  minore  sarà  la  parte  del  suo 
valore,  che  corrisponde  al  costo  reale  del  suo  trasporto  alla  città  ossia  che 
è  gravata  dalle  spese  di    trasporto  del  prodotto,  cho   le  esige   maggiori  (l). 

«  Si  osservi  ancora  che  sulla  distribuzione  topografica  delle  colture  non 
influisce  il  costo  di  trasporto  di.  una  unità  di  peso  dei  vari  prodotti,  ma  il 
costo  di  trasporto  della  quantità  totale  dei  vari  prodotti  coltivati  sopra  una 
data  estensione  di  terra.  Quindi  se  un  prodotto  m  ha  un  costo  di  trasporto, 
per  unità  di  peso,  minore  che  un  prodotto  n,  ma  il  peso  totale  dell' m,  che 
può  prodursi  su  una  data  estensione  di  terra,  è  di  tanto  maggiore  del  peso 
totale  dell' w  in  essa  producibile,  che  il  costo  totale  di  trasporto  della  quantità 
di  m  prodotta  su  una  terra  è  maggiore  del  costo  totale  di  trasporto  della 
quantità  di  n  producibile  in  essa,  in  queste  condizioni  sarà  più  utile  produrre 
sulle  terre  vicine  la  derrata,  che  ha  un  costo  di  trasporto,  per  unità  di  peso, 
minore,  poiché  il  costo  di  trasporto  delle  quantità  di  quel  prodotto,  ottenibile 
sopra  una  data  estensione  di  terra,  è  maggiore  di  quello  della  quantità 
corrispondente  dell'altro  prodotto  e  quindi  è  maggiore  il  risparmio  di  costo, 
che  si  ottiene  producendo  quella  derrata  sulla  terra  prossima  al  mercato.  Così 
le  piante  industriali,  esaurendo  assai  il  terreno,  si  annettono  una  grande 
estensione  di  questo  sotto  forma  di  prati  e  pascoli  e  perciò  la  quantità  di 
esse,  prodotta  su  una  data  estensione  di  terra,  ha  un  peso  minore  di  quello 
di  altri  prodotti,  i  quali  hanno  un  peso  unitario  minore.  Quindi  le  piante  in- 
dustriali debbono  essere  prodotte  nelle  zone  più  lontane. 


{})  Cosi  p.  es.  sieno  tre  terre  a,  b,  e,  di  cui  la  prima  a  distanza  zero,  le  altre  a 
distanza  crescente  dal  mercato;  sia  un  prodotti)  di  consumo  dell'operaio,  /,  coltivalo  in  a  e  b\ 
ed  un  altro  prodotto  in,  esigente  costo  di  trasporto  minore,  sia  coltivato  in  e.  Se  la  rendita 
è  uguale  al  costo  di  trasporto  del  prodotto  limite,  il  valore  di  l  sarà  uguale  al  costo  ili 
trasporto  di  m  da  e  a  h,  più  il  costo  di  trasporto  di  /  da  b  ad  a  ;  mentre  se  la  coltura 
di  /  si  limita  ad  a,  il  valore  di  l  sarà  eguale  al  costo  di  trasporto  di  m  da  e  ad  a,  ossia  sarà 
minore.  Ma  se  invece  il  valore  di  l  è  sempre  dato  dal  suo  costo  di  trasporto  da  e  ad  a, 
la  riduzione  della  sua  coltivazione  alla  sola  terra  a  non  ha  alcuna  influenza  a  scemarne 
il  valore. 


—  120  — 

«  Fin  qui  però  noi  abbiamo  fatto  astrazione  da  un  elemento  rilevante,  il 
costo  di  lavoro,  il  quale  arreca  modificazioni  notevoli  al  risultato  della  pre- 
cedente disamina.  Infatti  supponiamo  anzitutto  parecchie  derrate,  che  abbiamo 
eguali  spese  di  produzione  e  di  trasporto,  e  supponiamo  che  il  prodotto  di  con- 
sumo del  lavoratore  sia  coltivato  sulla  terra  più  lontana.  Suppongasi  che  100 
giorni  di  lavoro  producano  100  misure  avena  in  «,  terra  vicina,  e  100  mi- 
sure grano  in  b  terra  lontana;  il  costo  di  trasporto  di  100  misure  grano,  o 
di  100  misure  avena  da  b  ad  a  sia  22,2  giorni  di  lavoro;  il  salario  di  100 
giorni  di  lavoro  sia  50  misure  grano,  e  perciò  il  saggio  del  profitto  sulla 
terra  b  sia  100  %>•  Date  queste  condizioni,  il  produttore  della  terra  a  eleva 
il  valore  del  prodotto  in  ragione  delle  spese  di  trasporto,  che  avrebbe  la 
sua  derrata,  se  coltivata  in  b  e  vende  100  misure  avena  per  122,2  giorni 
di  lavoro.  Ma  esso  deve  pagare  in  salari  50  misure  grano  ed  ottenerle  dalla 
terra  b,  dunque  ad  un  valore  di  61,1  giorni  di  lavoro.  Dunque  il  saggio  del 

<"*  1     1 

profitto  sulla  terra  a  è  ~-r  =  100%;  ossia  il  saggio  del  profitto  sulle  due 

terre  è  uguale  e  la  rendita  non  esiste.  E  ciò  si  comprende.  Infatti  in  queste 
condizioni,  mentre  il  valore  del  prodotto  ottenuto  in  a  si  eleva  in  ragione  delle 
spese  di  trasporto  fittizie,  (cioè  di  quelle,  che  esso  esigerebbe  se  fosse  pro- 
dotto sulla  terra  più  lontana)  il  valore  del  salario  si  eleva  in  ragione  delle 
spese  di  trasporto  reali,  ossia  nella  stessa  proporzione,  e  quindi  il  rapporto 
fra  capitale  e  prodotto  rimane  identico  nelle  due  terre;  il  che  esclude  la 
possibilità  di  una  rendita. 

*  Pertanto  ammesso  che  sulle  varie  terre  i  prodotti  siano  ottenuti  con 
eguale  spasa  di  produzione  e  di  trasporto  e  ammesso  che  il  valore  del  salario 
speso  sulle  varie  terre  cresca  in  ragione  della  loro  prossimità  al  mercato,  la 
rendita  di  distanza  scompare  ;  poiché  per  le  terre  più  prossime  il  vantaggio 
della  prossimità  al  mercato  del  loro  prodotto  è  neutralizzato  dalla  distanza 
del  luogo  di  produzione  della  merce-salario.  Ma  diversa  corre  la  cosa,  quando 
nei  vari  prodotti  il  costo  di  trasporto  sia  identico  e  diverso  il  costo  di  produ- 
zione. Infatti,  per  ritornare  al  caso  nostro,  se  le  100  misure  avena  sono  ottenute 
con  80  giorni  di  lavoro,  il  produttore  della  terra  a  venderà  il  suo  prodotto 
per  102,2  giorni  di  lavoro,  mentre  il  salario  da  esso  speso,  il  quale  consiste  di 
40  misure  grano,  avrà  un  valore  di  48,8  giorni  di  lavoro.  Dunque  il  profitto 

53  4 
sarà  53,4;  ed  il  saggio  del  profitto,  -^-^ ,  essendo  maggiore  di  100  °/o>  saggio 

4o,o 
di  profitto  ottenuto  sulla  terra  b,  lascierà  una  rendita  al  proprietario  di  a. 
Il  che  è  pure  facile  a  spiegare.  Infatti  se  il  prodotto  ottenuto  in  a  esige  una 
quantità  di  lavoro  minore  del  prodotto  di  consumo  del  lavoratore  avente  un 
egual  costo  di  trasporto,  ciò  vuol  dire  che  il  costo  di  trasporto  eleva  il  valore 
del  prodotto  della  terra  a  in  una  proporzione  maggiore  del  valore  del  salario  ; 
ossia  che  il  proprietario  di  a  può  elevare  il  valore  del  suo  prodotto,  per  le 


—  121  — 

spese  di  trasporto  fittizie,  in  una  proporzione  maggiore,"  che  non  debba 
elevare  il  valore  del  salario  per  le  spese  di  trasporto  reali  ;  o^sia  che  il  rap- 
porto fra  il  salario  ed  il  prodotto  è  minore  in  a  che  in  b  e  lascia  una  ren- 
dita al  proprietario  della  prima  terra.  Quindi  l'interesse  più.  ovvio  induce  il 
il  proprietario  della  terra  più  vicina  a  coltivarvi  il  prodotto,  che  ha  le  mi- 
nori spese  di  produzione,  affine  di  ottenervi  una  rendita,  che  non  otterrebbe 
invece  quando  il  prodotto  da  esso  coltivato  ed  il  prodotto  di  consumo  del  lavo- 
ratore avessero  eguali  spese  di  produzione. 

«  Noi  vediamo  dunque .  che  la  elevazione  del  costo  di  lavoro  sulle  terre 
più  prossime  introduce  un  nuovo  criterio  di  distribuzione  locale  delle  colture, 
collocando  sulle  terre  vicine  quella  derrata,  in  cui  la  proporzione  fra  i  costi 
di  t .-asporto  e  di  produzione  è  maggiore  che  nel  prodotto-salario,  ed  anzi  che 
presenta  il  rapporto  massimo  fra  questi  due  costi.  Tuttavia  siccome  nel  caso 
supposto  i  diversi  prodotti  hanno  un  costo  di  trasporto  eguale,  così  il  nuovo 
elemento  non  determina  alcuna  infrazione  alla" distribuzione  razionale  delle 
colture,  imposta  dal  criterio  delle  spese  di  trasporto  dei  vari  prodotti.  Né  di- 
versa è  la  cosa,  quando  si  supponga  il  caso  inverso,  cioè  un  costo  di  produ- 
zione eguale  e  un  costo  di  trasporto  diverso  dei  vari  prodotti  ottenibili  su 
una  data  estensione  di  terra.  Infatti  in  questo  caso  il  prodotto,  che  ha  la 
massima  proporzione  fra  le  spese  di  trasporto  e  di  produzione,  è  pur  quello 
che  ha  le  maggiori  spese  di  trasporto  assolute  ;  onde  la  coltivazione  di  quel 
prodotto  sulle  terre  vicine  risponde  alla  legge  di  distribuzione  razionale  delle 
colture. 

«  Ma  supponendo  invece  che  sia  diverso  e  il  costo  di  produzione  e  il 
costo  di  trasporto  dei  vari  prodotti,  si  trova  che  il  prodotto,  il  quale  ha  la 
proporzione  massima  fra  le  spese  di  trasporto  e  di  produzione,  può  non  avere 
le  spese  massime  di  trasporto  assolute  e  che  perciò  il  proprietario  della  terra 
vicina  può  avere  interesse  a  coltivare  un  prodotto  diverso  da  quello,  che  sarebbe 
imposto  dall'ordine  razionale  delle  coltivazioni.  Così  p.  es.  se  le  100  misure 
avena  hanno  un  costo  di  produzione  di  80  giorni  di  lavoro,  e  di  trasporto  di 
20  giorni  di  lavoro,  e  se  gli  altri  prodotti  grano,  orzo,  ecc.,  hanno  una  spesa  di 
produzione  di  100  e  di  trasporto  di  22,2  giorni  di  lavoro,  il  proprietario  di  a. 
coltivando  orzo,  non  ottiene  alcuna  rendita,  poiché  eleva  il  valore  del  suo 
prodotto  nello  stesso  rapporto,  in  cui  si  eleva  il  valore  del  salario  ;  ma  colti- 
vando invece  avena,  esso  eleva  il  valore  del  suo  prodotto  da  80  a  100  giorni 

di  lavoro,  ossia  di  j,  mentre  il  valore  del  salario  da  esso  speso  non  si  eleva 

che  da  40  a  48,8  giorni  di  lavoro,  ossia   di  —  ;  il  che  gli  dà  un  saggio  di 

51  9 
profitto  di  —~ ,  che  è  maggiore  di  quello  del  produttore  di  b,  e  quindi  gli 

48,8 

lascia  una  rendita.  Ora  importa  osservare  come  in  questo  caso  la  rendita  abbia 
Rendiconti.  1888,  Voi..  IV.  2°  Sem.  16 


—  122  

veramente  un'influenza  ad  impedire  la  distribuzione  razionale  delle  colture: 
poiché  mentre  questa  richiederebbe  che  il  prodotto  esigente  le  minori  spese 
di  trasporto  si  coltivasse  sulla  zona  più  lontana,  la  rendita  esige  la  coltiva- 
zione di  quel  prodotto  sulla  terra  più  vicina,  per  ciò  solo  che  in  esso  prodotto 
le  spese  di  produzione  sono  in  un  rapporto  minore  colle  spese  di  trasporto, 
che  non  nella  derrata  di  consumo  del  lavoratore.  Ora  imponendo  la  coltiva- 
zione della  derrata,  che  ha  le  minori  spese  di  trasporto  (qual'è  nel  caso  nostro 
l'avena)  sulla  terra  più  vicina,  la  rendita  fa  che  il  prodotto  esigente  le  mag- 
giori spese  di  trasporto  (l'orzo,  nel  nostro  caso)  si  coltivi  sulla  terra  più  lon- 
tana e  quindi  grava  la  società  come  produttrice  di  un  costo  di  trasporto 
addizionale,  che  la  distribuzione  razionale  delle  colture  avrebbe  evitato.  E 
diciamo  la  società  come  produttrice,  poiché  in  quanto  consumatrice  essa 
rimane  illesa  da  questa  alterazione  nell'ordine  delle  colture.  Infatti  poiché, 
come  vedemmo,  il  valore  dei  vari  prodotti  è  sempre  uguale  al  loro  costo 
di  trasporto  dalla  terra  più  lontana,  la  rimozione  della  produzione  di  una 
derrata  alla  terra  lontana  eleva  bensì  il  suo  costo  di  trasporto,  ma  ne  lascia 
invariato  il  valore.  Il  valore  dei  vari  prodotti  rimane  inalterato  ;  il  valore  del 
prodotto  ottenuto  sulla  terra  vicina  è  minore  di  quello,  che  vi  avrebbe  il 
prodotto  imposto  dall'ordine  naturale  delle  coltivazioni  ;  ma  siccome  nel  primo 
prodotto,  la  parte  del  suo  valore,  che  rappresenta  le  sue  spese  di  trasporto 
fittizie,  sta  alla  parte  del  valor  del  salario,  che  rappresenta  le  sue  spese  di 
trasporto  reali,  in  una  proporzione  maggiore  che  nel  secondo  prodotto,  così  si 
ha  una  elevazione  nel  saggio  del  profitto  sulla  terra  più  vicina,  ossia  ima 
causa  speciale  di  rendita  a  favore  del  suo  proprietario. 

«  Le  coi^iderazioni  precedenti  son  vere,  quando  le  derrate  di  cousumo  del 
lavoratore  sono  prodotte  sulle  sole  terre  lontane  dal  centro  del  mercato.  Che 
se  invece  il  prodotto  di  consumo  del  lavoratore  è  coltivato  su  ciascuna  terra,  il 
maggior  costo  di  salario  delle  terre  più  prossime,  dovuto  alla  spesa  di  trasporto 
di  quel  prodotto,  scompare  ;  mentre,  se  le  derrate  di  consumo  del  lavoratore 
sono  prodotte  sulle  sole  terre  vicine  al  centro  del  mercato,  queste  hanno  una 
doppia  causa  di  rendita,  nel  minor  costo  di  trasporto  dei  loro  prodotti  e  nella 
inesistenza  di  un  costo  di  trasporto  del  prodotto  salario.  Tuttavia  anche  in 
questi  ultimi  casi  i  proprietari  delle  terre  più  vicine  sono  normalmente  gra- 
vati da  un  maggior  costo  di  lavoro,  per  la  elevatezza  speciale  dei  salari 
agricoli  nella  zona  vicina  alla  città,  dovuta  alla  maggiore  facilità,  con  cui  i 
lavoratori  agricoli  in  essa  impiegati  possono   trasferirsi  alle  manifatture  (*). 

(')  Già  Arturo  Young  notava  che  il  salario  agricolo  medio  per  settimana  scema  in 
ragione  diretta  della  distanza  da  Londra.  Infatti  sino  a  20  miglia  da  Londra  quel  salario 
è  10  scellini  e  9  pence;  da  20  a  60,  7.8;  da  60  a  110,  6.4;  da  110  a  170,  6.3.  —  «  L'in- 
fluenza della  capitale  ad  elevare  il  prezzo  del  lavoro,  conclude  Young,  è  prodi  nosa.  Essa 
è  inesplicabile,  poiché  a  Londra  i  viveri  non  sono  più  cari  che  nelle  provincie".  (Sir 
veeks  tour  through  the  southern  rountries  of  E)if]land  and   Wales,  Lond.  1772,  342-5). 


—  128  — 

Ora  in  questo  caso  l'interesse  dei  proprietari  li  indurrà  a  coltivare  sulle  terre 
più  prossime  quella  derrata,  in  cui  la  proporzione  fra  le  spese  di  produzione 
e  di  trasporto  è  minore  che  la  proporzione  fra  il  salario  delle  terre  lontane 
e  l'incremento  di  salario  delle  terre  vicine  alla  città  ;  ed  anzi  quella  derrata, 
che  presenta  la  proporzione  minima  fra  le  spese  di  produzione  e  di  trasporto. 
E  se  questa  derrata  non  presenta  il  costo  massimo  di  trasporto  assoluto,  ossia 
se  la  quantità  di  essa  prodotta  su  una  data  estensione  di  terra  non  presenta 
una  spesa  di  trasporto  maggiore,  che  la  quantità  d'ogni  altra  derrata  pro- 
dotta sulla  stessa  estensione  di  terreno,  la  coltivazione  di  quella  derrata  sulle 
terre  più  vicine  implica  una  inversione  dell'ordine  razionale  delle  colture. 

«  Concludiamo.  Quando  le  derrate  di  consumo  del  lavoratore  sono  colti- 
vate su  ciascuna  terra,  le  spese  di  trasporto  colpiscono  solo  il  valore  dei  pro- 
dotti, ma  non  il  valore  del  salario  ;  ed  in  queste  condizioni  ciò  che  determina 
la  distribuzione  delle  colture  è  la  spesa  di  trasporto  assoluta  delle  varie  quan- 
tità dei  prodotti  coltivate  su  una  data  estensione  di  terra  ;  quindi  si  coltiva 
sulle  terre  più  vicine  quella  derrata,  che  ha  le  maggiori  spese  di  trasporto,  ciò 
che  assicura  la  massima  rendita  ai  proprietari  ed  impone  le  minime  spese  di 
trasporto  totali  alla  società.  Ma  quando  invece  le  derrate  di  consumo  dell'ope- 
raio sono  prodotte  sulle  terre  più  lontane  (sia  per  condizioni  speciali  di  pro- 
duttività di  queste  terre,  sia  pel  minor  costo  di  trasporto  di  quelle  derrate),  il 
costo  di  trasporto  non  accresce  soltanto  il  valore  del  prodotto,  ma  quello  del  sa- 
lario. Ora  in  tali  condizioni  il  prodotto  coltivalo  sulle  terre  vicine  dà  una  rendita, 
solo  quando  il  valore  di  esso  prodotto  cresca  per  le  spese  di  trasporto  fittizie 
in  una  proporzione  maggiore,  che  non  cresca  il  valore  del  salario  per  le  spese 
di  trasporti  reali;  e  dà  la  massima  rendita,  solo  quando  la  proporzione  fra 
le  spese  di  trasporto  e  di  produzione  in  esso  prodotto  presenti  la  massima 
superiorità  di  fronte  alla  proporzione  analoga  nel  prodotto-salario.  Dunque  in 
tali  condizioni  si  deve  coltivare  sulle  terre  vicine  non  già  quel  prodotto,  che 
presenta  le  massime  spese  di  trasporto  assolute,  ma  quello  che  presenta  la 
proporzione  minima  fra  le  spese  di  produzione  e  di  trasporto.  Lo  stesso  dee 
dirsi  quando  il  salario  sia  maggiore  sulle  terre  vicine  alla  città.  Ora  se  questo 
prodotto,  che  presenta  la  proporzione  minima  fra  le  spese  di  produzione  e  di 
trasporto,  non  ha  le  spese  massime  assolute  di  trasporto,  la  coltivazione  di 
esso  prodotto  sulle  terre  vicine  alla  città  implica  una  inversione  dell'ordine 
razionale  delle  colture. 

«  Un  fatto  memorabile,  che  sta  a  riprova  delle  precedenti  considerazioni,  è 
la  inversione  dei  circoli  di  Thiinen,  che  si  manifesta  nei  più  diversi  periodi 
della  economia.  Siccome  il  prodotto  grano  esige  una  quantità  di  lavoro  maggiore 
e  presenta  una  maggior  proporzione  fra  le  spese  di  produzione  e  di  trasporto. 
che  non  il  prodotto  bestiame,  così  (supposto  sempre  che  la  derrata  di  con- 
sumo del  lavoratore  sia  prodotta  sulle  terre  più  lontane)  è  l'allevamento  del 
bestiame  il  genere  di  produzione,  che  è  maggiormente  vantaggioso  ai  proprie- 


—  124  — 

tari  delle  zone  prossime  alle  città,  appunto  perchè  esso  riduce  al  minimo  la 
detrazione  recata  alla  loro  rendita  dal  maggior  costo  di  trasporto  del  prodotto 
pagato  agli  operai,  o  dal  salario  addizionale  (J).  Ma  poiché  il  bestiame  è  il 
prodotto  agrario,  che  ha  le  minori  spese  di  trasporto  assolute,  così  l'ordine 
naturale  delle  colture  esigerebbe  che  si  praticasse  l'allevamento  del  bestiame 
sulle  zone  estreme  e  la  coltivazione  del  grano  (prodotto  esigeate  maggiori  spese 
di  trasporto)  sulle  terre  più  prossime  alle  città.  Quindi  l'interesse  dei  pro- 
prietari li  induce  ad  invertire  l'ordine  delle  coltivazioni.  Quando  il  costo  medio 
di  lavoro  è  depresso,  ed  un  aumento  specifico  di  esso  è  poco  significante, 
possono  i  proprietari  tollerare  una  detrazione  limitata  alla  loro  rendita,  senza 
ribellarsi  modificando  il  sistema  di  coltivazione;  ma  quando  il  costo  medio 
di  lavoro  è  particolarmente  elevato  e  considerevole  il  suo  accrescimento  nelle 
zone  prossime  alle  città,  i  proprietari  sono  indotti  dalle  leggi  imperiose  del 
tornaconto  a  preferire  il  sistema  di  coltura,  che  esige  la  minor  quantità 
di  lavoro,  quindi  a  diffondere  l'economia  pastorale  sulle  zone  più  vicine  ai 
centri  del  mercato,  costringendo  le  zone  più  lontane  alla  coltivazione  dei 
cereali  (2). 

«  Cosi  nell'economia  a  schiavi,  la  quale  eleva,  come  il  costo  medio  del 
lavoro,  il  suo  accrescimento  specifico  nelle  zone  prossime  alle  città,  sia  pel- 
le maggiori  spese  di  trasporto  degli  Bchiavi,  sia  per  le  loro  maggiori  esigenze, 
i  proprietari  delle  terre  più  prossime  sono  stimolati  a  praticarvi  l'economia 
pastorale,  respingendo  la  granicoltura  nelle  terre  più  remote  dal  centro  del 
consumo.  Quindi  noi  troviamo  diffusa  l'economia  pastorale  nell'Attica*  la  quale 
importa  dalle  terre  transmarine  i  cereali  (3);  quindi  troviamo  una  florida  eco- 
nomia pastorale  nell'Italia  romana,  mentre  incontriamo  la  produzione  del  grano 
nella  Sicilia,  nella  Sardegna,  nella  Corsica,  che  lo  forniscono  alla  Città  ('). 
Perchè  ciò?  Perchè  (la  derrata  di  consumo  degli  schiavi  essendo  prodotta  sulle 
terre  lontane  ed  essendo  maggiore  la  loro  retribuzione  sulle  prossime)  i  proprie- 
tari dell'Attica  e  dell'Italia  soffrivano  una  detrazione  alla  loro  rendita  pel  costo 
specialmente  elevato  del  lavoro  .schiavo  in  quelle  zone  ed  erano  perciò  indotti 
a  praticare  quel  sistema  di  coltura,  che  esigeva  la  proporzione  minima  fra 


(' )  Inoltre  questo  cangiamento  nel  sistema  'li  coltura,  assottigliami/  la  domanda  di 
lavoro,  può  scemare  quello  stesso  incremento  di  salari",  che  è  proprio  alle  zone  vicine 
alla  città. 

(2)  Fraas,  Die  Ackerbaukrisen  und  ihre  Heilmittel,  Leipz.  1886. 180-1  ;  Thiinen  stesso 
(1.  e.  I,  p.  5  e  ss  )  rileva  l'influenza  dell'alto  salario  nei  pressi  delle  città  a  modificarvi 
il  sistema  di  coltura. 

(3)  Wiskemann,  Die  antike  Landicirthschaft  und  die  v.  Thiinensche  Gesctze,  Leipz. 
1859,  37,  85,  96  ecc. 

(4)  Rodbertus,  Zar  Geschichte  der  agrarischen  Entwicklung  lìoms,  negli  Jàhrbùcher 
fur  X.  Oek.  1861,  II,  221-2.  —  Mommsen,  Rdmische  Geschichte,  Berlin  1858,  I,  814  e  ss.  — 
Koscher,  Nationalekonomik  des  Ackerbaues,  Stuttg.  1878.  158. 


—  125  — 

le  spese  di  produzione  e  di  trasporto.  È  così  che  in  altra  epoca,  nella  quale 
una  accumulazione  eccedente  gli  aumenti  della  popolazione  elevava  il  costo 
di  lavoro  e  quindi  il  costo  addizionale  del  lavoro  agricolo  presso  le  città, 
nel  secolo  XVII  e  XVIII,  troviamo  nuovamente  invertiti  i  circoli  di 
Thùnen  ;  onde  ad  es.  è  praticato  l'allevamento  del  bestiame  nelle  terre  vicine 
a  Londra,  mentre  la  coltivazione  del  grano  è  respinta  nella  Scozia  (').  Ma 
anche  nell'epoca  attuale  si  nota  una  inversione  dei  circoli  di  Thùnen,  poiché 
l'Europa  produce  il  bestiame  ed  importa  i  cereali  dall'America,  dall'Australia 
e  dall'India.  Secondo  Sax  (2).  è  questo  un  effetto  dei  progressi  nei  mezzi  di 
comunicazione,  che  hanno  scemato  il  costo  di  trasporto  dei  grani,  così  da 
renderne  profittevole  la  coltura  sulle  terre  più  lontane.  Ma  questa  spiegazione 
è  insoddisfacente.  Infatti  anzitutto  accanto  al  perfezionamento  dei  mezzi  di 
trasporto  dei  grani  si  ha  quello  dei  mezzi  di  trasporto  del  bestiame  e  della 
carne,  che  subirono  pure  assai  notevoli  miglioramenti  (3).  Inoltre,  contempo- 
raneamente ai  perfezionamenti  nei  mezzi  di  trasporto  dei  grani,  si  ha  una 
intensificazione  progressiva  della  loro  coltura,  la  quale  accresce  la  quantità 
di  quelle  derrate  producibile  sopra  una  data  estensione  di  terra,  quindi  il 
costo  di  trasporto  di  quella  quantità.  E  poiché  una  intensificazione  simile, 
od  una  proporzionale,  non  si  nota  nella  produzione  del  bestiame,  così  la  quan- 
tità totale  di  grano  producibile  sopra  una  terra  presenta  sempre  un  costo  di 
trasporto  maggiore  della  quantità  totale  di  bestiame  producibile  sopra  una 
terra  di  estensione  eguale,  ciò  che  implica  la  economicità  della  produzione  dei 
grani  sulle  terre  più  vicine  (4).  Ma  la  inversione  odierna  dei  circoli  di  Thùnen 
diviene  perfettamente  spiegabile,  appena  si  consideri  come  il  prodotto  della 
lotta  dei  proprietari  per  ottenere  la  massima  rendita.  Infatti  siccome  la  derrata 
di  consumo  dell'operaio  (il  grano)  è  prodotta  sulla  terra  più  lontana  (Ame- 
rica), così  si  deve  praticare  nelle  zone  più  prossime  al  mercato  la  coltivazione 
del  prodotto  (il  bestiame),  che  presenta  la  proporzione  minima  fra  le  spese 
di  produzione  e  di  trasporto  ;  prodotto,  il  quale,  nel  caso  concreto,  essendo 
pur  quello  che  esige  le  minori  spese  di  trasporto,  respinge  sulle  terre  più 
lontane  (India,  Australia)  la  coltura  dei  prodotti,  (riso  ed  altri  cereali)  che 
richieggono  una  spesa  di  trasporto  maggiore. 

(')  Cfr.  Eogers,  Thornton  e  tutti  gli  storici  de  11'  agri  coltura  britannica. 

(2)  Sax,  Die   Verkehrsmittel,  Wien  1878,  II,  34  e  ss. 

(3)  Ricorderemo  soltanto  l'apparato  refrigerante  Coleman,  che  rende  facile  e  poco 
costoso  il  trasporto  della  carne. 

(4)  «  La  carne,  il  formaggio,  il  burro,  che  valgono  da  9  pene  e  a  1  scellino  e  3  pence 
per  libra,  possono  tollerare  un  costo  di  trasporto  per  una  distanza  assai  maggiore  che  il 
gr.mo,  che  vale  meno  di  un  penny  per  libra.  Il  grano,  che  giunge  da  terre  lontane  pre- 
senta un  grave  svantaggio  per  l'alto  costo  di  trasporto;  ed  e  perciò  che  nel  decennio  com- 
piuto nel  1832  l'importazione  del  grano  è  cresciuta  solo  del  25  °/o.  mentre  quella  dei  pro- 
dotti agrari  più  costosi  crebb  ■  del  60  °/0  »'.  Cosi  il  Caird,  The  price  of  wheat.  nel  Times, 
10  febbraio  1É85. 


—  126  — 

«  La  legge,  che  presiede  alla  distribuzione  razionale  delle  colture,  si 
applica  perfettamente  alle  industrie  manifattrici.  Un  prodotto  manufatto  si 
vende  sempre  nel  mercato  centrale  ad  un  valore  (prescindendo  dalle  sue 
spese  di  produzione)  uguale  al  costo  del  suo  trasporto  dalla  terra  più  lon- 
tana. Quindi  se  il  manufatto  ha  le  spese  di  trasporto  minime  esso  sarà  otte- 
nuto, o  l'industria  che  lo  produce  sarà  stabilita,  sulla  terra  più  lontana;  mentre 
se  ha  la  spesa  di  trasporto  massima,  quell'industria  sarà  stabilita  sulla  terra 
più  vicina  e  l'eccedenza  del  valore  sul  costo,  eccedenza  pari  alle  spese,  che 
sarebbero  necessarie  a  trasportare  il  manufatto  dalla  terra  più  remota,  andrà 
a  costituire  la  rendita  dell'area,  su  cui  l'industria  è  stabilita.  Tutto  ciò,  na- 
turalmente, prescinde  dalle  molteplici  influenze,  indipeudenti  dalla  distanza 
e  cospiranti  a  rendere  vantaggiosa  la  fondazione  d'industrie  in  alcuni  punti 
del  territorio,  che  il  criterio  esclusivo  della  distanza  renderebbe  meno  pre- 
feribili (').  Così  se  il  manufatto  ha  spese  di  trasporto  minori  di  quelle  dei 
prodotti  agrari  e  se  tuttavia,  per  ragioni  indipendenti  dal  criterio  della  di- 
stanza, si  vuol  produrlo  sulle  terre  vicine  alla  città,  si  deve  gravare  il  valore 
del  manufatto  di  una  rendita  eguale  alle  spese  di  trasporto  del  prodotto  agrario, 
che  le  ha  maggiori,  dalle  terre  più  lontane  alla  città.  Che  anzi  i  vantaggi 
speciali,  che  la  prossimità  al  mercato  assicura  alle  industrie,  eleveranno  pro- 
babilmente sopra  questo  limite  la  rendita  dell'area  sita  presso  la  città  e 
quindi  il  valore  dei  prodotti  sovr'essa  ottenuti. 

«  Infine,  nella  zona  più  vicina,  la  rendita  dell'area  di  editìzi  non  dediti 
a  scopi  industriali,  è  uguale  alla  rendita  che  avrebbe  quell'area,  se  coltivata 
col  prodotto,  che  ha  le  maggiori  spese  di  trasporto,  ossia  è  uguale  alle  spese 
di  trasporto  del  prodotto  che  le  ha  maggiori,  dalla  zona  estrema  alla  città; 
mentre  nelle  zone  più  lontane  la  rendita  degli  edilizi  è  zero.  Quindi  se  la 
collocazione  delle  colture  in  una  od  altra  zona  non  ha  alcuna  influenza  sul 
valore  dei  loro  prodotti,  che  è  sempre  uguale  al  loro  costo  di  trasporto  dalla 
terra-limite,  la  collocazione  di  un  edificio  in  una  zona  o  in  un'altra  ha  un'in- 
fluenza decisiva  sulla  rendita,  che  da  esso  si  esige  e  che  oscilla  fra  un  massimo, 
eguale  alle  spese  di  trasporto  del  prodotto,  che  le  ha  maggiori  ed  un  minimo 
eguale  a  zero.  Tutto  ciò  però  quando  si  ammetta,  che  il  tìttaiolo  di  un  edi- 
ficio nella  zona  più  vicina  non  sia  disposto  che  a  pagare  una  rendita  eguale 
al  vantaggio,  che  ritrarrebbe  da  quell'edificio  impiegato  a  scopi  produttivi; 
mentre  se  l'inquilino  è  disposto  a  pagare  una  rendita  più  elevata,  questa  salirà 
senza  trovare  altro  limite  che  la  capacità  economica  del  consumatore  ». 


C)  Vedi  su  ciò  Roscher,  Ueber  zweckmàssigen  Standovi  der  Industrie:/' ci  ;/e,  nelle 
Ansichten  der  Volkswirthschaft.  Leipz.  1878,  II,  1-100.  —  Cossa,  Prime  linee  di  una 
teoria  delle  imprese  industriali,  nei  suoi  Saggi,  1878. 


—  127  — 


Fisica.  —  Sopra  un  nuovo  modello  di  barometro  normale. 
Nota  li  dei  dottori  G.  Agamennone  e  F.  Bonetti,  presentata  dal 
Socio   Blaserna. 


«  Descrizione  del  barometro.  —  La  prima  nostra  idea  fu  di  costruire 
il  barometro  interamente  in  vetro,  del  tipo  di  quello  a  sifone.  La  camera 
barometrica  portava  due  punte  in  vetro,  l'ima  saldata  al  cupolino  della  canna, 
l'altra  lateralmente  alquanto  più  in  basso.  Verso  la  parte  inferiore  della  canna 
era  ima  punta  Bunten,  e  di  fianco  al  ramo  aperto  del  sifone  era  saldato  un 
tubo  in  vetro  di  sufficiente  capacità  destinato  a  contenere  del  mercurio,  il  cui 
livello  mediante  un  pistone  mobile  poteva  alzarsi  ed  abbassarsi  per  ottenere 
l'affioramento  in  una  delle  due  punte  della  camera  barometrica.  Avendo  più 
volte  tentato  di  far  bollire  il  mercurio  col  metodo  ordinario  in  apparecchi 
di  questo-  genere  ci  fu  impossibile' di  condurre  felicemente  a  termine  l'ope- 
razione; ma  è  importante  notare  come  la  rottura  sia  sempre  avvenuta  in 
tutt'altra  parte  che  nelle  saldature  delle  punte  di  affioramento. 

«  Scoraggiati  da  questi  cattivi  risultati  deponemmo  l'idea  di  costruire  il 
barometro  interamente  in  vetro,  e  risolvemmo  di  fare  in  vetro  la  parte  stret- 
tamente necessaria,  e  la  restante  in  ghisa.  La  canna,  separata  in  tal  modo 
dal  resto,  si  può  più  facilmente  bollire  ;  ed  una  volta  montato  il  barometro 
su  di  apposito  sostegno,  oltre  al  minor  pericolo  di  rottura,  si  ha  il  vantag- 
gio, nel  caso  che  questa  avvenga,  di  potere  in  breve  tempo  ricambiare  la 
sola  canna,  utilizzando  tutto  il  resto. 

«  Si  può  avere  un'idea  dell'insieme  del  barometro  per  mezzo  delle  figure 
intercalate  nel  testo.  Sopra  una  robusta  base  BB  in  ghisa  (flg.  1,  2,  3),  di  forma 
quasi  triangolare,  a  viti  calanti,  è  fissato  verticalmente  per  mezzo  di  chiavarde 
un  telaio  TT,  ricavato  da  un'unica  piastra  di  ferro  laminato  dello  spessore  di 
circa  otto  millimetri.  Questo  telaio  è  destinato  a  sostenere  tutti  i  pezzi  del 
barometro,  e  per  impedire  che  esso  possa  oscillare  in  avanti  e  indietro,  è  te- 
nuto dalla  sbarra  AA  saldamente  congiunto  alla  base.  La  canna  CC  si  com- 
pone di  un  tubo  rettilineo  di  vetro  di  circa  15mm  di  diametro,  il  quale  nella 
camera  barometrica  aumenta  sino  a  raggiungere  35mm.  e  quivi  porta  saldate 
le  due  punte  di  vetro  p  e  p'  distanti  tra  loro  di  20cm.  La  canna  termina 
inferiormente  un  poco  affilata,  ed  alquanto  al  disopra  della  sua  estremità 
trovasi  la  punta  Bunten  b  (tìg.  5)  dell'apertura  di  circa  5mm.  La  parte  in 
ghisa,  desinata  a  congiungere  i  due  rami  in  vetro  del  barometro,  si  vede 
in  maggiori  dimensioni  nella  fig.  5.  Sul  pezzo  DD  s'innesta  la  canna  per 
mez  o  della  viera  conica  E  E,  fissata  con  mastice  alla  canna  stessa.  Sulla  piat- 
taforma FF  si  adatta  a  vite  una  viera  0  in  ghisa,  e  su  questa  è  fissato  pure 
con  mastice  il  tubo  di  vetro  KK  dello  stesso  diametro  della  camera    baro- 


—  128  — 

metrica,  il  quale  rappresenta  il  ramo  aperto  del  barometro  a  sifone:  la  co- 
municazione fra  i  due  rami  è  stabilita  mediante  il  canale  ce    del   diametro 

di  circa  5mm,  scavato  nel  pezzo  di  ghisa. 
Come  si  vede  dalla   figura,    1'  estremità 
affilata  della  canna  si  protende  al  disotto 
dello  sbocco  del  canale  di  comunicazione, 
funzionando    così    come    un'  altra  punta 
Bunten  ;  e  nel  ramo  aperto  la  parte  ver- 
ticale del  canale  ce  termina  alquanto  al 
disopra  della  piattaforma  FF  per  impe- 
dire che  l'aria  possa   introdursi  nel  ba- 
rometro. Il  tubo  di  vetro  KK  è  chiuso 
da  un  coperchio,  che  porta  la  vite  mobile 
d'  affioramento  ;  e  la  comunicazione  col- 
l'aria  esterna  è  stabilita  mediante  il  tu- 
betto t.  A  fianco  del  ramo  aperto  del  sifone 
sopra  una  seconda  piattaforma  F'  F'  è 
fissato  a  vite  il  tubo    LL  di   ghisa,  in 
cui  per  mezzo  di  una  vite  si  muove  il 
pistone  P  in  bosso  ;  questo  pezzo  di  ag- 
giunta serve,  come  è  stato  dotto,  per  ot- 
tenere l'affioramento  nella  camera  baro- 
metrica, e  comunica  colla  piattaforma  FF 
per  mezzo  del  canale  dd,  che  si  apre  in 
prossimità  dell'altro  ce.   Il  rubinetto  R 
serve  per  far  scolare,  quando  si  voglia, 
tutto  il  mercurio,  contenuto  nei  tubi  KK 
e  LL,  restando  però  sempre  pieno  il  ba- 
rometro fino  all'  estremità  superiore  del 
canale  ce.  I  tubi  KK  e  LL  possono  fa- 
cilmente essere  sostituiti  dai    corrispon- 
denti   K'  K'  e  L' L'  (fig.  4),  co'  quali  è 
possibile    alzare  il  livello    del  mercurio 
fino  alla  punta  superiore    della    camera 
barometrica,  quando  si  voglia  effettuare 
la  verifica  del  vuoto.  Il  congiungimento 
dei  diversi  pezzi  si  fa  a  vite  coll'inter- 
posizione  di  dischi  di  pelle  di  dante,  che 
da  soli  bastano  ad  impedire  l'uscita  del 
mercurio.  A  fianco  del  barometro  vedesi 
il  metro  MM,  che  è  un  regolo  di  ottone 
a  sezione  quadrata  di  due  centimetri  di 


tV  del  vero 


—  129  — 


lato;  sulla  faccia  anteriore  inargentata  è  tracciata  una  graduazione  in  milli- 
metri. Tanto  il  metro  quanto  la  canna  di  vetro  ed  il  pezzo  di  ghisa,  che 
congiunge  i  due  rami  del  barometro,  sono 
rissati  al  telaio  mediante  robuste  morse 
in  ottone.  Alcune  viti  di  registro  permet- 
tono di  mettere  il  metro  nella  posizione 
voluta. 

«  Una  volta   condotto  a  termine  il 
riempimento  e  la  bollitura  della   canna 
barometrica,  vi  si  fissa  con  mastice  alla 
debita  altezza  il  pezzo  conico  EE  (fig.  5): 
dipoi  sul  telaio  TT,  appositamente  rove 
sciato  e  mantenuto  verticale,  si  adatta  la 
canna  colla  camera  barometrica  in  basso. 
Per  sostenere  il  peso  di  questa,  e  nel  tempo 
stesso  per  disporla  all'altezza  voluta/serve 
la  vite  N,  che  è  fissata  alla  sommità  del 
telaio  mediante  la  madrevite  e  termina  in 
una  specie  di  coppa.  Per  unire  definiti- 
vamente la  canna  al  telaio  si  fa  in  ma- 
niera che  l'appendice  HH  del  pezzo  co- 
nico EE  si  adagi  sopra  la  corrispondente 
traversa  del  telaio  ;  e  perchè  nello  stringere 
le  chiavarde,  che  ve  lo  fermano,   non  si 
abbia  a  forzare  la  canna  con  pericolo  di 
rottura,  per  il  non  perfetto  parallelismo 
dei  piani,  si  fanno   avanzare  opportuna- 
mente sei  piccole   viti  v  (fig.  2).  Fatto 
ciò  si    mette    a  posto  la    morsa    G-  de- 
stinata a  sostenere   la  canna.  A   questo 
punto  si  innesta    sul   cono  EE  il  pezzo 
di   ghisa    corrispondente    DD ,    interpo- 
nendovi un  leggerissimo  strato  di  paraf- 
fina fusa  per  ottenere  una  chiusura  erme- 
tica. Chiusa  con  una  vite  apposita  e  prov- 
visoria 1"  estremità   superiore   del  canale 
ce,  si  pone  in  comunicazione  il  barometro 
per  mezzo  dell'apertura  /coll'apparecchio 
a  distillazione  del  mercurio  ;  e  dopo  aver 
ben  disseccato  l'interno  del  pezzo  di  ghisa, 
vi  si  fa   distillare   dentro    nel   vuoto  il 
mercurio  finché  tutto  lo  spazio  interno  sia 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Seni. 


17 


Fie.  3. 


—  130  — 

riempito.  Tolta  la  comunicazione  colla  pompa,  si  chiude  con  vite  l'orifizio  /", 
frapponendo  un  disco  di  pelle  di  dante  ;  ed  il  barometro  è  pronto  ad  essere 
rovesciato.  Nel  modo  come  è  disposto  l'apparecchio,  il  rovesciamento  della 
canna  si  fa  senza  pericolo  nò  di  rottura,  né  d'introduzione  d'aria.  Non  resta 
allora  che  adattare  con  chiavarde  il  telaio  sulla  base  di  ghisa,  già  disposta 
su  di  una  mensola  di  marmo  fissata  solidamente  al  muro. 

«  Per  mettere  il  barometro  in  stato 
di  poter  funzionare  si  comincia  ad  avvitare 
a  lor  posto  i  due  pezzi  KK  ed  LL,  oppure 
i  corrispondenti  K'  K'  ed  L'  1/  ;  quindi, 
aprendo  la  vite  che  chiudeva  l'estremità 
del  canale  ce,  si  fa  riversare  entro  di  essi 
il  mercurio  che  si  abbassa  nella  camera 
barometrica,  e  l'eccesso  si  toglie  mediante 
il  rubinetto  R.  Il  barometro  è  pronto  a 
funzionare  quando  a  fianco  della  canna  si 
disponga  il  metro,  e  davanti  in  posizione  conveniente  si  stabilisca  un  com- 
paratore verticale.  Questo  va  disposto  in  modo  che  la  graduazione  del  metro 
e  le  punte  di  affioramento  si  trovino  sensibilmente  sulla  superficie  di  un  cilindro 
verticale,  il  cui  asse  coincida  coll'asse  di  rotazione  del  comparatore  :  servono 
a  questo  scopo  le  viti  di  registro  del  metro  e  le  viti  calanti  del  treppiede 
di  ghisa  BB.  Dietro  il  barometro  sono  disposti  sul  muro  a  conveniente  altezza 
dei  piccoli  specchi,  mobili  in  tutte  le  direzioni,  i  quali  servono  per  dirigere 
la  luce  di  una  finestra  sulle  punte  di  affioramento.  Per  illu- 
minare poi  la  graduazione  della  scala  metrica  possono  ba- 
stare due  specchi  fissati  allo  stesso   comparatore. 

«  Per  fare  una  misura  di  pressione  atmosferica  si  co- 
mincia dall'ottenere  l'affioramento  nella  canna  barometrica, 
manovrando  opportunamente  il  pistone  P.  Immediatamente 
dopo  nel  tubo  KK  si  conduce  ad  affiorare  la  punta  mobile, 
e  per  mezzo  del  medesimo  pistone  fatto  abbassare  il  mer- 
curio sotto  le  due  punte,  si  procede  alla  misura  della  loro 
distanza  verticale.  Quando  si  voglia  fare  una  verifica  del 
vuoto  torricelliano  è  necessario  lo  scambio  dei  pezzi  KK  e 
L  L  cogli  altri  K'  K'  e  L'  L'.  In  tale  circostanza  è  indi- 
spensabile di  far  prima  uscire  per  mezzo  del  rubinetto  R 
tutto  il  mercurio  contenuto  in  essi.  Naturalmente  uscirà  anche  una  porzione 
di  quello  contenuto  nella  canna  CC,  finché  il  dislivello  tra  l'estremo  orifizio 
del  canaletto  ce  e  la  superficie  del  mercurio  nel  ramo  chiuso  del  barometro 
corrisponda  alla  pressione  atmosferica.    Ciò  non  è  possibile   impedire   (*)   in 

(*)  Si  sarebbe  potuto  evitare  l'uscita  del  mercurio  dalla  canna  ponendo  nel  pezzo  di 
ghisa  sotto  la  piattaforma  FF  un  rubinetto  a  tre  vie,  il  quale  avrebbe  anche  facilitato  la 


Fig.  4. 


ir 


u 


e 


tr;' 


L' 


131  — 


quanto  che,  tenendo  conto  delle  più  grandi  variazioni  che  possono  sopraggiungere 
nella  pressione,  è  indispensabile  che  l'estremità  del  canaletto  si  trovi  a  circa 
79cm  al  disotto  della  punta  inferiore,  posta  nella  camera  barometrica,  mentre  il 
punto  di  mezzo  del  tubo  di  vetro  KK  a  soli  76cm;  essendo  quest'altezza  quella 
che  qui  in  Koma  corrisponde  all' incirca  alla  media  pressione  dell'atmosfera.  Dopo 
di  avere  messo  a  lor  posto  i  pezzi  K'  K'  e  1/  1/  di  ricambio  s'introduce  at- 
traverso quest'ultimo  del  nuovo  mercurio  in  buone  condizioni.  Quando  a  lungo 
andare  fosse  necessario  di  rinnovare  il  mercurio  nel  ramo  aperto,  insudiciato 
sia  per  l'ossidazione,  sia  per  la  polvere,  si  procederebbe  alla  stessa  maniera. 
«  Per  portare  a  zero  l'intero  barometro,  tenendolo  immerso  nel  ghiaccio 
fondente,  secondo  le  idee  esposte  nella  prima  Nota,  si  è  dovuto  costruire 
uno  speciale  involucro  in  lamina  di  zinco,  il  quale  per  la  sua  forma  e  di- 
Pifr-  5.  sposizione  soddisfacesse  nel  miglior  modo 

possibile  allo  scopo  accennato.  Esso  con- 
siste   in  un   cilindro  a  sezione  ellittica 
di  dimensioni  tali  da  involgere  non  solo 
la  canna  barometrica  ed  il  metro,  ma  lo 
stesso  telaio.  Alla  parte  inferiore  la  se- 
zione si  allarga  per  rinchiudere  nel  ghiac- 
cio anche'il  ramo  aperto.   Per  facilitare 
l'introduzione  del  ghiaccio,  l'involucro  è 
n    diviso  in  tre  parti,  che  speditamente  pos- 
iJSBsono    sovrapporsi    una    all'  altra,    e    fis- 
"    sarsi  alla  sbarra  AA.  La  sovrapposizione 
di  queste  tre  parti  dell'  involucro   si   fa 
successivamente  man  mano  che  vengono 
-  del  vero  riempite  di  ghiaccio.  L'acqua  di  fusione 

viene  raccolta  in  basso  in  apposito  reci- 


montatura  del  barometro  e  l'operazione  dello  scambio  dei  pezzi  KK  e  LL  cogli  altri  K'  K'  e  1/  L'. 
La  Commissione  internazionale  di  pesi  e  misure  (Trav.  et  Mém.  du  Bur.  Intern.  des  poids 
et  més.,  T.  Ili,  D,  pag.  34-35),  nella  costruzione  del  suo  barometro  normale  non 
ha  avuto  difficoltà  a  disporre  dei  rubinetti  in  acciaio  a  scopo  analogo  a  quello  di  cui  qui 
si  fa  cenno.  Nella  descrizione  del  citato  apparecchio  non  è  detto  se  i  rubinetti  siano  ingrassati. 
Noi  da  una  parte  temendo  che  l'uso  del  grasso  possa,  se  non  altro  a  lungo  andare,  insudiciare 
il  mercurio  della  canna,  come  fa  notare  anche  il  Violle  (Cours  de  physique,  t.  I,  p.  796), 
e  d'altro  canto  non  sapendo  se  sia  possibile  costruire  rubinetti  in  acciaio  o  ghisa,  che  senza 
essere  ingrassati  possano  tenere  perfettamente  e  si  possano  manovrare  con  facilità,  abbiamo 
creduto  più  sicuro  di  escludere  il  rubinetto,  rimediando  coll'artifizio  d'interrompere  il  ca- 
nale di  comunicazione  come  si  vede  nella  figura  5.  L'uso  del  rubinetto  R  di  scolo,  leg- 
germente ingrassato  non  porta  con  sé  alcun  pericolo,  perchè  da  questo  il  mercurio  non  fa 
che  uscire  all'esterno.  Si  sarebbe  potuto  evitare  detto  rubinetto,  rimpiazzandolo  con  una 
disposizione  speciale  a  vite  di  pressione. 


—  132  — 

piente.  L'involucro  porta  dei  fori  di  circa  3cm  di  diametro  tanto  sulla  faccia 
anteriore  quanto  su  quella    posteriore,  i  quali  si    corrispondono  uno  all'altro 
all'altezza  delle  punte  di  affioramento  ;  e  similmente  vi  sono  altri  fori  davanti 
al  metro  nei  punti  dove  cadono  le  letture.  E  siccome  queste  possono  cadere 
ad  altezza  variabile  per  la  punta  inferiore,  i  fori  in  basso  sono  portati  da  pia- 
strine che  possono  scorrere  su  e  giù  sull'involucro  dentro  i  limiti  necessari.  Mentre* 
l'involucro  si  riempie  di  ghiaccio,  i  fori  sono  chiusi  da  tappi  di  legno  che  s'inter- 
nano fino  alla  canna  ed  al  metro,  e  rimangono  compresi  nel  ghiaccio.  Quando  oc- 
corre fare  una  misura,  si  tiran  fuori  questi  pezzi  di  legno,  e  così  rimangono  nel 
ghiaccio  dei  pertugi,  attraverso  i  quali  può  penetrare  la  luce  e  possono  farsi  le 
puntate.  Per  rendere  omogenea  l'illuminazione  delle  punte,  i  fori  che  corrispon- 
dono dietro  ad  esse  sono  chiusi  con  una  lastrina  di  vetro  smerigliato;  quelli 
poi  che  restano  davanti  alle  medesime  possono  con  facilità  essere  muniti,  al 
momento  opportuno,  di  una  lente  a  corto  foco,  allo  scopo  di  ottenere  con  più 
esattezza  l'affioramento,  il  coperchio  a  vite,  che  chiude  il  ramo  aperto  del  ba- 
rometro, impedisce  assolutamente  che  l'acqua  di  fusione  del  ghiaccio  circostanti.' 
possa  penetrare  nell'interno,  mentre  la  comunicazione  coll'aria  esterna  viene  sta- 
bilita mediante  il  cannello  t  (fig.  5),  il  quale  si  prolunga  con  un  tubetto  di 
caucciù  fino  ad  un  apparecchio  essiccante,  senza  che  lungo  il  percorso  possa  me- 
nomamente essere  modificata  la  pressione  atmosferica.  Questa  cautela  è  necessaria 
per  impedire  che  del  vapore  acqueo  possa  condensarsi  alla  superficie  fredda  del 
mercurio  del  ramo  aperto.  Quando  si  voglia   invece    operare    a    temperatura 
ambiente,  si  possono  disporre  tra  il  metro  e  la  canna  dei  termometri,  i  cui 
bulbi,  come  è  stato  da  altri  già  usato,  pescano  nel   mercurio    contenuto    in 
provette  di  conveniente  capacità.  In  tal  caso  l'involucro  di  zinco,  qualora  sia 
riempito  di  sostanze  poco  conduttrici  del  calore,    rende    meno    variabile    la 
temperatura  nell'interno  e  fa  sì  che  la  temperatura  segnata  dai   termometri 
corrisponda  meglio  a  quella  del  mercurio  nel  barometro.  La  presenza  dell'invo- 
lucro protegge  anche  l'apparecchio  dall'influenza  dell'osservatore,  il  quale  per 
l'affioramento  è  costretto  ad  avvicinarsi  notevolmente. 

«  Nel  chiudere  la  presente  Nota  sentiamo  il  dovere  di  esprimere  i  nostri 
più  vivi  ringraziamenti  al  prof.  Blaserna,  che  ha  fatto  costruire  questo  nostro 
barometro  nell'Istituto  fisico  della  R.  Università  di  Roma,  ed  ha  fornito 
quanto  occorreva  per  le  relative  esperienze.  Siamo  pur  grati  al  dott.  Menga- 
rini,  assistente  dell'Istituto  fisico,  perchè  interessato  anch'egli  nella  costru- 
zione di  un  barometro  di  precisione,  ha  cooperato  alla  miglior  riuscita  di  quello 
qui  descritto.  A  lui  devesi  l'idea  del  pezzo  conico  EE  (fig.  5),  che  serve  per 
innestare  la  canna  barometrica  nella  parte  in  ghisa  ». 


—  133  — 

Matematica.  —  Sur  une  distribution  de  signes.  Note  de  M. 
E.  Cesàro,  presentata  dal  Socio  Cremona. 

«  Siles  nonibres  ax ,  a8 ,  a3 , ....  croissent  continuellement 
et  indéfinitnent,  et  que  Ui-\-u2-^-u3-\ soit  une  serie  diver- 
gente à  termes  positi fs,  on  a,  pour  n  infiui, 

lim    Vi  +  V±  H \~  Vn  __  y       ^1^1  +  ^2^2-1 YdnVn    . 

ih  -\-u2-\ (-  un  ai  ih  +  «2  %  -\ h  ««k.» 

pourvu  qne  le  second  inembre  existe. 

«  Pour  montrer  que  ce  théorème  découle  immédiatement  d'un  autre,  que 
j'ai  eu  l'honneur  de  communiquer  le  22  Avril  a  l'Académie,  il  me  suffira  de 
faire  voir  que  l'expression 


i=n 

ZatuA— ) 
\  ai      an+ij 


évidemment  positive  et  croissante,  croìt  avec  n  au-delà  de  toute  limite.  Ayant 
choisi  N  arbitrairement  grand,  il  est  clair  qu'on  peut  toujours  trouver  un 
nombre  v,  tei  que  l'on  ait 

ax  ux  -f-  a2 u2-\-  •••-{-  a-,  iu  =  a0  (ui  -j-  u2  -j-  — \-us  —  N) , 

a0  étant  un  nombre  positi '/,  dépendant  de  v.  L'expression  considérée  devient 
alors 


X 


+  {ax  ux  -f-  «2  ih  +  -  +  a*,  ih)  (  —  — )  +    /at  u%  ( )  • 


et  l'on  voit  qu'elle  surpasse  N  dès  que  an+i  surpasse  a0.  Le  théorème  est 
démontré.  Si  l'on  fait  vn  =  £nun,  anun  —  \,  on  obtient  l'importante  propo- 
sition  que  voici: 

«  Soit  Ui-\-u2-\-u3-\ une  sèrie  divergente,  dont  les  ter- 
mes tendent,  en  décroissant,  vers  zero.  On  a,  pour  n  in  fi  ni, 

lim  fi^i+f2^-j \-£nUn  =  Um  fi  +  fg-J \-en  t 

Ui-\-ut-\ \- un  n 

si  le  second  membre  existe. 

a  Ce  théorème  m'a  fait  découvrir  une  curieuse  proprietà  des  séries  sim- 
plement  convergentes.  Le  terme  general  d'une  telle  serie  peut  étre  représenté 
par  sn  un ,  où  sn  est  1  ou  —  1  suivant  que  le  terme  est  positif  ou  negati f. 

A  cause  de  la  convergence  de  sxU\  -f-  £%u%  -{-  *3u3  -\ et  de  la  divergence 

de  ux  -f-  ut  -J-  u3  -| — ,  le  premier  membre  de  la   dentière   égalité  est  nul. 


—  134  — 

et  le  second  est  évidemrnent  2ar — 1,  si  w  représente  la  probabilité  de  ren- 
contrer,  dans  la  serie  considérée,  un  terme  positi f.  Donc  w  =  j-  Autre- 
ment  dit  : 

«Dans  tou te  serie  simplement  convergente  les  termes 
positifs  sont  aussi  fréquents  que  les  termes  négatifs,  si  1  eurs 
valeurs  absolues  décroissent  toujours. 

«  Il  est  vrai  que  dans  cet  énoncé  on  admet  tacitement  Xexistence  du 
nombre  vs,  de  sorte  que  la  propriété  signalée  ne  senible  pas  aussi  generale 
qu'on  pourrait  le  désirer  ;  mais  nous  verrons  que,  si  m  n'existe  pas,  la  distri- 
bution  des  signes  des  termes  ne  cesse  pas  de  présenter  ime  certame  régula- 
rité.  Afin  de  mieux  expliquer  cela,  je  vais  (Vabord  faire  quelques  remarques 
sur  la  fréquence  des  propriétés  dans  les  successions  de  nombres. 

«  Pour  indiquer  qu'ime  propriété  -Q  appartient  à  quelque  nombre  du 
système  A,  ou  peut  imaginer  une  fonction  S2(x),  égale  à  1  ou  à  0  suivant 
que  x  possedè  ou  non  la  propriété  -Q.  Soient  ax ,  «2 ,  a3 , ...  les  nombres  du 
système.  Ayant  pose 

S2(al)  -f-  S2(az)  -j f-  Sì(an)  =  nmn  , 

vsn  est  la  fréquence  de  -Q  parmi  les  a  prenderà  nombres  de  A.  Si,  pour  a 
croissant  à  l'infuri,  mn  tend  vers  une  limite  or,  il  est  naturel  de  considérer 
celle-ci  comme  exprimant  la  probabilité  qu'un  nombre  de  A,  pris  au  hasard, 
possedè  la  propriété  fi  ;  mais  on  ne  doit  jamais  perdre  de  vue  qu'on  a  dispose 
les  nombres  dans  un  certain  ordre,  de  sorte  que,  dans  l'évaluation  de  or,  on 
vient  a  admettre  que  chaque  nombre  an  est,  pour  ainsi  dire,  d'autant  moins 
accessible  que  son  indice  est  plus  grand.  C'est  donc  sous  la  condition  de 
considérer  A  comme  une  successione  et  non  comme  un  système  dont  les  nom- 
bres soient  aussi  accessibles  les  uns  que  les  autres,  quii  est  permis  d'attri- 
buer  à  ccr  la  signification  indiquée  plus  haut.  Le  nombre  or  peut  d'ailleurs 
varier  avec  l'ordre  des  termes  de  A.  Il  pourrait  mème  ne  pas  exister.  On 
confoit,  en  effet,  qu'en  parcourant  le  système  suivant  une  route  presente,  une 
répétition  trop  frequente  de  fi  ou  de  la  propriété  contraire  finisse  par  dérou- 
ter  l'observateur,  de  manière  a  lui  rendre  impossible  l'appréciation  exacte  de 
la  fréquence  cherchée.  Je  ne  dis  pas  que,  pour  une  telle  appréciation,  l'exi- 
stence  de  cs  soit  iudispensable.  Je  puis  mème  indiquer  une  infinite  de  cas 
où  la  valeur  de  la  fréquence  est  parfaitement  déterminée  au  moyen  de  la 
notion  de  Yespérance  mathémalique,  bien  que  ur  n'existe  pas.  Cela  arrive, 
par  exemple,  lorsqu'on  sait  construire  un  certain  nombre  de  successions  par- 
tielles,  constituant  A  sans  omissions  ni  répétitions,  et  telles  que,  n  parcou- 
rant une  quelconque  de  ces  successions,  zsn  tende  vers  une  limite  déterminée. 
Cette  limite  étant  multipliée  par  la  fréquence,  relative  à  A,  de  la  succes- 
sion  partielle  correspondante,  la  somme  de  tous  les  produits  analogues  donne 
la  mesure  de  la  fréquence  demandée.  Il  y  a   malheureusement   des  cas  où 


—  135  — 
l'on  ne  saurait  concevoir  une   telle    décomposition    en  successions  partielles. 
C'est  ainsi  que,  pour  le  moment,  je  ne  saurais  dire  quelle  est  la  probabilité 
de  rencontrer,  dans  la  succession  des  nombres  naturels,  un   terme  éerit  avec 
un  nombre  impair  de  chiffres.  Si  n  parcourt  la  succession  1,  IO2,  IO4, .... ,  zsn 

tend  vers  —  ;  mais  on  trouve  une  limite  dix  fois  plus  grande  lorsque  n  parcourt 

la  succession  10,  IO3,  IO5, Ce  n'est  pas  tout:  zsn  tend  vers  une  infinite 

d'autres  limites  ;  mais  il  semble  impossible  à'isoler  les  successions  partielles 
qui  leur  correspondent. 

«  Pour  le  but  que  je  me  propose  il  faut  savoir  assigner  une  infinite  de 
successions  de  nombres  finis  ft,  #2,  b3, .... ,  tels  que  bn  admette  nécessaire- 
ment  une  valeur  moyenne.  Cela  dépend  de  Xexcès  e„  de  chaque  terme  sur 
la  moyenne  arithmétique  des  termes  qui  le  precèderti.  Si  la  valeur  absolue 
de  bn  ne  surpasse  pas  a,  quelque  soit  n,  celle  de  c„  ne  surpasse  pas  2«. 
Or  on  a 

bi  +  b2-\ \-bn+l        bx  +  b2-\ \-bn  cn 


n-\-ì  n  n-\-l 

et  l'on  voit  que  la  variation  de  —  (bx  -\-b2-] J-  bn),  lorsque  n  s'accroìt 

2« 
dune  unite,  ne  surpasse  pas  en  valeur  absolue.   S'il   est   impossible 

de  trouver  dans  la    succession    cx,  c2,  <?3,....  plus  de  v  termes    consécutifs, 
ayant  méme  signe,  on  a  évidemment 


\  (*,  +  h  +  .-  +  bnr)  -±(^  +  0,+  -  +  M 


2av 

n 


pour  toutes  les   valeurs  de  ri   et  ri '-,   supérieures  à  n.  La  valeur   moyenne 

de  bn  existe  donc,  non  seulement  dans  le  cas  de  v  fini,  mais  encore  pour  - 

n 

tendant  vers  zero.  En  particulier  nous  pouvons  prendre 

bn  —  Sì  (an)  ,     c~n  =iì  (an+i)  —  zsn  , 

et  nous  voyons  que  c„  est  positif  ou  négatif  suivant  que  an+l  possedè  ou  non 
la  propriété  Sì .  La  limite  zs  de  zstl  existe  donc,  si  chaque  groupe  de  termes 
consécutifs  de  la  succession  ax ,  a, ,  a3 , .... ,  jouissant  de  la  propriété  Sì,  ne 
renferme  qu'un  nombre  fini  de  termes,  ou  méme  un  nombre  de  termes  dont 
le  rapport  au  rang  n  de  l'un  d'eux  tende  vers  zèro  lorsque  n  croìt  à  l' infini. 
Dans  tous  les  cas,  il  est  assuré  que  sr„  tend  à  parcourir  d'ime  manière  con- 
tinue un  certain  intervalle.  Dans  l'exemple  donne  plus  haut  l' intervalle  était 

(tt'ttI;  mais  la  difficulté  réside  toujours  dans  la  détermination  de   Yim- 


—  13G  — 

portarne  de  chaque  nornbre  de  l' intervalle.  Si  l'on  parvenait  à  exprimer  cette 
importance  au  moyen  d'une  fonction  f{x),  la  probabilité  clierchée  serait 


f{x)dx 


*  Je  vais  utiliser  les  con^idérations  qui  précèdent  pour  donner  quelques 
éclaircissements  sur  la  proprietà  des  séries  simplement  convergentes,  signalée 
plus  haut.  J'ai  dit  que.  si  une  certaine  limite  ts  existe,  sa  valeur  est  ~.  La 
non-existence  de  zs  entraìne-t-elle  toujours  la  non-convergence  de  la  serie? 
Je  vais  d'abord  montrer  que,  si  les  valeurs  absolues  des  termes  décroissent 

assez  lentement,  le  nomhrezs  existe.  En  effet,  si  — («ì-f-^H f-f„)  n'admet 

pas  une   limite  pour  n  influì,    c'est   que   le   rapport  précédemment   désigné 

par  —  ne  tend  pas  vers  zero.  Il  s'ensuit  que  l'ou  peut  trouver  des  valeurs 

de  n,  aussi  grandes  qu'on  le  veut,  pour  lesquelles  le  rapport  en  question  sur- 

passe  quelque  fraction  —  ,  r  étant,  si  l'on  veut,  un  certain  nomine  entier. 

Il  en  resulto  n<Cjrv\  puis,  en  désignant  par  n   le  produit  (r-\-l)r, 

_J_  _!__!_  \  -^  W  Un' 

r-f-i 

A  cause  de  £n+1  =  en+2  =  •••  =  en+^  la  somme  un+x  -f-  un+2  -f~  •••  -f-  ^«+v  est 
la  valeur  absolue  de  la  somme  de  v  termes  consécutifs  dans  la  serie  conver- 
gente considérée.  Donc,  si  nun  finit  par  surpasser  constamment  quelque  norn- 
bre positif,  zs  existe. 

«  En  résumé,  s'il  est  possible  que  l'excès  de  la  fréquence  des  termes 
positifs  sur  celle  des  termes  négatifs  ne  tende  pas  vers  zero,  cela  ne  peut 
arriver  que  pour  les  séries  dont  les  termes  décroissent  assez  rapidement  en 
valeur  absolue.  Dans  tous  les  cas,  il  est  certain  que  la  valeur  absolue  de  la 
différence  considérée  ne  peut  fluir  par  surpasser  constamment  un  nombre  po- 
sitif k.  En  effet,  si  cela  avait  lieu  pour  >£>>»•,  la  somme  S„  des  n  premiers 
termes  de  la  serie  pouvant  étre  mise  sous  la  forme 

Oi  +  «2  H h  *n)  Un+i  +   y>     («J  +  *!  H h  *i)  (W  —  Uu-i)  , 

on  aurait 

S«  >  k  (uv+ì  -f-  Mn+2  H h  Un)  . 


—  137  — 

ce  qui  devient  impossible  pour  n  suffisamment  grand.    Par  un  calcili  inverse 
on  trouve 


*i 


Un+i  /      \Ui+1         Ili! 


et  l'on  en  déduit  sans  peine 

lim  (zsn  —  l)nun  =  0. 

Cette  égalité  nous  dit,  encore  une  fois,  que  si  nu„  tìnissait  par  surpasser 
quelque  nombre  positif,  zsn  tendrait  nécessairement  vers  j .  Si  la  fonction  zsn 
ne  tend  pas  vers  j,  elle  oscille  dans  un  intervalle  qui  contient  \  comme 
nombre  intérieur  ou  comme  extrémité.  Dans  le  premier  cas,  les  oscillations 
s'effectuant  de  part  et  d'autre  de  \ ,  on  voit  clairement  quii  y  a,  entre  les 
signes  -J-  et  — ,  des  alternatives  de  prépondérance,  qui  ne  cessent  jamais. 
Dans  le  second  cas,  un  signe  tend  à  prévaloir;  mais  sa  tendance  ne  finit 
jamais  par  étre  constamment  satisfaite.  Dans  tous  les  cas  on  peut  dire  que, 
si  des  irrégularités  se  manifestent  parfois  dans  la  distribution  des  signes. 
elles  sont  compensées  par  des  retours  continuels  à  la  pleine  régularité;  car 
on  peut  assigner  une  infinite  de  valeurs  de  a,  pour  lesquelles  la  fréquence 
des  termes  négatifs,  parmi  les  n  premiers  termes  de  la  serie,  s'approche 
autant  qu'on  le  veut  de  la  fréquence  des  termes  positifs.  D'après  cela  il  est 
toujours  possible  de  grouper  les  termes,  sans  on  altérer  l'ordre,  de  facon  que 
les  deux  fréquences  dont  il  s'agit  tendent  à  différer  entre  elles  aussi  peu 
qu'on  le  désire,  c'est-à-dire  de  manière  à  assurer,  pour  la  nouvelle  serie, 
l'existence  du  nombre  zs  =  \ .  Au  contraire  le  fractionnement  des  termes  peut 
détruire  cette  existence.  Ceci  nous  indique  un  moyen  de  construire  une  infi- 
nite de  séries  simplement  convergentes,  pour  lesquelles  la  fonction  zs„  oscille 
aussi  fortement  qu'on  le  veut.  Si  le  nème  terme  de  fi  «,  -j-  ez  u2  -}-  e 3  uz  -j — 
est  decompose  en  pn  parties,  ayant  mème  signe,  on  peut  toujours  poser 

*=Pi  +P2  H \-Pr-i  +  Opr  , 

6  étant  une  fraction  proprement  dite,  qui  tend  vers  toutes  les  valeurs  de 
l'intervalle  (0,  1),  si  pn  croìt  à  l' infini  avec  n.  Cela  étant  on  a,  pour  la  non- 
velie  sèrie, 

_    !      |     *l  ]h  +  f  2  ìh  ~\ f-  f ,-i  Pr-i  +  fcr  Vr 

et  l'on  voit  qu'on  peut  régler  comme  on  veut  les  oscillations  de  zsH  autour 
de  \ ,  en  disposant  convenablement  de  la  fonction  pn.  En  particulier,  pour 
les  séries  à  termes  alternativement  positifs  et  négatifs,  si  l'on  fait  pn •=  2", 
on  voit  que  l'expression  de  ww  tend  à  prendre  la  forme 

1  (— l)r    1—30 

2  ~*~      6         ì~\-tì  ' 
qui  représente  l'intervalle  (|'|). 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  ]8 


—  138  — 

k  II  est  clair  que  la  régularité  de  distribution  des  signes  -f-  et  —  uè 
petit  étre  détruite  par  un  groupement  de  terrnes,  à  moins  que  la  serie  da 
devienne  absolument  convergente,  ce  qui  est  toujours  possible  pour  une  infi- 
nite de  groupements.  Evideruraent,  pour  les  séries  à  convergence  absolue,  les 
tendances  de  la  fonction  zsn  ne  sont  soumises  a  aucuue  loi.  Lorsqu'on  sort 
du  domaine  de  l'absolue  convergence  pour  entrer  dans  celui  de  la  conver- 
gence simple,  on  commence  par  rencontrer  des  séries  pour  lesquelles  la  fonction. 
tout  en  restant  libre  de  tendre  vers  une  infinite  de  valeurs,  est  obligée  de 
s'approcher  sans  cesse  de  j.  A  mesure  qu'on  s'éloigne  des  séries  absolument 
convergentes  l' intervalle  d'oscillation  tend  à  devenir  nul,  et  il  se  réduit  effecti- 
vement  au  point  \  pour  les  séries  dont  la  simple  convergence  n'est  pas  moins 
accentuée  que  dans  les  séries  convergentes,  déduites  de  la  sèrie  harmonique. 
C'est,  comme  on  le  voit,  pour  les  séries  à  convergence  simple,  fort  accentuée. 
que  le  nombre  rs  esiste  nécessairement.  La  condition  or  =  \  se  présente  donc 
comme  une  garantiti  de  converginee  au  moment  de  franchir  les  limites  qui 
séparent  le  domaine  des  séries  convergentes  de  celui  des  séries  divergentes  -. 

Filosofìa.  —  Le  facoltà  dell  'anima  in  sé  stesse  considerate  se- 
condo i  principi  posti  da  Platone  nella  Repubblica.  Nota  I  del 
prof.  Luigi  Rossi,  presentata  dal  Socio  Ferri. 

Sommario.  —  I.  Entrati  nella  quistione,  si  espongono  due  criterii  che  secondo  Platone  si 
devono  seguitare  nel  far  giudizio  delle  diverse  potenze  dall'anima  ;  sì  determina  qualsia 
la  natura  dei  cinque  sensi;  e  per  mezzo  del  principio  di  contfadizione,  si  stabilisce 
che,  oltre  i  sensi  esterni,  nell'anima  sono  tre  altre  facoltà  <>  parti  tra  Itoro  distinte  e 
l'ima  dall'altra  diverse,  la  parte  razionale,  la  irascibile  e  la  concupiscibile.  —  II.  Dimo- 
strato poi  che  la  congettura,  la  credenza,  la  conoscenza  avuta  per  ragionamento  e  la 
intellezione  pura  devono  tenersi  come  stati  della  parte  razionale,  si  definisce  che  cosa 
siano,  quante  siano  e  quali  proprietà  abbianole  potenze  dell'anima,  e  si  fanno  vedere 
da  ultimo  le  relazioni  che  Intercedono  tra  esse  e  l'anima  e  traesse  e  il  corpo. 


«  Quello  che  io  sono  per  dire  non  sarà  già  una  critica,  ma  una  espo- 
sizione ragionata  dei  luoghi  che  si  trovano  nella  Repubblica  di  Platone  sopra 
le  facoltà  dell'anima  e  di  ciò  che  da  essi  si  può  dedurre.  Le  facoltà  del- 
l'anima poi  da  me  verranno  considerate  in  sé  stesse,  quindi  rispetto  al  loro 
numero,  alla  loro  distinzione,  alla  loro  essenza,  alle  loro  proprietà,  e  non  in 
quanto  per  esse  noi  possiamo  procacciarci  varie  maniere  di  conoscenze.  Con 
questo,  ad  onta  che  moltissimi  abbiano  discorso  su  le  dottrine  che  il  grande 
filosofo  professò  intorno  all'anima  e  alle  sue  pertinenze  ('),  io  non  credo  di 

(*)  Vedi  Kitter,  Zeller,  Chaignet,  Eassai  s.  I.  philosophie  d'Aristote.  Paris  in  8°.— 
Ast,  lexicon  platonicum.  —  Siebeck,  Geschichte  der  Psy citologie.  —  Peipers,  L'ntersuchun- 
gen  uber  das  system  Platos.  Leipzig.  1874.  Peipers,  Ontologia  platonica  ad  noti onum  ter- 


—  139  — 

far  cosa  del  tutto  inutile,  tra  perchè  gli  scritti  di  Platone  tornano  difficili 
a  capirsi  per  la  loro  forma  dialogica,  e  perchè  le  cose,  che  a  lui  attribuirò, 
verranno  confermate  con  l'allegare  i  passi  ad  esse  relativi  (')• 

«  Platone  parla  delle  facoltà  o  potenze  dell'anima  nel  Fedro,  ma  quivi 
ne  favella  in  modo  allegorico,  per  esempio  assomigliando  a  due  ali  l'istinto 
che  tende  al  vero  divino  e  quello  che  aspira  al  bene  divino  ;  nel  Timeo  ne 
ragiona  paragonandole  alle  forze  onde  è  fornita  l'anima  del  mondo  (2)  ;  nella 
Eepubblica  invece  fa  intorno  a  esse  una  indagine  quale  si  conviene  ad  uno 
scienziato. 

«  Quivi  adunque  ei  pone  due  regole  che  si  devono  seguitare  nel  far 
giudizio  delle  operazioni,  degli  abiti  e  delle  potenze  dello  spirito,  e  sono  la 
diversità  dell'oggetto  e  la  diversità  intrinseca  degli  atti  comparati  gli  uni 
con  gli  altri.  Quanto  alle  'potenze  osservo  questo  solo,  che  cosa  esse  riguar- 
dano (3)  cioè  con  che  cosa  esse  hanno  relazione,  di  che  cosa  esse  sono  po- 
tenze, qual'è  l'oggetto  loro.  L'altra  differenza  si  scorge  nel  considerare  che 
cosa  esse  operano  (4),  ossia  quale'  è  l'operazione  che  esse  producono,  quale 
diversità  c'è  t>*a  l'operazione  di  una  e  quella  di  un'altra.  Ambedue  queste 
differenze  sono  significate  da  quel  detto  :  ciascuna  potenza  può  qualche  cosa 
di  differente,  «  potendo  ciascuna  qualche  cosa  di  differente  »  (5).  E 
aggiunge  :    «  ho  dato  un  proprio  nome   -  a  ciascuna,  e  quella  che    è  ordinata 

-  a  una   medesima   cosa   e   produce   la  stessa    operazione,   la    dico    la   me- 
?  desima,  e  l'altra  che  è  ordinata   ad   altro  fine  e  produce  una    operazione 

-  differente  la  nomino  diversa  »   (r>). 


minorumque  historiam  symbola.  Lipsiae  1883.  —  Platonis  opera  omnia  recensuit  prolego- 
menis  et  commentar iis  instruxit  Godofredus  Stallbaum  —  Platonis  opera,  argumenta 
dialogorum  etc.  condidit  J.  Hunziker  etc.  voi.  3°  della  ed.  Didot,  Parisiis  1873. 

(!)  In  questo  trattatello  ho  fatto  capitale  del  volgarizzamento  della  Eepubblica  for- 
nito dal  sig.  Eugenio  Ferrai,  e  stampato  in  Padova  il  1883.  Però  in  alcuni  luoghi  non 
per  disprezzo  della  versione  del  sig.  Ferrai,  ma  perchè  si  addicevano  meglio  al  presente 
lavoro,  ho  messo  di  mio  delle  parole  e  delle  frasi,  e  questi  luoghi  perciò  verranno  con- 
trassegnati con  una  nota  in  fondo  alla  pagina  in  questo  modo:  Ferr.  Var.;  quelli  presi 
dalla  traduzione  del  sig.  Ferrai  saranno  distinti  con  queste  lettere  :  Ferr.  Altri  luoghi  poi 
ho  ridotto  a  volgare  da  me,  e  questi  non  avranno  alcun  segno. 

(2)  V.  Grote,  Plato  and  the  others  companions  of  Sokrates.  Cfr.  Bain.;  Les  sens  et 
V intelligence,  Append.  Psychologie  d'Aristote,  pag.  568-570,  Paris  1874, 

(3)  (fvi'cffiecji  ffl.eig  ixth'o  fxóuov  fténio  ècp'  to  ré  sari.  Eep.  Lib.  V,  cap.  XXI,  pag.  177-1 78, 
ed.  Stef. 

(4)  x«l  6  ùneQyriCeTcu  (ivi). 

(5)  trsQJy  ri  dwcuiki'ì]  éaaxéqa  ccvriòy  (ivi). 

(6)  xià  tavrri  éxtìazrp/  c.vnòi'  Avvicini'  èxóXèda,  xtù  tt\v  [ièv  ènì  no  (tihtò  Teiicyui-vi,!' 
y.ul  io  avrà  ànsgyctCo^éfijp  xì)p  uvjìjv  xkXù,  fV}t>  dì  ènì  trégio  xal  ì'isqoi'  a7TEQya&fiévt}y 
ti'Ah]v  (ivi). 


—  140  — 

«.  Platone  però  non  applica  esplicitamente  questi  criterii  a  distinguere 
le  varie  potenze  che  egli  ammette  nell'anima,  ed  inoltre  nel  trattare  di  esse 
non  segue  alcun  ordine,  onde  sembra  esser  data  all'espositore  facoltà  di  potere 
incominciare  dai  sensi  esterni,  i  quali  pel  nostro  filosofo  sono  virtù  (àgarai) 
o  forme  sopraggiunte  ai  sensorii  viventi.  Ciò  deducesi  da  molti  passi  che  ha 
nella  Repubblica  e  che  è  bene  allegare.  -  L'arte  medica  è  ella  per  sé  stessa 
«  in  difetto,  o  sì  vero  ad  ogni  altra  arte  ...  è  mestieri  d'una  qualche  virtù. 

-  a  quel  modo  medesimo  che  agli  occhi  della  vista,  e  dell'udito  alle  orec- 
«  chie?  »  (').  E  altrove:  -  non  direni  dunque  che  questi  (il  vedere  e  l'udire) 
«  sono  i  lor  (degli  occhi  e  delle  orecchie)  proprii  atti?  (-) .  . .  Tutto  ciò  che 

-  abbia  una  operazione  propria  da  compiere  non  ti  pare  che  abbia  una  pro- 
li pria  virtù?  . .  .  V'ha  egli .  . .  un'operazione  propria  degli  occhi  ?  —  Sì  che 

-  v'  ha  —  V"  ha  dunque  eziandio  una  virtù  degli  occhi?  —  Anche  una  virtù  — 

-  Dì  ancora:  e  v'era  una  operazione  propria  delle  orecchie?  —  Sì  —  E  dunque 

-  anche  una  loro  virtù  —  Anche  una  virtù...  Piano  un  momento:  forse  gli 
«  occhi  potrebbero  mai  compire  la  loro  propria  operazione  a  dovere,  se  non 
«  avessero  la  loro  propria  virtù,  ma  anzi  in  luogo  di  essa  un  vizio?  —  Ma 
«  come?  rispose,  tu  intendi  già  dire  la  cecità  in  luogo  della  vista...  Così 
«  pure  anco  le  orecchie  prive  della  loro  virtù  male  adempiranno  l'ufficio  loro? 

-  Sicuramente  -  (3). 

«  Adunque  tutto  ciò  che  ha  una  operazione  propria  ha  una  propria 
virtù,  per  la  quale  compie  quell'operazione  ;  gli  occhi  e  gli  orecchi  e  in  ge- 
nerale i  cinque  sensi  hanno  una  operazione  propria  ;  dunque  hanno  una  propria 
virtù,  per  la  quale  sentono.  Ora  la  parola  virtù  (ccqst^)  riferita  ai  sensi  non 
può  dinotare  altro  che  forma  innata  (come  la  virtù  morale  è  una  forma 
acquisita  dell'animo),  cioè  forma  che  è  in  noi  non  perchè  ce  la  procacciamo 
noi,  ma  perchè  nasciamo  con  essa  :  in  quanto  non  si  trova  che  Platone  abbia 
pensato  che  gli  uomini  si  procurino  i  sensi  da  loro,  e  questo  d'altra  parte 
adesso  non  avviene  se  non  per  accidente,  poiché  a  chi  ha  il  male  della  ca- 
teratta, il  medico  non  fabbrica  la  vista,  ma  gliela  libera  da  cose  che  impe- 
divano che  ella  fosse.  Il  vocabolo  virtù  dinotando  adunque  forma  innata,  dalle 
parole  di  Platone  :  -  forse  che  gli  occhi  potrebbero  mai  compire  la  loro  pro- 
«  pria  operazione  a  dovere  se  non  avessero  la  loro  propria  virtù,  ma  in  luogo 

(*)  ccvxi)  7j  ìuxqixì'j  èaxi  noi>i]QÙ,  ìj  cc'Ah]  rig  rt'/t'ìj  eo&'bxi    riQoaóetxcà    xirog   àqtttfS, 
ùiffneQ  6cp&ctX[iol  oipeiog  xcà  iòne  axoijs\  I,  XV,  342,  Ferr. 

(2)  ovxovv  óixcduyg  ììv  rc.vxic   xovxiav  cpufièv  %Qya  eìi'ca;  I,  XXIII,  352-353. 

(3)  ovxovv  xiù  dota]  fìoxet  aoi  elvca  éxciaxii),  lòneo  xcà  eoyov  xi  Txnooxéxcixxcu;  .. 
ocfftH'/.ftuJv,  cpccuèi',  tarli'  eoyov,  "Eariy.  Aq  ovp  xcà  cìperi]  òcffrctXutòi'  èortv ;  Ti  Sé;  wroii' 
i]v  ti  eoyov;  Ned.  Ovxovv  xcà  ùpen];  Kcd  àtteri]  .  . .  'E%e  ih),  ciò  av  note  o[A{autu  rò  avtwv 
ioyov  xcdùg  uneQyàaiui'to  fj.rj  e/orrec  xi]v  avrtòi'  oixeii'.v  cìoerijv.  uXV  ùvil  rrjg  àoerì]g  xccxictr; 
Kcà  niòg  cip;  hrpi]  '  rvcp'kóri]za  yào  iaiog  Xéyeig  cipri  xì]g  ìiipetog  .  .  .  Ovxovv  xcà  tata  crxepn- 
(xevtt  zrjg  civxMi'  «Qexrjg  xaxiòg  xò  civriòv  eoyop  cìneoyciaerca  ;  ìlàvv  ye.  I,  XXIV,  353-354 
Ferr.  Var. 


—  141  — 

«  di  essa  un  vizio  »  ?  :  vale  a  dire  la  cecità  ;  si  deduce  che  gli  occhi,  benché 
viventi  di  vita  vegetativa,  senza  una  forma  innata  che  si  chiama  vista,  non 
potrebbero  vedere,  e  in  generale  gli  organi  dei  sensi,  sebbene  viventi  di  vita 
vegetativa,  senza  la  forma  innata  loro  rispettiva,  non  potrebbero  sentire.  Dalle 
altre  parole  poi  «  v'  ha  egli  altro  mezzo  nessuno  pel  quale  tu  vegga,  all'  in- 
■  fuori  degli  occhi?  No  certo.  E  dunque?  Potresti  tu  altramente  udire  che 
-  per  le  orecchie?  No  »  (*);  si  ricava  che  se  non  ci  fossero  gli  occhi,  e  le 
orecchie,  noi  non  vedremmo  né  udiremmo,  e  in  generale  che  quella  forma 
innata,  che  rende  l'organo  del  senso  atto  a  sentire,  non  sarebbe  senza  l'organo 
del  senso.  Se  tutto  questo  è  vero,  conseguita  che  i  sensi  esterni  sieno  in  noi 
perchè  in  noi  sono  gli  strumenti  di  essi  o  sensorii,  perchè  cotesti  sensorii 
sono  viventi,  e  perchè  nei  sensorii  viventi  si  trovano  le  forme  innate  o  virtù 
ad  essi  relative.  Più  in  là  di  queste  conseguenze  noi  non  possiamo  andare; 
ma  già  si  vede  come  Platone  avesse  precorso  Aristotele  a  fare  quella  avver- 
tenza, su  la  fine  del  secondo  dell' anima,  che  il  corpo  vivente  è  un  composto 
di  materia  prima  e  di  forma  sostanziale  che  lo  rende  vivente,  e  diviene  sen- 
ziente allorquando  a  questo  composto  si  aggiunge  un'altra  forma,  data  la 
quale  ciascun  organo  sensorio  si  trova  capace  di  sentire,  e  tolta  la  quale 
ciascun  organo  sensorio  vive,  ma  non  sente  (-). 

«  I  cinque  sensi  poi  sono  mezzi,  onde  si  fanno  le  sensazioni  esterne; 
imperocché  domanda  :  «  con  che  parte  di  noi  medesimi  vediam  le  cose  visi- 
«  bili  ?  »  ;  e  risponde  :  «  con  la  vista  »  ;  e  soggiunge  :  «  con  l'udito  quelle  che  si 
«  odono  e  con  gli  altri  sensi  tutte  le  altre  cose  sensibili  »  (3).  Infine  i  sensi 
esterni  sono  facoltà  o  potenze.  «  Ha'  tu  mai  pensato  come  l'artefice  de'  nostri 
«  sensi  ha  costruito  splendidissimamente  la  facoltà  del  vedere  e  per  la  quale 
«  sono  vedute  le  cose?  »  (4).  E  nel  libro  quinto  investigando  la  natura  delle 
potenze,  e  detto  che  cosa  gli  sembra  che  sia  potenza,  aggiunge  :  «  per  esempio 
«  dico  essere  potenze  la  vista  e  l'udito  -   (5). 

«  Veramente  Platone  non  parla  che  della  vista  e  dell'udito;  tuttavia 
non  avendone  egli  detto  nulla  in  contrario,  pare  doversi  tenere  il  medesimo 

(*)  £0"#'  orai  «V  (iX'Atoìtfoig.  >)'  òxfO-c.X^ioìg  ;  Ov  &rJTa.  Ti  tfé;  uxovaatg  (iXAto  ìj  watt' ;  Ovó\t- 
(J.(Ò9  ivi.  cap.  XXIII.  pag.  352. 

(2)  ovry  tj  (da&fjaig  [tt'ye&óg  èaxiv,  uXkù  Xóyog  ng  xuì  dvfc^utg  txtivov  (jutyé&ovg. 
uia&rjrrjQLov  tiqojiov).  Né  il  senso  è  grandezza,  ma  proporzione  (forma)  e  potenza  di  quella 
(della  grandezza,  cioè  del  sensorio  primo,  cioè  del  sensorio  in  cui  primamente  si  fa  la 
sensazione,  quale  l'occhio,  l'orecchio,  il  naso,  la  bocca,  la  carne).  De  anima,  Lib.  II,  cap.  XII, 
n.  2,  ed  Tauchnitiana,  Lipsiae,  Holtze  1880,  testo  comune  122. 

(3)  T<ò  ovf  ÓQiòuei'  ì'julòu  {(vriòv  tu  ÒQuJfxeytc  ;  Tfj  òipei,  tcprj.  Ovxovv,  ì]v  S '  èytò,  xc.'t 
àxorj  rà  àxovóutvu  xcà  tatg  a'A'Acag  (ci'ad-ijasffi  nùviu  x<t  «ìafrìjià  ;  Ti  u>';r ;  VI,  XVIII, 
507-508,  Ferr. 

(4)  slo'  ovv,  vv  (P  iyiò,  tyi'Sfótjxag  xnv  xùv  c.iofr)]aexoi'  dtjuiovgyòi'.  oaot  noXvxt'Ataxai »,r 
tì)i>  roìi  oqùv  re  x«l  ÓQÙaiha  ovvienti'  èórjfUovQyrjaev ;  (ivi)  Ferr. 

(5)  oiov  7.éyu)  oipti'  xc.ì   àzorjv  nói'  òvveifAecw  tìnti.   V,  XXI,    177-17S. 


—  142  — 

eziandio  dell'odorato,  del  gusto  e  del  tatto;  del  tatto  in  quanto  per  esso  si 
percepiscono  le  qualità  tattili  delle  cose  esterne,  e  non  in  quanto  sperimen- 
tiamo il  piacere  e  il  dolore  organico,  perchè  in  tal  caso  sembra  che  queste 
passioni,  come  conosceremo  fra  poco,  siano  atti  della  parte  concupiscibile  del- 
l'anima. Dalle  cose  esposte  seguita  dunque  che  secondo  Platone  i  cinque  sensi 
sono  virtù  o  forme  sopraggiunte  ai  cinque  sensorii  viventi,  sono  mezzi  coi 
quali  si  percepiscono  i  sensibili  esterni,  e  sono  potenze.  In  seguito  vedremo 
che  cosa  dinota  quest'ultima  espressione. 

«  Frattanto,  lasciando  da  parte  gli  atti  dei  ciuque  sensi,  sembra  che 
per  Platone  tutte  le  altre  passioni  od  operazioni  dell'anima,  si  possano  ri- 
durre a  tre  generi  o  specie  :  l'una  che  comprende  l'amor  dell'apprendere  e 
in  generale  le  operazioni  razionali  (Xóyog,  passim);  l'altra  l'ardimento  del- 
l'animo, ossia  il  montare  che  noi  facciamo  in  isdeguo,  l'adirarci  (òoy>r  •'><'- 
fióg,  1.  IV,  e.  XIV,  p.  439-440);  e  la  terza  l'appetire  cose  basse,  cioè  l'avi- 
dità del  guadagno  (tTiiOvni'u,  (jiÀoyo^nuiov,  1.  IV,  e.  XI,  p.  486)  «  0  la 
«  vaghezza  dei  diletti  del  cibo,  dei  piaceri  venerei,  e  di  quanti  altri  sono 
fratelli  a  questi  »    ('),  o  con  termini  diversi   -  il  desiderio  del  mangiare,  del 

*  bere,  delle  cose  veneree  e  di  ciò  che  viene  appresso,  e  ancora  delle 
«  ricchezze,  perchè  col  mezzo  del  denaro  massimamente  si  possono  sodisfare 
«  questi  diletti  -   (2). 

«  Ciò  posto  Platone  si  fa  a  ricercare  -  se  ciascuno  di  questi  atti 
-  compiamo  con  un  solo  e  medesimo  principio,  ovvero  se,  essendo  tre,  ogni 
«  diverso  atto  compiamo  con  un  principio  diverso;  sì  che  per  uno  inten- 
«  diamo,  per  un  altro  che  pure  in  noi  sia  montiamo  in  isdegno,  e 
«  per  un  altro  terzo  poi  sentiamo  vaghezza  dei  diletti  del  cibo  e  delle  cose 

*  veneree  e  di  quanti  altri  piaceri  sono  fratelli  a  questi  ;  o  se  invece  com- 
«  piamo  con  tutta  quanta  l'anima  ciascuno  di  questi  atti  quando  usciamo  ad 
«  essi  medesimi  -  (3).  Siccome  poi,  per  quello  che  soggiungerà  Platone,  di 
questa  proposizione  disgiuntiva  è  vera  la  parte  che  dice  come  ognuna  delle 
specie  di  atti  nominate,  la  compiamo  con  un  principio  diverso,  così  il  prin- 
cipio per  cui  si  compiono  le  operazioni  razionali,  sarà  chiamato  la  forma  o  la 
parte  razionale  dell' ani  ma  (io  loyiciixòr  tidog);  all'altro  di  cui  sono  atti 
lo  sdegno  e  l'ira,  cioè  le  passioni  non  sensuali,  si  dovrà  dire  la  forma  o  la 

(*)  èni&v/LtoviASf  <f«v  t(>ìt<o  tkvì  TÙir  neQÌ  n]i'  iqoqnjv  rt  xcù  yévvrjeip  y&ovìSp  xat 
oacc  Tovrtov  ctóeXcpà.  IV,  XII,  436-437,  Ferr.  Yar. 

(2)  T(òv  tisqI  rtjt'  tcJcxfyV  tTiifti'jUliòv  xcù  Ttóaiv  xcù  ampodioia  y.<ù  offa  tiXXcc  tovtois 
uxóXov&cc,  xcù  cpiXoYQijftcxTQV  óì],  oti  ó'tù  /q^ui'ciiov  LtuhoTu  ùnoitXoìiicci  al  roiccvrcci  èm- 
ttvuUa.  IX,  VII,  580-581,  Ferr.  Yar. 

(3)  Tode  &è  »}cf/;  ■/aXsnòt',  si  t«i  avtói  tovtio  ixacttt  noc'cTTouev,  ìj  rgiaìr  ovaiv  u'/.'/.o 
àXXo)'  ucci'&uvofAsv  {J.tv  èiégio,  d^vuovfis&a  efè  iiXXio  rwy  cV  rjfùv,  im&vuov/uev  & '  tev  colio) 
Tifi  rtòy  Titgì  r?yV  TQocptjv  it  xcù  yévvijaiv  tjdovtòv  xcù  óoc<  tovxiùv  à&eXtpéc,  rj  6X>j  Trj  ipv/fj 
*«#'  é'xcxoTov  ccvTwy  ngcaro^iar,  orca1  ÒQfÀ^aoutv.  IV,  XII.    136,  Ferr.  Yar. 


—  143  — 

parte  irascibile  {tò  d-v^oeióèg  slóog);  e  il  terzo,  che  è  la  sede  delle  passioni 
sensuali,  converrà  appellare  la  forma  o  la  'parte  concupiscibile  (tò  em- 
D-viufcixòv  eldoo).  Però  questi  non  sono  i  soli  nomi  con  cui  Platone  significa 
coteste  tre  parti  dell'anima,  che  alla  parte  razionale  dice  altresì  /.óyog,  tò 
(fdòaoyov,  tò  (fdofta&tg,  e  anche  $  fiav&eivet  civ^Qamog  (J);  la  parte  ira- 
scibile la  designa  ancora  col  nome  di  &vpós  (2);  e  in  ultimo  la  parte  con- 
cupiscibile, la  dice  eziandio  tò  epilobi)  natov,  cioè  amante  della  ricchezza,  perchè 
la  ricchezza  talvolta  si  desidera  per  procacciarci  i  piaceri  sensuali  (3).  Che  poi 
iì  nome  generico  di  siffatte  parti  dell'anima  sia  forma  o  ù'óog,  si  cava  da  molti 
luoghi,  ma  tra  gli  altri  da  questi  :  «  Così  dunque,  o  amico,  quanto  all'uomo 
«  individuo  faremo  conto  che  abbia  nell'anima  sua  le  stesse  forme  »  che  si  trovano 
nello  stato,  le  quali  sono  i  lavoranti,  i  guerrieri  e  i  magistrati  (4).  E  altrove  : 
«  Sia  dunque  stabilito  che  nell'anima  sono  due  forme  »  (5)  ;  e  poco  dopo  : 
«  ed  è  forse  che  .  . .  non  v'abbiano  tre,  ma  due  sole  forme  dell'anima?  »  (,;). 
«  Ma  tornando  al  proposito  del  discorso  dismesso,  Platone  detto  aper- 
tamente che  la  cosa  di  cui  va  in  traccia  è  difficilissima  a  rinvergare  (rude 
óè  rjóì]  yrccXsTxóv  (7)),  incomincia  con  lo  stabilire  come  principio  che  una 
medesima  cosa  non  è  «  capace  d'azione  e  passione  ad  un  tempo  e  nello  stesso 
«  modo  e  pel  medesimo  obbietto,  sì  che  se  mai  ci  trovassimo  a  caso  cotale, 
«  noi  sarem  certi  che  non  è  '1  principio  medesimo,  ma  più  e  diversi  »  (s). 
Per  atto  d'esempio  di  un  uomo,  il  quale  stia  in  piedi  e  muova  ad  un  tempo 
le  mani  e  il  capo,  non  può  dirsi  che  egli  sta  e  si  muove  ad  un  tempo,  ma 
invece  che  una  parte  di  lui  è  in  quiete  ed  un'  altra  si  muove.  E  di  una 
trottola  similmente,  la  quale  fisso  l'asse  in  un  punto,  giri  intorno  ad  esso, 
non  diremmo  che  ella  nel  medesimo  tempo  sta  e  si  muove,  ma  diremmo  che 
ella  ha  una  parte  diritta  ed  una  rotonda,  e  per  la  diritta  sta  ferma  senza 
piegare  da  verun  lato,  e  per  la  rotonda  si  muove  in  giro.  Cotesto  principio 
in  sostanza  è  il  principio  di  contradizione  significato  in  modo  meno  generale, 
e  il  quale  espresso  in  forma  più  chiara,  è  che  ima  cosa  non  possa  operare 
e  non  operare  nel  medesimo  tempo  e  considerata  sotto  lo  stesso  rispetto  ;  ma 

0)  Cfr.  Fedro,  cap.  XXITI,  p.  247  cit.  dal  sig.  Ferrai,  proem.  alla  repub.  cap.  XI. 
pag.  COXLVIII. 

(2)  Eep.  IV,  XIII,  p.  438;  IX,  VII,  p.  580. 

(3)  IV,  XI,  435. 

('*)  Kul  xòv  èva  uq«,  oì  (pile,  ovxwg  àSnóffouei'  tic  avrà  xavta  eìcfij  eV  ri,  uvtov  tl'v/f, 
eyovxu  dia  %à  avrà  ndO-ìj  èxeivoig  rw  avt(òv  nvoixv.nav  ÒQ&tSg  rìStovff&ca  rìj  nóhei.  IV.  XI, 
435.  Cfr.  cap.  XV,  pag.  441. 

(5)  tfvo  ìjixTv  iÓQÌad-o  eìóì)  tr  tpvyrj  èyóvta,  IV,  XIV,  43!». 

(G)  (offre  fxì}  tq[((,  uk'kà  évo  ei(?>]  eluca,  iv  »/'"/,')  ■'  ivi  440. 

{->)  IV,  XII,  436. 

(8)  Jìj'kov  ori  xuviòv  xàvavxla  noieìv  ij  nàffytiv  -/.unì  nevi  ór  ye  xcù  noòg  ravròv 
ovx  e&ehjaei  ic/uu  .  ùisxe,  avnov  evQiffxojjev  eV  avxocg  xuìxc  yiyróuevu,  elffóueftcts  ori  ov 
xccvxòv  riv,  ùllù  nXelu).  IV,  XII,  436-437.  Ferr. 


—  144  — 

se  in  una  cosa  si  ritrovano  due  operazioni  contrarie  o  due  stati  contrarii 
nello  stesso  tempo,  è  necessità  attendere  la  cosa  da  due  lati,  e  ammettere 
in  essa  due  parti  o  principii,  pei  quali  quell'unica  cosa  può  nel  medesimo 
tempo  compiere  quelle  due  contrarie  operazioni,  o  pei  quali  in  quell'unica 
cosa  possono  ad  un  tempo  trovarsi  quei  due  differenti  stati. 

«  Così  stabilito  il  principio  si  passa  alle  conseguenze  sue  per  quella 
parte  che  riguardano  l' anima.  E  si  comincia  con  l'osservare  che  in  noi  acca- 
dono operazioni  (le  quali  ora  non  si  determina  se  sono  azioni,  o  passioni) 
contrarie,  quali  sono  «  consentire  e  negare,,  attaccarsi  a  una  cosa  e  riget- 
tarla, trarla  a  sé  e  respingerla  »  ('),  e  via  discorrendo;  e  queste  operazioni 
avvengono  in  noi  nel  medesimo  tempo:  il  che  è  manifesto  se  si  considera 
uno  che  ha  sete  e  non  vuol  bere.  Imperocché  l'anima  di  costui  -  in  quanto 
ha  sete,  non  altro  ruote  se  non  here,  e  questo  appetisce  e  a  ciò  tende  »  (2), 
ma  nello  stesso  tempo  ricusa  di  bere.  Ora  nell'anima  di  quell'assetato  altra 
è  la  cosa  che  ha  sete  e  che  spinge  l'anima,  come  un  bruto,  a  bere,  e  altra 
quella  che  non  vuol  bere  e  che  ritrae  da  ciò  l'anima.  E  questo  per  la  ra- 
gione che  noi  non  vorremmo  dire  che  uu  principio  operi  contrariamente  ad 
un  tempo  medesimo  e  rispetto  ad  una  medesima  cosa  -  a  quel  modo  mede- 
«  simo...  che  d'un  arciere  non  sarebbe  ben  detto  che  le  sue  mani  ad  un  tempo 
«  stesso   tirano   e  allentano   l'arco,  ma  si  che  l'ima  mano  lo  tende  e  l'altra 

-  lo  allenta  -  (3).  Da  cotesto  discorso  di  Platone  segue  che  intanto  in  noi 
ha  due  forze:  una  che  ci  comanda  di  bere,  ed  una  che  ce  lo  vieta.  Ma  di 
queste  due  forze  quella  che  ci  vieta  di  bere  è  da  ragione,  laddove  quella  che 
ne  tragge  e  ne  sospinge  a  bere  procede  da  sofferenza  e  malore.  Quindi  con- 
viene stabilire  che  in  noi  ha  due  forze  tra  loro  diverse   «  l'ima  per  la  quale 

-  ragionasi  e  che  chiamerem  razionale  ;•  e  l'altra,  per  la  quale  si  ama,  si  ha 

-  fame,  si  ha  sete  e  degli  altri  desidera  tutti  ci  si  accende,  irrazionale, 
«  a'  piaceri  inchinevole  e  tutta  amica  di  sodisfazioni  e  diletti  -   (4). 

«  Distinte  adunque  in  noi,  o  nell'anima  nostra  che  vogliam  dire,  due 
parti  o   forze   che   sono   la   razionale   (o   il    io  XoyiOTixóv)  e  la   irrazionale 


(*)  io  èmvEvetp  vip  ttpavsveiv  xaì  rò  ècfieo&id  ttpog  XaBetv  tu)  anagueìad-at  xrd  tò 
nQooàyeo&cu  r«>  ancjd-eTo&lu,  nàpra  i<>  rotavra  rwp  èvaititav  txXXijXois  '>ehtg  eire  noirjfia- 
tiov  tire  Tic.fh^KCTwr  :  IV,  XIII,  437-438,  Ferr. 

(2)  Tov  (fnjj(Sftog  ('i(ìtc  /;  >!')■/>]  xa&óffop  à't^/rh  ovx  aXXo  ri  BovXerai,  rj  nielv,  xaì  tovto 
òqéyena  xaì  ini  tovxov  <\>uà,  IV.   XIV,  439,   Ferr. 

(3)  ùiarren  .  .  .  tov  tolgóxov  ov  xrcXiJòg  è/ei  Xéyeip,  'òri  avxov  atta  ai  /eìqeg  tò  tó£op 
(CTicoftoì't'Tcd  rs  xaì  ngoaéXxoPTai,  d'/X  óit  aXXrt  utr  >]  àmo&ovaa  %el(>,  èTéga  de  ì'é  nooaayo- 
tiévi,.  IV,  XIV,  439,  Ferr. 

(4)  ov  dV;  aXóytog,  rjv  ef'  iycì,  dcuóaouer  avrà  òirrd  re  y.c.ì  trenu  aXXtjXoiP  eìif«i,  tò 
uèv  (6  XoyiCercci,  Xoyiaxixòp  ngoGayogevovres  rtjg  il'v/fc.  rò  tfè  io  ìqù  rt  xaì  netpg  xcd  ói- 
ijjfl  xul  neoi  Tccg  aXXag  èni9vulag  ènxótjxai,  aXóyustóv  re  xaì  trrtOvuìjrtxòi',  nXegtóffstov 
tiptop  xaì  ijóopcòp  èxaÌQop.  IV,  XIV,  439-440,  Ferr. 


—  145  — 
(o  il  rò  àkóyiazor),  Platone  procede  alla  investigazione  se  questa  seconda 
parte  dell'anima,  cioè  la  parte  irrazionale  è  una  sola  o  è  più  parti,  come  si 
vede  dalle  parole:  quella  parte  dell'anima  «  per  la  quale  ci  accendiamo  al 
«  furore  sarà  ella  una  terza,  ovvero  a  quale  di  queste  due  (alla  parte  irra- 
di zionale  o  alla  parte  razionale)  potrebb'essere  connaturata?  »  (').  Per  risol- 
vere questa  quistione  adunque  conviene  cercare  se  le  ire  procedono  o  no  dalla 
parte  concupiscibile,  o  dalla  parte  razionale,  e  se  si  troverà  che  non  proce- 
dono né  dall'una  né  dall'altra  di  queste,  avrassi  a  conchiudere  che  esse  ire 
procedano  da  un'altra  parte,  che  si  chiamerà  irascibile  ;  e  così  la  parte  irra- 
zionale sarà  molteplice. 

«  Ora  che  l' ira  non  proceda  dalla  parte  concupiscibile  apparisce  da 
questo,  che  «  talvolta  l'ira  ai  desidera  fa  guerra,  come  diversa  a  cose  di- 
verse «  (2).  E  difatti  certe  volte  l' ira  (O-vfiog,  ÓQyrj)  si  congiunge  con  la  ra- 
gione {XoyiGfxóg,  Xóyog)  e  così  unita  combatte  contre  il  desiderio  (em&viu'a  (3)); 
come  quando  uno,  provando  un  desiderio  vile  o  anche  onesto  in  sé,  ma  che 
non  è  opportuno  averlo  in  quelle  circostanze  (operazione  della  parte  concu- 
piscibile o  del  rò  e7ri&v/.irjTixóv),  conoscendo  che  quel  desiderio  non  gli  con- 
viene (operazione  della  parte  razionale  o  del  rò  Xoyianxóv),  si  adira  con  sé 
stesso  perchè  1'  ha  (operazione  della  parte  irascibile  o  del  rò  ttviioaótg)  ;  e 
così  in  questo  caso  la  parte  irascibile,  o  il  rò  &v[xo£ióé'g,  si  unisce  alla  parte 
razionale,  o  al  rò  Xoyictixóv,  per  combattere  la  parte  concupiscibile,  o  il 
rò  smd-vfiurpcixóv.  Ma  se  la  parte  irascibile  nello  stesso  tempo  è  in  guerra 
con  la  parte  concupiscibile,  è  chiaro  che  la  operazione  della  parte  irascibile,  cioè 
l' ira  o  l' iracondia,  è  contraria  alla  operazione  della  parte  concupiscibile,  vale 
a  dire  al  desiderio  o  alla  cupidigia  ;  e  siccome  queste  due  operazioni  si  pro- 
ducono nell'anima  a  un  medesimo  tempo,  per  la  massima  stabilita  con- 
seguita che  l'una  operazione  proceda  da  un  principio  diverso  da  quello,  dal 
quale  procede  l'altra,  e  quindi  che  la  parte  concupiscibile  o  il  rò  sni&viiìjTixòr 
sia  cosa  diversa  dalla  parte  irascibile  o  dal  rò  x^v/ioeiósg.  La  quale  conclu- 
sione Platone  esprime  dicendo:  «  quanto  all'iracondia  or  ci  apparisce  il  con- 
«  trario  di  dianzi.  Allora  infatti  ritenevamo  attenesse  a  quella  (parte  del- 
«  l'anima)  che  è  la  sede  de'  desiderii,  ed  ora  invece,  che  ne  è  molto  lontana 
«  affermiamo  ;  ed  anzi  nelle  ribellioni  dell'anima,  eh'  ella  si  schiera  dalla 
«  parte  della  ragione  »   (4). 

(!)  Tavxa  [lèv  xolvov,  tju  <f  iyiò,  ót<a  ì^uiv  (óolo&u)  eìdij  èv  \pv%f]  èvóvttt  ■  xò  de  di) 
xov  frvfxov  xai  w  &v{ìovìus9k,  nóxegov  xoixov,  rj  xovtoiv  tioxéqm  «V  t'ù]  òfiocpvég.  IV,  XI\  , 
439,  Ferr. 

(2)  xrjv  ÒQyrjv  nofefieìv  èvloxe  rais  inid-vfiUag  iag  «AAo  ov  ukho.  IV,  XIV,  in  fine,  440, 
Ferr. 

(3)  IV,  XV,  440. 

(4)  ori  xovvavxlov,  ì)  àgxitag,  f\pìv  (puiverca  neol  xov  &v{ioeio*ovg.  xóxs  (lèv  yàg  entàv- 
f-tqxixóv  xi  avrò  tìóusd-a  etvai,  vvv  cFè  nolXov  óeiu  cpctfj.èu,  «AA«  nokiì  iuùXXov  avrò  èr  rjj  tifa 
^vxfjs  axuoei  xi&toftcu  rà  onXa  ngòg  xov  Xoyianxov.  IV,  XV,  440,  441,   Ferr. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  18 


—   Ut»  — 

«  Rimane  a  risolvere  l'altra  questione,  se  la  parte  irascibile  sia  una 
forma  della  parte  razionale,  oppure  se  sia  realmente  distinta  da  questa  e 
quindi  da  essa  diversa,  come  si  vede  dalle  parole  :  «  ed  è  forse  che  (la  parte 
«  irascibile)  dalla  ragione  diversa  essendo,  od  essendo  della  ragione  stessa 
«  una  forma,  non  v'abbiano  tre  ma  due  sole  parti  dell'anima,  la  razionale 
a  e  la  concupiscibile?  ovvero  . .  .  nell'anima  v'ha  questa  terza  parte,  la  ira- 

-  scibile,  la  quale  di  natura  sua  alla  ragione  soccorra,  ove  non  sia  dalla  mala 
«  educazione  guastata?  «  (').  Il  che  si  può  rintracciare,  confrontando  le  ope- 
razioni razionali  con  le  ire  o  iracondie,  non  rispetto  alla  cosa  in  sé,  ma  quanto 
al  tempo  in  cui  esse  due  operazioni  appariscono  nell'uomo,  e  di  poi  osser- 
vando se  sono  o  no  negli  altri  animali  :  e  allora  se  ci  verrà  fatto  di  trovare 
che  negli  altri  animali  e  negli  uomini  quando  sono  fanciulli  e'  è  l' ira,  ma 
non  e'  è  la  ragione,  avremo  a  conchiudere  che  l' ira  non  presuppone  la  ragione, 
ma  è  in  essere  indipendentemente  da  lei  ;  e  però  il  principio  dell'  ira  sarà 
una  parte  o  forma  la  quale  sussisterà  nell'anima  indipendentemente  dalla 
parte  razionale.  Ora  la  cosa  passa  appunto  così:  ■  ne'  ragazzi  infatti  ognun  può 

-  vedere  come  sian  subito  pieni  d'ira;  della  ragione  invece  alcuni,  a  me  pare, 

-  mai  non  partecipino,  e  il  più  gran  numero  tardi  soltanto  ...  ed  anco  negli 
«  animali  bruti  si  può  vedere  che  egli  è  come  dici  »  cioè  che  si  adirano  ma 
non  partecipano  di  ragione  ('-'). 

«  In  questo  modo  Platone  è  venuto  stabilendo  come  nell'anima,  olto\3 
i  sensi  esterni,  sieno  altre  tre  forme  o  parti,  le  quali  sono  principio  di 
tre  specie  diverse  di  operazioni  :  delle  quali  parti  una  che  è  partecipante  di 
ragione,  e  che  è  principio  delle  operazioni  razionali,  si  chiama  la  parte  ra- 
zionale o  il  rò  Xoyiauxòr  siàog,  e  le  altre  due  che  sono  irrazionali  (ùXoyiaia) 
si  appellano  la  parte  irascibile  o  il  rò  LrviiotiótQ  u'òog,  principio  dell'  ira  o 
dell'iracondia,  e  la  parte  concupiscibile,  o  il  rò  im&vprjzixòv  eidpg,  prin- 
cipio del  desiderio,  della  cupidigia,  dell'amore,  insomma  degli  appetiti  sen- 
suali ;  come  apparisce  chiaramente  da  questo  luogo  del  libro  nono,  nel  quale 
dice  che   «  tre  essendo    le   parti   dell'anima  . .  .   una    abbiam    detto,    eh'  era 

-  quella  per  la  quale  l'uomo  conosce;  l'altra  per  la  quale  s'accende  all'ira; 

-  la  terza  poi  per  la  varietà  sua  non  sapevamo  con  un  solo  e  proprio  nome 

-  designarla,  ma  da  ciò  che  in  essa  preponderava  ed  era   più   forte,   il   suo 

-  nome  abbiam  tratto.  L'abbiamo  infatti  chiamata  la  parte  desiderativa  per 


(!)  *Aq  ovv  ìx£qov  òV  xcà  tovtov,  t'j  Xoyiarixov  ri  eìòag,  wais  uij  TQia  aXXà  (fio  eì&tj 
eìvea  cV  ipv*(fh  Xoyiartxòi'  xaì  èntfrvuTjTlxóv ;  tj .  .  .  èv  V'/,'/  roiioi'  rovró  sari  rò  x}t\uoeidèg, 
ènixovQOP  ov  nò  XoyurtixiS  covasi,  èà»  ui)  vnò  xaxijg  Tooifi^  ^(«qr^f^fl;  IV,  XV,  p.  440, 
Ferr.  Var. 

(2)  èy  roìg  jiai&lois  tovto  ys  uv  ti$  tdoi,  ori  &i\uov  (lèv  evSvg  ysvófieva  /ueoici  iati, 
Xoytauoì  (T  ei'ioi  uèv  è'fioiye  Soxovaiv  ovàénoxe  uETu).autìuvtiv,  ol  àè  no'/.Xol  òxpt  noie  (ivi). . . 
kri  óè  eV  ro^g  &>/QLoig  av  xig  ìtfiot  o  Xéysig,  ori  o'vriog  i/ei  (ivi),  441,  Ferr. 


—  147  — 

«  la  violenza  de'  nostri  desiderii  del  mangiare,  del  bere,  de'  congiungimenti 
«  venerei  e  di  tutto  ciò  che  viene  in  appresso;  ed  anche  cupida  di  ric- 
«  chezze,  perchè  a  mezzo  del  denaro  massimamente  questi  tali  desiderii  tro- 
«  vano  soddisfazione  »   ('). 


CORRISPONDENZA 

Eingraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 
La  K.  Società  di  Londra;  l'Università  di  California;  l'Istituto  nazionale 
di  Ginevra;  la  Biblioteca  di  Berlino;    il    Museo    di    zoologia  di  Cambridge 
Mass;  il  Museo  di  Harlem. 

P.  B. 

D.  C. 


(])  tquòv  ovxtav  (riòy  eliftàv  trjg  xpv^ìjg)  .  .  .  rò  (.lèv,  tpajièv,  i]v  ih  /navfrcivsi  av&Qtanog, 
tò  óè  ih  &v{iovzaf  rò  de  tq'itov  &ià  noXvsidiav  évi  ovx  eg/ouev  òvófiart,  ttqoositieiv  lòtta 
avxov,  alla  o  fxéyiacov  xal  Io%vqÓtcctov  £Ì%ev  èv  avrà,  tovtio  ènovoficiaufiev  .  im&vjUTjti- 
xòv  yùq  avrò  xexlt'jxafiev  àia  Gcpo&QÓrrjTa  riòv  nsol  Ttjv  èótadrjv  im&vfiMÙv  xal  nóatv,  xaì 
ilcpQoóioia  xal  óaa  alla  rovroig  dxólovOa-  xal  cpiXo/Q^uarov  &i],  ori  due  ^ij^iàrov  fiahara 
ù.ioTsXovvrai  al  roiaìrai  im&vuUa.  IX,  VII,  580,  Ferr. 


—  149  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

'pervenute  all'Accademia  sino  al  16  settembre  1888. 


Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  trasmise  il  fascicolo  sui 
rinvenimenti  di  antichità  per  lo  scorso  mese  di  agosto  e  lo  accom- 
pagnò con  la  Nota  seguente: 

«  Riassumerò  come  al  solito,  per  sommi  capi,  gli  argomenti  dei  quali 
è  parola  nel  fascicolo  del  passato  mese. 

-  Nuove  scoperte  avvennero  nel  predio  Baratela  presso  Este  (Regione  X). 
Vi  si  trovarono  altre  statuette  di  bronzo,  altri  chiodi  votivi,  vari  oggetti,  ed 
un  piccolo  frammento  di  iscrizione  euganea.  Tombe  attribuite  al  III  periodo 
atestino  si  riconobbero  a  Pra  nel  comune  stesso  di  Este,  e  parecchi  fittili 
romani  si  rimisero  a  luce  presso  la  città  nel  subborgo  Caldevico. 

«  Sul  finire  di  agosto  nei  lavori  di  restauro  al  ponte  sul  Silaro  press.» 
Castel  s.  Pietro  nella  provincia  di  Bologna  (Regione  Vili),  furono  recupe- 
rati, tra  i  materiali  di  fabbrica  e  nei  vecchi  restauri  del  poute  medesimo, 
due  grandi  blocchi  di  marmo  con  epigrafi  latine,  dei  quali  si  riserba  dar.' 
ampie  notizie  il  ff.  R.  Commissario  prof.  Brizio. 

-  In  Chiusi  (Regione  VII)  nella  Cattedrale  si  scoprirono  vari  pezzi  di 
iscrizioni  latine  di  età  longobarda,  adoperati  anch'essi  come  materiali  di 
fabbrica.  Alcuni  si  ricollegano  fra  di  loro,  e  ci  offrono  la  maggior  parte  di 
un  titolo  sepolcrale  in  onore  di  un  vescovo,  il  cui  nome  andò  perduto. 

Rendiconti.  1888,  Voi,  IV,  2°  Sem.  20 


—  150  — 

«  Ai  rapporti  che  si  riferiscono  a  questi  rinvenimenti  seguono  le  note 
intorno  a  sei  tombe  dell'antica  necropoli  di  Ancona  (Regione  V),  scoperte 
sul  colle  Cardetto,  presso  la  batteria  di  s.  Giuseppe.  La  suppellettile  rac- 
colta fu  depositata  nel  Gabinetto  archeologico  della  città. 

«  In  Roma  (Regione  I)  fra  i  pezzi  di  sculture  e  gli  oggetti  comuni 
rimessi  in  luce  durante  l'agosto,  meritano  singolare  ricordo  altri  frammenti 
della  pianta  marmorea  capitolina,  che  furono  ritrovati  nei  lavori  per  la  siste- 
mazione del  corso  del  Tevere,  presso  gli  antichi  orti  di  palazzo  Farnese: 
inoltre  la  scoperta  di  alcuni  resti  di  antiche  costruzioni  presso  s.  Andrea 
del  Quirinale  in  via  Venti  Settembre,  nelle  fondamenta  delle  nuove  fabbriche 
costruite  dalla  Real  Casa.  Riapparvero  quivi  alcuni  tratti  di  antica  gradinata  ; 
quindi  una  parte  di  costruzione  rettangolare  in  travertino  di  età  angustea, 
coi  fori  per  rissarvi  le  lastre  marmoree  che  ne  formavano  la  ricopertura. 
Riconducendo  a  quel  luogo  le  memorie  topografiche  relative  al  famoso  tempio 
di  Quirino,  restaurato  da  Augusto,  e  ricordato  da  Vitruvio  e  da  Dione,  parve 
manifesto  che  la  costruzione  rimessa  all'aperto  fosse  stata  l'ara  di  quel  celebre 
Santuario.  Ma  le  ulteriori  indagini  dimostreranno  se  il  giudizio  non  sia  pre- 
maturo, e  se  nella  parte  del  monumento  ritrovato  sia  da  riconoscere  l'ara 
compitalicia  dell'antichissima  spartizione  della  città,  restaurata  pure  da  Augu- 
sto, come  gli  altri  sacelli  del  culto  primitivo,  uno  dei  quali  fu  scoperto  pochi 
mesi  sono  presso  s.  Martino  ai  Monti  Bull'Esquilino. 

-  Un'altra  ara  compitalicia,  relativa  al  culto  dei  Lari,  ed  eretta  l'anno 
747  di  Roma,  fu  scoperta  sull'angolo  della  Via  Arenula  presso  la  testata  del 
nuovo  ponte  Garibaldi. 

«Nei  lavori  medesimi  di  Via  Venti  Settembre,  a  non  molta  distanza 
dalla  supposta  ara  di  Quirino,  e  verso  la  piazza  del  Quirinale,  fu  rinvenuta, 
usata  come  materiale  di  lastricato  nelle  trasformazioni  alle  quali  nei  tempi 
di  mezzo  andò  soggetto  il  luogo,  una  base  marmorea  con  iscrizione  greca, 
dedicata  a  Betitio  Perpetuo  Arzygio  da  città  della  Sicilia,  in  memoria  della 
buona  amministrazione  sua.  Questo  personaggio,  di  cui  la  base  rinvenuta  do- 
veva sostenere  la  statua,  secondo  che  si  deduce  dai  resti  dei  perni  che  vi  si 
veggono,  fu  correttore  della  Sicilia,  nella  prima  metà  del  secolo  IV  dell'era 
nostra,  come  è  ricordato  in  una  epigrafe  di  Mazara  (C.  I.  L.  X,  7204). 

«  Moltissime  altre  iscrizioni  latine  furono  dissotterrate  presso  la  Via  Fla- 
minia nel  cimitero  di  s.  Valentino;  e  come  per  lo  passato  alcune  pagane  ed 
altre  cristiane.  Tra  le  prime  è  degno  di  essere  notato  un  bel  frammento  degli 
atti  arvalici,  riferibile  all'anno  21  di  Cr.,  e  che  può  considerarsi  come  il 
più  antico  di  tutti  gli  altri  finora  conosciuti,  che  contengono  la  solenne  pro- 
clamazione della  maggiore  festa  del  sodalizio. 

«  Un  ampio  rapporto  del  prof.  Sogliano  tratta  dei  rinvenimenti  pompeiani 
dal  dicembre  1887  al  giugno  1888;  e  descrive  le  case  segnate  coi  numeri 
26  e  28  nell'isola  2a,  Regione  Vili,  delle  quali  fu  compiuto  il  disterro  ;  e 


—  151  — 

le  due  abitazioni,  che  hanno  i  numeri  1-5  nell'isola  7a,  Regione  IX,  anch'esse 
intieramente  sgombrate. 

«  Riproduce  poi  molte  epigrafi  graffite,  recentemente  copiate,  tra  le  quali 
è  una  in  nove  versi  di  soggetto  amoroso.  Molte  poi  sono  programmi  elettorali. 

«  Si  scoprirono  due  epigrafi  latine  in  Massa  d'Albe,  provenienti  dalla 
necropoli  di  Alba  Fucense  (Regione  IV),  ed  un'altra  epigrafe  inedita  si  rico- 
nobbe in  s.  Benedetto  di  Pescina,  appartenente  quindi  alla  necropoli  di  Morsi 
Marruvium. 

«  Una  Nota  del  eh.  ispettore  cav.  latta  descrive  un  piccolo  bronzo  tro- 
vato in  Ruvo  (Regione  II)  rappresentante  Hermes  con  l'ariete. 

«  Importantissima  è  poi  la  relazione  dell'ispettore  di  Terranova  Pausania 
sig.  P.  Tamponi,  ove  si  parla  di  quarantasei  nuove  colonne  milliarie  della 
via  romana  da  Cagliari  ad  Olbia,  che  l'ispettore  ebbe  la  fortuna  di  ricupe- 
rare. Appartengono  al  tratto  tra  Terranova  e  Telti,  e  formano  la  serie  più 
ricca  dei  monumenti  stradali  dell'isola». 


Filosofìa.  —  Le  facoltà  dell  'anima  in  sé  stesse  considerate 
secondo  i  principi  posti  da  Platone  nella  Repubblica.  Nota  II  (') 
del  prof.  Luigi  Rossi,  presentata  dal  Socio  Ferri. 

IL 

«  Or  sembra  che  Platone  faccia  della  immaginativa,  della  memoria, 
dell'  intelletto  e  della  volontà  tutta  una  parte  o  potenza  dell'anima.  Dacché 
non  ha  nella  Repubblica  un  luogo  che  dica  essere  esse  cose  diverse  dalla 
parte  razionale;  e  quanto  alla  memoria  in  altre  opere  di  Platone  ora  par- 
rebbe che  attenesse  e  ora  no  alla  parte  razionale  dell'anima  (2).  Altresì 
pare  che  quando  la  parte  razionale  è  nello  stato  di  conoscenza  (cioè  cono- 
scente in  atto),  questo  stato  sia  suscettivo  di  diversi  gradi.  Viene  a  dire 
quando  le  cose  che  conosciamo  sono  entrate  nella  parte  razionale  pel  canale 
del  senso,  allora  se  le  conosciamo  direttamente  usando  del  senso  esterno, 
si  ha  lo  stato  di  fede  o  di  credenza,  la  mang;  se  invece  si  apprendono 
le  immagini  loro,  si  ha  lo  stato  di  congettura  o  la  eìxaaia.  Se  poi  si  per- 
cepiscono oggetti,  i  quali  sono  stati  astratti  dalle  cose  materiali,  nasce  lo 
stato  di  conoscenza  avuta  per  via  di  ragionamento  o  discorso,  cioè  la  óidvoia; 
se  per  contrario  nelle  cose  che  abbiamo  presenti  all'anima  non  è  niente  di 
ciò  che  viene  dalla  esperienza  esterna,  allora  sorge  lo  stato  di   intellezione 


(')  V.  pag.  138. 

(2)  Cfr.  Teeteto,  e.  XV,  p.  166;  Filebo  XIX,  34,  e  altrove;  Memmo,  Fedone  XVIII. 
73,  e  altrove. 


—  152  — 


o  intelligenza,  o  conoscenza  pura,  la  ró)totc.  Di  poi  da  una  parte  la  intel- 
lezione pura  (vórfiig)  e  la  conoscenza  avuta  per  ragionamento  (óuiroia)  co- 
stituiscono la  scienza  (inunjjpi]),  e  da  altra  parte  la  congettura  (ebtaèia)  e 
la  credenza  {nCaiig)  formano  la  opinione  (dóga).  Ecco  la  tavola  dei  gradi 
della  conoscenza  secondo  Platone,  tavola  che  si  trova  nella  prefazione  che  il 
signor  Ferrai  fa  al  suo  volgarizzamento  della  Repubblica  (1): 


\  Intel 

5  ) 
■/.nano;  uotjróg,  yvioexóg  S  l'essere  (    scienza 


, .  ,„         ,  \  intellezione  pura 

mondo  mtelllfflDlle        I     c»o>'     \  cuoi ì  tu    1  . 

diavola 

conoscenza  avuta 

per  ragionamento 

77  ('  a  r  i  g 
mondo   sensibile         /     tò  yiyófiivov     \     (fò|«      \    credenza 
•/.nanne  òouróg,  io^aaxóg)   ciò  che  diviene  (  opinione  j      eixactia 

'   congettura 

-  Sposta  la  cosa  come  pareva  che  dovesse  essere,  resta  a  dimostrare 
che  ella  è  così.  Ora  per  quello  che  attiene  alla  congettura  e  alla  credenza 
(opinione),  alla  conoscenza  avuta  per  ragionamento  e  alla  intellezione  pura 
(scienza),  dal  capitolo  ventunesimo  del  libro  quinto,  pag.  477,  apparirebbe 
che  non  fossero  stati,  ma  potenze  o  parti  dell'anima,  Infatti  quivi  si  ragiona 
della  potenza  intesa  in  questo  senso;  dacché  essa,  per  quanto  pare,  si  pre- 
dica della  vista  (oifng)  e  dell'udito  (oxojj),  poi  si  dà  il  criterio,  secondo  il 
quale  si  devono  distinguere  le  potenze,  e  infine  si  soggiunge: 

«  Qua  ancora  una  volta,  o   carissimo,   ripres'io   a    dire:   di'  tu   che   la 

-  scienza  sia  una  potenza  e  in  che  specie  la  metti?  -. 

u  In  questa  rispose,  come  di  tutte  le  potenze  la  più  forte  -. 

-  Ebbene:  e  l'opinione  la  porrem  noi  con  essa  potenza  o  sotto  un'altra 
«  specie?  »  (-).  E  più  sotto:  «  ciascuna  potenza  ha  per  sua  natura  un  proprio 
«  fine,  e  ambedue  queste  cose  sono  potenze,  la  opinione  e   la  scienza,  l'ima 

-  dall'altra  diversa  come  abbiamo  detto  »  (:!).  Ad  onta  di  ciò,  per  due  ra- 
gioni clic  adesso  si  adducono,  è  forza  dire  che  quelle  quattro  cose  sono  tal- 
volta sfati  e  talvolta  abiti  dell'anima. 

(!)  Pag.  166,  nota  348.  Su  questo  punto  altri  pensano  in  modo  diverso,  ed  io  non 
entro  in  quistione,  perchè  ciò  non  mi  riguarda  che  indirettamente.  Vedi  in  proposito  il  sig. 
prof.  Luigi  Ferri,  //  fenomeno  sensibile  e  le  percezione  esteriore,  ossia  i  fondamenti  del 
realismo.  Parte  la,  II,  Platone.  Reale  Accademia  dei  Lincei,  serie  4a  anno  1885-86,  Me- 
morie della  Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche,  voi.  II,  parte  la.  Cfr.  Zeller. 
Philosophie  der  Qriechen,  3a  ediz.,  parte  2;|.  ser.  1''  pag.  493-494. 

(2)  Jevoo  ih]  ndhì'.  f\v  d"  i yià ,  to  Sjoiare  •  èmazijfitjv  ixÓtsqov  Sivapiv  riva  if  \"  sivtu 
c.rT)]ì',  tj  elg  ri  yévog  li't^g; 

Eìg  tovto,  efprj,  tmcomi'  yt   &vvccuea>p  èoQtafisveaxénrjv, 
Ti  óé ;  ó\>Zui'  £('s-  ó'r l'inai-,   i]  eìg  à'XXo  tidoì  oìanutr.    V,  XXI.  477,  Ferr.   \  ar. 

(3)  in  '  &XÌ.O)  akXt]  óvvafxig  zjkcpvxe,  dvvdfteig  (U   ùutf  orinai  èarov,    Jó£«    re  xià   t:u- 
nntiiir  aXXtj  óì  éxaréoa,  <>k  (f«iitv  ivi,  478. 


—  153  — 

«  In  primo  luogo  Platone,  libro  sesto,  in  fine,  proponendosi  di  dare 
a  divedere  ciò  che  egli  prende  per  intelligibile,  adduce  per  esempio  quello 
che  fa  il  geometra,  quando  lavora  nella  sua  scienza;  imperocché  costui  non 
considera  quella  figura  che  ha  disegnato  o  che  in  qualche  modo  ha  dinanzi 
agli  occhi,  ma  guarda  soltanto  alla  essenza  di  essa,  cioè  a  quelle  proprietà 
solamente  che  costituiscono  il  suo  genere  e  la  sua  specie.  L'intelligibile  è 
dunque  l'essenza  di  ciascuna  cosa.  Ma  noi  non  perveniamo  al  conoscimento 
dell'intelligibile,  se  non  per  via  di  passaggi  (àntfàaeig)  e  gradini  (ÓQfidg). 
A  spiegare  questi  passaggi  e. gradini  Platone  fa  alcune  distinzioni  (rprjfutta) 
nella  conoscenza,  che  si  riducono  a  quattro.  Soggiunge  poi  che  conviene  inten- 
dere per  queste  quattro  distinzioni  della  conoscenza  i  quattro  stati  (7ra&rj fiata) 
che  avvengono  nell'anima,  e  questi  quattro  stati  sono:  la  intellezione,  che  tiene 
il  grado  più  alto;  la  conoscenza,  che  si  ha  per  ragionamento,  la  quale  viene 
subito  dopo;  la  credenza  che  le  sta  sotto,  e  la  congettura  che  è  più  bassa. 
«  Or  m'applica  a  queste  quattro  distinzioni  i  quattro  stati  che  si  producono 
«  nell'anima;  la  intellezione  alla  più  alta,  la  conoscenza  che  si  ha  per  ra- 
*  gionamento  alla  seconda,  alla  terza  assegna  la  fede  e  all'ultima  la  conget- 
«  tura  »  (').  Dunque  secondo  questo  passo  la  intellezione  (vórjffig),  la  cono- 
scenza che  si  ha  per  ragionamento  (diavola),  la  credenza  {nitìxig)  e  la  con- 
gettura (slxctaioc),  sono  passioni  {nad-rniaru)  o  stati  dell'anima,  e  non  forme 

0  parti  (el'àr]). 

«  In  secondo  luogo  «  conoscenza  avuta  per  ragionamento,  dice  Pla- 
«  tone,  panni  tu  chiami  l'abito  dei  geometri  e  d'altri  cotali,  ma  non  mente, 
«  essendo  la  conoscenza  avuta  per  discorso  intermedia  tra  la  opinione  e  la 
■  mente  »  (-').  Or  qui  la  parola  mente  (vovg)  non  può  dinotare  altro  che 
intellezione  (vórjtng);  perchè  Platone  ha  posto  come  la  conoscenza  che  si  ha 
per  via  di  discorso  (o  d'idiota),  e  che  qui  si  chiama  abito  dei  geometri 
(twv  yscofisTQixmv  t-'gtv),  è  cosa  che  si  sta  di  mezzo  tra  la  opinione  (óó§a, 
cioè  la  credenza  niffrig  e  la  congettura  thaa(a)  da  una  parte,  e  la  intelle- 
zione pura  (vórjaig)  dall'altra;  e  perciò  anderemmo  contro  questo  che  Platone 
ha  stabilito,  dicendo  che  la  parola  mente,  adoperata  nel  luogo  ora  allegato, 
non  valga  intellezione  o  vór^ig.  Ammesso  questo,  poiché  l'abito  dei  geometri 
è  una  conoscenza  avuta  per  discorso,  ne  viene  che  la  conoscenza  avuta  per 
discorso  sia  talvolta  un  abito.  E  poiché  una  parte  o  forma  dell'anima  non 
può  mai  essere  un  abito,  così  segue  che  la  conoscenza  avuta  per  ragiona- 
mento, la  quale  può  essere  anche  un  abito,  non  sia  una  parte  o  forma  del- 

1  anima.  Oltre  a  ciò  essendo  la  opinione  (cioè  la  credenza  e  la  congettura)  e 

(  )  Kccl  tuoi  ini  roìg  xéxxc.qai  i/utjuaat  léxtaqa  xavxa  nccfhjiiaTct  èu  t>]  \pv/!i  }'<)'>'"• 
(AEvct  /.ape,  voijGiv  fxèv  ini  roì  av (orar io,  diàvoiav  ifè  ini  rw  àevrépto,  nò  tolta}  ifè  riianr 
itnóóog  y.ai  rw  rsXsvraùo  eìxaalav.  VI,  in  fine,  Ferr.  V;ir. 

(  )  oiuvoiav  (fé  xakelv  [Mot,  doxeìs  Trjv  rwc  yeojfiezQixtSv  re  x«i  ii]r  tùv  toiovTiov  el-iv, 
«/A  '  ov  vovv,  tàq  fxera^v  ti  óóì-rjt;  re  xai  voi  xijv  ótuvoittv  ovaav.  VI,  XXI,  511,  Ferr.  Varr. 


—    154  — 

la  intellezione  conoscenze,  tra  cui  è  di  mezzo  la  conoscenza  avuta  per  ra- 
gionamento, è  necessario  che  tutte  sieno  della  stessa  specie  ;  e  però,  siccome 
la  conoscenza  avuta  per  ragionamento  è  talvolta  abito,  così  ancora  tutte  le 
altre  possono  essere  qualche  volta  abito,  e  quindi  non  possono  in  nessun 
modo  essere  parti  o  forme  dell'anima. 

«  Adesso  conviene  vedere  se  nel  luogo  mentovato  a  principio  della 
presente  quistione  (e  che  è  nel  capitolo  ventunesimo  del  libro  quinto)  le 
parole  oipig  e  àxoi<  significano  visione  e  udizione,  oppure  vista  e  udito  ;  e  se 
valgono  queste  due  ultime  cose,  siccome  esse  sono  forme  dei  sensorii  viventi, 
così  la  parola  potenza,  óvvctfiig,  predicandola  di  loro  e  della  credenza,  della 
congettura,  della  conoscenza  avuta  per  ragionamento  e  della  intellezione,  avrà 
due  sensi  e  quando  si  attribuisce  alla  oipig  e  alla  dxm]  dinoterà  parte  o  forma 
del  corpo  vivente,  e  quando  si  predica  della  credenza  e  delle  altre  cose  che 
seguono,  converrà  intenderla  in  senso  di  stato  o  abito  e  non  di  parte  o  forma 
dell'anima.  Se  poi  le  stesse  parole  oipig  e  <xxort  significano  visione  e  udizione, 
la  voce  potenza  avrà  un  senso  solo,  tanto  se  si  predica  di  esse,  quanto  se  si 
dice  della  credenza  della  congettura  e  via  discorrendo,  e  varrà  stato  o  passione 
dell'anima. 

«  Or  noi    siamo    impediti    di    determinar    ciò   con    segni    o    argomenti 
certi  ;  mentre  di  argomenti  probabili  ce  ne  ha  a  sufficienza  per  una  parte  e 
per  l'altra.  Invero  per   aiutare    l'ima   interpretazione,  cioè   che  oìfftg  e  àxoij 
dinotano  vista  e  udito,  potremmo  dire  che  Platone  nello  esprimersi  non  si  mostra 
così  esatto  come  è  bisogno  che  sia  il  filosofo  ;  oppure  allegare  quello  che  si 
trova  scritto  nel  capitolo  terzo   e   dimostrato   nel   capitolo    dodicesimo   della 
prefazione  che  il  sig.  Ferrai  fa  alla  Repubblica,  come  l'opera  fu  compilata  in 
tempi'diversi,  e  con  intendimenti  diversi  e  per  quanto  Platone  si  ingegnasse,  non 
gli  accadde  mai  di  tornarla  a  quella  forma,  per  cui  sembrasse  un  libro  fatto, 
avendo  avuto  l'autore  sempre  gli  stessi  sentimenti.  Per  sostenere  poi  l'altra  inter- 
pretazione, che  ói}>tg  e  àxort  significano  visione  e  udizione,  si  potrebbe  notare  che 
psr   queste  due  operazioni  noi  possiamo  vedere  e  udire,  cioè  possiamo  fare  cose 
a  cui  eravamo  in  potenza;  appunto  come  per  la  scienza   e   per   la  opinione 
siamo  fatti  capaci  di  conoscere  scientificamente  e  di  opinare  cose  a  cui  era- 
vamo in  potenza  di    apprendere    in    questo    modo.  Tuttavia    questa    ragione 
sembra  meno  certa  di  quelle  addotte  a  confortare  l'altra  parte,  perchè  il  dire 
che  per  la  visione  siamo  fatti  capaci  di  vedere,  è  lo  stesso  che  dire  che  per 
il  vedere  siamo  fatti  capaci  di  vedere. 

«  Da  tutto  questo  apparisce  come  la  voce  potenza  (óvvafiig),  adoperata 
da  Platone,  può  intendersi  in  doppio  modo,  o  come  parte  o  forma,  oppure  come 
operazione  o  stato  o  meglio  ancora  abito  dell'anima.  Ma  il  presente  lavoro 
non  si  maneggia  intorno  alla  potenza  presa  in  questo  secondo  senso.  Resta 
quindi  a  spiegare  che  cosa  significherà  intesa  in  quell'altra  maniera.  Diremo, 
«  soggiunge  Platone,  che  le  potenze  sono  un  certo  genere  di  cose,  per  le  quali 


—  155  — 

*  [potenze]  invero  e  noi  ■possiamo  [fare]  quelle  cose  che  possiamo  [fare], 
»  e  [per  le  quali]  ogni  altra  cosa  [può  fare]  tutto  ciò  che  puh  [fare,  o 
«  tutto  ciò  a  cui  fare  è  in  potenza]  ;  per  esempio  dico  essere  'potenze  la 
«  vista  e  l'udito,  e  così  intenderai  [che  è  ciò]  che  voglio  chiamare  specie 
«  [di  potenze]  »   (1). 

a  Ad  evidenza  del  qual  luogo  prima  di  tutto  adunque  fa  mestieri  cercare 
se  ciò  che  Platone  chiama  potenza  di  una  cosa  è  alcun  che  di  reale,  esistente 
nella  cosa  stessa,  oppure  un  concetto  della  mente  nostra.  Se  Platone  volesse 
dire  che  le  potenze  sono  concetti  nostri,  converrebbe  intendere  quelle  parole 
«  per  le  quali  potenze  noi  possiamo  fare  quelle  cose  che  possiamo  fare  » 
in  questa  maniera  «  per  le  quali  potenze  da  noi  in  noi  concepite,  noi  con- 
cepiamo esser  noi  capaci  di  far  quello  cui  siamo  ordinati  a  fare  » ,  come 
se  Platone  amasse  significare  che  noi  per  renderci  ragione  dell'operare  delle 
cose,  concepiamo  in  queste  certi  enti,  pei  quali  esse,  giovandosene  come 
di  mezzi,  compirebbero  ciò  che  non  ripugna  che  compiano,  ma  che  in 
realtà  questi  enti  da  noi  concepiti  non  sono  nelle  cose,  ma  soltanto  nella 
mente  nostra.  Ma  in  tal  caso,  come  chiaramente  si  vede,  il  passo  non  è  più 
di  Platone.  Oltre  di  ciò  ripugna  che  le  potenze,  avendo  quell'ufficio  che  Pla- 
tone dà  loro,  sieno  nostri  concetti.  Imperocché  per  le  potenze  noi  e  ciascuna 
cosa  può  fare  quello  a  che  fare  è  in  potenza,  e  le  cose  e  le  operazioni  delle 
cose  sono  certi  reali. 

«  Ciò  essendo,  sembra  che  nel  passo  addotto  Platone  distingua  in  noi 
due  specie  di  potenze,  l'una  la  non  ripugnanza  o  possibilità  di  compiere 
certe  operazioni,  e  quindi  l'esser  noi  in  potenza  a  compiere  queste  tali  ope- 
razioni, la  qual  cosa  è  espressa  dalle  parole  «  quelle  cose  che. possiamo 
fare*  («  óvvàfis&a)]  l'altra  il  mezzo  onde  compiamo  quelle  operazioni, 
alle  quali  siamo  in  potenza  «  per  le  quali  potenze  noi  possiamo  fare  quelle 
cose  che  possiamo  fare  »  (aiq  SvvdfisO-a  ce  dwàfis&a).  Sì  che  una  cosa  per 
Platone  deve  dirsi  essere  in  potenza  alle  operazioni  in  un  doppio  modo;  in 
un  modo  quando  non  ha  il  mezzo  atto  a  compiere  l'operazione,  in  un  altro 
modo  quando  ha  cotesto  mezzo,  ma  non  opera  per  esso. 

-  Ora  le  operazioni  che  si  compiono  in  noi  sono  le  operazioni  razio- 
nali, l' adirarci,  l'appetire  sensualmente,  e  le  sensazioni  dei  cinque  sensi 
Queste  operazioni  poi  si  fanno  in  quanto  in  noi  sono,  o  le  tre  forme  o  parti 
dell'anima,  se  si  parla  delle  tre  prime,  o,  se  si  discorre  delle  sensazioni,  in 
quanto  nei  nostri  cinque  organi  sensorii  sono  le  virtù  che  li  rendono  capaci 
di  sentire.  Perciò  le  tre  forme  o  parti  dell'anima  e  le  cinque  virtù  dei  sen- 
sorii, essendo  mezzo  onde  noi   operiamo   in   certa   data   maniera,    segue  che 

(')  'Pìjuousi'  àvvaueig  eìvea  yéi'og  ci  tiòi>  oviiov,  w.g  ó't)  xal   rj/ieìs  àvva/ie&a  a  <)Vm 
fted-a,  xcà  àXXo  nùv  óuneo  ìh>  Svvrjxm;  o*ov  Xéyia  Siptv  xal    àxorjv    icàv    ùwaftecov    urei. 
et  (igee  Liay&uyscs  o  povkojiut  Xéysiv  cu  eìfìog.   V.  XXI.   177. 


—  156  — 

secondo  Platone  si  debbano  chiamare  poterne,  e  le  potenze  dell'anima  siano: 
la  parte  razionale,  la  parte  irascibile,  la  parte  concupiscibile,  la  vista,  l'udito, 
l'odorato,  il  gusto  ed  il  tatto. 

«  Ma  pigliandone  l'occasione  da  quel  passo  sopra  addotto,  ove  Platone 
afferma  che  «  ne'ragazzi...  ognun  può  vedere  come  sian  subito  pieni  d' ira;  della 
«  ragione  invece  alcuni,  a  me  pare,  mai  non  partecipino,  e  il  più  gran  nu- 
«  mero  tardi  soltanto  ->  ('),  uno  potrebbe  dire  che  per  Platone  la  ragione  è 
uno  stato  oppure  un  abito,  e  non  una  potenza  o  un  mezzo  per  cui  l'anima 
opera.  Però  ei  non  sembra  che  questo  sia  vero;  perchè  quelle  parole  di 
Platone  «  della  ragione  alcuni  (ragazzi)  a  me  pare  mai  non  partecipino,  e 
«  il  più  gran  numero  tardi  soltauto  - ,  non  implicano  che  ci  siano  ragazzi  la 
cui  anima  non  abbia  quel  mezzo  per  cui  l'uomo  ragiona,  ma  dinotano  solo 
che  quei  ragazzi  non  si  valgono  mai,  o  molto  tardi,  di  quel  mezzo,  non  ma- 
nifestano mai,  o  molto  tardi,  le  operazioni  che  la  loro  anima  può  compiere 
per  quel  mezzo.  E  ciò  può  provenire  da  altra  causa  che  non  sia  la  mancanza 
della  parte  razionale. 

«  Inoltre,  come  del  resto  segue  eziandio  dalla  dottrina  esposta,  Platone 
con  un  argomento  cavato  dalla  coscienza,  stabilisce  che  le  potenze  sono  cose 
semplici.  «  Di  una  potenza,  egli  dice,  non  veggo  nò  colore,  nò  figura,  né  verun 
«  altro  di  tali  accidenti,  e  così  eziandio  di  altri  obbietti,  i  quali  riguardando, 
«  distinguo  pur  tuttavia  in  me  medesimo  gli  uni  dagli  altri  -   (2). 

«  E  soggiunge:  -  ho  dato  un  proprio  nome  a  ciascuna  (potenza),  e 
«  quella  che  è  ordinata  a  una  medesima  cosa  e  produce  la  stessa  operazione, 
«  la  dico  la  medesima,  e  l'altra    che    è    ordinata    ad    altro    fine,  e  produce 

-  una  operazione  differente,  la  nomino  diversa  »  (3).  Ora  da  quest'ultimo  che 
è  stato  addotto  e  da  altri  luoghi  che  arrecherannosi,  si  inferisce  che  le  po- 
tenze portano  seco  un  conato  pel  quale  tendono  continuamente  all'atto.  Del 
luogo  allegato  conviene  ponderare  le  parole   «  quella  (potenza)   che   è  ordi- 

-  nata  a  una  medesima  cosa  - ,  le  quali  parole  si  restringono  a  queste:  quella  po- 

-  tenza  che  è  ordinata  a  un  medesimo  fine  -  ;  e  queste  a  quest'altre:  ciascuna  po- 

-  tenza  è  ordinata  ad  un  fine  - .  Degli  altri  due  luoghi  che  sono  stati  accennati  uno 
è  questo  «  ciascuna  di  esse  (potenze),  potendo  <i/"ilche  cosa  di  differente  (da 


(*)  iv  totg  :itaóioic  tovxó  yt  av  rig  itìoi,  ozi  9-vfj.ov  (lèv  sv&vg  yevófieva  tieffrtt  iati, 
Xoyicuov  J"  ì'i'ioi  uèr  etuótye  doxovoiv  ov&énoTi  ueraXafiBccvetv,  ol  óè  noX'Aoi  oipé  note. 
IV,  XV.  441,  Ferr. 

(2)  óvydfXSUìg  •/(<n  èyà  ovzé  urei  %q<hcv  oqw  ovt(  a/ìtuc.  ovre  rt  ràv  toiovtiov.  oior 
xal  iiXXtav  noXXàv,  TiQÒg  à  ccnoBXénwv  evia  dioglCoitai  nidi  èuavxio,  tu  fxèv  SXXa  ni'c.i.n: 
&è  atta.  V.  XXI,  477-478,  Ferr.  Var. 

(3)  y.c.l  thvtij  iy.u.at^v  ctvTiSv  ffivafiiv  èxttXeoa,  y.aì  j>]r  tur  ì;u  rcù  avrai  itrc.yiit'i'^r 
y.ià  rò  avrò  «TrsQya^ofievrjv  i  i]r  avi rjv  xaXtò,  xi]v  ài  tm  étégw  y.cù  itegov  aneQycc^ofxevr,» 
aXXijv.  V,  XXI,  477-478. 


—  157  — 

*  quello  che  possono  le  altre),  è  fatta  per  natura  ad  altra  cosa  »  (')  ;  o  con  ter- 
mini diversi  «  ciascuna  potenza,  potendo  qualche  cosa  di  differente  da  quello  che 
possono  le  altre,  è  ordinata  per  natura  ad  un  fine  differente  da  quello  a  che 
sono  le  altre  potenze  ».  L'altro  passo  che  rimane  ad  addurre  è:  »  l'una po- 
tenza ver  natura  è  fatta  per  altra  cosa  (-'),  cioè:  «  l'ima  potenza  è  ordinata 
per  natura  ad  altro  fine  che  non  sia  quello  delle  altre  » .  Adunque  espri- 
mendo tutto  ciò  con  una  sola  proposizione  «  ciascuna  potenza  è  ordinata 
per  natura  ad  un  fine  ».  Ora  il  fine  di  ciascuna  potenza  è  l'operazione: 
imperocché  ciascuna  potenza  ha  un'operazione  propria  da  compiere:  *  v' ha 
egli . . .  una  operazione  'propria  degli  occhi?  —  Sì  che  va  . . .  Di  ancora, 
e  v'era  un'operazione  propria  delle  oi%ecchie  ?  —  Sì  (3)  ;  e  operazione  pro- 
pria di  ciascuna  cosa  è  quello  che  viene  compilo  o  da  quella  cosa  sola, 
o  da  quella  cosa  meglio  che  da  tutte  le  altre  »  (4).  Se  dunque  ciascuna  potenza 
è  ordinata  per  natura  a  un  fine,  a  compiere  un  dato  ufficio,  a  fare  una  data 
operazione ,  questo  implica  che  ella  sia  naturalmente  disposta  a  siffatta  ope- 
razione, e  naturalmente  vi  tenda.  Perciò  in  ciascuna  potenza  è  un  conato,  o 
un  appetito,  o  una  inclinazione  naturale  a  compiere  l'atto  suo.  E  dicesi  na- 
turale, perchè  non  è  quello  un  appetito  prodotto  da  conoscenza,  ma  un  appetito, 
per  così  dire,  cieco.  Di  modo  che,  secondo  la  mente  di  Platone,  ciascuna 
potenza  dell'anima  potrebbe  parzialmente  definirsi  per  una  tendenza  a  pro- 
durre una  operazione  ;  e  si  aggiunge  il  complemento  parzialmente,  perchè 
in  universale  per  Platone  potenza  dell'anima  è  ciascun  mezzo  col  quale 
l'anima  compie  ciascuna  specie  di  operazioni  :  il  qual  mezzo,  giusta  i  luoghi 
ultimamente  addotti,  ha,  fra  le  sue  note,  la  tendenza  altresì  a  compiere  la 
propria  operazione. 

«  Di  siffatto  appetito  naturale,  o  conato  che  si  voglia  dire,  inerente 
alle  potenze,  parlò  anche  Aristotele  nella  Morale  a  Nicomaco,  libro  nono, 
capitolo  nono,  paragrafo  settimo,  della  impressione  curata  dal  Sushemil,  ove 
dice:  «  la  potenza  tende  ad  uscire  in  atto  (è  portata  verso  l'atto),  e  il  punto 
principale  della  potenza  (la  sua  perfezione)  sta  nell'atto  »  (5).  Ma  il  conato 
che  Platone  concede  essere  nelle  potenze  è  cosa  diversa  da  quello  ammesso 
dal  Leibnitz  (6)  e  dal  Rosmini  (7);  imperocché  costo:o  tengono  che  il  co- 
nato sia  un  atto  iniziale  e  imperfetto,  che  stia  fra  la  potenza  e  l'atto  com- 
pleto, e  sia  un  certo  atto  primo  e  non  si  ritrovi  in  tutte  le  potenze,  ma  solo 

(')  è(py  etÉqw  uga  tregór  ti   (ìvt'Kfiévt]  éx(crt()i'.  <cvtmi>  nécpvxei'.  V,  XXI,  478. 

(2)  67r'  iìXXio  tiXXì]  6'vi'iefÀ.L?  nécpvxe  (ivi). 

(3)  I,  XXIV,  353  Ferr.  Var. 

(4)  tovtov  txrioTov...  egyov,  o  av  >j  jiói'oi'  ri,  ì]  /.i'Xkiatu  xtòv  aXXoiv   «7ieQyà^sxat  (ivi). 

(5)  i)  &è  dvvafitg  eig  tì)v  èvégyeiav  avayexcw  xò  de  xvqìqv  èv  ti]  èvegyeiq.  Arist. 
Hetic.  Nic.  IX,  IX,  7  ed.  Sushemil,  testo  67. 

(6)  N.  E.,  lib.  II,  e.  I,  par.  2. 

(7)  N.  S.,  sez.  4,  e,  2,  art,  3,  p.  235.  Torino  1852. 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  21 


—  158  — 

uell'  intelletto.  Mentre  secondo  Platone  deve  dirsi  che  siffatto  conato  è  una 
certa  disposizione  prossima  all'atto,  e  ha  luogo  in  tutte  le  potenze. 

«  Venendo  ad  altro,  se  le  potenze,  come  vuole  quel  passo  della  Repub- 
blica sopra  addotto  sono  mezzi,  pei  quali  l'anima  opera  in  diverse  maniere, 
segue  che  esse  non  siano  l'essenza  dell'anima,  ma  cose  distinte  da  essa,  seb- 
bene da  lei  non  separate. 

«  La  qual  cosa  deve  ritenersi  altresì,  se  si  pone  mente  agli  altri  luoghi 
della  medesima  Repubblica,  nei  quali,  per  la  massima  che  un  solo  prin- 
cipio in  noi  non  può  compiere  due  operazioni  contrarie  nel  tempo  mede- 
simo, Platone  ha  stabilito  che  le  tre  potenze  dell'anima,  la  concupiscibile, 
la  irascibile  e  la  razionale  sono  realmente  diverse,  e  però  distinte  le  une 
dalle  altre  per  distinzione  reale.  Dappoiché  se  sono  realmente  distinte  tra 
loro  è  necessario  che  ciascuna  sia  realmente  distinta  anche  dall'anima.  E 
difatti  se  la  parte  razionale,  per  esempio,  è  distinta  realmente  dalla  parte 
irascibile,  ma  non  dall'anima,  e  la  parte  irascibile  pure  è  distinta  realmente 
dalla  parte  razionale,  ma  non  dall'anima,  segue  che  la  parte  razionale  nel 
medesimo  tempo  è  realmente  distinta  e  non  distinta  dalla  parte  irascibile. 
Distinta  realmente  perchè  la  parte  razionale  si  pone  realmente  distinta  dalla 
parte  irascibile;  non  distinta  realmente,  perchè  le  parte  razionale  e  la  parte 
irascibile  amendue  realmente  si  confondono  con  l'anima  e  fanno  con  essa  una 
cosa  sola.  A  sfuggire  dunque  la  contradizione  è  necessario  dire  che,  anche  giusta 
questi  luoghi  della  Repubblica,  le  tre  parti  dell'anima  sono  dall'anima  distinte 
per  distinzione  reale. 

«Ma  con  ciò  non  ne  viene  che  esse  sieno  dall'anima  separate;  perchè 
quegli  che  ragiona,  che  si  adira,  che  soffre  quella  passione,  è  sempre  un  unico 
individuo,  o  l'anima,  per  usare  la  parola  di  Platone. 

«  Ora  i  filosofi  che  vennero  di  poi  e  che  ammisero  nell'anima  potenze 
da  lei  distinte  per  distinzione  reale,  ricercarono  eziandio  se  esse  sieno,  e 
se  sono,  in  qual  modo  sieno  principio  delle  operazioni  ;  e  poiché  l'anima 
pure  era  principio  delle  operazioni,  stabilirono  che  le  potenze  fossero  prin- 
cipio immediato  o  prossimo  e  l'anima  mediato  e  remoto.  Di  poi  notarono  che 
le  potenze  non  potrebbero  sussistere  senza  l'anima,  di  cui  sarebbero  state 
attributi  e  proprietà,  e  conchiusero  che  l'anima  è  principio  primo  e  le  po- 
tenze principio  secondario  o  derivato  delle  operazioni  ;  onde  tennero  tutte  le 
potenze  derivare  o  sgorgare  dall'anima,  e  tutte  essere  in  lei  come  in  prin- 
cipio. Eziandio  costoro  si  domandarono,  se  le  potenze,  oltre  che  come  in 
principio,  sono  o  no  tutte  nell'anima  come  in  soggetto.  L'esser  poi  le  po- 
tenze nell'anima  come  in  soggetto  importava  che,  separatasi  l'anima  dal 
corpo,  quelle  potenze  rimanessero  tuttavia  in  lei,  sì  come  prima,  e  perciò 
fossero  spirituali  ;  e  l'essere  le  potenze  come  in  soggetto  nel  composto  di 
anima  e  di  corpo,  inchiudeva  che  esse,  dipartitasi  l'anima  dal  corpo  rimanes- 
sero nell'anima  come  per  metà,  cioè  (dicevano)  in  principio  o  in  radice,  in 


—  159  — 
modo  che  l'anima  non  potesse  più  compiere  quelle  operazioni  che  per  esse 
compiva,  fino  a  che  ella  non  si  fosse  ricongiunta  col  corpo.  E  però  tali  po- 
tenze, sebbene  semplici,  con  tutto  questo  sarebbero  state  spirituali  in  parte, 
cioè  spirituali  in  quanto  in  principio  o  in  radice  si  ritrovavano  nell'anima 
separata  dal  corpo;  ma  in  parte  materiali,  in  quanto  acciocché  l'anima  se 
ne  potesse  servire,  era  necessario  che  essa  fosse  unita  al  corpo. 

«  Se  pertanto  volessimo  vedere  in  Platone  qualche  accenno  a  coteste 
quistioni,  non  lo  potremmo  vedere  altro  che  all'ultima.  Perchè  avendo  egli 
detto  che  i  cinque  sensi  risultano  dall'unione  di  un  sensorio  vivo  e  di  una 
speciale  virtù  di  questo  sensorio,  seguirebbe  che  coteste  potenze  sensitive  fos- 
sero come  in  soggetto  non  nella  sola  anima,  ma  nell'anima  e  nel  corpo  insieme. 

«  Lo  stesso  è  mestieri  pensare  rispetto  alla  parte  irascibile  e  alla 
parte  concupiscibile;  dappoiché  nel  Timeo  è  detto  che  esse  sono  cosa  mor- 
tale, e  di  più  che  la  irascibile  abita  nel  petto,  cioè  fra  i  precordii  ed  il 
collo,  e  la  concupiscibile  nel  torace  o  addome,  cioè  fra  i  precordii  e  l'um- 
bilico.  I  figli  di  Dio,  avuto  ordine  di  fabbricar  l'uomo  «  nel  petto  e  in  quello 
«  che  è  detto  torace,  collocavano  il  genere  mortale  dell'anima  (')  ».  Quello 
«  pertanto  che  nell'anima  partecipa  di  fortezza  e  di  iracondia,  essendo  amante 
«  della  contesa,  lo  collocarono  più  vicino  al  capo,  fra  i  precordii  e  il  collo  (-)  » . 
E  altrove  :  «  l'animale  partecipa  della  terza  forma  dell'anima  (la  parte  con- 
«  cupiscibile),  la  quale  forma  insegnammo  essere  collocata  tra  i  precordii  e 

-  l'umbilico,  la  quale  non  reca  seco  nulla  di  opinione  e  di  ragionamento  e 
«  di  mente,  ma  porta  con  sé  il  piacere  e  il  dolore  del  senso  con  le  cupidità  (3)  » . 
Tutto  ciò  significa  che  la  parte  concupiscibile  e  la  parte  irascibile,  nell'anima 
separata  dal  corpo  non  sono  più,  almeno  come  erano,  allorché  questa  a  quello 
si  trovava  congiunta. 

«  Quanto  alla  parte  razionale,  parrebbe  che  pure  essa  risiedesse  come 
in  soggetto  nell'anima  e  nel  corpo  insieme;  poiché,  si  dice  nel  medesimo 
Timeo,  che  ella  abita,  alberga,  dimora  (oìxst)  nella  testa  «  rispetto  alla  parte 

-  o  forma  principale  dell'anima  nostra,  si  deve  tenere  come  Dio  l'ha  data 
*  a  ciascuno  quasi  genio,  questa  cioè    la  quale  diciamo  che  abita  nella  cima 

-  del   nostro    corpo    e    oltre    a    ciò   ci    solleva    dalla    terra   per    unirci   col 

-  cielo,  come  se  noi    fossimo    stirpe    non    terrena,  ma   celeste  »   (4).  Ma   in 

(1)  ev  de  roig  arr^eai  xat  rw  xccXov/uevo)  0-i6q«xi  tò  zijg  \pv%ìjs  &p)jTÒf  yévog  èvédovv. 
Timeo,  pag.  69. 

(2)  tò  fueré/oi'  ovv  rrjg  ipv/ijg  àrdQsiug  xaì  ftv/uov,  (piXóveixoi>  òV,  xaxaxwav  èyyvrsQm 
rtjg  XEtpalijg  iisTct^v  tiov  cpQevwv  re  xtà  uv%évog  (ivi). 

(3)  fxsré%si  ys  fxrjv  tovro  (?«o*'),  o  vvv  ìéyofjsv,  rov  tq'uov  ipvxìjg  eìdovg,  o  tinnir 
cpQertov  niicpuXov  te  IdcfvoO-ctt,  Xoyog,,iò  dóhjg  iièr  kayiofiov  re  xtà  fov  ustegti  tò  wnóèv, 
(ua&ijaeojg  de  ijóiLag  xaì  ccXyetvijg  fiera  èntOriiuòr.  Timeo  pag.  77. 

(4)  tò  de  nsQL  tov  xvQtwTctTov  tw(/  ^fjùv  ipvxijg  s'idovg  dinvoEÌad-ui  det  rfjde,  ióg  «(>« 
«vto  duiiioi'ct  &eòg  éxccaro)  dt'dioxs.  tovto,  o  di']  (pajXBV  oixet'v  uèv  nudSv  èn"1  oxquì  rio 
aitiiiKTt,  ngòg  dì  ttjv  eV  ovqcìi'm  g~vyyévEiuv  ihxò  yìjg  fjfiag  a'igeip  <JS-  òrncg  (fruir  ovx 
eyyeiov,  àHà  ovgc'cviov.  (Timeo  pag.  90). 


—  160  — 

generale  nella  dottrina  di  Platone  si  tiene  che  cotesta  parte  non  ha 
bisogno  del  corpo  per  sussistere,  poiché  esisteva  nell'anima  prima  che  l'anima 
si  congiungesse  al  presente  corpo,  poiché  quando  l'anima  si  sarà  dipartita  dal 
corpo  ella  rimarrà  tuttavia  nell'anima,  e  poiché  la  vita  dell'anima  dopo  la 
morte  del  corpo  è  una  vita  puramente  razionale.  Perciò  quella  parola  abita, 
alberga,  dimora  (olxst)  va  intesa  in  questo  senso  che  la  parte  razionale  si 
trova  in  quella  data  parte  del  corpo  virtualmente,  per  estensione  a  essa  della 
tua  virtù,  in  quanto  la  muove.  Né,  cosi  facendo,  si  pone  in  contradizione 
con  sé  stesso  Platone,  il  quale  ha  ammesso  che  l'anima  e  la  parte  razionale 
sono  spirituali  e  immortali.  Imperocché  bene  è  vero  che  una  sostanza  spi- 
rituale non  può  stare  per  sé  stessa  in  un  luogo  in  un  modo  formale,  cor- 
poreo, quantitativo  o  materialmente  misurabile;  altrimenti  sarebbe  anch'essa 
misurabile  ed  avrebbe  quelle  proprietà  che  porta  seco  la  quantità  corporea. 
M;i  vi  può  stare  in. modo  che  sia  definita  da  esso  luogo,  così  che,  fuori  di 
quel  luogo  non  sia  quella  cotal  sostanza;  il  che  è  starvi  in  modo  virtuale, 
per  applicazione  ad  esso  della  propria  virtù  od  azione.  Per  esempio  se  questa 
sostanza  spirituale  producesse  un  effetto  in  un  luogo  di  due  metri  cubici, 
potremmo  dire  che  essa,  rispetto  alla  sua  operazione  è  misurata  da  due  metri 
cubici,  ma  non  già  che  misura  due  metri  cubici,  perchè  non  è  estesa.  Questo 
che  si  è  detto  di  una  sostanza  spirituale  si  dica  ancora  delle  proprietà  o  at- 
tributi di  essa,  e  si  capirà  come,  secondo  Platone,  la  parte  razionale,  che  è 
attributo  o  proprietà  inerente  come  in  soggetto  nella  sola  anima,  possa  al- 
bergare nella  testa. 

«  In  fine  le  tre  parti  dell'anima  non  si  ritrovano  nello  stesso  grado 
presso  tutti  gli  uomini:  dacché  i  Greci  avanzano  gli  altri  uomini  per  la 
parte  razionale,  i  barbari  settentrionali,  specie  quei  della  Tracia  e  della 
Scizia,  fanno  ciò  per  la  parte  irascibile,  la  quale  è  principio  di  coraggio  e 
i  Fenici,  gli  Egizii  e  i  popoli  dell'Oriente  passano  tutti  per  la  parte  concu- 
pì cibile,  principalmente  in  quanto  essa  è  fonte  di  desiderii  di  ricchezza. 
«  Sarebbe  infatti  da  ridere  se  alcuno  credesse  non  provenire  dagli  individui 

-  agli  Stati  l'ardimento  dell'animo,  quale  si  mostra  ad  esempio  in  Tracia  e 

-  nella  Scizia,  e  in  generale  nelle  regioni  d'insù;    o    l'amor  dell'apprendere 

-  che  si  potrebbe  dire  sia  da  attribuire   al  nostro    paese    massimamente  ;   o 

-  l'avidità  del  guadagno,  che  taluno  direbbe  propria  de'  Fenici  e  de'  popoli 
«  dell'Egitto  (')  -. 


(!)  yeloìor  yàq  «V  eìt],  f<  ti;  oty&eiq  io  d-VfiOEl&ès  io]  ex  ttoV  ìiftioTwv  tY  t€tt$  no- 
'/.toiv  tyytyofinu.  alt  de  xttì  t/oiai  tavrtjf  tì]v  aìriay,  oiot'  ol  xatà  t i,r  Sgaxrjp  re  xaì 
Ixifrtxrji'  y.(à  a/8<hn'  ti  xutic  tòt-  avi»  xónoi',  rj  rò  cfUouuftèg,  o  ()>;  tisqI  tòv  ticcq  »,«"' 
iiàXiat  &p  rig  alttaaatto  xónov,  i]  io  tfi?.o/Qt]u«Toy.  o  negì  rovg  re  foivueas  sìrcu  xcà 
rovg  xcaù  AXyvnxov  (fair   ne  àv  or/   fausta.  IV,  XI,  435  e  436,  Ferr. 


—  161  — 

Matematica.  —  Sulle  superficie  Fuchsiane.  Nota  del  Corrispon- 
dente Luigi  Bianchi. 

«  Da  una  Memoria  Sulle  forme  differenziali  quadratiche  inde  finite  che 
sto  preparando  per  la  pubblicazione  negli  Atti  di  questa  R.  Accademia,  tolgo 
alcune  notizie  intorno  ad  una  nuova  classe  di  superficie,  che,  per  la  loro  rela- 
zione colla  bella  teoria  delle  funzioni  Fuchsiane,  di  cui  si  è  recentemente 
arricchita  l'analisi  ('),  mi  sembrano  degne  d'interesse. 

«  Lasciando  da  parte  le  considerazioni  geometriche,  che  per  rendere  più 
complete  queste  notizie,  dovrebbero  essere  troppo  diffuse,  dirò  soltanto  della 
parte  analitica  della  questione. 

«  1.  Il  problema,  che  mi  ha  condotto  alla  considerazione  delle  super- 
ficie, cui  più  avanti  darò  il  nome  di  superficie  Fuchsiane,  consiste  nella 
integrazione  della  equazione  a  derivate  parziali  del  2°  ordine 

(1)  {1-f}r-\-2pqs  +  (l-f)t  =  0,  (») 

con  assegnate  condizioni  ai  limiti,  per  una  funzione  incognita  g  di  due  varia- 
bili indipendenti  x,  y. 

«  Esso  può  precisamente  enunciarsi  così  : 

«Dato  nello  spazio  un  contorno  chiuso  C,  determinare 
una  porzione  semplicemente  connessa  di  superficie  s  =  2{x,y), 
integrale  della  (1).  che  sia  limitata  al  contorno  C  e  nel  suo 
interno  sia  priva  di  punti  singolari. 

«  Come  si  vede,  questo  problema  è  l'analogo  di  quello  di  Plateau  per 
le  ordinarie  superficie  d'area  minima,  caratterizzate  dall'altra  equazione  a  deri- 
vate parziali 

(2)  (l  +  <72  )r  —  2pqs -{- (1 -{- p2)  t  =  0  . 

«  La  possibilità  di  trattare  il  primo  problema  con  un  metodo  analogo 
a  quello  che  si  tiene  pel  secondo,  si  fonda  sulle  proposizioni  seguenti. 

«  Come  ad  ogni  integrale  della  equazione  (2)    delle  superficie    minime 

(*)  Poincaré,  Sur  les  gronpes  Fuchsiens  et  sur  les  fonctions  Fuchsiennes.  Acta  Mathe- 
matica, voi.  I. 

(2)  A  questa  equazione  a  derivate  parziali  si  può  dare  un  significato  geometrico 
assai  semplice.  Se  diciamo  che  due  rette  dello  spazio  sono  armoniche,  quando  incon- 
trano il  piano  all'infinito  in  due  punti  coniugati  armonici  rispetto  alla  conica  all'infinito 

del  cono 

X2  -\-  %p  —  Z-  =  0; 

le  superficie  integrali  della  equazione  (1)  sono  caratterizzate  dalla 
proprietà  che  in  ogni  loro  punto  le  due  direzioni  assintotiche  sono 
armoniche. 

In  altre  parole  le  superficie  in  discorso  sono  le  superficie  d'area  minima  di  quello 
spazio  parabolico,  il  quadrato  del  cui  elemento  lineare  e  dato  da 

ds*  =  dx-  +  dy*  —  dsfl. 


—  162  — 

corrisponde  una  determinata  rappresentazione  conforme  della  sfera  sul  piano, 
così  ad  ogni  integrale  della  (1),  che  renda  inoltre  p--\-q2  <^1,  corrisponde 
una  determinata  rappresentazione  conforme  della  pseudosfera  sul  piano.  Ove 
si  consideri  una  porzione  di  superficie  integrale  della  (1),  superfìcie  che. 
per  abbreviare,  chiamerò  in  questa  Nota  superficie  2,  vi  corrisponderanno 
sulla  pseudosfera  e  sul  piano  due  aree  A,  A1  in  guisa  che  ogni  punto  preso 
sulla  porzione  considerata  di  2  darà  un  punto  M  sull'area  pseudosferica  A 
ed  un  punto  Mr  sull'area  piana  A'.  La  corrispondenza  fra  i  punti  M,  M'  delle 
aree  A,  A'  dà  una  rappresentazione  conforme  dell'una  area  sull'altra. 

«  Ora  il  contorno  assegnato  alla  superficie  -  può  esser  tale  che  ne  ven- 
gano già  determinate  le  due  aree  A,  A'  ;  allora  il  problema  proposto  si  ri- 
duce all'altro:  Rappresentare  in  modo  conforme  l'area  A  sul- 
l'area A',  in  guisa  che  al  contorno  dell'una  corrisponda  il 
contorno  dell'altra. 

«  2.  Si  presenta  appunto  questo  caso  quando  il  contorno  C  del  problema 
proposto  è  un  poligono  rettilineo  sghembo;  di  questo  caso  soltanto  tratterò 
in  seguito  (').  Allora  l'area  A  è  racchiusa  da  un  poligono  geodetico  sulla 
pseudosfera,  e  l'area  A1  nel  piano  da  un  poligono  rettilineo.  Utilizzando 
quella  rappresentazione  conforme  delle  superficie  pseudosferiche  sul  piano, 
di  cui  trattano  i  primi  paragrafi  della  citata  Memoria  del  sig.  Poincaré  sui 
gruppi  Fuchsiani,  si  può  anche  dire  che  il  problema  consiste  nel:  Rap- 
presentare in  modo  conforme  un  poligono  piano  P,  i  cui  lati 
sono  archi  circolari,  coi  centri  in  linea  retta,  sul  mezzo 
piano. 

«  A  tale  problema  sono  applicabili  i  metodi  sviluppati  dal  sig.  Schwarz 
nei  Monatsberichte  der  Berliner  Akademie  1870.  In  particolare,  se  il  poli- 
gono è  un  quadrilatero  curvilineo  simmetrico  (nel  senso  di  Poincaré  m.  e. 
p.  37)  rispetto  ad  una  diagonale,  il  problema  si  risolve  per  funzioni  iper- 
geometriche. 

«  Immaginiamo  sul  piano  del  poligono  P  distesi  i  valori  di  una  varia- 
bile complessa  w  e.  per  fissare  le  idee,  supponiamo  che  la  retta  dei  centri 
degli  archi  circolari,  che  formano  il  perimetro  di  P,  sia  l'asse  reale.  Effet- 
tuata la  rappresentazione  conforme  del  poligono  P  sul  mezzo  piano,  le  for- 
inole che  danno  le  coordinate  se,  y,  2  di  un  punto  della  porzione  richiesta  di 
superficie  5,  limitata  al  contorno  C  poligonale  rettilineo,  saranno  le  seguenti 


(3)     #  =  R      (1— w*)F(™V/w,  ,y=R     2«F(«)d»,  *=R      (1+m8)F(m)^«, 


(l)  Avendo  omesse  le  considerazioni  geometriche,  non  posso  qui  parlare  del  caso  più 
generale  (che  si  tratta  tuttavia  collo  stesso  metodo)  di  un  contorno  formato,  al  modo  di 
Schwarz,  di  tratti  rettilinei  e  di  piani. 


—  163  — 

dove  il  simbolo  R,  preposto  ad  una  quantità  complessa  io,  sta  ad  indicarne 
la  parte  reale.  La  funzione  F(o>)  è  pienamente  determinata  dalla  rappresen- 
tazione conforme  del  poligono  P  sul  mezzo  piano  e  nell'interno  di  P  essa 
è  finita,  continua  e  monodroma.  Se  nelle  forinole  (3)  il  cammino  d'integra- 
zione parte  da  un  punto  fisso  «0  interno  a  P  e  termina  all'estremo  varia- 
bile o)  nell'  interno  o  sul  contorno,  avremo  analiticamente  rappresentata  la 
porzione  di  superficie  2  richiesta,  consistente  in  un  poligono  n  a  superficie 
curva,  il  cui  contorno  è  formato  da  tratti  rettilinei. 

«  3.  Immaginiamo  ora  che  il  poligono  P,  per  successive  riflessioni  (Spie- 
gelungen)  sopra  ciascuno  dei  suoi  lati  circolari  dia  origine  ad  altrettanti  nuovi 
poligoni  adiacenti  a  P  e  continuiamo  indefinitamente  la  stessa  operazione  sui 
nuovi  poligoni  via  via  ottenuti. 

«  Se  si  fa  uscire  l'estremo  o)  del  cammino  d' integrazione  dal  poligono  P 
per  un  suo  lato  a  e  si  fa  muovere  entro  il  poligono  P'  aderente  a  P  pel  lato  a, 
le  forinole  (3)  daranno  un  nuovo  poligono  curvo  n',  contornato  da  tratti  ret- 
tilinei, aderente  al  precedente  per  'quel  lato  «  che  corrisponda  ad  a.  Questo 
nuovo  poligono  n'  è  la  continuazione  analitica  del  primo  tv,  lungo  il  lato  a, 
ed  è  in  certo  senso  simmetrico  di  n  rispetto  al  lato  comune.  La  simmetria 
non  è  però  della  specie  ordinaria,  ma  di  un'altra  specie  che  potrebbe  dirsi 
obliqua,  e  sulla  quale  non  posso  qui  dare  ulteriori  dettagli.  In  fine  lasciamo 
•muovere  liberamente  l'indice  w  dell'estremo  d' integrazione  nel  piano.  Se  il 
cammino  descritto  da  co  traversa  successivamente  i  poligoni 

Pi   Pi  )   P2  •••  Pn 

della  rete,  altrettanti  poligoni  curvi 

TX,   7TX  ,   7T2  ...  TXn  , 

appartenenti  ad  una  medesima  superficie  2,  traverserà  il  punto  M  le  cui  coor- 
dinate x,  ij,  z  sono  date  dalle  (3). 

«  In  generale  la  superficie  2,  rappresentata  dalle  formole  (3)  quando  non 
si  limiti  il  corso  della  variabile  w,  è  tale  che  in  ogni  porzione  finita  dello 
spazio  penetrano  infiniti  poligoni  n.  Volendo  escludere  questa  circostanza, 
bisogna  che  la  rete  di  poligoni  ad  archi  di  circolo 

P,  Pl5  P,.... 
ricopra  una  sola  volta,  senza  sovrapposizioni,  il  semipiano  ;  il  poligono  P 
deve  essere  cioè  il  semi-poligono  generatore  di  un  gruppo  Fuchsiano  (sim- 
metrico). E  nel  caso  qui  considerato  di  un  contorno  C,  tutto  composto  di 
tratti  rettilinei,  tale  condizione  necessaria  è  pur  anche  sufficiente. 
Chiamerò  le  superficie  2  corrispondenti  superficie  Fuchsiane.  Esse  sono,  per 
l'equazione  a  derivate  parziali  (1),  l'analogo  delle  superficie  minime,  così 
felicemente  studiate  da  Schwarz  e  Neovius. 

«  Ogni  superficie  Fuchsiana  si  trasforma  in  sé  medesima 
per  un  gruppo  di  collineazioni  dello  spazio,  0 1 0  e  d  rie  amente 
isomorfo  al  gruppo  Fuchsiano.    Qualunque  sostituzione  del 


—  164  — 

gruppo  scambia  fra  loro  i  poligoni  curvi,  contornati  da  tratti 
rettilinei,  che  costituiscono  la  superficie. 

«  4.  Terminerò  dimostrando  con  un  esempio  la  effettiva  esistenza  di  classi 
di  superficie  Fuchsiane. 

«  Il  poligono  fondamentale  della  rete  Fuchsiana  sia  un  quadrilatero 
ABDC,  che  dalla  diagonale  BC  venga  diviso  in  due  triangoli  ABC,  DBCr 
simmetrici  rispetto  alla  diagonale  BC.  Indichiamo  con 


rispettivamente  gli  angoli  in  A,  B,  C  del  1°  triangolo,  ove  i  numeri  a,  /?,  yy 
affinchè  la  rete  sia  veramente  Fuchsiana,  sono  assoggettati  alle  sole  condi- 
zioni di  essere  interi  e  di  soddisfare  la  disecruaglianza 


a  ti  y 

«  Rappresentiamo  in  modo  conforme  il  triangolo  ad  ardii  di  circolo 
ABC  sul  mezzo  piano  positivo  di  una  variabile  complessa  te,  supponendo  che 
ai  vertici  A,  B,  C  corrispondano  rispettivamente  sull'asse  reale  del  piano  di  w 
i  punti 

w  =  0 ,     w  =  1 ,     w  =  co  . 

«  La  funzione  w(to)  così  determinata  sarà  precisamente  la  funzione  Fuch- 
siana corrispondente  alla  rete  generata  dal  triangolo  ABC. 

«  Ora  le  forinole 


x  =  R 


1  — 


w(ì—io) 


4  \  dia  ì 


2w         i  dw  \: 

m(\ — ir) 


I     10(1 — io) 


quando  si  limiti  il  corso  dell'indice  di  «  all'interno  del  quadrilatero  fonda- 
mentale ABDC,  ci  daranno  una  porzione  di  superficie  2,  contornata  da  un 
quadrilatero  sghembo. 

«  Assoggettiamo  ora  i  numeri  interi  a,  (3,  y  alle  condizioni  seguenti  : 
1°  /J  sia  pari 
2°  siano  soddisfai  fé  le  disegnagli  anse 

«^.2,     /?  ^  4  ,     y  >4 . 


—  165  — 

«  Escludendo  il   caso  «  =  2  ,   /?  =  4 ,   y  =  4  ,  sarà  pur  soddisfatta  la 
diseguaglianza 

e  la  funzione 


iv(\ — IV) 


che  comparisce  sotto  il  segno  integrale  nelle  forinole  (4),  in  tutto  il  semi- 
piano positivo  di  uì  (l'asse  reale  escluso)  sarà  finita,  continua  e  monodroma. 
Conseguentemente  la  superficie  2,  definita  dalla  (4),  quando  l' indice  di  w  si 
muova  liberamente  nel  semipiano,  sarà  una  superficie  Fuchsiana,  costituita 
da  infinite  porzioni  contornate  da  quadrilateri  sghembi. 

«  Confrontando  il  risultato  di  questo  esempio  con  quello  ottenuto  dal 
sig.  Schwarz  rispetto  alle  superficie  minime,  che  si  suddividono  in  infiniti 
quadrilateri  curvi,  dei  quali  soltanto  un  numero  finito  entra  in  ogni  porzione 
finita  di  spazio,  vediamo  che  mentre  queste  ultime  sono  in  numero  di  cinque 
soltanto,  l'analoga  classe  di  superficie  Fuchsiane  ne  comprende  invece  infinite  ». 


Chimica.  —  Sull'astone  del  joduro  di  metile  sopra  alcuni  de- 
rivati del  pirrolo.  Nota  I.  del  Corrispondente  G.  Ciamician  e  di 
F.  Anderlini. 

«  Il  modo  di  comportarsi  del  pirrolo  con  i  joduri  alcoolici  non  è  stato 
ancora  sufficientemente  studiato,  e  la  ragione  per  cui  la  storia  chimica  del 
pirrolo  rimase  per  sì  lungo  tempo  incompleta  da  questo  lato,  risiede  nelle 
difficoltà  che  tali  ricerche  presentano.  Il  pirrolo  non  agisce  sui  joduri  alcoo- 
lici come  la  altre  ammine  secondarie  e,  come  è  noto,  non  si  può  sostituire 
nel  pirrolo  l'idrogeno  imminico  con  radicali  alcoolici,  che  impiegando  il  suo 
composto  potassico.  In  questo  modo  furono  ottenuti,  già  molti  anni  or  sono, 
l'n-metilpirrolo  e  l'n-etilpirrolo.  Queste  reazioni  non  vanno  egualmente  bene 
con  tutti  i  joduri  alcoolici,  col  joduro  di  metile  si  ottiene  facilmente  ed  in 
grande  quantità  l'n-metilpirrolo,  col  joduro  etilico  invece,  oltre  all'n-etilpir- 
rolo,  che  bolle  a  131°,  si  ottengono  prodotti  che  hanno  un  punto  di  ebulli- 
zione  più  elevato,  tanto  che  Liubawin  (')  il  quale  pel  primo  studiò  tali 
reazioni,  credette  erroneamente  che  questi  prodotti,  che  bollono  sopra  i  130°, 
contenessero  l'n-etilpirrolo  cercato.  Inoltre  già  molti  anni  or  sono  uno  di  noi 
ebbe  occasione  di  notare,  che  nella  preparazione  del  metilpirrolo,  se  si  im- 
piega un  eccesso  di  joduro  metilico  e  si  scaldano  i  tubi  contenenti  il  miscu- 
glio del  composto  potassico  e  di  joduro  metilico,  dopo  compiuta  la  reazione 

('j  Beri.  Ber.  1869,  99;  vedi  poi  Bell.,  ibid.  1878,  1810. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  22 


—  166  — 

spontanea,  a  100°,  si  ottiene  un  prodotto  molto  impuro  per  la  presenza    di 
sostanze,  che  hanno  un  punto  di  ehullizione  molto  più  elevato  del  metilpirrolo. 

u  Per  queste  ed  altre  ragioni  uno  di  noi  intraprese  ancora  l'anno  scorso, 
assieme  al  dott.  P.  Silber,  lo  studio  di  queste  reazioni,  senza  però  potere 
arrivare  a  risultati  bene  definiti.  Gli  esperimenti  preliminari  fatti  allora  di- 
mostrarono che  scaldando  il  pirrolo  con  joduro  di  metile  in  presenza  di  po- 
tassa in  tubi  chiusi,  si  formano,  in  piccola  quantità,  sostanze  decisamente 
alcaline  e  dimostrarono  ancora,  che  questi  prodotti  alcaloidici  si  ottengono 
più  copiosamente  impiegando  invece  del  pirrolo  e  della  potassa  il  sale  potas- 
sico o  sodico  dell'acido  carbopirrolico.  Gli  studi  sull'azione  dei  joduri  alcoo- 
lici  sul  pirrolo  erano,  come  si  disse,  appena  avviati,  quando  comparve  il 
lavoro  di  E.  Fischer  (')  sull'azione  del  joduro  di  metile  sul  metilchetolo, 
nel  quale  quell'illustre  chimico  dimostrò  che  gli  indoli  si  trasformano  per 
tali  reazioni  in  diidrochinoline.  Sebbene  l'analogia  di  comportamento  fra  il 
pirrolo  e  l'indolo  non  fosse  allora  ancor  bene  stabilita,  pure  non  c'era  da  du- 
bitare che  anche  il  pirrolo  potesse  in  analoghe  circostanze  subire  una  tra- 
sformazione corrispondente,  tanto  più,  che  la  formazione  di  nuclei  piridici 
da  nuclei  pirrolici,  costituisce  una  delle  proprietà  più  caratteristiche  di  questi 
ultimi.  Nonpertanto  il  problema  non  era  facile  a  risolversi,  perchè  ben  presti» 
si  dovette  acquistare  la  convinzione,  che  nei  composti  pirrolici  la  reazione 
non  è  così  semplice  come  nel  metilchetolo,  e  che  la  trasformazione  in  deri- 
vati piridici  è  accompagnata  da  altre  metamorfosi,  che  come  si  rivedrà  da 
quello  che  segue,  sono  ancora  più  sorprendenti. 

«  Le  esperienze  preliminari  fatte  col  carbopirrolato  sodico  servirono  di 
ammaestramento,  in  quanto  che  fu  d'uopo  convincersi,  che  sarebbe  stato  im- 
possibile arrivare  a  risultati  definiti,  senza  impiegare  notevoli  quantità  di 
materia  prima.  La  preparazione  dell'acido  carbopirrolico  in  grandi  quantità 
è  purtroppo  un'operazione  difficile  ad  eseguirsi  in  laboratori  che  non  sono 
provveduti  di  apparati  per  riscaldare  grandi  quantità  di  sostanze  sotto  forti 
pressioni,  e  le  presenti  ricerche  non  sarebbero  state  effettuabili,  se  non  ci 
fosse  venuta  in  aiuto  la  squisita  cortesia  del  eh.  sig.  dott.  Ed.  Hepp,  chimico 
della  ditta  Kalle  e  C°,  il  quale  fece  preparare  per  noi  nella  fabbrica  a  Bie- 
brich  sul  Reno  una  ragguardevole  quantità  di  acido  carbopirrolico,  usando  il 
metodo  di  Ciamician  e  Silber. 

I.  Azione  del  joduro  di  metile  sai  sale  sodico 
dell'acido  carbopirrolico. 

«  Come  si  disse,  la  reazione  che  stiamo  descrivendo  avviene  molto  meglio 
coi  sali  alcalini  dell'acido  carbopirrolico  che  col  pirrolo  libero,  però  è  da 
notarsi  che  il  carbossile  non  rimane  nei  nuovi  composti,  che  si  formano  nella 

(')  E.  Fischer  e  A.  Steche,  Beri.  Ber.  20,  818  e  2109;  L.  Ann.  242,  348. 


—  167  — 

reazione,  ma  che  viene  eliminato  sotto  forma  di  anidride  carbonica.  Il  mi- 
gliore rendimento  si  ebbe  operando  come  segue:  5  gr.  del  sale  sodico,  10  gr. 
di  joduro  metilico  e  7  gr.  di  alcool  metilico  introdotti  in  un  tubo,  vennero 
scaldati  per  circa  12  ore  a  120°.  Aprendo  i  tubi,  dopo  il  riscaldamento, 
si  svolgono  notevoli  quantità  di  anidride  carbonica,  ed  il  contenuto  dei  me- 
desimi è  in  gran  parte  liquido,  colorato  in  bruno,  ed  ha  reazione  acida,  per 
acido  jodidrico  libero.  Distillando  il  prodotto  in  corrente  di  vapor  d'acqua, 
passano  prima  il  joduro  di  metile  rimasto  in  eccesso  e  l'alcool  metilico,  e 
poi  notevoli  quantità  di  etere  metilico  dell'acido  carbopirrolico,  formatosi 
nella  reazione.  Il  residuo,  trattato  con  forte  eccesso  di  potassa,  si  divide  in 
due  strati  ed  il  più  leggero  è  formato  da  un  olio  nero,  fortemente  alcalino, 
che  distilla  facilmente  con  vapore  acqueo.  Nella  distillazione  passa  in  prin- 
cipio assieme  ad  ammoniaca,  la  parte  del  prodotto,  che  è  solubile  nell'acqua, 
infine  invece  si  ottiene,  in  piccola  quantità,  un  olio  alcalino,  poco  solubile 
nell'acqua,  che  venne  raccolto  separatamente.  Quest'ultimo  prodotto  si  forma 
in  maggior  copia  se  si  saldano  i  tubi  a  temperature  più  elevate. 

«  La  soluzione  acquosa,  fortemente  alcalina,  venne  soprasaturata  con 
acido  cloridrico  e  svaporata  a  secchezza.  Il  residuo  bruno,  dopo  essere  stato 
ripreso  più  volte  con  acido  cloridrico  concentrato  e  portato  nuovamente  a 
secco  a  b.  m.,  per  distruggere  le  sostanze  pirroliche  che  poteva  contenere, 
venne  trattato  in  soluzione  acquosa  con  potassa  e  distillato.  Si  raccolsero  le 
prime  porzioni  separatamente  dalle  ultime,  che  vennero  riunite  alle  prece- 
denti. Il  liquido  alcalino  venne  separato  dall'acqua  mediante  la  potassa  solida, 
seccato  per  ebullizione  con  barite  anidra  e  finalmente  sottoposto  alla  distil- 
lazione. Il  prodotto  non  ha  un  punto  di  ebullizione  costante,  ma  incomincia 
a  bollire  intorno  a  circa  140°  e  la  temperatura  si  eleva  durante  la  distilla- 
zione fino  a  circa  170°-180°.  Da  170  gr.  di  sale  sodico  dell'acido  carbopirrolico 
si  ottennero  circa  10  gr.  di  prodotto  secco  e  distillato.  Dopo  una  serie  di  di- 
stillazioni frazionate  dovemmo  persuaderci  di  avere  a  che  fare  con  un  miscu- 
glio di  basi,  che  data  la  quantità  di  prodotto  di  cui  disponevamo,  non  sarebbe 
stato  possibile  separare  completamente  mediante  la  sola  distillazione  frazio- 
nata. Nonpertanto  vennero  raccolte  separatamente  le  seguenti  frazioni,  che,  ad 
eccezione  della  prima,  contenevano  principalmente  un  solo  composto: 

«  La  prima  frazione,  che  distillò  fra  140°  e  150°,  costituiva  circa  due 
quinti  della  massa  ; 

«  La  seconda,  che  venne  raccolta  fra  150°-160°  ne  formava  tre  quinti  e 

«  La  terza  presa  fra  160°  e  170°  era  circa  un  quinto  del  tutto. 

«  La  piccola  parte  che  rimase  indietro   nel  palloncino  da    distillazione 

era  poco  solubile  nell'acqua  e  venne  riunita  agli  altri  residui  già  menzionati. 

«  Le  proprietà  delle  sostanze  contenute  in  queste  diverse  frazioni  sono 

molto  simili.  Posseggono  tutte  un'odore  caratteristico,  non  disaggradevole,  che 

si  direbbe  ricordare  quello  del  pirrolo  e  della  piridina  contemporaneamente; 


—  168  — 

all'aria  imbruniscono,  specialmente  quelle  delle  frazioni  che  hanno  più  ele- 
vato il  punto  di  ebullizione,  negli  acidi  si  sciolgono  prontamente  con  forte 
sviluppo  di  calore.  I  cloridrati  sono  solubilissimi  nell'acqua  e  danno  le  rea- 
zioni seguenti: 

«  Col  cloruro  di  piati ao  :  cloroplatinati  solubilissimi  ; 
«  Col  cloruro  di  oro:  cloroaurati,  che  precipitano  allo   stato  oleoso, 
ma  che  poi  si  solidificano  e  sono  poco  solubili  nell'acqua; 

«  Col  joduro  doppio  di  bismuto  e  potassio  :  un  precipitato  resinoso 
rosso-bruno. 

«  Col  joduro  doppio  di  cadmio  e  di  potassio  :  un  precipitato  giallo 
cristallino  ; 

«  Col  joduro  mercurico  p>otassico  :  un  precipitato  oleoso  che  poi    si 
solidifica; 

«  Con  acido  picrico  ;  picrati  cristallizzati  in  aghi  gialli  notevolmente 
solubili  nell'alcool. 

«  Dopo  una  serie  di  tentativi  fatti  allo  scopo  di  isolare  da  queste  sin- 
gole porzioni  il  prodotto  principale  in  esse  contenuto,  abbiamo  trovato  che 
il  metodo  migliore  è  quello  di  servirsi  dei  cloroaurati.  In  questo  modo  ci 
siamo  persuasi,  che  le  due  ultime  frazioni  sono  costituite  principalmente  da 
un  solo  alcaloide,  che  è  contenuto  in  piccola  quantità  anche  nella  prima. 

«  Precipitando  incompletamente  la  soluzione  cloridrica  della  prima  fra- 
zione con  una  soluzione  non  troppo  diluita  di  cloruro  d'oro,  si  separa  subito 
una  materia  gialla  oleosa,  che  tosto  si  solidifica.  Il  precipitato  Tenne 
sciolto  in  molta  acqua  bollente  acidificata  con  acido  cloridrico,  e  la  soluzione 
venne  abbandonata  a  se  stessa.  Per  lento  raffreddamento,  se  la  concentrazione 
è  ben  riuscita,  si  separano  aghi  gialli,  raggruppati  in  modo  molto  caratte- 
ristico, di  un  cloroaurato,  che  descriveremo  dettagliatamente  più  avanti. 
Questo  bellissimo  sale,  che  si  ottiene  più  copiosamente  dalle  altre  frazioni, 
fonde  a  109-110°. 

«  L'analisi  diede  numeri  che  conducono  alla  formula: 
C,  H13NHCl.AuCl:{. 
I.  0,2412  gr.  di  sostanza  dettero  0,1996  gr.  di  C02  e  0,0744  gr.  di  H2  0. 
IT.  0,1723  gr.  di  materia  dettero  0,0706  gr,  di  oro. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C8  H,g  XAuCl4 

I  II 

0         22,56         —  22,68 

H  3,43        —  3,36 

Au      —  41,31  41,20 

«  La  quantità  di  questo  cloroaurato,  ottenuto  dalla  frazione  140°-150°,  ■ 
era  molto  piccola,  tanto  da  bastare  solamente  alle  determinazioni  analitiche. 
«  Non  staremo  qui  a  descrivere  i  lunghi,  laboriosi  ed  infruttuosi  tentativi 


—  169  — 
da  noi  fatti  per  separare  le  altre  basi  che  costituiscono  la  maggior  parte  di 
questa  frazione,  e  che  erano  contenute  nel  filtrato  del  cloroaurato  ora  de- 
scritto. Malgrado  la  pazienza  e  la  cura  rivolta  a  raggiungere  lo  scopo,  non 
siamo  riusciti  ad  ottenere  finora  dalle  diverse  soluzioni  prodotti  unici  e  bene 
definiti.  Si  può  asserire  bensì,  senza  tema  di  andare  errati,  che  nella  por- 
zione che  bolle  fra  140°-150°  sono  contenute  principalmente  basi  con  meno 
di  nove  atomi  di  carbonio,  senza  però  poter  dare  a  questi  alcaloidi  formule 
precise.  I  loro  cloroaurati  sono  tutti  più  solubili  nell'acqua  di  quello  che 
fonde  a  109-110°  e  contengono  più  oro  di  quest'ultimo.  I  risultati  delle 
analisi  oscillavano  fra  41,90,  42,72  e  42,90  %  di  oro. 

«  Dovendo,  per  le  ragioni  ora  esposte,  abbandonare  l'idea  di  isolare  tutti 
i  prodotti  che  si  formano  nella  reazione  di  cui  avevamo  intrapreso  lo  studio, 
abbiamo  rivolta  la  nostra  attenzione  a  quelle  basi,  che  erano  contenute  nelle 
frazioni  superiori,  con  la  speranza  di  ritrovare  in  queste  quell'alcaloide,  dal 
cloroaurato  fusibile  a  109-110°,  che  avevamo  scoperto  in  piccola  quantità 
nella  prima  frazione. 

«  Le  esperienze  di  cui  daremo  ora  la  descrizione,  provarono  di  fatto 
che  le  nostre  speranze  non  erano  prive  di  fondamento,  perchè  realmente  questo 
alcaloide  costituisce  in  grandissima  parte  le  frazioni  che  furono  raccolte  fra 
150°-Ì60°  e  160°-170°. 

«  Dopo  esserci  convinti  con  saggi  preliminari,  fatti  su  piccole  quantità  di 
prodotto,  che  queste  frazioni  erano  formate  principalmente  dall'alcaloide  de- 
siderato, abbiamo  distillato  nuovamente  i  due  liquidi,  che  durante  il  tempo 
impiegato  nello  studio  della  prima  frazione  si  erano  notevolmente  colorati  in 
bruno,  ed  abbiamo  trovato,  che  il  composto  principale  in  esse  contenuto  deve 
avere  il  suo  punto  di  ebullizione  intorno  ai  160°. 

«  Una  porzione  del  distillato  sciolta  nell'acido  cloridrico  venne  precipi- 
tata quasi  completamente  col  cloruro  d'oro.  Si  ottenne  un  cloroaurato  oleoso, 
che  ben  tosto  si  solidificò.  Il  precipitato  è  poco  solubile  nell'acqua  bollente 
e  fonde  prima  di  sciogliersi,  per  raffreddamento  si  separa  nuovamente  allo 
stato  oleoso  se  le  soluzioni  sono  molto  concentrate,  dalle  soluzioni  più  diluite 
si  separa  in  aghi  gialli  disposti  in  modo  molto  caratteristico.  A  seconda  della 
concentrazione  delle  soluzioni  si  ottengono  aghi  innestati  l'uno  sull'altro  ad 
angolo  quasi  retto,  che  formano  una  specie  di  reticolo,  oppure  singoli  cristalli 
staccati.  Dalle  soluzioni  concentrate  questi  raggruppamenti  sono  formati  da 
aghetti  piccolissimi,  dalle  meno  concentrate  si  formano  reticoli  composti  di 
aghi  lunghi  e  sottili  in  modo  da  rassomigliare  ad  un  tessuto,  le  soluzioni 
molto  diluite  depongono  aghi  lunghissimi,  per  lo  più  molto  appiattiti,  che 
assumono  l'aspetto  di  lamine,  disposti  spesso  l'uno  sull'altro  ad  angolo 
quasi  retto. 

«  L'aspetto  di  questi  cristalli  è  talmente  singolare  e  caratteristico,  che 
abbiamo  pregato  il  eh.  sig.  prof.  Panebianco  a  volere  fare  uno  studio  cristallo- 


trovato 

1 

II 

e 

22,87 

— 

H 

3,65 

— 

N 

— 

3,12 

Au 

— 

— 

—  170  — 

grafico  di  questa  sostanza.  Dobbiamo  alla  sua  gentilezza  i  dati  cristallografici 
che  pubblichiamo  qui  sotto. 

«  Il  cloroaurato  ora  descritto,  più  volte  cristallizzato  dall'acqua  bollente, 
acidificata  con  acido  cloridrico,  fonde  costantemente  a  109°-110°  ed  ha  la 
formula  già  accennata  più  sopra: 

C9  H15  NHC1 .  AuCl3 
come  lo  dimostrano  le  seguenti  analisi: 

I.  0,3025  gr.  di  materia  diedero  0,2537  gr.  di  C02  e  0,0995  gr.  di    H2  0. 

II.  0,2735  gr.  di  sostanza  svolsero  7,8  ce.  di  azoto,  misurato  a  28°  e  760  mm. 

III.  0,1738  gr.  di  sostanza  diedero  0,0716  gr.  di  oro. 
«  In  100  parti: 

calcolato  per  C9  H,6  NAuCl« 
III 

—  22,68 

—  3,36 

—  2,96 
41,20                      41,20 

«  Studio  macroscopico.  I  cristalli  lamellari  (100)  allungati,  secondo 
[001],  che  si  ottengono  per  lento  raffreddamento  dalla  soluzione  acquosa, 
acida  di  acido  cloridrico,  mostrano  le  forme  : 

(100), (Ilo), (111), (111), (001). 

«  La  (100)  è  predominante,  la  (110)  presenta  soltanto  qualche  faccia 
estesa,  le  altre  forme  sono  pochissimo  sviluppate. 

*  Dalle  misure  approssimate  si  ebbe: 

100:110  =  28°      circa 
100:111=51° 
Il0:ììl  =  43°,5      » 
le  altre  forme  furono   determinate    dalle    zone  ed  il  sistema    moaoclino   fu 
posto  fuori  di  dubbio  dalle  proprietà  ottiche. 

«  Dai  dati  disopra  si  ha  approssimatamente: 

a  :  b  :  e  =  5  V3  :  10  :  5  l/<  ;  fi  =  85"  4/5  • 

«  Sulla  100  si  vede  la  figura  d'interferenza,  con  evidente  dispersioni', 
orizzontale,  con  la  bisettrice  acuta  positiva  di  pochi  gradi  inclinata  sulla 
normale  a  100  e  con  q  >  v. 

«  L'angolo  apparente  degli  assi  ottici  nell'aria  misurato  nella  lamina  100, 
diede  a  luce  ordinaria  91°  circa. 

«  Doppia  rifrazione  debole.  Dicroismo  inapprezzabile. 

«  Vi  ha  sfaldatura  perfettissima  secondo  (100). 

«  La  sostanza  di  un  bel  giallo,  scaldata  diviene  d'un  giallo  più  carico  prima 
di  fondere.  Fusa  la  sostanza  sopra  un  vetro  portaoggetti,  posto  sul  liquido  un 
vetrino  coprioggetti,  e  lasciata  solidificare  senza  farla  raffreddare  bruscamente, 


—  171 


si  hanno  dei  cristalli  lamellari  allungati,  disposti  a  ventaglio,  senza  inter- 
valli fra  l'uno  e  l'altro  cristallo.  Questi  cristalli  sono  lamelle  (100),  allun- 
gate secondo  [001]  e  mostrano  delle  rotture  parallele  a  [010].  Otticamente 
essi  sono  identici  a  quelli  ottenuti  per  cristallizzazione  dal  solvente.  Infatti 
ho  verificate  tutte  le  proprietà  ottiche,  compreso  l'angolo  apparente  degli  assi 
ottici  nell'aria,  sopra  uno  di  tali  cristalli,  che  mi  risultò  di  circa  91°  (luce 
ordinaria).  Il  colore  di  tali  cristalli  è  quello  della  sostanza  ottenuta  per 
via  umida. 


[ooi] 


100 


[ooi] 


Fig.  3. 


Fig.  2. 


Fig.  4. 


«  Studio  microscopico.  I  cristallini  che  si  ottengono  per  lenta  evapora- 
zione della  soluzione  anzidetta,  non  si  lasciano  misurare,  ma  mostrano  al  micro- 
scopio la  combinazione: 

(100)  (110)  (111)  (111)  Fig.  1. 

«  I  cristallini,  che  si  ottengono  mettendo  su  d'un  vetrino  portaoggetti 
una  goccia  dello  soluzione  anzidetta  bollente  e  satura,  mostrano  qua  e  là. 
qualche  lamella  (100)  allungata  e  terminata  a  una  o  a  tutte  e  due  le  estre- 
mità dagli  spigoli  [Oli]  e  [Oli]  formanti  un  angolo  di  124°,5  (media  di 
13  angoli  su  5  cristalli)  Fig.  2. 


—  172  — 

«  Dall'angolo  [Oli]  :  [Oli]  =  124°,5  si  calcola  e  :  b  =  0,55  .. . .  valore 
più  attendibile  di  quello  che  si  calcola  dalle  misure  approssimate  sui  cri- 
stalli macroscopici. 

«  Disponendo  il  microscopio  per  vedere  la  figura  d'interferenza,  usando 
olio  per  la  lente  ad  immersione,  si  constata  e  q  >  v  e  la  dispersione  oriz- 
zontale :  la  figura  d'interferenza,  come  nelle  lamine  macroscopiche,  non  ha 
il  suo  centro  coincìdente  con  l'asse  dello  strumento.  Volendo  si  potrebbe  mi- 
surare anche  l'angolo  apparente  degli  assi  ottici. 

«  Lo  schizzo  Fig.  3,  preso  dal  vero,  rappresenta  il  modo  più  ordinario 
e  caratteristico  come  si  presentano  i  cristallini,  che  si  ottengono  per  rapido 
raffreddamento  dalla  soluzione  anzidetta. 

«  Le  direzioni  dell'allungamento  degli  individui  incrociati  è  in  media  di 

86°  l/4  circa. 

«  Un  piano  di  massima  estinzione  fa,  in  generale  con  la  direzione  dell'al- 
lungamento in  ciascun  individuo  un  angolo  di 

13°  circa. 

«  Parrebbe  che  gli  individui  fossero  disposti  in  modo  che  la  base  di 
uno  sia  parallela  a  100  dell'altro  e  che  le  010  dei  due  individui  siano  pa- 
rallele. In  tali  individui  non  sono  rare  le  facce  orizzontali  e  l'angolo  86°  l/4 
non  differisce  che  di  mozzo  grado  circa  dal  /?.  Piano  di  geminazione  sarebbe 
(101)  avendosi  101  :  001  =  40"  '/, ,  KM  :  [00  =  47o4/si  tale  piano  non  fu 
riscontrato  come  faccia. 

«  Lo  schizzo  in  Fig.  4  mostra  appunto  due  di  tali  individui  presi  dal 
vero:  le  facce  orizzontali,  probabilmente  010,  sono  sviluppatissime  e  la  lar- 
ghezza nell'individuo  più  corto  è  di  min,  0,022.  Le  figure  3  e  4  mostrano 
lo  stesso  ingrandimento  di  circa  270  diametri. 

u.  Lo  studio  microscopico  caratterizza  perfettamente  tale  sostanza  e  dà 
il  rapporto  e  :  b  nonché,  se  si  volesse,  l'angolo  degli  assi  ottici  apparente  nel- 
l'aria sulla  100.  Per  tare  queste  misure  basta  una  goccia  della  soluzione 
satura  a  caldo. 

«  Concentrando  le  acque  madri  delle  singole  cristallizzazioni  si  ottengono 
sempre  gli  stessi  aghi,  solamente  quelle  avute  nella  prima  purificazione, 
danno  con  ulteriori  trattamenti  con  cloruro  d'oro  altri  cristalli  che  non  ab- 
biamo studiato. 

«  Da  quanto  abbiamo  esposto  risulta  dunque  che  il  prodotto  principale, 
che  si  forma  per  l'azione  del  joduro  di  metile  sul  sale  sodico  dell'acido  car- 
bopirrolico,  oltre  all'etere  metilico  di  questo  acido,  è  un  miscuglio  di  basi, 
fra  cui  predomina  un  composto,  che  bolle  intorno  a  160°  e  che  ha  la  forinola 

«  C9H15N  ». 

«  Questo  alcaloide  ha,  come  si  vede,  la  composizione  di  un  pentametil- 
pirrolo;  ora  siccome  è  assai  improbabile,  che  un  derivato  del  pirrolo  abbia 
proprietà  alcaline  così  pronunciate  come  la  sostanza  che  abbiamo    descritto. 


—  173  — 
non  è  certo  azzardato  l'ammettere,  che  la  base  in  questione  sia  invece  di  un 
pentametilpirrolo,  un  tetrametilderivato  di  un  omologo  nel  nucleo  del  pirrolo 
ossia  una  tetrametildiidropiridina.  In  questo  modo  il  comportamento  del  pir- 
rolo col  joduro  di  metile  (perchè  nella  reazione  in  discorso,  l'acido  carbopir- 
rolico  agisce  come  pirrolo  nascente)  diventa  comparabile  a  quello  degli  indoli, 
che  danno  in  modo  simile  le  diidrochinoline.  La  differenza  principale  consi- 
sterebbe nel  fatto,  che  il  pirrolo  per  azione  del  joduro  di  metile  ad  elevata 
temperatura,  scambia  prima  i  suoi  atomi  di  idrogeno  metinici  col  metile,  e 
si  trasforma  poi  in  derivato  piridico.  Su  questa  prima  metamorfosi  del  pir- 
rolo, altrettanto  nuova  quanto  inaspettata,  ritorneremo  in  fine  della  presente 
comunicazione. 

«  Eiprendendo  la  discussione  sulla  natura  della  base  C9  H15  N  ed  am- 
mettendone la  struttura  piridica,  rimane  ancora  a  decidere,  per  stabilire  la 
sua  formola  di  costituzione,  se  essa  sia  secondaria  o  terziaria,  perchè  come 
si  vede  da  ciò  dipende  quale  delle  due  seguenti  formule  le  si  debba  attribuire  : 

C  CH3  C  CH3 


CH3Cif  ^CCH3  CH3C 

CH3CV         /^CH,  CH3C 


CH 


NCH3 


«  La  questione  non  è  stata  facile  a  risolvere,  perchè  nulla  si  sa  ancora 
sui  caratteri  delle  piridine  biidrogenate  secondarie.  La  nostra  base  forma  un 
composto,  che  potrebbe  essere  una  nitrosamina,  ma  anche  le  diidrochinoline 
terziarie  danno  dei  composti  coli' acido  nitroso,  come  risulta  dalle  recenti 
ricerche  di  E.  Fischer  e  A.  Steche  (]). 

«  Per  azione  del  joduro  di  metile  si  ottiene  un  composto  oleoso,  che 
poi  si  solidifica.  Esso  non  ha  invero  i  caratterfdei  joduri  degli  ammonii  or- 
ganici, perchè  la  potassa  lo  decompone,  ma  non  è  ancora  dimostrato,  che  il 
jodometilato  di  una  tetrametildiidropiridina  terziaria  resista  all'azione  della 
potassa.  Il  comportamento  della  base  in  questione,  sebbene  corrispondesse 
più  a  quello  di  un'ammina  secondaria  che  a  quello  di  una  base  terziari;!, 
non  era  tale  da  escludere  del  tutto  quest'ultima  possibilità. 

«  Alla  soluzione  del  problema  restava  non  pertanto  aperta  un'altra  via, 
che  noi  abbiamo  seguito  con  buon  successo,  cioè  quella  della  trasformazione 
dell'alcaloide  da  noi  ottenuto,  nella  corrispondente  base  piperidinica.  Se  la 
base  da  noi  studiata  era  realmente  una  tetrametildiidropiridina  secondari;!, 
doveva  potersi  trasformare  per  riduzione  in  una  tetrametilpiperidina,  in  cui 
sarebbe  stato  poi  facile  riconoscere  la  presenza  dell'imminu  libero.  Di  fatto 

(')  L.  Ann.  242,  348. 
Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  23 


—  174  — 

le  cose  si  passarono  secondo  le  nostre  previsioni  ed  anche  nel  nostro  caso  la 
bella  reazione  di  Ladenburg  dette  il  risultato  desiderato. 

«  Veramente  la  base  che  noi  abbiamo  impiegato  per  la  riduzione  con 
sodio  ed  alcool  non  era  purissima,  perchè  non  era  formata  esclusivamente 
dal  composto  C9  Hi5  N,  ma  la  piccola  quantità  di  sostanza  di  cui  dispone- 
vamo non  permetteva  la  ulteriore  purificazione  passando  attraverso  al  clo- 
roaurato.  D'altronde  come  si  vedrà,  la  separazione  dalla  base  idrogenata  dalle 
piccole  quantità  di  altri  composti  che  l'accompagnavano  riuscì,  fortunatamente, 
per  mezzo  della  sola  distillazione  frazionata,  assai  più  agevolmente  che  la 
purificazione  della  base  primitiva. 

«  Il  seguito  della  presente  comunicazione  verrà  pubblicato  in  una  se- 
conda Nota  ». 


Chimica.  —  Sopra  alcuni  derivati  del  dimetìlpirroló  assimme- 
metrico.  Nota  IT.  di  Gaetano  Magnanimi  f1),  presentata  dal  Corri- 
spondente G.  Ciamician. 

«  In  una  precedente  comunicazione  (2)  io  ho  descritto  alcuni  derivati 
del  dimetilpirrolo  assimmetrico,  i  quali  si  possono  agevolmente  ottenere  col 
mezzo  dell'etere  a  /?'-dimetil-r/  /?-pirroldicarbonico  sintetico,  e  più  precisa- 
niente  dall'etere  monoetilico,  sostituendone  il  carbossile  libero  col  radicale 
dell'acido  acetico.  Feci  notare  fin  d'allora  come  all'etere  monoetilico  dell'acido 
dimetilpirroldicarbonico  assimmetrico  si  potessero  attribuire  egualmente  bene 
due  formule  di  struttura  differenti  : 

CHS .  C  —  C  .  COOC>  H5  CH3 .  C  —  C  .  COOH 

Il        II  II        II 

COOH.C       C.CH3  0  COOC2H,C       C.CH3, 

/ 


NH  NH 

però  dissi  come  in  base  a  nuovi  fatti,  che  mi  riserbavo  di  esporre  in  altro 
luogo,  la  costituzione  di  quella  sostanza  dovesse  venire  espressa  dalla  prima 
forinola  e  come,  per  conseguenza,  nei  derivati  da  me  descritti  l'acetile  do- 
vesse trovarsi  in  posizione  a. 

«  Nella  presente  Nota,  mentre  do  la  descrizione  di  alcune  imminanidridi 
di  acidi  dimetilpirrolcarbonici,  espongo  i  motivi  i  quali  mi  hanno  condotto 
ad  attribuire  la  posizione  a  al  carbossile  libero  dell'etere  monoetilico  del- 
l'acido dimetilpirroldicarbonico  assimmetrico. 


(1)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  E,  Università  di  Padova. 

(2)  Rendiconti  della  R.  Acc.  dei  Lincei  1888,  1°  semestre,  pag.  828. 


—  175  — 

«  Facendo  agire  l'anidride  acetica  sull'acido  dimetilpirroldicarbonico,  in 
tubi  chiusi,  ad  elevata  temperatura,  non  si  ottengono,  almeno  nelle  condi- 
zioni da  me  impiegate,  risultati  soddisfacenti  ;  facendo  invece  agire  l'anidride 
acetica  alla  temperatura  di  ebollizione,  si  toglie  all'acido  dimetilpirroldicar- 
bonico una  molecola  di  acqua  e  si  ottiene  un  derivato  anidridico,  al  quale, 
per  la  sua  composizione  e  per  le  sue  proprietà  generali,  si  deve  attribuire 
una  costituzione  analoga  a  quella  della  pirocolla,  l'unica  anidride  nota  fino 
al  presente  nella  serie  del  pirrolo.  La  forinola  seguente: 

CH3 .  C  —  C  .  COOH 

il       II 
CO  .  C       C  .  CH3 

\V 

\N 
potrebbe  per  conseguenza  rappresentare  la  costituzione  di  questa  anidride 
dell'acido  dimetilpirroldicarbonico.  Anche  però  volendo  mantenere  fino  ad  un 
certo  punto  quella  analogia,  si  potrebbe  ammettere,  che  il  legame  anidridico 
avesse  luogo  per  mezzo  dell'altro  carbossile,  in  modo  da  attribuire  alla  so- 
stanza questa  altra  costituzione: 

CH3 .  C  —  C  .  CO  - 

li        II 
COOH . C       C  .  CH, 


N 

«  L'analogia  della  pirocolla  sarebbe  forse  meno  evidente,  perchè  l'acido 
carbopirrolico,  che  dà  la  pirocolla,  contiene  per  l'appunto  il  carbossile  in  po- 
sizione a,  ma  sempre  però  giustificata  dalla  esistenza  di  un  legame  anidri- 
dico  di  quella  natura.  Io  ho  cercato  di  decidere  la  questione  studiando  se, 
dei  due  carbossili  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico,  uno  solo  abbia  la  pro- 
prietà di  formare  coll'immino  un  legame  anidridico,  ovvero  se,  godendo  en- 
trambi di  questa  proprietà,  la  posseggano  però  in  modo  diverso. 

«  L'etere  monoetilico  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico,  bollito  con  ani- 
dride acetica,  si  trasforma  in  una  sostanza,  fusibile  a  temperatura  elevata, 
la  quale  è  l'etere  etilico  dell' anidroacido  citato.  Dunque  il  carbossile  libero 
di  quell'etere  monoetilico  possiede  la  facoltà  di  formare  un  legame  anidri- 
dico. Distillando  a  secco  l'etere  monoetilico  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico, 
questa  sostanza  perde  il  suo  carbossile  e  si  ottiene  l'etere  etilico  di  un  acido 
pirrolmonocarbonico,  già  descritto  da  Knorr  (1).  A  questo  acido  si  deve  attri- 
buire una  delle  forinole: 

CH3 .  C  —  CH  CH3 .  C  —  C  .  COOH 


COOH.C      C.CH3       o  HC      C . CH 


NH  NH 

0)  Liebig's  Annalen  236,  318. 


—  176  — 

dipendentemente  dalla  formula  che  si  vuole  ammettere  per  l' etere-acido  da 
cui  esso  deriva.  Io  ho  preparato  questo  acido  ed  ho  trovato  che  esso  non  è 
in  grado  di  dare  una  imminanidride.  Allo  scopo  di  ottenere  una  dimetilpi- 
rocolla  dall'acido  dimetilpirrolmonocarbonico,  io  ho  seguito  lo  stesso  processo 
che  è  stato  impiegato  da  Ciamician  e  Silber  (')  per  ottenere  la  pirocolla 
dall'acido  carbopirrolico.  Quei  chimici  hanno  trovato,  che  bollendo  questo 
acido  con  anidride  acetica,  si  forma  im  prodotto  intermedio,  che  riscaldato 
ulteriormente  si  scinde  in  acido  acetico  e  pirocolla.  L'acido  dimetilpirrolmo- 
nocarbonico di  Knorr  venne  fatto  bollire  in  un  apparecchio  a  ricadere  con 
dieci  volte  il  suo  peso  di  anidride  acetica  per  qualche  ora;  si  distillò  l'ani- 
dride acetica  nel  vuoto  ed  il  residuo  venne  riscaldato  oltre  i  180°.  Si  ottenne 
cosi  ima  massa  nera,  solubile  completamente  nell'alcool  e  dalla  quale  io  non 
ho  estratto  che  l'acetildimetilpirrolo  fusibile  a  122°. 

«  Questo  fatto  dimostra  che,  dei  due  carbossili,  che  si  trovano  nell'a- 
cido dimetilpirroldicarbonico,  uno  solo  può  formare  una  imminanidride.  Credo 
che  questa  differenza  così  netta  di  comportamento  si  possa  e  si  debba  attri- 
buire unicamente  alla  posizione  diversa  dei  due  carbossili  rispetto  all'azoto  ; 
e  siccome  nell'acido  carbopirrolico,  che  dà  la  ordinaria  pirocolla,  il  carbos- 
sile si  trova  in  posizione  «  (2),  così  sembra  probabile  che  negli  acidi 
pirrolcarbonici  ì  soli  carbossili,  che  si  trovano  nelle  posizionici,  possono 
dare  con  facilità  imminanidridi  analoghe  alla  pirocolla.  E  inoltre  assai 
notevole  il  fatto,  che,  mentre  l'acido  ^-carbopirrolico  dà  per  ebollizione  con 
anidride  acetica,  prima  un  composto  intermedio,  il  quale  per  ulteriore  riscal- 
damento si  trasforma  in  pirocolla,  l'acido  dimetilpirroldicarbonico  ed  il  suo 
etere  monoetilico,  danno  direttamente,  per  ebollizione,  le  imminanidridi  cor- 
rispondenti. 

«  La  forinola  di  costituzione,  che  colla  massima  probabilità,  deve  per 
conseguenza  venire  attribuita  all' an idroacido  da  me  ottenuto,  è  la  seguente: 

CH3 .  C  —  C  .  COOH 

Il       II 
CO  .  C      C  .  CH3 
v  \   /' 

\N 

Imminanidride  dell'acido  «  /^'-dimetilpirroldicarbonico. 

*  Per  procurarsi  quantità  notevoli  di  acido  dimetilpirroldicarbonico  con- 
viene fare  la  saponificazione  dell'etere  corrispondente  in  determinate  condi- 
zioni. Si  fanno  bollire  20  gr.  di  etere  dimetilpirroldicarbonico,  ottenuto  di- 
rettamente dall'etere  acetoacetico,  con  una  soluzione  di  55-60    gr.    di    soda 

(i)  R.  Acc.  dei  Lincei,  Memorie  Vili,  1883-84. 

(2)  Ciamician  e  Silber,  Rendiconti  della  11.  Acc.  dei  Lincei,  III,  1887. 


—  177  — 

caustica  in  un  litro  di  acqua  per  qualche  ora,  fino  a  che  tutto  è  disciolto. 
La  soluzione  alcalina,  che  contiene  il  sale  dell'acido,  deve  venire  diluita  con 
una  quantità  conveniente  di  acqua  (più  del  suo  volume),  prima  di  essere 
precipitata  coll'acido  solforico.  Se  non  si  diluisce  la  soluzione,  l'acido  dime- 
tilpirroldicarboirico  si  separa  in  fiocchi,  la  filtrazione  del  liquido  procede  a 
stento  e  per  il  contatto  coll'acido  minerale  la  sostanza  si  decompone  e  si 
arrossa  rapidamente.  In  soluzione  più  diluita,  l'acido  si  separa  dopo  qualche 
minuto,  dacché  è  stato  aggiunto  l'acido  solforico,  sotto  forma  di  una  polvere 
cristallina  quasi  bianca,  che  si  raccoglie  sul  filtro,  si  lava  rapidamente  e  si 
secca  nel  vuoto.  Da  20  gr.  dell'etere  si  ottengono  così  in  media  13-14  gr. 
dell'acido. 

«  Allorquando  si  riscalda  in  un  apparecchio  a  ricadere  l'acido  dimetil- 
pirroldicarbonico  con  dieci  volte  il  suo  peso  di  anidride  acetica,  l'acido  pron- 
tamente si  discioglie,  dopo  qualche  tempo  però  di  ebollizione  il  liquido  an- 
nerisce e  si  nota  la  formazione  di  una  polvere  bianca,  la  quale  va  aumen- 
tando, cosicché  dopo  3-4  ore  di  ebollizione,  il  vaso  si  trova  ricoperto  inter- 
namente da  una  crosta  biancastra.  Si  distilla  l'anidride  acetica  nel  vuoto, 
si  lava  il  residuo  con  alcool  caldo,  il  quale  trasporta  la  materia  resinosa 
molto  solubile,  e  si  discioglie  la  sostanza  nel  carbonato  di  soda.  La  solu- 
zione alcalina  filtrata,  dà,  per  precipitazione  con  acido  acetico,  dei  fiocchi 
bianchissimi,  i  quali  col  riscaldamento  si  riuniscono,  e  formano  una  polvere 
finissima,  che  si  .lava  di  nuovo  con  alcool.  Il  rendimento  ascende  a  40-45  % 
dell'acido  impiegato.  La  soluzione  alcoolica  di  lavaggio  abbandona  per  sva- 
poramento una  materia  resinosa,  dalla  quale  l'acqua  bollente  estrae  una  certa 
quantità  di  acetildimetilpirrolo,  identico  a  quello  che  ho  descritto  nella  mia 
prima  comunicazione. 

«  La  nuova  sostanza  è  un  acido,  e  corrisponde  nella  sua  composizione 
a  quella  di  un  acido  dimetilpirroldicarbonico  meno  una  molecola  di  acqua. 
Le  sue  proprietà  generali  sono  invero  quelle  di  un  acido  pirrolcarbonico, 
al  quale  però  il  legame  anidridico  comunica  una  certa  stabilità,  propria  di 
tutte  le  pirocolle.  Sembra  per  altro  che  la  soluzione  acquosa  del  suo  sale 
ammonico  subisca  per  riscaldamento  una  leggera  decomposizione  e  si  formi 
del  dimetilpirrolo.  Resiste  all'azione  degli  acidi  minerali;  l'acido  solforico 
concentrato  la  discioglie  col  riscaldamento  e  si  ottiene  una  soluzione  gialla- 
stra. È  insolubile  nell'acqua,  nell'alcool,  nell'etere,  nell'acido  acetico,  nell'e- 
tere di  petrolio,  nel  cloroformio;  può  venire  riscaldata  oltre  300°  senza  su- 
bire che  un  leggero  imbrunimento  ;  a  temperatura  più  elevata  si  decompone, 
si  forma  del  dimetilpirrolo  accanto  ad  un'altra  sostanza  fusibile  a  272°-272°,:>, 
la  quale,  come  si  vedrà  in  seguito,  non  è  altro  che  dimetilpirocolla.  I  sali 
di  questo  acido  partecipano  in  generale  della  sua  insolubilità,  anche  il  sale 
di  ammonio  è  poco  solubile,  cosicché  la  sostanza  non  si  discioglie  nella  am- 
moniaca se  non  si  aggiunge  una  quantità  sufficiente  di  acqua.  La  soluzione 


—  178  — 

neutra  del  sale  ammonico  dà  luogo,  colle  soluzioni  dei  sali    metallici,    alle 
seguenti  reazioni: 

-  Con  cloruro  dì  bario  una  polvere  cristallina  quasi   insolubile; 

-  Con  cloruro  di  calcio  un  precipitato  gelatinoso  ; 

«  Con  cloruro  mercurico  un  precipitato  gelatinoso  biancastro  ; 

«  Con  cloruro  ferrico  fiocchi  di  color  rosso-intenso  ; 

-  Con  solfato  ferroso  un  precipitato  verdastro  gelatinoso; 

-  Con  solfato  di  nichelio  un  precipitato  verdognolo  ; 

<■  Con  acelato  di  rame  un  precipitato  azzurro-verdastro. 

«  Il  sale  argentico  si  ottiene  sotto  forma  di  precipitato  amorfo  gialla- 
stro; versando  una  soluzione  di  nitrato  argentico  in  una  soluzione  ammonia- 
cale neutra  dell'acido;  raccolto  sul  filtro  e  lavato  con  acqua  si  concreta  dis- 
seccandosi in  una  massa  compatta,  relativamente  molto  dura,  la  quale  ha 
dato  all'analisi  il  seguente  risultato  : 
gr.  0,2844  di  sostanza  dettero  gr.  0,1122  di  Ag. 

«In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  CeH6NOtAg 

Ag  39,45  39,70 

«  Sale  magnesiaco.  Allorquando  si  aggiunge  solfato  di  magnesia  ad  una 
soluzione  del  sale  ammonico,  non  si  nota,  se  la  soluzione  è  sufficientemente 
diluita,  nessun  cangiamento.  Abbandonando  però  a  sé  il  liquido  si  separano, 
dopo  qualche  tempo,  degli  aghetti  splendenti  alquanto  solubili  anche  a  freddo. 

«  L'analisi  ha  dato  il  seguente  risultato: 
gr.  0,1877  di  sostanza,  seccata  nel  vuoto,  dettero  gr.  0,0212  di  Mg  0. 

t  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  (C»  H6  N03)2  Mg. 

Mg        6,77  6,81 

«  Etere  etilico.  Facendo  bollire  l'etere  monoetilico  dell'acido  dimetil- 
pirroldicarbonico  con  dieci  volte  il  suo  peso  di  anidride  acetica  per  due  o 
tre  ore  e  lasciando  raffreddare,  si  separano  dal  liquido  degli  aghi  filiformi, 
bianchi,  leggerissimi,  i  quali  lavati  con  alcool,  possono  venire  cristallizzati 
dall'acido  acetico;  fondono  intorno  ai  270°,  sono  poco  solubili  negli  ordinari 
solventi,  e  costituiscono  l'etere  etilico  dell'anidroacido  ora  descritto  ('). 

(*)  Le  analisi  di  questa  sostanza,  fatte  con  diversi  preparati,  cristallizzati  ripetuta- 
mente dall'acido  acetico,  non  mi  hanno  dato  risultati  soddisfacenti;  io  non  ho  voluto  in- 
dagare la  causa  del  difetto  di  carbonio  trovato,  poiché  sulla  natura  chimica  della  sostanza 
non  vi  può  essere  dubbio. 

I.    gr.  0,3056  di  sostanza  dettero  gr.  0,6895  di  C02  e  gr.  0,1595  di  H2  0. 
n.  gr.  0,2734.  di  sostanza  dettero  gr.  0,6165  di  CO,  e  gr.  0.1436  di  H,  0. 

In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C10  Hn  N03 

i  ii 

C        61,53    *      61,50  62,16 

H  5,79  5,87  5,69 


—  179  — 

a  /S'-  Dimetilpirocolla. 

u  Questa  sostanza  si  forma  in  piccola  quantità  assieme  al  dimetilpirrolo, 
quando  rimminanidride  dell'acido  dimetilpirroldicarbonico  perde  anidride  car- 
bonica per  riscaldamento  sopra  350°.  Per  preparare  la  dimetilpirocolla  con- 
viene distillare  a  secco,  in  una  corrente  di  anidride  carbonica,  il  sale  di 
rame  (o  di  argento),  ottenuto  aggiungendo  una  soluzione  di  acetato  di  rame 
ad  una  soluzione  ammoniacale  neutra  dell' anidroacido.  Solo  in  questo  modo 
si  ottiene  un  rendimento  soddisfacente. 

«  Si  introduce  il  sale  ramico  in  una  navicella  di  rame,  a  piccole  por- 
zioni, e  si  riscalda  in  un  tubo  di  vetro  sufficientemente  largo,  in  una  cor- 
rente di  anidride  carbonica  secca,  elevando  a  poco  a  poco  la  temperatura. 
La  dimetilpirocolla  sublima  in  aghi  gialli  nella  parte  fredda  del  tubo,  e 
contemporaneamente  si  svolge  una  quantità  notevole  di  acido  prussico.  Finita 
l'operazione,  si  taglia  il  tubo  ove  si  è  condensata  la  pirocolla,  la  si  toglie  mec- 
canicamente e  la  si  cristallizza  dall'acido  acetico  bollente.  Da  14  gr.  di  sale  di 
rame  si  possono  ottenere  così  5  gr.  di  dimetilpirocolla  cristallizzata  in  aghi 
lunghi,  intensamente  colorati  in  giallo.  La  sostanza  cristallizzata  ripetute 
volte  dall'acido  acetico  bollente  e  finalmente  da  una  mescolanza  di  alcool  e 
cloroformio,  ha  dato  all'analisi  il  seguente  risultato: 
gr.  0,2482  di  sostanza  dettero  gr.  0,6340  di  C02  e  gr.  0,1364  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C7  H7  NO 

C         69,66  69,42 

H  6,11  5,78 

«  La  dimetilpirocolla  fonde  costantemente  a  272°-272°,5  e  conserva  con 
insistenza  un  colore  giallo  chiaro,  che  però  non  ha  influenza  sui  risultati  della 
analisi;  è  insolubile  nell'acqua,  quasi  insolubile  nell'alcool  freddo  e  poco  a 
caldo,  pochissimo  solubile  nell'etere  di  petrolio,  poco  nell'etere  ordinario,  ab- 
bastanza solubile  nell'acido  acetico  bollente,  molto  solubile  anche  a  freddo 
nel  cloroformio.  Abbandonando  una  soluzione  cloroformica  della  sostanza,  alla 
evaporazione  spontanea,  si  ottengono  dei  cristalli  bene  sviluppati,  che  furono 
studiati  cristallograficamente  dal  dott.  G.  B.  Negri,  il  quale  mi  comunica 
gentilmente  quanto  segue: 

«  Sistema  cristallino:  trimetrico. 

«  Costanti  cristallografiche  :  a  :  b  :  e  =  0,78834  : 1 : 0,94602. 

«Forme  osservate:  (110) ,  (010)  ,  K(lll) ,  K(lll) ,  (Oli  ) ,  (001). 


—  180  — 
«  Combinazioni  osservate:  (110)  (010)  K(lll)  K(lll)  (Oli)  fig.  1;  (110) 

(OlO)K(lll)K(lll)(011)(001)  fig.  2;  (110)  (010)  K(lll)  (001);  (110) 
(010)K(111)K(111);(110)K(111)(001)  fig.  3. 


nc\ 


KoiI 


Fig.  1. 


1°°> 

A 

! 

1 

ito 

ito 

j 

\th 

Fiff. 


Fi-.  3. 


«  I  cristalli  esaminati  sono  piccoli,  di  colore  giallo  o  giallo  aranciato  e 
presentano  tre  aspetti  distinti  :  nella  maggior  parte  dei  casi  si  mostrano  pri- 
smatici, allungati  secondo  l'asse  2  con  la  (001)  pochissimo  estesa,  spesso 
mancante;  raramente  si  osservano  cristalli  tabulari  por  la  predominanza  di 
(001)  fig.  2,  i  quali  sono  alquanto  allungati  nel  senso  dell'asse  x  e  si  ve- 
dono talvolta  in  accrescimenti  paralleli  di  due  o  più  individui  secondo  la 
(001).  In  questi  cristalli  tabulari  la  (001)  è  spesso  a  tramoggia.  Dopo  ri- 
petute cristallizzazioni  della  sostanza  dallo  stesso  solvente  ho  ottenuto  dei 
cristalli  rimarchevoli  per  il  loro  abito  spiccatamente  emiedrico  come  risulta 
dalla  fig.  3.  In  questi  cristalli  emiedrici  è  degno  di  nota  la  costante  man- 
canza di  (Oli),  che  è  stato  sempre  osservato  nei  cristalli  dei  primi  due  tipi, 
inoltre  il  tetraedro  K(lll)  di  sovente  manca,  e  quando  è  presente,  mostra 
soltanto  una  o  due  facce  piccolissime.  Le  facce  di  tutte  forme,  quasi  sempre 
striate  ed  ineguali,  offrono  in  generale  immagini  multiple  e  diffuse,  perciò 
ho  dovuto  misurare  parecchi  cristalli  per  ottenere  misure  abbastanza  buone. 
Gli  angoli  misurati  e  calcolati  sono  i  seguenti: 


misurati 

angoli 

calcolati 

medi'' 

limiti 

D 

110:010 

— 

51°45' 

51°38'-51°54' 

15 

010:111 

— 

58  48 

58  34  -  58  59 

13 

110:111 

33°  12' 

33  15 

32  50  -  33  43 

12 

010:011 

46  35 

46  49 

46  43  -  46  57 

7 

011:111 

41    5   ' 

40  59 

40  56-41    2 

2 

011:110 

64  49 

64  35 

64  25  -  64  50 

5 

—  181  — 

«  Sfaldatura  perfettissima  secondo  (001). 

«  Proprietà  ottiche. 

«  Forinola  ottica:  hca. 

«  Piano  degli  assi  ottici  parallelo  a  (100). 

«  Bisettrice  acuta  negativa  e  normale  a  (001). 

«  Dispersione  q  <  v  energica. 

«  Tre  lamine  di  sfaldatura  diedero  in  media  : 

.  rosso  giallo  azzurro 

2Ea         44°56'        46°20'        54°25' 
2Ha        30  22         31  5  35  55 

«  Sopra  un  prisma  naturale  parallelo  a  z  ho  determinato  l'indice  di  ri- 
frazione minimo  a  : 

angolo  rifrangente  :  110:110  —  75°50' ; 

deviazioni  minime  :  52°58r  (rosso)  ;  53°29'  (giallo)  ;  54°8'  (verde)  ; 
dai  quali  dati  si  calcola: 

a  =  1,4676  (rosso) ,  =  1,4707  (giallo) ,  =  1,4746  (verde). 

«  Dicroismo  forte  sulle  facce  di  (110) ,  (010)  ;  appena  apprezzabile  sulle 
lamine  (001)  di  sfaldatura;  sopra  queste  ultime  le  vibrazioni  parallele  &X 
e  y  danno  quasi  la  stessa  colorazione  gialla  o  giallo-aranciata  a  seconda  del 
minore  o  maggiore  spessore  di  dette  lamine,  mentre  sulle  facce  di  (010)  e  (110) 
le  vibrazioni  parallele  a  s  forniscono  una  colorazione  giallo-pallida,  che  è 
quasi  insensibile  quando  i  cristalli  sono  di  un  tenue  spessore. 

«  La  dimetilpirocolla  possiede  come  la  pirocolla  (e  come  probabilmente 
tutti  i  derivati  di  questo  tipo)  la  formula  doppia.  Io  ho  tentato  di  deter- 
minarne la  densità  di  vapore  col  metodo  di  V.  Meyer,  in  un  bagno  di  lega 
metallica,  ma  non  ho  ottenuto  nessun  risultato,  perchè  la  sostanza  si  decom- 
pone. Si  può  però  asserire  che  la  formula  C7  H7  NO  deve  venire  raddoppiata, 
perchè  saponificando  la  dimetilpirocolla  con  potassa  alcoolica  (la  sostanza  si 
mostra  assai  resistente  verso  la  potassa  acquosa),  non  si  ottiene  un  acido  di- 
metilpirrolmonocarbonico,  come  sarebbe  da  attendersi,  ma  bensì  un  altro  acido, 
il  quale  contiene  almeno  quattordici  atomi  di  carbonico  nella  molecola.  Lo 
studio  di  questo  acido,  che  non  ha  riscontro  nei  derivati  del  pirrolo  fino  ad 
ora  studiati,  sarà  oggetto  di  una  prossima  comunicazione  ». 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  24 


—  182  — 

Chimica.  —  Studi  sui  pirroli  terziari.  Nota  IL  di  Giovanni 
De  Yarda  0),  presentata  dal  Corrispondente  G.  Ciamician. 

«  Nella  precedente  comunicazione  (2)  ho  dimostrato  che  l'n-metil-c-acetil- 
pirrolo  dà  per  ossidazione  col  camaleonte  l'acido  n-metilpirrilgliossilico  e  mi 
rimaneva  ancora  a  determinare  la  posizione  dell' acetile,  rispettivamente  del 
residuo  gliossilico  (CO. CO  OH)  in  questi  composti. 

«  A  tale  scopo  già  allora,  seguendo  il  metodo  di  Ciamician  e  Silber,  ho 
tentato  di  bromurare  l'acido  n-metilpirrilgliossilico,  per  vedere  se  lo  si  po- 
tesse poi  trasformare  in  bibromometilmaleinimide  per  azione  dell'acido  nitrico. 
Il  composto  bromurato,  che  ottenni  anche  impiegando  un  eccesso  di  bromo, 
sembrava  essere  con  grande  probabilità  l'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico, 
ma  per  stabilire  con  sicurezza  la  sua  costituzione  erano  necessarie  ulteriori 
esperienze,  che  mi  sono  riservato  di  fare  con  maggiori  quantità  di  prodotto. 

«  A  questo  scopo  dovetti  preparare  una  certa  quantità  di  n-metilpirrolo 
partendo  dal  composto  pirrolpotassico  e  trattandolo  con  joduro  di  metile.  In 
questa  occasione  ho  modificato  leggermente  l'operazione  in  modo  da  ottenere 
un  rendimento  assai  maggiore  di  quello  avuto  finora. 

«  Nell'azione  del  joduro  metilico  sul  composto  pirrolpotassico,  parte  di 
quest'ultimo  rimane  sempre  inalterata,  e  trattando  il  prodotto  con  acqua  si 
ripristina  il  pirrolo,  che  è  poi  difficile  a  separarsi  per  mezzo  della  distilla- 
zione frazionata.  Per  eliminare  questa  difficoltà  io  ho  fatto  bollire  per  molto 
tempo  a  bagno  ad  olio,  in  im  apparecchio  a  ricadere,  il  miscuglio  di  pirrolo 
e  metilpirrolo,  direttamente  ottenuto,  con  un  eccesso  di  potassa  solida,  allo 
scopo  di  fissarvi  tutto  il  pirrolo  libero.  Distillando  la  parte  che  rimane  inat- 
taccata dalla  potassa,  quasi  tutto  il  liquido  passa  fra  114°  e  115°,  e  da 
100  gr.  di  composto  potassico  si  hanno  così  45  gr.  di  n-metilpirrolo. 

«  L'acido  n-metilpirrilgliossilico  venne  trasformato  nel  composto  bromu- 
rato, seguendo  il  metodo  già  descritto  nella  precedente  Nota,  ed  il  composto 
così  ottenuto,  che  fonde  a  160°,  è  realmente,  come  s'era  trovato  allora: 

un  acido  ii-metilbibromojnrrilglìossilico  [C4  H  Br2  (CO. CO  OH)  N  CH3], 
come  lo  dimostra  la  seguente  analisi  : 
0,3182  gr.  di  sostanza  dettero  0,3836  gr.  di  Ag  Br. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C7  H6  Bra  N03 

Br  51.30  51.37 

«  L'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico  cristallizza  dal  benzolo  in  pris- 
metti  corti,  colorati  in  giallo  intenso  ed  ha  le  proprietà  già  descritte  nella 
Nota  precedente. 

(')  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  R.  Università  di  Padova. 
(2)  V.  Rendiconti.  Voi.  IV,  1°  Sem.,  pag.  755. 


—  183  — 

III.   Trasformazione    dell'acido    n-metilbibromopirrilgliossilico 
in  metilimide  bibromomaleica. 

«  L'acido  nitrico  fumante  agisce  abbastanza  energicamente  sull'acido 
n-metilbibromopirrilgliossilico,  però,  come  già  accennai  nella  mia  precedente 
comunicazione,  non  è  facile  ottenere  la  metilimide  bibromaleica,  perchè,  come 
dovetti  accorgermi,  in  qualunque  modo  si  operi,  si  formano  sempre,  assieme 
a  questa  dei  prodotti  oleosi,  che  non  ho  creduto  studiare  ulteriormente  non 
presentando  essi  nessun  interesse  per  la  questione  che  aveva  a  decidere. 

«  Il  miglior  metodo  per  dimostrare  la  formazione  della  metilimide  bibro- 
momaleica dall'acido  in  discorso,  è  il  seguente:  Si  aggiunge  1  p.  d'acido 
n-metilbibromopirrilgliossilico,  a  poco  per  volta,  a  temperatura  ordinaria,  a 
10  p.  d'acido  nitrico  fumante;  la  reazione  è  viva  ed  accompagnata  da  sviluppo 
di  calore.  Si  tiene  quindi  la  soluzione  a  b.  m.  per  un  quarto  d'ora  e  vi  si 
aggiunge  poi  circa  cinque  volte  il  suo  volume  d'acqua.  Dal  liquido  fattosi 
biancastro,  si  separano  dopo  qualche  ora  lunghi  aghi  quasi  bianchi  e  goccio- 
line oleose  leggermente  colorate  in  giallo.  Per  separare  queste  due  sostanze 
si  distilla  in  una  corrente  di  vapore  acqueo.  L'olio  distilla  in  principio  e  pei" 
ultimo  passa  lentamente,  trasportato  dal  vapor  acqueo,  il  composto  solido  in 
forma  di  fiocchetti  bianchi.  Questi  vengono  raccolti  su  d'un  filtro  e  ricristal- 
lizzati dall'acqua  bollente. 

«  Si  ottengono  per  raffreddamento  aghi  lunghi  e  senza  colore,  che  fon- 
dono a  121°  in  un  liquido  leggermente  colorato  in  giallo  e  che  hanno  tutte 
le  proprietà  della  metilimide  bibromomaleica. 

«  Con  ciò  resta  definitivamente  stabilito,  che  i  due  atomi  di  bromo  occu- 
pano nell'acido  n-metilbibromopirrilgliossilico  le  due  posizioni  /?,  e  che  la  co- 
stituzione dell' n-metil-c-acetilpirrolo  e  del  suo  prodotto  d'ossidazione,  l'acido 
n-metilpirrilgliossilico,  deve  essere  rappresentata  dalle  seguenti  forinole: 

CH  „ ,  CH  CH  t .CH 


C.CO.CH3  CHV         ^C.CO.COOH 

NCH3  NCH3 

«  Il  fatto,  che  nell'acido  n-metilpirrilgliossilico  il  bromo  sostituisce  di 
preferenza  soltanto  due  atomi  di  idrogeno  e  precisamente  quelli  in  posizione  /?, 
è  assai  rimarchevole,  perchè  non  osservato  finora  in  altri  casi  nei  derivati 
del  pirrolo.  Mi  parve  perciò  interessante  di  vedere  se  facendo  agire  il  bromo 
a  temperatura  più  elevata,  si  potesse  effettuare  la  bromurazione  completa, 
che  di  solito  riesce  tanto  agevolmente  nei  derivati  del  pirrolo. 

«  Allo  scopo  di  ottenere  l'acido  n-metiUribromopirrilgliossilico  feci  agire 


—  184  — 

un  forte  eccesso  di  b;omo  sulla  soluzione  acetica  d'una  determinata  quantità 
d'acido  n-metilpirrilgliossilico  e  riscaldai  il  tutto  all'ebollizione  fino  a  scom- 
parsa dei  vapori  d'acido  bromidrico  e  di  bromo.  Diluendo  con  acqua,  si  ottiene 
un  prodotto  giallo  cristallino,  il  quale  cristallizzato  più  volte  dal  benzolo, 
dette  all'analisi  risultati,  che  accennano  ad  un  composto  più  bromurato  del- 
l'acido n-metilbibromopirrilgliossilico,  ma  meno  di  quello  contenente  tre  atomi 
di  bromo;  evidentemsnte  qui  trattasi  d'un  miscuglio  dei  due  acidi.  Si  potrà 
forse  raggiungere  lo  scopo  facendo  la  reazione  in  tubi  chiusi  » . 


Chimica.  —  Sull'azione  dell'anidride  acetica  sull'acido  a-indol- 
carbonico.  Nota  di  Carlo  Zatti  ('),  presentata  dal  Corrispondente 
G.  Ciamioian. 

«  Baeyer  (L>)  ottenne  per  la  prima  volta  l'acetilindolo,  riscaldando  l'indolo 
da  lui  scoperto,  con  anidride  acetica  alla  temperatura  di  180°-200°-  Però 
non  essendo  allora  ancora  nota  la  proprietà  del  pirrolo,  scoperta  più  tardi 
da  Ciamician  e  Dennstedt,  di  dare  con  l'anidride  acetica,  composti  chetonici, 
questo  derivato  acetilico  dell' indolo  si  considerava  analogo  ai  derivati  aceti- 
liei  delle  basi  secondarie.  I  recenti  lavori  del  Fischer  (:i)  e  quelli  eseguiti 
ultimamente  in  quest'Istituto  dal  Magnanini  (4)  facevano  invece  supporre  che, 
come  l'acetilmetilchetolo  scoperto  da  Jackson  e  l'acetilscatolo,  preparato  dal 
Magnanini,  anche  l'acetilindolo  di  Baeyer,  più  che  un  vero  derivato  acetilico. 
dovesse  essere  un  coni  posto  chetonico. 

«  Questa  natura  probabilmente  chetonica  dell' acetilindolo  non  era  ancora 
accertata,  ed  io  ho  tentato  perciò  d'ottenere  un' acetilindolo,  riscaldando  con 
anidride  acetica  a  temperatura  elevata  l'acido  «-indolcarbonico,  scoperto  recen- 
temente da  Fischer  (5).  Il  modo  di  comportarsi  di  questa  sostanza  con  l'ani- 
dride acetica  dipende  dalla  temperatura.  Mentre,  com'è  noto  (fi),  per  l'ebolli- 
zione con  questo  reattivo  si  forma  un  prodotto,  che  per  riscaldamento  ulte- 
riore si  scinde  in  acido  acetico,  e  nell'imminanidride,  riscaldando  l'acido  «-in- 
dolcarbonico con  anidride  acetica  a  220°,  si  elimina  anidride  carbonica,  e  si 
ottiene  un  composto  che  ha  la  composizione  di  un  acetilindolo.  La  sostanza 
da  me  ottenuta  si  avvicina  molto  per  le  sue  proprietà  all' acetilindolo  di 
Baeyer,  fusibile  a  182°- 183°,  ma  non  coincide  esattamente  con  questo  com- 
posto nel  suo  punto  di  fusione. 

(!)  Lavoro  eseguito  nel  R.  Istituto  chimico  dell' Università  di  Padova. 

(*)  Beri.  Ber.  12,  1314. 

(3)  L.  Ann.  242,  378. 

(■»)  Rend.  Acc.  Lincei  4,  I    362. 

(5)  L.  Ann.  236,  141. 

(6)  Rend.  Acc.  Lincei  4,  I,  746. 


—  185  — 

«  L'acido  tt-indolcarbonico  da  me  impiegato  fu  ottenuto  dal  rnetilchetolo 
per  fusione  con  potassa,  seguendo  il  processo  indicato  ultimamente  da  Cia- 
mician  e  Zatti  (1). 

«  Facendo  agire  10  parti  di  anidride  acetica  sopra  una  parte  di  acido 
a-indolcarbonico  in  tubi  chiusi  alla  temperatura  di  220°  per  7  ore,  si  elimina 
anidride  carbonica,  ed  il  prodotto  viene  bollito  ripetute  volte  con  acqua  fino 
ad  asportarne  tutta  la  parte  solubile.  Il  liquido  neutralizzato  completamente 
con  carbonato  sodico,  manda  un  forte  odore  d'indolo,  e  dà  per  raffreddamento 
cristalli  aghiformi  assai  piccoli,  separati  i  quali,  il  liquido  viene  esaurito  con 
etere.  Il  residuo  lasciato  dall'etere,  sciolto  nell'acqua  bollente,  e  trattato  con 
nero  animale,  dà  per  raffreddamento  cristalli  aghiformi,  che  uniti  a  quelli 
separati  dalla  soluzione  alcalina,  dopo  ripetute  cristallizzazioni  dall'acqua  e 
dal  benzolo  bollenti,  sono  bianchissimi  e  fondono  a  185°-188°  (a  187°-190° 
temperatura  corretta). 

«  Le  analisi  conducono  alla  formula: 

«C8H6N.COCH3  *. 
I.  0,1(368  gr.  di  sostanza,  cristallizzata  dal  benzolo  e  seccata  a  110°,  diedero 

0,4638  gr.  di  G02  e  0,0922  gr.  di  H2  0. 
IL  0,1214  gr.  di  sostanza,  depurata  per  sublimazione,  diedero  0,3366  gr.  di 

C02  e  0,0636  gr.  di  H2  0. 

trovato  calcolato  per  Ciò  H9  N  0 

75.47 
5.66 

«  V  acetilindolo  così  ottenuto  è  una  sostanza  di  reazione  neutra,  solu- 
bile nell'acqua  e  nel  benzolo  bollenti,  quasi  insolubile  a  freddo.  Da  questi 
solventi  si  separa  in  forma  di  aghetti  senza  colore.  Sublima  facilmente  in 
squamette,  che  hanno  lo  stesso  punto  di  fusione  della  sostanza  ottenuta  per 
cristallizzazione  dal  benzolo. 

«  Baeyer  ottenne  per  azione  dell'anidride  acetica,  sull' indolo  a  180°-200° 
due  composti,  dei  quali  uno  fonde  a  182°-183°  e  l'altro  a  146°.  La  prima 
di  queste  sostanze,  che  ha  la  composizione  di  un  acetilindolo,  è  come  la  mia 
poco  solubile  nel  benzolo,  cristallizza  dall'acqua  in  aghi  incolori  ed  è  del  pari 
sublimabile  senza  decomposizione.  La  differenza  principale  si  riscontra  nel 
punto  di  fusione,  e  ciò  non  mi  permette  per  ora  di  decidere  con  certezza 
sull'identità  o  diversità  dei  due  composti. 

«  L' acetilindolo  non  si  scioglie  a  freddo  nella  potassa ,  e  nemmeno  al- 
l'ebollizione si  decompone.  Bollito  con  acido  cloridrico  concentrato  dà  mar- 
catissima  la  reazione  dell'indole 

(>)  Ibid.  i,  I,  746. 


i 

ii 

c 

75.77 

75.61 

H 

6.10 

5.82 

—  186  — 

«  Mescolando  soluzioni  benzoliche  sature  di  acetilindolo  ed  acido  picrico, 
si  separa  il  picrato  giallo  ranciato,  che  è  facilmente  solubile  nel  benzolo  bol- 
lente, quasi  insolubile  a  freddo.  Cristallizzato  ripetute  volte  dal  benzolo  dà 
dei  cristalli  aghiformi  che  rammolliscono  a  163°,  e  fondono  completamente 
a  183°. 

«  L'ammoniaca  a  freddo  lo  decompone. 

u  Che  l' acetilindolo  da  me  ottenuto  sia  un  composto  chetonico  lo  dimostra 
il  suo  modo  di  comportarsi  con  l'idrossilammina,  ottenendosi  così  l'ossima  del- 
l'acetilindolo. 

Ossima  dell  acetilindolo. 
[  C8  H6  N  .  C  (NOH) .  CH3] 

«  Questo  prodotto  si  ottiene  facendo  bollire  per  6  ore,  in  un  apparecchio 
a  ricadere,  3  parti  di  acetilindolo,  3  di  cloridrato  di  idrossilammina,  (3  di  car- 
bonato sodico  secco  e  70  parti  di  alcool.  Il  liquido,  dopo  raffreddamento,  viene 
filtrato  e  distillata  la  maggior  parte  dell'alcool.  Aggiungendo  acqua  al  residuo, 
il  liquido  diviene  lattiginoso,  e  si  separa  una  sostanza  bianca,  cristallina,  che 
dopo  ripetute  cristallizzazioni  dall'acqua  bollente,  dà  cristallini  aghiformi  bian- 
chissimi, che  fondono  a  144°-147°. 

*  La  determinazione  della  quantità  di  azoto,  contenuta  in  questa  sostanza, 
ha  dato  il  seguente  risultato: 
0,1234  gr.  di  sostanza  diedero   alla  temperatura  di  22°,5  ed  alla  pressione 

di  757  mm.  17,9  e.  e.  di  azoto. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Ciò  H10  N2  0. 

N  16.28  16.09 

«  L'acetilindolo  dà  pure  un  idrazone  in  forma  d'una  sostanza  resinosa 
giallognola,  quando  viene  riscaldato  in  soluzione  acquosa  con  2  parti  di  cloro- 
idrato  di  fenilidrazina  e  5  di  acetato  sodico  cristallizzato. 

«  Da  quanto  ho  esposto  risulta  dunque,  che  per  azione  dell'anidride  ace- 
tica sull'acido  a-indolcarbonico,  si  ottiene,  con  eliminazione  di  anidride  car- 
bonica, un'acetilindolo,  che  contiene  l'acetile  legato  ad  imo  degli  atomi  di 
carbonio.  Ulteriori  ricerche  decideranno  quale  sia  la  posizione  dell' acetile  nel 
composto  ora  descritto  » . 


—  187  — 

Fisiologia.  —  La  sostanza  colorante  rossa  dell' Eustrongy- 
lus  gigas.  Nota  L  del  doti  Vittorio  Aducco,  presentata  dal  Socio 
A.  Mosso. 

«  Il  2  aprile  1888  trovai  una  femmina  di  Emtrongylus  gigas,  della  lun- 
ghezza di  m.  0,765,  nella  capsula  del  rene  destro  di  un  grosso  cane.  Il  verme 
occupava  lo  spazio  in  cui  prima  vi  era  il  parenchima  renale.  Questo  era  quasi 
completamente  scomparso:  e,  come  dimostrò  l'esame  microscopico,  ne  esisteva 
appena  uno  straterello  di  meno  di  1  mm.  di  spessore  e  largo  un  poco  più 
di  1  cmq.  ad  uno  dei  poli  della  capsula. 

«  Il  cane  era  affatto  normale  e  nel  poco  tempo  che  stette  in  laboratorio 
non  presentò  disturbo  di  sorta.  La  secrezione  della  orina  si  compiva  in  modo 
regolare  ed  abbondante,  quantunque  uno  dei  reni  mancasse  e  l'altro  non  si  fosse, 
a  giudicarne  dal  peso,  ipertrofizzato. 

«  Dentro  la  capsula,  oltre  il  verme,  non  si  trovò  né  pus  né  sangue.  Le 
sue  pareti  erano  lubrificate  da  una  quantità  minima  di  liquido  e  presentavano 
qua  e  là  delle  chiazze  come  se  in  quel  punto  fossero  state  raschiate  legger- 
mente. Probabilmente  in  quei  punti  si  era  applicata  la  bocca  del  verme  per 
succhiarne  il  sangue.  Infatti  nel  tubo  digerente  del  nematode  vi  erano  dei  glo- 
buli rossi  discoidei  e  senza  nucleo.  Avendo  lavata  la  capsula  con  poco  cloruro 
di  sodio  al  0.75  %  ed  esaminata  questa  lavatura  al  microscopio  vi  trovai  nu- 
merose  uova  di  Eustrongylus.  Trovai  pure  delle  uova  nel  tubo  digerente  del- 
l'elminto  e  nelle  orine  del  cane.  Il  che  dimostra  che  il  verme  aveva  ingoiato 
le  uova  emesse  e  quel  po'  di  liquido  che  umettava  le  pareti  della  capsula 
renale  e  che  l'uretere  del  cane  era  pervio.  Il  contenuto  del  tubo  digerente  era 
acido.  Il  verme  aveva  un  bel  colore  rosso  vivacissimo,  con  delle  macchiette 
nere.  Quantunque  non  gli  abbia  visto  fare  alcun  movimento,  tuttavia  ri- 
tengo che  fosse  ancora  vivo,  giacché,  come  dissi,  nel  tubo  digerente  vi  erano 
ancora  molti  corpuscoli  rossi  del  cane  benissimo  conservati.  Si  riconobbe  poi 
che  le  macchiette,  e  le  venature  nere  erano  dovute  al  fatto  che  in  alcuni 
punti  disseminati  irregolarmente  il  sacco  musculo-cutaneo  del  verme  era  più 
sottile  e  quindi  più  diafano  e  perciò  quivi  traspariva  il  tubo  digerente  di  co- 
lore bruno  cupo  come  ardesia. 

«  Se  si  afferrava  il  verme  per  l'un  dei  capi,  e  lo  si  sollevava  vertical- 
mente, avveniva  quel  che  si  ha  in  un  tubo  a  pareti  cedevoli  (come  ad  es. 
in  un  pezzo  d'intestino)  e  pieno  di  liquido.  Si  rigonfiava  la  parte  inferiore, 
mentre  la  superiore  si  afflosciava.  Dunque  il  verme  era  ripieno  di  un  liquido 
situato  in  una  cavità  unica  o  in  parecchie  cavità  comunicanti  fra  loro. 

«  La  parte  superiore  del  verme  messo  in  tale  posizione  conservava  inal- 
terato il  proprio  colore  rosso  ;  anzi  lo  conservò  ancora  dopoché  da  una  piccola 


—  188  — 

• 

incisione  praticata  nel  sacco  muscolo-cutaneo  si  fece  defluire  tutto  il  liquido 
contenuto  e  si  lavò  parecchie  volte  la  cavità  con  soluzione  indifferente. 

«  Il  liquido  così  ottenuto,  in  quantità  di  circa  25  ce,  aveva  un  colore 
rosso  rubino;  esso  stava  raccolto  nella  cavità  periviscerale  del  verme. 

«  Questo  verme  presentava  adunque  un'emolinfa  di  colore  rosso  ed  inoltre 
aveva  colorate  in  rosso  più  vivo  le  pareti  del  sacco  muscolo-cutaneo. 

«  Per  consiglio  del  prof.  Mosso  iniziai  delle  ricerche  per  riconoscere  la 
natura  della  sostanza  colorante  da  cui  derivava  il  colore  rosso  tanto  dell'emo- 
linfa quanto  delle  pareti  del  corpo  del  verme. 


Esame  dell'emolinfa  dell'Elisi  re- ngylus  gigas. 

«  È  un  liquido  di  colore  rosso  rubino  cupo.  Ha  una  reazione  leggermente 
alcalina,  un  odore  sui  generis,  un  aspetto  torbidiccio.  Esaminato  al  microscopio 
si  vede  una  quantità  innumerevole  di  corpuscoli  discoidei,  incolori,  omogenei, 
che  si  colorano  con  vari  reagenti  e  specialmente  col  picrocarminato  di  ammo- 
niaca. Dopo  filtrazione  ne  risulta  un  liquido  di  una  trasparenza  perfetta. 

Peso  specifico. 

«  Determinai  la  densità  di  questo  liquido  e  la  paragonai  con  quella  del 
siero  di  sangue  del  cane  nel  quale  venne  trovato  il  verme.  Siccome  il  liquido 
era  assai  scarso  mi  servii  del  picnometro  ('). 

«  La  densità  dell'emolinfa  dell' Eustrongilo  risultò  eguale  ad  1,0037  mentre 
quella  del  siero  di  sangue  si  trovò  eguale  a  1,0271  (2).  Per  questo  riguardo 
adunque  non  vi  è  nessun  rapporto  di  somiglianza  tra  i  due  liquidi. 

Coagulazione. 

«  Il  liquido  dell' Eustrongilo  non  coagula  spontaneamente.  Quando  viene 
trattato  con  alcool  fornisce  un  precipitato  assai  scarso.  Lo  stesso  avviene  trat- 
tandolo con  gli  acidi  e  con  gli  alcali.  È  notevole  il  suo  modo  di  comportarsi 
rispetto  al  calore,  specialmente  in  paragone  col  siero  di  sangue  e  con  le  solu- 
zioni di  emoglobina  pura.  Per  fare  questa  esperienza  mettevo  quantità  eguali 
di  liquido  di  Eustrongilo,  di  siero  di  cane  e  di  soluzione  di  emoglobina,  pre- 
parata col  metodo  di  Zinoffsky  (3),  fresca,  in  tubettini  del  diametro  di  4  min. 
circa  ed  a  pareti  sottilissime.  Attaccavo  i  tre  tubetti  intorno  al  bulbo  di  un 
termometro  in  modo  che  il  fondo   dei   tubetti   corrispondesse  al  fondo  della 

0)  Gscheidlen,  Physiologischc  Methoclik,  1876  p.  62. 

(2)  La  densità  del  siero  di  cane  sarebbe  eguale,  secondo  Hoppe-Seyler,  a  1025,  cioè  un 
poco  meno  del  numero  trovato  nel  caso  presente. 

(3)  Zinoffsky,  Ueber  die  Grosse  des  Haemoglobinmolekùls.  Zeitschrift  fiir  physiol.  Che- 
mie  X,  p.  16-34. 


—  189  — 

bolla  di  mercurio.  Quindi  immergevo  il  tutto  in  un  bagno  ad  olio,  come  quelli 
che  si  adoperano  per  determinare  il  punto  di  fusione  di  una  sostanza,  e 
riscaldavo  lentamente.  Ho  ripetuto  in  questo  modo  parecchie  volte  la  prova 
e  costantemente  trovai  che  una  soluzione  di  ossiemoglobina  altrettanto  colo- 
rata quanto  il  liquido  del  verme  incomincia  a  coagulare  verso  i  60°  C,  il 
siero  di  sangue  verso  67°-68°;  il  liquido  dell' Eustrongilo  verso  80°  (]). 

«  Come  alcuni  dei  liquidi  citati  in  nota  anche  l'emolinfa  dell' Eustron- 
gylus  gigas  presenta  due  punti  di  coagulazione.  Se  si  mettono  alcuni  ce.  di 
emolinfa  in  un  tubetto  di  saggio  e  si  riscalda  nel  modo  sopradetto  fino  ad  85" 
per  alcuni  minuti,  si  può  allora  ritenere  che  tutto  ciò  che  era  coagulabile 
ad  80°  sia  coagulato.  Se  a  tal  punto  si  filtra  per  bene  e  si  porta  il  filtrato 
nuovamente  nel  bagno  ad  olio  e  si  scalda,  si  trova  che  il  liquido  va  fino  alla 
ebollizione  senza  opacarsi.  La  temperatura  sale  ancora  fino  a  103°  senza  che 
avvenga  alcuna  modificazione  nel  liquido.  Se  qui  cessa  il  riscalamento  inco- 
mincia poi  a  manifestarsi  un  intorbidamento  nel  liquido  quando,  pel  succes- 
sivo raffreddarsi,  la  temperatura  ri  discende  a  100°-99°.  Il  liquido  si  imbianca 
rapidamente  come  latte  e  diventa  affatto  opaco. 

«  Con  un  riposo  prolungato  poi  si  depone  uno  scarso  sedimento  rimanendo 
al  disopra  un  liquido  limpido  colorato  in  giallo-rosso  il  quale,  anche  portan- 
dolo alla  temperatura  di  110°,  non  coagula  più. 

«  L'emolinfa  dell' Eustrongylus  adunque  si  comporta  in  modo  completa- 
mente diverso  da  quello  che  avviene  in  altri  liquidi  analoghi  di  animali  appar- 
tenenti alla  classe  dei  vermi. 

«  Dalle  ricerche  fatte  sopra  il  modo  che  essa  tiene  nel  coagulare  per 
effetto  del  calore,  bisogna  concludere  che  contiene  due  sostanze  di  cui  una 
coagula  alla  temperatura  di  80°  circa,  l'altra  alla  temperatura  di  circa  100°. 
Ma  vi  ha  di  più.  La  seconda  sostanza  coagulabile  dell'emolinfa  dell' Eustrongilo 


(})  A  proposito  del  punto  di  coagulazione  dell'emolinfa  dei  vermi  ricorderò  alcuni  dati 
che  si  trovano  nei  lavori  di  Krukenberg  (*).  Questi  trovò  che  l'emolinfa  dello  Spirographis 
Spallanzanii  coagula  tra  64°  e  66°.  L'emolinfa  del  Lumbricus  complanatus  coagula  verso 
i  64°.  Il  liquido  perienterico  alcalino  del  Sipunculus  nudus  coagula  in  parte  a  65°,  in  parte 
fra  75°  e  79°.  Il  liquido  verdognolo  alcalino,  che  si  ottiene  dalla  Bonellia  viridis,  non 
coagula  neppure  a  100°.  Invece  il  liquido  chiaro  come  acqua,  che  si  può  ricavare  àalVAphro- 
dite  aculeata,  coagula  pure  in  due  riprese  e  cioè  una  prima  volta  verso  60°  ed  una  seconda 
verso  77°.  Sorby  (**)  esaminò  l'emolinfa  dal  genere  Planorbis  e  vide  che  coagulava  già  a  45°. 
L.  Fredericq  (***)  ha  trovato  in  un  polpo,  YOctopus,  che  la  sostanza  colorante  del  sangue, 
l'emocianina,  in  soluzione  diventa  opalescente  a  65°  ed  è  coagulata  a  74°  C. 


(')  C.  Fr.  W.  Krukenberg,  Zar  vergleiehenden  Physiologie  der  Lijmphe,  der  Hydro-  toid  Hàmolymphe. 
Vergleiehend-physiologische  Studieu.  II  Reihe,  Erste  Abthlg.  r-  87-138. 

(")  H.C.  Sorby,  Ori  the  evoluito*  of 'haemofflobin.Ka.tan,  voi.  XIII,  17  febbr.  1876,  p.  306  (citato  da  Krukenberg). 

(*")  L.  Fredericq,  Sur  V  orgamsation  et  laphysìologie  du  poulpc.  Bulletins  de  L'Abadémie  royale  de  Belgique. 
2a  serie,  t.  XLVI,  n.  11,  1878. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem.  25 


—  190  — 

coagula  alla  temperatura  di  99°-100°,  ma  solo  dopo  che  venne  riscaldata  ad 
una  temperatura  superiore  ai  100°.  Non  mi  pare  troppo  arrischiato  il  pensare 
che  detta  sostanza  in  realtà  non  sia  coagulabile  a  99°-100°  ma  che  per  l'azione 
di  una  temperatura  superiore  si  modifichi  in  modo  tale  da  diventarlo. 

«  Comunque  sia  la  cosa  sta  il  fatto  che  l'emolinfa  dell' Eustrongylm 
gigas  per  ciò  che  riguarda  la  temperatura  di  coagulazione  non  rassomiglia 
uè  al  siero  di  sangue,  né  alle  soluzioni  di  ossiemoglobina  pura  di  cane  (!). 

«  Si  vede  quindi  che  è  un  liquido  speciale,  proprio  del  verme  e  non  già, 
come  si  sarebbe  potuto  sospettare,  identico  al  siero  di  sangue  del  cane  in  cui 
il  nematode  viveva. 

Azione  dell' ebullù ione. 

«  L'emolinfa  dell'Eustrongilo  portata  alla  ebullizione  da  un  coagulo  fioccoso.  Lasciando 
o  facendo  depositare  con  la  macchina  centrifuga  questo  precipitato,  si  ottiene  un  liquido 
che  ha  lo  stesso  colore  dell'emolinfa  ma  meno  intenso  come  se  si  trattasse  di  emolinfa 
diluita.  Questo  liquido  esaminato  allo  spettroscopio  presenta  le  strie  medesime  che  si  ve- 
devano prima  dell'azione  del  calore. 

«  Pare  quindi  che  la  sostanza  colorante  dell'emolinfa  anche  sottoposta 
ad  una  temperatura  di  100°  non  si  trasformi,  come  avverrebbe  per  l' ossiemo- 
globina, la  quale,  come  si  sa,  si  sdoppia  in  ematina  ed  albumina  quando 
viene  riscaldata  sola  o  in  presenza  di  un  acido  o  di  un  alcali. 

Reazione  del  guaiaco  odi  Almèn-Schónbeini}). 

u  Poche  goccie  di  emolinfa  di  Eustrongilo,  aggiunte  ad  una  miscela  di 
trementina  vecchia  e  di  tintura  recente  di  resina  di  guaiaco  danno  una  colo- 
razione prima  verde,  poi  verde  azzurra,  ed  infine  azzurra. 

Ricerca  del  ferro. 

«  Una  goccia  di  emolinfa  calcinata  su  lamina  di  platino,  quindi  trattata 
con  acido  cloridrico  puro  e  caldo,  fornisce  aggiungendo  una  traccia  di  ferro- 
cianuro  potassico  un  precipitato  azzurro  intenso  identico  a  quello  che  si  ricava 
trattando  nello  stesso  modo  una  goccia  di  soluzione  di  ossiemoglobina  pura. 

(*)  Secondo  Hoppe-Seyler  (Handbuch  der  physiol.  u.  path.-chem.-Analyse.  IV  ed.  1875 
p.  232)  la  seralhumina  coagula  a  72°-73°,  e  così  pure  l'albumina  di  uovo. 

Secondo  L.  Fredericq  il  fibrinogene  del  plasma  sanguigno  coagula  a  55°-57°  (De  Vexis- 
tence  dans  le  plasma  sanguin  d'une  subitanee  albuminoìde  se  coagulant  à  -f-56°.  Annales 
de  la  Société  de  médecine  de  Gand,  1887.  Eecherches  sur  la  constitution  du  plasma  san- 
guin. Gand,  1878,  p.  25). 

Secondo  Hammarsten,  (Ueber  das  Paraglolulin.  Pfluger's  Arch.  1878,  voi.  XVIII, 
p.  67)  la  paraglobulina  del  sangue  coagula  a  75°  e  coagula  pure  a  75°  la  vitellina  (Weyl, 
Beitràge  zur  Kenntniss  thierischer  und  pflanzlicher  Ehveisskòrper.  Zeitschrift  f  physiol. 
Chemie.  Voi.  I,  p.  72). 

(2)  S.  Laache,  Analisi  dell'orina  per  i  medici  pratici.  Tradotto  da  Mya,  p.  113.  — 
G.  Bizzozero,  Microscopia  clinica.  Tradotto  da  Ch.  Firket,  1883,  p.  50. 


—  191  — 


Ricerca  dell'azoto. 


«  Alcune  goccie  di  emolinfa  evaporate  a  secchezza  vengono  bruciate  ar- 
roventando in  un  tubetto  di  vetro  con  del  sodio.  Si  scioglie  nell'acqua,  si  filtra 
e  si  aggiungono  alcune  goccie  di  una  soluzione  di  solfato  ferroso  agitato  al- 
l'aria. Si  forma  un  precipitato  che  con  acido  cloridrico  si  scioglie  in  un  liquido 
di  colore  azzurro  dal  quale  precipitarono  poi  dei  fiocchetti  azzurri. 

Esame  e  reazioni  spettroscopiche. 

«  Per  fare  questo  studio  mi  sono  servito  di  un  piccolo  spettroscopio  di 
Browning,  col  quale  mi  facevo  una  prima  idea  della  disposizione  delle  strie, 
del  microspettroscopio  di  Zeiss  (*)  con  cui  misuravo  in  micromillimetri  quale 
fosse  la  lunghezza  di  onda  (2)  che  corrispondeva  alle  singole  strie,  ed  infine, 
nei  casi  dubbi  ricorrevo  allo  spettroscopio  di  Laurent  grande  modello  a  due 
prismi  con  graduazione  arbitraria  micrometrica.  In  quest'  ultimo  caso  pro- 
ducevo la  stria  del  sodio  o  quella  del  potassio  e  disponevo  la  scala  micro- 
metrica in  modo  che  una  determinata  divisione  corrispondesse  alla  stria  di 
assorbimento,  ad  es.,  del  Na,  e  tutte  le  osservazioni  le  facevo  senza  mai  spo- 
stare la  scala.  Naturalmente  non  mutai  mai  l'ampiezza  della  fenditura,  né 
l'intensità  della  sorgente  luminosa. 

«  Noterò  anzi  tutto  che  l'intensità  del  colore  dell'emolinfa  dell' Eustron- 
gylus  gigas  corrispondeva  all' incirca  a  quella  di  una  soluzione  di  emoglobina 
all'uno  p.  %•  Tanto  è  vero  che  le  strie  di  assorbimento  dello  spettro  erano 
a  un  dipresso  egualmente  estese  ed  egualmente  marcato  per  gli  strati  di  eguale 
spessore  sia  di  emolinfa,  sia  di  soluzione  di  ossiemoglobina  1  %•  Col  cromo- 
metro di  Bizzozero  (2)  bisognava  prendere  spessori  poco  diversi  di  soluzione 
emoglobinica  1  °/0  e  di  emolinfa  per  avere  un'intensità  di  colore  eguale  a 
quella  del  vetro  colorato  campione. 

«  L'esame  spettroscopico  a  fresco  fatto  con  lo  spettroscopio  di  Laurent 
diede  i  seguenti  risultati,  essendo  la  stria  del  sodio  tra  59  e  61  della  scala 
micrometrica.  Uno  strato  di  emolinfa  spesso  cm.  0,9  assorbe  tutto  lo  spettro 
dalla  divisione  60  fino  al  violetto.  Il  rosso  è  libero  salvo  alla  estremità  peri- 
ferica dove  tra  0  e  10  vi  è  un  tratto  assorbito.  Uno  strato  di  cm.  0,5  presenta 
due  strie  di  assorbimento,  delle  quali  la  prima  subito  a  destra  della  linea  D 
di  Fraunhofer  tra  le  divisioni  60  e  75,  e  la  seconda  presse  la  linea  E  tra 
le  divisioni  85  e  115.  A  cominciare  dalla  divisione  150  lo  spettro  è  assorbito 
(bleu,  indaco,  violetto).  L'estremità  sinistra  del  rosso  è  opacata.  Con  uno  strato 


(')   E.  Gscheidlen,    Physiologische   Methpdik.   Braunschweig.    1887.  HI   Lieferung, 
p.370  etc. 

(2)  G.  Bizzozero,  Manuale   di    microscopia   clinica.  Tradotto   da   Oli.  Firket,  1883, 
p.  26-36. 


—  192  — 

di  cm.  0,2  si  ha  un  bello  spettro  con  due  strie,  l'ima  tra  60  e  75.  l'altra 
fra  90  e  110. 

«  Una  soluzione  di  ossiemoglobina,  che  ha  un  colore  simile  per  intensità 
all'emolinfa,  presentò  in  uno  strato  di  anche  cm.  0,2  due  strie  che  occupa- 
vano la  stessa  porzione  di  spettro.  Aumentando  lo  spessore  di  questa  solu- 
zione di  ossiemoglobina  ottenni  nel  modo  di  comportarsi  allo  spettroscopio  delle 
variazioni  analoghe  a  quelle  ottenute  per  l'emolinfa. 

*■  Avendo  esaminato  contemporaneamente  sia  con  lo  spettroscopio  Laurent, 
sia  col  microspettroscopio  di  Zeiss  l'emolinfa  ed  una  soluzione  egualmente 
colorata  di  ossiemoglobina,  mi  convinsi  che  i  due  spettri  ottenuti  non  presen- 
tavano alcuna  differenza  rilevabile.  Si  può  adunque  affermare  che  l'emolinfa 
fresca  ed  intatta  dell' Eustrongylus  gigas  ha  uno  spettro  di  assorbimento  ana- 
logo se  non  identico  a  quello  dell' ossiemoglobina. 

«  Stabilito  questo  primo  fatto  mi  posi  a  studiare  l'azione  di  vari  rea- 
genti (sostanze  alcaline,  sostanze  acide,  sostanze  riducenti  e  sostanze  ossidanti) 
quella  del  vuoto  e  quella  del  calore  e  quella  della  putrefazione. 

«  Per  non  ripeterlo  ad  ogni  esperienza  dirò  subito  che  ho  sempre  fatto 
le  prove  di  controllo  con  soluzioni  di  ossiemoglobina  che  avessero  la  stessa 
intensità  di  colore  dell'emolinfa  e  che  fossero  in  quantità  eguale  ed  avessero 
un  eguale  spessore.  La  stria  del  sodio  si  trovava  sempre  fra  59  e  61  della  scala 
micrometrica. 

Azioae  della  potassa  caustica. 

u  Preparo  due  soluzioni  egualmente  colorate  ma  poco  intensamente,  una  di  liquido 
di  Eustrongylus,  l'altra  di  ossiemoglobina.  Entrambe  allo  spettroscopio  presentano  due  strie. 
La  prima  fra  60  e  75,  la  seconda  fra  90  e  110. 

«  Aggiungo  allora  in  eguali  quantità  di  ciascuna  soluzione  una  quantità  eguale  di 
potassa  caustica  diluita.  L'emolinfa  teW  Eustronyylus  diventa  immediatamente  gialla,  la 
soluzione  di  ossiemoglobina  leggermente  rosea.  Scompare  in  entrami uni  strìa. 

«  Quindici  ore  dopo  la  soluzione  di  ossiemoglobina  è  diventata  gialla  e  non  dà  alcuna 
stria.  L'emolinfa  invece  si  è  divisa  in  due  strati  uno  superiore  giallo  e  che  non  dà  strie, 
l'altro  inferiore  costituito  da  un  precipitato  tenue,  fioccoso  di  color  rosso  e  che  presenta 
due  strie 

la  75-90 

2a  105-115. 

di  cui  la  prima  è  molto  scura,  la  seconda  appena  visibile.  È  lo  spettro  dell'emocromo- 
geno.  La  modificazione  osservata  nell'emolinfa  comparve  nella  soluzione  di  ossiemoglobina 
solamente  dopo  cinque  giorni;  allora  nello  strato  inferiore  rosso  veniva  assorbito  lo  spettro 

1°  fra  78-90  intensamente 

2°  fra  105-115  in  modo  appena  percettibile. 

«  Adunque  i  due  liquidi  per  rispetto  alla  potassa  caustica  si  comportano 
in  modo  diverso.  L'emolinfa  in  poche  ore  fornisce  dell' emocromogeno  ;  l'ossie- 
moglobina  di  sangue  di  cane  solo  dopo  parecchi  giorni. 


—  193  — 
Adone  dell'acido  tartarico. 

u  Due  soluzioni  come  le  precedenti  vengono  trattate  con  eguali  quantità  di  acido  tar- 
tarico. La  soluzione  di  ossiemoglobina  diventa  immediatamente  gialla  e  presenta  la  stria 
della  ematina  acida  nel  rosso,  cioè  tra  18  e  30.  L'emolinfa  non  muta  di  colore  e  conserva 
le  sue  due  strie  (60-70;  90-110).  48  ore  dopo  lo  spettro  della  soluzione  di  ossiemoglobina 
è  immutato,  quello  dell'emolinfa  lascia  vedere  un'ombra  quasi  impercettibile  fra  25  e  35. 
Sono  assai  marcate  due  strie 

la  fra  60  e  75 
2a  fra  90  e  115; 
dopo  125  tutto  è  assorbito. 

u  5  giorni  dopo  lo  spettro  della  soluzione  di  ossiemoglobina  presenta  una  stria  fra 
15  e  30  ed  assorbimento  completo  al  di  là  di  60.  Quello  dell'emolinfa  ba  una  stria  di  assor- 
bimento assai  scura  fra  25  e  40,  una  seconda  stria  fra  60  e  70  ;  dopo  85  tutto  è  assorbito. 
u  9  giorni  dopo  nella  soluzione  di  ossiemoglobina  non  si  ha  alcun  cambiamento. 
L'emolinfa  invece  ha  uno  spettro  alquanto  diverso.  La  stria  fra  25  e  40  è  diventata  più 
oscura,  quella  fra  60  e  70  è  quasi  impercettibile  (1). 

«  Adunque  si  vede  che  quella  quantità  di  acido  tartarico,  la  quale,  agendo 
sopra  una  soluzione  acquosa  di  ossiemoglobina,  la  decompose  immediatamente 
dando  luogo  a  dell'ematina  acida,  agendo  invece  sopra  una  soluzione  egual- 
mente colorata  di  emolinfa  di  Eustrongylus  produsse,  solamente  dopo  più  di 
48  ore,  una  leggera  riduzione  generando  della  metemoglobina. 

Azione  del  ferricianuro  di  potassio  (2). 

u  Aggiungo  a  quantità  eguali  di  emolinfa  diluita  e  di  soluzione  di  ossiemoglobina, 
che  allo  spettroscopio  presentano  le  due  strie  «  e  /? 

«  =  60-75 
£=90-110 
una  stessa  e  piccolissima  quantità  di  soluzione  di  prussiato  rosso  preparato  di  fresco. 

Questa  aggiunta  dà  luogo  nella  soluzione  di  ossiemoglobina  anzitutto  alla  scomparsa 
di  ogni  stria  e  ad  un  ingiallimento  del  liquido;  quindi,  subito  dopo,  comparisce  una  nuova 
stria  non  molto  marcata  ma  evidente  fra  30  e  40.  Invece  la  soluzione  di  emolinfa  non  pre- 
senta alcuna  stria  nel  rosso;  solo  diventarono  più  pallide  le  strie  a  e  fi,  che  poi  svanirono 
affatto. 

Adoperando  una  soluzione  più  concentrata  di  emolinfa  e  di  ossiemoglobina,  e  trattando 
col  ferricianuro  si  osservò  lo  stesso  fenomeno  con  la  differenza  che  la  soluzione  di  ossie- 
moglobina, in  questo  secondo  caso,  presentava  molto  più  marcata  la  stria  della  metemoglobina. 

«  15  ore  dopo  le  due  soluzioni,  quella  di  ossiemoglobina  e  quella  di  emolinfa,  hanno 


(*)  Questo  fatto  va  d'accordo  con  quanto  trovai  studiando  la  proprietà  della  metemo- 
globina. In  un  lavoro,  che  pubblicherò  fra  poco  sopra  tale  argomento,  dimostrerò  elio  la 
stria  u  diventa  sempre  più  pallida  quanto  più  di  metemoglobina  si  forma  e  quanto  meno  di 
ossiemoglobina  rimane  inalterata. 

(2)  V.  Mering,  Weber  die  Wirkung  des  Ferricyankalium  ciuf  Bìut.  Zeitschrift  tur 
physiol.  Chemie.  Voi.  Vili,  1883-84,  p.  186.  È  stato  Jaederholm  il  primo  a  trovare  elio 
aggiungendo  del  ferricianuro  potassico  ad  una  soluzione  di  emoglobina  si  produce  una 
colorazione  bruna  e  si  forma  della  metemoglobina. 


—  194  — 

presso  a  poco  lo  stesso  colore  giallo  ;  ma  la  prima  contiene  meteraoglobina,  la  seconda  non 
ne  contiene. 

«  Tre  giorni  dopo  osservai  che  i  due  liquidi  trattati  con  ferricianuro  e  rimasti  in 
tubettini  chiusi  alla  temperatura  ambiente  (di  14°-15°)  avevano  presa  una  tinta  diversa: 
rossa  la  soluzione  di  ossiemoglobina,  rosea  la  soluzione  di  emolinfa.  All'esame  spettrosco- 
pico vidi  in  entrambi  i  liquidi  una  sola  stria,  corrispondente  a  quella  dell'emoglobina  ri- 
dotta (1).  Dibattendo  fortemente  ricomparvero  le  due  strie. 

«  Il  ferricianuro  di  potassio  trasforma  rapidamente  l'ossiemoglobina  in 
metemoglobina  e  riduce  lentissimamente  la  sostanza  colorante  dell'emolinfa, 
stìfaza  però  dar  luogo  a  della  metemoglobina. 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Giunsero  in  dono  le  seguenti  pubblicazioni  di  Soci: 

G.  Kòrner.  Ricerche  sulla  composizione  e  costituzione  della  Sirin- 
gina,  un  glicoside  della  Syringa  vulgaris. 

G.  Lorenzoxi.  Correzione  di  scala  ed  elevazione  sul  mare  del  baro- 
metro dell'  Osservatorio  astronomico  di  Padova,  e  risultati  medi  con  esso 
ottenuti  nel  ventennio  1868-1887. 

K.  A.  Zittel.  Handbuch  der  Palaeontologie.  I.  Abth.  Bd.  III.  2  Pa- 
laeozoologie;  II.  Abth.  Lief.  6  Palaeophytologie  {Dicotylaé). 

PERSONALE   ACCADEMICO 

Pervennero  all'Accademia  lettere  di  ringraziamento  per  la  recente  loro 
nomina,  dal  Socio  nazionale  Conti;  dai  Corrispondenti  Chiappelli  e  Gandino; 
e  dal  Socio  straniero  Agassiz. 

Venne  partecipata  all'Accademia  la  dolorosa  notizia  della  morte  del 
dott.  Rodolfo  Clausius,  mancato  ai  vivi  il  24  agosto  1888;  egli  era  Corri- 
spondente straniero  dal  17  aprile  1880,  e  Socio  straniero  dal  26  luglio  1883. 

CORRISPONDENZA 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute: 
La  R.  Accademia    delle    Scienze    fisiche  e  matematiche    di    Napoli;  la 
Società  di  Storia  naturale  di  S.  Ottawa;  l'Università  di  Glasgow;  l'Univer- 
sità di  Upsala  ;  l' Istituto  Egiziano. 

D.  C. 
P.  B. 


(J)  L.  Hermann,  Notiz  betr.  das  reducirte  Hàmoglobin,  Pfliiger's  Archiv.  1888,  voi. 
XVLTI,  p.  235. 


—  195  — 


KENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0   PRESENTATE   DA  SOCI 

pervenute  all'Accademia  sino  al  7  ottobre  1888. 


Matematica.  —  Sopra  la  Entropia  di  un  sistema  Newtoniano 
in  moto  stabile.  Nota  II  (!)  del  Socio  Enrico  Betti. 

«  In  seguito  alla  Nota  pubblicata  nei  Rendiconti  dell'Accademia,  voi.  VI, 
f.  5,  reputo  conveniente  di  aggiungere  la  dimostrazione  dell'applicabilità  del 
teorema  di  Clausius  ai  sistemi  Newtoniani  in  moto  stabile,  dalla  quale  dipende 
la  determinazione  della  loro  Entropia. 

«  Le  funzioni  : 

<P-22    M    r„, 

tp  =  ±2mirii  =  $  +  0, 

dove  t'i  denota  il  raggio  vettore  di  mi  e  &  la  energia  cinetica  del  baricentro. 
in  cui  si  riguardano  concentrate  tutte  le  masse,  hanno  gli  stessi  massimi  e 
minimi,  e  sodisfano  alla  stessa  equazione  differenziale  di  2°  ordine.  Potremo 
dunque,  in  vista  delle  ulteriori  applicazioni,  considerare  la  funzione  f/  invece 
della  <1>. 

«  Un  sistema  di  valori  delle  coordinate  di  tutti  i  punti  del  sistema  de- 
termina la  loro  posizione  ;  diremo  che  determina  la  posizione  del  sistema,  e 
denoteremo  questa  con  una  lettera. 


(l)  V.  pag.  113. 

Rendiconti.  1888,  Voi,  IV,  2°  Sem.  26 


—  196  — 

<i  Se  le  coordinate  dei  medesimi  punti  in  due  posizioni  a  e  b  diff eri- 
scono  tutte  di  quantità  infinitesime,  diremo  che  le  posizioni  a  e  b  sono  infi- 
nitamente vicine. 

u  Denoteremo  con  óab/'\^  variazione  che  riceve  una  funzione  qualunque  / 
delle  coordinate,  nel  passare  da  una  posizione  a  del  sistema  a  una  b  infini- 
tamente vicina;  cioè  porremo: 

ó\,h  f  =  2 (  -f-  3*  Xi  +  — £  (Kb  !h  +  ^-  3ab  Si  )  ■ 

\    >'■'',  Oifi  0&\  I 

«  Se  a,  b,  e  sono  tre  posizioni  del  sistema  infinitamente  vicine,  per  ogni 
coordinata  sarà  : 

dac  =  dab  -\-  óbc , 

e  quindi 

(1)  dacf=dahf-\-ìJbcf. 

«  Chiameremo  trajettoria  di  un  sistema  in  moto,  e  denoteremo  con  una 
lettera,  la  serie  linearmente  infinita  di  posizioni  che  il  sistema  prende  col 
variare  del  tempo. 

«  La  variazione  che  una  coordinata,  per  esempio  #,•,  riceve  nel  passare 
dalla  posizione  b  che  ha  sopra  una  traiettoria  Del  tempo  /.  alla  posizione  e 
che  ha  sulla  stessa  traiettoria  nel  tempo  /  -j-  Al.  sarà  : 

(2)  3bl •./-, ■- ~x\3t  . 

«  Consideriamo  ora  una  traiettoria  A  di  un  sistema  in  moto  stabile. 
Sia  o  la  posizione  del  sistema  all'origine  del  tempo,  a  sia  una  posiziono 
sopra  A,  nella  quale  la  funzione  </  lui  un  valore  massimo  o  minimo  e  ta  il 
tempo  in  cui  il  sistema  ha  la  posizione  a  :  avremo 

«  Sia  B  un'  altra  traiettoria  dello  stesso  sistema  e  o  la  posizione  che 
ha  sulla  medesima  il  sistema  all'origine  del  tempo.  Chiamiamo  corrispon- 
denti due  posizioni,  una  in  A  l'altra  in  B,  che  prende  il  sistema  per  lo  stesso 
valore  del  tempo  ,  e  supponiamo  che  le  posizioni*  corrispondenti  siano  infi- 
nitamente vicine  e  il  moto  sia  stabile  in  ambedue  le  trajettorie.  Le  posi- 
zioni di  massimo  e  di  minimo  della  funzione  tp  non  saranno  corrispondenti. 
ma  infinitamente  vicine  e  se  a  è  una  posizione  di  massimo  o  minimo  di  (j 
sopra  A,  e  e  la  posizione  di  massimo  o  minimo  di  </  sopra  B,  infinitamente 
vicina  ad  a,  avremo 

<Pc  =  9>a  ~\-(hc<f 

e  quindi,  a  cagione  della  (3), 

dòae(f 


—  197  — 

Se  b  è  la  posizione  corrispondente  ad  a,  ponendo  mente  alla  equazione  (1), 
otterremo  : 

,±\  ddab(p  ^        d(ìbc(f> 

dt      ~         dt 
«  Supponiamo  che  le  variazioni  delle  velocità  siano  infinitesime  di  2°  or- 
dine, mentre  le  variazioni   delle   coordinate   sono   di  1°  ordine,    cioè  che  le 
variazioni  infinitesime  delle  coordinate  avvengano  in  tempi  finiti,  sarà  : 

(5)  ~-  =  2r,ii  {x'i  óxì  -f-  y'i  Syt  -f-  x\  Sst). 

Sostituendo  nel  2°  membro  della  equazione  (4)  e  rammentando  le  equazioni  (2), 
otterremo  : 

(6)  ^f=-T,A. 

essendo  T„  la  energia  cinetica  del  sistema  nella  posizione  a,  e  ta  il  tempo 
in  cui  si  trova  in  a,  ta  -f-  óta  il  tempo  in  cui  si  trova  in  e. 

«  Ora  sia  a  un'  altra  posizione  di  massimo  o  minimo  di  y  sopra  A,  b' 
la  posizione  corrispondente,  e  la  posizione  di  massimo  o  minimo  di  tp  infi- 
nitamente vicina  ad  a  sopra  B,  e  ta>  il  tempo  della  posizione  d.  Avremo 
analogamente  : 

(«)'  (^=-T„.dY,„. 

Affinchè  il  sistema  dal  descrivere  il  tratto  ad  della  trajettoria  A  passi  a 
descrivere  il  tratto  bb'  della  trajettoria  B,  è  necessario  che  sia  verificata  la 
diseguaglianza 

Va' 

(  jp  _|_  s  T)dt  —  2mì  {x'ì  dan/  Xt  +  iji  óa,v  ,/i  -j-  g\  da,b  Si  )  -f 

>ta 

-\-  2Mì  (Xi  #ab  %i  +  i/i  Ó'ob  t/i  +  S'i  ó\,b  Si)  >  0  , 

e  se  osserviamo  l'equazioni  (5),  (6)  e  (6)',  e  denotiamo  con  t„  il  tempo  im- 
piegato dal  sistema  a  passare  dalla  posizione  a  ad  «',  avremo: 
(JP  _|_  JT)  tn  +  2  (Ta,  Sta,  —  T„  Ò(„)  >  o  , 


Ma 


onde 


T„  =T  —  sa 


(FP  +  (fT+2Tcr  log  *M  -f-  -f  Jfc  +  ■/  cty,  >  o 

e  al  limite  col  crescere  di  tn, 

rfP+(fT  +  2T(Flog«>o 


—  198  — 
ed  essendo 

T  —  P  =  E 
avremo  : 

f)E  —  2TtflogT  0  <Co  . 

-  Tutto  questo  vale  tanto  per  i  sistemi  liberi,  quanto  per  quelli  con  le- 
gami qualunque,  tanto  per  le  forze  che  variano  colla  distanza  secondo  la  legge 
di  Newton,  quanto  per  quelle  che  variano  con  ima  legge  qualunque  ». 

Fisiologia.  —  Le  leggi  della  Fatica  studiate  nei  muscoli  del- 
l'nomo.  Memoria  del  Socio  A.  Mosso. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  Volumi  delle  Memorie. 


Chimica.  —  Sull'azione  del  joduro  di  melile  sopra  alcuni  de- 
rivati del  pirrolo.  Nota  II  (')  di  G.  Ciamician  e  V.  Anderlini. 

-  Tutto  il  prodotto  di  cui  disponevamo,  (descritto  nella  precedente  comu- 
nicazione), venni'  ridotto  con  sodio  ed  alcool  assoluto  nelle  proporzioni  ili 
1  parte  di  base  per  2\  di  sodio  e  12  parti  di  alcool  assoluto.  La  riduzione 
si  compì  agevolmente,  e  già  il  mutamento  di  odore  avvertì  subito  della  tra- 
sformazione avvenuta.  Si  distilla  la  massa,  che  pel  raffreddamento  si  solidifica, 
sciolta  nell'acqua,  in  una  corrente  di  vapor  acquei»,  m  satura  il  distillato  con 
acido  cloridrico  e  si  svapora  a  secco  la  soluzione  del  nuovo  cloridrati  Sven- 
turatamente questo  non  dà  con  i  reattivi  ordinali,  sali  doppi,  che  si  prestino 
per  purificare  il  nuovo  alcaloide. 

-  I  suoi  sali  sono  tutti  molto  solubili  e  per  lo  più  oleosi. 

-  La  soluzione  concentrata  del  cloridrato: 

i  Non  dà  col  cloruro  di  piali, io  nessun  precipitato. 

«  Col  clorura  di  oro  si  ottiene  un  precipitato  oleoso,  che  si  solidifica 
molto  lentamente.  Sciolto  nell'acqua  bollente  si  separa  allo  stato  oleoso  e 
dopo  molto  tempo  si  trasforma  in  aghi  gialli  che  fondono  verso  117°-119°. 
«  Col  cloruro  mercurìco  dà  dopo  qualche  tempo  un  composto  cristal- 
lizzato in  aghi  bianchi; 

«  Col  joduro  doppio  di  bismuto  e  ftotassio  un  precipitato  resinoso 
rosso  ; 

«  Col  joduro  mercurico-potassico  un  precipitato  oleoso  giallo- chiaro, 
che  poi  si  solidifica; 

(i)  V.  pag.  165. 


—  199  — 

«  Col  bicromato  potassico,  un  precipitato  formato  di  goccioline  giallo- 
ranciate  che  poi  cristallizzano  ; 

«  Góll'acido  picrico,  in  soluzione  alcoolica,  si  formano,  concentrando, 
delle  goccie  gialle,  che  poi  si  solidificano. 

«  In  seguito  a  queste  sue  proprietà  noi  abbiamo  preferito  di  studiare  la 
nuova  base  allo  stato  libero.  Distillando  la  soluzione  del  cloridrato  con  la 
potassa,  si  ottiene  un'olio  alcalino,  non  molto  solubile  nell'acqua,  che  non  ha 
più  affatto  l'odore  della  base  primitiva,  ma  che  è  più  pungente  e  ricorda  quello 
della  piperidina.  Il  nuovo  alcaloide  venne  separato  dall'acqua  per  mezzo  della 
potassa,  e  dell'etere,  seccato  quindi  in  soluzione  eterea  prima  con  la  potassa 
fusa  e  poi  col  sodio  metallico  ed  in  fine  distillato  sul  sodio  per  togliere  le 
ultime  traccie  di  umidità.  Quasi  tutto  il  prodotto  passa  fra  150°  e  155°; 
distillandolo  frazionatamente  abbiamo  raccolto  separatamente  la  porzione  che 
bolliva  fra  150°-152°.  Non  crediamo  di  andare  errati  ammettendo  che  il  punto 
di  ebullizione  della  base  si  trovi  entro  questi  limiti. 

«  L'analisi  fatta  con  una  parte  della  frazione  150°-152°  dette  numeri, 
che  come  era  da  aspettarsi,  coincidono  sufficientemente  con  quelli  richiesti 
dalla  formula: 

«C9H19N», 

0,1610  gr.  di  sotanza  dettero  0,4538  gr.  di  C02  e  0,1953  gr.  di  H2  0. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato 

C  76.87  76,60 

H  13,48  13,47 

«  La  nuova  base  ha  le  proprietà  di  una  piperidina,  essa  si  distingue 
dalla  base  primitiva,  oltre  che  all'odore,  anche  per  la  sua  stabilità;  all'aria 
ed  alla  luce  non  si  altera  affatto.  Avrà  forse  un'azione  fisiologica  interessante, 
simile  a  quella  della  coniina,  per  lo  meno  i  suoi  vapori  producono  pesantezza 
di  testa  ed  in  fine  dolore  di  capo. 

«  Noi  non  ci  siamo  occupati,  che  del  suo  comportamento  col  joduro  di 
metile,  perchè  come  si  disse,  questo  doveva  offrire  il  mezzo  per  decidere  della 
sua  costituzione. 

«  La  base  analizzata,  cioè  la  frazione  bollente  fra  150°-152°,  venne  perciò 
trattata  con  joduro  metilico  in  un'apparecchio  a  ricadere,  la  reazione  è  molto 
viva  e  la  massa  si  solidifica.  Scacciando  l'eccesso  di  joduro  di  metile  a  b.  ni.. 
si  ottiene  un  prodotto  colorato  in  giallo,  semisolido,  che  venne  sciolto  nel- 
l'alcool assoluto  e  trattato  con  etere  anidro.  Si  forma  un  precipitato  biano  . 
se  si  eccede  con  l'aggiunta  dell'etere  si  ottiene  invece  un'olio  pesante.  11  pre- 
cipitato venne  filtrato,  seccato  rapidamente  nel  vuoto  e  fatto  cristallizzare 
dall'alcool   assoluto.    Per   lento  svaporamento   si   ottengono   prismetti   senza 


—  200  — 

colore  a  base  quadrata,  solubili  nell'acqua,  ma  non  deliquescenti,  che  fondono 
a  262°  con  decomposizione. 

«  La  nuova  sostanza  è  il  joduro  di  un  vero  ammonio  organico,  insolu- 
bile nella  potassa,  insolubile  nell'etere,  ed  ha  la  formula: 

«C9H18N(CH3),I", 
come  lo  dimostra  la  seguente  analisi: 
0,1266  gr.  di  sostanza  dettero  0,2048  gr.  di  C02  e  0,0913  gr.  di  H2  0. 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C0H18 N(CH,)»I 

C  44,12  44,44 

H  8,01  8,08 

«  Il  liquido  etereo-alcoolico  rimasto  indietro  nella  precipitazione  del  joduro 
dell'ammonio,  contiene  i  jodidrati  delle  basi  meno  mettiate,  che  si  ottengono, 
svaporando  i  solventi  a  b  .  m.,  in  forma  di  una  massa  oleosa,  che  posta  in 
un'essiccatore  si  solidifica.  Distillando  questo  residuo  con  la  potassa,  resta 
indietro  quella  parte  del  joduro  dell'ammonio,  che  era  rimasto  in  soluzione, 
e  passa  un'olio  alcalino,  quasi  insolubile  Dell'acqua .  che  sarà  certo  formato 
in  gran  parte  dalla  base  metilata: 

C9HI8NCH3. 
«  Esso  dà  un  cloroaurato  oleoso,  che  difficilmente  si  solidifica  e,  che  per- 
ciò non  venne  ulteriormente  studiato. 

*  Dal  comportamento  della  base  ridotta,  bollente  a  150°-152°col  joduro 
di  metile,  risulta  dunque  che  essa  è  una  base  secondaria  della  formula: 

«C,H18NH», 

cioè  una  Parpevolina. 

«  Di  alcaloidi  di  questa  composizione  non  è  noto  finora  che  la  etillupe- 
tidina  simmetrica,  cioè  la  dimetiletilpiperidina  ottenuta  pochi  mesi  fa  sinte- 
ticamente da  JaeckleC)  uel  laboratorio  del  prof.  Hantzsch.  Questo  alcaloide 
è  certamente  diverso  dal  nostro  perchè  bolle  a  165°-167°. 

«  La  base  da  noi  ottenuta,  tenendo  conto  di  quanto  abbiamo  finora  esposto, 
è  perciò  con  grande  probabilità  una: 

«  tetrametìlpiperidina  [C5  H6  (CH3)4  NH]  », 

che  per  azione  del  joduro  metilico  si  converte  direttamente   nel  joduro   di 
dimetil-tetrametilpiperilammonio: 

C5  Htì  (CH3)4  N  (CH3)2 1. 
«  La  base  poi  che  si  forma  per  azione  del  joduro  di  metile  sul  pirrolo 
e  che  bolle  intorno  a  160°  deve  essere  per  conseguenza  una  diidroparvolina 
ossia  una 

«  tetrametìldiìdropirìdina  secondaria  [G5  H2  (CH3)4  NH]  » . 

(')  L.  Ann.  2Ì6,  45. 


—  201  — 

«  Per  spiegare  la  sua  formazione  bisogna  ammettere,  che  il  pirrolo  per 
l'azione  del  joduro  di  metile  -si  trasformi  in  tetrametilpirrolo,  il  quale  poi 
con  un'  altra  molecola  di  joduro  metilico  diventa  base  piridica  idrogenata 
secondaria  : 

H3/S,GC/7_.  _nCCH3/S  CCH3/7 

C  CH,  a 


«'CH3C<C  SCCR,  « 


ti'CU.C, 
a'CH3q 


CH, 


NH 

«  Le  reazioni  potrebbero  avvenire  secondo  la  seguenti  uguaglianze  : 
G4  H4  NH  -f  4CH,  I  =  Ct  (CH3)4  NH  +  4HI 
C4  (CH3)4  NH  +  CH3 1  =  C4  (CH3)4 .  CH2 .  NH  +  HI . 

«  Dando  questa  interpretazione  alla  reazione  da  noi  studiata,  è  molto 
drobabile  che  la  prima  frazione  del  prodotto  alcalino,  che  bolle  fra  140°  e 
150°,  contenga  delle  idropiridine  meno  metilate. 

«  Eesta  ancora  a  dire  dell'  ultima  frazione,  di  quella  cioè  che  venne 
raccolta  separatamente  nella  distillazione  con  vapore  acqueo  del  prodotto 
greggio  della  reazione,  e  che  è  insolubile  nell'acqua. 

«  Le  basi  contenute  in  questa  parte  del  prodotto  vennero  estratte  e  pu- 
rificate come  la  parte  più  volatile.  Formano  un  olio  alcalino  poco  solubile 
nell'acqua,  che  all'aria  imbrunisce  molto  presto  e  che  distilla  quasi  tutto 
sopra  i  165°,  passando  in  gran  parte  fra  i  165°-190°.  Queste  basi  danno  un 
cloroaurato  oleoso,  ma  formano,  in  soluzione  cloridrica,  col  cloruro  di  platino 
un  cloroplatinato  che  cristallizza  in  aghetti  giallo  ranciati,  che  contengono 
26,87  °/o  di  platino.  Questa  frazione  era  però  troppo  esigua  per  essere  ulte- 
riormente studiata. 

IL  Azione  del  joduro  di  metile  sull'  n-metilpirrolo. 

«  Da  quanto  è  stato  esposto  fin  qui  risulta  come  fatto  più  importante, 
che  il  pirrolo,  per  azione  del  joduro  di  metile  scambia  facilmente  con  altret- 
tanti metili  i  suoi  quattro  idrogeni  metinici. 

«  La  reazione  studiata  finora  solamente  col  sale  sodico  dell'acido  car- 
bopirrolico  meritava  di  essere  sperimentata  anche  con  altri  derivati  del  pir- 
rolo. Il  pirrolo  stesso,  come  si  disse  in  principio,  si  presta  poco  a  questi- 
trasformazioni  e  di  ciò  non  è  a  sorprendersi;  l'acido  jodidrico,  che  necessa- 
riamente si  rende  libero,  resinifica  in  gran  parte  il  pirrolo,  anche  se  adope- 
rando nella  reazione  un'alcali,  si  cerca  con  questo  mezzo  di  sottrarlo  all'a- 
zione dell'acido  minerale.  Noi  abbiamo  pensato  perciò  di  tentare  la  reazione 
coli'  n-metilpirrolo,  che,  come  tutti  i  pirroli   terziari,    resiste    maggiormente 


—  202  — 

all'azione  degli  acidi.  Questo  sperimento  aveva  poi  un  doppio  interesse,  perchè 
ammettendo  che  la  reazione  avvenisse  col  metilpirrolo  in  modo  analogo  a 
quella  osservata  col  pirrolo,  che  si  libera  dall'acido  carbopirrolico,  era  da 
prevedere  la  formazione  di  un'alcaloide,  che  contenesse  un  metile  di  più  di 
quello  testé  descritto.  Anche  in  ciò  non  ci  siamo  male  apposti,  perchè  real- 
mente in  questo  modo  si  ottiene  una  base,  che  sarà  probabilmente  una 

-  metìldiìdroparvoUna  [C5  H2  (0H3)4  NCH3]  », 

ma  la  reazione  superò  la  nostra  aspettativa  in  quanto  che  col  metilpirrolo  si 
potrà  ottenere  ed  isolare  anche  il  pirrolo  pentametilato  che  si  tra*forma  poi 
nella  base  piridica. 

«  Noi  ci  limitiamo  per  ora  ad  accennare  brevemente  ai  risultati  fin  qui 
ottenuti,  e  sarà  compito  di  uno  di  noi.  continuare  queste  ricerche,  che  illu- 
streranno una  delle  proprietà  più  interessanti  del   pirrolo. 

«  Scaldando  in  un  tubo  chiuso  a  120°  per  6  ore  un  miscuglio  di  3  gr. 
di  metilpirrolo  con  7  gr.  di  joduro  di  metile  e  3  gr.  di  carbonato  potassico 
secco  in  presenza  di  5  gr.  di  alcool  metilico,  si  svolgono,  dopo  il  riscalda- 
mento, nell'aprirlo,  notevoli  quantità  di  anidride  carbonica,  e  si  nota  la  pre- 
senza di  cristalli  cubici  di  joduro  potassico.  Il  contenuto  del  tubo,  che  hi 
debole  reazione  acida,  venne  distillato  con  vapore  acqueo,  per  eliminare  l'al- 
cole metilico  ed  il  metilpirrolo  rimasto  inalterato,  indi  reso  alcalino  con 
potassa  e  distillato  nuovamente.  Assieme  all'acqua  passa  un  olio,  insolubile, 
che  sebbene  venga  trattenuto  dagli  acidi,  non  forma  con  questi  sali  come  le 
basi.  Esso  ha  un  odore  caratteristico,  che  ricorda  quello  dei  pirroli  superiori, 
arrossa  il  fuscello  d'abete  bagnato  di  acido  cloridrico  ed  ha  infine  proprietà 
tali,  che  noi  non  dubitiamo  si  tratti  di  un  miscuglio  di  pirroli  terziari  superiori. 
La  quantità  del  prodotto  non  era  tale  da  permettere  altre  ricerche  ed  inoltre 
la  stagione  tanto  avanzata  da  dover  rimettere  gli  studi  ulteriori  al  prossimo 
ottobre. 

-  Se  si  scalda  il  metilpirrolo  col  joduro  di  metile  e  carbonato  sodico 
nelle  proporzioni  già  indicate,  a  140°  per  LO  ore,  si  ottiene  operando  nel 
modo  anzidetto,  un  prodotto  in  cui  predomina  sulla  parte  pirrolica  la  parte  al- 
calina. L'olio  che  si  forma  in  questo  modo,  venne  scaldato  con  acido  cloridrico 
saturo,  in  tubi  chiusi  a  125°-130°,  per  distruggere  i  pirroli  che  conteneva  e  dalla 
soluzione  cloridrica  si  ottenne  per  distillazione  con  potassa,  un'olio  fortemente 
alcalino  di  proprietà  molto  simili  a  quello  avuto  dall'acido  carbopirrolico. 
Il  cloridrati  di  questo  alcaloide  dà  col  cloruro  d'oro  un  precipitato,  che  con- 
venientemente purificato  per  alcune  cristallizzazioni  dall'acido  cloridrico  di- 
luito, forma  aghi  gialli  appiattiti  o  squamette  dello  stesso  colore,  che  fon- 
dono a  100°  e  che  hanno  la  formula  : 

-  C10H17rNHCl.AuCl3  - 


—  203  — 
come  lo  provano  le  seguenti  analisi: 
I.  0,2252  gr.  di  sostanza,  seccata  nel  vuoto  sull'acido  solforico,  diedero  0,2030 

gr.  di  C02  e  0,0784  gr.  di  H20. 
IL  0.1792  gr.  di  sostanza,  seccata  come  sopra,  dettero  0,0720  gr.  d'oro. 

«  In  100  parti  : 

trovato  calcolato  per  (J10  H„  NAu('l4 

T  II 

G         24,54  24,48 

H  3,87     •    -  3,67 

Au      —  39,84  40,02 

«  La  base  che  si  ottiene  dall'  n-metilpirrolo  contiene  dunque  un  metile 
di  più  di  quella  che  si  forma  dal  pirrolo,  e  sarà  senza  dubbio  una  base 
terziaria. 

«  Lo  studio  ulteriore  di  questo  alcaloide  servirà,  lo  speriamo,  a  confer- 
mare la  costituzione  che  abbiamo  attribuito  al  composto  ottenuto  dal  carbo- 
pirrolato  sodico. 

«  Riassumendo  brevemente  i  fatti  descritti,  si  può  dire  che  il  pirrolo,  in 
modo  analogo  alla  trasformazione  degli  indoli  in  idrochinoline,  si  converte 
per  azione  del  joduro  di  metile  in  idropiridine,  e  che  molto  probabilmente 
in  questa  metamorfosi,  il  quinto  atomo  di  carbonio,  che  trasforma  il  nucleo 
pirrolico  in  nucleo  piridico,  occupa  in  quest'ultimo  la  posizione  a  (orto).  Il 
pirrolo  però,  per  la  grande  mobilità  dei  suoi  atomi  di  idrogeno  metinici  gli 
scambia,  ancor  prima  di  diventare  piridina  idrogenata,  con  metili,  producen- 
do acido  jodidrico  libero,  il  quale  probabilmente  impedisce  che  nella  rea- 
zione si  formino  basi  terziarie. 

«  Questa  proprietà  del  pirrolo,  finora  ignorata,  spiega  tutti  i  fatti  accen- 
nati in  principio  di  questa  Nota  ed  apre  un  nuovo  campo  alle  ricerche. 

u  Sarà  molto  interessante  il  vedere  se  questo  comportamento  del  pirrolo 
trova  riscontro  nelle  altre  sostanze  che  appartengono  al  gruppo  dei  composti 
tetrolici  ». 


Chimica  tossicologica.  —  Nuovo  metodo  per  la  distruzione 
delle  materie  organiche  nelle  analisi  tossicologiche.  Nota  del  dott. 
F.  Marjno-Zuco,  presentata  dal  Socio  Struever. 

«  Fra  i  vari  metodi  fin  qui  adoperati  per  la  ricerca  dei  metalli  nelle  ana- 
lisi tossicologiche,  quello  che  offrendo  maggiori  vantaggi  meglio  risponde  ali 
scopo    è    il  metodo   di  Fresenius  e  Babo,  quasi  generalmente  oggi  adottato. 
Purnondimeno  anche   esso   offre  non  lievi  inconvenienti:  come  la  facilità  di 
perdite  quando  si  hanno  metalli  volatili  ;  l'essere  obbligati  di  dover  aggiungere 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Seni.  27 


—  204  — 

alla  sostanza  da  analizzare  una  gran  massa  di  sali  alcalini  prima  di  distrug- 
gere la  materia  organica,  i  quali  sali  possono  spesso  per  la  loro  quantità  essere 
dannosi  all'analisi.  Si  aggiungano  inoltre  le  difficoltà  pratiche  che  spesso  s'in- 
contrano, come  la  facilità  di  spumeggiare  che  hanno  i  liquidi  per  l'aggiunta 
del  clorato  potassico ,  e  le  facili  esplosioni  dell'apparecchio,  specialmente 
quando  per  evitare  possibili  perdite  di  metalli  volatili,  si  è  costretti  di  ser- 
virsi di  apparecchi  chiusi. 

n  Col  metodo  che  son  per  descrivere  non  vi  può  essere  perdita  di  alcun 
metallo,  poiché  tutti  vengono  a  formare  combinazioni  fisse,  e  i  reattivi  che 
si  introducono  si  possono  allontanare  facilmente;  la  distruzione  della  ma- 
teria organica  è  più  completa  clic  nel  metodo  di  Presenius  e  Babo,  poten- 
dosi giungere  sino  alla  distruzione  della  materia  grassa,  mentre  l'operazione 
procede  in  un  modo  tranquillo  senza  uè  sussulti  né  spuma. 

«  Quando  la  materia  di  natura  vegetale  o  animale  si  ricopre  di  acido 
nitrico  concentrato,  ed  in  esso  si  fa  gorgogliare  una  corrente  di  biossido  di 
azoto,  l'acido  nitroso,  che  si  genera,  brucia  tranquillamente  la  materia  orga- 
nica con  formazione  di  anidride  carbonica.  Si  osserva  in  tal  modo  una  vera 
combustione  senza  sussulti,  ne  spuma.  Quando  il  liquido,  dopo  l'azione  del 
biossido  di  azoto,  si  è  fatto  verde,  allora  si  comincia  a  scaldare  Leggermente 
sino  a  giungere  alla  ebollizione,  completando  in  questo  modo  la  combustione 
delle  sostanze  più  combustibili.  Si  ottiene  subito  un  liquido  giallo  con  uno 
strato  oleoso,  galleggiante,  formato  dalle  materie  grasse,  le  quali  per  rallVedda- 
mento  si  solidificano  in  uno  strato  solido,  bianchissimo.  L'operazione  sino  a  que- 
sto punto  per  un  chilogrammo  di  carne  non  può  durare  più  di  mezz'ora.  È 
necessario  però  continuare  il  riscaldamento  in  una  corrente  di  biossido  d'azoto 
tinche  dal  liquido,  specialmente  dallo  strato  oleoso  non  escano  più  delle  bol- 
licine gassose:  allora  si  può  ratfreddare  illiquido,  separare  per  decantazione 
la  soluzione  nitrica  dalla  materia  grassa  solida,  e  lavare  questa  ripetutamente 
con  acqua  acida.  Se  poi  si  puoi  giungere  a  distruggere  completamente  la  ma- 
teria grassa,  bisogna  continuare  l'operazione  parecchi  giorni  facendo  passare 
a  freddo  sino  a  colorazione  verde  del  liquido,  una  corrente  di  biossido  d'azoto 
e  poi  scaldando  sino  all'ebollizione  in  corrente  del  suddetto  gas  e  di  ossigeno 
e  così  alternativamente,  sino  a  scomparsa  della  materia  grassa. 

«  Io  opero  nella  maniera  seguente  : 

«  Se  la  sostanza  è  tagliuzzata  si  pone  subito  in  un  pallone,  se  invece  è 
a  pezzi  grossi  come  ad  esempio  un  polmone,  un  fegato  ecc.  senza  infastidirsi 
a  tagliuzzarlo,  cosa  spessissimo,  come  nel  caso  di  cadaveri  esumati,  nauseabonda 
e  nociva,  si  mette  subito  in  una  capsula  di  porcellana,  si  versa  sopra  tanto 
acido  nitrico  concentrato  da  coprire  tutta  la  materia  da  analizzare  e  si  fa 
passare  la  corrente  di  biossido  di  azoto.  Quando  il  liquido  è  divenuto  verde 
si  scalda  leggermente:  dopo  poco  tempo  si  ottiene  una  massa  liquida,  che  si 
può  per  mezzo  di  un  imbuto  versare  nel  pallone. 


—  205  — 
«  Il  pallone  è  munito  di  un  tappo  di  pomice  a  2  fori  :  per  uno  è  con- 
nesso un  piccolo  refrigerante  a  ricadere,  e  per  l'altro  passa  un  tubo  di  vetro 
piegato  ad  angolo  retto  che  pesca  nel  fondo  del  liquido  e  che  serve  a  con- 
durre la  corrente  di  biossido  d'azoto,  precedentemente  lavato.  A  questo  tubo 
ne  è  saldato  un  altro  il  quale  porta  la  corrente  di  ossigeno  o  di  aria.  Come  gas- 
sometro per  il  biossido  d'azoto  io  mi  servo  molto  comodamente  di  due  grandi 
bocce  impagliate  ordinarie  del  volume  di  50  litri.  I  gas  biossido  di  azoto  ed 
ossigeno  sono  precedentemente  lavati  passando  per  due  bottiglie  di  Woulf. 
contenenti  acqua  distillata. 

«  Disposto  così  l'apparecchio  si  chiude  ermeticamente  il  tappo  con  gesso, 
si  fa  passare  la  corrente  di  biossido  d'azoto,  sino  ad  inverdire  il  liquido,  e 
quindi  si  scalda  direttamente  con  una  piccola  fiamma. 

«  La  combustione  procede  tranquillamente  e  si  continua  così  finché  non 
si  vedono  svolgere  più  dal  liquido  bollicine.  Giova  invece  di  tenere  continua- 
tamente il  liquido  all'ebollizione,  di  farlo  di  quando  in  quando  raffreddare 
facendolo  quindi  inverdire,  e  poi  scaldare  di  nuovo.  Quando  non  si  vedono 
più  bollicine  è  bene  far  passare  insieme  al  biossido  d'azoto  un  pò  di  ossigeno 
o  di  aria  per  completare  la  combustione,  e  bruciare  così  la  maggior  parte 
delle  materie  grasse. 

«  Io  ho  potuto  osservare  che  è  inutile  allora  continuare  più  a  lungo 
l'operazione  sino  a  bruciare  completamente  la  materia  grassa;  perchè  con  i 
lavaggi  a  caldo  con  acido  nitrico  e  poi  raffreddando  si  può  decantare  com- 
pletamente la  materia  grassa  e  lavare  questa  scrupolosamente;  però  niente 
toglie,  specialmente  nelle  analisi  scrupolose,  di  poter  più  a  lungo  continuare 
il  trattamento  finché  tutti  i  grassi  siano  esauriti. 

«  Io,  per  provare  il  metodo  sopra  descritto,  ho  fatto  le  seguenti  esperienze 
in  condizioni  esagerate  : 

«  Ad  un  coniglio  fu  iniettata  una  soluzione  titolata  di  arsenito  potas- 
sico e  messo  in  una  capsula:  dopo  morto  l'animale  senza  scorticarlo,  né  ta- 
gliargli il  ventre,  si  versò  sopra  dell'acido  nitrico  concentrato,  a  poco  per  volta, 
sino  ad  immergerlo  completamente:  si  fece  agire  il  biossido  di  azoto  prima 
a  freddo,  e  poi  a  caldo,  e  dopo  parecchie  ore  di  questo  trattamento,  tutta  la 
materia  organica  tanto  della  pelle,  dei  peli,  delle  ossa  era  bruciata  restando 
il  liquido  con  uno  strato  di  grasso  galleggiante:  allora  fu  versato  in  un  pal- 
lone, come  è  stato  sopra  descritto,  tutto  il  liquido  ed  il  grasso  ;  e  continuata 
l'operazione  fino  a  completo  esaurimento  della  materia  grassa.  Bisogna  però 
avvertire  che  quando  si  deve  eseguire  un'operazione  come  questa,  in  cui  tutto 
il  fosfato  di  calcio  delle  ossa  e  tutto  il  resto  dei  sali  metallici  entrano  in 
soluzione,  non  si  può,  come  avanti  ho  accennato,  riscaldare  direttamente  il 
pallone  a  causa  del  liquido  denso  formatosi,  ma  bibogna  invece  scaldare  a 
bagno  di  sabbia. 

«  Un'  altra  esperienza  fu  da  me  eseguita  con  le  uova  fresche. 

«  È  risaputo  che  le  uova  sono  difficilissime  a  bruciare,  specialmente  perchè 


—  206  — 

danno  dei  liquidi  i  quali  hanno  una  grande  tendenza  a  spumeggiare  ;  l'ope- 
razione quindi,  oltre  ad  essere  stentata,  è  ancora  praticamente  molto  noiosa  e 
lunga.  Col  metodo  da  me  adoperato  ho  potuto,  mettendo  nell'apparecchio  de- 
scritto venti  uova  fresche,  compiere  completamente  la  distruzione  della  materia 
organica  senza  nessuna  difficoltà  pratica. 

«  Altre  esperienze  io  ho  potuto  eseguire  con  carne,  grassi,  cartilagini 
e  farine,  ed  ho  potuto  sempre  osservare  che  tra  le  anzidette  sostanze,  quelle 
le  quali  stentano  a  bruciare  sono,  come  era  da  prevedersi,  solo  le  materie 
grasse  ;  però  mentre  con  gli  altri  metodi  i  grassi  o  non  sono  punto  bruciati 
o  rimangono  sotto  forma  di  olio  denso,  col  metodo  presente  si  possono,  insi- 
stendo, completamente  esaurire.  Quando  anche  non  si  voglia  prolungare  molto 
tempo  l'operazione,  la  materia  grassa  rimane  sotto  forma  di  uno  strato  solido 
bianco  facilmente  fusibile  nell'acqua  calda,  sicché  si  presta  benissimo  ad  un 
completo  lavaggio  e  separazione. 

«  La  soluzione  nitrica  ottenuta  si  svapora  a  bagno  maria  sino  a  scacciare 
l'eccesso  di  acido  ;  resta  indietro  un  residuo,  il  quale,  oltre  a  tutti  i  sali  me- 
tallici, contiene  poca  quantità  di  materia  organica  solubile  nell'acqua. 

«  Distrutta  in  questa  maniera  quasi  tutta  la  materia  organica,  e  la  poca 
rimasta  non  intralciando  punto  le  operazioni  successive,  si  potrà  scegliere 
quel  metodo  ulteriore  di  analisi  che  può  tornare  più  utile  all'  operatore,  o 
che  meglio  potrà  essere  ronsigliato  dal  caso  speciale,  in  cui  l'operatore  si  trova. 

-  Si  potranno  trasformare  con  uno  dei  metodi  ordinari  i  nitrati  in  clo- 
ruri e  seguire  i  metodi  generali:  si  potrà  anche,  ove  ci  sia  la  certezza  dell'as- 
senza di  metalli  volatili,  calcinare  il  residuo,  il  quale  è  combustibilissimo, 
ed  infine,  come  io  preferisco,  dopo  lo  svaporamento  dell'acido  nitrico  si  ripiglia 
il  residuo  con  acqua  e  qualche  goccia  di  acido  nitrico,  si  iiltra,  se  è  neces- 
sario; e  questo  liquido  si  precipita  con  l'idrogeno  solforato  e  con  gli  altri 
reattivi  generali  come  nei  casi  ordinari.  Si  avrà  sempre  con  l'idrogeno  sol- 
forato un  precipitato  di  solfuro  misto  a  zolfo  e  sostanza  organica,  come  av- 
viene anche  col  metodo  del  clorato  di  potassio. 

«  Io  però  ho  potuto  osservare,  che  le  poche  materie  organiche  sciolte  nel 
liquido  non  impediscono  punto  la  precipitazione  con  i  reattivi  generali.  Ho 
eseguito  infatti  molte  prove  quantitative  con  sali  di  arsenico,  rame,  zinco  ed 
altri  metalli  ed  ho  potuto  osservare  che  la  precipitazione  è  sempre  completa. 

«  Ciò  viene  dimostrato  dai  risultati  seguenti,  in  cui  l'arsenico  è  stato 
determinato  allo  stato  di  arseniato  ammonico  magnesiaco,  e  gli  altri  metalli 
allo  stato  di  solfuri  : 

Metallo  trovato 
As  gr.  0,0752 
As  gr.  0,042:; 
Cu  gr.  0,2516 
Cu  gr.  0,1861 
Zn  gr.  0,3742 
Zn  gr.  0,2207. 


Metallo 

introdotto 

As  gr. 

0,07<in  • 

As  gr. 

0,04:i:» 

Cu  gr. 

0,2534  * 

Cu  gr 

0,1863 

Zn  gr. 

0,3754 

Zn  gr. 

0,2215 

—  207  — 

«  Delle  esperienze  sopra  accennate  quelle  segnate  con  l'asterisco  furono 
eseguite  iniettando  in  un  coniglio  le  soluzioni  metalliche:  ho  evitato  le  cause 
apprezzabili  di  perdita  situando  l'animale  nella  stessa  capsula,  dove  poi  si  con- 
tinuò l'operazione. 

«  Le  altre  furono  eseguite  aggiungendo  la  sostanza  velenosa  alla  carne, 
alle  uova  ed  ai  cervelli. 

«  Dalle  esperienze  sopra  descritte  si  desume  che  il  metodo  da  me  pro- 
posto offre  parecchi  vantaggi.  Mentre  la  distruzione  della  materia  organica  si 
fa  più  completa  che  con  gli  altri  metodi,  non  vi  è  nessun  pericolo  di  perdita 
di  tracce  di  metalli  volatili.  I  reattivi  che  si  introducono  si  possono  con  la 
massima  sicurezza  e  facilità  avere  purissimi,  e  nello  stesso  tempo  si  possono 
allontanare  facilmente  a  bagno  maria.  Ma  il  vantaggio  maggiore  è  quello  di 
avere  ottenuto,  che  mentre  la  distruzione  della  materia  organica  procede  in 
modo  relativamente  rapido,  essa  altresì  si  eseguisce  con  la  massima  sicurezza, 
senza  paura  di  sussulti,  né  di  spumeggiamenti,  tanto  da  richiedere  solo  di 
quando  in  quando  la  vigilanza  dell'operatore  ». 

Farmacologia.  —  Sull'adone  fisiologica  della  pilocarpina  e  dei 
suoi  derivati  in  rapporto  alla  loro  costituzione  chimica.  Nota  I  di 
F.  Coppola  ('),  presentata  dal  Socio  Struever. 

«  La  pilocarpina  presenta  senza  dubbio  un  comportamento  fisiologico  molto 
simile  a  quello  della  muscarina  non  solo  per  ciò  che  riguarda  i  suoi  effetti 
generali,  ma  anche  in  rapporto  alla  sede  e  all'intimo  meccanismo  della  sua 
azione.  Tanto  la  pilocarpina  che  la  muscarina  posseggono  la  proprietà  di 
aumentare  le  secrezioni  eccitando  le  terminazioni  dei  nervi  secretori,  restrin- 
gono la  pupilla  e  determinano  lo  spasmo  dell'accomodazione  per  eccitamento 
delle  estremità  periferiche  dell' oculo-inotore;  producono  contrazioni  spasmo- 
diche dello  stomaco,  dell'intestino,  della  vescica  per  eccitazione  degli  stessi 
apparecchi  motori  periferici  ;  e  tutti  questi  fenomeni  o  siano  determinati  dalla 
muscarina  o  siano  determinati  dalla  pilocarpina  cessano  prontamente  per  azione 
dell'atropina,  e  mancano  negli  animali  precedentemente  atropinizzati. 

«  Però  d'altra  parte  la  pilocarpina  esercita  sul  sistema  nervoso  centrale 
un'azione  che  richiama  assai  da  vicino  quella  della  nicotina,  e  così  anche 
per  la  sua  influenza  sulla  funzione  cardiaca  si  allontana  dalla  muscarina  e 
si  ravvicina  alla  nicotina,  la  quale  inoltre  partecipa  della  stessa  azione  della 
pilocarpina  in  riguardo  agli  apparecchi  glandulari  e  agli  organi  a  fibre  mu- 
scolari lisce. 

«  Tali  analogie  che  la  pilocarpina  presenta  simultaneamente  colla  musca- 
rina e  colla  nicotina   non   hau   permesso   di    stabilire   rigorosamente  se  essa 

(')  Lavoro  eseguitò  nell'Istituto  farmacologico  della  R.  Università  di  Messina. 


—  208  — 

debba  comprendersi  nel  gruppo  farmacologico  della  muscarina  o  piuttosto  in 
quello  della  nicotina;  anzi  a  seconda  dell'importanza  maggiore  che  è  stata 
attribuita  alle  une  o  alle  altre  la  pilocarpina  è  stata  compresa  ora  nel  primo 
ed  ora  nel  secondo  gruppo.  Così  l'Hard}'  e  il  Bochfontaine  (!),  il  Vulpian  (2), 
il  Kahler  e  il  Soyka  (3),  il  Tweedy  (4),  il  Riegei  (•"),  il  Nothnagel  e  il 
Rossbach  (6)  ecc.  mettono  la  pilocarpina  nel  gruppo  della  muscarina,  mentre 
l'Harnack  e  il  Meyer  ("),  il  Binz  (s),  lo  Schmiedeberg  (9)  ecc.  la  compren- 
dono nel  gruppo  della  nicotina. 

«  È  poi  veramente  degno  di  nota  il  fatto  che,  se  noi  facciamo  astrazione 
dal  comportamento  fisiologico  di  queste  basi,  e  ne  consideriamo  soltanto  le 
relazioni  chimiche,  noi  incontriamo  eguali  difficoltà  a  determinare  se  la  pilo- 
carpina possegga  affinità  maggiori  colla  muscarina  ovvero  colla  nicotina.  Infatti 
non  tenendo  conto  di  una  certa  relazione  priva  affatto  d'importanza,  che  esiste 
tra  la  forinola  empirica  della  pilocarpina  (CM  H1(JN202)  e  quella  della  nico- 
tina (CioH14N2),  e  sulla  quale  a  torto  l'Harnack  e  il  Meyer  credettero  tro- 
vare un  argomento  per  sostenere  le  affinità  farmacologiche  di  questi  due  alca- 
loidi (I0),  risulta  dalle  ricerche  del  Kingzett  ("),  del  Pochi  ('-),  dello  Cha- 
staing  (,3),  dell'Harnack  e  del  Meyer  (14)  che  nella  distillazione  della  pilocarpina 
sulla  potassa  si  ottiene  da  una  parte  della  trini etil amina  e  dall'altra  parte 
una  base  dai  caratteri  della  coniina  ;  dimodoché  la  pilocarpina  potrebbe  con- 
siderarsi sia  come  un  derivato  della  trimetilamina  al  pari  della  muscarina, 
sia  come  un  derivato  piridico  al  pari  della  nicotina. 

«  Recentemente  poi  la  sintesi  che  l'Hardy  e  il  Calmels  riuscirono  a  fare 
della  pilocarpina  venne  a  stabilire  la  costituzione  chimica  di  questo  alcaloide 
che  è  rappresentata  dalla  seguente  forinola: 

eoo 

I     I 
(C5H4N)P  —  C  —  N==(CH,)8(15) 

CH3 

(')  (iaz.  méd.  do  Paris  1875,  p.  309. 

(2)  Leeoni  sur  Vact.  de»  subst.  to.v.  et  mèdie.  Du  iaborandi.  Paris  1882. 

(:ì)  Arch.  f.  exp.  Patii,  u.  Pharm.  VII,  435. 

(4)  Lancet.  1875. 

(5)  Beri.  klin.  Woch.  1875. 

(c)  Handbuch  der  Arzneimittellehre. 

(')  Arch.  f.  exp.  Path.  u.  Pharm.  XII,  "66. 

(8)  Vorlesungen  ùber  Pharmakologir. 

(9)  Grundriss  der  Arzneimittellehre.  1888. 
(i0)  Annalen.  CCIV,  67. 

(u)  Journ.  of  chem.  Soc.  II,  907. 
(i2)  Berichte  XII,  2185. 

(13)  C.  r.  XCIV,  223,  968. 

(14)  L.  e.  Ann. 

(15)  Bulletin  de  la  Soc.  eh.  XLYIII,  231. 


—  209  — 

da  cui  risulta  che  la  molecola  della  pilocarpina  è  per  metà  betaina  e  per 
metà  piridina  ;  sicché  le  relazioni  farmacologiche  che  essa  presenta  colla  mu- 
scarina e  colla  nicotina,  trovano  la  più  evidente  corrispondenza  nella  costitu- 
zione chimica  di  queste  basi. 

«  La  muscarina  è  infatti  rappresentata  dalla  forinola 

OH 
OH  — 


OH 


C2H3  —  N  =  (CH3)3 


ed  è  quindi  anch'essa  una  base  quaternaria  della  trimetilamina  come  la  pilo- 
carpina; quanto  alla  nicotina  non  ne  è  stata  ancora  determinata  la  costitu- 
zione :  è  però  dimostrato  ch'essa  sia  un  derivato  della  piridina,  anzi  la 
formazione  dell'acido  carbo-/?-piridico  per  ossidazione  della  nicotina  prova 
ch'essa  è  al  pari  della  pilocarpina  un  derivato  //-piridico  ;  però  mentre  l'An- 
dreoni  le  attribuisce  la  costituzione  rappresentata  dalla  forinola 

CH3 

I  /CH2 

(C5H4N)p  — C-N'    |         (i) 
!  XCH2 

CH3 

e  il  Wischnegradsky  e  il  Krakau  propongono  di  rappresentarla  colla  forinola 

CH  —  N  —  C2  H5 

/    \    / 

CH        N 

Il  I 

CH        CH         (2) 

\     ^ 

C 

■         I 

C3  H5 

il  Cahours  e  l'Étard  sostengono  invece  ch'essa  debba  considerarsi  come  un 
dipiridile  (3)  ;  ma  in  ogni  modo  resta  dimostrato  che  la  pilocarpina  possiede 
per  metà  la  costituzione  della  muscarina  e  per  metà  quella  della  nicotina. 

«  Né  si  può  a  priori  ritenere  che  il  nucleo  piridico  per  la  sua  maggiore 
stabilità  debba  determinare  l'azione  fisiologica  di  tutta  la  molecola  della  pilo- 
carpina, poiché  è  nota  l'influenza  energica  che  sul  comportamento  fisiologico 
delle  sostanze  esercita  la  presenza  di  un  azoto  pentavalente,  come  prova  il 
fatto  che  tutte  le  basi  terziarie,  qualunque  sia  la  loro  costituzione  chimica 
e  la  loro  azione  fisiologica,  trasformate  in  basi  quaternarie  perdono  la  loro 
azione  caratteristica  ed  assumono  tutte  lo  stesso  comportamento,  che  è  quello 
del  curaro. 

(i)  Gazz.  chini,  it.  IX,  169. 

(2)  Berichte  XIII,  2315. 

(3)  C.  r.  LXXXVIII  999,  XC  275,  XCII  1079,  XCVII  1218. 


—  210  — 

«  Ciò  per  la  piridina  stessa  io  ho  avuto  occasione  di  mostrare  collo  studio 
della  piridincolina,  piridinneurina  e  piridinmuscarina,  nelle  quali  resta  del 
tutto  mascherata  l'azione  propria  del  nucleo  piridico  prevalendo  quella  dell'azoto 
pentavalente  (1). 

«  D'altra  parte  poi  il  gruppo  trimetilico,  ancorché  legato  a  un  azoto  pen- 
tavalente, è  in  certi  casi  capace  di  esercitare  tale  prevalenza  nel  comporta- 
mento fisiologico  di  tutta  la  molecola,  da  mascherare  anche  l'azione  propria 
dell'azoto;  di  che  è  prova  la  stessa  muscarina  la  quale,  pur  essendo  una  base 
quaternaria,  possiede  un'azione  dovuta  alla  presenza  dei  metili,  mentre  nella 
neurina  e  nella  colina,  benché  in  grado  diverso,  si  manifesta  tanto  l'azione 
propria  dei  metili  come  quella  dell'azoto  pentavalente  (-). 

«  Dimodoché  dobbiamo  conchiudere  che  le  conoscenze  che  noi  possediamo 
sulla  costituzione  chimica  della  pilocarpina,  della  muscarina  e  della  nicotina, 
anziché  permetterci  di  definire  se  la  pilocarpina  appartenga  al  gruppo  della 
muscarina  ovvero  a  quello  della  nicotina,  vengono  invece  ad  affermare  le  diffi- 
coltà che  la  farmacologia  aveva  incontrato  a  risolvere  tale  quistione  ;  e  molto 
meno  ci  permettono  di  stabilire  quale  e  quanta  parte  nell'azione  complessiva 
della  pilocarpina  prendano  rispettivamente  l'azoto  pentavalente,  il  nucleo  pi- 
ridico e  il  nucleo  trimetilico  della  sua  molecola. 

«  Se  non  che  la  pilocarpina,  per  ebollizione  della  sua  soluzione  acquosa, 
si  decompone  sviluppando  della  trimetilamina  ;  e  d'altra  parte  assorbendo  gli 
elementi  di  una  molecola  di  acqua,  si  trasforma  in  acido  /?-piridin-«-lattico 
secondo  la  equazione  seguente: 

COO  COOH 

I     I  I 

(C5  H,  N)p  —  C— N  =-  (CH3)3  +  H2  0  =  N  (CH3)3  +  (Cs  H,  N)p  —  0-OH 

!  I 

CH3  CH3 

«  Ora  se  noi  paragoniamo  la  struttura  di  questo  acido  con  quella  della 
pilocarpina,  troviamo  ch'esso  non  contiene  più  né  l'azoto  pentavalente  nò  il 
gruppo  trimetilico  che  costituivano  il  lato  muscarinico  della  molecola  della 
pilocarpina,  ma  ne  rappresenta  esattamente  il  lato  piridico;  e  allora  è  evi- 
dente che  se  noi  determiniamo  l'azione  fisiologica  di  questo  derivato  e  la  para- 
goniamo a  quella  della  pilocarpina  e  della  nicotina,  veniamo  rigorosamente 
a  decidere  le  quistioni  che  ci  siamo  proposte. 

«  Per  la  preparazione  dell'acido  ^-py-«-lattico  ho  seguito  il  processo  indi- 
cato da  Hardy  e  Calmels  (3)  :  5  gr.  di  pilocarpina  pura,  sciolti  in  Kgr.  1,5 
di  acqua  distillata,  furono  tenuti  per  12  ore  consecutive  in  rapida  ebollizione 

(»)  Gazz.  chini,  it.  XVr,  330. 

(2)  Ib.  p.  343. 

(3)  Bull,  de  la  Soc.  chini.  XLVIII,  226. 


—  211  — 

in  un  apparecchio  a  ricadere.  Questa  soluzione  fu  quindi  ridotta  a  25  ce,  satu- 
rata con  C03K2  e  portata  a  secco;  questo  residuo  fu  ripetutamente  lavato 
con  alcool  per  trasportare  la  pilocarpidina  formatasi  nella  reazione.  La  parte 
rimasta  indiselo! ta  fu  trattata  con  HC1  in  eccesso,  e  dopo  avere  portato  a 
secco  questa  soluzione,  il  residuo  fu  trattato  con  alcool  che  trasportò  il  clo- 
ridrato  dell'acido  ,?-py-a-lattico  impuro  di  un  po'  di  cloridrato  di  pilocarpidina, 
da  cui  fu  purificato  per  mezzo  del  cloruro  d'oro  che  fa  precipitare  la  pilocar- 
pidina mentre  il  cloroaurato  dell'acido  resta  in  soluzione.  Il  filtrato  fu  decom- 
posto con  H2S;  separato  il  precipitato  la  soluzione  fu  svaporata  e  lasciò  un 
residuo  gommoso  solubilissimo  nell'acqua  e  nell'alcool,  cioè  il  cloridrato 
dell'acido  /j-piridin-«-lattico  ('). 

«  Nelle  esperienze  farmacologiche  io  ho  adoperato  il  cloridrato  dell'acido 
/?-piridin-«-lattico. 

«  Da  esse  risulta  che  l'acido  /?-py-«-lattico  determina  nelle  rane  (disco- 
glossus  pictus)  gli  stessi  effetti  generali  della  pilocarpina.  Anche  per  l'acido 
ho  potuto  verificare  che  le  convulsioni  dipendono  dal  midollo  allungato,  e  i 
fenomeni  convulsivi  si  manifestano  prima  nel  treno  anteriore  e  in  seguito  si 
estendono  al  treno  posteriore  ;  però  l'azione  convulsivante  è  più  spiccata 
nell'acido  nel  quale  è  accompagnata  da  eccitazione  dei  riflessi  anziché  nella 
pilocarpina  nella  quale  i  riflessi  sodo  invece  depressi;  così  la  paralisi  conse- 
cutiva al  periodo  delle  convulsioni  si  svolge  più  presto  colla  pilocarpina  an- 
ziché coli' acido. 

«  Anche  per  azione  dell'acido  si  osserva  un  aumento  nella  secrezione 
cutanea  ;  il  cuore  batte  ancora  con  discreta  frequenza  anche  quando  già  i  ri- 
flessi siano  del  tutto  aboliti. 

«  La  paralisi  consecutiva  alle  convulsioni  dipende  per  l'acido  esclusiva- 
mente dai  centri  nervosi  ;  né  i  muscoli  né  i  nervi  motori  vi  partecipano  affatto; 
per  la  pilocarpina  le  opinioni  dei  vari  sperimentatori  sono  discordi;  cosi 
l'Harnack  e  il  Meyer  escludono  assolutamente  ch'essa  eserciti  un'azione  para- 
lizzante sulle  terminazioni  periferiche  dei  nervi  motori  (2)  ;  l' Albertoni  invece 
ammette  per  le  dosi  tossiche  una  certa  diminuzione  della  eccitabilità  dei  nervi 
motori  e  dei  muscoli,  la  quale  però  non  sarebbe  abolita  nemmeno  per  dosi 
letali  (3). 

«  Avendo  escluso  per  l'acido  /?-py-«-lattico  qualunque  azione  curariea, 
e  stabilito  che  la  paralisi  da  esso  determinata  in  seguito  alle  convulsioni 
dipende  semplicemente  dai  centri  nervosi,  acquista  un  grande  interesse  il  defi- 
nire se  la  pilocarpina  eserciti  o  no  un'  azione  paralizzante  sulle  terminazioni 

(*)  Mancando  l'Istituto  farmacologico  dei  mezzi  necessari  per  qualunque  ricerca  chi- 
mica, ho  eseguito  questa  preparazione  nell'Istituto  chimico  diretto  dal  chiariss.  prof.  Bal- 
hiano,  a  cui  son  lieto  di  esprimere  la  mia  gratitudine. 

(2)  Ardi,  f.  exp.  Patii,  u.  Pharm.  XII.  389. 

(3)  Jahresb.  f.  ges.  Med.   1880,  I,  s.  485. 

Rendiconti.  18S8,  Voi..  IV,  2°  Sem.  28 


—  212  — 

dei  nervi  motori,  poiché  essa  a  differenza  dell'acido  contiene  un  azoto  pen- 
tavalente. 

«  A  questo  scopo  ho  fatto  delle  esperienze,  dalle  quali  risulta  che  nella 
pilocarpina  la  paralisi  periferica  precede  la  paralisi  centrale,  anzi  impedisce 
che  le  convulsioni  possano  acquistare  tutta  la  loro  energia  perchè  l'azione 
curarica  si  va  svolgendo  accanto  all'azione  convulsivante  della  pilocarpina. 

«  Quanto  ai  mammiferi  si  sa  che  in  essi  l'azione  elettiva  della  pilocarpina 
si  spiega  sul  sistema  glaudulare,  tantoché  il  fenomeno  più  imponente  della 
sua  azione  consiste  nell'aumento  delle  secrezioni.  Questo  fatto  costituisce  una 
delle  analogie  più  evidenti  colla  muscarina,  mentre  nell'azione  della  nicotina 
prevalgono  i  sintomi  dipendenti  dal  sistema  nervoso  centrale.  Ora  mancando 
nell'acido  /?-py-«-lattico  il  nucleo  muscarinico  della  pilocarpina,  è  natural- 
mente interessante  il  determinare  quale  comportamento  questo  derivato  pre- 
senti nei  mammiferi. 

«  Or  hene  anche  l'acido  py-lattico  possiede  la  proprietà  di  aumentare  le 
secrezioni,  di  eccitare  la  peristalsi  intestinale,  di  produrre  il  vomito,  di  restrin- 
gere la  pupilla  ecc.,  e  tutti  questi  fenomeni  sono  vinti  dall'atropina  come 
avviene  per  la  pilocarpina. 

«  Per  dosi  elevate  (10  centigr.)  in  un  gattino  di  gr.  400  nel  corso  di 
tre  ore  si  svolse  un  avvelenamento  completo,  durante  il  quale  oltre  i  sintomi 
precedenti  si  osservarono  tutti  i  fenomeni  dipendenti  dalla  eccitazione  del 
bulbo:  prima  contrazioni  spasmodiche  nei  muscoli  della  faccia,  e  quindi 
accessi  convulsivi  con  epistotono,  trisma  e  convulsioni  cloniche  del  tronco 
e  delle  estremità;  sicché  l'azione  di  questa  sostanza  sui  mammiferi  corri- 
sponde perfettamente  a  quella  già  osservata  sulle  rane. 

«  Pari  somiglianza  di  effetti  fra  gli  animali  a  sangue  freddo  e  gli  ani- 
mali a  sangue  caldo  non  esiste  invece  per  la  pilocarpina  in  riguardo  al  si- 
stema nervoso  centrale:  l'Harnack  e  il  Meyer  affermano  di  non  avere  osser- 
vato mai  nei  mammiferi  delle  vere  convulsioni,  ma  al  più  un  tremore  con- 
vulsivo (');  l'Albertoni  esclude  un'azione  diretta  dalla  pilocarpina  sul  sistema 
nervoso  centrale,  ma  fa  dipendere  i  fenomeni  convulsivi  dai  disturbi  avvenuti 
nella  circolazione  (2). 

«  Pertanto  avendo  osservato  che  l'acido  lattopiridico  possiede  anche  sui 
mammiferi  un  potere  nettamente  convulsivante,  io  ho  pensato  che  anche  nella 
pilocarpina  questa  azione  non  dovesse  del  tutto  mancare,  ma  potesse  restare 
più  o  meno  mascherata  per  la  prevalenza  che  assumono  gli  altri  sintomi  dello 
avvelenamento.  E  quindi  ho  voluto  provare  se  le  alte  dosi  di  pilocarpina  fos- 
sero capaci  di  determinare  delle  vere  convulsioni  epilettiformi  anche  nei 
mammiferi,  quando  si  prevenissero  per  mezzo  dell'atropina   l'aumento   delle 

(')  L.  e.  s.  390. 
(*)  I,  e. 


—  213  — 

secrezioni,  le  modificazioni  della  circolazione  e  gli  altri  disturbi,  i  quali  o  affret- 
tando la  morte  dell'animale  o  diminuendo  la  eccitabilità  dei  centri  nervosi, 
potessero  impedire  lo  sviluppo  completo  delle  convulsioni.  Le  mie  previsioni 
furono  confermate  ;  a  un  cane  di  circa  5  Kgr.  nel  corso  di  30'  iniettai  in  varie 
dosi  per  la  vena  giugulare  gr.  0,01  di  solfato  di  atropina  e  gr.  1  di  cloridrato 
di  pilocarpina:  si  osservarono  delle  covulsioni  prima  cloniche  e  poi  toniche 
violentissime,  che  si  ripetevano  a  brevi  intervalli,  e  certamente  indipendenti 
dai  disturbi  della  respirazione,  perchè  si  praticava  la  respirazione  artificiale. 
Successe  finalmente  uno  stato  di  completa  paralisi,  e  allora  sospesasi  la  respi- 
razione artificiale  il  cuore  si  arrestò  » . 

Fisiologia.  —  La  sostanza  colorante  rossa  dell' Eus  tv  ongy- 
lus  gigas.  Nota  IL  C1)  del  dott.  Vittorio  Aducco,  presentata  dal 
Socio  A.  Mosso. 

Astone  del  sol/idrato  di  ammonio. 

«  Trattando  con  quantità  eguali  di  soluzione  allungata  di  solfidrato  di 
ammonio  delle  quantità  eguali  di  soluzioni  egualmente  colorate  di  emolinfa 
e  di  ossiemoglobina  contenute  in  tubetti  dello  stesso  calibro  si  vede,  osser- 
vando con  lo  spettroscopio,  che  si  comportano  in  modo  diverso.  La  soluzione 
di  ossiemoglobina  viene  ridotta,  scompaiono  le  due  strie  «  e  fi  e  cedono  il 
posto  alla  stria  unica  più  larga  della  emoglobina  ridotta.  La  sostanza  colo- 
rante della  soluzione  di  emolinfa  viene  trasformata  in  emocromogeno  come 
avvenne  anche  per  l'azione  della  potassa  caustica. 

«  Le  due  strie  u  e  fi,  che  aveva  prima  della  aggiunta  della  sostanza 
riducente,  sono  sostituite  da  due  altre  strie  le  quali,  rispetto  alle  precedenti, 
sono  spostate  verso  il  violetto.  Di  queste  due  strie  la  prima  è  molto  scura, 
la  seconda  è  assai  sbiadita. 

«  Essendo  rimasta  l'emolinfa,  trattata  con  solfidrato  di  ammonio  esposta 
all'aria  fino  al  mattino  successivo,  trovai  che  aveva  ricuperato  il  primitivo  co- 
lore e  che  erano  ricomparse  le  due  strie  a  e  fi;  mentre  nella  soluzione  di 
ossiemoglobina  persisteva  tuttora  la  stria  dell'emoglobina  ridotta. 

Astone  del  vuoto. 

u  Due  soluzioni  egualmente  colorate  di  ossiemoglobina  e  di  emolinfa  e  che  danno 
nello  spettro  due  strie  identiche 

la  60-75 
2a  90-110 
vengono  messe  in  tubi   di   vetro   di   diametro  eguale   e    sottoposte   alla   azione   del  vuoi" 
ottenuto  con  la  pompa  a  mercurio  di  Pfliiger  (2),  aiutando  l'azione   della  decompress 

(!)  V.  pag.  187. 

(2)  R.  Gscheidlen,  Physiol.  Methodik  pag.  443-450.  —  E.  Cyon,  Methodik  d.  Physiol. 

Experimente  u.   Vivisectionen,  pag.  231  etc,  tav    XXXI,  fig.  4. 


—  214  — 

atmosferica  con  il  riscaldare  ad  una  temperatura  fra  38°  e  40°.  Mentre  si  fa  agire  il  vuoto, 
si  esamina  il  liquido  contenuto  nei  tubi  con  lo  spettroscopio  di  Browning. 

«  Così  facendo  trovai  che  mentre  la  soluzione  di  ossiernoglobina  non  tar- 
dava molto  a  ridursi  ed  a  presentare  la  stria  dell'emoglobina  ridotta  fra  55 
e  110,  invece  la  soluzione  di  emolinfa  rimaneva  invariata  anche  prolungando 
l'azione  del  vuoto,  e  anche  riscaldando  ad  una  temperatura  di  circa  50°.  Per 
dare  una  prova  della  resistenza  della  sostanza  colorante  dell'emolinfa,  dirò  che 
su  di  essa  il  vuoto  agì  per  un  tempo  tanto  lungo  che  il  volume  del  liquido 
si  ridusse  a  meno  di  un  terzo,  mentre  per  la  soluzione  di  ossiernoglobina  il 
tempo  di  azione  era  stato  molto  più  breve  ed  il  volume  si  era  ridotto  ai  due 
terzi  del  volume  primitivo. 

«  Una  delle  differenze  più  notevoli  tra  l'ossiemoglobina  e  la  sostanza 
colorante  dell'emolinfa  dell' Eustrongylus  gigas,  sta  appunto  nella  diversa  resi- 
stenza che  rispettivamente  presentano  all'azione  del  vuoto.  La  difficoltà  di 
ridurre  la  sostanza  colorante  dell'emolinfa  dell' Eustrongylus  si  era  già  dimo- 
strata trattandola  col  solfidrato  di  ammonio. 

«"  A  questo  riguardo  debbo  richiamare  l'attenzione  sull'altro  fatto  che  per 
l'azione  del  ferricianuro  potassico  avvenne  la  riduzione  dopo  tre  giorni,  senza 
che  si  passasse  per  lo  stadio  della  metemoglobina. 

Azione  dell'ossido  di  carbonio. 

«Preparo  dell'ossido  di  carbonio  (l)  con  30  gr.  di  acido  ossalico  e  180  gr.  di  acido 
solforico  puro  e  lo  raccolgo  nel  gazometro  di  Pepys  (2)  dopo  lavatura  in  soluzione  di  po- 
tassa caustica. 

«  Quindi  faccio  passare  per  5  minuti  una  corrente  lenta  di  CO  attraverso  ad  una  solu- 
zione di  ossiernoglobina  e  ad  una  di  emolinfa  dell1 'Eustrongylus  che  presentavano  entrambe 
lo  stesso  spettro  di  assorbimento  :  cioè 

«  =  60-75 
£  =  90-110. 
«  La  soluzione  di  ossiernoglobina  prende  rapidamente  un  colore  rosso  più  vivo  e  le 
due  strie  si  spostano 

65-80 
95-115. 
«  La  soluzione  di  emolinfa  non  cambia  colore  anche  dopo  10'  di  azione 
del  CO  e  non  si  modificano  neppure  le  strie.  Però  prolungando  ulteriormente 
l'azione  del  CO  e  coadiuvandola  col  riscaldare  il  liquido  fino  a  40°,  si  ottenne 
pure  lo  spostamento  delle  due  strie  verso  il  violetto  come  per  la  soluzione 
ossiemoglobinica  di  confrouto. 

«  Dopo  24  ore  tanto  nell'un  caso  quanto  nell'altro  si  vedono  sempre  le 
due  strie  della  emoglobina  ossicarbonica  e  non  si  modificano,  anche  dibat- 
tendo  fortemente  in  presenza  dell'aria. 

0)  E.  Jungfleisch,  Manipulations  de  Cliimie  ,  1884,  p.  521. 
(2)  R.  Gscheidlen,  Physiol.  Methodik  pag.  47. 


—  215  — 

Azione  del  calore. 

«  Preparo  tre  tubettini  di  calibro  eguale  e  ben  tappati  con  cotone.  Il  primo  contiene 
una  soluzione  di  ossiemoglobina  pura,  il  secondo  una  soluzione  di  ossiemoglobina  con  me- 
temoglobina,  il  terzo  una  soluzione  di  emolinfa.  L'esame  spettroscopico  diede  i  seguenti 
risultati  : 

«  1°  Due  strie:  cioè  «  =  60-75 

(3=90-110. 
«  2°  Tre  strie  30-40  appena  percettibile. 

60-75 
90-110 
«  3°  Due  strie:  60-75 

85-115. 
Metto  i  tre  tubetti  in  una  stufa  d'Arsonval  regolata  a  42°. 
«  Dopo  circa  cinque  ore  : 

«  1°  Presenta  una  stria  marcata  nel  rosso  30-40. 
«  2°  La  stria  fra  30  e  40  è  più  scura. 
«  3°  Si  mantiene  immutato. 
«  Dopo  circa  ventidue  ore  : 

«  1°  Marcatissima  stria  fra  30  e  40;  più  sfumate  le  strie  «  e  ,1  Dopo  90  assorbito. 
«  2°  Più  larga  e  più  nera  la  stria  nel  rosso.  Ora  si  estende  da  25  a  40.  Le  strie 
e.  e  £  sono  meno  scure. 

«  3°  Nessuna  modificazione  salvo  una  maggiore  diffusione  di  «  e  fi. 

«  Il  colore  delle  soluzioni  1  e  2  è  diventato  giallo  roseo,  mentre  il  n.  3 
conserva  a  un  dipresso  il  suo  colore  primitivo. 

«  Dopo  4  giorni  :  1  e  2  presentano  la  stria  della  metemoglobina  forte- 
mente più  marcata.  Il  n.  3  non  presenta  alcun' altra  modificazione  che  quella 
già  accennata. 

«  Dunque,  dopo  quattro  giorni  di  permanenza  nella  stufa  alla  tempera- 
tura di  42°,  la  sostanza  colorante  dell'emolinfa  dell' Eustrongilo  non  subì  al- 
cuna alterazione,  mentre  la  sostanza  colorante  del  sangue,  già  dopo  poche  ore, 
aveva  fornito  della  metemoglobina  in  quantità  tale  da  riuscire  evidentissima 
allo  spettroscopio  (1). 

Azione  della  putrefazione. 

«  Una  piccola  quantità  di  emolinfa  tenuta  per  undici  giorni  nella  camera  alla  tem- 
peratura di  14°-15°  non  presentò  la  più  piccola  alterazione  nel  colore,  nella  limpidezza  e 
nelle  proprietà  spettroscopiche.  Al  contrario  del  siero  di  sangue  rosso  per  ossiemoglobina 
disciolta  e  delle  soluzioni  di  ossiemoglobina  pura  tenuti  nelle  stesse  condizioni,  presenta- 
rono o  riduzione  dell'ossiemoglobina  in  emoglobina  ridotta  o  formazione  di  metemoglobina. 

«  Però  tre  giorni  più  tardi  si  osservò  una  modificazione  profonda.  Il  liquido  emolin- 
fatico  contenuto  nel  tubo  di  saggio  si  divise  in  due  strati.  Uno  strato  profondo    di  color 

(!)  Secondo  G.  Hayem  è  necessario  che  la  quantità  di  metemoglobina  raggiunga  al- 
l'incirca  il  10  °/0  della  quantità  totale  di  sostanza  colorante,  perchè  lo  spettro  diventi  carat- 
teristico (G.  Hayem,  La  méthémoglobine  d'origine  médicamcnteusc.  Eevue  scientifìque. 
ni  serie,  t.  XI,  voi.  XXXVII  della  collezione,  Ì886,  p.  717-721). 


—  216  — 

rosso  violaceo  ed  uno  strato  superficiale  di  color  rosso  vivo  nettamente  separati  l'uno  dal- 
l'altro. Alla  superficie  del  liquido  si  era  formata  una  patina  di  colore  bianco  sporco,  costi- 
tuita da  innumerevoli  bacteri.  Il  liquido  aveva  una  forte  reazione  alcalina  riconoscibile 
colle  carte  comuni.  L'esame  spettroscopico  dimostrò  che  l'emolinfa  negli  strati  profondi 
presentava  una  sola  stria,  che  corrispondeva  esattamente  a  quella  dell'emoglobina  ridotta, 
mentre  negli  strati  superficiali  presentava  ancora  le  due  strie  simili  a  quelle  dell'ossiemo- 
globina.  Parecchi  giorni  dopo  tutto  il  liquido  aveva  assunto  un  colore  rosso  violaceo,  e  dava 
la  caratteristica  stria  unica  dell'emoglobina  ridotta. 

«Si  potè  dall'emolinfa,  ridotta  per  opera  della  putrefazione,  ricostituire  facilmente 
l'emolinfa  non  ridotta,  con  il  solo  agitare  il  liquido. 

«  Nel  liquido  cosi  trattato  una  corrente  di  ossido  di  carbonio,  diede  rapidamente  luogo 
alla  formazione  delle  strie  dell'emoglobina  ossicarbonica. 

«  Così  pure  trattando  con  ferricianuro  potassico  ottenni  subito  la  stria  della  mete- 
moglobina  nel  rosso. 

«  Disgraziatamente  la  piccola  quantità  di  liquido  disponibile  non  mi  permise  di  fare 
altre  ricerche  sulla  sostanza  colorante  dell'emolinfa  la  quale  aveva  subito  la  putrefazione. 

«  Si  può  dunque  conchiudere  che  la  sostanza  colorante  dell'emolinfa  su- 
bisce per  azione  della  putrefazione  un  cambiamento,  mercè  il  quale  le  sue 
proprietà  diventano  molto  più  simili  e  forse  identiche  a  quelle  dell' ossiemo- 
globina. 

«  Può  darsi  che  non  il  solo  processo  di  putrefazione  produca  tale  effetto, 
ma  ogni  agente  capace  di  dar  luogo  alla  formazione  di  una  sola  stria  al  posto 
delle  due  normali  dell'emolinfa. 

«Dopo  24  giorni  il  liquido  dell'Eustrongilo  aveva  un  odore  sgradevolissimo,  e  si  era 
intorbidato.  La  sua  reazione  era  diventata  intensamente  alcalina  ed  era  coperto  da  ura  densa 
patina  fatta  di  bacteri.  Allo  spettroscopio  presentava  un'anica  stria  identica  a  quella  del- 
l'emoglobina ridotta.  Non  vi  era  traccia  di  metemoglobina.  Dibattendo  prese  un  color  rosso 
più  vivo  od  allora  comparvero  immediatamente  le  due  strie  dell'ossiemoglobina. 

«  Invece  una  piccola  porzione  di  emolinfa  portata  alla  temperatura  di  93°,  quando 
la  putrefazione  non  era  ancora  incominciata ,  e  poi  lasciata  decantare  fino  a  separazione 
completa  del  precipitato,  dopo  21  giorni  presentava  ancora  evidentissime  le  strie  «  e  fi.  Solo 
4  giorni  più  tardi  si  formarono  due  strati ,  uno  superficiale  di  color  rosso  vermiglio  nel 
quale  si  vedevano  le  strie  «  e  fi,  ed  uno  profondo  di  color  rosso  violaceo  che  dava  una 
stria  unica. 

«  Facendo  queste  osservazioni  sulla  putrefazione  si  vide  che.  per  riguardo 
alla  reazione,  l'emolinfa  si  comporta  in  modo  diverso  delle  soluzioni  di  emo- 
globina e  di  quelle  di  sangue. 

«  Queste  ultime  ed  in  modo  speciale  le  soluzioni  di  ossiemoglobina  anche 
in  cloruro  di  sodio  0,75  %  si  acidificarono,  e  si  trasformò  in  parte  la  loro 
sostanza  colorante  in  metemoglobina.  L'emolinfa  dell'Eustrongilo  invece  dopo 
un  tempo  molto  lungo  (un  mese)  diventò  molto  più  alcalina  di  prima  e 
la  sua  sostanza  colorante  si  ridusse  in  un  pigmento  che,  allo  spettroscopio, 
si  comportò  in  modo  identico  alla  emoglobina  ridotta. 

«  Bisogna  pure  notare  che,  alcalinizzando  le  soluzioni  inacidite  di  san- 
gue o  di   emoglobina,   si   genera   della   ematina   alcalina.   Invece   l'emolinfa 


—  217  — 

dell'Eustrongilo,  malgrado  la  forte  alcalinità  acquistata,  non  presentò  traccia 
di  ematina  alcalina. 

Determinazione  della  resistenza  della  sostanza  colorante  dell'emolinfa 
dell' Eustrongylus  gigas. 

«  La  maggior  parte  delle  esperienze  precedenti  mi  avevano  indotto  nella 
convinzione  che  nella  emolinfa  dell'  Eustrongylus  gigas  fesse  contenuta  una 
sostanza  colorante  analoga  alla  ossiemoglobina  del  sangue  ma  più  resistente. 
Ho  voluto  cimentare,  per  assicurarmi  del  fatto,  la  sostanza  colorante  dell'Eu- 
strongilo con  la  soluzione  di  acido  acetico  10  p.  %,  o  con  quella  di  soda 
caustica  pure  al  10  p.  %,  seguendo  le  indicazioni  date  da  Kòrber  e  poi  da 
Kriiger. 

«  Le  ricerche  di  Korber(1)  e  quelle  di  Kriiger  (2)  hanno  dimostrato  che 
le  strie  «  e  /?  dell' ossiemoglobina  del  sangue  di  vari  animali  svaniscono  in 
tempi  diversi,  quando  volumi  eguali  di  soluzioni  di  ossiemoglobina  egualmente 
concentrate  vengono  trattati  con  volumi  rispettivamente  eguali  di  acido  ace- 
tico o  di  soda  caustica  al  10  %•  Secondo  questi  osservatori  il  fatto  dipende 
dalla  maggiore  o  minore  alterabilità  della  sostanza  colorante  (3). 

«Feci  l'esperienza  nel  seguente  modo: 

«  In  un  tubettino  di  vetro  versai  un  ce.  di  emolinfa  di  Eustrongylus  ed  in  un  altro 
tubettino  perfettamente  eguale  misi  un  ce.  di  soluzione  di  ossiemoglobina  pura  1  %•  I  due 
liquidi  presentavano  lo  stesso  colore  e,  esaminati  allo  spettroscopio ,  avevano  uno  stesso 
spettro  di  assorbimento.  Allora  versai  in  ciascuno  2/i0  di  ce.  di  soluzione  di  acido  clori- 
drico 10°'o.  Dopo  3  minuti  ogni  traccia  di  stria  era  scomparsa  dallo  spettro  della  soluzione 
di  ossiemoglobina  ed  il  liquido  aveva  preso  un  colore  giallo  torbidiccio.  Invece  nello  spettro 
della  emolinfa  le  strie  «  e  /S  erano  scomparse  completamente  solo  dopo  sei  giorni,  vale  a 
dire  dopo  244  ore. 

«  Adunque  per  produrre  uno  stesso  effetto  quale  la  scomparsa  delle  ca- 
ratteristiche strie  di  assorbimento  si  impiegò  un  tempo  4880  maggiore  per  la 
sostanza  colorante  dell'emolinfa  dell' Eustrongylus.  La  qual  cosa  fino  ad  un 
certo  punto  darebbe  il  diritto  di  attribuire  al  pigmento  dell'emolinfa  una  resi- 
stenza 4880  volte  maggiore  di  quella  dell'ossiemoglobina  di  cane. 

«  Procedetti  nello  stesso  modo  per  determinare  la  resistenza  opposta  alla  soluzione 
di  soda  caustica  10  p.  %•  I  risultati  non  furono  eguali  ai  precedenti.  Infatti  in  seguito  alla 
aggiunta  della  soluzione  sodica  la  emolinfa  diventò  immediatamente  di  un  colore  giallo 
verdognolo  e  svanì  ogni  stria  di  assorbimento.  La  soluzione  di  ossiemoglobina  solo  dopo 
2  minuti  cambiò  di  colore  e  di  proprietà  spettroscopiche.  Dodici  ore  dopo  l'emolinfa  pre- 
sentava sul  fondo  uno  straterello  di  color  rosso  vivo,  mentre  la  parte  soprastante  era  gialla. 
La  soluzione  di  ossiemoglobina  era  ancora  gialla  come  il  giorno  prima. 

(!)  E.Korber,  Weber  Differenzen  des  Blutfarbstojfs.  Inaugurai  Dissertation.  Dorpat.  186b\ 

(2)  F.  Kriiger,  Ueber  die  ungleiche  Resistenz  des  Blutfarbstoffs  verschiedener  Tkiere 
gegen  zersetzende  Agentien.  Zeitschrift  fùr  Biologie,  1888,  voi.  XXIV,  p.  318-338. 

(3)  Korber  fece  le  sue  esperienze  direttamente  sul  sangue  ;  per  la  qual  cosa  Preyer  ne 
aveva  contestato  i  risultati.  Ma  Kriiger  li  confermò  facendo  le  esperienze  sull'ossiemoglo- 
bina  pura. 


—  218  — 

u.  Non  saprei  a  che  cosa  attribuire  questo  modo  di  comportarci  della  emo- 
linfa sotto  l'azione  della  soluzione  sodica,  giacché,  come  risulta  dalle  ricerche 
di  KÓrber  e  da  quelle  di  Kriiger  quelle  specie  di  emoglobina,  che  resistono 
bene  alla  soluzione  acetica  resistono  pure  alla  soluzione  sodica.  Può  darsi  che 
eserciti  una  qualche  influenza  la  reazione  del  liquido  che  nel  caso  presente 
era  alcalina  per  l'emolinfa  e  leggermente  acida  per  la  soluzione  emoglobinica. 

Preparazione  dei  cristalli  dulia  sostanza  colorante  dell'emolinfa. 

«  Ho  sottoposto  l'emolinfa  a  vari  dei  trattamenti  che  si  adoperano  per 
ottenere  l'ossiemoglobina  del  sangue  allo  stato  cristallino.  Nò  col  metodo  di 
Rollet  ('),  né  con  quello  di  Hoppe-Seyler  (-)  né  con  quello  di  Kunde  (3)  ho 
potuto  ottenere  dei  cristalli.  Per  lo  più  la  sostanza  colorante  si  precipitava 
sotto  forma  di  granuli  di  un  colore  giallo  roseo  più  o  meno  marcato. 

«  Anche  col  metodo  consigliato  da  Gscheidlen  (4),  che  consiste  nel  tenere 
un  tubetto  pieno  di  sangue  e  saldato  alla  lampada  per  alcuni  giorni  alla 
temperatura  di  37"  e  poi  nel  far  evaporare  una  goccia  di  liquido  sul  copri- 
oggetti, non  si  precipitarono  dei  cristalli. 

«  Solo  una  volta,  avendo  messo  dell'emolinfa  in  un  miscuglio  refrigerante 
fatto  di  2  di  neve  e  3  di  cloruro  di  calcio  cristallino  per  mezzo  del  quale  la 
temperatura  si  abbassa  fino  a  — 51°,  si  formò  nel  liquido  un  intorbidamento 
che  poi  scomparve  quando  cessò  l'azione  del  freddo. 

«  In  uno  dei  preparati  eseguiti  col  liquido  intorbidato  vidi  alcuni  cri- 
stalli di  dimensioni  veramente  enormi ,  affatto  incolori  aventi  la  forma  di 
grandi  rettangoli  i  margini  dei  quali  cominciavano  già  ad  erodersi.  Non  essen- 
domi occorso  altre  volte  di  avere  di  questi  cristalli  non  posso  neppure  pronun- 
ciarmi sulla  loro  natura. 

«  Dalle  ricerche  che  feci  a  tale  riguardo  posso  dire  solamente  che  la 
sostanza  colorante  dell'emolinfa  dell' Eustrongilo,  o  non  è  suscettibile  di  cri- 
stallizzare o  cristallizza,  molto  difficilmente. 

«  Invece  ottenni  molto  facilmente  delle  belle  ed  evidenti  forme  cristal- 
line, decomponendo  il  pigmento  dell'emolinfa  con  acido  acetico  o  tartarico  o 
formico  e  poi  trattandolo  col  cloruro  di  sodio,  col  joduro  di  sodio,  col  bro- 
muro di  sodio  e  col  borato  di  soda. 


(!)  Rollet,  Versuche  und  Beobaclituiigen  ani  Biute.  Sitzungberichte  der  mathem.- 
naturw.  Classe  der  kaiserl.  Akad.  der  Wissensch.  Bd.  48.  II  Abthlg.  p.  77,  1863,  e  Mole- 
schott's,  Untersuchungen  zur  Naturlehre  des  Menschen  und  der  Thiere.  IX  Band.  1865,  p.  36. 

(2)  Hoppe-Seyler,  Beitràge  zur  Kenntnìss  des  Blutes  des  Menschen  und  der  Wir- 
belthiere.  Hoppe-Seyler's,  Medicin-Chemische  Untersuchungen  1866-71,  p.  181. 

(3)  Kunde,  Ueber  Krystallbildung  im  Biute.  Zeitschrift  f.  ration.  med.  Neue  Folge 
Bd.  2,  p.  275,  1852. 

(4)  R.  Gscheidlen,  opera  citata  p.  361,  e  Pflùger's,  Archiv  Bd.  16,  p.  421-26  e  Maly's, 
Jahresberichte  f.  Thier-Chemie.  Voi.  Vili,  p.  102,  1878. 


—  219  — 

«  Seguii  in  queste  ricerche  il  processo  consigliato  da  Husson  ('),  attenen- 
domi anche  ai  precetti  dati  da  Axenfeld  (2). 

«  In  tutti  i  modi  sopradetti,  ma  specialmente  facendo  uso  dell'acido  tar- 
tarico e  dell'acido  formico,  si  ottennero  molti  talvolta  numerosissimi  cristalli, 
alcuni  dei  quali  grossissimi,  ora  isolati  ora  raggruppati  a  croce  od  a  stella  od 
a  rosetta,  di  forma  per  lo  più  romboedrica,  talora  coi  margini  un  po'  incurvati 
in  modo  da  somigliare  ad  una  mandorla  o  ad  un  ferro  di  lancia,  affatto  si- 
mili e  per  colore  e  per  forma  a  quelli  delle  varie  forme  di  emina.  Si  otten- 
nero più  facilmente,  più  numerosi  e  più  grossi  trattando  con  acido  tartarico, 
con  borato  di  soda  0,05  %  e  poi  con  acido  acetico.  Si  formarono  pure  con  faci- 
lità col  cloruro  di  sodio,  un  po'  meno  col  joduro  e  meno  ancora  col  bromuro 
di  sodio. 

«  I  cristalli  ottenuti  col  cloruro  di  sodio  hanno  un  colore  caffè  più  o  meno 
scuro.  Quelli  ottenuti  col  joduro  hanno  inoltre  una  tinta  verdognola.  Quelli 
ottenuti  col  bromuro  sono  meno  bruni.  Però  le  differenze  di  colorazione  sono 
così  leggere  che  non  servirebbero  a  far  distinguere  una  forma  dall'altra. 

«  Anche  queste  ricerche  confermano  la  grande  analogia  che  vi  è  tra  la 
sostanza  colorante  dell'emolinfa  e  l'ossiemoglobina. 

Esame  della  cuticula  dell'E ustrongylus  gigas. 

«  Ho  già  detto  che  il  colore  rosso  del  verme  persistette  dopo  l'evacua- 
zione della  emolinfa  e  dopo  la  lavatura  della  cavità  del  corpo.  Fu  assai  facile 
il  convincersi  che  tale  colorazione  era  propria  della  cuticula.  Infatti  si  poterono 
staccare  per  strato  tutti  i  tessuti  situati  più  profondamente  della  cuticula  e 
lassamente  aderenti  ad  essa  ottenendo  così  dei  pezzi  considerevoli  di  cuticula 
pura. 

«  Questa  era  trasparente  come  un  foglio  di  gelatina  secca,  aveva  una  colo- 
razione rossa.  Esaminata  fra  due  vetri  allo  spettroscopio  presentava  le  due  strie 
a  e  §  identiche  a  quelle  dell'emolinfa  e  dell' ossiemoglobina  pura  (3).  Su  dei 
pezzetti  di  cuticula  posti  fra  due  vetri  portaoggetti  fu  possibile  di  fare  tutte 
le  reazioni  che  ho  descritto  a  proposito  dell'emolinfa.  Il  risultato  fu  identico. 
La  cuticula,  messa  a  macerare  nell'acqua,  le  cedette  la  sostanza  colorante  e  si 
ottenne  una  soluzione  rosea  che  diede  pure  le  note  strie  di  assorbimento  e  sulla 
quale  si  potò  determinare  la  temperatura  di  coagulazione,  la  reazione  col 
guaiaco,  la  presenza  del  ferro  e  dell'  azoto,  la  formazione  di  cristalli  di  emina,  la 

(*)  C.  Husson,  Sur  quelques  réactions  de  Vhémoglobine  et  de  ses  dérivés.  Comptes 
rendus  LXXX  1,  1875,  p.  477-480. 

(2)  Axenfeld,  Sui  cristalli  di  emina.  Rivista  di  chimica  medica  e  farmaceutica,  fa- 
scicoli IX  e  X  1884;  e  Archives  italiennes  de  Biologie,  1884,  voi.  VI,  p.  34-51. 

(3)  Essendo  la  stria  del  sodio  fra  59  e  61  le  strie  della  cuticula  si  trovano  l'ima  fra 
60  e  70  l'altra  fra  90  e  110. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  29 


—  220  — 

resistenza  alle  soluzioni  acetiche  e  sodiche  10  %,  al  calore  ecc.,  precisamente 
con  gli  stessi  risultati  a  cui  si  era  giunti  sperimentando  con  l'emolinfa.  Sa- 
rebbe affatto  superflua  una  descrizione  dettagliata  di  queste  ricerche  fatte 
sulla  sostanza  colorante  della  cuticula.  Mi  limito  perciò  a  constatare  che  il 
pigmento  rosso  della  cuticula  dell'  Eustrongylus  gì  gas  è  identico  al  pigmento 
della  emolinfa  e  che  quindi,  come  quest'ultimo,  ha  molta  analogia  con  la  ossie- 
moglobina  del  sangue  di  cane,  differendone  per  alcuni  riguardi. 

Conclusione. 

«  lì  Eustrongylus  gigas  ha  nell'emolinfa  e  nella  cuticula  una  sostanza 
colorante  rossa  :  la  quale  è  molto  simile  alla  ossiemoglobina  del  sangue  dei 
vertebrati,  ma  ne  differisce  per  il  grado  di  temperatura  al  quale  coagula  e 
per  la  maggior  resistenza  ai  reagenti  ed  in  modo  speciale  al  vuoto,  all'acido 
acetico  ed  ai  riducenti  » . 


Pubblicherò  fra  breve  una  seconda  Nota  riguardo  ad  altre  osservazioni  ed 
esperienze,  che  ho  fatte  sopra  l'Eustrongilo. 


Fisica  del  globo.  —  Influenza  dello  stato  orario  della  marea 
sulle  sorgive  termali  del  porto  aV Ischia.  Nota  del  prof.  G.  Gra- 
blovitz,  presentata  dal  Corrispondente  Tacchini. 


«  In  due  Note  presentate  il  7  agosto  1887  ed  il  19  febbraio  1888  esposi 
alcune  conclusioni  a  cui  m'avevano  guidato  i  confronti  eseguiti  tra  le  varia- 
zioni idrotermiche  e  le  variazioni  barometriche  e  mareometriche,  facendo  emer- 
gere il  fatto  che  queste  ultime  sono,  per  principio  idrostatico,  le  regolatrici 
delle  prime  nella  stazione  del  porto  d'Ischia.  Manifestai  allora  pure  la  fiducia 
che  ulteriori  osservazioni,  fatte  mediante  strumenti  registratori,  avrebbero  rive- 
lato l'influenza  dello  stato  orario  della  marea,  e  la  mia  speranza  non  andò 
fallita. 

«  Le  osservazioni  fatte  per  l'addietro  una  volta  al  giorno  nell'ora  meri- 
diana davano  già  indizio  d'una  oscillazione  a  periodo  sinodico  lunare;  ma  se 
da  un  lato  è  ovvio  che  un'oscillazione  regolata  dal  moto  apparente  diurno 
della  luna  debba  pure  in  quella  guisa  rivelarsi  in  una  serie  d'osservazioni 
fatte  ad  ora  fissa,  d'altra  parte  non  rimane  escluso  che  l'oscillazione  possa 
essere  regolata  effettivamente  da  un  periodo  lunare  mensile.  Però  spettava 
alle  registrazioni  orarie  la  risoluzione  del  problema. 

«  I  risultati  che  sono  ad  esporre,  se  anche  si  basano  su  una  serie  molto 
interrotta,  sono  peraltro  tali  da  escludere  ogni  dubbio  sulla  realtà  dell'in- 
fluenza in  questione. 


—  221    — 

«  Le  registrazioni  si  sono  ottenute  per  mezzo  d'un  termometro  registratore 
Richard  da  laboratorio. 

«  Una  delle  cause  di  disturbo  alla  continuità  delle  osservazioni  è  l'in- 
vasione del  mare  in  occasione  d'alte  maree  straordinarie,  ma  questo  caso,  fre- 
quente all'inverno,  si  verifica  di  rado  nei  mesi  estivi.  In  cambio  havvi  un'altra 
causa  che  nella  stagione  estiva  disturba  quasi  giornalmente  la  continuità 
delle  osservazioni  ed  è  l'estrazione  dell'acqua  ad  uso  terapeutico,  operazione 
che,  venendo  fatta  mediante  pompa  a  vapore  alla  prima  scaturigine,  sottrae 
quasi  tutta  l'acqua  che  d'ordinario  passa  nel  bacino,  e  l'acqua  che  in  questo 
rimane,  non  venendo  espulsa  e  sostituita  dalla  nuova,  se  non  ad  intermittenze 
e  con  irregolarità,  subisce  generalmente  un  abbassamento  d'un  paio  di  gradi 
con  isbalzi  frequenti  e  repentini.  Fortunatamente  l'operazione  si  sospende  per 
circa  12  ore  al  giorno,  nonché  talvolta  per  qualche  giornata  intiera.  Mi  fu 
dunque  possibile  utilizzare  questi  intervalli,  ma  prima  di  farne  l'analisi  sotto 
il  punto  di  vista  prefissomi,  volli  rendermi  esatto  conto  degli  effetti  della 
pompatura  anche  nelle  ore  di  sosta  e.  calcolata  una  curva  media,  mi  convinsi 
che  la  temperatura  primitiva  viene  riguadagnata  interamente  entro  la  prima 
ora  di  riposo;  vi  succedono  oscillazioni  ristrette,  ma  di  apparenza  periodica, 
che  forse  possono  ascriversi  esclusivamente  alla  componente  solare,  ma  in  ogni 
modo  si  può  ritenere  che  occupando  esse  giornalmente  circa  le  stesse  ore  solari, 
vanno  alternandosi  successivamente  nella  surva  lunare  di  12  ore.  in  modo  da 
eliminarsi,  per  uniforme  distribuzione,  già  nel  corso  di  mezza  lunazione  o 
di  15  giorni. 

«  Nel  corso  della  presente  discussione  Yora  esprime  l'angolo  orario  lu- 
nare contato  dal  meridiano  superiore  verso  ovest  o  dall'inferiore  verso  est,  o 
in  altri  termini  i  24mi  di  giornata  lunare  decorsi  da  ciascuna  culminazione. 

«  Anzitutto  estrassi  dalla  serie  intiera  (10  giugno  a  5  settembre)  i  dati 
registrati  di  2  ore  in  2  ore,  a  partire  dalla  culminazione  superiore  od  infe- 
riore e  ne  determinai  le  medie  biorarie,  dividendo  semplicemente  la  somma 
dei  rispettivi  dati  pel  numero  delle  osservazioni,  senz'applicare  alcun  metodo 
correttivo  in  riguardo  alle  interruzioni  di  serie;  tuttavia  il  primo  risultato 
così  ottenuto  riuscì  soddisfacente. 

«  Eccolo: 

Ore  lunari  0  II  IV  VI         Vili         X 

Temperatura  =  50°  -J-         3.70     3.39     3.06     2.95     3.13     3.53 
da  cui: 

T  =  53°  29  +  0°  377  sen  (99°  16'  -f-  2  h) 

ove  h  esprime  un  arco  di  15°  =  lh.  I  valori  calcolati  con  questa  formola  sono: 

3.66         3.43        à.06         2.92         3.16         3.53 
ed  i  rispettivi  errori:     -J-0.04     —0.04         0.00     -4-0.03     —0.03         0.00 


222  

Il  massimo  idrotermico  corrisponde  a  llh  41m  dopo  il  passaggio  al  meridiano, 
ossia  a  3h  8m  contate  dall'alta  marea,  la  cui  costante  è  =  8b  33m;  l'ampiezza 
media  dell'oscillazione  idrotermica  è  di  0°  75. 

«  Ho  considerato  poi  separatamente  i  sei  periodi  di  mezza  lunazione  che 
approssimativamente  compongono  la  serie  e  vi  applicai  la  correzione  dell'an- 
damento progressivo  col  metodo  di  raccordamento  suggerito  dal  prof.  Schia- 
parelli  nelle  Effemeridi  astronomiche  di  Milano  pel  1868  per  le  osservazioni 
barografiche ;  ne  ricavai  i  seguenti  risultati: 


Periodi 

Media 
idrotermica 

Oscillazione 
media 

Ora 
del  massimo 

Ritardo  su  Ila 
alta  marea 

2h37"' 

Livello  medio 
del  mare 

10-23  giugno 

53°8 

0»69 

111'  1 

cui.  35.5 

24-  8  luglio 

53  8 

0  79 

12    4 

3  31 

36.1 

9-22     » 

53  9 

0  61 

11  31 

2  58 

34.6 

23-  6  agosto 

52  6 

1  ni 

11  35 

3    2 

33.1 

7-20      " 

51   !» 

1  36 

il    13 

3  10 

33.1 

21-5  settembre 

53  7 

0  59 

11     9 

2  36 

38.0 
35.2 

Serie  intiera 

53  3 

0  82 

11  34 

3     1 

II 

IV 

VI 

Vili 

X 

3°  399 

2.999 

2.883 

3.156 

3.559 

3°  402 

3.000 

2.879 

3.158 

3.560 

—3 

—1 

+4 

—2 

— 1 

«  Nelle  curve  parziali  il  massimo  errore  giunge  a  0°  02  e  nella  curva 
generale  non  arriva  a  0°  01,  come  apparisce  dal  seguente  raffronto  spinto  alla 
terza  decimale: 

Ore  0 

Osservazione  =  50°  -4-  3°  685 
Calcolo  =  50°  -f  3°  681 
Differenza  (O-C)  in  mmi     +4 

«  È  sorprendente  un  tal  risultato  di  fronte  alla  ristrettezza  dell'oscilla- 
zione, tanto  più  se  si  considera  che  la  traccia  della  registrazione  non  sempre 
permette  di  determinare  con  sicurezza  il  decimo  di  grado;  svolgendosi  inoltre 
i  diagrammi  con  lentezza  (un  cm.  in  6  ore)  non  giova  attribuire  importanza 
alle  differenze  nell'ora  del  massimo,  le  quali  del  resto  si  riducono  a  pochi 
minuti  se  in  luogo  di  semiluuazioni  si  assumono  lunazioni  intiere. 

«  Maggior  riguardo  meritano  le  variazioni  di  ampiezza  dell'oscillazione 
e  se  si  dà  uno  sguardo  ai  livelli  medi  del  mare,  nonché  alle  medie  idro- 
termiche,  si  riconosce  tosto  la  loro  correlazione,  nel  senso  che  a  bassi  livelli 
del  mare  corrispondono  basse  temperature  idrotermiche  e  che  coli' abbassarsi 
di  queste  crescono  le  rispettive  variazioni  ;  il  che  sta  in  piena  armonia  colla 
forinola  esposta  nella  mia  Nota  del  19  febbraio  p.  p.  e  che  qui  riproduco  : 
I  =  55045  _  0.003736  (58.8558  —  M)2 


—  223  — 

«  Tal  fatto  turba  alquanto  le  condizioni  d'uniformità  che  nella  progres- 
sione della  scala  idrotermica  sarebbero  necessarie  a  rendere  confrontabili  im- 
mediatamente gli  elementi  delle  curve  sotto  altri  aspetti  ;  ad  ovviare  questo 
inconveniente,  ho  stimato  opportuno  e  in  pari  tempo  molto  comodo,  a  sem- 
plicità di  conteggio,  il  ricondurre  i  dati  idrotermici  ricavati  dai  diagrammi 
alle  quote  mareometriche  ad  essi  corrispondenti  secondo  la  forinola,  ed  oltre 
che  sotto  quel  punto  di  vista  lo  feci  per  mettere  in  evidenza  immediata 
quanta  parte  dell'intiera  oscillazione  della  marea  si  estrinsechi  efficacemente 
nell'influenza  analizzata,  ammessa  implicitamente  come  unità  l'influenza  rap- 
presentata dalla  forinola  e  dovuta  a  variazioni  non  periodiche  di  durata,  in 
tutti  i  casi,  alquanto  più  lunga  e  perciò  più  efficaci. 

«  Tale  ricerca  m'ha  fornito  i  seguenti  risultati: 
«  a)  A  periodi  di  mezza  lunazione 


Periodi 

Oscillazione 
media  in  cm. 

Ora 
del  massimo 

10-23  giugno 
24-  8  luglio 

9-22      » 
23-  G  agosto 

7-20      » 
21-5  settembre 

4.29 
5.26 
4.14 
4.35 
5.4G 
3.76 

llh   4m 
12     3 
11  30 
11  34 
11  54 
11     8 

Serie  intiera 

4.44 

11  34 

«  b)  Per  ottanti  lunari  (cioè  riunendo  le  fasi  opposte,  come  novilunio 
e  plenilunio,  primo  ed  ultimo  quarto  ecc.) 


Ottante 

Limiti 
delle  culminazioni 

Oscill.  inedia 

Massimo 

Dopo  le  sizigie  .... 
Avanti  le  quadrature  . 
Dopo     »           » 
Avanti  le  sizigie  .  .  . 

da  0h-  a  3h    a.  e  p. 
ii    3     'i  6       'i  "  » 
»    6     "  9       "»  ii 
i-    9     -i   12     »  ii  u 

5.38 
5.82 
3.50 
3.42 

11h42m 

11  14 
11  28 
11  53 

«  Si  scorge  che  l'effetto  corrisponde  in  media  a  cm.  4.5  d'oscillazione 
manometrica  influente,  mentre  la  vera  oscillazione  del  mare  ricavata  dalle 
osservazioni  mareometriche  dà  una  media  di  23.7. 

«  Si  arguisce  pure  che  il  massimo  effetto  corrisponde  prossimamente  al 
giorno  in  cui  la  luna  culmina  a  3h  ant.  o  poni,  (cioè  giorni  3.7  dopo  le  sizigie) 
mentre  nel  mare  questo  ritardo  è  di  20  ore  soltanto;  quindi  un  ritardo  re- 
lativo di  3  giorni. 


—  224  — 

«  Le  curve  delle  singole  giornate  sono  poi  abbastanza  ben  definite,  perchè 
si  possa  apprezzare  grossolanamente,  quasi  giorno  per  giorno,  l'ora  del  mas- 
simo ed  appunto  di  tal  metodo  mi  sono  servito  per  tentare  con  larga  appros- 
simazione la  determinazione  di  ciò  che  in  mareologia  si  appella  equazione 
semimensuale,  e  la  curva  così  ricavata  traversa  abbastanza  nettamente  la 
media  presso  le  culminazioni  di  3h  e  9\  cioè  tre  giorni  dopo  le  sizigie  e 
le  quadrature,  scostandosene  di  circa  un'ora  nei  valori  estremi;  il  che  del 
resto  sta  in  armonia  colle  leggi  delle  maree  e  spiega  altresì  le  differenze 
d'ora  che  emergono  tra  gli  ottanti  lunari. 

«  Come  si  rileva  chiaramente,  l'influenza  dello  stato  orario  della  marea 
è  abbastanza  accentuata;  soltanto  che  la  parte  efficace  dell'oscillazione  della 
marea  si  riduce  alla  quinta  parte  di  questa.  Ciò  dimostra  che  la  comuni- 
cazione attraverso  i  sotterranei  meandri  non  è  tanto  immediata  da  permettere 
che  nelle  sei  ore  di  durata,  sia  del  flusso  sia  del  riflusso,  l'effetto  sia  com- 
piuto. Ad  analoga  deduzione  conduce  il  ritardo  di  3h  lm,  in  cui  si  manifesta 
l'effetto  giornaliero  e  quello  di  3  giorni  rispetto  alla  fase  generale. 

«  Kicordando  qui  ciò  che  altra  volta  ho  dimostrato,  cioè  che  la  tempe- 
ratura, variando  di  conserva  coli' efflusso  della  sorgiva,  è  atta  a  rappresentare 
fedelmente  la  portata,  non  mi  pare  arrischiato  il  concludere  che  la  pressione 
esterna  del  mare  sul  bacino  interno  debba  prodursi  attraverso  un  filtro  natu- 
rale di  quella  sabbia  che  costituisce  la  spiaggia  d'Ischia  ed  ottura  proba- 
bilmente i  più  reconditi  ed  angusti  meandri  della  trachite  situati  al  disotto 
del  livello  del  mare.  Il  tributo  che  ha  origine  dalle  precipitazioni  acquee 
sull'isola,  potendo  riguardarsi  perenne,  dà  luogo  ad  una  continua  tendenza 
all' efflusso  verso  il  mare,  il  che  impedisce  grandemente  la  mescolanza  delle 
due  qualità  d'acqua,  ma  non  tanto  il  ristabilimento  delle  necessarie  condizioni 
d'equilibrio,  da  cui  consegue  l'efflusso  dell'acqua  termale,  di  minor  peso  spe- 
cifico, ad  un  livello  un  po'  superiore  a  quello  del  mare. 

u  Lo  stesso  metodo  d'osservazione,  applicato  a  sorgive  più  elevate,  rile- 
verà se  pme  in  queste  la  marea  abbia  influenza  e  se  convenga  ricercarne  il 
meccanismo  idrostatico  in  meandri  molto  più  profondi,  cioè  tanto  da  giusti- 
ficarne l'elevatezza  con  analoghi  criteri. 

«  Frattanto  sono  soddisfatto  d'aver  potuto  fissare  per  le  sorgive  del  porto 
d'Ischia  leggi  tali  che  rendano  ragione,  mediante  agenti  esterni  di  tutte  le 
variazioni  idrotermiche  attentamente  osservate,  dalla  completa  siccità  al  mas- 
simo calore. 

«  La  dimostrazione  dettagliata  delle  conclusioni  qui  esposte  in  sunto 
generale,  la  quale  è  in  corso  d'elaborazione  per  essere  pubblicata  negli  An- 
nali dell' Ufficio  centrale  di  meteorologia  e  geodinamica,  terrà  in  considera- 
zione altre  circostanze  più  minute  e  tratterà  una  nuova  serie  d'osservazioni, 
libera  dalla  metà  di  settembre  in  poi  delle  interruzioni  derivanti  presente- 
mente dalla  pompatura  » . 


—  225  — 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

A.  Maggiora.  Le  leggi  della  Fatica  studiate  nei  muscoli  dell'uomo. 
Presentata  dal  Socio  A.  Mosso. 

V.  Grandis,  Influenza  del  lavoro  muscolare,  del  digiuno  e  della  tem- 
peratura sulla  produzione  di  acido  carbonico  e  sulla  diminuzione  di  peso 
dell'organismo.  Pres.  id. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  dott.  G.  Schweinfurth  inviò  all'Accademia  una  lettera  di  ringra- 
ziamento per  la  recente  sua  nomina  a  Socio  straniero. 

Giunse  all'Accademia  la  dolorosa  notizia  della  perdita  da  essa  fatta  nella 
persona  del  Senatore  Cesare  Correnti,  Socio  nazionale  dal  6  Aprile  1873, 
mancato  ai  vivi  il  4  ottobre  1888. 


CORRISPONDENZA 

Ringranziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute  : 

La  R.  Accademia  storica  di  Madrid  ;  la  Società  Reale  e  la  Società  degli 
antiquari  di  Londra;  la  Società  filosofica  e  l'Università  di  Cambridge;  l'Uni- 
versità di  Upsala;  la  R.  Biblioteca  di  Berlino;  il  Museo  Teyler  di  Harlem; 
l'Osservatorio  dell'  «Harvard  College»  di  Cambridge  Mass.;  l'Osservatorio 
di  Washington;  l'Osservatorio  del  Capo  di  Buona  Speranza. 

Annunciarono  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

Il  R.  Istituto  di  studi  superiori  di  Firenze  ;  la  Società  fisica  di  Berlino  ; 
la  Società  di  scienze  naturali  di  Karlsruhe  ;  l'Università  di  Giessen  ;  la  R.  Scuola 
d'applicazione  per  gl'ingegneri  di  Roma;  la  Scuola  politecnica  di  Delft; 
l'Osservatorio  astronomico  di  Berlino. 

Ringraziò  annunciando  l'invio  delle  proprie  pubblicazioni: 

La  Società  delle  scienze  di  Christiania. 

P.  B. 
D.  C. 


—  227 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DEIiLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0   PRESENTATE   DA   SOCI 

pervenute  all'Accademia  sino  al  21  ottobre  1888. 


Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  trasmise  il  fascicolo  sui 
rinvenimenti  di  antichità  per  lo  scorso  mese  di  settembre,  e  lo  accom- 
pagnò con  la  Nota  che  segue: 

«  Da  Lirnena  nella  provincia  di  Padova  (Regione  X)  si  ebbe  un  rapporto 
intorno  a  mattoni  con  bolli  di  fabbrica,  scoperti  in  sepolcri  di  età  romana  in 
contrada  Tavelle  Una  lamina  di  bronzo  con  figura  in  rilievo,  rappresentante 
una  Vittoria,  fu  recuperata  in  Verona  ;  ed  in  Ravenna  (Regione  Vili),  in  occa- 
sione del  riordinamento  delle  lapidi  nel  nuovo  Museo,  si  ritrovarono  varie  iscri- 
zioni, che  si  credevano  smarrite,  e  che  furono  edite  sopra  antichi  apografi. 
Si  ebbero  pure  alcune  iscrizioni  nuove  dell'agro  ravennate. 

«  In  Orvieto  (Regione  VII)  furono  ripigliati  gli  scavi  della  necropoli 
volsiniese  in  contrada  Cannicella,  dove  si  scoprirono  tombe  a  camera,  per 
lo  più  depredate,  e  vi  si  raccolsero  buccheri  e  vasi  dipinti  in  frantumi. 

«  Preziosi  frammenti  di  iscrizioni  latine  furono  studiati  dal  R.  Com- 
missario comm.  Gamurrini  in  Cupra  Marittima  (Regione  V).  Alcuni  appar- 
tengono al  calendario,  altri  ai  rinomati  fasti  cuprensi;  e  vi  si  aggiungono 
vari  titoli  sepolcrali  ed  un  pezzo  di  tavola  di  bronzo,  con  parte  di  un  decreto 
di  patronato.  Nella  Nota  in  cui  il  eh.  Gamurrini  rende  conto  delle  scoperte, 
sono  pure  trattate  questioni  di  topografia  dell'antica  città  picena. 

Rendiconti.  1888,  Vol  IV,  2°  Sem.  30 


—  228  — 

«  In  Koma  (Regione  I)  si  dissotterrarono  molte  iscrizioni  funebri  nella 
villa  Lancellotti,  già  Giustiniani,  al  Laterano;  altre  se  ne  scoprirono  nella 
villa  Bonaparte;  altre  nella  via  Nomentana;  altre  infine  sulla  Salaria. 

«  Si  recuperarono  pure  vari  pezzi  della  pianta  marmorea  capitolina, 
nell'area  adiacente  ai  giardini  del  palazzo  Farnese  presso  via  Giulia,  ove  si 
ritrovarono  gli  altri  dei  quali  si  disse  nelle  precedenti  comimicazioni  alla 
E.  Accademia.  Con  questi  ultimi,  i  frammenti  ora  scoperti  ascendono  a  centottan- 
totto;  e  sono  stati  destinati  alla  raccolta  antiquaria  del  Campidoglio,  per 
essere  riuniti  agli  altri  che  quivi  si  conservano. 

«  Parecchi  si  riconnettono  con  quelli  già  editi  ;  ma  ogni  giudizio  intorno 
all'importante  rinvenimento  è  prematuro,  finché  non  sieno  compiuti  gli  studi 
necessari  intorno  ai  rapporti  tra  la  serie  ora  salvata,  e  quella  già  messa  per 
lo  innanzi  a  profitto  dello  studio. 

«  In  Pompei  proseguirono  gli  scavi  nell'isola  7  della  Regione  IX,  e 
nell'isola  3  della  Regione  V.  Si  scoprirono  molte  anfore  iscritte,  ed  oggetti 
comuni  di  corredo  domestico. 

«  Ai  rapporti  pompeiani  seguono  le  relazioni  intorno  agli  oggetti  rin- 
venuti nella  necropoli  di  Torre  di  Mordillo  nell'agro  di  Sibari  (Regione  III), 
durante  gli  scavi  colà  eseguiti  dal  16  al  27  dello  scorso  aprile.  Dalle  143  tombe 
allora  esplorate,  si  ebbe  suppellettile  di  arte  locale,  simile  a  quella  che  resti- 
tuirono i  sepolcri  esplorati  precedentemente.  In  Reggio  di  Calabria  si  recu- 
perarono parecchi  frammenti  fittili  di  vasi  e  di  mattoni,  nei  quali  si  lessero 
impronte  di  bolli  greci. 

«  Un'ampia  Relazione  dei  professori  Salinas  e  Patricolo  descrive  i  lavori 
eseguiti  nell'acropoli  di  Selinunte,  dove  si  fecero  scoperte  di  antica  topografia, 
assai  ragguardevoli. 

«  Finalmente  una  Nota  del  prof.  Guidi  tratta  di  un'iscrizione  cufica  fram- 
mentata, scoperta  presso  il  palazzo  già  Vice  Regio  di  Cagliari;  e  chiudono 
il  fascicolo  varie  notizie  intorno  a  rinvenimenti  di  minor  conto,  avvenuti  entro 
la  stessa  città  di  Cagliari,  a  Cuglieri,  e  nel  territorio  dell'antica  Olbia  ». 

Filologia.  —  Sulla  classificazione  dei  manoscritti  della  Divina 
Commedia.  Nota  del  Socio  Ernesto  Monaci  (*). 

«  Scopo  di  questa  Nota  è  di  sottoporre  al  giudizio  dei  dantologi  una 
proposta  circa  il  metodo  che  più  efficacemente  si  potrebbe  adoperare  per  clas- 
sificare i  manoscritti  della  Divina  Commedia. 


0)  Di  questa  Nota,  letta  all'Accademia  fin  dal  gennaio  1884,  indugiai  la  stampa 
desiderando  unirvi  una  nuova  recensione  che  dei  mss.  danteschi  delle  biblioteche  di  Roma 
avevano  intrapresa  il  dott.  N.  Angeletti  e  il  dott,  G.  Salvador!  Avendo  per  altro  cagioni 


I 


—  229  — 

«  Si  sa  che  la  classificazione  dei  mss.  è  un  lavoro  preparatorio,  indi- 
spensabile per  la  ricostituzione  di  qualunque  testo  di  cui  siasi  perduto  l'ori- 
ginale e  di  cui  si  abbiano  invece  molte  copie  discordanti  fra  loro;  e  si  sa 
ancora  che  per  il  testo  della  Divina  Commedia  questo  lavoro  preparatorio  non 
fu  mai  fatto,  causa  principalmente  lo  stragrande  numero  delle  copie  da  confron- 
tarsi, le  quali  passano  il  mezzo  migliaio. 

«  Fra  i  dantofili  unico  Carlo  Witte  tentò  la  diffìcile  impresa  (!).  Ma  dopo 
trentacinque  anni  di  fatiche  egli  desistette  scorato  davanti  a  un  immenso 
cumulo  di  materiali  che  trovò  insieme  soverchio  e  insufficiente  al  bisogno. 
Insufficiente,  perchè  l'apparato  critico  non  era  ancora  completo,  ma  pur  già 
soverchio,  perchè  in  mezzo  a  tanta  congerie  di  varianti  raccolte  il  filologo 
smarriva  la  via  per  la  quale  muoversi. 

«  Così  il  Witte  disperando  di  poter  mai  riuscire  a  «  distribuire  per 
famiglie  tutti  i  codici  esistenti  »  (p.  lxxiv),  alla  fine  s'appigliò,  come  a 
spediente  migliore,  al  partito  «  di  scegliere  fra  tante  centinaia  di  testi  a  penna 
quei  pochi  che  offrono  la  lezione  più  primitiva  e  più  corretta  »  (p.  lxxv), 
e  su  di  quelli  fondò  la  nuova  sua  edizione,  che  fu  la  berlinese  del  1862. 

«  E  veramente  in  via  provvisoria  non  si  sarebbe  potuto  far  di  meglio. 
Una  edizione,  siccome  quella  del  Witte  che  ha  per  base  quattro  mss.,  è  sempre 
da  preferirsi  alle  tante  e  tante  che  la  precedettero  e  che  la  seguirono,  nes- 
suna delle  quali,  eccetto  qualche  riproduzione  diplomatica,  può  invocare  per 
sé  intera  l'autorità  di  un  codice  solo,  mentre  poi  tutte  furono  più  o  meno 
alterate  dall' eccletismo  e  da  arbitri  i  più  capricciosi. 

«  Ma  ho  detto  «  in  via  provvisoria  »  ;  perocché  lo  appagarsi  nel  testo 
wittiano,  del  quale  l'editore  medesimo  si  confessò  non  soddisfatto,  sarebbe 
non  che  altro  leggerezza  inescusabile.  Tanto  più  che  a  parte  i  difetti  già  rico- 
nosciuti dallo  stesso  Witte,  resta  pur  sempre  il  dubbio  non  s'ascondano  errori 
persino  là  nelle  fondamenta  della  ricostituzione  wittiana. 

«  Il  Witte  dichiarò  di  avere  prescelto  per  tale  lavoro  quattro  dei  codici 
che  offrono  «  la  lezione  più  primitiva  e  più  corretta  » .  Ma  con  quali  criteri 
giunse  egli  a  riconoscere  questa  lezione  più  primitiva  e  più  corretta,  se  non 
era  riuscito  a  classificare  i  codici  per  famiglie,  e  molto  meno  a  ritrovare  i 
capostipiti  di  quelli  e  a  ricomporne  l'albero  genealogico? 


diverse  impedito  finora  il  compimento  di  tale  lavoro,  mi  limito  alla  stampa  della  sola  Nota, 
riservando  di  comunicare  in  altro  momento  la  recensione  predetta,  intesa  a  supplire  quella 
del  Batines,  che  nella  sezione  romana  in  ispecie  è  affatto  insufficiente. 

0)  La  Divina  Commedia  di  Dante  Allighieri  ricorretta  sopra  quattro  dei  più  auto- 
revoli testi  a  penna  da  Carlo  Witte.  Berlino,  Decker,  18G2. 


—  230  — 

«  Evidentemente  il  Witte  si  mosse  dentro  un  circolo  vizioso,  e  se  oggi 
si  ammette  che  egli  abbia,  nella  maggior  parte  dei  casi,  colto  nel  segno, 
ciò  per  verità  avviene  più  per  un  atto  di  fede  nella  bontà  del  senso  critico 
di  lui,  che  non  per  la  dimostrazione  con  la  quale  egli  avrebbe  dovuto  avva- 
lorare il  suo  processo  ricostitutivo. 

«  Adolfo  Mussarla,  in  una  Memoria  da  lui  letta  all'Accademia  delle 
Scienze  di  Vienna,  nel  1865,  diceva:  «  Se  al  comparire  dell'edizione  del  Witte 
«  fu  dichiarato  da  alcuni  che  il  lavoro  è  finito,  che  s'è  ottenuto  quello  cui 
«  s'aspirava,  io  non  esito  a  credere  che  l'illustre  editore  sarà  stato  il  primo 
«  a  contraddire  a  tale  asserzione,  e  ch'ei  molto  si  dorrebbe  se  gli   studiosi 

«  volessero  arrestarsi  all'opera  sua,  e  non  cercassero  piuttosto  di  continuarla 

«  I  codici  consultati  dal  Witte  vanno,  non  v'ha  dubbio,  fra  i  migliori;  ma 
«  non  è  certo  (e  secondo  me  nemmeno  probabile)  che  spettino  ciascuno  ad 
«  una  diversa  famiglia,  né  che  in  quelle  a  cui  appartengono  abbiano  il 
«  primo  luo (io  ;  la  critica  non  può  adunque  riconoscere  nella  nuova  edizione 
«  cne  un  primo  utilissimo  tentativo  di  nulla  accettare  nel  testo  che  non  si 
«  fondi  sull'autorità  dei  codici  ». 

«  Determinato  con  queste  parole  del  Mussafia,  che  non  potrebbero  essere 
più  chiare  né  più  giuste,  il  valore  dell'opera  wittiana,  resta  da  vedersi  come 
quella  possa  essere  continuata.  Il  Mussarla  stesso  lo  suggeriva  in  quella 
Memoria.  «  Gioverebbe  adunque  ■  egli  diceva  «  ora  che  il  principio  s'è  fatto, 
«  procedere  alacremente,  ed  esaminare  da  un  capo  all'altro  il  maggior  numero 
«  possibile  di  manoscritti,  e  darne  relazione  esatta  e  completa,  cosicché  a 
«  mano  a  mano  riesca  metterne  in  chiaro  la  vicendevole  relazione  e  ridurre 
«  a  pochi  capi  l'esuberante  loro  quantità  ». 

«  A  un  tale  consiglio  aggiunse  il  Mussafia  l'esempio,  dando  contezza  di 
due  codici,  uno  di  Vienna  l'altro  di  Stoccarda;  e  vari  contributi  simili  si 
ebbero  pure  dall'Italia,  ove  ormai  è  stato  fatto  conoscere,  anche  nelle  più 
minute  particolarità  ortografiche,  un  considerevole  numero  di  testi  a  penna. 

«  Ma  non  c'illudiamo.  Seppure  si  continuasse  alacremente,  e  ciò  non  pare 
troppo,  il  materiale  da  esplorarsi  è  tanto  e  tante  sono  le  difficoltà  che  lo 
circondano,  che  non  potremmo  mai  ragionevolmente  sperare  di  vederlo  tutto 
messo  alla  luce,  per  quanto  volessimo  augurarci  lunga  vita. 

«  La  missione  dunque  dei  nostri  contemporanei  negli  studi  sul  testo  dan- 
tesco dovrà  limitarsi  ad  accumulare  descrizioni  di  codici  e  spogli  di  varianti 
per  uso  della  generazione  futura?  E  non  sarà  possibile  di  abbreviare  la  via 
e  di  far  noi  stessi  un  passo  di  più,  oltre  quello  delle  ricognizioni  bibliografiche? 
A  me  pare  di  sì. 

«  Per  determinare  le  varie  famiglie  dei  codici  non  necessita  punto  quel- 
l'apparato completo  di  varianti  che  si  domanda  per  il  lavoro  definitivo  della 
costituzione  del  testo.  Moltissime  varianti  in  quel  primo  stadio  non  porgono 


i 


—  231  — 

alcun  criterio  classificativo  ;  altre  moltissime,  non  che  aiutare,  valgono  sol- 
tanto a  rendere  più  intricata  e  difficile  la  bisogna  del  classificatore,  e  l'abilità 
del  filologo  in  questo  caso  sta  principalmente  nel  non  mettere  in  azione 
materiali  più  del  necessario.  Se  si  trascura?  questa  norma  economica,  si  rischia 
di  mandare  perdute  tutte  le  fatiche  anteriori  o  almeno  di  accasciarsi  davanti 
a  un  lavoro  pel  quale  non  si  trova  uomo  con  forze  bastevoli.  Così  accadde 
al  Witte  dopo  aver  sudato  trentacinque  anni. 

«  Ma  se  un  numero  ristretto  di  varianti  è  sufficiente  per  determinare,  al- 
meno fin  a  un  certo  punto,  le  principali  famiglie  dei  codici,  perchè  adesso 
non  ci  limiteremo  appunto  a  ciò  ?  Determinate  le  famiglie  ossia  i  gruppi  prin- 
cipali, allora  vi  sarà  bisogno  di  un  secondo  spoglio  di  varianti  per  lavorare 
entro  ciascun  gruppo,  per  dividere  le  sezioni  e  le  sottosezioni,  per  ricercare 
i  testi  più  anziani  e  fondamentali.  Ma  allora  nemmeno  saranno  necessarie  le 
varianti  tutte,  e  intanto,  fissato  il  metodo,  diverrà  possibile  la  ripartizione 
del  lavoro  ulteriore,  e  chi  studiando  in  uno  chi  in  altro  gruppo,  si  potrà 
con  molto  guadagno  di  tempo  giungere,  forse  da  più  parti  insieme,  fino  ai 
capostipiti. 

«  Dai  capostipiti  poi  bisognerà  estrarre  fino  all'ultima  le  varianti  anche 
minime  ;  perchè  su  di  quelli  si  dovrà  finalmente  intraprendere  il  vero  lavoro 
di  ricostituzione  del  testo.  Ma  certo  i  capostipiti  non  saranno  molti,  e  quanto 
inutile  ingombro  di  varianti  dei  codici  secondari  e  terziari,  quanto  vano  sper- 
pero di  danari  e  di  forze  sarà  stato  allora  evitato! 

«  Non  fosse  che  per  queste  considerazioni,  credo  la  proposta  non  imme- 
ritevole di  esser  presa  in  esame. 

«  Se  non  che  dirà  taluno  :  uno  spoglio  parziale  delle  varianti  potrà  ve- 
ramente bastare  a  questa  prima  indagine  su  le  diverse  famiglie  dei  codici? 
Uno  spoglio  parziale  non  fu  già  sperimentato  insufficiente  dal  Witte  ?  Kispondo  : 
fra  lo  spoglio  parziale  che  fu  adoperato  dal  Witte,  e  quello  che  qui  si  pro- 
porrebbe, e'  è  differenza. 

«  Il  Witte  raccolse  tutte  le  varianti  di  un  solo  canto,  il  terzo  dell'In- 
ferno; io  proporrei  di  raccoglierne  alcune  solamente,  ma  da  tutti  i  canti  del 
poema.  Si  tratta  dunque  di  procedere  addirittura  con  altro  metodo.  Potrà 
aspettarsi    da  ciò  un  risultato  migliore  ? 

«  Ho  già  notato  più  addietro  che  non  tutte  le  varianti  sono  buone  come 
base  a  criteri  classificativi.  Ora  è  il  caso  di  chiarir  meglio  questo  concetto. 

«  Varianti  siccome  et  ed  <?,  borio  e  buono,  siam  e  seni,  cioè  varianti  che 
consistono  soltanto  nel  diverso  modo  di  scrivere  una  stessa  parola,  o  nel  di- 
verso modo  di  pronunziarla,  o  anche  nel  diverso  modo  di  articolarla  gram- 
maticalmente, possono  esse  mai  offrirci  sicuro  indizio  intorno  alla  figliazione 
dei  manoscritti  ove  le  incontriamo  ?  Non  si  può  esitare  a  dir  di  no.  Ignoriamo 
forse  che  i  copisti  del  medio  evo,  non  avendo  una  grammatica  e  perciò  nem- 


—  232  — 

meno  una  ortografia  fissa,  oscillavano  continuamente  nell'uso  fra  le  così  dette 
grafie  etimologiche  e  le  fonetiche,  tra  le  forme  più  spontanee  del  vernacolo 
materno  e  quelle  altre  forme  men  comuni  che  suggeriva  loro  una  coltura  ibrida 
quasi  sempre  latineggiante?  La  fedeltà  del  copista  non  era  intaccata  se,  tro- 
vando buono  egli  scriveva  borio  ;  se  trovando  onore  scriveva  ìionore  ;  se  tro- 
vando avemo  scriveva  abbiamo,  o  viceversa.  Laonde  differenze  simili  vanno 
affatto  bandite  da  uno  spoglio  destinato  allo  scopo  di  cui  parlo  :  perchè  non 
si  può  mai  esser  certi  se  esse  provengono  dal  codice  esemplato,  oppure  dal 
diverso  modo  di  scrivere  del  copista. 

«  Le  sole  differenze  a  cui  si  può,  anzi  si  deve  badare  nel  caso  nostro, 
sono  quelle  di  una  parola  per  un'altra,  di  una  per  un'altra  frase;  ossia,  messe 
da  parte  le  varianti  puramente  grafiche,  fonetiche  e  morfologiche,  conviene 
ristringere  la  osservazione  alle  varianti  sintattiche  e  alle  lessicali.  Quando, 
per  esempio,  su  dieci  mss.  quattro,  nel  canto  V  dell'Inferno  v.  83,  leggono 
con  l'ali  alzate  e  sei  leggono  con  l'ali  aperte,  non  potremo  più  dubitare 
che  i  primi  quattro  appartengono  a  una  famiglia  o  almeno  a  una  sezione  che 
non  è  quella  degli  altri  sei,  e  sarà  giustificata  una  prima  classificazione  su 
simili  basi. 

«  Ma  non  sempre  un  codice  fu  esemplato  tutto  su  di  un  altro,  e  le  differenze 
o  le  coincidenze  di  un  canto  non  possono  sempre  dare  argomento  sicuro  sulle 
relazioni  degli  altri  canti  e  soprattutto  delle  altre  cantiche.  È  dunque  indi- 
spensabile prima  d'ogni  altra  cosa  andare  spigolando  non  in  un  canto  solo, 
ma  per  tutto  il  poema,  alcune  lezioni  che  veramente  possano  chiamarsi  «  punti 
critici  »,  e  in  questi  por  ora  converrà  fermare  il  primo  studio. 

«  Chiarite  le  ragioni  della  mia  divergenza  dal  metodo  wittiano,  resterebbe 
soltanto  da  scegliere  le  lezioni  che  dovrebbero  essere  sottoposte  al  confronto. 
Io  qui  ne  offro  un  saggio  di  trenta,  cavate  tutte  dalla  prima  cantica.  Se  altre 
paressero  più  acconcie  allo  scopo,  gioverebbe  che  fossero  segnalate:  io  pre- 
ferii queste,  perchè  mi  sembrarono  le  meno  illusorie. 

«  Al  saggio  di  queste  trenta  varianti  ho  aggiunto  lo  spoglio  dei  sessanta- 
cinque mss.  della  Commedia  che  si  conoscono  in  Koma;  il  quale  spoglio  fu 
fatto  da  due  miei  antichi  alunni,  il  dott.  N.  Angeletti  e  il  dott.  G.  Salvadori. 
Sarà  così  più  facile  di  giudicare  della  mia  proposta  ;  e  si  vedrà  pure  quanto 
presto,  adottando  questo  metodo,  si  potrebbe  portare  a  compimento  lo  spoglio 
di  tutti  gli  altri  manoscritti.  Basterebbe  che  in  ogni  città  ove  stanno  codici 
della  Commedia,  si  trovasse  uno  studioso,  il  quale  raccogliesse  le  varianti 
di  quei  luoghi  medesimi  e  le  ordinasse  in  una  tabella  simile  in  tutto  a  questa 
che  presento.  Kaccolte  le  tabelle,  dovrebbero  essere  fuse  tutte  in  una,  ed  è 
su  quell'una  che  converrebbe  incominciare  il  lavoro  della  classificazione. 

«  Avverto  da  ultimo  che  i  numeri  1-65,  con  i  quali  qui  indico  i  codici 


—  233  — 

spogliati,  corrispondono  ai  numeri  della  Bibliografia  dantesca  del  De  Batines 
come  appresso: 


1  =  De  Bat.  358 

2  »  359 

3  »  365 

4  »  372 

5  »  369 

6  »  370 

7  »  36S 

8  »  362 

9  »  366 

10  »  371 

11  »  467 

12  »  373 

13  »  364 

14  »  363 

15  »  374 

16  «  375 

17  »  343 


18  =  De  Bat.  442 

19  »  334 

20  »  380 

21  »  376 

22  ;>  378 

23  »  385 

24  «  380 

25  «  379 

26  »  377 

27  »  383 

28  »  384 

29  »  382 

30  »  353 

31  »  356 

32  »  354 

33  »  348 

34  «  349 


35 . 

36 

37 

38 

39 

40 

41 

42 

43 

44 

45 

46 

47 

48 

49 

50 

51 


De  Bat.  352 

»    345 

»    346 

»  351 
355 
347 

»  350 
341 

»  319 
327 
335 

»  326 
330 
338 

»  321 
336 

»    322 


52  =  De  Bat.  328 


53 
54 
55 

56 
57 
58 
59 
60 
61 
62 
63 
64 
65 


329 
334 
333 
337 
332 
340 
323 
331 
320 
320 
324 
325 
388. 


~2U~ 

1  2  3  4  5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22*23  24  25  26  27 1 

1  4.  E  quanto   a  dir      .... 

A.  12     ....    17     •    19 

Ai  quanto 

28  Poi  ch'ei  posato  un  poco  .  .     12  3  4  5  6  7  8  9     .      .      .13     .    15  16  17  18  19 • 

r  ....   24     .    26    . 

Poi  posat'ebbi  un  p 

....    12 ; 


Numero  de1  Codici 

Inferno.  na  07 

12  3  4  5  6  7  8  9     .11     .    13  14  15  16     .18     .    20  21     .    23  24     .   26  27 


ii  23 

E  riposato   un  p 1J- 


Poi  ch'ebbi  riposato 
E  riposato   un 

Com'io  posato 

11  

Da  ch'ebbi  riposato ATE 

•      •      •    21 

E  poi  che  fo  posato 

.      .    20     . 

Poi  prese  lena  un  poco. 

.  raeme  ten^e     1  2  3  4    .  6  7  8  9     .    11  12  13  1 1   15  16  17  18  19  20  21     .    23  24     .   26  2. 


48.  Si  che 

treraesse        ....    5     . 


n  60 quanto  '1  moto.  .  .      1   2   3    .   5     .     .   8  9      .       .     12   13      .       .     16      .       •       •  ' 

„„,„»1„,-. 4.67   ...   11    .     •    1415    .1718192021     .     .   24    .   26 

93.  E  fiamma 11      .        • 

»_ 12845678-9    .     .12  13  14  15    .17  18  19  20  21     .23  21     .26  2 

„,      59.  Vidi ,  c.-M 128456789    .11     .13  14  15  16  17  18  19  20  21     .23  24    .26  2 

19  

Guardai  e  vidi ±a  ■ 

....  i  o      a       fi  7   9    11    13  14  15  .  17  18  19  20  .   .  23  24  .  26  2| 

IV,  95.  Di  quei  signor 12.4.01.»      •     lx       •     x"   ■" 

„       K  o  io  16     .      ■      ■      •    21     

Di  quel  signor o     .   •>     .     •   o     .      •       •     A  *      • 

1  o  q  A.  K  fi  7  8  0    11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  24  .  26  2 

V,  59.  Che  succedette 12-  345o7o»      .     1'    lj    10    « 

. ,,  ...    16d 

Che  sugger  dette , 

i  o  o  4  c  e  -  fi  o    li    13  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  24  .  26  t 

83.  Con  l'ali  alzate 123456709      -     U      .     IO    I  i 

io  

Con  l'ali  aperte -1" 

VI  18 scuoia  ed  isquatra        ...4 11. 

ingoia 123.56789     .      .12  13  14  15     .17  18     .      .21     .      .24     .26. 

.    19  20     .      .23     .     .     • 

ingola 

Vili,    101.  E  se  '1  passar .2.456789     .11     .    13  14  15   16  17     .19     .21     .23     .  j 

.12  ....    18     .    20     ...    24     .    26 


E  se  l'andar 1     .3 


IX  64 sucid'  onde  .  .      1 9 

torbid'onde...      .2345678.     .1112  13  14  15  16  17  18  19  20  21     .23  24     .26! 

x        136 spiacer  suo  lezzo     12  3.56789     .    11  12  13  14  15     .      .18     .      .21     .    23  24     .26 

..    16  17     ..19  20     

spicciar  suo  lezzo 

sparger  suo  lezzo  .       ...   4     

XI,  90.  La  divina  vendetta 1    2     .     .    5     .    7    8   9      .11       .     13    14    15      .     17    18    19    20   21      .     23  .       ■ 

i9  16  24     .    -so 

La  divina  giustizia ..o4.b -1      • 

n     ,  ,    .   .  .  f     1  9  o  a  S  fi  7  8  9    11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  24  .  26 

91.  0  sol  che  sani  ogni  vista  ..       l^o4DO'OJ      .     i'    *■" 
0  sol  che  solvi  

a  Manca  in  questo  codice  la  cantica  dell'Inferno. 

b  La  varala  primitiva,  che  ora  è  inintelligibile,  fu  corretta  in  succedette. 

e  II  testo  ha  succedette,  nel  margine  poi  fu  scritto  sugger  dette  dallo  stesso  «*»*»•  mm  k,ioM  n0lì  è  sicura. 

d  Pare  che  pròna  fosse  scritto  succedette,  e  che  quindi  sia  stato  corretto  sngir  dette,  ma  quest  ulttma  le^.e 


235  — 


32  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  4960  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61*68  63  64  65 


32  33  34  .  36  37  38 

.   .  41  42  43  44 

.  46  . 

.  .  50  51  52  .  54  55  56 

.  58  59  . 

.  .  63  64  . 

.  33  .  .   .  37  . 

40  41  42  43  . 

.  59  . 

32 

.  34  35 44 

36  .  38 


58 


62 


46 


63  64 
63  64 


52  33  34  35  36  37  38  .  40  41  42  43  44  .  46    48 

•  34  .   .  .  38  .  40  .  42  43  44  .  46  . 
52  33  .  35  36  37  .   .   .  41  .   .    45    .48 


50  51  52  53  .  .  56  .  .  59 
•  .  .   .  54  55  .  .  58  . 

50  .  52 59 

.51  .  53  54  55  56  .  .  . 

50  .-.-.  . 


.  63  64  . 

62  .  .  . 

.  .  64  . 

62  63  .  65 


Ì2  33  34  35  36  37  38  .  40  41  42  43  44  45  46 
12  33  34  35  36  37  38  .  40  41  .  43  44  45  46 
42  .   .   . 


59 


.  51  52  53  54  55  56 
50  51  52  53  54  55  56 


59 


62  63  64  65 
62  63  64  65 


.  .  34  35  36  37  38  .  40  .   .    44  45    .  48 

2  33 39  .  41  42  43  .   .  46  .   . 

12  33  34  35  36  37b38  .  40  41  42  43  44  45  46  .  48 


50  51  52  53  54  .  56  .  .  59  .  .  62  63  .  65 

55 64  . 

50  51  52-53  54  55  56  .   .  59  .  .  62  63  64  65 


2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  . 

.  50  51  52  53  .  55  56  . 

.  59  . 

.  62  63  64  65 

2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48 

.  50  51  52  53  .  55  56  . 

.  59  . 

.  62  63  64  65 

2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  .   .  44  45  46  47 

42  43  ....  48 

33  .   .  36  .  38 44  45  .   .48 

.  34  35  .37  .  39  40  41  42  43  .   .  46  47 
!  33  .  .  .  37  .  39  40  41  42  43  .  45  46  47  48 
34  35  36  .  38 44 


50  51  52  53  54  .  56  .   .  59  .  .  62  63  65  65 


55 


60 


55 


60 


50  51  52  53  54  .  56  .  .  59  .  .  62  63  64  65 

50  51  52  53  54  55  56  .   .  59  .  .  62  63  .  65 

57  ......  64  . 


ì  33  34  35  36  37  38  39  40  41  .   .  44  45  46  47 

"...  42  43  ....  48 

33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48 


.  51  52  53  54  55  .  57  .  .  .  .  62  63  64  65 

50 56  ..  59  60 

50  51  52  .  54  55  56  57  .  59  60  .  62  63  64  65 

...  53  


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem. 


31 


—  236  — 
Numero  be' Codici  1  2  3  4  5  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  22  23  24  25  26  2 

Inferno. 

XII       125.  Quel  sangue  sì,  che  cocea .  .      1    2     .     .   5         .   8  9      .     11      .     13   14   15      .       .    18   19      .       .       .    23      .       .       .     i 

... copria.      ..34.67...      .    12     .      .      .    1617     .      .    2021     .      .    24     .    26 

toccava 

xin,     «.Daii-un'de'capi 123456789    .1112  13    .15  16  17  18  19  20  21     .23  24    .26  2 

lati 14 

xiv      70.  Dio  in  disdegno 2.4567  89     .1112  13  14  15  16  17  18     .      .21     .23  24     .26 

„       .  o  ...    19  20 21 

....    dispregio O 

....   dispetto 1 

12  3  4  5  6  7  8  9  .  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  24  .  26  2 


XV,  121.  Poi  si  rivolse 
....  partì . 
....  mosse 


1004^6      «9        il         13  14     .    16  17  18     .    20     .     .    23  24     .    26  2 

XVI,     135.  O  scoglio 1    ,4   e*  4   O   O     .   O  y      •     n      ■     io   x* 

7  12  ...    19     .    21 

A  scoglio .... 

|odì   fi  7  8  9    11  12  13  14  .   .  17  18  19  20  21  .   .  24  .  26 

XVII  115.  Ella  sen  va  notando 1    ^  o   *     .    D    I    o   J      .     11    io    xu    xt 

k  16  .      .      .    23     .      .      . 

rotando ° 

XVIII  104 col  muso  isbuffa        ...4 La      . 

scufta.     1  2  3    .  5  6  7  8  9     .    11     .    13  14  15  16  17  18  19  20  21     .    23  24     .    26 

stuffa 

io    ^879    11  12  13    15  .  17  18  .  20  21  .   .  24  .  26 

XIX,       12.  E  quanto  giusto I   £    .     .  O  O    I     .  V      ■     xi    io    io 

fi  .       .       .     16      .       .     19      .       .       •    23      .       .       • 


Quanta  giustizia °     • 

14 

E  quant'e  giusta • 


E  quanto  giusta o   4 

12  3  4  5  6  7  8  9  .11  .  13  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  .   . 


XXIV,  119.  0  potenzia  di  Dio 
0  vendetta  di  Dio 


io  ....    24     .    26 

0  giustizia  di  Dio LLj 

„  ,        1  o  a  k  «  7  a  o    11  T3  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  24  .  26 

XXV,  144.  La  novità  se  fior  la  penna .  .      1    2    .    4   5   b   7   O   V      .11      ■  IO   li    io   io    n    io 

r,  19  

lingua    .        ..£> l" 

XXVI,  57.  A.la  vendetta  vanno 12.456789     .11     .  13  14  15    16  17   18  19  20  21     .    23  24     .26 

corron 3 xo 

12  3  4  5  6  7  8  9  .  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  21  .  23  24  .  26 


XXIX,  120.  Dannò  Minos  a  cui  fallar 

peccar 

parlar 


XXX      31 rimase  tremando     12  3  4  5  6  7  8  9     .    11   12  13  14  15   16  17   18  19  20  21      .    23  24     .    26 


tirando 
gridando. 


il  1  2  3  4  5  6  7  8  9  .  11  12  13  14  15  .  17  18  19  20  21  .  23  24    26 

Poiché  '1  dolor  potè  più  che  '1 


XXXIII,  75.  Poscia  più  che  il  dolor  potè 

....     16 


16    .     .    19    .   21 

XXXIV,  82 si  fatte  scale 


.  .colali.  .  12  3  4  5  6  7  8  9     .    11  12  13  14  15     .    17  18     .20     .      .    23  24     .26 

L'amanuense  avea  cominciato  a  scrivere  dispr,  poi  cancellò  e  scrisse  disdengno. 
Il  codice  ha  tirando,  via  scritto  da  altra  mano  e  assai  piti  recente. 


—  237 


12  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  49  50  51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65 

52  33  34  35  36  37  38  39  40  41  .  .  44  45  46  47  48  .  .  51  52  .  54  55  .  57  .  59  .  62  63  64  65 
42  43 50  .   .  53  .   .  56  .   .   .  60 

|  33  34  35  36  37  38  38  40  41  .  .  44  45  46  47  .  .  50  51  52  53  54  55  56  57  .  59  .  .  62  63  64  65 
42  43  ....  48  

;2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  .  .  44  45  .  47  48  .  50  51  52  53  54  55  .  57  .  59  .  .  62  63  64  65 
42  43  .   .  46  .   .  .   .  51e  


Ì2 

33 

34 

35 

36 

37 

38  39 

40  41 

42  43 

44  45  46  47  48 

.  50 

51 

52 

53 

54 

55 

56 

57 

.  59 

60 

.  62 

63 

64 

65 

12  33  34  .  36  32  38  39  40  41  .   .  44  45  46  47  48  .   .   .  .53  54  55  56  .  59 

•   -35 42  43 50  51  52  .   .   .   .  57  .   . 

12  33  34  35  36  37  38  .  40  41  42  43  44  45  .  47  48  .  50  .  52  53  .  55  56  57  . 
39 46  ....  51 


62  63  64  65 


54 


59 


62  63  .  65 
.   .  64  . 


35 


42 


48 


62 


|  33  34  .  36  37  38  39  40  41  .  43  44  45  46  47  .   .  50  .  52  .  54  55  56  57  .  59  .   .   .   .  64  65 
51  .  53 63  . 


,2  33  34  35  36  .  38  39  40  41  42  43 


48  .  50  .   .53  54  55  56  57  .  59 


62 


37 45  46  47 

44  .   .   . 


65 


2  33  34  35  36  37  38  39  40  41 
.  : 43 


51  52 63  64  . 

44  45  46  47  48  .  50  51  52  53  54  55  56  57  .  59  .   .62  63  64  65 


2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  .   .  44  45  46  47 

42  43  ...   . 

2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  .   .  44  45  46  47 


51  52  53  .  55  56  57  .  59  .   .62  63  64  65 


50 


51  52  53  54  55  56  57  .  59  .   .  62  63  64  65 


2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48 

.  50  51 

52  .  54  55  56  57  .  59  . 

.  62  63  64  65 

2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48 

.  50  51 

52  53  54  55  56  57  .  59  . 

.  62  63  64  65 

2  33  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48 

.  50  51 

52  53  54  55  56  57  58  59  . 

.  62  63  64  e.:> 

.  33  .   .   .   . 

2  .  34  35  36  37  38  39  40  41  42  43  44  45  46  47  48  .  50  51  52  53  54  55  56  57  .  59  .   .62  63  64  65 


—  238  — 

Matematica.  —  Sui  punti  sestatici  di  una  curva  qualunque. 
Nota  I.  del  Socio  G.  Battagline 

«  Il  problema  della  determinazione  dei  punti  di  una  linea  d'ordine  qua- 
lunque, nella  quale  essa  ha  con  una  linea  di  2°  ordine  un  contatto  di  quinto 
ordine  (punti  sestatici)  fu  risoluto  completamente  dal  Cayley  ('),  e  la  sua 
soluzione  fu  poi  verificata  dallo  Spottiswoode:  in  questa  Nota  si  tratta  la 
stessa  questione  con  altro  metodo,  fondato  sulla  Teoria  dei  Reciprocanti  del 
Sylvester. 

«  1.  Siano  tra  le  coordinate  cartesiane  (X,  Y)  le  equazioni  di  una  linea 
Cr,  d'ordine  r,  e  di  una  linea  C2,  di  second' ordine,  rispettivamente 

(1)        /(X,  Y)  =  0  ,         AX2  -f  2HXY  -f-  BY2  +  2GX  -f-  2FY  -f-  C  =  0  . 

«  Supponiamo  che  nel  punto  p  (x,  y)  di  Cr  la  conica  C2  abbia  con  Cr 
un  contatto  di  5°  ordine  ;  indicando,  pel  punto  p,  con  //',  y'\  ...  yw  i  coeffi- 
cienti differenziali  successivi  di  Y  rispetto  ad  X,  sino  a  quello  di  5°  ordine 
(ricavati  dalle  prime  cinque  equazioni  derivate,  rispetto  ad  X,  dell'equazione 
di  Cr)  si  avranno  le  condizioni 

Ax2  -f  2Exy  -f  B//2  -f-  2G#  +  2F//  -f  C  =  0  , 
kx  -f  Ey  -f  G  -f  (Ha;  +  By  +  F)y'  =  0 , 
A  +  2Ky'  +  IV2  +  (Ha  +  By  +  F)y"=  0  , 

(2) 

3  (H  +  By')  y"  +  (Ex  +  By  +  F)  y'"=  0  , 

3By"°  +  4  (H  +  By')  y'"+  (Ex  +  By  +  F )  y»  =  0  , 

10ByY"+5(H  +  B/)3r+"(H^+By+F)r  =  0. 

«  Per  trovare  la  condizione  che  determina  i  punti  p  (punti  sestatici,  o 
punti  di  contatto  sipunto  tra  C2  e  Cr)  bisognerà  eliminare  tra  le  equazioni  (2) 
i  coefficienti  A,  B, ...  C  dell'equazione  di  C2  ;  ora  osservando  che  le  ultime 
tre  delle  suddette  equazioni  contengono  linearmente  ed  omogeneamente  le 
tre  espressioni 

B,     H  +  By',     H^  +  By  +  F, 

il  risultato  dell'eliminazione  richiesta  sarà  espresso  da 

=  -  V"  (%"2  f  -  45/'  y'"  f  +  40/"3)  =  0  . 


0,     3/',  y'" 

3y">  ±f\  yn 

10y"y'",  hy",  ?f 


(')  Cayley,  On  the  ^extaclic  Points  of  a  piane  Curve.  Phil.  Trans.  Voi.  155,  Pari  II 
(1865)  p.  545-578.  —  Spottiswoode,  Ibid.  pag.  653-669. 


:  —  x"  (9x"2  xv  —  45x"  a?"  xlv  -f  40#'"3)  =  0 


—  239  — 

«  Se  si  considera  invece  X  come  funzione  di  Y,  indicando,  pel  punto  p, 
con  x\  w", ...  xv  i  coefficienti  differenziali  successivi  di  X  rispetto  ad  Y,  sino 
a  quello  di  5°  ordine  (ricavati  dalle  prime  cinque  equazioni  derivate,  rispetto 
ad  Y,  dell'equazione  di  Cr)  si  troverà  similmente  che  i  punti  p  saranno  deter- 
minati dalla  condizione 

w,  ÓX    ,       X 

3x"2,  4x"\  x™ 

«  Luna,  o  l'altra,  di  queste  equazioni  è  verificata  da  f  =  0 ,  o  da 
#"  =  0,  condizione  che  determina  i  flessi  di  Cr;  ma  in  un  flesso  tre  punti 
infinitamente  vicini  della  curva  essendo  allineati  sulla  tangente  d' inflessione, 
la  conica  C2  che  ha  con  Cr  un  contatto  sipunto  in  un  flesso  si  riduce  alla 
tangente  d'inflessione  presa  due  volte;  adunque  gli  effettivi  punti  sestatici 
di  Gr  sono  determinati  dall'una,  o  dall'altra,  delle  equazioni 
(3)  rx  =  9y"2  if  —  45/  y"f  f  -f  40/"3  =  0  , 

ry  =  9x"2  xv—4òx"  x'"x™  -f  4Qx"'3  =  0  , 

«  I  primi  membri  di  queste  equazioni  sono  (secondo  la  definizione  del 
Sylvester)  Reciprocatiti,  vale  a  dire  ciascuno  di  essi  differisce  dall'altro  per 
un  fattore,  funzione  della  derivata  la  di  y  rispetto  ad  x,  o  di  x  rispetto 
ad  y  ;  ed  infatti  da  xy'  =  1  (come  è  noto)  si  deduce 


y        x'3  '  y  ~  f5       »   y  ~ r7- 

X  ffi 

v  =  _  105^  x"2x'"—l9x'2  x'"2  —  \9hx"±—\hx'2  x"x™  +  x'3xv 

x'9  ' 

sostituendo  quindi  i  valori  di  queste  derivate  in  rx,  si  troverà  facilmente 
rx= —  y'12.  Ty  ,     onde  similmente     ry  -= —  x'12.  rx. 

«  2.  Siano  ora  (sx ,  s2 ,  s8)  le  coordinate  trilineari  di  un  punto  p,  e  sia 
l'equazione  simbolica  di  Gr 

r  =  (A  *i  +  A  s2  +  U  ^Y  =  U  =  a!  =  b?  =  cr  =  .» 
a,  b,  e, ...  essendo  simboli  equivalenti  ;  sia  inoltre  una  retta  qualunque  rap- 
presentata dall'equazione  lineare 

V  =  Vi  Si  -f-  v2  s2  -f-  v3  s3  =  vs  =  0  . 
«  Indichiamo  con  (s\  ,  sf2 ,  s'3)  le  derivate  di  (s, ,  s2 ,  s3),  considerate  come 
funzioni  di  un'  altra  variabile  t  ;  essendo  evidentemente  f/-1  fa  =  0 ,  ponendo 
per  brevità 

(/>)i  =  A  v3  —  /s  z>, ,  (fv)2  =  f%  vx  —  /',  z>3 ,  (/^a  =  A  »i  —  A  »i  . 

si  potrà  supporre 

s'x  s'2  s'. 


(1) 


fsr-l(fv)x         U-l{fv)2         U-X{fv), 


—  240  — 
«  Consideriamo  le  due  forme  lineari 

A  =  «!  Si  -f-  «2  St  -f-  a3  s3  =  «s ,       B  =  /?,  Si  -f-  &  S2  +  /?3  Sa  =  A  ; 
si  potrà  porre 

d  t  dv 

#  =  «« ,     y  =  §$,    onde    ~rr  =  oy,  -tt  =  &» 

e  per  le  formole  del  cambiamento  della  variabile  indipendente,  sarà  "j=y,=:=~ì 

sostituendo  in  questa  espressione  per  le  derivate  (s\ ,  s'2 ,  s's)  i  denominatori 
delle  formole  (1),  che  sono  ad  esse  proporzionali,  si  troverà 

y"    Ar"1[«i(^)1  +  «2(/t;)8  +  «,(/»)■]       frl{"fv)     "  Iac.(A,F,V) 

onde  ponendo 

0)  =  Iac.  (A,  F,  V)  =  a/-1  (aay)  =  b/~l  (abv)  —  e/-1  (aev)  =  - 
W=  Iac.  (B,  F,  V)  =  a/~l  (fiav)  =  b/~l  {§bv)  =  e/'1  (#w)=- 

verrà  finalmente 

(21  ,_V_bf-l({ìbv) 

«  Indichiamo  col  simbolo  J,  posto  innanzi  ad  una  funzione  di  (s, ,  s2 ,  s3), 
il  risultato  dell'operazione  di  differenziare  quella  funzione,  rispetto  ad  (s, ,  s2 ,  s3) 
(considerate  come  funzioni  di  /),  e  di  porre  per  (s\,  s'2,  s'3)  i  denominatori 
delle  formole  (1):  supponendo  in  generale  <P  =  <fsm,  *P=i/>sn,  sarà  quindi 

jcp  =  r,i(/sìr-ì  f/-1  (  </  fv)  =  m  Iac.  (4>,  F,  V) , 

JV  =  n  (/'.s"-1  /7"1  (V/>)=  n  Iac.  (V,  F,  V) , 

j.O>V=  mxj™-1  fs'-1  (*fo).V  +  nip;'-1  f/-1  {yfv).Q 

=  m  Iac.  (0,  F,  V) .  W  +  n  Iac.  (V,  F,  V) .  <P . 

«  Differenziamo  l'equazione  (2)  rispetto  ad  x\  basterà  evidentemente  ope- 
rare nel  secondo  membro  col  simbolo  A,  e  poi  dividere  il  risultato  per  <P; 
si  avrà  così 

ft_jfJW—qij<i>  In/-lbsr-W-Kàcv)—b/-ìa/-W-\acv)^(aav)(^v) 

y         ^s      —v"  *)  ^ 

il  numeratore  di  questa  frazione,  scambiando  tra  loro,  nella  sua  prima  parte, 
i  simboli  equivalenti  b  e  c\  e  nella  seconda  parte,  i  simboli  equivalenti  a 
e  e,  diverrà 

«/-1  b/-1  e/-2  [(aav)  (cbv)  (ficv)  —  (0bv)  (eav)  (acvf\  ; 

addizionando  questo  risultato  con  l'altro  che  si  ricava  da  esso  scambiando 
tra  loro  i  simboli  equivalenti  a,  e  b,  si  potrà  scrivere  invece 


2  US 


xb^xc^Ucav)^ccbv){§cv)--  («w)(w|+(^)|(««p)OfwM«w)(^a»)|"]; 


—  241  — 

ora  è  facile  vedere  che 

(abv)  (fov)  —  (acv)  (fov)  =—  (cbv)  (cefo)  , 
ed 

(aav)  (fov)  —  (acv)  (fov)  =  —  (cav)  (ufo) , 
si  avrà  quindi 

(3)  y"  =  -  {r~l)Jia?v)  af*  br* c/-> (acv) (bcv)  . 

«  Intanto  tra  le  quattro  forme  lineari  a8ì  bs,  cs,  vs  (effettive  o  simbo- 
liche) si  ha  l'identità 

as  (bcv)  -f-  bs  (cav)  -f-  cs  (abv)  =  vs  (abc)  ; 
elevando  a  quadrato  verrà 

as2  (bcv)2  +  bs2  (cav)2  +  cs2  (abv)2 
—  2  [#s  cs  (abv)  (acv)  -f-  cs  as  (bcv)  (bav)  +  as  bs  (cav)  (cbv)~\  =  vs2  (abc)2 , 
onde  moltiplicando  per  asr~2  bsr~2  csr~2  si  avrà 

af.  br2  e/-2  (bcv)2  +  b/.  csr-2  asr~2  (cav)2  +  e/.  a/~2  br2  (abv)2 

=  vs2.a/-2bsr-2csr-2(abc)2: 

quando  a.  b,  e  sono  simboli  equivalenti  di  una  stessa  forma  ternaria  di  grado  r, 
questa  relazione  si  ridurrà  a 

Besr.  ar*  bi-2  (abv)2  —  Sor1  bf-x  cr2  (acv)  (bcv)=v2.  a/~2  br2  esr~*  (abc)2, 
con  ciò,  ponendo 

F2  =  oT*  br2  (abv)2,        H  =  asr~2  br2  csr~2  (abc)2, 
la  forinola  (3)  diverrà 

m  ,,_(r—\)(afo)    v*ìì  —  3F2F 

K  >  y   ~  6  '  <P3 

«  Per  avere  le  altre  derivate  y'",  ?fv,  f,  si  differenzii  successivamente 
rispetto  ad  x  l'equazione  (4),  vale  a  dire  si  operi  nel  secondo  membro  col 
simbolo  J,  e  poi  si  dividano  i  risultati  per  <D:  ponendo  in  generale,  per 
brevità,  Iac.  (<Z>,  «P,  A')  =  (0>,  W,  X),  e  posto 

K  =  ys2H  — 3F2F, 
(5)  K'  ==  (3r  -  4)  (K,  F,  V)  O  —  (3r  -  3)  (<P,  F,  V)  K  , 

K"  =  (  5r—  7)  (Kr,  F,  V)  <Z>  —  (òr  —  5)  (<P,  F,  V)  K', 
K"'=  (7r— 10)(K'\F,  V)  <t>  —  (Ir  —  7)  (d>,  F,  V)  K", 
si  troverà  così 

„_(r—l)(afo)    JK  (r-l)(afo)    JC 

J  6  0>3  '     y  '  6  "  0>5  ' 

(6) 

ylv==  (r-l)(afo)    K^  (^-D(^)    K^ 

J  6  0>7  '     J  (3  <p»  ' 


—  242  — 
ora  la  condizione  per  i  punti  sestatici  essendo,  come  si  è  veduto, 

sostituendo  i  valori  (6)  di  //",  y"\  ifv,  if  verrà  l'equazione 
(7)  9K2  K"'  —  45KK'Kr>  +  40K'3  =  0  , 

e  questa  rappresenterà  una  curva,  che  nei  suoi  punti  comuni  con  la  curva 
F  =  0 ,  darà  i  punti  cercati. 

*  I  gradi  di  K,  K\  K",  K'"  essendo  rispettivamente  3/*  —  4  ,  5r  —  7  , 
Ir —  10,  9r — 13,  sarà  il  grado  dell'equazione  (7)  v  =  15r  —  21;  esso 
però  può  essere  ridotto  con  le  considerazioni  seguenti. 

«  3.  Richiamiamo  alcune  note  proprietà  dei  determinanti  funzionali  di  due 
forme  binarie,  le  quali  col  così  detto  principio  di  trasporto  (uebertragungs- 
princip)  (l)  si  estendono  ai  Iacobiani  di  tre  forme  ternarie,  delle  quali  una 
sia  lineare. 

«  Consideriamo  le  due  forme  ternarie 

(p  =  <pm  =  asm  =  as'm  =  ••• ,     XY  =  tys"  =  b,n  =  b,'n  =  - 

e  la  forma  lineare  V  =  vs .  Siano  £,  /;  due  punti  arbitrarli  della  retta  V  =  0  ; 
per  ogni  punto  p{$i,  s2,  s3)  di  questa  retta  si  potrà  porre  (con  «'  =  1,2,3) 
Si  =  0ih  -j-  tfa^t,  onde 

as  =  axa\ -f-  c2«r,  =  a1ffl-\-  u.2a2  =  a0  ;  ba  =  ftxb£  -f-  <t%bT  =  ptfi  -f- /^^  =  fic  , 

avendo  posto  per  brevità  a\  =  «i ,  o^  =  «2  ;  &£  =  fr ,  &*  -=  /?* .  Segue  da  ciò 
che  i  punti  d' incontro  della  retta  V  =  0 ,  con  le  curve  <P  =  0,  e  9*  =  0 , 
saranno  determinati  eguagliando  a  zero  le  forme  binarie 

tT)    r,  ffl  f,  ' m  ...  ,».    f>  n f>  'n ... 

<fv  —  an     —  «a      —     •  ,       Yv  —  Pn    —  Ra      —        • 

«  Indichiamo  le  transvesioni  dei  diversi  ordini  (ucberschiebungen)  delle 
due  forme  $p„ ,  \pv  con 

delle  quali  la  prima  non  è  che  il  determinante  funzionale  delle  due  forme 
binarie  <pv ,  i/\.  ;  pel  suddetto  principio  di  trasporto  si  avrà,  relativamente  alle 
tre  forme  ternarie  <I>,  *P,  V  (essendo  V  forma  lineare), 

(0>,  W,  V)x  =  asm~l  bs"-1  (abv),  (#,  *P,  V)2  =  «,*-»  fc"^  (róy)2, 
(<P,*P ,  V)3  =  «sw-3  bs"-3  (abv)3, ... 

delle  quali  la  prima  è  il  determinante  funzionale,  o  Iacobiano,  delle  forme 
ternarie  CD,  W,  V  (con  V  forma  lineare)  e  le  altre  si  potranno  chiamare  tran- 
svesioni  dei  diversi  ordini  delle  forme  ternarie  cP.  *P  con  la  forma  lineare  V. 

(!)  Clebsch  Lindemann,   Vorlesungen  ùber  Geometrie,  pag.  274-277. 


—  243  — 

È  noto,  per  la  teoria  delle  forme  binarie,  che  il  quadrato  del  determi- 
nante funzionale  di  due  di  tali  forme  è  una  funzione  quadratica  delle  forme 
stesse,  sicché  per  le  forme  <pv  e  \pv  si  ha  la  relazione  (') 

(<f  '« ,  V'»)i2  =  —  j\   (9v  »  %h  -  VV  —  2  (qr  ,  ìpv)t .  <fv  VV  -j-  ( ipv ,  %)t .  tpv2     ; 
quindi  per  le  forme  ternarie  (P,  *P  e  la  forma  lineare  V  sarà 
(1)     (<P,Y,V)1=—  i[~(<M>,V),.Y8  —  2  (<P,^,V)2.<M>-|-  (T,¥,V),.0>n  . 

dove,  essendo  a,  al  e  b,  V  simboli  equivalenti  di  <P,  e  di  W, 

(<P,  <p,  V)2  =  «*-■  «'sw-2  {aa'vf,  (#,  Y,  V),  .=  a,"-8  6sn"2  (aste)*, 
(lF,  ¥,  V)2  =  bsn~2  b\n-*  (bb'vy. 
«  Considerando  una  terza  forma  ternaria  X  =  A/  =  csp  =  c'sp  =  •••  è  più- 
noto  (2)  che  per  le  tre  forme  binarie  cpv ,  ipv ,  yc  si  ha  la  relazione 
w,  —  il  I 

e  quindi  per  le  forme  ternarie  (P,  *P,  A"  e  la  forma  lineare  V 
(jd>,  *P,V  |,  ,A\v)  =^=A_  (a>,^,V)2.A+i[(a>,A,V).^-(^,A,V)2^]: 
se  A  è  la  stessa  <I> ,  o  pure  */; ,  sarà  invece 

(^vj^v)   =  i  (o>;<p,y)2.^-    ^~1     (a>,^,v)2.<P, 

(  j  <M*,Y  j,  ,*P,V)1  =     -  ì  (*,*,V)t .  0)  +  ;^~"2  (*,V,V), .  *"  . 

Finalmente  se  &  =  Osq  =  rfs«  =  d'/  =  .  . .  è  una  quarta  forma  ternaria 
si  ha  la  relazione  (3) 


(yii,V«)i(zi»^)i=-4 


((fv,Xc)2-^v^v—{<fr^v)2-VJvXv—{^7v)2-(f\:%M^v,ev)2-(fvXi 


quindi  per  le  forme  ternarie    <P  ,  */; ,  A ,  Q)    e  la  forma  lineare  V  sarà 

((P^V),  (A,0,V), 

^8)    =— i|((P,X,V)2.^@— (a>,0,V)2.*PA—  (?P,A,V)2.^0+(^,0,V)8.<PA 

Ciò  posto  ;  riprendiamo  i  valori  (5)  del  numero  precedente  ;  poniamo  per 
brevità 

(*$,rk=*it  (<P,F,V),=<!>8;  (K.I'.V^K» ,  (K,F,V)2-K2,  (F,F.V),     i\. 
(K',P,V)  =  K'1  ,  (K",F,V)  =-- K",  ; 

(')  Gordan,  Invarianten  Theorie.  Parte  II,  pag.  52. 

(2)  Gordan,  1.  e.  pag.  57. 

(3)  Gordan,  1.  e,  pag.  52. 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  32 


si  ha  così 
(4) 


—  244  — 

K'  =  (3r  —  4)Ki  <P  — (3r  — SJ^K, 
K"=(5r—  7)K'1<Z>  —  (5r  —  5)(P,K', 
K'"=  (7  r  —10)  K"i  0>  —  (7  r  —  7)  <Z>i  K". 


Fatti  gli  opportuni  cambiamenti  di  lettere  nelle  formole  (2),  (1)  e  (3) 
si  ha  poi 

(K1|P,V)=  —  *F8K  +  ^r=§KgF  ,  «P,,F,V)=    - 1 F2  <Z>  +  ^^-^  <*>2  F  , 


4r— 0 


2r— 3 


(5) 


(p;2  =  —  \  [(  4>.0>.  V)2  F2  —  2  0>,  0>  F  -f-  F2  0>2     , 
K,2  =  —  |  |"(<P,K,V)8  F2  —  2  K2  K  F  -f  F2  K2     , 
(pì  K,  =  —  \  [~(  #.lv\V  ),  F2  —  K,  '/>  F  —  4>,  K  F  -f  F2  <PK  | , 

e  dal  paragone  delle  ultime  tre  si  deduce 

(<P,<P,V)2  F2  =  1>82  .  (<P,K,V)8  F2  =  d>s  K,  .  (K,K,V)2  F2  =  K2- , 

(6)     <!>,*  F2  =  -  4  (0>2  F  —  F,,  4>Y  .  K!8  F2  =     -  £  (Ks  I'    -  F2  K)2 , 
(P,  K,  F,  =  —  |  (</>,  F  —  F2  <l>)  (K,>  F  —  I\  K  )  . 

onde 

K'2F2  =  —  i[~(3/'  —  4)(K2F  —  F2K)0>  —  (3/-  —  3)(0>,F  —  F2<J>)kJ 

—  _  i  f~F2  0>K  -f  F  }  (3  /'  —  4)  K,  O  —  (3  r  —  3)  0>8 K        . 

Ponendo  attenzione  ai  gradi  delle  funzioni,  e  giovandosi  delle  formole  (5) 
si  troverà  successivamente 

(5  r  —  7)  E',  =  (3  >•  —  4)  f~(4  r  —  6)  (K, ,  F  ,V)  0>  -f  (r  —  1  )  <f>,  K,  J 

—  (3  r  —  3)  [~(2  r  —  3)  (<P, ,  F,V)  K  +  (3  r  —  4)  <£,  K,  J 
=  (3  r  —  4)  |~—  J  (4  /■  —  6)  F2  <t>  K  -j-  (3  r  —  5)  K2  0>F   | 
—  (3/-  —  3)1"  -J  (2/-  —  3)F8<PK  +  (/'  —  2)tf>,  K  F~j 

+(3r— 4)|(r—  1)— (:V— 3)L—  J~(0,K,V)àF*— K2#F— 0>2KF-f-F2#K~| 

4  (5r—  7)F20>K+r(2/-  —  4)(3r—  4)K20>  —  (2r  —  2)(3r  —  5)<P8K  |f 
_|_  (3r_  4)  (r— 1)(4>,K,V)2F2. 


—  245  — 
Inoltre 


(5  r  _  5)  o)1  K'=  (5  r  —  5)  [~(3  r  —  4)  ^  Ki .  #  —  (3  r  —  3)  0>r  .  K  ] 
=  _4.(5r  — 5)T(3r  —  4)  j  (0>,K,V)2F2  —  K2<PF  —  <P8KF+F8a>K  j  * 
_  (3  r  _  3)  j  (<p,<p,V)8  F2  —  2  <P2  #  F  +  F2  <P2    k| 
=  |  (5  r  _  5)  |~F2  <P2  K  —  j  (3  r  —  2)  <P2  K  —  (3  r  —  4)  K2  $  j  <P  F 
—  j  (3  r  —  4)  (<P,K,V)2  <t>  —  (3  r  —  3)  (<P,0>,V)2  K  |  F2  J  . 

«  Quindi 
(7)  K"  =  i  (5r  —  7)  F2  0>2  K  +  |~(2r  —  4)  (3r  —  4)  K2  <P 

—  (2r  —  2)  (3r  —  5)  <Z>2  K  |  <P  F 

_|_(3r_4)(r  — 1)(0>,K,V)20>F2  — i(5r  — 5)F20)2K 

_j_  |  (5r  _  5)  j(sr  —  2)  0>2  K  —  (3r  —  4)  K2  0>|  0>  F 

_}_  j  (5r  _  5)  |(3r  —  4)  (<P,  K,  V)2  (P  —  (3r  —  3)  (0>,  0>,  Y)2  Kj  F2 

=  —  F20>2K  —  *[~(3r  —  4)(r+3)K20>  —  (r—  l)(3r+ 10)0>2KJ<J>F 

4-^f(3r  — 4)(7r  — 7)(0>,K,V)2^  —  (òr  —  3)(5r  —  5)  (<P,  0>,  V)2  kJf*. 

«  Similmente,    osservando    che    si  ha  identicamente  (F,  F,  V)  =  0  ,    si 
troverà 

(7r  _  io)  K/'  =  —  Vpr  -  4)  (F2 ,  F,  V)  <P2  K 

-f  (2r  —  2)  F2  <P  <!>!  K  -f-  (3r  —  4)  F2  0>2  K, 

_  4-  T(3r  _  4)  (r  +  3)  j(4r  -  8)  (K, ,  F,  V)  0>  -f  (r  —  1)  K2  ^  j 

__  (r  —  1)  (3r  -f  10)  l(2r  —  5)  (<P2 ,  F,  V)  K  +  [3r  —  4)  0>2  kÌJ  <P  F 

_  ^  (r  —  1) [~(3r  —  4)  (r  +  3)  K2  <P  —  (r  —  1)  (3r  +  10)  0>2  KJ  <D,  F 

+  ±r(3r  _  4)  (7r  -  7)  [(4>-  9)j(0,  K,  V), ,  F,  vj*+(r-  ÌX^V)^, 

—  (3r— 3)(5r— 5)[(2r— 6)  j(<P,  <È>,  V)2 ,  F,  vj  K 

_|_(3r_4)(a>,0),V)2K1]lF2. 


—  246  — 

«  Inoltre 

(Ir  —  7)  <P,  K"  =  —  (Ir  —  7)  F2 tf>3 ^t  K 

-  J  (7r  —  7)  [~(3r  —  4)  (r-\-  3)  K,  4>  —  (r  —  1  )  (hr  -f-  10)  <P2  K~|  <f>  ^  F 
-j-  i  (7r  —  7)  |~(3/'  —  4)  (7r  —  7)  (<Z>,  K,  V)2  <D 

—  (3r  —  3)  (òr  —  5)  (<P,  </>.  V)2  K~j  <f>,  F2 . 

«  Quindi 
(8)  K'"=— (2r  —  4)(F2.F,V)0)3K  +  r(r,/-  —  5)*,K— (Sr  —  4)K1<P~|F2a>2 

+  [—  i  (3r  —  4)  (r  +  3)  (4r  —  8)  (K2 ,  F,  V)  4> 
+  J;(r  -  1)  (3r  +  10)  (2/-  -  5)  (<P8 .  F,  V)  K 
-i(3r— 4)(r-j-3)(r— lJK.^+ifr— l)(3r+10)(3r— 4)<D2K!  p'F 

+  (3r—  3)[~(3/—  4)  (r  +  3)  K2#  —  (//•—  1  )  (3r  +10)  0>2K~]  OXP,  F 

+  Q  (3r  —  4)  (7r  — 7)  (4r  — 9)  j(0>,  K,  V)2  J\  vj  </> 

-  |  (3r  -     3)  ( òr  —  5) (2*  —  6  )  (  0,  0>,  V  ),, .  F.  V  K 
+  i(3r  —  4)(7r  —  7)(r  —  1)  (0> ,  K  ,  V),  <P, 

—  V  (3/-  -     3)  (.V  —  5)  (3r  —  4)  (<I>,  <J>,  V)2  kH  4>  F2 

-  i  (7r  —  7)  |(3r  —  4)  (7/.-  —  7)  (<D,  K,  V)2  </> 

—  (Sr— 3)(5r— 5)(0>,  0>,  V),  K~j  ^  F2  . 

«  Il  risultato  della  sostituzione  dei  valori  di  K,  K',  K",  K  '"  nell'equazione 
9K2  K"'  —  45K  K'  K"  -4-  4<>K'3  =  0  , 
formerà  oggetto  di  altra  comunicazione  ». 


Fisica.  —  Sulla  costituzione  fisica  dei  liquidi.  Nota  del  Socio 
Giovanni  Cantoni. 

«  Alcune  importanti  Memorie  dei  signori  William  Ramsay,  e  Sydney 
Joung  sulla  natura  dei  liquidi,  dichiarata  collo  studio  delle  proprietà  termiche 
dei  corpi  stabili  e  dissociabili  ('),  mi  suggerirono  alcune  considerazioni  che 
stimo  non  inutile  di  raccogliere  in  una  breve  Nota. 

0)  Philosophical  Magazin  and  Journal  of  Science.  Voi.  XXIII,  Fiffch"*  Series,  Januarv- 

,lune,  1887,  London. 


—  247  — 

«  Gli  autori  delle  predette  Memorie  concludono  che  le  molecole  di  un 
liquido  stabile  non  sieno  più  complesse  (cioè  non  abbiaDO  una  massa  mag- 
giore di  quella  del  corrispondente  vapore),  e  che  perciò  la  differenza  fra  le 
molecole  di  un  dato  liquido  ed  il  rispettivo  vapore  o  gas  non  sia  di  qualità, 
come  accade  pei  corpi  composti,  ma  sia  soltanto  una  differenza  di  quantità. 
Essi  appoggiano  questa  tesi  considerando  anzitutto  i  rapporti  tra  le  caloricità 
di  una  data  sostanza,  sia  essa  in  istato  liquido  o  in  istato  aeriforme,  col  suc- 
cessivo mutare  della  temperatura  nella  sostanza  medesima. 

«  Ed  invero  pare  a  me'  che  le  nozioni  comunemente  esposte  dai  fisici 
intorno  alle  molecole  dei  liquidi  non  sieno  abbastanza  esplicite,  talché,  ad 
esempio,  per  essi  le  calorie  di  vaporizzazione  di  un  liquido  servirebbero  a 
compiere  due  lavori  fra  loro  molto  distinti,  l'uno  corrispondente  al  disgrega- 
mento degli  elementi  vaporosi  d'una  data  molecola  liquida  -  vincendo  l'azione 
coesiva  che  li  connetteva  tra  loro  quasi  a  modo  delle  calorie  di  decomposi- 
zione di  una  sostanza  composta-,  l'altro  lavoro  corrispondente  soltanto  all'espan- 
sione o  diffusione  delle  molecole  vaporose  così  separate  contro  la  pressione 
dell'ambiente  esterno.  In  tal  senso  ciascuna  molecola  liquida  risulterebbe  da 
un  aggruppamento  particolare  ed  abbastanza  stabile  di  minori  particelle,  quelle 
cioè  costituenti  il  vapore.  Laddove  si  potrebbe  anche  imaginare  che  un  liquido 
fosse  costituito  da  una  sola  qualità  di  molecole,  quelle  corrispondenti  al  ri- 
spettivo gas  o  vapore,  le  quali  aggruppate  dapprima  a  forma  di  sistemi  secon- 
dari andrebbero  di  poi,  col  graduato  crescere  della  temperatura,  espandendosi 
mano  a  mano  restando  però  ancora,  parzialmente  almeno,  governata  dalla 
reciproca  loro  gravitazione,  infino  a  che  ridotta  questa  al  suo  minimo  d'azione, 
siffatti  sistemi  secondari  si  risolverebbero  tutti  come  in  una  nebula  cioè  in 
un  sistema  discontinuo  ed  uniforme,  qual  sarebbe  il  gas  prodotto  dagli  stessi 
elementi  ridotti  liberi. 

Pare  a  me  che,  nel  mentre  lo  sviluppo  della  teoria  cinetica  dei  gas  - 
accolta  oramai  dai  tìsici  siccome  la  più  attendibile  -  provocò  notevoli  modifi- 
cazioni nei  concetti  riguardanti  le  proprietà  fisiche  dei  gas  medesimi,  i  con- 
cetti invece  sulla  costituzione  dei  fluidi  liquidi  non  vennero,  generalmente 
almeno,  modificati  in  correlazione  ai  principi  della  stessa  dottrina  cinetica. 

«  Già  parecchi  fatti  mi  sembravano  contradditori  al  predetto  modo  di  con- 
siderare l'evaporazione  nei  liquidi  come  una  dissociazione  delle  molecole 
liquide  di  un  sol  tratto  in  minime  molecole  vaporose,  ogniqualvolta  cioè  le 
stesse  molecole  liquide  vengono  elevate  alla  rispettiva  temperatura  d'ebolli- 
zione sotto  data  pressione,  o  meglio  quando  vengono  elevate  alla  rispettiva 
temperatura  critica.  Ad  esempio,  il  progressivo  aumento  delle  calorie  di  scalda- 
mento dei  liquidi  correlativo  all'aumentata  loro  temperatura,  mentrechè  la 
coesione  fra  le  molecole  liquide  deve  scemare  attesa  la  loro  dilatazione,  non 
può  essere  interpretato  se  non  si  ammette,  per  ogni  incremento  di  tempera- 
tura, una  parziale  risoluzione  delle  molecole   stesse  in   vapore;    imperocché 


—  248  — 

crescendo  la  densità  massima  del  vapore  per  l'aumentata  temperatura  deve 
pure  crescere  il  calore  speso  per  elevare  una  data  massa  di  liquido  mano 
mano  a  temperature  superiori  :  e  ciò  correlativamente  a  quanto  verificasi  per 
la  evaporazione  superficiale  dei  liquidi  entro  il  vuoto  torricelliano,  e  per  la 
variata  temperatura  di  ebollizione  di  imo  stesso  liquido  col  variare  della  pres- 
sione nell'ambiente  esterno.  Con  altre  parole  il  disgregamento  della  molecola 
di  un  liquido  nei  rispettivi  elementi  vaporosi  dovrebbe  effettuarsi,  parzialmente 
almeno,  anche  nell'interno  del  liquido  stesso  ogniqualvolta  si  produca  in  esso 
un  incremento  di  temperatura  od  una  diminuzione  nella  pressione  esterna  :  e 
ciò  sempre  entro  i  limiti  compresi  fra  la  temperatura  di  liquefazione  del  cor- 
rispondente solido  e  la  così  detta  temperatura  critica,  quella  cioè  per  cui 
il  liquido  stesso  risolvesi  tutto  quanto  in  un  gas  abbastanza  stabile. 

«  Ad  analoga  deduzione  conduce  il  fatto  seguente,  avvertito  da  Driou. 
Taluni  liquidi,  la  cui  temperatura  d'ebollizione  è  molto  bassa  sotto  la  pres- 
sione normale,  contenuti  però  entro  dilatometri  abbastanza  robusti  e  chiusi, 
offrono,  a  temperature  assai  più  elevate,  un  coefficiente  di  dilatazione,  che  cresce 
così  rapidamente  da  raggiungere  ed  anche  da  eccedere  il  coefficiente  di  dila- 
tazione dei  gas  perfetti.  In  quest'ultimo  caso  e  per  questi  liquidi  rendesi  evi- 
dente l'influenza  dei  loro  vapori  interni,  la  cui  tensione  massima  cresce  appunto 
più  rapidamente  del  corrispondente  aumento  di  temperatura. 

«  Già  negli  Atti  di  questa  Accademia  (')  pubblicai  una  Nota  nella  quale, 
traendo  partito  di  alcune  determinazioni  dell' Amagat  sulla  correlazione  esi- 
stente fra  la  comprimibilità  meccanica  e  la  dilatabilità  termica  di  alcuni 
liquidi,  mi  adoperai  per  dimostrare  la  probabile  sussistenza,  negli  spazi  inter- 
molecolari d' ogni  liquido,  dei  vapori  di  questo  allo  stato  di  densità  massima 
corrispondente  alla  temperatura  del  liquido  stesso.  Ivi  ho  già  raccolti  altri 
fatti,  che  mi  sembrano  in  appoggio  di  codesta  opinione. 

«  Ora  però  crederei  che  si  possa  con  più  di  fondamento  affermare,  come 
accennai  più  sopra,  che  la  discontinuità  interna  di  un  liquido  è  mantenuta 
grazie  ad  alterne  ed  assidue  condensazioni  ed  espansioni  del  relativo  vapore, 
le  quali  non  modificano  la  temperatura  del  sistema,  finché  si  ragguagliano 
quantitativamente,  e  quindi  finché  si  ragguagliano  pure  le  calorie  prodotte 
dalla  condensazione  e  quelle  volute  per  produrre  la  corrispondente  espansione. 

«  Panni  anzi  che,  nello  stesso  modo  per  cui  effettuasi  la  propagazione 
del  calore  nei  fluidi  aeriformi  mercè  i  moti  cinetici  delle  rispettive  loro  mole- 
cole, così  anche  la  convessione  del  calore  entro  di  un  liquido  dal  basso  all'insùpuò 
immaginarsi  prodotta  da  successiva  espansione  dei  gruppi  molecolari  inferiori  e 
condensazione  di  questi,  così  espansi,  nei  gruppi  molecolari  superiori,  talché  la 
temperatura  verrebbe  aumentata  da  uno  ad  altro  stato  sovrastante,  mercè  siffatta 
duplice  ed  inversa  mutazione  di  densità  nel  vapore  costituente  il  liquido  stesso. 

(*)  Sui  vapori  diffusi  nell'interno  dei  liquidi.  Nota  del  Socio  Cantoni  letta  il  1°  giu- 
gno 1879.  (Transunti,  serie  3a,  voi.  Ili,  pag.  223). 


—  249  — 

«  Un  altro  fatto  a  questo  analogo  sarebbe,  a  mio  credere,  quello  riguar- 
dante la  lunga  conservazione  nella  figura  e  nella  posizione  relativa  di  alcuni 
cirri  disseminati  entro  di  un  campo  atmosferico  nel  resto  sereno.  Accadde 
non  poche  volte  di  osservare  in  giornate  serene  e  calme,  nelle  ore  di  poco 
posteriori  al  mezzodì  e  nell'alto  dell'atmosfera,  che  alcuni  sottili  gruppi  di 
cirri-strati  o  di  cirri-cumuli  si  mantengono  lungamente  disseminati,  conser- 
vando, in  generale,  la  disposizione  e  la  forma  delle  singole  loro  parti;  e  ciò 
anche  per  parecchie  decine  di  minuti,  sebbene  nel  frattempo  la  densità  rela- 
tiva e  l'ampiezza  delle  varie  parti  di  questi  cirri  vadano  via  via  scemando. 
Ora  anche  in  questi  casi  non  può  non  ammettersi  una  continua  espansione 
di  vapore  in  ciascuna  parte  di  siffatti  gruppi  sino  a  rendersi  invisibili  ed  in 
pari  tempo  un  continuo  addensarsi  di  vapori,  là  dove  si  mantengono  visibili. 
È  pur  rimarchevole  che,  per  così  dire,  l'intelaiatura  principale  in  tali  sistemi 
di  cirri  (segnatamente  quando  si  connettono  i  cirri-strati  coi  cirri-cumuli)  man- 
tiensi  immutata,  quasi  si  trattasse  di  un  sistema  solido. 

«  Ebbene  in  questi  casi  possiamo  dire,  che  nelle  parti,  che  si  manten- 
gono a  lungo  visibili  ed  immutate  di  torma,  i  vapori,  che  le  compongono, 
formino  un  sistema  abbastanza  coerente,  sebbene  le  distanze  fra  le  parti  pos- 
sono essere  notevoli;  perciocché  questa  apparente  coerenza  è  il  risultato  di 
un  continuo  lavorio  di  espansione  e  di  condensazione  del  vapore,  per  sé  invi- 
sibile, che  le  costituisce  ;  o,  se  vogliamo  anche  è  il  risultato  di  un  continuo 
ricambio  di  calore  fra  le  parti,  che  si  condensano,  e,  quelle  che  si  espandono. 
Talché  la  distinzione  fra  vapore  invisibile,  vapore  visibile  e  liquido  non 
sarebbe  essenziale,  ma  soltanto  formale  per  rispetto  ai  nostri  sensi;  mentre, 
in  realtà,  risponderebbe  ad  una  semplice  differenza  nel  grado  di  addensamento 
relativo  dei  singoli  elementi  vaporosi.  E  ciò  in  armonia  a  quanto  si  disse 
sopra,  parlando  della  differenza  fra  liquido  e  vapore  » . 


Farmacologia.  —  Sull'azione  fisiologica  della  pilocarpina  e  dei 
suoi  derivati  in  rapporto  alla  loro  costituzione  chimica.  Nota  IL  (i) 
di  F.  Coppola  (2),  presentata  dal  Socio  Struever. 

«  Esperienze  sul  cuore.  —  L'azione  della  pilocarpina  sul  cuorejdella  rana 
è  stata  studiata  da  vari  sperimentatori,  e  si  è  osservato  che  il  cuore  viene  arre- 
stato in  diastole  come  avviene  per  la  muscarina  ;  però  questo  arresto  è  passeg- 
giero,  e  ben  presto  le  pulsazioni  cardiache  raggiungono  il  ritmo  iniziale,  e 
allora  l'irritazione  del  vago  non  è  più  capace  di  determinare  l'arresto  o  il 
rallentamento   dei  battiti,  mentre  la  muscarina  e  l'irritazione  del  seno  agi- 

(')  V.  pag.  207. 

(2)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  farmacologico  della  R.  Università  di  Messina, 


—  250  — 

scono  come  sul  cuore  normale.  Dimodoché  se  ne  conchiuse  che  la  pilocarpina 
agisca  prima  eccitando  e  poi  paralizzando  nel  punto  intermedio  fra  le  fibre 
proprie  del  vago  e  quelle  parti  sulle  quali  la  muscarina  agisce  eccitando  e 
l'atropina  paralizzando  (1). 

«  Però  queste  conchiusioni  riguardano  la  rana  temporaria  e  dovendo  io 
sperimentare  sulla  disco glossits  picti/s,  perchè  il  paragone  coli  acido  lattopi- 
ridico  riuscisse  rigoroso,  ho  cominciato  dal  determinare  l'azione  della  pilo- 
carpina sul  cuore  in  sito  ed  isolato  di  questa  rana,  essendo  note  le  differenze 
che  spesso  presentano  le  varie  specie  di  rane  nel  loro  comportamento  coi 
farmaci. 

«  Risulta  dalle  mie  esperienze  che  la  pilocarpina  non  è  capace  nella 
rana  discoglossus  di  portare  l'arresto  diastolico  del  cuore  ma  semplicemente 
un  rallentamento  dei  battiti  più  sensibile  dentro  certi  limiti  quanto  maggiore 
è  la  dose  iniettata.  Questo  rallentamento  è  dovuto  a  eccitazione  degli  appa- 
recchi d'arresto  potendosi  prevenire  o  correggere  per  mezzo  dell'atropina.  A 
questo  rallentamento  iniziale  che  è  accompagnato  da  indebolimento  delle 
contrazioni  segue  il  riacceleramento  dei  battiti  accompagnato  dal  rinvigori- 
mento delle  contrazioni;  però  il  cuore  non  raggiunge  il  ritmo  iniziale;  ma 
in  questo  stato  per  eccitazione  del  seno  non  ottenni  mai  l'arresto  del  cuore  ma 
invece  un  acceleramento  dei  battiti,  il  che  ci  porta  a  couchiudere  che  la  dif- 
ferenza tra  il  comportamento  della  rana  temporaria  e  la  discoglossus  riguarda 
anche  la  sede  dell'azione. 

*  Per  mezzo  dell'apparecchio  del  Williams  ne  ho  detcrminato  anche 
l'azione  sul  cuore  isolato,  che  si  comporta  esattamente  come  il  cuore  in  sito. 

«  Ora  l'acido  lattopiridico  esercita  sul  cuore  di  rana  un'azione  identica 
a  quella  della  pilocarpina,  e  ne  differisce  soltanto  in  ciò  che  nel  cuore  in 
sito  il  rallent  imento  iniziale  dovuto  all'eccitazione  degli  apparecchi  di  arresto 
o  manca  del  tutto  o  è  appena  accennato. 

Dalle  esperienze  fatte  possiamo  conchiudere  che  l'azione  fisiologica  del- 
l'acido /•/-piridico-tt-lattico  corrisponde  esattamente  a  quella  della  pilocarpina 
non  solo  per  ciò  che  riguarda  gli  effetti  generali,  ma  anche  in  rapporto  ai 
singoli  organi  e  al  suo  meccanismo  di  azione. 

«  La  differenza  più  sensibile  che  mi  è  stato  dato  di  osservare  riguarda 
gli  apparecchi  di  arresto  del  cuore  e  le  terminazioni  periferiche  dei  nervi 
motori  :  la  pilocarpina  pur  non  essendo  capace  di  portare  nella  rana  discoglossus 
l'arresto  diastolico  del  cuore,  determina  tuttavia  un  rallentamento  notevole 
dei  battiti  mentre  l'acido  lattopiridico  agisce  sul  cuore  in  sito  anche  a  pic- 
colissime dosi  direttamente  paralizzando  gli  apparecchi  di  arresto  ;  la  pilocar- 
pina inoltre  possiede  un'azione  curarica  che  manca  del  tutto  nell'acido. 

(')  Schmidieberg-Albertoni,  Compendio  di  farmacologia.  Torino  1885,  p.  60. —  Harnack 
u.  Meyer,  Arch.  f.  exp.  Path.  u.  Pharm.  XII,  s.  327. 


—  251  — 

Queste  differenze  non  possono  naturalmente  dipendere  che  dalla  diversa 
composizione  chimica  di  queste  due  sostanze;  ma  noi  dobbiamo  Cercare  se 
il  gruppo  =N  =  (CH3)3  conferisce  tali  proprietà  alla  pilocarpina  perchè  dà 
ad  essa  il  carattere  di  base  quaternaria  colla  struttura  di  una  muscarina  o 
semplicemente  esercita  l'influenza  di  una  catena  laterale  che  rinforza  il  gruppo 
pro)ionico  dell'acido  lattopiridico. 

«  Per  risolvere  questa  quistione  ci  basterà  confrontarne  l'azione  con  quella 
di  un  altro  derivato  della  picocarpina  che  è  la  pilocarpidina. 

*  La  pilocarpidina  fu  ottenuta  dalle  acque  madri  del  jaborandi  dall' Har- 
uack,  che  ne  determinò  la  composizione  centesimale  rappresentata  dalla 
formola  C10H14N2O2  (J);  però  l'Hardy,  e  il  Calmels  ritengono  ch'essa  non 
preesista  nella  pianta  ma  sia  un  prodotto  di  trasformazione  della  pilocarpina  : 
e  la  sua  formazione  si  spiega  facilmente  perchè  la  pilocarpina  per  azione  degli 
acidi  e  per  azione  del  calore  si  trasforma  facilmente  in  pilocarpidina  (2). 

«  L'Hardy  e  il  Calmels  riuscirono  a  prepararla  per  sintesi  e  trasformarla 
quindi  in  pilocarpina;  la  sua  costituzione  è  rappresentata  dalla  formola 

COOH 

I 
(C5  H4  N)p  —  C  —  N  =  (CH3)8 

I 
CH3 

sicché  essenzialmente  essa  differisce  dalla  pilocarpina  in  ciò-  che  l'azoto 
estrapiridico  non  è  più  pentavalente  ma  trivalente  e  collegato  non  più  con  tre 
metili  ma  con  due,  dimodoché  la  pilocarpidina  non  è  più  una  base  quaternaria, 
né  ha  più  la  struttura  della  muscarina.  E  quindi  evidente  che  collo  studi" 
della  pilocarpidina  noi  possiamo  decidere  se  le  differenze  che  abbiamo  osser- 
vato nel  comportamento  fisiologico  della  pilocarpina  e  dell'acido  lattopiridico 
dipendano  o  no  dalla  presenza  dell'azoto  pentavalente  collegato  al  gruppo 
trimetilico. 

«  L'azione  fisiologica  della  pilocarpidina  è  stata  studiata  dall'Harnack. 
il  quale  in  tutti  i  particolari  vi  ha  trovato  riprodotta  l'azione  della  pilocar- 
pina, differendone  per  una  minore  energia  di  azione  (;!). 

«  Le  esperienze  che  io  ho  fatto  col  nitrato  di  pilocarpidina  ritirato  da 
E.  Merck  in  Darmstadt  confermano  in  generale  i  risultati  dell'Harnack,  e  mi 
dispenso  quindi  dal  riportarle  ;  e  del  resto  avendo  dimostrato  che  l'azione  della 
pilocarpina  dipende  dal  nucleo  lattopiridico,  l'azione  della  pilocarpidina  non 
poteva  essere  diversa  da  quella  della  pilocarpina  e  dell'acido  ^-py-«-lattico. 
Io  ho  potuto  però  osservare  che  la  pilocarpidina  esercita  sul  sistema  nervoso 

(!)  Ann.  CCXXXVIII,  228. 

(2)  Bull.  Soc.  chini.  XLVIII,  221. 

(3)  Arch.  f.  exp.  Patii,  u.  Pharm.  XX,  439. 

Rendiconti.  1888.  Voi,.  IV,  2°  Sem.  33 


—  252  — 

centrale  un'azione  convulsivante  più  netta  di  quello  che  faccia  la  pilocarpina  ; 
ma  quello  che  a  me  interessava  specialmente  di  studiare  era  la  sua  azione 
sul  cuore  e  sulle  terminazioni  dei  nervi  motori. 

«  La  pilocarpidina  esercita  sul  cuore  di  rana  la  stessa  azione  della  pilo- 
carpina e  dell'acido;  però  in  riguardo  al  cuore  in  sito  il  rallentamento  ini- 
ziale dei  battiti  è  meno  notevole  di  quello  che  sia  colla  pilocarpina  ma  più 
di  quello  che  si  osservi  coll'acido. 

«  Anche  nella  pilocarpidina  ho  potuto  osservare  l'azione  curarica,  però 
questa  è  meno  profonda  e  più  tardiva  di  quello  che  sia  colla  pilocarpina. 

«  Azione  fisiologica  della  jaborina.  —  La  pilocarpina  per  azione  degli 
acidi  e  del  calore  si  trasforma  in  un'altra  base  detta  jaborina  ottenuta  per 
la  prima  volta  da  Harnack  e  Meyer  che  la  ritennero  isomera  della  pilocar- 
pina (•).  È  probabile  che  questo  alcaloide  preesista  nella  pianta;  in  ogni 
modo  la  sua  costituzione  dietro  gli  studi  dello  Hardy  e  del  Calmels  è  rap- 
presentata dalla  seguente  formola: 

(CH3)3 

III 
NO 

/   \      CH 

p:i>C        CO 

pP"      \  / 
NO 

III 
(CH3)3 

»  L'azione  fisiologica  della  jaborina  è  stata  soltanto  studiata  dall' Har- 
nack e  dal  Meyer  (3),  i  quali  osservarono  ch'essa  possiede  un'azione  assolu- 
tamente opposta  a  quella  della  pilocarpina,  agendo  in  modo  del  tutto  identico 
all'atropina. 

«  Pertanto  se  noi  paragoniamo  la  costituzione  chimica  della  jaborina  a 
quella  della  pilocarpina  troviamo  ch'essa  risulta  dalla  condensazione  diretta 
di  due  molecole  di  pilocarpina,  e  per  conseguenza  contiene  inalterato  il  gruppo 
fondamentale  lattopiridico  ;  e  poiché  abbiamo  già  dimostrato  come  sia  preci- 
samente questo  nucleo  quello  che  informa  tutta  l'azione  fisiologica  tanto  della 
pilocarpina  che  della  pilocarpidina,  non  riesce  facile  lo  spiegarsi  in  che  modo 
possa  la  jaborina  assumere  un  comportamento  fisiologico  affatto  diverso;  ed 
ho  quindi  creduto  utile  riprendere  lo  studio  farmacologico  di  questo  derivato. 

«  La  jaborina  sulla  quale  io  ho  fatto  le  seguenti  esperienze  mi  è  stata 
fornita  dal  Merck  di  Darmstadt,  che  me  ne  ha  assicurato  la  completa  purezza. 

(i)  Ann.  CCIV,  67. 

(2j  L.  e.  p.  226. 

(3)  Arch.  f.  exp.  Patii,  u.  Pharm.  XII,  369. 


—  253  — 

«  Azione  generale.  —  In  riguardo  all'azione  generale  della  jaborina  l'Har- 
nack  e  il  Meyer  si  limitano  a  dire  vagamente  che  in  essa  non  mancano 
nemmeno  quei  fenomeni  di  eccitazione  caratteristici  dell'atropina.  Però  le  mie 
esperienze  hanno  provato  che  si  tratta  di  un'azione  diversa  in  quantochè  la 
jaborina  esercita  sul  sistema  nervoso  centrale  un'azione,  che  tanto  per  la 
sede  che  per  la  natura  corrisponde  esattamente  a  quella  dell'acido  lattopiri- 
dico  e  degli  altri  suoi  derivati. 

«  Le  mie  esperienze  in  riguardo  al  cuore  della  rana  confermano  i  risul- 
tati dell' Harnack  e  Meyer,  che  la  jaborina  eserciti  sulla  funzione  cardiaca 
un'azione  identica  all'atropina;  infatti  essa  determina  la  paralisi  degli  appa- 
recchi nervosi  d'arresto  intracardiaci,  e  non  mi  è  stato  possibile  anche  per 
piccolissime  dosi  di  jaborina  ottenere  in  principio  anche  un  leggiero  rallenta- 
mento dei  battiti. 

«  Tuttavia  se  confrontiamo  l'azione  cardiaca  della  jaborina  con  quella 
della  pilocarpina,  noi  non  osserviamo  nei  loro  effetti  una  differenza  assoluta, 
ma  una  semplice  modificazione  di  grado.  Nella  pilocarpina  infatti  si  possono 
distinguere  due  fasi  di  azione  :  una  prima  fase  più  o  meno  transitoria  in  cui 
i  battiti  cardiaci  diventano  meno  frequenti  nella  rana  cllscoglossus  e  nella 
rana  temporaria  vengono  meno  del  tutto  ;  e  una  seconda  fase  in  cui  per  la 
paralisi  degli  stessi  apparecchi  di  arresto  prima  eccitati,  si  riprende  il  ritmo 
iniziale;  dimodoché  la  differenza  tra  la  pilocarpina  e  la  jaborina,  che  almeno 
nella  rana  discoglossus  agiscono  sugli  stessi  apparecchi  nervosi,  si  riduce  a 
ciò  che  mentre  la  pilocarpina  agisce  prima  eccitando  e  poi  paralizzando,  la 
jaborina  porta  direttamente  la  paralisi.  Questa  relazione  diventa  poi  più  evi- 
dente se  si  richiama  il  comportamento  della  pilocarpidina  e  dell'acido  latto- 
piridico  nei  quali  già  l'azione  eccitante  è  meno  pronunziata  e  più  passeggiera, 
e  per  l'acido  si  rende  evidente  soltanto  nel  cuore  isolato. 

«  Guidato  da  queste  analogie  io  ho  voluto  provare  l'azione  della  jabo- 
rina anche  sul  cuore  isolato;  ed  ho  potuto  così  osservare  che  anche  nella 
jaborina  esiste  il  potere  eccitante  sugli  apparecchi  d'arresto  che  caratterizza 
la  prima  fase  dell'azione  cardiaca  della  pilocarpina,  della  pilocarpidina  e 
dell'acido  lattopiridico  ;  soltanto  quest'azione  è  in  essa  molto  più  debole  e 
molto  passeggiera  trasformandosi  facilmente  in  azione  paralizzante,  e  mentre 
manca  del  tutto  nel  cuore  in  sito  si  può  mettere  in  evidenza  solo  nel  cuore 
isolato. 

«  Il  comportamento  della  jaborina  rispetto  al  cuore  ci  permette  anche 
in  riguardo  agli  altri  organi  una  interpetrazione  del  suo  modo  di  agire  che 
ci  fa  riconoscere  nuove  analogie  tra  la  jaborina  e  gli  altri  derivati.  Così  in 
riguardo  all'iride  la  jaborina  possiede  l'azione  dell'atropina,  cioè  a  dire  dilata 
la  pupilla  paralizzando  le  terminazioni  dell'oculo-motore;  la  pilocarpina  invece 
restringe  la  pupilla,  ma  in  seguito  alla  miosi  si  può  sempre  osservare  uà 
certo  grado  di  dilatazione;  il  che  significa  ch'essa  si  comporta  colle  termi- 
nazioni dell'oculo-motore  in  modo  del  tutto  identico  agli  apparecchi  di  arresto 


—  254  — 

intracardiaci,  cioè  prima  eccitando  e  poi  paralizzando  ;  soltanto  in  questo  caso 
l'azione  eccitante,  mentre  è  più  duratura  e  più  pronunziata  nella  pilocarpina, 
non  riesce  a  mettersi  in  evidenza  nella  jaborina. 

«  In  riguardo  poi  agli  apparecchi  glandulari  e  agli  organi  addominali  a 
fibre  muscolari  lisce,  non  è  stata,  ch'io  sappia,  osservata  nella  pilocarpina 
una  fase  di  paralisi  consecutiva  alla  loro  eccitazione,  né  l'Harnack  e  il  Meyer 
tanno  affatto  cenno  per  la  jaborina  di  alcun  potere  eccitante,  ma  dicono  anzi 
ch'essa  di  comporta  come  l'atropina. 

«  Però  anche  ammettendo  un'opposizione  assoluta  negli  effetti  di  queste 
due  sostanze,  non  viene  per  questo  ad  escludersi  qualunque  loro  ravvicina- 
mento in  riguardo  a  questi  organi:  inquantochè  la  loro  azione  si  esercita 
sempre  sugli  stessi  elementi  anatomici;  solamente  l'ima  agisce  eccitando  e 
l'altra  paralizzando;  il  che  non  costituisce  una  differenza  essenziale  di  azione; 
anzi  in  analogia  a  ciò  che  abbiamo  osservato  per  gli  apparecchi  cardiaci  e 
per  l'iride,  noi  dobbiamo  concepirla  come  una  differenza  di  grado.  Questa  idea 
viene  del  resto  appoggiata  dal  fatto  che  qualunque  sostanza  che  agisca  sopra 
un  dato  organo  eccitando,  per  dose  elevata  porta  la  paralisi  di  esso,  cioè  la 
sovraeccitazione  tende  a  trasformarsi  in  paralisi. 

«  Guidato  da  questo  concetto  io  ho  voluto  provare  se  mai  la  jaborina 
a  piccole  dosi  fosse  capace  nei  mammiferi  di  determinare  anche  in  modo 
passeggiero  gli  effetti  propri  della  pilocarpina.  L'importanza  di  questa  ricerca 
mi  obbliga  a  riportare  qualche  esperienza. 

«  Gatto  di  gr.  1700: 

Ore  9,28  s'inietta  sotto  la  polle  gr.  0,001   di  jaborina; 
•'     9,30  il  gatto  si  lecca  : 

9,40  continua  a  leccarsi:  iniez.  di  gr.  0,001  : 
0,50  cola  una  goccia  ili   saliva:   gli  ocelli   sono   lacrimosi: 

9,53  quantunque  il  gatto  si  lecchi  continuamente  'li  quando  in  quando  cade  qualche 
goccia  di  saliva;   naso  ed  occhi  umidi; 
»    10       la  salivazione  è  notevole;  iniez.  di  gr.  0,002; 
••    10,5     la  salivazione  è  aumentata;  emissione  di  urina; 
»    10,20  continua  nello  stesso  stato;  iniez.  di  gr.  0,01; 
"    10,40  continua  sempre  nello  stesso  stato;  iniez.  di  gr.  0,03; 

»    12,55  in  questo  intervallo  ha  continuato  a  salivare;  pupilla  dilatata;  agitazione  generale; 
»      1        iniez.  di  gr.  0,03. 

1,5     continua  la  salivazione;  aumenta  l'eccitazione  generale;  si  osservano  delle  con- 
trazioni spasmodiche  dei  padiglioni  degli  orecchi  :  defecò  ; 
1,40  continuando  nello  stesso  stato  s'iniettano  altri  gr.  0,03  di  jaborina; 
»     2,6     la  secrezione  continua;  vomito;  si  accentuano  di  più  i  movimenti  convulsivi  dei 

muscoli  della  faccia. 
Kestò  in  questo  stato  fino  alle  6  pom.  in  cui  si  sospese  l'osservazione:  l'indomani  del  tutto 
rimesso. 

u  Cane  di  Kgr.  4,5: 

Ore  8,10  iniez.  di  gr.  0,005  di  jaborina; 
•i     8,12  si  lecca, 
n     8,25  si  lecca  :  iniez.  di  gr.  0,01  ; 


—  255  — 

Ore  8,30  evacuazione  di  abbondanti  materie  fecali;  continua  a  leccarsi; 
8,37  comincia  a  colare  la  saliva; 
8,45  continua  nell'istesso  stato;  iniez.  di  gr.  0,02; 
"     8,53  occhi  lacrimosi  ;  naso  umido  ;  di  quando  in  quando  cade  qualche  goccia  di  saliva  ; 
"     8,57  iniez.  di  gr.  0,02: 
»     9,10  cola  la  saliva;  iniez.  di  gr.  0,03; 

»     9,15  la  salivazione  è  sensibilmente  aumentata;  la  pupilla  dilatata; 
»   10,40  la  salivazione  ha  continuato  senza  interruzione; 
»   11,10  evacuazione  e  vomito;  emissione  di  urina; 

»  3,45  il  cane  ha  continuato  sempre  a  salivare  ;  ha  evacuato  e  vomitato  diverse  volte  ; 
si  presenta  molto  depresso,  abbandonato  sul  ventre;  inietto  5  mgr.  di  atro- 
pina; in  pochi  minuti  cessò  la  salivazione,  si  risollevarono  le  forze  e  l'animale 
si  mostrò  del  tutto  rimesso. 

«  Queste  esperienze  ravvicinano  più  di  quanto  poteva  prevedersi  la  jabo- 
riua  e  la  pilocarpina,  poiché  la  jaborina,  quantunque  in  grado  più  debole, 
esercita  sugli  apparecchi  glandulari,  sullo  stomaco,  sulle  intestina,  l'azione 
propria  della  pilocarpina,  e  la  sua  analogia  di  azione  coll'atropina  non  si 
estende  come  conchiudouo  l'Harnack  e  il  Meyer  a  tutti  gli  organi,  ma  si 
limita  invece  al  cuore  e  all'occhio.  Ciò  spiega  un  fatto  da  diversi  sperimen- 
tatori già  osservato,  come  ad  esempio  dal  Vulpian  (1),  che  l'estratto  acquoso 
del  jaborandi  conserva  la  sua  azione  scialagoga  e  sudorifera  molto  tempo 
dopo  che  sia  stato  preparato,  mentre  perde  dopo  pochi  giorni  la  proprietà  di 
rallentare  i  battiti  del  cuore  della  ranae,  spiega  perchè  le  divergenze  dei  vari 
autori  sull'azione  sia  del  jaborandi  sia  della  pilocarpina  riguardano  non  le 
secrezioni,  bensì  il  cuore  e  l'occhio,  perchè  trasformandosi  parzialmente  la 
pilocarpina  in  jaborina  si  modifica  soltanto  la  sua  azione  sulla  pupilla,  sul- 
l'accomodazione e  sugli  apparecchi  cardiaci. 

«  Tuttavia  la  differenza  tra  i  miei  risultati  e  quelli  dell'Harnack  e  del 
Meyer  mi  fece  dubitare  che  la  jaborina  fornitami  dal  Merck  non  fosse  per- 
fettamente pura,  quantunque  ove  pure  avesse  contenuto  della  pilocarpina, 
agendo  come  l'atropina,  avrebbe  dovuto  prevalere  sempre  la  sua  azione  e 
restare  invece  mascherata  quella  della  pilocarpina.  In  ogni  modo  malgrado 
le  reiterate  assicurazioni  del  Merck,  malgrado  che  i  caratteri  della  jaborina 
da  me  studiata  corrispon lessero  a  quelli  descritti  dall'Haruack  e  dal  Meyer, 
dall'Hardy  e  dal  Calmels,  io  ho  ritirato  la  jaborina  anche  del  Trominsdori' 
di  Erfurt  ed  ho  trovato  ch'essa  agisce  in  modo  perfettamente  identico  a  quella 
del  Merck. 

Conclusioni. 

«  L'azione  fisiologica  della  pilocarpina  dipende  essenzialmente  dal  nucleo 
piridico.  Le  analogie  di  struttura  tra  quest't  nucleo  e  quello  della  nicotina 
e  le  relazioni,  che  esistono  nel  comportamento  fisiologico  della  pilocarpina  e 

(!)  Lee.  sur  Ics  subst.  tox.  et  mèdie.  Du  jaborandi,  p.  164. 


—  251)  — 

della  nicotina,  non  lasciano  alcun  dubbio  che  la  pilocarpina  debba  compren- 
dersi nel  gruppo  farmacologico  della  nicotina. 

«  Tra  le  forinole  di  struttura  proposte  per  la  nicotina  quella  deU'Andreoni 
presenta  certamente  le  analogie  più  strette  colla  costituzione  chimica  della 
pilocarpina,  e  dà  quindi  più  facilmente  ragione  dei  loro  rapporti  farmacolo- 
gici. Però  considerando  la  differenza  notevole  che  esiste  tra  il  potere  tossico 
della  nicotina  e  quello  dell'acido  /S-piridin-a-lattico  e  dei  suoi  derivati,  e 
la  prevalenza  che  assume  nella  nicotina  l'azione  sul  sistema  nervoso  centrale, 
a  me  pare  che  si  debba  piuttosto  preferire  per  la  nicotina  la  costituzione 
di  uo  dipiridile,  che  è  del  resto  considerata  come  la  più  probabile  dopo  gli 
studi  del  Cahours  e  Etard  (-);  infatti  le  esperienze  del  Kendrich  e  Dewar 
provano  che  le  dipiridine  possaggono  un'azione  assai  più  energica  delle  basi 
monopiridiche  (s). 

«  Le  modificazioni,  benché  d'importanza  secondaria,  che  si  osservano 
nell'azione  fisiologica  passando  dall'acido  lattopiridico  alla  pilocarpina,  dipen- 
dono naturalmente  dalla  presenza  del  gruppo  —N  =  (CH3)3,  non  già  però 
perchè  esso  conferisce  alla  pilocarpina  la  costituzione  di  una  base  quaternaria 
colla  struttura  della  muscarina,  ma  semplicemente  perchè  esso  rinforza  il  lato 
estrapiridico  della  molecola;  inlatti  le  stesse  dilferenze,  benché  meno  accen- 
tuate, si  osservano  anche  nella  pilocarpidina  in  cui  l'azoto  estrapiridico  è  tri- 
valente e  legato  a  2  soli  metili. 

«  Quando  la  pilocarpina  polimerizzandosi  si  trasforma  in  jaborina,  per 
certi  organi  (cuore,  iride  ecc.)  sull'azione  eccitante  già  variamente  sviluppata 
negli  altri  derivati  prevale  l'azione  paralizzante,  per  cui  essa  acquista  uncom- 
portamento  che  la  ravvicina  più  o  meno  all'atropina;  mentre  per  altri  organi 
l'azione  s'indebolisce  ma  non  cambia  di  natura. 

«  Questi  risultati  confermano  la  dottrina  che  conservandosi  inalterato  il 
nucleo  fondamentale  di  una  sostanza,  le  modificazioni  secondarie  che  noi  por- 
tiamo nella  sua  struttura  anche  quando  apparentemente  trasformino  la  sua 
azione  fisiologica,  pure  non  determinano  che  differenze  di  grado  nel  suo  com- 
portamento come  si  può  sempre  riconoscere  studiandone  i  derivati  intermedi. 
Ciò  io  ho  già  provato  colle  basi  di  ammonio  della  trimetilamina  (-),  coi 
derivati  della  santonina  e  della  morfina  (3),  e  resta  anche  dimostrato  pei  deri- 
vati dell'acido  /?-piridin-«-lattico,  poiché  anche  quando  l'azione  della  jabo- 
rina fosse  del  tutto  opposta  a  quella  della  pilocarpina  e  simile  a  quella 
dell'atropina,  il  confronto  coll'acido  lattopiridico  e  colla  pilocarpidina  fa 
scomparire  qualunque  differenza  essenziale  nella  loro  azione  ». 


(2)  Physiologische  Wirkung  der  Chinolin  u.  Pyridinbosen.  Bericht  7,  1459. 

(3)  I,   C. 

(4)  Lo  Sperimentale,  1888. 


—  257  — 

Fisica.  —  Sopra  un  nuovo  modello  di  barometro  normale. 
Nota  III  dei  dottori  G.  Agamennone  e  F.  Bonetti,  presentata  dal 
Socio  P.  Blaserna. 

«  Studio  di  alcune  cause  di  errore  nel  barometro.  —  Prima  e  dopo 
la  costruzione  del  nuovo  modello  di  barometro,  già  descritto  nella  precedente 
Nota,  era  naturale  l'esame  di  quelle  cause  di  errore  che  potevano  avere  nel 
nostro  caso  speciale  importanza.  Veniamo  perciò  ad  esporre  brevemente  i  ri- 
sultati delle  nostre  ricerche,  incominciando  dallo  studio  sulle  punte  di  affio- 
ramento, che  costituiscono  il  tratto  più  caratteristico  del  nostro  barometro. 

«  Il  Dott.  Pernet,  che  ha  fatto  ricerche  sull'esattezza  che  si  raggiunge 
affiorando  con  punte  di  vetro  alla  superficie  del  mercurio,  ha  trovato  che  il 
loro  uso  porta  un  errore  probabile  di  =t  mm.  0,  0005.  Anche  noi  abbiamo 
creduto  fare  qualche  esperienza  in  proposito,  e  ci  siamo  serviti  del  seguente 
metodo.  Uno  sferometro  Perreaux,  col  passo  di  vite  di  l/4  di  millimetro  e 
col  tamburo  diviso  in  500  parti,  poggiava  in  modo  assai  stabile  sopra  una 
mensola  di  marmo.  L'asticina  mobile  nell'interno  della  vite  era  sostituita 
con  tre  altre,  di  cui  una  di  acciaio  terminava  con  punta  molta  aguzza,  un'al- 
tra pure  d'acciaio  con  punta  meno  acuminata,  ed  una  terza  di  vetro  con 
punta  terminante  in  una  sferetta  ottenuta  per  fusione.  Al  disotto  della  vite 
tra  i  piedi  dello  sferometro  stava  una  bacinella  a  piccolo  bordo,  contenente 
un  sottile  strato  di  mercurio,  sulla  cui  superficie  si  otteneva  l'affioramento 
con  una  delle  punte,  facendo  ogni  volta  la  corrispondente  lettura  sul  cerchio 
graduato.  Il  contatto  della  punta  col  mercurio  si  accertava  coli' aiuto  di  un 
microscopio  da  comparatore  metrico,  che  ingrandiva  circa  30  volte,  ed  era 
disposto  orizzontalmente  (*).  Alcune  puntate  furono   fatte  con  una    semplice 


0)  Il  non  essere  perfetta- 
mente orizzontale  il  microscopio 
introduce  un  errore  costante  nelle 
puntate,  perchè  in  questo  caso  il 
contatto  apparente  della  punta 
colla  sua  imagiue  riflessa  dal 
mercurio  non  corrisponde  al  con- 
tatto reale.  Supposta  la  punta 
terminata  a  curvatura  sferica  di 
raggio  r,  e  indicando  con  a  l'obli- 
quità dell'asse  ottico  od  del  mi- 
croscopio sull'orizzonte,  si  ha  per 
la  distanza  vera  cf  dalla  punta  alla 
superficie  del  mercurio  l'espres- 
sione 

\  Cos  ((  f 

Per  dare  un'  idea  dell'  impor- 


—  258  — 

lente  d'ingrandimento.  Per  essere  al  coperto  dalle  variazioni  di  temperatura 
sullo  sferomet:o  e  da  altre  cause  d'errore  proprie  dell'istrumento,  le  misure 
furono  distribuite  in  parecchie  serie,  ciascuna  delle  quali  costituita  da  nu- 
mero non  molto  grande  di  osservazioni.  Per  le  punte  d'acciaio  abbiamo  vo- 
luto farci  un'idea  della  precisione  che  si  può  ottenere  determinando  l'affiora- 
mento mediante  il  contatto  elettrico.  A  tale  scopo  lo  sferometro  ed  il  mer- 
curio sottoposto  erano  messi  in  comunicazione  con  una  pila,  in  modo  che  il 
circuito  veniva  chiuso  quando  la  punta  toccava  la  superficie  del  mercurio,  ed 
un  galvanometro  indicava  l'istante  del  contatto.  Nella  seguente  tabella  si  rias- 
sumono i  risultati  dell'  esperienze: 

Errore  di  una  sola  puntata 


affiorando 

Affiorando 

Affiorando 

Qualità  della  punta 

colla   lenti' 

col  microscopio 

col  contatto  elettrico 

Medio 

Probabile 

Medio 

Probabile 

■Iodio 

Probabile 

Punta  di  acciaio  acuminata  .  . 





unii 

0,0011 

mm 

o,0007 

IN  III 

0,0001 

nini 

0,0003 

Punta  di  acciaio  meno  acuzza 

mm 

0,0008 

mm 

0,0005 

0,0008 

0,0005 

— 

— 

Punta  di  vetro 

— 

— 

0,0009 

0,0006 

— 

— 

«  Ciascuno  dei  precedenti  valori  è  il  risultato  di  circa  40  misure,  e 
possiamo  dire  che  in  ogni  serie  la  massima  differenza  tra  le  diverse  puntate 
sta  sul  mezzo  centesimo  di  millimetro.  Apparisce  poi  dai  valori  riportati 
che  la  precisione,  ottenuta  guardando  con  una  semplice  lente,  non  lascia  nulla 
a  desiderare. 

«  Altra  causa  di  errore,  di  cui  è  bene  rendersi  conto,  è  lo  spostamento 
in  altezza,  che  subiscono  le  punte  per  effetto  della  rifrazione  della  luce  at- 
traverso i  tubi  di  vetro.  Su  ciò  il  Wild  ha  già  richiamata   l'attenzione  dei 


tanza  pratica  di  questa  causa  di  errore  abbiamo  calcolati  alcuni  valori  di  tf  contenuti  nella 
seguente  tabella  : 


1 

Angolo 

Raggio  d 

curvatura 

di 
inclinazione 

mm 

0,4 

mm 

0,2 

mm 

0,1 

mm 

0,05 

0 

30 

mm 

0,062 

mm 

0,031 

mm 

0,0154 

mm 

0,0077 

20 

0,026 

0,013 

0,0064 

0,0032 

10 

0,006 

0,003 

0,0015 

0,0008 

5 

0,002 

0,0007 

0,0004 

0,0002 

—  259  — 
fisici,  ed  ha  adottato  un  metodo  speciale  per  l'esame  dei  tubi  impiegati  nel 
suo  barometro  normale.  Questo  metodo  consiste  nel  mettere  di  fronte  due 
cannocchiali,  regolati  per  la  distanza  infinita,  di  cui  l'uno  (collimatore)  ha 
nel  fuoco  un  filo  fisso,  e  l'altro  è  munito  di  un  micrometro,  col  quale  si 
punta  alternativamente  l'imagine  del  filo  fisso,  una  volta  senza  ostacolo  ed 
un'altra  volta  interposto  il  tubo  da  studiare  (*).  Il  doti  Marek  si  è  anche 
esso  servito  di  tal  processo  nei  lavori  per  l'Ufficio  Internazionale  di  pesi  e 
misure,  e  dalle  serie  di  esperienze  da  lui  riportate  risulta  che  l'errore  mas- 
simo (salvo  alcune  regioni  del  tubo  facili  a  riconoscersi  e  ad  evitarsi)  non 
supera  il  mezzo  centesimo  di  millimetro.  Col  precedente  metodo  di  speri- 
mentare si  ammette  che  la  rifrazione  sia  uguale  nelle  pareti  opposte  del 
tubo,  e  che  quindi  lo  spostamento  dell' imagine  dovuto  ad  una  sola  parete 
sia  la  metà  di  quello  totale  trovato.  È  però  preferibile,  quando  si  possa,  de- 
terminare direttamente  la  rifrazione  sulla  sola  faccia  anteriore  del  tubo  dove 
cadono  le  misure.   Quando  si  tratti  di  esaminare  i  pezzi  di  tubo  prima  che 

vengano  messi  in  opera 
nel  barometro,  si  riesce 
facilmente  nell'intento 
col  ripiego  seguente.  Si 
dispongono  un  collima- 
tore C  ed  un  cannoc- 
chiale C  ad  angolo  retto 
fra  loro,  e  nel  vertice 
dell'angolo  retto  si  fissa 
un  piccolo  prisma  P  a 
riflessione  totale  colle 
due  facce  corrisponden- 
ti ai  cateti,  normali  ri- 
spettivamente agli  assi  del  cannocchiale  e  collimatore.  In  tali  condizioni  basta 
disporre  il  tubo  da  studiare  T  in  modo  che  il  fascio  di  raggi  dal  collimatore  C, 
entrato  per  l'estremità  aperta  del  tubo  nella  direzione  dell'asse  di  questo, 
venga  riflesso  dalla  faccia  ipotenusa  del  prisma,  e  dopo  attraversato  normal- 
mente il  punto  voluto  della  parete  del  tubo  entri  nel  cannocchiale  C.  Natu- 
ralmente il  sostegno  del  prisma  deve  permettere,  nel  modo  indicato,  l'inter- 
posizione del  tubo,  e   questo    deve    poter  girare    su    se    stesso    e    spostarsi 

(!)  La  prima  idea,  che  potrebbe  affacciarsi  alla  mente  per  determinare  la  correzione 
dovuta  alla  rifrazione  del  vetro,  sarebbe  quella  di  mirare  con  un  cannocchiale  un  punto 
ben  fisso  disposto  nell'asse  del  tubo,  potendo  questo  esser  tolto  a  volontà.  Ma  puntando 
a  piccola  distanza,  come  è  necessario  per  avere  un  sufficiente  ingrandimento,  si  va  incon- 
tra all'inconveniente  che  l'interposizione  del  tubo  di  vetro  obbliga  a  modificare  la  posizione 
dell'oculare  per  ottenere  di  nuovo  netta  l'imagine.  Da  ciò  la  necessità  dell'impiego  di  lue 
parallela. 

Rendiconti,  1888,  Vor,.  IV,  2°  Sem.  34 


—  260  — 

parallelamente  al  proprio  asse  allo  scopo  di  potere  esaminare  i  suoi  diversi 
tratti.  Noi  in  pratica  abbiamo  trovato  bastante  all'uopo  uno  spettrometro, 
sulla  cui  piattaforma  si  adagiava  orizzontalmente  il  tubo,  mentre  il  prisma 
cogli  spigoli  verticali  era  sostenuto  da  un  braccio  a  parte.  Le  deviazioni 
venivano  misurate  sul  cerchio  graduato  dello  strumento.  D^tto  R  il  raggio 
del  tubo  e  y  la  deviazione  misurata,  lo  spostamento  o  di  un  punto  lungo 
l'asse  del  tubo,  per  effetto  della  rifrazione  del  vetro,  è  sensibilmente  uguale  a 

p=Rtgp. 

«  Dalle  nostre  esperienze  è  risultato  che  il  valore  di  p  in  generale  resta  in- 
feriore al  mezzo  centesimo  di  millimetro,  ma  in  qualche  punto  ha  raggiunto 
persino  il  centesimo  ;  di  più  esaminando  diversi  punti  di  una  stessa  sezione 
del  tubo,  facendolo  girare  su  se  stesso,  abbiamo  riscontrato  differenze  non  tra- 
scurabili. Da  ciò  la  necessità  della  costruzione  di  un'apposita  tabella  di  cor- 
rezione. Nel  nostro  caso,  mirandosi  nella  camera  barometrica  sempre  alla 
stessa  altezza  a  causa  della  punta  fissa  di  affioramento,  interessa  di  conoscere 
bene  la  correzione  solo  in  quel  tratto  della  parete  di  vetro  in  corrispon- 
denza della  punta. 

«  Quando  il  barometro  è  tutto  immerso  nel  ghiaccio  fondente,  bisogna 
anche  badare  all'influenza  che  può  esercitare  sulle  letture  il  sottile  velo  di 
acqua  che  si  stende  sulla  superficie  esterna  del  vetro.  L'esperienza  ci  ha 
mostrato  che  vi  sono  dei  momenti  in  cui  la  punta,  veduta  attraverso  il  tubo 
bagnato,  apparisce  deformata  e  sensibilmente  spostata  a  causa  del  passaggio 
di  uno  strato  irregolare  d'acqua  ;  ma  se  si  aspetta  alquanto,  la  punta  non 
tarda  a  vedersi  di  nuovo  netta  assumendo  una  posizione  invariabile.  Per 
determinare  qual'è  lo  spostamento  permanente  della  punta  e  le  variazioni  a 
cui  esso  può  andare  soggetto  al  variare  dello  strato  d'acqua,  abbiamo  mirato 
con  un  microscopio  ima  punta  fissa  nell'asse  di  un  tubo  di  vetro,  che  da 
una  serie  all'altra  di  misure  era  tenuto  alternativamente  asciutto  e  bagnato, 
rinnovando  il  velo  d'acqua  prima  d'ogni  misura.  Quando  le  puntate  si  face- 
vano sul  tubo  asciutto  si  è  trovato  per  l'errore  medio  di  una  puntata 
=fc  0mn\  0005,  mentre  nel  caso  del  tubo  bagnato  —  0mm,001  ;  le  più  forti 
differenze  dalla  media  non  eccedevano  nel  primo  caso  0mm,0015,  e  0mm,003 
nell'ultimo.  Né  maggiori  differenze  si  sono  riscontrate  passando  da  una  serie 
di  misure  col  tubo  asciutto  alla  successiva  col  tubo  bagnato  o  viceversa. 
Da  ciò  si  vede  che  il  velo  d'acqua  ha  bensì  un'influenza,  ma  che  si  può 
ritenere  trascurabile.  Alle  volte  accade  che  invece  di  un  velo  continuo  d'acqua 
sul  tubo  di  vetro  a  zero  si  formi  un  deposito  di  rugiada  ;  basta  allora  bagnare 
con  un  pennello  la  superficie  del  vetro,  provocando  così  la  formazione  di 
uno  strato  d'acqua  regolare.  Questo  espediente  torna  anche  utile  quando  la 
rugiada  si  formi  sulla  stessa  lente,  portata  dall'involucro  del  barometro,  che 
serve   per  l'affioramento. 


—  261  — 

«  In  quanto  all'uso  di  punte  di  vetro  nell'interno  della  camera  baro- 
metrica può  nascere  il  dubbio  se  per  effetto  di  riflessioni  e  rifrazioni  nella 
sferetta  di  vetro  terminale  possano  introdursi  degli  errori  nella  misura  del- 
l'altezza barometrica.  Anche  qui  abbiam  voluto  fare  delle  esperienze  in  pro- 
posito. Due  punte,  una  d'acciaio  l'altra  di  vetro,  erano  poste  vicinissime  tra 
loro  sopra  ima  vaschetta  di  mercurio;  ed  ottenuto  l'affioramento  per  en- 
trambe con  due  microscopi,  tenuti  in  posizione  orizzontale,  si  abbassava  la 
vaschetta,  e  col  cannocchiale  a  forte  ingrandimento  di  un  catetometro  ben 
livellato  si  rilevava  la  posizione  delle  punte.  La  differenza,  tra  le  due  me- 
die delle  letture  del  micrometro  è  stata  troiata  in  una  serie  di  -f- 0mm,  0003 
e  in  un'altra  —  0mm,  0016,  differenze  queste  che  non  sembrano  accennare  ad 
un  errore  costante.  In  ogni  caso  per  elidere  possibilmente  l'effetto  di  errori 
costanti,  se  mai  ve  ne  fossero,  abbiamo  fatto  uso  per  l'affioramento  nel  ramo 
aperto  del  barometro  di  una  punta  di  vetro,  simile  a  quelle  della  camera 
barometrica,  e  fissata  con  mastice  alla  vite  di  acciaio.  La  pratica  inoltre  ci 
ha  suggerito  che  è  cosa  ottima  far  pervenire  la  luce  per  l'intermezzo  di  un 
vetro  smerigliato  fissato  sull'involucro  dietro  la  punta,  evitando  qualsiasi  al- 
tra luce  di  fianco.  Allora  la  sferetta,  in  cui  termina  la  punta  di  vetro,  appa- 
risce nel  campo  del  cannocchiale  perfettamente  opaca  su  fondo  illuminato, 
ed  in  queste  condizioni  il  filo  del  micrometro  si  può  con  esattezza  portare 
tangente  alla  sua  estremità  ('). 

«  Un'operazione  assai  importante  è  quella  di  rilevare  la  distanza  verti- 
cale delle  due  punte  del  barometro  sul  metro  posto  a  suo  fianco.  La  gra- 
duazione della  nostra  scala  metrica  è  stata  eseguita  per  mezzo  di  un  comparatore 
Gambey,  che  permetteva  di  copiare  quella  di  un  metro  campione,  ed  è  stata 
in  seguito  rettificata  con  i  metodi  in  uso;  sicché  da  questa  parte  abbiamo 
un'esattezza  più  che  sufficiente.  Lo  stesso  non  può  dirsi  del  modo  di  riportare 
la  posizione  delle  punte  sulla  scala.  A  questo  scopo  si  dovrebbe  far  uso  di 
un  apposito  comparatore  verticale,  accuratamente  studiato  per  determinare  le 
correzioni.  Noi  in  mancanza  di  esso  abbiamo  fatto  uso  di  un  catetometro 
Starke  a  due  cannocchiali,  di  eccellente  costruzione,  col  quale  si  faceva  la 
lettura  ad  una  distanza  di  circa  30  cm.  A  questa  distanza  una  divisione  del 
micrometro  dei  cannocchiali  corrispocdeva  a  circa  0mm,Q014,  essendo  il  tam- 
buro diviso  in  cento  parti.  Tenuto  conto  del  piccolo  angolo,  di  cui  bisognava 
girare  l'istrumento  per  passare  dalle  punte  del  barometro  al  metro,  e  della 
sensibilità  della  livella  (13"  corrispondono  ad  una  divisione),  l'esattezza  rag- 
giunta era  sufficiente  per  lo  scopo  particolare  prefissoci  nelle  nostre  ricerche. 
Però  è  certo  che  la  precisione  che  si  ottiene  adoperando  il  catetometro  non 


(!)  Per  rimuovere  qualsiasi  dubbio  sull'uso    delle  punte  di  vetro,  basterebbe  saldare 
alla  loro  estremità  un  cortissimo  filo  di  platino,  a  cui  riferirsi  per  l'affioramento. 


—  262  — 

può  stare  a  confronto  di  quella  che  si  può  raggiungere  col  comparatore 
verticale  ('). 

«  Avendo  noi  abbracciato  il  partito  di  circondare  di  ghiaccio  l'intero 
barometro,  abbiamo  creduto  fare  qualche  esperienza  preliminare,  per  vedere 
se  per  determinate  dimensioni  date  all'involucro  si  poteva  realmente  raggiun- 
gere la  temperatura  di  0°.  A  tal  fine  si  scelsero  due  provette  di  vetro  lunghe 
circa  20  cm.  dei  diametri  rispettivi  di  15mm  e  35mm,  corrispondenti  a  quelli 
della  canna  barometrica  nella  porzione  stretta  e  larga.  Kiempiutele  di  mer- 
curio, furono  immerse  nel  ghiaccio  contenuto  in  un  involucro  cilindrico  di 
sezione  ellittica,  di  tali  dimensioni  che  lo  spessore  minimo  dello  strato  di 
ghiaccio  circostante  raggiungesse  almeno  6  cm.  Fra  le  due  provette  v'era  una 
verga  di  ferro,  di  sezione  quasi  uguale  a  quella  del  metro,  con  un  foro  prati- 
cato lungo  l'asse  e  ripieno  di  mercurio,  allo  scopo  d'introdurvi  un  termo- 
metro. Questo,  diviso  in  decimi  di  grado,  era  introdotto  successivamente  nelle 
due  provette  e  nel  foro  della  verga  di  ferro,  e  colle  debite  cautele  si  effet- 
tuava la  lettura  della  temperatura.  Le  differenze  fra  le  indicazioni  di  questo 
termometro  immerso  nel  mercurio  e  quelle,  quando  veniva  posto  direttamente 
nel  ghiaccio  per  la  verifica  dello  zero,  non  hanno  mai  .sorpassato  i  due  cen- 
tesimi di  grado.  Supposto  che  questa  differenza  non  debba  attribuirsi  ad 
inesattezze  occorse  in  questa  esperienza  preliminare,  la  sua  influenza  sulla 
misura  della  pressione  atmosferica  a  zero  non  supererebbe  tre  micron.  Anche 
senza  proteggere  esternamente  l'involucro  di  zinco  del  barometro  con  un'ovatta, 
il  ghiaccio  durante  l'esperienza  fonde  soltanto  a  contatto  del  zinco,  mantenen- 
dosi compattissimo  verso  il  centro  e  aderente  tanto  al  metro  quanto  ai  diversi 
pezzi  del  barometro;  in  modo  che  persino  alla  temperatura  ambiente  da  20" 
a  25°,  la  massa  di  ghiaccio  non  si  è  fusa  completamente  che  dopo  un  paio 
di  giorni.  La  quantità  di  ghiaccio  adoperato  non  ha  mai  sorpassato  Cg.  35  ; 
però  è  chiaro  che  l'uso  di  un'ovatta  non  sarebbe  che  vantaggioso.  Noi  abbiamo 
fatto  uso  di  neve  naturale,  quale  si  può  avere  in  commercio,  abbastanza 
pulita  e  che  avevamo  cura  di  ben  pestare  prima  che  venisse  introdotta  nell'in- 
volucro. La  totale  riempitura  di  questo  esigeva  quasi  un'ora,  impiegandosi 
molto  tempo  per  ben  allogare  e  pigiare  il  ghiaccio  intorno  al  barometro  ed 
al  metro.  Per  l'influenza  che  può  avere  l'uso  di  neve  e  ghiaccio  sia  naturale 
sia  artificiale,  ed  il  modo  di  adoperarlo,  rimandiamo  ad  un  lavoro  del  Pernet  (2), 
dove  risulta  essere  di  piccolissima  entità  gli  errori  che  si  possono  temere. 

«  Crediamo  bene  di  chiudere  con  alcune  esperienze  fatte  sulla  bontà  e 
verifica  del  vuoto  torricelliano.  A  tale  scopo  non  abbiamo  voluto  compromet- 
tere la  canna  definitiva,  accuratamente  bollita,  che  ne  avrebbe  potuto  soffrire, 

(')  A  questo  proposito  si  possono  utilmente  consultare  i  seguenti  lavori:  Chistoni, 
Discussione  degli  errori  possibili  ecc.  col  catetomctro.  Suppl.  alla  Met.  It.  1887,  fase.  1  ; 
Marek,  Trav.  et  Mém.  du  Bureau  Intern.  ecc.  Ili,  D,  24. 

(2)  Trav.  et  Mém.  du  Bureau  Intern.  de  poids  et  més.  I,  B.  11,  1881. 


—  2(33  — 

ma  fu  operato  su  altre  due  canne  simili  ad  essa  per  forma  e  dimensioni. 
La  capacità  totale  delle  canne  da  noi  adoperate  è  di  circa  e3.  300,  ed  il 
volume  della  camera  barometrica,  quando  si  affiori  alla  punta  inferiore,  è  di 
circa  e3.  200,  mentre  quando  si  affiori  alla  punta  superiore  il  volume  si  riduce 
approssimativamente  a  e3.  30,  e  quindi  nel  rapporto  circa  di  1  a  7.  Su  di 
una  prima  canna  si  volle  fare  una  prova  di  riempimento  a  temperatura  ordi- 
naria, facendovi  però  sempre  distillare  il  mercurio  nel  vuoto.  Riempita  in 
questo  modo  la  canna,  il  mercurio  presentava  un  bello  aspetto  speculare  e 
non  appariva  alcuna  traccia  di  bolle  d'aria.  Però  montata  la  canna  nell'ap- 
parecchio e  fatto  discendere  il  mercurio,  perchè  si  formasse  il  vuoto  torricel- 
liano,  si  osservarono  poco  al  di  sotto  della  punta  inferiore,  là  dove  restringe 
la  sezione,  numerose  bollicine,  le  quali  andarono  ingrandendo  man  mano  che 
si  abbassava  il  mercurio  ;  ed  alcune  di  esse  persino  si  staccarono  dalle  pareti, 
portandosi  alla  superficie  libera  del  mercurio.  Questo  cattivo  risultato  potrebbe 
forse  imputarsi  ad  un  non  perfetto  essiccamento  della  canna  o  al  non  essere 
stato  abbastanza  spinto  il  vuoto  colla  nostra  pompa  Sprengel  ;  ma  potrebbe 
anche  metterci  in  guardia  circa  la  bontà  del  metodo  di  riempimento  della 
canna  a  freddo,  potendo  rimanere  un  ultimo  strato  di  aria  e  di  umidità  ade- 
rente al  vetro.  Una  seconda  canna  fu  riempita  con  metodo  identico,  salvo 
che  mentre  vi  distillava  dentro  il  mercurio  era  mantenuta  ad  una  tempera- 
tura non  lontana  da  quella  dell'ebollizione  del  mercurio,  senza  però  che  questa 
avesse  luogo.  Montata  la  canna  e  fatto  scendere  il  mercurio,  non  si  osservò 
punto  l'inconveniente  verificatosi  nell'altra,  e  con  essa  abbiamo  proceduto 
alla  verifica  del  vuoto  nel  modo  seguente  : 

«  Si  facevano  prima  alcune  misure  di  pressione  (generalmente  tre)  rife- 
rendosi ad  una  delle  due  punte  della  camera  barometrica  ;  poi  aggiunto  o 
tolto  del  mercurio,  secondo  il  caso,  se  ne  effettuavano  altrettante  riferendosi 
all'altra  punta.  Spesso  si  terminava  ritornando  a  far  misure  sulla  punta 
primitiva.  Siccome  la  sostituzione  dei  pezzi  di  ricambio  nel  ramo  aperto  del 
barometro  e  l'aggiunta  della  necessaria  quantità  di  mercurio  richiedeva  un 
certo  tempo,  era  indispensabile  tener  conto  della  variazione  che  intanto  avve- 
niva nella  pressione  atmosferica.  In  mancanza  di  un  apposito  e  delicato  baro- 
metro differenziale  si  ricorreva  ad  un  barometro  Fortin,  su  cui  si  facevano 
delle  letture  a  brevi  intervalli  di  tempo  per  diminuire  l'errore  di  osservazione. 
Era  nostro  scopo  di  vedere  se  l'introduzione  nella  canna  barometrica  di  una 
considerevole  quantità  di  mercurio,  quanta  è  necessaria  per  ogni  verifica  del 
vuoto,  potesse  di  per  sé  alterarne  sensibilmente  la  bontà.  A  questo  fine 
abbiamo  ripetuto  la  verifica  del  vuoto  più  volte  ad  epoche  diverse,  mettendo 
sempre  in  giuoco  lo  stesso  mercurio  e  usando  la  sola  cautela  di  filtrarlo  ogni 
volta  su  carta.  E  per  mettere  meglio  in  evidenza,  se  in  realtà  avesse  luogo, 
la  temuta  alterazione  del  vuoto  torricelliano,  è  stato  ripetutamente  fatto  entrare 
ed  uscire  del  mercurio  nel  barometro  senza  procedere  a  misure.  Come  risul- 


—    264  — 

tato  dell'esperienza  riportiamo  i  seguenti  valori,  che  rappresentano  la  tensione 
esistente  nella  camera  barometrica,  eccezion  fatta  di  quella  dovuta  al  vapor 
di  mercurio,  quando  il  volume  della  camera  venga  ridotto  circa  ad  1/-1. 


rara 

5  Marzo 0,25 

18  Aprile 0,21 

1G  Maggio 0,06 

6  Giugno 0,09 

9  Giugno 0,07 

13  Luglio 0,09 

17  Luglio 0,14 

25  Luglio 0,14 


*  Le  prime  tre  misure  sono  state  fatte  tenendo  il  barometro  immerso 
nel  ghiaccio,  le  restanti  a  temperatura  ambiente;  poiché  trattandosi  di  misure 
relative  importava  conoscere  soltanto  con  esattezza  la  variazione  nella  tem- 
peratura, e  questa  nelle  nostre  esperienze  ha  difficilmente  sorpassato  mezzo 
grado.  È  notevole  la  diminuzione  della  tensione  verificatasi  dopo  le  due 
prime  misure;  questo  fatto,  non  facile  a  spiegarsi,  è  stato  osservato  anche 
da  altri  (').  In  seguito  la  tensione  è  rimasta  sensibilmente  costante,  ed  abba- 
stanza piccola,  nonostante  che  fino  al  13  luglio  la  quantità  di  mercurio  fatta 
passare  in  più  volte  per  la  camera  barometrica  abbia  raggiunto  più  di  un 
litro.  Fra  il  13  e  il  17  luglio  è  stato  fatto  passare  di  seguito  circa  un  altro 
litro  di  mercurio,  e  le  verifiche  successive  del  vuoto  sembrano  indicare  che 
realmente  dell'aria  o  dell'umidità  sia  entrata,  benché  in  menome  proporzioni. 
Parrebbe  quindi  che  nel  nostro  barometro  colla  verifica  del  vuoto  non  si  corra 
grave  rischio  di  alterarlo,  specialmente  se  si  abbia  cura  che  il  mercurio  ogni 
volta  introdotto  sia  distillato  e  conservato  in  ottime  condizioni,  ciò  che  noi 
nel  precedente  studio  non  abbiamo  a  bella  posta  voluto  fare  ». 

Botanica.  —  Appunti  algologici  sulla  nutrizione  dei  girini  di 
Rana  esculenta.  Nota  del  dott.  D.  Levi-Morenos,  presentata  dal 
Socio  Passerini. 

«  I  girini  di  rana  sono  generalmente  ritenuti  fitofagi;  tali  li  fa  supporre 
non  soltanto  l'osservazione  diretta,  ma  anche  la  conoscenza  anatomica  del 
loro  tubo  intestinale. 

«  Tuttavia,  secondo  l'Heron-Royer,  essi  non  hanno  una  nutrizione  esclu- 
sivamente  vegetale.    Questo   autore   dice  (2)  :   «  Dii:-ant   la   vie    larvaire    ces 

(')  Trav.  et  Mém.  du  Bureau  Intera,  ecc.  II,  D.  13. 

(2)  Heron-Royer,  Noticcs  sur  les  moeurs  des  Batraciens.  Bullet.  de  la  Soc.  d'Étud. 
Scientif.,  d'Angers,  1885. 


—  265  — 

«  étres  se  repaisent  de  végétaux,  de  toutes  sortes  de  détritus  et  aussi  d'ani- 
«maux  morta  qu'ils  déchiquettent  à  merveille  ».  Lo  stesso  autore  in  altri 
suoi  lavori,  confermati  anche  dalle  ricerche  del  Jung  ('),  trova  che  il  nutri- 
mento vegetale  è  insufficiente  per  condurre  i  girini  allo  stato  di  anuri  per- 
«  fetti  (2):  «  malgré  la  longeur  du  tube  intestinal,  les  materies  erbacées  ne 
«  sont  pas  assez  nutritives,  il  faut  de  toute  nécessité  un  complément  des 
«  substances  animales,  ou  dérivant  de  celles-ci,  tei  que  les  dejèctions  d'ani- 
«  maux,  sans  distinction  d'ordres,  de  genres  ou  d'espèces;  cornine  la  chair 
*  fraiche  ou  en  decomposition  ;  ces  residus  stercoraires  sont  une  friandise  pour 
«  les  tétards  ». 

«  L'autore  citato,  dietro  questa  conoscenza,  col  regolare  la  dieta  in  modo 
che  essa  sia  in  parte  vegetale  ed  in  parte  animale  e  coli' abbassamento  della 
temperatura  può  arrestare  a  qualsiasi  periodo  gli  piaccia  lo  sviluppo  larvale 
degli  anuri.  Come  fu  riportato  l'Heron-Royer  dice  semplicemente  la  nourri- 
ture  vegetale,  les  matiéres  herbacées  senza  specificare  quale  sostanza  erbacea 
egli  abbia  somministrato  ai  girini. 

«  E  presumibile  abbia  usato  delle  comuni  confervacee,  come  rilevo  da 
una  Nota  del  chiarissimo  conte  P.  A.  Ninni,  s'adoperi  generalmente  dai  zoologi 
per  nutrire  i  girini.  Aggiunge  il  Ninni,  ch'egli  adoperò  con  buon  esito  la  co- 
mune lattuga  (Lactuca  saliva)  ma  tenuta  precedentemente  in  macero  (3). 

«  Queste  specificazioni  di  sostanze  nutritive  sono  insufficienti,  e  noi  ve- 
dremo, che  l'arresto  di  sviluppo  non  viene  causato  dalla  dieta  vegetale,  ma 
da  una  dieta  vegetale  che  non  è  quella  propria  dei  girini. 

«  In  un  mio  precedente  lavoro,  in  collaborazione  con  l'amico  dott.  G.  B.  De 
Toni  (4)  ho  notato  quali  alghe  si  rinvennero  nel  tubo  digerente  di  alcuni 
girini  raccolti  a  Conegliano.  Una  semplice  occhiata  a  quell'elenco  fa  vedere 
come  il  maggior  numero  di  specie  appartenga  alle  diatomee.  Tuttavia  quella 
Nota  non  pone  bastantemente  in  rilievo  la  quantità  proporzionale  degli  in- 
dividui appartenenti  ad  un  gruppo  di  alghe  in  confronto  di  quelli  d'altri  gruppi. 
Nelle  ricerche  eseguite  a  Belluno  io  ebbi  cura  anzitutto  di  tener  conto  di  ciò, 
ed  inoltre  dello  stato  di  conservazione  delle  alghe  stesse. 


C1)  Jung.  E.,  De  Vinfluence  de  la  nourriture  sur  le  developpement  de  la  grenouille. 
Comptes-Rendus  de  l'Acad.  des  Sciences  Paris  27  Juin  1881, 

(2)  Heron-Royer,  Cas  tetralogiques  observeés  chez  quelques  tétards  des  Batraciens 
anoures  et  de  la  possibilité  de  prolonger  mrthoiliquement  Vétat  larvaire  chez  les  batra- 
ciens.  Bullet.  de  la  Soc.  Zool.  de  France,  IX,  1884.  Sullo  stesso  argomento  l'autore  ha 
une  nota  e  che  io  non  potei  consultare.  Vedi  Bull,  della  Soc.  d'Étud.  Scientif.  d'An 
gers,  1876-78, 

(:i)  Ninni  P.  A.,  Sui  tempi  nei  quali  gli  anfibi  anuri  del  Veneto  entrano  in  amore 
Atti  R.  Istit.  Ven.  t.  IV  Serie  VII  Venezia  1886. 

(4)  De  Toni  e  D.  Levi  Liste  des  aìgues  trouvées  dans  le  tube  digesti f  d'un  tétard 
Bull,  de  la  Soc.  Bot.  de  Lyon.  Lyon  1887. 


—  266  — 

«  Nei  girini  da  me  raccolti  nei  fossi  formati  dal  Piave  a  Belluno,  il  tubo 
digerente  si  presentava  tutto  pieno  di  diatomacee,  pochissimi  frammenti  ili 
Ulothrix  sp.  ed  inoltre  individui  diversi  di  Sccnedesmiis  obtusus. 

«  Nei  girini  ch'ebbi  occasione  di  esaminare  in  altre  parti  della  regione 
veneta,  come  nel  Padovano,  nel  Polesine  ecc.,  il  contenuto  btomacale  si  pre- 
sentava ad  un  dipresso  d'una  composizione  eguale  a  quella  più  sopra  esposta: 
sempre  notevolissima  prevalenza  delle  diatomacee  su  tutte  le  altre  alghe,  che 
si  comprende  debbano  essere  accidentalmente  ingerite.  In  quelli  di  Belluno 
abbondavano  sopratutto  Gyrttbella  cisttida  e  C.  oariabiUs,  più  Navicala  sp.  e 
NitMchia  liaearis.  Del  resto  io  mi  riservo  di  riportare  parecchie  liste  spe- 
cificate delle  diatomacee  rinvenute  nei  tubi  digerenti  di  questi  girini  e  di  quelli 
avuti  da  altre  regioni  d'Italia,  il  che  potrà,  come  vien  detto  più  sotto,  of- 
frire occasione  di  numerosi  raffronti.  Ora  questo  è  a  notarsi:  chele  diatomacee 
si  presentavano  nella  maggior  parte  mancanti  del  contenuto  protoplasmatico, 
ovvero  con  questo  già  in  parie  digerito  e  coi  cromatofori,  o  placche  endocr- 
iniche, decolorate. 

«  I  Sceaedesmus  erano  invece  nel  loro  miglior  stato  non  solo,  ma  anche 
per  la  maggior  parte  uniti  in  colonie  di  due,  quattro  o  sei  individui.  1  pochi 
frammenti  di  confervacee  riferibili  alla  Ulothrix  tennis  presentavano  quasi 
tutte  le  cellule  intatte,  eccezione  fatta  di  qualcuna  all'estremità. 

«  In  seguito  a  queste  osservazioni  sugli  animali  in  natura,  feci  alcune 
ricerche  onde  constatare  in  modo  positivo  se  il  fatto  della  grande  prevalenza 
delle  diatomacee  fosse  accidentale  o  costante.  Senza  riportare  ora  tutte  le  ri- 
cerche eseguite,  il  che  sarebbe  inutile,  le  dividerò  in  alcuni  pochi  gruppi 
come  qui  sotto  vien  esposto. 

«  I.  In  un  acquarietto  con  Cladophora  insignis  e  Ulothrix  sonata 
ed  una  fanghiglia  diatomifera  composta  quasi  esclusivamente  di  Meridion 
circidare  si  pongono  alcuni  girini  ;  dopo  24  ore  il  tubo  digerente  di  questi 
si  presenta  interamente  riempito  dai  gusci  delle  diatomee  con  qualche  raris- 
sima fllamenta  di  Ulothrix  zonata,',  nessun  frammento  di  Clodophora.  Poche 
diatomacee  conservano  ancora  i  cromotofori  coloriti,  le  altre  o  sono  del  tutto 
vuote  ovvero  hanno  il  contenuto  scolorito. 

«  II.  Si  ripete  la  medesima  esperienza  ma  ponendo  assai  più  Ulothrix 
e  pochissime  diatomacee,  l'esame  dà  per  risultati  i  gusci  di  queste,  filamenti 
di  lilothrlx  conservanti  ancora  la  clorofilla  e  frammenti  di  Clodophora  in 
maggior  quantità  di  quelli  avuti  nella  prima  esperienza;  questi  frammenti 
sono  quasi  tutti  in  perfetto  stato  di  conservazione  meno  le  cellule  estreme 
o  quei  frammenti  che  si  presentano  assai  piccoli  e  composti  di  sole  due  o  tre 
cellule. 

«  III.  Acquarietto  con  Conferva  bombici/ia,  Cosmarium  botrytis, 
Protococcus  vlridls  e  poca  fanghiglia  diatomifera  con  prevalenza  di  Cym- 
bella  afflìiis,  Navicida  appendiculata  var.  exilis.  Le  cloroficee  si  rinvennero 


—  267  — 

piccolo  numero  ma  perfettamente  conservate,  alcuni  frammenti  di  Conferva 
raccolti  all'estremità  dal  tubo  digerente  avevano  ancora  una  notevole  lun- 
ghezza essendo  composta  di  25  a  40  cellule  ;  di  queste  sole  alcune  poche  ai 
due  capi  erano  prive  della  clorofilla.  Dei  Cosmarium  solamente  quelli  che 
avevano  perduto  una  semicellula,  mancavano  del  protoplasma,  gli  altri  erano 
intatti.  Le  diatomacee,  come  nelle  altre  esperienze. 

«  IV.  Tenevo  alcune  culture  d'alghe  in  cui  si  erano  sviluppate  delle 
colonie  protococoidi  globose  formate  dall'unione  di  sei,  otto,  dodici  individui  av- 
volte da  un  muco  gelatinoso  e  che  stimo  fossero  una  forma  di  sviluppo  dell' Hy- 
drarus  foetidus;  disposta  l'esperienza  con  queste  sole  alghe  dopo  due  ore, 
il  tubo  digerente  dei  girini  ne  era  del  tutto  pieno,  le  colonie  però  erano 
perfettamente  conservate,  anche  quelle  poste  all'estremità  dell'intestino. 

«  V.  Vengono  poste  delle  fenerogame  acquatiche  (  Veronica  Becca- 
bunga L.  etc.)  e  pochissima  Conferva  bombicina  ;  avendo  cura  di  lavare  più 
volte  detti  vegetali  onde  detergerli  di  qualsiasi  diatomea. 

«  Dopo  48  ore  il  tubo  intestinale  presentava  nella  sua  parte  anteriore 
soli  frammenti  di  parenchima  fogliale  coi  granuli  di  clorofilla  ancor  verdi 
tranne  che  in  alcune  cellule  marginali  ed  in  poche  intermedie.  Nella  parte 
posteriore  pochi  filamenti  di  Conferva  di  cui  quasi  tutti  assai  ben  con- 
servati e  solo  alcuni  alterati  o  ridotti  alla  membrana;  aggiungasi  pochissimi 
frammenti  di  fasci  fibro-vascolari  e  di  parenchina  fogliale  in  parte  digerito. 

«  Da  questa  prima  serie  di  ricerche  (')  si  possono  ritrarre  alcune  dedu- 
zioni ;  anzitutto  dalle  esperienze  di  laboratorio  nonché  da  quelle  sugli  animali 
allo  stato  libero  si  ricava  con  sicurezza  come  l'alimento  da  questi  preferito 
quando  sono  in  libertà,  e  il  più  digeribile,  venga  somministrato  dalle  diatomacee. 

«  In  qualsiasi  fosso  che  contenga  dei  girini  questi  si  rinvengono  sempre 
sopra  un  fondo  ricoperto  da  una  fanghiglia  di  color  bruno,  gelatinosa,  com- 
posta totalmente  di  diatomacee  {Navicula,  Meiosi  ra,  Pinnularia  etc). 

«  Le  clorotìcee  filamentose  pluricellulari  come  Conferva  bombicina,  Ilio- 
tlirix  sp.,  Chaetomorpha  sp.  etc.  e  le  ramificate,  come  Cladophora  sp.  riescono 
pochissimo  digeribili  quantunque  in  mancanza  d'altri  vegetali  possono  venir 
ingerite  dai  girini.  Le  clorotìcee  unicellulari  o  riunite  a  cenobio  come  Cosma- 
rium, Plettro  co  ce  us,  Scenedesmus  etc.  nonché  le  varie  forme  protococcoidi  «li 
specie  superiori  attraversano,  se  non  hanno  subito  delle  lesioni  accidentali, 
il  tubo  digerente  senza  esser  menomamente  intaccate.  In  mancanza  di  dia- 
tomee,  sembra  che  qualche  fanerogama  acquatica  possa  somministrare  maggior 
quantità  di  sostanza  nutritiva  che  non  le  cloroficee. 

(x)  Di  altre  ricerche  eseguite  sulle  cianoficee  ini  riservo  esporre  in  altra  Nota  i  risul- 
tati, quando  avrò  potuto  estenderle  ad  un  maggior  numero  di  specie.  Basti  per  la  presenti- 
notizia  il  dire  che  le  poche  alghe  {Oscillarla  Nigra  Vauch.,  0.  Frolichi  Vauch.,  Lyngbya 
corium  Ag.,  Scytonema  myochroum  Ag.)  su  cui  si  sperimentò  non  sono  intaccate  dai  succhi 
gastrici,  condividendo  da  questo  lato,  le  proprietà  delle  confervacee. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  35 


—  268  — 

«  Qualora  si  pensi  esser  le  diatomee  rivestite  da  un  guscio  siliceo  che 
protegge  il  contenuto  protoplosmatico,  si  direbbe  a  priori  che  tali  organismi  deb- 
bano opporre  maggior  resistenza  che  non  le  altre  alghe  o  le  fanerogame  prive 
di  un  tal  mezzo  di  difesa.  Ma  il  fatto  ci  dimostra  invece  il  contrario,  e  ci 
fa  comprendere  che  la  struttura  microscopica  dei  gusci  delle  diatomee  debba 
esser  tale  da  permettere  con  maggior  facilità  l'azione  dei  succhi  gastrici  di 
quello  che  lo  permettono  le  altre  membrane  cellulari  non  silicizzate. 

«  Torna  qui  opportuno  ricordare,  come  anche  le  diatomee  fossili  conser- 
vanti una  piccola  quantità  di  sostanza  organica  hanno  ancora  un  certo  potere 
nutritivo  che  deve  dipendere  dalla  facilità  con  cui  cedono  a  certi  acidi 
la  loro  parte  organica.  Sono  infatti  notissime  le  così  dette  terre  commestibili 
di  cui  nutronsi  in  mancanza  di  meglio  alcune  tribù  dell'Africa  e  della  China 
e  che  devono  la  loro  proprietà  all'esser  nient' altro  che  ammassi  di  diatomee. 

«  Qual'è  dunque  la  struttura  di  queste  valve?  Molte  furono  le  ipotesi 
emesse  fino  ad  ora,  nessuna  può  dirsi  generalmente  accettata. 

«  Ci  sembra  avrebbe  maggior  probabilità  d'interpretar  il  vero  quella, 
che  non  mettendosi  in  opposizione  con  gli  altri  fatti  accertati,  potesse  spiegarci 
anche  quest'ultimo  venendo  in  certo  qual  modo  da  questo  confermata. 

«  A  tali  condizioni  corrisponde,  mi  sembra,  l'ipotesi  del  chiaro  diato- 
mologo  inglese  M.  J.  Deby  (')  e  ch'io  riporto  con  le  parole  dell'autore  stesso  (2): 

«  Le  dépót  de  la  silice  se  fait  a  l'intérieur  dea  jeunes  valves,  au  mo- 
«  ment  de  la  déduplication,  per  l'intermédiaire  des  courants  protoplasmiques 
«  qui  lui  servent  de  porteurs.  Ces  courants  ou  fìlets  cvclotiques  varient  de 
«  position,  allant  tantót  dans  un  sens,  tantót  dans  un  autre.  Les  dépots  se 
«  font  aussi  en  dessins  sous  forme  d'anastomoses,  dont  les  orifices  se  rem- 
«  plissent  de  plus  en  plus  de  silice  tout  en  laissant  toujours  un  lumen.  Ce 
«  filet  siliceux  anastamosé  s'adapte  à  une  couche  de  cellulose  homogéne  et 

-  continue  qui  constitue  la  face  externe  de  la  valve.  A  l'intérieur,  lors  de 
«  la  maturité,  le  fond  des  petites  cavités  se  recouvre  également  d'une  mem- 
«  brane  siliceuse,  quelquefois  méme  feuilletée. 

«  Je  pense  qu'une  diatomee  qui  présente  à  la  vue  des  points,  des  he- 
«  xagones,  ou  d'autres  dessin  délicats,  montre  en  section  des  cavités  nom- 
«  breuses  fort  petites,  recouvertes   au-dessus    par  une   membrane   homogéne 

-  continue.  L'ime  ou  l'autre  ou  chacune  de  ces  cloisons  peut  porter  des  dessins 
«  encore  plus  petits  qui  lui  sont  propres.  Chez  les  diatomées  fossiles  cornine  dans 
«  celles  qui  ont  été  soumises  à  l'action  du  feu  ou  des  acides,  les  fines  membranes 

-  externes  sont  disparues  et  dans  ces  cas  la  membrane  du  frustule  est  bien 

(x)  Deby  J.,  On  the  microscopìe  al  strutture  of  the  diatovalvem.  Journ.  Microscop. 
Club.  16  Septemb.  1886.  Londra. 

Vedi  pure  dello  stesso  autore;  Sur  la  structure  intime  de  la  valve  des  Diatomées. 
Journ.  de  Micrograph.  n.  9,  1886,  avec  pi. 

(2)  Deby  J.,  Introduction  à  VÉtucle  des  Diatomées.  Paris  1888. 


—  269  — 

«  réellement  perforée  de  trous,  et  forine  tamis,  corame  cela  a  souvent  été 
«  décrit.  Nons  ne  pensons  pas  à  la  possibilité  d'un  contact  direct  du  p roto- 
li plasme  du  frustule  avec  les  milieux  arabiants.  La  cellule  prend  sa  nour- 
*  riture  par  intussusception  ou  par  capillarité  ;  peut  ètre  aussi  par  endosmose 
«  à  travers  les  membranes  » . 

«  Ammessa  quindi  nella  sua  totalità  l'ipotesi  del  Deby,  noi  vediamo 
come  la  parte  plotoplosmatica  di  una  diatomea  sia  in  alcuni  punti  difesa 
dal  mondo  esterno,  ad  onta  del  suo  guscio  siliceo  da  una  membrana  tenuissiraa, 
assai  più  tenue  di  quella  di  altre  alghe  e  senza  quelle  trasformazioni  chimiche 
per  cui  le  altre  membrane  cellulari  servono  di  protezione  meccanica,  giacché 
in  questo  caso  tale  ufficio  vien  compiuto  dalla  sostanza  silicea   depositata. 

«  Si  comprende  quindi  la  facilità  con  cui  può,  attraverso  i  detti  lumen, 
agire  il  succo  gastrico  sul  protoplasma  mediante  la  distruzione  delle  tenui 
membrane.  Nel  caso  poi,  assai  improbabile,  che  queste  mancassero,  e  che, 
come  taluni  opinano,  fosse  possibile  un  contatto  diretto  del  protoplasma  con 
l'ambiente,  l'azione  dei  succhi  gastrici  riuscirebbe  ancor  più  facilitata.  Debbo 
ancora  notarle  che  i  frustuli  giovanili  sembrano  più  prontamente  intaccati 
degli  adulti,  il  che  riceverebbe  pure  la  sua  spiegazione  dall'ipotesi  del  Deby. 
Ulteriori  e  più  generali  ricerche  potranno  porre  in  rilievo  se  alcune  specie 
di  diatomee  si  mostrino  più  sensibili  all'azione  dei  succhi  digerenti  che  non 
altre,  e  ricavar  così  nuove  deduzioni  a  conferma  dello  spessore  relativo  delle 
membrane,  dell'ampiezza  dei  fori  nelle  valve  giovanili,  della  reale  perfora- 
zione dalla  fascia  connettiva  in  alcuni  generi  (p.  e.  Isthimia)  ecc. 

*  Nelle  cloroficee  pluricellulari  l'azione  digerente  è  per  lo  più  limitata 
ad  alcune  cellule,  e  precisemente  a  quelle  che  avevano  subita  una  lacera- 
zione della  loro  membrana.  Questo  fatto  viene  pure  posto  in  rilievo  dal  mio 
egregio  amico  prof.  Piccone,  il  quale  nello  stomaco  di  un  gasteropodo  ma- 
rino (Aplijsia)  rinvenne  numerosi  frammenti  di  Laminaria  debilis  (')  molti 
dei  quali  si  mostravano  intaccati  dai  succhi  digerenti,  ma  specialmente  là 
dove  erano  stati  recisi. 

«  Le  fanerogame  hanno  forse  un  maggior  potere  nutritivo  delle  cloro- 
ficee  filamentose,  in  quanto  che  i  frammenti  staccati  dalla  pianta  offrono 
una  superfìcie  lesa,  e  quindi  intaccabile,  maggiore.  All'incontro,  le  cloroficee 
unicellulari  o  di  poche  cellule  non  subendo  alcuna  lacerazione  o  conservando 
perciò  intatta  la  membrana,  possono  impunemente  attraversare  il  tubo  di- 
gerente. Io  ho  potuto  fare  coi  Scenedesmus  estratti  dall'ultima  porzione 
dell'intestino  dei  girini  una  copiosissima  coltura.  Tuttavia  non  credo  che  i 
girini  abbiano  una  grande  influenza  sulla  disseminazione  delle  cloroficee 
d'acqua  dolce,  anzitutto  perchè  a  ciò  provvede  assai  bene  l'acqua    stessa    e 


(*)  Piccone  A.  /  pesci  fitofagi    e  la    disseminazione   delle    alghe.  Nuovo   Giornale 
Bot.  Ital.  v.  XVII  Firenze  1885. 


—  270  — 

poi  perchè  tali  alghe  sono,  ben  si  comprende,  accidentalmente  ingerite  dai 
batraci  (l). 

«  Quanto  ebbi  ad  esporre,  ci  spiega  ora  il  perchè  le  sostanze  vegetali 
somministrate  dagli  egregi  zoologi  Heron-Koyer  e  Jung  ai  girini  ne  arre- 
starono lo  sviluppo.  Detti  scienziati  somministrarono  con  grande  probabilità 
solo  delle  clorotìcee,  l'Jung  anzi  dice  «  des  algues  d'eau  douce  soigneuse- 
ment  lavées  »  dal  che  si  comprende  come  le  diatomee  o  mancavano  o  si 
trovavano  accidentalmente  ed  in  piccolissimo  numero  frammiste  alle  alghe 
maggiori. 

«  Ma  questa  dieta  equivale  ad  un  semi-digiuno  se  non  a  digiuno  to- 
tale e  quindi  nessuna  meraviglia  che  questo  nutrimento  vegetale  arresti  lo 
sviluppo  dei  girini.  Mentre  eseguivo  le  sopracitate  ricerche  non  erano  ancora 
a  mia  cognizione  i  lavori  del  Jung  e  del  Heron-Royer  di  cui  sono  debitore 
alla  gentilezza  del  chiarissimo  conte  Ninni.  Tuttavia  avevo  conservati  dei 
girini  in  due  aquarietti  per  circa  un  mese  nutrendo  i  primi  esclusivamente 
con  Diatomee  (Meridión  circolare  e  Nìtschia  sp.)  i  secondi  con  Cladophora 
glomerata  e  Conferva  bombycina;  J a  differenza  di  sviluppo  era  già  notevole 
ed  io  suppongo  eh'  essa  si  sarebbe  fatta  ancor  più  rilevante  qualora  le  con- 
dizioni del  mio  meschino  laboratorio  mi  avessero  allora  permesso  di  conti- 
nuare questa  ricerca  che  io  ripeterò  l'anno  venturo. 

*  Sarebbe  utile  però  che  qualche  zoologo  volesse  rifarla  tenendo  conto 
non  solo  delle  varie  condizioni  tisiche  che  influiscono  sullo  sviluppo  degli 
anuri,  ma  anche  della  qualità  ilei  cibo  vegetale  ». 


Fisiologia.  —  Importanza  del  polso  per  la  cireolazione  'lei 
sangue.  Nota  del  prof.  Ugo  Kronecker,  presentata  dal  Socio  A.  Mosso. 

«  Nel  mio  lavoro:  TJelnT  di,-  Ermùdung  "mi  Erholung  der  quergestreiften 
Musicela,  ho  notato  che  il  sangue  il  quale  si  fa  circolare  per  i  vasi  sanguigni 
di  muscoli  di  rane  sotto  pressione  costante  non  corre  con  uguale  velocità. 
Scrissi  :  «  Will  man  den  Strom  Constant  erhalten,  so  muss  man  den  Druck 
«  schnell  wachsen  lassen  und  erMlt  bald  Oedem  (was  auch  C.  Ludwig  u. 
«  Alex.Schmidt  bemerkt  habeu).  Viel  besser  ertragen  die  Gefàsse  der  Frosch- 
«  muskeln  ganz  kurz  dauernde  periodische  Druckerhòhungen  selbst  bis  auf 
-  100  Mm.  Quecksilber.  Kochsalzlòsung,  rein,  wie  mit  geringen  Mengen 
«  ùbermangansauren  Kali's  vermengt  scheint  schneller  als  Blut  die  Gefàsse 
«  zu  verengen.  In  manchen  Zeiten  bewirken  kleine  Quantitaten  von  Kali 
«  hypermanganicum  obliterirenden  Gefasskrampf  » . 

(l)  Piccone  A.  Nuove  osservazioni  intorno  agli  animali  fitofagi  ed  alla  dissemina- 
zione delle  alghe,  loc.  cit.  v.  XIX,  Firenze  1887. 


—  271  — 

«  Molti  fisiologi  hanno  ripetuto  l'esperienza  di  Ktihne  :  cioè  la  trasfu- 
sione della  rana  intiera  colla  soluzione  (0,5 — 0,6%)  di  cloruro  di  sodio  ed 
hanno  trovato  che  in  questo  modo  tutto  l'animale  si  può  liberar  del  suo 
sangue,  continuando  per  molte  ore  la  trasfusione. 

«  Per  qual  mezzo  si  mantiene  viva  tale  circolazione  ? 

«  Non  è  probabile,  che  il  cuore  lavori  con  forza  da  grado  in  grado 
crescente  a  misura  che  la  resistenza  dei  vasi  sanguigni  si  aumenti.  Si  sa 
che  il  cuore  privo  di  sangue  perde  di  forza  (Kronecker  e  Stirling). 

«  Considerando  questo  feci  Y  ipotesi,  che  sia  necessario  l' impulso  ritmico 
del  cuore  per  mantenere  in  buono  stato  le  pareti  dei  vasi  sanguigni,  e  che 
invece  la  tensione  intravascolare  continua  sia  nociva.  Invitai  il  signor  Gustavo 
Hamel,  studente  di  medicina,  di  mettere  a  cimento  questa  idea. 

«  Le  esperienze  erano  molto  semplici: 

«  Nelle  coscie  di  rane  e  di  rospi  si  istituì  una  circolazione  artificiale 
legando  una  cannula  nell'aorta  addominale,  dopo  che  furono  legati  e  levati 
gli  intestini  coi  loro  vasi.  Dopo  ciò  si  condusse  da  una  bottiglia  di  Mariotte 
(sotto  pressione  costante)  una  soluzione  di  cloruro  di  sodio  (0,6%)?  sangue 
diluito  (di  vitello),  oppure  siero  di  vitello  nel  preparato  e  si  misurava  la 
velocità  dell' eflusso.  —  Risultava  da  tali  esperienze  : 

1)  In  vari  casi  la  corrente  dell'acqua  salata  che  passava  per  i  vasi 
sanguigni  restava  per  delle  ore  costante.  Il  più  delle  volte  la  velocità  della 
corrente  diminuisce  già  dopo  10-15  minuti  primi;  e  ciò  qualche  volta 
dopo  che  la  corrente  per  poco  tempo  fosse  stata  più  celere.  Se  si  alzava  la 
pressione  non  si  accelerava  in  proporzione  reflusso. 

2)  Sangue  (diluito)  corre  molto  più  lentamente  per  i  vasi  sanguigni; 
talvolta  stagna  il  sangue  affatto. 

3)  Anche  il  siero  (di  vitello)  si  trattiene  qualche  volta  nei  vasi  in 
modo  che  la  circolazione  cessa. 

«  Però  non  si  può  ammettere,  che  siano  emboli  (di  corpuscoli  di  sangue) 
che  chiudano  i  vasi.  Si  tratta  certamente  di  contrazioni  toniche  dei  vasi, 
come  le  trovai  facendo  la  trasfusione  nei  muscoli  faticati  coli'  ipermanganato 
di  potassio  o  come  Mosso  osservava,  quando  fece  correre  del  sangue  arterioso 
per  i  vasi  asfissiati  dei  reni. 

4)  Quando  si  sterilizza  il  siero  col  calore  scaldandolo  fino  a  56°,  questo 
circolando  per  i  vasi  non  gli  irrita  più. 

*  Essendoci  assicurati  che  la  specie  del  liquido  ed  il  suo  stato  modifica 
quasi  sempre  la  circolazione  rallentandola,  abbiamo  ricercato  l'effetto  sui 
vasi  di  una  circolazione  effettuata  per  impulsi  ritmicamente  ripetentisi  (pres- 
sione discontinua). 

«  A  tale  esperienza  ci  servì  un  robinetto  a  pendolo  elettrico.  Un  ro- 
binetto  che  gira  senza  notevole  resistenza  può  essere  aperto  e  chiuso  da  un 
grave  pendolo  che  batte  i  minuti  secondi  quando  è  lasciato  libero  da  una  elet- 


—  272  — 

tro  calamita.  La  corrente  elettrica  che  animava  la  calamita,  fu  chiusa  ed 
aperta  per  mezzo  di  un  orologio  a  secondi  di  Bowditch-Baltzar. 

«  L'apparecchio  si  graduava  paragonando  il  tempo,  nel  quale  un  mezzo 
litro  d'acqua  passava  pel  robinetto  sotto  pressione  costante,  col  tempo  che 
fu  necessario  pel  passaggio  di  un  mezzo  litro  d'acqua  attraverso  il  robinetto 
ritmicamente  aperto  e  chiuso  col  pendolo  elettrico  ogni  3  minuti  secondi. 

«  Risultava  di  queste  misure  che  \  litro  di  acqua  nutriva  per  4  minuti 
primi  la  corrente  attraverso  il  nostro  robinetto  aperto,  mentre  ci  vollero  un 
po' meno  di  17  minuti  per  far  passare  \  litro  pel  robinetto  aperto  e  chiuso 
ogni  3  secondi  dal  pendolo.  Vale  a  dire  il  pendolo  lasciava  aperto  il  robinetto 
soltanto  j  del  tempo  intiero. 

«  Dalle  esperienze  di  trasfusione  istituite  sulle  rane  adoperando  il  cuore 
artificiale  adesso  descritto  risultava  :  che  i  vasi  sanguigni  fanno  passare 
molto  piti  liquido  iniettalo  da  impulsi  ritmici  che  spinto  da  pressione 
continua. 

a  La  corrente  che  risulta  da  impulsi  può  diventare  4  volte  più  celere 
di  quella  che  esce  per  pressione  continua  :  in  guisa  che  nonostante  le  inter- 
ruzioni l'afflusso  ritmico  può  spedire  alle  vene  la  stessa  quantità  di  liquido 
quanto  l'afflusso  continuo. 

«  Dopo  ciò  abbiamo  paragonato  l'effetto  del  cuore  artificiale  con  quello 
del  cuore  naturale:  1°,  facendo  passare  per  la  vena  addominale  nel  cuore  di 
ranocchie  e  rospi  vivi  la  soluzione  di  cloruro  di  sodio,  la  quale  compita  la 
circolazione  usciva  dal  moncone  periferico  della  stessa  vena  addominale  ;  2°, 
facendo  passare  la  stessa  soluzione  pel  robinetto  a  pendolo  direttamente 
nell'aorta,  sostituendo  così  al  cuore  naturale  l'apparecchio  impulsivo.  Il  ritmo 
e  l'altezza  della  pressione  artificiale  furono  fatti  press'  a  poco  uguali  al  ritmo 
ed  alla  forza  del  cuore. 

«  Osservammo  che  all'  incirca  la  stessa  quantità  di  liquido  fu  spedito 
pel  cuore  naturale  quanto  pel  cuore  artificiale.  Colla  pressione  continua  in- 
vece ne  passava  molto  meno  per  i  vasi,  sia  che  la  trasfusione  si  facesse  nel 
cuore  paralizzato  o  direttamente  nell'aorta. 

«  Un  fenomeno  di  grande  interesse  teorico  e  pratico  intervenne  in  queste 
esperienze  :  l'edema. 

«  Se  la  soluzione  di  cloruro  di  sodio  di  concentrazione  favorevole  (0,6%) 
sotto  pressione  normale  (10-25  cm.  di  acqua)  era  passata  continuamente  durante 
6  ore  per  le  coscie  della  rana,  dai  vasi  sanguigni  era  trasudato  tanto  liquido  nei 
tessuti  d' intorno,  che  il  peso  delle  coscie  era  aumentato  da  20-90  %.  Quando 
la  trasfusione  di  acqua  salata  pelle  coscie  si  effettuava  colla  pressione  ritmica, 
non  si  manifestò  edema  o  questo  era  in  piccola  quantità  (fino  a  3  %  del 
peso  delle  coscie).  Ma  se  il  giorno  dopo  un  tale  esperimento  si  ripeteva  collo 
stesso  preparato,  anche  colla  pressione  ritmica  nasceva  un  edema  considere- 
vole (14-22%). 


—  273  — 

«  Da  queste  osservazioni  è  provato;  1°  che  i  vasi  sanguigni  vengono  irri- 
tati per  tensione  continua  delle  contrazioni  toniche;  2°  che  per  irritamenti 
chimici  (siero  non  sterilizzato)  i  vasi  pure  si  contraggono,  e  che  dopo  fanno  tra- 
sudare oppure  stravasare  il  loro  contenuto  ;  3°  che  nei  vasi  male  nutriti  o  mo- 
ribondi il  liquido  produce  degli  stravasi  anche  se  viene  spinto  con  impulso 
normale. 

«  È  necessario  il  polso,  per  tener  normale  la  circolazione  » . 


CORRISPONDENZA 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  R.  Accademia  delle  scienze  di  Lisbona;  la  R.  Accademia  di  Frei- 
berg;  la  Società  filosofica  di  Cambridge;  l'Istituto  Egiziano  del  Cairo;  l'Uni- 
versità di  Upsala. 

Annunciarono  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

La  R.  Accademia  della  Crusca  di  Firenze  ;  la  Società  di  scienze  naturali 
di  Francoforte  s.  M.  ;  l'Istituto  Smithsoniano  di  Washington;  la  Scuola  po- 
litecnica di  Darmstadt;  il  Collegio  degl'ingegneri  ed  architetti  di  Palermo. 

D.  C. 
P.  B. 


RENDICONTI 

DELLE  SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


Classe  di  scienze  fisiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  del  4  novembre  1888. 

F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Astronomia.  —  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  f acole  e  pro- 
tuberanze solari  fatte  al  li.  Osservatorio  del  Collegio  Romano  nel 
2°  trimestre  del  1888.  Nota  del  Corrispondente  Tacchini. 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia  il  risultato  delle  osservazioni 
fatte  nel  2°  trimestre  del  1888.  Per  le  macchie  o  per  le  facole  solari  il 
numero  delle  giornate  di  osservazione  fu  di  76,  cioè  26  in  aprile,  26  in 
maggio,  24  in  giugno.  Ecco  il  solito  quadro  delle  medie  trimestrali  : 


1888 


Frequenza 

delle 
macchie 


Frequenza 
dei 
fori 


Frequenza 
delle 
M-i-F 


Frequenza 

dei  giorni 

senza 

M  +  F 


Frequenza   Frequenza 
dei  giorni  - . 

con  soli  ael 

F  gruppi 


Media 

estensione 

delle 

macchie 


Media 

estensione 

delle 

f  acol 


Aprile    .  . 

Maggio-  • 
Giuguo.  . 

2°  trimestri 


0,96 

0,69 

1,65 

0,39 

0,08 

0,89 

1,42 

1,08 

2,50 

0,54 

0,00 

0,46 

1.42 

2.29 

3,71 

0,-12 

0,00 

0,79 

1,26 

1 ,33 

2,59 

0,45 

0,03 

0.71 

l.:'.l 

18,77 

1,18 

9.35 


13,65 

7,20 
12,52 

12,68 


Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem. 


36 


—  27()  — 

«  La  grande  scarsità  di  macchie  avvertita  in  marzo  continuò  anche  nel- 
l'aprile, poi  si  ebbe  aumento  nel  maggio  e  nel  giugno,  così  che  il  numero 
medio  diurno  delle  macchie  e  fori  risulta  un  poco  maggiore  di  quello  del 
trimestre  precedente.  La  media  estensione  dei  gruppi  delle  macchie  fu  mag- 
giore in  questo  trimestre,  mentre  quella  delle  facole  si  conservò  pressoché 
la  stessa.  Vi  sono  nella  serie  tre  periodi  di  minima  frequenza  nelle  macchie, 
intorno  all'  11  di  aprile,  <>  maggio  e  31  maggio,  separati  da  intervalli  cor- 
rispondenti prossimamente  ad  ima  rotazione  solare.  Diamo  ora  i  risultati  delle 
osservazioni  sulle  protuberanze  solari  :' 


Protuberan:e  2°  trimestri-  isss. 


1888 


Numero       I    Medio  1111- 
dei  nomi       mero    delle 

di  protulieranze 

osservazione      per  giorno 


Media 

altezza 
per  giorno 


Estensione 
media 


Uassima 

altezza 
osservata 


aprile   .  .  . 

22 

12,00 

I.V's 

1  '.:: 

100" 

Maggio .  .  . 

21 

7.  hi 

16,  7 

1,5 

110 

Giugno .  .  . 

23 

8,83 

16,3 

L,8 

90 

2°  trimestre 

69 

9,36 

16,3 

1,1 

1  l<> 

«  L'aumento  nel  numero  delle  protuberanze  trovato  nel  marzo  continuò 
nell'aprile,  e  dobbiamo  far  rimarcare  che  una  frequenza  diurna  di  12  non 
la  si  trova  nel  1887,  nel  1886  e  nel  1885;  bisogna  risalire  dunque  fino 
al  1884.  Nel  maggio  e  nel  giugno  la  frequenza  delle  protuberanze  riprese 
valori  analoghi  a  quelli  trovati  in  principio  d'anno.  Nel  resto  delle  medie  vi 
è  poca  differenza  con  quelle  relative  al  trimestre  precedente.  Per  le  macchie 
solari  abbiamo  veduto,  che  il  minimo  del  febbraio  e  marzo  si  prolungò  nel- 
l'aprile, così  che  è  questo  uno  dei  casi  più  adatti  per  concludere,  che  la 
relazione  fra  le  macchie  e  le  protuberanze  solari  non  è  così  intima,  come 
qualcuno  ha  supposto,  perchè  appunto  è  possibile  di  incontrarsi  con  un  mas- 
simo rilevante  di  protuberanze  mentre  le  macchie  sono  ad  un  minimo  marcato  » . 


Astronomia.  —  Sulla  distribuzione  in  latitudine  dei  fenomeni 
solari  osservati  al  R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano  nel  2°  tri- 
mestre del  1888.  Nota  del  Corrispondente  Tacchini. 

«  Dalle  latitudini  eliografiche  calcolate  per  ogni  protuberanza,  gruppo  di 
facole  e  di  macchie  e  per  ogni  eruzione  solare,  ho  ricavato  il  seguente  quadro 


per  la  frequenza  relativa  di  ogni  ordine  di  fenomeni  in  ciascuna  zona  di  10 
in  10  gradi. 


«  I  gruppi  delle  macchie  furono  più  frequenti  al  sud  dell'equatore  solare 
e  il  massimo  di  frequenza  avviene  nella  zona  (0° — 10°).  I  gruppi  delle  macchie 
si  conservarono  a  basse  latitudini. 

«  Le  facole  sono  anche  in  questo  trimestre  molto  più  frequenti  nell'emi- 
sfero australe  del  sole,  come  le  facole.  Esse  presentano  un  massimo  nella  zona 
(0°  — 10")  come  le  macchie,  ciò  che  si  notò  anche  nel  precedente  trimestre. 

«  Le  eruzioni  si  manifestarono  tutte  nell'emisfero  australe  del  sole,  e  la 
quasi  totalità  di  esse  corrisponde  alla  zona  di  massima  frequenza  delle  macchie 
e  delle  facole. 

«  Come  nel  trimestre  precedente,  così  anche  in  questo  le  protuberanze 
furono  più  frequenti  nell'emisfero  sud,  e  il  massimo  assoluto  di  frequenza 
avvenne  nella  zona  (—50°  —  60°),  cioè  più  al  sud  ma  attigua  alla  zona  del 
trimestre  precedente.  Le  protuberanze  si  mantennero  abbastanza  frequenti  tanto 
al  nord  che  al  sud  dell'equatore  lino  a  =t  60,  come  nel  primo  trimestre,  e  i 
massimi  di  loro  frequenza  corrispondono  a  latitudini  ben  più  elevate  di  quelle 
corrispondenti  ai  massimi  degli  altri  fenomeni.  Anche  in  questo  trimestre  l'at- 
tività solare  si  manifestò  maggiormente  nell'emisfero  australe  rispetto  a  tutti 
gli  ordini  di  fenomeni  » . 


278  — 


Matematica.  —  Sulle  forme  differenziali  quadratiche  Indefi- 
nite. Memoria  del  Corrispondente  L.  Bianchi. 

Questo  lavoro  sarà  pubblicato  nei  volumi  delle  Memorie. 


Archeologia.  —  Sopra  una  iscrizione  dorici/  grafita  sul  piede 
d'un  vaso  dipinto.  Comunicazione  del  Socio  Hklhio. 

Il  Socio  Helbig  presenta  un  vaso  tarantino  trovato  presso  Chiusi,  sul 
cui  piede  è  granita  un'  iscrizione  in  dialetto  dorico  dichiarante  il  regime  de- 
mocratico una  cosa  cattiva. 


Astronomia.  —  Sulla  nuova  cometa  Barnard  30  ottobre.  Nota 
di  E.  Millosevich,  presentata  del  Corrispondente  Tacchini. 

«  Mentre  mi  riservo  con  maggior  agio  di  comunicare  all'Accademia  le 
osservazioni  da  me  fatte  sulle  comete  scoperte  o  ritrovate  durante  il  periodo 
di  ferie,  mi  affretto  a  dar  notizie  della  cometa  di  recentissima  scoperta  da 
me,  osservata  questa  notte  all'equatoriale  «li  0m,25  di  apertura. 

«  Questa  cometa  è  la  seconda  che  il  Barnard  scopre  spiando  il  cielo  dal 
magnifico  novello  osservatorio  di  Lick  della  Università  di  California,  diretto 
dal  celebre  astronomo  Holden. 

«  Fu  annunciata  telegraficamente  qui  1'  1  sera,  ma  soltanto  questa  notte 
con  cielo  burrascoso,  ma  spesso  serenissimo,  potei  osservarla.  L'astro,  che 
secondo  l'annuncio  dovea  essere  debole,  è  invece  sufficientemente  lucente  e 
le  osservazioni  mi  riuscirono  facili.  Ha  nucleo  di  ll",a  grandezza  non  bene 
definito  in  causa  di  qualche  altro  punto  lucido  che  gli  è  vicinissimo,  mostra 
un  indizio  di  coda  precedente  di  3'  circa  piuttosto  larga  trasversalmente. 
Ho  riferito  l'astro  a  tre  stelle,  ma  per  mancanza  di  tempo  do  il  luogo  de- 
dotto con  calcolo  approssimato. 

«  1888  nov.  3   I5h37m,6  Collegio  Romano 

(e  apparente  cometa        9h48m48s,9 
ó  apparente  cometa  —  14°45',29" 

-  L'astro  si  muove  abbastanza  lentamente  verso  NE  » . 
«  PS.  La  posizione  rigorosa  mi  risultò  : 

9h48ra48s.93  (9.537  n) 
—  14°  45' 29".  1(0.831) 

-  1888  nov.  3  15h36m37s  Roma  C.  R.  -. 


—  279  — 

Fisica.  —  Sulla  temperatura  della  neve  a  diverse  'profondità 
e  sulla  temperatura  dei  primi  strati  d'aria  sovrastanti  alla  neve. 
Nota  di  Ciro  Chistoni,  presentata  dal  Corrispondente  Tacchini. 

«  Nello  scorso  inverno  si  ebbero  a  Modena  successive  ed  abbondanti  ne- 
vicate, le  quali  coprirono  il  suolo  con  uno  strato  di  neve  alto  quasi  un  metro 
e  mezzo.  Approfittando  dell'occasione  volli  ripetere  alcune  esperienze,  già  fatte 
in  numero  scarsissimo  dal  Fusinieri  e  mai,  per  quanto  io  sappia,  state  veri- 
ficate da  altri. 

«  Sfortunatamente  per  tale  studio  potei  valermi  soltanto  di  pochi  ter- 
mografi a  massima  ed  a  minima,  inviatimi  dall'Ufficio  Centrale  di  Meteoro- 
logia, non  avendo  altro  materiale  scientifico  a  mia  disposizione. 

«  Le  osservazioni  vennero  fatte  tutte  da  me  nel  podere  della  R.  Stazione 
agraria  di  Modena. 

«  I  risultati  delle  osservazioni  verranno  pubblicati  per  esteso  negli  An- 
nali dell'Ufficio  Centrale  di  Meteorologia;  e  qui  mi  limito  a  citare  quanto 
ho  potuto  dedurre  dalle  osservazioni  stesse. 

«  In  primo  luogo  mi  risultò  che  la  escursione  diurna  della  temperatura 
nello  strato  di  neve  aderente  al  terreno  raggiunge  difficilmente  un  grado  cen- 
tigrado; e  che  la  temperatura  massima  di  esso  strato  fu  sempre  0°,  anche 
in  giornate  nelle  quali  il  termometro  esterno  si  mantenne  costantemente  sotto 
zero  e  la  temperatura  minima  dello  strato  superficiale  della  neve  raggiunse 
parecchi  gradi  sotto  lo  zero. 

«  Questo  tatto,  secondo  me,  trova  facile  spiegazione,  quando  si  consideri 
che  il  terreno  coperto  dalla  neve  si  mantiene  sempre  caldo  e  che  comunica 
incessantemente  calore  al  sovrastante  primo  strato  di  neve. 

«  Ed  il  fatto  da  me  osservato  che  la  differenza  di  temperatura  fra  lo 
strato  di  neve  aderente  al  terreno  e  lo  strato  superficiale  della  neve  possa 
raggiungere  circa  .10°,  e  forse  superare  questo  limite,  lo  si  deve  alla  tenue 
conduttività  calorifica  della  neve. 

«  Ho  osservato  poi  che  la  minima  temperatura  del  primo  strato  d'aria 
sovrastante  alla  neve  è  quasi  sempre  più  bassa  della  minima  temperatura 
dello  strato  superficiale  della  neve,  e  che  assai  raramente  succede  il  contrario. 
«  Ciò  è  facilmente  spiegabile  quando  si  pensi  che  la  temperatura  della 
neve  è  sempre  in  ritardo  su  quella  dell'aria  sovrastante,  per  la  qual  cosa 
al  cominciare  del  giorno,  quando  avviene  il  minimo  della  temperatura  del- 
l'aria, alla  neve  occorrerebbe  qualche  ora  per  raggiungere  la  temperatura 
dell'aria  sovrastante;  ma  in  qual  momento  i  raggi  solari  del  nuovo  giorno 
che  succede,  vengono  a  scaldare  la  neve,  la  quale  per  conseguenza  è  impe- 
dita così  di  raggiungere  un  minimo  di  temperatura  uguale  a  quello  dell'aria 
.sovrastante. 


—  280  — 

«  E  per  la  stessa  ragione  deve  avvenire  che  se  ad  una  giornata  freschis- 
sima succede  una  notte  relativamente  mite,  in  questa  notte  il  minimo  di 
temperatura  della  neve  dev'essere  minore  di  quello  dell'aria  sovrastante;  e 
appunto  dalle  mie  osservazioni  risulta  che  in  fatto  s'ebbe  un  minimo  di  tem- 
peratura della  neve  inferiore  a  quello  dell'aria  sovrastante,  solo  in  quelle  notti 
nelle  quali  la  temperatura  si  conservò  abbastanza  alta  relativamente  alla 
temperatura  del  giorno  precedente. 

«  Ho  disposto  anche  due  termograti  a  minima,  uno  a  tre  centimetri 
sopra  la  neve  ed  uno  a  cinquanta  centimetri  (protetti  ben  inteso  con  oppor- 
tuno schermaglio  dalla  radiazione  notturna),  ed  ho  osservato  in  generale  che 
la  minima  temperatura  del  primo  strato  d'aria  è  sempre  da  uno  a  due  gradi 
più  bassa  di  quella  dello  strato  sovrastante. 

-  Solo  in  due  notti  nelle  quali  l'aria  era  assai  caliginosa  si  verificò  un 
innalzamento  dello  strato  d'aria  più  freddo,  dovuto  forse  quest'innalzamento 
al  fatto,  che  avendo  in  quelle  notti  l'aria  un  potere  conduttivo  maggiore  del 
solito,  avveniva  che  la  neve  potesse  propagare  il  suo  maggior  calore  ai  primi 
strati  d'aria.  Non  insisto  sull'esistenza,  durante  la  notte,  di  uno  strato  d'aria 
più  freddo  degli  altri  vicino  al  suolo,  perchè  di  questo  ho  distesamente  trat- 
tato in  altra  occasione  discutendo  la  teoria  della  formazione  della  rugiada. 

«  Prima  di  lasciare  questo  argomento  farò  notare  una  cosa,  e  cioè  che 
mentre  in  aperta  campagna  e  a  pochissima  distanza  dalla  neve  la  minima 
temperatura  da  me  osservata  tu  nella  notte  del  20  gennaio  1888  con  — 20°,5, 
all'orto  botanico  con  un  termografo  posto  vicino  al  muro  la  minima  tem- 
peratura osservata  nella  stessa  notte  fu  —  1 4°,0  e  all'osservatorio  di  Mo- 
dena —  8°,4. 

«  Sorge  quindi  spontanea  la  domanda:  Per  gli  studi  meteorologici  ed 
in  ispecie  per  le  applicazioni  della  meteorologia  all' agricoltura,  in  quale  strato 
d'aria  si  dovrà  misurare  il  minimo  di  temperatura? 

«  Non  è  qui  il  caso  di  rispondere  a  questo  problema,  il  quale  fa  parte 
della  questione  della  ricerea  della  vera  temperatura  dell'aria,  questione  che 
ha  occupato  ed  occupa  tisici  valentissimi  :  ma  tuttavia  il  fatto  da  me  accen- 
nato dimostra  che  alcuni  disastri  agricoli  (come  sarebbe  quello  avvenuto  ap- 
punto nel  basso  Modenese,  dove  morirono  nello  scorso  inverno  parecchie  viti 
pel  freddo  intenso)  se  trovano  la  loro  ragione  in  fatti  meteorologici  osservati 
in  prossimità  del  suolo,  non  la  troverebbero  nei  dati  meteorologici  che  si 
ricavano  sull'alto  degli  editi  zi. 

«  E  perciò  è  importante  che,  come  da  alcuni  anni  fa  il  nostro  ufficio  cen- 
trale di  meteorologia,  si  cerchi  di  istituire  osservatori  meteorologici  presso 
le  scuole  di  agricoltura,  nelle  quali  è  possibile  una  collocazione  razionale 
degli  istrumenti,  allo  scopo  di  bene  studiare  i  rapporti  fra  i  fenomeni  della 
vegetazione  e  quelli  meteorologici  ». 


—  281  — 

Botanica.  —  Intorno  all'identità  del  Phyllactidium  tro- 
picum  Moebius  con  la  Hansgirgia  flabelligera  De-Toni. 

Nota  del  dott.  G.  B.  De-Toni,  presentata  dal  Socio  Passerini. 

«  Pino  dal  13  giugno  del  corrente  anno,  io  ho  inviato  alla  Società  reale 
di  botanica  del  Belgio  una  Nota  preliminare  (i)  sopra  un  nuovo  genere  di 
Alghe  aerofile,  da  me  denominato  Hansgirgia  e  scoperto  un  mese  prima  sopra 
le  foglie  di  un  esemplare  -di  Anthurium  Scherzerianum,  conservato  nella 
serra  più  calda  del  r.  Orto  botanico  di  Padova. 

«  Né  devo  tacere  come  nell'agosto  scorso  il  mio  corrispondente  belga 
E.  De  Wildeman  mi  spediva  dei  campioni  di  una  Orchidea  indeterminata, 
proveniente  dal  Brasile,  sopra  le  foglie  della  quale  trovavansi  delle  alghe  fog- 
giate quasi  a  disco,  sulle  quali  egli  desiderava  conoscere  il  mio  parere.  Io  fui 
ben  lieto  di  riconoscervi  la  specie  da  me  già  poco  tempo  innanzi  descritta 
col  nome  di  Hansgirgia  flabelligera,  e  m'affrettai  a  partecipare  al  De  Wil- 
deman tale  risultato,  alquanto  importante  nei  riguardi  della  fitogeografia, 
indicandogli  in  pari  tempo  le  somiglianze  della  porzione  disciforme  del  tallo 
con  i  generi  Chromopellìs  Keinsch  (-)  e  Phycopeltis  Millard.  (3),  nonché 
in  certo  modo  coi  dischi  della  Mycoidea  Cunningh.  (4)  e  di  alcune  Coleo- 
chaelaceae. 

«  In  una  Nota  successiva  (5)  io ,  a  proposito  del  nuovo  genere  da  me 
proposto,  emettevo  l'opinione  che  il  medesimo  potesse  costituire  una  sotto- 
famiglia {Hansgirgiaceae  mihi)  nella  famiglia  Trentepohliaceae  (Rabenh.) 
Hansg.  (,!) ,  la  quale  sottofamiglia  verrebbe  a  porgere  l'anello  di  congiunzione 
tra  la  sottofamiglia  Chroolepidaceae  (Rabenh.)  Borzì  (7)  e  la  sottofamiglia 
Alycoideaceae  (Van  Tiegh.)  Hansg.  (8). 

«  Io  stavo  proseguendo  le  mie  ricerche  biologiche  sul  materiale  vivo 
che  giace  a  mia  disposizione,   per  poter  completare   la  diagnosi  preliminare 

0)  J.  B.  De  Toni,  Sur  un  genre  nouveau  (Hansgirgia)  cVAlgues  aériennes,  Comptes- 
rendus  de  la  séance  du  2  juillet  1888  de  la  Société  Royale  de  botanique  de  Bel-rique. 

(2)  P.  F.  Reinsch,  Contributiones  ad  Algologiam  et  Fungologiam.  Cum  tabulis. 

(3)  A.    Millardet,  Phycopeltis.  Mémoires  de  la  Société  d'histoire  naturelle  de  Strass- 
bourg,  voi.  VI. 

(4)  Cunningham,  On  My coidea parasitica.  Transactions  oftbeLinnean  Society,  ser.  II. 
voi.  I,  1880. 

(5)  G.  B.  De-Toni,    S'opra  un  nuovo  genere  di  Trentepohliacee.  Notarisia  anno  III. 
(1888),  n.  12,  p.  581-584. 

(tì)  A.  Hansgirg,  Ueber  die  Gattungen  Ilerposteiron  Naeg.  und  Apkanochaete  Berti,, 
non  A.  Br.  nebst  einer  systematischen  Uebersicht   aller  bisher  bekannten  oogamen 
anoogamen  Confervoideen-Gattungen,  p.  12.  Flora  1888,  n.  14-15. 

(7)  A  Borzì,  Studi  Algologici,  fase.  I.  Messina  1883. 

(8)  A.  Hansgirc;,  loc.  cil. 


—  282   — 

del  genere  da  me  stabilito,  allorquando  mi  pervenne  il  lavoro  bellissimo,  pub- 
blicato nella  Hedwigia  del  corrente  ottobre,  dal  mio  egregio  amico  dott.  M.  Moe- 
bius  (')  sopra  alcune  alghe  acquatiche  ed  aeree,  provenienti  dall'isola  di  Por- 
toricco,  ove  furono  raccolte  dal  Sintenis,  le  cui  collezioni  fìcologiche  vennero 
in  parte,  oltreché  dal  Moebius.  già  illustrate  dagli  amici  Lagerheim  (2),  Nor- 
stedt  (3)  ed  Hauck  (')• 

n  La  seconda  specie  che  il  Moebius  prende  in  considerazione  sotto  il 
nome  di  Phyllactidium  tropicum  n.  gen.  et  sp.  è  un  alga  epifita  sulle  foglie 
di  parecchie  Orchidee;  l'egregio  algologo,  con  la  perizia  dimostrata  in  altre 
ricerche  ficologiche,  ne  descrive  ampiamente  ed  illustra  con  opportune  ligure, 
la  forma  dell'apparecchio  vegetativo,  la  genesi  dei  dischi,  la  posizione  degli 
zoosporangii  ecc.,  facendo  risaltare  la  curiosa  conformazione  del  sistema  vege- 
tativo, il  quale  viene  ad  essere  costituito  da  una  porzione  disciforme  e  da 
una  porzione  croolepiforme  anastomosata  a  rete. 

«  È  più  che  tutto  la  presenza  dei  dischi  e  la  Ioni  origine  e  rapporto  con 
la  parte  del  tallo  foggiata  a  rete,  egregiamente  figurata  dal  Moebius  nella 
tavola  Vili,  f.  10,  quella  che  dimostra  all'evidenza  l'identità  del  genere  /'/////- 
lactìdium  Moebius  (non  Kiitz.)  col  genere  Hansgirgia  De-Toni,  il  quale  ul- 
timo nome  per  diritto  di  priorità,  dev'essere  conservato  con  le  modificazioni 
che  le  ricerche  diligenti  del  Moebius  vi  possono  aggiungere. 

«  Negli  esemplari  brasiliani,  comunicatimi  dal  De  Wildeman,  ho  potuto 
riscontrare  rarissimi  filamenti  eretti  simili  a  quelli  figurati  dal  Moebius  (tav. 
Vili,  f.  8)  mentre  non  li  potei  osservare  negli  esemplari  viventi  rnìl'Anthtt- 
rium  Scherjserianunij  conservati  nella  serra  calda  del  r.  Orto  botanico  di 
Padova,  dove  forse  la  pianta  non  gode  quelle  condizioni  che  le  otfrono  le 
località  tropicali  dove  cresce  spontanea;  all'incontro  sulle  foglie  àéll'Antku- 
rium  succitato,  Y  Hansgirgia  vegeta  in  relazione  con  un  lichene,  del  pari  che 
il  Phyllactidium  tropicum  Moebius  sulle  foglie  di  Lepanthes. 

-  Anche  la  grossezza  dei  filamenti  croolepiformi,  la  formazione  laterale 
degli  zoosporangi,  l'aspetto  irregolare  delle  cellule  vegetative,  la  presenza 
dell' ematocroma,  la  genesi  dei  dischi  dell' Hansgirgia  ftabelligera  concordano 
affatto  con  quelli  del  Phyllactidium  /rt>/i>'c/'„/. 

«  La  presenza  dei  filamenti  eretti  avvalora  l'opinione  da  me  emessa 
sull' affinità  dell'  Hansgirgia  De-Toni  (Phyllactidium  Moebius)  con  la  Mycoidea 

(!)  M.  Moebius,  Ueber  einige  in  Portorico  gesammelte  Siisswasser  -  und  Luft  -  Algen. 
Hedwigia,  XXVII.  Band,  9  u.  10.  Heft  (1888),  p.  221-249,  Taf.  YII-IX. 

(2)  G.  Lagerheim,  Ueber  einige  Algen  aus  Cuba,  Jamaica  und  l'iurto-Rico.  Bota- 
niska  Notiser  1887,  Hàft,  5,  p.  193. 

(3)  0.  Nordstedt,  Einige  Characeen-Bestimmungen  II.  Hedwigia  XXVII.  Band.  7.  u. 
u.  8.  Heft  (2868)  p.  194-195. 

(4)  F.  Hauck,  Jleeresalgcn  von  Puerto-Rv'o.  Engler"s  Bot.  Jahrb.  IX.  Band.  V. 
Heft  (1888),  p.  457-470. 


—  283  — 

Cunningh.  Da  tale  genere  differisce  YHansgirgia,  oltreché  per  la  presenza 
del  reticolo  croolepideo,  anche  per  la  presenza  di  un  solo  zoosporangio  all'apice 
dei  filamenti  eretti. 

«  Il  genere  Hansgirgìa  viene  a  riempire  quella  lacuna  tra  le  Coleochae- 
taceae,  le  Trentepoliliaceae  e  le  Mycoideaceae,  come  fu  preveduto  da  Mar- 
shall Ward  (L)  il  quale  così  si  esprime:  «  I  think  we  may  probably  expect 
that  subsequent  discoveries  will  establish  a  group  of  organismes  have  a  si- 
milar  relation  to  the  filamentous  Chroolepideae,  that  Coleochaete  scutata  has 
to  its  simpler  allies,  and  that  so-called  genera  «  Phyllactidium  »  «  Phycopel- 
tis  »  and  «  Mycoidea  »  will  be  found  allied  in  other  respects  besides  habit 
and  mode  of  growth  ». 

«  E  riguardo  alla  collocazione  sistematica  del  suo  genere  Phi/llactidium 
che  corrisponde  al  mio  genere  Hansgirgìa^  si  esprime  il  Moebius  in  questa 
maniera:  «  Was  die  systematische  Stellung  der  hier  beschriebenen  Alge  betritft, 
«  so  schliesst  sie  sich  sehr  nahe  an  Mycoidea  an,  far  welche  es  nach  der  Unter- 
«  suchung  von  Marshall  Ward  sehr  wahrscheinlich  geworden  ist,  dass  sie  sich 
«  auch  nur  ungeschlechtlich  durch  Schwarmsporenbildung  fortpflanzt.  Wenn 
y-  der  genannte  Autor  seine  Mycoidea  fiir  nahe  verwandt  mit  Chroolepus  hàlt, 
«  so  kann  ich  darin  nur  beistimmen  und  dasselbe  auch  fiir  Phyllactidium 
«  annehmen.  Diese  3  Gattimgen  sind  dann  dadurch  characterisirt,  dass  die 

-  Zoosporangien  aus  den  Endzellen  der  Faden  entstehen  und  sind  sich  biologisch 
«  àhnlich  als  an  der  Luft  lebende  Algen,  womit  oifenbar  auch  die  Farbung 
«  des  Zellinhaltes  im  Zusammenhang  steht.  In  dieser  Hinsicht  ist  auch  Millar- 
«  det's  Phycopeltis  hier  anzuschliessen,  die  sich  aber,  wie  schon  erwahnt,  in 
«  der  Ausbildung  der  Sporangien  von  den  drei  anderen  Algen  unterscheidet. 

-  Diese  durfen  nun  auch  nicht  zu  den  Coleochaetaceen  gerechnet  werden,  da 
«  sie  mit  ihnen  nichts  als  die  àussere  Wuchsform,  welche  eine  einfache  An- 
«  passung  an  das  Substrat  ist,  gemeinsam  haben  ». 

«  La  Hausgirgia  flabelligera  De-Toni  (Phyllactidium  tropicum  Moebius) 
venne  finora  scoperta  sulle  foglie  di  Anthurium  Seller zeriammi  a  Padova 
nella  serra  calda  del  r.  Orto  botanico  da  me  stesso,  sulle  foglie  di  una  Or- 
chidea indeterminata  del  Brasile  (De  Wildeman)  e  di  altre  Orchidee  (Hor- 
midium,  Lepanthes,  Epidendrum,  Dichea,  Pleurothallis ,  Tsochilm)  dell'isola 
Portorico  (P.  Sintenis)  ». 


(!)  M.  Ward,  Sructure,development  and  life  history  of  a  tropical  epiphyllow  Lichen 
(Striglila  complottata  Fée).  Transact.  of  the  Limi.  Soc.  ser.  II.  voi.  II.  184. 

Rendiconti,  1888,  Voi,.  IV,  '2°  Sem.  37 


—  284  — 

Zoologia.  —  Elenco  dei  Copepodl  pelagici  raccolti  dal  tenente 
di  vascello  Gaetano  Chierchia  durante  il  viaggio  della  R.  Corvetta 
«  Vettor  Pisani  »  negli  anni  1882-1885,  e  dal  tenente  di  vascello 
Francesco  Orsini  nel  Mar  Rosso,  nel  1884.  Nota  I  del  clott.  W. 
Giesbrecht,  presentata  dal  Socio  Todaro. 

u  La  Commissione  nominata  dalla  R.  Accademia  dei  Lincei  a  richiesta 
di  S.  E.  il  Ministro  della  Marina  per  provvedere  allo  studio  delle  raccolte 
di  Storia  Naturale  fatte  dagli  Ufficiali  della  R.  Marina,  mi  ha  concesso  i  Cope- 
podi  pelagici  raccolti  dagli  ufficiali  sigg.  G.  Chierchia  e  P.  Orsini,  affinchè 
io  potessi  avvalermene  per  una  monografia  dei  Copepodi  pelagici  del  Golfo 
di  Napoli.  Mi  permetto  ora  di  presentare  all'Accademia  dei  Lincei  una  rivista 
di  queste  collezioni,  e  al  tempo  stesso  rendo  le  più  sentite  grazie  alla  Com- 
missione a  cui  debbo  di  aver  potuto  studiare  un  materiale  così  prezioso. 

«  La  collezione  di  Copepodi  pelagici  raccolta  da  G.  Chierchia  nel  viaggio 
della  «  Vettor  Pisani  »  (')  è  la  più  ricca  che  mai  sì  sia  fatta  di  questo  gruppo  : 
da  più  di  Ilo  punti  il  sottile  reticeli"  ha  pescato  presso  a  poco  200  specie, 
tra  le  quali  circa  la  metà  nuove,  lo  so  di  due  sole  spedizioni  che  possano 
per  la  loro  ricchezza  stare  in  confronto  con  quella  della  -  Vettor  Pisani":  la 
«  United  States  Exploring  Kxpedition  (18:38-1842)  »  e  quella  anche  più  nota 
del  «  Challenger  -  (2);  le  quali  due  furono  intraprese  allo  scopo  speciale 
di  ricerche  biologiche  nell'  oceano ,  e  condotte  da  una  riunione  di  scienziati 
competenti;  eppure  sono  state  vinte  nella  ricchezza  della  raccolta,  da  questa 
fatta  con  scopi  affatto  diversi  su  una  nave  da  guerra  da  un  officiale,  il  quale 
poteva  concedere  alla  cattura  e  alla  conservazione  degli  animali  soltanto  quel 
tempo  che  il  suo  servizio  gli  lasciava  libero;  e  se  era  coadjuvato  dalla  intelligente 
cooperazione  del  comandante,  doveva  purtroppo  accontentarsi  della  scarsezza 
dei  mezzi  che  gli  consentiva  lo  spazio  angusto  destinato  allo  scopo,  né  posse- 
deva in  fatto  di  conoscenze  scientifiche  altre  che  quelle  che  aveva  potuto  acqui- 
stare grazie  al  suo  zelo  durante  pochi  mesi  nella  Stazione  zoologica  di  Napoli. 

«  E  il  risultato  prin  riparissimo  delle  fatiche  del  Chierchia  non  sta  nella 
ricchezza  e  nelle  ottime  condizioni  di  conservazione  della  raccolta,  ma  nel 
fatto  che  questa  spedizione  ha  per  la  prima  volta  risposto  ad  un  desiderio 
già  da  tempo  sentito  nella  zoologia  marina. 


(')  Il  Chierchia  ha  pubblicato  nella  Rivista  Marittima  (1885,  171  pgg.  11  tav.j  una 

descrizione  del  viaggio  che  sarà  letta  con  piacere  anche  dai  non  zoologi. 

(2)  Dana  che  studiò  i  crostacei  della  spedizione  Americana,  riporta  circa  140  specie  di 
Copepodi  pelagici,  ma  la  metà  almeno  di  queste  sono  create  su  forme  giovanili  di  altre 
specie,  Brady  descrisse  nella  raee,,lta  del   «  Challenger  »  circa  85  specie  di  questo  gruppo. 


—  285  — 

«  Questo  desideratimi  è  la  costruzione  di  un  apparecchio  per  riconoscere  la 
distribuzione  verticale  degli  animali;  un  apparecchio  con  il  quale,  in  altre 
parole,  si  possano  pescare  in  quantità  sufficiente  animali  ad  una  determinata 
profondità,  escludendo  assolutamente  la  possibilità  di  prenderne  altri  d'altra 
provenienza.  In  parte  questo  risultato  era  raggiunto  da  alcuni  apparecchi  più 
anticamente  costruiti;  così  uno  di  questi  serve  ad  esplorare  la  zona  immedia- 
tamente sovrastante  al  fondo,  e  si  giova  dell'urto  contro  il  fondo  per  aprirsi 
e  chiudersi;  un  altro,  costruito  da  Sigsbee,  può,  mediante  un  peso  che  si 
lascia  cadere,  aprirsi  e  chiudersi,  a  qualunque  profondità  si  voglia;  un  peso 
però  discende  nell'acqua  soltanto  lungo  una  corda  pressoché  verticale  ('),  così 
che  l'apparecchio  di  Sigsbee  può  soltanto  prendere  quei  pochi  animali  di  una 
data  zona  che  si  trovano  nel  suo  passaggio  quando  esso  la  attraversa  ;  quanto 
più  si  aumenta  l'altezza  della  zona,  tanto  più  abbondante  sarà  la  raccolta, 
ma  al  tempo  stesso  tanto  minor  valore  essa  avrà  nelT apprenderci  la  distri- 
buzione verticale. 

«  Ciò  che  abbisognava  era  un  apparecchio  che  si  potesse  aprire  ad  una  qua- 
lunque voluta  profondità,  che  attraversasse  orizzontalmente  una  data  zona  e 
si  richiudesse  nell'uscirne.  Questo  problema  è  stato  sciolto  nel  viaggio  della 
«  Vettor  Pisani"  dal  comandante  della  nave,  Gr.  Palumbo,  in  modo  sorprenden- 
temente semplice.  Nella  descrizione  del  viaggio  suddetto,  il  Chierchia  ha  dato 
la  figura  della  rete  di  Palumbo  (1.  e.  p.  77,  tav.  X);  l'essenziale  in  essa  si 
è  che  l'aprirsi  e  il  chiudersi  sono  fatti  (in  modo  simile  a  quello  adoperato 
nei  termometri  capovolgentisi  di  Negretti  e  Zambra  e  nella  «  waterbottle  »  di 
Sigsbee)  per  opera  di  un  propulsore  che  è  messo  in  moto  dalla  contropres- 
sione dell'acqua,  e  comunica  questo  moto  ad  una  vite.  Fu  adoperata  a  tal 
fine  la  vite  ad  elica  di  un  termometro  capovolgentesi,  e  si  aveva  in  tal  modo 
il  vantaggio  di  ottenere  al  tempo  stesso  la  temperatura  della  zona.  È  chiaro 
però  che  sarebbe  stata  preferibile  una  vite  ad  elica  che  lavorasse  solo  per  la 
rete  ;  giacché  si  sarebbe  potuto  prima  di  tutto,  allungando  la  vite,  avere  per 
più  lungo  tempo  aperta  la  rete.  Ma  siccome  la  scoperta  fu  fatta  a  bordo  ad 
una  nave  (dopo  lasciata  la  costa  occidentale  dell'America)  e  non  nei  pressi 
di  una  officina  meccanica,  dove  l'idea  con  facilità  avrebbe  potuto  ottenere  la 
sua  completa  attuazione,  così  furono  adoperati  i  mezzi  suddetti.  11  Chierchia 


(!)  Perciò  non  può  ottenersi,  mediante  mio  o  due  pesi  che  si  lasciano  cadere,  l'aper- 
tura e  la  chiusura  di  una  rete  che  si  muova  in  direzione  orizzontale,  semprechè  si  tratti 
di  una  profondità  piuttosto  grande;  giacche  la  corda  della  rete,  quand'anche  si  lasci  andare 
verticalmente  la  rete,  acquisterà,  pel  movimento  della  nave,  una  curvatura,  per  modo  che 
il  peso  destinato  alla  chiusura  non  raggiungerà  mai  subito  la  rete,  ma  soltanto  quando 
nel  venire  essa  tirata  su,  la  corda  avrà  una  posizione  ahhastanza  prossima  alla  verticale. 
cioè  qualche  volta  poco  prima  che  la  rete  raggiunga  la  superfìcie.  Questo  l'atto  è  stai  i 
trascurato  da  Pouchet  e  Chabry  (C.  R.  Soc.  Biologie  Paris,  Sm0  se'r.,  Tome    I   p.  602). 


—  286  — 

pescò  con  la  rete  Palumbo  nel  Pacifico  a  varie  profondità  tino  a  4000  metri, 
e  quasi  ogni  volta  si  trovarono  nella  rete  anche  dei  Copepodi. 

u  L'apparecchio  ideato  dal  Palumbo  ha  permesso  di  studiare  un  fenomeno 
già  spesso  osservato  nel  mondo  pelagico,  il  quale  aveva  non  rare  volte 
imbarazzato  i  naturalisti  che  lavoravano  nella  Stazione  Zoologica  di  Napoli; 
e  consiste  in  ciò  che  il  prodotto  della  pesca  di  superfìcie  aumenta  e  decresce  fino 
a  sparire  del  tutto,  periodicamente  in  relazione  con  le  epoche  dell'anno.  La 
causa  di  questo  fatto  fu  già  a  un  dipresso  scoperta  nell'estate  del  1886,  mercè 
alcune  ricerche  iniziate  dalla  Stazione  in  ciò  che  gli  animali  nelle  epoche 
in  ciù  la  pesca  di  superficie  è  povera,  abbandonano  la  superficie  e  si  portano 
a  maggiori  profondità,  quando  il  prof.  C.  Chun  nell'autunno  dello  stesso  anno 
ottenne  il  vaporetto  e  gli  apparecchi  della  Stazione,  per  poter  tentare  un'altra 
prova  ;  egli  adoperò  la  rete  di  profondità  del  Palumbo,  modificata  da  E.  v.  Pe- 
tersen,  che  era  in  quel  tempo  ingegnere  della  Stazione  Zoologica.  Non  è  qui 
il  posto  di  intrattenersi  dei  risultati  ottenuti  da  Chun;  debbo  però  menzionare 
le  modificazioni  apportate  dal  v.  Petersen  alla  rete  Palumbo.  Esse  non  ver- 
sano su  nessuna  parte  essenziale ,  anzi ,  non  solamente  la  vite  ad  elica,  ma 
anche  i  due  pezzi  semicircolari  che  formano  l'apertura  della  rete  son  inal- 
terati (r).  Tra  i  cambiamenti  introdotti  dal  v.  Petersen  è  da  notare  un  miglio- 
ramento, cui  già  innanzi  ho  accennato:  la  maggiore  lunghezza  cioè  della  vite, 
che  vien  girata  dall'elica.  Nel  rimanente  però  mi  sembra  che  la  rete  modi- 
ficata sia  alquanto  inferiore  alla  originale.  Un  difetto  di  minore  importanza 
si  è  che  la  rete,  mentre  si  muove  orizzontalmente,  pende  con  tutto  il  suo  peso, 
molto  aumentato  dalla  pressione  dell'acqua  che  ci  corre  dentro,  dalla  vite  mede- 
sima, e  siccome  questa  nel  tempo  stesso  gira,  devono  in  breve  tempo  consu- 
marsi i  suoi  passi.  Molto  più  importante  è  però  quanto  segue.  La  rete  non 
può  chiudersi  completamente,  ma,  come  mostra  la  figura  di  Chun,  anche  quando, 
dopo  che  tutta  la  vite  ha  girato,  i  due  semicerchi  della  apertura  della  rete 
combaciano,  si  trova  tra  essi  ima  verga  di  ferro,  cosi  che  le  due  metà  della 
apertura  sono  necessariamente  separate  da  una  fenditura  ;  la  rete  prende  nel- 
l'ascensione tale  posizione  che  questa  fenditura  è  rivolta  in  su.  È  chiaro  che 
mentre  la  rete  vien  tirata  su.  la  fenditura,  per  la  contropressione  dell'acqua, 
tende  ad  aprirsi  sempre  più  quanto  più  rapidamente  è  tirata  la  rete.  Il  Chun 


(')  Il  Climi,  dir  figura  e  descrive  la  rete  modificata  (Bibliotheea  Zoologica  Hi't.  1,  Cassel 
1888)  la  chiama  inesattamente  u  Petersensches  Schliessnetz  »;  e  sembra  inoltre  aver  frainteso 
la  descrizione  di  Chierchia,  quando  osserva  che  colla  rete  del  Palumbo  «  ein  eigentliehe- 
Fischen  in  horizontaler  Richtung  durch  die  Befestigung  an  der  Lothleine  ausgeschlossen 
war  ».  Il  principe  Alberto  di  Monaco  (C.  R.  Soc.  Biologie  Paris,  8  sér.,  Tome  IV  p.  662) 
chiama  forse  ancora  meno  esattamente  questa  rete  «  rete  di  Chun  »;  egli  l'adoperò  nel  viaggio 
della  sua  «  Hirondelle  »,  ma,  come  notano  Pouchet  e  Chabry  (ibid.  p.  602),  «  ce  filet  a,  en 
somme,  mal  fonctionné...  le  principe  moine  du  filet  Chun  est  absolument  fautif»:  gli  au- 
tori non  spiegano  in  nessun  modo  quale  sia  l'errore  del  principio  e  perchè  esso  sia  sbagliato, 


—  287  — 

dice  che  per  tirare  su  la  rete  da  una  profondità  di  1000  metri  s'impiegavano 
25  minuti,  ciò  che  corrisponde  ad  ima  velocità  di  40  metri,  al  minuto;  sic- 
come d'altra  parte  la  rete,  secondo  i  dati  di  Chun,  rimane  aperta,  pescando 
in  direzione  orizzontale,  15-20  minuti,  e  siccome  la  velocità  in  tal  caso  deve 
essere  notevolmente  minore  di  40  metri  al  minuto,  ne  segue  che  la  rete  nel- 
l' ascendere  attraversa  una  estensione  di  mare  molto  maggiore  che  non  nella 
direzione  orizzontale,  e  che  quindi,  insieme  al  materiale  raccolto  alla  profon- 
dità data,  ve  ne  sarà  una  ragguardevole  quantità  appartenente  a  zone  supe- 
riori. Quanto  può  essere  il  materiale  estraneo  così  mescolatosi  è  difficile  ap- 
prezzare, ma  si  vede  chiaro  che  una  semplice  rete  aperta  può  anche  dare 
una  raccolta  tanto  esclusiva  di  una  data  profondità  quanto  la  «  rete  di  Chun  » , 
se  si  rende  il  percorso  orizzontale  sufficientemente  maggiore  di  quello  verticale. 
Deve  dunque  nell'apprezzare  i  risultati  di  Chun,  pubblicati  nel  luogo  detto, 
tenersi  conto  di  queste  sorgenti  d'errore. 

«  Di  tali  errori  è  completamente  esente  la  rete  di  Palumbo  nella  sua  forma 
originale  ;  innanzi  tutto  l'ultima  sorgente  di  errore  menzionata  è  esclusa  :  mentre 
la  rete  è  tirata  su,  essa  rimane  completamente  chiusa,  giacché  essa  è  sospesa 
in  posizione  tale  che  la  contropressione  esercitata  dall'acqua  anzi  che  meno- 
marla rende  la  chiusura  sempre  più  ermetica. 

«L'altra  collezione  di  Copepodi  che  si  deve  al  tenente  di  vascello  sig.  Orsini, 
è  veramente  molto  meno  abbondante,  ma  la  sua  provenienza  le  conferisce  un 
interesse  speciale.  Giacché,  sebbene  la  fauna  littoranea  e  anche  i  grossi  animali 
della  fauna  pelagica  del  Mar  Eosso  sieno  stati  più  volte  studiati,  pure  non 
abbiamo  alcuna  notizia  delle  forme  pelagiche  microscopiche.  Che  anche  que- 
sta sia  molto  ricca  ed  interessante,  si  rileva  già  dalla  raccolta  dell'Orsini; 
quanti  elementi  propri  essa  contenga  non  è  possibile  dire,  finché  non  si  saprà 
del  mondo  animale  microscopico  dell'Oceano  Indiano  almeno  tanto  quanto  si 
sa  dell'Atlantico  e  del  Pacifico  » . 

«  Farò  seguire  in  una  prossima  comunicazione  un  elenco  delle  specie  con 
la  indicazione  dei  posti  dove  sono  state  pescate. 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

E.  Artini.  Studio  cristallografico  della  Cerussite  di  Sardegna.  Pre- 
sentata dal  Socio  Struver. 

RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

Il  Segretario  Blaserna,  a  nome  dei  Soci  Mosso,  relatore,  e  Golgi,  legge 
le  Kelazioni  colle  quali  approvasi  la  inserzione  negli  Atti  Accademici  delle 
Memorie  seguenti:  Le  leggi  della  fatica  studiate  nei  muscoli  dell'uomo,  del 


—  288  — 

dott.  A.  Maggiora,  e:  Influenza  del  hi  coro  muscolare,  del  digiuno  e  della 
temperatura,  sulla  produzione  di  acido  carbonico  e  sulla  diminuzione  di 
peso  dell' organismo ,  del  dott.  V.  Grandis. 

11  Socio  Fa  vero,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Razzaboni,  legge  la 
seguente  relazione  sulla  Memoria  dell'ing.  E.  Cavalli  intitolata:  Teoria  delle 

ni  acci  ti  ne  a  gas-luce. 

«  L'autore  si  è  proposto  in  questa  Memoria  di  istituire  una  teoria  com- 
pleta delle  macchine  a  gas-luce. 

«  Per  raggiungere  il  suo  scopo  egli  si  è  servito  di  recenti  lavori  pub- 
blicati sull'argomento,  ed  ha  raccolto  con  diligenza  e  disposto  in  ordine  chiaro 
i  risultati  delle  principali  esperienze  e  delle  ricerche  che  furono  l'atte  sui  mo- 
tori a  gas. 

«  Egli  premette  un'accurata  classificazione  dei  vari  loro  sistemi,  forman- 
done quattro  gruppi,  e  dicendo  con  molta  chiarezza  delle  particolarità  che 
distinguono  fra  loro  i  singoli  sistemi  appartenenti  ad  un  medesimo  gruppo. 
Egli  si  diffonde  poscia  intorno  alle  due  principali  questioni  relative  a  iali 
motori,  cioè  intorno  al  modo  con  cui  procede  e  si  compie  la  combustione  del 
miscuglio  operatore,  ed  intorno  all'influenza  dell'involucro  refrigerante  nel- 
l'azione della  macchina. 

-  fìsposte  intorno  a  questi  argomenti  le  varie  esperienze  che  furono  fatte, 
e  le  opinioni  che  ne  conseguirono,  l'autore  passa  a  sviluppare  le  forinole  per 
il  calcolo  del  »  coefficiente  economico-,  intendendo  per  questa  espressione  il 
rapporto  fra  le  calorie  utilizzate  dalla  macchina  ed  il  totale  delle  calorie  dovute 
alla  combustione.  Lo  studio  ili  questo  coefficiente  vi  è  fatto  sotto  il  punto  di 
vista  tanto  teorico  che  pratico.  L'autore  chiude  il  suo  lavoro  con  una  breve 
ricerca  intorno  alla  pressione  media  utile  per  ogni  gruppo  di  macchine. 

«  La  ricerca  dell'  effetto  utile  costituisce  senza  dubbio  la  parte  più  impor- 
tante in  questo  studio  sulle  macchine  a  gas.  Egli  è  perciò  che  sarebbe  stato 
desiderabile  che  l'autore,  oltre  il  coefficiente  economico,  avesse  pure  conside- 
rato quello  che  il  Witz  chiama  :  «  rendement  générique  » ,  e  più  ancora  avesse 
svolto  il  concetto  dell'  *  Arbeitswerth  des  Brennstoffes  »  considerato  dallo  Zeuner. 
Con  queste  aggiunte  il  lavoro  del  Cavalli  conterrebbe  in  buon  ordine  e  chia- 
rezza ciò  che  oggi  si  conosce  di  più  importante  sulla  teoria  di  questi  motori, 
e  potrebbe  opportunamente  seguire  di  guida  agli  studiosi. 

«  Sebbene  adunque  il  lavoro  dell'ing.  Cavalli,  per  essere  essenzialmente 
un'esposizione  di  cose  note,  non  si  presti  ad  essere  accolto  nelle  pubblicazioni 
dell'Accademia,  noi  lo  riguardiamo  tuttavia  come  importante  e  lodevole,  e 
proponiamo  perciò  un  ringraziamento  all'autore-. 

Le  conclusioni  delle  Commissioni  esaminatrici,  messe  partitamente  ai  voti 
dal  Presidente,  sono  approvate  dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


—  28U  — 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  facendo 
particolare  menzione  delle  seguenti  inviato  da  Soci  stranieri: 

A.  Auwers.  Die  Venus-Durchgànge  1874  und  1882,  Bericht  ùber  die 
deutschen  Beobacktangen.  3  Band. 

A.  Daubrée.  Les  eaux  souterraines  à  l'epoque  actuelle.  T.  I.  II:  Id. 
aux  époques  anciennes. 

C.  Gegexbaur.  Lehrbuch  der  Anatomie  des  Menschen.  3e  Aufl. 

G.  H.  Halphen.   Tratte  des  fonctions  elliptiques.  Voi.  I.  II. 

A.  Kanitz.  Istoria  della  B.   Università  Ungarese  per  l'anno  1887. 

A.  Le  Jolis,  Le  Glyceria  Borreri  à  Cherbourg. 

M.  Lèvy.  Là  Statique  graphique.  2  ed.  part.  I-IV. 

Lo  stesso  Segretario  richiama  l'attenzione  dei  Soci  sul  26°  volume 
contenente  i  risultati  scientifici  ottenuti  colla  spedizione  del  -  Challenger  ■  : 
sul  voi.  1°  della  Bibliographe  generale  de  l'Astronomie  dei  signori  J.  C.  Hot:- 
zeau  e  A.  Lancaster;  e  sul  voi.  1°  (Histoire  da  voyage)  contenente  i  ri- 
sultati della  missione  scientifica  francese  al  Capo  Horn  nel  1882-83,  inviato 
in  dono  dai  Ministeri  della  Marina  e  della  Pubblica  Istruzione  di  Francia. 

Il  Socio  Govi  fa  omaggio  di  una  sua  Nota  a  stampa  intitolata:  Sur 
les  couleurs  lalentes  des  corps. 

PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Segretario  Blaserna  annuncia  che  le  nomine  dei  Soci  nazionali  e 
stranieri,  ultimamente  eletti  ('),  furono  approvate  da  S.  M.  il  Re  con  R.  De- 
creto in  data  7  settembre  1888. 

CONCORSI    A    PREMI 

Il  Segretario  Blaserna  dà  comunicazione  de'  seguenti  temi  dei  concorsi  a 
premio  del  R.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti. 

Fremii  ordinari  biennali  del  Reale  Istituto: 

—  Si  domanda  un  manuale  di  chimica,  il  quale  abbia  in  mira  di  guidare  gli  stu- 
diosi nella  pratica  del  laboratorio  e  dell'analisi,  con  particolare  riguardo  alla  farmacia 
ed  alla  medicina.  —  Tempo  utile  31  dicembre  1889.  Il  premio  è  d'ital.  lire  1500. 

—  Avuto  riguardo  all'ingente  incremento  >!<  Ila  emigrazione,  VIttituto  conferì 
premio  all'autore  di  una  Storia  dell'emigrazione  delle  provincie  venete  alV America,  tem- 
poranea e  permanente,  distinta  per  professioni,  stato,  rondi:.//,/},-,   età   degli   emigranti, 

i'i  V.  pag.  52. 


—  200  — 

indicandone  rimbarco,  il  viaggio,  la  destinazione  ;  determinandone  le  date,  indagandone 
le  cagioni  e  le  conseguenze,  non  meno  per  gli  stessi  emigranti,  che  per  le  provincie  di 
origine:  anche  per  via  di  confronti,  chiarendo  in  qual  modo  possano  di  tale  storia  sin- 
cera, esatta,  compiuta,  giovarsi  la  scienza  economica,  Varte  di  governo,  la  legislazione 
nazionale.  —  Tempo  utile  31  dicembre  1890.  Il  premio  è  d'ital.  lire  1500. 

Fremii  della  fondazione  Querini-Stampalia  : 

—  Storia  ragionata  delle  opere  e  delle  dottrine  idrauliche  nella  regione  Veneta, 
con  particolare  riguardo  all'influenza  esercitata  dallo  Studio  di  Padova.  —  Tempo 
utile  31  dicembre  1889.  Il  premio  è  d'ital.  lire  3000. 

—  Si  esponga  la  storia  del  diritto  di  famiglia  nella  Venezia,  e  con  principale 
riguardo  a  Venezia,  dal  secolo  decimoterzo  al  decimonono.  —  Tempo  utile  31  dicembre  1889. 
Il  premio  è  d'ital.  lire  3000. 

—  La  fognatura  delle  città,  in  rapporto  alle  malattie  endemiche  ed  epidemiche, 
con  speciale  riferimento  al  sistema  di  fognatura  esistente  nella  ritto  di  Venezia,  ed  alle 
modificazioni  da  apportarvisi,  nei  limiti  concessi  dalla  condizione  topografica  a/fatto 
speciale  della  città  stessa,  e  ciò  allo  scopo  ch'esso  meglio  risponda  ai  bisogni  della  igiene 
cittadina.  —  Tempo  utile  31  dicembre  1889.  Il  premio  e  d'ital.  lire  3000. 

—  Goltaiuto  di  dati  scientifici,  pratici  e  statistici,  si  determinino  le  basi,  su  cui 
oggi  giorno  dovrebbe  essere  fondata  una  legge  sulla  costruzione,  prova  e  sorveglianza 
delle  caldaje  a  vapore,  e  la  costituzione  in  Italia  di  //urli,-  Società,  che  i/ià  fioriscono 
presso  altre  nazioni,  e  che  s'incaricano  di  tenere  'm  attenta  osservazione  Ir  caldaje  dei 
loro  clienti. 

Il  concorrente,  nello  svolgere  il  tema,  non  dorrà  dimenticare  gli  arridenti  relati- 
vamente numerosi  e  talora  assai  gravi,  che  avvengono  nei  grossi  tubi  bollitori,  le  cui 
pareti  sono  soggette  a  compressione  {raldaje  Cornovaglia).  —  Tempo  utile  "1  dicembre  1890. 
Il  premio  è  d'ital.  lire  3000. 

Premio  di  fondazione  Tomasoni  : 

—  Un  premio  d'ital.  lire  5000  a  chi  detterà  meglio  la  storia  del  metodo  sperimen- 
tale in  Italia.  —  Tempo  utile  31  marzo  1889. 

Premio  di  fondazione  Balbi- Valier: 

—  È  aperto  il  concorso  al  premio  d'ital.  lire  3000  all'italiano  che  avesse  fatto  pro- 
gredire nel  biennio  1888-89  le  scienze  mediche  e  chirurgiche,  sia  colla  invenzione  di 
qualche  istrumento  o  di  qualche  ritrovato,  che  servisse  a  lenire  le  umane  sofferenze,  sia 
pubblicando  qualche  opera  di  sommo  pregio.  —  Tempo  utile  31   dicembre  1889. 


CORRISPONDENZA 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute: 
La  Società  delle  scienze  di  Cherbourg  ;  la  Società  filosofica  di  Cambridge  : 
la  Società  degli  antiquari  di  Londra  ;  1'  Università  di  Cambridge. 

Annunciarono  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

La  R.  Accademia  serba  di  Belgrado  ;  il  R.  Museo  di  storia  naturale  e 
il  R.  Osservatorio  di  Bruxelles  ;  1'  Università  di  Rostock  ;  il  R.  Osservatorio 
di  Greenwich. 

P.  B. 


291  — . 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  18  novembre  1888. 

G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  delle 
Notizie  per  lo  scorso  mese  di  ottobre,  e  lo  accompagna  con  la  Nota 
seguente  : 

«  In  Pieve  di  Cadore  (Regione  X)  fu  dissotterrata  una  tomba  di  età  pre- 
romana, con  qualche  avanzo  di  suppellettile  funebre.  Tombe  di  età  romana 
con  iscrizioni  latine  si  rinvennero  in  Este,  e  nel  suo  territorio,  ed  altre  tombe 
pure  romane,  in  Verona. 

«  In  Bergamo  (Regione  XI),  presso  alcuni  scheletri,  si  raccolsero  monete 
di  bronzo  di  vario  modulo,  appartenenti  in  generale  al  basso  impero  ;  e  mo- 
nete del  periodo  medesimo  si  trovarono  in  altri  sepolcri  scoperti  a  Martinengo. 
In  Monza  si  aprirono  tombe  preromane  con  oggetti  di  bronzo  e  di  ferro. 

«  In  villa  san  Pellegrino  presso  Reggio  d'Emilia  (Regione  Vili)  furono 
riconosciuti  gli  avanzi  di  un  acquedotto  romano,  che  aveva  origine  dal  luogo 
denominato  Acque  chiare,  e  metteva  alla  città  antica. 

«  In  Castel  san  Pietro  sul  Silaro  si  scoprirono  avanzi  di  un  antico  ponte, 
a  cui  appartengono  due  iscrizioni  latine  dell'età  di  Traiano,  illustrate  dal 
prof.  Brizio,  alle  quali  accennai  nelle  comunicazioni  dello  scorso  mese. 

Rendiconti.  1888,  Voi,.  IV.  2°  Sem.  38 


—  292  — 

«  In  Orvieto  (Regione  VII)  continuarono  gli  scavi  della  necropoli  meri- 
dionale volsiniese  presso  la  Cannicella,  nel  fondo  denominato  «  Le  Piaggie  ■ . 
Yi  si  riconobbero  i  resti  di  tombe  a  camera,  con  pochi  avanzi  di  buccheri, 
di  vasi  dipinti,  e  di  bronzi,  quivi  lasciati  da  precedenti  devastazioni. 

«  In  Ascoli  Piceno  (Regione  V)  fu  trovato  un  frammento  di  epigrafe  la- 
tina, ed  un'ara  di  marmo  greco,  con  rilievo  di  un  Genio  alato.  Tombe  cri- 
stiane si  esplorarono  pure  in  contrada  Castagneti  fuori  la  città,  dove  tra  gli 
oggetti  raccolti  merita  essere  ricordata  una  bella  ampollina  di  vetro,  ornata 
di  smalto  bianco. 

«  In  Roma  (Regione  1)  molti,  come  al  solito,  furono  i  trovamenti.  Pa- 
recchie tombe  di  un  sepolcreto  repubblicano  si  riconobbero  nella  Villa  Cam- 
panari, già  Wolkonsky,  al  Laterano  ;  e  tra  queste  parecchie  epigrafi  furono 
rimesse  all'aperto.  Singolare  è  quella  di  un  collegio  funeraticio,  per  le  nuove 
formule  che  vi  si  incontrano.  Un'altra  importante  epigrafe,  dissotterrata  al 
principio  della  via  Labicana,  accenna  al  tempio  d'Iside  donde  toglieva  il  nome 
la  regione  terza  urbana.  Resti  di  fini  musaici  policromi  si  recuperarono  presso 
la  chiesa  di  santa  Lucia  in  Selci,  dove  si  dissotterrò  un  piatto  medioevale 
di  bronzo,  ornato  di  graffiti  Un  tesoretto  di  monete  di  bronzo  del  primitivo 
sistema  latino  si  estrasse  dall'alveo  del  Tevere,  presso  la  Salara,  sotto  l'Aven- 
tino. Sono  tutte  trienti  e  spettano  al  Lazio,  alla  bassa  Etruria  ed  a  Roma. 
Proseguirono  le  ricerche  nel  cimitero  di  s.  Valentino  sulla  Flaminia,  dove  le 
iscrizioni  scoperte  nel  corso  di  pochi  mesi,  ascendono  a  duecento  settanta. 

-  In  Pozzuoli,  presso  il  cantiere  Armstrong,  si  scoprirono  entro  il  mare 
due  muri  di  età  romana;  e  presso  di  essi  furono  estratti  quaranta  capitelli 
marmorei,  e  basi  pure  di  marmo,  con  altri  avanzi  di  ornati  architettonici  ed 
oggetti  vari,  e  frammenti  di  porfido,  di  serpentino,  e  di  colonne  di  fior  di 
persico. 

«  Resti  di  un  edificio  termale  furono  riconosciuti  presso  le  cosidette  «  Stufe 
di  Nerone  »   nel  comune  stesso  di  Pozzuoli. 

«  Nel  territorio  di  Pescosansonesco  nei  Vestini  (Reg.  IV)  il  solerte  ispet- 
tore de  Nino  visitò  parecchi  luoghi,  che  conservano  avanzi  di  età  antica,  sco- 
prendovi alcune  epigrafi,  tra  le  quali  è  degna  di  speciale  riguardo  quella  di 
santa  Maria  degli  Angeli,  che  ricorda  i  magistri  di  un  vico,  che  probabil- 
mente ebbe  sede  in  quelle  vicinanze. 

«  Riconobbe  pure  l'andamento  dell'acquedotto  Corfiniese,  e  raccolse  pa- 
recchie notizie  sopra  antichità  dell'Agro  di  Ortona  a  mare  nei  Frentani,  e  di 
Castel  di  Sangro  nel  Sannio,  ove  fu  scoperta  un'iscrizione  funebre  latina. 

«  Mattoni  con  bolli  di  fabbrica  si  trovarono  nel  tenimento  di  Rionero  in 
Vulture  (Regione  II)  e  di  s.  Fele. 

«  Appartiene  alla  Regione  III  il  seguito  del  catalogo  degli  oggetti  tro- 
vati nella  necropoli  di  Torre  del  Mordillo  nel  territorio  di  Sibari,  e  precisa- 
mente nelle  tombe  che  furono  aperta  dal  1  al  22  dello  scorso  maggio.  Singolare 


—  293  — 

è  l'oggetto  rinvenuto  nella  tomba  206,  che  fu  dato  nella  tav.  XIX  n.  15, 
e  che  consiste  in  un  ornamento  di  cinturone,  formato  con  dodici  tubetti 
spiraliformi,  del  quale  nessun  altro  esemplare  così  completo  erasi  rinvenuto 
precedentemente. 

«  Singolare  eziandio  è  ciò  che  si  raccolse  nella  tomba  207,  donde  fu  tolto 
intatto  il  cranio  dello  scheletro,  sul  cui  osso  temporale  destro  aderisce  l'orec- 
chino di  filo  di  bronzo,  nel  modo  che  vedesi  nella  figura  14  della  tav.  citata. 

n  Chiude  il  fascicolo  una  nota  sopra  monete  d'argento  e  di  bronzo,  sco- 
perte in  Pizzo  della  Campana  nel  comune  di  Càccamo  in  Sicilia  » . 


Filosofìa.  —  Il  Socio  Ferri  presenta  a  nome  dell'autore,  prof.  Roberto 
Benzoni,  la  prima  parte  di  un'opera  intitolata  :  II  Monismo  dinamico  e  sue  atti- 
nenze coi  principali  sistemi  moderni  di  Filosofia.  Dopo  avere  ricordato  che 
al  Benzoni  fu  conferito,  per  giudizio  pronunciato  dall'  Accademia,  uno  dei 
premi  assegnati  dal  Ministero  della  Pubblica  Istruzione  al  Concorso  per  le 
Scienze  filosofiche  e  sociali,  riassume  il  libro  presentato  nella  seguente  Nota 
bibliografica  : 

«  La  compiuta  conoscenza  critica  del  valore  delle  varie  ipotesi  filosofiche 
ideate  allo  scopo  di  riassumere,  in  suprema  sintesi,  i  risultati  delle  singole 
discipline,  e  di  chiarire  la  natura  e  l'ordine  del  mondo  giovò  grandemente  a 
meglio  proporre  e  a  formolare  con  maggiore  chiarezza  i  gravi  problemi  della 
Filosofia.  In  virtù,  appunto  della  conoscenza  critica  del  fondamento  sul  quale 
poggiano  le  opposizioni  dei  sistemi  filosofici,  si  fece  vivo  il  bisogno  di  una 
veduta  filosofica  generale  che  tutte  le  comprendesse,  e  comprendendole  le 
ponesse,  per  quanto  possibile,  in  armonia.  Ad  indicare  tale  bisogno  della  cri- 
tica e  dello  spirito  filosofico  fu  rinnovato  il  vocabolo  Monismo  ;  ma  non  tutti 
i  filosofi  però  s'accordano  nel  determinarne  il  compiuto  significato.  11  prof.  Ben- 
zoni, partendo  dal  principio  che  un  vocabolo  filosofico  riassume  una  serie  d'ana- 
lisi e  determina  il  grado  di  riflessione  per  il  quale  fu  formulato,  si  studiò  di 
chiarire  il  contenuto  del  vocabolo,  di  cui  si  tratta,  donde  il  titolo  di  questa  prima 
parte  del  suo  lavoro  :  Esame  critico  del  concetto  monistico  e  pluralistico  del 
mondo.  A  tale  scopo  egli  esamina  criticamente  le  ragioni  che  nella  storia  della 
filosofia  volsero  le  menti  al  concetto  monistico  del  mondo  e  trova  il  fondamento 
del  Monismo  considerato  nelle  sue  varie  forme:  1°  nella  legge  psico-ontolo- 
gica dello  spirito  umano,  per  la  quale  il  pensiero  per  natura  sua  tende  all'unità 
e  non  s'acqueta  che  nell'  uno-molti  ;  non  s' appaga  se  non  trova  la  ragione 
della  moltiplicità  nell'unità;  2°  nel  principio  di  quella  dottrina  della  cono- 
scenza per  la  quale  l'intelligenza  si  sforza  di  cogliere  la  realtà,  l'intima  natura 
delle  cose,  per  cui  queste  si  modellano  sul  tipo  del  pensiero;  3°  nei  tenta- 
tivi metafisici  per  ispiegare  l'origine  del  moto,  la  possibilità  dell'  azione  e 
reazione  tra  le  cose,  in  generale  la  comunicazione  del  moto;  4°  nel  presup- 
posto metafisico  che  reciproca  attività  non  possa  aver  luogo  se  non  tra  cose 


—  294  — 

simili,  e  che  l'effetto  debba  essere  qualitativamente  uguale  alla  causa;  5°  nei 
tentativi  metafisici  di  chiarire  la  possibilità  della  coesistenza  delle  due  se- 
rie distinte  dei  fatti  psicologici  e  fisiologici.  A  determinare  ancor  meglio  il 
contenuto  del  Monismo  ed  a  valutarne  con  maggiore  precisione  il  fondamento, 
il  Benzoni  oppone   alle   ragioni   storiche   del   Monismo,   le   critiche   dei   so- 
stenitori del  Pluralismo   dell' Herbart  e  del  Fechner;  e  nota  che:  1°  il  bi- 
sogno di  conciliare  l'essere  col  divenire  affin  di  rendere  possibile  l'esperienza; 
2°  l'affermazione  del  valore  obbiettivo  ed  illimitato   del   principio  di  causa; 
3°  i  tentativi  per  ispiegare  i  mutamenti,  ai  quali  danno  luogo  i  vari   reali 
sono  il  fondamento  diretto  del  Pluralismo;  mentre  le  critiche  fatte  alle  ra- 
gioni che  possono  piegare  la  mente  alla  veduta  monistica  del  mondo  ne  sono 
il  fondamento  indiretto.  —  La  discussione  critico-comparativa    delle    ragioni 
che  stanno  a  base  del  concetto  monistico  e  pluralistico   del  mondo  induce  il 
Benzoni  ad  affermare:  1°  Se  i  sostenitori  del  Monismo  non  procedono  retta- 
mente quando  credono  di  trovare  una  base  del   loro   sistema   nell'identifica- 
zione dell'essere  e  del  pensiero,  e  nella  legge  d'unità  che  governa  lo  svolgi- 
mento di  questo,    non  evitano  perciò  gravi  errori  i  seguaci  del    Pluralismo, 
quando  al  pensiero  riferiscono  un  valore  puramente   soggettivo,    formale,   ed 
affermano  che  la  legge  dell'unità  non  possa  dai  concetti  estendersi  alla  realtà. 
Le  due  affermazioni  del  Monismo  e  del  Pluralismo    implicano  proposizioni 
contrarie  non  contradditorie:  esse  possono  dare  luogo  ad  una  sintesi,  possono 
essere  comprese  da  una  proposizione  più    generale  :    cioè    il   pensiero  non  è 
tutta  la  realtà,  non  havvi  identità  tra  il  pensiero  e  tutte  le  tonno  della  realtà: 
ma  ciò  nulla  meno  esso  non  è  fuori  della  realtà,    non    è    una  vuota   forma, 
una  pura  modificazione,  un  mero  stato  dell'energia  psichica;   esso  è  un  atto 
della  realtà  pura,  un  atto  e  non  l'atto  dell'essere.  La  legge  dell'unità  è  pro- 
priamente legge  de'concetti  ;  ma  siccome  i  concetti  importano  uno  svolgimento 
del  pensiero,  così  la  legge  dei  concetti  è  pure  legge  del  pensiero;  d'altra  parte, 
siccome  il  pensiero  appartiene  alla  realtà,  è  un  atto  dell'essere,  così  la  legge 
dell'unità  è  pure  legge  di  una  parte  della  realtà.  In  altre    parole:  siccome 
il  pensiero  non  è  tutto  l'essere,  così  la  realtà  non  può  essere  compiutamente 
unificata  a  modo  che  s'unificano  i  procedimenti   del   pensiero.  L'unità  delle 
cose  non  può  essere  tanto  stretta,  logica  ed  intima  quanto  è  quella  del  pen- 
siero e  de'suoi  atti.  2°  Per  quanto  spetta  alla  relazione  del  Monismo  e  del 
Pluralismo  col  problema  dell'origine  del  moto  il  Benzoni  scrive:   *  Il  Mo- 
nismo considera  un  tale  problema  quale  uno  de'suoi  più  efficaci  fattori  ;  esso 
perviene  all' assolutamente  uno,  identico  ed  immutabile,  al  motore  primo  e  se 
vuoisi  anche  immobile.  Il  Pluralismo  nega  ogni  importanza,  per  rispetto  alle 
questioni  metafisiche,  ad  un  tale  problema;  per  esso    il    moto,  inteso  quale 
cambiamento  di  posto  nello  spazio,  non  ha  nessun  valore  metafisico,  essendo 
lo  spazio  un  puro  fenomeno  che  sussegue  all'attività  reciproca  <leip?*imi  ele- 
menti semplici,  qualitativamente  diversi.  Quantunque  da  un  tale  punto  di 


—  295  — 

vista  il  Pluralismo  la  vinca  sul  Monismo,  tuttavia  il  problema  dell'origine 
del  moto  può  avere  un  significato  prettamente  metafisico,  se  per  moto  inten- 
desi  il  passaggio  dalla  potenza  all'atto,  dall'atto  immanente  all'  atto  tran- 
seunte. Tra  il  riferire  al  problema  dell'origine  del  moto  tale  un'esagerata 
importanza  che  debba  la  soluzione  sua  necessariamente  condurci  all'assoluta- 
mente  uno,  immobile,  all'assoluta  quiete,  e  il  negare  alla  soluzione  di  un  tale 
problema  ogni  significato  metafisico,  havvi  una  via  di  mezzo  ;  si  può  perve- 
nire all'imo,  ma  non  all'assoluta  quiete,  né  all'assoluto  moto;  l'immanente  è 
u/io  in  quanto  non  ha  principio  né  fine,  è  moto  in  quanto  è  atto,  è  quiete 
in  quanto  non  è  atto  transeunte,  ma  bensì  atto  immanente.  3°  Al  problema 
dell'origine  del  moto  si  collega  direttamente  l'altra  ricerca  del  come  si  chia- 
risce la  possibilità  delle  relazioni  che  intercedono  tra  i  reali.  Tra  l'afferma- 
zione: non  essere  possibile  azione  e  reazione  che  tra  cose  simili,  e  la  sua 
contraria  :  non  essere  •possibile  azione  e  reazione  se  non  tra  cose  diverse, 
tramezza  l'affermazione  che  le  comprende  tutte  e  due;  cioè  l'azione  e  la  rea- 
zione importano  tanto  il  simile  quanto  il  diverso.  4°  I  sostenitori  del  Plu- 
ralismo sono  nel  vero  quando  affermano  che  non  si  spiega  la  realtà  né  con 
l'essere  degli  Eleatici,  né  col  divenire  dell'Hegel  :  dal  vero  però  s' allonta- 
nano quando  asseriscono  che  que'due  principi  s'escludono,  sono  in  relazioni 
di  contradittorietà.  La  pluralità  e  la  qualitativa  diversità  degli  elementi 
semplici  non  ispiegano  la  realtà  e  le  reali  relazioni,  perchè  non  comprendono 
l'uno  e  il  piti,  perchè  non  sono  la  sintesi  comprensiva  dell'essere  uno  e  del 
divenire  molteplice. 

«  A  viemeglio  chiarire  che  il  concetto  pluralistico  del  mondo  non  corri- 
sponde né  alle  esigenze  ontologiche,  né  ai  bisogni  scientifici  delle  discipline 
sperimentali,  il  Benzoni  sostiene  contro  l'Herbart  ed  il  Lotze  che  un  collega- 
mento puramente  formale  od  estetico  della  moltiplicità  e  diversità  delle  cose 
non  è  sufficiente  a  spiegare  il  reale  condizionarsi  delle  cose  ;  ma  richiedersi 
all'incontro  un  elemento  reale  quale  contenuto  della  legge  della  comunica- 
zione del  moto. 

«  Determinata  la  natura  ed  il  contenuto  del  Monismo,  il  Benzoni  passa 
ad  enumerarne  le  forme  possibili:  1°  per  rispetto  alla  natura  dell' 'unità  che 
sta  a  base  della  moltiplicità  e  diversità,  ed  enumera  il  Monismo  (a)  onto- 
logico; (b)  dialettico  o  idealistico;  (e)  naturalistico;  (d)  materialistico;  (e)  psi- 
cologico; 2°  per  rispetto  al  passaggio  dialettico  dall'uno  ai  più  e  viceversa 
enumera  le  seguenti  forme  :  (a)  Monismo  per  emanazione  ;  (b)  per  immanenza  ; 
(e)  per  evoluzione;  (d)  per  evoluzione  dialettica;  (e)  naturale;  (/')  mecca- 
nica; 3°  per  rapporto  alle  attenenze  dell'uno  coi  più  enumera  le  seguenti 
forme  di  Monismo:  (a)  unitario;  (b)  panteistico;  (e)  ateistico.  Chiarita  la 
natura  delle  molteplici  possibili  forme  di  Monismo,  il  Benzoni  determina  il 
posto  che  tra  queste  deve  occupare  il  Monismo  dinamico  ;  ma  come  si  possa 
raggiungere  la  meta  alla  quale  tende  il  Monismo  dinamico,  egli  chiarirà  in 
una  terza  parte  del  suo  lavoro,   dopo    avere    criticamente    esaminate   quelle 


—    296  — 

forme  di  Monismo  che  hanno  già  avuto  un'espressione  nella  storia  della  Fi- 
losofia. 

«  i  pregi  del  presente  volume,  attestati  da  analisi  accurate  e  da  larghe 
cognizioni  nella  storia  della  Filosofia,  ci  fanno  desiderare  le  parti  che  deb- 
bono dar  compimento  allo  studio  di  così  importante  argomento  ». 


Archeologia.  —  Il  prof.  Comparenti  comunica  una  breve  Nota  intorno 
alla  iscrizione  di  un  vaso  antico  presentato  dal  prof.  Helbig  nella  seduta 
dell'altra  classe,  del  4  novembre. 

«  L'iscrizione  segnata  sotto  il  piede  del  vaso  con  una  punta  di  stecca 
mentre  l'argilla  era  ancora  morbida,  offre  ben  chiare  le  lettere 

HOYTOTONAAMONE^AnONEPON 

A 
*  È  del  tutto  corretta  e  deve  leggersi 

ovico  xòv  óuiiov  t-(ffc  novriQÓv 

(t 

«  Si  vede  che  è  dei  tempi  in  cui  non  era  ancora  in  pieno  uso  l'alfabeto 
ionico,  particolarmente  presso  i  privati;  cioè  dei  primi  del  4°  secolo. 

«  Il  collega  Helbig  legge  ovto(s)  supponendo  che  il  e  sia  stato  omesso 
per  errore;  ma  chi  sarebbe  quell'  ovtog ?  il  morto  forse  nella  tomba  del 
quale  il  vaso  fu  deposto  ?  converrebbe  supporre  che  il  vaso  fosse  fabbri- 
cato espressamente  per  lui,  il  che  non  suol  essere.  Del  resto  non  c'è  bisogno  di 
ricorrere  a  supporre  un'omissione  quando  si  ha  parola  e  senso  soddisfacente 
senza  di  ciò.  Ovtw,  adeo  è  intensivo  dell'aggettivo  Tror^oór;  abbiamo  la 
frase  assai  chiara  adeo  Improbum  dùjit  esse  populum.  Ma  anche  qui  rimane 
da  sapere  quis  dixit  ?  Una  prima  idea  che  si  presenta  alla  niente,  trattandosi 
di  un  vaso,  come  pensa  l'egregio  collega,  proveniente  dalla  Magna  Grecia  e 
propriamente  da  Taranto,  è  che  si  abbia  qui  un  effato  pitagorico,  ove  non  fa- 
rebbe alcuna  maraviglia  trovar  lasciato  sottinteso  il  nome  del  grande  maestro. 
Anche  il  concetto  collima  colle  idee  pitagoriche  sullo  stato,  non  favorevoli 
al  regime  democratico;  e  se  il  vaso  proviene  da  Taranto,  come  opina  il 
nostro  collega,  c'è  pur  da  notare  che  all'epoca  a  cui  esso  può  riferirsi  il 
potere  supremo  in  quella  città  stette  assai  tempo  in  mano  di  un  pitagorico, 
del  celebre  Archyta;  né  sorprende  un  accenno  a  scissure  di  partiti  politici 
in  quella  città  ben  nota  per  la  sua  irrequietudine. 

«  C'è  però  da  osservare  una  lettera  che  si  scorge  sottoposta  alla  parola 
novi  oóv;  è  quella  lettera  un  A  un  po'  mutilato,  ed  il  collega  Helbig  ha 
creduto  scorgervi  una  correzione  di  novr^ov  in  novaqóv  secondo  il  dorismo. 
Ma  egli  ha  torto;  il  dorismo  conserva  sempre  1'/,  negli  aggettivi  di  questa 
forma  derivanti  da  nomi  non  di  prima  declinazione  e  dice  Ttovqqóq^  ÓxvtjqÓq 
e  non  mai  TtovaQÓg,  òxraQÓg  (Ved.  Ahrens  D.  D.  p.  139  sg.).  Dunque  quell'« 


—  297  — 

va  spiegato  altrimenti  e  può  anche  darsi  che  sia  la  prima  lettera  del  nome 
di  colui  che  disse.  Vogliamo  supporre  che  questo  nome  fosse  appunto  ^[Qy^vrag]? 
Ma  poiché  l'eccesso  nell'ipotesi  dà  risultati  nulli,  meglio  addirittura  nulla 
supporre  e  contentarsi  di  prender  nota  di  questa  singolare  iscrizione  unica 
nel  suo  genere,  in  cui  spira  tuttavia  quello  sprezzo  per  la  democrazia  che 
fu  proprio  de'  più  antichi  Dori  e  che  palpita  pure,  in  tempi  ancor  più  antichi 
di  questa  iscrizione,  nella  poesia  di  Teognide  ». 

Storia  della  geografia.  —  Come  veramente  si  chiamasse  il  Ve- 
spucci, e  se  dal  nome  di  lui  sia  venuto  quello  del  Nuovo  Mondo. 
Nota  del  Socio  G.  Govi. 

«  Dopo  d'aver  tanto  accusato  Amerigo  Vespucci,  per  essere  stata  chia- 
mata dal  suo  nome  la  Terra  nuova  scoperta  dal  Colombo,  certi  scrittori  son 
venuti  fuori  in  questi  ultimi  tempi  a  sostenere  che  il  nome  di  America  non 
è  derivato  altrimenti  da  quello  del  Vespucci,  ma  bensì  dal  nome  che  già 
portava  un  tratto  di  quelle  regioni,  prima  assai  che  il  Colombo  le  incontrasse 
nella  sua  ardita  navigazione  dalla  Spagna  verso  il  Cataio,  o  che  vi  appro- 
dasse il  Vespucci  coi  navigatori  portoghesi. 

«  Il  Lambert  ritiene  che  America  sia  una  trasformazione  di  Amaraca, 
nome  dato  dai  Peruviani  a  un  vastissimo  impero  dell'emisfero  occidentale. 
Uri  altro,  il  Marcou,  afferma  che  fra  il  lago  di  Nicaragua  e  la  costa  dei 
Mosquitos  sorge  una  catena  di  montagne  chiamata  Amerrique  in  lingua 
Maya,  cioè  a  dire  :  Paese  del  vento,  e  che  i  primi  navigatori  i  quali  appro- 
darono in  quelle  regioni,  inteso  quel  nome  dagl'indigeni,  lo  trasportarono  nelle 
lingue  europee  sotto  la  forma  di  America,  e  lo  diedero  a  tutte  quelle  terre 
che  da  principio  erano  state  chiamate  :  Mundus  novusJ  Terra  Sanctae  Crucis 
e   Terra  dei  Papagalli. 

a  Siccome  però  a  sostenere  siffatte  asserzioni  non  solo  bisogDa  dimostrare, 
che  i  vocaboli  Amaraca  e  Amerrique,  veri  e  non  inventati,  si  usavano  già 
innanzi  al  primo  viaggio  del  Colombo,  che  da  essi  potè  derivar  facilmente  la 
voce  America,  e  che  i  primi  navigatori  la  derivarono  da  quei  nomi  e  la  intro- 
dussero fra  noi;  ma  convien  provare  ancora  che  dal  nome  del  viaggiatore 
fiorentino  non  potè  nascere  una  tal  voce,  così  tutti  e  due  concordemente 
quegli  scrittori  sostengono  che  il  Vespucci,  prima  che  fosse  battezzata  l'Ame- 
rica, si  chiamava  Alberico,  e  non  Americo,  che  sant'Americo  non  è  fra  quelli 
del  Calendario,  e  che  quindi,  se  il  Nuovo  Mondo  si  fosse  voluto  denominar  da 
lui,  si  sarebbe  dovuto  chiamar  Alberica  e  non  America.  Aggiungono  poi  con 
bel  garbo  che,  divulgatosi  il  nome  di  America,  il  Vespucci  cambiò  Alberico 
in  Americo,  per  far  pensare,  al  pubblico  che  dal  suo  nome  fosse  stato  tratto 
quello  dei  paesi  nuovamente  scoperti,  e  visitati,   fra  gli  altri,  anche  da  lui. 

«  E  veramente,  a  rigor  di  Almanacco,  il  nome  di  Americo  non  si  riscontra 


—  298  — 

fra  quelli  dei  Santi,  ma  neppure  quello  d'Alberico  figura  nelle  Agiografie,  sicché 
né  l'uno  né  l'altro  potendo  essere  un  nome  da  cristiano,  converrebbe  ammettere 
che  il  Vespucci  non  solo  non  si  chiamasse  Americo,  ma  neppure  Alberico! 

«  Però  con  buona  pace  dei  signori  Lambert  e  Marcou,  e  malgrado  il  si- 
lenzio dei  Calendari],  il  fortunato  navigatore  fiorentino  si  chiamava  proprio 
Americo  o  Amerigo,  come  s'era  chiamato  il  notaio  Amerigo  di  Stagio  Ve- 
spucci, fra' suoi  antenati,  e  come  fra'suoi  coetanei  si  nominava  quell'Amerigo 
de'Benci,  del  quale  Lionardo  da  Vinci  ritrasse  la  moglie  Ginevra,  e  forse 
disegnò  anche  il  ritratto  (')• 

«  Amerigo  o  Americo  dovea  dunque  essere  un  nome  cristiano,  era  in 
uso  a  Firenze  da  un  pezzo,  e  poteva  benissimo  portarlo  il  Vespucci,  se  altri 
l'aveano  portato  prima  di  lui  o  lo  portavano  in  quel  tempo. 

«  I  fiorentini,  d'altronde,  hanno  sempre  avuto  il  vezzo  di  trasformare  i 
nomi  a  grado  loro,  e  se  si  cercassero  nei  Calendarii  i  nomi  di  Dante  (Du- 
rante), di  Stagio  (Anastasio),  di  Goro  (Gregorio),  di  Beco  (Domenico),  di 
Lapo  (Jacopo),  ecc.,  si  dovrebbero  dichiarare  tutti  anticristiani,  o  mascherati 
così  per  qualche  grave  motivo,  se  anticristiano  fosse  quello  d'Americo,  o,  come, 


(*)  Il  Vasari  racconta  d'aver  posseduto,  fra1  vari  disegni  di  Lionardo,  il  ritratto  «lì 
Amerigo  Vespucci:  «  che  e  una  testa  di  vecchio  bellissima,  disegnata  ili  carbone  ».  Ora 
Amerigo  Vespucci,  domiciliatosi  giovane  in  Spagna,  non  si  sa,  nò  pare  probabile  che  tor- 
nasse in  Italia  nella  sua  vecchiaia,  né  che  andasse  in  Francia  negli  ultimi  anni  della  vita 
di  Lionardo;  il  quale  poi,  senza  dubbio,  non  visitò  mai  Portogallo  né  Spagna  dosante  la 
vecchiaia  del  Vespucci,  se  pure  può  convenire  al  Vespucci  l'epiteto  di  vecchio,  adoprato 
dal  Vasari  parlando  di  quél  suo  supposto  ritratto,  poiché,  nato  nel  1451,  morto  nel  1512, 
a  poco  più  di  60  anni  il  Vespucci  non  avrebbe  potuto  dirsi  un  bel  vecchio  neppure  al 
tempo  della  sua  morte. 

Però  la  famiglia  dei  Vespucci  avendo  avuto  tre  gonfalonieri  e  venticinque  priori 
della  Repubblica  fiorentina,  parecchi  dei  quali  mentre  Lionardo  visse,  o  passò  qualche 
tempo  in  Firenze,  ed  essendo  il  nome  di  Emerico  o  Americo  ripetuto  più  volte  in  quella 
casa,  potrebbe  il  ritratto  posseduto  dal  Vasari  essere  stato  lineilo  d'un  Amerigo  Vespucci 
già  vecchio  al  tempo  di  Lionardo,  persona  ragguardevole  e  degna  d'essere  effigiata,  quan- 
tunque diversa  dall'Amerigo  Vespucci  fortunato  esploratore  del  Nuovo  Mondo,  e  pilota 
maggiore  del  re  di  Spagna  dal  1508  sino  alla  sua  morte. 

Potrebbe  essere  ancora,  e  ciò  mi  par  più  probabile,  che  il  ritratto  del  da  Vinci,  pos- 
seduto dal  Vasari,  fosse  quello  d'Amerigo  Benci,  indicato  sul  disegno  Col  solo  nome  d'Ame- 
rigo, e  perciò  creduto  quello  del  Vespucci.  Si  sa  che  il  Benci  aveva  fatto  ritrarre  da 
Lionardo  la  moglie  Ginevra,  e  in  casa  Benci  si  trovava  ai  giorni  del  Vasari  ([vlq\Y Ado- 
razione dei  Magi  che  Lionardo  lasciò  incompiuta,  e  che  ora  si  vede  a  Firenze  nella 
Galleria  degli  Uffizi. 

Il  sospetto  che  il  ritratto  posseduto  dal  Vasari  potesse  essere  quello  di  Amerigo  Benci 
era  pure  venuto,  parecchi  anni  fa,  al  chiarissimo  illustratore  del  Vasari,  il  comm.  Gaetano 
Milanesi,  il  quale  me  ne  aveva  fatto  cenno;  sarei  quindi  lieto  se  queste  mie  considera- 
zioni potessero  confermarlo  in  quel  parere,  e  fargli  togliere  così  dall'opera  del  Vasari  una 
delle  tante  inesattezze  chi,  purtroppo!  il  buon  pittore  aretino  accolse  nelle  sue  celebri 
Vite  dei  Pittori. 


—  290  — 

più  dolcemente  diceasi  a  Firenze,  Amerigo,  il  quale  è  trasformazione  toscana 
di  Emmeric  o  Emery,  nome  d'un  figliuolo  di  Santo  Stefano,  che  la  Chiesa 
commemora  il  dì  4  di  novembre. 

«  Ma  quantunque  sia  certo  che  il  nome  d'Americo  s'usava  in  Firenze 
ed  era  stato  pure  portato  anticamente  da  altri  della  famiglia  dei  Vespucci, 
potrebbe  ancora  taluno  sostenere  che  il  celebre  navigatore  non  si  chiamasse 
con  codesto  nome  prima  che  dal  Colombo,  o  da  altri,  fosse  stato  divulgato  fra 
noi  quello  del  grande  Impero  Peruviano,  o  quello  delle  Montagne  di  Nica- 
ragua, dai  quali,  secondo  i-  signori  Lambert  e  Marcou,  è  derivato  il  nome  al 
Nuovo  Mondo;  ma  che,  battezzato  Alberico  (come  lo  battezzò  in  fatti  Fra 
Giovanni  del  Giocondo  nel  tradurre  in  latino  la  prima  sua  lettera)  si  fosse 
poi  detto  Americo  dopo  il  1492,  per  farsi  bello  della  gloria  altrui. 

«  A  dissipare  ogni  dubbio  non  bastano  i  documenti  a  stampa,  dove  il 
Vespucci  è  chiamato  Amerigo,  essendo  tutti  codesti  documenti  posteriori  al  1500, 
e  quindi  posteriori  ai  tre  primi  viaggi  del  Colombo.  Ne  bastano  per  lo  stesso 
motivo  le  cedole  Reali  pubblicate  dal  Navarrete,  né  una  ricevuta  sottoscritta 
dal  Navigator  Fiorentino. 

«  È  vero  che  il  Vamhagen  ha  riprodotto  una  lettera  giovanile  del  Vespucci 
che  porta  la  firma  Emericus  Vespucius,  firma  che  ci  addita  l'origine  della 
forma  Toscana  Americo,  ma  la  lettera  del  Varnhagen  è  tenuta  per  documento 
sospetto,  dai  nuovi  padrini  del  Continente  Americano. 

«  Qualche  altra  scrittura  citata  dal  Bandini,  e  portante  il  nome  di  Amerigo 
anteriormente  alla  scoperta  dell'America,  è  pure  respinta  dagli  oppositori  come 

apocrifa talché  potrebbe  durare  ancora  in  certi  animi  timorosi  il  dubbio  se 

veramente  il  Vespucci  si  chiamasse  Americo  innanzi  al  ritorno  del  navigator 
genovese  dal  primo  suo  viaggio. 

«  A  togliere  qualunque  incertezza  e  a  restituire  al  celebre  navigatore  il 
vero  suo  nome,  varrà  quindi,  vogliamo  almeno  sperarlo,  un  documento  autentico 
e,  assai  probabilmente,  autografo,  che  si  trova  in  Mantova  fra  le  carte  dell'Ar- 
chivio Gonzaga  ('). 

«  Trattasi  di  una  lettera  del  Vespucci  scritta  di  Siviglia  il  30  di  Dicembre 
del  1492  a  Corradolo  Stanga  Commissario  Ducale  in  Genova,  il  quale  aveva 
l'incarico  di  ricevere  le  corrispondenze  di  Spagna  e  di  trasmetterle  a  Francesco 
Gonzaga. 

«  Ecco  la  lettera: 

Y.  h.  s. 

Reverendissime  in  Christo  Pater  ac  Domine 

Dopo  le  debite  rachomandationi  etc.a  E  sapra  V.  R.ma  S.  Come  di 
qui  parti  circa  di  Vili  giorni  sono  il  magnifico  Messer  Antonio  Salimbeni 
Imbasciadore  dello  III.™  Signore  di  Mantoa  per  agranata,  et  perche  molto 

(0  Rubr.  E.  XIV,  3.  —  Busta  585. 

Rendiconti.  18S8,  Voi..  IV,  2°  Sem.  39 


—  300  — 

miìicharico  che  io  dessi  boiio  richapito  alle  interchiuse  ho  fallo  questi  pochi 
uersi  a  V.  R.  S.  per  farle  intendere  come  hauete  a.  dare  di  porto  per 
le  presenti  al  chorriere  dna  charlini  de  quali  ve  ne  uarrete  dal  prefato 
Messer  Antonio  Salimbeni  che  tanto  mi  lascio  in  commissione  a  sua  partita. 
Rachomandomi  a  V.  R.  S.  la  quale  dio  felice  et  imperpetuo  consentì. 
Sy bìlie  die  XXX  decembri s  M°CCCC°LXXXXIL 
E.    V.  R.me  I)is 

Si'/'.  Amerigho    Vespucci 
merchante  fiorentino  in  Sybilia 
e  nella  soprascritta: 

Reverendissimo  in  Christo  Patii  Domino  Domino  Gomissario 
Duellali  Janue  dignissimo  Domino  suo  observandìssimo.  eie. 

In  Gienova 
Pagliate  diporto  al  'presente  latore  dna  charlini. 

«  Sulla  autenticità  di  questa  lettera  (anteriore  al  ritorno  del  Colombo 
dal  suo  primo  viaggio)  non  si  può  muovere  dubbio  alcuno,  poiché  dalle  filze 
dell'archivio  Gonzaga  contenenti  le  corrispondenze  di  quell'anno  (1492)  ri- 
sulta appunto  che  Antonio  Salimbeni  avea  in  quei  giorni  lasciato  Siviglia  per 
recarsi  a  Granata,  e  perchè  in  una  lettera  del  12  di  febbraio  del  1493  Cor- 
radolo  Stanga  (commissario  perpetuo  del  duca  di  Milano  Lodovici»  il  Moro 
presso  la  Repubblica  Genovese,  postasi  pochi  anni  innanzi  sotto  la  protezione 
dello  Sforza),  scrivendo  da  Genova  al  marchese  Francesco  di  certe  lettere  che 
aspettava  da  Tunisi,  soggiunge:  ■  quale  capitando  qui  mandato  battanolo  ala 
S.  V.  Ill.ma  corno  e  debito  mio,  et  corno  ho  fatto  laltre  che  mi  sono  ca- 
pitate  de  hispagna  -.  Le  quali  altre  (lettere)  provenienti  dalla  Spagna  do- 
veano  essere  state  quelle  appunto  di  cui  parlava  il  Vespucci  nella  sua,  che 
lo  Stanga  avrà  pure  mandata  al  marchese  di  Mantova,  forse  per  acquistar 
merito  al  mercante  fiorentino  presso  il  Gonzaga,  che  primeggiava  allora  fra  i 
principi  d'Italia,  fors'anche  per  giustificare  la  spesa  dei  due  carlini  pagati 
al  portatore  del  plico  spagnuolo,  e  che  dovevano  essere  rimborsati  dall'am- 
basciatore Salimbeni. 

«  Se  la  lettera  è  autografa  (come  pare  probabile),  essa  attesta  l'abilità 
calligrafica  del  Vespucci,  che  essendo  reputatissimo  disegnatore  di  carte  nau- 
tiche doveva  infatti  aver  mano  sicura  e  occhio  geloso,  condizione  indispen- 
sabile per  formar,  scrivendo,  i  caratteri  colla  uniformità  elegante  e  severa  ad 
un  tempo,  colla  quale  essi  appariscono  delineati  nella  lettera  dell'archivio 
Gonzaga. 

«  Ora  che  non  può  rimaner  più  alcun  dubbio  sul  nome  di  battesimo 
del  Vespucci  (poiché,  a  Firenze,  Ani  cri  co,  o  Amerigo  sono  sempre  stati 
e  sono  ancora  una  stessa  cosa,  e  Yh  posta  fra  il  g  e  Yo  d'Amerigo,  e  ri- 
petuta per  altre  parole  [rachomandationi,,  mincharico,   richapito,  citar! ini . 


—  301  — 
■pagliate  ec.  ec]  in  più  luoghi  della  lettera  del  Vespucci,  era  allora  usata  da  molti, 
e  fra  gli  altri  da  Lionardo  da  Vinci,  per  significare  che  il  e,  o  il  g,  doveano  essere 
pronunciati  aspri  e  non  dolci)  cade  tutto  l'edilìzio  dei  signori  Lambert  e  Marcou, 
e  rimane  a  Martino  Valdseemueller  (Hijlacomilm)  tutta  intera  la  colpa  d'a- 
vere ignorato  nel  1507  i  viaggi  del  Colombo,  e  d'aver  proposto  nella  sua  Co- 
smographiae  Introducilo,  stampata  in  quell'anno  a  Saint-Die  in  Lorena,  che 
al  Nuovo  Mondo  fosse  dato  il  nome  à'Amerige,  o  d'America  per  averlo  sco- 
perto e  descritto  pel  primo  (come  egli  riteneva)  Americo  Vespucci  » . 

Archeologia.  —  Il  Socio  Lanciani  annimcia  la  scoperta  del  rivus 
herculaneus  ossia  del  ramo  celimontano  dell'acquedotto  Marcio,  del  quale  parla 
Frontino  nel  cap.  19  del  primo  libro.  Di  questa  notevole  opera  idraulica  del 
secolo  VII  non  s'era  mai  scoperta  traccia:  oggi  il  rivo  erculaneo  si  può  dire 
rimesso  alla  luce  in  tutta  la  sua  lunghezza  di  circa  2200  metri.  Nelle  esca- 
vazioni per  l'Ospedale  militare  in  villa  Casali,  ed  in  quelle  attualmente  in 
corso  nella  villa  Wolkonsky,  si  è  ritrovata  una  condottura  assai  profonda,  com- 
posta di  enormi  macigni  attraversati  da  parte  a  parte  da  un  foro  cilindrico, 
ed  innestati  a  battente  l'uno  nell'altro.  I  macigni  son  lunghi  in  media  m.  1,50 
grossi  e  larghi  m.  0,75.  Il  diametro  del  foro  è  di  m.  0,33  :  la  grossezza 
della  incrostazione  alabastrina  attorno  alle  pareti  del  foro  medesimo  è  di 
millimetri  quarant'  uno.  Tutte  le  particolarità  tecniche,  topografiche,  ed  idrau- 
liche di  quest'opera  convengono  egregiamente  con  le  notizie  date  da  Frontino 
intorno  al  rivo  erculaneo.  Esso  aveva  origine  da  un  castello  di  divisione 
tuttora  esistente  nell'  interno  della  torre  delle  mura  urbane,  a  destra  della 
nuova  porta  s.  Lorenzo,  ed  aveva  termine  sul  fornice  stesso  della  porta  Ca- 
pena,  gli  avanzi  della  quale  esìstono  nell'  orto  annesso  all'  ex  monastero  di 
S.  Gregorio. 

Matematica  —  Le  equazioni  differenziali  pei  periodi  delle  fun- 
zioni iper  ellittiche  a  due  variabili.  Nota  del  Socio  F.  Brioschi. 

Questa  Nota  verrà  pubblicata  nel  prossimo  fascicolo. 

Paletnologia.  —  Appuntì  per  lo  studio  delle  stazioni  lacustri 
e  delle  terremare  italiane.  Nota  del  Socio  Luigi  Pigorini. 

«  È  opinione  generalmente  seguita  dai  paletnologi  che  le  stazioni  lacu- 
stri italiane,  esistenti  nelle  contrade  subalpine  dai  Colli  Euganei  in  provincia 
di  Padova  al  territorio  d'Ivrea  in  Piemonte,  non  presentino  alcuna  essenziale 
differenza  per  ciò  che  concerne  il  materiale  archeologico  che  contengono,  e 
attestino  famiglie  di  uno  stesso  popolo  le  quali  occuparono  circa  nel  medesimo 
tempo  i  nostri  laghi. 


—  302  — 

«  Confrontando  con  diligenza  i  prodotti  industriali  che  si  scavano  nelle 
dette  stazioni  appar  chiaro  invece,  che  se  parecchi  sono  realmente  comuni  a 
tutte,  altri  sono  propri  soltanto  di  talune.  Le  stoviglie,  ad  esempio,  coìYansa 
lunata  o  cornuta  abbondano  nelle  stazioni  lacustri  delle  Provincie  venete,  e 
mancano  completamente  in  tutte  quelle  della  Lombardia  e  del  Piemonte. 
Altrettanto  è  a  dire,  per  non  citare  qui  maggior  numero  di  fatti,  del  coltello 
di  bronzo  a  doppio  taglio  o  rasoio  come  vogliamo  chiamarlo.  Pure  di  questo 
utensile,  che  non  di  rado  si  scopre  nelle  stazioni  lacustri  del  Veneto,  non  si 
conosce  alcun  esemplare  trovato  in  quelle,  assai  più  numerose,  della  Lom- 
bardia e  del  Piemonte.  Per  tali  comparazioni,  come  ho  recentemente  accen- 
nato altrove  (Bull,  di  paletti.  Hai.  XIV,  pag.  124),  si  dimostra  che  le  sta- 
zioni lacustri  italiane  formano  due  gruppi  ben  distinti,  Yorientale  e  V occi- 
dentale. Il  primo  comprende  quelle  delle  Provincie  di  Padova,  Vicenza  e  Ve- 
rona; il  secondo  le  stazioni  dei  laghi  e  delle  torbiere  lombarde  e  piemontesi. 

«  Ho  avuto  più  volte  occasioue  di  ricordare  (')  che  colle  stazioni  lacu- 
stri subalpine  si  legano  le  terremare  di  parte  della  bassa  Lombardia  (Man- 
tovano e  Bresciano)  non  che  delle  provincie  dell'Emilia,  e  credo  siano  tutti 
in  ciò  d'accordo  con  me.  Ora  però  che  dobbiamo  faro  due  gruppi  delle  sta- 
zioni lacustri,  si  rende  necessario  di  indagare  a  quale  di  essi  le  terremare 
si  stringano. 

«  Chi  consideri  la  distribuzione  geografica  delle  terremare.  rileva  tosto 
che  la  regione  nella  quale  sono  sparse  si  accosta  a  quella  delle  stazioni  lacu- 
stri del  gruppo  orientale,  ed  è  quindi  presumibile  che  abbiano  piuttosto  re- 
lazione con  queste  che  non  colle  stazioni  Lacustri  del  gruppo  occidentale.  Ciò 
diviene  evidente  per  poco  che  si  esamini  e  SÌ  confronti  il  materiale  archeolo- 
gico delle  une  e  delle  altre,  come  risulta  dalle  mie  comparazioni  fra  le  an- 
tichità delle  terremare  dell'Emilia  e  quelle  delle  palafitte  del  Garda  (Le  abit. 
lacus.  di  Peschiera,  nelle  Mera,  dei  Li  ucci,  C.  di  se.  mor.  serie  3a,  I).  A 
darne  anche  qui  una  prova  mi  basta  rammentare,  che  tanto  per  le  stazioni 

(*)  Alle  relazioni  fra  le  terremare  dell'Emilia  e  le  stazioni  lacustri  subalpine  accen- 
nammo già  Strobel  ed  io  nella  prima  e  nella  seconda  descrizione  delle  terremare  pubblicate 
nel  1862  e  nel  1864.  Per  ciò  poi  che  ne  ho  detto  io  in  particolare,  vedi  i  seguenti  miei 
scritti:  Le  abit.  lacus.  nella  Nuova  Antol.  gennaio  1870,  pag.  114.  —  La  terroni,  de  Ca- 
saroldo,  negli  Atti  d.  Congr.  preist.  di  Stoccolma,  I,  pag.  373.  —  Le  abit.  lacus.  di  Pe- 
schiera, nelle  Mem.  d.  Lincei,  CI.  di  se.  mor.  s.  3a,  I.  —  Distrib.  fieogr.  d.  stazioni  preist. 
in  Italia,  nel  Boll.  d.  soc.  geogr.  it.  3.  2a,  III,  pag.  191,  192  —  Escurs.  paleoetn.  nell'Italia 
super.,  nelle  Not.  d.  scavi  1878.  —  La  paleoetn.  veronese,  pag.  12.  Estr.  dalla  Nuova  Antol. 

I  settembre  1879.  —  77  Museo  Preist.  di  Roma,  la  relaz.  pag.  5,  6.  —  Terram.  di  Ca- 
stione  dei  Marchesi,  pag.  53,  54.  Estr.  dalle  Mem.  d.  Lincei,  CI.  di  se.  mor.  s.  3a,  Vili.  — 

II  Museo  preist.  di  Poma,  2a  relaz.  pag.  7.  —  L'Italia  preist.  nel  Boll.  d.  soc.  geogr. 
it.  3.  2a,  X  pag.  244-47  —  I  più  ant.  sepol.  d'Italia,  pag.  9,  10.  Estr.  dalla  Nuova  Antol. 
15  aprile  1885.  —  A  ciò  è  da  aggiungere  quanto  dissi  nel  Bull,  dipaletn.  ital.  IV,  pag.  101  ; 
VI,  pag.  191;  X,  pag.  39,  123;  XI,  pag.  92. 


—  303  — 

lacustri  del  Veneto,  quanto  per  le  terramare  sono  caratteristiche  le  stoviglie 
coli' ansa  cornuta  o  lunata  e  il  rasoio  di  bronzo  a  doppio  taglio. 

«  Le  terremare  pertanto  non  sono,  per  così  dire,  che  la  continuazione 
delle  palafitte  venete  sulle  due  rive  del  Po  nel  suo  tronco  inferiore,  ciò  che 
spiega  la  ragione  della  mancanza  di  terremare  sulle  sponde  del  tronco  supe- 
riore dello  stesso  fiume,  in  corrispondenza  colle  stazioni  lacustri  lombarde  e 
piemontesi.  E  se,  come  a  me  par  certo,  nelle  terremare  abbiamo  le  primi- 
tive stazioni  degl'Italici,  è  da  ritenere  oggi  che  questi  non  uscirono  dalle  fami- 
glie di  tutte  quante  le  nostre  antichissime  stazioni  lacustri  subalpine,  ma  bensì 
da  quelle  soltanto  della  regione  veneta. 

«  Il  nome  di  terramara,  giova  ripeterlo  col  Chierici  {Bull,  di  paletti. 
iteti.  V,  pag.  187),  conviene  unicamente  a  quelle  stazioni  della  pura  età 
del  bronzo  che  palesano  un  determinato  sistema  rigorosamente  seguito  nel 
fondarle,  quello  cioè  di  essere  rettangolari,  orientate,  con  palafitta  rinchiusa 
in  un  argine  che  si  elevava  sul  piano  di  campagna  e  attorno  al  quale  era 
scavata  una  fossa  (').  Vi  ha  però  qualcuno  che  non  è  dello  stesso  avviso,  e 
per  mostrare  che  i  terramaricoli  ebbero  anche  stazioni  diverse,  se  ne  citano 
dell' Imolese  e  del  Forlivese  specialmente,  nelle  quali  si  trovano  prodotti  indu- 
striali propri  delle  terremare,  ma  in  cui  non  si  ha  traccia  di  una  vera  pala- 
fitta, dell'argine  ecc. 

«  Studiando  accuratamente  simili  stazioni  si  osserva  che  in  esse  ai  pro- 
dotti industriali  delle  terremare,  se  ne  associano  altri  che  nelle  terremare  non 
si  scavano  mai.  Siffatta  circostanza,  e  quella  precedentemente  notata  che  nelle 
dette  stazioni  mancano  le  particolarità  essenziali  delle  terremare,  per  me  dimo- 
strano che  esse  non  appartengono  ai  terramaricoli,  cioè  agi'  Italici,  ma  bensì 
a  famiglie  contemporanee  di  altra  schiatta  e  di  origine  diversa.  Tali  famiglie 
occupavano  il  paese  all'arrivo  degl'Italici,  vi  rimasero  mentre  questi  si  diffon- 
devano nelle  provincie  dell'Emilia,  e  pei  contatti  e  per  gli  scambi  trassero 
dai  nuovi  venuti  molti  dei  loro  prodotti  industriali  e  dei  loro  usi.  Per  citare 
la  principale  di  simili  stazioni  scambiate  colle  terremare,  ricorderò  quella  del 
Castellacelo  d'Imola,  divenuta  celebre  dopo  le  diligentissime,  complete  ri- 
cerche del  sen.  Giuseppe  Scarabelli,  e  dopo  l'accurato  e  splendido  ragguaglio 
(Stazione  preist.  sul  Monte  del  Castellacelo  presso  Imola,  1887),  che  egli  ne 
ha  pubblicato. 

«  È  mio  intendimento  di  esporre  in  seguito  con  maggiore  estensione 
gli  argomenti  sui  quali  fondo  le  opinioni  accennate  in  questa  breve  Nota. 
Qui  mi  limito  a  farne  menzione  nel  desiderio  che  i  miei  colleghi  nelle  ricerche 
paletnologiche  si  occupino  della  quistione,  ed  espongano  a  profitto  della  scienza 
i  risultati  delle  loro  indagini  ». 

• 

(!)  Ciò  fu  nel  corrente  anno  confermato  dai  risultati  degli  scavi  sistematici  che  ho  ese- 
guiti in  una  delle  più  estese  terremare  parmensi,  detta  del  Castelliamo,  situata  nel  comune  di 
Fontanellato.  Spero  di  pubblicare  in  proposito  ira  non  molto  un  particolareggiato  ragguaglio. 


—  304  — 

Geografia.  —  Notizie  d' Italia  estratte  dall'opera  di  Sihdb  ad- 
din'al  lUmari,  intitolata  masàlik  'al  'absàr  fi  mamàlik  'al  'ain- 
sàr.  Nota  del  prof.  C.  Schiaparelli,  presentata  dal  Socio  M.  Amari. 

«  Sull'autore  delle  presenti  notizie  e  sull'opera  da  cui  sono  estratte  scrisse 
l'Amari  in  questi  Atti  accademici,  dove  egli  illustra  il  passo  che  tocca  delle 
Condizioni  degli  Stati  Crini inni  dell'Occidente  secondo  una  relazione  di  I)o- 
menichino  Boria  da  Genova  (!).  Il  testo  che  pubblico  è  stato  copiato  sullo 
stesso  codice  bodleiano  C.  M.  e  dalla  nota  liberalità  del  Consigliere  barone 
Tiesenhausen  di  Pietroburgo  comunicato  all'Amari.  11  quale  occupatissimo  in 
altri  lavori,  e  per  atto  di  squisita  cortesia,  volle  cedere  a  me  l'incarico  di  far  co- 
noscere queste  succinte  notizie  sull'Italia  lasciateci  dal  Segretario  del  Sultano 
'al  malik  'an  nàsir'ibn  qalàwun,  per  la  strettissima  affinità  che 
hanno  colla  parte  della  Geografia  di  Edrisi  da  me  pubblicata  (2). 

«  L'autore  non  ci  presenta  una  completa  ed  ordinata  esposizione  delle 
condizioni  geografiche  d'Italia,  nò  a  ciò  basterebbe  il  breve  spazio;  qui  abbiamo 
poco  più  di  una  semplice  enumerazione  delle  precipue  città  italiane,  divise  per 
climi  e  regioni,  alla  quale  s'aggiunge  la  descrizione,  spesso  compendiosa,  di  al- 
cune di  esse.  La  fonte  principale  a  cui  attinse  'al'Umarìèil  Nuzhat  'al 
mustàq,  ossia  la  grand'opera  geografica  di  Edrisi,  altrimenti  conosciuta  col 
titolo  di  «  Libro  del  Re  Ruggero  » ,  opera  che  egli  riteneva,  ed  a  ragione,  la  più 
esatta  che  ei  possedesse,  in  fatto  di  cognizioni  geografiche  (;!).  Il  passo  che  pub- 
blico corrisponde  ai  compartimenti  3"  del  clima  IV0  e  2°  e  3°  del  clima  V° 
che  contengono  la  descrizione  della  parte  continentale  d'Italia;  la  descrizione 
della  Sicilia  e  delle  altre  isole,  corrispondente  al  compartimento  2°  del  clima  IV0, 
è  stata  pubblicata  dall'Amari  nella  Biblioteca  arabo-sicula  ('). 

«  Dal  confronto  dei  due  testi  è  facile  scorgere  il  criterio  che  servì  di 
guida  al  compilatore  nel  suo  corso  attraverso  1'  opera  edrisiana  (5).  Ei  tien 
conto  della  divisione  per  climi  ma  non  della  loro  suddivisione  in  comparti- 
menti ;  trascura  le  distanze  fra  i  vari  paesi,  uno  degli  elementi  più  impor- 
tanti dell'originale,  le  descrizioni  particolareggiate  dei  corsi  d'acqua  e  le  vie 

0)  Atti  dei  Lincei.  Ser.  3a,  Memorie  della  classe  di  scienze  murali,  storiche  e  filo- 
logiche, Voi.  XI,  pag.  67.  Per  altre  fonti  si  consulti  Wiistenfeld,  Die  Geschichtschreiber 
cler  Araber  una  ihre  Werke  in  Abhandlungen  d.  Kon.  Gesellschaft  d.  Wiss.  zu  Gottingen, 
Bd.  XXVIII  e  XXIX. 

(2)  Atti  dei  Lincei,  Serie  2a,  Voi.  Vili. 

(3)  (  >)LJ\  JU,«J  isyu  j,  ^1  )  «^_>IJI  \Sjt,  (j  ._;lX<r  ^o\  y^.  Amari,  Biblio- 
teca arabo-sicula  pag.  ior 

(4)  Pag.  io.-iov 

(5)  La  compilazione  di  'al  'Umarì  non  ha  relazione  col  compendio  del  Nuzhat 
stampato  a  Roma  nel  1592. 


—  305  — 

di  comunicazione.  Non  tralascia  la  descrizione  di  alcuna  delle  principali  città, 
ove  specialmente  prevalga  l'immaginazione  o  quel  che  ei  credea  bello  stile: 
quindi  riporta  fedelmente  la  fantastica  descrizione  di  Roma,  e  per  non  per- 
dere un  fiorellino  retorico  dell'originale,  trascrive  i  ricordi  della  potenza  pi- 
sana, mentre  ei  ben  sapea  come  già  volgesse  al  tramonto  (!).  Delle  altre  città 
minori  compendiosamente  descritte  da  Edrisi  egli  spigola  qua  e  là,  quelle  forse 
il  cui  nome  era  fino  a  lui  pervenuto;  ma,  soppresse  le  distanze  e  la  forma  d'iti- 
nerario che  troviamo  nel  Nuzhat,  se  questo  mancasse,  difficile  sarebbe  ren- 
dersi ragione  dell'ordine  loro.  Di  altre  infine,  e  sono  le  più,  non  dà  che  i 
nomi  classificati  per  regioni,  copiando  e  rimestando  tutti  o  in  parte  i  sommarii 
che  nell'originale  precedono  i  singoli  compartimenti. 

«  La  sua  posizione  a  corte  d' Egitto,  le  comunicazioni  giornaliere  con 
ambasciatori,  con  funzionari  distinti,  con  mercatanti  stranieri,  la  facilità  di 
consultare  gli  archivi  e  le  corrispondenze  più  secrete  gli  davano  pur  mezzo  di 
scrivere  su  le  condizioni  degli  Stati  d' Occidente,  ma  l'imparzialità  e  la  cri- 
tica gli  facean  difetto.  Nella  terribile  pittura  de'  Veneziani  colla  loro  sor- 
dida avarizia,  coli*  amor  del  guadagno  che  fa  loro  dimenticare  la  famiglia  e 
l'onor  delle  mogli,  mal  si  cela  il  cattivo  umore  de'  Genovesi.  L'implacabile 
procedere  di  costoro  verso  il  nemico  vinto  in  mare,  è  riportato  quasi  testual- 
mente dalla  relazione  del  Doria  (2).  Su  le  condizioni  di  Roma  e  dei  Cristiani, 
quando  non  copia  da  Edrisi,  parla  con  acrimonia  inusitata,  se  per  proprio 
apprezzamento,  con  rispetto,  se  per  relazione  altrui. 

«  Nel  testo  di  'al  'Umarì,  quale  è  a  noi  pervenuto  nell'unico  esemplare 
della  Bodleiana,  esistono  trasposizioni  e  lacune,  ed  i  nomi  proprii  sono  in  gran 
parte  sfigurati  al  punto  che  senza  il  testo  di  Edrisi  molti  sarebbero  irrico- 
noscibili. Se  dell'alterazione  di  questi  ultimi  la  colpa  può  essere  degli  ama- 
nuensi, le  prime  sono,  a  mio  credere,  imputabili  per  lo  più  al  compilatore. 
Certe  inserzioni  non  si  spiegano  che  come  sbagli  di  primo  getto. 

«  Nella  versione,  quando  i  due  testi  sono  identici  seguo  possibilmente 
la  mia  traduzione  di  Edrisi,  alla  quale  rimando  per  le  note  ed  i  confronti. 
Nel  testo  poi  riporto  tutte  le  varianti  per  quel  poco  che  possan  servire  alla 
critica  dei  codici  edrisiani  esistenti. 

l_^a»U>^   d  ì. ^°5    c  1_^J3-«jU  b  ^~o_5->   L^i^x^   ^_yoj  a  ^Ov^ià'  k->i2>.a   £^r^  f^^   *'°'-    '"':'   x 

s-  3)53    l>llJn>-*-6   dji^    A  *,  ir  *-.   &  y*.*^  <^L_^v>.^a  ij &*    '  &■ — -o..5\    <à.-OiAxio 

a)  Cod.  «*»»)>li.  —  b)  Cod.  ^s»-^.  —  '')  ^'",'-  ^^-^■5_9-    —    *)  Cod.  ^-o-**^-   - 
e)  Cod.  $>).  —  f)  Cod.  4Ji>jS\.  —  9)  Cod.  ej»^9  ^«.  —  h)  Cod.  à^y^. 

(')  Vedi:  Condizioni  degli  Stati  Cristiani  ecc.,  loc.  cit.  pag.  80. 
(2)  Ibid.  pag.  82. 


—  306  — 

C^.Ì)Ua    L^-ij^o    ^j x>*     r^^    AX-aX'a    (_, — Sb*     ;    S.>_^£_>1    (j_jXi    desiai»     ^^^.ba-j     n    ^y»O^Ja 

156  r°.  .^ft—^^a  «j^-?  LfJU-^  ^àj  L^jyè  ^  ^y*^  L$Jj  <^-=»  *  J£  cr*  _;Là-«~Jl  U^^ioo, 

-ssJl    i^Oj    ^^    iibkXJi  LfJ^^LjJl    Ug.J\  i_^^aJ    iCols    ^Xb>     g^^Jl  JauSO  ^9    gX*J 

158  v°.   *bUJ\  £*JJs£  dUdJwa   ^5*3    ^-^   b^b^b^.sy^.  £V^  ^*=lj^  f^>^  ^  J-^-*0.   U-cj 

s  s£.U  l^jbLxiL   s. àL,   L*jLo.V^  Jj — *Lxò  LjJL^o   bbL*jX_X^J\   Sj-^X^  Ob^l.\   ^•"'^ 

J~ib  òÀjSl*2   L-ÌL*ig    J_o^k^j\   «-^Jj  y_j«  U^-~>  ^^Kiòo,   bsx>_j  l^i  ^_^ib*o  ^m>Lwo 
-£\i*    U-^è   JU^-lb^   is^-a-^  vr=^r^_5  _; — Jl   i^y-à    *ij~b    ^rf^'   ^^    ^-Tr?^   <^3-  J~^ 

<*43j^>  y^|j  J—^   *>^'  A?  lì»**  Z5^'0  r-^1  «r-sP  <*-~à-b-°  ?;^°?  e  «^-^ 

ri    à'-^o».    L^ij^o  ^oj  SyJ^    Jo    b  JLk    C^    *jbjb>    b*Xi    U^J    ^vX^5    O^3    b^ba-V    jS^i\ 
f   ^bJ\    sjofc*    ''  J^  v^J.^j  A-ÒJwoj  ^j-^Jjl  «*-o.^  ^Ikà'Y^  iX*a^.  ^.^  «J^L^sl    ^yb^ 

^òU,  J»  U^ili  '  ^b^.  C-L-ij  ^J>1  UU  *  b^  btx*i  J^  UU  ■"  yxy  ^J  J^ 

159  r°.   i)-*^  L-*lX&^  <^y*l\  <*jbàJ\  Jr  ^)\$  *  ^UsySJl  ^i-òJl  ,J*  *  ,J~^  ^u^o  y^* 

*.   '  ^_A)   (Lbjv-<5   vlAlU   A^l^iJI   ÌaSU  ^Lf->V^  i_iàb  ^Jalj^Jl   ÌL»>\   ^-^Lss-Ji 

^jOL*~Jl  k'^X^  vbjJl^  ^l^oV^  S^elft  ^kiJl  Sj^"  j*SJ\    s^^a-^o    ?^J\    ^^b    .x^lyi    ^ 
iiùbbìò  m  L^iiba^^  iLjobli    bgJljpwl^    Aà£lÌò    bbj\_yvo\    OW; jJU    «3^  iÒ-«xX^    CjbU.1^ 

bJ^b^Ja      <ijOjO      bbjl ^.lo,      <^—rsf'      bbjbl^      3^^^°      '-*-6^_J*^      v3*^      bi«bc«      <*^^--<3i«-     bg-ò)^ 

*U_J\  <L*~<s*  <L+>oS  ^yb^  7  <*^-J  À-o_w>-o^  (^oLw-J!  <*o  ^yib^j^   pU^V^  bg-^  ^^^. 

^Oaabo       i^òtXoi^      '     «^-^o-^Jj      <*-ò.Ax>a      Jj^-ii».      <^-ib      ^^ba,      ^^XJI      ^wU«      Jjl^*oV\      S-^oLt 

à^À    JLcO^    3)^^    J*?^.    ^->^-l    |rt->   j*^    ^**«-^-    Ug^^    »w>^ò^    e/5'*-??    8^-«-^    (JU*\ 
^ajV^    <^^oà2     .La  11    8^«b    ^J-^-l  i^-à^ò  ^ 9  C5A^     '    ^**"J)^*^    dLo«X/cj     "  <^*j — «»    «IL 

«i    I jja     (_ ^O  JDb     («-f-^0     ^X^-a-J\     Xlbv^o^     v^ -«^jb»x)l     >bi     jUL^j-O     v_5*^     <^3)_;      -*-^^ 

JsUXi'    ,AkJl      Lfc^O     ^j «^     O^*ob     ^y-9     OybV     Jy^O     ^pl9^     Ojrfbo^     t-^-^o 

«)  Cod.  o~?»y>  —  b)  Cod.  »ybol.  —  c)  Cod.  4j»-^v-o.  —  d)  Cod.  s^^^»-.  — e)  Cod. 
J.^-  CUX^o.  —  r)  Cod.  àó)LJ\.  —  9)  Cod.  )^i).  --  h)  Cod.  b^  Uj^s.  —  «)  Cod. 
J^^.  ^^_~j.  --  *)  Cod.  J-=-   u-~~ o.  —  ')  Cod.  ^~- >.  —  w)  Cod.  b^ULiL^.  —  »)  Cod. 

J ^-«,-    —    o)  Cod.  (O^,-^1-^.    —  p)  Cod.  »>yb\.    —    i)    Cod.  cr_*^jJl.    —    r)    Cod. 

^-^—9.  —  s)  Cod.  \S/jì'  —  l)  Cod.  \j~*l\.  —  w)  Cod.  ^^bo.  —  »)  Cod.  <*— ^.  - 
*)  Cod.  b^X^-Js.  —  .v)  Cod.  ^^s^^,. 


—  307  — 

jJ^  p*>\y->  ^»  f-f-**  ^}  ^Ubb,  JoVS  ^  »IàSU!  X_Lo  ^^o^  ^UJVjsjsu^JI  +y  ^ 
"  **>y+M*J\  ^^  vilLo  Jj  UXbo  sj^b"5  b^S"  ly.&  ^.Jlkll  J^iò  U*  ^JJl  ^Uj 
l^s^U  (3    6  <*l=cbo  l — ^  <^_ ^.à  «dUsU-Jl  ^.jUj  Lo  V\  «àU*^  <àLòj^    aULV^  ,  i; 

1      * 

C^bJY^  JU^sMlS'   _^    ^    ^-jS-V.   ^   ^   ^-31;    J^.  NjJ    Cs^yb   -*^U^   cr*   ^  r1* 

/j.^j.s^.i.j   s._*>ba,    (<^J^U>   ^o^st^,  <*JC&bL*io   ^  vlixJl   ^9  Ì3-®-^    3T)"d    <^-'bb^    «Ja-iil^I» 

j^y-r-^i^o  .x&byia,   *yy&  >y~-, ?  * — *jj    ^ ->\bJa  * e  ^i\U^J_a,   .^Lfi.^    ''  «^i^Lob,    159  v' 

j — ^-V^    ei*  <*ba^->l   <\-oy^oa,    (JLX-ìÌX9^  ^  ^ — sb  O-boj  ^X^s^   ^Ubo   JUo,   ia^l   L^L^i   100  r' 
w—jlj — >  )$ — **j    L$J»,    JjU*ol    '•-«r9   <*Ja-wJor*-«   (_5*_5    ^"°5^    r^   cr?  r*   v_^*   cy*        ^^U-JI 
Lp^Lsò^   i^j  ^  ^bLI   bfe^J   ^jé  ^j    lj>*?3  U^    yyi   ;>\b   j^iy  ^  ^Aa, 

(i^OvAxi     (_ — Stia     V_jl)      <^O_i>^0ft       '     aaWba     (Xl^-O     (^OkXxi     ,5*5     AÌboi     <i.-^9— vU-Jl     «XjbvàJI         ^ 

SiAiba       Sj^olft      A^w.>~w      (^O^XX!      <*Oa.-L>      A-O^n  1 «-col      ^òj^Oa      3, «ob      bb '  .-^-1      S  _«Jo 

i  -vcb    '       aJi>_-.X>b    ilLòXoa      <^L».9a       sXX^a      l_.y_>a       -_*-<^U*0      Labbia      djl)lsr      b_*3a      X  ,  *sv*r\  -o 

OUbs5    I ^Ja   ibU.-ol    b^l*L    ^iib   JjL^oL    )>*°   ' f-^5    djbiUj^    ^^ a   Cjli    ìy^*-'* 

ò* =»-j3     °   <X-^òv^ol     >)Xi    J^ftlaS    ^j-o    Sj-y^    A.-OX0     ty*3     H   «^^-^b     «^-O^X^oa     r  »a».a     (_J^L^a 

Ai^waX^j      b^X&bUoa      à. ^jb     b^SX>L-Oa     ^ <^ÓU     b^àl_a/-4*:l     vlksMl     Sj — ^b     vbyJL     jibs»sV^ 

<^J\l  <A_o_>>AS  (X^.i!^^  ,  Jfcl  (XXJ  (^O^^Oa  8  y*~*S  15A5  a»_<^0  ^JjiXc»  Ó±SL2  ysO  L-Pj.^XO  Ot-^O a 
^   <iL«.ÌNaiàl      (Lbjvtl      Cl^ba^-O^Jl      iiàb      ^la-iO^I      Sj -ob      jJlSiXc^l      «i-oÒU'      JtbL-Jl       <X-^^sf 

iJ_Jl^     S»-ÒjSX<o    (X^.ÌìAxj     15*5      "   <^«J„-JJL^o     (^OA^ca     ^b^.1     <XJL^ò     ^«9     Ja-iJI     Sj^cb    i<Aa 


«)  C0(1.    À >.>°r«^\.    —    b)Cod.    <^ i- SS— >.     --     e)  Cuci,    f 4zr'sL>\y~i.     --     d)    Cod. 

^ — ^oUXiJ^.  —  «j  Qui  l'autore  riporta  da  Edrisi  la  parte  della  descrizione  di  Roma 
che  comincia  colle  parole  J\  ^^\  <*^rJii  à^c^  òJ^j^^  (pag.  vr,  lin.  6)  e  va  alle  pa- 
role bLv^^a,  s».o.  Per  brevità  trasciivo  le  sole  varianti,  segnando  con  E  il  testo  di 
Edrisi  e  con  U  quelle  di  'al  'Urna ri.  Pag.  vr,  Un.  8  E  ^il,  U  om.  10  E  Uji^j 
^^o  bo  J^JÒixi,  U  ^jy*J\  ^-0  U.^.  11  E  £j—*>,  U  om.  13  E  >y^\  U  >y*l\. 
14  E  CU-ol^l^,  U  0111.  Ib.  E  <^*b',  U  **U».  15  E  *^  ò^  jaSL^.>  V,  U  ^o  y^— ?.  ^ 
±^  M_j  t^^.  Ib.  E  ^y  ^ — ^-Ul  \Mr?3-  U  ^;_5 — >  y-r—Lll  IJou^.  vf,  1  E  <3?. 
U  ,^5^^.     2  E  ^Jj-ìj,    U  «jpJ>?^.     ;j-^  E  b^^-uj   ^l — ÀJ^b   db^  ' — ^^  ' — ^*®^5 

cl^>  iibo.   U  om.     6  E  * ^•rr^-^  * *-°>-  U  om.  ^ ^^r^-     8  E  * — b-S-,  U  om. 

9  E  j<r2-,  U  om.  12  E  «*..>bJI,  U  4- jbJl.  Ib.  E  <>by  ^^-J^,  U  Jb*  <^Jìj«J'  eJ^-JU 
ljo^uJI.  13  E  j*3  J^-,  D  iib*j.  Ib.  E  ^-b  /^u,  LI  <*^bo  ^OJbc  J_*  ,Csw 
^ib.  Ib.  E  JlLjl,  U  ,JUiJ\.  15  E  ^—«o-^.  U  om.  15-16  E  Ua-^obzr0  ^Lojb, 
U  b^ibo^b.  —  f)  Edr.  B.  X-o^ ,  A.  C.  coinè  'al'Uniarì.  —  9)  Cod.  ^yb.  '■)  Cod. 
^yòbJl.  _  i)  Cod.  o^>  —  *)  Cod.  ^b_j.  --  0  Cod.  Ubi.  -  '»)  Cod.  ->U-oU. 
w)  Cod.  <^ob.  —  o)  Cq^^  «a.^o^JI.  _  v)  Cod.  <*.*«.io^il.  —  '/)  Cod.  <^*JbL)i'. 

Rendiconti,  1888,  Voi..  IV,  2°  Sem.  40 


—  308  — 

fjAo^  V» «O     i»H^'>—<     A,^o,>^oa     8  T^.<0     jj4»  O^  t-^-wJ     A_o^Xx:a     i^Jl^-ola      ftl^^Oa,        al  ar*».1' 

A^L^o^.     TkÌJI     S~rfb        ^>-,V\      -, -o     <JL^.ai     .   «9     ,   «A      >^wmXJ\!     <*wbj^oo,     8T*ò«rì>c     8  ^oLvo 

A_^a     ^s^.    il    ^  .-^     L*LvO-*coi    A_Ljfc\     8  r.ol.£   ^^.^oiw   A^..,..  ->     '     ^v-L^r^^Ja   ó^i^ca,     ^^jLl     <r^° 
'    i^Lts^o     ^ayobo   ^«««fc.         *orx)   LjJa    ^J-A^l    8  ryJ^   T\z.ÌL}\     ^r-f;^    <i<0>>-c     A^^i     ik-OXc    a 
i^OlX^s    ,JOjl   ^ji   8lX*-.S_>   8  r^Jl*o   (Jfc   A^o»5    A„o_>^o    a      \l  «  «OMa    \bxJl   \^y*S\  Jol   .cb»X_M    b_>  a 

»'.il^      gL«JI     <*JÌÌb      Jjl<y~o\     Oli     8, «Ifi    <LJj\     <L*J>J><S     óS.**..-*.      AJOtX>«     *   ^UXJl     i^JoLi 

«»»  -^XXJI  .cL»..)!  <^.S«  Ja^.S.'Uo.J'  wUa.  aAa  .  — ve  r^c  ,**a  <Jolk<»)la  ^ocXxi^la  jóbà^JI 
^J-^r21'     (3      '    ^->r^   «À-òy^cj    vST-tìJla     >LJb     (<*,->      »A->J1     *^b     s, x> »•     «la.     .Ma     '   Jp*^- 

Jji>~^=L   Uj^i*  jlsa-iò^U    Ol^àU    8,^3   vbyJl   ^ <>.■=>■    s^ols   ^j— fta    ys\Jl    ^jà    .\lx 

Ua-i    i_y*«->r>.  ».-<ob    '    (jo'lJa.^..'     dLòj^oa    v_^1m>J1    *LÌJ1    U-Oa    i^^l^Jl    Lo    ^J    V     ,>• 

160    V°.     à^-iJ<ì      t_5**     0»>J»»1     *    oOmP-     \>\      ^?JI     A^^     ^x     Ai^t*)      ,-Jl     <*-f-=»     ^^     A^LoS^ùo 

AJ^v^,^.     AÀJ^Xo  ^^<J     i^/OXcii      ^«.-voL^^o      +y.yS       i       -"  *     Lf_^AIa     ^X^i».     >  a-vO     i     Jl)     <&*y*J  \\ 

•  •  •■  -7  y  y    _/  ..         ..        y  ..  y  •       ^^        _/  ..  .      >^  .•  > 

^_j.*a2»>.     5-*,  a<la<^,'«.S     ^O      -v^i.»     v ;<y^^»a      Aja^.a.,0,     A^jb    (jiil-_*c0,     8  j^olft       ìjla-iAjl    LL>I.> 

<^.^    f?^    **Ì   ^*l_3^'   O^   "jj-f-*"-*     i^wà.   Aj_vj^   ^yAa     "   <*bo,jl     «L:^o«     ,-cb     ^-^ 

aJU>.,  8^'v^t  Cjw  <^-"«-*  À-OiXx  d^-^l  iXjj^oa  sVolt  <ÌL«.Jj\  a\^.ì^>ì  a^Ls^>^o  P  CU>L— o 
^ò'^Ua,  JU-iJI  il  ^^4^  cr*  ****J  ^^Lv-Jl  ^Ol  ^x  ^Xil  ki^  J*  ^a  Ai>UJI 

^ 3i      Lf->L^"      ^^     ^yba     L_Jl     ^ib      ,^J    Aj^i   ^Jj   ^Sò^i   i^y-0^  ^5*^      "    ^*?J    À-OJ*« 

Ao^ls.vJI  JU^l^a  JUj»JI_a  >LLi.Vb  S-xlft  Ìs>LL-J\  ^^b«  Jajjl  8^-^"  gLòasU  ^X: 
^J^bl  b^lftl^  P^j^l  -S-^L-^  ^LsX^b^l  ^JvLàxia  ^Lv-sàJ\a  ^5»iJl  L^Ja  A^^Jv^^Jl  nUsK.JU 
O^    V    *^JAiV    ^Lwwo^lb     JL>    ^^J*    ^.^JU        LiOU     n1— ^a      .-^J      -^     JUa,     ,Lo 

f-^yT     *y*^5    f-^="^*  <*.^^J«^.J1   >a^li  £-c   *->  r^.  "^a    ,3*1  ^    "   k ^->o^    ^    Va,     «->,$"    «-^-^ 

' Tr*^.2      ^   ^«;^     ""    (*J«Oa     ;    aJ-ÀJ  s     ba-i^X^c    q «a     v'iasVl   ^     ^^  -Àj"a     ^'^^     ^ 

yj>)\   Us-^ÒJ^   CT*^  £>5j*T*5   ly-^b-vola   8\>b».a   ■''■''   ^^.iaia   7   ak>Lo_a  ''''  ^j**^^  ''''  «^-fi^axi^ 


«)  Cod.  c;^^—'-5'.  —  '')  Cod.  J-o  .JXU.  _  -)  Cod.y^o.  —  ''j  Cod.  ^U^.  —  *)  Cod. 

a^o.^.  -  /')  Cod.  ^«-w..  —  »)  Cod.  JUSJl  Jib.  --  '-)  Cod.  Ailk*o^.  --  ')  Cod. 
cr<i.  —  *j  ('od.  C-J^.  —  l)  Cod.  .^«Lk^-^J.  —  "')  Cod.  _»— jyb-c.  —  "i  t\„\.  ^J — i. 
ik*«i».  —  °)  Cod.  <^— y\.  —  p)  Cod.  C-s-U^o.  —  s)  Cod.  <*wil_a-o.  —  »•)  Cod.  «*^-=rJl.  — 
s)  Cod.  Ij— ^yf^.  —  'j  Cod.  S;lk%i.  —  «)  Cod.  <* O).  —  ')  Cod.  (_^jl_a— ^.  —  *)  Cod. 

^jSjJUJl.    —    V)   Cod.    » )JO.    —       |  Cod.^à^J.    —   aa)  Cod.   <*J>>^.    —    bft)    Cod.    ^Oaa^a.   - 

c-c)  c0(j.  A^ol^,  _  Ad}  Cod.  ò^ya*}.  —  «<•)  Cod.  ^-J;l».  —  /r)  Cod.  ^ak^-o».  —  .".'/)  Cod. 
jmJ^j.  —  ;''')  Cod.  p^jr-»^.  —  »)  Cod.  A—^^j1..  —  tfc)  Cod.  ^ — -a^>.  —  ")  Cod. 

AjiJL»^^.    —     »"><)  Cod.  lyobi-lk**.-^.    —     ""j   Cod.   àJ^j. 


—  309  — 

'ì>j.*S3\      Jpj\       ày^jLìj      °    <Lj{jLvJ>      >^a      CÌ)>       ^a,      òSyà^l*      h    ,y»jJ>U      J^SuJ  ex      "      j^JuÌo 

?  i 3j)i    Jbo_j   <*~<LÌÒ^    òSo^^   l  CUJL*^*o«    *  ^jj—iLs^   '  <J^J,->_j    iilJaLj    /(  A-JLioft 

l^-*2    ^iiij^o    l^iot*^    ^iìib    bg.'JbbUoj    <£ Jj\>    b^Jl—oLa    (*. fciU    1 ^sl^ol    vlWìA 

'"  ^^.-^s»  ^.r^  "  <-À^j  yCl^L*-òj  ^j^Jj^  Ja.si^  (jL-co*  £>l  r^r*0?  ''  ^b*wLks  L^Jj^o   ^c« 

00  <_/>_^->  CU-UÒ^  C^-J^  C—L^òo,  ^«Jl  ^s.-^  ^^Jb    "H  àJJL***»^  AÌ^4>1_5  mm  A-o^i* 
""  ^~W^    "  cO.;bo    ^Ui^    ss  iijV_3    rr  Js>\    C~Làj    Vi  j^o   C^jJ^}   »  Llk^.. 

t  '    U 

«  Clima  quarto...  [Fa  parte  di  questo  clima  la  penisola  di  qillawrìah 
(Calabria)  fra  le  cui  città  [abbiamo]  b  ùb.s  (Bova),  'stìlù  (Stilo),  sìm.rah 
(Simeri),  e  tàg.nù  (Tacina). 

«  E  r.yyù  (Reggio)  che  è  città  popolata,  posta  sulla  costiera  dello 
stretto  [pel  quale  si  va]  in  siqillìah  (Sicilia).  Essa  ha  frutti  in  abbon- 
danza ed  erbaggi  in  quantità  ('). 

«  E  la  città  di  '.tr.bìah  (Tropea),  città  grande  e  bella  con  poderi,  se- 
minati e  viti  (2). 

«  Tra  le  città  che  v'appartengono  nella  parte  settentrionale  del  continente 
[si  trovano]  sant  fimi  (Sant'Eufemia),  '.tr.bìah  (Tropea),  'al -ma  ss  ah 
(Massa),  b  ù  b .  s  (Bova),  g .  r  a  g  ì  (Gerace)  (3),  ed  una  parte  dell'  'a  n  k  u  b  a  r  dah 
(Longobardia)  che  è  continuazione  della  terra  ferma. 

a)  Cod.  y-~->  «JU-Loj.  —  &)  CV1.  ^)\$.  —  c)  Cod.  à^Jlx^i.  —  <')  Cod.  ^ybvXs^il.  — 
e)  Cod.  ^y^*.  —  f)  Cod.  ^Ij-o^Ì^.  —  ■■')  Cod.  CjbJ^o^.  _  h)  Cod.  <*~Jliò*.  —  i)  Cod- 
CJy^.  —  *)  Cod.  ^5— «%.  —  l)  Cod.  *^-^.  —  m)  Cod.  àJ>)),  —  »)  Cod.  CU_^i_j 
^jbo.  —  o)  Cod.  A^oj-ol.  —  i>)  Cod.  <*->.jb.  —  9)  Cod.  ^bìò.  —  r)  Cod.  ^b_à.  - 
»)  Cod.  ^J^ob^.  _  ')  Cod.  _^-^*j.  —  '")  Cod.  k__^^3Jò_?.  —  »)  Cod.  _;' — ^-Jas.  —  *)  Cod. 
^b^^^.  _  v)  Cod.  O^U-o._5.  —  *)  Cod.  eA_b3.  —  ««)  Cod.  ^ — o«.  —  &«>)  Cod. 
«^ojj^o^.  _  «e)  Cod.  <J,b  cux^o^.  —  <*i)  Cod.  OJ-^jX^.  —  *9)  Cod.  ^-^jv-o».  —  ''/'ì  Cod. 
^L^-^^.  —  gg)  Cod.  J— s.-yi^.  —  '''')  Cod.  \^\s.y>j.  —  ")  Cod.  «J-wà^A-j.  —  "i  Cod. 
Cj_o^-^>.  —  "j  Cod.  «JoJl^U^.  —  «wn)  Cod.  A-oyiJj.  —  •*»)  Cod.  aJJÙL^&a.  —  ■  "i  Cod. 
^^1  ^U-Liò^.  —  vp)  Cod.  Llk-^L^.  —  a?)  Cod.  j*^*  ^U-L^Òa.  —  '"r)  Cod.  y_^-\  d^J-^j.  — 
S!)  Cod.  ò^^.—  »)  Cod.  c^,)^  ,*-^-  —  '"')  Cod.  ^j^^^. 

f1)  Edrisi  p.  oì,  71.  —  (2)  Questa  descrizioni'  appartiene  a  Gerace  (Edr.  p.  "•.  72).  La 
descrizione  edrisiana  di  Tropea  è  data  qui  appresso  a  pag.  314.  —  (:!)  Edr.  p.  o%  70. 


—  310  — 

*  Tra  le  città  sue  [si  annovera  pure]  tàr.nt  (Taranto)  con  belli  editici 
e  palazzi  sontuosi,  frequente  di  mercanzie  e  di  mercanti.  Là  dan  fondo  le 
navi  e  là  traggono  i  viaggiatori  da  ogni  banda.  Essa  ha  da  ponente  un  porto 
e  da  tramontana  un  mare  piccolo,  profondo,  che  raggiunge  in  alcuni  luoghi 
le  30  braccia  (')  e  in  cui  hanno  foce  [alcuni]  fiumi.  Tra  esso  ed  il  mare  [vivo] 
avvi  un  ponte  che  dà  il  passo  all'acqua  [che  va]  dal  mare  piccolo  al  mare 
[vivo]  due  volte  l'anno  (-'). 

«  Clima  quinto.  Fra  i  paesi  che  entrano  in  questo  clima  v'ha  lo  stato  di 
g.nwah  Genova,  la  cui  capitale  è  Genova,  città  di  antica  costruzione.  Belli  ne 
sono  i  dintorni,  numerosi  i  luoghi  di  delizie,  eccelsi  gli  edilizi,  copiosi  i  frutti, 
sovrabbondanti  le  acque.  Giace  sulla  riva  di  un  piccolo  fiume  (il  Bisagno) 
e  non  interrotti  sono  i  suoi  giardini,  i  campi  da  seminare,  i  villaggi  e  i  poderi. 
È  popolata  da  mercanti  agiati  che  viaggiano  per  le  terre  e  pei  mari  e  si  ac- 
cingono alle  imprese  facili  e  difficili.  Essi  hanno  naYiglio  formidabile,  cono- 
scono gli  stratagemmi  della  guerra  e  le  arti  di  governo.  Sono  popolo  di  altis- 
simi spiriti  fra  tutti  i  Kùm  (:!)  e  di  man  ferma,  e  tra  i  Franchi  hanno 
fierezza  araba  e  nobile  orgoglio.  (Jente  esperta  per  terra  e  per  mare  vi  com- 
battono con  risolutezza  e  ferocia.  Senonchè  essi  meglio  conoscono  il  mare 
che  per  lo  più  corrono  a  scopo  'li  mercatura,  alla  quale  sono  maggiormente 
portati.  E  se  in  esso  trovano  competitore,  lo  combattono  e,  vinto,  l'uccidono. 

«  Fra  le  città  di  questa  [regione]  trovasi  g.n.brah  (Ginevra)  (')  da' pa- 
lagi elegantemente  costruiti,  in  posizione  fortificata:  la  città  di  '.ri . s  (Arles) 
eia  città  di  sant  gìlì  (Saint  Gilles).  Questi  paesi  giacciono  sul  fiume  rùd.nù 
(Rodano).  Quanto  al  primo,  ne  abbiam  detto  dianzi;  quanto  ad  Arie-  e 
Saint  Gilles  esse  sono  entrambe  poste  sulle  rive  di  quel  fiume;  Saint  Gilles 
sulla  riva  orientale  e  Arles  sulla  riva  occidentale.  Entrambi  posseggono  ogni 
ben  di  Dio,  territorio  popolato,  irrigato  da  fiumi,  abbondante  d'ogni  maniera 
di  frutta  (•"). 

*  Città  di  bis  (Pisa).  È  dessa  una  delle  metropoli  dei  Kùm;  celebre  è 
il  suo  nome,    esteso  il  suo  territorio;    ha  mercati  abbondanti  e  palagi  ben 

(!)  La  maggiore  profondità  attuale  del  Mare  Piccolo  si  trova  verso  il  lato  nord,  dove 
si  misurano  metri  13,3  al  livello  dello  acque  basse.  Calcolato  il  dira"  (braccio)  a  48  cen- 
timetri, e  supposto  che  la  misura  di  30  braccia  tolta  da  Edrisi  sia  presa  in  condizioni 
identiche,  abbiamo  metri  14,4,  cioè  poco  più  di  un  metro  d'insabbiamento  nel  periodo  di 
circa  730  anni.  —  (2)  Edr.  p.  ir,  74-75.  L'autore  qui  rifonde  e  raccoivia  il  tosto  del  Nuzhat, 
cambia  la  posizione  del  Mare  Piccolo  e  sostituisce  alla  marea  quotidiana  quella  annuali'. 
Si  riporta  in  Maqrizì  (Hitat  I,  cf)  che  alcuni  ritenevano  la  cresciuta  del  Nilo  e  del- 
l'Indo effetto  di  rigurgito  delle  acque  respinte  dalle  onde  del  mare  noi  periodi  di  massima 
marea,  ossia  nelle  congiunzioni  della  luna  ai  due  equinozi.  Non  è  improbabile  che  'al 
'Umari,  se  sua  è  la  variante,  abbia,  per  analogia,  trasportato  questo  fenomeno  dal  Nilo  al 
Mare  Piccolo  di  Taranto.  —  (3)  .Sin  qui  Edr.  p.  vr,  85.  Il  resto  della  descrizione  di  Genova 
è  originale.  —  (4)  Mancano  i  punti  diacritici  a  questo  nome,  ma  la  lezione  non  è  dubbia. 
Si  confronti  la  versione  d' Edrisi  del  Jaubert  T.  LT,  p.  244,  245  e  359.  —  (5)  Edr.  p.  vi,  84-85. 


—  311  — 

tenuti.  Abbonda  d'orti  e  di  giardini,  e  non  interrotti  sono  i  suoi  villaggi  e 
i  suoi  campi.  Eccelse  son  le  sue  mura,  formidabili  le  sue  condizioni  di  po- 
tenza, alti  i  suoi  fortalizi,  fertili  le  terre,  salubre  l' aria,  copiose  le  acque 
meravigliosi  i  monumenti,  singolari  le  vicende  della  sua  storia.  Essa  ha  navi 
e  cavalli  e  tali  apparecchiamenti  che  la  sua  gente  può  [subito]  mettersi  in 
mare  e  correr  sopra  qualsivoglia  paese,  in  qualunque  parte  del  mondo  le  venga 
in  capo  o  che  s' immagini  [di  potervi  far  guadagno].  La  città  è  posta  su  di 
un  fiume  che  a  lei  viene  dalla  parte  dell'  ankubardah  (Longobardia) ,  e 
che  fa  girare  i  molini  e  serve  alla  irrigazione  dei  giardini  ('). 

«  Città  di  l.kkah  (Lucca).  È  città  antica,  di  costruzione  maravigliosa, 
con  mercati  fiorenti  (2). 

«  Città  d'  ' . l.k.rì  (de'Liguri)  (;^).  È  questa  un'  altra  [denominazione  di] 
Genova. 

«  Città  di  f.ntimìah  (Ventimiglia)  (4). 

«  Città  di  sàwùnah  (Savona). 

«  Città  di  b .  r .  g  z  ì  (Varazze)  (5). 

«  Città  di  'alf.n.rà  ((i).  Da  questa  si  raccolgono  i  loro  cavalieri.  Ha  ter- 
ritorio vasto  con  provincie  estese  ;  [la  popolazione]  è  coraggiosa  e  forte.  Sonvi 
quindici  corsi  d'acqua  di  cui  uno  porta  le  piccole  navi  e  per  esso  si  va  a 
t.rùnah  (Torino). 

(J)  Edr.  p.  vr,  85-86.  —  (2)  È  questa  la  descrizione  abbreviata  di  Lucca,  data  da  Edrisi 
(p.  fv,  91)  e  riportata  più  innanzi  (p.  313)  dal  nostro  autore.  Parmi  quindi  sicura  la  lezione 
che  sostituisco  al  testo,  dove ,  soppresso  il  i_5-*j  ripetuto,  le  tre  lettere  rimanenti  si  pre- 
stano al  facile  scambio.  —  (3)  Manca  al  testo  di  Edrisi.  Alla  prima  lettera  si  può  sostituii!' 
una  dal  e  leggere  senz'altro  d.likuri  ossia  «de'Liguri».  —  (4)  Manca  pure  al  testo  di 
Edrisi.  Trovo  la  pronuncia  «  xxmia  »  nel  mappamondo  dei  fratelli  Pizzigani  (1373).  La 
carta  araba  dell'Ambrosiana  (sec.  XIV)  ha  <^r^:-o^-^  b.ntirniliah.  —  (■">)  Cosi  leggo 
questo  nome  che  pure  manca  in  Edrisi,  aggiungendovi  un  sol  punto.  —  (G)  A  varia  le- 
zione si  presta  questo  nome  nel  testo  arabo.  Leggendo  'al  f.n.rà.  esso  può  rispondere  a 
Finale  [marina]  (finara  dalla  carta  pisana  (sec.  XIII)  )  ed  a  [Porto]  Venere  (Edr.  vr,  85 
ha  f.n.rah).  Sostituendo  alle  due  ultime  lettere  una  min  e  leggendo  ' alfìn  si  avrebbe 
[Porto]  Delfino  «  sive  utnautae  nuncupant  Alphini  portum»  (Petrarca,  Itinerarium  ed.  Lum- 
broso  in  questi  Rendiconti  Voi.  IV,  1°  seni.  p.  396).  Ma  la  descrizione  di  questa  città  coi  suoi 
quindici  corsi  d'acqua,  col  suo  territorio  vasto,  coi  suoi  cavalieri  ecc.,  ci  allontana  dalla 
riviera  ligure,  c'induce,  o  m'inganno,  a  supporre  uno  scambio  di  nome  con  fai  w  fi  (Pa- 
dova) o  f.n.zà  (Venezia)  (cf.  Edr.  Ilf,  136)  o  'alt in  (Aitino),  e  ci  porta  nel  circuito  del 
grande  estuario  veneto  dalle  città  temute  e  rispettate,  da' soldati  valorosi  (cf.  Edrisi  ib.), 
alle  molteplici  diramazioni  del  Po,  a  questo  fiume  navigabile  «  per  cui  si  va  a  sawu  nah  » 
(leggi  tarùnah,  Torino).  Ed  io  opinerei  per  Padova  (col  suo  territorio)  che  Edrisi  stesso 
(vi,  91)  colloca  sul  Po  e  chiama  «  città  grande  con  navi  ed  arsenale  »  (ni*,  136).  Benché 
questo  passo  di  'al  'Umari  non  si  trovi  in  Edrisi,  di  costui  è  lo  stile,  e  può  esser  omis- 
siene  dei  copisti  dei  codici  edrisiani  conosciuti,  come  sono  state  omesse  ne'codici  A.  e  C  Le 
parti  del  cod.  B  da  me  riportate  come  appendici  nella  Descrizione  deWItalia  forse  per- 
chè ritenute  ripetizioni  inutili.  E  ciò  farebbe  supporre  la  copia  adoperata  da  'al'Umarì 
meglio  rispondente  al  prototipo  di  Re  Ruggero. 


—  312  — 

«  Città  di  '  a  fi  ù  r .  n  s  a  h  (Firenze).  Essa  giace  a  pie'  di  un  monte  ;  è 
bene  abitata  ed  ha  territorio  fertile  (1). 

«  Paesi  di  rum  ah  (Roma).  Son  questi  i  dominii  degli  adoratori  della 
Croce  e  le  vie  da  costoro  [percorse,  sian]  lontani  sian  vicini.  In  essi  [e  pro- 
priamente] nella  città  di  Roma  è  la  sede  del  loro  tiranno  maggiore  è  il  luogo 
dove  concorrono  più  numerosi.  Dinnanzi  a  lei  s' inchina  ogni  settatore  del 
Crocifìsso  e  della  passione ,  credente  alla  ipostasi  della  natura  divina  nel- 
l'umana. Nel  mar  tenebroso  di  Roma  si  frangon  le  une  colle  altre  le  onde 
de'Cristiani,  dal  suo  elemento  immondo  pullulano  lor  sette.  Base  della  cu- 
pola della  cristianità  e?sa  è  grembo  di  Maria  Maddalena;  sede  de' miscre- 
denti allo  Eterno  e  partigiani  di  quello  che  suppongono  padre  e  di  quel  che 
chiaman  figliuolo.  Ma  Iddio  si  alza  molto  sopra  ciò  che  gli  empii  dicon  di 
Lui.  Or  la  città  di  Roma  è  capitale  di  cotesti  paesi,  anzi  di  tutti  i  bat- 
tezzati, tranne  i  Giacobiti  che  dissentono  [da'  suoi  dommi]  e  ne  sostengono 
altri,  come  anco  altre  dinastie  di  re  e  divisioni  di  reami:  sette  di  principii 
assurdi  e  speranze  bugiarde  come  quelle  della  religione  loro.  Il  papa,  dicon 
essi,  è  vergine  e  non  sa  che  sia  matrimonio;  non  lussureggia  nel  vestire, 
nel  bere  e  nel  mangiare.  Più  austero  nella  condotta  che  i  patriarchi  ed  i 
monaci,  ei  non  si  ciba  di  carne  d'animale,  uè  di  prodotto  d'animale  come  il 
miele  e  il  latte.  Egli  giudica  su  tutti  i  sovrani  temporali,  seguendo  le  tra- 
dizioni de'loro  predecessori  aborriti.  Quanto  ai  sovrani  spirituali  (lett.  celesti), 
i  seguaci  di  costoro  s'inchinano  ad  obbedirlo,  sperando  la  salute  in  questo  e 
nell'  altro  mondo,  mercè  la  sua  intercessione,  miniera  del  loro  errore  Al  suo 
comando  si  scindono  e  si  collegano,  si  accordano  e  dissentono  (-). 

Da  Roma  dipendono  molte  città  e  metropoli  celebri  fra  le  quali  '  ù  r  t 
(Orte),  mài  malva  r  (Magliano),  wustù  (Ostia),  m.nt  yànì  (Mentana), 
e  q.stàl  (Castello)  (:<). 

«  La  città  di  'ankùnah  (Ancona)  è  posta  sul  mare  veneziano  ( ').  Essa 
giace  a  ponente  del  fiume  di  Roma,  è  città  di  mezzana  grandezza,  ha  mer- 
cati e  mura  di  terra  (■"').  È  una  delle  metropoli  del  paese  dei  Rum  e  loro 
ribàt  (Marca)  ((i). 

(')  Edr.  p.  vi,  91,  _  (2|  pjn  qUi  ia  descrizione  delle  condizioni  'li  Roma  e  del  sim 
governo  è  originale  e  può  servire  a  spiegare  il  silenzio  di  'al  'Uni ari  riguardo  al  Papa, 
notato  dall'Amari  nelle  Condizioni  degli  Stati  Cristiani  ^Occidente  dello  stesso  autore. 
(Mera.  Ac.  Lincei,  Ser.  3,  CI.  Se.  Mor.  rol.  XI,  pag.  69).  Tralascio  la  parte  della  descrizione 
che  comincia:  "Roma,  è  città  di  perimetro  esteso»  ecc.,  perchè  riportata  integralmente  dal 
Nuzhat  (vr-vp,  87)  con  omissioni  e  varianti  di  poco  momento.  Osservo  soltanto  che  là  dove 

Edrisi  afferma  che  «  i  Re  sono  a  lui  (al  Papa)  soggetti Ei  governa  con  equità  »  ecc.  il 

nostro  autore  dice:  «  i  Re  lo  hanno  in  gran  conto,  al  dire  del  Sceriffo  [Edrisi] Ei  governa 

«  in  conformità  della  sua  religione,  con  equità,  »  ecc.  Aggiunta  e  mutazione  necessarie 
a  salvaguardare  l'ortodossia  dell'autore  che  scrivea  a  corte  di  principe  musulmano.  — 
(3)  Edr.  p.  Vf,  88.  —  (4)  Edr.  ib.  —  (5)  Questa  parte  della  descrizioni'  d'Ancona  si  deve 
riferire  ad  Orte  (Edr.  p.  VO,  88).  —  (6)  Rendo  per  "marca»  il  vocabolo  ribàt  col  quale 


—  313  — 

«  tùd.r  (Todi).  Questa  giace  a  ponente  del  suo  fiume  che  vien  da 
Boma  e  sulla  sponda  a  levante  le  sta  di  fronte  la  bella  città  di  '.màqah 
(Amelia)  ('). 

«  [Città  di]  nàràwm  (Narni)  (-). 

«  Città  di  rat  (Rieti).  È  città  provvista  d'ogni  bene  e  popolata  (3). 

«  Città  di  àsìà  (Jesi)  (4). 

«  Città  di  t.  runa  li  (Torino).  È  città  bella  e  popolata  e  metropoli  fio- 
rente e  commerciante.  La  popolazione  è  gente  agiata  fra  cui  [molti]  artefici 
ed  operai  (5). 

«  La  città  di  gamindìù  (Gameadlum,  ora  Castellazzo  Borinida)  è  città 
popolata  e  grande  da  cui  dipendono  villaggi  e  terre  seminative.  È  recinta  di 
mura  ed  ha  popolazione  ricca,  mercati  attivi  e  commercio  con  importazione 
ed  esportazione  (6). 

«  Città  di  b  a  b  ì  a  h  (Pavia).  È  città  ragguardevole,  una  delle  metropoli 
del  paese  di  an  barai  ah  (Lombardia).  Ha  belli  i  dintorni  e  le  case,  quar- 
tieri popolati,  mercati  fiorenti,  guadagni  continui,  industrie  sviluppate  e  grandi 
comodità  della  vita  (7). 

«  Citta  di  m .  n  t  ù  (Mantova).  È  città  notevole  (8). 

«  Città  di  l.kkah  (Lucca).  È  città  antica  [anzi]  primitiva,  di  costru- 
zione meravigliosa,  con  edilìzi  notevoli,  mercati  fiorenti  ed  industrie  bene 
avviate  (9). 

«  Città  di  'aflur.nsah  (Firenze).  È  città  bene  abitata;  essa  [giace]  a 
pie'  d'un  monte  ("'). 

«  Città  di  s.nqalìliah  (Sena  Mia,  Siena).  È  città  popolata,  con  mer- 
cati, artieri  e  ricchezze  (")• 

«  Città  di  s.trìàn  (Sarteano?).  È  città  grande  ('-). 

«  Città  di  hiu nt  tìn  (Montalcino).  Questa  città  è  piccola  "ma1  popolata (13). 

«  Città  di  'ar.tsìn  (Arezzo).  È  luogo  forte  posto  in  pianura;  popolato 
è  il  territorio  e  produttivo  (u). 

«  Città  di  b.b.nù  (Bibbiena).  È  città  piccola  [ma]  popolata  ('•'). 

«  Città  di  sant  làw  (San  Leo).  È  città  posta  a  pie'  di  un  monte  (K;). 

«  La  città  di  trr.gìnah  (Terracina)  è  città  bella,  fiorente  e  popolata, 
[con  territorio]  ubertoso;  il  porto  [però]  è  angusto  e  di  nessuna  utilità  (17). 

avea  significato  comune  di  «  luogo  di  guardia  ai  confini  »  ,  astrazion  fatta,  da  ugni  idea 
di  concessione  di  autorità  politica  e  giudiziaria  o  d'altri  diritti  feudali  inerenti  a  cote- 
sta  istituzione  carolingia.  Si  vegga  il  Dozy,  Supplement  aux  dictionnaires  arabes  alla 
voce  isb).  —  (i)  Edr.  p.  vo,  88.  L'autore  leva  di  peso  l;-]ì  errori  topografici  di  Edrisi  col 
quale  scambia  Todi  con  Terni  e  confondendo  per  giunta  in  un  su]  fiume  la  Nera  ed  il 
Tevere,  fa  rimontare  il  corso  a  quest'ultimo.  —  (2)  Edr.  p.  vo,  88-89.  —  (:;)  Edi.  p.  vo. 
89.  Torna  la  descrizione  di  Osimo.  —  (l)  Edr.il».  —  (■">)  Edr.  vo,  90.  —  (i;)  Edr.  ih.  L'au- 
tore segue  la  variante  della  nota  li  del  testo.  -  -  (')  Edr.  ih.  —  (8)  Edr.  p.  VI,  01.  — 
('•')  Edr.  ib.  —  (io)  Edr.  ib.  —  (")  Edr.  ib.  —  (»2)  Edr.  p.  w,  92.  —  P:i)  Edr.  il».  —  I  "  I  Edr. 
ib.  —  (15)  Edr.  ib.  —  (16)  Edr.  p.  va,  93.    --    (i")  Edr.  p.  va,  94. 


—  314  — 

-  La  città  di  gay  tali  (Gaeta)  è  città  estesa  e  ben  popolata.  Ha  buon 
porto,  nel  quale  si  sverna  al  sicuro.  Ivi  si  costruiscono  navi  grandi  e  pic- 
cole (•). 

«  Città  di  kùrnah  (Clima).  E  città  piccola  lontana  dal  mare  (2)- 

«  La  città  di  n  à b .  1  '  a  1  kattàn  (Napoli  dal  lino)  è  città  bella,  an- 
tica [anzi]  primitiva  e  popolata;  ha  mercati  con  traffico  di  mercanzie  e  so- 
vrabbondanti in  merci  e  robe  d'ogni  genere  (:<). 

<t  '.sta  bah  (Stabia).  E  porto  ben  chiuso  da  ogni  parte  con  acqua  molta, 
[formato  dalla]  imboccatura  di  un  fiume  perenne  d'acqua  dolce  (  '). 

«  Continuamente  getta  fuoco  e  sassi  (5). 

«  La  città  di  surr.nt  (Sorrento)  giace  su  di  una  punta  di  terra  che 
si  protende  in  mare.  È  [città]  popolata,  con  belle  case,  ricca  di  prodotti  e 
d'alberi.  Ha  vicino  un  canale  di  difficile  accesso,  nel  quale  le  navi  non  pos- 
sono [entrare  a]  gettar  l'ancora.   Vi  si  costruiscono  navigli  ((i). 

«  La  città  di  b.s.t finali  (Positano).  È  città  popolata;  essa  oifre  an- 
coraggio ben  difeso  dalla  parte  di  terra,  [ma]  facilmente  fu  presa  dalla  parte 
del  mare  quando  venne  assalita.  E  antica  [anzi]  primitiva,  ha  mura  solide 
e  popolazione  molta  ed  agiata  (:). 

«  La  città  di  s.l.mù  (Salerno)  è  città  illustre,  ha  mercati  fiorenti,  co- 
modità pubbliche,  frumento  ed  [altri]  cereali  (8). 

«  Rocca  di  b.lì  qast.riì  (Policastro).  E  fortilizio  grande  e  popolato  (!l). 

«  Città  di  '.tr.bìah  (Tropea).  È  città  bella  e  nota  fra  le  primarie  del 
paese  dei  Riìm  (10). 

a  La  città  di  b.n.b.nt  (Benevento)  è  città  antica  [anzi]  primitiva  e 
popolata  (ll). 

«  La  città  di  'arg.nt  (Arienzo)  è  città  bella  e  popolata,  in  prospere 
condizioni  (V1). 

«  [Questo  clima  comprende  ancora]  la  terra  di  s.wàbah  (Schwaben) 
[con] '.sk.ngah  ([Donaifj-eschingeu),  '  .krìzàw  (Gratz)  e '.Iman  (Ulma) 
e  la  regione  di  qarantàrah  (Carentana,  Carinzia)  colla  quale  confina  il 
lido  dei  Veneziani  (I3).  Costoro  abitano  la  costiera  del  golfo  [che  staccasi]  dal 
mar  di  Siria  (Mediterraneo)  andando  da  mezzodì  a  tramontana  (mare  Adria- 
tico). Capitale  loro  è  la  città  di  rab.nnah  (Ravenna)  (H)  la  quale  è  sede  di 
loro  signoria,  e  giace  sulla  riva  di  un  fiume  (il  Montone)  che  corre  alla  sua 
volta.  Le  terre  sue  producono  più  frutte  che  cereali.  I  lor  paesi  arrivan  fino 
alla  città  di  k .  r  a  d .  s   (  GraduSj  Grado)  essendo  questa  posta  all'  estremità 

(0  Edr.  p.  va,  9-1.  _  (2)  Edr.  p.  v%  95.  Omesso  «poco».  —  (3)  Edr.  ib.  —  (4)  Edr. 
ib.  —  (r>)  Edr.  ib.  È  parte  della  descrizione  del  Vesuvio.  —  (6)  Edr.  ib.  —  (~)  Edr.  p.  a.,  96. 
E  la  descrizione  di  Amalfi.  L'espugnazione  qui  ricordata  torna  meglio  alla  prima  del  4-5 
agosto  1135  che  alla  seconda  del  1137,  ambedue  per  opera  de' Pisani.  —  (8)  Edr.  ib.  — 
(9)  Edr.  p.  a.,  97  -  (io)  Edr.  p.  ai,  98.  —  (»)  Edr.  p.  Ar,  98.  —  02)  Edr.  ib.  —  (13)  Edr. 
p.  TI,  78.  —    (»)  Edr.  p.  1A,  81. 


—  315  — 

del  golfo  veneziano.  Essa  è  città  fiorente,  larga  di  perimetro  (')•  I  paesi 
de'  Veneziani  sono  popolati  di  milizie  e  di  operai,  di  guerrieri  e  di  mercanti 
che  fan  grossi  guadagni  (-').  Là  [tu  scorgi]  borghi,  fattorie,  piantagioni 
d'alberi  e  campi  da  seminare.  I  Veneziani  sono  gente  agiata  che  ha  ricchezze 
a  destra  e  a  sinistra.  L'avarizia  che  li  predomina  li  porta  a  tener  sempre 
il  pugno  chiuso,  tanto  che  qui  non  trovi  un  uomo  liberale,  né  uno  che  si 
travagli  pei  figliuoli  e  per  la  moglie  mentr  ei  gode  un'  opulenza  che  appa- 
risce a  tutti  e  va  girando  per  il  mondo  e  soggiorna  oggi  qui   e  domani  là. 

«  Fra  le  città  di  questa  regione  sono  rìg.nù  (Rovigno).  bùi  ah  (Pola), 
d .  r  ù  n  a  li  (Lovrana  ?)  a  s  ì  à  (Arsia  ?),  m .  s  q .  1  a  li  ([Castel]  muschio  ?  Castrimi 
musculum)  'arb.s  (Arbe),  s.ntù  (Zatton),  nùn.s  (Nona),  gàd.rah  {Ja- 
deraj  Zara),  ' .  s  b  a  t .  1  ù  (Spalatro),  e  t .  r  g  u  r  ù  n  (  Tragurium,  Trau)  (3). 

«  Di  questo  paese  fa  parte  il  territorio  di  'ìq.làyah  (Aquileia)  e  v'ap- 
partengono [le  città  di]  b.ns.rah  (Pesaro),   qast.llù  (Castello),    qumà- 
1  i g  a h  (Comacchio),  '.  s  t  a g à n .  k  ù  (  Tergeste,  Trieste),  '.  r  b  u  n a  li  (Narbonne), 
m un t  b.slìr  (Montpellier),  sangìlì  (Saint  Gilles).  'ìr.s  (Hyères),  s.gù- 
•  nah  (Savona)  ed  altre. 

-[Qui  pure  van  noverate]  le  terre  della  d.sqàlìah  (leg.  dusqà- 
nìah,  Toscana)  e  il  rimanente  territorio  di 'a nkubard ah  (Longobardia)  (4) 
che  sta  a  ponente  del  golfo  veneziano  (Adriatico),  ove  [si  trovano]  fra  le 
altre  le  città  di  '.  b  r .  n  d .  s  (Brindisi) ,  '.  s  1 .  m  un  a  li  (leg.  '.  s  t  ù  n  a  h,  Ostimi), 
m .  n  ù  b  .1  ì  (Monopoli),  q .  nb .  rs  a n  (Conversano),  m  .  1  f .  nt  (Molfetta),  b  s  à- 
lìah  (Bisceglie),  '.t r anali  (Trani),  b.rl.t  (Barletta),  qànì  (Canne),  sì bun t 
(Siponto),  rùdànah  (Rodi),  làs.nah  (Lesina)  che  dicesi  pur  làz.nah  e 
qanb   mar  in  (Campo  Marino)  (5). 

«[E  fan  parte  di  questo  clima]  i  paesi  di  '.  libarti  i  ah  (Lombardia) 
la  cui  metropoli  è  la  città  di  b  a  b  i  a  h  (Pavia).  Essa  ha  belli  i  dintorni  e  le 
case,  quartieri  popolati,  mercati  fiorenti,  beni  continui,  industrie  avviate  e 
grandi  comodità  della  vita  (6). 

«  Fra  le  città  di  questa  [regione]  v'è  sàw.sah  (Susa)  (7). 

«  Sua  capitale  è  la  città  di  Bari.  Essa  [è  dedita]  alla  costruzione 
de' navigli  ed  è  una  delle  metropoli  rinomate  de' Rum  (s). 

«  Ed  '.  n  b  ù r ì a h  {Eboreia,  Ivrea),  g a"  mi n d ì \i  ( G-amendium,  ora  Castel- 
lazzo  Bormida),  madyulàn  (Mediolanum,  Milano),  m.ntù  (Mantova),  f.r Ti- 
rali (Ferrara),  e  b.  limi  ah  (Bologna)  (9). 

«  [Vengono  inoltre]  i  paesi  che  completano  la  Calabria  fra  le  cui  città 

f1)  Edr.  p.  il,  82.  È  parte  della  descrizione  di  Trieste.  —  (2)  Edr.  ib.  Estende  a 
tutti  i  paesi  veneziani  altra  parte  della  descrizione  di  Trieste.  Quel  che  dice  in  appresso 
de' Veneziani  è  originale.  —  (3)  Edr.  p.  Ar,  99-100.  —  (•»)  Edr.  p.  n,  78.  —  (•"')  Edr. 
p.  Ar,  100.  —  («)  Edr.  p.  vo,  90.  —  (")  Edr.  p.  ti,  79.  —  (8)  Edr.  p.  ao,  103.  L'autore 
confonde  evidentemente  la  Longobardia,  ossia  i  Principati  longobardi  dell'Italia  inferiore 
colla  Lombardia  che,  secondo  Edrisi,  abbracciava  anche  il  Piemonte.  —  ('•')  Edr.  p.  rr.  79. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  41 


—  316  — 

[troviamo]  qat.nsàr  (Catanzaro),  mart.ràn  (Martirano),  b.g.nàl  (Vig- 
gianello),  q.trùb.li  (Castrovillari),  b.n.b.nt  (Benevento),  m.lf  la  con- 
tinentale (Melfi),  q.ns  (Conza).  b.nùsah  (Venosa),  sant  gàti  (Sant'Agata). 
k .  1 .  r  m  u  n  t  (Chiaromonte),  s .  n  ì  s  (Senise),  b .  s  n  ì  à  n  (Bisignano),  s  ì  m .  r  ì 
(Simeri).  ' . s  t .  r .  n  \ . lì  (Strongoli).  t .  r  g  a  r  i q  ù  (Tricarico),  g  .r s . nah  (Ace- 
renza)  (l). 

«  E  [s'aggiungono]  i  paesi  di  Longobardia  fra  le  cui  città  [si  annoverano] 
m  .  t  ì  r  a  h  (Matera).  q .  r .  n  .  1  i  a  (Ceriguola).  m  a  t .  lì  (Mottola),  g  a  ràb ìnah 
(Gravina),  q  ami  sali  (Canosa).  '.trùnah  (Ordona),  'asqalah  colla  sin 
dopo  la''ayn  (Ascoli  [di  Satriano]).  sant  lawrìn  (San  Lorenzo),  sant 
b.gùs  (Sarnbiase),  g. bit.  ai.  (CiYitate),  sant  sabìr  (San  Severo),  -^ant 
'ang.lì  ([Monte]  Sant'Angelo),  làz.nah  (Lesina),  qanb  mar  in  (Campo 
Marino)  e  t .  r  ni .  1 .  s  (Termoli)  (  -'  ). 

«  E  parte  dei  paesi  dei  >aqlab  (Slavi)  ere  - 

Statistica. —  Sulla  condizione  dell'emigrazione  italiana.  Nota 
del  Corrispondente  Luigi   Bodio. 

«  Mi  è  grato  di  poter  presentare  all'Accademia  i  risultati  generali  di 
una  nuova  inchiesta  statistica  fatta  in  questi  ultimi  mesi  intorno  all'impor- 
tanza dell'emigrazione  che  avviene  dal  nostro  paese,  alle  cause  che  la  deter- 
minano ed  ai  caratteri  che  assume  nelle  varie  provincie. 

«  Ricorderò,  prima  'li  esporre  le  cifre,  che  la  statistica  dell'emigrazione 
è  difficilissima  a  farsi  per  più  ragioni,  ma  soprattutto  perchè  il  fenomeno  che  si 
vuole  conoscere  e  misurare  è  molto  complesso.  Non  si  tratta  di  fatti  semplici 
da  enumerare,  com'è  il  caso  della  statistica  dei  nati  e  dei  morti,  ovvero  dei 
maestri  e  degli  allievi  nelle  scuole;  l'emigrazione  è  un  fatto  composto  di 
due  elementi,  l'uno  materiale:  l'uscire  dai  confini  del  regno;  l'altro  inten- 
zionale: l' idea  di  cercare  occupazione  e  fortuna  altrove,  ossia  di  lasciare  la  patria 
senza  il  deliberato  proposito  di  ritornarvi.  Non  si  potrebbe  al  certo  fare  una 
tale  investigazione  nei  singoli  casi,  per  ciascun  individuo  ;  né  sarebbe  possi- 
bile contare  tutte  le  persone  che  escono  dallo  Stato,  per  le  frontiere  di 
terra  o  di  mare.  Fa  d'uopo  appigliarsi  a  certi  indizi,  ammettere  delle  presun- 
zioni, contentarsi  di  approssimazioni  e  stare  paghi  di  avere  rinserrata  la 
cognizione  del  fatto  fra  limiti  di  minimo  e  di  massimo. 

«  Come  possiamo  avere  notizia  di  tutti  coloro  che  escono  dalle  frontiere  ? 
Attingiamo  le  informazioni  ai  registri  dei  passaporti.  Ma  non  tutti  coloro  che 
emigrano  sono  muniti  di  passaporto;  c'è  anzi  un'emigrazione  clandestina, 
composta  specialmente  di  renitenti  alla  leva,  di  individui  pregiudicati,  di  per- 
sone   che   hanno   conti   da   rendere   alla   giustizia,  che  evitano   di   chiedere 

t1)  Edr.  p.  Ar-Af,  101.  —  (-)  Edi.  p.  tf,  101. 


—  317  — 

passaporto.  D'altra  parte,  non  tutti  coloro  che  escono  sono  emigranti.  Vi 
sono  quelli  che  si  recano  all'estero  per  diporto,  per  motivi  di  studio,  per 
affari  momentanei,  non  pochi  dei  quali  si  provvedono  di  un  passaporto,  com- 
presi coloro  che  sono  inviati  in  missione  di  console  o  di  agente  diplomatico. 
Come  sottrarre  queste  persone  che  non  appartengono  all'emigrazione,  dal  totale 
numero  dei  passaporti  ? 

«  Vi  è  tuttavia  un  mezzo  di  separare,  con  grande  probabilità  di  andare 
vicini  al  vero,  i  semplici  viaggiatori  dagli  emigranti;  e  il  mezzo  è  questo: 
il  passaporto  si  rilascia,  secondo  la  condizione  economica  di  chi  lo  do- 
manda, colla  spesa  di  2  lire  e  40  centesimi  o  colla  spesa  di  lire  12  e  mezza; 
ai  poveri  si  fa  pagare  la  piccola  tassa,  agli  agiati  la  maggiore.  Non  si  con- 
tano questi  ultimi  nella  statistica  degli  emigranti,  tranne  nei  casi,  rarissimi, 
in  cui  il  Sindaco,  richiesto  di  rilasciare  il  nulla-osia  per  il  passaporto,  abbia 
appreso  da  colui  che  lo  chiede,  che  realmente  esso  intende  di  espatriare.  Gli 
altri,  dei  passaporti  da  due  lire  e  quaranta,  si  considerano  in  massa  come 
emigranti;  e  si  ha  motivo  di  credere  che  la  massima  parte  degli  emigranti 
non  trascuri  di  prendere  il  passaporto,  giacché  il  povero  ha  bisogno  di  pos- 
sedere un  foglio  di  riconoscimento,  un  documento  rilasciatogli  dall'autorità 
del  suo  paese,  che  stabilisca  la  sua  identità  personale,  quand'egli  sarà  in 
terra  straniera,  viandante  in  misero  arnese,  interrogato  sulla  sua  provenienza 
dal  gendarme.  E  sono  poveri  quasi  tutti  i  nostri  emigranti. 

«  Col  mezzo  adunque  dei  passaporti  si  cerca  di  stabilire  il  numero  degli 
emigranti,  avendo  cura  di  distinguere  le  due  specie  di  emigrazione  che  si 
producono  in  Italia,  cioè  la  temporanea  e  la  permanente  o  a  tempo  indefinito. 

«  La  prima  si  compone  principalmante  di  contadini,  terraiuoli,  mura- 
tori, fornaciari,  scalpellini,  che  vanno  a  cercare  occupazione  nei  grandi  lavori 
di  sterro,  ferrovie,  fortificazioni,  scavi  di  canali,  costruzioni  edilizie  ecc.  ; 
partono  per  solito  in  primavera,  quando  principiano  i  lavori  all'aperto,  e  ritor- 
nano ai  loro  villaggi  in  autunno,  quando  di  nuovo  la  terra  si  copre  di  neve 
e  divengono  impossibili  le  opere  murarie;  costoro  si  spargono  in  molte  parti 
d'Europa,  in  Francia,  in  Germania,  in  Svizzera,  in  Austria,  nella  penisola 
balcanica  ed  anche  negli  Stati  più  settentrionali  d'  Europa.  L'emigrazione 
propriamente  detta  si  dirige  per  la  massima  parte  all'America,  specialmente 
all'Argentina,  al  Brasile  ed  agli  Stati  Uniti. 

«  L'emigrazione  temporanea  oscilla,  da  molti  anni,  intorno  a  100,000 
individui  che  non  rappresentano  una  perdita  di  popolazione,  perchè  ritornano, 
per  consueto,  nello  stesso  anno  in  cui  sono  partiti.  L'emigrazione  propria- 
mente detta,  invece,  è  venuta  crescendo  di  passo  rapido,  con  una  velocità 
che  mette  in  pensiero.  Negli  ultimi  dieci  anni  questa  specie  di  emigrazione 
è  salita  da  20,000  circa  nel  1878  a  85,000  nel  1880,  a  128,000  nel  1887: 
e  nel  corrente  anno,  solamente  nei  primi  sei  mesi,  a  87,000. 

«  La  statistica  però  dei  passaporti,   se  può  dare  un'idea  approssimativa 


—  318  — 

dell'estensione  del  fenomeno,  e  indicare  con  certezza  quali  sono  i  comuni  e  le 
Provincie  che  danno  i  maggiori  contingenti  all'una  ed  all'altra  specie  di  emi- 
grazione, non  potrebbe  bastare  per  far  conoscere  le  direzioni  che  prende  il  movi- 
mento. Per  sapere  dove  vanno  gli  emigranti  a  prendere  imbarco,  e  verso 
quali  paesi  si  avviano,  in  Europa  o  in  altre  parti  del  mondo,  è  necessario  di 
consultare  le  statistiche  della  navigazione,  dei  porti  italiani  e  dei  porti  esteri. 
e  quelle  dell'immigrazione  nei  paesi  di  colonizzazione;  vedere,  cioè,  quanti 
italiani  siano  arrivati  a  Buenos-Ayres,  a  Eio  de  Janeiro,  a  New- York,  ecc. 

«  Se  si  avessero  presenti  le  sole  cifre  della  statistica  formata  sui  regi- 
stri dei  passaporti,  si  sarebbe  indotti  in  errore.  Non  di  rado  avviene  che  chi 
è  partito  dall'Italia  dicendo  che  andava,  per  esempio,  in  Francia  a  cercare 
lavoro,  arrivato  poi  in  Francia,  e  non  trovando  ivi  da  collocarsi,  ovvero  licenziato 
dalla  fabbrica  in  cui  è  stato  occupato  per  qualche  tempo,  prende  imbarco  a 
Marsiglia  per  l'America,  ed  ecco  che  fa  parte  dell'  emigrazione  vera  e  pro- 
pria, mentre  nel  comune  di  origine  fu  compreso  nell'emigrazione  temporanea. 

«  1  registri  delle  autorità  marittime  e  politichi'  nei  porti  d'imbarco, 
così  italiani  come  stranieri,  dividono  i  pas>eggeri  di  rubina  da  quelli  di 
corsia;  i  primi  sono,  per  lo  più,  viaggiatori  per  all'ari  o  per  diporto,  i 
secondi  sono  nella  quasi  totalità  veri  e  propri  emigranti.  Nei  porti  di  arrivo 
però  difficilmente  si  possono  distinguere  gli  emigranti  che  vi  si  recano  coll'in- 
tenzione  di  prendervi  stabile  dimora,  dai  passeggeri  che  vi  sono  condotti  per 
affari  temporanei  di  commercio  o  per  altri  motivi  transitori;  cosicché  le  cifre 
degli  arrivati  secondo  le  statistiche  dei  paesi  che  appellano  l'immigraeione, 
sono  generalmente  assai  superiori  a  quelle  degli  emigranti,  considerati  come 
tali  nei  paesi  di  origine.   La   verità  dovrebbe  trovarsi  fra  le  une  e  le  altre. 

«  Secondo  le  dichiarazioni  fatte  innanzi  ai  sindaci  per  ottenere  il  nulla- 
osta per  il  passaporto,  gli  emigranti  per  l'America  sarebbero  rappresentati 
dalle  seguenti  cifre  per  lamio  1887:  per  gli  Stati  Uniti  37.221;  per  il  Ca- 
nada 1,632;  per  l'Argentina  -">l\383;  per  l'Uruguay  1,295;  per  il  Brasile 
31,445.  Secondo  le  statistiche  dei  paesi  di  immigrazione  sono  arrivati  nello 
stesso  anno,  agli  Stati  Uniti  46,256;  all'Argentina  67,139;  al  Brasile  40.1:.:'.: 
in  complesso  per  questi  soli  paesi  153,548,  senza  contare  quanti  sono  arri- 
vati negli  altri  Stati,  dei  quali  non  conosciamo  statistiche  abbastanza  recenti. 

«  I  centri  principali  di  emigrazione  sono  il  Veneto,  la  Liguria  e  le  Pro- 
vincie di  Salerno.  Campobasso,  Potenza,  Cosenza  e  Catanzaro.  Le  cifre  che 
verrò  qui  esponendo  potranno  subire  qualche  piccola  correzione  nella  edizione 
ufficiale  della  statistica. 

«  Nel  Veneto  l'emigrazione  è  principalmente  temporanea,  ma  questa  pure 
tende  a  convertirsi  in  emigrazione  permanente,  verso  l'America. 

«  Le  Provincie  del  Veneto,  dalle  quali  partono  in  maggior  numero,  o  in 
maggiori  proporzioni  rispetto  alla  popolazione,  per  l'ima  e  pe;  l'altra  specie 
di  emigrazione,  sono  quelle  di  Belluno,  Udine,  Treviso,  Rovigo. 


—  319  — 

*  «  La  piccola  provincia  di  Belluno,  che  ha  appena  185,000  abitanti, 
ebbe  un'emigrazione  temporanea  di  8,094  individui  nel  1886  e  9,517  nel  1887; 
e  nel  solo  primo  semestre  del  1888,  8,203,  contro  a  7,586  nei  primi  sei 
mesi  del  1887.  L'emigrazione  permanente,  dalla  stessa  provincia  di  Belluno, 
è  stata  di  377  individui  nel  1886;  497  nel  1887;  175  nel  primo  semestre 
1887  e  229  nel  primo  semestre  del  corrente  anno. 

«  L'emigrazione  è  principalmente  temporanea  anche  dalla  provincia  di 
Udine:  25,696  nel  1886;  29,292  nel  1887;  27,500  nel  primo  semestre  1887; 
29,603  nel  primo  semestre  1888  (rammentiamoci  che  l'emigrazione  temporanea 
avviene  principalmente  in  primavera,  e  quindi  cade  quasi  tutta  nel  primo 
semestre).  L'emigrazione  propria  ne  ebbe  1,629  nel  1886;  4,567  nel  1887; 
1,129  nel  primo  semestre  dello  stesso  anno  1887  e  2,951  nel  primo 
semestre  del  1888.  In  complesso  adunque  nelle  due  specie  di  emigrazione 
si  contarono  33,859  individui  nell'anno  1887  e  32,554  nei  primi  sei  mesi 
del  1888.  La  popolazione  della  provincia  di  Udine  è  molto  superiore  a  quella 
della  limitrofa  Belluno  (532,000  abitanti)  ma  l'intensità  del  fenomeno  è 
grandissima  in  entrambe  le  provincie,  poiché  per  il  primo  semestre  del  cor- 
rente anno  la  totale  emigrazione,  propria  e  temporanea,  del  Bellunese,  si  rag- 
guaglia a  4,545  per  100,000  abitanti  e  quella  del  Friuli  a  6,116. 

«  Nelle  provincie  di  Treviso  e  Bovigo  1'  emigrazione  è  quasi  tutta 
permanente,  cioè  si  porta  in  America,  anziché  negli  Stati  dell'  Europa.  Nei 
primi  sei  mesi  di  quest'  anno  si  rilasciarono  nella  provincia  di  Treviso 
(401,503  abitanti)  728  passaporti  per  l'emigrazione  temporanea  e  9.259  per 
l'emigrazione  propria;  nella  provincia  di  Kovigo  83  per  la  prima  e  6,706  per 
l'altra;  in  complesso,  dalla  provincia  di  Treviso  2,487  emigranti  per  100,000 
abitanti  e  2,965  da  quella  di  Rovigo. 

«  Per  farsi  un'idea  dell'altezza  di  queste  proporzioni,  giova  confrontarle 
colle  medie  proporzioni  degli  emigranti  a  100,000  abitanti  di  tutto  il  Regno; 
presi  tutti  insieme  i  comuni,  tanto  quelli  che  danno  emigrazione,  quanto  quelli 
che  non  vi  contribuiscono,  si  hanno  i  seguenti  rapporti,  per  l'intero  anno  1887  : 
per  100,000  abitanti  426  di  emigrazione  propriamente  detta  e  294  di  emi- 
grazione temporanea. 

«  Dalla  Germania  l'emigrazione  transoceanica  si  ragguagliava  nel  1887. 
come  media  generale,  a  213  per  100,000  abitanti  ;  e  dal  Regno  Unito  della 
Gran  Bretagna  e  Irlanda  a  770. 

«  Ho  già  detto  che  la  nostra  emigrazione  temporanea  non  rappresenta 
una  perdita  di  popolazione  per  la  patria,  poiché  quelli  che  la  costituiscono 
ritornano  entro  l'anno  alle  loro  famiglie.  Non  dimentichiamo  che  la  popola- 
zione del  Regno  d'Italia  è  tra  le  più  fitte  che  siano  in  Europa,  non  solo,  ina 
che  l'eccedenza  dei  nati  sui  morti  è  molto  elevata,  tanto  che  c'è  sempre  mar- 
gine per  un  aumento  rapido  della  popolazione  in  paese,  malgrado  l'emigrazione. 
La  densità  della  popolazione  del  Regno  è  di  105  abitanti  per  chilometro  qua- 


—  320   — 

drato,  superiore  a  quella  della  Germania  (87),  della  Francia  (72),  dell'Austria 
cisleitana  (74).  L'eccedenza  del  numero  delle  nascite  su  quello  delle  morti  in 
Italia,  ragguagliata  a  1000  abitanti,  è  rappresentata  dalle  seguenti  cifre  negli 
ultimi  anni:  9,62  nel  1882;  9,(34  nel  1883;  12,08  nel  1884;  11,54  nel  1885; 
8,21  nel  1886;  10,51  nel  1887;  mentre  l'emigrazione  propriamente  detta 
corrisponderebbe  a  poco  più  di  3  all'anno,  per  1000  abitanti.  Dalla  Francia 
l'emigrazione  è  minima  :  ma  l' aumento  interno  della  popolazione  vi  è 
pure  minimo,  oscillando  intorno  a  due  e  mezzo  per  1000  abitanti;  l'ec- 
cedenza annuale  delle  nascite  sulle  morti  nella  Germauia  è  del  10  o  11. 
paragonata  alla  stessa  unità  di  popolazione;  nell'Inghilterra  e  nella  Scozia, 
anche  di  più,  circa  13;  nell'Irlanda  meno;  ivi  l'emigrazione  ossia  la  perdita 
di  popolazione  ò  più  forte  dell'aumento  naturale:  12  a  14  per  mille  e,  se- 
condo gli  anni,  finanche  16  e  21  per  mille  abitanti,  mentre  l'eccedenza  sa- 
rebbe di  5  a  6  ;  onde  avviene  che  l'Irlanda  si  spopola. 

«  Abbiamo  visto  come  dalle  provincie  venete  il  movimento  dell'emigra- 
zione sia  divenuto  allarmante.  Nella  Liguria  L'emigrazione  è  sempre  stata  im- 
portante; ma  ha  caratteri  suoi  propri,  per  motivi  di  commercio  e  naviga- 
zione. L'emigrazione  nel  1SS7.  tanto  propria  che  temporanea  (quasi  tutta 
però  della  prima  specie)  si  ragguaglia  a  731  per  100,000  abitanti  per  la 
sola  provincia  di  Genova. 

«  Nelle  provincie  meridionali  che  ho  testé  nominate,  l'emigrazione  si 
recluta  quasi  tutta  per  le  Americhe;  nel  primo  semestre  di  quest'anno  par- 
tirono in  emigrazione  propria  dalla  provincia  di  Salerno  (578,750  abitanti) 
6,274  persone;  da  quella  di  Campoba-.-"  (386,035  abitanti)  5.657:  da  quella 
di  Cosenza  (475,935  abitanti)  5,342;  da  quella  di  Catanzaro  (450,099  abi- 
tanti) 3,305;  da  quella  di  Potenza  (546,886  abitanti)  5,261.  Queste  cifre 
sono  probabilmente  inferiori  al  vero,  poiché  vi  è  da  aggiungere  l'emigrazione 
clandestina  e  quella  parte  della  emigrazione  che  viene  registrata  come  tem- 
poranea e  si  converte  poi  in  emigrazione  a  lungo  termine. 

«  C  è  anche  una  emigrazione  tradizionale  che  si  effettua  dalle  provincie 
di  Massa  e  Carrara  e  di  Lucca ,  la  quale  ha  una  fisionomia  speciale, 
come  quella  che  si  compone  di  figurinai,  mercanti  girovaghi,  ed  anche  di 
giardinieri,  ortolani,  ecc. 

^L'emigrazione  dalla  Toscana  è  nulla;  nell'Emilia,  dove  prima  si  mo- 
strava soltanto  un  movimento  interno,  verso  la  Lombardia,  nella  stagione  della 
maggior  richiesta  di  braccia  pei  lavori  agricoli,  comincia  ora  a  manifestarsi 
una  emigrazione  sensibile  ;  e  così  pure  si  palesa  un'  emigrazione  sporadica, 
ma  in  vari  punti  assai  numerosa,  nelle  Marche. 

«  Il  Ministero  di  agricoltura  e  commercio  non  si  limita  a  chiedere  ai  sindaci 
quanti  nulla-osta  abbiano  rilasciato  per  passaporti,  e  come  gli  emigranti  si  divi- 
dano per  sesso,  età  (sopra  e  sotto  i  14  anni)  e  professione;  ma  prosegue  una 
inchiesta  approfondita  sulle  cause  che  determinano  l'emigrazione  vera  e  propria. 


—  321  — 

«  Una  simile  indagine  era  stata  fatta  nel  1884,  per  impulso  dell'onorevole 
Berti,  allora  Ministro  di  agricoltura  e  commercio;  in  quest'anno  essa  si  è 
rinnovata,  con  interrogatorio  anche  più  particolareggiato,  e  con  preghiera  fatta  ai 
sindaci  di  voler  procurare  alla  direzione  della  statistica  quante  lettere  po- 
tessero raccogliere  di  emigrati  che  scrivono  ai  loro  amici  e  parenti,  per  dire 
come  si  trovano  nei  paesi  in  cui  sono  capitati  e  per  dissuaderli  o  incorag- 
giarli a  raggiungerli. 

«  Nella  loro  ingenuità,  nella  loro  scorrettezza  di  lingua,  di  grammatica 
ed  anche  di  ortografia,  codeste  lettere  sono  documenti  umani,  come  ora  suol 
dirsi,  di  grande  interesse.  Tutte  dimostrano  l'amore  vivo  per  la  patria  lontana; 
e  nelle  stesse  impressioni  diverse  e  contradditorie  che  esse  riflettono,  fanno 
prova  che  lo  stabilirsi  nei  nuovi  paesi  è  impresa  aspra  e  dolorosa;  ma  che  poi, 
chi  riesce  a  trovar  collocamento,  se  ne  trova  abbastanza  bene,  e  può  procac- 
ciarsi anche  una  relativa  agiatezza. 

«  Non  di  rado  la  medesima  persona  che  sulle  prime  ha  scritto  in  linguaggio 
desolato,  dopo  qualche  mese  vede  le  cose  sotto  un  aspetto  meno  sconfortante 
e,  passato  qualche  altro  tempo,  invita  parenti  ed  amici  a  seguirlo.  Tale  è  il 
caso  degli  emigrati  nel  Brasile,  specialmente  nella  provincia  di  S.  Paolo. 

«  Da  qualche  altro  paese,  come  dal  Messico,  tutte  le  lettere  comunicateci 
sono  piene  di  lamenti,  di  gemiti  e  di  fosche  previsioni. 

«  Cause  dell'emigrazione.  Vediamo  le  cause  principali  della  emigrazione 
secondo  le  provincie  dalle  quali  avviene. 

«  Non  si  potrebbe  indagare  caso  per  caso  quali  siano  i  motivi  che  in- 
ducono i  singoli  individui  o  famiglie  ad  espatriare.  Furono  invitati  i  sindaci 
a  dire  quali  ritengono  essere  le  cause  principali  dell'emigrazione  che  avviene 
dai  rispettivi  comuni,  e  ad  indicare  codeste  cause  nell'ordine  della  loro  impor- 
tanza, cominciando  da  quella  che  credono  la  più  forte  ;  inoltre  fu  chiesto 
se  gli  emigranti  partano  con  un  peculio  proprio,  oltre  al  denaro  necessario 
per  il  viaggio,  e  se  siano  stati  sollecitati  a  partire  dall'invito  e  dall'aiuto  di 
altre  persone  della  famiglia  già  stabilite  all'estero,  o  anche  da  istigazioni 
di  agenti  di  compagnie  di  colonizzazione  o  di  trasporti.  Si  sono  raccolte  notizie 
interessantissime,  ed  ecco  alcuni  profili  che  si  ricavano  dalla  gran  massa  dei 
documenti  riuniti. 

«  Cominciamo  dal  Veneto.  Nella  provincia  di  Treviso,  sopra  $6  comuni 
che  hanno  una  emigrazione  considerevole,  70  sindaci  dissero  l'emigrazione  es- 
sere causata  soprattutto  dalla  miseria  o  da  una  serie  di  cattivi  raccolti,  dalla 
mancanza  di  lavoro,  ecc.  ;  e  16  dicono  essere  spinti  gli  emigranti  a  cercare 
una  vita  meno  disagiata,  nel  che  sarebbe  da  scorgere  piuttosto  il  fatto  d'una 
miseria  relativa  anziché  una  deficienza  assoluta  di  mezzi. 

«  Nella  provincia  di  Padova,  sopra  51  comuni  che  hanno  emigrazione 
più  o  meno  considerevole,  36  dicono  essere  causa  principale  la  miseria  e  15 
il  desiderio  di  miglior  fortuna  presso  individui  non  del  tutto  poveri. 


—  322  — 

«  Nella  provincia  di  Venezia,  sopra  38  comuni,  33  menzionano  la  miseria 
come  prima  causa  dell'emigrazione,  e  5  comuni  altre  cause  come  principali, 
senza  escludere  la  miseria. 

«  Nella  provincia  di  Udine,  su  123  comuni,  56  indicano  come  causa  prin- 
cipale la  miseria  e  27  comuni  la  mancanza  di  lavoro,  la  crisi  agraria,  invito 
dei  parenti,  tasse  gravose,  ecc.  ;  40  dissero  più  comunemente  attirati  all'estero 
gli  emigranti  dal  desiderio  di  migliorare  la  loro  sorte,  senza  parlare  di  una 
miseria  squallida  che  fosse  il  primo  movente. 

«  Nella  Liguria  i  lamenti  della  miseria  non  sono  tanto  frequenti  come 
nel  Veneto.  Nella  provincia  di  Genova,  su  140  comuni,  15  indicano  come  causa 
principale  la  miseria;  19,  i  cattivi  o  scarsi  raccolti;  22.  la  mancanza  di  la- 
voro e  di  commercio  (in  alcuni  si  lamenta  la  decadenza  della  marina  mer- 
cantile) ;  73,  il  desiderio  di  miglior  fortuna  ;  1 1  comuni  indicano  alcuni  le 
tasse  gravose,  la  crisi  agraria,  esuberanza  di  popolazione. 

«  Nelle  provincie  meridionali  come  causa  dell'emigrazione  è  menzionata 
generalmente  la  miseria. 

«  Per  la  provincia  di  Cosenza  su  123  comuni.  89  indicano  come  causa 
la  miseria  ed  altre  cause  e  34  comuni  il  desiderio  di  miglior  fortuna,  ecc. 
Fra  le  varie  cause  è  indicata  la  meschina  retribuzione  del  lavoro  e  l'esem- 
pio e  l'invito  dei  parenti  od  amici  già  emigrati,  che  hanno  migliorato  la  loro 
posizione  all'estero,  e  che  mandano  in  patria  alle  loro  famiglie  delle  somme 
relativamente  considerevoli. 

«  Nella  provincia  di  Campobasso  40  comuni  risposero  che  la  causa  del- 
l'emigrazione è  stata  la  miseria;  30,  il  desiderio  di  miglior  fortuna;  10, 
altre  cause.  La  miseria  spingo  i  contadini  che  forniscono  il  maggior  contin- 
gente all'emigrazione.  Ma  vi  concorrono  le  buone  notizie,  gl'inviti  dei  parenti 
che  spediscono  talvolta  i  biglietti  di  passaggio. 

*  Nella  provincia  di  Catanzaro  è  nominata  fra  le  prime  cause  la  miseria 
o  la  mancanza  di  lavoro. 

«  Nella  provincia  di  Potenza  su  9(3  comuni.  40  risposero  essere  causa 
dell'emigrazione  la  miseria;  46  il  desiderio  di  miglior  fortuna  e  10  comuni 
altre  cause,  che  si  riducono  ad  equivalenti  della  prima.  Le  mercedi  non  ba- 
stano a  far  fronte  ai  bisogni  più  urgenti  della  vita,  mentre  invece  aumentano 
i  fitti  delle  terre  e  l'interesse  dei  capitali.  Quest'ultimo  è  salito  ad  enormi 
saggi,  per  piccole  somme.  Vi  si  aggiungono  gli  inviti  dei  parenti  od  amici 
all'estero   che   mandano  i  denari  o  il  biglietto  per  il  viaggio. 

*  Le  stesse  cause  sono  menzionate  dai  sindaci  della  provincia  di  Salerno. 
Infatti,  sopra  122  comuni  aventi  emigrazione,  70  pongono  in  prima  linea  la 
miseria  e  52  il  desiderio  di  miglior  fortuna.  Incoraggiano  all'emigrazione  le 
lettere  di  parenti  ed  amici  già  emigrati  all'estero,  che  parlano  di  buona  riu- 
scita, quand'anche  quelli  che  possono  rallegrarsi  di  avere  incontrata  fortuna 
siano  pochi. 


—  328  — 

«  Condizioni  economiche  degli  emigranti.  È  frequente  il  caso  che  gli 
emigranti  partano  senza  avere  neppure  il  denaro  necessario  per  il  viaggio  ; 
molti  prendono  a  prestito,  facendo  debiti  presso  i  loro  parenti  che  rimangono 
nel  villaggio  natio,  ovvero  ricevono  il  denaro  in  prestito  da  parenti  già  stabiliti 
in  America. 

«  Nel  Veneto  l'emigrazione  per  1" America,  come  s'è  visto,  è  stata  in 
quest'anno  anche  molto  più  numerosa  del  consueto;  partirono  a  famiglie  in- 
tere, e  prima  di  mettersi  in  viaggio  i  più  vendettero  le  masserizie,  gli  ani- 
mali, e,  se  proprietari,  anche  le  terre. 

«  Degli  emigranti  alcuni  ebbero  i  denari  per  il  viaggio  dai  parenti  ed 
amici  già  all'estero.,  e  moltissimi  ebbero  il  viaggio  gratuito  da  Genova  a 
S.  Paolo  (Brasile). 

«  Nella  provincia  di  Torino  (circondario  d'Ivrea)  i  due  terzi  circa  degli 
emigranti  per  l'America  avevano  appena  il  denaro  per  il  viaggio,  e  gli  altri  un 
peculio  alquanto  maggiore. 

«  Genova.  Tutti  gli  emigranti  hanno  in  proprio  il  denaro  per  il  viaggio, 
magari  quanto  potrebbe  bastare  anche  per  il  viaggio  di  ritorno.  Non  pochi 
portano  un  peculio  maggiore.  Pochissimi  avanti  di  partire  vendettero  le  loro 
masserizie,  gli  animali  e  la  terra. 

«  Udine.  Vendettero  gli  animali  e  le  masserizie  circa  700  su  2,600  emi- 
granti contadini.  Di  900  contadini  proprietari  (compresi  fra  i  2,600  emigranti 
contadini)  circa  140  alienarono  le  terre  o  le  case.  Quasi  tutti  avevano  il  denaro 
pel  viaggio  e  360  circa  portavano  un  peculio  oltre  al  denaro  occorrente  per  il 
viaggio.  Gli  emigranti  per  il  Brasile  (San  Paolo)  ebbero  quasi  tutti  il  passag- 
gio gratuito  sul  bastimento  e  pagarono  soltanto  il  trasporto  fino  a  Genova. 

«  Circa  1800  emigranti  presero  a  prestito  il  denaro  per  il  viaggio  ;  per  248 
si  seppe  che  ebbero  i  denari  dai  parenti  o  amici  stabiliti  in  America,  e  208 
da  parenti  od  amici  nel  paese  d'origine. 

t  Padova.  Gli  emigranti,  quasi  tutti  agricoltori,  vendettero  le  loro  poche 
masserizie,  e  taluni  anche  gli  animali  onde  procurarsi  il  denaro  per  il  viaggio. 
Ben  pochi  portarono  seco  un  peculio  in  più.  Anche  in  questa  provincia  molti 
ebbero  il  viaggio  gratuito  per  il  Brasile,  offerto  loro  dalle  agenzie.  A] tri 
l'ebbero  dai  parenti  stabiliti  all'estero. 

«  Treviso.  Molti  emigranti  vendettero  le  masserizie  e  il  bestiame.  Tutti 
gli  emigranti  approfittarono  del  viaggio  gratuito  offerto  per  il  Brasile.  Colla 
vendita  delle  poche  cose  che  posseggono  si  procurano  i  mezzi  per  recarsi 
fino  a  Genova.  Nessuno  porta  un  peculio  che  possa  servire  di  aiuto  e  di  primo 
impianto  al  loro  arrivo  in  America. 

«  Venezia.  Alcuni  avevano  il  denaro  per  il  viaggio  fino  a  destinazione, 
e  molti  ebbero  il  viaggio  gratuito  dal  porto  di  imbarco  (Genova)  lino  al  paese 
di  destinazione  (in  generale  per  San  Paolo  nel  Brasile). 

«  Pochi  portarono  seco  un  peculio.  Solo  i  proprietari  che  alienarono  le 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sera.  -12 


—  324  — 

terre  e  le  case  portarono  seco  qualche  somma.  Altri  ebbero  i  danari  dai  pa- 
renti stabiliti  in  America.  Un  comune  accenna  ad  alcuni  emigranti  che  par- 
tirono col  denaro  loro  anticipato  da  impresari  di  costruzioni  coli' obbligo  del 
rimborso  mediante  ritenuta  sulla  mercede  nel  luogo  di  destinazione. 

«  Eovigo.  Su  3000  agricoltori,  un  decimo  erano  proprietari  di  terre;  molti 
di  costoro  le  alienarono.  In  generale  gli  emigranti  agricoltori  partono  a  famiglie 
intere,  vendendo  animali  e  masserizie  per  provvedersi  i  denari  per  il  viaggio. 
Pochi  portarono  seco  un  peculio. 

«  Lucca  e  Massa.  In  generale  tutti  avevano  il  denaro  pel  viaggio  e  non  pochi 
anche  un  piccolo  peculio.  Pochi  vendettero  le  terre,  gli  animali  e  le  masserizie. 

«  Campobasso,  Avellino,  Caserta,  Napoli  e  Salerno.  Gli  emigranti  per 
la  maggior  parte  portarono  con  sé  qualche  piccolo  peculio,  oltre  il  denaro  per  il 
viaggio. 

«  Caserta,  Avellino,  Salerno,  Potenza,  Catanzaro,  Cosenza.  In  parecchi 
comuni  gli  emigranti  tolsero  a  prestito  anche  il  denaro  per  il  viaggio.  Al- 
cuni sindaci  dicono  che  gli  emigranti  presero  a  mutuo  i  denari  occorrenti 
per  il  viaggio  ad  interesse  incredibilmente  alto,  come  sarebbe  il  50  °/0,  ed 
anche  più,  celandosi  l'usura  sotto  varie  forme. 

«  Non  di  rado  si  dice  che  gli  emigranti  ebbero  i  denari  pel  viaggio  da 
parenti  all'estero.  In  alcuni  casi  i  denari  furono  anticipati  dagli  agenti  di 
emigrazione. 

«  Campobasso,  Salerno.  Caserta  e  Potenza.  Parecchi  emigranti  ipotecarono 
o  diedero  in  enfiteusi  i  loro  piccoli  fondi. 

«  Colonizzazione  nel  Brasile.  Il  governo  imperiale  offre  dei  passaggi 
gratuiti  agli  emigranti  europei  che  intendono  stabilirsi  come  coltivatori  nei 
terreni  di  proprietà  nazionale  ;  e  a  questo  scopo  ha  stipulato  convenzioni  con 
diverse  società.  Le  provincie  a  loro  volta,  nello  intento  di  colonizzare  i  vasti 
terreni  di  loro  proprietà,  fanno  somiglianti  concessioni  agli  emigranti,  col 
mezzo  di  società. 

«  Specialmente  notevoli  sono  i  vantaggi  che  la  provincia  di  San  Paolo 
offre  agli  emigranti.  Coli' ultima  legge  provinciale  sull'  immigrazione,  sanzio- 
nata il  3  febbraio  1888,  il  presidente  della  provincia  venne  autorizzato  a 
contrattare  colla  Società  promotrice  dell' immigrazione  per  l'introduzione 
di  100,000  immigranti  europei  secondo  i  bisogni  dell'agricoltura.  Il  Governo 
della  provincia  potrà  pagare  alla  Società  promotrice,  a  titolo  d'indennizzo 
per  i  passaggi  degli  immigranti,  fino  alla  somma  di  75,900  reis  (1.000  reis, 
alla  pari,  sarebbero  equivalenti  a  L.  2,83,  ma  vi  è  la  carta  moneta,  che 
scapita  nel  cambio  coli' oro),  per  ogni  adulto,  e  la  metà  di  tale  somma  pei 
ragazzi  dai  7  ai  12  anni,  e  un  quarto,  pei  bambini  dai  3  ai  7  anni.  Le 
famiglie  degli  immigranti  spontanei  che  si  destinassero  ai  lavori  agricoli 
nelle  fattorie  (fazende)  nei  nuclei  coloniali,  o  che  si  stabilissero  per  conto 
proprio,    avranno    diritto   al   sussidio  di  circa    70,000  reis  pei  maggiori   di 


—  325  — 
12  anni;  della  metà  per  gli  altri  da  7  a  12  anni  e  di  un  quarto  pei  bam- 
bini. Le  famiglie  introdotte  per  conto  del  Governo  generale  del  Brasile  che 
avessero  la  stessa  destinazione  degli  immigranti  spontanei,  percepiranno  un 
sussidio  corrispondente  alla  differenza  tra  quanto  paga  il  Governo  e  il  sussidio 
concesso  dalla  provincia.  Gli  immigranti  riceveranno  il  sussidio  al  quale 
avessero  diritto,  solamente  30  giorni  dopo  che  si  troveranno  fissati  nelle  fat- 
torie {f agende).  Nel  contratto  colla  Società  promotrice  potrà  venire  autorizzata 
l'introduzione  di  donne  nubili  purché  il  loro  numero  non  ecceda  il  10  per 
cento  del  totale  degli  immigranti. 

«  A  proposito  dello  stato  attuale  della  provincia  di  S  Paolo  devo  men- 
zionare a  cagione  di  onore  una  relazione  importante  scritta  dal  Console  ita- 
liano cav.  Enrico  Perrod,  pubblicata  testò  dal  Ministero  degli  affari  esteri. 
In  essa  l'autore  considera  la  situazione  del  Brasile  dal  punto  di  vista  prin- 
cipalmente degli  interessi  italiani  e  studia  con  grandissima  diligenza  la  co- 
stituzione e  divisione  della  proprietà,  le  mercedi  e  i  prezzi  delle  merci,  le 
imposte,  le  scuole,  la  diffusione  della  lingua  ed  ogni  altro  fattore  economico 
e  morale. 

«  Begli  agenti  di  emigrazione.  Un'indagine  accurata  fu  fatta  per  sapere 
dove  esistano  vere  e  proprie  agenzie  di  emigrazione  oppure  incaricati  stabili 
di  siffatte  agenzie. 

«  Esistono  agenzie  nelle  provincia  di  Alessandria,  Torino,  Genova,  Como, 
Cremona,  Mantova,  Belluno,  Udine,  Vicenza,  Lucca,  Chieti,  Napoli,  Salerno 
e  Potenza. 

«  Vi  sono  incaricati  stabili  di  agenzie  nelle  provincie  di  Alessandria, 
Cuneo,  Novara,  Torino,  Genova,  Como,  Cremona,  Mantova,  Milano,  Belluno, 
Venezia,  Padova,  Treviso,  Udine,  Vicenza,  Massa,  Campobasso,  Chieti,  Avel- 
lino, Caserta,  Salerno,  Potenza,  Catanzaro  e  Cosenza. 

«  Nel  circondario  d'Ivrea  (Torino)  vi  sono  incaricati  dalle  Società  di  Na- 
vigazione che  procurano  biglietti  d'imbarco  per  l'America.  Un  rappresentante 
di  una  ditta  inglese  ha  arruolato  un  centinaio  di  minatori  operai  e  terraz- 
zieri per  Costarica.  Questo  anticipò  lire  50  alle  famiglie  di  ciascun  emigrante. 
«  Per  la  provincia  di  Venezia  la  spinta  maggiore  ad  emigrare  è  data 
dalle  agenzie  esistenti  in  Genova.  In  parecchi  comuni  si  sono  recati  degli 
agenti  clandestini  per  promuovere  l'emigrazione  degli  abitanti  por  il  Brasile. 
«  Anche  nei  comuni  della  provincia  di  Vicenza  sono  andati  degli  agenti 
per  promuovere  l'emigrazione  pel  Brasile.  Parecchi  incaricati  agiscono  per 
conto  di  una  ditta  molto  nota  di  Genova. 

«  Parimente  in  vari  comuni  della  provincia  di  Treviso  esistono  degli  in- 
caricati, presso  i  quali  accorrono  i  vogliosi  di  emigrare  per  avere  informazioni. 
Non  mancano  gli  eccitatori  che  girano  per  le  fiere  e  per  i  mercati. 

«  A  Rovigo  si  può  dire  che  tutto  il  lavorìo  si  accentri  nella  ditta  di 
Genova  a  cui  si  è  alluso  più  sopra.    Si  sa  di  un  altro  agente,  il  quale  per 


—  326  — 

conto  di  un'impresa  di  Costarica  ha  ingaggiato  operai  nella  provincia  di  Rovigo 
e  in  altre  vicine.  Questo  ingaggiatore  offriva  ad  ogni  emigrante  l'anticipazione 
di  lire  60.  In  un  comune  risulta  che  venivano  arruolati  a  mercede  fissa,  con- 
venuta con  scritture  private,  e  si  davano  sovvenzioni  alle  famiglie  restanti  in 
patria  che  fornivano  un  emigrante  atto  al  lavoro. 

«  Dal  comune  di  Oppeano  (abitanti  3.156)  provincia  di  Verona,  parti- 
rono 104  famiglie  ('/tì)  e  con  esse  anche  l'arciprete.  Nel  Veronese  l'idea  della 
emigrazione  si  dice  mantenuta  viva  dagli  agenti  sobillatori.  Furono  presentate 
al  Procuratore  del  Re  14  denuncie.  Di  queste  4  ebbero  per  effetto  la  condanna 
degli  agenti;  per  gli  altri  pendono  i  procedimenti..  La  mitezza  però  della 
condanna  (poche  lire  d'ammenda),  e  per  un  solo  caso  (recidivo)  il  carcere, 
non  possono  fornire  una  efficace  repressione. 

«  A  Mantova  su  1,800  emigranti  nel  1°  semestre  1888,  circa  700  furono 
arruolati  da  una  società  inglese,  per  occuparli  nella  costruzione  di  strade 
ferrate  nella  republica  di  Costarica. 

«  A  Campobasso  sonvi  degli  incaricati  di  agenzie  di  emigrazione. 

«  Nella  provincia  di  Chieti  gli  incaricati  dalle  agenzie  non  mancano  di 
fare  propaganda,  anche  offrendo  biglietti  d'imbarco  gratuiti  e  piccole  antici- 
pazioni di  denaro. 

«  Vi  sono  incaricati  temporanei  di  agenzie  in  parecchi  comuni  delle 
Provincie  di  Alessandria,  Cuneo,  Novara,  Torino,  Genova.  Bergamo,  Brescia, 
Como,  Cremona,  Mantova,  Milano,  Pavia,  Sondrio,  Padova,  Treviso,  Udine, 
A'icenza,  Reggio  Emilia.  Massa,  Ancona,  Macerata,  Campobasso,  Avellino,  Na- 
poli, Salerno,  Foggia,  Potenza,  Cosenza,  Caltanisetta.  Girgenti  e  Palermo. 

«  Come  mezzi  di  eccitamento  all'emigrazione  si  citano,  oltre  le  promesse 
di  alti  salari,  l'anticipazione  delle  prime  spese,  con  obbligo  di  rimborso,  in 
parecchi  comuni  delle  Provincie  di  Cuneo,  Genova,  Como,  Mantova,  Milano, 
Pavia,  Sondrio,  Padova,  Treviso,  Udine,  Vicenza,  Ferrara,  Ancona,  Campo- 
basso, Avellino,  Benevento,  Napoli,  Salerno,  Foggia,  Potenza  e  Cosenza.  Le 
promesse  di  trasporto  gratuito  fino  al  paese  di  destinazione,  si  citano  da  molti 
sindaci  delle  provincie  di  Brescia,  Torino,  Pavia,  Udine,  Verona,  Vicenza, 
Parma,  Campobasso  e  Caserta.  Si  dice  che  fossero  anche  distribuiti  sussidi 
in  denaro  agli  emigranti  di  parecchi  comuni  delle  provincie  di  Cuneo,  Torino, 
Genova,  Milano,  Pavia,  Sondrio,  Padova,  Treviso,  Udine,  Vicenza,  Reggio 
Emilia  e  Potenza. 

«  La  promessa  della  concessione  gratuita  di  terreni  da  dissodare  si  cita 
dai  sindaci  delle  provincie  di  Alessandria.  Bergamo,  Como,  Mantova.  Pavia, 
Padova,  Treviso  e  Vicenza. 

«  Condizione  economica  degli  emigrati  all'estero.  In  generale  trovarono 
una  posizione  discreta  e  da  collocarsi  vantaggiosamente  nell'Argentina  e  nel- 
l'Uruguay la  maggior  parte  degli  emigranti  delle  provincie  di  Alessandria,  Cu- 
neo, Novara,  Torino,  Como,  Cremona,  Milano,  Pavia,  Sondrio,  Udine  e  Macerata. 


—  327  — 

«  Nelle  repubbliche  Platensi  e  negli  Stati  Uniti  del  Nord,  come  pure 
nel  Chili  e  Perù  gli  emigranti  dalle  Provincie  di  Genova  e  Piacenza. 

«  Nel  Brasile  gli  emigranti  del  Bellunese.  Nel  Brasile  e  nell'Argentina 
quelli  delle  provincie  di  Treviso,  Verona  e  Vicenza. 

«  Nell'Argentina,  nel  Brasile  e  negli  Stati  Uniti  quelli  delle  provincie 
di  Lucca  e  Massa. 

«  Negli  Stati  Uniti  quelli  della  provincia  di  Salerno. 

«  Delle  professioni  che  esercitavano  in  patria  gli  emigranti  avanti 
di  partire  e  della  occupazione  che  trovano  più  frequentemente  all'estero. 
I  maggiori  contingenti  all'emigrazione  sono  forniti  dai  contadini;  essi  formano 
più  di  due  terzi  dell'emigrazione  italiana.  Dopo  i  contadini  vengono  per 
numero  i  muratori,  i  manovali,  i  braccianti,  i  facchini,  artieri,  ecc.  Gl'industriali 
ed  i  commercianti  non  superano  la  media  del  4  o  5  °/0  e  gli  esercenti  pro- 
fessioni liberali  sono  forse  l'uno  per  mille  fra  gli  emigranti  ed  anche  questi 
pochi  non  trovano  da  occuparsi  che  con  somma  difficoltà. 

«  L'emigrazione  agricola  si  è  diretta  in  questi  ultimi  anni  per  gran  parte 
al  Brasile,  dove  ha  trovato  da  collocarsi  alle  piantagioni  del  caffè,  principal- 
mente nella  provincia  di  San  Paolo.  Non  pochi  degli  emigranti  hanno  trovato 
un  collocamento  abbastanza  rimunerativo,  quantunque  le  spese,  alle  quali 
vanno  incontro,  siano  molto  gravi. 

«  Si  trovano  in  generale  malissimo  dappertutto  coloro  che  non  abbiano 
appreso  un  mestiere  manuale  o  un'  arte  speciale.  È  appunto  per  il  difetto 
di  un'abilità  tecnica  speciale,  che  molta  parte  della  emigrazione  italiana,  spe- 
cialmente del  mezzogiorno,  dà  triste  spettacolo  di  sé  nei  mestieri  più  bassi, 
come  di  raccoglitori  d'immondezze,  barbieri,  musicanti  ambulanti.  Ciò  viene 
lamentato  altamente  negli  Stati  Uniti. 

«  Condizioni  economiche  dei  rimpatriati.  Nella  provincia  di  Vicenza  un 
terzo  circa  dei  rimpatriati  era  in  misere  condizioni  ;  gli  altri  in  discrete  con- 
dizioni finanziarie,  e  qualcuno  ha  riportato  a  casa  qualche  migliaio  di  lire. 

«  I  ritornati  nella  provincia  di  Treviso  erano  quasi  tutti,  se  non  in  buone, 
almeno  in  discrete  condizioni.  Quelli  ritornati  nella  provincia  di  Udine  per 
la  maggior  parte  godevano  una  posizione  discreta;  soli  13  comuni  risposero 
che  i  rimpatriati  erano  in  misere  condizioni.  Alcuni  sindaci  della  provincia 
di  Padova  dissero  che  i  rimpatriati  erano  in  discrete  condizioni  finanziarie. 

«  Pochi  fecero  ritorno  nelle  provincie  di  Mantova  e  Sondrio  e  di  questi 
la  maggior  parte  erano  in  discrete  condizioni. 

«  I  rimpatriati  delle  provincie  di  Milano  e  di  Como  avevano  migliorata 
assai  la  propria  condizione  da  quando  erano  partiti.  I  rimpatriati  nella  pro- 
vincia di  Genova  erano  quasi  tutti  in  condizioni  molto  buone  e  non  pochi 
ritornarono  ricchi.  Quelli  di  Lucca  e  Massa  tornarono  quasi  tutti  in  buone 
condizioni. 

«  Le  risposte  a  questo  quesito,  raccolte    nelle  provincie  meridionali,  si 


—  328  — 

possono  riassumere  in  una    parola:  i  rimpatriati  si  trovavano   in   condizioni 
discrete  » . 

«  Mentre  il  Governo  sta  facendo  queste  ricerche  a  mezzo  dei  sin- 
daci, la  Società  Geografica  Italiana  si  è  proposta  di  fare,  a  sua  volta,  un'in- 
dagine sulle  condizioni  degli  italiani  all'estero,  scrivendo  ai  suoi  corrispon- 
denti e  valendosi  anche  della  cortese  mediazione  dei  consoli  presso  i  nota- 
bili delle  colonie.  Fu  incaricato  di  condurre  questa  inchiesta  un  uomo  assai 
bene  preparato  a  ciò  da  viaggi  compiuti  in  America  e  da  studi  di  economia 
commerciale,  pubblicati  e  favorevolmente  giudicati;  il  cav.  Egisto  Rossi,  il 
quale  procede  d'accordo  con  un  piccolo  comitato  speciale  scelto  nel  seno  del 
Consiglio  della  Società  stessa. 

«  Il  lavoro  di  preparazione  dell'  inchiesta  avviato  dalla  Società  Geogra- 
fica richiese  qualche  tempo;  ma  cominciano  ad  arrivare  le  risposte  dal  nuovo 
continente,  e  i  risultati  ne  saranno  fatti  di  pubblica  ragione  tra  pochi  mesi. 

u  Avremo  per  questa  via  un'ampia  informazione  sulle  istituzioni  di  pa- 
tronato e  di  collocamento  degli  emigranti,  esistenti  nei  luoghi  di  sbarco, 
sulle  professioni  più  sovente  esercitate  dei  nostri  concittadini  all'estero,  sulle 
occupazioni  nei  quali  essi  trovano  migliore  mercede,  sui  prezzi  delle  derrate 
alimentari  e  degli  altri  generi  di  generale  consumo,  sulla  probabilità  di  fare 
delle  economie,  sulla  concorrenza  che  si  fanno  nelle  varie  industrie  gli  im- 
migranti italiani  e  quelli  di  altre  nazionalità:  sulla  facilità  o  imuio  che  i 
nostri  possono  avere  di  acquietare  qualche  terreno  in  proprio,  sulle  condi- 
zioni reali  che  trovano  gli  immigranti  presso  i  Governi  esteri  e  presso  le 
compagnie  di  colonizzazione  o  presso  i  privati  proprietari  dei  terreni  da  dis- 
sodare e  coltivare. 

«  È  noto  che  nell'Argentina  la  provincia  di  Santa  Fò  è  quella  dove 
la  colonia  italiana,  dopo  Buenos  Ayres,  ha  i  suoi  maggiori  interessi.  La 
città  di  Rosario  è  popolata  in  gran  parte  da  italiani,  e  da  questi  sono  col- 
tivate estese  regioni  dei  dintorni. 

«  Le  colonie  agricole  vengono  formate  per  conto  del  Governo  federale 
e  per  conto  delle  provincie.  Nell'un  caso  e  nell'altro,  il  Governo  concede  la 
terra  e  anticipa  gli  strumenti  e  i  capitali  a  condizione  del  rimborso  da  parte 
del  colono,  e  questo  ratealmente,  dopo  il  secondo  o  terzo  anno  dell'  impianto 

«  L'emigrato,  appena  arrivato  a  Buenos  Ayres,  viene  ricoverato  nell'  ap- 
posito ospizio,  e  mantenuto  per  otto  giorni  a  spese  del  Governo  ed  indiriz- 
zato a  qualche  lavoro,  se  non  ha  speciale  destinazione.  Il  terreno  fuori  della 
provincia  di  Buenos  Ayres  si  vende  ancora  a  prezzi  bassissimi.  Mendoza, 
Corrientes,  Entrerios,  Missiones,  e  la  immensa  regione  del  Chaco,  che  adesso 
il  Governo  intende  seriamente  a  colonizzare,  possono  offrire  al  contadino  ita- 
liano, quando  sia  ben  diretto,  un  campo  vastissimo  di  risorse. 

a  Nel  Brasile  la  provincia  di  San  Paulo  ha  dato  lavoro  in  questo  ultimo 
anno  a  migliaia  dei  nostri  emigrati. 


—  329  — 

«  Le  associazioni  che  vi  sono  a  scopo  di  beneficenza,  le  molte  aziende 
agricole  possedute  da  italiani  in  prospero  stato,  fanno  di  questa  provincia  un 
centro  di  attrazione  per  l'emigrazione  nostra  ;  la  quale,  quando  vi  giunge,  come 
troppo  spesso  avviene,  sprovveduta  di  mezzi,  è  pure  a  Rio  Janeiro  o  a  San 
Paulo  ricoverata  e  mantenuta  dal  Governo  in  appositi  asili  per  vari  giorni, 
finché  l'emigrante  abbia  trovata  un'occupazione. 

«  Le  piantagioni  di  caffè  formano  la  principale  industria  agricola.  Si 
può  acquistare  il  terreno  a  poco  prezzo,  e  coltivarlo  ;  ma  i  nostri,  sprovvisti 
come  sono  quasi  tutti  di  denaro,  preferiscono  impiegarsi  in  una  fazenda  per 
qualche  tempo.  Generalmente  si  accorda  loro  un  tanto  per  mille  piante  di 
caffè  coltivate  ;  e  la  facoltà  di  piantare  per  loro  conto  ogni  sorta  di  prodotti 
negli  spazi  interfilari  delle  piante;  più  altre  concessioni  che  fanno  non  di 
rado  dell'  operaio  del  Fazendiero  un  partecipante  quasi  diretto  della  pro- 
prietà della  fazenda  a  cui  appartiene.  Vi  sono  però  degli  abusi  che  rendono 
questa  specie  di  mezzadria  molto  sovente  illusoria. 

«  Negli  Stati  Uniti  l'emigrante  è  ospitato  nel  Castle- Garden  per  pochi 
soldi  al  giorno  ;  ivi,  se  non  ha  altri  impegni,  può  trovare  lavoro,  rivolgendone 
domanda  al  Bureau  of  Labor. 

«  A  chi  preferisce  lavorare  la  terra,  il  Governo  degli  Stati  Uniti  concede 
fino  a  160  acri  per  ogni  uomo  maggiorenne,  nei  terreni  di  pubblico  dominio, 
in  gran  parte  spopolati  e  distanti  dai  centri  abitati.  Il  possedimento  si  con- 
segue dopo  cinque  anni  di  residenza  nel  territorio  e  dopo  avere  eseguita 
qualche  coltivazione.  Chi  vuole  usufruire  di  questa  concessione  deve  farsi  cit- 
tadino americano. 

«  Molti  inglesi,  irlandesi,  tedeschi  divennero  proprietari  di  terre  confor- 
mandosi appunto  alle  prescrizioni  di  questa  legge,  detta  Homestead  Law. 

«  Pochi  italiani  hanno  finora  approfittato  di  essa,  e  ciò  principalmente 
perchè  la  nostra  colonia  si  compone  di  gente  che  non  ebbe  nessun  indirizzo 
coloniale  e  finì  col  restare  nelle  città  ad  esercitare  i  più  bassi  mestieri.  I 
tedeschi  e  irlandesi,  grazie  alle  loro  potenti  società  di  patronato,  appena  giunti 
nei  porti  sono  indirizzati  nel  Far-West.  Di  recente  si  è  costituita  a  Nuova 
York  una  consimile  società  di  patronato  fra  gli  italiani.  I  quali  troverebbero  con- 
dizioni agricole  eccellenti  nella  California  ed  in  altri  Stati  del  Pacifico,  nel 
Kansas  ed  Arkansas,  nel  Missouri,  nella  Luigiana  e  nella  Florida,  dove  po- 
trebbero ottenere  dalle  Società  ferroviarie  i  terreni  a  mitissimo  prezzo. 

«  Nel  Manitoba,  che  è  la  regione  Nord-Ovest  del  Canada,  si  hanno  pure 
eccellenti  condizioni  per  gli  agricoltori  e  si  concedono  loro  le  stesse  facilità 
che  agli  Stati  Uniti. 

«  Per  ora  nell'America  del  Nord  i  soli  centri  agricoli,  dove  si  trovano 
agricoltori  e  proprietari  italiani,  sono  nella  California,  nel  Nevada,  nell'Arkansas, 
in  qualche  altro  Stato  del  centro. 

«  Le  colonie  dell' Australasia,  sebbene  floridissime  e  promettenti  per  tutti 


—  330  — 

coloro  che  intendono  stabilirvisi  come  coltivatori,  attrassero  fin  qui  pochissimi 
italiani.  Fino  a  pochi  anni  or  sono  le  colonie  dell'Australia  e  della  Nuova 
Zelanda  pagavano  per  intero  o  per  la  metà  il  prezzo  di  passaggio  per  gli 
emigranti.  Oggi  questa  pratica  ha  cessato  e  l'immigrazione,  sebbene  il  costo 
della  traversata  non  sia  molto  elevato,  non  procede  a  quella  volta  numerosa 
come  altrove.  Ma  uno  degli  ostacoli  principali  che  impediscono  alla  nostra 
emigrazione  di  rivolgersi  all'Australia,  è,  dopo  il  costo  del  lungo  viaggio, 
l'ignoranza  della  lingua  e  delle  istituzioni  e  leggi  che  regolano  e  disciplinano 
la  colonizzazione  delle  loro  terre.  Queste  si  possono  anche  ottenere  gratuita- 
mente dai  rispettivi  governi,  previa  l'osservanza  di  certe  condizioni  oppure 
acquistarsi  a  poche  lire  all'acro  dalle  Società  o  dal  Governo. 

«  Tali  sono  i  fatti  più  noti.  Gli  studi  bene  avviati  dalla  Società  Geo- 
grafica faranno  conoscere  le  circostanze  particolari  e  renderanno  immagine 
della  vita  vera  delle  colonie  italiane  all'estero  » . 


Zoologia.  —  Elenco  dei  Copepodi  pelagici  raccolti  dal  tenente 
di  vascello  Gaetano  Chierca  durante  il  viaggio  della  R.  Corvetta 
«  Vettor  Pisani  »  negli  anni  1882-1885,  e  dal  tenente  di  vascello 
Francesco  Orsini  nel  Mar  Rosso,  nel  1884  (!).  Nota  II  del  dott. 
W.  Giesbrecht,  presentata  dal  Socio  Todaro. 

«  Alla  mia  precedente  comunicazione  fo  seguire  un  elenco  delle  specie 
con  la  indicazione  dei  posti  dove  sono  state  pescate  (un  0.  indica  la  prove- 
nienza dalla  collezione  di  Orsini)  dando  una  breve  diagnosi  delle  nuove,  e 
ancora  un  elenco  dei  punti  dove  si  è  pescato  con  le  specie  che  vi  sono  state 
trovate;  dove  i  numeri  esprimenti  la  profondità  stanno  in  (  ),  s'intende  che 
l'apparecchio  Palumbo  non  ha  funzionato  bene  o  che  si  è  pescato  con  una 
semplice  rete  aperta;  in  tal  caso  non  è  naturalmente  certa  la  profondità 
alla  quale  la  specie  è  stata  pescata;  dove  la  indicazione  del  luogo  della  pesca 
sta  in  [  ],  s'intende  che  la  determinazione  della  specie  non  è  fuori  dubbio  ». 

Genere  Calanus  Leach. 

1.  C.  finmarchlcas  Gunner. 

«  Gibilterra  ;  Capo  d.  Vergini  ;  Punta  Arenas  ;  Porto  Lagnnas  ;  Porto  Suite  ;  Ancud  " 
Valparaiso  ;  Caldera  ;  Autofagasta  (molti)  ;  Arica  ;  Mollendo  ;  Mollendo-Pisco  ;  Pisco  ; 
Pisco-Callao  ;  N.-Ov.  d'Ancori  ;  Callao  ;  80°  Ov.  (3°  N.  (giorno  e  notte)  ;  Hongkong. 

2.  C.  gracilis  Dana  (=  Cetochilus  longiremìs  Claus). 

«  Mediterraneo  (13°  E.)  ;  N.  delle  isole  di  0.  Verde  ;  26°  Ov.  4°  S.  ;  Ov.  di  Caldera  ; 
82°  Ov.  3°  N.  ;  87°  Ov.  Equ.  ;  09»  Ov.  3°  S.  (1800  m.)  ;  108°  Ov.  Equ.  (700  m.)  ;  138"  Ov. 

0)  V.  pag.  287. 


—  331  — 

15°  N.  (100  in.);  170u  Ov.  20°  N.  (100  m.)  ;  175°  Ov.  19°  N.  (100  in.);  169°  E.  16°  N. 
(100  m.);  166°  E.  16°  K  1500  ni.;  165°  E.  1(3°  N.  (notte);  160°  E.  14°  N.  500  m.  ; 
156"  E.  13u  X.  ;  155°  E.  13°  N.  (notte);  154"  E.  12"  X.  (notte). 

3.  C.  minor  Claus  (=  C.  valgus  Brady). 

«  N.  d.  isole  d.  C.  Venie  (molti)  ;  24°  Ov.  5"  X.  (inulti)  ;  26"  W.  3°  N.  ;  26°  Ov.  4°  8.  ; 
27°  Ov.  6°  S.  ;  35°  Ov.  13°  S.  ;  38°  Ov.  20"  S.  ;  Caldera  (molti)  ;  N.-Ov.  d'Ancon  ;  80°  Ov. 
6°  X.  (notte)  ;  82"  Ov.  3°  N.  ;  87°  Ov.  Egu.  ;  88°  Ov.  Eq.;  Callao;  99"  Ov.  3°  S.  (1800  m.)  ; 
108"  Ov.  Equ.  (700  m.)  ;  124"  Ov.  11°  N.  (100  m.)  ;  128°  Ov.  12°  X.  (notte);  132"  Ov. 
14°  N.  (100  e)  4000  m.  ;  138"  Ov._15°  N.  (100  m.)  ;  145"  Ov.  18"  N.  (100  in.);  170"  Ov. 
20°  N.  (100  ni.);  175"  Ov.  19°  N.  (100  m.)  ;  178°  E.  20°  X.  (100  m.)  ;  156"  E.  13°  X. 
(notte)  ;  155°  E.  13"  X.  (notte)  ;  60"  E.  14°  X.  (notte)  ;  55"  E.  13°  X.  (notte)  ;  54"  E. 
13°  X.  (notte). 

4.  C.  ienuicoruis  Dana. 

«Gibilterra;  99"  Ov.  3"  S.  (1800  m);  108"  Ov.  Equ.  (700  in.);  124"  Ov.  11"  X. 
(100  e)  1000  m.  ;  138"  Ov.  15"  X.  (100  m.)  ;  145"  Ov.  18°  X-  (100  m.);  173"  E.  20°  X. 
(100  m.);  171"  E.  18"  X.  (100  ni.);  169"  E.  16"  X.  (100  m.). 

5.  C.  brevicornis  Lubbock. 

«  Gibilterra  ;  38°  Ov.  20°  S.  ;  Rio  Janeiro. 

6.  C.  caroli  n. 

«  O*  1,65-1,85  mill.  C.  darwinii  affinis  ;  sed  5li  pedis  maris  forceps  brevior,  curvati 
hanvi  processus  propior  hami  basin. 

«  81"  Ov.  5"  X.  ;  82°  Ov.  3"  X.  ;  87"  Ov.  Equ.  ;  88°  Ov.  Equ.  ;  89°  Ov.  4  S.  ;  90"  Ov. 
7"  S.  (notte);  99°  Ov.  3"  S.  (1800  m.)  ;  109°  Ov.  1"  X.  (300  in.)  ;  115"  Ov.  5"  X.  (100  e) 
450  m.  ;  119"  Ov.  9°  X.  (100  m.)  ;  138°  Ov.  15"  X.  (100  m.). 

7.  C.  darwiiiii  Lubbock. 

«Caldera;  80"  Ov.  6"  X.;  82"  Ov.  3"  X.;  87"  Ov.  Equ.;  88"  Ov.  Equ.;  89"  Ov. 
4"  S.  (giorno  e  notte)  ;  89°  Ov.  5"  S.  (notte)  ;  Cailao  ;  90"  Ov.  7"  S.  (notte)  ;  99"  Ov.  3°  S. 
(1800  m.);  108"  Ov.  Equ.  (700  m.)  ;  109°  Ov.  1°  X.  (300  m.)  ;  115°  Ov.  5°  X.  (100  e) 
450  m.  ;  119"  Ov.  9°  X.  (100  m.);  124°  Ov.  11°  X.  (100  e)  1000  m.  ;  132°  Ov.  14°  X. 
(100  m.)  ;  138°  Ov.  15°  X.  (100  m.)  ;  170°  Ov.  20°  X.  (100  m.)  ;  175°  Ov.  19°  X.  (100  m.)  ; 
169°  E.  16°  X.  (100  m.)  ;  165°  Ov.  16°  X.  (notte)  ;  156°  E.  13°  X.  (notte)  ;  155°  E.  13°  X. 
(notte)  ;  154°  E.  12°  X.  (notte)  ;  143°  E.  11°  X.  (100  m.). 

8.  C.  patagoaiensis  Bracty. 

«Baja  di  Churruca  ;  Valparaiso. 

9.  C.  pauper,  n. 

«  $•  1,3-1,6  mill.  Margo  interna  l'1  segmenti  basalis  5U  pedis  non  denticulata  : 
antennae  anteriores  ejusdem  longitudinis  ac  corpus  ;  caput  et  anguli  5U  thoracis  segmenti 
rotunda.  Ó"  1,3-1,5  mill.  Ramorum  externorum  5U  pedis  margines  internae  sine  setis  : 
ramus  externus  sinister  longior  quam  dexter  ;  ramus  internus  sinister  cum  2  setolis. 

«Puna;  Panama;  81°  Ov.  5°  X.;  82°  Ov.  3"  X.;  87°  Ov.  Equ.;  88"  Ov.  Equ.; 
89°  Ov.  4°  S.  ;  Callao  ;  109°  Ov.  1°  X.  (300  in.)  ;  115"  Ov.  5°  X.  (100  m.)  ;  119"  Ov.  9°  X. 
(100  m.);  124°  Ov.  11°  X.  (100  ni.);  132"  Ov.  14"  X.  (100  m.)  ;  Amoy  ;  Hongkong  (giorno 
e  notte). 

Rendiconti.  1SS8,  Voi..  IV.  2°  Sem.  I". 


—  332  — 

10.  C.  propinquus  Brady. 

«  55°  Ov.  37°  S.  ;  65"  Ov.  49°  S.  ;  C.  d.  Vergini. 

11.  C.  robustior  n. 

«  Gracili  affinis  sed  feminae  abdomen  largius  et  maris  5li  pedis  sinistri  ramus  rudi- 
mentarius,  setis  non  instructus. 

«35°  Ov.  13"  S.  ;  87"  Ov.  Equ.;  88"  Ov.  Equ.  ;  115"  Ov.  .VX.  (100  m.)  ;  124°  Ov. 
11"  X.  (100  ni.);  170"  Ov.  20"  X.  (100  ni.);  175"  <>v.  19°  X.  (100  m.). 

12.  C.  vulgaris  Dana. 

«24°  Ov.  -V  N.  ;  24"  Ov.  8"  X.;  26°  Ov.  3"  N.  ;  27"  Ov.  0"  S.  ;  35"  Ov.  13°  S. 
Abrolhos;  38"  Ov.  20°  S.  ;  11"  Ov.  25"  S.  ;  S.  <li  Panama  (giorno  e  notte)  ;  Isole  Perle 
Panama;  81"  Ov.  5"  X.  ;  82"  Ov.  3"  X.;  87°  Ov.  Equ.;  88°  Ov.  Equ.;  89"  Ov.  I  3. 
84°  Ov.  8"  8.;  90"  Ov.  7"  S.  (notte);  119°  Ov.  9°  X.  (100  m);  121"  Ov.  11"  X.  (100  m.) 
128"  Ov  12"  X.  (notte);  132°  Ov.  Il"  X.  (100  m.)  ;  145°  Ov.  18°  X.  (100  ni.);  170°  Oi 
20"  X.  don  ;,i.   :  1   7"  E.  li'"  X.  (notte);  Hongkong  (notte,  molli). 

Genere  Paracalanus  Boeck. 

13.  P.  parvus  Claus. 

«Gibilterra;  Abrolhos;  Baja  <li  Churruca;  Arica;  Porto  Euite;  Caldera;  Calla"; 
108°  ov.  Equ.  (700  m.);  Hongkong. 

14.  P.  aculeatus  n. 

u Parvo  affinis,  sed  2cli-lu  pedis  basale  I""1  nndnm;  Latns  posterins  2r|i  segmenti 
rami  externi  3tu  et   lu  pedis  cum  spinis.    ?-   0,85-1,2  raill. 

"2-1"  Ov.  5°  N.  :  21"  Ov.  8°  X.-.  26°  Ov.  3°  X.  :  X.-Ov.  d'Ancon  (notte)^  87°  Ov. 
Equ.;  88"  Ov.  Equ.;  89°  Ov.  I"  S.  ;  Ov  di  Callao  ;  99°  Ov.  3°  S.  (1800  ni.);  108"  Ov. 
Equ.  (700  ni.);  115"  Ov.  5°  X.  (100  e)  450  m.;  119°  Ov.  9°  X.  (100  m.);  Eongkong; 
60°  K.  1  1"  X.  (notte)  :    bsab  (O.). 

Genere  Acrocalanus  n. 

«  Par acalano  affine,  sed  card  5t0  pede;  margo  externa  2'1'1  segmenti  rami  externi 
in  3ti0  et  4t0  pede  denticulata. 

15.  A.  longicornis,  n. 

«  Antennae  anteriores  superant  l'uream  5  altimis  segmentis  ;  margo  externa  3Ui  seg- 
menti   1'*  pedis  cum  finissimis   et  aumerosis   dentibns.    -■   1-1,2  mill. 

«Abrolhos;  80°  Ov.  6°  N. ;  Ov.  di  Callao;  99°  Ov.  3°  S.  (1800  ni.);  108"  Ov.  Equ. 
(700  m.);  115"  Ov.  5°  N.  (100  m.)  ;  138°  Ov.  15"  X.  (100  m.);  60°  E.   li"  X.  (imite). 

1(3.  A.  gradi 'is  n. 

«  Antennae  anteriores  breviores  qnam  in  longicorni  ;  dentes  supra  significati  minus 
fini  et  densi.    Z    1,2  mill. 

«  89"  Ov.  4"  S.  ;  99°  Ov.  1"  S.  (superficie  e  1800  ni.)  ;  115"  Ov.  5"  X.  (100  e)  450  m.  ; 
138°  Ov.  15"  X.  dito  m.);  170-  Ov.  20°  X.  (100  in.):   165°  E.  10"  X.  (notte). 

17.  A.  gibber  n. 

«  Gracili   affinis,   sed   latns   dorsale   capitis   gibberum.    ?-    ",!,;>>-l  mill. 
.•  Hongkong  •.  Assab  (O.). 


—  333  — 

18.  A.  monachila,  n. 

«  Caput  prolungatimi,  visu  laterali  prope  quadratimi.    £    0,92  raill. 
«115°  Ov.  5°  N.  (100  ni.);  110"  Ov.  0"  N.  (100  ni.). 

Genere  Calocalanus  n. 

«  Pro  Calano  pavone  Dana,  plumuloso  Claus  et  affinibus. 

19.  C.  pavo  Dana. 

«87°  Ov.  Equ.  ;  09°  Ov.  3"  S.  (1800  m.);  108°  Ov.  Equ.  (700  ni.)  ;  109°  Ov.  1"  X. 

(300  ni.)  ;  115°  Ov.  5"  N.  (100  e)  450  m.  ;  119°  Ov.  9°  N.  (100  m  )  ;  124°  Ov.  11°  N.  [U ) 

1000  m.  ;  132°  Ov.  14°  N.  (100  ni.)  [4000  ni.]  ;  138°  Ov.  15°  N.  (100  ni.);  175°  Ov.  10"  X 
(100  ni.);  [173°  E.  20°  N.  100  ni.]. 

20.  C.  pliimulosus  Claus. 

"108°  Ov.  Equ.  (700  ni.);  124"  Ov.  11"  N.  (100  ni.). 

21.  C.  styliremis  n. 

«  -?■  0,6-0,72  mill.  Differì  ab  aliis  speciebus  5li  pedis  forma  ;  ultimimi  segmentimi 
aiitennarum  anteriorum  duplo  longius  quam  penultimum  ;  lum  segmentum  basale  lmi  pedis 
sine  seta  in  margine  interna. 

«  99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.)  ;  108°  Ov.  Equ.  (700  m.). 

Genere   Eucalanus  Dana  (non  Claus). 

22.  E.  elongatus  Dana  (=  Calanella  hyalina  Clans). 

«  8"  Ov.  34°  N.  ;  Valparaiso  ;  Coquimbo  ;  Ov.  di  Caldera;  Pisagua  ;  Mollendo-Pisco  ; 
S.  di  Pisco  ;  Pisco  ;  Pisco-Callao  ;  80"  Ov.  0°  X.  ;  81°  Ov.  5"  X.  ;  99°  Ov.  3"  S.  (1800  m.)  : 
124°  Ov.  11"  N.  1000  ni.;  132°  Ov.  14°  N.  4000  m. 

23.  E.  attenuatits  Dana  (=  Calanella  mediterranea  Claus). 

«  25°  Ov.  18"  X.  ;  Ov.  di  Callao  ;  Isole  Perle  ;  80"  Ov.  6"  X.  ;  82"  Ov.  3"  X.  ;  88°  Ov. 
Equ.;  89°  Ov.  4°  S.  ;  99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.)  ;  115"  Ov.  5°  X.  (100  m.)  ;  119"  Ov.  9"  X. 
(100  m.);  124°  Ov.  11"  X.  (100  e)  1000  m.  ;  132"  Ov.  14"  X.  (100  ni.);  138"  Ov.  15"  X. 
(100  ni.). 

24.  E.  crassus  n. 

«    °    2,9-3,3  mill.  Corpus  crassum  ;    2da  furcae  seta   terminalis  sinistrae  partis  non 

crassior  quam  dextrae  ;  margo  externa  2di  segmenti  rami  interni  2di-4li  pedis  sine  dente. 

«38°  Ov.  20"  S.  ;  Pio  Janeiro;  Pisco;  Ov.  di  Caldera;    175"  Ov.  19"  X.  (100  mi: 

178"  E.  20°  X.  (100  m.). 

25.  E.-monachus  n. 

«    $•    2,13-2,35;   Crasso  affili is  ;   differt  capitis   forma;   margo   externa  2di  segmenti 
rami  interni  2di-4li  pedis  parva  dente  instructa. 
«  Gibilterra. 

26.  E.  siibteniris  n. 

«  ?  2,65-3,1  mill.  Capitis  forma  attenuato  similis,  frons  triangularis  cimi  apice  obtnsa. 

«25°  Ov.  18°  X.;  Ov.  di  Caldera;  Ancon  ;  X.-Ov.  d'Ancon  ;  80"  Ov.  ti"  X.  (giorno 
e  notte);  82"  Ov.  3"  X.  ;  89"  Ov.  4"  S.  ;  Ov.  di  Callao;  99°  Ov.  3°  S.  (1800  ni.)-.  1"-"  Ov. 
Equ.  (700  m.);  109°  Ov.  1"  X.  (300  ni.);  115"  Ov.  5"  X.  (100  e)  450  ni.;  119°  Ov.  9°  X. 


—  334  — 

(100  ni.);  124°  Ov.  11°  N.  (100  e)  1000  m.  ;  132"  Ov.  11"  X.  4000  ni.;  138"  Ov.  15"  X. 

(100  in.). 

27.  E.  mucronatus  n. 

«+•3,2  mill.  Caput  triangolare,  apice  acuto  panloque  curvato  instnictum. 
«  175"  Ov.  19"  X.  (100  m.J  ;  106°  E.  16°  X.  1500  m. 

28.  E.  pileatus  n. 

«^p  1,96-2,25  mill.  Capiti*  prolungatìo  frontalis  pileo  sìmilis. 

"24"  Ov.  5°  X.;  24"  Ov.  8°  X.  :  26°  Ov.  3"  X.:  38"  Ov.  20°  S.;  l'ima  :  Panama. 

29.  E.  subcrassus  n. 

u  +•  2,35-2,68.  Forma  corporis  crasso  aflinis  :  2,la  l'urea»-  seta  teimìnalis  sinistra».-  parila 
multo  crassior  et  longior  guam  dertrae. 

«Panama;  80°  Ov.  6°  X.  :  85°  Ov.  5°  N I.  ;  82°  Ov.  3°N.;  99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.); 
Ann. v.  Hongkong;  Assab  (O.). 

Genere  l^liincalfiniiss»  Dana. 

30.  Rh.  nasutus  n. 

«  ^  3,9-4,75  mill.  Capitis  fin-ma  Rh.  giganti  Brady  similis;  differì  corporis  longitu- 
dine, thoracis  aculeorum  et  rami  interni  lmi  pedis  segmentornm  unni.  ro. 

..  Mediterraneo  5°  E.  -,  Gibilterra  :  Punta  Arenas  :  Valparaiso  :  80°  Ov.  6°  X.  ;  81°  Ov. 
5°  N.j  99°  Ov.  3"  S.  (1800  m.)  ;  17::"  E.  20°  X.  (800  m.). 

31.  Rh.  cornutus  Dana. 

«80°  Ov.  6°  X.-  89°  Ov.   I"  S.;   90°  Ov.  7"  S.   (notte);   99°  Ov.  3°  S.   (1800  m.); 

1"-"  Ov.  Kqu.  (700  m.);  1 19°  Ov.  9°  X.  (100  e)  2300  m.  ;  124°  Ov.  11"  N.  il )  1000  m.  : 

138°  Ov.  15°  X.  (100  in.». 

Genere  Lex>toccil;unis  n. 

«Abdomen  3  segmentis  compositum;  feminae  5*°'  pes  ramo  interno  destitutus; 
(primae  antennae  magis  qnam  bis  corpore  longior 

32.  L.  /Uieornis  n.  (  ?.  o.«>-l  mill.). 

«99°  Ov.  3°  S.  (1800  mi-.  108°  Ov.  Equ.  (700  m.);  115°  Ov.  5°  X.  (100  nu  : 
119°  Ov.  9°  X.  (100  m.);  124°  Ov.  11"  X.  (100  e)  1000  m.;  132°  Ov.  Il"  X.  (100  m.); 
138°  Ov.  15°  X.  (100  in  ì. 

Genere  Clausocalanuts  n. 
«Pro  Eucalano  Claus  non  Dana. 

33.  C.  mastigophoriis  Claus. 

..  Mediterraneo  13°,  11°  E.;  Baja  di  Churruca  ;  Ov.  .li  Caldera  :  87°  Ov.  Equ.:  88°  Ov. 
Equ.:  89°  Ov.  1"  S.  :  Ov.  di  Callao  ;  99°  Ov.  3°  S.  superficie  (e  1800  m.);  108°  Ov.  Equ. 
(700  m.):  109"  Ov.  1"  X.  (300  m.)  ;  115°  Ov.  5°  X.  (100  e)  450  m.  ;  119"  Ov.  9°  X. 
(100  m.):  124°  Ov.  11"  X.  1000  ni.  ;  128"  Ov.  12"  X.  (notte);  132°  Ov.  1  1"  X.  1000  m.  ; 
138"  Ov.  15"  X.  (100  in.);  175"  Ov.  19"  X.  (100  m.)  ;  Hongkong  (giorno  e  notte). 

34.  C.  furcatus  (==  Drepanopm  furcatus)  Brady. 

«  24"  Ov.  5"  X.  :  24"  Ov.  S"  X.  ;  Ov.  di  Caldera  :  87°  Ov.  Equ.;  89°  Ov.  1"  S.  :  99°  «  h  . 
3°  S.  superficie  (e  1800  m.)  :  108"  Ov.  Equ.  (700  ni.);  109°  Ov.  1"  X.  (300  in.);  115"  Ov. 


—  835  — 

5°  N.  (100  e)  450  m.  ;    119°  Ov.  9°  N.   (100  m.)  ;    124°  Ov.  11°  N.   1000   m.  ;   132°  Ov. 
14°  N.  (100  m.);  138°  Ov.  15°  N.  (100  ni.)  ;  175"  Ov.  19°  N.  (100  ni.). 

Genere  Ctenocalanvis  n. 

«  Clausocalano  similis,  differt  3tu  et  4U  pedis  structura  normali  et  forma  aculeorum 
niarginis  externi  rami  externi  3tu  et  4U  pedis,  qui  pectina  imitant. 

35.  Ctenocalcmus  vanus  n.  (  ?-    1,1  mill.) 

«[99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.)]j  132"  Ov.  14"  N.  4000  ni. 

Genere  Drepanojjus  Brady. 

36.  D.  forcipatus  n. 

"  ^  1,5-1,9  mill.  Dr.  pedinato  Brady  similis;  mas  differt  antennarum  anterioruni 
segmentorum  numero  (21)  et  caret  ramo  interno  5U  pedis. 

u  65°  Ov.  49°  S.  ;  Capo  d.  Vergini  ;  Porto  Lagunas  ;  Baia  di  Churruca. 

Genere  8pinocalanus  n. 

«  Rostrum  deest  ;  ramus  intemus  lmi  pedis  1  segmento,  2di  pedis  2  segmentis,  3tu 
et  4U  pedis  3  segmentis  constat  ;  3tium  segmentum  rami  externi  2di-4u  pedis  cum  5  setis 
internis  et  1  seta  terminali  denticolata  ;  5tus  pes  deest  ;  posterioris  maxillipedis  2dum  seg- 
mentum cum  riga  aculeorum  transversali,  flagelli  2dum  segmentum  valde  elongatum. 

37.  S.  abyssalis  n.  (  ?.    1,1-1,25  mill.). 

«99°  Ov.  3"  S.  (1800  m.);  124"  Ov.  11"  X.  1000  in.  ;  132°  Ov.  14"  N.  4000  m. 

Genere  Aétidius  Brady. 

38.  A.  armatus,  Brady. 

"Gibilterra;  99°  Ov.  3"  S.  (1800  in.);  119"  Ov.  9°  N.  2300  m.  ;  124"  Ov.  11"  N. 
1000  m. 

Genere  Gaetanus  n.  ('). 

«  Rostrum  simplex,  non  furcatum  ;  capitis  latus  dorsale  cum  aculeo  mediano  prorso  ; 
ultimum  thoracis  segmentum  Aètidio  simile  ;  ramus  externus  lmi  pedis  2  vel  3  segmentis, 
ramus  internis  lmi  pedis  uno,  2di  pedis  duobus,  3tii-4ti  pedis  tribus  segmentis  constructus  ; 
5tus  pes  deest. 

39.  G.  miles  n. 

«  Antennae  anteriores  duplo  et  magis  corpore  longiores.    °    3,5  mill. 
«99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.-);  108"  Ov.  Equ.  ;  115"  Ov.  5°  N.  (450  m.). 

40.  G.  armiger  n. 

«  Antennae  anteriores  corpore  breviores.    9-    3,2  mill.* 

«99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.);  [115°  Ov.  5"  N.  450  m.J  ;  [163"  E.  16"  N.  (1500  m.)]. 

Genere  Undeuchaeta  n. 

«Rostrum  simplex,  non  furcatum;  5tus  pes  deest;  ramus  externus  lmi  polis  2  seg- 
mentis, ramus  internus  lmi  pedis  uno,  2di  pedis  duobufi,  3,u  et  4U  pedis  3  segmentis  con- 
fi) Genus  Gaetano  Chierchiae  dedicatimi. 


—  336  — 

structus  ;  setae  mediae  rami  externì  maxillae  breviores  reliquiis  ;  maxillae  segmenti  basalis 
lobus  externus  cum  9  setis,  quarum  5ta  rigida,  non  plumulata  ;  posterioris  maxillipedie  fla- 
gellum  brevissimum  ;  4li  pedis  l"uim  basale  sine  aculeis. 

41.  U.  major  n. 

«  "  4,5  mill.  Caput  cum  crista. 
«  173"  E.  20"  N.  (800  m.). 

42.  U.  minor  n. 

«  °  3,2  mill.  Caput  sine  crista  ;  differì;  etiam  abdominis  l'orma  ab  altra  specie. 
«166°. E.  16"  N.  1500  m.  ;  173°  E.  20  N.  (800  m.). 

Genere  Euchirell»  n. 

«Pro   Undina  Claus  non  Dana. 

43.  E.  goleata  n. 

«-j-6,4  mill.  Caput  cum  alta  crista:  antennae  posterioris  ramus  externus  plus  qnam 
dnplo  longioi  interno. 
«  Caldera. 

44.  E.  ptdchra  Lubbock. 

«  Abrolhos  ;  Caldera. 

45.  E.  bella  ri. 

«  +  3,8  mill.  Caput  sine  crista;  rami  interni   antennae  posterioris   longitndo  quarta 
externi  longitudinis  pars  :  primum   I'1  pedis  basale  cum   I  aculeis. 
u Mollendo-Pisco  (notte);  [138°  Ov.  15°  N.  (100  m.l]. 

46.  E.  venusta  n. 

«  f  4,4  mill.  Caput  sin.'  crista;  rami  interni  antennae  posterioris  longitndo  quarta 
externi  longitudinis  pars  :  primum   !  pedis  basale  cum  1  ve!  2  aculeis. 

«82°  Ov.  3"  N. 

47.  E.  amoena  n. 

«  C*  3,35  mill.  Pulci)  ra*'  allinis,  iliffrrt  forma  largiori   V1  pedis. 
«115°  Ov.  5"  N.  (100  m.l. 

48.  E.  curi /et  inda  n. 

«    °    B,5  mill.  Abdomen  sextam  thoracis  longitudinis  partem  non  superai  :  rostrum 

deest  ;  caput  cum  crista. 

«106"  E.  16"  N.  1500  m. 

Genere  Euchaeta  Philippi. 

49.  E.  marina  Prestandrea  (=  prestaudreae  Phil.  et  auct.). 

«Mediterraneo  13"  E.,  11°  E.;  25"  Ov.  18"  N.  ;  24"  Ov.  5"  N.  ;  21"  Ov.  8°  X.  ; 
26°  Ov.  3"  N.  ;  26"  Ov.  4°  S.  ;  27°  Ov.  6"  S.  ;  35"  Ov.  13"  S.  ;  Abrolhos  ;  Ov.  di  Caldera; 
Autofagasta  ;  Panama  ;  80°  Ov.  6°  X.  ;  86°  Ov.  Equ.  ;  88"  Ov.  Equ  ;  89"  Ov.  4°  S.;  89°  Ov. 
5°  S.  (notte);  Ov.  di  Callao  ;  90"  Ov.  7"  S.  (notte);  99°  Ov.  3°  S.  (1800  m.)  ;  109°  Ov. 
1"  N.  (300  m.);  115°  Ov.  5"  X.  450  m.  ;  117"  Ov.  8°  N.j  119"  Ov.  9°  X.  (100  m.)  ; 
124"  Ov.  11"  X.  (100  m.);  128"  Ov.  12"  X.  (notte);  132"  Ov.  14°  X.  (100  e)  4000  m.  ; 
138°  Ov.  15"  X.  (100  m.);  145"  Ov.  18°  X.  (100  m.)  ;  170"  Ov.  20"  X.  (100  m.)  ;  175"  Ov. 


—  337  — 

19°  N.  (100  m.);  173"  E.  20"  N.  (100  m.)  ;  169"  E.  16"  N.  (100  m.);  166"  E.  16"  N. 
(100  m.);  163"  E.  16"  N.  (1500  m.)  ;  160"  E.  14"  N.  500  m.  ;  156°  E.  13"  N.  (notte); 
155°  E.  13"  N.  (100  in.);  154"  E.  12°  N.  (notte);  147"  E.  11°  N.  (notte);  143"  E.  11"  N. 

(100  ni.)\  HO"  E.  12"  N. 

50.  E.  hebes  n. 

«  -f  2,85T2,95  mill.  Organi  frontalis  processus  prope  deest  ;  pes  dexter  5li  paria  maris 
sine  aculeo  terminali  ;  furcae  2<la  seta  terminalis  reliquuis  longior. 
«  Gibilterra. 

51.  E.  concinna  Dana. 
«  Hongkong. 

52.  E.  media,  n. 

«  +■  3,5  mill.  Furcae  setae  terminales  fere  eadem  longitudine  ;  interna  illis  crassior 
et  longior  ;  ramus  internus  maxillae  cum  4  crassis  setis,  lobus  maxillae  segmenti  basalis 
externus  cum  7  longis  et  1  brevi  seta  ;  seta  proximalis  segmenti  terminalis  rami  antennae 
posterioris  externi  segmento  brevior. 

"[108"  Ov.  Equ.  (700  m.)]  ;  166"  E.  16°  N.  1500  m.  ;  163°  E.  16"  N.  (1500  m.); 
[160"  E.  14"  N.  500  m.]. 

53.  E.  flava  n. 

«  %  3,2  mill.  ;  barbatae  Brady  similis,  sed  corpus  multo  brevius  et  anterioris  maxil- 
lipedis  setae  normali  structura. 
«99"  Ov.  3°  S.  (1800  m.). 

54.  E.  longicornis  n. 

«  -f  3,1  mill.  Antennae  anteriores  furcam  prominent  ;  rami  externi  2di  pedis  3tium  seg- 
mentimi normali  fere  structura  ;  seta  lmi  segmenti  basalis  4H  pedis  apicem  rami  interni 
attingit. 

«  80"  Ov.  6"  N.  ;  82"  Ov.  3°  N. 

55.  E.  grancliremis  n. 

«  \-  5,2  mill.  Antennae  anteriores  multo  longiores  corpore  ;  quarum  segmentimi  termi- 
nale ter  longius  segmentis  8V0  et  9n0  conjunctis. 

"99"  Ov.  3"  S.  (1800  m.);  124"  Ov.  11"  N.  1000  m.  ;  [160"  E.  14"  N.  500  ni.]. 

Genere  Scolecitlirix  Bracty. 

56.  Se.  clanae  Lubbock. 

«Mediterraneo  11"  E.;  24"  Ov.  5"  N.  ;  25"  Ov.  18"  N.  ;  26"  Ov.  4"  S.  ;  Abrolhos  ; 
Caldera;  Pisco  ;  87"  Ov.  Equ.;  88°  Ov.  Equ.;  89°  Ov.  4"  S.  ;  99n  Ov.  3°  S.  (1800  m.)  ; 
108"  Ov.  Equ.  (700  m.)  ;  115"  Ov.  5"  N.  (100  e)  450  ni.;  119"  Ov.  9"  N.  (100  m.ì  : 
124"  Ov.  11"  N.  (100  ni.);  132"  Ov.  14"  N.  (100  ni.);  170"  Ov.  20"  X.  (100  in.);  175°  Ov. 
19"  N.  (100  ni.);  155"  E.  13"  N.  (notte):   137°  E.   10°  N.  (notte)'. 

57.  Se.  bracini  n. 

«  %  1,1-1,35  mill.  Anterionun  antennarum  segmenta  8vum-12""""  conjuncta,  quae 
eandem  longitutidinem  habent  quam  ultima  duo  segmenta  etiam  conjuncta  .  pars  lateralis 
destra  ultimi  thoracis  segmenti  longior  quam  sinistra. 

«99"  Ov    3"  S.  (1800  m.)s  121"  Ov.   11"  N.   1000  m.  ;  138°  Ov.   15"  N.  (I""  ni). 


—  338  — 

58.  Se.  abyssalis  n. 

«t  1,9  mill.  Anteriorum  antennaram  segmenta  12um  ei  L3om  conjuncta  brevìora  seg- 
mentis  8um,  9um  et  10um  conjuncta  ;  in  latore  posteriori  segmenti  lmi  basalis  4U  pedis  duo 
vel  tres  aculei. 

«124"  Ov.  11"  N.  1000  in.:  132"  Ov.  14"  X.  4000  m. 

59.  Se.  marginata  n. 

u  %- 1  mill.  Anteriorum  antennaram  segmenta  12'""  et  13um  disjuncta,  8um,  9um  et 
10um  conjuncta;  margo  externa  1""  segmenti  basalis  2,H  et  3tu  pedis  denticolata. 

«138"  Ov.  15"  X.  (100  ni.). 

60.  Se.  longifurca  n. 

«  ^  1,75  mill.  Furcae  longitudo  latitadinem  duplo  superat. 

«99°  Ov.  3"  S.  (1800  m.):  121"  Ov.  11"  X.  1000  ni. 

61.  Se.  porrecta  n. 

«  ?  2,65  mill.  Thoracis  ultimimi  segmentimi  cimi    angnlis    lateralibtis  aeutis  ;    abdo- 
minis  5tum  segmentum  longius  quam   lu""  vel  3Uum. 
«  99"  Ov.  3°  S.  (1800  m.). 

62.  Se.  ?  ctenopus  n. 

«  O*  1,3  mill.  Pes  dexter  5li  paris  brevis  ;  sinister  longissimus,  5  segmentis  cons- 
tructus,  quorum  penultimuni  pectinatam. 

«138°  Ov.  15°  N.  (100  m.);  173"  S.  20°  X  (100  ni.). 

Genere  IPliaorina  Claus. 

63.  Ph.  spini  fera  Claus. 

«99°  Ov.  3°  S.  (1800  ni.):  160°  E.  11"  X.  500  m. 


MEMORIE 
DA  SOTTOPORRSI  AL  GIUDIZIO  DI  COMMISSIONI 

E.  Lodrini.  Su  l'anello  etrusco  della  collezione  Strozzi  in  Firenze. 
Presentata  dal  Segretario  Ferri. 

A.  Battelli.  Sul  fenomeno  Peltier  a  diverse  temperature^  e  sulle  sue 
relazioni  col  fenomeno  Thomson  e  colle  forze  elettromotrici  delle  coppie 
termoelettriche.  Presentata  dal  Socio  Blaserna. 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Ferri  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segnalando 
le  seguenti  inviate  da  Soci: 

F.  Lampertico.  Commemorazione  del  senatore  Luigi  Torelli. 
C.  Nigra.   Canti  'popolari  del  Piemonte. 

E.  Levasseur.  Labolition  de  l'esclavage  au  Drésil. 


—  339  — 

Lo  stesso  Segretario  presenta  inoltre,  discorrendone,  le  pubblicazioni: 
Senso  e  intelletto  del  dott.  L.  Angelici  ;  II  problema  della  popolazione  e 
V  avvenire  dell  Italia,  del  prof.  A.  Galanti;  e  l'opera  di  P.  Ceretti,  tra- 
dotta dal  latino  dai  professori  C.  Badini  e  E.  Antonietta  intitolata:  Saggio 
circa  la  ragione  logica  di  tutte  le  cose.  Presenta  poscia  il  voi.  11  dei 
Discorsi  parlamentari  di  Marco  Mughetti  raccolti  e  pubblicati  per  deli- 
berazione della  Camera  dei  Deputati,  e  la  parte  la  dell'opera  del  prof.  R.  Ben- 
zoni:  II  Monismo  dinamico  e  sue  attinenze  coi  principali  sistemi  moderni 
di  filosofia,  accompagnando  presentazione  la  con  una  Nota  bibliografica  (>). 

Il  Segretario  Ferri  fa  inoltre  particolar  menzione  del  Voi.  VI,  fase.  2°, 
del  Vocabolario  degli  Accademici  della  Crusca,  e  di  una  collezione  com- 
pleta dei  Comptes-Rendus  e  Bulletins  della  Commissione  Reale  di  storia  del- 
l'Accademia del  Belgio. 

Il  Socio  Boccardo  fa  omaggio  della  sua  pubblicazione:  L'economia  na- 
zionale e  le  Banche. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Ferri  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti. 

Ringraziarono  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  R.  Società  zoologica  di  Amsterdam;  la  Società  di  scienze  naturali 
di  Basilea;  la  Società  filosofica  di  Cambridge;  la  Società  degl'ingegneri  civili 
di  Londra;  l'Osservatorio  Radcliffe  di  Oxford;  l'Istituto  meteorologico  ru- 
meno di  Bucarest;  il  Comitato  Geologico  russo  di  Pietroburgo. 

Annunciarono  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 

La  Società  geografica  e  statistica  di  Mexico;  la  Società  geologica  e  di 
storia  naturale  di  Ottawa;  l'Università  di  Kiel;  l'Istituto  geodetico  di 
Berlino. 

L.  F. 


(>)  V.  pag.  293. 


—  341  — 


KENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DELLA     R.     ACCADEMIA     DEI     LINCEI 


Glasse  di  scienze  fisiche,  matematiche  e  naturali. 

Seduta  del  2  dicembre  1888. 
F.  Brioschi  Presidente 


MEMORIE  E  NOTE 
DI  SOCI  0  PRESENTATE  DA  SOCI 

Matematica.  —   Le  equazioni   differenziali  pei  periodi   delle 
funzioni  iper  ellittiche  a  due  variabili.  Nota  del  Socio  F.  Brioschi. 

«  1."  È  noto  dalla  teoria  delle  funzioni  ellittiche  che  indicando  con  od,  rt 
i  due  periodi  ;  g%,  gz,  d  gli  invarianti  quadratico  e  cubico  ed  il  discriminante 
della  forma  del  quarto  ordine,  posto  : 

si  hanno  fra  //,  g  le  relazioni  : 

,=_8f/5..r(J-ir|.        2,  =  6>/3.J*(J-l)'§ 

dalle  quali  si  deducono  le  due  equazioni  differenziali  ipergeometriche  per  y, 
e  per  «,  esse  pure  conosciute  (l). 

(')  Si  può  consultare  l'ottimo,  Traiti-  des  fonctions  elliptiques  et  de  lettrs  applica- 
tion*, par  M.r  Halphen.  Première  Partie,  pag.  307  e  seguenti. 

Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  1 1 


_  342  — 

«  Scopo  di  questa  comunicazione  è  il  dimostrare  che  relazioni  analoghe 
alle  superiori  sussistono  per  i  periodi  delle  funzioni  iperellittiche  p  =  2. 

«  2.°  Premetteremo  in  questo  paragrafo  la  enunciazione  di  alcuni  teo- 
remi relativi  agli  invarianti  assoluti  di  una  forma  binaria  del  sesto  ordine.  Sia: 

/'  (xi ,  x-i)  =  A0  ccf  +  6Ai  oc?  x,  -j f-  A7  «r26  =  A0  T1r  (#,  —  arcc2) 

0 

la  forma  del  sesto  ordine  : 

*=i(/y)4,      *=*(**)■ 

i  suoi  due  covarianti  del  quarto  ordine  : 

l  =  (fk)i ,         m  —  (l/c  ), .  n  =  (  mk)t 

i  tre  covarianti  del  secondo  ordine  ;  ed  A,  B,  C,  G  gli  invarianti  del  secondo, 
quarto,  sesto,  decimo  grado,  così  definiti  : 

A  =  |  (ff)6  =  A„  A6  —  6A,  A5  +  15A2  At  —  10A38 
B  =  |  (kk)4  =  k0  /•,  —  4ft,  k3  +  3àV ,        G  =  j  (mm)2  =  j  (lm)t 

(j  =  K0  IC<l  iC\  — p  2/i'i  ICo  /i':j  A\\  #3    /Ci'  li\  AV 

infine  ó  il  discriminante,   il  quale,  come  è    noto,  si  esprime  in  funzione  di 
A,  B,  C,  G  nel  modo  seguente  : 

ó  =  35.  43  j  32A2  [51.  C  +  53.  AB  —  4A8]  —  55  [8AB*  +  48BC  -f  3G]  j  (1). 
«  Introduco  ora  i  seguenti  sei  simboli  di  operazione  : 

P3  =  V-  [A0  Or*  +  <3A,  ^  +  1 5A2  Or"]     ' 


o  d«r 

p4  =  ff  [A0flr*+6A ,  Or8  +  15A,  «,••  +  20Aa  Or]    ' 


dar 

d 


p5  =  V .  [  ac  v  -f  6A,  ar4  -f  15A2  av8  +  20A3  ov!  +  15A4  a,] 

0 


dar 


ed  osservo  in  primo  luogo  che  pel  discriminante  ó  si  hanno  le  relazioni 
P0  (J)  =  0  ,  P,  (<T)  =  30(7  ,  P2  (<?)  =  120A!  cf , 

P3  (<?)  =  180A2f) ',     P4  (<?)  =  120A3<*,     P5  (à)  =  30A,rf  . 

«  Indico  con  a,  b,  e  \  tre  invarianti  assoluti  : 

A  _    _B_  C 

ÓT  (^  óT 


—  343  — 

si  hanno  le  : 

Po  (a)  =  P!  (a)  =  P2  {a)  =  0 

ed  analogamente  per  b,  e  ;  equazioni  caratteristiche  pei  covarianti  assoluti; 
inoltre  si  trovano  le  : 

P3  (a)  =  15  -\  ,      P4  (a)  =  30  -k  ,      P5  (a)  =  15  ~^- 
ó"  ò>  ót 

Pt(*)  =  -^r[4U0  — 6«o] 

5<?5 

P4  (*)  =  —  [4A/,  —  5Wi] 
5J5 

P5  (b)  =  -^  [4A/2  —  5«?2] 
5d5 

P3  (c)  =  — 3-  [5w0  +  2Aw0  —  lOB/o] 
10  J5 

P4  (c)  =  -^  [5Wl  _}_  2Amj  —  10BA] 
10<?5 

P5  (c)  =  — I  [5«2  -f-  2km2  —  10B/2] 
10cT5 

nelle  quali  l0,  lx,  l%\  m0 ,  rrii ,  m2 ;  >i0 ,  ^ ,  #2  sono  i  coefficienti  dei  covarianti 
quadratici  l,  m,  n. 

«  Dai  precedenti  risultati  emerge  tosto  la  opportunità  di  questi  altri  sim- 
boli di  operazione  : 

l  (i/O  =  u  p3  M  -  h  P4  (ip)  +  u  ps  (V) 

M  (</>)  =  m2P3  (i/;)  —  miP4  (V)  +  WoPB  (V) 

N  (V)  =  %  P3  (</')  —  «1  P4  («/')  +  n0  P5  ( v) 

in  quanto  che  come  è  noto  essi  danno  per  L(«),  L(b) ...  delle  funzioni  intiere, 
razionali,  dei  quattro  invarianti  sopra  indicati  divisi  per  le  potenze  frazio- 
narie corrispondenti  di  ó.  Ponendo  altresì  : 

L(a)  =  aió5,  Tj(b)  =  biófiì  L(c)  =  d<?5 
M.(a)  =  a2óT,  M(£)  =  MS  M(c)  =  c2óT 
N(«)  =  «3^,        N(a}=-MT,        N{<?)==<?3(^ 


«  Si  avrà  che  le  di,bi...  saranno  funzioni  intiere  razionali  dei  soli  cova- 
ci 
rianti  assoluti  a  ,  b  ,  e  ;  giacché  l' invariante  assoluto  ^  =  —  è  esso  pure  fun- 
zione razionale,  intiera  di  quei  primi  per  la  relazione  (1). 


—  344  — 


Posto 


aA  =  ba2  -j-  2cax       ,      as  =  ba3  -j-  2ca2 
si  hanno  per  le  nove  quantità  ax  ,  bx  . . .  i  seguenti  valori  : 

a1  =  20(tf£-|-18£)       ,       «2  =  40  (2b2  -j-  3«c)       ,       «,==30p 


25 


25 


1 


C!  =  —  (5«3  +  2««2  —  lOdrtx) 

£2  =  77:  (5«4  +  2«fl3  10^«2) 

di) 

c-i  =  —  (5ff5  +  2fl«4  —  h)ba3) . 
50 


«  Posto 


«1     //x     £| 

1 

50 

«1   «2  «3 

J  = 

«2     #2     ff| 

«8    &3     <?3 

0S     «3    di 
03    «4    fl5 

trovasi  essere  : 

^  =  —  5  .  3S 


E. 


nella  quale  R  è  il  noto  invariante  del  quindicesimo  grado 

'0     '1     £2 
R=    w0  mx  m, 

do    nx     >h 

n  3.°  Indico  con  ax  ,  a2 ,  «:5  ;  /?, ,  ^2 ,  &  ;  Pi  ,  /.>  •  )'-.\  i  determiiianti  minori 
di  J  ed  introduco  le  seguenti  denominazioni  : 

a6  —  b(ti-\-  2ca3      ,      a-,  =  bab  -j-  2ca4 
lu  =  ££2  -j-  2cbx       ,       //,  =  J&3  -j-  2cb2 
c4  =  bc-i  -j-  2«'i        ,       ^5  =  bc-i  -j-  2^2  • 
«  Alle  note  nove  relazioni  fra  le  ax ,  a2  .  .  .  e  le  «x  ,  «2  •  •  •  aggiungo  le 
seguenti  deducibili  da  esse  ed  alle  quali  dovremo  richiamarci  in  seguito  : 


o 

2  2 

«!«3+«2«4+«3«5=— ^(4rt2— 25/;)^/      c<xa-o-{-a2a6-\-c(.ia1=—(25bì—4a'2b-{-20ac)J 


«idi-{-c<2a-a-\-a3a6=-(2ab-\-òc)J 


e  quindi 


«1  b,  -j-  «2  h  +  «3  #*  =  -77  (12«2  —  253)  </ 

o 

«1  £3  +  «2  bi  +  «3  &5  =  —  —  (16«3  —  50«£  +  \2bc)  J 

o 

«1  c2  -f  erg  c3  +  "3  Ci  =  —  —  (8a3  —  125tf)  ^ 


«1  c-i  -}-  «2  ?4  4~  a%  cz 


(8«2  3  —  2hb2  4-  30«c)  ^ 


—  345  — 
ed  analogamente  : 

§ih+fch+§zbt=-^aJ  /»i*a+A&4+ft**=À(8*H-25*)^ 


e  ri"o   i   fi"*  i  r-J^a       o 


.) 


Y\  a%  +  ^2  «3  +  /3  «4  =  0  yx  Og  -f-  /2  a4  4~  ys  «5=  10*/ 

yi£2  +/2^3  +  y3£4  = — 2^  y,  b3  -\-y-ibi  -f-  y.3br,=laJ 

y2 c-i  -f-  /2  ?3  -f-  Xs  ^  =  I  «^         yi  c'3  +  y*  ^  +  ya  ^  =—b4 

«  Ed  altresì  per  l'uso  di  cui  dovrà  farsene  nei  paragrafi  seguenti  ram- 
mentiamo le  relazioni  seguenti  : 

(nk)t  =  Bm  -f-  20/ 

(/'/),  =  |  (A#  +  12A) ,        (/*»),  =  $P  -f 1  (BA  +  A/O 

(/V3)2  =  fc»  +  |BA-  4C/,' 

(W),=|(3»  — 2BQ,     (Aot),=:|Bw  +  C/,     (Àa),  =  |  B»  +  Cot  . 

«  4.°  Sia  i/>  una  funzione  dei  coefficienti  A0 ,  A: ...  della  forma  f{xi ,  #2)> 
o  delle  radici  «0 ,  «i  •••  ;  se  la  funzione  stessa  soddisfa  le  tre  equazioni  : 

P0(i//)_0,         Px  (V0  =  0,         P8(tf/)  =  0 
essa  è  un  invariante  assoluto  della  forma  /,  ed  in  questo  caso  si  avrà  : 

ed  analoghe. 

«5.°  Indico  con  wlm,  w2OT;  >/lm,  iy2m  (m  =  l,  2,  3,  4)  i  periodi  delle 
funzioni  iperellittiche  a  due  variabili  corrispondenti  alla  forma  del  sesto  or- 
dine f{x\ ,  Xz).  Posto  col  prof.  Klein  : 

prs  =  Mlr  w.2s  —  wls  w2r  =  —  psr 

si  hanno,  come  è  noto,  fra  -le  sei  quantità  prs  due  relazioni,  la  prima 

7^13+^24  =  0 

che  include  una  proprietà  dei  periodi  ;  la  seconda  : 

Pvzlhi  +  Piilho  -)rPnPa&  =  0 
che  è  una  identità. 

«  Porremo  analogamente: 

Qrs  ==  rjir  */2s         '/is  tfir  ==        (]sr 

e  si  hanno  fra  le  sei  quantità  qr3  le  relazioni: 

?13  =  #24  =  0  ,  ^is  #34  +  018  #42  =  (Zl4  #23  =  0. 


•:,,■ 


—  346  — 
«  Dai  valori  di  wm,  w2m  si  ricavano  tosto  le: 

Po(»im)  =  0  PoK™)=—  «i, 

Pi  («im)  =  —  2«m  P,  (w«m)  =  " 

p,  (wlm)  =  A0  (o2m  —  9A-i  wim  P2  (<»gm)  =  —  3A!  w2m 

ed  analogamente  per  r)ìm,  ',-'»*  si  hanno: 

Po  (';1«)  =   'Ì2l«  Po(^2r,l)  =  0 

Pi  (l?lm)  =  2>?im  Pi  (^2«i)  =  ',2m 

P2  ('/im)  =  9Aj  J?lw  P2  (t}2m)  =  —  A0  l,m  +  3Ai  i,8m  . 

«  Se  quindi  si  indicano  con  y,  s  le  espressioni  : 

si  ottengono  le  : 

Po  (y)  =  Pi  (y)  =  P2  (//)  =  0 ,       Po  (*)  =  Pi  (*)  =  Ps  («)  =  0 

le  quali  dimostrano  essere  y,  z  invarianti  assoluti. 

«  Si  introducano  ora  i  seguenti  tre  ordini  di  espressioni  : 

tn  ==  (,)i'-  '/--'s  —  0)is  rj2r 

=  «ir  7u  —  »»ia  »?ir  +  «w  V-'»"  —  w8r  •?! 

si  trovano  essere  : 

P3  (y)  =_  i-  *"  /,,  .  P,  (,/)  =  1  A,,  ,  P,  (,,)  =— 1  Affc 

dalie  quali  ponendo: 

u=  ò  "'  [w2/r,.-f-  miiirs-{-  m*vn  I 

p  =  d    '  °  [Wg  /«  +  ih  Uri  +  «0  V«] 

si  deducono  le  tre  rimarchevoli  relazioni  : 


L(y)=  — j<J5  f,       M(y)  =  — \d*u>        N(//)  =  —  U5  w 


ossia 


«  6.°  Le  tre  quantità   £,  k,  #  sono  esse   pure  invarianti  assoluti,  della 
forma  f(xi,  x2)  ;  esse  soddisfano  infatti  alle  relazioni: 
p0(<)=p1(<)=pi(<)  ;     P0(w)=P1(«)=P2(w)=0  ;     Ptì(y)=P1(e;)=P2(t;)=0 


—  847  — 
e  danno  per  le  nove  funzioni  : 

ó~TL(t),     <S~TL(u),     S~L(v);    eT*M  (*).». 

delle   espressioni  lineari  di  t,  u,  v,  y,  z  di  cui  i  coefficienti   sono  funzioni 
degli  invarianti  assoluti  «,  b,  e. 

«  Queste  prime  relazioni  differenziali  corrispondono  a  quelle  della  teoria 
delle  funzioni  ellittiche  rammentate  nel  primo  paragrafo.  La  determinazione 
delle  medesime  formerà  argomento  di  una  prossima  comunicazione  » . 


Storia  della  Geografìa.  —  Nuovi  documenti  relativi  alla  sco- 
perta dell'  America.  Nota  del  Socio  G.  Govi. 

Questa  Nota  sarà  pubblicata  nel  prossimo  fascicolo. 


Cristallografìa.  —  Sulle  leggi  di  geminazione  e  'j  superficie 
di  scorrimento  nella  ematite  delVElba.  Nota  del  Socio  G.  Struever. 

«  Essendomi  occupato  già  da  molto  tempo  dello  studio  degli  splendidi 
cristalli  di  ematite  dell'Elba,  mi  trovo  in  grado  di  rettificare  alcune  opinioni 
enunciate  dagli  autori,  me  compreso,  rispetto  alla  priorità  della  scoperta  delle 
leggi  di  geminazione  conosciute  in  questa  importante  specie. 

«  Come  i  miei  predecessori,  così  io  stesso,  nei  miei  studi  cristallografici 
sulla  ematite  di  Traversella  (Atti  della  E.  Acc.  d.  Se.  di  Torino,  voi.  VII. 
17  die.  1871;  Torino  1872,8°)  avevo  creduto  di  dover  attribuire  al  Naumann 
(1828)  la  scoperta  della  legge  di  geminazione,  per  la  quale  è  asse  di  rivo- 
luzione la  normale  a  (111)  e  al  Breithanpt  (1847)  quella  della  legge  per  la 
quale  l'asse  di  geminazione  è  normale  aduna  faccia  di  |100|.  Io  avevo  allora 
seguito  l'opinione  dell'Hessenberg;  ma  ulteriori  studi  mi  hanno  fatto  vedere 
che  le  cose  stanno  ben  altrimenti.  Di  fatti,  noi  troviamo  già  nel  Mohs  (Grund- 
riss  der  Mineralogie  1824,  voi.  II,  p.  472)  indicati  i  gemelli  a  penetra- 
zione secondo  la  prima  legge.  Di  più,  nella  traduzione  inglese  di  questo  trattato 
stampato  nel  1825  da  Haidinger  (Treatise  on  Mineralogy.  Tranciateci  frora 
the  Germaii,  ivith  considerale  additions,  by  W.  Haidinger.  Edinburg,  1825, 
8°,  voi.  II,  p.  406)  si  trova  il  seguente  passo: 

«  Compound  Varieties.  Twin  crystals:  1.  Axis  of  revolution  perpeudi- 
«  cular,  face  of  composition  parallel  to  R —  oo  ;  the  individuals  are  continued 
«  beyond  the  face  of  composition  (Altenberg,  Saxony).  Sometimes  two  indivi- 
«  duals  in  the  same  position  are  joined  in  a  face  of  R  -j-  oo  .  and  terminate 
«  at  this  face  (Stromboli).  2.  Axis  of  revolution  perpendicular,  face  of  compo- 
«  sition  parallel  to  a  face  of  li,  generally  observable  in  the  reversed  situation 


—  348  — 

«  of  thin  films  engaged  in  the  mass  (Elba).  Faces  of  composition  in  these 
«  directions  must  not  be  confounded  with  faces  of  cleavage  ». 

«  Da  queste  citazioni  segue  all'evidenza  che  i  gemelli  ad  asse  [111]  e 
a  penetrazione  erano  già  noti  al  Mohs  nel  1824,  e  che  a  Haidiuger  proba- 
bilmente si  deve  la  scoperta  dei  gemelli  ad  asse  [111]  e  a  giustapposizione, 
ovvero  ad  asse  normale  ad  una  faccia  di  )10lJ,  come  anche  quella  dei  gemelli 
ad  asse  normale  ad  una  faccia  di  ;100J.  e  precisamente  sotto  forma  di  quelle 
sottili  lamelle  intercalate  che  hanno  assai  più  tardi  richiamato  l'attenzione  di 
Bauer,  Sadebeck,  Groth,  Miigge  etc.  Tali  lamelle  poi  certamente  furono  già 
viste  sin  dal  1804  dal  Mohs,  benché  egli  non  le  riconoscesse  come  lamelle 
gemine.  A  conferma  di  ciò  basterà  citare  i  seguenti  passi  dell'opera  di  lui 
intitolata:  Des  Herrn  J.  F>'.  von  der  Nuli  Mineralien- Kabìnet.  Wien,  1804, 
8°,  (3U  Abtheilung.,  pag.  377-78). 

«  3109.  Blàttriger  gemeiner  Eisenglanz,  von  stahlgrauer,  etwas  ins  eisen- 

-  schwarze  sich  neigender.  und  zugleich  ein   wenig    ins    rothe  schimmernder 

-  Farbe;  ein  unbestimmt  eckiges,  der  Tetraederform  sich  nàherndes  Bruch- 

-  stiick,  von  vollkommen-  und  grossblàttrigem  Brache,  vierfachen,  gleichwin- 

-  klig  sich  schueidenden  Durchgangs,  und  gestreifter  glànzender  Bruchflàche. 
«  Mit  etwas  Quarz  verwachsen. 

«  Aus  Schweden. 
«  3110.  Blàttriger  gemeiner  Eisenglanz.  von  derselben  Farbe,  etwas  an- 

-  gelaufen,  derbe,  von  blàttrigem  Bruche,  vierfachen  Durchganges  u.  s.  w.; 

-  und  alle  Bruchrlàchen  dreifach  gestreift.  Verwachsen  mit  gemeinem  Quarz 

-  und  Talk. 

-  Von  Norberg  in  Westermannland. 

«  Es  ist  zugleich  an  diesem  Stiick  die  Anlage  zu  tetraedrischeu  Brueh- 
«  stiicken  zu  bemerken  ». 

«  La  scoperta  dovuta  all'Haidinger,  della  esistenza  cioè  di  sottili  lamelle 
intercalate  a  ino'  di  geminati  secondo  le  faccie  di  )100J  nella  ematite  del- 
l'Elba, ci  conduce  a  dire  due  parole  in  genere  sulla  trasformazione  che  subi- 
scono i  simboli  delle  faccie  per  lo  spostamento  semplice  lungo  una  superficie 
di  scorrimento. 

«  Il  Liebisch,  in  un  suo  recente  lavoro  (Nachrichten  der  Konigl.  Ges. 
der  Wiss.  in  Gottingen  1887,  n.  15,  p.  435;  e  Neues  .Tahrbuch  fiir  Mine- 
ralogie. Beilage,  VI,  fase.  1,  1888,  p.  105)  ha  risoluto  il  problema  in  modo 
generale,  supponendo  la  superficie  di  scorrimento  normale  ad  un  piano  di 
simmetria,  nella  quale  ipotesi  il  sistema  monoclino  rappresenterebbe  il  caso 
generale.  Ma,  adoperando  i  simboli  a  quattro  indici  riferiti  agli  assi  del  Weiss 
nel  sistema  romboedrico,  pare  gli  sia  sfuggita  la  semplicità  che  si  ottiene 
impiegando  invece  i  classici  simboli  a  tre  indici  del  Miller.  Di  fatti  è  ovvio, 
che  usando  questi  ultimi  simboli,  nel  caso  della  calcite  sarebbe  p.  e.  piano 
di  scorrimento  (110),  e  (001)  sarebbe  l'altro  piano  in  cui  non  vi  ha  distorsione; 


—  349  — 

e  basterebbe,  per  trovare  il  nuovo  simbolo  di  (hkl)  dopo  lo  spostamento,  di 
cambiare  il  segno  dell'ultimo  indice,  scrivendo  (hkl).  E  lo  stesso  dicasi  della 
ematite  e  del  corindone  che  si  distinguono,  sotto  questo  aspetto,  dalla  calcite 
soltanto  in  ciò,  che  vi  è  invece  piano  di  scorrimento  (001),  mentre  (110) 
rappresenta  l'altra  superficie  in  cui  non  vi  ha  distorsione. 

«  Ho  creduto  di  dover  comunicare  questi  risultati  fin  da  ora,  perchè  mi 
pare  siano  adatti  ad  invogliare  maggior  numero  di  giovani  studiosi  a  queste 
interessanti  ricerche  e  a  fare  ritornare  i  cristallografi  in  genere  alla  notazione 
romboedrica  del  Miller,  abbandonata  quasi  da  tutti,  parrebbe  per  il  solo  mo- 
tivo, di  rendere  più  facile  la  notazione  ad  indici  ai  segnaci  delle  scuole  del 
Weiss,  Naumann  etc.  ». 


Astronomia. —  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  f acole  e  pro- 
tuberanze solari  fatte  al  R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano  nei 
■3°  trimestre  del  1888.  Nota  del  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Ho  l'onore  di  presentare  all'Accademia  il  consueto  sunto  delle  osser- 
vazioni solari  fatte  nel  3°  trimestre  del  1888.  Per  le  macchie  e  per  le  facole 
il  numero  delle  giornate  di  osservazione  fu  di  84,  cioè  31  in  luglio,  28  in 
agosto,  e  25  in  settembre.  Ecco  il  quadro  dei  risultati  per  mese  e  per  tri- 
mestre : 


1883 

Frequenza 

delle 
macchie 

Frequenza 
dei 
fori 

Frequenza 
delle 
M-t-F 

Frequenza 

dei  giorni 

serrza 

M  +  F 

Frequenza 

dei  giorni 

con  soli 

F 

Frequenza 

dei 

gruppi 

Media 
estensione 

delle 
macchie 

Media 

estensione 

delle 

facole 

Luglio  .  .  . 

0,45 

0,65 

1,10 

0,68 

0,06 

0,42 

3,45 

15,81 

Agosto  .  .  . 

1,00 

0,86 

1,86 

0,46 

0,00 

0,68 

13,71 

14,29 

Settembre  . 

2.56 

2,24 

4,80 

0,04 

0,12 

1,68 

40,12 

27,80 

3°  trimestre 

1,26 

1,19 

2,45 

0,42 

0,06 

0,86 

17,7!» 

18,87 

«  È  ben  notevole  il  minimo  di  frequenza  e  la  piccola  estensione  delle 
macchie  solari  nel  mese  di  luglio,  dopo  una  frequenza  relativamente  forte  nel 
precedente  giugno.  In  agosto  e  settembre  tanto  le  facole  che  le  macchie  an- 
darono aumentando,  così  che  le  medie  del  trimestre  poco  ditferiscono  da  quelle 
del  trimestre  precedente,  e  nel  complesso  i  fenomeni  furono  più  accentuati 
nel  3°  trimestre.  La  mancanza  di  macchie  al  finirò  del  giugno  continuò  anche 
ai  primi  di  luglio,  così  che  ai  periodi  di  minimum  nelle  macchie,  indicati  per 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  45 


il  precedente  trimestre,  ne  seguirono  altri  4  intorno  al  29  giugno,  28  luglio, 
20  agosto  e  16  di  settembre.  Diamo  ora  i  risultati  per  le  protuberanze: 

Protuberanze  solari  3°  trimestre  1888. 


1888 

Numero 

dei  giorni 

.li 

osservazione 

Medio  nu- 
mero delle 
protuberanze 

per  giorno 

Media 

altezza 
per  giorno 

n<ione 
media 

M.iwima 
altezza 
osservata 

Luglio  .  .  . 

20 

7,55 

Ili".". 

1°,6 

90" 

Agosto  .  .  . 

28 

7,97 

47,3 

1,6 

120 

Settembre   . 

21 

6,90 

43,2 

1,3 

88 

3°  trimestre 

69 

7,52 

15,  - 

1,5 

120 

«  Rispetto  al  trimestre  precedente  il  fenomeno  delle  protuberanze  solari 
fu  più  scarso,  e  non  presentò  variazioni,  perchè  solo  nell'ultimo  mese  si  ap- 
palesa una  leggera  diminuzione  in  tutte  le  medie,  mentre  invece  in  settembre 
il  fenomeno  delle  macchie  solavi  crebbe  sensibilmente  e  così  dicasi  delle  fa- 
cole.  In  tutto  il  trimestre  una  sola  eruzione  solare  venne  osservata  e  assai 
debole  ». 


Fisica.  —  Nuove  figure  elettriche.  Nota  del  Corrispondente  A. 

Righi. 

«  Ho  avuto  ripetutamente  occasione,  in  pubblicazioni  anteriori,  di  emet- 
tere l'opinione  che  le  scariche  elettriche  (  si  tratti  di  quelle  in  forma  di 
scintilla,  o  di  quelle  che  hanno  origine  sulle  punte  acute,  o  infine  di  quelle 
invisibili  che  sono  provocate  dai  raggi  ultravioletti  pllorchè  cadono  su  corpi 
elettrizzati  negativamente  )  sieno  un  fenomeno  di  convezione,  e  cioè  un 
trasporto  di  elettricità  che  ha  luogo  per  opera  di  particelle  materiali  che  si 
muovono  sotto  il  dominio  delle  forze  elettriche.  Anzi,  nei  casi  almeno  delle 
scariche  silenziose,  sarebbero  le  particelle  del  gas  ambiente  che  principal- 
mente avrebbero  parte  nel  fenomeno.  Siccome  poi  i  corpi  sono  sempre  rive- 
stiti di  atmosfere  gassose,  cioè  di  un  velo  di  gas  aderente,  così  quando  scariche 
elettriche  hanno  luogo  da  uu  elettrodo  qualunque  è  da  aspettarsi  che  la  sua 
atmosfera  gassosa  sia  in  qualche  modo  alterata,  e  forse  anche  distrutta. 

-  Ora,  fu  dimostrato  dal  Waidele  (')  che  a  norma  della  diversa  abbon- 
danza del  gas  aderente  ad  un  corpo,  questo  condensa  in  modo  diverso  i  va- 
pori (d'acqua  o  di  mercurio),  d'onde  la  spiegazione  delle  così  dette  immagini 
di  Moser.  Ho  avuto  appunto    ora    occasione  di  constatare  la  esattezza  delle 


(!)  Pogg.  Ann.  t.  LIX. 


—  351  — 

esperienze  e  delle  deduzioni  del  Waidele,  per  cui.  panni  evidente  che  le  im- 
magini, simili  a  quelle  di  Moser,  che  Karsten,  Riess  ed  altri  ottennero  pel- 
mezzo  di  scariche  elettriche  alla  superfìcie  di  lamine  di  vetro  o  di  mica, 
sieno  dovute  esse  pure  a  modificazioni  nelle  atmosfere  gassose  di  questi  corpi, 
provocate  però  in  tal  caso  dalle  scariche  elettriche. 

«  Le  esperienze  che  qui  descrivo  porgono  altri  esempi  delle  modifi- 
cazioni prodotte  dalle  scariche  nelle  atmosfere  gassose  dei  corpi.  Avverto 
prima  per  chiarezza,  che  quando  ad  una  lastra  d'argento  si  toglie  (per  esempio 
col  contatto  di  carbone  liberato  in  precedenza  colla  calcinazione  del  gas  che 
aveva  assorbito)  la  sua  atmosfera  gassosa,  e  poi  si  alita  contro  la  lastra,  il 
vapore  acqueo  si  condensa  in  minor  abbondanza  sulla  parte  cui  fu  sottratto 
in  tutto  o  in  parte  il  gas  aderente,  per  cui  questa  parte  rimane  più  brillante 
e  speculare  che  non  il  resto  della  lastra,  od  almeno  se  diviene  un  po'  opaca, 
assume  una  tinta  azzurra,  diversa  dalla  tinta  grigia  che  offre  la  parte  fornita' 
di  atmosfera.  Inoltre,  seguitando  ad  alitare  contro  la  lastra,  il  vapore  finisce 
col  condensarsi  in  goccie  poco  numerose  ma  assai  larghe  e  distese  nella 
parte  privata  di  gas,  mentre  nel  resto  seguita  ad  offrire  il  solito  aspetto 
opaco  e  grigio.  I  vapori  di  mercurio  danno  un  effetto  analogo,  ma  durevole. 
D'ora  in  poi  dicendo  che  una  data  parte  di  una  lastra  è  brillante,  intenderò 
di  esprimere  che  quella  parte  fu  liberata  in  tutto  o  in  parte  della  sua  atmo- 
sfera gassosa. 

«  Nelle  mie  attuali  esperienze  ho  adoperato  di  preferenza  delle  lastre 
di  rame  argentato  destinate  al  dagherrotipo,  pulite  con  rosso  inglese  ed  alcool, 
ed  una  grande  macchina  di  Holtz  a  quattro  dischi,  capace  di  dare  scintille 
di  30  centimetri  di  lunghezza,  ed  alla  quale  sono  stati  tolti  i  condensatori. 
Però  in  molti  casi  può  bastare  una  piccolissima  macchina  di  Voss,  ed  in 
quanto  alle  lastre,  esse  possono  essere  di  altri  metalli,  purché  levigatissime, 
per  esempio:  oro,  platino,  zinco,  nichel,  alluminio,  ed  anche  mercurio. 

«  a)  La  lastra  argentata  L  è  posta  orizzontalmente    sopra  un  isolatore 
e  al  di  sopra  di  essa  è  disposta  un'asta  AB   che   termina  in  basso  con  una 
punta  d'ago.  Gli  eccitatori    M,  N  della    macchina    elettrica    sono    messi  in 
comunicazione  l'uno  con  L  e  l'altro  con 
A  B.  Fra  M  ed  A  può  lasciarsi  un  pic- 
colo intervallo  d'aria  ed  anzi  è  bene  vi 
sia.  Facendo  agire  la  macchina  per  un 
tempo  sufficiente,  per  esempio  da  20  a 
60  secondi  o  più,  a  norma  della  distanza 
fra  L  e  B,  poi  alitando  contro  la  lastra, 

si  vede  apparire  un  disco  brillante  nella  parte  che  si  trovò  di  fronte  alla 
punta,  dato  che  questa  abbia  ricevuto  dalla  macchina  l'elettricità  negativa. 
Il  disco  è  più  o  meno  largo  secondo  la  distanza  fra  B  ed  L;  di  più  questa 
distanza  deve  essere  non  tanto  piccola  onde   evitare   che   delle   minutissime 


—  352  — 

scintille  arrivino  alla  lastra  e  vi  lascino  delle  impronte    in   forma  di  punti 
neri.  Il  fenomeno  poi  non  ha  luogo  se  la  lastra  riceve  la  carica  positiva. 

«  Dunque,  nella  scarica  fra  una  punta  positiva  ed  una  superficie 
piana  negativa,  quest'ultima  perde  la  sua  atmosfera  gassosa.  Questo  fatto 
è  da  mettersi  a  confronto  con  le  altre  note  proprietà  dell'elettrodo  negativo. 

«  Le  scintille  lasciano  invece  sulla  lastra  un  piccolo  disco  brillante, 
qualunque  sia  la  direzione  della  scarica. 

«  Sul  disco  brillante  ottenuto  colla  punta  si  formano,  meglio  che  al- 
trove, le  immagini  di  Moser,  collocando  per  qualche  mezz'  ora  sulla  lastra 
un  timbro  metallico  o  una  medaglia,  che  sieno  provvisti  di  atmosfera.  Sembra 
auzi  che  il  far  servire  la  lastra  da  elettrodo  negativo  di  fronte  ad  una  punta 
sia  il  miglior  mezzo  possibile  per  liberarla  presto  della  sua  atmosfera  gas- 
sosa. Inversamente,  se  sopra  una  lastra  d'argento  (pulita  con  tripoli  o  rosso 
inglese,  o  meglio  tenuta  in  contatto  con  carbone  in  polvere  per  ben  provve- 
derla di  gas  aderente)  si  pone  un  timbro  metallico  il  quale  abbia  servito  da 
elettrodo  negativo  di  fronti'  alla  punta,  si  ottiene  in  minor  tempo  che  d'or- 
dinario l'immagine  del  timbro,  che  come  di  solito  apparisce  coll'alito. 

«  Che  poi  la  parte  della  lastra  che  ha  servito  da  elettrodo  negativo 
abbia  veramente  perduto  il  gas  aderente,  oltre  che  dalla  produzione  delle 
immagini  di  Moser,  risulta  da  queste  esperienze.  Bagnando  con  acqua  la 
lastra,  e  poi  agitandola  in  modo  da  sgocciolarla  fortemente,  vedesi  rimanere 
un  velo  d'acqua  aderente  m'Ha  regione  che  tu  liberata  dalla  sua  atmosfera, 
mentre  in  tutto  il  resto  della  lastra  rimangono  solo  poche  goccie  d'acqua 
poco  aderenti.  Messa  la  lastra  nell'  acqua  bollita,  e  posto  il  recipiente  che 
la  contiene  sotto  la  campana  della  macchina  pneumatica,  veggonsi  formarsi 
bollicine  d'aria  in  vari  punti  della  lastra,  ma  non  in  corrispondenza  alla 
parte  privata  di  atmosfera  :  e  similmente  accade  ponendo  semplicemente  la 
lastra  in  acqua  che  viene  gradatamente  riscaldata.  A  questa  esperienza  può 
darsi  un'altra  forma.  Si  fauno  due  cavità  nella  lastra  argentata,  e  dopo  aver 
fatto  servire  la  superficie  di  una  di  esse  da  elettrodo  negativo  di  fronte  ad 
una  punta,  si  pone  in  entrambe  un  poco  d'acqua  che  sia  stata  bollita  da  poco. 
Scaldando  la  lastra  gradatamente,  l'acqua  della  seconda  cavità  entra  in  ebol- 
lizione, mentre  l'acqua  contenuta  nella  prima,  cioè  in  quella  che  fu  privata 
del  gas  aderente,  si  evapora  senza  bollire.  Infine,  mentre  non  si  forma  più 
il  disco  brillante  su  una  lastra  di  platino  che  sia  stata  arroventata,  esso 
formasi  di  nuovo  dopo  avere  lasciato  qualche  tempo  la  lastra  nella  polvere 
di  carbone. 

«  b)  Sulla  lastra  argentata  L  è  posta  una  carta  od  un  cartoncino  sot- 
tile, poi  un  timbro  metallico,  che  porta  delle  lettere  in  rilievo.  Oppure,  sono 
messe  sulla  lastra  delle  striscio  di  carta  che  sostengono  il  timbro  per  alcuni 
punti  del  suo  contorno  a  piccola  distanza  dalla  lastra.  Fatta  agire  la  mac- 
china avviene  la  scarica  continua  fra   la    punta    e    la    parte    superiore    del 


—  353  — 

timbro,  che  è  rotonda,  ma  in  pari  tempo  si  formano  piccole  scariche  fra  il 
timbro  e  la  lastra,  principalmente  di  fronte  alle  sporgenze  delle  lettere.  Per 
cui  l'alito  fa  apparire  sulla  lastra  un'  immagine  brillante  del  timbro.  Si  ottiene 
lo  stesso  risultato  se  la  punta  è  applicata  al  timbro,  e  di  fronte  ad  essa  è 
collocato  l'eccitatore. 

«  In  questo  caso,  in  cui  la  scarica  si  effettua  fra  due  metalli  vicinis- 
simi, separati  dall'aria  o  dalla  carta,  l'effetto  ha  luogo  qualunque  sia  il  segno 
dell'elettricità  che  riceve  la  lastra  d'argento.  Si  nota  invece  un'influenza  del 
segno  della  punta,  giacché  sia  questa  sul  timbro  o  di  fronte  ad  esso,  l'im- 
magine riesce  più  perfetta  quando  la  punta  è  positiva,  forse  perchè  la  sca- 
rica possiede  in  tal  caso  una  maggior  regolarità. 

«  e)  Avendo  posto  sulla  lastra  argentata,  colla  disposizione  della  prima 
esperienza,  una  carta  stampata,  ed  avendo  fatto  agire  la  macchina,  riconobbi 
che  i  caratteri  erano  riprodotti  sulla  lastra  ed  apparivano  in  brillante  su 
fondo  opaco  sotto  l'azione  dell' ali  tazione.  Esaminato  bene  il  fatto,  mi  con- 
vinsi die  esso  proveniva  principalmente  dalla  sporgenza  leggierissima  che  resta 
spesso  sul  rovescio  della  carta  in  corrispondenza  alle  lettere.  Infatti,  ho  com- 
presso, per  mezzo  d'un  torchio  da  copialettere,  una  carta,  posta  sopra  parecchi 
doppi  di  altra  carta.  La  carta  superiore  ha  così  ricevuto  dal  timbro  una  im- 
pronta delle  lettere,  le  quali  sono  rimaste  sporgenti  da  una  faccia,  e  incavate 
nell'altra.  Posta  questa  carta  .sulla  lastra  argentata,  ho  ottenuta  su  questa  nel 
solito  modo  una  immagine  in  questo  caso  assai  perfetta,  dei  caratteri,  imma- 
gine che  è  formata  da  lettere  brillanti  su  campo  opaco,  se  la  carta  viene  posta 
sulla  lastra  dalla  parte  delle  sporgenze,  e  invece  un'immagine  formata  da  let- 
tere opache  su  fondo  brillante,  se  la  carta  viene  adagiata  sulla  faccia  opposta. 

-  Le  immagini  ottenute  colla  carta  che  ha  leggiere  sporgenze  o  leg- 
gieri incavi,  sono  le  più  belle  e  le  più  perfette.  Esse  si  formano  meglio 
quando  la  punta  ha  l'elettricità  positiva,  come  nel  caso  della  esperienza  b , 
e  possono  rendersi  permanenti  adoperando  il  vapore  di  mercurio,  come  nel 
processo  del  dagherrotipo,  invece  del  vapore  acqueo.  Infine,  non  sono  lontano 
dal  credere  che  possano  ricevere  qualche  applicazione,  giacché  il  fatto  da  me 
trovato  della  perfetta  adesione  dell'acqua  alle  parti  d'una  lastra  che  la  sca- 
rica ha  privato  della  loro  atmosfera  gassosa,  fa  pensare  ai  processi  della 
litografia  ». 

Fìsica. —  Sulle  coppie  a  selenio.  Nota  del  Corrispondente  A.  Righi. 

«  In  una  mia  Memoria  sulle  forze  elettromotrici  del  selenio  (•)  dimo- 
strai, che  una  coppia  formata  con  due  metalli  e  con  selenio  frapposto  dà 
una  forza  elettromotrice,  anche  se  è  tenuta  all'oscuro,  mentre  il  sig.    Kali- 

(•j  V.  Studi  offerti  dalla  Università  padovana  alla  bofcgnese  nelTVIII  centenario  ecc. 


—    354  — 

schei*  (!)  aveva  ottenuto  da  una  simile  coppia  una  corrente,  solo  mentre  il 
selenio  era  illuminato.  Ora,  il  detto  autore  ha  fatto  recentemente  osservare  (2) 
che  per  essere  sicuri  che  la  luce  non  entri  per  nulla  nella  produzione  di 
quella  forza  elettromotrice,  sarebbe  necessario  che  le  coppie  a  selenio  fossero 
costruite  nell'oscurità,  e  sperimentate  prima  di  essere  esposte  comunque  alla 
luce.  Le  forze  elettromotrici  da  me  riscontrate  nelle  coppie  all'oscuro,  sareb- 
bero dunque  un  effetto  persistente  di  una  precedente  illuminazione. 

«  Benché  non  manchino  seri  motivi  da  addurre  per  mostrare  quanto  poco 
soddisfacente  sia  questa  interpretazione  dei  miei  risultati,  mi  limiterò  a  ri- 
ferire, che  ho  ripetute  testé  le  mie  esperienze,  costruendo  le  coppie  e  met- 
tendola a  prova  senza  che  ricevessero  la  minima  luce,  e  che  anche  in  tal 
modo  esse  hanno  mostrata  la  solita  forza  elettromotrice.  Ecco  come  ho  pro- 
ceduto. Un  disco  d'ottone  viene  coperto  in  una  delle  sue  faccie  con  selenio 
fuso,  in  modo  da  formarvi  uno  strato  sottile,  poi  è  portato  nella  stufa  ad 
aria  ove  il  selenio  amorfo  deve  trasformarsi  in  selenio  cristallino.  La  stufa 
è  metallica  e  chiusa,  ed  inoltre  si  trova  in  una  camera  assolutamente  buia. 
Trascorso  il  tempo  necessario  per  la  trasformazione  del  selenio,  il  disco  è 
lasciato  raffreddare  entro  la  stufa,  poi  ne  viene  tolto  onde  adoperarlo  a  co- 
struire la  coppia,  la  quale  si  fa  mettendo  il  disco  sopra  una  rete  di  zinco 
o  sopra  una  lastra  dello  stesso  metallo.  Stando  sempre  all'oscuro  e  guidan- 
dosi col  tatto,  si  stabiliscono  infine  le  comunicazioni  cogli  strumenti,  posti 
in  una  camera  attigua,  per  mezzo  di  fili  isolati  che  passano  attraverso  la 
parete.  Si  constata  così  l'esistenza  di  una  forza  elettromotrice  che  fa  deviare 
l'ago  dell'elettrometro,  e  spesso  anche  lo  specchietto  d'un  galvanometro  asta- 
tico di  Thomson,  se  lo  strato  di  selenio  non  offre  troppa  resistenza. 

«  Dopo  ciò  ho  illuminato  il  selenio  attraverso  la  rete  di  zinco,  ed  ho 
notato  un  aumento  di  forza  elettromotrice;  ma  togliendo  la  luce,  essa  ha  ri- 
preso sensibilmente  il  valore  primitivo.  Ho  pure  nuovamente  constatato  l'ef- 
fetto della  compressione,  che  trovai  già  essere  sempre  inverso  di  quello  della 
illuminazione,  giacche  caricando  di  pesi  il  disco,  ho  visto  diminuire  la  forza 
elettromotrice.  Insomma,  tutti  i  risultati  che  avevo  avuti  con  coppie  prepa- 
rate alla  luce  diffusa,  li  ho  ottenuti  ora  con  coppie  preparate  nell'assenza 
completa  d'ogni  luce. 

«  Analoghi  risultati  ho  ottenuti  fondendo  il  selenio  fra  due  lastre  di 
vetro  e  facendolo  cristallizzare  nella  oscurità,  in  modo  da  avere  delle  lami- 
nette  sottilissime  di  selenio  cristallino.  Una  di  questa  laminette  posta  fra 
due  lastre  di  metalli  diversi,  o  fra  una  lastra  ed  una  rete  metallica,  forma 
una  coppia,  che  ha  una  forza  elettromotrice  distinta,  anche  prima  di  ricevere 
qualsiasi  luce.  In  questo  caso  è  tolto  il  dubbio  che  l'effetto  osservato  sia 
dovuto  alla  formazione  di  qualche  seleniuro  ». 

(0  Wied.  Ann.  1887,  n.  5,  p.  101. 
(*)  Wied.  Ann.  1888.  n.  10,  p.  397. 


—  355  — 

Matematica.  —  Sulle  funzioni  analitiche  polidrome.  Nota  del 
Corrispondente  Vito  Volterra. 

«  1.  Alle  parole  funzione  analitica,  comportarsi  regolarmente  di  una 
funzione  nell'intorno  di  un  punto,  elemento  di  una  funzione,  valore  di  una 
funzione,  in  un  punto,  singolarità,  darò  il  significato  che,  seguendo  Weierstrass, 
viene  ormai  dato  a  quelle  denominazioni  in  tutti  i  corsi  di  analisi  (1). 

«  Ammetterò  pure  come  noto  che  una  funzione  analitica  è  completamente 
definita  quando  se  ne  conosce  un  elemento  p(x\  a)  e  che  ogni  altro  ele- 
mento si  otterrà  da  quello  dato  mediante  l'operazione  del  prolungamento  della 
funzione,  la  quale  consiste  nel  prendere  entro  il  cerchio  di  convergenza  del- 
l'elemento iniziale  un  punto  ai  e  formare  l'elemento  p{x\  a  ,#i),  quindi  pren- 
dendo il  punto  a2  entro  il  cerchio  di  convergenza  del  secondo  elemento  for- 
mare un  terzo  elemento  p  (x  \a ,  aA  ,  a2)  e  così  di  seguito  ;  per  modo  che  riterrò 
per  definizione  che  due  elementi  P  ,  Q  appartengono  ad  una  stessa  funzione 
analitica,  quando  è  possibile  considerarli  come  facenti  parte  di  una  serie 
finita  di  elementi 

j>i(#|«i)— P,  p2{x\ «2), ,  pn(x\an)  =  Q 

tali  che  il  centro  a,t  di  ciascuno  di  essi  giaccia  entro  il  cerchio  di  conver- 
genza del  precedente,  e  ciascun  elemento  sia  un  prolungamento  del  precedente. 

«  2.  Mi  permetto  di  dare  ancora  alcune  altre  definizioni  che  serviranno 
per  enunciare  con  semplicità  i  teoremi  stabiliti  in  questa  Nota. 

«  Abbiasi  una  funzione  analitica  f(z) ,  ottenuta  prolungando  col  metodo 
di  Weierstrass  un  elemento  dato  senza  mai  escire  da  un  cerchio  a.  Entro 
questo  cerchio  possano  esistere  un  numero  finito  o  anche  infinito  di  singola- 
rità essenziali  o  non  essenziali.  Faremo  solo  due  ipotesi  ;  la  prima  che  chia- 
meremo la  ipotesi  (A) ,  ossia  la  ipotesi  di  monodromia  entro  a ,  è  la  seguente  : 
che  ad  uno  slesso  punto  non  possa  corrispondere  piti  che  un  solo  elemento. 
La  seconda  ipotesi,  che  chiameremo  la  ipotesi  (B),  ossia  la  ipotesi  dell'flò'- 
senza  di  spazi  lacunari  entro  <r,  è  la  seguente:  che  preso  entro  a  un  nuovo 
campo  qualunque  a' ,  entro  di  esso  possa  sempre  trovarsi  un  elemento  della 
funzione. 

«  Ingrandiamo  ora  il  cerchio  e,  senza  mutarne  il  centro,  finché  è  pos- 
sibile in  modo  che  entro  esso  f(z)  goda  sempre  delle  proprietà  (A)  e  (B). 
Chiameremo  la  funzione  così  ottenuta  entro  il  cerchio  massimo  una  porzione 
monodroma  della  funzione  f(z)  e  il  cerchio  stesso  il  dominio  di  monodromia 
del  suo  centro  M  relativamente  a  quella  porzione  monodroma  della  funzione. 

(*)  Faccio  notare  che  nel  corollario  al  teorema  III  (vedi  §  8)  io  considero  solo  i 
valori  delle  funzioni  analitiche  nei  punti  nei  cui  intorni  esse  si  comportano  regolarmente. 


—  356  — 

Il  punto  M  potrà  essere  un  punto  singolare  o  meno.  È  evidente  che,  presa 
una  funzione  analitica  qualunque  e  prolungandola  finché  è  possibile  nel  piano 
complesso,  potrà  avvenire  che  uno  stesso  punto  appartenga  a  più  porzioni  mo- 
nodrome  distinte  della  funzione.  Ad  uno  stesso  punto  potranno  quindi  corri- 
spondere più  dominii  di  monodromi  a  a  seconda  delle  porzioni  monodrome  della 
funzione  a  cui  si  riferiscono.  Considereremo  come  distinti  due  dominii  di  mo- 
nodromia,  anche  se  consistenti  in  due  cerchi  coincidenti,  quando  essi  corri- 
spondano a  due  porzioni  monodrome  diverse  della  funzione. 

-  3.  Partendo  da  un  elemento,  supponiamo  di  estendere  finché  è  possibile 
una  funzione  analitica  senza  mai  eseire  da  un  cerchio  a.  Ammettiamo  che, 
escluso  il  solo  centro  M  di  e,  al  quale  non  corrisponde  alcun  dominio  di 
monodromia ,  ad  ogni  altro  punto  corrisponda  uno  o  più  dominii  di  mono- 
dromia  (')  i  quali,  o  taglino  il  contorno  del  campo  e .  0  passino  pel  punto  M. 
Diremo  in  questo  caso  che  è  verificata  la  propri  ita  (0).  Ingrandiamo  ora,  finché 
è  possibile,  il  cerchio,  mantenendone  il  centro  in  M,  in  modo  che  entro  esso 
la  proprietà  (C)  sia  semp.-e  verificata.  Chiameremo  il  cerchio  massimo  costruito 
il  dominio  di  diramazione  del  punto  M  e  la  funzione  ottenuta  entro  di  esso 
una  porzione  di  diramazione  della  funzione. 

«  Giova  anche  in  questo  caso  fare  una  osservazione,  analoga  a  quella 
fatta  precedentemente,  cioè  che  riterremo  come  distìnti  due  dominii  di  dira- 
mazione, anche  se  costituiti  da  due  cerchi  coincidenti,  se  essi  corrispondono 
a  due  diverse  porzioni  di  diramazione  della  funzione. 

«  4.  Abbiansi  due  dominii  u  e  «x  (ciascuno  dei  quali  sia  indiffereute- 
mente  o  di  monodromia  o  di  diramazione)  che  posseggano  una  parte  di  piano 
a  comune,  ed  in  questa  la  porzione  della  funzione  corrispondente  ad  a  abbia 
un  elemento  a  comune  colla  porzione  della  funzione  corrispondente  a  (3;  di- 
remo in  questo  caso  che  fi  è  un  prolungamento  di  «. 

«  Un  insieme  di  dominii  tali  che.  mediante  un  numero  finito  di  prolun- 
gamenti, si  possa  passare  da  uno  ad  un  altro  qualunque  di  essi,  si  dirà  che 
formano  un  insieme  connesso. 

«  5.  Un  punto  in  quanto  è  centro  di  un  certo  dominio  (di  monodromia 
o  di  diramazione)  lo  chiameremo  un  punto  analitico,  e  considereremo  come 
distinti  due  punti  analitici,  anche  se  coincidenti,  purché  siano  centri  di  due 
dominii  distinti.  In  uno  stesso  punto  dovranno  dunque  coincidere  tanti  punti 
analitici  distinti,  quanti  saranno  i  dominii  di  monodromia  e  di  diramazione 
corrispondenti  a  quel  punto.  In  un  punto  analitico,  centro  di  un  dominio  di 
monodromia,  diremo  che  la  funzione  si  comporta  in  modo  monodromo,,  mentre 
chiameremo  punto  regolare  di  diramazione  un  punto  analitico  centro  di  un 
dominio  di  diramazione. 


(')  Vedremo  che  resulta  necessario  che  ad  ogni  altro  punto  corrispondano  più  dominii 
di  monodromia. 


—  857  — 

«  Se  un  punto  analitico  M  centro  del  dominio  a,  giace  nell'interno  o 
al  contorno  di  un  dominio  /?,  che  è  un  prolungamento  di  a,  diremo  che  il 
piato  analitico  M  è  contenuto  nell'interno  o  al  contorno  del  dominio  /?. 

«  Ad  ogni  elemento  di  una  funzione  analitica  corrisponde  un  certo  cerchio 
di  convergenza  ;  se  riterremo  come  distinti  due  cerchi  di  convergenza,  corri- 
spondenti a  due  elementi  diversi,  potremo  estendere  ai  cerchi  di  convergenza 
le  definizioni  introdotte  relativamente  ai  domini!  di  monodromia,  e  quindi 
senz'altro  intenderemo  il  significato  da  attribuire  alle  parole  dice  cerchi  di 
convergenza  uno  prolungamento  dell'altro;  sistema  connesso  di  cerchi  di 
convergenza  ;  punto  analitico  contenuto  in  un  cerchio  di  convergenza. 

«  7.  Sia  a  un  cerchio  di  raggio  r,  tanto  piccolo  quanto  si  vuole  e 
di  centro  M,  situato  entro  il  dominio  di  diramazione  del  punto  regolare  di 
diramazione  M.  Supponiamo  che,  partendo  da  un  elemento  della  porzione  di 
diramazione  della  funzione  relativa  ad  un  punto  situato  entro  a ,  si  eseguisca 
la  estensione  della  funzione  senza  escire  dall'interno  del  cerchio  e. 

«  È  facile  dimostrare: 
1°)  che  ad  ogni   punto  del  cerchio   a   devono  corrispon- 
dere più  dominii  di  monodromia. 

2°)  che  se  ad  un  punto  del  cerchio  <r  corrisponde  un  nu- 
mero finito  m  di  dominii  di  monodromia,  ad  ogni  altro  punto 
del  cerchio  stesso  deve  corrispondere  un  egual  numero  di 
dominii  di  monodromia,  e  se  ad  un  punto  del  cerchio  <r  cor- 
risponde un  numero  infinito  di  dominii  di  monodromia,  pure 
lostesso  deve  avvenire  per  tutti  gli  altri  puntidel  cerchio  e 
3°)  che  il  numero  m  (anche  per  m  =  oo)per  uno  stesso 
punto  regolare  di  diramazione  è  indipendente  dal  cerchio  a. 

«  8.  Ciò  premesso,  ecco  quali  sono  i  teoremi  che  mi  propongo  di  di- 
mostrare. 

Teorema  I.  Presa  una  funzione  analitica  qualunque,  prolun- 
gata col  metodo  di  Weierstrass  finché  è  possibile,  si  po- 
trà sempre  scegliere  un  insieme  enumerabile  di  dominii 
di  monodromia  fra  loro  connessi,  tali  che  ogni  punto  ana- 
litico ove  la  funzione  si  comporta  in  modo  monodromo 
sia  contenuto  nell'interno  di  uno  di  essi,  ed  ogni  punto 
regolare  di  diramazione  sia  contenuto  al  contorno  di  al- 
cuni di  essi. 

Teorema  IL  Si  può   sempre  scegliere  un  insieme   enumerabile 
di  cerchi  di  convergenza  fra  loro  connessi,  tali  che  ogni 
punto   analitico,    ove    la    funzione    si    comporta   regolar- 
mente, sia  contenuto  nell'interno  di  uno  almeno  di  essi. 
Eendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  46 


—  3Ó3  — 

Teorema  III.  Ad  ogni  punto  del  piano  complesso  corrisponde  o 
nessuno,  o  un  insieme  e  numerabile  di  punti  analitici  in 
esso  coincidenti. 
«  Corollario  (').  Ad  uno  stesso  punto  del  piano  complesso  corrisponde 

o  nessuno,  oppure  un  insieme  enumerabile  di  valori  della  funzione. 

Teorema  IV.  In  ogni  parte  del  piano  complesso,  entro  la  quale 
è  possibile  estendere  la  funzione, esistono  dei  punti  tali 
che  in  tutti  i  punti  analitici  ad  essi  corrispondenti,  la 
funzione  si  comporta  regolarmente. 

Teorema  V.  I  punti  regolari  di  diramazione  formano  un  in- 
sieme enumerabile. 

«  9.  Onde  dimostrare  i  teoremi  precedenti  cominciamo  dallo  stabilire 
un  lemma.  Partiamo  da  una  porzione  monodroma  di  una  funzione  analitica 
f(s)  relativa  al  dominio  di  monodromia  a  di  un  punto  A.  Prendiamo  i  do- 
mimi di  monodromia  di  tutti  i  punti  razionali  (-')  interni  ad  «,  che  si  otten- 
gono prolungando  il  dominio  a.  Avremo  così  un  insieme  di  cerchi  che  chia- 
meremo i  cerchi  ax.  Presi  i  punti  razionali  interni  ai  cerchi  «i  costruiamo  i 
loro  domimi  di  monodromia  che  si  ottengono  prolungando  i  dominii  «x.  Avremo 
un  insieme  di  nuovi  dominii  a8.  Operando  su  questi,  come  sui  dominii  «1 
otterremo  dei  nuovi  dominii  «3,  e  così  di  seguito  indefinitamente. 
«  Il  lemma  da  dimostrare  è  il  seguente: 

«  L'insieme  di  tutti  i  dominii  di  monodromia-  a  ,  «, ,  «2  —  an  ,  — 
è  un  insieme  enumera  hi 'le. 

"  Infatti,  come  è  ben  noto,  i  punti  razionali  interni  ad  «  formeranno 
un  insieme  enumerabile,  quindi  potremo  enumerare  tutti  i  dominii  «i  dispo- 
nendoli in  una  serie  come  la  seguente  :  <V  ,  aa8 af 

«  Ora  i  punti  razionali  contenuti  entro  «xn  formano  un  insieme  nume- 
rabile, e  per  conseguenza  potremo  prendere  tutti  questi  punti  disponendoli 
nell'ordine  seguente: 

P)i,l       p  n,2                    p  n.m 
1         -M         ì rl         i 


«  Consideriamo  tutti  i  possibili  punti  P!"'m.  Ad  uno  stesso  valore  della 
somma  m  -f-  n  corrisponde  un  numero  finito  di  punti  Pi"'™ ,  quindi  potremo 
ordinare  i  punti  stessi  per  ordine  di  grandezza  della  somma  m  -f-  n.  I  punti 
Pi"-"1  e  per  conseguenza  i  dominii  ((.,  formeranno  un  insieme  enumerabile. 
Nello  stesso  modo  si  ha  che  i  dominii  «3  formeranno  un  insieme  enumerabile, 

(!)  Questa  proprietà  è  dovuta  al  prof.  Cantor,  che  la  comunicò  senza  dimostrazione 
al  dott.  Vivanti. 

(2)  Chiameremo  punto  razionate  un  punto  z=OB-\-iy  del  piano  complesso,  quando  x 
ed  y  saranno  dei  numeri  razionali. 


—  359  — 

e  così  di  seguito.  In  generale  tutti  i  dominii  an  si  potranno  disporre  in  una 
serie  anl  ,  «n2 , anm  , 

«  Prendiamo  ora  tutti  i  dominii  anm  e  ordiniamoli  per  ordine  di  gran- 
dezza della  somma  m-\-n\  in  tal  modo  potremo  enumerare  tutti  i  dominii 
costruiti  ;  solamente  avremo  che  uno  stesso  dominio  potrà  essere  contato  più 
volte,  perchè  è  evidente  che  un  dominio  che  appartiene  agli  ccn  ,è  ripetuto 
anche  nei  dominii  a„>  ,  se  ri  >  n.  Ma  si  vede  immediatamente  che,  se  per- 
correndo l'intera  serie  di  dominii,  così  enumerati,  si  toglieranno  man  mano 
quelli  che  si  saranno  precedentemente  incontrati,  si  otterranno  enumerati  tutti 
i  dominii  e  ciascuno  di  essi  verrà  contato  una  volta  sola. 

«  Il  lemma  resta  così  dimostrato.  Poiché  l'insieme  dei  dominii  a ,  al , 
«2  —  è  numerabile  potremo  ordinarli  (prendendo  ciascun  dominio  una  volta 
sola)  in  una  serie  che  indicheremo  con 

(I)  =«,«',  «",«'",..••  «*>, 

«  10  Se  invece  di  partire  da  un  dominio  di  monodromia  et  partiremo  da 
un  cerchio  di  convergenza  /? ,  è  evidente  che  potremo  ripetere  le  stesse  ope- 
razioni fatte  precedentemente  sopra  dei  cerchi  di  convergenza,  invece  che 
sopra  dei  dominii  di  monodromia. 

«  Otterremo  in  tal  modo  la  serie  di  cerchi  di  convergenza  /? ,  §x ,  §t 

che  (senza  mai  essere  ripetuti)  potranno  disporsi  in  una  serie  enumerabile. 
(II)  =  /?,/?',r,-.-.  {&>, 

«11.  Dimostrazione  del  Teorema  I.  La  dimostrazione  di  questo  teorema 
consisterà  nel  provare  che,  preso  un  punto  analitico  qualunque  della  funzione, 
ove  essa  si  comporta  in  modo  monodromo,  esisterà  almeno  un  dominio  appar- 
tenente alla  serie  (I)  che  lo  conterrà  internamente,  e  che,  preso  un  punto 
regolare  di  diramazione  esisterà  un  dominio  della  serie  (I)  che  lo  conterrà 
al  contorno. 

«  Infatti  abbiasi  il  punto  analitico  M  a  cui  corrisponda  un  dominio  a 
(di  monodromia  o  di  diramazione)  di  raggio  r.  Prendiamo  un  punto  analitico 
in  esso  contenuto,  distante  da  M  meno  di  \r ,  ove  la  funzione  si  comporti 
regolarmente.  Esso  sia  centro  di  un  corrispondente  cerchio  di  convergenza  Q. 

«  Si  prenda  inoltre  un  punto  analitico  contenuto  in  a  centro  di  un  corri- 
spondente cerchio  di  convergenza  P.  Per  quanto  fu  detto  precedentemente  (Art.  1) 

dovrà  trovarsi  un  sistema  finito  di  cerchi  di  convergenza  m1  ,  m2  , vsn , 

tali  che  srx  =  P  ,  mn  =  Q  e  ciascuno  abbia  il  centro  nel  precedente  e  ne  sia 
un  prolungamento.  Sia  qì  il  raggio  di  mit ,  N,-  il  punto  analitico  contenuto  nel 
suo  centro,  2s  una  quantità  inferiore  alla  minima  delle  differenze  qì  —  N,-N"»+i. 

«  Supponiamo  che  i  punti  analitici  Ni ,  N> . . .  N;,  siano  contenuti  entro  «. 
Si  prenda  nello  spazio  comune  ai  due  cerchi  «  e  ar(i  un  punto  razionale  Mj 
distante  da  Ni,  meno  di  e.  Se  costruiamo  il  dominio  di  monodromia  di  M! 
prolungando  il  dominio  «  otterremo  uno  dui  dominii  a,  che  denoteremo  con 


—  360  — 

ve*  ,  che  dovrà  contenere  internamente  il  punto  analitico  N,-1+1.  Siano  ora  Nil+1 , 
Nt-1+2 1 Ni,  contenuti  entro  ctx*. 

u  Prendiamo  nella  porzione  di  piano  comune  a  ro(-,  e  ad  ax*  un  punto 
razionale  M2  distante  da  N,-,  meno  di  f  e  costruiamo  il  dominio  di  mono- 
dromia  di  M2  prolungando  il  dominio  ax*.  Otterremo  in  tal  modo  uno  dei 
cerchi  «2  che  denoteremo  con  at*  e  che  conterrà  nell'interno  il  punto  ana- 
litico Nja+i. 

«  Supponiamo  di  operare  sopra  «2*  come  fu  fatto  precedentemente  su  «/ 
e  così  proseguire  di  seguito.  Dopo  un  numero  finito  di  tali  operazioni  giun- 
geremo evidentemente  a  trovare  un  dominio  di  monodromia  ce*  ,  il  quale  do- 
vrà contenere  il  punto  analitico  N„.  Nella  parte  comune  ad  «*_,  ed  a  m„  =  Q 
prendiamo  un  punto  razionale  M;1-,  distante  da  N„  meno  di  —  e  formiamone 

il  dominio  di  monodromia  prolungando  il  dominio  a*v 

«  Otterremo  un  dominio  «/  appartenente  ai  dominii  «p  e  quindi  alla 
serie  (I) ,  il  quale,  se  in  M  la  funzione  si  comporterà  in  modo  monodromo, 
conterrà  internamente  il  punto  ]\1 ,  mentre  se  M  sarà  un  punto  regolare  di 
diramazione  conterrà  il  punto  stesso  al  contorno. 

«  12.  Dimostrazione  del  teorema  II.  Questa  dimostra/ione  si  otterrà 
ripetendo  per  i  cerchi  di  convergenza,  quello  che  si  è  detto  nella  dimostra- 
zione precedente  per  i  dominii  di  monodromia  e  considerando  invece  dei  do- 
minii a ,  orj  —  et i  dominii  /£ ,  §x ,  /f2 , §n , e  la  corrispondente 

serie  II. 

«  13.  Dimostrazione  del  teorema  III.  Ciascuno  dei  punii  analitici,  coin- 
cidenti in  un  punto  M  del  piano  complesso,  deve  essere  contenuto  in  un  di- 
verso dominio  della  serie  (I),  quindi  i  punti  analitici  coincidenti  in  M  do- 
vranno formare  un  insieme  enumerabile. 

«  14.  Dimostrazione  del  Corollario.  Ad  ogni  valore  della  funzione  in 
un  punto  deve  corrispondere  un  punto  analitico  ove  la  funzione  si  comporta 
regolarmente.  Poiché  i  punti  analitici  coincidenti  in  un  punto  formano  un  in- 
sieme enumerabile,  così  anche  i  valori  della  funzione  in  un  punto  dovranno 
formare  un  insieme  enumerabile. 

«  15.  Dimostrazione  del  teorema  lì'.  Denotiamo  con  fp  la  porzione  mo- 
nodroma  della  funzione  analitica  che  si  considera  corrispondente  al  dominio 
a,,  della  serie  (I). 

«  Sia  6  una  parte  del  piano  complesso  entro  la  quale  è  possibile  esten- 
dere la  funzione  analitica,  e  sia  atì  il  p:imo  dominio  che  si  incontra  per- 
correndo* la  serie  (I)  entro  cui  giacciano  dei  punti  interni  al  campo  ti.  Pren- 
diamo (il  che  sarà  sempre  possibile)  un  cerchio  ti'  situato  tutto  internamente 


—  361  — 
alla  parte  comune  ad  or<  ed  a  ti ,  tale  che  in  tutti  i  punti  di  esso  fi  si  com- 
porti regolarmente.  Sia  av ,  il  primo  dominio  della  serie  (I)  che  si  incontra 
dopo  ai  che  abbia  una  parte  a  comune  con  6'  e  dentro  di  essa  prendiamo 
un  cerchio  0"  nel  cui  interno  fa ,  si  comporti  regolarmente,  e  cobi  si  proceda 
finché  è  possibile. 

«  In  tal  modo  avremo  che  si  prenderà  dalla  serie  (I)  una  serie  di  dominii 

(V)  =  ai ,  atr ,  a/f/)  .... 

e  che  corrispondentemente  otterremo  una  serie  di  cerchi  H' ,  b"  ,  tì"' ....  si- 
tuati tutti  internamente  uno  all'altro.  Dovrà  dunque  esistere  almeno  un  punto 
M  interno  a  tutti  i  cerchi  0&  e  quindi  interno  al  campo  0.  Dico  che  in  tutti 
i  punti  analitici  corrispondenti  ad  M,  la  funzione  si  comporterà  regolarmente. 
Infatti  : 

1°)  nessun  punto  analitico  corripondente  a  M  potrà  essere  un  punto 
regolare  di  diramazione,  perchè  M  non  giace  al  contorno  di  nessuno  dei  do- 
minii della  serie  (I). 

2°)  preso  un  punto  analitico  corrispondente  ad  M  in  esso  la  funzione 
si  comporterà  in  modo  monodromo,  quindi  dovrà  essere  contenuto  (pel  teo- 
rema I)  entro  uno  dei  dominii  della  serie  (I).  Se  questo  è  ap,  esso  dovrà' 
appartenere  alla  serie  (I'),  quindi  fa  si  dovrà  comportare  regolarmente  in  M 
ciò  che  dimostra  il  teorema. 

«  16.  Dimostrazione  del  teorema  V.  Dal  teorema  I  resulta  che,  preso 
un  punto  qualunque  regolare  di  diramazione  deve  esistere  un  dominio  up  della 
serie  (I)  che  lo  contiene  al  contorno.  Ora  preso  un  dominio  ap  consideriamo 
tutti  i  punti  regolari  di  diramazione  W&  che  esso  contiene  al  contorno.  Essi 
dovranno  formare  un  insieme  isolato.  Infatti  il  dominio  di  diramazione  di  uno 
qualunque  di  essi,  separerà  sulla  circonferenza  del  cerchio  ap  un  arco  entro 
il  quale  non  potranno  esistere  altri  punti  del  gruppo  M(*J).  Ne  segue  che  i 
punti  M*}  formeranno  un  insieme  enumerabile  e  perciò  potremo  prenderli  tutti 
ordinandoli  in  una  serie 

M,^'  ,M2(p>  ....  Mqw  .... 

«  Prendiamo  ora  tutti  i  punti  MqW  ed  ordiniamoli  secondo  l'ordine  di 
grandezza  della  somma  p  -j-  q  ;  avremo  così  enumerato  tutti  i  punti  regolari 
di  diramazione  ». 


—  362  — 

Chimica.  —  Sulle  proprietà  fìsiche  del  benzolo  e  del  tiofene. 
Nota  del  Corrispondente  Giacomo  Ciamici.vn. 

«  In  una  Memoria  di  recente  pubblicazione  (1),  io  ho  tentato  di  met- 
tere in  rilievo  l'analogia  che  i  composti  appartenenti  al  gruppo,  da  me  chia- 
mato tetrolico  hanno  con  quelli  del  gruppo  aromatico.  Le  sostanze  del  gruppo 
tetrolico,  cioè:  il  furfurano,  il  pirrolo  ed  il  tiofene,  hanno  un  comportamento 
chimico,  che  in  molte  reazioni  si  avvicina  a  quello  del  benzolo  o  di  alcuni 
suoi  derivati.  Io  dissi  allora,  che  la  ragione  di  queste  analogie  era  da  cer- 
carsi nei  caratteri  del  residuo  tetrolico  «  d  H4  » ,  comune  a  queste  tre  sostanze, 
il  quale  mantiene  nelle  sue  combinazioni  coll'ossigeno,  coli' immino  e  con  lo 
zolfo  una  parte  delle  proprietà  che  esso  ha  nei  composti  aromatici,  quando 
unito  a  due  metini  forma  l'anello  benzenico. 

«  I  caratteri  aromatici  del  residuo  «  C4  H4  »  marcatissimi  nel  tiofene, 
lo  sono  molto  meno  nel  pirrolo  e  nel  furfurano,  per  cui  si  può  dire  che  lo 
zolfo  influisce  meno  dell'ossigeno  e  dell'immino  sulle  proprietà  chimiche  del 
residuo  aromatico  a  cui  è  unito. 

«  È  assai  rimarchevole  ed  interessante  il  fatto,  scoperto  recentemente 
•dal  Hantzsch,  che  anche  nella  piridina  lo  zolfo  può  rimpiazzare  due  metini 
senza  troppo  alterare  la  proprietà  dell'anello  piridico,  per  cui  il  tiazolo 
(C3H3SN)  ha  con  la  piridina  la  stessa  analogia  che  il  tiofene  ha  col  benzolo. 

«  Riflettendo  su  queste  meravigliose  somiglianze,  sono  stato  indotto  a 
comparare  le  costanti  tisiche  del  benzolo  con  quelle  del  tiofene,  con  la  spe- 
ranza di  trovare  nelle  proprietà  fisiche  di  questi  due  corpi  qualche  relazione 
che  potesse  servire  di  appoggio  alle  vedute  suaccennate. 

«  Se  le  considerazioni  ch'io  esporrò  nella  presente  Nota  non  sono  del 
tutto  prive  di  valore,  si  può  dire  realmente,  che  l'analogia  fra  benzolo  e  tiofene 
trova  riscontro  nelle  loro  proprietà  fisiche. 

Il  Horstmann  (2)  ha  dimostrato  recentemente  in  modo  assai  originale, 
che  le  apparenti  contraddizioni,  che  si  erano  manifestate  deducendo  la  for- 
mula di  costituzione  del  benzolo  dal  suo  volume  molecolare  e  dalla  sua  ri- 
frazione molecolare  da  un  lato  e  dalle  sue  costanti  termo  chimiche  dall'altro, 
spariscono  se  si  ammette  che  il  benzolo  abbia  quella  costituzione  che  Baeyer 
ultimamente  trovò  essere  la  sola  che  corrisponda  a  tutte  le  proprietà  chi- 
miche del  benzolo.  Ora  qualche  cosa  di  perfettamente  analogo  si  verifica  pel 
tiofene,  ed  io  credo  che  da  quanto  segue  si  arrivi  alla  conclusione  che,  indi- 
pendentemente dalla  forinola,  che  si  vuole  attribuire  al  benzolo,  il  tiofene 
debba  avere  una  costituzione  corrispondente  a  quella  del  nucleo  benzenico. 


(*)  //  pirrolo  ed  i  suoi  derivati.  R.  Acc.  L.  Memorie  [4]  IV,  274. 
(2)  Beri.  Ber.  21,  2211. 


—  363  — 

«  Il  Horstraann  (!)  compara  nelle  sue  dedazioni  il  calore  di  combustione 
del  benzolo  con  quello  dell'esano  e  trova  per  la  differenza  corrispondente  a  4H2 
un  certo  valore,  che  è  quattro  volte  maggiore  di  quello  dedotto  per  un  H2, 
dalla  comparazione  del  calore  di  combustione  del  metilene  (CH2")  con  quello 
del  metano  (CH4). 

«  Ora  in  modo  del  tutto  analogo  si  può  comparare  il  calore  di  combu- 
stione del  tiofene  con  quello  del  solfuro  d'etile. 

Q&  H14  —  C6  H6  =  4H2 

esano         benzolo 

C4  Mio  o  —  C4  H4  o  =  3H2 

solfuro  d'etile        tiofene 

«  Ammettendo  che  nella  trasformazione  dell'esano  in  benzolo  si  formi 
un  aggruppamento  di  atomi  corrispondente  a  quello  che  ha  luogo  nella  trasfor- 
mazione del  solfuro  d'etile  in  tiofene.  i  valori  4  H2  nel  primo  caso  e  di3H2 
nel  secondo,  devono  stare  nel  rapporto  di  4  a  3. 

«  Di  fatti  il  valore  di  4H2  nel  primo  caso,  prendendo  per  calore  di 
combustione  del  benzolo  il  valore  più  probabile  di  787,5  Cai.,  è  secondo 
Horstmann  : 

999,2  —  787,5  =  211,7  Cai. 

per  cui  il  valore  di  3  H2  risulta  essere  : 

158,8  Cai. . 

«  Il  calore  di  combustione  del  tiofene  dovrebbe  essere  quindi,  se  il  calore 
di  combustione  del  solfuro  d'etile  è  772,2  Cai.  : 

772,2  —  158,8  =  613,4  Cai. 

«  Il  valore  trovato  sperimentalmente  da  Thomsen  è  realmente: 

610,6   Cai.. 

«  Un  ragionamento  simile  si  può  fare  per  il  volume  molecolare  (2)  e 
per  la  rifrazione  molecolare.  Senza  esprimere  veruna  ipotesi  sulla  forinola  del 
benzolo,  si  può  dire  che  se  il  residuo  «  C4H4  »  ha  una  costituzione  analoga 
a  quella  dell'anello  benzenico  «  C6H6  »,  le  costanti  che  sono  da  attribuirsi 
al  radicale  tetrolico  staranno  a  quelle  del  benzolo  come  4 :6  ossia  come  2 :  3. 
Questo  ragionamento  non  è  troppo  azzardato,  se  si  tien  conto  che  così  in  fine 
non  si  fa  altro  che  dedurre  il  valore  di  un  metino  benzenico,  considerando 
tutti  i  sei  metini  perfettamente  uguali  tra  di  loro. 

«  Il  volume  del  residuo  «  C4  H4  »  sarà  perciò,  prendendo  per  volume  mo- 
lecolare del  benzolo  al  punto  di  ebollizione,  il  valore  trovato  da  R.  Schilf  95,94  : 

2Xf-94  =  63,96. 


0)  l.  e 

(2)  Vedi  anche  Horstmann,  Beri.  Ber.  20,  774  e  775. 


—  364  — 

«  Il  volume  molecolare  del  tiofene,  pure  al  suo  punto  d'ebollizione,  (in 
questo  caso  le  due  costanti  sono  più  che  mai  comparabili  essendo  la  diffe- 
renza fra  i  punti  d'ebollizione  del  tiofene  e  del  benzolo  di  solo  4°)  è  secondo 
Schiff: 

84,93. 

Per  cui 

84,93  —  63,96  =  20,97 

il  volume  atomico  dello  zolfo  risulterebbe  circa  21. 

«  Il  volume  atomico  dello  zolfo  dedotto  da  Kopp  ('),  da  una  serie  di 
composti  solfurati,  al  loro  punto  d'ebollizione  è  22,6.  Ora  se  invece  di  22,6 
si  prende  il  numero  dedotto  dal  tiofene,  si  trova  che  la  coincidenza  fra  i 
valori  trovati  e  quelli  calcolati  è  migliore,  considerando  naturalmente  soltanto 
quei  composti  solfurati  che  sono  comparabili  al  tiofene: 


Volami  molecolari 
di  Kopp 

Voi.  mei.  cal- 
colalo per 
S  =  21 

osservati 

calcolati 

Mercaptano  etilico  .  . 
Mercaptano  amilicu    . 

Solfuro  di  metile  .  .  . 

C,  HoS 
Cs  Hu  S 
C4  H10  S 

Ca  H6  S 

76—76,1 
140,1—140,5 

120,5—121,5 
75,7 

77,6 
143,6 
121,6 

77,6 

76 

1  12 

120 
76 

«  Per  ultimo  anche  le  costanti  ottiche  conducono  sensibilmente  agli 
stessi  risultati.  Pur  troppo  il  lavoro  di  Knops  sulla  rifrazione  molecolare  del 
tiofene,  già  annunciato  negli  Annali  di  Liebig  (2),  non  m'è  ancora  pervenuto, 
sebbene  l'abbia  aspettato  lino  ad  oggi,  per  cui  non  posso  qui  tenerne  conto. 

«  Prendendo  pel  benzolo  la  rifrazione  molecolare  trovata  da  Bruhi  (3)  e 
pel  tiofene  quella  trovata  da  Nasini  (4),  si  ha  per  le  due  forinole  : 

,"a —  1 


P      d 

"ù 

<a2  +  2)d 

benzolo 

44,03              e 

25,93 

tiofene 

41,40              e 

24,13 

Da  cui  risulta  per  la  rifrazione  di   «  C4  H4  »  : 

C4  H4 

29,39              e 

17,28 

e  per  la  rifrazione  atomica 

dello  zolfo: 

S 

12,04              e 

6,85 

(!)  Liebig's  Annalen  96,  303. 

(2)  Vedi  voi.  247.  fase.  3. 

(3)  Ostwald's  Lehrbruch  der  allgemeinen  Chemie  I,  pag.  453  e  455 

(4)  Gazz.  chini.  17,  66. 


—  3(55  — 

«  Nasini  (l)  trovò  per  la  rifrazione  atomica  dello  zolfo  bivalente  nei 
composti  organici,  quando  le  valenze  non  sono  unite,  come  nel  solfuro  di 
carbonio,  ad  un  solo  atomo  di  carbonio,  i  valori  : 

14,10  e  7,87 

Pel  solfuro  di  carbonio  invece: 

15,61  e  9,02 

«  Le  considerazioni  ora  esposte  permettono  quindi  di  trarre  la  conclu- 
sione che  l'edificio  atomico  che  rappresenta  il  radicale  «  C4  H4  »  del  tiofene, 
ha  una  costruzione  perfettamente  comparabile  a  quella  del  benzolo;  se  si 
ammette  per  questo  composto  la  cosidetta  formolo,  centrica  di  Baeyer,  si 
deve  ammetterne  una  simile  pel  tiofene  . 

CH  CH      CH 


CH 


CH 


CH 


CH 


CH 


CH 


CH 

Benzolo 


s 

Tiofene 


Botanica.  —  La  fosforescenza  del  PI euro  tus  ole  ari  ics  DC. 
Nota  preliminare  del  Corrispondente  G.  Arcangeli. 

«  Sulla  fosforescenza  dell'Agarico  dell'olivo,  Pleurotus  olearius  DC,  osser- 
vata per  la  prima  volta  dal  Battarra,  scrissero  A.  P.  De  Candolle,  Sprengel, 
Larber,  Meyen,  A.  De  Candolle,  Dolile  ed  altri.  Fu  però  in  seguito  ai  lavori 
del  Tulasne  e  del  Fabre  che  si  acquistarono  cognizioni  più  esatte  sopra  un 
fenomeno  così  singolare.  Il  Tulasne  infatti  (-)  dimostrò  che  la  fosforescenza 
del  fungo  dell'olivo  spetta  realmente  a  lui  stesso  e  non  ad  una  produzione 
estranea  ;  che  la  fosforescenza  dell'imenio  comincia  appena  questa  regione  ha 
preso  uno  sviluppo  apprezzabile,  e  sembra  limitata  al  tempo  in  cui  le  lamelle 
conservano  il  color  giallo  dorato;  che  la  fosforescenza  non  appartiene  esclu- 
sivamente alla  superfìcie  imeniale,  come  riteneva  Delile,  ma  ne  partecipa 
tutta  la  sostanza  del  fungo  ;  che  il  fungo  anche  giovanissimo  emana  una  luce 
assai  viva,  e  ne  rimane  dotato  fino  a  che  esso  sembra  conservare  una  vita 
attiva  ;  che  nei  funghi  avanzati  in  età,  nei  quali  le  lamelle  più  non  risplen- 
devano, lo  stipite  poteva  mostrarsi  fosforescente  ;  che  allorquando  lo  stipite  è 
fosforescente  alla  superfìcie,  non  lo  è  necessariamente  nella  sua  sostanza  in- 
terna, ma  questa  la  diviene  dopo  aver  subito  il  contatto  dell'aria  ;  che  com- 
primeado  delle  particelle  di  fungo  fra  le  dita,  queste  perdevano  sollecitamente 

(!)  Gaz.  Chini.  13,  309. 

(2)  L.  R.  Tulasne,  Sur  la  phosphorescence  spontanee  de  VAg.  olarius  DC.  Ann.  des 
Se.  Nat,  3e  ser.  Bot.  IX  p.  338-362. 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  47 


—  366  — 

la  fosforescenza;  che  l'immersione  nell'acqua  non  modifica  da  primo  la  fosfo- 
rescenza, ma  i  funghi  l'avevano  perduta  la  sera  successiva;  che  l'alcool  non 
annulla  d'un  tratto  la  fosforescenza,  ma  l'indebolisce  prontamente.  Quanto  poi 
all'asserzione  di  Delile,  che  il  fungo  dell'olivo  non  risplende  durante  il  giorno, 
asserisce  d'avere  osservato  la  fosforescenza  verso  il  tramonto  del  Sole.  Il 
Fabre  (')  pure  comunica  osservazioni  molto  interessanti  sopra  questo  argo- 
mento. Egli  asserisce  di  non  aver  potuto  osservare  il  chiarore  fosforico  altro 
che  sulle  lamelle,  senza  peraltro  infirmare  le  osservazioni  di  Tulasne  e  so- 
stiene che  l'Agarico  dell'olivo  è  fosforescente  tanto  nel  giorno  che  nella  notte, 
facendo  avvertire  come  il  Delile  non  abbia  tenuto  conto  della  grande  diffe- 
renza nella  sensibilità  del  nostro  occhio  alla  piena  luce  del  giorno  e  nella 
oscurità  di  un  sotterraneo.  Dimostra  inoltre  che  l'esposizione  alla  luce  solare 
è  senza  influenza  sensibile  sulla  fosforescenza  dell'Agarico  ;  che  lo  stato  igro- 
metrico dell'aria  non  v'influisce  allatto;  che  il  calore  entro  certi  limiti  non 
la  modifica,  ma  che  però  essa  si  estingue  alla  temp.  di  -f-  3°  a  4"  C,  per  ristabilirsi 
quando  la  temperatura  aumenti  di  qualche  grado,  raggiungendo  il  massimo  da 
-f-  8°  a  10°  C,  ed  estinguendosi  a  -j-  ">ir  i  '  :  che  la  fosforescenza  è  la  stessa  nel- 
l'acqua aerata  come  all'aria  libera,  ma  si  estingue  dopo  una  diecina  di  ore, 
mentre  nell'acqua  privata  di  aria  con  l'ebullizione  rapidamente  decresce  a 
vista  d'occhio,  e  si  estingue  sollecitamente  per  ristabilirsi  sollecitamente  quando 
il  fungo  si  tolga  dall'acqua,  e  ciò  per  più  volte  di  seguito.  Aggiunge  pure  che 
la  fosforescenza  si  estingue  nel  vuoto,  come  pure  nelT  idrogeno,  nello  acido 
carbonico  e  nel  cloro,  con  la  differenza  che  nei  primi  anche  dopo  più  ore  si 
riattiva  (però  dopo  6  ore  nell'acido  carbonico  assai  indebolita),  mentre  nello 
ultimo  bastano  pochi  istanti  d'immersione  per  distruggerla  irreparabilmente; 
che  nell'ossigeno  la  fosforescenza  non  si  rende  più  vivace ,  e  dopo  36  ore  di 
permanenza  in  questo  gaz,  il  fungo  emette  una  luce  molto  indebolita;  che 
allorquando  il  fungo  è  fosforescente  espira  una  quantità  di  C02  maggiore  che 
allorquando  è  oscuro;  che  l'agarico  fosforescente  non  produce  un  inalzamento 
di  temperatura  apprezzabile  col  termometro.  Conclude  in  fine  col  ritenere,  in 
seguito  alle  sue  esperienze,  che  la  fosforescenza  del  fungo  riconosca  per  causa 
un'ossidazione  più  energica  durante  il  periodo  luminoso,  e  che  debba  abban- 
donarsi l'idea,  essere  essa  fosforescenza  aualoga  a  quella  che  la  luce,  il  ca- 
lore e  l'elettricità  possono  sviluppare  nei  corpi  bruti. 

«  Nella  seduta,  tenuta  dalla  Società  botanica  italiana  in  Firenze  nell'otto- 
bre u.  s.,  fu  discusso  sopra  questo  argomento  ;  ed  in  tale  occasione  feci  cono- 
scere come  avendo  raccolto  il  Pleurotus  olearius  negli  oliveti  di  S.  Giuliano 
presso  Pisa  fino  dal  1866,  in  quell'epoca  mi  fosse  avvenuto  riscontrare 
la  sua  fosforescenza  in  pieno  giorno.  Ultimamente  però  avendo  potuto  pro- 
curarmi questo  fungo  in  sufficiente  quantità,  ho  potuto  istituire  sopra  di  esso 

(!)  M.  rubre,  Èecherches  sur  la  cause  de  la  phosphorescence  de  VAgaric  de  V Olivier. 
Ann.  des  Se.  Nat.  4e  sér.  Bot.  IV  p.  179-197. 


—  367  — 

varie  ricerche,  delle  quali  mi  propongo  di  far  conoscere  i  principali  resultati, 
riserbandomi  la  loro   completa   esposizione  in  un   lavoro  più   esteso,  che  mi 
propongo  di  presentare  appena  sarà  terminato. 
«  Ecco  pertanto  quali  sono  questi  resultati. 

«  La  fosforescenza,  come  già  dimostrò  il  Tulasne,  non  si  limita  alle  lamelle 
del  ricettacolo,  ma  vi  partecipano  pine  le  altre  parti,  quali  sono  lo  stipite, 
la  pagina  superiore  del  cappello  ed  il  tessuto  interno.  La  fosforescenza  che 
ho  potuto  riscontrare  nelle  altre  parti  talora  era  uguale  a  quelle  delle  lamelle, 
spesso  però  assai  minore,  tanto  da  non  potersi  così  facilmente  avvertire.  Lo 
strato  imeniale  era  spesso  la  parte  più  luminosa.  Le  spore  mature  non  erano 
fosforescenti. 

«  Luce  assai  viva  si  emana  anche  dai  funghi  molto  giovani:  la  fosfo- 
rescenza però  si  mostra  maggiore  allorquando  il  fungo  ha  raggiunto  un  grado 
assai  elevato  di  sviluppo,  si  continua  fino  a  che  il  fungo  ha  completamente 
svolto  il  suo  cappello,  ma  successivamente  decresce  e  cessa  col  suo  deperi- 
mento più  o  meno  lentamente.  In  alcuni  funghi  raccolti  il  16  ottobre,  la 
fosforescenza  si  mantenne  per  circa  due  o  tre  giorni,  dopo  dei  quali  andò 
gradatamente  decrescendo  fino  al  22  dello  stesso  mese.  Il  massimo  d'inten- 
sità luminosa  mi  avvenne  riscontrarlo  in  alcuni  funghi  ch'erano  nel  pieno 
dell'energia  vegetativa  e  col  margine  del  cappello  tuttora  involuto.  Impie- 
gando uno  di  questi  funghi,  nella  oscurità  della  notte  in  luogo  chiuso,  ho 
potuto  riscontrare  che  la  sua  luce  si  rendeva  percettibile  alla  distanza  di 
circa  11"1.  Avvicinando  poi  due  di  questi  funghi  ad  un  orologio,  si  vedeva 
la  mostra  con  le  ore,  ed  aiutandosi  con  una  lente  biconvessa  si  poteva  pure 
leggere  l'ora  segnata  dalle  lancette. 

«  La  fosforescenza  non  è  dipendente  da  precedente  insolazione,  come 
quella  che  si  riscontra  in  vari  minerali  sottoposti  alla  radiazione  solare.  Tutti 
gli  esemplari  da  me  esaminati  si  sono  mostrati  luminosi,  tanto  se  esposti  alla 
luce  del  sole  per  qualche  tempo,  come  pure  se  conservati  all'oscuro  entro  un 
vascolo  da  erborazione  in  una  camera  oscura. 

«  L'opinione  del  Delile,  che  il  fungo  sia  luminoso  solo  di  notte,  non  può 
accettarsi,  perchè  in  realtà  esso  è  fosforescente  tanto  di  giorno  che  di  notte. 
Per  osservare  la  fosforescenza  di  giorno  occorre  di  collocarsi  allo  scuro,  e 
rimanervi  per  qualche  tempo,  cioè  fino  a  che  la  retina  abbia  riacquistata  la 
sensibilità  necessaria.  Il  tempo  a  ciò  necessario  varia  secondo  l'intensità  della 
luce  cui  si  trovò  precedentemente  esposta  la  retina,  secondo  l'intensità  della 
fosforescenza  e  secondo  altre  circostanze.  Spesso  occorrono  5r  per  apprezzare 
il  primo  sentore  della  fosforescenza,  talora  ne  occorrono  soli  3'  e  talora  per- 
sino IO'. 

«  Nessun  organismo  estraneo  al  fungo,  sia  epifita  come  parassita,  può 
ritenersi  essere  la  causa  della  fosforescenza,  essendoché  nei  funghi  in  piena 
fosforescenza    nessun    organismo   di   tal   fatta,   né   alcuna   batteriacea,   potei 


—  WS  — 

riscontrare.  La  fosforescenza  si  mostra  intimamente  connessa  al  ciclo  di  evolu- 
zione del  fungo,  ed  è  quindi  da  considerarsi  come  dipendente  da  qualche  fun- 
zione fisiologica  del  fungo  stesso. 

«  Il  calore,  purché  non  si  oltrepassino  certi  limiti,  non  modilica  la  fosfo- 
rescenza, come  già  dimostrò  il  Fabre.  Alcuni  funghi  raffreddati  a  0°  hanno  per- 
duto la  fosforescenza  nel  tempo  da  '/2  ad  1  ora,  riportati  poi  a  -{-  14°  C, 
dopo  la  permanenza  di  5  ore  a  0°,  hanno  ripreso  la  fosforescenza  con  l'inten- 
sità primitiva.  In  altri  funghi ,  raffreddati  a  0°  e  lentamente  riscaldati,  la 
fosforescenza  ha  cominciato  a  ricomparire  da  circa  -4-  3°  a  4°  ed  ha  raggiunto 
il  suo  massimo  da-f-80  a  10°.  L'immersione  nell'acqua  a  -f-  40°  gradi  faceva 
sparire  sollecitamente  la  fosforescenza  ;  però  questa  si  ristabiliva  appena  estratto 
il  fungo  dall'acqua  e  si  conservava  a  lungo.  Nell'acqua  riscaldata  a -(-50°  la 
fosforescenza  si  estingueva  sollecitamente;  però  dopo  l'estrazione  del  fungo 
più  non  si  ristabiliva. 

«  L'immersione  nell'acqua  alla  temperatura  ordinaria  (14°  C)  da  primo  non 
altera  la  fosforescenza  ;  ma  questa  col  tempo  via  via  s'indebolisce  e  finalmente  si 
estingue.  Il  tempo  necessario  per  l'estinzione  varia  secondo  la  quantità  del- 
l'acqua ed  altre  circostanze.  In  circa  340  ce.  di  acqua  contenuta  in  un  cilindro 
di  0m,05  di  diametro,  l'estinzione  è  avvenuta  in  circa  6-10  ore.  È  però  inte- 
ressante il  fatto  che  se,  dopo  che  il  fungo  ha  soggiornato  per  qualche  tempo 
nell'acqua  ed  ha  perduto  alquanto  della  sua  fosforescenza,  lo  si  estragga  dal- 
l'acqua, esso  riacquista  la  sua  fosforescenza  con  maggiore  energia  che  da  prima 
in  pochi  secondi.  Nell'acqua  deaerata  per  mezzo  dell' ebullizione  la  fosfore- 
scenza si  estingue  in  un  tempo  molto  più  breve.  Se  il  fungo  non  trascinò 
seco  molta  aria  nell'immersione,  9'-10'  minuti  possono  bastare.  Nei  funghi  poi 
che  hanno  subito  un  parziale  prosciugamento,  l'acqua  riattiva  la  fosforescenza. 

«  Immergendo  il  fungo  dell'olivo  in  anidride  carbonica  (C02),  ossido  di 
carbonio  (CO),  ossidulo  d'azoto  (N20),  idrogeno  (H2)  ed  azoto  (N2)  la  fosfo- 
rescenza si  estingue  sollecitamente.  Se  il  fungo  viene  estratto  dal  gaz  dopo 
un  tempo  assai  breve,  la  fosforescenza  si  ristabilisce  con  maggiore  energia 
che  da  prima.  Se  poi  il  fungo  è  rimasto  per  un  tempo  assai  lungo  immerso  in  uno 
dei  detti  gaz,  la  fosforescenza  può  ristabilirsi  con  intensità  minore  alla  pri- 
mitiva, ed  anche  non  ricomparire.  Nei  miei  esperimenti  i  funghi  hanno  ripreso 
la  fosforescenza  con  intensità  notevole  dopo  6,  12  e  24  ore,  e  con  intensità 
minore  perfino  dopo  36  ore  di  permanenza  in  uno  dei  detti  gaz. 

«  Nell'ossigeno  puro  la  fosforescenza  dell'Agarico  dell'olivo  non  acquista 
intensità  maggiore,  ma  si  conserva  come  nell'aria.  Un  fungo  collocato  in  un 
recipiente  chiuso  contenente  500  ce.  di  ossigeno,  ha  conservato  la  sua  fosfore- 
scenza per  più  di  36  ore,  alla  pari  di  altro  fungo  lasciato  in  contatto  del- 
l'aria come  termine  di  confronto. 

«  Un  fungo  tenuto  in  idrogeno  solforato  (H2  S)  per  soli  12',  in  contatto 
dell'aria  riprende  la  fosforescenza,  e  lo  stesso  avviene  se  la  permanenza  nel 


—  360  — 

gaz  si  prolunga  fino  a  1  ora.  Se  però  si  tenga  il  fungo  in  detto  gaz  per  più 
di  due  ore,  la  fosforescenza  non  si  ristabilisce  più  in  contatto  dell'aria. 

«  L'Agarico  dell'olivo  produce  una  elevazione  di  temperatura  apprezza- 
bile col  termometro  al  contrario  di  quanto  sostenne  il  Fabre.  Se  le  ricerche 
si  effettuano  sul  fungo  nelle  condizioni  ordinarie,  mediante  un  termometro 
diviso  in  decimi  di  grado,  od  anche  mediante  una  pila  termo-elettrica  ed  un 
galvanometro,  il  resultato  è  che  il  fungo  possiede  una  temperatura  inferiore 
a  quella  dell'ambiente  e  ciò  per  l'effetto  della  traspirazione  che  rende  latente 
il  calore  sviluppato  nei  tessuti  del  fungo.  Ma  se  si  elimina  la  funzione  di 
traspirazione,  cimentando  il  fungo  collocato  in  un  ambiente  chiuso,  facilmente 
si  rileva  che  il  fungo  ha  una  temperatura  da  0°,7  a  1°,1  superiore  a  quella 
dell'ambiente,  allorché  questa  è  di  circa -J- 14°  C. 

«  La  fosforescenza  dell'Agarico  dell'olivo  ha  per  causa  una'ossidazione. 
Essa,  o  deriva  direttamente  dalla  funzione  di  respirazione,  che  compiendosi  con 
maggiore  energia  produce  radiazioni  luminose  oltre  le  calorifiche,  o  proviene  da 
un'ossidazione  secondaria  strettamente  collegata  alla  respirazione.  Non  è  infatti 
fuor  di  luogo  il  pensare,  che  nella  funzione  di  respirazione  qualche  albuminoide 
del  proplasma  decomponendosi,  dia  luogo  alla  produzione  di  un  composto  di 
fosforo,  capace  di  ossidarsi  e  produrre  la  fosforescenza.  Ciò  resulterebbe  appog- 
giato dal  fatto,  che  le  ceneri  dell'Agarico  dell'olivo,  come  ha  ultimamente 
riscontrato  il  prof.  P.  Tassinari,  contengono  fosfati  in  notevole  quantità:  ma 
per  risolvere  tale  questione  si  rendono  necessari  altri  e  più  accurati  studi,  e 
principalmente  quelli  riguardanti  la  composizione  dell'Agarico  dell'olivo  ed 
i  prodotti  della  sua  fosforescenza  » . 

Astronomia.  —  Immagine  deformata  del  sole  riflesso  sul 
mare,  e  dipendenza  della  medesima  dalla  rotondità  della  terra. 
Nota  del  prof.  A.  Ricco,  presentata  dal  Corrispondente  P.  Tacchini. 

Questa  Nota  sarà  pubblicata  nel  prossimo  fascicolo. 

Matematica.  —  Sulla  teoria  delle  coordinate  curvilinee.  Nota  I 
di  Ernesto  Padova,  presentata  dal  Socio  U.  Dini. 

«I  prof.  Brioschi  e  Bertrand  (')  hanno  mostrato  l'utilità  di  considerare 
nello  studio  delle  superficie  i  parametri  differenziali  di  1°  e  di  2°  ordine  delle 
coordinate  cartesiane  dei  vari  punti  di  una  superficie,  considerate  come  fun- 
zioni di  due  coordinate  curvilinee  prese  sulla  superficie  stessa.  La  estensione 

(!)  Vedi  Brioschi  F.,  Sulla  teoria  delle  coordinate  curvilinee,  Annali  di  Matematica) 
serie  2a,  t.  I.  —  Beltrami  E.,  Sulle  proprietà  generali  delle  superficie  d'area  minima, 
Istituto  di  Bologna,  serie  2a,  t.  VII. 


—  370  — 

delle  formule  trovate  al  caso  in  cui  i  punti  della  superficie  sieno  determinati 
nello  spazio  mediante  coordinate  generali,  e  la  introduzione  di  quel  nuovo 
parametro  differenziale  di  2°  ordine  e  di  2°  grado,  per  la  prima  volta  notato 
dal  prof.  Ricci  (*),  mi  hanno  condotto  ad  alcuni  resultati  che  ho  in  questa 
Nota  riunito. 
«  1°  Sia 


3 


(1)  ds*  =  -r.s  ar.s  dxr  dxs 

i 

il  quadrato  dell'elemento  lineare  di  uno  spazio  dato,    U  =  cost,  l'equazione 

di  una  superficie  in  esso   situata,  sia   a  il  discriminante   della  forma  (1)  e 
si  ponga 

d\oxa       TT        _         ^U  1         TrtJ  1 


si  avrà 

(2)  Yr  =  Xr,,X,     ,     2rXrYr  =  ì 
poiché  si  ha,  come  è  noto, 

JiU-2„c„  ^    ^   . 

Se  ar  è  il  coseno  dell'angolo  che  la  normale  alla  superficie  U  fa  colla  nor- 
male  alla   superficie    xr  =  cost. ,    si   ha    <<,]  rri.~^-\ 

«  Ciò  posto,  indichiamo  con  y,  ,  //,  un  sistema  di  coordinate  curvilinee 
tracciate  sulla  superficie  U;  è  chiaro  che  sarà 

(3)  -,X,.^  =  0     ,     ^Xr-^-0 

e  quindi,  se  per  brevità  si  scrive  xy  per  rappresentare  la  derivata  di  X\  rap- 
porto ad  i/j ,  si  avrà 

Ai  !  À2  '•  X3  =  (#21  #32  —  .''22  ''':n) :  (#31  #1!         #32  X\\)  '■  ('1 1  •  'Vj         #12  X%\)  • 

Pongasi  ora 

0\  =  X%\  #32  #22  #31       1       Og  =  #31  X\l  #3J  #11       ,       03  =  «^7i j  ^22  #12  #21 

Ors  —  2jj  a tj  ■'';,-  Xjg 

avremo  pel  quadrato  dell'elemento  lineare  della  superficie  U  l'espressione 

(4)  da2  =  Srs  br3  dyr  dys 

i 

ed  inoltre 

ove  b  è  il  discriminante  della  forma  (4),  si  avrà  quindi 

(5)  X(  =  ^|/f. 

(!)  Ricci  G.,  Sui  parametri  e  gli  invarianti  delle  forme  quadratiche  differenziali, 

Annali  di  Matematica,  serie  2a,  t.  XIV. 


—  371  — 
«  Ora,  si  ha 

Jl  Xx  =  T"|_^12  (^»   *'l2   ~  ^12  #n)  +  #11  (#22  #11  #12  ^12)~|  , 


e  col  porre 
sarà 


4-  =  2h  ciih  xhi     ,     mi  =  2h  am  xh2 

^•ì  H  X[%  =  — ,  ììli  X{\       -,       022  —  ^Yfli  X(2  ■) 


0\\  —  ~i  li  30 il       i       0\ì 

quindi  con  calcolo  facile 

JlXx  =ìfe  X*  —  2«23  X2  X3  -f  «33  XI]  =cu  —  Y\  =  cu  (1  —  a») 
ed  analogamente 

JiXo  =  c22(l  —  (4)     ,    ^^3  =  ^33(1  —  4)  • 
«  Un  calcolo  perfettamente  simile  a  questo  conduce  alle  formule 
V#i x2  =  cX2(l —  «i«2)  ,   v^i«f3  =  c13(l  —  «i«3)  ,   V^2 ^3  =  ^23(1  —  «2 «3) 
tenendo  conto  delle  relazioni    c'2rs  =  crr  css ,    che  hanno  luogo  quando  le  crs 
sono  diverse  da  zero  e    crs  =  esr    come  nel  caso  attuale. 
«  2°  Dimostriamo  adesso  che  le  formule  note  (!) 

1 


(6) 


1         J2\J       dtfJiTJ       1        JÌ3U       J2JJ  dyljS  .    J.J.JJ 


du 


4(^U)2 


che  legano  i  raggi  di  curvatura  di  una  superficie  situata  in  uno  spazio  euclideo, 
ai  parametri  differenziali  di  quella  funzione  che  uguagliata  ad  una  costante 
fornisce  l'equazione  della  superficie,  valgono  anche  quando  la  superficie  trovasi 
immersa  in  uno  spazio  curvo,  purché  per  le  0  si  intenda  di  rappresentare  i 
cosidetti  raggi  di  curvatura  ridotti  della  superficie.  Noi  sappiamo  infatti  che 
questi  raggi  sono  le  radici  della  equazione  (2). 


bu 


b\2  —  q 


■Oh 

£,9 


F.u 


#22 


Gu 


Q     , 


0 


nella  quale  le  b  e  la  U  hanno  il  significato  loro  attribuito  nel  paragrafo  pre- 
cedente, ed  è 


Sì* 


■iti; 


y  u     ~ìxh  ~ìXk 

~òxh  ìxk    1yr    ~òys 

Attili 


'hMj  flij-li  Clil: 


"t)Ù     ~òXj     ~ÒXj 

~ì%h    ~òyr    ìys 


2aij,h  = 


~ìa; 


idi 


oXj 


òXi 


ìxh 


(')  Vedasi  Lamé  G.,  Lerons  sur  les  coordonnées  curvilignes  e  la  mia  Memoria  Sulle 
espressioni  invariabili.  Memorie  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  serie   l\  t.  IV. 

(2)  Vedasi  A.  Voss,  Zur  Theorie  der  Trans  format  ionen  ecc.,  Math.  Annalen,  Bd.  XVI. 


372  — 


oppure,  col  porre 


u  rx  — 


7>2U 


oXf   oXs 


■*ij  &rs,i  dj 


TìU 


è,  più  semplicemente, 


2£rs  —  *.  \Jh\  —  - 

hk  ì?Jr     ^>Vs 


«  Avremo  dunque 

— =  2\Jhk\  bu  — — -\-bu~ — —  2biz— r 

_L__vr         /  ÌXh    ÌXj        'ìXi    tati  \  (  ìJk    ~^j ^V    ì>Vk  \ 

b]/7js     hltaij\ìyx    *y*  '  '  ~òyi   ty»  /\^i    ìy*  '  '  ~òyi  ìy%) 


(7)  ±  +  ^ 

Ci         di 


ìy*  J 


ed  inoltre 


I 


-21L 


(8)  — r==òi 

£X(j2       20/J^ 
ossia  in  forza  delle  (5) 
J_    ,     1 


(7„) 


'      Xj  («33  U22  ~T"  ft22  U33  2#23  U23) 


C2        a\ 

+  X^  («n  U33  +  «33  Un  —  2«)3  U13)  +  XI  («J2  Uu  -f-  fln  U22  —  2«,2  U12) 

+  2Xi   X2  (U23  «13  4~  U13  «23  —  U33  «12  —  UlS   "        I 

-f-  2Xx  X3  (U12  «23  +  U23  «12  —  U22  «13  —  U13  «22) 

-f-  2X2  X3  (U13  «12  +  U12  «13  —  Uu  «23  —  U23  «!,)] 

ed  analogamente 

1  1 


(8«) 


Ci  C2 


aJxU 


0  Ai  À2  A3 

X,  U„  Ui2  U13 

X2  U2i  U22  U23 

X3  U31  1)32  U33 


D'altra  parte  ricordando  le  note  formule  (') 


\b3Gf 


Ur       dJ] 


,-f-=l  ^u, 


dJ.U 


2^UirUi  ,  JÌJÌ\]=42  CrsTJtrUjJJiUj 


dp        j^iU'   dp  ,Lrr 

ove  dp  rappresenta  l'elemento  normale  alla  superficie,  si  avrà 

1 


^2u      dyj.u 


Au 


d\] 


t^iU 


2Um  Xj  Xj  (chk  dj  —  Chi  ckj), 


^22U      J2U  dyjrf  ^_  J^Jtf 

4(^iU)2 


^iU       tfjjj     d\] 

=  ~j^  2Mih  uJ  cftR  Xi  Y,  —  cjk  Yi  Yh  -f  -  (<?M  ^  —  chj  cki)\ 


(!)  Eicci,  Memoria  citata,  §  3. 


—  373  — 

«  Lo  sviluppo  dei  secondi  membri  di  queste  equazioni  mostra  ch'essi 
coincidono  coi  secondi  membri  delle  (7a)  (8a)  rispettivamente,  sicché  il  teo- 
rema resta  dimostrato.  Segue  di  quache  le  equazioni  a  derivate  par- 
ziali che  negli  spazi  curvi  definiscono  le  superficie  d'area 
minima  e  le  superficie  a  curvatura  relativa  nulla,  quando 
si  faccia  uso  dei  parametri  differenziali,  acquistano  la  stessa 
forma  di  quando  si  considerano  nello  spazio  euclideo  riferito 
a  coordinate  generali. 

«  3°  Vediamo  ora  quali  sono  le  condizioni  perchè  le  superficie  xY  sieno 
ad  area  minima,  supposto  che  l'elemento  lineare  dello  spazio  sia  dato  dalla 
equazione 

ds2  =  «i  dx\  -f-  a-2  dx\  -f-  a3  dxl 
nel  qual  caso  la  (70)  prende  la  forma 


T  +  T"  ="^y7?r^lU22  +C<2  Un)  X!  +  (fltUs,  +  a*  Un)  X2 

+  (a2  U33  +  a,  U22)  X2  —  2«,U23  X2  X3  —  2a2  U13  Xl  X3  —  2a3  U12  X,  X2]  ; 

facendo  in  questa  equazione  U  =  #i  e  ponendo  uguale  a  zero  il  secondo 
membro,  si  ha 

d  log  a2  a3 

CIX\ 

ossia  :  la  condizione  necessaria  e  sufficiente  affinchè  le  superficie  $x  ■■=  cost. 
sieno  di  area  minima  è  in  questo  caso  che  il  prodotto  «2  #3  sia  indipendente 
da  X\.  È  evidente  l'analogia  fra  questo  teorema  e  quello  relativo  alla  forma 
che  assume  il  quadrato  dell'elemento  lineare  di  una  superficie,  quando  si 
prendono  su  di  essa  per  linee  coordinate  un  sistema  di  geodetiche  e  le  loro 
traiettorie  ortogonali. 

«  Se  la  espressione  del  quadrato  dell'elemento  lineare  dello  spazio  fosse 

ds2  =  #n  dx\  -j-  a22  dx\  -f-  2a23  dx2  dx3  -f-  <233  dx\ 

si  troverebbe  analogamente,  che  la  condizione  necessaria  e  sufficiente  affinchè 
le  superficie  xx  =  cost.  fossero  d'area  minima,  è  che  sia  indipendente  da  xx 
l'espressione  a22  «33  —  a223.  Donde  segue  che,  se  sopra  una  superficie  d'area 
minima  situata  in  uno  spazio  qualunque,  si  traccia  un  contorno  chiuso  e 
pei  punti  dell'area  A  racchiusa,  si  conduce  un  sistema  di  traiettorie  ortogo- 
nali alla  superficie,  ogni  sezione  fatta  in  questo  tubo  da  una  superficie  orto- 
gonale alle  traiettorie,  e  che  sarà  essa  stessa  d'area  minima,  sarà  uguale  ad  A. 
«  4°  Se  nello  spazio  il  cui  elemento  lineare  è  definito  dalla  equazione 

ds*  =  l  (dx2  +  dìf  +  dz2) 

si  considera  la  superficie  rappresentata  dalla  equazione 

(9)  TJ^;-f(xy)  =  Q 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Som.  -18 


—  374  — 

e  facendo  uso  delle  notazioni  di  Monge  si  pone 

-\„                                 ~ì*                                 ">>2  g 

OS                                  de                                   0     e 

7>8s 

t    ** 

P-  l>x     '    ll~  l>y     '    ;  "~  ìx*     '    °~ 

~òx  ~òy 

'      v 

il  quadrato  del  suo  elemento  lineare  sarà 

da2  =  X  (1  -f /)  rf./;2  +  2%  <&  rfy  +  *  (1  +  (f)  d/r  . 
«  Considerando  5  come  funzione  delle  variabili  #,  y  sarà 

e  d'altra  parte,  lasciando  fra  loro  indipendenti  le  coordinate,  si  ha 
dj/jjj  fi  r  -4-  if  t  -j-  2p?s  yAU 


quindi 

2/.J  ^,U 
dj  ^iU        y/U 

Ml  i+r'  +  rLl^u 

f/u      /  j  jjj 

e  perchè  il  coseno  a3  dell'angolo  che  la  normale  alla  superficie  U  fa  colla 
normale  in  quel  punto  alla  superficie  x3  che  passa  per  lo  stesso  punto,  è 
dato  dalla  equazione 

y^:i  U 1 

"  ]  7xxi.Jl\!~~\/l+pt  +  qt  ' 
così  sarà 


J*3  = 


iH    r  J2U    _  <l\  i.U  _       y/U   ~j 

~j/X|_y^7u       dl]      xìjJjj 


«  Se  la  stessa  superfìcie  venisse  rappresentata  dall'equazione 

Ys*-/,(yi)=iO 
e  si  ponesse 

^y~2hì  ~:o~I  =  ql,  V=;"  ìy i>3  ~ Sì  '  i?"  [ 

si  troverebbe  analogamente 


1 r^2V         ^J/^V  y/V   ~1  _ 

1^ fi+^  +  tfi2  Lf  7^v  "      f/v     "  rff/^vj  ' 

ma  fra  le  quantità  p,  q,  r,  s,  t  e  px ,  #i ,  ì\ ,  S] ,  ^ ,  hanno  luogo  delle  rela- 
zioni che  si  ottengono  derivando  convenientemente  la  identità  che  risulta 
dalla  equazione  U  =  0  col  sostituirvi  per  x  la  sua  espressione  fx  (y,  i\  si 
ha  allora 


q  1  fp2-\-rq2  —  2pqs         _rq  —  sp      _        r_ 


—  375  — 


e  conseguentemente 


1      "  ^2   '  V  1J     '   f/^V  dY     ~     rfU  i/^u 


per  cui  sarà 

^2  # 


j> r  j*v    dj/jjj 


e  poiché  il  coseno  «i  dell'angolo  che  la  normale  alla   superficie  U  fa  colla 
normale  alla  superficie  a  che  passa  per  quel  punto,  è  dato  da 

vU«ffi p 

1  ~  Y7a[  fjjj  ~    ~  \/\  +p2  +  (f 

così  avremo 

ed  analogamente  troveremmo 

' 2  y  "      t^  Ll^u       ^u    ~  IjT^u J  ' 

«  Queste  formule  costituiscono  la  cercata  estensione   delle    formule  del 
Beltrami. 

«  Le  proprietà  delle  superficie  definite  dall'equazione  a  derivate  parziali 

(10)  ^2U  __dj/7jj    _    y2U 

possono  studiarsi  nello  stesso  modo  tenuto  dal  Beltrami  per  studiare  le  pro- 
prietà delle  superficie  d'area  minima  nello  spazio  euclideo,  poiché  le  consi- 
derazioni di  questo  geometra  sono  basate  sulla  proprietà  caratteristica  di 
quelle  superficie  di  annullare  i  parametri  differenziali  J2  delle  tre  coordinate 
dei  loro  punti,  considerate  come  funzioni  di  coordinate  sulla  superficie,  e 
questo  accade  ora  per  le  superficie  della  classe  (10).  Risulta  ad  esempio 
subito  che  le  superficie  (10)  sono  tagliate  dalle  superficie  coordinate  secondo 
linee  che  costituiscono  tre  sistemi  isometrici.  Ma  si  può  osservare  che  facendo 
dello  spazio  ora  considerato,  che  diremo  S,  una  rappresentazione  conforme 
nello  spazio  euclideo  col  prendere  per  punto  immagine  del  punto  {%,  yJ  s) 
dello  spazio  S,  quel  punto  dello  spazio  euclideo,  che  ha  per  coordinate  car- 
tesiane le  stesse  quantità  x}  y,  z,  come  ha  fatto  il  Bianchi  (l),  le  superficie 
che  soddisfano  la  (10)  non  sono  che  la  immagine  nello  spazio  S  delle  superficie 
d'area  minima  dello  spazio  euclideo  e  costituiscono  in  S  una  classe  analoga 
a  quella  trovata  dal  Bianchi  (2)  nello  spazio  euclideo. 

(*)  Vedi  Bianchi  L.,  Sui  sistemi  di  Weingarten  negli  spazi  di  curvatura  costante. 
Memorie  della  R.  Acc.  dei  Lincei,  serie  4a,  t.  IV. 

(2)  Vedi  Bianchi  L.,  Sulle  superficie  d'area  minima  negli  spazi  a  curvatura  costante. 
Ibidem. 


—  37(3  — 

«  Non  sarà  forse  inutile  fare  osservare  che  nello  scrivere  lo  sviluppo 
dei  simboli  contenuti  nella  equazione  (10)  non  è  necessario  supporre  che  la 
funzione  incognita  abbia  la  forma  (9).  Infatti  se  <f  {x  ij  z)  =  0  è  una  equa- 
zione equivalente  all'altra  U  =  j  —  f(xy)  =  Q,  per  modo  che  sostituendo 
in  essa  per  2  la  espressione  f  l'equazione  si  cangi  in  identità,  si  ha  con 
calcolo  facile 

djJi<p  _  dj'Jrf      (f33   /— = 
ove 

v2 


e  quindi 


J2cp       iì]  Jtf         vhf  ^/2U        dyJjJ        T7/U 


come  volevamo  provare  - . 

Matematica.  —  Moti   rigidi  e   deformazioni  termiche   negli 
spazii  curvi.  Nota  di  E.  Ce3àro,  presentata  dal  Socio  Beltrami. 

«  È  facile  convincersi,  applicando  un  noto  procedimento  alle  equazioni 
dell'equilibrio  elastico,  quali  furono  date  da  C.  Neumann,  che  il  teorema  di 
Betti  sussiste  in  coordinate  curvilinee,  per  un  numero  qualunque  di  variabili, 
indipendentemente  da  qualsiasi  vincolo  tra  gli  incrementi  che  gli  archi  coor- 
dinati prendono  proporzionalmente  agli  incrementi  dei  rispettivi  parametri. 
D'altronde  è  noto  che  tali  vincoli  son  quelli  che  caratterizzano  la  natura 
dello  spazio  considerato,  ed  è  ovvio  che  questa  non  influisce  sulle  integra- 
zioni per  parti  e  sulle  riduzioni  di  integrali,  che  si  adoperano  nell'ordinaria 
deduzione  del  teorema  di  Betti.  Adunque  questo  teorema  è  vero  in  tutti  gli 
spazii,  e  nel  suo  significato  meccanico  non  è  subordinato  alla  verità  del  po- 
stulato di  Euclide.  Limitandoci  al  caso  di  tre  variabili,  avremo,  con  la  segna- 
tura adottata  dal  prof.  Beltrami  nella  Memoria  Sulle  equazioni  genomi; 
dell'elasticità: 


(1) 


=j  (Q3l,,ì«i+QS5F2X2+Q3P,3Jc3)rfS-f T(Qi/Vi+Q8/VH- Qsf'sxs)ds  j 

purché  siano  soddisfatte  le  solite  condizioni.   Per  trarre  dalla  relazione  (1) 
infinite  conseguenze  basta  particolarizzare  in  infiniti  modi  il  sistema  di  spo- 


—  377  — 
stamenti  Qix^  ,  Q2x'2 ,  Q3x'3.  A  questo  scopo  giova  saper  integrare  le  equa- 
zioni, date  dal  prof.  Beltrami  nella  citata  Memoria, 

almeno  nell'ipotesi  che  siano  costanti  le  6  e  le  w.  Nelle  espressioni  x', ,  x'2 ,  *'3 
che  si  ottengono,  compariscono  linearmente  sei  costanti  arbitrarie.  Se  inoltre 
si  suppongono  nulle  le  6  e  le  w,  che  caratterizzano  la  deformazione,  le  Qx' 
rappresentano  spostamenti  rigidi,  e  però  sono  nulle  le  corrispondenti  forze  F' 
ed  /".  Ne  segue  che  la  relazione  (1),  in  cui  si  riduce  a  zero  il  secondo  membro, 
si  scinde  in  sei  equazioni  distinte,  che  sono  le  equazioni  dell'equilibrio  rigido 
in  coordinate  curvilinee,  non  includenti,  come  quelle  che  fornirebbe  la  tra- 
sformazione diretta  delle  ordinarie  equazioni  cartesiane,  l'ipotesi  euclidea.  Pos- 
siamo invece  rendere  isostatico  il  sistema,  e  supporre  uguali  fra  loro  e  costanti 
in  tutto  il  corpo  le  forze  elastiche  principali.  In  tal  caso  dalle  equazioni 
©i  =  ©2  =  03  =  l,  J?i  =  !22  =  i23  =  0,  si  ricavano,  in  generale,  per  le  0 
e  per  le  w,  valori  determinati,  mentre  le  equazioni  dell'equilibrio  elastico 
danno  F<  =  0,  f\  =  cos  (nqì),  e  conseguentemente  il  secondo  membro  di  (1) 
si  trasforma  in  —J0clS.  Così  la  relazione  (1)  fornisce  la  dilatazione  totale 
del  corpo,  quando  sono  date  le  azioni  deformatrici. 

«  Si  consideri,  per  esempio,  uno  spazio  di  curvatura  costante  «,  e  si  as- 
sumano coordinate  stereografichq,  per  le  quali  è  noto  che  si  ha 

Q1  =  Q2  =  Q3  =  1L,         E^  +  ffà  +  qS  +  qS). 

«  Le  equazioni  (2)  diventano 

- —  =  aW  -J-  »!      ,      - —  -j-  - —  =  oh 
7)^1  ìq3        T>q2 

—  =  «<p  +  62     ,     —  -f-  — -  =  «2  ,  (3) 

=  aW  -4~  03      ,      -4- =  oh, 

<h  xi  +  Qz  *2  +  <h  *3  =  2Ha>-  (4) 

«  Dalle  (3)  si  ricava   agevolmente,  supposto   costanti  le  0   e  le  w,  per 
ogni  terna  di  indici  diversi, 

=  0,     —7  =  — —=  —  «—-.  (5) 


ì'Jiìqj  ìqi*        "off  ~*fr 


—  378  — 
«  Ne  segue 


vo>        v*i>        va 


ì?2^3  M^'l  1  >7l^2 

e  però  (P  si  scinde  in  tre  parti,  ciascuna  delle  quali  racchiude  un  solo  pa- 
rametro. Inoltre  è  facile  assicurarsi,  mediante  sostituzione  in  (3)  ed  osser- 
vando (5),  che  <t>  dipende  linearmente  dai  parametri  stessi,  cioè  (I>=c0-{-ciqì-\- 
c2q2-\-c3q3.  Sostituendo  nuovamente  in  (3),  integrando  ed  osservando  (5),  si 
ottiene 

I    xi  =  (h  -f  hq*  +  ,"2^  +  («#  +  0i)£i  —  ~  ^  (qf  +  q<?  +  q3~) 

)   x2  =  a2  +  À,^  -j-  n-,qx  +  («tf>  +  08)#s  —  -£-  r,  (ry,2  -f-  q8*  +  ?32)       (6) 

|    *3  =  «3  -j-  l2q}  4-  «,fl3  4-  {a$>  4-  6>3)</3  —  y  Ci  (yf  4-  Y->-  4-  Y32) 

essendo  A*  4-  ■"<  =  wt-  Finalmente  si  vede,  per  sostituzione  in  (4),  che  deve 
essere  c0  =  0,  Ci  =  7  a% ,  ed  è  inoltre  necessario  che  le  0  e  le  «  siano  nulle. 
Ciò  vuol  dire  che  negli  spazii  a  curvatura  costante,  diversa  da  zero,  non  ha 
riscontro  la  deformazione  detta  omogenea  da  Thomson  e  Tait.  Nel  caso  attuale 
fallisce  dunque  il  processo  immaginato  per  calcolare  la  dilatazione  totale. 
«  Introdotti  gli  ultimi  risultati  nelle  (6),  queste  diventano 

SIC  Ci 

xì=a1-^rbiqs— hq*  4~  jj  tfifatfi+^H-^s)—  |#i((Zi2+(7224-^2) 
x2=a,-\-b^q1—bìq;  4-  " qì{axql+a2q2-{-a3q:i)—  ^ aiiq^+qf+qj)      (7) 

I  (  c  ce 

Dividendole  per  H  si  ottengono  gli  spostamenti  rigidi  in  uno  spazio  di  cur- 
vatura «.  Per  trovare  le  condizioni  dell'equilibrio  rigido  basta  prendere  per 
le  x  le  ultime  espressioni,  e  sostituirle  in  (1).  Eguagliando  separatamente 
a  zero  i  moltiplicatori  di  alt  a2ì  tf3,  bi,  b2,  b3,  si  riconosce  che  le  equazioni 
richieste  si  scrivono  come  nello  spazio  euclideo,  salvo  un'aggiunzione  di  ter- 

ct 

mini  alle  equazioni  di  traslazione.  Questi  termini  sono  i  prodotti  di  -  per 

le  espressioni 

tyiCFtf,  4-  f2  q,  4-  f*,)  -  (yv  4-  q**  +  ?*2)F<]f 
+  \\jqi  (A  ii  +  A  ?.  +  A  ?»)  -  (^2  +  ^2  +  ^  /Ql"  •     (2=1,2,3). 

«  L'eterogeneità  necessaria  delle  deformazioni  negli  spazi  sferici  e  pseu- 
dosferici, rappresentati  in  coordinate  stereografiche,  non  può  recar  meraviglia 
se  si  pensa  che  nello  stesso  spazio  euclideo  sono  talvolta   impossibili    certe 


—  379  — 

deformazioni  omogenee,  definite  come  tali  in  rapporto  alla  speciale  rappre- 
sentazione prescelta.  Così  le  deformazioni,  che  si  possono  dire  omogenee  nella 
rappresentazione  cilindrica,  non  sono  possibili  se  non  quando  gli  assi  di  ro- 
tazione, in  ogni  punto,  toccano  i  corrispondenti  cilindri  coordinati.  Si  vedrà 
che  l'impossibilità  segnalata  in  principio  è  intimamente  legata  all'impossibi- 
lità di  produrre  una  stessa  variazione  di  temperatura  in  tutti  i  punti  d'un 
mezzo  elastico,  senza  provocarvi  tensioni,  evanescenti  con  la  curvatura  dello 
spazio. 

«  Determiniamo  gli  spostamenti  dovuti  ad  un'elevazione  di  temperatura 
U  per  unità  di  volume,  seguendo  la  via  tracciata  nel  §  12  della  «  Teoria  » 
del  prof.  Betti.  Se  k  è  il  coefficiente  di  dilatazione  lineare,  ed  il  corpo  si  sup- 
pone omogeneo  ed  isotropo,  dev'essere  Qx  —  02  =  #3  =  kJJ  ,  «i  =  «2  =  °h  =■  0  , 
e  però  le  corrispondenti  funzioni  x   si  deducono  dalle  (6)  sopprimendo  le  0, 

sostituendo  a  # 

k 
4>  +  —  U  =  c0  +  cx  qx  -f-  c2  q2  -\-c3q3, 

facendo  ancora  A*  =  —  m  =  —  bt : ,  e  trascurando  quelle  parti  che,  secondo 
le  (7),  corrispondono  a  moti  rigidi.  In  tal  modo  si  ottiene 

*ì=^(Ao+Ai?i  +^-HW73)-  ^ H'h'+qS+tf)  .         0=1,2,3) 
mentre  si  ha  necessariamente 

HU  =  A0  Ti-  -|  (?l>  +  qj  +  q32)^  +  Àtf ,  +  ktqt  +  A3r/2        (8) 

Così  vediamo  che  i  termini  evanescenti  con  a  negli  spostamenti  rigidi  figu- 
rano come  spostamenti  dovuti  ad  una  conveniente  elevazione  di  temperatura, 
supponendo  il  coefficiente  di  dilatazione  lineare  proporzionale  alla  curvatura  dello 
spazio.  Se  HU  non  ha  la  forma  (8),  la  deformazione  genera  forze  elastiche, 
ed  il  potenziale  unitario  77  si  deduce  evidentemente  dall'ordinario  potenziale  7/0 , 
relativo  al  caso  che  la  temperatura  non  vari,  sottraendo  kU  da  0i ,  02 ,  03  • 
Intanto  sappiamo  che 

2770  =  ©A  +   ©A  +   0363  -f-  .<*?!«!   -f  -Q2W3  +  £3«3  , 

essendo,  nel  caso  della  perfetta  isotropia, 

e{  =  —  (A  —  2B)  0  —  2B0*        i?»  =  —  BaH  ,  (t  =  1, 2, 3) . 

Si  vede  che  restano  invariate  le  Sì,  mentre  le  0  aumentano  di  k  (3A  —  4B)  U. 

Ne  segue 

277=  y  \[&i  +  k  (3A  —  4B)  u]  (0,  —  kJJ)  +  Sii  «n  j  - 

ovvero 

77  =  77O  +  /(;(3A-4B)U0-|^(3A  —  4B)IP. 
Per  conseguenza,  nel  formare  col  solito  processo  le  equazioni  indefinite,  si  ha 

e  CndS  =  ó  Cn0dS  +  k (3A  —  4B)Ju<^/s . 


—  380  — 
D'altronde 

(wmb  =  fu  2fe  </s  +  f £  (^i *,, +  2Sì  *,,  +  2S<  fa  \  rfS . 

J  J  ^  J    QA^l  ^  M*  I 

Applicando  al  primo  integrale  l'integrazione  per  parti  e  la  riduzione  ad  in- 
tegrale doppio,  si  riconosce  che  la  somma  dei  moltiplicatori  di  òxt  negli 
integrali  tripli  è 

•  1  ^vU   ■    U  7>Qi   .    U  7>Q8  ,    U  7>Q3  _      ^U 

V     Mi  Qi    Mi         Qa   Mi         Qa   ^i  }?t 

ed  è  invece  — QlTJcos(^J)  negli  integrali  doppi.  Quindi  le  equazioni  per 
l'equilibrio  si  deducono  dalle  note  equazioni,  date  dal  prof.  Beltrami  nella 
Memoria  citata,  prendendo 

Ft  =  _£(3A-4B)^J  /",.-=_ /,(3A-4B)Ucos(;^).  (9) 

Ecco,  per  esempio,  le  equazioni  indefinite: 

A  ìG      BQ,  /T>Qtc,       7>Q?g8\    ,    (   nn  A-QA— 4B)  7>U 

Qi  Mi        v    \  7)(/3  ty*   /  Qi        Mi 

A  j«    ■Bg,/j9il,_  jfi^X  WA-4B)  jU      (10) 

Q2  Dg8        v  \  >yi  )q3   /  Q*        >/? 

A  1>0       BQ3pQ1si       7>Q8Fg\       lf.EQ  &(3A— 4B)  ^U 

Sono  così  estese  agli  spazi  di  curvatura  costante  le  equazioni  di  Duhamel  e 
F.  Neumann.  Per  lo  scopo  che  abbiamo  in  vista  conviene  lasciarle  sotto  la 
forma  generale 

Iv2(v^)_^  +  ,(8A-4B)^  =  0,  (11) 

v  —  Mj  \    ì*ìj  i       >«  Mi 

yQj^cos(^)  +  /,:(3A  —  4B)QiUcos(/^y,)  =  0.  (12) 

Supponendole  scritte  per  un'altra  funzione  Ur,  cui  corrispondano  spostamenti 
Qx',  moltiplichiamo  (11)  per  x\t/S,  facciamo  z'=l,2,  3,  sommiamo  ed  in- 
tegriamo a  tutto  S.  Adoperando  le  solite  integrazioni  per  parti  e  trasforma- 
zioni in  integrali  tripli,  osservando  (12)  e  ricordando  che  I70  è  forma  qua- 
dratica delle  X{  e  Xy  ,  otteniamo 

Y  j  Q^  cos  (nqi)  ds  +  X  (  ^  *i f/S  =  /.(3A-4B)  (  n° (*'  *'}  dS  ' 

Il  primo  membro,  interamente  trasformato  in  integrale  triplo,  equivale  a 

-tJ  \Mi  v     Mi    J  e, J  v    Mi  J 

Ne  segue 

k  (3A  —  4B)  (WtfS  +  fl70  (*,  ^)  «ffl  =  0  . 


—  381  — 
Dunque 

j  \]'0dS  =  IU0'rfS.  (13) 

Questa  notevole  legge  di  reciprocità,  che  esprime  una  proporzionalità  com- 
plessiva, per  così  dire,  fra  le  variazioni  di  volume  e  di  temperatura,  conduce 
ad  un  risultato  notissimo  quando  si  prende  per  HIT  una  delle  forme  speciali 
racchiuse  in  (8).  In  tal  caso  si  ha  0'  =  3k  U',  e  si  ottiene 

i— -Atf+gS+tè)  (  i— rC^H-^M-g'a2) 

@dS  =  'ó?c  I    UdS. 

1+f  (lZiMV+038)  |   )    l  +  f(^2+rÌ22+r/32) 

Per  a  ==  0  si  vede  che  si  è  autorizzati  soltanto  nello  spazio  euclideo  ad  asse- 
rire che  la  dilatazione  del  corpo  è  sempre  misurata  dal  triplo  prodotto  del 
coefficiente  di  dilatazione  lineare  per  la  totale  elevazione  di  temperatura.  Per 
ottenere  la  dilatazione  nel  caso  generale  bisogna  supporre  U'  costante  nella 
relazione  (13),  e  dedurre  dalle  (10),  per  sostituirla  in  (13),  l'espressione  di  0'. 
Si  tenti  di  soddisfare  alle  (10)  prendendo 

*-èS-       (^1'2-3') 

Anzitutto  è  facile  vedere  che 

0'  =  i2V,      s'1  =  sr2  =  s'3  =  0. 

Così  le  (10)  si  riducono  all'unica  equazione 

AzTV  -f  4«BV  =  0  , 
risolvendo  la  quale,  col  tener  conto  delle  equazioni  ai  limiti,  si  ottiene  poi 
dalla  (13)  la  forinola 

[eWS=  —  4«-^(uVt/S, 

che  serve  a  calcolare  la  dilatazione  totale  quando  è  nota  la  variazione  di 
temperatura  in  tutti  i  punti  del  corpo.  Quest'ultima  relazione  porta  a  credere 
che  la  forma  della  superfìcie  abbia  influenza  sulle  variazioni  di  volume  do- 
vute al  calore,  mentre  sappiamo  che  ciò  non  si  avvera  nello  spazio  euclideo. 
Per  convincersi  che  la  predetta  influenza  non  è  solo  apparente,  basta  osser- 
vare che,  nella  determinazione  di  V,  le  equazioni  ai  limiti  non  possono  essere 
soddisfatte  indipendentemente  dai  valori  di  cos(nqi),  coa(/tq2),  cos(«{/3).  Infatti 
si  dovrebbe  avere 

(A  —  2B)  &  +  2B0'i  =  k  (3A  —  4B) 

per  £=1,2,3,  e  se  ne  ricaverebbe 

6\  =  6'2  =  6'3  =  \@  =  k. 
Inoltre  to\  =  o/2  =  w'3  =  0.  Avremmo  così  una  deformazione  omogenea,   im- 
possibile per  «>0.  Adunque  l'influenza  della  forma  geometrica  del  corpo  sul 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  49 


—  382  — 
valore  della  dilatazione  totale  si  manifesta  necessariamente  negli  spazii  non 
euclidei.  Per  esaminare  più  da  vicino  tale  influenza,  è  bene  fermarsi  nell'ipo- 
tesi d'una  curvatura  infinitesima,  in  modo  da  poter  trascurare  le  potenze  su- 
periori di  a.  Giacché  per  «  =  0  ed  U  =  1  si  soddisfa  alle  equazioni  del- 
l'equilibrio prendendo  x»  =  kqt ,  poniamo 

*i  =  k  {qi  +  *»)  >         (2=1,2,3) 
con  Xi  indipendente  da  a.  Sia  inoltre 
9     DXx    ,   1X*_   ,, ,2fe.  ^==ìy±_ìlL,   &z==ìlL__ì*Lt  ^_ÌXL_ìlL, 

Mi      Mi      Mi       '     Mi      M*  M*      Mi  Mi     ^ 

Si  ottiene  facilmente 

»,  =  k  +  k<t  [j|  - 1  («,«  +  ?.'  +  Zi'fj . 

\^3        ^*  '  V^l        >/3  /  \M*        Mi  ' 

Quindi 

0  =  U  +  fc«  [#  —  1  (</i2  -f  ?22  +  ry32)]  ,         B,  =  ka&i . 

Ciò  premesso,  le  equazioni  (10)  diventano 

i^+B(3£«_3£A=(3A_4B)?1 

Mi  \M*        M*J 

A^  +  B(^-^U(3A-4B),/2  d4) 

Mi  \Mi       ^3  / 

A^  +  b(^-^)  =  (3A-4B)^ 

«  Similmente  le  equazioni  ai  limiti  si  trasformano  in 
[(A  -  2B)  »  +  2B|^]  cos  (jifc)  +  B  (|^  +  ^7)  cos  0«»)  + 

+  B  (2&  +  M\  cos  (^3)  =  3A~4B  fe"  +  <tf  +  ?,»)  cos  (**) 

\Mi      Mi/  ù 

B/^U    ,Ju\  cos  (      }  +r(A-2B)^4-2B^2-lcos(^2)  + 
\^2      Mi/  L  ^-1  (15) 

+  B  (^  +  2*i\  cos  (nqt)  =  8AT4B  (?>2  +  ?22  +  ?32)  cos  («g.) 
\Ms      Mi  / 

Ht+t)TOS^)+B(ì+|)cos(^)+ 

_j_ [~(A— 2B)^+2B  !&.  j cos  (^3)=  — g (?i2+^22+^32) cos  (^3) 

Paragonando  le  equazioni  (14)  e  (15)  alle  ordinarie  equazioni  cartesiane  si  rico- 
nosce subito  che  la  deformazione  dovuta  ad  una  variazione  costante  di  tempera- 
tura, in  uno  spazio  di  curvatura  «  infinitesima,  è  assimilabile  alla  deformazione 
che  si  produce  nello  spazio  euclideo  per  un'elevazione  di  temperatura  proporzio- 


—  383  — 
naie  ad  1  -4-  j  ar\  essendo  r  la  distanza  di  ciascun  punto  ad  un  punto  fisso.  Qui 

è  bene  ricordare  che  questa  distanza  è  data  dalla  relazione  Hcos2-^  =  l, 

Li 

che  per  a  evanescente  diventa,  come  nello  spazio  euclideo,  r*  —  qf -{- qf- -\- qz\ 
L'ultima  proposizione  è  inclusa  in  altra,  che  ci  limitiamo  ad  enunciare.  Se  U 
si  riduce,  per  «  =  0,  ad  una  funzione  lineare  delle  coordinate,  la  deforma- 
zione è  assimilabile  a  quella  che  si  ha  nello  spazio  euclideo  per  un'elevazione 

di  temperatura  HU  +  — U0,  essendo  U0  il  valore  di  U  nell'origine   delle 

coordinate. 

«  Applichiamo  le  formole  (14)  e  (15)  ad  ima  sfera  di  raggio  E.  Pren- 
diamo l'origine  delle  coordinate  nel  centro  della  sfera,  e  poniamo  xi  ==  XQì, 
con  x  funzione  di  r  soltanto.  Anzitutto  si  ha 

&sss9*  +  rfr'  #1  =  ^  =  ^3  =  0, 

e  le  equazioni  (14)  danno 

0-  =  3C  +  8A~4B  r\ 

uA. 

Quindi,  integrando, 

Le  equazioni  (15)  si  riducono  ad  una  sola 

(3A  —  4B)  x  -f-  kr  —  = r\ 

che  dev'essere  soddisfatta  per  r  =  R.  Se  ne  deduce 

Sostituendo  nell'espressione  di  #,  poi  in  quella  di  0,  che  si  assume  per  0', 
si  ottiene  finalmente  dalla  (13),  per  una  deformazione  termica  qualunque, 

J@dS  =  SkJjJdS  +  ka  ||- J[3R2  —  5  (?r  -f  q22  -f  q32j]\JdS  . 

«  Le  relazioni  (9)  hanno  interesse  in  quanto  che  mostrano  come  si  possa 
impedire  o  riprodurre  una  deformazione  termica  mercè  l'applicazione  di  forze 
esterne,  che  ammettano  una  funzione  potenziale,  proporzionale  alla  tempera- 
tura. In  particolare  la  deformazione  dovuta  ad  un'elevazione  costante  di  tem- 
peratura si  può  ottenere  sottoponendo  il  corpo  ad  una  pressione  costante,  uni- 
formemente distribuita  in  superficie.  Sono  anche  interessanti  le  deformazioni 
termiche,  per  le  quali  ogni  punto  si  sposta  nella  direzione  della  forza  che 
lo  sollecita,  percorrendo  un  cammino  proporzionale  all'  intensità  della  forza 
stessa.  Siano 

Q.*_A(SA-_iBLJ-*E  (,=12  3) 


—  884  — 

gli  spostamenti,  e  si  supponga  ^'~TJ  =  0  in  tutto  il  corpo.  Evidentemente 
<•),  Gì,  62,  63,  sono  uguali  a  zero,  cioè  si  ha,  per  «<0,  una  deformazione 
priva  tanto  di  dilatazione  quanto  di  rotazione,  la  quale,  come  ha  osservato 
il  prof.  Beltrami,  non  trova  riscontro  nello  spazio  euclideo,  ma  risponde  ai  con- 
cetti di  Faraday  e  Maxwell  sulle  azioni  elettriche  nei  mezzi  dielettrici.  Non  è 
tuttavia  incondizionata  la  possibilità  di  questa  deformazione,  ma  è  subordinata 
alla  possibilità  di  risolvere  quattro  equazioni  alle  derivate  parziali  del  secondo 
ordine,  tre  delle  quali  debbono  essere  soddisfatte  soltanto  in  superficie,  dimo- 
doché l'esistenza  di  U  dipende  dalla  forma  geometrica  del  corpo  che  si  con- 
sidera ». 


Matematica.  —  Sopra  una  certa  equazione  differenziale  a 
derivate  parziali  del  2°  ordine.  Nota  del  prof.  A.  Tonelli,  pre- 
sentata dal  Corrispoudente  V.  Oerruti. 

«  1.  L'equazione  differenziale  a  derivate  parziali  del  secondo  ordine 

(1)  v  v_ii_ipvA|N:  =  M 

1       1      *  •'  ,■  1  •'  -■  1      i     /' 

dove  P,  N,  M  sono  funzioni  delle  sole  variabili  indipendenti  xXì  #2), ..  ,  #», 

può  scriversi  nel  seguente  modo: 

per  cui,  ove  tra  P  ed  N  sussista  la  relazione 

(2)  N~^-^  —  -^  =  0 

1  •'  1  oA  ì  oA  ,1 

e  dopo  aver  posto 
assume  la  forma 

(4)  l±lj...  +  l=S;M. 

OH  1  (  -'  g  c'ca-ji 

«  Come  è  noto,   l' integrazione   della  (4)   si   effettua   senza   alcuna  dif- 
ficoltà, con  sole  quadrature,  mediante  il  sistema 

che  dà  luogo  agli  n  —  1  integrali 

<3?2  X\  C%  ,       <2?3 X\  £3  ,  ••  ,  Xn  <£\    Cn 


—  885  — 
ed  all'altro  che  si  ricava  dall'equazione  differenziale 

dJL  =  Mdx\ 
quando  in  M  al  posto  di  x2 ,  x3 , .. ,  xn ,  si  sostituiscano,  i  valori  in  funzione 
di  xx ,  forniti  dai  precedenti  integrali.  Facendo 

J  Jàfa ,  Xx  +  d ,  ..  ,  =2?!  4-  cn)  dXy  =  fi  (Xi  ,Ci,:.,  CH) 

avremo  per  l' integrale  della  (4) 

Z  =  (l  (Xi  ,  X%  —  XX  ,  ,.  ,  Xn  —  Xx)-\-(f  {Xt  —  Xi , .. ,  #„  —  Xx) 

con  y  simbolo  di  funzione  arbitraria. 

«  Determinata  così  la  Z,  sarà  facile  ottenere  dalla  (3),  ancora  con  sem- 
plici quadrature,  la  *,  e  per  questo  basterà  considerare  il  sistema 

dxx  =  dx2  =  .»  ==  dxn  =     cg '      ' 

ù  —  r  £ 

dal  quale  si  ricavano  subito  gli  n  —  1  integrali 

Xi  —  X\  =  C>2  ,   X3  —  Xx  =  C3  ,  ..  ,  Xn  —  Xx  =  C„ 

e  l'equazione  lineare  a  derivate  ordinarie  del  primo  ordine 

dxx         " 
dove  in  P  e  Z,  come  sopra  in  M,  ad  xz ,  x3 , .. ,  xn   si  sostituiscono  respet- 
tivamente  Xx-\-  c2,  Xx  4"%,  •• ,  xx  +  £w . 
«  Dopo  aver  posto 

r 

j  P  (^i ,  #i  +  £,y,. ,  a?a  4-  e«)  Api  =  ^(«2?! ,  <?g , .. ,  <?„) , 

j  ,U  (^ ,  C2 ,  ..  ,  £n)  e  dXx  =  r  (#,  jf,;..,^), 

I  e  efo?l  =  x,(«£l,c2, .. ,  ffn)-, 

l'integrale  generale  della  (3)  e  quindi  della  (1)  sarà  dato  dall'espressione 

2  =  e  \v  {%x  ,  X2  —  ^!  ,  ..  ,  Xn  —  XX)  4- 

+  ?'  (^2 — 3Gx  ,  ••  ,  #M — XX  )k(Xx,%%  —  XX  , .. ,  #„ —  #,  )  4-  ìp(x2 — Xx  , .. ,  #« — #i  )  j 

con  i/>  nuovo  simbolo  di  funzione  arbitraria. 

«  2.  Qualora  la  relazione  (2)  non  sia  verificata,  se  ne  può  stabilire  un'altra 
che  corrisponde  ad  un  nuovo  caso  di  integrabilità  per  quadrature  della  (1). 
Si  raggiungerà  lo  scopo  seguendo  un  metodo  analogo  a  quello  di  Eulero  e 
La-Place  per  lo  studio  di  una  nota  equazione  a  derivate  parziali  del  secondo 
ordine  con  due  variabili  indipendenti.  Si  ponga 

(5)  X  —  —  —  ^- —  =  l( 

ÌXx  ~Ò%2  c>#w 


queste  due  ricavare  i  valori  di  *,  — —  •  — — , .. ,  ^—   e  sostituirli   nella  se 

oX\         vXz  òOCn 


—  386  — 
e  la  (1)  diverrà 

0X\  i't2?2  òJCn 

con 

«  Essendo  «,   per   ipotesi,   differente  da   zero,   potremo   dalla  prima  di 
e  due  ricavare  i  valori  di  *,  - 

e 

conda,  la  quale  assumerà  la  forma  : 

1  M 

Z_  Z_  ÌXr  ~ÒXS    '     i  Z_  ÌXr  \Z-DXs1  Z—    ~lXr 

che  è  analoga  a  quella  della  (1).  Ad  essa  sarà  quindi  applicabile  il  crite- 
rio (2),  e,  per  conseguenza,  la  sua  integrazione  si  ridurrà  alle  quadrature 
quando  si  abbia 

a_ÌP__2L 7)P    .    yy-^2log"_0 

OXi  0X2  r-<*/t  i      "7~    oXf  vXs 

ovvero,  a  causa  della  (5), 

j       j     oXf  oXg 

Integrata  poi  l'equazione  che  ci  dà  la  Z,  la  (3')  ci  fornirà  l' integrale  della  (1). 

«  3.  Proseguendo  in  questo  modo  si  vede  che  si  possono  ottenere  tanti  casi 
quanti  si  vogliono,  nei  quali  la  (1)  è  integrabile  per  quadrature;  ma  ad 
ognuno  di  essi  corrisponde  una  relazione  differente,  per  cui  ritengo  che  non 
sia  del  tutto  privo  di  interesse  il  ricercare  una  relazione  sola,  la  quale,  per 
la  presenza  di  una  funzione  arbitraria,  corrisponda  ad  infiniti  casi  di  integra- 
bilità della  (1). 

«  A  questo  scopo  si  ponga 

ed  otterremo 

oX?  cX$  vXf  0-l's  cXg    dXf  cXf    cXs  vXf  oX$ 

per  cui,  dopo  fatta  la  sostituzione,  la  (1)  assumerà  la  forma 

(6)  ,vv_l^_  +  ySPl/  +  2v^|^  + 

l       i      O'tj-  oX$  s=j  '  ,-=i    òXf  j    uX$ 

i  n     ->„  ?»      n         -\2,         \ 

+    Ni;  +  P  I^  +  I  Y-^-    f  =  M. 

'  i       oXf  i       i      oXf  dXs  ; 


—  387  — 

«  Questa  equazione  differenziale,  dopo  che  è  divisa  tutta  per  r/,  si  trova 
nelle  medesime  condizioni  della  (1),  e  quindi  sarà  integrabile,  rispetto  alla 
funzione  £,  quante  volte  abbia  luogo  la  relazione 

(7)  N  +  pvll^  +  i-yf_Z^_y^_2yyZte=0 

«  La  presenza  della  funzione  rn  cui  può  assegnarsi  una  forma  arbitraria, 
fa  sì  che  in  questa  relazione  sieno  compresi  infiniti  casi  di  integrabilità 
della  (1),  poiché  il  valore  di  rj  si  ottiene  da  quello  di  £  ricavato  dalla  (6) 
moltiplicato  per  la  funzione  rj  che  ha  servito  a  rendere  soddisfatta  la  (7). 

«  4.  Così  il  problema  della  integrazione  della  (1)  vien  ricondotto  al- 
l' integrazione  della  (7),  la  quale  se  ha  apparentemente  una  forma  compli- 
cata, in  realtà  può  ridursi  assai  semplice  con  una  opportuna  sostituzione. 

«  Si  ponga 

(8)  Y^  =  a 

j        ~òXr 

ovvero 

(8')  É£  — ^ 

e  si  osservi  che   quando  è  data    la  u  con   sole   quadrature  la  (8')  ci  dà  ry. 
Derivando  la  (8)  e  la  (8')  rispetto  ad  xs  otterremo 

y  Vlogi?_  ìu 

c=i    oXy  oX$  oXs 

2_  ~ —  =  Tj f-  U  L 

y*=\    ÙXy   uXg  ÒXg  oX$ 

e  facendo  la  somma  rispetto  all'  indice  5  da  1  ad  »,  tenendo  conto  della  (8)  : 

yy-Vlogi?  =   y  J« 
i      i     uXy  oXs  i      oXs 

^1     1       i      oXr  dXs  j      oX$  i         oXs  *~\~    óX$ 

«  Sostituendo  nella  (7),  questa  diverrà  : 

(9)  N-y-^-+pw  +  w2=  t^- 

ed  anche  a  causa  della  (5): 

(9r)  «  + Pw  +  ^  =  V-^-- 

1  vXy 


-   388  — 

«  Così  il  nostro  problema  è  ridotto  all'  integrazione  di  questa  equazione 
differenziale  molto  più  semplice  della  (1):  anzi,  pel  nostro  scopo,  non  è  nep- 
pure necessario  di  integrare  completamente  questa  equazione  differenziale, 
essendo  sufficiente  la  conoscenza  di  un  integrale  particolare  qualunque.  Per 
esempio  nel  caso  di  a  =  0  si  potrà  prendere  u  =  ()  e  ^^  =  0  ovvero  ^  =  1, 
ritrovando  così  un  risultato  ottenuto  in  principio.  Come  pure  quando  sia  N=0 
si  vede  che  le  (9)  è  soddisfatta  da  u~ —  P.  In  ogni  modo  però,  l' integra- 
zione della  (9')  effettuandosi  mediante  il  solito  sistema 

u  -j-  Fu  -f-  vr 

si  vede  subito  che  il  problema  posto  in  principio  dipende  dall'  integrazione 
dell'equazione  differenziale  a  derivate  ordinarie  del  primo  ordine 

(10)  ^•  =  a1  +  PlM  +  M8 

dove  con  a, ,  Fx  indico  le  «,  P  dopo  che  alle  a?8 ,  x3 , .. ,  xn  sono  sostituite 
respettivamente  d\-{-  c2, .. ,  X\-\-  cn.  L'equazione  (10)  che  può  facilmente 
ridursi  alla  forma 

dV  17      2 

j—  =  a  +  bv* 

è  troppo  nota  perchè  sia  qui  il  caso  di  discuterla;  basti  accennare  che  si 
integra  immediatamente  quando  di  essa  si  conosca  ima  soluzione  particolare. 
Quindi  se  fosse  soddisfatta  p.  e.  la  relazione 

«i  +  Pi*  -f-  e2  =  0 
con  e  costante  qualunque,  la  (1)  sarebbe  integrabile  con  semplici  quadrature  ». 


Meteorologia.  —  Sulla  determinazione  della  temperatura  media 
di  Roma,  Nota  del  dott.  Adolfo  Cancani,  presentata  dal  Corrispon- 
dente P.  Tacchini. 

«  Nel  supplemento  della  Meteorologia  Italiana  del  1869  il  prof.  Cantoni 
dimostrava,  che  la  media  dedotta  dalle  temperature  osservate  alle  9h  ant.  e 
9h  pom.  colla  massima  e  minima  della  giornata  si  avvicina  grandemente  alla 
media  ricavata  dalle  24  temperature  orarie  segnate  dal  termometro  registra- 
tore, e  ciò  per  la  stazione  di  Berna.  In  conseguenza  egli  introdusse  l'uso  nella 
Meteorologia  italiana  di  calcolare  la  media  temperatura  diurna  con  la  com- 
binazione anzidetta,  salvo  poi  ad  applicarvi  le  relative  correzioni  da  determi- 
narsi coi  dati  ottenuti  da  strumenti  registratori  posti  in  azione  in  luoghi 
diversi  della  penisola.  Il  prof.  Grassi  poi  in  una  sua  Nota  pubblicata  nel 
Supplemento  alla  Meteorologia  Italiano  del  1878,  esponeva  le  ricerche  da 
lui  fatte  a  questo  riguardo  per  diversi  Osservatori  italiani  come  Milano  e  Napoli, 


—  389  — 

servendosi  delle  osservazioni  termografiche  che  da  qualche  tempo  si  vanno  ese- 
guendo con  tanta  diligenza  in  quegli  Osservatori.  Le  correzioni  da  lui  trovate 
sono  assai  piccole.  Inoltre  il  prof.  Grassi  trovò,  che  nel  calcolo  della  media 
temperatura  si  poteva  far  uso  delle  medie  mensili  dei  massimi  e  minimi  osser- 
vati coi  comuni  termografi  anziché  del  massimo  e  minimo  di  tutte  le  medie 
orarie  ciò  che  non  può  aversi  che  dagli  strumenti  registratori. 

«  Essendo  le  correzioni  trovate  dal  prof.  Grassi  per  Milano  positive  e 
per  Napoli  quasi  tutte  negative,  è  molto  probabile  che  per  Koma  si  annul- 
lino o  si  avvicinino  molto  allo  zero  (1). 

«  In  uno  studio  da  me  intrapreso  ma  non  ancora  condotto  a  termine  in 
questo  ufficio  centrale  meteorologico,  sono  venuto  incidentalmente  a  compro- 
vare l'eccellenza  del  metodo  proposto  dal  prof.  Cantoni  ed  a  verificare  la  pre- 
visione, qui  enunciata,  del  prof.  Tacchini.  Espongo  sommariamente  in  qual  modo 
sono  giunto  a  questa  verifica. 

«  Ho  dedotto  la  temperatura  media  di  Roma  dell'anno  1886  servendomi 
delle  7  osservazioni  dirette  fatte  ogni  giorno  nell'Osservatorio  del  Collegio  Ro- 
mano  ed  utilizzando  le  curve  del  termometro  registratore  Richard,  che  da 
alcuni  anni  ivi  funziona,  per  ottenere  con  interpolazione  la  temperatura 
delle  17  rimanenti  ore.  Ho  fatto  questa  interpolazione  calcolando  le  diffe- 
renze fra  due  osservazioni  dirette  consecutive  e  i  corrispondenti  dati  del  regi- 
stratore, e  supponendo  che  ove  queste  differenze  non  si  mantengano  costanti 
variino  proporzionalmente  al  tempo. 

«  A  questo  metodo  potrebbe  obbiettarsi  l'influenza  che  produce  lo  spo- 
stamento eventuale  delle  curve  rispetto  alle  linee  orarie  dovuto  all'avanzare 
o  al  ritardare  dell'orologio  del  registratore. 

«  Per  rispondere  a  questa  obbiezione  ho  calcolato  l'errore  che  può  portare 
nel  risultato  lo  spostamento  della  curva  del  registratore.  Ho  scelto  nell'anno 
una  curva  in  cui  fosse  massima  l'escursione  diurna  della  temperatura  onde 
massimo  fosse  pure  l'errore  sul  risultato  e  ne  ho  dedotto  col  metodo  suddetto 
la  temperatura  media  diurna  facendo  tre  ipotesi: 

la  Supponendo  la  curva  del  registratore  al  suo  posto. 
2a  Supponendo  che  la  curva  stessa  fosse  tutta  spostata  di  un'  ora. 
3a  Supponendo  che  quella  curva  fosse  al  suo  posto  al  principio  della 
giornata,  ma  che  poi  avesse  avanzato  man  mano  in  modo  che  alla  fine  delle 
24  ore  si  trovasse  in  avanti  di  unJora. 

Risultati  : 

1°  La  curva  è  al  suo  posto;   temperatura  media  diurna  =24°  87. 
2°  La  curva  è  tutta  spostata  per  un'ora;  temp.  media  diurna  =  25"  38. 

(')  Sul  clima  di  Roma.  Nota  di  P.  Tacchini.  Annali  dell'ufficio  centrale  di  meteoro- 
logia italiana,  anno  1882. 

Rendiconti.  1888.  Voi,  IV.  2°  Sem.  50 


—  390  — 

3°  La  curva  è  dapprincipio  al  suo  posto  infine  spostata  di  un'ora; 
ternp.  media  diurna  25°.  01. 

«  Da  ciò  si  conclude  che  se  in  tutti  i  giorni  dell'anno  la  curva  fosse 
tutta  spostata  di  un'ora  la  temperatura  media  annua  verrebbe  errata  di  0°  5 
al  massimo,  e  se  in  tutti  i  giorni  dell'anno  avesse  luogo  la  terza  ipotesi  ver- 
rebbe errata  di  0°  15  al  più.  Ora  questi  casi  estremi  che  ho  supposto  mai 
hanno  avuto  luogo  nell'anno;  infatti  i  massimi  spostamenti  che  si  ritrovano 
nelle  curve  del  1886  non  giungono  che  ad  una  mezz'ora  circa  ed  il  numero 
dei  giorni  in  cui  si  avverte  qualche  spostamento  delle  curve  riguardo  al  tempo 
non  giunge  a  dieci. 

«  Quindi  il  risultato  della  temperatura  media  annua  per  ciò  che  può 
dipendere  da  questa  causa  d'errore  si  può  garantire  fino  a  0°01. 

«  La  temperatura  media  annua  del  1886  dedotta  col  metodo  sopra  indi- 
cato ossia  dalle  24  temperature  orarie  di  ciascun  giorno  è  di  15°.  606,  mentre 
quella  dedotta  col  metodo  adottato  dal  Consiglio  della  Meteorologia  italiana 
è  di  15°.  612. 

«  Il  Grassi  nel  suo  lavoro  che  lui  per  titolo  Sul  calcolo  dell'i  tempe- 
ratura media  diurna  in  I/alia  (')  trova  le  correzioni  seguenti  da  applicarsi 
nei  singoli  mesi  alla  media  dedotta  colla  regola  del  Cantoni  per  Milano; 
queste  sono  dedotte  dalle  osservazioni  d'  un  periodo  di  tre  anni  e  sono  espresse 
in  centesimi  di  grado: 

Gennaio       Febbraio       Marzo       Aprile       Maggio       Giugno       Luglio 
+  12  -f-11  13       +  12  +  7  H   5  +  7 

Agosto      Settembre      Ottobre      Novembre       Decembre      Anno 
+  9  +12  +11  +9  +13  +10 

«  La  medesima  determinazione  ha  fatto  il  Grassi  con  i  dati  del  termo- 
metro registratore  di  Modena  quali  sono  esposti  dal  Ragona  nella  sua  Memoria 
sulla,  temperatura  (-').  Le  correzioni  seguenti  sono  dedotte  da  parecchi  anni 
di  osservazioni  e  sono  espresse  in  centesimi  di  grado. 

Gennaio      Febbraio      Maivo      Aprile      Maggio       Giugno       Luglio 
+  8  +19  f-20  f-4  —5  —5         —13 

Agosto       Settembre      Ottobre       Novembre       Decembre      Anno 
—  2  +1  +15  +13  +3  +5 

«  Nota  il  Grassi  che  la  correzione  media  dell'anno  è  diminuita  notevol- 
mente da  Milano  a  Modena,  e  presentando  pure  una  piccola  diminuzione  da 

(')  Meteorologia  Italiana.  Memorie  e  notizie;  anno  1878,  fase.  II. 
(2)  Andamento   annuale  della  temperatura.   Supplemento  alla  Meteorologia  italiana, 
anno  1875,  fase.  III. 


—  391  - 

Berna  a  Milano  s'indusse  a  fare  un  calcolo  analogo  per  i  dati  termografici 
di  Napoli  di  un  periodo  di  6  anni  ;  ecco  i  risultati  ottenuti  espressi  sempre 
in  centesimi  di  grado: 

Gennaio      Febbraio       Marzo      Aprile      Maggio       Giugno       Luglio 
+  1  —2  —  6  —1  —1  +2  —1 

Agosto      Settembre       Ottobre      Novembre      Decembre      Anno 
0  —5  —  4  —2  0  —1.6 

«  Sebbene  già  da  parecchi  anni  il  metodo  adottato  dal  Consiglio  della 
Meteorologia  italiana  fosse  stato  verificato  per  Berna,  Milano,  Modena  e  Napoli 
non  era  stato  ancora  verificato  per  Koma.  Ora  ecco  i  risultati  a  cui  sono 
giunto  per  il  1886. 

Correzioni  per  le  temperature  medie  mensili 
ottenute  colla  regola  del  prof.  Cantoni,  in  centesimi  di  grado. 

Gennaio       Febbraio       Marzo      Aprile      Maggio       Giugno      Luglio 
+  15  +20  +16        +1  —16        —13        —10 

Agosto       Settembre       Ottobre       Novembre      Decembre       Anno 
—  17  —11  —2  +9  +1  —0.6 

«  Mi  riservo  a  comunicare  in  altra  Nota  i  risultati  di  parecchi  anni  di 
misure  e  le  correzioni  definitive  da  apportarsi  alle  medie  mensili  ed  alla  media 
annua  per  Koma,  dedotte  col  metodo  adottato  dal  Consiglio  di  Meteorologia,  me- 
todo che  anche  da  questo  mio  primo  lavoro  risulta  dimostrato  opportunissimo  ». 


RELAZIONI  DI  COMMISSIONI 

11  Socio  Struver,  relatore,  a  nome  anche  del  Socio  Spezia,  legge  una 
Kelazione  sulla  Memoria  del  dott.  E.  Artini,  intitolata:  Studio  cristallo- 
grafico sulla  Cerussite  di  Sardegna,  concludendo  per  l'inserzione  di  questo 
lavoro  negli  atti  accademici. 

Il  Segretario  Blaserna,  a  nome  dei  Soci  Taramelli,  relatore,  e  Mene- 
ghini, legge  una  Relazione  colla  quale  approvasi  la  pubblicazione  negli  Atti 
accademici,  della  Memoria  del  dott.  G.  Terrigi  intitolata:  77  calcare  {Macco) 
di  Palo  e  la  sua  fauna  microscopica. 

Le  conclusioni  delle  precedenti  Relazioni,  messe  ai  voti  dal  Presidente, 
sono  approvate  dalla  Classe,  salvo  le  consuete  riserve. 


—  392  — 

PRESENTAZIONE  DI  LIBRI 

Il  Segretario  Blaserna  presenta  le  pubblicazioni  giunte  in  dono,  segna- 
lando quelle  inviate  dai  seguenti  Soci  ed  estranei  : 

T.  Taramelli.  Terremoto  ligure  del  23  febbraio  1887.  In  collabora- 
zione col  prof.  G.  Mercalli. 

A.  Eighi.  Sni  fenomeiii  elei  l  ri  ri  provocati  dalle  radiazioni. 

A.  Targioni-Tozzettt.  Pubblicazioni  varie,  di  cui  sarà  dato  l'elenco  nel 
Bollettino  bibliografico. 

P.  A.  Saccarim».  Sylloge  fungorpm  omnium  hucusque  cognitorum. 
Voi.  VI  e  VII. 

Lo  stesso  Segretario  presenta  inoltre  il  voi.  3°  dei  Discorsi  parla- 
mentari di  Q.  Sella,  raccolti  e  pubblicati  per  deliberazione  della  Camera 
dei  Deputati,  e  il  Voi.  XXVII  {Zoologia)  contenente  i  risultati  scientifici 
ottenuti  colla  spedizione  del   <•  Challenger  * . 

Il  Socio  Govi,  offrendo  air  Accademia  una  sua  pubblicazione  intitolata  : 
Della  invenzione  del  Micrometro  per  gli  strumenti  astronomici,  così  ne 
riassume  il  contenuto  : 

«  L'invenzione  del  Micrometro  per  gli  strumenti  astronomici  ha  intera- 
mente sconvolto  le  idee  che  gli  antichi  si  erano  fatte  intorno  alla  grandezza 
dell'universo  e  degli  astri.  Sino  al  1609,  cioè  sino  a  quando  Galileo  pensò 
d'adoperare  il  cannocchiale  olandese  per  osservar  le  cose  del  cielo,  gli  astro- 
nomi non  avean  potuto  misurare  con  qualche  esattezza  nessun  angolo  infe- 
riore ad  un  grado,  e  quindi  essi  attribuivano  ai  pianeti  e  alle  stelle  diametri 
angolari  lontanissimi  dal  vero. 

«  Galileo,  pel  primo,  valendosi  dell'anello  oculare  come  d'un  micrometro, 
pervenne  a  misurare  con  una  precisione  insperata  il  diametro  degli  astri  e 
le  piccole  distanze  angolari  di  quei  corpi  celesti  che  ci  appariscono  assai 
vicini  fra  loro.  Egli  non  potè  far  meglio,  non  permettendolo  il  suo  cannoc- 
chiale, che  non  ammetteva  a  un  tempo  la  visione  distinta  dellV/;^//o  oculare 
e  quella  degli  oggetti  da  misurarsi.  Però  lo  stesso  Galileo  conobbe,  e  usò 
forse,  mezzi  micrometrici  migliori  ;  ma  quali  fossero  codesti  mezzi,  qua  e  là 
accennati  da  lui,  non  è  detto  chiaramente  in  nessun  luogo  de'  suoi  scritti 
che  ci  sono  pervenuti,  e  per  ciò  non  possiamo  darne  giudicio  alcuno. 

«  Simone  Mayr  {Marius)  che  cercò  di  carpire  a  Galileo  la  gloria  di 
aver  scoperto  i  satelliti  di  Giove,  volle  ancora  far  credere  d'aver  impiegato 


—  393  — 

un  mezzo  micrometrico  migliore  del  suo,  ma  non  avendolo  mai   fatto   cono- 
scere, possiamo  credere  a  buon  diritto  che  egli  non  ne  avesse  alcuno. 

«  Passarono  40  anni  dalle  prime  osservazioni  di  Galileo,  innanzi  che 
s'immaginasse  un  vero  e  proprio  micrometro  per  gli  stronfienti  astronomici,  e 
fu  ancora  un  italiano  che  lo  ideò,  lo  eseguì  e  se  ne  valse  per  misurar  gli 
astri  e  per  ritrarre  la  Luna. 

«  Eustachio  Divini,  da  San  Severino  nelle  Marche,  valente  lavoratore 
di  vetri  per  telescopi  e  per  microscopi,  pubblicò  infatti,  nel  1649,  una  ima- 
gine  incisa  in  rame  del  nostro  satellite,  osservato  nel  tempo  dell'opposizione 
con  un  cannocchiale  Kleperiano,  e  disegnato  da  lui  stesso,  com'è  detto  sulla 
tavola  incisa,  valendosi  di  una  graticola  di  fili  metallici  posta  nel  piano 
focale  dell'oculare,  dove  veniva  pure  a  dipingersi  l'immagine  della  Luna  data 
dall'obbiettivo. 

«  Per  una  fortunata  serie  di  vicende  la  lastra  di  rame  coll'immagine 
della  Luna  fattavi  incidere  dal  Divini,  rimasta  presso  gli  eredi  degli  ultimi 
discendenti  di  quel  valente  artefice,  è  giunta  pressoché  intatta  (*)  sino  a  noi, 
e  ho  potuto  valermene,  facendone  trasportare  sulla  pietra  litografica  l'ima- 
gine  della  Luna,  per  aggiungerla  come  prova  irrefragabile  a  codesto  scritto 
intorno  alla  invenzione  del  Divini. 

«  Prima  del  Divini,  il  cannocchiale  con  due  vetri  convergenti  ideato  dal 
Keplero  nel  1611  (col  quale  soltanto  diveniva  possibile  l'uso  d'un  vero,  mi- 
crometro) era  stato  eseguito  e  adoprato  nelle  osservazioni  dal  padre  Cristo- 
foro Scheiner  (fra  il  1613  e  il  1630)  senza  però  ch'egli  avesse  pensato  mai 
a  collocare  in  esso  un  apparecchio  micrometrico. 

«  Eustachio  Divini  mandò  in  dono  la  sua  Luna  al  Kiccioli  e  agli  altri 
astronomi  di  quel  tempo,  ma,  quantunque  l'uso  del  micrometro  vi  fosse  chia- 
ramente descritto,  nessuno  l'intese,  o  per  lo  meno  nessuno  lo  adoperò,  finche 
nel  1659  Cristiano  Huygens  non  ebbe  fatto  conoscere  il  suo  artifizio  micro- 
metrico. Anche  l'Huygens,  però,  ebbe  pochi  seguaci  e  nel  1662  Geminiano 
Montanari,  credendosene  inventore,  rifece  la  graticola  del  Divini  e  se  ne  valse 
per  le  osservazioni  da  lui  fatte  a  Modena  nella  specola  del  marchese  Cor- 
nelio Malvasia.  Gli  storici  dell'astronomia,  badando  solo  al  frontispizio  del- 
l'opera, diedero  il  merito  al  Malvasia  d'aver  inventato  la  graticola  oculare 
perchè  le  Effemeridi  e  le  osservazioni  del  Montanari  erano  uscite  in  luce 
sotto  il  nome  di  lui,  e  del  Montanari  vi  si  parlava  soltanto  come  d'un  abile 
collaboratore. 


0)  Essa  presenta  appena  alcune  macchie  nere  dovute  forse  a  qualche  goccia  ili  ma- 
terie acide  o  corrosive  cadute  sul  rame,  macchie  che  si  sarebbero  potute  togliere  facil- 
mente nella  riproduzione  litografica,  ma  che  si  è  preferito  lasciarvi  perdio  non  fosse  sop- 
presso né  aggiunto  arbitrariamente  alcun  tratto  al  disegno  originale. 


—  394  — 

«  Finalmente  nel  1666  Adriano  Auzout  pubblicò  il  suo  micrometro  ocu- 
lare a  vite  e  a  capelli,  o  a  fili  di  seta,  assai  più  accurato  e  sicuro  che 
non  fosse  quello  a  graticola  del  Divini,  del  quale  però  potea  dirsi  un  sem- 
plice perfezionamento.  Felice  Fontana  sostituì  nel  1754  i  fili  di  ragno  ai 
fili  di  seta  o  d'argento,  e  gli  astronomi  ebbero  finalmente  il  più  squisito  mezzo 
di  misura  del  quale  possano  valersi  anche  al  dì  d'oggi. 

«  È  ben  vero  che  prima  del  1649,  forse  nel  1640,  un  giovane  inglese 
William  Gascoigne  (ucciso  nel  1644  nella  battaglia  di  Marston-Moor)  aveva 
ideato,  lavorato  e  adoprato  un  micrometro  simile  a  quello  dell' Auzout,  ma 
l'invenzione  del  Gascoigne,  che  questi  non  aveva  mai  pubblicata,  era  ignota 
agli  stessi  inglesi,  quando  l'Auzout,  un  quarto  di  secolo  dopo,  fece  conoscere 
il  suo  micrometro,  sicché,  per  quanto  essa  onori  l'ingegno  del  Gascoigne, 
non  può  scemare  in  alcun  modo  il  merito  del  Divini,  né  togliere  all' Auzout 
la  gloria  d'averne  perfezionato  l'invenzione. 

u  Rirnan  quindi  ormai  provato  con  documenti  incontestabili  che  il  primo 
micrometro  oculare  fatto  conoscere  agli  astronomi  è -stato  quello  del  Divini, 
e  che  l'immagine  della  Luna,  da  lui  ritratta  per  mezzo  di  esso,  oltre  a  es- 
serne la  prova,  è  senza  dubbio  ancora  la  prima  mappa  selenografica  bastan- 
temente esatta  per  poter  servire  a  raffronti  colle  zelenografie  posteriori  più  mi- 
nute e  più  certe  » . 

11  professore  Tacchini  presenta  il  primo  volume  delle  Memorie  di  Geo- 
dinamica, che  fa  parte  degli  Annali  dell'  Ufficio  centrale  di  Meteorologia  e  di 
Geodinamica.  Il  volume  contiene  una  relazione  sulle  sessioni  diverse  della 
R.  Commissione  incaricata  dell'ordinamento  del  servizio  geodinamico  in  Italia, 
seguita  da  alcune  memorie  riguardanti  studi  ordinati  dalle  Commissione  me- 
desima, e  fra  queste  va  notata  la  memoda  del  Tarameli]  sulla  carta  sismica 
d' Italia,  che  serve  ora  di  base  alla  distribuzione  delle  stazioni  per  lo  studio 
dei  movimenti  del  suolo.  Vi  sono  poi  importanti  memorie  dei  Signori  Tara- 
melli,  Mercalli,  Grablovitz,  Agamennone  e  Cortese,  oltre  ad  alcune  note  del 
meccanico  Brassart  sugli  apparecchi  nuovi  costruiti  da  lui  per  incarico  della 
Commissione  Geodinamica  e  del  nuovo  Consiglio  Direttivo  di  Meteorologia  e 
Geodinamica.  Il  volume  è  corredato  di  molte  tavole  illustrative. 


PERSONALE   ACCADEMICO 

Il  Presidente  annuncia  con  rammarico  alla  Classe  la  perdita  fatta 
dall'Accademia  nella  persona  del  suo  Socio  nazionale  conte  Paolo  Ballada 
di  San-Robert,  mancato  ai  vivi  il  21  novembre  1888.  Apparteneva  il  de- 
funto Socio  all'Accademia,  sino  dal  26  maggio  1878. 


—  395  — 
Il  Segretario  Blaserna    dà  comunicazione    delle    lettere  colle  quali  i 
professori  G.  G.  Stokes  e  H.  A.  Schwarz  ringraziano  l'Accademia  per  la 
loro  recente  nomina  a  Soci  stranieri. 

Su  proposta  del  Socio  Todaro  la  Classe  approva  che  il  giorno  7  de- 
cembre  sia  inviato  al  Socio  straniero  A.  Kowalewsky  un  telegramma  di 
felicitazione  e  di  auguri,  ricorrendo  in  quel  giorno  l'anniversario  del  25°  anno 
d'insegnamento  del  predetto  Socio. 


CORRISPONDENZA 

Il  Segretario  Blaserxa  dà  conto  della  corrispondenza  relativa  al  cambio 
degli  Atti 

Eingraziano  per  le  pubblicazioni  ricevute: 

La  R.  Società  zoologica  di  Amsterdam;  la  Società  di  scienze  naturali 
di  Emden;  la  Società  geologica  di  Manchester;  la  Società  di  scienze  natu- 
rali di  Basilea;  la  Società  geologica  e  di  storia  naturale  di  Ottawa;  la  So- 
cietà batava  di  filosofia  sperimentale  di  Rotterdam:  la  Società  filosofica  di 
Cambridge  ;  la  Società  degli  antiquari  di  Filadelfia  ;  le  Università  di  Oxford, 
di  Cambridge  e  di  California  ;  il  Museo  di  zoologia  comparata  di  Cambridge 
Mass.  ;  il  Museo  di  geologia  pratica  di  Londra  ;  il  Museo  Teyler  di  Harlem. 

Annunciano  l'invio  delle  loro  pubblicazioni: 
L'Istituto  archeologico  germanico  di  Roma;  l'Università  di  Halle. 

P.  B. 


—  397  — 


RENDICONTI 

DELLE    SEDUTE 

DEL.LA     R.     ACCADEMIA    DEI    LINCEI 


Classe  di  scienze  morali,  storiche  e  filologiche. 

Seduta  del  16  dicembre  1888. 
G.  Fiorelli  Vice-Presidente 


Aperta  la  seduta,  il  Vicepresidente  Fiorelli  comunica  alla  Classe  la 
notizia  della  morte  del  Principe  Eugenio  di  Carignano.  Interpretando  il 
sentimento  dei  Colleglli,  propone  che  in  segno  di  lutto  la  seduta  sia  levata. 

La  proposta  è  approvata  all'unanimità  e  la  seduta  è  tolta. 


Furono  presentate  alla  Presidenza  le  seguenti  : 

MEMORIE    E    NOTE 
DI   SOCI   0   PKESENTATE   DA   SOCI 

Archeologia.  —  Il  Socio  Fiorelli  presenta  il  fascicolo  delle 
Notizie  per  lo  scorso  mese  di  novembre,  e  lo  accompagna  con  la  Nota 
seguente  : 

«  Nella  Regione  X  l'agro  atestino  restituì  una  nuova  iscrizione  votiva 
alle  Matrone.  Nella  Regione  XI  si  ebbe  notizia  di  un  sepolcreto  vetustissimo 
riconosciuto  nel  comune  di  Brembate  Sotto,  e  propriamente  nei  lavori  per  la 
costruzione  della  nuova  strada  da  Osio  a  Trezzo.  Sventuratamente  la  neces- 
sità di  procedere  con  sollecitudine  nei  lavori  impedì  che  fossero  avvertiti  in 
tempo  coloro  che  avrebbero  potuto  raccogliere  tutti  i  dati  scientifici  ;  e  dobbiamo 
alla  solerzia  dell'ispettore  prof.  Mantovani  se  non    ci  manca  il  catalogo  degli 

Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Seni.  51 


—  398  — 

oggetti  ricuperati.  Tra  essi  sono  meritevoli  di  speciale  ricordo  una  cista  in 
bronzo  a  cordoni,  una  fibula  di  bronzo  intera,  e  frammenti  di  altre. 

«  Nella  Regione  Vili  va  notata  una  iscrizione  latina,  pure  dedicata  alle 
galliche  Matrone,  rinvenuta  nella  città  di  Piacenza. 

«  Per  l'Umbria  (Regione  VI)  il  nuovo  fascicolo  contiene  una  nota  del 
R.Commissario  cornili.  Gamurrini  intorno  ad  un'epigrafe  della  via  Flaminia 
esistente  in  Massa  Martaua. 

«  Per  l'Etruria  (Regione  VII)  è  importante  un  rapporto  dello  stesso 
cornili.  Gamurrini,  ove  si  descrivono  le  scoperte  avvenute  >ul  poggio  di  Ta- 
lamonaccio,  nel  comune  di  Orbetcllo.  Furono  quivi  rimessi  in  luce  avanzi 
di  un'antica  città,  che  il  Gamurrini  ritiene  l'etnisca  Talamone,  e  vi  si  recu- 
perarono molti  oggetti  in  terracotta  ed  in  bronzo. 

«  Segue  una  relazione  del  prof.  Helbig  sopra  gli  scavi  eseguiti  nella  ne- 
cropoli di  Tarquinia,  durante  la  scorsa  primavera.  Furono  fatte  indagini  nel 
luogo  detto  il  Tiro  a  segno,  presso  il  nuovo  cimitero,  e  non  lungi  dalle  Ar- 
catelle ;  e  si  scoprirono  tombe  a  fossa  ed  a  camera  per  lo  più  franate  e  de- 
predate. Ma  non  fu  scarsa  la  suppellettile  funebre  raccolta,  che  tu  aggiunta 
alle  collezioni  del  Museo  civico  tarquiniese. 

«  In  Roma,  come  di  consueto,  si  scoprirono  molte  iscrizioni,  per  lo  più 
funebri.  Il  maggior  numero  proviene  anche  questa  volta  dagli  scavi  attorno 
ai  ruderi  dell'antica  basilica  di  s.  Valentino  fuori  di  Porta  del  Popolo.  Quivi 
è  stata  pure  riconosciuta  l'estensione  delia  basilica,  e  bì  sono  determinati  fatti 
di  importanza  topoprafica  e  storica.  Anche  Le  lapidi  nuovamente  recuperate 
sono  pagane  e  cristiane;  parecchie  tra  queste  portano'  la  data  consolare  come 
le  altre  rimesse    in  luce  nei  mesi  precedenti. 

«  Ma  tra  le  lapilli  intere  o  mutile  rinvenute  nella  città  e  nel  suburbio 
supera  per  importanza  grandissima  un  frammento  marmoreo  estratto  dall'alveo 
del  Tevere  presso  la  Salina  sotto  l'Aventino.  Vi  si  contiene  un  cospicuo  avanzo 
dei  Fasti  trionfali  capitolini. 

*  Continuò  la  scoperta  di  sepolcri  sul  margine  della  Labicana  nella  villa 
Wolkonsky-Caiiipanari  al  Laterano  ;  si  ebbe  una  statua  di  Mercurio  nei  lavori 
pel  prolungamento  della  via  Balbo  in  prossimità  «li  Panisperna;  furono  recu- 
perate sculture  fittili  presso  il  deposito  di  statuette  votive  tra  la  via  Macchia- 
velli  e  Buonarroti,  finalmente  non  mancarono  resti  di  suppellettile  funebre 
appartenenti  al  sepolcreto  vetustissimo  che  si  stendeva  presso  la  chiesa  di 
s.  Martino  ai  Monti. 

«  Furono  ripigliate  le  indagini  nell'area  dove  sorgeva  il  famoso  tempio 
di  Diana  sulle  sponde  del  lago  di  Nerni,  e  se  ne  ebbero  finora  nuovi  dati 
per  la  topografìa  del  santuario. 

-  Una  nota  dell'illustre  comm.  G.  B.  De  Rossi  mette  innanzi  il  pregio 
di  un'iscrizione  scoperta  a  Baia,  del  cui  rinvenimento  fu  da'.o  il  semplice  an- 
nunzio alla  R.  Accademia, 


—  899  — 

«  la  Villavallelunga  nei  Marsi  (Regione  IV)  fu  dissotterrata  una  la- 
pide con  iscrizione  latina  ;  dall'area  dell'antica  Rudiae,  non  molto  distante  da 
Lecce  (Regione  II),  provenne  un  fittile,  ove  è  un  graffito,  una  leggenda  mes- 
sapica  ;  e  dal  territorio  di  Nicotera  (Regione  III)  un'altra  epigrafe  sepolcrale. 
Nella  regione  medesima  in  Reggio  furono  tratte  all'aperto  tre  iscrizioni  ono- 
rarie usate  come  materiale  di  fabbrica  nei  restami  di  un  antico  edilìzio  termale. 

«  Il  territorio  di  Macomer  in  Sardegna  restituì  due  iscrizioni  funebri 
latine,  che  furono  aggiunte  alle  lapidi  del  R.  Museo  antiquario  cagliaritano». 


Storia  letteraria.  —  Su  la  Gemma  purpurea   e   altri 

scritti  volgari  di  Guido  Fava  o  Faba,  maestro  di  grammatica  in 
Bologna  nella  prima  metà  del  secolo  XIII.  Nota  del  Socio  Ernesto 
Monaci. 

«  Allorché  il  Rockinger  pubblicò  nel  1863  a  Monaco  di  Baviera  la  sua 
interessantissima  raccolta  di  Brief Heller  niid  FormeMcher  cles  XI-XIV  Jahr- 
hunderts  (l),  gli  studiosi  delle  antichità  letterarie  italiane  non  sospettarono  che 
in  mezzo  a  quella  congerie  di  latino  medioevale  si  trovassero  confuse  anche 
alcune  scritture  volgari,  le  quali,  non  fosse  stato  che  per  la  loro  vetustà, 
avrebbero  certamente  attirato  tutta  la  loro  attenzione  e  il  loro  studio. 

«  Infatto  nella  Doctrina  ad  ìnveniendas,  incipiendas  et  formandas 
materias  di  Guido  Faba  o  Fava,  maestro  di  grammatica  in  Bologna  durante 
la  prima  metà  del  secolo  XIII,  fra  molti  esempi  o  formule  che  egli  vi  avea 
inserite  di  epistolografia  latina,  altri  pure  ve  ne  incontriamo  scritti  in  vol- 
gare; e  poiché  il  libro  era  stato  dall'autore  dedicato  al  podestà  di  Bologna, 
messer  Aliprando  Fava,  il  quale  occupò  quell'officio  nell'anno  1229,  ne  ve- 
niva che  questi  saggi  di  epistolografia  volgare  di  maestro  Guido  dovessero 
riportarsi  per  lo  meno  a  quell'anno  medesimo,  se  non  anche  più  addietro. 

«  E  il  fatto  era  importante:  perocché,  se  già  ben  prima  del  secolo  XIII 
furono  scritte  in  volgare  carte  notarili,  ricordi  domestici  e  cose  di  chiesa, 
di  prose  veramente  letterarie  poi  non  si  avevano  finora  documenti  i  quali 
fossero  riconosciuti  anteriori  alla  seconda  metà  del  tredicesimo  secolo.  Si  avea 
bensì  tutto  un  ciclo  di  lirici  che  erano  stati  contemporanei  di  Federico  II, 
e  taluni  lo  avevano  anche  preceduto  ;  ma  di  prosatori  in  quel  tempo  istesso 
nulla.  Ora  le  forinole  epistolari  del  maestro  bolognese,  per  quanto  esigua 
cosa,  cominciavano  a  colmare  una  lacuna  non  facile  a  spiegarsi  nella  nostra 
storia  letteraria;  e  perciò,  lo  ripeto,  soltanto  alla  qualità  del  libro  in  cui 
erano  state  pubblicate  e  alla  rarità  di  esso  in  Italia  si  deve  attribuir 
gli  studiosi  nostri  non  misero  subito  a  profitto  quelle  preziose  pagine. 
(':  Quellen  und  Erórterungen  sur  bayeris*  deutschen    Gescì  c7«te,    m 


Band 


—  400  — 

«  Ad  agevolarne  la  conoscenza  fra  noi,  volli  ultimamente  darne  una 
seconda  edizione  nella  Crestomazia  italiana  dei  primi  secoli  ('),  e  potei  in 
essa  giovarmi  di  una  ricollazione  di  ambedue  i  mss.  adoperati  dal  Rockin- 
ger,  della  quale  collazione  ringrazio  il  mio  amico  prof.  W.  Meyer  della  Uni- 
versità di  Gottinga. 

«  Senonchè,  i  mss.  adoperati  dal  Rockinger,  sebbene  pregevoli  per  la 
loro  antichità,  erano  tuttavia  tali  da  non  potersene  trarre  troppo  profitto  per 
rendere  il  testo  abbastanza  intelligibile  a  tutti.  Ambedue  opera  probabilmente 
di  scolari  tedeschi,  costoro  certamente  non  dovevano  avere  alterata  la  fonetica 
o  la  morfologia  del  testo  per  influenze  di  dialetti  congeneri,  come  si  è  ve- 
rificato quasi  sempre  in  simili  casi,  sotto  -la  penna  di  copisti  italiani  ;  ma 
essi,  copiando  senza  capir  sempre  quel  che  copiavano,  avevano  bene  spesso 
tanto  deformata  la  parola  da  non  potervisi  più  rintracciare  la  prima  effigie 
se  non  per  via  di  congetture  e  di  ipotesi.  Così,  infino  a  che  non  si  fosse 
trovato  almeno  un  terzo  ms.  indipendente  dai  due  già  menzionati,  per  mezzo 
del  quale  tentare  una  ricostituzione  critica,  stimai  opportuno  limitarmi  per 
il  momento  ad  una  edizione  quasi  diplomatica,  e  l'uno  e  l'altro  testo  ripro- 
dussi con  tutti  i  loro  errori  anche  i  più  evidenti,  siccome  con  runico  su>- 
sidio  che  si  avesse  per  iscrutarne  le  mende  occulte. 

«  Ma  fortunatamente  il  riscontro  di  altri  mss.  non  si  è  fatto  desiderare 
a  lungo.  Il  prof.  Augusto  Gaudenzi,  col  quale  intendo  a  preparare  una  edi- 
zione delle  opere  didattiche  «li  Guido  Fava  e  di  altri  dìctatores  italiani. 
mi  ha  segnalato  testò  due  nuovi  mss.  contenenti  le  predette  forinole  volgari. 
tutti  e  due  conservati  nella  biblioteca  Vaticana,  che  sono  i  seguenti: 

«  Vat.  Palat.  1611,  scritto  -  anno  Doni,  incarnationis  mcclxvhi»; 

«  Vat.  5107,  probabilmente  esso  pure  della  seconda  metà  del  secolo  XIII. 

«  Confrontando  questi  mss.  la  prima  cosa  che  si  osserva  è  che  qui  le 
forinole  volgari  non  stanno  inserite  nella  Doctrina  ad  inveniendas  etc.  come 
nei  due  della  biblioteca  di  Monaco  conosciuti  dal  Rockinger,  ma  formano 
un'operetta  a  parte,  la  quale  operetta  in  tutti  e  due  i  mss.  si  trova  intitolata 
Gemma  purpurea.  È  un  titolo  a  primo  aspetto  molto  strano  per  una  rac- 
colta epistolare;  ma  chi  ripensi  alla  Palma,dH&  Oliva,  al  Cedrus,  alla  Mijrrìia, 
alla  Rota  Veneris  di  maestro  Boncompagno  da  Firenze  ;  al  Candelabrum  di 
maestro  Bene  da  Lucca  ;  al  Rosarium  di  maestro  Guido  da  Baisio;  alla  Rosa 
novella  di  maestro  Pietro  de'Boatteri;  all' Aurora  del  De  Unzola,  e  ai  tanti 
Flores,  Margarìiae  ecc.  sotto  il  cui  nome  i  colleghi  del  Fava  presentavano 
agli  scolari  altri  simili  e  più  aridi  manuali  didattici,  non  si  meraviglierà  del 
titolo  adattato  a  questa  operetta,  nel  quale  anzi  vedrà  rispecchiato  fedele  e 
vivace  il  sentimento  poetico  della  età  e  della  classe  medesima  alla  quale 
il  nostro  grammatico  appartenne. 

(i)  Città  di  Castello,  Lapi,  1888,  pp.  32-35. 


—  401  - 

«  Qual  sussidio  dai  predetti  inss.  ritraggasi  per  la  costituzione  di  un 
testo  unico  che  ci  ravvicini  quanto  è  possibile  al  testo  dettato  dall'autore, 
cercherò  di  mostrare  prossimamente.  Ora  mi  preme  di  aggiungere  che  al 
Gaudenzi  dobbiamo  anche  il  trovamento  di  un'altra  opera  volgare  del  Fava, 
assai  più  estesa  della  Gemma  purpurea  e  quindi  ben  più  di  quella  importante 
come  saggio  della  nostra  prosa  letteraria  nei  tempi  di  Giacomo  da  Lentino. 
di  Pier  della  Vigna  e  di  Federico  IL 

«  Questa  seconda  opera,  conservataci  pure  da  uno  dei  predetti  co- 
dici vaticani,  il  5107,  s'intitola  Parlamenta  et  epistole ,  e  consiste  in  una 
nuova  serie  di  esempi  in  parte  destinati  anch'essi  alle  corrispondenze  episto- 
lari siccome  la  Gemma  purpurea,  in  parte  a  quelle  composizioni  che  altri- 
menti erano  chiamate  dicerie.  Per  le  stampe  di  già  conoscevamo  fra  le  altre 
le  Dicerie  del  Ceffi,  pubblicate  dal  Biondi  nel  1825  (1).  I  Parlamenti  del  Fava 
sono  scritture  dell'istesso  genere  ;  con  la  differenza  che  il  Ceffi  appartiene 
alla  prima  metà  del  secolo  XIV,  mentre  il  Fava  appartiene  alla  prima  metà 
del  XIII,  e  viene  perciò  a  prendere  il  primo  posto  nella  serie  di  quei  mae- 
stri che  facendo  passare  dal  latino  nel  volgare  l'arte  dei  dictamina,  contri- 
buirono assai  più  di  quel  che  non  si  creda,  nella  formazione  del  nostro  primo 
idioma  letterario. 

Superfluo  che  io  stia  qui  a  ricordare  che  l'ars  dictaminis  o  la  episto- 
lografia medioevale  fu  un  prodotto  dei  più  caratteristici  delle  scuole  italiane 
e  che  principalmente  nello  studio  bolognese  vigoreggiò  ed  ebbe  svolgi- 
mento la  sua  copiosissima  letteratura  (2).  Quei  maestri  diedero  alla  epistola 
fra  le  prose  quella  importanza  artistica  che  alla  canzone  e  al  sonetto  fu  data 
nella  poesia,  e  fu  per  essi  che  l'ars  dictaminis  finì  col  fondersi  insieme  con 
l'ars  notar  ia.  Così  l'ufficio  del  notaio  e  del  segretario  presto  abbisognò  fra 
noi  di  una  speciale  preparazione  letteraria,  e  non  fa  meraviglia  il  numero 
stragrande  che  troviamo  di  manuali  per  questo  studio,  se  si  pone  mente  allo 
stragrande  numero  che  si  ebbe  allora  di  notai,  dapertutto  ricercati,  vuoi  al 
servigio  delle  Comunità  e  delle  Podesterie,  vuoi  nelle  corti  signorili  ed  epi- 
scopali. Quei  manuali  si  dividevano  in  due  classi:  teoretici,  ove  erano  rac- 
colti ed  esposti  i  precetti  dell'ars  dictaminis  ;  pratici,  ove  si  offrivano  in 
guisa  di  antologia  i  migliori  esempi  di  lettere  e  di  parlate  per  ogni  contin- 
genza della  vita  {summae  diclaminum).  E  se  una  siffatta  letteratura,  tutta 
latina  di  forma  e  d'intenti,  sembra  a  prima  vista  che  poco  o  nulla  dovesse 
contribuire  al  trionfo  del  parlar  materno,  ornai  si  può  invece  affermare,  come 
più  sopra  dicevo,  che  vi  contribuì  moltissimo.  Imperocché  se  il  latino  era  la 


C1)  Torino,  Chirio  e  Mina,  1825. 

(2)  Su  questo  argomento,  oltre  alle  memorie  del  Rockinger,  del  Wattembach  e  ili  altri, 
merita  di  esser  letto  il  bel  lavoro  del  prof.  P.  Novati  su  La  giovinezza  di  Coluccio  Salu- 
tati, Loescher,  1888,  segnatamente  ai  Capitoli  II  e  III. 


—  402  — 

lingua  officiale  dell'insegnamento,  nell'uso  peraltro  non  potevasi  evitare  il  vol- 
gare. Si  preparavano  dunque  le  dicerie  in  latino,  ma  si  pronunziavano  in 
italiano;  e  per  facilitare  la  intelligenza  delle  forinole  epistolari  a  chi,  più: 
sapendo  poco  di  latino,  voleva  per  più  eleganza  in  latino  scrivere  la  sua 
corrispondenza,  si  dovette  presto  ricorrere  a  dare  lo  stesso  testo  in  latino  e 
in  volgare,  o  almeno  a  dare  in  volgare  un  transunto  del  testo  latino,  sic- 
come poi  fu  espressamente  stabilito  per  gli  atti  giudiziari.  La  società  dei 
notai  bolognesi,  pubblicando  nel  1246  il  suo  statuto,  vi  inserì  una  sanzione 
la  più  esplicita  in  questo  senso,  e  troviamo  che  nel  passar  roani  e  di  abi- 
litazione al  notariato  in  Bologna  si  doveva  dar  prova  di  saper  scrivere  cor- 
rettamente così  in  latino  come  in  volgare  ;  e  a  tale  scopo  furono  eletti  quattro 
notai  «  a  consulibus  artis  tabellionatus,  coram  potestato  et  ejns  judicibus, 
u  qui  inquirerent  qualiter  scirent  scribere  et  qualiter  legere  Bcripturaa  quas 
«  fecerint  vulgariteb  et  literaliter,  et  qualiter  latinare  et  dictare  »  ('). 

«  Ciò  ricordato,  si  troverà  ben  naturale  quel  che  vediamo  l'atto  da  Guido 
Fava  con  la  sua  Gemma  e  con  i  suoi  Parlamenta.  Con  la  Gemma  egli  com- 
pendiò in  volgare  delle  forinole  che  aveva  più  ampiamente  svolte  in  latino; 
con  i  Parlamenta  ci  diede  altri  testi  ugualmente  o  quasi  ugualmente  svolti 
così  in  latino  siccome  in  volgare. 

«  Veggasi  per  esempio  la  letterina  amorosa  che  sta  sotto  il  u.  VI  della 
Gem 

«  Quando  eo  vego  la  vostra  splendiente  persona,  perlagrande   aleg 
«  me  par  ke  sia  in  paradiso,  sì  mi  prende  la  vostr' amore,  donna  gensore,  sovra 
«  omne  bella!  - 

«  Ecco  ora  il  testo  intero  latino  della  stessa  Lettera  quale  ci  è  porto 
da  un  ms.  vallicelliano  della  Summa  dìctaminis  dello  stesso  autore: 

«  Nobili  et  sapienti  domine  .P.  inorimi  elegancia  decorate  .15.  salutem 
«  et  quicquid  fidelit .  iruicii  potest.  sic  me  eepit  uestre  elaritatis  amor, 

«  uirgo  splendida  rosea  et  serena,  quod  diebus  ac  uoctibus  non  posami  aliti  1 
«  quam  de  uestra  pulcritudine  cogitare,  quam  timi  videre  ualeo,  in  tantum 
«  meus  animus  gloriatili-,  quasi  essem  inter  paradisi  gandia  constitutus.- cum 
«  autem  sitis  spes  mea,  que  milii  sola  potest  in  terris  conferre  mentis  Leti- 
te  ciam  et  salutem.  gratiam  suam  mihi  pereunti  vestra  curialitas  miseri- 
«  corditer  largialur:  sine  qua  mea  vita  mora  creditur». 

Ma  i  limiti  di  una  Xota  non  mi  permettono  ora  di  trattenermi  in  simili 
particolari,  sui  quali  spero  di  tornar  presto.  Qui  basti  di  avere  raccolto 
una  doppia  prova  del  nesso  che  corse  tra  la  scuola  dei  grammatici  bolognesi 
e  la  cultura  della  lingua  volgare  in  questa  stessa  ritta  già  fin  dai  tempi  di 
Federico  li,  e  possano  questi  primi  cenni   pei   ricercatori  essere  di  qualche 

(!)  Rockinger,  op.  cit.  p.  XXIV;  e  già  prima  l'aveva  notato  il  Sarti.  De  claris  Ar- 
iymn.  Bono//,  professor,  p.   L25,  uè  dime.  isso  il  Novati,   op.  cit.  p.  71. 


—  403  — 

stimolo  alla  piena  esplorazione  di  un  filone,  nel  qual  resta  ancora  da  far  quasi 
tutto.  Riserbandomi  di  dare  in  altra  nota  il  testo  della  Gemma  ristabilito 
sui  quattro  mss.  di  cui  ho  parlato,  qui  intanto,  grazie  alla  cortesia  del  prof. 
Gaudenzi,  comunico  un  saggio  dei  Parlamenta,  e  richiamo  in  ispecie  l'at- 
tenzione sopra  le  due  Invettive  tra  Carnevale  e  Quaresima,  amene  diva- 
gazioni, come  molti  sonetti  e  canzoni  d'amore,  di  quelle  medesime  scuole  dove 
maestri  bolognesi,  lombardi,  toscani,  romani  e  meridionali  insegnavano  a  met- 
tere in  volgare  i  loro  libri  di  testo,  quali  il  Libro  di  Calo,  il  Pan/ilo,  i 
Trattati  di  Alberlano,  i  Proverbi  di  Salomone  e  altre  opere  latine  del 
medio  evo  e  dell'antichità.  È  in  simili  divagazioni  che  la  prosa  italiana  co- 
minciò a  liberarsi  dalla  falsariga  latina  » . 

Cod.  Vat.  5107. 

e.  75  a 

/ 

Responsivum  parlamentum  ellecti  fratris. 

«  No  serave  dexevele  u  raxonevele  cosa  fare  prego  a  voi;  ka  noi  somo 
«  sci  una  cosa,  k'el  parave  che  fosse  a  mie  medesemo.  e  so  che  no  è  mistero 
«  che  voi  seti  apareclà  d'audire  quelle  cose  che  piacerà  a  vue  dire  eo,  avegne 
«  che  scia  indigno  et  immerito,  voglo  mie  assimblare  al  mercatante,  de  el 
«  quale  dice  la  Scriptum  c'andò  in  terra  luntanna,  et  trovando  una  bona  mar- 
«  garita,  vendeo  omne  cosa  e  sci  la  comperò,  questa  terra  luntana  sci  è 
«  terra  incoronata,  là  o  eo  son  stato  a  li  pie  de  la  phylosophya  et  audito  la 
«  soa  doctrina  e  nutrito  de  lacte  de  la  sua  dolceca;  e  no  cenca  spese  e  fa- 
«  tica  ò  atrovato  margarita  de  sciensia  preciosa,  la  quale  resplenderà  in  la 
«  nostra  terra,  in  oricio  plubico,  al  quale  voi  diti  so  alecto  in  presenti,  unde, 
«  a  co  che  la  cemuia  se  debia  provare,  e  mostrare  la  sua  clarità  per  experientia 
«  de  verità,  vero  cimi  mia  mercatandia  seguro  et  alegramente,  quando  la  nuova 
«  curte  intrare  devrà  a  dire  et  a  fare  quelle  cose  che  pertineranno  ad  acre- 
«  samento  de  gloria  et  honore  » . 


De  commutate  ad  militem  ellecLum  in  ■polestaiem,  parlamentum: 

«  Inperquello  che  in  voi  ène  grande  discretione  e  multo  savere,  vo  faro 
«  prego  che  sia  audito,  cha  voi  e  questi  savii  homini  vostri  parenti  et  amisi 
«  m'audiriti,  et  intendenti  quello  che  dirò  al  vostro  honore  e  de  coloro  ch'amono 
«  la  vostra  persona,  da  grande  amore  se  parte  et  è  da  tignire  forte  a  plaxere 
«  quando  le  cita  de  multe  persone  allege  lima  e  tolse  de  sci  e  mitte  se  in 
«  altroi  potestà,  scicomo  à  facto  Sena,  la  quale  in  presente  à  riama  voi 
«  in  soe  rectore  e  sciore,  sperando  per  li  vostri  meriti  recevere  accrexemento 
«  de  bona  ventura,  la  quale  electione  ve  representa  da  parte  del  dicto  coni- 


—  404  — 

«  mimo,  pregando  la  vostra  dinnatione  che  voi  la  nostra  potesteria  voglà  recevere 
«  scicomo  se  convene,  guardando  che  in  regemento  s' acatte  omne  honore,  là 
«  o  la  gentilisia  resplende,  la  bontà  apare  e  1  savere  s'acognose  manifeste- 
«  mente  ». 

e.  81  a 

De  Quadrar/esima  ad   Caniis  privium. 

«  Noi  Quaresema,  matre  d'onestà  e  de  discretione,  no  salutemo  te  Car- 
«  nelvare  (')  lopo  rapace,  che  do  se  digno.  ma  in  logo  de  salute  abie  pianto 
«  e  dolore,  tu  sai  bene  che  noi  conosemo  le  tue  opere,  e  le  tue  iniquità  sono 
«  a  noi  manifeste;  che  tu  se'  fello  e  latro,  ruffiano,  putanero,  glotto.  lopo 
«  ingordo,  leccatore,  biscaccero,  tavernero,  yogatore,  baratero,  adultero,  forni- 
«  catore,  homicida,  periuro,  fallace,  traditore,  inganatore,  menconero,  amico 
«  de  morte  e  pieno  de  multa  cucura.  unde  lo  mundo,  lo  quale  tu  ay  bruto 
«  per  pecati,  volendo  purgare  dignamente  per  vita  munda  et  immaculata, 
«  per  deyono  et  oratione  et  beneficio  de  carità,  comandamoti  destrectamente 
«  che  tra  qui  otmartidie  debie  inscire  de  tuta  christianita,  e  la  tua  habitatione 
«scia  in  logo  diserto,  overo  in  terra  d'esaratìone;  sapando,  che  se  tu  ti 
«  lasaria  trovare,  noi  cum  nostra  cavallaria  confonderemo  te  et  tuta  la 
«  tua  gente  ». 

C.  81  B 

Responsiva  contrarili. 

«  Noi  Carnelvare  rege  di  rre,  prencepo  de  la  tera,  no  diamo  salute  a 
«  tie,  Quaresima  topina,  ch'ei  piena  de  pianto  e  d'onne  miserie  ;  ma  tego  scia 
«  confusione  angustia  e  dolore:  ka  tu  è  inimica  del  mundo,  matre  de  avaricia, 
«  sore  de  lagreme,  fìgla  de  indito,  le  toe  nare  è  grise,  sci  e  cenere  sacchi 
«  e  dici  (-'),  le  toi  cibi  sono  legome  bistiale  ;  da  te  desende  ira,  divisione, 
«  mellenconia,  infirinità,  pallore;  onne  anno  ne  fai  asalto  scicomo  fulgore  e 
«tempesta;  et  in  la  tua  pigola  demoranya  se  fa  multi  mali  et  iniquità;  e 
«  tanto  e'  tediosa  e  fastidiosa,  che  tuti  te  porta  odia  e  desidrano  che  te  debia 
«  tornare,  ma  per  noi  e  la  nostra  gente  se  fa  belli  canti  e  tresche  ;  per  noi 
«  le  donzelle  se  racenca  e  fasse  grandi  solaci,  yoie  e  deporti,  unde  inperquello 
«  che  noi  avemo  a  fare  via  luntana,  a  co  che  la  tua  malicia  sia  conoscoda, 
«  donote  parola  che  tu  fin  a  sabbato  sancto  e  no  più  deibe  demorare,  se  tu 
«voi  fugere  la  morte  e  scampare  la  vita;  saipando  ke  Ho  die  preclaro  de  la 
«  pasca  noi  veremo  incoronati  cum  gilli  e  rose  e  flore,  e  faremmo  l'auxelli 
«  supra  le  ramelle  cantare  versi  de  fino  amore  » . 

(!)  Il  Cod.  carnelure. 
(2)  Sic. 


—  405  — 

e.  81  e 

De  filio  ad  patrem  prò  pecunia. 

«  Andato  sono  al  prato  de  la  phylosophya,  bello,  delectevele  e  glorioso. 
■  et  volsi  coglere  fiore  de  diversi  colori,  acò  ch'eo  facesse  una  corona  de  mera- 
«  veglosa  belleca,  la  quale  resplendesse  in  lo  meo  capo  et  in  la  nostra  terra, 
«  a  li  amisi  et  parenti  reddesse  odore  gratioso.  ma  lo  guardiano  del  cardino 
«  contradisse,  s'eo  no  li  facessi  doni  placeveli  et  honesti.  unde  inperquello 
«  che  nnon  ò  che  despendere  ;  si  la  vostra  liberalità  vole  che  vegna  a  co- 
«  tanto  honore,  voglatime  mandare  pecunia  in  presente,  sci  che  in  lo  cardino 
«  in  lo  quale  sono  intrato,  possa  stare  e  coglere  fructo  pretioso  « . 

e.  81  e 

De  amico  ad  amicum  communìs  audientìa. 
«  In  presentia  del  maestro  è  Ila  nostro  posto  (J)  scicomo  denanco  a  quelle 
«persone  che  sono  ornamento  de  savere  ;  dubitarave  fortomente  de  favellare. 
«  ma  la  vostra  curtisia  è  tanta,  che  cenca  prego  me  dariti  audientìa.  ca  voi, 
«  mesere  Petro  amico  spetiale,  lo  signore  Deo  ne  dia  la  sua  gratta  e  bona 
«  ventura,  longeca  de  vita  in  onne  allegrerà,  alla  vostra  voluntà.  mando  (2) 
«  eo  vego  la  vostra  persona,  la  nostra  floresse,  scicomo  sci  è  l'arbore  in  lo 
«  mese  d'aprile,  che  mostra  lo  bello  maio  e  la  fresca  verdura,  ad  odire  de 
«  la  cui  liberalità  seguramente  recurro,  per  adomandare  picola  cosa  e  grande. 
«  picola  no  dive  dire,  che  tute  le  cose  son  grande  fra  l'amisi,  per  la  grande 
«  voluntà  ch'egl'ano  da  fare  avixendevelemente  plaxeveli  servisii.  unde  eo  ve 
«prego,  ma  pregar  no  vo  sso,  enperquello  che  farave  iniuria  alla  preclara 
«  amistà  ;  ma  sola  mente  ve  faco  conto  che  ò  bexono  multo  del  vostro  palla- 
«  freno,  lo  quale  me  voglati  prestare  e  mandare  in  presenti,  saipando  ch'el 
«me  convene  andare  all'enperiale  corona  in  servisio  de  la  nostra  terra». 


Biografìa.  —  Il  Segretario  Ferri  presenta  alla  Presidenza  il  volume 
intitolato:  Diario  inedito  con  note  autobiografiche  del  Conte  di  Cavour 
pubblicato  per  cura  e  con  introduzione  di  Domenico  Berti,  accompagnando 
il  dono  del  Socio  Berti  col  seguente  cenno  bibliografico: 

«  Nessuno  studio  accurato  sulla  vita  e  sul  carattere  del  Conte  di  Ca- 
vour può  esserci  indifferente,  molto  meno  poi  quando  un  tale  studio  sia  fon- 
dato sopra  documenti  inediti  e  atti  a  rivelarci  le  più  intime  tendenze  del- 
l'animo, i  più  segreti  pensieri  dell'uomo.  Questo  è  appunto  il  caso  del  volume 
di  recente  pubblicato  da  Domenico  Berti.  Le  informazioni  che  in  questo  volume 

(*)  Sic,  corr.  nostra  persona? 
(2)  Sic,  corr.  quando  ? 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem.  52 


—  406  — 

attingiamo  sul  grande  uomo,  al  quale  il  nostro  paese  deve  in  così  gran 
parte  la  sua  ricostituzione,  non  sono  soltanto  nuove,  ma  ciò  che  più  importa, 
sono  scritte  da  lui  stesso,  sono  ricordi  intimi  e  spesso  confessioni  secrete, 
registrate,  non  certo  con  intendimento  di  lontana  pubblicità,  ma  per  desi- 
derio e  proposito  di  meglio  conoscere  se  stesso;  scopo  a  cui  talvolta  avrà 
potuto  contribuire  la  curiosità  e  l'amor  proprio,  ma  a  cui  più  spesso  ancora 
mira  un'aspirazione  seria  al  perfezionamento  intellettuale  e  morale.  La  let- 
tura di  questo  volume  non  può  lasciare  su  ciò  alcun  dubbio,  ed  è  vera  for- 
tuna che  questi  documenti  sieno  dai  possessori,  giunti  nelle  mani  d'un  edi- 
tore che  non  solo  per  competenza  singolare  e  relazioni  di  vita  pubblica  e 
privata,  era  quanto  altri  mai  in  grado  di  valutarne  l'importanza  e  trarne  gli 
insegnamenti  che  ne  derivano,  ma  per  senno  e  prudenza  non  poteva  cadere 
nel  difetto  lamentato  in  pubblicazioni  fatte  in  analoghe  circostanze  da  edi- 
tori poco  scrupolosi  per  l'onore  dei  morti  o  pei  riguardi  ai  vivi. 

«  Il  volume,  a  cui  questo  cenno  è  rivolto  si  divide  in  due  parti  :  la 
prima  di  LXX  pagine  contiene  una  larga  introduzione,  che  per  se  stessa  e 
per  i  pregi  di  pensiero  e  di  forma  che  la  distinguono,  è  un  lavoro  originale  ; 
la  seconda  di  pagine  350  è  tratta  tutta  quanta  da  scritti  intimi  del  Conte 
di  Cavour.  L'introduzione  che  su  di  essa  si  aggira  prima  di  tutto  ci  rende  conto 
dell'origine  e  della  distribuzione  di  questi  scritti,  ci  dà  notizie  precise  intorno 
alla  loro  provenienza,  allo  stato  in  cui  si  trovano,  al  tempo  e  alle  circostanze 
in  cui  nacquero,  all'ordine  loro  cronologico.  Essi  si  dividono  in  tre  parti  e 
cioè:  1°  una  miscellanea  giovanile  che  va  dal  1828  al  1832;  2°  il  Diario 
che  comprende  gli  anni  dal  1832  al  1837;  3"  le  note  autobiografiche  che 
comprendono  gli  anni  1842-1843.  Come  si  vede,  abbiamo  per  un  periodo  di 
dieci  anni  nel  Conte  di  Cavour  medesimo  il  narratore  di  tutto  ciò  che  ha 
creduto  degno  di  nota  nella  sua  esistenza.  I  suoi  ricordi  sono  generalmente 
scritti  nei  giorni  stessi  dei  fatti  e  delle  cose  a.  cui  si  riferiscono.  Essi  ci 
permettono  di  tener  dietro  ai  suoi  primi  studi,  di  conoscere  quelli  che  hanno 
formato  la  sua  mente  e  la  parte  più  cospicua  della  sua  coltura,  di  scorgere 
nella  maturità  del  suo  sviluppo  intellettuale  quelli  che  più  l'hanno  attratto 
e  gli  hanno  procurato  maggiore  autorità  e  maggior  fama;  e  l'interessamento 
che  proviamo  dalla  lettura  di  queste  note,  e  dalla  esposizione  viva  e  sentita 
che  ne  fa  il  suo  editore,  cresce,  per  così  dire,  in  ragione  diretta  della  distanza 
che  separa  il  periodo  di  tempo  a  cui  si  riferiscono  da  quello  nel  quale,  dive- 
nuto primo  Ministro  di  Vittorio  Emanuele,  dispiega  le  virtù  d'ingegno  e  di 
carattere,  il  sapere  economico  e  la  sapienza  politica  che  fecero  di  lui  il  più 
eminente  uomo  di  Stato  del  tempo  suo.  La  formazione  nell'ordine  biologico 
umano  è  per  lo  meno  così  attraente  pel  filosofo,  come  quella  degli  organismi 
pel  fisiologo,  tanto  più  poi  cresce  questa  attrazione  quanto  maggiore  è  l'orga- 
nismo morale  del  quale  ci  è  dato  di  rintracciare,  se  così  posso  esprimermi,  i 
primi  germi  e  le  fasi  evolutive. 


—  407  — 

«  Leggendo  l'accurato  lavoro  del  Berti  rileviamo  con  lui  nel  Conte  di 
Cavour,  non  già  una  tendenza  esclusiva  negli  studi,  ma  una  predilezione  per 
quelli  che  si  domandano  positivi.  La  matematica  e  l'economia  politica  hanno 
lasciato  una  traccia  profonda  sia  negli  scritti  speciali  di  Ini,  sia  ne'suoi  ricordi, 
senza  che  per  altro  la  loro  relazione  coi  fini  pratici  della  vita  sociale  abbia 
impedito  la  sua  mente  di  riconoscere  l'importanza  degli  studi  storici  e  mo- 
rali,   e   la  connessione    loro    col  progresso  civile.  Questo   ingegno  così  forte 
come  equilibrato,  non  disprezza  alcuna   delle  parti  costitutive  della  umana 
coltura,  benché  concentri  la  sua  attività  in  quelle  indagini  che  conducono  più 
direttamente  a  conoscerne  il  valore  sul  terreno  dei  fatti  e  dell'esperienza.  E 
per  fermo  una  delle  doti  più  spiccate   che  meglio  appariscono  dal  Diario,  è 
lo  spirito  di  osservazione.  I   suoi  viaggi,  il  suo  soggiorno  in  alcune  grandi 
città  dell'Europa,  le  sue  visite  agli  opifici,    ai  circoli  letterari    e  scientifici, 
ai  parlamenti,  i  ricordi  registrati  delle  conversazioni  avute  coi  dotti,  ne  por- 
tano in  forma  varia  l'impronta  ;  non  è  per  altro  osservazione  passiva  la  sua, 
attiva  bensì,  mista  di  critica,  feconda  di  nuove   vedute,  impulso  a  sviluppo 
originale.  Neil' esaminare  le  forme  di  governi,  l'indole  delle  istituzioni  e  dei 
popoli,  nel  raccogliere  dati  statistici  relativi  alle  industrie  e  alle  classi  lavo- 
ratrici, i  suoi  studi  hanno  per  oggetto  non  solo  problemi  politici,  ma  anche  la 
questione  sociale  della  quale  egli  scorge  fin  dalla  sua  giovinezza  l'importanza 
e  la  cui  soluzione  egli  domanda  dal  canto  suo  a  un  profondo  esame   delle 
leggi  economiche,  lontano  del  pari  da  un  egoismo  imprevidente  e  da  utopie 
malsane.  Né  solo  queste   alte   materie  più   direttamente   attinenti   alla   sua 
missione  di  uomo  di  Stato,  lo  occupano   in   Parigi,  in   Londra,  in  Ginevra, 
ma  le  lettere,  le  scienze  morali  e  giuridiche,    in  generale  tutto    ciò  che  fa 
parte  dell'umana  coltura,  attira  l'attenzione  di  questo   spirito   indagatore  di 
tutto  ciò  che  si  riferisce  all'ordinamento  della  vita   civile.  Neppure  la  filo- 
sofia   è    stata    estranea    alle    sue    riflessioni,   e   il   Berti   ha  fatto  a  questo 
riguardo  interessanti  avvertenze  sulla  sua  inclinazione  per  le  dottrine  spiri- 
tualistiche, ai  maestri  delle  quali  per  altro  egli  non  risparmiava  qualche  pun- 
tura provocata  da  forinole  troppo  indeterminate  o  insufficienti  pel  suo  spirito 
positivo;  carattere  che  nondimeno  si  conciliava  con  l'idealità  e  l'elevatezza. 
Imperocché  la  libertà  che  egli  tanto  contribuì   a  dare   all'Italia   e  che  già 
era  l'oggetto  del  suo  patriottismo  quando  metteva  in  iscritto  le  sue  impres- 
sioni sulla  Rivoluzione  piemontese  del  1821  e  più  tardi  quando  registrava  il 
suo  giudizio  intorno  a  quella  dell'Italia  centrale  del  1831,  passava  ben  tosto 
in  lui  dal  sentimento  al  concetto  e  allargandosi  da  un  concetto  all'altro  in 
guisa  da  abbracciare  e  armoneggiare  tutte  le  sfere  della  vita  civile,  costituiva 
l'unità  di  quei  principi  liberali  che  informarono  le  fasi  e  gli  aspetti  diversi 
della  sua  camera  economica  e  politica.  Il  Berti  ha  notato  particolarmente  i 
ricordi  da  cui  risulta  il  profondo  disgusto  che  in  tempi    ancora  lontani  dal 
suo  ingresso  nella  vita  politica,    egli    sentiva  per  gli  abusi  commessi  dalla 


—  408  — 

Curia  Komana  in  nome  della  religione,  e  il  severo  giudizio  che  recava  sul 
governo  teocratico.  Egli  voleva  fin  d'allora  un  sacerdozio  conforme  alla  sua 
missione  spirituale  e  la  forinola  Libera  Chiesa  in  libero  Stato,  si  può  con- 
siderare come  l'espressione  matura  di  un  liberalismo  assai  anteriore  che  nella 
sua  elasticità  doveva  trovare,  a  suo  tempo,  anche  questa  nuova  applicazione. 
Ma  l'aspetto  di  questa  vita  così  breve  e  feconda  che  più  interessa  al  filosofo 
e  che  ha  suggerito  al  nostro  socio  le  più  acute  e  istruttive  avvertenze,  è  forse 
il  più  intimo  e  cioè  l'aspetto  psicologico  e  morale  descritto  in  ricordi  del  Conte 
di  Cavour  che  si  potrebbero  chiamare  le  sue  Confessioni. 

«  La  passione  non  è  stata  estranea  a  questa  vigorosa  tempra  di  uomo. 
In  un  libro  anteriore  al  presente  il  Berti  ci  ha  fatto  conoscere  i  suoi  amori 
giovanili,  e  il  Diario  pubblicato  in  questo  volume  ci  apprende  che  il  giuoco  lo 
dilettò  al  punto  da  diventare  un'inclinazione  prepotente  e  viziosa;  ma  egli 
sa  prendere  una  risoluzione  energica  e  vincere  se  stesso.  Altre  tendenze  più 
materiali  sono  da  lui  combattute  quando  si  accorge  che  stanno  per  diventare 
abitudini,  e  cominciano  a  turbare  sensibilmente  la  vita  dello  spirito.  Il  sen- 
timento dell'armonia  necessaria  alla  sanità  morale  e  intellettuale,  si  fa  in  lui 
ognor  più  vivo  dall'esame  abituale  che  egli  applica  a  se  stesso,  dalla  coscienza 
che  egli  si  procaccia  delle  sue  facoltà  e  dei  fini  loro,  dal  giudizio  severo  che 
egli  reca  sui  propri  atti,  dall'amore  sincero  e  dominante  della  verità,  salda 
radice  di  moralità  e  di  umano  perfezionamento.  Le  sue  confidenze  non  ci 
permettono  di  dubitare  che  egli  fosse  fin  dalla  sua  giovinezza,  consapevole 
della  superiorità  del  suo  ingegno,  e  che  egli  aspirasse  fin  da'suoi  venti  anni 
alla  grandezza  e  alla  gloria  congiunte  coll'avvenire  del  Piemonte  e  al  risor- 
gimento d'Italia,  benché  questo  sentimento  non  pigliasse  poi  forma  precisa  e 
stabile  che  col  tempo  e  cogli  avvenimenti.  Ma  pochi  forse  furono  da  princi- 
pio così  contrariati  dalle  circostanze  e  dagli  uomini.  Educato  sotto  un  go- 
verno assoluto,  in  una  famiglia  nutrita  di  pregiudizi  aristocratici,  quando 
tutto  intorno  a  lui  congiura  a  spegnere  i  sentimenti  liberali,  egli  ne  prova 
l'impulso,  ne  trova  la  radice  nella  dignità  e  nella  responsabilità  umana,  vi 
unisce  un'ambizione  giustificata  da  una  natura  alla  cui  virtù  è  campo  troppo 
ristretto  l'attività  privata,  sia  pure  utile  al  pubblico  con  occupazioni  di 
second'ordine.  Questa  nobile  passione  che  da  una  parte  lo  stimola  a  sforzi 
felici  per  migliorare  se  stesso,  onde  prepararsi  alla  vita  politica,  gli  suscita 
una  lotta  assai  più  difficile  con  la  fortuna.  Imperocché  contrariato  ora  dalla 
volontà  e  dal  modo  di  vedere  dei  membri  più  influenti  della  sua  famiglia, 
ora  ingannato  nelle  sue  previsioni  circa  le  mutazioni  sperate  nello  stato 
politico  dell'Italia  e  dell'Europa,  perde  momentaneamente  la  fede  in  se  stesso 
e  negli  uomini,  dispera  per  un  istante  dell'avvenire,  e  cade  in  un  pessimi- 
smo che  gli  strappa  un  gemito  doloroso.  La  sua  tristezza  giunge  al  punto  di 
fargli  esprimere  il  desiderio  di  finire  una  vita  resa  inutile,  da  quanto  gli 
sembra,  per  la  mancanza  de'suoi  intenti;  ma  tosto  la  coscienza  morale   che 


—  409  — 

condanna  il  suicidio  e  il  nativo  vigore  dell'animo  rintuzzano  la  tendenza 
malsana  e  lo  rimettono  nel  suo  vero  stato.  11  sentimento  della  responsabilità, 
unito  a  quello  di  una  indipendenza  e  di  una  superiorità  senza  superbia,  ma 
senza  debolezza,  è  forse  il  tratto  morale  che  più  spicca  in  questa  grande 
figura  che  il  Diario  ci  rivela.  Assai  giustamente  il  Berti  v'insiste,  come  vi 
hanno  insistito  generalmente  gli  scrittori  che  si  sono  occupati  di  questa  pubbli- 
cazione. La  lettera  scritta  da  Ventimiglia  all'età  di  18  anni  in  difesa  delle 
sue  opinioni  politiche  contro  le  censure  della  famiglia  che  le  avversa  in  modo 
ingiurioso  alla  sua  persona,  è  l'eloquente  espressione  di  questi  sentimenti.  Essa 
è  la  professione  di  fede  di  un  animo  che  si  sente  ferito  nella  sua  parte  più 
vitale,  che  geloso  dell'onore,  quanto  gli  uomini  della  sua  antica  schiatta,  e 
consapevole  della  libertà  individuale  e  del  valore  del  cittadino  secondo  il 
diritto  moderno,  significa  e  mantiene  con  ardimento  e  fermezza  le  proprie 
convinzioni.  Presago  del  trionfo  della  democrazia  e  persuaso  della  necessità  di 
conciliarlo  coli' avvenire  della  Monarchia  è  più  presto  disposto  a  rinunciare 
alla  vita  che  alla  sua  fede  politica. 

«  Non  seguiremo  l'Autore  dell'introduzione  al  Diario  nei  confronti  de- 
lineati a  larghi  tratti  fra  il  Conte  di  Cavour  e  gli  altri  eminenti  uomini  di 
Stato  che  prima  di  lui  o  contemporaneamente,  concorsero  alla  rigenerazione 
politica  dell'Italia,  e  neppure  rileveremo  le  osservazioni  che  le  Note  del 
Conte  gli  suggeriscono  circa  le  influenze  esercitate  su  lo  sviluppo  delle  sue 
facoltà  e  l'indirizzo  delle  sue  idee  dai  dotti,  dagli  uomini  di  Stato  e  dagli 
amici  che  furono  in  relazione  diretta  con  lui  o  coi  quali  mantenne  com- 
mercio epistolare.  Ci  basti  l'avere  espresso  un'  impressione  ricevuta  dalla 
lettura  di  uno  studio,  che  non  potrà  essere  trascurato  da  chi  voglia  occuparsi 
della  vita  e  dei  tempi  del  grande  statista  italiano  ». 


Storia  della  Geografìa.  —  Nuovi  documenti  relativi  alla  sco- 
perta dell'  America.  Nota  del  Socio  G.  Govi. 

«  Mentre  a  festeggiare  il  IV0  Centenario  della  scoperta  del  Nuovo  Mondo 
si  va  da  ogni  parte  febbrilmente  rovistando  nelle  biblioteche  e  negli  archivi 
per  discoprirvi  qualche  documento  che  valga  a  diradare  la  nebbia  onde  tut- 
tavia si  velano  i  primi  tempi  della  vita  di  Cristoforo  Colombo,  le  vicende  e 
le  notizie  che  apparecchiarono  la  grande  scoperta,  i  particolari  di  codesta  sco- 
perta, i  tentativi  contemporanei  per  toglierne  a  lui  la  gloria,  la  fine  sconso- 
lata del  grande  navigatore,  spero  che  l'Accademia  vorrà  accogliere  per  le  sue 
pubblicazioni  due  brani  di  lettere,  del  1493  e  del  1494,  nei  quali  appunto 
si  discorre  degli  scoprimenti  fatti  dal  Colombo,  e  che  con  squisita  cortesia, 
il  sig.  Davari,  conservatore  dell'Archivio  Gonzaga  di  Mantova,  mi  aiutò  a 
trovare  e  a  trascrivere. 


—  410  — 

«  Si  tratta  di  due  lettere  dirette,  l'uria  al  Marchese,  l'altra  alla  Mar- 
chesana di  Mantova.  Il  Marchese  era  allora  quel  Francesco  II  Gongaza,  che 
poi,  del  1495,  divenne  famoso  pel  valore  mostrato  nel  combattimento  di  Fornovo, 
o  del  Taro,  e  che  allora  figurava,  colla  moglie  Isabella  d'Este,  fra  i  più  rag- 
guardevoli e  splendidi  signori  delle  terre  italiane. 

v.  La  prima  lettera,  scritta  di  Firenze,  è  di  maestro  Luca  Fancelli  ('),  che 
fu  scultore,  architetto  e  idraulico  di  merito  singolare,  e  visse  in  Mantova 
al  servigio  del  Gonzaga  dal  1450  al  1493.  Ecco  le  parole  del  Fancelli  (2): 

ILI.0  p.  eL  ex.0  duo  duo  Fra/icischo  Marchiani  Montile  etc. 
Duo  meo  singularissimo  eie. 
«  Ill.mo  eL  Rx.mo  Sìgnìor  mio  elc.a  -   V.a  S."  può  auere  inteso  chome 
qui  e  teiere  che  auendo   mandato   eL  re  di  Spagnja  atquni  legnj  olire  al 
mar  di  spagnja  die  in  tempo  di  16  giornate  schoperxono  cierte  ixole  in  fra 
le  altre  verxo   lorienle  una  ixola  grandisima   la  quale  avena  grandisimi 
fiumi  e  feribile  montagnie  e  molto  fertiliximo  paexe  e  abitato  da  begli 
homenj  e  donne  ma  uanno  tuli  ingniudi  da  cieto  che  alquni  anno  ima  foglia 
fato  di  ehotone  denansi  almenbro  genitale  e  che  el  paexe  e  abondantisimo 
doro  e  sono  perxone  a, irsi  del  loro  avere  e  che  eie  ehopia  di  palme  e 
de  pin  di  6  spezie  e  alberi  altiximj  a  maraviglia   e  che  sono  più  ixole' 
de  le  quali  na  nominate  5   e   una   quii. ri  grande  chome  Italia  e  che  que 
fiumi  menano  oro  e  die  ano  rame  asai   ma  non  ferro   e  molle  altre  ma- 
raviglie e  che  non  si  uede   nel  polo  articko  ne  lantarticho 

....  Data  in  Firenze  a  lopera  de  Seta  Uperata  22  aprile  1  L'J'J. 

V.°  /idei  seruidor  Lucha  ingieniere 

«  Che  questa  lettera  sia  proprio  del  1493  non  può  rimaner  dubbio,  poiché 
quantunque  a  Firenze  si  cominciasse  l'anno  ah  incarnationej  cioè  il  25  di  marzo, 
il  22  d'aprile  non  avrebbe  potuto  portar  la  data  del  149:}  se  non  fosse  proprio 
stato  di  quell'anno,  secondo  lo  stile  comune  a  nativitate. 

«  Ora  Colombo,  giunto  a  Palos,  il  venerdì  15  di  marzo,  arrivò  verso  la 
metà  d'aprile  in  Siviglia,  dov'erano  Ferdinando  e  Isabella.  La  lettera  del 
Fancelli  ci  fa  quindi  conoscere  che  le  novelle  della  scoperta  erano  giunte  rapi- 
dissimamente a  Firenze,  dove  egli  allora  si  trovava  e  dove  nel  1491  s'  era 
«  ogupato  en  fare  un  modelo  per  La  furiala  di  Santa  Maria  Liperala 
[Reparata]  ». 

«  Così  vien  confermato  quel  passo  del  Diario  di  Tribaldo  de  Rossi  che 
1'  Uzielli  riferì  nell'  avvertimento  premesso  alla  ristampa  del  poemetto  di 
Giuliano  Dati  intitolato  :  Lellera  delle  Isole  che  ha  Lrovato  nuovamente  il 

C1)  Intorno  a  Luca  Fancelli,  veggasi  nell'Archivio  Storico  Lombardo,  Anno  III, 
Milano  1876,  pag.  610-038,  uno  studio  di  Willelmo  Braghirolli,  intitolato  :  Luca  Fancelli 
Scultore,  Architetto  e  Idraulico  del  secolo  XV. 

(2)  Archivio  Gonzaga  di  Mantova.  Iìubr.  E  XXVIII,  3  —  Firenze. 


—  411  —      . 

Re  di   Spagna  (l)  e  dove  il  de  Bossi  nota:   «  Richordo,   coinè  di  marzo   a 

«  dì 1493  ci  vene  una  lettera  alla  singnoria  chome  e  re  di  Spangnia ; 

«  cierti  giovani  iti  chon  charovele  a  cierchare  di  paesi  nuovi  ecc.  ». 

«  Non  s'intende  troppo  facilmente  come  il  Fancelli  faccia  scoprire  le 
prime  isole  incontrate  dal  Colombo  «  in  tempo  di  16  giornate  »  a  meno  che 
questo  numero  non  sia  stato  da  lui  mal  letto  nella  scrittura  di  dove  l'avea 
tratto,  e  dove  probabilmente  era  un  36,  avendo  infatti  Colombo  impiegato  36 
giorni  (dal  6  di  settembre  al  12  di  ottobre)  per  andare  dall'Isola  di  Cromerà 
a  Guanahani,  prima  Isola  da  lui  scoperta. 

«  Le  altre  notizie  scritte  dal  Fancelli  s'accordano  benissimo  con  quelle 
date  dal  Colombo,  nella  sua  lettera  a  Luis  de  Santangel,  o  in  quella  a  Gabriel 
Sanchez,  che  ridotta  in  poveri  versi  da  Giuliano  Dati  fu  poi  pubblicata  in 
Firenze  il  26  di  ottobre  dello  stesso  anno  1493. 

t  Le  5  isole  che  il  Fancelli  dice  nominate  dal  Colombo,  furono  quelle 
di  San  Salvador,  di  S.  Maria  de  Concepcion,  di  Ferrandina,  d'  Ysabella 
e  di  Juana,  che  non  si  sa  bene  adesso  quali  siano  veramente  fra  le  molte 
che  compongono  il  gruppo  delle  Bahama  o  delle  Lucaye. 

«  Non  apparisce  poi  dalle  lettere  del  Colombo  aver  egli  detto  (come  scrive 
invece  il  Fancelli)  che  da  quelle  terre  nuovamente  scoperte  «  non  si  vede 
«  né  il  polo  artico,  né  l'antartico  »  né  avrebbe  potuto  dirlo  non  essendovi  luogo 
della  terra  dove  questo  avvenga,  e  le  isole  Lucaye  o  Bahama  situate  fra  il 
15°  e  il  30°  grado  di  latitudine  boreale,  avendo  tutte  sull'orizzonte  il  polo 
artico,  e  mai  non  vedendo  l'antartico. 

a  La  seconda  lettera  (2),  posteriore  d'un  anno  e  più  alla  prima,  e  perciò 
forse  meno  importante,  è  nondimeno  abbastanza  curiosa  perchè  ci  dà  notizie 
che  non  si  leggono  nelle  lettere  del  Colombo,  e  che  mostrano  come  allora 
corressero  altre  relazioni  sulle  cose  del  Mondo  Nuovo  oltre  a  quelle  dovute 
allo  scopritore. 

«  Essa  è  scritta  di  Ferrara  l'il  di  giugno  1494  da  un  Moreleto  Ponzone 
di  Cremona  e  diretta  a  Isabella  Marchesana  di  Mantova.  Eccone  il  brano 
relativo  alle  nuove  terre  scoperte. 

A  la  mia  Ill.ma  Madonna  Marchisana 
de  Mantua  In  Mantua. 

«  A  lo  fato  de  Spagna  nouamenle,  uno  chiamato  colimbo,  si  atrouato 
una  certa  Isola  per  lo  Me  de  Spagna  in  la  quale  gè  sono  Uomini  de  sta- 
tura uaria  ma  sono  beretlnazl  et  ano  lo  naso  corno  simla,  et  lo  primo  de 


(!)  Scelta  di  curiosità  inedite  o  rare   dal  secolo  XIII  al  XVII.  Bologna,  Romagnoli, 
Dispensa  CXXXVI  (1873)  ...  pag.  XVII  e  seg. 

(2)  Archivio  Gonzaga  di  Mantova.  Rubr.  E.  XXXI,  3  —  Ferrara. 


—  412  — 

loro  sia  ataehato  in  lo  naso  uno  peso  de  oro  che  gie  copri,  la  bocha  e 
largo  4  dita  et  le  donne  anno  la  faza  larga  corno  una  rutella,  e  futi  nano 
nudi,  homini  e  donne,  e  ne  ha  menato  a  lo  Re  de  Spagna  12  e  l  donne, 
e  sono  tanto  debili  de  natura,  se  ne  infirmo  2  in  Siuillia  per  modo  che 
li  medici  non  intendalo  sua  infirmila  e  non  gè  trouano  polso  e  sono  morti, 
li  altri  sono  uestidi  e  corno  uedeno  uno  ben  uestito  gè  mettano  li  man  per 
adosso  e  se  baseno  le  mane,  che  gè  piace,  poi/  li  ano  amaijstrati,  et  ano 
co  gnosci  mento,  e  sono  cemolezij  (sic  ?)  e  nìsuno  non  intende  de  suo  lenguazo 
pur  manzeno  a  la  tagola  e  manzeno  de  ogni  cosa  e  non  gè  dano  vino,  in 
la  loro  parte  manzeno  radice  derbj,  et  vna  certa  cosa  che  pare  corno  pe- 
però grossa  corno  vna  nose  che  da  grande  sustanzia  e  cosi  uiueno,  et  soto 
li  lor  sassi  leuandoli  se  gè  troua  tanto  horo  assaij  che  bello  non  rnancha 
se  non  a  purgarlo,  per  altre  darò  auiso  quelo  seguirà. 

Data  in  Ferava  a  dj  ij  sugno  1494 

Moreleto  ponsone  de  Cremona  Ser.n 

«  In  questa  lettera,  scritta  mentre  il  Colombo  era  già  tornato  al  Nuovo 
Mondo,  si  vede  apparire  il  nome  di  Columbo,  taciuto  in  quella  del  Fancelli, 
ma  in  iscambio  di  5  isole  principali,  e  di  qualche  altra  minore  da  lui  tro- 
vata, il  Ponzone  parla  soltanto  di  una  certa  [sola,  e  d'uomini  di  color  Bere- 
t iiiazzo  (grigiastro)  col  naso  da  scimmia,  ornato  con  un  pezzo  d'oro  che  copre 
loro  la  bocca,  dando  poi  su  sedici  Indiani  portati  dal  Colombo  in  Ispagna 
alcuni  particolari  che  non  si  riscontrano  altrove. 

u  II  Ponzone  parlando  di  codesti  Indiani  condotti  nella  Spagna,  in  un 
punto  della  sua  lettera  li  chiama  cemolezij,  epiteto  che  non  si  sa  troppo  che  cosa 
voglia  significare,  quando  non  sia  una  storpiatura  di  tinnì  hit;  >,  dissimulati,  che 
potrebbe  accordarsi  col  resto  della  frase,  la  quale  allora  suonerebbe  così:  poi 
li  hanno  ammaestrati,  e  hanno  conoscimento,  e  sono  dissimulati,  e  nessuno 
I,t tende  il  loro  linguaggio,  se  pure  il  ceraolezij  non  corrisponde  alla  parola 
dialettale  smoledeg,  che  in  Mantovano,  in  Ferrarese  e  in  altri  dialetti  Lom- 
bardi significa  lubrico,  iiìolliccio,  e  qui  varrebbe:  molli,  senza  vigore,  come 
appunto  il  Ponzone  avea  detto  poco  prima  essere  quegl'  Indiani  tanto  debili 
de  natura. 

«  Tutte  due  le  lettere  poi  parlano  dell'oro  che  si  trova  abbondantemente 
nelle  nuove  Isole,  perchè  il  Colombo,  a  ottenere  aiuti  e  privilegi,  ne  andava 
promettendo  moltissimo  al  Ke  Cattolico,  e  forse  da  codesta  promessa  arri- 
schiata e  mal  compiuta  derivarono  poi  tutti  i  suoi  guai,  perchè  l'avarissimo 
e  cupido  Ferdinando,  non  seppe  mai  perdonargli  d'aver  pensato  più  tosto  a 
chieder  titoli  e  privilegi,  e  a  convertire  e  battezzare  Indiani,  per  compiacere 
Isabella,  anziché  a  cercar  metalli  preziosi  e  perle  e  legno  Aloe  e  altre  cose 
rare  per  arricchire  il  tesoro  del  Re  ». 


—  413  — 

Histoire  réligieuse.  —  Sur  quetques  inscriptions  de  vases  sa- 

crès  offerts  par  Saint  Didier,  évéque  de  Cahors.  Nota  del   Socio 
E.  Le  Blant. 

«  L'auteur  anonyine  qui  éerivit  la  vie  de  Didier,  évéque  de  Cahors  au 
septième  siècle,  nous  apprend  que  ce  saint  personnage  dota  son  église  de 
vases  sacrés  et  d'objets  dir  plus  grand  prix  dont  il  donne  la  curieuse  nomen- 
clature :  «  Tarn  vero,  dit-il,  in  altaris  ecclesia  ministeria  dici  non  potest  quantum 
«  se  fuderit,  quantaque  fecerit,  qnam  numerosa,  quam  pulchra,  quamque  nitentia 
«  qua3  hodie  constare  melius  puto  intuentium  oculos  judicare  quam  nostro  ser- 
«  mone  exponere.  Quantus  sit  in  calicibus  decor,  in  distinctione  gemmarum  nec 
«  ipsos  intuentium  obtutus  facile  dijudicare  reor;  fulgetris  quidem  gemmis  au- 
«  roque  calices,  prominent  turres,  micant  corona;  candelabra  resplendent,  nitet 
«  pomorum  rotunditas,  fulget  recentarii  cselique  varietas,  nec  desunt  patena 
«  sacris  propositionis  panibus  preparata  ;  adsunt  et  statarli  cereorum  corpo- 
«  ribus  aptati.  His  omnibus  Crux  alma  ac  pretiosissima  varia  simul  et 
«  candida  arcubus  appensa,  sanctisque  superjecta  fulgetris.  Hac  sunt  opera 
«  Desiderii,  hac  monilia  illius  sponsa,  hoc  studium  Pontificis  nostri,  hoc 
«emolumentum  Pastoris  egregii;  in  his  sedulum  studium  impendit,  '  quod 
«  duna  praeparavit  Domino  quidem  honorem,  sanctis  autem  venerationem,  et 
«  sibi  providit  mercedem  perennem  «   (l). 

«  Plus  loin,  dans  l'épilogue  de  son  écrit,  l'auteur,  célébrant  de  nouveau 
la  munificence  du  saint  évéque,  constate  qu'il  avait  fait  graver,  sur  les  vases 
offerts  par  sa  main,  de  courtes  inscriptions  :  «  In  quibiisdam  autem  versi- 
«  culis  sic  scripsit:  DESIDERII  VITA  CHRISTVS.  In  qnibusdam  autem  sic 
«  scripsit:  DESIDERII  TV  PIVS  CHRISTE  SVSCIPE  MVNVS.  In  aliis  autem 
«  ita:  ACCIPE  CHRISTE  MVNERA  DE  TVIS  TIBI  BONIS  OBLATA.  In 
«aliis  quoque  ita:  SVSCIPE  SANCTE  DEVS  QVOD  FERT  DESIDERIVS 
«  MVNVS  VT  MAIORA  FERAT  VIRIBVS  ADDE  SVIS.  In  aliis:  HAEC  EST 
«  SAPIENTIA  SAPIENTIVM  PROFVNDI  SENSVS.  In  aliis  vero  abbreviatimi 
«  illud  dictum  :  SAPIENS  VERBIS  INNOTESCIT  PAVCIS  »  (2). 

«  C'esfc  entre  les  années  629  et  652  ou  653  que  saint  Didier  occupa  le 
siége  épiscopal  de  Cahors  ;  ses  inscriptions  ont  donc  une  date  certame  qui  en 
augmente  le  prix,  car  elles  mettent  sous  nos  yeux  des  types  des  légendes 
dédicatoires  que  l'on  composait  à  cette  epoque. 

«  La  première  rappelle  le  Verset  de  l'Epitre  aux  Philippiens  :  Mihi  vivere 

(')  Vita  S.  Desiderii  Caturccnsis  episcopi  et  confessoris,  e.  IX.  (Labbe,  Nova  biblio- 

theca  manuscriptorum  librorum,  t.  I,  p.  705). 
(2)  Ibid.  p.  715,  Epilogus. 

Rendiconti.  1888,  Vol  IV,  2°  Sem.  53 


—  414  — 

Christus  est  (')  et  les  textes  nombreux   où    les    Chrétiens    proclauient  avec 
l'Apótre  que  le  Christ  est  la  vie  (2). 

«  Les  deux  légendes  qui  suivent  :  DESIDERII  TV  PIVS  CHRISTE  SVSCIPE 
MVNVS,  ACCIPE  CHRISTE  MVNERA  DE  TVIS  TIBI  BONIS  OBLATA,  re- 
produisent  des  formules  liturgiques,  ainsi  qu'on  le  voit  par  cette  oraison  du 
vieux  Sacraraentaire  de  saint  Gélase  :  «  Suscipe  mimerà,  qusesumus,  Domine, 
»  qua?  tibi  de  tua  largitate  deferimus  »  (3).  Ces  inscriptions,  comme  la  prière, 
procèdent  des  paroles  prouoncées  par  David  en  présentant  à  Dieu  ses  offran- 
des  et  celles  des  chefs  d'Israel:  «  Cuncta  quse  in  coalo  sunt  et  in  terra,  tua 
«  sunt ....  Tua  sunt  omnia,  et  quse  de  maini  tua  accepimus  dedimus  tibi  »  (  '). 
Aux  temps  antiques,  au  moyen-àge,  les  chrétiens  ont  souvent  reproduit  cette 
pensée  qui  proclame  le  Seigneur  comme  le  créateur,  le  maitre,  le  dispensa- 
tela de  tous  les  biens  d'ici-bas,  le  souverain  auquel  nos  dons  ne  peuvent 
que  reporter  humblement  le  fruit  de  ses  bienfaits.  Si  le  prétre  Leporius,  dit 
saint  Augustin  à  ses  ouailles,  a  pu  élever  une  basilique,  e' est  a  l'aide  des 
ressources  que  Dieu  lui  a  fournies  par  leurs  mains  (5).  Donner  au  Christ. 
dit-on  ailleurs,  c'est  lui  rapporter  son  propre  bien  (').  A  chaque  page,  Ics 
recueils  de  l'épigraphie  chrétienne  enregistrent  des  dédicaces  grecques  ou  la- 
tines  rappelant  ainsi  que  l'objet  otfert  au  Seigneur  est  l'ini  des  présente 
mémes  de  sa  bonté  :  DE  DONIS  EX  DONIS  DEI  (:)  DEDIT.  OFFRIT, 
FECIT.  y  lisons-nous  en  méme  temps  que  les  mots  TA  CA  GK  TWN  CwN 


(')  I,  21. 

(2)  S.  Iren.  1.  I.  e  IX,  §3;  s.  Damas.  Carmen  VI:  S.  Gregor.  Nyss.  Ornt.  X,  Contra 
Eunomium,  e.  2;  Phoebadius,  De  Filli  divinitate,  <■.  60.  On  connaìl  les  groupes  un  I,  -  mots 
4>50C  zgjh  sont  disposés  cornine  il  suit,  en  forme  de  crois,  pour  réunir  deux  épithètes  du 
Christ  : 

<t> 

Z  &)  H 

c 

(Card.  Pitra,  Spicilegium  Solesmeme,  t.  Ili,  p.  XV  et  448;  Renan,  Mission  de  Phénicie, 
p.  216;  Mémoires  de  la  Société  des  Antiquaires  de  VOuest,  2e  serie,  t.  IV,  p.  357). 

(3)  Muratori,  Liturgia  romana,  t.  I,  p.  689. 

(4)  Paralipom.  I,  v.  11,  14  et  16. 
p)  Sermo  CCCLVI,  §  10. 

(G)  et  tribvit  christo  q_vod  fvit  ante  svvm  {Inscriptions  chrétiennes  de 
la  Gaule,  n°  585). 

(7)  Peut-étre  y  a-1-il  lieti  de  lire,  d'après  ces  formules,  dans  le  texte  qui    m'occupe, 

DE    TVIS    DONIS    au   licil   de    DE    TVIS    BONIS. 


—  416  — 

nPOC<ì>GPOMGN  (0  empruntés,  comme  les  précédents,  au  formulaire  de  la 
liturgie  (2), 

«  Je  ne  connais  point  de  texte  à  rapprocher  du  distique: 

SVSCIPE  SANCTE  DEVS  QVOD  FECIT  DESIDERIVS  MVNVS 
VT  MAIORA  FERAT  VIRIBVS  ADDE  SVIS. 
Je  n'y  relèverai  que  deux  points  relatifs  à  la  quantité  du  nom  de  Deside- 
rius.  En  ce  qui  touche  les  deux  premières  syllabes,  il  y  a  fante  evidente; 
elles  sont  longues,  et  il  les  faudrait  brèves  pour  que,  sous  une  réserve  que 
j'indiquerai  plus  loin,  le  vers  fùt  acceptable.  Des  erreurs  de  cette  nature 
qui  se  trouvent  chez  les  poètes  des  bas  temps,  Prudence,  Fortunat  et  d'autres 
encore,  permettent  de  passer  sur  cette  irrégularité.  Elle  peut  d' ailleurs  s'ex- 
pliquer  d'une  autre  manière,  si  l'on  veut  admettre  que,  selon  une  coutume 
d'alors,  l'évéque,  se  dégageanfc  du  souci  de  la  quantité,  s'est  borné  à  copier 
un  distique  où  se  trouvait  un  nom  satisfaisant  aux  lois  de  la  métrique  et 
qu'il  a  remplacé  par  le  sien.  Ainsi  ont  fait  ceux  qui  voulant  introduire  dans 
d'autres  inscriptions  ce  vers  de  l'épitaphe  de  sainte  Paule: 

HOSPITIVM   PAVLAE  EST  CAELESTIA  REGNA  TENENTIS  (3), 
l'ont  travesti  des  deux  facons  suivantes: 

HOSPITIVM  BEATISSIMI  HONORI  ABBATIS  CAELESTIA  REGNA 

TENENTIS  (4) 
HOSPITIVM  ROMVLI  LEVITAE  EST  CAELESTIA  REGNA  TENENTIS  (5). 

«  Si  l'auteur  de  notre  inscription  a  voulu  tenir  pour  brèves  les  deux 
premières  syllabes  de  Desiderius,  un  autre  point  doit  étre  relevé.  Selon  les 
règles  des  temps  classiques,  la  désinence  du  noni  qu'il  faudrait  brève  devient 
en  effet  longue  devant  le  mot  munus.  En  admettant  qu'en  cet  endroit  le 
saint  évéque  ait  pris  souci  de  la  prosodie,  le  fait  peut    s'expliquer   par   la 

(!)  Mabillon,  Museum  italicum,  p.  213;  Marini,  dans  Mai,  Scriptorum  veterum  nova 
collectio,  t.  V,  p.  80,  n°  2;  Fontanini,  Disco  votivo,  p.  17  et  suivantes  ;  De  Rossi,  Roma 
sotterranea  cristiana,  t.  I,  p.  300.  La  mème  formule,  directeraent  inspirée  par  le  texte  des 
Paralipomènes,  se  trouve  dans  une  antique  inscription  juive  en  langue  grecque  {Corpus 
inscriptionum  grwcarum,  n°  9894). 

(2)  lol,  Kvqis  6  &sò;  tjuwv,  rà  cu  ex  rw  a  dai'  TnQosOiixausy  (Renaudot,  Liturg.  orient. 
t.  I,  p.  156). 

(3)  Hieron.  Epist.  LXXXVI,  ad  Eustochium. 

(4)  Hubner,  Inscriptiones  Hispanice  Christiana;,  n°  49. 

(5)  Bolland.  9  febr.  t.  II,  p.  333.  J'ai  cité  ailleurs  d'autres  vers  défìgure's  ainsi  par 
Tignorance  de  ceux  qui  voulaient  les  copier  (Inscriptions  chrétiennes  de  la  Gaule,  t.  II, 
p.  18  etc).  Certaines  inscriptions  grecques  présentent  des  erreurs  de  mème  sorte  (Desrous- 
seaux,  Mélanges  de  VEcole  francaise  de  Rome,  1886,  p.  588).  Dans  son  important  recueil 
intitulé  :  Les  rouleaux  des  morts,  p.  63  et  89,  Mr.  Delisle  donne  une  pièce  où  se  trouve 
le  vers: 

Regula  quod  dat  habens  vocitamen  domnus  et  abbas, 
vers  reproduit  ailleurs  dans  cette  forme: 

Regula  quod  dat  habens  vocitamen  domnus  Basilius  et  abba. 


—  416  — 

suppression  que,  pour  l'oreille,  les  anciens  faisaient  parfois  de  Vs  final.  C'est 
ainsi  que  nous  lisous  sur  des  marbres  ces  vera  qu'auraient  répudiés  les 
niaìtres  : 

STALLIVS  GAIVS    HAS  SEDES  HAVRANVS  TVETVR  {l) 
VT   SINT   QVI   CINERES  NOSTROS  BENE  FLORIBVS  SERTIS 

SAEPE  ORNENT  (*) 
CETIBVS  SANCTORVM  MERITO  SOCIATVS  RESVRGAM  (3) 
«  L'énumération  des  objets  que  le  saint  évèque  de  Cahors  offrit  à  ses 
églises  appellerait  un  examen  special;  je  me  bornerai  à  signaler,  pour  l'in- 
térét  qu'elles  présentent  au  point  de  vue  de  l'antiquité  figurée,  les  tours  qui 
figurent  dans  la  liste.  Ces  tabernacles,  faits  d'ordinaire  de  métaux  précieux, 
et  dont  il  paraìt  ne  plus  exister  de  types,  étaient  destinés  à  contenir  les 
saintes  espèces  (4),  attendu,  nous  dit  un  texte  du  sixième  sièele,  que  la  tombe 
du  Seigneur  avait  été  taillée  en  forme  de  tour  dans  le  rocher  :  -  Corpus  vero 
«  Domini  ideo  defertur  in  turribus,  quia  monumentum  Domini  in  similitu- 
«  dinem  turris  fuit  scissum  in  petra  »  (5).  Quoi  quii  en  soit  de  l'exactitude 
de  cette  assertion  non  relevée  par  les  archéologues,  elle  fait  comprendre  pour- 
quoi  les  sculpteurs  de  trois  monuments  plus  anciens,  des  Barcophages  d'Arles, 
de  Milan  et  de  Kome,  ont  donne  au  saint  sépulcre  la  forme  d'une  petite 
édicule  ronde  »   (6). 


Archeologia  —  Di    un  nuovo  frammento  dei  Fasti  trionfali, 
scoperto  nell'alveo  del  Tevere.  Nota  del  Corrispondente  F.  Barnabei. 

«  Fu  ripescato  dalla  draga  nell'alveo  del  Tevere  presso  la  Marmorata 
un  blocco  di  marmo,  alto  in.  0.20,  largo  m.  0,27.  e  dello  spessore  di  m.  0,35, 
rotto  superiormente  ed  a  sinistra,  e  smussato  dalla  parte  destra.  Inferiormente 
conserva  il  taglio  antico,  ma  corroso  nel  margine.  Contiene  un  cospicuo  avanzo 
dei  Fasti  trionfali,  che  giunge  a  tempo  per  occupare  il  suo  posto  nella  nuova 
edizione  del  voi.  I  del  C.  I.  L.,  la   cui  pubblicazione   è   in  corso  di  stampa. 

«  Il  pezzo  recuperato  appartiene  agli  anni  576-579  dell'era  varroniana;  e  si 

(*)  Fabretti.  Inserì ptiones,  e.  I,  n°  130. 

(2)  Jahn,  Specimen  epigraphicum,  p.  107. 

(3)  Hubner,  Inscriptiones  Hispanioe  Christiana,  n°  158. 

(4)  Thiers,  Dissertation  sur  les  principaux  auteìs  des  églises,  p.  196  et  suivantes; 
Yiollet  Leduc,  Dictionnaire  du  mobilier,  t.  I,  p.  244. 

(5)  Dom  Martòne,  Thesaurus  novus  anecdotorum.  t.  V,  col.  95;  Expositio  brevis 
antiqua  liturgia  gallicana. 

(6)  Etude  sur  les  sarcophages  d'Arles,  pianelle  XXX  ;  Bugati,  Memorie  di  S.  Celso, 
tav.  I;  Bottari,  Roma  sotterranea,  tav.  XXX.  Le  Saint  Sépulcre  figure  dans  une  mosaique 
de  S.  Apollinare  nuovo  de  Ravenne  a  de  mènie  une  forme  arrondie  (Garrucci,  Storia  del- 
l'arte  cristiana,  tav.  251,  n°  6). 


—  417  — 
interpone  fra  il  frammento  trovato  nel  1872  (cfr.  Eph.  Epigr.  I,  p.  158),  relativo 
agli  anni  559-563,  ed  il  frammento  XIX  dell'antica  edizione  (cfr.  C.  I.  L.  I, 
p.  459). 

«  Vi  si  legge  : 


ìiEIS  •  HISPANEISQ^III  ■  NON  •  1} 

(k  ■  N  •  ALBlNVS  •  PRO  •  AN  ■  BLXX) 

NIA  •  HISPANIA  •  Q^  PR  •  NON  ■  FE\ 

iN  •  PVLCHER  •  COS  •  ANN  ■  BLXXl 

^IGVRIBVS   •  Y  •  INTERA 

I  •  N  •  GRACCHVS.II-  ' 
,^D  I  N  I  A  •  TERIVl> 
I-N-CVRVVS-PP/ 


«  Ne  ho  confrontata  la  lezione  sull'originale  coll'amico  dott.  Hiilsen. 
Nel  primo  verso  è  manifesta  la  parte  inferiore  di  un  N,  con  cui  comincia 
il  frammento.  Seguono  in  modo  abbastanza  chiaro  gl'indizi  di  GRA.  Dopo 
la  lacuna,  nel  verso  medesimo,  appariscono  i  segni  di  ADLx.  Nel  verso  se- 
condo appare  innanzi  tutto  il  residuo  di  un  E;  e  dopo  una  serie  di  lettere 
chiarissime,  si  termina  con  un  F ,  rotto  a  destra.  Nel  verso  settimo  le  ultime 
quattro  lettere  frammentate  sono  ABL.X.  Nell'ottavo  è  visibile  in  principio 
la  finale  di  un  R ,  ed  in  fine  la  parte  superiore  di  un  I.  L'ultimo  verso  co- 
mincia con  un'asta  di  M ,  e  termina  con  un  R. 

«  Ci  mancano  adunque  i  nomi  delle  persone  ricordate  in  questa  parte 
dei  Fasti  trionfali,  e  le  indicazioni  precise  degli  anni  ai  quali  questi  trionfi 
vanno  riferiti.  Con  tutto  ciò  il  nuovo  marmo  presenta  elementi  tali,  da  render 
facile  la  reintegrazione  di  quanto  fu  perduto.  Si  può  in  fatti  restituirne  il 
testo  nel  modo  che  segue: 


3  febb. 


a.  576 
4  febb. 


a.  577 
24  febb. 


a.  570 
23  febb. 


ti.   se mp r o n ius.  p.  f.  t i./:^—G-l<rA-\c chus  /AB-B-X^  v 


procos.   de.  ^/^eixEIS-HISPANEISQ^III-NON-]feèr 
l.  postumius.  a.  f.  rÀ^N  •  ALBlNVS  •  PRO  •  AN  •  BLXXY 

cos.  ex.  lusita\N\A  ■  HISPANIA  •  QjPR-NON  ■  FEÌ//r 
e.  claudius.  ap.  f.  jo.In  •  PVLCHE  R  -COS-ANN-BLXX/-/ 

de.histreis.  é?*\L  IGVRIBVS  •  ¥  ■  INTERK       ( 
ti.   sempronius.  p.  f.  j)l  •  N-  GRACCHVS-^-A-24^-U^Y 

procos.  ex.  s a  p  I  N  I  A  •  T  E  R pCVn aliò 
m.  titinius...  f.  j/l-N  •  CVRVVS-PP/Qgos.  an.  dlxxviii 

ex.    hispania.  citeriore 

«  Bastano  poche  note  per  dichiarare  la  ragione  dei  supplementi. 


—  418  — 

«  Il  primo  trionfo  è  quello  di  Tiberio  Gracco  sopra  i  Celtiberi  ed  i  loro 
alleati  nella  Spagna,  celebrato  Vanno  576  di  Roma.  Il  secondo  è  quello  di 
L.  Postumio  Albino  sopra  i  Lusitani,  celebrato  l'anno  medesimo.  Sapevamo 
da  Livio,  che  questi  due  trionfi  si  celebrarono  in  due  giorni  consecutivi: 
Triumphi  delude  ex  Eispania  duo  continui  acti  ;  prior  Semproiiius  Grac- 
chila de  Celtìberis  sociisque  eoruMj  postero  die  L.  Postumius  de  Lusitanis 
aliisque  eiusdem  regionis  Hispanis  trìumphavit  (XLI,  7).  Ora  il  nostro  marmo 
ci  fa  anche  sapere,  che  le  celebrazioni  avvennero  nei  giorni  3  e  4  di  febbraio. 
Tiberio  Gracco  e  L.  Postumio,  furono  nominati  pretori  l'anno  574.  Il  primo 
di  essi  fu  destinato  nella  Spagna  citeriore ,  il  secondo  nella  ulteriore 
(Liv.  XL,  35).  Ambedue  vi  ebbero  prorogato  il  comando  nell'anno  succes- 
sivo 575  (ib.  44);  e  perla  buona  fortuna  con  cui  guidarono  le  armi  romane, 
meritarono  il  trionfo  nell'anno  576  (ib.  47,  48,  50). 

«  Il  terzo  trionfo  è  quello  di  C.  Claudio  Pillerò,  che  tenne  i  fasci 
l'anno  577  della  città,  unitamente  a  Tiberio  Gracco.  Fu  celebrato  nel  pre- 
detto anno  577,  leggendosi  in  Livio:  C.  Claudius  eonsul  ad  urbem  venit; 
cui  cum  in  senatu  de  rebm  in  Histria  Liguribusque  prospere  gestis  disse- 
ruisset,  postulanti  triumphus  est  deeretus.  trìumphavit  in  magistraiu  de 
duabus  simul  gentibus  (XLI,  13).  Nessuna  difficoltà  quindi  pel  supplemento 
de  Histreis.  Ci  è  dimostrato  dal  documento  nuovo,  che  il  trioni;»  si  celebrò  il 
24  di  febbraio  [k{alendis)  interk{alaribus)~\. 

«  Il  quarto  fu  il  secondo  famoso  trionfo  di  Tiberio  Gracco  sopra  la  Sai- 
degna,  ricordato  dalla  iscrizione  che  nell'anno  580  di  Koma  pose  Tiberio  stesso 
nel  tempio  della  Madre  Matuta,  e  che  secondo  ci  è  raccontato  da  Livio  diceva: 
Ti.  Semproni  Gracchi  consulis  imperio  auspicioque  legio  exercitusque  po- 
litili Romani  Sardiniam  subegit.  in  ea  provincia  hostium  coesa  aut  capta 
supra  octoginta  millia.  re  pubUca  felicissime  gesta,  atque  liberatis  sociis, 
vectigalibus  restitutis.  exercitum  so  Ir"  ni  atque  incolumem,  plcnissimum 
lancila  domum  reportavit ;  iterum  triumphans  in  urbem  Romam  rediil. 
cuius  rei  ergo  hanc  tabulam  donum  lori  drilli  (XLI,  28). 

-  Ma  se  conosciamo  per  mezzo  di  Livio  l'anno  in  cui  questa  tavola  fu 
posta,  non  sappiamo  ugualmente  l'anno  in  cui  il  trionfo  fu  celebrato  ;  la  qual 
cosa  occorre  indagare  per  decidere  del  supplemento  nella  parte  mutila  del 
nostro  marmo;  perocché  mentre  quivi  si  è  conservata  la  nota  del  giorno  in 
cui  il  trionfo  avvenne,  la  nota  dell'anno,  come  nelle  altre  linee,  è  mancante. 

«  Può  nondimeno  stabilirsi  a  priori,  che  questo  trionfo  non  sia  stato  cele- 
brato nell'anno  stesso  580,  in  cui  l'iscrizione  intomo  alle  gesta  di  Tiberio  Gracco 
fu  collocata  nel  tempio.  Vi  si  oppone  il  fatto  che  il  frammento  XIX  dell'an- 
tica numerazione,  e  che  segue  immediatamente  a  quello  ora  recuperato,  co- 
mincia con  un  trionfo  celebrato  nel  579,  con  quello  cioè  di  M.  Emilio  Lepido 
sui  Liguri  e  sui  Galli.  Dobbiamo  dunque  vedere  a  quale  degli  anni  577, 
578,  e  579   questo   secondo   trionfo   di   Tiberio  Gracco   debbasi   rimandare. 


—  410  — 

Va  escluso  l'anno  577,  cioè  quello  in  cui  Tiberio  fu  console,  dicendoci  Livio 
che  in  questo  anno  fu  egli  a  capo  dell'esercito  contro  i  ribelli  nella  Sardegna. 
Va  escluso  anche  il  susseguente  anno  578,  essendo  noto  per  Livio  stesso,  che 
il  senato  nell'anno  predetto,  avuta  notizia  della  buona  sorte  delle  armi  romane 
nell'isola  comandate  da  Tiberio,  ordinò  che  questi  rimanesse  nella  provincia 
come  proconsole.  Senatus  in  aede  Apollinis  legatorum  verbis  auditis  suppli- 
cationem  in  biduum  decrevit,  et  quadraginta  maioribus  ìwstiis  consules  sa- 
crifica?^ iussit  Ti.  Sempronium  proconsulem  exercitumque  eo  aiuto  in  'pro- 
vincia manere  (XLI,  17).  È  dimostrato  adunque  di  per  se  che  il  trionfo 
si  celebrò  nel  579,  ed  il  24  di  febbraio  (terminalibus),  come  è  detto  dal 
nostro  marmo. 

«  Per  l'ultimo  verso  il  cognome  Curvus  rimanda  al  M.  Titinius  ri- 
cordato da  Livio,  nel  tempo  medesimo  a  cui  si  riferiscono  i  trionfi  sopra 
indicati.  Sappiamo  che  M.  Titinius  Curvus  fu  eletto  pretore  per  l'anno  576: 
praetor  um  inde  tribus  creatis  comitia  tempestas  diremit.  postero  die  relìqui 
tres  facti,  ante  diem  quartum  idus  Marl.ias,  M.  Titinius  Curvus,  Ti. 
Claudius  Nero,  T.  Fonieius  Capito  (Liv.  XL,  59).  Sappiamo  inoltre,  che  nel- 
l'anno medesimo  rimase  in  Eoma  per  l'arruolamento  dei  soldati:  si  mul  dee  re- 
turn ut  Ti.  Claudius  praetor  militibus  legionis  quartae  et  socium  latini 
nominis  quinque  miliibus  equitum  ducentis  quinquaginta  Pisas  ut  conveni- 
rerd  ediceret  eamque  provinciali,  dum  consul  inde  abesset,  tularetur,  M.  Ti- 
tinius praetor  legionem  primam,  parem  numerum  sociorum  peditum  equi- 
tumque  Ariminum  convenire  iuberet.  Nero  paludatus  Pisas  in  provinciam 
est  profectus;  Titinius  C.  Cassio  tribuno  militimi  Ariminum,  qui  preesset 
legioni,  misso  dilectum  Romae  habuit  (XLI,  5).  Sappiamo  poi,  che  Titinio  ac- 
colse in  senato  Tiberio  Gracco  e  L.  Postumio,  reduci  dalla  Spagna,  i  quali  dopo 
aver  riferito  sulle  loro  gesta,  chiesero  il  trionfo,  celebrato  quindi  come  sopra  si 
è  detto:  Per  eos  dies  Ti.  Sempronius  Gracchus  et  L.  Posturnius  Albinus 
ex  Hispania  Romam  cum  revertissent,  senatus  iis  a  M.  Ti  lì.  nio  praetor  e  datus 
in  aede  Bellonae  ad  disserendas  res  quas  gessissent  (Liv.  XLI,  6).  E  poiché 
il  trionfo  fu  celebrato  nei  giorni  3  e  4  febbraio,  si  può  concludere  che  la 
relazione  in  senato  fosse  stata  fatta  nel  gennaio  precedente,  e  però  che  pel 
solo  primo  mese  del  576  si  possa  aver  notizia  certa  della  dimora  del  pretore  M. 
Titinio  Curvo  in  Roma.  Dopo  questo  tempo  e  nell'anno  stesso  egli  fu  mandato 
nella  Spagna  citeriore,  mentre  l'altro  pretore  con  lui  eletto,  T.  Fonteio 
Capitone,  ebbe  in  sorte  la  Spagna  ulteriore:  cum  31.  TU  litio  primum, 
qui  praetor  Q.  Manlio  et  M.  Jtinio  constdibus  (cioè  nel  576)  in  citeriore 
Hispania  fuerat  (Liv.  XLIII,  2). 

«  È  inutile  che  io  mi  fermi  a  dimostrare  la  inesattezza  di  coloro,  che  di 
questo  M.  Titinio  Curvo  fecero  un  personaggio  diverso  dal  M.  Titinio  memorato 
da  Livio  nel  passo  ora  riferito,  e  nelle  vicende  degli  anni  577,  ">7S  (cfr. 
Smith,  Dici,  of  myth.  and  biogr.  ad.  v.). 


—  420  — 

«  Nell'anno  577  egli  ed  il  sno  collega  continuarono  nel  comando  della 
provincia,  come  proconsoli:  et  legionem  unam  cum  equitibus  treceniis  et 
quinque  mìlia  peditum  sociorum  et  ducentos  quìnquagiata  mittere  equites  in 
Hispaniam  coasules  ad  M.  Titiniwm  iussi  (Liv.  XLT,  9).  E  colà  rimasero  anche 
nel  successivo  anno  578,  Ca.  Cornelio  et  Q.  Petillio  consiilibas.  Avrebbero 
dovuto  recarvisi  i  nuovi  pretori  eletti,  M.  Cornei  ias  Scipio  e  P.  Licinius  Cras- 
sus  ;  ma  questi  non  vi  andarono,  pei  motivi  che  Livio  espone  ;  ed  allora  ordinò 
il  senato  che  vi  restassero  M.  Titinius  e  T.  Fonteius  proeonsules,  rum  eodem 
imperii  iure  (XLI,  15). 

«  L'anno  appresso  579,  M.  Titinio  fu  surrogato  da  uno  dei  pretori 
nuovamente  eletti,  cioè  da  Ap.  Glaudius  Centho  (Liv.  XLT,  2(i,  28). 
E  benché  da  un  lato  tutto  porterebbe  a  credere,  essere  mancata  a  lui 
la  occasione  di  procurarsi  un  pubblico  onore  al  suo  ritorno  dalla  provincia 
in  questo  anno  579,  dicendoci  Livio  che  Celtiberi,  qui  pacati  manserant 
M.  Titinio  praetore  obtinente  provincia,  rebellarunt  sub  adventum  Ap.  Claudi 
(XLI  26)  ;  pure  non  è  da  escludere  che  nei  primi  tempi  del  suo  impero  nella 
Spagna  avesse  avuto  a  vincere  dei  pericoli,  dicendoci  pure  Livio  che  fu  oidi- 
nato  ai  consoli  di  mandare  soldati  nella  Spagna  a  .M.  Titinio;  e  ciò  nel- 
l'anno 577,  come  si  è  riferito  (XLI,  9).  Vuol  dire  che  M.  Titinio  al  ritorno 
in  Roma  nel  579,  avrà  avuto  modo  ili  far  valere  i  suoi  meriti  presso  il  senato, 
ed  ottenerne  un'  onoranza  come  quella  che  a  vari  reduci  da  quel  comando 
medesimo  era  stata  accordata,  onoranza  che  dovè  esser  celebrata  subito,  e  prima 
che  i  lamenti  dei  provinciali  contro  il  mal  governo  del  proconsole,  avessero 
reso  meritevole  costui  di  pubbliche  accuse  (Liv.  XLIII.  •'!). 

«  Il  nuovo  frammento  è  stato  destinato  dal  Ministero  alle  raccolte  ca- 
pitoline ». 


Paletnologia.  —  Nota  III  ad  una  pagina  di  'preistoria  sarda 
di  Domenico  Lovisato,  presentata  dal  Socio  Pigorini. 

«  Nel  mio  primo  lavoro  di  paletnologia  sarda  (*)  asseriva  che  l'azza 
proveniente  da  Campumannu,  campagna  presso  Dorgali,  era  di  una  roccia,  che 
non  avea  rinvenuto  ancora  in  Sardegna. 

«  L'esame  microscopico  delle  due  sezioni  sottili,  preparate,  una  seguendo 
la  schistosità  della  roccia,  e  l'altra  perpendicolarmente  a  quella,  mi  confer- 
marono nella  supposizione,  mostrandomi  come  quell'azza  era  di  fibrolite,  me- 
scolata con  clorite  e  con    grani  di  sfeno:    questi  grani  arrotondati,  apparte- 


(*)  Una  pagina  di  preistoria  sarda.  E.  Accademia  dei  Lincei,  serie  la.  Memorie 
della  Classe  di  scienze  fisiche  matematiche  e  naturali,  voi.  III.  Seduta  del  21  febbraio  1886, 
a  pag.  23. 


—  421  — 

nenti  ad  un  minerale  molto  antico,  sono  certamente  rotolati  dentro  la  sostanza 
fibrolitica,  che  forma  la  massa  principale,  minerale  più  recente  quindi  dei 
grani,  ma  pure  di  antica  formazione,  e  derivante  dalla  decomposizione  di  mi- 
nerali che  noi  oggi  non  conosciamo. 

«  Effettivamente  fra  le  roccie,  di  cui  va  così  ricca  la  Sardegna,  non 
mi  avvenne  ancora  di  rinvenire  questa  roccia  antica,  né  saprei  affermare 
quindi,  se  essa  sia  indigena  od  esotica. 

«  A  questa  accetta  col  taglio  rovinato,  di  colore  oscuro,  piuttosto  scabra, 
dal  peso  specifico  =2,88  alla  temperatura  di  15°  C,  così  basso  forse  per  la 
quantità  di  clorite  mescolata,  dalla  durezza  da  6  a  6,5  e  che  porta  il  n.  31 
nella  mia  collezione  speciale,  faccio  seguire  alcuni  cenni  sopra  altre  34  azze, 
più  o  meno  piccole,  e  delle  quali  32  di  mia  proprietà.  Premetto  un  cenno 
descrittivo  sulle  due  non  mie,  per  passare  poi  a  quelle. 

«  a)  Azzina  verde  oscura  con  chiazze  d'un  verde  più  chiaro,  che  por- 
terebbe a  pensare  tosto  ad  un  serpentino,  se  non  si  opponessero  la  sua  du- 
rezza ed  il  suo  peso  specifico  di  molto  superiore  per  la  sostanza  di  questa 
accettina,  appartenente  al  signor  Alberto  Cara  e  rinvenuta  in  un  suo  podere 
a  Quarto  non  lungi  da  Cagliari.  È  levigatissima,  rotta  un  tantino  nel  taglio 
e  con  lievi  intaccature  nella  parte  superiore,  che  a  primo  aspetto  fan  vedere 
non  trattarsi  di  cloromelanite,  o  minerale  affine,  come  la  giadeite.  La  durezza 
non  supera  il  6°  grado  della  scala,  ma  in  qualche  luogo  è  intaccata  da  una 
punta  d'acciaio:  ha  il  p.  s.  =3,05  alla  temperatura  di  23,75°,  essendo  il 
suo  peso  assoluto  di  grammi  7.05  colle  dimensioni  relative  di  mm.  27,3, 
27,5  e  5,5,  lunghezza  e  larghezza  essendo  quasi  eguali.  Molto  probabilmente 
trattasi  di  una  nefrite,  ma  senza  lo  studio  microscopico,  pel  quale  si  dovrebbe 
rovinare  la  preziosa  reliquia,  non  si  può  accertarlo,  tanto  più  che  manca  di 
qualunque  trasparenza  anche  alla  parte  più  sottile  del  taglio,  il  quale  del 
resto  è  troppo  ingrossato  per  un' azzina  così  piccola:  in  ogni  modo  si  può 
ritenere  con  certezza  trattarsi  di  un  minerale  nefritoide,  escludendo  sempre 
la  giadeite  e  tanto  più  la  cloromelanite. 

«  b)  Grossa  azza  verde  con  macchie  rosso  brune,  appartenente  al 
signor  Barrage  È  di  color  verde  oliva  carico  con  macchie  e  strisele  a  pic- 
cole zone  di  verde  più  chiaro  e  chiazze  e  punti  rosso-bruni,  dovuti  ai  gra- 
nati, mentre  nella  frattura  fresca  è  verdiccio  chiaro,  come  si  può  osservare 
al  taglio:  è  liscia  nella  parte  inferiore,  scabrosa  per  l'immanicatura  nella 
parte  superiore  con  cavernosità  specialmente  al  luogo  dei  granati,  in  gran 
parte  decomposti.  Manifesta  una  marcata  tendenza  a  dividersi  in  fibre  a  splen- 
dore sericeo,  formanti  un  vero  tessuto  minerale,  nel  quale  qua  e  là  compa- 
risce anche  qualche  granello  di  pirite.  La  sostanza  generale  fonde  in  massa 
oscura,  attirabile  dalla  calamita,  ma  quasi  nulla  è  intaccata  dagli  acidi:  dà 
col  borace  perla  d'un  bel  verde  a  caldo  e  verde  bottiglia  a  freddo.  La  so- 
stanza delle  macchie    rosse,  più    ancora  del  magma    generale,  è  fusibile   in 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV.  2°  Sem.  54 


—  422  — 

massa  attuabile  dalla  calamita  ed  alquanto  si  decompone  con  gli  acidi  :  la 
soluzione  cloridrica  diviene  azzurra  e  la  nitrica  verde  intenso  col  ferro  cia- 
nuro di  potassio,  ed  assai  più  marcatamente  che  non  avvengano  le  stesse 
reazioni  sulla  sostanza  generale,  che  perciò  contiene  meno  ferro  del  granato, 
nel  quale  forse  dobbiamo  vedere  un  almandino  molto  decomposto. 

y.  Colle  dimensioni  relative  di  mm.  (ri.  46  e  15  ha  la  durezza  di  poco 
superiore  al  5°  ed  il  peso  specifico,  determinato  alla  temperatura  di  15,2°  C, 
è  di  2,97:  è  una  tremolile,  per  la  quale  anche  il  Websky  dà  il  peso  spe- 
cifico, che  va  da  2,93  a  3,00;  il  forte  peso  specifico  della  nostra  azzina  si 
deve  forse  attribuire  alla  presenza  abbondante  dei  granati. 

«  Passando  alle  32  di  mia  proprietà,  ne  possiamo  annoverare  17  di 
roccia  amftbolica,  che  predomina  in  Sardegna  negli  utensili  preistorici: 
queste  dal  p.  s.  =2,83  vanno  all'altro  di  3,11,  calcolato  per  la  maggior 
parte  alla  temperatura  di  21°  C.  e  cioè: 

«  32.  Grande  azza  dioritica,  scanalata  lateralmente  col  p.  s.  =2,83 
(Dorgali). 

«  33.  Azza  dioritica,  nella  quale  l'amiìbolo  ed  il  feldespato  triclino  net- 
tamente si  veggono,  e  col  p.  s.        2,83  (Dorgali). 

«  34.  Scalpellino  di  diorite^  somigliante  all'apparenza  esterna  ad  un 
serpentino  ranocchiaia  col  p.  s.  =  2,91  (Dorgali). 

«  35.  Azza  più  piccola  dello  scalpellino  precedente,  ma  eguale  in  com- 
posizione chimica,  col  p.  s.  =2,92  (Dorgali). 

«  36.  Azza  di  diorite  schistosa  col  p.  s.  =2,93  (Oliena). 

«  37.  Azzina-scalpello  col  p.  s.  =2,94  (Dorgali). 

«  38.  Azzina  più  larga  che  lunga,  rovinata  nel  taglio,  di  diorite  a  grana 
minutissima  col  p.  s.  =2,94  (Dorgali). 

«  39.  Scalpello  dioritico,  quasi  delle  stesse  dimensioni  del  n.  34,  a  quello 
somigliante  all'apparenza  esterna,  ma  col  p.  s.  =2,97  (Oliena). 

«  40.  Azza  schiacciata  levigatissima,  quasi  nera,  col  p.  s.  =2,98  (Yid- 
da'  eccia). 

«  41.  Azzina  forata  nella  parte  superiore  col  p.  s.  =3,01  (Oliena). 

«  42.  Azzina  conservatissima,  quasi  nera,  col  p.  s.  =  3,01  (Dorgali). 

«  43.  Azza  oscura  colle  costole  piane  e  col  p.  s.  =3,03  (Dorgali). 

«  44.  Azza,  che  fra  le  sarde  si  può  dire  delle  più  grandi,  raggiungendo 
le  dimensioni  relative  di  mm.  91,  48  e  20  :  è  di  diorite  schistosa  ed  ha  il  p.  s. 
=  3,07  e  deriva  da  Oliena. 

«  45.  Azzina  con  due  fori  nella  parte  superiore  ed  in  linea  retta  nel 
senso  della  larghezza  col  p.  s.  =3,07  alla  temperatura  media  di  10,9"  C, 
avuta  da  Francesco  Antonio  Spezziga,  abitante  a  Nuragassu  in  Sa  C'mlrn 
presso  Perfugas. 

«  46.  Azza  di  diorite  oscura  a  grana  minutissima  col  p.  s.  =  3,09  (Dorgali). 

«  47.  Azza  oscura  con  numerosi  granati  di  roccia  pure  amftbolica,  ma  che 


—  423  — 

non  m'avvenne  ancora  di  trovare  in  Sardegna  col  p.  s.  =3,11  alla  tempe- 
ratura di  26,5°  C.  (Dorgali). 

«  Di  7  azzine  schiacciate,  forma  che  più  predomina  in  Sardegna  e  por- 
tanti i  n.  48,  49,  50,  51,  52,  53  e  54,  coi  relativi  p.  s.  uguali  a  2,80, 
2,86,  2,87,  2,87,  2,88,  2,92  e  2,93,  darò  la  diagnosi  altra  volta,  se  avrò 
potuto  fare  lo  studio  microscopico,  il  quale  pur  troppo  esigerebbe  la  profa- 
nazione di  queste  reliquie,  che  per  la  Sardegna  sono  sempre  più  piccole  che 
per  tutte  le  altre  regioni  della  terra. 

u  55.  Azzina  sgorbia  yerde  oscura  con  macchie  biancastro  sporco,  forata 
nella  parte  superiore  conservatissima,  ma  col  taglio  ingrossato  e  costole  ap- 
pianate, di  una  massa  fibrosa,  distribuita  a  nuclei,  che  nelle  parti  salienti 
sono  levigatissimi  e  presentano  quindi  un  numero  immenso  di  anfrattuosita, 
che  si  mostrano  più  chiare  :  sembra  appartenere  al  gruppo  delle  roccie  ser- 
pentinose  ed  il  suo  p.  s.  alla  temperatura  di  10,9°  C.  è  di  2,32.  La  sua 
poca  durezza,  inferiore  al  3°  grado,  essendo  scalfita  dalla  calcite,  mostra  evi- 
dentemente come  questa  reliquia  non  abbia  potuto  servire  da  arma,  ma  come 
oggetto  d'ornamento  o  come  oggetto  votivo,  al  quale  scopo  ritengo  pure  abbiano 
servito  tutte  le  altre  reliquie  così  piccine  e  specialmente  portanti  uno  o  due 
fori  nella  parte  superiore.  Proviene  dalla  località  chiamata  Sassu  di  Sedini, 
vicino  a  S.  Pancrazio  in  terreno  detto  Culumbuzzu  e  la  debbo  alla  genti- 
lezza di  Sanna  Giovanni. 

«  56.  Con  questo  numero  segnalo  la  sgorbia  regalatami  dal  prof.  Piso- 
Borme,  trovata  a  Fontana  Meddoni  presso  Laconi,  già  accennata  da  me  (') 
col  p.  s.  =2,927  alla  temperatura  di  13°  C.  È  levigatissima,  col  taglio  ma- 
gnificamente conservato,  mostrante  in  varie  sue  parti  il  ciottolo  di  fiume,  di 
color  oscuro,  con  venature  e  macchie  verdi  chiare  sopra  una  faccia,  rossastra 
sull'altra.  Ha  la  durezza  inferiore  a  quella  dell'acciaio,  ma  mostrasi  netta- 
mente d'un  minerale  nefritoide  mescolato  con  qualche  lamella  di  mica  e  con 
altro  minerale  molto  decomposto. 

«  57.  Di  minerale  nefritoide  più  puro  è  altra  sgorbia,  meglio  conser- 
vata e  levigata  della  precedente,  che  devo  ad  Antonio  Lorenzo  Zucconi  di 
Bulzi.  È  d'una  bellezza  sorprendente,  supera  il  6°  di  durezza  ed  ha  il  p.  s.  =  2,93 
alla  temperatura  di  11,25°  C.  Ha  il  taglio  inclinato  ed  è  grigiastra. 

«  58.  Azzina  rossastra,  schiacciatissima  colle  dimensioni  di  mm.  35,23  e  5, 
colla  durezza  =6,5,  col  p.  s.  =2,93  alla  temperatura  di  20°  C,  comperata 
a  Dorgali:  certamente  di  minerale  nefritoide,  come  lo  è  anche  il  numero 
seguente  : 

«  59.  Azzina  più  corta,  ma  più  larga  della  precedente  e  di  colore  gial- 
lognolo-verdastro  con  macchie  rossastre,  colla  durezza  inferiore  alla  prece- 
dente, ma  col  peso  specifico  superiore,  perchè  eguale  a  2,94  alla  temperatura 

(')  Memoria  citata,  nota  a  pag.  23. 


—  424  — 

di  20,5°  C.  Rassomigliano  queste  due  azzine  ad  alcune  altre  della  mia  col- 
lezione calabrese,  sono  della  medesima  sostanza,  sebbene  queste  di  Sardegna 
sieno  di  dimensioni  molto  più  piccole.  Deriva  da  Viddalba  in  Gallura,  non 
molto  lungi  dalla  foce  del  Coghinas,  sulla  sua  sponda  destra. 

«  60.  Azza  schiacciata  giallo-verdognola,  chiazzzata  di  un  verde  pomo 
sopra  una  faccia,  con  macchie  verde  oliva  carico  sull'altra,  levigatissima,  col 
taglio  bene  conservato,  colle  costole  appianate,  rotta  nella  parte  superiore  ed 
un  tantino  lateralmente  fra  una  costola  ed  il  taglio  :  colla  durezza  =  6,  ha 
il  p.  s.  =2,97  alla  temperatura  di  10,9°  C.  I  due  ultimi  caratteri  congiunti 
a  quelli  della  translucidità  in  quasi  tutto  il  taglio  e  della  inattacabilità 
dall'acido  cloridrico  mi  portano  nettamente  a  pensare  per  quest'azza,  che 
devo  alla  gentilezza  del  sig.  doti  Giuseppe  Ignazio  Cravesu  di  Sedini,  ad 
un  minerale  ne f rilutele,  non  però  alla  nefrite,  ostandovi  l'infusibilità. 

«  61.  Graziosissima  azzina  col  taglio  ad  arco,  come  pure  ad  arco  ed  ar- 
rotondata è  la  parte  superiore  :  tali  archi  che  dalle  costole  vengono  nettamente 
tagliati  presentano  una  specie  di  trapezio  coi  due  lati  paralleli  in  ni  iva.  È 
fra  le  più  piccole  della  mia  collezione  sarda,  misurando  min,  27  di  lunghezza, 
altrettanto  in  larghezza  e  5  in  grossezza.  E  levigatissima  ed  assai  bene  con- 
servata, colla  durezza  superiore  a  6,5  ha  il  p.  s.  =  8,25  alla  temperatura 
di  11,2°  C.  Sopra  un  fondo  verde-giallastro  ha  in  grande  quantità  chiazzette 
e  punti  di  color  rossastro,  quasi  ruggine  ili  ferro:  una  costola  è  più  tondeg- 
giante dell'altra  ed  il  taglio,  ad  eccezione  di  due  dentini,  è  conservatiasimo  : 
qnest'azziua  di  probabile  saussurite  con  giadeite  deriva  da  Vidda'ecoia  presso 
a  Viddalba. 

-  62.  Azza  grossolana  quasi  a  triangolo  isoscele  di  roccia  por/ìrica,  che 
in  un  magma  feldespatico  contiene  numerosi  cristallini  minuti  ed  in  maggior 
numero  grossi  cristalli  di  feldespato  bianco  decomposto  con  cristalli  di  orni- 
blenda,  di  cui  si  veggono  le  sezioni  sulle  faccio,  con  mica  e  clorite,  ma  po- 
chissimo quarzo.  Quest'azza,  dono  gentile  del  prof.  Pietro  Cara,  che  l'ebbe 
da  Dorgali,  ha  una  durezza  di  poco  inferiore  al  6"  grado  ed  il  p.  s.  =  2,89 
alla  temperatura  di  19,8°  C. 

«  63.  Azza  verde-oscura  di  eclogite,  ricordante  il  ciottolo  di  fiume  in 
una  cavernosità  fra  una  faccia  ed  il  taglio,  ma  più  ancora  nella  parte  supe- 
riore, Irniente  quasi  in  cono  ed  alquanto  scabrosa  per  l'immanicatura.  È  molto 
bene  levigata  con  numerose  piccole  cavernosità,  dovuta  ai  granati  decomposti  : 
nella  durezza  supera  il  7°  grado  ed  arriva  col  p.  s.  a  3,45  alla  temperatura 
di  21°  C,  raggiungendo  le  dimensioni  relative  di  mm.  82,  39  e  20,  La  com- 
perai a  Dorgali,  come  la  maggior  parte  delle  altre,  che  derivano  da  quella 
località. 

«  Ho  annoverato  varie  azze  di  minerale  nefritoide,  pochissime  di  gia- 
deite fra  le  prime  descritte,  ma  nessuna  di  cloromelanite  si  è  rinvenuta  nel- 
l'isola, fatto  curioso  e  che  merita  di  essere  segnalato. 


—  425  — 

«  Altro  fatto  che  salta  alla  mente  di  chi  esamina  il  mio  elenco  di  pezzi 
litici  sardi,  che  per  la  più  grande  parte  suppongo  gingilli,  amuleti,  oggetti 
di  ornamento  ecc.,  anziché  armi,  è  che  la  maggior  quantità  di  essi  appartiene 
alla  provincia  di  Sassari,  da  cui  derivano  pure  i  due  arnesi  di  eclogite,  tro- 
vati nell'isola,  e  dei  quali  uno  solo  appartiene  alla  mia  collezione. 

«  Mi  sia  ora  permesso  di  ricordare  ancora  alcune  di  quelle  singolari  grotte 
artificiali,  generalmente  conosciute  col  nome  di  domos  de  gianas,  e  da  me  nuo- 
vamente esplorate  in  roccia  granitoide  decomposta.  Esse  son  quattro,  rovinate 
in  gran  parte,  in  territorio  di  S.  Stefano  a  10  minuti  dalla  borgata  di  Oschiri, 
dove  vengono  dette  volgarmente  furrighesu. 

«  La  più  alta  di  tutte  ha  l'apertura  rivolta  a  S.  S.  E.  è  di  forma  tra- 
pezia,  col  lato  inferiore  di  m.  1,3(3  ed  il  superiore  di  0,96,  coll'altezza  di 
1,16.  Si  entra  a  piovente  inclinato  verso  l'interno  del  primo  ambiente,  lungo 
m.  2,12  e  ad  una  profondità  di  m.  1,70  dalla  volta  si  abbassa  la  parete, 
che  metteva  per  porta,  ora  quasi  tutta  abbattuta,  in  altra  stanza,  alta  1,50, 
mentre  la  prima  immediatamente  davanti  alla  soglia  di  divisione  è  di  1,42, 
essendo  la  lunghezza  di  tutte  due  quasi  eguale  a  m.  2,12.  Sulla  sinistra  della 
seconda  stanza  con  soglia  dell'altezza  di  0,42  si  presenta  incassatura  larga 
di  una  stanzetta,  che,  colla  porta  alta  0,64  e  larga  0,55,  è  larga  1,50,  pro- 
fonda 1,12  ed  alta  1  m.  Può  benissimo  aver  servito  per  abitazione  nelle  due 
prime  stanze  e  per  tomba  nell'ultima. 

«  Più  in  basso  con  apertura  rivolta  ad  0.  si  entra  in  una  stanzetta  che 
mette  in  altra  più  grande  colla  parete  a  sud  rotta  e  quindi  lasciaste  larga 
apertura:  da  questa  a  N.  0.  per  porta  ora  ridotta  ovoidale  si  entra  in  pic- 
cola stanza  rotonda. 

«  In  altra  massa,  che  s'erge  quasi  a  perpendicolo,  abbiamo  una  terza 
furrighesu  con  una  sola  stanza,  ma  rovinata,  e  più  in  alto  una  4a  coll'aper- 
tura  rivolta  a  S.  S.  0.,  e  la  porta  provveduta  di  un'incassatura  esteriore  ro- 
vinata alta  0,65,  larga  0,62,  che  mette  in  stanza  arrotondata,  alta  0,84, 
larga  1,21  e  prò  fonda  0,92. 

«  Ad  evitare  errori  per  chi  si  portasse  a  visitare  quelle  località  ricorderò 
che  più  vicino  alla  chiesa  in  massa  granitica,  tutta  corrosa  dagli  agenti  este- 
riori, esiste  una  grande  caverna,  chiamata  il  palalo  di  S.  Stefano,  ma  che 
nulla  ha  da  fare  coi  nostri  monumenti,  essendo  essa  naturale  ad  onta  che  in 
vari  punti  sembri  lavorata  dalla  mano  dell'uomo. 

«  Nella  regione  Monte  Cuccù  vi  sono  varie  altre  di  queste  grotte  ed  altre 
non  lungi  esistono  nella  località  Sa  Ma/idra  Manna,  in  territorio  di  Tuia, 
dove  son  conosciute  col  nome  di  casas  de  faddas  o  domos  de  faddas. 

«  Ad  Est  di  S.  Stefano  in  immediata  vicinanza  esisteva  il  nuraghe  di 
Patadéga,  distrutto  dalla  linea  ferroviaria,  che  per  là  passa  ;  a  maggiore  di- 
stanza esisteva  l'altro  di  Sas  Concas,  che  fu  disfatto  per  procurare  il  mate- 
riale a'  muri   di   tanche  (!  !).   Vicino   a   M.    Cuccù   abbiamo   il   nuraghe    di 


—  426  — 

Lugherìa,  a  circa  un  quarto  d'ora  di  distanza,  e  che  pure  fu  disfatto,  ma  di 
esso  si  veggono  ancora  le  fondamenta. 

«  Presso  alle  grotte  di  Tuia  troviamo  il  nuraghe  Rugiu,  ben  conservato, 
ed  altro  non  intero  esiste  non  molto  distante  dalle  stesse  grotte  :  sicché  anche 
qui  le  due  sorta  di  monumenti  si  accompagnano. 

«  Nell'anno  vegnente  spero  di  portare  largo  e  nuovo  contributo  sull'ar- 
gomento di  queste  grotte  sepolcrali,  descrivendo  specialmente  le  numerose  e 
bellissime,  che  si  trovano  sulla  linea  Sindia-Padria-Monte  Minerva  e  quelle 
di  Mores  » . 


Paletnologia.  —  Sopra  alcuni  ornamenti  personali  antico-ita- 
lici. Nota  del  dott.  Giuseppe  Bellucci,  presentata  dal  Socio  Fiorelli. 

«Negli  Atti  della  R.  Accademia  de' Lincei  (Voi.  IV.  p.  178,  1888) 
fu  inserita  una  Nota  del  dott.  Colini  interini  ad  alcuni  ornamenti  personali 
dei  Melanesi,  esistenti  nel  Museo  preistorico  di  Roma,  l'illustrazione  de'  quali 
trovasi  in  una  recente  Memoria  di  0.  Finsch  {Mittheil.  <l.  Anthr.  (resellsch. 
in  Wieii  XVII,  153).  Questi  ornamenti  consistono  principalmente  in  denti  e 
conchiglie;  molta  importanza  e  moltissimo  valore  hanno  tra  i  denti  quelli 
di  cane  e  di  porco  e  singolarmente  le  zanne  di  quest'ultimo  animale,  da  cui 
i  Melanesi  ricavano  molti  ornamenti. 

«  Riguardo  a  ciò  il  dott.  Colini,  ricordando  l'uso  fatto  dalle  popolazioni 
italiane  dell'età  della  pietra  di  denti  animali  per  ornarsi,  uso  continuato  di 
poi  senza  interruzione  tino  a'  giorni  nostri,  cita  il  fatto,  che  nel  Museo  pre- 
istorico di  Roma  trovasi  ima  magnifica  zanna  di  porco  legata  in  bronzo,  pro- 
veniente da  tombe  del  Comune  di  Spinetoli  (provincia  di  Ascoli  Piceno) ,  tombe 
che  risalgono  alla  prima  età  del  ferro. 

«  Essendo  in  grado  di  aggiungere  a  questa  citazione  quella  di  altri  og- 
getti esistenti  nella  mia  collezione  privata  e  riferibili  pure  alla  prima  età 
del  ferro,  mi  ha  sembrato  opportuno  di  farlo  con  la  presente  Nota,  per  di- 
mostrare anzitutto  come  la  costumanza  di  portare  denti  a  scopo  di  ornamento 
doveva  essere  fin  da  quell'epoca  piuttosto  comune  nelle  regioni  italiane  e  per 
illustrare  di  poi  maggiormente  un  soggetto  di  studio  poco  conosciuto. 

«  Dai  trovamenti  fatti  in  alcune  tombe  nel  piano  di  S.  Scolastica  presso 
Norcia  (provincia  dell'Umbria)  proviene  una  zanna  di  porco,  la  quale  offre 
un  particolare  interesse.  Come  facilmente  accade  in  codesti  denti,  o  natural- 
mente o  ad  arte,  la  zanna  suddetta  fu  spaccata  in  tutta  la  sua  lunghezza  e 
divisa  così  in  due  parti  ugualmente  conformate.  Di  ciascuna  di  queste  però 
ne  fu  procurata  la  conservazione,  fasciandola  accuratamente  con  un  nastrino 
di  bronzo,  largo  due  millimetri  circa,  il  quale  si  diparte  in  ognuna  di  esse 
dalla  porzione  radicale  del  dente  e  svolgendosi  con  forma  spirale  giunge  fino 


—  427  — 

all'estremità.  Codesto  nastrino  è  fortemente  annodato  ad  un  foro  praticato 
lateralmente  in  ognuna  delle  due  parti  della  zanna  in  corrispondenza  della 
radice  ;  non  può  dirsi  come  il  nastrino  terminasse  e  fosse  fissato  alle  due  estre- 
mità, perchè  proprio  le  parti  estreme  delle  due  porzioni  di  zanna  sono  in- 
frante e  mancanti. 

«  Un  altro  foro  è  praticato  presso  il  margine  terminale  della  radice  in 
ciascheduna  delle  due  parti  della  zanna  e  per  questi  fori  passavano  due  anelli 
in  ferro,  oggi  profondamente  ossidati  ed  infranti,  i  quali  dovevano  servire  per 
appendere  le  due  parti  della  zanna  di  porco  così  accuratamente  aggiustate 
o  ad  una  collana  o  ad  un'  armilla.  Queste  parti  della  stessa  zanna  ridotte  così 
a  due  ornamenti  distinti,  sono  convertiti  in  calcate  per  opera  del  rame  del 
nastrino  con  cui  sono  legate,  e  per  azione  del  tempo. 

«  A  Montelparo,  Comune  di  S.  "Vittoria  in  Matenano  (provincia  di  Ascoli) 
si  rinvenne  una  quantità  copiosissima  di  oggetti  del  più  alto  valore  archeo- 
logico, riferibili  al  primo  periodo  dell'epoca  del  ferro.  Mi  consta  che  questo 
insieme  interessantissimo  di  oggetti  è  andato  disperso  ;  solo  pochissimi  entra- 
rono casualmente  a  far  parte  della  mia  collezione.  Tra  questi  importa  notare 
per  ora  tre  zanne  di  porco,  un  canino  di  lupo,  un  canino  di  cane.  Le  zanne 
di  porco  sono  frammentate,  una  longitudinalmente  e  fin  d'antico  tempo  ;  le 
altre  due  sono  rotte  a  metà  circa  della  loro  lunghezza  e  la  rottura,  da  quel 
che  sembra,  avvenne  per  le  pressioni  del  terreno  in  cui  furono  sepolte.  La  zanna 
rotta  longitudinalmente  fu  fasciata  mercè  un  nastrino  di  bronzo  largo  un  mil- 
limetro e  ravvolto  a  spira,  seguendo  la  stessa  tecnica  tenuta  per  i  due  fram- 
menti di  zanna  rinvenuti  a  Norcia  ;  come  questi  la  zanna  di  Montelparo  aveva 
un  anellino  in  ferro  oggi  infranto  per  appenderla.  La  differenza  esistente  tra 
la  zanna  trovata  a  Montelparo  e  quella  proveniente  da  Norcia,  sta  in  ciò  che 
le  due  parti  in  cui  fu  divisa  la  prima  zanna  si  mantennero  riunite  e  ne  ri- 
sultò un  solo  oggetto  d'ornamento  ;  in  quella  di  Norcia  le  due  parti  si  fascia- 
rono separatamente  e  ne  risultarono  così  due  ornamenti  distinti. 

«  Le  altre  due  zanne  rotte  trasversalmente  erano  pure  fasciate  da  na- 
strini  di  bronzo  avvolti  a  spira  ed  appese  mercè  anellini  in  ferro.  I  nastrini 
erano  fissati  a  piccoli  fori  praticati  attraverso  la  zanna  nelle  sue  parti  estreme 
e  nel  centro  ed  il  capo  del  nastro  sottoposto  e  ripiegato  ad  una  delle  spire. 
Tutte  tre  le  zanne  di  porco  trovate  a  Montelparo  sono  convertite  in  calaite  ('). 

«  Altissimo  doveva  essere  il  pregio  di  codeste  zanne  di  porco,  se,  non 
ostante  la  loro  frammentazione  longitudiuale,  ne  fu  procurata  la  conserva- 
zione e  se  in  altre  intiere   ne   fu  prevenuta   una  possibile  divisione  con  un 

(!)  Era  già  composta  questa  Nota  quando  ricevetti  da  Grottamare  La  seguente  infor- 
mazione inviatami  dal  prof.  Gamurrini,  che  riporto  a  maggiori'  illustrazione  dell'argomento. 
«  Denti  per  lo  più  di  cignale  legati  con  filo  di  rame  sì  ritrovano  nella  necropoli  italica 
di  Cupra  marittima  nella  collina  di  S.  Andrea,  che  guarda  e  si  prolunga  nel  mare  qui 
nel  Piceno  ». 


—  428  — 
mezzo  così  opportuno  e  solido  e  nel  tempo  stesso  cosi  elegante  dal  punto  di 
vista  ornamentale.  Quali  virtù  si  attribuissero  a  queste  zanne  intiere  o  fram- 
mentate, non  è  possibile  stabilirlo  ;  può  solo  dirsi  che  dovevano  ritenersi  come 
cose  preziosissime,  e  certamente  possedute  e  portate  da  persone  di  distinzione. 
«  Il  canino  di  lupo,  pure  convertito  in  calaite,  non  è  intiero,  ma  in  occa- 
sione degli  scavi  che  lo  misero  in  luce  fu  diviso  longitudinalmente  per  metà 
e  rotto  in  ciascuna  parte  estrema.  In  corrispondenza  della  punta  e  ad  una 
certa  distanza  da  questa,  mostra  un  solco  cilindrico,  che  attraversa  il  dente 
in  tutta  la  sua  grossezza,  solco  che  attesta  l'esistenza  di  un  foro  per  cui 
doveva  passare  un  anellino  in  ferro  per  sorreggere  od  appendere  il  dente; 
nel  solco  veggonsi  residui  incrostati  di  ferro  ossidato. 

«  Il  canino  di  cane  è  intiero  ;  fu  trovato  riunito  in  un  cumulo  di  Cipree 
e  di  valve  di  Peetunculus  forate  e  può  presumersi  perciò  che  facesse  parte 
con  esse  di  una  collana.  Non  offre  particolarità  degne  di  nota. 

«  Oltre  alle  tombe  del  Comune  di  Spinetoli,  anche  i  trovamenti  fatti  a 
Norcia  e  a  Montelparo,  località    quest'ultima   finitima  a  quella  «li  Spinetoli, 
dimostrano  pertanto  la  costumanza  nelle  popolazioni  antico-italiche  della  prima 
età  del  ferro  di  adoperare  zanne  di  porco  e  denti  canini,  sia  del  Oanis  lupus, 
sia  del  Cams  familiari*,   a   scopo   di   ornamento   o  di  mezzo  di  protezione 
contro  sinistre  influenze  o  contro  malattie.  Le  tribù  antico-italiche  presentano 
perciò  un  punto  di  contatto  non  solo  con  i  Melanesi,  ma  con  la  maggior  parte 
dello  popolazioni    selvagge  e  primitive  vissute  e  viventi,  le  quali  si  valsero 
e  si  valgono  delle  zanne  di  porco   e  dei  canini  di   Cardi,  col  duplice  soppo 
di  ornamento  e  di  scongiurare   l'effetto    di    spiriti  maligni  od  avversi.  Nella 
primitiva  età  del  ferro  però  non  si  fece  che  proseguile  si  tratto  costume,  in- 
trodotto già  fino  dall'epoca  della  pietra.   La  così  detta  civiltà  del  bronzo  e 
quella  ancor  più  progredita  della  prima  età  del  ferro,  se  avevano  migliorato 
in  confronto  delle  precedenti  le  condizioni  dell'umana  esistenza,  non  avevano 
servito  però  a  togliere  dalla  mente  degli  uomini  quei  concetti  primitivi  sulla 
causa  delle  umane  afflizioni,  che  si  avevano  fin  dall'epoca  della  pietra.  E  co- 
desti concetti  erano  mantenuti  nella  mente  degli  uomini  da  una  intelligenza 
infantile,  da  un'  assoluta  ignoranza  e  da  una  credulità  cieca,  altrettanto  facile 
ad  accettare  le  prime  idee,  quanto  difficile  a  rimuoversi  da  esse.  A  cosa  po- 
tevano riuscire  di  fatti   la  civiltà  del  bronzo  e  del  ferro,  quando  si  rifletta, 
che  gli  stadi  ulteriori  della  civiltà  stessa,   e   perii  no  il  così  detto  splendore 
della  civiltà  attuale,  il  progresso  scientifico  raggiunto  in  tanti  rami  dell'umano 
sapere,  non  han  servito  a  togliere  nemmen  oggi  dalle  credenze  del  volgo,  quella 
che  i  denti  di  cane   o  di  lupo   e  le  zanne  di  porco  hanno  particolari  virtù, 
benefiche  ai  possessori!   L'età  della  pietra  e  le  primitive  epoche  metalliche 
sono  in  Italia  da  lunga  pezza  tramontate,  ma  negli  strati  più  bassi  dell'umana 
intelligenza  si  prosegue  anche  oggi  a  vivere  con  alcuni  di  quei  pensieri,  che 
si  ebbero  in  quelle  lontanissime  età,  ne'  primordi  dell'umano  incivilimento  » . 


—  429 


Matematica.  —  Le  equazioni  differenziali  pei  periodi  delle  fun- 
zioni iperellittiche  a  due  variabili.  Nota  II.  (')  del  Socio  F.  Brioschi. 

«  7.°  Si  è  osservato  precedentemente  che  la  quantità  : 


z  =  ó  10 


Qrs 


è  un  invariante  assoluto  ;  e  si  trovano  pei  valori  di  P3  (2),  P4  (z),  P5  (z)  le 
seguenti  espressioni  : 


P3  (*)  =  f  ó  l0 1     ktrs  -f  10  [A,  /„  +  ft,  «,,  +  A0  »„]  | 

P4  (J)  =  f  rf    1  "    — kurs-\-  20  [£3  ^  +  ki  Urs  +  A,  0„] 

-—{  ) 

P5  (*)  =  f  d    1  °         Ayrs-f-  10  [A4  /rs  -f-  &3  ^rs  +  #2  »«]  j 


(2) 


dalle  quali  si  dedurranno  fra  la  2  e  le  t,  u,  v  le  tre  equazioni  differenziali  : 

L(j)  =  |Jt[^  +  10w] 
M(*)  =  •£**[««+ 10»] 

N(/)  =  f  d\av-\-\Qw'] 

posto  w  =  #w  -["  2c£ ,  ed  a,  è,  <?,  come  sopra,  sono  i  tre  covarianti  assoluti 
della  forma  f{xx ,  x2). 

«  Ora  osservando  che  per  le  relazioni  stabilite  nel  paragrafo  3°  si  hanno  le: 

.  1  e*  sdii 

ct1t-\-  a2u-j-  ce3v  =  —  là  -*- 

filt  +  fiiU  +  frv  =  -2J& 

^#W^=-W  [-  5  g  -  |  a  %  +  ij  (4a>  +  25*)  g] 

^    r     ^d//  .    4     dy~~\ 
YiU+Y*  v+y3w=-2J  [-  2fb  +  y  a  ^ j 

(!)  V.  pag.  341. 

Rendiconti,  1888,  VoL.  IV,  2°  Som.  55 


430  — 


se  si  moltiplicano  le  equazioni  (2)  per  «x ,  «2 ,  a8  :  Pi  »  fa  »  P%  \  Yi^Y^Ys  e  si 
sommano,  si  giunge  al  seguente  risultato  : 


-*[-«oì-u.*+*(^+-.)g 


d$_ 

de 

-  Queste  relazioni  differenziali  si  semplificano  sostituendo  alle  variabili 
a.  b,  e  le  «,  p,  y  definite  dalle 

«  =  « ,        0  =  2a2  —  2.V/ .        y  =  4«3  —  Ihab  —  375c 
trasformandosi  nelle  : 

£--*[-2+«<«-'-<*+r)J0 

d§  |_     da    '        //ti  r    dyj 

dalle   quali  si  deducono   le  tre   equazioni    differenziali   parziali  del   secondo 
ordine  : 

— ri-  —  i(b«2  —  fi)  -7~-—  14«!— 9«/J+y)    ...    —  9"-t  +  t-73=0 

— ^— —  3«-r^r-  +  4(14«3  — 9«;^  +  y)  t4— t  j    =0 
(/«rf/?  dady    '    -  v  '     '   "  dy*         dy 

da  rfy  ^  3  ^2  rij8  f/y         2  l  P }  df  ' 

Sono  queste  le  equazioni  le  quali  corrispondono  alla  nota  equazione  ipergeo- 
metrica  nel  caso  delle  funzioni  ellittiche. 

« -8.°  Essendo  : 
Po(j»«)  =  0  ,        1\(>,)  =  —  Sprs ,         P2(;/,,.)  =  —  12ÀXJV, 
il  rapporto  di  due  qualunque  fra  le  sei  quantità  pn ,  e  similmente  delle  qrì . 
è  un  invariante  assoluto. 

«  Essendo  inoltre  : 

Pi  Br  )  =  M  DP"  9*  +  £*  ftr  +  #r  V-' »] 

+  «li  Lpsr  rju  -f-JOfi  >/W.  4-  /v,  yu]  J 


—  431  — 

posto  : 


«"n  = 

j?3_2 
Ih*  ' 

*li  = 

ffl3            ff>42 

x22  — 

^12 

da  cui  : 

7?34 

:  Tll  r22            712 

si  hanno  le 

P3(*ii)  = 

ni 

T 

2 

,      P 

*(* 

ìiH 

7lÌ    ft)12W22 

,     P5(^l)  = 

ni  w|j 

2       ^22 

4  rè 

P  (t     \ 

ni 

wuw 

12          p 

l(* 

^ 

ni  mum22-j-&}] 

2W21       p    /-.      \_ 

77"/  W2]  W22 

1 2\T\ì)  — 

4 

vi 

1     *-< 

12J 

4            rè 

}   J-sl/12; — 

4   rè 

P3(r„)  = 

ni 
4 

«il 

$2 

,     P 

l(* 

»)  = 

7T2    «ii«21 

2       ^f2 

•          ,     P5(r22)  = 

777  <»li 

Trè  ' 

Sia  ora  e  una  funzione  dei  periodi  wrs  per  la  quale  sussistano  le  relazioni: 

P0(o)  =  0,         P1(ff)  =  0,         P2(^)  =  0 
sarà  : 

ed  analogamente   per  P^cr),  P5(c).  Da  queste  tre  equazioni   si  dedurranno 
cosi  le  seguenti  : 

in  P3  (a)  —  &?2,  wn  P4  (a)  -j-  w^  P5  (<r) 


4 

drn 

ni 

da 

4 

dr12 

71Ì 

da 

2«21   W22  P3  (O") («11  «22+w12  W2l)  P4(°04~  2W12  0)n  P5  (O-)      (3) 

=  coli  P3  (ff)  —  «12  W22  Pi  (<r)  +  «w  P5  (<r)  • 

4    ttr22 

«  9.°  Dimostrasi  facilmente  che  ogni  covariante  della  forma  f{xi ,  #2) 
in  cui  l'ordine  sia  doppio  del  grado  e  nel  quale  alle  a?i ,  x-2  si  sostituiscano 
i  periodi  w2r,  — wlr;  come  pure  le  polari  dei  covarianti  stessi  nelle  quali 
si  sostituiscano  alle  ylt  //2  i  periodi  w2s,  — »is,  sono  invarianti  assoluti  della 
stessa  forma  /.  Così,  per  esempio,  dalla  forma  f{xx ,  a?2)  e  dai  covarianti 
k  {xx ,  ax,),  /  (d?i ,  a?*)»  w  («1  »  #»)>  «  (#  1 ,  #»)  si  deducono  gli  invarianti  assoluti  : 

A/(w2r ,  —  «ir)  ,         A  («2r  }  —  «ir) 

_i  _!  -4- 

ò    5  £  (w2r  ,  —  wlr)  ,  ó    '°m  (ahr  ,  —  «ir)  j  <?    5  W  (w2r >  —  «ir) 

e  saranno  pure  invarianti  assoluti  : 

AjA ,        BpS. ,        QpKi 
e  cosi  via. 


—  432  — 

u  Pongansi  : 

Ó     3  [/0  ("li  2/,  W2i  Wn  -j-  l.y  l»\^\  =  /i  i 

J     5[/0  W2,  W22  /l  (Wll  «22  +  W'2  a>21)  ~1~  ^2  ""  t,)l2^  ==  ^* 

()'     5  p0  &?§2  2/i  W22  W;-2  -f"  ^2  ("lV]   =  ^22 

ed  analogamente  per  mn,  w12 Sostituendo  nelle  ultime  forinole  del  para- 
grafo precedente  gli  invarianti  assoluti  a,  fi,  y  alla  tf,  si  hanno  le   equazioni  : 

ni     da  ni     da 


ni     da 

~. ; — =  lo  In 

4    drn 

ni    d8 
4    diu 

ni    dy  32.£ 

T  dvu  =    ~~    2 
dalle  quali  : 


5T°  ? 


4    </r12 

7T&       rfjS 


4    '/'i> 
Tre    dy 

12 


=  30Z12 

=  150mi2 


4    rfr.22 


=  !:>/.,., 


— ■   —£-=75?H22 

4    ar88 


7n    flJy 
=  -32.53.«12?     -r    / 


:;J.:.:i 


ft2; 


,/, 


*/*< 


din  dil2 

d$  djì 

di  n  di  12 

dy  dy 

di  i 


da 

di,  2 

di22 
dy 

di  12  ill:: 


t)' 


essendo,  come  sopra, 


y==(T10JB12 

«  Ora  e?-3  K2  è  una  funzione  razionale,  intiera  di  «,  ,->,  y  ;   la  forinola 
superiore  corrisponde  quindi  alla  analoga  delle  funzioni  ellittiche. 
«  10.°  Si  è  trovato  per  quest'ultimo  valore  di  y  essere  : 

Ps(y)  =—***<»,    P4(y)  =—***«„,    P.(y)=— i^»u 

sostituendo  quindi  v/  a  ff  nelle  forinole  (3)  si  ottengono  le  tre  seguenti  : 
.         ni  dìogi/  ni  d  log  //  0  ni  dlogy 


2      dr„  ""'       2      rfria 

essendo  : 

0Vs  =  wi>-  '/is  4~  w2r  */2s  • 

Le  quantità  #rs,  per  le  quali,  come  è  noto: 

9rs  —  Osr  =  0  ■  oppure     grs  —  gs 


2      efo 


7T£ 


022 


secondo  che  r  -f-  s  è  numero  dispari  o  pari,  sono  invarianti  assoluti.  Si  hanno 
infatti  le  : 


ni 


#12  =^24  #12—   #24^12   | 


7n 


#13  =Plì  ^43+^24  #12  +^41  #2:1 


e  così  di  seguito  ;  le  quali  dimostrano  la  proprietà  indicata. 


—  433  — 

«  I  valori  di  P3(#Vs),  Piiffrs),  PsQ/r.s)  hanno  molta  importanza  in  queste 
ricerche.  Essi  sono  : 

P3  (9rs)  =    6  \jc0  «2r  »2s #1  («ir  «2s  +  «is  «2r)  +  ^2  «ir  <»isj  + 

-j-  -r-    A«lr  Wls  g   r/2r  ^2S 

P4  (#r.<)  =12  ^1  M2r  W2s  —  #2  («ir  «2*  +  «1^  »2r)  +  #3  «ir  »isj  + 

+  f  A  (wlr  w2s  -f-  wls  w,,)  +  7  far  IJu  +  "?u  ?/2r) 

P5  (#rs)  =    6  T/Ja  <0tr  W2s &3  (wlr  w2,.  -j-  «is  «2r)  +  #4  «ir  «ìsj  + 

-j-  4-  A«2r  w2s  —  j  rjlr  rjis 

e  conducono,  col  mezzo  delle   formolo  (3),  al   seguente   gruppo  di  equazioni 
differenziali  : 
ni  da  n    .   ,    ,     „_     ni  da  a    ,  inTr     nidgn  ,•,    .     ftir   ,  3  A  « 

nelle  quali  si  è  rappresentato  con  K0  il  covariante  k{xi ,  #2)  sostituendo  in 
esso  alle  xXi  x2  le  ^-w,,;  e  con  Kl5  K2 ...  le  successive  polari  dello 
stesso  covariante  posto  yx  =  «22 ,  yz  =  —  «i2. 

«  Si  noti  che  le  equazioni  superiori  dimostrano  la  esistenza  delle  relazioni: 
dgn  _  dgz%   .  dgu_  _     dg^  j  d^  _2  ^£i2_  _ 
f/r22        t/ru    '  rfr12  rfrn       dr12  f/r22 

«  Posto  : 

g  =  ó~T°qi2 
e  perciò  : 

a  =  yji  =  Pi*  Qit 

vedesi  facilmente  essere  : 

a  =  gngu  —  gu 

e  da  questa  per  le  equazioni  differenziali  (5)  si  deducono  le  seguenti  : 
1iÉ^\LgìiX  =  ^aguf-Jr  6  [K0  gM  —  2K,  ^,  -f  K2  gi{] 

'  -1-    jltx  =  iagujrt+12[Kign  —  2Ktgit  +  'K*gid 


4   rfr12 

ni    dx 


-|_  i  ^22  x  ==  l  «r/22  y2  +  6  [Ki  #22  —  2K3  $rlt  +  K4  0n]  • 


4   dr.n 
«11.0    I    secondi   membri    delle    equazioni    differenziali   (5)   sono,   pel 


—  434  — 

teorema  enunciato  sopra,  altrettanti  invarianti  assoluti  della  forma  f.  Indicando 
con  (f  il  covariante  di  sesto  ordine  e  terzo  grado: 

e  con  ip  il  covariante  dello  stesso  ordine  e  grado  : 

infine  con  XY0 ,  W:  , ...  XV0  le  funzioni  che  si  ottengono  da  \p  colle  sostituzioni 
già  usate   precedentemente,  si  ottengono  queste  altre  equazioni  differenziali  : 

^^  +  2r/uKtì  =  12¥0 
^^4-2(^uK1+.Vl,K0)  =  24'K1 

7*  +  (9*  Ko  +  *0«  K'  +  9u  K.)  =  24T8  -  *  J„  f 

4    Col  \ì 

f  f^  +  i  (*.  K,  +  3?  „  K.)  =  12¥3  +  £  iM  y" 
X^  +  Jn  K,  +  2fjl2  K2  ■+  9ìl  K3  =  24¥3  -  |  /,,,  y« 

T  ^~  +  *■"  Ka  + *■  lv:ì  =  12  J  '  +  * '" ■'' 

e  così  quelle  per  K3 ,  K4  che  si  deducono  dalle  superiori  per  K,.  K„ .  Anche 
i  secondi  membri  delle  quindici  equazioni  differenziali  così  stabilite  sono  in- 
varianti assoluti  di  f  e  la  loro  derivazione  rispetto  a  rUl  r12,  r.,.,  riprodur- 
rebbero le  funzioni  stesse  moltiplicate  per  //,,.  7,..,  gM  e  nuovo  funzioni  che 
si  deducono  da  covarianti  dell'ottavo  ordine  e  del  quarto  grado  di  /  mediante 
la  sostituzione  più  volte  indicata. 

«  12.°  Sia  /  una  funzione  di  g^  ,  gx%  ,  gtì  ;  rn  ,  tì2  ,  r2g  ;  di  y  e  di  due 
variabili  vx ,  v2  legate  ad  altre  due  U\  ,  n.,  dalle  relazioni  : 

1     r  1  1     r  -1 

Essendo,  per  quanto  si  è  dimostrato  nei  precedenti  paragrafi  : 

Po  (0,,)=  Po  (*,,)  =  Po  (y)  =  0 

ed  analogamente  pei  simboli  di  operazione  Pj  e  P2 ,  si  hanno  le  : 


—  485  — 

Se  t  è  una  funzione  omogenea  di  vx  ,  v2  e  quindi  di  ux ,  u2 ,  dell'ordine  m  , 
da    queste    equazioni    deduoesi    essere   la   funzione    t ,    nella    quale    pongasi 
U\  =  —  #2 ,  Ut  =  #1  )  un  covariante  di  /  del  grado  f  m. 
«  Si  ottengono  inoltre  le  : 

P3W=(15A,«1-3AlM!)^+(3A*-Aa«I+A)^+Q3(,) 
(V)      P^=(uA3Mi-3A2«^g|  +(A3K!_3A4„1-|gf +Q,(<) 

P5(0=(3A4«1-A^+i|)|-3A5,1£+Q5W 

nelle  quali  le  Q3  (7)  ,  Q4  (t)  ,  Q5  (0  rappresentano  le  operazioni  P3 ,  P4 ,  P5 , 

eseguite  sulle  grs ,  ^rs ,  y  contenute  in  / .  e  quindi  : 

Q;J  (o  =  s  Ap,  (.,,,  +  s£p,M  +  A  P>(jf) 

ed  analogamente  per  Q4 ,  Q5  ;  e  : 

</  =  4  (#u  tV  -f-  2gl2  vx  V,  -f-  ^22  v22)  = (C0  w22  -j-  2Ci  2*2  ^i  +  C2  Kj2) 

posto  : 

C0  =  «il   ^22  «12  fai  =  tu  C2  =   ^11  «22  YJ12  0)2l  =  Vii 

Ci   ===  «H    )lì2  Oìx2  ìln  =  «22   fjtl  «21   »/22  =  i  ^12  • 

«  Indicando  con  : 

&(Vi  ,v2,rn  ,t12,t23) 
una  qualunque  delle  sedici  funzioni  théta,  pongasi  : 

&  (vi  ,v2)  =  t; 
dalle  note  relazioni  : 

d*  #        ,    .  d&                 d2^         n    .  dd-        rt     d-  &        .    .   dd- 
-r—  —  ±711  — —  =  0  ,   — —  —  2rri  — —  =  0  ,   -j-r-  —  4:m  — —  =  0 

avi  aru  dvi  dv2  drì2  dv2  dr22 

si  deducono  le  seguenti  : 

j_      d2 1       _7liV  dt    j_  v    di  dgrs    .    dt     dy  ~~ 1 

16      dvx2  4  |_  tìJrn    '   '    dgrs  dru    '    dy    drn_\ 

j       d2t       _  ni  |~   dt     ,    v    di  dgrs        dt     dy  ~ I 

8    di\dv2         4  _dr12  dgrs  dr12    *    dy   dr12__ 

~  dt     .    _    dt  dgrs        dt_   dy  ~| 

_  dr22    '   '"  dgrs  di22  ~r  dy   di22_\ 


d2 1       _  ni 
dvf  4 


Si  moltiplichino  queste  equazioni  per  P3  (rn) ,  P3  (r12) ,  P:j  (r22)  e  si  som- 
mino, ed  analogamente  per  P4 ,  P5  ;  rammentando  le  (3),  si  giunge  alle  : 


—  436  — 

i 


quali  valori  sostituiti  nelle  equazioni  (7)  conducono  alle  tre  equazioni  dif- 
ferenziali del  secondo  ordine  per  la  funzione  / ,  corrispondenti  alle  tre  supe- 
riori per  la  funzione  &. 

«  La  forma  quadratica  <j  ,  nella  quale  si  ponga    ux  =  —  x*    ut  =  X\  , 
è  un  covariante  di  /  del  secondo  ordine  e  di  primo  grado.  Si  hanno  infatti  le  : 

r.(*)H£,  p,W=2Hhh*.  P^)=-A„«;J+oA,[y+„g 

e  per  esse  si  vede  tosto  che  ponendo  : 

i  valori  di  P0  (T) ,  ?,  (T) ,  P,  (T)  si  deducono  dalle  (6)  sostituendo  T  a  t. 
«  Sieno,  come  precedentemente,  /.;  {x\  ,  .'■.,)   il  covariante  biquadratico  e 
di  secondo  grado  di  /' ,  ed  A  l' invariante  quadratico  ;  posto  : 

„  1    d2k  T_  1         &k  „  1    <Pk 

■"■il  =  o~. TI — e"      '      ^tz==o~7'~j 1 —      »      &22  = 


3.4  dxf     '       '-3.4    dxxdxt     '       "      3.4  dxt% 

nelle  quali  siasi  operata  la  sostituzione   X\  =  K2   x*  =  —  i'\  .  si  hanno  per 
P3(y),  P-i(y),  Ps(sp)  i  seguenti  valori: 

P3(y)=6Ku+lAM^+(15A2ai-8AlM8)^+<3A^-A8Wl)^+|(^)' 

P5(9)=6K22+iAa8>^^^ 

Ponendo  a  confronto  queste  equazioni  colle  corrispondenti  per  t  (7),  si  giunge 
alle  seguenti  equazioni  differenziali  per  la  funzione  T  : 

P3(T)=(3K11+^AMl2)T+(15A2«1-3A1«2#+(3A8^-A8K1#+lrf 


2  flf'2 


P4(T)=(6K18+|A«1«8)T+(11A3/<1— 3A3«,)^-+(A3«8— 3A4Wl)^~  i^^ 

P5(T).(3K22+^^)T+(3A1,1-A3.)^-3A,,|+i0. 

«  Le  medesime,  salvo  lievi  modificazioni,  furono  già  trovate  per  altra  via 
dal  sig.  Wiltheiss  »   ('). 


(!)  Ucber  chic  partielle  Diferentialgleickung  der  Thetafunctionen  zweier   Armi- 
mente,  Math.  Annalen,  Bd.  XXIX, 


—  437  — 

Biologia.  —  Sull'omologìa  della  branchia  delle  Salpe  con  quella 
degli  altri  Tunicati.  Nota  I.  del  Socio  Francesco  Todaro. 

«  In  una  comunicazione  fatta  nel  1884  all'Accademia  (')  descrissi  la 
doppia  serie  di  stigmate  e  tasche  del  nastro  branchiale  delle  Salpe,  e  riconobbi 
essere  corrispondenti  alle  stigmate  branchiali  dei  Doliolum,  dei  Pirosomi  e  delle 
Ascidie.  Per  la  disposizione  dell'  epitelio  di  tali  organi  e  per  i  loro  intimi  rap- 
porti con  la  fitta  rete  vascolare  sanguigna  del  nastro  branchiale,  sostenni 
inoltre  essere  esso  il  vero  organo  attivo  della  respirazione  in  questi  animali. 
Ora  sono  in  grado  di  affermare  che  vi  sono  altri  due  organi  i  quali,  avuto 
riguardo  alla  loro  struttura,  debbano  funzionare  anch'essi  attivamente  come 
organi  respiratori  :  questi  sono  la  fossa  vibratile  o  cigliata,  ed  il  solco  vibratile 
pericoronale,  o  solco  branchiale,  come  io  voglio  appellarlo;  poiché  entrambi 
questi  due  organi  presentano  una  grande  cavità  la  cui  parete  interna  è  cir- 
condata da  una  fitta  rete  sanguigna,  ed  è  rivestita  da  un  epitelio  che,  come  quello 
delle  tasche  branchiali,  è  fatto:  in  parte  da  liste  di  cellule  cilindriche  provviste  di 
lunghe  ciglia  vibratili  le  quali  determinano  una  forte  corrente  d'acqua  nella 
cavità;  ed  in  parte  di  piccole  cellule  cubiche  o  poliedriche,  trasparenti,  che 
rivestono  la  superficie  osmotica  della  parete  e  facilitano  il  ricambio  gassoso 
fra  l'acqua  ed  il  sangue  circolante  nella  rete.  La  fossa  cigliata  non  si  sviluppa 
dall'intestino  branchiale  o  faringeo,  ma  dall'ectoblasto  o  ectoderma  introflesso 
per  formare  la  cavità  o  seno  boccale;  e  quindi  del  valore  e  significato  di 
essa  me  ne  occuperò  più  tardi.  Adesso  voglio  richiamare  l'attenzione  sopra 
il  solco  branchiale,  ed  anzitutto  sulla  branchia,  allo  scopo  di  cercare  di  que- 
st'ultima non  solo  il  valore  morfologico,  ma  eziandio  il  significato  filogenetico. 

«  Il  solco  branchiale  è  affondato  in  un  cercine  bilabiato  il  quale  sporge 
internamente  fra  la  cavità  boccale  e  la  cavità  faringea,  e  si  distende  circo- 
larmente dalla  parete  dorsale  alla  parete  ventrale,  ove  si  attacca  d'ambo  i 
lati  all'estremità  anteriore  dell' endostilo.  Nella  parte  mediana  della  parete 
dorsale  fa  un  angolo  coli' apice  rivolto  in  dietro  che  viene  a  contatto  col- 
l' estremità  anteriore  del  nastro  branchiale,  e  colla  apertura  in  avanti  la 
quale  abbraccia  l'estremità  posteriore  della  fossa  cigliata.  Il  solco  decorre 
per  tutta  la  lunghezza  del  cercine.  Non  sono  riuscito  ad  assicurarmi  se  nel- 
l'angolo che  il  cercine  fa  nella  parete  dorsale,  sia  o  no  interrotto  il  solco, 
ma,  avuto  riguardo  al  suo  sviluppo,  si  deve  ammettere  che  non  sia  unico 
ma  duplice;  come  non  sono  neanche  riuscito  a  vedere  chiaramente  se  nella 
parete  ventrale  il  solco  comunichi   o   no  colla  cavità  dell' endostilo. 

(x)  F.  Todaro,  Sopra  i  canali  e  le  fessure  branchiali  delle  Salpe,  Atti  d.  lì.  Àcc.  d. 
Lincei.  Transunti,  voi  Vili,  p.  348. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sera.  56 


—  438  — 
*  Secondo  Fol  (*)  in  questo  solco  verrebbe  ad  accumularsi  il  muco  segregato 
dall'  endostilo  per  imprigionare,  in  certo  modo,  gli  animali  microscopici  che  deb- 
bono servire  alla  nutrizione  del  Tunicato.  Ma  la  sua  struttura  parla  tuttavia  in 
favore  della  funzione  respiratoria.  Infatti  in  una  sezione  trasversale  (fig.  1  s.), 
nella  quale  si  vede  in  tutta  la  sua  lunghezza  questo  solco  immerso  nel  cor- 
cine  dalla  sua  apertura  nella  cavità  faringea  fino  al  fondo  cieco,  esso  si  mostra 


Fig.'  1.  Sezione  trasversa  del  solco  pericoronale  osolco  branchiale  della  S.  Tilesii. 
A)  sacco  branchiale  o  parete  del  corpo  dell'animale;  lj  ectoderma  2)  mesoderma;  8)  ento- 

derma;  s)  solco  branchiale;  b)  sua  parete  anteriore  o  boccale;  e)  sua  paivtc  posteriore  o 
faringea;  «),  p)  grandi  seni  sanguigni;  rf)  rete  sanguigna;  1$)  mantello  di  cellulosa. 


limitato  da  due  pareti  labbriforme,  una  anteriore  o  boccale  (b),  e  l'altra  poste- 
riore o  faringea  (a).  La  parete  anteriore  è  più  spessa  e  rovesciata  in  avanti, 
la  parete  posteriore,  sottile  e  più  alta,  è  inclinata  su  questa,  sicché  la  direzione 
della  cavità  del  solco  è  obliqua  coli" apertura  rivolta  in  avanti. 

«  Queste  due  pareti  sono  fatte  da  una  ripiegatura  della  mucosa,  e  pre- 
sentano uno  scheletro  congiuntivo  rivestito  esternamente  dall'epitelio.  L'epi- 
telio che  riveste  la  parete  posteriore  (a)  è  formato  da  uno  strato  semplice  di  pic- 
cole cellule  cubiche  e  trasparenti,  e  proviene  dalla  faringe;  esso  si  ripiega 
sul  margine  libero  e  scende  tino  al  fondo  del  solco,  ove  si  continua  coll'epi- 
telio  che  riveste  la  parete  anteriore.  Questo  epitelio  (b)  invece  è  fatto  di  grandi 


0)  Fol,  Ueber  die  Schleimdrùse  oder  den  Endostyl  der'tTunikaten,  MorphoL  Jahr- 
buch.  I  Bd. 


—  439  — 

cellule  cilindriche  con  lunghe  ciglia  vibratili,  e  si  continua  in  seguito  coli' epi- 
telio pavimentoso  della  cavità  boccale. 

«  Nel  tessuto  congiuntivo  sottostante  al  solco  si  vedono  grossi  vasi  san- 
guigni («,  fi)  provenienti  dai  due  grandi  seni  sanguigni  che  percorrono  da 
dietro  in  avanti  nel  nastro  branchiale.  Dirò  fin  d'ora  che  tutti  i  seni  san- 
guigni, grandi  e  piccoli,  di  questi  animali,  compresi  anche  quelli  che  for- 
mano le  reti  a  strette  maglie,  hanno  una  parete  costituita  da  un  semplice 
strato  endoteliale  di  cellule  piatte  che  nella  sezione  si  presentano  fusiformi. 

«  Da  questi  grossi  vasi  si  partono  altri  seni  più  piccoli  che  si  ana- 
stomizzano  a  distanza  ;  e  da  questi  alla  lor  volta  si  partono  seni  ancora  più. 
piccoli  che  vanno  a  formare,  nel  tessuto  congiuntivo  della  parete  posteriore 
del  mentovato  solco,  una  rete  a  strette  maglie  (ó).  Però  questa  rete  è  rivestita 
da  un  epitelio  sottile,  il  quale  facilita  il  ricambio  del  gaz  del  sangue  che  corre 
in  essa  con  quello  dell'acqua;  e  questo  fatto,  nonché  la  inclinazione  del 
solco  in  avanti  e  la  speciale  disposizione  dell'epitelio  vibratile,  parlano  piut- 
tosto in  favore  della  funzione  respiratoria.  L'epitelio  di  questo  solco  si  svi- 
luppa dal  punto  di  fusione  dell'entoderma  faringeo  coll'ectoderma  boccale; 
il  solco  comincia  a  formarsi  con  due  accenni  nella  parete  dorsale  ai  lati 
della  fossa  cigliata  o  vibratile,  donde  si  distendono  nella  parete  ventrale. 

«  La  branchia  delle  Salpe  è  ridotta,  come  si  sa,  ad  un  nastro  branchiale 
impari  e  mediano,  compresso  lateralmente,  il  quale  è  teso  diagonalmente 
d'avanti  in  dietro  fra  la  cavità  faringea  o  branchiale  e  la  cavità  cloacale  e 
peribranchiale,  e  separa  le  due  grandi  comunicazioni  fra  queste  due  cavità. 
Colla  sua  estremità  anteriore  si  attacca  alla  faccia  interna  della  parete  dor- 
sale della  faringe  dietro  l'angolo  del  solco  branchiale;  e  posteriormente,  dopo 
essere  passato  sul  lato  sinistro  del  cercine  imbutiforme  che  limita  l'apertura  eso- 
fagea, ripiegandosi  anteriormente  ad  arco,  va  a  raggiungere  nella  parete  inferiore 
l'estremità  posteriore  delle  pliche  vibratili  dell' endostilo.  Costituito  da  tessuto 
connettivo  che  ne  forma  il  corpo,  è  rivestito  da  uno  strato  semplice  di  epitelio. 
Nel  corpo  del  nastro  branchiale  decorrono  numerosi  vasi  sanguigni,  e  due 
lunghe  serie  di  tasche  branchiali  che  con  le  loro  aperture  o  stigmate  limitano, 
alla  superficie,  la  parte  inferiore  dalla  parte  superiore  di  esso. 

«  I  vasi  sanguigni  del  nastro  branchiale  delle  Salpe  presentano  due  grandi 
seni  o  tronchi  longitudinali,  come  si  mostra  nell'animale  vivente  e  si  vede 
chiaramente  in  una  sezione  trasversa  (fig.  2),  i  quali  decorrono  nel  piano  me- 
diano :  uno  (fi)  nella  parte  superiore  o  cloacale  ;  e  l'altro  («)  nella  parte  in- 
feriore o  faringea.  Nascono  con  un  tronco  comune  dalla  parte  posteriore  del 
cuore,  il  quale  tronco  subito,  non  appena  penetra  nella  estremità  posteriore  della 
branchia,  si  divide  nei  due  seni  in  discorso. 

«  Lungo  il  loro  cammino  nella  branchia,  questi  tronchi  danno  o  ricevono, 
un  numero  infinito  di  rami  collaterali,  i  quali,  dividendosi  ed  anastomizzau- 
dosi  fra  loro,  formano  reti  di  seni  sanguigni  di  medio  e  piccolo  calibro  elio 


—  440  — 

occupa  tutte  le  parti  della  branchia.  La  parte  più  fitta  della  rete  (.>),  formata 
dei  vasi  più  piccoli,  si  trova  intanto  all'intorno  delle  tasche  branchiali  immerse 
nei  due  lati  del  corpo  della  branchia.  I  rami  terminali  di  questi  due  grandi 
seni  longitudinali,  si  anastomizzano  con  quelli  che  formano  una  rete  a  larghe 
maglie  sotto  il  ganglio  cerebrale,  e  danno  i  vasi  del  solco  branchiale. 


-a 


& 


~à 


>;.  :^TJ^i/J/    ---..£ 


Fig.  2  =  sezione  trasversa  del  nastro  branchiale  della  S.  bicaudata.  —  A)  parte 
inferiore  o  faringea  ;  B)  parte  superiore  o  peribranchiale  ;  e)  cresta  vibratile  epibranchiale; 
s)  stigmate  branchiale  e  t)  tasca  branchiale  ;  a)  epitelio  sottile  e  trasparente  della  parte 
superiore  del  nastro  ;  a')  epitelio  sottile  e  trasparente  della  parete  mediale  della  tasca  bran- 
chiale ;  b)  epitelio  vibratile  della  lista  ciliata  ;  V)  epitelio  vibratile  della  parete  laterale 
della  tasca  branchiale;  a)  grande  seno  longitudinale  inferiore  ;  fi)  grande  seno  longitudinale 
superiore  ;  »)  rete  fìtta  di  piccoli  seni  circondante  le  tasche  branchiali. 

«  L'epitelio  che  riveste  la  superficie  del  nastro  branchiale  presenta  nel 
mezzo  della  faccia  superiore  una  cresta  (fig.  2,  e)  longitudinale  vibratile,  la  quale 
dalla  estremità  anteriore  va  a  raggiungere  nell'estremità  posteriore  le  pliche 
vibratili  dell'endostilo.  Questa  cresta  epibranchiale,  longitudinale,  è  fatta  di  alte 
cellule  cilindriche  che  portano  lunghe  ciglia  vibratili,  ed  è  omologa  a  quella  che 


—  441  _ 
si  trova  negli  altri  Tunicati  sul  rafe  dorsale  della  branchia.  Nella  parte  superiore 
del  nastro  branchiale,  a  partire  da  questa  cresta  fino  alla  serie  delle  stigmate, 
d'ambo  i  lati  l'epitelio  è  uniformamente  costituito  da  piccole  cellule  cubiche, 
o  poliedriche,  e  trasparenti  («).  Nella  parte  inferiore,  a  partire  dalle  medesime 
stigmate  e  corrispondentemente  a  loro,  l'epitelio  invece  presenta  una  serie  di 
liste  vibratili  (b)  che  si  alternano  con  liste  di  cellule  cubiche  prive  di  ciglia, 
come  quelle  della  parte  superiore. 

«  Le  stigmate  e  tasche  branchiali  non  mancano  in  nessuna  specie, 
ma  variano  di  numero,  di  grandezza  e  di  forma,  a  seconda  la  specie  e  talora 
anche  a  seconda  la  prole.  Nella  S.  Tilesii  hanno  la  forma  di  fiasco,  e  sono  così 
numerose  e  grandi  che  arrivano  quasi  a  toccarsi  reciprocamente.  Nella 
S.  pinnata,  benché  numerose,  sono  molto  piccole;  e  nella  S.  bicaudata 
(fig.  2,  s,  t.)  in  principio  hanno  la  forma  di  lunghi  tubi,  ma  poi  la 
loro  apertura  diviene  svasata  ed  imbutiforme.  In  questa  specie  erano  state 
indicate  brevemente,  prima  di  me,  da  H.  Fol  in  una  Nota  inserita  nella 
sua  Memoria  sull'endostilo  ('),  nota  che  mi  era  sfuggita  quando  feci  la 
mia  prima  comunicazione.  Egli  le  descrisse  come  una  doppia  serie  di  intro- 
flessioni laterali ,  alle  quali  non  attribuì  altra  importanza  che  quella  di 
accrescere  la  superficie  respiratoria  ;  e  quindi  non  riconobbe  essere  esse  vere 
stigmate  branchiali. 

«  La  presenza  delle  stigmate  e  tasche  branchiali  delle  Salpe  è  stata 
recentemente  confermata  da  F.  Lahille  (2),  il  quale  ne  ammette  al  par  di  me 
l'omologia  con  le  stigmate  delle  Ascidie,  chiamandole  hemitremas. 

«  L'epitelio  delle  tasche  e  stigmate  branchiali,  ubicate  nella  parte  la- 
terale del  nastro,  (b')  a  partire  dal  loro  fondo  cieco,  è  formato  di  cellule 
cilindriche  vibratili,  e  si  continua  rispettivamente  con  le  liste  cigliate  esterne, 
come  ha  detto  il  Fol.  A  partire  dallo  stesso  fondo,  la  parete  mediale  (su- 
periore) della  tasca  branchiale  invece  è  formata  da  una  serie  di  piccole  cellule 
trasparenti,  come  l'epitelio  che  riveste  la  metà  superiore  della  superficie  del 
nastro,  col  quale  epitelio  si  continua. 

«  Adunque  l'epitelio  delle  tasche  branchiali  si  comporta  allo  stesso  modo 
dell'epitelio  del  solco  branchiale;  l'epitelio  della  parete  esterna  per  il  mo- 
vimento   attivo    delle   sue   ciglia,   sussidiato   da   quello   delle   liste   vibrali, 


(*)  Riporto  qui  testualmente  la  nota  del  Fol.  «  Der  Bau  dieser  Kieme  ist  nicht  liberali 
«  so  einfach  wie  angenommen  wird;  bei  Salpa  bicaudata  z.  B.  bildet  sich  jederseits  ani 
«  Kiemenbalken  eine  Reihe  seitlicber  Einstptìlgen,  deren  jede  mit  einem  Wimperstreifen 
«  correspondirt.  Es  dringt  sogar  jeder  quere  Wimperstreifen  bis  in  den  Grand  des  corre- 
«  spondirenden  blindgeschlossenen  Sackchens;  eine  Einrichtung,  welche  wohl  die  Vergros- 
«  serung  der  respirirenden  Flache  bezweckt.  (Morphol.  Jahrbucb.  I.  Bd.  238  S.)  ». 

(2)  F.  Labille,  Contribution  à  Vétude  analomique  des  Salpes.  Di  questa  memoria  non 
si  è  pubblicato  sinora  che  il  sunto  verbale  fatto  nella  seduta  del  7  marzo  di  quest'anno 
alla  Societé  d'Histoire  naturelle  de  Toulouse. 


—  442  — 

determina  una  forte  corrente  d'acqua  dentro  alla  cavità  della  tasca,  e  l'epitelio 
sottile  della  parete  interna  ne  facilita  i  fenomeni  osmotici  dei  gaz  dell'acqua 
con  quelli  del  sangue;  e  però  la  funzione  respiratoria  del  nastro  branchiale 
delle  Salpe  deve  essere  molto  attiva,  come  nella  branchia  degli  altri  Tunicati. 
Ma  quale  è  il  rapporto  morfologico  di  questo  organo  nei  vari  Tunicati? 

«  Ed.  Van  Beneden  e  Ch.  Julin  nella  loro  morfologia  dei  Tunicati  (')  dicono: 
«  De  tous  les  Tuniciers  ceux  qui,  au  point  de  vue  des  caractères  de  l'appareil 
«  respiratole,  se  rapprochent  le  plus  des  Appendiculaires  sont,  à  nótre  avis, 
«  les  Salpes.  Il  est  probable  en  effet  que  les  deux  grands  trous  qui  chez  ces 
«  animaux  établissent  une  large  communication  entre  la  cavité  branchiale  ou 
«  pharyngienne  et  la  cloaque,  sont  homologues  aux  caQaux  brauchiaux  des 
«  Appendiculaires.  Ce  que  l'on  appelle  la  branchie  chez  les  Salpes,  c'est  la 
«  voùte  réduite  du  pharynx  - .  Evidentemente  questi  due  osservatori  non  hanno 
fatto  attenzione  alle  stigmate  e  tasche  del  nastro  branchiale  delle  Salpe. 
Tuttavia  io  sono  del  loro  avviso  sull'omologia  delle  due  tìssure  branchiali 
delle  Appendicularie  con  le  due  grandi  aperture  di  communicazione  fra  la 
cavità  faringea  e  la  cloaca  delle  Salpe,  e  mi  fondo  sul  seguente  ragionamento. 

«  Nelle  Appendicularie,  da  quanto  sappiamo  dalle  ricerche  del  Fol  (-'), 
ognuna  delle  due  aperture  branchiali  si  forma  dalla  fusione  e  perforazione 
dei  fondi  ciechi  di  due  diverticoli  che  vengono,  l'uno  dalla  parte  dorsale  del- 
l'ectoderma della  larva  e  l'altro  dall'intestino  faringeo.  Le  aperture  sono  cir- 
condate da  un  epitelio  a  lunghe  ciglia  vibratili,  e  la  parte  esterna  del  canale, 
che  si  forma  in  tal  modo,  si  allarga  ad  imbuto;  così  si  vengono  a  for- 
mare anche  due  cavità,  soltanto  peribranchiali  come  l'omonima  dell' Am- 
phioxus,  che  rimangono  indipendenti  per  tutta  la  vita,  a  canto  alle  quali  si 
apre  esternamente  l'ano  intestinale. 

«  La  formazione  delle  prime  fissure  branchiali  e  della  cloaca  delle  Ascidie, 
come  ci  ha  insegnato  il  Kowalesky,  (3),  accade  secondo  lo  stesso  processo  dalle 
stesse  parti  e  nello  stesso  luogo.  Se  non  che  in  questi  altri  Tunicati,  dalla 
fusione  dei  due  diverticoli  dell'ectoderma  con  le  estroflessioni  dell'intestino 
faringeo  si  formano  due  paia  di  fessure  branchiali  circondate  da  un  epitelio 
vibratile  :  il  primo  paio  si  forma  in  avanti  ;  ed  il  secondo  in  dietro,  per  la 
fusione  di  un  secondo  paio  di  diverticoli  dell'intestino  faringeo  o  branchiale, 
con  le  due  mentovate  introflessioni  ectodermiche.  Secondo  Ed.  Van  Beneden  e  Ch. 
Julin  il  numero  delle  prime  fessure  branchiali  si  può  elevare  nella  Phallusia 
scaraboides  da  due  a  sei;  le  quattro  ultime  si  formano  senz'ordine  simmetrico. 

«  Trascorso   molto   tempo   dalla  formazione   di   queste   fissure,    e   dopo 

(*)  Van  Beneden  e  Ch.  Julin.  Recherches  sur  la  Morphologie  des  Tuniciers. 
Gand  1886,  pag,  401. 

(2)  H.  Fol,  Etudes  sur  les  Appendiculaires  du  detroit  de  Messine.  Genève  1872. 

(3)  R.  Kowalevsky,  Weitere  Studien  ilo.  d.  Entwicklung  d.  einfachen  Ascidien. 
Archiv  f.  mikr.  Anat.  VII  Bd.  1871. 


—  443  — 
l'apertura  anale  nella  cavità  cloacale  sinistra,  e  la  fusione  delle  due  cavità 
cloacali  in  una  grande  cavità,  le  fissure  branchiali  si  multiplicano  a  dismisura 
in  tutta  la  parete  che  separa  questa  dalla  cavità  faringea,  nella  quale  parete 
vengono  a  disporsi  in  linee  trasversali  e  perpendicolari. 

«  Ora,  a  mio  avviso,  conformemente  a  quanto  affermano  i  due  men- 
tovati osservatori,  le  due  prime  fissure  branchiali  delle  Ascidie  corrispondono 
perfettamente  alle  due  fissure  omonime  delle  Appendicularie  ;  le  altre  si  sono 
formate  secondariamente,  cioè  dopo  che  l'introflessione  ectodermica  si  è  differen- 
ziata, in  seguito  all'apertura  anale,  nell'epitelio  della  cavità  cloacale,  anche 
prima  della  fusione  delle  due  in  una  sola.  Alle  prime  aperture  si  potrebbe  dare 
il  nome  di  fissure  branchiali  e  a  queste  ultime  lasciare  quello  di  stigmate. 
«  Le  stigmate  delle  Ascidie  hanno  la  stessa  posizione  e  la  medesima 
forma  e  struttura  delle  stigmate  delle  Salpe;  e  studiando  lo  sviluppo  onto- 
genetico di  quelle  delle  Salpe,  vediamo  che  questo  è  lo  stesso,  quantunque 
ne  sia  modificato  il  processo.  Anche  nella  struttura  loro  notiamo  alcune  diffe- 
renze, vale  a  dire  :  le  stigmate  delle  Ascidie  hanno  l'epitelio  vibratile  all'in- 
torno dell'apertura,  mentre  internamente  si  prolungano  in  corti  canali  che  si 
aprono  nella  faringe;  nelle  Salpe  le  stigmate  hanno  l'epitelio  vibratile  in 
tutta  la  parete  laterale,  e  si  terminano  internamente  a  fondi  ciechi  :  ma  con  tutto 
ciò  noi  possiamo  affermare  che  le  stigmate  delle  Salpe  sono  omologhe  a  quelle 
delle  Ascidie. 

«  Possiamo  anche  ritenere  le  due  grandi  aperture  che  fanno  comunicare 
la  cavità  faringea  e  la. cavità  cloacale  delle  Salpe,  siano  omologhe  alle  due 
fissure  branchiali  delle  Appendicularie  ed  alle  due  fissure  (prime  fissure)  delle 
Ascidie,  quantunque  il  processo  ontogenetico,  col  quale  si  formano  nelle  Salpe, 
sia  anch'esso  modificato  o  cenogenetico,  e  la  struttura  loro  diversa. 

«  Infatti  nelle  Salpe,  la  cavità    cloacale  e  peribranchiale,  invece  di  ri- 
sultare dalla  fusione  di  due  introflessioni  laterali,  è   formata  da  due  intro- 
flessioni successive  dell'ectoderma  che   si  sviluppano   in  tempi  diversi.  Ac- 
cade dapprima  nella  parte  dorsale,  dietro  la  vescicola  celebrale,  una  prolife- 
razione dell'ectoderma,  per  cui  sotto  lo  strato  esterno  se  ne  forma  un  altro 
più  spesso.  Le  cellule  di  quest'ultimo  si  dispongono  poscia  attorno  ad  una  ca- 
vità che  si  svolge  in  mezzo  a  loro,  e  così  si  fonila  una  prima  vescicola  cloa- 
cale che  in  origine  è  chiusa  da  per  tutto.    La  parte   interna,  o  il   fondo  di 
questa  vescicola,  resta  separata,  nel  mezzo,  dalla  corrispondente  parte  dell'en- 
toderma  dell'intestino  branchiale  o  faringeo  per  la   presenza  mesenchima;  ai 
lati  manca  questo  strato,  e  l'ectoderma  della  prima  vescicola  non  ancora  dif- 
ferenziato, viene  a  contatto  con    l'entoderma,  col  quale  si  fonde  e  quindi  si 
aprono  due  larghe  comunicazioni  fra  la  faringe  e  questa  vescicola.  La  quale  si 
ingrandisce  allora  e  riceve  contemporaneamente  l'apertura  anale  dell'intestino 
terminale  ;  perciò  questa  vescicola  corrisponde  alla  cavità   cloacale   sinistra 
delle  Ascidie.  Così  si  formano  le  due  grandi  fessure  branchiali,  dopo  di  clic 


—  444  — 

1  epitelio  di  questa  vescicola  mettendosi  anche,  per  l'apertera  anale,  in  comuni- 
cazione con  l' intestino  posteriore,  si  differenzia.  Il  mesenchima  rimasto  tra 
la  cavità  di  questa  vescicola  e  la  faringea,  rivestito  dalle  cellule  dell'ectoderma 
e  dell' entoderma,  rappresenta  il  primo  abbozzo  del  nastro  branchiale- 

«  Dagli  elementi  del  mesenchima  di  questo  abbozzo  si  sviluppano  i  vasi 
sanguigni  che  ho  descritti  :  dalle  cellule  ectodermiche  ed  entodermiche  che  lo 
rivestono,  lo  strato  epiteliale.  Nel  punto  in  cui  l'ectoderma  e  l'entoderma 
si  fondono  insieme,  si  sviluppano  ben  tosto  le  due  serie  di  stigmate  che  vanno 
a  terminare  a  fondo  cieco  nella  spessezza  del  nastro  branchiale.  Il  diffe- 
renziamento delle  cellule  vibratili  comincia  a  farsi  nelle  stigmate  branchiali, 
e  quindi  si  distende  successivamente,  da  ambo  i  lati,  nella  superficie  infe- 
riore del  nastro,  per  formare  le  liste  vibratili  che  sono  pari,  come  ha  soste- 
nuto C.  Vogt  (*). 

«  Molto  più  tardi  della  formazione  delle  stigmate,  nella  parte  dorsale 
succede  l'introflessione  del  menzionato  strato  esterno  dell'ectoderma;  per  cui 
si  viene  a  formare  la  seconda  vescica  cloacale  nella  quale  si  introflette  con- 
temporaneamente il  mantello  di  cellulosa.  Tanto  l'uno  che  l'altro  finiscono 
per  perforarsi  entrambi  e,  coufondL'ndosi  la  prima  vescicola  cloacale  colla 
seconda,  si  stabilisce  una  grande  cavità  ,  peribranchiale  e  cloacale  ad  un 
tempo  come  nelle  Ascidie,  la  quale  resta  aperta  largamente  all'  esterno. 

«  Le  due  grandi  tissure  branchiali  sono  limitate  medialmente  dai  ri- 
spettivi lati  del  nastro  branchiale;  lateralmente  hanno  per  limite  la  parete 
interna  del  corpo  dell'animale  in  corrispondenza  del  punto  in  cui  dalla  fa- 
ringe passa  senza  alcuna  distinzione  a  rivestire  la  cavità  cloacale. 

«Adunque:  le  due  grandi  fissure  branchiali  delle  Salpe 
sono  omologhe  alle  due  fissure  branchiali  delle  Appendi- 
cularie  ed  alle  due  prime  fissure  branchiali  delle  Ascidie; 
come  le  numerose  stigmate  o  fissure  branchiali  secondarie 
delle  Ascidie  e  quelle  delle  Salpe  sono  omologhe  fra  loro. 

«  Dimostrerò  nella  prossima  Nota  che  le  stigmate  o  fissure  branchiali 
secondarie  dei  Tunicati,  perdono  la  funzione  respiratoria  e  divengono  il  timo 
dei  Vertebrati  ». 


Fisica.  —  Alcune  esperienze  colia  scarica  di  una  grande  bat- 
teria. Nota  del  Corrispondente  Augusto  Righi. 

«  La  batteria,  che  ho  fatto  costruire  e  che  mi  ha  dato  ottimi  risultati, 
si  compone  di  108  condensatori.  Ognuno  di  essi  ha  la  forma  cilindrica  di 
un  grande   bicchiere,  è  alto   più   di   mezzo   metro,   ed   ha   il   diametro   di 

(!)  C.  Vogt,  Rccherches  sur  les  animaux  inférieurs  de  la  Mediterranée.  2d  Memoire, 
I,  du  Genre  Salpa. 


—  445  — 

circa  16  centimetri.  Le  armature  occupano  circa  metà  della  sua  altezza,  ed 
hanno  ciascuna  una  superficie  di  circa  1432  cent,  quadrati.  Il  vetro  è  grosso 
poco  più  d'un  millimetro  e  quindi  si  può  valutare  a  6270  unità  elettrostati- 
che (C.  Gr.  S.)  la  capacità  d'ogni  bicchiere.  La  disposizione  dei  conduttori  è 
simile  a  quella  dei  conduttori  della  batteria  descritta  in  una  Memoria  sulle 
scariche  elettriche  (1). 

«  I  108  vasi  sono  riuniti  in  6  batterie  di  18  ciascuna  disposte  in  cascata, 
onde  poter  ottenere  potenziali  elevati.  Le  armature  estreme  comunicano  coi 
conduttori  di  una  macchina  d'Holtz,  e  le  armature  di  mezzo  comunicano  col 
suolo.  Si  ha  così  la  stessa  capacità,  come  se  si  avessero  ls/6  =  3  vasi  insieme 
riuniti  a  batteria,  colle  armature  direttamente  comunicanti  coi  due  conduttori 
della  macchina;  per  cui  la  capacità  del  sistema  sarà  di  18810  unità  elettro- 
statiche (C.  Gr.  S.),  ossia  circa  yis  di  Micro-Faraday. 

«  La  macchina  d'Holtz  è  simile  ad  una  altrove  da  me  descritta  (2),  ma 
è  a  quattro  dischi.  Dà  usualmente  scintille  di  più  di  30  centimetri  di  lun- 
ghezza, e  questo  anche  nelle  giornate  umidissime,  poiché  essa  è  racchiusa  in 
una  cassa  di  vetro  contenente  aria  mantenuta  secca  con  cloruro  di  calcio, 
insieme  ad  una  piccola  macchina  a  strofinamento,  destinata  a  dare  la  prima 
carica  ad  una  delle  armature.  I  dischi  sono  senza  vernice,  e  basta  pulirli  di 
tanto  in  tanto  con  un  po'  di  alcool,  perchè  diano  il  miglior  effetto. 

«  Essendo  accaduto  più  di  una  volta  che  la  batteria  si  scaricasse  entro  la 
macchina  lasciando  sui  dischi  profonde  traccie,  ed  una  volta  essendosi  pro- 
dotta una  scarica  che  traforò  due  delle  grosse  pareti  di  vetro  della  cassa, 
così  per  prevenire  questi  danni  ed  anche  per  la  sicurezza  della  persona  che 
mette  in  moto  la  macchina,  ebbi  l'idea  di  stabilire  le  comunicazioni  fra  i 
suoi  due  conduttori  e  le  armature  estreme  delle  sei  batterie,  per  mezzo  di 
lunghi  tubi  di  vetro  pieni  d'acqua.  Con  tale  disposizione,  se  la  scarica  av- 
viene nella  macchina,  essa  non  produce  più  nessun  guasto,  né  è  più  pericolosa 
per  le  persone,  giacché  nel  circuito  di  scarica  trovasi  una  fortissima  resistenza. 
Naturalmente  le  comunicazioni  cogli  apparati  nei  quali  si  producono  le  sca- 
riche da  studiarsi,  sono  interamemente  metalliche,  essendo  fatte  con  lunghi 
e  grossi  tubi  d'ottone. 

«■  Questa  batteria,  che  mi  ha  servito  per  illustrare  con  adatte  esperienze 
un  Corso  speciale  sull'elettricità  atmosferica,  può  fornire  in  iscala  anche  mag- 
giore, gli  effetti,  già  notevoli,  altravolta  da  me  descritti  (3).  Così  per  esem- 
pio, se  nel  circuito  di  scarica,  oltre  che  un  intervallo  d'aria  di  5  a  10  cen- 
timetri fra  sfere  di  ottone  di  6  a  7  cent,  di  diametro  (che  è  evidentemente 
indispensabile  in  quasi  tutte  le  esperienze),  si  pone  una  lastra  di  vetro  lunga 


(*)  Acc.  di  Bologna,  11  maggio  1875. 

(2)  Descrizione  ed  uso  di  una  macchina  ecc.,  nell'Acc.  di  Bologna,  1879. 

(3)  L.   e. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  57 


—  446  — 

5  metri  o  anche  più,  rivestita  di  limatura  di  zinco  a  guisa  dei  così  detti 
quadri  magici,  si  ottiene  sulla  lastra,  invece  delle  solite  diramazioni  lumi- 
nose, una  rumorosa  e  grossa  scintilla  di  5  o  più  metri  di  lunghezza  e  con 
tale  esperienza  si  rende  conto  in  parte  dell'enorme  lunghezza  delle  folgori, 
ammesso  che  le  particelle  di  limatura  rappresentino  le  goccioline  d'acqua 
sospese  nell'aria.  Sopra  la  superficie  dell'acqua  (nel  caso  mio  contenuta  in 
tante  grandi  cassette  di  vetro  messe  in  fila),  si  ottiene  una  scintilla  lunga 
più  di  un  metro,  e  quasi  di  egual  lunghezza  la  si  ottiene  attraverso  di  una 
grande  fiamma  di  gas. 

u.  Ecco  ora  le  nuove  esperienze  che  hanno  dato  origine  a  questa  Nota. 
«  Un  filo  di  platino  lungo  3  metri  e  mezzo  (e  forse  anche  uno  alquanto 
più  lungo)  e  grosso  V20  di  millimetro,  viene  fuso  dalla  scarica,  trasforman- 
dosi momentaneamente  in  una  bella  corona  di  globuli  incandescenti;  ma  se 
si  prende  un  tratto  più  breve  dello  stesso  filo,  per  esempio  lungo  solo  un 
metro  e  mezzo,  si  osserva  il  seguente  curioso  fenomeno.  Nell'istante  della 
scarica  si  vede  una  bianca  scintilla  di  un  metro  e  mezzo  di  lunghezza  nel 
luogo  occupato  dal  filo,  rettilinea  se  il  filo  ha  questa  forma,  e  incurvata  cui  ne 
il  filo,  se  a  questo  si  da  una  forma  capricciosa  qualunque.  Naturalmente  non 
si  trova  più  traccia  del  filo  dopo  la  scarica;  soltanto  si  solleva  da  quella 
lunga  scintilla  un  po'  di  fumo  che  sparge  un  odore  caratteristico. 

«  Con  filo  di  ferro,  0  di  rame,  0  d'oro  (con  lega  di  rame)  con  un  sottile 
e  strettissimo  nastro  di  acciaio,  0  di  magnesio,  0  di  foglia  di  stagno,  si  ot- 
tiene un  fenomeno  analogo.  Solo  la  scintilla  diviene  gialla  col  ferro  e  cotì'oro, 
e  verdastra  col  rame.  Con  questi  metalli  il  fumo  che  si  eleva  dopo  la  sca- 
rica è  più  denso  ed  abbondante,  ma  non  produce  l'odore  penetrante  che  si 
ha  col  platino. 

«  La  formazione  di  questa  scintilla  parmi  possa  spiegarsi  come  segue. 
Bastano  le  prime  porzioni  della  scarica  per  far  passare  il  filo  allo  stato  di 
vapore;  il  resto  della  scarica  trova  quindi  una  colonna  di  vapore  metallico, 
a  temperatura  elevata,  che  gli  offre  un  facile  cammino,  come  qualunque  gas 
rarefatto.  In  certo  modo  si  l'orma  istantaneamente  un  tubo  di  Geissler,  le  cui 
pareti  sono  costiate  dall'aria  fredda  circostante,  pieno  di  gas  rarefatto  perchè 
ad  altissima  temperatura. 

«  Per  mettere  alla  prova  questa  spiegazione  ho  ideato  la  seguente  espe- 
rienza. Al  di  sopra  del  filo  AB,  a  poca  distanza  e  verso  il  suo  mezzo,  pongo 

un  conduttore  C  comunicante  col- 
l'estremità  A.  Se  è  vera  la  data 
spiegazione,  ecco  quanto  deve  av- 

^___        venire.  Neil'  istante  della  scarica, 

A  B  questa  deve  cominciare  col  percor- 

rere  il   filo  AB  e  volatilizzarlo, 
ammesso  che  la  pallina  C  sia  messa  a  distanza  conveniente  dal  filo;  ma  poi, 


—  447  — 

invece  di  formarsi  la  scintilla  da  AaB  attraverso  il  vapore  metallico,  deve 
formarsene  una  semplicemente  da  C  a  B.  Cosicché  il  filo  deve  evaporarsi  tutto, 
ma  la  grossa  scintilla  deve  solo  apparire  alla  destra  di  C. 

«  Avendo  più  volte  fatta  l'esperienza,  ho  riconosciuto  che  essa  riesce 
completamente  secondo  le  previsioni,  e  cioè  nell'istante  della  scarica  tutto  il 
filo  si  evapora,  ed  apparisce  una  scintilla  soltanto  da  C  a  B.  » 


Chimica.  —  Sopra  alcuni  derivati  della  maleinimide  (1).  Nota 
del  Corrispondente  G.  Ciamician  e  di  P.  Silber. 

n  Nel  corso  dei  nostri  studi  sui  derivati  del  pirrolo  abbiamo  più  volte 
accennato  alla  facilità,  con  cui  molte  di  queste  sostanze  possono  essere  tra- 
sformate nelle  imidi  bicloromaleica  o  bibromomaleica,  ed  uno  di  noi  ha  fatto 
vedere  (2)  quanto  queste  reazioni  sieno  comparabili  alle  trasformazioni  di 
molti  composti  aromatici  nei  derivati  clorurati  e  bromurati  del  chinone.  L'a- 
nalogia del  cloroanile  e  del  bromoanile  colla  bicloromaleinimide  e  la  bibro- 
momaleinimide, 

CI  C  , ,  C  CI 

^\ 

co^  \co 

CCl^^^CCl  NH 

Cloroanile  luride  bicloromaleica 

che  si  rivela  già  nella  comparazione  delle  loro  forinole,  trova  realmente  ri- 
scontro nei  resultati  dell'esperienza. 

«  Guidati  da  questo  concetto  noi  abbiamo  cercato  nuovi  fatti  che  venis- 
sero a  confermare  le  vedute  ora  esposte  ed  abbiamo  a  tale  scopo  iniziato 
uno  studio  nel  quale  ci  proponiamo  di  vedere  quali  delle  reazioni,  che  sono 
state  eseguite  col  cloroanile  e  col  bromoanile,  possono  essere  applicate  ai  de- 
rivati alogenati  dell'imide  maleica. 

«  In  questa  Nota  pubblichiamo  una  parte  dei  resultati  ottenuti  colla 
bicloromaleinimide,  da  noi  scoverta  alcuni  anni  or  sono,  ri  serbandoci  di  esporrò 
a  suo  tempo  completamente  le  nostre  ricerche. 

(!)  Le  esperienze  descritte  in  questa  Nota  sono  state  eseguite  nel  E.  Istituto  chini  Leo 
di  Roma. 

(2)  G.  Ciamician,  //  pirrolo  ed  i  suoi  derivati. 


—  448  — 

Azione  del  nitrito  potassico  sull'imide  bicloromaleica. 

u  Studiando  l'azione  di  una  soluzione  di  nitrito  sodico  sul  cloroanile 
I.  U.  Nef  (0  ha  ottenuto  il  sale  sodico  dall'acido  nitranilico  (C6  Na2  N2  08) 
ed  in  modo  analogo  il  sale  potassico  corrispondente  ;  ora  questa  interessante 
reazione  è  perfettamente  applicabile  alla  bicloromaleinimide,  come  lo  dimo- 
strano le  seguenti  esperienze. 

«  Una  soluzione  di  5  gr.  di  imide  bicloromaleica  in  75  ce.  d'alcool  e 
50  ce.  d'acqua,  venne  trattata  con  15  gr.  di  nitrito  potassico;  col  riscalda- 
mento il  liquido  si  colora  in  giallo  e  si  separa,  con  svolgimento  di  gaz,  una 
sostanza  solida  polverulenta,  che  si  deposita  in  fondo  al  palloncino.  Dopo  un 
riscaldamento  di  circa  un  quarto  d'ora  a  b.  ni.,  fino  che  cessa  lo  sviluppo 
gassoso,  si  lascia  raffreddare,  si  filtra  e  si  cristallizza  il  prodotto  alcune 
volte  dall'acqua  bollente.  Il  rendimento  è  soddisfacente:  da  5  gr.  di  imide 
si  ottennero  3,8  gr.  di  prodotto. 

«  L'analisi  del  nuovo  composto  dette  numeri  corrispondenti  alla  formula 
preveduta  : 

C,HN205K. 
I.  0,2870  gr.  di  materia  seccata  a  130°  dettero  0.4332  gr.  di  CO,  e  0,0278  gr. 

di  H2  0. 
IL  0,1814  gr.  di  materia  svolsero  22  ce.  d'azoto  misurato  a  12°  e  761  mm. 
III.  0,2870  gr.  di  materia  dettero  0,1284  gr.  di  K,  SO,. 

«  In  100  parti: 

calcolato  per  I \  II  N« 0»K 

ni 

—  24,4!» 
0,51 

—  14,28 
20,05  1!»,89 

«  Il  sale  potassico  così  ottenuto  non  perde  di  peso,  dopo  essere  stato 
seccato  sul  cloruro  di  calcio,  anche  se  viene  riscaldato  fino  a  130°.  Forma 
piccoli  cristallini  colorati  in  giallo  chiaro,  che  sono  insolubili  nell'acqua 
fredda  e  solubili  nell'acqua  bollente,  riscaldati  sulla  lamina  di  platino  de- 
flagrano. 

«  Non  ci  fu  possibile  di  ottenere  da  questo  sale  l'acido  libero  (C4H2N205) 
corrispondente.  Trattando  una  soluzione  acquosa  calda,  con  acido  solforico  di- 
luito, si  separa  la  sostanza  inalterata,  come  lo  dimostra  la   seguente   deter- 
minazione del  potassio. 
0,3290  gr.  di  materia  dettero  0,1454  gr.  di  K2S04. 

(!)  Beri.  Ber.  20,  2028. 


trovato 

i 

ii 

c 

24,69 

— 

H 

0,64 

— 

N 

— 

14,42 

K 

— 

— 

—  449  — 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C4  H  N2  Os  K 

K  19,81  19,89 

«  Bollendo  la  soluzione  con  acido  solforico  diluito,  5  gr.  di  sale  potas- 
sico con  400  ce.  d'acido  solforico  (1  :  10),  per  qualche  tempo,  essa  diventa 
senza  colore  ed  estraendo  con  etere  molte  volte  di  seguito,  si  ottiene  una 
sostanza  cristallina,  che  non  è  altro  che  acido  ossalico.  La  sostanza  ottenuta 
per  estrazione  con  etere,  cristallizza  dall'acqua  bollente  in  grossi  prismi  senza 
colore,  che  fondono  a  10O°-101°. 

«  Contiene  due  molecole  d'acqua  di  cristallizzazione,  che  perde  stando 
sull'acido  solforico. 

1,3798  gr.  di  materia,  seccata  sul    cloruro  di  calcio,    perdettero    nel    vuoto 
sull'acido  solforico  0,3926  gr.  di  acqua. 
-  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  C2  H2  04  +  2H2  0 

H2  0  28,45  28,57 

0,2085  gr.  di  sostanza  deacquificata  dettero  0,20H3  gr.  di  C02  e  0,0480  gr. 
di  H,  0. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Co  H2  04 

C  26,41  26,66 

H  2,56  2,22 

«  L'acido  deacquifteato  sublima  senza  decomposizione,  la  sua  soluzione 
dà  col  cloruro  calcico  un  precipitato  insolubile  nell'acido  acetico  ed  ha  in 
una  parola  tutte  le  proprietà  dell'acido  ossalico. 

«  La  costituzione  del  sale  potassico  C4  HN2  05  K,  ora  descritto,  sarà  con 
molta  probabilità  analoga  a  quella  della  combinazione  potassica  dell'acido 
nitranilico  : 


e  noi  crediamo  che  convenga  chiamarlo  piuttosto  composto  potassico  del  ni- 
troossichinone  del  pirrolo,  che  composto  potassico  dell'imide  nitroossimaleica. 

«  Crediamo  utile  far  notare  che  anche  l'acido  nitranilico  si  decompone 
facilmente  in  soluzione  acquosa,  dando  acido  ossalico. 

«  Come  era  da  aspettarsi,  non  siamo  riusciti  ad  ottenere  il  composto 
amidato  corrispondente  ;  trattando  il  sale  descritto  con  cloruro  stannoso  ed 
acido  cloridrico  si  ottiene  soltanto  acido  ossalico. 


—  450  — 

A:  io  ile  dell'anilina  sull'imide  bicloromaleica. 

«  Trattando  una  soluzione  di  3  gr.  di  imide  in  30  ce.  d'alcool,  con  7  gr. 
d'anilina  si  ottiene  immediatamente  un  liquido  giallo,  che  venne  fatto  bollire 
per  qualche  tempo  (15  minuti)  a  ricadere.  Per  raffreddamento  si  separano 
aghi  gialli,  che  vennero  filtrati,  lavati  e  fatti  cristallizzare  dall'alcool  bol- 
lente. Fondono  a  196°  ed  hanno  la  composizione: 

C10  H,  CI  N,  02. 

«  Il  composto,  che  ci  riserbiano  descrivere  esattamente  in  una  prossima 
comunicazione,  ha  senza  dubbio  la  costituzione: 


XH'VH. 


e  corrisponde  alla  cloroanilanilide  [CG  Cl2  02  (N  H  C0  H-,),],  che  si  ottiene 
in  modo  analogo  dal  cloroanile. 

«  Per  ultimo  vogliamo  accennare,  che  Timide  bicloromaleica  dà  in  solu- 
zione alcoolica  colla  fenilidrazina  un  precipitato  formato  da  aghi  rosso-rau- 
ciati  di  cui  ci  riserbiamo  lo  studio. 

«  Noi  continueremo  queste  ricerche  ti-attando  Timide  bicloromaleica  con 
tutti  quei  corpi  con  cui  fu  sperimentato  il  cloroanile  e  le  estenderemo  anche 
all'imide  mono-cloromaleica,  da  noi  descritta  per  la  prima  volta  alcuni  anni 
or  sono.  Questo  lo  diciamo  perchè  i  sigg.  R.  Lòscher  e  K.  Kusserow  hanno 
recentemente  studiato  il  comportamento  della  monobromofumarimide  coll'a- 
nilina  »   ('). 


Astronomia.  —  Immagine  deformala  del  sole  riflesso  sul 
mare,  e  dipendenza  della  medesima  dalla  rotondità  della  terra. 
Nota  del  prof.  A.  Ricco,  presentata  dal  Corrispondente  P.  Tacchini. 

«  Nella  seduta  dell' 8  ottobre  di  questo  anno,  all'Accademia  di  Francia, 
l'illustre  astronomo  e  geodeta  prof.  Fave,  presentava  una  relazione  delle 
mie  osservazioni  e  fotografie,  dalle  quali  risulta  che  l'immagine  del  sole  a 
poca  altezza,  riflesso  sul  mare  calmo,  invece  di  esser  eguale  al  disco  stesso 
solare,  come  sarebbe  se  la  superficie  delle  acque  fosse  piana,  è  molto  schiac- 
ciata in  direzione  verticale,  quale  sarebbe  per  la  riflessione  molto   obbliqua 

(i)  Beri.  Ber.  21,  2718. 


—  451  — 

su  di  uno  specchio  convesso  sferico,  o  cilindrico,  di  grande  raggio  di  curva- 
tura. Aggiungevo  in  quella  Nota  che  tale  alterazione  dell'immagine  solare 
riflessa  costituisce  una  prova  molto  evidente  (se  pur  altra  ne  occorre)  della 
rotondità  della  terra. 

*  Tale  notizia  destò  una  certa  sorpresa,  ed  il  sig.  Wolf  pensò  di  sottoporre 
al  calcolo  le  circostanze  del  fenomeno  in  discorso,  e  nella  seduta  successiva  del 
15  ottobre  presentava  all'Istituto  di  Francia  stesso  i  suoi  risultati,  compen- 
diati in  una  tabella  numerica,  da  cui  egli  dichiarava  venire  confermato  l'in- 
sieme delle  mie  osservazioni.  Nell'altra  seduta  dell'Accademia,  al  22  ottobre, 
il  prof.  Forel  di  Morges  faceva  sapere  che  l'interpretazione  da  me  data  alla 
deformazione  dell'immagine  del  sole  riflesso  nel  mare  era  confermata  dai  cal- 
coli fatti  nel  1873  dal  prof.  Dufour  pure  di  Morges,  dimostranti  la  possibi- 
lità della  deformazione  dell'immagine  riflessa  di  oggetti  terrestri  sul  lago  di 
Ginevra,  e  poi  ancora  dalle  osservazioni,  fatte  dai  prof.  Forel  e  Dufour 
medesimi,  di  tali  deformazioni  nelle  immagini  di  barche,  case  ecc.  sul  lago. 

«  A  me  pare  che  si  poteva  facilmente  dimostrare  le  possibilità  di  tale 
deformazione  delle  immagini  riflesse,  semplicemente  dietro  una  considerazione 
tecnica.  La  riflessione  del  sole  si  fa  sopra  uno  specchio  di  mare  grandissimo 

(come  notò  il  prof.   Faye  alla  seduta 


Fi9.i 


dell' 8  ottobre):  per  l'Osservatorio  di 
Palermo  il  cui  orizzonte  marino  si 
stende  a  30  km.,  la  larghezza,  per  il 
sole  all'orizzonte,  col  diametro  di  32', 
è  di  circa  300  m.  ;  la  lunghezza,  come  è 
facile  comprendere  (e  come  si  vedrà  ap- 
presso) è  considerevolmente  più  grande. 
Ora  nella  pratica  è  trascurabile  la  cur- 
vatura di  uno  specchio,  poniamo  del- 
l'apertura anche  di  1  m.,  quando  il 
raggio  di  curvatura  sia  di  20  km.  Per- 
chè adunque  fosse  trascurabile  la  cur- 
vatura di  uno  specchio  d'acqua  esteso 
anche  solo  1  km.,  dovrebbe  il  raggio 
della  terra  essere  di  20000  km.,  mentre 
è  poco  più  di  6000  km. 

«  Le  relazioni  dei  diversi  elementi 
nella  riflessione  di  un  punto  luminoso 
(a  distanza  infinita)  sulla  sfera  terre- 
stre, io  le  trovo  assai  semplici  nel 
seguente  modo  (iìg.  1). 
Sia  0  luogo  dell'osservatore;  OA  =  A  sua  altitudine;  OB  suo  orizzonte  appa- 
rente ;  HOB  =  ACB  =  D  depressione  e  distauza  del  medesimo  ;  SOB  =  a 


—  452  — 

apparente  altezza  angolare  del  punto  luminoso  ;  E  luogo  ove  succede  la 
riflessione;  KFE  =  ACE  =  f/  distanza  del  medesimo;   BOE  =  w   appa- 
rente altezza  angolare  dell'immagine  riflessa. 
Sarà: 

£  =  90°  —  »  —  D,    ó  =  e  =  a  —  (D  —  d),  (3  +  d -\- (90° -}- Ó)  =  180° 

donde 

a  =  a  —  2(D  —  d),    a  —  co  =  2(D  —  d). 

<i  È  evidente  che  se  il  punto  luminosa  è  all'orizzonte  apparente,  la 
riflessione  si  fa  al  limite  dell'orizzonte  stesso:  che  di  mano  in  mano  che  il 
punto  s'innalza,  la  riflessione  succede  più  vicino  all'osservatore,  ed  in  line 
avviene  ai  suoi  piedi,  quando  l'oggetto  raggiunge  lo  zenit.  Quindi  a  —  w, 
alterazione  assoluta  dell'immagine  riflessa,  cresce  al  crescere  di  «  :  il  che 
si  accorda  colla  serie  di  valori  trovati  dal  sig.  Wolf. 

«Ma  se  nella  serie  stessa  si  calcola  il  valore  di  («  —  w):  «,  ossia 
Valle  razione  relativa  dell'altezza  dell'immagino  riflessa,  si  trova  invece  che 
cresce  al  diminuire  dell'altezza  del  punto  obiettivo.  Perciò  le  immagini  solari 
riflesse  più  fortemente  schiacciate,  sono  quelle  a  sole  più  basso. 

«  Si  ha  poi  :  per  a  =  0  :     d  =  D ,  w  =  0 ,  «  —  «  =  0 

per  «  =  90°  :  d  =  0  ,   to  =  90°—  2  D,  a  —  co  =  2D 
pure  d'accordo  col  sig.  Wolf. 

«  Per  il  calcolo  delle  immagini  riflesse  in  discorso   convieni'  (come  ha 
fatto  opportunamente  il  sig.   Wolf)  assumere  una  serie  di  valori  di  d,  e  tro- 
vare i  corrispondenti  di  «  ed  ta.  Nel  triangolo  OCE  essendo   noti  CE  =  11, 
CO  — R-j-A,  e  dato  OCE  =  f/  si   troveranno   tì   e   90° -f-cf,   e  quindi   saia 
w  =  90°  —  {ì  —  D,  a  =  w-f-2(D  —  d) 

«  D,  ed  R,  che  potrà  ritenersi  il  raggio  del  circolo  osculatore  norma  Ir 
al  meridiano,  si  calcolano  colle  note  forinole: 

D  =  115".6  ih,  K=  a=r 

'  1  1  —  e2  sen2  X 

ove  e  è  il  semi-asse  maggiore  terrestre,  e  X  la  latitudine  del  luogo. 

«  Per  l'Osservatorio  di  Palermo  in  cui  h  =  72m,  X  =  38°.  6'.  44",  risulta 

D  =  16'.  20"     R=6385520m. 
«  Coll'indicato  processo  ho  trovato,  fra  altri,  i  seguenti  valori  : 
(  in  minuti         10'.  0         6'.  7         3'.  1 
\  in  chilometri     19 
«  14'.  7 

w  2'.  0 

ce  —  m  12'.  7 

a  —  co  ;  a  0.86 

dove  vedesi  che  le  variazioni  succedono  come  si  disse  prima. 

«  Tenendo  conto  della  rifrazione  astronomica,  per  cui  il  diametro  ver- 
ticale del  sole  presso  l'orizzonte  viene  notevolmente  accorciato,  si  ha  ancora: 


12 

6 

26'.  2 

54'.  7 

6'.  9 

28'.  2 

19'.  3 

26'.  5 

0.74 

0.49 

—  453  — 

che  quando  presso  a  poco  metà  del  disco  è  sorto  dall'orizzonte  apparente, 
l'altezza  (negativa)  dalla  immagine  è  ridotta  a  2',  cioè  a  meno  di  |:  sul 
mare  l'immagine  stessa  occupa  30  —  19  =  11  km.  Quando  tutto  il  disco  è 
sorto  dal  mare,  il  diametro  verticale  dell'immagine,  minore  di  7',  è  ridotto 
a  poco  più  di  j  del  diametro  visibile  direttamente:  l'immagine  stessa  occupa 
sul  mare  una  lunghezza  di  30  —  12  =  18  km.  Quando  l'orlo  inferiore  del 
sole  è  alto  sull'orizzonte  apparente  circa  quanto  è  l'apparente  diametro  ver- 
ticale, il  vertice  del  sole  nell'immagine  riflessa  dista  da  esso  orizzonte  28'.2, 
ossia  poco  più  della  metà  dell'altezza  del  vero  vertice  :  il  diametro  verticale 
dell'immagine  è  circa  28'.  2  —  0'.  9  =  21'.  3  cioè  f  del  diametro  orizzontale, 
e  si  stende  sul  mare  per  una  estensione  di  6  km. 

«  Dal  detto  ora  si  rileva  anche  che  l'immagine  riflessa  del  sole  non  è 
veramente  elittica,  non  solo  perchè  il  disco  solare  visto  direttamente  non  è 
né  circolare,  né  elittico,  in  causa  della  rifrazione  atmosferica,  ma  ancora 
perchè  l'immagine  riflessa  sulla  superficie  acquea,  nella  metà  inferiore  risulta 
schiacciata  più  che  nella  metà  superiore. 

*  Confrontando  i  precedenti  risultati  del  calcolo  colle  mie  osservazioni 
e  fotografìe,  si  trova  accordo  nell'insieme  (come  trovò  anche  il  sig.  Wolf),  ma 
l'altezza  dell'immagine  riflessa,  osservata  o  fotografata,  è  sempre  sensibil- 
mente minore  della  calcolata. 

«  Sarà  interessante  di  ricercare  la  causa  di  questa  differenza  :  la  diffra- 
zione, ed  anche  l'irradiazione,  oculare,  o  strumentale,  o  fotografica,  tende- 
rebbero invece  ad  ingrandire  l'immagine  riflessa,  che  è  sempre  assai  brillante. 
È  ora  accreditata  l'opinione  che  l'attrazione  del  fondo  e  delle  rive  del  mare 
ne  possa  alterare  il  livello  nella  loro  vicinanza.  Tale  alterazione,  accadendo 
nel  luogo  ove  succede  la  riflessione,  potrebbe  modificare  sensibilmente  l'im- 
magine riflessa. 

«  Determinato  coll'osservazione  D,  e  misurati  a  ed  co,  dalle  forinole 
precedenti  si  avrà: 

£  =  90°  —  D  —  w,  d  =  D  —  ^=^ 


e  nel  triangolo  OAE  conoscendosi  /?  e  l'angolo  OAE  =  90°  -f-  -,  ed  il  lato  A, 

si  troverà  OE  :  ed  allora  nel  triangolo  OCE  sarà  noto  il  detto  lato  OE  e 
gli  angoli  §  e  d  ;  pertanto  si  potrebbero  calcolare  i  due  lati,  dei  quali  CE  =  R 
dovrebbe  coincidere  col  raggio  del  circolo  osculatore,  e  la  differenza  coli' altro 
lato  CO  dovrebbe  essere  uguale  ad  h.  Mancando  tali  coincidenze,  si  potrebbe 
forse  riconoscere  se  nel  luogo  della  riflessione  vi  è  alzamento  o  depressione 
del  livello  del  mare. 

«  Però  volendo  istituire  una  indagine  così  delicata,  si  dovrebbe  trovar 
modo  di  tenere  esatto  conto  della  rifrazione  geodetica,  la  quale  altera  i 
diversi  elementi  del  problema  ;  ed  è  noto  che  sussistono  sempre  delle  sensibili 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  58 


—  454  — 

incertezze  nell' eseguire  tale  correzione  (').  Ad  ogni  modo  non  sarà  inutile  il 
tentare  questo  studio:  il  che  io  mi  propongo  di  fare  in  seguito. 

«  Confrontando  i  risultati  dei  calcoli  fatti  dal  sig.  Wolf  per  una  stazione 
alta  100"\  coi  miei,  si  deduce  che  per  una  stazione  più  alta,  a  parità  di 
altezza  angolare  del  punto  obiettivo,  la  riflessione  si  fa  più  lontano  dall'os- 
servatore e  l'altezza  angolare  dell'immagine  riflessa  è  minore,  cioè  la  defor- 
mazione è  maggiore. 

«  Sull'Etna  l'orizzonte  giunge  all'enorme  distanza  di  più  che  200  km., 
e  la  depressione  del  medesimo  arriva  a  1°.51';  pertanto  di  lassù  l'alterazione 
dell'immagine  riflessa  del  sole  dev'essere  notevolissima,  e  quindi  più  facil- 
mente potrebbe  accusare  le  alterazioni  del  livello  del  mare  presso  la  costa 
orientale  ed  anche  presso  la  settentrionale  della  Sicilia.  Donde  l'importanza  che 
le  osservazioni  in  discorso  venissero  fatte  al  novello  Osservatorio  Etneo,  situato 
in  posizione,  anche  per  tante  altre  ragioni,  singolarmente  privileggiata. 

«  P.  S.  Nei  giorni  20,  21,  28,  29  novembre  ho  potuto  vedere  in  mare, 
a  pochi  chilometri  dalla  riva,  le  immagini  riflesse  di  barche  e  pescatori, 
fortemente  schiacciate,  come  quelle  descritte  dai  prof.  Dufour  e  Forel  -. 

Matematica.  —  Sulla  teorìa  delle  coordinate  curvilìnee. 
Nota  II  (-).  di  Ernesto  Padova,  presentata  dal  Socio  u.  Dini. 

«  5.°  Dalle  formule  ora  trovate  se  ne  possono  dedurre  altre  che  danno  la 
curvatura  media  espressa  per  le  coordinate  .<•,  //.  s  ed  i  parametri  di  queste 
considerate  come  funzioni  di  due  coordinate  superficiali.  Riprendiamo  infatti 
l'equazione 

1  1 


J.M  = 


n  t  !+*•+*■ 


Li  >.f 


</r 


z/2u      dyTiu 

essa  può  scriversi  anche  così 

hV+hq  —  h    _  «3    /l       ■       1\ 

2"  +  x2(l+/-H2)  "         \fl\Qy  "1"*t/ 

ove  ^-i,  X2,  l-i  stanno  a  denotare  le  derivate  di  /.  rapporto  ad  .>■,  //.  g  rispet- 
tivamente; ma  si  ha 

?.ip-\r  hq  —  ^3  _ 

/         a2 

(1)  Per  tale  ragione  qui  non  si  è  fatto  alcun  conto  della  detta  rifrazione  geodetica. 

(2)  V.  pag.  369. 


—  455  — 
per  cui  avremo 

ci— 

«  Ed  operando  allo  stesso  modo  sulle  due   equazioni  che  danno  J2x  e 
J2y  avremo 


<J  o  x  ■ 


,    4 

*  fife 

<*4- 


yT  *■  T  %       j/;tv<>l  T<?J 

«  Per  le  superficie  d'area  minima  avremo  dunque  le  equazioni 
d—  d— 

'■*  +  —  +rfJ  =  0-      ^^  +  Tz+^  =  °- 

(11)  _i_ 

e,  se  le  coordinate  u,  v  sulla  superficie  sono  isometriche,  le  funzioni  %,  y,  z 
dovranno  soddisfare  inoltre  la  condizione 

«  Analogamente  a  quanto  ha  fatto  il  Beltrami  per  le  superficie  di  area 
minima  situate  nello  spazio  euclideo,  si  potrà  ora  procedere  così,  trovare  la 
soluzione  generale  del  sistema  (11)  e  limitarla  in  modo  da  soddisfare  alla  (12); 
se  nonché  adesso  in  generale  non  spariranno  dalle  (11)  i  coefficienti  dell'ele- 
mento lineare  della  superficie  e  quindi  anziché  trovare  tutte  le  superficie 
d'area  minima  del  dato  spazio,  non  si  avrà  che  il  gruppo  di  quelle  applica- 
bili sopra  una  data.  Un  esempio  chiarirà  meglio  queste  osservazioni.  Suppo- 
niamo che  lo  spazio  dato  sia  quello  a  curvatura  costante  negativa  che  ha 
per  elemento  lineare 

ds  —  —  ]/dx%  -\-  dif  -\-  dz2, 

se  lo  coordinate  scelte  sopra  la  superficie  d'area  minima  sono  isometriche  e 
danno  all'elemento  lineare  la  forma 


da  =  1-1]/  chi2  -j-  dv9 
le  (11)  diverranno 

Ó£X      cVx       2_(d%dz_  i  d%ds\ n 

du2       dv2        g   \du  du      dv  eh) 

clM  i   cìl1  _  A  (él*L  -L  (lJL  (il\=o 
~*~  dv2        z  \du dti      dv  dv) 


+  do-        z  Lw+W  J  + 


<"•>  *7  +  ^-2^"'^0;       e-1-2'3) 


—  456  — 

le  quali  con  facili  riduzioni,  quando  si  ponga 

x  y  1 

X\  —  '   X2  —  ■        '   X3  — 

acquistano  tutte  e  tre  la  stessa  forma 

d2Xi   ,   d'- Xi       n  Xi 
~a* 

scelta  ad  arbitrio  la  funzione  fi  che  dipende  dalle  u,  v,  tre  funzioni  X\  che 
verifichino  queste  equazioni  e  quella  in  cui  si  cangia  la  (12)  colla  sostitu- 
zioni della  Xi  alle  x,  //.  g  saranno  le  coordinate  dei  punti  di  tutte  le  superfìcie 
d'area  minima  applicabili  su  quella  che  ha  per  elemento  lineare  /.i]  dir -{-(//• :. 
«  6.  Alle  precedenti  notazioni  aggiungiamo  queste  altre 

«n=A  (1-f-p*) ,  aì2=/.pq.  a2i=l  (1+'/)  ;   a=an  (/.,-,— «-,0,   S=l-f-;j2+'y"> 

Xì  =  xl-\-  pX3 ,        ?.,  =  /o  -f  7/ ... 

*n  =  r  —  2r «, !,,- (/Vi y  +  r<-> 8 )•     ^8!  =  f  —  sr a*i,r  ( crìp  +  er8 7) , 

gn  =  S  —  2r  tf  12,,.  (  rrl  //  -f-  Cn  7  )  J 

le  funzioni  ;u ,  g22 ,  j12  sono  (')  coefficienti  di  una  forma  quadratica  cova- 
riante con  quella  che  rappresenta  il  quadrato  dell'elemento  lineare  della  su- 
perficie. Avremo  allora 

^  =  *n  +  ^pilKS  +  rt-Ì<Kl+j>«)] 

f-=^+^[x^(s+^)-ili?(i+rt] 
f-ii.+sptja+rt+^a+j*1)] 

e  conseguentemente,  ricordando  che  si  ha 


Jì2:  = 
rt~s      v  .  1    M 


MI  «82 12 


='«*f^t|fi.ptf(S^^ 
/    —         — 


^A      ^        1 

—  ^22,—        -j-  —  4-  —  v,2/j 


ove  V22  k  è  un  parametro  differenziale  misto,  che  si  deduce  da  Jn  8  coll'os- 
servare  che  le  quantità!^,  J2q,  j(hq-\-hp)  sono  coefficienti  di  una  forma 

i1)  Ricci,  Memoria  citata,  §  3. 


—  457  — 

covariante  con  quella  che  dà  il  quadrato  dell'elemento   lineare  della  super- 
fìcie e  che  per  conseguenza  anche 


d^f2o  —         .    d^22- 


diu  "ir   '     di„ 

è  un  invariante  assoluto. 
«  Inoltre  avendosi 
AX  =  V  (l+g«)  -f-A22  (l-f-;?»)4-A3«  (p»-{-g8)— 2/^-f-  2A1/,3;j  +  2***:.'/ 
4aA  4A4(l+^-|l?2)2 

y  +  V  +  y       (AlJP  +  ^8g  — ;.3)«        j\x 


(v'AU)2 


4/4(l-j-^2  +  ^2)       4/4(l-j-;;2-|-^2)2       4i4/,U       4/4(^\U)2 
ove,  per  maggior  chiarezza,  ho   contrassegnato  con  un  apice  i  parametri  dif- 
ferenziali di  funzioni  considerate  nello  spazio  S,  avremo 

«3a  F    rt—*s2      __  a\X  _■_  (v'AU)8"! 
=  *3  L;-(^'iU)2  4     "r"  4,/iU  J' 

ri*i— *i"       j\X      (y7V)2~|     1 
'~4A3^'1VJ^'1V 


«  Analogamente  si  troverebbe 

'^  _  4/.3  +  ^1  2~  T" 

ma  poiché  si  ha 


_/-V'iV)2        4A! 


'Vi  — -V 


^  i  v  =  — —  '    v  >tv 


v'AU 


^4 


;;- 


73 


cobi  sarà 

^XA      y».('/      J2%yX, 

ed  analogamente 

//xA        V22//A         ^ì'.IX]''!! 


=  ori  L^'iU)2         4    +     4z/\U   J/3 


^22?/ 


4A3    '       A  2A 

«  D'altra  parte  dalla  (8a)  abbiamo 

A3 


4^\U    JA3 


r/— s-2         ^/ 


?lf2  &         L_  -1 

,      Aj\U 


e  poiché 


v'AU 


Vii  ,  x3 


A2./XU 
così,  eliminando  dalle  precedenti  forinole  ri — s2,  avremo 

jxX      yuzX  ■    X       «,s/  1        *\X\ 

ci— 
4\X   ,    V-22//A  'A  ^  «22  /    1    ^'tA\ 

A      ""•"  '    -     f/y  ~  "   A   \p,  (<i        4A2  / 


J 


22// 


4A3 


& 


JXX       y32jA  A  _  «32  /   1  z/\A\ 


—  458  — 

*  Queste  formule  nel  caso  in  cui  sia  A=l,  quando  cioè  lo  spazio  con- 
siderato è  quello  euclideo,  divengono 


"l"  „  «ì2  ,  «32 


J22  x  =         ,    ^22  y  —         5    ^22  2  — 

QlQì  QiQo  QiQ, 

e  queste  danno  per  la  curvatura  totale  l'espressione 
—  =  j22  x  -f-  ^22  y  +  J-22 g 

QìQì 

notevole  per  la  sua  simmetria  rispetto  alle  coordinate  ». 


Matematica.  —  Sopra  una  certa  equazione  a  deridile  parziali 

del  3°  ordine.    Nota    del  prof.  A.  Tonelli  ,    presentala    dal  Corri- 
spondente V.  Cerruti. 

«  Come  applicazione  dei  risultati  ottenuti  in  una  mia  precedente  Nota  ('), 
espongo  in  questa  alcune  considerazioni  relative  ad  una  equazione  differenziale 
a  derivate  parziali  del  3°  ordine  della  forma 

(i)       y  ,v;  ,  +p1^ìt+q1— +n^ 

r,s,t   ì)Xr~òX$~òXt  r,a  oXroXt  ,■     oXf 


M 


in  cui  P  ,  Q  ,  N  ,  M  sono  funzioni  qualunque  delle  sole  variabili  indipendenti 
X\  1  Xì,  , .. ,  xn  . 

«Lo  scopo  che  mi  prefiggo  è  quello  di  vedere  come  e  quando  l' integra- 
zione della  (1)  possa  ricondursi  alla  integrazione  di  una  equazione  differenziale 
a  derivate  parziali  del  secondo  ordine  della  forma  : 

(2)  l^--!-^  — -fi^-w 

r,s   oXf  0X1  r     vX? 

in  cui  (f  ,  \p  ,  oì  sono  pure  funzioni  delle  sole  xx  ,  x2 , .. ,  xn  1  e  la  cui  inte- 
grazione esige  solamente  la  ricerca  di  una  soluzione  particolare  di  una  equa- 
zione differenziale  a  derivate  ordinarie  del  primo  ordine  (2) 

(3)  JL  =  f  +  fiìt  +  „ 

dove  le  funzioni  /', /\  di  .>■  si  compongono  facilmente  coi  coefficienti  <f  ,  ip 
della  (2). 

«  Intanto  osservo  che  la  (1)  può  scriversi  nel  seguente  modo  : 


r    ~ÒXr  (  7J  ~ÒXS  ~ÒXt    '  s     7>Xa  )    *    \  r    ÌXr  ì  4"   ÌXt 


M 


(0  S'opra  una  certa  equazione  differenziale  a  derivate  parziali  del  2°  ordine.  V.  a 
pag.  384  di  questo  volume. 
(2)  Cfr.  la  nota  citata. 


—  459  — 
e,  dopo  aver  posto  per  brevità 


r      oXy 


anche  nell'altro 


I^r  I^rèr+Pl^  +  P^+fa-I^M*  =m 


(4)  N_I-^  =  N-I^  +  V^P_:=0 

r      o3Cf  f     ~òXr  r,s    ~òXr  ~dX$ 


per  cui,  ove  tra'  coefficienti  P  ,  Q ,  N  abbia  luogo  la  relazione  : 

(4)  N.-Z^j 

r      Od 

la  (1)  si  riduce  all'altra 

(5)  ^-TT  =  M 

con 

s,t    o35s   uJCt  s      oJCs 

«  La  (5)  è  immediatamente  integrabile,  e  quindi  la  relazione  (4)  corri- 
sponde ad  un  caso  in  cui  lo  scopo  che  ci  ha  guidato  nello  studio  della  (1) 
è  raggiunto. 

«  2.  Ma  di  questi  casi  che,  per  brevità,  chiameremo  di  riduzione 
della  (1),  se  ne  possono  trovare  tanti  quanti  se  ne  vuole.  Infatti  supponiamo 
che  la  (4)  non  sia  sodisfatta  e  poniamo  : 

DP 

1N  —  Z_' 

r 

e  la  (1)  assumerà  la  forma  : 

(7)  V^L  +  „;  =  M 

con 

(8)  Itt^t  +  pI^t  +  p.  —  z 

s,t    oXs   ù3Ct  s      ò&  s 

«  Dalla  (7)  si  ricava 

M       lv   ~òZ 


a 

f£           /'                 £'<//?* 

^~    7>£ 

M 

7)  — ■ 

1 
7)Z     v^« 

1  v    ^2Z 

s     ~ò3Cs 

«~    ?)•{'•         """ ~ 

iW',-       s   "t)t^s 

«  ~    ^-'',-    ^-''x 

v    *« 

•   M 
V           « 

2v  vz 

1 

7)- 

21 

^   «         1  v        7)3Z 


r     ~ù%r  Xt  ~à$s  ~0>l-'t        lt  r,s,l  l%r  òXs  òXt 


—  460  — 
per  cui  la  (8),  dopo  fatta  la  sostituzione,  diventa  : 

(q)  N h  /' h  '/ r  "z  =  w 

V  r£tì&r~à£tì&t     '         rf'òXr'ÌX*         *    r    ~òXr 

con 

k  Ne  dedurremo  allora,  per  quanto  si  è  detto  sopra,  che  la  relazione 

a_y^i-+2:— -2-=o 

corrisponde  ad  un  caso  di  riduzione  della  (9)  e  quindi  anche  della  (1);  perchè, 
integrata  che  sia  la  (9),  la  (7)  ci  dà  subito  il  valore  di  g. 

«  3.  Però  ad  ognuno  di  questi  rasi  di  riduzione  per  la  (1),  corrisponde 
una  relazione  differente,  di  forma  sempre  più  complicata:  per  cui  non  è  allatto 
privo  di  interesse  il  ricercare  una  relazione  unica,  che  comprenda  infiniti  casi 
di  riduzione  della  equazioue  proposta.  Per  trovare  questa  relazione  si  l'accia 

e  si  osservi  che,  dopo  aver  posto 


>'• 


=  ti , 


si  ha  (')  : 


yJlL  +  PvJL  +  PlJ==  fjv_^L_|.L\-2L  +  LlC| 


con 


L  =  P  +  2u 

L^Px+Pm  +  ^  +  Z^-' 

per  cui  la  (1)  diventa  : 

,yA;vJ!i_  +  LvJL  +  LiC|+ 

r     ÌXr  '  7.7  7ìXs~ÒXt  s     ì%s  ) 

-Mi——  +  l  I— +^11-^-  +  ^:  -=m 

'    s,(    f)#s^)^(  s     7)e27s  ;     r    "t)^r 

e,  dopo  avere  sviluppato  e  diviso  tutto  per  r  ,  assume  la  solita  forma 

(io)         2_tt 77~  +  'TJL ~  "T  *  2,  ~z —  -r  rb  =  — 


(])  Vedasi  la  Nota  citata. 


—  461  — 

con 

n  =  L  -4-  u  , 

l  —-  Li  -j-  Lm  -|~ 


y  7)L 


r  — _  «  -|-  Lj^  -}-  V 


0;X'f 


«  Applicando  a  questa  equazione  la  formula  (4),  si  vede  che  è  riducibile 
quando  si  abbia 

,,  —  j^  _ —  _|_  y_ =  o 

ovvero 

(11)  u-\-LiU —  JL +  2l — ~ — =  0. 

r      oJCy  r,s    dvUr  òSCs 

«  La  presenza  della  funzione  u ,  cui  può  assegnarsi  quella  forma  che  più 
ci  piace,  fa  sì  che  alla  (11)  corrispondano  infiniti  casi  di  riduzione  della  (10) 
ovvero  della  (1).  Se  invece  noi  consideriamo  la  (11)  come  una  equazione  a 
derivate  parziali  del  secondo  ordine  in  u ,  si  vede  subito  che  la  sua  integra- 
zione risolve  il  problema  di  ridurre  la  integrazione  della  (1)  alla  ricerca  di 
una  soluzione  particolare  di  una  equazione  differenziale  della  forma  (3).  Però 
la  forma  dell'equazione  (11)  è  troppo  complicata  per  poter  asserire  che  in 
questo  modo  si  è  ottenuto  un  vantaggio  reale  :  ma  questo  vantaggio  si  mani- 
festa non  appena  si  pensa  che,  pel  nostro  scopo,  basta  la  conoscenza  di  una 
soluzione  particolare  della  (11).  Potremo  quindi  enunciare  il  seguente: 

"Teorema:  L'equazione  (1)  è  integrabile  per  quadrature 
quando  si  riesca  a  trovare  una  soluzione  particolare  della 
(11)  e  una  soluzione  particolare  di  una  equazione  differen- 
ziale della  forma  (3). 

«  Questo  metodo,  molto  probabilmente,  potrà  estendersi  ad  equazioni  ana- 
loghe alla  (1)  e  di  ordine  superiore  » . 


Fisica.  — ■  Sopra  V  inesattezza  di  un  principio  ritenuto  giusto 
nella  Teoria  Cinetica  dei  gas.  Nota  del  dott.  Alessandro  Sandrucci, 
presentata  dal  Socio  Blaserna. 

«  Quando  l' illustre  Hirn,  per  abbattere  completamente  la  Teoria  Cine- 
tica dei  gas  dimostrandola  insufficiente  a  spiegare  certi  fatti  assai  elementari 
ricavati  dall'esperienza  ed  in  contradizione  aperta  con  essi  nelle  sue  più  vitali 
conseguenze,  formulava  le  9  obbiezioni  che  si  contengono  nella  sua  Memoria  : 
La  Ciaétique  moderne  et  le  Dijnamhmc  de  l'avenir,  sembrava  indiscutibile 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  :.!» 


—  41)2  — 

in  cinetica  e  fondamentale  il  principio  seguente,  ammesso  da  cinetistì  e 
dinamisti  : 

Quando  un  gas  costituito  cineticamente  ad  una  certa  pressione  e 
ad  una  certa  temperatura  e  racchiuso  in  un  recipiente  di  volume  inva- 
riabile ed  impermeabile  al  calorico,  vien  messo  in  presenza  di  un  vuoto 
(a)  {  indefinito  ed  assoluto,  la  velocità  con  cui  le  molecole  uscenti  si  laude- 
ranno in  questo  ultimo,  non  può  essere  superiore  a  quella  preesistente 
di  pura  traslazione  molecolare,  che  corrisponde  (cineticamente)  alla  tem- 
peratura posseduta  dal  gas. 

*  In  una  Nota  presentata  nel  1887  a  questa  R.  Accademia  (*)  e  pubi  Li- 
cata nei  suoi  Atti,  io,  dopo  aver  dimostrata  la  concordanza  perfetta  fra  le 
formule  della  Cinetica  e  l'equazione  ben  nota  di  Weissbach,  cioè  fra  la  Cine- 
tica «ipotesi"  e  la  Termodinamica  «realtà  sperimentale»,  li"  fitto  notare 
come  il  principio  sopra  esposto  non  poteva  venir  sostenuto  senza  Ledere  le  basi 
stesse  su  cui  fondasi  la  Cinetica,  senza  guastare  l'accordo  di  essa  colla  Ter- 
modinamica. Con  tutto  il  rispetto  e  la  reverenza  dovuta  a  chi  l'avea  prima 
ammesso,  mostrava  fin  d'allora  di  ritenere  il  principio  medesimo  come  un 
errore  in  Cinetica:  e  fondavo  la  mia  convinzione  sul  fatto  che,  prese  le  for- 
mule della  Cinetica,  quali  il  rimpianto  creatore  di  lei  cu  Le  avea  date,  insieme 
ad  alcune  loro  conseguenze,  postele  a  confronto  con  la  formula  di  Weissbach 
e  dimostrato  il  reciproco  perfetto  accordo  in  tutti  i  rasi  possibili,  non  si 
doveva  passar  sopra  alla  relazione 

(1)  (w)  =  vY2 

resultante  fra  la  velocità  con  cui  ogni  molecola  gassosa  Hlluisce  nel  vuoto 
e  quella  preesistente  di  traslazione  molecolare:  relazione  clic  era  di  per  86 
stessa  la  negazione  immediata  del  principio  enunciato  di  sopra. 

«  Ora  il  fatto  indicato  dalla  (1)  à  in  so  apparentemente  qualche  cosa  ili 
strano.  Può  sembrare  paradossale,  come  certo  dovea  sembrare  a  l' illustre 
oppugnatore  della  Cinetica,  che  le  molecole  di  un  gas,  pel  solo  fatto  die  una 
porzione  della  parete  del  recipiente  viene  a  mancare,  debbano  prendere  la  ria 
del  vuoto  assoluto  con  una  velocità,  con  una  forza  viva  superiore  a  quella 
che  preesiste  in  loro.  Di  più  mi  si  potrebbe  rimproverare  che  io,  per  difen- 
dere la  teoria  cinetica,  l'abbia  tolta  da  una  angustia  per  porla  in  angustie 
forse  maggiori  presso  i  suoi  oppositori,  dando  campo  ad  essi  di  richiedere  che 
la  Cinetica  giustifichi  per  sua  difesa  questo  nuovo  fatto  a  cui  dà  luogo  o  cada 
assolutamente.  Insomma  si  dirà  che  il  valore  dello  accordo  da  me  dimostrato 
fra  la  cinetica  e  la  termodinamica,  come   argomento    in   difesa  della  prima. 

0)  Su  raccordo  della  teoria  cinetica  dei  gas  colle  Termodinamica,  e  sopra  un  prin- 
cipio  della  cine! ire  ammesso  linoni  rome  vero. 


—  463  — 

è  tutto  subordinato  alla  interpetrazione  in  teoria  cinetica  del  fenomeno  rap- 
presentato dalla  formula  (1).  Tali  ragioni  mi  hanno  spinto  a  ricercare  una 
simile  giustificazione  :  mi  sembra  di  averla  rinvenuta  e  di  poter  asserire  che 
il  principio  (a)  debba  ritenersi  definitivamente  come  un  vero  errore  nella 
teoria  cinetica  attuale.  Tale  resultato  è  interessante  perchè,  come  già  accennai 
nella  Nota  sopra  ricordata,  il  principio  (a)  è  stato  preso  dal  Hirn  come  car- 
dine di  una  gran  parte  delle  critiche  sue  ('). 

«  Dalla  equazione  del  Weissbach  si  ricava,  per  la  velocità  di  efflusso 
di  un  gas  alla  temperatura  T  in  un  vuoto  indefinito  dove  la  pressione  è  nulla, 
la  formula  : 


(2)  (tv)  =  1  2gEep  T  . 

In  essa  il  valore  di  cp  è  una  quantità  determinata  e  costante  ;  ed  usando  della 

ben  nota  relazione  rinvenuta  dal  Clausius 

(3)  cp  —  cv  =  AB 
si  potrà  porre 

(4)  Cp  =  c0-\-KR. 
Sostituendo  un  tal  valore  nella  (2)  si  avrà  : 


(5)  {to)  =  1  2gEccT-\-2gHT  . 

Osservando  che  cv  rappresenta  il  calorico  specifico  del  gas  a  volume  costante 
e  quindi,  trattandosi  d'un  gas  perfetto,  può  identificarsi  alla  capacità  calori- 
fica assoluta  K  ,  si  vede  che  la  prima  parte  della  somma  contenuta  sotto  il 
radicale  non  è  che  il  quadrato  della  velocità  molecolare  totale  media  u  alla 
temperatura  T  ,  perchè  si  à  sempre 

(6)  u  =  t  2^/EKT     C1). 
Quindi  la  (5)  può  prendere  la  forma  : 


(7)  ("•)  =  ]  a2  +  20KT. 

Elevando   a  quadrato    ambedue  i  membri,    moltiplicandoli   per   la   massa  m 
d'una  molecola  e  dividendoli  per  2,  avremo  : 

(b)  — - —  .—  —  -j-  mgUT 

e  chiamando  n  il  peso  di  una  molecola  gassosa  avremo  altresì 

(9)  *kM?  =  ™*  +  nV£m 

U  Ci 


(J)  Il  lettore  mi  perdoni  questo  preambolo  che  mi  è  parso  necessario  a  ben  far  com- 
prendere lo  scopo  di  questa  mia  Nota. 

(2)  V.  mia  nota:  Sopra  una  obbiezione  mossa  da  G.  A  Hirn  "il"  teoria  cinetica 
dei  gas,  N.°  Cimento,  Nov.-Dic.  1886. 


—  464  — 

Se  avessimo  voluto  mettere  in  relazione  la  velocità  di  efflusso  colla  velocità 
molecolare  di  semplice  traslazione  v ,  ponendo  mente  alla  relazione 

—  =  |*A    (') 

a        '  w 

avremmo  trovato,  come  è  facile  verificare  : 

(io)  -££,«!+!„,«. 

Le  due  eguaglianze  (9)  e  (10)  rappresentano,  sotto  una  forma  diversa  dalla  1 1  ). 
il  fatto  che  la  Cinetica  deve  giustificare.  La  (10)  esprime  che  la  forza  viva 
posseduta  dalla  molecola  uscente  è  superiore  a  quella  che  essa,  possiede  per 
il  movimento  traslatorio  preesistente:  ma  la  (9)  dice  altresì  che  la  forza  viva 
di  efflusso  è  pe 'sino  superiore  alla  forza  viva  totale  posseduta  dalla  molecola, 
corrispondente  al  movimento  di  traslazione  e  di  rotazione  insieme,  quindi 
sembra  viepiù  accentuare  la  stranezza  del  fatto  in  questione.  Adunque  per 
quella  formula,  la  molecola  uscente  sarebbe  capace  di  fornirci  un  lavoro  supe- 
riore a  quello  misurato  da  tutta  la  forza  viva  che  la  molecola  possiede  prima 
di  uscire,  quando  è  in  mezzo  alle  altre:  una  specie  di  assurdo,  a  prima  vista. 
Che  cosa  rappresenta  perciò  questa  parte  ./UT  ?  d'onde  yiene  essa?  —  fac- 
ciamoci a  ricercarlo. 

«  La  quantità  R  è  una  costante,  la  costante  caratteristica  di  ogni  gas 
che  comparisce  nella  equazione  dell'isoterma  dei  gas  perfetti.  ESssa,  come  ho 
fatto  vedere  in  una  mia  Nota  pubblicata  nel  Giornale  di  Matematiche  del 
prof.  Battaglini  (-),  rappresenta  il  lavoro  che  l'unità  di  peso  del  gas  può 
eseguire  dilatandosi  contro  una  pressione  costante  che  sopporta  (eguale  alla 
sua  forza  espansiva)  per  la  variazione  di  uu  grado  nella  temperatura.  R  è 
per  ogni  gas  una  quantità  costante  ed  indipendente  dalla  temperatura  dalla 
quale  si  parte  per  dar  luogo  all'aumento  di  un  grado.  Quindi  UT  (essendo  T 
il  numero  di  gradi  intercedenti  fra  lo  zero  assoluto  e  la  temperatura  attuale 
del  gas)  rappresenterà  il  lavoro  totale  che  l'unità  di  peso  del  gas  avrà  fatto 
vincendo  una  psessione  costante,  riscaldandosi  dallo  0°  assoluto  tino  alla  tem- 
peratura T.  Essendo  poi  n  il  peso  di  una  sola  molecola,  il  prodotto  .tKT 
rappresenterà  la  porzione  di  questo  lavoro  appartenente  a  ciascuna  molecola. 
Se  mi  sono  chiaramente  spiegato,  mi  pare  si  potrà  ammettere  che: 

«  Il  prodotto  ttRT  rappresenta  il  lavoro  che  una  molecola  gassosa  do- 
«  vrebbe  fare  per  portarsi  dallo  0°  assoluto  alla  temperatura  T  corrispondente 
e  al  suo  stato  attuale,  quando  dovesse  vincere  una  pressione  costante,  eguale 
«  a  quella  che  possiede  a  T  il  gas  cui  essa  appartiene  ». 

(')  V.  nota  citata  precedentemente. 

(2)  Sopra  la  costante  R  nell'isoterma  dei  gas  perfetti.  G.  di  Mai  vul.,  XXV  1887. 


—  465  — 
«  Ora,  perchè  un  tale  lavoro  riappare  sotto  la  forma  di  una  quantità  di 
una  forza  viva  nella  molecola  al  momento  in  cui  essa  si   lancia   nel    vuoto 
indefinito?  La  necessità  di  questo  fatto  potrà  risultar  chiara  dalle    seguenti 
considerazioni. 

«  Quando  noi  prendiamo  a  considerare  una  data  massa  di  gas  costituita 
cineticamente  in  una  condizione  determinata,  non  dobbiamo  considerarla  sol- 
tanto in  se,  ma  nelle  relazioni  che  essa  ha  od  ha  avuto  col  mezzo  in  cui 
si  trova,  da  cui  è  stata  presa  ed  in  cui  si  è  generata.  Comunque  si  voglia 
intendere  generata  «  cineticamente  »  una  data  quantità  di  gas  M,  è  chiaro 
che  nella  sua  produzione  tutto  sarà  avvennto  come  se  realmente  fosse  acca- 
duto quello  che  vado  ad  esporre. 

«  In  un  ^ambiente  gassoso,  indefinito,  costituito  già  cineticamente  colle 
proprietà  rivelate  dall'esperienza,  si  trova  l'unità  di  peso  M  di  una  sostanza 
chimicamente  analoga  a  quella  che  l'orma  l'ambiente,  ma  allo  0°  assoluto, 
mentre  l'ambiente  è  alla  temperatura  T  e  possiede  la  pressione  p.  Questa 
sostanza  allo  0°  assoluto  è  contenuta  in  un  inviluppo  impermeabile  assoluta- 
mente al  calore,  cioè  incapace  di  trasmettere  alcun  movimento  dall'ambiente 
esterno  nella  sostanza  esterna.  Se  noi  immaginiamo  ad  un  tratto  distrutto 
completamente  tale  inviluppo  e  la  massa  suddetta  del  tutto  libera  nell'am- 
biente, che  cosa  accadrà?  Una  trasmissione  di  movimento  si  produrrà  dal- 
l'ambiente nella  massa  M,  e  questa  durerà  finché  la  detta  massa  non  avrà 
raggiunto  uno  stato  tale  da  non  essere  più  in  nulla  dissimile  dal  resto  del- 
l'ambiente. Questa  massa  M  nella  sua  e  creazione  allo  stato  gassoso  »,  nel 
passaggio  dallo  stato  «  precinetico  »  allo  stato  «  cinetico  »  assumerà  dall'am- 
biente due  quantità  di  energia: 

«  1°  una  andrà  impiegata  a  somministrare  alla  massa  M  quella  quan- 
tità d'energia  che  il  Zeuner  chiama  «  lavoro  interno  »,  cioè  la  forza  viva 
corrispondente  in  ciascuna  molecola  al  movimento  di  traslazione  e  di  rotazione  ; 
«  2°  un'altra  verrà  ceduta  dall'ambiente  alla  massa  M  per  eseguire 
il  lavoro  di  spostamento  dell'ambiente  medesimo,  vincendo  la  sua  costante 
pressione  p  ;  perchè  insomma  la  massa  M  possa  prendere  il  proprio  posto 
(come  spazio)  nel  seno  dell'ambiente  stesso,  in  modo  da  formare  una  parte 
dell'ambiente  totale  non  dissimile  dalle  rimanenti. 

«  Questa  seconda  parte,  per  ciò  che  spetta  ad  ogni  molecola  dovrà 
dunque  necessariamente  venir  misurata  da  un  lavoro  7rET.  Quando  la  massa  M 
si  trova  libera  nell'ambiente  che  l'ha  cineticamente  generata,  questa  energia 
trovasi,  per  dir  così,  in  ciascuna  molecola  allo  stato  potenziale,  non  sensibile 
come  quelta  che  corrisponde  alla  temperatura.  Ma  quando  dinanzi  al  gas  si 
distrugge  l'ambiente  generatore,  come  allorché  si  pone  il  gas  in  presenza  di 
un  vuoto  indefinito  assoluto,  ciascuna  molecola  deve  rendere  in  forza  viva 
quella  energia  misurata  du  quel  lavoro.  Più  esplicitamente,  quando  il  gas 
fa  sempre  parte  dell'ambiente  generatore  ci  è  su  di  lui  la  pressione  continua 


—  46(3  — 

dell'ambiente  che  richiede  da  lui  un  lavoro  continuo  ed  equilibra  quella  quan- 
tità di  forza  viva,  che  quindi  non  può  apparir  come  tale:  allorché  il  gas  non 
si  trova  più  nell'ambiente  generatore  ma  invece  in  uno  affatto  opposto,  quella 
energia  deve  ricomparire  sotto  la  forma  di  forza  viva,  ed  è  precisamente 
l'eccesso  di  forza  viva  che  il  gas  mostra  di  avere  secondo  la  formula  di 
Weisbach  sopra  la  forza  viva  totale  sensibile  preesistente  delle  sue  molecole, 
quando  si  lancia  in  un  vuoto  assoluto  ed  indefinito.  Si  osservi  che  la  formula 
di  Weisbach  dà  la  velocità  (w)  e  la  forza  viva  corrispondente  del  gas  nel- 
l'efflusso, ricavandola  dal  lavoro  che  il  gas  potrebbe  seguire  mentre  effluisce: 
quando  entra  nel  vuoto  esso  si  trova  in  condizioni  da  poter  trasformare  in 
forza  viva  tutto  il  lavoro  di  cui  è  capace,  quindi  di  dover  rendere  sotto  la 
forma  di  forza  viva  tutto  quello  che  ha  preso  dall'ambiente  per  poter  essere 
costituito  come  gas,  nel  nostro  assunto  cineticamente. 

«  Facciamo  un  esempio.  In  un  recipiente  a  pareti  impermeabili  al  ca- 
lorico noi  lasciamo  entrare  l'aria  esterna  in  modo  ••li,'  dentro  e  fuori  le  tem- 
perature e  le  pressioni  sieno  eguali:  poi  chiudiamo  l'orifizio  e  quindi  in  certo 
modo  segreghiamo  il  gas  dall'ambiente  esterno,  sostituendo  a  questo  la  pa- 
rete del  recipiente  che,  trattenendo  le  molecole  Dei  movimenti  rereo  L'esterno 
e  continuamente  sostenendo  i  loro  urti,  contribuisce  a  mantenere  il  gas  nel 
suo  stato  cinetico  attuale.  Però  il  gas  nel  recipiente  è  chiaro  che  si  trova 
come  se  fosse  libero  nell'ambiente  generatore.  Realmente  questa  condizione 
è  turbata  quando  noi  poniamo  il  gas  in  presenza  d'un  vuoto  assoluto:  co- 
minciando a  mancare  intorno  a  lui  ciò  che  è  necessario  perchè  egli  sia  cine- 
ticamente costituito  come  è,  cioè  con  quella  pressione  e  con  quella  tempera- 
tura, deve  mutare  la  sua  costituzione  cinetica,  il  buo  stato  cinetico.  Alcune 
molecole  sono  iibere  di  muoversi  indefinitamente  verso  uno  spazio  indefinito 
e  poiché  esse  abbandonano  uno  spazio  di  una  determinata  costituzione  cine- 
tica per  entrare  in  un  altro  privo  assolutameate,  misi  permette  l'espressione, 
di  costituzione  cinetica  nelle  sue  parti,  debbono  possedere  tutta  quella  energia 
che  ci  è  voluta  per  venir  portate  insieme  alle  altre  a  costituire  prima  l'am- 
biente cinetico  che  abbandonano  ora.  Se  noi,  dopo  aver  lasciato  uscire  una 
o  più  molecole,  chiudiamo  l'orifizio,- ripristiniamo  cioè  la  parete  del  recipiente 
in  cui  è  contenuto  il  gas,  rimane  nel  recipiente  una  quantità  minore  di  mo- 
lecole gassose:  la  pressione  di  esse  è  diminuita,  perchè  il  numero  degli  urti 
contro  un  elemento  a  di  superficie  in  un  tempo  fi  è  divenuto  necessariamente 
minore,  e  la  temperatura  è  altresì  diminuita,  cioè  la  forza  viva  media  mo- 
lecolare totale  è  divenuta  minore,  perchè  per  ogni  molecola  è  diminuita  in 
un  dato  tempo  la  probabilità  e  la  frequenza  di  quegli  urti  che  sono  neces- 
sari al  mantenimento  di  una  costante  media  velocità  molecolare.  Quando  noi 
supponiamo  di  riaprire  l'orifizio,  usciranno  ancora  una  o  più  molecole  di  gas; 
ma  la  forza  viva  posseduta  da  esse  nell' efflusso  sarà  minore  di  quella  posse- 
duta dalle  molecole  che  sono  uscite  la  prima  volta,  perchè  in    questo    caso 


—  4(37  — 
sarà  come  se  la  massa  di  gas  contenuto  nel  nostro  recipiente  noi  l'avessimo 
presa  da  un  ambiente  generatore  trovantesi  in  uno  stato  cinetico  diverso  da 
quello  del  primo  ambiente,  cioè  ad  uoa  temperatura  minore  e  ad  una  pres- 
sione inferiore.  La  massa  nuova  di  gas  che  noi  abbiamo  nel  recipiente,  ge- 
nerandosi cineticamente  nell'ambiente  nuovo,  avrà  assunto  da  esso  una  minore 
forza  viva  totalecorrispondente  alla  temperatura  ed  una  minor  quantità  d'e- 
nergia per  eseguire  il  lavoro  contro  la  pressione  del  mezzo  istesso:  perchè 
quantunque  si  sia  dilatata  quanto  la  massa  considerata  prima,  avendo  il  me- 
desimo volume  (quello  del  recipiente),  avrà  dovuto  però  vincere  una  pres- 
sione minore  per  prendere  il  posto  proprio  nell'ambiente  indefinito  generatore. 
Perciò  le  molecole  che  escono  nella  seconda  apertura  dell'orifizio,  saranno  for- 
nite di  una  minor  forza  viva  per  due  ragioni:  perchè  in  loro  esisterà  una 
minor  forza  viva  preesistente  (calorico  sensibile)  e  perchè  sarà  minore  la  quan- 
tità di  forza  viva  corrispondente  al  lavoro  eseguito  per  assumere  la  propria 
condizione  cinetica  in  seno  al  mezzo  generatore. 

«  Mi  pare  che  le  precedenti  considerazioni  riescano  alquanto  a  far  in- 
tendere come  cineticamente  possano  aver  luogo  quei  fenomeni  che  l'esperienza 
mostra  realmente  accadere  in  simili  casi  di  efflusso.  Ma  studiamo  ancora  un 
fatto  molto  interessante. 

«  La  formula  di  Weisbach  ci  dà  che  la  forza  viva  con  cui  la  prima 
molecola  gassosa  esce  dal  recipiente  per  lanciarsi  nel  vuoto  è,  a  parità  di 
temperatura,  indipendente  dalla  pressione  iniziale  del  gas.  Questo  per  noi  si 
riduce  a  dovere  ammettere  indipendente  dalla  pressione  il  termine  ttKT:  e 
ciò  è  evidente  una  volta  che  K  è  una  quantità  costante  ed  indipendente  dal 
valore  della  pressione  costante  sotto  cui  l'unità  di  peso  del  gas,  col  volume 
specifico  che  può  avere  corrispondentemente  a  quella  pressione  esterna,  si  è 
dilatata  riscaldandosi  di  un  grado.  Ma  si  può  ragionare  anche  così.  In  un 
recipiente  di  volume  V  abbiamo  l'unità  di  peso  di  un  gas  a  T  gradi  e  pres- 
sione p.  In  un  recipiente  identico  abbiamo  più  di  una  unità  di  peso  del  gas 
alla  medesima  temperatura,  ma  evidentementeiad  una  pressione  superiore  di- 
pendente dal  fatto  che,  essendo  eguale  in  tutti  e  due  i  recipienti  la  tempe- 
ratura, il  numero  delle  molecole  è  maggiore  nel  2°  recipiente  che  nel  1°. 
Supponiamo  di  prendere  dal  2°  recipiente  una  parte  di  gas  eguale  all'unità 
di  peso  e  di  chiuderla  in  un  3°  recipiente  di  volume  eguale  al  volume  spe- 
cifico del  gas  nel  2°  recipiente.  Da  questo  3°  recipiente  il  gas  uon  potrebbe 
effluire  nel  vuoto  se  non  con  la  medesima  forza  viva  dell'efflusso  dal  2°  re- 
cipiente. Ora  questa  unità  di  peso  di  gas,  chiusa  nel  3°  recipiente,  è  come 
se  noi  l'avessimo  presa  da  un  ambiente  generatore  a  pressione^  ^>  p  e  tempe- 
ratura T,  al  quale,  generandosi  cineticamente,  avrebbe  tolto  una  quantità  di 
energia  per  il  lavro  necessario  a  prendere  il  suo  posto:  questa  quantità  di 
energia  sarebbe  precisamente  la  stessa  di  quella  assorbita  nella  formazione 
cinetica  del  gas  rinchiuso  nel  1°  recipiente;  perchè  è  vero  che  il  gas  del  3° 


—  468  — 

ha  vinto  una  pressione  p{  maggiore  di  p,  ma  ha  occupato  nel  proprio  am- 
biente un  volume  V!  minore  di  V,  cioè  quello  del  3°  recipiente  e  perciò  vi 
e  stato  un  compenso.  Dunque  le  molecole  che  escono  dal  1"  e  dal  2°  reci- 
piente, o  dal  1°  e  dal  3°,  il  che  è  lo  stesso,  devono  possedere  eguale  la 
quantità  di  energia  relativa  al  lavoro  fatto  contro  l'ambiente  nella  respettiva 
generazione  cinetica  e  quindi  devono  effluire  colla  medesima  forza  viva  perchè 
eguale  è  anche  la  parte  relativa  alla  temperatura.  Laonde,  anche  nella  nostra 
teoria  cinetica,  la  pressione  iniziale  del  gas  affluente  nel  vuoto  (a  parità  di 
di  temperatura),  non  ha  alcuna  influenza  sulla  l'orza  viva  d'efflusso  della 
prima  molecola  e  delle  successive. 

«  Ritornando  adesso  al  nostro  punto  di  partenza,  mi  sembra  che  quanto 
è  stato  fin  qui  detto  dimostri  la  natura  e  la  provenienza  del  termine  rrRT 
nella  equazione  (9)  e  giustifichi  pienamente  il  fatto  che  «  la  forza  viva  «li 
«  efflusso  nel  vuoto  è  superiore  alla  forza  viva  totale  preesistente  nelle  mo- 
«  lecole  gassose  »  togliendo  ad  esso  qualunque  aspetto  paradossale.  A  volere 
che  il  principio  (a)  sia  giusto,  bisogna  ammettere  L'eguaglianza: 

.MIT       o. 

«  Questo  è  impossibile  per  le  considerazioni  esposte,  quindi  è  ormai  le- 
cito dire  che  il  principio  in  questione  non  è  affatto  ammissibile  e  che  rite- 
nerlo vero  equivarrebbe  a  trascurare  una  considerazione  importantissima  nello 
stabilire  l'ipotesi  che  un  gas  sia  costituito  cineticamente,  a  creare  una  cine- 
tica monca  e  non  rispondente  in  ogni  suo  punto  ai  fatti  ». 


Chimica.  —  Sopra  alcuni  derivati  del  dimetilpirrolo  assim- 
metrico.  Nota  III  di  Gaetano  Magnanini  (')  presentata  dal  Corri- 
spondente G.   ClAMICIAN. 

«  In  una  recente  comunicazione  fatta  a  questa  Accademia  sui  derivati 
del  dimetilpirrolo  assimmetrico  (2)  io  ho  descritto  l'imminanidride  dell'acido 
dimetilpirroldicarbonico  dalla  quale  per  eliminazione  dì  anidride  carbonica  si 

ottiene  la  tetrametilpirocolla  (3).  In  analogia  colla  pirocolla  ordinaria  e  col- 
l'acido  carbopirrolico,  pel  quale  è  dimostrata  la  posizione  a  del  carbossile, 
io  ammisi,  che  in  quelle  sostanze  il  carbossile  che  prende  parte  alla  forma- 
zione del  legame  anidridico  sia  quello  situato  vicino  all'azoto.  La  tetrame- 
tilpirocolla dà,  come  si  vedrà  dalle  sperienze   descritte    in   questa   Nota,  un 

f1)  Lavoro  eseguito  nell'Istituto  chimico  della  R.  Università  «li  Padova. 

(2)  Rendiconti  voi.  IV.  fase.  6°,  '_)0  seni. 

(3)  Questa  tetrametilpirocolla  fu  da  me  chiamata  dimetilpirocolla  nella  Nota  prece- 
dente. Siccome  però,  come  si  vedrà  in  seguito,  questa  combinazione  possiede  la  furinola 
raddoppiata  C14  Hi4  N2  0» ,  devi  venire  chiamata  tetrametilpirocolla  essendo  quattro  i  metili 
realmente  contenuti  nella  molecola. 


—  469  — 

acido  a  f-  dimetilpirrolmonocarbonico  o  metadimetilpirrolmonocafbonico,  il 
quale  non  è  identico  a  quello  ottenuto  da  Knorr  (')•  La  differenza  fra  questi 
due  acidi  si  manifesta  principalmente  nel  loro  modo  di  comportarsi  colla 
anidride  acetica,  perchè  mentre  l'acido  di  Knorr  non  dà,  come  ho  dimostrato 
in  una  precedente  comunicazione,  una  imminanidride,  l'acido  da  me  ottenuto 
si  trasforma  facilmente  nella  pirocolla  da  cui  deriva.  Questa  differenza  di 
comportamento  dei  due  acidi  dimetilpirrolmonocarbonici  deve  dipendere  dalla 
differente  posizione  del  carbossile,  per  cui  la  costituzione  delle  due  sostanze 
sarà  espressa  dalle  seguenti  '  forinole  : 

H  C  -    -  C  •  CH3  COOH  C C  •  CH3 


CH3C  C-COOH  CH,-C  CH 


NH  NH 

acido  ottenuto  dalla  tetrametilpirocolla  acido  di  Knorr 

«  Il  nuovo  acido  dimetilpirrolmonocarbonico  non  è  però  l'immediato  pro- 
dotto della  saponificazione  della  tetrametilpirocolla;  io  ho  ottenuto  invece  col 
mezzo  della  potassa  alcoolica  un  prodotto  a  funzione  acida,  intermedio,  il 
quale  per  ulteriore  trattamento  coli' alcali  conduce  all'acido  cercato.  Attri- 
buendo alla  dimetilpirocolla  la  formula  doppia,  l'acido  dimetilpirrolmonocar- 
bonico corrispondente  avrebbe  origine  dalla  addizione  di  due  molecole  di 
acqua  ad  una  molecola  della  anidride: 

CM  H14  N2  02  +  2H2  0  =  2  C7  H9  N02. 
«  Se  si  immagina  invece  che  ad  una  molecola  della  anidride,  per  effetto 
della  potassa  alcoolica,  si  addizioni  una  sola  molecola  di  acqua: 

C14  H14  N2  02  +  H2  0  =  Cu  H16  N2  03 , 
si  ottiene  una  nuova  sostanza  la  cui  molecola  non  è  divisibile  e  la  compo- 
sizione della  quale  corrisponde  realmente  a  quella  della  sostanza  da  me  otte- 
nuta. La  formazione  di  un  acido  Cu  H16  N2  03  dimostra  prima  di  tutto  in 
un  modo  abbastanza  elegante,  che  alla  pirocolla  dell'acido  dimetilpirrolmo- 
nocarbonico da  me  ottenuto  compete  la  formula  doppia;  inoltre  porta  luce 
sulla  costituzione  molecolare  di  una  classe  di  sostanze  ancora  poco  studiate 
ed  a  tutte  le  quali  probabilmente  si  devono  attribuire  formole  raddoppiate. 
Weidel  e  Ciamician  (-)  hanno  attribuito  alla  pirocolla  ordinaria  la  struttura 
molecolare  seguente: 

N  •  C4  H3  —  CO 

I  I 

CO— C4H3N 

Questa  formula  la  quale  spiega   la   trasformazione   della   pirocolla   in   acido 

(!)  Liebig's  Annalen  236,  318. 
(«)  Monatshefte  flir  Chem.  I,  279. 

Rendiconti.  1888,  Voi..  IV,  2°  Sem.  60 


—  470  — 

carbopirrolico,  permette  anche  di  dare  conto   della   formazione   di   un   acido 

Cu  H1C  N2  03  per  addizione  di  una  sola  molecola  di  acqua  alla  tetrametilpi- 

rocolla.  La  combinazione  da  me  ottenuta  ha  molto  probabilmente  la  costituzione: 

X<\H(CH3).>  —  CO  OH 

I 

CO  — C4H(CH3)2NH. 

la  quale  spiega  le  proprietà  generali  della  sostanza  a  cui  si  riferisce,  e  sopra- 
tutto il  fatto  che  per  azione  della  potassa  acquosa  l'acido  Clt  II,  N '..<>.  addi- 
ziona una  nuova  molecola  di  acqua  e  si  sdoppia  nettamente  in  due  molerò] e 
di  acido  dimetilpirrolmonocarbonico.  L'acido  della  formula  CM  Hi0  N2  03  deve 
per  conseguenza  molto  probabilmente  venire  considerato  come  un  acido 

tetrametilpirroìlpìrrolmonocarbonìco. 

«  Il  comportamento  della  tetrametilpirocolla  eolla  potassa  alcoolica  è 
tutto  speciale:  come  io  ho  potuto  constatare,  la  pirocolla  ordinaria  per  azione 
della  potassa  alcoolica,  anche  molto  diluita,  si  converte  direttamente  nel- 
l'acido carbopirrolico  di  Schwanert;  egualmente  si  comporta  L'imminanidride 
dell'acido  a-indolcarbonieo,  ottenuta  lo  scorso  anno  in  questo  stesso  I > tituto  (*), 
la  quale  per  azione  della  potassa  alcoolica  ripristina  l'acido  da  cui  deriva. 

Saponificazione  della   tetrametilpirdcolla 
colla  potassa  alc-ooli»  •;  1 . 

«  Si  fanno  bollire  in  un  apparecchio  a  ricadere  2  gr.  di  tetrametilpi- 
rocolla con  una  soluzione  di  2  gr.  di  potassa  in  -4<>  e.  e.  di  alcool  al  90-95  "  0. 
Dopo  circa  una  mezz'ora  di  elmllizioue  la  sostanza  si  è  disciolta.  Si  aggiunge 
acqua  e  si  scaccia  l'alcool  a  b.  m.;  si  filtra  da  una  certa  quantità  di  tetra- 
metilpirocolla che  si  è  separata  e  si  precipita  l'acido  formatosi  con  acido 
acetico.  La  sostanza  filtrata  lavata  con  acqua  e  seccata  nel  vuoto,  venne 
analizzata  direttamente. 

I.  gr.  0,2978  di  sostanza  dettero  gr.  0,7060  di  C02  e  gr.  0.1779  di  H,0. 
IL  gr.  0,2471  »  »        gì-.  0.5811         -  gr.  0.1454 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  Cu  IL*  N8  03 

I  (')  II   (2) 

C        64,65  64,14  64.61 

H  6,63  6,53  6.15 

-  La  combinazione  CuHltìX203  è,  come  si  rileva  dalle  analisi  del 
suo  etere  metilico  e  del  suo  sale  di  bario,  un  acido  monobasico.  Le  soluzioni 

(')  Vedi  Ciamician  e  Zaffi.  Rendiconti,  voi.  IV.  ln  seni.,  p.  750. 

(2)  Le  analisi  I  e  II  som,  state  eseguite  con  due  preparati  differenti. 


—  471  — 

acquose  dei  suoi  sali  non  sono  stabili;  se  vengono  riscaldate  subiscono  una 
decomposizione  per  la  quale  l'acido  abbandona  la  base  e  si  ripristina  la  te- 
trametilpirocolla.  11  fenomeno  si  osserva  Del  modo  migliore  col  sale  ammonico. 
Se  si  discioglie  l'acido  anche  in  un  forte  eccesso  di  ammoniaca  si  ottiene 
una  soluzione  limpida,  la  quale  se  viene  riscaldata  a  b.  m.  si  intorbida, 
e  dopo  qualche  tempo  cominciano  a  depositarsi  dei  fiocchi  i  quali  vanno 
sempre  aumentando  tino  a  che  la  maggior  parte  dell'acido  si  è  trasformata 
nella  anidride.  I  fiocchi  della  tetrametilpirocolla  che  si  deposita  trascinano 
con  sé  la  materia  colorante-,  cosicché  da  un  acido  relativamente  colorato  si 
può  ottenere  un  acido  bianco.  Basta  scioglierlo  in  ammoniaca,  determinare 
col  calore  ima  parziale  separazione  di  pirocolla,  filtrare  a  freddo  e  precipi- 
tare coll'acido  acetico.  La  trasformazione  in  tetrametilpirocolla  avviene  anche 
quando  si  fa  bollire  l'acido  tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico  con  anidride 
acetica.  La  soluzione  neutra  del  sale  ammonico  dà  luogo  colle  soluzioni  dei 
sali  metallici  alle  seguenti  reazioni: 
con  acetato  di  piombo  un  precipitato  bianco  quasi  insolubile  in  un   eccesso 

del  reattivo  ; 
con  nitrato  argentico  un  precipitato  bianco  del  sale  argentico  non  alterabile 

alla  luce  ; 
con  cloruro  ferrico  un  precipitato  rosso  ; 
con  acetato  di  rame  un  precipitato  verde  chiaro. 

«  La  sostanza  riscaldata  perde  anidride  carbonica  intorno  ai  145°  e  si 
ottiene  un  liquido  colorato,  che  si  solidifica  prontamente  per  raffreddamento. 
Il  nuovo  prodotto,  che  si  forma,  non  è  solubile  nei  carbonati  alcalini,  e  cri- 
stallizza dall'alcool  diluito  in  pagliette  splendenti.  La  piccola  quantità  di  so- 
stanza di  cui  disponeva,  non  mi  ha  permesso  però  di  purificarla  ulteriormente 
per  l'analisi;  è  probabile  che  la  nuova  combinazione  non  sia  altro  che  un 
tetrametilpirroilpirrolo  : 

NC4H,(CH3)2 
I 
CO  .  C4  H  (CH3)2  NH 

«  Saponificato  con  potassa  acquosa  bollente  fornisce  infatti  un  acido  il 
quale  sembra  identico  all'acido  dimetilpirrolmonocarbonico  che  descriverò  in 
seguito. 

«  Sale  di  bario.  Per  ottenere  questo  sale  si  discioglie  l'acido  tetrame- 
tilpirroilpirrolmonocarbonico  nella  barite,  si  precipita  l'eccesso  di  questa  con 
acido  carbonico,  si  fa  bollire  per  poco  tempo,  si  filtra  e  si  concentra  nel 
vuoto.  Per  lento  svaporamento  si  separano  delle  tavolette  rombiche,  le  quali 
hanno  dato  all'analisi  il  risultato  seguente: 
gr.  0,1176  di  sostanza  seccata  nel  vuoto  dettero  gr.  0,0419  di  Ba  S04. 


—  472  — 

«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  (d«  H,.-.  N«  0»)»  Ba 

Ba        20,92  20,91 

«  Etere  metìlico.  Per  preparare  questa  sostanza  si  rinchiude  in  un  tubo 
il  sale  argentico  dell'acido  tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico,  ben  secco, 
con  un  eccesso  di  joduro  di  metile.  La  reazione  ha  luogo  già  in  parte  a  freddo 
e  si  compie  immergendo  il  tubo  nell'acqua  bollente  per  5-10  minuti.  Si 
estrae  la  massa  con  alcool  caldo,  si  filtra  dal  joduro  di  argento  insolubile 
e  si  precipita  con  acqua.  La  sostanza  venne  purificata  ulteriormente  scioglien- 
dola in  un  eccesso  di  etere  acetico,  agitando  la  soluzione,  mantenuta  a  dolce 
calore,  con  carbone  animale  per  circa  due  ore  fino  a  che  non  dava  più  segno 
di  scoloramento,  filtrando,  distillando  la  maggior  parte  del  solvente,  ed  aggiun- 
gendo alla  soluzione  ancor  calda  etere  petrolico  leggero  ben  secco.  La  sepa- 
razione della  sostanza  comincia  dopo  qualche  tempo  t  si  depositano  dei  Ria- 
mili relativamente  molto  grossi  e  pesanti,  i  quali  fondono  costantemente  a 
163°-163",5  ed  hanno  dato  all'analisi  il  seguente  risultato: 
gr.  0,2250  di  sostanza  dettero  gr.  0,5401  di  CO,  e  gr.  0,1400  di  H20. 
«  In  100  parti: 

trovato  calcolato  pei  «',.-.  11,^  X ..  <  » , 

C  65,46  •  65,69 

H  6,91  6,57 

«  L'etere  metilico  dell'acido  totrametilpirroilpirrolmonocarbouico  è  una  so- 
stanza solubilissima  nel  cloroformio  anche  a  freddo,  poco  solubile  nel  benzolo  se 
raffreddato,  più  solubile  nell'etere  acetico,  pochissimo  solubile  nell'etere  di 
petrolio,  insolubile  nell'acqua.  Ha  in  comune  coi  sali  dell'acido  tetrametil- 
pirroilpirrolmonocarbonico  la  tendenza  a  dissociarsi  ed  a  dare  tetrametilpiro- 
colla  eliminandosi  alcool  metilico.  Questa  proprietà  tutta  speciale  si  mani- 
festa primieramente  per  azione  del  calore.  Allorquando  la  sostanza  viene 
riscaldata  gradatamente,  a  163°-163°,5  fonde  e  si  ottiene  un  liquido  traspa- 
rente quasi  incoloro  dal  quale  però  per  poco  che  si  elevi  la  temperatura 
cominciano  a  sprigionarsi  delle  bollicine  ;  riscaldando  ulteriormente  la  massa 
si  solidifica  e  fonde  poi  di  nuovo  a  272°.  Analoga  decomposizione  ha  luogo 
allorquando  si  fa  bollire  una  soluzione  idro-alcoolica  della  combinazione  per 
qualche  tempo;  la  sostanza  che  si  separa  per  raffreddamento  è  tetrametilpi- 
rocolla.  11  fenomeno  è  ancora  più  notevole  allorquando  si  fa  uso  di  una  solu- 
zione acquosa  di  carbonato  di  soda;  basta  un  brevissimo  contatto  a  caldo 
perchè  l'aspetto  fisico  dell'etere  tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico  vari;  se 
si  filtra  si  trova  che  la  sostanza  si  è  trasformata  completamente  in  tetrame- 
tilpirocolla.  Questa  dissociazione  è  rappresentata  nello  schema  seguente: 

NC4H  (CH3)2  CO  OC  H3 
CO-C4H(CH3),NH 


—  478  — 

Abbandonando  soluzioni  in  etere  acetico  della  sostanza  alla  evaporazione  spon- 
tanea si  ottengono  cristalli  abbastanza  sviluppati.  Devo  alla  consueta  cortesia 
del  dott.  G.  B.  Negri  i  risultati  dello  studio  cristallografico  dei  medesimi: 

Sistema  cristallino  :  monoclino 
a:b:c  =  0,70154: 1:0,44307  ;  /?  =  80°,59' 

«  Forme  osservate:  (010),  (110),  (111),  (121),  (103). 


no 


Aitt 

121 

Angoli 

110:110 

Misurati 
69°,26' 

Calcolati 

i       i 

110:111 

72,39 

* 

!   ! 

111:010 

70,54 

* 

i    i 

110:111 

48,05 

47°,52' 

010  \ 

100:103 

88  circa 

87,26 

!       i 
l       ; 

'     OlO :  103 

90  i    » 

90,00 

1       j 

121:110 

94,13 

94,25 

"'"•■-1--!.., 

121:010 

53,20 

51,23 

«  I  cristalli  nella  maggior  parte  dei  casi  non  terminati,  sono  allungati 
nel  senso  dell'asse  s  e  tabulari  secondo  (010)  ;  mostrano  talvolta  la  (103), 
che  è  sempre  imperfetta:  in  un  solo  cristallo  essa  mi  diede  misure  approssimate 
a  1°  circa.  Della  forma  (111)  una  sol  volta  in  un  cristallo  ho  riscontrato  una 
faccia  abbastanza  estesa,  piana,  riflettente  al  goniometro  immagine  semplice 
e  nitida,  la  quale  mi  permise  buone  misure  che  impiegai  per  il  calcolo  delle 
costanti  cristallografiche.  La  (121)  è  piccola,  il  più  delle  volte  microscopica, 
costantemente  con  faccie  contorte  che  danno  immagini  multiple  ed  assai  allar- 
gate. Le  faccie  di  (110)  in  qualche  cristallo  furono  rinvenute  perfette,  sicché 
l'angolo  misurato  110:110  (media  di  15  angoli)  è  il  più  attendibile  fra  gli 
angoli  misurati.  Inoltre  furono  osservati  geminati  secondo  (100)  con  angolo 
rientrante  103:103  =  5°,50'  misurato  (media  di  5  angoli),  6°, 14'  calcolato. 
L'angolo  di  estinzione  dei  due  gemelli  è  uguale  a  76°, 50  (media  di  3  angoli 
misurati,  con  24  letture  ciascuno)  a  luce  bianca.  I  due  individui  di  ogni 
geminato  sono  compenetrati  in  modo  irregolare  verso  la  parte  centrale,  non 
estinguendosi  mai  questa  parte  fra  nicoli  incrociati. 

«Al  microscopico  fu  misurato  inoltre  Ì03:[00l]  =  87°,25'  (media  di 
3  angoli)  mentre  dal  calcolo  si  ha  86°,53\ 

«  Sfaldatura  (010). 

«  Il  piano  degli  assi  ottici,  normale  a  (010),  forma  con  e  verso  — a  un 
angolo  di  39°  circa  (luce  bianca).  Coincidente  il  piano  degli  assi  ottici  con 
una  sezione  principale  dei  nicol  si  vedono  i  due  centri  degli  assi  ottici  con 
evidente  dispersione  rotatoria  e  fortissima.  L'angolo  degli  assi  ottici  è  molto 
grande  e  non  potè  essere  misurato. 


—  474  — 

«  Peso  molecolare  dell'  rie/c  metilico  dell'acido  tetrametilpifroilpirrol- 
monocarboìiico.  La  determinazione  del  peso  molecolare  di  questo  etere  è  stata 
fatta  col  metodo  di  Baoult.  determinando  il  punto  di  congelamento  di  una 
soluzione  benzolica  della  sostanza.  Mi  sono  servito  a  questo  scopo  di  una 
disposizione  di  apparecchio  identica  a  quella  descritta  da  Beckmann  (l)  e  di 
un  termometro  di  Baudin,  diviso  in  cinquantesimi  di  grado  ;  questo  termo- 
metro permette  però  anche  di  valutare  0°,005.  La  quantità  di  benzolo  ado- 
perata oscillava  intorno  ai  15  gr.  ;  la  concentrazione  è  riferita  a  100  parti 
in  peso  del  solvente.  Il  benzolo  è  stato  distillato  sul  sodio  ;  bolliva  costante 
a  80°,2  e  si  congelava  a  4°,62.  Ecco  il  risultato  ottenuto: 

concentrazione  abbassamento  termom.  coefficiente  di  abba 

I.     1,1515  0°,20  0,17368 

IL   1,6794  0°,28  0,16672 

da  cui  assumendo  per  coefficiente  di  abbassamento  molecolare  nelle  soluzioni 
benzoliche  il  valore  medio  4!»  si  calcola  : 

trovato  calcolato  pei  < ', ,  Il ,    N   '  l 

I  il 

peso  molecolare  282  293  -7  1 

«  Questi  numeri  dimostrano  che  in  soluzione  benzolica   L'etere  tetrame- 

tilpirroilplrrolmonocarbonico  si  comporta  in  modo  normale  (*).  Io  ho  ottenuto 
risultati  differenti  nelle  determinazioni  delle  tempereture  di  congelamento 
delle  soluzioni  acetiche.  L'acido  acetico  è  stato  preparato  fondendo  frazionar 
tamente  un  prodotto  proveniente  dalla  fabbrica  di  Kahlbaum  e  prendendo 
poi  la  parte  meno  fusibile  ;  il  sui»  punto  di  congelamento  determinato  ripe- 
tute volte  è  stato  trovato  fra  1G°,54  e  16°,53. 
«  Ecco  i  risultati  ottenuti: 

concentrazione  abbassamento  termom.  coefficiente  «li  abbass. 

I.     0,5382  0°,12  0,2229 

IL  0,8977  0°,18  0,2005 

III.  1,6826  0°.:;l  0.1842 

IV.  2,0860  0°,34  0.1629 

le  quali  determinazioni,  prendendo  per  coefficiente  molecolare  normale  nelle 
soluzioni  acetiche  il  valore  39,  condurrebbero  ai  pesi  molecolari  seguenti: 

I  II  III  IV 

174  lot  211  239 

«  Queste  cifre  tenderebbero  a  dimostrare  che  l'etere  metilico  dell'acido 
tetrametilpirroilpirrolmonocarbonico  dà  in  soluzioni  acetiche  coefficienti  di 
abbassamento  troppo  grandi  i  quali  però  vanno  diminuendo  mano  mano  che 


(!)  Zeitscbrift  fiir  Pbys.  Cileni.  II,  638. 

(2)  Nella  II  esperienza  la  concentrazione  della  soluzione  è  già  troppo  forte  in  rispetto 
alla  poca  solubilità  della  sostanza  nel  benzolo  a  bassa  temperatura. 


—  475  — 
la  concentrazione  aumenta.  Ben  lungi  dal  voler  dar  ragione  alcuna  di  questo 
fatto,  il  quale  si  tradurrebbe  in  un  aumento  nella  pressione  osmotica  secondo 
Van't  Hoff('),  mi  limito  anzi  a  dare  queste  cifre  col  massimo  riserbo,  e 
tostochè  avrò  preparata  una  nuova  e  più  sufficiente  quantità  dell'etere  meti- 
lico, non  mancherò  di  rivederne  i  coefficienti  di  abbassamento  per  una  serie 
estesa  di  concentrazioni. 

Acido  dimetilpirrolmonocarhonico. 

«  Se  si  disciolgono  gr.  1  di  acido  tetrametilpirroilpirrolmouocarbonico  in 
una  soluzione  di  4  gr.  di  potassa  in  20  ce.  di  acqua  e  si  fa  bollire  a  rica- 
dere, dopo  cica  15  minuti  di  ebullizione  il  liquido  comincia  a  colorarsi  leg- 
germente in  rosso  e  si  svolge  una  piccola  quantità  di  dimetilpirrolo.  Si  sospende 
l'ebullizione  prima  che  sia  giunto  questo  termine  e  si  precipita  la  soluzione 
con  acido  acetico.  L'acido  così  ottenuto  differisce  dall'acido  tetrametilpirroil- 
pirrolmonocarbonico  principalmente  perchè  : 

a)  si  discioglie  completamente  a  freddo  in  una  piccola  quantità  di 
ammoniaca,  mentre  il  sale  ammonico  dell'acido  tetrametilpirroilpirrolmono- 
carbonico  è  poco  solubile  ; 

b)  la  soluzione  ammoniacale  ottenuta  è  stabile  e  non  dà  luogo,  anche 
se  viene  mantenuta  a  100°,  a  formazione  di  pirocolla: 

e)  è  abbastanza  solubile  nell'acqua  bollente.     , 

«  La  sostanza  venne  purificata  sciogliendola  in  molto  benzolo  anidro  ed 
agitando  la  soluzione  mantenuta  costantemente  sopra  i  40°  con  carbone  ani- 
male per  circa  due  ore  fino  a  completo  scoloramento,  filtrando,  distillando  la 
maggior  parte  del  solvente  e  precipitando  la  soluzione  ancor  calda  con  ligroina 
leggera.  Si  separa  una  polvere  bianca,  la  quale  venne  di  nuovo  disciolta  in 
benzolo  e  riprecipitata  con  ligroina.  L'analisi  di  questa  combinazione  dette 
numeri  che  concordano  con  quelli  richiesti  dalla . formula  C7H9N02: 
gr.  0,2270  di  sostanza  dettero  gr.  0,5052  di  CO*  e  gr.  0,1399  di  H,  0. 

"In  100  parti: 

trovato  calcolato  per  CT  H9  NO., 

C  60,69  60,43 

H  6,84  6,48 

«  La  nuova  sostanza  si  presenta  sotto  forma  di  una  polvere  bianchissima 
la  quale  riscaldata  in  tubo  chiuso  si  decompone  costantemente  a  137°.  Nel- 
l'acqua a  freddo  è  assai  poco  solubile,  per  riscaldamento  si  discioglie  ma 
contemporaneamente  perde  anidride  carbonica  con  effervescenza  e  si  forma 
dimetilpirrolo  ;  per  raffreddamento  la  parte  non  decomposta  si  separa  cristal- 

(l)  Zeitschrift  fiir  Phys.  Chem.  I,  481. 


—  476  — 

lina.  Trattandone  la  soluzione  ammoniacale  neutra  colle  soluzioni  meta] lidio 

si  ottengono  i  sali  corrispondenti: 

con  acelato  dì  piombo  precipitato  bianco  solubile  in  un  eccesso  del  reattivo  ; 

con  acetato  di  rame  precipitato  verde  cristallino; 

con  cloruro  ferrico  precipitato  rosso  scuro  polverulento. 

«  Se  si  bolle  l'acido  dimctilpirrolmonocarbonico  con  anidride  acetica  poi- 
qualche  minuto  e  si  scaccia  poi  il  solvente,  rimane  un  residuo  che  riscaldato 
ulteriormente  fornisce  grande  quantità  di  tetrametilpirocolla.  Se  l'ebullizione 
dell'acido  colla  anidride  ha  luogo  per  lungo  tempo  (qualche  ora)  la  quantità 
di  tetrametilpirocolla  che  si  forma  è  assai  piccola  e  si  ottiene  invece  sopra- 
tutto acetildimetilpirrolo  fusibile  a  122°-123°.  Il  nuovo  acido  è  isomero 
coll'acido  meta-dimetilpirrolmonocarbonico  di  Knorr,  dal  quale  differisce  note- 
volmente nel  punto  di  decomposizione  (l'acido  di  Knorr  fonde  decomponen- 
dosi a  183°  (1)).  La  sua  formazione  dall'acido  tetrametilpirroilpirrolmonocar- 
bonico  è  indicata  dalla  eguaglianza  seguente: 

N  C4  H  (CH3)2  —  COOH  H  NH  C4  H  (CH3)2  —  COOH 

I  +      I        = 

CO  —  C,  H  (CH3),  NH  OH  COOH  —  C ,  H  (CH3),  NH 

acido  tetrametil-pirroilpirrol-  acido  meta  dimetilpirrol-j8- 

monocarbomeo  mone-carbonico 


L.  F. 


(i)  Liebig's  Annalen  236,  318. 


—  477  — 


INDICE  DEL  VOLUME  IV.  -  RENDICONTI 

1888  —  2°  Semestre 


INDICE  PER  AUTORI 


Aducco.  «  La  sostanza  colorante  rossa  del- 
l' E  ustrongylus  gigas».  187. 

Agamennone  e  Bonetti.  «  Sopra  un  nuovo 
modello  di  barometro  normale».  69; 
127;  257. 

Agassiz.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
53.  —  Eingrazia.  194.  —  Approva- 
zione Sovrana  della  sua  nomina.  289. 

Albertoni.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  85. 

Anderlini.  V.  Ciamician. 

Arcangeli.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  85. 

—  «  La  fosforescenza  del  Pleurotus 
olearius  DC.  ».  365. 

Artini.  Invia  per  esame  la  sua  Memoria: 
«  Studio  cristallografico  della  Cerussite 
di  Sardegna».  287.  —  Sua  approva- 
zione. 391. 

Auwers.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
53.  —  Ringrazia.  85.  —  Approvazione 
Sovrana  della  sua  nomina.  289. 


li 


Balbi  ano.  «  Sulla  trimetilenfenilimina  ».  44. 
Ballada  di  San  Robert.  Annuncio  della 

sua  morte.  394. 
Barnabei.   «  Di   un  nuovo   frammento  dei 

Fasti  trionfali,  scoperto  nell'alveo  del 

Tevere  ».  416. 
Battaglioni.   «  Sui  punti   sestatici   di  una 

curva  qualunque  » .  238. 

Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem. 


Battelli.   «  Sulle  correnti  telluriche  ».  25. 

—  Invia  per  esame  la  sua  Memoria  :  «  Sul 

fenomeno  Peltier  a  diverse  tempera- 
ture, e  sulle  sue  relazioni  col  fenomeno 
Thomson  e  colle  forze  elettromotrici 
delle  coppie  termoelettriche».  338. 

Belgrano.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  111. 

Bellonci.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53. 

Bellucci.  «  Sopra  alcuni  ornamenti  perso- 
nali antico-italici».  426. 

Betti.  «Sopra  l'Entropia  di  un  sistema 
Newtoniano  in  moto  stabile  »  113;  195. 

Bianchi.  «Sulle  superficie  Fuchsiane».  161. 

—  «  Sulle  forme   differenziali  quadratiche 

indefinite  ».  278. 
Blaserna  (Segretario).  Comunica  la  corri- 
spondenza   relativa    al    cambio    degli 
Atti.  290  ;  395. 

—  Presenta  i  temi  dei  concorsi  a  premio 

del  R.  Istituto  veneto  di  scienze,  let- 
tere ed  arti.  289. 

—  Presenta  le  pubblicazioni  dei  Soci  : 
Au/rers  ,  Daubrée ,  Gegenbaur,  Hal- 
phen,  Kanitz,  Le  Jolis ,  Lévy.  289  ; 
Righi,  Taramelli,  Targioni-Tozzetti. 
392. 

—  Presenta  le  pubblicazioni  del  prof.  Sac- 

cardo.  392. 

—  Richiama  l' attenzione  dei  Soci  sul 
XXVI  voi.  della  Relazione,  sui  risultai  i 
scientifici  ottenuti  colla  spedizione  ilei 
«  Challenger  »  ;  sul  voi.  I  della  «  Bi- 
bliographie  generale  de  L'Astronomie  n 

(il 


—  478  — 


dei  signori  Houzeau  e  Lancaster  ;  e 

sul  voi.  I  contenente  i  risultali  della 
missione  scientifica  francese  al  Capo 
Horn  nel  1882-83.  289. 

—  Presenta  il  voi.  3°  dei  «Discorsi  parla- 

mentari di  Q.  Sella»  e  il  voi.  XXVII 
(Zoologia)  della  Relazione  sulla  spedi- 
zione del  «Challenger".  392. 

—  Dà  comunicazione   del  R.  Decreto  che 

approva  le  nomine  dei  Soci  nazionali 
e  stranieri,  di  recente  nomina.  281». 

—  Presenta,  perchè  sia  sottoposta  ad  esame, 

una  Memoria  del  dott.  A.  Battelli.  338. 

Boccardo.  Fa  omaggio  di  una  sua  pubbli- 
cazione. 339. 

Bodio.  «  Sulla  condizione  dell'emigrazione 
italiana".  316. 

Brioschi  (Presidente).  «Le  equazioni  dif- 
ferenziali pei  periodi  delle  funzioni 
iperellittiche  a  due  variabili».  301; 
341  ;  413. 


C 


Cancani.  «  Sulla  determinazione  della  tesa.' 
peratura  media  di  Roma  ».  388. 

Cantoni  C.  Sua  elezione  a  Socio  nazio- 
nale. 53.  —  Ringrazia.  111.  —  Appro- 
vazione Sovrana  della  sua  nomina.  289. 

Cantoni  G.  «  Sulla  costituzione  fisica  dei 
liquidi  » .  246. 

Cardani.  «Sull'influenza  delle  forzo  cla- 
stiche nelle  vibrazioni  trasversali  delle 
corde  ».  105. 

Castelfranco.  Sua  elezione  a  Corrispon- 
dente. 53.  —  Ringrazia  per  la  sua 
nomina.  111. 

Cavalli.  È  approvato  un  voto  di  ringrazia- 
mento per  la  sua  Memoria.:  '-Teoria 
delle  macchine  a  gas-luce».  288. 

Cesàro.  «  Sur  une  distribution  de  sigses  ». 
133. 

—  «  Moti  rigidi   e  deformazioni   termiche 

negli  spazi  curvi  » .  376. 
Chiappelli.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia   per  la  sua  nomina. 
194. 

—  «Sopra  una  opinione  fisica  di  Seno- 
fane ».  89. 

Chistoni.  «  Sulla   temperatura   della  neve 


a  diverse  profondità,  e  sulla  tempera- 
tura dei  primi  strati  d'aria  sovrastant 
alla  neve  ».  279. 

Ciahician.  Sua  d,  zi. ine  a  Corrispondente 
53.  —  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  85. 

—  «Sulle  proprietà  fisiche  del  benzolo  e 
del  tiofene».  362. 

Ciamician  e  Anderlini.  «  Sull'azione  del- 
l'joduro  di  metile  Bopra  alcuni  deri- 
vati del  pinolo  ».  165;  198. 

Ciamician  e  Su. ufi;.  «  Sopra  alcuni  deri- 
vati della  maleinimide  ». 

Cl ausi us.  Annuncio  della  sua  morte.  194. 

Colini.  «Collezione  etnografica  delle  isole 
dell'Ammiragliato  esistente  nel  Museo 
preistorico  di  Roma  ».  33. 

Colombo.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.      Ringrazia  per  la  sua  nomina   BS 

Compàretti.  «Intorno  alla  iscrizione  ili  un 
vaso  antic  i  ».  296. 

Conti.  Sua  elezione  a  Socio  nazionale.  53.  — 
Ringrazia.  194.  --  Approvazione  So- 
vrana  della  sua   nomina.  289. 

Coppola.  «  Sull'azione  fisiologica  della  pilo- 
carpina e  dei  suoi  derivati  in  rapporto 
alla  loro  costituzione  chimica».  207; 
249. 

CORRENTI.   Annuncio  della  sua  morte.  225. 

Cremona.  Presenta,  perchè  sia  sottoposta 
ad  esame,  una  Memoria  dell' ing.  /•'. 
Ranieri.  51. 


I> 


De  BlaSIIB.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  111. 

De  Petra.  Sua  nomina  a  Socio  nazionale. 
53.  —  Approvazione  Sovrana  della 
nomina.  289. 

De-Tom.  «  Intorno  alla  identità  del  Phyl- 
lactidium  tropicum  Moebius  con 
la  Hansgirgia  flabelligera  De- 
Toni».  281. 

De  Varda.  «Studi  sui  pirroli  terziari». 
182. 

De  Zigno.  Sua  elezione  a  Socio  nazio- 
nale. 53.  —  Ringrazia.  85.  —  Appro- 
vazione Sovrana  della  sua  nomina.  2S9. 

Donders.  Invia  una  lettera  di  ringrazia- 
mento all'Accademia.  29. 


479 


F 


Favero.  Riferisce  sulla  Memoria  dell' ing. 
E.  Cavalli.  288. 

Ferri  (Segretario).  Comunica  la  corrispon- 
denza relativa  al  cambio  degli  Atti.  339. 

—  Presenta  le  pubblicazioni  dei  Soci:  Lam- 

pertico,  Levasseur,  Nigra.  338. 

—  Presenta,  discorrendone,   le    pubblica- 

zioni dei  sigg.  L.  Angelici,  A.  Galanti, 
P.  Ceretti,  R.  Benzoni  ed  il  voi.  II 
dei  «  Discorsi  parlamentari  »  di  M. 
Minghetti.  339. 

—  Presenta  un  fascicolo  del  «  Vocabolario  » 

degli  accademici  della  Crusca,  e  una 
raccolta  completa  dei  «  Comptes-Ren- 
dus  »  della  R.  Commissione  di  storia 
dell'Accademia  del  Belgio.  339. 

—  Presenta ,  perchè  sia  sottoposta  ad 
esame,  la  Memoria  del  sig.  E.  Lo- 
chi ni.  338. 

—  «  Nota  bibliografica  sull'opera  del  prof. 

Benzoni  :  Il  Monismo  dinamico  e  sue 
attinenze  coi  principali  sistemi  ma- 
derni  di  filosofia».  293. 

—  u  Nota  bibliografica   sull'opera  :  Diario 

inedito  con  note  autobiografiche  del 
Conte  di  Cavour  » .  405. 
Fiorelu  (Vicepresidente).  Propone  che  sia 
levata  la  seduta  in  segno  di  lutto  per 
la  morte  del  Principe  E.  di  Carignano. 
397. 

—  «  Notizie  sulle  scoperte  di  antichità  del 

mese  di  giugno,  31  ;  luglio,  87  ;  ago- 
sto, 149;  settembre  227;  ottobre,  291; 
novembre,  397. 
FoÀ.  Sua  elezione  a  Corrispondente.  53.  — 
Ringrazia  per  la  sua  nomina.  '85. 


G 


(  ìikshrecht.  «  Elenco  dei  Copepodi  pelagici 
raccolti  dal  tenente  di  vascello  G. 
Chierchia  durante  il  viaggio  della  R. 
Corvetta  «  Vettor  Pisani  »  negli  anni 
1882-85,  e  dal  tenente  di  vascello  F. 
Orsini  nel  Mar  Rosso,  nel  1884  ».  284; 
330. 

Golgi.  Fa  parte  della  Commissione  esa- 
minatrice delle  Memorie  :  Maggiora, 
Grandis.  287. 

Covi.  Fa  omaggio  di  una  sua  Nota  a 
stampa.  289. 

—  Presenta  la  sua  pubblicazione  :   «  Della 

invenzione  del  Micrometro  per  gli  istru- 
menti  astronomici  »  riassumendone  il 
contenuto.  392. 

—  «  Come  veramente  si  chiamasse  il  Ve- 

spucci,  e  se  dal  nome  di  lui  sia  venuto 
quello  del  Nuovo  Mondo  ».  297. 

—  «  Nuovi  documenti  relativi  alla  scoperta 

dell'America».  347;  429. 

Grablovitz.  "  Influenza  dello  stato  orario 
della  marea  sulle  sorgive  termali  del 
porto  d'Ischia».  220. 

Grandis.  Invia,  per  esame,  la  sua  Memoria: 
u  Influenza  del  lavoro  muscolare,  del 
digiuno  e  della  temperatura,  sulla  pro- 
duzione di  acido  carbonico  e  sulla 
diminuzione  di  peso  dell'organismo  » . 
225.  —  Sua  approvazione.  287. 


H 


Helbig.  Sua  nomina  a  Socio  straniero.  53.— 
Approvazione  Sovrana  della  nomina. 
289. 

—  «  Sopra  una  iscrizione  dorica  granita  sul 
piede  di  un  vaso  dipinto  ».  278. 

Hirn.  Sua  elezione  a  Socio  straniero.  53.  — 
Ringrazia.  85.  —  Approvazione  So- 
vrana della  sua  nomina.  289. 


Gabba.  Sua  elezione  a  Socio  nazionale.  53. 

—    Ringrazia.    111.    —    Approvazione 

Sovrana  della  sua  nomina.  289. 
Gandino.    Sua  elezione   a  Corrispondente. 

53.  —  Ringrazia   per   la  sua  nomina. 

111. 
Gatti.  Sua  elezione  a  Corrispondente.  53.— 

Ringrazia  per  la  sua  nomina.  111. 


K 


Koch.  Sua  elezione  a  Socio  straniero.  53.  — 
Ringrazia.  85.  —  Approvazione  So 
vrana  della  sua  nomina.  289. 

Kowalbwsei.  Riceve  dall'Accademia  un 
telegramma  di  felicitazione,  pel  suo 
giubileo  scientifico.  395, 


—  480  — 


Kroneckee  U.  «  Importanza  del  pois  )  per 
la  circolazione  del  sangue  ».  270. 


Lanciani.  «  Sulla  scoperta  del  R  i  v  u  s  h  e  r- 
culaneus  ».  301. 

Le  Blant.  «Sur  quelques  inscriptiom  de 
vases  sacrès  offerte  par  Saint  Didier, 
évéque  de  Cahors  ».  413. 

Levi-Morenos.  «Appunti  algologici  sulla 
nutrizione  dei  girini  di  liana  escu- 
lenta». 264. 

Lévy.  Sua  elezione  a  Socio  straniero.  53.  — 
Ringrazia.  85.  —  Approvazione  So- 
vrana della  sua  nomina.  289. 

Lodrini.  Invia,  per  esame,  La  sua  Memoria: 
«Su  l'anello  etrusco  della  Collezione 
Strozzi  in  Firenze  ».  338. 

Loria.  «Intorno  all'influenza  della  rendita 
fondiaria  sulla  distribuzione  topogra- 
fica delle  industrie  ».  115. 
Lovisato.    «Nota  III   ad   una   pagina   di 
preistoria  sarda  ».  420. 


Al 


Maggiora.  Invia,  per  esame,  la  sua  Me- 
moria: «Le  leggi  della  Fatica  studiate 
nei  muscoli  dell'uomo».  225.  —  Sua 

approvazione.  287. 

Magnanini.  «  Sopra  alcuni  derivati  del 
dimetilpirrolo  assimmetrico».  174;  168. 

Marino-Zuco.  «  Nuovi»  metodo  per  la  distru- 
zione delle  materie  organiche  nelle 
analisi  tossicologiche».  203. 

Mauro.  Sua  elezione  a  Corrispondente.  85. 
—  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  85. 

Meneghini.  Fa  parte  della  Commissione 
esaminatrice  della  Memoria  del  dott. 
G.  Terrigi.  391. 

Mercalli.  V.   Taramelli. 

Miklosich.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
53.  —  Approvazione  Sovrana  della 
nomina.  289. 

Millosevich.  «  Benedetto  IX  e  l'eclisse  di 
sole  del  29  giugno  1033".  68. 

—  «Sulla  nuova  cometa  Barnard  30  otto- 
bre». 278. 


Monaci.  «  Sulla  classificazione  dei  mano- 
scritti della  Divina  Commedia-'.  22S. 

—  «Su  la  Gemma  purpurea  e  altri 
scritti  volgari  di  Guido  Fava  o  Faba, 
maestro  di  grammatica  in  Bologna 
nella  prima  metà  del  secolo  XIII  ».  399. 

Morpurgo.  ••  Sul  processo  fisiologici»  ili 
neoformazione  cellulare  durante  L'ina- 
nizione acuta  dell'organismo».  84. 

Mosso.  Presenta,  perchè  siano  sottoposte 
ad  esami',  Le  Memorie:  Grandis,  Mag- 
giora. 225. 

—  Riferisce  sulle  precedenti  Memorie.  287. 

—  «Le  Leggi  della  Fatica  studiate  nei 
muscoli  dell'uomo  ».  198. 


O 


Omodei.  V.   Vicentini. 
P 

1"aimi\  a.  u  Sulla  teoria  delle  < rdinate  cur- 
vilìnee ».  369  ;   L55. 

bini.  ••  Diagnosi   «li   funghi  nuovi  ». 
55  :  95. 

I'astki  k.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
53.  —  Ringrazia.  .v">.  —  Approvazione 
Sovrana   della   sua   nomina».  289. 

Pessina.  Sua,  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia  per  La  sua  nomina. 
111. 

PlGORINI.  ••  Appunti  per  lo  studio  delle  sta- 
zioni Lacustri  '•  delle  terramare  ita- 
liane ».  301. 

PoiN<  A.RÉ.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
58.  -  Ringrazia.  85.  —  Approvazione 
Sovrana  della  sua  nomina.  289. 


R 


Ranieri.  Invia,  per  esame,  la  sua  Memoria: 
«  Sui  diagrammi  degli  sforzi  lungo  le 
aste  delle  travature  reticolari  indefor- 
mabili non  triangolari  soggette  a  ca- 
richi mobili  ».  51. 

Ranvier.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
53.  —  Ringrazia.  85.  --  Approvazione 
Sovrana  della  nomina.  289. 

Razzaboni.    Fa    parte    della    Commissione 


481  — 


esaminatrice  della  Memoria  dell'ine. 
E.  Cavalli.  288. 

Ricca-Salerno.  Sua  nomina  a  Corrispon- 
dente. 53. 

Eiccò.  «  Immagine  deformata  del  sole  ri- 
flesso sul  mare,  e  dipendenza  della 
medesima  dalla  rotondità  della  terra  » . 
369;  450. 

Righi.  «  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici 
provocati  dalle  radiazioni  ».  16;  66. 

—  «  Nuove  figure  elettriche  ».  350. 

—  «  Sulle  coppie  a  selenio  ».  353. 

—  «  Alcune  esperienze  colla  scarica  di  una 

grande  batteria».  444. 
Rossi  G.  Sua    elezione    a    Corrispondente. 

53.  —  Ringrazia   per  la  sua    nomina. 

111. 
Rossi  L.  «  Le  facoltà  dell'anima  in  se  stessa 

considerate  secondo  i  principi  posti  da 

Platone  nella  Repubblica».  138;  151. 


S 


Sandrucci.  «  Sopra  l'inesattezza  di  un  prin- 
cipio ritenuto  giusto  nella  Teoria  Cine- 
tica dei  gas  ».  461. 

Schiàparelli  C.  «  Notizie  d'Italia  estratto 
dall'opera  Sihàb  addin  'al  '  ['mari,  in- 
titolata ma-sàlik'al'absàr  fi  ma- 
ni ài  ik  '  al  '  a  m  s  à  r  » .  301 . 

Schwarz.  Sua  elezione  a  Socio  straniero. 
53.  —  Approvazione  Sovrana  della  no- 
mina. 289.  —  Ringrazia.  395. 

Schweinfurth.  Sua  elezione  a  Socio  stra- 
niero. 53.  —  Ringrazia.  225.  —  Appro- 
vazione Sovrana  della  nomina.  299. 

Silber.  V.  Ciamician. 

Spezia.  Fa  parte  della  Commissione  esami- 
natrice della  Memoria  del  dott.  E.  Ar- 
dui. 391. 

Stok.es.  Sua  elezione  a  Socio  straniero, 
53.  —  Approvazione  Sovrana  della  no- 
mina. 289.  —  Ringrazia.  395. 

Struever.  Presenta,  perchè  sia  sottoposta 
ad  esame,  una  Memoria  del  dott.  E.  As- 
tiai. 287.  —  Riferisce  sulla  precedente 
Memoria.  391. 

—  «  Sulle  leggi  di  geminazione  e  le  super- 
ficie di  scorrimento  nella  Ematite  del- 
l'Elba ».  347. 


T 


Tacchini.  Presenta  il  1°  volume  delle  Me- 
morie di  Geodinamica  e  ne  discorre. 
394. 

—  «  Sulle  osservazioni  delle  macchie,    fa- 

cole  e  protuberanze  solari,  fatte  al 
R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano 
nel  2°  trimestre  del  1888».  275. 

—  «  Sulla  distribuzione  in    latitudine    dei 

fenomeni  solari  osservati  al  R.  Osser- 
vatorio del  Collegio  Romano  nel  2°  tri- 
mestre del  1888  ».  277. 

—  «  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  fa- 

cole  e  protuberanze  solari  fatte  al 
R.  Osservatorio  del  Collegio  Romano 
nel  3°  trimestre  del  1888  ».  349. 

Taramelli.  Riferisce  sulla  Memoria  del 
dott.  G.   Terrigi.  391. 

Taramelli  e  Mercalli.  «  Alcuni  risultati 
di  uno  studio  del  terremoto  ligure  del 
23  febbraio  1887  ».  3. 

Targiom-Tozzetti.  Sua  elezione  a  Corri- 
spondente. 53.  —  Ringrazia  per  la  sua 
nomina.  85. 

Tassinari.  "Studi  sui  diossitiobenzoli».  47. 

Terrigi.  È  approvata  la  stampa  della  sua 
Memoria  :  «  Il  calcare  (Macco)  di  Palo 
e  la  sua  sua  fauna  microscopica  ».  391. 

Todaro.  Propone  l'invio  di  un  telegramma 
di  felicitazione  al  Socio  straniero  Ko- 
walewsky.  395. 

—  «  Sull'omologia  della  branchiadelle  Salpe 

eon  quella  degli  altri  Tunicati  ».  437. 
Tonelli.  «  Sopra  una  certa  equazione  dif- 
ferenziale a  derivate  parziali  del  2°  or- 
dine ».  384;  458. 


Vicentini  e  Omodei.  «  Sulla  dilatazione 
termica  di  alcune  leghe  binarie  allo 
stato  liquido  »     19;  39;  75. 

Volterra.  Sua  elezione  a  Corrispondente. 
53.  —  Ringrazia  per  la  sua  nomina.  85. 

—  «  Sulle  funzioni  analitiche  polidrome  ». 
:!55. 


Z 


Zatti.    «  Sull'azione    dell'anidride    acetica 
sull'acido  «-indolcarbonico  ».  184. 


—  482 


INDICE   PER    MATERIE 


n 


Archeologia.  Di  un  nuovo  frammento  dei 

Fasti  trionfali,  scoperto  nell'alv Lèi 

Tevere.  F.  Barnalci.  4M. 

—  Intorno  alla  iscrizione  di  un  vaso  aulir,. 

D.  Comparetti.  296. 

—  Notizie  sulle  scoperte  di  antichità   del 

mese  di  giugno,  31;  luglio,  s~  ;  ago- 
sto, 149;  settembre,  227:  ottobre  291  ; 
novembre,  397. 

—  Sopra  una  iscrizione  dorica  granita  buI 

piede  di  un  vaso  dipinto.    V.  /!• 
278. 

—  Sulla  scoperta  del    Rivus    hcrcula- 

neus.  R.  Laudani.  301. 
Astronomia.  Benedetto  IX  e  l'eclisse  di  sole 
del  29  giugno  1033.  K.  Millosevich.  68. 

—  Sulla  nuova  cometa  Barnard  30  ottobre. 

Id.  278. 

—  Immagine  deformata  del    sole    r 

sul  mare,  e  dipendenza  della  medesima 
dalla  rotondità  della  terra.  A.  BiccO. 
369  ;  450. 

—  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  facole 

e  protuberanze  solari,  fatte  al  R.  Os- 
servatorio del  Collegio  Romano  nel 
2°  trimestre  del  1888.  P.  Tacchini  275. 

—  Sulla  distribuzione  in  latitudine  dei  fe- 

nomeni osservati  al  R.  Osservatorio 
del  Collegio  Romano  nel  2°  trimestre 
del  1888.  Id.  276. 

—  Sulle  osservazioni  delle  macchie,  facole 

e  protuberanze  solari,  fatte  al  R.  Os- 
servatorio del  Collegio  Romano  nel 
3°  trimestre  del  1888.  Id.  349. 


Bibliografia.  Nota  bibliografica  sull'opera 
del  prof,  Benzoni:  "11  Monismo  di» 
namic  i  e  sue  attinenze  coi  principali 
sistemi  moderni  di  Filosofia».  L.  Ferri. 

293. 

Biografia.  Nola  bibliografica  sull'opera: 
u  i  Mario  inedito  con  noto  autobiogra- 
fiche del  i  "olito  'li  <  iavour  ».  là.  405. 

Biologia.  Sull'omologia  della  branchia  dolio 
Salpo  con  quella  degli  altri  Tunicati. 

F.  Todaro.  437, 

Botanica.  La  fosforescenza   del  Pl.enro- 

I  ns  oleari  u b  I>< '.  G.  .  '•■  365. 

—  Intorno  alla  identità  del   Phyllacti- 

d  i  ii  m    t  io  p  i  e  u  in    ftfoebius,    con   la 

II  a  osgi  rgia  il  abolì  i  gera  I*'1  Toni. 

G.  li.  De  Toni.  281. 

—  Appunti   algologiei   sulla  nutrizione  dei 

girini  di  Etana  esculenta.  D.. Levi- 
Moreno».  264. 

—  Diagnosi  di  funghi  nuovi.  G.  Passerini. 

55;  96. 


C 


Chimica.  Sulla  trimetilenfenilimina.  L.  Pal- 
liano.  1 1. 

—  Sullo  proprietà  tisiche  del  benzolo  e  del 

tiofene.  G.  damici an.  362. 

—  Sull'azione  dell'joduro  di   metile   sopra 

alcuni  derivati  del  pirrolo.  G.  Qiami- 
Cina  e  F.  Anderlini.  165;  198. 

—  Sopra  alcuni  derivati  della  maleinjmide. 

G.  Ciamician  o  P.  Silber.  447. 


483  — 


Chimica.  —  Studi  sui  pirroli  terziari.  G.  De 
Varda.  182. 

—  Sopra  alcuni  derivati  del  dimetilplrrolo 

assimmetrico.  G.  Magnanini.  174;  468. 

—  Studi    sui   diossitiobenzoli.    G.    Tassì- 

nari.  Al. 

—  Sull'azione  dell'anidride  acetica    sull'a- 

cido «-indolcarbonico.   C.  Zatti.  184. 

Chimica  tossicologica.  Nuovo  metodo  per 
la  distruzione  delle  materie  organiche 
nelle  analisi  tossicologiche.  F.  Murino- 
Zuco.  203. 

Concorsi  a  p  r  e  m  ì .  Programma  dei  con- 
corsi a  premio  del  R.  Istituto  veneto 
di  scienze,  lettere  ed  arti.  289.  J 

Corrispondenza  relativa  al  cambio  de- 
gli Atti.  29;  54;  85;  111;  146;  194; 
225;  273;  290;  339;  395. 

Cristallografia.  Sulle  leggi  di  gemina- 
zione e  le  superficie  di  scorrimento 
nella  Ematite  dell'Elba.  67.  Struver. 
347. 


U 


Decreto  Reale,  col  quale  si  approvano  le 
nomine  dei  Soci  nazionali  e  stranieri. 
289. 


E 


Etnografia.  Collezione  etnografica  delle 
isole  dell'Ammiragliato,  esistente  nel 
Museo  preistorico  di  Roma.  G.  A.  Co- 
ltili. 33. 


F 


Farmacologia.  Sull'azione  fisiologica  della 
pilocarpina  e  dei  sui  derivati  in  rap- 
porto alla  loro  costitituzione  chimica. 
F.  Coppola.  207;  249. 

Filologia.  Sulla  classificazione  dei  mano- 
scritti della  Divina  Commedia.  E.  Mo- 
naci. 228. 

—  Su  la  Gemma  purpurea  e  altri 
scritti  volgari  di  Guido  Fava  o  Faba, 
maestro  di  grammatica  in  Bologna  nella 
prima  metà  del  secolo  XIII.  hi.  399. 


Filosofia.  Sopra  una  opinione  fisica  di  Se- 
nofane. A.  Chiappelli.  89. 

—  Le  facoltà  dell'anima  in  sé  stesse  con- 

siderate secondo  i  principi  posti  da 
Platone  nella  Repubblica.  L.  Rossi. 
138;  151. 
Fisica.  Sopra  un  nuovo  modello  di  barome- 
tro normale.  67.  Agamennone  e  F.  Bo- 
nn ti.  60;  127;  257. 

—  Sulla  costituzione  fisica  dei  liquidi.  G. 

Cantoni.  246. 

—  Sull'influenza  delle  forze  elastiche  nelle 

vibrazioni  trasversali  delle  corde.  P.  Car- 
dani. 105. 

—  Sulla  temperatura  della  neve  a  diverse 

profondità,  e  sulla  temperatura  dei  pri- 
mi strati  d'aria  sovrastanti  alla  neve. 
G.  Chi  stoni.  279. 

—  Di  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici  provo- 

cati dalle  radiazioni.  A.  Righi.  16;  66. 

—  Nuove  figure  elettriche.  Id.  350. 

—  Sulle  coppie  a  selenio.  Id.  353. 

—  Alcune  esperienze    colla  scarica  di  una 

grande  batteria.  Id.  444. 

—  Sopra  l'inesattezza  di  un  principio  rite- 

nuto giusto  nella  Teoria  Cinetica  dei 
gas.  A.  Sandrucci.  461. 

—  Sulla  dilatazione  termica  di  alcune  leghe 

binarie  allo  stato  liquido.  G.  Vicentini 
e  D.  Omodei.  19;  39;  75. 

Fisica  del  globo.  Influenza  dello  stato 
orario  della  marea  sulle  sorgive  ter- 
mali del  porto  d'Ischia.  G.  Grablovitz. 
220. 

Fisica  terrestre.  Sulle  correnti  telluriche. 
A.  Battelli.  25. 

—  Alcuni  risultati  di  uno  studio    sul    ter- 

remoto ligure  del    23    febbraio    1887. 
T.  Taramelli  e  67.  Mercalli.  3. 
Fisiologia.  La  sostanza  colorante  rossa  del- 
l'Eustrongylus  giga  s.  V.  Aducco. 
187. 

—  Importanza  del  polso  per  la  circolazione 

del  sangue.   F.  Kronecker.   270. 

—  Sul  processo  fisiologico  di  neoformazione 

cellulare  durante  l'inanizione  acuta  del- 
l'organismo. /■'.  Morpurgo.  84. 
-  Le  leggi  della  fatica  studiate  nei    mu- 
se ili   dell'uomo.    A.    Mosso.    198. 


—  484  — 


<; 


Geografia.  Notizie  d'Italia  estratte  dall'o- 
pera  Sihàb  addili  'al  '  Uniari,  intitolata 
masàlik'al  'absàr  fi  mani  ài  i  k'al 
'amsàr.  G.  Seluaparelli.  304. 
V.  Storia. 


M 


Matematica.    Sui    punti    sestatici    di  una 
curva  qualunque.  G.  Bat'fi:/!nii.    23s. 

—  Sopra  la  Entropia  di  un  sistema  Newto- 

niano in  moto  stabile.  E.  Betti.  113; 
195. 

—  Sulle  superficie  Fachsiane.  I..  Bianchi. 

161. 

—  Sulle  firme  differenziali  quadratiche  in- 

definite. Iti.  278. 

—  Le  equazioni   differenziali    pei    perìodi 

delle  funzioni  iperellittiche  a  dnfl  va- 
riabili. F.  Brioschi.  301  ;  341  :   113. 

—  Sur  une  distributimi  de  signes.    E.  Ce- 

sàrei. 133. 

—  Moti   rigidi    e    deformazioni    termiche 

negli  spazi  curvi,  Id.  376. 

—  Sulla  teoria  delle  coordinate  curvilinee 

E.  Padova.  369;  455. 

—  Sopra  una  certa  equazione  differenziale 

a.  derivate  parziali  dui  2°  ordine.  .1.  To- 
rnili. 38-1, 

—  Sulle  funzioni   analitiche  polidrome.  V. 

Volterra.  355. 
Medaglia  inviata  in  dono  all'Accademia 

a  ricordo  del   giubileo   scientifico    del 

Socio  straniero  F.  C.  Dondcra.  53. 
Meteorologia.  Sulla  determinazione  della 

temperatura  media  di   Roma.  A.  Can- 

cani.  388. 


N 


Necrologie  dei   Soci:  Glausius.  194 
Correnti.  225;  San  Robert.  394. 


Paletnologia.  Sopra  alcuni  ornamenti  per- 
sonali antico-italici.  Q.  Bellucci  42U. 

—  Nota  III  ad   una   pagina  di   preistoria 

sarda.  D.  Lovisato.  420. 

—  Appunti   per   lo   studio    delle    stazioni 

lacustri  e  delle  terremare  italiane  L. 
Pigorini.  301. 
Pubblicazioni  inviate  in  dono  dai  Soci: 
De  Zifino.  293;  Kòrner.  194  j  Levas- 
>e;  Lorenzoni.  194  ;  Paris.  29 ;  Zil- 
tel  194. 

—  id.    inviai''    in  dono  dai  signori:   Ber- 

it nr  Ili.  29;  ffirn  :  Lenhossek. 

.■.2:  Malagola.  29. 

—  id.   inviata  in  dono   dall'Università  di 

Padova.  52. 


s 


Scienze  economiche.  Intorno  all'influenza 
della  rendita  fondiaria  Bulla  distribu- 
zione topografica  delle  industrie.  .1. 
Loria.  11"). 

Statistica.  Sulla  condizione  dell'emigra- 
zione italiana.   /..   Bodio.  316. 

Storia  della  geografia.  Come  veramente 
>i  chiamasse  il  Vespucci  e  se  dal  nome 
di  lui  sia  venuto  quello  del  Nuovo 
Mondo,  n.  Oovi.  297. 

—  Nuovi  documenti  relativi  alla  scoperta 
dell'America.  Id.  347;   129. 

Storia  Letteraria.  V.  Filologia. 

Storia  Religiosa.  Sur  quelques  inscriptiona 
di'  vas.'s  sanvs  offerta  par  Saint  Didier, 
evenne  de  Caliors.  E.  Le  fìlant.  413. 


Zoologia.  Elenco  dei  Copepodi  pelagici  rac- 
colti dal  tenente  di  vascello  G.  Cicer- 
chia durante  il  viaggio  della  R.  cor- 
vetta «  Vettor  Pisani»  ne^li  anni  18S2- 
85,  e  dal  tenente  di  vascello  F.  Orsini 
nel  Mar  Rosso  nel  1884.  W.  Giesbrecht. 
284;  330. 


ERRATA  CORRIGE 
Rendiconti  —   Voi  IV,  1°  semestr 


A  pag.   107,  formula  (1)  invece  di  ^liA  mrr(t  d{x',y\z') 

d  {x',  ?/,  z')  '  d(x  y  z)  ' 

»       109,  linea  4  dal  basso,  dopo  Raggiungere  e  può'   ritenersi    generato    dal 

moto  di  una  porzione  semplicemente    connessa    della    sin, 
,«  =  cost.  *  ' 

114,  nelle  formule  (14),  (15),  (16)  scambiare  cp,  con  cp,  e  <p\  con  <p\ 
»       201,  linea  27,  invece  di  formerà  una  superficie  chiusa,  porre  formerà  una   o  più 
superficie  chiuse. 


REALE  ACCADEMIA  DEI  LINCEI 


BULLETTINO  BIBLIOGRAFICO 


[L'asterisco  *  indica  i  libri  e  i  periodici  ricevuti  in  dono  dagli  autori  o  dagli  editori; 
il  seguo  -{-  le  pubblicazioni  che  si  ricevono  in  cambio]. 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  maggio  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*Bertini  E.  —  Sopra  alcuni  teoremi  fondamentali  delle  curve  piane  algebriche. 

Milano,  1888.  8°. 
i  Biblioteca  storica  italiana  pubbl.  per  cura  della  r.  Deputazione  di  storia  patria. 

IV.  (Relazioni  diplomatiche    della    monarchia    di   Savoia  —  Francia. 

Pari  III,  voi.  II).  Torino,  1888.  4°. 

*  Castelli  D.  —  Storia  degli  Israeliti  dalle  origini  fino  alla  Monarchia  secondo 

le  fonti  bibliche.  Milano,  1887-88.  8°,  voi.  I,  II. 
*Chiappelli  L.  —  Lo  Studio  bolognese  nelle   sue  origini  e  nei  suoi  rapporti 

colla  scienza  pre-irneriana.  Pistoia,  1888.  8°. 
'Ciò falò  S.  e  Battaglia  A.  —   Sull'ippopotamus   Pentlandi   delle   contrade 

d'Imera.  Termini,  1888.  4°. 

*  Costelli  P.  —  Discorso  commemorativo  del  prof.  comm.  Francesco  Magni  se- 

natore del  regno.  Bologna,  1888.  8°. 
"De- Vii    V.  —   Adria   e   le   sue   antiche   epigrafi   illustrate.  Firenze,    1888. 

2  voi.  8°  (ac/j.). 
"Giovanni   V.  di  *—  Giordano  Bruno  e  le  fonti  delle  sue  dottrine.  Palermo. 

1888.  8°. 
'  Mario, le  M.  —  Dimostrazione  della  trascendenza  del  numero.  Napoli,  1888.  8". 
*Id.  —  Nota  ad  una  dimostrazione  di  un  celebre  teorema  del  Fermai  Napoli. 

1888.  8°. 
* Minghetti  M.  —  Discorsi  parlamentari.  Voi.  I.  Koma,  1888.  8°. 
*Moroni  C.  —  Vent'anni  prima.  Impressioni  e  ricordi  di  Roma  papale.  Perugia. 

1888.  10°. 
"Nona  C.  —  Sur  le  projet  de  loi  uniforme  en  matiòre  de  lottres  de  change 

Bcllettino-Kenihconti,  1888,  Voi,.  IV,  2°  Seni.  1 


—  II  — 

au  Congrès  international   de   droit  commercial  tenu  a  Anvers  en  1885. 
Kome,  1888.8°. 
delazione  su  le  condizioni  economiche  della  provincia  di  Reggio  di  Calabria. 

1887.  Reggio,  1888.  4°. 

'  Hi  valla  V.  —  Discorso  sopra  la  scuola  delle  leggi  romane  in  Ravenna  ed  il 

Collegio  dei  giureconsulti  ravennati.  Ravenna,  1888.  8°. 
'  Taramelli  T.  —  Relaziono  alla  r.  Sottocommissione  geodinamica  sulla  distri- 
buzione delle  aree  sismiche  nell'Italia  superiore  e  media,  Roma,  1888.  4°. 

*  Vadala- Papale  (}.  —  La  dottrina  filosofico-giuridica   di  Schopenhauer  e  di 

Hartmann.  Trani,  1888. 
"  Ville  A.  de  la  —  Poesie.  Roma,  1887.  8°. 

*  Zig no  A.  de  —  Nuove  aggiunte  alla  ittiofauna  dell'epoca  eocena.  Venezia, 

1888.  4°. 

Pubblicazioni  estere. 

f  Albrecht  E.  —  Anatomische.   histologischc  physiologische   Untersuchungen 
ueber  die  Muskulatur   des   Endocardium  bei  Warmblùtern.  Greifswald, 

1887.  8°. 
* Arendt   W.  —  Zur  Casuistik  der  Nephrektomie.  Greifswald,  1887.  8". 
^Bierbaum  G.  —  Ein  Fall  von  totaler  Extirpatiou  der  Scapula  wegen  eines 

Fibrosarcoms.  Greifswald.  1887.  8°. 
f  Bodenstein  P.  —  Beitrag  zur  Casuistik   von  Deckung  grosser  Defekte  am 

Arm  durch  einen  Bauchlappen.  Greifswald,  1887.  8°. 
'•  Bóttcher  0.  —  Ueber  die  Anwendung  des  Antip\  ri 1 1  mit  besondercr  Beriick- 

sichtigung  des  Gelenkrheumatismus.  Greifswald,  1887.  8°. 
f  Brinile  A.  —  De  excerptis  tcsqì   tov  vùtv  fjQaxov  xa&  "Ofirjftov  fliov  ab  Athe- 

naeo  servatis.  Gryphiswaldiae,  1887.  8°. 
* B uscii  E.  —  Laut-  und  Formenlehre  der  Anglonormannischen  Sprache  des  XIV 

Jahrhunderts.  Greifswald,  1887.  8°. 
]'  Cohnstàdt  E.   —    Ueber    die    osteoplastische    Fussresoction   nach   Mikulicz. 

Greifswald,  1887.  8°. 
f  Delgado  J.  F.  N.  —  Estudio  sobre  os  bilobites  e  outroa  foBseis  das  quartzitea 

da  base  do  systema  silurico  de  Portugal.  Suppl.  Lisboa,  1888.  4°. 
;  Dollcn   W.  —  Stern-Ephemeriden  auf  das  Jahr  1888  zur.  Bestimmung  von 

Zeit  und  Azimuth  mittelst  des  tragbaren  Durchjningsinstrumuuts  im  Ver- 

ticale  des  Polarsternes.  St.  Petersburg,  1887.  8°. 
f  Dommes    W.  —  Radicaloperation   einer   Prostatahvpertrophie  complicirt  mit 

suppurativer  Cystitis.  Greifswald,  1887.  8°. 
'Dos  G.  —  Zur  Lehre  vom  Huften.  Greifswald,  1887.  8°. 
^Dupuy  IL  —  La  snrvivance  du  Roi-martyr.  9e  ed.  Toulouse,  s.  a.  8°. 
1  Pi.  —  Un  arrèt  sans  valeur  ou  la  question  de  Louis  XVII  devant  la  Cour 

d'appel  de  Paris.  Toulouse,  1885.  8°. 


—  Ili  — 

+  Elbusch  P. —  Ueber  entziindliche  Epiphysenlòsung.  Greifswald,  1887.8°. 
t  Elfeldt  0.  —  Zur  Casuistik  der  Schussverletzungen  der  Wirbelsàule.  Greifs- 
wald, 1887.  8°. 
^Faber  K.  —  Ein  Fall  von  schwerer  allgemeiner  Syphilis  mit  syphilitischen 

Knie-Gelenkentziindiingen.  Greifswald,  1887.  8°. 
1  Fàhndrich  E.  —  Beitrag  zur  operativen  Behandlung  des  Carcinoma  Penis. 

Greifswald,  1887.8°. 
^FLichfer  L. — Zur  Pathologie  und  Therapie  des  Carcinoma  Uteri  nebst  ca- 

suistichen  Beitràgen.  Greifswald,  1887.  8°. 
l 'Frank  E.  —  Zur   Statistik  und   Behandlung  der  Querbruche^  der  Patella. 

Greifswald,   1887.  8°. 
* Frank  F.  —   Beitrag    zur    Kenntnis  der    typischen   Banchdecken-Fibrome. 

Greifswald,  1887.  8°. 
fFra)ifce  C.  —  De  nominimi  propriorum  epithetis  homericis.  Gryphiswaldiae, 

1887.  8°. 
^Frucht  Ph.  —  Metrisches  und  Sprachliches  zu  Cynewulfs  Elene,  Juliana  und 

Crist  auf  Grund  der  von  Sievers  Beitr.  X   209-314.   451-545  und  von 

Luick  Beitr.  XI  470-492  veròffentlichten  Aufsàtze.  Greifswald,  1887.  8°. 
1  Gieschen  L.  —  Die  charakteristichen  Unterscbiede   der  einzelnen  Schreiber 

im  Hatlon  Ms.  de  Cura  Pastoralis.  Greifswald,  1887.  8°. 
1  Goedicke  K.  —  Ein  Fall  von  schwerer  Urogenitaltuberkulose   mit  Tendenz 

zur  Heilung.  Greifswald,  1887.  8°. 
fGranow  0.  —  Zur  Wirkung  des  Colchicin.  Greifswald,  1887.  8°. 

•  Grumbkow  F.  v.    —    Beitrag  zur  Aetiologie  der   Peritonitis.    Greifswald, 

1887.  8°. 

*  Gueme  /.  de  —  Excursions  zoologiques  dans  les  ìles  de  Fayal  et  de  San  Mi- 

guel (Acores).  Paris,  1888.  8°. 
^Haase  A.  —  Die   Schlacht  bei  Niiraberg   vom  19  Juni  1502.  Greifswald, 

1887.  8°. 
* Masse  P.  —  Kieler  Stadtbuch  aus  den  Jahren  1264-1289.  Kiel,  1875.  8°. 
UleUenbroich  IL  —  Casistiche  Beitriige  zur  Chirurgie  des  Magens.  Greifs- 
wald, 1887.  8°. 
^Hildebrandt  0.  —  Die  vaginale  Total-extirpation  des  Carciìiomatòsen  Uterus 

mit  Anwendung  der  Miillerschen  Zangen   nebst  Casuistischen  Beitriige. 

Greifswald,  1887.  8°. 
*Hoppe  J.  —  Ueber  den  Streckapparat  des  Unterschenkels  und  die  Behandlung 

der  querbriiche  der  Kniescheibe.  Greifswald,  1887.  8°. 
t  Jaworowics  A. —  Ein  Fall  von  Carcinoma  omenti  maioris.  Gn-ifswald,  1887.  8°. 
+  Jaworowicz   W.  —  Ueber  die   Hydraziaverbindungen   einiger  Amidobenzol- 

sulfonsàuren.  Greifswald,  1887.  8°. 
KTohansen  Chr.  —  Die  nordfriesische  Sprache  nach  der  Fohringer  und  Am- 

rumer  Mundart.  Kiel,  1862.  8°. 


—   IV    — 

tJùngst  Th.  —  Experirnentelle  Untersuchungen  ueber  Seduta  acre.  Greifswald. 

1887.  8°. 
+Katalog  der  Bibliothek  des  Kais.  Leop.-Carol.  Deutsch.  Akademie  derNatur- 

forscher.  Lief.  1.  Halle,  1887.   8". 
]Kessler  R.  —  Einige  Falle  von  Echinococcus  hepatis  uiit  Bemcksichtigung 

der  Aetiologie  und  Therapie.  Greifswald,  1887.  8". 
^Ketel  K.  F.  —  Anatornische   Untersuchungen  ueber  die  Gattung   Lemanea. 

Greifswald,  1887.  8°. 
^Kiessling  A.  —  Coniectaneorum  spicilegiuni  IV.  Gryphiswaldiae,  1887.  4°. 
*Klinke  G.  —  Quaestiones  Aeschineae  criticae.  Lipsiae,  1887.  8°. 

*  Klitskowski  F.  —  Ueber  die  integration  der  m.ten  Wurzel  aus  einer  rationa- 

len  Function.  Greifswald,  1887.  8°. 
*Koch   W.  —  Die  conforme  Abbildung  des  hyperbolischen   Paraboloida   auf 

einer  Ebene.  Greifswald.  1887.  8°. 
1  Kokscharow  N.  v.  —  fttaterialien  zur  Mineralogie  Russlands.  B<L  X.  8.  1-96. 

St.  Petersburg,  1888. 
ìKóppler  F.  —  Ueber  das  Antifebrin.  Greifswald,  1887.  8°. 
+ Kozuszkiewicz  F.  —  Ueber  Psendolenkaemie.  Greifswald,  1887.  8°. 
^  Frase  A. —  Ueber  die  Beziehungen  des  Kohlensauren  Ainm<mi;iks  zur  Uraemie. 

Greifswald,  1887.  8°. 

*  Laspeyres.  — Ueber  Zeitalter  und  Entstelmng  des  Cronicon  Selavicum  quod 

vulgo  dicitur  Parochi  Suselensis.  S.  1.  e  a.  8°. 
* Lemkowski  /.  —  Beitrag  zur  Behandlung  primàrer  perinephritiseher  Abscesse. 

Greifswald,  1887.  8°. 
*Lobert  M.  —  VAn  Fall  von  Thrombose  der  Pfortader.  Greifswald,  1887.  8°. 
fMacks  R.  —  Ueber  den  Zusammenhang  zwischeu  psychischen  Stòrungen  und 

AbDahme  des  KOrpergewichts.  Greifswald,  1887.  8". 
+  Marte >is  F.  —  Geschichte  der  franzosischen  Synonymik.  Teil  I.  Die  Anfange 

der  franzosischen  Synonymik.  Stralsund,  1887.  8°. 
lMevs   W.  —    Zur  Legation   des  Bischofs   Hugo  von  Die  unter  Gregor  VII. 

Greifswald,  1887.  8°. 
■ [  Miehelsen  A.  L.  J.  —  Urkundenbuch  zur  Geschichte  Landes  Dithmarschen. 

Altona,  1834.  4°. 
*Id.  —   Sammlung  altditnmarscher  Kechtsquellen.   Altona,  1842.  8°. 

*  Moerlin  J.  —  Ueber  indirecte  Sternalfracturen.  Greifswald,  1887.  8°. 

[  Niesel  M.  —  Ueber  die  Wirtoing  fortgesetzter  Kleiner  Dosen  von  Schwefel 

beim  gesunden  Menschen.  Greifswald,  1887.   8". 
fNifesch  K.    W.  —  Das  Taufbecken  der  Kieler  Nicolaikirche.  Kiel,  1857.  8°. 
1  Observations  de  Pulkova  publiées  par  0.  Struve.  Voi.  XII.  St.  Pétersbourg. 

1887.  4°. 
+  Olbrich  0.  —  Zwei  Falle  einer  Compilation  von  Carcinoma  uteri  mit  Gra- 
viditàt.  Greifswald,  1887.  8°. 


+  Pascile  F.  —  Ueber  Toluol-  und  Toluidindisulfosauren  imd  ueber  die  Con- 
stitution  der  sechs  isomaren  Toluoldisulfonsàuren.  Greifswald,  1887.  8°. 

f  Per 'ilice  L.  —  Ueber  die  Wirkung  localer  Blutentziehungen  auf  acute  Haut- 
entziindungen.  Greifswald,  1887.  8°. 

*  Pfennig  R.  —  De  librorum  quos  seripsit  Seneca  «  de  ira  »   compositione  et 

origine.  Gryphiae,  1887.  8°. 
['  Philipsen  IL  —  Ueber  Wesen  und   Gebrauch   des   bestimmten   Artikels   in 

der  Prosa  Kònig  Alfreda  auf  Grand  des  Orosius  (hs.  L.)  und  der  Cura 

Pastoralis.  Greifswald,  1887.  8°. 
ìProske  A.  —  Ein  Fall  von  Derrnoidcyste  des  linken  Ovariums.  Greifswald, 

1887.  8°. 
tQuellensammlung   der   Schleswig-Holstein-Lauenburgischen    Gesellschaft  far 

vaterlàndiscbe  Geschichte.  Bd.  I-IV.  Kiel,  1862-1835.  8°. 
ìRahmer  S.  — Der  gegenwàrtige  Stand  der  Lelire  von  den  Lungenerkrankungen 

und  von  der  Todesursache  nach  doppelseitiger  Vagusdurchschneidung  am 

Halse  und  experimentelle  Beitrage  zu  dieser  Frage.  Greifswald,  1887.  8° 
^  Ratjen  LI.  —  Verzeichniss  der  Handschriften  der  Kieler  Universitàtsbiblio- 

thek  welche  die  Herzogthiimer  Schleswig  und  Holstein  betreffen.  Kiel, 

1858-1866.  8°. 
+Register  ueber  die   Zeitschriften   und   Sammelwerke  tur   Schleswig-Holstein- 

Lauenburg-Geschichte.  Kiel,  1872-73.  8°. 
*Report  (Summary)  of  the  operations   of  the   geological   and   Naturai  history 

Survey  to  31  Dee.  1887.  Part  III.  Ottawa,  1888.  8U. 
i  Roche  W.  la  —  Experimentelle  Beitrage  zur  Eisenwirkung.  Greifswald,  1887. 8°. 
f  Sauer  A.  —  Ein  Beitrag  zur  Lehre  von  der  Perspiratio  insensibilis.  Greifs- 
wald, 1887.  8°. 
f  Schiìike  C.  —  Zur  Casuistik  der  Leberkrankheiten.  Greifswald,  1887.8°. 

*  Schinner  0.  —  Experimentelle  Studie  ueber  reine  Linsencontusionen.  Greifs- 

wald, 1887.  8°. 
f  Schleich  C.  —  Ueber  einen  Fall  von  pulsirenem  Knochensarcom  des  Ober- 

schenkels  &.  Greifswald,  1887.  8°. 
Schlesinger  L.  —   Ueber   lineare   homogene   Differentialgleichungen  vierfcer 

Ordnung,  zwischen  deren  Integralen  homogene    Relationen    hoheren  als 

ersten  Grades  bestehen.  Berlin,  1887.  4°.  (acq.). 
f  Schiùdi  0.  —  Rousseau  und  Byron.  Ein  Beitrag  zur  vergleichenden  Litte- 

raturgeschichte.  Teil  111.  Rousseaus  und  Byrons  schriftstellerische  Eigen- 

art.  Greifswald,  1887.  8°. 
i  Schómanu  0.  —  Ueber  Leukaemie  in  verschiedenen  Lebensaltern  mit  beson- 

derer  Beriicksichtigung  eines  Falles  im  75sten  Jahre.  Greifswald,  1887.  8°. 
+  Schròder  M.  —  Die  Mitchell-Playfair'sche  Mastkur  in  den  Irren-Anstalteii. 

Greifswald,  1887.  8°. 
+  Schuke  G.  —  Quaestionum  Homericarum  specimen.  Gryphiswaldiae,  1887.  8°. 


*  Seyler  E. —  Zur  Casuistik  der  Hodensarcoine.  Greifswald,  1887.  8°. 

*  Stein  E.  —  Ueber  die  Virkung  fortgesetzter  kleiner  Doseu  von  Kainither  beim 

gesunden  Menschen.  Greifswald,  1887.  8°. 
f  Steinhauseii  G. —  DeLegumXII  Tabularum  patria.  (inphiswaldiae,  1887.  8°. 
"Susemihl  F.  —  De  Platonis  Phaedro  et  Isocratis  contra  Sophistas  oratione 

dissertatio  cum  appendice  aristotelica.  Gryphiswaldiae,  L887.  4°. 
*Thùmmel  G. —  Ueber  einen  Fall  von  allgemeiner  Garcinose  rait  besonderer 

Beriicksichtigung  des  klinischen  Verlaufes.  Greifswald,  1887.  8". 
^Ullrich   V.  —   Zur  Casuistik   der   Unterbindungen    des   truncus   anonymus. 

Greifswald,  1887.  8°. 
tUrkundensammlung  der  Gesellschaft  far  Schlesw^-Holstein-Lauenburgische 

Geschichte.  Bd.  IV.  Kiel,  1874/75.  4°. 
*Wehner  0.  —  Ueber  zwei  Denkschriften  Radetzkya  aus  dem  Fnihjahr  1813. 

Greifswald,  1887.  8°. 
+  Weinert  M.  —  Zur  Casuistik  der  Leukaemie  bei  Frauen.  Greifswald,  1887.  8°. 
1  Wendland  S.  —  Ueber  die  Total-Eistirpation   des   Carcinomatósen  tJterus. 

Greifswald,  1887.  8°. 
f  Weslphal  0.  —  Ueber   einen    in    aknte    Leukaemie   ribergebenden  Fall  von 

Pseudoleukaemie.  Greifswald,   L887.  8". 

1  Wìbel  F.  —  Die  Cultur  der   Bronze-Zeit  Nord-  und  Mittel-Europaa.   Kiel, 

1865.   8U. 
* Zielstorff  IL  —  Ein  Fall  vod  Unterleibscyste  (Pancreascyste?).  Greifswald, 

1887.  8°. 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  maggio  1888. 

P  ibblicasioni  italiane. 

*  Annali  di  agricoltura.  1888,  n.  142,  144,  148.  Roma. 

142.  Atti  della  Commissione  consultiva  per  la  fillossera.  —  144.  Concowo  ili  distil- 
latoci e  di  apparecchi  enotecnici  di  saggio  in  B.  Miniato  (Firenze).  —  111.  Consiglio  di 

agricoltura.  Sess.  1887  die. 

f  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1888.  N.  4.  Milano. 

Ciqmician  e  Silber.  Ricerche   sulTapiolo.  Nota  preliminare.  —    Sestini.   Del  rame 

negli  esseri  viventi. 

*  Annali  di  statistica.  Ser.  IV,  n.  16  e  20.  Roma,  1888. 

16.  Statistica  dei  pensionati  civili  e  militari  dello  stato.  —  80.  Notizie  sulle  condizioni 
industriali  della  provincia  di  Livorno. 

*  Archivio  della  r.  Società  Romana  di  storia  patria.  Voi.  XI,  1.  Roma,  1888. 

Cagnoni.  Memorie  della  vita  e  degli  scritti  dal  cardinale  Giuseppe  Antonio  Sala. — 
Parisotti.  Evoluzione  del  tipo  di  lumia  nelle  rappresentanze  figurate  dell'antichità  clas- 
sica. —  Tomassetti.  Della  campagna  romana. 

•Archivio  storico  italiano.  Ser.  V,  1. 1,  2.  Firenze.  1888. 


—    VII    — 

Bertolini.  Statuti  della  città  di  Concordia  del  MCCCXLIX.  —  Villari.  Nuove  que- 
stioni intorno  alla  «  Storia  di  G.  Savonarola  e  de'  suoi  tempi  »  a  proposito  d'uno  scrìtto 
del  prof.  F.  C,  Pellegrini.  —  Zini.  Le  Memorie  del  Duca  di  Broglie. 

"''Archivio  storico  lombardo.  Anno  XV,  1.  Milano,  1888. 

Sommi  Picenardi.  Le  commende  e  i  commendatori  di  S.  Giovanni  di  Persichello.  — 
Intra.  Il  castello  di  Goito.  —  C.  Diarj  di  Marin  Sanudo.  —  Calvi.  Il  poeta  Giambattista 
Martelli  e  le  battaglie  fra  classici  e  romantici.  —  N ovati.  Di  un  Codice  sforzesco  di  Fal- 
coneria. —  Motta.  Suicidi  nel  quattrocento  e  nel  cinquecento.  —  Ghinzoni.  Usi  e  costumi 
nuziali  principeschi.  Gerolamo  Eiario  e  Caterina  Sforza  (1473).  —  Beltramì.  Il  pavimento 
del  duomo  di  Milano. 

+ Archivio  storico  per  le  provincie  napoletane.  Anno  XIII,  1,  Napoli,  1888. 

Barone.  Notizie  storiche  tratte  dai  Registri  di  Cancelleria  del  re  Ladislao  di  Du- 
razzo.  —  Alar  esca.  Memoria  degli  avvenimenti  di  Napoli  nell'anno  1799  scritta  da  Amedeo 
Ricciardi  napoletano.  —  Gaudenzi.  Le  vicende  del  Mundio  nei  territori  longobardi  dell'Italia 
meridionale.  —  Bonazzi.  Dei  veri  autori  di  alcuni  dipinti  della  chiesa  di  S.  Maria  della 
Sapienza  in  Napoli.  —  Pèrcopo.  La  morte  di  Don  Errico  d'Aragona,  Lamento  in  dialetto 
calabrese  (1478).  —  Elenco  delle  Pergamene  già  appartenenti  alla  famiglia  Fusco  ed  ora 
acquistate  dalla  Società  di  Storia  patria. 

f  Archivio  storico  siciliano.  N.  S.  Anno  XII,  4.  Palermo,  1888. 

Salinas.  Escursioni  archeologiche.  III.  Il  Monastero  di  S.  Filippo  di  Fragalà.  — 
Starrahba.  Catalogo  ragionato  di  un  protocollo  del  notaio  Adamo  de  Citella  dell'anno 
di  XII  indizione  1298-99,  che  si  conserva  nell'Archivio  del  Comune  di  Palermo.  —  Carini. 
Aneddoti  siciliani.  —  Starrahba.  Documenti  per  servire  alla  Storia  delle  condizioni  degli 
abitanti  delle  terre  feudali  di  Sicilia.  —  La  Mantia.  Sa  i  libri  legali  bruciati  in  Palermo 
per  mano  del  boja.  —  Starrahba.  Di  un  Codice  Vaticano  contenente  i  privilegi  dell'archi- 
mandrita di  Messina. —  M.  Lettera  al  dottor  Giuseppe  Lodi,  direttore  dell'"  Archivio  sto- 
rico siciliano  ». 

ateneo  (L')  veneto.  Ser.  XII,  voi.  I,  1-3.  Venezia,  1888. 

Martini.  Filippo  Cecchi.  —  Fabris.  Sonetti.  —  Fradeletto.  Pietro  Aretino.  — •  Boni. 
Monumenti  d'architettura  della  Dalmazia.  —  Occioni-Bonaffons.  Dell'abolizione  dei  premi 
scolastici  (Breve  studio).  —  Riccoboni.  Realismo  e  verismo.  —  Castellani.  La  stampa  a 
Venezia,  dalla  sua  origine  alla  morte  di  Aldo  Manuzio  seniore. 

fAtti  della  r.  Accademia  delle  scienze  di  Torino.  Voi.  XXIII,  9-10.  Torino. 

1888. 

Ferraris.  Rotazioni  elettrodinamiche  prodotte   per  mezzo   di  correnti   alternate.  - 
Ovazza.  Sul  calcolo    delle    deformazioni    dei  sistemi   articolati.  —  Morera.  Sul  problema, 
della  corda  vibrante. 

fAtti  della  r.  Accademia  econ. -agraria  dei  georgolìli  di  Firenze.  4a  ser.  voi.  XI,  1. 

Firenze,  1888. 

Luciani.  Sui  fenomeni  respiratori  delle  uova  del  bombice  del  gelso.—  Bargagli.  Ri- 
cerche sulle  relazioni  più  caratteristiche  tra  gli  insetti  e  le  piante.  —  Sestini.  Della  coni 
posizione  chimica  dei  cardi  per  la  lana  (Dipsacus  full  on  um).  —  Valvassori.  Sulla 
scuola  di  pomologia  e  di  orticultura  alle  Cascine.  —  Villari.  Il  lavoro  manuale  nelle  Scuole 
elementari.  —  Vannuccini.  Sulla  legge  di  restituzione  in  agricoltura.  —  Passerini.  Bulla 
quantità  di  olio  contenuto  nelle  olive  delle  più  comuni  varietà  delle  campagne  fiorentine.  — 
Id.  Ricerche  chimiche  sulla  cenere  di  Coke  e  uso  che  potrebbe  farsene  in  agricoltura. 


—    Vili    — 

t Atti  del  r.  Istituto  veneto  di  scienze,  lettere  ed  arti.  Ser.  (5a,  t.  VI,  4,  5. 
Venezia,  1888. 

4.  Bizio.  Il  più  recente  metodo  del  Iterili  per  iscoprire  Tulio  di  cotone  Delle  mi- 
scele.—  Jlforsolia.  Un  umanista  del  secoli»  decimoquarto  pressoché  sconosciuto. —  Spica. 
Kicerche  sulla  diosma  crenata  (II  comunicazione).  Sulla  diosmina.  —  Castelnuovo.  Sulle 
congruenze  del  terzo  ordine  dello  spazio  a  quattro  dimensioni.  Seconda  Memoria.  —  Martini. 
Esperienze  di  confronto  fra  vari  tipi  di  accumulatori  elettrici.  —  Dc-Toni.  Intorno  ad  al 
cune  diatomee  rinvenute  nel  tubo  intestinale  di  una  Trygon  violacea  pescata  nel- 
l'Adriatico. —  5.  Lorenzoni.  Eclisse  totale  della  luna  e  cont<  mporanee  occultazioni  di  stelle 
osservate  a  Padova  nella  notte  del  28  gennaio  1888.  —  Deodati.  Della  medicina  legale, 
dei  suoi  uffici  e  dei  suoi  limiti.  —  Tamassia.  Il  progetto  del  Codice  pi  naie,  presentato  dal 
ministro  Zanardelli,  nei  suoi  rapporti  con  la  giurisprudenza  medica.  Appunti.  —  Turazza. 
Introduzione  ad  un  corso  di  statica  dei  sistemi  variabili.  —  Spira.  Studi-  chimico  sui 
principi    attivi  dell'Àhrus  precatorins  (Jequirity).  Wlacovich.    Sulle   fibrille   del 

tessuto  congiuntivo.  —  Levi.  Studi  archeologici  su  Aitino.  [.  Aitino.  IL  Antichità  altinati, 
raccolte  nella  Reali   a   Dosson.   111.   Assaggi   eseguiti   in   Aitino. 

fAtti  e  Memorie  della  r.  Accademia  di  scienze,  lettere  ed  arti  in  Padova.  N.  8. 
voi.  III.  Padova,  1887. 

Favaro.  Seconda  serie  di  scampoli  gal  ilei  ani.  —  Bertini.  Dall'accompagnamento  della 
natura  Col  soggetto  principale  .lei  dramma.  —  OtSOlatO.  Appuntì  alla  statistica  medica  di 
questa  casa  degli  Esposti.  —  Crescini.  Sul    ritmo  cassinese.    -   Gloria.  Difesa  e  desideri 

a  proposito  degli  ordinamenti  delle  pubbliche  biblioteche  e  del  Civico  mua li  Padova. — 

Tosathi.  Sulla,  difterite  cutanei.  —  Lorenzoni.  Viaggio  compiuto  dall'astronomo  Santini  in 
Germania  nell'autunno  del  1843.  Frigo.  La  rabbia  e  sua  cura  profilattica  col  metodo 
Pasteur.  —  De  Leva.  Della  vita  e  delle  opere  di  G  Cittadella.  Man/redini.  Concetto 
scientifico  della  procedura  civile. 

'Bollettino  dei  Musei  di  zoologia  ed  anatomia    comparata  della  r.  Università 

di  Torino.  Voi.  Ili,  n.  :,.!>-l_).  Torino,  1888. 

:i'.t.  Rosa.  Sui  generi  Pontodrilus,  Mierascoles  e  Photodrilus.  —  lo.  /</. 
Sul  Geoscolex  maximus  Lenck.  —  11.  A/.  Nuova  classificazione  dei  Terricoli.  12. 
Camerario.  Ricerche  sopra  i  tinnii  d'Europa  e  descrizione  di  'lue  nuove  specie. 

1  Bollettino  della  Commissiono  speciale  d'igiene  del   Municipio  di  Roma.  Anno 

Vili,  10-12.  Roma,  1887. 
'Bollettino  della  Società  generale   dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  n.  9-10. 

Roma,  1888. 
'Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  3a,  voi.  I,  5.  Roma,  1888. 

Ilugues.  Sul  nome  «  American.  —  Porena.  La  geografia  in  Etoma  e  il  Mappamondo 
vaticano.  —  Millosevich.  Intorno  ad  alcuni  problemi  geografici  e  cronologici  collegati  coi 
movimenti  della  terra.  Conferenza. 

'Bollettino  delle  casse  di   risparmio.  Anno  III,  2°  seni.  1886.  Roma,   1887. 

+  Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888.  Disp.  18-22.  Roma. 

f  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per  diritto  di  stampa  dalla  Bi- 
blioteca naz    centr.  di  Firenze.  N.  57-58.  Firenze,  1888. 

1  Bollettino  del  Ministero  degli  affari  esteri.  Parte  la,  voi.  I,  4;  parte  2a,pag.  359- 
538.  Roma,  1888. 


—    IX    

bollettino  del  r.  Comitato  geologico  <T   Italia.  Ser.  2a,  voi.  IX,  n.  3-4.  Roma. 

1888. 

Sacco.  Studio  geologico  delle  colline  di  Cherasco  e  della  Morra  in  Piemonte.  —  Portis. 
Sul  modo  di  formazione  dei  conglomerati  miocenici  della  collina  di  Torino.  —  Mascarini. 
Le  piante  fossili  nel  travertino  ascolano.  —  Cortese.  Appunti  geologici  sull'isola  di  Mada- 
gascar. —  Silvestri.  Sopra  alcune  cave  antiche  e  moderne  del  vulcano  Kilaznea  nelle  isole 
Sandwich. 

f  Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  aprile 

1888. 
*  Bollettino   di   notizie  agrarie.   Anno  X,  1888,  n.  20-29.    Rivista  meteorico- 

agraria.  Anno  X,  n.  11-13.  Roma,  1888. 
^  Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  6.  Roma,  1888. 
+  Bollettino  mensuale  dell'Osservatorio  centrale  del   r.  Collegio  C.  Alberto  in 

Moncalieri.  Ser.  2a,  VII,  4.  Torino,  1888. 

Hildebrandsson.  Principali  risultati  delle  ricerche  nelle  correnti  superiori  dell'atmo- 
sfera fatte  nella  Svezia. 

f  Bollettino  meteorico  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia.   Anno   X.  Maggio. 

Roma,  1888. 
f  Bollettino  sanitario  della  Direzione  della  Sanità  pubblica.  Aprile  1888.  Roma. 
''Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei   principali    prodotti  agrari   e 

del  pane.  Anno  XV,  16-18.  Roma,  1888. 

f  Bollettino   ufficiale   dell'istruzione.  Voi.  XIV,  3.  Roma,   1888. 
tBullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  4. 
Roma,  1888. 

Lanciani.  Notizie  del  movimento  edilizio  della  città  in  relazione  con  l'archeologia  e 
con  l'arte.  —  Gatti.  Trovamenti  risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana. 

'Ballettino   della  r.  Accademia  di  scienze,   lettere   e   belle   arti  di  Palermo. 

Anno  1886-1888.  Palermo. 
fBullettino  della  r.  Accademia  medica  di  Roma.  Anno  XIV,  2-3.  Roma,  1888. 

Tassi.  Resezione  di  cinque  ossa  del  piede.  —  Durante.  L'ano  artificiale  come  mezzo 
di  cura  dell'enterite  ulcerosa  cronica.  —  Postempski.  Resezione  circolare  del  tenue  per  ernia 
inguinale  destra  cangrenata.  —  Axenfeld.  Contributo  alla  fisiologia  degli  organi  di  senso.  — 
Tassi.  Neurectomia  del  cubitale.  —  Postempski.  Nefractomia  addominale  per  rene  mo- 
bile. —  Bastianeìli.  Il  valore  fisiologico  del  succo  .enterico.  —  Fedeli.  Emorragia  cere- 
brale. —   Colasanti.  Una  nuova  reazione  dell'acido  solfocianico. 

+Bullettino  delle  scienze  mediche.  Ser.  6a,  voi.  XXI,  3-4.  Bologna,  1888. 

Coen.  Contribuzione  alla  cura  degli  ascessi  freddi  mercè  le  iniezioni  d'una  miscela 
di  iodoforme  con  glicerina  e  alcool.  —  Poggi-  Disarticolazione  di  coscia  per  voluminoso 
osteosareoma  del  femore  destro.  —  Franceschi.  Sul  peso  dell'encefalo,  del  cervello,  degli 
emisferi  cerebrali ,  del  cervelletto  e  delle  sue  metà ,  del  midollo  allungato  e  nodo,  e  dei 
corpi  striati  e  talami  ottici  in  400  cadaveri  bolognesi.  —  Oddi.  Effetti  dell'estirpazione 
della  cistifellea. 

+  Bullettino  dell'Istituto  storico  italiano.  N.  1-4.  Roma,  1886-1888. 
*Bullettino  del  vulcanismo  italiano.  Anno  XIV,  8-12.  Roma,  1887. 

Bullettino-Rendiconti..  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  2 


De  Rossi.  Concetto  e  classificazione  degli  osservatori  geodinamici  in  generale  e  de- 
scrizione scientifica  del  r.  Osservatorio  dinamico  di  Rocca  di  Papa. 

+Bullettiiio  di  bibliografia  e  di  storia  delle  scienze  matematiche  e  fisiche.  Tomo 
XX,  agosto  1887.  Koma. 
Henry.  Lettre  sur  divers  points  d'histoire  dea  mathématiques.  —  Marre.  Théorème 

du  carré  de  l'hypoténuse. 

*Bullettino  di  paletnologia  italiana.  Ser.  2a,  t.  IV.  3-4.  Panna,  1888. 

Gnoli  e  Pigorini.  Stazioni  dell'età  della  pietra  nel  Camerinese.  —  De  Stefani.  Sta- 
zione litica  a  Giare  Veronese. 
+  Cimento  (Il  nuovo).  Ser.  3a,  t.  XXIII,  gen.-feb.  1888.  Pisa. 

Moverà.  Intorno  alle  derivate  normali  della  funzione  potenziale  di  superficie.  —  Gri- 
maldi. Sulla  resistenza  elettrica  delle  amalgamo  di  sodio  e  di  potassio.  —  Far.  Influenza 
del  magnetismo  sulla  resistenza  elettrica  dei  conduttori  Bolidi.  —  Padova.  Sopra  un  teo- 
rema della  teoria  matematica  della  elasticità.  —  Righi.  !>i  alcuni  nuovi  fenomeni  elettrici, 
provocati  dalle  radiazioni.  —  Battelli.  Sull'annullarsi  del  fenomeno  Peltier  al  punto  neutrale 
dij  alcune  leghe. 

*  Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XIX,  3-4.  Palermo,  1888. 

Maiorana.  Sull'art.  1128  Cod.  civ.  —  Sampolo.  La  capacità  del  fallito  dopo  la  chiu- 
sura delle  operazioni  per  mancanza  di  attivo.  —  Qiaira.  I  figli  legittimati  anche  per  sus- 
seguente matrimonio  non  succedono  in  Sicilia  nei  titoli  'li  nobiltà. 

+  Gazzetta  chimica  italiana.  Anno  XVIII,  f.  2.  Appendice,  voi.  VI.  3-6.  Palermo, 
1888. 

Ciamician  e  Silber.  Ilicerclie  sulTapiolo.  —  li.  e  Magnanini.  Sintesi  ili  acidi  me 
tilindol-carbonici.  —  Nasini  >■  Scala.  Sulle  solfine  e  sulla  diversità  delle  valenze  dello 
zolfo. —  Ciamician  e  Magnanini.  Sulla  formazione  dei  due  tetrabromuri  ili  pirrolilene. 
Bellucci.  Sulla  formazione  dell'amido  nei  granuli  di  clorofilla.  —  Barbaglio,  azione  dello 
zolfo  sull'aldeide  paraisobutirrica. —  Campani.  Aziono  dell'ossicloruro  di  fosforo  sull'acido 
colalico.  —  Gazzarrini.  Intorno  all'azione  dello  zolfo  sull'aldeide  benzoica.  —  De  Varia. 
Sopra  un  acido  solfoisovalerianico.  —  Magnanini.  Sui  derivati  acetilici  del  metilchetolo  e 
dello  scatolo.  —  Montemartini.  Sulla  composizione  chimica  e  mineralogica  delle  roccie 
serpentinose  del  colle  di  Cassimorei del  monte  Bagola  (valle  del  Nure). 

f  Giornale  d'artiglieria  e  genio.  Anno  1888,  disp.  III.  Roma. 

'Giornale  della  reale  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  4.  Milano,  1888. 

Bonfiglio.  Sulle  condotte  medico-chirurgiche  della  provincia  di  Girgenti.  —  Fratini. 
Acqua  potabile  ed  ileo-tifo  (Epidemia  di  Fiere.  1887).  —  Nosotti.  Ancora  della  possibile 
trasmissione  della  tubercolosi  degli  animali  all'uomo  per  le  vie  digestive  e  dei  mezzi  per 
impedirla. 

1  Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  XI. 
3-4.  Genova,  1888. 

Accame.  Psicologia  razionale.  —  De  Marzi.  Cenni  critici  sull'attuale  condizione  del- 
l'insegnamento della  Musica  nelle  scuole  e  proposte  per  renderlo  efficace,  razionale  e  pro- 
duttivo. —  Panizza.  Su  alcune  somme  di  potenze  e  di  prodotti.  —  Basteri.  Flora  Ligu- 
stica. —  Mazzarella  Sulla  fondamentale  analogia  tra  l'endoscheletro  degli  Artropodi  e 
l'esoscheletro  dei  Vertebrati.  —  H.  Sulla  diversa  direzione  dello  sviluppo  Ontogenetico  e 
Filogenetico  dello  scheletro  nei  Vertebrati  e  negli  Artropodi. 


XI    

*  Giornale   di   matematiche.  Voi.  XXVI,  marzo-aprile  1888.  Napoli. 

Marcolongo.  Sull'analisi  indeterminata  di  2°  grado.  -  Lugli.  Sul  numero  dei  numeri 
primi  da  1  ad  n.  -  Loria.  Sul  concetto  di  volume  in  uno  spazio  lineare  qualunque.  — 
Pirondini.  Sulle  linee  a  doppia  curvatura. 

*  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  4.  Roma,  1888. 

Lucciola.  I  feriti  di  Dogali  e  Saati. 
'Giornale  militare  ufficiale.  1888.  Parte  la,  disp.  17-21;  parte  II,  disp.  18-22. 

Roma,  1888. 
+Ingegneria  civile  (L')  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  4.  Torino,  1888. 

Lanino.  I  nuovi  ponti  costruiti  sul  Malone  e  sull'Orco  per  la  strada  provinciale  da 
Torino  a  Milano.  —  frugnola.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di'  quello  recentemente 
costruito  per  l'arsenale  di  Taranto.  —  Bertolino.  Usi  diversi  del  catasto  e  relativo  grado 
di  approssimazione. 

*Mélanges  d'archeologie  et  d'histoire.  Année  VIII,  3-4.  Mai  1888.  Rome. 

Grandjean.  Bonoìt  XI  avant  son  pontificai  —  Le  Blant.  D'un  nouveau  monument 
relatif  aux  fils  de  sainte  Félicité.  —  Battiffol.  Librairies  byzantines  à  Rome.  —  Diehl. 
Notice  sur  deux  manuscrits  à  miniatures  de  la  Bibliothèque  de  l'Université  de  Messine.  — 
Pélissier.  Les  amia  d'Holstenius.  III.  Aléandro  le  Jeune.  —  Marucchi.  Un  antico  busto  del 
Salvatore  trovato  nel  cimitero  di  san  Sebastiano.  —  Miclxon.  L'administration  de  la  Corse  sous 
la  domination  romaine.  —  Esmein.  Un  contrat  dans  l'Olympe  homérique.  —  Bibliographie. 

+ Memorie  della  Società  degli;spettroscopisti  italiani.  Voi.  XVII,  1-4.  Roma,  1888. 

Ricco.  Protuberanze  solari  osservate  nel  r.  Osservatorio  di  Palermo  nel  1887.  — 
Tacchini.  Osservazioni  spettroscopiche  solari  fatte  nel  r.  Osservatorio  del  Collegio  romano 
nel  4°  trim.  1887.  —  lei.  Sulle  macchie  solari  osservate  nel  r.  Osservatorio  del  Collegio 
romano  nel  4°  trimestre  1887.  —  Id.  Facole  osservate  nel  r.  Osservatorio  del  Collegio 
romano  nel  4°  trim.  1887  e  1°  trim.  1888.  —  Id.  Sulle  eruzioni  metalliche  solari  osser- 
vate nel  r.  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  1887.  —  Vogel.  Ueber  die  Bestimmung 
der  Bewegung  von  Sternen  im  Yisionsradius  durch  spectroscopische  Beobachtung.  — 
Janssen.  Sur  les  spectres  de  l'oxygène. 
f  Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  II,  n.  9.  Conegliano,  1888. 

Comboni.  Enoglucosio  o  zucchero  al  fegato  di  solfo  ?  —  Succi.  Azione  del  ferro  sulla 
vegetazione.  Gettolini.  La  questione  dei  vermouth  e  la  produzione  dei  vini  bianchi.  — 
Soncini.  L'ibridazione. 

f  Relazione  e  bilancio  industriale  dell'Azienda  dei  tabacchi  per  l'esercizio  1886-87. 
Rendiconti  del  reale  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XXI, 
8,  9.  Milano,  1888. 

Merlo.  Le  radici  e  le  prime  formazioni  grammaticali  della  lingua  ariana.  —  Zucchi. 
Il  settimo  progetto  di  legge  sanitaria.  —  Maggi.  Di  alcune  condizioni  patologiche  negli 
organismi  superiori  analoghe  a  condizioni  fisiologiche  negli  organismi  inferiori.  —  Bertini. 
Sopra  alcuni  teoremi  fondamentali  delle  curve  piane  algebriche.  —  Scarenzio.  Di  un  caso 
di  rinoplastica  totale  a  lembo  frontale  cutaneo-periosteo.  —  Somigliano.  Sopra  alcuno  rap- 
presentazioni delle  funzioni  per  integrali  definiti.  —  Aschieri.  Del  legame  fra  la  teoria 
dei  complessi  e  quella  delle  corrispondenze  univoche  multiple  nello  spazio.  —  Taramelli. 
Di  una  vecchia  idea  sulla  causa  del  clima  quaternario.  —  Zoja.  Caso  di  polianchiL >i>iuli;i 
in  un  esadattilo.—  Buccellati.  Progetto  del  Codice  penale  pel  Pegno  d'Italia  del  ministro 
Zanardelli.  —  Strambio.  Da  Legnano  a  Mogliano  Veneto.  Un  secolo  di  lotta  contro  la  pel- 
lagra. Briciole  di  storia  sanitario-amministrativa.  —  Ascoli,  Graziatilo.  Glossarium  palaeo- 
hibernicum  (a-ath). 


XII  — 

•Rendiconto  dell'Accademia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche.  Ser.  2a  voi.  II,  3. 

Napoli,  1888. 

Giringione.  Sopra  alcune  alterazioni  degli  strati  ganglionari  dell'intestino  del  cane.  — 
Palmieri.  Significato  delle  forti  tensioni  elettriche  nell'aria,  con  cielo  perfettamente  sereno.  - 
Trio.  Recerche  sulla  cute  del  negro. 
* Rivista  critica  della  letteratura  italiana.  Anno  V,  2.  Firenze,  1888. 
'Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Marzo-aprile  1888.  Roma. 

Marzo.  Parodi.  Sulla  condotta  del  fuoco  per  le  artiglierie  da  campagna.  —  Ro< 
Le  forme  ed  i  materiali  della  nuova  fortificazione.  —  Messina.  Il  canale  navigabile  fra  la 
rada  ed  il  mare  piccolo  di  Taranto.  —  Marciani.  Puntamento  indiretto  per  l'artiglieria  da 
campagna.  —  Aprile.  Figari.  Nota  sulla  forinola  empirica  della  spinta  dei  terrapieni  pro- 
posta dal  signor  generale  Cerroti.  —  Eocchi.  Le  for d  i  materiali  della  nuova  fortifi- 
cazione. —  Guarducci.  Nota  sull'impiego  dell'artiglieria  nell'attacco  dei  boschi 

*  Rivista  italiana  di  filosofia.  Anno  3°,  voi.  I.  maggio-giugno  1888.  Roma. 

Cantoni.  Giordano  Bruno,  ritratto  Btorico.  —  Oredaro.  Le  Bcuole  classiche  italiane 
giudicate  da  un  professore  tedesco.  -  Ferri.  Antonio  Rosmini  e  il  decreto  del  Sant'Uffizio.  — 
Martini.  Un  nuovo  compendio  ili  si  ria  della  Filosofia. 

*  Rivista  marittima.  Anno  XXI.  4.  Roma,  1888. 

Tu, lini.  I  marinai  italiani  fra  arabi  e  tnrchì  (Appuntì  storici).  —  Scotti.  Illumina- 
zione elettrica  sottomarina.  Maldini.ì  bilanci  della  marina  d'Italia.  A.  0.  I. a  marina 
da  guerra  inglese  (Programma  dell'Ammiragliato  presentato  al  Parlamento  col  progetto  di 
bilancio  1888-89).  —  Henwood  Sulla  corrosione  e  incrostazione  delle  carene  delle  navi  in 
ferro  e  in  acciai ni  modi  ili  preservamele. 

"^Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  n.  8.  9.   Firenze,  1888. 

Fossati.  Sulle  recenti  scoperte  di  elettro-ottica.  —  Martinotti.jitaà'ì  sulla  Term 
nesi  magnetica.  —  Poli.  Note  'li  microscopia.  —  Giovannoztsi.  Il  terremotò  del  1  1  novembre 
1887  in  Firenze. 

+  Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  3.  Roma,  1888. 

Bracchi.  Elettrometria  ad  uso  degli  impiegati  telegrafici 

Pubblicazioni  estere. 

:  Abhandlungen  der  Kon.   Gesellschaft  dei*  Wissenschaften  zu  Gottingen.  Bd. 

XXXIV.  Gottingen,  1887. 

v.  Koenen.  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Crinoiden  dea  Muschelkalks.  —  Voigt.  Theo- 
retische  Studien  ueber  die  Elastieitatsverlialtnisse  der  Knstalle  I.  I.  —  Scìwarz.  Ueber 
specielle  zweifach  zusammenhingende  Fl&chenstucke,  welche  Kleineren  Flackeninhall  be- 
sitzen  als  alle  benachbarten  von  denselben  Randlinien  begranzten  Flàchenstucke.  —  Sche- 
ring.  Cari  Friedrich  Gauss  und  die  Erforschung  des  Erdmagnetismus.  —  Bechtel.  Die 
Inschriften  des  jonische  Dialekts.  —  Frensdorjf.  Das  Statutarische  Recht  der  deutschen 
Kaufleute  in  Novgorod  II.  —  De  Lagarde.  Ein  Beitrag  zur  Geschichte  der  Religion. 

f  Abhandlungen  d.  mat.-phys.  CI.  der  k.  Sàchs.  Gesellschaft  der  Wissenschaften. 

,Bd.  XIV,  7,  8.  Leipzig,  1888. 

VII.  His.  Zur  Geschichte  des  Gehirns  sowie  der  centrateli  und  peripherischen   Ner- 

venbahren  beim  menschlichen  Embryo.  —  VIII.  Braum  und  Fischer.  Ueber  den  Antheil 

den  die  einzelnen    Gelenke    des    Schultergurtels    an    der  Beweglichkeil  des  menschlichen 

Humerus  haben. 


XIII    

tAbhandlungen  herausgegeben  von  der  Senokenbergischen  Naturforschenden  Ge- 

sellschaft.  Bd.  XV,  2.  Frankfurt,  1888. 

Noli.  Beitriige  zur  Naturgeschichte  der  Kieselschwamme.  —  Andrae  und  Kónig.  Der 
Magnetstein  vom  Frankenstein  an  der  Bergstrasse. 

■  Abhandlungen   herausg.    vom  naturwiss.    Vereine   zu   Bremen.  Bd.  X,  1,  2. 

Brernen,  1888. 

Bergholz.  Das  Kliraa  von  Bremen.  —  Buchenau.  Der  abnorme  Regenfall  vom  31. 
Juli  1887.  —  Krause.  Reiseerinnerungen.  3.  Fliegende  Fische  und  Fischztige.  —  Buche- 
nau. Otto  Wilhelm  Heinrich  Koch.  —  Koclx  und  Brennecke.  Flora  von  Wangerooge.  — 
Kocli.  Die  Kerbelpflanze  und  ihre  Yerwandten.  —  Foche.  Die  Verbreitung  beerentragender 
Pflanzen  durch  die  Vogel.  —  Kissling.  Ueber  den  Gehalt  des  Weserwassers  an  festen 
Stoffen.  —  Foche.  Die  Quellen  von  Blenhorst.  —  Klehahn.  Beobachtungen  und  Streitfra- 
gen  tiber  die  Blasenroste.  —  Foche.  Bemerkungen  iiber  die  Arten  von  Hemerocallis.  — 
Buchenau.  Mammut-Stosszahn  aus  der  Weser  bei  Nienburg.  —  Mocsdry.  Aus  den  Stàdti- 
schen  Sammlungen  ftir  Naturgeschichte.  Species  novae  generis  Pepsis.  —  Foche.  Die 
einheimischen  Gebirgsarten  im  Blocklehm.  —  hi.  Versuch  einer  Moosflora  der  Umgegend 
von  Bremen.  —  Mùller.  Die  oldenburgische  Moosflora.  —  Buchenau  und  Foche.  Melilotus 
albus  X  macrorrhizus.  —  Poppe.  Ueber  parasitische  Milben.  —  Buchenau.  Aus  den  Stad- 
tischen  Sammlungen  ftir  Naturgeschichte  und  Ethnographie.  Die  Standortskarten  von  Ge- 
wachsen  der  nordwestdeutschen  Flora.  —  Id.  Naturwissenschaftlich-geographische  Littera- 
tur  tiber  das  nordwestliche  Deutschland.  —  Hàpke.  Fabricius  und  die  Entdeckung  der 
Sonnenfiecke.  —  Koenihe.  Eine  Hydrachnide  aus  schwach  salzhaltigem  Wasser.  —  Id. 
Ein  Tausendfuss  im  Htihnerei.  —  Poppe.  Ein  neuer  Podon  aus  China.  —  Krause.  Rei- 
seerinnerungen. 4.  Sansibar.  —  Foche.  Pfropfmischlinge  von  Kartoffeln.  —  Hàpke.  Nachtrag 
zu  Fabricius. 

+Abstracts  of  the  Proceedings  of  the  Chemical  Society.  N.  53-54.  London,  1888. 
+Acta  Mathematica.  XI,  3.  Stockholm,  1888. 

Sylow.  Sur  les  groupes  transititi  dont  le  degré  est  le  carré  d'un  nombre  premier. — 
Goursat.  Sur  un  mode  de  transformation  des  surfaces  minima  (second  Mémoire).  — 
Sclucering.  Untersuchungen  tiber  die  Normen  komplexer  Zahlen.  —  Soderberg.  Démon- 
stration  du  théorème  fonclamental  de  Galois  dans  la  théorie  de  la  résolution  algébrique 
des  équations. 

fActa  (Nova)  Academiae  Caesar.   Leop.-Carol.  Germanicae  Naturae  Curiosonim. 

T.  L,  LI.  Halle,  1887. 

L.  Triebel.  Ueber  Oelbehiilter  in  Wurzeln  von  Compositen.  —  Lehmann.  Systema- 
tische  Bearbeitung  der  Pyrenomycetengattung  Lophiostoma  (Fr.)  Ces.  &.  DNtrs,  mit 
Berticksichtigung  der  verwandten  Gattungen  Glyphiuin  (N.  i.  e),  Lophium,  Fr.  und 
Mytilinidion  Duby.  —  Kolbe.  Beitriige  zur  Zoogeographie  Westafrikas  nebst  elnem 
Bericht  ueber  die  wàhrend  der  Loango-Expedition  von  Herrn  Dr.  Falkenstein  bei  Cliin- 
choxo  gesammelten  Coleoptera.  —  Dervitz.  Westafrikanische  Tagschmetterlìnge,  westafri- 
kanische  Nymphaliden.  —  Reichardt.  Ueber  die  Darstellung  der  Kummer'schen  Flachen 
durch  hyperelliptische  Functionen.  —  Knoblauch.  Deber  die  elliptische  Polarisation  der 
Wàrrnestrahlen  bei  der  Reflexion  von  Metallen.  —  LI.  Bornemann.  Die  V'ersteinerungen 
des  Cambrischen  Schichtensystems  der  Insci  Sardinien  nebst  vergleichenden  Untersuchun- 
gen ueber  analoge  Vorkommnisse  aus  andern  Landern.  —  Kessler.  Die  Entwickelungs-  and 
Lebensgeschichte  von  Chaitophorus  aceris  Koch,  Chaitophorus  Testudinatus  Thornton  und 
Chaitophorus  Syropictus  Kessler.  — Drei  gesonderte  Arten  (Bisher  nur  als  eine  Art,  Aphis 


—    XIV    

aceris  Linné,  bekannt).  —  Korschelt.  Zur  Bildung  der  Eihullen  dei  Mikropylen  und  Cho- 
rionanhànge  bei  den  Insekten.  —  Bennecke.  Untersuchungen  der  stationiiren  elektrischen 
Stròmung  in  einer  unendlichen  Ebene  ftir  den  Fall  dass  die  Zuleitung  der  beiden  verschie- 
denen  Elektricitaten  in  zwei  parallelen  geradlinigen  Strecken  erfolgt  —  Feist.  Ueber  die 
Schutzeinrichtungen  der  Laubknospen  dicotyler  Laubbàume  w&hrend  ihrer  Entwickelung.  — 
Hofer.  Untersuchungen  ueber  den  Bau  der  Speicheldriisen  und  des  dazu  gehOrenden  Ner- 
venapparats  von  Blatta. 

+Annalen  der  Physik  und  Chemie.  N.  F.  Bd.  XXXIV,  2.  Leipzig,  1888. 

v.  Vljanin.  Ueber  die  bei  der  Beleuchtung  entstehende  electromotorische  Kraft  ini 
Selen.  —  Hertz.  Ueber  Inductionserscheinungen,  bervogerufen  durch  die  electrischen  Vbr- 
gange  in  Isolatoren.  —  Voller.  Ueber  die  Messung  hoher  Potentiale  mit  dem  Quadrant- 
electrometer.  —  Tammann.  Ueber  Osmose  durch  Niederschlagsmembranen.  —  Walter.  Die 
Aenderung  des  FluorescenzvermOgens  init  der  Concentration.  —  Pulfrieh.  Untersuchung 
uber  die  Lichtbrechungsverhàltnisse  des  Eises  und  des  untorkiiblt.-n  Wassera,  aebsl  einem 
Anhang,  die  Polarisationsverhaltniase  der  GrenzcurveD  der  Totalreflexion  betreffend.  — 
Ambronn.  Ueber  den  Pleochroismus  pflanzlicher  Zellmembranen.  —  Oeigel.  Ueber  Reflexion 
des  Lichtes  im  Inneren  des  Auges  und  einen  neum  Versoci)  zur  Erkl&rang  der  llaidin- 
ger'schen Polarisationsbiischel.  —  Hildebrand.  Untersuchungen  Uber  den  EinflusBdea  Feuch- 
tigkeit  auf  den  Làugenzustand  von  EOlzern  und  Elfenbein.  —  Bdmitein.  Eine  aeue  fora 
des  Electmdynamoters. 

+Annales  de  la  Société  scienti fique  de  Bruxelles.  Année  XI  (1880-87).  Bruxelles. 
Salvert.  Sur  l'emploi  des  coordonnées  curvilignes  dans  tea  problèmes  de  mécanique 
et  les  lignes  géodésiques  des  surfacee  ìsofhennes.  —  Dolio.  Psephophorus.  —  Boulay.  La 
flore  fossile  du  Bezac.  —  U.  Sur  la  Aure  des  tufs  qùatemaires  de  la  vallèe  de  la  Vis.— 
Sparre.  Cours  sur  les  fonctiona  elliptiques  (28  p.).  -  Smeti.  Chelone  (Bryochelya)  Water- 
keynii,  van  Ben.  —  Id.  Chelyopsia  littoreus, van  Ben.—  li.  Nbticea  paléontologiques. — 
D'Ocagne.  Sur  les  péninvarianta  dea  formes  binaires. 
+Annales  (Nouvelles)  de  mathéraatiques.  3e  sér.  avril  1888.  Paris. 

Stieltjes.  Note  sur  l'intégrale  /].c)('<(.n  </.<-.  —  Cesar o.  Sur  deux  classes  remar- 

.    a 
quables  de  lignes  planes.  —  Errata.  —  Pomey.  Sur  quelquea  Lntégralea  remarquables.  — 
Id.  Sur  l'integration  de  l'équation  différentielle  dea  coniques  uomofocales.   --  Jensen.  Sur 
un  théorème  general  de  convergence.  —  BiehUr.  Sur  lea  série8  ordonnéea  Buivant  les  puis- 
sances  croissantes  d'une  variable. 

fAnnales  scientifiques  de  l'École  normale  supérieure.  3n  sér.  t.  V,  5.  Paris,  1888. 

Duhem.  Sur  la  pressios  électrique  el  les  phénomènes  électrocapillaires.  —  Nazimow. 

Sur  quelques  application  de  la  theorie  des  fonctions  elliptiques  à  la  théorie  des  aombrea.  — 

Kònigs.  Détermination  de  toutes  les  surfaces  plusieurs  fois  engendréea  par  dee  i iques. 

f  Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  France.  1888  février.  Paris. 

Janssen.  Sur  l'application  de  la  photographie  à  la  meteorologie. 
•'■Anzeigen  (Gottingische  Gelehrte).  1887.  Bd.  I,  II.  Gòttingen,  1887. 
Unzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  n.  278-280.  Leipzig,  1888. 

278.  Wierzejski.  Kleiner  Beitrag  zur  Kenntniss  des  Psorosper  ini  um  Haeche- 
lii-  —  Kulagin.  Zur  Anatomie  und  Systematik  der  in  Rusaland  vorkommende  Fam.  Lum- 
bricidae.  —  Lutaste.  Sur  la  classification  des  Batraciens  anoures,  à  propos  du  système  de 
Blanchard.  —  Sluiter.  Ein  rnerkwiirdiger  Fall  von  Mutualismus.  —  279.  Leydig.  Altes  und 
Neues  ueber  Zellen  und  Gewebe.  —  Bóttger.  Ueber  die  Reptilien  und  Batrachier  Trans- 
caspiens.   —    Verson.  Ueber  Parthenogenesis  bei  Bombyx   mori.  —    Nordqvist.  Ueber 


—   XV   — 

Moina  bathycola  (Vernet)  und  die  grossten  Tiefen,  in  welchen  Cladoceren  gefunden 
Torden.  —  Dolio  et  Storms.  Sur  les  Téléostéens  du  Rupélien.  —  C80.  Leydig.  Altes  und 
neues  ueber  Zellen  und  Gewebe.  —  Schimkervitsch.  Ueber  Balanoglossus  Mere- 
schkovskii  Wagner.  —  Imhof.  Die  Vertheilung  der  pelagischen  Fauna  in  den  Siiss- 
wasserbecken. 

fAtti  e  Memorie  della  Società  istriana  di  archeologia  e  storia  patria.  Voi.  Ili, 
3-4.  Parenzo,  1888. 

Direzione.  Pergamene  dell'Archivio  arcivescovile  di  Ravenna  riguardanti  la  città  di 
Fola.  —  Id.  Senato  Misti.  Cose  dell'Istria.  —  Vesnaver.  Grisignana  d'Istria.  —  Notizie 
storiche.  —  Morteani.  Isola  ed  I  stuoi  statuti.  —  Direzione.  Testamenti  estratti  dall'Archi- 
vio della  Vicedominaria  di  Pirano. 

^Bericht  ueber  die  Thàtigkeit  der  S*  Gallischen  naturwissenschaftlischen  Gesell- 
schaft  1885/86.  Sl  Gallen,  1887. 

Brùschiveiler.  Atmosphàrische  Electricitàt  und  Blitz  besonders  in  ihren  Beziehungen 
zu  der  Telegraphie.  —  Wild.  Mathematik  und  Naturwissenschaft  in  einigen  Wechselbezie- 
hungen.  —  Ileuscher.  Zur  Naturgeschischte  der  Alpenseen.  —  Vonvciller.  Die  Medicin. 
Eine  Culturhistorische  Skizze.  —  Ziceifel- Weber.  Die  Salzwerke  und  Salinen  der  Schweiz. — 
Maillard.  Ueber  einige  Algen  aus  dem  Flysch  der  Schweizer-Alpen.  —  Muhlberg.  Ausge- 
storbene  und  aussterbende  Thiere. 

"■'Berichte   der   deutschen    Chemischen    Gesellschaft.    Jhg.    XXI,    7,   8.    Ber- 
lin, 1888. 

7.  Fasbender.  Ueber  Diàthylentetrasulfid.  —  Id.  Ueber  Aethylendisulfide  und  Aethj'- 
lendisulfone.  —  Dennstedt  und  Zimmermann.  Ueber  die  durch  Einwirkung  von  Salzsaure 
auf  die  Pyrrole  entstehenden  Basen.  —  Wolff.  Ueber  Acetal-  und  Diacetalamin.  —  Kapf 
und  Paal.  Ueber  den  Phenacylbenzoylessigather.  —  Welter.  Ueber  Xylylphosphorverbin- 
dungen  und  tìber  Toluphosphinsauren.  —  Schenk  und  Michaelis.  Ueber  phosphorhaltige 
Derivate  des  Dimethylanilins  und  iiber  Quecksilberdimethylanilin.  —  Dòrken.  Ueber  Deri- 
vate des  Diphenylphosphorchlorùrs  und  des  Diphenylphosphins.  —  Otto  R.  uncl  Otto  W.  Ueber 
die  Einwirkung  des  Chlorkohlensàureathers  auf  Salze  von  Fettsauren  und  aromatischen 
Sàuren.  —  Classen.  Zur  Kenntniss  des  Titantrioxyds.  —  Bailey.  Die  Componenten  der 
Absorptionsspectren  erzeugenden  seltenen  Erden.  —  Magnanini.  Ueber  die  Einwirkung 
von  Essigsàureanhydrid  auf  Làvulinsaure.  —  Wurster.  Activer  Sauerstoff  in  lebendem  Ge- 
webe. —  Weyl.  Zur  Kenntniss  der  Seide.  II.  —  Tust.  Ueber  Tetrachlorbenzoésàure  aus 
Tetrachlorphtalsàure.  —  Niementov:ski.  Ueber  die  wi-Homoanthranilsaure  und  ihre  Deri- 
vate. —  Barr.  Ueber  die  Darstellung  von  Nitraminen  aus  Nitrophenolen.  —  Drechsel. 
Pseudotriphenylmelamin.  —  Munzelius.  Ueber  die  Aethylester  der  Sulfoessigsaure  und  der 
Aethylidendisulfosiiure.  —  Dennstedt  und  Zimmermann.  Ueber  die  Einwirkung  von  Methyl- 
und  Aethylamin  auf  Salicylaldehyd.  —  Id.  id.  Reduction  des  Pyrrolenphtalids.  —  Knecht. 
Zur  Kenntniss  der  chemischen  Vorgànge ,  welche  beim  Fàrben  von  Wolle  uud  Seide  mit 
den  basischen  Theerfarben  Stattfinden.  —  Griess.  Neue  Untersuchungen  iiber  Diazoverbin- 
dungen.  —  Tollens  und  Mayer.  Ueber  die  Bestimmung  der  MoleculargrOsse  der  RafBnose 
und  des  Formaldehyds  mittelst  Raoult's  Gefriermethode.  —  Id.  und  Stone.  Ueber  die 
Gahrung  der  Galactose.  —  Lang.  Einwirkung  von  Pyridin  auf  Metallsalze.  —  Cornei)  und 
Jackson.  Ueber  Zinkoxyd-Natron.  —  Nietzki  und  Otto.  Ueber  Safranine  und  verwandte 
FarbstotFe.  —  Id.  id.  Einwirkung  von  Chinondichlorimid  auf /?-Naphtylamin.  —  Letts  und 
Collie  Zur  Kenntniss  der  Tetrabenzylphoniumverbindungen.  —  8.  ffenriques.  Ueber  Spal- 
tungen  des  Naphtalin-  und  des  Benzolringes  durch  Oxydation.  —  Meyer  und  Riecke.  Nach- 
tragzu  der  Abhandlung:  »  Einige  Bemerkungen  iiber  das  Kohlenstoffatom  und  die  Valenz.  — 


—    XVI    — 

Ciamician  und  Silber.  Untersuchnngen  uber  das  Apiol.  —  Gattermann  und  Wtchmann. 
Ueber  zwei  Nebenproducte  der  technischen  Darstellung  von  Amidoazobenzol.  —  G laser  una 
Kalmann.  Analyse  des  Roncegno-Wassers.  —  Deninger.  Ueber  Dikresoldicarbnnsaure.  — 
Mathèus.  Ueber  einige  Azofarbstoffe,  der  Oxychinoline.  —  Saytzeff.  Eine  Notìz  in  Bezug 
auf  die  Mittheilung  von  Rudolph  Fittig  :»  Ueber  das  Verbali. n  dei  ongesattigten  Siiuren 
bei  vorsichtiger  Oxydation  «. —  Conrad  und  Limpach.  Synthese  yon  Uioxychinaldinderiva- 
ten.  —  Id.  id.  Ueber  die  Condensation  des  Tetraiii.'l]iv]ihenylaniidocrotonsàureesters.  — 
Fischer  und  Tafel.  Ueber  Isodulcit.  —  Feit  und  Kubierschky.  Ueber  die  Thioderivate  der 
Antimonsàure.  —  Abenius  und  Widman.  Ueber  das  Bromacd  irthotoluid  and  einige  daraus 
erhaltene  Verbindungen.  —  LI.  Ueber  einige  aromatische  halogensub.slituirie  Acetamido- 
derivate  und  daraus  erhaltene  Verbindungen.  — Abenius.  Ueber  eine  nene  Klasse  aus  den 
Glycinen  derivirender  Lactune.  —  Richarz.  Ueber  die  elektrolytiscbe  Entstehung  von  Ue- 
berschwefelsàure  und  WasserstoffsuperoxydVra  <1<t  Anode.  —  Id.  Ueber  die  Conatitution  der 
Superoxyde. —  Id.  Zur  »Berichtigung«  des  Hrn.  M.  Traube.  —  Snyders.  Ueber  den  Einflnsa 
einiger  Wasserfilter  anf  die  Zusammensetzung  des  Wassers. —  Otto  I!  und  Otto  W.  Qebei 
die  Einwirknng  von  salfinsauren  Alkalisalzen  auf  trihalogensubstituirte  Kohlenwasserstoffe.  — 
Buyer  und  Claisen.Ein  Beitrag  zur  Kenntniss  der  gemischten  Azoverbindungi  a.  —  Palmer 
und  Jackson.  Zur  Kenntniss  des  Pentamidobeuzols. —  Jackson  and  Moore.  Ueber  eia  Ad- 
ditionsproduct  von  Tribromdinitxobenzol  and  TetrabromdinitrobenzoL —  Koenigundi  P 
ten  von  der.  Untersucbungen  iiber  das  Titan. — Will.  Ueber  Atropiu  and  Byoscyamin. — 
ffell.  Ueber  die  Bromirung  organiscber  S&uren. —  GerodeUky  und  Beli.  Ueber  die  Dar- 
stellung  der  Dibrombernsteinsaure. 

^Bibliothèque  de  l'École  des  Ohartes.  1888,  Uvr.  I.  Pari-. 

Funck-Brentano.  Philippe  le  liei  el  la  ooblesse  franc-comtoiso.  —  Delizie.  Lea  ma- 
nuscrits  des  fonds  Libri  et  Barrois.  —  Cadier.  Les  archives  d'Aragon  et  de  Navarro.  — 
Moranvillé.  Une  lettre  à  Charles  Ir  Mauvais.  —  Bavel.  Charte  d>-  .Metz  accompagnée  de 
notes  tironiennes. 

tBibliothèque  des  Écoles  francaises  d'Athènes  et  de  Ivmi.'.  1-W.  .YJ.  I'ari>.  |xs^. 

Lécrivain.  Le  sénal  romain  depuis  Dioclétien  à  Rome  el  à  Constantinople. 
tBoletin  de  la  Acadeiiiia  nacional   de    ciencias  cu  Cordoba.  T.  X,  1.  Buenos 

Aires,  1887. 

Holmberg.  Viaje  à  Misionea. 

'Boletin  de  la  real  Academia  de  la  historia.  T.  XII,  4.  Madrid,  1888. 

Duro.  Descubrimiento  de  una  carta  de  marear,  eapanòla,  de  ano  1389.  Sa  autor  An- 
gelino Dulceri  d  Dulcert.  —  Id.  Cartas  nàuticas  de  Jacobo  Russo  (siglo  XVI).  —  /(/.Las 
cartas  universales  de  Diego  Ribero  (siglo  XM).  —  Coderà  y  Zaidin.  Monedas  arabes  do- 
nadas  por  el  Sr.  D.  Celestino  Pujol.  —  Danvila.  Los  chapines  en  Espana. 

+Boletin  da  Sociedade  geografica  de  Lisboa.  7a  Serie,  n.  5,  6.  Lisboa,  1888. 

Marianno.  Exploracào  portugueza  de  Madagascar  em  1613.  —  de  Andrada.  No  ca- 
minho  de  Mussirise.  —  Missao  de  Iluilla.  Documentos  officiaes.  —  de  Santa  Brigida  de 
Sousa.  Mossamedes. 

•Boletim  de  la  Sociedad  de  geografia  de  Madrid.  T.  XXIV,  1-3.  Madrid,  1888. 

Baldasano  y  Topetc.  America  ó  Colonasia.  —  Vdzquez  Illa.  La  casa  de  Colon  en 
Valladolid.  —  Canga-Argiielles.  La  isla  de  la  Paragua.  —  de  la  Espada.  Una  ascensión  é 
El  Pichincha  en  1582.  —  Vicente  y  Sdnchez  de  Toca.  El  canal  de  Panama  en  1886.  — 
Navarro.  Ligeras  consideraciones  sobre  el  estado  de  las  posesiones  espanolas  del  golfo  de 
Guinea. 


XVII    — 

•Botanisches  Centralblatt.  Bd.  XXXIV,  7-10.  Cassel,  1888. 

Godlewscliì.  Éinige  Bemerkungen  zur  Auffassung  der  Eeizerscheinungen  an  don  wach- 
senden  Pflanzen.  —  Schilberszky .  Aspidium  cristatum  Sw.  in  Oberungam.  —  Tomaschek. 
Ueber  Bacillus  rauralis.  —  Eoli.  Artentypen  und  Formenreihen  bei  den  Torfmoosen. 
•Bulletin  de  l'Académie  r.  des  sciences,  des  lettres  et  des  beaux  arts  de  Bel- 

giques.  3e  sér.  t.  XV,  4.  Bruxelles,  1888. 

Folle.  Sur  la  méthode  la  plus  sùre  pour  déterminer  la  constante  de  l'aberration  au 
raoyen  d'une  sèrie  d'observations  d'une  mèrae  étoile  en  ascension  droite.  —  Renard.  Sur 
quelques  roches  des  iles  du  Cap-Vert.  —  Coviti  et  Berard.  Contribution  à  l'étude  des  ma- 
tières  albuminoi'des  du  blanc  dv03uf.  —  Kervyn  de  Lettenhove.  Elisabeth  et  le  meurtre 
de  Darnley. 

TBulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1888,  feull.  8,  9.  Paris. 
7 Bulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  sér.  t.  XII,  mai  1888.  Paris. 

Hadamard.  Eechercbe    de    surfaces    anallagmatiques    par    rapport  à  une  infinite  de 

pòles  d'inversion.  —  Lerch.  Théorèmes  d'arithme'tique.  —  Lelleuvre.  Sur  les  lignes  asympto- 

tiques  et  leur  représentation  spbérique. 

•Bulletin  d'histoire  ecclésiastique   et   d'archeologie  religieuse  des  diocèses  de 
Valence  &.  7e  année,  livr.  4-7.  Valence,  1887. 

4.  Chevalier.  Mystère  repre'senté  à  Romans  à  la  dature  de  la  mission  de  1698-99.  — 
Francus.  Notes  sur  la  commanderie  des  Antonins  à  Aubenas,  en  Vivarais.  —  Fillct.  Histoire 
religieuse  de  Pont-en-Royans  (Isère).  —  5.  Francus.  Notes  sur  la  commanderie  des  Antonins 
à  Aubenas,  en  Vivarais. —  Chevalier.  Manuscrits  et  incunables  liturgiques  du  Dauphiné: 
Valence.  —  Fillet.  Histoire  religieuse  de  Pont-en-Royant  (Isère).  —  Perrossier.  Recueil  des 
inscriptions  chrétiennes  du  diocèse  de  Valence  :  Etoile.  —  G.  Giraud  et  Chevalier.  Mystère 
des  Trois  Doms,  joué  à  Romans  en  1509.  —  Fillet.  Histoire  religieuse  de  Pont-en-Royans 
(Isère).  —  Francus.  Notes  sur  la  commanderie  des  Antonins  à  Aubenas,  en  Vivarais.  — 
Lagier.  Les  Trièves  pendant  la  grande  Revolution,  d'après  des  documents  officiels  et  inédits. 

+  Centralblatt  fiir  Phvsiologie.  1888,  n.  3,  4.  Wien,  1888. 
•Circulars  (Johns  Hopkins  University).  Voi.  VII,  65.  Baltimore,  1888. 
•Compte  rendu  de  l'Académie  des  inscriptions  et  belles-lettres.  4e  sér.  t.  XV, 
oct.-déc.  1887.  Paris,  1888. 

Bertrand.  Le  Dispater  gaulois,  le  Jupiter  Sérapis  et  le  Pluton  Eubouleus  de  Praxi- 
tèle.  —  Boissier.  Un  pian  de  Rome  et  une  vue  du  Forum  à  la  fin  du  XVe  siècle.  — 
Chodzkiewicz.  Sépultures  de  l'epoque  romaine  de'couvertes  en  Silésie.  —  de  Nolhac.  Les 
études  grecques  de  Pétrarque.  —  Le  Blant.  Lettres.  —  Oppert.  Amraphel  et  Hammurabi. 

T  Compte  rendu  des  séances  et  travaux  de  l'Académie  des  sciences  morales  et 
politiques.  N.  S.  t.  XXIX,  5-6.  Paris,  1888. 

Levasseur.  La  théorie  du  salaire.  —  Leroix-Beaulieu.  L'Église  russe  et  l'autocra- 
tie.  —  Glasson.  Le  premier  Code  de  commerce.  —  Baudrillart.  Les  populations  agricoles 
de  l'Ile-de-France  (Seine-et-Oise).  —  Janet.  Rapport  sur  le  prix  Jean  Reynaud.  —  Desjar- 
dins.  Rapport  sur  le  prix  Morogues.  —  Bouillier.  Discours  prononcé  aux  funérailles  de 
M.  Hippolyte  Carnot.  —  Cìiarton.  Note  sur  M.  Hippolyte  Carnot.  —  Lucas.  L'unification 
pénale  à  réaliser  en  Italie  par  l'abolition  de  la  peine  de  mort. 

TComptes  rendus  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVI, 
17-21.  Paris,  1888. 

17.  Bertrand.  Sur  la  précision  d'un  système  de  mesures.  —  Lrewy  et  Puiscux.  In- 
fluence  de  la  pesanteur  sur  les  coordonnées   mesurées  à  Faide  des  équatoriaux.  Fonnules 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  3 


—    XVIII   — 

générales  de  réduction.  —  Cornu.  Sur  le  réglage  de  l'amartissement  et  de  la  phase  d'une 
oscillatimi  synchronisée  re'duisant  au  minimum  l'influence  des  actions  perturbai rices.  Ré- 
glage  apériodique.  —  Becquerel.  Observations  à  propos  d'une  Note  recente  de  M.  A.  Btc- 
letow.  —  Berthelot.  Sur  la  fìxation  de  l'azote  par  la  terre  vegetale.  Réponse  aux  obser- 
vations de  M.  Scblcesing.  —  Des  Cloizeaux.  Note  sur  les  propriétéa  optiques  de  la  pbar- 
macolite  naturelle  et  sur  leur  comparaison  avec  celles  des  cristaux  artificiels  de  M.  Dufet.  — 
Id.  Sur  les  caractères  optiques  de  la  haidingérite.  —  Trépied,  Rambaud  et  Sy.  Observa- 
tions des  nouvelles  planètes  (275)  et  (276)  Palisa.  faites  a  l'Observatoire  d'Alger  au  téle- 
scope  de  0m,  50.  —  Fouret.  Sur  certains  types  d'équations  algébriques  ayant  toutes  leurs 
racines  réelles.  —  Crafts.  Sur  l'emploi  des  thermomètres  à  gaz.  —  d'Arsonvaì.  Sur  la  me* 
thode  calorime'trique  à  temperature  constante.  —  Germa in.  Sur  un  nouveau  Bystème  de  com- 
munication  téléphonique  entre  les  traina  en  marcile  et  les  gares  voisines.  —  Defilar cay, 
Remarques  sur  quelques  raies  spectrales  de  l'or.  —  Lecoq  de  Roisbaudran.  Observations 
relatives  à  la  Communicatiuii  de  M.  Eug.  Demarcay. —  Scheurer-Kestner.  Chaleui  de  com- 
bustion de  la  houille  du  nord  de  la  Franco  (basBÌn  du  Pas-de-Calais).  —  Oautier  ei  Drouin. 
Rechercbes  sur  la  fìxation  de  L'azote  pai  le  sol  et  les  végétaux. —  Maquenne.  Recherches 
sur  la  perséite.  —  Dufet.  Reproduction  de  la  pharmaeolite.  Étude  chimique  e1  optique. — 
Brongniart.  Sur  un  nouveau  poisson  fossile  du  terrain  houiller  de  Coramentry  (Allier). — 
Bertin-Sans.  Sur  le  spectre  de  la  méthémoglobine  acide.  —  Hénocque  ei  Baudouin.  Des 
variations  de  la  quantité  d'oxyhémoglobine  ei  de  l'activité  de  La  réduction  de  cette  Bub- 
stance  dans  la  fièvre  typhoi'de.  —  Gréhant  ei  Quinquavd.  Dosage  de  Bolutions  étendues 
de  glucose  par  la  fennentation.  —  Blake.  Sur  les  relatìone  entre  L'atomicité  dee  éléments 
inorganiques  et  leur  action  biologique.  —  Boueheron.  Opération  de  la  Burdité  ■  > t  ■  •  j •  i • ; .- i  - 
que.  —  Gerspacìt.  Sur  le  bàtonnage,  ancienne  manière  de  mesuiei  Les  tapiaseries  dea  Gro- 
belins.  —  18.  Bertrand.  Sur  les  cunséqueiices  di.-  l'égalité  idre  la   valeur  vraie 

d'un  polynòme  et  sa  valeur  moyenne.  —  ffalphen.  Sur  les  intégrales  pseudo-elliptiques.  — 
Lévy.  Sur  la  théorie  de  la  figure  de  la  terre.  —  Faye.  Remarques  au  sojel  de  la  Note 
du  P.  Dechevrens  sur  le  mouvemenl  ascendant  de  l'air  dans  les  cyclones.  Sylvester. 
Preuve  élémentaire  du  théorème  de  Dirichlel  sur  les  progressions  arithmétiques  dans  les 
cas  où  la  raison  est  8  ou  12.  —  Guyou.  Note  relative  à  l'expression  de  l'erreur  probable 
d'un  système  d'oliservations. —  Tacchini.  Distribution  en  latitude  des  phénomènes  .-"laires 
pendant  l'année  1887.  —  Id.  Résumé  des  observations  Bolaires  faites  à  Rome  pendanl  Le 
premier  trimestre  «le  1888.  —  Jacques  >\  Curie.  Sur  un  électromètre  à  bilame  de  quarte. — 
Louguinine.  Détermination  des  chaleuis  <le  combustion  des  acides  isomères  correspondanl 
aux  formules  C4H404  et  C4H604.  —  Bakhuis  Roozehoom.  Sur  la  formation  des  bydrates 
de  gaz.  —  Schlossing  fils.  Sur  la  combustion  Lente  de  certaines  matièrea  organiques.  — 
Rocques.  Sur  la  recbercbe  des  impuretés  dans  les'alcools.  —  Topsent.  Sur  les  gemmules 
de  quelques  Silicisponges  marines.  —  Bimar.  Recberches  anatoiniques  sur  la  distribution 
de  l'artère  spermatique  chez  l'bomme.  —  Nepveu.  Contribution  à  l'étude  des  bactériens 
dans  les  tumeurs.  —  Verneuil.  Remarques  relatives  à  la  Communication  précédente.  — 
Dechevrens.  Quel  est  le  sens  des  courants  verticaux  au  centre  des  cyclones? —  19.  Ber- 
trand. Sur  l'introduction  des  probabilités  moyennes  dans  l'interprétation  des  résultats  de 
la  Statistique.  —  Lévy.  Sur  la  théorie  de  la  figure  de  la  terre.  —  Lcewy  et  Puiseux. 
Théorie  nouvelle  de  l'équatorial  coudé.  Procédés  spéciaux  applicables  dans  la  region  equa- 
toriale. Exposé  des  méthodes  pbysiques  ]i"iir  évaluer  la  flexion  des  axes.  —  ffalphen.  Sur 
la  convergence  d'une  fraction  continue  algébrique.  —  Resal.  Mouvement  dans  un  milieu, 
dont  la  résistance  est  proportionnelle  au  carré  de  la  vitesse,  d'un  point  matèrie]  alliré  par 
un  centre  fixe  en  raison  de  la  distance.  —  Lannelongue.  De  l'ectocardie  et  de  sa  cure 
par  l'autoplastie.  —  Cesavo.  Sur  une  fonction  arithmétique.  —  Le  Chatelier.  Sur  les 
fonctions  caractéristiques  de  M.   Massieu.    —    Pionchon.    Sur   la   variation    de   la  chaleur 


—  XIX 


spéciflque  de  quartz  avec  la  temperature.-  Blondlot.  Sur  la  théorie  du  diamagnétisme. - 
Righi.  Sur  les  phénomènes  électriques  produits  par  les  rayons  ultra-violets.  -  Bichat  et 
Blondlot.  Action  des  radiations  ultra-violettes  sur  le  passage  de  l'élecfricité  à  faible  ten- 
sion  au  travers  de  l'air.  -   Amai.  Sur  les  phosphites  acides  des  métaux  alcalins.  -  Vii- 
liers.  Sur  les  propriétés  du  disulfopersulfate  de  soude.  -  hi.  Sur  la  forme  cristalline  du 
trithionate  de  soude.  -  de  Forcrand  et   Villard.  Sur  l'hydrate  de  chlorure  de  méthyle  - 
Bouchardat  et   Voiry.  Sur  le  terpinol.  -  Fréchou.  Du  mode  de  formatici)  des  asques  dans 
le  P  h  y  s  a  1  o  s  p  o  r  a  B  i  d  w  e  1 1  i  i .  -  Demeny.  Appareils  de  mesure  ayant  pour  but  de  déter- 
miner  avec  précision  la  forme  extérieure  du  thorax,  l'étendue  des  mouvements  respiratoires, 
les  profils  et  les  sections  du  tronc,  ainsi  que  le  débit  d'air  inspiré  et  expiré.  --  Arloing. 
Sur  la  présence  d'une  matière  phlogogène  dans  les  bouillons  de  culture  et  dans  les  humeurs 
naturelles  où  ont  vécu  certains  microbes.  —   Galtier.  Sur  un  microbe  pathogène  chromo- 
aromatique.  —   Galippe.  Sur  l'existence  d'une  maladie  analogue  à  la  gingivite  arthroden- 
taire  infectieuse  ,  chez   l'éléphant   d'Asie.  -    20.  Lévy.  Sur  la  théorie  de   la  figure  de  la 
terre.  —  Mascart.  Sur  le  diamagnétisme.  —  Becquerel.  Bemarques  relatives  à  la  Commu- 
nication  de  M.  Mascart.  -  cVAbbadie.  Note  accompagnant  la  présentation  d'une  Carte  in- 
titulée  «  Massaja  en  Ethiopie  ».  —  Sylvester.  Preuve  élémentaire  du  théorème  de  Dirichlet 
sur  les  progressions  aritlnnétiques  dans  tous  les  cas  où   la  raison  est  8  ou  12.  —  Lecoq 
de  Boisbaudran.  Fluorescence  de  la  chaux  cuprifere.  —  Charlois.  Observations  de  la  nou- 
velle  planète  (277),  découverte  le  3  mai  1888,  à  l'Observatoire  de  Nice.  -   Trépied.  Ob- 
servations, faites  à  l'Observatoire   d'Alger,    de   la   planète    découverte  le  3  mai  1888,  pal- 
li. Charlois,  à  Nice.  —  Perrotin.  Observations  des  canaux  de  Mars.  —  Bazin.  Expériences 
sur  les  déversoirs  à  seuil  épais  (barrages  à  poutrelles).  —  Engel.  Action  de  l'acide  chlor- 
hydrique  sur  la  solubilità    du    chlorure   stanneux;  chlorhydrate  de    chlorure    stanneux.  — 
Amai.  Sur    l'existence  d'un  acide  pyrophosphoreux.    —    de  Forcrand  et   Villard.    Sur    la 
composition  des  hydrates  d'hydrogène  sulfuré  et  de  chlorure  de  méthyle.  —  Delauney.  Essai 
sur    les    équivalents    des    corps    simples.    —  Schutzenberger.  Eecherches  sur  la   synthèse 
des  matières  albuminoides  et  protéiques.  —  Jungfleisch  et  Leger.  Sur  la  cinchonibine.  — 
Haller  et  Barthe.  Synthèses  au  moyen  de  l'éther  cyanacétique.  Ethers  cyanosuccinique  et 
cyanotricarballylique.  —  Barthe.  Preparatici  du  benzoylcyanacétate  de   méthyle  et  de  la 
cyanacétophénone.  —    Voiry.  Sur  l'essence  d'Eucalyptus  globulus.—  Saglier.  Sur 
les  combinaisons  des  chlorure,  bromure  et  iodure  cuivreux  avec  l'aniline.  —  Meunier.  Sul- 
la combinaison  des  anhydrides  de  la  mannite  avec  l'essence  d'amandes  amères.  —   A.  et 
B.  Buisine.  Présence  de  l'acide  malique  dans  la  sueur  des  herbivores.  —  Saint-Remy.  Bechor- 
cher  sur  le  cerveau  des  Phalangides.  —  Chatin.  Der  diverses  Anguillules  qui  peuvent  s'ob- 
server  dans  la  maladie  vermineuse  de  l'oignon.  —  Bertrand.  Les  plis  couchés  et  les  ren- 
versements  de  la  Provence.  Environs  de  Saint-Zacharie.  —  de  Rouville.  Note  complémen- 
taire  sur  le  prolongement  du  massif  paléozoi'que  de  Cabrières  dans  la  région  occidentale 
du  département  de  l'Hérault.  —  Gréhant  et  Quinquaud.  Expériences  comparatives  sur  la 
respiration  élémentaire  du  sang  et  des  tissus.  —  Maximovitch.  Nouvelles   recherches  sur 
les  propriétés  antiseptiques  des  naphtols  «  et  (ì.  —    Bazy.  De  la  dilatation  de  ì'estomac 
dans  ses  rapports  avec  les  affections  chirurgicales.  —  Heckel  et  Schlagdenhauffen.  Sur  le 
Batjentior  (Vernonia  nigritiana  S.  et  H.)  de  l'Afrique  tropicale  occidentale  et  sur 
son  principe  actif,  la  vernonine,  nouveau  poison  du  cceur. —   Gracl.  Le  mouvement  de 
la  population  en  Allemagne.  —  21.  Chevreul.  Sur  le  róle  de  l'azote  atmosphérique  dans  I 
nomie  vegetale.  —  Marion.  La  sardine  sur  les  còtes  de  Marseille.  —  Quiquet.  Sur  la  for- 
mule de  Makeham.  —  Picard.  Sur  la  limite  de  convergence  des    sérics    représentant  Ics 
intégrales  des  équations  différentielles.  —  Cosserat.  Sur  l'emploi  du  complexe  linéaire  de 
droites  dans  l'étude  des  systèmes  linéaires  de  cercles.  —  Tcrby.  Étude  de  la  planète  Mars.  — 
Gouy  et  Rigollot.  Sur  un  actinomètre  électrochimique.  —  Louguinine.  Détermination  de 


XX    — 

la  chaleur  de  combustion  d'un  nouvel  isomère  solide  de  la  benzine.  Ilolìer  et  Guntz. 
Sur  les  chaleurs  de  neutralisation  des  éthers  cyanomalonique,  acètyl  et  benzoylcyanacétique.— 
Viguier.  Sur  le  pliocène  de  Montpellier. —  Nicati.  Guérison  spontanee  de  cataracte  senile. 

'Cosmos,  revue  des  sciences  et  de  leurs  application  N.  S.  n.  172-175.  Paris,  1888. 

•Djela  Jngoslevenske  Akademije  znanosti  i  umjetnosti.  Kn.  VII.  U  Zagrebu, 
1887. 

Zìma.  Sintakticnc  razlike. 

tFiizetek  (Természetnij/.i).  Voi.  XI,  2.  Budapest,  1888. 

Lendl.  Oeber  di''  Begattung  von  Zamenis  dridiflavus.  —  Franznau.  Datén  za   G 
logie  d.r  Umgebung  von  Apàtfalva  im  Comitat  Borsod.  —  Richter.  Mykologische  Mitthei- 
lungen  aus  dem  GomOrer  Comitate.  —  v.  Daday.  Systematische    Uebersichl  dei-  Dinoflagel- 
laten  des  Golfes  vini  Neapel.         Td.  Eine  freischwimmende  Acinete   ans  dem    Golf   yon 
Neapel.  —  Id,  Eine  neue  Cercaria-Form  aus  dem  Golf  von  Neapel. 

1  Jabrbnch  des  kais.  deutsch.  Archiiologisclien  Institiits.  Bd.  III.  1.  Berlin.  LI — . 

Sem.  Grabmal  dei  Julier  zu  St.-Remy.        Hùbner.    Bildwerke   des    Grabmala   dei 

Julier.  —  Kekulé.  Staine  in  der  Glyptothek.  —   Robert.  Zar    Erkl&rang   des   pergameni- 

schen  Telephos-Frieses.  —  Winter.  Thetisvase  des  Euphronios.       A    ti.  Zu  den  Peliaden- 

reliefs.  —  Fiirh''ii//</h,r.  Eine  Eros  and  Psyche-Gemme. 

•  Jahresbericlit  ani  31    Mai   L887  dem  Comité  der  Nicolai-Haupteternwarte  ab- 

gestattet  vom  Director  der  Sternwarte.  S*.  Petersburg,   L887. 

•  Jahresbericht  iiber  die  Fortschritte  der   classischen    Mterthumswissenschaft. 

Jhg.  XV,  5-8.  Berlin,  1888. 

5-6.  Heinze.  BericW  iiber  di.-  in  den  Jahren  1881-1886   erschienenen    auf  die  oach- 
aristotelische  Philosophie  bezuglieben  Schriften.       Schtieider.  Berichl  Qber  die  Litto 
zu  Plato  ans  den  .Ialini!   1880  1885.  —  Magnus.  Bericbl  iìberllie  Litteratur  zu  Catul]  und 

Tibull  fui  die  Jahre  1877-1886.        Gùnther.  Berichl  Qber  oeuere  Publikati n  auf  dem 

Gebiete  dei-  Naturwissenschaft,  der  Tecbnik,  des  Eandels  und  Verkehrs   ini  Allertimi. 
Hartfelder.  Berichl  iiber  die  Litteratui  des  Jahres  1886,  welche  Bich    ani'    Encyklo] 
und  Methodologie  der  klassischen    Philologie,  Geschichte   der  Altertumswissenschafi  and 
Bibliographie  beziehen.    -   7-8.  Magnus.  Berichl  Qber  die  LitteratuT  zu  Catull  und  Tibull 
ftir  die  Jahre  1^77-1886.  — //e  Berichl  iiber  die  Litteratur  des  Jahres  1886,  welche 

sich  auf  Encyklopàdie  und  Methodologie  der  klassischen  Philologie,  Geschichte  der  Alter- 
tumswissenschafl  und  Bibliographie  beziehen. 
i  Journal  (American  Chemical).  Voi.  X.  :'..   Baltimore,  1888. 

Coìiirij  and  Jackson.  The  Action  of  Pluoride  of  Silicon  on  Organic  Bases.  —  Rich 
A  Betermination  ut' the  Relation  of  the  Atomic  Weights  of  Copper  and  Silver.  Id.  Fur- 
ther  Investigation  on  the  Atomic  Weight  of  Copper.  —  Parsons  Cooke  and  Richards.  Ad- 
dizionai Note  on  the  Relative  Values  of  the  Atomic  Weighta  ofHydrogen  and  Oxygen.— 
Atwater.  On  Sources  of  Error  in  Determinations  of  Nitrogen  by  Soda-Lime,  and  Bfeans 
for  avoiding  them.  —  Norton  and  Westenhoff.  On  the  Action  of  Silicon  Tetrafiuoride  on 
Acetone.  —  Id.id.  <>n  the  Limits  of  the  Bromination  of  Acetone  al  o°,  and  on  the  Action 
of  Ammonium  Sulphocyanide  on  Monobromacetone. —  Kebler  and  Norton.  On  the  Action 
of  Chlorine  on  Acenaphthene.  —  Corsoi)  and  Norton.  On  the  Uranates  of  Ammonium  and 
of  Certain  Amines. —  Norton.  On  some  New  Nitroprussides.  —  Wéld.  Analysis  of  Lock- 
port  Sandstone. —  Grissom.  Action  of  Chlorous  Acid  upon  Heptylene.  —  Id.  and  Thorp. 
New  Halogen  Compounds  of  Lead.  —  Manning  and  Edwards.  Some  New  Salta  of  Cam- 
phoric  Acid.  —  Manning.  Decomposition  of  Potassium  Cyanide.  —  Venable.  On  the  Bro- 
mination of  Heptane. 


—   XXI   — 

'Journal  (The  american)  of  science.  3d  sor.  voi.  XXXV,  n.  209.  New  Haven 

1888. 

Bell.  The  Absolute  Wave-length  of  Light.  -  McGee.  Three  Formations  of  the  Middle 
Atlantic  Slope.  —  Bayley.  On  some  peculiarly  spotted  Rocks  from  Pigeon  Point,  Minne- 
sota. —  Walcott.  The  Taconic  System  of  Emmons,  and  the  use  of  the  name  Taconic  in 
Geologie  nomenclature.  -  Salìsbury.  Terminal  Moraines  in  North  Germany.  -  Barus. 
Note  on  the  Viscosity  of  Gases  at  High  Temperatures  and  on  the  Pyrometric  use  of  the 
principle  of  Viscosity. 

1  Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XX,  3.  St.  Pétersbourg,  1888. 

Erofejeff  et  Latchinoff.  Sur  le  meteorite  de  Novo-Urei.  -  Sorokin.  Sur  les  anilides 
et  les  toluides  des  glycoses.  —  Brauner.  Sur  les  clensités  des  dissolufions  du  sulfate  de 
cérium.  —  Ossipof  Action  du  sulfure  de  phusphore  sur  l'acide  dihromosuccinique.  —  Id. 
Additions  à  l'histoire  des  éthers  de  l'acide  fumarique  et  de  l'acide  maléique.  —  Selivanojf. 
Sur  quelques  réactions  colorimétriques  des  glucoses.  —  Id.  Sur  la  nature  du  sucre  des 
pommes  de  terre  non  mùrs.  -  Mihailoff.  Sur  l'état  gélatineux  des  suhstances  albuminoi- 
des  (quatrième  mémoire).  —  TcUtcherin.  Système  des  éléments  chimiques.  —  Latchinow. 
Eecherches  (au  moyen  de  la  photographie)  sur  les  décharges  électriques.  —  Michelson. 
Électro-aréomètre.  —  Kolomietzoic.  Observations  photométriques  pendant  l'éclipse  lunaire 
du  16  janvier  1888. 

•Journal  de  Physique  théorique  ed  appliquée.  2e  sér.  t.  VII.  Mai  1888.  Paris. 

Mascari.  Sur  l'expérience  des  trois  miroirs  de  Fresnel.  —  Violle.  Comparaison  des 
énergies  totales  émises  par  le  platine  et  l'argent  fondants.  —  Id.  Polarisation  par  e'mis- 
sion.  —  Ledeboer.  De  l'influence  de  la  temperature  sur  l'aimantation  du  fer.  —  Gouy. 
Eemarques  sur  les  difterences  de  potentiel  au  contact. 

^"Journal  of  the  chemical  Society.  N.  CCCVI.  May  1888.  London. 

Werner.  Eesearches  on  Chrom-organic  Acids.  Part  IL  Certain  Chromoxalates.  Eed 
Series.  —  Dìxon.  The  Action  of  Isothiocyanates  on  the  Aldehydeammonias.  —  Cuthbert 
Day.  A  New  Method  of  Estimating  Nitrites,  either  alone  or  in'presence  of  Nitrates  and 
Chlorides.  —  Buhemann  and  Carnegie.  The  Action  of  Acetone  on  Ammonium  Salts  of 
Fatty  Acids  in  presence  of  Dehydrating  Agents.  —  Nef.  Carhoxyl-derivatives  of  Benzo- 
quinone.  —  Meldola  and  Fast.  Researches  on  the  Constitution  of  Azo-  and  Diazoderiva- 
tives.  III.  Compounds  of  the  Naphthalene  /J-Series.  —  Carnegie.  Contrihutions  from  the 
Laboratory  of  Gonville  and  Caius  College,  Cambridge.  No.  XII.  The  Action  of  Finely  Di- 
vided  Metals  on  Solutions  of  Ferric  Salts,  and  a  Rapid  Method  for  the  Titration  of  the 
Latter. 

Leopoldina.  Amtl.  Organ  der  k.  Leop.-Carol.  Deutsch.  Akademie  der  Naturfor- 
scher.  Heft  XXII,  XXIII  (1886-1887).  Halle. 

^Ljetopis  jugoslavenske  Akadernije  znanosti  i  umjetnosti  (1877-1887).  U  Za- 
grebu,  1887. 

f  Lumière  (La)  électrique.  T.  XX Vili,  n.  18-20.  Paris. 

+Meddeleser  (Videnskebelige)  naturhistorisk  forening  i  Kiobenhavn.  1887.  Kiò- 

benhavn,   1888. 

Hansen.  M  a  1  o  e  o  s  t  r  a  e  a  marina  G  r  o  e  n  1  a  n  d  i  a  e  occidentalis.  —  Fjelstrup. 
Hudens  Bygning  hos  Globiocephalus  melas.  —  Kindberg.  Enumeratio  muscorum 
(Bryineorum  et  Spahgnaceorum)  qui  in  Groenlandia,  [slandia  et  Paeroer  occur- 
runt.  —  Lìltken.  Hvad  Gronlaenderne  ville  vide  ora  Hvaldyrenes  FOdsel. 


XXII    

fMemoires  et  compte  rendu  des  travaux  de   la   Société  des  ÌDgénieurs  civils. 
Avril  1888.  Paris. 

de  Co'ène.  Me'moire  sur  le  Havre  et  les  passes  de  la  Seine.  —  Mengin.  Discussion 
sur  les  Projets  d'ame'lioration  du  Port  du  Havre  et  de  la  basse  Seine.  —  HersetU.  Estuaire 
de  la  Seine  et  Port  du  Havre.  —  Perisse.  Note  sur  les  Projets  du  Havre  et  de  la  Seine 
maritime.  —  de  Cordemoy.  Le  Havre  et  les  Ports  de  la  Seine.  —  de  Rochemont.  Note 
en  réponse  aux  objections  faites  au  Projet  d'amelioration  du  port  du  Havre  et  des  passes 
de  la  Basse-Seine.  —  Level.  Chemin  de  fer  a  rail  unique  Borélevé,  système  Lartigne.  — 
Eiffel.  Note  sur  les  épreuves  definitives  du  viaduc  de  Garabit. 

tMernoirs  of  the  Museum  of  Comparative  Zoology  at  Harvard  College.  Voi.  XV 

Ehlers.  Florida  Anneliden. 

+Mittheilungen  aus  der  Zoologischen  Station  zu  Neapel.  Bd.  Vili,  1.  Berlin, 
1888. 

Raffaele.  Le  uova  galleggianti  e  le  larve  dei  Teleostei  nel  golfo  di  Napoli.  — Mon- 
ticelli. Contribuzioni  allo  Btudio  della  fauna  elmintologica  do]  golfo  di  Napoli.  I.  Ricerche 

sullo  Scolex  polimorphus  End. 

+Mittheilungen   der  k.  k.  Màhrisch-Schlesischen  Gesellschaft  zar  Beforderung 

des  Ackerbaues  der  Natur-  und  Landeskunde.  1887.  Jhg.  LXVII.  Briinn, 

1888. 
+  Mittheilungen  des  Ornithologischen  Vereines  in  Wien.  Jhg.  XII,  5.  Wien.  1888. 
*Monatsblàtter  des  wissenschafUichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX.  8.  Wien,  1888. 
f  Monumenta  spectantia  historiam  SlaYoram  Meridionalium.  Voi.  XVI II.  Zaga- 

briae,  1887. 

Acta  Bulgariao  ecclesiastica. 

+  Nachrichten  von  der  k.  Gesellschaft  der  Wissenschaften  und  der  <!eorg-Au- 
gust-Universitàts  zu  Gróttingen.  1887.  Gtòttingen. 

'Naturforscher  (Der).  Jhg.  XXI,  n.  18-23.  Tùbingen,  1888. 

1  Notices  (Monthly)  of  the  r.  Astronomical  Society.  Voi.  XLVIII,  6.  London. 

GUI.  On  the  occultations  of  Dollen's  list  of  stars,  observed  si  the  Royal  Observa- 
tory. Cape  of  Goo<l  Hope,  during  the  total  eclipse  of  the  Moon,  1888,  January  '28.  — 
Backhouse.  The  Total  eclipse  of  the  Moon,  1888,  January  28.  —  Denning.  The  total 
eclipse  of  the  Moon,  1888,  January  28.  —  Holden.  The  total  Bolar  eclipse  nf  1889,  Ja- 
nuary 1,  in  California.  Probable  nieteorological  conditions  al  that  tìme.  Proctor.  Note 
on  Mars.  —  Royal  Observatory  Gt  Observations  of  Cornei  a,  1888  (Sawerthal).  — 

Eddie.  The  New  Southern  Comet.  ObseTvations  made  ai  Grajiam's  Town,  Cape  of  Good 
Hope.  —  Clarke.  Sextant  observations  of  Cornei  a,  1888.—  Tebbutt.  Observations  of  Co- 
mét  a,  1888.  —  /;/.  On  ilio  difference  of  longitnde  between  Mr.  Tebbutt's  Observatory, 
Windsor,  New  South  Wales,  and  the  Government  Observatories  al  Sydney  and  Melbourne. 

*  Papera  (Statistical)  of  the  United  States  Geological  Surwey  1886.  Washington, 

1887. 

Day.  Minerai  resources  of  the  United  States  1886. 

fProceedings  of  the  arnerican  philosophical  Society.  Voi.   XXIV,  126.  Phila- 
delphia. 

Cope.  A  Contribution  to  the  History  of  the  Vertebrata  of  the  Trias  of  North  Ame- 
rica. —   brinton.  Were  the  Toltecs  an  Historic  Nationàlity ?  —  Kirkwood.  Biela's  Cornei 


—  XXIII  — 
and  the  Large  Meteora  of  November  27-30.  -  Stokes.  Notices  of  New  Fresh-water  Info. 
soria.  -  Scott  and  Osòorn.  Preliminary  Report  ori  the  Vertebrate  Fossils  of  the  Uinta 
Formation,  collected  by  the  Princeton  Expedition  of  1886.  —  Packard.  On  the  Systema- 
tic  Position  of  the  Mallophaga.  -  Garman.  On  the  Repttiles  and  Batrachians  of  Grand 
Cayman.  -  Id.  On  West  Indian  Reptiles  in  the  Museum  of  Comparative  Zucilogy  at  Cam- 
bridge, Mass.  -  Garrett.  Memoir  of  Pliny  Earle  Chase.  -  Taylor.  Octonary  Numeratimi 
and  its  Application  to  a  System  of  Weights  and  Measures.  —  Brinton.  On  the  so  called 
Alaguilac  Language  of  Guatemala.  —  Cope.  The  Classification  and  Phylogeny  of  the  Artio- 
dactyla.  -  Boas.  Notes  on  the  Ethnology  of  British  Columbia.  —  Smith.  Electrolysis  of 
Lead  Solutions.  Determination  of  Borie  Acid.  Dihalogen  Derivatives  of  Salicylic  Acid.  Ba- 
rite. —  Kirhoood.  Note  on  the  Possible  Existence  of  Fireballs  and  Meteorites  in  the 
Stream  of  Bielids.  —  Brinton.  On  an  Ancient  Human  Footprint  from  Nicaragua. 

+Proceedings  of  the  Canadian  Iiistitute,  Toronto.  3d  ser.  voi.  V,  2.  Toronto,  1888. 
Laboureau.  Huron  Missions.  —  Bryce.  Diphtheria.  —  Panton.  Geology  of  Medicine 
Hat.  —  Nesbitt.  Volumetrie  System  in  Materia  Medica.  —  Tout.  Study  of  Language.  — 
Lawson.  Diabase  Dykes  of  Rainy  Lake.  —  Ives.  Iron  and  Other  Ores  of  Ontario.  —  Ma- 
callum.  Origin  of  Haemoglobin.  —  Rosebrugh.  Photographing  the  Living  Fundus  Oculi.  — 
McKellar.  Bragh  or  Stone  Flour  Mill.  —  Williams.  Canadian  Woodpeckers.  —  Sullivan. 
Fortuitous  Events.  —  Baker.  Experiments  in  Probabilities.  —  Notman.  Manufacture  of 
Paper.  —  McGill  Tartaric  Acid  in  Admixtures.  —  Bayley.  Coleoptera  of  Kicking 
Horse  Pass.  —  McLean.  Indian  Languages  and  Literature.  —  McNish.  Umbria  Capta.  — 
Merritt.  Mining  Industries  of  Canada.  —  Gamier.  Snake  Poisons. 

fProceedings  of  the  Department  of  Superintendence  of  the  national  educatio- 
nal Association  at  its  meeting  at  Washington  (Circ.  N.  3.  of  the  Bureau 
of  Education).  Washington,  1887. 
"+Proceedings  of  the  London  Mathematical  Society.  N.  311-313. 

Russell.  On  xX—x'X  Modular  Equations.  —  MacMalion.  On  the  Algebra  of  Multili- 
near  Partial  Differential  Operators.  —  Greenhill.  Confocal  Paraboloids.  —  Lamb.  On  Re- 
ciprocai Thenrems  in  Dynamics. 

+Proceedings  of  the  royal  Society.  Voi.  XLIII,  n.  264,  265;  XLIV,  266.  Lon- 
don, 1888. 

Bidwell.  On  the  Changes  produced  by  Magnetisation  in  the  Dimensions  of  Rings 
and  Rods  of  Iron  and  of  some  other  Metals.  —  Schàfer.  On  Electrical  Excitation  of  the 
Occipital  Lobe  and  adj acent  Parts  of  the  Monkey's  Brain.  —  Id.  A  Comparison  of  the 
Latency  Periods  of  the  Ocular  Muscles  on  Excitation  of  the  Frontal  and  Occipito-Temporal 
Regions  of  the  Brain.  —  C.  Frankland  and  F.  Frankland.  On  some  New  and  Typical  Micro- 
organismi obtained  from  Water  and  Soil.  —  Gotch.  Further  Observations  on  the  Electro- 
motive  Properties  ofthe  Electrical  Organ  ofTorpedo  marmorata.—  Sanders.  Con- 
tributions  to  the  Anatomy  of  the  Central  Nervous  System  in  Vertebrated  Animals.  Part  I. 
Ichthyopsida.  Section  I.-Pisces.  Subsection  III.-Dipnoi.  On  the  Brain  ofthe  Ceratodus 
For steri.  —  Roberts- Austen.  On  certain  Mechanical  Properties  of  Metals,  consideml  in 
Relation  to  the  Periodic  Law.  —  Turner.  Report  of  the  Observations  of  the  Total  Solar 
Eclipse  of  August  29,  188C,  made  at  Grenville,  in  the  Island  of  Grenada.  —  Liveing  ami 
Dewar.  On  the  Ultra-Violet  Spectra  of  the  Elements.  Part  III.  Cobalt  and  Nickel.  - 
Forsyth.  A  Class  of  Functional  Invariants.  —  Neivlon.  On  the  Skull,  Brain,  and  Anditory 
Organ  of  a  New  Species  of  Pterosaurian  (Scapilo  gii  ath  us  Purdoni)from  the  Upper 
Lias,  near  Whitby,  Yorkshire.  —  Bourne.  The  Atoll  of  Diego  Garcia  and  the  Covai  Forma- 
tions  of  the  Indian  Ocean.  —  G.  Harley  and  S.  Harlcy.  The  Chemical  Composition  of  Pearls. — 


XXIV   — 

Parker.  On  the  Vertebral  Chain  of  Birds.  —  li.  Second  Preliminary  Note  on  the  Deve- 
lopment  of  Apteryx.  —  Norman  Lockyer.  Suggestions  on  the  Classification  of  the  ▼arioos 
Species  of  Heavenly  Bodics.  A   Report  to  the  Solar  Physics  Committee.  Communicated  at 

the  request  of  the  Commitee. 

+Proceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  N.  M.  S.  Voi.  X,  5.  May  1888. 
London. 

Gordon.  On  the  Buhy  Mines  Near  Mogok,  Burma.  —  Strachey.  Lectures  on  Geogra- 
phy,  Delivered  before  the  University  of  Cambridge,  1888.  —  Mr.  P.  Selous's  Further  Explo- 
rations  in  Matabele-Land. 

fRad  Jugoslavenske  Akademije  znanosti  i  urnjetnosti  Kn.  LXXXIII,2  ;  LXXXV, 
LXXXVI.  U  Zagrebu,  1887. 

•Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  4.  .">.  Munchen-Leipzig,  1888. 

4.  Hàussler.  Die  Rotationsbewegung  dei  Atome  ala  Qrsache  der  molecularen  Azie- 
hung  und  Ahstossung.  —  Wild.  Qeber  die  elektromotorische  Gegenkrafl  im  galvanischen 
Flammenbogen.  —  Exner.  Qeber  die  Abhangigkeit  der  atmospharischen  Elektricitat  vom 
Wassergehalte  der  Luft.  —  v.  Ettingshausen.  Absolute  dianiagnetisrlic  lìcstiniraungen.  — 
Rontgen.  Ueber  die  durch  Bewt'irun.ir  «iiies  ira  homogenen  elektrischen  Felde  befindlichen 
Dielektricums  hervorgerufene  elektrodynamische  Kraft.  -  Kurt  W.  Weber's  und  R.  Kolh- 
rausch's  absolute  Messung  des  Elektricums.  —  5.  Exn  rr.  tJeber  die  Abhangigkeil  der 
atmospharischen  Elektricital  vom  Wassergehalte  der  Luft.—  Chieolson.  Ueber den  zweiten 
Kirchhoff'schen  Satz.  —  li.  Ueber  die  Dimensi ori  der  elektromagnetischen  Einheil  dea 
elektrischen  Potentiales.  —  Fuchi.  Qeber  den  Zasammenbang  von  Oberflachenspannung, 
Oberflacbendicbte  and  oberflachlicher  Warmeentwicklung.  •  Ahrenit.  Experimentelle  Un- 
tersuchungen  tiber  das  T  h  o  m  s  o  n'sche  Gesetz  der  BewegnngsgeBchwindigkeit  von  Flflssig- 
keitswellen.  —  Lampe.  Replifc  anf  die  »Erwiderang«  des  Elerrn  J.  W.  Eftnssler.  --  Fuchi. 
Ueber  die  Rtìckwirkung  der  Flutbewegung  anf  den  Bfond.  -  Plebei.  Ein  einfaeber  KtJhlen- 
halter  zum  Lothen  und  Scbweissen  der  Metalle  mittels  des  elektrischen  Licbtbogens. 

+Keport  (Annual)  of  the  Canadian  Institute.  1886-87.  Toronto,  1888. 
*  Report  (Annual)  of  the  Chief  Signal  oflieer  of  the  Army  to  the  Secretary  of 
War  for  the  year  188(3.   Washington,  188(3. 

+  Report  of  the  Stipe rintendent  of  the  Nautical  Almanac  for  the  year  endiag  30 
June  1887.  Washington,  1887.. 

+ Résumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civile.  Séances  du  4  et  18 
mai  1888.  Paris. 

f  Revista  do  Observatorio  de  Rio  de  Janeiro.  Anno  III,  3.  Rio  de  Janeiro,  1888. 
Derby.  Sobre  meteoritos  Brasileiros.  --  Holden.  Telescopios,  sua  historia  e  as  desco- 
bertas  faitas  com  elles. 

^Revue  archéologique.  3e  sér.  t.  XI,  janv.-févr.  1888.  Paris. 

Reinach.  L'Hermes  de  Traxitèle.  — Renan.  Inscription  phénicienne  et  grecque  décou- 
verte  au  Piree.  —  Muntz.  L'antipape  Clement  VII.  Essai  sur  l'histoire  des  Arts  à  Avignon, 
vers  la  fin  du  XVC  siècle.  —  Reinach.  Statuette  de  femme  gauloise  au  Musée  britannique.  — 
Deloche.  Etudes  sur  quelques  cachets  et  anneaux  de  l'epoque  me'rovingienne.  —  Cagnat. 
Note  sur  une  plaque  de  bronze  découverte  à  Crémone.  —  Révillout.  Une  confrerie  e'gyp- 
tienne.  —  des  Ormeaux.  Observation  sur  le  mode  d'emploi  du  mors  de  bronzo  de  Moerin- 
gen.  —  Reinach.  Chronique  d'Orient. 


—   XXV  — 

•  Revue  interaationale.  Année  V,  t.  XVIII,  1.  3.  Rome. 

1.  Biase  de  Bury.  Mes  souvenirs  de  la  »  Revue  des  Deux  mondes  «.  —  K.  Lcs  lettres 
militaires  du  prince  de  Hohenlohe.  —  Fontane.  Les  marionnettes.  -  Bodenheimer.  Guil- 
laume de  Hohenzollern.  Le  souverain  et  l'hommc.  —  Frènes.  Jean-Pierre  Vieusseux  d'apres 
sa  correspondance  avec  J.-C.L.  De  Sismondi.  —  3.  La  France  à  l'Italie.  Un  paquet  de  let- 
tres.  —  Levi.  Le  Livre  vert  sur  l'Afrique.  —  Biase  de  Bury.  Mes  souvenirs  de  la 
"Revue  des  Deux  mondes  ».—  Rizo-Rangabé.  Le  notaire.  —  Loliée.  Le  moyen  àge  moral 
et  licencieux.  —  Schott.  Les  romanciers  modernes  de  l'Allemagne.  —  Maurice.  A  travers 
les  Revues  anglaises. 

f  Revue  interaationale  de  l'él-ectricité  et  de  ses  applications.  T.  VI,  57,  58.  Paris, 
1888. 

*Revue  politique  et  littéraire.  T.  XLI,  n.  18-21.  Paris,  1838. 

'Revue  sdentifique.  T.  XLI,  n.  18-21.  Paris,  1888. 

•Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  n.  19-22.  Braunschweig.  1888. 

!:>aniicKi[    KieBCKaro    OEiu;ecTBa   EcTecTBOHcnHTaTejieH.   T.  I-VII,   1870-1884. 

KieBT.. 
■Schriffcen  der   Naturforschenden   Gesellschaft  in   Danzig.  N.  F.  Bd.  VII,  1. 
Danzig,  1888. 

Kónike.  Eine  neue  Hydrachnide  aus  dem  Karrasch-See  bei  Deutsch-Eylau.  —  Brischke. 
Zweiter  Nachtrag  zu  den  Beobachtungen  ueber  die  Blatt-  und  Holzwerpen.  ~  Brick.  Bei- 
Irage  zur  Biologie  und  vergleichenden  Anatomie  der  baltischen  Strandpflanzen.  —  Jentzsch. 
Ueber  die  neueren  Fortschritte  der  Geologie  Westpreussens. 

A  Sitzungs-Berichte   der  Kiulàndischen  Gesellschaft  filr  Literatur   und  Kunst. 
1887.  Mitau,  1888. 

Engelmann.  Wo  lag  das  Wellmitz'sche  Haus  ?  —  Bluhn.  Das  Hereon  bei  Gjolbaschi 
in  Lykien.  —  Dóring.  Ueber  zwei  alte  Kirchenfahnen  nebst  Schilderung  der  Kirke  und 
•les  Schlosses,  in  Edwalen.  —  Schòpping.  Bericht  in  Bornsmunde  gefundene  Altertiimer.  — 
Bluhn.  Ueber  Danilewskys  «  Skythische  Altertiimer». —  Dòring.  Bericht  ueber  Heinrich 
von  Offenberg's  Kiinster-Album.  —  Id.  Die  Untersuchungen  von  Apulia  bei  Schoden. 

T  Sitzungsberichte  und  Abhandlungen  der  Naturwissenschaftlichen   Gesellschaft 

Isis.  Jhg.  1887   Juli-Dec.  Dresden,  1888. 
"Starine  na  sviet  izdaje  jugoslavenska  Akademija  znanosti  i  umjetnosti.  Kn.  XIX. 

U  Zagrebu,  1887. 
university  (The)  of  the  City  of  New  York.  1887-88. 
i'Verhandlungen  der  Berliner  Gesellschaft  fiir  Anthropologie,  Ethnologie   und 

Urgeschichte.  1887.  Sit.  Nov.  19;  Dz.  10,  17.  Berlin. 
+  Verhandlungen  der  k.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  1888,  n.  5,  6.  Wien. 
iVerhandlungen  des  Vereins  zur  Befòrderung  des  Gewerbfleisses.  1888,  HeftIV. 

Herzfeld.  Die  chemische  Beschaffenheit  des  Nesselharzes.  —  Gàrtner.  Die  Weiss- 
blechfabrikation. 

f  Vierteljahrsschrift    der  Astronomischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXII,  4.  Leipzig, 

1888. 
1  Wochenschrift  des   òsterr.   Ingenieur-  und  Architekten  Vereines.  Jhg.  XIII, 

18-21.  Wien,  1888. 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  4 


XXVI   — 

+Zeitschrift  der  deutschen  geologischen  Gesellschaft.  Bd.  XXXIX,  4.  Berlin. 

1888. 

Frech.  Ueber  das  Devon  der  Ostalpen,  ncbst  Bemerkungen  iiber  das  Silur  unde  einem 
palàontologischen  Anhang.  —  là.  Ueber  Bau  und  Entstehung  dei  Karnisclien  Alpen.  — 
Gylling.  Zur  Geologie  der  cambrischen  Arkosen-Ablagerung  des  westlichen.  —  Hornemann. 
Der  Quarzporpbyr  von  Heiligenstein  und  seine  Fluidalstructur.  —  Pohlig.  Ueber  Eie phas 
trogontherii  und  Rhinoceios  Merckii  von  Rixdorf  bei  Berlin. 

^Leitschrift  der  Gesellschaft  fiir  Schleswig-Holstein-Lauenbiirgische  Geschichte. 
Bd.  XVII.  Kiel,  1887. 

Varrentrapp.  Dahlmann's  politische  Erstlingsscbrift  ueber  die  letzten  Bchicksale  dei 
deutschen  Unterthanen  Danemarks  und  ihie  Hofifnungen  von  dei  Zukunft.  —  Afackeprang. 
Das  Gebiet  des  diinischen  Rechtes  in  Schleswig-Holstein.  —  ìi'ol/f.  Mattina*  Friedrich 
Glasemeyer's  Bericht  ueber  seine  1712  und  1713  wahiend  dea  Schwedischen  Kiieges  der 
Stadt  FlensbuTg  geleisteten  Dienste.  —  Hansen.  Aufzeichnungen  des  Plerisbuigei  Bfl 
Franz  BOckmann  hauptsachlich  ueber  seine  Unternehmungen  ini  Januar  1713.  —  Moller. 
Schleswig-Holsteins  Antheil  ani  Deutschen  evangelischen  Kirchenliede.  -  Bertheau.  Zur 
Kritik  der  Quellen  dei  Ohteiveiftrag  Dithmarschens.  —  Carstens.  Die  geistlichen  Liedei- 
dichter  Schleswig-Holsteins.  Afackeprang.  Uehei  den  Uispiung  dei  vonnals  D&nischen 
Landestheile  Schleswigs  und  ihie  Wiedervereinigung  mit  deni  Herzogthmn.  —  Berthepu. 
Zu  meineni  Aufsatze  :  Eeizog  Johaun  dei  Aelteie.  —  Hack.  Das  Bogenannte  Ansveruskieuz 
bei  Batzeburg. 

■Zeitschrift  fiir  Etimologie.  Jhg.  XX,   1.  Berlin,  1888. 

Seler.  Der  Charaktei  der  aztekischen  and  dei  Maja-Handschiiften. 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  giugno  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*Bas$ani  V.  —  Colonna  vertebrale  di  Oxyrhina  Mantelli  Agassiz,  sco- 
perta nel  calcare    senoniano    di    Castellavazzo    nel    Bellunese.   Napoli, 

1888. 
'  [lenoni  H.  —  Dottrina  dell'essere  nel  sistema  rossiniano  (genesi,  forme  e 
discussione  del  sistema).  Fano,  1888.  8°. 

*  Bernardi  G.  —  Tavola  dei  quadrati  e  dei  cubi   dei   numeri  interi  da  1  a 

1000  &.  Parma,  1888.  8". 
'Biblioteca  italiana  Canal  a  Crespano  veneto.  —    Testi  di  lingua  a  stampa. 
Bassano,  1888.  8°. 

*  Cadorna  C.  —  Del  primo  ed  unico  principio  del  diritto  pubblico  clericale. 

Roma,  1888.  8°. 

*  Campani  ai  N.  —  Ars  siricea  Regii.  Vicende  dell'arte  della  seta  in  Eeggio 

nell'Emilia  dal  secolo  XVI  al  sec.  XIX.  Reggio,  1888.  8°. 

*  Campi  L.  de  —  I  Campi  Neri  presso  Cles  nell'Anaunia.  Rovereto,  1888.  8°. 
'Carle  G.  —  Le  origini  del  diritto  romano.  Torino,   1888.  8°. 


—   XXVII    — 

*  Castelli  G.  —  L'età    e    la    patria    di    Quinto  Curzio  Rufo.  Voi.  I.  Ascoli, 

1888.  8°. 
"Documenti  degli  Archivi  toscani.  Inventario  del  r.  Archivio  di  Stato  in  Lucca. 

Voi.  IV.  Lucca,  1888.  4°. 
'Elenco  dei  fari  e  fanali  sulle  coste  del  mare  Mediterraneo,  mar  Nero,  mare 

d'Azof  e  mar  Rosso.  Genova,  1888.  4°. 
^Ferravi  C.  —  Dante  Allighieri.  Poema  in  10  canti.  Bologna,  1888.  16°. 
*Id.  —  Nuove  liriche.  I.  Pietro  Calderon  de  la  Barca.  II.  Lea.  III.  Inno  alla 

morte.  IV.  à  Marie  Thérèse  T....  Bologna,  1888.  16°. 
* Finali  G.  —  Commemorazione  di  Marco  Minghetti.  Bologna,  1888.  8°. 
T  Indici  e  Cataloghi.  IV.  I  codici  palatini  della  r.  Biblioteca  nazionale  centrale 

di  Firenze.  Voi.  I,  7.  Vili.  I  codici  Ashburnhamiani  della   Biblioteca 

mediceo-laurenziana  di  Firenze.  Voi.  I,  1.  Roma,  1887-88.  8°. 
*Jebb  R.  C.  —  Allo  Studio  di  Bologna  festeggiante  l'ottavo  suo  centenario  il 

XII  giugno  MDCCCLXXXVII1.  Bologna,  1888.  4°. 
* Luvini  /.  —  Contribution  à  la  meteorologie  électrique.  Turin,    1888.  8°. 
'Mmifrin  P.  —  Gli  ebrei  sotto  la  dominazione  romana.  Voi.  I.  Roma,  1888.  8°. 

*  l'til  adi  ilo  G.  —  Ulteriori  ricerche  sulla  distruzione  e  rinnovamento  continuo 

del  parenchima  ovarico  nei  mammiferi.  Napoli,  1887.  8°. 

* Paolucci  D.  —  Il  nuovo  indirizzo  nella  scienza  giuridica  e  nel  diritto  posi- 
tivo. Parte  la.  Salerno,  1888.  8°. 

f  Popolazione.  Movimento  dello  Stato  civile.  Anno  XXV.  1886.  Roma,  1887.  4°. 

'Possi  A.  —  La  bilancia  del  commercio  e  il  Senatore  Cambray  Dignv.  Roma. 
1888.  8°. 

* Possi  L.  —  Gli  scrittori  politici  bolognesi,  contributo  alla  storia  universale 
della  scienza  politica.  Bologna,  1888.   8°. 

*Santagata.  —  Unification  du  Calendrier.  Bologne,  1888.  4°. 

*  Siragusa  P.   C.  —  Ricerche  sul  geotropismo.  Palermo,  1888.  8n. 
'Statuti  delle  Università  e  dei  Collegi  dello  Studio  Bolognese  pubblicati  da 

C.  Malagola,  Bologna,     1888.  f°. 

*  Stefani  S.  de  —  Stazione  litica  a  Giare  nel  Comune  di  Prun  veronese.  Parma, 

1888.  8°. 

*  Talassio  L.  —  Pro  pedibus.  Versi  giocosi.  Genova,  1888.  16°. 

*  Travali  G.  —  Un  inventario  di  libri  del  secolo  XV.  Palermo,  1888.8°. 

*  Zig no  A.  de —  Antracoterio  di  Monteviale.  Venezia,  1888.  4°. 

Pubblicazioni  estere. 

■Boc/i  C.  —  Reis  in  Ovst-  en  Zuid-Borneo  van  Koetei  naar  Banjermassin. 
'S  Gravenhage,  1887.  4°. 

*  Choffat  P.  —  Description   de   la  Fanne  jurassique   du   Portugal.  Lisbonne. 

1888.  4°. 


—    XXVIII    — 

+  Meìser  K.  —  Ueber  historische  Dramen  dei*  Romer.  Miinclien,  1887.4°. 

*  Monumenta  tridentina.  Beitràge  zur  Geschichte  des    Concila  von  Trient  von 

A.  v.  Druffel.  Heft.  Ili  Jan.-Febr.  1546.  Miinchen,  1887.  4°. 
J' '  Mouches.  —  Rapport  annnel  sur  l'état  de  l'Observatoire  de  Paris  pour  L'année 

1887.  Paris,  1888.  4°. 

*Paris  G.  —  La  littérature  francaise  au  moyen  àge  (XI-XIX  siècle).  Paris, 

1888.  8°. 

*Petrik  L.  —   Ueber  die  Verwendbarkeit  der  Rhvolithe  filr  die  Zwecke  dei 

keramischen  Industrie.  Budapest,  1888.   8". 
+  Pickering  E.   C.  —  2d  Animai  report  of  the  photographic  study  of  stellar 

spectra   conducted    at   the    Harvard    College    Observatory.    Cambridge. 

1888.  4°. 
tRanhe  E.  —  Antiquissimae  veteris  Testamenti  versionis   latina»'   frammenta 

Stutgardiana  nuper  djtecta.  Marburgi,  1888.  4°. 
* Stìllman   W.  J.  —  On  the  track  of  Olysses   together  with  an  excursiou  in 

quest  of  the  so-called  Veims  of  Melos.  Boston.  1888.  4°. 

*  Zig  no  A.  de   —   Quelques   observations    sur    Lea    Siréniens  fossiles.    Paris, 

1887.  8°. 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  giugno  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

''Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  N.  5.  Maggio  1888.  Milano. 

Pesci.  Azione  dell'azotito  ili  potassio  sopra  il  cloruro  ferrico.  -  Buf alini.  Sul  valore 
terapeutico  del  sozojodolo.  —  Curri.  Ricerche  farmacologiche  sulmuscari  comosum. 

*  Annuario  dell'Istituto  zoologico  della  r.  Università  di  Sassari.  1887-88.  Sassari. 

+Archeografo  triestino.  N.  S.  voi.  XIV,  1.  Trieste,  1888. 

loppi.  Documenti  goriziani  del  secolo  XIV.  —  Zenatti.  La  vita  comunale  ed  il  dia- 
letto di  Trieste  nel  1426,  studiati  nel  quaderno  di  un  < 'ani. -imi-m.  Pervanoglù.  Attinenzi 
dei  metalli  colla  mitologia  e  colla  paletnologia  delle  terre  della  penisola  balcanica  ed  ita- 
lica. —  Barsan.  Sul  dialetto  rovignese.  —  Menegazzi.  Su  alcuni  frammenti  e  vasi  di  terra 
cotta  medioevali  rinvenuti  in  un  antico  pozzo  romano  presso  Aquileja.  -  Lorenzutti.  Re- 
lazione dell'annata  LXXYII  della  Società  di  Minerva.—  Pavoni.  Varietà:  Del  belletto. — 
Una  saggia  disposizione  'li  Giuseppe  II. 

f  Archivio  storico  per  le  Provincie  napoletane.  Anno  XIII.  2.   Napoli,  1888. 
Memorie  del  Buca  di  Gallo. 

+ Archivio  storico  siciliano.  N.  S.  Anno  XIII,  1.  Palermo,  1888. 

Di  Giovanni.  Divisione  etnografica  della  popolazione  'li  Palermo  nei  secoli  XI,  XII. 
XIII.  —  Starr  abba.  Catalogo  ragionato  'li  un  protocollo  del  untai'  adamo  de  Citella  del- 
l'anno di  XII  indizione  1298-90,  che  si  conserva  nell'Archivio  del  Comune  'li  Palermo. — 
Cosentino.  Due  schiavi  offerti  a  Maria  SS.  della  Catena.  —  Beccaria.  Lettera  al  dottor 
Giuseppe  Lodi. 


XXIX    — 

'Ateneo  (L')  veneto.  Ser.  XII,  4-5.  Venezia,  1888. 

Marnato.  Francesco  Carrara.  —  Pavan.  Il  rinascere  della  pittura  italiana  nel  se- 
colo XIV.  —  Luzzatti.  Evoluzione  economica  e  legge  del  valore.  —  Levi.  Giacomo  Za- 
nella. —  Riccoboni.  Realismo  e  verismo  (coni). 

fAtti  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Palermo.  Anno  XI,  gen- 
naio ed  aprile  1888. 

Ziino.  La  macinazione  del  grano  e  la  panificazione. 

;Atti  del  r.  Istituto  veneto.   Ser.  6a,  t.  VI,  6,   7.  Venezia,  1888. 

6.  Baldoria.  La  Madonna  lattante  nell'arte  del  medio  evo.  —  Tolomei.  Sui  progetti 
di  un  codice  penale  comune  a  tutto  il  regno  d'Italia,  da  quello  senatorio  del  1875  all'ul- 
timo del  ministro  guardasigilli  Zanardelli  del  1887.  —  Occioni-Bonaffons.  Di  un  Episto 
lario  femminile  inedito  nella  Quiriniana  di  Venezia.  —  De-Toni.  Ricerche  sulla  istiologia 
del  tegumento  seminale  e  sul  valore  dei  caratteri  carpologici  nella  classificazione  dei  Ge- 
rani i  italiani. — l.Bordiga.  Dei  complessi  in  generale  nello  spazio  a  quattro  dimen- 
sioni ecc.  —  Panebianco.  Sulla  nomenclatura  dei  minerali.  —  Levi-Morenos.  Contribuzione 
alla  conoscenza  dell'antocianina  studiata  in  alcuni  peli  vegetali.  —  Merlo.  Sulla  euritmia 
delle  colpe  nell'Inferno  dantesco. 

'Bollettino  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  XXI,  54.  Torino,  1888. 

Sella  V.  C  G.  E.  ed  A.  Traversata  invernale  del  Monte  Bianco.  —  Brentari.  Dante 
alpinista.  —  Vaccarone.  La  parete  terminale  di  Valgrande.  —  Marinella.  Le  Alpi  Carni- 
<-he.  —  Bey.  Grand  Pie  de  la  Meije,  Barre  des  Ecrins,  Monviso.  —  Mattirolo.  Un'escur- 
sione botanica  nel  gruppo  del  Viso.  —  Abbate.  Prima  ascensione  del  Corno  Piccolo.  — 
De  Marchi.  Della  influenza  delle  catene  di  monti  sulla  circolazione  generale  dell'atmo- 
sfera. —  Abbate.  Le  tre  cime  di  Levaredo.  —  Spezia.  Le  sorgenti  del  Toce.  —  Bey.  Prima 
salita  del  Monviso  per  la  faccia  Est.  —  Zanotti  Bianco.  Presagi  del  tempo.  —  L'Anno. 
Prima  ascensione  della  Cima  di  Fiocobon.  —  Miliani.  Alpinismo. 

"'  Bollettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  5. 
Roma,  1888. 

Huelsen.  Vedute  delle  rovine  del  Foro  romano  disegnate  da  Martino  Heemskerk.  — 
Laudani  e  Gatti.  Notizie  del  movimento  edilizio  della  città  in  relazione  con  l'archeologia 
e  con  l'arte.  -  Gatti.  Trovamenti  risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana.  — 
Visconti.  Trovamenti  di  oggetti  d'arte  e  di  antichità  figurata. 

■f  Bollettino  della  sezione  dei  cultori  delle  se.  med.  della  r.  Accademia  dei  fisiocri- 

tici  in  Siena.  Anno  VI,  4.  Siena,  1888. 
bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  n.  11-12. 

Roma,  1888. 

Taìrof.  La  viticoltura  nel  Caucaso.  —  Cuboni.  La  peronospora  dei  grappoli  nella 
Italia  centrale.  —  Cerletti.  Distillazione  dei  vini  scadenti.  —  Széchénvi.  Regolamenti  e 
organizzazione  della  Cantina  centrale  dello  Stato  a  Budapest.  —  Bossati.  I  vini  italiani 
alla  Esposizione  di  Londra. 

■^Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  Ili,  voi.  I,  6.  Roma,.  1888. 

Per  il  IV  centenario  della  scoperta  dell'America  (dalla  Gazzetta  Ufficiale).  —  Hug 
Sul  nome  «  America  »,  Appendice  alla  seconda  Memoria.  —  Varatelo.  Cristoforo  Colombo 
e  Savona.  —  Grablovich.  Sul  clima  della  stazione  di  Let-Marefià  nello  Scioa.  —  Stradelli. 
Contro  l'immigrazione  nei  paesi  dell'alto  Orenoco.  —  Vinciguerra.  La  crociera  del  «Cor- 
saro »  alle  Azzorre.  —  Bicchieri.  L'insegnamento  della,  Geografia  nelle  scuole  secondarie.  — 
Randani.  Corrispondenza  dall'Harar. 


XXX   — 

Bollettino  della  Società  geologica  italiana.  Voi.  VII,  1.  Roma,  1888. 

Foresti.  Di  una  varietà  di  Strombus  coronatus  Defr.  e  di  un'altra  di  Murex 
torularius  Lk.  del  Pliocene  di  Castel-Viscardo  (Umbria).  —  Del  Prato.  Sopra  alcune 
perforazioni  della  pianura  parmense.  —  Fornasini.  Tavola  paleo-protistografica.  —  Verri. 
Osservazioni  geologiche  sui  crateri  Vulsinii.  —  Clerici.  Sopra  una  sezione  geologica  presso 
Roma. 

'"Bollettino  delle  casse  di   risparmio.  Anno  IV,  1°  sem.  1887.  Rorna,   1888. 
1  Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888,  n.  23-25.  Roma,  1888. 
1  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per  diritto  di  stampa  dalla  Bi- 
blioteca naz.  centr.  di  Firenze.  N.  59.  Firenze,  1888. 
fBollettino  del  Ministero  degli  affari  esteri.  Par.  I,  voi.  I,  5;  par.  II,pag.  541-778. 

Roma,  1888. 
f  Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  maggio 

1888.  Roma. 
•Bollettino  di  notizie  agrarie.  1888,  n.  30-39.  Rivista  meteorico-agraria.  Anno 

1888,  n.  14-16.  Roma. 
■Bollettino  mensuale   dell'Osservatorio  centrale  del  r.  Collegio  C.  Alberto  in 
Moncalieri.  Ser.  2a,  voi.  VIII,  5.  Torino,  1888. 

Hildebrandsson.  Principali  risultati  delle  ricerche  Bulle  correnti  superiori  dell'atmo- 
sfera nella  Svezia.  —  Busin.  Le  temperature  nel  versante  mediterraneo  dell'Italia. 

"'Bollettino  meteorico  dell' Ufficio  centrale  di  meteorologia.  Aimo  X,  giugno  1888. 

Roma. 
f  Bollettino  sanitario.  Maggio  1888.  Roma. 
bollettino   settimanale   dei  prezzi  dì  alcuni  dei  principali  prodotti   agrari  e 

del  pane.  1888,  n.  19-22.  Roma, 
bollettino  ufficiale  del  Ministero  della  pubblica  istruzione.  Voi.  XIV.  aprile 

1888.  Roma. 
fBulletin  de  l'Institut  national  de  Statistique.  T.  Ili,  1.   l.sss.   Koiné. 

Belarli.  La  popolazione  d'Italia  nei  secoli  XVI,  W  li  e  WIII.  Wùrzburger.  La 
statistique  criminelle  de  l'Empire  allemand.  .  Des  éléments  essentiels  qui  doivenl 

figurer  dans  la  statistique  criminelle  ei  des  moyens  de  Les  rendre  comparables.  —  Ricca- 
Salerno.  Il  debito  pubblico  in  Europa  e  negli  Stati  Uniti  d'America.  Note  di  statistica 
comparata.  —  Raseri.  Il  quarto  Congresso  internazionale  per  la  demografia  tenuto  in 
Vienna  dal  26  settembre  al  '_'  ottobre  1887.  Sui  Lavori  presentati  e  sui  voti  espressi  dal 
medesima.  —  Guèrin.  De  la  méthode  des  monograpbies  de  famille. 

tBullettino  dell'i.  Istituto  archeologico   germanico.  Sez.  Romana,  voi.  Ili,  1. 
Roma,  1888. 

Barnabei.  Di  alenile  iscrizioni  del  territorio  di  Hadria  nel  Piceno  scoperte  in  monte 
Giove,  nel  comune   di    Cermignano.  —    Man.    La  basilica  ,li    Pompei.    —   Wolters.  Das 
Chalcidicum  der  Pompejanischen  Basilica.  —  Rossbach.  Teller  des  Sikanos.  —  Harì 
Nereide  im  Vatican.    —    Mommsen.    Tre    iscrizioni    Puteolane.    —    Huelsen.    .Miscellanea 
epigrafica. 

+Bullettino  dell'Istituto  di  diritto  romano.  Anno  I,  f.  1.  Roma,  1888. 

Scialo/a.  Nuove  tavolette  cerate  pompeiane.  —  Alibrandi.  Sopra  una  tavoletta  cerala 
scoperta  a  Pompei  il  20  settembre  1887.  —  Scialoja.  Libello    di  Geminio  Eutichete.  — 


XXXI    

Ferrini.  Ad  Gai.  2,  51.  —  Padda.  Sul  cosi  detto  «  pactum  de  j are j mando  ».—  Bonfante. 

«  Res  mancipi  »  o  «  res  mancipii  ?  ». 

+Bullettino   di   bibliografia  e   di   storia   delle   scienze   matematiche.    T.  XX. 
sett.  1887.  Roma. 
Schram.  Notice  sur  les  travaux  de  Théodore  d'Oppolzer. 

^Cimento  (Il  nuovo).  3a  ser.  t.  XXIII,  marzo-aprile  1887.  Pisa. 

Beltrami.  Intorno  ad  alcuni  problemi  di  propagazione  del  calore.  —  Grassi.  Forza 
espansiva  del  vapore  d'alcole  amilico.  —  van  Aubel.  Studio  sperimentale  sulla  influenza 
del  magnetismo  e  della  temperatura,  sulla  resistenza  elettrica  del  bismuto  e  delle  sue  leghe 
col  piombo  e  con  lo  stagno.  —  Cattaneo.  Sulla  forza  elettromotrice  delle  amalgame  nella 
coppia  Danieli.  —  Grassi.  Sul  calcolo  della  temperatura  di  regime  negli  essiccatoi.  — 
Ferraris.  Sulle  differenze  di  fase  delle  correnti,  sul  ritardo  dell'induzione  e  sulla  dissipa- 
zione di  energia  nei  trasformatori.  —  Boggio-Lera.  Sulla  cinematica  dei  mezzi  continui. 

+  Gazzetta   chimica  italiana.  Appendice.  Voi.  VI,  8,9.  Palermo,  1888. 
+  Giornale  d'artiglieria  e  genio.  Anno  1888,  Disp.  4.  Roma. 

*  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  5.  Roma,  1888. 

Baro/fio.  I  treni  ospedali  della  Croce  rossa  italiana. 

+ Giornale  militare  ufficiale  1888.  Pari  la,  disp.  22-26;  parte  2a,  disp.  23-29. 
Roma,  1888. 

*  Ingegneria  (L')  civile  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  5.  Maggio  1888.  Torino. 

Lanino.  I  due  nuovi  ponti  costruiti  sul  Malone  e  sull'Orco  per  la  strada  provinciale 
da  Torino  a  Milano.  —  Cr ugnala.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di  quello  recentemente 
costruito  per  l'arsenale  di  Taranto.  —  Bertolino.  Usi  diversi  del  catasto  e  relativo  grado 
di  approssimazione. 

*Museo  italiano  di  antichità  classica.  Voi.  II,  3.  Firenze,  1888. 

Ilalbherr.  Scavi  e  travamenti  nell'antro  di  Zeus  sul  monte  Ida  in  Creta.  —  Orsi. 
Studi  illustrativi  su  bronzi  arcaici  trovati  nell'antro  di  Zeus  Ideo.  —  Ilalbherr  e  Orsi. 
Scoperte  nell'antro  di  Psycrù.  —  Ilalbherr.  Scoperta  nel  Santuario  di  Hermes  Craneo. 

i  Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura   ed   enologia  della  r.  Scuola  di  Conegliano. 
Anno  II,  n.  10,  11.  Conegliano,  1888. 

10.  Grazzi  Soncini.  Combattiamo  la  peronospora.  —  Succi.  Sul  pianto  della  vite  in 
rapporto  coll'epoca  della  potatura.  —  Mancini.  Sopra  un  parassita  dei  vasi  vinari.  —  La 
lotta  contro  la  fillossera.  —  Da  Bios.  Causa  del  deterioramento  dei  vini  nella  provincia 
di  Ancona.  —  Ottavi.  Uve  meridionali  e  non  zuccheraggio.  —  Mancini.  Nuova  denomi- 
nazione della  Peronospora  viticola  D.  By.  Funghi  viticoli.  —  Grazzi  Soncini.  L'ibri- 
dazione. —  11.  Comboni.  La  sgessatura' dei  vini  gessati.  —  Velicogna.  Nuove  ricerche  sugli 
effetti  del  solfito  di  calcio  usato  in  enotecnia.  —  Meneghini.  Difendiamoci  dalla  perono- 
spora. —  Viola  e  Ravaz.V.  Mancini.  Nota  sul  «  Black-Rot  »  (La e  stadia  Bidwel li). — 
Grazzi  Soncini.  Viti  americane  «  York's  Madeira,  Othello». 

T Rendiconti  del  Circolo  matematico  di  Palermo.  T.  II,  3.  maggio-giugno  1888. 

Conti.  Sulle  congruenze  generate  da  una  coppia  di  piani  in  corrispondenza  doppia.  — 
Murer.  Generazione  della  superficie  d'ordine  n  con  retta  (n  —  2)-pla.  —  Lazzeri.  Sopra 
certi  sistemi  di  linee  e  di  superficie.  —  Starkojf.  Sur  un  problème  du  calcul  des  varia- 
tions.  —  de  Jonquières.  Construction  géométrique  de  courbes  unicursales,  notammeni  de 
celle  du  5ème  ordre  douée  de  six  points  doubles. 


—    XXXII   — 

*  Rendiconti  del  r.  Istituto  lombardo  di  scienze  e   lettere.  Set-.  2a,  voi.  XXI. 
f.  X-XII.  Milano,  1888. 

X-XI.  Strambio.  I>.i  Legnano  a  Sfogliano  Veneto.  Un  secolo  di  lotta  contro  la  pel- 
lagra. Briciole  di  storia  sanitario-amministrativa.  -  Jung.  Sulla  riduzioni;  all'ordine  mi- 
nimo dei  sistemi  lineari  di  genere  qualunque.  —  Mariani.  ForamÌDÌferi  della  collina  'li 
S.  Colombano  Lodigiano.  —  Cantoni  Gio.  Sull'uso  del  lucimetro  per  L'agronomia.  —  B 
olila.  Sopra  una  classe  di  superficie  algebriche  rappresentabili  punto  per  punto  sul  piano. 
Scarenzio.  Salle  virtù  terapeutiche  dell'acqua  termale  arsenicale  di  Acquarossa.  —  XII. 
Segre.  Sulle  curve  normali  di  genere  p  dei  vari  spazi.  -  Zucchi.  La  discussione  in  Se- 
nato sull'ultimo  progetto  di  legge  sanitaria.  —  Sangalli.  Questioni  d'oncologia:  I.  Btio- 
logia  d'una  ciste  con  peli  ed  ossa  in  un  polmone;  il.  Etimologia  di  verruca  e  mollusco.  - 
Geriani.  L'antico  testamento  in  greco  secondo  i  Settanta  pubblicato  dal  dott.  Swete. 

"•  Rendiconti  dell'Accademia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche.  Ser.  2a,  voi.  II. 
4-5.  Napoli,  1888. 

Costa.  Miscellanea  entomologica.  —  Scacchi.  Sulle  ossa  t'ossili  trovate  nel  tufo  dei 
vulcani  fluoriferi  della  Campania.  Marcolongo.  Sulla  rappresentazione  conforme  della 
pseudosfera  e  sue  applicazioni.  Nannei.  Le  superficie  ipercicliche.  —  De  Gasparis.  Va- 
riazioni della  declinazione  magneti»  rvate  nella R.  Specola  'li  Capodimonte  nell'anno 
1885.  —  Boccardi.  Sopra  un  processo  per  lo  studio  della  Cariocinesi  nel  Bangue.  - 
Scacchi.  Seconda  Appendice  alla  Memoria  intitolata  :  La  Regione  vulcanica  fluorifera  della 
Campania.  —  Boccardi.  Nuove  ricerche  buì  processi  rigenerativi  nell'intestino.  -  Bat- 
sani.  Sopra  un  nuovo  genere  'li  Fisostomi,  scoperto  nell'eoceno  medio  del  Friuli,  in  pro- 
vincia di  Udine  (Piano  di  S.  Giovanni  Ilarione). 

+Revue  internationale.  T.  XVIII,  4.  Rome,   1888. 

Blaze  de  Bury.  Mes  souvenirs  de  la  «Revue  dee  Deui  mondes».  — Levi.  Le  Livre 
vert  sur  l'Afrique.  —  Vesselinovitch.  Lea  frères.  Scènes  de  la  vie  dn  paysan  serbe.  — 
Rousseau.  Lettres  inédites.  —  Sohott.  Les  romanciera  modernea  '1"  l'AUemagne.  -  Faucon. 
Petites  poemes  vènitiens.  -  Wagnon.  Da  tragique  dans  le  théàtre  naturaliste.  Essai  siti- 
le drame  norvégien  «Spectres».     -  Maurice.  A  traverà  Lea  Bevi 

•Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Maggio  1888.  Roma. 

Baro/fio  e  Marzocchi.  \.'-  baracche  d'ambulanza  all'Esposizione  d'Anversa  del  1885.  — 
Ninci.  Sul  motore  Bénier  ad  aria  calda.  —  Siracusa.  L'artiglieria  campale  italiana,  l'art-'  2*. 
Storia  delle  batterie. 

f  Rivista  di  filosofia  scientifica.  Voi.  VII.  Maggio  1888. 

Dal  Pozzo  di  Mombello.  Luce  e  colore.  Studio  critico  sulle  ipotesi  intorno  alla  na- 
tura della  luce  e  sulle  dottrine  tisiopsicidogichc  del  colore.  —  Valeriani.  La  costanza  del 
nostro  pensiero  logico,  e  la  scienza  e  la  pratica  dell'educazione. 

f  Rivista  marittima.  Maggio  1888.  Roma. 

Tadini.  I  Marinai  italiani  fra  arabi  a  turchi.  —  Giacich.  Il  mal  di  mare.  —  Holzacr. 
Tentativi  fatti  dalle  potenze  straniere  per  ridurre  il  calibro  dei  fucili.  —  Sulla  difesa 
delle  coste  inglesi.  —  Fotergill.  Combustione  a  tiraggio  forzato  nei  focolari  delle  caldaie 
marine.  —  Barlocci.  Illuminazione  del  canale  di  Suez.  —  Tiro  con  granate  cariche  di 
potente  sostanza  esplodente  (sistema  Graydon). 

+ Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VII,  n.  5.  Torino,  1888. 
+ Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  4.  Roma,  1888. 

Pugnetti.  Orologio  contatore  per  la  luce  elettrica.  —  Braccia.  Elettrometria  ad  uso 
degli  impiegati  telegrafici.  —  Cuboni.  La  corrispondenza  Hughes  a  doppia  corrente. 


—    XXXIII   — 

Pubblicazioni  estere. 

\Abhandlungen  der  Kon.  bay.  Akademie  der  Wissenschaften.  Math.-Phys.  CI. 
Bd.  XVI,  2.  Hist.  CI.  Bd.  XVIII,  1.  Munchen,  1887-88. 

XVI,  2.  Voss.  Ueber  die  projective  Centraflàche  einer  algebraischen  Fliiche  n.  Ord- 
nung.  —  v.  Braunmuhl.  Untersuchungen  iiber  p-reihige  Charakteristiken,  die  ans  Dritteln 
ganzer  Zahlen  gebildet  sind,  und  die  Additionstheoreme  der  zugehorigen  Thetafunktionen.  — 
Rùdinger.  Ueber  kiinstlich  deforrairte  Schàdel  und  Gehirne  von  Siidseeinsulanerii  (Neu 
Ilebriden).  —  Seeliger.  Zur  Theorie  der  Beleuchtung  der  grossen  Planeten  insbesondere 
des  Saturn.  —  XVIII,  1.  Preger.  Ueber  das  Verhaltnis  der  Taboriten  zu  den  Waldesiem 
des  14.  Jahrhunderts.  —  Stieve.  Wittelsbacber  Briefe  aus  den  Jahren  1590  bis  1610.  Abtei- 
lung  II.  —  Riezler.  Arbeo's  Vita  Corbiniani  in  der  urspriinglichen  Fassung. 

'•Abstracts  of  the  Proceedings  ofthe  Chemical  Society.  N.  55.  London,  1888. 

•  Acta  (Nova)  regiae  Societatis  scientiarum  upsaliensis.  Ser.  3,  voi.  XIII,  2. 
Upsaliae,  1887. 

Cleve.  New  Researches  on  the  Compounds  of  Didymium.  —  Forsell.  Beitràge  zur 
Kenntniss  der  Anatomie  und  Systeraatik  des  Gloeolichenen.  —  Berger.  Sur  une  application 
de  la  theorie  des  équations  binómes  à  la  sommation  de  quelques  séries.  —  Angstrom. 
Sur  une  nouvelle  méthode  de  faire  des  mesures  absolues  de  la  chaleur  ray  amante,  ainsi 
qu'un  instruraent  pour  enregistrer  la  radiation  solaire.  —  Bovallim.  Amphipoda  Synopi- 
dea.  —  Lundstróm.  Pflanzen  biologische  Studien.  II.  Die  Anpassungen  der  Pflanzen  an 
Thiere.  —  Aurivillius.  Beobaclitungen  ueber  Acariden  auf  die  Blàttern  .verschieden»  i 
Baume. 

7Annalen  der  Chemie  (Justus  Liebig's).  Bd.  CCXLIV.  Leipzig,  1888. 

Hagen.  Ueber  dimethylirtes  Methyluracil.  —  Schijf.  Verbindungen  von  Zuckerarten 
,uit  Aldehyden  und  Acetonen.  —  Gattermartn.  Ueber  Harnstoffchloride  und  deren  syntlo  - 
lische  Anwendung.  —  Debus.  Ueber  die  Zusammensetzung  der  Wackenroder'scheu 
Fliissigkeit  und  die  Bildungsweise  der  darin  vorkommenden  Korper.  —  Geuther.  Ueber 
die  Constitution  der  Acetessigsaure,  der  Sue cinylobernstein saure  und  der  Chinonhydrodi- 
carbonsiiure.  —  Meyer.  Ueber  Geuther's  Auffassung  der  nitrirteli  Fettkohlenwasser- 
stoffe.  —  Bottinger.  Ueber  ein  basisches  Thonerdesulfat.  —  RI.  Ueber  Verbindungen  von 
Leira  mit  Gerbsaure.  —  Meister.  Ueber  eine  Condensation  zwischen  Acetessigàther  inni 
Urethan.  —  Schón.  Ueber  Nichtvorkommen  der  Hypogàasàure  im  Erdnussol.  —  Resse.  Zur 
Kenntniss  des  Lactucerins.  —  Rerzfeld.  Ueber  Làvulose.  —  Wìnter.  Einiges  tiber  Lavu- 
lose.  —  Neumann.  Ueber  Doppelsalze  von  Sesquichloriden  mit  anderen  Metallchloriden.  — 
Id.  Ueber  die  quantitative  Bestimmung  des  Thalliums. 

^Annalen  der  Physik  und  Chemie.  N.  F.  Bd.  XXXIV,  3,  4.  Beiblatter  zu  den 
Annalen.  XII,  5.  Leipzig,  1888. 

Quincke.  Electrische  Untersuchungen.  —  Wicdemann.  Ueber  Fluorescenz  und  111 
sphorescenz.  I.  Abhandlung.  —  Wiedemann  u.  M esser  Schmitt.  Ueber  Fluorescenz  und  Pho- 
sphoreschenz.  II.  Abhandlung.  Giiltigkeit  des  Talbot'schen  Gesetzes.  —  Kundt.  Uebei  die 
Brechungsexponenten  der  Metalle.  —  Drude.  Benbachtungen  iiber  die  Reflexion  des  Lichtess 
am  Antimonglanz.  -  Rontgen  u.  Schneider.  Ueber  die  Compressibilità!  des  Slyvins,  des 
Steinsalzes  und  der  wasserigen  ChlorkaliumlOsungen.  —  Hertz.  Ueber  die  Ausbreitungs- 
geschwindigkeit  der  electrodynamischen  Wirkungen.  —  v.  Oettingen.  Ueber  Interferenz 
oscillatorischer  electrischer  Entladungen.  —  Weber.  Ueber  die  Widerstandsanderungen, 
Avelche  Metalllegirungen  beim  Schmelzen  zeigen.  —  Kohlrausch.  Die  Accumulatoteli  mit 

Bollettino-Rendiconti.  1888,  Voi,.  IV,  2°  Sem. 


XXXIV    

Riicksicht  auf  ihre  Verwendung  ala  Gebrauchselemente  im  Laboratoriam.  —  Mcyrr.  Zur  Be- 
stimmung  der  Warmeleitungsfahigkeit  schlecht  leitender  festcr  KOrper  nach  absolatem,  calo- 
rimetrischem  Maase.  —  Kayser.  Zur  Zerstàubung  glohenden  Platina.  —  Hertz.  Ueber 
electrodynamische  Wellen  im  Luftraume  und  deren  Eeflexion.  —  Schleiermacker.  Ueber 
die  "Warmeleitung  der  Gase.  —  Wiillner.  Ueber  den  Einfluss  der  Dicke  und  Helligkeit  der 
strahlenden  Sebicht  auf  das  Ausseben  des  Spectrums.  —  Lorberg.  Einige  Bemerkungen 
zur  Theorie  der  Termostrome.  —  Kolacek.  Beitrage  zar  electromagnetischen  Lichttheo- 
rie.  —  Narr.  Ueber  die  Wirkung  des  Lichtes  auf  statische  Ladungen.  —  Yoìkmann.  Be- 
merkungen zu  den  Phasenànderungen  des  von  durchsichtigen  KOrpern  in  der  Nahe  des 
Polarisationswinkels  partiell  reflectirten  Lichtes.  —  Hallwachs.  Ueber  die  Electrisirung  ron 
Metallplatten  durch  Bestrahlung  mit  electrischem  Licht.  —  Pictet.  Einige  Bemerkungen 
zu  der  Abhandlung  des  Hrn.  Ad.  Bliimcke:  "Ueber  die  Bestimmung  der  specifischen  Ge- 
wichte  und  Dampfspannungen  einiger  Gemisene  von  schwefliger  Saure  and  Kohlens&are. — 
Lorberg.  Nachtrag  zu  dem  Aufsatz  :  «  Einige  Bemerkungen  zur  Theorie  des  Thermostrorne  «. 

"^Annalen  des  k.  k.  naturhistorischen  Hofmuseums.  Bd.  Ili,  2.  Wien,  1888. 

Finsch  end  fleger.  Ethnologische  Erfahrangen  and  Belegstacke  aas  der  Sfldsee.  — 
von  Ferrari.  Pie  Hemipteren-Gattang  Xepa  Latr.  —  von  Foullon.  Untersuchung  der  M. - 

teorsteine  von  Shalka  und  Manbboom. 

rAnnalen  (Mathematische).  Bd.  XXXI,  4.  Leipzig,  1888. 

Pringsheim.  Zur  Theorie  d<  r  Gamma-Fanctionen.  —  Hilbert.  Ueber  binare  Formen  mil 
vorgeschriebener  Discriminante.  —  Maisano.  Die  Steioer'sche  Covariante  der  binarci) 
Form  6.  Ordnong.  —  Kneser.  Synthetische  Ohtersuchungen  ttber  die  Schmiegangsebenen 
beliebiger  Raumcurven  and  die  Realitateverhaltnisse  specieller  Kegelschnitteysteme.  — 
Simony.  Ueber  einige  mit  der  dyadischeo  Schreibweise  der  ganzen  Zahlen  zusammenh&n- 

gende  aritbmetische  Siitze.  —  Gordon.  Die  Discriminante  der  Form  7.  Grades  f=a     '  — 

Stolz.  Ueber  zwei  Arten  von  anendlich  kleinen  und  von  anendlich  grossen  Grosseh. 

*Annales  des  Mines.  2e  sér.  t.  XII,  6.  Paris,  1887. 

JValckenaer.  Les  explosiona  de  locomotivea  en  Trance,  en  Belgiqae  e1  en  Angle- 
terre,  d'après  un  bravai]  de  M.  v'incotte  et  divera  autres  documents.  —  Mallard.  Ezamen 
de  diverses  sabstances  cristallisées,  préparées,  mais  non  décritea  par  Ebelmen.  —  Mallard. 
Note  sur  une  disposition  particulière  du  goniomètre  de  Wullaston.  —  Colladon.  Note  sur 
l'emploi  de  l'air  comprime  pour  le  percement  des  longs  tunnels. 

■"Annales  des  Ponts  et  chaussées.  1888  avril.  Paris. 

Tourtay.  Détermination  des  pressions  réelles  dans  les  voùtrs    surbaissées  en  forme 

de  chaìnette.  —   Tavernier.  Note  sur  l'eiploitation  locale   des   grandes  compagnie*  et  la 

nécessité  de  réformes  décentralisatrices. 
fAnnales  (Nouvelles)  de  Mathématiques.  3e  sér.  mai  1888.  Paris. 

Gesaro.  Remarques  sur  la  theorie  des  ronlettes.  —  Ferra!.  Solution  de  la  question 
proposée  au  concours  d'agrégation  en  1887.  —  Barisien.  Solution  de  la  question  proposée 
pour  l'admission  à  l'École  polytechnique  en  1887.  —  Quelques  remarques  géomélriquea  à 
propos  de  la  question  précédente. —  Niewenglowski.  Solution  de  la  question  proposée  en 
philosophie  au  concours  general  de  1884. 

fAnnales  scientifique  de  l'École  normale  supérieure.  3e  sér.  t.  V,  6.  Paris,  1888. 

Kcenigs.  Pétermination   de   toutes   les  sourfaces    plusieurs  fois    engendrées   par  des 

CQ(x)dx 
coniques  (suite).  —  Guìchard.  Sur  les  intégrales       •   , — .  —  Appell.  Sur  des   équa- 

tions  linéaires  intégrables  à  l'aide  de  la  fonction  %m  {x ,  y). 


—   XXXV   — 

tAnzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  n.  281.  Leipzig,  1888. 

Leydig.  Altes  und  Neues  ueber  Zellen  und  Gewebe.  —  Hudendorff.  Einige  Bemer- 
kungen  zu  Dr.  Eylmann's  Beitrag  zur  Systematik  der  Europaischen  Daphniden. 

tArchiv  des  Vereins  der  Freunde  der   Naturgeschichte  in  Meckleuburg.  Jhg. 
XLI.  Gustrow,  1888. 

Oehmke.  Der  Bockuper  Sandstein  und  seine  Molluskenfauna.  —  Loock.  Ueber  die 
jurassichen  Diluvialgeschiebe  Mecklenburgs.  —  Kobbe.  Ueber  die  fossilen  Hòlzer  der 
Mecklenburger  Braunkohle.  —  Geìnitz.  Beitrag  zur  Geologie  Mecklenburgs. 

'Beobachtungen  (Meteorologische)  des  Tifliser  Physikal. Observatoriums,in  Jahre 

1886.  Tiflis,  1888. 
tBericht  der  meteorologischen  Commission  des  Naturforsch.  Vereines  in  Brunn. 

1885.  Brùnn,  1887. 
i  Berichte  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXI,  9,  10.  Berlin,  1888. 

9.  Nietski  und  Otto.  Zur  Kenntniss  der  Indamine  und  Inclophenole.  —  Vogel.  Ueber 
den  Unterschied  zwischen  Heidelbeer-  und  Weinfarbstoff  und  iiber  spectroskopische  Wein- 
pitìfungen.  —  Hantzsch  und  Hermann.  Bemerkungen  iiber  Desmotropie.  —  Bòniger.  Ueber 
desmotrope  Derivate  des  Succinylobernsteinsaureathers.  —  Bally.  Zur  Kenntniss  des  Phlo- 
roglucintricarbonsàureesters.  —  Id.  Einwirkung  von  Cblor  auf  Pyridin,  Piperidin  und  De- 
rivate derselben.  —  Kehrmann.  Ueber  die  Einwirkung  von  Alkalinitrit  auf  die  halogen- 
substituirten  Chinone.  —  Jeaurenaud.  Ueber  die  Condensation  von  Phenylessigaldehyd 
rait  Ammoniak  und  Acetessigàther.  —  Ledermann.  Entgegnung.  —  Bamberger  und  Alt- 
hausse.  Ueber  «-Tetrahydronaphtylamin.  —  Gorodetzky  und  Hell.  Ueber  Dianilidobernstein- 
sàure.  —  Id.  id.  Ueber  die  Einwirkung  des  Silbers  auf  Dibrombernsteinsaureester.  —  Ja- 
novsky.  Ueber  Toluidinmonosulfosàuren.  —  Fischer  und  Hirschberger.  Ueber  Mannose.  — 
Briining  v.  Ueber  Methylhydrazin.  —  Fischer  und  Schmidt.  Ueber  Pr  .  3  .  Phenylindol.  — 
Will  und  Peters.  Einige  Derivate  des  Isodulcits.  —  Engler.  Zur  Bildung  des  Erdoles.  — 
Miller.  Einwirkung  von  Schwefel  auf  Cbinaldin.  —  Schmidt.  Umwandlung  von  Hyoscya- 
min  in  Atropin.  —  Griess.  Notiz  iiber  die  Anwendung  von  Diazoverbindungen  zur  Nach- 
weisung  von  organischer  Substanz  ini  Wasser.  —  Gòtting.  Ueber  ein  Aetzkali-Methylal- 
koholat.  welches  sich  auf  der  Wasseroberflache  bewegt.  —  Zelinsky.  Ueber  /^-Thioxen 
und  Tetramethylthiophen.  —  Seubert.  Ueber  das  Atomgewicht  des  Osmiums.  —  Bokorny. 
Zur  Frage  der  Silberabscheidung  durch  lebende  Zellen  und  deren  Angeblicben  Zusammen- 
hang  mit  dem  Wasserstoffsuperoxyd.  —  Nietski  und  Schmidt.  Ueber  einige  stickstoffhal- 
tige  Cbinonderivate.  —  Foerster.  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Tautomerie  der  Thioham- 
stoffe.  —  10.  Fittig.  Ueber  die  Oxydation  ungesattigter  Sauren.  —  Kopp.  Zur  Kenntniss  der 
Moleculargewichtswàrmen  starrer  Verbindungen.  —  Riidorff,  Zur  Constitution  der  Losun- 
gen.  II.  —  Mathèus.  Ueber  ein  neues  Chinolinchinon.  —  Bamberger  und  Mailer.  Zur 
Kenntniss  des  Phtalimids.  —  Id.  und  Althausse.  Ueber  «-Tetrahydronapbtylamin.  — 
Volhard.  Ueber  die  Darstellung  gebromter  Sàuren.  —  Boessneck.  Ueber  die  Doppelverbin- 
dungen  des  Acetons  mit  den  Sulflten  aromatischer  Amine.  —  Solzer.  Ueber  das  Verhalten 
einiger  Sàuren  gegen  Chromsaure  und  Permanganat.  —  Thoms.  Wcitere  Mittheilungen 
uber  die  Bestandtheile  der  Kalmuswurzel.  —  Lellmann  und  Geller.  Zur  Kenntniss  des  Pi- 
peridins.  —  ld.  Ueber  Piperylenchlorstickstoff.  —  Ciamician  und  Magnanini.  Ueber  die 
Carbonsauren  der  Methylindole.  —  Id.  und  Zalti.  Ueber  Indolcarbonsiiuren.  —  Magnanini . 
Ueber  die  Acetylverbindungen  des  Methylketols  und  des  Skatols.  —  Id.  Ueber  die  Verwand- 
lung  des  Methylketols  in  Chinaldin.  —  Reissert.  Zur  Constitution  des  Pyranilpyrolns&ure, 
des  Pyranilpyroi'nlactons  und  der  Anilbernsteinsaure,  Antwort  an  Hrn.  Anschutz.  —  Braun 
und  Meyer.  Zur  Kenntniss  Aldinbildung.  —  Ilerrmann.  Ueber  die  raumliche  Configuration 


—   XXXVI   — 

des  Benzolmolekules.  —  Levy  und  Andreocci.  Ueber  Dichlorterephtalsàure  und  Dichlor- 
(lihydroterephtalsàure.  —  Conrad  und  Limpach.  Beitriige  zur  Kenntniss  des  y-Oxychinal- 
dins.  —  M inunni.  Ueber  die  Einwirkung  des  ^-Toluidins  und  des  Anilins  auf  Phloroglu- 
cin.  —  Niementoicsky  und  Rozanski.  Zur  Geschichte  der  Nitrotoluylsàuren.  —  Horton. 
Ueber  éinige  Hexamethylenaminderivate.  —  Graebe  und  Juillard.  Ueber  Benzilorthocar- 
bonsàure.  —  Carnelley  und  Dumi.  Ueber  die  Einwirkung  von  erhitztem  Kupfer  auf  ein 
Gemisch  der  Dampfe  von  Phenol  und  Scbwefelkohlenstoff.  —  Bruns  und  Pfor 
der.  Ueber  das  Quecksilberoxydul.  —  Blitz.  Ueber  die  MoleculargrOsse  des  Schwefels.  — 
Meyer.  Bemerkungen  zu  der  vorstebenden  Abhandlung.  —  Kruss  und  Nilson.  Schlussworl 
an  Hrn.  G.  H.  Bailey.  —  Will.  Zur  Constitution  der  aus  Trimethylpyrogallo]  durch  con- 
centrirte  Salpetersàure  entstehenden  Verbindungen.  —  Tollens  und  Mayer.  Zusatz  zu  der 
Mittheilung  auf  Seite  1566  diesel  Berichte. 

'Boletin  de  la  real  Academia  de  la  Historia.  T.  XII,  5.  Madrid,  1888. 

Ferndndez-Guerra.  Una  teserà  de  hospitalidad  en  las  ruinas  de  Clunia.  —  Co< 
Comisión  histórica  en  Tùnez.  —  là.  Tres  manuscritos  importantes  de  autores  àrabes  espa- 
iioles  en  la  mezquita  mayor  de  Tùnez.  —  Colmeiro.  Colon  en  Espana,  por  D.  Tomas  Ro- 
driguez  Pinilla.  —  Duro.  Noticias  de  Don  Cristóbal  Colon,  almìrante  de  las  Indias.  — 
de  la  Fuente.  Historia  de  Salamanca.  —  de  la  Raday  Deldago.  Historia  de  la  ensenanza 
en  Espana. 

+Bulletin  de  la  Société  entornologique  de  France.  1888.  Cab.  lo.  11.  Paris. 

fBullettin  de  la  Société  khédiviale  de  géographie.  Ili  sér.  n.  1.  Le  Caire,  1888. 
Lenz.  Mon  dernier  voyaj  ters  l'Afrique.    -    Mi  ,  I      Dar-for  pendant 

Tadministration  de  Gordon  l'i 

''Bulletin  de  la  Société  vaudoise  des  sciencea  naturelles.  Voi.  XXIII.  97.  Lau- 
sanne, 1888. 

Du/bur.  Noticc  sur  quelques  maladies  de  la  vigne.  -  Chuard.  Note  sur  la  in- 
dù cuivre  dans  le  vin  des  vignes  sulfatéea  et  sur  le  mécanisme  de  son  élimination.  — 
Schnetzler.  Observations  sur  une  matière  colorante  des  eaux  da  lac  de  Bret.  —  Pittier. 
Le  Cardamine  trifolia  L.  dans  la  Suisse  occidentale.  —  Schnetzler.  Sur  les  différents 
modes  de  reproduction  du  Tbamnium  Alopecurum.  —  linux.  Interrupteur  électrique 
J.-E.  Lecoultre.  —  Forel.  Les  micro-organismes  pélagiquee  des  lacs  Bubalpins.  —  Lugeon. 
Notice  sur  la  molasse  de  la  Borde.  —  Schmidt.  Analyses  de  jus  de  raisins  de  Montreus 
e1  de  Vllleneuve.  —  Herzen.  De  la  nature  des  mouvements  fonctionnels  du  coaur.  — 
Gauthier.  Les  températures  eicessives  observées  à  la  Vallèe  du  lacdeJouz,èn  janvieret 
févrièr  1888. 

•  Calendar  (The  St.  Andrews  University)  for  the  year  1888-89.  Edinburgh,  1888. 

•  Centralblatt  (Botanisehes).  Bd.  XXXIV.  11-13;  XXXV.  1.  Cassel,  1888. 

Rèll.  ■■  Artentypen  ••  und  •■  Formen  reiben  ••  bei  den  Torfmoosen.  —  Massalongo.  Ueber 
eine  neue  Species  von  Tapbrina.  —  /'  :  eber  Quernetze  in  Gefassen. 

'Centralblatt  tur  Physiologie.  1888.  n.  5,  6.  Wien. 

'  Civilingeniem-  (Der).  Jhg.  1888,  N.  F.  Bd.  XXXIV,  3.  Leipzig,  1888. 

Ulbricht.  Ueber  die  Beziebungen  zwiseben  elastiscben  Systemen  und  Stationaxen  elektri- 
schen  Stromen.  —  Holzer.  Der  Eebel.  Ein  Beitrag  zur  Entwickelungsgeschicbte  der  Ma- 
schine.  —  Undeutsch.  Wie  sind  Gasrobrnetze  inBezug  auf  den  Dichtheitsgrad  razionel]  zu 
prufen  und  was  hat  man  unter  einer  in  Bezug  auf  den  Dichtheitsgrad  in  Procenten 
steten  Garantie  zu  verstehen.  —  Mittheilungen  aus  dem  Dresdener  Zweigvereine  des  Sàch- 
sischen  Ingenieur-  und  Architekten-Vereins.  —  Hartig.  Zur  Formulirungstechnik  in  Patent- 


—    XXXVII    

sachen.  —  Furhmann.  Die  Bibliothek  des  Polytechnikums  Dresden  im  Jahre  1887.  — 
Siemens.  Das  Mannesm  ann'sche  Verfahren,  nahtlose  Eohren  aus  dem  vollen  Stucke  ohne 
Dorn  zu  walzen. 

^Comptes  rendus  des  séances  de  l'Académie  des  inscriptions  et  belles-lettres. 

4e  sér.  t.  XVI,  janv.-févr.  1888.  Paris. 

Le  Blant.  Lettres.  —    Waille.  Quatrième  note  sur  les  fouilles  de  Cherchel. 
fCompte  rendu  des  séances  de  la  Commission  centrale  de  la  Société  degéofie. 

1888,  n.  9-12.  Paris,  1888. 
Conrpte  rendu  des  travaux .  présentés  à  la  70e  session  de  la  Société  elvétique 

des  sciences  naturelles  réunie  à  Frauenfeld  les  8,  9  et  10  aout  1887. 

Genève,  1887. 
•  Comptes  rendus  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CV1. 

n.  22-25.  Paris,  1888. 

22.  Loewy  et  Puiseux.  'Théorie  nouvelle  des  équatoriaux.  Comparaison  de  la  théorie 
avec  les  observations.  Eemarques  générales  sur  l'emploi  de  l'équatorial  coudé.  —  Cailletel 
et  Colardeau.  Sur  la  mesure  des  basses  températures.  —  Debray  et  Joly.  Eecherches  sul- 
le ruthénium:  rutbéniates   et   lieptaruthéniates.  —  de  Saporta.  Sur  les  Dicotylées  proto- 
typiques  du  système  infra-crétacé  du  Portugal.  —  Siman.  Sur  les  Cartes  mensuelles  des 
courants  de  l'Atlantique  nord.  —  Luvini.  Origine  de  l'aurore  polaire.  —  Blondel.  Sur  les 
moyens  propose's  par  M.  Somzée  pour  prevenir  les  collisions  en  mer.  —  Waller.  Détermi- 
nation  de  l'action  électromotrice  du  cceur  de  l'homme.  —  Rambaud  et  Sy.  Observations 
de  la  nouvelle  planète  (279)  Palisa,  faites  à  l'Observatoire  d'Alger,  au  télescope  de  0m,50.  — 
Esmiol.  Observations  de  la  planète  (278)  Borrelly,  faites  à  l'Observatoire  de  Marseille,  à 
Faide  de  l'équatorial  Eichens  de  0m,26  d'ouverture.  —  Kcenigs.  Sur  les  volumes  engendrés 
par  un  contour  ferme  dans  un  mouvement  quelconque.  —  Cosserat.  Sur  les  proprie'tés  infi- 
nitésimales  de  l'espace  cerclé.  —  Petot.  Sur  les  surfaces  qui  ont  pour  lignes  de  courbure 
d'un  système  des  hélices  tracées  sur  des  cylindres  quelconque.  —  Jensen.  Sur  un  théorème 
general  de  convergence.  Eéponse  aux  remarques  de  M.  Cesare  —  Boitel.  Sur  les  arcs  sur- 
numéraires  qui  accompagnent  l'arc-en-ciel.  —  Lallemand.  Sur  le  niveau  moyen  de  la  mer. 
et  sur  la  surface  generale  de  comparaison  des  altitudes.  —  Gernez.  Eecherches  sur  l'ap- 
plication du    pouvoir   rotatoire  à  Tétude  des  composés  forme's  par  l'action  des  tungstates 
neutres  de  soude  et  de  potasse  sur  les  solutions  d'acide  tartrique.   —  Rousseau  et  Bern- 
heim.  Sur  la  production,  par  la    voie    sèche,  d'hydrates  ferriques  cristallisés.    —  L< 
Sur  le  sesquisulfure  de  rhodium.  —  Combes.  Sur  deux  naphtoquinoléines  isomériques.  — 
Voiry.  Sur  l'essence  de  cajeput.  —  Fatto.  Sur  un  nouveau  Coregone  francais  (Corego- 
nus  B e zola)  du  lac  du  Bourget.  —  de  Janezeivski.  Germinatimi  de  l'Anemone  apen- 
nina  Lin.  —  Levy  et  Lacroix.  Sur  un  nouveau  gisement  de  dumortiérite.  —    Ber- 
trand. Sur  les  relations  des  phènomènes  éruptifs  avec  la  formation  des  montagnes  et  sui 
les  lois  de  leur  distribution.  —  Gourret  et  Gabriel.  La  bauxite  et  les  étages  qui  la  recou- 
vrent  dans  le  massif  de  Garlaban.  —  Biette.  Sur  un  buste  de  femme  taillé  dans  la  racine 
d'une  dent  d'Equidé  et  trouvé  dans  la    grotte   magdalénienne   du  Mas  d'Azil.  —  Michel. 
Sur  la  prétendue  fusion  des  cellules  lymphatiques  cu  plasmodes.  —  May  et.  Sur  un  nou- 
veau perfectionnement  apportò  à  la  numération   des   éléments  figurés  du  sang.  —   (J- 
et  Demeny.  Etude  de  la  locomotion  humaine  dans  les  cas  patìiologiques.  —  Macé.  Sur  la 
présence  du  bacille  typhique  dans  le  sol.  —  Gavoy.  Sur  un  appareil  axial  de  suspensi 
pour  le  transport  des  malades  ou  blessés  en  campagne  (sur  les  chemius  de  fer),  —  23.  Poin- 
caré. Sur  l'équilibre  d'une  masse  hétérogène  en  rotation.  —  Mascart.  Sur  l'arc-en-ciel.  — 
Broivn-Séquard.  Eecherches  expéximentàles  montranl  que,   sous  l'influence  de  la  gravita- 


XXXVIII  — 

tion,  les  centres  appelés  moteurs  et  les  autres  parties  d'une  moitié  de  l'encéphale  penvcnt 
déterminer  des  raouvements  dans  chacune  des  moitie's  du  corps.  —  Bouchard.  Sur  l'élimi- 
nation  par  le  urines,  dans  les  maladies  infectieuses,  de  raatières  solubles,  morbifìques  el 
vaccinantes.  —  Gyldén.  Quelques  remarques  relativement  à  la  représentation  des  nombn  - 
irrationels  au  moyen  des  fractions  continues.  —  Beuf.  Observations  de  la  comète  Sawer- 
thal,  faites  à  FObservatoire  de  la  Piata  (équatorial  de  0m,217  de  Gautìer)  —  J¥%illeumier. 
Détermination  de  l'ohm  par  la  méthode  électrodynamique  de  IL  Lippmann.  —  StoletOtc. 
Sur  les  courants  actino-électriques  au  travers  de  l'air.  —  Chaperon  et  Mercadier.  Sur  la 
radiophonie  électrochimique.  —  Fabingi  et  Farkas.  Pile  à  courant  Constant  dans  laquclh- 
l'électricité  negative  est  du  charbon.  —  Ouvrard.  De  l'action  des  phosphates  alcalins  sur 
les  oxydes  alcalinoterreux.  —  Villard.  Sur  quelques  nouveaux  hydratea  de  gaz. —  uccì- 
de Conine k.  Contribution  à  l'étude  des  ptomai'nes.  —  Gautier  et  Drouin.  Recherches  sui 
la  fixation  de  l'azote  par  le  sol  et  les  végétaux.  —  Maupas.  Sur  la  conjugaison  des  Vor- 
ticellides.  —  Balland.  Sur  les  développement  du  grain  de  blé.  —  Bertrand.  Allure  gèni  - 
rale  des  plissements  des  couchea  de  la  Provence:  analogie  avefl  ceux  des  Alpes.  —  Lan- 
glois  et  Richet.  Influence  de  la  temperature  organique  sur  les  coiivulsion  de  la  cocaine.  — 
Berger.  Recherches  sur  les  troublea  oculairos  dans  le  tabes  dorsal.  —  Charrin.  Sur  les 
conséquences  tardives  de  l'infection.  —  Macé.  Sur  les  caraotères  des  cultures  de  Clado- 
thrix  dichotoma  (Cohn).  —  Fokker.  Sur  l'action  chimique  et  les  altérations  végéta- 
tives  du  protoplasma.  —  Heckel  e1  Schlagdenhaufen.  Sur  le  produit  des  laticifera  des 
Mimusops  el  des  Payena  compare  à  celui  de  FIsonandra  guttaHook. —  24.  I 
letet  et  Colardewt.  Étude  des  mélanges  refrigerante  pbtenus  avec  l'acide  carbonique  Bo- 
lide. —  Marey.  Représentation  des  attitndes  <1<>  la  locomotion  humaine  au  moyen  des 
figures  en  relief.  —  Lellemand.  Détermination  da  niveau  moyen  de  la  mer  a  Faide  d'un 
nouvel  instrument,  le  médimaréraètre.  —  Bourgeois.  Surla  reproduction  artificielle  de  l'hydro- 
cérusite,  sur  la  compoaition  chimique  de  cette  eapèce  minerale  et  sur  la  conatitntion  du  blam 
de  ce'ruse.  —  Bigourdan.  Sur  tea  variations  de  Féquation  personnelle  dans  les  rpeaures 
d'étoiles  doubles.  —  Lamey.  Sur  la  conatatation  de  nonveani  anneanx  de  Saturno,  Bitués 
au  delà  do  ceux  déjà  connua.  —  Liouville.  Sur  certaines  équations  diffc'rentielles  du  premier 
ordre,  —  Cesato.  Sur  les  fondements  du  calcul  aaymptorique.  —  Lecornu.  Sur  lea  mou- 
vements  giratoirea  des  fluides.  --  Dejforges.  Sur  un  point  de  l'hiatoire  du  pendule.  — 
Wolf.  Remarques  relatives  à  la  Note  de  M.  Defforges.  —  Graffa.  Sur  une  correction  à 
apporter  aux  déterminations  par  Regnault  du  poida  d'un  litre  des  gaz  élémentaires.  — 
Boillot.  Expériences  sur  le  pendule  uon-oscillant.  —  Negreano.  Meaure  la  ritesse  d'étìié- 
rification  à  Faide  des  conductibilites  électriques.  —  Petit.  Sur  les  dérivéa  azolques  de  la 
benzine.  —  Vif/non.  Formation  thermiqne  des  Bela  de  phénylènes  diaminea.  Recherches 
sur  la  paraphénylène  diamine.  —  de  Schulten.  Action  du  carbonate  de  calcium  sur  Lea 
chlorure  et  bromuro  de  cadmium.  —  Engel.  Sur  la  formation  d'acide  amidobutyrique  ]»,ir 
fixation  directe  d'ammoniaque  sur  l'acide  crotonique.  —  Ierofeieff 'et  Latchino/f.  Meteorite 
diamantifère  tombe  le  10/22  septembre  1886  à  Nowo-Urei  (Russie).  —  Daubrée.  Obser- 
vations relatives  à  la  Communication  précédente.  —  de  Rey- Palili  ade.  Sur  un  corps  d'eri- 
gine organique  hydrogénant  le  soufre  à  froid.  —  Kunstler.  Les  éléments  vésiculairea  du 
protoplasme  chez  les  Protozoaires.  —  Bonnier.  Sur  les  espèces  de  Galathea  des  cdtea 
de  France.  —  Tscherning.  Le  centrage  de  Fceil  humain.  —  Prévost  et  Binet.  Recherches 
expérimentales  relatives  à  l'action  des  médicaments  sur  la  sécrétion  biliaire  et  à  leur  éli- 
mination  par  cette  sécrétion.  —  Lucas-Championnièrc.  Faits  pour  démontrer  l'innocuité  de 
l'ouverture  du  cràne  et  les  ressources  qu'elle  offre  pour  la  thérapeutique.  —  Hallez.  Sur 
la  destruction  de  Silpha  opaca.  —  Dechevrens.  Variation  diurne  de  nnclinaison  dee 
mouvements  de  Fair  observée  à  Zi-ka-wei,  en  Chine.  —  25.  Faye.  Bypothèse  de  Lagrange 
sur  l'oricrine  des  comètes  et  des  aérolithes.  —  de  Boisbaudran.  Fluorescence  de  la  chaux 


XXXIX    

ferrifere.  —  Viola  et  Ravaz.  Recberches  expérimentales  sur  les  maladies  de  la  vigne.  — 
Rayet.  Recberches  sur  les  erreurs  accidentelles  des  observations  de  passages  dans  la  mé- 
thode  de  l'oeil  et  de  l'oreille.  —  Perrotin.  Sur  les  anneaux  de  Saturne.  —  li.  Sur  la  pla- 
nète  Mars.  —  Maneuvrier  et  Chappuis.  Sur  l'électrolyse  par  les  courants  alternatifs  des 
machines  dynamo-électriques.  —  Vignon.  Chaleur  de  combinaison  des  monamines  primaires, 
secondaires  et  tertiaires  aromatiques  avec  les  acides.  —  Sabatier.  Sur  un  clilorhydrate  de 
chìorure  cuivrique.  —  Rousseau  et  Bernheim.  Sur  la  dccomposition  du  ferrate  de  baryte 
aux  temperature*  élevées.  —  Ouvrard.  Sur  quelques  nouveaux  phosphates  doubles  dans  la 
serie  magnésienne.  —  Meunicr.  Sur  quelques  composés  de  la  mannite.  —  Engel.  Sur  les 
acides  aspartiques.  —  Claret.  Du  venin  des  Hyménoptères  à  aiguillon  lisse  et  de  l'existence 
d'une  chambre  à  venin  cbez  les  Mellifères.  —  (VArsonval.  Relation  entre  rélectricite  ani- 
male et  la  tension  superfìcielle.  —  Olivier.  Expériences  pbysiologiques  sur  les  organismes 
de  la  glairine  et  de  la  barégine.  Ròle  du  soufre  contenu  dans  leurs  cellules.  —  Corni! 
et  Toupet.  Sur  une  nouvelle  maladie  bactérienne  du  canard  (cboléra  des  canards).  — 
Arloing.  Essai  de  détermination  de  la  mature  pblogogène  sécréte'e  par  certains  microbes.  — 
Letulle.  Origine  infectieuse  de  certain  ulcères  simples  de  l'estomac  ou  du  duodénum. 

f  Cosmos,  revue  des  sciences  et  lèur  applications.  N.  S.  n.  176-178.  Paris,  1888. 
*  Denkschriften  (Neue)  der    allgemeinen    schweizerischen   Gesellschaft  fur  die 
gesammten  Naturwissenschaften.  Bd.  XXX,  1.  Ziirich,  1888. 

Frilh.  Beitràge  zar  Kenntniss  der  Nagelfluh  der  Schweiz. 

tJahresbericht  der  k.  Ung.  geologischen  Anstalt  fùr  1886.  Budapest,  1888. 

Hofmann.  Bericht  iiber  die  ina  Somraer  d.  J.  1886  im  NW-licben  Theile  des  Szolnok- 
Dobokaer  Cnmitates  ausgefuhrten  geologischen  Detail-Aufnahmen.  —  Koch.  Bericht  iiber 
die  in  dem  siìdlich  von  Klausenburg  gelegenen  Gebiete  im  Sommer  d.  J.  1886  durchge- 
fuhrte  geologische  Detail  Aufnahme.  —  Pethó.  Die  geologischen  Verhaltnisse  der  Unge- 
bungen  von  Boros-Jeno,  Àpatelek.  Buttyin  und  Béel  im  Fehér-Koros-Thale.  —  Loczy.  Be- 
richt iiber  die  geologischen  Detailaufnahmen  im  Arader  Csanàder  und  Temeser  Comitato 
im  Sommer  des  Jahres  1886.  —  Bockh.  Daten  zur  geologischen  Kenntniss  des  NW  von 
Bozovics  sich  erhebenden  Gebirges.  —  Roth  v.  Telegd.  Die  Gegend  SO-lich  u.  z  Th.  O-lich 
von  Steierdorf.  —  Gesell.  Montangeologische  Aufnhame  des  Kremnitzer  Erzbergbauge- 
bietes.  —  Schafarzik.  Reise-Notizen  aus  dem  Kaukasus.  —  Staub.  Stand  der  phytopalS- 
ontologischen  Sammlung  der  kgl.  und  geologischen  Anstalt  am  Ende  des  Jahres  1886. 

f  Jahreskefte  des  Yereins  fùr  vaterlandische  Naturkunde  in  Wurttemberg.  Jhg. 
XLIV.  Stuttgart,  1888. 

Kissling.  Beitràge  zur  Insektenfauna  der  Umgebung  von  Tiibingen.  I.  Die  bei  Tii- 
bingen  vorkommenden  Wasserjungfern  (Odonaten).  —  /{rimmel.  Ueber  die  Vorkommen 
der  Kreuzotter  (Pelias  berus.  Mer.)  in  Wurttemberg.  —  Sautermeister.  Beitrag  zur  Kennt- 
nis  der  Diatomeen  der  Umgebung  Spaichingens.  —  Schenerle.  Die  Riedflora  der  Spaichin- 
ger  Gegend.  —  Koch.  Die  Blattflechten  der  Zwiefalter  Gegend.  —  Kirchner.  Nachtrage 
zur  Algenflora  von  Wurttemberg.  —  Scheuerle.  Die  Weidenarten  Wiirttembergs.  —  Reuss. 
Beitràge  zur  wurttembergischen  Flora.  —  Fraas.  Die  naturlichen  Verhaltnisse  der  Spai 
chinger  Gegend.  —  Zakrzewski.  Eine  im  stubensandstein  des  Keupers  geftmdene  Schild- 
]jrote.  _  Leube.  Vorkommen  von  Krystallisiertem  Schwerspat  im  Weissen  Jura.  —  Probst. 
Ueber  die  Ohrenknochen  fossiler  Cetodonten  aus  der  Molasse  von  Baltringen.  —  Lenze. 
Beitràge  zur  Mineralogie  Wiirttembergs.  —  Fraas.  Ueber  die  Finne  von  Ichthyosaurus.  — 
Schmidt.  Wellenbewegung  und  Erdbeben.  Ein  Beitrag  zur  Dynamik  der  Erdbeben.  — 
Eck.  Zusatze  zu  der  Uebersicht  iiber  die  in  Wurttemberg  und  Hohenzolleni  in  der  Zeil 
vom  1.  Januar  1867  bis  zum    28  Februar  1887  wahrgenommenen  Erderschùtterungcn.  — 


—    XL    — 

hi.  Uebersicht  uber  die  in  Wurttemberg  und  Hohenzollem  in  der  Zeil  vou  1  M&rz  18S7 
bis  zùm  29  Februar  1888  wàhrgenommenen  Erderschùtterungen.  —  Zeck.  Uebei  die  Son- 
nenfinsternis  vom  18  Augusl  1887.  —  Me*.  Delinen  sich  die  Silicato  bei  dem  Dborgairg 
aus  dèm  flussigen  in  den  festen  Aggregatzustand  aus?  —  Klinger.  Untersuchungen  uber 
das  Neckarwàssei  in  Rucksichl  auf  die  Verànderungen  welche  es  wàhrend  seinea  Laufes 
von  oberbalb  Beri;-  bis  unterbalb  Cannstatt  erleidet. 

fornai  de  sciencias  mathematicas  e  astronomicas.  Voi.  Vili,  4.  Coimbra,  1887. 

Weyr.  Deus  remarques  relatives  aux  séries.  —  B'Ocagne.  Note  sur  un  problème  d'arith- 
raétique.  —  là.  Note  sur  les  coniques. 
'  Journal  de  la  Société  physico-chiniique  russe.  T.  XX,  4.  S.  Pétersbourg,  1888. 

Mihailoff.  Sur  l'étal  gélatineux  d<  ces  albuminoides.  —  Saytzeff.  Sur  un  iso- 

mère de  l'acide  oléique.  —  Goldstein.  Sur  la  capillarité  des  dissolutions  salines.  —  So- 
rokine.  Action  de  l'aniline  sur  l'isosacharine.  — -  là.  Sur  le   rapport  dn  pouvoir  rotatoire 

avec  la  composition  des  com] organiques.  —   Tchernay.    Sur  la  dilatation  des  diss  - 

lutions  salines.  —  àe  Kòvesligethy.  Analyse  spectrale  mathématique.  —  Piltscìtikoff.  Gè- 
néralisation  de  la  méthode  de  Gaj   Lussac  pour  déterminer  la  constante  de  capillarité  des 
liquides.  —   Woejkoff.  Sur  la  temperature  des  eaux. 
'Journal  de  Physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  Vili.  Juin  1888.  Paris. 

Gòrnu.  Sur  la  syrichronisation  dea  horloges  de  precisione!  La  distribution  de  l'heure. — 

Defforges.  Sur  L'intensité  absolue  de  La  pesanteur.  —  Ntyreneuf.  Action  des  courants  d'in- 

duction  sur  le  voltametro  à  aluminium.    —    Houllevigue.    Note  sur  la  solubilité  di  • 

dans  Ics  liquides.  —  Kundt,  Sur  les   indices  de  réfraction  des  métaux;  par  M.  E.  Bichat. 

•Journal  fin-  die  reine  and  angewandte  Mathematik.  Bd,  CHI,  2.  Berlin,   L888. 

Schafheitlin.  LJeber  die  Integraldarstellung  der  allgemeineren  hypergeometrischen 
Reilie.  —  Meyer.  LJeber  einen  Satz  von  Dirichlet.  —Busche.  LJeber  grOsste  Ganze. 
Lerch.  LJeber  ili'1  Nichtdifferentiirbarkeil  gewisser  Functionen.  —  Frobenius.  LJeber  die 
Jacob  ischen  Covarianten  der  Systerae  von  Beruhrungskegelschnitten  einer  Curve  vierter 
Ordnung.  —  Weingarten.  Qeber  eine  Eigenscbafi  der  Flachen,  bei  denen  der  eine  Baupt- 
krummungsradius  eine  Function  des  anderen  i.st. 
f  Journal  of  Mathematics.  Voi.  X,  :'>.  Baltimore,  1888. 

Goursat.  Snrfàces  telles  que  La  somme  des  rayons  de  courbure  principaux  est  pro- 
portionnelle  à  La  distance  d'un  poinl  fise  au  pian  tangent.  —  ffeun.  Remarks  <>n  the  Lo- 
garithmic  Integrals  of  Regular  Lineai  Differential  Equations.  -  Chapman.  <>n  Bome  Ap- 
plications of  the  Units  ofan  w-foldSpàce. —  Moore.  A  Problem  suggested  in  the  lieometrj 
of  Nets  and  Curves  and  applied  to  the  TheoryofSix  Points  having  multiply  Perspectìvc 
Relations.        Humbert.  Sur  l'orientation  des  systèmes  de  droites. 

*  Journal  of  the  China  Brandi  of  the  r.  Asiatic  Society.  N.  S.  Voi.  XXII,  3-4. 

Shanghai,  1888. 

Hirth.  Ancient  Porcelain.  —  //.  The  Chinese  Orientai  College. 
f  Journal  of  the  rovai  Microscopical  Society.  1888,  part  3.  June.  London. 

Rattray.  A  Revision  of  the  Genus  Aulacodiscus  Ehrb.  —  Burrows,  Davies  Sherbort} 
and  Bailey.  The  Foraminifera  of  the  Red  Chalk. 

•  Journal  (The  American)  of  Archaeology  and  of  the  history  of  line  arts.  Voi.  IV,  1 . 

March  1888.  Boston. 

Reinach.  An  inedite*  Portrait  of  Plato.  —  Rumsay.  Antiquities  of  Southern  Phrygi  i 
and  the  Border-Lands  (II).  —  Trowbrià'ge.  Arcbaic  [onic  Capitata  found  oh  thè  Akropolis.  — 
Emerson'.  Au  Engraved  Bronzo  Bull  at  Metaponto.  —  Warà.  Notes  on  Orientai  Antiqui- 
ties. VII.  Two  Stone  Tablets  with  Hieroglyphic  Babylonian  Writing.  —  Marquanà.  Early 


—    XLI   — 

Athenian-Lmic    Capitala    fornici    on    the  Akropolis.  —  The  Excavations  in  Ikaria  by  the 
American  School  of  Classical  studies  at  Athens.  —  Merriam.  Letter  from  Greece. 

•Journal  (The  American)  of  science.   Voi.  XXXV,  N.  210.  New  Haven,  1888. 

Holden.  Note  on  Earthquake-Intensity  in  San  Francisco.  —  White.  Relation  ofthe 
Laramie  Group  to  earlier  and  later  Formations.  —  Williams.  The  Gabbros  and  Diorites 
of  the  «  Cortlandt  Series  »  on  the  Hudson  River  near  Peekskill,  N.  Y.  —  McGee.  Three 
Formations  of  the  Middle  Atlantic  Slope.  —  Gibbs.  Comparison  of  the  Elastic  and  the 
Electrical  Theories  of  Light  with  respect  to  the  Law  of  Doublé  Refraction  and  the  Di- 
spersion  of  Colors.  —  Biddle.  Notes  on  the  Surface  Geology  of  Southern  Oregon.  — 
Clarke.  Some  Nickel  Gres  from  Oregon.  —  Merrill.  Note  on  the  Secondary  Enlargement 
of  Augites  in  a  Peridotite  from  Little  Deer  Isle,  Maine.  —  hi.  New  Meteorite  from  the 
San  Emigdio  Range,  San  Bernardino  County,  California. 

'Journal  (The)  of  the  chemical  Society.  N.  CCCVII.  June  1888.  London. 

Japp  and  Klingemann.  The  Constitution  of  certain  so-called  «  Mixed  Azocompounds  ».  — 
Shenstone  and  Cundall.  The  Influence  of  Temperature  on  the  Composition  and  Solubilitv 
of  Hydrated  Calcium  Sulphate  and  of  Calcium  Hydroxide.  —  Skinner  and  Ruhemann.  The 
Action  of  Phenylhydrazine  on  Urea  and  some  of  its  Derivatives.  —  Edeleanu.  Some  De- 
rivatives  of  Phenylmethacrylic  Acid.  —  Perkin.  On  the  Magnetic  Rotatory  Power  of  some 
of  the  Unsaturated  Bibasic  Acids  and  their  Derivatives;  also  of  Mesitly  Oxide. —  Werner. 
Oxidation  of  Oxalic  Acid  by  Potassium  Dichromate.  —  Brown  and  Harris  Morris.  The 
Determinatimi  of  the  Molecular  Weights  of  the  Carbohydrates.  —  Ramsay.  The  Molecular 
Weights  of  Nitrogen  Trioxide  and  Nitric  Peroxide.  —  Lawson  and  Collie.  The  Action  of 
Heat  on  the  Salts  of  Tetramethylaninioniuni.  —  Collie.  Action  of  Heat  on  the  Salts  of 
Tetramethylphosphonium. 

+  Journal  (The)  ofthe  College  of  science  imperiai  University  Japan.  Voi.  II,  1. 
Tòkyo,  1887. 

Fujisaiva.  Ueber  die  Darstellbarkeit  willkiirlicher  Functioiien  durch  Reihen  die  nach 
den  Wurzeln  einer  transcendenten  Gleichung  fortschreiten.  —  Divers  and  Kaaakitn.  On 
the  Composition  of  Bird-lime.  —  Kikuchì.  On  Anorthite  from  Miyakejima.  —  Ijima.  The 
Source  of  Bothriocephalus  latus  in  Japan.  —  Sekiva.  Earthquake  Measurements  of  Recent 
Years  especially  relatig  to  Vertical  Motion. 

r  Journal  (The  quarterly)  of  pure  and  applied  Mathematics.  Voi.  XXIII,  n.  9<». 
June  1888.  London. 

Larmor.  Electro-magnetic  and  other  images  in  spheies  and  planes  (continued).  — 
Forsyth.  Systems  of  reduced  simultaneous  ternary  forni*  equivalent  to  a  given  ternary  forni, 
which  involves  several  sets  of  variables.  —  Mac  Maìion.  The  eliminant  of  tvvo  binar] 
quantics.  —  Whitehead.  Second  approximations  to  viscous  fluid  motion.  —  Love.  On  the 
motion  of  a  liquid  elliptic  cylinder  under  its  own  attraction.  —  Id.  The  oscillations  ofa 
mass  of  gravitating  liquid  in  the  form  of  an  elliptic  cylinder  which  rotatea  as  if  rigid 
about  its  axis.  —  Cayley.  The  investigation  by  Wallis  of  bis  expression  for  n.  —  Rich- 
mond. A  symmetrical  system  of  equations  of  the  lines  of  a  cubie  surface  which  has  a 
conical  point.  —  Je/fery.  On  the  circles,  which  are  described  abo-ut  the  four  circles,  escrihed 
and  inscribed  in  a  given  piane  triangle,  taken  by  triads. 

TKòzlony   (Fòldtani)   havi   folyóirat  Kiadja  a  Magyarhoni  Folcitimi  Tàrsulat. 
Kot.  XIII,  1-4.  Budapest,  1888. 

Szabó.  Claudedit  von  Szomolnok.  —  Primics.  Geologische  Beobachtungen  ini  Csetràs- 
Gebirge.  —  Posewits.  Lateritvorkonimen  in  West-Borneo.  —   Kreaner.  I.  Zinkhlende  aus 

Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  G 


XLII    

Schweden.  —  II.  Pseudobrookit  v»n  Vesuv.  —  Framenau.  Beitrag  zur  Kenntniss  des  Un- 
tergrundes  von  Budapest. 

'Lumière  (La)  électrique.  T.  XXVIII,  22-25.  Paris,  1888. 

;  Mémoires  de  la  Société  de  physique  et  d'histoire  naturelle  de  Genève.  T.  XXIX, 

2.  Genève,  1886-87. 

Galloni.  Anomalie*  de  la  fleur  <lu  Rumex  scutatus,  Linné,  avec  notes  bui  revolution 
florale,  l'anthotaxie  et  la  nature  axile  de  l'ovulo  dans  les   Rumex.  —    I  .   Étude  nu- 

mérique  des  concouis  de  compensation  de  chronomètres,  faits  à  l'Observatoire  de  Genève 
en  1884  et  1886.  —  de  Candolle.  Sur  une  monstruosité  du  <  lyclamen  neapolitanum.  —  M 
Graphideae  feeanse,  incl.  trib.  affinibus  nec  non  Graphidese  exoticse  Acharii,  l'I.  Fri 
Zenkeri,  e  novo  studio  speciminum  originalium  exposits  ei  in  novam  dìspositionem  ordi- 
nata}.   -   Celle  sur  la  théorie  des  halos.  —  5ui  la  couleur  de  l'eau.  — 
Rilliet.  Recherches  sur  la  tran  pai                                          man,  faites    en  1884,  1885  ei 
1886,  par  une   réunion  de  membres  de   la  Société  de  physique.  —   Gautier.  La  premier» 
comète  pdriodique  de  Tempel,  1867  H,  étude  consai  i  .1  aux  apparitiona  de  1873 
et  de  1879.  —  Sarasin.  Pénétrationt  d<-  la  lumière  du  jour  dans  les  eaux  du  lac  d 
néve  ei  dans  celle  de  la  Mediterranée. 
f Mémoires  et  compte  rendu  des  travimi  de  la   Société  des  ingénieurs  eivils. 

May  1888.  Paris. 

/'.risse.  Sur  les  accidente  ac  coup  de  feu  des  ebaudières  à  vapeur. 

;Memoirs  of  the  rovai  Astronomica!  Society.  Voi.  XLIX.  1.  London,  1888. 

Dreyer.  A  new  general  Neb  !  Clnsters  of  Stara,  being  the  Cata- 

logne of  the  late  Sii  John  F.W.  Eerschel  Bart.  revised,  corrected  and  enlarged. 
'Mittheilungen  aus  doni  Jahrbuche  der  K6n.  Ungar.  Geologist-ln'  A.nstalt.  Bd. 

Vili,  6.  Budapest.  1888. 

ffalavéts.  Der  Artesiscbe  Brunuen  von  Szentes. 
f  Mittheilungen  aus  dem  Naturwissenschaftlichen  VereiD  fui  Xru-Vorpommern 

und  Riigen  in  Greifswald.   Bd.  XIX,  1887.  Berlin,  1888. 

Scimi:-.  Zur  Wirkung  der  Hefegiste.  —  Moller.  Uebei  dae  Vorkommen  dei  Gerbsàure 
und  ihre  Bedeutung  fui  den  StonVechsel  in  dei-  Pflanzen.  —  Id.  Writ.Tr  Mittheilungen 
iiber  die  Bedeutung  der  Gerbsàure  tur  den  Stoffwechsel  in  dei  Pflanze.  —  Cohen.  <  ; . .  1 .1- 
fuhrende  Conglomerate  in  Sudafrika.  —  Dr  r  ein  Geschichte  mit  A. 

pricornu  Schloth.  von  Ueckermiinde.  --  Id.  l'i.-  Foraminiferenfauna  ini  Aptien  von  Carniol 
(Basses  Alpes).  —  Lepel.  Uebei  electrische  Entladungen  in  engen  Rohren. —  Cohen.  Uebei 
die  Entstebung  des  Seifengoldes.  —  Oberbeck.  Berichi  Bber  verschiedene,  tur  das  physi- 
kalische  Institut  in  Greifswald  construifte  A].]. arai.'  und  nitri-  einige  Versuche  mit  den- 
selben.  —  Gcrstaecker.  Weitere  Beitràge  zur  Artenkenntniss  dei  Neuiopteia  Megaloptera. — 
Ilohze.  Die  Heilgrotte  von  Monsummano  ini  Thale  der  Nievole  in  Toscana. 
+  Mittheilungen  der  deutschen  Gesellschaft   tur  Xatur-  und  Vòlkerkunde  Osta- 

siens  in  Tokio.  Heft  39.  Yokohama,  1888. 

von  Kreitner.  Die  Chinesische  Provinz  Kansu.  —  Fesca.  Literatur  iiber  die  Verhalt- 
nisse  des  Bodens  und  der  Landwirthschaft  in  Japan.  —  Kellner  und  Mori.  Ontersuchun- 
gen  iiber  das  Rosten  des  Thee's. 
-Mittheilungen  der   Naturforschenden    Gesellschaft   in    Bern.  N.   1169-1194. 

Bern,  1888. 

Baltzer.  Mineralogisch-geologische  Notizen.  —  Bigler.  Betraebtung  eines  riiumlichen 
Integrals  ausgedehnt  iiber  das  liniere  eines  Ellipsoids.  —  Id.  Potential  einer  ellipt.  Scbeibe 


■  • 


—   XLIII  — 

mit  der  Dichtigkeit  1  abgeleitet  mittelst  des  discontinuirlichen  Faktors  von  Dirichlet.  — 
là.  PotentiaJ  eines  homogenen  rechtwinkligen  Parallelepipeds.  —  Dutoit.  Ueber  den  Vege- 
tationscharakter  von  Nord-Wales.  —  Fellenberge.  Granit  und  Gneis  in  den  Berner  Alpen.  — 
Fischer.  Bemerkungen  uber  den  Streckungsvorgang  des  Phalloiden-Receptaculums.  — 
Flesch.  Ueber  die  Verschiedenenheiten  im  Chemischen  Verhalten  der  Nervenzellen  — 
Gitisi.  Beitrage  zur  vergleichenden  Histologie  der  peripheren  Ganglien.  —  Rader.  Ueber 
Anlage  von  Blitzableitern.  —  Kotlarewski.  Physiologische  u.  mikrochemische  Beitrage 
zur  Kenntniss  der  Nervenzellen  in  den  peripheren  Ganglien.  —  Steck.  Bericht  uber  die 
Vermehrung  der  entomologischen  Sammlungen  des  naturistorischen  Museums  in  Bern  ini 
Jahr  1886.  —  Studer.  Bericht  iiber  die  Vermehrung  der  zoolog.  Sammlung  des  na- 
turhistor.  Museums  in  Bern  im  Jahr  1886.  —  Wassilief.  Wo  wird  der  Schluckreflex 
ausgelost  ? 

tMittheilungen  pràhistorischen  Commission  der  k.  Akad.  der  Wissenschaften. 
N.  1,  1887.  Wien,  1888. 

Szombathy.  Ausgrabungen  ara  Salzberg  bei  Hallstatt,  1886.  —  Moser.  Untersuchun- 
gen  pràhistorischer  und  romischer  Fundstàtten  im  Kiinstenlande  und  in  Krain. 

tMittheilungen  des  k.  deutschen  Archaologischen  Instituts.  Athenische  Abthei- 
lung.  Bd.  XXX,  1.  Athen,  1888. 

Schuchhardt.  Die  makedonischen  Kolcnien  zwischen  Hermos  und  Kaikos.  —  Momm- 
sen.  Relief  aus  Kula.  —  Humann.  Die  Tantalosburg  im  Sipylos.  —  Cichorius.  Inschriften 
aus  Lesbos.  —  Judeich  und  Doerpfeid.  Das  Kabirenheiligtum  bei  Theben  I.  IL  —  Doer/,- 
feld.  Die  Stoa  des  Eumenes  in  Athen. 

TMittheilungen    (Monatliche)   des  Naturwissenschaftlichen  Vereins  des  Kegie- 

rungsbezirkes  Frankfurt.  Bd.  I-V,  1884-88.  Frankfurt. 
■Notices  (Monthly)  of  the  r.  Astronomical  Society.  Vol.XLVIII,  7.  London,  1888. 

Hind.  Note  on  the  Total  Solar  Eclipse  of  1889,  December  21-22.  —  Adams.  Remarle; 
on  Sir  George  Airy's  «  Numerical  Limar  Theory  ».  —  Downing.  The  positions  for  1750.0  and 
proper  motions  of  154  stars  south  of  —29°  declination,  deduced  from  a  revision  of  P«>- 
walky's  reduction  of  the  star  places  of  Lacaille's  Astronomia  Fundamenta.  —  Oudemans. 
On  the  condition  that  in  a  double-image  micrometer  the  value  of  a  revolution  of  the  mi- 
crometer  screw  be  independent  of  the  accommodation  of  the  eye.  —  Ranyard.  Note  on  a 
siinple  method  of  applying  electrical  control  to  the  driving  clock  of  an  equatorial.  — 
Cambridge  Observatory.  Observations  of  Sappho  made  by  Mr.  A.  Graham,  with  the  Nor- 
thumberland  equatorial  and  square  bar-micrometer.  —  Nevill.  Occultations  of  stars  observed 
during  the  lunar  eclipse  of  1888,  January  28.  —  Tebbutt.  Observation  of  the  occultation 
of  Venus  by  the  Moon,  1888,  March  9.  —  Rogai  Observatory,  Greenwich.  Observations  of 
Comet  1888  a  (Sawerthal).  —  RI.  id.  Observations  of  the  spectrum  of  Comet  1888  a  (Sa- 
werthal).  —  Radchffe  Observatory,  Oxford.  Observations  of  Comet  a  1888  (Sawerthal).  — 
Biggs.  Observations  of  Comet  a  1888  (Sawerthal),  in  February  and  March,  made  at  Laun- 
ceston,  Tasmania.  —  Belding.  Sextant  Observations  of  Comet  a  1888,  extracted  from  the 
meteorological  log,  No.  7120,  kept  on  board  the  barque  «Atlantic». 

hOversigt    over  det  k.  Danske  Videnskabernes  Selskab    Forhandlinger  og  del 
Medlemmers  Arbejder.  Aar.  1887,  n.3.  1888,  n.  1.  Kiòbenhavn. 
1887.  3.  Ussing.  J.  N.  Madvigs  videnskabelige  Betydning.  —  Steenstrup.  Notse  teu- 

thologicg.  8.  —  Madseri  og  Topsoe.  Forsog  over  Varmetoningen  og   Trykforholdene  ved 

Forbrsending  af  Krudt  i  lukket  Rum.  —    1888.  1.  Rciberg.  Om  et  mathematis'k  Sted  hos 

Aristoteles. 


—   XLIV   — 

•  Proceedings  of  the  Aeademy  of  Naturai  Sciences  of  Philadelphia.  1888.  Part  lst. 

Philadelphia. 

Leidy.  On  a  Fossil  of  the  Puma.  —  Wilson.  On  the  relation  of  Sarracenia  purpurea 
to  Sarracenia  variolaris.  —  Rothrock.  Mimicry  among  Plants.  —  Hartman.  A  biblio<rraphic 
and  synonymic  Catalogue  of  the  Genus  Auriculella  Pfr.  —  Id.  A  bibliographic  and  syno- 
nymic  Catalogue  of  the  Genus  Achatinella.  —  Ryder.  On  the  resemblance  of  the  primitive 
Foraminifera  and  of  ovarian  Ova.  —  Leidy.  Chaetopterus  from  Florida.  —  McCook.  Ne- 
cessity  for  revising  the  Nomenclature  of  American  Spiders.  —  Leidy.  Cirolana  feasting 
on  the  Edible  Crab.  —  Id.  On  Bopyrus  palaemoneticola.  —  Id.  Note  on  Lepas  fascicu- 
laris.  —  Id.  Reputed  tape-worm  in  a  Cucumber.  —  Lewis.  Diamonds  in  Meteorìtes.  — 
Sharp.  Ctenophores  in  fresh  water.  —  Alien.  The  Distribution  of  the  Color-marka  of  the 
Mammalia.  —  Chapmann  and  Brubacker,  Researches  upon  the  general  physiology  of  KTerves 
and  Museles.  No.  I.  —    Wright.  Deseriptions  of  new  species  of  Uniones  from  Florida. 

•^Proceedings  of  the  London  Mathematical  Society.  N.  301-310,  314-316.  Lon- 
don, 1888. 

301-304.  Curran  Sharp.  On  the  Properties  of  Simplicissima  (with  especial  regard  to 
i.ie  related  Spherical  Loci.  —  d'Ocagne.  Sur  une  propriété  de  la  Bphère  et  bod  extension 
aux  surfaces  quelconques.  —  Larmor.  General  Theory  of  Dapin's  Space-Extension  of  the 
Focal  Properties  of  Conic  Sections.  —  Iìasset.  On  the  Bfotìon  of  Two  Spheres  in  a  Liquid, 
and  allied  Problems.  —  Griffiths.  Second  Note  on  Elliptic  Transformation  Annihilators.  — 
305-307.  EllioU.  On  Pure  Ternary  Reciprocante,  and  Fnnctions  allied  to  them.  —  Forsyt h. 
The  Differential  Equationa  satisfied  by  Concomitants  of  Qaantics.  —  Basset.  On  the  Sta- 
bility  of  a  Liquid  Ellipsoid  which  is  Rotating  ab  >ut  a  Principal  Axis  onder  the  inflaence  of 
its  own  Attraction.  —  308-310.  Basset.  On  the  Stability  of  a  Liquid  Ellipsoid  whicb  is 
rotating  about  a  Principal  Axis  under  the  inflaence  ofits  own  Attraction.  —  Russell.  Geo- 
metry  of  the  Quartic.  —  Rayleigh.  <>n  the  Stability  or  Instabilità  of  certain  Plaid  Dio- 
tions. — Johnson.  Hannonic  Decomposition  of  Fnnctions  and  Bome  Allied  Expansions. — 
Russell.  On  xX-x'X  Modulai  Equations.  —  311-31G.  Lamh.  On  Reciprocai  Theorems  in 
Dynamics.  —  Roherts.  On  the  Analoguea  of  the  Nine-Points  Circle  in  Space  of  Three 
Dimensions,  and  connected  Theorems.  —  Tucker.  Isoscelians.  —  Love.  The  Free  and 
Forced  Vibrations  of  an  Elastic  Spherical  Shell  containing  a  given  Sfasa  of  Liquid. 

•Proceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  Voi.  6.  June  1888.  London. 

Freshfield.  Snanetia.  —  Woodford.  Exploration  of  the  Solomon  Islanda.  —  Explo- 
ration  of  Route  Between  Assalii  and  Upper  Bnrma. 

•Proceedings  of  the  r.  Society.  Voi.  XLIV,  n.  267.  London. 

Boys.  The  Radio-Micrometer.  —  Sylvester  and  ffammond.  On  Bamilton's  Nambers. 
l'art  II. —  Hennessy.  Bydraalic  Problems  on  the  Cross-sections  of  Pipes  and  Channels.  — 
Preece.  On  the  Heating  Effects  of  Electric  Corrents.  No.  III.  —  Camcron  and  Maeallan. 
On  the  Componnds  of  Ammonia  with  Selenium  Dioxide.  —  Stoney.  On  the  Logarithmic 
Law  of  Atomic  Weights. 

tProceedings  of  the  scientific  meetings  of  the  zoological  Society.  1887.  Part  IV. 
London,  1888. 

Boulenger.  A  List  of  the  Reptiles  and  Batracbians  collected  by  Mr.  H.  H.  Jobnston 
on  the  Rio  del  Rey,  Cameroons  District,  W.  Africa.  —  Smith.  Notes  on  three  Species  of 
Shells  from  the  Rio  del  Rey,  Cameroons.  —  Butier.  On  two  small  Collections  of  African 
Lepidoptera  recently  received  from  Mr.  il.  H.  Jobnston.--  Dobson.  On  the  Genus  Myo- 
sorex,  with  Description  of  a  new  Species  from  the  Rio  del  Rey  (Cameroons)  District.  — 
Boulenger.  On  a  new  Species  of  Hyla  from  Port  Hamilton,  Corea,  based  on  an  ezample 


—   XLV   — 

ìiving  in  the  Society's  Gardens.  —  Giglioli  and  Salvatori.  Brief  Note  on  the  Fauna  of 
Corea  and  the  adjoining  coast  of  Manchuria.  —  Taczanowsky.  Liste  des  Oiseaux  recueillis 
en  Corée  par  M.  Jean  Kalinowsky.  —  Flotrer.  On  the  Bigmy  Hippopotamus  of  Liberia, 
Hippopotamus  liberiensis  (Morton) ,  and  its  claims  to  distinct  Generic  Rank.  — 
Douglas-Ogilby.  On  a  new  Genus  and  Species  of  Anstralian  Muffi lidae.  —  Id.  On  a 
new  Genns  ofPercidae.  —  Menzbìer.  On  a  new  Caucasian  Goat  (Capra  severt- 
zowi,  sp.  n.)  —  Blanford.  Criticai  Notes  on  the  Nomenclature  of  Indian  Mammals.  — 
Boulenger.  Description  of  a  new  Genus  of  Lizards  of  the  Family  Teiidae.  —  Gorham. 
Revision  of  the  Japanese  Species  of  the  Coleopterous  Family  Endomychidse.  —  Bou- 
lenger. An  Account  of  the  Fishes  ohtained  by  Surgeon-Major  A.  S.  G.  Jayakar  at  Muscat, 
East  Coast  of  Arabia.  —  Druce.  Descriptions  of  some  new  Species  of  Lepidoptera  Hete- 
rocera,  mostly  from  Tropical  Africa. 

*Publications  de  l'École  des  langues  orientales  vivantes.  3e  sér.  voi.  II.  Paris. 

1888. 
^>\J.\  ^yDI  ^t)y^  ^L^-b  ^$>U.l  <*jfc^j  —  r^i^JI  0,4. 

•  Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  6.  Miinchen-Leipzig,  1888. 

Mebius.  Ueher  Disjunctionsstrome.  —  Fachs.  Ueber  den  Einfluss  der  Flut  auf  die 
Bewegungen  des  Fluttragers  und  des  Fluterzeugers.  —  Kundt.  Ueber  die  Brechungsexpo- 
nenten  der  Metalle.  —  Klemencic.  Ueber  den  Glimmer  als  Dielektricum.  —  Kurz.  Zur 
genaueren  Bestimmung  des  specifischen  Gewichtes. 

+ Resumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  Séance  du  ler  juin. 

1888.  Paris. 
■^Revue  internationale  de  l'électricité  et  de  ses  applications  T.  VI,  n.  59,  60. 

Paris,  1888. 

59.  Reynier.  Accumulateurs  à  plaques  jumelles.  —  Kapp.  Les  transformateurs  de  cou- 
rants  alternatifs.  —  Michaut.  Avertisseur  universel  system  e  Digeon.  —  M'Evoy.  Applica- 
tion de  l'électricité'  aux  torpilles  et  aux  mines  sous-marines.  —  60.  Fleming.  Nouveaux 
appareils  de  mesure  de  sir  W.  Thomson.  —  Michaut.  Avertisseur  universel  système  Digeon. 

'Revue  (Nouvelle)  historique  de  droit  fran9ais  et  étranger.  1888,  n.  3.  Paris. 

Rivier.  L'Université  de  Bologne  et  la  première  renaissance  juridique.  —  d'Arbois  de 
Jubainville.  La  saisie  dans  la  loi  Salique  et  dans  le  droit  irlandais.  —  Id.  La  peine  du 
voi  en  droit  irlandais  et  en  droit  romain.  —  Esmein.  Le  serment  promissoire  en  droit 
canonique. 

+Revue  politique  et  litt^raire.  T.  XLI,  n.  22-26.  Paris,  1888. 

''■Revue  scientifique.  T.  XLI,  n.  22-26.  Paris,  1888. 

+ Rivista  trimensal  do  Instituto  historico-geographico  e  ethnoghraphico  do  Brazil. 

T.  XLIX.  Trim.  1,  2.  1886.  Rio  de  Janeiro. 
1  Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  23-26.  Braunschweig,  1888. 

Oberbeck.  Ueber  die  Bewegungserscheinungen  der  Atmosphare.  —  Nicolaier.  Ueber 
das  Wasen  und  die  Ursache  des  Wundstarrkrampfes.  —  Dieterrei.  Ueher  die  Bestimmungen 
des  Mechanischen  Aequivalentes  der  Warme. 

'  Sitzungsberichte  der  k.  Akademie  der  Wissenschaften  zu  Miinclien.  Philos.- 
philol.  und  hist.  CI.  1887  III.  Bd.  2,  I-1II;  1888  I.  Math.-phys.  CI. 
1887  I-ILI.  Mùnchen. 

Phil.  Cl.  1887,  III.  Burkhard.  Das  Verbinn  der  Kàcmlrl-Sprache.  -  1vv~.  2,  I. 
Meiser.  Beitriige  zur  Textkritik  des  Geschichtschreihers  Curtius  Rufus.  -  Keins.  Zur  Frage 
nach  Neidharts  Heimat.  —  Krumbacher.  Eine  Sainmlung  byzantinischei  SprichwOrter.  — 


XLVI    

Keinz.  Flurnamen  aus  den  Monumenta  Boica.  —  ffeigel.  Die  Beziehungen  zwiachen  Bayern 
and  Savoyen  1648  bis  1G53.  —  1887,  2,  II.  Wdlfflin.  I>as  Wbrtspiel  ini  Lateinischen.  — 
v.  Brinz.  Zu  den  Alimentenstiffcungen  dei  rOmischen  Kaiser.  —  v.  Bruii,.  Troische  Miecel- 
len.  Vierte  Abtheilung.  —  Spengel.  Ein  Beitrag  zur  Wertschatzung  und  zum  Verstandnis 
der  III.  Philippischen  Rede  des  Demosthenes.  —  Preger.  Die  Zeit  einiger  Predigten 
Taulers.  —  1887,  2,  UE.  Maurer.  Daa  angeblicbe  Vbrkommen  dee  GesetzBprecheramtes  in 
Dànemark.  —  Keinz.  Ergiinzungen  zum  bayerìschen  Wflrterbuche,  Besonders  aus  dei  Ge- 
gend  von  Passau.  —  1888,  I.  Schòll.  Der  Process  des  Phidias.  —  Friedrich.  Ueber  die 
Unàchtheit  der  Decretale  de  recipiendis  et  non  recipiendis  libris  des  P.  Gelasius  I.  — 
Wecklein.  Ueber  fragmentariscli  erhaltene  Tragùdien  des  Euripidea.  —  Math.  Ci..  1887, 
I.  Kohlrausch.  Bestìmmung  der  Selbstinduction  eines  Leiters  mittels  inducirter  Streme. — 
LI.  Ueber  die  Herstellung  sehi  grosser  genau  bekannter  elektrischer  WiderstandsverhSlt- 
nisse  und  uber  cine  Anordnung  von  Rheostatenwiderstanden.  —  Id.  [Jeber  die  Bereclmunu' 
der  Fernwirkung  eines  Magnete.  —  Finsterwalder.  Qeber  katoptrische  Bigenschaften  der 
Flaehen  2  Grades. — Hessler.  Ueber  Naturgescbichte  der  alteri  Inder,  —  H'"iI>h<.  Qeber  die 
Befruchtung  des  Neunaugeneics. —  v.  Volt.  Untersucbung  der  Kosl  eii  irianers. - 

IliUlìnger.  Das  Hirn  <  »;unl>«t  f  ;is.  -  Ueber  die  Photometrie  der  diffosen  Zorfickwer- 

fung.  —  Ilausìiofer.  Ueber  di.'  mikroscopiscben  Formen  des  Germaniumsulfides  und  des 
Germaniumoxydes.  —  Hessler.  Allgemeine  Uebersichl  der  Beilkunde  der  alteri  Inder.  — 
Reis.  Ueber  Bolonostomus,  A.spidorhynchus  und  ihre  Beziehungen  znm  lebenden  Lepido- 
stenus.  —  IL  v.  PettenJcof  <r.  U<  1"  t  Gesundheitsscbàdlichkeit  mebrerer  bygienisch  und  b  ch- 
aisch  wicbtiger  Gase  und  Dampfe.  —  Qòtx  und  Rurz.  Elektrometrische  Untersuchun- 
gen.  —  v.  Gumbel.  De  miocànen  Ablagerungen  ira  oberen  Donaugebiete  und  die  Stellung 
des  Schliers  von  Ottnang.  —  III.  Meyer.  Uebi  r  dir  Bestimmong  der  inneren  Reibung 
nach  Coulomb's  Verfahren.  -  -  Radlkofer.  Ueber  einige  I  lapp  iris-  Lrten.  Zweite  Rlittbeilung. — 
Kdnigsberger.  Ueber  die  fiir  cine  homogene  lineare  Differentialgleichung  dritter  Ordnung 
zwischen  den  Fundamentalintegralen  und  deren  Ableitungen  Btattfindenden  algebrai&cben 
Beziehungen.  —  v.  Sandberger.  Ueber  die  altesten  Ablagernngen  im  BudOstlicben  Theile  di 
Iti'dimischen  Silurbeckens  und  deren  Verhaltniss  zu  dem  anstossenden  Granii  -  l!>ì<linger. 
Ueber  die  Abflusskanale  der  Endolymphe  des  inneren  Ohres.  -  Gordon.  Ueber  die  Bil- 
dung  der  Discriminante  einer  tertiaren  Form. 

"•"Sitzungsberichte  der  physikalisch-medizinisehen  Societiit   zu  Erlangen.  Heft 
XIX.  Erlangen,  1887. 

Heischmann.  Ueber  die  erste  Anlage  der  Placenta  bei  den  Ranbthieren.  —  Tamba. 
Die  Herkunft  der  Zallkerne  in  den  Gefassthyllen  von  Cucurbita.  —  Selenka.  Die  elektrische 
Projektion  slampe. 

+Skrifter  (Vidensk.  Selsk.).  6  Raekke  Naturw.  og  math.  Afd.  IV,  6,  7.  Hist.  og 
philos.  Afd.  II,  1.  Kiobenhavn,  1887-88. 

Lùtken.  Kritiske  Studier  over  Nogle  Tandhvaler  af  Slaegterne  Tursiops,  Orcaog 
Lagenorhyncbus.  —  Koefoed.  Studier  i  Flatosoforbindelserne.  —  Finsen.  Om  den 
Oprindelige  Ordning  af  nogle  af  den  islandske  Fristats  In.stitutioner. 

^Societaturn  Litterae.  Verzeichniss  der  in  den  Publikationen  der  Akademieen 
un  Vereine  aller  Lander  erscheinenden  Einzelarbeiten  auf  dern  Gebiete 
der  Naturwissenschaften.  Jhb.  1887,  1888,  n.  1-4.  Frankfurt. 
*Tidsskrift  for  Mathematik.  5  li.  Aarg.  V.  1887,  Kiòbenhavu. 

Meyer.  Billeddannel.se  i  Kuglespejle  og  Linser.  —  Schmidt.  Om  Planens  uendelig 
fjerne  Punkter.  --  Hertzsprung.  En  Kombinationspogave.  —  Birkeland.  En  Generalisation 
af  Sylvesters  skjaeve  Pantograf.  —  Olsson.  Hàrledning  af  additionsteoremen  for  nagra  ellip- 


—    XLVII    

tiska  integraler.  —  Gram.  Om  Transformationer  af  den  binome  Ligning.  -  Zeuthen.  Om 
algebraiske  Kurvers  Bestemmelse  ved  Punkter.  —  Buchwald.  Interpolation  og  Integration 
ved  Rsekker.  —  Jensen.  En  Funktionalligning.  —  Buchwaldt.  Interpolation  og  Integration 
ved  Rsekker.  —  Christensen.  Den  forste  Bestemmelse  af  en  kruni  Linies  Lamgde.  —  Ma 
Om  EaBkkeudviklinger  af  en  algebraisk  Lignings  Rodder.  —  Bang.  Nogle  Maximumspro- 
blemer  i  den  ikke-euklidiske  Geometri.  —  Juel.  Om  Samlingen  af  de  Linier,  hvoraf  en 
given  Kugle  afskjasrer  Korder,  som  ses  under  ret  Vinkel  fra  et  givet  Punkt.  —  Hjort.  H.C. 
F.  C.  Schjellerup.  —  Juel.  Om  Argands  Bevis  for  Algebraens  Fundamentalsaetning.  — 
Ilansen.  Graffes  Oplosning  af  unmeriske  Ligninger. 

•  '  Transations  of  the  Manchester  geological  Society.  Voi.  XIX,  18,  19.  Man- 
chester, 1888. 

Vaughan  Cornish.  On  the  Artificial  Reproduction  of  Minerals  and  Rocks.  —  Gresley. 
On  the  Occurrence  of  Boulders  and  Pebbles  in  the  Coal  Measures.  —  19.  Walmesley.  On 
Mine  Rents  and  Minerai  Royalties.  —  Martin.  On  Mine  Rents  and  Royalties.  —  Meadows. 
On  Irish  Mine  Rents.  —  Clifford.  On  Mine  Rents  and  Royalties.  —  Ashvjorth.  On  Ashworth's 
Patent  Hepplewhite-Gray  Safety  Lamp.  —  Moore.  On  Pearson's  Patent  «Eclipse  »  Miner's 
Safety  Lamp.  —  Mercier.  M.  E.-On  Cunliffe's  Patent  Hydraulic  Goal-Getter. 
^Verhandlungen  der  k.  k.  geologischen  Eeichsanstalt.  1888,  n.  7,  8.  Wien. 

7.  Catherin.  Chloritoidphyllit  von  Gerlos.  —  Bittner.  Lossschnecken  hohle  Diluvial- 
geschiebe  und  Megalodonten  aus  Bosnien-Hercegowina.  — •  Grave.  Mac  tra  pò  do  li  e  a 
und  Cardium  obsoletum  aus  Rudolfsheim.  —  8.  Scharizer.  Ueber  persisene Bleierze.  — 
Bittner.  Ueber  ein  Vprkommen  von  Brachiopoden  des  Salzburgischen  Hochgebirgskorallen- 
kalkes  an  der  Tonion  Alpe  und  ueber  einen  Fundort  von  Hallstàtter  petrefacten  an  den 
Neun  Kogerln.  —  v.  Foullon.  Ueber  KorundfQhrenden  Quarzporphyr  von  Teplitz.  —  Pichler. 
Ein  Aufschluss  in  der  Gneissfonnation  der  Centralalpen  zwischen  Kematen  und  Sellrain. 

+Verhandlungen  der  Physiologischen   Gesellschaft  zu   Berlin.  1888,  n.  8-12. 

Berlin. 
"+Verhandlungen  der  Schweizerischen  Naturforschenden  Gesellschaft  in  Frauen- 

feld.  Jhb.  1886-87.  Frauenfeld. 
+Verhandlungen  des  naturforschenden  Vereins  in  Briinn.  Bd.  XXV.  Briinn,  1887. 

Seidlitz.  Bestimmungstabellen  der  Dytiscidae  und  Gyrinidae  des  europàischen 
Faunengebietes.  —  Jehle.  Zehnjàhrige  Beobachtungsresultate  der  meteorologischen  Station 
Prerau.  —  Hónig  und  Scìiubert.  Ueber  die  Dextrine  einiger  Kohlenhydrate.  —  Makovjsky. 
Das  Salzbad  Luhatschowitz  in  Mahren.  —  Kupido.  Die  Wiederaufnahme  des  màhrischen 
Blei-  und  Silberbergbaues.  —  Jehle.  Untersuchungen  von  Nahrungs-  und  Genussmitteln. 
fVerhandlungen   der  Vereins  fùr  innere  Medizin  zu  Berlin.  Jhg.  VII,  1887- 

1888.  Berlin. 
+Verhandlungen  des  Vereins  zur  Beforderung  des  Gewerbfleisses.  1888.  Heft  V. 

Berlin. 

Gàrtner.  Die  Wiessblechfabrikation.  —  Ramiseli.  Ueber  ebene  Kinematische  Cyiin- 
derketten  und  deren  momentane  Bewegung. 

+  Wochenschrift   des  osterr.  Ingenieur-  und  Architekten-Vereines.   Jhg.  XIII. 

n.  22-25.  Wien,  1888. 
fZeitschrift  des  osterr.  Ingenieur-  und  Architekten-Vereins.  Jhg.  XL,  2.  Wien, 

1888. 

v.  Podhagsky.  Die  Entwàsserung  des  Laibachei   Moores.  —   v.  Rziha.  I  -a>  Projecl 
der.Simplonbahn.  —  v.  N.eumann.  Castell  Diószegh,  Umgebaut. —  Zampis.  Die  Verstar- 


XLVIII   — 

kung  der  Paidolfs-Kettenbriicke  iiber  den  Wienfluss.  —  Popper.  Ueber  die  iisthetischc  und 
kulturelle  Bedeutung  der  technischen  Fortschritte. 

fZeitschrift  des  Vereins  fiir  Geschichte  und  Alterthuni  Schlesiens.  Bd.  XXII. 
Breslau,  1888. 

Markgraf.  Die  Entwickelung  der  schlesischen  Geschichtschreibung.  —  ìi't'igclt.  Der 
Kirkenstreit  in  Gross-Glogau  (1564-1609).  —  Fricdensburg.  Einfùhrung  in  die  Scblesiscbe 
Miinzgeschichte  mit  besonderer  Beriicksichtigung  des  Mittelalters.  —  Knoetel.  Der  Verfaaaer 
der  «  Annales  Glogovienses  ».  —  Sevientek.  Beitrii^e  zur  Geschichte  von  Czaroowanz. — 
Kanje.  Das  osterreichische  Unternchmen  auf  Polen  und  die  Schlachl  bei  Pittschen  (1588).  — 
Ketrzynski.  Einige  Bemcrkun<ren  ueber  die  altesten  polnischen  Urkunden.  —  Grùnhagen. 
Oesterreichische  Anschliige  auf  Breslau  und  Schweidnitz  1711.  —  Neustadt.  Beitr&gezur 
Genealogie  schlesischer  Ftirsten.  —  Markgraf.  Zur  Geschiclite  des  Brealaner  Kaufhauses.  — 
Id.  Die  Geweltthat  auf  dem  Neisser  Landtage  von   1497. 

tZeitschrift  fui  Naturwissenschaften.  4  F.  Bd.  VI,  6.  Halle,  1887. 

v.  Schlechtendal.  Physopoden  ana  dem   Braunkohlengebirge  von  Rott  ani  Siebenge- 
birge.  —   Wilhelm.  Beitrage  zur  Kenntniss  des  Hydrastins. 
*Zeitschriffc  (Historische).  N.  F.  Bd.  XXIV.  2.   Munchen-Leipzig,  1888. 

Meinecke.  Der  Regensburger  Reichstag  und  der  Devolutionakrieg.  —  Flathe.  Eegei 
in  seinen  Briefen.  —  Delbrùck.  Triarier  und  Leicbtbewassnete.  —  Lehmann.  Zwei  politi- 
sche  Testamento  und  die  Anfànge  einea  geschichtlichen  Werkea  von  Friedrich  dem  Grossen. 
fZeitung  (Stettiner  Entomologische).  49  Jhg.  n.  1-3.  Stettiu,  1888. 

Staudinger.  Centralasiatìsche  Lepidopteren.  —  Alpheraki.  Neue  Lepidopteren.  — 
Saalmùller.  A  Schmid  :  Die  Lepidopteren-Fauna  der  Regensburger  Omgegendmil  Kelheim 
und  WOrth.  —  Dolira.  Welsche  Plaudereien.  —  fferms.  Lepidopterologiache  Beobachtungen. 

Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  Luglio  1S88. 

/  '■  il >blic  azioni  italiane. 

'Arcangeli  C.  —  Ancora  sulle    forme   regolari    delle    cellule  vegetali.  Pisa, 

1873.  8°. 
*Id.  —  Sulla  teoria  algolichenica.  Pisa,  1874.  8°. 

*Id.  —  Sull'organogenia  dei  fiori  del  Cy  t  in  us  h ypocisti .  Livorno,  1874.  8°. 
'Id.  —  Sul  Lycopodium  Selago.  Livorno,  1874.  8°. 
*Id.  —  Studi  sul  Cytiuus  Hypocistis.   Firenze,  1876.  8°. 
-  hi.  —  Ancora  sopra  la  Me  die  ago  Bonarotiana.  Pisa,  1877.  8°. 
*Id.  —  Di  nuovo  sulla  questione  dei  Gonidi.  Pisa,  1877.  8". 
*Id.  —  Sulla  Fistulina  Hepatica  Fr.  Pisa,  1878.  8°. 
*Id.  —  Ancora  sul  Tacca  rum  cylindricum.  Pisa,  1879.  8°. 
*Id.  —  L'Amorpliopliallus  Titanum  Beccari.  Pisa,  1879.  8°. 
■/(/.  —  Osservazioni  bulla  fioritura  del   Dracunculus    vulgaris   Schott. 

Firenze,  1879.  8°. 
*Id.  — Sopra  uua  nuova  Specie  del  genere  Taccarum.  Pisa,  1879.  8". 
*Id.  — Sopra  alcune  specie  di  Batrachospermum.  Firenze,  1882.  8°. 


—    XLIX  — 

*  Arcangeli  G.  —  Sulla  fioritura  dell'  Bury  al  e  i'erox  Sai.  Pisa,  1887.   8". 
*Id.  —  Sul  Kefir.  Firenze,  1888.  8°. 

"Id.  —  Sulla  fermentazione  panaria.  Pisa,  1888.  8°. 

*Id.  —  Sull'influenza  della  luce  nell'accrescimento  delle  foglie.  Firenze,  1888. 

*Id.  —  Sul  Saccharomyces  minor  Engel.  Firenze,  1888.  8°. 

*Id.  —  Ulteriori  osservazioni  siili' Euryale  ferox  Sai.  Pisa,  1888.8°. 

•Atti  del  IV  Centenario  della  nascita  di  Raffaello.  Urbino,  1887.  8°. 

*  Bar  zizza  G.  —  Lettere  e  orazioni  edite  ed  inedite  pubblicate  da  R.  Sabba- 

dini.  Milano,  1886.  8°. 
*B ossemi  F.  —  Sopra  un  nuovo  genere  di  Fisostomi  scoperto  nell'Eocene  medio 

del  Friuli.  Napoli,  1888.  4°. 
* Canestrini  G.  —  I  Tiroglifidi.  Padova,  1888.  4°. 
''Carpi  L.  —  Cesare  Correnti.  Note  storico-biografiche.  Milano,  1888.  8°. 

*  Carnei   T.  —  Flora  italiana.  Voi.  Vili,  1.  Firenze,  1888.  8°. 

*Ceci  L.  —  Il  pronome  personale  senza  distinzione  di  genere  nel  sanscrito,  nel 

greco  e  nel  latino.  Milano,  1886. 
"Clerici  E.  —  Sopra  una  sezione  geologica  presso  Roma.  Roma,  1888.  8°. 
* M.  —  Sopra  alcune  specie  di  Felini  della  caverna  al  Monte  delle  Gioie  presso 

Roma.  Roma,  1888.  8°. 
* Danielli  I.  —  Il  Corridore  Martinelli.  Osservazioni  antropologiche.  Firenze. 

1888.  8°. 
*Id.  —  Tecnica  antropologia.  Firenze,  1888.  8°. 

*  Gregorio  A.  de  —  Fauna  di  S.  Giovanni  Barione  (Parisiano).  Palermo,  1880. 4°. 
* Id.  —  Sulla  Fauna  delle  argille  scagliose  di  Sicilia  (oligocene-eocene)  e  sul 

miocene  di  Nicosia.  Palermo,  1881.  4n. 

*  Id.  —  Coralli  giuresi  di  Sicilia.  Palermo,  1882.  8°. 
*Id.  —  Coralli  titonici  di  Sicilia.  Palermo,  1882.  8°. 

*Id.  —  Fossili  dei  dintorni  di  Pachino.  Palermo,  1882.  8°. 

*  Id.  —  Nota  sul  rilevamento  della  Carta  geologica  di  Sicilia  eseguita  dagli 

ingegneri  delle  Miniere.  Palermo,  1882.  8". 
*Id.  —  Su  talune  specie  e  forme  nuove   degli  stati  terziari  di  Malta  e  del 

sud-est  di  Sicilia.  Conchiglie  conservate  nelle  Università  di  Valletta  e 

di  Catania.  Palermo,   1882.  8°. 
*Id.  —  Una  gita  sulle  Madonie  e  sull'Etna.  Torino,  1882.  8°. 
*Id.  —  Elenco  di  fossili  dell'orizzonte  a   Cardi  ta   Jo  nanne  ti  Bast.  Pa- 
lermo, 1883.  8°. 
*Id.  —  Intorno  alla  pubblicazione  di  un  gran  giornale  geologico  internazionale. 

Palermo,  1883.  8°. 
*  Id.  —  Nota  intomo  ad  alcune  nuove  conchiglie  mioceniche  di  Sicilia.  Palermo, 

1883.  8°. 
'  Id.  —  Nuove  conchiglie  del  postpliocene  dei  dintorni  di  Palermo.   Palermo, 

1883.  8°. 
Bullettino-Kendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  7 


—   L   — 

*  Gregorio  A.  de —  Nuovi  fossili  terziari  (vertebr.  e  invertebr).  Palermo,  1883.8°. 

*  Iti.  —  Studi  su  talune  ostriche  viventi  e  fossili.  Palermo,  1883.  8°. 

*Id.  —  Sulla  costituzione  di  una  Società  geologica  internazionale.  Palermo, 
1883.  8°. 

*jd.  —  Un  nuovo  Pecten  (amu siimi)  vivente  nella  Nuova  Calidouia.  Pa- 
lermo, 1883.  8°. 

•jd,  —  Intorno  ad  alcuni  nomi  di  conchiglie  linneane.  Siena,  1884.  8°. 

*Id.  —  Nuovi  decapodi  titonici.  Palermo,  1884.  8°. 

*  hi.  —  Studi  su  talune  conchiglie  mediterranee  viventi  e  fossili  con  una  ri- 

vista del  gen.  Vulsella  &.  Siena,  1884-85.  8°. 
fId.  —  Una  nuova  cypraea  pliocenica.  Palermo,  1884.  8°. 
*jd.  —  Fossili  del  Giura-Lias  (Alpinismo  De  Greg.)  di  Segan  e  di  Valpore 

(Cima  d'Asta  e  Monte  Grappa).  Torino,  1885.  4°. 
*Id.  —  Fossili  titonici  (Stramberg  Schichten)  del  biancone  di  Rovere  di  Velo. 

Palermo,  1885.  8°. 
*Id.  —  Annales  de  geologie  et  de  paleontologie.  Livr.  1-5.  Palermo,  1886.  4°. 
'  ld   —  Iconografìa  della  Fauna  dell'orizzonte  alpiuiano  (Giura  inf.-Lias  sup.). 

Palermo,  1886.  4°. 
* ld.  —  Intorno  ad  un  deposito  di  roditori  e  di  carnivori  sulla  vetta  di  Monte 

Pellegrino  con  uno  schizzo  sincronogratìco  del  calcare  postpliocenico  della 

Vallata  di  Palermo.  Pisa,  1886.  8°. 

*  ld.  —  Nota  intorno  ad  alcune  conchiglie  mediterranee  viventi  e  fossili.  Pa- 

lermo, 1886.  8". 
'  ld.  —  Nota  intorno  a  taluni  fossili  di  Monte  Erice  di  Sicilia  del  Piano  Alpi- 

niano  de  Greg.  (Giura-Lias  Auctorum)  e  precisamente  del  sottorizzonte 

Grappino  de  Greg.  Torino,   1886.  4°. 
* Mancini  M.  e  Galeotti  U.  —  Norme  ed  usi  del  Parlamento  italiano.  Roma, 

1887.  8°. 
* Michelangeli  L.  A. —  Sul  disegno  dell'Inferno  dantesco.  Bologna,  1886.  4°. 
*Minghetti  M.  —  Discorsi  parlamentari.  Voi.  IL  Roma,   1888.  8°. 

*  Mosca  G.  —  Le  costituzioni  moderne.  Saggio.  Palermo,  1887.  8°. 
*Nitopi  G.  —  Studio  sul  diritto  penale.  Catania,  1888.  8°. 

* Pagiiani  S.  —  Sopra  alcune  esperienze  fotometriche  eseguite  nel  laboratorio 

di  fisica  del  r.  Istituto  tecnico  di  Torino.  Torino,  1885.  8°. 
*Id.  —  Sulle  forze  elettromotrici  di  contatto  fra  liquidi.  Torino,  1886.  8°. 
*Id.  —  Fotometro  a  riflessione.  Torino,  1887.  8°. 

*  ld.  —  Sulla  misura  della  viscosità  dei  liquidi  e  degli  olii  lubrificanti  in  par- 

ticolare. Torino,  1887.  8°. 
*Id.  e  Battelli  A.  —  Sull'attrito  interno  nei  liquidi.  N.  1-3.  Torino,  1885-87.  8°. 
*Parri  E.  —  Vittorio  Amedeo  II    ed   Eugenio   di   Savoia  nelle  guerre  della 

successione  spaglinola.  Milano,  1888.  2  voi.  8°. 
'  Pezzi  D.  —  La  vita  scientifica  di  Giorgio  Curtius.  Torino,  1888.  4°. 


—   LI   — 

*Rajna  P.  —  Intorno  al  cosidetto  «  Dialogus  Creaturarum  »  ed  al  suo  autore. 
Torino,  1888.  8°. 

*Ricerche  e  lavori  eseguiti  nell'Istituto  botanico  della  r.  Università  di  Pisa 
durante  gli   anni  1882-83-84-85.  Fase.  1°.  Pisa,  1886.  8°. 

*Rieppi  A.  —  Lo  scudo  di  Enea  di  Virgilio  con  alcuni  riscontri  collo  scudo 
d'Omero  e  con  quello  d'Ercole  di  Esiodo.  Reggio  C.  1886.  4°. 

*Rivalta  V.  —  Storia  e  sistema  del  diritto  de'  teatri  secondo  l'etica  ed  i  prin- 
cipi delle  leggi  canoniche  e  civili.  Bologna,  1886.  8°. 

*  Sabbadini  R.  —  Centotrenta  lettere  inedite  di  P.  Barbaro   precedute   dal- 

l'ordinamento critico   cronologico   dello   intero  suo   epistolario.  Salerno. 

1884.  8°. 

*Id.  —  Guarino  veronese  e  il  suo  epistolario  edito  ed  inedito.  Salerno,  1885.  8". 
*Id.  —  Guarino  veronese  e  gli  archetipi  di  Celso  e  Plauto  con  un  appendice 

sull'Aurispa.  Livorno,  1886.  8°. 
*Id.  —  Codici  latini   posseduti,   scoperti   e  illustrati   da  Guarino   Veronese. 

Firenze,  1887.  4°. 

*  Sarti  M.  et  Fattorini  M.  —  De  Claris  Archigymnasii   Bononiensis  profes- 

soribus  a  saeculo  XI  usque  ad  Saeculum  XIV.  T.  I.  Pars  la.  Bononiae, 
1888.  4°. 

*  Scaduto  F.  —  Stato  e  Chiesa  nelle  due  Sicilie  dai  Normanni  ai  giorni  nostri 

Palermo,  1887.  8°. 
*Studì  editi  dalla   Università  di  Padova   a  commemorare  l'ottavo  Centenario 
dall'origine  della  Università  di  Bologna.  Voi.  I-III.  Padova,  1888.  4°. 

*  Taddei  A.  —  Roma  e  i  suoi  municipi.  Firenze,  1886.  8°. 

*  Tamassia  G.  —  Le  origini  dello  Studio   Bolognese   e   la   critica  del  prof. 

F.  Schupfer.  Bologna,  1888.  8°. 

*  Tibullo.  —  Lirica  amorosa.  Versione  barbaro-dattilica  di  P.  Casorati.  Verona, 

1885.  8°. 

*  Tuccimei  G.  —  Bradismi  pliocenici  della  regione  Sabina.  Roma,    1888.  4°. 

*  Vivante  C.  —  Il  Contratto  di  assicurazione.  Voi.  I,  III.  Milano,  1885.  1887.  8°. 
* Zocco-Rosa  A.  —  La  Palingenesi  della  procedura  civile  di  Roma.  Catania. 

1886.  8°. 

Pubblicazioni  estere. 

*  Botta    V.  —  Inauguration  of  the  Statue  of  Garibaldi  in  Washington  Square 

New  York  on  the  4  of  June  1888.  New  York,  1888.  8°. 
+ Bruce  A.   T.  —  Observations  on  the  Embriology  of  Insects  and  Arachnids. 
Baltimore,   1887.  4°. 

*  Canopi  L.  —   Stazione  preistorica   ai   «  Dos  del  Gianicol  »  presso  Tuenno. 

Trento,  1888.8°. 
fCatalogue  of  periodicals  Contained  in  the  Bodlaien  Library.  Part  1.  Englisli 
periodicals.  II.  Foreign  periodicals.  Oxford,  1878-80.  8". 


—    LII    — 

;Collectio  Davidis  i.  e.  Catalogus    celeberrimae    illius  Bibliothecae  hebraeac 

quara  indefesso  studio  magnaque  pecuniae  impensa  collegit  R.  Davides 

Oppenheimerus.  Hamburgi,  1824.  8°. 
•Corpus  inscriptionum  latinarum.  Voi.  XI,  1;  XII.  Berolini,  1888.  4°. 
-.  Ehi  R.    T.  —  Taxation  in  American  States  and  Cities.  Baltimore,  1888.  8°. 
Ephemeris     epigraphica    Corporis    inscriptionum    latinarum    supplementum. 

Voi.  VII,  1,  2.  Berolini,  1888.  8°  (acq.). 
•Festschrift  zur  Begrussung  des  XVIII  Kongresses  der  deutschen  Anthropolo- 

gischen  Gesellschaft  in  Niirnberg.  Niirnberg,  1887.  4°. 
1  Hall  F.   (}.  —  De  origine  mali  (Praemium  Gaisfordianum).  Oxonii,  1888.  8°. 
iIIiltO)i  Sargent  J.  —    Quaeritur    de    variis  Mythologiae    interpretationibus. 

Oxford,  1888.  8°. 
*Hirn  G.  II.  —  Construction  et  emploi    du    métronome    en  musique.  Paris. 

1887.  4°. 

*  lei.  —  La  termodynamique  et  l'étude  du  travail  chez  Ics  ótres  vivants.  Paris. 

1887.  4°. 

*/#.  —  Théorie  et  application  du  pendule  à  deui  branches.  Paris.  1887.  4°. 
^Hurmusaki  E.  de  —  Docilmente  previtóre  la  Istoria  Elomànilor.  Voi.  Ili,  -1. 

1576-1600. 
^Éuygens  G.  —  Oeuvres  complètes  publiées  par  la  Société  hollandaise   des 

sciences.  T.  I.  Correspondance  1638-1656.  La   Eaye,   L888. 
■  Laspeyres  II.  —  Gerhard  vom  Rath.  Eine  LebenssMzze.  Bonn,  1888.  8°. 
*Lenhossék  J.v.  —  Az  emberi  gerinezagj   Dyùltag}   és  Vàrholid  BzérvezeWnek 

górcsoi  tàjviszonyai.  Pesten.  1869.  4°. 
*Id.  —  Das  venose  Convolut  der  BeckenhChle  beimi  Manne.  Wien,  1871.4°. 
'hi.  —  Az  emberi  Koponyaisme.  Cranioscopia.  Budapest,   1875.  4U. 
*ld.  —  Das  Venensystem  der  Niere.  Berlin,  187<i.  8°. 
*Id.  —  Deàk  Ferencz  Koponyàjàn  tett  mérések  es  ezekbol  vont  Kóretkezte- 

tések.  Budapest.  1876.    I. 

*  hi.  —  Description  d'un  cràne  macrocéphale  deforme  et  d'un  cràne  de  l'epoque 

Barbare  en  Hongrie.  Budapest,  1877.  8°. 
*Id.  —    Die    Ausgiabungen    zu    Szeged-Oethalom    in    Ungara.   2e    Ausgabe. 
Wien,  1886.  4". 

*  Levasseur  E.  —  Esquisse  de  l'ethnographie  de  la  France.  Paris,  1888.  4°. 

*  Orinai/  A.  —  Supplementa  faunae  Coleopterorum  in  Transilvania.  Nagy-Szeben. 

1888.  8°. 

*  Stato  (Lo).  Studi  nuovi  filosofici  e  storici  di  scienza  sociale  per  un  uomo  bonae 

voluntatis.  Voi.  I  lib.  4.  Bellinzona,  1885.  4". 
*Waugh  A.  —    Gordon    in    Africa  (Newdigate  Prize    Poem    1888).  Oxford, 
1888.  8°. 


lui 


Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  luglio  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*  Annali  di  agricoltura.  1887,  n.  100,  129;  1888,  n.149.  Eoma,  1887-88. 

100.  Studio  sulle  endemie    del   cretinismo  e  del  gozzo.  —    129.  Notizie  sulla  pesca 
marittima  in  Italia.  —  149.  Eivista  del  servizio  minerario  in  Sardegna. 
i  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1888,  n.  6.  Milano. 
Pesci.  Ricerche  sul  terebentene  destrogiro. 

*  Archivio  per  l'antropologia  e  la  etnologia.  Voi.  XVIII,  1.  Firenze,  1888. 

Bellucci.  Sopra  due  pinta  deras  rinvenute  nell'Umbria.  —  Sergi.  Antropologia  fisica 
della  Fuegia.  —  De  Stefani.  Di  alcune  proprietà  collettive  nell'Apennino  e  degli  ordi- 
namenti relativi.  —  Mantegazza.  Il  tatuaggio  nell'antico  Perù.  —  Danielli.  Il  corridori- 
Martinelli.  Osservazioni  antropologiche. 

■^Archivio  storico  italiano.  Ser.  5a,  1. 1,  3.  Firenze,  1888. 

Errerà.  Un  diploma  inedito  dei  re  Berengario  II  e  Adalberto.  —  Zini.  Le  Memorie 
del  duca  di  Broglie.  —  Picenardi.  Esumazione  e  ricognizione    delle    ceneri    dei   principi 
Medicei  fatta  nell'anno  1857. 
f  Archivio  storico  lombardo.  Anno  XV,  2.  Milano,  1888. 

Frati.  La  contesa  fra  Matteo  Visconti  e  Papa  Giovanni  XXII  secondo  i  Documenti 
dell'Archivio  vaticano.  —  Bertolotti.  Le  arti  minori  alla  corte  di  Mantova  nei  secoli  XV. 
XVI  e  XVII  (Continua).  —  Canta.  Gli  Sforza  e  Carlo  Vili.  —  Caffi.  L'antica  Badia  di 
S.  Celso  in  Milano.  —  Beltrami.  L'Arco  dei  Fabbri  antica  Pusterla  di  Milano.  —  Motta. 
Per  la  storia  dei  fonditori  di  campane  in  Lombardia. 

f  Atti  del   Collegio  degli   architetti   ed   ingegneri  in   Firenze.  Anno  XII.  Fi- 
renze, 1888. 

Zannoni.  Sull'irrigazione  dell'agro  romano.  —  Vitta.  Sistema  di  ventilazione  e  riscal- 
damento applicato  al  grande  Stabilimento  di  Cura  della  Malo j a.  —  Francolini.  Delle  opere 
pubbliche  e  private  fatte  dall'arch.  G.  Poggi.  —  Pini.  La  nuova  Stazione  di  Firenze. 

1  Atti  dell'Accademia   delle   scienze  di  Torino.    Voi.  XXIII,    11-12.  Torino. 

1888. 

11.  Montemartini.  Sulla  composizione  di  alcune  roccie  della  riviera  di  Nizza.  — 
Grassi.  Taenia  flavop  un  ctata  Wein.,  Taenia  leptocephala  Creplin,  Taenia 
diminuta  Rud.  —  CI  aretta.  Corollari  storico-critici  dedotti  dalla  recente  edizione  del- 
l'opera di  D.  Carutti  «Il  conte  Umberto  I  e  il  re  Ardoino  «  (Roma  1888).  —  De  Rivoire 
la  Bdtie.  Note  sur  la  véritable  origine  de  la  Royale  Maison  de  Savoie.  —  Per 
Un'opera  postuma  di  Ercole  Ricotti.  —  12.  Stacci.  Sulla  compensazione  delle  poligonali 
che  servono  di  base  ai  rilievi  topografici.  —  Pizzetti.  Gli  azimut  reciproci  di  tra  arco  di 
geodetica.  —  Errerà.  Sugli  eteri  nitrobenziletilici.  -  Ferrerò.  Giantommaso  Terraneo, 
Cesare  Sacchetti  e  l'epigrafia  di  Susa.  —  Nani.  Lo  Studio  bolognese  nelle  sue  origini  di 
L.  Chiappelli. 

+Atti  dell'Accademia  economico-agraria  dei  Georgofili.   4a  Ser.  Voi.  XI.  2.  Fi- 
renze 1888. 

Lawlcy.  Sulla  concimazione  della  vite.  —  Targioni-To'xzetti  e  Berlese.  Intorno  ad 
alcuni  insetticidi,  alle  loro  mescolanze,  ed  alle  attivila  relative  di  quelli  e  di  queste  contro 
gl'insetti.  —  Bechi.  Intorno  all'olio  di  cotone.  —    Caselli.  Di    alcune    applicazioni    della 


LIV    

elettricità  all'agricoltura.  —  Laicley.  Relazione  sul  libro  di  F.  Sahut,  che  tratta  dello  adat- 
tamento delle  viti  americane,  al  terreno  ed  al  clima.  —  Roster.  Sunto  degli  studi  eseguiti 
su  l'acido  carbonico  dell'aria  e  del  suolo  di  Firenze. 

:  Atti  della  Società  dei  naturalisti  di  Modena.  Memorie.  Ser.  3a,  voi.  VII,  1. 
Modena,  1888. 

Malagoli.  Descrizione  di  alcuni  foraminiferi  nuovi  del  Tortoniano  di  Montegibbio  (Mo- 
denese). —  Macchiati.  Prima  contribuzione  alla  flora  del  Viterbese.  —  Bergonzini.  Con- 
tribuzione allo  studio  della  spermatogenesi.  —  Malagoli.  Note  paleontologiche  sopra  un 
Astrogononium  ed  una  Chirodota  del  pliocene.  —  Lepori.  Il  P ernis  apivorus  Cuv.  (ai- 
turato  in  Sardegna.  —  Pantancìli.  Le  acque  sotterranee  nella  provincia  modenese.  —  Della 
Valle.  Sopra  le  glandole  glutinifere  e  sopra  gli  ocelli  degli  Ampeliscidi  del  golfo  di  Napoli. 

•Atti  e  Memorie  della  r.  Deputazione  di  storia  patria  per  le  provincie  di  Ro- 
magna. Ser.  3*   voi.  VI,  1-3.  Bologna,  1888. 

Ferravo.  Viaggio  del  cardinale  Rossetti  fatto  nel  1G44  da  Colonia  a  Ferrara,  scritta 
dal  suo  segretario  Armanni  Vincenzo.  —  Venturi.  L'arte  ferrarese  nel  perii  ni'  d'Krcole  I 
d'Este.  —  Favaro.  Bonaventura  Cavalieri  nello  Studio  di  Bologna.  —  Dollari.  Della 
vita  e  degli  scritti  di  Gio.  Sabadino  degli  Arienti.  —  Allicini.  Le  origini  dello  Studio  di 
Bologna. 

'Bollettino  della  Sezione  dei  eultori  delle  seienze  mediche  (r.  Àccad.  dei  lisio- 

critici  di  Siena).  Siena,  1888. 
•Bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  13.  Roma, 

1888. 

Cerletti.  Insegnamento  agrario  enologico.        Piatti.  Depositi  franchi  in  Iavizzera. 
f  Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).   1888.  Disp.  26-28.  Roma. 
'Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane    ricevute    per  diritto    di  stampa  dalla 

Biblioteca  nazionale  centrale  di  Firenze.   1888,  n.  60,  61.  Firenze. 
'Bollettino   di   notizie    agrarie.    1888,    n.  40-46.    Rivista    meteorico-agraria. 

N.  17.  Roma. 
"'Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  7.  Roma,  1888. 
'Bollettino  mensuale  dell'Osservatorio  centi-ale  del   r.  Collegio  0.  Alberto  in 

Moncalieri.  Ser.  2a,  VIII,  6.  Torino,  1888. 

Denza.  L'inverno  del  1887-88.  —  Bertelli.  Osservazioni  fatte  in  occasione  di  una 
escursione  sulla  riviera  ligure  di  ponente  dopo  i  terremoti  del  1887. 

f Bollettino    meteorico    dell'Ufficio    centrale    di    meteorologia.  Anno   X.  1888 

luglio.  Roma. 
•"  Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei  principali   prodotti  agrari   e 

del  pane.  Anno  XV,  1888,  n.  24-26.  Roma. 
'Bullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  6. 

Roma,  1888. 

Cantarelli.  Intorno  ad  alcuni  prefetti  di  Roma  della  serie  Corsiniana.  —  Petersea. 
Penelope.  —  Gatti.  Travamenti  riguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana. 

'Bullettino  delle  scienze  mediche.  Ser.  6a,  voi.  XXI,  5-6.  Bologna,  1888. 

Putti.  Due  casi  di  splenectomia.  —  Maglia.  Un  nuovo  caso  di  struma  soprarenale 
accessoria  nel  rene.  —  Bordi'.  Il  Jequirity  nella  cura  della  metrite  cronica.  —  Putti.  Con- 
tributo alla  cura  chirurgica  della  peritonite  septica.  —  Secchi.  Azione  della  cocaina  sul 
gusto  e  sull'olfatto.  —  Mediai.  Alcune  utili  modificazioni  all'osteoclaste  piccolo  del  Rizzoli. 


—    LV    — 

'Bullettino  dell'Istituto  storico  italiano.  N.  5.  Roma,  1888. 

Spinelli.  Lettere  a  stampa  di  L.  A.  Muratori. 

*  Bullettàio  di  bibliografia  e  di  storia  delle  scienze  matematiche  e  fìsiche.  T.  XX, 

ottobre  1887.  Roma. 

Bertelli.  Di  alcune  teorie  e  ricerche  elettro-sismiche  antiche  e  moderne. 

*  Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XIX,  5.  Maggio.  1888.  Palermo. 

-  Ben  fante.  Gli  interdetti  e  gl'inabilitati  nell'esorcizio   della  mercatura.  —    Granata. 
La  solidarietà  legale  o  delittuosa,  vincola  gli  eredi  del  correo  in  confronto  agli  altri  correi  ? 

*  Gazzetta  chimica  italiana.  Anno  XVIII,  3.  Appendice,  voi.  VI,  10.  Palermo. 

1888. 

Wedard.  Intorno  all'azione  del  calore  sull'acido  tartrico-in  soluzione  acquosa  a  150° 
ed  in  tubi  chiusi.  —  Magnanini.  Azione  dell'anidride  acetica  sull'acido  levulinico.  —  Mauro. 
Nuove  ricerche  sui  fluossimolibdati  ammollici.  —  Ciamician  e  Silber.  Ricerche  sul- 
l'apiolo.  —  là.  id.  Sull'aldeide  apiolica  e  sull'acido  apiolico.  —  Anderlini.  Sopra  alcuni 
derivati  della  pirrolenftalide.  —  Magnanini.  Sulla  trasformazione  del  metilchetol  in  chinal- 
dina.  —  Paterno  e  Nasini.  Sul  peso  molecolare  degli  acidi  citraconico,  itaconico,  e  mesaco- 
nico  e  degli  acidi  fumarico  e  maleico.  —  Mengarini.  Ricerche  sulla  elettrolizzazione  del  vino. 

+  Giornale   della   r.  Accademia   di   medicina   di   Torino.   Anno   LI,   4-5.   To- 
rino, 1888. 

Pesce.  Osservazioni  cliniche  sulla  Fenacetina.  —  Gallenga.  Brevi  considerazioni  sulla 
differente  struttura  dei  tumori  congeniti  della  congiuntiva  e  della  cornea.  Descrizione  di 
due  casi  di  Dermoide  del  limbus.  —  Passerini.  Sopra  un  caso  di  trofoneurosi  cutanea.  — 
Gallenga.  Annotazioni  di  anatomia  patologica  della  congiuntiva.  —  Ottolenghi.  Il  ricambio 
materiale  nei  delinquenti  nati  (pazzi  morali).  —  Giacomini.  Sul  canale  neurenterico  e  sul 
canale  anale  nelle  vescicole  blastodermiche  di  coniglio.  —  Foà  e  Bonome.  Sulle  intossi- 
cazioni preventive.  —  De  Blasi.  Le  febbri  continue  epidemiche  in  Palermo. 

"Giornale  della  reale  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  5,  6.  Milano,  1888. 

Zucchi.  Il  settimo  progetto  di  legge  sanitaria  e  la  sua  discussione  in  Senato.  —  Bo- 
relli.  La  questione  dei  sifilicomi.  —  Gazzaniga.  Le  condizioni  sanitarie  di  Pavia. 

i  Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  XI. 

5-6.  Genova,  1888. 

Pellerano.  Volapiik.  —  Basteri.  Flora  ligustica.  —  Chinazzi.  Il  Mendacio  nella  storia. 
■Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  6.  Roma,  1888. 

Paris.  Grave  lesione  traumatica  della  articolazione  del  piede  sinistro  per  ferita  d'arma 
da  fuoco.  —  Basso.  Alcune  considerazioni  terapeutiche  e  statistiche  sui  casi  di  otite  media 
acuta  osservati  nell'Ospedale  militare  di  Roma  durante  l'inverno  degli  anni  1886-87  e 
1887-88.  —   Tacchetti.  Di  un  caso  di  erpete  linguale  e  seguito  d'itterizia  catarrale. 

*  Giornale  militare  ufficiale.  1888.  Parte  la,  disp.  27-29;  parte  2a,  disp.  30-33. 

Roma. 

1  Giornale  (Nuovo)  botanico  italiano.  Voi.  XX,  3.  Firenze,  1888. 

Martelli.  Nota  sopra  una  forma  singolare  di  Agaricus. —  Macchiati.  Caratteri  delle 
principali  varietà  di  viti  che  si  coltivano  nei  dintorni  di  Arezzo.  —  Martelli.  Contribu- 
zione alla  fiora  di  Massaua.  —  Caruel.  L'orto  e  il  museo  botanico  di  Firenze  nell'anno 
scolastico  1886-87. 

^Ingegneria  civile  (L')  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  6.  Torino,  1888. 


—   LVI   — 

Saccheri.  Pochi  cenni  sui  meccanismi  per  elevazione  d'acqua  costruiti  ed  impiantati 
dall'officina  meccanica  Locami  per  il  servizio  dell'Ospedale  maggiore  della  città  di  Ver- 
celli. —  Lanino.  I  due  nuovi  ponti  costruiti  sul  Mabme  e  sull'Orco  per  la  strada  provin- 
ciale da  Torino  a  Milano.  —  Grufinola.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di  quello  recen- 
temente costruito  per  l'arsenale  di  Taranto.  —  Bertolino.  Usi  diversi  del  catasto  e  rela- 
tivo grado  di  approssimazione. 
Memorie  della  r.  Accademia  delle  scienze,  lettere  ed  arti  in  Modena.  Ser.  2a 

Voi.  V.  1887. 

Olivi.  Delle  prerogative  delle  persone  che  compongono  il  Begnito  dell'inviato  diplo- 
matico. —  Ragona.  Nuove  formuli'  relative  alla  risoluzione  dei  triangoli  sferici.  —  Olivi. 
Dei  poteri  dell'agente  diplomatico  sulle  persone  del  seguito.  —  Ragona.  Il  barometro  regi- 
stratore Richard.  — Riccardi.  La  statura  dei  Bolognesi  contemporanei  studiata  in  rapporto 
al  sesso  e  all'età.  —  Graziarli.  Sull'aumento  progressivo  delle  opere  pubbliche  negli  stati 
moderni  in  relazione  colla  ricchezza  della  Nazione  e  dei  privati.  —   Olivi.  Delle  nozze  'li 

Ercole  I  d'Este  con  Eie ira  d'Arag  ma.  —  Camus.  Precetti  di  rettorica  scritti  per  Enrico  III 

re  di  Francia.  —  Crespellani.  Conii  e  punzoni  del  Museo  Estense.    —    Hugues.   Lo  stile 
del  duomo  Modenese  e  della  nuova  decorazione  dipintavi  nell'abside. 
f  Memorie  della  Società  degli  spettroseopisti  italiani.  Voi.  XVII.  4.  Roma,  1888. 

Tacchini.  Facole,  macchie  ed  eruzioni  solari  osservate  nel  1°  trimestre  del  1888.  — 
là.  Sull'eclisse  totale  di  sole  del   10  agosto  Is'nT.  osservato  in  Russia  e  nel  Giappone.— 
Turner.  Report  of  the  Observations  of  the  Total  Solar  Eclipse  nf  August  2ì',  issr>.  ìnu.l 
at  Grenville,  in  the  Island  of  Grenada 
•Pubblicazioni  del  r.  Osservatorio  di  Brera  in  Milano.  X.  XXXIII.  Milano,  1888. 

Schiaparelli.  Osservazioni  sulle  delle  doppie.  Serie  la. 
T Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura   ed   enologia  della   r.  Scuola  di  Conegliano. 

Anno  li,  n.  12-13  Conegliano,  1888. 

12.  Grazzi  Sminuì.  In  cantina.  —  Succi.  La  fermentazione  rapida  dei  mosti.  —  Bonghi. 
Il  vino.  —  Mancini.  Nuovi  ampelomiceti  italici  del  dott.  Fridiano  ''avara.  —  Q ruzzi  Soli- 
cini. Viti  americane  San  Salvator.-.  -  13.  Grazzi  Soncini.  Nel  vigneto.  -  Devincenzi. 
Salviamo  la  grande  industria.  Kobler.  Qualità  ed  apprezzamento  del  mosto.  —  Trentin. 
Vini  italiani  all'estero.  —  Grazzi  Soncini.  Viti  americane  Herbemont.  —  Lesner.  Il  mar- 
ciume della  vite.  —  Mancini.  Nuovi  ampelomiceti  italici  del  dott.  Fridiano  ('avara. 
f Rendiconti  del  r.  Istituto  lombardo  'li  Bcienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XXI,  13. 

Milano,  1888. 

Buccellati.  Progetto  del  Codice  penale  pel  Regno  d'Italia  del  ministro  Zanardelli. -- 
Kòrner.  Intorno  alla  Siringina,  un  glucoside  della  Syringa  rulgaris. 
f  Rendiconto  dell'Accademia  delle  scienze  tìsiche  e  matematiche.  Ser.  2a,  voi.  II,  6. 

Napoli,  1888. 

De  Gaxparis.  Determinazioni  assolute  della  componente  orizzontale  della  t'orza  ma- 
gnetica terrestre  fatte  nel  r.  Osservatorio  di  Capodimonte  negli  anni  1885,1886,1887.— 
Villari.  Sulla  resistenza  elettrica  opposta  dà  alcuni  circuiti  metallici  alla  scarica  dei  con- 
densatori ed  alla  corrente  della  pila.  —  Freda.  Sulla  composizione  del  Piperno  trovai  - 
nella  collina  del  Vomero,  e  sull'origine  probabile  di  questa  roccia.  —  J/ontesano.  Su  la 
curva  gobba  di  5°  ordine  e  di  genere  i  .  —  Capelli.  Tua  legge  di  reciprocità  per  le  ope- 
razioni invariantive  fra  due  serie  di  variabili  nrie. —  Falcone,  studio  sulla  circonvoluzione 
frontale  inferiore.  —  Malerba  e  Sanna-Salaris.  Ricerche  sul  Gliscrobatterio. 
fRevue  interaationale.  T.  XIX.  1.  Rome,  1888. 

Renàu.  L'Italie  et  la  France.  Réponse  a  la  lettre  de  M.  le  se'nateuT  Fedele  Lampertic  > 
intitulée  «La  France  et  l'Italie».  —  James.  Une  Américaine  à  la  recherche  d'une  situi- 


LVII   

tion.  —  Boglietti.  Philippe  II  et  D.  Carlos.  A  projtos  d'un  livre  recent.  —  Lindau.  Lolo.  — 
Zanichelli.  Le  huitième  centenaire  de  l'Universite  de  Bologne.  —  Fuster.  La  robe.  —  Mau- 
rice. A  travers  les  Revues  italiennes. 

+ Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Giugno  1888.  Eoma. 

/.  V.  Armi  a  ripetizione.  Studi  sulle  armi  a  ripetizione  fatti  in  Germania.  —  Miran- 
doli. Recenti  progressi  nelle  locomotive  stradali.  —  Signorile.  Sulle  pozzolane  vulcaniche, 
divista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VII,  n.  6.  Torino,  1888. 

Abbate.  Nazionalità  della  vetta  del  Monte  Bianco. 

f  Rivista  di  filosofìa  scientifica.  Voi.  VII.  Giugno  1888.  Milano. 

Merlo.  Studi  di  ^litografia  comparata.  La  più  antica  poesia  dell'India.  —  Vaccaro. 
Sulla  genesi  del  delitto  e  della  delinquenza.  —  Martinotti.  Il  progresso  delle  scienze  e 
la  «  Forza  vitale  ».  —  Bianchi.  L'arte  e  la  scienza.  Perchè  gli  artisti  moderni  odiano 
la  linea. 

''Rivista  italiana  di  filosofìa.  Anno  III,  voi.  II,  luglio-agosto  1888.  Roma. 

Benini.  Dell'analogia  considerata  dal  punto  di  vista  logico  e  nelle  sue  applicazioni.  — 
Pélissier.  Due  frammenti  inediti  dell'epistolario  di  Leibnitz.  —  Puglia.  Di  alcune  inesat- 
tezze negli  studi  di  Sociologia.  —  Martini.  Un  nuovo  compendio  di  Storia  della  Filo- 
sofia. —  Marconi.  La  Filosofia  nei  licei  italiani. 

'"Rivista  italiana  di  numismatica.  Anno  I,  2.  Milano,  1888. 

Gnecchi.  Appunti  di  numismatica  romana,  I  e  IL  —  Rossi.  I  medaglisti  del  Rina- 
scimento alla  Corte  di  Mantova.  IL  Pier  Jacopo  Alari-Bonacolsi  detto  l'Antico.  —  Oster- 
mann.  Le  medaglie  friulane  del  secolo  XV  e  XVI.  Aggiunte  ai  Médailleurs  Italiens  del- 
l'Armand.  —  Ambrosoli.  Di  una  monetina  trivulziana  con  S.  Carpoforo.  —  Gnecchi.  Do- 
cumenti inediti  della  zecca  di  Correggio.  —  Gavazzi.  A  proposito  delle  monete  di  Gian- 
carlo Visconti.  —  Ancona.  Il  ripostiglio  di  S.  Zeno  in  Verona  città. 

f  Rivista  marittima.  Anno  XXI,  6.  Roma,  1888. 

Armani.  Criteri  per  la  sistemazione  dei  congegni  lancia-siluri  sulle  navi.  — Maldini. 
I  bilanci  della  marina  d'Italia.  —  Freemantle.  La  velocità  delle  navi  nella  guerra  navale.  — 
Tentativi  fatti  dalle  potenze  straniere  per  ridurre  il  calibro  dei  fucili  (Compilazione  del 
capitano  d'artiglieria  austro-ungarica  signor  Franz  Holzner). 

^Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  n.  10.  Firenze,  1888. 

Poli.  Ricerche  su  di  un  metodo  per  determinare  il  coefficiente  di  magnetizzazione  nei 
corpi  isotropi.  —  L'isoterma  dei  gas.  —  Note  di  microscopia.  —  Rovelli.  Fenomeni  ed 
influenza  elettrica  nei  corpi  coibenti. 

"^Spallanzani  (Lo).  Ser.  2a,  anno  XVII,  5-6.  Roma,  1888. 

Conti.  Considerazione  sulla  operazione  di  Estlander.  Storie  di  operati  e  proposta 
di  una  modificazione.  —  Postempski.  Ferite  penetranti  nel  petto  ed  addome  semplici  o 
complicate.  Lesioni  articolari.  Ustioni.  Traumi  dell'occhio  e  suoi  annessi.  Malattie  vari'' 
non  traumatiche.  —  Tassi.  Neurectomia  del  cubitale.  —  Postempski.  Nefrectomia  addo- 
minale per  rene  mobile. 

f  Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  5.  Roma,  1888. 

Bracchi.  Elettrometria  ad  uso  degli  impiegati  telegrafici. 

Pubblicazioni  estere. 

"^Abhandlungen  d.  mathem.-phys.  Classe  der  k.  Sachs.  Gesellschaft  der  Wissen- 
schaften.  Bd.  XIV,  9.  Leipzig,  1888. 

Heinricius  und  Kronecker.  Beitràge  zur  Kenntniss  des  Einflusses  der  Respirations- 
bewegungen  auf  den  Blutlauf  ini  Aortensysteme. 

Bollettino-Rendiconti.  1888,  Voi..  IV.  2°  Sem. 


—   LVIII    — 

•■  Abstracts  of  the  Proceedings  of  the  Chemical  Society.  N.  56.  London,  1888. 

•  Anales  del  Museo  nacional  de  Mexico.  T.  IV,  2.  Mexico,  1888. 

Mejia.  Exploracion  en  las  ruinas  del  ceno  de  Tenguiengaj>>,  Estado  de  Oaxaca.  — 
Thomas.  Descubrimientos  hecbos  en  los  Códices  Mexicanos  y  Mayas.  —Orozco  y  Berrà. 
El  Tonalamatl.  —  de  Molina.  Arte  de  la  lengua  mexicana  y  castellana. 

*Annalen  der  Chemie  (Justus  Liebig's).  Bd.  CCXLV.  Leipzig,  1888. 

Sohst  mici  Tollens.  Ueber  krystallisirte  Zuckersaure  (Zuckerlactonsiiure).  —  Herzfeld. 
Ueber  die  Producte  der  Einwirkung  Ton  rothem  Queksilberoxyd  und  Barvtwasser  auf  Glu- 
cosi _  Schiff.  Ueber  Isomere  der  Gerbsiiure.  —  Id.  Anhydride  dei  Kresotinsiiure.  — 
Kehrmann.  Ueber  Phospborwolframsauren  und  Arsenwolframsaurcn  ;  dritte  Mittbeilung.  — 
Marcs.  Ueber  einfacb-  und  gemischtbalogensnbstituirte  Acetessigester,  sowie  aber  ilir  Ver- 
halten  zu  Natriumalkoholat.  —  Pingel.  Ueber  den  Propiopropions&ure-Methylftther.  — 
Geuther.  Chemiscbe  Kleinigkeiten.  —  Baeyer.  Ueber  die  Constitntion  dea  Benzols;  erste 
Abbandlung.  —  Wallach.  Ueber  die  Benutzbarkeit  der  Molecularrefractìoii  far  Constitutions- 
bestimmungen  innerhalb  der  Terpengruppe.  —  Belo-end.  UebeT  ein  Diazoderivai  dee  Methyl- 
uracils.  —  G  arte /ime  isti')-.  Ueber  Liebreich'a  todten  L'anni  bei  ebemiseben  Reactionen.  — 
Haberland  und  Hanekop.  Schwefligsaures  PlatoBammoniumoxydnatron  ;  mitgetheiH  fon 
K.  Kraut.  —  Kraut.  Oxalsaures  Nickeloxydul-Aramoniak.  —  Wallach.  Zar  Kenntniss  dei- 
Terpene,  siebente  Abbandlung.  —  ZawMchirm.  Ueber  einige  Alkylderivate  dea  Benzyla- 
mins  unti  iiber  die  lieduction  des  Amarins.  —  Uebel.  Ueber  einige  AmmoniakabkOmmlinge 
des  Cuminol8.  —  Roser.  Untersuchungen  aber  das  Narcotin,  erste  Abbandlung.  —  Theurer. 
Ueber  Xanthogallol.  —  Knorr.  Synthetische  Versncbe  niit  dem  acetessigester,  vierte  Mit- 

•    tbeilung.  —  Khtz.  Notiz  aber  das  a-Amidolepidin. 

+ Annalen  der  Physik  und  Chemie.  X.  F.  Bd.  XXXIV,  5.  Beiblfttter.  Bd.  XII,  6. 
Leipzig,  1888. 

v.  Ilelmholtz.  Weitere  Untersuchungen  ,  'li''  Electrolyse  dea  Wassera  betreffend.  — 
Streintz.  Ueber  die  electromotorische  Gegenkrafl  de8  Aluminiumvoltameters.  —  John.  Experi- 
mentalnntersnchungen  aber  die  an  der  Grenzfl&cbe  heterogener  Leiter  auftretenden  localen 
Wàrmeerscheinungen.  —  Edi  und.  Bemerkungen  zu  dem  Aufsatze  dea  Brn.  Foeppl  aber  die 
Leitungsfahigkeil  de8  Vacuums.  —  Toepler  und  ffennig.  Magnetische  Untersuchung  einiger 
Gase.  —  Botile.  Ueber  Fraunhofer'sche  Ringe  and  die  Farbenerscheinungen  behauchterPlat- 
ten.  —  Gumlieìi.  Die  Newton'schen  Ringe  im  dorcbgebenden  Lichte  (experimenteller  Theil).— 
Norrenberq.  Ueber  Totalreflexion  an  doppeltbrechenden  Krystallen.  —  Mezserschmitt  Ueber 
diffuse  Reflexion.  —  Brodhun.  Ueber  das  Leukoskop.  —  Lenard  und  Wolf.  Luminescenz  der 
Pyrogallussaure.  —  Sohncke.  Beitr&ge  zur  Theorie  der  Luftelectricitat.  —  Braun.  Ueber  die 
Volumenànderung  von  Gasen  brini  Maschen;  ein  Beitrag  zur  Frage,  ob  der  Druck  einea 
gesàttigten  Dampfes  im  Vacnum  ein  anderer  ist,  als  in  einem  Gase.  —  Brerker.  Ausdeb- 
nurig,  Compressibilit&t  und  specifisebe  Warme  von  Chlorkalium-  und  ChlorcalciujilCsun- 
gen.  —  Natanson.  Ueber  die  Gescbwindigkeit,  mit  welcher  Gase  den  Maxwell'schen  Zu- 
stand  erreieben.  —  Voigt.  Bestimmung  der  Elasticitàtsconstanten  von  Topas  und  Baryt.  — 
Grimsehl.  Tonstàrkemessung.  —  Michelson.  Ueber  das  Electroaràometer.  —  Obericeli.  Ver- 
suche  iiber  das  Mitschwingen  zweier  Pendei.  —  Muller-Erzbaeh.  Die  Bestimmung  des 
Dampfdrucks  aus  der  Verdampfungsgescbwindigkeit. 

•Annales  des  mines.  8e  sér.  t.  XIII,  1.  Paris,  1888. 

Mario.  Les  régulateurs  dans  les  distributions  d'electricité.  —  Rcy.  Note  sur  l'avan- 
tage  de  la  carbonisation  sur  place  dans  les  aciéries.  —  Résal.  Note  sur  la  cause  de  la  cata- 
stropbe  de  Zng. 


LIX   — 

^Annales  des  ponts  et  chaussées.  1888  mai.  Paris. 

de  Saint-Venant.  De  la  houle  et  du  clapotis.  —  Durand-Clayc  et  Debray.  Note  sur 
les  phénomènes  de  dilatation  qui  se  présentent  dans  les  pàtes  de  ciment  Portland.  —  Id. 
Note  sur  la  perméabilité  des  mortiers  de  ciment  Portland  et  leur  de'composition  sous 
l'action  de  l'eau  de  mer. 

tAnnales  (Nouvelles)  de  mathématiques.  3e  sér.  juin  1888.  Paris. 

Cesaro.  Sur  la  potentielle  triangulaire.  —  d'Ocagne.  Quelques  propriéte's  de  l'ellipse; 
de'viation,  écart  normal.  —  Jukel-Rénoy.  Sur  la  section  d'une  surface  par  un  pian  bitan- 
gent.  —  Bioche.  Sur  les  minima'de  sommes  de  termes  "positif  dont  le  produit  est  Constant.  — 
Farjon.  —  Sur  une^propriété  du  cercle  des  neuf  points.  —  Fontaneau.  Coniques  polaires 
d'un  point  et  d'une  droite. 

fAnnales  scientifiques  de  l'École  normale  supérieure.  3e  sér.  t.  V,  7.  1888.  Paris. 

Appetì.  Sur  des  équations  line'aires  inte'grables  à  l'aide  de  la  fonctien  /m(x  ,  y).  — 
Stoujf.  Sur  la  transfonnation  des  fonctions  fuclisiennes. 

•  Annals  of  the  N.  Y.  Academy  of  sciences.  Voi.  IV,  3-4.  New  York,  1888. 

Vogdes.  The  Genera  and  Species  of  North  American  Carboniferous  Trilobites.  — 
Bollman.  Notes  upon  a  Collection  of  Myriapoda,  from  East  Tennessee,  with  a  description 
of  a  new  genus  and  six  new  species.  —  Newberry.  On  the  Stucture  and  Eelations  of 
Edestus,  with  a  description  of  a  gigantic  new  species.  —  Britton.  On  an  Archsean  Plant 
from  the  White  Crystalline  Limestone  of  Sussex  Co.,  New  Jersey.  —  Julien.  On  the  va- 
riations  of  Decomposition  in  the  Iron  Pyrites;  its  cause,  and  its  relation  to  density,  Partii. 

-Anzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  n.  282-283.  Leipzig,  1888. 

282.  Leydig.  Altes  und  Neues  ueber  Zellen  und  Gewebe. —  Nathusius  v.  Ueber  die 
systematische  Stellung  von  Capra  (?)  pyrenaica  und  die  massgebende  Bedeutung  der 
Hornwindung.  —  Spenge!..  Das  Spiraculum  der  Bombinator-Larve.  —  Tickeli.  Vorlàufige 
Mittheilung  ueber  das  Nervensystem  der  Echinodermen.  —  283.  Blanchard.  Quelques  mota 
au  sujet  de  l'article  de  Mr.  Lataste.  —  Keller.  Die  Wanderung  der  marinen  Thierwelt  im 
Suezcanal.  —  Imhof.  Sur  la  dissemination  des  organismes  d'eau  douce  par  les  Palmipèdes. 

[Bericht  (XXIX)  des  Naturwissenschaftlichen  Vereins  fui-  Schwaben  und  Neu- 

burg.  Jhg.  1887.  Augsburg. 

Roger.  Verzeichniss  der  bisher  bekannten  fossilen  Sàugethiere.  —  Wìedemann.  Die 
im  Piegierungsbezirke  Schwaben  und  Neuburg  vorkommende  Kriechthiere  und  Lurche.  — 
Boiler.  Die  Moosflora  der  Ostrachalpen.  Ein  Beitrag  zur  Bryogeographie  des  Algiin.  — 
Britzelmayr.  Hymenomyceten  aus  Siidbayern.  —  Nachtrage  zur  Flora  von  Schwaben  und 
Neuburg  insbesondere  neue  Fundorte  in  der  Umgegend  von  Augsburg.  —  Bildenbrand. 
Zwolfmonatliche  Beobachtungen  der  tàglichen  Temperaturschwankungen  in  der  Memminger 
Ach  im  Wergleiche  mit  der  Luft-Temperatur. 

tBerichte  der  deutschen  Chemischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXI,  11.  Berlin,  1888. 
Vogel.  Spektroskopische  Notizen.  —  Bartshom  und  Jackson.  Ueber  Anilìntrisul- 
fosàure.  —  Jackson  und  Robinson.  Ueber  die  Einwirkung  von  Natriummalonsiiureester  auf 
Tribromdinitrobenzol.  —  Marquardt.  Ueber  Wismuthalkyle.  —  Id.  und  Michaelis.  Zur 
Kenntniss  des  Telluràthyls.  —  Rayman.  Ueber  die  Rhamnose  (Isodulcit).  —  Melikoff  und 
Zehnsky.  Ueber  Glycidsaureester.  —  Bolzmann.  Ueber  die  Thioderivate  einiger  secundii- 
rer  und  tertiarer  aromatischer  Amine.  —  Bischoff.  Ueber  Orthodinitrostilbene.  —  Id.  Azo- 
farbstoffe  aus  Orthodiamidostilben.  —  Id.  Weitere  Beitriige  zur  Kenntniss  des  Acetylente- 
tracarbonsiiureethers.  —  Id.  und  Hjelt.  Ueber  symmetrische  Diathylbernsteinsiiuren.  l-II.  - 
Bischojf.  Ueber  symmetrische  Diàthylbernsteinsauren.  III.  —  Id.  Beitriige  zur  Synthese 
mehrbasischer  Sauren  der  Fettreihe.  —  Fiochi.  Ueber  eine  Reaction  des  Formaldehyds.  — 


—    LX    — 

Pechnann  v.  und  Mailer.  Ueber  neue  Diketone  der  aromatischen  Reihe.  —  Stierlin. 
Ueber  einige  Derivate  des  Benzoylessigesters.  —  Sóderbaum  und  Widman.  Ueber  die 
Darstellung  von  Nitrocymol  und  seine  Oxydationsproducte.  —  Ciani  irian  und  Silber. 
Untersuchungen  iiber  das  Apiol.  —  Fittig  und  Srhloesser.  Ueber  die  Condensation  von 
Benzoylessigàther  mit  Bernsteinsaure.  —  Id.  und  Erlenbach.  Ueber  die  Einwirkung  von 
Natrinm  auf  Monochloressigesaureàthylather.  —  Pechmann  und  Otte.  Ueber  einige  Homo- 
loge  des  Diacetyls.  —  Pawlewskù  Ueber  Thiophen.  —  Nielzki  und  Diestericeg.  Ueber 
Disazoverbidungen.  —  Gans,  Stone  und  Tollens.  Ueber  Zuckersàurebildung  als  Reaction 
auf  Dextrose  in  Raffinose  und  anderen  Kohlenhydraten,  und  iiber  Furfurolbildung  als  Rea- 
ction auf  Arabinose.  —  Paterno  und  Nasini.  Ueber  das  Moleculargewicht  des  Scbwefels, 
des  Phosphors,  des  Broms  und  des  Jods  in  Losungen.  --  Id.  id.  Ueber  das  Molecularge- 
wicht der  Citracon-,  Itacon-  und  Mesaconsiiurc  und  der  Fumar-  und  Malei'nsàure.  — 
Drehschmidt.  Ueber  die  Absorption  des  Kohlenoxyds  durch  Kupferchloriir.  —  Kossel.  Ueber 
eine  neue  Base  aus  don  Pflanzenreich.  —  Heymann  und  Koenigs.  Ueber  einige  Lepidin- 
verbindungen.  II.  —  Fischer  and  Tafel.  Ueber  Isodalcit.  II.  —  Manasse.  Notiz  iiber  die 
Einwirkung  von  Amyl  nitrii  auf  Nitrosoketone.  —  Zedel.  Notiz  iiber  die  Einwirkung  des 
Hydroxylamins  auf  Acetylaceton.  —  Seubert.  Ueber  das  Atmngewicht  des  Platins.  — 
Janovsky.  Zur  Bericbtigung. 

:  Bijdragen  tot  de  Taal-  Land-  en  Volkenkunde  van  Nederlandsch-Indié.  'S  Gra- 

yenhage,  1888. 

Kielstra.  Sumatra's  Westknsl  van  1*20-1  s;'>2.  —  van  Langen.  De  inricbting  van  het 
Atjehsche  staatsbestuur  onder  bei  sultanaat.  —  ÌVilken.letB  over  de  mutilatie  der  tanden 
bij  de  volken  der  Indischen  Archipel. 

1  Boletim  da  Sociedade  de  geographia  de  Lisboa.  7a  Serie,  n.  7,  8.  Lisboa,  1888. 
de  Oliveira.  Primeiras  exploracóes  no  sul  de  Angola.  —  Dos  Sunto*  Vaquinhas.  Co- 
lonisacao  de  Timor.  —  Geraldes.  Guiné  portugueza. 

;  l>ulletin  de  rAcadémie  r.  des  sciences,  des  lettres  et  des  beaux  arts  de  Bru- 
xelles. 3e  sér.  t.  XV,  5.  Bruxelles,  1888. 

Folie.  Sur  les  formules  de  réduction  des  circompolaires  en  ascension  droite  et  en 
déclinaison.  —  Schoentjes.  Sur  quelques  expéiiences  relatives  à  la  tension  snperfìcielle  des 
liquides.  —  De  Bruyne.  Contribuliuii  à  l'etude  de  la  vacuole  pulsatile.  —  Massart.  Sur 
l'irritabilité  des  spermatozoides  de  la  grenouille.  —  Bormans.  Les  fausses  chartes  et  la 
diplomatique.  —  Yanderkindere.  La  condition  de  la  femme  et  le  mariage  à  l'epoque  mé- 
rovingienne. 

•Bulletin  de  la  Société   d'histoire  naturelle  de  Colmar.  Année  27-29   (1886- 
1888).  Colmar,  1888. 

Reiber.  L'histoire  naturelle  des  eaux  strasbourgeoises  de  Léonard  Baldner.  —  Id.  Sur 
les  six  grandes  cornes  antiques  et  sur  quelques  autres  curiosités  d'histoire  naturelle  an- 
cienne de  Strassbourg.  —  Grad.  Les  foréts  pétritiées  deTFgypte.  —  Faudel  et  Bleicher. 
Mate'riaux  pour  une  étude  préhistoriqne  de  l'Alsace.  —  Konig  et  Durckel.  Les  plantes  in- 
digènes  de  l'Alsace  propres  à  Pornamentation. 

•Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1888,  cah.  12.  Paris. 
■Bulletin  de  la  Société  i.  des  naturalistes  de  Moscou.  1888,  n.  1.  Moscou. 

Trautschold.  Einige  Beobachtungen  iiber  die  Folgen  des  Erdbebens  vom  23  Februar 
1887  auf  der  Riviera  di  ponente.  —  Lindeman.  Die  schadlichsten  Insekten  des  Tabak  in 
Bessarabien.  —  Benzengre.  Le  comte  Alexis  Eazoumovsky,  jirésident  de  la  Société  Im- 
periale des  Naturalistes  de  Moscou.  —  .UITlìIIHOBA.  CnucoKi,  pacTcniiì   .tukojuu'tviuhxi. 


LXI    

wh  TaMÓoBCKOH  ryóepmu.  —    Wagner.  Des   poils    nommés   auditifs  cliez  les  Araignées.  — 
Pavloiv.  Etudes  sur  Fhistoire  paléontologique  des  ongulés. 

"'"Bulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  Sér.  t.  XII,  juin  1888.  Paris. 

Jensen.  Sur  une  généralisation  d'une  formule  de  M.  Tchebicheff.  —  Kapteyn.  Note  sur 
les  solutions  singulières  der  équations  différentielles  du  premier  ordre.  —  Padé.  Sur  l'ir- 
rationnalité  des  nombres  e  et  n.  —  Picard.  Sur  la  convergence  des  séries  représentant  les 
équations  différentielles. 

f  Bulletin  of  the  California  Acaderny  of  sciences.  Voi.  II,  8.  S.  Francisco,  1887. 

Bryant.  Discovery  of  the  Nest  and  Eggs  of  the  Evening  Grosbeak.  —  Id.  A  New 
Subspecies  of  Petrel  from  Guadalupe  Island.  —  Id.  Unusual  Nesting  Sites.  —  Casey.  Some 
New  North  American  Pselaphidre.  —  Parry.  Californian  Manzanitas.  —  Cooper.  West  Coast 
Pulmonata-Fossil  and  Living.  —  Le  Conte.  The  Flora  of  the  Coast  Islands  of  California, 
in  Relation  to  Recent  Changes  in  Physical  Geography.  —  Curran.  Priority  of  Dr.  Kel- 
logg's  Genus  Marah  over  Megarrhiza  Torr. 

i'Bulletin  of  the  Museum  of  Comparative  Zoology  at  Harward  College.  Vol.XIlI, 
9  ;  XIV,  XV.  Cambridge,  1888. 
XIII,  9.  Mayo.  The  superior  incisors  and  Canine  teeth  of  Sheep.  —  XIV-XY.  Three 

Cruises  of  the  Blacke. 

+  Casopis  prò  Pestovàni  mathematiky  a  fysiky.  Cislo  V.  V  Praze,  1888. 
+  Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXV,  2.  Cassel,  1888. 

Hansgirg.  Ueber  Bacillus  muralis  Tomaschek  nebst  Beitràgen  zur  Kenntniss  der  Gal- 
lertbildung  eihiger  Spaltalgen. 

*Centralblatt  fiir  Physiologie.  1888,  n.  7.  Wien. 
*Civilingenieur  (Der).  N.  F.  Bd.  XXXIV,  4.  Leipzig,  1888. 

Grosch.  Ueber  die  Berichtigung  der  Elster  von  Zwenkau  bis  zur  siichsisch-preussi- 
chen  Landesgrenze.  —  Hausse.  Ueber  Orientirung  der  Grubenzuge. 

•Collections  (Smithsonian  miscellaneous).  Voi.  XXXI.  Washington,  1888. 

Gray.  Synoptical  Flora  of  North  America.  The  Gamopetalae. 

+Compte  rendu  des  scénces  de  la  Commission  centrale  de  la  Société  de  géo- 

graphie.  1888,  n.   13.  Paris. 
*Compte  rendu  des  séances  et  travaux  de  l'Académie  des  sciences  morales  et 

politiques.  N.  S.  t.  XXIX,  7-8.  Paris. 

Carnot.  Les  premiers  échos  de  la  Revolution  francaise  au  delà  du  Rhin.  —  3/oynier. 
Les  causes  du  succès  de  la  Croix  Rouge.  —  Perrens.  Rapport  sur  le  prix  Joseph  Au- 
diffred.  —  Desjardins.  Concours  pour  le  prix  Bordin.  La  mer  territoriale.  —  Aucoc.  Rap- 
port sur  le  concours  Wolowski.  —  Beaussire.  Rapport  sur  le  concours  relatif  au  prix 
Halphen. 

+  Comptes  rendila  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVI, 

26;  CVII,  1-3.  Paris,  1888. 

26.  Fizeau.  Sur  les  canaux  de  la  planète  Mais.  —  Janssen.  Remarques  sur  la  Com- 
munication  précédente.  —  Friedel  et  Crafts.  Sur  la  densité  de  vapeur  du  chiome  d'alu- 
minium  et  sur  le  poids  moléculaire  de  ce  compose.  —  de  Lacazc-Duthicrs.  Les  progrès 
du  laboratoire  de  Roscoff  et  du  laboratoire  Arago.  -  Gyìdcn.  Quelques  remarques  rela- 
tives  à  la  représentation  de  nombres  irratìonnels  au  moyen  des  fractions  contìnues. 
Lecoq  de  Boisbaudran.  A  quels  degrés   d'oxydation   se   trouvent  le  chrome  et  le  manga- 


—    LX1I    — 

nèse  dans  leurs  composés  fluorescents?  —  Ilirn.  Sur  une  propriété  du  charbon  ressem- 
blant  a  celle  de  l'éponge  de  platine.  —  Goursat.  Sur  les  substitutions  orthogonales  et  Li  B 
divisions  régulières  de  l'espace.  —  Ferriti.  Sur  la  relation  qui  existe  entro  p  fonctions  en- 
tières  de  p — 1  variables.  —  Cesaro.  Sur  un  théorème  du  Kummer.  —  Iìerson  et  Destrem. 
De  l'électrolyse  des  solutions  de  potasse.  —  Engel.  Sur  les  chlorhydrates  de  trichlorure 
d'antimoine,  de  trichlorure  de  bismuth  et  de  pentachlorure  d'antimoine.  —  Haute  fruii  le 
et  Perrey.  Sur  la  reproduction  de  la  phénacite  et  de  l'émeraude.  —  Thudichum.  Sur  les 
alcalo'fdes,  principes  immédiats  de  l'urine  humaine.  —  Olivier.  Nouvelles  ezpériences  phy- 
siologiques  sur  le  róde  du  soufre  chez  les  sulfuraires.  —  Petit.  Sur  les  mouvements  de 
rotation  provoqués  par  la  lésion  des  ganglions  sus-oesophagiens  chez  les  escargots.  —  Roulc. 
Sur  la  formation  des  feuillets  blastodermiques  et  du  coelome  chez  un  Oligochcete  limi- 
cole (Enchytraeoides  Marioni  nov.  sp.).  —  Garnault.  Sur  l'organisation  de  laVal- 
vata  piscinalis.  —  1.  Faye.  Réponse  aux  critiques  de  M.  Douglas  Archibald,  au  sujet 
des  tempétes.  —  Nandin.  Sur  la  culture  de  la  ramie  en  Provence.  —  Léauté.  Réglage 
automatique  de  la  vitesse  dans  Ics  inachines  à  regime  variatile.  —  Bisson.  Boussole  de 
terre  et  de  mer,  permettant  de  trouver  le  méridien  malgré  le  roisinage  du  fer.  —  Flam- 
marion.  Les  neiges,  les  glaces  e1  les  eaux  de  la  placete  Mare.  —  Perrin.  Sur  Ics  critc- 
ria  des  divers  genres  de  solutions  multiples  communes  à  deux  équations.  —  Saint-Loup. 
Sur  la  représentation  graphique  des  diviseurs  des  nornbres.  —  Mercadier.  Sur  la  detenni- 
nation  des  cmistantes  et  du  coefiBcient  d'élasticité  dynamique  de  l'acier.  —  Biehat  et 
Blondlot.  Action  combinée  de  l'insnfflation  et  de  l'illuminatioii  sur  les  couches  électriquea 
qui  revétent  les  corps  conducteurs.  —  Chapuis  et  Maaeureier.  Sur  le  mécanisme  de  l'élec- 
trolyse par  les  courants  alternatifs.  —  Pellai.  Application  <lu  principe  de  Carnot  ani 
réactions  endotliermiques.  —  Ouvrard.  Sur  quelques  composés  dee  metani  de  la  cérite.— 
Sabatier.  Sur  le  chlorhydrate  de  chlornre  cnivriqne.  —  li.  Sur  un  chlorhydrate  de  chlo- 
rure  de  cobalt.  —  Doelter.  Sur  la  reprodaction  artificielle  des  micaa  el  bm  celle  de  la 
scapolite.  —  de  Rey  Pailkade.  Nouvelles  recherches  physiologiques  sur  la  Bubstance  or- 
ganique  hydrogénant  le  soufre  à  froid.  —  Ginn-d  et  Bonnier.  Sur  quelques  ospèces  nou- 
velles de  Céponiens.  —  de  Guerne  el  Richard.  Sur  la distribntion  géographiquedugenre 
Diaptomus.  —  Dangeard.  Sur  un  nouveau  genre  de  Chytridinées,  parasite  desAlgues.— ■ 
Prillieux.  Maladie  vermiculaire  des  Avoines.  —  Pomel.  Sur  un  gisemenl  de  quartz  bipy- 
ramidé  avec  cargneule  et  gypse,  à  Soni-Arras  (Algerie).  —  Chauvel  et  Nimier.  Sur  les 
effets  des  armes  nouvelles  (fusil  modèle  188C,  dit  Lebel)  et  des  balles  de  petit  calibro  à 
enveloppe  résistante.  —  Chastaing  et  Barillot.  Contribution  à  l'étude  des  moyens  ]a-.]»osés 
pour  l'assainissement  des  villes.  —  2.  Mascari.  Sur  les  cyclones.  —  Poincaré.  Sur  la  figure 
de  la  terre.  -  Levasscur.  Les  centenaires  en  Franco  (recensement  de  1886).  —  Lépine  et 
Portcret.  Sur  la  composition  de  l'urine  sécrétee  pendant  la  durre  d'une  contre-pressioil 
exercée  sur  les  voies  urinaires.  —  Caspari.  Formule  pour  le  calcul  des  longitudes  par  les 
chronomètres.  —  Caron.  Sur  la  position  de  Timbuktu.  —  Jcnsen.  Observations  sur  une 
Communication  recente  de  M.  Cesaro.  —  Mercadier.  Sur  la  détermination  des  constantes 
et  du  coefficient  dynamique  d'elasticité  de  l'acier.  —  de  Lahouret.  Sur  la  propagation  du 
son  produit  par  les  armes  à  feu.  —  Bouty  et  Poincaré.  Nouvelle  méthode  pour  la  mesure 
de  la  résistance  électrique  des  sels  fondus.  —  Stoletow.  Suite  des  recherches  actino-élec- 
triques.  —  Maneuvrier  et  Chappuis.  Sur  les  détonations  qui  se  produisent  spontanément 
dans  l'électrolyse  de  l'eau  par  les  courants  alternatif.  —  Mallard  et  Le  Chatelier.  Sur  le 
procède*  de  tirage  des  coups  de  mine  dans  les  mines  à  grisou.  —  Duboin.  Sur  quelques 
compose's  de  l'yttrium.  —  Verneuil.  Recherches  sur  la  blende  hexagonale  phosphoresccnte.  — 
Ilaller.  Synthèses  au  moyen  de  Féther  cyanace'tique.  Éthers  orthotolnyl,  pbdnylacétyl,  cinna- 
myl,  et  dicinnamylcyanacétiques.  —  Arth.  Sur  l'acide  pimélique  derive'  du  menthol.  — 
Gautier  et  Mourgues.  Sur  les  alcalo'ides  de  l'huile  de  foie  de  morue.    —  Malbot.  Sur  la 


LXIII   

production  de  l'iodure  de  propylène,  par  la  fixation  de  l'acide  iodhydrique  sur  l'iodure 
d'allyle.  Transformation  de  l'iodure  de  propylène.  —  Fauconnier.  Action  de  l'ammoniaque 
sur  l'epichlorhydrine.  —  Marcano.  Sur  la  fermentation  peptonique  de  la  viande.  —  Chibret. 
Étude  comparative  des  pouvoirs  antiseptiques  du  cyanure  de  mercure,  de  l'oxycyanure  de 
mercure  et  du  sublime.  —  Boucheron.  La  surdité  paradoxale  et  son  opération.  —  Ledere. 
Sur  la  secreti on  cutanee  de  l'albumine  cliez  le  cheval.  —  le  Prince  Albert  de  Monaco. 
Sur  l'emploi  de  nasses  pour  des  recherches  zoologiques  en  eau  profonde.  —  Regnar d.  Sur 
un  dispositif  destine  à  éclairer  les  eaux  profondes.  —  Carici.  Sur  le  mode  de  locomotion 
des  cbenilles.  —  Houssay  et  Bataillon.  Formation  de  la  gastrula,  du  mésoblaste  et  de  la 
chorde  dorsale  chez  l'axolotl.  —  Vayssiere.  Sur  la  position  systématique  du  genre  Héro.  — 
Kunstler.  Sur  une  méthode  de  préparation  des  filamentas  tégumentaires  des  Flagelle's.  —  Cha- 
tin.  Surla  structure  des  téguments  de  l'Hetero  der  a  S  ebachtii  et  sur  les  modifications 
qu'ils  pre'sentent  chez  les  femelles  fécondées  —  Bonnier.  Recberches  sur  le  développement  du 
Physcia  parietina.  —  Mangìn.  Sur  la  constitution  de  la  membrane  des  ve:gétaux. — 
Teisserenc  de  Bori.  Cartes  magnétiques  de  l'Algerie,  de  la  Tunisie  et  du  Sahara  algérien.  — 
Huet.  Sur  le  puits  arte'sien  de  la  Chapelle,  à  Paris.  —  Daubrée.  Remarques  relatives  à  la 
Communication  de  M.  Huet.  —  Trouvelot.  Étude  sur  la  structure  d'un  éclair.  —  3.  de  Ca- 
ligny.  Expériences  sur  une  nouvelle  machine  hydraulique.  —  Perrotin.  Sur  la  planète 
Mars.  —  Natanson.  Sur  l'explication  d'une  expérience  de  Joule,  d'après  la  the'orie  cine'- 
tique  des  gaz.  —  Hirn.  Réflexions  relatives  à  la  Note  précédente  de  M.  L.  Natanson . — 
Lemoine.  De  la  mesure  de  la  simplicité  dans  les  constructions  géométriques.  —  Berget. 
Sur  la  conductibilité  thermique  du  mercure  au-dessus  de  100°.  —  Negreano.  Mesure  des 
vitesses  d'éthérification,  à  l'aide  des  conductibilités  e'iectriques.  —  Soret.  Sur  la  mesure 
des  indices  de  réfraction  des  cristaux  à  deux  axes,  par  l'observation  des  angles  limitcs  de 
réflexion  totale  sur  deux  faces  quelconques.  —  Engel.  Observations  relatives  à  de  recentes 
Communications  de  M.  Sabatier  sur  le  chlorhydrate  de  chlorure  de  cuivre  et  le  chlorhy- 
drate  de  chlorure  de  cobalt,  —  Arnaud.  Sur  la  composition  élémentaire  de  la  strophan- 
tine  cristallise'e,  extraite  du  Strophantus  Kombé.  —  Lindet.  Influence  de  la  temperature 
de  fermentation  sur  la  production  des  alcools  supérieurs.  —  Cornevin.  Contribution  à 
l'étude  éxpérimentale  de  la  gangrène  foudroyante  et  spécialement  de  son  inoculation  pre- 
ventive. —  Viguier.  Sur  une  nouveau  type  d'Anthozoaire,  la  Fascicularia  radicans 
C.  Vig.  —  Perrier.  Sur  l'histologie  coinparée  de  l'épithélium  glandulaire  du  rein  des  Ga- 
stéropodes  prosobranches.  —  Bernard.  Recherches  anatomiques  sur  la  Val  va t  a  pi  sci- 
li al  is.  —  cVArsonval.  Étude  auto-re'gulatrice  entièrement  métallique. 

^Cosmos.  Revue  des  sciences  et  de  leurs  applications.  N.S.  n.  179-182.  Paris. 
■  Geschichtsqueilen  (Thiiringische).  N.  F.  Bd.  III.  Jena,  1888. 

Urkundenbuch  der  Stadt  Jena  und  ihrer  geistlichen  Anstalten. 

•  IT3BÌcTÌa  IlMnepaTopCKaro  PyccKaro  reorpadmqecKaro  OnniecTBa.  Tomi.  XXIV. 
C.-IIeTep6ypr,&,   1888. 

IIPatEBA.lBCK.ATO.  3nMHaa  9KCHypcia  nai  ypowma  Taci,.  —  KEPII.   Hytc'iiioitiùc 
BKpyfb  KmaficKaro  TypKecTaHa  n  B,jo.ib  cliBepuoii  rparami  Tiiócia. 
TJahrbuch  der   Harnburgischen   wissenschaftlichen   Anstalten.    Jhg.  V.  1887. 
Hamburg. 

Fischer.  Herpetologische  Mittheilungen.  —  Michaelsen.  Die  Oligochaeten  TOn  Siid- 
Georgien  nach  der  Ausbeute  der  deutschen  Station.  —  Pfeffer.  Die  Krebse  von  Sud  Geor- 
gien  nach  der  Ausbeute  der  deutschen  Station  1882-83.  Die  Amphipoden. 

1  Jahrbuch  des  k.  deutschen  Archaologischen  Instituts.  Bd.  Ili,  2.  Berlin,  1888. 

Robert.  Zur  ErkUirung  des  pergamenischen  Tclephos-Frieses.  —  Furticàngler.  Ueber 


—    LXIV    

die  Gemmen  mit  Kunstlerinschriften.  —  Lòwy.  Schale  der  Sammlung  Faina  in  Orvieto.  — 
Heydemann.  Zu  Berliner  Antiken.  —  Belffer.  Die  Verwundung  der  sterbenden  Galliers. 

*Jahresbericht  der  Naturhistorichen  Gesellschaft  zu  Hannover.  1883-87.  Han- 
nover, 1888. 

Slruchnann.  Ueber  die  altesten  menschlichen  Werkzange  und  Waffen  ini  nQrdl.  Eu- 
ropa. —  Rilst.  Ueber  die  geologische  Oerbreitung  der  Radiolarien.  —  Andrée.  Vacci- 
nium  Macrocarpum  Ait.  am  Steinhudei  Meere  und  die  Flora  des  Winzlawer  Mooies.  -■ 
Andrée.  Pflanzenansiedelungen  auf  Neubruch.  —  Mejer.  Die  Verànderungen  der  Plora  dei 
Eilenriede  in  den  letzten  30  Jabren. 

*Jahresbericht  der  Naturistorhischen  Gesellschaft  zu  Niirnberg.  1887.   Nurn- 

berg,  1888. 
tJahresbericht  und  Abhandlungen  des  Naturwissenschaftlichen  Vereius  in  Mag- 

deburg.  1887.  Magdeburg,  1888. 

Schreiber.    Die   Bodenverhaltnisse  vmi  Ma>„'deburg-Neustadt  und  deren   Einfluss  auf 
die  Bewolkerung.  —  Flochheim.  Die  geometrische  Reihe  zweiter  Ordnung.  —  Reidemeister. 
Eine  minefalogisehe  Wanderung  durch  den  flstlichen  Harz. 
:'Jahresbericht  iiber  die  Fortschritte  der   classischen    Alterthumswissenschaft. 

Jhg.  XV,  9-10.  Berlin,  1888. 

Schneider.  Bericbt  tìber  die  Litteratur  zu  Plato  aus  den  Jahreo  Inso-1885.  —  Ma- 
gniti. Bericht  iiber  die  Litteratur  zu  Catull  und  Tibull  fur  die  Jalire  1877-1886.  —  Ilart- 
felder.  Bericht  iiber  die  Litteratur  des  Jahres  1886,  welche  sieh  auf  Encyklop&die  und 
Methodologie  der  klassischen  Philologie,  Geschichte  dfer  Altertumswissenschafl  und  Biblio- 
graphie  beziehen  (nebst  Nachtràgen  zu  den  fruheren  Jabren).  —  Schiller.  Jahresberichl 
iiber  rOmische  Geschichte  und  Chronologìe  fiir  1886. 

f  Journal  and  Proceedings  of  the  soyal  Society  of  N.  S.  Wales.  Voi.  XXI.  1887. 

Sydney,  1888. 

Hargrave.  Recent  Work  on  Playing-machines.  —  Maiden.  Some  New  Soutìh  Wales 
Tan-Substances.  Part  1.  —  Etheridge.  Rcmains  of  Plesiosauro».  Miller.  New  Electric 
Storage  Battery.  —  McKinney.  Notes  on  the  Erperience  of  other  Countries  in  the  Adinini- 
stration  of  their  Water  Supply.  —  Warr en.  Autographic  Stress-strein  Apparata».  —  Potter. 
Notes  on  some  Inclusions  observed  in  a  specimen  of  Queensland  Opal.  —  Maiden.  Some 
New  South  Wales-Tan-substances.  Part  2.  —  Collie.  The  Intluence  of  Bush  Fires  in  the 
Distribution  of  Species.  —  Ashburton  Thompson.  A  Districi  Eospitai:  ita  Constroction  and 
Cost.  With  a  description  of  a  new  method  of  constructing  Iron  Buildings.  —  Seaver,  Ori- 
gin  and  Mode  of  Occurrence  of  Gold-bearing  Veins  and  of  tlie  Associated  Minerai*.  — 
Tebbutt.  Results  of  Observatiòns  of  Comets  VI  and  VII,  1886,  at  Windsor,  N.  S.  W.  — 
Gipps.  Port  Jackson  Silt  Beds.  —  Maiden.  Some  New  South  Wales  Tan-snbetances. 
Part  3.  —  Henson.  Soils  and  Subsoils  of  Sydney  and  Suburbs.  —  Ashburton   Thompson. 

Quarantine  and  Small-Pox.  —  Hamlet.  On  the  presene f  Fase!  Oil  in  Beer.  —  Maiden. 

Some  New  South  Wales  Tan-substanees.  l'art  1.  —  Hargrave.  Autographic  Instruments 
nsed  in  the  development  of  Plying-raachines. 

+ Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XX,  5.  S.  Pétersbourg,  1888. 
Willm.  Sur  quelques  propriétés  du  platinocyanore  de  potassium.  —  Borisso/f.  Dé- 
duction  des  isomères  des  combinaisons  polysubstituées  du  benzol  par  le  procede  graphi- 
que.  —  Eremin.  Action  de  l'acide  sulfurique  sur  les  sulfates  d'aluminium  et  de  fer.  — 
Chkatelojf.  Sur  la  composition  de  la  resine  bianche  de  Pinus  silvestris.  —  Socolo/f.  Action 
des  alcalis  sur  les  nitrocombinaisons  de  la  serie   grasse.    —    Bodisco.    Sur  la  chaleur  de 


—   LXV   — 

dissoluzion  de  l'iodure  de  lithium  anhydre.  —  Potilitzin.  Kemaxque  pour  servir  à  L'histoire 
de  la  question  sur  l'influence  dola  temperature  sur  la  direction  des  réactions  chimiques.— 
Przibytek.  Recherches  sur  le  diisocrotyle.  —  Tihomiroff  et  Petroff.  Analyse  du  mèi 
d'Ohansk.  —  Favorsky.  Action  d'alcoholate  de  potassium  sur  Pallylène.  —  Kondi 
Oxydation  de  l'acide  angélique,  ainsi  que  de  l'acide  tiglique  par  le  permanganate  de  po- 
tasse. —  Békétoff.  Sur  Faffinité  chimique.  —  Efimo  f.  Observations  sur  la  magnétisme 
des  gaz. 

*  Journal  de  Physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  Vili.  Juillet  1888. 

Pellai.  Application  du  principe  de  Carnot  aux  réactions  endothermiques.  —  Cail 
et  Colardeau.  Mesure  des  basses  températures.    —    Dufet.    Constantes  optiques  dti  gypse 
de  Montmartre.  —  Bouty.  Conductibilité  électrique  des  sels  anomaux  et  des  acides  de  con- 
centration  moyenne.  —  Id.  Gas  general  de  la  conductibilité  des  melanges.  —    Brillouin. 
Note  sur  un  point  de  thermodinamique. 

*  Journal   (American)  of  Archaeology  ■  and  of  the  History  of  fine  arts.  Voi.  IV,  2. 

Boston,  1888. 

Frothingham.  Notes  on  Christian  mosaics.  III.  The  lost  mosaics  of  the  East.  — 
Buck.  Inscriptions  found  upon  the  Akropolis.  —  Emerson.  A  laughing  girl  and  a  study 
of  coiffure:  A  terracotta  head  in  Munich.  —  Marquand.  An  archaic  patera  from  Kou- 
rion.  —  Hayes  Ward.  Unpublished  or  imperfectly  published  Hittite  monuments.  III. 
Reliefs  at  Carchemish— Jerablùs.  —  L.  F.  Vetulonia  ad  early  italic  archaeology. 

f Journal  (The  American)  of  Philology.  Voi.  IX,  1.  Baltimore,  1888. 

Bloomfield.  The  Origin  of  the  Recessive  Accent  in  Greek.  —  Collitz.  Die  Herkunfì 
des  schvvachen  Prateritums  der  germanischen  Sprachen.  —Harris.  The  «  Sortes  Sanctorum» 
in  the  St.  Germain  Codexf^l).  —  Learned.  The  Pennsylvania  German  Dialect.  I. 

•Journal  (The  American)  of  science.  Voi.  XXXVI,  N.  211.  New  Haven,  1888. 

Newton.  Relation  which  the  former  Orbits  of  those  Meteorites  that  are  in  our  col- 
lections  and  that  were  seen  to  fall,  had  to  the  Earth's  Orbit.  —  Dana.  History  of  Chan- 
ges  in  the  Mt.  Loa  Craters.  —  Brigham  and  Alexander.  Summit  Crater  of  Mt.  Loa  in 
1880  and  1885.  —  Rowland  and  Bell.  Explanation  of  the  action  of  a  Magnet  on  Chemi- 
cal Action.  —  Munroe.  Wave-like  Effects  produced  by  the  Detonation  of  Gun-Cotton.  — 
Willson.  Mode  of  Reading  Mirror  Galvanometers,  etc.  —  Penfield.  Bertrandite  from 
Mt.  Antero,  Colorado.  —  Dodge.  Some  Localities  of  Post-Tertiary  and  Tertiary  Fossils  in 
Massachusetts.  —  Hovey.  A  Cordierite  Gneiss  from  Connecticut.  —  Hallock.  The  Flow  of 
Solids. 

f  Journal  fili'  die  reine  und  angewandte  Mathematik.  Bd.  CHI,  3.  Berlin,  1888. 

Schottky.  Ueber  specielle  Abelsche  Functionen  vierten  Ranges.  —  du  Bóis-R 

~?i2S        ,'>  -  ì 

Bemerkuncren    uber    J z  =  ±—-\-——  —  0.  —  Hensel.  Ueber  die  Darstellmig   der   Zahlen 

&  òx-  '  òy2 

eines  Gattungsbereiches  fur  einen  beliebigen  Prhndivisor.  —  Hamburger.  Ueber  tir.--  spi  - 
delle  Klasse  linearer  Differentialgleichungen. 

f  Journal  of  the  chemical  Society.  N.  CCCVIII.  July  1888.  London. 

Hartley.  Researches  on  the  Relation  between  the  Molecular  Structure  of  Carbon  Com- 
pounds  and  their  Absorptionspectra.  On  Isomerie  Cresols,  Dihydroxybenzenes,  and  Eydro- 
xybenzoic  Acids.  —  Id.  Proof  of  the  Identity  of  Naturai  and  Artificial  Salicylic  Acid.  — 
Meldola  and  Streatfeild.  Researches  on  the  Constitution  of  Azo- and  Diazo-derivatives.  I\'. 
Diazoamido-compounds.  —  Gladstone  and  Hibbert.  The  Optical  and  Chemical  Properties 
of  Caoutchouc. 

Bollettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem. 


—    LXVI  — 

■^Journal  of  the  Linnean  Society.  Zoology  n.  118,  130,  131,  13<i-loi>.  Botany 

n.  152-155,  159-162.  London,  1887-88. 

Walker.  Notes  on  a  Collection  of  Crustacea  from  Singapore.  —  voti  Martens.  Lisi 
of  the  Shells  of  Mergui  and  its  Archipelago,  collected  for  the  Trustees  ofthe  Indiai)  Museum, 
Calcutta,  byDr.  John  Anderson.  —  Selenica.  On  the  Gephyreans  ofthe  Mergui  Archipelago, 
collected  for  the  Trustees  ofthe  Indiali  Museum,  ('alenila,  by  Dr.  John  Anderson.  —  Ridley. 
Report  on  the  Alcyoniid  and  Gorgoniid  Alcyonaria  of  the  Mergui  Archipelago,  collected  for 
the  Trustees  of  the  Indian  Museum.  Calcutta,  by  Dr.  John  Arderson.  -  Haddon.  On  two  Spe- 
cies  of  Actinia^  from  Ilio  Mergui  Archipelago,  collected  for  the  Trustees  of  the  Indian  Museum, 
Calcutta,  by  Dr.  John  Anderson.  -  Beddard.  Rep  >r1  on  Annelids  from  the  Mergui  Archi- 
pelago,  collected  for  the  Trustees  of  the  Indian  Museum,  Calcutta,  by  Dr.  John  Anderson.  — 
de  Mmi.  Report  on  the  Podophthalmous  Crustacea  of  the  Mergui  Archipelago,  collected  for 
the  Trustees  ofthe  Indian  Museum,  Calcutta,  by  Dr.  John  Anderson.—  Forbes  and  Hems- 
leu.  An  Enumeration  of  ali  the  l'Imi-  known  from  China  Proper,  Formosa,  Hainan,  Corea, 
the  Luchu  Archipelago,  and  the  I-land  of  Hongkong,  together  \viih  tlit-ir  Distribution 
and  Synonymy.  —  Lubboek.  Phytobiological  Observations  ;  On  the  Porrne  of  Seedlings  and 
the  Causes  to  which  they  aiv  due.  l'art  II.  -  Plowright.  Experimental  Observations  on 
certain  British  Hctcrd'cicus  l'r.ilinrs.  --  Huxley.  The  Gentians:  Notes  and  Queries.  — 
Broivn.  V  a  e  e  i  n  i  u  ni  intermedium.Ruthe,  a  new  British  Plant.  Trimen.  Hermann's 
Ceylon  Herbarium  and  Linnsus's  '  Plora  Zeylanica'.  Ali  »  Rolfe.  On  Bigeneric  Orchid 
Eybrids.  —  Bolus.  Contributions  to  South-African  Botany.  Part  I1L  —  Scott.  On  Nuclei  in 
Osci  11  ari  a  and  Tolypothrii.  Ito.  Ona  Species  of  Balanophora  new  to  the  Japa- 
nese  Flora.  —  Ridley.  On  a  new  Genus  of  Orchidea  from  the  [sland  of  St.  Thomas,  Wesl 
Africa.  —  le  Marchimi  Moore.  Studies  in  Vegetable  Biologie.  III.  The  [nfluence of  Lighl 
upon  Protoplasmic  Movement. Part I.  —  Potter.  Note  on  an  Alga(Dermatophjton  ra- 
dicans,  Peter)  growing  on  the  European  Tortoise.  -    Spegazzini  and  ho.  Pungi  Japonici 

Nonnulli:  new  Species  of  Japanese  Fungi  fonnd  p ar asiti ( the  Leaves  of  Polypontim 

multiflorum,  Thunb.,  and  Lycium  chinense,  Sfili.  —  Baker.  <»n  a  further  Col- 
lection of  Perns  from  Wesl   Borni ade  by   the    Bishop  of  Singapore  and  Sarawak. 

Vaizey.  On  the  Anatomy  and  Developmenl  of  the  Sporogonium  of  the  Mosses.  -  ffens- 
loto.  Transpiration  as  a  Function  of  Living  Protoplasm;  II.  Transpiration,  and  III.  Eva- 
poration,  in  a  Saturated  Atmosphere.  —  Ridley.  A  Revision  ofthe  Genera  Microsty- 
1 i  s  and  M  a 1  a  x  i  s  . 

Moumal  (The  Quarterly)   of  the  geological  Society.   Voi.   XLIV,  2,   n.  174. 

London,   1888. 

Woodward.  On  two  new  Lepidotoid  Ganoids  troni  South  Africa.  —  Id.  On  Squa- 
tina  Cranei,  sp.  nov.,  and  the  Mandible  <»f  Belonostom  us  cinctus,  from  the  Chalb 
of  Sussex.  —  Irving.  On  the  Red-Rock  Series  of  the  Devon  Coast-section.  —  Id.  On  the 
Stratigraphy  of  the  Bagshot  Beds  of  the  London  Basin.  —  Wethered.  On  Insoluble  Resi- 
dues  obtained  from  the  Carboniferous-Limestone  Series  al  Clifton.  —  /linde.  On  the  Hi- 
story  and  Characters  ofthe  Genus  Septast'raea,  D'Orh.  -  Dawkins.  On  Ailurus 
angli  e  us,  a  new  Carnivore  troni  the  Red  Crag.  —  Davison.  On  the  Movement  of  Scree- 
Matérial.  —  Green.  On  the  Geology  and  Physical  Geography  of  the  Cape  Colony.  — 
Blake.  On  the  Cambrian  and  associated  Rocks  in  N.W.  Caernarvonshire.  —  Reade.  On 
an  Estimate  of  Post-Glacial  Time.  —  Cole.  On  additional  Occurrences  of  Tachylyte.  — 
Fox.  On  the  Gneissic  Rocks  off  the  Lizard.  A,Vitli  Notes  on  Specimens  by  Mr.  J.  J.  H. 
Teall.  —  Carter.  On  some  Vertebrate  Remais  in  the  Triassic  Sfrata  of  the  Devonshire 
Coast. 

■Horae  Societatis  entomologicae  rossicae.  T.  XXI.  1887.  S.  Peterburg. 


LXVIJ    

Portschinshy.  Diptera  europaea  et  asiatica  uova  aut  minus  cognita.  Pars  V.  ~  Gangl- 
bauer.  Neue  Cerambyciden  von  Peking.  —  Id.  Ein  neuer  Liopus  aus  dem  Kaukasus.  — 
Faust.  Verzeichniss  der  von  Herrn  Herz  in  Pekin,  auf  der  Insel  Hainan  und  auf  der  Halb- 
insel  Korea  gesammelten  Rùsselkàfer.  —  Radoszkowski.  Inserta  in  itinere  ci.  N.  Prze- 
walskii  in  Asia  centrali  novissime  leda.  III.  Sphegidae.  —  Jakowleff.  Descriptions 
d'espéces  nouvelles  ou  peu  connues  du  genre  Sphenoptera  Sol.  des  régions  paléarcti- 
ques.  —  Radoszkowski.  Fanne  hyménoptèrologiuue  Transcaspienne  (suite).  —  Schaufuss. 
Beitrag  zur  Fauna  der  Niederlandischen  Besitzungen  auf  den  Sunda-Inseln.  II.  —  Jakow- 
leff. Coléoptères  nouveaux  de  l'Asie  centrale.—  Jakowlew.  Insecta  in  itinere  ci.  N.  Prze- 
walskii in  Asia  centrali  novissime  lecta.  IV.  Tcnthredinidae.  —  Séménow.  Insecta  in 
itinere  ci.  N.  Przewalskii  in  Asia  centrali  novissime  lecta.  V.  Gr.  Carabus.  —  Portschin- 
sky.  Diptera  europaea  et  asiatica  nova  aut  minus  cognita.  Pars  VI.  —  Reitter.  Insecta  in 
itinere  ci.  N.  Przewalskii  in  Asia  centrali  novissime  lecta.  VI.  Clavicornia,  Lamelli- 
cornia  et  Serricornia.  --  Séménow.  Description  de  deux  espèces  nouvelles  du  genre  Ca- 
rabus. —  Tschitchérine.  Description  de  deux  nouvelles  espèces  du  genre  Poecilus  Bon.  — 
Heyden.  Verzeichniss  der  von  Herrn  Otto  Herz  auf  der  chinesischen  Halbinsel  Korea  ge- 
sammelten Coleopteren.  —  Radoszkowski.  Sur  quelques  Osinia  russes.  —  Radoszkowski. 
Révision  des  armures  copulatrices  de  la  famille  Epeolus.  —  Jakowleff.  Pentatomides  nou- 
veaux de  la  faune  Russe-Asiatique.  —  Schewiroff.  Ueber  die  Metamorphose  von  Oxythyrea 
stictica  L.  —  Jakowleff.  Insecta  in  itinere  ci.  N.  Przewalskii  in  Asia  centrali  novissime 
lecta.  VII.  Coléoptères  nouveaux.  —  Id.  Révision  des  espèces  du  genre  Prionus  de  la 
faune  de  la  Russie.  —  Dokhtouroff.  Inserta  in  itinere  ci.  N.  Przewalskii  in  Asia 
centrali  novissime  lecta  Vili.  Cantharides  nouveaux  du  Thibet,—  Dokhtouroff.  Description 
de  deux  Coléoptères  nouveaux  de  la  faune  Aralo-Caspienne.  —  Morawitz.  Ueber  trans- 
caspiscbe  Chlorion-Arten.  —  Kònig.  Neue  Elateriden  und  Bemerkungen  tiber  bekannte 
Arten.—  Reitter.  Inserta  in  itinere  ci.  N.  Przewalskii  in  Asia  centrali  novissime  lecta. 
IX.  Tenebrionidae.  —  Séménow.  Insecta  a  ci.  G.  N.  Potanin  in  China  et  in  Mongolia 
novissime  lecta.  I.  Tribus  Carabidae.  —  Radoszkowski.  Hyménoptères  de  Korée.  —  In- 
serta in  itinere  ci.  N.  Przewalskii  in  Asia  centrali  novissime  lecta.  —  Dokhtouroff. 
Cicindelidae.  —  de  Selys  Longchamps.  Neuroptera  I.  —  MacLachlan.  Neuroptera  II.  - 
Schanabl.  Arida  vagans  Fall.  * 

■Lumière  (La)  électrique.  T.  XXIX,  n.  26-29.  Paris,  1888. 

^Mémoires  de  la  Société  des  Naturalistes  de  la  Nouvelle  Russie.  T.  XII,  2. 

Odesse,  1888. 

P rendei.  Viluit.  Vergleichend-mineralogische  Untersucbungen.  —  Kultschitzky.  Bei- 
tràge  zur  Kenntniss  des  Darmkanals  der  Fische.  —  Klossovsky.  Résumé  des  observations 
pluviométriques  faites  au  Sud  de  la  Russie  depuis  le  janv.  jusqu'au  31  juill.  1887.  — 
Sinzow.  Ueber  die  Wasserpilnenden  Erdschichten  Kischinew's. 

tMemoirs  of  the  Boston  Society  of  Naturai  History.  Voi.  IV,  n.  1-4.  Boston. 
1886-88. 

Dwight.  The  significance  of  bone  structure.  —  Campbell.  The  development  of  the 
ostrich  fern.  —  Scudder.  The  introduction  and  spread  of  Pieris  Rapae  in  North  America. 
1860-85.  —   Trelease.  North  American  geraniaceae. 

fMernoirs  of  the  California  Academy  of  sciences.  Voi  II,  1.  S.  Francisco,  1888. 
Eisen.  On  the  Anatomy  of  Sutroa  Rostrata,    a  new  Annelid    of   the    Family    Lum- 

briculina. 

i'Mittheilungen  aus  der  Medicinischen  Facnltiit  der  K.  japanischen  Universi- 

tat.  Bd.  I,  2.  Tokio,  1888. 


—  lxvih  — 

Inoko.  Ohtersuchungen  iiber  die  Wìrkung  dea  Macleyin's  auf  don  thierischen  <  » i  _ 
nismus.  —  Baelz.  Das  Nervensystem  bei  fibrinSser  Pneumonie.  —   Hyrano.  Fin  Beitrag 
zur  Kenntniss  der  Samen  von  Pharbitis  triloba  Miea.  —    Kog    !    ,   [Jeber  viei  Koreaner- 
Schàdel. 

;  Mittheilungen  d.  k.  k.  Central  Commission  zur  Erforschung  und  Erhaltung 
der  Kimst-  und  historischen  Denkraale.  Bd.  XIV,  1,  2.  Wien,  1888. 
1.  Mùller.  Die  Capelle  ini  gràflichen  Scblosse  zu  Reichenberg.  —  Fenny.  Bauliche  L7e- 
berreste  eines  Privatbades  in  der  Oberstadi  von  Brigantium.  —  Deschmann.  Neueste  Funde 
rSmischer  Steinsàrge  in  Laibacb.  —  Much.  Per  Bronzeschatz  von  Grebin  Gradac  in  der 
Hercegovina.  —  Wòlz. Beitràge  zur  Geschichte  der  <;>'belins  ini  Dome  za  Trient. —  Fenny. 
Glasgemàlde  aus  Vorarlberg.  <•  Alte  Glasgemàlde  in  Wiener-Neustadt.  —  S 

sewetter.  Aus  dem  nordOrtlichen  Bohmen.  —  Die  alten  Glasmalereien  «ler  Kirebe  des  heil. 
Laurentius  zu  St.  Leonhard  ini  Lavantthale.  —  Die  Tempera-Gemàlde  auf  der  Ruckseite 
des  Verduner  Altars  in  Klosterneiibnrg.   --   L'elici-  versehiedene  Kunstdenkmale  Tyrols.  - 
Die  St.  Johannes-Kirche  zu  Taufers  ini  Munsterthale.  —    Die   Kirche   zu  St.  Georgen  in 
Niederheim.  —  Lunz  und  LTmgebung.    -  2.  Fenny.  Der  Wolffurther  Kelch  in  Pfàver 
Notizen  iiber  das  GeschlechtderWolffurt.  —  II,  r.  Aus  dem  nordostlichen  Bobmi 

Boeheim.  Alte  Glasgemàlde  in  Wiener-Neustadt.  —  E  berfeld  in  FrOgg  un 

Jahre  1887.  —  Pettcr.  Das  St.  Johannes-Schlosschen  auf  dem  MOrchsberge  in  Salzbui 
Neuirirth.  Ein  Evangeliar  aus  der  Carolingerzeii  ini  Stifte  Strabov  zu  Prag.  —  Si 
nievAcz.  Die  Franciscaner-Kirche  in  Ealitsch.  Ta\  Grabungen  and  Funde  ira 

Puster- und  Eisack-Tbale  ini  Jabre  1887.  —  Fanquschek.  Die  Decanal-Eirche  zum  heil. 
Jacob  in  Tele  und  die  iibrigen  Kirchen  daselbst.  —  Dsieduszycki.  Die  Malerei  in  der 
altrutheniscben  Eunst.'I. 

•Mittheilungen  der  k.  k.  Greographiselieii  G-esellsehafl  in   Wien.   1887.  Wien. 

Studnicka.  Vorlàufiger  iiber  die  bisheri  neuesten  ombrometrisi 

Beobachtungen  in  Bobmen.  —  Zehd  n.  Bosnien  and  Bercegovina  im  Jahre  1886. —  Pu- 
tick.  Die  anterirdischen  Flusslàufe  von  [nner-Erain,  das  Flussgebiete  der  Laibach.  —  ffa- 
radauer.  Dermaliger  Standpunki  der  officiellen  Cartographie  in  den  europàischen  Staaten. 
mit  besonderer  Beriicksichtigung  der  topographfschen  Karte.—  Putick.  Die  anterirdischen 
Flusslàufe  von  Iniier-Krain.  da  eh.  —   Rutar.  Die  Insel  S.    \ 

in  Dalmatien.  —  Richter.  Neue  wissenschaftliche  Arbeiten    iiber  die  Alpen.  - 
tritt.  Die  Tinguianen  (Luzón).  Aus  dem  Spanischen  des  D. Isabelo  de  los  Reyes  frei  &ber- 
setzt  und  mit  Anmerkungen    versehen.   —    Td.  Begleitworte    zui  ler  Tingui 

Wohnsitze.  —  Glaser.  Ueber  meine  Reisen  in  Arabien.   -  ,  Die  japanische  In- 

selwelt.  Eine  geographische-geologische  Skizze.  tàsiatischen    Gewàsser 

und  dex  Korea-Archipel.  Naturwissenschaftliche  Studien.  —Ber  '  eber  die  Erdbc- 

ben  in  Wemyj  im  Juni  1887.—  G  'ler.  Caschmir,  sein  Klima,  seine  Pflanzen-und 

Thierwelt.  —  Ritter  von  Le  Monnier.  Die  Ruckkehr  der  Osterreichischen  Congo-Expedi- 
tion.  —  Baumann.  Oesterreichiscbe  Congo-Eipedition.  —  Id.  Die  Station  der  Stanley-Fàlle.— 
Lenz.  Oesterreichiscbe  Congo-Expedition.  Massaua  unter  italianischer  Herrschaft.  —  Pau- 
litsche.  Epilog  zur  Katastrophe  von  DschaldSssa.  —  Baumann.  Ausflug  aach  Siwa-Siwa's 
Dorf.  Das  Schicksal  von  Dr.  Holub's  Expedition.  —  Paulilschke.  Begleitworte  zur 
gischen  Roùtenkarte  fur  die  Streche  von  Zéila  bis  Bia  Wor  ifrikd).  —  Bau 

Oesterreichische  Congo-Expedition.  Der  Empfang  der  Osterreichischen  Congo-Expedition. 
bei  ihrer  Ruckkehr.    —  S  .  [Ernia  Pascha)  Meine  letzte  Reise  von  Ladó  nach  Mon- 

buttu  und  zuriick.  —  Baumann.  Beitràge  zur  physischen  Geographie  des  Congo.  —  Td. 
Bemerkungen  zur  Karte  der  Karawanenrouten  ini  Gebiete  der  Lù  Ille  des  unteren 

Congo.  —  Poh  lerstOrung  der  sieben  Stadte  darch  die  Araucanen.—  Penck. 


LXIX    — 

Der  Ausbruch  des  Tarawera  und  Rotomahana  auf  Neu-Seeland.  —  Id.  Ferdinand  Stoliczka.  — 
Baumann.  Giacomo  Bove  und  Freih.  v.  Reichlin-Meldegg. 

i  Monatsblàtter  des  Wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX,  9.  Wien,  1888. 
tNaturforscher  (Der).  Jhg.  XXI,  n.  24-30.  Ttìbingen,  1888. 
1  Notulen  vari  de  Algemeene  eu  Bestimrs-Vergaderingen  van  het  bataviaasch  Ge- 

nootschap  van  Kimsten  en  Wetenschappen.  Deel  XXV,  2.  Batavia,  1887. 
*■  Papera  of  the  american  School  of  Classical  Studies  at  Athens.   Voi.  Ili,  IV. 
Boston,  1888. 

III.  Sterrett.  The  Wolfe-Expedition  to  Asia  Minor.  —  IV.  Miller.  The  Theatre  of 
Thoricus.  —  Cash  ina.  Id.  —  Alien.  On  Greek  Versification  in  Inscriptions.  —  Crow.  The 
Atiienian  Pnyx.  —  Lewis.  On  Attic  Vocalism. 

1  Proceedings   of  the  American    Association    for   the  advancement   of  science. 

XXXVI  meeting.  1887.  Salem,  1888. 
'Proceedings   of  the   r.  Geographical   Society.  N.   M.  S.  Voi.  X,  7.  London, 

1888. 

Strachey.  The  annua!  Address  on  the  Progress  of  Gepgraphy.  —  Lea.  The  Island 
of  Fernando  do  Noronha  in  1887.  —  fohnston.  A  Journey  up  the  Cross  River,  West 
Africa.   —  Jeppe.  The  Kaap  Gold-Fields  of  the  Transvaal. 

1  Proceedings  of  the  Rovai  irish  Academy.  Ser.  2.  Science,  voi.  IV,  6.  Poi.  lit. 
and  ant.  voi.  II,  8.  Dublin,  1888. 

Anglin.  On  some  Theorems  in  Determinants.  —  Ramhaul.  On  the  possibility  of  de- 
terminine the  Distance  of  a  Doublé  Star  by  Measures  of  the  Relative  Velocities  of  the 
Components  in  the  Line  of  Sight.  —  Taylor  and  Denison  Roebock.  Authenticated  Mate- 
rials towards  a  Land  and  Freshwater  Molluscan  Fauna  of  Ireland.  —  Barrington  and 
Vorrei!.  Report  on  the  Flora  of  the  Shores  of  Lough  Ree.  —  Hennessy.  On  the  Distribu- 
tion  of  Temperature  over  Great  Britain  and  Ireland.  —  Stokes.  Inquiry  as  to  the  Pro- 
bable  Date  of  the  Tara  Brooch  and  Chalice  found  near  Ardagh.  —  Frazer.  On  the  Dublin 
Stock  and  Pillory.  —  Id.  On  a  Bronze  Cooking  Vessel  found  several  years  sinee  in  a  Bog 
near  Kells,  presented  to  the  Rovai  Irish  Academy  by  the  Marquis  of  Headford.  —  M'Hènry. 
Crannog  of  Lough  na  Cranagh,  Fair  Head,  Co  Antrim.  —  Id.  Report  on  the  Explorations 
at  White  Park  Bay,  Ballintoy.  —  Frazer.  Description  of  the  Brass  Matrix  of  ari  Ancient 
Seal  belonging  to  the  Augustinian  Hermits,  with  an  Account  of  the  Monastery  ofthe  Holy 
Trinity,  near  Dublin,  and  Observations  on  the  Symbolism  of  the  crescent  Moon  and  Star.  — 
Kinahan.  On  Loch  Betha,  Co.  Donegal.  -  Murphy.  On  Two  Sepulchral  Urns  fonnd,  in  .lune. 
1885,  in  the  South  Island  of  Arran.  —  Wood-Martin.  Description  of  a  Crannog  Site  in 
the  County  Meath.  —  Barry.  On  an  Ogham  Monument  at  Rathcobane,  in  the  County  of 
Cork.  —  Bury.  The  Praetorian  Prefects  and  the  Divisions  of  the  Roman  Empire  in  the 
Fourth  Century,  A.  D. 

•Proceedings  of  the  Royal  Society.  Voi.  XLIV,  268-269.  London,  1888. 

Burbury.  On  the    Induction    of   Electric    Currents    in    conducting    Shells   of  small 
Thickness.  —  Blanford.  On  the  Relations  of  the  Diurna!   Barometric  Maxima 
criticai  Conditions  of  Temperature,  Cloud,  and  Rainfall.    -  -    Gor 

the  Electromotive  Force  of  a  Voltaic  Couple.    —  Andrews.    E]  ets  on 

Magnetising  Iron.  Part  II.  —  Pritc/iard.  Reporl  on  the  Capacities,    Sii  n     ■  ci    of  Light 
and  Photographic  Action,  of  two  Silver  on  Glass    Mirrors  of  different    ! 
Wright  and   Thompson.  On  the  DeTelopment  of  Voltaic  Electricity  by  Atniosp 
dation.  —  Sanderson.  On  the  Elei  :"  1l"' 


—    LXX    — 

Excited  and  Unexcited  State.  No.  II.  —  Swing.  Magnetic  Qualities  of  Nikel.  —  Laute* 
and  Gilbert.  On  the  present  Position  of  the  Question  of  the  Sources  of  the  Nitrogen  of 
Vegetatimi,  with  some  new  Results,  and  preliminary  Notice  of  new  Lines  of  Investigar 
tion.  —  McWilliam.  On  the  Rhythm  of  the  Mainnialian  Eeart.  —  là.  Inhibitioii  of  the 
Mammalian  Heart.  —  Ewart.  On  the  Struciure  of  the  Electric  Organ  of  Raia  circu- 
laris.  —  Ghree.Qn  ^Jolotropic  Sotfds.  —  Kùhne.  Qeber  die  Ent6tehung  der  Vitalen  Be- 
wegung.  —  Monckman.  On  the  Effect  of  Occluded  Gases  on  Thermo-electric  Properties 
of  Bodies,  and  on  their  Resistances;  also  on  the  Thermo-electric  and  other  Properties  of 
Graphite  and  Carbon.  —  Abney  and  Festing.  Colour  Photometry.  Part  II.  The  Measureraent 
of  Refiected  Colours.  —  Veley.  The  Conditions  of  the  Evolution  of  Oases  from  Homog.'- 
neous  Liquids.  —  Liveing  and  Dewar.  Investigations  on  the  Spectrum  of  Magnesium. 
No.  II.  —  Halliburton.  On  the  Coagnlation  of  the  Blood.  Preliminary  Communication. 

■Proceedings  of  the  Seientific  meetiDgs  of  the  Zoological  Society  of  London. 
1888.  Part  I.  London. 

Thomas.  On  a  Collection  ofMammals  obtained  by  Emin  Pasha  in  Equatorial  Africa, 
and  presented  by  him  to  the  Naturai  History  Museum.  —  Shelley.  On  a  Collection  of 
Birds  iliade  by  Emin  Pasha  in  Equatorial  Africa.  —  Gùnther.  Report  on  a  Collection  of 
Reptiles  and  Batrachians  seni  by  Emin  Pasha  from  Mqnbuttu,  Upper  Congo.  —  Smith. 
On  the  Shells  of  the  Albert  Nyanza,  Central  Africa,  obtained  by  Dr.  Emin  Pasha.  — 
Butler.  On  the  Lepidoptera  received  from  Dr.  Emin  Pasha.—  Waterhouse.  On  some  Co- 
leoptera  from   Eastern  Equatorial  Africa,  received  from  Emin  Pasha.  -   Boulenger.  Third 

Contribution  to  the  Herpetology  of  the  Solomon  Islands.       Butler.  Descriptions  of  b< 

new  Lepidotera  troni  Kilima-ujaro.  —  Beddard.  On  certain  points  in  the  Visceral  Inatomy 
of  the  Lacertilia,  particnlarly  of  Monitor.  -  Bowdler  Sharpe.  On  a  new  Speciea  of 
E 1  a  i  n  e  a  from  the  Island    of   Fernando    Norohna.  —    Daly.  On  the    Caves   containing 

Edible  Birds'-nests  in  British  Nuli  Borneo.  —  Salvin.    A    Noi i    Ornithopthera 

victoriae,  Gray.  —  Howes.  Note  on  1 1n-  Azygos  Veins  in  the  Anurous  Amphibia.  — 
Woodward.  Palseontological  Contributions  to  Selachian  Morphology.  —  Thomas.  List  of 
Mammals  obtained  by  Mr.  G.  F.  Gaumer  on  Coznmel  and  Ruatan  Islands,  Gnlf  of  Hondu- 
ras. —  Li  On  a  new  and  interi  - 1  i 1 1  ur  Annectant  Genus  of  Muridae,  with  Remarka  on 
the  Relations  of  the  Old-  and  New-World  Members  of  the  Family.  —  Fowler.  <>n  a  new 
P  e  n  n  a  t  u  1  a  from  the  Bahamas. 

^ublications  of  the  Lick  Observatory  of  the  University  of  California.  Voi.  1. 

1887. 
'liecords  of  the  geological  Survey  of  India.  Voi.  XXI,  2.  Calcutta,  1888. 

Foote.  The  Dharwar  System,  the  Chief  Auriferous  roci  Beries  in  South  India.  — 
Nath  Bose.  Notes  on  the  Igneous  rocks  of  the  districts  of  Raipur  and  Balaghat,  Central 
Provinces.  —  Lo  Touche.  Reporl  on  the  Sangar  Marg  and  Mehowgala  Coal-fields,  Kashmir. 

■Report  of  the  Jowa  Waether  Service.  1881.  1883.  1886.  Des  Moines,  1885. 

1887. 
'-  Résumé  des  séances  de  la  Sociéfcé  des  ingénieurs  eivils.  Séances  du  15  juin  et 

6  juillet.  1888.  Paris. 
''Revista  do  Observatorio  i.  do  Rio  de  Janeiro.  Anno  III.  n.   5.  Rio  de  Ja- 
neiro, 1888. 

Di'.  Campos.  Sobre  a  localidade  do  Eerro  Nativi,  de  Santa  Catharina.  —  De  Luna. 
Regimen  dos  Ventos  no  Rio  de  Janeiro. 


—    LXXI    — 

f  Revue  archéologique.  3e  sér.  t.  XI,  rnars-avril.  1888.  Paris. 

Héròn  de  Villtfosse.  Figure  en  terre  bianche  trouvée  à  Caudebec-lès-Elbeuf.  — 
Clermont-Ganneau.  Sarcopbage  de  Sidon  représentant  le  mythe  de  Marsyas.  —  Muntz. 
L 'Antipape  Clément  VII.  Essai  sur  l'histoire  des  Arts  a  Avignon,  vers  la  fin  du  XVe  siècle 
(suitej.  —  Cumont.  Les  dieux  éternels  des  inscriptions  latines.  —  d'Arbois  de  Jubainville. 
Le  char  de  guerre  des  Celtes  dans  quelques  textes  historiques.  —  Guillemaud.  Les  in- 
scriptions gauloises.  NouVel  essai  d'intcrprétation  (suite).  — de  Boislisle.  Centratele  1581 
relatif  aux  ouvrages  de  menniserie  de  la  basse-cour  du  chàteau  de  Saint-Gerraain.  — 
Monceau.  Fastes  éponymiques  de  la  ligue  thessalienne.  Tages  et  statèges  fédéraux.  — 
de  Launay.  Histoire  géologique  de  Mételin  et  de  Thasos.  —  S.  R.  Liste  des  oculistes  ro- 
mains  mentionnés  sur  les  cachets.  —  Cagnat.  Revue  des  publications  épigrapkiques  rela- 
tives  à  l'antiquité  romaine. 

t Revue  historique.  T.  XXXVII,  2,  juill.-aoiit  1888.  Paris. 

Luchaire.  Louis  le  Gros  et  ses  Falatins  (1100-1187).  —  Fagniez.'he  Fere  Joseph  et 
Richelieu.  La  Préparation  de  la  rupture  ouverte  avec  la  maison  d'Autriche  (1632-1635) 
(Suite).  —  Lebègue.  Note  sur  les  tauroholes  et  le  christianisme.  Les  Mélanéphores.  — 
Langlois.  Préparatifs  de  l'expédition  de  Louis  de  Franco  en  Angleterre  en  1215.  —  Hammond. 
Mission  du  comte  de  Guines  à  Berlin  (1769). 

+ Revue  intefnationale  de  l'électricité  T.  VII,  n.  61,  62.  Paris,  1888. 

61.  Kouznetsov.  Piles  sèches  pri  unire  et  secondaire.  —  Dori/.  L'électricité  atmosphé- 
rique.  _  x{.  W.  Papier  réactif  pour  reconnaitre  les  poles.  —  Geipel.  État  actuel  et  avenir 
de  l'électricité  appliquée  à  l'art  de  l'ingénieur.  —  62.  Construction  économique  d'un  rao- 
teur  électrique.  —  Michaut.  Avertisseur  universel,  système  L.  Digeon. 

+ Revue  politique  et  littéraire.  3e  sér.  t.  XLII,  n.  1-4.  Paris,  1888. 
+ Revue  scientifìque.  3e  sér.  t.  XLII,  n.  1-4.  Paris.  1888. 
+ Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  III,  n.  27-30.  Braunschweig,  1888. 
Schriften  dei-  Gesellschaft  zur  Belo.derung  der  gesammten  Naturwissenschaften. 
Bd.  XII,  2.  Marburg,  1887. 

Noack.  Verzeicbniss  fiuoreszierender  Substanzen  nacb  der  Farbe  des  Flaoreszenzlich- 
tes  geordnet. 

Sitzungsberichte  der  Gesellschaft  zur  Befòrderung  der  gesammten  Naturwissen- 
schaften zu  Marburg.  Jhg.  1886,  1887.  Marburg. 
Sitzungsberichte  der  k.  preuss.  Akademie  der  Wissenschaften.  1887,  n.  XL- 
L1V;  1888,  n.  I-XX.  Berlin. 

Munk.  Untersuchungen  iiber  die  Schilddriise.  —  Adresse  an  Hrn.  Rammelsberg  znr 
Feier  seines  funfzigjahrigen  Doctorjubilaums  am  21.  August  1887.  —  Adresse  an  Hrn.  Hegel 
in  Erlangen  zur  Feier  seines  funfzigjahrigen  Doctorjubilaums  am  24.  August  1887.  - 
Burmeister.  Neue  Beobachtungen  an  Coelodon.  —  Baumhauer.  Ueber  die  Abhangigkeii 
der  Aetzfiguren  des  Apatit  von  der  Natur  und  Concentration  des  Aetzmittels.  —  Adi 
an  Hrn.  Ewald  zur  Feier  seines  funfzigjahrigen  Doctorjubilaums  am  21.  October  1887.  - 
Hertz.  Ueber  Inductionserscheinungen,  hervorgerufen  durch  die  elektrischen  Vorgànge  in 
Isolatoren.  —  Giirich.  Vorlaufiger  Bericht  iiber  die  Ergebnisse  einer  geologischen  Excursion 
in  das  polnische  Mittelgebirge.  —  Weber.  Ahalyà,  'ÀXiMevS  und  Verwandtes.  -  Hofmann. 
Ueber  die  von  Prof.  Ferd.  Tiemann  entdeckten  beiden  neuen  KOrpergruppeii  dei  Amido- 
xime  und  Azorime.  —  Mmrer.  Ueber  die  nàchtliche  Strahlung  und  ihre  Grosse  in  absolu- 
tem  Maasse.  —  Assmann.  Eine  neue  Methe.de  zur  Ermittelung  der  waluvn  Lufttempei  - 
tur.  —  Schrader.  Die  keilinschriftliche  babylonische  KOnigsJiste.  Nachtrag.  -■    Lan 


—    LXXII    

Ueber  polaristrobometrisch-chemische  Analyse.  —  Kirchhoff.  Zwei  Peloponnesiache  Inschrif- 
ten. _  Ebbinghaus.  Die  Gesetzmassigkeit  des  Helligkeitscontrastes.  —  Zangemeister. 
Entstehung  cler  romischen  Zahlzeichen.  —  Schott.  Einige  zur  vergleichenden  Etymologie 
von  Wòrtern  de  ,  _.  Utai'schen  Sprachengeschlechts  ini  weitesten  Sinne.  —  /'/ 
Ueber  die  elektrolytische  Entstehung  des  Wassersioffhyperoxyds  an  dei  Kathode.  —  N 
baum.  Vorlàufiger  Bericht  iiber  die  Ergebnisse  einer  mit  Unterstiitzung  dei  KOniglichen 
Akademie  ausgefiihrten  Reise  natii  Californien.  —  Kirchhoff.  Inschriften  von  dei  Akropolis 
zu  Athen  aus  der  Zeit  nach  dem  Jahre  des  Archon  Enkleides.  —  Fuchs.  Uebei  Relationen 
zwischen  den  Integialen  von  Differentialgleichungen.  —  Milchhòfer.  Vorlàufiger  Bericht 
uber  Forschungen  in  Attika.  —  Ginzel.  Finsterniss-Canon  far  dai  Untersuchungsgebiet  dei 
romischen  Chronologie.  —  Zeller.  Ueber  den  Begrifl  der  Tyrannisbeiden  Griechen.  —  Zi 
riae von Lingenthal.Die  Synopsis  cauonum.—  Curtius.  Studien  zur Geschichte der  Artemis. 
A.  Kirchhoff.  Inschriften  von  der  Akropolis  zu  Athen.  —  Schuchhardt.  Vorlàufiger  Berichl 
iiber  cine  Bereisung  derpergam»  nischen  Landschaft.  —  Ludwig.  Drei  Mittheilungen  uber  alte 
und  nene  Holothurienarten.  —  Weber.  Ueber  alt-irànische  Sternnamen.  —  Kultsch 
Ergebnisse  einer  Untersuchung  Iiber  die  Befruchtungsvorgànge  bei  Ascaris  me  gaio  ci  - 
phala.—  Rontgen.  Ueber  die  durch  Bewegung  eines  im  homogenen  elektrischen  Felde  be- 
findlichen  Dielektricums  hervorgerufene  elektrodynamische  Kraft.-  -  Vahlen.  Ueber  ei 
Bruchstiicke  des  Ennius.  —  Diete.  Ueber  die  arabische  Uebersetzung  der  Aristotelischen 
Poeiik.  —  Curtius.  Festrede.  —  Schmoller.  Die  Einfuhrung  der  rranzdBischen  Regie  durcb 
Friedrich  den  Grossen  1  TOC.  —  Kl  in.  Petrographische  Untersuchung  einer  Suite  von 
Gesteinen  aus  dei  Umgebung  des  Bolsener  See's.  —  Noether.  Anzahl  der  Modali]  einer 
Classe  algebraischer  Flàchen.  -  Borchardt.  Ein  babylonisches  Grondrissfragment.  — 
Boetteger.  Verzeichniss  dei  von  Bnr.  E.  von  Oertzen  aus  Griechenland  and  aus  Klein- 
asien  mitgebrachten  Batrachier  und  Reptilien.  —  Konow.  Zwei  neue  Blattwespen-Arten. 
Hertz.  Ueber  die  Ausbreitungsgeschwindigkeit  der  elektrodynamischen  Wirkungen.  — 
Dillmann.  Ueber  das  Adlergesichl  in  der  Apokalypse  des  Esra.  —Kirchhoff.  Inschriften  von 
der  Akropolis  zu  Athen  (Portsetzung).  —  Kundt.  Ueber  die  Brechungsexponenten  dér  Me- 
talle.  —  'Fritsch.  Ueber  Bau  und  Bedeutung  der  Kanalsysteme  anter  der  Saul  der  Selachier.  — 
Kirchhoff.  Inschriften  von  der  Akropolis  zu  Athen  (Fortsetzung).  -  Rammeteber 
zur  Kenntniss  der  ammoniakalischen  Quecksilberverbindungen.  —  Friedheim.  Ueber  die 
chemische  Zusammensetzung  der  Meteoriten  von  Alfianello  und  Concepcion.  —  Toepler 
und  ffennig.  Magnetische  Untersuchung  einiger  Gase.  —  Oberbeck.  Ueber  die  Bewegungs- 
erscheinungen  der  Atraosphaere.  —  Vogel.  Ueber  die  Bestimmung  der  Bewegung  von 
Sternen  im  Visionsradius  dindi  M>edngraphischc  Bcobachtung.  —  Moinmsru.  «iedàchtniss- 
rede.  —  Ansprache  an  Ihre  Majestàl  die  Kaiserin  und  Ktinigin  Augusta.  —  Ansprache  an 
Scine  Majestàt  den  Kaiser  und  COnig.  —  Kronecker.  Ueber  die  arithmetischen  Satze, 
welche  Lejeune  Dirichlet  in  seiner  Breslauer  Habilitationsschrift  entwickelt  hat.  —  Kro- 
necker. Zur  Theorie  der  allgemeinen  complezen  Zahlen  und  des  Modulsysteme.  —  LI.  Bc- 
merkungen  iiber  Dirichlet's  letzte  Arbeiten.  —  Jd.  Zur  Theorie  der  allgemeinen  comple- 
xen  Zahlen  und  der  Modulsysteme  (Fortsetzung). 

fStudies  from  the  biological  laboratory  (Johns  Hopkins  University).  Voi.  IV,  3. 
Baltimore,  1887. 

Kemp.  Some  Observations  on  theLaws  of  Muscular  Stimulation  and  Contraction,  inaile 

on  the  Muscles  of  the  Terrapin.  —  Campbell.  Experiments  on  Tetanus  and  the  Velocity 
of  the  Contraction  Wave  in  Striated  Muscle. 

tTijdschrift  (Natuurkundig)   voor   Nederlandseh-Indié.    Deel  XLVII.  Batavia. 

1888. 


LXX1II    

•  Tijdschrift  voor  indische  Taal-  Land-en  Volkenkimde.  Deel  XXXII,  1.  Bata- 

via,  1888. 

Young.  De  feestdagen   der  Chineezen  door  Tsoa  Thsoe  Koan  naar    den    Maleischen 

tekst  bewerkt. 

f  Transaction  s  of  the   N.  Y.  Academy   of  Sciences.  Voi.  VII,  1-2.  New-York. 
1888. 

Britton  and  Rusby.  List  of  Plants  from  Texas  collected  by  Miss  Croft.  —  Hub- 
bard.  Antique  from  Perù.  —  Martin.  The  «  Field  of  Bocks".  —  Trowbridge.  Pur- 
pose  of  Emargination  of  Primary  Wing-feathers.  —  Julien.  Geology  at  Great  Barrington, 
Mass.  —  Britton.  Deep  Boring  on  Stateri  Island.  —  Bolton.  Counting-out-rhymes  of 
Children.  —  Le  Pìonqeon.  Eastern  Yucatan  (lecture).  —  Kuns.  Minerals  from  Fort  George, 
New  York  City.  ■ —  Kemp.  Geology  of  Manhattan  Island. 

•  Transactions  (The)  of  the  r.  Irish  Academy.  Voi  XXIX,  1,  2.  Dublin,  1887. 

Ball.  On  the  Piane  Sections  of  the  Cylindroid.  —  Graves.  On  the  Ogam  monnment 
at  Kilcolman. 

"^Verhandlungen   der  k.  k.  geologischen  Eeichsanstalt.  1888,  n.  9.  Wien. 

Giimbel.  Algeri vorkommen  im  Thonschiefer  des  Schwarz.-Leogangthales  bei  Saalfel- 
den.  —  Rzehak.  Ueber  eine  fartonisch-ligurische  Foraminiferenfauna  vom  Nordrande  des 
Marsgebirges  in  Mahren.  —    Tausch.  Ueber  die  Fossilien  von  Boiz  in  Siidsteiermark. 

fVerhandlungen  der  k.  k.  zool.-bot.  Gesellschaft  in  Wien.  Bd.  XXXVIII,  2. 
Wien,  1888. 

Brunner  v.  Wattenwyl.  Monographie  der  Stenopelmatiden  und  Gryllacriden.  —  Hand- 
1  irseli.  Die  Bienengattung  Nomioides.  —  Ldv).  Mittheilungen  uber  neue  und  bekannte 
Cecidomyiden.  —  Id.  Norwegische  Phytopto-  und  Entomocecidien.  —  Tschusi  v.  Schmid- 
ìwffen.  Die  Verbreitung  und  der  Zug  des  Tannenhehers.  —  Wierzejski.  Beitrag  zur  Kennt- 
niss  der  Susswasser  sclrwiimme.  —  Har'ing.  Floristische  Funde  aus  der  Umgebung  von 
Stockerau  in  Niederosterreich.  —  Kemer  v.  Marilaun.  Ueber  die  Bestàubungseinrichtungen 
der  Euphrasieen.  —  Staff.  Beitràge  zur  Flora  von  Persien.  —  Wettst.ein.  Pulmonaria 
Kerneri  nov.  sp.  -r-  Id.  Ueber  Sesleria  coerulea  L. 

*Viestnik  hrvatskoga  Arkeologickoga  Druztva.  God.  X,  3.  U  Zagrebu,  1888. 

Brwismid.  Traccie  di  colonie  preistoriche  nel  Sirmio.  —  Vukasovic.  Iscrizioni  antiche 
bossinesi  in  Bossina  e  in  Hercegovina.  —  S.  L.  Intorno  il  progresso  della  scienza  archeo- 
logica nel  nostro  regno  croato.  —  Ljubic.  Iscrizione  romana  dalla  Bossina.  — .  S.  L.  Mo- 
nete romane  imperiali  del  museo  del  regno  in  Zagabria,  non  descritte  in  Cohen,  o  dalle 
sue  in  parte  diverse.  Continuazione. 

fWochenschrift  des   osterr.  Ingenieur-    und  Architekten-Vereines.  Jhg.  XIII. 

26-29.  Wien,  1888. 
•Zeitschrift  der  deutschen  Morgenlandischen  Gesellschaft.  Bd  XLI,  4;  XL1T.  1. 

Leipzig,  1887,  1888. 

4.  Hubschmann.  Sage  und  Glaube  der  Osseteli.  —  Schlechta-Wssehrd.  Aus  Firdussi's 
religios-romantischem  Epos  »  Jussuf  und  Suleicha  «.  —  Schils.  Eine  neue  Uebersetzung 
des  Man-yò-siu.  —  Barth.  Vergleichende  Studien.  —  Id.  Das  phOnicische  Suffix  lTJ. 
Grunbaum.  Zusiltze  und  Berichtigungen  zu  Bd.  LX  S.  234ff.  —  Id.  Die  verschiednen  Stufen 
der  Trunkenheit  in  der  Sage  dargestellt.  —  Bòhtlingk.  Ueber  die  Grammatii  Kàtantra.— 
1.  Klamroth.  Ueber  die  Ausziige  atis  griechischen  Schriftstellern  bei  al-Ja'qflbì.  —  ( 

Bullettino-Eexdicoxti..  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  1" 


—    LX.XIV  - — 

baum.  Miscellen.  —  Praetorius.  Das  vermeintliche  energetische  Perfektum  des  Sabàiscben.— 
Id.  Tigrina-Spriichwòrter.  —  Nòldehe.  Zu  don  agyptischeD  Marchen.  —  ffoutum-Schindler. 
Weitere  Beiirage  zum  kurdiscben  Wortschatze.  —  Miller.  Zu  Koran  2,261.—  Wilhelm. 

Beitnige  zur  Lexicographie  des  Awestà.  —  Dvorak.  Sind  turkische  Dichterausgaben  zu 
vokalisirenV  —  voti    Wlislocki.  Beiirage  zu  Benfey's  Pantschaiantru. 

tZeitschrift  des  Vereins  fur  Thiiringische  Geschichte  und  Altertumskunde.  N. 
F.  Bd.  VI,  1,  2.  Jena,  1888. 

Stoy.  Erste  Biindnisbestrebungen  evangeliscbei  Stànde.  —  Anemùller.  Die  Plunde- 
rung  und  Kriegsnot  in  Rudolstadl  betr.  ini  J.  1640. 

tZeitschriffc  fiir  Etnologie.  Jhg.  XX,  2.  Berlin,  1888. 

Seler.  Der  Chàrakter  dei  aztekischen  und  dei  Maja-Handschriften.  —   Quedenfeldt. 
Eintheilung  und  Verbreitung  dir  BerberbewOlkerung  in  Marokko. 
^Zeitschrift  fur  Mathematik  und  Physik.  Jhg.  XXXIII,  3.  Leipzig,  1888. 

Lohnstein.  Zur  Theorie  des  arithmeiisch-geometrischeii  Mittels.   —     VivantL    [Jeber 
Minimalflàchen.  —  August.  Uebei  Rotationsflachen  mil  loxodromischer  Verwandschaft.  - 
Matthiessen.  Untersuchungen  iiberdie  Constitution  unendlich  dunnerastigmatischerStrahb  n- 
biindel  nach  ihrer  Brecbung  in  einer  krummen  Oberflàcbe. 
•Zeitschrift  fur  Naturwissenschaften.  1   B'olge.   Bd.  VI.  :>.  Halle,  1887. 

Girschner.  Die  europaischen  Arten  der  Dipterengattung  Alophora.  —  Long.  Nachtrag 
zur  Abbandlung  fiber  die  Alaunschiefcrscholle  von  Bàkkelagel  bei  Christiania.  —  Lue- 
deche.  Datolitb  vini  TarifviUe  U.S.  —  Schulze.  Ueber  dir  Flora  der  subhercynischen 
Kreide. 

Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  «li  agosto  isss. 

Pubblicazioni  italiane. 

*  Alvino  F.  —  1  Calendari,  f.  37-40.   Firenze,  1888.  8°. 

* Angelici  L.  — Senso  e  intelletto.  Studi  di  filosofia  scientifica.  Roma,  1888.  8°. 
*Antonibon  G.  —  Studi  sull'Arte  poetica  di  Q.  Orazio  Fiacco.  Bassano,  1888.  8°. 
*B assaai  F.  —  Ricerche  sui  pesci  fossili  di  Chiavon.  Napoli,  1888.  4°. 

*  Clerici  E. —  Sulla  Gorbie  u  la  fi  uni  in  al  is  dei  dintorni  di  Roma  e  sui 

fossili  che  l'accompagnano.  Roma,  1888.  8°. 

*  Colonna  S.  —  La  protasi  di  Dante.  Catania,  1888.  16°. 

"  Ferrari  P.  —  Della  lepra  in  Italia  e  più  specialmente  in  Sicilia.  Catania, 
1888.  4°. 

'Gloria  A.  —  I  monumenti  della  Università  di  Padova  (1222-1318)  raccolti 
e  difesi  contro  il  padre  E.  Denifle.  Padova,  1888.  8°. 

*Kòrner  G.  —  Ricerche  sulla  composizione  e  costitutuzione  della  Siringina, 
un  glucoside  della  Syringa  vulgaris.  Milano,  1888.  8°. 

* Lorenzo  G.  di  —  Clinica  delle  malattie  cutanee  sifilitiche  ed  uterine.  Napoli. 
1888.  8°. 

*Loremoni  G.  —  Correzioni  di  scala  ed  elevazione  sul  mare  del  barometro 
dell'Osservatorio  astronomico  di  Padova  e  risultati  medi  con  esso  otte- 
nuti nel  ventennio  1868-1887.  Venezia,  1888.  8°. 


—    LXXV    — 

* Maltese  F.—  La  filosofia  di   E.  Caporali  e  il  pensiero  scientifico.  Vittoria. 

1888.  8°. 
""Marchiai  J.  —  Paolo  Boselli.  Cenni  biografici.  Torino,  1888.  8°. 

*  Movici  D.  —  L'imitazione  considerata  nella  vita  sociale  e  nelle  affezioni  ner- 

vose. Palermo,  1888.  8°. 

'Movimento  commerciale  del  Regno  d'Italia  nell'anno  1887.  Roma,  1888.  f. 

'Movimento  della  navigazione  nei  porti  del  Regno  nell'anno  1887.  Roma, 
1888.  f°. 

^Statistica  del  commercio  speciale  d'importazione  e  di  esportazione  dal  1°  gen- 
naio al  31  luglio  1888.  Roma,  1888.  4°. 

1  Statistica  delle  opere  pie  al  31  dicembre  1880  e  dei  lasciti  di  beneficenza 
fatti  nel  quinquennio  1881-85.  Luguria.  Roma,   1887.  f.° 

f  Statistica  dell'istruzione  elementare  per  l'anno  scolastico  1884-85.  Roma, 
1887.  4°. 

"Statistica  dell'istruzione  secondaria  e  superiore  per  l'anno  scolastico  1885-86. 
Roma,  1887.  4°. 

*  Stefani  S.  de  —  Intorno  alle  scoperte  fatte  nella  grotta  dei  Camerini  nel 

comune  di  Breonio.  Parma,  1888.   8,J. 
* Zonghi  A.  —  Repertorio  dell'antico  Archivio  comunale  di  Fano.  Fano,  1888.  4°. 

Pubblicazioni  estere. 

* Auwers  A.  —  Die  Venus-Durcligànge  1874  und  1882.  Bericht  ueber  die 
deutschen  Beobachtungen.  Bd.  III.  Berlin,  1888.  4°. 

:>  Avellis  G.  —  Ueber  Amylenhydrat  als  Schlafmittel.  Giessen,  1888.  8°. 

''Becker  R.  —  Sophocles  quemadmodum  sui  tempori s  res  publicas  ad  descri- 
bendam  heroicam  aetatem  adhibuerit.  Pars.  I.  Gissae,  1888.  8°. 

f  Briegleb  IL  —  De  comparationibus  translationibusque  ex  agricolarum  pasto- 
rnmque  rebus  ab  Aeschylo  et  Euripide  desumptis.  Gissae,   1888.  8°. 

*  Buff  B.  —  Revision  der  Lehre  von  der  retìectorischen  Speichelsecretion.  Giessen. 

1887.  4°. 

f  Chijs  J.  A.  v.  der  —  Dagh-Register  gehonden  uit  Castel  Batavia  vent  passe- 
rende  daer  ter  plaetse  als  over  geheel  Nederlaudts-India.  Anno  1653. 
Batavia,  1888.  4°. 

"'  Daubrée  A.  —  Les  eaux  souterraines  a  l'epoque  actuelle,  leur  regime,  lem- 
temperature,  leur  composition  au  point  de  vue  du  róle  qui  leur  revieni 
dans  Téconomie  de  l'écorce  terrestre.  T.  I,  II.  Paris,  1887.  8°. 

iId.  —  Les  eaux  souterraines  aux  époques  anciennes,  róle  qui  leur  revient  dàns 
l'origine  et  les  modifications  de  la  substance  de  l'écorce  terrestre.  Pa  is, 

1887.  8". 

i  Dingeldey  J.  — Ueber  die  Sprache  und  den  Dialekt  des  Joufrois.  Darmstadt, 

1888.  8°. 


—   LXXVI    — 

fFuhr  K.  —  Die  Polizeiaufsicht  nach   dem  Reichsstrafgesetzbuche.   Giessen, 

1887.  8°. 

*Gegenbaur  C.  —  Lehrbuch  der  Anatomie  des  Menschen.  ;5e  Aufl.  Leipzig, 

1888.  8°. 

f  Greim  G.  —    Die    Diabascontactmetamorphose   bei  Weilburg   a.   d.  Lahn. 

Stuttgart,  1887.  8". 
^Grosse  K.  —  Syntactische  Studiefi  zu  Jean  Calvin.  Giessen,  1888.  8". 
■  Eaeften  W.  v.  —  Zur  Aetiologie  und  Therapie  der  Scrofulose.  Giessen.  1887.  8°. 
^Hoffmann  IL  —  Phaenologische  Untersuchungen.  Giessen.  1887.  4". 
*Hess  R.  —  Ueber  Waldschutz  und  Schutzwald.  Giessen,  1888.  4°. 
^Heuermann  G.  —  Kònnen  g  MEengen  gebundener-Schwefelsàure  nachteilig 

auf  die  Vegetation  wirken?  Leipzig.  1888. 
^Hubert   E.   —  Étude  sur  la  condition  des  protestants   en  Belgique  depuis 

Charles  V  jusqu'à  Joseph  II.  Bruxelles,  1882.  8.° 
^Kesting  L.  —  Ueber  Lyssa  li  umana.  Giessen,  1888.  8°. 
ì'Koch  R.  —  Das  Verhalten  des  filagnesaftes  bei  Carcinom.  Giessen,  L887.  8°. 
1-  Koscknitzky  M.  —  Ueber  die  Einwirkung  ?on  Brom  auf  die  wasserige  LOsung 

der  (e  und  /J-j9-Cymol-sulfosàure.  Karlsruhe,   1888.  8°. 
+  Kullmann  /•'.  —  Ueber  die  Verwerthung    «Ics  Salols  in  der  Diagnostik  der 

Magenkrankheiten.  Giessen,   L888.  8°. 
fLang  J.  —    Experimentelle    Beitrage    zur  Kenntniss  der  Vorgànge  bei  der 

Wasser-und  Heizgasbereitung.  Leipzig,   1888.  8°. 
ìLamrus  S.  —  Ueber  ein  grosses  Teratom    des    Ovarium    mil    peritonealer 

Dissemination.  Giessen,   1888.8°. 

*  Levi  s.  —  Vorname  und  Familienname  ira  Recht.  Giessen,  L888.  8°. 
";  Otta  G.  —  Ueber  ein  Brdel  aus  Ajgentinien.   Karlsruhe,   L888.  8°. 
"Parkhurst   IL    M.   —    Photometric    observations   of'  asteroids.    Cambridge, 

,1888.  4°. 
>•  Pasquay  C.  —  Ueber  die  Einwirkung   von  Carbonylchlorid  auf  Ortho-  und 
Para-Nitrophenol  und  Derivate  der  erhaltenen  Producte.  Leipzig,  1888.  8°. 

*  Philips  C.  —  Lokalfàrbung  in  Shakespeares  Dramen.  Th.  1.  Eoln,  L888.  I  '. 

*  Piatii  Smith  C.  —  Report  od  the-r.  Observatorj   Edinburgh    for  the  30th 

June  1888.  and  the  Edinburgh  equatorial  in  1887.  Edinburgh,  1888.   I  '. 

*  Pickering  W.  IL.  —   Total  eclipse   of  the   Sun  Aug.    20  1880.   Cambridge, 

1888.   4°. 
■  Polarforschung  (Die  internationale).    Beobachtungs-  Ergebnisse   der  Norvegi- 

schen  Polarstation  Bossekop  in  Alten.  II  Th.  Christiania,  1888.  4°. 
tPoths  IL  —  Beitrage  zur  Casuistik  der  Embolie  bei  oftenem  Foramen  ovale. 

Giessen,  1887.  8*. 

*  Salsbury  Earp  F. —  Ueber  eine  neue  Methode  zur  Darstellung  von  aroma- 

tischen  Succinaminsauren  und  Succinamiden.  Bonn,  1888.  8°. 

*  Schaefer  L  —  Des  Nicolaus  von  Kues  Lehre  vom  Kosmos.  Mainz,  1887.  8°. 


—   LXXVII   — 

f  Schliephake  F.  —  Ueber  Verletzungen  des  n.  opticus  innerhalb  der  Orbita. 

Giessen,  1888.  8°. 
f  Schneider  C.  —  Untersuchungen  ueber  die  niedersiedenden  Producte,  velche 

bei  der  troekenen  Destillation  von    schweren   sachsischen  Braunkohlen- 

theeròlen  unter  einem  Druck  von  drei  bis  sechs  Atmospharen  erhalten 

werden.  Griinberg,  1888.  8°. 
f  Schón  L.  —  Ueber  Nichtvorkomrnen  der  Hypogaasàure  im  Erdnussòl.  Giessen, 

1888.  8°. 
+  Schivali//  F.  —  Die  Reden  des   Buches  Jeremia  gegen   die  Heiden  XXV, 

XLVI-LI,  untersucht.  Giessen,  1888.  8°. 

*  Seits  A.  —  Betrachtungen  ueber  die  Schutzvorrichtungen  der  Thiere.  Jena, 

1887.  8°. 

*  Sievers  W.  —  TJeber  Krystallisirte  Halogenquecksilbersalze.  Giessen,  1888.  8°. 
f  Stefl ahìiy  E.  —  Zur  Untersuchungsmethode  ueber  die  Topographie  der  rno- 

torischen  Iunervationswege   im  Ruckenmark  der   Sàugethiere.    Giessen, 

1887.  4°. 

1  Streng    W.    —    Beitrag    zur   Lehre    von   den  gefàsscontrahirenden  Mitteln. 

Giessen,  1888.  8°. 
1  Werken  van  de  Nederlandsche  Rijkscommissie  voor  Graadmeting  en  Water- 

passing.  II.  Uitkomsten  der  Rijkswaterpassing.  S'  Gravenhage,  1888.  4°. 
f  Wieler  A.  —  Ueber  den  Antheil  des  secundaren  Holzes   der  dicotyledonen 

Gewachse  an  der  Saftleitung  und  ueber  die  Bedeutung  der  Anastomosen 

ftìr    die    Wasserversorgung    der     transpirirenden     Flaehen.    Karlsruhe , 

1888.  8°. 

f  Wissmann  F.  0.  —  De  genere  dicendi  Xenophonteo  deque  prioris  Helleni- 
corum  partis  condicione,  Quaesfciones  selectae.  Gissae,  1888.  8°. 

'  Wullner.  —  Kaiser  Friedrich  III.  Rede.  Aachen,  1888.  8°.« 

f  Zehnder  L.  —  Ueber  den  Einfìuss  des  Drnckes  auf  den  Brecbungsexponenten 
des  Wassers,  fur  Natriumlicht.  Giessen,  1887.  8°. 

*Zittel  K.  A.  —  Handbuch  der  Palaeontologie.  le  Abth.  Bd.  Ili,  2;  2e  Abth. 
Lief.  6.  Leipzig,  1888.  8". 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  agosto  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

+ Annali  della  Società  degli  ingegneri  e  degli  architetti  italiani.  Anno  III.  2. 
Roma,  1888. 

Vacchelli.  Sollecitazioni  di  flessione  nelle  travi  reticolari  con  nodi  rigidi.  —  Respighi. 
Notizie  sui  pozzi  artesiani.  —  Basile.  Il  palazzi»  elfi   Parlamento  eli  > 
Sull'equilibrio  delle  cupole  in  muratura.  —   Boriato.    1   bacini  di  carenaggio  in  Italia.  — 
Perelli.  Nota  sulle  macchine  marine  a  triplice  espansione. 


LXXVIII    — 

■Atti  del  r.  Istituto  veneto.  Ser.  6a,  t.  VI,  8-9.  Venezia.  1888. 

De  Leva.  Dante  qual  profeta.  Memoria  del  prof  Ignazio  de  DOllinger.  Relazione.— 
Oallegari.  Dei  Fonti  per  la  storia  di  Nerone.  —  BeUati  e  Lussanti,  Sul  passaggio  delle 
correnti  elettriche  attraverso  cattivi  contatti.    -    Veludo.  Un  antifonario  del    secolo  XIV: 
da  lui  descritto.  —  Pirona.   Nuove  cattare  della  Vipera  Ammodite  in  Friuli.  Comunica- 
zione. _  Beltrame.  Leggende  e  vera  storia  «li  Giaffa.  L'occupazione  francese  ed  egiziana. 
Il  convento  francescano.   La  fontana  di  Abù-Nabùt.  —   Canestrini.    Prospetto  dell'Ai 
fauna  italiana.  —   Tesa.  Di  Paolino  da  San  BaTtolommeo,  la  vita  scritta  da  anonimo. 
E.Bernardi.  Sopra  un  curioso  problemadi  idrodinamica  pratica.  Nota.     Bernardi. Sul  diario 
inedito,  con  note  autobiografiche,   del  conte  di  Cavour,  pubblicato  da  Domenico  Berti  e» 
da  Schio.  L'aeronave  Cordenons. 

•Annali  di  agricoltura.  188S.ii.  151,  152.  Roma. 

151.  Le  r.  scuole  pratiche  e  speciali  di  agricoltura.  —  152.  C sorso  agrario  di  Arezzo. 

■^Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.   L888,  n.  1.  Milano. 

Selmi.  Prodotti  anomali  in  parte  venefici  da  alcune  urine  patologiche  considerati  in 
correlazione  colla  tossicologia  e  la  diagm  si  medica. 

*  Annali  di  statistica.  Ser.  4a,  n.  21.  Roma,   1*88. 

Notizie  sulle  condizioni  industriali  dell'isola  'li  Sardegna. 
"^Archivio  della  r.  Società  romana  di  Btoria  patria.  XI.  2.  Roma,   1*88. 

Cugnoni.  Memorie  'Idia  \it.i  e  degli  scritti  del  cardinale  Giuseppi   Antonio  Sala.— 
Motta.    Documenti    milanesi    intorno   a  Paolo  II  e  ;il  card.  Riario.        /'<»  D 

campagna  romana  (continuazione)         Gì      ni    [scrizioni  etiopiche  "1  mali.-  «li  >   ^ • 
dei  .Meri.  —  Luzio  e  Renier.  Relazione  inedita  sulla  norie  del  'luca  di  Gandia. 

*  Archivio  vcueto.  Aimo  XVIII.  f.  70.  Venezia,   1888 

Papadopoli:  Alcune  notizie    sugli    intagliatori    della  Zecca  di  Venezia.  -      Be 
L'insegnamento  e  la  cultura  in  Chioggia  fino  al  -  colo  XV.  —  Schiavon.  Guarientor pit- 
tore padovano  del  secolo  XIV.  —  Giuriate.  Memorie  venete  nei  monumenti  di  Roma.  — 
Levi,  l'elle  patere  in  generale,  e  'li  due  singolari  monumenti  simbolici.       àfedin.  1  ram- 
mento di  serventese  in  lode  'li  Cangrande  I  Della  N'ala.  Statuti  rurali 
nesi,  Castelnuovo  dell'abate  (1237,  L260).  —  Pala   ,    restamento  di  Liberale  da  Overnigo. 

*  Ateneo  (L')  v*eneto.  Serie  XII,  6.  Venezia,   1 — . 

Cecchetti.  l»i  aleani  duhhi  nella  storia  di  Venezia.  —  D  Ila  Bona.  Dei  sopraredditi 
e  delle  cause  eliminatrici  di  essi.        /..  '!.    L'esposizione  emiliana.  /.'  'coloni.    Rea- 

lismo e  vei  ismo. 
i" Atti  della  r.  Accademia  delle  scienze  fìsiche  e  matematiche.  Sor.  2a,  voi.  1.  II. 

Napoli,  1888. 

pella.  Ricerca  delle  operazioni  invariantìve  tra  più  serie  di  variabili  permutabili 
con  ogni  altra  operazione  invariantiva  fra  le  stesse  -rie.  —  l'usta.  Notizie  ed  osservazioni 
sulla  geofauna  sarda.  II-VI.  --  V, Ilari.  Ricerche  microscopiche  sulle  tracce  'Ielle  scin- 
tille elettriche  incise  sul  vetro  e  sui  diametri  delle  seinlill  /'• 
loro.  Sul  terremoto  dell'isola  d'Ischia  della  Bera  del  28  luglio  1883.  --  Scacchi.  Sopra  un 
frammento  di  antica  roccia  vulcanica  inviluppato  nella  lava  vesuviana  del  1872.  —  Fer- 
gola.  Sulla  latitudine  del  r.  Osservatorio  ili  Capodimonte.  —  Kantor.  Premiers  fondements 
pour  une  théorie  des  tranformations  périodiques  univoques.  S  acchi.  Nuove  ricerche  sulle 
forme  cristalline  dei  paratartrati,  acidi  di  ammonio  e  <ii  potassio.  -  •  Cosi".  Miscellanea 
entomologica.  —  Licopoli.  Sull'anatomia  e  fisiologia  del  frutto  nell'Anona  re' ti  cu- 
lata L.  e  nell'Asimina  triloba  Dun.  —  Pasquale.  Cenni  sulla  flora  diAssab.—  Bal- 
samo. Sulla  sfuria  naturale  dille  alghe  di  acqua  dolce.  —   Govi.  Il  microscopio  composto 


—   LXXIX   — 

inventato  da  Galileo.  —  Scacchi.  La  regione  vulcanica  fluorifora  della  Campania.  —  Gui- 
scardo. Studi  sul  terremoto  d'Ischia  del  28  luglio  1 883.  —  Battagliali .  Intorno  ad  una  ap- 
plicazione della  teoria  delle  furine  binarie  quadratiche  all'integrazione  dell'equazione  diffe- 
renziale ellittica.  —  Licopoli.  Sul  polline  dell'Iris  tuberosa  Lin. —  Battaglini.  Sulle 
forme  binarie  bilineari.  —  Nicolucci.  Antropologi  dell'Italia  nell'evo  antico  e  nel  moderno.  — 
Scacchi.  Le  eruzioni  polverose  e  filamentose  dei  vulcani. 

+ Atti  della  Società   di   archeologia   e   belle   arti  per  la  provincia  di  Torino. 

Voi.  V,  2.  Torino,  1888. 

Bogcjio.  Le  prime  chiese  cristiane  nel  Canavese.  —  Rosa.  Lapidi,  terrecotte  e  mo- 
nete romane  recentemente  trovate  in  Susa.  —  Promis  e  Brayda.  Una  contrada  romana  in 
Torino  dagli  Scavi  della  diagonale  di  S.  Giovanni  e  altri  avanzi  venuti  in  luce  negli  ul- 
timi tempi.  —  Ferrerò.  Ripostiglio  di  Fontanetto  da  Po.  —  Berard.  Appendice  aux  anti- 
quite's  romaines  et  du  moyen-àge  dans  la  Vallee  d'Aoste. 

f  Bollettino  dei  Musei  di  zoologia  ed  anatomia   comparata  nella  r  Università 

di  Torino.  Voi.  Ili,  n.  44-48.  Torino,  1888. 

Rosa.  Di  uri  nuovo  lombrico  italiano.  —  Canterano.  La  scoperta  del  dott.  C.  Lepori 
della  natura  delle  cosidette  ghiandole  del  collo  del  Phyllodactilus  europaeus.  — 
Perarra.  Sul  valore  specifico  del  Pelobates  latifrons  dei  dintorni  di  Torino.  —  Sal- 
vador!. Il  S  i  r rat  t  e  in  Italia  nella  primavera  del  1888.  —  li.  Le  date  della  pubblicazione 
della  «  Iconografia  della  fauna  italica  »  del  Bonaparte  ed  indice  delle  specie  illustrate  in 
detta  opera. 

+  Bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Napoli.  Voi.  VI,  n.  5-7. 

Napoli,  1888. 
••Bollettino  della  Sezione  dei  cultori   delle   scienze   mediche  (Accad.  dei  fisio- 

critici  di  Siena).  Anno  VI,  6.  Siena,  1888. 

*  Bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  n.  14-16. 

Eoma,  1888. 

Cedetti.  Le  nuove  infezioni  filosseriche.  —  lei.  Previdenze  a  proposito  della  pros- 
sima vendemmia.  —  Id.  Trattati  di  commercio  ed  iniziative  locali. 

*  Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  3a,  voi.  I,  7-8.  Eoma,  1888. 

Fea.  Da  Moulmein  al  Monte  Mulai,  viaggio  zoologico  nel  Tenàsserim.  — ■  Nota  del 
socio  marchese  Doria.  —  Enumerazione  degli  scritti  pubblicati  intorno  al  viaggio  di  L.  Fea 
in  Barmania  e  regioni  vicine.  —  Giornale  del  viaggio.  —  Remiseli.  L'Italia  e  l'Abissinia.  — 
Stradelli.  Un  viaggio  nell'alto  Orenoco.  —  Bell'io.  Proposte  sull'insegnamento  della 
geografia. 

*  Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888.  Disp.  29-36.  Eoma. 

*  Bollettino  delle  opere  straniere  moderne  acquistate  dalle  Biblioteche  pubbliche 

governative  nel  1887.  Indici.  Eoma,  1888. 

*  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane   ricevute   per  diritto   di  stampa  dalla 

Biblioteca  nazionale  di  Firenze.  1888,  n.  62.  Firenze. 

*  Bollettino  del   Ministero    degli  affari  esteri.  Voi.  I,  6;  II,  1.  Eoma,   1888. 

*  Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  1°  sem. 

Giugno  1888.  Eoma. 
+ Bollettino  di  notizie  agrarie.  Anno  X  ,  1888 ,    n.  47-56.  Rivista  meteorico- 
agraria.  N.  19,  22.  Eoma? 


—    LXXX   — 

"■"Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  8,  9.  Roma,  1888. 
+  Bollettino  mensuale  dell'Osservatorio  centrale  del   r.  Collegio  C.  Alberto  in 
Moncalieri.  Ser.  2a,  Vili,  7.  Torino,  1888. 

Bertelli.  Osservazioni  fatte  in  occasione  di  una  escursione  sulla  riviera  ligure  di  po- 
nente dopo  i  terremoti  ivi  seguiti  nel  1887. 
+Bollettino    meteorico    dell'Ufficio    centrale    di    meteorologia.  Anno   X,  1888 

agosto.  Roma. 
*  Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei  principali   prodotti  agrari    e 

del  pane.  Anno  XV,  1888,  n.  27-31.  Roma. 
fBollettino   ufficiale   dell'istruzione.  1888.  Voi.  XIV,  5,  6.  Roma, 
tBullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Armo  XVI,  7. 
Luglio  1888.  Roma. 

Gatti.  Di  un  sacrile  compitale  dell'antichissima  regione  esquilina.  Mantechi.  Le 
recenti  scoperte  presso  il  cimitero  di  s.  Valentino  sulla  via  Flaminia.  —  de  Rossi  Del 
praepositus  de  via  Flaminia.—  Visconti.  Trovaraenti  «li  oggetti  d'arte  e  di  anti- 
chità figurata. 

tBullettino  della  Commissione  speciale  d'igiene  del   Municipio  di  Roma.  Auno 
IX,  1-5.  Roma,  1888. 
Fiorelli.  Dell'abitabilità  delle  case  nuove. 
fBullettino  della  r.  Accademia  medica  di  Roma.  Anno  XIV,  t-5.  Roma,  1888. 

Di'  fiossi,  l'assaggili  inlracranico  della  marcia  nella  carie  del  temporale  con  a 
per  congestione  al  collo.  —  Sciamanna.  Note  cliniche  sull'embolia  cerebrale.  —  Bianchi. 
Contributi!  allo  studio  delle  ossa  preinterparietali  nel  cranio  amano.        Celli.  Contributo 
alle  conoscenze  epidemiologiche  sul  coli 

fBolettino  della  Società  veneto-trentina  di  scienze  naturali.  T.  IV.  2.  Padova,  ! 

Pozzetto.  Contributo  alla  ricerca  nei  vini  delle  materie  coloranti  derivate  dal  catrame 
di  carbon  fossile.  —  de  Toni  e  Paoletti.  Spigolature  per  la  flora  di  Massaua  e  dì  Suakin. — 
de  Toni.  Notizie  sopra  un  caso  di  fasciazione  caulina.  —  là.  Osservazioni  sopra  alcuni 
animali  articolati  del  Bclluu-  -    LI.   Sopra  un  caso  teratologico  riscontrato  m'Ha  sii- 

gliela. —  Canestrini.  Una  talpa  europea  albina.     -    Valeriani.  Del    Darvinismo  in  peda- 
gogia, i'  leltiTatura.  —  Torossi.  Il  (>  obius  punctatissi  m  u  s  <  ìanestrini  nel  Vicentii 

Ninni.  La  pesca  ed  il  commercio  delle  rai Ielle  tartarughe  fluviatili  nella  provincia  di 

Venezia.  —  Berlese.  Lo  sviluppo  dei  parassiti  vegetali. 

hBullettino  dell'imperiale  Istituto  archeologico  germanico.  Sez.  romana.  Voi.  Ili, 

2.  Roma,  1888. 

Heydemann.  Osserva/ioni  sulla  morte  di  Priamo  e  di    àstianatte.  —    Wolters.  Bei- 
tràge  zur  griechischen  Ikonographie.  —  Mau.  Scavi  di  Pompei. —  ffuelsen.  Osservazioni 
sull'architettura  del  tempio  ili  Giove  Capitolino.  —  Bai'bini.  Scavi  di  Grosseto. 
+Bullettino  di  bibliografia  e  di  storia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche.  T.  XX, 

novembre  1887.  Roma. 

Steinschneider.  Etudes  sur  Zarkali. —  Riccardi.  Ancora  del  trattato  De  quadra - 
d  u  r  a    Circuii  di  G.  B.  della  Porta. 
*Bullettino  di  paletnologia  italiana.  Ser.  2a,  t.  IV,  5-6.  Parma,  1888. 

Lorenzoni.  Grotta  Nicolucci  presso  Sorrento.  —  Pigorini.  Ripostiglio  di  pugnali  di 
bronzo  scoperto  presso  Ripatransone.  —  De  Stefani.  Scoperte  nella  grotta  dei  Camerini 
presso  Breonio.  —  Strobel.  Anelli  gemini  problematici. 


—   LXXXI   — 

+  Cimento  (Il  nuovo).  3a  sei",  t.  XXIII,  maggio-giugno  1888.  Pisa. 

Ferraris.  Sulle  differenze  di  fase  delle  correnti,  sul  ritardo  dell'induzione  e  sulla  dis- 
sipazione di  energia  nei  trasformatori.  —  Grimaldi.  Sulle  modificazioni  prodotte  dal  ma- 
gnetismo nel  bismuto.  —  Righi.  Studi  sulla  polarizzazione  rotatoria  magnetica.  —  Magrini. 
Kicerche  intorno  alla  magnetizzazione  del  ferro.  —  Ferraris.  Rotazioni  elettrodinamiche 
prodotte  per  mezzo  di  correnti  alternate. 

*  Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XIX,  n.  6,  7.  Palermo,  1888. 

Fulci.  Le  decime  abolite  in  rapporto  al  possesso  dei  benefizi.  —  Scaduto.  Il  riordina- 
mento dell'asse  ecclesiastico.  —  Leto.  Studi  critici  di  procedura  penale. 

f  Giornale  d'artiglieria  e  gènio.  Anno  1888,  disp.  5a.  Koma. 
+  Giornale   della   r.  Accademia  di  medicina  di  Torino.  Anno  LI,  n.  6,  7.  To- 
rino, 1888. 

Masini.  Sulla  percezione  del  suono  di  un  diapason  applicato  al  mascellari."  inferiore 
e  sua  applicazione  alla  diagnosi  delle  malattie  degli  orecchi. —  Cerniti  e  Canterano.  Di 
■  un  nuovo  caso  di  parassitismo  di  Gordius  adulto  nell'uomo.  —  Fori  e  Bonome.  Sull'im- 
munità conferita  ai  conigli  verso  il  l'rot.  volgare  mediante  la  neurina.  —  Lombroso  e 
Ottolenghi.  Nevrosi  vasomotoria  in  una  truffatrice  istero-epilettica.  —  Belfanti  e  Pesca- 
roto.  Sopra  una  nuova  specie  di  Bacterio  patogeno  riscontrato  in  materiale  tetanigeno. 
Secondi.  Valori  di  A  e  A2  nei  vari  gradi  del  campo  di  sguardo  quando  ricercati  nel  piano 
orizzontale.  —  P erroneità  e  Airoldi.  Caso  di  tenia  mediocanellata  e  di  molte  tenie  nane 
in  un  bambino  di  6  anni.  —  Foà  e  Carbone.  Sulla  questione  della  trombosi.  —  Martinotti. 
Sopra  l'assorbimento  dei  colori  di  anilina  per  parte  delle  cellule  animali  viventi.  —  Rese- 
gotti.  Ulteriori  esperienze  sulla  colorazione  delle  figure  cariocinetiche.  —  Ferria.  -La  colo- 
razione delle  fibre  elastiche  coll'acido  cromico  e  colla  safranina.  —  Motta.  Sulla  cura  della 
cifosi  e  della  scoliosi.  —  Martinotti.  Sulla  estirpazione  del  pancreas.—  Conti.  Un  nuovo 
nucleo  di  cellule  nervose  capsulate  del  cordone  bianco  antero-laterale  nel  midollo  lombare 
dell'uomo.  —  Martinotti.  Della  relazione  delle  fibre  elastiche  coll'uso  del  nitrato  d'argento 
e  dei  risultati  ottenuti.  —  Demateis.  Contributo  all'etiologia  dell'eczema.  —  Martinotti. 
Sui  fenomeni  consecutivi  all'estirpazione  totale  e  parziale  del  pancreas.  —  Fubini  e  Canta. 
Passaggio  di  oppiati  nel  latte.  —  Bonome.  Milza  ectopica  con  aderenza  agli  organi  del 
piccolo  bacino.  —  Ttf.. Sulla  guarigione  delle  ferite  asettiche  del  cuore.  —  Martinotti.  Sugli 
effetti  delle  ferite  del  cuore. 

*  Gazzetta  chimica  italiana.  Anno  XVIII,  4.  Appendice,  voi.  VI,  11-13.  Palermo, 
1888. 

Oliveri.  Ricerche  sulla  costituzione  della  quassina,  composto  colla  fenilidrazina.  — 
Montemartini.  Sulla  composizione  di  alcune  rocce  della  riviera  di  Nizza.  —  Paterno  e 
Nasini.  Sul  peso  molecolare  dello  zolfo,  del  fosforo,  del  bromo  e  del  iodio  in  soluzione. 
Pesci.  Azione  dell'azotito  di  potassio  sopra  il  cloruro  ferrico.  —  Gazzarrinl  Intorno  al- 
l'azione dello  zolfo  sull'aldeide  benzoica.  Lettera.  —  Piccini  e  Giorgia.  Alcuni  nuovi  com- 
posti fluorurati  del  vanadio.  —  Balbiano.  Contribuzione  allo  studio  del  cromato  basico  di 
rame.  —  Marino-Zuco.  Ricerche  chimiche  sulle  capsule  surrenali.  —  Oliami  eri  e  Ma- 
rino-Zuco.  Ricerche  sperimentali  sull'azione  tossica  dell'estratto  acquoso  delle  capsule  sopra- 
renali. —  Koerner.  Intorno  alla  Siringina,  un  glicoside  della  S  y  r  i  n  g  a  v  u  1  g  a  r  i  s  .  — 
Pesci.  Ricerche  sul  terebentine  destrogiro. 
•Giornale  della  reale  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  7.  Milano,  1888. 

Raseri.  Sulla  frequenza  delle  seconde  nozze  e  sulla  durala  della  vedovanza  in  Dalia 
ed  altri  Stati.  —  Gazzaniga.  Le  condizioni  sanitarie  di  Pavia. 
Bullettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem. 


—   LXXXII    — 

+  Giornale   di   matematiche.  Voi.  XXV,  maggio-giugno  1888.  Napoli. 

Pirondini.  Sulle  linee  a  doppia  curvatura  (continuazione).  —  Ronchetti.  Calcolo  del 
valore,  al  netto,  di  titoli  soggetti  a  tassa  di  circolazione  e  dritto  di  provvigione,  come  le 
obbligazioni  ferroviarie.  —  Giuliani.  Alcune  osservazioni  sopra  le  funzioni  sferiche  di  ordine 
superiore  al  secondo  e  sopra  altre  funzioni  che  se  ne  possono  dedurre.  —  Torelli.  Su  qualche 
proprietà  delle  curve  piane  del  terz'ordine  fornite  di  un  punto  doppio.  —  Murer.  Le  serie 
algebriche  di  superficie  ad  indice  3.  —  Raimondi.  Sulle  curve  d'inversione.  --  là.  Un 
teorema  sui  determinanti  di  differenze. 

*  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXV,  7.  Roma,  1888. 

Sotis.  Ascesso  idiopatico  del  cervello  comunicante  colTesterno. 

*  Giornale  militare  ufficiale.  Parte  la,  disp.  30-34;  parte  2a,  disp.  34-41.  Roma, 

1888. 

+ Ingegneria  (L')  civile  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  7.  Torino,  1888. 

Cuppari.  Sulle  osservazioni  atmometriche  e  sull'uso  che  può  farne  l'ingegnere.  —  I 
due  nuovi  ponti  costruiti  sul  Mal i  e  sull'Orco  per  la  strada  provinciale  da  Torino  a  Mi- 
lano. —  Appunti  dell'ing.  Lanino.  —  Gragnola.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di  quello 
recentemente  costruito  per  l'arsenale  di  Taranto.  —  Cerniti.  Titolo  dei  filati. 

*  Memorie  dell'Accademia  di  agricoltura,  arti  e  commercio  di  Verona.  Ser.  3\ 

vol.LXIII.  Verona,  1886. 

Garbini.  Note  istologiche  suina  alcune  parti  dell'apparecchio  digerente  nella  cavia 
e  nel  gatto. 

*  Memorie  della  Società  degli  spottroscopisti   italiani.  Voi.   XVII,  5.  Maggio 

1888.  Roma. 

Draper.  Memoria!,  seenni!  annual  reporl  of  the  photographic  Studj  of  stellar  spectra. — 
Spettro  della  cometa  Sawerthal  osservato  a  Roma  ed  a  Palermo.  —  Orbita  della  cometa 
1879  IV.  —  Immagini  spettroscopiche  del  lini-ilo  Bolare  osservato  a  Palermo  <•  Roma  nel- 
l'anno 1885. 

•Monumenti   storici   pubblicati   dalla   r.  Deputazione  veneta  di  storia  patria. 
Ser.  4a.  Miscellanea,  voi.  VII-IX.  Venezia,  1887. 
La  legazione  di  Roma  di  Paolo  Parata  1592-1595. 

+ Monumenti  storici  pubblicati  dalla  Società  napoletana  di  storia  patria.  Ser.  I. 
Cronache.  Napoli,  1888. 

Ignoti  monachi  cisterciensis  S.  Mariae  de  Ferraria  chronica  e1  Ryccardi  de  Sancto 
Germano  Chronica  priora. 

+  Pubblicazioni  del  r.  Istituto  di  studi  superiori  pratici  e  di  perfezionamento 
in  Firenze.  Sezione  di  medicina  e  chirurgia.  Firenze,  1888. 
Fasola.  Il  triennio  1883-85  nella  Clinica  ostetrica  e  ginecologica  di  Firenze.  Parte  la. 

*  Ragguagli  sui  lavori  eseguiti  nell'anno  XVI  (1887-88)  nel  Laboratorio  chi- 

mico-agrario di  Bologna.  Bologna,  1888. 

f  Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia  della   r.  Scuola  di  Conegliano. 

Anno  II,  n.  14,  15. 

Roese.  Nuovo  processo  per  la  determinazione  dell'alcool.  -  Pollale.  Determinazione 
dell'acido  nitrico  nel  vino.  -  Mancini.  Imenomiceti  viticoli.  —  I  nostri  vini  all'Esposi- 
zione di  Londra.  —  Vrillieux.  Esperienze  sul  trattamento  del  Black-Koth. 


—    LXXXIII 


f  Rendiconti  del  Circolo  matematico  di  Palermo.  T.  II,  f.  4.  Palermo,  1888. 

de  Jonquières.  Constructìon  géométrique  de  courbes  unicursales,  notamment  de  celle 
du  5ème  ordre  douée  de  six  points  doubles.  —  Del  Re.  Sui  sistemi  lineari  ra-pli  di  sfere 
e  di  un  /i-spazio. —  Id.  Un  teorema  di  geometria  proiettiva  sintetica  ed  alcuni  suoi  corol- 
lari. —  Montesano.  Su  una  famiglia  di  superficie  omaloidiche.  —  Vivanli.  Sulle  funzioni 
ad  infiniti  valori.  —  Del  Pezzo.  Estensione  di  un  teorema  di  Noether.  —  Betti.  Sopra  una 
estensione  della  terza  legge  di  Keplero.  —  Segre.  Un'osservazione  sui  sistemi  di  rette  degli 
spazi  superiori.  —    Vivanti.  Ancora  sulle  funzioni  ad  infiniti  valori. 

*  Rendiconti  del  r.  Istituto  lombardo.  Ser.  2a,  voi.  XXI,  14.  Milano,  1888. 

Novarese.  Proprietà  stereometriche  dei  sistemi  di  forze.  —  Montesano.  Su  le  trasfor- 
mazioni involutorie  monoidali.  —  Scarenzio.  Trofismo  ipertrofico  mutilante.  —  Raggi.  Con- 
tribuzione allo  studio  delle  allucinazioni  unilaterali.  —  Canna.  Giovanni  Maria  Russedi, 
spigolature. 

tRevue  internationale.  T.  XIX,  2-4.  Rome,  1888. 

2.  Tissot.  Les  évolutions  de  la  critique  contemporaine  :  M.  Ferdinand  Brunetière  (Étude 
analytique).  —  Lindau.  Lolo  (suite).  —  Lo  Forte-Randi.  Les  flàneurs  en  littérature:  Ro- 
dolphe  Topffer.  —  Sacher-Masoch.  Les  derniers  amis.  —  Juslice.  Les  roses  de  Jéricho. 
En  campagne.  —  Roux.  Une  héroiine  sous  la  Terreur.  —  Maurice.  A  travers  les  Revues 
anglaises.  —  3.  Mazzini.  Lettres  inédites.  —  Dora  d'Istria.  Théologie  et  miracles  de 
M.me  de  Kriidener.  —  Lindau.  Lolo  (suite).  —  Boglietti.  L'Autriche-Hongrie  en  1888  et 
la  question  d'Orient.  —  Delpit.  Trois  nouvelles.  —  4.  Mazzini.  Lettres  Inédites.  —  Lindau. 
Lolo  (suite).  —  Rod.  La  littérature  contemporaine  en  France.  —  Guérin.  Le  voyage.  — 
Maurice.  Croquis  suédois.  —  Maurice.  A  travers  les  Revues  allemandes. 

+  Rivista  di  filosofia  scientifica.  Ser.  2a.  voi.  VII,  luglio  1888.  Milano. 

Behnondo.  Il  sentimento  religioso  come  fenomeno  biologico  e  sociale.  —  Fano.  Di 
alcuni  metodi  di  indagine  in  fisiologia. 

'Rivista  marittima.  Anno  XXI,  7-8.  Roma,  1888. 

Tadini.  I  marinai  italiani  fra  i  greci.  —  Maldini.  I  bilanci  della  marina  d'Italia.  — 
Borgatti.  Trieste  e  il  suo  porto.  —  Le  granate  cariche  di  fulmicotone  e  le  fortificazioni.  — 
I  forti  e  la  melinite.  —  Holzner.  Tentativi  fatti  dalle  potenze  straniere  per  ridurre  il  ca- 
libro dei  fucili.  —  Soper.  Applicazione  del  tiraggio  forzato  sulle  navi  da  guerra.  Caldai.' 
sotto  l'azione  del  tiraggio  forzato  in  locale  chiuso.  —  G.B.  Spartizione  delle  isole  del  Pa- 
cifico tra  le  potenze  colonizzatrici.  —Esplorazione  alle  isole  Salomone.  —  L'illuminazione 
elettrica  e  i  pericoli  d'incendio.  —  I  grandi  porti  di  commercio. 

•Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VII,  n.  7,  8.  Torino,  1888. 
^-Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  n.  11-12.  Firenze,  1888. 

Cantone.  Sui  sistemi  di  frangie  d'interferenze  prodotte  da  una  sorgente  di  luce  a  due  co- 
lori. —  Poli.  Note  di  microscopia.  —  Sul  potere  emulsivo  di  alcune  sostanze  pei  dividere 
il  solfuro  di  carbonio  ed  altri  insetticidi  nell'acqua  e  sul  potere  insetticida  dei  corpi  stessi, 
non  che  sulla  volatilità  del  sulfuro  di  carbonio. 

'Studi  e  documenti  di  storia  e  diritto.  Anno  IX,  2-3.  Roma,  1888. 

Gamurrini.  S.  Silviae  Aquitanae  peregrinai  io  ad  loca  sancta.  anni  fere  385-388.  - 
Talamo.  Le  origini  del  cristianesimo  ed  il  pensiero  stoico.  -  De  Nolhac.  Les  correspon- 
dants  d'Aide  Manuce;  matériaux  nouveaux    d'histoire  iittéraire.  -  Scialoia.  Di  una  nuova 
collezione  delle  Dissensiones  doni  in  or  uni. 

*  Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  6-7.  Roma,  1888. 
Bracchi.  Elettrometria  ad  uso  degli  impiegati. 


—    LXXXIV    — 

Pubblicazioni  estere. 

f  Abhandlungen  der  k.   Sachs.    Gesellschaft  d.  Wissenschaften.   Pbil.  hist.  CI. 
Bd.  X.  Leipzig,  1888. 
Roscher.  Umrisse  zur  Naturlehre  des  Càsarismus. 

fActa  mathematica.  XI,  4.  Stockholm,  1888. 

Staude.  Ueber  die  Bewegung  einea  schweren  Punctes  auf  einer  Rotationsfl&che.  — 
Weber.  Zur  Theorie  der  elliptischen  Functionen  (zweite  Abhandlung).  -  Lilienthal  v. 
Bemerkung  iiber  diejènigen  Flàchen  bei  denen  ili'-  Differenz  der  Hauptkrtimmungsradien 
Constant  ist.  —  Ptaszycki.  Sur  l'integration  algébrique  des  différentiellea  algébriques.  — 
Prix  Oscar.  Mémoirea  présentéa  au  conconrs. 

fAnnalen  der  Physik  und  Chemie.  N.  F.  Bd.  XXXV,  1.  Beibl&tter  zu  dea- 
selbeii.  Bd.  XII,  7,  8.  Leipzig,  1888. 

Wiener.  Gemeinsame  Wirkung  von  Circularpolarisation  und  Doppelbrechung.  — 
Wedding.  Die  magnetische  Drehung  der  Polarisationsebene  bei  wachsender  Doppelbrechung 
in  dilatirtem  Glas.  —  Wien.  Ueber  Durchsichtigkeil  der  Metalle.  Molenbroek.  Zur  Theorie 
der  Flussigkeitsstrahlen.  —  Voigt.  Ueber  die  Reflexion  und  Brechung  des  Lichtes  an 
Schichten  absorbirender  isotroper  Medien.  —  Qleichen.  Allgemeine  Theorie  der  Brechung 
ebener  Strahlensysteme.  —  Nahrwold.  Ueber  die  Electricitatsentwickelung  an  einena 
gliihenden  Platindrahte.  Wesendonck.  Ueber  die  Bedingungen,  denen  die  Elasticitfttscon- 
stanten  geniigen  mtissen,  damil  ili''  LOsungen  elastischer  Probleme  eindentig  sind.  — 
Ilimstedt.  Ueber  die  Bestimmung  deT  Capacitai  eines  Schutzringcondensators  in  absolutem, 
electromagnetischem  Maas.se.  —  du  Bois.  Susceptibilitàl  inni  Verdet'sche  Constante  fon 
Flussigkeiten.  -  la  Ji<i<l,r.  Untersuchungen  Qber  die  Magnetisirung  elliptischer  arri 
rechteckiger  Platten  vou  weichem  Eisen.  —  Dorn.  Zur  Bewegung  einea  Magnete  in nerhalb 
eines  dàmpfenden  Multiplicators.  —  Galitzine.  Ueber  den  Einfluas  der  Krunimung  der  Ober- 
fliiche  einer  Fliissigkcit  auf  die  Spannkrafl  ihres  ges&ttigten  Dampfea. 

fAmialen  (Justus  Liebig's)  der  Chemie.  Bd.  CCXLVI.  Leipzig,  1888. 

Polonowski.  Die  Condensation  des  Glyoxalsmil  Malon-und  Acetessigester.  —  Jaeckle. 
Ueber  hohere  Homologe  der  synthetischen  Pyridine  und  Piperidine.  —  Wislicenus.  Un- 
tersuchungen zur  Bestimmung  der  ràumlichen  Atomlagerung;  erste  Abhandlung:  Beitrage 
zur  Geschichte  der  Fumarsaure  und  Malcinsiiure.  —  Kìebcr.  Ueber  die  Producte  der 
Einwirkung  von  Monochlormethylàther  auf  Natriummalons&ureester.  AnscMtz.  Ueber 
Eeissert's  Pyranilpyroinsàure,  Pyranilpyroìnlactòn  und  Anilbernsteinsaure.  —  Bòttinger. 
Einiges  iiber  Gallussaure  und  Tannin.  —  Bruggemann.  Ueber  die  Einwirkung  von  Natrium 
auf  der  Àethylàther  der  Normal-  und  der  Iso-  Buttersàùre.  --  Einhorn  und  Lehnkering. 
Ueber  ein  /J-Lacton  der  Chinolinreihe.  —  Klùss.  Zur  Kenntniss  der  unterschwefelsauren 
Salze.  -  Wallach.  Zur  Kenntnisa  der  Terpene  und  der  àtherischen  Oele,  achte  Abhand- 
lung.  —  Alexander.  Ueber  hydroxylaminhaltige  Platinbasen.  —  Wallach  und  Oildemeister. 
Zur  Kenntniss  der  Terpene  und  der  àtherischen  Oele.  neunte  Abhandlung.  —  Klùss.  Zur 
"Kenntniss  der  unterschwefelsauren  Salze.  —  Wislicenus.  Ueber  die  Synthese  von  Keton- 
sàureestern.  —  Arnold.  Ueber  Methyl-  und  Àethyloxalessigester.  —  Wislicenus.  Einwir- 
kung von  Isobuttersiiureester  und  arideren  Estera  auf  Oxalester.  —  Id.  Ueber  die  Einwir- 
kung von  Oxalester  auf  Lactone.  —  Id.  Einwirkung  von  Essigester  auf  Phtalsiiureester.  — 
Rebs.  Untersuchungen  iiber  Schwefelverbindungen.  —  Ladenburg.  Ueber  die  Constitution 
des    Benzols. 


—   LXXXV   — 

'•"Annalen  (Mathematische).  Bd.  XXXII,  1,  2.  Leipzig,  1888. 

Kiepert.  Ueber  die  Transformation  der  elliptisclien  Functionen  bei  zusammengesetztem 
Transforraationsgrade.  —  Gross.  Ueber  die  Combinante!!  binarer  Formensysteme  ,  welcbe 
ebenen  rationalen  Curven  zugeordnet  sind.  —  Baur.  Zur  Theorie  der  Dedekind'schen 
Ideale.  —  Reyes  y  Prosper.  Sur  les  propriétés  graphiques  des  figures  centriques  (Extrait 
d'une  lettre  adressée  à  Mr.  Pasch.)  —  Pascli.  Ueber  die  uneigentliclien  Geraden  und  Ebe- 
nen. —  Voss.  Zur  Erinnerung  an  Axel  Harnack.  —  Ilarnack  f.  Ueber  Cauchy's  zweiten 
Beweis  fiir  die  Convergenz  der  Fourier'schen  Reihen  und  eine  damit  verwandte  altere  Me- 
thode  von  Poisson.  —  Riecke.  Ueber  die  scheinbare  Wechselwirkung  von  Bingen,  welcbe 
in  einer  incompressibeln  Flussigkeit  in  Pube  sich  befinden.  —  Lìe.  Classification  and 
Integration  von  gewohnlichen  Differentialgleichungen  zwischen  x  y  ,  die  eine  Grappe  von 
Transformationen  gestatten.  -  Kupper.  Die  Abzàhlung  als  Fehlerquelle  in  der  moderncn 
Geometrie.  —  Hurwitz.  Ueber  diejenigen  algebraischen  Gebilde,  welche  eindeutige  Tran- 
sformationen in  sich  zulassen. 

■•  Annales  de  l'École  polytechnique  de  Delft.  T.  IV,  1-2.  Leide,  1888. 

Hoogewerff  et  v.  Dorp.  Sur  l'action  de  l'hypobromité  de  potassium  sur  Ics  amides.  — 
Schols.  Remarques  sur  le  calcul  des  efforts  maxima  dans  les  maìtresses-poutres  des  ponts 
de  chemin  de  ter. 

+ Annales  de  la   Société  géologique    du   Nord.  XV,  3-4.  Lille,  1888. 

Barrois.  Sur  le  terrain  dévonien  de  la  Navarro.  —  Dolio.  Sur  le  genre  Euclastes.  — 
Barrois.  Les  bryozoaires  devoniens  de  l'État  de  New-Yorck ,  d'après  M.  James  Hall.  — 
Gosselet.  Note  sur  le  granite  et  l'arkose  métamorphique  de  Lammersdorf.  —  Id.  Analyse 
du  Mémoire  de  MM.  Renard  et  Klément:  Sur  la  nature  des  silex.  —  Couvreuer.  Sur  la  cor- 
rélation  de  quelques  couches  de  l'eocène  dans  les  bassins  tertiaires  de  l'Angleterre,  de  la 
Belgique  et  du  nord  de  la  France,  d'après  le  professeur  Prestwicb.  —  Barrois.  Note  sur 
l'existence  du  genre  01  db  ami  a  dans  les  Pyrenées.  —  Gosselet.  Remarques  sur  la  discor- 
dale du  dévonien  sur  le  eambrien  dans  le  massif  de  Stavelot.  —  Ladrière.  Le  Givetien 
à  Hon-Hergies-lez-Bavai,  ses  limites,  son  contact  avec  l'Eifelien.  —  Malaquin.  Compte- 
rendu  de  l'excursion  de  la  Société  géologique  du  nord,  a  Bachant,  Sous-le-Bois  Louvroil, 
Douzies  et  Maubeuge.  —  Gosselet.  Etudes  sur  l'origine  de  l'ottrelite:  ottrelite  dans  le 
SNalmien  supérieur.  —  Dharvent.  Silex  de  St-Pol. 

+ Annales  des  ponts  et  chaussées.  1888  juin.  Paris. 

Chambrelent.  Notice  nécrologique  sur  M.  Croizette-Desnoyers.  —  2e  Cougrés  inter- 
national  de  navigation  intérieure  ,  tenu  à  Vienne  en  1886.  Rapports  des  délégués  du  Mi- 
nistère  des  travaux  publics  de  France  sur  les  travaux  du  Congrès.  —  Laroche.  Métbode 
élémentaire  pour  calculer  la  résistance  des  portes  d'écluse. 

*  Annales  (Nouvelles)  de  mathématiques.  3e  sér.  1888  juill.-aout.  Paris. 

Malo.  Solution  géométrique  de  la  question  proposée  au  concours  general  de  1885.  — 
Payet.  Solution  géométrique  *  de  la  question  proposée  pour  l'admission  à  l'École  centrale 
en  1887.  —  Moret-Blanc.  Solution  des  questions  proposées  au  concours  d'agrégation  en 
1885.  —  Jag'gì.  Solution  de  la  question  proposée  au  concours  d'agrégation  en  1884.  — 
Roussel.  Solution  de  la  question  proposée  au  concours  general  en  1883.  —  Farjon.  Solution 
d'une  question  proposée  pour  l'admission  à  l'École  normale  en  1885.  -  Genty.  Note  de 
geometrie.  —  Théorème  réciproque  d'un  théorème  de  M.  E.  Cesaro  et  applicatimi*.  —  An- 
tomari.  Recherches  des  points  doubles  dans  les  courbes  unicursales.  —  de  Re.  Sur  une  que- 
stion de  geometrie  liée  à  la  théorie  des  normales  à  une  quadrique.  —  Worontzof.  Sur  le 
développement  en  séries  de  fonctions  implicites.  —  Gilbert.  Remarques  sur  l'integration 
par  parile.  —  Servais.  Sur  la  courbure  dans  les  coniques.  —  Cesaro.  Sur  les  transformar 
tions  des  séries  de    Lambert.  —   Teisceira.    Démonstration  d'une  formule  de  Waring.  — 


—    LXXXVI   — 

Roux.  Solution  gépmétrique  de  la  question  proposée  dour  l'adinission  a  l'École  polytechni- 
que  en  1888.  —  Niewenglowski.  Solution  de  la  question  d'analyse  proposée  au  concours 

d'agrégation  des  sciences  matbe'matiques  en  1888. 

f  Annales  scientifiques  de  l'École  normale  supérieure.  3e  sér.  t.  V,  8.  Paris. 
Stouff.  Sur  la  transformation  des  fonctions  fuehsiennes. 

'Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  France.  Dee.  18S7.  Paris. 

Bitter.  Actions  éle'mcntaires  dont  dépend  la  croissance  des  nébules  et  des  hydromé- 
te'orites.  —  De  Touch imbert.  Prévision  sur  l'epoque  de  la  moisson  aui  environs  de  Poitiers. 

'Annuario  publicado  pelo  i.  Observatorio  do  Rio  de  Janeiro.  1885.  1886,  1887. 
Rio  de  Janeiro. 

Unzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  n.  284-286.  Leipzig,  1888. 

284.  Keller.  Die  Wanderung  der  Marinen  Thierwell  im  SuezcanàL  —  Boettger.  Qeber 
àussere  Geschlechtscharactere  bei  den  Seeschlangen.  —  285.  Baur.  Osteologìscbe  Notizen 
iiber  Eeptilen.  —  Brandes.  Ueber  das  Genus  Hol  osto  munì  Nitzsch.  —  Lutaste.  A  propos 
de  l'Art,  de  M.  Spengel  intitulé  «Das  Spiraculum  derBombinator-Larwen».  —286. 
Brauer  u.  Redtenbacher.  Ehi  ]!<  ìitrag  zur  Entwicklung  d«»8  Fltlgelgeaders  der  Insecten.  — 
Imliuf.  Ueber  das  Calanidengenus  Eeteiocopei  —  Cattaneo.  Sugli  «  Amebociti»  dei 
crostacei.  — Id.  Su  di  un  infusorio  ciliato  parassito  del  sangue  del  CarcinusMaenas. 

tArchives  néerlandaises  des  sciences  exactes  et  natii  rei  Ics.  T.  XII.  4-f>.  Har- 
lem,  1888. 

van  IVisselingh.  Sur  la  paroi  des  cellules  Bubéreuses.  —  Dojes.  Sur  le  ròle  du  coeffi- 
cient  de  transport  dans  une  équation  du  conrant  électrique.  —  Julius.  Etecbercbes  bolomé- 
triques  dans  le  spectre  Infra-rougc.  —  de  Vries.lie  coefficient  isotonique  de  la  glycérine. — 
Schouten.  Elucidation  graphique  de  la  règie  generale  poni  la  tornir  de  la  trajectqjre  et 
les  propriétés  du  mouvemeni  centrai.  —  Korteweg.  Notes  sur  Constantijn  Huygena  con- 
sidéré  comme  amateur  des  sciences  exactes.  et  sur  Bes  relations  avec  Descartes. 

tBeobachtungen  (Magnetische  und  meteorologische)  an  d.  k.  k.  Sternwarte  zu 
Prag.  Jhg.  48.  Prag,  1888. 

+Berichte  der  deutschen  Chernischen  Gesellscliaft.  Jhg.  XXI,  12.  Berlin,  1888. 
12.  Weyl.  Die  Wirkung  ktinstlicber  Farbstoffe  auf  den  tbieriseben  Organismns.  I.  — 
Lewy.  Ueber  Oxazole  und  Derivate.  —  Staedel.  Ueber  Phenacylverbindungen.  —  Staats. 
Zur  Kenntniss  der  photochromatischen  Eigenschaften  des  Chlorsilbers.  —  Ziacke  und 
Thelen.  Ueber  Pbenylbydrazinderivate  des  Oxynapthocbinoqs.il. —  Lachowicz.  Ueber  die 
Constanten  des  Benzols.  —  I/orstmann.  Ueber  die  physikaUschen  Eigenschaften  des  Ben- 
zols. —  Muller-Erzbach.  Dissociatimi  einiger  Alanne  und  des  essigsaureu  NàtronB. —  Wid- 
man.  Ueber  Acetopropylbenzol,  Acetocumol  und  ilire  Derivate.  —  Guthzeit  und  Dressel. 
Ueber  Dicarboxylglutarsàureester.  —  Sehotten.  Die  Umwandlung  des  Piperidins  in  (f-Aini- 
dovaleriansàure  und  in  Oxypiperidin.  —  Altschul.  Ueber  o-Nitro  jo-Oxychinolin  und  o-Ami- 
do-jB-Oxychinolin,  —  Krafft.  Ueber  Isolirung  der  hoheren  Normalparaffine  aus  Braunkohlen- 
paraflBn.  —  Id.  Ueber  einige  bochmoleculare  Benzolderivate.  IL  —  Baeyer.  Ueber  die  Hy- 
drophtalsiiuren.  —  Wessel.  Carbodiimide  der  aromatischen  Eeihe  und  Phenylhydrazin.  — 
Lellmann  und  Geller.  Ueber  tertiàres  Phenylpiperidin.  —  Id.  id.  Ueber  einige  Derivate 
des  tertiiiren  P,henylpiperidins.  —  Id.  id.  Ueber  die  Bildung  von  Farbstoffen  aus  ^-Amido- 
phenylpiperidin.  —  Pfordten  voti  der.  Die  niedrigste  Verbindungsstufe  des  Silbers.  — 
Le  Blanc.  Ein  Beitrag  zur  Kenntniss  des  Isocbinolins  und  seiner  Derivate.  —  Heim.  Ueber 
die  Einwirkung  von  Schwefelammon  auf  einige  aromatisebe  Dinitrokorper.  —  Kiesewetter 
und  Kriiss.  Beitriige  zur  Kenntniss  der  Absorptionsspectra  erzeugenden  seltenen  Erden.  — 


—   LXXXVII  — 

Pinner.  Ueber  Hydantoine.  —  Id.  Einwirkung  von  Harnstoff  auf  Hydrazine.  —  Hofmann. 
Notiz  uber  Anhydrobasen  der  aliphatischen  Diamine. 

'Berichte  des  naturwissenschaffclichen  Vereines   zu   Regensburg.   Hcft  I.  Re- 
gensburg  1888: 
Hofmann.  Ueber  die  Honigbiene.  —  Roger.  Ueber  die  Hirsche. 

*Bibliothèque  de  l'École  des  Chartes.  Année  1888,  liv.  2,  3.  Paris. 

Moranvillé.  Extraits  de  journaux  du  trésor  (1345-1419).  —  Castan.  Origine  du  sur- 
nora  de  Cbrysopolis  donne  à  la  ville  de  Besancon  à  partir  du  XP  siècle.  —  Moliniet. 
Inventaire  du  trésor  du  saint  siège  sous  Boniface  Vili  (1295).  --  Funck- Brentano.  Phi- 
lippe le  Bel  et  la  noblesse  franc-comtoise. 

fBoletin  de  la  Academia  nacional   de  Ciencias  eri  Cordoba.  T.  X,  2.  Buenos 
Aires,  1887. 

*Boletin  de  la  real  Academia  de  la  historia.  T.  XII,  6.  Madrid,  1888. 

Babai.  Una  visita  a  las  ruinas  de  Termancia.  —  Castrillon.  D.  Làzaro  Diaz  del  Valle 
y  de  la  Puerta.  —  Coderà.  Hamraudies  de  Màlaga  y  Algeciras  :  noticias  tomadas  de  Aben 
Hazam.  —  Id.  Los  Tochibies  en  Espana:  noticias  de  està  familia  tomadas  de  Aben 
Hazam.  —  Id.  Inscripciones  àrabes  de  Xela. 

fBoletin  de  la  Sociedad  geogràfica  de  Madrid.  T.  XXIV,  4-6.  Madrid,  1888. 
Canga-ArgiieUes.  Inmigración  espanda  al  Sur  de  Filipinas.  —  La  Información  Agri- 
cola y  Pecuaria.  —  Un  puerto  franco  en  las  Antillas  espanolas.  —  Ovilo  y  Canales.  Estado 
actual  de  Marruecos.  —  Bonetti.  Un  viaje  al  Golfo  de  Guinea.—  Torres  Campos.  Resena, 
de  las  tareas  y  estado  actual  de  la  Sociedad  Geogràfica  de  Madrid  leida  en  la  Junta  ge- 
neral de  30  de  Mayo  de  1888. 

tBulletin  de  l'Académie  r.  des  sciences.  3e  sér.  t.  XV,  6;  XVI,  7.  Bruxelles, 

1888. 

XV,  6.  de  Selys  Longchamps.  Nouvelle  apparition  du  Syrrhapte  hétéroclite  en  Belgi- 
que.  ._  Dewalque.  État  de  la  végétation  à  Ancienne,  à  Gembloux,  à  Liège  à  Spa  et  à  Vielsalm. 
le  20-21  avril  1888.  —  Deruyts.  Sur  la  théorìe  des  forraes  algébriques  à  un  nombre  quel- 
conque  de  variables.  —  Lameere.  Sur  des  ceufs  anormaux  de  PAscaris  megalocephala.  — 
Wauters.  A  propos  d'un  nouveau  système  historique  relatif  à  l'établissement  des  Francs  en 
Belgique.  —  Philippson.  Seconde  réponse.  à  M.  le  baron  Kervyn  de  Lettenhove  au  sujet 
d'Elisabeth  et  le  meurtre  de  Darnley.  —  XVI,  7.  Folle.  Note  sur  un  coup  de  foudre  qui  a 
frappé  l'Observatoire  le  23  juin  1888.  —  Van  der  Mensbrugghe.  Sur  les  moyens  d'évaleur 
et  de  combattre  l'influence  de  la  capillarità  dans  la  densimétrie.  —  Spring.  Sur  la  réaction 
chimique  des  corps  à  l'état  solide.  —  Id.  Pourquoi  les  rails  en  service  se  rouillent  moins 
vite  que  les  rails  au  repos.  —  Id.  Note  sur  Péclat  métallique.  —  De  Ileen.  Determinati. m 
des  variations  que  le  coefficient  de  frottement  des  solides  éprouve  avec  la  temperature.  - 
Masius.  Eecherches  sur  l'action  du  pneumogastrique  et  du  grand  sympathique  sur  1;'.  sé- 
crétion  urinaire.  —  Niesten.  Sur  l'aspect  physiquc  de  la  planète  Mars  pendant  l'opposi- 
tion  de  1888.  —  Fievez.  Nouvelles  recherches  sur  l'origine  optiqne  des  raies  spectrales. 
en  rapport  avec  la  théorie  ondulatoire  de  la  lumière.  —  Goedseels.  De  la  longueur  d'une 
ligne.  —  Vanlair.  Sur  la  persistance  de  l'aptitude  régénératrice  des  nerfs. 
+  Bulletin  de  la  Société  de  géographie.  1888  Trini.  1  et  2.  Paris. 

1.  Maunoir.  Rapport    sur   les    progrès  des    sciences  géographiques  pendant  l'année 
1887.  -    2.  Centenaire  de  la  mort  de  Laperóuse. 
-i-Bulietin  de  la  Société  eutomologique  de  France.  1888.  13,  K>.  Paris. 


—   LXXXVI1I    — 

^Bulletin  de  la  Société  mathématique  de  France.  T.  XVI,  4.  Paris.  1888. 

Perrin.  Sur  l'identité  des  pe'ninvariants  des  f<>rmes  binaires  avec  certaines  fonctions 
des  dérivées  unilatérales  de  ces  fonnes. —  Stieltjes.  Sur  une  généralisation  de  la  formule 

des  accroissements  finis.  —  Pellet.  Division  approximative  d'un  are  de  cercle  dans  un  rapport 
donne,  à  l'aide  de  la  règie  et  du  compas.  —  Bioche.  Sur  les  lignes  de  courbure  de  certai- 
nes surfaces  gauches.  —  Delannoy.  Sur  la  durre  du  jeu.  —  Catalan.  Propositiuns  et  qne- 
stions  diverses. 

"^Bulletin  des  sciences  rnathématiques.  2e  sér.  t.  XI,  juill.  1888.  Paris. 

{OC 
e~x-  dx  déduite  de  la  formule  de  Wallis,  — 

Demartres.  Sur  le  lieu  d'un  cercle  doublement  sécant  à  troifi  cercles  fixes.  —  Saint  Ger- 
main.  Sur  une  surface  du  troisième  ordre  qui  admet  une  ligne  ombilicale  parabolique. 

'Bulletin  of  the  Museum  of  Comparative  Zoology  at  Havard  College.  XIII,  10; 
XVII,  1.  Cambridge,  1888. 

(larman.  The  Rattle  of  the  Rattlesnake.  —  Fewkes.  On  the  devclopmenl  of  the  Cal- 
careous  plates  of  Asterias. 

•Calendar  (The  Glasgow  University)  for  the  year  1888-89.  Glasgow,  1888. 
*Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXV.  n.  3-8.  Cassel,  1888. 

Ilansgirg.  Ueber  Bacillus  rauralis  Toraaschels  aebsl  Beitragen  zur  Kenntniss  der  Gal- 
lertbildung  éiniger  Spaltalgen.  —  Keller.  Wilde  Rosei]  des  Kantons  Zurich. 

♦■Centralblatt  fui  Physiologie.  1888,  n.  8-10  Wien,  1888. 

Carle.  Extirpation  der  Schilddruse.  —  Lukjanow.  Kunstliche  respiration.  --  Gad. 
Id.  id. 

fCompte  rendus  des  séances  et  travaux  de  l'Accadèmie  des  sciences  morales 
et  politiques.  1888.  Sept.-déc.  Paris. 

Block.  Rapport  sur  le  pria  Rossi.  —  Beaussire.  Rapport  sur  le  concours  relatifau 
prix  Bordin.  —  Fustel  de  Coulanges.  Discours  prononcé  ani  fanérailles  de  M.  Paul  Pont, — 
Dareste.  Le  nouveau  Code  civil  du  Montenegro.  —  Chaignet.  Bistoire  de  la  Psichologie 
des  (ìreos.  —  Baudrillard  Les  populations  agricoles  de  l'Ile-de-France.  —  Levaèseur. 
L'abolition  de  l'esclavage  au  Brésil.  —  Geffroy,  Notice  biographique  sur  Emile  Belot. — 
Charmes.  Rapport  sur  le  prix  Thorel.  —  Levasse)/, :  La  Statistique  agricole  de  la  Fraine. 

'Comptes  rendus  des  séances  de  l'AcuiltMiiie  des  inscriptious  et  belles-lettres. 

4e  sér.  t.  XVI,  mars-avrii  1888.  Paris. 

Le  Blant.  Lettres  de  Rome.  —  Opj>er! .  Un  contrat  rappelant  la  legende  de  Bardana- 
pale. —  Id.  La  condition  des  esclaves  à  Babylohe.  -•  Riemann.  Dutextedes  livres  XXV] 
a  XXX  de  Tite  Live.  —  ffauréau.  Sur  le  ••  Livre  des  six  principes  ». 

"'Comptes  rendus  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVII, 
4-9  Paris,  1888. 

4.  Bertrand.  Note  sur  le  tir  a  la  cible.  —  Berthclot  et  André.  Bemarques  sur  le  do- 
sage  de  l'azote  dans  la  terre  vegetale.  —  de  Jonquières.  Nouvelles  rechercb.es  sur  la  con- 
struction,  par  deux  faisceau  projectifs,  de  la  surfaee  generale  du  troisième  ordre.  de  La- 
ease-Duthiers.  Observations  relatives  à  une  Note  recente  de  M.  Viguier  «  Sur  un  nouveau 
type  d'Alcyonaire  ». —  André.  Sur  le  ligament  lumineux  des  passages  et  occultations  des 
satellites  de  Jupiter.  —  Perrin.  Sur  les  criterio  des  divers  genres  de  Solutions  inultiples 
communes  a  trois  équations  à  deux  variables.  —  Painlevc.  Sur  Ics  équations  différentielles 
du  premier  ordre.    —    Schlesinger.    Sur  les  courbes  de  genre  un.  —  Berget.  Mesure  des 


—    LXXXIX  — 

coefficients  de  eonductibilité  thennique  des  njétaux.  —  Moureaux.  Déterminations  magné- 
tiques  dans  le  bassin  occidental  de  la  Mediterranée.—  Muntz.  Analyse  de  l'eau  du  Nil. — 
Leidié.  Recherches  sur  quelques  sels  de  rhodium.  —  Carnot.  Sur  une  nouvelle  métbode 
de  dosage  de  la  lithine,  au  moyen  des  fluorures.  —  Rousseau  et  Bernheim.  Sur  quelqnes 
hydrates  de  ferrite  de  potasse,  cristallisés  par  voie  seche.  —  Duboin.  Sur  les  chlorure,bro- 
mure  et  sulfure  d'yttrium  et  de  sodium.  —  Planchon.  Sur  le  dosage  de  la  glycérine  par 
oxydation.  —  Hardy  et  Gallois.  Sur  l'anagyrine.  —  Fauconnier.  Action  de  l'aniline  sur 
l'épiehlorhydrine. — Zaìocostas.  Recherches  sur  la  constitution  de  la  spongine.  —  Gautier 
et  Mourgues.  Alealoi'des  volatils  de  l'huile  de  foie  de  morue :  butylamine,  amylamine,  hexy- 
lamine,  dihydrolutidine.  —  Massol.  Neutralisation  de  l'acide  malonique  par  les  bascs  solu- 
bles.  —  Moissan.  Préparation  et  propriétés  du  fluorure  d'éthyle.  —  Vignon.Sulf&tes  acides 
de  diméthylaniline  et  de  diphénylamine.  Sur  une  réaction  generale  des  sulfates  acide-  de 
certame s  bases  aromatiques. —  Petit.  Chaleurs  de  formati on  des  alcalis  isomères,  toluidines, 
benzylamine,  méthylaniline.  —  de  Forcrand.  Sur  les  glycérinates  polybasiques. —  Teissier 
et  Roque.  Nouvelles  recherches  sur  la  toxicité  des  urines  albumineuses.  —  Leloir.  Sul- 
la nature  des  variétés  atypiques  du  lupus  vulgaris.  —  Petit.  Effets  de  la  lésion  des 
ganglions  sus-oesophagiens  chez  le  Crabe  (Carcinus  Moenas).  —  Vitzon.  Contribution  a 
l'étude  du  centre  cérébro-sensitif  visuel  chez  le  cliien.  —  Houssay  et  Bataillon.  Segmen- 
tation  de  l'ceuf  et  sort  du  blastopore  chez  l'Axolotl.  —  Jumelle.  Sur  la  constitution  du 
fruit  de  Gramine'es.  —  Dangeard.  Le  rhizome  des  Tmesipteris.  —  5.  Schlcssing.  Sur 
les  relations  de  l'azote  atmosphérique  aree  la  terre  vegetale.  —  Id.  Sur  le  dosage  du  car- 
bone et  de  l'azote  dans  la  terre  vegetale.  —  Friedel  et  Crafts.  Sur  la  densité  du  chlore 
et  sur  la  densité  de  vapeur  du  chlorure  ferrique. —  Id.  id.  Sur  la  densité  de  vapeur  du  per- 
chlorure  ile  gallium.  —  Gaudry.  Sur  les  dimensions  gigantesques  de  quelques  Mammifè- 
res  fossiles.  —  Lecoq  de  Boisbaudran.  A  quels  degrés  d'oxydation  se  trouvent  le  chrome 
et  le  manganese  dans  leurs  composés  fluorescents  ?  —  Crueìs.  Observations  de  la  comète 
a  1888.  —  Gruey.  Positions  de  la  comète  1888,  I,  mesurées  à  l'équatorial  de  8  pouces  de 
l'Observatoire  de  Besancon.  —  Painlevé.  Sur  les  équations  différentielles  du  premier  ordre.  — 
Baudot.  Régulateur  isochrone.  —  Krebs.  Sur  un  téléphone  à  champ  magnétique  ferine. 
avec  plaque  à  sections  cylindriques  concentriques  égales.  —  Moureaux.  Cartes  magnéti- 
ques  du  bassin  occidental  de  la  Mediterranée.  —  Gouy.  Sur  la  conservation  de  l'électri- 
cité  et  la  thermodynamique.  —  Bouty  et  Poincaré.  Sur  la  eonductibilité  électrique  des 
mélanges  de  sels  fondus.  Cas  particulier  de  l'azotate  de  potasse  et  de  l'azotate  de 
soude.  —  Bichat  et  Guntz.  Sur  la  production  de  l'ozone  par  des  décharges  électriques.  — 
Carnot.  Sur  le  dosage  de  la  lithine  dans  les  eaux  minérales.  Analyse  de  deux  sources  de 
la  Còte-d'Or.  —  Paure.  Sur  l'obtention  économique  des  chlorures  des  éléments  oxydés, 
tels  que  l'aluminium.  —  Riban.  Sur  un  procede  de  dosage  et  de  separatimi  du  /.ine  - 
de  Forcrand.  Sur  le  glycol-alcoolate  de  soude.  —  Meunier.  Sur  un  éther  dibenzoi'que  derive 
de  la  mannite.  —  Gley.  Sur  la  toxicité  comparée  de  l'ouabaine  et  de  la  strophantine.  — 
Francois- Fr anck.  Influence  des  excitations  simples  et  épileptogènes  du  cerveau  sur  L'ap- 
pareil  circulatoire.  —  Prillieux.  Traitement  efficace  du  Black  Rot.  —  Kilian.  Structure 
géologique  des  environs  de  Sisteron  (Basses-Alpes).  —  6.  Berthelot.  Expériences  nouvelles 
sur  la  flxation  de  l'azote  par  certaines  terres  végétales  et  par  certaines  plantes.  —  Faye. 
Sur  une  rectification  de  M.  Mascart,  au  sujet  d'une  citatimi  relative  a  la  firme  des  cyclo- 
nes  tropicaux.  —  Id.  Sur  une  évolution  recente  des  météorologistes ,  relativements  ani 
mouvements  giratoires.  —  Tacchini.  Résumé  des  observations  faites  a  l'Observatoire  rovai 
du  Collège  romain  pendant  le  deuxième  trimestre  de  1888.  —  Covette.  Sur  un  nouvel  ap- 
pareil  pour  l'étude  du  frottement  des  fluides.  -  Jmgfleisch  et  Grimbert.  Sur  la  lévu- 
lose.  —  Massol.  Sur  les  malonates  de  potasse  et  de  soude.  —  Villard.  Sur  les  hydrates 
de  méthane  et  d'éthylène.  —  Bréal.  Observations  sur  la  fixation  de  l'azote  atmosphérique, 

Bollettino-Rendiconti.  1888,  V'"-  IV,  2°  Sem. 


—  xo    — 

par  les  Le'gumineuses  dont  Ics  racines  portent   des  nodosités.  —  Rietsch.  Sur  le  tetanos 
expérimental.  —  Lignier.  De  l'importance  du  système   libéro-ligneux  foliaire  en  anatomie 
vegetale.  —  de  Schulten.  Sur  la  production  des  sulfates  anhydres  cristallisés  de  cadmium 
et  de  zinc  (zincosite  artificielle).  —  Gonnard.  Des  figures  de  corrosion  naturelle   des  cri- 
staux  de  barytine  du    Puy-de-Dòme.   —  Poincaré.    Sur  la  manière  dont  se  produisent  Ics 
mouvements  barométriques  correspondant  aux  déplacements  de  la  lune  en  déclinaison.  — 
7.  Lévy.  Sur  une  propriété  generale  des  corps  solides  élastiques.  —    Lépine  et  Porterei. 
De  l'influence  qu'exercent  les  substances  antipyrétiques  sur  la  teneur  des  muscles  en  gly- 
cogène.  —   Bigourdan.  Observations  de  la  nouvelle  comète  Brooks.  faites  à  rObserratoire 
de  Paris  (équatorial  de  la  tour  de  l'Ouest).  —  Eerari.  Sur  l'antimaine  amorphe.  --  Lévy. 
Sur  quatre  nouveaux  titanates  de  zinc.  —  Billet.  Sur  le  cycle  évolutif  d'une  nouvelle  Bacte- 
riacée  chromogènc  et  marine.  Bacterium  Balbi  ani  i.    —  Patri'.  Sur  la  enntagion  de 
la  clavelée.  —  Cesavo.  Bemarques   relatives   aux    objections  faites  par  M.  Jensen  à  l'une 
de  ses  précédentes  oommunications.  —  Duponchel.  Sur  un  cycle  de  periodicità  de  24  ans, 
dans  les  variations  de  la  temperature  a  la  surface  du  globe  terrestre.  -     <s.  Bouquet  de  1» 
Gry  e. .Note  sur  l'adoption  d'une  heure  legale  en  France.  —    de  Jonquières.  Construction 
géométrique  d'une  surface,  à  points  doubles,  du  quatrième  ordre.       Gamaleìa.  Sur  la  vac- 
cination  preventive  du  cboléra  asiatique.  —  Pasteur.  Bemarques  relatives  a  la  Communi- 
cation  de  M.  Gamaleìa.   —   Perrotin.    Observations  de  la  comète  Faye,  retrouvée  à  Nice 
le  0  aoùt.  —  Charlois.  Observations   de  la    convelle    comete  Brooks,    faites   à  L'Observa- 
toire  de  Nice  (équatorial  de  Gautier  de  0«?,38  d'ouverture).      Dubois.  Sur  les  Batellites  de 
Mars.  —  Goulier.  Lois  provisoires  de  L'affaissement  'rune  portioa  du  sol  de  la  France.- 
Raoult.  Sur  les  tensions  de  vapeur  'les  dissoluti ons faites  dans  L'alcool.—  Raulin.  Obser- 
vations sur  l'action  des  micro-organismes  sur  Les  matières  colorantes.  —  Prillieux.  Expé- 
rience  sur  le  traitement  «lo  la  maladie  de  la  pomme  de  terre.  -    Luys.  Sur  l'état  de  fesci- 
nation  déterminé  ebez  l'homme  a  l'aide  de  surfaces  brillante^  en  rotatioo    (action  somni- 
fère  des  miroirs  à  alouettes).  —   Larrey.  Observations  relatives  a  La  Communication  de 
M.  Luys.  —  0.  Trépied,  Sy  et   Renaux.  Observations  de  la '-net'   Brooks,  faites  a  l'Ob- 
servatoire  d'Alger,  au  télescope  de  0m,50.  —    Perrotin.  Observations  de  la  comète   Faye, 
faites  à  l'Observatoire  de  Nice.  —  Banaré.  Sur  des  expériences  de  télépbonie  Bous-marine.  — 
Fischer.  Sur  le  dermato-squelette  ei  les  affinités  zoologiques  du  Testudo  perpiniana, 
gigantesque  Tortue  fossile  du  pliocène  de  Perpignan. 

*Cosmos.  Eevue  des  sciences  et  leur  applications.  N.  S.  1888,  n.  183-188.  Paris. 

tjahrbuch  ueber  die  Fortsch ritte  der  Mathematik.  Bd.  XVII,  3.  Berlin,  1888. 

+ Jahresbericht  des  koa.  Polytechnikums  zu  Stuttgart.  1887-88.  Stuttgart. 

f  Jahresbericht  Iiber  die  Fortschritte  der   classischen   Alterthurnswissenschaft. 
Jhg.  XV,  11-12;  XVI,  1.  Berlin,  1888. 

XV.  Schneider.  Bericbt  Uber  die  Litteratur  zu  Plato  aus  den  Jahren  1880-1885.  — 
Hùttner.  Bericht  uber  die  auf  die  aitiseli. n  Bedner  bezuglichcn  littcrarischen  Erscheinun- 
gen  der  Jahre  1882-1885.  —  Magnus.  Bericht  uber  die  Litteratur  zu  Catull  und  Tibull 
tur  die  Jahre  1877-1886.—  Schiller.  Jahresbericht  ueber  rSmische  Geschichte  und  Chrono- 
logie  fur  1886.  —  XVI.  Helmreich.  Jahresbericht  uber  Taoitus.  1885-1887.  —  Schiller. 
Jahresbericht  iiber  die  romischen  Staatsalterthumer  fiir  1886. 

f  Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XX,  6.  S.  Pétersbourg,  1888. 

Potilitzin.  Sur  les  vitesses  et  les  produits  de  décomposition  du  colorate  et  du  chlo- 

rite  de  lithium.  —  Konomikóff.  Sur  Ics  rapporta  entre  le  pouvoir  rotatoire  et  la  refraction 

des  substances  organiques.  —  Socoloff.    Action    des   iodures  organiques  sur  le  natriunmi- 

troéthane.  —  Lamansky.  Nécrologue  du  prof.  S.  Wroblewsky.  —  Egoroff.  L'eclipse  totale 


—    Xci   — 

(lu  soleil  da  yl9  a°»t  1887.  —  ffesehus.  Sur  les  resultate  des  observations  météorologiques 
pendant  l'éclipse  solaire  du  7/i9  aoùt  1887. 

'Journal  de  Physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  VII,  aodt  1888.  Paris. 

Brillouin.  Déformationa  permanentes  et  thermodinamiqno.  —  Defforges.  Sur  l'inten- 
sité  absolue  de  la  pesanteur.  —  Gernez.  Recherches  sur  l'application  du  pouvoir  rotatoire 
a  l'étude  des  composés  formés  par  l'action  des  tungstates  de  soude  et  de  potasse.  —  Bouty. 
Application  de  l'électromètre  à  l'étude  des  e'quilibres  «chimiques. 

•Journal  (The  american)  of  science.  Voi.  XXXVI,  212.  Aug.  1888.  New  Hawen. 

Dana.  History  of  Changes  in  the  Mt.  Loa  Craters.  —  Whitfield  and  Merrill.  The 
Fayette  County,  Texas,  Meteorite.  —  Ward.  Evidence  of  the  Fossil  Plants  as  to  the  Age 
of  the  Potomac  Formation.  —  Hall.  Experiments  on  the  Effect  of  Magnetic  Force  on  the 
Equipotential  Lines  of  an  Electric  Current.  —  Chatard.  Analyses  of  the  Waters  of  some 
American  Alkali  Lakes. 

'  Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  CCCIX.  August  1888.  London. 

Perkin.  On  an  Apparatus  for  Maintaining  a  Constant  Pressure  when  Distilline  under 
Eedueed  Pressure.  —  Id.  Chlorofumaric  and  Chloromaleic  Acids  and  the  Magnetic  Rota- 
tory  Power  of  some  of  their  Derivatives.  —  Collie.  On  a  New  Me.thod  for  the  Preparation 
of  Mixed  Tertiary  Phosphines.  —  Warìngton.  The  Chemical  Actions  of  some  Micro-orga- 
nisms.  —  Foivler.  Some  Reactions  of  the  Halogen  Acids.  —  Thompson  and  Cundall.  The 
Action  of  Potassium  on  Tetralkylammonium  Iodides.  —  Thorpe  and  Ilambly.  The  Vapour- 
density  of  Hydrofluoric  Acid.  —  ld.  and  Rodger.  Thiophosphoryl  Fluoride.  —  Reynolds. 
The  Action  of  Bromine  on  Potassium  Ferricyanide. 

*  Journal  (The)  of  the  College  of  science  imperiai  University  Japan.  Voi.  II,  2,  3. 

Tòkyo,  1888. 

Bundjiro  Roto.  On  the  so-called  Crystalline  Schists  of  Chichibu.  —  Samuro  Okuho. 

On  the  Plants  of  Sulphur  Island.  —  Isao  Ijima  and  Kentaro  Murata.  Some  New  Cases  of  the 

Occurrence  of  Bothriocephalus  liguloides  Lt.  —  Knott  and  Aikìtsu  Tanakadate.  A  Magnetic 

Survey  of  ali  Japan  carried  out,  by  Order  of  the  President  of  the  Imperiai  University. 

f  Journal  (The)  of  the  Iron  und  Steel  lnstitute.  1888,  n.  1  London. 

Turner.  On  Silicon  and  Sulphur  in  Cast  Iron.  —  Gautier.  On  the  Melting  in  Cu- 
pula  Furnaces  of  Wrought  Iron  or  Steel  Scrap  mixed  with  Ferro-Silicon.  —  Eccles.  An  Im- 
perfection  in  mild  Steel  Plates  considered  Chemically.  —  Wilson.  On  Water  Gas  as  used 
for  metallurgical  Purposes.  —  Johnston.  On  continuous  Moulding  Machinery  at  the  Works 
of  M.  Godin  at  Guise.  —  Cubillo.  On  the  Manufacture  and  Treatment  of  Steel  for  Field 
Guns.  —  Id.  On  Steel  Cartings  for  the  Manufacture  of  Guns.  —  Pattinson  and  Stead. 
On  the  Behaviour  of  Arsenio  in  Ores  and  Metal  during  Smelting  and  Purificati. >n  Pro- 
cess.  —  Earbord  and  Tucker.  On  the  Effect  of  Arsenio  on  Mild  Steel.  -■  Le  Neve  Po- 
ster. On  a  new  Instrument  for  the  Measurement  of  Colour,  more  especially  as  applied  1" 
the  estimation  of  Carbon  in  Steel. 

f  Journal  of  the  royal  Microscopical  Society.  1888,  part  4th.  London. 
Howcìiin.  Additions  to  the  Knowledge  of  the  Carboniferi ms  foraminifera. 

f  Lumière  (La)  électrique.  Année  XXIX,  n.  30-35.  Paris,  1888. 

^Mémoires  de  la  Société  d'agriculture,  sciences,  belles  lettres  et  artes  d'Or- 
léans. T.  XXVII,  1-4.  Orléans,  1888. 
Geffrier.  Note  sur  deux  cas  de  complications  rares  du  croup.  —  Baillet.  !,'•  Décrel 

de  Memphis.  —  Desnoyers.  Quatre  nctimes  au  Musee  d'Orleans.        Dumuys.  Recherches 

sur  les  Catacombes  d'Orléans. 


—  xcu  — 

fMemoires  et  compte  reridu  des  travaux  de   la    Société  des  ingénieurs  civils. 

Juin  1888.  Paris. 

Boudenoot.  Projet  de  chemin  de  fer  dans  Paris  (1885).  —  Henry.  Pompe  univalve 
à  piston  plongueur.  —  Fermai.  Amélioration  de  la  snspension  des  voitures  de  chemin  de 
fer  par  l'application,  en  dedans,  de  menottes  de  ressorts  à  lames.  —  Remaury.  !><■  l'emploi 
dans  les  chaudières  à  vapeur  des  t<"des  en  metal  fondu. 

*Memorias  de  la  Sociedad  Cientifica  -  Antonio  Alzate  ».  T.  I,  12.  Mexico,  1888. 
Orozco  y  Berrà.  Efemérides  srismicas  mcxicanas.  —  Motti.  Movimientoa  séismicoi 

observados  en  Orizabu  durante  el  ano  1887. 

+  Mittheilungen  aus  der  Zoologischen  Station  zu  Neapel.  Bd.  Vili,  2.  Berlin, 
1888. 

Apdthy.  Analyse  der  iiusseren  KOrperform  der  Hirudineen.  —  Dahrn.  iStudien  zur 
Urgesehicht.-  des  WirbelthierkOrpera.  —  Uber  Nerven  und  Gefasse  bei  Ammocoetea  and 
Petromyzon  Planeri.  —  Mayer.  Uebei  Eigenthùmlicbkeiten  in  den  Ereislaufsorga- 
nen  der  Selachier.  —  Vigelius.  Zui  Ontogenie  der  marinen  Bryozoen.  —  Walther,  Die 
geographische  Verbreitung  der  Foraminiferen  anf  dei  ^r<-vd  di  Benda  Palumma  ini  Golfe 
von  Neapel. 

i Mittheilungen  der  deutschen  Gesellschaft  fiir  Natili-  und  Vòlkerkunde  Osta- 
siens.  Heft.  40.  Yokoama.  1888. 

Rudorjf.  Die  R  schtspflege  in  Japan  in  der  gegenwartigen  Periodo.  —  ffolbrung. 
Ueber  Kaiser-Wilhelmsland. 

'Mittheilungen  des  k.  deutschen  Archaeologischen  lnstituts.  Athenische  Ahthei- 

lung.  Bd.  XIII,  2.  Athen,  1888. 

Winter.  Der  Ealbtràger  and  3eine  kunstgeschichtliche  Stellung.  —  Qomperz.  Der 
auf  die  Mesiedlun^  v<»n  Salamis  lieziigliche  Volkabeachlusa.  —  Siz.Dìe  Kunstlerinscnrifì 
des  Mikkiadea  und  Arcbermoss.  —  Studnicàka.  Aus  Cbios.  -  Corize.  Bermes-Kadmilos.  — 
Schliemann.    ^triache    Grabinschriften.    -    Doerpfeld.    Der    Eridanoa.    --    Schuehhardt. 

Parai  ia. 

•Mittheilungen  des  Ornithologischen  Yereines  in  Wien.  Jhg.XII,  6-8.  Wien, 

1888. 

f Mittheilungen  des  Yereins  fiir  Erdkunde.  1887.  Leipzig. 

Ratzel.  Aus  E.  POppigs  Nachlass  mit  biographischen  Binleitong.  Fischer.  Dir 

àequatorialgrenze  des  Scbneefalls.   —  Meyer.  I>i>-  Scbneeverbaltniase  im  Cilimandscbaro 
ini  Sommer  1887. 

f  Mittheilungen  (Monatliche)  aus  dem  Gesaramtgebiete  der  Natunvissenschal'- 
ten.  Jhg.  VI,  3.  Frankfurt,  1888. 

von  Gelhorn.  I>as  Fiefate  Bohrloch  der  Erde.  —  Huth.  Beitrage  zur  Kenntniss  der 
màrkiachen  Fauna.—  Zacharias.  Ueber  Periodicità!  in  der  Gewicbtszunabrae  bei  Kindern. 

+  Monatsblatter  des  wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  IX,  10,  11.  Wien. 

^Notices  (Monthly)  of  the  r.  Astronomical  Society.  Voi.  XLVIII,  8.  London,  1888. 
Krueger.  The  Central  Office  for  Astronomical  Telegrams.  —  Grubb.  New  arrange- 
ment of  electrical  control  fur  driving  clocks  of  equatorials.  —  Crossley.  Description  of 
a  new  Observatory  for  a  3-foot  refleetor.  —  Cppelancì.  Note  on  the  visible  spectrom  of  the 
great  Nebula  in  Orion.  —  Elger.  Physical  observations  of  Saturn  in  1888.  —  Peters.  Ob- 
servations  of  Sappho  (80).   —    Royal    Observatory,    Greenwieh.    Observationa   of  Comet 


—  xeni  — 

a  1888  (Sawerthal).    —    Radclìffe    Observaiory,  Oxford.   Observations    of  Cornei  a   L88fi 

(Sawerthal).  —  Biggs.  Observations  of  Comet  a  1888  (Sawerthal),  made  at  Launceston, 
Tasmania. —  Tehhutt.  Observations  of  Comet  a  1888  (Sawerthal),  made  at  Windsor,  New 
South  Wales.  —  Becker.  Note  on  Comet  a  1888  (Sawerthal).  —  Grant.  Note  on  the 
Glasgow  Star  Catalogne. 

fNotizblatt  des  Vereins  fur  Erdkunde  zu  Darmstadt.  F.  IV,  8.  Darmstadt,  1887. 

fNotulen  van  de  aìgemeene    en  Bestuurs-Vergaderingen   van  liet  bataviaasch 

Genoatschap  vari  Kimsten   en  Wetenschapperi.  Deel  XXV,  4.  Batavia, 

1888. 

observations  made  during'the  year  1883  at  the  United  States  Naval  Obser- 

vatory.  Washington,  1887. 
+Proceedings  of  the  London  Mathematica!  Society.  N.  317-320.  London,  1888. 
Love.  The  Free  and  Forced  Vibrations  of  an  Elastic  Spherical  Shell  containing  a  given 
Mass  of  Liquid.  —  Roberts.  On  the  Volume  generated  by  a  Congruency  of  Lines.  —  Ge- 
nese.  Geometrica!  Demonstration  of  Feuerbach's  Theorem  concerning  the  Nine-Point 
Circle. —  Tucker.  A  Group  of  Isostereans.  —  Macmahon.  Symmetric  Functions  and  the 
Theory  of  Distributions. 

+  Proceedings  of  the  r.  Geographical  Society.   N.   M.  S.  X,  8.  August  1888. 
London. 

Youmjltusband.  Journey  Aacross  Central  Asia  from  Manchuria  and  Peking  to  Kashmir, 
over  the  Mustagh  Pass.—  Clarke.  Unexplored  Basuto  Land.—  Wissmann.  On  the  influence 
of  Arab  traders  in  West  Central  Africa. 
+Proceedings  of  the  r.  Society.  Voi.  XLIV,  n.  270.  London,  1888. 

Beevor  and  Horsley.  Note  on  some  of  the  Motor  Functions  of  certain  Cranial  Nerves 
(V,  VII,  IX,  X,  XI,  XII),  and  of  the  three  first  Cervical  Nerves,  in  the  Monkey  (Macacus 
s  i  n  i  e  u  s).  —  Tumer.  An  Additional  Contribution  to  the  Placentation  of  the  Lemurs.  — 
Wooldridge.  Note  on  the  Coagulatici  of  the  Blood.  —  Gossage.  Note  on  the  Volumetrie 
Determination  of  Urie  Acid.  —  Me  William.  On  the  Effectes  of  Increased  Arterial  Pressure 
on  the  Mammalian  Heart.  —  Gore.  The  Minimum-point  of  Change  of  Potential  of  a  Voltaic 
Couple.  -  Id.  On  the  Change  of  Potential  of  a  Voltaic  Couple  by  Variation  of  Strèngth 
of  its  Liquid.  —  Id.  Influence  of  the  Chemical  Energy  of  Electrolytes  upon  the  Minimum- 
point  and  Change  of  Potential  of  a  Voltaic  Couple  in  Water.  —  Smart.  The  Electric  Or- 
gan  of  the  Skate.  The  Electric  Organ  of  Rai  a  radiata.  —  Russell.  On  certain  Definite 
Integrals.  —  Abercromly.  On  Meldrum's  Rules  for  handling  Ships  in  the  Southern  In- 
dian  Ocean.  —  Hopkinson.  Magnetic  Properties  of  an  Impure  Nickel.  —  Parsons.  Experi- 
riments  on  Carbon  at  high  Temperatures  and  under  great  Pressures,  and  in  contact  with 
other  Substances.  —  Gri/fìths.  Further  Researches  on  the  Physiology  of  the  Invertebrate.  - 
Warner.  Muscular  Movements  in  Man,  and  their  Evolution  in  the  Infant:  a  Stndy  of  Mo- 
vement  in  Man,  and  its  Evolution,  together  with  Infereuces  as  to  the  Properties  of  Nerve- 
centres  and  their  Modes  of  Action  in  expressing  Thought,  —  Waller.  On  the  Electromo- 
tive  Changes  connected  with  the  Beat  of  the  Mammalian  Heart,  and  of  the  Human  Eearl 
in  particular.  —  McConnel,  On  the  Plasticity  of  Glacier  and  other  Ice.  —  William&on. 
On  the  Organisation  of  the  Fossil  Plants  of  the  Coal-measures.  l'art  XV  —  Gore.  Effects 
of  different  Positive  Metals,  &c.,  upon  the  Changes  of  Potential  of  Voltaic  Couples. 
Ewing.  Magnetic  Qualities  of  Nickel  (Supplementary  Paper).  —  Ramsay  and  Young.  Eva- 
poration  ad  Dissociation.  Part  Vili.  A  Study  of  the  Thermal  Properties  of  Propyl  Al- 
cohol.  —  Schunck.  Contributions  to  the  Chemisiry  of  Chlorophyll.  No.  III.  - 
brook  and  Fitzpatrick.  On  the    Specific   Resistance   of   Mercury.  —  Seeley.    Researches 


—   XCIV   — 

on  the  Structure,  Organisation,  and  Classification  of  the  Possi!  Reptilia.  VX  On  the  Ano- 
modont  Reptilia  and  their  Allies.  —  Marcel.  A  new  Form  of  Eudiometei  (Piate  14).  — 
Russell.  Theorems  in  Analytical  Geometry.  —  Aòney  and  Thorpe.  On  the  Detenninatìon 
of  the  Photometric  Intensity  of  the  Coronai  Light  during  the  Solar  Eclipse  of  August 
28-29,  1886.  Preliminary  Notice.  ~  Ewing.  Seismometric  Measurements  of  the  Vibratìon 
of  the  New  Tay  Bridge  during  the  passing  of  Railway  Trains. 
tProceedings  of  the_r.  Society  of  Edinburgh.  1883-87.  Edinburgh. 

Tati.  On  the  Foundations  of  the  Kinetic  Theory  of  Gases.  l'art  IL—  Omond.  Tem- 
peratures  at  Different  Heights  above  Ground  at  Ben  Nevis  Observatory.  —  Sharpe.  Motion 
of  Compound  Bodies  through  L-iquid.  —  Kempe.  Note  on  Knots  on  Endless  Cords.  — 
Thomson.  On  the  Front  and  Rear  of  a  Free  Procession  of  Waves  in  Deep  Water.  —  T  ■  t. 
Numerical  and  other  Additions  the  his  Paper,  read  6th  Decembei  1886,  on  the  Foundations 
of  the  Kinetic  Theory  of  Gases.  —  Durham.  Chemical  Affinity  and  Solution.  Aitken. 
Thermometer  Screens.  l'art  IV.  —  Elliott.  On  a  New  Formula  fot  the  Pressure  of  Bartìi 
against  a  Retaining  Wall.  --  Pedate.  On  the  Increase  of  Electrolytic  Polarization  with 
Time.  —  Thomson.  On  the  Equilibrium  of  a  Gas  under  ita  own  Gravitation  only.  — 
Griffiths.  Investigations  on  the  Influence  of  certain  Rays  of  the  Solar  Spectrura  on  Rool 
Ahsorption  and  on  the  Growth  of  Plants.  —  Buchanan.  On  Ice  and  Brines.  —  Id.  On 
the  Distrihution  of  Temperature  in  the  Antarctic  Ocean.  —  Cayley.  Note  on  a  For- 
mula for  ./'l0',V  when  n,i  are  yery  large  Numhers.  Sang.  On  the  Ichromatism  of  the 
Four-Lens  Eye-Piece:  New  Arrangemeni  of  the  Lenses.  —  Id.  An  Effective  Arrangement 
for  Ohserving  the  Passage  of  the  Sun's  Imagè  across  the  Wires  of  a  Telescope.  —  A' 
darà.  Observations  on  the  Structural  Characters  of  certain  new  or  little-known  Earthworms. 
Geikie.  On  the  Geology  and  Petrology  of  St  Abb's  Head.  -  Anglin.  On  the  Summation 
of  certain  Series  of  Alternants.  Marshall.  Note  on  Cobaltic  Alums.  —  Stewart.  On  the 
Effect  produced  on  the  Polarisation  of  Nerve  by  Stimulation.  — ■  Haycraft.  The  Objective 
Cause  of  Sensation.  Part  III.  The  Sense  of  Smeli.  Peddie.  On  Transition  Resistantse  al 
the  Surface  of  Platinum  Electrodes,  and  the  Action  of  Condensed  Gaseous  Pilms.  — 
Griffiths.  Researches  on  the  Problematical  Organs  of  the  Invertebrata— eBpecially  those  of 
the  Cephalopoda,  Gasteropoda,  Lamellibranchiata,  Crostacea,  Insecta,  and  Oligochseta.  — 
Cunningham.  The Nephridia  of  Lanice  conchilega  Malmgren.  -  Stewart.  On  the  Di- 
scharge  of  Albumen  from  the  Kidneys  of  Healthy  People.  —  Mill.  The  Salinity  and  Tem- 
perature ut  the  Moray  Firth,  and  the  Firths  of  Inverness,  Cromarty,  and  Dornoch.  —  Ewart. 
On  the  Presence  of  Bacteria  in  the  Lyraph,  &.,  of  Living  Fish  and  other  Vertebrates.  — 
Sacco.  On  the  Origin  of  the  Great  Alpine  Lakes.  -  -  Sang.  On  the  Minute  Oscillations  of 
a  Uniform  Flexible  Chain  hung  bj  one  End;  and  on  the  Functions  arising  in  the  course 
of  the  Inquiry.  —  Ilare.  Note  on  the  Biologica!  Tests  employed  in  determining  the  Purity 
of  Water.  —  Anglin.  Alternants  which  are  Constant  Multiples  of  the  Difference-Product 
of  the  Variables.  —  Omond.  Glories,  Halos,  and  Corona  seen  firorn  Ben  Nevis  Ohserva- 
tory. Extracts  from  Log  Book.  —  Sprague.  On  the  Probability  thai  a  Marriage  entered 
into  by  a  Man  of  any  Age,  will  be  Fruitful.  Griffiths.  On  the  Nephridia  of  Hirudo 
ni  edici  n  al  is. —  Id.  On  Degenerated  Specimens  of  Tulipa  sylvestris.  —  Cunnin- 
gham and  Vallentin.  —  The  Luminous  Organs  ofNyctiph  an  e  s  norvegica,  Bara.  — 
Burton.  On  a  Constant  Danieli  Celi,  for  use  as  a  Standard  of  Electromotive  Force.  — 
Tait.  On  Glories.  —  Thomson.  Stability  of  Fluid  Motion.  Rectilineal  Motion  of  Viscous 
Fluid  between  two  Parallel  Planes.  —  Brook.  Note  on  the  Epiblastic  Origin  of  the  Seg- 
mentai Duct  in  Teleostean  Fishes  and  in  Birds.  —  Fraser.  Preliminary  Note  on  the  Che- 
mistry  of  Strophanthin.  -  -  Coleman.  On  a  New  Diffusiometer  and  other  Apparatus  for  Li- 
quid  Diffusion.  —  Durham.  Laws  of  Solution.  Part  IL  —  Campbell.  The  Direct  Measu- 
rement  of  the  Peltier  Effect.  —  Scott.  On  some  Vapour  Densities  at  High  Temperatures.  — 


—    X.CV    — 

Plarr.  On  the  Determination  of  the  Piane  Curve  which  forme  the  Outer  Limit  of  tip  Po- 
sitions  of  a  certain  Point.  —  Rankine.  The  Thermal  Windrose  at  the  Ben  Nevis  Observa- 
tory.  —  Bromi.  On  Ferric  Ferricyanide  as  a  Reageot  for  Detecting  Traces  of  Reducing 
Gases.  —  Hagcraft.  An  Account  of  some  Experiments  which  Bhow  thal  Fibrin-Fermenl  i- 
absent  from  circulating  Blood-Plasma,  and  which  support  the  view,  first  advanced  by  Sir 
Joseph  Lister,  the  Blood  has  no  spontaneous  tendency  to  Coagulate.  —  Dickie.  On  the 
Chemical  Composition  of  the  Water  composino-  the  Clyde  Sea  Area.  —  Aitken.  Addi- 
tion  to  Thermometer  Screens.  Part  VI.  —  Muir.  On  the  Quotient  of  a  Simple  Alternant 
by  the  Difference-Product  of  the  Variables.  —  Id.  The  Theory  of  Determinants  in  the 
Historical  Order  of  its  Development. 

•Proceedings  (The  scientitìc)  of  the  r.  Dubliu  Society.  N.  S.  V,  7,  8;  VI,  1,  2. 
Dublin,  1887-88. 

V,  7.  Wynne.  Note  on  Submerged  Peat  Mosses  and  Trees  in  certain  Lakes  in  Con- 
naught.  —  Kinahan.  Lisbellaw  Conglomerate,  Co.  Fermanagh,  and  Chesil  Bank,  Dorset- 
shire.  —  lei.  Arenaceous  Rock-Sands,  Sandstones,  Grits,  Conglomerates,  Qnartz-Rocks,  and 
Quartzytes.  —  Sollas.  On  a  Separating  Apparatus  for  Use  with  Heavy  Fluids.  —  Id.  Or 
a  Modification  of  SprengePs  Apparatus  for  Determining  the  Specific  Gravity  of  Solids.  — 
Hartley.  Analysis  of  the  Beryls  of  Glencullen,  Co.  Wicklow.  —  V,  8.  Kinahan.  Deal  Tiin- 
ber  in  the  Lake  Basins  and  Peat  Bogs  of  North-east  Donegal.  —  Id.  Gravel  Terraces; 
Valleys  of  the  Mourne,  Strale,  and  Foyle,  Counties  Tyrone  and  Donegal.  —  Preston.  On 
the  Inversion  of  Centroharic  Bodies.  —  Rambaut.  On  a  Mechanical  Method  of  Converting 
Hour-angle  and  Declination  into  Altitude  and  Azimuth,  and  of  Solving  other  Prohlems  in 
Spherical  Trigonometry.  —  Diocon.  On  Twisted  Copper  Wire.  —  Hull.  On  the  Effect  oi 
Continental  Land  in  Altering  the  Level  of  the  Ocean.  —  VI,  1.  Sollas.  A  Contrihution 
to  the  History  of  Flints.  —  Kinahan.  On  Irish  Arenaceous  Rocks  (Supplement).  —  Scharff. 
Review  of  Dohrn's  Theories  on  the  Origin  of  Vertebrates.  —  VI,  2.  Trouton.  On  the  ^Iu- 
tion  of  a  Body  near  Points  of  Unstabìe  Equilibrium  ,  and  on  the  sanie  when  capable  of 
Internai  Yibration.  —  Rambaut.  On  the  Limai  Eclipse  of  January  28,  1888.  —  Id.  On 
the  Shape  of  the  Earth's  Shadow  projected  on  the  Moon's  Disc  during  the  Partial  Phases 
of  an  Eclipse.  —  Smeeth.  An  Apparatus  for  Separating  the  Minerai  Constituents  of  Rocks.  — 
Id.  On  a  Method  of  Determining  the  Specific  Gravity  of  Substances  in  the  forra  of  Powder.  — 
Kilroe.  The  Discovery  of  two  Carboniferous  Outliers  on  Slieve  League  ,  Co.  Donegal.  — 
O'Reilly.  Note  on  some  Ejecta  of  the  Hot  Springs  of  Tarawara,  New  Zealand,  formed 
since  the  Earthquake  of  23rd  June,  1886.  —  Kinahan.  States  and  Clays  (Bricks,  etc).  — 
Barrett.  Note  on  a  Remarkable  Increase  of  Magnetic  Susceptibility  produced  by  Heating 
Manganese  Steel  Filings.  —  Trouton.  On  a  Convenient  Method  of  obtaining  and  requìred 
Electrical  Potential  for  use  in  Laboratory  Teaching. 

•"Programm  d.  kon.  Sachs.  Polytechniknms  Dresden.  1888-89.  Dresden. 

1  Programm  der  k.  technischen  Hochschule  zu  Aachen.  1888-89.  Aachen. 

+  Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  7.  Miinchen-Leipzig,  1888. 

Matthiessen.  Ueber  ehi  merkwiirdiges  optisches  Problem  von  Maxwell.  —  Kiilp.  Expe- 
riinentaluntersuchungen  tìber  magnetische  Coercitivkraft.  —  Jàger.  Folgerungen  aus  den 
Eigenschaften  der  elektrischen  Leitungsfàhigkeit  von  SalzlOsungen.  —  Bruche.  Ueber  die 
optischen  Eigenschaften  des  Tabaschir.  —  Luggin.  Versuche  nini  Bemerkungen  ftber 
den  galvanischen  Lichtbogen.  —  JVahner.  Bestimmungen  der  Magnetisirungszahlen  von 
Fliissigkeiten. 

*  Repori  (Annual)  oftlie  Chief  Signal  Officer  ot  the  Army  for  the  year  1887. 
Part  lst.  Washington,  1887. 


—  cxvi  — 

•Report  of  the  Superintendent  of  the  U.  S.  Coast  and  Geodetic  Survey.  June 

1886.  Washington. 
;  Resumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénienrs  civils.  Séance  du  20  juill. 

et  30  aoùt.  Paris,  1888. 
*  Revista  do  Observatorio  i.  do  Rio  de  Janeiro.  Anno  III,  6.  Rio  de  Janeiro. 

1888. 
^evue  archéologique.  3e  sér.  t.  XI,  mai-juin  1888.  Paris. 

Collujnoiì.  Tòte  en  marbré  trouvé  a  Trailer  (Musée  de  Constantinople).  —  Deloche. 
Étude  sur  quelques  cachets  et  anneaux  de  l'epoque  mérovingienne  (suite).  —  de  in  / 
oliere.  Carreaux  de  terre  cuite  à  figures  découverts  cu  Afvique.  —  Maitre.  Cimetière  gau- 
lois  de  Saint-Maurdes-Fosse's.  —  Goutswiller.  La  Vémis  de  Mandeure.  —   de  Baye.   Les 
bijoux  gothiques  de  Kerteb.  —  Reinach.  «hronique  d'Orient. 
1Revue  internationale  de  l'électricité  et  de  ses  applications.  T.  VII,  n.  63.  64. 

Paris,  1888. 

63.  Crocker.  Possibilità  el  limite  de  la  production  de  rélectricité  pai  foie  chimique.  — 
Dary.  L'électricité  atmosphérique.  —  Leicandowski.  Nouvelle  machine  à  influence.  — 
Cri  pel  État  actuel  et  aveiiir  .le  l'électricité  applique  a  l'art  de  l'iugénieur.  —  64.  Drouin. 
Compteur  d'électricité.  système  Amn.  —  Nichoh.  Galvanomètre  a  braa  mobile  du  prof. 
Moller.  —  Michaut  Avertisseur  aniversel,  Bystème  Digeon. 
■Revue  (Nouvelle)  historique  de  droit  francaia  et  étranger.  Juill.-aoùt  1888. 

Labbé.  Un  mot  sur  la  question  dea  risques.  Souvenira  de  droil  romain  à  propos  dea 
articles  1138  et  1184  du  Code  civil.  —  Fournier.  La  natimi  allemande  à  l'université  d'Or- 
léans au  XIVe  siede.  —  Aubert.  Le  Parlemenl  <le  Paria  a  la  fin  du  moyen-àge.  —  d'Ab- 
ì, udir.  La  procedure  en  Éthiopie.  -    Tardif.  Le8  nouvellea  tablettea  de  ciré  de  Pompei. 

i-Revue  politique  ut  litténiire.  T.  A'LII.  n.  .">-*.   Paris.    1SSS. 

tRevue  scientitique.  T.  XLII,  n.  5-8.  Paris,  1888. 

+ Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  n.  1-36.  Braunschweig,  1888. 

'Schriften  der   physikalisch-okonomischen    Gresellschaft    za    Konigsberg.  Jhg. 
XXVIII.  1887.  KSnigsberg. 

Gaspary.  Einige  neue  foasile  Eolzer  Preussena  nebsl  kritischen  Bemerkungen  aeber 
die  Anatomie  des  Bolzes  und  die  Bezeichnung  fossilen  Eolzer.  -  Saalschùtz.  Kosmogo- 
nische  Betrachtungen. 

;Schriften  des  Vereins  zur  Verbreitung  natunrissenachaftlichen  Kenntnisse,  Bd. 
XXVIII,  Wien,  1888. 

+Transactions  of  the  seismological  Society  of  Japan.  Voi.  XII.  Yokoama,  1888. 
Milne.  Note  on  the  Effects  prodneed  by  Earthquakes  upon  the  Lower  animale.  — 
Pereira.  The  Great  Earthquake  of  Lisbon.  —  Milne.  Modem  Forma  of  Pendulum  Seismo- 
meters.  -  Hunt  and  Douglas.  The  Sonora  Eartbquake  of  May  3.  1887.  —  Milne.  The  Gray- 
Milne  Seismograph  and  other  Instruments  in  the  Seismological  Laboratory  at  the  Imperiai 
College  of  Engineering,  Tokyo.—  Graij.  Instructions  for  Setting  tip  the  Gray-Milne 
Seismograph.  —  Milne.  Note  on  the  Sound  Phenomena  of  Earthquakes.  —  Id.  L'elative 
Motion  of  Neighbouring  Points  of  Ground.  —  Id.  The  Movement  prodneed  in  certain 
Buildings  by  Earthquakes.  —  Aston.  Earthquakes  in  Korea.  —  Sekiya.  Earthquake  Sa- 
fety  Lamps.  ~  Id.  Earthquake  Measurements  of  Eecent  Years  especially  Relatingto  Ver- 
tieal  Motion.  —    Milne.  On   Certain    Scismic    Problema   demanding   Solution.   --   Knott. 


—  XCV11   — 

Earthquakes   and   Earthquake    Sounds:  as  Illusi  rat  ions  of  the  General  Theory  of  Elastic 
Vibrations. 

1  Transactions  of  the  Manchester  geological  Society.  Voi.  XIX,  20.  Manche- 
ster, 1888. 

Bird.  Ori  the  South  Durham  Salt  Bed  and  Associated  Strata.  —  Watt*.  On  the 
Distribution  of  Erratics  and  Boulder  Clay  on  the  Lower  Portions  of  the  Drainage  Areas 
of  the  Oldham  Corporation  Waterworks.  —  Lavo  and  Hors  fall.  An  Account  of  Small  Flint 
Iniplements  found  beneath  Peat  on  several  Elevateti  Points  of  .the  Perniine  Chain,  lying 
between  Huddersfield  and  Oldham.  —  Sington.  On  the  reeently  disclosed  Sections  of  the 
Superficial  Strata  along  Oxford  Street  Manchester. 

1  Transaetions  ofthe  r.  Society  of  Edinburgh,  Voi.  XXX,  4;  XXXI;  XXXII, 
2-4;  XXXIII,  1,  2.  Edinburgh. 

XXXI.  Balfour.  Botany  of  Socotra.  —  XXXII,  2.  Hermand.  Report  on  the  Tunicata 
dredged  during  the  Cruises  of  H.M.  SS.  «  Porcupine  »  and  «  Lightning"  in  the  Summers 
of  the  Years  1868,  1869,  and  1870.  —  Piazzi  Smyth.  Note  on  Sir  David  Brewster's  Line 
Y  in  the  Infra-Red  of  the  Solar  Spectrum.  —  Aitken.  On  the  Forraation  of  Small  Clear 
Spaces  in  Dusty  Air.—  Gunningham.  On  Stichocotyle  Nephropis,  a  new  Trema- 
tode.  —  Kirkman.  The  Enumeration,  Description,  and  Construction  of  Knots  of  fewer  than 
Ten  Crossings.  —  Sang.  On  the  Approximation  to  the  Roots  of  Cubie  Equations  by  help 
of  Recurring  Ch'ain-Fractións.—  Tait.  On  Knots.  Part  IL— XXXII,  3.  Piazzi  Smyth.  Micro- 
metrical  Measures  of  Gaseous  Spectra  under  High  Dispersion.  —  Muir.  On  Bipartite  Fun- 
ctions.-- Kirkman.  The  364  Unifilar  Knots  of  Ten  Crossings,  Enumerated  and  Described.  --- 
Tait.  On  Knots.  Part  III.— Smith.  A  New  Graphic  Analysis  ofthe  Kinematics  of  Mechanisms.— 
Piazzi  Smyth.  The  Visual,  Grating  and  Glass-lens,  Solar  Spectrum  (in  ISSI).—  Guppy.  Obser- 
vations  on  the  Recent  Calcareous  Formations  of  the  Solomon  Group  ni  ade  during  1882-84.— 
Smith.  Observations  on  Atmospheric  Electricity.—  Rattray.  Note  on  Ectocarpus.—  Gihson. 
Anatomy  and  Physiology  of  Patella  vulgata.  Part  I.  Anatomy.  —  Muir.  Detaehed  Theo- 
rems  on  Circulants.  —  Chrystal.  On  the  Hessian.—  XXXIII,  1.  Waddcll.  The  Atomic  Weight 
ofTungsten.  —  Aitken.  On  Dew.  —  Tait.  On  the  Foundations  of  the  Kinetic  Theory  of 
Gases.  —  Gunningìiam.  The  Eggs  and  Larva  of  Teleosteans.  —  Kidston.  On  the  Fructi- 
fication  of  some  Ferns  from  the  Carboniferous  Formation.  —  Rayleigh.  On  the  Colours 
of  Thin  Plates  —  Knotl.  On  the  Electrical  Properties  of  Hydrogenised  Palladium.  —  Id. 
The  Electrical  Resistance  of  Nickel  at  High  Teraperatures.  —  Brode.  The  Formation 
of  the  Germinai  Layers  in  Teleostei.  —  Thomson.  On  the  Structure  of  Suberites  do- 
muncula,  Olivi  (0.  S.),  together  with  a  Note  on  peculiar  Capsules  found  on  the  Snrface 
of  Spongelia.  —  Gunningham.  The  Reproductive  Organs  of  Bdellostoma  and  Teleostean 
Ovum,  from  West  Coast  of  Africa.  —  XXXIII,  2.  Tait.  On  the  Foundations  of  the  Ki- 
netic Theory  of  Gases.  —  M'Laren.  Tables  for  Facilitating  the  Computation  ofDifferen- 
tial  Refraction  in  Position  Angle  and  Distance.  —  Muir.  On  a  Class  of  Alternating 
Functions.  —  Alexander.  Expansion  of  Functions  in  terms  of  Linear.  Cylindric,  Spherical, 
and  Allied  Functions.  —  Sang.  On  Cases  of  Instability  in  Open  Structures.  —  Kidston. 
On  the  Fossil  Flora  of  the  Radstock  Series  of  the  Somerset  and  Bristol  Coal  Field  (Upper 
Coal  Measures).  Parts  L,  IL  —  Rattray.  A  Diatomaceous  Deposit  from  North  Tolsta. 
IJewis.  —  Beddard.  On  the  Minute  Structure  of  the  Ève  in  certain  Cyrnothoidse.  - 
Milnes  Marshall  and  Fonder.  Report  on  the  Pennatulida  dredged  by  II.  M.S.  ■■  Por 
cupine».  —  Plarr.  On  the  Determination  of  the  Curve,  mi  une  of  the  coordinate  planes, 
which  forms  the  Outer  Limit  of  the  Positions  of  the  point  ut'  contact  ut'  an  Ellipsoid 
which  always  touches  the  three  planes  of  reference.    —    Burnside.    On    the   Partition  of 

BullettinoRendiconti.  1888,  Voi..  IV,  2°  Sem.  13 


—    XCVIII   — 

Energy  between  the  Translatory  and  Eotational  Motions  of  a  Set  of  Non-Honiogeneous  Ela- 
stic  Spherea.  —  Dittmar  and  Fawsitt.  A  Contribution  to  our  Knowledge  of  the  Physica] 
Properties  of  Methyl-Alcohol.  —  Mitchell.  On  the  Thermal  Conductivity  oflrón,  Coppar, 
and  German  Silver.  —  Dittmar  and  M* Arthur.  Criticai  Experimenta  on  the  Chloroplati- 
nate  Method  l'or  the  Determinatiou  of  Potassium  ,  Rubidium.  and  Aininoniuni;  and  a  Re- 
determination  of  the  Atoiaic  Weight  of  Platinimi. 

7  Transactions  (The  sdentine)  of  the  r.  Dublin  Society.  Voi.  Ili,  14;  IV,  1. 
Dublin,  1887-88. 

Bell.  The  Echinoderm  Fauna  of  the  Island  of  Ceylon.  —  DavÌ8.  On  Fossil-fish  re- 
ìnains  frorn  the  tertiary  and  Cretaceo-tertiary  Fonnations  of  New  Zealand. 

rTijdschrift  voor  indische  Taal-  Land-  en  Volkenkunde.  Deel  XXXII,  2.  Ba- 

tavia,   1888. 

Iets  omtreiri  den  oorsprong  van  he1  Atgehsche  voli  en  den  toestand  onder  het  voor- 
raalig  Sultanaat  in  Atjeh.  —  Brande».  Fen  Jayapattra  of  arte  van  eene  rechterlijke  uit- 
spraak  van  Caka  8-10.  —  Id.  Naar  aanleiding  van  Prof.  A.C.  Vreede'a  "Kantteekeningen'1  enz. 

tVerhandlungen  der  Physiologischen   Gesellschaft  zu  Berlin.  1888,  n.  18-17. 

tVerhandlungen  der  k.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  1888,  n.  10.  Wien. 

tVerhandlungen  dea  naturhistorischen  Vereines  dea  preuss.  Rheinlande,  Westfa- 
lens  und  d.  Reg.-Bezirka  Osnabrùch.  Jhg.  XLIV,  5.  XLV,  1.  Bonn,  1888. 
Norrenberg.  Uebei   Totalreflerion    an    doppelbrechenden  Krystallen.  —   Weegmann. 
Ueber  die  Molecularrefraction  einiger    gebromter   Aethane    und    Aethylene,  und  ttber  den 

gegenwartìgen  Stand  der  Landolt-Brfihl'8chen  TI rie.   —    Pohlig.  Qeber  die  Fragmente 

metamorphischer  Gesteine  aas  den  valcaniachen  Gebilden  dea  Siebengebirgea  und  Beiner 
Umgebnng.  —  Eck.  Ein  monstrOaer  Sphaerocrinna.  -  fferpell.  Daa  Praparieren  undEin- 
legen  dei  Hutpilze  ftir  das  Berbarium. 

+  Wochenschrift  des  osterr.  Ingenieur-  und  Architekfcen-Vereines.   Jhg.  XIII. 
n.  30-35.  Wien,  1888. 

tZeitschrift  der  deutschen  Geologischen  Gesellschaft,  Bd.  XL,   1.  Berlin,  1888. 
Kiesow.  Ueber  Gotlàndische    Beyrichien.   -  nitz.   Receptaculitidae   und   andere 

Spongien  der  mecklenbnrgiachen  Silurgeachiebe.  —  Wagner.  Ueber  einige  Cephalopoden 
aus  dem  R6th  und  unteren  Muachelkalk  von  Jena.  -  Wigand.  Ceber  die  Trilobiten  der 
silurischen  Geschiebe  in  Mecklenburg.  —  Berendt.  Dei  Sóolquellen-Fund  im  Admiralagar- 
tenbade  in  Berlin.  —  Hedinger.  Das  Erdbeben  an  dei  Riviera  in  den  Frtlhlingalagen 
1887.  —  Bang.  Beobachtungen  an  Gletacherachliffen.  —  Kolbe.  Zui  Kenntniaa  von  In- 
sektenbohrgàngen  in  fossilen  BOlzern.  —  Sauer.  Qeber  Riebeckit,  ein  neuea  Glied  der 
Hornblendegruppe,  sowie  uber  Neubildang  von  Albit  in  granitiachen  Orthoklasen.  — 
Ochsenius.  Einige  Angaben  uber  die  Nation8alpetei-LageT  landeinwarta  von  Taltal  in  der 
chilenischen  Provinz  Atacama.  —  Deecke.  Foaaa  Lttpara,  ein  Krater  in  den  Phlegraiachen 
Feldern  bei  Neapel. 

•Zeitschrift  fui  Etimologie.  Jhg.  XX,  3.  Berlin,  1888. 

Heierli.  Ursprung  der  Stadi  Zurich.    —    Quedenfeldt.  Eintheilnng  und  Verbreitnng 
der  BerberbewOlkerung  in  Marokko. 
*Zeitung  (Stettiner  entomologische).  XL1X  Jahrgang.  1888. 


—    XCIX 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  settembre  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*Aar  E.  —  Gli  studi  storici  in  Terra  d'Otranto.  Firenze,  1888.   8°. 

* Allevi  G.  —  Un  taglio  di  assaggio.  Ascoli  Piceno,  1888.  8°. 

* Alvino  F.  —  l  calendari.  F.  45-46.  Firenze,  1888.  8°. 

* Bellini  L.  —  Cinque  sonetti  e  una  canzonetta  d'amore.  Pubblicati  da  P.  Pra- 
tesi. Firenze,  1888.  8°. 

*Berlinghieri  E.  —  La  bussola  a  compensazione  della  r.  Marina.  Genova, 
1888.  8°. 

*Blasiis  G.  de  —  Pomponio  de  Algerio  Nolano  arso  in  Roma  per  condanna 
del  s.  Uffizio  nel  1566.  Napoli,   1888.  8" 

*Bombicci  L.  —  11  Gabinetto  universitario  di  mineralogia  in  Bologna  XXVI 
anni  dopo  la  sua  fondazione.  Bologna,  1888.  8. 

*Id.  —  Sulla  formazione  della  grandine  e  sui  fenomeni  ad  essa  concomitanti. 
Bologna,  1888.  4°. 

*fcl  —  Un  museo  didattico  per  l'insegnamento  oggettivo  elementare  con  mo- 
nograne circolanti.  Bologna,  1888.  8°. 

* Campani  G.  e  Grimaldi  S.  —  Contribuzione  alle  conoscenze  chimiche  sui 
semi  del  lupino  bianco.  Firenze,  1888.  8°. 

*  Cicerone  M.   T.  —  Il  libro  delle  leggi  fatti  volgari  da  S.  Martini.  Sanremo, 

1888.  8°. 

*  Gigli  L.  —  Del  carbone  antifilosserico.  S.  Gio.  in  Valdarno,  1888.  8°. 
Inaugurazione  del  busto  di  Giovanni  Gozzadini.  XV  Giugno  MDCCCLXXXVIII. 

Bologna,  1888..  8°. 
*Mgra  C.  —  Canti  popolari  del  Piemonte.  Torino,  1888.8°. 
*Pirona  G.  A.  —  Nuova  contribuzione  alla  fauna  fossile  del  terreno  cretaceo 

del  Friuli.  Venezia,  1887.  8°. 

*  Tafani  A.  —  La  fecondazione  e  la  segmentazione  studiate  nelle  uova  dei 

topi.  Firenze,  1888.  8°. 

*  Visio  A.  A.  de  —   Le  glorie  di  Alife    e  Piedimonte.  Poemetto  lirico.  Ca- 

serta, 1887.  8°. 

Pubblicazioni  estere. 

*Bellonci  J.  —  Ueber  die  centrale  Endigung  des  Nervus  opticns  bei  den  Ver- 

tebraten.  Leipzig,  1888.  8°. 
*Benedikt  M.  —  Der  neue  italienische  Strafgesetz-Entwurf  (Zanardelli)  und 

die  exacte  Wissenschaft.  Wien,  1888.  8°. 
^Bruckel  Ph.  —  Untersuchungen  ueber  die  reciproke  Venvandtschaft  in  der 

Ebene.  Giessen,  1888.  4°. 


•Catalogue  (Studente)  Glasgow  University  Library,  1887.  Glasgow,  1887.8°. 
'  Glaus  R.  —  Ueber  den  allgerneinsten  Ausdruck  innerer  Potentialkriifte  deren 

Potential   von  der  Zeit,    den   Coordinaten   den    Geschwindigkeiten   und 

Beschleunigungen  abhangt.  Halle,  1887.  4°. 
*  Derno  E.  —  Ueber  einige  die  biniiren  und  ternàren  Forrnen  betretfende  Aufga- 

ben.  Darmstadt,  1888.  4°. 
i Di 'elùsoti   W.  —  The  Glasgow  University  Library;  notes  on  its  history,  a rran- 

gements  and  aims.  Glasgow,  1888.  8°. 
f  Dittmar  P.  —  Das  Buschel  von  Kegelschnitten,  welches   ein    Ebenenbuschel 

aus  einem  Kegel  IL  Ordnung  ausschneidet.  Giessen,  1888.  8°. 
;  Filli  ari  F.  —   Ueber   eine   Klasse   von   Berùhningstransformationen.   Halle. 

1888.   8°. 
Treire  D.  —  Réfutation  des  recherches  sur  la  tièvre  jaune  faitea  par  M.  P. 

Gibier.  Rio-Janeiro,  1888.  8°. 
UlilU  A.  —  Herbarts  Ansichten  ueber  den  mathematischen  Unterricht.  Halle, 

1888.   8°. 
*Halphen  a.  II.  —  Tratte  des  fonctions   elliptiques  et  de  lem-  applications. 

P.  1,  11.  Paris,  1886-1888.  8°. 
'• Heffter  L.  —  Zur  Theorie  der  linearen   liomogenen   Differentialgleichungen. 

Leipzig,   1888.  8°. 
;  Ho jfiiì tniii  W. —  Ueber  eine  Bewegung  eines  materiellen  Punktes  auf  einem 

Ringe  desseu  Querschnitl   ein   Kegelschnitt  ist.  Halle,  1888.  8°. 
"Husserl  li.   G.  —  Ueber   den   Begriff  der   Zabl.    Psychologische  Analysen. 

Halle,  1887.  8°. 
Keil  K.  li.  J  —  Covarianten    eines   ebenen    Systems    bestehend  aus  einem 

Kegelschnitt  und  mehreren  Geraden.  Giessen,  1888.   1". 
*Levij  M.  —  La  Statique   graphique  ei   ses    applications  aux   constructions. 

P.  I-IV.  Paris,  1886.   L888.  8°. 

•  /,/.  —  Sur  les  équations  Lea  plus  générales  de  la  doublé  réfiraetion  compati- 

bles  avec  la  surface  de  l'onde  de  Presnel.  Paris,   1888.  4°. 

•  Offenhauer  A.  —  Ueber  ein  bestimmte  Art  von  Flachenverbiegung.  Halle 

1887.  8°. 

'Programm  der  k.  k.  Technischen  Hochschule  in  Wien.  1888-89.  Wien, 
1888.  4°. 

*Report  of  the  sdentine  results  of  the  exploring  voyage  of  H.  M.  S.  Challen- 
ger. Zoology.  Voi.  XX  III -XXV.   Edinburgh,  1888.  4° 

•  Resena  geogràfica  y  estadistica  de  Espaiìa  por  la  Direccion  General  del  In- 

stituto  geogràfico  y  estadistieo.  Madrid,  1888.  4°. 
1  Schwars  //.  —  Ein  Beitrag  zur  Theorie  der  Ordnungstypen.  Halle,  1888.  8°. 


CI   — 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  settembre  1888. 

J 'a  bilica*  io  ai  ita  liane. 

*  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  N.  2.  Milano,  1888. 

Coppola.  Sull'azione  fisiologica  della  pilocarpina  e  dei  suoi  derivati  in  rapporto  alla 
loro  costituzioni  chimica.  —  Guareschi.  Sulle  0  cloro  a  bromonaftaline. 

*  Annali  di  agricoltura.  1888,  n.  141,  con  atlante.  Roma. 

Irrigazione  e  laghi  artificiali  della  Spagna. 

*  Annali  di  statistica.  Ser.  IV,  n.  22,23.  Roma,  1888. 

22.  Elenco  delle  pubblicazioni  statistiche  fatte  dal  Ministero  di  agricoltura,  industria 
e  commercio  dal  1861  al  1887  &.  —  23.  Notizie  sulle  condizioni  industriali  della  provincia 
di  Salerno. 

'Annuario  della  r.  Scuola  di  applicazione  per  gl'ingegneri  in  Roma.  Anno  1888- 

89.  Roma,  1888. 
'""Archivio  storico  italiano.  Ser.  5a,  t.  II,  disp.  4.  1888.  Firenze. 

Muntz.  Giovanni  di  Bartolo  da  Siena  orafo  della  Corte  di  Avignone  nel  XIV  secolo.  — » 
Giandndrea.  Della  signoria  di  Francesco  Sforza  nella  Marca  secondo  le  memorie  e  i  do- 
cumenti dell'Archivio  fabrianese.  —  Sommi-Pi 'renardi.  Esumazione  e  ricognizione  delle 
ceneri  del  principi  medicei  fatta  nell'anno  1857. 

+ Archivio  storico  lombardo.  Anno  XV,  3.  Milano,  1888. 

Intra.  La  reggia  mantovana  sotto  la  prima  dominazione  austriaca.  —  Bertolotti.  Le 
arti  minori  alla  corte  mantovana  nei  secoli  XV,  XVI  e  XVII  (continua).  —  De  Castro. 
La  restaurazione  austriaca  in  Milano  (1814-1817)  (continua).  —  Monaco  di  Riviera  e  i 
duchi  di  Milano.  —  Frati.  Di  alcuni  scolari  milanesi  all' Università  di  Bologna  nel  1564.  — 
Bèltrami.  Francesco  Maria  Richino  autore  di  un  progetto  per  la  facciata  del  Duomo  di 
Milano,  rimasto  sconosciuti'. 

'Archivio  storico  per  le  province  napoletane  pubblicato  a  cura  della  Società  di 
storia  patria.  Anno  XIII,  3.  Napoli.   1888. 

Àbignente.  "Le  Chartulae  Fraternitatis  »  ed  il  libro  dei  «Confratres»  nella  chiesa 
Salernitana.  —  Schipa.  A  proposito  della  prossima  edizione  dell'  «Ystoire»  d'Amato. — 
Cocchia.  La  tomba  di  Virgilio,  contributo  alla  topografia  dell'antica  città  di  Napoli.  — 
De  Blasiis.  Processo  e  supplizio  di  Pomponio  de  Algerio  Nolano. 

" Atti  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in   Palermo.  Anno  XI,  1888. 
Maggio-agosto.  Palermo. 

Ziino.  La  macinazione  del  grano  e  la  panificazione.  —  Basile.  La  chiesa  del  Vespro. 

:  Atti  dell'Accademia  pontificia  dei  nuovi  Lincei.  Anno  XLI,  sess.  1,  IL  Roma, 
1888. 

Bertelli.  Delle  variazioni  dei  valori  d'intensità  relativa  nelle  medie  termometriche 
mensili  ed  annuali  osservate  nel  Collegio  delle  Querce  in  Firenze. 

*  Bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti   in  Napoli.  Voi.  VI.  8. 

Napoli,  1888. 

Pepe.  La  bonifica  del  lago  Dragone.  —  Boubée.  Trasporto  per  terra  'li  navi  da 
guerra.  —  Costa.  Trattamento  dell'acqua  'li  fogna  coll'elettricità. 


—  cu  — 

^Bollettino  della  Società  generale  dei   viticoltori  italiani.  Anno  III,  n.  17,  18. 
Koma,  1888. 

Cerletti.  I  vini  dell'alto  Abruzzo.  —  Lunardoni.  La  questione  filosserica  in  Toscana.  — 
Cerletti.  Note  pratiche  a  proposito  della  vinificazione. 

bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888.  Disp.  37-40.  Koma. 
~l  Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  2°  sem. 

Luglio-agosto  1888.  Roma. 
"^Bollettino  di  notizie  agrarie.  Anno  X,  n.  58,  59.  Rivista   meteorica,  n.  23, 

24,  25.  Roma,  1888. 
+ Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  V,  n.  10.  Roma,  1888. 
♦Bollettino  di  paletnologia  italiana.  Ser.  2a,  t.  IV,  7-8.  Parma,  1888. 

Pigorini.  Ornamenti  di  conchiglie  entro  tombe  di  Val  d'Aosta.  —  là.  Abitazioni  lacu- 
stri di  Arquà-Petrarca. 

+ Bollettino  mensuale  pubblicato  per  cura  dell'Osservatorio  centi-ale  di  Monca- 
lieri.  Ser.  2a,  voi.  Vili,  8.  Agosto  1888.  Torino. 

Bertelli.  Osservazioni  fatte  in  occasione  di  una  escursione  sulla  riviera  ligure  di  po- 
nente dopo  i  terremoti  ivi  seguiti  nell'anno  1887.  —  Egidi.  Alcune  considerazioni  intorno 
alla  relazione  tra  l'intensità  del  vento  e  il  pendolo  termometrico. 

+ Bollettino    meteorico    dell'Ufficio  centrale  di    meteorologia.  1888  Settembre. 

Roma. 
i Bollettino  del  r.  Comitato  geologico  d'Italia.  2a  ser.  voi.  IX,  5-6.  Roma,  1888. 
Clerici.  Sopra  alcune   specie   di  felini  della  Caverna    al    monte    delle  Gioie  presso 
Roma.  —  Silvestri.  Sopra  alcune  lave  antiche  e  moderne  del  vulcano  Kilauea  nel'e  isole 
Sandwich. 

* Bollettino  semestrale   del   credito  cooperativo,   ordinario,  agrario  e  fondiario. 

Appendice  al  2°  sem.  188(3.  Roma,  1888. 
'•"Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei   principali    prodotti  agrari   e 

pane.  Anno  XV,  n.  32-34  Roma,  1888. 
'Bollettino   ufficiale   dell'istruzione.  Voi.  XIV.  Luglio  1888.  Roma. 

tBullettino  della   Commissione  archeologica  comunale.  Anno  XVI,   8.  Roma, 

1888. 

Stevenson.  Il  Settizonio  severiano  e  la  distribuzione  dei  suoi  avanzi  sotto  Sisto  V.  — 
Gatti.  Trovamenti  risguardanti  la  topografia  e  la  epigrafia  urbana.  —  Visconti.  Notizie  del 
movimento  edilizio  della  città  in  relazione  con  l'archeologia  e  con  l'arte.  —  Gatti.  Sco- 
perte recentissime. 

+Bullettino  delle  scienze  mediche  pubblicato  per  cura  della  Società  medico- 
chirurgica di  Bologna.  Ser.  6a,  voi.  XXII,  1,  2.  Bologna,  1888. 
Marcacci.  Effetti  tardivi  del  movimento  impresso  alle  uova  nei  primi  giorni  dell'in- 
cubazione. —  Ruggì  Sulla  cura  endo-addominale  di  alcuni  spostamenti  uterini.  —  Pinzani. 
L'emoglobina  nelle  gravide  ,  nelle  partorienti,  nelle  puerpere  e  nei  neonati.  —  Cantala- 
messa.  Del  polso  laringeo  discendente  negli  aneurismi  della  concavità  dell'arco  aortico  e 
del  suo  valore  diagnostico.  —  Bassi.  Considerazioni  critiche  intorno  all'itterizia  cosi  detta 
catarrale. 


—  cui  — 
t 


Bullettino  delle  pubblicazioni  italiane   ricevute   per  diritto   di  stampa  dalla 

Biblioteca  nazionale  di  Firenze.  1888,  n.  65,  66.  Firenze. 
^Bullettino  dell'Istituto  di  diritto  romano.  Anno  I,  2,  3.  Roma,  1888. 

de  Ruggiero.  Intorno  ai  «  XVI  ab  aerario  et  arka  salinarum  romanarum».  —  Ascoli. 
Alcune  osservazioni  sul  diritto  di  scelta  nei  legati  alternativi  e  di  genere.  —  Sciatola. 
Due  note  critiche  alle  Pandette  Lib.  1.  —  Branditone.  Per  un'edizione  del  «  Tipucito  » 
(Lettera  al  prof.  V  Scialoja).  —  Ferrini.  Sull'  origine  dei  legati.  —  Scialoja  e  Segré. 
«  Fragmentum  de  formula  Fabiana  ».  —  Trincheri.  Di  una  recente  teorica  del  Bekker  circa 
le  azioni  nossali. 

i  Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XIX,  n.  8.  Palermo,  1888. 

Scaduto.  Sul  difetto  di  trascrizione  in  rapporto  ai  terzi  ed  agli  eredi  del  venditore.  — 
Collutti.  Una  questione  a  proposito  dell'art.  105  della  legge  di  P.  S. 

^Documenti  per  servire  alla  storia  di  Sicilia.  la  serie. -Diplomatica.  Voi.  YI,  5. 
Palermo,  1888. 
Il  codice  diplomatico  dei  Giudei  di  Sicilia. 

^Gazzetta  chimica  italiana.  Anno  XVIII,  5.  Appendice,  voi.  VI,  14,  15.  Palermo, 

1888. 

'  Errerà.  Tavola  delle  tensioni  di  vapore  delle  soluzioni  acquose  di  idrato  potassico.  — 
Id.  Sugli  eteri  nitrobenziletilici.  —  Id.  Derivati  degli  alcoli  p-bromo  e  p-clorobenzilico.  — 
Id.  Separazione  e  dosamento  del  cloro,  bromo,  jodio  e  cianogeno.  —  Colasanti  e  Mosca- 
telli. L'ossidazione  della  pirocatechina  nell'organismo.  —  Moscatelli.  Contributo  allo  studio 
dell'acido  lattico  nel  timo  e  nella  tiroide.  —  Ricciardi.  Eicerche  di  chimica  vulcanologica 
sulle  rocce  di  vulcani  Vulsinii. 

■^Giornale  d'artiglieria  e  genio.  Anno  1888,  disp.  5,  6.  Roma. 

'Giornale  della  reale  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  8,  9.  Milano,  1888. 

Venturi.  Di  un  nuovo  metodo  di  costruzione  delle  cellule  carcerarie,  relativamente  alla 
ventilazione  igienica  delle  medesime.— Pennato.  Di  una  forma  anemica  propria  dei  fornaciai.- 
Bonfiglio.  Sui  metalli  pesanti  delle  acque  gasose  prodotte  dai  gasogeni  del  commercio. 

*  Giornale  della  Società  di  letture  e  conversazioni  scientifiche  di  Genova.  Anno  XI, 
2°  sera.  fase.  7-8.  Genova,  1888. 

Du  Jardin.  La  casa  nei  suoi  rapporti  coll'igiene,  colla  educazione  e  colla  civiltà.  — 
Chinazzi.  Il  mendacio  nella  storia.  —  Boccalari.  L'ispezione  delle  carni  e  l'alimento 
equino.  —    Vincenzo.  Flora  Ligustica. 

1  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  8.  Roma. 

Maestrelli.  Il  suicidio  nell'esercito.  —  De  Santi-  Sulla  cura  dei  buboni  inguinali. 

•Giornale    di   matematiche    ad   uso   degli   studenti   delle   università  italiane. 
Voi.  XXVI,  luglio-agosto  1888.  Napoli. 

Piuma.  Soluzione  di  un  problema  preposto  dal  sig.  Lucas.  —  Garibaldi.  Nuova  di- 
mostrazione di  un  teorema  di  Fermai  —  Nannei.  Le  superficie  iperciclichc.  —  Giuliani 
Aggiunte  ad  una  Memoria  del  sig.  Kummel'.  —  Pieri.  Sopra  un  teorema  di  geometria  ad 
n  dimensioni.  —  Peano.  Definizione  geometrica  delle  funzioni  ellittiche. 

^Giornale  militare  ufficiale.  Parte  la,  disp.  35-38;  parte  2a,  disp.  42-4  I.  Roma, 

188S. 


—    CIV    — 

"^Lavori  eseguiti  nell'Istituto  fisiologico  di  Napoli.  P.  2°.  Napoli,  1888. 

Albini.  Sulla  trasfusione  del  sangue.  —  Id.  Sullo  scambio  di  materia  e  di  forza  dei 
vegetali.  —  ld.  Sulla  segregazione  dei  vegetali.  —  Manfredi,  Boccardi  e  /appelli.  Influenza 
dei  microrganismi  sull'inversione  del  saccarosio.  —  Malerba  e  Sarma-Salaris.  Su  di  un 
microrganismo  trovato  nell'urina  umana.  —  Traversa.  Azione  della  strofantina  sull'appa- 
rato cardiaco-vascolare  e  sui  muscoli  striati.  —  Boccardi  e  Malerba.  Kicerche  sperimen- 
tali sulla  fisio-patologia  del  rene.  —  Ciringione.  Alterazioni  degli  strati  ganglionari  del- 
l'intestino del  cane.  —  Tria.  Ricerche  sulla  cute  del  negro.  —  Boccardi.  Sopra  un  pro- 
cesso per  lo  studio  della  cariocinesi  nel  sangue.  —  ld.  Processi  rigenerativi  nell'intestino.  — 
Malerba  e  Sauna-  Salar is.  Sul  gliscrobatterio.  —  Traverso  <■  Man  frali.  Azione  fisiologica 
e  tossica  di  prodotti  di  coltura  dello  streptococco  dell'erisipela.  —  Manfredi,  Boccardo 
e  Jappelli.  Sul  fermento  inversivo  nell'organismo  animale. 

fMemorie  della  Società  degli  spettroscopisti   italiani.  Voi.   XVII,  disp.  6,  7. 
1888.  Roma. 

Bieco.  Dimensioni  e  posizioni  dei  gruppi  di  facole  rilevati  nel  r.  Osservatorio  di  Pa- 
lermo nel  1885.  —  Fenyi.  Sull'eclisse  del  19  agosto  1887.  —  Turchini.  .Macchie  e  facole 
solari  osservate  nel  r.  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  2°  trini.  1888.  —  Tacchini. 
Osservazioni  spettroscopiche  solari  fatte  id.  id.  —  /fiero.  Fisica  solare.  —  Mengarini. 
Massimo  d'intensità  luminosa  dello  spettro  solare. 

1  Rendiconto  dell'Accademia  delle  scienze  fisiche  e  matematiche.  Ser.  2a,  voi.  II, 
7,  8.  Napoli,  1888. 

7.  De  Gasparis.  Variazioni  della  declinazione  magnetica,  osservate  nella  r.  Specola 
di  Capodimonte,  nell'anno  1886.  —  Palmieri.  Elettricità  che  si  svolge  con  la  evaporazione 
dell'acqua  di  mare  provocata  unicamente  dall'azione  de1  raggi  solari.  —  Pascal.  Sopra 
alcune  forme  invariantive  del  sistema  di  due  binarie  biquadratiche.  —  Albini  e  Sa/ma- 
Solaris.  Sulla  stricnina.  -  Palmieri.  L'uomo  nel  bagno  è  in  uno  stato  elettrico.  —  8.  Tra- 
versa e  Manfredi.  Sull'azione  fisìologea  e  tossica  dei  prodotti  di  coltura  dello  Strepto- 
cocco dell'erisipela.  —  De  Gasparis.  Determinazioni  assolute  della  declinazione  magnetica 
nel  r.  Osservatorio  di  Capodimonte.  eseguite  nell'anno  1886.  —  Del  Re.  Le  superficie 
polari  congiunte  rispetto  ad  un  connesso  di  piani  e  di  rette  e  ad  una  superficie  algebrica 
fondamentale.  —  Marcolongo.  Sull'equilibrio  di  un  filo  flessibile  ed  inestensibile.  —  Franco. 
Sull'origine  dei  noduli  di  fosforite  del  Capo  di  Leuca.  —  Bassani.  Ricerche  sui  pesci  fos- 
sili di  Chiavòn. 

"Rivista  critica  della  letteratura  italiana.  Anno  V,  3.  Firenze,  1888. 

f Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Luglio-agosto  1888.  Roma. 

Lo  Forte.  Ancora  il  ferro  nella  fortificazione.  —  A  proposito  di  un  nuovo  libro  del 
generale  Brialmont.  —  Cercati.  Spinta  dei  terrapieni.  —  Macchina  da  comprimere  foraggi 
del  sistema  Pilter.  —  Signorile.  Sulle  pozzolane  vulcaniche. 

tRivista  italiana  di  filosofia.  Anno  3°,  voi.  II,  sett.-ott.  1888.  Roma. 

Cecchi.  I  sistemi  e  il  metodo  nella  filosofia  della  storia.  —  Gredaro.  I  corsi  filo- 
sofici all'Università  di  Lipsia  e  il  Seminario  di  psicologia  sperimentale  del  Wundt. 

+Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  13-16.  Firenze,  1888. 

Lugli.  Osservazioni  sopra  una  Nota  del  signor  Busin.  —  Bellati  e  Lussana.  Sulla 
forza  elettromotrice  del  selenio.  Sul  passaggio  di  correnti  elettriche  attraverso  cattivi  con- 
duttori. —  Bertoni  e  Fritsch.  Sulla  tecnica  della  preparazione  dell'idrossilamina  del  ful- 
minato di  mercurio.  —  Estrazione  del  rame  dalle  piriti  per  via  umida. 


■ —  cv  — 


Pubblicazioni  estere. 


tAnnalen  (MathernatiseheD).  Bel.  XXXII,  3.  Leipzig,  1888. 

Kneser.  Elementarer  Beweis  fiir  die  Darstellbarkeit  cler  elliptischen  Functionen  als 
Quotienten  bestàndig  convergenter  Potenzreihen.  —  Krause  und  Mohrmann.  Ueber  die 
Entwickelung  der  doppelt  periodischen  Functionen  zweiter  und  dritter  Art  in  trigonome- 
trische  Eeihen.  —  Hilbert.  Ueber  die  Darstellung  deflniter  Formen  als  Sumraen  von  For- 
menquadraten.  —  Klein.  Ueber  hyperelliptische  Sigraafunctionen  (Zweite  AbhandlungJ.  - 
Burkhardt.  Beitràge  zar  Theorie  der  hyperelliptiscben  Sigmafunctionen.  -  -  Pick.  Ueber 
die  Reduction  hyperelliptiscber  Differentiale  in  rationaler  Forni.  —  Peano.  Integration  par 
séries  des  équations  différentielles  linéaires. 

i'Annales   de   l'Observatoire   imperiai  de  Rio  de  Janeiro.  T.  III.  Rio  de  Ja- 
neiro, 1887. 

Observations  du  passage  de  Vénus  en  1882. 

♦Annales  des  rnines.  8e  sér.  t.  XIII,  2.  Paris,  1888. 

Le  Ghatelier.  Recberches  expérimentales  et  théoriques  sur  Ics  équilibres  chimiques. 

*Annales  des  ponts  et  chaussées.  6e  sér..  8e  année,  cali.  7e  1888  juillet.  Paris. 

Lethier  et  Jozan.  Note  sur  la  consolidation  des  terrassements  du  chemin  de  fer  de 
Gien  à  Auxerre  (section  de  Toucy-Moulins  à  Auxerre).  —  Le  Rond  et  Combamous.  Rapport 
d'ensemble  sur  la  mission  dans  l'Amérique  du  Nord  en  1886.  —  Jacqueres.  Note  sur  les 
travaux  de  voirie  de  la  ville  de  Budapest.  —  d'Ocagne.  Note  sur  le  trace  de  l'axe  longi- 
tudinal  des  voùtes.  —  Thiéry.  Note  sur  les  barrages  curvilignes.  —  Bonnami.  Note  sul- 
le rendement  des  produits  hydrauliques. 
+Annales  (Nouvelles)  de  Mathématiques.  3e  sér.  sept.  1888.  Paris. 

Cesavo.  Remarques  sur  divers  articles,  concernant  la  théorie  des  séries.  —  Pomey. 
Sur  le  plus  grand  commini  diviseur  de  deux  polynòmes  entiers.  —  lJTt  ili.  Sur  une  formule 
du  déterminant  de  Vandermonde.  —  Id.  Applications  des  propriétés  projectives  des  coni- 
ques.  —  Marchand.  Discussion  de  l'équation  en  S  .  —  Genty.  Note  de  geometrie.  —  d'Ocagne. 
Determinatali  du  rayon  de  courbure  de  la  courbe  integrale.  —  Id.,  Beyens  et  Bernard. 
Solutions  de  la  question  1572. 

+Annales  scientitìques  de  l'École  normale  supérieure.  3e  sér.  t,  V,  9.  Paris,  1888. 
Stouff.  Sur  la  transformation  des  fonctions  fuchsiennes.  —  Riemann.  Sur  le  problème 
de  Diriclilet. 

fAnnuaire  de  la  Société  météorologique  de  Franco.  1888  mars-juin.  Paris. 

Mars-avril.  Garrigou-Lagrange.  Note  sur  un  anémomètre  à  enregistreur  électrique.  — 
Id.  Sur  une  période  des  vents  descendants.  —  Renou.  Résumé  des  observations  météoro- 
logiques  faites  au  Parc-de-Saint-Maur,  en  décembre  1887.  —  Lame.  Remarques  tbéoriques 
sur  les  mouvements  gyratoires  de  l'atmosphére  (3e  article).  —  Moureaux.  Sur  la  périodi- 
cité  des  perturbations  magnétiques  à  l'Observatoire  du  Parc-de-Saint-Maur.  —  Mai-juin. 
Eckholm.  Mesure  des  hauteurs  et  des  mouvements  des  nuages  au  Spitzberg  et  à  Upsala.  - 
Lettry.  Note  sur  une  modification  à  la  méthode  de  M.  Nils  Ekholm.  —  Ilauvcl.  Les  ma- 
rées  de  la  photosphère.  —  Renou.  Résumés  des  observations  météorologiques  faites  au 
Parc-de-Sant-Maur  en  janvier,  février,  mars  et  avril  1888. 
fAnzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XI,  n.  288.  Leipzig,  1888. 

Reuter.  Ueber  den  «  Basallìeck  »  auf  den  Palpen  der  Schmetterlinge.  —  2.  Braem. 
Untersuchungen  ueber  die  Bryozoen  des  siissen  Wassers.  —  Piate.  Bemerkungen  zur  Or- 
ganisation  der  Dentalen  —  Leydig.  Parasiten  ini  Biute  der  Krebse. 

Bollettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  H 


—  evi  — 
'Bericlite  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXI,  13.  Berlin,  1888. 

13.  Liebermann.  Ueber  ein  Nebenalkaloi'd  des  Cocaìns,  das  Isatropylcocain.  —  We- 
gerhoff.  Ueber  die  Umlagerung  von  Phenanthrenchinonmonoxim.  —  Strache.  Zur  Kennt- 
niss  des  Propylendiatnins  uncl  des  Trimethylendiamins.  —  Ilirsch.  Ueber  eine  neue  a-Naph- 
tylaminmonosulfosàure.  ■ —  Nietzki  und  Schmidt.  Ueber  Dioxyebinon  und  Tetroxybenzol.  — 
Zincke  und  Gerland.  Einwirkung  von  unterchloriger  und  unterbromiger  Saure  auf  Cblor- 
und  Bromoxynajditochinon:  Ueberfiibrung  derselben  in  Hydrinden-  und  Indenderivate.  ■ — 
Id.  id.  Ueberfahrung  von  Hydrinden-  und  Indenderivaten  in  substituirte  Acetophenoncarbon- 
sauren.  —  Bankiewicz.  Ueber  die  Reductionsproducte  des  w-s-Dinitroparacettoluids  und  ibre 
Umwandlung.  —  Poleck  und  Gocrcki.  Ueber  neue  Sulfochloride  des  Quecksilbers.  —  Witt. 
Zur  Kenntniss  der  Eurhodine.  —  Hantzsch.  Spaltungsproducte  der  Chlor-  und  Bromanil- 
saure.  —  Ney.  Ueber  das  Desoxybenzoi'n  und  die  Desaurine.  —  Bischoff.  Einwirkung  von 
salpetriger  Sàure  auf  Tetramethyldiamidobenzophenon.  —  Freund  und  Goldsmith.  Ueber 
Derivate  des  Carbizins  und  Sulfocarbizins.  —  Richter  r.  Ueber  eine  neue  «bromogene 
Atomgruppirung.  —  Id.  Ueber  chromogene  Garbine.  Constitution  der  Rosanilinsalze.  — 
Brunner  jmd  Chuit.  Ueber  die  durch  Einwirkung  von  KOnigswasser  und  BromkOnigswasser 
auf  Phenole  entstehenden  Dichroi'ne.  —  Turpin.  Ueber  Septdecylamin.  —  Bender.  Ueber 
die  Einwirkung  des  Phenylhydrazins  auf  halogensubstituirte  Ketonsàureather  und  lialogen- 
substituirte  Ketone.  —  Polonowsky.Zxa  Condensation  des  Glyoxals  mit  Acetessigester. — 
Liebermann.  Ueber  ein  neues  Dioxyanthrachinon,  das  Hystazarin.  •  Schoeller.  Ueber  das 
Hystazarin.  -  Goldmann.  Ueber  Derivate  des  Anthranols.  —  Hallgarten.  Ueber  Deri- 
vate des  Anthranols.  --  Lucas.  Ueber  Anthracenhydrure.  —  Sarhse.  Ueber  Derivate  des 
Diantliryls.  —  Girisberg.  Ueber  Apiol.  —  Meerson.  Ueber  ein  Isomeres  des  Oximido- 
uaphtols.  —  Bistrzycki.  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Opiansàure  —  Jellinek.  Reindar- 
stellung  von  Plavopurpurin.  —  Liebermann.  Ueber  die  Spectra  der  Aether  der  Oxyantbra- 
chinone.  —  Id.  Kleine  Laboratoriumsapparate.  —  Sachse.  Ueber  die  Contlgnration  des 
Benzolmolekiils.  —  Rathke.  Ueber  Chlortbioameisensàuremethylàther,  das  polymeifc  Thio- 
carbonylchlorid. —  Brunn.  Ueber  die  Einwirkung  von  Jod  auf  Arsen  und  Anitimonwasser- 
stoffgas.  —  Gudeman.  Ueber  einige  Anhydrobasen  des  unsymmetrischen  m-Xylidins.  — 
Metzeler.  Ueber  ein  Jodderivat  des  Chinons.  —  GoUschmidt  und  Molinarù  Ueber  die 
Diazoamidoverbindungen.  —  Eger.  Ueber  p-Nitro-m-araidobenzolsulfosàure.  —  Hantzsch 
und  Popp.  Ueber  das  Thiazol.  —  Wislicenus.  Ueber  den  Oxallàvulinsàureester.  —  Schiìtt. 
Analyse  eines  Gemenges  von  Cblornatrium  und  Chlorkalium  auf  polaristrobometrischem 
Wege.  —  Culi, mini.  Ueber  die  Einwirkung  secundàrer,  aromatischer  Amine  und  Hydrazine 
auf  Broniacetopbenon.  —  Abbui  urd  Trimble.  Ueber  das  Vorkornmen  fester  Kohlenwasser- 
stoffe  in  Pflanzen.  —  Pribram.  Ueber  die  durch  inactive  Substanzen  bewirkte  Rotations- 
anderung  des  Tfaubenzuckers.  —  Moscheles  und  Cornelius.  Ueber  die  Natur  der  Tetrin- 
saurè  und  ibrer  Homòlogen.  —  Fischer  und  Wacker.  Ueber  die  Einwirkung  von  Nitro- 
sobasen  auf  Phehylhydrazin.  —  LI.  und  ffepp.  Ueber  Azophenin  und  Induline.  III.  -  'I<t- 
cobson.  Zur  Kenntniss  der  orthoamidirtén  aromatischen  Msrcaptane.  III.  —  Fischer.  Ueber 
die  Verbindungen  des  Phenylhydrazins  mit  den  Zuckerarten.  IV.  —  Id.  und  Tafel.  Oxy- 
dation  des  Glycerins.  —  Buchner.  Einwirkung  von  Diazoessigàther  auf  die  Aether  unge- 
sàttigter  Sàuren.  —  Fittig  und  Erlenbach.  Ueber  die  Einwirkung  von  Natrium  auf  Mono- 
chloressigsaure-Aethylàther.  —  Gioì;.  Ueber  p-Tolenylimidoather.  —  Id.  Ueber  Phenylen- 
^-Diacetimidoàther.  — -  Gabriel.  Ueber  VinylaminundBromathylamin.il.  —  Id.  und  Weiner. 
Ueber  einige  AbkSmmlinge  des  Propylamins.  —  Eichelbaum.  Ueber  a-Benzylhomo-o-phtal- 
sàure.  —  Goedeckemeyer.  Einwirkung  von  Phtalimidkalium  auf  einige  sauersti  ffhaltige 
Halogenverbindungen.  —  Freund  und  Gudeman.  Ueber  Derivate  des  Tetramethylens. 
Uri'iiiiine.  Ueber  einige  Amidoderivate  des  w-Xylols. —  Ladenburg  und  Abel.  Nachtrag  zu 
der  Mittheilung  iiber  das  Aethylenimin.  —  Diìrkopf  und  Schlttugk.  Zur  Constitution  des 


—  cvn  

aus  Propionaldehydammoniak  und  Paraldehyd  gewonnenen  Parvolins.  —  Merck.  Ueber 
«-Furfuràthenpyridin.  —  Dùrkopf.  Ueber  die  bei  der  Condensatici  von  Aldeliydammoniak 
mit  Aceton  entstehenden  Pyridin-  und  Pipéridinbasen.  —  LóscJier  und  Kusserow.  Ueber 
die  Einwirkung  von  Anilin  auf  Bromfumarimid.  —  Zincke  und  Kiister.  Ueber  die  Einwir- 
kung  von  Chlor  auf  Brenzcatechin  und  o  Amidophenol.  I.  —  A'rafft. Zur  Kenntniss  dei 
Ricinolei'nsàure  CIS  H34  03.  —  Griess  und  Harrov:.  Zur  Kenntniss  des  Hexamethylente- 
tramins.  —  Id.  id.  Einwirkung  von  Acetessigàther  auf  Hexamethylentetraniin.  —  Udrdnszky 
und  Baumann.  Das  Benzo3'lchlorid  als  Eeagens.  —  Pechmann  v.  Ueber  Osazone.  —  Grete. 
Titrimetrische  Bestimmung  der  Phosphorsiiure  mittelst  Molybdansàure.  —  Blitz.  Ueber  eine 
Methode,  das  Moleculargewicht  fllichtiger  Chloride  zu  bestimmen.  —  Id.  Ueber  den  Einfluss 
der  Gestalt  des  Gefasses  bei  Dichtebestimmungen  unvollstandig  vergaster  Dànipfe  nach 
dem  Gasverdràngungsverfahren.  —  Will  und  Bredig.  Umwandlung  von  Hyoseyamin  in 
Atropin  durch  Basen,  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Massenwirkung.  —  Stierlin.  Berichtigung. 

+Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  Fenili.  16,  17.  Paris,  1888. 
^ulletin  of  the  phylosophical  Society  of  Washington.  Voi.  X,  1887.  Washing- 
ton,  1888. 

Gilbert.  Graphic  Methods  in  research.  —  ÌVard.  Frequency  of  coincidences.  —  Jolin- 
son.  Piane  table  exhibited  and  explained.  —  Baker.  Wath  is  a  topographic  map  ?  — 
Dutton.  Depth  of  earthquake  foci.  —  Abbe.  Signal  Service  bibliography  of  meteorology.  — 
Gilbert.' 'èi-àihtio.s  of  the  philosophical  Society.  —  Martin.  Methods  of  finding  nht  power 
numbers  whose  sum  is  an  nht  power. 

+  Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXV,  n.  10-12.  Cassel,  1888. 

Keller.  Wilde  Rosen  des  Kautons  Zurieh.  —    Wenzig.  Nova  ex  pomaceis. 

•Centralblatt  fiir  Physiologie.  1888,  n.  11,12.  Wien,  1888. 

Bohr.  Respiration  und  Blutgerinnung  nach  Injection  von  Pepton  und  Blutgelinfus.  — 
Cowl  und  Gad.  Cardiographie  beim  Frosch.  —  Lehmann.  Respirationsapparate. 

•i-Civilingenieur  (Der).  Jhg.  1888.  N.  F.  Voi.  XXXIV,  5.  Leipzig,   1887. 

Gruner.  Die  Wasserversorgungsanlage  der  Stadt  Worms.  —  Beer.  Leistung,  Kohlen- 
verbrauch  und  Wasserverbrauch  der  Locomotiven  der  Siichsischen  Staatseisenbahnen.  — 
Judenfeind-Hìilsse.  Die  Bibliothek  der  Technischen  Staatslehranstalten  zu  Chemnitz  in  den 
Jahren  1886/87.  —  Hartig.  Zur  Feststellung  des  Begriffes  nDampfkessel-Explosion". 

fComptes  rendns  hebdoniadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVII, 

n.  10-13.  Paris,  1888. 

10.  Vemeuil.  Microbisme  et  abcès  ;  classification  de  ces  derniers.  —  Oppert.  Inscrip- 
tion  donnant  les  détails  d'une  éclipse  de  lune.  —  Lecoq  de  Boisbandran.  A  quels  degrès 
d'oxydation  se  Irouvent  le  chrome  et  le  manganése  dans  leurs  composés  fluorescents.  — 
Cruls.  Note  sur  les  positions  de  quelques  points  de  la  còte  du  Brésil.  —  Kcenigs.  Sur  le 
volume  engendrè  par  un  contour  He'  invariablement  au  trièdre  d'une  courbe,  et,  en  parti- 
culier,  sur  une  propriété  des  courbes  de  M.  Bertrand.  —  Picard.  Sur  une  classe  d'équa- 
tions  line'aires  aux  dérivées  partielles.  —  Soret.  Sur  la  mesure  des  indices  de  réfraction 
des  cristaux  à  deux  axes,  par  l'observation  des  angles  limites  de  re'flexion  totale  sur  des 
faces  quelconques.  —  Dubois.  Action  physiologique  du  chlorure  d'éthylène  sur  la  cornee.  - 
11.  Tisserand.  Eemarque  sur  un  point  de  la  théorie  des  ine'galités  sèculaires.  —  Chat  in. 
Les  vignes  francaises.  —  Lecoq  de  Boisbaudran.  A  quels  degrés  d'oxydation  se  trouvenl 
le  chrome  et  le  manganése  dans  leurs  composés  fluorescents  ? —  Bigourda».  Observatìons 
de  la  nouvelle  comète  Barnard,  faites  à  l'Observatoire  de  Paris  (équatorial  de  la  tour  de 
l'ouest).  —  Gruey.  Positions  de  la  comète  Brooks  (7  aoùt  1888),  mesurées  à  l'Observa- 
toire de  Besancon.    —    Perrotin.  Sur  la  planète  Mars.    —    Nikon  et  Pettersson.  Sur  les 


CVI1I    — 

chlorures  d'indium.  —  Dubois.  Sur  le  rOle  de  la  symbiose  chez  certains  aniraaux  marins 
lumineux.  —  Chatin.  Sur  les  mye'locites  des  inverte'brés.  —  Willot.  Sur  l'H  e  ter  oderà 
Schachtii.  —  12.  Boussinesq.  Complément  à  la  théorie  des  déversoirs  eri  mince  paroi 
qui  s'étendent  à  toute  la  largèur  du  lit  d'un  cours  d'eau  :  influence,  sur  le  débit,  des  vi- 
tesses  d'arrivée  des  filets  fluides.  -  -  Cesare  Sur  une  recente  Communication  de  M.  Lévy.  — 
Amagat.  Compressibilité  des  gaz:  oxygène,  hydrogène,  azote  et  air  jusqu'à  3000atm.  — 
Mathias.  Sur  les  cbaleurs  spéciflques  des  dissolutions.  —  Nilson  et  Pettersson.  Sur  les 
chlorures  de  gallium  et  sur  la  valeur  des  éléments  du  groupe  de  l'alumiiiium.  —  Id.  id. 
Sur  le  chlorure  ferreux  et  les  chlorures  de  chrome.  —  Ghevrel.  Sur  le  système  nerveux 
grand  sympathique  des  poissons  osseux.  —  Vitsou.  L'entre-croisement  incomplet  des  fibres 
nerveuses  dans  le  chiasma  optique  chez  le  chien.  —  Dubois  et  Vignon.  Sur  l'action  phy- 
siologique  de  la  para-  et  de  la  métaphénylène-diamine.  —  13.  Bertrand.  Généralisation 
d'un  the'orème  de  Gauss.  —  Boussinesq.  Complément  a  la  théorie  des  déversoirs  en  mince 
paroi:  influence,  sur  le  débit,  des  vitesses  d'arrivée  des  filets  fluides.  Applications.  —  Bai/et 
et  Courty.  Observations  des  comètes  Brooks  (auót  7)  et  Bernard  (septembre  2),  faites  à 
l'équatorial  de  0m,38  de  l'Observatoire  de  Bordeaux.  —  Gaucher,  Comòemale  et  Màresfang. 
Sur  l'action  physiologique  de  l'Hedwigia  b  alsamifera. 

"rCosmos.  Revue  des  sciences  et  de  leurs  application.  N.  189-192.  Paris,  1888. 
,il)t'BHocTii  Ti»y;i,u  inni.  MocKOBCKaro  ApxeojrorH^et'Karo  oómecTBa.  T  XI.  B.  1. 
Moci;a  1888. 

JKH3HEBCKIM.  OiracaHie  TBepcKaro  My3ea.  HvMinv.a •iiimccuìh  oi  U.m..  —  BEHEBH- 
TIIHO'L.  CiapHHHoe  H3o6paateHÌe  m'paia  cmotphhi  ni.  ropo^ì  Topoimi.  —  1^'1*AT1 1.' ( )I i'I.. 
05-BflCHeHÌe  i;i,  apxeojorHiecKOM  Kapri  Hobopoccìhckhxl  ryò*epHÌfi  a  Kpuiaa. —  IIIUAFin»- 

lìl.    BOUpOCy    <»';,     HCTOJKOBaHÌH     OAHOrO     iU'li:;,;;l  HM.l  in     ::  11  i  ll'iliarn     CfflCTa     H3I     lOujiailUl    rpu<I>a 

A.  C.  5rBapoBa. 

":  Forhaiidiioger  i  Videnskabs-Selskabet   i  Christiania.  Aar  1887.   Christiania, 
1888. 

Sars.  Om  Cyclestheria  hislopi  (Baird),  a  new  Generic  Type  of  bivalve  Phyllopoda, 
raised  from  Dried  Australian  mud.  —  Mohn.  Tordenveirenea  Hyppighed  i  Norge  1867-83. — 
Schòyen.  Yderligere  Tillaeg  til  Norges  Lepidopterfauna.  .  Metallernes  Kritiske 

Temperaturer.  —  Schòyen.  Supplement  til  M.  Siebke's  Enumeratio  Insectorum  Norvegico- 
niin  fase.  I,  1.  —  Vogt.  Om  Kunstig  dannelse  af  glimmer.  —  Guldberg.  Bidrag  til  In- 
sula Reilii's  morphologi.  —  Collett.  Om  4  fot  Norges  Panna  uve  Fugle,  fundne  i  1885 
og  1886.  —  Pearson.  Hepaticae  Knysnanae.  —  AVA-'/;.  Om  F.  Exners  Theori  for  den 
atmosfseriske  Elektricitet.  ■  -Jeasea.  Cndt-rsiigclscr  over  Saedlegemerne  hos  Pattedyr  Fugle 
og  Amphibier.  —  Olsen.  Om  ±"\>  pà  Klipfisk  den  sakaldte  mid.  —  Schógen.  Fortegnelse 
over  de  i  Norge  hidtil  observerede  Neuroptera    Planipennia    og    Pseudo-  Neuroptera. 

'Fortschritte  (Die)  der  Physik  ini  Jahre  1882.  Jhg.  XXXVIII,  1-3.  Berlin. 
1887-88. 

•Lumière  (La)  électrique.  T.  XXIX,  n.  36-39.  Paris,  1888. 

36.  Chavannes.  L'éclairage  électrique  de  la  ville  de  Genève.  —  Zetzsche.  Recherches 
sur  le  rendement  du  télégraphe  imprimeur  Hugues.  —  Richard.  Détails  sur  la  construction 
des  machines  dynamos.  —  Palmieri.  Développement  de  l'éluctricité  par  l'évaporation  de 
l'eau  de  rner  sus  l'action  des  raj'ons  solaires.  —  37.  Richard.  Fabrication  éleetromécha- 
nique  des  tubes  en  cuivre  ei  des  métaux  par  les  procédés  Elmore.  —  Reignier.  Sur  l'in- 
duction  magnétique  du  fer.  — Marcillac.  La  vigie  sous-marine  de  M.  Orecchioni  et  Cava- 
lieri. —  Decharme.  Analogies  et  différences  entre  l'électricité  et  le  magnetisme.  — 38.  Dieu- 
donné.  Les  progrès  de  l'électricité.  —  Goaziou.  Nouveau  scrutate ur  électrique  pour  assem- 
blées  délibérantes.  —  Richard.  Épuration  électrolytique  des  eaux  d'égouts  par  le  procède 


CIX 


Webster.  —  30.  Palaz.  La  téléphonie  en  Suisse.  —  Dieudonné.  La  machine  de  Wimshurst.  — 
Decharme.  Analogies  entre  l'électricité  et  le  magnétisme. 

+ Jahrbuch  der  t.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  Jhg.  1888,  Bd.  XXXVIII,  1,  2. 
Wien,  1888. 

v.  Foaìlon.  Mineralogische  und  petrographische  Notizen.  —  v.  Sicmiraclzki,  Studien 
im  polnischen  Mittelgebirge.  IL  —  Zareczny.  Ueber  das  Krakauer  Devon.  —  v.  Wòhrmann. 
Ueber  die  untere  Grenze  des  Keupers  in  den  Alpen.  —  Hofmann.  Beitràge  zur  Kenntniss 
der  Saugethiere  aus  den  Miocànschichten  von  Vordersdorf  bei  Wies  in  Steiermark.  —  Uhlig. 
Ergebnisse  geologischer  Aufnahmen  in  den  westgalizischen  Karpathen.  I.  Theil:  Die  Sand- 
steinzone  zwischen  dem  penninischen  Klippenzuge  und  dem  Nordrande.  -  Andrussoic.  Ein 
kurzer  Bericht  iiber  die  im  Jabre  1887  im  transkaspischen  Gebiet  ausgefiihrten  geologischen 
Untersuchungen.  —  Camerìander.  Der  am  5.  und  6.  Februar  ,1888  in  Schlesien,  Màhren 
und  Ungarn  mit  Schnee  niedergefallene  Staub.  —  Brunnlechner.  Die  Spharenerze  von  Miess 
in  Karnten.  —  Bittner.  Geologische  Mittheilungen  aus  dem  Werfener  Schiefer-  und  Tertiar- 
Gebiete  von  Kotijica  und  Jablanica  a.  d.  Narenta.  —  v.  John.  Ueber  die  Gesteine  des 
Eruptivstockes  von  Jablanica  an  der  Narenta. 

i  Jahrbuch  fùr  das  Berg  und  Huttenwesen  im  Konigreiche  Sachsen.  1887,11. 
1888.  Freiberg. 

1887.  Schmidt.  Zwolf  Musterblàtter  fiir  Beisszeichnen  nebst  erlauternden  Bemerkun- 
gen  ueber  die  Anfertigung  der  Grubenrisse.  —  Schertcl.  Analysen  von  Producten  der 
fiskalischen  Hùttenwerke  bei  Freiberg.  —  Kollbeck.  Ueber  die  Untersuchung  eines  Glimmers 
durch  die  Prockene  Probe.  —  Treptow.  Ueber  Abfang-  und  Aufsetzvorrichtungen  fiir 
Bremsschàchte.  —  Menzel.  Elektriscbe  Ausrùckvorrichtungen  in  Aufbereitungsanstalten.  — 
Schmidt.  Praktische  Erfahrungen  ueber  den  Genauigkeitsgrad  der  Orientirungsmessungen 
nach  dem  Lothverfahren.  -  1888.  Junge.  Der  combinirte  Pattinson-  und  Parkesprozess  auf 
der  k.  Muldener  Hiitte  bei  Freiberg.  —  Undeutsch.  Die  Hulsenberg'sche  doppeltwirkende 
Wassersàulenraaschine.  —  Schmidt.  Fortsehritte  in  der  Ausfuhrung  von  Orientirungsmessun- 
gen mit  der  Magnetnadel.  —  John.  Ueber  die  Emittelung  der  Beitràge  fiir  die  Wittwen- 
versicherung  beim  Bergbau.  —  Raffinami.  Ueber  die  Braunspathgànge  im  Felde  von  Himmel- 
fahrtFdgr.  bei  Freiberg.  —  Schubcrt.  Selbstthatige  Aussturzvorrichtung.  —  Fuchs.  Selbst- 
thatige  Verschlusse  fiir  Bremsberge. 

■'"Jahresbericht  iiber  die  Fortsehritte  der   classischen    Alterthumswissensohaft. 
Jhg.  XVI,  2.  Berlin,  1888. 

Helmreich.  Jahresbericht  iiber  Tacitus,  1885-1887.  —  Hirschfelder.  Jahresbericht  uber 
die  Litteratur  zu  Horatius,  fiir  die  Jahre  1884-1887.  -  Heyclenreich.  Jahresbericht  iiber 
die  Litteratur  zu  Propertius  fiir  die  Jahre  1885-1887,  sowie  iiber  die  Litteratur  zu  Phà- 
drus  fiir  die  Jahre  1886  und  1887.  '—  Schiller.  Jahresbericht  iiber  die  romischen  Staatsal- 
terthiimer  fiir  1886.  —  Haug.  Bericht  iiber  romische  Epigraphik. 

*  Journal  (The  arnerican)  of  Science.  Ser.  3d,  voi.  XXXVI,  n.  213.  NewHaven, 

1888. 

ìValcott.  Cambrian  Fossils  from  Mount  Stephens,  Northwest  Territoxy  of  Canada.  - 
Dana.  History  of  Changes  in  the  Mt.  Loa  Cratere.    --    Dunnington.  On  the  formatimi  of 
the  deposits  of  Oxides  of  Manganese.  —  Barùs.   Maxwell's    Theory    of  the    Viscosity  of 
Solids  and  Certain  Features  of  iis  Physical  Verificati'on.  —  Iddings.  On  the  Origin  ofPri- 
mary  Quartz  in  Basalt.  —  lùtns.  Mineralogical  Notes. 

■Journal  de  Physique  théorique  ed  appliquée.  2e  sér.  t.  VII,  sept.  1888.  Paris. 


ex 


Dukem.  De  l'influenoe  de  la  pesanteur  sur  les  dissolutions.  —  Guillaume.  Recher- 
ches  sur  le  thermomètre  à  mercure.  —  CaiUetet  et  Colardeuu.  Étude  des  mélanges  réfri- 
gérants  obtenus  avec  l'acide  carbonique  solide.  —  de  Lépinay.  Polariseurs  acoustiques  per- 
mettant  d'imiter  et  d'expliquer  les  phénomènes  de  polarisation  de  la  lumière.  —  Godard. 
Sur  la  surface  de  diffusion  de  la  chaleur  par  les  substances  mates.  —  PiltscKikoff.  Sur  la 
the'orie  des  anomalie»  magnétiques. 

+ Journal  fur  die  reine  und  angewandtè  Mathematik.  Bd.  CHI,  4.  Berlin,  1888. 

Hamburger.  Ueber  cine  specielle  Klasse  lineare!  Differentialgleichungen.  —  Kònigs- 
berger.  Ueber  die  fiir  eine  homogene  lineare  Differentialgleichung  dritter  Ordnung  zwischen 
den  Fundamentalintegralen  und  deren  Ableitungen  stattfindenden  algebraischen  Beziehun- 
gen,  _  Netto.  Untersuchnngen  aus  der  Theorie  der  Substitutionen-Gruppen.  —  Hilbert. 
Ueber  die  Discriminante  der  im  Endlichen  abbrechenden  hypergeometrischen  Reihe.  — 
Thomé.  Bemerkung  zur  Tbeorie  der  linearen  Differentialgleichungen. 
t  Journal  of  the  Chemical  Society.  X.  CCCX.  Sept.  1888.  London. 

Reynolds.  The  Action  of  Bromine  on  Potassium  Ferricyanide.  —  Meldola  and  Salmon. 
Some  Amines  and  Amides  derived  from  the  Nitranilines.  —  Lewkowitsch.  The  Rotatory 
Power  of  Benzene-derivatives.  —  Carnelley  and  Thomson.  The  Solubility  of  Isomerie  Or- 
gànic  Compouds  and  of  Mixtures  of  Sodium  and  Potassium  Nitrato»,  and  the  Relation  of 
Solubility  to  Fusibility.  —  Stuardi  and  Elliott.  The  Action  of  Chromium  Oxychloridc  on 
Orthosubstituted  Toluenes. 

*  Journal  of  the  China  Brandi  of  the  r.  Asiatic  Society.  N.  S.  voi.  XXII,  5. 
Shanghai,  1888. 
Henry.  Chinese  names  of  plants. 
'"Mémoires  et  conipte  rendu  des  travaux  de  la  Société  des  ingénieurs  eivils. 
Juillet  1888.  Paris. 

Collin.  Ponts  portatifs  économiques  (système  Eiftel).  —  Eiffel.  Mémoire  présente  à 
Tappui  du  projet  définitif  et  calculs  du  Viaduc  de  Garabit.  —  Flachat.  Carburation  des 
menus  bois  sans  production  de  cendres.—  Cotard.  Étude  sur  les  chantiers  de  terrassemenl 
eu  pays  paludéen  ,  de  M.  le  Dr.  Nicolas.  Féraud.  Amélioration  de  la  suspension  des 
wagons. 

*Memoirs  of  the  Boston  Society  of  Naturai  History.  Voi.  IV,  5,  6.  Boston,  1888. 

5.  Marrou.  The  Taconic  of  Georgia  and  the  Report  on  the  Geology  of  Vermont.  - 
G.  Thaxter.  The  Entomophthoreae  of  the  Pnited  States. 
+  Memorias  de  la  Sociedad  Cientifica  -  Antonio  Alzate  ».  T.  II,  1.  Mexico,  1888. 

lì.  y  Puga.  Reseiia  de  la  topografia  y  geologia  de  la  Sierra  de  Guadalupe. 
i-Mittheilungen  der  Anthropologischen  Gesellschaft  in  Wien.  Bd.  XVIII,  2,  3. 

Wien,  1888. 

Radimsky  und  Szombathy.  Urgeschichtliche  Forschungen  in  derUmgegend  von  Wies 
in  Mittel-Steiermark.  —  Bahnson.  Ueber  ethnographische  Museen.  —  Krauss.  Das  Scha- 
manentum  der  Jakuten.  —  Ethnographische  Studien  uber  Alt-Serbien.  —  Heger.  Die  Ethno- 

graphie  auf  der  Krakauer  Landesausstellung  1887. 

1  Mittheilungen  des  historischen  Vereines  fur  Steiermark.  Heft  XXXVI.  Graz, 

1888. 

Kratochwill  u.  Krones.  Die  Franzosen  in  Graz  1809.  Ein  gleichzeitiges  Tagebuch.  - 
Gaspàritz.  Hans  Ungnad  und  das  Stift  Reun.  —  Zahn.  Zur  Sittengeschichte  in  Steiermark.  — 
Miilìer.  Ueber  die  Familie  Leysser  und  ihre  angebliche  Gemeinschafl  mit  der  wùrtember 
gisch-siichsischen  Familie  gleichen  Namens. 


CXI   — 

'  Mittheilungen  der   Ornitologischen   Vereines   in   Wien.  Jhg.  XII,   9.  Wien, 

1888. 
*Naturforscher  (Der).  Jhg.  XXI,  n.  31-39.  Tùbingen,  1888. 
'Proceedings  of  the   american  philosophical   Society.  Voi.  XXV,  127.  Phila- 

delphia,  1888. 

Report  on  Volapiik.  —  Haupt.  Physical  Phenomena  of  Harbor  Entrances.  —  Uhler. 
The  Albirupean  Fonnation  and  its  Nearest  Relatives  in  Maryland.  —  King.  Epitaph  of 
M.  Verrius  Flaccus.  —  Lesley.  Obituary  Notice  of  Ferdinand  V.  Hayden.  —  Cope.  On  the 
Dicotylinae  of  the  John  Bay  Miocene  of  North  America.  —  Cope.  On  the  Mechanical  Origin 
of  the  Dentition  of  the  Amblypoda.  —  Stowell.  The  Glosso-pharyngeal  Nerve  in  the  Do- 
mestic  Cat.  —  Stowell.  The  Hypoglossal  Nerve  in  the  Domestic  Cat.  —  Jordan.  Abori- 
ginal  Pottery  of  the  Middle  Atlantic  States.  —  Hancock.  Description  of  Datames  magna 
Hancock.  —  Lavo.  Observations  on  Gildas  and  the  Uncertainties  of  Early  English  History.  — 
jffeyer.  On  Miocene  Invertebrates  from  Virginia.  —  Houston.  On  some  Possible  Methods 
fot  the  Preparation  of  Gramophone  and  Telephone  Records. 

1  Proceedings  of  the  American  Academy  of  Arts  and  Sciences.  N.  S.  Voi.  XV,  1, 
Boston,  1888. 

Trowbridge  and  Hutchins.  Oxygen  in  the  Sun.  —  ld.  id.  On  the  Existence  of  Gar- 
bi ai  in  the  Sun.  —  Hutchins  and  Holden.  On  the  Existence  of  certain  Elements,  together 
with  the  Discovery  of  Platinimi,  in  the  Sun.  —  Comey  and  Loring  Jackson.  The  Action  of 
Fluoride  of  Silicon  on  Organic  Bases.  —  Whipple  Huntington.  Catalogne  of  ali  Recorded 
Meteorites.  —  Payne  Bigeloiv.  On  the  Structure  of  the  Frond  in  Champia  parvula,  Harv.  — 
Comey  and  Smith.  Silicotetrafluorides  of  Certain  Bases.  —  Jacques.  An  Empirical  Rule 
fot  Constructing  Telephone  Circuita.  —  Loring  Jackson  and  Wing.  On  Tribromtrinitro- 
benzol.  —  Parsons  Cooke  and  Richards.  The  Relative  Values  of  the  Atomic  Weights  of 
Hydrogen  and  Oxygen.—  Richards.  Further  Investigation  on  the  Atomic  Weight  of  Cop- 
per.  —Parsons  Cooke  and  Richards.  Additional  Note  on  the  Relative  Values  of  the  Atomic 
Weights  of  Hydrogen  and  Oxygen.  —  Hill  and  Palmer.  On  Substituted  Pyromucic  Acids.  — 
Gray.  Contributìons  to  American  Botany.  —  Patterson.  Experiments  on  the  Blake  Micro- 
phone  Contact,  —  Holman  and  Gleason.  Boiling  Points  of  Naphthaline,  Benzophenone,  and 
Benzol  under  controlied  Pressures,  with  special  Reference  Thermometry. 

*  Proceedings   of  the   r.  Geographical   Society.  N.  M.  S.  Voi.  X,  9.  London, 

1888. 

Markham.  Hudson's  bay  and  Hudson's  Strait  as  a  Navigable  Channel.  —  Portman. 
The  Exploration  and  Survey  of  the  Little  Andainans.    —     Walker.    The    Hydrography  of 
South-Eastern  Tibet.  —  Houtum-Schindler.  On  the  Length  of  the  Persian  Farsakh. 
^Repertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  8.  Miinchen-Leipzig,  1888. 

Winter.  Ueber  Absolute  Maasssysteme.  —  Elster  und  Geitel.  Beobachtungen  aber 
atmospharische  Elektricitat.  —  Nobel.  Ueber  die  Verwendung  des  Mikrophons  (Transmitters) 
bei  elektrischen  Widerstandsmessungen  mit  dem  Telephon  und  iiber  den  Einfluss  des  Gè- 
sichtsorganes  auf  den  Gehorsinn.  —  Exner.  Ueber  den  normalen  irregulàren  Asligmaiis- 
mus.  —  Czermak.  Ueber  das  elektrische  Verhalten  des  Quarzes.  I. 
Uieport  (Animai)  of  the  Board  of  Regents  of  Smithsoniau  Institution.   1885. 

Part  2d.  Washington,  1886. 
J- Revista  do  Observatorio  i.  de  Rio  de  Janeiro.  Anno  lì,  n.  8.  Rio  de  Janeiro, 

1888. 

Reusch.  Meteoritos.  —  Newcomb.  0  logai  «la  astronomia  entre  as  Bciencias. 


-    CXII    — 

'Rovista  trimensal  do  Instituto  historico  geographico  e  ethnographico  do  Brazil. 
T.  XLIX,  3,  4;  L,  1,  2.  Rio  de  Janeiro.   1888. 

fRevue  historique.  Année  XIII.  Sept.-oct.  1888.  Paris. 

Philippson.  Etudes  sur  Phistoire  de  Marie  Stuart;  4°  partie:  Ics  relation s  diploma- 
tiques.  —  Fagnies.  Le  Pére  Joseph  et  Eichelieu.  La  preparati  ori  de  la  rupture  ouverte 
avec  la  maison  d'Autriche  (1632-1635).  —  Doniol.  Une  lettre  inedite  de  La  Fayetté, 
3  aoùt  1792.  —  Du  Casse.  La  reine  Catherine  de  Westphalie,  son  journal  et  sa  correspon- 
dance.  —  Màllet.  L'expédition  d'Ancóne  en  1832. 

^Revue  internationale  de   l'électricité  et   de   ses  application».  T.  VII,  65.  66. 
Paris,  1888. 

65.  Montpellier.  Moteur  à  air  chaud,  système  Benier.  —  Bidè.  Combinaison  du 
chauffuge  des  édifices  avec  l'éclairage  électrique.  —  '/cipri.  Etat  et  avenir  de  l'électricité 
appliquée  à  l'art  de  l'ingonieur.  —  66.  Montpellier.  Lampe  à  are,  système  Girne.  -  Gratj. 
Nouvelle  balanee  électrique  de  Sir  W.  Thomson. 

fRevue  politique  et  littéraire.  3e  sér.  t.  XLII.  n.  9-13.  Paris,  1888. 

1  "Bevile  scientifique.  3e  sér.  t.  XLII,  n.  9-13.  Paris.  1888. 

fRiindschaii  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  n.  37-39.  Braunschweig,  1888. 

f3anHCKH  KieBCKaro   OBmecTBa   EcTecTBOHcmaTaTejiefi.   Tomi.   IX.   Bh.    1-2. 
KieB'b  1888. 
TFTKOBCKIH.  <5opaMHHH<pepH  hsi  Tpein>iiii>ixi.  h  m-1-..iobhxi  ot.iojkphìh  KieBa.  Ciaraa  IL 

$opaMHHH(|)ppbi  ro.-iyuoBaTofi  r.iiniu  u::i,  SypoBOH  CKuaSBHH  na  II<>,vut..  —  IìOlYpìII.H  (HCIi'Ill. 
0  cnocoóaxB  pa3BiiTÌfl  co'iiibixi.  ii  hhchcbuci  mojobi.  ('imti-ii  I.  —  X A Hr I.1M I lìOIJ'fc».  Oósopi 
il  pe:iy.ibTaTbi  HaÓ.HOjeHift,  iipoiiiìiìe.u'iiiiiJ.vb  IH  annera  1887  r.  na,u>  iio.ihu.mi,  .: .mitiiie-M'i. 
cojihiui  Ha  ropt  Iuaro.iaib,  in  boctohhomi  <k.m>hI.  Vpa.ia.  —  M0HTPE30PL.  <»<'<>. -.pi. iiir 
pacreHiii,  isxo,t;hiii,iixt>  bt.  cociaB*b  tpjopa  ryoepiiiìi  KieBCKaro  v'in'iiara  ospyra  :  KieBCKOH, 
Bo.ihiHCKoiì,  IIo^o.ibCKoii,  xIepnnroBci;oiì  ii  lIn.iTaiici;nfi  Inpojo.iHveiiie).  —  IIAHOCKIH.  Mare- 
piaabi  juih  (fuopu  3ac.iaB.ibCKaro  n  KoBeribcsaro  yfejOBi  BojbiHCKofi  ryó.  —  MO.IMAIK  IBCKIII. 
0  cocTaBÌ  KieBCKaro  cBt'bii.ibiiaro  rasa.  —  COBHHCKIH.  (hepin,  <[>a \  n u  iipi.nioncunbixb 
paKooópa3HbixT.  as%  onpeoTHocreii  r.  Kiem-i;oii  ry6ecHÌH.  Ilrpiibin  ottote  o  «Jm vmik- i ii «m-ckiix i. 
SKCKypciax'b.  —  IIAH0CKI1I.  0  <|>a}  ni.  n  (pjopi  ospecTHocTefi  r.  I>.ia,uniipa-B<>.ibiiicKaro.  — 
KAPIIII,KIIL  Ilo  iioBojiy  H-fcKoropbixb  ocoÓenHocTefi  pejn>e<pa  npaBaro  6epera  p.  /Intnpa  in, 
o6.tìcth  KieBCKiixb  Merto.'wìÌHbixi.  otjoshìh.  —  K03.IOBCKIII.  Marepia.ibi  ,un  «luopu  bojo- 
pocjieS  Cnópn. 

tVerhandlungen  der  k.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  1888,  n.  11.  Wien. 

Rzehak.  Die  Foraminiferen  der  Numinulitenschichten  des  Waschherges  and  Michels- 
berges  bei  Stockerau  in  Nieder-Oesterreich. 

+Verhandlungen  der  Physiologischen   Gesellschaft  zu  Berlin.  1888.   n.  18-20. 
Berlin. 

+Verhandlungen   des    naturvvissenschaftlichen   Vereins    in    Karlsruhe.    Bd.  X. 
1883-1888.  Karlsruhe,  1888. 

Kloos.  Die  vulkanische  Eruption  und  das  Seebeben  in  der  Sundastrasse  ini  August 
1883.  —  Mittheilungen  der  Erdbeben-Commission.  —  Honsell.  Ueber  die  Trombe  am  4  Juli 
1885  bei  Karlsruhe.  —  Lydtin.  Ueber  die  Pasteur'sche  Impfung  gegen  die  Tollwuth.  — 
Valentiner.  Ueber  die  Entwicklung  der  Photographie  in  ihrer  Anwendong  auf  die  Astro- 
nomire.  —  Rebeur-Paschwitz.  Ueber  das  Zollner'sche  Horizontalpendel  und  neue  Versuche 


CXIII   — 

mit  demselben.  —   Scliell.  Der  Dualismus  in   der    akustisclien    Grundlage  des  Musik.  — 
Meidinger.  Einige  Merkwiirdige  Blitzschlage.  —  hi.  Geschichte  des  Blitzableiters. 

f  Wochenschrift  des  osterreichischen  Ingenieur-  und  Architekten-Vereines.  Jhg. 
XIII,  n.  36-39.  Wien. 

fZeitschrift  der  deutschen  Morgenlàndischen  Gesellschaft.  Bd.  XLII,  2.  Leip- 
zig, 1888. 

Leumann.  Eine  Bitte  an  die  kiinftigen  Herausgeber  von  Dramen  und  nichtvedischen 
Prosa-Texten  der  indischen  Literatur.  —  Oldenberg.  Ueber  die  Liedverfasser  des  Rigveda.  — 
Grunbaurn.  Assimilationen  und  Volksetymologien  im  Talmud.  —  hi.  Die  beiden  Welten 
bei  den  arabisch-persischen  und  bei  den  judischen  Autoren.  —  Pisci  tei.  Rudrata  und  Ru- 
drabhat.ta.  —  Bacher.  Abulwalid  sebrieb  seine  Werke  mit  hebràiseben,  nicht  mit  arabischen 
Buchstaben.  —  lei.  Weitere  Berichtigungen  zur  Neubauer'schen  Ausgabe  des  Kitàb-alusùl. 

+Zeitschrift  des  òsterr.  Ingenieur-  und  Architekten-Vereins.  Jhg.  XL,  3.  Wien, 

1888. 

Oelwein.  Die  Wasserversorgung  der  Stadt  Iglau.  —  Gostkowski.  Das  Bremsen  der 
Ziige  auf  Eisenbahnen.  —  Schoen.  Ueber  Schraubenpfahlbauten,  insbesondere  die  Eisen- 
pfeiler  der  Brucke  tìber  die  Marizza. —  Strukel.  Beitrag  zur  Kenntniss  des  Erddruckes. — 
Schemfil.  Der  Betrieb  und  die  Leistungsfahigkeit  hydraulischer  Transmissionen  und  Werk- 
zeugmaschinen  im  Vergleich'zum  Dampfbetriebe.  —  Ciborien-Altar  im  Stift  Heiligenkreuz.  — 
Erményi.  Entgegung  auf  die  Abbandlung  des  Herrn  Josef  Popper:  «  Ueber  die  àsthetische 
und  kulturelle  Bedeutung  der  techniseben  Fortscbritte  «.  —  Popper.  Bemerkungen  zur  Ent- 
gegnung  des  Herrn  Dr.  Erményi. 

+Zeitschrift  far  Mathematik  und  Physik.  Jhg.  XXXIII,  4.  Leipzig,  1887. 

Wittenbauer.  Ueber  gleicbzeitige  Bewegungen  eines  ebenen  Systems.  —  Rìcliter. 
Ueber  die  galvanische  Induction  in  einem  korperlieben  Leiter.  —  Kcehler.  Ueber  die  Form 
der  logarithmischen  Integrale  einer  linearen  nicht  homogenen  Differentialgleichung.  — 
Dcehlemann.  Zur  synthetischen  Erzeugung  der  Cremona'scben  Transformation  vierter  Ord- 
nung.  —  Stoll.  Herleitung  der  Mittelpunktscoordinaten  und  des  Halbmessers  eines  Kreises 
aus  seiner  Gleichung  in  trimetrischen  Punktcoordinaten.  —  Tumlirz.  Zur  Einfiihrung  in 
die  Tbeorie  der  dielektrischen  Polarisation.  —  Marek.  Einfluss  der  Versenkung  von  Maass- 
stàben  in  eine  Fltìssigkeit  auf  die  scheinbare  Lànge  derselben.  —  Ncether.  Cari  Gustav 
Axel  Harnack.  —   Unger.  Das  àlteste  deutsche  Rechenbucb. 

+Zeitschrift  (Historische).  N.  F.  Bd.  XXIV,  3.  Munchen-Leipzig,  1888. 

Lehmann.  Tagebuch  des  Freiherrn  vom  Stein  wahrend  des  Wiener  Kongresses.  — 
Hirsch.  Der  osterreichische  Diplomat  Franz  v.  Lisola  und  seine  Thàtigkeit  wàhrend  des 
nordiseben  Krieges  in  den  Jahren  1655  bis  1660.  —  Beloch.  Seluekos  Kallinikos  und  Antio- 
chos  Hierax. 


Bullettino-Rendiconti,  1888,  Yol.  IV,  2°  Sem.  15 


—  CXIV  — 


Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  ottobre  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

'* Alvino  F.  —  I  calendari.  Fase.  47-48.  Firenze,  1888.  8.° 

*Gioda  C.  —  Giudizi  della  stampa  sull'opera  «  Girolano  Morone  e  i  suoi  tempi  » . 

Torino,  1888.  16°. 
f  Memorie  descrittive  della  Carta  geologica  d'Italia.  Voi.  IV.  (Zoppi.  Descrizione 

geologica  mineraria  dell'Iglesiente,  Sardegna).  Roma,  1888.  8°. 
*Naccari  G.  —  La  3a  assemblea  generale  della  Società  meteorologica  italiana 

in  Venezia.  Venezia,  1888.  8°. 

*  Ferrod  E.  —  La  provincia  di  S.  Paolo  (Brasile).  Roma,  1888.  8.° 

f  Relazione  a  S.  E.  il  Ministro  della  guerra  sulla  operazione  militare  eseguita 
nell'inverno  del  1887-88  per  la  rioccupazione  di  Saati.  Roma,  1888.  8°. 
*Rosmini  condannato  dal  S.  Uffizio  nel  14  dicembre  1887.  Roma,  1888. 

*  Zaccaria  A.   — 'Federico   Guglielmo   I   imperatore   di   Germania.   Faenza, 

1888.  8°. 

Pubblicano  ili  esfere. 

fArnheim  F.  —  Die  Memoiren  der  Kònigin  von  Schweden  Ulrike  Luise.  Halle, 

1887.  8°. 

f Arnim  J.  de  —  Philodemea.  Halis,  1888.  8°. 

' Arronet  H.  —  Quantitative  Analyse  des  Menschenblutes  nebst  Untersuchun- 

gen  zur  Controlle  und  Vervollstandigung  der  Methode.  Dorpat,  1887.  8°. 
^Atlass  J.  —  Ueber  Senegin.  Dorpat,  1887.  8°. 
ìAmoers  A.  —  Die  Venus-Durchgànge  1874   und  1882.   Bericht  ueber   die 

deutschen  Beobachtungen.  Bd.  III.  Berlin,  1888.  4°. 
T  Baneth  IL  —  Des  Samaritaners  Marqah  an  die  22  Buchstaben  den  Grund- 

stock  der  hebraischen  Sprache  ankupfende  Abhandlung.  Halle,  1888.  8°. 
+  Barnstein  F.  —  Die  Isobutenyltricarbonsaure  und  ihr  Zersetzungsproduct  die 

«-Dimethylbernsteinsaure.  Halle,  1887.  8°. 
^  Bari)  A.  —  Beitràge  zur  Baryimrwirkung.  Dorpat,  1888.  8°. 
^Belck  E.   W.  —  Ueber  die  Passiviti  des  Eisens.  Halle,  1888.  8°. 
^Benedikt  M.  —  Der  Schàdel  des  Raubmorders  Schimak.  Wien,  1888.  8°. 
* Benner  R.  —  Ueber  die  Donatio   sub  modo  nach   gemeinem   Recht.  Halle, 

1888.  8°. 

*" Bibeljé  A.  —  Welche  Quelìen  bat  Pompejus  Trogus  in  seiner  Darstellung 
des  dritten  Perserzuges  benutzt?  Rostok,  1888.  8°. 

*  Birkenwald  P.  —  Beitràge  zur  Cbemie  der  Sinapis  juncea  und  des  àtheri- 

schen  Senfòls.  Dorpat,  1888.  8°. 


—  cxv  — 

f  Boettger  0.  —  De  dum  particulae  usu  apud  Terentiuin  et  in  reliquiis  tragi- 

gicorum  et  comicorura.  Halis,  1887.  8°. 
fBòmher  A.  —  Vicelin.  Ein  Beitrag   zur  Kritik    Helmolds   imd  der  àlteren 

Urkunden  von  Neumiinster  und  Segeberg.    Wismar,  1887.  8°. 
i Bokemeyer  IL  —  Die  Molukken.  Geschichte  und  quellenmassige  Darstellung 

der  Erobenmg  und  Verwaltung  der  Ostindiscben  Gewiirzinseln  durch  die 

Niederlander.  Leipzig,  1888.  8°. 
fBondi  J.  —  Das  Sprachbuch  nach  Saadja.  Ein  Àuszug  aus  Saadja's  DtffQ 

ohìD    nDDM1?^  Cap.  1-9.  Als  Beitrag    zur   Geschichte  der  Bibelausle- 

gung.  Halle,  1888. 
f  Bòìiiiig  C.  —  Untersuchungen  des  Inversionsproducte  der  aus  Trehalarnanna 

stammenden  Trehalose.  Dorpat,  1888.  8°. 
f ' Bonnier  Gii.  —  Ueber  die  franzosischen  Eigennamen  in  alter  und  neuer  Zeit. 

Halle,  1888.  8°. 
ì Borckert  P.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  diluvialen  Sedimentàr-Geschiebe 

in  der  Gegend  von  Halle  a.  S.  Halle,  1887.  8°. 
fBremer  0.  —  Einleitung  zu  einer  arnringisch-fohringischen  Sprachlehre.  Norden, 

1888.  8°. 
f  Brenstein  G.  —  Ueber  die  Production  von  Kohlensaure  durch  getotete  Pfìan- 

zenteile.  Kiel,  1887.  8°. 
■*  Bruckel  Ph.  —  Untersuchungen  ueber  die  reciproke  Varwendtschaft  in  der 

Ebene.  Giessen,  1888.  8°. 
f  Buchtien  0.  —  Entwicklungsgeschichte  des  Prothalliurn  von  Equisetum.  Cassel, 

1887.  8°. 

f  Calvo  y  Martin  J.  —  Discurso  leido  en  la  Universidad  Central  en  la  solernne 

inauguracción  del  Curso  Academico  de  1888  a  1889.  Madrid,  1888. 
+  Clans  R.  —  Ueber  den  allgemeinsten  Ausdruck  innerer  Potentialkrafte,  deren 

Potential  von  der  Zeit,  den  Coordinaten,    den    Geschevindigkeiten    und 

Beschleunigungen  abhiingt.  Halle,  1887.  4°. 
f  Conitzer  L.  —  Ueber  die  operative  Behandlung  der  pleuritischen  Exsudate 

ini   Kindesalter   mit   besonderer   Beriicksichtigung  den   eitrigen.  Halle, 

1888.  8°. 

1  Cramer   W.  —  Ueber  die  Selbstentwicklung  und  die  Geburt  mit  gedoppel- 

ten  Korper.  Halle,  1888.  8°. 
fBauA.  —  De  M.  Valerii  Martialis  libellorum  ratione  temporibusque.  Pars  1. 

Eostochii,  1887.  8". 
fI)aub  E.  —  Ueber  einige  binaren  und  ternaren  Forraen  betreffenden  Aufga- 

ben.  Darmstadt,  1888.  4°. 
*Daubrée  A.  —  Les  eaus   souterraines  a  l'epoque  actuelle,  leur  regime,  leui- 

temperature,  leur  composition  au  point  de  vue  du  róle  qui  leur  revient 

dans  l'economie  de  l'écorce  terrestre.  T.  I-Il.  Paris,  1887.  8°. 
*Id.  —  Les  eaus   souterraines   aux   époques   anciennes,  ròle  qui  leur  revient 


CXVI    — 

dans  l'origine  et  les  modifications  de  la  substance  de  l'écorce  terrestre. 

Paris,  1887.  8°. 
^Bammhoh  R.  —  Sprach-Studie  aus  dem  Anfang  des  XVII  Jahrhunderts  im 

Auschluss  an  J.  de  Sckelandre's  Tyr  et  Sidon.  Halle,  1887.  8°. 
fDehio  IL  —  Untersuchungen  ueber  den  Eintìuss  des  Coffeins  und  Thees  aus 

die  dauer  einfacher  psychischer  Vorgànge.  Dorpat,  1887.  8°. 
^Demitsch  W.  —  Literàrische  Studien  ueber  die  wicktigsten  russischen  Volksheil- 

mittel  aus  dern  Pflanzenreicbe.  Dorpat,  1888.  8°. 
fDetels  Fr.  —  Ueber  cbomocentrische  Brechung  uuendlicb  diinner,   cylindri- 

scber  Strahleubiindel   im   Rotationsiìàchen   zweiter   Ordnung.   Schwerin, 

1887.  8°. 

^Dieckhoff  A.    W.  —  Leibnitz  Stellung  zur  Offeubarung.  Rostock,  1888.  8°. 

i  Id.  —  Luthers  Lehre  in  ihrer  ersten  Gestalt.  Rostoch,  1887.  8°. 

fDiehl  K.  —  P.  J.  Proudhon.  Seine  Lebre  und  sein  Leben.  Erste  Abteilunsr: 

Die  Eigentums-  und  Wertlebre.  Halle,  1888.  8°. 
^  Ditte  nb  erger  W.  —  Comruentatio  de  inscriptione  Orcbomenia.  Halis,  1888.  4°. 
fId.  —  Observationes  de  sacris  Arnphiarai  tbebanis  et  oropiis.  Halis,  1888.  4°. 
fId.  —  Rede  zurn  Gedàchtniss  an  Kaiser  Wilhelm  I.  Halle,  1888.  4". 
fDittmar  P.  —  Das  Buscbel  von  Kegelscbnitten  welches  ein  Ebenenbiischel 

aus  einem  Kegel  II  Ordnung  ausschneidet.  Giessen,  1888.  4° 
^Bobrzijcki  L.  v.  —  Paraisobutylirte  Ortbooxybenzolcarbonsàure.  Posen,  1887.  8°. 
i  Dohrmami  E.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  des  Lycaconitins.  Dorpat,  1888.  8°. 
^Drescher  P.  —  De  atresia  anicongenita.  Halle,  1888.  8°. 
f  Bub  islam  G.  —  Ueber  Satsbeiordnung  far  Satzunterordnung  im  Altfranzòsi- 

scben.  Halle,  1888.  4°. 
^  Eckerlin  J.  —  Das  deutscbe  Reicb  wàhrend  der  Miiiderjahrigkeit  Heinricbs  IV. 

bis  zum  Tage  von  Kaiserswerth.  Halle,  1888.  8°. 
^Einberg  F.  —  Beitrage  zur  Kenntniss  des  Myoctouins.  Dorpat,  1887.  8°. 
^Eiselen  J.  —  Ueber  den  Systematischen  Wert  der  Rhaphiden  in  Dicotylen 

Familien.  Halle,  1887.  8°. 
''Engelhardt  R.  v.  —  Beitrage  zur  Toxikologie  des  Anilin.  Dorpat,  1888.  8°. 
+ Engelmann  E.  —  Ueber  Druckgeschwure  in  der  Trachea.  Halle,  1888.  8°. 
^Falkner  R.  P.  —  Die  Arbeit  in  den  Gefàngnissen.  Halle,  1887.  8°. 
*Fey  /.  —  Albrecht  von  Eyb  als  Uebersetzer.  Halle,  1888.  8°. 
1  Fitting  F. —  Ueber  ein  Klasse  von  Beriibrungstransibriuationen.  Halle,  1888. 8°. 
^Frech  F.  —  Geologie  der  Umgegend   von   Haiger  bei  Dillenburg  (Nassau) 

nebst  einem  palaeontologischen  Anhang.  Berlin,  1888.  8°. 
^Fremei  F.  —  Das  itinerarium  des  Thomas  Carve.  Ein  Beitrage  zur  Kritik 

der  Quellen  des  dreissigjàhrigen  Krieges.  Halle,  1887.  8°. 
f  Friedrich  H.  —   Die   Markràume  der  Knochen  der   Unterextremitàt   eines 

fiinfzwanzigjàhrigen  und   eines  zweiundachtigjahrigen  Mannes.  Rostock, 

1888.  8°. 


—    CX.VII    — 

f  Friedrichson  A.  —  Untersuchungen  ueber  bestimmte  Verànderungen  der 
Netzhautcirculation  bei  Allgemeinleiden  mit  besonderer  Beriicksichtigung 
der  '  Blutbeschaffenheit  bei  Anamie  und  Chlorose.  Dorpat,  1888.  8°. 

*  Gaillot  A.  —  Théorie  analytique  du  mouvement  des  planètes.  —  Expression 

generale  des  perturbations  qui  sont  du  troisième  ordre  par  rapport  aux 
masses.  Paris,  1888.  8°. 
+  Gebauer  G.  —  Euripidis  Phoenissarum  pars  extrema  inde  A.  V.  1582  utrum 
genuina  sit  necne  quaeritur.  Accedunt  de  aliis  fabulae  locis  quaestiones 
selectae.  Halis,  1888.  8°. 

*  Gegenbaur  C.  —  Lehrbuch   der  Anatomie  des  Menschen.   3  Aufl.  Leipzig, 

1888.  8°. 
f  Gerlach  M.  —  Ueber  §  Aethylthiophen  und  einige  Derivate  desselben.  Halle, 

1888.  8°. 
1  Gille  A.  —  Herbarts  Ansichten  ueber  den  matbematischen  Unteiricht.  Halle, 

1888.  8°. 
f  Girardet  F.  —  Der  Stettiner  Friede  ein  Beitrag  zur  Gescbichte  der  Balti- 

schen  Frage.  Halle,  1888.  8°. 
+  Glaser  J.  Ph.  A.  —  Ein  Beitrag  zur  Casuistik  und  klinischen   Beurteilung 

der  menschlichen  Actinomykose.  Halle,  1888.  8°. 
f  Gottschalk  M.  —  Beitrage   zur   Kenntniss  der   hoher   methylirten  Benzole. 

Kostock,  1888.  8°. 
f  Govi  G.  —  Sur  les  couleurs  latentes  des  corps.  Paris,  1888.  4°. 

*  Graefe  A.  —  Ein  Beitrag  zur  giinstigen  Wirkung  des  Calomels  bei  Sypbilis 

und  die  Vorteile  des  Oelsuspension  bei  der  subkutanen  Anwendung  dessel- 
ben. Halle,  1888.  8°. 

*  Greiffenhageti  W.  —  Ueber  den  Mechanismus  Schàdelbriiche.  Dorpat,  1887.  8°. 
Griepentrog  IL  —  Ueber  eine  Bildungsweise  des  Tripbenylmethans  und  ho- 

mologer  Kohlenwasserstoff  und  iiber  einige  Derivate  der  Cinchoninsaiu^e. 
Halle,  1888.  8°. 
[  Grò  fé  G. —  Ueber  die  Pendelbewegung  an  der  Erdoberflàche.  Dorpat,  1888.  4°. 

*  Gruìibaum  P.  —  Die  Priestergesetze   bei  Flavius  Joseplius.   Eine  Parallele 

zu  Bibel  und  Tradition.  Halle,  1887.  8". 

*  Gùhloff  0.  —  Der  transcendentale  Idealismus  J.  Gr.  Fichtes.  Halle,  1888.  8°. 
1  Gutmann  K.  —  Ueber  die  Ursachen  des  raschen  Wacbstums  von  Fibromyo- 

ment  des  Uterus.  Halle,  1888.  8°. 
*Halphen  G.  II.  —  Traité  des  fonctions  elliptiques  et  de  leurs  applications. 

Parties  I,  IL  Paris,  1886-1888.  8°. 
rHampke  C.  —  Das  Ausgabebudget  der  Privatwirtscbaften.  Jena,  1887.  8°. 
*Hannemann  E.  —  Metrische  Untersuchungen  zu  John  Ford.  Halle,  1888.  8°. 
f  Harrower  G.  IL  —  Alexander  Hamilton  als  Nationalokonom.  Halle,  1887.  8°. 
*Hartenstein  C.  —  Ueber  die  Lehren  der  antiken  Skepsis  besonders  des  Sextus 

Empiricus  in  betreff  der  Causalitàt.  Halle,  1888.  8°. 


—    CXV11I   — 

f  Handring  E.  v.  —  Bacteriologische  Untersuchung    einiger  Gebrauchswasser 

Dorpats.  Dorpat,  1888.  8°. 
^Heffter  L.  —  Zur  Theorie  der  linearen   homogenen  Differentialgleichungen. 

Leipzig,  1888.  8°. 

*  nemiche  n  0.  —  Ueber  die  Dibromsulfanilsaure  und  einige  Derivate  derselben. 

Halle,  1888.  8°. 
1  Hellat  P.  —  Eine  Studie  iiber  die  Lepra  in  den  Ostseeprovinzen  rnit  beson- 

derer  Beruksichtigimg  ihrer  Yerbreitung  und  Aetiologie.  Dorpat,  1887.  8°. 
+  Heuckenkamp  F.  —  Die  heilige  Dimphna.  Halle,  1887.  8°. 
^Herscheiu  0.  —  Untersuchmigen  ueber  Harzer  Baryte.  Halis,  1888.  8°. 
^Hoepel  (ì.  —  De  notionibus  voluntarii  {éxovdiov)  ac  Consilii  {nqoaiQtfftq)  se- 

cundum  Aristotelis  Ethica  Nicomachea  (III,  1  7).  Halis,   1887.  '8°. 

*  Hoerschelmaiui  W.  —  Ein  griechisches  Lehrbucb  der  Metrik.  Dorpat,  1888.  8°. 
1 Hofmann  W.  —  Ueber  eine  Bewegung  eines  materiellen  Punktes  auf  einem 

Ringe,  dessen  Querschnitt  ein  Kegelschnitt  ist.  Halle,  1888.  4°. 
^Hohberg  lì.  —  Ueber  plòtzlichen  Tod  bei  pleuritis  essudativa.  Halle,  1888.  8°. 
fHope  0.  —  Ueber  ein  Fall  von  Tumor  der  Yierhugel.  Halle,  1888.  8°. 
^Houzeau  I.  C.  et  Lancaster  A.  —  Bibliographie  generale   de   l'astronomie. 

le  partie.  Bruxelles,   1887!  4°. 
*Hiindorf  P.  —  Die  Steinhauer-Zunft  zu  Obernkirchen.  Halle,  1887.  8°. 
^Htmger  E.  IL  —  Ueber  einige   vivipare   Pflauzen  und  die  Erscheinung  der 

Apogarnie  bei  denselben.  Bautzen,  1887.  8°. 
+ Husserl  E.  G.  —  Ueber  den  Begrilì"  der  Zahl.  Psychologische  Analysen.  Halle, 

1887.  8°. 

tJrrgang  M.  —  Zum  Wigalois.  Halle,  1887.  8°. 

f  Jackstein  IL —  Ausdehnung  eines  von  Puiseux  far  ebene  Curven  behandel- 

ten  Problerns  auf  Raumeurven.  Halle,  1888.  8°. 
fJohansen  C.  —  Die  Gastrostomie  bei  Carcinomatoser  Strictur  des  Oesophagus. 

Dorpat,  1888.  4°. 
*Jolis  A.  L.  —  Le  Glyceria  Borreri  à  Cherbourg.  Caen,  1888. 
f  Jmigfer  P. —  Der  gegenwiirtige  Mansfelder  Kupferhiittenprozess  und  ueber 

neue  Methoden  zur  Bestimmuug  geringer  Mengen  Wismutb  und  Antimon 

ini  Handelskupfer.  Berlin,  1887.  8°. 
f  Kàhler  M.  —  Zum  Gedàchtnis  Friedrich  III  Deutsche  Kaisers  und  Konigs 

von  Preussen.  Halle,  1888.  8°. 
^Kaiser   W.  —  Einige  wichtige  Stadte  der  Yereinigten  Staaten  von  America 

in  ihrer  Abhiingigkeit  von  geographischen  Bedingungen.  Halle,  1888.  8°. 
fKamla  F.  —  Ueber  Behandlung   der   Echinococeen  des  Unterleibes.  Halle, 

1888.  8°. 

*Ka>iiU  A.  —  A  Kolozsvàri  magyar  Kiràlgs  Ferencz-  József  Tudomànyegye- 

tem  torténete  az  1887-1888  tanévben.  Kolozsvart,   1888.  8". 
^  Kausehe   W.  —  Mythologumena  Aeschylea.  Halis,  1888.  8°. 


—   CXIX  — 

tKeil  K.  E.  J.  —  Govarianten  eines   ebenen   Systems   bestehend   aus   einem 

Kegelschnitt  und   mehreren  Geraden.  Giessen,  1888.  4°. 
f  Kentiel  J.  v.  —  Ueber  Theihmg  imd  Knospung  der  Thiere.  Dorpat,  1887.  4°. 
*Kirchhoff  R.  —  Ueber  einige  syuthetische  disubstituierte  Naphtalinderivate. 

Halle,  1888.  8°. 
iKirchner  F.    W.  —  Ueber  die  perspectivische  Lage  ebener  Dreiecke.  Halle, 

1888.  8°. 
+ Kiwull  E.  —  Pharmakqlogische  Untersuchungen  ueber  einige  Solvinpraparate. 

Dorpat,  1888.  8°. 
f  Kleinsorge  J.  — ■  De   Civitatium  graecarurn  in  Ponti  Euxini  ora  occidentali 

sitarum  rebus.  Halis,  1888.  8°. 

*  Kober  G.  —  Die  harmonisch  zugeordneten  Flàchen  zweiten  Grader.  Halle, 

1888.  8°. 
i  Rock  J.  —  Das  Leben  des  Erzbischofs  Burchards  III  von  Magdeburg.  Halle, 

1888.  8°. 
f  Koehìi  M.  —  De  pugna  ad  Zamam  commissa.  Halis,  1888.  8°. 
f  Komissopulos  J.   G. —  Ein  klinischer  Beitrag  zu   Buhl's  zwolf  Briefe  ueber 

Genuine  Desquamativ-Pneumonie.  Halle,  1888.  8°. 
f  Korcles  R.  —  Vergi eichung  der  wichtigeren  narcotischen  Extracte  der  russi- 

schen   Pharmacopoe   mit    den  anderen  Pharmacopoen  unter   besonderen 

Berucksichtiguug   des  Alkaloidgehaltes.  St.  Petersburg,  1888.  8°. 
fKostlin  J.  —  Die  Baccalaurei  und  Magistri  der  Wittenberger  philosopbischen 

Facultàt,  1518-1537,  und  die  ordentlichen  Disputationen  1536-1537  aus 

der  Facultatsmatrikel.  Halle,  1888. 
+ Krahmer  L.  —  Zur  Lehre  von  der  Arzneiwirkimg.  Halis,  1888.  4". 
+  Kretsclimaiiii  F.  —  Fistelòffnungen  am  oberen  Pole  des  Trommelfelles  ueber 

dem  Processus  brevis  des  Hammers  deren  Patogenese  und  Therapie.  Leip- 
zig, 1887.  8°. 
f  Kroger  A.  —  Beitràge  zur  Pathologie  des  Ruckenmarkes.  Dorpat,  1888.  8°. 
fKrohn  G.   G.  —  Quaestiones  ad  Anthologiam  latìnam  spectantes.  Particula  I. 

De  Anthologiae  latinae  carminibus  quae  sub  Petronii  nomine  feruntur. 

Halae,  1887.  8°. 
1 Kiihlmarin   E.  —  Ueber  den  anatomischen   Bau  der  Strengels  der  Gattung 

Plantago.  Kiel,  1887.  8°. 

*  Kuhn  J.  —  Das  Studium  der  Landwirthschaft  an  der  Universitat  Halle.  Halle, 

1888.  8°. 
^Landau  S.  —  Ansichten  des  Talmuds  und  der  Geonim  ueber  den  exegeti- 

schen  Wert  des  Midrasch,  ein  Beitrag  zur  Geschicbte  der  Exegese.  Halle, 

1888.  8°. 
f  Lange   Tli.  —  Der  chronisclie  Morphiuismus   und   seine  Heilung  durch  die 

allmahliche  Entziebungs-Cur.  Halle,  1888.  8°. 


—  cxx  — 

f  Lastig  G.  —  Romisches  Accomanditen-Register  des  XVII  und  XVIII  Jahrhun- 

derts.  Halle,  1887.  4°. 
^  Leicher  D.  —  Ueber  den  Einlluss  des  Durchstromungswinkels  auf  die  elektri- 

sche  Reizung  der  Muskelfaser.  Halle,  1887.  4°. 
* Levy  M.  —  La  stati que  graphique   et    ses   applications    aux    constructions. 

2e  ed.  Part  I-IV.  Paris,  1886-1888.  8°. 
+  Lesius  J.  —   De  Alexandri  Magni  expeditione   indica  quaestiones.  Dorpati, 

1887.  8°. 

* Loeschckius  G.  —  Die  westliche  Giebelgruppe  am  Zeusternpel  zu  Olympia. 

Dorpati,  1888.  4°. 
* Lucowicz  C.  v.  —  Versuche  ueber  die  Automatie  des  Froschherzens.  Halle, 

1888.  8°. 

+  Lutoslawski   W.  —  Erhaltung  und  Untergang  der   Staatsverfassungen  nach 

Plato,  Aristoteles  und  Machiavelli.  Dorpat,  1887.  8°. 
t  Lympius  M.  —  Der  Nutzen  der  kiinstlichen  Frùhgeburt  bei  Nephritis.  Halle, 

1888.  8°. 
f  Maass  F.  —  Ueber  die  Malignità!  der  Carcinorne  und  Sarcome  an  den  àusse- 

ren  weiblichen  G-enitalen.  Halle,  1887.  8°. 
f  Marx  F.  —  Interpretationum  hexada.  Rostock,  1888.  4°. 
i  Mau  H.  —  Konig  Wenzel  und  die  rheinischen  Kurfiirsten.  Rostock,  1887.  8° 
f  Metzner  H. —  Beitrag  zur  Kenntnis  der  primaren  Nierengeschwulste.  Halle 

1888.  8°. 
fMie  F.  —  Quaestiones  agonisticae  irnprimis  ad  Olympia  partinentes.  Rostochii 

1888.  8°. 
f  Mielke  IL  —  Zur  Biographie  der  heiligen  Elisabeth  Landgrafin  von  Thiirin 

gen.  Rostock,  1888.  8°. 
*Mission   scientifique   du   Cap  Horn    1882-83.  T.  I.  Histoire   du   voyage  par 

L.  F.  Martial.  Paris,  1888.  4°. 
r  MMler  H.  —   Hermann  von  Luxemburg,  Gegenkdnig  Heinrichs  IV.    Halle 

1888.  8°. 
f  Miiller  M.  —  De  Apollinaris  Sidonii  latinitate  observationes  ad  etymologiam 

Syntaxin  vocabulorum  apparatum  spectantes.  Halis,  1888.  8°. 
'''  Mailer  T.  —  Ueber  des  Einfluss  des  Ringelschnitts  auf  das  Dickenwachstum 

und  die  Stoffverteilung.  Halle,  1888.  8°. 
*  Mundi  A.  —  Ueber  Hyperhidrosis  capitis  unilateralis.  Halle,  1888.  8°. 
t  Murry  C.  A.  Mc.  —  Die  Organisation  des  hoheren  Schulwesens  in  den  Verei- 

nigten  Staaten  Amerikas  und  in  England  und  die  Stellung  des  Staates 

zu  demselben.  Halle,  1888.  8°. 
^Natanson  A.   —    Beitràge    zur   Kenntniss   der    Pyrogallolwirkung.   Dorpat, 

1888.  8°. 
*Natanson  L.  —  Ueber  die  kinetische  Theorie  unvolkommener  Gase.  Dorpat, 

1887.  8°. 


—    C  XXI   — 

*Niemeyer   Th.  —  Depositimi  irregulare.  Halle,  1888.  8°. 

*Oettìngen  R.  v.  —  Ueber  Enterostomie  und  Laparotomie  bei  acuter  innerer 

Darmocclussion   bedingt  durch   Volvulus,   Strangiilation    und    Infìexion. 

Dorpat,  1888.  8°. 
*Offenhauer  A.  —  Ueber  eine  bestimmte  Art  von  Flachenverbindung.  Halle, 

1887.  8°. 

i Orili  L.  v.  —  Eine  neue  Methode  zur  Untersuchung  arbeitender  Batterien. 

Berlin,  1887.  8°. 
f  Otto  P.  —  Ueber  Die  Einwirkung  von  Chlorkohlenoxyd  auf  einige  Chlorhy- 

drine.  Rostock,  1888.  8°. 
*Otto    W.  —  Zur  Kenntniss  der  Sulfonketone.  Berlin,  1887.  8°. 
* Pachorukow  I).  —  Ueber  Sapotoxin.  Dorpat,  1887.  8°. 
^Pancler  IL  —  Beitrage  zur  Chromwirkung.  Dorpat,  1887.  8°. 
+  Pause  R.  —  Ueber  adenoide   Wucherungen   im  Nasenrachenraume.   Halle, 

1888.  8°. 

'vParks  C.  —  Das  Staatskassensystem   Frankreichs,  seine   Entwickelung   seit 

1789  und  seine  gegenwartige  Form  und  Stellung.  Halle,  1888.  8°. 
*Petersen  F.   C.  —  Ueber  das  Duboisin  und  das  Pyrrolidin.  Kiel,  1888.  89. 
1  Petersen   W.  —  Die  Lepidopterenfauna  des  arktischen  Gebietes  von  Europa 

und  die  Eiszeit.  St.  Petersburg,  1887.  8°. 
f Petri  F.  —  De  enuntiatorum  condicionalium   apud  Aristophanem  formis  et 

usu.  Halis,  1887.  8°. 
f  Phillips  E.  —  First  Contribution  to  the  study  of  Folk-lore  of  Pbiladelpliia 

and  its  vicinity.  Philadelphia,  1888.  8°. 
f  Pietsch  C. —  Beitrage  zur  Lehre  vom  altfranzosischen  relativum.  Halle,  1888.8°. 
ìPlatshoff  H.  —  Luther' s    erste   Psalmenuebersetzung   sprachwissenschaftlich 

untersucht.  Halle,  1887.  8°. 
+  Praèl  E.  —  Vergleichende  Untersuchung  ueber  Schutz-  und  Kern-Holz  der 

Laubbaume.  Berlin,  1888.  8°. 
i Radziwillowicg  R.  —  Ueber   Nachweis   und  Wirkung  des  C)rtisins.  Dorpat, 

1887.  8°. 

ìReichert  C.  —  De  libris  Odysseae  N  et  IL  Halis,  1887.  8°. 

f Reiiiecke  G.  —  De  scholis  Callimacheis.  Halis,  1887.  8°. 

* Riemschneider  E.  —  Ueber  die  diatetische  und  mechanische  Behandlung  des 

Gastro-Intestinalkatarrhs  der  Sauglinge.  Halle,  1888.  8°. 
f  Robinson  A.  —  Zur  Behandlung  der  Diphterie.  Halle,  1888.  8°. 
fRohland   W.  v.  —  Die  strafbare  Unterlassung.  Dorpat,  1887.  8°. 
ijci  _  Die  Gefahr  im  Strafrecht.  2e  Aufl.  I.  Dorpat,  1888.  8°. 
iRòhr  R.  —  Der  vocalismus  des  Francischen  im  13  Jahrhundert.  Wolfembuttel, 

1888.  8°. 

ìRosenboom  J.  —  Quaestiones   de   Orphei  Argonauticorum  elocutione.  Halis, 
1887.  8.° 
Bullettino-Uendiconti,  1888,  Voi..  IV,  2°  Seni.  10 


CXXII    — 

i  Róssiier  0.  —  Die  praepositionum  ab,  de,  ex,  usu  varroniano.  Halis,  1888.  8°. 
f  Mothstein  J.  W. —  Das  Bundesbuch  und  die  religionsgeschichtliche  Entwick- 

lung  Israels.  Halle,  1888.  8°. 
* Rome  E.  —  Quaeritur  quo  jure  Horatius  in  saturis  Menippum  imitatus  esse 

dicatur.  Halae,  1888.  8°. 
*Rudkowski  W.  — Landeskunde  von  Aegypten  nach  Herodot.  Halle,  1888.  8°. 
ìRùmker  K.  —  Die  Veredelung  der  vier  wielitigsten  Getreidcarten  des  kàl- 

teren  Klirnas.  Halle,  1888.  8°. 

*  Sach  E.  —  Ueber  Phlebosklerose  und  ihre  Beziehuugen  zur  Arteriosklerose. 

Dorpat,  1887.  8°. 
f  Saenger  S.  —  Syntaktische  Untersuchungen   zu  Rabelais.  Halle,  1888.  8°. 
+  Scherensiss  D.  —  Untersuchungen  ueber  das  foetale  Blut  ini  Momente  der 

Geburt.  Dorpat,  1888.  8°. 

*  Sclwstopal  C.  —  Einwirkung  von  Aceton  auf  para  Amidoazobenzol  und  ein 

di  «-di  y  Tetrarnetliyldickinolyin  aus  Benzidin.  Rostock,  1887.  8°. 
f  Sclieveu  F.  —  Ueber  Resection  grosser  Venenstàmme  bei  Exstirpation  rnali- 

gner  Neubildungen.  Rostock,  1888.  8°. 
+  Schmidt  F.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Entwicklung  der  Gescklechtsor- 

gane  einiger  Cestoden.  Leipzig,  1888.  8°. 

*  Schmidt  P.   0.  —  TJrsprung  und  Bedeutung  des  Ranni-  und  Zeitbegrins  ini 

Lichte  der  Modernen  Physik.  Halle,  1887.  8°. 

*  Schnapauff  H.  —  Beitràge  zur  Physiologie  des  Pepsins.  Rostock,  1888.  8°. 
+  Schnapauff  E.  —  Zur  Kenntniss  des  Durols.  Rostock,   1888.  8°. 

*  Schneller  C.  G.  L.  —  Ueber  einen  Fall  von  Geheilter  Iristuberculose.  Halle, 

1888.  8°. 
1  Schónbrodt  R.  —  Ueber  einige  Derivate  des  Acetessigesters.  Halle,  1888.8°. 
*Schóne  M.  —  Die  moderne  Entwickelung  des  Schuhmachergewerbes  in  histo- 

rischer,  statistischer  und  tecbnischer  Hinsiclit.  Halle,  1887.  8°. 

*  Schoof  F.   —   Zur   Kenntniss    des    Urogenitalsystems    der   Saurier.    Berlin. 

1888.  8°. 
f  Schróder  C.  —  Perforation  des  Darrnes  durch  Ascaris  lurnbricoides.  Halle, 

1887.  8°. 
*Schultheis  R.  —  Ueber  die  Moglichkeit   von   Privatrechtsverhàltnissen   ani 

mensclilielien  Leichnam  und  Teilen  desselben.  Halle,  1888.  8°. 
'■  ScìmlUe  S.  —  Die  Entwicklung  der  deutschen  Oswaldlegende.  Halle,  1888.  8°. 

*  Schuhe  E.  —  Ueber  die  Flora  der  subhercynischen  Kreide.  Halle,  1888.  8°. 
f  SchwarU  A.  —  Ueber   die   Wechselbeziekung   zwischen   Haenioglobin  und 

Protoplasma  nebst  Beobachtungen  zur  Frage  vom  TVechsel  der  Rotlien 

Blutkòrperchen  in  der  Milz.  Dorpat,  1888.  8°. 
f  Schivarti  E.  —  Observationes  profanas  et  sacras.  Rostock,  1888.  4°. 
^  Schivar»  IL  —  Ein  Beitrag  zur  Theorie  der  Ordnungstypen.  Halle,  1888.  8°. 


—    CXXIII   — 

f  Sebicht  Jì.  —  Die  Cistercienser  und  die  niederlandischen  Colonisten  in  der 

goldnen  Aue  im  XII  Jahrhundert.  Halle,  1887.  8°. 
f  Seehawer  J.  —  Zur  Lehre  vom  Brauch  des  Gesetzes  und  zur  Geschichte  des 

spateren  Antinomismus.  Eostock,  1887.  8.° 
f  Seyffert  J.  —  Ueber  die  primaere  Bauchfelltuberculose.  Halle,   1887.   8°. 
f  Simsori  S.  —  Zum  Curardiabetes.  Halle,  1888.  8°. 
+  So miìf  A.  —  De  Massiliensiuin  rebus  questiones.  Petropoli,  1887.  8°. 
f  Spener  C.  —  Die  habituelle,  locale  Hyperhidrosis,  ihre  Folgen  und  ihre  Be- 

handlung.  Halle,  1887.  8°. 
f  Stalli  K.  —  Die  Eeimbrechung  bei  Hartmann  von  Aue  mit  besonderer  Be- 

rlicksichtigung  der  Frage  nach  der  Eeihenfolge  des  Iwein  und  des  Armen 

Henrich.  Eostock,  1888.  8°. 
f  Stieger  G.  —  Studien  zur  Monographie  der  Heidschnucke.  Halle,  1888.  8°. 
1  Stillmark  H.  —  Ueber  Eicin,  eingiftiges  Ferment  aus  den  Samen  von  Eici- 

nus  comm.  L.  und  einigen  anderen  Euphorbiaceen.  Dorpat,  1888.  8°. 

*  Stossich  31.  —   Appendice  al   mio   lavoro    «  I  Distomi   dei  pesci  marini  e 

d'acqua  dolce.  Trieste,  1888.  8°. 

*Id.  —  Prospetto  della  fauna  del  mare  Adriatico.  Parte  IV  e  V.  Trieste, 
1882-83.  8°. 

+  Stravss  F.  —  De  ratione  inter  Senecam  et  antiquas  fabulas  romanas  inter- 
cedente. Eostochii,  1887.  8°. 

■Struve  L.  —  Bestimmung  der  Constante  der  Praecession  und  der  eigenen 
Bewegung  des  Sonnensystems.  St.  Petersburg,  1887.  4°. 

+  Tlmaìioffer  L.  —    Adatok  a  kozponti  idegrendszer  szerkezetéhez.  Budapest, 

1887.  4°. 

f  Thoms  G.  —  Zur  Werthschàtzung  der  Ackererden  auf  naturwissenschaftlich- 
statisticher  Gnmdlage,  Mittheilung  I.  Eiga,  1888.  8°. 

*  Tonkes  IT.  —  Volkskunde  von  Bali.  Halle,  1888.  8°. 

f  Troeger  C.  —  Die  Memoiren  des  Marschalls  von  Grramont.  Ein  Beitrag  zur 
Quellenkritik  der  franzosischen  Geschichte   im  XVII  Jahrhundert.  Halle, 

1888.  8°. 

f  Trzebinski  S.  —  Ueber  circumscripte  BindegeAvebshyperplasien  in  den  peri- 
pheren  Nerven,  besonders  in  den  Plexus  brachiales.  Dorpat,  1888.  8°. 

f  Ucke  A.  —  Die  Agrarkrisis  in  Preussen  wahrend  der  zwanziger  Jahre  dieses 
Jahrhimderts.  Halle,  1887.  8°. 

*  Me   W.  —  Die  Mansfelder  Seen.  Halle,  1888.  8°. 

f  Urban  C.  —  Ueber  die  bisher  erkannten  Beziehungen  zwischen  den  Siede- 
punkten  und  cler  Zusammensetzung  chemischer  Verbindimgen.  Halle, 
1887.  8°. 

*  Vidal  y   Carota  F.  —  Los  insectos  y  les  Plan^as.  Habana,  1888.  8°. 

f  Volgi  IL  —  De  Fontibus  earum  quae  ad  artes  pertinent  partium  nat.  hist. 
Plinianae  quaestiones.  Halis,  1887.  8°. 


—  cxxiv  — 

f  Volpert  F.  —  Ueber  Glnconsàure.  Wùrzburg,  1888.  8°. 

*  Voidliéme  E.  —  Quomodo  veteres  adoraveriut.  Halis,  1887.  8°. 

1  Wagner  P.    —   Beitrag  zur   Toxicologie   des   ans   den  Aconitum  Napellus- 

knollen  dargestellten  reinen  Alcaloids  Aconitìnum  crystallisatum  pillimi 

und  seiuer  Zersetzungsproducte.  Dorpat,  1887.  8°. 
+  Wanach  R.  —  Ueber  die  Menge  und  Vertheilung   des  Kaliums,  Natriums 

und  Chlors  ira  Menschenblut.  S.  Petersburg,  1888.  8°. 
+  Weber  F.  —  Ueber  leukaemische  Erkrankung  der  Nieren.  Halle,  1888.  8°. 
+  Weingarten  L.  —  Die  Syrische  Massora  nach  Bar-liebraeus.  Der  Pentateuch. 

Halle,  1887.  8°. 

*  Weinreich  31.  —  Ueber  Nerven  und   Gauglienzellen  ini   Saeugethierherzen. 

Merseburg,  1888.  8°. 

+  Welter  J.  —  Ueber  Meta-  und  Para-xylyl-phosphor-chloriir  und  einige  De- 
rivate derselben.  Aaclien,  1888.  8°. 

+  Wigand  G.  —  Ueber  die  Trilobiten  der  silurischen  Geschiebe  in  Mecklen- 
burg.  I  Stuck.  Berlin,  1888.  8°. 

+  Will  L.  —  Entwiklungsgeschichte  der  viviparen  Apliiden.  Jena,  1888.  8°. 

f  Wreschner  L.  —  Samaritanische  Traditionen  mitgeteilt  und  nacli  ihrer  Ent- 
wickelung  untersucht.  Halle,  1888.  8°. 

*  Zeising  E.  —  Ueber  das  Kniephanomen  mit  specieller  Berucksichtigung  des 

normalen  und  patbologischen  Verhaltens  desselben  ira  Kindesalter.  Halle, 
1887.  8o. 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  ottobre  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*  Annali  della  r.  Accademia  di  agricoltura   di  Torino.  Voi.  XXX.  1887.  To- 

rino, 1888. 

Lissone.  Per  la  soluzione  della  crisi  agraria.  —  Arnaud.  A  proposito  del  vincolo 
forestale.  —  Perroncito.  Le  vaccinazioni  carbonchiose  nei  solipedi  possono  tentarsi  senza 
timore.  —  Zecchini  e  Ravizza.  Relazione  intorno  alle  esperienze  eseguite  nel  1886  presso 
la  r.  Stazione  enologica  d'Asti  sopra  i  mezzi  atti  a  combattere  la  peronospora  viticola 
De  By.  —  Id.  id.  Ricerche  analitiche  sopra  uve,  mosti,  vini  ed  altri  prodotti  di  viti  trat- 
tati con  preparati  rameici.  —  Fino.  L'ortica  della  China  coltivata  nell'orto  sperimentale 
della  r.  Accademia  di  agricoltura  di  Torino.  —  Perroncito  e  Maggiora.  Ricerche  sul  vino 
amaro.  —  Faletti.  Mastite  parenchimatosa  contagiosa  delle  vacche.  —  Carità.  Caso  di 
anemia  per  strongili  in  una  pecora. 

*  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1888,  n.  3.  Milano. 

Mar  fori.  Alcune  ricerche  chimiche  sulla  berberina.  —  Lazzaro.  XXI  modificazioni 
subite  dal  cuore  per  influenza  della  stricnina.  —  Axenfeìd.  Intorno  alla  trasformazione 
dei  sali  di  ammonio  in  urea  nell'organismo. 

+ Annali  di  statistica.  Ser.  IV,  24.  Koma,  1888. 

Notizie  sulle  condizioni  industriali  delle  provincie  di  Forlì  e  di  Ravenna. 


—  cxxv  — 
"'Archivio  storico  siciliano.  N.  S.  anno  XIII.  Palermo,  1888. 

Pais.  Alcune  osservazioni  sulla  storia  e  suH'amminisirazione  della  Sicilia  durante  il  ' 
dominio  romano.  —  Scinto  Patti.  La  fontana  dell'elefante  in  Catania.  —  Lionti.  Una  cro- 
nichetta  inedita  di  S.  Placido  di  Calonerò.  —  Starr  alba.  Catalogo  ragionato  di  un  pro- 
tocollo del  notaio  Adamo  de  Citella  dell'anno  di  XII  indizione  1298-99,  che  si  conserva 
nell'Archivio  del  Comune  di  Palermo  (contili.).  —  Mirabella.  Privilegio  concesso  a  Salva- 
tore Bulgarella  da  Carlo  V  imperatore.  —  Columba.  Appunti  di  storia  antica  :  I.  Sull'ori- 
gine degli  Elimi;  II.  A  proposito  di  una  etimologia. 

+Atti  della  r.  Accademia  Gioenia  di  scienze  naturali.  Ser.  3a,  t.  XX.    Cata- 
nia, 1888. 

Aradas.  Esame  bàtterioscopico  dell'acqua  della  Reitana  di  proprietà  del  marchese  di 
Casalotto.  —  Id.  Ricerche  chimico-batterioscopiche  sopra  talune  acque  potabili  della  città 
di  Catania.  —  Basile.  Le  bombe  vulcaniche  dell'Etna.  —  Condorelli-Maugeri.  Variazioni 
numeriche  dei  microrganismi  dell'aria  in  Catania.  —  Capparelli.  Sulle  ptomaine  del  cho- 
lera.  —  Amato.  Studi  sperimentali  e  considerazioni  teoriche  sopra  un  nuovo  indirizzo  da 
darsi  alla  chimica.  —  Silvestri.  Sopra  alcune  lave  antiche  e  moderne  del  vulcano  Kilanea 
nelle  isole  Sandwich.  —  Tomaselli.  Intossicazione  chinica,  febbre  ittero-ematurica  da  chi- 
nina. —  Aradas.  Dell'azione  di  taluni  olì  essenziali  sullo  sviluppo  dei  microrganismi  delle 
acque  potabili.  —  Chizzoni.  Sulla  corrispondenza  univoca  fra  le  rette  di  uno  spazio  ordi- 
nario ed  i  punti  di  uno  spazio  lineare  a  quattro  dimensioni.  —  Schopen.  Sopra  una  nuova 
Waàgenia  del  titonio  inferiore  di  Sicilia.  —  Capparelli.  Effetti  del  calore  sulle  fibre  ner- 
vose midollate  e  sui  centri  nervosi.  —  Fichera.  Sulle  curve  a  3  centri. 

fAtti  della  r.  Accademia   delle  scienze  di   Torino.  Voi.  XXXIII,  13-15.  To- 
rnio, 1888. 

13-14.  Mattirolo.  Sopra  alcuni  movimenti  igroscopici  nelle  epatiche  marchantieae. — 
Vaglino.  Illustrazione  di  due  agaricini  italiani.  —  Galeazzi.  Sugli  elementi  nervosi  dei 
muscoli  di  chiusura  dei  bivalvi.  —  Errerà.  Derivati  degli  alcoli  parabromo  e  paracloro- 
benzilico.  —  Jadanza.  Una  nuova  forma  di  cannocchiale.  —  Grimaldi.  Influenza  della 
tempera  sulle  proprietà  termoelettriche  del  bismuto.  —  Naccari.  Sulla  variazione  del 
calore  specifico  del  mercurio  al  cresceie  della  temperatura.—  15.  Ovazsa.  Sul  càlcolo  delle 
freccie  elastiche  delle  travi  reticolari.  —  Busac hi.  Sulla  neoproduzione  del  tessuto  musco- 
lare liscio.  —  Mattirolo.  Intorno  al  valore  specifico  della  Pie o spora  sarcinulae  e 
della  PI  e o spora  alternariae  di  Gibelli  e  Griffini.  —  Promis.  Moneta  inedita  di 
Pietro  I  di  Savoia  e  pochi  cenni  sulla  zecca  primitiva  dei  principi  sabaudi. 

■^Atti  della  r.  Accademia  economico-agraria  dei  goergofìli.  4a  ser.,  voi.  XI,  3. 
Firenze,  1888. 

Vannuccini.  Sull'innesto  delle  viti  nostrali  sulle  viti  americane.  —  Alpe.  Studio  sulla 
concimazione  con  speciale  riflesso  agli  ingrassi  chimici.  —  Dalla  Volta.  Sulla  recente  de- 
pressione economica.  —  Id.  Sulla  situazione  fillosserica  in  Toscana  e  sui  provvedimenti 
presi  e  da  prendere.  —  Pestellini.  La  cantina  sociale  di  Bagno  a  Ripoli.  —  Sestini.  Col- 
tivazione sperimentale  di  diverse  varietà  di  frumento  straniero.  —  Guicciardini.  Gli  in- 
grassi artificiali  nella  cultura  del  frumento. 

*  Bollettino  della  Società  generale  dei  viticoltori   italiani.  Anno  III,  19,  20. 

Eoma,  1888. 
■Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  3a,  voi.  I,  9.  Eoma,  1888. 

Cortese.  Sei  mesi  in  Madagascar:  note  di  viaggio  e  ricordi.  —  Robecchi.  Lettera  dal- 
l'Harar  al  Presidente  della  Società  geografica  italiana.  —  Stradelli.  Note  di  viaggio  nel- 
nell'alto  Orenoco.    —   Leonardo  Fea  nei  Carin  indipendenti.  —  La  longitudine   ili   Monte 


CXXVI   — 

Mario,  Campidoglio  e  Collegio  romano.  —   Giùffa.  La  riforma  del   calendario  gregoriano, 
lettera. 

-Bollettino  della  Società  geologica  italiana.  Voi.  VII,  2.  Roma,  1888. 

Clerici.  Sulla  Corbicula  fluminalis  dei  dintorni  di  Roma  e  sui  fossili  che  l'ac- 
compagnano. —  Secco.  Il  piano  ad  Aspidoceras  Acanthicum  Op.  in  Collalto  di  So- 
lagna.  —  Sacco.  Il  cono  di  deiezione  della  Stura  di  Lanzo.  —  Neviani.  Le  formazioni 
terziarie  nella  valle  del  Mesima.  —  De  Stefani.  Precedenza  del  Pecten  Angelo  ni  i 
Mgh.  al  P.  Histrix  Dod.  —  Tellini.  Le  nummulitidee  terziarie  dell'alta  Italia  occiden- 
tale. —  De  Stefani.  Origine  del  porto  di  Messina  e  di  alcuni  interrimenti  lungo  lo  stretto. 

*  Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888,  disp.  41-46.  Roma,  1888. 
+ Bollettino  delle  opere  straniere  moderne  acquistate  dalle  Biblioteche  pubbliche 

governative.  Voi.  Ili,  1-3.  Roma,  1888. 

f  Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane  ricevute  per  diritto  di  stampa  dalla  Bi- 
blioteca nazionale  di  Firenze.  1888,  n.  66-68.  Firenze,  1888. 

+ Bollettino  del  Ministero  degli  affari  esteri.  Voi.  II,  2.  Roma,  1888. 

f  Bollettino  del  Museo  di  zoologia  della  r.  Università  di  Roma.  Voi.  I,  1-8. 
Roma,  1888. 

Fauna  locale. 

1  Bollettino  del  r.  Comitato  geologico  d'Italia.  2a  ser.  voi.  IX,  7-8  e  Suppl. 
Roma,  1888. 

7-8  Cortese.  L'eruzione  dell'isola  Vulcano  veduta  nel  settembre  1888.  —  De  Stefani. 
Appunti  sopra  roccie  vulcaniche  della  Toscana.  —  Novarese.  Esame  microscopico  di  una 
trachita  del  monte  Andata.  —  Lotti.  Il  -Munte  di  Canino  in  provincia  di  Roma.  —  Suppl. 
Issel.  Il  terremoto  del  1887  in  Liguria. 

f  Bollettino  di  legislazione  e  statistica  doganale  e  commerciale.  Anno  V,  settem- 
bre 1888.  Roma. 

*  Bollettino   di  notizie  agrarie.  Anno  X,  n.  57-66.  Rivista   meteorico-agraria. 

24-29.  Roma,  1888. 

*  Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  11.  Roma,  1888. 

*  Bollettino  mensuale  pubblicato  per  cura  dell'Osservatorio  centi-ale  delr.  Col- 

legio C.  Alberto  in  Moncalieri.  Ser.  2a,  voi.  Vili,  9.  Torino,  1888. 

Densa.  Le  stelle  cadenti  del  periodo  di  agosto. 

bollettino  meteorico  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia.  Anno  X,  1888, 
ottobre.  Roma. 

*  Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni   dei  principali   prodotti  agrari   e 

del  pane.  Anno  XV,  n.  35-40.  Roma,  1888. 

f Bollettino  ufficiale  dell'istruzione.  Anno  XIV,  8.  Roma,  1888. 

*Bulletin  de  l'Institut  internatlonal  de  statistique.  T.  III,  2.  1888.  Rome. 

Craigie.  Locai  taxation  in  Great  Britain.  —  Hadley.  Comparative  statistics  of  rail 
road  service. —  Mayo  Smith.  The  influence  of  immigration  cm  the  United  States  of  Ame- 
rica. —  Appunti  di  statistica  comparata  dell'emigrazione  dall'Europa  e  della  immigrazione 
in  America  e  in  Australia.  —  Saggio  di  rappresentazione  della  densità  della  popolazione 
mediante  curve  di  livello  eseguito  da  G.  Fritszche  per  le  provincie  di  Genova  e  Torino; 
con  nota  di  L.  Grimaldi-Casta.  —  Cora.  Carta  altimetrica  e  batometrica  dell'Italia;  con 
nota  illustrativa. 


CXXVII    

fBullettino  della  r.  Accademia  medica  di  Eoma.  Anno  XIV,  6-7.  Roma,  1888. 

Celli.  Il  primo  anno  di  vita  della  stazione  antirabbica  di  Palermo.  --  Postempski. 
Ferita  del  fegato  da  arma  incidente,  laparatomia,  sutura  del  fegato,  guarigione.  —  Id. 
Contributo  di  ortopedia  operativa  nella  correzione  di  alcune  deformità  degli  arti  inferiori 
per  paralisi  infantile.  —  Bignami  e  Guarnieri.  Eicerche  sui  centri  nervosi  di  un  ampu- 
tato. —  Mingazzini.  Osservazioni  sui  preparati  della  su bs tanti  a  nigra.  —  Cacciola. 
Osservazioni  d'istologia  patologica  sulla  siringo-mielite,  sulla  tabe  dorsale  e  sulla  augii 'ite 
periteliale.  —  Mazzoni.  Cancro  dell'intestino  retto.  Operazione  di  Kraske,  guarigione.  — 
Celli.  Delle  nostre  sostanze  alimentari  considerate  come  terreno  di  cultura  di  germi  pa- 
togeni. —  Vincenzi.  Eicerche  sperimentali  col  bacillo  virgola  del  Koch.  —  .Moni ni.  La 
conducibilità  elettrica  dei  nervi  in  rapporto  alla  loro  eccitabilità.  —  Axenfeld.  Sulla  vi- 
sione dei  colori  di  contrasto. 

^Bullettino  dell'Istituto  storico  italiano.  N.  6.  Roma,  1888. 

Cogliolo.  Glosse  preaccursiane  (da  codd.  membr.  nell'Archivio  di  Stato,  Modena). — 
Gaucìenzi.  Gli  statuti  della  Società  delle  armi  e  delle  arti  in  Bologna  nel  sec.  XIII.  Re- 
lazione. —  Giorgi.  Confessione  di  vassallaggio  fatta  a  Bainone  da  Sorrento  dai  suoi  vas- 
salli del  territorio  di  Maddaloni.  —  Id.  Il  consuino  giornaliero  del  pane  in  un  castello  del- 
l'Emilia nel  secolo  XIII.  —  Gaudenzi.  Gli  antichi  statuti  del  comune  di  Bologna  intorno 
allo   Studio. 

f  Cimento  (Il  nuovo).  3a  ser.  t.  XXIV,  luglio- agosto  1888.  Pisa. 

Righi.  Sulla  conducibilità  calorifica  del  bismuto  posto  in  un  campo  magnetico.  — 
Feltrami.  Intorno  ad  alcuni  problemi  di  propagazione  dei  calore.  —  Felici.  Sul  potenziale 
di  un  conduttore  in  movimento  sotto  la  influenza  di  un  magnete.  —  Boggio-Lera.  Sulla 
cinematica  dei  mezzi  continui.  —  Battelli.  Sulle  correnti  telluriche.  —  Fossati.  Contributo 
allo  studio  del  termo-magnetismo.  —  Cantone.  Sui  sistemi  di'jl'angie  d'interferenze  prodotte 
da  una  sorgente  di  luce  a  due  colori. 

i- Gazzetta   chimica  italiana.  Anno  XVIII,  f.  6.  Appendice.  Voi.  VI,  16,  17. 
Palermo,  1888. 

Fileti  e  Crosa.  Nitrobromo-  e  nitroclorocimeni.  —  Id.  id.  Ossidazione  dei  cloro-  e 
bromocimeni  dal  timol  e  dal  cimene.  —  Pellizzari  e  Matteucci.  Eicerche  sopra  alcuni 
acidi  amidosolfonici.  —  Pellizzari.  Allossanbisolfiti  di  basi  organiche.  —  Id.  Composti 
dell'allossane  con  le  basi  pirazoliche. 

f  Giornale  d'artiglieria  e  genio.  Anno  1888,  disp.  VII.  Roma. 
"'"Giornale  della  r.  Società  italiana  d'igiene.  Anno  X,  n.  10.  Milano,  1888. 

Simonetta.  Della  rivaccinazione  coercitiva.  Considerazioni  sulla  statistica  dell'epide- 
mia di  vajolo  che  colpi  nel  novembre  e  dicembre  1887  e  gennaio  1888  il  comune  di  Ca- 
ponago  (Monza).  —   Cunetta.  Cura  della  pellagra  nell'Ospedale  maggiore  di  Milano. 

*  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  9.  Roma,  1888. 

Panara.  Un  caso  di  bronchite  fibrinosa  avuto  in  cura  nel  I  riparto  di  medicina,  del- 
l'Ospedale militare  di  Eoma.  —  Alba  inondi.  Di  mi  caso  di  frattura  e  immimitiva  della 
tibia  con  perdita  di  una  notevole  porzione  di  osso  seguita  da  guarigione.  Contributo  alla 
chirurgia  conservatrice. 

-^Giornale  militare  ufficiale.  1888.  Parte   la,  disp.  39-43;  parte  2a,  disp.  45-49. 
Roma,  1888. 

*  Giornale  (Nuovo)  botanico  italiano.  Voi.  XX.  1.   Firenze,  1888. 

Massalongo.  Sulla  germogliazione  delle  sporule  nelle  Sphceropsideae.  —  A' 
Sopra  due  parassiti  della  vite  per  la  prima  volta  trovati  in  Italia.  —  Gasperini.  Il  Legbbi 
o  vino  di  Palma.  — Borzì.  Eremothecium  Cyrabalariae,  nuovo  ascomicete.  —  Mi- 


—    CXXVIII  — 

cheletti.  Raccomandazioni    intese    ad    ottenere    che  l'Italia   abbia  la  sua  lichen ografìa.  — 
Entelli.  Escursione  al  monte  Terminillo. —  Arcangeli.  Sul  germogliamento  della  Euryalae 
ferox  Sai.  —  March  in  ti.  Xantofillidrina.  —  Borzì.  Xerotropismo  nelle  felci. 
fIngegneria  (L')  civile  e  le  arti  industriali.  Voi.  XIV,  8.  Torino,  1888. 

Cuppari.  Sulle  osservazioni  asimmetriche  e  sull'uso  che  può  farne  l'ingegnere.  — 
Crucinola.  Dei  ponti  girevoli  in  generale  e  di  quello  recentemente  costruito  per  l'arsenale 
di  Taranto.  —  Sachero.  Il  ponte  sul  Po  a  Casalmaggmre  per  la  ferrovia  Parma-Brescia. 

f  Memorie  della  Società  degli  spettroscopisti  italiani.  Voi.  XVII,  8,  9.  Roma.  1888. 

8.  Tacchini.  Osservazioni  spettroscopiche  solari  fatte  nel  regio  Osservatorio  del  Col- 
legio romano  nel  2°  trimestre  del  1883.  —  Ricco.  Nova  nella,  nebulosa  di  Andromeda. — 
là.  Nova  presso  /  Orioni?.  — Ini  mini  spettroscopiche  del  bordo  solari'  osservate  a  Pa- 
lermo e  a  Roma  nel  giugno  e  luglio  del  1885.  —  9.  Tacchini.  Facole  solari  osservate  nel 
regio  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  2n  trimestre  del  1888.  —  là.  Sulle  macchie 
solari  osservate  nel  regio  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  '2°  trimestre  del  1888.  — 
/(/.Eruzioni  solari  osservate  nel  regio  Osservatorio  del  Collegio  romano  nel  2°  trimestre 
1888.  —  Ricca.  Gruppi  e  macchie  .-'lari  più  importanti  nel  1882.  —  Appendice.  Nobile. 
Sulla  latitudine  del  regio  Osservatorio  di  Capodimonte  e  sopra  alcune  particolarità  dell'os- 
servazione delle  stelle  zenitali. 

^Memorie  del  r.  Istituto  lombardo.  Ser.  3a,  voi.  VII,  2.  Milano,  1888. 

Murarti.  Ricerche  sulla  distanza  esplosiva  della  scintilla  elettrica.  —  Sangalli.  Di 
alcune  anomalie  di  prima  formazione  più  rare  ed  importanti  del  corpo  amano.  —  Verga. 
Poche  parole  sulla  spina  trocheaìe  dell'orbita  umana.  —  Corradi.  Della  minutio  san- 
guinis  e  dei  salassi  periodici. 

j  Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  II,  18, 19.  Conegliano,  1888. 
18.  Grazzi  Soncini.  Aereamente  e  fermentazione  del  mosto.  —  La  relazione  del  Giurì 
dei  vini  della  Esposizione  italiana  di  Londra.  —  Cuboni.  La  peronospora  ed  i  mezzi  usati 
per  combatterla  dei  dintorni  di  Alba  e  di  Val  Barolo.  —  Lamson  Scribner.  Esperienze 
sul  trattamento  del  Black-Rot  e  del  Brown-Rot  in  America.  —  Ellena.  La  questione 
doganale  e  l'enologia.  —  Grazzi  Soncini.  Il  Congresso  di  Padova.  —  Chatin.  Viticoltura.  — 
19.  Comboni.  Le  fermentazioni  anormali  nel  mosto  d'uva  e  bisogno  di  regolarle.  —  Ber- 
tani.  Congresso  dei  viticoltori  veneti  a  Padova.  —  Foukouba.  La  vite  nel  Giappone.  — 
Cuboni.  Putrefazione  nobile  del  Riesling.  —  Marescalchi.  L'Esposizione  di  Bologna. — 
Grazzi  Soncini.  Viti  americane  (Herbemont). 

fRelazione  sull'Amministrazione  delle  gabelle  per  l'esercizio  1886-87.  Roma, 

1888. 
fRendiconti  del  r.  Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere.  Ser.  2a,  voi.  XXI, 

15,  16.  Milano,  1888. 

Bongo.  Il  Commento  di  Gaio  e  il  sistema  delle  XII  tavole.  --  Buccellati.  Progetto 
del  Codice  penale  pel  Regno  d'Italia  del  ministro  Zanardelli.  —  Canna.  Di  una  recente 
critica  dell'ode  del  Parini  «La  caduta;'.  —  Sangalli.  Questioni  di  teratologia.  —  Sul- 
l'origine dei  mostri  doppi.  —  Para  coalescenza  di  due  vitelli  entro  un  uovo  di  pollo.  — 
Idro-encefalocele  anteriore  per  aderenza  delle  membrane  dell'uovo.  —  Reni  succenturiati 
nei  vitelli.  —  hi.  Una  nota  su  questioni  tuttora  agitate  d'oncologia.  —  Corradi.  Gli  an- 
tichi medicamenti  oppiati:  la  teriaca  e  il  mitridato.  —  Ferrini.  Sulle  formolo  per  il  cal- 
colo delle  dinamo  a  corrente  continua.  —  JiJontesano.  Sulle  trasformazioni  involutorie  monoi- 
dali.  —  la.  Su  una  classe  di  trasformazioni  involutorie  dello  spazio.  --  Pittime.  Sul  nu- 
mero delle  maniere  di  ottenere  una  somma  n,  o  una  somma  non  superiore  ad  n  (n  intiero 
positivo),  prendendo   e  termini  della  serie  indefinita  1,  2,  3,  4,  5. 


—    CXX1X   — 

f  Rendiconti  del  Circolo  matematico  di  Palermo.  T.  II,  5.  Palermo,  1888. 

Pinckerle.  Sul  carattere  aritmetico  dei  coefficienti  delle  serie  che  soddisfano  ad  equa- 
zioni lineari  o  alle  differenze.  —  Torelli.  Della  trasformazione  cubica  di  una  forma  binaria 
cubica.  —  Sforza.  Condizione  geometrica  per  la  realità  dei  punti  e  delle  tangenti  comuni 
a  due  coniche.  —  Brambilla.  I>i  una  certa  superficie  algebrica  razionale. 

+ Rendiconto  delle  tornate  e  dei  lavori  dell'Accademia  di  scienze  morali  e  po- 
litiche. Anno  XXVI,  nov.-dic.  1887;  XXVII,  gen.-luglio  1888.  Napoli. 

fRevue  internationale,  T.  XIX,  5,  6.  Rome,  1888. 

5.  de  Lavèleye.  La  réforme  du  regime  parlementaire.  —  Lind.au.  Lolo  (suite).  — 
Mazzini.  Lettres  inédites.  —  Rod.  La  littérature  contemporaine  en  France  (suite  et  fin).  — 
Garghofer.  Le  chasseur  de  Fall.  Scènes  des  montagnes  du  Tyrol.  —  Maurice.  A  travers  les 
Eevues  américaines.  —  6.  de  Montet.  La  jeunesse  de  M.me  de  Warens.  —  Lindau.  Lolo 
(suite).  —  Blaze  de  Bury.  De  l'atavisme  dans  l'histoire,  à  propos  de  Eichard  Green.  — 
Veuglaire.  Questions  d'organisation  militaire.  —  Garghofer.  Le  chasseur  de  Fall.  Scènes 
des  montagnes  du  Tyrol  (suite). 

f  Rivista  di  artiglieria  e  genio.  1888  settembre.  Roma. 

Bellini.  Idee  su  questioni  importanti  dell'artiglieria  da  fortezza.  —  Sopra  di  una  mina 
eseguita  a  Baveno  nelle  cave  di  granito  del  sig  Dellacasa,  —  Segato.  Alcune  considera- 
zioni sul  nuovo  ordinamento  della  nostra  artiglieria  da  campo. 

tRivista  di  filosofìa  scientifica.  Ser.  2a,  voi.  VII,  agosto  1888.  Milano. 

Ardigò.  Il  vero  è  il  fatto  della  coscienza.—  Cesca.  La  metafisica  empirica.  —  Grossi. 
Il  Folck-Lore  nella  scienza,  nella  letteratura  e  nell'arte. 

*  Rivista  italiana  di  numismatica.  Anno  I,  3.  Milano,  1888. 

Gnecchi.  Appunti  di  numismatica  romana,  III  e  IV.  —  Mulazzoni.  Studi  economici 
sulle  monete  di  Milano.  —  Rossi.  Francesco  Marchi  e  le  medaglie  di  Margherita  d'Au- 
stria. —  Papadopoli.  Alcune  notizie  sugli  intagliatori  della  zecca  di  Venezia.  —  Tamassia. 
Di  una  moneta  inedita  mantovana.  —  Ambrosoli.  Di  uno  scudo  progettato  per  San  Marino. 

■^Rivista  marittima.  Anno  XXI,  9.  Roma,  1888. 

Fincati.  La  guerra  di  Cipro.  -  Tediai.  I  marinai  i+aliani  fra  i  greci  (Appunti  sto- 
rici), —Riparazione  di  un  asse  di  elica  in  Oceano.  —  Colomb.  La  mobilitazione  navale  nel 
Eeo-no  Unito.  —  A.  G.  La  «  Pilot  Chart  »  dell'Oceano  Atlantico  boreale  (Pubblicazione 
mensile  dell'Ufficio  idrografico  degli  Stati  Uniti).  —  hi.  Questioni  sulle  navi  negli  Stati 
Uniti.  —  Id.  Propulsione  a  vapore  d'idrocarburo. 

^Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VII,  n.  9.  Torino,  1888. 

Cainer.  XX0  Congresso  degli  Alpinisti  italiani  a  Bologna.  —   Maghella.  Punta  del- 
l'Argenterà. —  Ferrari.  Salita  al  Pizzo  d'  Uccello. 
+ Spallanzani  (Lo).  Anno  XVII,  7-8.  Roma,  1888. 

Macari.  Dei  casi  più  notevoli  osservati  nella  r.  Clinica  ostetrico-ginecologica  di  Ge- 
nova (Anno  accademico  1887-88).  —  Moriggia.  La  frequenza  cardiaca  negli  animali  a 
sangue  freddo.  Osservazioni  e  sperienze. 

f  Statistica  del  commercio  speciale  d'importazione  e  di  esportazione  dal  1°  gen- 
naio al  30  settembre  1888.  Roma,  1888. 
fStatistica  dell'emigrazione  italiana  nell'anno  1887.  Roma,  1888. 
f  Statistica  giudiziaria  civile  e  commerciale  per  l'anno  1880.  Roma,  1888. 
^Statistica  giudiziaria  penale  per  l'anno  1880.  Roma,  1888. 

Bullettino-Eendiconti.  1888,  Voi..  IV,  2°  Sem.  17 


—  cxxx  — 

'Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  8.  Roma,  1888. 

Trasmissione  simultanea  di  segnali  telegrafici  secondo  alcuni  metodi  ideati  da  Luigi 
Vianisi.  —  Uso  di  una  sola  batteria  per  trasmettere  su  più  circuiti  telegrafici. 

Pubblicazioni  estere. 

^Abhandlungen  dei*  kon.  Akadernie  der  Wissenschaften  zu  Berlin.  1887.  Berlin, 

1888. 

Schmidt.  Gedàchtnissrede  auf  Wilhelm  Scherer.  —  Schulze.  Zur  Stammesgeschichte 
der  Hexactinelliden.  —  Góppert.  Nachtràge  zur  Kenntniss  der  ConiferenhOlzer  der  palaeo- 
zoischen  Formationen.  —  Weber.  Ueber  den  Pàraséprakàca.  —  Nòldeke.  Die  Ghassànischen 
Fursten  aus  dem  Hause  Gafna's.  —  Rawitz.  Die  Fussdriise  der  Opistobranchier.  —  Kòtter. 
Grundzuge  einer  rein  geometrischen  Theorie  der  algebraischen  ebenen  Curven.  —  Graber. 
Die  Wasserleitungen  von  Pergamon. 
fAbhandlungen  der  philologisch.-historischen  Classe  d.  k.  Sàchsischen  Gesell- 

schaft  der  Wissenschaften.  Bd.  XI,  1.  Leipzig,  1888. 

Zarncke.  Kurzgefasstes  Verzeichniss  der  Originalaufnahmen  von  Goethe'»  Bildniss. 
*Abhandlungen  herausgegeben  von  der  Senckenbergischen  naturforschenden  Ge- 

sellschnft.  Bd.  XV,  3.  Frankfurt,  1888. 

Edinqer.  Untersuchungen  ueber  die  vergleichende  Anatomie  des  Gehirns.  I.  Das  Vor- 
derhirn.  —  Blum.  Die  Kreuzotter  und  ihre  Verbreitung  in  Deutschland. 
f  Académie  des  sciences,  belles-lettres  et  arts  de  Besaneon.  Année  1880.  Be- 

sancon,  1887. 

Mercier.  Aquarelles,  Douvelles  poèsies  frane- comtoises.  —  Gauthier.  Un  voyageur 
allemand  en  Franche-Comté  au  XVI  siècle.  —  Suchet.  Les  poetes  latins  à  Luxeuil  du  si- 
xième  au  dixième  siècle.—  Gauthier.  Notes  sur  quelques  livxes  de  raison  franc-coratojs.  — 
Dr'uhen.  L'alcoolisme  au  poinl  de  vue  social. —  Gauthier.  Note  sur  l'épitaphe  de  Béatrix 
de  Cusance  aux  Clarisses  de  Besan9on.  —  Faivre.  La  (■••Unir  pénitentiaire.  —  De  Piépepe. 
Le  prince  de  Montbarrey. 

*Actes  de  la  Société  Linniéenne  de  Bordeaux.  4e  sér.  t.  X;  5e  sér.  t.  I,  1-3. 
Bordeaux,   1886-87. 

X.  Deloynes.  Les  Sphagnum  de  la  Gironde.  — Perez.  Des  effets  du  parasitisme  des 
Stylops  sur  les  apiaires  de  genre  Andrena.  —  Brunaud.  Liste  des  Spbaero] 
à  Saintes  (Charente-inférieure)  et  dans  les  environs.  —  Létu.  Atelier  préhistorique  d'Àu- 
biac.  —  Simon.  Arachnides  recueillis  par  M.  A.  Pavie  dans  le  royaume  de  Siam,  au  Cain- 
bodge  et  en  Cochinchine.  —  là.  Espèce  et  genres  nouveaux  de  la  famille  des  Thomisidae.  — 
Fischer.  Sur  deux  espèces  de  Lepas  fossiles  du  miocène  des  environs  de  Bordeaux.  —  Id. 
Description  d'un  nouveau  genre  de  Cirrhipèdes  (Stephanolepas)  parasite  des  tortues  ma- 
rines.  —  Brunaud.  Liste  des  Hyphomycètes  récoltées  aux  environs  de  Saintes  (Charente- 
inférieure).  —  Loynes.  Essai  d'un  catalogne  des  Hépatiques  de  la  Gironde  e1  de  quelques 
localités  du  sud-ouest.  —  De  Folin.  Les  Batysiphons  (première  page  d'une  monographie 
du  genre).  —  Lutaste.  Documents  pour  Péthologie  des  mammifères  (lère  sèrie).  Notes  prises 
au  jour  le  jour  sur  différentes  espèces  de  l'ordre  des  rongeurs  observées  en  captivi! 
I,  1-3.  Garnault.  Recherches  anatomiques  et  histologiques  sur  le  Cyclostoina  elegans. 

TAlmanach  (Magyar  Tud.  Akadémiai).  1888.  Budapest,  1887. 

*Annalèn  der  Chemie  (Justus  Liebig's).  Bd.  CCXLVII.  Leipzig,  1888. 

Ladenburg.  Ueber  Pyridin-  und  Piperidinbasen.  —  Anschutz  und  Gillet.  Ueber  die 
Constitution  der  Mesitonsàure.  —  Anschutz.  Ueber  die  Bildung  von  Diacetyltraubensaure- 
dimethylàther  und  die  Bestimmung  seiner  MoleculargrSsse  nach  der  Methode  von  Raoult.  — 


CXXXI   

Lùdeking.  Beitrag  zum  Chemismus  der  Verbrennung.  —  Roser.  Ueber  Derivate  des  Indens 
und  deren  Bildungsweisen.  —  Id.  and  Ilaselho/f.  Dibromindon  und  Derivate.  —  Roser. 
Einwirkung  von  concentrirter  Schwefelsàure  auf  Diphenylbernsteinsàure  :  Diphensuccin- 
don.  —  Id.  Ueber  die  Methylindencarbonsiiure. —  Id.  Untersuchungen  iiber  das  Narcotin; 
zweite  Abhandlung.  —  Kegel.  Beitriige  zur  Kenntniss  der  isomeren  Naphtylphenylketone.  — 
Japp  und  Klingemann.  Ueber  die  Constitution  einiger  sogenannten  gemischten  Azoverbin- 
dungen.  —  Lorenz.  Beitrage  zur  Kenntniss  der  Valenz  des  Bors.  —  Meyer.  Ueber  die  Consti- 
tution des  Benzols.  —  Boettinger.  Ueber  den  Wassergehalt  einiger  pyrotritarsauren  Salze.  — 
Graebe  und  Aubin.  Ueber  Diphensiiureanhydrid  und  iiber  o-Diphenylenketoncarbonsiiure.  — 
Grabe.  Ueber  Phtalimidin.  —  .Id.  und  Pictet.  Ueber  substituirte  Phtalimidine.  —  Erd- 
mann.  Die  «-«-disubstituirten  Verbindungen.  —  Id.  und  Kirchhoff.  Disubstituirte  Napbta- 
line  aus  den  isomeren  Chlorphenylparaconsauren. 

*Annalen  der  Physik  uud  Ckemie.  N.  F.  Bd.  XXXV,  2,  3.  Beiblàtter.  Bd.  XII,  9. 

Leipzig,  1888. 

2.  Wiedemann  u.  Ebert.  Ueber  electriscbe  Entladungen  in  Gasen  und  Flammen.  — 
Rontgen.  Ueber  die  durch  Bewegung  eines  ini  homogenen  electrischen  Felde  befindlichen 
Dielectricums  hervorgerufene  electrodynamische  Kraft.  —  Dorn.  Ueber  den  Einfluss  des 
in  Stahlmagneten  inducirten  Magnetismus  auf  einige  Beobachtungsmethoden.  —  Id.  Bei- 
trage zum  Verhalten  harter,  stark  magnetisirter  Stahlstàbe  gegen  scbwaehe  magnetisirende 
Krafte.  —  Arons.  Ueber  den  electrischen  Biickstand.  —  Lindeck.  Ueber  das  electromoto- 
rische  Verhalten  von  Amalgamen.  —  Stenger.  Ueber  die  Gesetze  des  Krystallmagneti- 
smus.  —  Voìhnann.  Einfache  Ableitung  des  Green'schen  Ausdrucks  tur  das  Potential  des 
Lichtathers.  ~-  Schnidt.  Zur  Theorie  des  Babinet'schen  Compensators.  —  Voigt.  Theorie 
des  Lichtes  fiir  bewegte  Medien.  —  Kalischer.  Bemerkungen  zu  den  Abhandlungen  des 
Hrn.  von  Uljanin:  Ueber  die  photoelectromotorische  Modification  des  Selens  und  des  Hrn. 
Righi:  Ueber  die  electromotorische  Kraft  des  Selens.  —  3.  Winkelmann.  Ueber  die  Ver- 
dampfung  von  den  einzelnen  Theilen  einer  kreisformigen  freien  Oberfliiche.  —  Hess.  Ueber 
die  specifische  Wàrme  einiger  fester  organischer  Verbindungen.  —  Fuchs.  Ueber  das  Verhal- 
ten einiger  Gase  zum  Boyle'schen  Gesetze  bei  niedrigen  Drucken.  —  Wesendonck.  Zur 
Frage  iiber  die  electrische  Leitungsfahigkeit  hoch  evacuirter  Raume.  —  Warburg  und  Te- 
getmeier.  Ueber  die  electrolytische  Leitung  des  Bergkrystalls.  —  v.  Tietsen-Hennig.  Ueber 
scheinbar  feste  Electrolyte.  —  Rehkuh.  Die  elastische  Nachwirkung  bei  Silber,  Glas,  Kupfer, 
Gold  und  Platin.  insbesondere  die  Abhangigkeit  derselben  von  der  Temperatur.  —  de  Metz. 
Ueber  die  temporare  Doppelbrechung  des  Lichtes  in  rotirenden  Flussi gkeiten.  —  Drude. 
Ueber  das  Verhaltniss  der  Cauchy'schen  Theorie  der  Metallreflexion  zu  der  Voigt'schen.  — 
Voigt.  Theorie  des  Lichtes  fiir  bewegte  Medien.  —  Lùdeking.  Ueber  das  physikalische 
Verhalten  von  Losungen  der  Colloide.  —  Purthner.  Neue  Methode  zur  Widerstandsmessung 
der  Electrolyte. 

1  Annales  de  la  Société  entomologique  de  Belgique.  T.  XXXI.  Bruxelles,  1888. 
Selys-Longchamps.  Odonates  de  l'Asie  mineure  et  révision  de  ceux  des  autres  parties 
de  la  faune  dite  européenne.  —  Fairmaire.  Coléoptères  de  l'intérieur  de  la  Chine.  — 
Dugès.  Métamorphoses  de  quelques  coléoptères  du  Mexique.  —  Dokh  tour  off.  Matériaux  pour 
servir  à  Tétude  des  cicéndélides.  —  Lamoere.  Le  genre  Rosalia.  —  Bolivar.  Essai  sur  les 
acridiens  de  la  trihu  des  tettigidae.  —  Bergé.  Des  couleurs  métalliques  chez  les  insectes 
et  spe'cialment  chez  les  coléoptères. 

fAnnales   de   l'Observatoire   r.   de  Bruxelles.  N.  S.  Ann.  astron.  t.  V,  3;  VI, 

2e  S.  Ann.  metéor.  t.  II.  Bruxelles,  1885-87. 
fAnnales  des  mines.  8e  sér.  t.  XIII,  3.  Paris,  1888. 


CXXXII    

Chesneau.  De  l'influence  des  mouvements  du  sol  et  des  variations  de  la  pression 
atmosphérique  sur  les  dégagernents  de  grisou.  —  de  Launay.  Mémoire  sur  les  sources  mi- 
nérales  de  Bourbon-TArchambault.  —  Lodin.  Notice  nécrologique  sur  L.  E.  Gruner,  in- 
specteur  general  des  mines.  —  de  Castelnau.  Note  sur  une  explosion  de  grisou  survenue 
dans  les  houillères  de  Portes  et  Sénéchas  (Gardj. 

fAnnales  du  Musée  r.  d'histoire   naturelle   de   Belgiqiic;.    T.  XIV.  Bruxelles, 

1887. 

Koninck.  Faune  du  calcaire  carbonifere  de  la  Belgique. 

fAnnales  scientifìques  de  l'École  nomiale  supérieure.  3e  sér.  t.  V,  10.  Paris, 
1888. 
Riemann.  Sur  le  problème  de  Dirichlet. 

"•'Annuaire  de  la  Société  académique  franco-hispano-portugaise  de  Toulouse. 
Année  1887-1888.  Toulouse,  1888. 

+  Annuaire  de  l'Observatoire  royal  de  Bruxelles.  Années  1885-1888.  Bruxelles. 

+Anzeiger  (Zoologischer).  Jhg.  XII,  n.  289-291.  Leipzig,  1888. 

289.  Braem.  Untersucbungen  ueber  die  Bryozoen  des  siissen  Wassers.  —  van  Wijhe. 
Bemerkung  zu  Dr.  Rtickert's  Artikel  ueber  die  Entstehung  der  Excretionsorgane  bei  Sela- 
chiern.  —  Lutaste.  Réplique  à  la  reponse  de  M.  le  Dr.  Blanchard  à  propos  de  la  classi- 
fication  des  batraciens  anoures.  —  Brandt.  Vergleichend-anatomische  Untersucbungen  ueber 
die  Griffelbeine  (Ossa  calamiformia)  der  Wiederkauer.  —  290.  Brandt.  Larven  der  Wohl- 
fast'schen  Fliege  (Sarcophila  Wolf  Portsch.)  im  Zahnfieiscbe  des  Menschen.  —  Eckstein. 
Zur  geographischen  Verbreitung  vpn  Cai  li  din  a  symbiotica  Zel.  —  Imito  f.  Beitrag 
zur  Kenntniss  der  Siisswasserfauna  der  Vogesen.  —  Julin.  Sur  l'appareil  vasculahe  et  le 
système  nerveux  péripbérique  «  1  < ■  rainmocoeics.  -  Clarke.  The  Nest  und  Eggs  of  the 
Alligator.  —  Zeller.  Ueber  die  Larve  des  Proteus  anguineus.  --  291.  Baur.  Osteologi- 
sche  Notizen  ueber  Reptilien.  —  Brauer.  Bemerkungen  zur  Abhandlung  des  Herrn  Prof. 
Grassi  ueber  die  \  erfahren  der  Insecten  &. 

Archives  (Nouvelles)  du  Muséum  d'histoire  naturelle.  2e  sér.  t.  IX,  2;  X,  1. 
Paris,  1887. 
IX.  2.  Perrier.  Sur  l'organisation  et  le  développement   de  la  cornatole  de  la  ^N  r  «  -  *  1  ì — 

terranee.    —    X,  1.  Gaudry.  L'actinodon.    —    Franchet.   Plantae  davidianac    ex   Sinarum 
imperio. 

ì'Berichte  (Matheraatische  und  naturwissenschaftliche)  ausJJugarn.  Bd.  V.  Bu- 
dapest, 1887. 

fBijdragen  tot  de  Taal-  Land-  en  Volkenkunde  van  Nederlandsch-Indié.  5  Volgr. 
Deel  III,  4.  'S  Grawenhage,  1888. 

Graaflancl.  Schets  der  Chineesche  vestigingen  in  de  afdeeling  Karinion.  —  Snouck 
Ilurgronie.  Een  Mekkaansch  Gezantschap  naar  Atjeh  in  1683.  —  Wilken.  Het  pandrecbt 
bij  de  volken  van  den  Indischen  Archipel. 

jBoletiii  de  la  real  Acadernia  de  la  historia.  T.  XIII,  1-3.  Madrid,  1888. 

Iliibner.  Inscripción  histórica  de  «  Hasta  Piegia  »,  anterior  a  la  època  del  imperio 
romano.  —  Coderà.  Biblioteca  de  la  mezquita  Azzeitunah  de  Tunez.  —  Id.  Noticias  de 
los  Omeyyas  de  Alandalus  por  Aben  Hazam.  —  Id.  Manuscrito  de  Aben  Hayyan  en  la 
biblioteca  de  los  herederos  de  Cidi  Hamoudah  en  Constantina.  —  Creus.  Un  golpe  de 
Estado  hasta  aqui  desconocido  en  la  historia  de  Cataluna.  —  Fernàndez- Guerra.  Inscripción 
romana  de  Cofiiio,  en  Asturias.  —  de  la  Rada  y  Delgado.  Madrid  viejo.  —  de  la  Fuente. 


CXXXIII   — 

La  iglesia  de  Sancti-Spiritus  en  Salamanca.  —  la.  San  Esteban  de  Salamanca.  —  Perndn- 
dez  y  Gonzdlez.  Historia  de  Grecia. 

*Boletin  de  la  Sociedad  geogràfica  de  Madrid.  Tomo  XXV,  1-2.  Madrid,  1888. 

Beltrdn  y  Rózpide.  La  repùbblica  de  Bolivia.  —  Viaje  por  el  interior  de  la  isla  de 
Mindanao.  —  Eecientes  viajes  en  Siberia.  —  V eiarde.  El  Madera  y  rios  que  lo  forman  ; 
ultimas  exploraciones  en  los  rios  Beni,  Madre  de  Dios,  Orlon  y  Abonà.  —  de  S.  T.  Expo- 
sición  Universal  de  Barcelona.  —    Velasco.  El  Estado  de  Oaxaca. 

■^Boletin  de  la  Acadeniia  nacional  de  ciencias  en  Cordoba.  T.  XI,  1.  Buenos 

Aires,  1887. 

Spegazzini.  Fungi  paragonici.  —  Doering.  Observaciones  meteorologicas  practicadas 
en  Cordoba  durante  Fano  1886. 

tBulletin  de  l'Académie  delphinale.  4e  serie,  t.  I.  1886.  Grenoble. 

Masse.  Les  tribunaux  de  Grenoble  pendant  les  premières  anne'es  de  la  revolution 
(1790-1785).  —  Jouffroy.  Le  premier  bateau  à  vapeur.  —  Cliampollion-Figeac.  Notice  sur 
les  Archives  départementales  de  France.  —  Charaux.  L'art  et  le  cbristianisme.  —  Four- 
nier.  La  Bibliothèque  de  la  Chartreuse  au  moyen  àge.  —  Guirimand.  Inscription  en  l'hon- 
nenr  de  Maia.  —  Roman.  Jetons  barraux  du  Daupliiné. 

"^Bulletin  de  l'Académie  r.  des  sciences  de  Belgique.  3e  sér.  t.  XVI,  8.   Bru- 
xelles, 1888. 

Liagre.  Discours  prouoncé  aux  fune'railles  de  J.  C.  Houzeau,  membre  de  l'Académie.  — 
Montigny.  Le  l'intensité  de  la  scintillation  des  étoiles  dans  les  différentes  partie  du  ciel.  — 
Lagrange.  Note  concernant  la  vérification  numérique  d'une  formule  relative  à  la  force 
élastique  des  gaz.  —  Catalan.  Sur  un  cas  particulier  de  la  formule  du  binòme.  —  De  Heen. 
Détermination  des  variations  que  le  frotternent  inte'rieur  de  l'air  pria  sous  diverses  pres- 
sions  éprouve  avec  la  temperature.  —  Deruyts.  Sur  la  diffe'rentiation  mutuelle  des  fonctions 
invariantes.  —  Prosi.  Étude  de  l'action  de  l'acide  cblorbydrique  sur  la  fonte.  —  Cogniaux. 
Sur  quelques  Cucurbitacées  rares  ou  nouvelles,  principalement  du  Congo.  —  Prinz.  Etude 
de  la  structure  des  éclairs  par  la  photograpbie.  —  Mourlon.  Sur  l'existence  d'un  nouvel 
étage  de  eocène  moyen  dans  le  bassin  franco-belge.  —  Hymons.  Lavid  Terniers  le  jeune 
(1610-1690). 

"'Bulletin    de    la   Société    académique    franco-hispano-portugaise  de  Toulouse. 

T.VIII,  1.  Toulouse,  1888. 
-Bulletin  de  la  Società  d'anthropologie  de  Lyon.  T.  VII,  1,  2.  Lyon,  1888. 

I.  Cuvier.  Sur  la  découverte  d'un  bois  de  renne  à  Saint-Clair,  Lyon.  —  Leshre.  Sur 
les  muscles  fessiers  chez  l'ii ornine  et  les  animax  domestiques.  —  Charvet.  1°  sur  un  frein 
de  cbeval  découvert  à  Francin  (Isère)  ;  2°  sur  une  denominatimi  anatomico-equestre  ;  3°  sur 
un  frein  de  cheval  trouvé  à  Gergovie.  —  Lacassagne.  Sur  le  dépeeage  au  point  de  vue 
anthropologique.  —  Pallary.  Sur  le  quaternaire  algérien.  —  IL  Lacassagne.  Sur  le  dépe- 
eage criminel  au  point  de  vue  anthropologique.  —  de  Mortillet.  Sur  les  sépultures  de  So- 
lutré.  —  Bertholon.  Sur  l'industrie  mégalithique  en  Tunisie.  —  Ducrost.  Sur  les  sépul- 
tures de  Solutré. 

'Bulletin  de  la  Société  des  antiquaires  de  Picardie,  1887,  n.  4;  1888,  n.  1,  2. 

Amiens. 
*  Bulletin  de  la  Société  des  sciences  de  Nancy.  Sér.  2e,  t.  IX,  21.  Paris,  1888. 
^Bulletin  de  la  Société  eutomologique  de  France.  feull.  19.  Paris,  1888. 


CXXXIV  — 

"f  Bulletin  de  la  Société  géologique  de  Frauce.  3e  sér.  t.  XVI,  n.  2-5.  Paris,  1888. 

2.  de  Rouville.  Les  formations  paléozoiques  de  la  région  de  Cabrières,  par  le  Dr. 
Frech,  de  Berlin.  —  de  Stefani.  Excursions  dans  les  Alpes-maritimes,  près  de  Savone.  — 
Daubrée.  Eaux  souterraines  à  l'epoque  actuelle  et  aux  epoque  anciennes.  —  de  Launay. 
Note  sur  les  phorphyrites  de  l'Allier.  —  Lévy.  Origine  des  terrains  cristallina  primitifs.  — 
Fournier.  Étude  géologique  du  détroit  Poitevin.  —  3.  Fournier.  Étude  géologique  du  dé- 
troit  Poitevin.  —  de  Lapparent.  Mode  de  formation  des  Vosges.  —  Rolland.  Geologie  du 
lac  Kelbia  et  du  littoral  de  la  Tunisie  centrale.  —  Bergeron.  Note  sur  les  terrains  pri- 
mitif,  archéen,  cambrien  et  silurien  du  versant  meridional  de  la  Montagne-Noire.  —  Lévy. 
Note  sur  les  roches  éruptives  et  cristallin.es  des  montagnes  du  Lyonnais.  —  Sacco.  Sur 
l'origine  du  loess  en  Piémont.  —  de  Lacvivier.  Terrains  cretacea  de  L'Atiège  et  de  l'Aude.  — 
Mieti.  Note  sur  un  sondage  exécuté  à  Dornach.  —  4.  Mieg.  Note  sur  un  sondage  exécuté  à 
Dornach.  —  Id.  Notice  bibliographique  sur  le  Guide  du  géologue  en  Lorraine,  par  le  docteur 
Bleicher.  —  Biche.  Note  sur  la  constitution  géologique  du  Plateau  lyonnais.  —  Bergeron. 
Note  sur  la  présence  de  la  faune  primordiale  dans  les  environs  de  Perrals-les-Montagnes 
(Hérault).  —  de  Grossouvre.  Observations  sur  l'origine  du  terrain  sidérolithique.  Analogies 
avec  certains  dépòts  triasiques.  —  de  Launay.  Étude  sur  l'origine  du  terrain  permien  de 
l'Allier.  —  5.  de  Launay.  Étude  sur  le  terrain  pennien  de  l'Allier.  —  Depéret.  Observa- 
tions sur  la  note  postbume  di'  Fontannes  sur  les  terrains  traversés  par  le  tunnel  de  Gollon- 
ges.  —  Boni  e.  Note  sur  le  terrain  tertiaire  de  Malzieu  (Lozèrc).  —  A  a  gè.  Note  sur  la 
bauxite.  —  de  Rouville.  Note  sur  le  pennien  de  l'Hérault.  —  de  Grossouvre.  Étude  sur 
l'étage  bathonien. 

+  Bulletin  de  la  Société  zoologique   de   France.  T.  XIII,  n.  2-6.  Paris,  1888. 

2.  Chevreux.  Sur  quelques  crustacés  amphipodes  pr^venant  d'un  dragage  de  l'Hiron- 
delle  au  large  de  Lorient, —  Id.  Troisième  campagne  dr  ITI  irondelle,  1887.  Addition 
à  la  note  sur  quelques  crustacés  amphipodes  du  littoral  des  Acores. — Richard.  Eniomo- 
stracés  nouveaux  ou  peu  connus.  —  Blanchard.  A  propos  des  muscles  striés  des  mollusques 
lamellibranches.  —  Héron-Royer.  Sur  la  préseiuv  d'une  enveloppe  adventice  autour  des 
fèces  chez  les  batraciens.  —  B.arrois.  Kemarques  sur  le  dimorphisme  semel  chez  quel- 
ques amphipodes  du  genre  Moera  (M.  scissimana  Costa  =  M.  integrimana  Heller, 
M.  grossimana  Montagu  =  M.  Donatoi  Heller).  --  de  Guerne.  Remarques  au  sujet 
de  l'Orchestia  Chevreuxi  et  de  l'adaptation  des  amphipodes  à  la  vie  terrestre.  — 
Blanchard.  Sur  la  présence  du  crapaud  veri  en  France.  —  Jullien.  Sur  la  structure  et  la 
rentrée  du  polypide  dans  les  zocecies  chez  les  bryozoaires  cheilostomiens  monodermiés. — 
S.Fischer.  Sur  une  monstruosité  du  crabe  tourteau  (Platy carcinu  s  pagurus  Linné). — 
Héron-Royer.  Sur  l'accouplement  du  Bufo  intermedina  Gunther.  —  Blanchard.  Sur 
la  structure  des  muscles  des  mollusques  lamellibranchea.  —  Raspail.  Note  sur  un  oeuf 
tacheté  d'Upupa  epops.  —  Héron-Royer.  Description  du  P  elobate  s  latifrons 
des  environs  de  Turin,  et  d'une  conformation  particulière  de  l'ethmoide  chez  les  batra- 
ciens. —  Chevreux.  Note  sur  la  présence  de  l'O  r  e  h  e  s  t  i  a  Chevreuxi  de  Guerne,  à 
Tenerife,  description  du  male  de  cette  espèce  et  remarques  sur  la  locomotion  de  l'O  r  - 
eh  e  stia  littore  a  Montagu.  —  Fischer.  Note  sur  les  scyphistomes  de  Meduse  acra- 
spède.  —  4.  Bigot.  Note  rectificative  concernant  quelques  diptères  du  Cap  Horn.  — 
van  Kempen.  Sur  une  sèrie  de  mammifères  et  d'oiseaux  d'Europe  présentant  des  anoma- 
malies  ou  des  variétés  de  coloration.  —  Héron-Royer.  Note  complementaire  sur  le  P elo- 
bate s  latifrons.  —  5.  Héron-Royer.  Note  complementaire  sur  le  P  elobates 
latifrons  (fin).  —  Pelseneer.  Sur  la  classificatimi  des  gastropodes  d'après  le  système 
nerveux.  —  Boulenger.  Note  sur  le  pélobate  bruii,  à  propos  de  la  recente  coinmunication 
de  M.  Héron-Royer.  —  Héron-Royer.  Nouvelles  recherches  sur  le  Pelobates  lati- 
frons, en  réponse  à  la  Note  de  M.  Boulenger  sur  le  pélobate  brun.    —    Le    Sénéchal. 


—  cxxxv  — 

Sur  quelques  pinces  raonstrueuses  de  décapodes  brachyures.  —  Raspati.  Sur  le  nid  de  la 
Pie  et  la  destruction  de  ses  oeufs  par  la  Corneille  (Corvus  corone).  —  Dugrs.  Descrip- 
tion  d'un  nouvel  ixodidé.  —  6.  Dugrs.  Description  d'un  noùvel  ixodidè.  —  Chaper  et  Fi- 
scher. De  l'adoption  d'une  langue  scientifique  internationale.  —  Sauvage.  Catalogues  des 
poissons  des  còtes  du  Boulonnais.  —  vau  Kempen.  Présence  du  Syrrhaptes  p  a  r  a  d  o  - 
x  u  s  dans  le  nord  de  la  France.  —  Starnati.  Recherches  sur  la  digestiou  cbez  l'ècrevisse.  — 
li.  Description  d'un  appareil  permettant  la  conservation  des  e'crevisses  en  expérience  — 
Blanchard.  Note  prelim inaire  sur  M  o  n  a  s  D  anali,  flagellé  qui  cause  la  rubéfaction 
des  marais  salants.  —  Vian.  Retour  du  Syrrhapte  paradoxal  en  France.  —  Lilljeborg. 
Description  de  deux  espèces  nouvelles  de  Diaptomus  du  nord  de  l'Europe.  —  Poppe. 
Diagnoses  de  deux  nouvelles  espèces  du  genre  Diaptomus  Westwood.  —  de  Guerne  et 
Richard.  Diagnoses  de  deux  Diaptomus  nouveaux  d'Algerie.] —  Boulenger.  Encore  nn 
mot  sur  les  prétendus  caractères  ditFérentiels  du  pélobate  d'Italie. 

"i'Bulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  sér.  t.  XII,  aoùt,  1888.  Paris. 

Méray.  Sur  l'integration  des  équations  différentielles  linéaires  à  coefEcients  constants. 
fBulletin  du  Conaité  international  permanent  pour  l'exécution  phótographique 

de  la  carte  du  ciel.  Fase.  2e.  Paris,  1888. 
+Bulletin  du  Musée  r.  d'histoire  naturelle    de  Belgique.  T.  V,   1.  Bruxelles, 

1888. 

Dubois.  Description  de  deux  nouvelles  espèces  d'oiseaux.  —  Renard.  Notice  sur  les 
roches  de  l'ile  de  l'Ascension.  —  Dolio.  Première  Note  sur  les  chéloniens  oligocènes  et  ne'o- 
gènes  de  la  Belgique.  —  Dubois.  Compte  rendu  des  observations  ornithologiques  faites  en 
Belgique  pendant  l'année  1886.  —  Klement.  Ànalyses  chimiques  de  quelques  minéraux  et 
roches  de  la  Belgique  et  de  l'Ardenne  francaise. 

+Biilletin  of  the  United  States  coast  and  geodetic  Survey.  N.  3.  Washington, 

1888. 
*Oentralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXVI,  1-5.  Cassel,  1888. 

Bornmùller.  Beitriige  zur  Kenntniss  der  Flora  des  bulgariscben  Klinstenlandes.  — 
Keller.  Doppelspreitige  Blatter  von  Valeriana  s  a  m  b  u  e  i  f  o  1  i  a  Mik.  —  Brotherus. 
Musei  novi  exotici. 

•'Centralblatt  tur  Physiologie.  1888,  n.  13,   14.  Wien,  1888. 
tCivilingenieur  (Der).  Jhg.  1888,  Heft  6.  Leipzig,  1888. 

Kohl.  Grosse  Verkehrsbauten  und  der  Panamakanal.  -  Ringel.  Mittheilungeii  iiber 
die  in  den  Jaliren  1886  und  1887  an  der  Elbe  innerhalb  Sachsens  ausgefiihrten  Wasser- 
geschwindin'kì'itsiuessungen.  —  Uhlich.  Die  Wagner-Fennel'schen  ProjectJonstachyme- 
ter.  —   Berle.  Historiscbe  Notizen. 

f  Compte  rendus  des  séances  et  tra-vaux    de  l'Académie  des   sciences  morales 

et  politiques.  N.  S.  t.  XXX,  11.  Nov.  1888.  Paris. 

Saige.  Les  archives  du  palais  de  Monaco  et  l'intèrét  de  ses  collections  pour  l'histoire 
de  France.  —  Yaadal.  Louis  XIV  et  l'Égypte.  —  Lagneau.  Conditions  démograpbiques 
amenant  l'accroissement  ou  la  diminution  des  familles.  —  Fokkens.  1  otici  sur  l'aduiini- 
stration  de  l'ile  de  Java. 

fComptes  rendus  hebdornadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVII, 
n.  14-17.  Paris,  1888. 

14.  Marey.  Valeurs  relatives  des  deux  cornposantes  de  la  force  d  ms  le  coup 

d'aile  de  l'oiseau  ,  déduites  de  la  direction  el  de  l'insertion   des    fibrei    du  muscle  grand 


CXXXVI    

pectoral.  —  Gruèy.  Positions  de  la  comète  Barnard  (2  septembre  1888),  mesurées  à  l'Ob- 
servatoire    de    Besancon,  à  l'équatorial    de    0m,22.  —  Rayet.    Observations    de  la  comète 
Sawerthal  (1888,  I),  faites    à    l'équatorial    de    0m,38    de    l'Observatoire  de    Bordeaux  par 
MM.  G.   Rayet   et   Courty.  —    Callandreau.   Energie  potentielle    de    la    gravitation   d'une 
planète.    —  Bichat.  Sur  les  phénomènes  actinoélectriques.    —    Righi.  Sur  quelques  nou- 
veaux  phe'nomènes  électriques  produits  par  les  radiations.    —    Poi  ré.    Emploi    du    sulfite 
de  soude  en  photographie.    —    Carlet.    Sur    la   locoraotion  terrestre    des    reptiles    et  des 
batraciens,  compare'e  à  celle  des   raarnrnifères    quadrupèdes.    —    Id.   De    la   marche    d'un 
insecte  rendu  tetrapode  par  la  suppression  d'une  paire  de  pattes.  —  Bretonnière.  Perfora- 
tion  de  roches  calcaires  par  des  escargots.  —    Thomas.   Sur  la  geologie  de  la  formation 
pliocène  à  troncs  d'arbres  silicifie's  de  la  Tunisie.  —  Fliche.  Sur  les  bois  silicifiés  de  la 
Tunisie  et  de  l'Algerie.  —  Bleicher.  Recberches  lithologiques  sur  la  formation  à  bois  sili- 
cifiés du  Tunisie  et  d'Algerie.  —  15.    Trécul.  Ordre   d'apparition  des  premiers  vaisseaux 
dans  les  feuilles  des  H  u  m  u  1  u  s  Lupus  et  j  a  p  o  n  i  e  u  s  .  —  Maquenne.  Sur  le  poids 
moléculaire  et  la  valence  de  la  perséite.  —  de  Haertl.  Sur  l'orbite  de  la  comète  périodi- 
que  de  Winnecke  et  sur  une  nouvelle    détermination    de    la   masse  de  Jupiter.  —  Ricco. 
Image  réfiéchie  du  soleil  à  l'horizon  marin.  —  Picard.  Sur  la  transfovmation  de  Laplace 
et  les  équations  linéaires  aux  dérivées  partielles.    —    Louguinine.  Etude  des  chaleurs  de 
combustion  de  quelques  acides  se  rattach&nt  à  la  sèrie  des  acides  oxalique  et  lactique.  — 
Louise  et  Roux.  Sur  les  points  de  congélaiàon  des  dissolutions  des  composés  organiques 
de  l'aluminium.  —  Gonnard.  Bolide  observé  le  13  septembre  1888.   —  10.    Wolf.  Sur  la 
déformation  des  images  des  astres  vus  par  réflexion  à  la  surface  de  la    mer.    —    Marey. 
Modifications  de  la  photochronographie  poni  l'aualyse  des  mouvements  exécutés  sur  place 
par  un  animai.   —    Govi.    Sur   les    couleurs    latentes    des    corps.    —    Périgaud.    Sur  les 
observations  d'étoiles  par  réflexion   et  la  mesure   de   la  flexion  dn  cercle  de  Gambey.  — 
Andre.  Sur  le  ligament  lumineux  des  passages   et   occultations  des   satellites  de   Jupiter; 
moyen   de   l'éviter.    —    Stieltjcs.  Sur  l'équation  d'Euler.  —  Amagat.  Recherchee  sur  l'éla- 
sticité    du    cristal.    —    L.  Soret    et    Ch.  Soret.    Observations    dn  point  neutre  de  Brew- 
ster.  —  Duboin.   Sur  quelques  phosphates  doubles  d'yttria   et  de  potasse   ou  de  soude.  — 
Louguinine.    Etude   de    la    cbaleur   de  combustion    des    acides  camphoriques  droit,  gau- 
che et  camphoracémique.  —  Gautier  et  Mourgues.  Sur  les   alcaloides    de  rimile  de  foie 
de  morue.  —  Fauconriier.  Sur  la  propylphycite.  —  Charrin  et  Ruffer.  Sur  l'élimination, 
par  les  urines,  des   matières    solubles  vaccinantes   fabriquées  par  les  microbes   en  dehors 
de  l'organismo.    —    ffayem.    Convelle    contribution    à   l'étude  des   concrétions   sanguines 
par  précipitation.  —  Dangeard.  Le  mode  d'union  de  la  tige  et  de  la  racine  chez  les  an- 
giospermes.    —  17.  Marey.  De  la  claudicatimi  par  douleur.    —    Id.    Des    mouvements  de 
la  natation  de  l'anguille,  étudiés  par  la  photochronographie.  —  Viennet.  Eléments  et  éphé- 
mérides  de  la  comète  Barnard.  —  Gonnessiat.  Sur  quelques  erreurs  affectant  les  observa- 
tions de  passages.    —    Forel.  Images  réflécbies  sur  la  nappe  spbéroi'dale  du  eaux  de  lac 
Léman.  —  Stieltjes.   Sur  la  rédnction  de  la  différentielle  elliptique  à  la  forme  normale.  — 
Cosserat.  Sur  les  surfaces  de  singularités  des  systèmes  de  courbes  construits  avec  un  élé- 
ment  donne.    —   Guccia.  Sur  l'intersection  de  deux  courbes  algébriques  en  un  point  sin- 
gulier.  —   Maquenne.    Sur  la  combinaison  de  l'aldéhyde  benzoi'que  avec  les  alcools  poly- 
atomiques. —  Ville.  Action  de  l'acide  hypophosphoreux  sur  l'aldéhyde  benzoi'que;  formation 
d'un  acide  dioxyphosphinique.  —  Denigès.  Action  de  rhypobromite  de  soude   sur  quelques 
dérivés  azotés    aromatiques  et  réaction    différentielle  entre   les  acides  hippnrique  et   ben- 
zoi'que. —  Magniti.  Sur  rhermaphrodisme  du    L  y  e  h  n  i  s  d  i  o  i  e  a  atteint    d'Ustila- 
g  o  .  —  de  Rouville  et  Delage.  —  Pétrographie  de  l'Hérault.  Les  purphyrites  de  Gabian.  -  - 
Gonnard.  Sur  les  filons  de  quartz  de  Charbonnières-les-Varennes  (Puy-de-Dòme). 

Cosrnos.  Kevue  des  sciences  et  de  leurs  applications.  S.  N.  n.  193-196.  Paris. 


—  cxxxvn  — 

tDocuments  publiés  par  l'Académie  des  sciences,  belles  lettres  et  arts  de  Sa- 
voie. T.  VI.  Chambery,  1888. 
Trepier.  Recherches  historiques  sur  la  Décanat  de  Saint-André. 

tÉrtekezések  a  természettudomànyok  korébòl.  Kot.  XVI,  7;  XVII,  2-5.  Buda- 
pest, 1887. 
•ÉrtesitS  (Archàologiai  ).  Kot.  VII,  5;  Vili,  1-4.  Budapest,  1887-88. 
:Értesito  (Matheuiatikai  és  természettudomànyi).    Kot.    V,    6-9;    VI,  1.  Bu- 
dapest, 1887. 
+ Jahrbuch  des  k.  deutschen  archàologischeu  Instituts.  Bd.  Ili,  3.  Berlin,  1888. 
Treu.  Anordnung  des  Westgiebels  ara  Olympischen  Zeustempel.  —  Loeschcke.  Relief 
aus  Messene.  —  Fiìrtwàngler.  Ueber  die  Gemmen  mit  Kunstlerinschriften.  —  Michaelis. 
Nochmals  die  Peliadenreliefs.  —  v.  Duhn.  Abschiedsdarstellung  auf  einer  Hydria  in  Karls- 
ruhe.  —  Kern.  Die  Pharmakeutriai  ara  Kypseloskasten.  —  Michaelis.   Demosthenes  Epi- 
bomios. 

+Jahresbericht  des  Direktors  des   kòn.  Geodatischen  Instituts.  1887-88.   Ber- 
lin, 1888. 
fornai  de  sciencias  mathematicas  e  astronomicas.  Voi.  Vili,  5.  Coimbra,  1887. 

Lerch.  Modification  de  la  troisième  démonstration  donnée  par  Gauss  de  la  loi  de  repro- 
cité  de  Legendre.  —  Gutzmer.  Sur  certaines  moyennes  arithmétiques  des  fonctions  d'une 
variables  complexe. 

f  Journal  (The  american)  of  science.  Voi.  XXXVI,  n.  214.  New  Hawen,  1888. 
Barbour.  A  young  Tortoise,  C  h  r  y  s  e  m  y  s  pietà,  with  two  heads.  —  Jonhson. 
The  Structure  of  Florida.  —  Schneider.  Analysis  of  a  Soil  frora  Washington  Territory,  and 
some  remarks  on  the  utility  of  Soil-analysis.  —  Kemp.  Rosetown  Extension  of  the  Coart- 
landt  Series.  —  Williams.  The  Contact-Metamorphism  produced  in  the  adjoining  Mica 
schists  and  Liraestons  by  the  Massive  Rocks  of  the  «  Cortlandt  Series,  »  near  Peekskill, 
N.  Y.  —  Keyes.  The  Sedentary  Habits  of  Platyceras.  —  Hidden.  Edisonite,  a  fourth  form 
of  Titanio  acid.  —  Kunz.  Two  new  masses  of  Meteoric  Iron.  —  Hall.  Experiraents  on  the 
Effect  of  Magnetic  Force  on  the  Equipotential  Lines  of  an  Electric  Current.  —  Spring. 
The  Compression  of  Powdered  Solids.  —  Dana.  Preliminary  notice  of  Beryllonite,  a  new 
minerai. 

f  Journal  de  Physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  VII,  octobre  1888.  Paris. 

Defforges.  Sur  Tintensité  absolue  de  la  pesanteur.  —  Gouy.  Sur  un  régulateur  des 
courants  électriques.  —  Chervet.  Tension  superfìcielle.  —  Hesehus.  Sur  la  détermination 
de  la  chaleur  spe'cifique  d'un  corps  par  la  méthode  des  mélanges  à  temperature  constante. 

*  Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  GCCXI.  Octob.  1888.  London. 

Stuart  and  Elliott.  The  Action  of  Chroraium  Oxychloride  on  Ortbosubstituted  To- 
luenes.  —  Loeb.  The  Molecular  Weight  of  lodine  in  its  Solutions.  —  /(/.  The  Use  of  Ani- 
line as  an  Absorbent  of  Cyanogen  in  Gas  Analysis.  —  Nilson  and  Pettersson.  On  two 
new  Chlorides  of  Indium,  and  on  the  Vapourdensities  of  Indium,  Gallium,  Iron.  and 
Chromiuin. 

+ Journal  of  the  r.  geological  Society  of  Ireland.  N.  S.  voi.  VII,  2.  Dublin,  1887. 

O'Reilly.  On  the  Gaseous  Products  of  the  Xrakatoa  Eruption,  and  tliose  of  Greal 
Eruptions  in  general.  —  U'ynne.  Notes  on  some  Recent  Discoveries  of  Interest  in  the 
Geology  of  the  Punjab  Salt  Range.  —  Kinahan.  A  Table  of  the  Irish  Lower  Palséozoic 
Recks,  with  their  Probable  English  Equivalents.  —  Lavis.  The  Relationship  of  bile  Structure 
of  Volanic  Rocks  to  the  Conditions  of  their  Formatigli.  —  Sollas.  Note  on  the  àrtificial 

Bollettino-Rendiconti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  18 


CXXXVIII   — 

Depositici!  of  Crystals  of  Calcite  on  Spicules  of  a  Calci-Sponge.  —  Id.  A  Classification 
of  the  Sponges.  —  Id.  The  «  Coacal  Processs  »  of  the  Shells  of  Brachiopods  Interpreted  as 
Sens-organs.  —  Ball.  Zinc  and  Zinc  Ores,  their  Mode  of  Occurrence,  Metallurgy,  and 
History,  in  India;  with  a  Glossary  of  Orientai  and  other  Titles  used  for  Zinc,  its  Ores, 
and  Alloys.  —  Id.  On  the  Existing  Eecords  as  to  the  Discovery  of  a  Diamond  in  Ireland 
in  the  year  1816.  —  Kinahan.  0  1  d  h  a  m  i  a  .  —  Sollas.  Or;  a  Specimen  of  Slate  from  Bray- 
Head,  Traversed  hy  the  Structure  known  as  0  1  d  h  a  m  i  a  radiata.  —  Id.  Supplementary 
Eemarks  on  the  previous  Paper  on  0  1  d  h  a  m  i  a  ,—Johf.  On  a  Peculiarity  in  the  Nature  of 
the  Impressions  of  Oldhamia  antiqua  and 0. radiata.  —  O'Reilly.  On  the  Antipodal 
Kelations  of  the  New  Zealand  Earthquake  District  of  lOth  June,  1886,  with  that  of  Anda- 
lusa of  25th  December,  1884.  —  ll'ynne.  Note  on  Suhmerged  Peat  Mosses  and  Trees  in 
certain  Lakes  in  Connaught.  —  Kinahan.  Lishellaw  Conglomerate,  Co.  Fermanagh,  and 
Chesil  Bank,  Dorsetshire.  —  Sollas.  On  a  Separating  Apparatus  foT  use  with  Heavy 
Fluids.  —  Id.  «On  a  Modificatali  of  Sprengel's  Apparatus  for  Determining  the  Specific 
Gravity  of  Solids. 

t  Journal  of  the  r.  Microscopical  Society.  1888,  part  5.  October.  London. 

Brady.    Note  on    the    Reproductive  Condition    of  Orbitolites  complanata,    var.  laci- 
niata. —  Stockes.  Notices  of  New  Infusoria  Flagellata  from  American  Fresh  Waters. 
1  Journal  (The  Quarterly)  of  pure  and  applied  Mathematics.  Voi.  XXIII,  n.  91. 
London,  1888. 

Jeffery.  On  the  circles,  which  are  described  about  the  four  circles,  escribed  and  in- 
scribed  in  a  given  piane  triangle,  taken  by  triads.  —  Id.  On  the  circles,  which  may  be 
described  about  the  eight  small  circles  of  a  sphere,  taken  by  triads,  which  are  inscribed 
in  the  triangles  formed  by  three  planes  jntersecting  in  the  centre.  —  Sheppard.  On  some 
expressions  of  a  function  of  a  single  variable  in  terms  of  Bessel's  functions.  —  Berry. 
Siniultaneous  reciprocants. 
■^Kozlemények    (Mathematikai   és   természettudomànyi)  vonatkozólag    a   hazai 

viszonyokra.  Kòt.  XXII.  Sz.  1-8.  Budapest,  1886-88. 
*  Lumière  (La)  électrique.  T.  XIX,  40;  XX,  41-43.  Paris,  1888. 

40.  Palaz.  Études  récentes  sur  le  mécanisme  de  la  foudre  et  la  construction  des  pa- 
ratonnerres.  —  Reignier.  Sur  la  forme  des  courants  alternatifs.  —  Cossmann.  L'électricite' 
appliquée  aux  chemins  de  fer.  —  11.  Richard.  Quelques  application  mécaniques  de  l'électri- 
cite; —  Ledeboer.  Les  coefficients  d'induction  et  la  théorie  des  transformateurs.  —  Lar- 
roque.  Étude  sur  l'influences  des  joints  dans  les  machines  dynamos.  — 12.  Palmieri.  Elcctri- 
cité  atmosphe'rique.  —  Reignier.  Sur  la  vitesse  angulaire  des  machines  dynamos.  —  43. 
de  Fonvielle.  La  defense  des  paratonnerres.  —  Wailleumier.  De  l'emploi  des  moteurs 
électriques  dans  les  instruments  de  précision.  —  Richard.  Chemins  de  fer  et  tramways 
électriques.  —  Ledeboer.  Sur  les  propriétés  électriques  des  torpilles. 

tMemoires  de  l'Académie  des  sciences,  inscriptions  et  belles  lettres  de  Toulouse. 
8e  sér.  t.  IX.  Toulose,  1888. 

Bouquet.  Des  snrfaces  dont  toutes  les  lignes  de  courbures  sont  plaines.  —  Legoux. 
Mémoire  sur  le  système  de  surfaces.  —  Molins.  Sur  les  surfaces  gauches  dont  la  ligne 
de  struction  est  plaine  e  tqui  sont  coupées  partout  sous  le  inéme  angle  par  le  pian  de  cette 
ligne.  —  Reivols.  Des  effeets  de  tir  des  pièces  rayées  sur  le  matériel.  —  Salles.  Étude 
des  orages  des  années  1884  et  1885.  —  Abadie-Dutemps.  La  question  des  eaux  à  Tou- 
louse en  1887.  —  Baillaud.  Sur  le  nombre  des  termes  de  certains  développements  de  la 
fonction  perturbatrice.  --  Timbal-Lagrave  (fils).  De  l'acétonurie.  Eecherche  de  l'acetone 
dans  le  sang  et  dans  les  urines.  —  Lavocat.  Anatomie  et   physiologie  compare'e.  Appareil 


—  cxxxix  — 

tempero  sus-maxillaires  des  animaux  vertébrés.  —  B alile t.  De  l'emploi  des  étalons  de  pur 
sang  et  de  leurs  dérivés  à  la  procréations  des  chevaux  de  service  du  type  léger.  —  Clos. 
Une  lacune  dans  l'histoire  de  la  sexualité  vegetale.  —  Mequin-Tandon.  Sur  la  morpholo- 
gie  des  organes  ge'nito-urinaires  des  vertébrés.  —  Alice.  De  l'hypnotisme.  —  Deschamps. 
Une  quérelle  littéraire  au  commencement  du  dix-huitième  siècle.  —  Duméril.  Un  chapitre 
de  l'histoire  de  la  rage.  Essai  sur  l'hydrophobie  de  Christophe  Nugent  (1752)  traduction 
partielle,  analyse  et  commentale.  —  Molinier.  Notice  sur  cette  question  historique  «  Anne 
d'Autriche  et  Mazarin  étaient-ils  sécrètement  mariés  ?»  —  Antolne.  Une  séance  memo- 
ratte  du  Sénat  romain  (5  décembre  53).  —  Laplerre.  Les  bouis  rimés  des  Lanternistes.  — 
Duméril.  Un  voyageur  anglais  au  dix-huitième  siècle,  Olivier  Goldsmith.—  Cable.  Notice 
sur  la  vie  du  poète  Eanchin.  —  Saint- Charles.  Les  enfants  abandonnés,  exposés,.  les  orphelins 
dans  les  diverses  maisons  de  charité  de  Toulouse.  —  Baillet.  De  la  puissance  que  l'homme 
possedè  de  modifier  l'organisation  des  animaux  domestiques. 

^Memorias  de  la  Sociedad  cientifica  Antonio  Alzate.  T.  II,  2.  Mexico,  1888. 

B.  y  Paga.  Resena  de  la  topografia  y  geologia  de  la  Sierra  de  Guadalupe. 

f  Memoires  de  la  Société  des  antiquaires  de  Picardie.  Documents  inédits.  T.  XI. 
Amiens,  1888. 

Hénocque.  Histoire  de  l'abbaye  et  de  la  ville  de  Saint  Riquier.  T.  III. 

'Memoires  de  la  Société  de  sciences  natnrelles  et  mathématiques  de  Cherbourg. 
3e  sér.  t.  V.  Cherbourg,  1887. 

Jeanbemat  et  Renault.  Bryo-géographie  des  Pyrénées.  —  Borney  et  Flahault.  Ta- 
bleau synoptique  des  Nostochacées  filamenteuses  hétérocystées.  —  Menut.  Essai  sur  la 
Station  préhistorique  de  Bretteville.  —  Blgot.  Sur  quelques  points  de  la  geologie  des  en- 
virons  de  Cherbourg.  —  Corbière.  Erythraea  Morie  ri  sp.  nov.  et  les  Erythraea  à 
fleurs  capitées.  —  Blgot.  Sur  l'existance  d'une  station  préhistorique  à  la  Hongue  (Manche).  — 
Jouan.  Les  legendes  des  ìles  Hawai  (ìles  Sandwich)  et  le  peuplement  de  la  Polynésie. 

^Memoires  de  la  Société  zoologique  de  Trance.  1888,  voi.  I,  1-3.  Paris. 

de  Man.  Sur  quelques  nématodes  libres  de  la  mer  du  Nord,  nouveaux  ou  peu  connus.— 
Vian.  Monographie  des  poussins  des  oiseaux  d'Europe  qui  naissent  vétus  de  duvet  ;  3e  et 
dernière  partie.  —  Bolivar.  Enumération  des  othoptères  de  l'ile  de  Cuba. 

+  Memoires  et  compte   rendu  des  travaux  de  la  Société  des  ingénieurs   civil. 
Aoùt  1888.  Paris. 

Bitter.  Alimentation  de  la  ville  de  Paris  en  eau,  force  et  lumière  électrique,  au  mo- 
yen  d'une  dérivation  des  eaux  des  lacs  du  Jura  suisse.  —  Lesourd.  Nouveau  générateur  à 
production  de  vapeur  instantanée  de  MM.  Serpollet  frères.  —  de  Fontvlolant.  Mémoire 
sur  les  déformations  élastiques.  Théorie  nouvelle  avec  applications  au  calcul  des  arcs 
(lre  partie). 

•Monastblàtter  des  Wissenschaftlichen  Club  in  Wien.  Jhg.  X,  1.  Wien,  1888. 
f  Memoires  (Nouveaux)  de  la  Société  imp.  des  naturalistes  de  Moscou.  T.  XV, 
3-5.  Moscou,  1885-88. 

Severtzow.  Zwei  neue  oder  mangelhaft  bekannte  russische  Jagdfalken.  —  /(/.  Etudes 
sur  les  variations  d'àge  des  aquilinés  paléarctiques  et  leur  valeur  taxonoinique.  —  Traut- 
schold.  Le  néocomien  de  Sably  en  Crimée. 

ìMinutesofProceedingsof  the  Institution  of  Civil  Engineers.  Voi.  XCI-XCIV. 
London,  1888. 


—    CXL    

XCIII.  ffaldfield.  Manganese  in  its  Application  to  Metallurgy.  —  Id.  Some  newly- 
discovered  properties  of  Iron  and  Manganese.  —  Williams.  Economy-Trials  of  a  Non- 
Condensing  Steam-Engine  :  simple  compound  and  triple.  —  Ayres.  Compressed  Oil-Gasand 
its  applications.  —  Mountain.  Paved  Carriages-ways  in  Sydney.  New  Smith  'Wales.  — 
Olive.  Discharges  of  Circular  and  Egg-form  Sewers.  —  Savage.  On  Machinery  for  the  new 
Stealworks  at  Terni.  —  Kunhya  Lall.  Indian  Woods  suitable  for  Engineering  Purposes.  — 
Sharp.  Creosoting  Timber  in  New  Zeeland.  —  Unwin.  The  Transmission  of  Power  to 
great  distances  by  compressed  Air.  —  Chatterton.  The  Prevention  and  the  Extinction  of 
Fires.  —  Mortili.  Arched  Ribes  and  Youssoir  Arches.  —  XCIV.  Ellington.  The  Distribu- 
ction  of  Hydraulic  Power  in  London.  —  Barlow.  The  Tay  Viaduct,  Dundee.  —  lugli». 
The  Construction  of  the  Tay  Viaduct,  Dundee.  —  Andrews.  Effect  of  Temperature  on  the 
Strength  of  Kailway  Axles.  --  Dwelshauvers-Dery .  A  New  Method  of  Envestigation  applied 
to  the  Action  af  Steam-Engine  «Jovernors.  —  Gallen.  Varieties  of  Clay,  and  theii  distin- 
guishing  qualities  for  making  good  Puddle.  —  Alien.  The  Effect  of  Rolling  and  of  Wi- 
redrawing  upon  Mild  Steel.  —  Hetherington.  On  the  Sewage  Flow  af  Chiswick.  —  Flet- 
cher. On  Balancing  or  bvercoming  the  Effects  of  Forcing  Currents  on  Thelegraph  Circuits.  — 
Gibbs.  Pumping-Machinery  in  the  Finland  and  by  the  Trentside.  —  Money.  Railway  En- 
gineering in  the  Prairies  af  British  North  America. 
fMittheilungen  des  Ornithologischen  Vereines  in  Wien.  Jhg.  XII,  10.  Wien, 

1888. 
'OTWfb  HMnepaTopcKaro  pyccKaro  reorpa^iraecKaro  o6mecTBa.  3a  1887  roji/L. 

C.-lleTep6y  pr'jb,   1888. 
tPapers  and  Proceedings  of  the  royal  Society  of  Tasmania  for  1887.  Tasma- 
nia, 1888. 
+  Proceedings  of  the  London  Mathematical  Society.  N.  321-327.  London,  1888. 
Cookie.  On  the  Generili  Linear  Differential  Equation  of  the  Second  Order.  —  ffobson. 
Synthetical  Solutions  in  the  Conduction  of  Heat.  —    Lachlan.    On    Certain    Operatore  in 
connection  with  Symmetric  Functions  (Supplementary  Note).—  Cayley.  A  case  of  Compiei 
Multiplication  with  Imaginary  Modulus  arising  out  of  the  Cubie  Transformation  in  Klliptic 
Functions.  —  Greenhill.  Complex  Multiplication  Moduli  of  Elliptic  Functions.  —  La, uh. 
On  the  Flexure  and  the  Vibrations  of  a  Curved  Bar. 

+ Proceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  N.  M.  S.  Voi.  X,  10.  Oct.  1888. 
London. 

Warton.  Account  of  Christmas  Island,  Indian  Ocean.  —  Shah  of  Persia.  On  the 
New  Late  between  Kom  and  Teheran.  —  Johnston.  The  Bantu  Borderland  in  Western 
Africa.  —  The  Earthquakes  of  May  and  June,  1887,  in  the  Verny  (Vernoe)  District,  Russian 
Turkestan,  and  their  consequences. 

+Eecords  of  the  geologica!  Snrvey  of  India.  Voi.  XXI,  3.  Calcutta,  1888. 

Pramatha  Natii  Pose.  The  Manganese  iron  and  Manganese-ores  of  Jabalpur. —  Waa- 
gen.  «The  Carboniferous  Glacial  Period".  —  Oldìiam.  The  Sequence  and  correlation  of 
the  Pre-Tertiary  Sedimentary  formation  of  the  Simla  Region  of  the  Lower  Himalayas. 

tRepertorium  der  Physik.  Bd.  XXIV,  9.  Miinchen-Leipzig,  1888. 

Gartenschlàger.  Ueber  die  Abbildung  eines  astigmatischen  Objects  durch  eine  Linse 
fur  parallelen  Durchgang  der  Lichtstrahlen.  —  Muller.  Die  Bestimmung  der  Durchsch- 
nittstemperatur  durch  das  Gewicht  von  verdampftem  Wasser  und  die  Messung  des  relati- 
ven  Dampfdrucks.  -  -  Nehel.  Ueber  eine  merkwurdige  Aufreissung  des  Kupfers  durch  den 
elektrischen  Strom.  —  Kurz.  Der  Elasticitatsmodul  und  die  Schallgeschwindigkeit.  — 
Jaumann.  Entgegengekuppelte  Fadenwagen  zur  absoluten  Kraftmessung. 


CXLI    — 

t  Resumé  des  séances  de  la  Société  des  ingénieurs  civils.  Séances  du  5  et  19  oct. 

1888.  Paris. 
"'Revista  triinensal  do  Instituto  historico  e  geographico  brazileiro.  T.  L,  3,  4. 

Rio  de  Janeiro,  1888. 
+Revue  archéologique.  3e  sér.  t.  XII,  inillet-aout.  1888.  Paris. 

Mauss.  Note  sur  la  méthode  employée  pour  tracer  le  pian  de  la  mosquée  d'Omar  et 
de  la  rotonde  du  Saint-Sépulcre,  à  Jérusalem.  —  de  Vaux.  Mémoire  relatif  aux  fouilles 
entreprises  par  les  E.  P.  Dominicains,  dans  leni1  domaine  de  Saint-Etienne,  près  la  porte 
de  Damas,  à  Jérusalem.  —  cVArbois  de  Jubainviììe.  La  source  du  Danube  chez  He'ro- 
dote.  —  Amiaud.  Sirpourla,  d'après  les  inscriptions  de  la  collection  de  Sarzec.  —  Maitre. 
Note  sur  l'origine  de  certaines  formes  de  l'épée  de  bronzo.  —  Le  Blant.  Quelques  notes 
d'archeologie    sur  la   chevelure  fémmine.  —   Gurnont.  Le  eulte  de  Mithra  à  Edesse. 

tRevue  (Nouvelle)   historique  de  droit  fran9ais  et  étranger.  1888,  t.  XII,  n.  5. 
Paris. 

Saleilles.  Le  domaine  public  à  Rome  et  son  application  en  matière  artistique.  — 
Leseur.  Des  conséquences  du  délit  de  l'esclave  dans  les  «  Leges  Barbarorum  «  et  dans  les 
Capitulaires.  —  Omont.  Inventaire  des  manuscrits  de  la  Bibliothèque  de  Cujas. 

tRevue  politique  et  littéraire.  T.  XLII,  n.  14-17.  Paris,  1838. 

tRevue  scientifìque.  T.  XLII,  n.  14-17.  Paris,  1888. 

tRevue  interna  tionale  de  l'électricité.  T.  VII,  67,  68.  Paris. 

67.  Mackenzie.  La  distribution  de  l'électricité  au  moyen  des  générateurs  secondaires 
ou  transformateurs.  —  Drouin.  Méthode  de  lecture  des  appareils  à  réfìexion.  —  Fiske. 
Les  moteurs  électriques  dans  la  marine  de  guerre.  —  Jones.  Sur  quelques  dérangements 
dans  les  installations  d'éclairage  électrique.  —  Dary.  L'électricité  atmosphérique  (suite).  — 
Poole.  La  construction  des  machines  dynamo-électriques.  —  68.  Marescal.  Générateur  à 
vapeur  instantané  et  inexplosible  de  MM.  Serpollet.  —  Wilson.  Mode  de  lecture  avec  le 
galvanomètre  à  miroir.  —  Michaut.  Les  nouveaux  accumulateurs  Gadot.  —  Mackenzie. 
Distribution  de  électricité  au  moyen  des  generatene  secondaires  ou  transformateurs  (suite). — 
Transformateur  à  courants  continus  et  dynamo  système  Hoho.  —  De  Montaud.  L'aceumu- 
lateur  employé  cornine  transformateur.  Distributeur  à  courants  continus  dans  les  stations 
centrales.  —  Anderson.  Application  de  l'électricité  au  fonctionnement  d'une  grue  mobile 
de  20  tonnes.  —  Picou.  Théorie  des  machines  dynamo-électrique. 

"'Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  40-44.  Braunschweig,  1888. 
+Transactions  (Philosophical)  of  the  r.  Society.  Voi.  178,  (A)  (B).  London,  1888. 

A.  Chambers.  On  the  Luni-Solar  Variations  of  Magnetic  Declination  and  Horizontal 
Force  at  Bombay,  and  of  Declination  at  Trevandrum.  —  Andrews.  On  the  Properties  of 
Matter  in  the  Gaseous  and  Liquid  States  under  various  Conditions  of  Temperature  and 
Pressure.  —  Ramsay  and  Young.  On  Evaporation  and  Dissociation.  Part  III.  A  Study  of 
the  Termal  Properties  of  Ethyl  Oxide.  —  Curverivell.  On  the  Discrimination  of  Maxima 
and  Minima  Solutions  in  the  Calculus  of  Variations.  —  Lamb.  On  Ellipsoidal  Current- 
Sheets.  —  Callendar.  On  the  Practical  Measurement  of  Temperature.  Experiments  made 
at  the  Cavendish  Laboratory,  Cambridge.  —  Davison.  On  the  Distribution  of  Strain  in 
the  Earth's  Crust  resulting  from  Secular  Cooling;  with  special  reference  to  the  Growth 
of  Continents  and  the  Formation  of  Mountains  Chains.  —  Darwin.  Note  on  M'Davison's 
Paper  on  the  Straining  of  the  Earth's  Crust  in  Cooling.  —  Abney.  Transmission  of  Sun- 
light  through  the  Earth's  Atmosphere.  —  Sylvestcr  and  Hammond.  On  Hamilton's  Xum- 
bers.  —  Ramsay  and  Young.  On  Evaporation   and   Dissociation.  Part  V.  A  Study  of  the 


—    CXLII   — 

Thermal  Properties  of  Methyl-Alcohol.  —  Hill.  Some  Anomalies  in  the  Winds  of  Northern 
India,  and  their  Relation  to  the  Distribution  of  Barometric  Pressure.  —  Darwin.  On  Fi- 
gures  of  Equilibrium  of  Rotating  Masses  of  Fluid.  —  Bottimley.  On  Thermal  Radiation 
in  Absolute  Measure.  —  Crookes.  On  the  Supposed  «  New  Force  «  of  M.  J.  Thore.  — 
Thomson.  Some  Applications  of  Dynamical  Principles  to  Physical  Phenomena.  Partii.  -  - 
B.  Owen.  Additional  Evidence  of  the  Affinities  of  the  Extinct  Marsupial  Quadruped  Thy- 
lacoleo  carnifex  (Owen).  —  Gadow.  Remarks  on  the  Cloaca  and  on  the  Copulatory  Organs 
of  the  Amniota.  —  Green.  On  the  Changes  in  the  Proteids  in  the  Seed  which  accompany 
Germination.  —  Carnelley,  Haldane  and  Anderson.  The  Carbonic  Acid,  Organic  Matter, 
and  Micro-organisms  in  Air  more  especially  of  Dwellings  and  Schools.  —  Frankland.  A 
New  Method  for  the  Quantitative  Estimation  of  the  Micro-organisms  presesi  in  the  Atmo- 
sphere.  —  Beevor  und  Horsley.  A  Minute  Analysis  (Experimental)  of  the  Various  Move- 
ments  produced  hy  stimulating  in  the  Monkey  different  Eegions  of  the  Cortical  Centre  for 
the  Upper  Limb,  as  defined  by  prof.  Ferrier.  —  Hulke.  Supplemental  Note  on  Palacanthus 
Foxii  describing  the  Dorsal  Shield  and  some  Parts  of  the  Endoskeleton,  imperfectly  known 
in  1881.—  Ward.  On  the  Structure  and  Life-History  of  Entyloma  Ranunculi  (Bonorden).  — 
Seely.  Researches  on  the  Structure,  Organization  and  Classification  of  the  Fossil  Reptilia.  I. 
On  Protorosaurus  Speneri  (von  Meyer).  —  Welter  und  Reid.  On  the  Action  ofthe  Exeised 
Mammalian  Heart.  —  Frankland  G.  C.  and  Frankland  P.  F.  Studies  on  some  New  Micro- 
organisms  obtained  from  Air.  —  Williamson.  On  the  Organisation  of  the  Fossil  Pianta 
of  the  Coal-Measures.  Part  XIII.  Heterangium  Tiliaeoides  (Williamson)  and  Kaloxylon  Hoo- 
keri.  —  Massee.  On  Gasterolichenes  :  a  New  Type  of  the  group  Lichenes.  —  Pulton.  On 
Enquiry  into  the  Cause  and  Extent  of  a  Special  Colour-relation  between  certain  exposed 
Lepidopterous  Pupae  and  the  Surfaces  whicb  immediately  surround  them.  —  Thomas.  On 
the  Omologies  and  Succession  of  the  Teeth  in  the  Dasyuridae,  with  an  Àttempt  to  trace 
the  History  of  the  Evolution  of  Mammalian  Teeth  in  general.  —  Caldv:ell.  The  Embryo- 
logy  of  Monotremata  and  Marsupialia.  Part  I.  —  Gotch.  The  Electromotive  Properties  of 
the  Electrical  Organ  of  Torpedo  Marmorata.  —  Marshall.  On  the  Tubercular  Swellings 
on  the  Roots  of  Yicia  Faba. 

+Verhandlungen  d.  k.  k.  guologischeu  Reichsanstalt.  1888,  n.  12.  Wien. 

1  Verhandhmgen  des  Vereins  znr  Befordeiwig  des  Gewerbfleisses.  Heft  VI  und 
VII.  Berlin,  1888. 

Gàrtner.  Die  Weissblechfabrikation.  —  Dietrich.  Oberbau  und  Betriebsmittel  der 
schmalspurigen  Industrie-  und  Feklbahncn. 

+Wocliensclirift  des   osterr.   Ingenieur-  und  Architekten  Vereines.  Jhg.  XIII, 

40-43.  Wien,  1888. 
fWochenschrift  (Naturwissenschaftliche).  Bd.  Ili,  1-5.  Berlin,  1888. 
iZeitschrift  (Stettiner  Entomologische).  Jhg.  49,  n.  7-9.  Stettin,  1888. 

•Zeitschrift  ftìr  Mathematik  und  Pliysik.  Jhg.  XXXIII,  5.  Leipzig,  1887. 

Weiler.  Die  Axonometrie  als  Orthogonalprojection.  —  Richter.  Ueber  die  galvani- 
sche  Induction  in  einem  korperlichen  Leiter.  —  Hess.  Ueber  das  Jacobi'sche  Theorem  von 
der  Ersetzbarkeit  einer  Lagrangeschen  Rotation  durch  zwei  Poinsot'sche  Rotationen.  — 
Matthiessen.  Bemerkungen  zu  Schmid's  Mittheilung:  »  Ueber  das  Gesetz  der  Veriinderlichkeit 
der  Schwere  etc.  «  —  Sporer.  Ueber  rechtwinklige  und  gleichseitige  Dreiecke,  welche 
einem  Kegelschnitt  einbeschrieben  sind.  —  Saalschiits.  Das  elliptische  Integrai  erster 
Gattung  mit  complexem  Modul.  —  Heymann.  Note  uber  das  elliptische  Integrai  mit  com- 
plexem  Modul.—  Braun.  Ueber  die  Coefficienten  der  Kugelfunctionen  einer  Verànderlichen. — 


CXLIII    

Lohnstein.  Ueber  das  »  harmonisch-geometrische  Mittel  «.  —    Puluj.   Ein  Interfcrenzver- 
such  mit  zwei  schwingenden  Saiten. 

+Zeitschrift  (Historische).  N.  F.  Bd.  XXV,  1.  Leipzig,  1888. 

Gelzer.  Ein  griechischer  Volksschriftsteller  des  7.  Jahrhrnderts.  —  Haupt.  Neue  Bei- 
trage  zur  Geschichte  des  mittelalterlichen  Waldenserthums.  —  Pfiugk-Harttung.  Belisar's 
Vandalenkrieg. 

Pubblicazioni  non  periodiche 
pervenute  all' Accademia  nel  mese  di  novembre  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

*  Alvino  F.  —  I  calendari,  fase.  49-50.  Firenze,  1888.  8°. 

*  Angelici  L.  —  Senso  e  intelletto.  Studi  di  filosofìa  scientifica.  Koma,  1888.  8°. 

*  Baro  fio  R.  e  Sforza  C.  —  Compendio  di  chirurgia  di  guerra.  Voi.  IV.  Roma, 

1888.  8°. 
*B  emoni  R.  —  Il  monismo  dinamico  e  sue  attinenze  coi  principali  sistemi 

moderni  di  filosofia.  Firenze,  1888.  8°. 
*Bibliographia   botanica   targioniana   Ad.  Targionio   Tozzettio   recensita  agri- 

culturae  et  usus   piantarmi!   quibusdam   editis  Clariss.  humaniss.  Bota- 

nicis  Florentiae  congregatis.  A.  D.  MDCCCLXXIV.  A.  Targ.  Tozz.  Med. 

D.  et  Joh.  jun.  Jurisp.  fìlii  superstites  D.  D.  C.  C.  Florentiae,  1874.4°. 
*Boccardo   G.  —  L'economia  nazionale  e  le  banche.  Roma,  1888.  8°. 
* Bocca rdo  E.  —  Trattato  elementare  completo  di  geometria  pratica.  Disp.  21. 

Torino,  1888. 

*  Ceretti  P.  —  Saggio  circa  la  ragione  logica  di  tutte  le  cose.  Vers.  dal  latino 

del  prof.  C.  Badini.  Voi.  I,  IL  Torino,  1888.  8°. 
* Ferrerò  A.  —  Rapport  sur  les  triangulations  (Association  géodésique  Inter- 
nationale). Florence,  1888.  4°. 

*  Galanti  A.  —  Il  problema  della  popolazione  e  l'avvenire  d'Italia.  Firenze, 

1888.  8°. 

*  Galli  I.  —  Sulla  forma  vibratoria  del  moto  sismico.  Roma,  1888.  4°. 
*Govi  G.  —  Della  invenzione  del  micrometro  per  gli  strumenti  astronomici. 

Roma,  1888.  8°. 

*  Bachi  P.  —  Un  caso  rarissimo  di  processo  paracondiloideo.  Perugia,  1888.  8°. 

*  Bampertico    F.    —    Commemorazione    del  senatore  Luigi  Torelli.  Venezia, 

1888.  8U. 

*  Mar  chi  ni  P.  I.  —  Discorsi  e  scritti  vari  di  P.  Toselli  con  cenni  biografici. 

Savona,  1888.  4°. 

*Id.  —  Paolo  Boselli.  Cenni  biografici.  Torino,  1888.  8°. 

*Raddi  A.  —  Alcune  digressioni  tecniche  sulla  Spezia  in  rapporto  alle  co- 
struzioni ed  all'igiene.  Firenze,  1888.  8°. 

*Id.  —  Città  di  Spezia;  condotta  delle  acque  di  Canneto;  possibilità  di  un 
impianto  aspirante  a  Pegazzano.  Firenze,  1887.  8°. 

*Rl.  —  Sulla  fognatura  della  città  di  Spezia.  Firenze,  1880.  8°. 


—    CXLIV   — 

* Righi  A.  —  Sui  fenomeni  elettrici  provocati  dalle  radiazioni.  Bologna,  18S8.  4°. 
* Saccardo  P.  A. —  Sylloge  fungorum  omnium  hucusque  cognitorum.  Voi.  VI, 
VII,  2.  Patavii,  1888.8°. 

*  Sella  Q.  —  Discorsi   parlamentari   raccolti   e   pubblicati   per   deliberazione 

della  Camera  dei  deputati.  Voi.  III.  Roma,  1888.  8°. 

*  Taramela  T.  e  Mercalli  G.  —  11  terremoto  ligure  del  23  febb.  1887.  Roma, 

1888.  4°. 

*  Targhili  Tossetti  A.  —  Sull'apparecchio  che  separa  ed  esala  l'odore  di  mu- 

schio nel  maschio  della  Sphynx  Con  volvoli.  Firenze,  1872.  8°. 

*jd.  _  Della  malattia  del  pidocchio  (P h y  1 1  o x e r a  vastatrix  Planch)  nella 
vite  secondo  gli  studi  fatti  in  Europa  e  in  America  ecc.  Roma,  1875.  8°. 

*/d.  —  Note  anatomiche  intorno  agli  insetti.  Firenze,  1872.  8°. 

*j(l  —  Sulla  Stazione  di  entomologia  agraria  fondata  in  Firenze.  Discorso. 
Firenze,  1875.  8°. 

*7#.  —  La  bocca  e  i  piedi  dei  Tetranychu.s.  Firenze,  1877.  8°. 

*fd  —  Myxolecanium  Kibarae  Beccari  (Lecaniti).  Firenze,  1877.  8°. 

*jd.  —  Sulla  Helicopsyche  agglutinans  (Tass.).  Firenze,  1878.  8°. 

*jd.  —  Notizie  e  indicazioni  sulla  malattia  del  pidocchio  della  vite  o  della 
filossera  (Phylloxera  vastatrix)  da  servire  ad  uso  degli  agricoltori. 
Roma,  1879.  8°. 

*jd.  —  Catalogo  degli  espositori  e  delle  cose  esposte  alla  Sezione  italiana 
della  Esposizione  internazionale  di  pesca  in  Berlino  1880.  Firenze,  1880. 8°. 

*jd.  —  Rapporto  sulla  mostra  internazionale  della  pesca  tenuta  a  Berlino 
nel  1880,  Sezione  italiana.  Roma,  1881.  8°. 

*jd,  —  Armature  genitali  maschili  degli  ortotteri  saltatori.  Firenze,  1882.  8°. 

*/d.  —  Ortotteri  agrari  cioè  dei  diversi  insetti  dell'ordine  degli  ortotteri  no- 
civi o  vantaggiosi  all'agricoltura  o  all'economia  domestica  e  principal- 
mente delle  cavallette.  Roma,  1882.  8°. 

*jd.  —  Questione  sulla  esistenza  dell'uovo  di  inverno  della  fillossera  della 
vite,  nuovamente  proposta  nella  adunanza  della  Società  entomologica 
italiana  nel  3  giugno  1883.  Firenze,  1883.  8°. 

*jd,  —  Di  alcuni  rapporti  delle  coltivazioni  cogli  insetti  e  di  due  casi  d'in- 
fezione del  nocciolo  e  dell'olivo  per  cagione  di  insetti.  Firenze,  1885.  8°. 

*jd.  —  Note  sopra  alcune  cocciniglie  (Coccidei).  Firenze,  1885.  8°. 

*Id.  —  Relazioni  intorno  ai  lavori  della  Stazione  di  entomologia  agraria  di 
Firenze  per  gli  anni  1875,  1877-1885.  Roma,  1876-88.  4  voi.  8°. 

*jd  —  Cavallette  in  Algeria  e  nell'Agro  romano.  S.  1.  1888.  8°. 

*kl.  —  Sopra  alcune  specie  di  cocciniglie,  sulla  loro  vita  e  sui  momenti  e  gli 

espedienti  per  combatterle.  Firenze,  1888.  8°. 
*Id.  —  Ancora  sulla  melata  e  la  sua  origine.  Firenze,  s.  a.  8°. 
'Vocabolario  degli  accademici  della  Crusca.  5a  impressione,  voi.  VI,  2.  Fi- 
renze, 1888.  4°. 


CX.LV    — 

Pubblicazioni  estere. 

fAbel  J.  —  Ueber  Aethylenimin  (Spermin?).  Kiel,  1888.  8°. 

f Barckmami  C.  —  Ueber  Xeroderrna  pigmentosum.  Kiel,  1888.  8°. 

*Bauemfeind  C.  M.  v.  —  Das  Bayerische  Praecisions-Nivellement.  Miincheu, 

1888.  4°. 
^ Baurath  IL  —  Ueber  «-Stilbazol  und  seine  Reduktionsprodukte.  Kiel,  1888.  8°. 
^  Belai  0. —  Studien  ueber  die  Hornsckicht  der  menschlichen  Óberhaut  spe- 

ciell  ueber  die  Bedeutung  des  Stratum  lucidum  (Dehl.).  Kiel,  1887.  8°. 
fBier  A.  —  Beitràge  zur  Kenntniss  der  Syphilome  der  àusseren  Muskulatur. 

Kiel,  1888.  8°. 
fBlass  F.  —  Rede  zur  Feier  des  Gedachtnisses  Weiland  Sr.  M.  des  Deutschen 

Kaisers  Konigs  von  Preussen  Friedrich  III.  Kiel,  1888.  8°. 
^  Boie  C.  —  Ein  Beitrag  zur  Keratitis  parenchymatosa  aus  den  Journalen  der 

Universitàt-Augenklinik  zu  Kiel.  Kiel,  1888.  8°. 
fBreede  H.  —  Ein  Fall  von  tòdtlicher  Blutung  aus  Magenvaricen.  Kiel,  1887.8°. 
f Breese  G.  —   Ein   Beitrag   zur   Statistik  und  pathologischen  Anatomie  der 

Hirnblutung.  Kiel,  1888.  8°. 
t  Breuning  J.  —  Bacteriologische  Untersuchung  des  Trinkwassers  der  Stadt  Kiel 

im  August  und  September,  1887.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Bruitoti  D.  G.  —  The  language  of  Palaeolithic  Man.  Philadelphia,  1888.  8°. 
fBrockhaus  Fr.  —  Ueber  das  canonische  Recht.  Kiel,  1888.  8°. 
"*■  Gollischoan  H.  —  Beitrag  zur  Casuistik  der  Form-  und  Lagerungs-  Stòrun- 

gen  des  Magens.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Cricius  A.  —  Carmina  ed.  C.  Morawski.  Cracoviae,  1888.  8°. 
'l' Bansig  E.  —  Ueber  die  eruptive  Naturgewisser  Gneisse  sowie  des  Granulits 

im  sàchsischen  Mittelgebirge.  Kiel,  1888.  8°. 
''David  A.  —  Beitrag  zur  Kenntniss  der  Wirkimg  des  Chlorsauren  Natriums. 

Kiel,  1888.  8°. 
* ' Ebermaier  A.  —  Ein  Fall  von  Syfìlis  hereditaria  tarda.  Kiel,  1888.  8n. 
fEschricht  C.  —  Ein  Fall  von  Hydrops  genu  intermittens.  Kiel,  1888.  8°. 
* Esperandieio  Eni.  —   Note  sur  quelques  monnaies  decouvertes   à   Poitiers. 

Paris,  1888.  8°. 
+ Fichtel  J.  —  Die  Befunde  bei  plotzliehen  Todesf alien  im  pathologischen  Insti- 

tut  zu  Kiel.  Kiel,  1888.  8°. 
*-Fick  B.  —  Eine  jainistische  Bearbeitung  der  Sagara-Sage.  Kiel,  1888.  8°. 
^Fonseca  31.    W.  de  —  Beitrag  zu  Frage  nàchtlichen  Harnabsonderung  und 

zur  Physiologie  der  Harnansammlung  in  der  Biase.  Neumunster,  1888.  8°. 
i Forster  R.  —  De  Aristotelis  quae  feruntur  secretis   secretoium  commenta- 

tio.  Kiliae,  1888.  4°. 
rId.  —  Rede  zur  Feier  des  Gedachtnisses  Weiland  Sr.  Maiestat  des  deutsch. 

Kaisers  Konigs  von  Preussen  Wilhelm.  Kiel,  1888.  8°. 

Bullettino-Kendiconti,  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  10 


CXLVI    

ì Freese  W.  —  Anatomisch-histologische  Untersuchung  von  Membranipora  pi- 
losa  L.  uebst  einer  Beschreibung  der  in  dei"  Ostseegefundenen  Bryozoen. 
Berlin,  1888.  8°. 
t Friedrich    M.  —   Ueber  metastatische  proliferirende  Papillome  der  Aorten- 
wand  bei  primarem  proliferirenden  papillaren  Kystome  des  Ovarium.  Kiel, 
.    1888.  8°. 
*Gasperirii  R.  —  Kelazione  sugli   scavi  fatti   nella  spelonca  di  Grabak  sul- 
l'isola di  Lesina  nell'autunno  1887.  Spalato,  1888.  8°. 
i  Geerdls  L.  —  Ein  Fall  von  doppelter  Ureteren-Bildung  mit  blinder  Endi- 

gung  des  einen  derselben.  Kiel,  1887.  8°. 
fQehl  0.  —  Ein  Fall  von  Verletzung  des  Sehnerven.  Kiel,  1888.  8°. 
*Gerlo/f  0.  —  Beitrag  zum  Strychnin-Diabetes.  Kiel,  1888.  8.° 
*  Górges  IL  —  Beitrag  zur  Pathologischen  Anatomie  der  Difterie.  Kiel,  1888.  8°. 
i  Gràf  A.  —  Das  Perfectum  bei  Chaucer.  Frankenbausen,  1888.  8°. 
^Hagen  P.  —  Quaestiones  Dioneae.  Kiliae,  1887.  8°. 
^Harke   Th.  —  Ein  Fall  von  dreinialiger  Magenresection  wegen  Magenbauch- 

wandfistel.  Kiel,  1887.  8°. 
*Harttung  0.  —  Ueber  Epidemische  Cerebrospinalmeningitis  in  Kiel.  Kiel, 

1888.  8°. 
aliaselo ff  B.  —  Ueber  den  Krystallstiel  der  Muscheln  nacb  Untersuchungen 

verscbiedener  Arten  der  Kieler  Bucht.   Osterode,  1888.  8°. 
*Hertìng  J.  —  Ueber   Axendrehungen    des  Darms   bei   Neugeborenen.  Kiel, 

1888.  8°. 
^Hittegrad  F.  —    Welcher  Art  sind  die  Enderfolge  der  Kniegelensectionen. 

seit  Einfiihrung  der  antiseptiscben  Wundbehandlung  und  der  Kiinstlichen 

Blutleere?  Kiel,  1888.  8°. 
^Iloche  L.  —  Ein  Beitrag  zu  der  Lehre  von  der  Radicaloperation  von  Her- 

nien,  speciell  bei  Kindern.  Kiel,  1888.  8°. 
* Eoppe- Seyler   G.  —  Ueber   die  Ausscheidung  der  Aetherschwefelsànren  ini 

Urin  bei  Krankbeiten.  Strassburg,  1887.  8°. 
i  Jacob  J.  —  Ueber  simulirte  Augenkrankheiten.  Kiel,  1888.  8°. 
^Kalmus  G.  —    Ein  Beitrag  zur  Statistik  und  patbologiscben  Anatomie  der 

Secundàren  Magen-Difteritis.  Kiel,  1888.  8°. 
"'  Kayser  R.  —  Placidus  von  Nonantula:  De  honore  ecclesiae.  Kiel,  1888.8°. 
*Kirchhoff.  —  Die  Localisation  psychischer  Stòrungen.  Kiel,  1888.  8". 
f  Lcuige  H.  —  Ein  Beitrag  zur  Statistik  und  pathologischen  Anatomie  der  in- 

terstitiellen  Hepatitis.  Kiel,  1888.  8°. 
* Levasseur  E.  —  L'abolition  de  l'esclavage  au  Brésil.  Paris,  1888.  8°. 
^LiUtgem  C.  —  Ueber  Bedeutung  und  Gebrauch  der  Hilfsverba  ini  friihen  Al- 

tenglischen  Sculan  und  Willan.  Wismar,  1888.  8°. 
^Macoun  J.  —  Catalogue  of  Canadian  plants.  Part  IV.  Endogens.  Montreal, 

1888.  8°. 


—    GXLVII    — 

*Mangold  G.  —  Ueber  die  Altersfolge  der  vulkanischen  Gesteine  und  der  Abla- 
gerungen  des  Braunkohlengebirges  ira  Siebengebirge.  Kiel,  1888.  8°. 

fMàtsehke  0.  —  Die  Nebensàtze  der  Zeit  im  Altfranzòsischen.  Kiel,  1887.  8°. 

1 Moller  H.  —  Zur  Transformation  der  Thetafunktionen.  Rostock,   1887.  8°. 

*Mdrck  J.  P.  A.  —  Beitrag  zur  pathol.  Anatomie  der  congenitalen  Syfilis. 
Kiel,  1888.  8°. 

f  Oetken  F.  —  Ueber  ableitende  Behandhmg  bei  Wirbel-  und  Riickennmarks- 
Erkrankungen.  Kiel,  1887.  8°. 

*  Ossowski  C. —  Grand  Kourhan  de  Ryzanówka  d'après  les  recherches  faites 

en  1884  et  1887.  Cracoviae,  1888.  4°. 
i Petersen  J.   S.  —  Ueber  einen  Fall  von  Melanosarkom  des  Rectums.  Kiel, 

1888.  8°. 
* '  Pirow  F.  —  Statistik  der  Keuchhustens  nach  den  Daten  der  Kieler  medi- 

cinischen  Poliklinik  von  1865  bis  1886.  Kiel,  1888.  8°. 
*Report  of  the  scientifìc  results  of  the  voyage  of  H.  M.  S.  Challenger  during 

the  years  1873-76.  Zoology.  Voi.  XXVII.  Edinburgh,  1888.  4°. 
+ Rhein  G.  F.  —  Beitrage  zur  Anatomie  der  Caesalpiniaceen.  Kiel,  1888.  8°. 
ìRiemann  F.  —  Ueber  den  Zusammenhang  von  Nierendislokation  und  Magen- 

erweiterung.  Kiel,  1888.  8°. 
i  Rollio  edder  IL  —  Der  primare  Leberkrebs  und  sein  Verhàltnis   zur  Leber- 

kirrhose.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Roll  0.  —  Ueber  den  Einfluss  der  Volksetymologie  auf  die  Entwicklung  der 

neufranzosischen  Schriftsprache.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Scuter  R.  —  Beitrag  zur  Luxatio  lentis  in  cameram  anteriorem.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Scliiereiiberg  G.A.B. —  Die  Ràthsel  der  Varusschlacht  oder  Wie  und  Wo 

gingen  die  Legionen  des  Varus  zu  Grunde  ?  Frankfurt,  1888.  8°. 

*  Schirren  C.  —  Ein  Beitrag  zur  Kenntniss  von  der  Atrofie  der  Magenschleim- 

haut.  Kiel,  1888.  8°. 
+  Schlaiifjli  31.  —  Ueber  synthetische  Pyridinbasen  aus  Acet-  und  Propional- 

dehydammoniak.  Kiel,   1888.  8°. 
^  Schmid- Monna  ni  C.  —    Ueber    Pathologie    und  Prognose  der  Gelenktuber- 

culose  insbesondere  des  Fusses.  Kiel,  1888.  8". 
+  Schopf  S.  —  Beitrage  zur  Biographie   und  zur  Chronologie  der  Lieder  des 

Troubadours  Peire  Vidal.  Breslau,  1887.  8°. 
f  Schramm  C.  —  Synthetische    Untersuchungen   in  der   Chinolinreihe.    Kiel, 

1887.  8°. 
f Schróder  C-    —    Ueber  die  Wirkung  der  Ueberosmiumsiiure  bei  Epilepsie. 

Schwerin,  1888.  8". 
*"  Schróder  G.  —  Anatomisch-histologische  Untersuchuug  von  Nereis  diversi- 
color,  0.  Fr.  Miill.  Rathenow,  1886.8°. 
i  Scludte  M.  —  Entziindliche  Spontanfrakturen  des  Oberschenkels  far  bosar- 

tige  Knochenneubildungen  gehalten.  Kiel,  .1888.  8°. 


—    CXLVIII    — 

+  Schulti  IL  C.  31.  —  Ueber  «-Methyl-«  '  Aethyl-  und  «-Methyl-y-Aethylpyri- 

din  und  ihre  zugehòrigen  Hexahydrobasen.  Kiel,  1888.  8°. 
fSchult£e  A.  —  Ueber  die  Bewegung  der  Wàrme  in  einem  bomogenen  recht- 
winkligen  Parallelepipedon.  Kiel,  1887.  8°. 

*  SchulUe  E.  —  De  legione  Roinanorum  XIII  gemina.  Kiliae,  1887.  8°. 

*  Selbor  L.  —  Estudio  filologico  sobre  lengua  universal.  Madrid,  1888.  8°. 

+  Sonnìus  F.  —  Epistolae  ad  Viglium  Zuichemum.  ed.  P.  F.  X.  de  Ram.  Bru- 
xelles, 1850.  8°. 

fStarck  W.  von  —  Die  Lage  des  Spitzenstosses  und  die  Percussion  des 
Herzens  ini  Kindesalter.  Stuttgart,  1888.  8°. 

*  Slemann  E.  —  Beitràge  zur  Kenntnis  der  Salpingitis  tuberculosa   und  go- 

norrboica.  Kiel,  1888.  8°. 

*  Stritelo  R.  —  Ueber  das  Verhàltnis  der  Chorea  und  der  Scarlatina  zum  acu- 

ten  Gelenkrheuniatismus.  Kiel,  1887.  8°. 

*  Tràger  E.  —  Die  Volksdichtigkeit  Niederschlesiens.  Weimar,  1888.  8°. 
*Travaux  et  Mémoires  du  Bureau  international  des  poids  et  mesures.  T.  VI. 

Paris,  1888.  4°. 
+  Verhandlungen   der  vom  21  bis  zum  29  October  1887  auf  der   Sternwarte 

zu  Nizza  abgehaltenen  Conferenz  der  permanenten  Commission  dér  in- 

temationalen  Erdmessung  redigir  v.  A.  Hirsch.  mit  Supplement.  Berlin, 

1888.  4°. 
+  Walter  C.  —  Beitrag  zur  Lehre  vom  Hydrocephalus.  Kiel,  1888.  8°. 
f  Warnstedt  G.  —  Ein  Fall  von  totlicher  Fettembolie  nach  Weichteilverlet- 

zung.  Kiel,  1888.  8°. 

*  Weber  R.  —  Beitrag  zur  Statistik  der  Echinokokkenkrankheit.  Kiel,  1887.  8°. 
+  Wille  B.  —  Der  Phanomenalismus  des  Thomas  Hobbes.  Kiel,  1888:  8°. 

*  Wolfrìng    W.  —    Statistik    der  Masern  des   Scharlachs  und  der  Varicellen 

nach  den  Daten  der  Kieler  medicin.  Poliklinik  von  1865  bis  1886.  Kiel, 
1887.  8°. 
f  Zwink  31. —  Die  Pendei- Uhren  im  luftdicht  verschlossenen  Raume  mit  be- 
sonderer  Anwendung  auf  die  bezuglichen  Einrichtimgen  der  Berliner  Stern- 
warte. Halle,  1888.  4°. 

Pubblicazioni  periodiche 
pervenute  all'Accademia  nel  mese  di  novembre  1888. 

Pubblicazioni  italiane. 

f  Annali  della  Società  degli  ingegneri  e  degli  architetti  italiani.  Anno  III,  p.  2. 
Roma,  1888. 

Nazzam.  Sopra  un  modo  di  difesa  d'una  diga  antica  costruita  attraverso  il  torrente 
Crostolo.  —  Frascara.  Disegno  di  un  nuovo  accesso  a  via  Nazionale  in  Soma.  —  Cacio- 
lini.  Legislazione  mineraria.  —  Cappelli.  Bonifica  della  valle  superiore  dell'Amasene  — 
Bonato.  Le  coperture  in  legno  ed  in  ferro.  Cenni  storici  e  descrittivi.  —  Ceradini.  Sui 
rivestimenti  delle  gallerie. 


—    CLXIX    — 

+ Annali  dell'Ufficio  centrale  meteorologico  e  geodinamico  italiano.  S.  2a,  voi. 

Vili,  4.  1886.  Roma,  1888. 
+ Annali  del  r.  Istituto  tecnico  Zanon  in  Udine.  Ser.  2a,  anno  VI,  1888.  Udine. 

Marchesini.  Amministrazione  e  ragioneria  pubblica.  —  Marchesi.  L'Arsenale  di  Ve- 
nezia nei  due  ultimi  secoli  della  repubblica  veneta. 
f  Annali  di  chimica  e  di  farmacologia.  1888,  n.  4.  Milano. 

Baldi.  Sul  meccanismo  di  azione  della  cocaina  e  sulla  eccitabilità  della  midolla  spi- 
nale. —   Campavi.  Nuovo  metodo  per  preparare  il  protossido  d'azoto. 

+ Archivio  per  l'antropologia- e  la  etnologia.  Voi.  XVIII,  2.  Firenze,  1888. 

Mantegazza.  Gli  atavismi  psichici.  —  Davegno.  Le  superstizioni  di  Portofino  (Ligu- 
ria, riviera  di  levante).  —  Sergi  e  Moschen.  Crani  della  Papuasia.  —  MarimO.  Sulle  ossa 
interparietali  e  preinterparietali  nel  cranio  umano.  —  Regalia.  Orbita  e  obliquità  dell'oc- 
chio mongolico.  —  Danielli.  Tecnica  antropologica. 

f  Archivio  storico  italiano.  Ser.  5a,  t.  II,  5.  Firenze,  1888. 

Catellacci.  La  pace  tra  Firenze  e  Pisa  nel  1364.  —  Gianandrea.  Della  signoria  di 
Francesco  Sforza  nella  Marca  secondo  le  memorie  e  i  documenti  dell'Archivio  fabrianese.  — 
Guasti.  Alcuni  Brevi  di  Clemente  VII  sulle  ferite  e  la  morte  di  Giovanni  de'  Medici  estratti 
dagli  archivi  segreti  del  Vaticano. 

^  Archivio  veneto.  Anno  XVIII,  f.  71.  Venezia,  1888. 

Barhon.  Andrea  Querini.  —  Bcllcmo.  L'insegnamento  e  la  cultura  in  Chioggia  fino 
al  secolo  XV.  —  Cerone.  Il  Papa  ed  i  Veneziani  nella  quarta  crociata.  —  Cecchetti.  Ap- 
punti sulle  finanze  antiche  della  Republica  veneta.  —  Boni.  Il  sepolcro  del  beato  Si- 
meone profeta,  scultura  veneziana  del  secolo  XIV.  —  De-Leva.  Marino  Sanuto.  —  Castel- 
lani. I  privilegi  di  stampa  e  la  proprietà  letteraria  in  Venezia.  —  Molmenti.  Venezia  nel- 
l'arte e  nella  letteratura  francese.  —  Caffi.  Poesia  vernacola  inedita  di  Melchiorre  Cesa- 
rotti, cenni  sull'autore,  dettati  da  don  Angelo  Zendrini.  —  Cetani.  L'epistolario  di  mon* 
signor  Francesco  Bianchini,  veronese.  —  Degani.  La  Cronaca  di  Pre'  Antonio  Purliliese, 
vice-abate  di  Fanna,  1508-1532.  —  Narducci.  Cardinale  Morosini  patriarca  latino  di  Costan- 
tinopoli, 1332-1335.  —  Molmenti.  I  pittori  Bellini. 

+Atti  della  Società  toscana  di  scienze  naturali.  Memorie:  voi.  IX.  Processi  ver- 
bali. Voi.  VI,  ad.  1°  luglio  1888.  Pisa. 

Lachi.  La  tela  coroidea  superiore  e  i  ventricoli  cerebrali  nell'uomo.  —  Vaglino.  Enu- 
merazione di  alcuni  fungi  raccolti  nella  provincia  di  Massa.  —  Issel.  La  caverna  della 
Giacheira  presso  Pigna.  —  Fichi.  Elenco  delle  alghe  toscane.  —  Valenti.  Sopra  le  fossette 
laterali  al  frenulo  del  prepuzio.  —  Batelli.  Delle  glandule  anali  di  alcuni  carnivori.  — 
Arcangeli.  Sulla  fermentazione  panaria.  —  Ristori.  Alcuni  crostacei  del  miocene  medio 
italiano.  —  Ficalbi.  Ricerche  istologiche  sul  tegumento  dei  serpenti.  —  /(/.  Osservazioni 
anatomiche  ed  istologiche  sull'apparecchio  palpebrale  dei  serpenti  e  dei  gechidi.  —  Di 
Poggio.  Cenni  di  geologia  sopra  Matera  in  Basilicata.  —  Arcangeli.  Ulteriori  osservazioni 
sull'Euryale  ferox,  Sai.  —  Rossetti.  Contribuzioni  alla  flora  della  Versilia. 

fAtti  della  Società  italiana  di  scienze  naturali.  Voi.  XXXI,  1,2.  Milano,  1888. 

De- Carlini.  Vertebrati  della  Valtellina.  —  Mariani.  Foraminiferi  delle  marne  plio- 
ceniche di  Savona.  —  Ricciardi.  Sull'azione  dell'acqua  del  mare  nei  vulcani.  —  Id.  Sulle 
rocce  vulcaniche  di  Rossena  nell'Emilia.  —  Mazza.  Caso  di  melomelia  anteriore  in  una 
Rana  esculenta  Linn.  —  Sacco.  Note  di  paleoicnologia  italiana.  —  Ricciardi.  Ricerche 
di  chimica  vulcanologica.  —  Bellotti.  Note  ittiologiche. 

fAtti  e  Memorie  della  r.  Accademia  di  scienze,  lettere  ed  arti  in  Padova.  N.  S. 
voi.  IV,  Padova,  1888. 


CL    

Sacerdoti.  Resoconti  e  opinioni  in  materia  di  fallimento.  —  Bertini.  Del  bello  nel- 
l'educazione. —  Landucci.  I  senatori  pedari.  —  D'Ancona.  L'ospizio  marino  italiano  di 
fronte  all'umanità  e  alla  scienza.  —  Favaro.  Serie  3a  di  scampoli  Galileiani.  —  Abett'u 
Delle  maree  e  sulla  loro  predizione.  —  Veccliiato.  Un  principe  debole.—  Cipolla.  Intorno 
al  panegirico  di  Ennodio  per  re  Teoderico.  —  Ferrai.  I  frammenti  della  Politela  di  Ari- 
stotele nel  papiro  CXLIII  del  Museo  egizio  di  Berlino.  —  Ronconi.  Duplicità  del  prin- 
cipio d'azione  nell'uomo.  — :  Turala.  La  navigazione  interna  in  Italia.  —  Gncsotto.  Orazio 
come  uomo.  —  Keller.  Ancora  sui  fosfati.  —  Marinelli.  Sui  Colli  Euganei.  —  Tolomei. 
Sull'odierna  questione  degli  abusi  dei  ministri  dei  culti  nell'esercizio  delle  loro  funzioni. 

"■"Atti  e  Memorie  della  Società  istriana  di  archeologia  e  storia  patria.  Voi.  IV, 
1-2.  Parenzo,   1888. 

Direzione.  Pergamene  dell'Archivio  arcivescovile  di  Ravenna  riguardanti  la  città  di 
Pola.  —  Id.  Senato  Misti:  cose  dell'Istria.  —  Morteani.  Isola  ed  i  suoi  statuti. 

■^Bollettino  del  Collegio  degli  ingegneri  ed  architetti  in  Napoli.  Voi.  VI,  9-10. 

Napoli,    1888. 
*Bollettino  della  sezione  dei  cultori  delle  scienze  mediche  (r.  Accad.  dei  fisiocri- 

tici  in  Siena).  Anno  VI,  7.  Siena.  1888. 

1  Bollettino  della  Società  dei  naturalisti  in  Napoli.  Ser.  la,  voi.  II,  2.  Napoli,  1888. 
Mazzarelli.  Su  di  alcune  anomalie  osteologiche  in  un  cranio  di  Erinaceus  eu- 
ropaeus,  L.  —  Pansini.  Del  plesso  e  dei  gangli  propri  del  diaframma.  —  C'rety.  Note 
morfologiche  intorno  al  Sojen  opy  orus  megaceph  alus  Creplin.  —  Mingaszini.  Ri- 
cerche anatomiche  ed  istologiche  sul  tubo  digerente  delle  larve  di  alcuni  Lamelli corni  lito- 
fagi. —  Pansini.  Delle  terminazioni  dei  nervi  sui  tendini  nei  vertebrati.  —  Gavino.  Cro- 
stacei raccolti  dalla  r.  corvetta  Caracciolo,  mi  viaggio  intorno  al  globo  durante  \*\i  anni 
1881-82-83-84.  —  Falzacappa.  Genesi  della  cellula  specifica  nervosa  e  intima  struttura  del 
sistema  centrale  nervoso  degli  uccelli.  —  Monticelli.  Cercaria  seti  fera.  — Raffaele. 
Osservazioni  sopra  d'Orth ago r  i'scus  mola.  —  Gavino.  Crostacei  del r.  avviso  Papido. — 
Casoria.  Composizione  chimica  di  alcuni  calcari  magnesiferi  del  monte  Somma. —  Id.  Sulla 
presenza  del  calcare  nei  terreni  vesuviani.  —  Id.  Composizione  chimica  dell'acqua  di 
Serino  attinta  nella  città  di  Napoli.  —  Id.  Mutamenti  chimici  che  avvengono  urlìi'  lave 
vesuviane  per  effetto  degli  agenti  esterni  e  della  vegetazione.  —  San  felice.  Intorno  alla 
rigenerazione  del  testicolo.  Parte  IL  —  Savastano.  Tumori  nei  coni  gemmari  del  Car- 
rubo (Ce  rat oni a  Siliqua  L.).  —  Fonseca.  Azione  dell'ossigeno  sui  vini.  —  Id. 
Influenza  delle  diverse  densità  ed  acidità  dei  mosti  d'uva  sulla  fermentazione  e     sui  vini. 

■^Bollettino  della  Società  generale   dei  viticoltori  italiani.  Anno  III,  21,  22. 
Roma. 

Cerletti.  Sulla  scelta  dei  vini  per  l'estero.  —  Cuboni.  Le  malattie  dei  grappoli.  — 
Lunardoni.  Il  bruco  dei  grappoli  e  il  verme  dell'uva  nei  vigneti  di  Marino  e  dintorni. 

"^Bollettino  della  Società  geografica  italiana.  Ser.  Ili,  voi.  I,  10-11.  Roma,  1888. 

Traversi.  Escursione  nel  Gimma.  —  Pennesi.  Vulcani  e  terremoti  nella  regione  istmice 
dell'America  centrale.  —  Rondani.  Lettera  dall'Harar.  —  Cortese.  Sei  mesi  in  Madagascar: 
note  di  viaggio  e  ricordi. 

f  Bollettino  delle  nomine  (Ministero  della  guerra).  1888.  Disp.  47-50.  Roma,  1888. 
"^Bollettino  delle  pubblicazioni  italiane   ricevute  per  diritto  di  stampa.  1888, 

n.  69,  70.  Firenze,    1888. 
f Bollettino  del  Ministero   degli  affari  esteri.  Voi.  II,  3.  Roma,  lì 


CLI    

"Bollettino  di  notizie  agrarie.  Anno  X,  1888,  n.  67-70.  Eivista  meteorica,  n.  30- 

81.  Eoma,  1888. 
-*"  Bollettino  di  notizie  sul  credito  e  la  previdenza.  Anno  VI,  n.  12.  Roma,  1888. 
"Bollettino  mensuale  dell'Osservatorio  centrale  di  Moncalieri.  Ser.  2a,  voi.  Vili, 
10.  Torino,  1888. 
Bertelli.    Delle    variazioni  dei  valori  d'intensità  relativa  nelle  medie  termometriche 
mensili  ed  annuali  osservate  nel  Collegio  delle  Querce  di  Firenze  dal  1872  al  1887. 

"Bollettino  meteorico  dell'Ufficio  centrale  di  meteorologia.  Anno  X,  1888,  no- 
vembre. Roma. 

+ Bollettino  settimanale  dei  prezzi  di  alcuni  dei  principali  prodotti  agrari  e 
del  pane.  Anno  XV,  41-44.  Roma,  1888. 

+Bollettino  ufficiale  dell'istruzione.  Voi.  XIV,  9,  settembre  1888.  Roma. 

^Bullettino  della  Commissione  archeologica  comunale  di  Roma.  Anno  XVI,  9- 
10.  Roma,  1888. 

Ghirardini.  Di  una  statua  d'efebo  scoperta  sull'Esquilino.  —  Cantarelli.  Anabolicarii.  — 
Tomassetti.  Notizie  del  movimento  edilizio  della  città  in  relazione  con  l'archeologia  e  con 
l'arte.  —   Gatti.  Trovamenti  risguardanti  la  topografìa  e  la  epigrafia  urbana. 

^Bullettino  della  Commissione  speciale  d'igiene  del  Municipio  di  Roma.  Anno 
IX,  8-10.  Roma,  1888. 
Lanzi.  I  funghi  commestibili  e  l'igiene. 

^Bullettino  delle  scienze  mediche.  Ser.  6a,  voi.  XXII,  3-4.  Bologna,  1888. 

Mediai .  Un  caso  di  mancanza  congenita  della  tibia.  —  Bichi.  Della  necessità  e  del 
modo  di  provvedere  i  Comuni  di  registri  e  di  sebede  per  i  vaccinati  e  i  rivaccinati,  e  di 
specchio  per  le  vaccinazioni  e  le  rivaccinazioni  e  per  i  casi  di  vajuolo.  —  Bassi.  Consi- 
derazioni critiche  intorno  all'itterizia  cosi  detta  catarrale.  —  Pinzani.  L'emoglobina  nelle 
gravide,  nelle  partorienti,  nelle  puerpere  e  nei  neonati.  —  Coen  e  UAjutolo.  Sulle  alte- 
razioni istologiche  dei  reni,  dei  muscoli  ,  dello  stomaco  ,  degli  intestini  e  del  fegato  nel- 
l'avvelenamento cronico  da  piombo. 

?  Cimento  (11  nuovo).  3a  ser.  t.  XXIV,  sett.-ott.  1888.  Pisa. 

Righi.  Sulla  conducibilità  calorifica  del  bismuto  posto  in  un  campo  magnetico.  — 
Ferraris.  Sulle  differenze  di  fase  delle  correnti,  sul  ritardo  dell'induzione  e  sulla  dissipa- 
zione eli  energia  nei  trasformatori.  —  Righi.  Sulla  forza  elettromotrice  del  selenio.  — 
Beltrami.  Intorno  ad  alcuni  problemi  di  propagazione  del  calore.  —  Palmieri.  Se  la  pioggia, 
la  grandine  e  la  neve  giungano  al  suolo  con  elettricità  propria  opposta  a  quella  dominante 
nell'aria  durante  la  loro  caduta. 

^Circolo  (II)  giuridico.  Anno  XIX,  9-10.  Palermo,  1888. 

Longo.  Studi  su  l'Actio  legis  aquiliae,  a  chi  competa  l'Actio  (directa).  —  Leto.  Il 
pubblico  accusatore  e  l'accusato. 

f  Gazzetta  chimica  italiana.  Appendice.  Voi.  VI,  18.  Palermo,  1888. 

+  Giornale    di   matematiche.  Voi.  XXVI,  sett.-ott.  1888.  Napoli. 

Pirondini.  Sulle  curve  osculatrici. —  Viranti.  Nuove  ricerche  sulle  funzioni  intere. — 
Andreini.  Sopra  una  proprietà  singolare  di  alcuni  numeri  dipendente  dal  sistema  partico- 
lare di  numerazione  nel  quale  sono  scriili. 

*  Giornale  medico  del  r.  Esercito  e  della  r.  Marina.  Anno  XXXVI,  10.  Roma,  1888, 
Barbatelli.  Mia  permanenza  a  Massaua  dal  giugno  1887  al  maggio   1888.  Brevi  os- 
servazioni climatolosiche  e  cliniche. 


CLII    — 

*  Giornale  militare  ufficiale.  Parte  la,  disp.  44-47;  parte  2a,  disp.  50-53.  Roma, 

1888. 
■^Rassegna  (Nuova)  di  viticoltura  ed  enologia.  Anno  II,  n.  20,  21.  Conegliano, 

1888. 

20.  Soncini.  Curiamo  la  fermentazione.  —  Grimaldi.  Talee  o  barbatelle.  —  Palumbo. 
Gangrena  umida  delle  uve.  —  21.  Cuboni.  Le  malattie  dei  grappoli.  —  ffugues.  La  fillos- 
sera e  le  viti  americane  nell'Istria,  Gorizia  e  Trieste. 

"•■Rendiconto  dell'Accademia  delle  scienze  fìsiche  e  matematiche.  Ser.  2a,  voi.  II, 

9,  10.  Napoli,  1888. 

Marcolongo.  Sul  teorema  di  Poisson.  —  Del  Re.  Sui  sistemi  polari  reali  bitangenti 
a  sistemi  polari  reali  dati.  —  Palmieri.  Se  la  pioggia,  la  grandine  e  la  neve  giungano  al 
suolo  con  elettricità  propria  opposta  a  quella  dominante  nell'aria  durante  la  loro  caduta.  — 
De  Gasparis.  Osservazioni  della  cometa  1888  a  (Sawerthalj,  fatte  nel  r.  Osservatorio  di 
Capodimonte.  —  lei.  Osservazioni  meteoriche  fatte  nei  mesi  di  luglio  e  agosto  1888. 

+ Rivista  di  artiglieria  e  genio.  Ottobre  1888.  Roma. 

Gonella.  Alcune  idee  sullo  sviluppo  delle  istituzioni  e  costruzione  delle  batteri.'  da 
campagna.  —  Baro/fio  e  Marzocchi.  Le  baracche  d'ambulanza  all'esposizione  d'Anversa 
del  1885.  —  Siracusa.  L'artiglieria  campale  italiana. 

"«-Rivista  di  filosofia  scientifica.  Voi.  VII,  sett.-ott.  1888.  Roma. 

Schiattar  ella.  I  precursori  di  Giordano  Bruno.  —  D'AgwnnO.  Origine  del  diritto 
di  successione.  Studi  di  sociologia  comparata.  —  Tomi.  Intorno  all'associazione  delle  idee. 
Appunti  staccati  di  psicologia  introspettiva. 

+ Rivista  marittima.  Anno  XXI,  10.  Roma,  1888. 

Tacimi.  I  marinai  italiani  fra  i  greci.  —  Simioa.  I  siluri  nella  difesa  delle  coste.  - 
Sulle  condizioni  della  marina  mercantile  italiana  al  31  dicembre  1887.  —  Colomb.  La  mobi- 
litazione navale  nel  Regno  Unito.  —  Il  eannone  Hotchkiss  a  tiro  celere  da  G5  millimetri, 

i-Rivista  mensile  del  Club  alpino  italiano.  Voi.  VII.  10.  Torino,  1888. 

Vaccarone.  In  un  giorno  di  pioggia.  —  Colomba.  M.  Séguret  e  M.  Vallenet.  —  Bel- 
lucci. Due  leggende  presso  Recoaro, 
* Rivista  scientifico-industriale.  Anno  XX,  17-19.  Firenze,  1888. 

Giovannozzi.  Sulla  trasparenza  dell'aria  coi  cannocchiali  in  rapporto  colla  meteoro- 
logia. —  Lancetta.  Esperienze  fatte  col  radiometro  di  Crookes.  —  hi.  Sulla  dilatazione 
termica  di  alcune  leghe  binarie  allo  stato  liquido.  —  Poli.  La  peronospora  delle  rose. 

«■Telegrafista  (II).  Anno  Vili,  9.  Roma,   1888. 

Sistema  di  trasmissione  simultanea  in  senso  inverso  con  apparati  Morse  ed  Ughes.  — 
Il  nuovo  cavo  sottomarino  fra  Jàvea  e  Ibiza.  —  Uso  di  una  sola  batteria  per  trasmettere 
più  circuiti. 

Pubblica  z  io  ai  estere. 

-i-Abhandlungen  der  philos.-philol.  Classe  der  k.  b.  Akademie  der  Wissenschaften. 
Bd.  XVIII,  1.  Miinchen,  1888. 

Kelle.  Die  philosophischen  Kunstausdrucke  in  Notkers  Werken.  —  Ohlenschlager. 
Die  ROmische  Grenzmark  in  Bayern.  Mit  4  Tafeln.  —  Bruna.  Ueber  die  Ausgrabungen 
der  Certosa  von  Bologna.  Zugleich  als  Fortsetzung  der  Probleme  in  der  Geschichte  der 
Vasenmalerei.  —  Kelle.  Die  S.  Galler  Deutschen  Schriften  und  Notker  Labeo. 


CLIII    

'"Abstracts  of  the  Proceedings  of  the  Chemical  Society.  N.  57,  58.  London,  1888. 
fActa  mathematica.  XII,  4.  Stockholm,  1888. 

Appell.  Sur  le  raouvement  d'un  fil  dans  un  pian  fixe.  —  Lerch.  Sur  une  méthode 
pour  obtenir  le  développement  en  serie  trigonométrique  de  quelques  fonctions  elliptiques.  — 
Guichard.  Sur  les  e'quations  différentielles  linéaires  à  coefficients  algébriques.  —  de  Vries. 
Ueber  gewisse  ebene  Configurationen.  —  Brioschi.  Sur  Féquation  du  sixième  degré.  — 
Hcun.  Bemerkungen  zur  Theorie  der  mebrfach  linear  verkniipften  Functionen.  —  Hacks. 
Schering's  Beweis  des  Reciprocitat-Satzes  fur  die  quadratischen  Reste,  dargestellt  mit  Hilfe 
des  Zeichens  \_x\. 

fAlmanaque  nautico  para  1890  calculado  en  el  Instituto  y  Observatorio  de  Ma- 
rina de  S.  Fernando.  Madrid,  1888. 

i  Annalendes  Verenis  fiir  Nassauische  Alterthumskunde  und  Geschichtsforschimg. 
Bd.  XX,  2.  Wiesbaden,  1888. 

v.  Cohausen.  Ftihrer  durch  das  Altertums-Museum.  —  Schliebea.  Romische  Sonuen- 
uhren  in  Wiesbeden  und  Cannstadt.  —  Id.  Die  Hufeisenfrage.  —  v.  Cohausen.  Hoblen.  — 
Id.  Htigelgraber  in  der  Halbehl  bei  Fischbach.  —  Id.  Grabhugel  bei  Rodheim  a.  d.  Bie- 
ber.  —  Id.  Denkmal  des  Grafen  Wilhelm  zu  Lippe  Schaumburg. 

+Annalen  (Mathematische).  Bd.  XXXII,  4.  Leipzig,  1888. 

Dyck.  Beitriige  zur  Analysis  situs.  I.  Aufsatz.  Ein-  und  zweidimensionale  Mannig- 
faltigkeiten.  —  v.  Braunmuhl.  Ueber  die  Goepel'sche  Gruppe  jo-reihiger  Thetacharakteri- 
stiken,  die  aus  Dritteln  ganzer  Zahlen  gebildet  sind  und  die  Fundamentalrelationen  der 
zugehorigen  Thetafunctionen.  —  v.  Lilienthal.  Ueber  die  Krummung  der  Curvenschaaren.  — 
Ratner.  Ueber  eine  Eigenschaft  gewisser  linearer  irreductibler  Differentialgleicbungen.  — 
Hurwitz.  Ueber  arithmetische  Eingenschaften  gewisser  trascendenter  Functionen.  IL  — 
Koenigsberger.  Ueber  rectificirbare  Curven.  —   Gutsmer.  Ein  Satz  tìber  Potenzreihen. 

''"Annales  de  la  Société  entomologique  de  France.  6e  sér.  t.  Vili,  2.  Paris,  1888. 

Thomson.  Observations  sur  le  genre  Ichneumon  (suite,  n.  Ili)  et  sur  les  genres 
Limerò  des  et  Amblyteles  (sous-genres  Probolus,  Trogus,  Automatus,  Ani- 
sobas ,  Neotpus,  Listrodomus,  Platylabus  et  Aposleticus),  et  descriptions 
de  nouvelles  espèces.  —  Saussure.  I.  Syiiopsis  de  la  tribù  des  Sagiens,  orthoptères  de 
la  famille  des  locustides.  IL  De  quelques  orthoptères  Pamphagiens  du  genre  Xipho- 
cera.  —  Constant.  Descriptions  de  lépidoptères  nouveaux  ou  peu  connus  (Ocnogyna 
Corsica,  var.  albifascia,  Chesias  lineogrisearia,  Constantia  =  Hypotia 
pectinalis,  Cochylis  clavana,,  leucanthana,  Grapholitha  incinerana, 
fulvostrigana,  P  h  t  h  o  r  o  b  1  a  s  t  i  s  p  u  r  p  u  r  e  a  n  a  et  D  e  p  r  e  s  s  a  r  i  a  asper- 
sella).  —  Fairmaire.  Énume'ration  des  coléoptères  recueillis  par  M.  le  Dr.  Hans  Schinz 
dans  le  sud  de  l'Afrique  et  descriptions  de  nouvelles  espèces  et  de  nouveaux  genres.  — 
Simon.  Études  arachnologiques,  21e  Mémoire:  XXIX.  Descriptions  d'espèces  et  de  genres 
nouveaux  de  l'Amérique  centrale  et  des  Antilles  et  observations  diverses. 

+Annales  des  ponts  et  chaussées.  1888  aoùt.  Paris. 

Collii/non.  Note  sur  le  calcili  des  ponts  nietalHques.  —  Durand-Claye.  Me'moire  sur 
les  procédés  d'essai  de  la  résistance  des  pierres,  ciments  et  autres  matériaux  de  con- 
struction.  —  Nicou.  Note  sur  un  chemin  de  fer  à  voie  unique  sorélévé  établì  en  Irlande.  — 
Sokal.  Note  sur  l'assainissement  de  la  ville  de  Varsovie.  —  Rèmi.  Note  sur  la  cause  de 
la  catastrophe  de  Zug.  —  Lévy.  Rapport  sur  l'explosion  de  la  chaudière  du  ponton-grue 
Kébir,  dans  le  port  de  Philippeville  (Algerie). 

Bullettino-Rendiconti,  1888,  Voi..  IV,  2°  Sem.  20 


—   CLIV   — 

fAnnales  (Nouvelles)  de  mathématiques.  3e  sér.  ott.  1888  Paris. 

cVOcagne.  Solution  de  la  question  de  mathématiques  élémentaires  proposée  au  con- 
cours  general  de  1887.  —  Marchand.  Développement  de  l'accroissement  d'un  polynome 
entier  suivant  les  puissances  des  accroissements  des  variables.  —  Joffroy.  Nouveau  tbéo- 
rème  relatif  aux  circonfe'rences  tangeutes.  —  Cesavo.  Calcul  dea  sous-invariants.  —  Dolbnia. 
Sur  le  critère  de  Galois  concernant  la  résolubilité  des  équations  algébriques  par  radicaux. 

+Annales  scientifiques  de  l'École  normale  supérieure.  3e  sér.  t.  V,  11,  nov.  1888. 

Paris. 

Riemann.  Sur  le  problème  de  Dirichlet. 
■Annuaire  de  la  Société  météorologique  de  France.  Juillet-aoùt  1888.    Paris. 

Strabians.  Phénomènes  séismiques  en  Asie  mineure. 

i-Anzeiger  (Zoologischer).  N.  292,  293.  Leipzig,  1888. 

292.  Grassi.  Ueber  die  Ersatz-Kònige  und-K6niginnen  im  Reiche  der  Termiten.  — 
Eatz. JJeber  cine  X  veto  ther  us-Art  im  Biute  von  Apus  e  ancr if ormis.  —  Ostroumoff. 
Zur  Entwicklungsgeschichte  der  Eidechsen.  —  Vallentin.  Psorospermium  Lucerna- 
riae. —  293.  Beddard.  Further  notes  upon  the  reproductive  organs  of  Eiulrilus.  — 
Kraepelin.  Bemerkung  zu  den  Mittheilungen  von  F.  Braem  ueher  Susswàsserbryozoen.  — 
Reinhard.  Entwicklung  der  Keimblatter  der  Chorda  and  des  Mitteldarmes  bei  den 
Cyprinoiden. 
1  "Archives  néerlandaises  des  scienees  exactes  et  naturelles.  T.  XXIII,  1.  Har- 

lem,  1888. 

Wdhker,  Contribntions  à  la  patrologie  vegetale.  —  Julius.  Sur  le  mouveni.ni   vibra- 
toire  d'une  sphère  liquide  déformée.  —  Engelmann.  Le  microspetromètre. 
1Archiv  for  Mathernatik  og  Naturvidenskab.  Bd.  XII,  2-4.  Kristiania,  1888. 

Bonnevie.  Epahtberegning  efter  arithmetiske  formler.  —  Fsaachsen.  En  bemserk- 
ning  uni  beregningen  af  en  traads  tvsersnit  ved  elektriske  modstandsbestemmelser.  — 
Otto.  Om  nogle  dyriske  stofvexelsprodakter  af  den  aromatiske  grappe.  —  là.  En  frem- 
stilling  af  de  methoder,  som  har  vseret  anvendte  ved  synthesen  af  naturligt  forekommende 
organiske  forbindelser.  —  Id.  Om  den  cirkulsere  polarìsation  og  deus  anvendelse  til  be- 
stemmelse  af  organiske  legemer. —  Sars.  Nye  bidrag  til  kundskaben  om  Middelhavets  inver- 
tebratfauna.  IV.  Ostracoda  mediterranea.  —  Eberlin.  Blomsterplanterne  i  dansk  Ostgron- 
land.  En  plantegeografisk  studie.  —  Sars.  Pycnogonidea  borealia  &  arctiea.  —  Palmstron. 
Meddelelser  fra  det  mathematiske  seminar  i  Kristiania.  —  Vedeler.  Nerver  i  fàre-ova- 
fiet.  — Eberlin.  Et'terskrift  til  afhandlingen :  blomsterplanterne  i  dansk  Ostgronland. 
tArsskrift  (Upsala  Universitets).  1887.  Upsala. 

Berggren.  Om  den  Kristliga  fnllkomligheten.  —  Brute.  Aeldre  Vestmannalagens 
ljudlàra.  —  Geijer.  Studier  i  fransk  linguistik.  —  von  Schéele.  Kan  Gud  tànkas  sasom 
vilja?  —    Tamiii.  Fonetiska  Kànneteken  pa  lanord  i  nysvenska  riksspraket. 

1Berichte  der  deutschen  chemischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXI,    14-16.  Berlin, 
1888. 

11.  Forsling.  Ueber  eine  /9-Chlornaphtalinsnlfosàure.  —  Knecht.  Zur  Theorie  des 
Fàrbens.  —  Auwers  un'd  Meyer.  Ueber  Einwirkung  der  Wàrme  auf  Benzil-Dihydrazon.  — 
Kym.  Ueber  Thioderivate  des  /S-Dinaphtylamins.  —  Jacobsen.  Ueber  das  Pentaathylbenzol 
und  seine  Zersetzung  durch  Schwefelsànre.  —  Id.  Ueber  Tetraàthylbenzole.  —  Id.  Syn- 
thèse  des  Prehnitols.  —  Id.  Ueber  das  benachbarte  Metaxylenol  (Berichtigung).  —  Voswin- 
kel.  Ueber  das  Metadiàthylbenzol.  —  Aronstein  und  Hollcman.  Ueber  das  Slilben.  — 
Hólleman.  Ueber  die  Einwirkungsproducte  von  Salpetersàufe  1.4  spec.  Gewiclit  auf  Ace- 
tophenon.  —  Rayman.  Zur  Constitution  der  Glykosen.  —    Winkler.  Die  Bestimmung  des 


—    CLV    

im  Wasser  gelo-ten  Sauerstoffes.  —   Giamieian  und  Anderlini.  Ueber  die  Einwirkung  voi» 
Jodmethyl  auf  einige  Pyrrolderivate.  —  Magnanini.  Ueber  einige  Derivate  des  unsymmc- 
trischen  Dimethylpyrrols.    —   Anderlini.    Ueber  einige  Derivate  des  Pyrrolenphtalids.  — 
Vania.  Ueber  einige  Derivate  des  K-Metbylpyrrols.  —  Magnanini.  Ueber  einige  Derivate 
des  unsymmetrischen  (meta)-Dimethylpyrrols.    —    Glàser  und  Kalmann.  Zur  Analyse  des 
Eoncegno-Wassers.  —  Gutzeit.  Ueber  das  Vorkommen  fester  Kohlenwasserstoffe  im  Pflan- 
zenreiche.  —  Mayer.  Ueber    die    Einwirkung   von    salpetriger   Sàure    auf  Hexamethylen- 
amin.  —  Aschan.  Zur  Darstellung  des  «-Dibromhydrins.  —  Classe//   und    Schelle.  Quanti- 
tative Analyse  dùrch  Elektrolyse.  —  Bòngartz  und  Classen.  Atomgewichtsbestimmung  des 
Zinne.  —  Messinger.  Neue  Methoden  zur  Elementaranalyse  auf  nassem  Wege.  —  Id.  and 
Engels.  Ueber  die  Einwirkung  von  gasfònnigem  Phosphorwasserstoff  auf  Aldehyde  und  Ke- 
tonsàuren.  —Ahrens.  Ueber  Dipiperidyl  und  Dipicolyl.  —  Japp  und  Klingemann.  Bildung 
von  Furfuranderiyaten.  —  RI.  Id.  Ein  Bildungsweise  des  Benzamarons.  —  Id.  id  .Einwir- 
kung von  Ammoniak  auf  ein  ungesàttigtes  y-Diketon.  —  Decker.  Bemerkung  zur  Abhand- 
lung  von  Georg  Bender.  —   Udrànski  v.  und  Baumann.  Ueber  die  Identitat  des  Putrescins 
und  des  Tetramethylendiamins.  —  Gelzer.  Ueber  Derivate  des  p-Amidois.obutylbenzols.  — 
Id.  Ueber  Derivate  des  ;>Amidoisobutylbenzols  II.  —  Daccomo.  Zur  Kenntniss  der   Filix- 
sàure.  -  Paal.  Zur  Kenntniss  des  Epichlorhydrins.  —  Pawlqwski  und  Filemonowicz.  Ueber 
die  Loslichkeit  und  Bestimmung  von  Paraffin.  —  Hebebrand.  Ueber  die  Einwirkung   von 
Chlor  auf  Bl  Oxychinon.  —  v.  Pechmann  und   Wehsarg.  Ueber  Dinitrosoaceton.  —  Id.  id. 
Yersuche  iiber  Hydrazoxime.  —  Pechmann.  Ueber  ein   Condensationsproduct   aus   Chinon 
und  Acetessigàther.  —  Kiliani.  Oxydation  der  Arabinose  durch  Salpetersàure.  -     Schall 
und  Dralle.  Stùdien  uber  das  Brasilin.  —  MetzeUr.  Bèricntigung.  —  15.  Einhorn.  Weitere 
Untersucbungen  uber  das  Cocai'n.  —  Riidorjf.    Zur    Constitution    der  LOsung.  III.  —  Id. 
Ueber  die  Bestimmung  des  Kupfers  auf  elektrolytischem  Wege.  —  Id.  Ueber  Verbindun- 
gen  des  Arsentrioxydes  mit  Jod-  und  Bromnatrium.    —    Kapf  und  Paal.    Ueber  Derivate 
des  Phenacylbenzoylessigàthers.   -    Bladin.  Ueber  das  Bis:phenylmethyltriazol.  —  Laden- 
burg.  Ueber  die  Beziehungen  zwichen  Atropin  und  Hyoscyamin  —  Bachér.  Ueber  Methyl- 
stilbazol  und  seine  Reductionsproducte.  —  ffinrichsen.  Ueber  m-Xylolbenzylamin.  —  Plath. 
Ueber  /3'-Aethyl-«-Stilbazol  und  einige  seiner  Derivate.-  Ladenburg.  Ueber  Dipicolylme- 
than.    -  lacobson.  Ueber  Phenylendiazosulfid.  —    Garett.   Ueber  die  beiden  Bidesyle.  — 
KostaneckL  Ueber    nitrosirte    Resorcinazofarbstoffe.    —    Id.  Ueber  die   isomeren  Phenyl- 
disazoresorcine.  —  II.  und  Feinstein.  Zur  Constitution  der  Styphninsàure.  -  Fri 
und    Welmans.  Zur  Kenntniss  des  Dimetbyl-  und    Diàthly-a-naphtylamins.     -     Treadwell 
und  Stokes.  Ueber  eine  Fehlerquelle  bei  der  Benzolbestimmung  in   Gasgemengen.     -  16. 
Nólting  und  Stricker.    Ueber  die  Azoxylole,  Dinuidodixylyle  und  die  sich   von    letztcren 
ableitenden  Farbstoffe.    -  Nólting   und  Pick.    Ueber    das    benachbarte    Metaxylidin    and 
seine  Identitat  mit  demWrob  le  vs  k  y'sche  Orthoxylidinen.  -Nólting.  Ueber  die  Sulfoi 
des  Phenylcarbaminsàuremethylesters.    --  Id.    und   Fruhling.   Zur  Kenntniss  der  Pai 
lochinolinsulfosàuren.  -  Id.  und  Pick.  Ueber  Dinitroortnoxylenole.    --   Zelimky.    Ueber 
die  Producte  der  Einwirkung  von  Cyankalium  auf  a-Brompropionsaureester  (einfache  and 
bequeme  Darstellungsweise  der  beiden  synimetrischen  Dimethylbernsteinsauren).  —  Du 
Einige  Modificationen  in  den  Methoden  der  i  ai   Verbrennungi 

Ueber  die  von  den  Phenolen    herv  te    moleculare    Gefrierpunktserni 

Benzols.  —  Krafft  u.  Góttig.  Ueber  einige  hochmoleculare  Benzolderivate.  Di. 
u.  Hantzsch.    Ueber   die    Identitat   der    Methronsàure   und  der    Sylvacarl 
Paal.  Ueber  Derivate  des  Allylamins.  -      Liebermann  u.  Giesel  Ueber  eine  neue  teclmi- 
sche  Darstellungsarl  und  theilweise  Synthese  des  I  locaìns.  -  Burchard  a.    \l  '  eber 

a-Aethytenphenylhydrazin.  -  Wiernik.  Einwirkung  von  Schwefelkohlenstoff  auf  Dimethyla- 
nilinbeiG enwartnàscirendenWasserstoffs.-^iscAZer-.Condensationsproducte  ausBasen  der 


—   CLVI   — 

Parareihe  mit  Paranitro-  und  Metanitrobittermandelol. —  Nietzki  u.  Lerch.  Ueber  Otrho- 
nitranilinsulfosaure  und  einige  daraus  dargestellte  Verbindungen.  —  Lunge.  Zur  Thoorie 
des  Bleikammerprocesses.  —  Kroìin.  Ueber  «-Napbtolbidiazobenzol  und  «-Naphtylaminbi- 
diazobenzol.  —  Drehschmidt.  Beitràge  zur  Gasanalyse.  —  Ansehiitz.  Ueber  Reissert's  Py- 
ranilpyroinsaure  u.  s.  w.  —  Riessert.  Ueber  die  Constitution  der  Pyranilpyroi'nsàure  und 
ihrer  Derivate,  Bemerkung  zur  vorstehenden  Abhandlung  des  Hrn.  Anscliiitz.  — Petersen. 
Fluorverbindungen  des  Vanadiums  und  seiner  Analogen.  —  Pulmaer.  Ueber  die  Einwir- 
kung  von  Schwefelsaure  auf  «-Nitronaphtalin.  —  Cleve.  Ueber  #-Aniidoiiaphtalinsulfo- 
sàure.  —  Hellstrom.  Ueber  einige  Derivate  des  «/-,3,-Dichlornaphtalins.  —  deve.  Ueber 
;'-Amidonaphtalinsulfosaure.  —  Kiliani  u.  Scheibler.  Ueber  die  Constitution  der  Sorbinose. 

i'Berichte  der  Naturforschenden  Gesellschaft  zu  Freiburg,  i.  B.  Bd.  IL  Frei- 
burg i.  B.  1887. 

Weismann.  Ueber  den  Rùckschritt  in  der  Natur.  —  Grubev.  Ueber  die  Bedeutung 
der  Conjugation  bei  den  Infusorien.  —  Iversen.  Bemerkungen  iiber  die  dorsalen  Wurzeln 
des  Nervus  hypoglossus.  —  v.  Kries.  Ueber  summirte  Zuckungen  und  unvoUkommenen 
Tetanus.  --  Gruber.  Der  Conjugationsprocess  bei  Paramaecium  Aurelia.  —  Eylmann.  Bei- 
trag  zur  >Systematik  der  europàischen  Daphniden.  —  Gruber.  Kleinere  Mittbeilungen  uber 
Protozoèn-Stadien.  —  Wiedersheim.  Der  Bau  des  Menschen  als  Zeugniss  fiir  seine  Ver- 
gangenbeit. 

^Bericht  ueber  die  Senckeubergisclie  naturforschende  Gesellschaft.  1888.  Frank- 
furt, a.  M. 

Boettger.  Materialien  zur  Panna  des  unteren  Congo.  II.  —  Jiìnnicke.  Die  Gliedening 
der  deutscben  Flora.  —  Kinkelin.  Die  nutzbaren  Gesteine  und  Mineralien  zwischen  Taunus 
und  Spessart.  —  Boettger.  Aufzàhlung  einigei  oeu  erworbenei  Reptìlien  und  Batrachier 
aus  Ostasien.  —  Id.  Beitrag  zur  Reptilfauna  des  oberen  Beni  in  Bolivia. 

"^Boletim  da  Sociedade  de  geographia  de  Lisboa.  7A  Serie,  n.  9,  10.  Lisboa,  1887. 

9.  Actas  da  cominissào  executiva'da  imprensa,  que  fazem  parte  de  urna  collecfào  de 
documentos  camonianos,  hoje  existentes  na  Sociedade  de  Geographia  de  Lisboa.  —  1". 
ile  Punln  Brito.  Dialectos  crioulos-portuguezes  —  Apontamentos  para  a  grammatica  du 
crioulo  quo  se  falla  na  ilba  de  S.  Thiago  de  Cabo  Verde. 

•Boletiu  de  la  Academia  uacional   de  ciencias  en  Cordoba.  T.  XI,  2.  Buenos 

Aires,  1888. 
Spegazzini.  Fungi  fuegiani. 

;Boletin  de  la  real  Academia  de  la  historia.  T.  XIII,  4.  Madrid,  1888. 

Duro.  El  fuero  de  Sanabria.  —  Fila.  Biografia  inedita  de  Alfonso  IX,  rey  de  Leon, 
por  Gii  de  Zainora.  —  Riva  Palacio.  La  conquista  de  Mexico.  —  Duro.  Dos  aniversa- 
rios.  —  Colmeiro.  Los  restos  de  Cristóbal  Colon.  —  Rujas.  Kuinas  romanas  en  la  Torre, 
lugar  del  partido  de  Avila.  —  Fitti.  Segovia.  Monumeiilus  y  documentos  inéditos. 

fBoletin  de  la  Sociedad  de  geografia  y  estadistica  de  la  Republica  Mexicana. 
4  ep.,  t.  I,  12.  Mexico,  1888. 

Documentos  sobre  Cayo  Arenas.  —  Carrìllo  y  Ancona.  La  Isla  de  Arenas.  — 
Manero.  Cayo  Arenas  ó  lsla  Arenas  y  el  Guano.  —  Documentos  sobre  Cayo  Arenas,  pu- 
blicados  en  «  El  Diario  del  Hogar".  —  Xtuiez  Ortega.  La  Isla  de  Arenas.  —  Orozcn  y 
Berrà.    Apuntes  sobre  Cayo  Arenas. 

'Bulletin  de  l'Académie  royale  des  sciences  de  Belgique.  3e  sér.  t.  XVI,  9-10. 
Bruxelles,  1888. 


—    CLVII    — 

Folle.  Sur  les  formules  de  récluction  des  circompolaires  eri  ascension  droite  et  en 
déclinaison  (suite).  —  Masius.  De  la  genèse  du  placenta  chez  le  Lapin.  —  Gerard.  Sur  un 
nouveau  procède  d'enregistrement  à  l'aide  de  la  photographie.  —  Gohlet  cVAlviella.  Le 
Tricùla  ou  Vardhamàna  des  bouddhistes;  ses  origines  et  ses  métamorphoses. 

^Bulletin  de  la  Société  entomologique  de  France.  1888,  feull.   20,  21.  Paris. 
i'Bulletin  de  le  Société  vaudoise  des  sciences  naturelles.  Voi.  XXIV,   98.  Lau- 
sanne, 1888. 

Forel.  La  capacité  du  lac  Léman.  —  Blanc.  Tcenia  Saginata  et  Bothrioce- 
phalus  latus  avec  anneaux  perforés  —  Guillemin.  Hypothèse  sur  l'origine  des  comè- 
tes.  —  S'chnetzler.  Sur  la  résistance  des  végétaux  à  des  causes  qui  altèrent  l'e'tat  nor- 
mal  de  la  vie.  —  Id.  Sur  un  cas  de  germination  de  Eanunculus  aquatili s  L.  — 
Dufour.  Observations  faites  pendant  l'éclipse  de  lune  du  3  aoùt  1887.  —  Odin.  Essai  d'une 
application  des  principes  de  la  mécanique  à  l'écoulement  des  glaciers.  —  Forel.  Obser- 
vations pbénologiques  sur  la  floraison  des  perce-neige.  —  Gauthier.  Re'sumé  annuel  des 
observations  pluvioméiriques  faites  par  les  stations  de  la  Valle'e  du  lac  de  Joux,  en  1887.  — 
Forel.  Glacous  de  neige  tenant  sur  l'eau  du  lac  Léman.  —  Dufour.  Discours  prononcé  à 
l'ouverture  de  la  séance  annuelle  du  15  juin  1887.  —  Schnetzler.  Sur  le  mouvement  de 
rotation  du  protoplasma  vegetai.  —  Dufour.  Note  sur  une  nouvelle  forme  d'bygromètre  à 
condensation.  —  de  Meuron.  Quelques  mots  sur  les  phénomènes  glaciaires. 

tBulletin  des  sciences  mathématiques.  2e  sér.  t.  XII.  Sépt.  1888.  Paris. 

Stieltjes.  Sur  l'équation  d'Euler.  —  Bagnerà.  Sur  une  proprie'té  des  séries  simplement 
convergentes. 

*Bulletin  of  the  Museum   of  Comparative  Zoology  at  Harvard  College.  Voi. 
XVII,  2.  Cambridge,  1888. 

Cu  munì.  On  the  lateral  Canal  System  of  the  Selachia  and  Holocepliala. 

+Bulletin  of  the  New  York  Academy  of  Anthropology.  1888,  n.  1.  New  York. 
*Centralblatt  (Botanisches).  Bd.  XXXVI,  6-9.  Cassel,  1888. 

Tomaschek.  Ueber  bacillus  muralis  und  Zopf's  Coccen    und    Stàbchenzoogloea 

der  Alge  Gian  co  tri  x    gracili  ima.    —    Prazmowski.  Ueber  die  Wiirzelknollchen  der 

Leguminose]). 

•i-Centralblatt  fùr  Physiologie.  1888,  n.  15,  16.  Wien.  1888. 
+  Civilingenieur  (Der).  Jhg.  1888,  Heft  7.  Leipzig,  1887. 

Connert.  Mittheilungen  aus  dem  rnechanisch-technologischen  Laboratorium  des  konigl. 
Polyteclmikums  zu  Dresden.  —  Gruner.  Heberleitung  des  Wasserwerkes  Freising.  — 
Horn.  Neue  Schleuse  im  Kanale  Ter  Neuzen-Gent.  —  Hallbauer.  Das  Eisenwerk  Riesa.  — 
Krause.  Ueber  die  Entwickelung  und  die  Aufgaben  der  modernen  Functionentheorie.  — 
Hartig.  Technologische  Eintheilung  der  Erzeugnisse  aus  gebranntem  Thon.  —  Drude. 
Leitfaden  fiir  die  technologische  Pfianzenanatomie. 

+  Compte  rendu  de  la  16e  session  de  l'Association  francaise  pour  l'avancement 

des  sciences.  Paris,  1887. 
fCompte  rendu  des  séances  de   la  Commission  centrale  de  la  Société  de  géo- 

graphie.  1888,  n.  14.  Paris. 
"^Compte  rendu  des  séances  de  l'Académie   des   inscriptions  et  belles  lettres. 
4e  sér.  t.  XVI.  Mai-juin  1888.  Paris. 

Le  Blant.  Lettres.  —  Casati.  Lettre  au  présìdenl  de  l'Académie  sur  les  antiquitéa 
etrusques  d'Orvieto.    —    Oppert.    Amraphel    et    Hammurabi.    Keplique   aux  objections  de 


—    CLVIII    — 

M.  Halévy.  —  Barbier  de  Meynavd.  Rapport  sur  la  mission  de  M.  René  Basset  au  Séné- 
gal.  —  Bergaigne.  Recherches  sur  l'histoire  de  la  liturgie  védique.  La  forme  iti«;tri  que 
des  hymnes  du  Rig-Veda.  —  Nicaise.  Notice  sur  des.  épingles  en  os  découvertes  à  Lyoa, 
dans  le  cimetière  romain  de  Saint-Just.  —  Waille.  Cinquième  note  sur  les  fouilles  de 
Chercliell.  —  Opperò.  Les  tablettes  de  Teli- Amara.  —  Batiffol.  Note  sur  le  Vaticana* 
gr.  2098:  un  manuscrit  de  Stéfanitis. 
^Comptes  rendus  hebdomadaires  des  séances  de  l'Académie  des  sciences.  T.  CVII, 

n.  18-21,  Paris,  1888. 

18.  Janssen.  Sur  le  spectre  tellurique  dans  le  hautes  stationi,  et  en  particulieT  sur 
le  spectre  de  l'oxygène.  —  Marey.  Décomposition  des  phases  d'un  mouvement  au  moyen 
d'images  photographiques  successives,  recueillies  sur  une  bande  de  papier  sensible  qui  se 
déroule.  —  de  Tillo.  Sur  l'affaissement  prétendu  du  sol  de  la  France  entro  Lille  et  Mar- 
seille.  —  Bouquet  de  la  Grye.  Observations  relatives  à  la  CommunioatioD  de  M.  de  Tillo. — 
de  Teffé.  Levo  du  Haut  Javary.  —  Antoine.  Tensions  des  vapeurs:  nouvelle  relation  entre 
les  tensions  et  les  températures.  —  Trouvelot.  La  photographie  appliquée  à  l'étude  des 
décharges  électriques.  —  Baubigny.  Sur  la  separatimi  du  cobalt  et  du  nickel  par  la  mé- 
thode  des  nitrites.  —  Genvresse.  Sur  les  dérivés  chlorés  de  l'éther  acétylacétique.  —  Béri- 
court  et  Richet.  Sur  un  microbe  pyogène  el  septique  (Staphylococcus  pyosepticus) 
et  sur  la  vaccination  contre  ses  effets.  —  Babes.  Sur  l'hémoglobinurie  bactérienne  du 
bosuf.  —  Yvert.  De  l'emploi  du  bichlorure  de  mercnre  .Minine  moyen  the'rapeutìque  et 
prophylactique  contre  le  cboléra  asiatique.  —  Dubois.  Nouvelles  recherches  sur  l'action 
du  chlorure  d'éthylène  sur  la  cornee.  —  Leroy.  Sur  la  forme  de  la  cornee  humaine  nor- 
male. —  Pouchet.  Sur  un  nouveau  Cyamus  parasite  du  Caehalot.  -  Le  Verrie  :  Structure 
des  gneiss.  —  Bertrand.  Le  plis  couchés  de  la  région  de  Draguignan.  -  Indré.  Sur  les 
mouvements  verticaux  de  l'atmosphère.  —  19.  Cornu.  Sur  l'emploi  du  collimateur  à  réfle- 
xion  de  M.  Fizeau  comme  mire  lointaine.  —  Resal.  Essai  sur  la  théorie  du  ressorj  Belle- 
ville.  —  de  Lacaze-Duthiers.  Sur  les  avantages  de  l'emploi  de  la  lumière  électrique  dans 
les  observations  de  Zoologie  marine.  —  Gruey.  Positions  de  la  comète  Barnard  (2  septem- 
bre  1888),  mesurées  à  l'Observatoire  de  Besancon.  —  Bigourdan.  Observations  de  la  nou- 
velle comète  Barnard  (20  octobre  1888)  et  de  la  nouvelle  planète  {-ix\)  Palisa,  faites  à 
l'Observatoire  de  Paris  (équatorial  de  la  tour  de  l'ouest).  ar  une  triple  dé- 

termination  de  la  latitude  du  cercle  de  Gambey.  -  Painlevé.  Sur  les  équations  différen- 
tielles  du  premier  ordre.  —  Gilbert.  Gr'oupement  et  construction  géométrique  des  accélé- 
rations  dans  un  solide  tournant  autour  d'un  poinl    fixe.   —    Fra  Bachy.    Sur  les 

calculs  de  ìvsistaiiee  dés  systèmes  réticulaires  à  lignes  ou  conditions  surabondàntes.  — 
Baiìle.  Sur  un  moyen  d'étudier  les  petites  déformations  des  surfaces  liquides.  —  Soret. 
Sur  l'occlusion  des  gaz,  dans  l'électrolyse  du  sull'ale  de  cuivre.  —  Vignon.  Sur  l'étain.  — 
Cazeneuve  et  Hugounenq.  Sur  l'homoptérocarpine  e1  la  ptérocarpine  du  bois  de  santal 
rouge.  —  Gautier  et  Mourgues.  Sur  un  coTps,  à  la  fois  acide  et  base,  contenu  dan 
liuiles  de  foie  de  morue:  l'acide  morrliuique.  —  Marcano.  Sur  le  yaraque,  boisson  fer- 
mentée  des  tribus  sauvages  du  haut  Orénoque.  —  Martinand.  Étude  sur  l'analyse  des  le- 
vures  de  brasserie.  —  Héricourt  et  Richet.  De  la  transformation  peritoneale,  et  de  l'im- 
munité  qu'elle  confère.  --  Vaillant.  Sur  les  rapports  zoologiques  du  genre  Noti 
thus  Bloch.  —  Trouessart.  Note  sur  les  Acarieus  marins  recueillis  par  M.  Giard  au 
laboratoire  maritime  de  Wimereux.  —  Garlet.  Sur  un  nouveau  mode  de  fermetun 
tracliées,  «  fermeture  operculaire  » ,  chez  les  insectes.  —  Giard.  Sur  la  castration  parasi- 
taire  du  Lychnis  dioica  L.  par  l'Ustilago  antherarum.—  Bergeron.  Sur  le  cam- 
brien  et  sur  l'allure  des  dépòts  paléozoiiques  de  la  montagne  Noire.  —  Rivière.  Sur  la 
faune  et  les  ossements  humains  des  Baumas  de  Bails  et  de  la  grotte  Saint-Martin  (Alpes- 
Maritimes).  —  20.  Porion  et  Dehérain.  Sur  la  culture  du  blé  à  épi  carré  en  1887  et  en 


CLIX    

1888.  —  Béchamp.  Sur  la  nature  du  lait.  Réponse  à  cette  question  :  «  Le  lart  contient-il 
•des  éléments  anatomiques  de  Forganisation  et  les  globules  laitenx  sont-ils  au  nombre  de 
•ces  éléments?—  Appell.  .Sur  une  classe  d'équations  différentielles  réductibles  aux  équa- 
tions  linéaires.  —  Antonie.  Calcul  des  tensions  de  diverses  vapeurs.  —  Vaschy.  Sur  les 
moyens  d'atténuer  les  effetes  nuisibles  de  l'extra-courant  dans  les  électro-aimants.  — 
Godfroy.  Nouvelle  méthode  pour  améliorer  le  rendement  des  lignes  télégraphiques  à  grande 
distance.  —  Trouveìot.  Phénomènes  produits  par  les  décharges  électriques  sur  le  papier 
pelliculaire  Eastman.  —  Hautefeuille  et  Perrey.  Sur  les  combinaisons  silicatées  de  la  glu- 
tine. —  A.  et  F.  Buisine.  Présence  de  l'acide  glycolique  et  de  l'acide  propylènedicarboni- 
que  normal  dans  le  suint.  —  Canu.  Sur  les  Hersiliidae,  famille  nouvelle  de  Copépo- 
des  commensaux.  —  Jacquot  et  Levi.  Sur  une  nouvelle  Carte  géologique  de  la  Trance  à 

l'écheile  de  ,  publiée  par  le  Service  de  la  Carte  géologique  détaillée  de  la  France.  — 

Baichère.  Sur  le  passage  du  calcaire  de  Ventenac  à  la  formation  à  lignite  du  Langue- 
•doc.  —  du  Chatellier.  Sur  l'affaissement  du  littoral  dans  le  Finistère.  —  Geritici-.  Nou- 
velles  expériences  tendant  à  démontrer  l'efficacité  des  injections  intra-veineuses  de  virus 
rabique,  en  vue  de  préserver  de  la  rage  les  animaux  mordus  par  des  chiens  enragés.  — 
d'Ocagne.  Sur  les  systèmes  de  péninvariants  principaux.  —  21.  Bertìielot.  Sur  la  Collection 
des  alcbimistes  grecs.  —  Tisserand.  Sur  le  satellite  de  Neptime.  —  Faye.  Sur  la  latitude 
du  cercle  murai  de  Gambey,  à  l'Observatoire  de  Paris.  —  Bouquet  de  la  Grye.  Note  sur 
la  stabilite  de  la  còte  de  France.  —  Ledieu.  Etude  sur  les  bateaux  sousmarins. —  Bujwid. 
Sur  divers  modes  du  traitement  de  la  rage.  —  Goulier.  Sur  l'affaissement  du  sol  de  la 
France.  —  de  Grossouvre.  Sur  les  chaines  de  montagnes  et  leurs  relations  avec  les  lois 
de  deformatici!  du  sphéroide  terrestre.  —  Gilbert.  Sur  les  accélérations  des  points  d'un 
solide  tournant  autour  d'un  point  fixe  et  sur  les  centres  de  courbure  de  leurs  trajectoires.  — 
Frolov.  Sur  les  égalités  à  deux  degrés.  —  Norman  Lockyer.  Spectre  maximum  de  Mira 
Ceti.  —  Meunier.  Sur  les  rapports  mutuels  des  météorites  et  des  étoiles  filantes.  —  Antoine. 
Tensions  de  diverses  vapeurs.  —  Griveaux.  Sur  la  décomposition  des  sels  baloi'des  d'argent 
sous  l'influence  de  la  lumière.  —  Petit.  Chlorhydrates  de  benzidine;  leur  dissociation  par 
l'eau.  —  de  Roaville.  Sur  un  horizont  à  Trinucleus  du  Glauzy  (Hérault).  —  Jouhin. 
Note,  contenue  dans  un  pli  cacbeté  depose  le  22  octobre,  sur  les  ravages  causés  chez  les 
sardines  par  un  crustacé  parasite. 

tCosmos.  Kevue  des  sciences  et  de  leur  application.  N.  S.  1888,  n.  198-200.  Paris. 

1888. 
i"lL'3B'£cTÌa  IbraepaTopcKaro  PyccKaro  reorpaiJnmecKaro  OBm,ecTBa.  ToMt  XXIV. 
1888.  Eli.  IL  C.-IIeTepuypn,.   1888. 

MyniKETOBT).  3eiuieTpa*ceHÌe  27  Maa  1887  ro^a  vi,  ropojt,  BipnoMi.  —  AIIr!,r.V- 
COBT).  C^tepKi  ncTopin  pa3BHTÌa  EacnificKaro  iiopa  n  ero  oMiiTarejen.  —  CTEBHHUKIH. 
reo,T,i>:ìii'icr;roe  eoe^inicnie  Ei:poin>i  (lìcnaHin)  cb  Ai|i;nii;oiì  (A.iJKiipoM'b).  —  30JIOTàPEB'B. 
npocrpancTo  n  naceaenie  Ilepciu. 

"•■  Jahrbuch  des  k.  d.  Archaeologischen  Institufcs.  Erganzungslieft  I.  Berlin.  1888. 

Strzygoicski.  Die  Calenderbilder  des  Chronographen  vom  Jallre  354. 
^Jahrbuch  des  k.  k.  geologischen  Roichsanstalt.  Bd.   XXXVII,  3-4;  XXXVIII, 
3.  Wien,  1888. 

XXXVII,  3-4.  Katzer.    Ueber   die    Verwitterung   der  Kalksteine  der  Barrande'schen 
Etage  F  f  2.  —    Bittner.  Ueber  einige  geotektonisebe  Begriffe  und  deren  Anwendung. — 
Tietze.  Die  geognostischen  VéThaltnisse  der  Gegend  \<<n  Erakau.  —  XXXVIII,  3.  K( 
Geologische  Beschreibung  der  Umgebung  von  Rican. —  Stur.  Der  zweite  Wassereinbruch 
in  Teplitz-Ossegg.  —  Stur.  Fiinf  Tage  in  Robitsch-Sauerbrunn.  Eim'  Studia. 


CLX    

tjahrbuch  ueber  die  Fortschrift  der  Mathematik.  Bd.  XVIII,  1.  Berlin,  1888. 
*  Jahresbericht   iiber   die  Fortschritte  der  classischen  Alterthumswissenschaft. 
Jbg.  XV,  12;  XVI.  3-4.  Berlin,  1888. 

XV,  12.  Hiìttner.  Bericht  liber  die  auf  die  attischen  Redner  bezttglichen  litterari- 
schen  Erscheinungen  der  Jalire  1882-1885.  —  Schiller.  Jahresbericht  iiber  remisene  Ge- 
schichte  und  Chronologie  fur  1886.  —  Mommsen.  Jahresbericht  iiber  die  griechischen 
Sacralaltertttmer.  —  Larfeld.  Jahersbericht  iiber  die  griechische  Epigraphik  fur  1883- 
1887.  —  XVI,  3-4.  Schenkl.  Bericht  iiber  die  Xenophon  betreffenden  Schriften,  welche  in 
den  Jahren  1880-1888  erschienen  sind.  —  ffeydenreich.  Jahresbericht  iiber  die  Litteratnr 
zu  Propertius  fur  die  Jahre  1885-1887,  sowie  iiber  die  Letteratur  zu  Pliadrus  fiir  die  Jahre 
1886  und  1887.—  Milller.  Seneca  rhetor  1881-1888.  —  Haug.  Bericht  iiber  romische  Epi- 
graphik. —  Ziemer.  Jahresbericht  iiber  allgemeine  und  vergleichende  Sprachwissenschaft 
mit  besonderer   Ruchsicht  auf  die  alten   Sprachen. 

+ Journal  (The  ainerican)  of  science.  3d  ser.  voi.  XXXVI,  215.  New  Haven, 

1888. 

Preston.  Deflection  of  the  Plmnb-line  and  Variations  of  Gravity  in  the  Hawaiian 
Islands.  —  Penfield  and  Spcrry.  Mineralogica!  Notes.  —  Piteher.  Absorption  Spectra  of 
certain  Blue  Solutions.  —  Moler.  Instrument  for  Demon6trating  the  Laws  of  Transverse 
Vibrations  of  Cords  and  Wires.  —  Newberry.  Eluetie  Plants  frora  Honduras.  —  Long. 
Circular  Polarization  of  certain  Tartrate  Solutions.  —  Langley.  Energy  and  Vision.  — 
ffidden.  Mineralogica!  Notes. 
«•  Journal  de  la  Société  physico-chimique  russe.  T.  XX,  7.  S.  Pétersbourg,  1888. 

Konovaloff.  Action  des  acides  sur  l'acetato  d'amyle  tertiaire.  —  là.  Sur  les  combi- 
naisons  de  l'amylène  avec  les  acides.  —  Lido/f.  Dosage  du  tannili  dans  le  Ethus  coriaria.  — 
Pospechoff.  Sur  les  de'rivés  de  l'orthoazotoluol. 

+ Journal  de  Physique  théorique  et  appliquée.  2e  sér.  t.  VII,  nov.  1888.  Paris. 
Berget.  Conductibilitó  thermiqué  dn  mercure  et  de  quelques  métaux.  —  Leduc.  Con- 
ductibilité  calorifique  du  bismuth  dans  un  cnamp  magnètiche.  —  Boutij.  Sur  la  condncti- 
bilite  électrique  de  l'acide  azotique  et  sur  une  généralisation  de  la  loi  des  conductibiUtés 
moléculaires.  —  Goiq/.  Sur  une  pile  etalon. 

+ Journal  fur  die  reine  und  Angewandte  Mathematik.  Bd.  CIV,  1.  Berlin.  1888. 
Thomé.  Ueber  eine  Anwendung  der  Theorie  der  lineami  Differentialgleichnngen  auf 
die  algebraischen  Functionen.  —  Busche.  Zur  Anwendung  der  Geometrie  auf  die  Zablen- 
theorie.  —  Stalli.  Ueber  die  Fundamentalinvolutionen  auf  rationalen  Curven.  —  Schroeter. 
Zuruckfiirung  der  Grassmannschen  Definitionen  der  Curve  dritter  Ordnnng  auf  die  von 
Chasles,  Cayley  und  Hesse  angegebenen  Erzeugungsweisen.  —  Rudio.  Ueber  eine  specielle 
Fliiche  vierter  Ordnung  mit  Doppelkegelschnitt. 

«■Journal  of  the  Chemical  Society.  N.  CCCXII.  Nov.  1888.  London. 

Nilson  and  Pettersson.  On  two  new  Chlorides  of  Indium.  and  on  the  Vaponrdensi- 
ties  of  Indium,  Gallium,  Iron,  and  Chromium.  —  Perkin  and  Perkin  jun.  On  some  Deri- 
vatives  of  Anthraquinone.  —  Turner.  The  Influence  of  Silicon  on  the  Properties  of  Iron 
and  Steel.  —  Ruhemann  and  Elliott.  The  Isonitrile  of  Phenylhydrazine.  —  Reynolds. 
Researches  on  Silicon  Compounds  and  their  Derivatives.  Part  HI.  The  Action  of  Silicon 
Tetrabromide  on  Allyl-  and  Phenyl-thiocarbamides.  Part  IV.  The  Action  of  Ethyl  Alcohol 
on  the  Compound  (H4N2CS)8SiBr4 


CLXI    

1 Journal  (The  quarterly)  of  the    geological    Society.  Voi.  XLIV,   3,  n.   175. 
London,  1888. 

Hill-  On  the  Lower  Beds  of  the  Upper  Cretaceous  Series  in  Lincolnshire  and  York- 
shire.  —  Ball.  On  some  Eroded  Agate  Pebbles  from  the  Soudan.  —  LI.  On  the  probable 
Mode  of  Transport  of  the  Fragments  of  Granite,  &c,  found  imbedded  in  the  Carboniferous 
Limestone  of  the  Neighbourhood  of  Dublin.  —  Adamson.  On  a  recent  Discovery  of 
Stigmaria  ficoides  at  Clayton,  Yorkshire.  —  Report  on  the  Recent  Work  of  the  Geo- 
logical  Survey  in  the  North-west  Highlands  of  Scotland.  —  Harker.  On  the  Ernptive  Rocks 
in  the  Neighbourhood  of  Sarn,  Caernarvonshiro.  —  Blake.  On  the  Monian  System  of  Rocks.  — 
Hatch.  On  the  Spheroid-bearing  Granite  of  Mullaghderg,  Co.  Donegal.  —  Ilicks.  On  the 
Cae  Gwyn  Cave,  Ncrth  Wales.  —  Gardner,  Keeping  and  Monckton.  On  the  Upper  Eocene, 
comprising  the  Barton  and  Upper  Bagshot1  Formations.  —  Attv:ood.  On  some  of  the  Au- 
riferous  Tracts  of  Mysore  Province,  Southern  India. 

-i-Lumière  (La)  électrique.  T.  XXX,  n.  44-47.  Paris,  1888. 

tMémoires  de  la  Société  des  sciences  de  Liège.  2e  sér.  t.  XV.  Bruxelles,  1888. 
Catalan.  Mélanges  mathématiques.  —  Preudlwmme  de  Borre.  Matériaux  pour  la 
faune  entomologique  de  la  province  de  Liège.  —  Pizzetti.  Sur  le  calcul  du  re'sultat  d'un 
système  d'observations  directes.  —  Deruyts.  Sur  les  semi-invariants  de  formes  binaires.  — 
Le  Paige.  Démonstration  d'un  the'orème  de  von  Standt.  —  Ld.  Notice  historique  de  la 
détermination  des  coordonnées  géographiques  de  Liège. 

tMénioires  et  compte  rendu  des  travaux  de  la   Société  des  ingénieurs  civils. 

Sept.  1888.  Paris. 
+  Mittheilungen  (Monatliche)  aus  dem  Gesamnitgebiete  der  Naturwissenschaf- 

ten.  Jhg.  VI,  4,  5,  6.  Frankfurt,  1888. 
+ Monumenta  medii  aevi  historica  res  gestas  Poloniae  illustrantia.  T.  IX.  Cra- 

coviae,  1888. 

Actorum  Saeculi  XV  ad  res  publicas  Poloniae  spectantium  index. 

tNotices  (Monthly)   of  the    rovai  astronomical  Society.   Voi.   XLVIII,  n.  9. 
London,  1888. 

Holden.  The  Ring  Nebula  in  Lyra.  —  Ld.  and  SclueberU.  Observations  of  Nebulae 
made  at  the  Lick  Observatory.  —  Tacubaya  Observatory,  Mexico.  Resultats  of  observa 
tions  of  Sappilo  (80).  —  Melbourne  Observatory.  Observations  of  Sappho  (80)  with  the  South 
Equatorial  and  dark-field  filar  micrometer.  —  Tebbutl.  Observation  of  the  occultation  of 
Satura  by  the  Moon,  1888,  June  13.  —  Adelaide  Observatory.  Observations  of  Comet  Sa- 
werthal.  —  Dart.  Sextant  observations  of  Comet  a  1888  (Sawerthal).  —  Marth.  Epheme- 
rides  of  the  satellites  of  Satura,  1888-89.  —  Ld.  Ephemeris  of  the  satellite  of  Neptune, 
1888-89. 

fNotulen  van  de  algemeene  en   Bestuurs-Vergaderingen  van   het  Bataviaasch 
Genootschap  van  Kunsten  en  Wetenschappen.  Deel  XXVI,  1888.  Ali.  1. 
Batavia,  1888. 
fPamietnik  Akademii   umiejetnosci  w   Krakowie.  Wyd.   mat.-przyr.  T.  XIV, 

XV.  Krakow,  1888. 
tProceedings  of  the  r.  Geographical  Society.  N.  M.  S.  Voi.  X,   11.   London, 

1888. 

Freshfield.  The  Peaks,  Passes,  and  Glaciers  of  the  Caucasus.  --  Stràchey.  Metep- 
rology  of  the  Red  Sea  and  Cape  Guardafili. 

Bullettino-Rendiccnti.  1888,  Vol.  IV,  2°  Sem.  21 


—    CLXI1    

tProceedings  of  the  rovai  Society.  Voi.  XLIV,  272.  London,  1888. 

Blanford.  On  the  Relations  of  the  Diurnal  Barometric  Maxima  to  certain  Conditions 

of  Temperature,  Clond,  and  Rainfali.  —  Kuhne.  On  the  Origin  and  the  Causation  of  Vital 

Movement  (Ueber  die  Entstehung  der  vitalen  Bewegung).  —  Schunck.  Contributions  to  the 

Chemistry  of  Chlorophyll.  No.  III. 

fRapport    annuel   de    la    Cornmission    géologique   et   d'historie  naturelle    du 

Canada.  N.  S.  voi.  IL  Ottawa,  1887. 
tRepertorinm  der  Physik.  Bd.  XXIV,  10.  Miinchen-Leipzig,  1888. 

JVassmuth.  Ueber  eine  einfache  Vorrichtung  zur  Bestimmung  der  Temperaturànde- 
rungen  beim  Ausdehnen  und  Zusammenzieherj  von  Metalldràhten.  —  Fuchs.  Ueber  die  Mi- 
schungsschicht  zweier  Flussigkeiten.  —  Ruth.  Die  Triigheitscurve  auf  wagerechter  Ebene 
bei  dem  Vorhandensein  eines  Reibungswiderstandes,  der  von  der  zweiten  Potenz  der  Gesch- 
windigkeit  abhàngt.  —  Weilenmann.  Volumen  und  Temperatur  der  Korper,  insbesondere 
der  Flussigkeiten.  —  Kurz.  Ueber  die  Einfiihrung  in  die  beiderlei  elektrischen  Systeme. 

fReport  and  Proceedings  of  the  Belfast  naturai  history  &  philosophical  Society 
for  1887-88.  Belfast,  1888. 

Letts.  Pasteur's  Life  and  Researches.  —  Dickson.  The  Birds  of  Fortwilliam  Park.  — 

Lindsay.  The  alleged  decay  of  National  Physique.  —  Milligan.  The  Forts  of  Erio  from 

the  Firbolg  to  the  Normali.  —   Tìj,-<>ne.  Etecently  discovered  Ogham  Inscription.  —  Rare. 

Facial  Expression. 

*  Résumé  des  séances  de  la  Société  des   ingénieurs  civils.  Séances  du  2  nov. 

1888.  Paris. 
ìRevista    do   Observatorio  i.  do    Rio  de    Janeiro.  Anno  III,  10.  Rio  de  Ja- 
neiro, 1888. 
ìRevue  archéologique.  3e  sér.  t.  XII,  sépt.-oct.  1888.  Paris. 

d'Arbois  de  Juòainville.  De  l'emplois  des  bijoux  et  de  l'argenterie  cornine  prix  d'achat 
en  Irlande,  avant  l'introduction  du  monnayage.—  Cumont.  Le  Taurobole  et  le  eulte  d'Anahita. — 
Lebegue.  Études  sur  quelques  inscriptions  latines  trouvées  dans  la  Narbonnai.se.  — 
MowaL  L'atelier  du  statuaire  Myrismns,  à  Cesaree  de  Mauritanie  (Cherchell).  —  de  La 
Bianchire.  Les  inscriptions  du  Djebel  Toumiat.  —  Delattre.  Fouilles  dans  un  cimetière 
romain,  à  Charthage  en  1888.  —  Deloche.  Études  sur  quelques  cachets  et  anneaux  de 
l'e'poque  rnérovingienne  (suite).  —  Guillemaud.  Les  inscriptions  gauloises.  Nouvel  essai 
d'interprétation.  —  Monceaux.  Fastes  éponymiques  de  la  ligue  thessalienne.  Tages  et 
stratèges  fedéraux  (suite).  —  de  Lessert.  De  la  formule  «  Translata  de  sordentibus  locis  », 
trouvée  sur  les  monuments  de  Cherchell.  —  '/'"/i/teri/.  Sur  les  abreviations  dans  les  ma- 
nuscrits  grecs.  —  Reinach.  Chronique  d'Orient. 

i'Revue  historique  paraissant  tous  les  deux  rnois.  T.  XXXVIII,  2,  Paris,  1888. 
de  Mandrot.  Louis  XI,  Jean  V  d'Armagnac  et  le  drame  de  Lectoure.  —  Dufayard. 

La  journe'e  des  Tuiles  à  Grenoble,  le  7  juin  1788.    —    du    Casse.  La  reine  Catherine  de 
Westphalie,  smi  journal  et  sa  correspondance. 

f  Revue  internationale  de  l'électricité  et  de  ses  applications.  T.  VII,  n.  69,  70. 
Paris. 

69.  Reynier.  Les  voltamètres  régulateurs  zinc-plomb.  —  Palmieri.  L'électricité  qui  se 
produit  par  Tévaporation  de  l'eau  de  mer  est  due  uniquement  à  l'action  des  rayuns  solai- 
res.  —  De  Montaud.  L'accumulateur  employé  corame  transformateur-distributeur  à  cou- 
rants  continus  dans  les  stations  centrales  (suite).  —  Zipemow&ky.  Nouveau  procède  pour 
la  trempe  des  ress'orts  par  voie  électrique.  —  Dary.  L'électricité  atmosphérique  (suite).  — 


—  CLXIII  — 

Mackenzie.  Distrjbution  de  l'électricité  au  moyen  des  géndrateurs  secondaires  ou  transfor- 
mateurs.  —  70.  Reynier.  Les  voltamètres  régulateurs  zinc-plomb  (suite).  —  li.  Le  procede 
Cowles  en  Angleterre.  —  Michaut.  La  machine  à  influence  de  Wimshurst.  —  Reignier.  Ap- 
plication de  l'électricité  à  la  production  des  effets  de  scène  au  théàtre.  —  Gerard.  Extraction 
du  chlore  et  du  sodiuin  du  sei  marin  par  électrolyse.  —  Gillet.  Mode  de  reception  des 
courants  électriques  aux  extrémités  des  càbles  souterrains  et  sous-marins  par  le  système 
Ader.  —  Gerard.  Paratonnerre  de  Law.  —  Waffelaert.  Étude  sur  la  télégraphie  militaire 
et  sur  Tutilité  qu'il  y  a  de  lui  donner  une  grand  extension.  —  Dallas.  Calcul  de  la  rési- 
stance  intérieure  d'une  batterie  d'accumulateurs.  —  Montpellier.  Nouveau  procède  d'éléctro- 
lyse  industrielle.  —  Montami.  -L'accuroulatéur  employé  cornine  transformateur  distributeur 
à  courants  e  mtinus  dans  les  stations  centrales. 

fKevue  politique  et  littéraire.  T.  XLII,  n.  18-21.  Paris,  1888. 
+Kevue  scientifique.  T.  XLII,  n.  18-21.  Paris,  1888. 

■^Rocznik  zarzadu  Akademii    Uniiejetin>'ci    w  Krakowie.  Rok  1887.  W   Kra- 

kowie,  1888. 
tRozprawy  sprawozdania  z  posiedzen.  Wydz.  hist.-filoz.  T.  XXI.  Wydz.  mat.- 

przyr.  n.  XVII,  XVIII.  W  Krakowie,  1888. 
■^Rundschau  (Naturwissenschaftliche).  Jhg.  Ili,  n.  45-48.  Braunschweig,  1888. 

•Scriptores  rerum  polonicarum.  T.  XII.  Krakow,  1888. 
Collectanea  ex  archivio  Collegii  Hist.  Crac. 

1  Sitzungsberichte  der  k.  preuss.  Akademie  der  Wissenschaften  zu  Berlin.  1888, 

n.  XXI-XXXVII. 

Wattenbach.  Bericht  uber  die  Monumenta  Germaniae  historica.  —  Gonze.  Jahres- 
bericht  des  Archaeologischen  Instituts.  —  von  Bezold.  Zur  Thermodynamik  der  Atmo- 
sphaere.  —  Vor/el.  Ueber  das  Spectrum  des  Cyans  und  des  Kohlenstotfs.  —  du  Bois-Rey- 
mond.  Bemerkungen  uber  einige  neuere  Versuche  an  Torpedo.  —  Schcabach.  Zur  Entwicke- 
lung  der  Bachentonsille.  —  Kronecker.  Zur  Theorie  der  allgemeinen  complexen  Zahlen 
und  der  Modulusysteme.  —  Lolling.  Eine  Delphische  Weihinschrift.  —  Erman.  Der  Thon- 
tafelfund  von  Tell-Amarna.  —  Kronecker.  Zur  Theorie  der  allgemeinen  complexen  Zahlen 
und  der  Modulsysteme.  —  Stein.  Leibniz  in  seinem  Verhaltniss  zu  Spinoza  auf  Grundlage 
unedirten  Materials  entwickelungsgeschichtlich  dargestellt.  —  Gabriel.  Ueber  eine  neue 
Darstellungsweise  primàrer  Amine.  —  von  Helmìioltz.  Ueber  atmosphaerische  Bewegun- 
gen.  —  du  Bois-Reymond.  Nachruf  an  Kaiser  Friedrich.  —  RI.  Festrede.  —  Burmeister. 
Bericht  uber  Mastodon  Antium.  —  Dorn.  Eine  Bestimmung  des  Ohm.  —Bezold.  Die 
Thontafelsammlungen  des  British  Museum.  —  Virehoiv.  Die  Mumien  der  KOnige  imMuseum 
von  Bulaq.  —  Quincke.  Ueber  die  physikalischen  Eigenschaftendiinner,  fester  Lamellen.  — 
Id.  Ueber  periodische  Ausbreitung  an  Fliissigkeits-Oberflachen  und  dadurch  hervorgeru- 
fene  Bewegungserscheinungen.  —  Dilthey.  Ueber  die  Moglichkeit  einer  allgemeingtiltigen 
padagogischen  Wissenschaft.  —  0.  Hirschfeld.  Zur  Geschichte  des  rcimischen  Kaisercul- 
tus.  —  G.  Hirschfeld.  Inschriften  aus  dem  Norden  Kleinasien  besonders  aus  Bitlivnicn 
und  Paphlagonien.  —  Braun.  Ueber  elektrische  Strome.  entstanden  durch  elastische  De- 
formation.  —  von  Bezold.  Ueber  eine  nahezu  2C-tilgige  Periodicitiit  dei  Gewittererschei- 
nungen.  —  Kònig  und  Brodhun.  Experimentelle  Untersuchimgen  tìber  die  psychophysische 
Fundamentalformel  in  Bezug  auf  den  Gesichtssinn.  —  Weber.  Ontersuchungen  fiber  die 
Strahlung  fester  Korper.  —  Braun.  Ueber  Deformationsstrfime  ;  insbesondere  die  Frage, 
ob  dieselben  aus  magnetischen  Eigenschaften  erklarbar  sind.  —  Wirchow.  Ueber  die  phy- 
sikalisch  zu  erkliirenden  Erscbeinungen,   welclic  ani  Dottor  des  Hiiliiiereies  bei  der  mikro- 


CLXIV    — 

skopischen  Untersuchung   sichtbar    werden.  —    Kronecker.  Zur  Theorie    der  allgemeinen 
complexen  Zahlen  und  der  Modulsysteme. 

+Societatum  litterae.  N.  5-7,  1888.  Frankfurt. 

fSprawozdanie    komisyi  fizj^jograficznej  &.  (Akademia  Urniejetnosci  w   Krako- 
wie).  T.  XXI.  Krakow,  1888. 

tTijdschrift  voor   indische   taal-  land-  en  Volkenkunde.  Deel  XXXII,  3.  Ba- 

tavia,  1888. 

Horst.  Rapport  vari  eene  reis  naar  de  Noordkust  van  Nieuw  Guinea.  —  van  Ilasselt. 
Eenige  aanteekeningen  aangaande  de  bewoners  der  N.  Weskust  van  Nieuw  Guinea,  meer 
bepaaldelijk  den  stani  der  Nuefooreezen.  —  Tromp  Jr.  Een  reis  naar  de  Bovenlanden  von 
Koetei.  —  Habbema.  Inlichtingeii  ómtrent  eenige  Maleische  Woorden  en  uitdrukkingen 
gevraagd  of  gegeven. 

;  Verhandelingen  van  het   bataviaasch    Genootschap   van    Kunsten  en  Weten- 
schappen.  Deel  XLV,  2.  Batavia,  1888. 
V.  der  Toorn.  Tjindoer  Mato  minangkabausch-maleische  Legende. 

jVerhandlungen   d.  k.  k.  geologischen  Reichsanstalt.  1888,  n.  13.  Wien,  1888. 

"'Verliandkmgen  des  Vereins  zurBefordenmg  des  Gewerbfleisses.  1888. Heft Vili. 
Dietrich.  Oberbau  und  Betriebsmittel  der  schmalspurigen  Industrien-  und  Feldbahnen. 

"'Veroffentliehimgen    des    kon.  Preussischen    Geodiitisclien    Insti tutes,    Berlin, 
1888. 
Gradmessung-Nivellement  zwiscben  Anelain  und  Cuxhaven. 

tVierteljahrsschrift  der  Astronomischen  Gesellschaft.  Jhg.  XXIII,  1,  2.  Leipzig, 

1888. 
fViestnik    hrvatskoga    arekeologickoga    Druztva.    God.  X,  Br.  4.  U  Zagrebu. 

1888. 

Z ' akerhandl.  Eelazione  intorno  i  tre  speditici  crani.  —  Vuletic.  Iscrizioni  rumane  in 
Bossina.  —  Zlatovic.  Anticbità  trovate  in  Knìn.  —  *S".  L.  Intorno  il  progresso  della  scienza 
archeologica  nel  nostro  regno  croato.  —  Vuletic  Circa  i  tumuli,  grotte  ecc.  in  Ercego- 
vina  e  in  Bossina. 

^Wochenschrift   des  osterr.  Ingenieur-  und   Arckitekten-Vereines.    Jhg.  XIII, 
44-47.  Wien,  1888. 

fWochensclirift  (Naturwissenschaftliche).  Bd.  Ili,  n.  6-9.  Berlin,  1888. 

+Zbiór  Wiadomosci  do  Antropologa  Krajowei.  T.  XII.  Krakow,  1888. 

1  Zeitschrift  der  deui:schen  geologischen  Gesellschaft.  Bd.  XL,  2.  Berlin,  1888. 

Hettner  und  Linck.  Beitrage  zur  Geologie  und  Petrographie  der  columbianischen  An- 
den.  —  Lang.  Ueber  geriefte  Geschiebe  von  Muschelkalkstein  der  Gottinger  Gegend.  —  Tordi. 
Temperaturverhiiltnisse  wàhrend  der  Eiszeit  und  Fortsetzung  der  Untersuchungen  uber 
ihre  Ablagerungen.  —  van  Calker.  Ueber  glaciale  Erscheinungen  ini  Groninger  Hondsrug.  — 
Salisòury  und  Wahnschaffe.  Neue  Beobachtungen  iiber  die  Quartiirbildung  der  Magdebur- 
ger  Borde.  —  Koken.  Neue  Untersuchungen  an  tertiaren  Fisch-Otolithen.  —  Kloos.  Vor- 
làuflge  Mittheilungen  tìber  die  neuen  Knochenfunde  in  den  Hòhlen  bei  Riibeland  ini  Harz.  — 
Stremine.  Beitrag  zur  Kenntniss  der  tertiaren  Ablagerungen  zwischen  Cassel  und  Detmold, 
nebst  einer  Besprechung  der  nord-deutschen  Pecten-Arten. 


—   CLXV   — 

<  Zeitschrift    der   deutschen    inorgenlàndischen    Gesellschaft.    Bd.    XLII ,    3. 

Leipzig,  1888. 

Sprenger.  Die  arabischen  Berichte  tìber  das  Hochland  Arabieus  beleuchtet  durch 
Doughty's  Travels  in  Arabia  Deserta.  —  Barth.  Yergleichende  Studicn.  —  Fiirst.  Zusatze 
zum  Aruch  des  B.  Nathan  von  E.  Samuel  Ben  B.  Jacob  Gama,  zum  erstenMal  herausgegeben 
aus  Hdschrr.  der  Bibliotheken  zu  Darma  und  Cambridge  von  Salomon  Buber.  —  Olclenberg. 
Nodi  einmal  die  Adhyàyatbeilung  des  Bigveda.  —  Bdhtlingk.  Ueber  den  impersonalen 
Gebrauch  der  Barticipia  necess.  im  Sanskrit.  —  Reckendorf.  Der  aramàische  Theil  des 
parmyrenischen  Zoll-  und  Steuertarifs.  —  Stackelberg.  Ossetica.  —  Roth.  Bericbt  des  Ludolf 
von  Sudheim  tìber  die  Einnahme  von  Accre  1294.  —  Jacobi.  Budrata  und  Budr abbatta.  — 
Schreiner.  Bemerkungen  zu  Koran,  2,  261.  —  Mills.  Yasna  XLIII,  1-10  with  the  Bablavi 
text  deciphered,  and  traslated.  —  Kayser.  Gebrauch  von  Balmen  zu  Zauberei. 
-;Zeitschrift  fur  Ethnologie.  Jhg.  XX,  4.  Berlin,  1888. 

Bartels.  Culturelle  und  Eassenunterschiede  in  Bezug  auf  die  Wundkrankheiten.  — 
Quedenfeldt.  Eintheilung  und  Verbreitung  der  Berberbevolkerung  in  Marokko.  —  Frie- 
clrichs.  Zur  Matriarchatsfrage. 


1  — 


Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 


Specchio  I. 


Gennaio  1888. 


© 
g 

o 

3 

Altezza  del  Barometro 

RIDOTTO   A   0° 

Termometro  Centig 

RADO 

9h 

Temperatura 

6h 

9h 

'•3 
0 

3h 

6h 

9h 

O    O 

3a 

6h 

9h 

^3 
0 

<D 

3 

3h 

6h 

3 

1 

700  mm.  -4- 

1 

60,07 

60,96 

60,30 

59,23 

5S,97 

58,77 

58,57 

59,55 

—3,0 

—2,1 

2,8 

3,7 

2,5 

2,2 

2,°3 

1,2 

3,7 

— 3,5 

2 

55,99 

55,71 

54,50 

53,59 

53,70 

54,03 

53,78 

54,47 

1,2 

2,7 

4,3 

4,6 

5,0 

5,3 

5,2 

4,0 

5,3 

0,7 

3 

54,52 

55,45 

55,92 

55,71 

56,74 

57,69 

57,95 

56,28 

5,5 

5,2 

7,8 

9,0 

7,1 

6,2 

5,7 

6,6 

9,0 

3,8 

4 

59,08 

59,83 

60,00 

59,89 

60,88 

61,77 

62,12 

60,51 

5,0 

5,4 

9,4 

11,2 

8,7 

7,6 

6,6 

7,7 

11,2 

4,0| 

5 

64,80 

63,81 

63,41 

63,36 

63,88 

64,50 

64,65 

64,06 

5,4 

6,7 

7,9 

9,2 

7,9 

7,8 

6,9 

7,4 

12,1 

1 

6,41 

6 

64,58 

65,39 

65,06 

64,41 

65,03 

64,80 

64,60 

64,84 

7,9 

7,9 

11,2 

11,8 

10,4 

9,4 

9,0 

9,7 

12,1 

7 

63,64 

64,44 

64,38 

64,10 

64,75 

65,55 

65,70 

64,65 

8,6 

8,8 

9,2 

9,6 

9,6 

8,8 

8,8 

9,1 

9,9 

7,7 

8 

67,01 

67,97 

67,93 

67,58 

68,03 

68,41 

68,28 

67,89 

8,0 

8,4 

10,5 

11,9 

11,0 

9,8 

7,9 

9,6 

12,0 

7,7 

9 

67,21 

67,42 

65,78 

63,78 

62,28 

61,83 

60,96 

64,18 

4,6 

4,9 

10,0 

12,1 

10,1 

9,2 

8,5 

8,5 

12,2 

3,7 

10 

60,89 

61,83 

62,49 

61,87 

62,58 

63,88 

63,68 

62,46 

6,4 

11,7 

11,6 

10,6 

8,0 

7,6 

6,9 

9,0 

12,4 

5,5 

11 

63,39 

64,54 

63,74 

62,68 

62,70 

62,99 

62,62 

63,24 

5,0 

6,1 

10,6 

11,4 

8,2 

5,3 

4,1 

7,2 

11,5 

4,1 

12 

60,94 

60,65 

59,49 

58,22 

57,61 

57,23 

57,08 

58,75 

1,8 

3,3 

8,2 

10,5 

8,0 

5,4 

4,0 

5,9 

10,5 

1,0 

13 

57,72 

58,62 

58,82 

59,03 

59,69 

60,45 

60,41 

59,25 

4,7 

5,1 

8,6 

6,8 

3,4 

1,8 

0,7 

4,4 

8,6 

0,7 

14 

59,80 

60,92 

60,45 

59,64 

60,22 

60,91 

60,90 

60,41 

1,6 

3,1 

5,0 

4,8 

2,6 

0,6 

—0,6 

2,4 

5,2 

—0,6 

15 

60,86 

61,42 

61,49 

61,39 

62,11 

63,22 

64,13 

62,09 

—1,6 

0,1 

4,0 

4,6 

2,3 

—0,2 

—1,0 

1,2 

4,7 

—2,3 

13 

65,03 

65,94 

66,16 

65,68 

65,98 

66,34 

66,64 

65,97 

—1,4 

1 

—0,4 

4,3 

5,8 

4,L 

2,5 

1,1 

2,3 

5,9 

2,2! 

17 

66,32 

66,92 

66,33 

65,56 

65,75 

65,90 

65,64 

66,06 

—0,4 

0,2 

5,8 

7,3 

5,6 

3,3 

1,2 

3,3 

7,4 

—1,2 

18 

64,76 

65,23 

64,53 

63,73 

64,03 

64,74 

65,14 

64,59 

—1,0 

0,5 

5,4 

7,3 

4,6 

2,6 

1,0 

2,9 

7,4 

—1,5 

19 

65,47 

66,14 

66,16 

65,50 

66,21 

67,03 

67,45 

66,28 

—1,4 

—0,2 

4,6 

7,2 

5,4 

2,2 

1,6 

2,8 

7,4 

2,2 

20 

66,92 

67.C6 

66,13 

65,07 

64,86 

64,85 

64,87 

65,68 

—2,0 

0,3 

5,8 

7,9 

4,2 

2,5 

0,2 

2,7 

8,0 

—2,3 

21 

64,03 

65,13 

64,63 

63,48 

63,45 

63,55 

63,63 

63,99 

—1,4 

0,0 

6,4 

8,6 

7,0 

3,2 

0,0 

3,4 

8,7 

2  2 

22 

60,82 

61,72 

59,74 

57,50 

55,59 

53,62 

51,96 

57,28 

—1,4 

—0,6 

3,7 

4,4 

5,5 

6,3 

6,5 

3,5 

6,5 

—2,7 

23 

'51,31 

52,09 

52,57 

53,48 

55,49 

57,24 

58,65 

54,40 

5,6 

5,9 

10,2 

13,2 

10,2 

7,3 

5,9 

8,3 

13,3 

4,9 

24 

61,64 

62,32 

62,53 

61,85 

62.48 

63,13 

63,76 

62,53 

4,4 

5,1 

11,4 

15,0 

12,3 

9,0 

6,1 

9,0 

15,0 

2,9 

25 

64,34 

64,90 

64,44 

63,63 

63,65 

63,70 

63,60 

64,04 

3,3 

3,8 

11,9 

14,1 

10,4 

7,4 

4,6 

7,9 

14,2 

1,6 

26 

62,05 

61,92 

61,17 

59,50 

58,47 

56,64 

56,28 

59,43 

0,8 

1,0 

7,8 

11,6 

9,2 

9,5 

9,4 

7,0 

11,7 

—0,1 

27 

53,84 

54,19 

53,64 

52,09 

51,14 

50,76 

51,41 

52,44 

6,5 

6,2 

10,0 

11,8 

9,6 

5,8 

4,0 

7,7 

12,0 

4,0 

28 

50,99 

50,88 

48,06 

45,81 

44,96 

42,68 

44,17 

46,79 

1,3 

1,3 

7,0 

8,8 

9,3 

9,8 

5,0 

6,1 

10,0 

—0,3 

29 

47,51 

48,05 

48,85 

48,76 

49,58 

50,06 

49,78 

48,94 

1,4 

1,4 

4,8 

5,8 

4,7 

3,3 

4,0 

3,6 

10,4 

0.3 

30 

46,58 

46,05 

45,80 

47,71 

48,62 

49,15 

48,87 

47,54 

3,1 

1,0 

1,4 

3,9 

3,4 

3,1 

2,6 

2,6 

4,9 

0,3 

31 

42,77 

40,95 

42,08 

43,54 

44,85 

46,11 

46,31 

43,76 

1,6 

2,1 

2,1 

3,8 

2,0 

1,0 

—0,1 

1,8 

4,0 

—0,1 

|d.  ia 

61,78 

62,28 

61,98 

61,35 

61,68 

62,12 

62,03 

61,89 

4,9 

S,0 

8,5 

9,4 

8,0 

7,4 

6,8 

7,3 

10,0 

4,1 

»    2a 

63,12 

63,74 

63,33 

62,65 

62,92 

63,37 

63,49 

63,23 

0,5 

1,8 

6,2 

7,4 

4,8 

2,4 

1,2 

3,5 

7,7 

-0,7 

.   3* 

55,08 

55,29 

54,86 

54,30 

54,39 

54,24 

54,40 

54,65 

2,3 

2,5 

7,0 

9,2 

7,6 

6,0 

4,4 

5,5 

10,1 

0,8 

|  Mese    59,99|  60,44 

60,06 159,43 

59,66|59,9l[59,97|59,92 

~,o 

3,4 

7,2 

8,7 

e,s 

5,3 

,. 

5,4|     9,3|     1,4 

Bollettino  meteorologico  —  Vol.  IV. 


—  2 


Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio. 


Specchio  II. 


Gennaio  1888. 


o 

E 
© 

3 

Umidità 

ASSOLUTA. 

Um 

[DITA 

3* 

RELATIVA 

Acqna   evaporata 
in  24  ore 

6h 

9h 

3 
o 

(X> 

3h 

6h 

9h 

ri    © 
g    O 

-©§ 
ss 

6h 

9h 

11 

il 

6h 

9h 

<D    O 

.2  a 

'•3  6 
SS 

1 

3,02 

2,98 

2,94 

2,68 

3,20 

3,27 

3,23 

3,05 

82 

75 

52 

45 

58 

60 

60 

62 

mm 

0,50 

1 

2 

4,44 

4,55 

5,01 

5,13 

5,75 

6,14 

6,24 

5,32 

89 

81 

80 

81 

87 

92 

94 

86 

1,53 

i 

3 

6,02 

5,73 

6,47 

6,74 

6,45 

6,03 

6,11 

6,22 

89 

86 

82 

79 

85 

85 

89 

85 

0,81 

4 

5,44 

5,41 

5,83 

6,55 

6,08 

5,83 

5,47 

5,80 

83 

80 

66 

66 

72 

75 

75 

74 

1,81 

5 

5,47 

5,67 

6,19 

6,73 

6,51 

6,57 

6,57 

6,24 

81 

77 

78 

77 

82 

83 

88 

81 

1,62 

j 

6 

6,02 

6,45 

7,14 

7,60 

8,27 

6,89 

6,85 

7,03 

75 

SO 

72 

74 

87 

79 

80 

78 

2,02 

7 

6,69 

7,02 

7,41 

7,87 

7,63 

7,42 

7,08 

7,30 

80 

82 

85 

88 

85 

87 

83 

84 

0,67 

8 

6,78 

7,33 

7,56 

8,26 

7,85 

7,39 

6,95 

7,45 

84 

89 

80 

79 

80 

82 

87 

83 

0,68 

9 

5,44 

5.10 

6,30 

7,59 

7,27 

6,17 

6,32 

6,31 

85 

78 

68 

72 

78 

71 

77 

76 

1,53 

10 

4,87 

7,36 

5,51 

4,68 

5,80 

5,40 

5,02 

5,52 

68 

71 

53 

49 

72 

69 

67 

64 

4,32 

11 

5,10 

5,30 

4,40 

4,46 

6,06 

5,32 

5,03 

5,10 

78 

74 

46 

44 

74 

80 

82 

68 

3,37 

| 

12 

4,31 

4,28 

5,20 

6,40 

5,96 

5,51 

5,03 

5,24 

82 

73 

63 

67 

74 

81 

82 

75 

1,08 

13 

4,57 

4,17 

3,97 

4,73 

4,07 

2,97 

3,00 

3,93 

71 

63 

47 

64 

68 

56 

61 

61 

2,12 

14 

3,65 

2,75 

2,56 

3,44 

2,89 

3,43 

2,89 

3,09 

71 

48 

39 

53 

53 

72 

66 

57 

3,16 

| 

15 

3,23 

2,86 

2,32 

2,06 

2,71 

3,01 

3,27 

2,78 

79 

62 

38 

32 

50 

66 

77 

58 

1,37 

16 

3,02 

3,50 

3,27 

3,14 

3,38 

3,12 

3,48 

3,27 

73 

79 

52 

45 

55 

57 

70 

62 

1,50 

17 

3,52 

3,64 

2,72 

3,52 

3,74 

3,76 

3,45 

3,48 

80 

79 

54 

46 

55 

65 

69 

64 

0,82 

1 

18 

3,32 

3,40 

3,22 

3,72 

3,43 

3,06 

2,89 

3,29 

78 

72 

48 

49 

54 

55 

58 

59 

1,55 

| 

19 

3,07 

3,60 

3,16 

3,68 

4,33 

4,04 

3,16 

3,58 

74 

79 

50 

48 

64 

75 

61 

64 

1,75 

20 

3,26 

4,17 

3,43 

4,12 

4,13 

3,80 

3,22 

3,73 

85 

89 

50 

51 

66 

68 

69 

68 

1,12 

21 

3,28 

3,58 

4,26 

4,59 

4,61 

4,34 

3,74 

4,06 

80 

78 

59 

55 

61 

74 

81 

70 

0,84 

22 

3,36 

3,39 

3,71 

5,35 

5,96 

6,50 

6,06 

4,90 

82 

77 

62 

85 

88 

91 

84 

81 

1,43 

23 

5,40 

4,66 

6,02 

5,12 

4,70 

4,95 

4,96 

5,12 

78 

67 

65 

45 

50 

65 

71 

63 

1,77 

24 

4,50 

4,57 

5,24 

4,38 

4,47 

4,72 

4,84 

4,67 

72 

69 

52 

34 

41 

55 

69 

56 

2,55 

25 

4,19 

4,66 

5,67 

6,75 

7,21 

6,81 

5,54 

5,83 

71 

76 

55 

57 

76 

89 

87 

73 

1,21 

26 

4,25 

4,88 

6,14 

6,78 

6,95 

7,34 

7,87 

6,32 

87 

98 

78 

66 

80 

83 

89 

83 

0,63 

27 

6,75 

6,39 

7,32 

6,42 

7,17 

5,23 

5,49 

6,40 

92 

80 

76 

62 

80 

76 

90 

81 

0,88 

28 

4,95 

4,60 

4,86 

6,19 

5,83 

6,48 

4,99 

5,41 

98 

91 

64 

73 

66 

72 

76 

77 

1,04 

29 

4,05 

3,71 

2,87 

2,85 

3,06 

3,80 

4,11 

3,49 

80 

72 

44 

41 

47 

65 

67 

59 

2,12 

30 

5,14 

4,50 

4,89 

5,15 

4,96 

4,75 

5,14 

4,93 

89 

91 

96 

85 

85 

83 

93 

89 

0,85 

31 

4,96 

4,76 

4,47 

4,82 

4,63 

4,38 

4,21 

4,60 

96 

89 

84 

80 

87 

89 

93 

88 

1,02 

D.  la 

5,42 

5,76 

6,04 

6,38 

6,48 

6,11 

5,98 

6,02 

82 

80 

72 

71 

79 

78 

80 

77 

15,49 

»  2a 

3,70 

3,77 

3,43 

3,93 

4,07 

3,80 

3,54 

3,75 

77 

72 

49 

50 

61 

68 

70 

64 

17,84 

■  3a 

4,62 

4,52 

5,04 

5,31 

5,41 

5,39 

5,18 

5,07 

74 

82 

67 

62 

69 

77 

82 

75 

14,34 

[1  Mese 

4,53 1  4,68 

4,84|   5,21 

5,32  !  5,10 

4,90 

4,95 

81 

78 

63 

61 

70 

74 

1  » 

72 

47,67 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  m.  Gennaio  1888. 


o 

e 

o 

3 

Direzione  del 

VENTO 

©  o 

Velo 

CITA.   ( 
IN  e 

)RARIA   DEL    ì 
HILOMETRI 

3h      6h 

ENTO 

Totale 

in 
24  ore 

6h 

9h 

•3 

o 

CD 

3h 

6» 

9h 

6h 

9h 

o 

M 

CD 

3 

9h 

cjl    o> 

l 

NNE 

NNE 

NE 

ENE 

NE 

ESE 

E 

15 

18 

20 

4 

5 

3 

6 

274 

2 

ENE 

NE 

E 

ENE 

NE 

NE 

NE 

20 

21 

20 

25 

16 

16 

16 

444 

3 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

22 

18 

18 

15 

12 

10 

10 

387 

4 

NE 

NE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

12 

G 

17 

11 

14 

12 

1"! 

293 

5 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

N 

N 

7 

9 

9 

8 

10 

8 

9 

190 

6 

NE 

N 

N 

NNE 

N 

NNE 

NNE 

10 

9 

6 

5 

2 

4 

5 

162 

7 

ENE 

ENE 

NE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

14 

10 

12 

15 

11 

14 

10 

282 

8 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

11 

6 

4 

2 

2 

7 

8 

174 

9 

NNE 

NE 

NE 

0N0 

NNO 

NNO 

N 

10 

11 

3 

6 

7 

7 

6 

16S 

10 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

NE 

NE 

6 

44 

54 

36 

30 

28 

36 

640 

11 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

30 

20 

17 

24 

22 

16 

16 

532 

12 

NNE 

NNE 

ENE 

SSO 

SSO 

NO 

NE 

16 

12 

5 

10 

1 

5 

4 

199 

13 

NE 

NE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

10 

9 

21 

26 

18 

26 

22 

439 

14 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

27 

22 

20 

31 

50 

24 

16 

651 

15 

NNE 

NE 

ENE 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

15 

12 

8 

12 

7 

15 

12 

293 

16 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

NNO 

NNE 

NNE 

8 

21 

7 

1 

7 

18 

12 

265 

17 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NO 

NNO 

N 

10 

12 

10 

5 

3 

6 

5 

201 

18 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

15 

12 

11 

4 

11 

10 

10 

240 

19 

NE 

NE 

NNE 

NE 

calma 

NNE 

NNE 

6 

10 

17 

2 

calma 

1 

7 

136 

20 

NNE 

NNE 

NNE 

NNO 

OSO 

NNE 

NNE 

12 

8 

6 

2 

1 

8 

10 

168 

21 

NNE 

NNE 

NE 

NO 

calma 

NNE 

NNE 

10 

7 

4 

2 

calma 

4 

8 

138 

22 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

OSO 

SE 

ESE 

11 

11 

7 

7 

3 

12 

12 

212 

23 

NE 

NE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

11 

7 

8 

10 

28 

16 

10 

310 

24 

NE 

ENE 

NE 

N 

NNE 

NNE 

calma 

6 

6 

7 

10 

8 

5 

calma 

135 

25 

NNE 

NNE 

calma 

SO 

ONO 

NNE 

NNE 

4 

5 

calma 

3 

4 

6 

5 

104 

26 

NNE 

NNE 

,  ESE 

NO 

S 

S 

S 

11 

10 

2 

8 

8 

16 

10 

199 

27 

NE 

NE 

NNO 

0N0 

OSO 

ESE 

NNO 

6 

1 

2 

8 

3 

6 

4 

136 

28 

NE 

ENE 

SSE 

0 

ONO 

ONO 

NO 

2 

3 

8 

14 

18 

37 

12 

283 

29 

NNE 

NNE 

SSO 

SE 

SE 

ENE 

ENE 

5 

4 

3 

5 

3 

1 

10 

120 

30 

ESE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

18 

15 

21 

6 

6 

6 

2-S 

31 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

NE 

NE 

25 

22 

18 

16 

10 

5 

11 

357 

D.  1* 

12,7 

15,2 

16,3 

12,7 

10,9 

10,9 

lij 

301 

»  2» 

— 

— 

— 

— 

— 

- 

— 

14,9 

13,8 

11,2 

11,7 

12,0 

12,9 

11,4 

312 

»  3» 

9,9 

8,3 

7,3 

8,1 

8,3 

10,4 

7,6 

207 

Mese 

-  1 

- 

- 

- 

- 

"„ 

12,5 

12,4 

11,6 

L10:8 

10,4 

11,4 

10.8 

273 

—  4  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  K.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV.  Gennaio  1888. 


Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


6h 


9n 


3* 


G» 


oh 


D.la 

„2a 

,3 


0 

0 

■! 

6 

6 

7 

li 

0 

1 

3 

1 

10 

2 

3 

2 

1 

4 

5 

10 

10 

10 

10 

0 

0 

0 

3 

1 

ti 

0 

0 

0 

0 

10 

10 

0 

0 

0 

0 

2 

2 

in 

10 

8 

2 

6 

6 

l(i 

9 

in 

10 

3 

10 

13  e 


7,9 
10,0 

9,4 
8,7 
9,9 
9,1 
10,0 
7,0 
2,3 
0,3 

0,1 

0,0 
0,3 
0,0 
0,6 
3,7 
0,7 
0,9 
0,4 
0,1 

0,1 
8,6 
1,9 
0,0 
1,6 
7,4 
3,4 
5,7 
6,1 
9,9 
7,0 


3,7J  4,3|4,5J  4,lJ4,7|  4,6     4,1 1    4-3 


6,8 

1,5 
0,6 
0,2 
0,1 
1,3 
0,9 


Ozono 


3,5 


0,5 


14,0 
18,4 


11,4 


43,2 


7,:. 
8,5 
8,5 
7,5 
7,5 
6,0 
7,o 
7,0 
7,5 
6,0 

7,0 
8,0 
7,0 
8,5 
9,0 
8,0 
7,0 
8,0 
7,5 
6,5 

6,0 
5,5 
0,8 
7,5 
1,0 
5,0 
6,0 
4,0 
8,0 
9,0 
7.H 


54,6 


Meteore 


3,5 

2,0 

4,5 

4,5 

7,0 

7,0 

6,0 

6,0 

7.d 

6,5 

5.5 

5,5 

1,5 

0,5 

8,5 

5,0 

6,0 

6,0 

3,5 

3,5 

5,5 

4,5 

5,5 

3,5 

7,5 

3,0 

7,5 

5,5 

10,0 

8,0 

8,0 

7,5 

2,(1 

5,0 
6,5 
5,5 
0,5 
0,5 
1,5 
1,5 
3.0 
6,5 

7,5 
5,0 
5,5 
7,5 
6,5 
1,5 
2,5 
6,0 
5,0 
5,0 

2,5 
1,0 
7,5 
4,5 
0,0 
3,5 
4,5 
6,5 
6,0 
8,0 
7,5 


5,0 

4,4 

6,7 

6,1 

6,3 

4,8 

6,8 1    6,0 1   5,1 1  4,4 


Gelo  brina,  v.f 

Piogg.  gelo  v.  f. 

Poca  piogg.  v.  f. 

Poca  pioggia 

Poca  pioggia 

li, ieri. 

Pioggia,  neb. 
Poca  pioggia, 

Vento  pr. 

Vento  forte 
Vento  forte 

Vento  t'.,  br.,  g. 

Gel.  br.  v.  f.  e  p 
Brina,  gelo 
Br.  gelo  v.  f. 
Gelo,  brina 
Gelo,  brina 
Gelo,  brina 
Gelo,  brina 

Gelo,  brina 

Piog.,  gelo,   br. 

Vento  forte 

Brina 

Nebbia,  piog. 
Neb.,  p.,  gr.,  1. 1 
Gelo,  br.  t.  v.  p. 

Gelo,  brina 

Piog,  neve,  v.  f. 

P.l.t.nev.v.f.gel. 


ANNOTAZIONI 


Gelo  nella  notte  e  nella  mat 
v.  f,  NNE  verso  il  mer.    I 

Pioggia  legg,  nella  giornata 
v.  f.  NE  ;  gelo  nella  notte 

Poca  piog.  nella  notte,  v.  NE 
forte  nella  matt. 

Poca  pioggia  nella  sera. 

Poca  pioggia  nel  pomeriggio 

Goccia  nella  matt.  e  sera 

P.  piog.  nella  matt.  e  nel  p. 

nebbia  d.  nel  pom. 
Poca  piog.  nella  mattina. 


Vento  proc.  NNE  e  NE  dalle 
7  li.  matt.  lino  a  mezzanot. 

Vento  forte  NNE  lino  a  sera 

Vento  forte  NNE  nella  notte 

Brina,  gelo  nella  notte,  v.  f, 
NE  e  NNE  (i  h.  mat. fino  a  s. 

Brina,  gelo  nella  notte,  v.  f. 
NNE  e  proc.  nel  pom. 

Brina,  gelo  nella  not*e  e  nel 
mattino. 

Brina,  gel.  nella  not.  e  mat. 

v.  f.  NNE  nella  mattina 
Brina,  gelo  nella  not.  e  nella1 

matt  ina 
Brina,  gelo  nella  not.  e  nella 

mattina 
Brina,  gelo  nella  not.  e  nella 

mattina 
Brina,  gelo  nella  not.  e  nella 

mattina 

Brina,  gelo  nella  not.  e  nella 

mattina 
Piog.  legg.  nel  pom.  e  nella 

sera:  gelo  e  brina 
Vento  forte  NNE  nella  sera 

Brina 


Nebb.  nel  matt.,  temp.  e  poca 

piog.  a  tarda  sera 
Neb.  nel  matt.  temp.  nella  s. 

con  grandine  alle  7  h. 
Gelo  nella  notto,  brina,  v.  p.1 

ONO  nella  sera 
Gelo  nella  not.  e  nella  matt. 

brina 
Pioggia  e  neve  nella  mattina 
p.  e  n.  nella  s.  e  v.  f.  ESE  e  NE 
Temp.  con  grand,  e  v.  f.  NNE 

nel  mat.,  gel.  e  neve  nella  s.1 


5  — 


Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 


Specchio  I. 


Febbraio  1888. 


o 

g 

o 

3 

Altezza  del  Barometro 

RIDOTTO    A    0° 

Termometro  Centig 

rado 
9h 

SI  -~ 
<D    O 

Temperatura 

6h 

9h 

13 
O 

3h 

6h 

9h 

a« 

'■5 

3 

6h 

9h 

'•5 
o 

3 

1  3h 

6* 

'■3 

.§    |     S 
«     1    1 

1 

49,84 

51,79 

52,95 

700  m 
53,55 

m.  -+- 
55,17 

56,05 

56,83 

53,74 

— 1°2 

0 

—1,0 

3% 

54 

0 

4.6 

0 

2,3 

o 

1,5 

2,2 

0 

5,8 

—  1,9 

2 

57,79 

58,31 

58,45 

57,76 

58,13 

59,13 

58,99 

58,37 

3,6 

4,8 

9,0 

9,5 

7,0 

6,2 

5,4 

6,5 

9,7 

0,6 
4,2 

3 

58,96 

59,25 

59,36 

59,09 

59,62 

60,19 

60,50 

59,57 

4,8 

6,2 

10,8 

9,8 

8,6 

7,2 

6,1 

7,6 

11,0 

4 

61,08 

61,37 

60,97 

60,02 

60,02 

60,08 

60,12 

60,52 

|    4,0 

5,9 

11,0 

11,6 

9,6 

7,8 

6,6 

8,1 

11,6 

3,5 

1 

5 

57,23 

59,10 

57,49 

56,02 

55,30 

55,15 

54,15 

56,35 

2,9 

4,4 

10,5 

11,4 

9,4 

7,0 

5,4 

7,3 

11,4 

2,5 

6 

51,04 

50,64 

49,76 

48,94 

48,70 

49,51 

50,31 

49,84 

5,5 

6,6 

10,8 

12,1 

10,8 

7,6 

6,0 

8,5 

12  2 

4,5 

7 

52,35 

53,54 

54,20 

54,30 

54,39 

55,03 

54,70 

54,07 

4,8 

6,6 

9,4 

9,2 

7,6 

4,3 

3,8 

6,5 

10,0 

3,8 

8 

52,61 

52,57 

51,76 

50,37 

50,52 

50,61 

50,65 

51,30 

1,9 

2,9 

8,5 

10,4 

7,5 

5,3 

3,6 

5,7 

10,4 

0,8 

9 

49,21 

49,55 

48,84 

48,74 

49,26 

50,43 

51,20 

49,60 

1,7 

2,4 

9,2 

7,0 

6,5 

4,5 

3,1  ' 

1 

4,9 

9,4 

0,8? 

10 

'53,53 

54,59 

55,16 

54,48 

55,66 

56,56 

56,82 

55,26 

1,9 

3,9 

8,8 

11,0 

8,6 

5,4 

3,6 

6,2 

11,0 

1,2 

11 

56,62 

56,63 

56,12 

55,42 

55,86 

56,16 

56,77 

56,23 

0,2 

3,4 

9,8 

9,3 

8,2 

7,6 

6,4 

6,4 

10,4 

—0,6 

12 

50,73 

57,10 

57,28 

56,85 

56,86 

57,46 

57,48 

57,11 

1     6,8 

7,9 

11,0 

12,2 

9,9 

9,4 

8,3 

9,4 

12,4 

5,8. 

13 

57,29 

57,33 

57,06 

56,69 

57,05 

57,22 

57,40 

57,15 

9  2 

10,9 

13,9 

14,3 

11,2 

9,6 

7,9 

11,0 

14,5 

7,5 

14 

57,74 

57,71 

57,52 

56,58 

56,56 

56,64 

56,41 

57,02 

3,7 

7,7 

14,6 

15,1 

12,4 

9,7 

9,8 

| 

10,4 

15,4 

3,7 

15 

53,28 

52,86 

51,88 

49,34 

47,51 

47,84 

47,87 

50,08 

11,4 

13,4 

13,9 

12,3 

11,6 

10,6 

9,6 

11,8 

14,4 

8,8 

13 

47,42 

47,87 

47,69 

47,94 

4^,40 

49,29 

49,42 

48,29 

6,6 

7,4 

8,8 

9,3 

7,2 

5,8 

4,4' 

7,1 

11,0 

4,4 

17 

48,72 

48,80 

48,52 

47,30 

47,25 

47,07 

45,84 

47,64 

3,3 

5,6 

7,1 

9,0 

7,0 

5,4 

3,8! 

5,9 

9,4 

2,5 

18 

44,01 

42,89 

42,44 

42,02 

41,23 

41,44 

42,C3 

42,29 

2,4 

4,0 

7,0 

4,0 

5,3 

3,6 

3,6 

1 

4,3 

7,4 

1,8 

19 

44,33 

45,52 

45,63 

43,56 

42,36 

42,11 

41,72 

43,60 

3,8 

5,0 

7,4 

8,1 

8,0 

8,3 

7,2 

6,8 

8,6 

1,9 

20 

41,12 

41,10 

41,57 

41,43 

41,50 

43,14 

43,29 

41,88 

6,6 

9,4 

11,4 

8,9 

9,4 

9,0 

5,9 

8,7 

11,7 

5,2 

21 

'44,29 

45,08 

45,56 

45,59 

46,03 

46,38 

46,39 

45,62 

4,5 

5,4 

9,2 

9,2 

8,0 

6,2 

4,8 

| 

6,8 

9,4 

3,3 

22 

45,16 

45,26 

45,71 

45,89 

47,11 

48,25 

47,48 

46,41 

5,6 

5,8 

6,0 

9,6 

7,2 

6,2 

6,5 

6,7 

9,6 

3,6 

23 

44,b7 

44,51 

44,20 

43,46 

43,39 

43,75 

44,56 

44,11 

5,6 

6,6 

7,0 

7,0 

6,6 

4,8 

4,2 

6,0 

8,4 

4,2 

24 

46,52 

47,49 

48,24 

48,11 

49,18 

50,1» 

50,98 

48,67 

2,2 

3,5 

7,9 

8,7 

7,0 

5,8 

5,3 

5,8 

8,0 

1,1 

25 

50,91 

| 

51,28 

52,09 

51,41 

52,53 

53,50 

54,20 

52,27 

8,0 

9,0 

9,0 

11,9 

11,2 

10,9 

10,1 

10,1 

12,0 

4,6 

26 

54,66 

54,44 

54,18 

53,12 

52,52 

52,28 

51,79 

53,28 

7,2 

10,2 

14,2 

13,8 

12  2 

11,0 

9,7, 

11,2 

14,7 

7,2 

27 

52,64 

| 

53,34 

53,49 

52,94 

53,24 

53,09 

52,69 

53,06 

8,0 

9,5 

11,2 

11,5 

9,6 

7,1 

6,3 

9,0 

12,0 

6,3 

28 

51,84 

51,95 

51,55 

51,14 

51,61 

52,26 

52,26 

51,80 

4,6 

6,0 

9,0 

9,4 

8,4 

6,0 

5,2 

0,9 

9,8 

4,0; 

29 

52,21 

52,93 

53,13 

52,83 

53,63 

54,99 

55,64 

53,62 

4,6 

5,8 

9,5 

11,2 

9,7 

8,0 

5,5 

1 

7,8 

11,5 

4.(1 

D.  la 

- 
54,30 

55,07 

54,89 

54,33 

54,68 

55,27 

55,43 

54,86 

3,0 

4,3 

9,2 

9,7 

8,0 

5,8 

4,5 

6,4 

l(i,2 

2,(( 

*   2a 

50,73 

50,78 

50,57 

49,71 

49,46 

49,84 

49,82 

50,13 

5,4 

7,5 

10,5 

10.3 

9,0 

7,d 

6,7 

8,2 

11,0 

4,0 

*   3a 

1 

49,23 

1 

49,59 

49,79 

49,39 

49,92| 

50,52 

50,67 

49,87 

5,6 

6,9 

9,3 

10,3 

8,9 

7,3 

6,4 

7,8 

ld,7 

4,3 

Mese 

'51,44J51.8l|51,75j51,14 

51,35 151,88  |51,97J  51,62 

4,7 

6,2 

9,7 1   10,1 1      S,0 

7,0 1 

5,9 

7.5J  10,8|     8,4 

Bollettino  meteorologico  —  Vol.  IV. 


li 


Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  IL  Febbraio  1888. 


o 

a 
u 

a 

3 

Umidità  assoluta 

Umidità 

RELATIVA 

6h   9h 

■2 

"a 

0,  2 

ri  o  | 
«SS  ' 

S.S 

< 

6h 

9h 

•3 

o 
a> 

3h 

6h  !  9h 

S  2 

1-2 

6h 

9h 

1 
II 

3h 

b  0 

i 
1 

3,54 

3,60 

4,80 

5,16 

4,34 

4,46 

4,18 

4,30 

84 

s4 

82 

77 

68 

82 

81 

so 

mm 

0,92 

2 

4,88 

5,26 

6,23 

7,46 

6,19 

6,24 

5,77 

6,00 

82 

81 

72 

84 

82 

88 

86 

82 

1,02 

3 

5,87 

5,44 

7,03 

7,28 

6,75 

6,50 

6,51 

6,48 

90 

76 

73 

80 

81 

85 

92 

82 

0,92 

4 

5,90 

6,25 

5,09 

6,43 

6,89 

6,57 

0,22 

6,19 

97 

89 

52 

63 

76 

83 

85 

78 

0,69 

5 

5,16 

5,46 

5,89 

4,85 

5,61 

6,04 

5,57 

5,51 

91 

>T 

62 

48 

64 

81 

63 

74 

1,44 

6 

5,45 

5,73 

5,66 

5,55 

5,88 

5,83 

5,62 

5,67 

80 

78 

59 

5i( 

61 

75 

60 

69 

1,37 

7 

4,41 

5,49 

2,07 

2,19 

2,84 

3,35 

2,90 

3,32 

68 

62 

24 

25 

36 

54 

48 

45 

2,8  1 

8 

3,51 

3,46 

4,44 

3,51 

5,51 

5,53 

4,74 

4,39 

66 

61 

54 

37 

70 

83 

80 

64 

1,39 

9 

4.33 

4.59 

5,19 

5,55 

5,04 

5,40 

4.46 

5,02 

84 

84 

60 

74 

78 

85 

78 

78 

0,74 

10 

3,43 

3,54 

2,83 

2,12 

3,66 

4.10 

3,58 

3,34 

65 

60 

33 

21 

43 

47 

60 

47 

3,37 

11 

3,31 

3,89 

3,87 

6,56 

0,93 

7,36 

6,76 

5,53 

71 

66 

43 

75 

- 

94 

94 

75 

0,68 

12 

6,52 

5,22 

7,85 

7,4s 

6,93 

6,95 

6,49 

0,78 

88 

66 

80 

71 

75 

70 

79 

77 

1,22 

13 

6,50 

7,26 

7,17 

7,30 

7,08 

7,17 

0,73 

7,03 

75 

74 

62 

60 

71 

80 

84 

72 

1,27 

14 

4,88 

6,47 

7,30 

0,09 

5,65 

7,34 

G,4S 

6,32 

82 

82 

59 

43 

52 

82 

72 

68 

1,41 

15 

5,46 

5.51 

7,05 

8,26 

9,12 

9,05 

8,04 

7,50, 

54 

4s 

60 

7S 

89 

95 

91 

74 

3,04 

16 

5,47 

4,09 

5,32 

5,46 

5,01 

5,44 

4,05 

5,23 

75 

6.) 

63 

62 

66 

78 

79 

70 

1,23 

17 

5,02 

5,35 

5,43 

5,20 

5.55 

5,20 

4,92 

5,25' 

86 

78 

71 

61 

74 

78 

82 

76 

0,89 

18 

4,30 

4.31 

5,34 

5,41 

4,75 

5,23 

5,33 

4,96 

70 

7" 

71 

90 

71 

88 

90 

80 

0,59 

19 

5,21 

5,24 

6,16 

6,83 

6,45 

5,84 

6,39 

6,02 

sT 

79 

80 

84 

80 

71 

84 

81 

1,03 

20 

6,09 

6,72 

7,54 

6,85 

6,77 

7,50 

6,31 

6,83 

84 

70 

74 

80 

76 

83 

91 

81 

1,12 

21 

4,50 

5,47 

5,13 

5,52 

5,01 

5,61 

5,62 

5,39 

72 

81 

58 

63 

73 

79 

87 

73 

0,50 

22 

6.28 

6,37 

6,04 

5,93 

5,07 

5,65 

5.37 

5,94 

92 

92 

86 

66 

78 

79 

74 

81 

0,85 

23 

5,56 

5,84 

6,73 

6,73 

6,54 

5,93 

5,68 

0,14 

M 

79 

90 

90 

00 

92 

92 

88  | 

0,85 

24 

5,03 

5,29 

6,03 

6,03 

5,09 

5,74 

5,63 

5,56 

93 

90 

70 

72 

81 

83 

87 

83 

0,74 

25 

7,(6 

7.19 

7,75 

7,54 

7,25 

0,73 

6,30 

7,12 

87 

84 

87 

73 

73 

69 

68 

77 

1,91 

26 

5,22 

5,29 

5,15 

5,80 

6,18 

7,09 

7,05 

5.97 

69 

57 

43 

40 

58 

73 

69 

60 

3,49 

27 

7,51 

8,10 

7,19 

6,37 

5,28 

5,97 

6,08 

6,64 

93 

91 

72 

63 

50 

78 

85 

77 

0,80 

28 

5,64 

5,32 

6,07 

6,38 

6,11 

5,83 

5,59 

5,85 

89 

76 

71 

72 

74 

83 

84 

78 

1,20 

29 

4,54 

4,62 

4,10 

4,07 

6,09 

5.10 

5,41 

4,98 

72 

67 

46 

50 

69 

63 

80 

64 

1,30 

D.  ll 

4.65 

4,88 

4,92 

5,01 

5,33 

5,39 

4,96 

5,02 

SI 

76 

57 

56 

66 

76 

77 

70 

14,66 

n   2" 

5,23 

5,50 

6,30 

6,55 

6,42 

6,71 

6,24 

6,14 

78 

70 

66 

71 

74 

83 

85 

75 

12,48 

*  3* 

5,70 

5,94 

6,03 

6,14 

6,05 

5,96 

5,86 

5,95 

83 

80 

70 

66 

73 

78 

bl 

76 

11,64 

Mese 

5,2l  |  5,44|  5,75|  5,90  1  5,93 ;  6,02 

5,69 

5,70 

81 

«| 

04 

64 

7l 

_.". 

8l| 

74 

3-,7- 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  LU.  Febbraio  1888. 


s 

o 

3 

1 

DlREZK 

)NE     DEI 

3h 

.i     VENTO 

©    O 

| 

1 

Velocità 

IN 

ORARIA   del 
CHILOMETRI 

3h      Ch 

VENTO 

Totale 

in 
24  ore 

104 

6h 

9h 

3 

o 
1 

6h 

9h 

6h 

9U 

•5 
0 

9h 

<D    O 

3  « 

l 

E 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

NE 

4 

i 

[      t 

] 

4 

7 

9 

2 

NE 

N 

S 

S 

ESE 

NE 

ENE 

8 

21 

16 

12 

14 

4 

23: 

3 

NNE 

NNE 

S 

ENE 

ENE 

ENE 

NNE 

10 

t 

a 

12 

£ 

5 

10 

15? 

4 

NNE 

NE 

NE 

NO 

ONO 

calma 

NE 

8 

E 

3 

11 

calma 

3 

161 

5 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

SO 

N 

8 

s 

11 

12 

4 

4 

4 

130 

6 

NNE 

NNE 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

3 

5 

3 

4 

5 

2 

6 

113 

7 

NNE 

NNE 

ENE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

16 

10 

26 

11 

11 

8 

6 

264 

8 

NNE 

NNE 

NE 

sso 

SSO 

calma 

NNE 

10 

12 

6 

11 

10 

calma 

8 

213 

9 

NNE 

NNE 

E 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

6 

10 

4 

5 

4 

7 

1( 

163 

10 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

NNE 

15 

12 

15 

16 

7 

8 

5 

235 

11 

N 

N 

S 

S 

S 

ESE 

E 

8 

4 

14 

17 

17 

3 

11 

23S 

12 

NNE 

NNE 

S 

SSO 

SSE 

SSE 

SSE 

5 

6 

21 

20 

12 

10 

5 

216 

13 

SE 

SSE 

s 

s 

SSO 

SO 

NNE 

10 

2 

25 

24 

21 

3 

8 

288 

14 

NNE 

NNE 

s 

s 

s 

S 

S 

6 

6 

12 

22 

11 

8 

10 

255 

15 

SSE 

S 

s 

s 

s 

OSO 

OSO 

16 

30 

45 

43 

48 

16 

6 

631 

16 

OSO 

SO 

0 

OSO 

oso 

SO 

s 

14 

18 

22 

20 

12 

7 

16 

347| 

17 

SE 

SE 

SE 

s 

s 

OSO 

ESE 

S 

7 

10 

10 

10 

6 

o 

26i 

18 

ENE 

NE 

N 

s 

so 

SE 

ESE 

9 

4 

6 

14 

15 

17 

10 

1 
228 

19 

SE 

S 

S 

s 

s 

S 

S 

11 

15 

11 

21 

25 

30 

24 

404 

20 

SE 

SSE 

S 

s 

s 

s 

ONO 

14 

15 

25 

20 

28 

30 

18 

559 

21 

S 

S 

OSO 

OSO 

so 

s 

SE 

4 

14 

20 

10 

4 

7 

12 

226 

22 

SE 

calma 

SE 

0 

0 

SSE 

E 

6 

calma 

11 

15 

4 

12 

7 

176 

23 

ENE 

ENE 

ENE 

ENE 

NNE 

NNE 

calma 

23 

16 

10 

12 

4 

9 

calma 

2-0 

24 

calma 

SE 

S 

SSO 

SSO 

ESE 

NNE 

calma 

2 

10 

25 

10 

6 

5 

179 

25 

SSE 

SSE 

SSE 

S 

s 

SSE 

SSE 

25 

25 

35 

3G 

34 

or. 

00 

672 

26 

SE 

ESE 

S 

SO 

SE 

SE 

SE 

12 

12 

14 

16 

5 

20 

11 

327 

27 

SE 

SE 

OSO 

ONO 

0 

calma 

NNE 

9 

8 

4 

20 

2 

calma 

219 

28 

NNE 

NE 

calma 

ONO 

NNE 

NNE 

NNE 

2 

4 

calma 

5 

7 

15 

17 

144 

29 

NNE 

NNE 

NNE 

NNO 

NNO 

NNE 

NNE 

IO 

9 

5 

5 

14 

10 

10 

1 
218 

30 

1 

1 

31 

1 

! 

l 

1 

1 

D.  1* 

8,8 

7,d 

9,3 

9,2 

7,6 

5,51 

5,8 

! 

182 

il  2» 

10,] 

10,7 

19,1 

21,1 

19,9 

13,0 

11,0 

849 

ii  3» 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

10,1 

10,0 

12,1 

16,0 

9,3 

12,0 

10,2 

271 

Mese 

-     1 

-  1 

■  1 

-     1 

- 1  • 

- 

9,7 

9,2| 

13,7 1 

15,4| 

12,3| 

10,| 

9,i 

207 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 


Specchio  IV. 


Febbraio  1888. 


Meteore 
varie 


0,5  poca  piog.  br.  g. 
fgia,  v.  1 
Pioggia 


ANNOTAZIONI 


Poca  neve  nella  notte,  brina 

e  gelo  nela  mattina. 

5,5  Pioggia,  v.  fort.' Piog.  leg.  nella  mat.  e  nella1 

sera  COI)  v.  S  f.  nel  mer.     | 

Pioggia  nella  notte    e  goccia 

nel  meriggio. 


Lampi 


Pioggia 

Vento  forte 


3" 


Mese 


4,9 

4,0 

4,9 

2,3 

2,2 

1,8 

7,0 

7,9 

7,9 

7,7 

6,7 

6,6 

8,3 

7,8 

8,6 

7.3 

6,3 

7,2 

7,7 


6,3  |  6,7 1  6,6|  7,1J5,8|  5,l|    f>;>\    6,1 


4,8 
93,8 

51,3 


7,5  :Pioggui,  v.  fori 
5,5  Pioggia,  v.  fort 
Vento  forte 
Vento  forte 
8,5  [Pioggia,  v.  fort 
6,5  Pioggia  gr.,  1.,  t. 
4,5  Pioggia  gr.,  v.  f. 
Piog.  gr.,  1.  e  t. 
P„  gr.  1.,  t.,  v.  f. 
7,5  Pioggia,  1.,  v.  f. 

5,5(  P..  gr.,  1..  t.,  v.f. 
6,0  I      Pioggia,  1. 

6,5  Pioggia,  v.  fort, 

II 
8,5  Piog.,  1.,  t..  v.f 

il 
10,0  Pioggia,  v.  prò. 

Il 
7,0  Pioggia,  v.  fort. 

8,5  Pioggia  gr.,  v.  f, 

7,5 


6,1 

7,2 

6,6 

4,3 

7,6 

8,1 

5,7 

6,4 

1 

7,6 

8,4 

6,8 

7,4 

149,9  j  7,ll    7,o|  6,4|   6,0 


Lampi  all'È  a  tarda  sera. 


Pioggia  nel  meriggio. 

Vento  NNE  forte  nella  niatt 
e  nel  meriggio. 

Piog.  interrot.  dal  mez.  alla 
mezzanot,  V.  8  f.  nel  poni. 

Pioggia  nella  inat. enei  mer. 
v.  S  f.  nel  pom. 

V.  t'.  s  aalle  9  li.  della  mat. 
fino  alle  6  h.  della  sera. 

Vento  f.  S  nel  pomeriggio. 

Pioggia  nel  pom.  e  nella  sera 

v.  pr.  dalle  8  li.  mat.  fino  a  B. 
Poca  pioggia  nella  not.,  piogJ 

gr.,  1.,  e  tuoni  nella  sera.  I 
Pioggia  nella  not.  e  nel  mat.1 

con  gr.  e  v.  S.  f.  nella  not.1 
Gelo  nella  mat.,  gr.  e  tempor. 

con  1.,  t.  e  fui.  nel  pom.  e  s. 
Piog.  leg.  inter.   nella  giorn. 

con  1.  et.  nella  s.,  v.  f.  S 
Piog.  intera,  nella  nott.  e  nella 

giorn.  con  1.  e  v.  S.  f. 
Pioggia,  grandine  nella  matt 

piog.,  1.  e  t.  nella  sera. 
Piog.  nella  not.  e  nella  mat 

Piog.  nella  matt.  e  nel  pom. 

v.  f.  ENE  nella  matt. 
Piog.  leg.  nella  giornata,  1.  e  t. 

nel  pom.:  v.  f.  S  nel  pom 
Piog.  nella  mat.  enei  pomer 

v.  SSE  sempre  f. 
Piog.  nella  sera  v.  SO  f.  nel 

pomeriggio. 
Pioggia  e  grand,  nella  matt 

v.  ONO  f.  nel  pomer. 


—  9  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  S.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  I.  Marzo  1888. 


D.  la 

»    2a 
»   3a 


Mese 


Altezza  del  Barometro  ridotto  a  0° 


9h 

^3 

o 

3h     6h 

9h 

ri  a) 

<S    O 

55,65 
50,19 
48,31 
39,94 
49,91 
58,83, 
62,17 
65,77 
65,32 
61,08 

53,05 
44,33 
47,50 
51,93 
48,08 
44,81 
45,55 
,42,06 
i46,29 
56,56 

56,75 
I 

53,56 
ì 

50,64 
I 

52,97 
| 
55,61 

53,93 

■50,92 

I 
47,60 

i  46,67 

52,26 
56,34 


55,85 
50,00 
48,78 
40,09 
51,01 
60,08 
63,51 
66,30 
66,00 
60,50 

53,21 
44,04 
47,87 
52,15 
48,10 
45,76 
44,85 
41,06 
48,42 
57,26 

56,84 
51,94 
51,34 
53,72 
55,84 
54,23 
51,61 
47,55 
47,62 
52,98 
57,45 


55,84 
49,35 
48,23 
41,56 
51,75 
60,75 
63,96 
66,44 
65,64 
59,49 

53,03 
43,21 
48,27 
51,91 
48,37 
46,69 
45,25 
40,91 
49,99 
57,00 

57,34 
53,79 
52,00 
53,86 
56,04 
53,57 
51,55 
46,51 
48,68 
53,01 
58,02 


700  min. 
54,93  54,00 

48,15 

46,61 

41,59 

51,79 

60,24 

63,76i 

65,20 

64,09 

57,17 


51,40 
42,48 
48,42 
50,91 
47,12 
46,85 
44,90 
40,93 
50,47 
55,58 

55,63 
53,10 
51,99 
53,46 
55,68 
52,66 
50,68 
45,24 
48,98 
51,90 
57,80 


48,23 
46,43 
43,93 
53,01 
61,02 
64,45 
65,14 
63,84 
56,08 

50,96 
43,72 
48,70 
48,65 
47,30 
47,35 
44,95 
41,13 
53,07 
55,86 

54,98 
52,99 
51.S5 
53.85 
55,53 
52,54 
50,29 
43,70 
50,02 
52,81 
57,82 


53,70 
49,03 
45,98 
46,04 
54,85 
62,12 
65,56 
65,65 
63,90 
54,88 

49,24 
45,52 
50,07 
46,60 
46,46 
47,67 
44,41 
41,72 
54,82 
56,30 

56,38 
53,19 
52,59 
55,02 
55,56 
52,49 
50,26 
45,03 
51,27 
54,71 
58,42 


52,79 
49,33 
44,63 
47,98 
55,97 
62,02 
65,96 
66,00 
63,49 
54,34 

48,47 
46,65 
51,24 
46,52 
45,66 
47,31 
43,71 
42,29 
55,53 
56,55 

56,36 
52,22 
52,70 
55,26 
54,83 
51,82 
48,90 
44,50 
52,27 
55,271 
58,56 


54,68 
49,18 
47,00 
43,02 
52,61 

60,72 

I 
64,20 

65,79 

64,61 

57,65 

51,34 
44,28 

48,87j 
49,81 
47,30 
46,63 
44,80 
41,44 
51,23J 
56,44 

56,33 
52,97 
51,87 
54,02 
55,58 
53,03 
50,60 
45,73 
49,36 
53,28 
57,77 


Termometro  Centigrado 


6h 


^3 

9h 

a 

3h 

6h 

9h 

55,72 
48,02 
52,48 


56,21 
48,27 
52,83 


56,30 
48,46 
53,12 


55,35 
47,91 
52,47 


48,17 
52,40 


56,17 
48,28 
53,17 


56,25 
48,39 
52,97 


55,95 
48.21 

52,78 


2,7 
2,9 
0,6 
7,6 
—1,1 
—0,8 
5,5 
2,3 
4,5 
7,7 

7,9 
12,4 
5,8 
4,4 
8,2 
12,2 
12,4 
9,6 
7,2 
8,6 

9,2 

7,8 

6,6 

8,2 

7,3 

12,4 

14,9 

16,6 

13,5 

10,0 

8,2 


0 

3,9 

0 

96 

0 

9,8 

0 

8,6 

0 

7,6 

5,2 

9,4 

10,4 

6,0 

4,2 

3,1 

8,5 

10,6 

8,8 

7,6 

9,0 

6,7 

5,4 

3,4 

1,4 

0,5 

4,5 

6,8 

6,2 

3,6 

3,4 

9,0 

10,2 

8,2 

7,6 

6,2 

7,6 

8,6 

7,6 

6,2 

5,7 

11,1 

11,8 

10,2 

7,4 

6,8 

11,2 

12,9 

11,3 

7,8 

11,1 

12,5 

12,7 

10,9 

10,4 

11,0 

15,1 

16,2 

13,0 

12,2 

13,0 

13,5 

15,2 

12,6 

10,7 

9,5 

14,4 

14,7 

12,8 

10,4 

9,8 

14,8 

13,3 

9,7 

10,4 

11,7 

16,0 

17,2 

14,6 

13,2 

13,8 

14,2 

14,5 

12,9 

12,1 

13,8 

14,2 

14,6 

13,3 

12,8 

8,9 

9,5 

9,1 

9,2 

9,3 

10,0 

9,4 

11,2 

8,5 

6,8 

10,7 

13,8 

13,7 

11,5 

11,2 

12,9 

13,4 

14,8 

12,4 

9,5 

10,1 

8,4 

10,8 

10,0 

8,2 

10,4 

12,8 

12,8 

11,2 

9,2 

9,4 

13,0 

14,0 

12,1 

8,6 

12,4 

15,0 

15,7 

13,4 

11,4 

14,8 

17,3 

16,6 

14,3 

13,6 

18,5 

21,7 

21,4 

16,6 

15,8 

19,3 

21,7 

21,1 

19,4 

16,8 

15,2 

17,2 

17,4 

13,4 

11,6 

14,7 

16,5 

14,2 

10,2 

10,6 

12,7 

14,6 

14,5 

12,9 

9,7 

52,07  52,44 


52,03 


7,1 
3,1 
7,5 
0,3 
1,1 
7,4 
5,0 
5,6 
7,4 
10,4 

12,1 
10,1 

7,5 
11,6 
12,8 
12  2 
11,6 
8,3 
6.41 
10,8 

8.2J 
8,4 

J 

11,3 
13,4 
17,4 
15,3 

9,6; 

10,4 
8,6 


5,5 

11,2 
13," 


9,1 
13,5 
15,6 


9,9 
15,8 


8,1 
11,8 
18,8 


6,4 
10,9 

11,4 


5,5 
10,3! 

10,9 


51,91 1 52,06 1 52,54 152,54:[ 52,31      7,s|    10,1     1 2,7 J  13,2|    ll.ll     P,o|     8,9 


Temperatura 


6,8 
11,5 
18,0 


0 

7,0 

10,6 

5,9 

10,8 

6,7 

10,9 

4,8 

9,1 

3,1 

7,2 

6,4 

10,4 

6,7 

9,5 

7,7 

12,2 

8,8 

13,2 

10,S 

13,2 

12,5 

16,6 

12,5 

15,4 

10,7 

15,7 

10,6 

15,0 

13,4 

17,4 

13,1 

14,7 

13,2 

15,2 

9,1 

12,8 

8,5 

11,3 

11,5 

14,2 

11,5 

15,0 

9,1 

11,0 

10,3 

13,8 

10,5 

14,2 

12,4 

16,0 

14,6 

18,1 

18,0 

22,0 

18,7 

22,2 

14,0 

18,2 

12,4 

16,6 

11,6 

15,0 

1,8 

2,3 
0,1 
0.3, 
—1,8 
-1,5 
4,5, 
1,5 
3,3 
6,6 

7,0 

10,1 

5,7 

3,9 

8,2 

11,7 

11,3 

8,3 

6,4 

5,2 

8,2 

7,2 

6,5 

7,4 

6,2 

10,5 

12,3 

15,( 

9,6 

,s 


10.7 
14,8 
16,6 


1,7 
8,9 


K\i|  14,0 


Bollettino  meteorologico  —  Voi,.  IV. 


—  10  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  IL 


Marzo  1888. 


Umidita   assoluta 


6h 


!)'" 


3h 


6h     9h 


tu 


9 

10 

11 
12 
13 
14 
15 
1G 
17 
18 
19 
20 

21 

22 
23 
24 
25 
26 
27 
28 
29 
30 
31 


D.  la 

»  2a 
,  3a 


Mese 


3,19 
4,68 
3,26 
6,69 
2,59 
3,35 
5,51 
4,46 
5.40 
6,85 

7,29 
9,39 
5,74 
5,35 
6,55 
8,94 
9,58 
8,45 
6,18 
7,32 

5,52 
5.92 
6,22 
6,77 
6,57 
9,20 
7,00 
6,85 
10,34 
6,59 
7,11 


4,31 
4,51 
3,35 
6,68 
2,32 
3,41 
6,35 
5,44 
6,10 
7,49 


4,36 
4,05 
2,70 
4,58 
1,98 
3,21 
6,20 
6,27 
6,79 
7,18 


8.44 

7,44 

9,59 

8,47 

7,17 

5,85 

6,20 

7,24 

8.99 

9,41 

9,76 

9,39 

9,24 

9,72 

7,71 

7,98 

5,47 

6,21 

6,85 

6,04 

5,12 

5,29 

6,87 

6,21 

8,21 

6,05 

7,34 

7,11 

7.84 

7,87 

9,02 

8,75 

8,08 

8,70 

7,34 

6,06 

10,10 

9,03 

8,00 

8,77 

7,05 

6,33 

6,14 
3,62 
3,29 
3,09 
1,49 
3,74 
5,88 
5,96 
6,70 
7,29 

7,91 
7,48 
5,03 
6,81 
9,01 
8,94 
9,27 
8,05 
5,42 
5,86 

5,20 
7,97 
6,05 
5,80 
7,95 
7,67 
9,38 
6,12 
8,10 
10,17 
6,81 


6,42 
2,06 
5,70 
2,58 
2,04 
4,67 
6,15 
5,13 
6,38 
7,85 

9,02 
4,97 
6,76 
8,04 
10,45 
8,39 
9,93 
8,05 
5,08 
6,08 

7,24 

6,70 

6,32 

6,59 

7.7: 

7,54 

9,85 

6,36 

6,40 

8,39 

6,93 


6,15 
2,88 
5,56 
2,51 
2,77 
5,19 
6,03 
6,27 
6,36 
8,21 

8,14 
5,72 
5,90 
8,21 
9,73 
8,14 
9,85 
7,40 
5,46 
5,87 

7,75 
6,33 
7,07 
6,98 
8,56 
7,09 
7,39 
8,46 
6,48 
8,57 
6,99 


6,13 
2,85 
6,10 
2,34 
3,33 
4,58 
5,71 
5,96 
6,71 
8,21 

8,50 
5,79 
6,26 
9,06 
9,97 
7,01 
9,43 
7,16 
5,70 
7,38 

7,11 
6,54 
7,48 
6,77 
8,38 
7,35 
8,49 
9,24 
6,43 
7,27 
6,69 


4,60 

5,00 

4,73 

4.72 

4,90 

5,19 

5,19 

7,48 

7.94 

7,78 

7,38 

7,68 

7,45 

7,63 

7,10 

7,73 

7,43 

7,38 

7,28 

7,52 

7,43 

Umidità   relativa 


6h 


5,24 

3,52 

4,28 

4,07 

2,36 

4,02 

5 

5,64 

6,33 

7,58 

8,11 
7,34 
6,10 
7,27 
9,16 
8,65 
9,57 
7,84 
5,65 
6,49 

6,18 
6,65' 

6,77 
6,77 
7,84 
8,23 
8,41 
7,33 
8,21 
8,25 
6,84 


4,90 
7,62 
7,41 


6,39J  6,89     6,65    6,49     6,62     6,72 


6,64 


3h 


6h 


9h 


S  a 

O)    3 


88 

68 
86 
62 
75 
81 
82 
85 
87 

91 
87 
83 
85 
81 
84 
89 
95 
81 
87 

63 
75 
85 
83 
83 
86 
55 
48 
90 
72 
87 


70 

68 
58 
77 
49 
58 
89 
78 
82 
75 

86 

86 
81 
68 
sy 
83 
79 
90 
60 
71 

46 
74 
87 
83 
73 
72 
51 
44 
78 
64 
64 


48 

4') 
32 
62 
31 
37 
79 
83 
68 
66 

68 
73 
48 
58 
69 
78 
80 
B9 
70 
ól 

46 
75 
55 
64 
62 
59 
45 
36 
66 
63 
51 


68 
38 

34 
46 
20 
40 
70 
58 
60 
67 

58 
62 
40 
60 
62 
73 
75 
98 
55 
50 

■11 
82 
55 
49 
60 
55 
49 
33 
55 
84 
55 


8d 

76 

K. 

60 

i,l 

68 

89 

87 

85 

86 

76 

77 

87 

89 

92 

85 

61 

74 

«,ii 

59 

67 

87 

73 

78 

64 

81 

62 

83 

67 

85 

62 

70 

70 

55 

38 

59 

56 

63 

90 

90 

62 

" 

79 

81 

46 

50 

71 

79 

49 

50 

46 

67 

67 

59 

85 

87 

81 

88 

80 

87 

87 

87 

77 

70 

53 

50 

58 

70 

73 

86 

79 

67 

63 

74 

76 

80 

75 

67 

57 

56 

65 

75 

76 

69 

51 
58 
59 
43 
56 
81 
72 
75 
78 

76 
68 
65 
77 
80 
77 
85 
90 
69 
65 

62 

77 
73 
72 
73 
67 
55 
47 
68 
77 


O  O) 

>  ^ 


7(i 


72 


59 


56   66 


74   76 


63,96 


—  11  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  III.  Marzo  1888. 


'o' 

e 

o 

3 

Direzione  del 

VENTC 

Velocità 
in 

5RARIA    DEL 
CHILOMETRI 

PENTO 

©  o 

Totale 

in 
24  ore 

6h 

9* 

3 

o 

3 

3h 

6h 

9h 

S  o 

6h 

9h 

•3 

a 

3 

3h 

6h 

9» 

l 

NNE 

N 

0 

oso 

.SSO 

s 

N 

5 

6 

4 

10 

7 

2 

6 

13( 

2 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

14 

18 

14 

24 

19 

14 

10 

412 

3 

NNE 

NNE 

0 

oso 

SO 

S 

S 

8 

6 

3 

10 

4 

18 

12 

£29 

4 

SSO 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

20 

15 

18 

42 

34 

25 

22 

624 

5 

NNE 

NNE 

NNE 

NO 

NNE 

SE 

NE 

6 

10 

n 

12 

10 

3 

3 

255 

6 

NNE 

ENE 

ENE 

SSO 

SSO 

SSO 

S 

10 

2 

4 

10 

10 

14 

21 

218 

7 

ESE 

N 

SE 

ESE 

E 

calma 

N 

16 

3 

n 

10 

10 

calma 

7 

242 

8 

N 

N 

SO 

SSO 

0 

0 

SO 

12 

7 

3 

3 

2 

2 

2 

125 

9 

N 

NNE 

SO 

SSO 

OSO 

oso 

N 

3 

2 

5 

10 

7 

5 

1 

125 

10 

S 

S 

S 

s 

SSE 

SSE 

SE 

1 

12 

32 

30 

27 

30 

12 

402 

11 

N 

ESE 

SSO 

SSO 

S 

S 

SSE 

10 

2 

3 

18 

17 

10 

37 

288 

12 

S 

SSO 

SSO 

0 

ONO 

ONO 

NO 

22 

18 

18 

25 

10 

16 

12 

4S6 

13 

E 

SE 

0N0 

ONO 

NO 

N 

calma 

2 

4 

10 

28 

18 

1 

calma 

185 

14 

NNE 

calma 

S 

so 

S 

SSE 

SSO 

8 

calma 

24 

24 

15 

24 

16 

365 

15 

S 

SE 

so 

sso 

s 

S 

SSE 

6 

1 

18 

15 

21 

27 

30 

356 

16 

SO 

OSO 

0 

0 

SSO 

S 

S 

12 

12 

16 

20 

12 

20 

20 

412 

17 

s 

S 

s 

SSO 

SSE 

SSE 

ONO 

28 

30 

36 

35 

16 

2 

10 

544 

18 

NNE 

NNE 

ONO 

ENE 

ENE 

0 

S 

10 

18 

6 

7 

2 

2 

2 

179 

19 

S 

S 

s 

S 

S 

ESE 

ESE 

12 

25 

26 

45 

14 

2 

1 

357 

20 

SSE 

SSE 

s 

s 

SSE 

SSE 

SSE 

7 

15 

22 

36 

22 

28 

34 

461 

21 

SSE 

SSE 

s 

SSE 

SSE 

0 

ONO 

2 

20 

27 

23 

24 

14 

6 

410 

22 

NNE 

SE 

so 

0 

SSO 

SSE 

SE 

5 

4 

5 

14 

8 

7 

12 

213 

23 

ESE 

NO 

so 

SO 

SO 

S 

S 

9 

12 

17 

18 

12 

10 

2 

259 

24 

ESE 

SE 

SE 

s 

SSO 

SSE 

calma 

2 

6 

5 

7 

7 

6 

calma 

121 

25 

N 

SE 

S 

SSO 

SSE 

SSE 

ESE 

9 

12 

20 

18 

18 

26 

21 

347 

26 

0 

SO 

ONO 

SSO 

S 

SO 

0 

30 

35 

40 

46 

30 

10 

12 

710 

27 

SSE 

S 

SSE 

S 

s 

S 

S 

18 

23 

26 

33 

26 

27 

42 

590 

28 

SE 

s 

S 

s 

SSE 

SSO 

SSO 

15 

25 

38 

39 

35 

10 

15 

703 

29 

S 

s 

OSO 

oso 

SO 

SSE 

SE 

16 

24 

17 

10 

7 

3 

3 

307 

30 

ESE 

s 

s 

s 

s 

SSE 

SSE 

5 

23 

38 

29 

10 

1 

10 

362 

31 

ESE 

s 

so 

0 

.so 

SSO 

S 

1 

i 

16 

16 

12 

3 

2 

193 

D.  la 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

9,5 

8,1 

10,5 

16,1 

13,0 

11,3 

9,6 

276 

»  2a 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

11,7 

12,5 

17,9 

25,5 

14,7 

13,2 

16,2 

363 

n  3a 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

9,5 

17,5 

22,6 

88,0 

17,2 

10,6 

11,4 

888 

Mese 

■  1  ■ 

-  ì 

- 1 

- 1 

-1 

1 

10,2 

12,7 

17,o| 

H 

L5,o| 

11,7 1 

12,4 

3-11 



—  12  — 


Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV.  Marzo  1888' 


o 

E 

o 

3 

Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 

.S'È 

sii 

<à  S 
«e 

Ozono 

Meteore 
varie 

ANNOTAZIONI 

6h 

9h 

o 

3h 

6h 

li" 

ri 

'■3     | 

e-- 

Pi 
CI 

C3 

Ci 

Pi 

• 

Pi 

Ci 

Pi 
OS 

1 
1 

0 

5 

10 

,0 

10 

lo 

9 

7,7 

0,0 

7,0 

6,5 

4,5 

1 

4,5 

Goceie  nella  m. 

Ser.   nella  matt.  poscia  nuv. 

2 

4 

_> 

1 

1 

0 

'1 

0 

1,1 

7,5 

9,0 

7,5 

J 

Vento  NNE  f. 

con  goceie  alla  sera. 
Vento  NNE  q.   sempre  forte. 

3 

4 
5 

0 

10 

1 

ti 
8 

1 

0 
7 
0 

0 

1 
1 

1 

0 

1 

1(1 

0 

(i 

10 

0 
0 

3,0 
3,7 

0,6 

1,5 
2,4 

8,0 
7,5 
8,0 

7,0 
8,5 

8,5 

5,5 
7,5 

7,0 

8,0 

8,5 

Leggera  gelata 
Pioggia,  v.  proe. 
Gelo  brina,  v.  f. 

Poca  p.  a  tarda  sera  con  leg. 

gelata. 
P.  e  temp.  nella  notte.  V.  S 

forte  e  NNE  pr. 
Br.  e  gelo,  v.  f.  nella  notte. 

6 

7 

1 

9 

lo 

1 
10 

9 
9 

8 
4 

In 
_> 

10 

9 

5,6 

7,6 

0,5 
11,4 

7,5 

8,0 

8,5 

8,5 

7,5 
7,5 

7,5 

7,5 

1 

Poca  pioggia, 
Pioggia,  v.  fort.' 

Poca  p.  a  tarda  sera,  gelo  nJ 

not..  v.  f.  SSO  a  tarda  s. 
P.  nella  notte  e  mattina. 

S 

1 

3 

8 

9 

2 

0 

0 

3,3 

7,0 

6,5 

6,5 

4,5 

9 

10 

in 

3 

6 

3 

(1 

10 

6,0 

6,0 

7,5 

7,5 

7.0 

10 

10 

g 

<) 

10 

10 

le 

10 

9,7 

1,8 

4,0 

8,5 

5,5 

7.J 

Vento  forte 

V.  f.  S  a  SSE  a  sera  e  proe. 
da  6h  matt.  in  poi 

11 

3 

2 

2 

1 

1 

10 

10 

4,1 

7,1' 

9,0 

7,5 

8,0 

Vento  forte 

iV.  f.  S  nel  porn.  e  sera. 

12 

lo 

in 

10 

6 

1 

1 

0 

5,4 

0,9 

7,5 

8,5 

7,5 

7,5 

Pioggia,  v.  proe. 

P.  a  mat.,  v.  pr.  SSE  e  O  f J 

13 

14 
15 

4 
1 
5 

8 

_> 

9 

3 

9 
10 

3 

10 

9 

2 

IO 

9 

0 

1(1 
1(1 

0 
10 
10 

2,9 
7,4 
8,9 

2,1 
14,4 

0,8 

6,0 
6,5 
5,0 

8,0 
7,5 
4,5 

7,0 

6,5 
2,5 

7,n 
6,5 
3,5 

P.,  1.,  t.,  gr.  v.  f. 
Pioggia,  v.  fort. 
Pioggia,  v.  fort. 

ITemp.  con  p.,  ].,  t.  e   gr.,  v, 

|     SSO  f. 

,P.  nel  pom.  e  sera  v.  S  a  SSO 

1     forte  nel  pom. 

tP.  con  v,  f.  S  nella  sera. 

16 

10 

10 

10 

9 

8 

7 

7 

8,7 

3,5 

7,5 

8,0 

7,0 

II 
7,0  Pioggia,  v.  fort.1  P.  nella  mat.  e  v.  S  a  SO  f . 

17 

10 

10 

10 

10 

10 

10 

)0 

10,0 

•">.-     9,0 

8,5 

7,5 

5,5' 

Pioggia,  v.  pr. 

P.  in  tut.  gior.  con  v.  pr.  S. 

18 

10 

10 

10 

10 

10 

6 

lo 

9,4 

17,0    8,5 

8,5 

7,5 

4,5 

Pioggia 

,P.  q.  fino  a  sera  e  gr. 

19 

20 

9 
4 

3 

in 

9 

6 

7 

8 

1 

7 

0 
10 

7 
10 

5,1 

7,9 

2,0 
1,2 

9,0 
7,5 

9,0 

9.5 

7,5 
7,5 

8,5 
8,5 

Piogg.,  gr.,  v.  p. 
Pioggia,  1.,  v.  f. 

P.  a  mat.  v.  S  pr.  e  f.  nella 
1     giornata. 

:Poca  p.  a  mat  v.  f.  al    pom. 
1.  a  sera. 

21 

3 

8 

10 

7 

9 

10 

10 

8,1 

3,9 

8,0 

8,5 

8,5 

7,5 

Pioggia,  v. fortJ.P.  a  sera:  v,  f.  S  a  SSE. 

22 
23 

10 

4 

IH 

3 

10 
6 

9 
5 

4 
0 

9 

■1 

9 
3 

8,7 
4,4 

7,5 

5,7 

8,0 
7,5 

8,5 
9,0 

7,5 

8,0 

7,5 

8,0 

Pioggia,  v.  fort. 
Pioggia 

P.  a  mat.  e  sera,  v.  f.  SE  al 

1     meriggio. 

P.  alla  notte  e  alla  sera. 

24 

10 

in 

7 

7 

1 

0 

4 

5,6 

1,9 

7,5 

8,5 

7,5 

6,5 

Tioggia 

Piogia  nella  mattina. 

25 

7 

3 

.'> 

5 

2 

2 

8 

4,6 

3,5 

6,5 

6,0 

5,5 

Vento  forte 

iV.  SO  a  SSO  f.  n.  mat.  e  pom. 

26 

8 

: 

■    5 

8 

6 

9 

9 

7,1 

9,5 

8,5 

7,5 

6,5 

Vento  pr. 

iV.  O  a  ONO  pr.  in  tut.  gior. 

27 

0 

l 

4 

10 

9 

9 

7 

5,7 

7,5 

6,5 

3,5 

5,5 

Vento  forte 

iV.  SSO  a  SSE  sempre  f. 

28 

10 

7 

8 

10 

10 

li 

10 

9,3 

0,0 

7,5 

7,5 

6,5 

6,5 

Goceie,  v.  proe 

'  |V.  S  a  SE  sempre  pr.  e  goc. 

29 

7 

; 

7 

: 

0 

■1 

0 

4,6 

7,0 

7,5 

5,5 

6,5 

Vento  forte 

V.  ESE  f.  nella  mattina. 

20 
31 

5 
4 

i 

4 
C 

10 
9 

(i 
1 

7 

5 
3 

6,3 
5,1 

15,7 

7,5 
8,0 

7,5 
8,0 

6,5 
7,5 

6,5 

7,0 

P,vgr.,l,fc,  f.v.p 

Temp.  con  f.  e  gr.   nel  pom. 
V.  procelloso. 

D.la 

4,( 

4,- 

4,9 

5,6 

3,0 

4.'. 

5,8 

4,8 

17,6 

7,1 

7,? 

6,7 

7,0 

»  2a 

6,( 

7, 

7,9 

7,3 

5,9 

l'v 

7,4 

7,0 

47,1 

7,4 

8,1 

6,8 

6,7 

»3a 

6,£ 

5,S 

6,5 

7,7 

5.2 

6,1 

6,2 

6,3 

34,7 

7,4 

7,r 

6,8 

6,7 

Mest 

5,8 

1  6,o|  6,4l  6,8 

5,o|  5,7 

6,5 

|    6,0 

99,4 

7,3 

8,0|  6,s|   6,8 

*' 

—  13  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  K.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  L  Aprile  1888. 


o 

e 

o 

3 

Altezza  del  Barometro 

RIDOTTO    A 

0° 

Termometro  Centigrado 

Temperatura 

6h 

9h 

o 

3h 

6» 

9h 

©  © 

.2 

'-3 

3 

6h 

9h 

o 

3     1 

3h 

6h 

9h 

N  .2 

.8    1    9 
•n         "E 
<p            xa 

3       |      » 

1 

s 

1 

58,36 

58,42 

i 

57,71 

00  mi 
56,67 

a.  -f- 

55,68 

55,26 

54,94 

56,72 

0 

9,0 

0 

11,0 

0 

144 

g 
15,4 

0 

13.6 

0 

11,0 

10*6 

0 

12,1 

16°0 

6,8 

2 

51,75 

51,47 

50,23 

48,82 

18,61 

49,32 

49,21 

19,92 

9,9 

10,1 

13,3 

14,8 

12,9 

11,4 

9,8 

11,7 

15,0 

9,0 

3 

49,87 

49,85 

49,76 

48,75 

48,72 

48,24 

47,86 

49,01; 

9,2 

12,3 

15,7 

16,0 

13,6 

12,4 

11,8 

13,0 

16,4 

6,8 

1        4 

43,86 

43,14 

42,50 

41,76 

42,15 

43,25 

43,71 

42,91|    11,6 

15,2 

18,0 

17,3 

15,0 

13,3 

13,0 

14,8 

18,6 

9,7 

5 

45,52 

46,50 

48,02 

49,40 

50,40 

51,91 

51,88 

49,09 

13,0 

14,2 

15,0 

15,2 

13,5 

10,8 

10,4 

13,2 

15,9 

10,4l 

6 

53,37 

52,71 

52,21 

51,08 

51,09 

51,27 

50,85 

51,80 

10,7 

12,9 

13,8 

12,8 

10,9 

10,2 

9,4 

11,5 

15,0 

7,5 

7 

50,17 

49,56 

49,48 

48,68 

48,41 

48,88 

49,42 

49,23,      5,3 

8,2 

14,6 

16,2 

14,0 

10,7 

9,5 

11,2 

16,5 

8,2 

8 

49,97 

49,81 

50,58 

49,64 

49,79 

50,62 

51,04 

50,21 

11,4 

13,4 

16,3 

16,4 

14,2 

11,8 

9,7 

13,3 

17,2 

9 

51,70 

52,46 

53,32 

52,88 

54,02 

55,64 

55,93 

53,71 

9,2 

11,8 

12,3 

12,9 

11,4 

10,0 

8,1 

10,8 

13,1 

6,9 

10 

53,80 

53,65 

54,13 

53,96 

53,70 

54,19 

53,43 

53,84 

10,8 

14,1 

13,0 

13,4 

11,8 

9,8 

9,6 

11,8 

14,8 

6,7 

11 

51,31 

50,93 

49,84 

50,55 

51,66 

51,94 

51,77 

51,14 

7,6 

9,2 

10,6 

9,0 

7,8 

6,2 

5,2 

7,9 

11,6 

5,2 

12 

50,76 

50,21 

49,17 

47,43 

45,99 

47,10 

47,34 

48,29 

4,7 

9,5 

14,2 

14,2 

12,8 

9,7 

M 

10,6 

14,7 

2,0 

13 

50,93 

51,80 

52,95 

53,74 

55,31 

57,10 

57,86 

54,24 

8,0 

9,4 

11,6 

13,1 

12,4 

9,0 

6,4 

10,0 

13,2 

6,4 

14 

60,04 

60,13 

60,12 

58,98 

59,61 

60,47 

60,28 

59,95 

6,2 

9," 

14,8 

16,2 

13,7 

10,6 

8,4 

11,4 

17,0 

3,5 

15 

57,08 

56,65 

56,86 

55,57 

54,66 

55,24 

55,29 

55,91 

4.6 

12,3 

16,0 

16,5 

13,4 

12,0 

11,6 

12,3 

16,8 

4,1 

13 

54,55 

54,89 

54,73 

53,77 

53,95 

54,75 

54,82 

54,49 

11,8 

15,4 

18,4 

18,8 

16,0 

13,0 

12,3 

15,1 

19,6 

10,4 

17 

54,88 

55,07 

55,14 

54,78 

54,96 

55,84 

55,89 

55,22i    11,1 

15,3 

19,5 

18,3 

16,8 

13,2 

11,6 

15,1 

20,1 

8,7 

18 

56,25 

56,59 

56,44 

56,)  4 

56,28 

56,91 

56,80 

56,49     10,6 

13,9 

18,2 

18,4 

16,1 

13,3 

11,4 

41,6 

19,2 

9,7 

19 

56,19 

56,13 

55,65 

54,85 

54,64 

54,61 

53,60 

55,10    13,0 

15,8 

18,6 

18,1 

15,5 

14,0 

14,0 

15,7 

18,7 

10,7 

20 

50,27 

49,00 

47,57 

46,75 

46,66 

48,23 

48,13 

48,09 

13,7 

13,1 

12,7 

11,0 

11,8 

9,4 

11,2 

11,8 

14,0 

9,4 

21 

48,96 

49,72 

50,38 

50,71 

51,26 

53,20 

54,17 

51,20 

12,4 

14,6 

15,7 

15,6 

11,6 

10,4 

8,3 

12,7 

16,4 

8,3 

22 

56,49 

56,87 

56,21 

57,10 

57,16 

57.68 

57,91 

57,06 

8,0 

9,4 

15,9 

17,3 

14,2 

11,8 

10,6 

12,5 

17,9 

4,8 

23 

57,49 

57,75 

56,66 

55,81 

54,33 

54,68 

53,75 

55,78 

9,5 

15,3 

21,2 

20,6 

18,5 

17,0 

15,4 

16,8 

21,6 

7,6 

24 

52,93 

52,21 

50,94 

49,22 

47.50 

47,61 

48,20 

49,80 

16,2 

20,3 

23,8 

23,4 

23,2 

20,2 

16,6 

20,5 

24,8 

14,4 

25 

4c,71 

I 

48,47 

49,37 

48,59 

48,81 

50,38 

51,24 

49,37 

15,6 

19,3 

22,5 

22,6 

19,4 

15,0 

14,4 

18,4 

23,2 

12,6 

20 

51,62 

51,81 

51,99 

50,68 

50,20 

50,41 

50,02 

50/6 

14,4 

16,9 

18,6 

18,6 

16,0 

14,4 

14,0 

16,1 

19,2 

13,3 

27 

48,62 

49,08 

49,40 

49,67 

49,96 

51,97 

53,11 

50,26 

14,3 

16,0 

18,3 

16,5 

14,4 

12,4 

10,9 

14,7 

19,1 

10,9 

28 

54,65 

55,04 

55,19 

54,52 

55,27 

56,78 

57,43 

55,55 

11,2 

15,0 

18,2 

18,6 

16,4 

12,9 

11,6 

14,8 

19,1 

7,9 

29 

59,08 

1 

59,83 

59,60 

59,40 

59,49 

59,78 

59,73 

59,56 

11,9 

15,6 

20,4 

19,9 

16,5 

14,2 

12,2 

15,8 

20,9 

8.9 

30 

59,08 

59,30 

58,84 

58,31 

57,60 

57,80 

58,18 

58,44 

11,1 

17.u 

20,9 

20,0 

17,2 

14,8 

14,1 

16,4 

21.4 

9,6 

D.  la 

50,84 

50,76 

50,79 

50,16 

50,26 

50,86 

50,83 

50,64 

10,0 

12,3 

14,6 

15,0 

13,1 

1U 

10,2 

12,3 

15,9 

7.7 

i    2a 

54,23 

54,14 

53,85 

53,26 

53,37 

54,22 

54,18 

53,89 

9,1 

12,4 

15,5 

15,4 

18,7 

11,0 

10,1 

12,5 

16,5 

7,0 

.   3a 

53,76 

I 

54,01 

53,86 

53,40 

53,16 

54,03 

54,37 

53,80 

12,5 

15,9 

19.6 

19,3 

16,7 

14.3 

13,0 

15,9 

20,4 

9,8 

Mese 

52,94 152,97 

52,83 

52,27|52,26|53,04|53,13|52,78||  10,5 

13,5 

16.6J  16,6 1   14.5J   12,ll    11,1 

136,1  17,6 

t,.' 

R 

OLLE 

[•TINC 

)   ME' 

fEOR 

DLOtì 

[CO  - 

-  Vo 

L.   I\ 

1 

—  14  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 

TT  Aprile  1888. 

Specchio  IL  L 


o 

Umidità  assoluta 

Umidità 

RELATIVA 

| 

£ 

e 

o 

3 

6h 

9h 

S  i 

a> 

3  1 

c9  e 

"a   3 

6h 

9h 

1  1 

3h 

6» 

9h 

«-2 

g8  g 

%  1  i 

3.3 
gì 

< 

i 
ram 

ì 

6,85 

7,61 

7,05 

6,45 

6,75 

6,79 

7,50 

7,00 

80 

77 

57 

49 

58 

69 

78 

67 

1,53 

2 

6,87 

6,75 

7,29 

7,00 

8,15 

7,60 

7,86 

7,36 

75 

73 

64 

56 

74 

76 

87 

72 

1,79 

3 

7,41 

8,38 

8,21 

8,03 

8,47 

8,69 

8,81 

8,29 

85 

79 

62 

59 

73 

81 

85 

75 

1,52 

! 

4 

8,08 

8,26 

8,87 

8,81 

9,42 

9,41 

9,72 

8,94 

79 

64 

57 

60 

74 

83 

87 

72 

2,65 

| 

5 

9,59 

9,91 

7,31 

6,51 

7,11 

7,26 

7,06 

7,82 

86 

82 

57 

51 

61 

75 

76 

70 

1,80 

1 

6 

7,32 

6,93 

7,85 

8,95 

8,74 

8,81 

8,10 

8,10 

76 

62 

67 

81 

90 

95 

92 

80 

1,43 

7 

6,35 

7,45 

5,38 

7,34 

7,30 

7,63 

7,70 

7,02 

95 

92 

43 

53 

61 

80 

86 

73 

1,27 

8 

7,49 

7,72 

7,98 

5,90 

7,11 

7,13 

7,45 

7,25 

74 

67 

58 

42 

59 

69 

83 

65 

2,16 

9 

6,95 

7,96 

9,20 

7,53 

7,84 

7,97 

7,06 

7,79 

80 

77 

86 

68 

78 

87 

87 

80 

0,96 

10 

8,57 

9,45 

6,93 

5,80 

5,85 

5,37 

4,78 

6,68 

88 

79 

61 

51 

56 

59 

53 

64 

1,93 

11 

5,83 

5,30 

4,79 

4,78 

6,14 

5,61 

5,59 

5,43 

75 

61 

50 

56 

78 

79 

« 

69 

1,95 

12 

5,38 

5,55 

5,44 

4,58 

5,02 

6,32 

6,52 

5,54 

84 

63 

45 

37 

45 

70 

77 

60 

0,80 

13 

4,53 

3,69 

2,69 

3,07 

2.95 

3,21 

3,66 

3,49 

56 

42 

26 

27 

27 

37 

51 

38 

6.27 

14 

3,98 

3,93 

3,36 

5,90 

6,10 

6,68 

6.65 

5,23 

56 

44 

-7 

43 

52 

70 

81 

53 

2,75 

15 

4,93 

6.47 

7,40 

6,72 

6,87 

7,24 

7,96 

6,60 

77 

60 

55 

48 

60 

69 

78 

64 

1,64 

16 

7,36 

7,51 

8,51 

8,72 

9,55 

7,71 

10,02 

8,48 

71 

58 

53 

54 

70 

69 

94 

67 

1,80 

17 

9,36 

9,31 

9,76 

9,50 

9,52 

9,98 

9,81 

9,60 

95 

71 

57 

60 

67 

87 

96 

76 

1,60 

18 

9,41 

10,09 

10,47 

10,06 

9,89 

10,06 

9,30 

9,90 

99 

85 

67 

64 

72 

88 

93 

81 

1,57 

| 

19 

9,34 

8,94 

9,93 

9,50 

9,30 

'',77 

10,29 

9,58 

84 

67 

63 

61 

67 

82 

86 

73 

1,72 

20 

9,43 

10,05 

9,08 

9,05 

9,44 

8,00 

8,68 

9,10 

81 

90 

82 

92 

91 

91 

87 

88 

2,15 

21 

9,20 

8,37 

7,08 

7,51 

6,31 

6,80 

6,82 

7.44 

86 

68 

53 

57 

62 

72 

83 

69 

2,35 

22 

6.45 

7,06 

6,83 

8,03 

8,36 

8,08 

7,91 

7,53 

80 

80 

51 

55 

69 

78 

82 

71 

1,90 

23 

7,23 

6,94 

6,45 

7,08 

6,98 

8,21 

8,53 

7,35 

81 

54 

35 

39 

44 

57 

65 

54 

3,02 

24 

8,70 

9,19 

0,31 

0,91 

7,85 

7,32 

9,78 

8,87 

64 

52 

42 

46 

37 

42 

70 

50 

4,03 

25 

9,71 

10,50 

12,44 

10,04 

10,96 

8,58 

10,98 

10,46 

74 

63 

61 

49 

65 

67 

90 

67 

3,30 

26 

10,71 

9,06 

7,83 

8,91 

8,10 

9,24 

9,18 

9,01 

88 

63 

49 

55 

59 

76 

77 

67 

2,55 

27 

9,46 

9.21 

9,17 

8,12 

7,54 

7,96 

8.44 

8,56 

78 

68 

58 

58 

61 

74 

86 

69 

2,22 

28 

8,32 

9,16 

8,55 

8,72 

9,10 

9,53 

9,12 

8,93 

84 

72 

54 

54 

66 

86 

89 

72 

2,57 

29 

8,50 

10,19 

10,79 

7,24 

8,91 

9,25 

8,94 

9,12 

I   82 

77 

60 

42 

64 

77 

84 

69 

2,18 

30 

8,14 

8,60 

7,51 

7,72 

9,28 

10,07 

9,71 

8,7ì 

!   ?2 

60 

40 

44 

63 

80 

81 

64 

2,59 

D.  la 

7,5E 

8,0' 

l  7,61 

7,2: 

!  7,6' 

7,6' 

7,6C 

7,61 

82 

76 

61 

57 

68 

76 

81 

72 

17,94 

*  2a 

6,9c 

7,0 

1     7,14 

l     7,1! 

)  7.4É 

7,4  £ 

7,85 

7,3( 

)  le 

64 

52 

54 

63 

75 

83 

67 

22,25 

1  »  3» 

8,64 

8,8 

ì    8,òf 

ì  8,3! 

t  8,3-! 

8,5 

8,94 

8,6( 

)  ì  8C 

66 

50 

5C 

59 

71 

81 

65 

26,71 

Mese 

7,71 1  7,98|  7,78J  7,58 

7,83.'  7,88 

8,13 

1   7,8- 

t!|  8C 

1   69 

54 

5 

(j   6 

ì   7 

il  82 

68 

66,00 

—   lo  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 

Specchio  III.  Aprile    1888. 


o 

a 

o 

3 

Direzione  del 

VENTO 

Velocità,  oraria  del  vento 
in  chilometri 

1 
Totale 

in      ' 
24  ore 

6h 

9h 

o 

3h 

6h 

9h" 

S  o 

M  a 

6» 

9h 

^5 

o 

3h 

6h 

9» 

à  ai    1 
a>  o 

1 

ESE 

SE 

S 

OSO 

so 

oso 

calma 

14 

5 

5 

5 

3 

10 

calma 

11? 

2 

E 

E 

ENE 

0 

•  0 

0 

0 

4 

2 

3 

8 

15 

7 

2 

124 

3 

calma 

ESE 

SSO 

ONO 

NO 

ENE 

calma  l 

calma 

1 

10 

17 

10 

6 

,    ! 

calma 

144 

4 

ENE 

ENE 

calma 

0 

0 

0 

0 

12 

8 

calma 

11 

7 

5 

10 

159 

5 

0 

0 

ONO 

ONO 

ONO 

so 

OSO 

3 

16 

18 

18 

11 

5 

5 

2601 

6 

S 

S 

S 

s 

s 

ENE 

M 

6 

12 

27 

20 

2 

,  7 

8 

2881 

7 

N 

N 

N 

oso 

oso 

S 

N 

7 

12 

9 

12 

8 

o 

5 

196 

8 

N 

NNO 

0 

0 

0 

N 

NNO 

3 

2 

10 

10 

10 

1 

1 

157 

9 

N 

N 

SSO 

0 

NNE 

calma 

ESE 

6 

1 

7 

10 

4 

calma 

4 

112 

10 

ESE 

SE 

SSO 

so 

OSO 

S 

S 

5 

20 

28 

25 

16 

18 

2 

395 

11 

SO 

OSO 

0 

0 

SSO 

N 

N 

6 

14 

20 

12 

1 

3 

3 

219 

12 

ONO 

calma 

s 

s 

SSO 

OSO 

calma 

6 

calma 

8 

14 

8 

2 

calma 

113 

13 

N 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

ONO 

27 

33 

38 

30 

21 

11 

4 

504 

14 

ENE 

NNE 

N 

0 

OSO 

OSO 

SE 

3 

3 

2 

8 

12 

2 

4 

137 

15 

ESE 

SSO 

SSO 

SSO 

oso 

OSO 

SO 

6 

5 

12 

17 

8 

4 

3 

183 

16 

OSO 

OSO 

oso 

0 

0 

calma 

ONO 

2 

2 

6 

12 

12 

calma 

1 

109 

17 

ONO 

ONO 

0 

0 

oso 

OSO 

SO 

5 

1 

7 

18 

12 

4 

1 

14; 

18 

SO 

SO 

so 

oso 

0 

OSO 

SO 

4 

5 

12 

14 

10 

6 

2 

172 

19 

SE 

s 

SSO 

SSO 

SSO 

SSO 

s 

3 

7 

15 

99 

14 

12 

16 

257 

20 

ESE 

ESE 

SSE 

s 

SSO 

OSO 

oso 

30 

37 

28 

15 

20 

14 

14 

5091 

21 

calma 

OSO 

OSO 

0 

N 

NO 

calma 

calma 

15 

18 

18 

16 

1 

calma 

243 

22 

ESE 

ENE 

_s 

SSO 

s 

S 

NNO 

4 

10 

4 

14 

18 

8 

3 

1831 

23 

N 

SE 

ENE 

S 

s 

ESE 

ONO 

10 

3 

28 

20 

15 

5 

7 

238 

24 

0 

N 

NNE 

NNE 

s 

SSE 

S 

16 

2 

12 

20 

1  + 

16 

11 

274 

25 

NE 

NE 

S 

s 

SSO 

SSO 

S 

6 

5 

14 

23 

18 

18 

12 

■2  no 

26 

S 

OSO 

SO 

so 

so 

OSO 

oso 

18 

16 

12 

16 

22 

7 

15 

337 

27 

0 

0 

0 

oso 

0 

N 

N 

2 

4 

10 

8 

6 

3 

7 

136 

28 

NO 

ONO 

0 

0 

ONO 

calma 

0 

2 

3 

7 

6 

16 

calma 

1 

131 

29 

NNE 

SO 

so 

so 

oso 

OSO 

calma 

4 

2 

14 

26 

5 

1 

calma 

158 

30 

NNE 

calma 

SSO 

SSO 

SSO 

s 

S 

3 

calma 

14 

21 

13 

3 

7 

168 

D.  1* 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

CO 

7,9 

11,7 

13,6 

8,6 

6,1 

3,7 

19& 

„  2» 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

9,2 

10,7 

14,8 

16,2 

11,8 

■r',s 

4,8 

235 

r,   3a 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

6,5 

6,0 

13,3 

17,2 

14,8 

8,2 

6,8 

217 

Mese 

- 

Lz 

1  - 

- 

- 

- 

7,2 

M 

13,3 

|    iw 

11,6J      cui      4,9 

216 

—  16  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Spscch.o  IV.  AP»le  i888- 


E 

o 

1  3 

i 

i 

Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 

i-cì 

"3  e 

Ozono 

1 
—   1 

Meteore 
varie 

ANNOTAZIONI 

6h 

Qh 

3h 

6h 

9h 

ci    0> 

1  ° 

CO 

1     1 
*     1 

eS 

c-. 

Pi 
09 

0, 

09 
09 

P, 

co 

99 
09 

a.    ! 

e 

co 

1 

7 

2 

9 

, 

1 

6 

10 

5,3 

i 

5,1 

7,0 

7,5 

6,0 

..»! 

Pioggia 

Pioggia  nella  mattina. 

2 

10 

LO 

10 

8 

3 

2 

0 

6,1 

1,1 

70 

8,5 

6,5 

7,5 

Pioggia 

Poca  pioggia  nella  mattina. 

3 
4 

5 
10 

5 

5 

6 

8 

8 

10 

10 
9 

5 
10 

10 
9 

7,0 

8,7 

058 

4,0 
8,0 

6,5 
7,5 

5,5 
4,5 

5,5 

1 
6,5 

P.  nebbia  d. 

Poca  pioggia  nella  sera:  neb- 
bia densa  nella  mattina. 

5 

6 

7 

10 
10 
9 

8 
10 

2 

8 
10 

6 

10 
0 

1 
10 

(i 

0 
9 
1 

0 
1 
1 

4,7 
8,6 
2,1 

1,5 
14,9 

7,5 
8,0 
7,5 

7,5 
6,5 
7,0 

6,5 
4,5 

7,0 

6.5 

H 

7,0 

Pioggia,  v.  ibrt. 
Pioggia,  v.  fort. 

Pioggia    minuta  nella  matti- 
nila, v.  f.  ONO  nel  pomerig: 
Pioggia  pesante  nel    pomer. 
vento  S  forte  nel  pomer. 

8 

10 

3 

! 

1 

1 

0 

1 

3,3 

5,5 

8,0 

7,5 

7,5 

9 

3 

LO 

LO 

7 

7 

1 

2 

5,7, 

4,6 

4,0 

7,5 

4,5 

6.5 

Pioggia 

Pioggia  nella  mattina. 

10 

9 

8 

7 

2 

2 

4 

10 

6,0 

2,2 

7,0 

7,5 

6,5 

6,5 

Pioggia,  v.  fort. 

l'i'iif^i  1    iM-11  1    mattina,    \entii 
SE  a  S  !..  dalle  7  m.  in  poi. 

11 
12 
13 
14 

9 
4 
0 
0 

8 
2 
0 

0 

9 
3 
0 
0 

3 
1 
1 
0 

3 

0 
0 

(1 

1 

1 
1 
0 

4 
9 
1 
0 

5.31 

0,4' 
0,0 

9,0 

8,0 
7,5 
8,0 

8,0 

8,5 
7,0 
8,0 
7,5 

7,5 
6,0 
7,0 
6,5 

1 

«. 

7,5 
6,5 

P..  gr.,  f..  t.  e  li 
Lampi,  ter. 

Vento  pr. 

P.  nella  mattina    e  nel  pom.J 
Lampi,   alla  seva  vento    t. 

Scossa  di  terremoto  a  5h  56m 
1  della  sera,  Lampi  al  NE.  i 
Vento   procelloso    NNE    a  M 

prima  del    mezzodì   e  nel 

pomeriggio. 

15 

4 

7 

8 

9 

10 

10 

10 

8,3 

C'I 

7,0 

7,5 

6,5 

6,5 

Goccia 

Goccie  nel  meriggio. 

1G 

10 

6 

4 

2 

2 

1 

9 

4,9 

7,0 

8,5 

7,5 

7,.-. 

Nebbia  densa 

Nebbia  densa  nel  mattiflo. 

17 

5 

J 

1 

1 

1 

(i 

0 

-Vi 

6,5 

7.0 

7.0 

Nebbia  densa 

Nebbia  densa  india  -era. 

18 

10 

7 

1 

l 

1 

0 

1 

3,0 

7,0 

8,0 

8,0 

7,0 

Nebbia  densa 

Nebbia  densa  nel  mattino. 

19 
20 

21 

10 
10 

1 

10 

10 

4 

5 
10 

3 

1 
10 

8 

4 

l(i 

8 

10 
10 

u 

g 

6 
1 

7,0 
9,4 

3,6 

0,0 
31,6 

7,0 
8,0 

8,0 

5,5 
8,5 

8,5 

5.5 

7,5 

7,5 

3,5 

7,5 

7,5 

Goccie,  v.  forte 
Piogg..  gr..  v.  p. 

Vento  forte 

Goccie  nella    -.  ra.  v.  SS(  1  Bel 

pomeriggio. 
Pioggia,    gji,  v.  pr.  SE   a   S 
1     11.  1  pomeriggio 

\  ,-nt ,,   1 1    t'1.1  te   nel    pomerig, 

22 

10 

7 

4 

4 

O 

3 

2 

4,3 

6,5 

7.5 

6,5 

7,0 

23 

1 

2 

2 

7 

8 

8 

7 

5,0 

6,5 

7.5 

6,5 

5,5 

Vento  forte 

Vento  force  1»  nel  pomerig. 

24 

10 

5 

10 

10 

(i 

2 

2 

6,9 

7,0 

7,5 

6,5 

5,5 

Vento  forte 

.Vento  f.  NNE  nel  pomerig. 

25 

3 

4 

1 

0 

0 

10 

)0 

4,0 

6,5 

6,5 

4,5 

3,5 

Vento  forte 

Vento  torto  S  nel   poni. 

26 

10 

3 

5 

3 

8 

10 

m 

7,0 

7,0 

10,0 

9,0 

7,5 

Vento  forte 

;Vento  forte  nel  pomeriggio. 

27 

10 

10 

e 

4 

4 

10 

0 

6,3 

0,6 

8,0 

8,5 

7,5 

7,5 

Pioggia 

Poca  pioggia  nella  31  ra. 

28 

2 

j 

i 

:; 

1 

0 

0 

1,3 

8,0 

8,0 

6,5 

7,5 

Vento  forte 

Vento  forte  nel  pomeriggio. 

29 

10 

4 

! 

i 

1 

1 

1 

3,0 

7,0 

7,5 

6,5 

7,0 

Vento  forte 

Vento  f.  SO  nel   pomeriggio. 

! 

20 

9 

1 

8 

8 

l( 

4 

9 

7,7 

6,0 

6,5 

6,5 

4,5 

Vento  forte 

1 

\ ,  ut  .  f.  SSO  nel  pomeriggio. 

D.la 

8,3 

ti.: 

7,7 

5,4 

4,4 

3,8 

4,4 

5,8 

30,2 

6,6 

7,4 

5,9 

6,6 

„2a 

6,2 

5,1 

4,1 

2,8 

3,1 

3,4 

5.8 

4,4 

39,6 

7,4 

7,7 

6,9 

6,7 

*3a 

6,6 

4.7 

4.; 

4,7 

4.8 

4,8 

4,0 

4,9 

0,6 

7.1 

7,8 

6,8 

6,3 

Mese 

7.o|  5,4|  5.4 j  4,3 1  4,1 1  4,( 

|    4,7 |    5,0 

70,4 

7,0 

7,6]  6,5J  6,5 

—  17  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  I.  Maggio  1888. 


o 

g 

o 

3 

Altezza  del  Barometro  ridotto  a 

0" 

Termometro  Centigrado 

Temperatura    j 

6h 

9h 

o 

3h 

6h 

9h 

a§ 

6h 

9h 

•3 

3h 

6h 

9h 

§  "0 

2 

'•3 

ce 

a 

ce 

ea 

S 
a 

1 

56,48 

56,44 

56,40 

700  ni 
55,88 

m.  ■+- 
55,76 

56,63 

57,44 

56,43 

13°2 

0 
19,2 

0 
211 

0 
21,2 

0 

18,0 

0 

17,2 

0 

15,8 

18,0 

O 

21,7 

11,7 

2 

'57,64 

58,03 

59,19 

58,04 

58,43 

57,14 

57,46 

57,99     15,6 

| 

18,8 

19,3 

19,6 

17,1 

17,8 

18,2 

18,1 

21,9 

12,9 

3 

57,24 

| 

57,23 

57,97 

58,33 

56,94 

57,03 

57,19 

57,42     16,7 

1 

17,2 

18,6 

18,4 

17,5 

16,6 

15,6 

17,2 

19,0 

15,6 

1        4 

1 
56,74 

57,30 

57,11 

56,21 

56,49 

57,02 

56,03 

56,79,:  14,1 

18,6 

22,8 

20,0 

18,7 

15,0 

14,6 

18,0 

23,4 

12,6 

5 

55,89 

56,04 

56,03 

56,06 

56,69 

57,91 

58,91 

56,79     14,3 

16,8 

18,2 

18,1 

15,6 

13,0 

11,8 

15,4 

19,5 

11,8 

6 

59,50 

| 

59,t6 

59,83 

59,16 

59,45 

60,49 

60,81 

59,88     12,8 

16,5 

18,6 

19,5 

17,2 

14,4 

13,4 

16,1 

19,8 

9,9 

7 

61,12 

61,05 

60,18 

59,20 

59  51 

60,98 

61,14 

60,45     13,6 

18,0 

21,0 

23,3 

20,8 

18,6 

14,8 

18,6 

23,4 

10,5 

8 

61,14 

61,33 

61,29 

60,62 

60,57 

61,05 

60,80 

60,97 

16,8 

18,8 

23,0 

22,8 

19,2 

15,6 

13,5 

18,5 

23,7 

11,4 

9 

,  60,26 

60,42 

59,95 

59,25 

58,93 

59,27 

58,81 

59,56 

15.9 

19,0 

23,6 

23,1 

20,2 

15,5 

13,9 

18,7 

24,5 

10,5 

10 

58,69 

58,50 

58,55 

57,97 

57,30 

57,75 

57,41 

58,02     16.3 

19,3 

23,0 

22,4 

20,6 

17,4 

14,4 

19,1 

23,1 

11,8 

11 

56,62 

56,73 

56,22 

55,51 

55,23 

55,90 

56,21 

56,06 

14,4 

19,7 

22,8 

22,1 

19,5 

16,6 

14,2 

18,5 

22,9 

10,6 

12 

56.26 

56,49 

56,26 

55,90 

56,19 

57,43 

57,70 

56,60 

13,3 

1?,8 

22,6 

23,5 

20,2 

17,5 

15,4 

18,8 

23,6 

11,4 

13 

58,04 

58,14 

57,97 

58,12 

57,60 

58,05 

58,01 

57,99 

15,1 

18,2 

22,8 

27,0 

19,0 

17,2 

15,3 

18,3 

24,0 

11,9 

14 

57,32 

56,98 

56,33 

55,52 

55,24 

55,62 

55,58 

56,08 

14,4 

19,8 

22,5 

21,1 

19,4 

16,5 

14,8 

18,4 

22,9 

10,9 

15 

55,97 

55,97 

55,62 

55,12 

54,79 

55,85 

56,00 

55,62 

13  5 

19,9 

22,2 

22,7 

20,1 

17,6 

14,7 

18,7 

23,3 

11,5 

13 

55,82 

55,91 

55,60 

55,21 

55,75 

56,86 

56,54 

55,96 

14,3 

21,3 

24,8 

23,4 

20,9 

18,8 

17,3 

20,1 

25,2 

11,7 

17 

56,92 

57,45 

57,27 

56,63 

57,05 

58,25 

57,92 

57,36 

17,0 

20,6 

25,7 

25,9 

23,6 

19,6 

18,5 

21,6 

27  2 

15,5 

18 

58,00 

58,10 

57,19 

57,39 

57,48 

57,35 

56,95 

57,60 

17,8 

23,0 

25,2 

25,0 

23,0 

20,4 

19,2 

21,9 

26,2 

14,7 

19 

56,75 

56,84 

57,06 

56,95 

57,48 

58,06 

57,81 

57,28 

19,0 

23,6 

25,2 

25,4 

23,6 

20,1 

18,0 

22,1 

25,8 

15,9 

20 

58,34 

58,14 

57,45 

56,42 

56,82 

57,89 

57,74 

57,54 

19,1 

21,5 

25,8 

27,0 

18,4 

20,5 

19,3 

21,7 

27,9 

14,9 

21 

57,21 

57,36 

56,62 

55,80 

55,60 

56,30 

55,40 

56,33 

19,6 

21,8 

25,9 

25,5 

23,4 

19,8 

17,2 

21,9 

26,8 

14,7 

22 

54,27 

54,18 

53,57 

52,50 

52,89 

52,77 

52,77 

53,2; 

18,9 

21,9 

23,4 

24,5 

17,7 

17,6 

16,7 

20,1 

25,2 

14,2 

23 

52,68 

52,38 

52,48 

52,56 

53,33 

54,99 

55,56 

53,43 

15,6 

19,0 

22,4 

22,8 

21,2 

17,9 

15,6 

19,2 

23,4 

14,7 

24 

56,13 

56,36 

56,39 

55,97 

56.07 

57,03 

57,27 

56,46 

14,8 

18,2 

21,1 

21,8 

20,2 

16,0 

13,7 

18,0 

22,5 

12,1 

25 

56,9. 

57,02 

56,87 

55,70 

55,70 

56,24 

55,98 

56,36 

14,6 

18,0 

21,0 

23,4 

20,6 

17,0 

15,o[ 

18,5 

23,5 

10,6 

26 

1 
54,71 

54,44 

53,90 

52,72 

52,42 

52,85 

52,6* 

53,3° 

16,4 

19,7 

22,4 

22,6 

20,3 

18,0 

17,0' 

19,5 

23,0 

ll,3j 

27 

52,00 

52,25 

52,44 

52,03 

52,31 

53,22 

53,44 

52,53 

17,2 

19,0 

23,2 

22,3 

20,7 

18,4 

16.41 

19,6 

23,4 

14.6J 

28 

1 
54,03 

53,74 

53,88 

53,24 

52,77 

52,99 

51,87 

53,22 

17,0 

21,8 

23,8 

22,9 

20,9 

18,5 

14,7 

19,9 

24.1 

13,7 

29 

1 
50,70 

50,61 

51,30 

51,82 

52,56 

53,53 

53,66 

52,03 

16,1 

15,4 

14,6 

18,8 

18,2 

16,1 

15,0 

16,3 

18,8 

U.S 

30 

54,33 

54,55 

54,79 

54,72 

55,10 

55,96 

56,41 

55,12 

17,3 

18,6 

20,8] 

18,2 

17,8 

16,1 

14,8] 

17,7 

23.2 

12,4! 

31 

57,15 

57,25 

57,55 

57.13 

56,68 

58,05 

58,23 

57,43 

17,3 

18,7 

22,8 

23,8 

22  2 

18,2 

17,0 

20,0 

24.3 

12,2 

D.  la 

58,48 

58,62 

38,65 

38,07 

38,01 

58,53 

58,66 

38,43 

14,9 

18,2 

20,9 

21,0 

18,5 

16,2 

14,(1 

17,8 

22,0 

11,9 

»    2a 

57,00 

57,08 

56,77 

36,28 

36,36 

>7,13 

37,05 

>0.81 

15,8 

20,6 

24,0 

28,7 

20,8 

18,5 

16,7 

20,0 

2-1,0 

12,9 

»   3a 

54,56 

54,56 

34,53 

34,02 

34,13! 

34,90 

54,84 

54,51 

16,8 

19,3 

21,9 

22,4 

20,3 

17,6 

15,7 

19,2 

23.4 

12.9 

Mese 

56,68 156.75|  56,65  |56,12J  56,17  [56,85  J56.85J  56,58 

15,8|    19,4 

1 
22,8     22,4      19,9     17,4  J    15,7 

l9,o|  28,4 

12.6 

Bollettino  meteorologico  —  Vol.  IV. 


—  18  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  IL 


Maggio  1888. 


Umidità   assoluta 


3h     6h  i  9h 


a 


®  2 


&'-3 


3,59 


6,23 


10,12  10,24 
12,09  12,36 


10,77 
10,37 
5,47 
5,57 
7,29 
9.27 
10,10 

8,12 
8,78 
7,18 
9,26 
9,42 
9,33 
10,08 
11,42 
11,71 
11,20 


21 
22 

23 
24 
25 
26 
27 
28 
29 
30 
31 


13,38 


11,80 
9,12 
4,29 
4,69 
6,99 
8,45 

10,30 

9,13 
7,38 
8,01 
8,79 
10.23 
8,66 
11,02 
12,14 
11,00 
11,22 

13,03 


8,08 
12,27 
12,78 
12,26 
9,85 
3,73 
4,18 
7,69 
8,90 
8,97 


6,73 

12,83 

12,51 

12,60 

8,87 

4,28 

3,61 

8,80 

10,03 

6,26 


ll,62'l3,2d 


D.  la 

»  2" 


Mesfl 


10,66 
6,15 
7,36 
8,18 
9,82 
9,89 
11,61 
11,02 
10,31 


9,56 

4,94 
7,74 
9,56 
10,26 
10,88 
11,61 
10,37 
9,4fi 


8,23 

10,04 

8,03 

9,66 

9,90 
9,20 

ii,o:. 

9,96 
7,85 

13,38 
13,65 
7,85 
4,88 
7,67 
10,16 
8,93 
8,43 
10,86 
11,52 
11,33 


6,98 

9,40 
9,23 
11,17 
10,04 
9,91 
9,60 
9,53 
8,99 
1  1,70 


7,61 

12,80 

11,89 

11,83 

7,20 

4,46 

6,56 

8,14 

10,39 

8,53 

7,09 
11,18 

9.42 
10,82 
10,82 

8,63 

8.90 
10,09 

9.72 
13,88 


8,61 

12,73 

L2.30 

11,58 

5,70 

4,86 

5,19 

9,58 

11,14 

9,30 


8,94 

11,46 

11,77 

11,00 

4,72 

4,77 

6,03 

9,04 

tn,62 

9,66 


Umidità   relativa 


ti" 


Gh 


9h 


S  '■B 


L2,36 
1.3,79 

7,::s 
6,35 
7,30 
8,93 
9,-4 
10,07 
10,52 
11,55 
11,81 


11,1:: 
12,00 


8,06 
LI, 82 
9,01 

il.  22 
11,40 

|n, ci, 

1 1,84 
12,34 
12,47 
11,89 


8,44 

8,13 

7,73 

8,69 

7,62 

9,27 

9,27 

10,17 

9,51 

10,49 

10,19 

12,15 

9,77 

10.49 

10,99 

10,30 

9,75 

12,04 

8,86 
11,33 

10,04 
10,74 
10,39 
9,90 
11,14 
12.77 
11,7:; 
12,71 

12.74 
11,24 
8,41 
S,00 
9,29 
10.64 
11,28 
11,01 
L0.48 
10,54 
12,04 


8,96 
9,65 
10,00 


8,45 
9,76 
10,06 


8,87 
9,49 


8,G5 

8,94 

9,66 

10,05 

9,99 

9.07 

9,10 
10,92 

10,70 


8,80 
10,96 

10,02 


7,83 

11,78 

12.24 

11,69 
7,98 
4,55 
5,15 
8,22 
9,83 
9.02 

8,07 
9,91 
8,70 
10,24 
10,45 
9,57 
10.19J 
11,38 
1",  n 
11,43 

12,62 

12.47 

6,76 
8,04 
9,56 
10,02 
10.42 
10,76 
10,91 
11,13 


76 
77 
85 

90 

.Mi 

50 

48 
51 
69 
73 

66 
77 

76 

82 
77 
70 
75 

72 

7:: 
71 
81 
48 
60 
5^ 
67 
64 
85 
75 
70 


10,i.7 
10,12 


:,:: 
46 
52 
51 
59 
46 
61 
5s 
51 
59 

67 
68 

5* 
32 
50 
56 
63 
òr, 
89 
05 
65 


1', 
73 
80 
59 
63 
23 

22 
37 

a 

4:: 

40 

19 

38 

1 

54 

42 

88 

45 

42 

32 

53 
64 
39 

2i, 
41 
50 
42 
38 
88 
02 
55 


35 

76 
79 
04 
57 

2", 
17 
43 
48 
31 

35 
44 
51 
60 
4'» 
46 
39 
40 
37 
44 

51 
60 
36 
33 
84 
44 
49 
.  48 
65 
74 
54 


49 
88 
80 
73 
.,1 
30 
36 
49 
59 
4  7 

42 
63 
58 
04 
61 
46 
41 
48 
45 
81 

5: 

79 

45 

44 

42 

52 

52 

55 

63 

72 

49 


59 
84 
SS 
91 
51 

LO 

:;:; 

7:; 

85 

63 

57 

76 

80 
76 

07 

09 

71 

.,:; 

78 
78 

041 
64 
66 
07 
79 

76 

81 


67 
74 
89 
89 
45 
42 
48 
78 
90 
79 

74 
87 

77 
so 
84 
67 
70 
77 
70 
70 

87 
79 
64 
73 
73 
74 
81 
88 
s3 
84 


§*o 


3.5 

a 


52 
76 

84 

77 

1,0 

34 
33 
53 
63 
57 

52 
63 
56 
66 
66 
56 
55 
59 
56 
61 

66 
71 
54 
46 
52 
57 
60 
61 
79 
73 
65 


71 

54 

48 

48 

56 

67 

70 

59 

7-' 

54 

43 

45 

50 

69 

77 

59 

68 

59 

51 

50 

55 

71 

79 

62 

mm 
3,68 

1,43 

2,39 

1,95 

4,02 

8,35 

7,59 

4,15 

2,93 

2,53 

3,15 
3,55 
3,96 
3,00 
2,58 
3,38 
4,42 
4,13 
4,52 
4,50 

3,37 

2,13 
3,71 
4,60 
3,23 
3,05 
3,55 
2,72 

1,91 

I 
2,86 

I 
2,76 

I 

39J  2 
37,25 
33,89, 


9,54]  9,42|   9,41 1   9,43     9,55  10,24  j  10,13 


9,07  t      70       56 


40       50        Gh     75 


60  l|  100,16; 


—  19  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  HI.  Maggio  1888. 


,1 

o 

3 

DlREZION 

E    DEL 

3» 

VENTO 

6h 

Velocità  o 

IN   C 

BARIA 
HILOM 

3h 

del  vento 

ÌTRI 

Totale 
in 

24  ore 

6h 

9h 

O 

3 

9h 

6" 

9h 

o 

6h 

9h 

3,  « 

1 

calma 

s 

SSO 

SSO 

SSO 

sso 

SSO 

calma 

28 

21 

30 

21 

12 

1.4 

367^ 

2 

calma 

s 

0 

XE 

•NO 

XXE 

EXE 

calma 

3 

18 

1 

6 

15 

10 

184 

3 

NNE 

NNE 

oso 

0X0 

E 

NNE 

NNE 

4 

4 

5 

1 

2 

4 

1 

141 

4 

calma 

NNE 

so 

0 

oso 

oso 

0 

calma 

1 

6 

8 

5 

3 

4 

87j 

5 

NE 

NE 

NE 

X 

N 

N 

N 

2 

1 

4 

18 

22 

31 

30 

341 

6  | 

NNE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

16 

24 

23 

22 

26 

14 

28 

469 

7 

NNE 

ENE 

N 

XXE . 

XXE 

NNE 

ENE 

12 

6 

7 

23 

20 

25 

10 

341 

8 

calma 

E 

so 

SO 

so 

SO 

0 

calma 

1 

3 

4 

5 

2 

1 

76 

9 

calma 

ONO 

oso 

•oso 

so 

SO 

calma 

calma 

3 

5 

4 

5 

2 

calma 

64 

10 

calma 

OSO 

oso 

oso 

SO 

calma 

NNO 

calma 

2 

4 

6 

4 

calma 

1 

63! 

11 

NNO 

so 

so 

so 

SSO 

SSO 

NNO 

3 

12 

11 

22 

12 

2 

4 

201j 

12 

NNE 

NNE 

SSO 

so 

0 

NNE 

NNE 

14 

7 

12 

11 

7 

3 

4 

191 

13 

NNE 

NNE 

NNE 

oso 

ESE 

calma 

NNE 

17 

15 

7 

15 

6 

calma 

4 

248 

14 

NNE 

S 

SSO 

SSO 

SO 

SSO 

calma 

6 

4 

18 

29 

16 

4 

calma 

260 

15 

NNE 

S 

S 

so 

OSO 

OSO 

NNE 

4 

7 

15 

20 

6 

2 

9 

190 

16 

NNE 

ESE 

SO 

0 

0 

calma 

XXE 

12 

3 

11 

10 

3 

calma 

2 

155 

17 

NE 

NNE 

0 

0 

0 

ESE 

XE 

3 

10 

4 

20 

12 

6 

6 

214 

18 

NNE 

XX  E 

so 

OS 

0X0 

XNO 

XXE 

10 

5 

15 

15 

5 

8 

11 

208 

19 

NNE 

S 

SSO  ' 

so 

0 

cai  ma 

XO 

7 

3 

23 

19 

6 

calma 

3 

260 

20 

NNE 

XXE 

XXE 

0 

E 

SE 

XXE 

2 

6 

10 

18 

14 

11 

5 

178 

21 

N 

calma 

S 

so 

SO 

OSO 

calma 

2 

calma 

3 

16 

10 

2 

calma 

140 

22 

NNO 

SSO 

SSO 

0 

E 

N 

NE 

3 

14 

13 

12 

6 

4 

5 

169 

23 

NE 

NE 

ENE 

XE 

s 

NNE 

XXE 

12 

21 

16 

22 

5 

3 

10 

289 

24 

NNE 

NNE 

XE 

0X0 

0 

SO 

calma 

13 

11 

5 

15 

5 

1 

calma 

219 

25 

NNE 

XXE 

SO 

oso 

0 

calma 

SSE 

5 

6 

2 

6 

7 

calma 

3 

106 

26 

calma 

0 

OSO 

oso 

0 

SO 

e-alma 

calma 

2 

7 

11 

8 

1 

calma 

74 

27 

NE 

XE 

OXO 

0 

0X0 

ONO 

calma 

3 

1 

3 

11 

6 

l 

calma 

W 

28 

calma 

S 

SO 

sso 

s 

S 

X 

9 

7 

20 

17 

18 

7 

200 

29 

ESE 

s 

SE 

0 

0 

0 

XE 

4 

11 

1 

16 

12 

1 

1 

157 

30 

calma 

calma 

ONO 

ONO 

xo 

calma 

0 

calma 

calma 

(> 

6 

o 

calma 

1 

48 

31 

NNE 

XXE 

0X0 

0 

ONO 

SO 

SSO 

1 

4 

3 

10 

10 

3 

1 

77 

D.  la 

_ 

— 

— 

— 

— 

— 

- 

3,4 

7,3 

9,6 

11,7 

ll,d 

10,8 

9,9 

'214 

.  2» 

7,8 

7,2 

12,o 

17,9 

8,7 

3,6 

4,8 

211 

„  3* 

- 

- 

- 

~ 

- 

- 

- 

4,8 

7,2 

6,0 

13,2 

8,0 

3,1 

143 

Mese 

"     1     - 

1  - 

1  • 

1  - 

1  - 

1  - 

5,3 

7,2 

9,4 

|    14,3 

9,*| 

189 

—  20  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV.  Maggio  1888. 


Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


"Z"" 

li1' 

9h 

o 
<x> 

3h 

6h 

9h 

'■3 

D.la 


2  ^2 
"3  e 


8,4 
8,6 
1,0 
4,0 
0,1 
2,0 
0,4 
0,4 
0,6 

1,6 
1,6 
3,6 
1,4 
1,3 
7,0 
5,3 
4,9 
2,4 
3,3 

3,3 

8,1 
3,3 
0,1 
1,6 
5,0 
6,6 
5,0 
7,6 
4,6 
2,4 


3,3 

3,5 

4,4 

3.7 

3,5 

4,4 

3,4 

3,7 

2,6 

2,5 

3,2 

3,9 

4,5 

4,2 

2.3 

3,3 

4,0 

4,5 

5,5 

5,2 

3.3 

4,0 

3,9 

H 

0,1 

e 

3,4 
0,0 


Ozono 


P, 

cr- 

co 

rt 

oi 

e- 

6,5 

7,5 
8,0 
4,0 
8,0 
8,0 
8,5 
7,5 
7,5 
7,0 

li," 

7,0 

0,1     7,0 

8,0 

;  5,o 

0,3     7,5 

0,3     7,0 

7,5 

8,0 

6,5 

7,0 
3,5 
8,5 
8,0 
7,0 
6,5 
8,0 
7,0 
9,0 
7,0 
7,5 


2,6 

30,8 

2,0 


9,7 

0,7 

45,5 

55,9 


3,5 

2,0 

9,5 

7,5 

8,5 

7,5 

9,5 

6,5 

9,5 

8,5 

8,0 

7,0 

7,5 

7,0 

7,5 

6,5 

7,5 

7,5 

8,0 

7,5 

7,5 

0,5 

6,5 

6,5 

8,5 

8,0 

7,5 

7,5 

8,5 

7,5 

8,5 

7,5 

8,5 

0,5 

7,5 

0,5 

7,5 

0,5 

8,5 

7,5 

7,5 

7,0 

8,5 

7.0 

8,5 

8,5 

8,0 

7,5 

7,5 

6,5 

7,0 

7,0 

8,5 

7,5 

7,5 

7,0 

6,5 

8,0 

7,5 

6,5 

6,5 

Meteore 
varie 


ANNOTAZIONI 


Pioggia 
Pioggia 


forte  Goocie  verso  le  10  m.,  dalle 
8  m.  in  poi  v.  f.  S  a  SSO 
Pioggia  nel  noni,  e  sera. 


Pioggia  interrotta  nella  gior. 


7,3 

7,9 

6,8 

7,0 

8,1 

7,1 

7,2 

7,7 

7,1 

7,2     7,9 1   7,0     6,8' 


Goccie,  v.  forte  Goccie  nel  poni.,  v.  forte  nel 
pomeriggio  e  Bora. 

Vento  forte       Vento  NNE  a  NE  forte  nella 

I    giornata. 
Vento  forte      .Vento  NNE  forte  nel  poni,  e 
sera. 


Vento  forte 

Goccie,  1.  tuono, 
vento  fotte 
Vento  forte 

\ .  .  i ' "  forte 

Pioggia 

Pioggia 

Vento  forte 
Femporale,  v.  f. 

Piog.,  1.,  t. 
Pioggia,  v.  fort. 
\  ento  l'orto 


Vento  forte 

Vento  forte 

Piog.  gr.,  1.  e  t 

Piog.,  tuono,  1. 


Vento  SO  f.  nel   pomeriggio. 

Tejnp,  al  X.  nel    poni,  vento 

su  forte  nel  pomeriggio 
\  ento  SSl  >   i'.  nel   pomerig. 

Vento  SSO  f.  nel  pomerig. 

Poca  pioggia  nella  sera. 

Poca  pioggia  nella  sera. 

Vento  f.  SO  nel  meriggio. 

Temporale   lontano  all'È,  con 
vento  forte  O  nel  pomerig. 


Temporale,  piog,  con  gr.  a  più 
riprese  nel  pom.  e  sera. 

Pioggia  nella  mat.,  v.  f.  nella 
mattina  e  pomeriggio. 

Vento  forte  NNE  nella   mat 


Vento  0N0  forte  nel  pom. 

Temporali  con  lampi,  vento 
forte  a  tarda  sera. 

Temporale  nella  notte  e  piog, 
quasi  continua  lino  al  p. 

Temporale  nel  pomeriggio,  e 
lampi  nella  seri;. 


—  21  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  B.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  I.  Giugno  1888. 


1 

2 
3 
4 
5 


Altezza  del  Barometro  ridotto  a  0° 


6h 


3h 


à  » 

6h 

9h 

h  o 

11 

12 
13 
14 
15 
13 
17 
18 
19 
20 

21 
22 
23 
24 
25 
26 
27 
28 
29 
30 


57,85 
59,41 
61,42 
58,99 
56,37 
57,16 
57,12 
55,82 
55,99 
55,49 

56,02 

55,83 

54,81 
I 

55,58 
I 
53,63 

i 
52,83 

I 
51,74 

52,88 

53,47 

54,99 

I 
54.53 

56,32 
I 

56,10 
I 

56,36 

56,9l 
57,09 
55,22 

54,84 
I 

52,34 
I 

51,26 


D.  la 


58,02 
59,91 
61,65 
58,66 
56,51 
56,87 
56,87 
56,08 
56,32 
55,47 

55,87 
55,55 
54,81 
55,67 
53,46 
52,84 
51,59 
52,87 
53,44 
54,93 

55,57 
56,38 
55,95 
56,07 
57,30 
56,95 
55,47 
54,81 
52,35 
49,01 


58,43 
59,88 
61,30 
57,91 
56,42 
6,87 
57,15 
56,40 
56,19 
55,09 


700  min 
58,31  58,11 

59,58 

60,65 

56,24 

55,89 

56,42 

56,51 

56,20 

55,73 

55,01 


55,^7,55,32 


55,21 
54,68 
55,21 
53,15 
53,35 
51,89 
53,18 
53,08 
54,64 

55,35 

55,98 
55,73 
55,71 
56,82 
56,87 
54,72 
54,63 
52.21 
48,03 


54,39 

54,33 

55,05 

53,10 

52,10 

51,61 

53,08 

52,7 

54,48 

55,52 
56,43 
55,54 
55.62 
56,22 
56,39 
54,30 
54,43 
51,78 
50,09 


59,85 
59,74 
55,67 
56,25 
56,47 
56.12 
55,71 
55,55 
55,38 

55,41 
54,09 
54,31 
54,65 
52,93 
52,23 
51,45 
53,28 
53,40 
54,60 

54,74 
55,19 
55,65 
56.02 
56,19 
55,52 
53,98 
53,94 
51,58 
50,28 


58,76 
60,72 
«0,32 
56,29 
56,95 
57,12 
56,32 
56,13 
55,65 
55,99 

55,83 
54,75 
54,90 
54,75 
53,16 


59,19)58,29 
61,21  60,08 


Termometro  Centigrado 


6h  I   9h 

I 


3h  i  6h     9h 


~. 


59,84 
56,19 
56,89 
57,13 
56,71 
56,30 
55,62 
55,92 

55,72 
54,50 
55,17 
54,50 
53,35 


52,64|  52,79 
52,65 


60,70 

I 

57,14 

I 
56,47: 

56,86 

I 
56,83 

55,95 

55,86 
55,48 

55,72 

54,92 
54,72 
55,06 
53,25 

52,681 


54,11 
54,22 
55,24 

56,18 
55.58; 
55,50 
56,51 
57,39 
56,34 
54,71 
53,87 
52,24 
50,44 


52,42  51,91! 

54.20  53,37: 
54,90!  53,61  j 
55,25,54,89 


lis°7 

22J 

21,4 

23,5 

21,2 

23,7 

22,0 

25,0 

22,9 

27,3 

24,7 

28,0 

23,4 

26,2 

21,6 

26,3 

20  6 

24  3 

21,6 

24,8 

20,8 

23,8 

19,8 

22,3 

21,1 

25,8 

23,6 

26,5 

22,1 

24,8 

22,8 

24,1 

23,1 

24,1 

22,6 

24,0 

18,4 

23,1 

56,50 
55,11 


55,48 
55,- 6 


55,78  55,75 


56,50 
57,28 
56,30 
55,02 


56,11 
56,8? 
56,4° 

54,77 


52,84  54,19 
52,07 '52,08 
50,16  49,90 


19,8 

24,8 

22,2 

24,4 

20,0 

22.6 

24,0 

29,0 

24,8 

27,3 

25,1 

2~  7 

23,0 

24,4 

20,0 

20,4 

21,6 

24,7 

20,9 

23,1 

22,0 

23,5 

24  0 
26,8 
27,6 
28,9 
30,4 
31,1 
28,8 
28,4 
22,8 
27,3 

23,0 
25,8 
27,5 
29,3 
25,6 
25,3 
25,2 
23,7 
25,4 
26,8 

26,8 
26,0 
32,1 
31,9 
29,9 
27,8 
25,0 
25,6 
24,8 
24,9 


24°5 

0 

22.7 

26,8 

23,8 

27,7 

25,8 

29,4 

27,8 

30,3 

27,7 

29,1 

27,4 

28,5 

26,0 

27,6 

26,2 

25,1 

24,3 

24,8 

24,7 

23,7 

22,8 

26,8 

24,4 

2r,0 

25,2 

28,7 

26,3 

24,7 

23,4 

26,0 

23,6 

25,3 

24,0 

23,7 

22,4 

24,4 

22,7 

25,8 

23,9 

27,8 

26.6 

26,6 

27,3 

31,1 

26.5 

29,3 

27,2 

31,1 

28,4 

27,0 

24,9 

26,0 

24,0 

24,8 

22.5 

24,2 

23,1 

23,1 

21.2 

19,0 
20,5 
22,0 
22,8 
24,1 
23,4 
22,6 
22,8 
22,2 
21,3 

20,9 
22,4 
22,4 
22  2 
20,6 
21,2 
21,0 
19,2 
19,1 
21,1 
22,4 
24,1 
25,2 
24,8 
23,6 
22,7 
21,6 
21,8 
19,3 
18,9 


17,4 
20,0 
20,9 
21,8 
22,4 
21,2 
20,0 
21,6 
20,6 
19,4 

19,3 
20,5 
20,7 
20,4 
18,8 
19,2 
19,3 
17,1 
16,5 
19,7 

20,4 
22,6 
22,0 
22,5 
21,7 
21,6 
19,9 
21,4 
18,4 
16,0 


Temperatura 


•I    .s 

m  q 


57,56 

54,18 

I 
55,10 


57,64 
54,10 
54,99 


57,56 
54,03 
54,61 


57,04 
53,62 
54,63 


56,89 
53,63 
54,31 


57,41 
54,22 

54,88 


57,50 
54,30 
r.4,70 


57,37 
54.01 
54,75 


21,« 
214 
22,4 


25,1 
24,3 
24,8 


27,6 
25,8 
27,5 


27,4 

25,6 

22,1 

25.7 

23,9 

21,0 

27,1 

25,2 

22,4 

20,5 

19,2 
20,7 


55.6l|55.58|55,40|55,10[54,94J55,50|55.52|55,:«j    21.9     24,7 1  27,o|   20.7 1   24.0 j  21.8 1    20,1 


a 
21.2 

25°0 

23,3 

L8,2 

24,1 

28,1 

25,4 

30,6 

26,4 

31,6 

26,4 

31,2 

25,1 

29,2 

24,9 

29,6 

22,9 

27,3 

23,4 

27,8 

22,0 

25,5 

23,1 

27,6 

24,4 

28,6 

25,3 

29,6 

22,9 

26,6 

23,2 

26,2 

23,1 

25,8 

21,8 

24,6 

21,4 

25,9 

23,1 

24,4 
24,2 
27,1. 
26,8 
26,9 
24,5 
22,4 
23,2 
22,0 
21,4 


27,0 

28,4 
27,7 
32,3 
32,0 
31,8 
29,4 
26,3 
26,2 
25,4 
25,3 


U,4 
14,8 
16,3l 
18,2 
19,6| 
18,8 
17,8 
18,9 
18,5 
18,5 

18,4 

16,3 

I 
17,3 

17,5| 

16,7; 

15,4 
16,8 
17,1 
15,5, 
14,3 

16,7 
18,7 

20,( 

18,0 

18,0 

17,7 

19,5 

I 

16.4 

18,' 

16,0 


24,3 

28.8 

28,0 

26,7 

24,:t 

2S,5 

17/. 
ir,;, 

17." 


28,9|  28,0|  17  A 


Bollettino  meteokologico  —  Vol.  IV. 


—  22  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 

Specchio  II. 


Gimmo  1888. 


Umidità    assoluta 


6» 


£)h 


3h  I  6h 


9h 


®  2 


s^s 


12,48  11,00 

13,75  13,53 

13,71  13,08 

11,52  12,28 

10,67'  14,22 

13,84  14,37 

I 
12,85' 12,86 

9,54^2,69 

1472  15,11 

I 
14,75  15,93 

13,96  14,00 
11,66  11,42 

13,15  13,00 

I 
13,69  12.90 

I 
13,32  13,78 

12,42 .  12,20 

12,40,12,20 


11,15 
14,59 
14,27 
11,36 
15,33 
12,76 
11,32 
12,40 
16,41 
15,80 


12,54 
10,35 


9,84 
9,74 


9,92  11,77 


D.  I1 

„  2a 
»  3a 


Mes 


14,82 
10,27 
11,89 
13,39 
13,62 
11,05 

9.-.1 
10,12 

9,62 
12,55 

12,01 1 13,20  14,02 
15.90  14,08112,38 
9,57 
10,20 
12,00 
14,08 
13,09 
11,66 
11,83 
12,18 


11,16 
12,88 
12,16 
14,57 
13,83 
11.81 
11,01 
12,22 
17,63 
14,61 


14,20 

13,70 

12,95 

12,25 

10,54 

11.66 

16,06 

16,06 

13,51 

12,96 

12,68 

13,34 

12,04 

12,24 

13,86 

13,92 

15,29 
12,3- 
12,65 
10,3* 
11,51 
12,71 
11,69 
10,18 
10,35 
13,33 

13,11 
13,01 
9,59 
12,36 
10,41 
11,44 
10,46 
12,41 
10,94 


12,11 
14,55 
13,33 
15,73 
13,97 
10,65 
12,38 
10,28 
15,72 
14,00 

15,00 
13,07 
13,03 
12,13 
11,74 
12,18 
13,12 
10,82 
10,73 
13,66 

13,11 
11,58 
8,92 
12,80 
10,52 
13,82 
13,12 
14,20 
11,46 


10,69     9,72 


13,29 
15,20 
14,83 
14,67 
14,47 
13,98 
13,82 
12,11 
16,04 
14,61 

15,45 
13,78 
15,02 
14,22 
12,37 
12,10 
13,83 
11,58 
11,65 
13,71 

16,09 
13,38 
10,61 
13,45 
15,87 
15,79 
13,79 
14,89 
11,97 
10,83 


13,30 
15,41 
13,27 
15,78 
15,41 
14,93 
16,39 
14.43 
15,37 
14,13 

14,25 
13,99 
14,92 
14,46 
11,83 
11,88 
13,63 
11,42 
10,81 
13,33 

15,59 
13,82 
13,54 
13,56 
16,69 
14,43 
12.65 
15,03 
12,30 
11,81 


12,78 

13,51 

13,54 

13,19 

13,27 

14,30 

14,84 

12,34 

12,09 

11,71 

12,04 

12,55 

13,37 

13,05 

13,37 

13,34 

12,10 

11,44 

11,92 

13,67 

13,94 

Umidità   relativa 


6h 


12,07 
14,27 
13,52 
13,70 
13,09 
13,19 
12,'". 
11,95 
15,86 
14,83 

14,68 

12,37 

13,38 

13,0 

12,60 

12.08 

12,38 

I 
10,93 

10,46 

I 
12,61 

13,88 

I 
13,45 

11,45 

12,51 

12,53 

14,53 

12,-0 

13,46 

11,83 

I 

11,86 


13,63 

12,45 

I 

12,83 


9h 


:!" 


6b 


9» 


so 

58 

53 

"1 

69 

50 

84 

46 

27 

:,.', 

45 

29 

44 

40 

38 

77 

71 

50 

78 

73 

55 

66 

58 

48 

66 

58 

51 

71 

65 

52 

48 
49 
44 
48 
43 
39 
38 
44 
74 
63 

70 
47 
45 
35 
50 
51 
49 
47 
45 
53 

47 
50 
28 
41 
31 
43 
42 
53 
49 
51 


81 
84 
76 
71 
64 
65 
08 

811 


88 

68 1 

74 

"I 

69 1 
64  ! 


78   84 


75  «2 

70  79 

71  77 

73  78 

80  87 

60  68 

39  '  69 

53  67 

73  87 

78  75 


66 

57 

50 

49 

54 

72 

83 

65 

53 

48 

49 

57 

73 

79 

67 

58 

45 

44 

51 

67 

77 

(il 

58 
55 
58 

57 
52 
77 
70 

75 
80 
60 

56 
61 
58 
60 
57 
57 
60 

62 

62 
44 
49 
50 
65 
65 
64 
61 
63 


O  © 

s-s 

3.2 

o 

< 


12,83 1 12,98|  1 2,45  j  12,22  12,58  13,78  13,94   12,97  1   66   56|   48    47  j   5-tj   7lj  8o| 


60 


rara 
2,71 

2,72 

2,94 

4,58 

3,80 

5,05 

4,00 

4,78 

3,05 

3,04 

2,61 
3,03 
3,98 
4,01 
3,27 
4,08 
3,69 
3,75 
4,23 
3,64 

4,50 

4,18 

7,20 

5,31 

5,75 

I 

3,97 

4,27 

3,60 

4,29 

3,10 

36,67, 

36,29, 
46,17 


119,13 


—  23  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  HI.  Giugno  1888. 


o 

e 

o 

3 

6h 

Direzione   dei 

VENTO 

ci     o 

Velocità 

IN 

ORARIA    DEL 
CHILOMETRI 

VENTO 

Totale 

in 
24  ore 

9h 

'•3 

o 

3h 

6h 

9h 

6» 

9h 

O 

3h 

6» 

9» 

u 

_ì3_ 

a^ 

a 

a« 

l 

calma 

NE 

0 

0 

0 

so 

sso 

calma 

1 

7 

12 

6 

1 

ì 

72 

2 

NNE 

calma 

s 

oso 

0 

so 

sso 

i 

calma 

2 

10 

8 

1 

i 

J 

3 

N 

calma 

oso 

0 

0 

so 

calma 

3 

calma 

calma 

4 

8 

4 

1 

calma 

" 

4 

calma 

NE 

0N0 

0 

0 

s 

calma 

8 

4 

7 

3 

2 

calma 

74 

5 

NNE 

NNE 

OSO 

oso 

so 

calma 

N 

7 

3 

7 

4 

5 

calma 

1 

1 
86 

6 

calma 

calma 

0 

0 

0 

oso 

calma 

calma 

calma 

6 

8 

2 

1 

calma 

55 

7 

calma 

SO 

SO 

so 

so 

so 

ESE 

calma 

2 

10 

14 

10 

1 

1 

111 

8 

N 

SSE 

S 

sso 

s 

calma 

SO 

3 

#     7 

16 

18 

14 

calma 

2 

208 

9 

calma 

OSO 

E 

sso 

sso 

so 

calma 

calma 

2 

1 

15 

7 

1 

calma 

63 

10 

NE 

SSO 

SSO 

0 

oso 

sso 

calma 

3 

1 

17 

18 

3 

1 

calma 

134 

11 

NE 

calma 

s 

so 

s 

0N0 

NNE 

2 

calma 

2 

5 

4 

1 

2 

44 

12 

NNE 

NNE 

NE 

oso 

0 

calma 

NNE 

1 

3 

3 

10 

7 

calma 

1 

9^ 

13 

NNE 

calma 

OSO 

0 

0 

oso 

S 

8 

calma 

1 

9 

4 

1 

1 

83 

14 

calma 

OSO 

OSO 

0 

0 

0 

calma 

calma 

1 

1 

9 

7 

1 

calma 

69 

15 

calma 

SSO 

SSO 

sso 

sso 

s 

calma 

calma 

11 

18 

15 

12 

1 

calma 

163! 

16 

N 

S 

s 

sso 

sso 

calma 

calma 

1 

19 

20 

12 

16 

calma 

calma 

173 

17 

OSO 

so 

sso 

sso 

so 

S 

SSE 

1 

7 

16 

16 

3 

5 

4 

163 

18 

sso 

so 

so 

so 

sso 

S 

SSE 

5 

12 

16 

16 

12 

10 

3 

221 

19 

calma 

SSE 

sso 

oso 

0 

SO 

S 

calma 

4 

3 

9 

1 

2 

4 

90 

20 

NNE 

calma 

sso 

sso 

sso 

SSO 

SE 

2 

calma 

14 

22 

15 

15 

6 

216 

21 

ESE 

SSE 

s 

s 

s 

S 

ENE 

2 

19 

15 

21 

8 

8 

1 

251 

22 

NE 

ENE 

ESE 

ESE 

E 

NE 

NE 

11 

17 

4 

7 

5 

5 

4 

155 

23 

calma 

ESE 

SO 

so 

0 

ENE 

ENE 

calma 

12 

17 

28 

6 

4 

1 

244 

24 

NE 

ENE 

SO 

0 

oso 

OSO 

N 

3 

1 

10 

12 

10 

1 

4 

140 

25 

N 

ENE 

oso 

oso 

oso 

0 

SSE 

2 

5 

8 

6 

5 

o 

2 

101 

26 

calma 

S 

s 

oso 

0 

ONO 

N 

culma 

2 

6 

7 

5 

3 

2 

82 

27 

NE 

NE 

sso 

oso 

0 

ONO 

ONO 

3 

3 

3 

10 

16 

4 

1 

115 

28 

calma 

OSO 

oso 

so 

sso 

SSE 

SSE 

calma 

2 

12 

17 

2 

3 

14 

138 

29 

sso 

sso 

sso 

oso 

oso 

SO 

s 

2 

14 

16 

16 

10 

4 

10 

259 

30 

S 

sso 

so 

0 

0 

s 

s 

7 

36 

29 

27 

28 

14 

12 

515 

D.  la 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

1,7 

2,4 

7,4 

11,4 

8,2 

0,9 

0,6 

96j 

»  21 

2,0 

5,7 

9,4 

12,3 

8,7 

8,fi 

2,1 

1S2 

a  3" 

3,0 

11,1 

12,0 

15,1 

9,5 

4,8 

5,1 

200 

Mese 

- 

1  - 

1- 

- 

-1 

- 

2  2 

6,4:1 

9,6 

1  H 

w| 

,,| 

2S 

143 

—  24  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV. 


Giugno  1888. 


io 

ii 

12 

ia 

14 
15 
16 
17 
18 
19 
20 

21 
22 
23 
24 
25 
26 
27 
28 
29 
20 


Stato  dei.  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


^> 

e3  o> 

6" 

9h 

1 

3h 

6h 

9h 

j|§ 

5.1aj 

3,0 

2,9 

2.8 

1.9 

1,7 

0,7 

1,6 

»2a 

3,1 

4,0 

4,8 

3,5 

1,9 

1,1 

1.2 

i>3a 

6,6 

6,6 

5,5 

5,6 

4.5 

4,6 

3,6 

-5 
Ss! 

"5  a 


2,4 

2,1 
0,1 
0,1 
0,1 

0,0 
1,3 
3,4 
7,1 
4,0 

I     5,6 
2,3 


Ozono 


1.1 
1,4 
5,1 
1,6 
2,0 
3,4 
1,6 
3,9 

5,4 
8,7 
4,9| 
1,4 
1,4 
7,7 
4,7 
8,4 
4,6 
5,6 


'0,0 
0,8 


0,9  7,0 
7,5 
7,5 
7,0 
5,0 
7,0 
:  i 

7,0 

8,0 

8,0 

7,0 
8,0 
7,5 
6,0 
8,0 
4  5,0 
7,5 
6,0 
7.0 
7,5 


6,5 
7,0 
6,5 
6,5 
5,5 
6,5 
6,5 
5,5 
6,5 
6,5 

9,0 
8,5 
8,0 

7,5 
7,5 

7,0 
7..". 
8,5 
7,5 
7,5 


6,0 
7,5 
6,0 
7,5 
4,5 
6,5 
5,5 
4,5 
4,5 
5,0 

9,0 
7,5 
7,0 
7,0 
6,5 
6,5 
7,5 
8,0 
6.5 
7,5 


ANNOTAZIONI 


Calma  Sempre  ser.  con  cumoli  e  str 

|    quasi  sempre  calma. 
Calma  Ser.  con  cumuli  e  cirri,  vento 

S  a  SO  debole. 
Calma  N  ad  O  deb.  con  cielo  sempre 

|     sereno. 
Calma  Sempre  sereno,  vento  NO  ad 

|     ONU  debolissimo. 
Calma  Sempre  sereno,    vento    debo- 

|     lissimo  NE  ad  ONO. 
Calma  Sempre  ser.  con  vento    ESE 

I     ad  OSO. 

Sempre  sereno. 

Goccie,  v.  forte  Nuv.  v,  con  g.,  s.  dopo  mezzo- 
1 |     gior.,  v.  f.  pr.  e  d.  mezzog 
Pioggia,  calma  :  Nuvoloso  e  piovoso. 


4,5  Piog.,  1.  tuono, 
6,5 


2,6 
0,2 


6,5 

6,0 

7,5 

6,5 

7,5 

7,5 

0,5 

6.5 

6,0 

6,0 

7,5 

7,5 

7,0 

5,5 

7,0 

6,0 

7,5 

6,5 

8,0 

6,5 

2,1 

i 
2,8 

I 
5,3 


4,2|4,5|4,4|  3.7|  2,7 J  2,l|    2,l|    3,4 


Calma 
Vento  forte 
Vento  forte 
Vento  forte 
Vento  forte 

Vento  forte 

vento  forte 
Pioggia 

Vento  forte 


Pioggia 
Pioggia 
Pioggia 

Vento  forte 


Nuv.  sereno,  con  vento  mod 
Piog.  1.  e  tuono  nella  sera. 


Ser.  con  calma  straordinaria 

Vento  forte  nel  pomerig. 

Vento  forte  nel  meriggio. 

Vento  f.  SO  nel  pomerig. 

I 

Vento  forte  SO  nel  pom. 

Vento  SO  f.  nel  pomerig. 
Vento  f.  SU  nel  pomeriggio 


Poca  pioggia  a  tarda  sera. 
Pioggia  nella  mattina. 
Poca  pioggia  nella  sera. 


Ventu  procel.  7h   della  mat. 
I     alle  8h  della  sera. 


—  25  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 


Specchio  I. 


Luglio  1888. 


Giorno 

Altezza  del  Barometeo  ridotto  a 

0» 

Termometro  Centigrado 

Temperatura 

6h 

9h 

'•3 

o 

3 

3h 

6h 

9h 

.2 

6h 

9h 

'•3 

o 

1 

3h 

6h 

9h 

©  o 

a  a 

,2 
il 

a 

00 

S 
1 

1 

51,20 

51,21 

51.55 

700  m 
51,23 

m.  -t- 
51,09 

51,52 

51,85 

51,38 

18°6 

23,'j 

0 

25,9 

24°4 

0 

22.0 

0 

19,5 

0 

18,2 

21/7 

0 

26,5 

14,6 

2 

53,38 

53,66 

53,74 

55,07 

55,72 

56,90 

57,96 

55,20 

17,9 

22,3 

26,0 

21,6 

23,5 

20,0 

16,7 

21,1 

£6,2 

14,8 

3 

58,22 

58,16 

57,90 

57,71 

57,42 

57,87 

57,34 

57,80 

19,1 

23,0 

25,7 

25,0 

23,0 

20,6 

18,6 

22,1 

26,2 

12,7 

,         4 

55,90 

55,03 

54,82 

54,14 

53,26 

53,34 

53,41 

54,27 

18,4 

23,5 

25,0 

24,0 

21,5 

21,6 

21,0 

22,1 

26,3 

16,6 

5 

52,21 

52,24 

51.68 

51,75 

51,29 

52,02 

52,68 

51,98 

22,1 

25,5 

27,5 

27,2 

25,7 

23,1 

23,1 

24,9 

27,9 

19.91 

6 

53,66 

54,54 

55,56 

55,58 

55,23 

55,77 

56,49 

55,26 

23,4 

25,9 

27,2 

27,4 

26,8 

23,8 

21,6 

25,2 

27,8 

21,5 

7 

;56,77 

56,85 

57,43 

56,86 

56.82 

56,51 

56,03 

56,75     22,4 

25,8 

28,5 

29,0 

26,0 

23,6 

24,0 

25,6 

29,4 

19,1 

8 

54,45 

54,60 

54,52 

54,50 

54,61 

55,23 

55,34 

54,75 

25,8 

28,2 

29,8 

29,1 

25,5 

22,6 

21,8 

26,1 

31,1 

20,4 

9 

55,16 

55,25 

55,57 

54,99 

54,31 

55,04 

55,20 

55,07     24,3 

26,1 

28,8 

28,2 

26,7 

23,4 

21,6 

25,6 

29,6 

20,8 

10 

[  53,09 

53,95 

54,66 

54,38 

54,08 

54,86 

54,80 

54,26     19,1 

22,3 

25,4 

26,2 

24,0 

20,6 

19,8 

22,5 

27,7 

17,9 

11 

54,81 

54,86 

55,01 

54,68 

54,65 

54,71 

54,83 

54,79 

21,0 

24,3 

26,4 

25,7 

23,6 

20,9 

19,6 

23,1 

26,6 

16,0 

12 

'55,91 

56,26 

56,98 

56,28 

56,01 

56,82 

56,94 

56,46 

21,9 

23,9 

24,6 

24,8 

22,8 

19,4 

16,8 

22,0 

25,1 

16,7 

13 

56,68 

56,83 

56,61 

56,11 

55,61 

55,83 

55,69 

56,19 

21,2 

23,2 

24,4 

23,2 

20,8 

19,0 

17,1 

21,3 

24,8 

15,5 

14 

56,06 

56,29 

56,33 

55,73 

55,46 

56,17 

56,06 

56,01 

18,7 

21,4 

24,5 

25,3 

23,8 

20,4 

18,2 

21,8 

25,9 

12,0 

15 

55,46 

55,88 

55,70 

54,86 

53,91 

54,44 

54,21 

54,92 

24:7 

25,1 

27,3 

26,2 

24,6 

21,8 

19,8 

24,2 

28,1 

13,4 

13 

52,70 

52,34 

50,90 

49,86 

50,62 

49,73 

49,16 

50,76 

23,3 

28,4 

31,6 

31,6 

26,4 

24,5 

24,0 

27,1 

33,0 

16,4 

17 

51,54 

51,94 

52,54 

52,03 

51,59 

52,00 

51,91 

51,94 

23,0 

24,2 

25,0 

26,2 

25,3 

21,4 

20,0 

23,6 

26,5 

19,8 

18 

51,06 

51,13 

51,80 

51,95 

51,73 

52,65 

52,04 

51,77 

i  23,2 

25,4 

25,2 

24,7 

23,5 

20,8 

21,1 

23,4 

26,4 

18,4 

19 

;  51,52 

52,16 

52,61 

52,42 

52,41 

53,31 

53,52 

52,56 

21,1 

23,1 

23,7 

23,8 

22,2 

19,5 

18,0 

21,6 

24,6 

15,6 

20 

54,77 

54,86 

55,27 

54,98 

55,09 

56,16 

56,73 

55,41 

19,3 

21,9 

25,2 

26,0 

23,9 

20,4 

18,4 

22,2 

26,2 

15,7 

21 

57,38 

57,94 

57,88 

57,33 

57,20 

58,11 

58,34 

57,74 

20,8 

23,6 

27,0 

27,1 

24,8 

21,1 

18,7 

23,3 

27,5 

15,3 

22 

58,87 

59,04 

58,79 

58,37 

58,28 

58,94 

58,65 

58,71 

21.5 

24,2 

27,8 

27,7 

24,6 

21,3 

19,8 

23,8 

28,6 

15,5 

23 

58,48 

58,52 

58,04 

57,87 

57,88 

57,96 

57,99 

58,11 

19,9 

24,6 

28,2 

26,6 

25,3 

21,8 

19,0 

23,6 

28,7 

16,1 

24 

l 
57,99 

58,25 

57,97 

57,86 

57.88 

58,31 

58,43 

58,09 

18,7 

24,1 

28,4 

28,2 

25,2 

22,4 

20,9 

24,0 

30,1 

15,2 

25 

57,17 

58,29 

58,26 

57,66 

57,56 

57,91 

57,53 

57,91 

21,3 

25,3 

31,1 

30,8 

28,2 

23,2 

20,7 

25,8 

31,7 

16,3 

26 

57,18 

57,27 

57,96 

56,29 

56,94 

57,36 

57,02 

57,29 

22,0 

26,5 

31,8 

31,4 

28,7 

24,6 

21,8 

26,7 

32,4 

17,5, 

27 

56,32 

55,89 

56,01 

55,49 

55,46 

55,94 

55,99 

55,87 

20,4 

29,2 

29,8 

28,5 

25,9 

23,4 

23,2 

25,8 

30,4 

17,0 

28 

54,84 

54,62 

54,53 

53,90 

53,62 

53,94 

53,63 

54,1 51 

24,0 

26,2 

29,2 

28,8 

26,6 

23,2 

22,2 

25,7 

29,5 

20,9 

29 

53,00 

52,95 

52,89 

52,86 

53,03 

53,58 

54,00 

53,19 

24,0 

25,9 

29,0 

27,1 

24,3 

21,2 

19,5 

24,4 

29,1 

18,7 

30 

54,09 

54,58 

54,59 

54,48 

54,66 

55,50 

55,77 

54,81 

19,7 

23,7 

27,8 

27,4 

25,5 

22,4 

20,5! 

21,9 

29,0 

16,7 

31 

56,42 

57,05 

56,70 

56,69 

56,89 

57,10 

57,38 

56,89 

21,3 

24,9 

28,9 

29,7 

26,2 

23,0 

21,8 

25,1 

30,5 

18,3 

D.  la 

54,40 

54,55 

54,74 

54,62 

54,38 

54  91 

55,11 

54,67 

21,1 

24,6 

27,0 

26,2 

24,5 

21,9 

20,6 

23,7 

27,9 

17,8 

.    2a 

54,05 

54,25 

54,37 

53,89 

53,71 

54,18 

54,11 

54.08 

21,7 

24,1 

25,8 

25,8 

23,7 

20,8 

19,3 

23,0 

26,7 

15,9 

■   3a 

56,52 

56,76 

56,69 

56,35 

56,31 

56,79 

56,88 

56,61 

21,2 

25,3 

29,0 

28,5 

25,9 

22,5 

20,7 

24,6 

29,8 

17,1 

Mese 

54,99 1 55,19 

55,27  j  54,95|  54,80 155,29  [55,37  J  55,12 

21,8 

24,7 1  27,3 

26,8 

24,7|  21,7|   20,2| 

23,81  28,1 

16,9 

BULLETTINO   BIBLIOGRAFICO. 


—  26  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  IL  Luglio  1888. 


o 

e 

o 

3 

Umidità  assoluta. 

Umidità 

RELATIVA 

1 

ci   O 

E 

■3 

6h 

9h 

■5    1 
S   8" 
*  1 

6h 

9h 

■SÌ 

S3 

6h 

9h 

Ó3 
O 

3h 

6h 

9h 

11 

C9  <« 

mi 

1 

11,08 

11,37 

10,62 

9,90 

13,38 

12,59 

12,73 

11,67 

69 

55 

42 

44 

68 

75 

81 

62 

4,62 

2 

10,37 

10,88 

11,20 

8,26 

6,77 

7,79 

11,24 

9,50 

68 

54 

44 

43 

31 

44 

79 

52 

4,48 

3 

11,19 

11,76 

8,89 

9,23 

9,80 

12,37 

10,44 

10,53 

68 

56 

36 

39 

47 

69 

65 

54 

4,05 

4 

10,35 

11,93 

12,45 

13,28 

13,47 

13,47 

13,52 

12,64 

66 

55 

52 

60 

70 

70 

73 

64 

4,80 

5 

16,66 

13,51 

13,98 

14,51 

15,54 

15,16 

14,16 

14,79 

84 

56 

51 

54 

63 

72 

67 

64 

5,98 

6 

16,68 

15,14 

13,76 

12,28 

12,65 

14,39 

14,69 

14,23 

78 

61 

51 

45 

48 

66 

76 

61 

4,42 

7 

16,09 

16,08 

15,59 

15,35 

15,42 

13,69 

11,37 

14,80 

80 

65 

54 

52 

62 

63 

51 

61 

4,60 

8 

12,83 

14,00 

15,89 

14,22 

17,32 

16,82 

17,49 

15,51 

52 

49 

51 

47 

71 

82 

90 

63 

4,06 

9 

14.92 

15,65 

13,36 

16,26 

15,46 

17,02 

16,41 

15,58 

66 

62 

45 

56 

59 

80 

86 

65 

4,50 

10 

14,52 

15,31 

15,91 

13,52 

11,00 

12,46 

12,71 

13,63 

88 

77 

66 

53 

49 

09 

74 

68 

3,92 

11 

10,93 

13,04 

10,63 

11,44 

11,62 

11,37 

11,34 

11,48 

59 

57 

41 

46 

54 

62 

67 

55 

! 
4,23 

12 

12,81 

12,38 

11,73 

11,20 

10,97 

11,46 

10,76 

11,62 

65 

56 

51 

48 

53 

68 

76 

60 

3,87 

13 

10,36 

11,55 

11,44 

10,63 

10,32 

10,83 

10,72 

10,84 

55 

55 

50 

50 

56 

66 

74 

58 

3,94 

14 

9,32 

9,23 

9,93 

10,58 

11,65 

13,89 

13,02 

11,09 

58 

49 

43 

44 

53 

78 

83 

58 

4,22 

15 

11,73 

10,85 

12,35 

12,09 

13,07 

14.'':. 

14,10 

12.7:; 

51 

-.46 

45 

48 

57 

77 

82 

58 

3,65 

16 

10,12 

9,88 

8,62 

9,94 

16,17 

17,05 

17,48 

12,75 

48 

34 

25 

29 

63 

75 

78 

50 

7,41 

17 

10,45 

11,25 

11,49 

10,03 

10,52 

13,59 

13,51 

11,55 

50 

50 

48 

40 

44 

72 

78 

55 

5,70 

18 

13,01 

13,24 

10,42 

10,33 

10,84 

11,80 

13,15 

11,91 

64 

55 

43 

45 

50 

65 

71 

56 

4,90 

19 

11,92 

12,55 

12,51 

10,88 

12,66 

13,51 

12,76 

12,40 

64 

60 

57 

50 

63 

80 

83 

62 

4,35 

20 

10,65 

9,79 

10,12 

8,92 

10,76 

13,35 

13,20 

10,97 

64 

50 

42 

36 

49 

74 

83 

57 

4,08 

21 

10,76 

11,46 

12,59 

9,79 

10,27 

12,53 

13,17 

11,51 

59 

53 

47 

37 

44 

67 

82 

56 

4,72 

22 

11.52 

13,32 

11,21 

10,69 

14,39 

14,93 

14,73 

12,97 

60 

59 

40 

39 

63 

79 

86 

61 

3,73 

23 

12,95 

12,75 

12,  Si 

10,89 

10,05 

13,34 

12,83 

12,23 

75 

55 

45 

42 

42 

69 

78 

58 

3,50 

24 

10,73 

11,00 

8,01 

9,91 

13,47 

14,26 

14,54 

11,70 

67 

49 

28 

34 

56 

71 

79 

55 

4,28 

25 

11,05 

11,53 

11,36 

11,09 

9,94 

10,33 

9,88 

10,74 

59 

48 

33 

34 

34 

49 

54 

44 

1 
4,50 

26 

7,87 

9,47 

7,55 

10,07 

9,70 

10,39 

12,41 

9,64 

40 

37 

22 

29 

33 

45 

64 

39 

6,40 

27 

10,86 

9,62 

13,27 

16,38 

17,20 

18,26 

18,20 

14,83 

61 

32 

42 

57 

69 

85 

86 

62 

5,42 

28 

15,96 

16,36 

13,45 

13,02 

13,45 

16,57 

15,46 

14,90, 

72 

65 

45 

44 

52 

78 

76 

62 

3,94 

29 

12,63 

13,11 

12,20 

13,89 

14,41 

14,67 

13,97 

13,55 

57 

52 

41 

53 

64 

78 

83 

61 

4,36 

30 

14,01 

12,18 

14,67 

14,56 

13,68 

15,52 

15,10 

14,25' 

82 

56 

53 

54 

57 

77 

84 

66 

3,57 

31 

14  29 

13,99 

14,69 

13,33 

14,89 

16,86 

16,29 

14,91 

76 

59 

50 

.  43 

59 

80 

84 

64 

4,23 

D.  la 

13,47 

13,50 

13,17 

12,68 

13,08 

13,58 

13,48 

13,29! 

72 

59 

49 

49 

57 

69 

74 

61 

45,48 

l>  2a 

11,19 

11,38 

10,92 

10,60 

11,86 

13,18 

13,00 

11,73! 

1 

;53 

51 

44 

44 

54 

72 

77 

57 

46,35J 

„  3a 

12,06 

12,25 

11,98 

12,15 

12,84 

14,33 

14,24 

12,84 

64 

51 

41 

42 

52 

71 

78 

57 

48,65 

1 

Mese 

12,24  jl2,40|  12,02|  11,81 

12,59  13,71 

13,57 

12,62 

65| 

54 

45 

45 

« 

71 

76 1 

5S 

140,48| 

—  27  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  m.  Luglio  1888. 


o 

o 

Direzione  del   vento 

m    O 

Velocità 
in 

3RARIA   DEL    VENTO 
CHILOMETRI 

Totale 

in 
24  ore 

6h 

9» 

^3 

o 

CD 

3 

3h 

6h 

9h 

6h 

9h 

•5 

o 

3» 

6h      9h 

0>    O 

1 

so 

so 

SO 

0 

0 

so 

SSO 

1         4 

10 

10 

18 

10 

2 

1 

216 

2 

NNE 

NNO 

ONO 

N 

N 

NNO 

s 

7 

6 

16 

5 

16 

5 

5 

165 

3 

calma 

so 

OSO 

oso 

oso 

sso 

SSE 

calma 

2 

10 

16 

8 

2 

2 

138 

4 

calma 

s 

s 

s 

s 

s 

s 

calma 

2s 

35 

34 

34 

26 

17 

511 

5 

S 

s 

s 

s 

sso 

sso 

s 

25 

38 

43 

43 

32 

21 

24 

786 

6 

sso 

so 

OSO 

0 

0 

calma 

sso 

24 

15 

10 

8 

3 

calma 

15 

313 

7 

sso 

sso 

sso 

sso 

so 

so 

sso 

6 

24 

25 

24 

14 

10 

12 

381 

8 

so 

sso 

so 

so 

0 

so 

calma 

8 

26 

15 

22 

10 

2 

calma 

249 

9 

calma 

ESE 

oso 

so 

so 

oso 

S 

calma 

2 

4 

7 

4 

3 

1 

5S 

10 

NE 

0 

so 

0 

Ù 

so 

0 

10 

6 

3 

10 

3 

3 

0 

148 

11 

calma 

so 

so 

so 

s 

SSE 

SSE 

calma 

1 

14 

10 

10 

5 

5 

153 

12 

SSO 

sso 

so 

sso 

so 

SSO 

calma 

3 

16 

15 

18 

12 

4 

calma 

224 

13 

S 

s 

sso 

sso 

sso 

SSO 

S 

10 

17 

18 

22 

15 

2 

11 

275 

14 

NNE 

calma 

0 

0 

ONO 

0 

SSO 

5 

calma 

5 

15 

12 

3 

o 

144 

15 

calma 

SSO 

sso 

sso 

so 

calma 

SSO 

calma 

8 

7 

15 

5 

calma 

2 

139 

16 

NNE 

SSO 

sso 

s 

s 

sso 

S 

11 

2 

39 

55 

25 

22 

20 

472 

17 

OSO 

0 

0 

0 

oso 

sso 

SSO 

8 

15 

12 

12 

8 

6 

l 

237 

18 

s 

SO 

0 

oso 

so 

sso 

S 

2 

20 

18 

12 

6 

5 

3 

240 

19 

calma 

OSO 

0 

0 

oso 

sso 

SSE 

calma 

2 

12 

16 

8 

2 

2 

183 

20 

NNE 

NNE 

0 

oso 

NO 

calma 

S 

2 

1 

7 

10 

4 

calma 

1 

85 

21 

calma 

SO 

0 

0 

0 

calma 

calma 

calma 

1 

5 

15 

14 

calma 

calma 

112 

22 

calma 

SO 

so 

so 

so 

calma 

calma 

calma 

2 

7 

10 

10 

calma 

calma 

92 

23 

NO 

so 

so 

oso 

0 

calma 

0 

1 

2 

12 

14 

3 

calma 

2 

106 

24 

NE 

calma 

so 

oso 

oso 

0 

calma 

5 

calma 

1 

12 

6 

1 

calma 

85 

25 

NNE 

NNE 

oso 

0 

so 

SO 

NNE 

1 

3 

4 

16 

4 

2 

1 

110 

j      26 

NO 

NO 

oso 

0 

so 

calma 

SO 

7 

2 

5 

8 

6 

calma 

1 

96 

27 

calma 

S 

s 

s 

sso 

SSO 

SSO 

calma 

22 

26 

30 

16 

4 

1 

307 

28 

0 

oso 

so 

0 

0 

SSO 

S 

5 

2 

7 

14 

6 

3 

3 

128 

29 

S 

s 

so 

oso 

so 

SSO 

SSO 

1 

14 

14 

14 

10 

2 

6 

188 

30 

NNE 

calma 

s 

sso 

so 

so 

calma 

1 

calma 

3 

15 

10 

2 

calma 

93 

31 

ENE 

SE 

s 

oso 

oso 

0 

0 

9 

3 

8 

10 

5 

2 

3 

84 

D.  la 

8,4 

15,7 

17,1 

18,7 

13,9 

7,4 

7,9 

L'97 

B  2a 

4,1 

8,2 

14,7 

18,5 

10,5 

4,9 

4,7 

215 

»  3» 

2,1 

4,0 

7,9 

14,4 

8,2 

1,5 

1,5 

127 

Mese 

1  - 

;; 

- 

-1 

- 1 

- 

4,9 

!>,5| 

13,| 

.W| 

10.9J      4,6 1      4,7 

_-J 

—  28  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  K.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV.  Lu^lio  1888' 


Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


6" 


Qb 


D.l 

»3a 


Mese 


0 

l 

2 

(1 

1 

1 

0 

0 

0 

6 

0 

0 

0 

0 

I 

2 

1 

1 

0 

2 

1 

0 

7 

3 

7 

2 

4 

4 

1 

! 

0 

0 

0 

1 

7 

3 

a 

0 

0 

0 

1 

1 

■) 

7 

2 

0 

4 

4 

4 

1 

1 

0 

0 

9 

2 

9 

ii 

6 

10 

s 

6 

7 

2 

0 

LO 

9 

7 

- 

1 

0 

i) 

0 

2 

3 

5 

5 

7 

7 

7 

0 

0 

0 

0 

0 

1 

0 

2 

3 

4 

7 

2 

(i 

0 

1 

0 

1 

0 

0 

_> 

1 

0 

0 

0 

0 

1 

0 

0 

0 

] 

10 

9 

10 

1 

2 

0 

0 

0 

0 

0 

2 

7 

8 

1 

0 

9 

10 

1 

1. 

2 

1 

2 

1 

1 

0 

0 

2 

0 

0 

0 

0 

0 

(i 

3 

(1 

0 

0 

0 

1 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

1 

0 

0 

2 

1 

9 

0 

0 

(1 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

1 

1 

0 

4 

1 

0 

7 

4 

8 

9 

9 

1 

0 

0 

1 

3 

8 

3 

1 

0 

(1 

0 

1 

0 

] 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

3,3 

2,4 

2,8 

0,9 

0,3 

0,8 

<££ 


2,2J  2,l|2,o|   1,0 1 1,7]  2,3J    2,sJ    2,0( 


2,8 


Ozono 


5,0 
5,0 
5,5 
6,0 
5,0 
6,0 
7,0 
00,5     6g 


14,2 


3,1 

14,2 


17,3 


8,5 

8,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

6,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,0 

6,5 

4,5 

7,5 

7,5 

5,0 

3,5 

6,5 

6,0 

5,0 

4,5 

6,5 

4,5 

5,5 

5,5 

7,5 

6,5 

7,5 

6,5 

6,5 

6,5 

6,5 

6,5 

7,5 

5,5 

7,5 

6,5 

7,0 

6,5 

7,5 

7,5 

8,5 

4,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

6,5 

7,5 

6,5 

7,5 

6,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

7,5 

6,5 

Teinp.  e  pioggia  Temporale  al  N  nel  meriggio, 
I    con»  poca  pioggia. 


6,4     7,2|   6,4|   6,2 


Meteore 


ANNOTAZIONI 


Vento  fortis. 

Vento  fortis. 

Vento  fortis. 

Vento  f.  e  goccie 

Vento  forte 

Goccie 

Poca  pioggia 

Vento  forte 
Vento  forte 


Vento  fortis. 


Vento   fortissimo   Sud  dallla 

8h  mattina  fino  a  sera. 
Vento  S  fortis.  tutto  il  giorno,' 
I     e  procel.  nella  mat.  e  pom.1 
Vento  forte  e  fortissimo  da  S 
I     a  SO  nella  mattina. 
Vento  f.  SSO  nel  pomeriggio.' 

Vento  f.  SSO   nella  mattina. 

I 

Goccie  nella  sera. 

Poca  pioggia  nella  mattina. 


Vento  f.  SSO  nel  pomerig. 

Vento    forte   S   a   SO    nella 
mattina  e  pomeriggio. 


Vento   procelloso   nella  mat. 
e  pomeriggio. 


Vento  f.  e  goccie  Vento  0  forte  nel  meriggio 

e  goccie  a  tarda  sera, 
Piogg.  1.  e  tuoni  .Temporale  con  pioggia   nella 
!     notte. 
Lampi  Lampi  nella  notte  al  N. 


Vento  forte 


Vento  S  forte  nella  mattina 
e  nel  pomeriggio. 


—  29  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  I.  Agosto  1888. 


D.  la 
.  2a 
»  3a 


Mese 


Altezza  del  Barometeo  ridotto  a  0° 


6h 


9h 

1 
il 

3h 

6h 

9h 

§  "o 

56,92 
54,55 
56,50 
57,58 
57,80 
51,35 
56,20 
57,40 
61,04 
62,88 

63,12 
60,27 
58,73 
58,58 
57,01 
55,43 
54,92 
51,74 
52,85 
58,65 

59,04 
57,22 
54,74 
57,78 
56,39 
53,31 
52,27 
52,13 
53,68 
55,99 
57,72 


56,83 
54,82 
57,21 
58,09 
58,16 
51,06 
57,04 
58,08 
61,31 
63,81 

63,72 
60,60 
58,78 
58,83 
57,30 
55,42 
55,09 
51,58 
53,81 
59,69 

59,04 
57,20 
55,46 
58,42 
56,18 
53,06 
52,82 
52,79 
53,86 
56,32 
58,07 


56,94 
55,09 
57,16 
57,96 
57,09 
50,32 
56,88 
58,19 
61,66 
63,14 

63,47 
60,04 
58,74 
58,35 
56,77 
55,24 
54,48 
51,89 
54,21 
59,66 

59,54 
56,46 
55,38 
57,81 
55,35 
52,91 
52,57 
52,82 
53,81 
56,26 
58,42 


700  mm 
56,64  56,47 

55,06 

56,67 

57,40 

56,17 

51,12 

56,38 

57,89 

60,85 

62,77 


62,46 
59,38 
58,28 
57,31 
56,04 
54,64 
53,16 
51,92 
54,23 
59,21 

58,25 
55,73 
55,04 
57,23 
54,97 
51,59 
52,20 
52,41 
53,43 
56,10 
57,97 


55,86 
57,18 
57,71 
55,83 
52,12 
56.55 
58,21 
60,46 
62,67 

61,90 
59,23 
57,51 
56,85 
56,00 
54,66 
52,10 
51,32 
54,85 
59,01 

57,70 
55,26 
55,09 
56.61 
54,80 
51,66 
52,20 
52,78 
53,78 
56,17 
57,88 


56,32 
56,85 
57,81 
58,57 
55,25 
54,38 
57,34 
59,88 
61,54 
63,40 

61,99 
59,60 
58,18 
57,37 
56,10 
55,31 
52,06 
52,03 


55,65 
57,09 
57,75 
58,38 
54,18 
55,59 
57,73 
60,63 
62,04 
64,22 

61,69 
59,51 
58,72 
57,41 
55,89 
55,64 
52,64 
51,83 


56,72  57,58 


59,64 

58,42 
55,82 
56,51 
56,77 
54,98 
52,55 
52,61 
53,34 
55,09 
57,18 
58,32 


59,31 

58,27 
55,52 
57,13 
56,83 
54,49 
52,38 
52,95 
53,^6 
55,67 
57,43 
58,28 


56,54 
55,62 
57,18 
57,96 
56,35 
52,28 
56,87 
58,61 
6127 
63,27 

62,62 
59,80 
58,42 
57,81 
56,44 
55,19 
53,49 
51,76 
54,89 
59,31 

58,47 
56,17 
55,62 
57,35 
55,31 
52,49 
52,52 
52,58 
54,19 
56,49 
58,09 


Termometro  Centigrado 


6h 

9h 

'•3 

o 

1 

3h     6h 

9h 

57,22 
57,13 
55,48 


57,64 
57,48 
55,75 


57,44 

57,28 
55,58 


57,10 
56,66 
54,90 


57,31 
56,34 


58,13 
56,90 


54,90  55,60 


58,33 
57,02 
55,71 


57,60 
56,97 
55,42 


0 

18,8 

0 

27,3 

29°2 

29°2 

0 

26.8 

0 

23,4 

21,6 

26,1 

27,0 

26,6 

23,8 

20,6 

17,6 

22,4 

26,3 

25,7 

23,8 

20,4 

19,0 

22,9 

27,0 

27,4 

25,2 

22,1 

18,8 

24,1 

27,5 

26,0 

23,4 

21,6 

18,8 

23,5 

25,8 

22,4 

20,5 

17,1 

13,6 

18,7 

22,6 

24,6 

21,9 

19,5 

16,0 

20,7 

24,6 

25,2 

24,2 

20,2 

16.6 

22,2 

25,6 

27,1 

27,0 

23,4 

19,0 

22,8 

28,0 

27,8 

24,6 

21,2 

19,2 

24,8 

29,2 

28,7 

26,4 

21,8 

20,0 

24,8 

30,1 

29,4 

27,7 

22,2 

17,9 

25,2 

30,0 

30,7 

29,6 

23,0 

20,8 

26,4 

32,8 

33,2 

30,4 

23,6 

19,9 

26,0 

31,8 

31,6 

29,4 

22,1 

17,4 

25,9 

31,6 

30,9 

26,8 

20,8 

17,4 

25,0 

30,1 

31,4 

28,7 

26,1 

19,8 

25,1 

25,4 

24,4 

22,7 

21,0 

17,9 

22,1 

25,0 

25,8 

24,2 

20,4 

16,7 

22,2 

26,1 

25,8 

23,3 

20,4 

16,2 

21,7 

26,6 

25,4 

23,9 

19,6 

14,9 

22,1 

25,9 

25,5 

23,6 

21,9 

20,6 

24,1 

27,5 

27,8 

25,8 

22,6 

16,5 

21,9 

27,4 

26,9 

23,7 

21,0 

17,5 

22,7 

28,2 

27,6 

24,1 

20,9 

18,8 

23,9 

26,1 

27,0 

24,4 

21,7 

17,4 

17,2 

20,7 

23,6 

23,0 

19,2 

19,6 

22,4 

26,3 

25,8 

23,6 

21,2 

19,4 

24,4 

25,8 

26,2 

25,8 

22,1 

19,2 

22,5 

27,2 

26,6 

24,8 

21,6 

18,6 

21,7 

28,0 

28,2 

26,0 

21,7 

18,0 
18,7 
18,1 


23,1 
24,8 


26,4 

29,2 
26,3 


26,2 
29,2 
26,4 


24,1 
26,9 


21,0 
22  1 

L'I, 2 


21,5 
18,4 
18,4 
20,4 
20,8 
15,1 
18,5 
18,5 
21,2 
19,9 

19,7 
20,4 
21,5 
22,5 
19,8 
19,1 
25,0 
20,2 
18,8 
18,8 

18,0 

I 

22.01 
20,3 
19,2! 
19,0 
21,3 
18,8 
20,11 
20,8 

20,1 

I 
20,6!  ! 


Temperatura 


19,3 
20,6 

20,0 


56,6l|56,96  56,77] 56,22J56,18 J56,88 J57,0^| 56,66|    18,^     23,4|  27,3     27,fs|   25,1  j  21,4 j    20,0 


25°2 

30,4 

23,4 

28,0 

22,1 

27,0 

23,4 

27,8 

23,2 

27,9 

20,5 

26,9 

19,9 

25,2 

21,3 

26,2 

23,3 

28,2 

23,3 

29,1 

24,3 

29,5 

24,9 

30,6 

25,4 

31,4 

27,1 

33,8 

25,8 

32,5 

24,6 

31,8 

26,2 

31,6 

22,7 

26.2 

22,0 

26,4 

21,9 

26,5 

21,6 

26,9 

22,3 

26,4 

24,1 

29,0 

22,4 

27,8 

22,9 

28,2 

23,3 

27,3 

20,0 

24,2 

22,7 

28,0 

23,5 

28,3 

23,1 

27  5 

23.5 

28,6 

24,5 
22,7 


27.7 
30,0 

27.5 


18,0 
18,4 
16,8 
16,5 
17,5 
15,1 
11,5 
13,8 
15,2 
16,9 

16,5 
15,7 
16,7 
19,3 
17,8 
15,2 
15,0 
19,8 
16,7 
16,0 

15,2 
13,2 
19,9 
15,9 
16,6 
16,7 
16,3 
17.1 
1S.3 
17,4 

17.;. 


1  imi 

16,9 
16,7 


23,8 1  28,4    16.5 


BULLETTINO   BIBLIOGRAFICO. 


—  30  — 


Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  IL  Agosto  1888. 


o 
a 

o 

3 

Umidità 

ASSOLUTA 

Umidità 

RELATIVA 

■a 

*s 

oS    O 
"cN 

3.9 

< 

6h 

9h 

13 

o 

CD 

a 

3h 

6h 

9h 

Sii 

a  a  \ 

•2  a 

CD    =3 

a^ 

6h 

9h 

•3 
0    [ 

1] 

3h 

6h 

9h 

.2  2 

a  '■B 

l 

15,35 

15,27 

16,50 

13,45 

13,83 

13,89 

13,95 

14,62 

95 

56 

55 

45 

53 

65 

73 

63 

mm 
3,80 

2 

13,65 

17,26 

16,79 

15,70 

14,38 

12,68 

11,78 

14,61 

71 

68 

67 

60 

66 

70 

75 

68 

4,35 

3 

11,69 

10,97 

8,14 

8,80 

9,22 

11,14 

10,35 

10,04 

78 

54 

32 

36 

42 

63 

66 

53 

4,55 

4 

9,14 

12,05 

11,06 

9,44 

8,91 

11,24 

11,45 

10,47 

56 

58 

41 

35 

37 

57 

64 

50 

4,43 

5 

10,66 

11,31 

8,92 

8,02 

12,88 

13,15 

11,20 

10,88 

66 

51 

32 

32 

59 

69 

61 

53 

4,85 

6 

13,62 

11,68 

11,06 

8,62 

10,29 

7,57 

7,18 

10,00 

84 

54 

45 

43 

57 

52 

56 

56 

5,49 

7 

7,97 

7,44 

4,49 

5,19 

8,07 

11,63 

11,72 

8,07 

69 

46 

22 

23 

41 

69 

74 

49 

6,11 

8 

10,09 

7,42 

3,93 

4,57 

5,05 

5,56 

5,58 

6,03 

74 

41 

17 

19 

22 

31 

35 

34 

5,65 

9 

5,91 

6,65 

7,24 

6,92 

6,62 

6,40 

6,99 

6,68 

42 

33 

30 

26 

25 

30 

37 

32 

5,29 

10 

7,59 

9,10 

7,05 

7,97 

9,18 

13,09 

12,04 

9,43 

46 

44 

25 

29 

40 

70 

70 

46 

6,41 

11 

10,42 

9,44 

8,57 

8,65 

10,63 

13,99 

13,32 

10,70 

63 

40 

28 

29 

41 

72 

77 

50 

5,20 

12 

12,29 

10,21 

10,53 

8,86 

7,88 

12,73 

13,35 

10,84 

71 

44 

33 

29 

29 

04 

74 

49 

5,40 

13 

10,79 

10,58 

10,75 

7,90 

9,53 

10,45 

9,00 

9,94 

71 

44 

34 

24 

31 

50 

50 

43 

5,10 

14 

7,23 

7.72 

7,73 

5,45 

8,88 

10,39 

10,16 

8,22 

40 

30 

21 

14 

27 

48 

50 

33 

6,55 

15 

9,15 

8,86 

9,81 

9,28 

9,34 

i:i,:.s 

13,33 

10,48 

53 

35 

28 

27 

31 

68 

78 

46 

5,87 

16 

10,11 

9,84 

9,44 

10,37 

10,13 

12,80 

13,38 

10,87 

68 

39 

27 

31 

39 

70 

81 

51 

5,14 

17 

11,24 

9,62 

10,85 

5,33 

4,93 

5,46 

4,82 

7,46 

TU 

40 

34 

16 

17 

21 

21 

32 

7,12 

18 

13,01 

12,45 

12,85 

13,57 

12,11 

12,83 

12,47 

12,76 

76 

52 

53 

59 

59 

69 

71 

63 

7,82 

19 

11,94 

8,89 

7,18 

6,41 

5,71 

6,02 

6,21 

7,48 

78 

45 

31 

26 

26 

34 

38 

40 

8,00 

| 

20 

6,47 

7,13 

9,72 

9,66 

11,34 

12,13 

11,25 

9,67 

46 

36 

38 

39 

53 

68 

70 

50 

4,60 

21 

10,93 

11,40 

9,26 

10,03 

11,37 

11,93 

11,44 

11.02 

79 

59 

35 

45 

51 

70 

75 

59 

3,15 

22 

10.82 

12,07 

10,84 

12,04 

13,04 

15,16 

15,16 

12,73 

86 

61 

44 

50 

60 

77 

77 

65 

4,45 

23 

15,04 

13,87 

11,40 

12,37 

11,69 

11,30 

11,95 

12,52 

83 

62 

42 

44 

47 

56 

67 

57 

5,73 

24 

7,80 

9,72 

10,81 

10,22 

13,40 

14,90 

13,84 

11,53 

55 

49 

40 

39 

61 

80 

84 

58 

3,67 

25 

13,81 

12,57 

9,75 

8,87 

12,84 

15,02 

13,81 

12,38 

93 

61 

34 

32 

57 

82 

85 

63 

3,02 

26 

12,71 

11,37 

11.29 

10,58 

9,54 

12,72 

11,49 

11,39 

79 

51 

45 

40 

42 

65 

61 

55 

3,97 

j 

27 

14,18 

13,70 

13,96 

11,00 

10,91 

13,17 

13,62 

12;93 

96 

94 

76 

51 

52 

79 

84 

76 

2,55 

28 

11,49 

12,04 

10,53 

12,02 

12,57 

13,65 

13,45 

12,25 

68 

60 

41 

49 

58 

73 

77 

61 

4,38 

29 

10,73 

11.51 

11,06 

12,26 

12,02 

14,06 

14,12 

12,25 

04 

57 

45 

49 

49 

71 

77 

59 

4,84 

30 

13,23 

13,82 

10,77 

14,71 

13,27 

15,17 

15,29 

13,75 

80 

68 

40 

57 

57 

79 

87 

67 

2,24 

31 

15,62 

17,14 

14,37 

12,98 

12,06 

14,47 

14,56 

14,46 

98 

88 

51 

45 

48 

74 

81 

69 

2,52 

D.  la 

10,57 

10,92 

9,52 

8,87 

9,84 

10,64 

10,22 

10,08 

68 

51 

37 

35 

44 

58 

61 

50 

50,93. 
60,80 

»  2a 

10,26 

9,47 

9,74 

8,55 

9,05 

11,04 

10,78 

9,84 

04 

41 

33 

29 

35 

56 

61 

46 

•>  3a 

12,40 

12,65 

11,28 

11,62 

12,06 

13,78 

13,52 

12,47 

80 

65 

45 

46 

53 

73 

78 

63 

40,52 

Mese 

11,08  Jn,01 

10,ls|   9,68 

10,32' 11,82 

11,51 

10,80 

71 

Ji 

38 

37 

44 

.62 

1     67 

53 

152.25J 

—  31  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  m.  Agosto  1888. 


o 

8 

3 

Direzione  del.  vento 

Velocità  oi 

IN   CI 

URIA 
IILOME 

3h 

iEL    VENTO 

TRI 

Totale 

in 
24  or  e 

6h 

9h 

O 

3h 

6h 

9h 

!§ 

6h 

9h 

•3 

o 

6h 

9h     «1 

l 

E 

SE 

SSO 

SSO 

•so 

calma 

SO 

1 

9 

12 

27 

8  calma 

1 

178 

2 

S 

S 

SSO 

SO 

0 

0 

calma 

4 

21 

19 

16 

21 

8  calma 

285 

| 

3 

ESE 

ESE 

s 

0 

ONO 

calma 

calma  | 

4 

3 

4 

12 

10 

ialina 

ialina 

112 

4 

ENE 

calma 

SSO 

oso 

SSO 

OSO 

S 

1 

jalma 

8 

12 

3 

1 

1 

73( 

5 

SE 

SO 

SO 

oso 

OSO 

SSO 

OSO 

2 

5 

8 

15 

7 

5 

10 

149 

6 

SSE 

0 

ONO 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

2 

19 

15 

8 

17 

26 

25 

342 

7 

NNE  ' 

NNE 

N 

ONO 

ONO 

ONO 

calma 

3 

6 

6 

22 

16 

1 

calma 

22(  1 

8 

NNE 

NNE 

N 

N 

N 

N 

NNE 

1 

4 

22 

22 

17 

21 

10 

310 1 

9 

NNE 

NNE 

NNE 

NNO 

N 

N 

NNE 

15 

25 

5 

9 

15 

15 

7 

312 

10 

NNE 

NNE 

NNE 

ONO 

0 

calma 

0 

5 

4 

4 

20 

10 

calma 

2 

146 

11 

ONO 

ONO 

OSO 

OSO 

SO 

calma 

OSO 

2 

10 

10 

12 

8 

calma 

1 

135 

12 

NNE 

calma 

so 

SO 

so 

SO 

SO 

1 

calmi 

7 

12 

11 

3 

1 

113 

13 

calma 

OSO 

so 

0 

so 

SO 

NNE 

calma 

1 

10 

7 

5 

1 

2 

79 

14 

NNE 

NNE 

calma 

ONO 

ONO 

ONO 

ONO 

2 

3 

calma 

12 

8 

3 

4 

112 

15 

ONO 

ONO 

0 

OSO 

OSO 

calma 

calma 

6 

5 

5 

11 

5 

calma 

calma 

105 

16 

N 

N 

SO 

SO 

0 

OSO 

calma 

2 

2 

4 

12 

5 

1 

calma 

72 

17 

0 

0 

SSO 

s 

s 

S 

SSO 

6 

4 

18 

23 

28 

10 

15 

307 

18 

OSO 

OSO 

OSO 

0 

0 

SO 

SSO 

6 

24 

24 

20 

20 

7 

l 

335 

19 

N 

N 

N 

N 

N 

N 

NNE 

10 

24 

26 

28 

27 

»   21 

13 

454 

20 

NNE 

calma 

OSO 

OSO 

0 

OSO 

calma 

4 

calma 

12 

15 

9 

1 

calma 

142 

21 

calma 

calma 

oso 

0 

0 

oso 

calma 

calma 

calma 

3 

14 

7 

1 

calma 

92 

22 

NNE 

SO 

so 

so 

so 

SSO 

SSO 

2 

2 

14 

17 

14 

4 

12 

186 

23 

calma 

N 

0 

0 

ONO 

N 

calma 

2 

3 

15 

14 

6 

1 

149 

24 

NNE 

N 

so 

oso 

0 

calma 

calma 

7 

3 

3 

10 

8 

calma 

calma 

118 

25 

calma 

calma 

so 

oso 

0 

OSO 

SO 

calma 

calma 

6 

15 

10 

3 

1 

90 

26 

E 

OSO 

s 

s 

s 

s 

SE 

E 

3 

24 

20 

30 

IO 

10 

311 

27 

E 

NE 

ENE 

SE 

NE 

calma 

NNE 

6 

17 

8 

7 

12 

calma 

5 

174 

28 

NNE 

NNE 

NNE 

NO 

0 

calma 

0 

20 

1C 

4 

12 

5 

calma 

1 

151 

29 

NE 

NE 

NE 

NNE 

SSO 

SSO 

SSO 

4 

r 

12 

1C 

iC 

2 

139, 

30 

SSO 

SSO 

SSO 

SO 

ONO 

ONO 

0 

1 

12 

5 

14 

4 

2 

1 

12» 

31 

ONO 

ONO 

0 

0 

ONO 

0 

0 

E 

E 

U 

11 

E 

1 

183 

D.  la 







_ 

— 

— 

— 

3,6 

9,6 

10,8 

16,1 

12,' 

6,C 

3,6 

213 

n  2a 







_ 

— 

— 

— 

8,1 

7,3 

11,6 

15,5 

12,6 

1,7 

3,7 

185 

*  3» 

- 

- 

4ȣ 

5,4 

8,4 

13,' 

11,1 

Q  - 

3,1 

152 

Mese 

-  1  -  1 

1  - 

-  1  -  1  - 

4,5 

7,4 

1    io, 

|   w 

l|    12,0|      i.s|     8,{ 

188 

—  32  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV.  Agosto  1888. 


Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


6h 


!)»' 


:;'' 


9h 


D.la 

*2a 
*3a 


Mese 


S.V 


<£B 


1>1 
3,9 
2,1 
2,9 
5,3 
4,1 
1,1 
0,7 
0,0 
0,1 

0,3 

0,0 
0,0 
0,0 
0,0 
0,1 
2,4 
6,1 
0,0 
0,6 

1,7 
4,0 
4,3 
1,3 
0,3 
8,1 
6,9 
5,0 
3,7 
0,1 
1,1 


0,1 


13,4 


2,8 1  l,7J  2,o|  2,6 1  2,o|  2,1      2,oJ    2,1 


Ozono 


Meteore 


0,1 


6,0 

5,5 

5,0 

7,0 

7,5 

7,0 

5,0 

7,0 

6,0 

6,5 

7,5 

8,5 

8,0 

7,5 

7,5 

9,0 

8,0 

7,5 

7,5 

7,5 

7,0 

7.0 

7,5 

8,0 

28,3 
0,2 


7,0 
6,0 
6,5 
7,0 
7,5 
8,0 
3,0 
10,0 

8,0 
6,0 
7,0 
7,0 
6,5 
7,0 
8,5 
8,0 
7.0 
6,5 
7,0 


13,5 

28,6 
42,1 


6,5 
7,5 
7,0 
7,0 
7,0 
9,5 
7,5 
10,0 

7.:. 
T.o 
7,5 
7,0 
7,5 
7,0 
8,0 
7,5 
7,0 
7,5 
7,5 


5,5 
4,0 
6,5 
7,0 
4,5 
6,5 
7,5 
7,5 
6,5 
7,5 

6,5 
7,5 
6,5 
7,5 
6,5 
0,5 
6,5 
9,0 
7.5 
7,5 

5,5 
6,5 
7,5 
6.5 
6,5 
7,0 
7,5 
7,5 
6,5 
6,5 
6,5 


u 

6,0 

, 

6,0 

5,5 

8,0 

7.51 

I 

8,5 

J 

6,5 

7,0 

I 
7," 

,, 

7,0 
6,5 

7,0 
6,5 
9,0 
0,5 
9,0 

6,5 

6,5' 
7,0 
7,0 
7,0 

7,0 
7,5 

7,5 
6,5 

,.| 

7,5 


Vento  forte 
Poca  pioggia 


Temp.    lont.  p. 
forte  vento  f. 


ANNOTAZIONI 


Vento  f.  SO  nel  pomeriggio, 
Goccie  alle  9  mez.  mattina 


Temp.  lont.  ad  .E  nel  meriggio 
pioggia  dirotta  alle  3  l\i  pJ 


Nebbia 

Nebbia 

Vento  forte 


Poca  pioggia 


Lampi,  vento  f. 

Pioggia  forte  :  1. 

Poca  pioggia 


Nebbia 


7.:: 

6,3 

7,7 

7,1 

7,4 

6,7 

Nebbia  bassa  nella  sera. 
Nebbia  bassa  nella  sera. 
Vento  S  forte  nel  pomeriggio, 


Poca  piog.  alle  7h  della  sera 


Vento  forte  S  nel  pomeriggio. 

Lampi  freq.  dal  S  all'O  nella 
|     s.  p.  dirot.  nella  n.  e  m. 
Poca  pioggia  alla  7  mattina. 


Nebbia  bassa  nella  sera. 


6,9     7,5]  6,7     6,9 


—  33  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 


Specchio  I. 


Settembre  1888. 


o 

e 

o 

3 

Altezza  del 

Barometro 

RIDOTTO   A 

0» 

Termometro  Centigrado 

Temperatura 

6h     9h 

o 

a 

3h 

6h 

9h 

<4    O 

a  « 

c3 

'•5 

6h 

9h 

'•3 

o 

3» 

6h 

9h 

a  « 

.2 
•0 

a 

J  1  0 
8  !  '$ 
a  1  a 

1 

57,73 

58,31 

57,51 

700  m 
56,30 

m.  -+- 
55,43 

56,04 

54,77 

56,58 

17°8 

0 

23,5 

D 

28,1 

28°1 

0 

24,6 

0 
21,6 

ò 

21,4 

23°6 

28,°4 

0 
17,4 

2 

54,59 

55,08 

55,63 

55,46 

55,29 

55,95 

55,93 

55.421'  20,4 

1 

18,7 

21,8 

22,3 

20,3 

17,7 

17,4 

19,8 

£2,8 

17,4 

3 

55,45 

56,10 

57,04 

56,71 

56,79 

57,38 

57,01 

56,64 

13,9 

19,7 

24,0 

25,3 

23,6 

20,0 

18,0 

20,6 

25,5 

13,1 

4 

57,34 

57,76 

58,05 

58,31 

58,71 

60,00 

60,71 

58,70 

15,4 

23,2 

27,8 

28,0 

26,4 

22,4 

19,8 

23,3 

23,9 

14,51 

5 

61,51 

62,29 

62,12 

61,66 

61,66 

62,13 

62,12 

61,93 

17,6 

24,6 

30,0 

30,6 

28,0 

23,5 

21,8 

25,2 

31,8 

16,7 

6 

61,30 

61,76 

61,28 

60,15 

59,94 

60,36 

59,66 

60,64 

19,8 

25,3 

30,4 

31,2 

27,8 

23,3 

21,4 

25,6 

32,1 

18,5 

7 

59,13 

59,02 

58,51 

57,50 

57,41 

57,37 

56,82 

57,97 

1  17,0 

24,7 

31,0 

30,2 

27,0 

23,8 

20,1 

24,8 

31,1 

15,4 

8 

55,80 

56,03 

55,43 

54,82 

54,90 

54,85 

55,45 

55,33 

17,4 

26,8 

30,2 

28,8 

26,0 

22,8 

*  22,3 

24,9 

31,1 

16,5 

9 

55,22 

56,86 

57,32 

56,84 

57,72 

58,87 

59,28 

57,44 

,  23.2 

24,4 

26,9 

28,8 

26,4 

23,5 

22,8 

25,1 

30,2 

19,9 

10 

59,43 

60,19 

59,96 

59,53 

59,87 

60,73 

60,69 

60,06 

19,8 

24,7 

29,4 

30,6 

26,3 

23,7 

21,4 

25,1 

31,5 

19,2 

11 

60,05 

61,30 

61,10 

60,34 

60,99 

61,24 

62,24 

61,04 

19,4 

27,4 

31,8 

31,0 

26,5 

24,8 

22,2 

26,2 

32,8 

17,8 

12 

62,19 

62,70 

62,35 

61,57 

61,53 

62,23 

61,71 

62,04 

20,6 

25,4 

31,1 

29,4 

27,4 

23,5 

21,8 

25,6 

31,8 

17,5 

13 

61,45 

ti  1,83 

61,68 

60,50 

60,57 

60,77 

60,55 

61,05 

20,2 

25,8 

31,2 

30,3 

27,4 

24,0 

22,5 

25,9 

31,5 

19,3 

14 

60,19 

60,78 

60,08 

58,90 

59,34 

59,54 

59,78 

59,80 

21,6 

26,0 

30,5 

29,8 

26,3 

23,9 

22,1 

25,7 

31,4 

20,8 

15 

59,59 

59,51 

58,47 

58,01 

58,26 

58,50 

58,36 

5s,67 

20.6 

23,9 

29,8 

28,8 

25,5 

22,3 

21,2 

24,6 

31,0 

19,2 

1J 

57,89 

58,26 

57,66 

56,89 

56,77 

56,91 

57,00 

57,34 

19,8 

23,3 

28,8 

27,6 

25,2 

22  4 

20,8 

24,0 

29,1 

18,2 

| 

17 

55,48 

55,69 

54,62 

53,26 

53,88 

54,08 

53,25 

54,32 

19,4 

23,8 

26,8 

25,8 

23,8 

18,5 

18,4 

22,4 

27,3 

■  18,4 

18 

52,08 

52,19 

52,30 

51,30 

51,71 

52,39 

52,87 

52,12 

17,8 

19,4 

20,8 

21,0 

20,0 

18,2 

17,6 

19,3 

21,3 

16,9 

19 

52,94 

53,93 

53,61 

53,55 

53,70 

54,72 

54,77 

53,89 

16,6 

18,9 

23,3 

21,4 

20,4 

19,0 

18,1 

19,7 

25,2 

15,9 

20 

54,87 

55,61 

55,94 

55,73 

56,03 

57,29 

57,74 

56,19 

17,4 

20,7 

24,3 

25,2 

23,7 

21,1 

19,8 

21,7 

26,2 

10,7 

21 

58,46 

58,88 

58,69 

58,77 

58,96 

60,47 

59,89 

59,16 

18,0 

21,3 

25,7 

23,0 

22,6 

20,2 

18,8 

21,4 

26,3 

17,4 

22 

60,38 

.61,62 

61,14 

60,99 

61,10 

61,92 

62,31 

61,35 

17,0 

20,6 

24,9 

25,6 

22,6 

20,8 

20,3 

21,7 

26,0 

15,7 

23 

61,95 

62,25 

62,05 

61,00 

60,56 

61,69 

61,35 

■31,55 

19,2 

22,7 

24,6 

25,2 

24,2 

21,4 

18,8 

22,3 

25,8 

17,3 

24 

59,24 

58,84 

59,20 

57,43 

56,24 

56,94 

55,99 

57,70 

17,6 

21,6 

23,0 

19,1 

19,7 

18,6 

18,6 

19,7 

24, li 

16,4 

25 

54,24 

54,83 

54,60 

54,36 

54,55 

55,97 

56,24 

54,97 

18,5 

21,1 

22,2 

24,4 

21,7 

19,7 

19,0 

20,9 

24,7 

H 

26 

56,48 

57,35 

57,45 

57,07 

57,49 

58,47 

58,20 

57,50 

17,4 

20,6 

24  2 

24,8 

22,2 

20,1 

18,8 

21,4 

25,9 

16,5 

27 

58,19 

58,39 

57,67 

57,17 

57,53 

57,56 

57,28 

57,68 

16,2 

19,3 

24,0 

19,4 

17,4 

17,0 

16,6 

18,6 

24,5 

15,2 

28 

56,30 

56,37 

55,99 

54,71 

54,66 

55,32 

55,03 

55,49 

15,0 

17,8 

22,4 

24,1 

21,8 

19,2 

16,0 

19,5 

24,2 

13.  8 

29 

55,25 

55,75 

55,04 

53,86 

53,71 

54,19 

53,77 

54,51 

14,3 

18,5 

22,2 

23,6 

21,3 

17,2 

14,8 

18,8 

23,8 

13,0 

30 

52,50 

52,46 

51,74 

50,29 

49,94 

49,36 

48,66 

50,71 

12,2 

17,4 

22,6 

22,2 

20,7 

20,4 

20,4 

19,4 

23,0 

11,5 

D.  la 

57,75 

58,34 

58,28 

57,73 

57,77 

58,37 

58,24 

58,07 

18,2 

23,6 

28,0 

28,4 

25,6 

22,2 

20,6 

23,8 

29,4 

16,9 

»    2a 

57,67 

58,18 

57,78 

57,01 

57,28 

57,77 

57,83 

57,65 

19,3 

23,5 

27,8 

27.li 

24,6 

21,8 

20,4 

23,5 

28,8 

18,1 

»   3a 

,57,30 

57,67 

57,36 

56,56 

56,47 

57,19 

56,88 

:.7,iii; 

16,5 

20,1 

23,6 

23,1 

21,4 

19,5 

18,2 

20,4 

24.9 

15,4 

Mese 

57,57 1 58,06 

57,81 

57,10|57,17|57,78|57,65|57,59j 

18,0 1   22,4 1  26,5 

86,21    23,9]   21,2)   19,7 

|  27.7J   16,8 

BULLETTINO   METEOROLOGICO.    —    Voi.   IV. 


—  34  - 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  LI. 


Settembre  1888. 


Umidità,   assoluta 

Umidità 

RELATIVA 

« 

et 

"ei 
E 
0  z> 

e 

e 

o 

3 

à  e 

•sa 

ss 

ci  O 
3.2 

e 

6h 

9h 

•3    i 

<x> 

a  1 

6h 

9h 

A     - 

®  8 

6h 

9h 

11 
II 

3» 

6h 

9h 

à  » 

S3 

mm 

1 

14,08 

13,86 

14,07 

11,25 

13,07 

16,18 

14,43 

13,85 

93 

64 

50 

40 

57 

84 

75 

66 

3,35 

| 

2  I 

10,86 

11,54 

10,29 

9,69 

10,33 

11,05 

11,24 

10,71 

61 

71 

5!+ 

48 

58 

73 

76 

63 

3,45 

3 

5,98 

9,56 

7,93 

9,59 

10,09 

9,51 

10,59 

9,04 

50 

56 

36 

40 

47 

55 

69 

50 

3,15 

| 

4 

10,05 

8,85 

8,74 

9,71 

11,81 

13,18 

12,56 

10,71 

77 

42 

31 

34 

46 

65 

73 

53 

4,05 

5 

11,55 

12,53 

9,60 

9,50 

9,87 

11,46 

11,19 

lo,81 

77 

54 

30 

29 

35 

53 

57 

48 

4,70 

6 

11,51 

12,32 

10,29 

9,79 

11,77 

11,58 

12,03 

11,33 

67 

51 

31 

29 

42 

54 

64 

48 

5,05 

7 

10,36 

10,57 

8,93 

9,01 

10,16 

9,37 

9,11 

9,64 

72 

45 

27 

28 

38 

43 

53 

44 

5,22 

8 

8,10 

8,14 

8,6» 

10,50 

14,22 

13,31 

12,25 

10,74 

55 

31 

27 

35 

57 

64 

61 

47 

5,88 

9 

9,29 

11,92 

13,08 

16,56 

16,95 

17,25 

17,92 

14,71 

44 

52 

49 

56 

66 

80 

87 

62 

4,11 

10 

14,89 

13,78 

10,24 

13,48 

14,83 

13,08 

12,65 

13,28 

87 

59 

33 

41 

58 

60 

67 

58 

4,06 

11 

10,88 

9,23 

9,32 

9,97 

12,47 

13,11 

13,10 

11,19 

65 

34 

27 

29 

50 

57 

66 

47 

5,68 

12 

10,00 

10,46 

10,41 

14,04 

14,33 

13,53 

13,66 

12,35 

55 

43 

31 

46 

52 

62 

70 

51 

4,46 

13 

13,02 

13,11 

12,16 

13,66 

15,85 

15,62 

15,62 

14,15 

73 

52 

36 

42 

58 

70 

77 

58 

3,91 

14 

13,31 

13.65 

14,00 

15,95 

16,59 

17,71 

16,56 

15,40 

69 

54 

43 

51 

65 

80 

83 

64 

3,66 

15 

12  22 

12,00 

13,38 

14,40 

15,91 

15,92 

1(1,27 

14,30 

68 

54 

43 

49 

66 

79 

86 

64 

4,04 

16 

12,41 

13,00 

15,47 

15,50 

16,02 

16  09 

11,24 

15,05 

72 

61 

53 

57 

70 

80 

89 

69 

4,15 

17 

14,50 

16,20 

15,75 

16,25 

16,09 

12,54 

12,51 

14,83 

87 

73 

60 

66 

73 

79 

79 

74 

2,90 

18 

11,71 

12,65 

13,02 

13,21 

12,89 

12.40 

12.27 

12,61 

77 

76 

71 

72 

74 

80 

82 

76 

2,80 

19 

11,73 

12,45 

12,37 

15,20 

15.82 

13,90 

11,00 

13,21 

83 

76 

58 

80 

89 

85 

72 

78 

2,05 

20 

9,98 

10,32 

10,51 

10,09 

10,88 

12,16 

10,20 

10,59 

67 

56 

46 

43 

50 

65 

59 

55 

4,94 

21 

11,15 

10,84 

11,38 

11,98 

14,56 

14,11 

13,32 

12,48 

73 

57 

46 

57 

71 

80 

83 

67 

4,50 

22 

11,76 

11,41 

11,07 

12,24 

13,82 

13,89 

13,02 

12,46 

82 

63 

47 

50 

68 

76 

73 

66 

1,68 

23 

12,03 

11,79 

13,40 

13,86 

13,64 

14,07 

13,41 

13,17 

72 

57 

58 

58 

61 

74 

83 

66 

8,22 

24 

11,40 

12,78 

14,22 

13,75 

13,01 

13,08 

14,06 

13,19 

76 

66 

68 

84 

76 

82 

88 

77 

1,85 

25 

13,50 

14,58 

14,56 

15,3* 

15,78 

15,21 

14,75 

14,82 

85 

78 

73 

68 

81 

89 

90 

81 

1,33 

1 

26 

14,02 

15,30 

12,77 

13,45 

13,84 

15,29 

14,56 

14,18 

95 

84 

57 

58 

69 

87 

90 

77 

1,88 

27 

13,13 

14,03 

12,63 

13,26 

13,81 

13,23 

12.30 

13,20 

96 

84 

57 

79 

93 

92 

88 

84 

2,40 

28 

11,03 

13,07 

11,36 

9,13 

10,44 

10,14 

10,36 

10,79 

j     87 

86 

56 

41 

54 

61 

76 

66 

3,45 

29 

5,03 

6,78 

4,99 

5,53 

6,73 

10,23 

10,07 

7,18 

48 

43 

25 

26 

35 

70 

80 

47 

4,94 

30 

8,20 

9,43 

13,28 

13,42 

13,33 

14,05 

15,49 

12,46 

li 

77 

64 

65 

67 

73 

79 

87 

73 

2,15 

D.  la 

10,67 

11,31 

10,1? 

10,89 

12,31 

12,60 

12,40 

11,48 

1 

68 

53 

37 

38 

50 

63 

68 

54 

43,02 

ii  2a 

11,98 

12,3 

12,6-1 

13,^3 

14,07 

14,31 

13,74 

13,37 

72 

58 

47 

55 

65 

73 

76 

64 

38,59 

■  3a 

11,21 

12.0C 

11,97 

12.2C 

12,90 

13,33 

13,13 

12,39 

1      79 

68 

55 

59 

68 

79 

84 

70 

27,40 

Mese 

Il,29|ll,87lll,60|l2,3ljl3,33|  13,41 

13,09 

12,41 

73 

60 

46 

5 

il      61 

7S 

»!     76 

63 

109,01 

—  35  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  IH.  Settembre  1888. 


o 

E 

o 

1          ■ 

Direzione  del   vento 

Velocità  oraria  del 
in  chilometri 

VENTO 

Totale 

in 
24  ore 

6h 

9h 

o 

3h 

6h 

9h 

à.2 

6h 

9» 

^5 

3h 

6h 

9h 

"i>  0 

1 

calma 

0 

SO 

so 

so 

SO 

sso 

calma 

3 

7 

21 

12 

15 

20 

233 

2 

SO 

SO 

0 

oso 

.oso 

SSO 

calma 

12 

7 

20 

22 

12 

6 

calma 

333 

3 

NNE 

NE 

s 

so 

oso 

calma 

NE 

8 

4 

1 

15 

6 

calma 

4 

123 

4 

NNE 

NO 

sso 

so 

oso 

NNO 

NNE 

7 

2 

21 

20 

8 

2 

7 

245 

5 

NNE 

NNE 

N 

ONO 

ONO 

calma 

NNE 

10 

3 

1 

16 

9 

calma 

6 

147 

6 

NNE 

NNE 

NO 

oso 

OSO 

calma 

calma 

7 

4 

1 

12 

6 

calma 

calma 

115 

7 

NNE 

NNE 

SO 

so 

sso 

SSO 

N 

9 

.    4 

17 

22 

8 

3 

8 

235 

8 

N 

S 

s 

sso 

so 

SO 

SSO 

9 

4 

29 

25 

12 

11 

4 

324 

9 

S 

SSE 

SE 

sso 

so 

SSO 

SSO 

13 

8 

12 

29 

19 

7 

5 

272 

10 

sso 

SSO 

S 

so 

so 

SO 

SO 

8 

4 

23 

16 

12 

8 

6 

215 

11 

sso 

ONO 

OSO 

so 

so 

SSE 

SSE 

16 

5 

8 

13 

10 

16 

3 

224 

12 

ENE 

ENE 

ENE 

oso 

oso 

OSO 

OSO 

5 

2 

5 

12 

10 

1 

7 

135 

13 

OSO 

OSO 

SO 

so 

oso 

OSO 

OSO 

3 

2 

9 

11 

7 

1 

2 

123 

14 

N 

ONO 

OSO 

so 

so 

sso 

calma 

4 

3 

3 

12 

7 

1 

calma 

137 

15 

NE 

NE 

NE 

ONO 

oso 

sso 

calma 

6 

12 

12 

20 

7 

2 

calma 

176 

16 

NNE 

SO 

0 

OSO 

0 

0 

calma 

2 

1 

4 

12 

7 

1 

calma 

98 

17 

0 

SO 

SO 

SO 

E 

ESE 

ESE 

2 

2 

10 

27 

18 

3 

7 

232 

18 

ENE 

ENE 

E 

ESE 

ESE 

ESE 

ESE 

11 

12 

12 

8 

15 

15 

21 

282 

19 

E 

ENE  , 

ENE 

0 

calma 

0 

N 

7 

3 

2 

10 

calma 

1 

10 

142 

20 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

12 

20 

10 

5 

6 

1 

14 

249 

21 

NNE 

NNE 

NNE 

0 

0 

NNE 

NNE 

7 

3 

3 

11 

1 

6 

3 

144 

22 

NNE 

NNE 

calma 

so 

SO 

SO 

SO 

10 

7 

calma 

7 

5 

9 

1 

145 

23 

E 

E 

S 

s 

s 

calma 

S 

5 

6 

5 

10 

2 

calma 

4 

108 

24 

SE 

SE 

S 

SSE 

E 

E 

ESE 

5 

3 

5 

14 

3 

2 

3 

139 

25 

OSO 

OSO 

OSO 

OSO 

OSO 

calma 

calma 

15 

3 

7 

11 

2 

calma 

calma 

130 

26 

calma 

calma 

calma 

0 

ONO 

ONO 

calma 

calma 

calma 

calma 

4 

2 

l 

calma 

22 

27 

ONO 

N 

calma 

s 

SE 

SSE 

calma 

3 

2 

calma 

3 

1 

4 

calma 

54 

28 

calma 

E 

E 

N 

NNO 

N 

NNE 

calma 

2 

3 

6 

1 

4 

6 

76 

29 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

ONO 

SO 

calma 

7 

12 

12 

4 

7 

4 

calma 

192 

30 

SO 

SO 

SSO 

SSO 

SSO 

s 

s 

11 

1 

3 

15 

15 

14 

16 

235 

D.  1» 

- 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

8,3 

4,3 

13,2 

19,8 

10,4 

5,2 

6,0 

224 

n  2a 

6,8 

6,2 

7,5 

13,0 

8,7 

2,8 

6,4 

180 

«  3* 

- 

_ 

- 

- 

- 

- 

- 

6,3 

3,9 

3,8 

8,5 

3,0 

3,7 

8.81 

125 

Mese 

i 

-  1 

-  1 

-     1 

-  1 

- 1 

- 1 

Il 

7,1 

wj 

8,2|    13,s| 

«| 

w|  m| 

176 

—  36  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV. 


Settembre  1888. 


Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


6* 


* 

rt   <D 

9h 

H 

3h 

6h 

9h 

m    O 

3° 

I).  1 

»3 


Mese 


g  p5 


Ozono 


<£&i  ""' 


2,1 

•"-,1 
0,9 
2,4 
2,7 
0,6 
0,4 
5,7 
6,6 
4,9 

M 
2,1 

2,1 
2.4 
1,7 
4,7 
7,6 
r»,4 
6,3 
4,4 

5,3 

4,7 
5,7 
8,0 
4,6 
3,6 
4,6 
0,4 
0,6 
8,4 


1,1 


0,0 


Meteore 


3,7 

3,9 

2  7 

3,7 

2,8 

2,0 

3,2 

5,1 

4,3 

4,2 

4,8 

4,9 

4,3 

4,1 

4,8 

3,7 

5,9 

6,1 

4,5 

3,7 

3,3 

4.5J4,o|  4,3J  4,9J  4,l|  3,3J    3.5J    4,1 


8,4 
4,2 
0,2 

0,3 

15,7 

0,0 
1",3 


1,4 
12,8 
33,3 


47,5 


6,5 

6,5 

8,0 

6,5 

8,0 

7,0 

6,0 

5,5 

7,5 

7,5 

8,0 

7,5 

5,5 

5,5 

6,5 

6,5 

7,5 

5,5 

8,5 

7,5 

7,5 

7,5 

10,0 

6,5 

8,0 

0,5 

7,5 

6,5 

6,0 

4,5 

7,5 

0,5 

7,5 

7,5 

G,0 

7,5 

8,0 

7,5 

8,5 

8,5 

0,5 

6,5 

7,0 

6,5 

5,5 

7,0 
7,0' 
9,0 
6.0 
7,0 
5,5 
0,o 
6,0 
6,0 

8,0 
6,0 
7,o 
7.:. 
5,0 
8,5 

7,5 

M 

8,0 

1 

6,0 
4,5 
6,0 
6,5 
5,0 
6,5 
7,0 
3,5 
7,0 


Poca  piog.  v.  f. 


ANNOTAZIONI 


Pioggia  fino  alla  sera. 


Goccie,  v.  forte  Goccie  verso  le  7h  di  ser.,  v. 
forte  SSO  nel  pomeriggio.1 


Vento  forte 

Vento  forte 

Pioggia,  v.  fori 

Vento  forte 

Vento  forte 


Vento  forte 

Piog.  1.  t.,  V.  f. 
Pioggia,  v.  fort 


Vento  forte 
Pioggia 

Piogg.  1.  e  tuoni 

Goccie 
Piog.,  1.,  tuoni 

Vento  forte 
vento  forte 


7,5 

6,7 

7,5 

6,7 

7.3 

6,8 

6,7 1    7,4|   6,7 1   6,3 


Vento  f.  SO  nel  pomeriggio. 

Vento  forte  S  nel  meriggio. 

Poca  pioggia  nel  mezzodì:  v, 

f,  SSE  nel  pomeriggio. 
Vento  forte  S  nel  meriggio. 

Vento  forte  S  nel  pomeriggio 


Vinto  forte  ONO  nel  pomer. 


Temp.  alle  4h  pom.  con  1.,  p 

I    et,  e  tnnii.  i-"ii  p.,  t.  e  fui. 

Temp.  con  ]i..  1.  e  tuoni  nella' 

ni.itt,,  e  alle  6hlj2  di  Bei». 

(Mggia  nel  pomeriggio. 

Vento  forte  NNE  nella  matt. 

l'oca  pioggia  nella  mattina. 


Temp.  con  piog.,  lampi,  tuoni 
e  fulmini  nel  pomeriggio. 


Goccie  nel  pomeriggio. 

Temp.  con  lampi,   pioggia,  e 
tuoni  da  mezzodì  alle  5h  p, 


Vento  for.  NNE  in  prima  mat 
Vento  forte  SSO  nella  sera. 


—  37  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Spzcc-o  I.  OUobre  188a 


Altezza  del  Barometro  ridotto  a  0° 
6h 


,)h 


3* 


9" 


5  o 


g 


700  min. 


!D.  1" 

I  ■   2a 
!  »   3a 


Mese 


47,61 
50,72 
50,02 
52,38 
51,26 
54,76 
53,02 
48,94 
48,94 
55,83 

57,90 
57,65 
53,91 
57,43 
45,30 
53,79 
56,15 
50,17 
52,60 
59,60 

61,96 
61,18 
62,82 
64,54 
65,63 
67,05 
68,33 
67,81 
67,21 
65,61 
63,55 


48,59 
51,41 
51,54 
53,63 
51,76 
55,41 
52,98 
49,73 
50,10 
56,43 

58,54 
57,70 
54,03 
46,70 
46,20 
54,41 
56,12 
50,17 
54,05 
60,64 

62,29 
61,65 
63,17 
65,19 
66,40 
67,60 
68,50 
67,98 
67,56 
66,08 
63,90 


48,73 
51,31 
53,31 
53,73 
52,90 
55,18 
52,24 
49,72 
51,66 
56,57 

58,43 
57,15 
52,62 
45,73 
48,10 
54,64 
55,68 
49,70 
54,24 
60,69 

61,85 
61,41 
63,17 
65,01 
66,02 
67,56 
68,05 
67,64 
67,16 
65,12 
63,37 


48,52 
50,26 
51,58 
52,94 
53,51 
54,61 
50,62 
49,38 
52,86 
56,07 

57,93 
56,12 
51,12 
44,94 
48,01 
54,70 
54,29 
49,47 
54,33 
60,85 

61,12 
60,78 
62,35 
64,22 
65,62 
67,06 
67,19 
66,95 
66,31 
63,94 
61,89 


49,31 
50,04 
52,19 
52,65 
54,35 
54,99 
49,36 
49,13 
53,58 
56,87 

57,97 
56,04 
50,78 
44,70 
48,94 
55,13 
53,58 
50,56 
54,94 
61,87 

61,43 
60,93 
62,97 
64,63 
65,83 
67,34 
67,39 
67,29 
66,17 
63,90 
61,79 


50,65 
50,42 
52,93 
52,66 
55,14 
55,41 
49,31 
49,02 
55,03 
57,46 

58,53 
56,15 
50,75 
45,46 
51,39 
56,78 
53,33 
51,81 
56,45 
62,39 

61,76 

01,6 

63,78 

65,21 

66,42 

68,02 

67,56 

67,74 

66,39 

64,27 

61,37 


50,85 
49,99 
52,95 
52,42 
54,74 
54,68 
48,86 
48,30 
55,50 
57,63 

58,20 
55,77 
50,04 
45,09 
51,42 
56,81 
52,46 
52,28 
57,73 
62,20 

61,77 
62,05 
63,97 
65,53 
66,48 
68,41 
67,52 
67,87 
66,32 
64,00 
60,82 


6h 


Termometro  Centigrado 


9h 


:;" 


6h 


49,18 

II 
50,59,  21,4 


51,93 
52,92 
53,38 
55,01 
50,93 
49,17 
52,52 
56,69 

58,21 
56,65 
51,89 
47,15 
48,48 
55,18 
54,52 
50,59 
54,91 
61,18 

61,74 
61,38 
63,18 
64,90' 
66,06 
67,58 
67,79 
67,61 
66,73 
64,70 
62,3* 


51,35 
54,45 
65,06 


52,16 
53,86 
65,48 


52,43 
53,70 
65,12 


52,03 
53,18 
64,31 


52,25 
53,45 
64,52 


52  80 
54,30 
64,93 


52,59 
54,20 
64,99 


52,23 
53,88 
64,91 


56,95  57,17 


57,08 


56,51  56,74 


57,34 


57,26  57,01 


23,8 
21,6 
19,5 
14,8 
14,6 
13,6 
11,6 
12,6 

10,9 

9,5 

10,0 

9,0 

11,6 

11,8 

10,3 

11,5 

10,8 

6,7 

6,3 
4,2 
4,3 
4,8 
5,9 
6,8 
7,8 
7,6 
6,6 
5,6 
6,2 


0 

23,2 

D 

24,6 

24°0 

0 

21.7 

20°7 

23,8 

26,2 

26,0 

24,0 

23,8 

26,1 

26,9 

26,6 

24,4 

24,0 

23,7 

24,9 

22,1 

21,3 

20,4 

21,0 

21,3 

21,0 

18,8 

17,0 

19,6 

21,6 

21,0 

18,2 

16,0 

19,2 

21,5 

20,8 

17,9 

16,3 

15,3 

17,3 

16,2 

13,8 

12,6 

15,0 

16,5 

16,0 

13,2 

13,0 

16,4 

17,4 

18,2 

15,9 

13,9 

14,6 

18,4 

18,2 

15,6 

13,4 

13,0 

16,9 

18,5 

16,5 

14,6 

12,8 

17,1 

18,7 

15,2 

13,9 

11,8 

17,5 

16,4 

14,3 

12,5 

12,6 

11,8 

12,4 

12,0 

11,0 

14,8 

16,5 

17,2 

15,2 

12,8 

14,2 

18,2 

19,4 

16,0 

13,1 

15,2 

17,8 

17,7 

14,4 

13,8 

14,6 

17,7 

18,0 

13,3 

11,5 

9,0 

10,8 

9,3 

7,6 

7,0 

9,5 

12,3 

13,5 

10,4 

8,1 

7,6 

13,9 

15,2 

12,4 

9,9 

8,6 

14,9 

16,3 

13,5 

10,5 

9,9 

15,9 

17,1 

13,6 

11,3 

9,8 

15,8 

17,3 

14,3 

11,6 

10,2 

16,5 

18,5 

14,9 

13,1 

11,0 

16,3 

18,3 

15,6 

12,4 

10,8 

16,5 

17,8 

14,8 

12,0 

10,6 

16,6 

17,5 

14,4 

11,7 

9,8 

16,2 

18,1 

14,8 

12,1 

10,3 

16,0 

17,6 

14,3 

11,9 

19,8 
24,1 

22,6 
18,9 
1 5,8 
16,-' 
16,8 
12,0 
12,2 
11,6 

11,6 
12,7 
11,2 
11,4 
11,0 
11,8 
11,9 
12,5 
9,2 
7,4 

6,5 

7,6 
8,2 
9,0 
8,8 
10,1 
10,6 
9,2 
9,5 
10,0 
10,5 


17,2 

20,3 

21,8 

10,2 

13,3 

16,3 

6,0 

9,8 

15,5 

21,3 
16,6 
17,0 


18,9 
14,0 
13,9 


17,8 
12,4 
11,3 


16,9 

11,1 

9,1 


11 ,1 1   14.5J   17,9     18.3J    15,6|   13,s|  12,4 


Temperatura 


a 


21,8 
24,2 
24,9 
21,8 
19,2 
18,2 
18,0 
14,4 
13,9 
15,1 

14,7 
14,5 
14,1 
13,3 
11,8 
14,3 
14,7 
14,7 
13,6 
8,3 

9,5 
10,1 
10,9 
11,7 
11,9 
12,9 
13,1 
12,7 
12,4 
12,4 


24,7 
£6,7 
27,2 
25,4 
21,8 
21,6 
22,1 
19,0 
17,3 
18,3 

19,3 
18,8 
18,8 
18,6 
13,7 
17,8 
19,5 
18,3 
18,3 
11,6 

13,6 
15,4 
16,5 
17,2 
17,5 
18,6 
18,6 
18,0 
18,4 
18,4 


12,4     17,6 


18,6 
17,9 
22,6 
18,9 
15.81 
14,2 
14,6 
12,0 
8,8 
10,9 

9,8 
8,5 
9,9 
7,5 
10,4 
10,5 
9,7 
10,4 
9,2 
5,4 

5,4 
4,0 
3,8 
2,8 
5,7 
5,8 
7,1 
6,3, 
5,9 
5,4 
6.0 


19,2 
13,4 
11,8 


L'2,4 
17,3 
17,3 


15,5 
9,1 
5,3 


BULLETTINO   METEOROLOGICO.    —    Voi.    IV. 


14,8 1  19,0J 
IO 


10,0 


—  38   - 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  II. 


Ottobre  1888. 


o 

e 

o 

3 

6h 

Umidità  assoluta 

Media 
diurna 

Umidità 

RELATIVA 

É<8 

11 

-.  a 

■sa 

3^3 

N 

O  9 

3.5 

I  1 

9h 

'•3 

o 

3h 

6h 

9h 

6h 

9h 

1  1 
II 

3h 

6h 

9h 

1 

15,47 

15,71 

15,19 

14,26 

14,79 

14,02 

13,94 

14,77 

97 

74 

66 

64 

76 

77 

81 

76 

mml 
1,03 

2 

14,07 

14,06 

15,42 

15,08 

12,96 

12,44 

13,97 

14,29 

74 

69 

60 

60 

58 

57 

62 

63 

4,45 

3 

14,73 

16,70 

17,31 

16,83 

16,59 

17,18 

16,65 

16,57 

67 

63 

65 

65 

73 

77 

82 

70 

4,85 

4 

15,74 

15,81 

18,05 

14,77 

14,55 

15,26 

14,75 

15,36 

82 

73 

77 

75 

77 

85 

90 

80 

1,98 

5 

15,40 

14,41 

12,71 

10,19 

10,18 

10,64 

9,73 

11,89 

91 

77 

68 

55 

63 

74 

73 

72 

1,88 

6 

8,63 

11,19 

10,21 

10,78 

10,89 

10,63 

11,06 

10,48 

69 

66 

53 

58 

70 

78 

80 

68 

2,78 

7 

11,00 

12,03 

11,76 

11,49 

11,80 

12,33 

12,50 

11,84 

89 

72 

61 

63 

77 

89 

94 

78 

2,33 

8 

7,84 

8,14 

7,51 

7,65 

8,48 

8,33 

8,08 

8,00 

68 

63 

51 

56 

72 

77 

77 

66 

2,14 

9 

8,08 

8,71 

7,67 

7,27 

8,21 

7,35 

7,84 

7,88 

79 

68 

55 

54 

73 

66 

74 

67 

2,23 

10 

8,45 

9,10 

9,84 

8,81 

9,53 

10,15 

8,99 

9,27 

78 

66 

67 

57 

71 

86 

88 

73 

1,38 

11 

8,26 

9,67 

9,03 

8,27 

9,19 

8,84 

8,44 

8,81 

85 

78 

57 

53 

70 

77 

83 

72 

3,64 

12 

7,66 

8,21 

7,62 

7,69 

9,04 

8.37 

8,02 

8,09 

86 

74 

53 

48 

65 

68 

73 

67 

1,90 

13 

7,39 

7,96 

8,02 

6,66 

8,00 

8,04 

8,20 

7,75 

81 

72 

55 

41 

62 

68 

83 

66 

2,53 

14 

6,62 

7,72 

9,18 

10,04 

10,64 

9,64 

9,42 

9,04 

77 

75 

61 

72 

88 

89 

94 

79 

1,19 

15 

8,08 

8,33 

8,69 

8,08 

6,65 

7,20 

7,43 

7,78 

79 

77 

84 

75 

63 

73 

75 

75 

2,13 

16 

6,31 

6,87 

7,04 

6,23 

6,63 

6,28 

6,78 

6,55 

61 

55 

50 

42 

49 

57 

65 

54 

7,83 

17 

6,75 

7,61 

8,81 

7,54 

8,29 

7,78 

7,24 

7,72 

72 

63 

57 

45 

61 

69 

69 

62 

3,20 

18 

6,96 

7,94 

7,99 

8,05 

7,48 

7,11 

6,94 

7,50 

69 

61 

53 

53 

61 

61 

64 

60 

4,25 

19 

6,11 

6,51 

4,88 

5,31 

4,83 

5,35 

4,34 

5,33 

63 

52 

32 

34 

42 

53 

50 

47 

6,45 

20 

2,80 

2,71 

2,03 

2,83 

2,24 

3,20 

3,56 

2,77 

38 

32 

21 

32 

41 

43 

46 

36 

6,70 

21 

3,92 

3,63 

3,22 

3,81 

4,30 

4,47 

4,54 

3,99 

55 

41 

30 

34 

46 

55 

62 

46 

5,5ffl 

22 

3,99 

4,71 

0,33 

7,00 

7,72 

5,57 

6,69 

6,00 

65 

60 

53 

55 

72 

83 

86 

68 

2,60 

23 

5,11 

5,55 

6,57 

7,85 

8,66 

8,03 

7,27 

7,01 

82 

66 

52 

57 

75 

84 

89 

72 

1,32 

24 

5,42 

6,76 

8,69 

7,37 

9,75 

9,12 

8,00 

7,87 

84 

74 

64 

51 

84 

91 

93 

77 

2,98 

25 

6,31 

7,05 

8,28 

7,90 

8,93 

8,81 

7,54 

7,83 

91 

78 

62 

54 

74 

86 

89 

76 

1,95 

26 

6,52 

7,27 

7,47 

7,56 

10,01 

9,79 

7,91 

8,08 

88 

78 

54 

48 

79 

87 

85 

74 

2,68, 

27 

6,47 

7,03 

6,97 

9,15 

8,80 

7,59 

7,38 

7,63 

82 

72 

50 

58 

66 

71 

77 

68 

1,85 

28 

6,15 

6,68 

7,99 

7,99 

9,09 

8,88 

7,76 

7,79 

79 

69 

57 

53 

72 

84 

89 

72 

1,95' 

29 

6,44 

7,15 

6,34 

8,17 

9,53 

8,81 

8,04 

7,78 

|  89 

75 

45 

55 

78 

85 

91 

74 

1,61 

30 

5,96 

7,42 

7,47 

10,25 

10,20 

9,63 

8,69 

8,52 

| 

88 

86 

54 

66 

81 

92 

95 

80 

1,35 

31 

6,67 

8,27 

9,34 

8,37 

9,33 

9.38 

8,86 

8,70 

49 

88 

69 

56 

82 

90 

94 

82 

0,93 

D.  la 

11,94 

12,59 

12,57 

11,71 

11,80 

11,83 

11,75 

12,03 

79 

69 

62 

61 

71 

77 

80 

71 

22,871 

n  2a 

6,69 

7,35 

7,33 

7,07 

7,27 

7,18 

7,04 

7,13 

71 

64 

52 

49 

60 

66 

70 

62 

39,82 

•>  3a 

5,72 

6,50 

7,15 

7,76 

8,82 

8,19 

7,52 

7,38 

1 

82 

71 

54 

53 

74 

82 

86 

72 

24,7  2| 

Mese 

8,12 

8,81 

9,02 1  8,85 

9,30 

9,07 

8,77 

8,85, 

77 

68 

56 

54 

68 

75 

79 1 

68 

87,4lj 

—  39  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  III.  Ottobre  1888. 


D.  la 

»  2a 


Mese 


lì" 


Direzione  del   vento 


3h 


9h 


sso 
s 
s 

calma 
SSO 
SSO 
SSE 
OSO 
SSE 

s 

calma 
NE 
NE 

NNE 
NNE 

NNE 
NNE 
NNE 
NNE 
N 

N 

NE 
NNE 

N 

N 
NNE 
NNE 
NE 
NNE 

N 
NNE 


SSO 

SO 

SO 

SO 

SSO 

S 

S 

S 

s 

S 

s 

S 

S 

s 

S 

SSE 

s 

0 

calma 

NNO 

S 

oso 

0 

OSO 

SO 

SSO 

oso 

0 

0 

so 

SSE 

s 

SSO 

s 

s 

OSO 

oso 

0 

0 

s 

OSO 

oso 

so 

so 

0 

s 

sso 

SSO 

oso 

calma 

SSE 

SSO 

so 

so 

SSO 

NE 

NE 

NE 

0 

NE 

NNE 

NNE 

NNO 

NNO 

NO 

NNE 

S 

s 

SSE 

SE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

calma 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

NNE 

NE 

calma 

SO 

calma 

SO 

NNE 

calma 

NO 

ONO 

calma 

N 

calma 

0N0 

calma 

calma 

NNE 

NE 

OSO 

calma 

calma 

NNE 

NNE 

N 

NO 

N 

NNE 

NNE 

0N0 

calma 

calma 

calma 

calma 

OSO 

0 

ENE 

NNE 

calma 

0 

SO 

NO 

N 

calma 

ONO 

N 

calma 

NE 

calma 

0 

calma 

ENE 

calma 

S 

S 

N 

SSO 

SSO 

SSE 

S 

SO 

s 

SSO 

NE 

calma 

ESE 

NNE 
NNE 
NNE 
NNE 
NNE 
NNE 

NNE 
calma 

N 

N 
NNE 
NNE 
NE 
NNE 

N 
calma 
calma 


Velocità  oraria  del  vento 
in  chilometri 


3 

5 

10 

8 

3 

6 

17 

32 

37 

42 

32 

34 

34 

32 

28 

30 

25 

28 

calma 

1 

17 

7 

calma 

4 

19 

20 

26 

16 

2 

1 

1 

6 

10 

10 

2 

2 

14 

10 

21 

10 

20 

15 

8 

5 

12 

6 

1 

9 

8 

10 

21 

16 

4 

7 

1 

4 

16 

11 

2 

calma 

calma 

2 

5 

5 

3 

3 

2 

1 

1 

2 

2 

6 

6 

6 

2 

1 

3 

4 

5 

5 

22 

20 

8 

5 

22 

12 

10 

20 

38 

40 

26 

35 

37 

40 

28 

22 

17 

11 

6 

calma 

14 

20 

16 

23 

37 

37 

32 

26 

23 

26 

23 

12 

34 

26 

26 

21 

30 

44 

26 

31 

11 

25 

17 

12 

16 

18 

10 

12 

calma 

3 

calma 

2 

2 

8 

calma 

2 

1 

calma 

5 

8 

calma 

1 

calma 

calma 

8 

5 

3 

2 

calma 

calma 

7 

10 

2 

1 

3 

1 

2 

4 

3 

1 

calma 

calma 

9 

calma 

calma 

1 

1 

1 

4 

2 

calma 

5 

1 

1 

4 

2 

calma 

4 

1 

calma 

1 

1 

calma 

1 

calma 

1 

calma 
27 
15 
3 
2 
3 
1 
2 
1 
1 

1 

6 
calma 
14 
38 
26 
18 
32 
24 
20 

6 

calma 
2 
3 

3 


3 
1 
cairn 

calma 


10,5 

12,5 

19,8 

15,6 

9,1 

10,6 

14,3 

14,2 

17,0 

18,1 

18,8 

18,3 

5,7 

7,0 

2,3 

3,0 

2,1 

2,2 

5,5 

17,9 

1,9 


10,2 


11.2J     13.3J    12.2J     10,0 1     10,4 1 


Totale 

in 
24  ore 


120 

608 
693 
120 
240 
117 
276 
135 
254 
97 

61 

70 
90 
182 
574 
777 
308 
653 
594 
705 

350 
101 


67 
72 

54 
11 
20 


266 

401 
92 


—  40  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  E.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV. 


Ottobre  1888. 


D.la 
„2a 
»3a 


Mese 


Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 


tìh 


Ozono 


5 

7 

6 

5 

; 

1 

1 

0 

1 

1 

2 

1 

0 

8 

6 

7 

10 

8 

10 

10 

3 

10 

10 

10 

LO 

2 

IO 

8 

10 

in 

1 

2 

4 

7 

5 

1 

7 

5 

1 

1 

2 

10 

7 

:; 

3 

m 

10 

10 

10 

6 

9 

1 

'.1 

8 

5 

9 

9 

7 

6 

9 

8 

3 

4 

8 

8 

10 

4 

6 

1 

1 

8 

4 

5 

3 

1 

1 

1 

2 

3 

1 

1 

1 

3 

2 

0 

0 

1 

1 

0 

11 

1 

10 

10 

0 

10 

10 

10 

10 

1(1 

10 

10 

10 

5 

lo 

10 

4 

5 

6 

2 

0 

0 

1 

1 

1 

2 

1 

0 

0 

0 

11 

1 

1 

3 

2 

9 

2 

0 

<| 

0 

0 

0 

0 

0 

(1 

11 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

II 

1 

1 

0 

1 

0 

II 

(1 

0 

0 

0 

0 

0 

1 

(1 

1 

0 

0 

1 

0 

.' 

II 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

ri 

1 

0 

1 

g 

u 

0 

11 

0 

0 

0 

1 

0 

0 

i 

0 

0 

1 

1 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

g 

II 

0 

11 

0 

1 

1 

4 

a 

0 

11 

0 

3 

1 

6,9 

5,3 

6,3 

3,4 

3,2 

3,1 

0,0 

0,2 

0.2 

3,9 
1,9 

7,7 
9,7 
5,6 

H 

7,6. 
i..7 
6,6 
5,4 

3,3 
1,D 

« 

9,4 

9,3[ 
2,6 
0,7 

, 

0,0 

0,0 

0,0 

0,4 
0,0 
0,4 
0,3 
0,6 
0,6 
0,4 
0,1 
0,6 
1.1 


3,7|  3,4    2,o|  3,2    2,7l  2,9l    3,0 


25,9 

25,9 
0,8 

12,4 
0,0 


28,6 
11,4 
0,1 


I 
72,0 

40,1 


112,1 


Meteore 


6,5 

6,5 

9,0 

6,5 

7,5 

5,5 

4,5 

3,5 

7,5 

6,5 

7,0 

6,5 

8,5 

6,5 

7,5 

6,5 

7,5 

6,5 

6,5 

4,5 

5,5 

4,5 

'.',11 

3,5 

9,0 

4.5 

8,5 

4,5 

8,5 

5,5 

9,0 

7,5 

7,0 

4,5 

7,5 

4,5 

9,0 

5,5 

8,0 

7,5 

8,5 

5,5 

7,5 

6,5 

8,5 

4,5 

6,5 

5,5 

8,0 

6,5 

7,6 

6,5 

7,:. 

4,5 

7,'i 

5,5 

6v5 

5,5 

B.0 

7,5 

7,0 

6,5 

1,5 


Vento  proc, 

Vento  proc. 

Pioggia 

6,5  Pioggia,  v.  fori 

6,5 


Pioggia,  v.  fort. 
Pioggia 


ANNOTAZIONI 


Vento  forte  e  procelloso  dalle 

7h  del  mattino  fino  a  sera. 
Vento  S  forte  o  procelloso  da 
!     mattina  a  sera. 
Pioggia  dalle  61i  del  mattino 
I     fino  verso  mezzanotte. 
Piog.  dalla  not.  fino  a  mezzodì 
I     con  vento  forte  S  nel  mez. 


P.  dalle  7h  m.  a  mezzodì  e  dallo 
|  3hamezzan.,  v.  f.  a  mezzodì.1 
Pioggia  nella  sera. 


6.5MPioggia  v.  fort.  Pioggia  nel  mattino  e  in  prima 
sera  v.  t'.  SSn  nel  mezzodì. 
6,0  Goccio  Goccio  nel  mezzodì. 


3,5 
6,5 

6,5 

II 
7,5  Pioggta  v.  fort 

8,5  Pioggia  v.  fort 

9,0  Pioggia  v.  proc. 


7,2 

5,9 

6,0 

8,1 

5,2 

6,9 

7,3 

5,9 

5,7 

7,1 1    7,5J  5,7j   6,2 


Vento  forte 
Vento  proc. 
vento  forte 
Vento  proc. 

Vento  forte 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 
Calma 


Pioggia  nella  sera  vento  forte 

S.  nel  pomeriggio. 
Pioggia  mat.  e  sera  v.  f.-  NNE 

e  proc.  nella  matt.  e  sera. 
Vento  proc.  tutta  la  giornata. 

Vento  forte  la  notte. 

Vento  NNE  forte  e  procelloso1 
I     in  tutta  la  giornata. 
Vento  f.  NNE  tutta  giornata. 

Vento   forte    e  procelloso   in 
tutta  la  giornata. 

Vento  forte  NNE  da  mattina 

a  sera. 
Calma  nella  giornata. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 

Calma. 


—  41  — 

Osservazioni  meteorologiche  del  K.  Osservatorio  del  Campidoglio 


Specchio  I 

■J 

_\<_n 

/t;ii 

11JH 

5     JLC 

)00 

o 

fi 

o 

3 

Altezza  del 

Barometro  ridotto  a  0° 

Termometro  Centigrado 

Temperatura 

6h 

9*       I 

1  % 

3h 

6h 

9h 

0  0 
3tì 

6h 

9h 

'•3 
0 

3h 

6h 

9h 

Ss 

•3 

3 

a  1 
a  1 

0) 

E 

,3 

l 

58,95 

58,08 

57,31 1 

700  ra 

55,89 

m.  -4- 
55,45 

54,99 

54,55 

56,46 

0 

8,8 

12,1 

17/7 

16°6 

0 
14.0 

0 

13,1 

I2°8 

0 

13,6 

0 

18,2 

0 

1,8 

2 

51,87 

52,29 

51,461 

49,50 

48,66 

48,21 

49,53 

50,22 

.1 

14,3 

16,6 

18,2 

18,4 

17,4 

14,6 

13  1 

16,1 

18,6 

12,1 

3 

50,59 

51,31 

51,21 

51,35 

51,20 

52,02 

52,36 

51,43 

12,8 

15,2 

16,9 

16,0 

14,5 

15,0 

13,2 

14,8 

16,9 

10,8 

|.       4 

53,42 

54,11 

54,31 

54,51 

55,00 

55,96 

56,05 

54,77j 

8,9 

12,5 

16,8 

17,3 

13,6 

10,8 

9,4 

12,8 

17,4 

8.4 

5 

55,47 

56,38 

56,06 

54,90 

55,07 

55,06 

54,86 

55,40 

6,4 

10,4 

15,8 

16,8 

14,4 

13,4 

11,1 

12,6 

16,8 

6,3 

6 

53,06 

53,38 

52,67 

51,56 

51,29 

51,15 

49,64 

51,82 

10,8 

13,7 

17,5 

16,8 

14,6 

14,3 

14,2 

14,6 

17,8 

9,5 

7 

48,87 

49,52 

49,73 

49,56 

49,79 

50,59 

51,97 

50,00 

12,6 

15,0 

17,0 

16,2 

14,9 

)3,4 

10,8 

14,3 

17,2 

10,7 

8 

53,47 

54,47 

54,60 

54,72 

55,52 

56,00 

55,96 

54,96' 

10,2 

12,4 

15,4 

15,9 

14,6 

12,6 

10,8 

13,1 

16,3 

9,7 

9 

55,92 

55,87 

55,57 

54,12 

53,49 

52,81 

50,90 

54,10 

8,6 

12,1 

15,9 

16,4 

14,4 

13,8 

12,6 

13,4 

16,8 

8,1 

10 

49,58 

48,88 

48,44 

48,98 

50,44 

52,03 

53,23 

50,23 

10,4 

9,5 

10,0 

11,3 

9,4 

7,8 

6,0 

9,2 

11,3 

2,8 

11 

55,06 

57,16 

57,40 

58,58 

59,38 

60,62 

60,85 

58,44 

3,9 

6,3 

9,2 

9,6 

5,6 

3,6 

2,1 

5,8 

10,2 

2,1 

12 

61,36 

61,61 

60,76 

60,00 

59,50 

59,15 

58,75 

60,16 

2,8 

5,2 

10,2 

11,8 

9,9 

9,4 

9,0 

8,3 

12,0 

1,5 

13 

57,05 

57,05 

56,51 

56,60 

56,76 

57,01 

56,91 

56,84 

8,2 

9,6 

11,6 

11,2 

10,7 

10,4 

11,1 

10,4 

11,7 

7,4 

14 

55,82 

56,50 

56,44 

56,56 

57,49 

58,22 

59,18 

57,17 

11,8 

13,1 

15,6 

16,2 

14,8 

15,2 

12,8 

14,2 

17,7 

9,7 

15 

60,43 

61,59 

61,96 

62,20 

62,81 

64,33 

65,02 

62,62 

9,5 

11,4 

16,2 

18,0 

15,6 

13,4 

11,6 

13,7 

18,4 

9,5 

13 

65,33 

66,10 

65,95 

65,51 

66,22 

66,89 

66,87 

66,12 

8,8 

11,4 

16,6 

17,8 

14,2 

12,2 

10,3 

13,0 

18,3 

8,5 

;    17 

66,17 

66,47 

65,82 

64,88 

64,83 

64,97 

64,33 

65,35 

8,8 

10,2 

14,5 

16,2 

13,1 

11,8 

10,2 

12,1 

16,2 

8,1 

18 

63,53 

62,69 

61,63 

60,34 

59,84 

60,13 

59,97 

61,16 

7,5 

9,7 

14,6 

15,1 

13,6 

12,6 

12,7 

12,3 

15,4 

H 

9,8 

19 

'59,26 

59,83 

59,77 

59,32 

59,92 

60,51 

61,16 

59,97 

10,4 

12,1 

.  14,2 

14,6 

12,5 

11,0 

9,8 

12,1 

15,2 

20 

61,33 

61,58 

60,72 

59,28 

59,11 

59,03 

58,27 

59,90 

6,8 

8,8 

14,2 

15,4 

12,0 

11,0 

8,6 

10,8 

15,5 

6,1 

-     21 

56,24 

56,05 

55,59 

55,29 

55,78 

57,20 

57,93 

56,30 

9,0 

10,9 

13,1 

12,2 

11,5 

10,4 

8,6 

10,8 

13,2 

6,8 

22 

59,33 

60,29 

60,21 

59,58 

60,95 

62,94 

63,37 

60,95 

4,4 

7,0 

12,0 

13,4 

10,8 

8,0 

7,1 

9,0 

13,4 

3,7 

23 

62,73 

63,68 

64,19 

64,04 

64,50 

65,52 

66,08 

64,39 

6,2 

9,1 

12,4 

13,2 

10,6 

8,0 

6,4 

9,4 

13,2 

5,8 

24 

'65,37 

65,54 

64,87 

63,59 

64,12 

63,53 

63,62 

64,38 

3,5 

5,6 

11,2 

13,6 

10,3 

7,0 

5,1 

8,0 

13,5 

2,1 

25 

63,05 

63,40 

62,93 

62,30 

62,53 

63,25 

63,35 

62,97 

3,0 

5,2 

10,5 

12,7 

10,7 

8,0 

5,6 

8,0 

12,7 

0  0 

26 

63,21 

63,74 

63,50 

62,64 

62,33 

62,70 

62,38 

62,93 

1,9 

4,6 

10,4 

12,1 

11,0 

9,1 

7,4 

8,1 

]  2  2 

1,2 

27 

62,19 

62,73 

62,07 

61,07 

60,71 

60,58 

60,09 

61,35 

4,7 

5,6 

8,8 

11,0 

11,4 

10,2 

10,1 

8,8 

11,5 

4,1 

28 

58,00 

57,95 

57,13 

55,71 

55,05 

54,71 

54,19 

56,11 

10,5 

11,1 

13,2 

13,6 

13,0 

11,9 

13,2 

12,4 

13.8 

9.2' 

29 

52,65 

53,53 

52,92 

51,77 

51,97 

52  34 

50,86 

52,25 

11,1 

13,8 

16,2 

16,5 

13,5 

13,7 

13,6 

14.1 

16,7 

10,5 

30 

i 

53,62 

55,30 

56,21 

56,11 

56,98 

57,03 

56,73 

56,00 

11,5 

13,3 

16,6 

15,2 

12,9 

12,4 

13,3 

13,6 

16,6 

10,4 

D.  la 

53,12 

53,43 

53,14 

52,51 

52,59 

52  88 

52,91 

53,02 

10,4 

12,9 

16,1 

16,2 

14,2 

12,9 

11,4 

13,4 

16,0 

8..; 

L» 

60,53 

61,06 

60,70 

60,33 

60,59 

61,09 

61,13 

00.77 

7,8 

9,8 

13,7 

14,6 

12,2 

ll.i 

9,8 

11,3 

15,1 

7,o 

■   3a 

! 

59,64 

60,22 

59,96 

59,21 

59,49 

59,98 

59,86 

59,76 

6,6 

8,6 

12,4 

13,3 

11,« 

9,9 

9,0 

10,2 

13,7 

5,6 

Mese 

57,76 1 58,24 

57,93157,351  57,56 1 57,98  |d7,97  1 57,85 

8,3J   10,4 1   14,1 

14,7|    1-3,7 [    ll,8fj   10,1 

11,6 1  15,  il     7,1 

BULLETTINO   METEOROLOGICO.    —    Voi.    IV. 


11 


—  42   - 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 


Specchio  II. 


Novembre  1888. 




' — 

a 

e 

E 

i    ° 
3 

Umidità   assoluta 

Umidità 

RELA 

6h 

TIVA 

O    <D 

et)   O 

3.2 

a- 
9 

< 

6h 

9h 

O 
N 
N 

3 

3h 

6h    1  9h 

ci  a> 
®  2 

SÉ 

6h 

9h 

1  1 
II 

3h 

9h 

«5 

a '-3 

1 

mra 

1 

8,18 

8,88 

9,39 

8,91 

9,38 

8,52 

8,70 

8,85 

97 

84 

62 

63 

79 

76 

79 

77 

1,67 

2 

9,85 

10,51 

10,97 

11,28 

11,38 

11,27 

10,84 

10,87 

81 

75 

,70 

71 

77 

91 

97 

80 

3,05 

3 

8,33 

9,04 

8,27 

8,03 

8,31 

7,62 

8,21 

8,26 

76 

70 

58 

59 

67 

60 

73 

66 

2,18 

4 

7,48 

8,63 

7,81 

7,77 

8,47 

7,63 

6,95 

7,82 

88 

80 

55 

53 

73 

80 

79 

73 

1,91 

5 

6,33 

7,39 

9,33 

10,21 

10,58 

9,10 

9,24 

8,88 

88 

78 

70 

72 

87 

79 

94 

81 

1,44 

6 

8,54 

9,95 

10,11 

10,90 

10,86 

10,91 

10,70 

10,28 

99 

85 

68 

76 

88 

90 

89 

85 

•  1,05 

7 

10,35 

10,61 

10,02 

10,30 

10,82 

10,13 

9,17 

10,20 

95 

84 

69 

75 

86 

88 

95 

85 

1,04- 

8 

8,69 

9,83 

8,34 

9,67 

9,93 

9,58 

8,68 

9,25 

94 

92 

64 

72 

80 

88 

90 

83 

l,0l! 

| 

9 

6,98 

7,30 

9,40 

9,36 

9,92 

8,60 

9,08 

8,66 

83 

69 

70 

67 

81 

73 

83 

75 

1,72 

10 

7,06 

7,81 

8,45 

8,38 

6,27 

4,86 

4,29 

6,73 

76 

88 

92 

84 

71 

61 

61 

76 

2,33 

11 

4,66 

3,62 

3,61 

2,96 

4,13 

3,58 

3,73 

3,76 

76 

50 

41 

33 

61 

60 

69 

56 

4,92 

12 

3,68 

4,17 

4,92 

7,13 

7,22 

6,95 

7,30 

5,91 

65 

63 

53 

69 

79 

79 

85 

70 

1,90 

13 

6,66 

6,26 

6,55 

6,79 

6,28 

7,62 

6,61 

6,68 

82 

70 

64 

68 

65 

81 

67 

71 

1,55 

14 

6,27 

6,34 

8,01 

8,04 

8,13 

8,32 

8.45 

7,65 

63 

57 

61 

59 

65 

65 

77 

64 

2,95 

15 

7,34 

7,60 

8,43 

10,03 

9,45 

8,84 

7,96 

8,52 

83 

76 

62 

65 

72 

77 

78 

73 

1,20' 

1 

16 

7,31 

7,96 

9,32 

9,33 

10,17 

9,57 

8,63 

8,90 

86 

79 

71 

62 

84 

90 

92 

81 

2,03 

| 

17 

7,42 

7,27 

8,68 

9,76 

9,53 

8,57 

7,00 

8,32 

87 

78 

71 

71 

85 

83 

76 

79 

1,57: 

18 

6,65 

7,63 

9,21 

9,10 

9,27 

8,45 

9,57 

8,55 

86 

85 

74 

71 

81 

78 

87 

80 

1,12 

I 

19 

8,45 

9,13 

9,25 

9,14 

9,52 

9,05 

8,57 

9,02 

90 

87 

77 

74 

88 

92 

95 

86 

0,78 

1 

20 

6,85 

7,08 

8,61 

9,44 

9,19 

8,69 

7,66 

8,22 

93 

83 

72 

73 

88 

95 

92 

85 

0,84 

21 

7,42 

8,38 

9,22 

9,82 

8,93 

7,97 

5,66 

8,20 

86 

86 

82 

93 

88 

84 

68 

84 

0,52 

22 

4,75 

4,92 

4,16 

3,87 

3,70 

3,31 

3,64 

4,05 

75 

66 

39 

34 

3ci 

41 

48 

49 

3,35 

23 

3,64 

3,67 

2,68 

3,12 

4,24 

4,12 

4,36 

3,69 

52 

42 

25 

27 

44 

51 

61 

43 

6,10 

24 

4,22 

4,23 

4,86 

4,31 

6,41 

5,23 

5,24 

4,93 

71 

62 

49 

37 

69 

70 

79 

62 

2,25 

25 

4,81 

3,39 

6,23 

7,29 

6,74 

6,67 

6,17 

5,90 

84 

51 

65 

67 

70 

83 

91 

73 

1,10 

| 

26 

5,08 

5,54 

7,03 

7,18 

7,37 

6,90 

6,71 

6,54 

96 

87 

75 

68 

75 

80 

87 

81 

0,90 

27 

5,58 

5,86 

6,80 

7,31 

7,37 

6,92 

7,75 

6,80 

87 

86 

80 

74 

73 

74 

73 

78 

1,49 

I 

28 

6,06 

6,38 

7,47 

7,91 

7,96 

8,02 

8,96 

7,54 

64 

65 

66 

68 

71 

77 

79 

70 

1,79 

29 

8,02 

9,11 

9,03 

9,36 

9,55 

9,43 

10,01 

9,22 

81 

78 

65 

67 

83 

81 

86 

77 

1,72 

30 

8,14 

8,78 

8,06 

8,00 

8,15 

8,20 

8,78 

8,30 

80 

77 

57 

62 

74 

77 

77 

72 

1,09 

D.  la 

8,18 

8,99 

9,21 

9,48 

9,59 

8,82 

8,57 

8,98 

83 

80 

68 

69 

79 

79 

82 

78 

17,40 

«2a 

6,53 

6,71 

7,66 

8,17 

8,29 

7,96 

7,55 

7,55 

81 

73 

65 

64 

77 

80 

82 

75 

18,91 

"3a 

5,77 

6,03 

6,55 

6,82 

7,04 

6,68 

6,73 

6,52 

78 

70 

60 

60 

68 

72 

75 

69 

19,41 

Mese 

6,83   |  7,24 

7,81 1  8,16 

8,31  !   7,82 

7,62 

7,68 

82 

74 

64 

64 

75 

77 

80 

74 

55,72 

—  43  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 
Specchio  HI.  Novembre  1888. 


e 

o 

3 

Direzione  del 

VENTO 

Velocità  oraria  del  vento 
in  chilometri 

Totale 

in 
24  ore 

6h 

9h 

^5 

o 

il 

3h 

6h 

9h 

ci    « 

6h 

9»       1 

3h 

6h 

9h 

ì 

NNE 

calma 

SSO 

SSO 

•  s 

SSE 

calma  i 

3 

calma 

3 

6 

5 

o 

calma 

85 

2 

S8E 

SSE 

SSE 

SSE 

s 

S 

S 

18 

28 

36 

35 

32 

36 

10 

580, 

3 

S 

SSO 

SSO 

0 

ONO 

ONO 

ONO 

3 

5 

14 

15 

9 

23 

10 

251 

4 

SO 

SO 

calma 

ONO 

calma 

SO 

SO 

3 

2 

calma 

8 

calma 

1 

1 

94 

5 

NNE 

NNE 

S 

0 

calma 

calma 

ONO 

4 

4 

5 

1 

calma 

calma 

1 

57 

6 

N 

calma 

calma 

SSO 

SSO 

S 

SE 

5 

calma 

calma 

7 

6 

9 

4 

111 

7 

SO 

OSO 

OSO 

0 

0 

calma 

calma 

10 

7 

3 

11 

7 

calma 

calma 

15t 

8 

calma 

calma 

E 

SO 

so 

S 

N 

calma 

calma 

3 

3 

2 

1 

1 

24 

9 

NNE 

NNE 

NNE 

calma 

ESE 

ESE 

ESE 

5 

6 

2 

calma 

1 

2 

16 

86 

10 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

7 

12 

16 

7 

15 

33 

37 

416 

11 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

31 

26 

32 

24 

27 

20 

10 

693 

12 

N 

N 

ENE 

S 

S 

calma 

calma 

19 

10 

6 

10 

3 

calma 

calma 

182 

13 

calma 

E 

calma 

E 

E 

ENE 

ENE 

calma 

2 

calma 

10 

5 

3 

2 

67 

14 

ENE 

E 

E 

ENE 

ENE 

NE 

NE 

10 

16 

11 

4 

4 

10 

3 

216 

15 

NNE 

NNE 

NE 

NE 

calma 

NNE 

NNE 

9 

7 

8 

1 

calma 

1 

8 

133 

16 

NNE 

NNE 

NNE 

OSO 

SO 

ENE 

NNE 

6 

7 

7 

1 

3 

1 

10 

106 

17 

NNE 

NE 

NE 

ONO 

ONO 

calma 

N 

10 

6 

6 

1 

2 

calma 

1 

114 

18 

NNE 

NNE 

S 

s 

S 

S 

S 

5 

l 

2 

10 

14 

6 

3 

118 

19 

N 

N 

NE 

calma 

NNE 

NNE 

NNE 

2 

2 

2 

calma 

3 

1 

1 

30 

20 

NNE 

NNE 

calma 

0 

0 

calma 

NE 

3 

2 

calma 

2 

2 

calma 

1 

54 

21 

NE 

NE 

N 

calma 

calma 

.  N 

N 

2 

1 

3 

calma 

calma 

10 

25 

98 

22 

calma 

calma 

N 

N 

N 

N 

N 

calma 

calma 

5 

14 

20 

10 

12 

266 

23 

N 

N 

N 

NNE 

NE 

NE 

NE 

18 

12 

16 

26 

32 

6 

1 

430 

24 

calma 

NNE 

calma 

calma 

calma 

calma 

NNE 

calma 

10 

calma 

calma 

calma 

calma 

4 

40 

25 

calma 

calma 

calma 

calma 

calma 

calma 

NNE 

calma 

calma 

calma 

calma 

calma 

calma 

1 

15 

26 

calma 

N 

NE 

calma 

NNE 

calma 

NE 

calma 

2 

2 

calma 

1 

calma 

1 

29 

27 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

NE 

NE 

8 

10 

3 

4 

2 

1 

2 

91 

28 

E 

ESE 

ESE 

calma 

calma 

SE 

SE 

2 

16 

2 

calma 

calma 

3 

10 

86 

29 

calma 

SSE 

S 

S 

S 

S 

SSO 

calma 

8 

23 

25 

21 

26 

26 

412 

30 

SO 

calma 

SO 

OSO 

S 

S 

S 

7 

calma 

7 

4 

6 

3 

18 

193 

D.  1* 

5,8 

6,4 

8,2 

9,3 

7,7 

10,7 

8,0 

186 

,  2a 

9,5 

7,9 

7,4 

6,3 

6,3 

4,2 

4,5 

171 

*  3a 

- 

- 

-• 

- 

- 

- 

- 

3,7 

5,9 

6,1 

7,3 

8,2 

5,9 

10,0 

167 

Mese 

-I-I  -I-I  "  1-  1- 

6,3 

6,7 1       7,2 1      7,6|      7,4|      6,9 

_W 

,7:, 

—  44  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 
Specchio  IV. 


Novembre  1888. 


o 

e 

o 

Stato  del  cielo  in  decimi 
di  cielo  coperto 

1 

ad 

^    QJj  1J 

s2  = 
u  cu=5 

<*  e 

"3  e 

■a  — 

Ozono 

Meteore 
varie 

ANNOTAZIONI 

6h 

9h 

H3 

O 

O 

5 

3h 

6h 

9h 

©  0 

ed 

'S     1 

CD 

eS 

Ci 

c 

Ci 

Ci 

« 

Ci 

Q, 

CO 

sa 

Ci 

p, 

03 

P. 

CO 

i 

9 

7 

8 

8 

1 

5 

6 

6.31 

1 

5,5 

7,5 

7,5 

6,5 

2 
3 
4 

10 
7 
3 

10 

2 

g 

•1 

8 
8 
3 

10 
2 

0 

io 
4 
0 

10 
1 
0 

1 
9,6 

3,9 

1,7 

32,2 
1,6 

9,0 
7,5 
7,0 

9,0 
7,5 
6,5 

6,5 
6,5 
6,5 

9,0 
,5 
3,5 

Piog.  1. 1.  v.  pr.' 
1ocapiog.  l.v.f. 

Temporale  con  piog.  1.  tuono, 
vento  proc.  nel  pomeriggio. 

Poca  pioggia  vento  forte  nel 
mezzodì 

5 

3 

2 

8 

3 

2 

7 

6 

4,6 

0,3 

6,5 

5,5 

4,5 

4.0 

Poca  pioggia 

Poca  pioggia  dopo  mezzodì. 

6 

2 

7 

'.1 

7 

10 

10 

10 

7,9 

4,5 

6,0 

6,5 

6,5 

6,0   Pioggia  dirotta 

Pioggia  dirotta  a  tarda  sera. 

7 
8 

6 
4 

5 

6 

5 

1 

4 

7 

2 
3 

1 

5 

0 

3,9 
3,1 

13,6 

7,5 
2,0 

6,5 
5,5 

6,5 
4,5 

J 

3,0 

Pioggia   dirotta 

Pioggia  dirotta  nella  notte  e 
nel  mattino. 

9 

5 

7 

9 

0 

8 

LO 

10 

7,3 

6,7 

7,0 

5,5 

5,5 

3.5 

Rioggia,  lampi 

Pioggia  e  lampi  a  tarda  sera. 

10 

10 

10 

LO 

10 

10 

3 

0 

7,6 

17,3 

7,0 

8,5 

7,5 

7,5 

Pioggta  v.  t'ort. 

Pioggia    da    mattina    a   sera 
vento   forte  KNE. 

11 
12 

0 
3 

2 
7 

1 
7 

0 

10 

0 
8 

0 
10 

0 

111 

0,7 
7,9 

o,o! 

8,0 
8,0 

8,5 

7,0 

6,5 
6,5 

"l 

6,0 

Vento  proc. 
Goccie 

Vento  procelloso  e  forte  NNE 

in  tutta  la  giornata. 
Goccie  verso  mezzanotte. 

13 
14 

10 
10 

10 

7 

in 
8 

10 
9 

10 
9 

10 
10 

IO 
10 

10,0 
9.0 

2.2 

7,0 

8,5 

7,5 
7,0 

3,5 

5,5 

e, 

6,5 

Pioggia 

Pioggia  alla  mattina  e  goccie 
dopo  mezzodì. 

15 

6 

5 

5 

3 

1 

0 

2 

3,1 

8,0 

6,5 

6,5 

3,5 

16 

4 

1 

0 

4 

2 

1 

5 

2,4 

7,5 

6,5 

6,5 

4,0 

17 

8 

7 

3 

2 

3 

5 

1 

4,1 

7,0 

7,0 

5,5 

4,0 

18 

3 

7 

8 

9 

10 

lo 

10 

8,1 

0,4 

3,0 

6,5 

2,5 

6,0; 

Pioggia 

Poca  pioggia  a  tarda  sera. 

19 

9 

10 

10 

7 

2 

(i 

1 

5,6 

0,2 

4,0 

7,0 

7,0 

5,0 

Poca  pioggia 

Poca  pioggia  nella  mattina. 

20 

0 

0 

1 

Q 

0 

0 

1 

0,3 

5,0 

0,5 

3,5 

0,0 

Calma 

Calma. 

21 
22 

8 
0 

9 
0 

LO 

0 

10 
0 

1 
0 

0 
0 

0 
0 

5,4 
0,0 

3,3 

1,0 
1  6,0 

0,5 
5,0 

0,5 
2,5 

0,0 
5,0 

Pioggia  v.  fort. 
Vento  forte 

Pioggia  fino  verso  sera  vento 
forte  N  verso  mezzanotti'. 
Vento  forte  in  prima  sera. 

23 
24 

0 
0 

1 
0 

0 

1 

0 
0 

0 
0 

I 
t 

0 
0 

0,1 

0,0 

5,5 
7,0 

7,0 
6,5 

6,5 
6,5 

6,5 
3,0 

Vento  forte 

Vento  forte  dal  mattino  sino 
alle  7 li  della  sera. 

25 

6 

9 

5 

3 

4 

( 

0 

3,9 

4,0 

3,5 

3,5 

0,0 

Brina 

Brina. 

26 

3 

3 

8 

10 

10 

H 

8 

7,4 

2,5 

4,5 

4,5 

0,5 

Brina 

Brina. 

27 

10 

'.1 

LI 

10 

10 

1( 

10 

9,9 

7,0 

0,5 

0,5 

0,5 

28 

10 

10 

II 

10 

10 

L( 

10 

10,0 

7,0 

7,0 

5,5 

6,0 

. 

29 
30 

5 
2 

6 

1 

■1 

1 

8 

: 
E 

10 

4 

4,4 
4,6 

2,3 

6.0 
8,0 

7,0 
6,5 

4,5 
5,5 

6,0 
4,5 

Pioggia  v.  fort 
vento  forte 

Pioggia  verso   mezzanotte  vi 
|     S  f.  da  mezzodì  a  mezzanot. 
Vento  forte   SO   sul   far   del 
giorno. 

D.la 

5,? 

5,9 

6,1 

6,0 

4,8 

5,1 

4,8 

5,6 

55,9 

7,6 

6,5 

6,n 

6,5 

*2a 

5,2 

5,6 

.">,: 

5,4 

4,5 

M 

5.1 

5,1 

2,8 

6,6 

6,4 

5,4 

4,9 

«  3a 

4,4 

4,8 

5,1 

5.2 

4,6 

:V 

4,2 

4,6 

5,6 

5,4 

4,8 

4,0 

3,2 

Mese 

5,a|  5,4|  5,tìl  5,5 

4,6l  4,E 

4,7l    5,1 

64,3 

6,5|    5,9J   5,4|   4,9 

il 

—  45  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 

-  T  Decembre  188S. 

Specchio  I. 


o 

e 

o 

3 

Altezza  del  Babometro  ridotto  a 

3° 

Termometro  Centigrado 

Temperatura 

6h 

9h 

© 
3 

3h 

6h 

9h 

<x>  o 

"-3 

a   ■ 

6h       9h 

© 

© 
3 

3h 

6h 

9h 

g§ 

a  i 

a 
1 

1 

52,91 

32,41 

7( 

53,85  . 

)0   H 

)4,50 

.  -+■ 

>6,29j 

>7,97 

59,16 

35,20 

14°3 

0 

15,2 

0 

16,3 

15^3 

0 

J2.4 

0 

9,6 

0 

8,8 

0 

13,1 

O 

16,6 

0 

8,8l 

2 

60,96 

32,01 

31,82  ( 

)1,65 

32,34 

32,79 

62,97 

62,08 

6,8 

7,8 

13,0 

14,4 

11,8 

7,6 

6,8 

9,7 

14,4 

5,8 

3 

63,18 

53,66 

33,48 

52,69 

32,71 

j8,23 

63,59 

63,22 

4,4 

5,5 

11,6 

13,8 

11,8 

8,2 

5,9 

8,7 

13,8 

3,5 

4 

63,38 

63,97 

53,69 

32,72 

32,79 

53,39 

63,32 

63,32 

3,8 

4,8 

10,5 

12,4 

10,2 

7,0 

5,6 

7,8 

12,4 

2,6 

5 

62,77 

63,38 

63,45 

52,88 

63,28 

63,48 

63,52 

63,25 

3,9 

5,3 

11,4 

12,8 

10,4 

7,0 

5,8 

8,1 

12,8 

2,9J 

6 

63,75 

64,21 

63,84 

83,19 

63,62 

88,87 

64,31 

63,83 

2,0 

5,1 

9,0 

10,9 

9,1 

6,6 

4,6 

6,8 

11,4 

\ 

7 

64,21 

64,50 

64,38 

64,02 

64,07 

64,75! 

65,19 

64,45 

2,7 

3,8 

9,2 

11,8 

8,4 

6,0 

3,7 

6,5 

11,8 

1,8 

8 

65,81 

66,44 

66,25 

65,50 

65,78 

66,09 

66,45 

06,05 

1,6 

3,3 

8,1 

10,6 

8,6 

4,0 

1,9 

5,4 

10,6 

1,1 

9 

65,65 

65,97 

65,36 

64,19 

63,85 

63,94 

63,20 

64,59 

0,2 

1,7 

8,6 

10,5 

7,6 

4,0 

1,4 

4,9 

10,6 

-0,5 

10 

61,88 

61,45 

60,49 

59,18 

58,66 

58,22 

57,58 

59,63 

0,4 

1,0 

7,0 

9,2 

7,6 

5,5 

4,5 

4,9 

9,3 

-1,2 

11 

56,62 

57,06 

57,02 

56,25 

56,57 

57,45 

58,22 

57,03 

2,6 

5,0 

10,0 

11,7 

8,6 

6,6 

5,1! 

7,1 

11,7 

1,7 

12 

59,02 

60,78 

61,37 

61,26 

62,56 

64,25 

65,04 

62,03 

4,6 

5,2 

10,2 

10,5 

6,9 

4,0 

3,1 

6,4 

10,8 

3,1 

13 

65,80 

66,52 

66,86 

66,46 

67,08 

68,45 

69,12 

67,20 

0,8 

2,5 

7,6 

8,3 

5,8 

3,1 

1,6 

4,2 

8,9 

0,4 

14 

1 
69,97 

70,64 

70,39 

69,51 

69,97 

70,28 

70,52 

70,18 

0,5 

1,5 

6,4 

8,1 

6,1 

2,9 

0,6: 

3,7 

8,2 

-0,2 

15 

68,68 

69,34 

67,78 

67,27 

66,36 

65,51 

65,42 

67,19 

0,8 

2,7 

6,8 

6,4 

5,7 

5,5 

4,0 

4,6 

7,2 

-0,8 

13 

1 
63,65 

63,51 

62,89 

62,04 

61,80 

62,01 

62,65 

;  62,65 

6,6 

6,9 

8,3 

8,0 

7,2 

7,6 

6,1 

7,3 

8,3 

2,8 

17 

1 
61,90 

62,48 

62,36 

61,90 

62,05 

61,97 

62,45  62,17 

2,4 

4,1 

9,4 

12,0 

8,9 

6,2 

3,8 

6,7 

12,0 

1,9 

18 

1 
62,30 

62,22 

62,01 

61,31 

61,30 

61,25  61,04*61,63 

1,3 

3,3 

10,3 

12,5 

9,8 

6,2 

4,8 

6,9 

12,5 

0,7 

19 

60,22 

60,87 

60,21 

59,33 

58,64 

58,61' 58,07 

59,42 

1,9 

2,8 

9,2 

10,0 

9,3 

8,0 

7,7 

7,0 

11,6 

1,3 

20 

55,98 

56,06 

55,16 

54,03 

54.20 

54,33'  54,29 

54,86 

6,9 

8,0 

9,0 

9,6 

9,0 

8,4 

8,2 

8,6 

9,7 

6,0 

21 

53,93 

54,39 

54,13 

53,13 

52,74 

51,87,51,17 

53,05 

8,8 

9,7 

12,4 

12,9 

11,7 

12,4 

13,0 

11,6 

13,0 

7,4 

22 

| 
50,33 

50,12 

48,96 

49,20 

49,86 

49.86' 49,93 

49,75 

11,2 

12,9 

14,6 

14,2 

12,5 

12,4 

12,3 

12,9 

14,8 

10,4 

23 

50,83 

51,47 

52,26 

53,:  2 

54,15 

1 
55,21  55,84 

53,28 

14,8 

13,9 

15,4 

13,1 

12,2 

11,6 

13,6 

15,5 

10,9 

24 

1 
55,75 

56,12 

54,97 

54.33 

54.41 

54,39 

54,97  1 54,99 

11,2 

10,8 

12,1 

13,7 

12,0 

10,8 

10,2 

11,5 

13,7 

10,0 

25 

1 
55,87 

57,18 

57,08 

58,27 

59,04 

60,34 

61,03  58,40 
| 

•7,8 

8,7 

11,4 

13,8 

11,9 

10,0 

9,0 

10,4 

14,0 

6,7 

26 

60,68 

61,13 

60,64 

59,90 

59,74 

59,28 

58,91  60,04 

7,2 

7,4 

10,6 

12,2 

11,5 

11,0 

10,2 

10,0 

1 2,2 

6,7 

27 

57,2C 

58,56 

57,75 

56,91 

57,16 

57,61 

57,66  57,55 

8,8 

9,0 

12,0 

12,9 

12,1 

11,2 

10,4 

11,0 

13,0 

8,0 

1        28 

1 
57,34 

57,51 

56,96 

56,43 

56,80 

57,88 

57,5£ 

57,14 

!     7,( 

9,0 

12,2 

13,6 

12,4 

11,8 

10,5 

10,9 

13,8 

0.5 

29 

58,2E 

58,71 

58,65 

58,16 

58,78 

58  94 

59,24 

,58,67 

8,9 

9,8 

13,6 

13,6 

12,£ 

9fi 

9,2 

11,C 

14,5 

8,! 

1 

30 

! 

59,1! 

59,41 

59,05 

58,59 

58,48 

58,69 

58,34158,82 

8,1 

10,5 

14,4 

14,2 

12,6 

11,8 

12,1 

12,0 

14,9 

6,6 

31 

1 
,58,6 

59,11 

58,42 

57,78 

57,86 

57.5E 

57,37.58,10 

9,4 

10,4 

10.0 

16,( 

13,8 

12,o 

10,7 

12,6 

16,1 

0.1 

Id.i» 

62,44 

62,80 

62,66 

62,05 

62,34 

62  77 

02,93 

62,57 

3,r 

5,1 

lo,.' 

12,2 

9,6 

6,6 

4,9 

7,1 

12,4 

2.( 

*   2a 

62,41 

62,95 

62,61 

61,94 

62,05 

62,41 

62,68 

62.44 

2,6 

•!,- 

8,7 

9,7 

5,8 

4,.r 

6,5 

10,1 

1, 

:  n  3a 

1 
56,17 

56.7C 

56,26 

55,99 

56,27 

|56,47 

56,54 

56,34 

9,4 

10,! 

13,i 

13/ 

12,: 

11, 

10,6 

Ll,( 

14,1 

8.-1 

1  Mes< 

'  60,34 1 60,82 

60,51  j  59,99 1 60,22  [60,55  J60.72 1 60.4E 

:>.r     6,6 !   H>,7 

ll.'.'l     9,9|     7,' 

1     6,r 

S,5j,2, 

1,: 

BuLLETTINO   METEOROLOGICO.    —    Voi.    IV. 


12 


—  46   - 
Osservazioni  meteorologiche  del  K.  Osservatorio  del  Campidoglio. 

Specchio  II. 


Decembre  1888. 


o 

s 

Umidità 

ASSOLUTA 

;  «1 

Umidità 

REL, 

6h 

ITIVA 

4 
a 

N 

°>  J; 

<a   o 

3  43 

e 

< 

6h 

9h 

o 
s 

o 

3h 

6h 

9h 

6h 

9h 

'■5 
g 

1 

3h 

9h 

<t>   o 

sé 

1 

10,24 

10,36 

9,16 

8,72 

8,02 

7,87 

,« 

8,83 

84 

81 

66 

67 

74 

88 

87 

78 

mm 
1,28 

2 

6,10 

6,57 

7,11 

6,87 

5,73 

6,80 

6,31 

6,50 

82 

83 

64 

56 

56 

87 

85 

73 

1,60 

3 

5,46 

5,72 

5,73 

5,22 

5,06 

5,79 

5,42 

5,49 

87 

84 

56 

44 

49 

71 

77 

67 

1,45 

4 

4,82 

5,11 

5,78 

5,37 

6.47 

6,40 

5,35 

5,61 

80 

79 

61 

50 

70 

85 

78 

72 

1,80 

5 

4,66 

4,81 

4,85 

5,93 

5,45 

5,55 

4,92 

5,17 

76 

72 

48 

54 

50 

74 

71 

65 

1,05 

6 

4,16 

4,43 

4,89 

4.93 

5,04 

5,00 

4,83 

4,75 

79 

67 

57 

51 

58 

68 

76 

65 

3,35 

7 

4,41 

4,33 

5,30 

6,08 

4,92 

4,39 

4,39 

4,83 

79 

71 

61 

59 

60 

63 

73 

67 

1,34 

8 

4,03 

3,86 

4,26 

4,35 

3,76 

4,31 

4.12 

4,10 

79 

66 

53 

45 

45 

70 

79 

62 

1,86 

9 

4.14 

4,06 

4,91 

6,17 

5,73 

4,31 

4,32 

4,81 

89 

79 

59 

65 

73 

70 

85 

74 

1,39 

10 

3,95 

3,98 

5,13 

5,73 

4,77 

5,00 

5,19 

4,82 

89 

81 

68 

66 

61 

74 

82 

74 

1,42 

11 

4,94 

4,69 

6,93 

5,62 

6,69 

n,32 

5,65 

5,83 

89 

7.' 

75 

54 

80 

87 

86 

78 

1,28 

12 

5,13 

4,67 

4,27 

2,93 

3,26 

2,97 

2,85 

3,73 

81 

70 

46 

31 

44 

49 

50 

53 

2,34 

13 

3,16 

3,19 

3,14 

3,74 

3,14 

3,13 

3,33 

3,26 

1,1 

5i 

40 

46 

46 

55 

64 

53 

2,75 

14 

3,15 

3.38 

3,27 

3,95 

3,55 

3,43 

8.51 

3,46 

66 

46 

49 

50 

61 

73 

58 

2,18 

15 

3,24 

3,22 

3,42 

3,46 

3,82 

4,00 

3,73 

3,56 

66 

57 

46 

48 

55 

59 

61 

56 

1,85 

16 

5,37 

5,29 

6,27 

6,35 

6,22 

5,83 

5.56 

5,84 

74 

71 

77 

79 

81 

75 

79 

77 

1,50 

17 

4,68 

4,83 

4,75 

6,53 

6,57 

5,98 

5,51 

5,54 

86 

7:' 

54 

62 

77 

83 

91 

76 

1,25 

1 
18 

4,60 

4,92 

6,41 

6,35 

6,48 

5,71 

5,42 

5,71 

92 

85 

69 

59 

72 

80 

84 

77 

1,20 

19 

4,59 

4,(14 

5,57 

6,25 

5,89 

5,59 

6,31 

5,55 

87 

83 

63 

68 

68 

70 

80 

77 

1,25 

20 

6,81 

7,23 

7,30 

B,45 

7,77 

7,66 

7,56 

7,54 

91 

90 

85 

95 

90 

93 

93 

91 

0,77 

21 

8,23 

8,51 

10,15 

9,40 

8,69 

9,58 

10,24 

9,26 

97 

95 

94 

85 

84 

89 

92 

91 

0,34 

22 

9.18 

9,65 

9,61 

8,99 

9,64 

8,69 

8,14 

9,13 

93 

87 

77 

75 

89 

81 

76 

83 

1,95 

23 

8,11 

8,76 

10,35 

9,57 

9,79 

9,70 

9,43 

9,3^ 

67 

70 

88 

73 

87 

92 

93 

81 

0,82 

24 

8,20 

8,20 

8,75 

8,66 

8,14 

8,2n 

8,09 

8,32 

83 

85 

8H 

74 

77 

85 

87 

82 

1,73 

25 

7,35 

6,25 

9,55 

9,89 

9,88 

8,93 

8,4»; 

8,62 

93 

74 

95 

84 

95 

97 

99 

91 

0,60 

26 

7,60 

7,70 

8,86 

9,45 

9,36 

9,17 

s,09 

8,69 

100 

100 

94 

89 

93 

94 

94 

95 

0,73 

1 

27 

8,23 

8,57 

9,32 

9,14 

8,75 

9,05 

8,69 

8,82 

97 

96 

89 

83 

63 

91 

92 

90 

0,63 

28 

7,27 

7,42 

8,44 

8,72 

8,95 

8,44 

8,39 

8,23 

97 

86 

80 

75 

83 

83 

1 

88 

85 

0,54 

29 

7,94 

8,09 

8,98 

8,72 

8,69 

8,14 

7,76 

8,33 

93 

89 

77 

75 

83 

91 

89 

85 

0,52 

30 

6,86 

7,56 

7  93 

8,86 

7,96 

7,60 

7,65 

7  77 

82 

80 

65 

74 

74 

74 

73 

75 

1,18 

31 

6,50 

6,69 

7,40 

8.03 

8,48 

9,19 

7.55 

7,69 

| 

74 

71 

55 

59 

72 

88 

78 

71 

1,19 

I  D.  la 

5,20 

5,23 

5,71 

5,94 

5.50 

5,54 

5,23 

5,49 

82 

76 

59 

56 

60 

75 

79 

70 

16,54 

„2a 

4,57 

4,61 

5,13 

5,36 

5,34 

5,06 

4,94 

5,00 

80 

73 

60 

59 

66 

71 

78 

70 

16,37 

i»3a 

7,77 

7,94 

9,03 

9,04 

8M 

8,79 

8,46 

8,57 

89 

85 

81 

77 

84 

88 

87 

84 

10,23 

Mese 

5,85  j  5,93 

6,62 1  6,78 

6,59  '  6,46 
1 

6,21 

6,35 

84 

78 

67 

64 

n 

78 

8.| 

75 

43,14 

—  47  — 
Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio. 


Specchio  UE. 


Decembre  1888. 


D.  la 

*  3* 


Mese 


Direzione  del 

VENTC 

6h 

9h 

3h 

6h 

9h 

3  tì 

s 

s 

ONO 

0 

0 

so 

calma 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

calma 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

calma 

N 

calma 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

N 

N 

calma 

calma 

N 

N 

calma 

calma 

NE 

NE 

NE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

N 

N 

N 

calma 

N 

N 

calma 

N 

N 

N 

N 

NNE 

calma 

N 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

calma 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

ENE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

NNE. 

NNE 

NNE 

NNE 

NE 

NNE 

NNE 

NE 

NE 

NNE 

NE 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

calma 

N 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

N 

N 

N 

N 

N 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

S 

S 

calma 

SSE 

S 

S 

S 

s 

S 

S 

S 

S 

S 

S 

s 

sso 

S 

S 

calma 

NE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

NNE 

N 

N 

calma 

calma 

calma 

calma 

ESE 

calma 

NNE 

NNE 

ESE 

calma 

calma 

calma 

NE 

ENE 

calma 

calmi 

E 

calma 

calma 

NE 

NE 

NE 

calma 

calma 

SE 

calma 

calma 

calma 

SO 

8 

S 

N 

N 

N 

ENE 

SE 

SSE 

SSE 

SE 

SE 

ENE 

NE 

ESE 

calma 

S 

calma 

NNE 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 



_ 





_ 

_ 

— 

Velocità  oraria  del  vento 
in  chilometri 


6h 


9h 


3h 


li1' 


32 

44 

26 

5 

2 

2 

7 

10 

1 

1 

1 

calma 

6 

8 

3 

calma 

2 

calma 

8 

10 

6 

1 

1 

1 

calma 

4 

2 

calma 

calma 

5 

9 

3 

8 

2 

1 

2 

8 

8 

2 

1 

2 

6 

12 

11 

10 

5 

6 

4 

6 

7 

calma 

2 

1 

calma 

8 

5 

7 

1 

calma 

o 

2 

6 

1 

7 

3 

calma 

14 

14 

3 

23 

11 

11 

12 

11 

5 

3 

8 

17 

15 

15 

10 

1 

2 

2 

15 

16 

8 

8 

4 

10 

6 

12 

7 

7 

6 

5 

4 

3 

6 

1 

calma 

3 

11 

44 

7 

2 

a 

1 

7 

5 

4 

1 

4 

8 

4 

7 

7 

4 

6 

2 

2 

2 

11 

12 

calma 

17 

10 

18 

17 

17 

9 

8 

20 

20 

12 

6 

o 

1 

7 

15 

6 

8 

4 

11 

1 

3 

calma 

calma 

calma 

calma 

calma 

1 

1 

1 

calma 

calma 

o 

2 

calma 

calma 

1 

calma 

1 

1 

1 

calma 

calma 

2 

calma 

calma 

2 

1 

2 

1 

3 

1 

3 

18 

1 

2 

2 

5 

2 

calma 

2 

calma 

calma 
1 
4 

calma 
3 
8 
li 
6 


calma 


calma 
calma 
calma 
1 
16 
5 


11,0 

6,5 

1,8 

1,8 

2  2 

10,3 

5,8 

5,7 

4,6 

5,1 

6,2 

5,0 

5,7 

1,8 

3,8 

7,7       9.2Ì       5,8 1      4,4|      2,ò|      4,0 1      5,2 


Totale 

in 
24  ore 


400 

"f 
65 

52' 

90 

41 

120 

14C 

204 

79 

81 

90 
329 
220 
182 
227 
213 

99, 
124 

9S 
127 

200 

290 

I 

271 
140 
29 
20 
14 
24 
24 
96 
61 


129 

171 
106 


issi 


—  48  — 


Osservazioni  meteorologiche  del  R.  Osservatorio  del  Campidoglio 

Decembre  1888. 


Specchio  IV. 


o 

e 

o 
O 

Stato  del  cielo 
di  cielo  cop 

IN    E 
ERTI 

9h 

ECIM 
) 

Altezza 
della  pioggia 
in  millimetri 

Ozono 

Meteore 
varie 

ANNOTAZIONI 

6h 

9» 

'•3 

o 

3» 

6h 

,    -  1 

D    °   1 

ti 

a 

0= 

Pi 

e 

p,      p. 

ce    j   co 
o>    1   ci 

e-. 
a. 

1 
2 

10 
5 

io 

i 

6 
0 

5 

0 

1 
0 

7 
0 

2 

0 

bfi 

0,9 

II 

ìo.o 

6,0 

7,0 
7,5 

5,5 
5,5 

1 
6,0 

6,5 

Pioggia  v.  proeJ 

Piogga   sino  a  111  con   vento 
procelloso  e  forte  S. 

3 

0 

ii 

0 

0 

0 

0 

0 

o,c 

',0 

6,0 

5,0 

2,o 

4 

0 

u 

0 

0 

1 

1 

0 

0,2 

7,0 

6,5 

6,5 

2,0 

5 

4 

1 

0 

0 

o 

0 

0 

0,' 

3,5 

7,0 

6,5 

6.0 

6 

1 

2 

4 

1 

0 

1 

0 

y 

6,5 

7,0 

7,0 

0,0 

Brina 

Brina  nella  mattina. 

7 

9 

2 

3 

5 

0 

0 

0 

2,' 

7,5 

7,0 

4,5 

4,0 

Brina 

Brina  nella  mattina. 

8 

1 

0 

1 

0 

0 

1 

0 

0,4 

7,0 

7,0 

5,5 

5,0 

Brina 

Brina  nella  mattina. 

9 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0,( 

i 

7,0 

6,5 

6,5 

0,5 

Brina  e  gelo 

Brina   e   gelo  nella  mattina. 

10 

1 

: 

G 

8 

7 

7 

3 

5, 

; 

0,0 

1,5 

3,5 

3,5 

Brina  e  gelo 

Brina  e  for.  gelata  nella  matt. 

11 

9 

8 

10 

o 

0 

2 

8 

5, 

ì       0,0 

5,0 

0,0 

5,5 

4.0 

Goccie  al  mezzodì. 

1 

12 

8 

J 

1 

0 

0 

0 

0 

1, 

7,5 

7,0 

6,5 

Vento  forte 

Ventu  f.  X.NE  nel  pomeriggio. 

13 

■> 

2 

o 

1 

0 

0 

1 

1, 

1              7.:. 

7,0 

0,5 

8,0 

Gelo 

(ielo  nella  mattina. 

14 

1 

0 

1 

0 

0 

1 

1 

0, 

i 

6,5 

6,5 

L,S 

Brina  i 

Brina  e  gelo  nella  mattina. 

15 

9 

1 

lo 

10 

10 

lo 

10 

9, 

1                  7,0 

5,5 

4,5 

dolo 

Gelo  nella  notte. 

16 

10 

10 

0 

10 

0 

10 

g 

8, 

1         4,9     8,0 

7,5 

5,5 

6,5 

Pioggia 

Pioggia  in  ptima  mattina. 

17 

1 

1 

2 

0 

0 

0 

0 

0, 

7,5 

5,5 

4,5 

1,5 

18 

1 

0 

0 

0 

0 

0 

0 

0, 

1                   0,0 

6,0 

6,0 

1,0 

19 

2 

4 

ti 

10 

10 

10 

ld 

7, 

1  1     5,0 

2,0 

1,5 

IH          Qoccii 

verso  mezzanotte. 

20 

9 

io 

LO 

10 

111 

10 

10 

9 

9       2,4     6,0 

0,5 

0,5 

0,5 

Pioggia 

Pioggia    interrotta   la  mattina 

i  bbia  bassa, 

21 
22 
23 
24 

10 
4 

10 
6 

'.1 

4 
9 
9 

10 

10 
10 

10 

s 

7 
8 

lo 
5 

lo 

lo 

10 

8 
2 

9 

io 

7 

7 

9 

.". 
7 
8 

■      11,6    5,0 
1        6,8     8,0 

9        3,6     8,5 
4                    4,0 

5,5 

8,0 

l;,.:. 

0,0 

2,5 
5,0 
5,5 
3,5 

5,5  Pioggia  v.  fort. 
7,0  Pioggia  v.  fort. 
8,5  Pioggia  v.  fort. 

5,5 

Pioggia  nella  mattina  e  nella 
.    at0    f.   S    nella    -era. 

Pioggia  Della  mattina   vento 

S   forte   nella  mattina. 
Pioggia  a  mezzodì  con  vento' 
forte  S  nel  meriggio. 

25 
26 

5 
10 

9 

!l 

IO 

s 

10 

1 

10 

3 
10 

10 
1( 

0 

10 

0       8,5 
0 

5,0 
4,0 

2,5 

1,0 

2,0 
0,0 

2,0 
0,0 

Piog.,  1.,  t.,  fui. 
Calma 

Nebbia    nella   mattina  tempo- 
rale con  t.  1.  e  fulmini. 
Calma. 

27 

10 

1' 

8 

9 

9 

10 

H 

0 

4        5,4 

0,1 

3,0 

2,0 

3,0 

Pioggi 

Pioggia  nella  mattina  e  calma. 
;       oa                                              1 

28 

7 

■ 

7 

10 

! 

1C 

lo 

8 

3 

1,5 

4,5 

3,5 

4,5 

Calma 

Calma. 

29 

5 

i 

ti 

3 

1 

1 

3 

1 

1.0 

3,5 

3,5 

3,0 

30 

: 

8 

K 

10 

7 

4 

10 

6 

7 

y 

7,5 

4,5 

6,5 

31 

t 

1 

3 

4 

3 

8 

3 

3 

6,0 

1,5 

0,5 

0.5 

D.l 

1    3,1 

2,: 

a,c 

1,S 

o,c. 

1,' 

0.5 

1 

II 

,8       3,5     6,8 

0,2 

5,6 

3,'i 

„2! 

1    5,: 

!,- 

5,1 

4,2 

3,t 

*,: 

4.: 

4 

,4        7,4     6,6 

5,4 

4,8 

3,'i 

n  3 

6,1 

i    6,1 

7,-c 

7.' 

7,1 

6,- 

s,-. 

7 

i,9     l.i 

4.1 

3,( 

3,7 

|Mes 

J   5.0 1  4,4 1  4,9 1   4,6 1  3,? 

1  *' 

1  H  i1 

.4      46,é 

5,8J    5,4|  4,5|   3j£ 

J 

t. 


BINDING  CZCT.  JCJN  28  1973 


A3 
222 
R625 
v,4 


Accademia  nazionale  dei  Lince 
Rome 

Rendiconti,  ser.  4 


PLEASE  DO  NOT  REMOVE 
CARDS  OR  SLIPS  FROM  THIS  POCKET 

UNIVERSITY  OF  TORONTO  LIBRARY